Riforma del lavoro - Fondazione enpaia

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Riforma del lavoro - Fondazione enpaia
novembre-dicembre 2012 - mensile - Poste Italiane SPA - sped. in abb. post. - Dl. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 - comma1/DCB - Roma
PREVIDENZA AGRICOLA
mensile ENPAIA n. 11-12 anno 2012
La politica agricola comune
SOMMARIO
Europa
L’importanza della politica agricola comune
Paolo De Castro
Enpaia
Produttività vuol dire collaborazione e più moderne relazioni tra le parti
Pietro Massini
Confagricoltura
Guidi: l’agricoltura è un settore vitale e innovativo
a cura della redazione
Dal Parlamento
Votato il progetto di legge salva olio
Guelfo Fiore
Rapporto Censis
L’Italia resiste
Carla Collicelli
Agricoltura
L’agroalimentare penalizzato dalla legge di stabilità
Letizia Martirano
Ricerca e innovazione in agricoltura
Nicola Santoro
Cessione dei prodotti agricoli: le nuove regole
Simone Parola
Aia: Stefano annuncia creazione gruppo di lavoro con Mipaaf
Agra Press
Fieracavalli
Camillo Mammarella
La Dieta mediterranea rilancia il Made in Italy
Giovanna Mellano
Contratti
Rinnovato il contratto nazionale per quadri e impiegati agricoli
Claudio Paitowsky
Sindacato
Il patronato Inca: un servizio gratuito per te
Luigina De Santis
Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto
Marco Togna
Agricoltura e pari opportunità
Silvia Vannucci
Dalla Cia un piano strategico per l’agricoltura
Claudia Merlino
Marino presenta il primo Rapporto Censis sulla cooperazione
a cura della redazione
Costituita l’Alleanza delle cooperative italiane, Gardini presidente
a cura della redazione
Aziende
Intervista a Luca Marcora
Giovanna Mellano
Normativa
Riforma del lavoro: apprendistato, part-time e lavoro a progetto
Antonio Positino
Riforma del lavoro: contratto a tempo determinato
Lucia Russillo
Riforma del lavoro: lavoro intermittente o a chiamata
Gerardo Damiano
Riforma del lavoro: le novità sul lavoro accessorio
Massimiliano Lannino
Riforma del lavoro: dimissioni e risoluzioni consensuali
Maria Miligi
Inps: ripreso il confronto delle retribuzioni delle aziende agricole
Alessandro Terradura
Responsabilità solidale: nuova disciplina fiscale
Antonio Positino
Periti agrari
Mantenere il valore dei nostri montanti
a cura della Commissione Lavoro
Agrotecnici
Andamento delle iscrizioni alla Cassa Agrotecnici
a cura del Comitato amministratore
RUBRICHE
Pieter Brueghel il Giovane
Trappola per uccelli, 1605
Ginevra, collezione Torsten Kreuger
40
Anniversari
Severo De Pignolis
45
Web
41
Previdenza
Maria Miligi
46
Dal Mondo
42
Contratti
Marco Togna
47
P.A. risponde a cura della redazione
43
Giurisprudenza Antonio Positino
48
Medicina
44
Carta
Stefania Sepulcri
Ran Garin
Giovanni Martirano
Fabio Forleo
2
4
6
8
9
11
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36
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ENPAIA
Il Presidente
il Consiglio di Amministrazione
il Direttore Generale
Augurano
Buon Natale
e un Felice Anno Nuovo
Jan Brueghel il Vecchio, Riposo durante la fuga in Egitto, 1602 – 1605 ca., Gent, collezione privata
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
1
EUROPA
Paolo De Castro
L’importanza della politica
agricola comune
I
Marten van Cleve
Matrimonio di contadini
(pannello n. 1)
New York, collezione privata
2
l percorso di Riforma della politica agricola comune è un processo lungo che con
vari appuntamenti l’Europa porta avanti da più di venti anni, con un filo logico
coerente che ha visto ridurre le distorsioni ed incrementare il ruolo di land manager e produttore di beni pubblici svolto dai nostri agricoltori.
In tale ambito, il nuovo appuntamento di riforma cade in un momento di recessione economica, ma soprattutto in un’epoca di profondi cambiamenti negli equilibri
economici mondiali. Le aree cosiddette emergenti del pianeta sono diventate i nuovi
protagonisti dello sviluppo demografico ed economico globale, con ripercussioni importanti sull’equilibrio dei mercati alimentari internazionali. L’effetto sostituzione che
ha accompagnato la trasformazione nelle diete di miliardi di persone che popolano
queste aree sta producendo forti preoccupazioni internazionali.
Non è solo la crescita dei consumi a preoccupare ma anche altri aspetti come la competizione tra produzioni food e no food, la crescita del fenomeno della volatilità dei
prezzi agricoli e le emergenze ambientali.
Oggi è quindi indispensabile considerare le nuove variabili in gioco e soprattutto la
maggiore esposizione al rischio cui sono soggetti i nostri agricoltori. Questo significa accogliere con soddisfazione l’idea di un sostegno pubblico ancora più efficace nel
legare interessi degli agricoltori e interessi collettivi, ma anche essere consci che la
sostenibilità economica è il prerequisito indispensabile affinché possa essere garantita
continuità all’attività agricola.
Su questo terreno si gioca la sfida del futuro dell’agricoltura europea, fatta da oltre 14
milioni di agricoltori e 30 milioni di lavoratori, che rappresentano spesso l’ossatura
socio-economica di intere regioni rurali.
Ed è alla luce di tale contesto che, dopo mesi di dibattito, ha preso forma la controproposta del Parlamento europeo sulla riforma della politica agricola comune.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
EUROPA
Un lavoro lungo e complesso portato avanti dalla commissione agricoltura per rendere la proposta presentata più coerente con il nuovo scenario e per conseguire il
raggiungimento di alcuni irrinunciabili obiettivi. A tal fine, le Relazioni legislative
presentate in commissione agricoltura e gli oltre 7000 emendamenti che le accompagnano, puntano in primis alla realizzazione di un efficace trade off tra obiettivi
economici, ambientali e territoriali della Pac che accanto alla sostenibilità ambientale degli agricoltori europei possa garantirne la sostenibilità economica. Accanto a
ciò, una politica agricola comune più semplice e flessibile per rendere la vita degli
operatori più facile e meno burocratica. Infine, la necessità di rafforzare gli strumenti per la gestione dei rischi all’interno di un nuovo scenario in cui la volatilità
dei prezzi sarà in futuro un fenomeno sistematico.
Con l’approvazione delle relazioni in commissione agricoltura, il processo di riforma
entrerà nella fase più calda e decisiva. Un momento chiave non solo per le risposte
che la Pac saprà dare ai cittadini e agli agricoltori europei, ma anche riguardo alla
stessa possibilità di concludere il negoziato entro i tempi stabiliti. Le ragioni di queste
incognite sono fondamentalmente due. Da un lato il legame indissolubile tra le decisioni sulle prospettive finanziarie e quelle sulla Pac. Il mancato accordo dell’ultimo
vertice dei capi di stato e di governo non ci lascia guardare al futuro con ottimismo.
Dall’esito dei prossimi appuntamenti del negoziato sulla programmazione pluriennale
finanziaria dell’Unione, dipenderanno le scelte, i contenuti e le ambizioni della futura
agricoltura europea.
Dall’altro lato, sono gli elementi critici della proposta presentata dalla Commissione, diversi e diffusamente sentiti sia in Parlamento sia nel Consiglio, a rappresentare
un’altra incognita sull’esito del futuro negoziato.
Il lavoro dei prossimi mesi sarà determinante per sciogliere questi nodi. Solo attraverso un approccio di cooperazione tra tutte le Istituzioni europee, si potrà approvare la riforma nei tempi previsti e riempirla di contenuti ambiziosi. La co-decisione è
il veicolo per migliorare il processo decisionale. Dovremo saperla utilizzare in maniera efficace per scongiurare che il rinvio della più importante politica economica e
territoriale dell’Unione si trasformi in una possibilità reale.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
Marten van Cleve
Matrimonio di contadini
(pannello n. 2)
New York, collezione privata
3
ENPAIA
Pietro Massini
Produttività vuol dire collaborazione
e più moderne relazioni tra le parti
D
Centralità
del lavoro
4
i produttività non se ne può fare a meno. E
meno che mai ne può fare a meno un’agricoltura, come quella italiana: settore strategico (ma
anche fragile) del made in Italy …settore molto
esposto, ben più di altri, ai venti impetuosi della competitività internazionale, della concorrenza globale, dell’assoluta necessità di produrre bene, in quantità e in qualità; e
di saper trasformare, adattare e vendere, altrettanto bene,
quanto si è prodotto.
La situazione generale dell’economia italiana, lo sappiamo, è difficile. E il fronte della produttività è in essa uno
dei pezzi più deboli (e pericolosi), almeno quanto quello
– mi permetto – pur importantissimo dei conti pubblici. Senza una produttività
forte, sana e in crescita, non si va da nessuna parte nei mercati mondiali: l’alternativa (a cominciare dall’agricoltura) è solo il declino; fatto magari di furbizie e
di momentanee vittorie, di finanziamenti pubblici strappati oppure di risparmio
esasperato sui costi, spesso sul costo del lavoro, senza rischiare, senza innovare. Un
declino: magari lento ma sempre declino.
E negli ultimi 10 anni, dice un recente studio Istat, la produttività italiana è scesa
decisamente; anzi, lo fa in pratica fin dai primi anni Novanta in un lento, apparentemente inesorabile, moto verso il basso. E i dati comparativi (fonti Istat e Ocse) con i
nostri concorrenti, specie con i giovani paesi asiatici, sono quasi impietosi.
Di qui un giudizio sostanzialmente positivo, lo dico subito, sul recente pur sofferto
accordo sulla produttività, anche se non si può non rilevare come esso si limiti, in
gran parte, a distribuire risorse e a dare solo delle buone generali Linee guida… e
non chiami, come invece andrebbe fatto, il Paese alla mobilitazione su un tema così
cruciale. Tutto il Paese: parti sociali ed economiche e istituzioni.
Possiamo infatti discutere le diverse tecniche contrattuali in esso scelte, le opzioni
pratiche o anche le direzioni delle linee applicative che l’Accordo confederale contiene: non sono dogmi e, spesso, appaiono più una serie di auspici sulla riforma
della contrattazione collettiva verso il decentramento che altro. Scelta positiva, naturalmente, che tutti noi in agricoltura, dal 1995, abbiano visto esser stata quella
giusta anche se l’abbiamo saputa adattare alle nostre forti specificità a cominciare
dalla prevalente ma non esaustiva dimensione territoriale dei problemi e delle soluzioni dei temi del lavoro.
Nel 1995, in pratica, adattammo con sostanziale successo, oggi tutti lo riconoscano,
alla realtà agricola un Accordo generale siglato nel luglio 1993 che, pur positivo, per
noi non era adatto, o comunque aveva bisogno di forti adattamenti per non trasformarsi in una gabbia di ferro. Oggi, si potrebbe prendere una strada simile sulla produttività: cogliere le positività dell’accordo e calibrarlo, riscrivendolo per la nostra
agricoltura, attivando risposte alla questione della produttività, della crescita, della
competitività, ma centrata sui temi e le sulle questioni agricole. E il lavoro è, come
sempre, al centro della sfida.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
ENPAIA
Il nostro Sistema agricolo alimentare ambientale, come già scritto più volte su questa
rivista, è sano ed in crescita, nonostante il difficile momento del Paese. Lo confermano i numeri, anche quelli poco positivi degli ultimi tempi: comunque migliori di altri
settori. Un sistema che resta insomma un punto di forza italiano, al centro della parte
moderna della nostra economia: produce buon valore aggiunto, cresce nell’export,
migliora perfino un po’ nella sua organizzazione interna, dà lavoro a tanti (le ultime
statistiche dicono addirittura che, forse per la crisi ma molti giovani tornano all’agricoltura, o comunque lo vorrebbero) e sostiene gran parte del mondo rurale che si sta
prendendo, anche sul versante della qualità della vita e dei servizi locali, una storica
“rivincita” sulle aree urbane: è un fenomeno mondiale e a lungo termine che interessa
molti storici paesi industrializzati ma che in Italia è più accentuato, profondo e ricco
di potenzialità economiche.
La vecchia agricoltura, marginale e assistita da cui tutti volevano fuggire non c’è più
ed è forse ora che le sue parti sociali, le sue dirigenze, italiane, se ne rendano conto
agendo di conseguenza. Se c’è infatti un lato debole di questo quadro positivo è l’efficacia delle sue politiche. O meglio, la poca capacità
delle sue parti di prenderne atto ed agire da classi
dirigenti, settoriali e generali. Ad esempio chiedere
alla politica risorse, di per sé non è errato ma occorre
saper scegliere, come sulla Pac, con interventi mirati
allo sviluppo delle nostre campagne e non a pioggia
(sempre meno fitta) di risorse pubbliche. E così per
le politiche del lavoro o per le politiche settoriali, ecc.
Serve però un salto culturale. Prendiamo le politiche o gli interventi di filiera, oggi strategici più di
prima: perché non c’è solo la globalizzazione nel nostro presente agricolo ma anche la frammentazione
e la estrema specializzazione delle nostre pur buone
produzioni; ebbene è evidente che lì, senza collaborazione – tra le parti, tra i pezzi produttivi, tra i territori oserei dire – non si va
da nessuna parte. Di qui l’inefficienza e la mancata competitività, cioè la poca
produttività di molte nostre filiere.
Coordinamento lo chiamano gli economisti, più moderne relazioni sindacali, costruttive e positive (senza furbizie) le chiamiamo noi. Si compete con successo, osservava l’ultimo editoriale di “informatore agrario”, solo se si impara a lavorare in
modo coordinato e sinergico: come non dargli ragione? Abbiamo un buon precedente antico: i Comitati nazionali della produttività degli anni ’50 che in tanti paesi, dall’Australia al Giappone… funzionano ancora egregiamente. Ma ne abbiamo
un altro più recente e di più sostanziale successo, anche se dimenticato: l’Accordo
quadro agricolo del novembre 1990 tra le parti… da cui vennero buone idee e innovazioni poi rivelatisi strategiche.
Allora però, dopo qualche successo, non si proseguì per quella strada: perché non riprenderla, oggi, adattandola alle questioni e alle specificità agricole? L’idea allora era
di creare un sistema stabile di rapporti, una struttura limitata alle parti ma efficiente,
leggera, tecnica e di studi e non burocratica, che desse soluzioni alle questioni concrete, senza strumentalizzazioni politiche. Un comitato nazionale per la produttività
agricola? Il nome non importa… anche se produttività è un nome dal forte valore
¢
simbolico… Chissà, potrebbe introdurre un costume nuovo. Anche in Enpaia.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
Jan Brueghel il Vecchio
La Tentazione di sant’Antonio
nel bosco, 1595 ca.
Collezione privata,
Galleria Luigi Caretto, Torino
5
CONFAGRICOLTURA
a cura della redazione
Guidi: l’agricoltura è un settore
vitale e innovativo
L
Mario Guidi
6
a suggestiva sede della Camera di Commercio di Roma, in Piazza di Pietra, ha fatto da cornice al convegno di Confagricoltura
su “Lavoro, occupazione, produttività” dello scorso 7 novembre.
L’Organizzazione di rappresentanza dei datori di lavoro agricolo ha voluto invitare il Governo e i vertici degli enti previdenziali e delle
altre parti sociali a confrontarsi sul ruolo economico e sociale del settore
primario, troppo spesso trascurato in sede di definizione delle politiche
strategiche del Paese. “Ci si ricorda dell’agricoltura e del lavoro agricolo solo quando la cronaca denuncia gravi episodi criminali, come lo
sfruttamento dei clandestini o le truffe all’Inps – ha esordito il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – ma l’agricoltura non è questo; è un settore vitale, innovativo, eclettico e con grandi potenzialità di crescita e l’occupazione dipendente del
settore agricolo rappresenta una quota importante del mercato del lavoro del nostro
Paese, sia in termini quantitativi che qualitativi, come testimoniano le numerose e
importanti aziende agricole oggi presenti in sala”. A supporto di tali affermazioni, in
apertura del convegno, la relazione tecnica dell’Ufficio Studi di Confagricoltura, a cura
del dott. Roberto Caponi, responsabile delle Relazioni sindacali, che ha analizzato e
messo in relazione i dati economici ed occupazionali del settore, a cominciare da quelli
congiunturali che, nonostante la crisi, mostrano un mercato del lavoro stabile (anzi in
lieve crescita) e un valore aggiunto finalmente tornato positivo. Confagricoltura ha focalizzato l’attenzione in particolare sulle trasformazioni in atto nel tessuto produttivo
del settore: a fronte di una riduzione del numero complessivo delle aziende aumenta la
loro dimensione media; crescono gli imprenditori agricoli professionali e aumentano
le società agricole di persone e di capitali. Si va
verso un’agricoltura più professionale e strutturata in grado di assicurare occupazione più stabile e di qualità. Il legislatore dovrebbe favorire e
sviluppare l’esercizio in forma societaria dell’impresa agricola in un settore caratterizzato ancora
oggi da un’eccessiva frammentazione del tessuto
produttivo e da nanismo aziendale (al contrario di
quanto si sta facendo, ad es., con l’eliminazione,
per le società agricole, della possibilità di optare
per la determinazione del reddito su base catastale). Del resto i dati dimostrano che è proprio nelle
società e nelle imprese più professionalizzate che
si concentra l’occupazione dipendente. Queste
imprese hanno gli stessi problemi e incontrano le medesime difficoltà delle imprese
degli altri settori produttivi: elevata pressione fiscale e contributiva sul lavoro, bassa
produttività, eccesso di burocrazia. Insomma esiste un’altra agricoltura; un’agricoltura fatta da imprese moderne, strutturate, produttive e aperte ai mercati nazionali
e internazionali. Imprese che danno occupazione e distribuiscono ricchezza. Questi i
principali spunti lanciati da Confagricoltura, raccolti e commentati dagli illustri ospiti
e relatori. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera – commentanPREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
CONFAGRICOLTURA
do positivamente i risultati conseguiti dal settore che mostrano la vitalità del mondo
agricolo e della filiera agroalimentare – ha espressamente raccolto l’appello di Guidi
ad un coinvolgimento attivo dei rappresentanti delle imprese agricole in tutti i tavoli
in cui si discute dell’economia, a partire da quello sulla produttività in cui si discute di
“come legare i salari alle effettive performance e non solo agli andamenti economici nel loro insieme in modo da premiare i contratti di secondo livello
che legano gli aumenti di salario all’aumento della produttività”. Anche il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, si è
detto pronto ad analizzare e sostenere le proposte di Confagricoltura
in materia di semplificazione, a partire dalla cosiddetta “assunzione di
gruppo” ovvero l’assunzione congiunta da parte di imprese che fanno
capo allo stesso gruppo, o legate da un contratto di rete, o riconducibili
ad uno stesso proprietario ovvero ad uno stesso nucleo familiare. Una
formula per “snellire la burocrazia delle assunzioni, soprattutto per
Roberto Caponi
i rapporti di lavoro agricolo stagionale che sono assoggettati alle stesse identiche
procedure previste per la generalità dei rapporti di lavoro dipendente”. Attenta alle
esigenze del settore si è mostrata altresì il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che –
dopo avere riconosciuto la vitalità del settore ed auspicato che “continui a crescere e a
dare un contributo alla crescita” – ha annunciato di voler intraprendere con le parti
sociali una riflessione sull’assetto degli ammortizzatori sociali del settore agricolo, rimasti fuori dalla recente riforma del mercato del lavoro, ed ha sollecitato un maggior
utilizzo del contratto di apprendistato in agricoltura “che può avere un ruolo molto
importante, può dare occupazione più stabile, più qualificata e più produttiva”. Il
presidente Inps, Antonio Mastrapasqua, ha affrontato apertamente la questione della vigilanza del lavoro, impegnandosi ad indirizzarla verso le violazioni più
gravi e sostanziali, anziché su aspetti formali (come, invece segnalato, dalle aziende
di Confagricoltura).Dopo gli interventi dei Ministri e del presidente Inps, i lavori
sono proseguiti con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Elena Lattuada (Cgil), Giorgio Santini (Cisl), Paolo Carcassi (Uil), Pierangelo Albini
(Confindustria), insieme al presidente di Confagricoltura,
 
Mario Guidi. Tutti hanno ribadito come la valorizzazio

ne della produttività sia un elemento fondamentale per la
crescita dell’economia italiana ed hanno auspicato il supeOccupazione Occupazione Occupazione
in Italia
in Agricoltura dipendente in
ramento delle divisioni ancora presenti tra le varie compoAgricoltura
nenti economiche e sindacali, al fine di individuare nuove
I trim. 2012
norme contrattuali per la definizione di forme retributive
-0,4%
+0,8%
+6,7%
legate alla produttività delle aziende nonché nuove regole
II trim. 2012
-0,2%
+6,2% +10,1%
strutturali, certe e di semplice applicazione in materia age
volazioni fiscali e contributive ad esse connesse. Da ultimo

il presidente Guidi, ha riepilogato ed evidenziato le principali proposte di Confagricoltura per consentire alle imprese agricole di crescere in
termini occupazionali e di migliorare la produttività: estendere le misure di riduzione
del cuneo fiscale alle aziende agricole che occupano operai a tempo determinato con
garanzia occupazionale di almeno 100 giornate; rendere strutturali, certi e di semplice
applicazione gli incentivi fiscali e contributivi sulle erogazioni legate alla produttività;
rivedere le aliquote antinfortunistiche del settore agricolo, oggi sovradimensionate ed
attuare le semplificazioni previste dal T.U. Infortuni per i lavoratori stagionali sulla
¢
base delle indicazioni fornite dall’Avviso comune del settembre 2011.

PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
7
DAL PARLAMENTO
Guelfo Fiore
Votato il progetto di legge salva olio
A
Jan Brueghel il Giovane
Allegoria dell’olfatto,
1645-1650 ca. Ginevra,
collezione Diana Kreuger
Produzione
di energia
anche dall’olio
8
lla Camera sperano di farcela, nonostante l’anticipata fine della legislatura.
L’unanime opinione favorevole dei gruppi, in Commissione Agricoltura, presieduta dall’onorevole Paolo Russo, dovrebbe consentire di raggiungere
l’obiettivo. Che è l’approvazione definitiva del progetto di legge già votato
a fine ottobre dal Senato, cosiddetto “salva olio”. Il pdl “Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini”, prima firmataria la senatrice Colomba
Mongiello, ha ottenuto disco verde a palazzo Madama dalla Commissione, guidata dal
senatore Paolo Scarpa Bonazza, in sede deliberante. Stessa procedura sarà seguita
anche a Montecitorio per accelerare i tempi. Le audizioni degli organi di vigilanza, delle
organizzazioni e delle associazioni interessate e l’esame dell’articolato sono già terminati, è stato raggiunto un accordo sul ritiro degli emendamenti.
L’approvazione del pdl è giudicato decisivo per il settore ed il rischio che, per una questione di pochi giorni, tutto venga rimandato alla prossima legislatura, senza alcuna
certezza sui tempi (e l’anno...) di varo, fa premio sulla normale dialettica del bicameralismo che, appunto, contemplando i due passaggi parlamentari prevede che un provvedimento possa essere cambiato in una camera dopo essere stato licenziato dall’altra
(per poi tornare a questa per una nuova, sperabilmente ultima, lettura).
Si fa interprete di questa volontà di portare a casa la legge entro
la fine della legislatura il capogruppo del Pd in Commissione
Agricoltura, Nicodemo Oliverio, relatore del progetto: “Si
tratta di una legge decisiva ai fini della tutela e della garanzia
della qualità e della sicurezza della produzione e della commercializzazione dell’olio italiano: grazie ad essa si otterrà
una chiara valorizzazione del made in Italy e aumenterà la
tutela dei consumatori. Per questo sono convinto che tutte
le forze politiche daranno il più valido ed efficace contributo
all’approvazione”. Rapida approvazione è stata sollecitata anche dal presidente della Coldiretti, Sergio Marini che all’indomani del voto unanime in Senato auspicava che “la stessa
decisione venga presa al più presto alla Camera”.
Lo scopo del pdl Mongiello-Scarpa è chiaramente esplicitato nelle prime righe della
relazione che accompagna la proposta, composta di quindici articoli: “L’esigenza di
ostacolare la commissione di attività fraudolente e pratiche commerciali scorrette
nell’ambito della filiera degli oli di oliva vergini richiede, a tutela dei consumatori e
della leale concorrenza tra le imprese, l’introduzione di norme che preservino l’autenticità del prodotto e la trasparenza delle informazioni fornite sia in etichetta che
nell’ambito delle pratiche commerciali”. Il provvedimento, onde evitare la commercializzazione di oli di scarsa qualità, giudica troppo elevati i limiti fissati a livello comunitario per la presenza di alchil esteri negli oli extravergini e ritiene che vadano analizzati
“anche per valori inferiori rispetto a quelli limite previsti in ambito comunitario, ad
un livello che consenta di identificare gli oli migliori”. Di particolare interesse pare
la norma, contenuta nel capitolo quarto, circa la produzione di energia: si introduce
infatti una tariffa di incentivazione della produzione di energia elettrica con l’impiego
di oli non idonei al consumo umano ed essa viene fissata ad un livello che garantisce
la copertura dell’investimento per la realizzazione dell’impianto con la previsione di
un prezzo d’acquisto dell’olio che sia competitivo con i valori medi di mercato.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
RAPPORTO CENSIS
Carla Collicelli
L’Italia resiste
I
l 46° Rapporto del Censis sulla situazione del paese registra una separatezza crescente tra istituzioni politiche e soggetti sociali, ambedue stressati dalla crisi:
le istituzioni si sono concentrate con rigore sui conti pubblici e sulla credibilità
internazionale, ed i soggetti economici e sociali si sono ritrovati soli a scontare
sacrifici e restrizioni. Tre sono state le strategie di sopravvivenza messe in cantiere.
La prima consiste nella valorizzazione del patrimonio di valori accumulato in passato
(impegno personale, famiglia, relazioni, solidarietà, associazionismo); la seconda è la
spinta a cercare nuove vie e strumenti (consumi selettivi, acquisti online e low cost,
gruppi di acquisto, uso personalizzato dei media, l’esplosione dei social network); la
terza è il processo di riposizionamento in corso in varie direzioni, che il rapporto documenta con molti dati. 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi
% di famiglie
negli ultimi due anni, l’85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73%
va
2000
2010
a caccia di offerte e alimenti poco costosi. 2,7 milioni coltivano ortaggi e verdura 1991
in
fino a 50 mila
35,1
30,7
30
proprio, 11 milioni preparano regolarmente
in casa cibi come pane, conserve, gelati.
50-500 mila
58,9
60,8
57,5
Il 62,8% ha ridotto gli spostamentioltre
in auto
e scooter, e tra gennaio e settembre 2012 il6,0
500 mila
8,5
12,5
mercato dell’auto ha registrato il 25% di immatricolazioni in meno rispetto allo scorso
anno, mentre si verifica il boom delle biciclette: più di 3,5 milioni di due ruote vendute
in un biennio.
Fig.
16 - Distribuzione
della
ricchezza,
- Distribuzione
delle famiglie delle
italianefamiglie
e della loroitaliane
ricchezza,eper
classiloro
di ricchezza
familiare, 199
Per quanto riguarda i giovani, Fig.
è 16per
classi di ricchezza familiare, 1991-2010 (val. %)
aumentato rispetto all’anno precefino a 50 mila
50-500 mila
oltre 500 mila
dente il peso delle preiscrizioni agli
istituti tecnici e professionali. Le
100%
6,0
8,5
12,5
90%
immatricolazioni all’università sono
30,7
80%
44,3
diminuite del 6,3% nel 2011 di un
50,6
70%
58,9
ulteriore 3% nel 2012. I percorsi a
60,8
60%
57,5
50%
valenza tecnico-scientifica (agrario,
40%
66,4
chimico-farmaceutico, geobiologico,
30%
53,8
48,3
ingegneria) registrano un +2,7%. I
20%
35,1
30,7
30
10%
giovani che vanno a studiare all’e2,9
1,9
1,1
0%
stero sono aumentati del 42,6% tra
???????
1991
2000
2010
1991
2000
2010
il 2007 e il 2010.
% di famiglie
% di ricchezza
In ambito economico, mentre il manifatturiero ha subito un restringifonte censis
mento della base produttiva (il 4,7% di imprese dal 2009) il riposizionamento si verifica nell’export: dal 2007 la quota di esportazioni verso l’Unione europea si è ridotta
dal 61% al 56%, mentre quella verso le p aree emergenti è aumentata dal 21% al 27%.
La Cina assorbe il 2,7% delle nostre esportazioni, la Russia il 2,5% e i Paesi dell’Africa
settentrionale il 2,9%. E’ diminuito il peso del made in Italy (tessile, abbigliamentomoda, alimentari, mobile-arredo), ma sono aumentate le altre specializzazioni manifatturiere, come la metallurgia, la chimica e la farmaceutica. Il sistema delle imprese
cooperative è cresciuto del 14% tra 2001 e 2011, e ha generato occupazione: +8% di
addetti tra il 2007 e il 2011 e +2,8% nei primi nove mesi del 2012, a fronte del -1,2%
degli occupati in Italia; le imprese femminili (1.435.000) costituiscono il 23,4% del
totale delle aziende italiane; la media impresa conta 3.220 aziende, con un contributo
del 15% alla produzione manifatturiera, che arriva al 21% se si considera l’indotto. Nel
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
9
RAPPORTO CENSIS
Settore
agricolo
Jan Brueghel il Vecchio,
e Pieter Paul Rubens
Rissa di contadini che
giocano a carte,
Lussemburgo, collezione
privata
10
settore delle Ict, ed in particolare di Internet, nelle circa 800 start-up del 2011 l’età
media degli imprenditori è 32 anni.
Per quanto riguarda il settore agricolo, nel 2011 le esportazioni agricole sono state pari
a 5,7 miliardi di euro e quelle dell’industria della trasformazione dei prodotti primari
pari a 24,3 miliardi di euro. Secondo un’indagine Censis su un campione di aziende
agricole di medie e grandi dimensioni, è elevata la partecipazione a reti di collaborazione finalizzate a tutelare le specificità agricole locali, attraverso il raccordo con
università e centri di ricerca, sperimentazioni su prodotti o processi produttivi, consorzi di acquisto di forniture (41,7%), e creazione di un marchio comune (32,7). Chi ha
sperimentato questi network ha ottenuto una serie di vantaggi competitivi: il 78% ha
acquisito nuove competenze, il 72% ha avviato processi di innovazione di prodotto o
di processo, il 54% ha ottenuto una riduzione dei costi aziendali, il 53% un contributo all’incremento del fatturato.
Certo il ceto medio ha subito in Italia nell’ultimo anno un vero e proprio
smottamento, documentato da molti
dati. Basti dire che negli ultimi dieci
anni la ricchezza finanziaria netta è passata da 26.000 a 15.600 euro a famiglia,
con una riduzione del 40,5%. La quota
di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro è raddoppiata,
passando dal 6% al 12,5%, mentre le famiglie con un patrimonio, tra immobili
e beni mobili, compreso tra 50.000 e
500.000 euro sono diminuite dal 66,4%
al 48,3%. E vi è stato uno slittamento
della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione.
A tutto ciò fa da contorno la situazione morale. Il crollo morale della politica e
la corruzione sono ritenute le cause principali della crisi dal 43,1% degli italiani.
Seguono il debito pubblico legato a sprechi e clientele (26,6%) e l’evasione fiscale
(26,4%). Il sentimento più diffuso tra gli italiani in questo momento è la rabbia
(52,3%), seguito dalla paura (21,4%). Le preoccupazioni maggiori riguardano la
malattia (35,9%) e la non autosufficienza (27%). D’altra parte le ricerche mostrano
che l’85% delle famiglie italiane ha speso di tasca propria, con un esborso medio di
1.150 euro all’anno, per farmaci, visite, accertamenti diagnostici ed assistenza, in
molti casi attingendo a prestiti o rinunciando ad altri consumi. E il 21% dichiara di
avere rinunciato a cure necessarie per motivi economici.
È ancora presto per essere certi che nei nuovi comportamenti di consumo e di investimento, anche sociale, si annidino i germi di una società più matura e forte nei
confronti delle tempeste politico-economiche, anche perché la rabbia aumenta la
sfiducia nelle istituzioni, considerate sempre più arroccate e distanti, soprattutto
a livello centrale, ed il rischio di una proliferazione del cinismo e dell’egoismo. Alcuni segnali, però, sembrerebbero indicare il raggiungimento di un punto di arrivo
rispetto al fastidio ed alla condanna della corruzione e dei personalismi, in qualche
modo una sorta di situazione di “non ritorno” al passato, e di attivazione di risorse
¢
nuove per un ciclo più positivo.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
AGRICOLTURA
Letizia Martirano
L’agroalimentare penalizzato
dalla legge di stabilità
L
a legge di stabilità 2013 sta per completare il suo iter parlamentare. La Camera
ha approvato un testo, subito trasmesso al Senato, che contiene alcune norme
che riguardano il settore agroalimentare. Nell’ottica della spending review e
di una più generale rimodulazione della spesa la legge prevede una riduzione
degli stanziamenti del Ministero delle politiche agricole. In particolare per l’Istituto per lo sviluppo agroalimentare (Isa) c’è un taglio di 16,2 milioni per il
2013, 8,9 per il 2014 e 7,8 milioni per il 2015. Al contrario vengono ‘restituiti’
agli enti di ricerca 4.090.000 euro per ciascun anno del triennio 2013-2015.
Sono inoltre ridotte di 19,8 milioni le risorse disponibili per le crisi di mercato.
Infine è stabilita la riassegnazione al Mipaaf dei proventi derivanti dallo svolgimento di attività e prestazioni di servizio facenti capo alla soppressa Agenzia
per lo sviluppo del settore ippico (Assi).
Sul fronte fiscale la legge di stabilità, nella versione licenziata dalla Camera,
prevede che, ai fini delle imposte sui redditi, per il 2013, 2014 e 2015, i redditi dominicali ed agrari siano rivalutati del 15%. Percentuale che scende al
5% per i terreni posseduti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli
professionali iscritti nella previdenza agricola. Per le società agricole sono abolite, a partire dal 2013, le agevolazioni che consentono alle società di persone, alle società a responsabilità limitata e alle società cooperative di optare per
la determinazione catastale del reddito; ugualmente soppressa la possibilità
per le società di persone e per le società a responsabilità limitata, costituite
da imprenditori agricoli, che esercitano esclusivamente le attività dirette alla
manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti agricoli ceduti dai soci, di determinare il reddito applicando all’ammontare dei ricavi il coefficiente di redditività del 25%. Rispetto a questa impostazione
la commissione agricoltura del Senato ha chiesto di «mantenere inalterata la disciplina
che consente alle società agricole la possibilità di optare per un sistema fiscale su base
catastale”, di “eliminare la rivalutazione del reddito dominicale e agrario”.
C’è poi una norma sul gasolio agricolo che stabilisce che, dal 2014, le superfici dei terreni dichiarate per l’erogazione del carburante agevolato, non possano essere superiori
a quelle indicate nel fascicolo aziendale e che ci sia una riduzione del 5% dei consumi
medi standardizzati di gasolio per l’impiego agevolato in agricoltura. La stessa riduzione è fissata invece al 10% per il solo 2013. Norme, queste sul gasolio, che la commissione
agricoltura del Senato ha chiesto di sopprimere.
Per quanto riguarda la parte pensionistica il testo approvato dalla Camera individua gli
importi da attribuire alla gestione dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni a completamento dell’onere, a carico dello Stato, relativo ai trattamenti liquidati anteriormente al
1° gennaio 1989. Una norma è dedicata poi alle multe relative alle quote latte e stabilisce
che, nei casi di mancata adesione alla rateizzazione e in quelli di decadenza dal beneficio
della dilazione, l’Agea procederà alla riscossione a mezzo ruolo, avvalendosi delle società del gruppo Equitalia. Per la notifica della cartella di pagamento e per le procedure di
riscossione coattiva Agea si avvarrà della Guardia di Finanza.
Infine la legge di stabilità stabilisce che per i prodotti la cui aliquota Iva è attualmente
fissata al 21% l’imposta sarà dal 1 luglio 2013, del 22%.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
Hieronymus Bosch
I sette peccati capitali,
1500 - 1515
Ginevra, Geneva Fine Arts
Foundation
Parte
pensionistica
11
AGRICOLTURA
Nicola Santoro
Ricerca e innovazione in agricoltura
A
Pieter Brueghel il Vecchio,
e bottega
La Resurrezione, 1563 ca.
Belgio, collezione privata
12
gricoltura domani, riflessioni sulla ricerca e l’innovazione in agricoltura:
un tema di sicura attualità e di pieno interesse – sia per i settori direttamente coinvolti, sia per l’economia del Paese – quello del Convegno tenutosi recentemente ad iniziativa di Unione delle Accademie delle Scienze
agrarie (Unasa), Ordine (Conaf), Federazione (Fidaf) dei laureati in Scienze Agrarie
e Scienze Forestali e Confagricoltura.
Il presidente dell’organizzazione degli agricoltori, Mario Guidi, ha introdotto i lavori con una chiara, concreta, esaustiva relazione, denunciando l’inaccettabile, penalizzante divario della spesa complessiva italiana per la ricerca, rispetto a quelle molto
più cospicue degli altri Paesi europei.
Guidi ha puntualizzato che, a suo avviso, la “science for farming” contribuisce in
modo determinante a promuovere l’innovazione in agricoltura.
I presidenti delle organizzazioni promotrici dell’incontro – Luigi Rossi (Fidaf), Andrea Sisti (Conaf) e Michele Stanca (Unasa) – condividendo appieno le critiche e le proposte di Guidi, hanno evidenziato
ulteriormente la centralità dell’agricoltura e le ragioni che postulano
ricerca e innovazione, per meglio affrontare le molte nuove sfide che
essa dovrà sostenere.
Nell’incontro è stato ripetutamente evidenziato, peraltro – soprattutto
dai partecipanti alla tavola rotonda, moderata da Elio Cadèlo, con la
quale si è concluso – che oltre alle risorse necessita un migliore collegamento tra Enti e Istituti di ricerca, imprese e rappresentanze delle
professioni; per realizzare, così, un puntuale raccordo strutturato, sia
nella fase della creazione di innovazione, sia in quella importantissima
della sua divulgazione e diffusione.
È stato confermato, inoltre, l’unanime convincimento che occorre una
radicale riorganizzazione del sistema della ricerca, soprattutto in agricoltura. Leggi, decreti, circolari dei molti Ministeri competenti hanno
peggiorato la struttura e l’efficienza di Cra, Cnr, Enea, ecc.; annullando,
di fatto, il loro collegamento con il mondo delle imprese. Il documento
diffuso in apertura dei lavori ha efficacemente evidenziato - testualmente - che
nel nostro Paese ogni Ente di ricerca ha effettuato recentemente ristrutturazioni
proprie, autonome, fuori dalle indicazioni dell’Ue e, in carenza di una politica nazionale della Ricerca, ha proceduto spesso con una logica divenuta quasi obbligata,
assai miope: quella della riduzione delle spese nel breve periodo.
Queste ristrutturazioni, o razionalizzazioni, come sono state chiamate, che siano del
Cra, del Cnr, dell’Enea, delle Università, dei vari Istituti di Ricerca (con particolare
riferimento a quella agraria) hanno in comune che: a) si sono limitate a considerare
la realtà all’interno della propria struttura e a salvaguardarla; non considerano il
rapporto con le altre Istituzioni di Ricerca e conseguono, pertanto, duplicazioni con
altri Enti, nonché la mancata integrazione con le loro attività; b) non vi sono organizzate seriamente le condizioni strutturali per essere competitivi in sede europea, per
acquisire le risorse, coordinare grandi progetti internazionali, promuovere le sinergie programmatiche ed operative necessarie.
Di conseguenza è stata unanime la richiesta dell’avvio di una politica volta a realizzaPREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
AGRICOLTURA
re, con urgenza, una profonda riforma strutturale, in linea con le scelte dell’Unione
europea. Una politica che tenga conto delle idee, delle richieste e delle proposte riepilogate nel “decalogo” riportato in appendice al documento, di seguito trascritto.
Le organizzazioni che hanno promosso l’incontro – che ha registrato una partecipazione assai numerosa e qualificata – offriranno piena collaborazione a Ministeri ed Enti interessati, senza rinunciare, però, all’avvertito dovere di attivarsi
per evitare il protrarsi di insoddisfacenti e dannose realtà.
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Agricoltura domani
Punti di riflessione sulla ricerca e l’innovazione
1 - La produzione agricola deve essere sufficiente, sostenibile e di qualità, mantenendo e aumentando la produttività.
2 - Il sistema “Agricoltura” deve svolgere anche funzioni di salvaguardia delle risorse naturali ed in particolare, di terreno, acqua, risorse biologiche, agro-ecosistema. La presenza sul territorio dell’impresa agricola è la
miglior garanzia contro il dissesto idrogeologico.
3 - I prodotti agricoli e alimentari devono essere economicamente sostenibili. Le attività di ricerca e innovazione devono supportare e promuovere misure e interventi in linea con le logiche della competizione e della
domanda, contribuendo alla stabilizzazione dei mercati. Stimolare la formazione di start up innovative capaci
di promuovere nuovi investimenti e stimoli nel contesto agroalimentare e della gestione sostenibile del territorio.
4 - La ricerca (agronomica, meccanica, genetica e chimica) è stata protagonista di uno straordinario sviluppo
dell’agricoltura e della società. Ora, più che sulla intensificazione tecnologica, si dovrebbe puntare all’intensificazione e all’integrazione delle conoscenze.
5 - Il patrimonio storico e pluralista delle Istituzioni di Ricerca operanti nel sistema agricolo e agro-industriale, appare oggi frammentato, scarsamente coordinato, debole nella competizione europea. Si richiede una riorganizzazione del sistema italiano della ricerca che superi il perdurare di processi di riassetto dei singoli Enti,
portati avanti in modo autonomo e non coordinato e, comunque, non in linea con le raccomandazioni dell’Ue.
6 - A tali fini è importante, altresì, una definizione chiara delle competenze e la loro integrazione: ricerca di
base, ricerca applicata, trasferimento tecnologico, rapporti con gli operatori e gli intermediari di conoscenze
dell’intero settore.
7 - Appare cruciale il coinvolgimento delle imprese e degli operatori con la logica già positivamente adottata
dalle “Piattaforme tecnologiche” e dalle reti di impresa. Con le imprese e il mondo delle professioni va sviluppato un forte collegamento sia nella fase ascendente, di analisi e raccolta del fabbisogno di innovazione, sia in
quella discendente, di diffusione e conoscenza delle innovazioni da applicare alle attività economiche.
8 - Si deve poi stimolare la piena condivisione degli organismi di ricerca, delle imprese, degli operatori di
filiera e dei professionisti alle sfide strategiche di “Horizon 2020” ed alla formazione dei Partenariati europei
per l’innovazione. Essi possono risultare particolarmente utili per la diffusione delle innovazioni, integrando
anche obiettivi e strumenti della politica agricola comunitaria (sviluppo rurale, in particolare).
9 - La riduzione delle risorse pubbliche disponibili per l’attività di ricerca è un ulteriore fattore critico. Si tratta
di valorizzare al meglio le risorse disponibili e non utilizzate e di evitare inopinati “tagli” visto che l’impegno
finanziario dell’Italia su questo fronte è più contenuto rispetto ai Paesi nostri competitor. Le Istituzioni di
Ricerca dovranno essere competitive in Europa per acquisire i finanziamenti nei Bandi Ue.
10 - Non si può tacere, infine, la carenza di una cultura dell’innovazione in agricoltura che sappia coniugare
davvero tradizione e modernità. Alcuni recenti episodi – come quello che ha visto ingiustamente ridicolizzare sulla stampa nazionale importanti riviste di settore – dimostrano quanta strada ci sia ancora da fare
perché l’agricoltura acquisisca, agli occhi dell’opinione pubblica e della classe intellettuale del Paese, il
ruolo che giustamente merita, da millenni, per la crescita economica ed occupazionale ma, ancora di più,
per il suo contributo al progresso civile e allo sviluppo.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
13
AGRICOLTURA
Simone Parola
Cessione dei prodotti agricoli:
le nuove regole
È
Eccezioni
entrato in vigore lo scorso 8 dicembre il regolamento di attuazione dell’articolo
62 del decreto Liberalizzazioni (D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27). Il decreto, che è volto a garantire
maggiore trasparenza nelle transazioni tra i diversi operatori della filiera agroalimentare, ha introdotto una nuova disciplina dei contratti di cessione di prodotti agricoli e alimentari. In particolare, le norme impongono, a pena di nullità, la forma scritta
ed indicano il contenuto obbligatorio per i contratti (durata, quantità, caratteristiche
del prodotto venduto, prezzo, modalità di consegna e pagamento). Inoltre, vietano le
pratiche commerciali sleali e fissano i seguenti termini di pagamento: 30 giorni per le
merci deteriorabili e 60 giorni per le altre merci (in entrambi i casi il termine decorre
dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura). Il decreto fornisce anche una
definizione di merce deteriorabile: prodotti agricoli, ittici e alimentari preconfezionati
che riportano una data di scadenza o un termine minimo di conservazione non superiore
a sessanta giorni; prodotti agricoli, ittici e alimentari sfusi, comprese erbe e piante aromatiche, anche se posti in involucro protettivo o refrigerati, non sottoposti a trattamenti
atti a prolungare la durabilità degli stessi per un periodo superiore a sessanta giorni;
prodotti a base di carne che presentano determinate caratteristiche fisico-chimiche (aW
– attività dell’acqua – superiore a 0,95 e pH – acidità – superiore a 5,2 oppure aW superiore a 0,91 oppure pH uguale o superiore a 4,5); tutti i tipi di latte.
Il regolamento attuativo precisa che il nuovo regime si applica ai contratti di cessione
dei prodotti agricoli e alimentari la cui consegna avviene nel territorio della Repubblica italiana. Fissa però delle eccezioni: non sono considerate cessioni ai sensi del
decreto, oltre a quelle nei confronti dei consumatori finali, quelle effettuate alle cooperative, alle organizzazioni di produttori di cui al d. l. 27 maggio 2005 n. 102, se gli
imprenditori risultano soci delle organizzazioni di produttori stesse e quelle operate
tra imprenditori ittici relative ai prodotti ittici. La disciplina, inoltre, non si applica alle
cessioni istantanee con contestuale consegna e pagamento del prezzo pattuito. Il presente decreto si applica a tutti i contratti di cessione stipulati a decorrere dal 24 ottobre
2012. I contratti già in essere alla data del 24 ottobre 2012, in relazione ai requisiti di
forma e contenuto, devono essere adeguati non oltre la data del 31 dicembre 2012; le
disposizioni in materia di pratiche sleali e tempi di pagamento si applicano automaticamente a tutti i contratti a partire dal 24 ottobre 2012.
¢
Associazioni allevatori: stefano annuncia creazione
gruppo di lavoro con mipaaf
11695 - 29:11:12/15:30 - roma, (agra press) - con l'obiettivo di valutare il metodo da adottare per rendere
sostenibili i servizi svolti dal sistema allevatori, alla luce del progetto di riorganizzazione delle associazioni, gli
assessori regionali all'agricoltura, riuniti in sede di commissione politiche agricole, hanno deciso di creare un
gruppo di lavoro composto dal mipaaf e da alcune regioni. la funzione istituzionale che il ministero delle politiche
agricole delega all'aia per le attivita' svolte, presuppone un'adeguata copertura finanziaria, ha detto ad agra press
il coordinatore degli assessori dario stefano spiegando che servirebbe uno stanziamento di almeno 60 milioni di
euro a fronte di soli 25 milioni previsti dal mipaaf per il 2013. le regioni quindi vogliono capire le intenzioni del
ministero per il futuro perche' si vuole evitare che una funzione statale sia finanziata dalle regioni, ha spiegato
l'assessore. altrimenti - ha concluso - lo stato lasci libere le regioni di decidere autonomamente.
¢
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
AGRICOLTURA
Camillo Mammarella
Alla Fieracavalli gli allevatori saltano
gli ostacoli della crisi e delle barriere sociali
A
Verona, l’edizione numero 114 di “Fieracavalli” (8-11 novembre 2012) è andata in archivio con un bilancio ancora una volta in positivo, nonostante la
crisi In quattro giorni hanno attraversato i padiglioni della manifestazione
scaligera oltre 156 mila visitatori, provenienti quest’anno da ben 75 Paesi,
superando così il record di affluenza della scorsa edizione.
Circa 350 i capi equini presentati nel padiglione Italialleva, concreta testimonianza
della biodiversità di cui è ricco il Belpaese e custodita dai Libri genealogici e Registri
anagrafici sotto l’egida Mipaaf. Un’area – quella di Italialleva – che ha dimostrato ancora una volta di essere il “cuore pulsante” della manifestazione scaligera, mèta principale degli spettatori che hanno fatto tappa nel padiglione dedicato al cavallo italiano.
Buone anche le annotazioni tecniche scaturite dalle due principali manifestazioni di
Libro genealogico, con la 75esima Mostra nazionale del Cavallo agricolo da tiro pesante rapido (Caitpr) e la 75esima edizione di quella dedicata al Cavallo Haflinger Italia.
Vetrina importante, quindi, a riconfermare il forte legame cavallo-territorio, “filo rosso” di questa 114esima edizione. Il tutto, si spera, per portare benefici in particolare
al comparto allevatoriale, nel suo momento di difficoltà congiunturale, mentre invece l’equiturismo appare in forte espansione e punta al consolidamento della propria
crescita. La manifestazione scaligera ha anche consentito di fare il punto sul panorama delle ippovie sia a livello continentale che nazionale: attraverso queste, infatti, il
turismo equestre ribadisce di essere un ottimo veicolo per l’approfondimento della
conoscenza dei territori (e tipicità delle produzioni) da parte dei viaggiatori a cavallo. Da non tralasciare anche l’aspetto agonistico della manifestazione: la dodicesima
edizione del Jumping Verona, unica tappa italiana della Rolex Fei World CupTM, ha
animato la scena sportiva della quattro giorni veronese con uno straordinario finale
azzurro grazie al podio ottenuto da Luca Moneta.
A Fieracavalli ha avuto anche luogo il 4° meeting dei centri che operano attraverso terapie assistite con animali (in particolare con il cavallo Bardigiano), organizzato dall’Anacb, associazione presieduta da Luca Marcora, coordinatore delle Ana equine in
seno al Comitato Direttivo Aia.
All’incontro, oltre a numerosi
operatori del settore (presenti anche responsabili di centri
ippici che praticano forme di
ippoterapia con altre razze),
hanno partecipato allevatori e
tecnici che si sono confrontati
sulle loro concrete esperienze
“sul campo”, a dimostrazione
di come il Bardigiano sia, per
le sue caratteristiche, una delle
razze più indicate per questo
tipo di attività di recupero e riabilitazione.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
Il legame
cavalloterritorio-sport
Porte aperte
all’ippoterapia
15
AGRICOLTURA
Menù firmato
Italialleva
Tra le altre novità di Fieracavalli, un’iniziativa organizzata dall’Aia in collaborazione
con Veronafiere e la Rete delle Scuole di Agricoltura del Veneto: la prima “Gara di
presentazione delle razze equine italiane” ha visto coinvolte una trentina di “squadre”
di studenti di dieci istituti tecnici e professionali agrari (Ita, Itas ed Isiss) dei sedici
che hanno aderito alla “Giornata Didattica” provenienti da diverse regioni italiane. La
giuria ha assegnato un punteggio alle squadre in campo sulla base di quattro elementi: conoscenze zootecniche, approfondimenti personali, competenze nella descrizione
zoognostica dei capi e capacità espositiva.
Infine uno spazio gourmet, con carne e formaggi garantiti dagli allevatori italiani,
la passione dei cuochi della Federazione nazionale personal chef – guidati da Perla
Raschini e Fabio Riondino – e la voglia di far conoscere ai visitatori di Fieracavalli il sapore vero della tradizione: su queste basi ha riaperto i battenti il ristorante
di Italialleva, che durante le giornate della manifestazione ha proposto piatti 100%
di origine italiana, dai bolliti ai brasati, dalle fiorentine ai sughi di carne. Una vera
kermesse gastronomica, aperta agli amanti della buona cucina per una sosta golosa
prima di tornare in mezzo ai cavalli.
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La Dieta mediterranea rilancia il Made in Italy
agroalimentare negli Stati Uniti
Giovanna Mellano
“C
ome risolvere il problema della crisi economica, del sistema sanitario e del benessere della
popolazione? Si può far tutto con una buona… lista della spesa! E sopratutto con prodotti
sani, genuini e Made in Italy”. È la provocazione lanciata dall’italo-americana Angela Fucsia
Nissoli promotrice, insieme all’Istituto italiano di Cultura a New York e a Stamford, di due
tavole rotonde informative in due giornate all’insegna del connubio tra medicina, Dieta mediterranea e salute.
Gli eventi sono stati sponsorizzati da Verde Energy Usa, Ambientevivo, Italiano Autentico, Poggio de Marinis
Italian Olive Oil Club, Domodimonti Natural Wines, Consorzio Tutela Grana Padano, Marovato Italian Imports,
Di Palo’s, RosannaCooking.com, e Feudo delle Ginestre.
Posizionare i prodotti dell’agroalimentare italiano negli Stati Uniti attraverso le strutture medico-nutrizionali
statunitensi è un’opportunità interessante e agevolata dal fatto che la Dieta Mediterranea dal novembre 2010
è stata inclusa dall’Unesco tra il Patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Questo modello nutrizionale ispirato alle tradizioni culinarie praticate in diversi Paesi nel bacino del
Mediterraneo, a partire dagli anni Novanta, si è diffuso ulteriormente ad di là dell’Atlantico, in zone come
Argentina, Uruguay e Stati Uniti. E se lo studioso italiano Lorenzo Piroddi è considerato il fondatore del
movimento a favore, lo scienziato Ancel Keys, iniziatore del Seven Countris Study, ha reso famosa questa dieta
nel popolare volume “How to Eat Well and Stay Well the Mediterranean Way.”
Ai due incontri sono state presentate delle linee guida per una sana alimentazione italiana e le ultimissime
ricerche sulla nutrigenetica e nutrigenomica. I relatori hanno illustrato in particolare l’importanza della Dieta
mediterranea dal punto di vista oncologico, cardiologico e gastroenterico, e come prevenzione per l’insorgere
dell’obesità.
Entrambe gli appuntamenti sono stati organizzati dalla dottoressa Ornella Flore, esperto scientifico del
ministero degli Affari esteri presso l’Istituto italiano di Cultura e docente presso la School of Medicine della
New York University. Protagonista principale è stato il medico nutrizionista romano Pietro Migliaccio,
autore di numerose pubblicazioni scientifiche in ambito biochimico e nutrizionale e collaboratore di numerose
testate e stazioni radiotelevisive per la divulgazione di temi riguardanti gli alimenti, la nutrizione e la salute.
Numerosi gli interventi di medici americani e italiani oltre alla nutrizionista Gaia Di Giacomo, che ha esposto
l’importanza dell’olio di oliva ed i principali effetti benefici che ha sul benessere della persona.
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16
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
CONTRATTI
Claudio Paitowsky*
Rinnovato il contratto nazionale
per quadri e impiegati agricoli
Un aumento del 5,5% suddiviso in due fasi
I
l 19 novembre 2012 le organizzazioni sindacali di Confederdia, FaiCisl, Flai-Cgil, e Uila-Uil e le organizzazioni datoriali di Confagricoltura, Coldiretti e Cia hanno raggiunto l’accordo per il rinnovo del
contratto collettivo nazionale per i quadri e gli impiegati agricoli,
scaduto il 31 dicembre 2011, per il quadriennio 2012-2015, che interessa
oltre 20.000 lavoratori.
L’intesa, seppur con eccessivo ritardo, da giustificare in parte con la
difficile congiuntura economica che ha investito pesantemente anche
l’Italia, rimarca come sia prevalso il comune senso di responsabilità
considerate anche le difficoltà che ancora gravano sui territori colpiti
dai recenti eventi sismici.
Su quest’ultimo aspetto mi preme ricordare l’iniziativa concordata tra le parti firmatarie del rinnovato contratto, con la quale si è istituito un Fondo di intervento
a favore delle popolazioni dei lavoratori e del sistema produttivo per la Regione
Emilia Romagna e le Province di Mantova e Rovigo ed aperto il conto corrente
presso la Banca Popolare dell’Emilia Romagna con il seguente: IT 68 U 05387
02402 000002083765, intestato a: EBARER Fondo Agricolo Terremotati Er Mn
Ro, in cui, a fronte del contributo volontario di 1 ora di lavoro da parte dei lavoratori, sarà devoluto un contributo equivalente da parte del datore di lavoro.
In tale contesto di solidarietà e sostenibilità del sistema va valutato l’aumento
e le sue decorrenze che, ribadisco, altrimenti non sarebbero oggettivamente rispondenti alla qualificata professionalità e competenza dei quadri ed impiegati
del settore, confermata anche nelle dichiarazioni effettuate dai rappresentanti
delle associazioni datoriali.
In tale visione di insieme va dunque letto positivamente l’aumento percentuale
biennale a regime del 5,5% dello stipendio contrattuale mensile conglobato in vigore sul territorio, suddiviso in due tranches: 2,6% dal 1° dicembre 2012 e 2,9%
dal 1° settembre 2013 dello stipendio contrattuale mensile; inoltre, per i contratti
territoriali non rinnovati, specificatamente Valle d’Aosta, Ascoli Piceno e Basilicata, l’aumento è in un’unica soluzione, a decorrere dal 1° dicembre 2012 che va a
determinare il nuovo livello dei minimi nazionali di stipendio mensile conglobato.
Ulteriore aspetto da non sottovalutare, è la conferma dell’attuale struttura ed assetto del contratto che continuerà ad avere una durata quadriennale con rinnovo
biennale di spettanza della contrattazione territoriale, cosiddetta di secondo livello, che potrà dare una risposta alle peculiarità locali.
La trattativa non è stata esente dai pesanti condizionamenti espressi nella legislazione in materia di lavoro, che hanno messo inevitabilmente in discussione alcuni
aspetti dell’attuale normativa contrattuale ed è in tale fase che va collocato positivamente il mantenimento del periodo di comporto di 12 mesi in caso di malattia
o infortunio, ritenendo unanimemente irricevibile qualsiasi richiesta delle parti
*Presidente Confederdia
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
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CONTRATTI
Pieter Brueghel il Giovane
Danza nuziale all’aperto,
1610 ca.
U.S.A., collezione privata
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datoriali relativamente alla riduzione dello stesso; di contro, è stata quasi inevitabile, seppure temperata e nella salvaguardia dei diritti acquisti, la riduzione, per
il personale assunto dal 1° dicembre 2012, dell’indennità di mancato preavviso ad
un massimo di 9 mesi per le prime tre categorie e di 7 mesi per le successive tre.
Si è ritenuto inoltre, vista la professionalità da valutare, di aumentare e riproporzionare il periodo di prova, laddove richiesto. Si è poi convenuto, al fine di rendere
maggiormente esigibile l’istituto dell’aspettativa non retribuita, la riduzione da 5
a 3 impiegati del quorum necessario per maturare il diritto alla richiesta.
L’articolo certamente di spessore è quello che ha recepito l’Accordo del settore
agricolo per la disciplina dell’apprendistato professionalizzante o di mestiere, sottoscritto il 30 luglio 2012, la cui discussione ha condizionato i tempi
della trattativa.
Nella direzione di riconoscere una
pari dignità di rappresentanza è lo
specifico articolo sulla riforma degli strumenti delle attività bilaterali nel quale tutte le parti si sono
impegnate a costituire una Commissione paritetica nazionale con
il compito, entro il 30 giugno 2013,
di monitorare e verificare gli enti
bilaterali previsti dalla contrattazione ed elaborare una proposta
organica che abbia come obiettivo
una maggiore funzionalità ed efficacia dei relativi strumenti.
In tale riordino deve trovare attuazione l’innovativo articolo con il
quale ci si impegna a dare concreta
applicazione alle previsioni legislative in materia di pari opportunità, a partire
dall’attribuzione delle qualifiche e mansioni, rimuovendo gli ostacoli che impediscono l’effettiva parità di trattamento nel lavoro, per il perseguimento di un’effettiva conciliazione tempi di lavoro-famiglia, il cui obiettivo non deve essere più
unicamente di genere, ma da tutti assunto.
Sulla scia di tale orientamento il rinnovato contratto ha inoltre previsto: l’integrazione al 100%, da parte dell’azienda, dell’indennità riconosciuta dall’Inps in caso
di maternità nel periodo di astensione obbligatoria; il permesso, anche in caso di
adozione internazionale o di affidamento pre-adottivo di un minore ed in sede di
contrattazione territoriale, vi sarà la possibilità di disciplinare, per le lavoratrici
madri o i lavoratori padri con figli di età inferiori ai tre anni, la facoltà di trasformare il rapporto di lavoro a tempo pieno in part-time con la possibilità di ripristinare, al termine del periodo, il rapporto a tempo pieno.
Infine, mi piace concludere con il recepimento contrattuale della previsione
legislativa di 10 ore annue retribuite per partecipare alle riunioni sindacali in
azienda, norma a sostegno della partecipazione quale valore cardine di una democrazia del lavoro.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
SINDACATO
Luigina De Santis*
Il patronato Inca: un servizio
gratuito per te
P
er il Patronato Inca-Cgil é importante che le lavoratrici ed i lavoratori
conoscano i loro diritti e li esercitino concretamente, nella loro quotidianità. Questo é il principale obiettivo dell’Inca, i cui funzionari svolgono la loro attività negli uffici di Patronato, nelle sedi delle Camere del
lavoro territoriali Cgil o nei luoghi di
lavoro, grazie alle intese con i delegati sindacali della Flai.
Sono oltre 100 le prestazioni per le
quali lavoratori e lavoratrici possono
ricorrere gratuitamente al Patronato: domande di pensione, previdenza
complementare, infortuni sul lavoro, malattie professionali, diritti di
mamme e papà che lavorano, sostegno economico in caso di disoccupazione, riconoscimento dell’inabilità e
dell’invalidità civile. Su mandato del
lavoratore o della lavoratrice, l’Inca
predispone ed invia all’ente interessato, telematicamente, la domanda
per ottenere il beneficio e la segue
fino all’esito positivo. Se il diritto
viene negato, su mandato dell’interessato l’Inca presenta ricorso amministrativo e, se occorre, garantisce una
qualificata assistenza legale e medico-legale attraverso professionisti convenzionati. L’attività dei patronati viene controllata dal Ministero del lavoro; il finanziamento delle loro attività è assicurato da un Fondo, gestito dallo stesso
Ministero, alimentato da una trattenuta dello 0,226% sui contributi riscossi annualmente dai maggiori enti previdenziali.
Per regolamento ministeriale, tuttavia, solo una parte minoritaria delle attività di
patronato viene finanziata; il resto è a carico dell’organizzazione promotrice, nel
caso dell’Inca della Cgil.
Le attività del patronato rispecchiano la grave crisi in atto: negli ultimi anni abbiamo presentato meno domande di pensione e più domande di disoccupazione e di
mobilità, nel 2011 oltre 420.000. Ogni anno, dal 1 gennaio al 31 marzo, l’Inca e la
Flai sono a fianco di lavoratrici e lavoratori stagionali per presentare, telematicamente, la domanda di disoccupazione agricola e di assegno al nucleo familiare; il
lavoro per il 2013 é già iniziato.
È importante che lavoratrici e lavoratori si abituino a controllare periodicamente,
con l’aiuto del patronato, la loro “posizione assicurativa”, vale a dire quanti contributi risultano versati a loro favore nella gestione previdenziale alla quale sono
iscritti: é un errore ricordarsi dei contributi solo alla fine dell’attività lavorativa.
Pieter Brueghel il Giovane
Le sette opere di misericordia,
1616 -1618 ca.
Bruxelles, collezione privata
*Collegio di presidenza Inca-Cgil
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
19
SINDACATO
Marten van Valkenborch,
e Hendrick van Cleve
La torre di Babele, 1580 ca.
Francia, collezione privata
Le norme in materia di pensione
sono complesse, di fronte ad ogni
lavoratore si aprono diverse possibilità; per compiere la scelta migliore é utile rivolgersi agli esperti del patronato. Le recenti leggi
n. 122/2010 e n. 214/2011 hanno
modificato profondamente il sistema pensionistico italiano: dal 1
gennaio 2012 l’età pensionabile é
aumentata in modo drastico così
come gli anni di contributi richiesti
per accedere alla pensione “anticipata”. Dal 1 gennaio 2013 ci sono
ancora modifiche, per l’aumento
dell’aspettativa di vita. Coloro che
hanno raggiunto i vecchi requisiti
pensionistici entro il 31 dicembre 2011 ed i lavoratori “salvaguardati” mantengono le vecchie norme; per le lavoratrici resta in vigore la possibilità di andare
in pensione, entro il 31 dicembre 2015, optando per il sistema di calcolo contributivo, con 57 anni di età e 35 anni di contributi; per i lavori usuranti ci sono norme
specifiche. Ogni lavoratore ed ogni lavoratrice, dunque, deve poter disporre di una
consulenza personalizzata. L’Inca può assicurarla anche perché, secondo i dati del
Ministero del lavoro, é il primo patronato italiano in termini di quantità di pratiche
¢
positive, primato che conferma la qualità del lavoro svolto.
Agromafie e caporalato
Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto
La contraffazione alimentare è cresciuta del 128% negli ultimi dieci anni
Marco Togna
conomia sommersa, contraffazione, caporalato: sono questi gli “affari” della criminalità organizzata
che ruota attorno all’agro-industria. A fare il punto su cosa nostra e nuovi schiavisti è il primo
rapporto “Agromafie e caporalato”, elaborato dall’Osservatorio Placido Rizzotto e presentato dalla
Flai Cgil. Il volume d’affari delle agromafie si aggira tra 12 e 17 miliardi di euro, rappresentando
il 5-10% di tutta l’economia mafiosa. Nell’agro-industria il controllo criminale interessa l’intera filiera:
produzione, reclutamento di manodopera, logistica e distribuzione. Se guardiamo al solo comparto agricolo,
scopriamo che il valore aggiunto del “sommerso” economico (lì dove si annidano le illegalità) è addirittura
pari al 32,8% del totale, per di più in continua crescita (era del 29,7% nel 2001). Il Rapporto (che si avvale della
prefazione di Giancarlo Caselli, procuratore capo della Repubblica di Torino), ricco di analisi e statistiche,
passa in rassegna i diversi aspetti dell’economia criminale. Tra i tanti, ne segnaliamo due: la contraffazione
alimentare, cresciuta negli ultimi dieci anni del 128%, per un valore di 60 miliardi di euro di prodotti che ogni
anno sono commercializzati nel mondo come falso “made in Italy”; il caporalato, un commercio delle braccia
che coinvolge circa 400 mila lavoratori stranieri (in maggioranza provenienti dall’Est europeo, dalla regione
indiana e dai paesi del Centro Africa), diffuso ormai su tutto il territorio nazionale, analizzato nel Rapporto
attraverso dettagliate mappe dei flussi stagionali dello sfruttamento.
¢
E
20
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
SINDACATO
Silvia Vannucci
Agricoltura e pari opportunità
L
’esaltazione dei punti di forza e il superamento delle criticità in una agricoltura al femminile sono obiettivi
al centro della politica per le pari opportunità che la Confederazione italiana
dei dirigenti, quadri ed impiegati dell’agricoltura, da tempo porta avanti, grazie anche all’impegno del suo Coordinamento Donne, guidato da Loredana Pesoli.
In tale direzione è la recente iniziativa organizzata a Caserta da Confederdia insieme all’Associazione italiana per lo sviluppo locale e la Camera di Commercio locale, dal responsabile Confederdia Campania, Andrea Mongillo, con l’incontro sul
tema “Donne e agricoltura”.
In apertura Claudio Paitowsky, presidente Confederdia, ha ribadito l’impegno organizzativo in tutte le sedi competenti a rimuovere gli ostacoli che si frappongono al
raggiungimento per tutti i lavoratori di pari opportunità di affermazione, nella consapevolezza che la componente femminile è una grande risorsa sulla quale investire.
L’evento, che ha trovato una platea attenta e disponibile, è stato animato dalle testimonianze delle imprenditrici ortofrutticole, Francesca Fiore e Angela Di Matteo,
e dall’impiegata Alessandra Manganelli, dipendente Unaproa e Nunzia Macci,
responsabile nazionale Confederdia settore zootecnico.
A seguire la tavola rotonda nella quale è stato presentato da Loredana Pesoli, in collaborazione con Alda Leo, funzionaria della Fondazione Enpaia, lo studio dei dati di
presenza delle donne nel comparto agricolo, il loro inquadramento nelle aziende, cogliendo
gli aspetti peculiari di forza ed i
punti di debolezza ancora presenti nella ricerca di una reale
parità retributiva nel settore
primario. Ulteriori contributi
nella tavola rotonda sono stati
apportati da Lucia Esposito,
consigliera regionale campana,
che ha parlato dell’impegno
femminile in politica e nella società civile, illustrando un disegno di legge regionale, da lei promosso, allo scopo di favorire l’ingresso delle donne nel mondo lavorativo, anche attraverso il riconoscimento
del merito. Stefano Mollica, presidente Aislo, ha sottolineato come il persistere di
pregiudizi e carenze normative ostacolino l’ingresso e l’affermazione nel mondo del
lavoro del genere femminile. La sociologa Marina Piazza, curatrice di numerose ricerche, in particolare sui temi della conciliazione, nel suo intervento ha illustrato le
norme che attualmente ne regolano le politiche, evidenziandone di fatto le carenze e la
necessità, da tutti trasversalmente richiesta, di un incisivo impegno affinché si imponga, sia in campo legislativo che sindacale, la cultura dell’affermazione di una efficace
politica di conciliazione tra impegni familiari e lavoro, quale elevato valore sociale.
Andrea Mongillo, nel chiudere i lavori, ha sottolineato come incontri e confronti
unitamente all’impegno sindacale fin qui perseguito, sono segnali che la strada
¢
intrapresa da Confederdia è quella giusta.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
21
SINDACATO
Claudia Merlino
Dalla Cia un piano strategico
per l’agricoltura
U
Jan Brueghel il Vecchio
Paesaggio fluviale con
bagnanti, 1595-1600
Svizzera, collezione privata
22
n “Piano strategico per il settore, articolato sul territorio” che trovi concrete adesioni anche da parte delle Regioni maggiormente vocate alla
produzione di latte e che permetta alle aziende zootecniche da latte di
avere reali certezze per il futuro. È questa la proposta lanciata, il 19 novembre a Milano dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori nel corso del Forum
nazionale sul settore zootecnico del latte bovino. Un incontro significativo in cui
sono stati affrontati i principali problemi del comparto, che sta vivendo una fase
di grande difficoltà e incertezza, con gli allevatori alle prese con costi produttivi
e contributivi sempre più onerosi, con un’asfissiante burocrazia e con i prezzi del
latte alla stalla non più remunerativi.
Il Forum – presieduto dal presidente della Cia Giuseppe Politi e concluso dal vicepresidente Domenico Brugnoni – è stato anche l’occasione per rilanciare le proposte dell’Organizzazione per la ripresa di un settore che ha grandi potenzialità e risorse,
attualmente soffocate da una situazione che ogni giorno di più diventa allarmante.
Il settore deve fare i conti con grandi cambiamenti:
il “pacchetto latte”, la riforma della Pac 2014-2020,
l’accresciuta concorrenza, il ruolo della Grande distribuzione organizzata (Gdo) nelle politiche commerciali e nella formazione dei prezzi. Elementi questi
che sono e saranno di forte impatto per il comparto
lattiero-caseario e per la zootecnia bovina da latte italiana. Elementi che mutano radicalmente lo scenario
competitivo delle aziende e che hanno una rilevante
incidenza sulla loro redditività. A questo si deve aggiungere che da anni si assiste al progressivo ridursi
della remunerazione del prezzo del latte, accompagnata dalla crescita dei costi di produzione, spesso aggravata da fattori esterni alle aziende agricole.
Sono profondi e traumatici cambiamenti davanti ai
quali – è stato rilevato durante il Forum della Cia – è urgente affermare una visione strategica e realizzare azioni concrete per dare più valore al prodotto latte e più
prospettive di reddito agli allevatori. Da qui l’esigenza di un impegno congiunto
tra le organizzazioni di rappresentanza del settore, il Governo e le Regioni. Ciò
che serve all’Italia, insomma è un’azione sinergica tesa a valorizzare la presenza
diffusa e vitale di una parte così significativa della sua struttura zootecnica e della
sua agricoltura sul territorio.
Il Forum della Cia ha consentito così di fare un’ampia disanima della situazione che
oggi vive il settore: dalla filiera al mercato, dal “pacchetto latte” all’organizzazione dei
produttori, dall’applicazione dell’art. 62 ai costi produttivi e contributivi, alla semplificazione amministrativa.
La filiera produttiva – è stato rilevato nel corso dei lavori – è caratterizzata da una
ridotta dimensione economica e fisica, da un’insufficiente presenza delle strutture
organizzate di aggregazione del prodotto nella fase agricola-allevatoriale, da notevoli
flussi di importazioni di materie prime, semilavorati e derivati del latte, da una comPREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
SINDACATO
plessità dei canali commerciali, soprattutto nelle aree del Sud e per i prodotti freschi.
Sul mercato nazionale, secondo la Cia, l’azione della Grande distribuzione organizzata, per mantenere i propri margini commerciali, impone condizioni contrattuali alla
filiera deprimenti nel prezzo e nella qualità. Ciò determina una continua compressione al ribasso del valore aggiunto nei soggetti della filiera, dove in particolare ne fanno
le spese gli allevatori, compresi quelli organizzati
nelle strutture cooperative.
Per questo motivo la Cia intende continuare a incalzare la Gdo per un confronto sulle nuove tipologie contrattuali, finalizzate alla valorizzazione delle
produzioni di qualità legate al territorio.
Nel contempo, la Cia – è stato sottolineato nel
Forum – ritiene necessario un profondo cambiamento del ruolo delle strutture associative. Le esperienze cooperative presenti nel comparto, anche se
limitate, rappresentano, infatti, una componente
essenziale nell’equilibrio dei mercati, un elemento
di sbocco del prodotto ed esperienze notevoli di valorizzazione della qualità nazionale.
Quindi, la Cia propone in un quadro di sinergie
condivise, di sviluppare un’azione unitaria del mondo agricolo e della cooperazione
per definire e attuare un’efficace strategia di difesa e valorizzazione del sistema allevatoriale italiano e della produzione lattiero-casearia nazionale, anche mediante il
rafforzamento delle strutture economiche agricole esistenti e la creazione di nuove,
laddove opportuno e possibile.
D’altra parte, una delle criticità del settore – è stato detto nel Forum della Cia – è
sicuramente la sporadicità dei rapporti interprofessionali. Il confronto con l’industria
di trasformazione del latte è diventato, di anno in anno, ancor meno strutturato e focalizzato, e quando si verifica solo sulla formazione del prezzo. Vi è, infine, da rimarcare l’assoluta assenza di una vera “interprofessione” che andrebbe costruita con la
presenza importante della rappresentanza della Gdo, elemento ormai fondamentale
nella costruzione della catena del valore.
Al Forum spazio anche per la nuova Pac: importante il superamento delle quote
produttive, mentre i criteri di regionalizzazione degli aiuti saranno un fattore di
selezione delle imprese e condizioni di concorrenza tra zootecnie europee, che già
scontano disuguaglianza nelle norme ambientali, sanitarie, della sicurezza, del
lavoro e nella crescita sociale.
Pesante è, inoltre, il problema dei costi di produzione. A fronte di una costante difficoltà del prezzo, in questi anni gli oneri aziendali hanno subito una vera e propria impennata dovuta all’aumento dei mangimi, dei listini energetici e dei condizionamenti
ambientali e burocratici. Ed è proprio la semplificazione amministrativa a rappresentare un obiettivo prioritario per un sostegno concreto allo sviluppo e alla competitività
delle imprese. I lavori del Forum di Milano sono stati introdotti da una relazione del
presidente della Cia Lombardia Mario Lanzi. Sono seguiti gli interventi di Cesare
Baldrighi, presidente del Consorzio Grana Padano, di Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, di Giuseppe Di Rubbo, dirigente del ministero delle Politiche
agricole alimentari e forestali, di Giuseppe Elias, assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, e di Ambrogio Invernizzi, presidente di Inalpi.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
David Teniers il Giovane
Paesaggio fluviale con
maniero e un viaggiatore
esausto aiutato da un
popolano vicino a una
locanda, 1645 - 1650 ca
Collezione privata
Dibattito
sulla nuova Pac
23
SINDACATO
a cura della redazione
Marino presenta il primo
Rapporto Censis sulla cooperazione
S
Welfare
e cooperazione
sociale
750.000
cooperative
nel mondo
24
olo 40anni fa le cooperative italiane erano 10.000 e occupavano 200.000 persone.
Oggi le cooperative sono 80mila e occupano 1.350.000 persone. “C’è stata una
progressione costante. Le cooperative tengono bene rispetto ai guai di questa
crisi. È un dato occupazionale straordinario che sorprende. L’occupazione in
testa alle performance delle cooperative è la migliore attestazione della coerenza delle
cooperative italiane rispetto all’art. 45 della Costituzione”. Lo ha detto Luigi Marino,
presidente di Confcooperative e dell’Alleanza delle cooperative italiane in occasione della
presentazione del I Rapporto Censis sulla cooperazione in Italia.
“In molti settori – ha detto Marino – agricoltura, consumo, credito, il Paese sarebbe
preda di conquista dei grandi investitori stranieri se non ci fossero i cooperatori e la cooperazione. Così il welfare sarebbe poca cosa senza la cooperazione sociale. Attraverso
le cooperative si esprime oggi una parte rilevante degli italiani con oltre 12 milioni di
soci. Gli italiani delle cooperative portano le promesse di un’Italia migliore. Il talento degli italiani può essere tradotto attraverso le cooperative. I cooperatori italiani vogliono
lavorare per un’Italia migliore”.
“Le cooperative italiane – prosegue Marino – hanno continuato a crescere sia negli anni
di crisi strutturale sia negli anni di attacco politico all’ordinamento civilistico e fiscale.
Le cooperative hanno temuto più la politica che il mercato subendo dalla fine degli anni
‘80 a oggi un tentativo di omologazione alle società capitalistiche, anziché esaltare art
45 sono stati adottati provvedimenti opposti dal punto di vista del diritto societario e
fiscale. Abbiamo bisogno di un mercato plurale. Abbiamo bisogno di un mercato forte
in cui un numero molto alto di imprese possono confrontarsi, competere e migliorare”.
Tra le 300 cooperative più grandi del mondo solo 18 sono italiane e la prima è al 112 posto.
Nonostante l’Italia sia una potenza cooperativa dobbiamo crescere in dimensioni e questo
sfata i pregiudizi che vorrebbero relegare la cooperazione a imprese di piccole dimensioni.
Nelle cooperative più grandi cresce la produttività, la capacità’ di resistere sul mercato.
Nel mondo 750.000 cooperative risolvono i problemi di 1 miliardo di soci e danno lavoro
a 100 milioni di persone, non è un caso se per il diverso modo di affrontare la crisi l’Onu
abbia proclamato il 2012 Anno internazionale delle cooperative.
Non è un caso che le cooperative, tra cui in gran parte agroalimentari, che più si sono
patrimonializzate e capitalizzate, che hanno perseguito politiche di crescita dimensionale
stanno resistendo meglio alla crisi, stanno puntando sull’export e sull’internazionalizzazione, oltre che sui mercati interni. I processi di aggregazione e il fare rete restano due
punti fondamentali per il futuro.
Un’ultima considerazione sulla rappresentanza. “Questo paese – ha detto Marino –
ha bisogno di mettersi alle spalle le sedimentazione del passato. Da due anni è stata avviata l’Alleanza delle Cooperative. Vale la pena di metterci la passione. È una
grande cosa che la cooperazione italiana doveva fare e la sta facendo. Alleanza delle
Cooperative e Rete Imprese Italia sono due buone notizie per la semplificazione e la
modernizzazione della rappresentanza. Prima al tavolo della Sala Verde di Palazzo
Chigi sedevano 38 sigle. Ora il confronto con il governo avviene con associazioni realmente rappresentative: Abi, Alleanza delle Cooperative, Ania, Confindustria, Rete
Imprese, Cgil, Cisl, Uil e Ugl”.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
SINDACATO
a cura della redazione
Costituita l’Alleanza delle
cooperative italiane, Gardini presidente
«L
’Alleanza delle Cooperative Italiane nel settore agroalimentare non è
solo un segnale forte, chiaro e tangibile nel percorso da più parti auspicato di semplificazione della rappresentanza, ma è
stata da noi concepita come luogo di progettazione e
Un breve profilo
di stimolo per favorire un migliore posizionamento della cooperazione
di Maurizio Gardini
agricola nell’economia del Paese».
Maurizio Gardini 53 anni, è alla guiCosì il neo presidente Maurizio Gardini ha commentato la costituda di Fedagri – Confcooperative dal
zione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane – Settore Agroalimen2009. È presidente dal 2000 della
tare costituita da Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentapiù importante cooperativa agricore e Agci-Agrital.
la italiana, Conserve Italia, che ope«Con lo stesso spirito e con le stesse modalità – ha aggiunto Gardini che
ra nel settore della trasformazioè anche presidente di Fedagri Confcooperative – vorremmo approcciane dei prodotti ortofrutticoli, con
re ed intensificare le nostre relazioni con tutte le altre componenti della
strutture di produzione e commerrappresentanza sindacale, nella convinzione che attraverso il dialogo
cializzazione in Italia e all’estero.
e il confronto si possano creare le condizioni per svolgere al meglio
ognuno il proprio ruolo, contribuendo insieme alla crescita e allo sviluppo dell’agricoltura italiana». L’Alleanza delle cooperative agroalimentari associa
5.100 cooperative che rappresentano 720.000 soci produttori, danno lavoro a 94.000
persone e realizzano un fatturato aggregato complessivo di 34,2 miliardi di euro, pari al
24% del valore della produzione agroalimentare italiana.
La cooperazione rappresenta il 58% della produzione lorda vendibile del vino, il 40%
della plv nazionale del comparto ortofrutticolo, il 43% del valore della produzione
lattiero-caseario nazionale ed oltre il 60% del fatturato dei formaggi Dop; il 70% della
produzione lorda del settore avicunicolo (uova, carne di pollame, conigli) e il 25%
della produzione trasformata dei comparti bovino e suino.
¢
I numeri di settore
Un quarto del fatturato agroalimentare italiano...
L’Alleanza delle cooperative italiane rappresenta:
- 5.100 cooperative agroalimentari
- 720.000 soci produttori
- 94.000 occupati
- 34,2 miliardi di euro di fatturato (24% del fatturato agroalimentare
italiano).
...con un forte legame con il territorio
- L’86% delle materie prime proviene da soci conferenti.
- Per i propri approvvigionamenti (conferimenti e acquisti) le cooperative si rivolgono in un ambito quasi esclusivamente italiano (71%
locale, e 26% nazionale).
- Solo il 3% della materia prima è di provenienza estera e riconducibile a produzioni non realizzabili nel nostro Paese, utilizzate a completamento della gamma.
…che remunera i prodotti ai soci a prezzi mediamente più alti
Da una recente indagine condotta su alcuni casi aziendali emer-
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
ge che le liquidazioni effettuate dalle cooperative sui prodotti
conferiti dai soci sono mediamente più alte rispetto ai prezzi di
mercato:
- Vino: la remunerazione delle uve conferite dai soci è mediamente
più alta del 15-20%
- Formaggi Dop: la liquidazione ai produttori soci avviene ad un
prezzo medio più alto del 18% rispetto a quello stabilito negli accordi interprofessionali (con incrementi anche superiori per il Grana
Padano e il Parmigiano Reggiano).
…e che cresce sui mercati esteri
Un quarto delle cooperative agroalimentari italiane è oggi presente
sui mercati esteri (il 26%).
Commercializzano i propri prodotti all’estero il 58% delle cooperative vitivinicole, il 39% di quelle ortofrutticole e il 17% delle cooperative del settore lattiero-caseario.
Il valore delle esportazioni delle cooperative agroalimentari ha raggiunto nel 2011 quota 4 miliardi di euro, pari all’11,7% del fatturato
¢
cooperativo.
25
AZIENDE
Giovanna Mellano
Intervista a Luca Marcora
H
a ricoperto numerosi incarichi pubblici, Luca Marcora, nell’associazionismo agricolo e come parlamentare sia alla Camera sia al Senato fino a dedicarsi a tempo pieno
alla sua originaria attività di imprenditore agricolo e di consulente e ricercatore nel
campo dell’economia agricola.
L’azienda è la Angus con annesso l’agriturismo Carovane, a Compiano in provincia di Parma: 600 ettari destinati ad agricoltura biologica multifunzionale e con attività prevalente
l’allevamento di mucche frisone per la produzione di latte per il Parmigiano Reggiano
anch’esso biologico.
Quali motivazioni l’hanno spinta alla scelta del biologico e come ha strutturato
l’azienda?
Produrre biologico è stata innanzitutto una scelta etica, culturale, ambientale. Nell’agricoltura biologica non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi quindi niente concimi e diserbanti,
ma unicamente prodotti naturali. Per gli animali, quando occorre per la loro salute, vengono
utilizzati prodotti fitoterapici e omeopatici. Un ritorno economico positivo è dovuta pure ai
contributi comunitari.
L’allevamento rappresenta la fetta più importante dell’attività: 240 capi di razza frisona
di cui 150 vacche in lattazione per la produzione del
Parmigiano Reggiano biologico e poi bovini da carne di altre razze che pascolano sull’appennino e sul
Monte Pelpi, la cima più alta della zona, circa 1600
metri. L’allevamento dei cavalli di razza Bardigiana
è una caratteristica fondamentale per l’agriturismo
Carovane. Produco anche cereali e foraggio esclusivamente per autoconsumo.
Lei è presidente dell’Associazione nazionale
del Cavallo Bardigiano e nell’agriturismo ha
scelto di investire molto nell’allevamento di
questi cavalli, perché?
I cavalli sono la mia passione sin da quando ero bambino e il cavallo Bardigiano in particolare perché per la sua docilità è adatto all’equitazione
anche per i principianti e perché è tipico di questo territorio. È un cavallo robusto e ben sopporta il clima dell’Appennino. Così ho deciso di realizzare nell’agriturismo, un centro di addestramento sia per i cavalli sia per i cani. E sono felice di questa scelta perché ha incontrato
l’interesse di tanti ospiti dell’agriturismo e della gente della zona.
È più difficile la vendita dei prodotti bio? Ci sono differenze tra la domanda del
mercato interno e quella del mercato estero?
Spesso agli inizi la differenza tra produzione tradizionale e bio non era capita, di conseguenza
neppure il prezzo, a questo si aggiunse, nel periodo 2004-2009, una grave crisi per il Parmigiano Reggiano con quotazioni depresse, mentre è noto che produrre bio implica un costo maggiore del 20-30%. Dal 2009 nonostante il Parmigiano Reggiano biologico non avesse
grande appeal sul mercato interno, le esportazioni hanno iniziato ad andare molto bene in
Francia, Germania e Svizzera. Per il mercato europeo il biologico ha un valore rilevante, ha la
sua consolidata nicchia di mercato.
Negli ultimi anni, nuove forme di distribuzione quali la vendita diretta e i Gruppi di acquisto
26
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
AZIENDE
solidale, Gas, hanno contribuito alla diffusione dei prodotti
bio: è apprezzata la produzione ecocompatibile, la salubrità del prodotto e la salvaguardia dell’ambiente…
Se si dovesse rivolgere a un giovane gli consiglierebbe di intraprendere l’attività agricola? e quali
sono gli sbocchi professionali tradizionali ed emergenti su cui dovrebbe puntare?
L’imprenditore agricolo si fa per passione! è una scelta di
vita forte. Fare un lavoro dipendente o indipendente è già
un discrimine, ma per creare qualcosa di proprio occorre
grande forza di volontà oltre alla passione e alla capacità
di organizzare le persone e motivare i dipendenti. In questo lavoro non ci sono orari, si deve stare sempre “sul campo”, e la volatilità dei prezzi sui mercati spesso crea forti squilibri di reddito per cui occorre
essere sempre pronti a fronteggiare la crisi.
A un giovane di oggi comunque consiglierei il lavoro di imprenditore agricolo in quanto l’agricoltura dimostra in maniera non solo congiunturale ma anche strutturale, di essere un settore
solido. Con la logica delle eccedenze di un tempo, siamo passati all’epoca della scarsità, ma
oggi vediamo che il fattore cibo e il fattore alimentazione sono sempre più determinanti.
Nella dimensione del mercato globale l’Italia non può competere sui costi quindi a un giovane consiglio di puntare sulla qualità e sulle tipicità dei prodotti a seconda della vocazione
produttiva, della tradizione culturale e storica del territorio, che sono numerose e apprezzate
ovunque.
Da politico oltre che da imprenditore, c’è qualcosa che vorrebbe fare per il settore?
Sin dagli anni Cinquanta in Francia e in Germania non c’è mai stata l’idea che sviluppo significasse abbandono dell’agricoltura mentre in Italia sì, e la conseguenza fu lo spopolamento delle
campagne negli anni Cinquanta e Sessanta.
Culturalmente e politicamente nella mia attività di parlamentare non sono riuscito a contrastare l’immagine di arretratezza dell’agricoltura che avevano i governi sia di destra sia
di sinistra, da negarle quindi un ruolo centrale nel sistema economico del Paese. Inoltre, mi
piacerebbe riuscire a sovvertire la catena del valore classica della nostra filiera alimentare.
Perché ancora oggi in Italia la parte agricola all’interno della filiera agroalimentare è una
parte “perdente”. La nostra ambizione, di noi produttori di biologico, era creare una filiera
con diversi rapporti commerciali e punti di forza al suo interno, ma non ci siamo riusciti. Per
quanto posso continuerò a battermi affinché l’agricoltura riacquisti la sua centralità, sia per
un motivo economico sia sociale e ambientale.
Soprattutto mi auguro che nell’agenda politica dei nostri Governi all’agricoltura vengano riconosciute le sue funzioni di fonte di prodotti agroalimentari
di qualità e di recupero delle zone rurali per la creazione di
una società più equilibrata tra campagna e città, e non si pensi solamente all’agricoltura come serbatoio dal quale attingere risorse per risanare il bilancio pubblico.
L’agricoltura è una opportunità per l’Italia. Sono assolutamente convinto del suo ruolo nello sviluppo economico
del Paese. Un governo intelligente deve capire che l’agroalimentare è uno dei pochi settori economici su cui l’Italia deve puntare. Lo dimostrano anche gli ultimi trend in
particolare nell’esportazione e nell’occupazione.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
27
NORMATIVA
Antonio Positino
riforma del lavoro:
apprendistato, part-time e lavoro a progetto
L
a legge 28 giugno 2012, n. 92 (G.U. n.
153/2012) entrata in vigore il 18 luglio,
contiene disposizioni “in materia di riforma del mercato del lavoro in una
prospettiva di crescita” e riordina integralmente tutti gli istituti della legislazione lavoristica
relativamente ai contratti di inserimento, di apprendistato, a tempo parziale e al lavoro a progetto prevede quanto di seguito riportato. Il
contratto di inserimento, costituisce lo strumento normativo volto ad agevolare l’ingresso
nel mondo del lavoro di talune categorie di lavoratori svantaggiati. Trattasi dei giovani dai 18 ai
29 anni, dei disoccupati di lunga durata dai 29 ai
32 anni, dei cittadini con più di 55 anni privi di
un posto di lavoro, dei lavoratori che desiderano
riprendere un’attività e che non hanno lavorato
per almeno due anni, delle donne residenti in
aree geografiche in cui il tasso di occupazione
femminile risulta particolarmente elevato e delle persone affette da handicap fisico, mentale o
psichico e come tali riconosciute da una commissione medica pubblica. L’assunzione di tali
lavoratori risulta poi agevolata da specifici sgravi fiscali e incentivi economici e normativi. Tale
tipologia contrattuale non trova posto nella riforma del diritto del lavoro che, di fatto, dispone
l’abrogazione degli articoli 54, 55, 56, 57, 58 e 59
del DLgs n. 276/2003 (e successive modificazioni) realizzando la cancellazione del contratto di
inserimento. Tuttavia, i contratti stipulati fino al
31 dicembre 2012 continueranno ad essere disciplinati sulla base della normativa previgente.
La scelta governativa di abbandonare il contratto di inserimento è finalizzata a garantire la centralità dell’apprendistato come veicolo di ingresso privilegiato nel mondo del lavoro. Il contratto di apprendistato, ai sensi dell’art. 1 del
DLgs n. 167/2011, è un contratto di lavoro subordinato, a tempo indeterminato, finalizzato
alla formazione ed all’occupazione dei giovani.
Tale principio soffre l’unica eccezione del settore
delle “attività stagionali”, per le quali la contrat-
28
tazione collettiva può prevedere contratti a tempo determinato. Sempre il citato art. 1, al secondo comma, enumera le forme di apprendistato
previste dalla legge ovvero apprendistato per la
qualifica e per il diploma professionale, apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere ed apprendistato di alta formazione e ricerca. Per quanto attiene la disciplina di tale tipologia contrattuale, la legge rimette la stessa
alle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro
e dei lavoratori, attraverso la contrattazione collettiva o gli accordi interconfederali, nel rispetto
di alcuni principi prefissati: forma scritta, patto
di prova, piano formativo individuale, divieto di
cottimo, inquadramento fino a due livelli inferiori a quello finale o pagamento della retribuzione in percentuale, presenza di un “tutor
aziendale” o di un “referente aziendale”, riconoscimento della qualifica professionale da far valere all’interno o all’esterno dell’azienda, registrazione della formazione sull’apposito libretto,
possibilità di finanziamento dei percorsi formativi attraverso i fondi paritetici, possibilità di
prolungare il periodo di formazione a seguito di
assenze involontarie come la malattia o l’infortunio, divieto di recesso per le parti durante il
periodo formativo, divieto di licenziamento, durante la formazione, se non per giusta causa o
per giustificato motivo e possibilità di recesso
per entrambe le parti al termine del periodo formativo attraverso l’istituto del preavviso, altrimenti il rapporto prosegue come ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Con la riforma il legislatore interviene fissando una durata minima del contratto (pari a
sei mesi) e subordinando l’assunzione di nuovi
apprendisti ad una percentuale di stabilizzazioni
effettuate nell’ultimo triennio (pari al 50%) con
l’esclusione dei rapporti cessati durante il periodo di prova, per dimissioni o per licenziamento
per giusta causa (per i primi 3 anni di applicazione della nuova riforma del lavoro questa percentuale scende al 30%). Inoltre, viene previsto che
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
NORMATIVA
il rapporto tra numero complessivo di apprendisti che un datore può assumere, direttamente o
tramite agenzie, e le “maestranze specializzate
in servizio” sale a 3 ogni 2 (dal precedente rapporto di 1 ad 1). Ancora, il legislatore prevede
che la disciplina dell’apprendistato continuerà
ad essere applicata anche durante l’eventuale
periodo di preavviso e sino al termine del periodo di formazione. Il contratto di lavoro a
tempo parziale, part-time, disciplinato dal
DLgs n. 61/2000, prevede una diminuzione
dell’orario di lavoro rispetto a quello normale ed
assume le diverse forme di orizzontale (con riduzione giornaliera dell’orario di lavoro), verticale (con orario pieno ma solo in determinati
giorni della settimana) e misto. La normativa
attuale, poi, si caratterizza per la disciplina delle
cosiddette clausole flessibili (che permettono di
variare la collocazione temporale della prestazione lavorativa rispetto a quella inizialmente
concordata e che possono essere attivate dal datore di lavoro a condizione di un congruo preavviso di almeno 5 giorni al lavoratore) e delle cosiddette clausole elastiche, valide solo per i parttime verticali e misto, (che comportano l’aumento della quantità della prestazione lavorativa rispetto a quanto fissato originariamente e
possono essere attivate dal datore di lavoro a
condizione di un congruo preavviso di almeno 2
giorni al lavoratore). La riforma in argomentato
demanda alla contrattazione collettiva anche la
determinazione delle condizioni e delle modalità
che consentono al lavoratore di richiedere l’eliminazione ovvero la modifica delle clausole flessibili e delle clausole elastiche (oltre alle condizioni e modalità, già disciplinate, in relazione
alle quali il datore di lavoro può modificare la
collocazione temporale della prestazione lavorativa e può variare in aumento la durata della prestazione lavorativa). La nuova disciplina, in materia di revoca del consenso del lavoratore in
ordine alla operatività di clausole flessibili ed
elastiche, attribuisce una sorta di diritto di ripensamento ai lavoratori che si trovano nelle
condizioni previste dall’art. 10 della L. n.
300/1970 (i lavoratori studenti) e dall’art. 12-bis
del DLgs n. 61/2000 (lavoratori affetti da gravi
patologie). Il contratto di lavoro a proget-
to. Previste dal D.Lgs. n. 276/2003, le collaborazioni a progetto sono continuative e coordinate, svolte dunque autonomamente ma sotto
il coordinamento del datore di lavoro. Il “progetto”, o il programma di lavoro o la fase di
esso, devono essere specificati per iscritto ed
individuati nel loro contenuto caratterizzante
(Min. Lav. circ. n. 1/2004). La vigente normativa sanzionatoria prevede la conversione in
contratto di lavoro subordinato della collaborazione priva di un progetto specifico. La riforma in trattazione interviene sulla materia al
fine di evitare gli abusi connessi a tale formula
contrattuale, rendendo la normativa più precisa e stringente. In primo luogo, vengono ridefiniti gli elementi essenziali del contratto,
mantenendo il riferimento al solo progetto ed
abrogando ogni riferimento a programmi o
fasi di lavoro. Il progetto deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato
finale e non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente,
indipendentemente dal tempo impiegato per
l’esecuzione dell’attività lavorativa. Il progetto non può comportare lo svolgimento di
compiti meramente esecutivi o ripetitivi. In
secondo luogo, il legislatore ha riscritto le
norme sul recesso dal contratto prevedendo
(oltre all’ipotesi della giusta causa) che il
committente può recedere prima della scadenza del termine qualora siano emersi profili di inidoneità professionale del collaboratore, tali da rendere impossibile la realizzazione
del progetto, mentre il collaboratore può recedere prima della scadenza del termine,
dandone preavviso, nel caso che tale facoltà
sia prevista nel contratto individuale di lavoro. Infine, il legislatore, con l’evidente finalità
di scoraggiare la deriva elusiva del contratto a
progetto detta una interpretazione autentica
dell’art. 69, comma 1, del succitato DLgs n.
276/2003 stabilendo che lo stesso va inteso
nel senso che l’individuazione di uno specifico
progetto costituisce elemento essenziale di validità del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, la cui mancanza determina
la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
29
NORMATIVA
Lucia Russillo
riforma del lavoro:
contratto a tempo determinato
F
ermo restando che il contratto a tempo indeterminato “costituisce la forma comune
di rapporto di lavoro”, la Riforma del Lavoro (Legge n. 92/2012 - pubblicata sulla
G.U. n.153 del 3 luglio 2012) apporta significative
novità alla disciplina dei rapporti di lavoro a termine. Computo della durata del contratto.
Il periodo massimo di durata del rapporto fra lo
stesso lavoratore e lo stesso datore di lavoro per lo
svolgimento di mansioni equivalenti oltre il quale il lavoro si considera a tempo indeterminato è
pari a 36 mesi, comprensivi di proroghe e rinnovi,
considerando anche i periodi di missione aventi ad
oggetto mansioni equivalenti, svolti fra i medesimi soggetti con contratto di somministrazione a
tempo determinato, stipulati dal 18 luglio 2012.
Tale periodo massimo può essere derogato dalla
contrattazione collettiva e non riguarda la somministrazione: il Ministero ha chiarito che il datore
di lavoro potrà utilizzare la somministrazione a
tempo determinato con lo stesso lavoratore anche
dopo il raggiungimento del limite massimo di durata. Contratto senza causale. Il legislatore è
altresì intervenuto in merito ai presupposti per il
ricorso da parte dell’impresa al lavoro a tempo determinato escludendo il requisito della sussistenza
di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo (riferibili anche all’ordinaria attività del datore di lavoro), ai fini della stipulazione
di un primo contratto di lavoro a termine, purché
esso sia di durata non superiore a sei mesi. La norma ha però previsto che, in via diretta a livello interconfederale o di categoria, o in via delegata ai
livelli decentrati, i contratti collettivi stipulati dalle
organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori
di lavoro comparativamente più rappresentative
sul piano nazionale possano prevedere, in via alternativa rispetto a quanto sopra precisato, che la
causale non sia richiesta nei casi in cui l’assunzione
a tempo determinato o la missione con contratto di
somministrazione a tempo determinato avvenga,
purché entro il 6% del totale dei lavoratori occupati nell’unità produttiva, nell’ambito di un pro-
30
cesso organizzativo determinato da talune ragioni
quali l’avvio di una nuova attività, il lancio di un
prodotto o di un servizio innovativo, l’implementazione di un rilevante cambiamento tecnologico,
la fase supplementare di un significativo progetto
di ricerca e sviluppo, il rinnovo o la proroga di una
commessa consistente. Code contrattuali. Sono
stati allungati i tempi in cui il contratto a termine
può proseguire dopo la scadenza senza che scatti
la sanzione della conversione in rapporto a tempo
indeterminato. Il periodo in questione passa da 20
a 30 giorni originari (per contratti rispettivamente di durata fino a sei mesi o oltre i sei mesi) a 30
e 50 giorni. Viene però introdotto un obbligo fino
ad oggi non previsto, ovvero la comunicazione di
tale “coda” al Centro per l’impiego territorialmente
competente entro la scadenza del termine inizialmente fissato. Ampliate le pause contrattuali.
Un altro aspetto sicuramente interessante, è da
individuarsi nell’allungamento del cosiddetto periodo di luce tra due successivi rapporti di lavoro a
tempo determinato. Fino ad oggi, tra due successivi
contratti a termini dovevano intercorrere almeno
10 o 20 giorni a seconda che il primo rapporto di
lavoro avesse avuto una durata inferiore o superiore a sei mesi. Con le nuove norme, tali intervalli
vengono elevati rispettivamente a 60 e 90 giorni.
Pertanto, il secondo contratto si considera a tempo
indeterminato quando il lavoratore sia riassunto a
termine entro un periodo di 60 giorni dalla scadenza di un primo contratto di durata fino a 6 mesi o
90 giorni dalla scadenza di un contratto di durata superiore ai 6 mesi. Lo scopo di tale intervento
è chiaro: scoraggiare il datore di lavoro a restare
senza le necessarie risorse di personale in azienda,
prevenendo possibili abusi ed incentivando il medesimo soggetto a provvedere alla stabilizzazione
del lavoratore mediante la stipula di un contratto di
lavoro a tempo indeterminato. Il legislatore prevede che dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato, ivi ricomprendendo anche periodi a termine
a seguito di contratti di somministrazione, scatta
¢
l’assunzione a tempo indeterminato.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
NORMATIVA
Gerardo Damiano
Riforma del lavoro:
lavoro intermittente o a chiamata
L
a normativa relativa all’applicazione
del contratto di lavoro intermittente
è stata modificata significativamente
dalla Legge 28 giugno 2012, n. 92, meglio nota come la Riforma del mercato del lavoro Monti-Fornero, entrata in vigore lo scorso 18
luglio. Queste le novità. A far data dal 18 luglio
2012 viene prevista la possibilità di sottoscrivere in qualunque caso, ovvero in assenza di altri
requisiti oggettivi (periodi predeterminati o esigenze individuate da contrattazione collettiva o
decreto ministeriale), nuovi contratti di lavoro a
chiamata con soggetti con più di cinquantacinque anni di età e con soggetti con meno di ventiquattro anni di età (23 anni e 364 giorni), fermo
restando in tale caso che le prestazioni contrattuali devono essere svolte sino al compimento
del venticinquesimo anno di età. Un’eventuale
violazione determinerà pertanto la “trasformazione” del rapporto in lavoro subordinato a
tempo pieno e indeterminato. Sulla base delle
modifiche recentemente introdotte il lavoro intermittente è oggi utilizzabile nelle seguenti ipotesi: per lo svolgimento di prestazioni di carattere discontinuo o intermittente secondo le esigenze e/o i periodi predeterminati individuate
dai contratti collettivi stipulati da associazioni
dei datori di lavoro e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative, rese da soggetti con età compresa tra i 24 e i 55 anni di età;
con soggetti di più di 55 anni di età e con soggetti di meno di 24 anni di età, fermo restando
in tale caso che le prestazioni contrattuali devono essere svolte entro il venticinquesimo anno
di età; con riferimento alle attività indicate, in
assenza di intervento della contrattazione collettiva, si potrà ancora riferirsi alle occupazioni
che richiedono un lavoro discontinuo elencate nella tabella approvata con R.D. n.2657/23.
In relazione alla nuova disciplina dell’istituto
il Legislatore ha poi introdotto una disciplina
transitoria, in particolare viene previsto che i
contratti di lavoro intermittente, sottoscritti
prima dell’entrata in vigore della normativa in
commento e che non siano più compatibili con
le disposizioni sopra evidenziate, cessino di
produrre effetti decorsi dodici mesi dalla data
di entrata in vigore della presente legge ovvero a decorrere dal 17 luglio 2013. Con l’intento,
poi, di scongiurare possibili fenomeni distorsivi nell’utilizzo del contratto, il legislatore ha
introdotto un nuovo obbligo comunicazionale,
oltre naturalmente alla comunicazione preventiva all’instaurazione del contratto al Centro per l’Impiego tramite Unilav. Viene infatti
previsto che prima dell’inizio della prestazione
lavorativa o di un ciclo integrato di prestazioni
il datore di lavoro sia tenuto a comunicarne la
durata con modalità semplificate alla Direzione Territoriale del Lavoro competente per territorio mediante sms, fax o posta elettronica.
In assenza di individuazione di modalità semplificate della comunicazione, la stessa potrà
essere effettuata con gli strumenti attualmente operativi (fax, posta elettronica certificata
o non certificata) ai recapiti delle Direzioni
reperibili sul sito www.lavoro.gov.it. Una sola
comunicazione potrà indicare la chiamata anche di più lavoratori e potrà essere, nel caso,
annullata in qualunque momento attraverso
l’invio di una successiva comunicazione, da effettuarsi tuttavia prima dell’inizio della prestazione di lavoro. In assenza di modifica o annullamento della comunicazione già inoltrata è da
ritenersi comunque effettuata la prestazione
lavorativa per i giorni indicati, con le relative
conseguenze di natura retributiva e contributiva. Va precisato inoltre che, a fronte della
comunicazione di una singola prestazione o
di un ciclo di prestazioni, l’eventuale chiamata del lavoratore in giorni non coincidenti con
quelli inizialmente comunicati (anche solo per
la diversa collocazione temporale degli stessi)
comporterà la sanzione per la mancata comunicazione preventiva prevista dalla normativa
(da € 400,00 a € 2.400,00).
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
31
NORMATIVA
Massimiliano Lannino
Riforma del lavoro:
le novità sul lavoro accessorio
L
a Riforma del mercato del lavoro ha
apportato sostanziali modifiche alla
disciplina del lavoro accessorio, rivedendo radicalmente gli artt.70-74
del D.Lgs. n.276/03. Il Ministero del Lavoro,
con circolare 18 luglio 2012, n.18, è già intervenuto a riguardo, dando le primissime indicazioni di prassi. Il Decreto Sviluppo, poi, ha
ampliato in via transitoria l’ambito di applicazione dell’istituto, prevedendo la possibilità,
per l’anno 2013 e per i percettori di prestazioni
integrative del salario o di sostegno al reddito,
di rendere prestazioni di lavoro accessorio in
tutti i settori produttivi nel limite massimo di
€ 3.000,00 di corrispettivo per anno solare.
La contribuzione relativa al lavoro accessorio
sostituirà, in questo caso, quella figurativa delle prestazioni integrative. Secondo la nuova
disciplina normativa, le prestazioni di lavoro
accessorio sono intese come quelle “attività
lavorative di natura meramente occasionale”,
che non danno luogo a compensi superiori a €
5.000,00 nel corso di un anno solare, annualmente rivalutati, “con riferimento alla totalità
dei committenti”. Pertanto, a partire dal 18 luglio 2012, quindi, mediante lavoro occasionale
accessorio può essere svolta qualsiasi attività
lavorativa in qualsiasi settore produttivo da
parte di qualsiasi soggetto prestatore di lavoro,
fermo restando il rispetto del limite economico di € 5.000,00 complessivi per anno solare.
La riforma prevede le seguenti deroghe: per
committenti imprenditori commerciali
o professionisti le attività lavorative svolte
tramite lavoro accessorio, a loro favore, sono
consentite purché non diano luogo a compensi superiori a € 2.000,00 per ciascun singolo
committente, annualmente rivalutabili, fermo
restando il limite di € 5.000,00 complessivi in
capo al lavoratore, per anno solare; per committenti agricoli le prestazioni di lavoro accessorio possono essere: per attività lavorative
32
occasionali svolte nell’ambito delle “attività
agricole di carattere stagionale”, purché prestate da pensionati, o studenti con meno di 25
anni di età, se regolarmente iscritti a un ciclo
di studi presso un istituto di qualsiasi ordine
e grado, compatibilmente con gli impegni scolastici, ovvero in qualunque periodo dell’anno
se iscritti a un ciclo di studi universitario; per
produttori agricoli che nell’anno solare precedente abbiano realizzato o, in caso di inizio
di attività, prevedano di realizzare un volume
d’affari non superiore a € 7.000,00, costituito per almeno due terzi da cessione di prodotti (soggetti di cui all’art.34, co.6, del DPR
n.633/72), indipendentemente dal soggetto
prestatore di lavoro e prescindendo dal limite di € 2.000,00 valevole per imprenditori o
professionisti; per committenti pubblici la
possibilità di fruire di prestazioni di lavoro accessorio, indipendentemente dal prestatore di
lavoro e dall’attività, è ammessa purché siano
rispettati: i vincoli in materia di contenimento
della spesa per il personale; il patto di stabilità
interno, ove previsto. Oltre alle predette fondamentali novità è stato previsto che: i buoni
lavori abbiano una durata oraria tramite l’indicazione di una precisa corrispondenza tra il
valore di un buono lavoro e la prestazione lavorativa e saranno numerati progressivamente
e datati; il valore contributivo del buono lavoro
sia rideterminato con decreto del Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali, in funzione degli incrementi delle aliquote contributive per
gli iscritti alla Gestione Separata dell’Inps; il
buono lavoro determini un compenso computabile ai fini della determinazione del reddito
necessario per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. In merito al regime transitorio, viene precisato che i buoni già richiesti
alla data di entrata in vigore della presente legge potranno essere utilizzati entro e non oltre
il 31 maggio 2013.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
NORMATIVA
Maria Miligi
Riforma del lavoro:
dimissioni e risoluzioni consensuali
I
l 18 luglio scorso è entrata in vigore la Legge n. 92/2012 (Riforma del mercato del lavoro) che all’art. 4, co. 17 e ss., prevede che
le dimissioni e le risoluzioni consensuali
devono essere convalidate presso le Direzioni
Territoriali del Lavoro o i Centri per l’impiego
competenti per territorio ovvero mediante la
sottoscrizione di apposita dichiarazione apposta in calce alla ricevuta di trasmissione della
comunicazione di cessazione del rapporto di
lavoro, quest’ultima da inviarsi con la procedura “Comunicazioni Obbligatorie” entro 5 giorni
dalla cessazione del rapporto. La norma specifica inoltre che in caso di risoluzione o dimissioni
durante il periodo di gravidanza o i primi 3 anni
di vita del bambino o di accoglienza del minore adottato o in affidamento, la convalida può
essere effettuata solo presso la DTL. L’obbligo
di convalida riguarda le dimissioni presentate
(ovvero le risoluzioni consensuali concluse) a
decorrere dal 18 luglio: nel caso in cui le dimissioni siano state presentate prima di tale data,
ma con il rapporto di lavoro attualmente ancora
in essere a seguito della non conclusa decorrenza del periodo di preavviso, non vi sarà obbligo
di convalida. L’obbligo di convalida non sussiste
nel caso in cui le dimissioni o le risoluzioni consensuali avvengano nell’ambito di procedure di
riduzione del personale svolte in sedi istituzionali (commissioni di conciliazione) o sindacali.
La convalida presso la DTL o il Centro per
l’impiego. In attesa di ulteriori chiarimenti da
parte del Ministero del Lavoro, che potranno
definire la competenza sulla base della residenza del lavoratore, il lavoratore deve presentarsi
personalmente presso la DTL o il Centro per
l’impiego territorialmente competenti (la competenza territoriale è definita in riferimento al
datore di lavoro). La convalida avverrà senza
particolari formalismi, in quanto i funzionari
incaricati dovranno semplicemente raccogliere,
secondo le indicazioni del Ministero del lavoro
contenute nella circolare n. 18 del 18 luglio 2012,
“la genuina manifestazione di volontà del lavoratore a cessare il rapporto”. La convalida amministrativa può essere eseguita una volta redatto l’atto di dimissioni, senza che sia necessario
attendere l’interruzione del rapporto di lavoro
per il trascorrere del preavviso. La dichiarazione in calce alla comunicazione CO. In
via alternativa alla convalida amministrativa,
l’efficacia delle dimissioni è sospensivamente
condizionata alla sottoscrizione di apposita dichiarazione del lavoratore apposta alla comunicazione di cessazione (CO). La mancata convalida e l’invito del datore di lavoro. Nel
caso in cui il lavoratore non proceda alla convalida amministrativa ovvero non sottoscriva l’apposita dichiarazione in calce alla comunicazione
di cessazione, il datore di lavoro deve invitare il
lavoratore alla convalida nelle due forme sopra
indicate: se il lavoratore non adempie entro 7
giorni dalla ricezione dell’invito, il rapporto si
intende risolto. L’invito deve essere trasmesso
al lavoratore entro il termine di 30 giorni dalla
data delle dimissioni (ovvero della risoluzione
consensuale): in caso contrario le dimissioni si
considerano prive di effetto. L’invito deve essere recapitato al domicilio del lavoratore indicato
nel contratto (ovvero domicilio diverso comunicato successivamente al datore di lavoro) ovvero
consegnato personalmente al lavoratore, che ne
sottoscrive copia per ricevuta. All’invito deve essere allegata copia della ricevuta di trasmissione
della CO di cessazione. Nei 7 giorni decorrenti
dalla ricezione dell’invito, il lavoratore può revocare le dimissioni presentate, anche in forma
scritta. Il rapporto di lavoro si riattiva a decorrere dal giorno successivo alla revoca: ovviamente,
non deve essere riconosciuto alcun trattamento
retributivo per i giorni non lavorati. Nel caso in
cui il datore di lavoro simuli le dimissioni del lavoratore utilizzando un foglio firmato in bianco
dal lavoratore, è punito con la sanzione amministrativa da € 5.000,00 a € 30.000,00, salvo che
il fatto costituisca reato.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
33
NORMATIVA
Alessandro Terradura
Inps: ripreso il confronto delle
retribuzioni delle aziende agricole
D
al 5 novembre scorso l’Inps, con
messaggio n. 17901, ha disposto la
ripresa di tutte le attività di verifica
amministrativa relative all’operazione di confronto delle retribuzioni delle aziende agricole (Craa) così come previste
dal messaggio n. 18572 del 13 luglio 2010, ivi
compresa la revoca della sospensione degli effetti delle diffide già emesse e/o da emettersi e
la revoca della sospensione dell’attività istruttoria dei ricorsi amministrativi già pervenuti.
L’attività era stata precedentemente sospesa a
causa del notevole contenzioso amministrativo
sollevatosi e che aveva indotto l’Istituto previdenziale a trasmettere al Ministero del Lavoro
e delle Politiche Sociali apposito quesito per
chiarire alcune rilevanti problematiche che
hanno dato origine al citato contenzioso. La
normativa e i controlli Inps. La Legge 11
marzo 2006, n. 81, articolo 01, comma 4 stabilisce che, a decorrere dal 1° gennaio 2006,
la retribuzione imponibile per il calcolo dei
contributi agricoli unificati, dovuti per tutte le
categorie di lavoratori agricoli a tempo determinato e indeterminato, è quella indicata all’articolo 1, comma 1, del D.L. 9 ottobre 1989, n.
338, convertito, con modificazioni, dalla Legge
7 dicembre 1989, n. 389. Al fine di verificare il
rispetto della norma citata, l’Inps aveva avviato, nel mese di luglio 2010, un’operazione per
la verifica delle retribuzioni dichiarate, ai fini
dell’imposizione contributiva, dai datori di lavoro nei modelli DMAG per la manodopera
occupata negli anni 2006-2007-2008. L’Inps
ha pertanto proceduto a confrontare le retribuzioni suddette con le retribuzioni contrattuali
vigenti per lo stesso periodo, tenuto conto della
categoria contrattuale, della qualifica del lavoratore ovvero dell’area/livello di appartenenza,
finché, a causa dell’enorme contenzioso maturato ha sospeso tutte le iniziative intraprese e
investito della questione il Ministero del Lavoro
e delle Politiche sociali. Il parere ministeria-
34
le. Nel succitato messaggio n. 17901 dello scorso novembre, si rappresenta che il dicastero
del Lavoro pronunciandosi, con proprie note,
in merito al quesito posto dall’Istituto, ha ribadito la stretta ed inderogabile connessione applicativa delle norme contenute nei comma 4 e
5, articolo 01, della Legge 11 marzo 2006 n. 81,
e che l’orario da prendere a riferimento per la
determinazione della retribuzione giornaliera
dovuta è quello previsto dal Contratto di lavoro
(per il periodo 1 gennaio 2006 – 31 dicembre
2009, si veda l’articolo 30 del Ccnl degli operai
agricoli e florovivaisti del 6 luglio 2006); eventuali diverse soluzioni dovranno essere esplicitate dalle parti sociali firmatarie attraverso
un’interpretazione autentica del Contratto stesso. Il Ministero ha, quindi, concluso che nelle
more di un’eventuale interpretazione autentica,
l’Istituto è tenuto a mantenere la linea interpretativa sino ad ora seguita. La riduzione delle
sanzioni civili. Tuttavia, in considerazione
delle novità normative dettate, dall’articolo 01
della Legge 11 marzo 2006 n. 81, per una fattispecie particolarmente complessa, quale quella
della determinazione della retribuzione imponibile ai fini contributivi e la sua difficoltà di
interpretazione in un settore, come quello del
lavoro agricolo, storicamente assoggettato a
contribuzione sulla base dei salari medi provinciali, difficoltà peraltro confermate dalla
necessità di richiedere adeguati chiarimenti al
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
si ritiene sussistano le condizioni che integrano
la fattispecie del mancato o ritardato pagamento dei contributi o premi dovuto ad oggettive
incertezze connesse a contrastanti ovvero sopravvenuti diversi orientamenti amministrativi
sulla ricorrenza dell’obbligo contributivo di cui
al comma 15, lettera a, prima parte dell’articolo
116, Legge 23 dicembre 2000, n. 388, con conseguente riduzione delle sanzioni civili fino alla
misura degli interessi legali, vigenti alla data di
presentazione dell’istanza di riduzione.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
NORMATIVA
Antonio Positino
responsabilità solidale: nuova disciplina fiscale
L
’art.13-ter del c.d. Decreto crescita, D.L.
n.83/12, convertito con modificazioni dalla
Legge n.134/12, ha profondamente modificato la disciplina della responsabilità solidale in ambito fiscale tra committente, appaltatore e subappaltatore, contenuta nell’art.35 del D.L. n.223/06
così come convertito con modificazioni dalla Legge
n.248/06. Le novelle disposizioni trovano applicazione solo per i contratti di appalto/subappalto stipulati dal 12 agosto 2012. Ambito di applicazione della solidarietà fiscale. La nuova disciplina
trova applicazione nell’ambito delle obbligazioni che
scaturiscono dai contratti di appalto e subappalto di
opere, forniture e servizi, conclusi: dai soggetti che
stipulano i predetti contratti nell’ambito di attività rilevanti ai fini Iva (Dpr n.633/72); dai soggetti passivi
Ires, di cui agli artt.73 e 74 del Dpr n.917/86 (Tuir).
L’oggetto della responsabilità solidale in ambito fiscale riguarda esclusivamente il versamento all’Erario delle seguenti somme: ritenute fiscali operate dal
datore di lavoro sui redditi di lavoro dipendente; Iva
dovuta dal subappaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell’ambito del contratto di subappalto.
L’appaltatore è obbligato in solido con il subappaltatore al versamento all’Erario delle
somme sopra indicate nei limiti dell’ammontare del corrispettivo dovuto. La normativa di
cui si argomenta non ha previsto nessun limite temporale specifico di operatività del vincolo solidaristico. Esclusione della responsabilità solidale
dell’appaltatore. La nuova disciplina prevede che
si estingua se l’appaltatore, prima del pagamento del
corrispettivo dovuto, verifichi che i versamenti (delle
ritenute fiscali operate dal datore di lavoro sui redditi
di lavoro dipendente e dell’Iva dovuta dal subappaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell’ambito del contratto di subappalto) già scaduti alla data
del pagamento siano stati correttamente eseguiti dal
subappaltatore. Per effettuare tale verifica l’appaltatore può procedere, oltre che con la richiesta dei
modelli di versamento, con due modalità alternative: acquisire un’asseverazione sul puntuale svolgimento degli adempimenti in parola rilasciata da un
responsabile del Caf o da un soggetto abilitato alla
presentazione telematica delle dichiarazioni tramite
Entrate; acquisire una dichiarazione sostitutiva che
attesti l’avvenuto adempimento degli obblighi previsti dalla norma, nella quale dovrà essere riportata:
l’indicazione del periodo nel quale l’Iva relativa alle
fatture concernenti i lavori eseguiti è stata liquidata,
specificando se dalla suddetta liquidazione è scaturito un versamento di imposta, ovvero se in relazione alle fatture oggetto del contratto è stato applicato
il regime dell’Iva per cassa oppure la disciplina del
reverse charge; l’indicazione del periodo nel quale le ritenute sui redditi di lavoro dipendente sono
state versate, mediante scomputo totale o parziale;
gli estremi del modello F24 con il quale i versamenti
dell’Iva e delle ritenute non scomputate, totalmente
o parzialmente, sono stati effettuati; l’affermazione
che l’Iva e le ritenute versate includono quelle riferibili al contratto di appalto/subappalto per il quale
la dichiarazione viene resa. In mancanza dei suddetti
controlli, l’appaltatore resta esposto solidalmente col
subappaltatore per le somme da questi eventualmente dovute all’Erario. Allo scopo di rafforzare il potere
di verifica e renderlo così effettivo, la norma ha previsto che l’appaltatore possa sospendere i pagamenti
nei confronti del subappaltatore fino all’esibizione
della documentazione che attesti i corretti adempimenti fiscali. Obblighi e connesse responsabilità del committente. Differentemente dal passato,
adesso il committente non può più essere chiamato
a rispondere delle inadempienze fiscali dell’appaltatore e degli eventuali subappaltatori. Il legislatore,
tuttavia, ha inteso lasciare in capo ad esso un obbligo di controllo sugli adempimenti posti in essere
dai propri aventi causa. Difatti è previsto che il committente provveda al pagamento del corrispettivo
dovuto all’appaltatore non prima di aver verificato il
corretto adempimento degli obblighi fiscali da parte
dell’appaltatore e dagli eventuali subappaltatori. Si
rimarca come in questo caso il committente debba
(e non possa, come nel caso dell’appaltatore) sospendere il pagamento del corrispettivo fino all’esibizione
della predetta documentazione da parte dei propri
aventi causa. Il committente, qualora non ponga in
essere le prescritte verifiche e sempre che emergano
irregolarità negli adempimenti fiscali da parte degli
appaltatori/subappaltatori, è soggetto all’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria che va
da 5.000 a 20.000 euro.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
35
Periti agrari
A cura della Commissione Lavoro Periti Agrari
costituita in seno al Comitato amministratore dell’Enpaia - Gestione Separata Periti Agrari
Presidente: Cosimo Damiano Giannotta
Vice Presidente: Giuseppe Zingarelli
Segretario: Carmelo Toscano
Componenti: Mario Braga, Andrea Taddei, Enore Venir
Mantenere il valore dei nostri montanti
L
e piogge cadono torrenziali ed allagano le nostre città e le nostre campagne. I servizi di meteorologia le prevedono con sufficiente anticipo, ma come
avviene anche nelle guerre moderne, le bombe
“d’acqua” cadono improvvisamente. Provocano
danni incalcolabili, difficili da affrontare e riparare. Eppure l’acqua è vita. La vita si sviluppa e si
consolida proprio vicino all’acqua. L’acqua va governata, come fecero i benedettini e tutti i piani di
bonifica che seguirono. L’acqua va distribuita
quando il sole infuocato fa “sudare” anche le nostre colture. Ecco, noi crediamo che in questa metafora ci stiano tutti gli elementi che caratterizzano il nostro tempo e la gestione della nostra Cassa.
La nostra è una delle gestioni che può vantare
“andamenti buoni e risultati economici soddisfacenti”. Un rendimento netto pari al 3,69%
nel 2011 è confortante. Così come è positivo
registrare che le entrate contributive complessive
sono pari a € 7.468.511,00, con un incremento
del 9,46 % rispetto al 2010, (l’acqua non manca).
L’utile della gestione, dopo la rivalutazione
dei fondi individuali e al netto dei costi, è stato di
€1.361.586,00.
Eppure, quando ci si approccia al bilancio e alla
gestione dei “soldi” degli iscritti ci accorgiamo che qualcosa non va. Il punto debole che
da tempo sta impegnando la Commissione
Lavoro ed il Comitato amministratore nella
ricerca di una soluzione condivisa dal ministero
del Lavoro e della Previdenza sociale è il tasso di capitalizzazione, cioè, il coefficiente di rivalutazione del nostro montante (contributi soggettivi
più rivalutazioni annuali). Un coefficiente che ai
Il minimo a 600 euro annui
Q
ualche nostro iscritto sembra (nessuno ha proposto o inviato lamentele alla Commissione Lavoro o al Comitato amministratore) aver lamentato che l’aumento del minimo contributivo (Contributo soggettivo) a
600 euro sia stata una iniziativa che penalizza fortemente i nostri colleghi.
Non possiamo che condividere queste preoccupazioni, soprattutto oggi che le condizioni professionali
sembrano essere aggredite da branchi di lupi affamati.
Ma se qualche nostro collega solleva le lamentele diffondendole in Italia, siamo costretti a qualche ulteriore precisazione.
La nostra Cassa appartiene a quelle categorie definite del “primo pilastro” della previdenza deve, cioè, garantire
all’iscritto un rendimento pensionistico “dignitoso”.
Per questo il ministero del Lavoro e della Previdenza sociale da tempo sollecita le Casse private a rivedere i tassi di calcolo (aliquote minime che per noi sono pari al 10%) del contributo soggettivo. Sollecitazione che il ministero ha indirizzato
anche all’Inps per una ragione diversa, la sostenibilità. Per noi oggi l’aliquota è fissata al 10%, lasciando ai singoli
iscritti l’opportunità di sceglierne una maggiore dal 12 al 30% del reddito netto. Opzione che va confermata ogni
anno. Chi ha un bilancio netto pari o inferiore a 6.000 euro versa il minimo pari a 600 euro annui. Una somma che
certamente non garantirà al collega una pensione “italica”. Ricordiamo che il minimo Inps è superiore ai 2.700 euro
annui. Ora, aspettare che qualche temporale si abbatta sulla nostra categoria non ci pare il miglior e più responsabile atteggiamento. La nostra Cassa supportata dalla struttura, ed in particolare dall’on. Mori e dal dott. Bassani
ha inteso dare al Ministero un segnale di buona volontà, certi che i nostri colleghi, se non subito, quando andranno in
pensione sapranno apprezzare questi contenuti aumenti.
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
Periti agrari
sensi dell’art. 1, comma 9, della legge 335/1995 e
del Decreto legislativo 30 aprile 1997, n.180, (riportiamo gli estremi delle norme come invito agli
iscritti a consultarle) è pari al tasso medio annuo
composto di variazione del pil nominale (prodotto interno lordo) nei cinque anni precedenti. Per
dirla in modo più semplice il coefficiente viene
calcolato sulla media del pil dei cinque anni precedenti. Quest’anno è pari a 1,011344. L’anno
prossimo, se i dati del pil del 2012 fossero confermati, potremmo trovarci nella singolare condizione del constatare che i nostri montanti
sono stati rivalutati di ... un bel niente. Di
questo passo in pensione ci andremo con un montate deprezzato e una pensione limitata, non solo
perché abbiamo versato poco, ma anche perché i
nostri soldi sono stati rivalutati poco. Eppure la
nostra gestione naviga da tempo nei dintorni del 4 %. Che fare? Una prima iniziativa
l’abbiamo già intrapresa (è riportato nei numeri
precedenti di P.A.), deliberando di destinare alla
rivalutazione dei montanti, oltre quell’1,6155 %
previsto dai parametri di legge, una somma
aggiuntiva complessiva di € 1.000.000,00, che ha
portato, porterebbe, il rendimento ad un tasso
superiore al 3 %. Sarebbe una rivalutazione in
linea con l’inflazione. Ma questo non basta, perché
siamo ancora in attesa del parere (vincolante)
del ministero. Ed allora siamo chiamati, insieme al Cnpa, a farci promotori di una iniziativa
tecnico-politica affinché il decreto “Dini” sia
interpretato in modo coerente e corretto.
Noi riteniamo, infatti, che il coefficiente di rivalutazione calcolato ai sensi di legge debba essere
considerato “Il tasso minimo di rivalutazione”, lasciando alle singole gestioni la possibilità di aumentare le rivalutazioni, se il risultato
gestionale lo consente. Sarebbe come irrigare il
mais nel mese di luglio. Per chi ha bilanci in sofferenza (non siamo certo noi), la legge Lo Presti
prevede la possibilità di aumentare il Contributo
integrativo sino al 5%, permettendo di destinarne parte alle rivalutazioni. Una legge salvagente
approvata, per sostenere le Casse in difficoltà, favorendole nel processo di rientro nei parametri
di sostenibilità (oggi fissati a cinquant’anni).
Uno strumento, cioè, che favorisce e agevola il
risanamento di condizioni critiche di alcune gestioni previdenziali. La buona gestione della
nostra Cassa (lo dice anche il ministro Fornero) ci permette, anche quest’anno, di confermare il contributo integrativo al 2%, così
come ci garantisce un rendimento netto elevato
(fra i più elevati in Italia). Ma che una parziale
interpretazione normativa ci impedisca di destinare ai singoli iscritti, ciò che è dei singoli iscritti, è una pura contraddizione del principio
previdenziale. La nostra richiesta di destinare le rivalutazioni ai nostri montanti
si fa ancor più ferma e decisa poiché, oltre
al buon rendimento degli investimenti, la nostra Cassa gode di ottima salute anche nel
capitolo delle “riserve”. Somme che hanno da
tempo superato il 15 % dell’intero “serbatoio” dei
nostri contributi soggettivi versati. Certamente,
questo tempo di difficoltà, crisi e recessione non
ci aiuta nell’opera persuasiva del ministero,
ma questo non ci scoraggia, anzi, rafforza la nostra convinzione che dovremo raggiungere questo
risultato, nel rispetto delle norme legislative e per
il bene dei nostri iscritti.
E la bomba d’acqua? Restiamo vigili affinché
qualcuno non pensi di rapinarci portando i nostri
soldi nell’unico calderone dell’Inps. Affinché questo non avvenga è bene che ciascuno di noi tenga
ben alimentate le proprie “lanterne”.
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Spendig review
L
a spending review è termine entrato nel vocabolario corrente del privato e del pubblico che semplicemente
significa spendere meno, spendere meglio.
Anche le Casse sono chiamate a contenere i costi di gestione. Alcune economie le abbiamo già fatte grazie alle iniziative messe in atto dalla Fondazione Enpaia, in merito ad acquisti e consumi energetici. Ma la
Commissione Lavoro nel prossimo anno sperimenterà un nuovo modello gestionale: la video-conferenza in rete
geografica. Si sa, i costi di spostamento sono consistenti, oltre a richiedere ai componenti impegni di tempo elevati.
Le video conferenze saranno gestite con strumenti già adottati in sede di Fondazione, permettendoci di avvalerci di una struttura interna qualificata. Un’altra iniziativa che dimostra che l’impegno e l’ingegno aiutano a
lavorare meglio e a contenere i costi.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
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Agrotecnici
a cura del Comitato amministratore
Andamento delle iscrizioni alla Cassa
Agrotecnici in relazione alle politiche
del Consiglio nazionale degli Agrotecnici
N
el corso del Comitato Cassa
Agrotecnici del 28 novembre scorso si è esaminata l’affluenza effettiva dei nuovi iscritti alla Cassa nel
corso del 2012. Sono emersi numeri del tutto
soddisfacenti: infatti se nel corso del 2011 le
nuove iscrizioni sono state 90 , nel 2012 sono
incrementate su base annua del 19,22% sino
a giungere a 101 con possibile incremento da
qui alla fine dell’anno come ci conforta il dott.
Boatto degli Uffici Enpaia, che conferma di
avere domande ancora da esaminare. Ciò è dovuto alle politiche del Collegio nazionale degli
Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati poste
in atto nei confronti delle nuove categorie professionali, come i dottori Naturalisti. La conferma l’abbiamo confrontando i numeri ottenuti dai colleghi periti agrari:
nuovi iscritti Cassa Agrotecnici:
anno
2010
2011
%
27.11.2012
stima 2012 %
79
90
12,22
101.110
+ 19,22
nuovi iscritti Cassa Periti Agrari:
anno
2010
2011
%
27.11.2012
stima 2012 %
104
118
11,86
117.127
+7,69
Le aspettative sono pertanto straordinariamente ottime per la Cassa di Previdenza della categoria, per la quale si prevede un 2013
con brillanti risultati. Con un minor numero
di candidati agli esami di abilitazione nel 2011
rispetto al 2012, si è registrato un incremento
effettivo al 27 novembre 2012 del 10,89% di
iscritti alla Cassa rispetto l’intero anno precedente che in prospettiva al 31.12.12 da un incremento del 19,22%.
Il dato di cui sopra, con la crisi economica in
atto, e il fatto che l’anno non è ancora finito, si
38
commenta da solo.
Nonostante la crisi economica, nonostante il
carico di burocratiche incombenze introdotte dal Governo con il recente Dpr 137 del
7.8.2012 di riforma degli Albi professionali,
nonostante tutti questi ed altri elementi avversi, si sono chiuse con “il botto” le domande di partecipazione agli esami abilitanti alla
professione di Agrotecnico e di Agrotecnico
laureato. Mai così tante in un solo anno, da
quando l’Albo esiste.
Un successo che premia il lavoro di tutta la categoria nella conquista e nella difesa delle competenze professionali, nel coinvolgimento dei
laureati di primo livello, nell’avere reso possibile lo svolgimento del tirocinio professionale
durante il corso di studi (attraverso convenzioni con Istituti ed Università), nell’avere
promosso -con anni di anticipo rispetto a chiunque altro- cooperative di professionisti per
l’esercizio associato dell’attività, per avere una
Cassa di previdenza con bilanci talmente in
ordine da essersi permessa quest’anno il lusso di chiedere (per la prima volta in assoluto
in Italia) al ministro Elsa Fornero di poter
rivalutare le pensioni di +50% rispetto agli indici Istat previsti per legge.
La chiave del successo dell’Albo degli
Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è anche
nella costante dedizione verso gli iscritti, che
anima tutta la struttura professionale, anche
nel più piccolo Collegio provinciale.
Veniamo ai numeri: le domande di partecipazione gli esami 2012 abilitanti alla professione
sono state 943 (le prove sono iniziate a novembre), +18% rispetto allo scorso anno, così
divise:
• nord 335 domande (+3, 72% sul 2011)
• centro 216 domande (+18, 68% sul 2011)
• sud 392 domande (+33,78% sul 2011)
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
Agrotecnici
L’alto numero delle domande e l’elevata percentuale, fra queste, di laureati di primo livello
hanno fatto sì che nel 2012 l’Albo professionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati sia diventato il primo del settore agrario
come numero di candidati (sui quattro Albi
esistenti) ed il primo anche come numero di
laureati triennali iscritti (con una percentuale
altissima, il 40,09%, che non trova riscontro
in nessun’altra categoria).
All’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici
laureati possono iscriversi:
1. I diplomati in agraria che abbiano assolto a
18 mesi di praticantato professionale certificato ovvero svolto un percorso equivalente.
2. I laureati di primo livello in una delle Classi
di laurea “coerenti” (L-2 Biotecnologie; L-21
Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale; L-7 Ingegneria; L-18
Scienze dell’economia e della gestione aziendale; L-25 Scienze e tecnologie agrarie e forestali; L-26 Scienze e tecnologie agroalimentari; L-32 Scienze e tecnologie per l’ambiente
e la natura; L-38 Scienze e tecnologie zootecniche e delle produzioni animali) che abbiano
svolto sei mesi di tirocinio professionale certificato (dal tirocinio sono esentati i laureati
provenienti da Università convenzionate con
il Collegio Nazionale).
3. I diplomati universitari in possesso di un
diploma “coerente” (Biotecnologie agro-industriali; Economia e amministrazione delle imprese agricole; Economia del sistema agroalimentare e dell’ambiente; Gestione tecnica e
amministrativa in agricoltura; Produzioni
animali; Produzioni vegetali; Tecniche forestali e tecnologie del legno; Viticoltura ed
enologia od altro diploma equipollente) senza
necessità di alcun tirocinio.
Il presidente del Collegio nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati,
Roberto Orlandi, ha così commentato i risultati del 2012:
“Abbiamo conquistato la leadership nel settore, che era il nostro obiettivo. La fiducia e le
speranze che tanti giovani hanno risposto in
noi ci inorgogliscono e, al tempo stesso, aumentano il carico delle nostre responsabilità;
siamo divenuti l’Albo professionale del settore
con il più alto numero di candidati e, fra questi, con la più alta percentuale di laureati triennali. Lavoreremo perché il maggior numero possibile di nuovi iscritti nell’Albo si avvii
al lavoro libero-professionale. Sarà il nostro
contributo nei confronti del Paese, per creare
lavoro e ricchezza.
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Marten van Cleve, Matrimonio di contadini, (pannello n. 3), New York, collezione privata
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
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Anniversari
Severo De Pignolis
Date e scor-date
A
nniversari che passione. Soprattutto cifre tonde: 50, 100 anni oppure
500, 1000, 2000. Prima di vedere cosa ci riserva il 2013 riepiloghiamo
l’anno appena passato.
Molti media si sono ricordati di alcuni centenari: la comprensione dei
geroglifici e il ritrovamento del busto di Nefertiti (il suo nome significa «la bella
che viene»); le nascite di Elsa Morante, Jorge Amado, Alan Turing, Wernher Von
Braun e (in meno) Woody Guthrie. Sempre 100 anni dalla morte di Giovanni Pascoli e altrettanti dalla fine della banda Bonnot (primi banditi a utilizzare l’auto
nelle rapine). Duecento anni dall’incendio di Mosca e dalla ritirata – poi mutata in
rotta – di Napoleone; 500 dalla morte di Amerigo Vespucci nel cui nome si ricorda un continente intero (mentre a Colombo è intitolato uno staterello). Non abbastanza tondo (1200 anni fa) per essere commemorato l’anniversario dell’editto
di Caracalla che pure cambiò la storia ma Roma lo festeggerà nell’anno che arriva.
E il 2013? Di anniversari belli tondi ci sono i bicentenari della nascita di Wagner e di due Giuseppe nostrani (Verdi e Montanelli) ma – per fermarsi a gennaio – sono anche 100 anni giusti dalla nascita di Tricki il bugiardo, al secolo
Richard Nixon, 40 dalla scomparsa di Tolkien e 10 dalla morte del «signor G»,
cioè Giorgio Gaber, e del «cavaliere» ovvero Gianni Agnelli. In febbraio invece
sono 10 anni senza Alberto Sordi e 50 dalla morte di Sylvia Plath. Vedo però
nella mia sfera di cristallo che a gennaio in più si ricorderanno dei 75 anni di
Adriano detto il molleggiato.
Poi ci sarebbero le «scor-date» ovvero gli anniversari che, per una ragione o
l’altra, vengono commemorati malvolentieri dai media. A esempio? A gennaio del 2013 sono 100 anni dal colpo di Stato dei «giovani turchi»: cambierà
la storia, non solo turca, nel bene (la modernizzazione di un Paese-chiave) e
nel male (il genocidio degli armeni). Il 1913 fu l’anno delle suffragette inglesi:
dopo aver chiesto pacificamente il voto e i diritti minimi, senza essere ascoltate,
compiono azioni sempre più spettacolari e alla fine violente. In giugno cade il
centenario della seconda guerra balcanica: in sé non particolarmente cruenta (o
importante) ma è lì che si buttano le fondamenta per la grande carneficina del
1914-18. I francesi potranno festeggiare due centenari: il volo di Roland Garros
e la prima edizione della Michelin. Gli appassionati di scienza ben sanno che nel
1913, grazie a Niels Bohr, la teoria della meccanica quantistica compie un salto
decisivo. In casa nostra solo pochi nostalgici si ricorderanno che alle ore 8 del 21
aprile 1933 viene aperta al pubblico la spianata della «via dell’Impero»: uno dei
crimini del fascismo sia dal punto di vista architettonico (si glorificano alcuni
reperti romani ma altrettanti se ne distruggono) che sociale (migliaia di persone
cacciate dalle loro case).
Saltando a maggio si dovrebbero ricordare i 200 anni dalla nascita di uno dei
più grandi filosofi moderni, Soren Kierkegaard mentre a giugno andrebbero
commemorati i 50 anni dalla morte di Giovanni XXIII o i 100 dalla nascita del
grande poeta Aimè Cesaire. Ma scommettete che i media daranno più spazio
per festeggiare i 50 anni di Johnny Deep?
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PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
PREVIDENZA
Maria Miligi
L’apprendistato e i connessi aspetti contributivi
L’Inps, con circolare n.128 del 2 novembre u.s., ha chiarito gli aspetti contributivi connessi all’istituto contrattuale
dell’apprendistato, a seguito delle modifiche apportate dal D.Lgs. n.167/11, dalla L. n.92/12 e dalla L. n.134/12. In
particolare, dopo aver riepilogato la normativa in vigore, sono state fornite le istruzioni operative per la compilazione del flusso UniEmens e le istruzioni per l’assunzione in apprendistato del lavoratore iscritto alle liste di mobilità.
La circolare fornisce altresì le necessarie istruzioni operative relative agli incentivi previsti dalla Legge di stabilità
del 2012, che aveva introdotto lo sgravio totale della contribuzione per i primi 3 anni di contratto, fino al 2016, con
riferimento alle aziende fino ai 9 dipendenti.
Solo online le domande di permessi per assistenza disabili
La circolare dell’Inps n.117 del 27 settembre 2012, prevede che a decorrere dal 1° ottobre 2012 le richieste di
permessi per l’assistenza al familiare disabile in situazione di gravità dovranno essere presentate esclusivamente in modalità telematica attraverso uno dei seguenti canali: Web tramite il sito dell’Inps; attraverso i
servizi telematici offerti dai Patronati; Contact Center Multicanale attraverso il numero verde 803164.
Le precisazioni Inail relative all’assegno per l’assistenza personale continuativa
L’Inail, con circolare n.56 del 12 ottobre scorso, ha fornito chiarimenti in merito alla richiesta di assegno per l’assistenza personale continuativa oltre i termini revisionali. L’Istituto di assistenza prevede che l’assegno per l’assistenza personale continuativa venga concesso anche nel caso in cui il raggiungimento della percentuale del 100%
dei postumi permanenti avvenga oltre i termini revisionali. Resta fermo che l’aggravamento delle condizioni fisiche
dell’assicurato deve essere in diretto nesso eziologico con gli esiti dell’infortunio (o della malattia professionale) e
che non deve trattarsi di menomazioni discendenti da altre cause, pur se prese in considerazione in sede di accertamento postumi.
Telematizzazione istanze nel settore agricolo
L’Inps, con circolare n.129 del 13 novembre u.s., ha comunicato che dal momento della pubblicazione della
stessa circolare, per il settore agricolo, viene avviata la presentazione delle domande di riduzione delle sanzioni civili, di compensazione, regolarizzazione e riemissione F24 in via telematica. A tal fine è stata predisposta
apposita procedura cui sarà possibile accedere, mediante Codice Fiscale/Pin, dal sito internet dell’Istituto,
nella sezione “Servizi on line”. L’accesso sarà consentito tramite: servizi telematizzati; per tipologia di utente,
utilizzando una delle opzioni: cittadino; associazioni di categoria; aziende, consulenti, professionisti. I consulenti, i professionisti e le associazioni dovranno allegare la fotocopia di un valido documento di identità del
beneficiario. La procedura è strutturata come un percorso guidato e monitorato da una serie di controlli incrociati. L’acquisizione di tutti i dati si conclude con la protocollazione; sarà inoltre possibile utilizzare la funzione
di “consultazione” per verificare, in qualsiasi momento, lo stato della pratica.
Fondo per agevolare l’occupazione di giovani e donne: la circolare Inps
È stato pubblicato sulla G.U. n.243 del 17 ottobre il Decreto del 5 ottobre 2012 che istituisce il Fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione giovanile e
delle donne, con entrata in vigore immediata. Nella stessa data anche l’Inps ha pubblicato la circolare n.122 con le
istruzioni operative per accedere all’agevolazione. L’Istituto sottolinea che l’incentivo non spetta: se l’assunzione
o la trasformazione sono effettuate in violazione del diritto di precedenza alla riassunzione di un altro lavoratore
licenziato da un rapporto a tempo indeterminato o cessato da un rapporto a termine; se presso la stessa unità
produttiva sono in atto sospensioni dal lavoro connesse ad una crisi o riorganizzazione aziendale, salvi i casi in
cui l’assunzione o la trasformazione siano finalizzate all’acquisizione di professionalità sostanzialmente diverse da
quelle dei lavoratori sospesi; se l’azienda presenti un’irregolarità contributiva o non rispetti le norme sulla sicurezza
o l’applicazione del Ccnl. La domanda di ammissione agli incentivi potrà essere inviata esclusivamente in via telematica mediante l’applicazione “DiResCo - Dichiarazioni di Responsabilità del Contribuente”, disponibile presso
il sito internet dell’Istituto. Tale procedura deve essere seguita sia dai datori di lavoro che operano con il sistema
Uniemens che dai datori di lavoro agricoli.
I requisiti anagrafici per le prestazioni assistenziali Inps
L’Inps, con messaggio n.16587 del 12 ottobre 2012, ha illustrato gli effetti delle disposizioni in materia di decorrenza delle prestazioni pensionistiche sulle prestazioni assistenziali. Dal 1° gennaio 2013 il requisito anagrafico minimo previsto per il conseguimento dell’assegno sociale e dell’assegno sociale sostitutivo della pensione d’inabilità
civile, dell’assegno mensile di assistenza agli invalidi parziali e della pensione non reversibile ai sordi, in seguito
all’adeguamento alla speranza di vita, sarà pari a 65 anni e 3 mesi.
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
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CONTRATTI
Marco Togna
Rinnovo Ccnl
dell’industria
alimentare
Busta paga più pesante di 126 euro, questo il primo risultato del rinnovo del Ccnl dell’industria alimentare, valido per il triennio 2012-2015. L’aumento, che interessa 500 mila
lavoratori, verrà erogato in quattro tranche: 40 euro dall’ottobre 2012, 40 dall’aprile 2013, 40
dal maggio 2014, le rimanenti 6 dall’ottobre 2015. L’intesa, siglata da sindacati e Federalimentare, migliora la normativa in materia di congedi parentali e di assistenza ai familiari in stato
di disagio, tutela ulteriormente i lavoratori migranti e rafforza il capitolo relativo al diritto allo
studio. Dal 1 gennaio 2013, infine, è previsto un contributo annuo (a carico delle aziende) di 24
euro come integrazione alla maternità facoltativa.
Rinnovo Ccnl
di quadri
e impiegati agricoli
Siglato anche il rinnovo del Ccnl di quadri e impiegati agricoli, valido per il triennio
2012-2015. L’incremento salariale per i circa 18 mila addetti è del 5,5%, erogato in due esercizi
finanziari: 2,6% dal dicembre 2012 e 2,9% dal settembre 2013. Sulla parte normativa, risaltano
la disciplina dell’apprendistato professionalizzante o di mestiere, l’impegno a elaborare il riordino degli organismi bilaterali, l’integrazione al 100% (da parte dell’azienda) dell’indennità
Inps in caso di maternità, la possibilità di usufruire di periodi di aspettativa non retribuita di
sei mesi anche alle aziende con almeno tre impiegati. (vedi articolo a pag. 17)
Provincia
di Catanzaro
Rinnovato il contratto dei lavoratori agricoli e florovivaisti della provincia di Catanzaro (2012-2015). L’aumento retributivo (suddiviso in tre parti) è pari al 5,5%, previsti
anche la costituzione dell’Ente bilaterale agricolo territoriale a partire dal 2013 e l’inserimento
di nuove figure professionali per le aziende agricole e agrituristiche.
Provincia
di Cosenza
Sottoscritto il rinnovo del contratto dei lavoratori agricoli e florovivaisti della provincia di Cosenza (2012-2015). L’incremento in busta paga è del 5,2%: il 2,6% dal novembre
2012 e il 2,6% dal maggio 2013. Introdotte anche novità riguarda la detassazione del lavoro
straordinario, l’anzianità di servizio presso la stessa azienda, i lavoratori immigrati e lo sviluppo ancora più ampio degli organismi bilaterali.
Provincia
di Perugia
Firmato anche il contratto dei lavoratori agricoli e florovivaisti della provincia di Perugia (2012-2015). Il rinnovo stabilisce un incremento salariale del 5,2%, che per un quinto
livello si traducono in 65 euro mensili (erogati in tre tranche). Per quanto riguarda la parte
normativa, è stato soppresso il livello di inquadramento più basso e inserite nuove prestazioni
garantite dal Fondo integrazione malattie (come l’assegno agli eredi in caso di morte del lavoratore e borse di studio per il lavoratore studente o per i figli del lavoratore).
Contratti
integrativi
Continua la stagione dei rinnovi 2012-2014 degli integrativi aziendali. Alla Inalca di Castelvetro (Modena), attiva nella macellazione e trasformazione della carne bovina (700 dipendenti), stabilito un premio per obiettivi pari a 1980 euro; previsti anche un’indennità di
professionalità tra il quarto e terzo livello, la riduzione da 36 a 31 mesi per la trasformazione
dei contratti a termine, la concessione del part time a fronte di gravi situazioni di salute e dei
familiari, convenzioni con asili nido a favore dei dipendenti con maggiori difficoltà. Alla Gran
Guizza di Popoli (Pescara), azienda del gruppo San Benedetto (150 dipendenti), previsti un aumento del premio di risultato del 21 per cento rispetto
al precedente, l’incremento di tutte le indennità (dal lavoro notturno al turno
domenicale), la crescita all’1,5% del contributo a carico dell’azienda per la previdenza complementare e ulteriori giorni di permesso per nascita o malattia dei
figli. Ai 70 lavoratori del prosciuttificio Brendolan di San Daniele (Udine)
andrà un premio di 1.600 euro annui, cui si aggiunge un ulteriore “premio fedeltà” per i dipendenti con più di 15 anni di anzianità, consistente in uno scatto aziendale pari a 20 euro mensili. Rinnovato l’integrativo anche alla Atisale
(200 dipendenti): il premio per obiettivi è stato incrementato del 5 per cento
annuo, previste anche misure innovative su formazione e welfare aziendale.
Lotte contadine di Rolando Mensi
42
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
GIURISPRUDENZA
Antonio Positino
Legittima l’astensione dal lavoro se il datore di lavoro è inadempiente in materia
di sicurezza
Nel caso in cui il datore di lavoro non adotti, a norma dell’art. 2087 cod. civ., tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e le condizioni di salute del prestatore di lavoro, rendendosi così inadempiente ad un obbligo
contrattuale, questi, oltre al risarcimento dei danni, ha in linea di principio il diritto di astenersi dalle specifiche
prestazioni la cui esecuzione possa arrecare pregiudizio alla sua salute. A stabilirlo sono i giudici della Suprema
Corte che affermano il principio secondo il quale la responsabilità dell’imprenditore ex art. 2087 cod. civ., pur non
configurando una ipotesi di responsabilità oggettiva, non è circoscritta alla violazione di regole di esperienza o di
regole tecniche preesistenti e collaudate, ma deve ritenersi volta a sanzionare, alla luce delle garanzie costituzionali
del lavoratore, l’omessa predisposizione da parte del datore di lavoro di tutte quelle misure e cautele atte a preservare l’integrità psicofisica e la salute del lavoratore sul luogo di lavoro, tenuto conto della concreta realtà aziendale e
della sua maggiore o minore possibilità di venire a conoscenza e di indagare sull’esistenza di fattori di rischio in un
determinato momento storico.
(Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 18921 del 5 novembre 2012)
Il lavoro prestato oltre il sesto giorno produce una sofferenza che dà diritto ad
un compenso
Il lavoro prestato oltre il sesto giorno determina non solo, a causa della prestazione lavorativa nel giorno di domenica, la limitazione di specifiche esigenze familiari, personali e culturali alle quali il riposo domenicale è finalizzato,
bensì una distinta ulteriore “sofferenza”: la privazione della pausa destinata al recupero delle energie psico-fisiche.
Nell’ipotesi di protrazione del lavoro oltre il sesto giorno, l’indicata “sofferenza” del lavoratore esige tuttavia un
compenso dell’oggettivo onere che, anche per il suo “valore marginale”, la prestazione esige. Poiché l’onerosità è
nella stessa prestazione in quanto effettuata dopo il sesto giorno consecutivo di lavoro, il relativo compenso non è
(quantomeno non integralmente) dato da un riposo compensativo riconosciuto dopo il settimo giorno (in quanto
tale riposo non coincide con il riposo nel settimo giorno). In ordine alla natura giuridica che questo compenso assume, è stato escluso che esso costituisca un indennizzo o un risarcimento, dovendo piuttosto riconoscersi la sua
natura retributiva. Secondo gli Ermellini, è da escludersi che il compenso abbia natura di indennizzo poiché questo
presuppone generalmente l’assenza d’uno specifico precostituito rapporto fra le parti nell’ambito del quale l’evento
sorge, mentre la “sofferenza” di cui si discute è diretta conseguenza dello specifico rapporto lavorativo; ugualmente, è da escludere che il compenso costituisca il risarcimento di un danno, stante la legittimità della continuativa
protrazione della prestazione nel settimo giorno; il compenso non è nemmeno retribuzione di lavoro straordinario,
trovando causa non nell’onerosità della protrazione dell’orario giornaliero, bensì nella distinta particolare onerosità
della prestazione effettuata dopo il sesto giorno consecutivo di lavoro. Il compenso spettante ha quindi natura di retribuzione dell’onerosità della specifica prestazione, tale compenso può essere previsto dalla stessa norma collettiva
e, ove la norma collettiva non lo preveda, questo deve essere determinato dal giudice.
(Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 18284 del 25 ottobre 2012)
In base all’art. 2119 cod. civ., la decisione del giudice in materia di giusta causa di
licenziamento deve essere coerente agli standard di valutazione esistenti nella realtà sociale
I giudici di P.zza Cavour, nella pronuncia di cui si argomenta, hanno stabilito che per stabilire in concreto l’esistenza
di una giusta causa di licenziamento, che deve rivestire il carattere di grave negazione degli elementi essenziali del
rapporto di lavoro, ed in particolare di quello fiduciario, occorre valutare, da un lato, la gravità dei fatti addebitati al
lavoratore, in relazione alla portata oggettiva e soggettiva dei medesimi, alle circostanze nelle quali sono stati commessi ed all’intensità dell’elemento intenzionale, dall’altro la proporzionalità fra tali fatti e la sanzione inflitta, stabilendo se la lesione dell’elemento fiduciario su cui si basa la collaborazione del prestatore di lavoro sia in concreto tale
da giustificare o meno la massima sanzione disciplinare. Anche nell’ipotesi in cui la disciplina collettiva preveda un
determinato comportamento quale giusta causa di licenziamento, il giudice investito della legittimità di tale recesso
deve comunque valutare alla stregua dei parametri di cui all’art. 2119 cod. civ. l’effettiva gravità del comportamento
stesso alla luce di tutte le circostanze del caso concreto, con l’ulteriore precisazione secondo cui la previsione di
ipotesi di giusta causa di licenziamento contenuta in un contratto collettivo non vincola il giudice, dato che questi
deve sempre verificare, stante l’inderogabilità della disciplina dei licenziamenti, se quella previsione sia conforme
alla nozione di giusta causa, di cui all’art. 2119 cod. civ., e se, in ossequio al principio generale di ragionevolezza e
di proporzionalità, il fatto addebitato sia di entità tale da legittimare il recesso, tenendo anche conto dell’elemento
intenzionale che ha sorretto la condotta del lavoratore.
(Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 17257 del 10 ottobre 2012)
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
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CARTA
Stefania Sepulcri
44
Flavia Cristaldi
Catherine Wihtol de Wenden
Immigrazione e territorio
Lo spazio con/diviso
Atlante
mondiale delle migrazioni
Il radicamento degli immigrati nella
società italiana, se gestito e governato in modo scorretto, può portare a situazioni di disagio e tensioni
sociali, Flavia Cristaldi, docente di
Geografia delle migrazioni presso
l’Università la Sapienza, analizza nel
dettaglio le nuove forme di convivenza tra italiani e stranieri in territorio
italiano. Nel volume si affronta il
tema della presenza, della dispersione e della concentrazione degli immigrati, scomposti per etnia e sesso, nelle
città e nelle periferie italiane, e si indicano alcune strategie
per scongiurare il ripetersi di eventi drammatici già avvenuti nelle banlieue parigine e nelle città inglesi.
Avvalendosi di dati statistici e dei risultati di numerose interviste, il lettore viene accompagnato lungo un percorso
nazionale e internazionale alla ricerca delle strategie territoriali che scaturiscono nella società multiculturale.
Restando in tema Catherine Wihtol de
Wenden con Atlante mondiale delle
migrazioni spiega, attraverso un testo chiaro e conciso accompagnato da
mappe e grafici, gli spostamenti degli
individui e dei popoli in ogni area del
pianeta. Con oltre 200 milioni di migranti che, in un mondo di 7 miliardi
circa rappresentano il 3% della popolazione mondiale, il fenomeno della
migrazione è diventato una delle maggiori questioni internazionali. Gli effetti della globalizzazione; i rapporti tra
l’Europa, polo di grande attrazione, da un lato e il mondo
arabo, l’Asia e l’Africa dall’altro; i Nuovi Mondi; le sfide
politiche del “villaggio globale”.
Sono i temi affrontati da Catherine Wihtol de Wenden politologa e sociologa francese, consulente dell’Agenzia delle
Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) e dell’Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Pàtron editore Avallardi € 18,00
€ 15,00
White Paul E. e Chapman Gary
a cura di Daniela De Angelis
Lavorare insieme,
lavorare meglio
Agricoltura ed edilizia sullo sfondo della
bonifica e della nascita di Pomezia
Nell’ambito del lavoro, uno tra i
fattori che più contribuiscono alla
soddisfazione dei dipendenti e dei
collaboratori è la sensazione di essere apprezzati e stimati.
Ogni lavoratore, qualunque sia
l’incarico che ricopre, ha questa
necessità.
Ogni individuo è però unico, e
dunque non tutte le espressioni
di stima sono considerate da ciascuno nello stesso modo. È fondamentale comprendere
quale sia il “linguaggio” nel quale ogni persona accoglie
suggerimenti e stimoli dal proprio datore di lavoro.
All’interno del manuale, si trovano suggerimenti per aiutare a creare un clima ottimale, nel quale i lavoratori si
sentano considerati e accolgano la stima ricevuta, rinnovando il loro impegno per il buon andamento dell’azienda
di cui fanno parte.
Le memorie inedite di un immigrato
friulano raccolte in alcune lettere,
forniscono all’autore lo spunto di
ripercorrere storicamente le tappe
della bonifica pontina, soffermandosi in particolare sulla nascita di Pomezia. Il testo propone una ricognizione sull’agricoltura e l’edilizia di
quel territorio nell’ambito anche di
un accordo italo-tedesco, indagando
in particolare sui rapporti fra Tassinari-Darrè, CianettiLey, Guarnieri-Funck. Nello specifico il volume evidenzia i
flussi dei lavoratori italiani in Germania negli anni in cui i
rapporti tra i due Paesi si andavano stringendo, anche per
merito di accordi come “limoni per carboni”, in cambio
dell’appoggio industriale fornito dall’alleato tedesco, l’Italia avrebbe dovuto offrire prodotti agricoli e manodopera
a basso costo.
La vicenda delle “città nuove” viene così riportata alle linee
della politica nazionale in quegli anni drammatici.
Elledici Gangemi editore
€ 16.00
€ 15,00
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
WEB
Ran Garin
http://www.fondobyblos.it
Byblos è il Fondo pensione complementare per i lavoratori dipendenti
delle aziende grafiche, editoriali, della carta e del cartone, cartotecniche e
trasformatrici. Byblos nasce dall’accordo tra Fistel-Cisl, Slc-Cgil, UilSicUil nazionali e le Associazioni imprenditoriali dei settori Assocarta, Assografici, Intersind, Anes, Aie. Al Fondo possono iscriversi anche i lavoratori di: aziende industriali di fotolaboratori; aziende videofonografiche;
aziende aerofotogrammatiche; aziende di servizi per la comunicazione
d’impresa; Siae; Ecostampa media monitor; Sipra, imprese appartenentiai comparti della comunicazione e dello spettacolo. Byblos ha lo scopo
di fornire ai lavoratori che si associano una pensione complementare,
aggiuntiva a quella del sistema pubblico, con l’obiettivo di aiutare il lavoratore a raggiungere un adeguato tenore di vita anche dopo il pensionamento. È una associazione senza fini di lucro. è ad adesione volontaria, a
contribuzione definita e a capitalizzazione individuale. Gli iscritti (lavoratori e aziende) partecipano direttamente alla vita del Fondo eleggendo
i componenti l’Assemblea dei delegati la quale, a sua volta, nomina il
Consiglio di amministrazione e il Collegio dei Sindaci.
¢
http://www.fondotelemaco.it
Telemaco è il Fondo pensione nazionale complementare per i lavoratori: operai, impiegati e quadri delle aziende che applicano il Ccnl delle
telecomunicazioni, assunti con contratto a tempo indeterminato, di apprendistato e di inserimento nonché i soggetti fiscalmente a carico dei
lavoratori iscritti al Fondo; costituito nel 1998 in forma di associazione.
Telemaco è un fondo pensione complementare a contribuzione definita:
è stabilita la contribuzione mentre non è definita a priori la prestazione
che si riceve. Il valore minimo dei contributi versati da ogni lavoratore
e dalla sua azienda sono stabiliti dalle parti istitutive e solo da esse sono
modificabili; a capitalizzazione individuale: le somme versate, assieme
ai rendimenti derivanti dagli investimenti finanziari, vanno a confluire
nella posizione individuale dell’iscritto. Al momento del pensionamento,
la posizione individuale sarà la base per il calcolo della pensione complementare. Gli iscritti a Telemaco, siano essi lavoratori o aziende, sono
chiamati a partecipare attivamente alla vita del Fondo, nominando i componenti dell’Assemblea dei Delegati. Quest’ultima, a sua volta, procede
alla nomina dei componenti del Consiglio di amministrazione..
¢
http://www.previcooper.it
Previcooper, è un Fondo pensione complementare nazionale a capitalizzazione dei dipendenti delle imprese della distribuzione. Il Fondo ha la
forma giuridica di associazione riconosciuta ed è iscritto all’Albo tenuto
dalla Covip. Previcooper provvede alla raccolta dei contributi, alla gestione delle risorse nell’esclusivo interesse degli aderenti, e all’erogazione
delle prestazioni secondo quanto disposto dalla normativa in materia di
previdenza complementare. Il Fondo non ha scopo di lucro. Il Fondo è
in regime di contribuzione definita. L’entità delle prestazioni pensionistiche del Fondo è determinata in funzione della contribuzione effettuata
e in base al principio della capitalizzazione. I destinatari di Previcooper
sono i lavoratori dipendenti, assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, nonché i lavoratori assunti a tempo determinato ovvero con
periodicità stagionale, la cui attività lavorativa abbia durata complessivamente non inferiore a 3 mesi nell’anno, delle imprese rientranti nella
sfera di applicazione del Ccnl della distribuzione cooperativa nonché delle
imprese o rilevanti rami di azienda acquisiti da parte di imprese della distribuzione cooperativa nei limiti di cui all’allegato 5 del Ccnl del 3/12/94,
nonché i lavoratori dipendenti dalle aziende di cui agli accordi stipulati
in data 2 luglio e 9 settembre 1998 dalle associazioni cooperative.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
45
45
Dal MONDO
Giovanni Martirano
Pac e Farm bill
I
Jan Brueghel il Giovane
Paesaggio fluviale con
contadini,
1640 ca., Regno Unito,
collezione privata
46
l mancato accordo al Vertice Ue del 22 e 23 novembre 2012 sul bilancio
dell’Unione europea per il settennato 2014-2020 è stato uno degli argomenti
di punta sulla stampa di tutto il mondo. The Economist, autorevole
settimanale britannico, ha opportunamente ricordato due cose: che anche se
i titoli dei giornali parlano di un bilancio enorme pari a un trilione di euro (1.300
miliardi di dollari), questo in realtà è spalmato su sette anni e che il divario tra la
più austera e la più stravagante delle proposte che erano sul tavolo a Bruxelles, era
irrisorio. Proprio per la strettissima connessione con le sorti del bilancio comunitario
il tema della nuova politica agricola comune rimane al centro dell’attenzione della
stampa europea. El Pais informa, per esempio del fatto che in Andalusia una la
legge sull’olivicoltura, approvata dal parlamento regionale il 28 settembre 2011, che
prevedeva un maggiore sostegno pubblico per la coltivazione dell’oro verde, è stata
sospesa in attesa di conoscere la dotazione finanziaria della nuova Pac. Gli agricoltori
bavaresi, dal canto loro, sollecitano una rapida
approvazione della riforma. Lo ricorda l’autorevole
portale “agrarheute.com” informando anche del
fatto che secondo molti rappresentanti degli agricoltori
il greening potrebbe minare le basi delle efficaci
misure agro-ambientali esistenti e di programmi di
sostegno come il Programma di tutela delle colture
e del paesaggio della Baviera (Kulap). Il settimanale
“Bauern Zeitung” ci fa sapere che Il ministro
dell’Agricoltura austriaco, Niki Berlakovich, in sede
di Consiglio agricolo ha colto l’occasione per stringere
delle alleanze allo scopo di garantire una maggiore
sicurezza finanziaria per lo sviluppo rurale, e ha inoltre
presentato delle proposte per un nuovo modello
alimentare europeo, che ha riscosso grande approvazione.
Sul fronte dei prezzi agricoli, sempre abbastanza in fermento, vale la pena di
sottolineare che il quotidiano economico francese Les Echos ha di recente scritto
che in un contesto di alti prezzi del grano, la decisione di costituire stock di riserva
da parte dei paesi importatori sarebbe contro-producente.
Interessante anche quanto riferisce il portale pakistano “brecorder.com”
a proposito del fatto che Chen Xiwen, responsabile del dipartimento per gli
Affari Rurali del Partito Comunista Cinese, ha reso noto che il suo paese avrà
necessariamente bisogno di altri 40 milioni di terreni agricoli – pari al 25% della
terra coltivata oggi – per poter coprire gli attuali volumi delle importazioni attraverso
la produzione interna di cereali. Lo statunitense “The New York Times” si è occupato della Farm bill, la legge
agricola quinquennale, rendendo noto che “mentre il presidente Obama e i leader
repubblicani cercano di evitare tagli automatici alla spesa e aumenti delle tasse
a partire dal nuovo anno, numerosi legislatori sostengono che una Farm Bill che
dia una nuova forma ai programmi dedicati all’alimentazione e all’agricoltura
potrebbe contribuire a far risparmiare miliardi di dollari”.
¢
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
P.A. RISPONDE
a cura della redazione
Sono un’impiegata amministrativa di un’azienda agricola, in attesa di un bimbo che dovrebbe nascere tra 5 mesi. Ho avuto notizia di alcune novità introdotte dal nuovo contratto nazionale sulla retribuzione delle donne in maternità
ma non sono riuscita a capire esattamente di che si tratta. Potete darmi indicazioni più precise?
(Enrica N., Bari)
Il recente accordo di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per i quadri e gli impiegati agricoli, sottoscritto lo scorso 19 novembre, ha riservato una particolare attenzione alla
condizione delle donne lavoratrici e, più in generale, dei genitori. Ed infatti, per quanto riguarda l’aspetto economico, è stato previsto un maggior impegno economico del datore di lavoro
nel periodo di astensione obbligatoria (due mesi prima e tre mesi dopo il parto). A partire dal
1° dicembre 2012, infatti, il datore di lavoro è tenuto ad integrare l’indennità riconosciuta in
tale periodo dall’Inps (80% della retribuzione) fino al raggiungimento del 100% (in precedenza: fino al 90%) della retribuzione alla quale la lavoratrice/il lavoratore avrebbe avuto diritto
in caso di normale prestazione. Novità sono state introdotte anche sul piano dei diritti delle
lavoratrici madri, attribuendo ai contratti territoriali la competenza a regolamentare la facoltà
di trasformare il rapporto a tempo pieno in rapporto a tempo parziale per le lavoratrici madri
(o, in alternativa, per i lavoratori padri) con figli di età inferiore ai tre anni, con facoltà di ripristinare al termine del periodo il rapporto a tempo pieno.
Sono il presidente di una cooperativa di produttori di vino e sto pianificando la
gestione delle risorse umane per l’anno prossimo. Ho ancora qualche dubbio riguardo al costo dei collaboratori a progetto, che sembrerebbe essere aumentato
ma non riesco a capire da quando. Dato che abbiamo parecchi collaboratori di
questo tipo, ho necessità di chiarire bene la questione.
(Mauro T., Brindisi)
I dubbi del lettore nascono probabilmente dal fatto che il cd. “Decreto sviluppo” (decreto legge
n.83/2012 convertito in legge n. 134/2012) ha rivisto il percorso di graduale aumento dell’aliquota contributiva pensionistica, originariamente disposto dalla cd. “Riforma Fornero” (art. 2,
c. 57, della legge n.92/2012), per gli iscritti alla gestione separata Inps (tra cui i collaboratori a
progetto) e della corrispondente aliquota
di computo delle prestazioni pensionistiGESTIONE SEPARATA INPS
che. In particolare per i soggetti privi di
altra tutela previdenziale obbligatoria è
Anni
Aliquote (%)
stato rinviato dal 2013 al 2014 l’innalzaSoggetti pensionati o iscritti
Soggetti privi di altra tutela
mento di un punto percentuale di aliquoad altra gestione previdenprevidenziale obbligatoria
ta (dal 27 al 28%), mentre per i soggetti
ziale obbligatoria
pensionati o iscritti ad altra gestione pre2012
27
18
videnziale obbligatoria è stata accorciata
2013
27
20
la progressione di aumento con l’innalza2014
28
21
mento di 2 punti percentuali di aliquota
2015
30
22
(anziché di uno) già a partire dal 2013 (da
2016
31
24
18 a 20%). Pertanto la nuova progressio2017
32
24
ne degli aumenti è quella indicata nella
2018
33
24
seguente tabella:
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre
marzo-maggio 20092012
47
MEDICINA
Fabio Forleo
Fulmine a ciel sereno
Q
uando usiamo la frase “fulmine a ciel sereno” sappiamo tutti cosa si intende: un
evento improvviso, inaspettato e non previsto.
Il temine ictus (da latino colpo) indica bene uno degli eventi, più drammatici e
purtroppo frequenti; che ci possono capitare… quando meno ce lo aspettiamo.
L’argomento è vastissimo e comporta gravi e diverse conseguenze, dalle più tragiche a
quelle, fortunatamente, più benigne.
Che sia ischemico (il sangue non arriva) o emorragico, l’ictus cerebrale rappresenta
un danno per le cellule del cervello che ha origine, sempre e comunque, da un problema vascolare.
I vasi sanguigni, come tutti sanno, si dividono in arterie e vene. Non tutti sanno, però, che
la differenza non risiede nel contenuto ma nel “senso di marcia” dal cuore alla periferia
o dalla periferia al cuore. La premessa è fondamentale per comprendere la differenza tra
trombosi ed embolie venose oppure arteriose.
Le vene (dalla periferia verso il cuore) nel proprio percorso diventano sempre più ampie e,
dopo il cuore, incontrano il primo “filtro” fatto di piccolissimi vasi, a livello del polmone.
È qui che si fermeranno i piccoli e grandi coaguli. Una trombosi venosa, infatti, può determinare una embolia polmonare, anch’essa più o meno grave.
Le arterie, invece, sono i vasi che portano il sangue verso la periferia e incontrano, come
primo “filtro” (non sempre) proprio il cervello. Come possiamo facilmente intuire è proprio questo il settore vascolare a rischio per gli eventi trombo embolici cerebrali.
Questi vasi hanno una struttura tipica fatta appositamente per far scorrere il sangue all’interno e rimanere elastica e resistente.
Alcune malattie come il diabete, l’ipertensione, e i problemi di colesterolo, se trascurati
per troppo tempo, creano un danno lento e subdolo che ispessisce e deteriora il sottile,
delicato e importantissimo strato interno (intima).
In questa sede si viene ad alterare quel mirabile sistema “antiaderente” che impedisce ai
piccoli aggregati di formarsi ed appiccicarsi alla parete.
È proprio la parete interna, a contatto con il sangue, che subisce il danno microscopico e
asintomatico che, in una ben nota cascata di eventi, porta all’accumulo del trombo arterioso. Questo trombo può occludere il vaso lui stesso o rilasciare, nel torrente circolatorio
gli emboli che, al primo restringimento della rete vascolare bloccheranno l’irrorazione dei
tessuti, determinandone la morte.
Come prevenire tutto questo? O quanto meno, come monitorare lo stato delle proprie arterie? Gli unici due punti che ci concedono un accesso chiaro, incruento e non invasivo per
valutare le nostre arterie, sono la retina e i vasi del collo.
Soprattutto per chi soffre delle patologie sopra elencate, effettuare periodicamente il controllo del fondo oculare e un esame “doppler” dei vasi epiaortici deve diventare una ottima
abitudine annuale. Questi due semplicissimi esami, infatti, ci danno grandi informazioni.
Mi rendo conto che l’argomento è molto complicato e queste poche righe sono assolutamente carenti ma potrebbero stimolare la curiosità per saperne un po’ di più.
Ricordiamo però, come dico sempre, che controllare e non provvedere con comportamenti
virtuosi non serve a nulla. Quindi, tornando all’inizio, il fulmine spesso non è a ciel sereno… semplicemente non si è dato peso alle previsioni.
¢
«Viaggiare illumina la mente ed elimina i pregiudizi»
48
Oscar Wilde
PREVIDENZA AGRICOLA novembre-dicembre 2012
EDITORE
FONDAZIONE ENPAIA
Direzione, redazione e amministrazione:
Viale Beethoven, 48 - 00144 Roma
www.enpaia.it [email protected]
DIREZIONE
Presidente
Carlo Siciliani
Direttore Generale
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Ambrosius Brueghel, Nature morte con fiori, 1660 - 1665, Vermont, collezione privata
Direttore Responsabile
Pietro Massini
Redazione
Giovanna Mellano ([email protected])
Hanno collaborato
Paolo De Castro, Pietro Massini, Guelfo Fiore, Carla
Collicelli, Roberto Caponi, Letizia Martirano,
Giancarmine Vicinanza, Simone Parola, Massimiliano
Lannino, Gerardo Damiano, Claudia Merlino, Nicola
Santoro, Lucia Russillo, Alessandro Terradura,
Commissione Lavoro Periti Agrari, Comitato amministratore Agrotecnici, Giampiero Bianchi, Camillo
Mammarella, Claudio Paitowsky, Luigina De Santis,
Silvia Vannucci, Severo De Pignolis, Maria Miligi,
Marco Togna, Antonio Positino, Stefania Sepulcri,
Ran Garin, Giovanni Martirano, Fabio Forleo,
Giovanna Mellano
Grafica, stampa e spedizione:
Del Gallo Editori
Green Printing srl
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Impaginazione: Tania Bocci
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Associato all’USPI Unione Stampa
Periodica Italiana
Tiratura: 75.000 copie
Chiuso in tipografia: 18 dicembre 2012
Brueghel. Meraviglie dell’arte fiamminga, oltre cento opere raffiguranti il
percorso pittorico di una delle più importanti famiglie di artisti fiamminghi tra il XVI e il XVII secolo, in mostra a Roma, al Chiostro del
Bramante fino al 2 giugno 2013. A cura di Sergio Gaddi e Doron J. Lurie,
l’esposizione fa parte di un progetto internazionale itinerante partito da
Tel Aviv e Como per giungere a Roma con oltre venti opere in più.
A introdurre l’attività artistica della dinastia fiamminga, I sette peccati capitali di Bosch, amico del capostipite Pieter il Vecchio. Entrambi approfondirono il tema delle visioni oniriche. Pieter il Vecchio prestò grande attenzione al paesaggio e al rapporto tra uomo e natura attraverso scene di danze contadine e proverbi figurati, aprendo la pittura fiamminga alla modernità.
I figli Pieter il Giovane e Jan il Vecchio seguirono il filone paterno del comico e del grottesco che avevano una valenza educativa. Ne è esempio la
Trappola per uccelli di Pieter il Giovane qui pubblicata sulla copertina.
Nella scena, un’allusione morale sulla precarietà della vita: allegra e spensierata come il gioco sul ghiaccio, ma se il ghiaccio cede, all’improvviso
si può trasformare in tragedia, e gli uccelli se si posano sotto la tavola di
legno, raffigurata nella parte destra del quadro, invece di trovare un riparo trovano una trappola mortale azionata dalla fune che parte dalla finestra sullo sfondo.
Numerose sono le opere floreali di Jan il Vecchio, soprannominato dei velluti per la preziosità della sua tecnica. Il genere si diffuse per l’entusiasmo
popolare verso le nuove specie floreali provenienti dalle Americhe e
dall’Oriente. Inoltre le composizioni ben si adattavano alla lettura in chiave allegorica dando significati simbolici ai singoli fiori. Nacque in questo
periodo il fenomeno della “tulipomania”, la prima speculazione borsistica
della storia: lo smanioso interesse verso i tulipani fece impennare i loro
prezzi e nel 1637 si ebbe la prima crisi economica del mondo occidentale.
Anche l’Italia era amata e ritratta da questi artisti e qui ammiriamo Il tempio di Vesta a Tivoli di Philips Brueghel.
Giovanna Mellano
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