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Supplemento al numero odierno di MF/Milano Finanza - Il quotidiano dei mercati finanziari Spedizione in A.P. 45% art. 1 c. 1 L. 46/04, DCB Milano.
Direttore responsabile Paolo Panerai. Registrazione Tribunale di Milano n. 266 del 14/4/1989.
N° 4 ANNO LXIII Agosto-Settembre 2011
SOLIDARIETÀ
HOMO HOMINI LUPUS
SPAZIO APERTO
FEDERAZIONE AUTONOMA BANCARI ITALIANI
DOSSIER
attualità
CARO CONSULENTE,
SI ACCOMODI
COLPITI E AFFONDATI
OLTRE AL DANNO LA BEFFA
FONDO
ESUBERI:
RITORNO
AL PASSATO
bcc
IN POLE POSITION
PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO
focus
EDITORIALE
2 > Viaggi senza patemi
dossier
3 > Caro consulente, si accomodi
SINDACATO & SERVIZI
ATTUALITà
4 > Vincono i dipendenti soci alla Popolare di Milano
6 > Urban garden, non solo moda
di Lando Maria Sileoni - Segretario generale FABI
7 > C’era una volta
8 > La sindrome dell’impostore
9 > Colpiti e affondati
Fondo esuberi:
ritorno al passato
5 > quota periscopica
bcc
11 >bcc in pole position per il rinnovo del contratto
12 >Formazione, prevenzione e strategie mirate
13 >La fabi espugna la bcc di Borghetto Lodigiano
pensionati
14 >Il ruolo e l'etica
spazio donna
15 >In Italia un passo indietro
Quadri direttivi
18 >Quadri da rottamare?
spazio aperto
19 >Oltre al danno, la beffa
19 > numbers
promotori finanziari
20 >S.O.S Promotori
parere legale
21 >Restrizioni e controlli per chi assiste parenti disabili
previdenza
22 >Stretta su pensioni e limiti di reddito
salute
23 >Malanni da aria condizionata? Ecco come evitarli
fisco
24 >Acquisto di veicoli per disabili
solidarietà
25 >Homo Homini Lupus
NONSOLOBANCA
l'angolo del sociologo
26 >Essere o Avere
hi tech
27 >La casa sempre sott'occhio
27 >avviso ai naviganti
segnalibro
28 >Il Danno al lavoratore sul posto di lavoro
LA FABBRICA DEI SOGNI
28 >Il “pensiero stupesce” di Boris
I
l sistema bancario può contare, dall'aprile 2000,
su un Fondo di categoria, completamente autofinanziato, equiparabile, nella sua logica di funzionamento, a un avanzato ammortizzatore sociale.
Il Fondo, nel trascorso decennio, si è rivelato un efficace
strumento di difesa dei lavoratori, di fronte ai fenomeni
determinati dalle cicliche crisi economiche e dalle relative
tensioni occupazionali.
Evitando, quindi, facili celebrazioni alla sua efficacia, è
giusto riconoscere alle Parti sociali (ed in primo luogo
alle Organizzazioni Sindacali) l’aver saputo dare, con netto anticipo, una soluzione ai problemi che, sul versante
dell’impiego, avrebbero colpito la categoria.
Occorre riconoscere che, in genere, il Fondo di Solidarietà ha dato assicurazioni al reddito, garantendo la continuità retributiva ai lavoratori e, contemporaneamente,
attraverso gli accordi di volta in volta sottoscritti, ha consentito di negoziare l’ingresso concertato nelle banche di
più giovani risorse, in modo da avviare e pilotare processi
di ricambio generazionale.
Nei maggiori Gruppi Bancari, poi, il Fondo ha costituito
un ponte verso la pensione ed un passaggio agevolato tra
cessazione del lavoro e quiescenza.
Queste oggettive considerazioni non vanno mai dimenticate, specie di fronte alle sbrigative valutazioni di coloro
che oggi intenderebbero criticare i cambiamenti regolamentari introdotti dalle parti con l’Accordo dello scorso
8 Luglio.
Il nuovo Accordo ha, infatti, previsto una contenuta diminuzione dell’assegno straordinario, rispetto a quanto
attualmente riconosciuto, abbinandola al reddito complessivo percepito dal singolo lavoratore.
Ricordiamo, però, che è andato a buon fine l’intento, prioritario, di mantenere e salvaguardare, nella sua integrità,
un elemento fondamentale come la volontarietà dell’adesione, volontarietà che manterrà sempre la sua posizione
preferenziale.
Di più. Il nuovo Accordo non prevede alcun ricorso, come originariamente preteso dall’ABI, all’utilizzo
dell'Indennità di Disoccupazione, misura sociale che resta fuori dal perimetro negoziale.
Ancora. Il nuovo Accordo prevede la possibilità di utilizzare contratti di solidarietà, a seconda delle circostanze,
“difensivi” o “espansivi”, così da poter modulare, in caso
di necessità, il ricorso ad assunzioni stabili, combinandole con eventuali riduzioni orarie. La copertura temporale
del Fondo (60mesi) considera, poi, il periodo di incertezza legato alle cosiddette “finestre”.
Infine, fatto politico assai rilevante, l’ABI ha ritirato la
disdetta dell’Accordo, riconoscendo la validità di uno
strumento unico nel panorama delle Relazioni Industriali italiane, interamente supportato da condizioni di autofinanziamento.
Ha ragione il Presidente dell’Abi, Mussari, quando sostiene che il nostro Fondo è l’unico interamente finanziato dalle aziende, anche rispetto al panorama europeo.
Il realismo nelle valutazioni tecniche e politiche deve,
quindi, ispirare le più serene e obiettive valutazioni conclusive.
Garantiamo, per quanto ci riguarda, che non ci fermeremo e saremo molto attenti e tenaci nel rivendicare
l’applicazione dell’Accordo (che richiederà un passaggio
ministeriale attuativo) nelle sue forme più puntuali ed
innovative.
Starà anche alla nostra azione ottenere risultati e tutele in
linea con le aspettative reali dei lavoratori, già a partire
dal rinnovo del CCNL.
L’aver scongiurato l’introduzione nel nostro settore
dell’Indennità di Disoccupazione, che avrebbe obbligato
30.000 lavoratori bancari al prepensionamento, è un successo della nostra organizzazione e dell’intero movimento
sindacale italiano del credito.
Voglio ringraziare i Segretari Nazionali e i Segretari Generali delle altre organizzazioni sindacali per il risultato
che abbiamo fortemente voluto e ottenuto.
L’accordo firmato l’8 luglio, dopo 12 mesi di incontri e
trattative, si sarebbe potuto raggiungere in largo anticipo,
se solo la nostra controparte, l’Abi, non avesse ostinatamente e superficialmente tentato di forzare la mano, indirizzando tutte le sue energie nel tentativo di introdurre,
nel nostro settore, l’Indennità di Disoccupazione.
Se avessimo ceduto, sarebbe stata una vera sciagura per
l’intera categoria.
Mi auguro che gli incontri e gli scontri con i rappresentanti delle banche, avvenuti in questi ultimi mesi, servano da monito alla troppa arroganza di certi personaggi.
paese che vai... italia che trovi
29 >Week end a Pescocostanzo
ALTROTURISMO
30 >La nuova scuola di fotografia siciliana
31 >I Macchiaioli a Viareggio
CHI C’è C’è
32 >Il cartellone di Agosto/Settembre
Direttore editoriale
Lando Maria Sileoni
Capo redattore
Lodovico Antonini
Ordinario di Sociologia Generale
Università di Verona
Edizione Web: Marco Ammendola
Comitato di direzione
Gianfranco Luca Bertinotti
Mauro Bossola
Franco Casini
Giuliano De Filippis
Attilio Granelli
Mauro Morelli
Mauro Scarin
Lando Maria Sileoni
Collaboratori
Luciano Quaranta,
Clinica oculistica Università degli
Studi di Brescia
Maddalena Sorrentino,
docente di informatica generale,
Università Cattolica - Milano
Elcograf, Beverate di Brivio (Lc)
Luca Riciputi,
esperto risorse umane
e consulente aziendale
Illustrazioni: Roberto Mangosi
Domenico Secondulfo,
Flavia Gamberale
Editing: Mariapaola Diversi
Grafica: www.Majakovskij-comunicazione.com
Stampa:
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Amministrazione
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Direttore responsabile
Paolo Panerai
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focus
Viaggi
senza patemi
L
a giungla equatoriale del
Ruanda, l'arcipelago pacifico
delle Pitcairn, ma anche il Sudest Asiatico e il Sud America
sono state lo scorso alcune delle zone
più frequentate dai viaggiatori che hanno richiesto una consulenza al Centro
diagnostico italiano, una delle strutture
che ha attivato un servizio telefonico
in grado di dare indicazioni utili dal
punto di vista della prevenzione come
delle precauzioni da prendere e dei farmaci da portare con sé. Secondo i dati
più recenti, il 40% dei viaggiatori che
si rivolge al Cdi si reca quest'anno in
Africa (molti sono giovani volontari),
il 35% in Sudest Asiatico e il 25% in
Sud America. Una delle preoccupazioni
maggiori degli italiani riguarda il batterio E.coli, che ha causato la morte di
molti giovani per lo più in Germania,
anche se gli esperti tendono a rassicurare sia per la situazione, in remissione,
sia per le precauzioni da prendere, limitate all'assunzione di frutta e verdura
non crude o comunque ben lavate.
Malattie tropicali sempre più vicine.
Per quanto riguarda la malaria, la ricerca sta procedendo invece in varie
direzioni, sia verso la definizione di un
vaccino sia nell'ambito della profilassi. «Esiste un farmaco in fase di studio
che sarà somministrato alle persone che
vivono in zone endemiche, se tutte le
sperimentazioni ne confermeranno
l'efficacia», ha spiegato Federico Gob-
2
bi, assistente medico presso il Centro
malattie tropicali dell'ospedale Sacro
Cuore Negrar di Verona, «il trial è ancora in fase di studio e questo approccio sembra promettente più che altro
nell'allontanare le forme più gravi di infezione». Per quanto riguarda la malattia in coloro che si muovono per viaggi
di piacere, le statistiche testimoniano
una diminuzione di casi di contagio negli ultimi dieci anni. Per questo tipo di
rischio esistono infatti la profilassi o il
trattamento d'emergenza da effettuare
se sopravvengono febbri. «Per quanto
riguarda la profilassi, è attualmente nelle prime fasi cliniche uno studio sulla
tafenochina, farmaco somministrabile
per soli tre giorni prima della partenza
ed efficace per un mese», ha proseguito
Gobbi, «più comodo dei trattamenti
già disponibili ma di cui non sono ancora del tutto noti gli effetti collaterali».
In generale il viaggio non rappresenta
più il solo rischio legato alle malattie di
tipo tropicale, perché sono ormai endemiche anche in Italia e in Europa alcune patologie un tempo tipiche di alcune
zone remote anche per via dell'immigrazione.
«Alcune patologie tropicali sono sempre più frequenti anche in Italia, come
la West Nile, la Chikungunya e la Dengue, di cui si sono registrati di recente
alcuni casi in Croazia e in Francia». Può
infatti accadere che una persona torni
malata e venga a contatto con vettori,
presenti anche in Europa, come la zan-
zara tigre. Ecco perché in Veneto è stato
inaugurato, presso il Negrar, un servizio di pronto intervento e di diagnostica mirata alle cosiddette febbri estive,
che si affianca al servizio di consulenza
ai viaggiatori accessibile sia recandosi
in loco sia attraverso una consultazione
via mail o telefonica. «In una globalizzazione in cui viaggiano persone, cibi,
insetti e animali, la sfida del futuro è
quella di fronteggiare germi sempre più
resistenti che si diffondono anche nel
nostro paese o nelle vicinanze. Questo
impone la conoscenza capillare di tutte
le patologie tropicali e della loro manifestazione, anche non acuta o tardiva»,
ha concluso Gobbi, «il Morbo di Chagas, trasmesso da una cimice presente
nella zona del Centrosud America ma
trasmissibile anche con trasfusioni o da
madre a figlio, può colpire anche paesi
meta di migrazioni come il nostro». Per
chi rientra da un viaggio con i sintomi
di una malattia come la malaria sarà a
breve disponibile sul mercato un nuovo
farmaco contenente un derivato dall'artemisia, una pianta presente in Cina da
millenni e utilizzata contro le febbri,
che ha dimostrato ottime proprietà antimalariche. «Finora i farmaci derivati
da questa pianta erano utilizzati solo
nei paesi in via di sviluppo, mentre a
breve saranno disponibili anche nei paesi Occidentali», ha spiegato Giovanna
Orlando, responsabile dell'Unità di malattie sessualmente trasmesse del centro
di Malattie infettive dell'Ospedale Lui-
gi Sacco di Milano, «per evitare i rischi
è però essenziale partire preparati, ecco
perché a breve trasferiremo le cartelle cliniche in ambiente informatizzato
e potremo così consegnare al paziente
una scheda di viaggio personalizzata».
Per avvicinare ancor più i viaggiatori
alla consapevolezza dei rischi sanitari
collegati ai viaggi è in via di sviluppo
un sito internet, attraverso il quale ottenere indicazioni su dove effettuare le
vaccinazioni e informazioni per calcolare il rischio di ciascun viaggio.
Le situazioni a rischio in tempo reale.
Tra i malanni più comuni c’è sicuramente la diarrea del viaggiatore, che
colpisce per lo più nelle zone del Sud
America e del Sudest Asiatico. «Esiste un vaccino, non registrato in Italia
per questo uso e comunque efficace in
modo parziale», ha commentato Francesco Castelli, responsabile del Centro
di Malattie infettive e tropicali degli
Spedali civili di Brescia, «per questo le
precauzioni comportamentali sono l’arma migliore per difendersi da malattie
che possono compromettere il viaggio».
Sul sito della clinica privata Cesmet di
Roma si possono consultare le situazioni di rischio sanitario in tutto il mondo
aggiornate in tempo reale, mentre sul
portale della Società italiana di medicina dei viaggi e delle migrazioni sono
rintracciabili tutti i centri specializzati
dislocati in Italia e l’elenco delle vaccinazioni effettuabili.
dossier
CARO CONSULENTE,
SI ACCOMODI
Oltre un miliardo e mezzo di euro: a tanto ammontano i compensi che nel 2010 sono
finiti, dritti dritti, nelle tasche dei consulenti a libro paga delle principali banche
italiane. Questa voce di spesa è aumentata in tutti Gruppi, ad eccezione di Intesa
Sanpaolo e Bpm, e continua a drenare consistenti risorse soprattutto nel mondo Bcc.
Per questo nella nuova piattaforma contrattuale i sindacati ne hanno chiesto la
riduzione. Le consulenze più in voga? Quelle informatiche e gestionali. La FABI: “utili per
sopperire a carenza di professionalità interne o per accontentare gli amici?”
U
n tesoretto da oltre un
miliardo e mezzo di euro: a
tanto ammontano i compensi
che nel 2010 sono finiti dritti
dritti nelle tasche dei consulenti a libro
paga delle principali banche italiane.
Un dato parziale, visto che si riferisce
soltanto ai primi sei grandi gruppi
bancari, ma decisamente indicativo di
una tendenza che riguarda ormai tutti gli
istituti di credito: dai big ai piccoli fino ad
arrivare al variegato sottobosco del credito
cooperativo, dove le consulenze sono una
regola e suppliscono, in molti casi, alla
carenza di professionalità interne.
Vizio duro a morire quello di richiedere
pareri tecnici, o presunti tali, a società
esterne. Le banche italiane in questo
sono maestre, come dimostrano le note
integrative degli ultimi bilanci consolidati.
Scorrendo le pagine, si scopre che tutti
i grandi gruppi nel 2010, ad eccezione
di Intesa Sanpaolo e Banca Popolare di
Milano, hanno incrementato la cifra dei
compensi destinati a professionisti esterni.
Tra le più spendaccione spicca senz’altro
Unicredit, anche perché si tratta di un
gruppo di dimensioni internazionali,
con il numero più elevato di dipendenti
e filiali.
Qui le consulenze sono lievitate del 6%,
per un totale di 400 milioni e 294mila,
transitati sui conti di prestigiosi studi
professionali. A metterci lo zampino
anche la mega-ristrutturazione ONE4C,
più nota come progetto bancone, che ha
richiesto - dicono i banchieri - l’intervento
ad hoc di luminari in grado di indicare le
migliori soluzioni organizzative. Anche
nel campo dell’Information Technology.
E pazienza, se il Gruppo guidato da
Federico Ghizzoni ha un’apposita società
con 2mila dipendenti, Ugis, che si occupa
proprio della gestione informatica.
A questo punto, inevitabile la domanda:
“A che cosa servono le consulenze, se
disponiamo già di professionalità interne
che potrebbero benissimo assolvere a
questi compiti?”, si chiede polemicamente
Angelo Di Cristo, Coordinatore FABI in
Unicredit. Quesito prontamente girato
al management, ma ancora in attesa di
di Flavia Gamberale
risposta.
Stesso discorso in Ubi Banca. A maggio,
durante l’assemblea degli azionisti, il
Segretario nazionale della FABI, Attilio
Granelli, è andato giù pesante: “Notiamo
un accanimento sui costi del personale,
ma nessun progetto di riduzione delle
consulenze”. Come dargli torto? Nel
2010 sono aumentate dell’1,3%, per un
totale di 102, 647 milioni di euro spesi.
Impennata anche in Bnl-Bnp Paribas,
dove le parcelle dei professionisti hanno
assorbito 96 milioni di euro, contro i 75
milioni dell’anno precedente.
Non sono da meno Intesa Sanpaolo e
Banca Popolare di Milano, che a questo
capitolo di spesa hanno rispettivamente
destinato 533 milioni di euro e 41 milioni
e 945mila, valori comunque in calo
dell’1,2% e del 5% rispetto al 2009.
Più complicata la situazione del Banco
Popolare. Il management si è, infatti,
ben guardato dall’inserire nel bilancio
consolidato la voce ‘consulenze’.
Le cifre sono racchiuse nella vaga e
omnicomprensiva categoria delle “altre
spese amministrative” (759.390 milioni
di euro).
Per sapere quanto hanno intascato gli
esperti a libro paga del Banco bisogna
andare a consultare la nota integrativa.
Et voilà, svelato l’arcano: ben 130 milioni
e 401mila euro, in aumento di quasi 4
milioni rispetto all’anno prima.
Sorprese, invece, in casa Mps. Il Gruppo
Montepaschi era ultimamente balzato agli
onori delle cronache per aver varato un
vero e proprio piano di austerity interna,
tagliando un gran numero di posti inutili
nei consigli d’amministrazione delle
banche controllate. Ma, assai meno, si è
impegnato sul fronte delle consulenze.
Queste nel 2010 sono impietosamente
aumentate, per un totale di 137.922
milioni contro i 128.660 del 2009.
In concreto, per che tipo di lavoro vengono
profumatamente pagati questi specialisti?
E, soprattutto, perché le banche ricorrono
così spesso a loro?
In genere prestano la loro opera presso
grandi studi professionali, dalla Mc Kinsey
ad Accenture, si occupano di mettere a
punto nuovi modelli di organizzazione
aziendale (leggi tagliare il personale) o di
adeguare il sistema informatico centrale
delle filiali.
Nel novero dei super-consulenti non
possono mancare i professionisti della
formazione, pagati per tenere corsi
d’aggiornamento ai lavoratori, anche se
rispetto alla categoria dei “cervelloni” di
cui sopra sono sicuramente minoritari.
Sul perché si stacchino con così tanta
facilità contratti milionari a questi
signori, esistono pareri discordanti: i
banchieri sostengono che il loro apporto è
necessario, perché si tratta di professionisti
ad alta specializzazione, introvabili tra le
risorse interne.
C’è chi, invece, a cominciare dalla FABI,
pensa che gran parte delle consulenze
accordate dalle banche siano tutt’altro
che indispensabili e servano piuttosto a
soddisfare gli appetiti di società amiche
dei vertici o di ex consiglieri sul viale del
tramonto.
Il vero Eldorado della consulenza, però, è
il mondo del credito cooperativo: essendo
il settore organizzato in tanti microcosmi
territoriali, mancano strutture centrali in
grado di offrire competenze nel campo
informatico e gestionale. Dunque,
affidarsi ad esterni è la prassi. Con costi
non indifferenti per il sistema. Tanto che
nella nuova piattaforma contrattuale delle
Bcc, la FABI e gli altri sindacati hanno
chiesto esplicitamente una stretta sulla
spese destinate ai professionisti.
“È ora”, dice Luca Bertinotti, Segretario
nazionale della FABI, “che il settore
dia il via a una vera razionalizzazione
organizzativa e punti finalmente sulle
risorse interne. L’obiettivo non è solo
quello di generare risparmi, ma anche
quello di dare valore alle aziende
associate”.
3
SINDACATO E SERVIZI
attualità
Troppa enfasi sulla questione dell’aumento delle deleghe
VINCONO I DIPENDENTI SOCI
ALLA
POPOLARE
DI
MILANO
Dal confronto, a volte aspro, sono emerse posizioni differenti, in alcuni casi discordi, ma la volontà condivisa è sempre
stata quella di difendere un “modello unico” di forma societaria cooperativa e popolare di BPM, che ha sempre precorso i
tempi e che ha dato grandi frutti
di Daniele Ginese, Coordinatore RSA FABI BPM
L
oscorso 25 giugno, presso i
locali della Fiera di Milano,
si è svolta l’Assemblea
Straordinaria dei Soci di Banca
Popolare di Milano che è stata chiamata
ad esprimersi su un certo numero di
questioni che, seppur ampiamente
anticipate dalla stampa e portate al rilievo
della cronaca economica nazionale,
meriterebbero un approfondimento alla
luce dei risultati.
La Banca d’Italia ha rilevato, nel corso
delle programmate ispezioni, margini
di miglioramento nella gestione
dell’azienda, che riguardano aspetti
di natura industriale e di governance,
È scomparso Luciano Draghetti
IN MEMORIAM
Bolognese, fu per molti anni ai vertici della FABI,
prima nel Comitato Direttivo Centrale
e poi nella Segreteria Nazionale
C
hi ha conosciuto, e vissuto, la
Fabi negli anni ‘80 e ’90, ha conosciuto anche le persone che di
quella Fabi hanno interpretato
lo spirito del tempo. Luciano era tra queste, non solo per aver ricoperto incarichi di
altissimo livello (segretario nazionale per
oltre un decennio), ma soprattutto perché
legato ad un’idea primigenia di sindacato.
Nessuna concessione ai rituali della burocrazia, nessuna “benevolenza” verso le tesi
degli interlocutori, interni o esterni che
fossero, nessun compiacimento del ruolo.
Bensì, determinazione, a costo di apparire
ruvido e spigoloso; precisione e competenza, senza orpelli retorici e inutili perifrasi.
In due parole: trasparenza e pragmatismo.
Per questo non serve tessere le lodi che abitualmente si riservano a chi se ne va.
Lasciamo la retorica ai laudatores di professione. Preferisco ricordare i mille, piccoli episodi che hanno rappresentato gli
intervalli di lavoro, gli stacchi da un’attività, peraltro impegnativa e faticosa; i momenti di leggera distensione, se pure mai
4
del tutto esenti da qualche pensiero sindacale rivolto al giorno dopo. E poi la corsa.
Sempre, appena poteva: la mattina presto, in piena libertà, possibilmente senza
ostacoli, senza percorsi obbligati, i quali,
quando intervenivano, portavano spesso a
qualche discussione. Come quella, leggendaria, con la scorta del presidente americano Clinton, all’interno di Villa Borghese.
Ora potrà correre - finalmente tranquillo,
- nei Campi Elisi.
Gianfranco Amato
Presidente Centro Studi Sociali
“Pietro Desiderato”
sui quali l’Associazione Amici della
Cooperativa ha più volte indirizzato
l’attenzione dei dipendenti soci in
numerose assemblee. Dal confronto,
a volte aspro, sono emerse posizioni
differenti, in alcuni casi discordi, ma la
volontà condivisa è sempre stata quella
di difendere un “modello unico” di
forma societaria cooperativa e popolare
di BPM.
Non una difesa di principio, bensì la
consapevolezza di quanto la diversità
possa essere un valore, nella misura in
cui questo valore, poiché prodotto in
un contesto di democrazia economica
in cui la partecipazione è madre della
crescita, si tramuta in ricchezza per gli
stakeholders, siano essi clienti, imprese,
dipendenti, famiglie.
Così il tema delle deleghe ha assunto quasi forzatamente a causa dell’eccessivo
valore simbolico che se ne è voluto
dare - nei toni e nei contenuti un enfasi
particolare,
tralasciando
l’aspetto
oggettivo della questione: BPM ha
sempre precorso i tempi adattato la
governance alle mutate condizioni sia
di mercato sia normative, attraverso
l’introduzione del voto di lista, l’ingresso
di minoranze negli organi amministrativi
e di controllo, l’aumento del numero
dei consiglieri in rappresentanza delle
minoranze, la riduzione del quorum
per la presentazione delle liste,
l’istituzione delle assemblee a distanza e
l’innalzamento delle deleghe di voto da
2 a 3 (nell’aprile u.s.).
Quasi il 55% di tutti i soci - non solo
dipendenti come qualcuno si ostina a
sottolineare - ha espresso parere contrario
all’ulteriore
innalzamento
delle
deleghe, legittimando, di conseguenza,
l’Associazione ad essere l’appropriato
rappresentante politico delle istanze
della base sociale.
Non solo: il modello popolare e
cooperativistico trova la sua naturale
espressione proprio nel principio
del voto capitario che, per essere
rispettato, dovrebbe, in teoria, escludere
l’assegnazione di un alto numero di
deleghe. Il più grande valore del modello
Bpm si estrinseca anche nell’ampia
partecipazione dei dipendenti alla vita
della Banca. Le assemblee societarie ne
sono la dimostrazione finale, laddove i
colleghi comprovano la consapevolezza e
l’interesse nel condividere o discutere le
scelte che riguardano il futuro aziendale.
Gli Istituti di credito che adottano
questo modello hanno rappresentato
e
rappresentano
un
bacino
importantissimo per le economie locali
e dei territori di riferimento; investono
nella
capacità
imprenditoriale,
nell’iniziativa privata e pubblica,
accompagnano le istituzioni nel difficile
lavoro di presidio al territorio, seguono
le famiglie nella costruzione di un futuro
per i propri figli, attivano, all’interno,
meccanismi di attenzione nei confronti
del personale che difficilmente
vedremmo in altre società.
A voler leggere gli autentici segnali
espressi dall’assemblea del 25 giugno,
dobbiamo guardare oltre le deleghe. È
necessario, infatti, dare il giusto peso
alla costruttiva volontà che ha portato
l’Associazione Amici della Cooperativa
Banca Popolare di Milano a riconoscere,
anche in via prudenziale, la necessità
di affiancare il management nel
difficile lavoro di questi ultimi mesi (la
convinzione della necessità di aumentare
il capitale sociale e lo sforzo perché
questo venga sottoscritto dagli azionisti
di riferimento) e nel manifestare il
sostegno nei confronti di una nuova
politica gestionale fatta di impegno,
competenza e professionalità.
Questi gli ingredienti per una
ricetta vincente che riporti l’Istituto
all’eccellenza che conosciamo.
Fermo restando, infatti, un auspicato
miglioramento delle condizioni di
mercato, BPM ha già attivato azioni
di contrattacco che la riposizionino,
migliorandone i risultati.
Siamo convinti, infine, che fino a
quando i dipendenti-soci, organizzati
in Associazioni, saranno considerati
il vero valore aggiunto dell’azienda,
così come dimostrano numerose
esperienze europee di partecipazione,
il miglioramento di competitività, il
radicamento al territorio, oltre che una
governance più trasparente e sostenibile
saranno traguardi innegabili.
quota periscopica
T
aci, l’azienda ti spia.
Su
Facebook.
Secondo
un’indagine
di
Gdp,
associazione direttori del
personale, nei primi mesi dell’anno
sette imprese su 10 sono andate sul web,
in particolare sulle pagine personali dei
social network, per sondare opinioni e
stili di vita dei candidati che stavano
selezionando in vista di un’assunzione.
Un escamotage per capire se la
personalità o il modo di pensare del
candidato era in linea con la filosofia
aziendale o con un determinato ruolo.
Del resto - pensa la maggioranza dei
capi delle risorse umane intervistati è molto più rivelatore un commento
L’indagine di Gdp
Taci! L’azienda ti spia.
Su Facebook
Nei primi mesi dell’anno 7 imprese su 10 hanno reperito
informazioni sui candidati da assumere sui social network.
“Rivela più un commento lasciato in bacheca
che un curriculum vitae”
espresso in tutta libertà sulle pagine di
un social network, che dieci asettiche
righe di presentazione messe a margine
di un curriculum vitae. Che cosa
evitare categoricamente, se si vuole
essere assunti? Parlare male del proprio
ex datore di lavoro su Facebook. E il
motivo è presto spiegato: “Non è un
segno di tranquillità della persona”,
spiega con inflessibilità asburgica
Angelo Alfieri, direttore risorse umane
e organizzazione di Sofinter.
La “legnata” del Comitato di autodisciplina pubblicitaria
CREDEM E FINECO NEL MIRINO
PER
PUBBLICITÁ
INGANNEVOLE
Bloccati i messaggi promozionali di “nonsolotre”, il nuovo conto corrente
lanciato dal Credem, e dell’iniziativa “Porta titoli e fondi in Fineco”.
Il Comitato: veicolano informazioni ingannevoli sui prodotti
D
isco rosso per gli spot del
Credem, credito emiliano,
e di Fineco. Il comitato di
controllo dell’istituto di
autodisciplina pubblicitaria ha, infatti,
recentemente stoppato i messaggi
promozionali dei due istituti di credito
perché
veicolavano
informazioni
ingannevoli sui prodotti pubblicizzati.
Credem è finita nel mirino dell’istituto
per lo spot di “nonsolotre”, il conto
corrente, trionfalisticamente annunciato
come “a zero spese, con personal
bunker, tasso di interesse al 3%, chek
up finanziario”. Peccato che il tasso al
3% era limitato ai primi 12 mesi e per le
giacenze comprese tra 15mila e 75 mila
euro. Inflessibile il verdetto dell’istituto
di autodisciplina: “il messaggio è poco
chiaro e trae in inganno i consumatori
sulle condizioni dell’offerta”. Idem per
Fineco e la sua iniziativa “Porta titoli e
Unicredit e Intesa Sanpaolo guidano la classifica
IL SOGNO DEI LAUREATI ITALIANI?
IL POSTO IN BANCA
Secondo l’indagine Universum, condotta su un
campione di 8.500 neodottori, i due istituti di
credito rappresentano la meta lavorativa ideale dei
giovani economisti.
A
ltro che super società di
consulenza, come Kpmg, o
multinazionali dal marchio
storico come Benetton. I
dottori in Economia aspirano a sedersi
dietro allo sportello o, al massimo, alle
scrivanie degli uffici delle Direzioni
generali di Unicredit e di Intesa
Sanpaolo.
I due istituti di credito, stando a
un’indagine condotta da Universum
su un campione di 8.500 laureati nelle
più prestigiose università italiane,
sono la meta lavorativa ideale dei
giovani economisti del Belpaese.
Secondo la società specializzata in
“employer branding”, ossia nel valutare
l’appeal delle aziende e la forza del
loro marchio, i dottori made in Italy
preferiscono il posto in grandi banche
perché, soprattutto in questi tempi di
precarietà, incarna ancora il mito della
sicurezza e della stabilità lavorativa.
Piani industriali permettendo.
fondi in Fineco”, che, stando a quanto
comunicato dalla banca, prevedeva un
bonus di 2000 euro per i clienti che
trasferivano i propri titoli e fondi su
un conto Fineco. Ma anche stavolta
i pubblicitari si erano dimenticati di
inserire nel messaggio una trascurabile
informazione: il bonus poteva essere
assegnato solo a chi avesse trasferito
capitale per un controvalore di oltre
500mila euro. Un dettaglio.
Le denunce ai tempi del web 2.0
PRECARI, LA PROTESTA
CORRE SUL BLOG
Cinquanta precari licenziati da Italia lavoro lanciano Italiasenzalavoro.
blogspot.com, un network per raccogliere le storie e raccontare le ingiustizie
che giornalmente subiscono i lavoratori flessibili
L
a sfida alle ingiustizie del
precariato
può
partire
anche da un blog. Lo sa
bene
Katia
Scannavini,
la giovane contrattista a progetto
“licenziata” recentemente da Italia
lavoro, nonostante fosse al sesto mese
di gravidanza e avesse collezionato ben
sette rinnovi contrattuali in sei anni. Sua
l’idea, all’indomani del licenziamento,
di aprire il blog Italia senza lavoro (www.
italiasenzalavoro.blogspot.com). Nato
inizialmente per raccontare la protesta
dei precari (oltre 40) licenziati da Italia
lavoro, che insieme a lei hanno preso
il posto dall’oggi al domani, in barba
all’anzianità di servizio maturata, il blog
presto diventerà uno spazio virtuale per
raccogliere le tante storie dei lavoratori
flessibili di ogni settore, che per vari
motivi, sono stati scavalcati o hanno
subito qualche sopruso da parte dei capi,
anche in virtù della loro ricattibilità.
“Siamo intenzionati”, dice Scannavini,
“a diventare un network di denuncia
aperto a tutti i precari. Pensiamo, infatti,
che il modo migliore per cambiare le
cose sia raccontare pubblicamente tutto
ciò che non va nel nostro mercato del
lavoro. Ci siamo affidati alla Rete perché
ci dà una visibilità illimitata e non è
soggetta a censure”.
5
SINDACATO E SERVIZI
attualità
URBAN GARDEN
NON SOLO MODA
È una rivendicazione con cui ognuno può chiedere: uno stile di vita più in linea con il
nostro ritmo biologico, una dilatazione delle nostre vite oltre lo spazio claustrofobico
degli appartamenti, il recupero di un rapporto con la natura, la sperimentazione di una
forma di sussistenza, la riscoperta del valore dei prodotti della terra, l’occasione di
pensare a una città diversa
di Karen Zanier, Segretario provinciale FABI Udine
Dipartimento nazionale Comunicazione & Immagine
U
n angolo verde che si fa spazio
tra strade e palazzi e raccoglie
intorno a sé persone che si
erano perse in un ritmo di vita
inumano. Non è un'utopia alla Thomas
More, ma un progetto concreto che ha
contagiato molte città. All'esterno si
chiama “Urban garden”, in Italia “Orto
urbano” o “Orto diffuso”.
Nelle nostre città, il pollice verde ha già
contagiato molte persone e gli ortisti
metropolitani sono in crescita. La
passione per la coltivazione negli stretti
news
spazi cittadini coinvolge soprattutto le
persone anziane, ma ha avvicinato anche
giovani e stranieri.
Tanto che anche molte amministrazioni
comunali si sono attivate per promuovere
gli orti urbani ed estendere i territori da
rivitalizzare e recuperare all'interno del
tessuto cittadino.
L'esperienza di riutilizzo 'verde' di
piccoli e grandi spazi cittadini è una
rivendicazione, con cui ognuno può
chiedere: uno stile di vita più in linea
con il nostro ritmo biologico, una
dilatazione delle nostre vite oltre lo spazio
claustrofobico degli appartamenti, il
recupero di un rapporto con la natura,
la sperimentazione di una forma di
sussistenza, la riscoperta del valore
dei prodotti della terra, l’occasione di
pensare a una città diversa. In alcune
metropoli, infatti, è già diventato molto
di più che l’occasione di produrre in
proprio frutta e verdura: è il luogo dove
i vicini si raccolgono e trasmettono le
loro conoscenze ai più piccoli, mentre
si rilassano con una tazza di caffè in
mano. L’orto urbano è quindi anche
uno spazio sociale, dove re-incontrarsi
e con-dividere, legando sostenibilità
ambientale, sociale ed economica.
Ma è anche una rete verde, in rete:
la condivisione, in molti casi, passa
attraverso internet. La comunità virtuale
si scambia informazioni, esperienze,
indicazioni sui terreni disponibili on
line e poi si incontra nell’orto, questo
spazio reale, ma fuori dal solito tempo,
per sperimentare un nuovo senso di
comunità.
Triste anniversario per Berlino e per la libertà
Quel
ferragosto
di
cinquant’anni
fa
Il muro di Berlino venne eretto in pochi giorni proprio alla vigilia di ferragosto del 1961. Anche se ora è stato
abbattuto, nella memoria collettiva resta il simbolo negativo di un potere assoluto, che nega la libertà
è
l’estate del 1961, mancano due
giorni a Ferragosto.
Mezz’ora dopo la Mezzanotte,
un imponente muro, sinistro
e medievale, è eretto a dividere le “due”
città: la Berlino Ovest, da una parte, e la
Berlino Est, dall’altra.
È stato eretto il muro che diventerà il
simbolo della Cortina di Ferro, la linea
di confine che divise l’Europa in due
zone separate di influenza politica, dalla
fine della seconda guerra mondiale alla
fine della guerra fredda: la parte orientale
(DDR) soggetta al controllo sovietico,
quella occidentale sotto il controllo
statunitense.
La DDR, nota anche come Germania
Est, era lo Stato socialista istituito, nel
1949, sul territorio assegnato ai sovietici
alla fine della seconda guerra mondiale.
Uno Stato socialista a tutti gli effetti:
veniva professato l’ateismo di stato;
televisione e radio erano controllate dallo
stato, così come la diffusione musicale.
La casa discografica di stato era l’Amiga
che, oltre alla produzione discografica
interna, soprattutto musica classica e
musica pop cantata in lingua tedesca,
stampava anche dischi di artisti e
complessi stranieri famosi, come Beatles
6
e Pink Floyd.
I jeans furono a lungo un capo vietato
perché
simbolo
dell’imperialismo
occidentale. Solo nei primi anni
Settanta, apparvero nei negozi i primi
jeans Usa: nei primi quattro giorni di
commercializzazione ne furono vendute
120 mila paia. Rigide regole anche nella
scelta dei drink: niente Coca-cola per
i berlinesi orientali, che, però, erano
liberi di dissetarsi con le due versioni
locali della bevanda, la Club Cola e la
Vita Cola, poi quasi scomparse dagli
scaffali dopo la caduta del Muro. Pesanti
limitazioni, insomma, condizionavano la
vita quotidiana. Al contempo, tuttavia,
una salda giustizia sociale era assicurata:
se i migliori hotel, per esempio, erano
esclusivamente riservati alla clientela
straniera, per tutti gli altri lavoratori era,
comunque, garantita la vacanza presso
le pensioni gestite dal Servizio Vacanze
del sindacato. Grande attenzione era,
inoltre, riservata all’istruzione superiore,
che rappresentava una vera e propria
priorità dello stato socialista: la DDR
contava sette università e una ventina di
Hochschulen (college), tutte di ottimo
livello e dall’accesso completamente
gratuito. Evidentemente, non era però
abbastanza perché i cittadini di Berlino
Est si sentissero felici.
“Downtown, where all the lights are
bright!...” cantava in quegli anni Petula
Clark. Ed è proprio verso le sfavillanti
luci dell’Ovest, inseguendo il sogno di
una vita migliore, una vita moderna, o,
semplicemente, soltanto una vita più
simile a quella degli altri, che migliaia di
cittadini tedeschi superarono il confine,
abbandonando la Berlino orientale.
Nei
giorni
appena
precedenti
l’innalzamento del muro, quasi 30.000
persone raggiunsero l’Occidente, a
rischio della loro stessa vita. La Germania
dell’Est stava perdendo il capitale più
prezioso: i suoi uomini. E questo non
poteva essere permesso. Ecco, allora,
l’obiettivo del Muro: bloccare il massiccio
esodo del popolo tedesco-socialista verso
il mondo “altro”, verso quel mondo forse,
solo “normale”, ma certamente libero
ed ambito. Il 13 agosto 1961 il Muro
segnò, quindi, un limite non solo fisico,
ma anche politico e culturale, simbolo
oscuro di un mondo diviso e di ideologie
assolute e, perciò stesso, aberranti.
Silvia Catalucci
SINDACATO E SERVIZI
attualità
Dopo non vissero felici e contenti…
C’ERA UNA VOLTA
Non vogliamo certo fermare il progresso, ma è venuto il momento di assumere atteggiamenti forti, di
contrastare gli abusi, e non per quella voglia nostalgica di ciò che è stato, ma per ridare dignità alla
nostra categoria e voce ai piccoli clienti, ai lavoratori, alle famiglie. Insomma, alla gente comune e non
solo alla clientela prime
di Gianni Di Gennaro, Segretario Coordinatore FABI Ragusa, Dipartimento Comunicazione & Immagine FABI
I
niziavano così, un tempo, le favole che si raccontavano ai bambini.
C’era una volta e adesso non c’è
più. Ma noi non ci riferiamo alle
fate turchine, ai burattini viventi o ai
grilli parlanti, noi il discorso lo trasferiamo, di sana pianta, sulle banche.
Sì proprio le banche, quelle che c’erano
una volta e adesso non ci sono più. Le
banche intese come luoghi in cui le fasce
più deboli della società, trasferivano le
loro ansie, le loro esigenze, i loro modesti risparmi, nell’intento di trovare soluzioni e di racimolare qualche lira di utile.
Ora il mondo del credito è cambiato,
anzi, è stravolto da esigenze diverse ma
anche da modi di fare diversi, da modelli
diversi, da condizioni diverse, da “teste
pensanti” diverse; teste che un tempo si
chiamavano “direttori” e adesso si chiamano “manager”.
Le banche adesso sono diventati luoghi
dove il cliente non può attardarsi a parlare con un dipendente, “perché ciò comporterebbe una inutile perdita di tempo”, tanto se ha bisogno di qualcosa può
utilizzare uno di quei freddi e terribili
oggetti denominati “bancomat evoluti”,
o addirittura “intelligenti”. Clienti valutati esclusivamente non per il loro modo
di essere uomini di cultura, professionisti eccellenti o lavoratori integerrimi,
ma per il loro “portafoglio”, per quello
che questo può garantire all’Istituto, che
deve necessariamente fare utili e obiettivi
ad “ogni costo”.
Per non parlare del direttore della piccola agenzia di paese, che, alla stessa
stregua del parroco o del maresciallo dei
carabinieri, veniva considerato l’elemento cardine della “banca” e teneva alto il
nome dell’istituto.
Al limite, ciò che poteva essere motivo
di concorrenza era il tasso di interessi sul
libretto di deposito a risparmio, da confrontare con quello garantito dalla banca
che aveva deciso di aprire uno sportello,
proprio nella porta immediatamente accanto. Ma nulla di trascendentale, tanto
non c’erano “obiettivi” assegnati da raggiungere anche a costo di… Anzi, c’era
una sana e leale concorrenza, che a volte
si tramutava in una sottintesa ma non
dichiarata “complicità”.
La banca dunque intesa come luogo in
cui tutti andavano per confidare le proprie cose ad una persona disponibile e
capace che, non dovendo fare i conti con
le “pressioni commerciali”, si dedicava
alle esigenze di chi garantisce la sopravvivenza stessa degli istituti di credito: la
clientela.
Che dire poi del grandissimo rispetto
nei confronti di chi ha un lavoro proprio, è dipendente pubblico o privato, è
Disoccupazione, rischio di morte prematura
P
erdere il lavoro fa male alla
salute, tanto da moltiplicare
il rischio di una morte prematura, soprattutto per lui.
Secondo una ricerca condotta dagli studiosi della McGill University canadese,
in collaborazione con la Stony Brook
University, la disoccupazione aumenta il rischio di mortalità prematura di
ben il 78% negli uomini. E a rischiare
di più sono i 'giovani' sotto i 50 anni.
Conclusioni raggiunte attraverso l'analisi di studi condotti su un totale di 20
milioni di persone in 15 Paesi (soprattutto occidentali), negli ultimi 40 anni.
Non solo. A sorprendere i ricercatori è
stato anche il fatto che - a dispetto delle
aspettative legate a un miglior sistema
sanitario - la correlazione tra disoccupazione e rischio di morte è stata la stessa in tutti i Paesi oggetto dello studio.
Questo suggerisce l'esistenza di una
relazione causale tra la disoccupazione
e un più alto rischio di morte. "Fino a
oggi una delle grandi questioni riguardava il sospetto che condizioni di salute
pre-esistenti, come il diabete o problemi cardiaci, o comportamenti come il
fumo, la passione per gli alcolici o l'uso
di droghe, portassero a perdere o a non
trovare lavoro, e quindi fossero alla base
del maggiore rischio di morte ", ricorda Eran Shor. "Ma la cosa interessante
è che abbiamo scoperto che le condizioni di salute non hanno effetto sui
risultati della ricerca. Dunque, la rela-
imprenditore o artigiano ed è costretto a
fare file lunghe e interminabili agli sportelli “smembrati” dove il personale “c’era
una volta” e adesso non c’è più?
Dieci banchieri in Italia guadagnano
ogni anno le stesse somme che i 340.000
bancari italiani si suddividono tra loro.
Avidità, ricerca di utili da distribuire agli
azionisti per far sì che siano legittimati
gli stipendi megagalattici dei banchieri,
hanno preso il posto della signorilità e
della disponibilità di chi, un tempo, faceva questo mestiere perché tecnicamente adatto e non perché politicamente
“designato”.
I banchieri sono cambiati, i bancari si
sono impoveriti, la gente è scontenta,
le imprese sono insoddisfatte, chi ha la
possibilità di farlo, trasferisce i soldi all’estero. Quale sarà il futuro delle banche
in questa nostra bella Italia?
“C’era una volta”: non basta fantasticare con i ricordi del bel tempo andato, è venuto il momento di assumere
atteggiamenti forti, di contrastare gli
abusi, e non per quella voglia nostalgica di ciò che è stato, o per il mancato
riconoscimento dei grandi meriti che ha
il progresso, ma solo per ridare dignità
alla categoria e voce ai piccoli clienti, ai
lavoratori, alle famiglie.
Insomma, alla gente comune e non solo
alla clientela prime.
news
zione disoccupazione-mortalità è molto
probabilmente di tipo causale", spiega.
Un legame che ha a che fare, piuttosto,
"con lo stress provocato dalla disoccupazione, che incide negativamente
sullo status socioeconomico. Aspetti
che, a loro volta, portano a una salute
scarsa e a tassi di mortalità più elevati". Il pericolo è declinato decisamente
al maschile. La ricerca ha dimostrato
che il rischio di mortalità, per il sesso
forte, con la disoccupazione aumenta
ben più che per le donne: 78% contro
37%. Per gli uomini esiste dunque una
correlazione molto più elevata tra mancanza di lavoro e mortalità. E il pericolo
è particolarmente elevato per gli 'under
50 anni'
7
SINDACATO E SERVIZI
attualità
Chi sono i veri impostori? I vulnerabili lavoratori o i manager
che li spremono senza scrupoli?
La sindrome
dell’impostore
Alcuni colleghi ed alcune colleghe, purtroppo, sono convinti di
non meritare la propria carriera, il proprio successo, il vicino
inquadramento, la promessa promozione. Questa considerazione di se
stessi nasce, anche se per il lavoro “hanno donato anima e corpo”.
Così arrivano a pensare d’essere dei millantatori…
di Giuseppe Angelini, Segretario provinciale FABI Palermo
Dipartimento nazionale Comunicazione & Immagine
è
una vera e propria sindrome
detta, appunto, dell’impostore.
Si considerano, infatti, dei veri
millantatori, e vivono nella
paura che il loro presunto imbroglio
venga scoperto. Sono convinti di non
essere abili, competenti, adeguati come
pensano gli altri. Cresce, quindi, il
timore di “aver fregato” gli altri, di non
essere realmente all’altezza dei compiti
richiesti. Si crede di essere solamente
“fortunati”, di sembrare più competenti
di quello che in realtà si è.
I
ntegra il reato di molestie il
comportamento del soggetto che
arreca disturbo o molesta una
donna con telefonate a sfondo
erotico, anche se le telefonate stesse
sono poche. La prima Sezione penale
della Corte di cassazione ha infatti
precisato che nonostante le telefonate
effettuate dal molestatore non siano
state numerose, il reato di cui all’art.
660 del codice penale si configura
lo stesso in quanto è sufficiente il
dolo generico dell’agente, inteso
come coscienza e volontà di arrecare
molestie o disturbo alla persona offesa.
La prima sezione penale di Piazza
Cavour con la sentenza n. 1838 del 21
gennaio 2011, nel respingere il ricorso
dell’imputato-molestatore telefonico,
in quanto ritenuto infondato, ha
8
Questi colleghi hanno meno fiducia in
sé stessi, sono più volubili e vengono
colpiti più frequentemente da ansie
da prestazione. In certi casi il terrore
di essere “scoperti” può diventare
paralizzante.
Questa “sindrome” fu studiata agli
inizi degli anni ’80 in America. Gli
studiosi notarono come alcune persone
facessero previsioni negative sulle loro
prestazioni e spesso e volentieri, pur
essendo ad un passo dall’agognata
“promozione”, si ritirassero. Era più forte
la paura della mortificazione di non
raggiungere il traguardo che il desiderio
di affermazione. Era una vera e propria
paralisi. Ricordate “Luci della Ribalta” di
Chaplin? Calvero, comico vagabondo,
salva dal suicidio una ballerina, colpita
da una grave malattia paralizzante alle
gambe. Il giorno che la ballerina può
finalmente riprendere ad esibirsi, ecco
che, qualche minuto prima che si aprano
le tende per il grande pubblico del teatro,
teme di non farcela. Calvero, consapevole
che la ballerina è clinicamente guarita,
Cassazione
Reato di molestie anche con poche
telefonate. Importante è dolo generico
del molestatore
ma bloccata da un tarlo psicologico, la
“desta” con uno schiaffo e la lancia sul
palcoscenico dove arriverà, puntuale, il
successo.
Oggi nelle aziende esistono pochissimi
Calvero. Troppo spesso i manager
criticano l’operato di chi sta per
raggiungere un buon risultato. Anziché
instillare sicurezza si semina incertezza,
affinché “l’impostore” di turno dia
il meglio di sé temendo di perdere
l’agognata “carota”. In alcuni casi, i più
filibustieri tra i manager allontaneranno
news
spiegato in poche righe che il reato
previsto dall’art. 660 del codice
penale, “può ben essere integrato da
poche telefonate disturbatrici, ma
concentrate nel tempo, specialmente
laddove esse rivelino un contenuto
particolarmente odioso, come di certo
quelle attribuite all’imputato”. La Corte
ha poi concluso, precisando che, per
potersi configurare l’illecito è inoltre
sufficiente “il dolo generico, che risiede
nella volontà e nella consapevolezza di
arrecare disturbo alla parte offesa: la
petulanza e il biasimevole motivo delle
telefonate disturbatrici costituiscono
elementi che confluiscono in quelli
oggettivi della fattispecie, restando
irrilevanti gli eventuali motivi personali
(cfr. Cass. pen. Sez. 1°, n. 7051 in data
30.04.1998)”.
SINDACATO E SERVIZI
attualità
questa “carota” con tante bastonate,
(quante volte cambiano in corsa gli
obiettivi?), spingendo i colleghi a
strafare nel proprio lavoro, arrivando a
sostenere ritmi frenetici e a competere
per paura di perdere il proprio ruolo. È
chiaro che il manager, prospettando una
ricompensa a chi lavora di più, aumenterà
la probabilità che s’instauri fra i colleghi
(un insano) spirito di emulazione. Ecco
spiegato perché un comportamento
improntato
all’eccessivo
lavoro,
generando approvazione da parte del
manager, tenderà ad essere reiterato.
Il capo riesce così a creare un impulso
profondo che porta le persone a dover
raggiungere uno standard elevato per
essere accettate. La spinta a lavorare
molto è indotta, risulta chiaro, non tanto
per la passione per il proprio lavoro,
ma un bisogno ossessivo di eccellere e
ottenere approvazione. In casi “gravi”,
sempre più frequenti, “l’impostore”
presunto nasconderà una serie di stati
emotivi (dalla rabbia alla depressione)
e ad un’incapacità di adattamento, che
si manifesta con sentimenti di scarsa
stima di sé, paura di perdere il controllo
e difficoltà relazionali. Egli, a causa
del capo, ha bisogno di prove tangibili
che dimostrino il suo operato; tende a
quantificare le cose che fa, considerandole
unità di misura del valore personale.
Riflette poco su quali sono gli obiettivi
che può realisticamente raggiungere e
si concentra di più su quei risultati che
sarebbe importante conseguire perché
tutti, compreso se stesso, possano aver
chiari i suoi meriti.
In realtà il collega i meriti li ha tutti,
ma furbamente gli vengono “celati”,
facendolo sentire un impostore.
George Westinghouse (industriale ed
inventore statunitense del ‘900) diceva:
“Se un giorno diranno di me che nel mio
lavoro ho contribuito al benessere ed
alla felicità del mio collega, allora sarò
soddisfatto”.
Imparino i nostri manager ad aiutare
i colleghi nei momenti di difficoltà,
perché altrimenti i veri “impostori”sono
loro!
Fondo di Solidarietà: uno a zero per i lavoratori
COLPITI E AFFONDATI
L’8 luglio è stato raggiunto l’accordo sul Fondo esuberi. Dopo un lungo braccio di ferro durato un anno, i
banchieri hanno dovuto sottostare al diktat dei sindacati: ripristinata la volontarietà delle uscite e scongiurata
l’indennità di disoccupazione. Sileoni: “Vittoria di portata storica e atto di giustizia sociale. Evitato il
pensionamento obbligatorio di circa 30mila lavoratori. Ora si apre il confronto sul contratto”. Circa 7mila i
dipendenti bancari che, nell’immediato, trarranno beneficio dall’accordo
di Flavia Gamberale
U
no a zero per i lavoratori.
L’otto luglio è stato raggiunto dall’Abi e dalle organizzazioni sindacali l’accordo
sul Fondo esuberi, l’ammortizzatore
sociale di settore interamente finanziato dalle banche, che ha permesso dal
2000 al 2010 il prepensionamento
o pensionamento “volontario” di
40mila lavoratori bancari italiani.
L’accordo prevede che sia
ripristinato il criterio di
volontarietà delle uscite: i
lavoratori potranno continuare a scegliere liberamente, come sempre
fatto fino ad oggi, se
aderire o meno ai piani
di pensionamento o prepensionamento lanciati
dalle banche.
Non solo. È stata inoltre definitivamente messa nel cassetto l’ipotesi
di introdurre nel settore
del credito l’indennità di
disoccupazione, ammortizzatore sociale che, non
prevedendo il meccanismo
dell’adesione volontaria, avrebbe dato il via a una stagione di
licenziamenti di massa, attraverso
il pensionameno o pre-pensionamento obbligatorio di circa 30mila
lavoratori bancari, quei 54-55enni con
alle spalle trent’anni di contribuzione.
“Reintrodurre la libertà di adesione
del lavoratore interessato al prepensionamento e o al pensionamento, come
richiesto e ottenuto dalle organizzazioni sindacali, è stato un atto di giustizia sociale”, ha commentato a caldo il
Segretario generale della FABI, Lando
Maria Sileoni.
“Questo accordo”, ha sottolineato
il leader della FABI, “rappresenta per l’intero movimento sindacale italiano una vittoria di
portata storica, avendo evitato il prepensionamento
o pensionamento obbligatorio di 30mila lavoratori
italiani in un momento
di grave crisi economica
e sociale. Vale, infatti,
la pena ricordare che le
banche, in questi ultimi
dodici mesi, avevano
pesantemente “puntato”
a introdurre l’indennità
di disoccupazione nel
settore, che avrebbe riportato l’intera categoria
all’anno zero dei diritti e
delle relazioni sindacali.
L’ accordo sulla riforma del
fondo esuberi consentirà,
da subito, ai sindacati e alle
banche di gestire in forma non
traumatica gli esuberi dichiarati
dai grandi gruppi bancari nei piani
industriali, dando la possibilità ai lavoratori di scegliere il proprio futuro”.
“Avvisiamo immediatamente, però,
l’Abi”, ha avvertito Sileoni, “che qual-
9
SINDACATO E SERVIZI
attualità
sonoramente bocciata dal Segretario
Generale della FABI, Lando Sileoni,
che a stretto giro di posta scrive ai
ministri dell’Economia e del Lavoro,
Tremonti e Sacconi, chiedendo un loro
intervento sul tema.
Poi il 7 aprile scorso lo strappo. L’Abi,
lo stesso giorno in cui le organizzazioni
sindacali presentano alla stampa la nuova piattaforma contrattuale dei bancari,
annuncia la disdetta unilaterale, a partire dal primo luglio, dell’accordo 24
gennaio 2001 che prevede l’accesso volontario dei lavoratori al Fondo esuberi.
Via libera, dunque, ai pensionamenti e
pre-pensionamenti obbligatori.
Un annuncio a cui la FABI e le altre organizzazioni sindacali rispondono compattamente, proclamando il blocco delle relazioni sindacali in tutti i Gruppi
fino al 28 maggio e minacciando ulteriori iniziative di mobilitazione qualora
l’Abi non ritiri il provvedimento.
Un braccio di ferro durato tutto il mese
di giugno e che l’otto luglio finalmente
si è concluso con la piena vittoria dei
lavoratori.
siasi ed eventuale tentativo, più o meno
camuffato, magari durante la trattativa
del contratto nazionale, di introdurre
l’indennità di disoccupazione nel settore sarà combattuto ed ostacolato con
ogni mezzo a nostra disposizione”.
Ma l’intesa segna anche l’inizio del confronto banche-sindacati sul rinnovo del
contratto nazionale. “Un confronto”,
ha puntualizzato Sileoni, “che ci vede
distanti anni luce dalle posizioni dei
banchieri, e rispetto alle quali siamo
fermamente intenzionati, se le banche
non cambieranno radicalmente il proprio atteggiamento, ad arrivare allo
scontro con inevitabile mobilitazione
dell’intera categoria – conflitto che vorremmo comunque evitare”.
Un braccio di ferro durato 12 mesi.
Il confronto tra Abi e organizzazioni
sindacali sulla riforma del Fondo esuberi inizia poco dopo l’estate dell’anno
scorso. A ottobre si riuniscono le prime
commissioni per elaborare un bozza di
modifica dell’ammortizzatore sociale.
Le banche chiedono di ridurre i costi
del Fondo, diventato troppo oneroso anche a causa dell’alta imposizione
fiscale, e le organizzazioni sindacali
manifestano la propria disponibilità a
discuterne, fatta salva la tutela dei lavoratori e la loro libertà di scegliere se
andare in pre-pensionamento o meno.
Il confronto si inasprisce a marzo
quando Francesco Micheli, Capo delle relazioni sindacali di Abi, dichiara
di voler introdurre nel settore del credito l’indennità di disoccupazione, il
grimaldello che farebbe saltare il meccanismo della volontarietà delle uscite,
da sempre osservato nel mondo bancario, imponendo pensionamenti e prepensionamenti obbligatori. Un’ipotesi
Gli effetti immediati dell’accordo.
Nell’immediato a beneficiare degli effetti dell’accordo saranno soprattutto i
lavoratori di tre grandi Gruppi bancari:
Intesa Sanpaolo, Ubi e Banco Popolare.
Banche che hanno da poco presentato i
loro piani industriali, in cui per il prossimo triennio/quadriennio si dichiarano svariate migliaia di esuberi: oltre
3mila in Intesa, oltre mille in Ubi,
1.120 in Banco Popolare che potrebbero lievitare a circa 3mila se andasse in
porto il progetto di Banca unica.
Grazie all’accordo siglato, le uscite dei
lavoratori avverranno esclusivamente
su base volontaria.
news
“Un buon giorno per i bancari”
COSÌ PARLÒ IL SOLE 24 ORE:
un esempio di fantasia prestata
alla contrattazione
Riportiamo di seguito l’articolo di commento apparso
su Il Sole 24 Ore all’indomani della firma dell’accordo
D
a novembre a luglio si è
trattato. Vertenza lunga,
tesa, delicatissima. In ballo
tra i 5 e i 7mila esuberi
che i grandi gruppi hanno da smaltire
nell'immediato. Ieri si è firmato. Ed
è stato un buon giorno per i bancari.
L'accordo tra Abi e sindacati sul Fondo
di solidarietà è un passo decisivo in
vista del rinnovo del contratto di
10
settore. E dà la misura di quanto questo
settore possa essere frontiera sindacale.
La quadra su un ammortizzatore sociale
unico nel suo genere - nacque come rete
protettiva nel 2000 quando la «foresta
pietrificata» del credito approdò all'era
di mercato - è costata a tutti. Ad Abi, che
chiedeva di sostituirlo con il semplice (e
povero) sussidio di disoccupazione. E ai
sindacati, che hanno messo sul piatto
300 milioni per coprire la finestra
apertasi con l'allungamento dell'età
pensionabile. Ma la novità sta alla voce
«solidarietà espansiva».È il meccanismo
che accompagna il lavoratore verso la
pensione riducendone orario e salario e
introducendo al suo posto un giovane
fino alla graduale sostituzione. È un
gioco a doppia utilità: per chi esce dal
mercato e chi vi entra. È un bene per
i giovani, nel Paese dei giovani senza
lavoro. Se non resterà su carta, sarà
un esempio di fantasia prestata alla
contrattazione.
(“La nuova frontiera del contratto
dei bancari”, tratto da Il Sole 24 Ore
del 9 luglio 2011)
SINDACATO E SERVIZI
bcc
Ecco le richieste che la FABI illustrerà a Federcasse
BCC IN POLE POSITION PER IL RINNOVO DEL
CONTRATTO
Presentata la nuova piattaforma contrattuale 2011-14, che interessa circa 36mila lavoratori. Parole d’ordine: aumenti retributivi del 7,29%, partecipazione
dei dipendenti alla gestione e ai risultati d’impresa, freno all’abuso di contratti precari, nuove assunzioni, più regole per stage e apprendistato,
regolamentazione dei percorsi di carriera e delle prestazioni lavorative dei quadri direttivi, maggiori investimenti nel welfare aziendale. Bertinotti:
“Decisivo, inoltre, l’impegno per attenuare le differenze retributive tra bancari della vecchia guardia e quelli assunti dopo il 2001”
di Werner Pedoth, Responsabile Coordinamento Nazionale BCC
A
umenti
economici
del
7,29% per salvaguardare il
potere d’acquisto dei salari,
partecipazione dei lavoratori
alla governance delle banche e, dunque, ai risultati d’impresa, assunzioni
a tempo indeterminato di giovani con
salario d’ingresso per favorire nuova
occupazione stabile e di qualità e, infine, maggiori stanziamenti nel welfare
aziendale.
Queste, in estrema sintesi, le principali richieste avanzate dalla FABI e dagli
altri sindacati nella nuova piattaforma
contrattuale del credito cooperativo, licenziata il primo luglio e che interessa i
circa 36mila lavoratori del settore.
I sindacati hanno proposto per il triennio 2011-14 un aumento degli stipendi del 7,29%, più un 1% di revisione
della scala parametrale, sulla falsariga di
quanto chiesto in Abi.
Gli incrementi sono legati al recupero
dell’inflazione dei tre anni precedenti e
alla previsione inflattiva per il triennio
prossimo.
Ma sono stati richiesti anche maggiori
investimenti sia nel Fondo pensione integrativo di settore, sia nella Cassa mu-
G
li esempi virtuosi, soprattutto Oltralpe, non
mancano: dalle cooperative di credito svedesi alle
Kreditgenossenschaften
tedesche.
Banche solidamente posizionate sul
mercato, che ormai da oltre un secolo
aprono le porte dei loro fortini di comando ai dipendenti, rendendoli partecipi della gestione e dei risultati d’impresa.
Un modello di governance bancaria
assai meno diffuso in Italia, dove gli
istituti di credito che consentono ai lavoratori di diventare soci d’azienda si
contano sulla punta delle dita.
Nonostante sia lo stesso dettato costituzionale a riconoscere loro questo diritto.
Persino le Banche di Credito
Cooperativo, che proprio in virtù del-
tua (la cassa sanitaria del credito cooperativo), per garantire ai lavoratori un
welfare aziendale più forte. E, sempre
su questo fronte, è stata suggerita la creazione ex novo di un circolo ricreativo a
rete nazionale che offra a tutti i lavoratori contributi economici sulle spese di
istruzione e del tempo libero.
Dal punto di vista normativo, la FABI
ha calcato l’accento sulla salvaguardia
e sul pieno sviluppo delle peculiarità
del modello cooperativo, ribadendo la
necessità che tutti i lavoratori diventino soci delle banche e possano, così,
partecipare alla gestione e ai risultati
d’impresa.
Importante anche il capitolo relativo
alle nuove assunzioni: è stata sottolineata a gran voce l’esigenza di contrastare
l’utilizzo improprio dei contratti precari, particolarmente diffusi nel mondo
del credito cooperativo dove sfiorano il
10%.
I sindacati hanno, quindi, rivendicato
nuove assunzioni a tempo indeterminato, a fronte di una flessibilità inquadramentale circoscritta ai primi anni, ma
con la garanzia, per i neo-assunti, di poter fruire di tutti i benefici previsti dai →
Il parere dell’economista Giulio Sapelli
“DIPENDENTI SOCI PIÙ
MOTIVATI”
Uno dei massimi studiosi italiani del movimento cooperativo commenta
la richiesta avanzata dai sindacati di far partecipare i lavoratori alla
governance e ai risultati d’impresa. “Ci sono pro e contro. Tra i pro, il
fatto che un dipendente socio è maggiormente motivato. Attenzione,
però, a non far prevalere gli interessi personalistici nella gestione
d’azienda”. L’esempio virtuoso delle cooperative di credito svedesi e delle
Kreditgenossenschaften tedesche
la loro natura mutualistica, dovrebbero
favorire la partecipazione dei dipendenti alla governance, in molti casi precludono tale possibilità.
Per questo i sindacati, a cominciare dalla FABI, hanno chiesto esplicitamente
nella nuova piattaforma contrattuale di
settore che i lavoratori possano partecipare alla gestione e ai profitti d’impresa.
Come dire: un’altra governance è possibile.
“Il modello di gestione proposto dai
sindacati”, commenta Giulio Sapelli,
economista di lungo corso e tra i massimi studiosi del movimento cooperativo, “ha sicuramente i suoi pro e i suoi
contro”.
“Tra i contro metterei il rischio, decisamente più concreto quando i dipendenti partecipano alla governance, che
nella gestione dell’impresa possano
prevalere interessi personalistici e che
la convivenza di soci dipendenti e soci
non dipendenti possa generare divisioni nel corpo sociale”.
“Quanto ai pro, invece, c’è senz’altro
quello di stimolare l’attaccamento del
lavoratore alla propria banca, un input
alla produttività, alla gestione responsabile”.
Come, del resto, le cooperative di credito nord-europee insegnano.
di Flavia Gamberale
11
SINDACATO E SERVIZI
Bcc
contratti di secondo livello (dai premi
alla previdenza, alla sanità, alla tutela
della mobilità, ecc.).
Infine, chieste più regole anche per
gli stage e l’apprendistato: i primi dovranno avere una validità temporale
limitata, prevedere un rimborso spese
e l’erogazione dei buoni pasto, mentre
il secondo dovrà ridurre la sua durata
massima da 4 a 2 anni.
“Questa”, commenta Luca Bertinotti,
segretario nazionale FABI con delega al
credito cooperativo, “è una piattaforma
contrattuale che esalta pienamente le
specificità del settore, chiedendo: maggiori investimenti nel welfare, già fiore
all’occhiello del sistema Bcc, la parteci-
pazione dei lavoratori alla gestione delle aziende e ai risultati d’impresa e un
impegno fattivo verso il contrasto della
precarietà”.
“Ma oltre a ciò”, sottolinea il segretario nazionale FABI, “la piattaforma si
pone l’obiettivo di ridurre le differenze
retributive tra lavoratori della vecchia
guardia e quelli assunti dal 2001 in poi,
che rappresentano attualmente il 38%
della forza lavoro”.
Dal 2001 in poi le retribuzioni dei
nuovi assunti nelle banche di credito
cooperativo sono state, infatti, allineate
alle tabelle Abi e si è quindi prodotta
una cesura, in termini retributivi, tra
i dipendenti più anziani e quelli delle
nuove generazioni.
“Per attenuare questa differenza”, spiega Bertinotti, “abbiamo chiesto che i
lavoratori più giovani venissero tutelati attraverso maggiori contribuzioni in
welfare e premi aziendali. Un atto doveroso nel segno della solidarietà generazionale”.
Non meno attenzione è stata riservata
all’argomento formazione e percorsi di
carriera. La prima, hanno rivendicato
i sindacati, dovrà essere certificata e di
qualità soprattutto per quel che riguarda le materie sensibili dell’anti-riciclaggio e della Mifid, mentre, sui secondi,
è stata sollecitata l’attivazione di una
commissione nazionale che riformi gli
inquadramenti tenendo conto dell’at-
tuale organizzazione del lavoro osservata nel mondo del credito cooperativo.
Una riforma ormai improrogabile, che
dovrebbe allineare i percorsi di carriera
delle Bcc con quelli delle banche aderenti all’Abi.
“È importante, infine,”, puntualizza il
Segretario nazionale della FABI, “che
sia regolamentato e giustamente retribuito anche il lavoro dei quadri direttivi, che nel mondo bcc sono il 40%.
Troppo spesso gli straordinari di questi
lavoratori, della cui flessibilità oraria si
continua ad abusare, non vengono adeguatamente monetizzati. Per tale motivo, nella nuova piattaforma contrattuale, abbiamo chiesto specifiche garanzie
anche per loro”.
A VERONA IL SECONDO CONVEGNO NAZIONALE PER LA SICUREZZA NELLE BCC E LE PICCOLE
AZIENDE DI CREDITO
FORMAZIONE, PREVENZIONE E
STRATEGIE MIRATE
Occorre promuovere ulteriormente la diffusione della cultura della prevenzione
coinvolgendo sindacato, aziende, lavoratori ed esperti riconosciuti del settore
a cura dell’Esecutivo Nazionale BCC
S
i è svolto a Verona, città di
grande fascino e tesoro di
bellezze culturali, il secondo
Convegno Nazionale FABI dal
titolo “Sicurezza nelle Banche di Credito
Cooperativo e nelle piccole aziende di
Credito.
L’incontro, grazie all`ospitalità della FABI di Verona, si è tenuto presso
la sala convegni dell’Associazione degli Industriali Provincia di Verona, in
Piazza Cittadella. Questo ha permesso di
approfondire, in una giornata di lavori
programmati, le tematiche legate alla sicurezza del lavoro bancario che, a volte,
sembrano essere sottovalutate, ma che
sono invece estremamente importanti
per i tutti i lavoratori le lavoratrici.
La giornata dei lavori si è aperta con l’intervento del Segretario Nazionale Luca
Bertinotti, che ha evidenziato come la
FABI voglia diffondere la conoscenza e
la consapevolezza delle garanzie e delle
lacune delle normative vigenti nel settore, e nel caso specifico condurre un
approfondimento circa l`applicazione
del complesso di norme che regolano il
tema della salute e sicurezza nelle banche.
Il Coordinatore della FABI di Verona,
Marco Muratore, ha ribadito successivamente l`importanza di incontri formativi e di approfondimento tra tutte le
parti: la sicurezza è un tema infatti che
12
coinvolge sia i lavoratori
come le aziende, gli RLS,
i RSPP, le istituzioni e la
clientela stessa.
Il Prof. Antonio Zuliani,
docente dell’università di
Padova, ha presentato l’analisi della “gestione delle
emergenze nelle BCC” e
senza tecnicismi ha illustrato alla `numerosa platea lo
sviluppo di un percorso
psicologico che, iniziando da un evento critico in
azienda, (es. rapina) provoca reazioni emotive, come
paura, rabbia, sollievo alla
conclusione, senso di colpa
sui comportamenti, senso di vulnerabilità, che minano il senso di sicurezza dei
lavoratori. Per ridurre l’impatto di tali reazioni il Prof. Zuliani ha esaltato il valore
della prevenzione. Prevenzione primaria,
cioè preventiva all’evento criminoso, è
quella realizzabile con la formazione che
permette di conoscere e gestire le reazioni dei comportamenti umani, durante e
dopo l’evento, sia di tipo individuale sia
di tipo collettivo.
Viene definita come prevenzione secondaria quella attivabile subito dopo l’evento rapina e che deve portare un immediato sostegno per ridurre le reazioni
traumatiche.
Il Vicepresidente dell’OSSIF, Marco
Iaconis, spostando l’attenzione sulle
rapine, ha effettuato un’analisi sulle dimensioni e sulle caratteristiche delle stesse, e su quelli che sono tutti i dati statistici rilevati a tal riguardo dall`Osservatorio
ABI. Nel D.Lgs. 81/08 è stato specificato e ribadito l’obbligo per le aziende
di comprendere nella valutazione dei
rischi aziendali anche lo stress da lavorocorrelato, un fenomeno in aumento sia
in aziende medio-grandi che piccole.
Adempiere a questo dispositivo, significa prendere in esame tutti gli indicatori
aziendali per poi procedere alla valuta-
zione delle dinamiche e dei processi che
sono causa del disagio emotivo definito
” stress.”
L’attenta valutazione dello “stress lavoro
correlato” è importante, quindi, al fine
di migliorare l’incidenza del rischio, poiché lo stress comporta non solo disagi
sulla salute del lavoratore, ma incide
direttamente o indirettamente sui costi
aziendali. Circa le dinamiche sullo stress
lavoro correlato, l’Ing. Ilaria Gandolfi
ha presentato il progetto di valutazione
delle BCC della Toscana, sicuramente
tra le prime realtà nazionali ad aver già
attivato e sviluppato proprie iniziative
SINDACATO E SERVIZI
bcc
in merito.
Stefano Tassi, componente della
Commissione Nazionale Sicurezza
BCC, nel presentare lo spaccato tipico
degli sportelli BCC sul territorio nazionale con la nota capillarità e la loro molteplice diversità e adattabilità al territorio, ha evidenziato come le valutazioni
di rischio (lavoro –rapina–stress) devono essere giocoforza diversificate e flessibili tra le varie realtà del Movimento
Cooperativo.
Il
dott.
Matteo
Meroni
di
MegaItaliaMedia, azienda specializzata
in formazione e sicurezza, con l’ausilio di
filmati ha riportato l’attenzione su particolari comportamenti pre e post rapina,
fornendo importanti suggerimenti per
prevenire e/o gestire nel modo migliore
l’evento criminoso
A chiusura dei lavori della mattinata, la relazione del dott. Loris Brizio
del Dipartimento Nazionale Salute e
Sicurezza, ha focalizzato l`importanza
della formazione e dell’azione dei
Rappresentanti dei Lavoratori per la
Sicurezza (RLS) nelle piccole Aziende e
BCC, mantenendo uno stretto legame
con gli interventi del sindacato nel quadro della prevenzione dei rischi specifici
degli operatori del credito. Il pomeriggio
ha visto impegnati in una tavola rotonda, l’editore di EsseCome, dott.Raffaello
Juvara, il Direttore di Federveneta,
dott. Andrea Bologna, il Vicepresidente
OSSIF, Marco Iaconis, ed il Segretario
Nazionale FABI, Luca Bertinotti. Un
partecipato e vivace dibattito ha porta-
to a confronto le idee e le posizioni dei
vari partecipanti. Il Secondo Convegno
Nazionale, realizzato dal Dipartimento
Salute e Sicurezza, e dal Coordinamento
Nazionale Bcc, con il supporto della Segreteria Provinciale
di Verona, in uno con la
Segreteria Nazionale, ha contribuito così a promuovere
ulteriormente la diffusione
della cultura della prevenzione
coinvolgendo esperti riconosciuti del settore. Riscontrata
la grande partecipazione e
l’importanza degli argomenti
trattati, potremmo, quindi,
darci appuntamento ad un
prossimo Terzo Convegno,
contando sempre sulla ca-
pacità organizzativa del Dipartimento
Salute e Sicurezza e del Coordinamento
Nazionale BCC.
La banca era rimasta l’unica del territorio a non avere una
rappresentanza “fabiana”
LA FABI ESPUGNA LA BCC DI BORGHETTO LODIGIANO
Per la prima volta dopo 50 anni, eletti tre rappresentanti sindacali
aziendali della FABI nell’istituto di credito cooperativo lodigiano: Lorenzo
Acquistapale, Angelo Sbaruffati e Giampiero Sordelli Passera. Necchi: “Con
1.100 iscritti il nostro è il sindacato maggioritario nelle banche della provincia
di Lodi. Ancora una volta i lavoratori ci hanno premiato”
P
di Mario Nava, Segretario Provinciale FABI Lodi
er la prima volta dopo cinquant’anni, la Banca di credito cooperativo di Borghetto
lodigiano avrà una rappresentanza sindacale targata FABI. Gli RSA,
tre in tutto, sono stati eletti dall’assemblea dei lavoratori ai primi di giugno
e rimarranno in carica fino al 2014.
Si tratta di Lorenzo Acquistapale,
Angelo Sbaruffati e Giampiero Sordelli
Passera. I sessanta dipendenti dell’isti-
tuto lodigiano hanno così dato la loro
piena fiducia ai sindacalisti della FABI,
eleggendoli come propri rappresentanti.
La Bcc di Borghetto era rimasta l’unica
realtà bancaria del territorio a non avere una rappresentanza sindacale aziendale del nostro sindacato che, in termini di iscritti - ben 1.100 nel lodigiano-,
risulta essere maggioritario in tutte le
banche della provincia di Lodi, sia in
news
quelle appartenenti all’orbita del credito cooperativo sia nelle associate Abi.
“Sono molto soddisfatto del risultato
ottenuto dai colleghi”, ha dichiarato
Ettore Necchi, segretario Coordinatore
della FABI di Lodi, “con i quali mi
congratulo per l’ottimo lavoro svolto.
In questa banca abbiamo 55 iscritti su
60 dipendenti. Con l’elezione dei nostri RSA sapremo far valere ancora di
più i loro diritti”.
Credito al consumo
Nuove norme recepite da Bankitalia per offrire maggiori
tutele ai consumatori
S
ono state recepite le nuove norme, volute dal governo, a maggiore tutela dei consumatori, relativamente ai contratti di credito al
consumo (cosiddette anche “finanziarie”).
Lo ha annunciato la stessa Banca d’Italia,
che ha affermato che il recepimento della
nuova e più approfondita disciplina legislativa consentirà ai consumatori di ottenere
maggiori garanzie, rispetto alle società di
credito. Le norme prevedono, per la parte
in cui vi era la necessità dell’intervento tecnico di Bankitalia, un più severo
monitoraggio sui servizi accessori, legati
ai contratti di credito al consumo, che
spesso da facoltativi divengono obbligatori, a causa dell’impossibilità del cliente a rinunciarvi. È il caso, ad esempio,
delle polizze assicurative, senza le quali a
volte non si potrebbe ottenere il credito
desiderato, se non a tasso diverso, o addirittura in nessun caso. C’è poi la disci-
plina sul Taeg, il quale deve chiaramente
comprendere tutti gli elementi di costo
del credito, evitando sorprese non gradite al cliente, e dovrà essere esplicitato
in modo più chiaro e semplice. Nel caso
di offerta di più servizi, essi dovranno
essere firmati separatamente dal cliente,
in modo tale da richiamare la sua attenzione alle varie tipologie di servizi acquistati. Infine, Bankitalia stabilisce i limiti,
oltre i quali si potrebbe parlare di sconfinamento rilevante del cliente. Trattasi di
un rosso sul conto per almeno un mese
e per la somma di 300 euro, per i conti
correnti, o del 5% dei fidi, per utilizzi
extra-fido.
13
SINDACATO E SERVIZI
pensionati
Il momento così atteso della pensione si profila felice e
contraddittorio insieme
IL RUOLO E L'ETICA
Farsi da parte per i giovani, senza sentirsi in disparte. Coloro che meglio reagiscono al
pensionamento non tentano altre attività più o meno remunerate e competitive, bensì
volgono la loro attenzione alle varie possibilità che la società offre di migliorarsi, anche
andando incontro agli altri. Impegnarsi nel sociale vale di più di un'integrazione
economica della pensione
di Guglielmo Reteuna Contin – FABI Torino
I
pensionati hanno un rapporto con
la società diverso dagli altri cittadini. In genere l'uscita dal mondo
del lavoro cambia le relazioni interpersonali. Il nostro sistema di vita si
basa sul lavoro, tutto il resto viene considerato con notevole subordinazione, i
valori stessi e gli affetti, a volte.
Per questo, il momento tanto atteso da
molti per lunghi anni, al suo arrivo si
profila felice e contraddittorio insieme:
unisce l'idea di una maggiore libertà
con l'approssimarsi della terza età, la
possibilità di tentare il realizzo di aspirazioni da sempre accantonate con la
diminuzione della capacità di realizzar-
I
dati raccolti su oltre 175 mila
'over 75' nel Lazio e in Toscana
dimostrano che questo codice
speciale di triage aggiuntivo a
quelli convenzionali, assegnato dopo
una valutazione di pochi minuti per
identificare i pazienti più fragili e quindi più bisognosi di un ricovero in reparti di geriatria, riduce di almeno il
12% la mortalità degli anziani durante
il ricovero in ospedale e fino a un anno
dopo. Se i pazienti 'codice argento' vengono ricoverati nei reparti specialistici
più attrezzati per seguire gli 'over 75',
la mortalità durante e dopo la degenza ospedaliera diminuisce in maniera significativa, soprattutto nei casi a
maggior rischio, pari a circa il 20% di
tutti i ricoverati anziani. I risultati sono
emersi dall'applicazione del codice su
oltre 100 mila pazienti ricoverati in 7
14
le, per motivi economici e a volte di salute...
Nella realtà, si attua
in pochi mesi un atterraggio più o meno
tranquillo in una ‘terra
di nessuno’, dove non
esistono mappe o istruzioni per l'uso. L'isola
del tesoro tanto ambita e sperata rischia di
diventare un percorso
di guerra pieno d’incognite ed imprevedibili
insidie. Anche nella famiglia il pensionato va incontro a un metro di giudizio
stereotipato, che a volte sfiora la svalutazione e lo svilimento.
Tutto cambia sempre nella vita, ma, superate le prove precedenti più o meno
indenni psicologicamente, questa si
presenta come più complessa, anche
perché soggettivamente si configura
come una specie di appello finale e verifica di tutta una vita.
Uno dei motivi per cui molti si trovano
in difficoltà, dopo qualche mese vissuto come una specie di vacanza, trova le
sue origini nella loro condotta di vita
precedente.
Privilegiare la valorizzazione e la realiz-
zazione personale nell'ambito aziendale
o professionale, senza tener conto di altri valori, conduce molti verso una monocultura di base che psicologicamente
rende difficile l'adeguamento e la disponibilità verso alternative al lavoro,
che si configurano estranee, se non in
conflitto, con la mentalità che il tempo
ha sedimentato.
Molti si trovano di fronte a tale incognita e finiscono col rimanere prigionieri
della nostalgia del lavoro, andando in
cerca di ricordi e rapporti ormai persi
nel tempo, che non bastano perciò, al
confronto col passato, a mantenere un
regime di vita così intenso e soddisfacente.
Alcuni riescono ad uscire dal giro delle
memorie e delle nostalgie lentamente,
navigando verso un'attività di lavoro
che permette loro di sentirsi ancora attivi, ma nello stesso tempo non implica
un totale coinvolgimento, lasciando un
margine al tempo libero.
Coloro che meglio reagiscono al pensionamento, tuttavia, non tentano altre
attività più o meno remunerate e competitive, bensì volgono la loro attenzione alle varie possibilità che la società
offre di migliorarsi anche andando incontro agli altri.
Il "codice argento" in Pronto Soccorso
salva la vita agli anziani
reparti di geriatria in Toscana e su più
di 75 mila ricoverati nel Lazio. Il punto
di forza del codice argento è la sua semplicità, infatti, consente di assegnare il
codice argento a ogni paziente, accompagnandolo con un punteggio indicativo della gravità del caso. "Chiunque
può fare il calcolo del codice argento
in meno di 5 minuti - spiega il Prof.
Marchionni - basta infatti tener conto di elementi come sesso, età, stato
civile, ricoveri ospedalieri precedenti,
assunzione di farmaci, per ottenere un
punteggio che indica quattro classi di
rischio predittive della gravità clinica. I
casi più seri sono quelli che totalizzano
oltre 11 punti: in questi pazienti si è osservato che il ricovero in un reparto di
geriatria o di medicina interna può fare
la differenza sul destino del paziente".
C'è però un limite alla possibilità di introdurre il codice
ovunque: come dimostrano i
dati raccolti, appena il 5% degli 'over 75' viene ricoverato
in un reparto di geriatria. In
tutto il Paese, infatti, a fronte
di una popolazione anziana
in costante crescita, i geriatri
sono appena 2.800 e i reparti
di geriatria 150, mentre secondo le stime degli esperti
Per quanto il futuro che si prospetta da
qualche tempo non sia entusiasmante,
quelli che riescono ad impegnarsi nel
sociale ne traggono un beneficio psicologico, che vale di più di un'integrazione economica della pensione.
Senza fare il panegirico del volontariato
di alcun tipo, è giusto porre l'accento su
un lato del pensiero umano che ha un
senso per tutti: per un maggior equilibrio sociale è necessario il ricambio e
non l'atrofizzazione; cambiare perché
nessuno è insostituibile, ma anche perché la vita deve presentarsi sempre diversa e per esserlo bisogna seguire le sue
naturali vie, una delle quali prevede che
anche i giovani possano realizzare i loro
progetti, e portare aria nuova.
Farsi da parte in questo caso significa
creare opportunità materiali evidenti per il futuro, non fossilizzarsi su se
stessi.
Crearsi degli interessi in vista del pensionamento è un'esigenza che va tenuta
presente fin dal momento dell'ingresso
nel mondo del lavoro, per non mantenere ad oltranza una dipendenza fuorviante di fronte ai cambiamenti che la
vita ci impone e per non estraniarci dalla sua complessità, anche nel caso della
miglior carriera.
news
ne servirebbero almeno il doppio. È
quindi opportuno che la rete geriatrica
italiana venga potenziata e allargata, per
ridisegnare l'assistenza sanitaria e sociosanitaria dedicata agli anziani fragili ad
alto rischio di non autosufficienza".
SINDACATO E SERVIZI
spazio donna
D
all’analisi dei dati sull’uso
del tempo, che l'Istat aveva pubblicato alla fine dello
scorso anno, risultava che il
76,2% del lavoro famigliare delle coppie
è a carico delle donne, con tutto ciò che
ne consegue. Altrettanto sapevamo che
il nostro Paese, quanto ad occupazione
femminile, era relegato agli ultimi posti
con un modesto 47% già nel 2008.
Per dirla in breve, avevamo la consapevolezza di una situazione estremamente delicata di cui temevamo un peggioramento per gli effetti della crisi economica,
che ha letteralmente travolto l'economia
mondiale, investendo in maniera importante anche il nostro Paese. Purtroppo, il
nostro timore non era affatto infondato
e gli ultimi dati contenuti nel Rapporto
annuale Istat relativo alla situazione del
2010 lo confermano ampiamente. Il tasso di attività femminile nel 2010 è ulteriormente sceso attestandosi al 46,1%;
siamo ormai ai livelli di una decina di
anni fa, sempre più lontani dall'obiettivo del 60% fissato a Lisbona per rendere l'unione Europea più competitiva
e dinamica. Certo, si potrebbe pensare
che sia un fenomeno contingente, legato
proprio alla crisi e, forse, così lo potremmo archiviare ,se il fenomeno avesse lo
stesso andamento anche nel resto d'Europa. Quando, al contrario, i dati ci dimostrano come altri Paesi dell'Unione
Europea, ugualmente colpiti dalla crisi,
sono in controtendenza con una tenuta
(ed in alcuni casi un aumento) dell'occupazione femminile, dobbiamo prendere
atto definitivamente dell'esistenza di un
Donne e lavoro
In Italia un passo indietro
A quanto pare nel nostro Paese la questione del Lavoro delle donne
è ben lontana dal trovare soluzioni adeguate, nonostante gli impegni
di Lisbona, nonostante i numerosi allarmi lanciati da economisti,
istituzioni e società civile
di Cristiana De Pasquali, Responsabile nazionale Coordinamento FABI Donna
problema di tipo strutturale, le cui radici
affondano anche nella nostra cultura.
Un problema strutturale perché legato
anche all'inadeguatezza delle strutture
pubbliche, che non sono in grado di
dare risposte adeguate ai bisogni delle
famiglie e della società. Un problema
culturale perché, mancando queste risposte, in Italia sono le donne che si
fanno carico di mille problemi. Sono le
madri a farsi carico dei problemi legati ai
figli, sono le mogli e le compagne, a farsi
carico dei problemi legati alla coppia e
all'andamento familiare in genere, sono
le figlie a farsi carico dei problemi degli
anziani. Insomma, sono le donne a farsi
carico di un lavoro socialmente necessario. In una società davvero civile questo
ruolo sociale, dovrebbe essere agevolato, ma nei fatti così non è, complice
un'organizzazione del lavoro improntata quasi esclusivamente al maschile, in
cui questi problemi in realtà sono poco
sentiti (tanto c'è qualcun altro o me-
glio qualcun'altra che se ne fa carico).
Il nostro Paese è, probabilmente, tra i
migliori per quanto riguarda l'impianto
legislativo che tutela le cosiddette Pari
Opportunità, ma quando si va nel concreto, nel mondo del lavoro, ci si scontra
ancora troppo spesso con modelli che
in realtà tendono ad escludere le donne
impegnate su più fronti. Modelli in cui
il part-time è un problema per l'azienda,
modelli in cui il concetto di flessibilità
è spesso appannaggio unilaterale delle
aziende, modelli in cui una maternità
viene ancora vissuta come un elemento
che interrompe e/o preclude una crescita
professionale. Da qui il prezzo che molte
donne pagano: precarizzazione, gap salariale, relegamento in ruoli con minore
contenuto professionale. Basti pensare
alla scarsità di donne nei ruoli manageriali, effetto sicuramente, ma anche probabile concausa del fenomeno stesso, in
una sorta di circolo vizioso, che produce
e produrrà gravi danni sia in termini so-
ciali sia in termini economici (pensiamo
ad esempio a quali saranno le future
pensioni), perché i problemi delle donne
sono problemi di tutti ed in un modo
o nell'altro incidono ed incideranno sul
futuro della collettività.
cerco
lavoro
ente
disperatam
news
PRESTITI
Le donne li chiedono per gli studi, propri o dei figli
Gli uomini per beni materiali o voluttuari
Q
uando chiedono un prestito personale, gli uomini lo
fanno per comprare un PC,
l’ultimo gadget tecnologico
o cambiare la macchina; le donne, più
concretamente, per pagare le spese di
un master o le rette scolastiche dei figli.
Questo è uno dei dati emersi dall’indagine di Prestiti.it, il portale che mette
a confronto le offerte di finanziarie e
banche per chi ha bisogno di un prestito. Analizzando oltre 1.000.000 di richieste di prestito personale completate
nell’ultimo semestre si evidenzia come,
in Italia, il 76,5% dei finanziamenti di
questo tipo è chiesto dagli uomini che
sottoscrivono un contratto medio di
18.000 euro. Le donne, che rappresentano a livello nazionale il 23,5% dei
sottoscrittori, chiedono mediamente
una cifra inferiore: 16.000 euro. Come
detto, a livello nazionale gli uomini
rappresentano il 76,5% dei richiedenti
prestito, ma diventano l’86,3% quando
la finalità è quella dell’acquisto di un
oggetto di elettronica di consumo (PC,
telefono cellulare o simili) e l’ 85,3% se il
motivo per cui si sottoscrive un prestito
è l’acquisto di un’auto o una moto di seconda mano o la riparazione della stessa
(84,3%). Si sa, gli uomini sopportano il
caldo meno delle donne, e a riprova di
questo ecco che la quarta finalità 'maschile' è proprio l’acquisto di impianti
di condizionamento (82,8%). Il gentil
sesso è da sempre molto più pratico e se
una donna italiana decide di richiedere
un prestito personale lo fa soprattutto
impiegando la somma per la formazione scolastica propria o dei suoi figli. Se
infatti le donne rappresentano, come abbiamo visto, il 23,5% di chi sottoscrive
un finanziamento personale, guardando
alla sola finalità formazione e università
diventano addirittura il 37,7%. Capita
sovente che si tratti di donne che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro
con maggiori qualifiche (magari dopo
una maternità) e infatti l’età media di
una donna che richiede questo tipo di
prestito personale è di poco superiore ai
34 anni. C’è chi le considera gli angeli
del focolare, e loro il focolare lo arredano; anche con un prestito. Per la finalità
acquisto arredamento, le donne rappresentano il 31,1% dei firmatari. Non pensate, però, che le donne siano concentrate solo sui loro doveri. Si sanno anche
rilassare e divertire; e al terzo posto
nella classifica delle finalità per le quali,
percentualmente, le donne sono più numerose fra i sottoscrittori c’è quella per
l’acquisto di viaggi e vacanze (29,7%),
quasi 3 punti percentuali in più di quella
che occupa il quarto posto (Matrimoni e
Cerimonie – 27,3%).
15
16
17
SINDACATO E SERVIZI
quadri direttivi
C
redevo di essere l’unico e
spesso mi chiedevo: ‘È mai
possibile che fra i miei colleghi Quadri io sia l’unico
che prova queste strane sensazioni di
frustrazione e questo velato desiderio
di riscatto?’
Intendiamoci, noi Quadri Direttivi over 50 non siamo certo i tipi da
manifestazioni di piazza esagitate con
bandiere e striscioni! Noi teniamo un
profilo più moderato, più adatto alla
nostra posizione, ma certo siamo consapevoli che una rivendicazione sindacale vada affrontata con determinazione e con la giusta partecipazione.
So che il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei bancari
italiani è entrato nel vivo con la presentazione della piattaforma.
Ma so anche che l’Abi esordirà dichiarando che gli Istituti di Credito dovranno fare i conti con la crisi finanziaria, la recessione, le nuove austerità
di bilancio attese per gli anni a venire.
Che ci saranno scogli quasi insuperabili, sicuramente difficili da contrattare.
Ma al di là di questo, ogni giorno mi
rendo conto che si va comunque verso la dispersione dei ‘Senior’ con loro
le competenze, le conoscenze, le professionalità maturate in tanti anni di
impegno, in tanti anni di lavoro, in
tanti anni di sacrifici. Anni nei quali in
I
l Garante per la protezione dei
dati personali ha stabilito che è
"vietato il trattamento di dati
personali del dipendente ricavati
da file e documenti acquisiti nell'ambito
di operazioni di backup effettuate sul
server aziendale" Il provvedimento è
stato adottato a seguito di un reclamo
di un dipendente di una SPA che aveva
ricevuto una lettera di contestazione
disciplinare nella quale gli veniva
Attribuito tra le altre cose un indebito
utilizzo degli strumenti aziendali. Il
dipendente avrebbe infatti utilizzato
il computer a durante l'orario di
lavoro per scopi non riconducibili
all'attività istituzionale della società
ma per svolgere attività di consulenza
a vantaggio di terzi. La società aveva
quindi effettuato un controllo in modo
occulto e con modalità non dichiarate
sul computer in uso al dipendente e sui
file contenuti In una cartella chiamata
"personale". In quella cartella c'erano
anche prenotazioni alberghiere, foto
di famiglia e dati sensibili come referti
medici. Di qui la richiesta dell'istante
di disporre il blocco o il divieto del
trattamento dei dati personali. Nel
difendersi la società aveva al contrario
sostenuto che i dati acquisiti potevano
essere illecitamente trattati anche senza
il consenso dell'interessata perché
diretti a far valere o difendere un diritto
18
Preoccupazioni e delusioni di molti over 50
QUADRI DA
ROTTAMARE?
Diversi istituti di credito europei hanno di fatto ‘espulso’ dal sistema
un gran numero di dipendenti ad elevato grado di carriera e anzianità,
considerandoli evidentemente non più produttivi.
O non facilmente malleabili…
di Giuliano Xausa, Responsabile nazionale Coordinamento
Quadri Direttivi
Garante Privacy
Vietato il trattamento
dati personali del
dipendente ricavati
dal server aziendale
banca si lavorava volentieri, si prendeva un buon stipendio, si era rispettati
dal datore di lavoro e dalla clientela. Lo
so che non è un problema solo italiano, ma continentale. Se ne è discusso
anche a Lisbona, recentemente, in un
simposio sui quadri direttivi e dirigenti
bancari.
Si è discusso, soprattutto, sul fatto che
gli istituti di credito europei hanno
‘espulso’ dal sistema un gran numero di
dipendenti ad elevato grado di carriera
e anzianità, considerandoli evidentemente non più produttivi (o forse più
difficili da sottomettere!)
E qui ho capito - magra consolazione!
- di non essere l’unico a provare queste
sensazioni: la percezione di non avere un ruolo apprezzato in azienda, la
profonda frustrazione per non sentirsi
valorizzato, la sensazione di essere considerato ormai ‘superato’.
Ma io non ci sto! Sono convinto che
serve - e si deve! - rispetto e attenzione per tutti noi dipendenti ‘senior’ per
quanto abbiamo dato e per quanto possiamo ancora dare.
Sono fiducioso, anzi ho la certezza, che
le mie preoccupazioni sono le preoccupazioni del mio sindacato, la FABI, che
saprà affrontarle con la giusta determinazione.
Insomma, mi sento tutto, fuorché un
Quadro da rottamare!
news
in sede giudiziaria. La società faceva
anche notare che il computer affidato
alla dipendente non aveva un sistema di
archiviazione autonoma perché dotato
di un sistema operativo scaricato da
un apposito server è condiviso tutti i
computer dell'azienda. Inoltre tutto il
personale era stato informato attraverso
un regolamento aziendale dell'assoluto
divieto di usare gli strumenti di lavoro
per uso personale. Analizzando i
profili di illiceità del trattamento il
Garante fa notare innanzitutto che,
come emerso dalla istruttoria, la
società "ha effettivamente trattato dati
personali riferiti all'istante desunti da
file e documenti concernenti la sua
presunta attività di consulenza svolta
a vantaggio di terzi" Passando poi ad
esaminare le modalità con le quali
sono stati concretamente acquisiti i
dati personali l'Autorità fa notare che,
"sulla base degli elementi prodotti,
non risulta con certezza che la società
abbia concretamente acquisito file
e documenti riferiti all'interessata
attraverso un intervento "diretto" sul
computer affidatole in dotazione" ma
"ciò nonostante, si deve rilevare che
il trattamento operato dalla società in
relazione ai dati personali dell'interessata
non sia comunque lecito.
SINDACATO E SERVIZI
spazio aperto
La giustizia è senza soldi? Pagano i lavoratori.
Nel silenzio generale
OLTRE AL DANNO LA BEFFA
Cancellata la gratuità del Processo del Lavoro. Rimpinguare le magre casse
dello Stato o scoraggiare il ricorso alla Magistratura, resta il fatto che entrambi
gli scopi sono aberranti. è aberrante che a pagare siano ancora i lavoratori, cioè
coloro i quali hanno già sopportato, con la perdita del lavoro, dello stipendio o
della salute (cioè con la rinuncia ai beni ed ai valori più importanti), il costo più
caro e salato. Ma nessuno ne parla
di Paolo Berti, avvocato
N
el battage politico e giornalistico incalzante sul Decreto Legge
n° 98, recante “Disposizioni
Urgenti per la stabilizzazione
finanziaria”, cavalcato dalle opposizioni
parlamentari che non hanno esitato a gridare allo scandalo, nessuno si è accorto- né
i giornalisti né le opposizioni- che il Decreto Legge varato dal Governo contiene,
all’articolo 37, una norma che, di fatto,
rischia di affossare il Processo del lavoro,
ostacolando e financo impedendo l’accesso alla Giustizia da parte dei cittadini.Si
tratta di una disposizione che estende alle
cause di lavoro e di previdenza, l’obbligo
di pagamento del cosiddetto Contributo
Unificato già in essere per le cause civili,
vale a dire di una tassa che lo Stato pretende da tutti coloro che intendano rivolgersi
al Giudice, calcolata in misura differente a seconda dei valori che si intendono
conseguire e che deve essere versata dagli
interessati all’atto del deposito dei ricorsi.
Così stando le cose, a partire dal 7 luglio
2011, il lavoratore licenziato che intenda
ottenere la reintegrazione nel proprio posto di lavoro, ovvero colui il quale sia rimasto in credito verso il proprio datore di
lavoro per gli stipendi arretrati, se vorrà far
causa per rivendicare i propri diritti, dovrà
pagare allo Stato un obolo che andrà da
un minimo di 18,50 euro ad un massimo
di 733,00 euro. In questo modo, con un
colpo di spugna magistrale, il Governo ha
cancellato la cosiddetta gratuità del Processo del Lavoro che, introdotta sin dal
1958 con la legge 319, era uscita rafforzata
dalla riforma del 1973, ed aveva resistito
nel tempo permettendo un più agevole
accesso alla Giustizia da parte di coloro i
quali, avvertendo il peso della debolezza
della propria posizione, ben difficilmente
avrebbero potuto sopportare i costi del giudizio. La finalità delle nuove disposizioni è
chiara, in parte esplicitata nella norma stessa e in parte desumibile intuitivamente; da
un lato, si è voluto, come scrive la norma,
finanziare le casse del settore, indebolite e
prosciugate dai robusti tagli operati in questi anni e, dall’altro, si è inteso scoraggiare
il conflitto, scongiurando il ricorso alla
Magistratura. Entrambi gli scopi appaiono
aberranti (e per certi versi persino contraddittori) e le norme appena varate, al di là
della loro tenuta sul piano costituzionale
(tutta da verificare), suggeriscono, a brucia
pelo, alcune brevi riflessioni. È paradossale
constatare come, ancora una volta, siano
i lavoratori subordinati a dover pagare lo
scotto dell’ennesima crisi finanziaria che
si consuma nel nostro Paese; sono loro (e
sempre loro) quelle vacche da mungere per
dare il latte a quel bambinone perennemente affamato, in costante crisi alimentare, che si chiama Stato; ed è altrettanto paradossale che, in questo contesto, a pagare
di più siano coloro i quali hanno già sopportato, con la perdita del lavoro, dello stipendio o della salute (cioè con la rinuncia
42,3 %
ai beni ed ai valori più importanti), il costo
più caro e salato. Per altro verso, la spinta
del conflitto (che comunque c’è e tale rimarrà) al di fuori delle Aule di Giustizia,
rappresenta un pericoloso segnale per tutti
coloro i quali credono nella funzione generalmente terza e garantista che la Magistratura esercita nella quotidiana gestione del
contendere, nel solco dei principi espressi
dalla Carta Costituzionale. In ciò si scorge
anche la contraddizione delle norme che,
da un lato intendono finanziare il reclutamento di nuovi magistrati, e dall’altro mirano a ridurre fortemente il contenzioso.
Insomma, c’è di che essere allarmati ed indignati per uno scandalo che coinvolge gli
ultimi, i deboli, i tanti Signor Nessuno di
questo Paese, ma di questo scandalo non si
avverte eco: tutto tace, sommerso dal brulicante cicaleccio del potere, dal rumore assordante e repellente delle pelose battaglie
dei forti.
NUMB3RS
La pensione? È un pensiero fisso soprattutto per le donne. Secondo una ricerca realizzata da
Gpf per Axa-Mps su un campione rappresentativo di 2000 persone, è più frequentemente il
gentilsesso a pianificare la propria vecchiaia: ben il 42,3% contro il 33,4% degli uomini.
17,1 mesi
Gli accordi sul rinnovo dei contratti di categoria si raggiungono con sempre maggiori ritardi. Nel
2011 l’attesa media si è attestata a 17,1 mesi contro gli 11 del 2010. Attualmente sono 4,5 milioni
i lavoratori, tra cui anche i bancari, che hanno il contratto scaduto.
NUMB3RS
300mila
di Flavia Gamberale
Diminuiscono i neonati, ma aumentano le richieste di congedo parentale. Nel 2010,
nonostante il calo di nascite registrato, sono arrivate ben 300mila domande (+3%).
Due principalmente le cause che hanno fatto impennare il trend: la penuria di asili
nido in molte regioni italiane e il numero sempre più elevato di papà che decidono di
assentarsi dal lavoro per prendersi cura dei propri figli.
+2,1%
In barba alla crisi greca e alle stime nere di Bankitalia, i lavoratori italiani si dicono
ottimisti. Secondo le ultime rilevazioni di Gi Group, la fiducia nel proprio futuro lavorativo
è aumentata di 2,1 punti rispetto all’anno passato. I più sereni sono gli impiegati
dell’industria, i meno fiduciosi coloro che lavorano nel comparto dell’edilizia.
44%
La pubblicità? Corre su Facebook. Secondo un’indagine di E-circle realizzata in collaborazione
con Mediacom, ben il 44% delle aziende intervistate ammette di utilizzare i social media come
canali di promozione dei propri prodotti o servizi.
+ 30%
Panino made in casa addio. Sono sempre di più i lavoratori che, in barba alla crisi, scelgono
di fare la pausa pranzo in ristoranti etnici, locali macrobiotici o comunque all’ultima moda.
Secondo la recente rilevazione della Federazione italiana pubblici esercizi, negli ultimi 5 anni i
pasti fuori casa sono aumentati del 30%.
+ 2%
2010 da dimenticare per i laureati italiani. Secondo l’ultimo rapporto Almalaurea, nell’anno
appena passato, complice la perdurante crisi, i “dottori” rimasti senza lavoro sono aumentati
del 2%.
19
SINDACATO E SERVIZI
promotori finanziari
Parla Arrigo Nano, Responsabile Coordinamento Promotori Finanziari della FABI
S.O.S PROMOTORI
Diminuiscono i lavoratori attivi. Complice la crisi e la nuova ondata di diffidenza
verso la speculazione finanziaria, calano i profitti e aumentano le sanzioni. Nano:
“Questi professionisti, pur lavorando per un’unica azienda, sono considerati ancora
lavoratori autonomi e non hanno tutele contrattuali. Serve un sindacato forte che li
difenda”. E sulla formazione: “Stiamo organizzando diversi corsi di aggiornamento.
I più interessati? I giovani”
di Flavia Gamberale
L
a crisi ha picchiato duro
anche su di loro: i promotori
finanziari. Negli ultimi due
anni, secondo la recente
rilevazione di Assoreti, i lavoratori
attivi sono diminuiti del 21%, come
del resto si sono drasticamente ristretti
i loro i margini di profitto. Complice la
recessione e l’ondata di diffidenza verso
la speculazione finanziaria, si è assistito a
un calo dei clienti dell’11%.
Un momento di difficoltà che ha
contribuito ad acuire problematiche
mai risolte: i promotori finanziari sono,
infatti, lavoratori autonomi a metà.
Agenti monomandatari, esercitano per
conto di un’unica azienda, ma sono privi
di tutele contrattuali poiché inquadrati
come professionisti autonomi.
Per questo nel 2010 la FABI ha aperto
le sue porte ai promotori finanziari,
creando un coordinamento ad hoc,
che si occupasse di promuovere corsi
di aggiornamento per la categoria e di
difenderne i diritti. Presieduto da Arrigo
Nano, il coordinamento ha in cantiere
diverse iniziative sul territorio.
Arrigo Nano, perché un promotore
finanziario dovrebbe iscriversi alla FABI?
I promotori finanziari sono figli
delle banche. Se anche i promotori
ammettessero di essere strettamente
collegati alla banca e di dipendere
economicamente da un unico mandante,
capirebbero che solo un sindacato forte
e rappresentativo nel loro settore di
attività, come è la FABI, li può tutelare.
L’iscrizione alla FABI garantisce inoltre
una serie di servizi offerti sul territorio
grazie alle sedi del sindacato presenti
in ogni provincia. Inoltre il promotore
può partecipare a tutti gli eventi
organizzati da Assonova, l’associazione
dei promotori finanziari che offre
interventi di formazione, informativa
sugli aggiornamenti normativi e tutela
legale attraverso una specifica polizza.
Dal 2002 ad oggi il numero di promotori
finanziari attivi è diminuito notevolmente.
Da che cosa dipende?
Il problema più grosso dei promotori sta
nell’organizzazione che s’interpone tra la
sede aziendale e i singoli promotori. Il
modello è vecchio e non funziona più
come in passato. I promotori devono
capire che la loro autonomia è un’arma a
doppio taglio, che va gestita. La flessibilità
offerta dal loro rapporto di lavoro non va
scambiata con la mancanza di stabilità.
Da soli, i promotori non sono in grado
di andare da nessuna parte.
Come se ne esce?
Bisogna sviluppare un rapporto
fiduciario più saldo nei confronti
del datore di lavoro. I promotori
devono considerarsi meno liberi e più
professionisti d’azienda. Ovviamente,
anche la banca dovrebbe modificare il
rapporto con i promotori. Come ottenere
questo, che sembra un sogno, senza la
grande mediazione del sindacato?
Negli ultimi 2 anni le sanzioni comminate
ai promotori dalla Autorità di vigilanza
sono aumentate…
In momenti di difficoltà dei mercati si
possono produrre fenomeni di degrado.
Da qualche anno le direzioni aziendali,
su pressione di Consob e Bankitalia,
stanno molto attente. Prima che
determinate violazioni o comportamenti
opportunistici da parte di un promotore
Cassazione
arrechino gravi danni all’azienda, sono
più propense a denunciarli. È, tuttavia,
singolare scoprire che autentiche
corbellerie sono commesse ancora a
causa dell’ignoranza delle norme che
regolano la nostra attività.
A proposito, il coordinamento FABI
ha organizzato in collaborazione con
Assonova corsi di formazione ad hoc. State
già pensando a nuove iniziative?
L’attività di formazione di Assonova è
stata intensa e continuerà ad esserlo.
Stiamo sviluppando progetti per corsi
monografici e continuiamo ad erogare
i corsi per gli aspiranti promotori
finanziari. Esiste una grande richiesta
di formazione anche da parte dei
dipendenti bancari, molti dei quali
seguono i corsi per accrescere le loro
conoscenze. Soprattutto i giovani sono
interessati: abbiamo notato che l’età
media di coloro che li frequentano è di
poco superiore ai trent’anni.
news
Se i dipendenti non hanno informato i clienti del rischio sull'acquisto di titoli,
dev’essere sanzionato l’istituto di credito
C
on la sentenza n. 10748
depositata il 16 maggio 2011,
la seconda sezione civile della
Corte di Cassazione ha stabilito
che la banca è tenuta a pagare la sanzione
amministrativa comminata dalla Consob
per gli investimenti proposti dai suoi
venditori ai clienti. Infatti, secondo il
giudizio della Suprema Corte, è l'istituto
di credito ad essere responsabile in caso
di valorizzazioni ingannevoli redatte
manualmente per non lasciare traccia sui
server. La Corte ha, quindi, confermato
la sanzione pecuniaria inflitta alla Banca
20
Popolare di Milano con decreto del
ministero dell'Economia su proposta della
Consob. Secondo la ricostruzione della
vicenda, alla Banca era stato contestato di
aver fornito, attraverso due suoi dipendenti,
valorizzazioni dei titoli elaborate dallo stesso
impiegato, senza l'utilizzazione dei dati
informatici. Le quotazioni pertanto erano
risultate non in linea con il mercato e non
erano state rappresentate ai clienti i reali
rischi relativi alle operazioni. La Cassazione,
nel confermare la decisione di secondo
grado ha confermato quindi la legittimità
delle sanzioni operate ai danni dell'istituto
di credito precisando che "le valorizzazioni
operate
(dall'agente)
costituivano
violazione degli obblighi" concernenti
in rapporto alla clientela, in quanto esse
"rappresentavano ai clienti senza lasciare
tracce informatiche negli archivi della
banca, consistenze patrimoniali non in
linea con le quotazioni di mercato" e che, in
particolare, le obbligazioni "zero coupon"
a lunga scadenza venivano valorizzate al
valore nominale, nonostante il prezzo di
realizzo fosse notevolmente inferiore, e che
il rischio relativo alle operazioni aperte non
veniva adeguatamente evidenziato".
SINDACATO E SERVIZI
parere legale
Nuove disposizioni sui permessi lavorativi ex legge 104/1992
QUESITO
RESTRIZIONI E CONTROLLI PER CHI ASSISTE
PARENTI DISABILI
Sono un bancario, iscritto alla Fabi,
che assiste un parente disabile. Ho
saputo che, di recente, è stata modificata
la normativa sui permessi lavorativi
ex lege 104/1992. Mi potete fornire
delucidazioni? Grazie. Cordiali saluti.
1740.
(lettera firmata) Le novità più importanti - di cui all’art. 24
della Legge 183/2010 a modifica dell’art.
33 della Legge 104/1992 - riguardano:
In effetti, il Legislatore ha introdotto una • l’ambito dei soggetti aventi diritto
serie di restrizioni con la “Legge n. 183
ai permessi lavorativi, circoscritto a
del 4 novembre 2010, art. 24” recante
“coniuge, parente o affine entro il
“Modifiche alla disciplina in materia
secondo grado”, ed, eccezionalmente,
di permessi per l’assistenza a portatori
“entro il terzo grado qualora i
di handicap in situazione di gravità”
genitori o il coniuge della persona
(c.d. Collegato Lavoro), operativamente
con handicap in situazione di gravità
regolamentate attraverso la Circolare
abbiano compiuto i sessantacinque
INPS 3 dicembre 2010, n. 155 ed il
anni di età o siano anche essi affetti da
Messaggio INPS 25 gennaio 2011, n.
patologie invalidanti o siano deceduti
RISPOSTA
FAC SIMILE richiesta pareri legali
Spett.le
La Voce dei Bancari
Mensile di FABI – Federazione Autonoma Bancari
Italiani
Via Tevere n. 46 – 00198 Roma
Data ……………………..
Il/La sig./sig.ra .………………………………………, iscritto/a
alla FABI (tessera n° .…………), pone un quesito sul
seguente argomento inerente al proprio rapporto di
lavoro:
………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………
…………………………………………................
Allega copia della normativa convenzionale di riferimento.
Firma del lavoratore
_____________________________________
_____________________________________
______
Informativa e richiesta di consenso a norma del d.lgs. 196 del 2003
(codice in materia di protezione dei dati personali). I dati della presente scheda saranno oggetto di trattamento informatico e manuale
da parte della rivista “La Voce dei Bancari” per le seguenti finalità:
a) analisi giuridico-legale; b) risposta al quesito; c) pubblicazione in forma anonima sulla rivista “La Voce dei Bancari”
del quesito e della risposta. Titolare del trattamento dei dati
è la rivista “La Voce dei Bancari” e responsabile è il Direttore della rivista, Paolo Panerai.
Le chiediamo di prestare il consenso per il trattamento
dei dati anche sensibili contenuti nella presente scheda e
nell’allegato promemoria, per finalità editoriali relativamente alla pubblicazione di quesiti e di risposte su “La Voce
dei Bancari”.
Firma del lavoratore
N.B. Si informano i lettori che la Redazione si riserva di rispondere e di pubblicare solo i quesiti e le risposte di interesse generale.
I
n tema di infortunio sul lavoro,
non è ravvisabile né una causa né
una occasione di lavoro qualora
la condotta del lavoratore si concretizzi nel fatto che, per ragioni del
tutto estranee al servizio, venga lasciata
la propria postazione di lavoro, soffermandosi a discutere con un collega, determinando così il venir meno di quel
vincolo di occasionalità lavorativa che
costituisce condizione imprescindibile
per la responsabilità datoriale, tale da
configurare un rischio elettivo. È quanto affermato dalla Corte di Cassazione
che, con sentenza n. 10734 del 16 maggio 2011, ha respinto il ricorso di una
guardia giurata la quale - rimasta accidentalmente ferita da un colpo di pistola partito dall'arma del collega con il
quale si era trattenuto a parlare allontanandosi dalla guardiola pur restandovi
nei pressi - chiedeva il risarcimento dei
danni da parte del datore di lavoro per
l'infortunio che affermava essergli accaduto in occasione del lavoro. I giudici
di legittimità, confermando la corret-
•
o mancanti”. Il Codice Civile (artt.
74-78) stabilisce i criteri per il calcolo
dei gradi di parentela e di affinità,
in funzione dei quali individuare i
parenti ed gli affini entro il secondo
grado [genitori, figli, nonni, fratelli,
sorelle, nipoti (figli dei figli), suocero/a,
nuora, genero, cognati] e quelli entro il
terzo grado [in aggiunta ai precedenti:
bisnonni, zii, nipoti (figli di fratelli e/o
di sorelle), pronipoti in linea retta, zii
acquisiti, nipoti acquisiti];
il riconoscimento dell’agevolazione, “a
fruire di tre giorni di permesso mensile
retribuito coperto da contribuzione
figurativa, anche in maniera
continuativa”, ad un unico referente
“per l'assistenza alla stessa persona con
handicap in situazione di gravità”, in
quanto “il predetto diritto non può
essere riconosciuto a più di un lavoratore
dipendente”. Così, soltanto un
lavoratore può avvalersi di tale diritto,
salvo "per l’assistenza allo stesso figlio
con handicap in situazione di gravità”
nella quale “il diritto è riconosciuto ad
entrambi i genitori, anche adottivi,
che possono fruirne alternativamente”.
Secondo l’INPS e il Dipartimento
Funzione
Pubblica,
l’univoca
individuazione deve intendersi come
un divieto all’alternanza fra più
soggetti beneficiari, ma tale prima
restrittiva indicazione potrebbe essere
Cassazione
superata da successivi pronunciamenti,
non apparendo inammissibile, in
assoluto, la possibilità di ripartirsi
i permessi fra gli aventi diritto: ad
esempio, se praticata, in mesi diversi
e/o in conseguenza di una rinuncia
esplicita di uno di questi ;
• la verifica a campione dei requisiti
per la concessione dei permessi, con
l’eventuale decadenza del lavoratore
dai benefici “qualora il datore di lavoro
o l'INPS accerti l'insussistenza o il
venir meno delle condizioni richieste
per la legittima fruizione dei medesimi
diritti”;
• il diritto del lavoratore, che si occupa
del parente disabile, “a scegliere, ove
possibile, la sede di lavoro più vicina
al domicilio della persona da assistere”,
e non più quella relativa “al proprio
domicilio”, allo scopo di garantire la
maggiore assistenza ai portatori di
disabilità grave.
Inoltre, l’art. 24 della Legge 183/2010
riformula l’art. 42 del Decreto Legislativo
151/2001, prevedendo anche per i
genitori che assistono un figlio di età
minore di tre anni in situazione di gravità
il diritto a fruire dei premessi lavorativi
ex lege 104/1992, alternativamente alle
altre due prerogative a loro disposizione:
il prolungamento del periodo di congedo
parentale e le due ore di riposo giornaliero
retribuito.
news
Ti allontani dalla postazione per motivi
estranei al servizio? Nessun risarcimento per
infortunio sul lavoro
tezza della sentenza di
rigetto della domanda
del lavoratore emessa
dalla Corte territoriale,
hanno altresì ribadito
che costituisce rischio
elettivo la deviazione,
puramente arbitraria
ed animata da finalità
personali, dalle normali
modalità lavorative con
la conseguenza che tale
rischio incide, escludendola, sull'occasione
di lavoro mancando
il nesso con lo svolgimento dell'attività lavorativa.
21
SINDACATO E SERVIZI
previdenza
Sentenza di Cassazione
Stretta su pensioni
e limiti di reddito
a cura del Dipartimento nazionale Welfare
I
l 25 febbraio scorso la Sezione
Lavoro della Corte di Cassazione
ha pronunciato una Sentenza (n.
4677) che potrebbe avere effetti
pesanti per gli invalidi titolari di pensione o di assegno, cioè per gli invalidi totali e parziali (circa 850mila persone) e, a
ricaduta, per i ciechi e i sordi parimenti
titolari di pensione.
In premessa va fatta una precisazione
fondamentale da tenere bene a mente:
le sentenze di Corte di Cassazione, soprattutto se non pronunciate a Sezioni
Unite, rappresentano un orientamento
giurisprudenziale, che può essere motivatamente superato da altre sentenze.
Inoltre vanno lette con grande prudenza
e tenuto conto del caso di specie.
La Sentenza riguarda i limiti reddituali
fissati per la concessione agli invalidi al
100% della pensione d’invalidità civile
(fissato nel 2011 a 15.305,79 euro).
A parere della Corte, il limite da tenere
in considerazione non è solo quello personale, ma anche quello dell’eventuale
coniuge, seguendo pertanto la stessa logica prevista per la pensione sociale.
Motivazioni
La Sentenza n. 4677 è di segno contrario
rispetto a precedenti – fra l’altro recenti – pronunciamenti della Corte stessa
(Sentenze 18825/2008, 7259/2009 e
20426/2010). In particolare quest'ultima (del 29 settembre 2010) ha espressamente stabilito che "ai fini dell'accertamento del requisito reddituale richiesto
per la pensione d'inabilità va considerato
il reddito dell'invalido assoggettabile
all'imposta sul reddito delle persone fisiche".
La Corte di Cassazione, che ha buon
gioco nella farraginosità della normativa
vigente, smentisce anche le Sentenze con
cui la Corte Costituzionale (80/1992 e
400/1999) ha asserito che il reddito cui
riferirsi ai fini della concessione della
pensione e dell’assegno (invalidi civili
parziali) è quello personale. Secondo
la Cassazione queste affermazioni della
Consulta sarebbero solo incidentali, non
riguardando l’oggetto della sentenza.
Per la Cassazione risulta, poi, sostanzialmente irrilevante il richiamo ai lavori
preparatori della Legge n. 33/80 (che ha
fissato il principio del reddito individuale per l’assegno), atteso che gli ordini del
giorno accettati “come raccomandazione” dal Governo non si sono poi tradotti
in provvedimenti legislativi.
che il reddito del
coniuge dovrebbe
riguardare anche
le pensioni per i
ciechi (parziali e
totali) e i sordi.
Per completezza,
rammentiamo che
l’importo di pensioni e assegni è
fissato per il 2011
a 260,27 euro
mensili. Pertanto,
se fosse applicato
il principio espresso da quest’ultima
sentenza, verrebbero revocate le provvidenze (assegni e pensioni, con esclusione
dell’indennità di accompagnamento) ai
titolari il cui reddito personale, già inferiore ai limiti fissati, assommato a quello
del coniuge comporti il superamento dei
limiti stessi.
Effetti
Su queste basi, la Corte non solo afferma che bisogna far riferimento anche
al reddito del coniuge, ma che, dopo
l’approvazione dell’art. 1, comma 35,
della Legge 24 dicembre 2007, n. 247,
tali modalità e criteri valgono anche
per la concessione dell’assegno agli invalidi parziali (il limite è attualmente a
4.470,70 euro lordi annuali).
Conseguentemente, anche se la Corte
non si spinge a esplicitarlo, la diversa
modalità di calcolo che contempli an-
Che cosa accade ora
Fino ad oggi l’INPS, cui è affidata la funzione di erogazione delle provvidenze
economiche per le minorazioni civili, ha
valutato il limite reddituale secondo una
prassi e una giurisprudenza consolidata,
riferendosi al reddito personale dell’invalido. Incidentalmente si rileva, peraltro, una discutibile ambiguità dell’INPS
nel riferirsi al reddito complessivo, anziché al reddito imponibile, cioè quello
effettivamente rimasto a disposizione
del contribuente, ma questo è altro tema.
Inps
L’INPS, intimato nel dibattimento, ha
presentato il controricorso che poi è stato accettato nella sentenza di Cassazione.
L’Istituto, che ha quindi ben chiaro che
la Cassazione approva il suo orientamento, verosimilmente applicherà i contenuti riconosciuti con questa sentenza,
revocando tutte le provvidenze – magari
concesse per decenni – ritenute illecite.
Se questo avvenisse, vi sarebbe una conseguente nuova impennata di ricorsi davanti al Giudice da parte degli invalidi
che si vedessero revocare la pensione o
l’assegno, ricorsi che consigliamo.
Ma è anche possibile che tale nuovo criterio sia applicato nel corso del Piano
straordinario di verifica sulle invalidità
civili già nel 2011 (250mila controlli),
revocando così le provvidenze, per via
“amministrativa e contabile” senza dover
effettuare le “spiacevoli” visite di controllo.
Stop alla carta per le istanze e le richieste di servizi
L
'Inps rende noto che entro il
mese di marzo 2012 tutte le
istanze e le richieste di servizi
all'Inps dovranno viaggiare
senza carta, non solo tramite il sito web
istituzionale (www.inps.it), ma anche
attraverso il canale telefonico (al numero
verde 803.164) e con l'ausilio degli
intermediari autorizzati (consulenti del
lavoro, patronati, etc.). Il programma
di telematizzazione esclusiva dei servizi
Inps, avviato all'inizio di quest'anno,
volge al completamento con la
previsione di un periodo transitorio di
sperimentazione, da aprile a luglio 2012
- durante il quale "saranno possibili solo
le code necessarie al periodo transitorio
22
di un'operazione che consentirà a
tutti i cittadini di evitare di andare
allo sportello delle sedi, se non per
ricevere atti di tipo consulenziale" -,
come disposto da una determinazione
del Presidente dell'Istituto, Antonio
Mastrapasqua.
Nelle prossime settimane sarà pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale la tabella dei
servizi a domanda esclusivamente
telematizzata che si aggiungeranno
a quelli già esistenti (domanda di
disoccupazione, mobilità, ricorsi,
accentramento contributivo, variazioni
colf, iscrizione alla gestione separata)
e disponibile nel frattempo sul sito
istituzionale dell'Inps.
SINDACATO E SERVIZI
salute
Malanni da aria
condizionata?
Ecco come evitarli
C
ontro il caldo afoso di questi
giorni è corsa all'impiego
di condizionatori: in casa,
al lavoro, in auto, negli
uffici e nei mezzi pubblici. Ma i rischi
sono in agguato: cefalee, contratture,
raffreddori, perfino polmoniti e
bronchiti sono alcuni fastidiosi effetti
collaterali che un uso improprio
dell’aria condizionata potrebbe causare.
A spiegare come evitare questi pericoli
arrivano le indicazioni stilate da tre
specialisti dell'Istituto scientifico di
Pavia dell'Irccs Fondazione Maugeri:
Stefano Nava, responsabile dell'Unità
operativa di Pneumologia riabilitativa;
Isabella Springhetti, responsabile
dell’Unità operativa di Recupero e
O
rieducazione funzionale, e Francesco
Frigerio, fisico ambientale. Gli esperti
spiegano come regolare la temperatura
negli ambienti chiusi per non incorrere
in spiacevoli problemi di salute: è
importante mantenere un clima
costante e tenere d'occhio temperatura
e umidità. "Le Linee guida dell'Ispesl
(Istituto superiore prevenzione e
sicurezza sul lavoro) impongono
di mantenere una differenza fra
temperatura interna ed esterna non
superiore a 15 gradi - afferma Frigerio
- Ciò che provoca la sensazione di afa
e caldo in estate è l’umidità associata
ad alte temperature; i condizionatori
creano un clima fresco perché tolgono
l’umidità dall’aria, ma questa non
andrebbe eliminata completamente.
L’ideale è che rimanga sempre in un
intervallo compreso tra il 40% e il 60%
in modo da non creare un clima troppo
secco". L'umidità, di per sé, non è un
male, "anzi - afferma Stefano Nava - il
problema è l’eccesso o la mancanza in
relazione alle temperature registrate.
A livello respiratorio i problemi che
possono presentarsi sono di due
ordini: il passaggio in tempi brevi da
temperature molto elevate ad altre molto
più basse e l’eccessiva deumidificazione
dell’aria. Nel primo caso, il passaggio
rapido, ad esempio entrando e uscendo
da esercizi pubblici o dall’auto, senza il
necessario adattamento, provoca danni
da raffreddamento: dalle bronchiti, alle
polmoniti. Su questo piano i soggetti
più a rischio sono persone con malattie
respiratorie croniche, più sensibili
agli sbalzi di temperatura". L'aria
troppo umida crea invece "difficoltà
respiratorie ed eccesso di secrezioni
bronchiali - spiega l'esperto - mentre
quella troppo secca crea secchezza delle
fauci e, quindi, possibili mal di gola. In
soggetti asmatici, poi, può provocare
broncospasmo e, quindi, causare crisi
asmatiche. Il consiglio, dunque, è
quello di regolare sempre con attenzione
temperatura e umidità. I moderni
sistemi con filtri hanno minimizzato il
rischio di veicolazione di batteri, di virus
e patologie in genere. I vecchi sistemi,
con la raccolta dell'acqua assorbita in
vaschetta, presentavano invece questo
ulteriore pericolo". Mai mettersi vicini
alle sorgenti di raffreddamento dell'aria,
sottoponendosi in tal modo a variazioni
termiche improvvise, ammoniscono
gli specialisti. "Il rischio più frequente
è quello di sviluppare contratture
(rigidità, dolore) localizzate, nelle
aree sottoposte al getto diretto di aria
fredda come spesso accade a livello di
collo, spalle, o schiena - afferma Isabella
Springhetti - In soggetti predisposti
(immuno-compromessi),
possono
svilupparsi anche nevriti virali". "Un
altro inconveniente possibile - aggiunge
- è il riacutizzarsi di sinusiti croniche,
con cefalea.
Gli accorgimenti suggeriti dagli esperti:
1) In uffici e centri commerciali è bene
portare con sé sempre golfini o sciarpe
da indossare all'interno.
2) Non stazionare mai vicino a
bocchette dell'aria fredda.
3)
Usando
apparecchi
di
condizionamento portatili, dirigere il
getto d'aria lontano dalle persone che
soggiornano nel locale, soprattutto se
anziani o non autosufficienti.
4) Ricordare che molti grandi anziani
sono generalmente ipotermici e soffrono
il freddo quanto il caldo; evitare dunque
variazioni termiche brusche, in quanto
i meccanismi biologici di adattamento
ai cambiamenti di temperatura sono
meno efficienti che in giovani e adulti.
Occhi a rischio con sole e sabbia
cchi rossi, abrasioni della
cornea provocate dalla sabbia
e infezioni oculari. Sono
alcuni dei più comuni rischi
che corrono i bagnanti che affollano le
spiagge. Per chi quest'estate ha scelto
il mare è dunque opportuno seguire
alcuni semplici consigli. Lo afferma una
nota dell'Agenzia Internazionale per la
Prevenzione della Cecità (Iapb Italia).
Secondo un sondaggio condotto negli
Usa solo il 35% delle persone è conscio
dei rischi che corrono gli occhi se non
vengono protetti con occhiali dotati di
filtri a norma di legge. Se si sta a lungo
in un luogo dove il riverbero è forte si
può essere, ad esempio - indicano gli
esperti - colpiti da infiammazioni della
cornea (cheratiti) e della congiuntiva.
L'esposizione prolungata al sole
senza protezione aumenta, inoltre, il
rischio di cataratta e degenerazione
maculare legata all'età, soprattutto se
si sono superati i 55 anni. Tuttavia, si
possono prevenire danni o disturbi
oculari attraverso le semplici misure
precauzionali:
1) Proteggere gli occhi con occhiali
dotati di filtri a norma di legge
soprattutto quando il sole è forte e
quando c'è riverbero;
2) Non portare le lenti a contatto
mentre si fa il bagno o si prende il sole;
3) Se la sabbia entra negli occhi
risciacquare abbondantemente con
acqua senza strofinarsi gli occhi. Se
i sintomi persistono contattare un
oculista o recarsi al pronto soccorso;
4) Indossare la maschera o gli
occhialini se si soffre di irritazioni
oculari;
5) Applicare con cura la crema solare
protettiva attorno agli occhi. Se
però cola negli occhi stessi bisogna
risciacquarli abbondantemente con
acqua dolce.
6) Bere abbondantemente non solo per
evitare la disidratazione dell'intero
organismo, ma anche per proteggere il
corpo vitreo, il gel che riempie il bulbo
oculare;
7) Seguire una dieta ricca di vitamine
e di omega-3 per difendere la zona
centrale della retina, la macula, che è
anche quella più sensibile: consente la
visione ad alta definizione e a colori;
8) Non toccare gli occhi senza essersi
lavati prima le mani;
9) Evitare l'esposizione al sole e i
bagni al mare o in piscina in presenza
di infezioni o infiammazioni oculari;
10) Se si assumono farmaci consultare
il medico prima di esporsi al sole.
Alcune medicine come gli antibiotici
possono
provocare
reazioni
indesiderate alla luce del sole o rendere
la cute più sensibile ai raggi solari.
23
SINDACATO E SERVIZI
fisco
Agevolazioni ai fini Irpef, Iva, bollo auto e imposta di trascrizione
Acquisto di veicoli per disabili
Numerose domande sono pervenute in redazione con richieste
specifiche sulle agevolazioni per il settore auto per i disabili.
Cerchiamo di riepilogare le principali caratteristiche
di Leonardo Comucci – Esperto fiscale
C
hi è ammesso all’agevolazione:
sono ammesse le seguenti
categorie di disabili:
1) non vedenti e sordi; per non vedenti deve
intendersi coloro che sono colpiti da cecità
assoluta o che hanno un residuo visivo
non superiore ad un decimo ad entrambi
gli occhi con eventuale correzione. La
legge 3 aprile 2001, n.138 individua le
varie categorie di non vedenti. Per quanto
riguarda i sordi, il riferimento è l’art.1
della legge n.68 del 1999 che definisce
tali coloro che sono colpiti da sordità alla
nascita o prima dell’apprendimento della
lingua parlata.
2) disabili con handicap psichico o mentale
titolari dell’indennità di accompagnamento
3) disabili con grave limitazione della
capacità di deambulazione o affetti da
pluriamputazioni
I disabili dei punti 2) e 3) sono coloro, che
versano in una situazione di handicap grave
prevista dal comma 3 del’art.3 della legge
n.104 del 1992, certificata con verbale
della Commissione per l’accertamento
dell’handicap presso la ASL.
4) disabili con ridotte o impedite
capacità motorie. In questa categoria
rientrano i disabili che, pur avendo
ridotte o impedite capacità motorie,
L
'Agenzia delle Entrate ha
voluto chiarire i dubbi dei
contribuenti sullo “speso
metro”, l'utile strumento
atto a combattere l'evasione fiscale
analizzando le differenze “sospette” fra
redditi percepiti e spese sostenute da
ogni singolo contribuente. Da luglio
i cittadini italiani devono far fronte a
numerose novità che mirano, in primo
luogo, a combattere la piaga dell'evasione
fiscale che in Italia ha assunto, nel corso
degli ultimi decenni, cifre davvero
esorbitanti. L'Agenzia delle Entrate
rende noto che sarà possibile eseguire
operazioni senza fattura per pagamenti
inferiori ai 3.600 euro (al lordo dell'Iva).
Viene confermato, inoltre, l'obbligo
di comunicazione telematica (tramite
Fiscoonline, Entratel e/o intermediari
autorizzati) per operazioni rilevanti ai
fini Iva di importo superiore o uguale
a 3 mila euro al netto dell'Iva. Per le
24
non
risultano
contemporaneamente
affetti da grave limitazione della
capacità di deambulazione. Solo per
quest’ultima categoria di disabili il diritto
alle agevolazioni continua ad essere
condizionato all’adattamento del veicolo.
Per quali veicoli: le agevolazioni sono
riferite oltre che agli autoveicoli anche
non adattati, anche alle motocarrozzette,
agli autoveicoli per uso promiscuo o
per il trasporto specifico del disabile ed
anche agli autocaravan (in questo caso
solo per la detrazione Irpef del 19 %).
Detraibilità ai fini Irpef: le spese
riguardanti l’acquisto dei mezzi di
locomozione (intendendo con questa
parola le autovetture senza limiti di
cilindrata e gli altri veicoli sopra illustrati
, nuovi o usati) dei disabili danno diritto
ad una detrazione di imposta pari al
19 % del loro ammontare calcolata su
una spesa massima di 18.075,99 euro.
La detrazione compete una volta sola,
cioè per un solo veicolo, nel corso di
un quadriennio decorrente dalla data
di acquisto, a meno che il veicolo sia
stato cancellato dal P.R.A. La detrazione
può essere rateizzata in 4 quote di pari
importo.
operazioni d’importo pari o superiore
a 25 mila euro (al netto dell'Iva),
la comunicazione telematica dovrà
pervenire entro e non oltre il 31 ottobre
2011. In presenza, invece, di operazioni
con importo uguale o superiore ai 3 mila
euro (con fattura), la comunicazione
per via telematica dovrà pervenire entro
il primo luglio del 2011. Il mancato
invio della comunicazione comporta
una sanzione amministrativa che può
variare dai 258 agli oltre 2 mila euro.
Sarà possibile, tuttavia, procedere ad
eventuali rettifiche dei dati inviati entro
l'ultimo giorno del mese successivo alla
scadenza. In tal caso non sarà prevista
alcuna sanzione.
Chi avesse quesiti di carattere generale
attinenti alla materia fiscale, può inviarli al
numero di FAX 06 233 222 788
Intestazione del veicolo agevolato:
l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che i
benefici fiscali possono essere riconosciuti
solamente se il veicolo è intestato allo
stesso disabile o, in alternativa, in capo
al soggetto di cui il disabile è fiscalmente
a carico. Inoltre la Finanziaria del 2007
ha disposto che i mezzi siano utilizzati
in via esclusiva o prevalente a beneficio
dei soggetti diversamente abili che
sono ammessi all’agevolazione. È stato
previsto infine il divieto di trasferire a
titolo oneroso o gratuito, gli autoveicoli
per i quali si è usufruito dei benefici fiscali
prima del decorso del termine di due
anni dall’acquisto, pena la restituzione
dell’imposta non versata. Questo ultimo
limite non si applica per i disabili che,
in seguito a mutate necessità dovute al
proprio handicap, cedano il proprio
veicolo per acquistarne un altro su cui
realizzare nuovi e diversi adattamenti.
Furto dell’autoveicolo: L’Agenzia delle
Entrate ha precisato che in caso di furto
dell’autoveicolo, il contribuente può
fruire di una nuova detrazione anche
prima che sia trascorso un quadriennio
dall’acquisto del precedente veicolo.
Agevolazioni IVA: risulta applicabile
l’Iva con aliquota ridotta al 4 %
anziché l’ordinaria aliquota del 20
%, sull’acquisto di autovetture aventi
cilindrata fino a 2000 c.c. se con
Lotta all'evasione
motore a benzina, e fino a 2800 c.c.
se con motore diesel, nuove o usate e
sull’acquisto contestuale di optional.
L’Iva ridotta al 4 % si applica senza
limiti di valore ma anch’essa una sola
volta nel corso di quattro anni. Come
per l’agevolazione ai fini Irpef, l’aliquota
Iva agevolata si applica solo per acquisti
effettuati direttamente dal disabile o
dal familiare di cui egli sia fiscalmente
a carico, restando pertanto esclusi da
quest’agevolazione gli autoveicoli –
anche se specificatamente destinati al
trasporto di disabili – intestati ad altre
persone, cooperative o enti pubblici o
privati.
Esenzione dal pagamento del bollo: È
possibile, inoltre, fruire dell’esenzione
dal bollo auto sia quando l’auto – sempre
con i limiti di cilindrata precedentemente
indicati – è intestata allo stesso disabile,
sia quando risulta intestata ad un
familiare di cui egli sia fiscalmente a
carico. I veicoli destinati al trasporto
o alla guida di disabili (con esclusione
di non vedenti e sordi) sono esentati
anche dal pagamento dell’imposta di
trascrizione al PRA, in occasione della
registrazione dei passaggi di proprietà. Il
beneficio compete sia in occasione della
prima iscrizione di un veicolo nuovo,
sia nella trascrizione di un passaggio
riguardante un veicolo usato.
news
Arrivano lo "spesometro" e
altre importanti novità
SINDACATO E SERVIZI
L
’umanità è divisa, fortemente
divisa e conflittuale tra chi
possiede e chi no, tra ricchi
e poveri, tra la giustizia e
l’ingiustizia. È la torre di babele che si
ripete ma questa volta non per le diverse
lingue che parliamo, ma dal frutto
avvelenato che ci offre un capitalismo
sfrenato, avido e cinico. Restiamo,
anche noi che non siamo ricchi o poveri,
ma ci troviamo nel mezzo del guado,
rassegnati a vedere che una parte dei
nostri simili diventi la vittima sacrificale
degli egoismi di una classe politica, di
un’oligarchia di potenti. E nel nostro
agnosticismo non abbiamo netta la
consapevolezza che si sta frantumando
quanto di buono l’essere umano
può generare ed esprimere. Mentre
scriviamo migliaia di bambini muoiono
di fame e di stenti. Mentre scriviamo
migliaia di donne muoiono di parto.
Mentre scriviamo migliaia di persone
di tutte le età muoiono per mancanza
di farmaci salvavita. E l’egoismo è stato
tale che persino negli Usa, definita per
antonomasia, la patria dei diritti civili,
per assicurare l’assistenza sanitaria a
milioni di suoi cittadini c’è voluta
la ferma determinazione di un suo
presidente anche se il risultato non è del
tutto soddisfacente.
In pratica, se non si è benestanti si
continua a morire. E anche in Italia
ci stiamo avviando su questa strada,
dopo che decenni di lotte ci hanno
portato all’esaltazione dei nostri diritti
per vivere con dignità e per morire con
dignità. La prova è oggi sotto i nostri
occhi con la manovra economica del
news
solidarietà
Il trionfo dell’egoismo e delle diseguaglianze
HOMO HOMINI LUPUS
Che fine ha fatto la solidarietà nell’era del mercato globale?
Un silenzio assordante ci circonda
di Sergio Paterlini, Dirigente FABI Brescia - Dipartimento Internazionale fabi
governo che taglia risorse al sociale e
umilia i più deboli, condannandoli
all’emarginazione. Nessuno si solleva
perché le risorse vadano individuate
altrove, tagliando i rami secchi della
politica, degli interessi corporativi, delle
rendite milionarie, lottando contro
l’evasione. È questa l’ennesima prova
della nostra incapacità di renderci
consapevoli che di fronte alle sirene
di un possibile guadagno ci illudiamo
di poter salire sul carro del potente
mentre si matura l’ennesimo inganno
per tacitare le nostre coscienze, per
allontanarci dal dramma che ci sovrasta.
Che cosa ci serve di più per avere la
Microcredito Ante Litteram
iniziativa una nuova, subdola e pericolosa
forma di usura. Ma la circostanza
stessa che venissero di fatto ammessi, si
giunse al riconoscimento di buona parte
delle strutture bancarie. I Montes, in
pratica, giustificarono e legittimarono la
possibilità di raccogliere denaro liquido,
quello occorrente per la costituzione e la
regolare gestione del Monte stesso, dietro
la corresponsione di un modico interesse.
Nacque dunque con i Montes, è il caso di
rilevarlo, un nuovo momento della storia
economica e sociale, un momento in
cui si cominciò concretamente a venire
incontro alle necessità dei più poveri
e alle opportunità di inaugurare una
politica creditizia a quasi completo favore
degli indigenti. Se rapportiamo il tutto
all’attualità, ci accorgiamo che proprio
il declino dei Monti di Pietà e la logica
del profitto, fine a se stesso, degli istituti
di credito ha portato ad un “riesplodere”
del fenomeno dell’usura. Ora pensando
anche alla triste situazione di alcuni Paesi
del Sud del mondo ci chiediamo se non
valga la pena di far voltare pagina, alla
triste storia economica e sociale di quelle
popolazioni, con un supporto simile a
quello dei Montes.
LA STORIA DEI MONTI
DI PIETÀ
Rilevante fu il loro contributo nell’andare incontro alle necessità
dei più poveri e alle opportunità di inaugurare una politica creditizia
a quasi completo favore degli indigenti
L
o sviluppo dei Monti di pietà
in Italia. Per quanto c’è dato di
sapere fu Paolo III ad inaugurare
a Perugia nel 1462 il primo
monte di pietà al tempo denominato
Montes. Seguirono ad Orvieto nel 1464,
a Viterbo nel 1471, a Sulmona nel 1489,
a Padova nel 1491, a Pavia nel 1493,
nel 1495 a Firenze, nel 1497 a Milano e
nel 1506 a Bologna. Dopo quest’ultima
data non si contano più i numerosi
Montes che si costituirono in tantissime
città italiane. Alla diffusione di tali
stabilimenti ci pensarono i francescani
che accettando il suggerimento di
Bernardino da Feltre, espresso durante
il concilio generale dell’ordine dei
Minori del 1493 approvarono in tale
assise l’iniziativa come l’unico rimedio
contro l’usura, a patto, s’intende, che il
tasso di interesse fosse veramente quasi
simbolico, come in effetti lo fu, specie
nelle sedi aperte dai Minoriti. Basterà
dire per comprendere appieno il peso
sociale ed economico dell’impresa che,
alla fine del ‘400 in Italia i Montes
furono circa 80 e che con il loro numero
essi costituirono la migliore risposta alla
necessità della loro esistenza e del loro
sviluppo. Ma non mancarono severi ed
alquanto ingenerosi critici in specie tra
i Domenicani che considerarono tale
consapevolezza d’essere sull’orlo di un
baratro etico-culturale, prima ancora
che socio-economico, non tanto e non
solo come singole persone, ma come
appartenenti ad un’unica umanità? Che
cosa aspettiamo per reagire, per metterci
in gioco, per sentirci parte in causa e non
solo inerti spettatori del disastro?
Palazzo del Monte di Pietà
di Udine
25
nonsolobanca
angolo del sociologo
Comprare, comprare, comprare e correre, correre,
correre: è questa la libertà?
ESSERE
O
AVERE
La crisi dovrebbe insegnarci a controllare
quell'appetito bulimico ed infinito che ci aveva
conquistato da qualche anno a questa parte. Per
essere un po' di più bisognerebbe forse essere
capaci di avere un po' di meno
di Domenico Secondulfo, Ordinario di Sociologia Generale – Università di Verona
N
on tutti i mali vengono per nuocere" recita
un saggio ed antico
proverbio, e forse, anche questa crisi economica porta
con sé qualche vantaggio. Certo,
sarebbe stato meglio se qualità
come la frugalità, la morigeratezza, la temperanza fossero state
perseguite e coltivate per scelta e
non per necessità, ma, tanto per
continuare con i proverbi, "si fa
di necessità virtù". Ed è proprio
l'aspetto della virtù il più interessante, quando nascono in periodi di crisi, le ideologie volte alla
bellezza ed alla nobiltà della temperanza insospettiscono il sociologo, come favolette per indorarsi
la pillola, con l'impressione che,
se domattina tutto tornasse come
dieci anni fa, ricominceremmo a
spendere, spandere, consumare
ed inquinare allegramente.
Ma, detto questo, il dover restringere i nostri consumi può farci
scoprire quanto questo possa portare con sé anche elementi di grande positività, non soltanto sotto l'aspetto economico, ma anche sotto quello ecologico e, perché no, personale. La riduzione
della soddisfazione dei nostri bisogni ci
potrebbe fare capire come sia possibile
ridurli ancora di più, e come si fossero
gonfiati bulimicamente sotto la spinta
dell'euforia pubblicitaria degli acquisti,
acquisti che pian piano avevano preso il
posto delle relazioni con gli altri e con
noi stessi, sino ad indicare lo shopping
come terapia psicologica e relazionale,
basti per tutti la serie delle quattro zitelline newyorkesi di sex and the city. Chissà
se, riducendo gli acquisti, ci accorgeremo
che gran parte del nostro tempo era stato
assorbito dal mondo delle cose: tempo
per cercarle, tempo per comprarle, tempo per guadagnare il denaro che serviva
ad acquistarle, e sempre meno tempo
per goderle. Per non parlare del tempo
26
per pensare, per guardare, per ascoltare. Chissà se riusciremo nuovamente a
passeggiare per una città guardando le
persone, le strade, i palazzi, le nuvole,
e non soltanto le vetrine, e se riusciremo a rompere quel legame tra "bello"
e "mio", cementato dalla società degli
acquisti e dei consumi, se riusciremo a
capire che può essere bello anche ciò che
non può essere mio, ma che condivido
con gli altri, e forse questo lo fa ancora
più bello. Sinché è bello solo ciò che è
mio, non esisterà l'idea di comunità, il
piacere del piacere altrui, come nei doni,
non quelli che si ricevono, ma quelli
che si fanno. Che tesoro di tempo potremmo scoprire se riuscissimo ad usare
ed acquistare meno oggetti. Ho sempre
pensato alla proprietà della casa in cui
abito come ad una imposizione spiacevole, che ha limitato e limita nei fatti la
mia libertà. Per poterla pagare sono stato
incatenato ad un mutuo, che mi ha obbligato a lavorare più intensamente e più
a lungo di quanto forse avrei desiderato;
essendo tutti proprietari, il mercato degli
affitti si è ridotto, per cui, nei fatti, sono
incatenato a questa casa e, se trovassi
lavori o interessi altrove, avrei di fronte un destino da pendolare. Mio padre
ha cambiato città varie volte, seguendo
il proprio lavoro ed i propri interessi, lo
ha potuto fare anche se io provengo da
una famiglia modesta, io non potrei più
permettermelo. Ed allora, forse, questa
potrebbe essere l'occasione per osservare
la massa di oggetti su cui siamo seduti
non come un trofeo, ma come un pesante mantello, ogni oggetto che acquistiamo ci ha chiesto e ci chiederà tempo
e vita, per pagarlo, mantenerlo, pulirlo,
conservarlo eccetera.
È questa la libertà? Mi sono sempre chiesto perché sia necessario,
e quanto sia stupido, acquistare
decine e decine di oggetti che
magari utilizzeremo tre, quattro,
dieci volte in quei dieci o venti
anni in cui occuperanno uno
spazio della nostra casa, e quel
trapano che ho acquistato per
montare la libreria dieci anni
fa, facendo venti fori nel muro,
quanto mi è costato ogni foro?
Quella società che ci spinge a
comprare, comprare, comprare,
in questo modo ci spinge a correre, correre, correre e stringe il
nostro orizzonte a comprare o
per obbligo o per compensare la
fatica di correre. L'esperienza di
acquistare meno è sicuramente
un'esperienza con dei lati spiacevoli, ma nella sua novità può
farci ritrovare un modello di vita
che avevamo completamente dimenticato. E magari potremmo
scoprire che ci piace di più di
quello che abbiamo attraversato
recentemente. Essere o avere si diceva un
tempo, e forse per essere un po' di più
bisogna riuscire a controllare quell'appetito bulimico ed infinito che ci aveva
conquistato da qualche anno a questa
parte, per essere un po' di più bisognerebbe forse essere capaci di avere un po'
di meno.
Chi desiderasse inviare un messaggio all’autore, può farlo per
e-mail all’indirizzo
domenicosecondulfounivrit.
Indispensabile indicare
“FABI” nell’oggetto, altrimenti
l’antispammer cestinerà le mail.
nonsolobanca
hi tech
La casa sempre sott'occhio
Le Ip camera di D-Link sono accessibili anche da cellulare
di Maria Monni
C
on la stagione estiva, complici
gite fuori porta, vacanze
e chiusura delle scuole, le
esigenze di video sorveglianza
sono molto sentite da milioni di
famiglie. Con la diffusione capillare di
collegamenti domestici a banda larga, per
non parlare dei milioni di smartphone
con connessione permanente a internet,
avviso ai naviganti
O
ggi con l’INRAN non è più
un problema conoscere il valore nutritivo dei più importanti alimenti. Questi svolge,
infatti, attività di ricerca, informazione e
promozione nel campo degli alimenti
e della nutrizione ai fini della tutela del
consumatore e del miglioramento qualitativo delle produzioni agro-alimentari.
Vantaggi del Web, che sicuramente non
toglie l’appetito, ma che sull’argomento
può informarti in modo quasi ineccepibile. Ho visitato molti siti per conoscere
il valore nutrizionale di un alimento, ma
con mia grande meraviglia mi sono accorto che quasi tutti, oltre ad una tabella
più o meno precisa sui contenuti nutrizionali, proponevano l’acquisto di un
qualche prodotto per perdere peso (l’obesità per alcuni è un problema, per altri
un business) Si va dal “bibitone” che sostituisce un pasto, unguenti sciogligrasso
o indumenti (strumenti di tortura), che
servono a favorire la sudorazione ecc… È
così che, navigando nel Web, mi sono fermato a visitare un sito istituzionale (non
basta acquistare una ip camera per
vedere in tempo reale cosa accade in
casa, senza dover tenere sempre acceso
il pc. Questi dispositivi, al contrario
delle normali webcam, dispongono
infatti di un proprio sistema operativo
e processore che permette loro di
connettersi a internet tramite il modem
adsl di casa, a cui si collegano via cavo
o, meglio ancora, tramite scheda Wi-Fi
per eliminare l'impaccio dei cavi. L'unico
limite, almeno finora, era costituito
dalle difficoltà nella configurazione
dei dispositivi per renderli accessibili
da pc e telefonini, specie per gli utenti
di Fastweb per via dei limiti della
configurazione della rete dell'operatore
di tlc. Molto interessante in questo
senso la nuova offerta di D-Link in
tema di videosorveglianza domestica,
composta da dispositivi semplicissimi
da utilizzare ed estremamente flessibili,
oltre che caratterizzati da un prezzo
davvero aggressivo, inferiore a 100 euro
per il modello DCS-930L Wireless N.
La nuova videocamera Ip di D-Link si
connette infatti al router Adsl di casa
tramite Wi-Fi, senza l'impaccio dei fili
per facilitarne la collocazione in ogni
luogo e si configura automaticamente
tramite il cd fornito a corredo. Il software
messo a punto dalla società riconosce
infatti la videocamera e guida l'utente
alla configurazione del collegamento
al router Wi-Fi di casa e alla creazione
di un account su mydlink, il nuovo
portale internet ideato da D-Link come
servizio gratuito che consente poi di
accedere alla videocamera da qualsiasi
dispositivo connesso al web, inserendo
semplicemente il proprio indirizzo di
www.inran.it
Non più segreti
sugli alimenti nutritivi
di Bruno Pastorelli
di parte!), quello dell’Istituto Nazionale
di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione www.inran.it, questo è quanto si può
leggere all’interno del sito: “…questo è
un ente pubblico di ricerca sottoposto
alla vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Nel
1975, l’Istituto è stato classificato, analogamente a CNR, ENEA, INFN, ecc.,
fra gli Enti scientifici nazionali di ricerca
e sperimentazione”. Negli anni ottanta si
moltiplicano le campagne informative
pianificate e condotte dall’Istituto per
diffondere i principi della Dieta Mediterranea, adattandoli alla vita moderna.
Questo massiccio sforzo educativo culmina nel 1986 col compito di elaborare
e diffondere per l’Italia le "Linee Guida
posta elettronica e la password scelta.
Oltre che tramite pc, Windows o Mac, è
infatti, possibile vedere in ogni momento
cosa succede a casa anche tramite iPhone
o smartphone, basati su piattaforma
Android, senza doversi preoccupare di
complicate procedure di configurazione
dei dispositivi stessi o del router di
casa. Basta scaricare le applicazioni
direttamente da iTunes o Market per
accedere alla videocamera in ogni
momento inserendo solo, la prima volta,
la password scelta durante la registrazione
a mydlink. A differenza delle tradizionali
webcam, le videocamere DCS-930L
e DCS-932L, dotate anche di led a
infrarossi per monitorare ambienti bui,
sono infatti equipaggiate di componenti
hardware e software che consentono di
impostare comportamenti specifici al
verificarsi di determinati eventi. In questo
modo è possibile ricevere all'indirizzo
mail indicato una foto dell'ambiente a
intervalli di tempo prestabiliti o in caso
di movimenti sospetti. Interessante anche
la possibilità di ascoltare, in tempo reale,
cosa accade a casa grazie al microfono
incorporato in entrambe le fotocamere
D-Link, facendo attenzione ad avvertire
di questa possibilità collaboratori
domestici o babysitter per evitare
problemi di ordine legale.
notizie utili e interessanti vi si trovano.
Non toglie Kcalorie agli alimenti per coloro che hanno problemi di linea, ovviamente, ma offre informazioni complete
sul valore nutritivo di quello che si mangia o che si vorrebbe mangiare. Sito ben
strutturato, con molte sezioni di facile
accesso.
per una sana alimentazione
italiana", le uniche indicazioni istituzionalmente valide per alimentarsi in maniera equilibrata. Nel 1999,
infine, l’INN si trasforma
nell’attuale INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per
gli Alimenti e la Nutrizione, in cui, alla tradizionale
vocazione di ricerca e studio per sostenere il nostro
sistema agroalimentare, si
affianca il compito istituzionale di tutelare, informare e educare il consumatore.” Provate ad accedere al
sito e vi accorgerete quante
27
nonsolobanca
Alessandro Tiberi, Giorgio Tirabassi,
Ninni Bruschetta
IL “PENSIERO
STUPESCE” DI BORIS
di Valerio Carangella
U
na delle band più famose
del rock alternativo italiano,
canta “non si esce vivi dagli
anni ‘80”, in questo caso
potremmo dire che è dalla Tv che non se
ne esce… “se non morti”. Parafrasando
una delle tante battute taglienti che
caratterizzano questo lungometraggio,
Boris – Il Film, scritto e diretto
dal collaudato ed affiatato terzetto
Ciarrapico, Torre, Vendruscolo. Questo
manipolo di geniali autori ha lavorato per
anni a stretto contatto, dando vita alle tre
stagioni di Boris, l’irriverente e divertente
serie Tv, andata in onda su Fox dal 2008
al 2010, da cui è stato tratto il film uscito
nelle sale italiane il 1° Aprile 2011 (le
prime due stagioni della serie Tv, sono
già reperibili in cofanetti con DVD e
libro, il film uscirà il 2 Agosto in DVD e
Blu-ray). Strano ma vero! Forse una delle
prime volte in Italia, in cui una serie Tv
diventa un film; è possibile ricordare
alcuni casi solo del processo inverso
(Romanzo Criminale e Quo vadis,
baby?). Ma Boris riesce egregiamente
nel salto dal piccolo al grande schermo
e da un pubblico di nicchia al grande
pubblico. Ben riuscita è, soprattutto, la
segnalibro
coerenza e l’eleganza con cui i tre autori
sono passati dal ritrarre la televisione in
televisione, al fotografare il cinema nel
cinema. L’occhio del pesciolino rosso,
Boris (amico fedele del protagonista
della serie e del film), è l’occhio lucido
della verità, uno sguardo implacabile
che fotografa, con sarcasmo ed ironia
alla nitroglicerina, tutta la sporcizia che
c’è dietro quella scatoletta invadente
che chiamiamo televisione (nel caso
della serie Tv), o quel grande schermo
che da fabbrica dei sogni, troppo spesso
diventa industria di “panettoni”. Gli
autori riescono nell’impresa, riportando
sul grande schermo gli stessi elementi
e personaggi con cui il pubblico ha
già avuto modo di empatizzare, grazie
alle tre stagioni della serie (diventata
ormai un cult), depurandola però dai
tormentoni e spostando l’asse portante
della narrazione al mondo del cinema.
Infatti il regista televisivo René Ferretti
(Francesco Pannofino), dopo tanti
anni di fiction su carabinieri, intrighi
ospedalieri e drammi in costume da
prima serata, tenta il grande salto: un
film d'autore. Insomma, un risarcimento
dopo tutta una carriera dedicata al
brutto. L'intenzione è quella di girare
un film «alla Gomorra», lavorando alla
trasposizione cinematografica del libro
d'inchiesta La casta e collaborando
con una truppe più esperta. Ma il
regista Renè, scoprirà che il mondo del
cinema è addirittura peggio di quello
della tv, si dovrà barcamenare con un
ambiente bieco, pieno di attricette che
non sanno recitare o dedite al sesso per
avere una parte, di sceneggiatori ricchi e
nullafacenti, o direttori della fotografia
che si sentono grandi artisti. Alla fine,
dopo alcune controversie, si ritrova a
lavorare con il suo gruppo "storico" e,
in un crescendo di comicità urticante,
tra pressioni e difficoltà, viene messo alle
strette: riuscirà a portare a termine il suo
capolavoro o dovrà cedere allo spettro
incombente del… Cinepattone? Il tema
musicale Pensiero Stupesce (di Elio E
Le Storie Tese), fa da colonna sonora
ad un’immagine poco felice, specchio
dell’impoverimento culturale del nostro
paese. Ma se è vero che “nel tempo
dell’inganno universale, dire la verità è
un atto rivoluzionario”, come diceva G.
Orwell, allora forse siamo sulla buona
strada…
Boris - Il Film
Manuela Rinaldi - Paolo Spaziani
consapevolmente egoista del nostro
sistema di tutela welfaristica), la risarcibilità
dei danni ad esso eventualmente rilevanti
da licenziamento illegittimo e viziato,
ovvero dall’ipotesi del ricorrere di
dimostrate condotte – azioni a contenuto
effettivamente mobbizzante (e di cui
l’onere della prova compete anzitutto alla
asserita vittima denunciante, v. Cons. St.,
Sez.V°, 27.05.2008), demansionamento,
stress lavorativo, infortunio etc. etc. .
L’illustrazione degli strumenti di tutela
fa seguito all’analisi del già richiamato
“collegato lavoro”, che implica novità
profonde anche in tema di conciliazione
(pesantemente e contraddittoriamente
“riprocedimentalizzata”) ed arbitrato
finalizzato a contemperare l’effettività dei
diritti soggettivi con le note esigenze di
deflazione di un contenzioso in sé foriero
di aggravare la già seria crisi della giustizia,
aspetto degno di nota al di là di valutazioni
affrettate e talora opacizzate da aprioristiche
venature “corporative”.
Il volume si conclude approfondendo il
tema delle sanzioni disciplinari, di cui viene
offerta una ricostruzione attuale in base alla
oramai ricca elaborazione giurisprudenziale
intervenuta a far tempo dall’introduzione
dello statuto dei lavoratori (nello specifico
l’art.7 ) anche con peculiare riferimento
P.A. in conseguenza della nota riforma ex
d.lgs. 27 ottobre 2009, n.150 (più nota
quale “riforma Brunetta”).
IL DANNO AL LAVORATORE
SUL POSTO DI LAVORO
Giuffrè Editore SpA, Milano 2011
pagg.358, € 30,00
di Luca Riciputi, Consulente aziendale ed esperto Risorse umane
I
l testo, edito da Giuffrè, nella Collana
Fatto&Diritto, diretta da Paolo
Cendon, risulta aggiornato alla L. n. 4
novembre 2010, n.183 c.d. “Collegato
Lavoro”, cui è dedicato il Capitolo 5,
che offre una ragionata ricostruzione
scientifica al tema della “conciliazione e
arbitrato”).Oggetto della ricerca, sempre
attuale pur nelle sue molteplici e delicate
28
implicazioni, è quello del danno al
prestatore di lavoro, inteso quale autonoma
e rilevante categoria della dimensione del
danno alla persona ed ai valori a questa
attinenti, tutti di rango costituzionale, in
quanto afferenti a posizioni inviolabili.
Il volume approfondisce vari profili di
tutela, accordati al lavoratore dipendente
(refente eternamente privilegiato e
Italia: 2011. Commedia
Regia e sceneggiatura di Giacomo
Ciarrapico, Mattia Torre, Luca
Vendruscolo.
Interpreti: Francesco Pannofino, Antonio
Catania, Carolina Crescentini, Caterina
Guzzanti, Pietro Sermonti, Alessandro
Tiberi, Giorgio Tirabassi, Ninni Bruschetta.
nonsolobanca
PAESE CHE VAI, ITALIA CHE TROVI
WEEK END A PESCOCOSTANZO
Tra i sentieri della transumanza e le vie dell’oro giallo, un borgo ricco di arte e storia
C
i sono storie poco note, ed
anche per questo affascinati,
celate dall’ombra di maestose
montagne o immerse nel
silenzio di grandi vallate, che meritano di
essere raccontate. Quella di Pescocostanzo
è una storia di viaggiatori e viandanti,
di antichi mestieri e mestieranti, di
paesaggi mozzafiato, altopiani violacei e
di tradizioni millenarie che il tempo e la
modernità non hanno cancellato.
Ma, soprattutto, è una storia ancora
viva, custodita con cura tra gli altipiani
Maggiori d’Abruzzo a 1395 m di
altitudine, tra il Parco Nazionale della
Maiella ed il Parco Nazionale d’Abruzzo
e che ogni anno attira numerosi turisti.
Da qui passavano le antiche vie della
transumanza, larghi sentieri percorsi
tutti gli anni da pastori che, in autunno,
guidavano il gregge a svernare nelle
pianure della costa pugliese, lasciandosi
alle spalle la neve degli Appennini
abruzzesi. Durante il tragitto i pastori si
fermavano a dormire presso le chiese poste
ai lati della strada, in stanze – dormitorio.
Lì trovavano frati per confessarsi,
lasciavano indicazioni o s’informavano
sullo stato dei sentieri da percorrere.
Ancora oggi qualche allevatore segue
l’antico percorso tracciato dai tratturi
delle generazioni passate.
La fondazione dell’antico borgo, viene
fatta risalire alla prima metà dell’anno
mille ed il suo nome indica il basamento
roccioso, il “Peschio”, sul quale si è
formato il centro abitato originario. Qui
sorge, ora, la basilica di Santa Maria
del Colle (XIV-XV sec.) che conserva
al suo interno magnifiche opere d’arte:
dal soffitto a cassettoni dorato e dipinto
che copre tutta la navata centrale,
realizzato da Carlo Sabatini intorno al
1680, al maestoso altare maggiore, la
di Vale
statua lignea duecentesca, il battistero in
marmi policromi e la barocca cancellata
in ferro battuto, opera dei maestri Sante
e Ilario di Rocco. Sulla stessa scalinata
della Basilica, si affaccia un’altra chiesa
degna di attenzione, Santa Maria del
Suffragio dei Morti, che vanta un portale
settecentesco, e un grandioso altare in
legno di noce.
Non è solo una storia antica, quella di
Pescocostanzo, ma è anche intricata
e densa di avvenimenti, caratterizzata
dal susseguirsi d’importanti dinastie e
dominazioni, da battaglie per l’autonomia
culturale e politica, da innesti culturali
(si pensi all'insediamento di un nucleo
di artigiani lombardi dediti ad attività
edili che, insieme al disastroso terremoto
del 1456 che devastò l'Abruzzo,
contribuirono a cambiare l’assetto
urbanistico del borgo e ad arricchirlo di
monumenti ed opere d’arte).
Trovare refrigerio dal torrido sole
d’agosto, potrebbe essere una buona
scusa per andare a visitare questo borgo
di 1.196 abitanti in provincia dell'Aquila,
ed approfondirne la storia attraverso tutte
le sue preziose testimonianze: la Chiesa
di Gesù e Maria e l’annesso Convento
dei Francescani, nel centro storico, di
epoca barocca con opere in madreperla e
marmo policromo; proseguendo sulla via
Colecchi, si notano il fronte principale
di Palazzo Sabatini (ricco di portali,
balconcini e decori in pietra) e la casa
natale di Ottavio Colecchi, matematico
e filosofo; la bellissima Piazza Municipio,
su cui vi si affaccia l’ex Monastero di
Santa Scolastica (1624); notevoli anche i
numerosi palazzi nobiliari. Nel luogo più
antico e più alto del borgo, il “Peschio”,
lo sguardo si apre ai boschi, ai monti
ed agli altopiani circostanti. Degno di
nota è l’altopiano di Navelli, a poco più
di mezz’ora d’auto da Pescocostanzo, di
fama internazionale per il suo prezioso
oro giallo, lo zafferano, il cui fiore
dona all’altopiano quel caratteristico
colore violaceo. Non va dimenticato
che, ad impreziosire questo luogo, sono
anche i rinomati prodotti tipici come
il pecorino (il cui pregio è dato dalle
pecore allevate al pascolo tutto l’anno,
secondo le antiche tradizioni della
transumanza), la giuncata abruzzese ed il
Montepulciano d’Abruzzo, vino fregiato
del riconoscimento DOCG, che ben si
sposa con gli Gnocchi al ragù di castrato,
piatto forte di Pescocostanzo.
DOVE MANGIARE
I Tre Frati
via Fanzago, ristorante caratteristico per la posizione, situato all’interno di un ex refettorio di
un Convento seicentesco. Propone piatti tipici tra
cui: pasta fresca con “orapi” (spinaci selvatici)
nel periodo estivo, pasta fatta in casa con broccoli e zuppe tipiche nel periodo invernale. Ampia
scelta di formaggi locali.
La Corniola
via dei Mastri Lombardi, 261, propone cucina Abruzzese rivisitata in chiave moderna;
consigliata la Vellutata di formaggio con crostino
di polenta e lardo di montagna)
La Terrazza
Via Ottavio Colecchi 12, situato in centro storico
con splendida terrazza panoramica, da provare
gli “Strozzapreti” con fiori di zucca e zafferano.
DOVE DORMIRE
Albergo Il gatto bianco,
Viale Appennini, 3;
Garnì – B&B La Rua
Via Rua Mozza, 1/3,
a pochi passi da piazza Municipio
29
nonsolobanca
altroturismo
Ferdinando Scianna: Bagheria, 1962
Nicola Scafidi: Emigrante
Nicola Scafidi: Alberto Sordi, Il Mafioso
Carmelo Nicosia: Nuotatore Whisler, 2000
LA NUOVA SCUOLA
DI FOTOGRAFIA SICILIANA
La Scuola fa riferimento alle figure e al lavoro di tre fotografi siciliani – Carmelo Bongiorno, Carmelo
Nicosia e Sandro Scalia – appartenenti alla generazione di autori nati in Sicilia fra il 1950 e il 1960,
e nell’isola operanti. I tre ricoprono ruoli di docenza presso le accademie di Belle Arti di Catania e
Palermo e sono, per questo, letteralmente dei “capiscuola” in una disciplina a forte vocazione tecnica,
ma dagli spiccati accenti poetici
Carmelo Bongiorno: Last plate, 2008
(dalla serie Forbidden Colors)
Carmelo Bongiorno: Torso, 2006
(dalla serie Voci)
30
È
una mostra “a tesi” quella visibile fino al 2 ottobre ad Acireale,
nella sede espositiva del Credito
Siciliano e, successivamente, nel
periodo autunnale a Milano nella Galleria Gruppo Credito Valtellinese presso il
Refettorio delle Stelline. Infatti, origina
dall’ipotesi che in Sicilia stia nascendo una
riconoscibile “Scuola Siciliana” di fotografia. Non solo perché qui si sono formati e
operano artisti oggi tra i maggiori in Italia, ma perché in loro, pur nella diversità e
originalità di stili e poetiche, si possono individuare linee riconducibili a un medesimo e vitale “terreno di coltura e di cultura”.
La Scuola fa riferimento alle figure e al
lavoro di tre fotografi siciliani – Carmelo
Bongiorno, Carmelo Nicosia e Sandro
Scalia – appartenenti alla generazione di
autori nati in Sicilia fra il 1950 e il 1960, e
nell’isola operanti. I tre ricoprono ruoli di
docenza presso le accademie di Belle Arti
di Catania e Palermo e sono, per questo,
letteralmente dei “capiscuola” in una disciplina a forte vocazione tecnica ma dagli
spiccati accenti poetici. Il profilo della loro
attività è duplice, come spiegano i commissari dell’esposizione: “da un lato il loro
svolgere un ruolo critico verso la fotografia
‘neo-oggettiva’, di pura registrazione meccanica o a scopo classificatorio, proponendo una versione nebulosa e immaginifica
della loro realtà; dall’altro, sottraendosi
all’azione meramente professionale del
di Arturo
lavoro, si spingono verso la codificazione
di un linguaggio nuovo, elaborato in stretta connessione con gli esiti di autori di altra
provenienza e cultura”. È evidente la loro
predisposizione sperimentale ad assorbire
stilemi, inclinazioni poetiche e soluzioni
tecniche da cinema, teatro, letteratura e
video-arte. Alla sicilianità s’aggiungono
importanti esperienze “esterne”: tutti e
tre hanno condiviso, in maniera indipendente, significativi periodi di lavoro lontano dall’isola, maturando un’attitudine
al confronto e al collegamento con le innumerevoli avanguardie e individualità
in fase di maturazione in ambito italiano
ed europeo, tra la fine degli anni ’70 e gli
zero. In senso strettamente cronologico, al
loro lavoro si contrappone quello degli esponenti di spicco della generazione precedente, tutti autori siciliani con all’attivo
significative esperienze professionali di
rilievo internazionale come Scianna, Sellerio e Scafidi. Ognuno, con la propria vicenda storica ed espressiva, ha finito, più o
meno consapevolmente, con l’influenzare
generazioni di fotografi. Certo, non sono
accomunabili in una “Scuola” in senso tradizionale, ma è indubbio che con il loro
lavoro e la loro sperimentazione hanno
effettivamente fatto scuola. Ad essi, la
mostra dedica un’ampia panoramica che
non li propone come puro punto di snodo
per l’affermarsi delle identità individuali,
ma evidenzia aspetti, tecniche, situazioni
che nelle opere dei tre protagonisti riconducono alla generazione dei “padri”.
Dall’emergere di particolari tecniche di
saturazione o distorsione dell’immagine,
all’applicazione di uno o più meccanismi
analogici nella definizione del campo visivo, o la scelta dei supporti di stampa, del
formato, e così via. La contro-copertina
della mostra è affidata a uno sguardo esterno, quello di uno “straniero”: Richard
Avedon, con un unico scatto, un combatshot dedicato alla Cripta dei Cappuccini
rubato a Palermo durante la campagna di
liberazione della Sicilia nel 1944 al seguito
della V Armata. La mostra si completa con
due talks presso le Accademie di Belle Arti
di Catania e Palermo
La nuova scuola
di fotografia siciliana
Acireale (CT), Galleria Credito
Siciliano, fino al 2 ottobre 2011
Orari: fino al 18 settembre:
18.00-22.00; dal 20 settembre al 2
ottobre: 10.00-12.00 e 17.00-20.00;
chiuso lunedì
Ingresso libero
Info: Galleria Credito Siciliano
tel. 095.600.208 / 0957.113.517
www.creval.it
nonsolobanca
altroturismo
Giovanni Boldini: Signora in bianco, 1902, olio su tela, cm 130 × 97
I MACCHIAIOLI
A VIAREGGIO
Una mostra da non perdere, tra nuotate
e tintarella, quella dedicata al gusto
collezionistico di uno dei più grandi
“marchand-amateur” italiani, Mario Borgiotti
di Arturo
N
Giovanni Fattori: La scolarina, 1893
Raffaello Sernesi: Pagliai a Castiglioncello,
olio su tavola, 1865 circa, cm 20 × 51
Silvestro Lega: Tra i fiori del giardino,1863,
olio su tela, cm 49 × 59
ato a Livorno nel 1906, ma
fiorentino d’adozione, Mario Borgiotti è stato, per oltre
quarant’anni, il vero punto di
riferimento per la conoscenza e la valorizzazione della pittura toscana di area macchiaiola. La sua azione si è sviluppata soprattutto nell’ambito delle personalità che
hanno aggiornato il linguaggio di questa
scuola. L’opera di Lega, Fattori, Signorini,
Abbati, Borrani, Cabianca, D’Ancona e di
altri protagonisti del gruppo appare oggi
più definita nella sua totalità grazie al recupero di dipinti inediti o erroneamente
attribuiti.
Autodidatta, Borgiotti fu personalità
complessa e attraente anche per le qualità
segretamente coltivate, come il dipingere e
la generosità nei confronti di ogni iniziativa
culturale. Era dotato, in modo eccezionale,
della capacità di percepire i valori pittorici
nella loro essenza, distinguendo con uno
sguardo il capolavoro dall’opera comune.
Anche per questo Borgiotti è stato uno
degli ultimi, grandi esempi di una “razza di
connaisseur” in via d’estinzione.
Del suo finissimo gusto e del suo temutissimo “occhio”, sono testimonianza le opere
raccolte in questa magnifica esposizione:
circa una sessantina di dipinti, selezionatissimi, tutti “imprescindibili” per capire
il gusto di un uomo senza il quale oggi,
probabilmente, i Macchiaoli non godrebbero del prestigio e della fama di cui invece,
meritatamente, godono.
Sono capolavori della pittura macchiaiola,
reperiti da Borgiotti nell’arco di una vita
e oggi confluiti nelle più famose raccolte
italiane. Il progetto espositivo privilegia la
qualità e il significato di quadri esemplari,
poco noti o non più visti da tempo, e mira
a ricostruire le fasi salienti di un’avventura
critica scandita da pubblicazioni esemplari:
I Macchiaioli, 1946; Capolavori macchiaioli, 1949; Poesia dei Macchiaioli, 1958;
I Grandi pittori dell’Ottocento italiano,
1961; The “Macchiaioli”, 1963; Genio dei
Macchiaioli, 1964; La lezione pittorica di
Fattori, 1968.
Nel percorso idealmente scandito dalle
pubblicazioni di Borgiotti spicca l’accurata
selezione di dipinti. Il visitatore ha così la
sensazione di entrare nel libro, ammirando
opere come La scolarina, Maremma, Episodio della campagna contro il brigantaggio e La libecciata a Castiglioncello di Fattori; Tra i fiori del giardino, Le rose della
primavera e L’adolescente di Lega; Il Ponte
Vecchio a Firenze, Uliveta a Settignano e
Bimbi a Settignano di Signorini; Lido con
buoi al pascolo, Mura di San Gimignano di
Abbati e molti altri capolavori.
Un vasto compendio bibliografico, insomma, arricchito da un prezioso apparato iconografico costituito da dipinti dei
quali si era persa ogni traccia. Ed è proprio
di questo compendio di indubbio valore
storico-documentario destinato, nel tempo, ad assumere sempre maggior rilievo
per gli studi sulla pittura italiana del secondo Ottocento, che intende dar conto la
mostra.
Genio dei
Macchiaioli.
Mario Borgiotti
occhio conoscitore,
anima di collezionista
Viareggio (LU),
Centro Matteucci per l’Arte
Moderna, fino al
13 novembre 2011
orario:agosto da lunedì a venerdì
17.00-23.00, sabato e domenica
10.00-13.00 e 17.00-23.00;
settembre: tutti i giorni 10.00-13.00 e
15.30-19.30; ottobre-novembre: tutti
i giorni 10.00-13.00 e 15.00-19.00;
chiusura della biglietteria anticipata
di 30 minuti
BIGLIETTI
Intero: euro 8; ridotto: euro 5;
family: euro 5
Info: tel. 0584 430614; fax 0584 54977
[email protected]
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MOSTRE D’ARTE ED EVENTI MUSEALI
DREAMTIME. Lo spirito dell’arte aborigena
Nuoro, MAN
Fino al 28 agosto
ARTICOLO 9. I PAESAGGI D’ITALIA
Marsala (TP), Convento del Carmine
Fino al 31 agosto
LEONARDO: STUDI SUL MOTO.
Il Codice Atlantico di Leonardo
Milano, Pinacoteca Ambrosiana – Sala Federiciana
Fino all’11 settembre
QUESTI OCCHI HANNO VISTO.
IL DIARIO DI UN MEDICO VOLONTARIO
Roma, Casa della memoria e della storia
Fino al 7 settembre
CARLO SCARPA: UNO SGUARDO CONTEMPORANEO
Vicenza, Palazzo Barbaran
Fino al 18 settembre
LICINI MORANDI. DIVERGENZE PARALLELE
Fermo (AP), Palazzo de’ Priori
Fino al 25 settembre
PROGETTO SCULTURA 2011
Rimini, Castel Sismondo
Fino al 2 ottobre
BerlinOttanta Pittura irruenta
Catanzaro, MARCA
Fino al 9 ottobre
FILARMONICA DELLA SCALA/ DANIEL BARENBOIM
Milano, Teatro alla Scala, il 4 settembre
G. Rossini: Sinfonia dall'opera Semiramide
Wolfgang Amadeus Mozart: Concerto per pianoforte
e orchestra n. 26 in re maggiore K. 537 Incoronazione
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 3
in mi bemolle maggiore op. 55 Eroica
Filarmonica della Scala
Daniel Barenboim - pianoforte e direttore
ANDRIS NELSON
Palermo, Teatro Massimo, il 2 ottobre
Andris Nelsons – direttore
Violino - Christian Tetzlaff
City of Birmingham Symphony Orchestra
Richard Strauss: Don Juan - Tondichtung für großes
Orchester nach Nikolaus Lenau op. 20
Antonin Dvorak: Concerto in La minore
per violino e orchestra op. 53 B. 108
JohannesBrahms: Sinfonia n. 1 in Do minore op. 68
ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE RAI
ORCHESTRA TEATRO REGIO TORINO
Rimini, Palacongressi-Auditorium,
il 5 e il 15 settembre
LE CANZONI DELLA MALA
ORNELLA VANONI E PEPPE SERVILLO
Milano, Piccolo Teatro Strehler, il 5 settembre
HAYDN E MOZART MAESTRI DELLA SINFONIA
Palermo, Politeama Garibaldi, il 9 e 10 settembre
LE GRANDI VIE DELLE CIVILTÀ
Relazioni fra il Mediterraneo e il centro Europa
Dalla Preistoria alla Romanità
Trento, Castello del Buonconsiglio
Fino al 13 novembre
LA TRAVIATA
Firenze, Auditorium Duomo di Firenze,
dal 10 al 24 settembre
TOSCA
Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista,
dall’11 settembre al 6 novembre
CARLO MATTIOLI. Una luce d’ombra
Città del Vaticano, Braccio di Carlo Magno
Dal 15 settembre al 13 novembre
SALVATORE ACCARDO
Torino, Conservatorio Giuseppe Verdi, il 12 settembre
MUSICA CLASSICA
ISRAEL PHILHARMONIC ORCHESTRA
ZUBIN MEHTA
Torino, Auditorium G. Agnelli, il 14 settembre
GIOVANNI ALLEVI - ALIEN PIANO SOLO TOUR
Sanremo (IM), Teatro Ariston, il 5 agosto
MADAMA BUTTERFLY
Recanati (MC), Auditorium Coloredo Mels, il 7 agosto
J.S. BACH: L'OFFERTA MUSICALE
Milano, Chiesa di San Bernardino alle Monache,
l’8 agosto
CONCERTO ALL’ALBA
Ravello (SA), Belvedere Villa Rufolo, l’11 agosto
QUARTETTO D'ARCHI DEL TEATRO ALLA SCALA
Ravello (SA), Auditorium Oscar Niemeyer,
il 14 agosto
SAGRA DELLA PRIMAVERA / CARMINA BURANA
Torino, PalaOlimpico Isozaki, il 16 settembre
Assago (MI), Mediolanum Forum, il 17 settembre
Igor Stravinsky: Le Sacre du Printemps,
quadri della Russia pagana in due parti
Carl Orff: Carmina Burana, Cantiones profanae per
soli, coro e orchestra
Südwestdeutsche Philharmonie Konstanz
Vassilis Christopoulos – direttore
CONCERTO SINFONICO 17 SETTEMBRE 2011
Bari, Teatro Petruzzelli, il 17 settembre
Vito Clemente – direttore
G. Tamborrino: Exit Mundi
MISERERE E MAGNIFICAT
Milano, Basilica Santa Maria della Passione,
il 17 agosto
TOSCA
Palermo, Teatro Massimo, dal 18 al 25 settembre
UTO UGHI
Cortina d’Ampezzo (BL), Centro Congressi Alexander
Girardi Hall, il 20 agosto
J.S. BACH: LE SUITES PER VIOLONCELLO SOLO 1, 3, 5
Milano, Cappella Portinari, il 22 agosto
J.S. BACH: LE SUITES PER VIOLONCELLO SOLO 4, 2, 6
Milano, Cappella Portinari, il 23 agosto
MOZART A MANNHEIM
Milano, Chiesa di San Pietro in Gessate, il 26 agosto
32
Daniel Oren – direttore
Mischa Maisky - violoncello
Antonin Dvoák: Concerto per violoncello e orchestra
in si minore op.104
Johannes Brahms: Sinfonia n.4 op.98 in mi minore
ORCHESTRA FILARMONICA DI SAN PIETROBURGO
YURI TEMIRKANOV
Milano, Conservatorio – Sala Verdi, il 6 e 7 settembre
Dalla Russia con amore
Sergej Prokof'ev: Suite da L’amore
delle tre melarance op. 33 bis
Sergej Rachmaninov: Rapsodia su un tema
di Paganini per pianoforte e orchestra op. 43
Pëtr Il'iajkovskij: Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36
Yuri Temirkanov – direttore
Nikolai Lugansky - pianoforte
DALÌ. IL GENIO
Otranto (LE), Castello Aragonese
Fino al 25 settembre
LA MORTE DI VIRGILIO
Rimini, Sala Pamphili - Complesso Agostiniani,
dal 2 al 4 settembre
PHILHARMONIA ORCHESTRA/ LORIN MAAZEL
Torino, Auditorium G. Agnelli, il 4 settembre
Gustav Mahler: Sinfonia n. 6 in la minore Tragica
Philharmonia Orchestra
Lorin Maazel - direttore
LEGGENDA
Torino, Teatro Carignano, dal 20 al 27 settembre
ORCHESTRA MOZART / ABBADO / PIRES
Bologna, Auditorium Manzoni, il 22 settembre
Orchestra Mozart
Claudio Abbado – direttore
Maria João Pires – pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart: Concerto per pianoforte
n. 27 in Si bemolle maggiore K 595;
Concerto per pianoforte n. 20 in Re minore K 466
Franz Schubert: Sinfonia n. 9 in Do Maggiore D 944
La Grande
CONCERTO SINFONICO 23 SETTEMBRE 2011
Bari, Teatro Petruzzelli, il 23 settembre
ELEKTRA
Roma, Teatro dell’Opera, dal 30 settembre all’8
ottobre
Fabio Luisi – direttore
Libretto: H. Von Hofmannsthal
Musiche: Richard Strauss
Orchestra del Teatro dell’Opera
festival estivi
festival estivi
LATINOAMERICANDO EXPO
(musica latina e brasiliana)
Forum Assago (MI), Area Parking B, fino al 15 agosto
ASA DE AGUIA il 5 agosto
ALEX BELLO il 6 agosto
CHOC QUIB TOWN il 7 agosto
TALENTO HAVANA l’8 agosto
SILVESTRE il 9 agosto
LUIS VARGAS il 10 agosto
EL MICHA + PMM l’11 agosto
PORFI BALOA Y SUS ADOLESCENTES il 12 agosto
CALCINHA PRETA il 13 agosto
MANOLIN EL MEDICO DE LA SALSA il 14 agosto
SHOW BRASIL il 15 agosto
CARROPONTE
Sesto San Giovanni (MI),
fino al 12 settembre (prosa e musica)
TONINO CAROTONE il 5 agosto
PERSIANA JONES il 6 agosto
NOFX il 16 agosto
FLOGGING MOLLY il 17 agosto
99 POSSE il 25 agosto
AFRICA UNITE il 26 agosto
CHICAGO BOYS il 31 agosto
NICCOLÒ FABI il 2 settembre
MAPU TERRA il 7 settembre
BLONDE REDHEAD l’8 settembre
FABRI FIBRA il 10 settembre
FABRICAS il 12 settembre
FESTIVAL DI MEZZA ESTATE (prosa, cabaret, musica)
Cremona, Arena Giardino, fino al 16 settembre
I LEGNANESI IN FAM FREC E ... FASTIDI
il 4 settembre
LA SIRENETTA IL MUSICAL l’8 settembre
LUCIO DALLA E BAND il 10 settembre
LILLO E GREG IN SKETCH & SODA il 16 settembre
ARMONIE DI ANGIMBÈ 2011
(musica classica, arte, eventi teatrali)
Calatafimi Segesta (TP), Angimbè Relais,
fino al 3 settembre
JAM SESSION JAZZ SERATA GOURMET
E PATISSERIE il 6 agosto
MUSICA MEDITERRANEA il 10 agosto
LUCA PINCINI E GILDA BUTTÀ IN CONCERT
il 14 agosto
ALCHIMIE il 20 agosto
PAOLO VIVALDI - THE SOLO PIANO il 27 agosto
NICA BANDA DI RUGGERO MASCELLINO
il 3 settembre
MITO SETTEMBRE MUSICA (musica classica)
Milano e Torino, sedi varie, dal 4 al 22 settembre
MUSICA POP, ROCK & JAZZ
EARTH WIND & FIRE FEAT AL MAC KAY
Ostia (RM), Anfiteatro, il 7 agosto
MAX GAZZÈ E NICCOLÒ FABI IN CONCERTO
Nettuno (RM), Stadio del Baseball, il 9 agosto
GIANLUCA GRIGNANI
Zafferana Etnea (CT), Anfiteatro Comunale, l’11
agosto
MODÀ
Sabaudia (LT), Arena del Mare, il 12 agosto
Santo Stefano Magra (SP), Area ex Vaccari, il 13
agosto
JOVANOTTI
Riccione (RN), Stadio Comunale Nicoletti, il 14 agosto
Taormina (ME), Teatro Antico, il 3 settembre
Agrigento, Teatro Valle dei Templi, il 6 settembre
Cagliari, Fiera, il 10 settembre
Verona, Arena, il 16 settembre
AFTERHOURS
La Spezia, Centro Allende, il 16 agosto
FRANCESCO DE GREGORI
Calatafimi Segesta (TP), Teatro Antico, il 16 agosto
CAPAREZZA
Riolo Terme (RA), Parco Fluviale, il 26 agosto
ZIGGY MARLEY
Bologna, Estragon, il 26 agosto
VASCO LIVE KOM 011
Torino, Stadio Olimpico, il 27 agosto
Udine, Stadio Friuli, il 2 settembre
Bologna, Stadio Dall'Ara, il 6 settembre
Avellino, Stadio Partenio, l’11 settembre
ROBERTO VECCHIONI
Ravenna, Palco Centrale - Parco Arti e Sport, il 27
agosto
AVRIL LAVIGNE
Torino, PalaOlimpico, l’8 settembre
Roma, PalaLottomatica, il 10 settembre
Assago (MI), Mediolanum Forum, l’11 settembre
GEORGE MICHAEL
Firenze, Piazza Santa Croce, il 10 settembre
Napoli, Acciaieria Sonora, l’11 settembre
Verona, Arena, il 13 e 14 settembre
ELIO E LE STORIE TESE
Carrara (MS), Piazza Alberica, l’11 settembre
FRANCO BATTIATO
Chieti, Arena La Civitella, il 7 agosto
Bisceglie (BT), Arena del Mare, l’8 agosto
Taormina (ME), Teatro Antico, il 15 agosto
Pavia, Cortile del Castello Visconteo, l’11 settembre
Torino, PalaOlimpico Isozaki, il 15 settembre
MASSIMO RANIERI
Torino, PalaOlimpico Isozaki, il 14 settembre
Milano, Teatro Ventaglio Smeraldo, il 16 settembre
STEFANO BOLLANI/ ENRICO RAVA/ JOHN SCOFIELD
Milano, Teatro Ventaglio Smeraldo, il 20 settembre
ZUCCHERO - CHOCABECK TOUR 2011
Verona, Arena, il 25 e 26 settembre
BROOKE FRASER
Bologna, Lokomotiv, il 27 settembre
TORI AMOS - Night of Hunters
Milano, Teatro degli Arcimboldi, il 7 ottobre
Roma, Auditorium Parco della Musica, l’8 ottobre
PAOLO FRESU DEVIL QUARTET
Reggio Emilia, Teatro Ariosto, il 7 ottobre
BRUNO MARS
Assago (MI), Mediolanum Forum, il 10 ottobre (unica
data italiana)
ALICE COOPER
Trezzo sull’Adda (MI), Live Club, il 14 ottobre
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