Esofagite eosinofila: inquadramento diagnostico ed opzioni
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Esofagite eosinofila: inquadramento diagnostico ed opzioni
Eosinophilic esophagitis is a clinicopathological disease, which is increasingly recognized in adults. The diagnosis is based on histology in an appropriate clinical context, after excluding a gastro-esophageal reflux disease and other causes of dysphagia. Current treatments are controversial and understudied. They include pharmacological therapies (proton pump inhibitors, topical and systemic steroids, degranulation of mast-cells inhibitors, leukotriene receptor antagonists, antiIL-5 monoclonal antibodies, thiopurines), dietary interventions (elimination of food allergens) and endoscopic dilatations, associated or not with medical therapy. Parole chiave: esofagite eosinofila, disfagia, MRGE, allergia, fluticasone, mepolizumab, montelukast, dilatazione endoscopica Key words: eosinophilic esophagitis, dysphagia, GERD, allergy, fluticasone, mepolizumab, montelukast, endoscopic dilatation IF Michele Sozzi Luigi Buri S.C. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Azienda Ospedaliero/Universitaria Ospedali Riuniti di Trieste Introduzione L’esofagite eosinofila (EE) è un’entità clinico-patologica che in passato era considerata prevalentemente di pertinenza pediatrica e che attualmente viene riscontrata con frequenza sempre maggiore nell’adulto (1-3). La diagnosi è istologica ma deve essere posta in un appropriato contesto clinico che nell’adulto è tipicamente quello di un soggetto giovane di sesso maschile con una storia di disfagia intermittente e di ostruzione ricorrente dell’esofago da bolo alimentare. La malattia deve anche essere sospettata quando ci si trova di fronte ad una malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) con saltuaria disfagia refrattaria alla terapia con inibitori della pompa protonica (PPI). Nel bambino il quadro clinico è più eterogeneo e comprende dolori addominali, rigurgiti, vomito, avversioni o intolleranze alimentari, difetti di crescita, ecc. Inquadramento diagnostico Il “work-up” diagnostico comprende un’esofagogastro-duodenoscopia (EGDS) con biopsie, una radiografia dell’esofago, una manometria esofagea, un’eventuale pH-metria delle 24 ore ed una valuta- Giorn Ital End Dig 2011;34:143-149 L’esofagite eosinofila è un’entità clinico-patologica che viene sempre più frequentemente riscontrata nell’adulto. La diagnosi viene posta istologicamente in un appropriato contesto clinico dopo aver escluso una malattia da reflusso gastro-esofageo ed altre cause di disfagia. La terapia, che è tuttora controversa e sottostudiata, si avvale, oltre che di presidi farmacologici (inibitori della pompa protonica, steroidi topici e sistemici, inibitori della degranulazione delle mast-cellule, inibitori dei leucotrieni, anticorpi anti-interleuchina 5, tiopurine) anche di interventi dietetici (esclusione di allergeni alimentari) e di dilatazioni endoscopiche da sole o in associazione alle terapie mediche. Iniziative Formative > Educazione permanente Esofagite eosinofila: inquadramento diagnostico ed opzioni terapeutiche 143 IF Iniziative Formative > Educazione permanente Michele Sozzi et al > EE: inquadramento diagnostico ed opzioni terapeutiche 144 zione allergologica completa. Lo scopo dell’esame radiologico, da eseguire preliminarmente all’endoscopia in caso di disfagia totale e che può mostrare stenosi, anelli, lunghe riduzioni di calibro o una ridotta “compliance” esofagea, è principalmente quello di segnalare all’endoscopista stenosi importanti o serrate. Non di rado infatti la loro inconsapevole forzatura in corso di EGDS può causare lacerazioni e perforazioni, complicanze facili a verificarsi per la particolare fragilità dell’esofago nell’EE soprattutto quando l’infiltrato infiammatorio eosinofilo si estende a tutta la parete (4). L’EGDS può mostrare una gran varietà di lesioni, tra le quali fissurazioni, cumuli di essudato biancastro, noduli, papule, anelli, stenosi, lunghi restringimenti. Caratteristici sono la felinizzazione, cioè la presenza di anelli sequenziali della mucosa che fanno assomigliare l’esofago a quello del gatto o alla trachea (per cui si parla anche di tracheizzazione) e la mucosa a carta crêpe, che ha la tendenza a sfaldarsi. Nessuna lesione è però patognomonica ed un quadro endoscopico normale è stato descritto in una percentuale di casi che arriva al 30% (5). Per tale motivo, quando si sospetta una EE, i prelievi bioptici devono essere sempre eseguiti, anche in assenza di lesioni macroscopicamente visibili. Un ruolo centrale nella diagnosi di EE spetta all’esame istologico che deve mostrare un infiltrato eosinofilo esofageo con una densità di almeno 15 eosinofili intraepiteliali per campo ad alto ingrandimento (400 x) (6). Altri aspetti istologici sono la presenza di microascessi eosinofili, la distribuzione epiteliale superficiale di queste cellule, l’iperplasia della zona basale dell’epitelio e l’allungamento delle papille (6). Per una corretta diagnosi istologica è importante un adeguato campionamento bioptico dal momento che si è visto che la sensibilità aumenta dal 55 al 100% se il numero di biopsie viene aumentato da una a cinque (7). È anche importante che i prelievi vengano ottenuti sia dall’esofago prossimale che da quello distale, considerato che un infiltrato eosinofilo limitato all’esofago distale si ha tipicamente nella MRGE (7,8). Sempre per consentire una diagnosi differenziale con la MRGE è necessario che l’esame endoscopico ed i prelievi vengano fatti dopo un periodo adeguato di terapia con PPI (6-8 settimane) oppure dopo una pH-metria che documenti l’assenza di un reflusso gastro-esofageo patologico (6). Durante l’esame endoscopico è inoltre consigliabile eseguire prelievi bioptici anche nello stomaco e nel duodeno per escludere altre malattie come la gastroenterite eosinofila oppure, quando ci sono elementi clinici che lo facciano sospettare, il morbo di Crohn (6). Dal momento che la maggioranza (50-80%) dei pazienti con EE presenta, soprattutto in età pediatrica, una storia di manifestazioni atopiche (rinite allergica, asma, dermatite atopica, eczema) (5) e che i tests allergologici possono predire la risposta alla terapia (9, 10), si raccomanda in questi pazienti una valutazione allergologica completa che comprenda un’accurata indagine anamnestica, la conta degli eosinofili periferici, il dosaggio ematico delle IgE totali e di quelle per specifici aero-allergeni e l’esecuzione di “prick-test” e “patch-tests” per allergeni ambientali e alimentari (6). Sembra che il dosaggio delle IgE specifiche per alimenti non abbia invece alcun valore predittivo di risposta terapeutica nei pazienti con EE (11-13). Oltre alla MRGE, alla quale si è già accennato e la cui esclusione rappresenta un momento fondamentale nel “work-up” diagnostico dell’EE, vi sono altre condizioni morbose più rare di eosinofilia esofagea con le quali bisogna fare diagnosi differenziale. Tra di esse la gastroenterite eosinofila che ha però un quadro clinico diverso (dolori addominali, nausea, vomito, diarrea) e che può essere esclusa effettuando prelievi bioptici nello stomaco e nel duodeno, la sindrome eosinofila, che coinvolge soprattutto organi extraintestinali (manifestazioni cutanee, respiratorie, neurologiche, cardiache e splenomegalia), il morbo di Crohn, le collagenopatie, le esofagiti infettive e quelle da farmaci. Terapia La terapia dell’EE è tuttora controversa e sottostudiata. Gli studi disponibili sono estremamente variabili per quanto riguarda gli “end-points”, i criteri diagnostici, gli “scores” sintomatologici, le terapie e le diete concomitanti, ecc. La maggior parte di essi proviene da popolazioni pediatriche, tra cui due studi randomizzati, controllati, di cui uno in doppio cieco, che hanno messo a confronto la terapia steroidea topica con il placebo (14,15) ed uno studio randomizzato che ha valutato l’efficacia e la tollerabilità della terapia cortisonica topica rispetto a quella sistemica (16). Per quanto riguarda l’adulto, c’è uno studio randomizzato, controllato, che ha messo a confronto la terapia cortisonica topica con i PPI (17) ed uno studio randomizzato, controllato, in doppio cieco in cui è stata valutata l’efficacia rispetto al placebo del mepolizumab, un anticorpo monoclonale anti-interleukina-5 (IL-5) (18). Mancano invece studi sulla terapia a lungo termine, in particolare sull’efficacia e la sicurezza del mantenimento continuativo rispetto alla terapia intermittente. Le modalità di trattamento comprendono gli interventi dietetici, la terapia farmacologia e le dilatazioni perendoscopiche (figura 1). Interventi dietetici La frequente associazione dell’EE con una condizione di atopia ha portato a valutare l’effetto terapeutico di diete elementari (in cui l’apporto proteico è costituito fig. 1: rappresentazione schematica dei tre momenti fondamentali del trattamento dell’esofagite eosinofila Interventi dietetici Dieta elementare Dieta di eliminazione Terapia Farmacologica Steroidi topici e sistemici Inibitori dei leucotrieni (montelukast) Anti-IL-5 (mepolizumab) PPI Dilatazioni perendoscopiche IF Iniziative Formative > Educazione permanente Complessivamente gli interventi dietetici sembrano essere altamente efficaci, almeno nel bambino, ma hanno anche dei grossi limiti: la dieta elementare è scarsamente palatabile, per cui si rende spesso necessario l’uso di un sondino naso-gastrico, e la dieta restrittiva è di difficile attuazione, per cui si deve spesso coinvolgere un nutrizionista che educhi tutta la famiglia a far seguire al bambino una dieta appropriata e bilanciata. Sono auspicabili studi sugli interventi dietetici anche nell’adulto, sia per la loro documentata efficacia nel bambino che per gli effetti collaterali e le complicanze cui i pazienti sono esposti con le terapie farmacologiche ed endoscopiche attualmente in uso. Terapia farmacologica da aminoacidi liberi), virtualmente prive di allergeni alimentari, o di diete restrittive (di eliminazione). Queste ultime sono basate sulla rimozione degli allergeni più comuni (latte, uova, frumento, soia, pesce/molluschi, PPI noccioline) o di quelli che hanno dato una risposta Come già accennato, i PPI hanno un ruolo fondamenpositiva al “prick-test” (che valuta l’ipersensibilità IgE tale nell’escludere una MRGE prima di far diagnosi di mediata di I tipo) o al “patch-test” (che valuta l’iper- EE. L’associazione tra le due patologie è però ancora poco chiara. Il reflusso può causare infiltrazione eosensibilità ritardata Th-2 mediata di IV tipo). sinofila dell’esofago ma anche l’EE può causare una Gli interventi dietetici permettono di ottenere nei bamMRGE secondaria attraverso vari meccanismi, tra cui bini con EE alte percentuali di risposta clinica ed istoun’alterazione del tono dello sfintere esofageo inferiore logica (riduzione dell’infiltrato eosinofilo alle biopsie (22,23). Inoltre le due condizioni possono coesistere esofagee) (tabella 1) (5,9,19-21). (8,24). In un recente studio randomizzato, controllato, I due studi su popolazioni più numerose sono quelli di condotto su adulti con EE, il 60% dei quali aveva una Liacouras et al (5) e di Spergel et al (9). coesistente MRGE, i PPI hanno mostrato una pari effiNel primo, in cui sono stati trattati 172 bambini con cacia rispetto agli steroidi topici (fluticasone) nell’indurdieta elementare e 75 bambini con dieta restrittiva re una risposta clinica ed anche istologica (riduzione (basata sull’esito dei test cutanei) si sono ottenuti ridell’infiltrato eosinofilo) (17). Limiti di questo studio erasultati clinici ed istologici eccellenti con entrambi i trattamenti, anche se la risposta istologica era migliore con la dieta elementare. tab. 1: studi sui trattamenti dietetici nell’esofagite eosinofila Nel secondo, in cui sono stati studiati (popolazioni pediatriche) 146 bambini in gran parte (80%) allergici, il 50% dei quali aveva un’accertaTipo di dieta N. bambini Risposta* Riferimento bibliografico ta ipersensibilià cutanea ad uno o più allergeni alimentari, si sono ottenute riDi eliminazione 35 26 (74%) Kagalwalla et al 2006 (19) sposte cliniche ed istologiche nel 97% Elementare 25 22 (88%) Kagalwalla et al 2006 (19) dei casi con dieta elementare e nel 76% Elementare 10 10 (100%) Kelly et al 1995 (20) dei casi con dieta di eliminazione. Elementare 51 51 (100%) Markowitz et al 2003 (21) Limiti di questo studio, oltre all’assenza di un gruppo di controllo, erano la manElementare 172 172 (100%) Liacouras et al 2005 (5) cata valutazione di un’ipersensibilità nei Di eliminazione 75 75 (100%) Liacouras et al 2005 (5) confronti di aero-allergeni (che sembraDi eliminazione 146 112 (76%) Spergel et al 2005 (9) no anch’essi avere un ruolo nell’EE) e l’assenza di informazioni sull’aderenza Elementare 40 39 (97%) Spergel et al 2005 (9) alla dieta e sull’assunzione di terapie *Definita come n. (%) di pazienti con miglioramento clinico e istologico concomitanti (steroidi per inalazione). Giorn Ital End Dig 2011;34:143-149 145 IF Iniziative Formative > Educazione permanente topica e sistemica, condotto da Schaefer et al su una popolazione pediatrica, è stata dimostrata Risposta Risposta una pari efficacia dei due trattaSteroide Tipo di studio N. pazienti Riferimento bibliografico clinica istologica menti (superiore per entrambi Fluticasone Serie di casi 4 bambini 100% 25% Faubion et al 1998 (26) al 94% sia per i risultati clinici che per quelli istologici) dopo Fluticasone Serie di casi 5 adulti 20% 60% Langdon et al 1993 (27) un periodo di trattamento di 4 Fluticasone Serie di casi 11 bambini 100% 100% Teitelbaum et al 2002 (11) settimane (16). Gli effetti collateFluticasone Retrospettivo 20 bambini 50% 50% Noel et al 2004 (28) rali erano però più frequenti nei bambini trattati con prednisone Fluticasone Serie di casi 19 adulti 100% 21% Remedios et al 2006 (8) (40%) che in quelli trattati con Fluticasone Serie di casi 21 adulti 90% ------Arora et al 2003 (29) fluticasone (15%). In uno stuBudesonide Retrospettivo 20 bambini 80% 80% Aceves et al 2007 (30) dio randomizzato, controllato, in Fluticasone RCT 20 bambini ------50% Konikoff et al 2006 (14) doppio cieco, nel quale è stata valutata la risposta istologica al Fluticasone Rand. prosp. 36 bambini 97% 94% Schaefer et al 2008 (16) trattamento topico con fluticaBudesonide RCT 24 bambini 87% 87% Dohil et al 2010 (15) sone (21 bambini) a confronto con il placebo (15 bambini), vi RCT: studio randomizzato controllato è stata una risposta sorprendentemente bassa nei trattati no la scarsa numerosità della popolazione studiata e (50%), anche se significativamente superiore rispetto al l’eccessivo numero di “drop-out”. placebo (9%) (14). Stranamente i “responders” erano i Un ciclo di trattamento con PPI è pertanto una delle pazienti senza atopia ma è possibile che la valutazioopzioni terapeutiche consigliate nei pazienti con EE ne allergologica, basata solo sul “prick-test” e non sul non solo per escludere una MRGE, ma anche per ot- “patch-test”, abbia sottostimato il numero dei pazienti allergici. Un altro risultato interessante di questo studio è tenere un beneficio clinico. stato l’alto tasso di remissione istologica parziale (50%) nel gruppo trattato con placebo. Questo dato suggeSteroidi sistemici Non ci sono dati sul loro uso nell’EE dell’adulto. Nel rirebbe una variabilità stagionale della malattia con rebambino il prednisone ed il metilprednisolone per via missioni e riacutizzazioni spontanee. In un altro studio orale si sono dimostrati molto efficaci nell’ottenere una randomizzato, controllato, in doppio cieco, pubblicato risposta clinica ed istologica (16,25). Sono però fre- recentemente e condotto su 24 bambini, si è avuta una quenti gli effetti collaterali (fino al 40% dei casi), che risposta clinica ed istologica dell’86.7% con lo steroide possono essere particolarmente severi in età pediatri- topico (che in questo caso era una sospensione viscosa ca, e le recidive alla sospensione del trattamento (45% di budesonide) e nessuna con il placebo (15). dei casi). Per tali motivi il loro uso, che comunque deve Se i risultati della terapia steroidea topica sono buoni essere limitato a periodi brevi, va riservato a casi sele- a breve termine non lo sono altrettanto a distanza di zionati: disfagia acuta severa, alto rischio di perforazio- tempo. Le percentuali di recidiva dopo la sospensione ne esofagea da dilatazione endoscopica, severo calo del trattamento arrivano fino al 90% dopo 12 mesi e non ci sono sufficienti dati sull’uso di questi farmaci ponderale o refrattarietà a tutte le altre terapie (6). per periodi prolungati (8,16,31). Come per gli steroidi sistemici si raccomandano pertanto cicli di terapia Steroidi topici In considerazione della frequente comparsa di effetti col- brevi (non più di 4-6 settimane). Il fluticasone spray laterali con la terapia steroidea sistemica e delle similitudini va dato a dosi comprese tra 400 e 1800 µg al dì in dell’EE con l’asma è stato introdotto l’uso, sia nell’adulto 2-4 somministrazioni a seconda dell’età del paziente che nel bambino, degli steroidi topici (fluticasone, beclo- e della risposta clinica (6). Dopo la deglutizione del metasone, budesonide) sotto forma di spray da deglu- farmaco si raccomanda di non sciacquarsi la bocca e tire. La tabella 2 mostra i principali studi, basati per lo di non assumere alimenti per almeno trenta minuti. tab. 2: studi sulla terapia con corticosteroidi topici nell’esofagite eosinofila Michele Sozzi et al > EE: inquadramento diagnostico ed opzioni terapeutiche 146 più su piccole serie di casi, nei quali sono stati usati gli steroidi topici con risultati variabili ma complessivamente buoni sia clinicamente che istologicamente (8,11,1416,26-30). Il principale effetto collaterale osservato (fino al 15% dei casi) è stato la candidosi esofagea. In uno studio randomizzato di confronto tra terapia steroidea Altri farmaci Sono stati usati altri farmaci per trattare l’EE con risultati spesso deludenti. Gli inibitori della degranulazione delle mast-cellule come il cromolin sodico, che vengono usati nell’asma e nella rinite allergica, non si sono IF Iniziative Formative > Educazione permanente Dilatazioni L’infiammazione cronica, che si può estendere alle tonache più profonde della parete esofagea, provoca un rimodellamento tissutale con fibrosi che può esitare in una ridotta “compliance esofagea” e nella formazione di restringimenti. I sintomi che ne conseguono (disfagia e ostruzione da bolo alimentare) possono essere alleviati, come nel caso di altre patologie stenosanti dell’esofago, con cicli di dilatazioni endoscopiche, usando palloncini o dilatatori di Savary. Nella tabella 3 sono riportati alcuni studi condotti su piccole serie di pazienti, nei quali le dila- tab. 3: studi sulla terapia con dilatazioni endoscopiche nell’esofagite eosinofila Tipo di studio N. pazienti adulti Risposta clinica Riferimento bibliografico Serie di casi 10 6/10 (60%) Straumann et al 2003 (37) Serie di casi 13 11/13 (85%) Pasha et al 2006 (38) Serie di casi 17 16/17 (94%) Coese et al 2003 (39) Serie di casi 2 2/2 (100%) Cantu et al 2005 (41) Retrospettivo 8 8/8 (100%) Zimmermann et al 2005 (42) Serie di casi 5 5/5 (100%) Vasilopoulos et al 2002 (43) Serie di casi 10 10/10 (100%) Schoepfer et al 2008 (40) Serie di casi 19 16/19 (84%) Morrow et al 2001 (45) Serie di casi 13 7/13 (54%) Potter et al 2004 (44) tazioni hanno portato a successi clinici in percentuali che vanno dal 54 al 100% (37-45). In uno studio di follow-up si è visto che la maggior parte dei pazienti necessitava di una sola seduta di dilatazione e che la risposta clinica si manteneva anche a distanza di sette anni (37). I limiti principali delle dilatazioni sono rappresentati dal fatto che esse non curano la condizione di base (non influiscono sull’infiltrato infiammatorio) e che sono gravate da un rischio di complicanze (fissurazioni e perforazioni) superiore a quello che si ha per altre malattie stenosanti dell’esofago (46). In uno studio condotto su 36 pazienti adulti con EE è stata riportata una frequenza complessiva di complicanze del 31% con una percentuale di perforazioni dell’8% (47). I pazienti più a rischio di complicanze erano quelli con disfagia e stenosi di vecchia data e quelli con un infiltrato eosinofilo severo. Le dilatazioni dovrebbero pertanto essere eseguite con estrema cautela e gradualità e dovrebbero essere riservate soltanto ai pazienti con EE che seguono terapia medica senza risultati soddisfacenti e che hanno stenosi esofagee sintomatiche (6). Conclusioni Allo stato attuale ci sono ancora molte incertezze sull’eziologia e sulla diagnosi dell’EE, incertezze che sono alla base delle difficoltà di mettere in atto strategie terapeutiche valide. La prima di queste incertezze deriva dalla frequente sovrapposizione fra EE e MRGE e dalla constatazione che un infiltrato infiammatorio eosinofilo può meramente rappresentare una risposta aspecifica ad insulti esofagei di vario tipo (24,48). È quindi fondamentale, prima di qualsiasi approccio terapeutico, escludere in un paziente con disfagia ricorrente e/o ostruzione Giorn Ital End Dig 2011;34:143-149 dimostrati efficaci né nel miglioramento clinico né in quello istologico dell EE (5). I leucotrieni sembrano essere coinvolti nella patogenesi dell’asma ma non si sono viste differenze nella loro concentrazione esofagea tra bambini affetti da EE e controlli (32). In uno studio pilota in aperto su 8 pazienti adulti con EE si è vista una buona risposta clinica ad alti dosaggi di montelukast (un inibitore dei recettori per i leucotrieni) ma nessun effetto sull’infiltrato eosinofilo esofageo. Si sono inoltre manifestati frequenti effetti collaterali (nausea e mialgie) ed un’alta percentuale di recidive cliniche alla riduzione di dosaggio del farmaco o alla sua sospensione (33). Per tali motivi non c’è raccomandazione per l’uso del montelukast nel trattamento dell’EE (6). Risultati più promettenti sembrano provenire dagli studi sui farmaci cosiddetti “biologici” come il mepolizumab, un anticorpo monoclonale contro l’interleuchina 5 (IL-5). Quest’ultima è una potente stimolatrice della maturazione, dell’immissione in circolo, dell’attivazione e della sopravvivenza degli eosinofili (34). Studi preliminari hanno mostrato che il mepolizumab è in grado di prevenire lo sviluppo di EE nel topo e di ridurre l’eosinofilia esofagea e periferica nell’uomo (35). Uno studio molto recente randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, condotto su 11 pazienti adulti affetti da EE ha mostrato una significativa riduzione del numero di eosinofili tissutali e delle molecole (tenascina C e TGFβ1) associate al rimodellamento esofageo nei pazienti trattati con mepolizumab (1500 mg e.v., ripetuti dopo 1 e 2 mesi nei nonresponders) rispetto ai controlli (18). Il trattamento è stato ben tollerato ma i risultati clinici sono stati minori rispetto a quelli di un precedente studio in aperto condotto su quattro pazienti (35). Trattandosi di casistiche molto esigue è necessario attendere i risultati di ulteriori studi, tra cui uno multicentrico attualmente in corso. Gli immunomodulatori (azatioprina e 6-mercaptopurina) sono stati usati con buoni risultati nel trattamento a lungo termine di tre pazienti con EE steroido-dipendente, ma anche per questi farmaci sono necessarie valutazioni su casistiche più numerose (36). 147 fig. 2: algoritmo diagnostico-terapeutico dell’esofagite eosinofila nell’adulto Soggetti giovani con disfagia, “food impaction” o pirosi non responsiva a PPI x 2 medica, sono consigliabili, dopo un’attenta valutazione dei rischi, una o più sedute di dilatazioni esofaStenosi Diagnosi istologica di EE gee, condotte con cautela e gradualità per il rischio Dilatazioni di complicanze. Alle dilataPPI x 2 per 8 sett. Valutazione zioni si possono associare se non già fatto allergologica i PPI, mentre non ci sono dati sull’eventuale associaConferma EE Dieta di eliminazione zione delle dilatazioni con all’EGDS + bio gli steroidi, opzione che potrebbe essere ragioneFluticasone topico vole. Nella figura 2 viene per 6-8 sett schematizzato il percorso diagnostico-terapeutico Risposta Non Risposta sopra descritto. Tra le scelte terapeutiche Follow-up Altre terapie che si affacciano all’orizzonte sembra che i farmaci biologici, in particolare gli esofagea da bolo alimentare, possibili cause alternative anticorpi monoclonali anti-IL-5, e forse gli antagonisti all’EE come la MRGE, l’acalasia o un diverticolo eso- dei recettori dei leucotrieni possano dare risultati profageo. Bisogna anche tener conto dell’epidemiologia mettenti, ma è necessario attendere i risultati di alcuni della malattia che nell’adulto deve essere sospettata studi multicentrici attualmente in corso. soprattutto in giovani maschi con una storia personale e/o familiare di atopia. Il primo “step” terapeutico, che ha anche un valore diagnostico, è rappresentato dalla Corrispondenza Michele Sozzi somministrazione di PPI a dosi di solito doppie rispetS.C. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva to a quelle standard per un periodo di 8 settimane. Azienda Ospedaliero/Universitaria Se manca una risposta clinica e persiste un infiltrato Ospedali Riuniti di Trieste Strada di Fiume, 447 - 34100 Trieste eosinofilo nelle biopsie ottenute endoscopicamente Tel. + 39 040 3994973 dall’esofago prossimale e distale, in assenza di eosiFax + 39 040 3994216 nofilia gastrica e duodenale, si può confermare la diae-mail: [email protected] gnosi di EE. A questo punto, se non c’è una stenosi radiologicamente o endoscopicamente dimostrata, è consigliabile procedere con un ciclo di terapia cortisonica topica con spray di fluticasone deglutito a dosi di 400-1800 µg al dì in 2-4 somministrazioni per 6-8 settimane. Parallelamente, anche se i dati sul ruolo di 1.Kapel RC, Miller JK, Torres C et al. Eosinophilic esophagitis:a prevalent disease in the United States that affects all age groups. specifici allergeni nell’EE dell’adulto sono ancora limiGastroenterology 2008;134:1316-21. tati, è consigliabile far fare al paziente una valutazione 2.Ronkainen J, Talley NJ, Aro P et al. Prevalence of oesophageal eosinophils and eosinophilic oesophagitis in adults: the populationallergologica completa per individuare ed eliminare based Kalixanda study. Gut 2007;56:615-620. eventuali allergeni alimentari o respiratori. Il follow-up 3.Sozzi M, Serafino A, Consalvo D et al. Oesophageal eosinophilia, atopic diathesis and Helicobacter pylori infection in an endoscopic dopo risposta alla terapia non è ancora ben definito population of dyspeptic patients. Dig Liv Dis 2009;41(S1):abst e sembra che l’utilizzo dei soli parametri clinici non P10,p.S79. sia sufficiente. Mancano inoltre dati che permettano di 4.Liguori G, Cortale M, Cimino F, Sozzi M. Circumferential mucosal dissection and esophageal perforation in a patient with eosinophilic stabilire se sia meglio una terapia di mantenimento o esophagitis. World J Gastroenterol 2008;14(5):803-4. una strategia con cicli di terapia periodici. Se i sintomi 5.Liacouras CA, Spergel JM, Ruchelli E et al. Eosinophilic esophagitis: si ripresentano o non regrediscono completamente a 10-year experience in 381 children. Clin Gastroenterol Hepatol 2005;3:1198-1206. bisogna considerare, oltre ad una rivalutazione clinica, anche una rivalutazione endoscopico-bioptica. In 6.Furuta GT, Liacouras CA, Collins MH et al. 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