Storia e riti del Carnevale di Putignano Storia e riti del
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ATTUALITA’ 27 Storia e riti del Carnevale di Putignano di Maurizio Chiechi Il Carnevale di Putignano, tra i più singolari nella geografia dei carnevali meridionali, comprende due storie, o meglio due fasi di una stessa storia agganciata a due eventi, che fungono da terminali d’inizio e di fine del tempo carnevalesco. La fase iniziale della festa si fa risalire all’episodio della traslazione delle ossa di S. Stefano da Monopoli a Putignano, compiuta in segreto il giorno del martirio del Santo (26 dicembre), per sottrarle alla depredazione dei turchi. L’episodio, che si fa risalire al 1365 o giù di lì, è inventato, ma viene tramandato per vero perché storicamente inscritto in un’epoca di scorrerie turche e di trafugamenti di reliquie a prestigio delle comunità urbane. Con la recitazione delle propaggini (dal latino “Propagines” = radici) che si prolunga fino al 17 gennaio (inizio istituzione del Carnevale degli altri paesi) e di cui parliamo diffusamente più avanti, si entra nel tempo di Carnevale, restando legati al simbolismo dell’evento miracoloso che introdusse in quel mitico giorno di oltre metà o fine Trecento il primo Carnevale sacro di Putignano. Notevole è il crescendo di innovazioni dal 1948 in poi, con la crescita e il perfezionamento di botteghe e di maestri cartapestai e l’avvento dell’arlecchinesca e saltellante Farinella, assurta a maschera tipica di Putignano. La seconda fase del Carnevale di Putignano scorre fino alla Quaresima, con l’apparato delle più spettacolari tradizioni carnevalesche. Specifico della tradizione di Putignano, soprattutto nel nome, è “u’ndondere”, che dal 1832 è attestato come un rumoroso corteo che il martedì grasso attraversava le strade del paese. L’etimologia dell’espressione dialettale potrebbe derivare dal verbo greco «thontho-ruzo», che significa «brontolare, rumoreggiare», e richiama certamente la baldoria del «komos» greco e quei rituali precristiani che hanno lasciato il segno negli spettacoli che hanno reso famoso il Carnevale putignanese. ATTUALITA’ 28 LA MASCHERA DI FARINELLA Emblema e simbolo ufficiale del Carnevale di Putignano è la maschera tipica “Farinella”, L’immagine attuale risale agli anni 50 ed è opera del grafico Domenico Castellano. Essa ha una configurazione che ricorda quella di un giullare o di un jolly con un abito a toppe multicolori, l’espressione furba che ricorda un po’ Arlecchino e dai sonagli sulle punte del cappello, delle scarpe e alla collarina. In origine, però, la maschera indossava un abito bianco e verde, che erano i colori della città, e portava un cappello a tre punte che rappresentava i tre colli su cui sorge Putignano. Inoltre Farinella era raffigurato nell’atto di mettere pace tra un cane ed un gatto, che dovevano simboleggiare i dissidi esistenti tra gli abitanti del paese. Alcuni studiosi hanno anche proposto un paragone con il gallo di cui la maschera riproduce il carattere spigoloso. La maschera prende il nome da un antichissimo cibo povero del mondo contadino, una farina di ceci ed orzo abbrustoliti, particolarmente gustoso mescolato a sughi ed intingoli, o con fichi freschi. I CARRI ALLEGORICI E LA LAVORAZIONE DELLA CARTAPESTA Sono state le maschere di carattere a segnare l’inizio della tradizione dei carri allegorici a Putignano. Nel periodo tra le due guerre, nel centro storico, sfilavano piccoli carretti che ospitavano pupazzi fatti di paglia e stracci e che riguardavano avvenimenti locali ma anche nazionali ed internazionali. Il regime fasci- sta impose diverse volte la censura sui temi satirici nelle sfilate. Un’importante innovazione avvenne attorno agli anni 50: fino ad allora la tecnica utilizzata per i pupi era quella del fil di ferro modellato e poi ricoperto di carta di giornale fissata da colla di farina. In seguito, soprattutto per le realizzazioni dei testoni, venne introdotta la tecnica della lavorazione dell’argilla; un blocco di argilla viene modellato nella forma che poi sarà quella definitiva e su questa si fa una colata di gesso liquido. Una volta solidificato, il calco così ottenuto (“il negativo”) viene poi riempito da diversi strati di carta di giornali tagliata in piccoli pezzi e fissata da colla di farina. Dopo un idoneo asciugamento, si provvede a rimuovere la cartapesta del calco e si attua cosi la forma «in positivo» che verrà dipinta con colore ducotone. La leggerezza dei manufatti ha permesso la crescita delle dimensioni dei carri e l’introduzione dei primi movimenti con leve mosse da uomini. In seguito si è fatto ricorso a movimenti meccanici che rendono autonomo e ancora più spettacolare il movimento. Negli ultimi anni i movimenti sono stati pensati e realizzati nel segno della rivoluzione tecnologica. Dai movimenti elettromeccanici si è passati a quelli elettronici, attraverso il ricorso a computer – e telecomandi a distanza - che guidano l’alternarsi dei movimenti. I RITI DEL CARNEVALE LE PROPAGGINI La festa delle Propaggini e la festa più originale del Carnevale di Putignano: tutti gli studiosi sono concordi nell’individuare in essa la radice del Carnevale putignanese. Il termine “Propaggini” tradisce l’origine agraria e propiziatoria dell’evento: la propaggine è il lungo tralcio di vite che viene interrato, lasciando però fuoriuscire la parte apicale che è ancora attaccata alla pianta madre; in questo modo si ha la riproduzione della vite. La propiziazione riguarda non soltanto la fertilità della terra, ma anche il benessere dell’intera comunità. Attraverso la pubblica denuncia, sotto forma di satira pungente ed allusiva, delle malefatte compiute durante l’anno che si chiude, la città vive una sorta di rigenerazione morale collettiva. La festa si celebra ogni 26 dicembre, data che segna l’inizio del Carnevale di Putignano. Gruppi di poeti dialettali declamano versi in rima baciata su fatti e misfatti di cui sono a conoscenza. LA FESTA DELL’ORSO Il 2 febbraio, giorno della Candelora, fino a circa 60 anni fa è stata celebrata a Putignano la «FESTA DELL’ORSO». Le testimonianze degli anziani narrano che fino all’inizio del 900 vi è stata la presenza di un orso vero portato dalle nostri parti da alcuni pastori provenienti dall’Abruzzo o dalla Calabria. L’animale, legato ad una catena, veniva trascinato in giro per il paese. Il legame dell’orso con il Carnevale è confermato da alcune capacità magico - divinatorie che la tradizione popolare gli attribuisce. Infatti, secondo un antico proverbio putignanese, proprio il giorno della Candelora,