Sei-di-sesto green finale - Copia
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NUMERO SPECIALE Pagina 1 Sei di Sesto_Maggio 2016 S e i d i S e s to g re e n Numero Speciale Anno VIII Maggio 2016 Approfittando dell'occasione del Dalla Chiesa Day 2016, Giornata della Green e Smart Technology, anche noi del Sei di Sesto vogliamo dire la nostra e offrirvi un 'fresco' e 'verde' contributo, per il quale si ringraziano i nostri giovani e sempre attivi collaboratori. In particolare si distingue in questo speciale numero il lavoro della classe 1BL, corposo per quantità degli interventi, a cui si aggiungono altre voci, tra cui chiara e limpida, come le acque di cui ci parla, si ode quella di Enrico Binda, 2AT, a cui vanno i complimenti di tutta la Redazione. E cominciamo con una bella citazione evocativa in tema... Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo della vita, distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici [H.D.Thoreau] NUMERO SPECIALE Pagina 2 Sei di Sesto_Maggio 2016 *Four Green Days* Diario di bordo: primo giorno (di Luca Sciarini, 1BL) Quest'anno le classi prime e seconde del nostro Istituto hanno partecipato ai Quattro Giorni Verdi in Trentino. Noi ragazzi della 1BL e della 1AL siamo stati i primi a partire, martedì 12 aprile. Alle 5:45 eravamo già tutti davanti al pullman, entusiasti per la partenza nonostante la "levataccia". Caricate le valigie e gli zaini contenenti tutto l'occorrente, scrupolosamente controllato dal nostro professore di educazione fisica, (l’ottimo professor Biella, n.d.r) siamo partiti con destinazione Regole di Malosco in Val di Non. Dopo circa tre ore di viaggio trascorse in pullman ascoltando musica e conversando tra di noi, abbiamo fatto tappa a Bolzano: quattro passi nel bellissimo centro storico e visita al Museo Archeologico dell'Alto Adige dove abbiamo potuto vedere i resti mummificati di Otzi, "l'uomo venuto dal ghiaccio". La mummia è stata trovata dai coniugi Simon nel 1991 e risale a 5000 anni fa. Accanto ad essa sono stati ritrovati anche gli abiti e gli oggetti che possono farci capire come viveva l'uomo in quel periodo e come si era evoluto. Dopo aver consumato il nostro pranzo al sacco nel parco della città, siamo ripartiti. Verso le 14 abbiamo raggiunto il nostro albergo immerso nel verde della natura, abbiamo portato le valigie nella camere e subito dopo ci siamo ritrovati per la prima lezione di orienteering. Durante i nove punti del percorso abbiamo esplorato i boschi intorno all'albergo: ci ha colpito molto l'atmosfera, la tranquillità e i suoni del bosco. Finita la gara siamo tornati in albergo nelle nostre camere per una rinfrescata e qualche minuto di relax. Poi siamo scesi per la cena a base di gustosi piatti tipici del Trentino. Dopo cena il professore ci ha illustrato il programma del giorno seguente e ci siamo ritrovati nella taverna dell'albergo per sfidarci a ping-pong o a calcetto. La giornata è stata lunga e un po' faticosa ma anche interessante e piacevole. E' stata anche l'occasione per conoscerci fuori dall'ambito scolastico e condividere nuove esperienze. Una volta giunti alla conclusione dell'itinerario, tornammo in hotel per il pranzo. Arrivammo verso le 14.00 circa e ci precipitammo a mangiare. Quando finimmo di pranzare, andammo in camera e ci riposammo fino alle 16.00, orario della partenza per la gara di orienteering a farfalla. La prova si strutturava nel seguente modo: ti davano una cartina con 2/3 punti che dovevi raggiungere, una volta completati dovevi ritornare al punto di partenza per ricevere degli altri punti, in totale 10. La gara si concluse relativamente presto, verso le 17.45/18.00 circa. Quando ritornammo in hotel avemmo del tempo libero, che venne impegnato per fare la doccia e, in generale, prepararsi per la cena, che iniziò alle 19.30. Una volta terminata, il Prof. Biella tenne il suo briefing, in cui spiegò tutti i dettagli del giorno successivo. Dopodiché potemmo andare in giro per l'hotel, a patto di non entrare nelle camere altrui. Il coprifuoco, programmato per le 23.00 sancì la conclusione della giornata. Diario di bordo: terzo giorno (di Daniele Mulé, 1BL) Il terzo giorno della gita avremmo dovuto affrontare un'ardua camminata verso il monte Penegal, situato a un'altitudine di circa 1700 metri. Come ogni mattina ci siamo svegliati presto e, dopo un'abbondante colazione, con tutto il necessario per il trekking, ci siamo messi in cammino. Inizialmente la strada che serviva per raggiungere il monte era poco ripida e facilmente traversabile, ma, giunti a metà percorso, la strada andava via scorrendo sempre più ripida e faticosa, l'unica cosa che dava sollievo e rinfrescava noi alunni era quella poca neve che si intravedeva a sprazzi lungo il sentiero. Giunti in cima al monte, io e alcuni dei miei compagni eravamo stravolti, ma a rincuorarci c'era la magnifica vista del panorama della Val di Non! Diario di bordo: secondo giorno (di Davide Gobbini, 1BL) La sveglia suonò alle 7.30. Una volta alzati e preparati ci aspettò una gustosa colazione. Alle 8.30 era fissato il rendez-vous fuori dall'hotel e, una volta contati, ci incamminammo verso il canyon del Rio Sas. Il canyon era abbastanza lontano dal nostro hotel, a piedi più o meno due ore. Una volta giunti a destinazione, ci fecero mettere un impermeabile giallo e un casco antinfortunistico; entrammo nel canyon. Il passaggio, su cui camminavamo, era a strapiombo sull'acqua, che generava un rumore assordante. Gli spazi erano limitati e in alcuni tratti si riusciva a malapena a passare. Dopo esserci riposati, abbiamo ripreso il cammino per raggiungere il luogo nel quale si sarebbe svolta la grigliata; per fortuna la strada non era molto lunga, anche perché era tutta in discesa; giunti a destinazione ci siamo seduti e abbiamo gustato la deliziosa grigliata preparata dalla nostra guida. Dopo pranzo ci siamo rimessi in cammino e con noi è venuta anche la guida, che inizialmente era rimasta a preparare la grigliata. La guida ci spiegava da cosa era composta la fauna del bosco, ci ha fatto notare che in questo periodo avvenivano molti accoppiamenti di animali, come per esempio quello del gallo cedrone; ci ha fatto vedere alcune impronte di diversi animali: mi ha colpito molto quella lasciata da un orso; inoltre, ci ha portato nei luoghi più belli del bosco, come la baita del Principe. Una volta tornati in albergo ci siamo riposati dalla lunga camminata e, dopo cena, io e molti dei miei compagni siamo andati a dormire esausti. Questa è stata un'esperienza bellissima, perché oltre che ad essere un toccasana per la salute, è un modo per stare insieme agli amici, ma soprattutto un modo per esplorare nuovi posti e conoscere nuove persone. NUMERO SPECIALE Pagina 3 Diario di bordo: quarto giorno (di Federico Fantoccoli, 1BL) Come di consueto nei tre giorni precedenti, il professor Biella entrò in camera di ciascun ragazzo per assicurarsi che tutti fossero svegli e ricordare loro che alle 8:00 ci sarebbe stata la colazione nella sala da pranzo dell'hotel. Alle 8.00 tutti erano in sala da pranzo per far colazione, ma fu una colazione breve, dato che alle 8:30 avevamo appuntamento nello spiazzo davanti all'ingresso dell'hotel pronti per la gara di orienteering a conclusione del corso. Verso le 9:00 la gara cominciò e i primi a partire furono Mattia Mapelli e Alessia Turano della 1AL, rispettivamente alle 9:01 e alle 9:02; in seguito i maschi sarebbero partiti in successione sfalsati di due minuti uno dall'altro, mentre le ragazze soltanto di un minuto. Alla gara parteciparono anche le tre aitanti professoresse (Grassi, Ceccone e Michelutti, n.d.r.), che partirono insieme camminando poco prima delle nove e furono le prime a rientrare quando non tutti i ragazzi erano ancora partiti. Dopo circa 40 minuti eravamo partiti quasi tutti, tranne gli ultimi cinque che avevano l'orario di partenza compreso tra le 9:40 e le 9:52. Il percorso nel bosco era lungo in linea d'aria circa 3km per i ragazzi e 2,6km per le ragazze, non era eccessivamente complicato, ma in continuo dislivello tra le salite e le discese delle colline nei dintorni dell'hotel. Gli ultimi a partire furono i 'grandi' Fantoccoli e Filipelli, preceduti da Niego: questi tre alla fine arrivarono insieme al traguardo dove si doveva consegnare il cartellino con le punzonature e dove si poteva bere del tè caldo ai frutti di bosco. Terminata la competizione, i ragazzi andarono nelle rispettive camere a cambiarsi per il pranzo e a finire le valigie che in seguite sarebbero state caricate sul pullman del ritorno; ma prima del pranzo ci sarebbe stata la premiazione della gara. Il prof. Biella chiamò tutti nello spiazzo di partenza della gara per annunciare le classifiche e dare i meritati premi ai vincitori. Mano a mano che il professore leggeva i nomi si facevano gli applausi a ciascuno per avere partecipato. Quando il professore arrivò in "zona podio" (dal 4º in su) cominciò a distribuire premi tra cui pacchetti di caramelle, barrette Kinder e cioccolatini ai ragazzi e alle ragazze nominati. La prima posizione dei ragazzi era occupata da Fantoccoli Federico, cosa su cui avevano già scommesso tutti, anche se lui non era tanto sicuro di vincere; il nostro eroe, con un tempo sotto i venti minuti, ricevette in regalo un libro di Umberto Eco e un sacchetto di cioccolatini. La prima posizione delle ragazze andò a Lamorte Sabina che, con un tempo poco sopra i 20 minuti, vinse anche lei un libro e un sacchetto di cioccolatini come il vincitore dell'altra categoria. Tutti a pranzo abbiamo poi degustato i canederli, tipica specialità trentina, molto gradita da tutti. Terminato il pranzo, il prof. Biella ci invitò a portare giù tutti i bagagli, caricarli sul pullman pronti per affrontare il lungo viaggio di ritorno. Partiti da 5 minuti, i professori ci annunciarono che avremmo fatto tappa al Santuario di San Romedio, che si trovava nel comune di Coredo, sulla strada del ritorno. Questo annuncio non fu preso molto bene dai ragazzi che, stanchi, avrebbero preferito stare sul pullman fino a che non fossimo arrivati a casa. Arrivati al parcheggio del Santuario, bisognava scendere dal pullman e salire per un sentiero di sassi che portava fino all' ingresso del luogo sacro. Il Santuario si trova in un luogo molto suggestivo, su uno sperone di ripida roccia, e, grazie al racconto fattoci da uno degli organizzatori della gara, residente da sempre in Val di Non, abbiamo veramente potuto apprezzare il tutto nel migliore dei modi. Abbiamo ascoltato Sei di Sesto_Maggio 2016 attenti la storia di quel particolare luogo sacro e la leggenda di San Romedio, abbiamo raggiunto la cima del monastero attraverso la ripida scalinata e, giunti su un balconcino che affaccia su uno strapiombo di cento metri, abbiamo ammirato il paesaggio. Dal quel punto si poteva ammirare tutto lo scenario circostante, un gran bello spettacolo: il grigio e il bianco delle rocce delle montagne, il cielo azzurro e il verde degli alberi e anche il rumore di due ruscelli che si trovavano in fondo alla valle. Un vero e proprio trionfo naturale! Ritornati in pullman continuammo a viaggiare verso casa e alle 19:00 circa eravamo nel piazzale dell'Abbazia di San Donato di Sesto Calende, prendemmo i bagagli dalla stiva e a ritornammo a casa nostra con le nostre famiglie. Parlando tra noi sono arrivato alla conclusione che per tutti è stata un'esperienza positiva, abbiamo visitato dei bellissimi posti e penso che, anche se qualcuno preferisce il mare, la montagna ha un fascino particolare e se vissuta con i propri amici è ancora più bella. Abbiamo trascorso 4 giorni nella natura, intorno all'hotel c'erano dei bellissimi prati e boschi che iniziavano a 'colorarsi' di verde, ci siamo divertiti veramente tanto e anche con i professori che ci hanno accompagnato siamo stati molto bene. Per me è stata un'esperienza fantastica, stare con i miei amici, in montagna, a camminare, divertirsi, scherzare...WOW! Sono rimasto veramente contento di avere partecipato. Grazie a tutti! NUMERO SPECIALE Pagina 4 Sei di Sesto_Maggio 2016 Recensioni, osservazioni e commenti dei partecipanti La gita che mi ha fatto cambiare idea! Ottima idea, quella di andare in Trentino con i propri amici per ben quattro giorni! Quando si fanno gite, la compagnia è fondamentale e me ne sono resa conto durante queste passeggiate. Ogni volta che ci mettevamo a camminare (quindi sempre), non pensavo, come capita nelle gite di famiglia, di annoiarmi per l’intero viaggio, ma mi divertivo talmente tanto che non mi accorgevo che avevamo già fatto....7 km! Certo, la fatica si sente, ma se ho un amico al mio fianco, ho capito di poter camminare ore e ore! Sabina Lamorte, 1 BL La gita dei Quattro Giorni Verdi a Regole di Malosco è stata indimenticabile: momenti belli e brutti ci hanno accompagnato in questo viaggio. Si può definire una gita all’insegna della resistenza fisica a causa dei 20km percorsi in un giorno, corse tra i boschi per vincere la gara di orienteering e camminate sospesi a 42 m di altezza sul fondo di un Canyon. Nonostante la stanchezza e in alcuni casi la paura di perdersi, è stato comunque molto bello ammirare il paesaggio e stare immersi nella natura, divertente passare del tempo con i miei compagni e istruttivo per quanto riguarda il museo visitato a Bolzano. Questa gita ci ha portati allo stremo delle forze, ma ne è valsa la pena, perché abbiamo goduto di ogni singolo momento divertendoci. Viola Trevisan, 1 BL "Sarà fantastico!" pensai agitata la sera prima dell'inizio della gita. Non ho mai fatto una previsione più giusta. Forse la partenza era un po' troppo presto e l'hotel era "in mezzo al nulla" dove non prendeva nemmeno una tacca di segnale di Internet, ma ne è valsa la pena, visto che i paesaggi erano veramente stupendi, soprattutto quando risultavano come sfondo in splendide foto dinamiche di gruppo. Per di più le camere erano spaziose e accoglienti. La parte più bella dell'hotel erano i pasti, davvero gustosi, in particolare quando l'ultimo giorno ci hanno servito i canederli, un piatto tipico del Trentino. I boschi erano molto puliti, profumavano di pini e abeti, o così mi pareva. I sentieri erano ben tracciati, ma la cosa che mi ha sorpresa di più è stata la neve. Al contrario di tutte le previsioni dei miei genitori non sono mancate nemmeno le battaglie a palle di neve! Spero che quel bosco non venga mai abbattuto e consiglierei a chiunque di andarci, appena ne avesse la possibilità: è vero che camminando ci si stanca, ma lo si fa volentieri in compagnia. Sara Franchi, 1BL E’ stata un'esperienza fantastica e non riuscirò mai a ringraziare tutte le persone che me l’hanno resa tale! Fantastica per molti aspetti: il primo che tengo a richiamare è proprio l’aspetto del cibo, buonissimo, con delle prelibatezze tipiche di quella regione, ossia il Trentino Alto Adige. Altro aspetto molto bello è quello delle gite e delle visite effettuate in luoghi suggestivi che, se li guardi in fotografia, non rendono come dovrebbero. Abbiamo visitato molti luoghi: il Canyon Rio-Sass, il lago Smeraldo, la vetta di un monte e il Museo Archeologico della mummia Otzi a Bolzano. Molto bella la visita della città di Bolzano, perché sembra di essere in Germania! Ultima tappa è stato il monastero santuario di S. Romedio, luogo davvero ricco di tranquillità, di storie e leggende. Insomma, è stata un'esperienza davvero stupenda! Indimenticabile. Riccardo Bellaria, 1BL NUMERO SPECIALE Pagina 5 Sei di Sesto_Maggio 2016 Interviste....Verdi Intervista a Gaia Piazza campionessa italiana di canoa kayak, canoista nata e cresciuta al circolo sestese. Gaia è stata, inoltre, studentessa del Liceo Dalla Chiesa. Intervistatori Davide Muccigrosso e Fabio Leonardi, 1BL, compagni di società di Gaia Piazza. Intervistatori: Da quanto tempo fai questo sport? Gaia: Lo pratico dall’età di 10 anni. I: Cosa ti ha spinto a fare canoa? G: E’ stato il caso; un giorno mentre passeggiavo sull'alea di Sesto, ho visto dei ragazzi andare in canoa, ho voluto provare questo sport e mi è subito nata la passione. I: Cosa ti piace di questo sport? G: La cosa che mi piace di più di questo sport è la sfida continua che ho con me stessa, spingersi fino ai propri limiti. Inoltre, la sensazione che provo sulla barca che scorre sull’acqua e’ unica, mi dà una prospettiva differente. I: Cosa ti ha fatto proseguire? G: Un po’ sono stati i successi inaspettati che ho raggiunto, ma principalmente la passione per questo sport. I: Qual è stato il momento più emozionante che hai avuto nella tua carriera da canoista? G : Il momento più emozionante che ho avuto è stato sicuramente quando sono andata ai mondiali dove sono arrivata in finale. I: Come ti senti a essere la più forte d’Italia? G: Mi riempie di gioia e mi stimola a cercare di diventare sempre più forte. I: Quali sono le tue prospettive per il futuro? G: Punto alla specializzazione per la maratona e a riottenere la qualificazione per i futuri campionati del mondo. I: Qual è stato il più grande sostegno che hai avuto durante questo cammino? G: La fiducia, l’appoggio e la speranza data dalla mia famiglia e dai miei compagni di squadra. Ringraziamo Gaia per la sua disponibilità. Le auguriamo in bocca al lupo per la sua carriera agonistica! *** NUMERO SPECIALE Pagina 6 Sei di Sesto_Maggio 2016 Intervista alla dottoressa Giancarla Strola, biologa del CCR di Ispra. Intervistatrice Chiara Paracchini, figlia della signora Giancarla e studentessa della 1BL. Chiara: Buongiorno dottoressa, si presenti a noi! Giancarla: Mi chiamo Giancarla Strola, sono sposata e ho una figlia che frequenta il primo anno del liceo scientifico (indovinate chi è? n.d.r); sono laureata in biologia. a seconda dei rischi professionali. Il settore psicosociale è a disposizione del personale per assistenza psicologica o per le richieste di aiuti sociali e la segreteria medica e amministrativa garantiscono il buon funzionamento delle diverse attività. C: Dove lavora? G: A Ispra, al servizio medico del CCR. C: In quale settore lavora, dottoressa? G: Io lavoro nel laboratorio di radiotossicologia. C: Cos'è il CCR? G: Il CCR, è il Centro Comune di Ricerca, è una direzione generale della Commissione Europea che ha il compito di fornire, un sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo e all'attuazione delle politiche dell'UE. C: Di cosa si occupa il laboratorio di radiotossicologia? G: Dell'esecuzione di analisi radiotossicologiche sulle urine per il controllo della contaminazione interna dei lavoratori esposti professionalmente a radiazioni ionizzanti. C: IL CCR si trova solo a Ispra? G: No, ci sono altri quattro Istituti: nei Paesi Bassi, a Petten, si trova l’Istituto per l’energia; a Geel, in Belgio, l’Istituto dei materiali e delle misure di riferimento; in Germania, a Karlsruhe, vi è l’Istituto dei transuranici; infine in Spagna, a Siviglia, troviamo l’Istituto di prospettiva tecnologica. C: Da quanto tempo esiste il CCR a ISPRA? G. Il CCR di Ispra, è nato negli anni Sessanta con lo scopo di fare ricerca e svolgere in prevalenza attività in campo nucleare, compito condotto per un ventennio. C: Di cosa si occupa ora il CCR di Ispra? G: Ispra svolge oggi ricerche per la protezione e la sicurezza del cittadino, per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, per la salute e la protezione del consumatore. Attualmente sono in corso progetti di ricerca per la sicurezza e la qualità degli alimenti, tra cui gli Ogm, per la sicurezza delle sostanze chimiche, per la qualità delle acque e dell’aria. Il CCR di Ispra dispone di impianti di ricerca estremamente avanzati. Tra questi: l’acceleratore di particelle, il Ciclotrone, per la produzione di iodio destinato al trattamento di malattie della tiroide e dei reni; e il laboratorio per la valutazione strutturale e la ricerca sismica. C: Di cosa si occupa il servizi medico? G: Le attività del servizio medico di Ispra sono rivolte al controllo della salute fisica e psichica dei lavoratori. In questo contesto al servizio medico si trovano i medici specializzati in medicina del lavoro che sorvegliano la salute dei lavoratori. Il pronto soccorso garantisce assistenza in caso di malori o infortuni ed è a disposizione del personale per medicazioni. Il laboratorio clinico e radio-tossicologico eseguono analisi al personale C: Che tecniche utilizzate nel laboratorio? G: Le principali tecniche di misura che si eseguono nel nostro laboratorio sono la spettrometria gamma, con cui vengono misurati gli isotopi gamma di origine sia naturale che artificiale, es. potassio e cesio; la scintillazione in fase liquida, con tale tecnica sono misurati alcuni isotopi beta, tra cui il trizio e il carbonio; la spettrometria alfa per la misura degli isotopi di americio, plutonio e uranio. C: Le piace il suo lavoro? G: Sì, molto, ho la fortuna di fare il lavoro che mi piace! Credo che la passione per il proprio lavoro sia la ragione principale che ci spinge a migliorarci costantemente e che ci fa fare più volentieri dei piccoli sacrifici. C: Grazie per la sua disponibilità, dottoressa. E' stato molto interessante parlare con Lei. *** NUMERO SPECIALE Pagina 7 Green Movies ERIN BROCKOVICH, FORTE COME LA VERITA' Sei di Sesto_Maggio 2016 Dopo una vita di stenti e difficoltà, la tenacia di Erin viene premiata. La volontà di scoprire la verità le ha dato la forza per superare le difficoltà e la presa di coscienza delle proprie capacità di andare avanti da sola, nonostante tutto! A mio avviso il film trasmette due messaggi importanti: - non arrendersi di fronte alle avversità per ottenere ciò in cui si crede. Erin, una donna sola di fronte alla disperazione per i propri problemi, trova la determinazione e la forza per crearsi un'occasione che le cambia la vita. - la verità vince sempre sull'inganno; bisogna avere la forza di reagire agli abusi e far emergere le ingiustizie subite sia singolarmente che dalla comunità; non importa se devi combattere contro un gigante perché la “ricerca della verità” ti dà la forza per combatterlo. Matteo Migoni 1BL INTO THE WILD Venerdì 22 aprile ho partecipato al Progetto Cineforum 2016 dedicato al tema della corruzione. Il film proiettato “Erin Brockovich, forte come la verità“ di Steven Soderbergh è stato prodotto negli Stati Uniti nel 2000 ed ha avuto cinque nomination ai premi Oscar 2001. Il film appartiene al genere drammatico ed è la narrazione di un fatto di cronaca realmente accaduto alla cittadina di Hinkley in California, i cui abitanti sono stati colpiti da terribili malattie causate dalla contaminazione delle falde acquifere ad opera di una spregiudicata compagnia americana. L'intero film ruota intorno alla figura di Erin, interpretata da Julia Roberts. Erin Brockovich è una donna sola, separata, disoccupata e madre di tre figli. In seguito ad un incidente automobilistico, entra in contatto con l’avvocato Masry che, vista la situazione della donna, accetta di prenderla a lavorare nello studio come segretaria. Dopo qualche giorno, l'avvocato le chiede di occuparsi di un caso immobiliare. Erin trova tra le carte, esami medici e non capisce il legame tra gli accertamenti medici e la società che vuole acquistare le case situate nei pressi di un grande stabilimento chimico. All'interno dello studio legale nessuno le dà spiegazioni, così Erin inizia a fare delle indagini. La stranezza che colpisce Erin è il fatto che tutte le persone che abitavano in quella località risultavano essere affette da gravi malattie. Un esperto le spiega che il cromo trovato nelle falde acquifere di quella zona era di tipo esavalente e provocava disturbi cardiaci, respiratori e tumori di ogni tipo. Il collegamento non è difficile. Erin così inizia una crociata personale per smascherare il tentativo di copertura di un grave caso di inquinamento chimico. La società aveva cercato di nascondere il pericolo del cromo inviando ai cittadini un volantino che in maniera subdola riportava i suoi effetti benefici alla salute. Appoggiata dall’avvocato Masry, Erin completa le ricerche nell'archivio idrico, fa analizzare i reperti e raccoglie le firme delle famiglie coinvolte. Riesce a raccogliere le firme di seicento abitanti della zona e ad avere così la possibilità di fare una causa al colosso. Il processo dura alcuni anni; in aula si assiste allo scontro fra il “Davide” rappresentato dal piccolo avvocato e dalla ragazza nemmeno diplomata contro il gigante “Golia”, la multinazionale dal fatturato di parecchi milioni di dollari con la sua squadra di super-avvocati. Al termine del processo, la società viene condannata al pagamento di 333 milioni di dollari, una somma notevole a risarcimento del danno provocato ed anche Erin ha la sua ricompensa: l'avvocato Ed le consegna due milioni di dollari per il lavoro svolto. Un altro film connesso con le tematiche ambientali e la ricerca della pace a contatto con la natura è Into the Wild di Sean Penn. Qui una breve 'review' , della professoressa Rita Gaviraghi The story of Chris (or Alex) McCandless really moved me. After his studies, this American boy, graduated and belonging to a good and ordinary family, decided to leave his family and his house and to go on the road. His dream was to reach the Great North, Alaska and places where he had read that Jack London’s novels were set in. Thinking of the whole Alex’s story, the part that most thrilled me is its end. Alex had been travelling for two years when he arrived in Alaska. There he lived for 16 weeks, staying in an old bus lost in the wild forest. Two were the big mistakes that Alex made, at least according to Krakauer, who is the writer of ‘Into the Wild’, the book which also the omonymous movie is based on. The first one: he arrived in Alaska when the season was cold. In April, although it was Spring, the river which Alex went through, was frozen. When, in August, he tried to come back, it was impossible for him to pass across the same river, which was powerfully flowing and full of water. So, Alex had to give up. The second mistake: he ate some seeds, maybe confusing two plants and supposing that they were edible seeds. There is a kind of wild potato and a kind of wild peas, very similar between them but the second is poisoning. Alex was weak and hungry. When he found the plants he made the fatal mistake. *** NUMERO SPECIALE Pagina 8 Sei di Sesto_Maggio 2016 Il mare racconta tante storie Racconto di ambito naturalistico di Cira Borriello, 1CS Era appena sorto il sole, quando la giovane Giulia intravide da lontano una barca ormeggiata sulla spiaggia. Incuriosita, si avvicinò ad essa e vide un uomo di circa trent’anni intento a sciogliere i nodi di una rete. “Buongiorno” disse lui senza distogliere lo sguardo da quel groviglio. “Salve, lei è un pescatore? Non l’ho mai vista da queste parti. Da dove viene?” chiese Giulia tutta d’un fiato. “Sì, sono un pescatore, vengo dalla Tunisia e ogni giorno mi sposto da una costa ad un’altra dell’Adriatico”. Non sembrava una cattiva persona, anzi. Aveva pescato troppi pochi pesci per guadagnarci qualcosa, pensava Giulia. Ella aveva un panino che non avrebbe mangiato, così lo offrì a lui. Aveva la pelle scura e degli abiti logorati dal tempo. “Posso aiutarla a sistemare la rete?” domandò. “Se vuoi.” Passarono circa mezz’ora in silenzio quando Giulia, incuriosita, chiese: “Com’era vivere al tuo Paese?” “Avevo una modesta dimora e due figli. Mia moglie è morta e così sono venuto in Italia per cercare una vita migliore”. “Poveretto” diceva Giulia tra sé e sé, pensando a come fosse arrivato in Italia. “Cosa ti affascina del mare?” gli chiese la ragazza. “Di notte, sei solo e puoi riflettere e la cosa che preferisco è il riflesso della luna sull’acqua; brilla e la puoi sfiorare con le dita accarezzando le onde”. “E vale la pena di fare questa vita così difficile per pochi soldi?”. Giulia aveva solo vent’anni, non le mancava nulla e non riusciva a capire come potesse quell’uomo riuscire a vivere una vita dignitosa. “Perché cosa mi manca? Ho una famiglia, una casa, ho un lavoro che mi piace e incontro persone nuove ogni giorno” rispose lui. Quella straniero poteva insegnarle molto: sembrava sapere cosa era davvero importante! “Lei è una persona che sa apprezzare quello che ha; dovrebbero prendere tutti esempio da lei”. Il pescatore non rispose. “E a te, cosa piace del mare?” chiese. Giulia non ci aveva mai pensato. “Vivo qui da quando sono nata, mi piace venire all’alba, quando la spiaggia è deserta. Mi piace vedere volare liberi gli uccelli e raccogliere le conchiglie, perché provengono da luoghi lontani e sono state tutte portate dal mare. Ognuna è diversa da un’altra però non ci facciamo caso perché ce ne sono tante sulla sabbia” “E forse questo vale anche per le persone …” aggiunse l’uomo. E dopo questo, Giulia dovette tornare a casa. Il mattino seguente si recò nello stesso posto. Il pescatore non c’era, ma capì che c’erano molte altre storie che avrebbe potuto ascoltare dagli “stranieri arrivati dal mare”. NUMERO SPECIALE Pagina 9 Sei di Sesto_Maggio 2016 Poesia di Verde Vestita e in Forma di Fiore Forse allontanandomi ti lascio Lascio le tue sere e le tue notti tranquille, le tue piogge, le tue stelle e i tuoi grilli. Forse allontanandomi ti ritrovo. Nei miei ricordi, tra il fumo delle città' e le paure della società, tra il sonno e la vita, più sei lontana e più ti sento vicina. Parli col rumore del vento di sera nel prato scuro dove si stava illuminati dalla luna. Sei il mio bosco e la mia casa. Fatta di gocce, acqua e fiumi di terra, alberi e piante. Natura sei semplicemente complicata e varia. Bella, delicata e colorata come le ali di una farfalla. Alessandro Silvestri, 2CS NUMERO SPECIALE Pagina 10 Sei di Sesto_Maggio 2016 'GREEN ' (E NON SOLO): INCONTRO CON LA PROTEZIONE CIVILE (di Beatrice Giobbi , 4AL) Durante da mattinata del 4 aprile scorso le classi del triennio hanno preso parte al progetto “La Protezione Civile incontra la Scuola”, a cui hanno partecipato i responsabili della Protezione Civile regionale, gli Assessorati all’Ambiente e alla Cultura del Comune di Sesto Calende e i volontari del Parco del Ticino e della Protezione Civile Provinciale. Il programma prevedeva che ogni classe incontrasse diversi volontari nel corso di tre ore. La prima parte dell’incontro si è svolta nell’aula polivalente del plesso B, durante la quale i volontari hanno presentato l’organizzazione della Protezione Civile come un’insieme di attività poste a tutelare la comunità e l’ambiente dai danni causati dalle calamità, i cui compiti principali sono prevenzione e mitigazione dei rischi, soccorso alle popolazioni e contrasto e superamento dell’emergenza. La struttura del Servizio Nazionale della Protezione civile comprende la Croce Rossa Italiana, il Corpo Forestale dello Stato, le Forze Armate, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze di Polizia, la Comunità Scientifica, il Servizio Sanitario Nazionale, il Corpo Nazionale di soccorso alpino e le organizzazioni di volontariato. Il ruolo del volontariato è considerato fondamentale all’interno del sistema, in quanto oltre ottocentomila persone aderiscono ad organizzazioni specialistiche. In seguito, siamo stati informati riguardo le modalità di intervento in caso di incendi: attraverso un piano prestabilito viene definita la pericolosità della situazione, in base al colore del fumo se ne comprende l’origine e viene poi definito un piano d’azione. Inoltre, ci sono stati forniti consigli utili riguardo il comportamento da mantenere durante un possibile incendio. Infine, nel corso dell’ultima ora ci hanno descritto i mezzi di trasporto da loro utilizzati, che erano stati esposti nel giardino. Lo scopo del progetto era coinvolgerci e informarci riguardo le tematiche dell’emergenza e condividere con noi le esperienze e i valori che guidano giornalmente gli operatori del settore. Personalmente penso che l’obbiettivo sia stato raggiunto e che in futuro siamo programmate altre iniziative simili. *** NUMERO SPECIALE Pagina 11 Sei di Sesto_Maggio 2016 UNO SCORCIO NEL TERRITORIO DEL PARCO DEL TICINO (di Enrico Binda, 2AT) guida ha dato vita ad un excursus sulla nascita e la storia delle dighe del Panperduto. La Diga La diga del Panperduto sul Ticino e le opere ad essa collegate vennero inaugurate nel 1884 dal progetto di Eugenio Villoresi, solo dopo molti anni di studi, di varianti e di problematiche economiche. Il canale, che qui nasce e che ancora oggi porta il nome del suo illustre progettista, ha trasformato completamente il territorio e le attività ad esso collegate, rendendo fertile una terra poco produttiva e diventando fondamentale nell’economia agricola della campagna a nord di Milano. Gioiello d’idraulica industriale, il Panperduto rappresenta un'area di grande interesse dal punto di vista naturalistico, turistico, energetico e storico. Il 20 aprile 2016 è stato un gran giorno per alcune classi del Dalla Chiesa di Sesto Calende che, in una splendida giornata, hanno potuto partecipare ad una gita un po’ “insolita”. Infatti, tutti in sella ad una bicicletta partendo dall’istituto, hanno costeggiato il fiume Ticino in tutta la sua imponenza, in un viaggio di diversi chilometri tra i comuni di Golasecca, passando accanto alla diga della Miorina che regola il livello del Lago Maggiore, fino ad arrivare alla tappa della gita nel territorio di Somma Lombardo, ovvero il complesso delle dighe del Panperduto. Appena prima, però, abbiamo incontrato la simpatica guida, che avrebbe accompagnato i partecipanti tutta la mattinata in un parco su un’ansa del fiume, dove poi abbiamo avuto occasione di scoprire, ad esempio, che il nome Panperduto deriva dai frequenti rovesciamenti delle barche cariche di merci in tempi passati, per via delle acque turbolente (rabbie). In seguito, riprese le bici, si è percorso l’ultimo tratto fino ad arrivare all’ostello, antico castello di guardia accanto alla prima diga, oggi destinato ad accogliere il flusso di turisti lungo l’itinerario fluviale e ciclopedonale. Successivamente, riposte le bici, ha avuto inizio l’itinerario a piedi: salendo sulla prima diga del consorzio Villoresi, somigliante quasi ad un palazzo, la Pochi anni dopo, all’inizio del ‘900, grazie ai progressi ottenuti nella produzione e distribuzione di energia elettrica, venne inaugurato anche il Canale Industriale; esso si forma dallo stesso snodo idraulico del Canale Villoresi e viene utilizzato tutt’ora per alimentare diverse centrali idroelettriche presenti lungo il suo corso. Tornando al presente, poi, si è notato un canale parallelo alla diga ostacolato da porte o meglio 'chiuse', come a formare dei gradoni d’acqua, progettate per far transitare barche dal Ticino, più alto, al Villoresi, posto più in basso. Proseguendo il cammino, abbiamo osservato le paratie interposte tra le arcate a livello dell’acqua che ne regolano il flusso da immettere nel Villoresi. Passando dalla passerella, che permette di attraversare la diga senza bagnarsi, molto vicina all’acqua che spinta dalla pressione esercitata dal Ticino risuonava fortemente, si è potuto raggiungere una solida piattaforma cementificata sotto alla quale sibilavano due turbine mosse dall’acqua che tutt’ora producono elettricità per il fabbisogno di quattrocento famiglie. Da qui si è pervasi da un panorama mozzafiato, che fa capire la grandezza dell’ingegno umano nel saper domare forze così eccezionali: infatti si ha la visione del fiume Ticino, che scavalca uno sbarramento lunghissimo di una certa altezza, accompagnato da uno scivolo piastrellato, finendo su un frangiflutti e provocando schizzi spumeggianti che emettevano un brontolio predominante su ogni cosa. Proseguendo la visita si nota anche una scalinata di discesa o risalita dei pesci per minimizzare l’impatto di quella struttura sulla fauna acquatica. NUMERO SPECIALE Pagina 12 Sei di Sesto_Maggio 2016 Il Museo delle Acque Dopo l’inizio del canale Villoresi, dettato dalla diga lungo un ampio margine che divide il Ticino da quest’ultimo, vi è un piccolo edifico in legno noto col nome di Museo delle Acque Italo-Svizzere nel quale è narrata la storia dello sbarramento Villoresi e delle acque che lo attraversano con una mappa stampata sulla superficie pavimentale, che riporta il percorso del Ticino e gli altri canali. Di fianco a questa struttura, di recente è stato costruito il giardino dei giochi d’acqua, costituito da canali e macchinari classici per far apprendere anche ai più piccoli i principi che agiscono sulla 'cosa più preziosa del mondo'. Proseguendo, si tralascia il Ticino per ammirare la zona di calma del sistema Villoresi, costituito da un grande e profondo specchio d’acqua limpida che termina con l’ultima diga del Panperduto. Per passare sulla diga indicata poc'anzi, però, si deve attraversare un’altra struttura con delle paratie che hanno lo scopo di regolare il livello di questa parte del fiume, immettendo l’acqua in eccesso direttamente nel Ticino. Detto e fatto ciò, si è potuti finalmente giungere sulla terminazione di questo snodo fluviale, poiché questa seconda diga divide le acque della zona di calma, sempre con un sistema di chiuse, in canale Villoresi e canale Industriale. Anche qui è presente un sistema di paratie per il transito delle barche, ma si ergono tutt’oggi ancora le tracce degli antichi sistemi di transito e trasporto merci. Concludendo l’esperienza svoltasi, a fine mattinata gli alunni partecipanti sono tornati in sella alle biciclette, scongiurando ogni caduta nel tragitto da percorrere in senso opposto per tornare a scuola. Riflessioni Giungendo in questo luogo si rimane incantati: l’acqua è la protagonista assoluta, se ne percepisce la maestosità e la potenza; lo sguardo viene attratto dalla complessità dei percorsi da essa compiuti fra l’ambiente fluviale e le opere di derivazione e canalizzazione. Qui l’ingegno umano è riuscito a domare l’acqua costruendo uno degli snodi idraulici più importanti della Lombardia, dove parte delle acque dal fiume Ticino vengono deviate per formare due importantissimi canali: il Villoresi, utilizzato per l’irrigazione, e il Canale Industriale, fondamentale per la produzione di energia. La diga del Panperduto e tutto il complesso sistema idrico che qui si sviluppa sono rimasti quasi immutati dalla loro nascita e continuano ancora oggi a ricoprire un ruolo fondamentale sia nell’economia che nella cultura del territorio in cui sono inseriti. Notevole è anche il lavoro di tutti gli addetti che operano in questi luoghi per mantenerli sempre attivi senza trascurare nulla, ma da ricordare è anche l’attenzione per non intralciare troppo la natura vegetale, ma soprattutto animale, come mostra l’esempio già fatto prima della scala di risalita dei pesci, nell'assicurarsi poi che il fiume Ticino, dopo queste dighe, abbia sempre una portata d’acqua minima di 18 m³/s per non alterare la già anticipata fauna acquatica.