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“La danza è il frutto di una poesia segreta. Qualcosa ci è stato raccontato dai mondi dello
spirito e noi ascoltiamo. Il corpo comincia a vibrare quando è colmo dell'afflato divino e non
si muove a ritmo di emozioni indefinite ma, armonicamente con lo spazio, definisce il
tempo…”. Parola di Fabiana Magrelli, maestra di danza orientale, insegnante di
educazione fisica e madre forte e coraggiosa. Suo è il primo manuale italiano di danza del
ventre, adottato come testo di studio e d’esame da parte della Federazione italiana tecnici
danza sportiva (Fitd), membro del Coni, ma scritto come uno splendido e affascinante libro
per tutti, in cui musica, poesia e danza si fondono in movenze meravigliose e calde.
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“Un giorno di qualche anno fa ho incontrato Fabiana per una lezione di danza del ventre. Mi
era stato consigliato per prepararmi a un ruolo di donna piegata e poi rinata. Una donna che
aveva ritrovato il sorriso, voglia di vivere. In breve la bellezza. Cominciai a osservare il sorriso di Fabiana. Poi cominciai a
muovermi con lei. Prima i fianchi, poi le braccia, le mani e infine il cuore”, racconta in una delle due prefazioni del libro
l’attrice Isabella Ferrari (la seconda prefazione è a firma del presidente della Fitd, Walter Santinelli, mentre
l’introduzione è stata firmata dal medico Barbara Pesce), che è stata allieva di Fabiana Magrelli.
Di quest’ottimo lavoro, intitolato Il soffio della dea madre. Suono, tecnica e mito della danza del ventre (Infinito edizioni,
2009, 144 pagine patinate con illustrazioni e fotografie del grande fotoreporter di guerra Mario Boccia, a soli 15 €)
abbiamo parlato con l’autrice.
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D. Fabiana, cominciamo dal titolo: che cosa significa il soffio della dea madre e che richiamo ha con la cultura
orientale?
R. In alcuni miti del passato si racconta che l’universo prese vita danzando, grazie a una dea che emise suoni dalla sua
bocca; successivamente gli dèi insegnarono agli uomini a ballare. Nel Vangelo di Giovanni è scritto: “In principio era il
Verbo e il Verbo era con Dio, e il Verbo era Dio”. La danza orientale è intimamente connessa alla sonorità vocale. Il mito
della dea madre ricorre in più culture: la Venere dei romani, Demetra per i Greci e la dea Iside degli egiziani sono diverse
rappresentazioni di una stessa figura divina riconducibile alla dea dell’amore e della fertilità della tradizione assirobabilonese Ishtar, che ancora più anticamente prendeva il nome di Inanna. La pancia della donna, quale simbolo di
procreazione, di fertilità, di accoppiamento, di nutrimento, è l’aspetto peculiare della danza del ventre e ci conduce
inevitabilmente fino al mistero della vita, all’immagine della donna quale madre, e alla nascita dell’universo.
D. Tu sei insegnante professionista di danza del ventre. Come ti sei avvicinata a quest’arte e al contempo
sport e quali sono i benefici psico-fisici per chi la pratica?
R. Ho iniziato a danzare all’età di cinque anni. Ho praticato molti sport e mi hanno sempre appassionato le danze etniche,
che mi portavano ad approfondire la cultura dei vari popoli e a scoprire sempre nuovi e diversi ritmi musicali. Mi sono poi
laureata all’ISEF. Avvicinandomi alla danza orientale ho sentito che più percorsi potevano incontrarsi. È infatti una danza
in cui si ritrovano movimenti provenienti da più culture (India, Africa, Spagna, Grecia, mondo arabo in generale) e quindi
ricca anche di musicalità sempre nuove e diverse. Inoltre è una disciplina che, almeno nei princìpi, può affiancarsi alla
ginnastica dolce e, se applicata insieme alle dovute conoscenze anatomiche, può essere un valido strumento per
migliorare la postura, la mobilità e la forza del rachide (pensiamo all’uso importante che viene fatto dai muscoli
addominali e di tutta la muscolatura posteriore paravertebrale, determinanti per il mantenimento della nostra salute).
Sono anche sperimentati gli effetti benefici di questa danza sul sistema nervoso, nonché su quelli respiratorio e
circolatorio.
D. Esiste un rapporto strettissimo tra la danza del ventre e alcuni strumenti musicali in particolare. Quali
sono questi strumenti e qual è questa relazione?
R. Il primo strumento che in passato accompagnava la danza di una ballerina era la voce; poi iniziò a essere
accompagnata anche da altri strumenti, come il flauto, il liuto e il tamburo. La musica e la danza hanno la stessa anima e
un corpo che balla è poesia vivente quando incarna questo principio. Nell’apprendimento del gesto motorio non si può
prescindere dall’esperienza sonora (il musicista e il ballerino – che rappresentano rispettivamente il suono e il movimento
– sono anime gemelle unite da un amore innato ed eterno). È una danza ricca di ritmi e influssi musicali appartenenti a
varie culture. Per queste ragioni nel libro ho sentito di descrivere i principali movimenti della danza del ventre
relazionandoli sia al suono inteso come respiro, alla voce (il linguaggio) e a determinati strumenti musicali (il flauto, il
tamburo e il liuto), che appartengono alla tradizione orientale, al fine di esaltare l’intima corrispondenza tra il suono e il
movimento.
D. Perché consigliare a una donna di cominciare a praticare la danza del ventre, anche non a livello
professionale?
R. Nel mio intento, in questo libro desideravo ricondurre a un’immagine autentica della donna, che balla al di sopra dei
limiti temporali – quali ad esempio l’età – e spaziali, libera da modelli precostituiti di bellezza. La danza orientale è le
danza delle donne per eccellenza e oltre a essere un valido ausilio per la salute è anche un mezzo che può aiutarci a
riscoprire il vero senso del femminile: danzando al di sopra del velo dello spazio e del tempo rimane viva e immortale la
magia e la libertà della donna.
D. Come si inserisce il tuo libro nel panorama delle pubblicazioni sull’argomento?
R. Nella bibliografia del mio libro sono elencati alcuni testi che trattano l’argomento e che ho trovato interessanti, tra cui
alcuni libri scritti in inglese dei quali, però, non esiste la traduzione in italiano. Di fatto, però, mancava un manuale pratico
dove venissero spiegati i principali movimenti della danza del ventre al fine di elevare questa forma di movimento al pari
di altre danze riconosciute da tempo in Occidente, così da promuovere un linguaggio comune cui far riferimento durante
l’apprendimento e l’insegnamento di questa disciplina e che fosse al contempo premuroso di conservare gli antichi
significati spirituali da cui questa danza ha avuto origine. Inoltre credo che l’originalità del testo consista nell’essere non
solo un testo di danza del ventre, ma un esempio di come la poesia, la musica e la danza abbiano un’anima in comune:
un tempo la poesia, la danza, il teatro e tutte le espressioni artistiche compartecipavano al naturale sviluppo dell’essere
umano.
D. Il tuo libro ha il patrocinio della Federazione tecnici danza sportiva e importanti contributi scritti, tra i
quali quello di Isabella Ferrari. Per te avere sostegni così importanti deve essere una bella soddisfazione che
ti ripaga degli sforzi fatti in passato…
R. Si, a volte penso: tanti e troppi sforzi… Ma per fortuna esistono persone come Walter Santinelli, Isabella Ferrari e
Barbara Pesce che, pur avendo conquistato uno spazio importante nella società, sono rimasti puri nel cuore e mi hanno
offerto il loro tempo, il loro affetto e il loro sostegno. Il libro è stato approvato dalla Federazione Italiana Tecnici Danza di
cui Walter Santinelli è presidente e questo significa che ora, anche riguardo alla danza orientale, esiste un testo d’esame
per coloro che aspirano a divenire insegnanti. Isabella Ferrari è una donna non solo di spettacolo, alla quale ho avuto il
piacere di impartire lezioni di danza orientale in passato e che, amorevolmente, ha scritto la prefazione del mio libro.
Barbara Pesce è un medico di rilievo, è mia allieva, a lei devo l’aver sempre creduto in me anche nei periodi più difficili, e
ha scritto l’introduzione del mio libro ponendo l’accento sugli aspetti benefici e salutari della danza del ventre.
D. Un’ulteriore ricchezza del libro è data dalle fotografie, splendide, scattate da Mario Boccia.
R. Mario oltre a essere un grande fotografo si è dimostrato un amico e le belle foto interne al libro lo testimoniano.
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D. In definitiva, in una battuta, perché il tuo è un libro da comprare e leggere?
R. Mi piacerebbe rispondere con una poesia di Khalil Gibran: “…E se là verranno i danzatori e i cantanti e i suonatori di
flauto, comprate pure i loro doni. Poiché anch’essi sono raccoglitori di frutti e d’incenso, e ciò che vi offrono, benché fatto
di sogni, è cibo e veste per la vostra anima…”.
©Infinito edizioni 2009 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte
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