e sfoglialo in pdf - Vite Parallele
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Per Aused questo aspetto viene ancora più esaltato dal fatto che i suoi 40 anni si legano indissolubilmente ai 40 anni dell’Information Technology in Italia. È noto, l’informatica in azienda è nata sicuramente prima. Inizialmente, in Italia come nel resto del mondo, è stata un privilegio di poche grandi aziende e non ha certamente riguardato la grande platea di piccole e medie imprese che, da sempre, hanno caratterizzato il tessuto industriale e dei servizi italiano. E che, da sempre, hanno rappresentato la base del tessuto associativo di Aused. Quindi far coincidere i 40 anni di Aused con i primi veri 40 anni di storia dell’Information Technology nelle aziende italiane… può apparire un azzardo un po’ presuntuoso ma non si allontana troppo dalla realtà. Questa premessa è importante per spiegare come nasce l’idea di scrivere questo libro e quale sia il fil rouge che lega tutte le sue parti. Vite Parallele prende corpo dalla esigenza, sentita da tutti i consiglieri e direi anche da gran parte degli associati più attivi, di dare forma e sostanza a questa importante celebrazione. Una forma che facesse da contenitore e aiutasse a ripercorrere una lunga storia di eventi ma che fosse, al contempo, in grado di esaltarne la sostanza ed il loro valore intrinseco: cioè la capacità dei responsabili IT italiani non solo di essere stati gli attori protagonisti di questa lunga storia, ma di averne anche influenzato (positivamente!) l’evoluzione. Un libro pensato e scritto a 100, 200 300 mani. Le mani di coloro che in questi 40 anni hanno partecipato attivamente a scrivere questa storia, le mani di coloro che spesso questo percorso lo hanno vissuto tutto ed in prima linea, le mani di coloro che hanno cavalcato le mode e i trend. Coloro che per primi hanno sperimentato tecnologie di nuova generazione, per primi hanno realizzato importanti e significativi progetti e magari hanno spesso pagato, e caramente, errori o false speranze. 6 ... passione per il nostro lavoro, l’orgoglio dell’aver vissuto un’epopea forse irripetibile e la consapevolezza di averlo fatto sempre in prima linea ed al servizio delle nostre aziende VITE PARALLELE Il primo passo, quello più importante, è stato di tracciare tutte le pietre miliari del percorso. L’informatica, si sa, è una ambito dove lo sguardo è rivolto sempre alla prossima versione, alla prossima tecnologia. Con quell’ansia di rimanere indietro che spesso porta quasi al paradosso di non riuscire a godere del presente e dei risultati raggiunti perché già concentrati sulla prossima generazione. Proprio basandoci su questo modo di essere che ha sempre pervaso il mondo dell’IT, abbiamo cercato di tracciare per ognuno dei nostri 40 anni di storia l’elemento, la tecnologia... finanche la moda che lo ha caratterizzato. Andrea Provini, CIO Bracco Imaging e attuale Presidente AUSED Un libro pensato e scritto a 100, 200, 300 mani. Le mani di coloro che in questi 40 anni hanno partecipato attivamente a scrivere questa storia Con l’aiuto di tutti e con il supporto di esimi accademici abbiamo distillato i titoli di ciascun anno delle 5 decadi ove questi 40 anni sono ricaduti. Non è stato facile mettere d’accordo tutti e probabilmente avremo dimenticato qualcosa a scapito di eventi più marginali… ma se questo libro deve rappresentare la nostra storia… questo è il giusto approccio. Laddove possibile abbiamo cercato anche di contestualizzare il periodo storico da un punto di vista socio-politico e degli avvenimenti (tanti) che hanno caratterizzato ciascun anno. Anche qui non con la voglia di essere esaustivi e metodologicamente irreprensibili ma con il desiderio di rappresentare cosa di questi 40 anni ci ha più colpito e, per questo, forse ha influenzato anche il nostro agire e la nostra evoluzione nell’informatica. Devo ammettere che seppure l’idea di questo libro ha affascinato subito tutti noi, nessuno si sarebbe aspettato il successo di partecipazione e soprattutto il grande spirito e la grande passione che hanno dimostrato tutti coloro, e sono veramente tanti, che hanno deciso di partecipare alla sua redazione. È vero che siamo tutti un po’ egocentrici ed edonisti, soprattutto noi cosiddetti informatici. A tutti noi piace poter stare al centro del palcoscenico e poter lasciare una traccia, fare qualcosa di unico. Tuttavia nelle centinaia di contributi ricevuti, nelle molteplici foto raccolte, si poteva distillare chiaramente la passione per il nostro lavoro, l’orgoglio dell’aver vissuto un’epopea forse irripetibile e la consapevolezza di averlo fatto sempre in prima linea ed al servizio delle nostre aziende. E come tutte le espressioni sociali, direi quasi virali, laddove il numero di coloro che offrono un contributo sale oltre la soglia della soggettività, il giudizio ed il risultato diventa, senza ombra di dubbio, oggettivo. Ed è per questo che riteniamo, orgogliosamente, che il grande successo di partecipazione a questa impresa editoriale non solo testimoni la bontà dell’idea alla base ma dimostri allo stesso tempo una solida garanzia di imparzialità ed oggettività nel rappresentare questa storia lunga quattro decadi. Mi viene da sorridere a pensare, da presidente in carica, a dove fossi quando i decani della associazione, guidati dal nostro rimpianto Franco Wolfer, ebbero l’idea e la forza di fondare Aused. All’epoca sedevo su un banco della prima media, grembiule nero sempre un po’ stropicciato e lontano mille miglia dal mondo dell’informatica. Una passione, quella per il mio attuale lavoro, nata per caso diversi anni dopo. Per caso si. E chi la conosceva allora l’informatica…non certo io. Ma alcuni miei cari amici si, loro erano certi che sarebbe stata una strada interessante da scegliere e che in un’epoca di inizio della fine del “boom” economico ci avrebbe aperto molte più strade. Così per caso è nata una passione, cresciuta entro le mura della storica prima sede di Via Moretto da Brescia, dove la nascente facoltà di Scienze dell’Informazione trovò la sua prima vera casa. Una passione che coinvolgeva tutti coloro che la frequentavano, dagli alunni (molti dei quali oggi sono noti e stimati colleghi) ai professori (molti dei quali si sono poi con- fermati dei veri e propri leader del settore). Anche l’incontro con Aused è stato casuale. Da giovane responsabile dell’informatica nel 2001 accettai un incarico, uno di quelli che ancora oggi ricordo con maggior affetto, alla Faber di Fabriano. Faber era un’azienda associata ad Aused ed io mi ritrovai coinvolto per la prima volta come associato… per caso appunto! Da lì in poi, nelle successive tappe della mia carriera, ho sempre ritrovato Aused. Sia in Marazzi che oggi in Bracco. Le aziende di cui mi sono innamorato, nella mia ormai quasi trentennale carriera, erano e sono ancora oggi tutte membri della associazione. Come avrei potuto non farmi coinvolgere e salire tutti i gradini associativi. Da semplice socio (magari anche un po’ pigro) a consigliere del territorio. Fino a quattro anni fa quando, quasi per caso e senza pianificarlo, mi sono ritrovato presidente. Da presidente, ed è storia di questi giorni, ho avuto sempre un chiodo fisso: ridare vita e slancio di crescita all’associazione attraverso una sempre maggior voglia di partecipazione attiva e di incontro da parte degli associati. Superando le difficoltà imposte dal lavoro, dal poco tempo e dalle quotidiane priorità. Un lavoro complesso e faticoso, fatto assieme ad un tenace gruppo di consiglieri e colleghi, che oggi, alla luce del grande entusiasmo e della grande partecipazione a questo libro, ripaga tutti gli sforzi. Vite Parallele rappresenta quindi un ponte tra i primi 40 anni di storia che dicono chi siamo, da dove veniamo e cosa sappiamo fare, e il futuro prossimo che ci attende. Vite Parallele consolida in noi la forza che l’esperienza sempre regala, ma allo stesso tempo ci proietta, attivamente, nel prossimo futuro, in mezzo alle prossime tempeste. Vite Parallele prende spunto dalla sensazione, netta, che molte volte le cose che facciamo non solo prendono senso col tempo e con il consolidamento dei risultati ma a quel punto mostrano i legami forti con le vite e le storie di altri. E acquistano immediatamente ulteriori valori e significati. Il parallelismo, infatti, non va interpretato come una impossibilità di incontro ma bensì come presa di VITE PARALLELE 7 consapevolezza di aver camminato fianco a fianco per una lunga strada e nella stessa direzione. Direzione che spesso tutti noi abbiamo contribuito a cambiare. Vite Parallele, libro che è nato prima come titolo e poi come contenuti, è chiamato quindi a saldarsi con la nuova Aused, ridonandole slancio e energie nuove. Paradossalmente (ma quanti sono i paradossi nel nostro mondo IT) prendere consapevolezza dei nostri parallelismi… ci fa convergere, ci unisce e, tornando all’inizio del mio pensiero, ci fa sentire una parte di una unica storia lunga 40 anni. Non posso chiudere questa mia introduzione senza un ringraziamento a tutte le persone che hanno reso questo libro possibile ed hanno permesso che un progetto diventasse realtà. Partire dalla mia famiglia è un obbligo, perché, nonostante questi impegni e progetti richiedano energia e tempo spesso sottratti a loro, non hanno mai smesso di sopportarmi e di supportarmi. Non posso che essere grato alla Famiglia Bracco, alla loro azienda ed al mio capo per l’importanza ed il sostegno che sempre danno all’impegno sociale, all’innovazione ed al contributo attivo e partecipe delle loro persone. Non posso dimenticare la Segreteria Generale, i Consiglieri e gli Sponsor che hanno attivamente partecipato a sostenere il progetto, a organizzare la redazione, a validare tutti i testi e le immagini fino ad arrivare allo splendido risultato che ora, spero, stiate apprezzando. E infine desidero esprimere la mia sincera riconoscenza a tutti i responsabili dei sistemi informativi aziendali che si sono lasciati coinvolgere e, con i loro contributi, hanno reso possibile la pubblicazione di questo racconto che di fatto siamo noi. Invito tutti per un attimo al qui ed ora…per qualche ora il futuro può attendere…. Buona lettura! 8 VITE PARALLELE introduzione prefazione Vite Parallele rappresenta un ponte tra i primi 40 anni di storia che dicono chi siamo, da dove veniamo e cosa sappiamo fare, e il futuro prossimo che ci attende Ricordi di quarant’anni di informatica di Stefano Ceri R ipercorrere gli ultimi quaranta anni della storia dell’informatica è come riavvolgere il nastro dei ricordi, soffermandomi su alcuni momenti che per me hanno avuto particolare importanza. Quaranta anni or sono… Nel 1976 ero studente al Politecnico, avevo appena scelto l’Elettronica, e allora Informatica era una dei quattro possibili “orientamenti” – ma io, pur facendo molta informatica, avevo scelto l’ “Automazione”. La mia tesi, proposta dal prof. Bracchi (che è ben noto, tra l’altro, per aver diretto la Fondazione del Politecnico di Milano) era sui “database distribuiti”. A quell’epoca, i database come li conosciamo adesso non c’erano ancora, e pensare a distribuire i dati era alquanto avveniristico, specie considerando che allora ero ben lontano dalla Silicon Valley ove queste tecnologie stavano nascendo. Potevo però applicare ai problemi di gestione distribuita dei dati la mia esperienza di ricerca operativa, maturata nel realizzare una bibilioteca di programmi scritti in Fortran, ai tempi in cui i computer si programmavano con le schede perforate. La tesi mi valse qualche pubblicazione e una borsa del CNR, e la scelta della tesi si dimostrò felice, di cui sono tuttora grato al mio relatore: qualche anno dopo, nel 1984, sarebbe uscito il libro “Distributed Databases, Principles and Systems” che tuttora, a trentacinque anni dalla sua uscita, mi rende qualche diritto, segno che qualche studente ancora lo studia. Stanford Ma andiamo con ordine. Come molti dei giovani ricercatori del Politecnico, ritenevo una esperienza di studi negli Stati Uniti indispensabile, però non volevo un percorso quinquennale di dottorato – mi bastava un periodo più breve; vinta una borsa di studio della BNL, sono partito nel gennaio del 1981 per un master alla Stanford University. È finita che a Stanford ho incontrato una studentessa romana, Maria Teresa Serafini, con cui sono tut- tora felicemente sposato; e a Stanford, assieme alla mia famiglia (due figli e talvolta un nipote), siamo tornati cica 25 estati consecutive, ogni volta per un tempo variabile tra due e quattro mesi. Al mio primo arrivo a Stanford, il luogo pullulava di “star” dell’informatica: da McCarthy (padre dell’intelligenza artificiale) a Don Knuth (autore della “bibbia” in cinque volumi sui principali algoritmi dell’informatica), da Jeff Ullman (autore di molti testi classici sui linguaggi, i compilatori e i database) a John Hennessy (esperto di architetture e poi presidente dell’università per 16 anni, fino a questa estate). Ricordo John McCarthy, alle mie spalle, osservarmi mentre usavo un editor (chiamato “vi”) che a Stanford non era più di moda (soppiantato da “emacs”); lui mi disse che vedermi lavorare così era un “esperimento antropologico”, e mi sono sentito molto arretrato. A mia volta, osservare la vita nel campus era fonte San Francisco 1982 Professor Stefano Ceri del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano (a sinistra) con Jim Gray (Turing Award) (a destra) A quell’epoca, i database come li conosciamo adesso non c’erano ancora, e pensare a distribuire i dati era alquanto avveniristico di continue sorprese; ad esempio nel vedere che molti studenti dormivano parte della notte sui vari, comodi divani del dipartimento, un lussuoso palazzo del “main quad”. Ho vissuto per sei mesi una vita intensissima, studiando notte e giorno (alla notte, dalle 3 alle 5, programmavo perché i computer erano più scarichi e dunque più efficienti); mi spostavo in bicicletta e continuavo a cambiare casa. Ma in quel periodo fortunato della mia vita le energie non mancavano, e così VITE PARALLELE 9 introduzione La differenza di tecnologia con l’Europa era impressionante. Nel 1981, con Arpanet, si potevano lanciare lavori su computer remoti (“telnet”) oppure scambiare messaggi entro l’estate ho chiuso il programma, prendendo un “master” che in Italia non mi sarebbe servito a nulla, ma lavorando con alcuni professori (Susan Ovicki, Gio Wiederhold, Sham Navathe), scrivendo anche alcuni articoli, e così convincendo Gio ad invitarmi come “summer visitor” per i successivi 3 anni. La distanza teconologica La differenza di tecnologia con l’Europa era impressionante. Nel 1981, con Arpanet, si potevano lanciare lavori su computer remoti (“telnet”) oppure scambiare messaggi – ricordo Gio che mi mostrava eccitato come fosse possibile lavorare localmente dopo un telnet remoto ad UCLA e un successivo ritorno con telnet sul suo computer locale. Nei laboratori, c’erano una ventina di Xerox Alto, le macchine che poi hanno ispirato Steve Jobs nel concepire il Mac: avevano uno schermo rettangolare verticale (come un foglio A4), sui quali vedevamo i documenti “what you see is what you get” (WYSIWYG); alla Apple ci sarebbero arrivati cinque o sei anni dopo (ma la Xerox non ha saputo come sfruttare questo suo enorme vantaggio tecnologico). C’erano poi alcuni terminali sviluppati al MIT (“Sail”) molto popolari tra gli studenti nottambuli, perché si poteve vedere la TV o sentire la radio; eravamo nel 1981! Nei primi tempi, con mia moglie, ad ogni trasferimento estivo sembrava di fare un balzo di dieci anni in avanti nella tecnologia. A distanza di anni, il gap si è ridotto, fino a diventare inesistente: oggi possiamo dire che, grazie alla globalizzazione, le tecnologie disponibili in US e in Italia sono le stesse. Visiting Professor Le mie estati stanfordiane sono cambiate nel 1983, quando per la prima volta ho tenuto il mio corso di “Distributed Databases”, basato sul libro che stavo scrivendo. Era un vero corso, con studenti locali e anche un centinaio di “auditors”, collegati tramite la Stanford instruction Television Network (SITN) che trasmetteva le mie lezioni in diretta (e mi capitavano anche incomprensibili domande di auditor remoti, connessi e microfonati). Divenni “visiting professor”, per nove anni. A quel tempo, c’era una fitta rete di italiani della Silicon Valley, e ricordo ad una ad una le mosse dell’a- 10 VITE PARALLELE mico Giacomo Marini, ex-dipendente IBM e Olivetti emigrato in Silicon Valley e co-fondatore di Logitech, che è cresciuta anno dopo anno, fino a diventare il colosso ben noto (dei mouse e degli scanner); ricordo una visita del “mitico” ministro Antonio Ruberti (il miglior ministro dell’istruzione a mia memoria) che, al consolato d’Italia in San Francisco, invitava gli imprenditori italiani a rientrare in patria, e ricordo la paziente risposta di Giacomo sulla sua strategia aziendale: design in Svizzera, engineering in Irlanda, development in Corea, marketing in US. In Italia, ahimè, non c’erano funzioni aziendali sviluppabili con analoga produttività (per non parlare della burocrazia e della mancanza di servizi essenziali, ricordo una animata discussione sulle “poste”). Erano gli anni 90, ma molte di queste limitazioni in Italia ci sono ancora - ora Giacomo, venduta la sua quota di Logitech, è un “venture capitalist” in Silicon Valley. Di cosa mi occupo? Dalla tesi del 1976 ad oggi, per quarant’anni, non ho mai smesso di occuparmi di “dati”, anche se ho cambiato tante volte punto di vista. Va detto che le principali aziende di dati sono collocate nella West Coast americana: Oracle, IBM, Microsoft. Prima che queste tre ditte imponessero i loro prodotti, ne ricordo tante altre, tutte in Silicon Valley: Ingres, Tandem, Sybase, Informix, … Io ho un po’ lavorato per alcune di loro, durante le mie estati americane; ma come ricercatore italiano ho capito che era meglio lavorare sui linguaggi, modelli, concetti e metodi per estendere l’uso dei dati, invece che sviluppare tecnologia “core”, inevitabilmente destinata ad arricchire aziende della West Coast. L’Europa non ha mai avuto una presenza importante nell’industria dei dati, mentre è abbastanza forte nelle applicazioni; non a caso SAP, specializzata nel “software gestionale”, è un’azienda tedesca. Mi sono quindi occupato di: database concettuali, distribuiti, a oggetti, deduttivi, attivi, su Web, sui social, per la genomica… l’importante è che dietro ad ogni aggettivo, che mi allontana dal “cuore” della tecnologia, ci stanno anche problemi interessanti di ricerca, e che in ciascun settore pubblicazioni, libri, progetti e brevetti mi hanno impegnato, fino ad oggi. Jim Gray Ancor prima della mia visita a Stanford, ero casualmente diventato amico di Jim Gray, poi Turing Award e inventore dei “transaction management systems” (la tecnologia delle transazioni bancarie, che è usata ogniqualvolta si usa un computer per attività commerciale). Lui era un vero “guru” e mi ha molto influenzato: ha girato molte aziende (IBM,Tandem,Dec,Microsoft) e lo ricordo, in una sessione notturna di lavoro alla Tandem, spegnere d’improvviso vari dischi e cpu per mostrarmi cosa sarebbe successo – si doveva garantire la correttezza delle transazioni in tutte le situazioni possibili. La nostra amicizia includeva una gita annuale in barca a vela nella baia di S.Francisco e tante altre cose; ricordo in particolare le sue utilissime riflessioni sul mio primo libro e alcune animate discussioni sulla politica e la società; si è interrotta quando, misteriosamente, salpato dalla sua marina, è andato oltre il Golden Gate per non tornare più. Lui ha avuto tante intuizioni che anticipavano i nostri tempi e che, a distanza di dieci anni, si sono sempre rivelate esatte, sempre lasciandomi disorientato. Ad esempio, è stato il primo a scoprire l’importanza dei “big data”: i suoi lavori con gli astronomi, che a me sembravano insensati, hanno invece aperto un nuovo modo di fare scienza che attualmente, col nome “data science”, è al massimo della popolarità. In Italia Ovviamente, la mia vita scientifica era anche e soprattutto italiana, dato che in Italia vivevo dieci mesi all’anno. Da ricercatore, mi ero molto divertito a lavorare con alcuni personaggi geniali, tra cui Giuseppe Pelagatti, Georg Gottlob, e Jennifer Widom – si trattava di collaborazioni in cui ciascuno metteva la sua parte, finalizzate a fare buona ricerca e buone pubblicazioni, spesso anche un libro. Con un buon numero di pubblicazioni sono andato in cattedra molto presto, a trentadue anni, e passando direttamente da ricercatore a professore ordinario. Ho trascorso cinque anni all’Università di Scienze di Modena, ove tra l’altro ho contribuito a far nascere l’attuale Facoltà di Ingegneria; poi, nella classica tradizione un po’ statica della accademica italiana, sono tornato al Politecnico, ove ho vissuto nello stesso edificio dal 1976 ad oggi, cambiando solo una volta l’ufficio. Fare il professore è un mestiere diverso, e forse più difficile: diventa importante far crescere le persone – e ho avuto la fortuna di avere ottimi allievi, tra gli altri Stefano Paraboschi, Piero Fraternali, Letizia Tanca, Fabio Casati, Elena Baralis, Ioana Manolescu che sono diventati professori in varie università italiane e straniere. Per “creare” un gruppo di ricerca occorre poi raccogliere fondi, essenziali per bandire assegni di studio e posti di dottorato: da scrivere articoli scientifici si passa a scrivere proposte di finanziamento. In Europa Per farsi finanziare proposte di ricerca il mio interlocutore privilegiato in Italia è sempre stata l’Unione Europea. I finanziamenti italiani sono poveri e incerti, più volte ho completato un progetto ministeriale senza incassare il relativo finanziamento. Invece, i finanziamenti acquisiti dall’Unione Europea sono certi, anche se richiedono un enorme investimento nel capire il sistema, gestire la burocrazia e sottoporsi a verifiche complicate. L’Europa non ha mai avuto una presenza importante nell’industria dei dati, mentre è abbastanza forte nelle applicazioni Da quando la comunità europea ha finanziato la ricerca (programma Esprit 1, negli anni ottanta) io sono stato più volte finanziato, passando attraverso a Esprit II, al Sesto e Settimo programma quadro, a Horizon 2020, EIT (European Institute of Innovation and Technology) e soprattutto ERC (European Research Council). Da ERC ho ricevuto due Advanced Grants, ciascuno di 2.5Milioni di Euro, nel 2008 e nel 2016. A volte i progetti sono state utilissime occasioni di incontro con ricercatori ed aziende straniere, altre volte si sono risolti in adempimenti burocratici poco sensati. Da una serie di progetti europei, nel 2001, è VITE PARALLELE 11 introduzione Sono certo che nella esperienza di molti CEO di società IT ci sia l’aver compreso e vissuto contesti disciplinari diversi nata WebRatio, una spin-off del Politecnico costruita assieme all’amico Piero Fraternali, professore del Politecnico, tuttora felicemente incubata a Como-Next con una sessantina di dipendenti e circa tre milioni di fatturato annuo; abbiamo portato sul mercato il prodotto di una ricerca, corredata da brevetto americano, costruendo un software all’avanguardia nella progettazione di applicazioni per il Web. La nascita di Google A Stanford ho fatto parte del “database group”, un gruppo molto forte, specie a cavallo degli anni novanta; tra i suoi allievi Sergey Brin. Sergey era uno studente di dottorato, giovanissimo, e la sua “idea” - valutare l’importanza di ogni pagina Web usando il “pagerank” che le viene attribuito in base alla rete di connessioni - è alla base del successo del motore di ricerca di Google. Ricordo le prime sperimentazioni di pagerank sulla “digital library” del gruppo, per capire le pubblicazioni di maggior importanza. E ricordo anche quando smise il dottorato per creare la azienda, assieme a Larry Page. In retrospettiva, ho perso una grande occasione: fu quando il mio collega David Cheriton, che insegnava “sistemi distribuiti” e aveva l’ufficio di fronte al mio, dopo aver sentito un seminario di Sergey decise di staccare un assegno di duecentomila dollari, dandogli carta bianca su come usarlo – a distanza, David è diventato così ricco da aver “restituito” venticinque milioni di dollari alla università di Waterloo in Canada, in cui aveva studiato. Sergey fu costretto a creare la company per incassare l’assegno, intestato a Google, e da allora Google è cresciuta a ritmi vertiginosi, diventando la principale industria informatica. Il database group di Stanford ha anche incluso studenti che, come imprenditori, hanno dato origine alla tecnologia delle “association rules” di Amazon (ti mostro i cinque libri acquistati da chi ha fatto gli stessi tuoi acquisti) e in genere è stato molto prolifico di innovatori; d’altra parte la tecnologia dei “dati” è alla base di moltissime aziende di successo, tra cui anche Facebook e in genere tutte le aziende che gestiscono informazioni sociali. 12 VITE PARALLELE Il ritmo del cambiamento Gli anni novanta segnano anche la nascita del “venture capital”: finanziamenti dati a buone idee ad elevato rischio, che consentono alle aziende informatiche di decollare (e talvolta anche di fallire rovinosamente). Quando si confrontano gli Stati Uniti col resto del mondo, si constata che l’esplosione di nuove imprese negli Stati Uniti è spinta dalla presenza di un venture capital imponente, aggressivo e disposto al rischio, nonché di un mercato molto ampio e ben disposto verso le novità; mentre il venture capital è disponibile in misura molto inferiore in Europa e ancor più inferiore in Italia. In italia, piccoli capitali sono disponibili in gran numero per creare spin-off, ma quando poi una spinoff cerca capitali di rischio per un “secondo” o “terzo” round, in cui cioè l’idea d’impresa deve svilupparsi in qualcosa di più solido e maturo, purtroppo il venture capital non c’è. I cosiddetti “investitori” vogliono cautelarsi, temendo che l’azienda fallisca, e in pratica non la aiutano; il business è inevitabilmente più piccolo e li attrae meno. Per questo, anche se idee di impresa promettenti si sviluppano in egual misura in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, le vere opportunità sono soprattutto per chi opera negli Stati Uniti, e prima o poi molti piccoli imprenditori e molte aziende informatiche europee prendono la via della Silicon Valley (o di altri bacini tecnologici, ad esempio Singapore e la Corea), magari perché acquisite da aziende o fondi esteri. L’interdisciplinarietà Al Politecnico sono stato coinvolto per circa un decennio nella creazione e direzione dell’ “Alta Scuola Politecnica”, un programma dedicato ai migliori studenti di master dei Politecnici di Milano e Torino, comune ad ingegneri, designer e architetti; e in quel contesto ho imparato ad apprezzare l’interdisciplinarietà, cioè la costruzione di metodi didattici e di progetti scientifici in cui convivono più discipline. In particolare, mi sono convinto che l’informatica, per la sua capacità di adattarsi plasticamente ai domini applicativi ove viene utilizzata, sia strumento essenziale per costruire esperienze interdisciplinari. Sono certo che nella esperienza di molti CEO di società IT ci sia l’aver compreso e vissuto contesti disciplinari diversi; e d’altra parte, molte società di consulenza, chiamate a rivoluzionare le imprese diversissime in cui devono operare, partono proprio dalla costruzione di un sistema IT adatto alle nuove esigenze d’impresa. Design e Biologia Conclusa l’esperienza dell’Alta Scuola, mi sono trovato coinvolto in due esperienze entusiasmanti di multidisciplinarietà, con i designer e con i biologi. Tramite i progetti dell’Alta Scuola avevo avuto modo di constatare più volte che mettere assieme l’intraprendenza e la visione dei designer con la concretezza e la capacità realizzativa degli ingegneri informatici porta a risultati eccellenti. Con i colleghi designer Paola Bertola e Paolo Ciuccarelli ho spinto per la nascita di programmi didattici comuni; tra di essi ha avuto molto successo un progetto didattico innovativo con l’Università di Harvard, in cui team di studenti informatici e designer delle due università si sono cimentati con problemi concreti. Negli stessi anni, a partire dal 2012, ho iniziato ad occuparmi della gestione dei dati biologici, sullo stimolo di una collaborazione con l’Istituto Europeo di Oncologia e del suo direttore Pier Giuseppe Pelicci, e con l’iniziale appoggio del mio rettore, Giovanni Azzone, interessato ad aprire una collaborazione tra il Politecnico e una scuola di medicina milanese; ad oggi questo è il mio tema di ricerca principale. Da informatico “hard”, mi sto sempre più interessando a come l’informatica possa dialogare con altre discipline, mantenendo però un elevato livello scientifico: non è l’informatica “al servizio” di una diversa disciplina, è piuttosto l’informatica che si sviluppa “assieme” ad un’altra disciplina, dando vita ad un nuovo contesto culturale. Riconoscimenti recenti Mi piace chiudere queste memorie con alcuni bei ricordi recenti. Nel 2013 ho vinto un premio, chiamato “Edward T. Codd Innovation Award”, che l’ACM (Association for Computer Machinery, di fatto la principale associazione dell’informatica) assegna annualmente agli innovatori nel settore dei database. Nel ricevere il premio a New York, ho enunciato le “sette regole d’oro” per aver successo nella ricerca, che sono reperibili sul mio sito: (1) investi in educazione, (2) scegli buoni collaboratori (3) tieni da conto il contesto nello scegliere le ricerche, (4) scrivi, (5) diversifica, (6) impara dalle altre discipline (7) non lavorare sempre – e questo principio cerco sempre più di metterlo in pratica, anche grazie alle mie passioni per la corsa e per la musica. Poi, nel 2014, sono diventato ACM Fellow. Infine, quest’anno ho ricevuto il mio secondo Advan- L’importante, in informatica, è sapersi re-inventare e tener testa al continuo cambiamento tecnologico, sapendo tra l’altro che le tecnologie passano, ma i principi teorici resistono al tempo ced Grant dell’ERC sul progetto “Data-Driven Genomic Computing”, avrò a disposizione 2.5Milioni di Euro da spendere su questa nuova ricerca nei prossimi cinque anni. Mi era già successo, nel 2008, ed è stato un quinquennio assai produttivo, speriamo che si ripeta. Per finire Credo che dalla mia esperienza si possano trarre alcune considerazioni positive, innanzitutto che non c’è questa enorme distanza tra professori universitari e valori aziendali: anche noi dobbiamo fare “business”, portare a casa contratti, e molti di noi hanno alle spalle brevetti e la creazione di imprese. E poi, rincuora pensare che l’informatica offra molte opportunità, non solo a chi è giovane, ma anche in una fase più matura della vita; l’importante, in informatica, è sapersi reinventare e tener testa al continuo cambiamento tecnologico, sapendo tra l’altro che le tecnologie passano, ma i principi teorici resistono al tempo. VITE PARALLELE 13 1976/1979 È solo mainframe Dal Mainframe all’Application Economy: 40 anni al servizio dei clienti per eliminare le barriere fra idee e risultati L a rivoluzione della tecnologia dell’informazione è contrassegnata da un’accelerata evoluzione, che non ha avuto uno sviluppo lineare, ma è bensì caratterizzata da salti quantici corrispondenti a innovazioni o trasformazioni che hanno portato alla formazione di nuovi paradigmi e a influenzare in modo considerevole il contesto socio-economico. Gli anni settanta costituiscono un capitolo fondamentale nel percorso di trasformazione e hanno impresso un’accelerazione che ha consentito di uscire dalla fase pioneristica iniziata nel primo dopoguerra per veicolare un’ampia diffusione delle moderne tecnologie dell’informazione accelerandone lo sviluppo sinergico e aprendo nuove prospettive. Una spinta verso un’energia trasformativa che influenzerà tutti i decenni successivi. I favolosi anni ’70, con l’avvento del microprocessore e la conseguente invenzione del personal computer, la nascita della prima rete di connessione e comunicazione (antesignana di Internet) e soprattutto un fermento di nuove idee, alcune assolutamente rivoluzionarie, hanno posto le basi dell’odierna economia delle applicazioni e hanno aperto il mondo della tecnologia ad un pubblico sempre più vasto. Non a caso, CA Technologies nasce nel 1976 a New York, all’incrocio fra la 45ma strada e Broadway, su iniziativa 14 VITE PARALLELE di Charles B. Wang e tre soci co-fondatori. La strategia iniziale della società è quella di fornire agli utenti dei sistemi hardware di IBM prodotti software in grado di migliorare le prestazioni delle loro macchine. Il primo prodotto commercializzato è CA-SORT, un programma per il sorting dei dati su mainframe IBM, che si impone rapidamente come standard di mercato grazie alla sua superiorità in termini di velocità e spazio richiesto. L’attività di sviluppo gioca un ruolo determinante nei primi anni di vita di CA e contribuisce in modo fondamentale alla crescita. Alla fine degli anni ’70 CA Technologies conta 20 nuovi prodotti e 5 nuove sedi negli Stati Uniti e un ampliamento delle attività commerciali in Europa con l’apertura di uffici in Italia, Svizzera, Germania, Inghilterra, Olanda, Belgio e Francia. A partire dagli anni settanta – e in parallelo con la straordinaria evoluzione tecnologica – CA Technologies è al servizio dei clienti per eliminare le barriere fra idee e risultati. Il software sta riscrivendo il business. CA Technologies aiuta le aziende a riscrivere il futuro. Oggi il software è al centro di qualsiasi business. In qualità di fornitori leader di software e soluzioni di gestione IT a livello globale, aiutiamo aziende di ogni dimensione a cogliere le opportunità e ad avere successo nell’application economy. Ed è per questo che dal 1976 sviluppiamo software che aiuta le aziende a plasmare il futuro. Siamo convinti che una sola idea possa cambiare il mondo. Ma anche le idee migliori diventano importanti solo quando si trasformano in servizi e prodotti reali e pronti da lanciare sul mercato. Per questo motivo, la mission di CA è aiutare i clienti a eliminare gli ostacoli che si frappongono tra le idee e i risultati di business. Il successo dei nostri clienti è anche il nostro. Da 40 anni promuoviamo la trasformazione digitale grazie alle potenzialità del software. Oggi più che mai sosteniamo i nostri clienti nella loro trasformazione digitale perché siano pronti a cogliere le opportunità offerte dalla nuova application economy e siano in grado di dare il via a un cambiamento reale e significativo. Così come i nostri clienti, anche noi in CA abbiamo intrapreso un viaggio di trasformazione che è iniziato negli anni settanta e ci ha traghettato nel 21° secolo, costruendo le basi e consolidando la nostra esperienza nel creare e sviluppare soluzioni scalabili, affidabili e sicure per una crescita sostenibile e a lungo termine ponendo i clienti sempre al centro della nostra strategia. Solo lo scorso anno abbiamo affiancato migliaia di clienti nel loro processo di integrazione nell’application economy, aiutandoli ad approcciare a loro volta i loro clienti con modalità nuove e più interattive e utilizzare il software per progettare la trasformazione digitale. CA Technologies è leader nell’era della digital transformation. Considerata da Forbes tra le “100 aziende più innovative al mondo”, CA crea software e soluzioni per alcune delle più importanti aziende globali, aiutandole a sviluppare, gestire e proteggere le applicazioni in qualsiasi tipo di ambiente – mobile, cloud (pubblico e privato), distribuito e mainframe. VITE PARALLELE 15 1976 1976 Storia e Politica Africa: viene scoperto Ebola. Terremoti sconvolgono il mondo e provocano migliaia di vittime: Guatemala e Honduras (22.000 morti); Turchia (5000 morti); scosse X grado scala Mercalli in Friuli (1000 morti). USA: una legge allunga il diritto di copyright per un ulteriore ventennio. Cultura e Spettacolo “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Miloš Forman vince il Premio Oscar come miglior film. Viene sequestrato il film di Bertolucci “Novecento”. Esce “Casanova” di Fellini. Sport “10: Fattore Umano” al tasto # corrispondeva il carattere /. Una scelta didattica insensata? Certamente no, anzi. Devo infatti rendere testimonianza della lungimiranza del Poli che fin dai primi anni metteva gli studenti alla prova su un insegnamento vitale: l’importanza delle interfacce. E al contempo, nella fattispecie, del Fattore Umano. Non so se tutt’ora il curriculum preveda l’uso di tastiere sbagliate. Spero di sì. Sarebbe altrimenti un goffo passo indietro nella didattica di questo pur blasonato istituto: che perdita! In quegli anni, un temutissimo incidente era la caduta della scatola delle schede. La conseguenza era il completo rimescolamento delle righe di codice in una spaghettata senza senso, un balbettio binario invece dell’algoritmo cristallino originario. Di solito, lo studente novizio non numerava preventivamente le schede: in questo caso la risistemazione del programma era praticamente impossibile. Lo studente un po’ più accorto numerava così: 1, 2, 3, 4,… Ma poi, con correzioni, modifiche ed aggiunte il deck diventava facilmente: 1, 5, 5-bis, 5-ter, 5-IV, 9No 6, 9,... Così anche in questo caso il riordinamento richiedeva qualche ora e si rischiava persino di perdere il turno prenotato alla (maledetta) perforatrice. Solo lo studente veramente esperto approdava alla numerazione 10, 20, 30, 40, … che lasciava agio per correzioni ed integrazioni e consentiva di rimediare con uno schiocco di dita alla sventura della caduta della scatola. Che inestimabile insegnamento! Un’altra pietra miliare del mio percorso di formazione al Poli, il good-line-numbering3 – un’abitudine preziosissima che, non si direbbe, trovo indispensabile tutt’ora. da “Romanzo di Formazione” P remessa: ho una grande passione per il “Romanzo di Formazione”. Per dire, ho letto tre volte “Grandi Speranze” ed ogni volta l’ho trovato irresistibile1… e non mi sono perso nemmeno un volume della intricatissima saga di Harry Potter! Così, quando AUSED mi ha chiesto un commento sulla storia dell’Information Technology, non mi è sembrato vero di potermi finalmente cimentare – indegnamente – nel mio genere prediletto: il Bildungsroman2, naturalmente! Per questo ho scelto i fantastici anni ‘70-‘80, quelli della mia unica e irrimediabile Formazione allo sfolgorante universo dell’Ict. Il ventunenne Bjorn Borg vince a Wimbledon; in Cile l’Italia vince la sua prima Coppa Davis. Stenmark vince la coppa del mondo di sci. Gimondi vince il Giro d’Italia. Niki Lauda rimane gravemente ferito in un incidente sul circuito di Nurburgring. ICT IBM introduce il primo tipo di stampante laser, l’IBM 3800. Viene lanciato sul mercato commerciale il primo supercomputer Cray-1. In California Steve Jobs e Steve Wozniak fondano la Apple Computer; l’anno prima era nata Microsoft ad opera di Bill Gates e Paul Allen. 16 VITE PARALLELE >> Achille Poretta << 1 - Per non parlare de “I Ragazzi della via Pal”, “Il Grande Meaulnes”, “Il Buio oltre la Siepe”, “La Lingua Ritrovata”, “Il Giovane Holden”, “Le avventure di Hukleberry Finn”. E naturalmente “David Copperfield” e “Candide”… 2 - Che sfoggio di cultura! … Ma è alla portata di tutti, Il Politecnico di Milano metteva a disposizione degli studenti un calcolatore Sperry-Univac. Le periferiche di ingresso erano lettori di schede perforate e la perforazione era, inaspettatamente, la sfida più grande dell’esame di Programmazione dei Calcolatori Elettronici. In un grigio sotterraneo semi-buio di via Bonardi, ci si sedeva davanti alle perforatrici IBM, non compatibili con lo Sperry-Univac: la lettera sul tasto non corrispondeva al carattere perforato, era necessario costruirsi (sperimentalmente, sprecando qualche scheda) un foglietto per ricordare, ad esempio, che La tastiera Univac l’ho trovato qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Bildungsroman 3 - Per chi volesse approfondire: https://en.wikipedia. org/wiki/Line_number Niente di nuovo, tutto di nuovo M i sono laureato nell’ormai lontano 1968 con una tesi di matematica sul “Calcolo automatico delle algebre di Lie”. Il tema, ovviamente di contenuto teorico, mi ha consentito di apprendere un linguaggio di programmazione (Fortran) e il sistema operativo di un mainframe. Venni in seguito assunto in SIT Siemens presso il Reparto ricerca operativa che aveva come compito principale la costruzione di modelli di simulazione per il dimensionamento delle centrali telefoniche di nuova progettazione. La complessità dei modelli richiedeva la disponibilità di sistemi di elaborazione di grande potenza e la disponibilità di software per la simulazione. Si utilizzava il Centro servizi del Politecnico, dotato di un sistema UNIVAC di grande potenza elaborativa, che aveva le caratteristiche hardware e software per supportare le elaborazioni di modelli complessi di simulazione. Tale esperienza mi consentì di accostare nuove architetture tecnologiche e temi applicativi di ricerca operativa. Successivamente entrai a far parte di una società di computer, la UNIVAC. Il primo progetto in cui venni coinvolto aveva l’obiettivo di realizzare un software per la progettazione di circuiti stampati prodotti da SGS (oggi ST Microeletronics). L’hardware grafico era un prototipo (con le dimensioni fisiche di un mainframe!!), non esistevano primitive di software grafico. Prima che il progetto diventasse operativo vennero annunciati sul mercato nuovi sistemi di computer graphics con tecnologie innovative e compatte e con la disponibilità di software grafico. La conseguenza fu l’interruzione e cancellazione del progetto. Dal punto di vista del business il progetto fu un fallimento, dal punto di vista professionale l’esperienza fatta dal team fu eccezionale per i contenuti di innovazione e perché consolidò metodologie e tecniche di sviluppo. Nel 76 entrai in BTicino con l’obiettivo di ridisegnare l’architettura del sistema informativo per poter supportare la crescita della società. Il modello concettuale era fondato su tre pilastri: un’architettura applicativa modulare a supporto VITE PARALLELE 17 dei processi strutturati con un backbone di integrazione (allora realizzato con software custom) e soluzioni e tecnologie di mercato per coprire le funzionalità specifiche del business (strategia “best of breed”); un’organizzazione di sviluppo fondata sulla responsabilità diretta delle funzioni di business all’interno di standard comuni; un approccio innovativo nell’adozione di tecnologie per rispondere efficacemente alle esigenze di digitalizzazione di processi destrutturati (ai tempi: la diffusione del personal computer, inizialmente Macintosh, la posta elettronica, le applicazioni di groupware con Lotus). A distanza di tanti anni l’approccio ha avuto conferme e ulteriori implementazioni evidenziando come le competenze sui processi di business e le capacità (interne all’azienda) di disegno architetturale, di presidio delle tecnologie e di sviluppo software possono garantire la crescita di un sistema informatico consistente nei contenuti, reattivo alle trasformazioni tecnologiche e, elemento non trascurabile, economicamente sostenibile. In sintesi l’apertura verso soluzioni “di frontiera”, con l’accettazione di qualche insuccesso, rafforza la capacità di innovare e di governare la complessità crescente delle tecnologie. E ciò rimane ancora cruciale nell’accelerazione della “trasformazione digitale” che le aziende stanno attraversando. >> Erminio Seveso << Storia e Politica Jimmy Carter è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Elisabetta II festeggia i 25 anni di Regno. In Etiopia, dopo un golpe, diviene presidente del paese Hailè Mariam Menghistu. Forti tensioni politico-sociali in Italia: Indro Montanelli viene gambizzato; Cossiga, Ministro degli Interni, manda carri armati a Bologna per liberare la città da uno “stato d’assedio”; al ripetersi di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine anche in altre città d’Italia vieta qualsiasi manifestazione pubblica; nonostante i divieti il Partito Radicale organizza un sit-in a Piazza Navona per celebrare l’anniversario del referendum sul divorzio – la polizia interviene sparando: rimane uccisa una studentessa; viene ucciso a Torino Walter Rossi ; il segretario della CGIL Luciano Lama viene violentemente contestato all’Università la Sapienza; nasce il movimento del 77. Cultura e Spettacolo In USA esce il primo episodio della saga Guerre stellari. A Parigi muore a 53 anni la “divina” Maria Callas e nella sua casa, a Graceland, Elvis Presley. A Parigi viene inaugurato il Centre Pompidou, in onore del vecchio presidente della Repubblica francese Georges Pompidou. Termina Carosello. Iniziano le trasmissioni televisive a colori della RAI. La seconda rete RAI trasmette Mistero Buffo di Dario Fo: lo spettacolo riceve la condanna del Vaticano e una denuncia per vilipendio della religione. In Italia per la prima volta si avvia l’anno scolastico a settembre. ICT Viene coniato il termine Silicon Valley, per identificare l’alta concentrazione di realtà It nella zona di Santa Clara; Palo Alto e la sede HP ne sono al centro. Inizio della vendita dell’Atari 2600, la prima console da gioco ad ampia diffusione della storia. La società di consulenza It CAP Sogeti Gemini, nata nel 1975 dalla fusione di Sogeti e CAP Gemini, entra sul mercato americano grazie all’acquisizione di DASD. Si stanno diffondendo i servizi consulenziali alle aziende con attenzione all’utilizzo di soluzioni It. 18 1977 1977 1976 VITE PARALLELE Le tappe dello sviluppo L ’elaborazione dati è nata nella nostra azienda nel 1963. Allora le esigenze erano prevalentemente contabili e, in generale, amministrative; per affrontarle venne introdotto l’utilizzo di macchine elettrocontabili funzionanti a schede perforate. In pratica, con questo inizio si posero le basi di quello che è oggi il vero e proprio universo di tutte le informazioni aziendali: si codificarono i clienti, i prodotti, i fornitori e si ottenne un notevole incremento della precisione e della velocità di informazione. Ovviamente l’evoluzione tecnologica seguì di pari passo l’evoluzione delle necessità aziendali: nel 1965 avevamo installato un piccolo elaboratore IBM/20 a schede; nel 1969 ARTSANA compì un notevole salto sia qualitativo sia di investimento finanziario introducendo il sistema IBM 360/25 a dischi magnetici e successivamente l’ IBM 370/135 che ampliò di molto la sfera delle possibilità di elaborazione dell’azienda. È a questo punto che si iniziarono le prime esperienze di gestione online (in tempo reale o in linea) inserendo i terminali video per una diretta lettura delle informazioni contenute nelle unità di memoria. Nel 1973 ebbe inizio la fase di meccanizzazione della gestione depositi: l’utilizzo delle macchine IBM 3741 L’Unità centrale dell’elaboratore IBM 370/145 permise la trasmissione diretta all’elaboratore centrale, tramite la rete telefonica, delle informazioni riguardante tutti i movimenti di merce eseguiti nell’ambito della giornata da parte di ogni deposito periferico. Facile immaginare l’importanza di questo nuovo e più avanzato metodo di gestione nei confronti della continua necessità dei nostri clienti di disporre in tempi brevi dei prodotti richiesti dai consumatori: l’utilizzo di questa procedura consentì di aumentare i depositi periferici sino all’attuale numero di 15. Nel 1976 è stato, infine, installato presso la nostra sede di Casnate un nuovo e più potente elaboratore: il sistema IBM 370/145 con 512.000 posizioni di memoria centrale (la parte elaborativa ed intelligente della macchina) a cui sono collegate 10 unità a disco 3340 con una capacità complessiva di 700 milioni di caratteri (memoria di archiviazione delle informazioni) due unità a nastro magnetico 3420 (unità di supporto e colloqui con altri sistemi), 2 stampanti 1403 operanti alla velocità di 1200 righe di stampa al minuto (tramite le stampanti vengono prodotti i documenti necessari a completare le procedure elaborative). Collegati all’elaboratore, e operanti in tempo reale, ci sono 14 terminali video 3277 e 3 stampanti 3816. Presso i depositi inoltre, e collegati via cavo telefonico con la sede di Casnate, sono installati 15 sistemi IBM 3741. L’Unità centrale IBM 370/145 sarà sostituita nel 1978 da un IBM 370/148 da un milione di posizioni di memoria collegata con delle unità a disco IBM 3344 per un totale di 1.560.000 caratteri di linea. Le procedure gestite oggi dal Servizio Elaborazione Dati coprono la quasi totalità delle esigenze aziendali. La grande capacità di elaborazione e l’applicazione delle tecniche più avanzate di utilizzo dell’elaboratore elettronico (frutto di un costante aggiornamento del nostro personale) consentono di rispondere in modo adeguato alle continue esigenze di una azienda moderna e vitale come ARTSANA. Terminale video adibito allo scarico dei materiali necessari alle linee di confezione (Estratto dal N. 46 di CALEIDOSCOPIO - rivista di informazione dell’ARTSANA S.p.A. ANNO XVII – 1° semestre 1977) >> Ugo Andreoli << VITE PARALLELE 19 1978 1978 Integrale o integrato? Storia e Politica Forze armate israeliane invadono il Libano. La Spagna diventa una democrazia dopo 40 anni di dittatura. In Italia quarto governo Andreotti monocolore; viene ucciso Aldo Moro; Pertini diventa settimo presidente della Repubblica italiana dopo le dimissioni di Leone, indagato per scandalo Lockeed. Muore Paolo VI dopo 15 anni di Pontificato; muore papa Giovanni Paolo I dopo soli 33 giorni di Pontificato; viene eletto Karol Woityla, primo papa straniero: prenderà il nome di Giovanni Paolo II. I saggi ammoniscono: l’uomo deve conoscere la storia degli avvenimenti accaduti per capirne le cause poste all’origine, approfondire il presente per cogliere gli elementi più significativi e tracciare l’evoluzione del futuro. e la loro integrazione informatica. La difficoltà maggiore era di ottenere dalle funzioni le informazioni utili non solo al proprio interno, ma per tutti i dipartimenti che ne potessero opportunamente usufruire: il termine di riferimento era ‘Sistema informativo integrato’. Non sempre, però, questi obiettivi nel loro insieme venivano interpretati correttamente e il timore che veniva esternato dai manager era l’eccesso di Cultura e Spettacolo Inizia la prima edizione del Reggae Sunsplash, primo grande Festival di musica reggae al mondo. In USA viene trasmessa la prima puntata di Dallas. È l’anno dell’ultima apparizione in pubblico di Mina. Sport L’Argentina vince il suo primo mondiale di Calcio. Sara Simeoni stabilisce il primato di salto in alto con 2,01. ICT California: la Digital Equipment Corporation invia la prima email di spam con contenuti promozionali commerciali; è anche l’anno in cui comincia la commercializzazione del Vax 11/780, un super-mini a 32 bit che aggredisce il mercato rispetto ai propri minicomputer a 16 bit della serie Pdp. IBM annuncia il suo S/38, l’unico computer commerciale con un database embedded. Viene fondata la JD Edwards World Solution Company (o JDE): l’azienda inizia la propria attività producendo software di contabilità per i minicomputer IBM, System/34 e /36, poi System/38 ed infine AS/400 dopo la loro introduzione sul mercato. Carlo de Benedetti diventa Ceo di Olivetti e lancia nuove politiche industriali per la società di Ivrea. 20 VITE PARALLELE L’IBM S/38 Per questo mi piace ripercorrere la fine degli anni settanta (78-80), quando si posero le basi per l’evoluzione della informatizzazione dei processi operativi nelle aziende, focalizzandosi sulle componenti primarie per il proprio business. Le aziende della distribuzione avevano realizzato impegnativi sistemi per la gestione degli approvvigionamenti; la gestione operativa di queste applicazioni informatiche (spesso ancora con schede perforate) richiedeva molta mano d’opera, ma consentiva una buona gestione degli stock dei magazzini e una definizione, ancora embrionale, delle previsioni di vendita finalizzate alla determinazione degli approvvigionamenti. In queste aziende i processi amministrativi e di controllo avevano una forte componente di manualità ed erano molto distinti e separati dai processi operativi primari prima citati. Le aziende manifatturiere si limitavano a gestire i movimenti dei magazzini e dei rigidi elenchi di componenti pomposamente definiti ‘Distinte base’. Le banche producevano molta carta, ma pochi documenti significativi utili alla gestione dei patrimoni aziendali. In questi anni di riferimento ricoprivo ruoli di Cio con obiettivi di ottimizzazione dei processi operativi burocratizzazione e l’utopia della realizzazione di un Sistema Informativo Integrale, inutile per l’efficienza aziendale. Non sempre si veniva compresi sulla differenza fra il termine integrale e integrato ed erano abbastanza frequenti le azioni per tenere distinte le operazioni nelle varie funzioni con la conseguenza di ripetere le operazioni nei vari processi aziendali. Sono passati molti anni e sono state segnate delle vere e proprie ere geologiche, ma non credo che nelle aziende si sia spento il dibattito: meglio un prodotto atto ad ottimizzare le proprie funzioni senza preoccuparsi di integrazioni con altre funzioni aziendali o meglio ottimizzare i processi operativi creando un solo flusso informativo? Meglio l’efficacia o l’efficienza? >> Carlo Galimberti << VITE PARALLELE 21 1979 1979 Storia e Politica Cina e Stati Uniti riallacciano ufficialmente le relazioni diplomatiche. In Cambogia cade il regime dittatoriale dei Kmer rossi di Pol-pot. In Iran, in seguito alla deposizione dello Scià, prende il potere l’ayatollah Khomeini. In Iraq Saddam Hussein diventa Presidente della repubblica. La Russia invade l’Afghanistan. Viene firmato un trattato di pace fra Egitto ed Israele. In Inghilterra vince il partito di Margareth Tatcher, primo ministro donna. In Italia Nilde Iotti è eletta presidente della Camera dei deputati. Ancora uccisioni ad opera di Brigate rosse e Prima Linea : il mondo operaio scende in piazza contro il terrorismo. Cultura e Spettacolo Bob Fosse dirige “All That Jazz - Lo spettacolo comincia“; l’anno seguente vincerà la Palma D’oro a Cannes. Nasce il Tg3. Vengono sequestrati in Sardegna Dori Ghezzi e Fabrizio De Andrè. Sport Jody Scheckter vince il mondiale di Formula1 per Ferrari. Pietro Mennea stabilisce il record del mondo nei 200 metri con 19”72. 14 luglio: ad Auckland la nazionale francese di Rugby batte gli “All Blacks” per 24-19. E’ la prima vittoria francese sul suolo neozelandese. In Inghilterra, a seguito di una violenta tempesta, perdono la vita 17 partecipanti all’Admiral’s Cup. Scienza Nevica per mezz’ora nel deserto del Sahara. La sonda della NASA Voyager I fotografa per la prima volta il pianeta Giove; dalle immagini inviate viene rilevata la presenza del satellite Tebe e dell’anello che circonda il pianeta. ICT IBM annuncia il terminale a colori 3279 e la stampante a colori 3287. Viene rilasciato Oracle V2, il primo Sql data base management system commerciale. La prima versione, scritta in Assembler, eseguibile su un PDP11 in 128k di memoria, non verrà mai presentata al mercato. La società fondata nel 1977 da Larry Ellison, Bob Miner e Ed Oates come Software development laboratories prende il nome di Relational Software Inc. (RSI); solo nel 1982 verrà chiamata Oracle Systems dal suo prodotto bandiera. Dalla divisione Servizi amministrativi di Arthur Andersen viene lanciato Method/1, un approccio strutturato e sistematico all’information planning, design, installation and support. “20: Metodone” da “Romanzo di Formazione” I l Method/1, quanti strazianti ricordi, quanti rimpianti! Era chiamato (con affettuoso rispetto) “Metodone” per la sua dimensione mostruosa: i suoi volumi presidiavano con sussiego almeno due ripiani di libreria. Elegante era elegante: blu, plastificato, con i grossi anelli a scatto nichelati, alcune pagine si potevano allungare dispiegandole all’esterno, con un aspetto professionale e tecnologico stile M.I.T. Se a fine capitolo capitava un retro-pagina vuoto, non si trovava mai un’ambigua facciata tutta bianca. In centro, campeggiava un ossimoro lapidario e solo apparentemente tautologico “This Page Intentionally Left Blank”. Il suggello testimoniava che nulla veniva lasciato al caso. Così concreto, prescrittivo e rassicurante, nelle sue prime versioni il Metodone diceva come fare i sistemi custom su mainframe. Punto. Erano ancora i tempi d’oro in cui i manuali di computer science venivano scritti dagli Auditor, una famiglia professionale che, all’epoca, aborriva la fantasia e non sapeva nemmeno cosa fosse la creatività1. Poi, ahimè, i consulenti ebbero il sopravvento2. Così, nel tempo e nel susseguirsi delle edizioni, Il Method/1 allargò a dismisura i suoi ambiti: change management, process design, best practices, … Nello sforzo di Metodonizzare il Fattore Umano, è salito sempre più in alto, in un’olistica e vaga stratosfera dove si è vaporosamente smarrito per sempre. Ormai quasi nessuno lo ricorda: R.I.P. >> Achille Poretta << 1 - Stiamo parlando – va da sé – di un epoca molto, ma mooolto precedente lo scandalo Enron… 2- So quel che dico! Ho lavorato molti anni in una di queste società di consulenza! Sacerdoti di nuovi templi I n quegli anni e per molti anni a seguire, il mainframe si può affermare fosse il protagonista unico. Nella maggior parte delle realtà industriali rappresentava in toto il paradigma dell’informatica ed era l’oggetto circondato da un alone di mistero. Si respirava un senso di diffusa reverenza da parte di chi, in azienda, non era uno del cosiddetto mondo Edp. Il mainframe era dai non informatici ancor meno conosciuto e percepito del cloud dei nostri giorni. Ma dove è il calcolatore centrale? Ma quanto è grande? Il Cobol era il linguaggio principe anche se ricordo ancora molte applicazioni scritte in Assembler. Le borse dei tecnici erano spesso appesantite dai tabulati di programmi; i data center erano caratterizzati da grandi unità nastri e dischi che davano un aspetto molto futuristico rispetto al resto degli ambienti tecnologici industriali. Ricordo un aneddoto del tutto figlio di quegli anni: ritorniamo ai tempi delle schede perforate e delle perforatrici meccaniche. Nel perforare le schede i programmatori evitavano l’opzione di numerare negli ultimi 3 digit le schede stesse, che doveva servire a ricostruirne l’ordine. L’operazione, infatti, faceva perdere tempo poiché la scheda doveva scorrere sino in fondo per permettere la perforazione finale. Lo si evitava per essere più veloci, ma se un deck cadeva e le schede si sparpagliavano a terra, era impossibile riordinarle, si sentivano imprecazioni del tutto indicibili!! Magari sboccati, ma certo dotati di fascino e importanza!! >> Fabio degli Esposti << 22 VITE PARALLELE VITE PARALLELE 23 1980/1989 L’era del Personal Computer F ormidabili quegli anni! È proprio il caso di dirlo. 1980-1990 è il decennio dei boom, degli eccessi, della crescita e di quelle rivoluzioni tecnologiche di cui ancora oggi, a distanza di 40 anni, ne godiamo i frutti. In questi anni nasce e comincia a strutturarsi l’ICT come risultato della convergenza tra Informatica e Telecomunicazioni, gli anni in cui prende vita la più grande rivoluzione mondiale che oggi sappiamo essere Internet, il decennio in cui l’informatica distribuita diventa il modello architetturale dei nuovi data center aziendali in grado di supportare piani di business incentrati sull’internazionalizzazione, l’automazione dei processi, la produttività individuale. Il decennio in cui prende forma una coscienza di lavoro individuale, portato avanti grazie al personal computer ma che, per essere efficace, innesca un inevitabile ripensamento organizzativo che dalle prime forme di office automation è arrivato fino ai giorni nostri con le nuove modalità di lavoro collaborativo e smart. È in quegli anni che si sviluppa una coscienza anti mainframe-centrica con l’affermarsi del modello elaborativo client/server, anche se i sistemi centrali degli anni ’80 rimarranno senza alcun dubbio il punto di riferimento. Tuttavia il pc è partito e con esso una rivoluzione che ancora non si è fermata, quella di una digitalizzazione individuale e diffusa, in grado di condizionare i modelli operativi, organizzativi e culturali di impresa. Nasce l’IT, nasce Internet È nel decennio ’80-’89 che prende forma una delle rivoluzioni più dirompenti di tutta la storia dell’informatica, Internet. Si parte proprio dal 1980, anno in cui il giovane Tim Berners-Lee trascorre sei mesi al Cern di Ginevra come consulente in ‘ingegneria del software’ e sviluppa ‘Enquire’, un sistema interno per l’immagazzinamento e la diffusione delle informazioni. Il sistema rimarrà per sempre un prototipo, ma è da lì che parte il World Wide Web che vedrà ufficialmente la luce nel 1989. Nel 1983 il Tcp/Ip diventa il protocollo standard per Internet che inizia così la sua ‘vita pubblica’ dopo il decennio di sperimentazioni interne alla Darpa (l’Agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti responsabile per lo sviluppo di nuove tecnologie ad uso militare) che nel 1969 sviluppò ArpaNet (acronimo di Advanced Research Projects Agency NETwork), una rete di computer pensata per scopi militari durante la guerra fredda ma che, la storia ci insegna, divenne la rete globale che oggi collega tutto il mondo. Il set di protocolli divenuto poi Tcp/Ip nacque dalla necessità di connettere quante più reti esistenti possibile, superando gli ostacoli dovuti alla sicurezza nel trasporto dei dati e dei ‘mezzi di trasporto’ fisici (l’hardware per le connessioni e lo scambio di dati), definendo una sorta di 24 VITE PARALLELE ‘circuito virtuale’ per mettere in comunicazione due utenti remoti indipendentemente dai sistemi hardware che potessero utilizzare. Ed è sempre nei primi anni ’80 che si esprime al massimo la convergenza tra IT e Telecomunicazioni, con lo sviluppo delle connessioni Dial-up (connessioni tra computer realizzate con sistemi hardware, i modem, che sfruttano una comune banda fonica a bassa frequenza, mediante cioè una semplice composizione numerica telefonica, per connettersi e comunicare grazie ai dialer, programmi software che abilitano tali connessioni). Risale infatti al 1984 la nascita del primo Isp, Internet Service Provider; si trattava di Prodigy, frutto della joint venture del 1980 tra il broadcaster CBS e la società di telecomunicazioni AT&T; il service provider capì già allora l’importanza del ‘contenuto’ offrendo ai propri clienti non solo un accesso Dialup ma anche una serie di ‘pacchetti di servizio’ quali news, informazioni meteo, e-mail, shopping online, pubblicità, forum di discussione e altro, che lo portarono ad essere fino agli anni ’90 il secondo Isp del mondo con 465mila ‘sottoscrittori’. Client/Server, l’architettura di riferimento Una curiosità: i sistemi utilizzati da Prodigy erano minicomputer IBM Series/1 distribuiti localmente in varie regioni degli Stati Uniti, gestiti centralmente dai mainframe IBM. Un’altra delle grandi ondate innovative degli anni ’80, infatti, è rappresentata dalla nascita dei sistemi distribuiti modellati sulla base di architetture client/server. Mano a mano che le tecnologie legate ad Internet maturavano, i modelli fisici dei data center aziendali e dei service provider mutavano, lasciando sempre più spazio al modello architetturale di riferimento di allora basato sul protocollo standard definito nei primi anni ’80, il Network File System (Nfs), utilizzato per condividere porzioni di filesystem da una risorsa centrale (il server) a risorse distribuite (i client). In un decennio, sulla base di queste ‘premesse’ tecnologiche, la configurazione dei sistemi IT cambia radicalmente, mettendo in crisi i modelli basati su mainframe che avevano invece fatto la storia del decennio precedente (si passa da un mainframe cui è connessa una rete di terminali mediante una Lan, Local Area Network, a maglie di terminali connessi a più server) e la fortuna di IBM, leader di mercato, e dei cosiddetti “sette nani” (come venivano chiamati i competitor di Big Blue sul fronte mainframe): Burroughs, Control Data, General Electric, Honeywell, Ncr, Rca e Univac (fuori dal territorio USA, tra i produttori di rilievo si distinsero Siemens e Telefunken in Germania, International Computers nel Regno Unito, Fujitsu, Hitachi, e Nec in Giappone). Il mercato server vide pian piano crescere attori nuovi che ancora oggi sono nelle classifiche di market share (HP, Oracle, Dell, Fujitsu, Lenovo…). Anche dal punto di vista delle architetture logiche è questo il decennio in cui si registrano i principali fermenti che porteranno alla progressiva scomparsa dei database gerarchici per lasciare spazio a quelli relazionali; risale infatti al 1981 il primo Dbms, Database Management System, sistema software progettato per consentire la creazione, la manipolazione e l’interrogazione efficiente - da parte di uno o più client - di database, anch’esso frutto di un decennio di sperimentazione nei laboratori di IBM (venne infatti proposto per la prima volta da Edgar Codd nel 1970) dove ha preso forma il linguaggio di interrogazione Sql Structured Query Language (negli anni ’70 IBM non si dedicò a fondo allo sviluppo reale di un Dbms; a cavalcare l’onda fu invece una startup californiana, Software Development Laboratories, guidata da un certo Larry Ellison, fondatore di Oracle e oggi CTO dell’azienda). L’informatica diventa ‘personale’ Nei modelli architetturali client/server molta della capacità di elaborazione risiede nel client, nel computer in uso all’utente, motivo per cui inizia a svilupparsi un florido mercato del software. Il personal computer nasce come idea negli Anni ’70 (grazie al primo microprocessore della Intel che nel 1971 sviluppa un minuscolo circuito integrato di pochi millimetri con una potenza di calcolo paragonabile a quella dell’intero Eniac - Electronic Numerical Integrator and Computer, il primo computer elettronico ‘general purpose’ della storia, sviluppato nel 1946); ma è negli anni ’80 che il Pc esce dalla sfera degli appassionati di elettronica per arrivare all’end-user, all’utente che non sa nulla di informatica e di elettronica, così come nell’immaginario di uno dei personaggi che fece molto discutere, non solo in quel decennio, per le proprie visioni futuristiche, e che ha connotato la storia dell’informatica, Steve Jobs. Il primo vero ‘banco di prova’ del Pc è rappresentato dall’Apple II lanciato nel 1977, computer che aveva pre-installati giochi, programmi di scrittura, fogli di calcolo, ecc. ma è nel 1980 che arriva SoftCard, sviluppato da un’allora semi-sconosciuta Microsoft, un sistema hardware installato nell’Apple II che consentiva di far girare il software CP/M (Control Program for Microprocessor, sistema operativo per micro e personal computer pubblicato dalla Digital Research di Gary Kildall nel 1974). È proprio nella prima metà degli anni ’80 che Apple inizia a conquistare un’importante fetta di mercato con il lancio di Apple Lisa nel 1983 (primo computer al mondo dotato di mouse ed interfaccia grafica) e del Macintosh nel 1984 (progetti che non riuscirono a produrre i profitti economici attesi ma nati dopo che Apple era già diventata un’azienda quotata in Borsa grazie al lancio dell’Apple II), dando del filo da torcere a colossi come IBM che, fortemente ancorata ad una visione mainframe-centrica, ebbe non poche difficoltà nel presentare una propria proposta tecnologica. In risposta alla nascita di un nuovo mercato (che tra gli altri player di rilievo dell’epoca vede anche Atari, la quale non fu però in grado di passare dallo sviluppo di console di gioco agli home computer, e Commodore, che fece la sua fortuna proprio negli anni ’80 con il lancio, nel 1982, del Commodore64), IBM lavora ad un suo progetto - in realtà con tre anni di ritardo rispetto ad Apple e in un clima di forti contrapposizioni tra la scuola di pensiero incentrata sul formalismo/centralismo di BigBlue e quella più visionaria/alternativa di Jobs - collaborando con Bill Gates e la Microsoft per lo sviluppo di un sistema operativo ad hoc (MSDOS, Microsoft Disk Operating System), il sistema operativo per personal computer con microprocessore x86 che fece la fortuna di Microsoft (con il 90% di market share mondiale) fino al 1995, quando la corporation lanciò Microsoft Windows 95 (anni in cui la ‘battaglia’ si sposta da Apple vs. IBM ad Apple vs. Microsoft scatenando guerre ‘filosofiche’ - tutt’oggi in corso - sulla chiusura/ apertura dei due sistemi e sulle reali capacità innovative delle due realtà). Ed è infine sempre in questo formidabile decennio che insieme al sistema operativo, come anticipato, nasce il florido mercato dei programmi software, in particolare quelli per l’automazione dei processi (lato data center-server) e quelli per la produttività individuale (lato client), basi tecnologiche che hanno rappresentato il motore di nuovi modelli di business incentrati allora sull’internazionalizzazione delle imprese e sulla crescita produttiva. Da non sottovalutare, in quegli anni, altre due ondate di innovazione, lato hardware: la nascita delle prime workstation (sistemi con grandi schermi ad elevate prestazioni grafiche e grande potenza di calcolo, grazie ai quali si svilupparono poi i sistemi Cad per la progettazione industriale) e l’arrivo delle stampanti di qualità (le prime stampanti laser a basso costo arrivano nel 1984 da Hp e Apple, la prima stampante a getto d’inchiostro, frutto della ricerca Hp, nel 1988), destinate a rivoluzionare la produzione di contenuti. Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno e Nicoletta Boldrini, giornalista di ZeroUno Tutta la storia dell’informatica, non solo del decennio ’80-’89, è stata caratterizzata da ondate innovative che hanno avuto impatti così dirompenti da incidere sulla storia dell’uomo. Guardando all’indietro, risulta chiaro come molte aziende abbiano costruito la loro fortuna grazie alla capacità di guardare lontano, di intuire le potenzialità di qualcosa che ancora non esisteva o stava per nascere. Da questa prospettiva, forse nulla è cambiato e nell’arena della nuova competizione globale a vincere sono e saranno ancora coloro che, con coraggio, ricercano, sperimentano e portano sul mercato qualcosa di innovativo prima degli altri. Ed è proprio nell’obiettivo di accelerare le occasioni di digital innovation presso le aziende, di far circolare esperienze e conoscenza, servizi ed esempi virtuosi di digital transformation che si ritrova la mission di Digital360. Digital360 è il Gruppo leader in Italia che, attraverso contenuti editoriali, organizzazione di eventi, servizi di lead generation e attività di advisory e coaching, intende dare un contributo concreto ad un nuovo sviluppo economico e digitale del nostro paese. Con l’obiettivo ultimo di accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nella comprensione e nell’attuazione della Trasformazione Digitale e dell’Innovazione Imprenditoriale, nonchè favorirne l’incontro con i migliori fornitori tecnologici. VITE PARALLELE 25 1980 1980 Storia e Politica Muore Tito, dittatore yugoslavo. Gli USA rompono le relazioni diplomatiche con l’Iran, diventato stato musulmano. Scoppia la guerra tra Iran e Iraq per il controllo dei pozzi petroliferi. In Italia vengono uccisi Walter Tobagi e Piersanti Mattarella; si compie la strage alla stazione di Bologna; cade ad Ustica un aereo civile. Cultura e Spettacolo Umberto Eco pubblica “Il nome della rosa”. Gli AC/DC pubblicano l’album “Back in Black”, secondo album più venduto nella storia della musica. Viene ucciso a New York John Lennon. Sport Si aprono a Mosca i XXII Giochi olimpici boicottati da 65 nazioni tra cui USA, Giappone, Canada e Germania Ovest per protesta contro l’invasione russa in Afghanistan. ICT Inizia in Giappone la commercializzazione del videogioco Pac-Man. Apple diventa public company con una offerta pubblica a 2,75$ per azione. IBM annuncia il DOS (Distributed Office System) che espande le capacità di calcolo alla gestione di testi e word processing. SAP sviluppa il proprio linguaggio di programmazione Abap , ancor oggi uno dei linguaggi più utilizzati al mondo grazie alla diffusione degli applicativi SAP. Primi balbettii di Erp A nche se può sembrare un azzardo, oso dire che i primi embrioni di sistemi Erp sono della seconda metà degli anni 70, sviluppati negli Stati Uniti per rispondere, e facendolo molto bene, alle esigenze delle aziende. E una grande scommessa è stata vinta da una società di software in Italia il cui direttore marketing, alla fine degli anni 70, fece un accordo di distribuzione con una Società di Boston, creata da due ex IBM e da un ex Arthur Andersen, che avevano sviluppato un sistema di controllo gestione di notevole successo negli USA. La fortuna fu che uno dei maggiori gruppi editoriali in Italia aveva deciso di introdurre in azienda una “cultura” di controllo gestione che andava ben oltre i tradizionali sistemi contabili. E fu il cliente “eretico” che aprì la strada a queste soluzioni partendo a usarlo con gli importi divisi per 1000, visto che la lunghezza dei campi non era sufficiente per le lire. Per i tempi la soluzione era piuttosto innovativa. Il “Bidone di dati” su cui si basava era un data base strutturato secondo tre livelli di una piramide: alla base confluivano i dati e le transazioni elementari; il livello intermedio conteneva una prima aggregazione “organizzativa” (per esempio: centri di costo); il terzo livello conteneva i dati ulteriormente aggregati secondo la struttura organizzativa dell’azienda rappresentata con tabelle facilmente definibili e modificabili. Tre Report generator operavano sui tre livelli consentendo di ottenere rapidamente situazioni riepilogative di fine mese. La cosa ovviamente piaceva poco agli informatici delle aziende perché temevano di veder ridurre il proprio potere!! >> Anna Verrini << “Killer … application!” M i trovavo presso Erredati, la software house di una appena nata “Conserve Italia”. Dovevamo discutere di come far partire le prime procedure informatiche (allora non ave- 26 VITE PARALLELE L’Apple II vo neanche un terminale sul tavolo: tutto carta, penna e telefono!). Vidi un oggetto strano, era un Apple II: funzionava con 2 piccoli dischetti di materiale plastico flessibile. Inserito il dischetto, dopo qualche rumore non proprio rassicurante, sul video appariva il logo di questo nuovo programma: “Visicalc”. “Cos’è ?” chiesi. Mi fu risposto: “Non lo so, prova a fare qualcosa, poi mi dici”. Cercai di capire a cosa serviva, il manuale in inglese era un po’ ostico, ma come sempre le figure aiutano. Ero da poco laureato in statistica, dove la rappresentazione dei numeri in tavole a doppia entrata (righe, colonne) era una consuetudine collaudata. “Cavolo”, pensai, “questo coso mi consente di fare i totali per riga e colonna e li ricalcola anche quando cambio un numero nella matrice e lo fa senza scrivere una riga di programma, davvero prodigioso!”. Avevo scoperto quella che sarà la “killer application” nel mondo dei pc per le imprese, ma non lo sapevo. Non sapevo neanche cosa fosse una “killer application”. Attesi qualche anno prima di avere un pc sulla scrivania con all’interno un altro mitico progenitore, Lotus 1-2-3, molto più potente del precedente. Oggi sappiamo che i diversi prodotti che uscirono, Supercalc, Lotus 1-2-3, Quattro, Multiplan, Excel, Calc, furono tutti divorati da Excel “il cannibale”. I miei giovani colleghi non lo sanno e non si sorprendono se nell’ultima versione i file non sono più compatibili con le versioni precedenti, semplicemente pensano “Sei obsoleto, non leggi neanche un file xlsx”. Per questo motivo oggi sopravvive l’ecosistema Microsoft, il cui assoluto punto di forza, “insostituibile”, è questo programma di nome Excel. “Toglietemi tutto, ma non il mio Excel”, dovrebbe recitare la prossima pubblicità. Ecco che cos’è una killer application. Oggi sappiamo che nel mondo dei Data Base e dei Big Data i file xls … sopravvivono allegramente, anzi coloro che desiderano far prosperare la propria applicazione cercano di integrare questo formato: “Non ti preoccupare puoi estrarre i dati in Excel e farci quello che ti pare”. La seconda parte dell’affermazione è discutibile e di fatto frutto di quotidiane dispute aziendali. Per quel che mi riguarda, da diversi anni ho smesso di autorizzare nuovi programmi di stampa di report: “Uscita in Excel, magari con chiamata dcom automatica e poi ci pensa l’utente a stampare … se ne ha voglia”. Se, come dice Gartner, ci sono un miliardo di pc nel mondo, sicuramente tutti hanno uno spre- adsheet installato e almeno un miliardo di persone lo usano. Non c’è competenza più diffusa nelle aziende: è uno dei motivi della straordinaria diffusione dei pc con sistema operativo Microsoft, è uno dei motivi per cui gli obsoleti pc sopravvivono. Ma questo Dan Bricklin, inventore di Visicalc, non lo sapeva e forse non ne ha tratto tutti i benefici. Bill Gates, sono convinto, ne conserva una foto sul suo comodino con Usb-led sempre acceso. >> Enrico Parisini << Il volontario I l 1980 è un anno che mi è molto caro, perché l’8 gennaio iniziai il mio primo lavoro: ero un operatore nel centro meccanografico di una multinazionale americana. Eravamo “barricati” all’interno di un bunker e solo poche persone erano autorizzate ad entrare. Il centro disponeva di un mainframe IBM 370/145 con consolle scrivente. La macchina aveva tutta una serie di lucine che pulsavano, indicando il funzionamento dei registri di memoria: sembrava un oggetto da fantascienza. Aveva ben 1 Mb di Ram, più un 1Mb aggiuntiva compatibile; quest’ultima era grande come un armadio a 5 ante. I jobs più complessi duravano anche 24 ore, quelli più leggeri solo un paio. Io e gli altri operatori indossavamo il camice bianco. I programmi da elaborare erano caricati in macchina tramite le schede perforate. Lo spazio occupato dal computer, stampanti, dischi, nastri, nastroteca, … superava i 200mq. I primi 6 mesi io feci il turno di notte da mezzanotte alle 8: essendo l’ultimo arrivato ero sempre “volontario”. Sembrano passate intere ere geologiche, ma sono solo 36 anni. >> Mauro Viacava << VITE PARALLELE 27 1981 1981 Storia e Politica Ronald Reagan diventa presidente USA; nello stesso giorno vengono liberati 52 cittadini americani tenuti in ostaggio in Iran per 444 giorni; termina la crisi diplomatica iraniana. Jaruzelski diventa primo ministro in Polonia. Viene ucciso Sadat in Egitto. Irlanda del Nord: inizia lo sciopero della fame dei detenuti dell’IRA e dell’INLA. Mitterrand viene eletto presidente della repubblica francese. In Italia continuano attentati ad opera delle Brigate Rosse, nonostante alcuni arresti; viene scoperta l’esistenza della loggia massonica P2. Nella cattedrale di St Paul si sposano Lady Diana e Carlo di Inghilterra. Il Papa subisce un attentato mentre attraversa piazza San Pietro a bordo della papamobile. Cultura e Spettacolo Simon e Garfunkel tengono “The Concert in Central Park” davanti a 500.000 spettatori a New York. Muore Bob Marley per un tumore alla pelle estesosi al cervello. ICT L’IBM lancia sul mercato il primo personal computer: il 5150, basato su processore Intel 8088 - rimarrà punto di riferimento per tutti gli anni 80 dei personal con architettura x86. Ms-Dos, nato da collaborazione IBM Microsoft, viene utilizzato come sistema operativo. Digitare “C:” seguito da un certo numero di comandi piuttosto criptici diventa parte delle attività quotidiane; il mondo scopre il tasto “barra rovesciata” (\). 28 VITE PARALLELE Prima lezione: “Il punto di vista” R icordo la mia prima settimana di lavoro presso una software house (definizione di allora anche per le società di consulenza informatica); ero l’ultimo arrivato, fresco di scuola e, quindi, pieno di orgoglio quando mi sedevo davanti allo schermo nero e digitavo comandi in Dos e addirittura interagivo con un foglio di calcolo Lotus 1-2-3. Dopo 5 giorni di lavoro la mia proposta fu quella di inviare ai nostri clienti i tabulati con i resoconti mensili su Lotus 1-2-3 tramite un floppy da 5.25”, anziché sui report cartacei stampati dalle procedure Cobol. Ricevuto il via libera preparai con grande attenzione il floppy per il primo dei clienti e lo portai al centralino, dove mi aspettava il fattorino per le consegne. Appoggiai il floppy sul banco e chiesi una busta alla ragazza, ma il fattorino in men che non si dica prese il floppy lo piegò in due e lo infilò nella tasca dei jeans dicendo “non serve la busta ho già fatto, a chi lo consegno?”. In quella occasione imparai la mia prima lezione: “Tieni sempre presente il punto di vista della persona che hai di fronte”. >> Giovanni Pota << Aquarius H o incontrato il mio primo pc agli inizi degli anni 80 del secolo scorso (!!!), quando, all’età di 7 anni, i miei genitori mi regalarono uno sconosciutissimo “Aquarius” della Mattel (https://it.wikipedia.org/wiki/Mattel_Aquarius). Da quel momento la mia vita prima, e la mia carriera dopo, furono indissolubilmente legate a questi gioielli tecnologici. Anche se inconsapevolmente, il mio primo approccio ai pc fu profetico perché il mio Aquarius era sostanzialmente sconosciuto rispetto ai L’Aquarius della Mattel modelli della Commodore che in quel periodo spopolavano, se così si può dire, ed io mi trovavo continuamente ad acquistare in edicola fascicoli con allegate cassette (chi le conosce più ora!!!), contenenti giochi per il Commodore che non funzionavano per l’Aquarius, e passavo giorni interi a cercare di farli funzionare. Ebbe così inizio la mia carriera di system integrator, carriera costellata di una miriade di insuccessi ovviamente. Dopo l’Aquarius incontrai sistemi più evoluti, il DPS 700 della Honeywell (http://www.computermuseum.li/Testpage/HoneywellBullDPS7000.htm), con supporti di memorizzazione da 8 pollici e capii che con questi strumenti si poteva fare ben altro. Sono passato poi agli Olivetti M24 con floppydisk da 5 pollici e ¼ che, a dispetto dei loro parenti più grandi, contenevano il doppio dei dati, Ram da 640 Kb e processore Intel 8088. L’apoteosi fu raggiunta quando mi regalarono il mio primo vero pc: un IBM con processore Intel 8086, 2 Mb di Ram, floppydisk da 3 pollici e ½ e, udite udite, Hd da ben 60 Mb ca. Era iniziata per me la stagione in cui, grazie al mio potente pc della IBM, che possedeva persino un’interfaccia grafica a supporto di quella testuale offerta dal sistema operativo Ms-Dos, il promettente Windows 1.0 della Microsoft, dedicavo le mie giornate a cercare di realizzare programmi, quasi sempre inutili, per svolgere le attività più disparate. La programmazione in Basic, linguaggio presente in Ms-Dos, era diventata la mia ossessione, ricordo di aver acquistato un giubbotto di jeans solo ed esclusivamente perché sul retro recava la scritta Basic. Dopo poco tempo il Basic lasciò il passo al Pascal sino a quando all’Università fui iniziato ai segreti del C, del C++ e dell’Assemmbler, ma soprattutto fui affascinato da un linguaggio che partendo dalla sintassi del C++ rendeva il lavoro dei programmatori più efficace. Era un linguaggio promettente, anche se la versione 1.0 all’epoca distribuita conteneva una quantità rilevante di bachi, e poi aveva come icona una tazzina di caffè fumante come a voler dire che era un linguaggio per veri programmatori che passavano il giorno a programmare e bere caffè per tenersi concentrati e svegli. Passati gli anni dell’università iniziai la mia carriera da system integrator, ma adesso non mi occupavo più di giochi per il mio pc, ma dei complicati e mastodontici sistemi utilizzati dagli Istituti di credito per gestire il proprio business. Frequentando i sistemi informativi delle banche era impossibile non imbattersi in quei computer che avevano terminali testuali e che “ragionavano” in maniera completamente diversa dagli Home pc: i mitici AS400. Sino a questo momento il mio progressivo viaggio nel mondo dei pc ha sempre avuto una controparte fisica, tangibile, dotato di una sua voce (lo scorrere del nastro magnetico, il movimento dei braccetti degli hard disk, il rumore delle ventole dei server, il sistema di raffreddamento delle server farm), poi è iniziata l’era del cloud e della smaterializzazione dei grandi sistemi. Oggi nel mondo dell’informatica è sempre più raro incontrare server fisici; i sistemi sono ospitati nella grande nuvola digitale che ci permette continuamente di erogare servizi sempre più potenti ed efficienti, ma che sta facendo progressivamente sparire il fascino romantico di un lavoro che ti faceva passare intere giornate rapito da quegli agglomerati di led, cavi ed apparati di ogni sorta… >> Luigi Caligiuri << Archiviazione A rchiviare i proprio dati e i propri programmi (Fortran, Cobol o C che fossero…) era, allora come oggi, essenziale. Allora forse ancora di più di oggi perché il passaggio dalle schede perforate ai dischetti non era stato così immediato e compreso da tutti. Le schede erano un qualcosa di fisico (carta bucata), i dischetti erano un involucro nero (sarà nato da qui il modo di dire “black box”? non credo, ma si addice al sentimento provato dai primi utilizzatori) per di più inutilizzabile senza avere a disposizione un lettore apposito dentro un pc ed un software in grado di trasferirne il contenuto sui mainframe che avrebbero utilizzato tali dati e programmi. Quindi essenziale era memorizzare sui dischetti i dati, nella sequenza corretta, in modo da poterli caricare successivamente sul mainframe per le elaborazioni. Agli inizi della mia carriera informatica facevo una volta la settimana un servizio di assistenza utenti presso un dipartimento dell’Università Statale di Mi- VITE PARALLELE 29 1982 1982 1981 lano. Il compito principale che svolgevo era caricare sul mainframe Sperry Univac i set di dischetti che i vari ricercatori e professori mi portavano. Un giorno mi compare davanti un professore con la solita richiesta di caricamento e mi fornisce un raccoglitore contenente i floppy disk (quelli flessibili e grandi). Apro il raccoglitore e trovo tutti i dischetti perfettamente in sequenza… purtroppo però il raccoglitore era di quello del tipo ad anelli e i dischetti erano “infilzati” nei buchi per poterli girare! Non saprò mai che faccia feci ma credo che sia stata abbastanza chiara perché il professore (che aveva solo quella copia dei dischetti) non disse più una parola per tutto il tempo che impiegai a cercare di spiegargli il motivo per il quale non avrebbe mai più recuperato i suoi dati… non so se capì il motivo, ma sicuramente comprese il risultato fallimentare della sua perfetta ed ordinata classificazione. >> Luciano Guglielmi << Storia e Politica L’esercito argentino occupa le isole Falkland. Le forze armate israeliane invadono il Libano meridionale. In URSS muore Breznev, a capo del paese dal 1964; gli succede Andropov. In un agguato mafioso vengono uccisi il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e la moglie. Cultura e Spettacolo Escono i film di successo: “Conan il barbaro” con Arnold Schwarzenegger, “E.T. l’Extra-Terrestre” di Steven Spielberg, “Blade Runner” di Ridley Scott con Harrison Ford, “Rocky III” e “Rambo” con Sylvester Stallone. Nascono le televisioni Italia1 e Rete4 Sport Durante le prove per il Gran Premio del Belgio di Formula 1 muore tragicamente Gilles Villeneuve; vincerà il mondiale Keke Rosberg. L’Italia vince il mondiale di calcio in Spagna. ICT Durante l’International Summer Consumer Electronics Show viene presentato l’home computer Commodore 64: se ne cominciano le vendite al dettaglio in USA al prezzo di lancio di 595 dollari; sarà il computer più venduto della storia con 17 milioni di esemplari. Viene prodotto il primo Compact Disk rivoluzionerà l’industria discografica, ma non solo. 3 senior manager di Texas Instruments fondano Compaq, il cui nome deriva da “Compatibility and Quality”, dal momento che dalla sua creazione Compaq produce alcuni dei primi computer IBM compatibili. Diverrà in pochi anni il più grande fornitore di personal computer al mondo. I Floppy disk 30 VITE PARALLELE Adventureland S e qualcuno dovesse mai chiedermi “Quando sei diventato un informatico?” risponderei senza ombra di dubbio: “Dicembre 1982”. Nel maggio di quell’anno, per la prima comunione, avevo avuto in regalo una splendida console Atari Vcs 2600. Tuttavia, la mia curiosità non era soddisfatta da un oggetto che mi permetteva di interagire solo limitatamente con i videogames. Per questo motivo la mia richiesta per il binomio compleanno/Natale 1982 fu un home computer: più precisamente un Commodore Vic-20 accessoriato con il suo letargico mangianastri. Alcune settimane più tardi, dopo aver divorato il suo manuale d’uso e copiato qualsiasi listato Basic mi fosse capitato a tiro, ero in grado di programmare in modo rudimentale ma abbastanza autonomo, salvo il fatto che il Basic Commodore era molto più limitato della mia fantasia da bimbo di 8 anni. Il mio sogno, dopo aver giocato ad Adventureland di Scott Adams, era quello di realizzare una avventura testuale in italiano. Quando non potevo usare il Vic20, perché magari i miei genitori volevano vedere la tv, passavo buona parte del tempo libero a scrivere idee di listati in Basic su fogli di carta a quadretti o semplicemente a progettare il mio videogame. Purtroppo, i 3,5Kb disponibili del Vic-20 spensero ben presto le mie ambizioni con un bel “?out of memory error”: compresi immediatamente che l’informatica non sarebbe stata tutta rose e fiori… >> Alfonso Stuardi << pochi negozi di computer erano punti di ritrovo degli appassionati, che spesso affiancavano il negoziante nel consigliare gli acquirenti, ad esempio spiegando perché era meglio spendere per un computer con un lettore di floppy disk, anziché accontentarsi di uno che salvava i dati su audiocassette… Io avevo un Sinclair Zx-81 e, da buon appassionato, leggevo tutte le riviste del settore che mi capitavano sottomano, anche quelle di un’informatica professionale che mi era ancora ignota (avevo quindici anni). In quell’anno in particolare, uscirono i primi numeri della rivista ZeroUno. Nel numero 2, ho letto un articolo che per qualche motivo mi colpì: “Perché il manager Edp non fa carriera”, tanto che ad anni di distanza me lo ricordo senza doverlo andare a rivedere. Diceva sostanzialmente che l’informatico ama restare nel proprio datacenter, interessandosi poco del resto dell’azienda, al punto di rinunciare alla carriera pur di non muoversi da lì, e quindi gli informatici che arrivavano ai vertici delle aziende erano molto pochi. Negli anni successivi, ho ripensato spesso a quell’articolo, e mi è sempre sembrato che fosse assolutamente attuale. Anche adesso. Il mangianastri del Commodore Vic-20 >> Claudio Telmon << Tecnici per natura N el 1982 la scena dei personal computer era molto variegata: oltre all’Apple IIe (e ai suoi cloni, come il Lemon II prodotto anche in Italia a Ravenna), al Commodore Pet e al Trs-80, che più o meno coprivano il mercato degli usi (semi)professionali del personal computer, c’era una gran varietà di personal computer per l’appassionato: da quelli di Atari a quelli di Sir Clive Sinclair, passando per le schede programmabili assemblate in casa. I VITE PARALLELE 31 1983 1983 Deposito chiama… “DPS 4” Storia e Politica Ronald Reagan annuncia l’avvio della S.D.I. (iniziativa di difesa strategica), che diventa presto nota con il nome di “scudo spaziale”. Le elezioni politiche in Gran Bretagna confermano la maggioranza dei conservatori guidati da Margaret Thatcher. Roma: si conclude il processo Moro con l’ergastolo a Mario Moretti, Prospero Gallinari, Lauro Azzolini e altri 29 imputati; Palermo: in via Pipitone Federico un’autobomba imbottita di tritolo esplode uccidendo il giudice Rocco Chinnici, due agenti di scorta e il portiere dello stabile. N Cultura e Spettacolo Viene presentata alla stampa internazionale la nuova Fiat Uno. Sport Björn Borg si ritira dal tennis dopo aver vinto per 5 volte di seguito il Torneo di Wimbledon. La nazionale italiana di basket vince il campionato europeo di pallacanestro maschile in Francia. Scienza Viene scattata la prima foto del virus HIV da parte di C. Dauguet. ICT Arpanet cambia ufficialmente protocollo per usare Internet Protocol (IP) dando vita a Internet. Apple Computer annuncia il personal computer Apple Lisa. Esce la prima versione di Lotus 1-2-3. Microsoft rilascia la prima versione di Word per Dos. Olivetti sigla una partnership con AT&T a seguito della introduzione sul mercato di M24, un personal computer IBM compatibile : AT&T venderà i pc Olivetti sotto proprio brand in USA e Olivetti potrà commercializzare i sistemi mini di AT&T nei propri mercati. La versione 3 di Oracle è scritta in C, è hardware independent e può essere eseguita su mainframe, minicomputer e pc rendendo disponibile la tecnologia data base relazionale in ogni ambiente. IBM rilascia il suo Relational Database Management System: Db2, scritto in C, C++ e Assembly, finalizzandolo dapprima ai mainframe, riscrivendolo poi per ogni piattaforma, mantenendo una base comune. 32 VITE PARALLELE L’Olivetti M24 el 1983 la Colacem aveva due stabilimenti e 4 depositi che utilizzava come punti vendita dei propri cementi confezionati in sacchi. Solo per i due stabilimenti era stato possibile ottenere linee dedicate per la trasmissione dei dati a costi ragionevoli per il business, per cui i documenti di trasporto che arrivavano dai depositi erano compilati a mano o al massimo con una macchina da scrivere, privi però degli opportuni controlli anagrafici che erano prerogativa di un collegamento online. Un ulteriore problema era dovuto al fatto che questi documenti venivano recapitati in sede da un corriere occasionale, in genere un dipendente che aveva necessità di recarsi presso il deposito o più spesso un camionista che trasportava cemento dallo stabilimento al deposito stesso; di conseguenza i ritardi nella consegna si ripercuotevano sulla tempistica della fatturazione e della conseguente emissione delle ricevute bancarie. L’introduzione sul mercato del personal computer della Olivetti M24 fu vista subito come l’occasione per poter informatizzare, anche se in maniera primitiva, l’emissione dei documenti prodotti dai depositi e trasferire i relativi dati alla sede. Con grande lena iniziammo a sviluppare dei programmi in Gw-Basic che permettessero il trasferimento dei dati anagrafici dal nostro elaboratore centrale, Honeywell Dps 4, verso il personal computer M24 installato presso i depositi ed emettere i documenti in modalità offline con lo stesso grado di affidabilità di quelli emessi online. A fine giornata un ulteriore programma permetteva il trasferimento, questa volta verso il nostro elaboratore centrale, delle informazioni memorizzate relative alle bolle di vendita. Così facendo eliminammo le due criticità prima elencate e cioè l’affidabilità e la disponibilità delle informazioni. Ancora ci ricordiamo, ridendo, degli strani rumori emessi dai modem nella fase iniziale del collegamento tra M24 e Honeywell DPS 4, collegamento che avveniva utilizzando una normale linea telefonica. >> Massimo Vispi << Rivoluzione N ella prima metà degli anni ottanta il Gruppo Hoechst Italia, consociato dell’omonima azienda chimico farmaceutica tedesca fra le più grandi ed importanti del mondo, aveva raggiunto nel nostro Paese dimensioni veramente notevoli, diventando una delle maggiori realtà industriali e commerciali del settore. Otto stabilimenti produttivi e nove Società, di cui tre nel settore Farmaceutico ed una nel settore agroveterinario, e molte divisioni per la commercializzazione dei prodotti chimici (chimica organica e inorganica, fibre, tessili e così via). Il fatturato superava già allora i 1.300 miliardi di lire. Alla crescita industriale e commerciale del Gruppo non aveva fatto però seguito una altrettanto veloce crescita e maturazione del sistema informatico aziendale e, nonostante l’influsso e l’aiuto della casa madre tedesca, l’hardware (IBM 4341-1), il sistema operativo (Dos-Vse) e la rete di terminali online e soprattutto la struttura organizzativa del settore Edp erano divenuti inadeguati a fare fronte alle necessità informative sempre crescenti. Si era così creata una situazione drammatica di backlog, talvolta con ritardi anche di anni, e senza alcuna pianificazione per lo sviluppo di nuove applicazioni. Il 75% del tempo del personale di sviluppo (analisti e programmatori) era occupato in manutenzione ed il poco sviluppo di nuove applicazioni avveniva senza una oculata scelta delle priorità e con tempi lunghissimi. Gli utenti erano sempre più scontenti e riversavano sulle carenze dell’informatica responsabilità spesso di natura completamente diversa. A questo punto la Direzione dell’azienda decise VITE PARALLELE Un angolo della computer room Hoechst Italia nel 1985. Si vedono l’unità di controllo linee e le unità a disco IBM 3350 e, sul fondo, 3380 33 Introduzione di una metodologia di sviluppo dei nuovi progetti articolata in 5 diverse fasi e che prevedeva la partecipazione attiva degli utenti richiedenti. In breve tempo si raggiunsero risultati molto positivi, con grande soddisfazione della Direzione aziendale e della Casa Madre. Coraggio e determinazione, nella consapevolezza che i Sistemi Informativi potevano veramente costituire il fattore discriminante per una azienda efficiente. >> Carlo Delia << Un particolare della stampante laser Siemens ad alta velocità installata in Hoechst Italia nel 1984 una rivoluzione, che prese le mosse da una vera e propria ridefinizione culturale ed organizzativa: Assunzione di un nuovo responsabile del settore Edp, diventata in quegli anni Direzione Organizzazione e Sistemi, non più alle dipendenze del direttore amministrativo, ma direttamente dell’alta direzione aziendale (Comitato Esecutivo). La nuova direzione viene coinvolta nella pianificazione aziendale a breve e a medio-lungo termine, conosce le necessità informative future dell’azienda e svolge anche un fondamentale ruolo organizzativo. Costituzione di un Comitato Sistemi Informativi, composto dai direttori delle diverse unità, per la condivisione e approvazione del piano annuale e delle strategie IT a medio-lungo termine. Introduzione delle funzioni: _“Tecnologie” con la responsabilità per tutti gli aspetti tecnologici; _“Infocenter” con l’incarico di analizzare i software su mainframe presenti sul mercato per l’informatica personale; Lancio di un importante piano di acculturamento e di formazione per gli utenti, così da garantirne maggiore coinvolgimento e responsabilizzazione; L’armadio contenente i modem per il collegamento remoto: 5 linee dedicate collegano la Sede di Milano con la casa madre in Germania e con i principali poli periferici 34 1984 1984 1983 VITE PARALLELE Forum I ncludendo il periodo scolastico mi occupo di informatica dal 1978, un lungo periodo, quasi quarant’anni. Il primo sistema su cui ho lavorato è stato un Pdp 11/34 Digital con ancora una parte della memoria a nuclei magnetici; oggi ho a casa una connessione internet a 300Mb e almeno una ventina di aggeggi collegati alla rete WiFi. Ho visto e utilizzato tante tecnologie, ma se guardo indietro quello che mi torna alla mente sono alcuni momenti dove, pur consapevole degli strumenti che stavo utilizzando, nel ricordo prevale lo stupore. Erano i primissimi anni ottanta e stavo sviluppando un symbolic debugger in Olivetti; non ricordo quale fosse il problema che dovevo risolvere, ma mi ero completamente bloccato non riuscendo a trovare risposte nella documentazione e dai miei colleghi italiani. Qualcuno mi suggerì di mandare una mail a Cupertino; venni accompagnato alla postazione di un Vax (sempre Digital) e, una volta creato un account di posta elettronica, inviai oltreoceano il mio quesito. Passata meno di mezz’ora ricevetti la risposta! Ed era proprio quello che mi serviva! Avevo avuto accesso all’antesignano di un “Forum.” Oggi siamo sommersi da sistemi di comunicazione più o meno invasivi, ma all’epoca questa semplice esperienza mi diede la misura di quanto le comunicazioni digitali avrebbero influenzato le relazioni professionali. E non solo. >> Paolo Ciceri << Storia e Politica Il Vaticano e gli Stati Uniti stabiliscono relazioni diplomatiche stabili dopo una rottura durata 117 anni. Il primo ministro indiano Indira Gandhi viene assassinata da alcune sue guardie del corpo di religione sikh. Nella città di Brighton, in Gran Bretagna, l’IRA fa esplodere una bomba all’interno del Grand Hotel della città : obiettivo dichiarato l’allora capo del governo Margaret Thatcher, presente in città assieme al resto del suo governo. Italia: viene costituito il movimento autonomista Lega Lombarda; durante un comizio per le elezioni europee a Padova il segretario del PCI Enrico Berlinguer viene colpito da emorragia cerebrale: morirà l’11 giugno. Scienza Muore in Canada il “paziente zero” dell’epidemia di Aids. Sport Nello stadio San Paolo a Napoli viene presentato Diego Armando Maradona. La Juventus vince il suo 21° scudetto e si aggiudica poi la Coppa delle Coppe. ICT: La Apple presenta il primo computer della serie Macintosh. IBM presenta il sistema operativo OS/2 per i propri pc. HP introduce le stampanti con tecnologia thermal inkjet con il debutto delle HP ThinkJet. Con un capitale di soli 200.000 Rmb (circa 25.000 dollari) Liu Chuanzhi con altri 10 colleghi lancia la New Technology Developer Inc., con il supporto della Accademia Cinese delle Scienze. La società diventerà poi Legend ed infine Lenovo. Nello stesso anno Michael Dell, a 19 anni e con 1000 dollari, fonda la PC’s Limited con una idea innovativa per il design e la commercializzazione della tecnologia. Connessioni creative A gli inizi degli anni 80 non era facile gestire le comunicazioni in aziende con forte distribuzione geografica. Venivano utilizzati i metodi più strani ma, per fortuna, la fantasia non mancava. Molto spesso, sino al punto di diventare inflazionato, le società usavano il così detto “fuori sacco”: gli ordini erano inviati dai punti di raccolta alla sede centrale consegnandoli al capotreno dell’ultimo treno in partenza per la città sede dell’azienda e ritirati all’arrivo da persone dell’azienda stessa. Era un metodo efficace per sostituire un servizio postale inefficiente, e rispondere all’esigenza di attivare al più presto il ciclo di evasione ordini con beneficio sia del cliente che dell’azienda. Nella prima metà degli anni 80 un servizio time sharing, “convertito” in servizio di trasmissione dati, consentì di risolvere il problema della gestione delle parti di ricambio tra la sede centrale di una società automobilistica e le oltre 400 concessionarie in Italia. Il time sharing avrebbe avuto vita breve ma la realizzazione del nuovo servizio contribuì a salvare grossi investimenti fatti e a risolvere un importante problema organizzativo. In Italia Infonet aveva solo 3 punti di accesso e Itapac era un oggetto misterioso anche per i tecnici della SIP. Si arrivò a circa 15 punti con l’accordo con un gruppo petrolchimico con stabilimenti su tutto il territorio italiano. Arrivarono sul mercato Epson e Olivetti con gli Hx20 e gli M10. Gli Hx20 furono utilizzati in tutte le concessionarie per trasmettere gli ordini delle parti di ricambio e ricevere le informazioni relative a disponibilità e tempi/modalità di consegna. L’Olivetti M10 venne utilizzato alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 da alcune testate sportive. Il giornalista, finito il pezzo “in locale” si collegava al nodo di Los Angeles e lo trasmetteva; il giornale, con un’altra telefonata urbana, si scaricava il pezzo pronto per essere immediatamente mandato in pagina. Eravamo lontani da Internet che ha reso banale queste applicazioni, ma sicuramente la fantasia ancora una volta contribuì a risolvere importanti problemi organizzativi. >> Anna Verrini << VITE PARALLELE 35 Syntax Error N el 1984 ho compiuto 11 anni. Ovviamente l’informatica per me non esisteva e i computer erano cose da film. Nel 1982 era stato lanciato il Commodore 64, che nell’83 era stato commercializzato anche in Italia. Uno zio medico l’aveva comprato per farci girare le prime rudimentali applicazioni di office automation e i miei cugini si divertivano con i videogiochi dell’epoca. Un giorno andai a trovare questi zii e nel salotto la scatola grigio-marrone faceva bella mostra di sé collegata al televisore di casa. Il computer era acceso e, come molti ricorderanno, un cursore quadrato lampeggiava sul prompt dei comandi. Non avevo visto mai niente di simile e non avevo idea di come si usasse l’aggeggio. Tuttavia non chiesi niente e, non so perché, mi avvicinai alla tastiera e cominciai a scrivere. Avevo iniziato la prima media, che all’epoca, almeno nei piccoli centri come quello in cui abitavo io, era la prima classe in cui si affrontava l’inglese. Dunque cominciai a scrivere diligentemente una semplice frase in inglese: “My name is Francesco, what’s your name?” e premetti invio. La risposta fu un criptico e gelido “Syntax error”: io non lo sapevo ma sarebbe stato il primo di una lunga serie. I miei zii seguirono la scena prima con curiosità, poi con un sorriso e forse infine con un po’ di condiscendenza. Sicuramente sulle mie aspettative di allora su quale fosse la modalità di interazione con un computer pesavano molto le suggestioni cinematografiche o fumettistiche. È vero però che l’intelligenza artificiale e il riconoscimento del linguaggio naturale, se sono una delle sfide più ardue dell’informatica, replicano in fondo funzioni del cervello umano che chiunque sviluppa nei primi anni di vita: ci si può quindi ingenuamente aspettare che siano appannaggio di macchine che in altri contesti risolvono facilmente problemi inarrivabili per le persone. Questo episodio mi è tornato in mente spesso in questi ultimi anni. Infatti per Anna, mia figlia che 36 1985 1985 1984 VITE PARALLELE Storia e Politica oggi ha sette anni, è naturale dire “chiediamolo a Siri” o “chiediamolo a Cortana” e rivolgere domande più o meno sensate ai cellulari mio o di mia moglie. La imita Sara, la sua sorella di un anno, che perentoriamente rivolge agli stessi dispositivi esclamazioni inarticolate, ricevendo come risposta un cortese ma sconsolato “Credo di non aver capito”. In fondo, un “Syntax error” 2.0. Mosca: dopo la morte di Konstantin Cernenko, viene nominato segretario del Pcus Michail Gorbacëv. Cinque Stati membri della CEE firmano gli Accordi di Schengen: Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania e Paesi Bassi. Desmond Tutu diventa il primo vescovo anglicano nero di Johannesburg. Al primo scrutinio, viene eletto Presidente della Repubblica il democristiano Francesco Cossiga. >> Francesco Cavarero << Cultura e Spettacolo Il Commodore VC20 Michael Jackson e la fondazione “USA for Africa” registrano il singolo “We Are the World”. Londra - Filadelfia: si tiene il megaconcerto Live Aid organizzato dal cantante irlandese Bob Geldof. Sport La pallina E ra il 1984 quando, estasiato, scartavo il regalo di Natale e sotto le strisce di carta strappata compariva “Commodore VC20”. Già all’età di 11 anni desideravo un computer per la magia che rappresentava negli anni dei primordi informatici. Ricordo con emozione le giornate passate a dettare centinaia di righe di codice in Basic, mentre mio padre trascriveva pazientemente sulla tastiera. Finché il lancio del comando “Run” ci lasciava per qualche istante col fiato sospeso. Il più delle volte compariva l’errore “Syntax Error on line XY” e via a riprendere il listato e correggere gli errori. Ma che spettacolo quando, dopo ore di debug, compariva una striscia che si muoveva o una pallina che girava per lo schermo! >> Marco Giora << L’Hellas Verona vince il suo primo Scudetto in Serie A. A Bruxelles si disputa la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool: prima dell’incontro, gli incidenti dentro lo stadio provocano la morte di 39 persone. Sergei Bubka è il primo atleta al mondo a superare la barriera dei 6 metri nel salto con l’asta. Matt Biondi è il primo uomo al mondo a nuotare i 100 m stile libero sotto i 49 secondi. Scienza Una spedizione franco americana individua il relitto del Titanic. ICT Viene introdotta la token-ring, local area network per lo scambio tra personal computer. Viene inaugurato il sistema operativo Windows 1.0. Lo sviluppo ha richiesto due anni in più rispetto a quanto previsto; gli scettici avevano cominciato a chiamare il sistema “vaporware” poichè non se ne vedeva traccia. L’innovativa interfaccia a “finestre” manda in pensione gli astrusi comandi “C:”. Per essere eseguito Windows 1.0 necessita di almeno 256 KB, due unità disco floppy e una scheda grafica. Steve Jobs lascia Apple, acquisisce Pixar e NeXT ; rimane in possesso di una sola azione Apple. “30: Windows in caserma” da “Romanzo di Formazione” I l colonnello G.D. (successivamente generale G.D ed oggi buonanima G.D.), all’epoca in cui ancora cavalcava in Piazza d’Armi, pensò di dotare la sua caserma di un pc Windows. Lungimirante ed innovatore, il Colonnello pensava di modernizzare gli uffici con una ventata di tecnologia. Scelse come campo di prova la contabilità della mensa ufficiali. Io, in qualità di scritturale, mi trovai ad assistere in prima linea al terribile flop: il progetto naufragò rapidamente ed inesorabilmente. Come mai? La colpa fu della Leva universale obbligatoria: i sottufficiali non si fecero mai convinti della utilità del pc, avendo a disposizione i coscritti: mano d’opera gratuita infinita e ragionevolmente scolarizzata. In conseguenza di questo fattore, conveniva fare tutto manualmente. Conveniva scrivere a mano i registri, copiarli a mano, quadrarli a mano. La carta carbone veniva accettata obtorto collo, le fotocopiatrici erano guardate con giusta diffidenza e con sdegno… Figuriamoci il pc, non ne parliamo! Il Colonnello aveva anticipato i tempi e non aveva tenuto in giusto conto – e dagli! – il Fattore Umano. Transeat, ora galoppa allegramente nei pascoli del Valhalla e saluta a sciabola sguainata con l’usato, ma sempre gagliardo, grido di guerra: “Voloire!” >> Achille Poretta << L’arroganza della conoscenza N el 1985, agli albori della diffusione del personal computer nelle piccole e medie aziende Italiane, frequentai il mio primo corso di informatica. Non ero nuovo alla materia, ma si trattava per me del primo corso strutturato, erogato da un ente VITE PARALLELE 37 1985 1985 pubblico e, particolare non irrilevante per me giovane disoccupato che aveva appena abbandonato gli studi, addirittura regolarmente remunerato. Si teneva all’interno di una struttura militare suscitando la curiosità dei giovani di leva e soprattutto dei sottufficiali anziani completamente impreparati su questi argomenti. Cosa era quella macchina molto simile ad una televisione, che avevano visto usare – qualcosa di simile almeno credevano – solo dai giovani che nei bar sparavano a orde di marziani ed altri mostri spaziali? Ci guardavano con curiosità e dubbio. La curiosità di chi pensa di star perdendo qualcosa che forse deve conoscere ed il dubbio, autoconsolatorio, di chi pensa che si stiano forse sperperando danari pubblici. Noi non eravamo da meno: curiosi verso un mondo che non conoscevamo e dubbiosi verso il loro modo di “fare le cose”. Eravamo, però, decisamente più arroganti. Avevamo fatto una scelta d’avanguardia; conoscevamo – o credevamo di conoscere – una tecnologia nuova, non comune, e questo ci faceva sentire superiori come i portatori di una verità nuova quanto assoluta. La nostra arroganza si manifestava ad ogni domanda o richiesta di informazione da parte di quelli che in futuro sarebbero diventati i nostri potenziali utenti. Il nostro senso di superiorità quali tecnici, sapienti, sacerdoti di questa nuova religione trovò il culmine quando uno dei sottufficiali più anziani, quello che gestiva il magazzino vestiario, chiamò alcuni di noi per avere dei chiarimenti. “Aveva capito cosa erano quelle macchine, disse, un misto tra una calcolatrice ed una macchina da scrivere”. Noi non cercammo di spiegargli nulla, non era in grado di capire, ne eravamo arrogantemente sicuri. Con il tempo mi sono reso conto che noi stessi non eravamo in grado di spiegarlo. Pensateci: spiegate cosa è un computer a chi ne ha solo vagamente sentito parlare: al massimo potete dirgli cosa fa. La “macchina” era e, forse, per fortuna è rimasta anche per noi misteriosa, almeno un po’. Sembrava comunque quello più interessato e probabilmente ben disposto nel considerarci qualcosa di diverso da dei semplici perditempo. Ci sono anziani che spingono affinché le novità vengano accettate. Non ho mai capito se si tratta di esperienza che con gli anni si stratifica in una particolare forma di intelligenza oppure, se, con il tempo, si formi una maturità particolare che spinge a dire: “ho fatto quello che potevo, 38 VITE PARALLELE ora tocca a voi: datevi da fare, lo farete meglio di me!”. Forse, più semplicemente, il mondo è pieno di persone più intelligenti di noi ma non riusciamo a vederle. Qualcosa comunque cercammo di spiegargli: non potevamo essere scortesi. Quella macchina avrebbe potuto tenergli in ordine il magazzino, registrare le entrate e le uscite consentendogli un inventario in tempo reale. “Quindi la portate nel magazzino e questa vede e rileva tutto quello che c’è e se lo scrive?” Era avanti, ci siamo quasi a qualcosa del genere ma in quel lontano anno del secolo scorso la cosa ci fece solo ridere in modo esagerato ed antipatico mentre cercavamo di immaginare, raccontandocelo con grossolane imitazioni, uno dei grossi monitor monocromatici che, stile C1P8 di Star Wars, girava nel magazzino registrando la quantità di divise ed i pacchi di lenzuola. Il vecchio sottufficiale capì che lo stavamo prendendo in giro ma fece finta di nulla. Ci guardò con un’espressione amara che sembrava dire: “vi ho aperto la porta di casa, vi ho accolto senza pregiudizi e voi me ne scaricate addosso un vagone!”. Fu come una fucilata, vedere un vecchio umiliato e offeso dalla nostra inutile arroganza. Capimmo subito di esserci comportati in modo meschino. La nostra meschinità continuò nel non chiedere scusa, nell’allontanarci in fretta, nel non parlarne più, nemmeno tra di noi. Scoprimmo, poi, che quello era il primo approccio per la “meccanizzazione” di quel magazzino che, ovviamente, avvenne senza di noi alcuni anni dopo. Si tratta di un episodio che porto con me da oltre trent’anni. Ho riscontrato questo tipo di arroganza in molti, non tutti per fortuna, collaboratori giovani e consulenti con cui ho lavorato negli anni seguenti: tu non sai, ergo non capisci e molto probabilmente sei stupido. Qualcuno, da qualche parte ha anche creato la sgradevolissima parola “utonto” da usare invece di utente. È una logica che da quel giorno ho rimosso dal mio lungo percorso personale e professionale. Ho sempre pensato, confortato dai fatti, che chi persegue questa strada difficilmente ottiene risultati soddisfacenti. Dedicare la giusta attenzione all’utente, ascoltare qualsiasi obiezione, per quanto apparentemente assurda, è stato ed è ancora il mio credo professionale. “L’arroganza della conoscenza” ci mette nei confronti degli utenti o potenziali tali, in una posizione che non ci fa comprendere la realtà che abbiamo di fronte e che dobbiamo, per lavoro, interpretare e de- Commodore 64 scrivere in un flusso o in una procedura. Pensiamo di sapere già tutto, di non aver bisogno di risposte e tralasciamo ciò che ovviamente non sappiamo perché figlio di un altro sapere. Nel caso migliore perdiamo il cliente – interno o esterno che sia – nel peggiore sbagliamo completamente l’obiettivo. Dall’altra parte della scrivania, che si tratti di una persona, di un azienda o di un reparto, c’è un problema che per essere risolto deve essere prima compreso. >> Claudio Nasti << Una nuova scuola per informatici A settembre del 1985 all’Istituto tecnico industriale ‘Leonardo da Vinci’ di Borgomanero (Novara) veniva inaugurata la sezione ‘Informatica’. Le lezioni erano prevalentemente svolte senza mezzi tecnologici. Niente proiettori e niente grandi schermi e niente rete Lan. Ricordo che all’epoca vi erano solo un paio di pc Olivetti M24 utilizzati a turno e a gruppi di 2 alunni. Non vi era password e login di accesso. Erano dotati di doppio floppy disk da 5 1/4 inch da 360 Kb, senza hard disk con video Crt ai fosfori verdi e scheda grafica Hercules. I floppy erano scrupolosamente custoditi dall’assistente di laboratorio nell’armadio metallico chiuso a chiave e distribuiti solo per lo stretto necessario. Uno per il sistema operativo e uno per il codice sorgente e relativo compilatore. Il linguaggio di programmazione studiato per lo sviluppo software era il Pascal e il Gw-Basic con i quali venivano svolti semplici esercizi di visualizzazione di funzioni matematiche. La videoscrittura era supportata dal software Wordstar e per il foglio di calcolo veniva utilizzato il famosissimo Lotus 1-2-3, molto lontano dalle applicazioni Ms-Office dei giorni nostri. Ancora nessuna traccia dell’interfaccia grafica Windows. Il sistema operativo Ms-Dos era alla versione 3.0 che garantiva le funzionalità essenziali. Si evidenziavano da subito carenze di memoria Ram e si rendeva necessaria una continua ottimizzazione nel Config.Sys e Autoexec.Bat. Per la stampa veniva utilizzata una stampante Olivetti ad aghi 132 colonne... ancora ricordo il rumore stridente e la lentezza di stampa. Per i fogli niente formato A4 ma moduli continui a righe trascinati da un meccanismo sempre inceppato. Spesso si litigava con il compagno per avere il pieno controllo del pc. Avere un compagno svogliato significava di fatto avere il pc tutto per sè, avere un compagno ‘smanettone’ una sciagura per non poter toccare mai la tastiera. Il professore di informatica al suo primo anno di insegnamento scriveva con gessetto bianco sulla lavagna i concetti astratti dell’informatica senza mai concretizzarli al computer. Gran parte degli alunni possedeva il Commodore 64 con il quale si era appassionato all’informatica. Il videogioco Pacman e Tetris erano davvero diffusi ovunque. >> Giancarlo Antonioli << Body Building N el 1985, agli albori della mia carriera professionale, facevo l’operatore meccanografico. Uno dei compiti del turno serale era eseguire i backup dei vari sistemi, tra cui il Digital Pdp 11/84. Questo computer utilizzava dei dischi rimovibili del peso di alcuni Kg che avevano un indicatore al mercurio sul manico indicante il livello di affidabilità fisica del dispositivo. Altro che palestre lowcost, di moda negli ultimi tempi! Già allora facevo body building gratuito ... e non lo sapevo! >> Riccardo Salierno << VITE PARALLELE 39 1986 1986 Storia e Politica Reykjavík: summit USA-URSS tra Gorbacëv e Ronald Reagan. Francia: viene nominato primo ministro Jacques Chirac. Cernobyl (Ucraina): incidente alla centrale nucleare, reattore n.4 (esplosione non nucleare). Cultura e Spettacolo Esce negli Stati Uniti Top Gun, film di Tony Scott. Viene pubblicato in Italia il primo numero della serie a fumetti Dylan Dog. Scienza Lo Space Shuttle Challenger esplode nella fase di decollo: tutti e sette gli astronauti muoiono nell’incidente. ICT Internet in Italia: si verifica il primo ‘ping’ che collegò l’Italia a Arpanet tra il Cnuce di Pisa e la sede di Comsat a Roaring Creek, Pennsylvania. Oracle viene quotata in Borsa; è una società con 450 dipendenti e un fatturato di 55 Milioni di dollari. Giappone: esce Super Mario Bros. Si diffonde in tutto il mondo il primo virus informatico, (c)Brain. Arti N egli anni 80 molti giornali avevano la tipografia che lavorava ancora in piombo. Ma proprio in quel periodo un’innovazione radicale per il settore provocò una rivoluzione epocale: da un lato stravolse il modo di lavorare, dall’altro eliminò per i tipografi il rischio delle gravi malattie professionali provocate dal piombo. I primi sistemi vennero sviluppati da persone del settore che rilasciarono soluzioni eccellenti, basate prevalentemente su Pdp11 e successivamente Vax, ma con vita utile molto breve. La ridotta o nulla cultura ed esperienza informatica fecero utilizzare strutture hardware e software al di fuori di qualsiasi standard rendendo praticamente impossibile la manutenzione e l’aggiornamento degli applicativi al rilascio delle nuove versioni. La situazione creò anche grossi problemi di comunicazione tra gli informatici che incominciavano ad occuparsi del settore e gli esperti che vi lavoravano. Ricordo la battuta del direttore generale della Società editrice di un quotidiano che, vedendo le mie reazioni un po’ meravigliate, mi disse: “Vorrei ricordarle che il nostro è il mondo delle arti grafiche, ma che davanti alla parola grafiche c’è la parola arti. Siamo tutti un po’ artisti!”. >> Anna Verrini << Nerd A vevo 15 anni nel 1986 e qualche cosa di IT lo avevo iniziato ad intravvedere. A scuola c’era un Macintosh, eravamo avanti. Lo potevo solo vedere, non ero autorizzato a toccarlo, ma vedevo quelli più grandi di me che lo usavano, già con il mouse. Per me era naturale quell’approccio. Mio padre mi regalò un Commodore C64, i primi mesi a giocare, giocare e giocare, poi un giorno mi disse: ma altro non può fare quel “coso”? Presi il manuale del C64, che ti spiegava ad usare il Basic, presi anche un manuale alternativo di Basic ed iniziai a scrivere del “codice”. A mia insaputa ero diventato un “nerd”, stavo su la notte, per creare qualche cosa che 40 VITE PARALLELE non esisteva: software. Per fare cosa? Tornavo a casa da scuola e cercavo di mettere nel software la soluzione di alcuni problemi che trovavo a scuola, principalmente di tipo logico o matematico. Oppure sfidavo me stesso nel cercare di replicare alcune funzioni viste nei giochi, come la pallina che rimbalza o la classica cascata di parole, poi diventata salva schermo. Come anche creare dei semplici suoni. Poke e Peek… come non ricordarli… >> Luca Caremoli << A sinistra, Roberto Rocchetti accanto a Gianni Degli Antoni, mancato quest’anno. Il professor Degli Antoni è stato fondatore e direttore del Gruppo di Elettronica e Cibernetica dell’Istituto di Cibernetica, del Dipartimento di Scienze dell’Informazione e protagonista di tante iniziative e attività che hanno fatto la storia della comunità degli Informatici Analisi Grammaticale A vevo terminato da un annetto il servizio di leva ed ancora ricordavo che il solo fatto di essere stato iscritto a Scienze della Informazione mi aveva salvato dai servizi di guardia poiché ero stato assegnato al Comando della Brigata. Era iniziato da poco il 1986 ed ebbi la fortuna di conoscere il Prof. Degli Antoni. A quei tempi si era creato, grazie a lui, uno stretto rapporto tra Università ed Aziende e questo mi permise di svolgere un progetto software presso il Centro R&D della Honeywell a Pregnana Milanese, con i miei amici Paolo Fezzi e Mario Selvi. Honeywell era famosa per i Mainframe, sui quali imparammo anche l’Assembler. In quei laboratori si progettavano adesso Minisistemi UNIX, schede logiche usando il CAD/CAM, si analizzavano al microscopio elettronico Memorie e Processori; tutte cose che oggigiorno troviamo prevalentemente concentrate in America ed in Giappone. Noi eravamo lì nel centro del mondo della tecnologia e quasi per caso. Per superare un esame universitario (io e Mario di Informatica, Paolo di Lettere) decidemmo di costruire un analizzatore grammaticale che fosse linguisticamente colto (grazie al contributo di Paolo) ma ad altissime prestazioni. Utilizzammo uno dei primi Sistemi Unix di Honeywell, il linguaggio Pascal, la Matematica Hash, liste, puntatori, ed un dizionario di lessemi e morfemi statisticamente ottimizzato. La prestazione del nostro analizzatore grammaticale era di 100.000 parole al minuto: niente male per un sistema con 2 MB di RAM. >> Roberto Rocchetti << Mr. Incredibile N L’unità nastro 3420 IBM ell’ambito Ced vi erano le unità nastro 3420 IBM che utilizzavano un anello di plastica (bianco in foto) asportabile per abilitare la scrittura o meno. Era un materiale particolarmente resistente per cui la gara di virilità consisteva nel rompere l’anello con le mani. Nel nostro ambito di dieci uomini ve ne era solo uno che ci riusciva costantemente. >> Riccardo Salierno << Downsizing E sattamente 30 anni fa, nell’estate del 1986, ero, come oggi, in azienda. Ho scelto quel periodo, nonostante all’epoca avessi un altro ruolo, perché fu proprio da un documento elaborato in quei giorni d’agosto che partì il percorso professionale che mi ha portato ad esser qui oggi. Mi occupavo di preventivazione e di supporto tecnico alla vendita in un’azienda d’impiantistica legata a una grande società a capitale pubblico che operava ed opera tuttora nell’ambito dell’energia. Un paio d’anni prima, insieme con due colleghi più o meno coetanei, avevamo portato in azienda alcu- VITE PARALLELE 41 1987 1987 1986 ni personal computer che erano appena comparsi sul mercato. Avvenne nella più totale inconsapevolezza, nel senso che nessuno dei tre aveva la più pallida idea di cosa fosse un pc e personalmente l’unica tastiera che conoscevo era quella della calcolatrice Texas Instruments che usavo per i miei calcoli sugli impianti. Però ci sembrò che ci si potesse fare qualcosa di più che non con una calcolatrice per quanto sofisticata. E soprattutto più velocemente. Ognuno di noi si arrangiò a costruirsi qualcosa coi software disponibili: Multiplan (precursore di Ms-Excel), DbIII (precursore dei database), Wordstar (precursore di Ms-Word). Ci si accorse subito che era ridondante avere gli stessi dati ripetuti su diversi pc e acquistammo un kit che credo si chiamasse “LanLink” che riusciva a collegare due pc attraverso la porta seriale o parallela e a condividerne l’Hd. Ci divertimmo parecchio a scambiar dati tra un pc e l’altro, ci sembrava di navigare in chissà quale meraviglia tecnologica e di esser quanto mai all’avanguardia! Avevamo una fortuna: il presidente della società conosceva o intuiva più di altri le potenzialità di quegli oggetti in quanto era stato un pioniere nell’introduzione di sistemi di calcolo complesso nelle operazioni di una raffineria petrolifera e non solo ci lasciò “giocare”, ma anche ci spinse a far si che diventassero oggetti preziosi nella quotidianità dell’azienda. Se oggi sul mio biglietto da visita c’è scritto “Direttore Ict” devo ringraziare anche lui per l’opportunità che, a quel tempo, ci diede. Nell’estate 86 ci chiese di proporre un piano di ammodernamento dei processi aziendali. Una delle conseguenze più simpatiche di quel piano fu di smantellare un costosissimo mainframe Digital-Olivetti Pdp-11 dedicato all’amministrazione e sostituirlo con un pc IBM modello At. Era il top della tecnologia del tempo e montava un Hd da ben 30 Mb. Col senno di poi, mi piace pensare che potrebbe essere stato uno dei primi, sconosciuti, casi di downsizing della storia IT italiana. Fattori critici di successo furono la freschezza di vedute data dall’inesperienza (se fossimo stati degli esperti IT con ogni probabilità non ci sarebbe neanche passato per la testa), l’incoscienza giovanile, un pizzico di buon senso e la buona sorte che ci ha assistito! >> Stefano Catellani << Storia e Politica Gennaio - Cina: il segretario del Pcc, Hu Yaobang viene destituito, poiché non si è opposto alle proteste degli studenti - Era in carica dal 1980. A Washington Ronald Reagan e Michail Gorbacëv firmano un trattato per l’eliminazione dei missili a media gittata in Europa. Stati Uniti: lunedì nero per Wall Street e panico tra gli yuppies: il Dow Jones a −22%. Viene condannato a morte l’imperatore centroafricano Jean-Bédel Bokassa. Cultura e Spettacolo Viene pubblicato in tutto il mondo “The Joshua Tree”, album degli U2 , che diverrà il loro disco di maggior successo, vendendo oltre 27 milioni di copie a tutto il 2009. Negli Stati Uniti appaiono, per la prima volta, I Simpson, cartone animato creato da Matt Groening e James L. Brooks. Diretto da Bernardo Bertolucci esce il film “L’ultimo imperatore”. Vincerà 9 premi Oscar, 9 David di Donatello, 4 Nastri d’argento. ICT Viene annunciato IBM 3090 Model 600E , 60% di potere di calcolo in più rispetto ai prodotti esistenti. Esce il nuovo personal computer Personal System/2 (Ps/2) di cui ne vengono venduti più di 1 milione in 6 mesi. Apple è tra le prime 100 aziende a registrare un dominio .com. Viene inaugurato il sistema operativo Windows 2.03. Un grassone in sala macchine V erso la fine degli anni 80 Colacem si apprestava a vivere una fase di notevole espansione sia nell’ambito del business tradizionale, produzione di leganti idraulici, sia in business più recenti come la produzione e commercializzazione di calcestruzzi preconfezionati. Per supportare adeguatamente questa crescita i sistemi informativi operarono una scelta rivoluzionaria, abbandonando il fornitore storico Honeywell per sostituirlo con IBM. Iniziò così una collaborazione che portò all’acquisto di un modello IBM 9370 dotato di sistema operativo Vm/Sp linguaggio di programmazione Csp e database relazionale Sql/Ds. Ben presto la potenza elaborativa dell’IBM 9370 (1 Mips) si mostrò insufficiente per gestire la mole di dati crescente e il carico elaborativo richiesto dall’esecuzione dei programmi Csp/Sql. Proprio in quel periodo IBM aveva annunciato l’uscita sul mercato di un mainframe 3090 modello 120S, una specie di entry level che sembrava tarato su misura per le nostre necessità. Fu acquistato e con esso i problemi di performance furono brillantemente superati. Iniziò così una lunghissima storia che ci porta fino ai giorni nostri con il mainframe attualmente installato che è uno zSeries Model 2827-H20. Più degli aspetti tecnici, a questo punto, mi piace ricordare alcune problematiche, fino ad allora mai affrontate, emerse nella fase di installazione dell’IBM 3090 120S. Abbiamo dovuto fare una dettagliata analisi per attrezzare i nostri locali ad accogliere un elaboratore così ingombrante che necessitava di raffreddamento ad aria e raffreddamento ad acqua e quindi di adeguati condizionatori e opportuno Data Chiller. Abbiamo dovuto rifare i quadri elettrici e rinforzare il pavimento sopraelevato per reggerne il peso. Fu necessario anche abbattere dei muri divisori della sala macchine per avere a disposizione uno spazio unico sufficiente a contenerlo. Tanti aspetti nuovi da valutare e forse proprio per questo stimolanti che ricordiamo con piacere e con la soddisfazione di aver risolto brillantemente. >> Massimo Vispi << Seconda lezione: “Nulla per scontato” A vevamo da poco sostituito le vecchie stampanti ad aghi con le prime a getto di inchiostro. Una sera mi chiamò un utente alterato perché la nuova “infernale” stampante gli segnalava la fine della cartuccia e nonostante lui l’avesse sostituita continuava a stampare fogli bianchi. Arrivai nel suo ufficio e, dopo avere ascoltato la classica lamentela sul fatto che i vecchi dispositivi sono sempre migliori dei nuovi, iniziai a seguire le istruzioni di autoanalisi dei guasti descritte sul manuale. La persona era sempre più agitata, alla fine pensai ad una difettosità della nuova cartuccia, la estrassi per sostituirla e notai che aveva ancora il nastro adesivo a protezione degli ugelli! Quando lo feci notare alla persona, la stessa mi rispose che dopotutto non era stato organizzato alcun corso sull’uso delle nuove stampanti!!! Un corso?? Seconda lezione : “Non dare mai nulla per scontato”. Ancora oggi, a chi mi racconta di avere il video che non funziona chiedo di verificare se la spina è nella presa. >> Giovanni Pota << L’IBM 3090 42 VITE PARALLELE VITE PARALLELE 43 Resurrezione L ’acquisto del nuovo IBM 3090 (da un 600j di seconda mano, qualche anno dopo questo 1987 dell’annuncio in USA!) era stato un evento di cui tutti noi della Direzione sistemi informativi ci sentivamo orgogliosi: uno dei più potenti elaboratori presenti in Italia, nuovissimo raffreddamento ad acqua attraverso un impianto chiller, una impressionante batteria di innovativi dischi 3390, un robot per il caricamento delle cassette per i back-up, sistema operativo MVS, Db2 per gestire i dati e 6 Cics per le attività transazionali. Eravamo alle frontiere della tecnologia, una occasione unica per imparare per una sistemista junior come me… Ancora non sapevo che occasione ! Sabato di Pasqua. Ricevo a casa una concitata telefonata dal Servizio di sicurezza dell’azienda: un allarme sta suonando pervicacemente in sala macchine e i controlli visivi effettuati hanno identificato nel nuovo impianto di raffreddamento il potenziale problema. Le guardie mi dicono di aver cercato di rintracciare tutta la gerarchia dei Sistemi Informativi, dal responsabile ai sistemisti più esperti, ma a casa (il telefono cellulare ancora da inventare !!) non hanno raggiunto nessuno; rimango io la speranza per risolvere il guaio, visto che sono l’unica al momento reperibile. Gulp! Mi precipito in azienda, ripetendomi che, una volta meglio capito il problema, troverò sicuramente nelle tonnellate di manuali delle nuova architettura (paperless??? hyperlink?? Ma di che cosa stiamo parlando??) le istruzioni per gestire l’emergenza: basterà avere un po’ di tempo, ma d’altra parte ho tutto il week-end di Pasqua a disposizione. Povera illusa! Mentre entro in azienda mi si affianca una guardia in fibrillazione che comincia a comunicare via radio con un collega in sala macchine per avvisare (ma chi ??) che sto entrando; in verità non capisco bene che cosa stia succedendo finché non mi ritrovo di fronte al Direttore Generale (fino a quel momento visto solo in fotografia), unitamente al responsabile delle automazioni e dei servizi elettrici, che, gridando per superare il rumore assordante dell’allarme ormai attivo al massimo, mi chiedono che cosa ho intenzione di fare. Che cosa ho intenzione di fare io?? Mettermi a piangere può essere una risposta? 44 1988 1988 1987 VITE PARALLELE Mi hanno insegnato che ad un Direttore Generale bisogna portare solo soluzioni, non problemi; di fatto questo è già sotto ... le orecchie!! di tutti e bisogna agire … (Ma dov’è la meravigliosa Enterprise 4.0 con le macchine che non solo si diagnosticano, ma magari si aggiustano anche da sole???). Se risposta deve essere, risposta sia: premo il bottone dello switch-off immediato, butto giù tutto il sistema e … torna la pace! almeno esteriormente, perché avendo piena consapevolezza di aver fatto un interrupt brutale di sistemi Cics e di un database Db2 attivo oltre che di un sistema operativo (non è mica “Windows spegni e riaccendi”, riprova sarai più fortunato!), il mio cuore rulla ormai come un tamburo impazzito. Intanto ricevo congratulazioni dal Direttore Generale per aver messo a tacere quel preoccupante allarme, svicolo sulle difficili domande sull”energia di spunto” per la ripartenza, e sorridente e magnanima lascio liberi i “boss” per festeggiare la Pasqua, rassicurandoli sul fatto che mi occuperò io della riaccensione. È Pasqua di Resurrezione o no? Qualche cosa risorgerà! Sicuramente io, quando arriva inatteso il sistemista IBM di turno, avvisato dal controllo remoto di Montpellier. Passato il primo momento di sconcerto per l’azione “sconsiderata”, scoppia in una fragorosa risata riconoscendo il coraggio e con me si prepara a passare la festa in sala macchine. “La fortuna aiuta gli audaci” dicevano i latini; riparte tutto, recuperiamo anche le transazioni “in flight”, ma soprattutto rimane una conoscenza tra me ed il Direttore Generale che si trasformerà nel tempo in un rapporto di stima e fiducia … la mia occasione! >> Laura Rubini << Storia e Politica George H. W. Bush, già vicepresidente nei due mandati di Ronald Reagan, diventa il 41º Presidente degli Stati Uniti. Michail Gorbacëv assume la carica di capo del Soviet Supremo. Viene riconosciuta la libertà di culto religioso in URSS. Yasser Arafat, in visita ufficiale a Roma, viene ricevuto dal Papa. Finisce la guerra tra Iran e Iraq, cominciata nel 1980: ha causato 1,5 milioni di vittime. Achille Occhetto è eletto segretario del Pci a seguito delle dimissioni di Alessandro Natta. Cultura e Spettacolo Sanremo: Alla 38ª edizione del Festival della Canzone vince Massimo Ranieri con “Perdere l’amore”. Leone d’oro a Ermanno Olmi per “La leggenda del santo bevitore” alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Sport Calgary, Canada: si aprono i XV Giochi olimpici invernali. Ayrton Senna vince il campionato del mondo di Formula 1. ICT Fondata in Germania nel 1972 e cresciuta progressivamente fuori dai confini nazionali, SAP si trasforma da una società privata in public company SAP AG. il suo capitale passa da 5 a 60 milioni di marchi. Continua la sua espansione mondiale con l’apertura delle sedi in Danimarca, Svezia, Italia, e USA. In Walldorf viene costruito l’International training center per accogliere i clienti. Il personale conta ora 940 unità. Dow Chemicals diviene in quest’anno il 1000simo cliente di SAP. Debuttano le HP DeskJet come le prime stampanti inkjet per il mass-market. Viene adottato il nome Andersen Consulting per la Divisione management information consulting di Arthur Andersen; i servizi sono arricchiti da consulting strategico ed un delivery center per i propri clienti. Valigie in viaggio I n Samsonite Italia con sede e magazzini a Cesano Boscone (Mi) e fabbrica a Porto Ceresio (Va), società appartenente alla holding omonima americana di Denver con un headquarter europeo in Belgio presso Oudenaard (nelle vicinanze di Gand), la distribuzione si articolava su due processi organizzativi. La valigeria rigida di produzione totalmente belga era organizzata in modo tale che dalle fabbriche di rigido belghe i prodotti partissero verso il nostro paese già in packaging di confezionamento strutturati ed etichettati con bolle di consegna già intestate al cliente italiano ordinante. I Tir da 100/120 m3 dello spedizioniere internazionale partivano dal Belgio e raggiungevano l’impianto di distribuzione Domenichelli alla Bovisa. Qui i colli venivano direttamente scaricati sull’impianto di smistaggio che li orientava (in base all’etichetta che ne stabiliva la destinazione) sulle uscite correlate per le piattaforme Hub sul territorio (20 bocche di uscita) Al raggiungimento dell’Hub finale i colli, riorganizzati in base ai documenti che viaggiavano con le merci, andavano a formare le bolle finali di consegna per i clienti e portati a destinazione. La valigeria morbida, di design e produzione totalmente italiana, sia proveniente dalla fabbrica Samsonite Italia di Porto Ceresio che dai terzisti del territorio, si andava a convogliare nei magazzini distributivi di Samsonite Italia a Cesano Boscone. Da qui sulla base degli ordinativi di morbido dei clienti Italia si svolgeva il picking/packing per le bolle di consegna necessarie. Sulla base dei volumi di prodotto pronto per la consegna che si veniva a costituire, avveniva poi la chiamata per il ritiro di Domenichelli che poteva così trasportare la merce pronta sull’impianto di smistaggio della Bovisa ove avveniva lo stesso processo di distribuzione sul territorio. Evidentemente però con questo meccanismo i tempi delle consegne del rigido e del morbido erano VITE PARALLELE 45 1989 1988 diversi e obbligavano a due bolle e due consegne distinte sullo stesso cliente per le due tipologie di prodotto. Quale Direttore Sistemi Informativi e Logistica in Samsonite Italia ero responsabile di questi processi e dalla proprietà mi era stato dato il chiaro mandato di ottimizzare i costi del comparto distributivo e sincronizzare i processi in modo che valigeria rigida e morbida si unificassero in una unica spedizione in base agli ordini dei clienti. La soluzione a tutte le esigenze fu la conseguenza di un atto di “coraggio” manageriale e di un brillante supporto informatico, che ci portò ad attivare una delle prime esperienze di outsourcing logistico in Italia. Integrando le nostre maestranze di Cesano Boscone e ricevendo flussi informativi sia sulla produzione italiana sia sulle spedizioni dal Belgio, Domenichelli divenne in grado di preparare le consegne di morbido contestualmente all’arrivo di quelle di rigido. Fu un periodo intenso di lavoro per i Sistemi Informativi, ma anche di gratificazione. Fummo in grado di offrire un servizio migliore ai nostri clienti e di rendere più efficienti i nostri processi, recuperando risorse economiche da utilizzare per il miglioramento del mercato e per la qualità della produzione. >> Gilberto Fucili << Eroico S ono in giro per la città. Devo scaricare una immagine che mi hanno mandato i miei amici via Whatsapp. Non ho WiFi e quindi devo usare la connessione 3G. Un delirio!!! Ho impiegato ben 20 secondi!!!! Inaccettabile… Tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 la situazione era diversa. Per comprendere meglio quegli anni (fantastici perché l’alba in Italia della vera rivoluzione tecnologica) vi racconterò quanto mi è successo il giorno in cui decisi di installare sul mio pc la prima versione di Adobe Acrobat. Sono stato, pur lavorando ai tempi in uno dei 3 consorzi universitari italiani (il Cilea di Milano) e quindi all’avanguardia tecnologica, uno dei primi ad avere in dotazione un pc vero. Era un fantastico IBM PS/2 con 60Mb di spazio disco, 1Mb di memoria Ram, un monitor Vga a colori e uno dei primissimi dri- 46 VITE PARALLELE ver per dischetti da 3,5” e capacità di 1,44Mb; il tutto con il sistema operativo Dos 5.0 e Windows 3.1. Su suggerimento di tecnici di Adobe Italia ho deciso di scaricare via rete il prodotto che si pensava avrebbe rivoluzionato il modo di gestire i documenti (cosa che effettivamente è accaduta). L’unico modo era usare il Bulletin Board System (BBS – antesignano del Web!). Quindi mi collego, dopo vari tentativi falliti, e comincio il download dalla “remota” isola del software registrandolo direttamente sui floppy disk del mio pc (il download su disco fisso non era previsto!). In tutto i dischetti sono oltre 15 che devono essere preformattati e inseriti nel driver quando il sistema lo richiede! E cosa succede quando viene superata la scrittura di metà dei dischetti? La connessione con il sistema si interrompe… la telefonata direttamente ad Adobe in Irlanda è d’obbligo (non prima di avere scoperto a fatica chi chiamare…). La BBS è in manutenzione… Chi se ne importa di avvertire quei 2 (letteralmente) utenti connessi che da qualche ora stanno cercando di scaricare il software? Il servizio non è ufficiale e quindi sono liberi di bloccarlo quando vogliono. Risultato? Occorre iniziare tutto da capo… Lo faccio e al penultimo dischetto cosa succede? Il dischetto è rovinato e il sistema non prevede la sua sostituzione mentre ci sta scrivendo sopra… Indovinate? Si ricomincia! Alla fine sono riuscito ad effettuare il download e credo di essere stato uno dei primi in Italia ad avere installato sul proprio pc il software Adobe: in tutto avevo impiegato quasi 3 giorni, ma che soddisfazione! Era l’alba della connessione globale: dopo la BBS è venuto Gopher, dopo Gopher è venuto il Web e così via… >> Luciano Guglielmi << Inossidabile N L’ IBM PS/2 el lontano 1988, con la legge regionale 54/88, la Regione Veneto si è adoperata per favorire la formazione di sistemi informativi omogenei nelle materie di competenza degli enti locali. A tale scopo la Giunta regionale si è preoccupata di acquisire i prodotti software e di cederli senza alcun onere all’ente locale che ne facesse preventiva richiesta e che s’impegnasse alla loro effettiva utilizzazione. All’epoca “militavo” con l’incarico di sistemista nelle file di Insiel, società mista fra Finsiel e Regione Friuli-Venezia Giulia , ed il programma principale scelto per il funzionamento degli enti locali della Regione Veneto è stato il prodotto Ascot/2 di Insiel. Ascot/2 era realizzato in Cobol ed era stato reso disponibile, in tempi diversi, sulle piattaforme Olivetti L1/Mos, Olivetti Lsx/Unix, Olivetti/Ms-Dos. Le componenti applicative coprivano gli ambiti dei Servizi Demografici, Contabilità Finanziaria, Tributi a ruolo, Bollettazione, Economato, Inventario e Personale. Il contratto con la Regione Veneto prevedeva l’installazione del prodotto su qualunque versione Unix System V, scelta dal singolo ente locale. Fu così che fummo costretti a garantire, in un tempo brevissimo, la portabilità verso le diverse piattaforme Unix (allora considerato il sistema operativo open per eccellenza ): HP Ux, Bull Dpx/2, Sco Unix, IBM Aix R6000, Digital Unix. Ci vennero in aiuto la portabilità del compilatore Microfocus Cobol/2 e del linguaggio C per le componenti di sistema (interfacce con il sistema operativo, gestore dei dati, schedulatore batch …), per ricompilare tutti i prodotti software con limitate differenze di comportamento fra un sistema e l’altro. Non esistono certamente più almeno gran parte dei sistemi operativi citati o gli hardware che allora li supportavano, ma il prodotto è in funzione ancora oggi nella versione denominata Ascot/Web (tecnologia Oracle/Forms e Reports) in oltre 150 comuni veneti. >> Riccardo Rizzo << Storia e Politica Paraguay: un commando di militari mette fine alla dittatura di Alfredo Stroessner, al potere dal 1954. Ritiro dell’esercito sovietico dall’Afghanistan. Pechino: cominciano le proteste studentesche in piazza Tienanmen. Berlino: cade simbolicamente e fisicamente il muro che divideva la città dal 1961. Romania: dopo una settimana di dimostrazioni sanguinose e la fuga di Ceausescu, Ion Iliescu diventa presidente della Romania, ponendo fine alla dittatura comunista. In Italia si dimette il governo De Mita; presta giuramento il sesto governo Andreotti, pentapartito composto da Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli. Cultura e Spettacolo Iran: pronunciata da Khomeini la condanna a morte nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, autore de “I versi satanici”. Venezia: i Pink Floyd, orfani di Roger Waters, suonano in Piazza San Marco, in un concerto gratuito, davanti a una folla stimata di 200.000 persone. Sport L’Inter conquista il 13º scudetto battendo il Napoli per 2-1. ICT Il documento “World Wide Web: Summary” viene presentato da Tim Berners-Lee. Con questa data si usa indicare la nascita del World Wide Web, il principale servizio Internet. Presentato in quest’anno, il Fm Towns di Fujitsu è il primo computer al mondo dotato di Cd-Rom driver. Un singolo Cd poteva contenere le stesse informazioni di 540 floppy disk convenzionali. Fu celebrato come il personal computer a 32-bit in grado di gestire programmi, musica e immagini allo stesso tempo. Il garage dove Bill e Dave hanno fondato HewlettPackard 50 anni prima diviene “California Historical Landmark”. VITE PARALLELE 47 1989 1989 Effetti speciali I n un momento in cui l’azienda stava avendo una fortissima espansione, venivano fatti importanti investimenti anche nell’ambito informatico per dotarsi di strumenti sempre più moderni e capaci di soddisfare le crescenti esigenze. Un acquisto interessante fu un pc IBM Ps/2 P70 Trasportabile a valigetta. Aveva ottime caratteristiche tecniche, espandibilità e poteva utilizzare i sistemi operativi Dos, Windows e Os/2. Grazie a ciò era utilizzabile in qualunque ubicazione e, dove possibile, si poteva connettere in emulazione con il mainframe. Tante furono le occasioni per il suo utilizzo, ne ricordo una particolare. In quell’anno l’azienda acquistò un elicottero. Il giorno della sua inaugurazione fu ritenuto interessante sviluppare una presentazione da proiettare presso l’eli-superficie che illustrasse dati tecnici, allestimenti e caratteristiche generali del veicolo. Fu installato nel pc trasportabile il software Pc Story Board e, con tanta pazienza, venne creata la presentazione. Difficile dire se i presenti rimasero più colpiti dall’elicottero, il contenuto tecnico della presentazione o il fantastico strumento che ci permetteva effetti speciali di comunicazione … O non sarà stato il buffet finale ?? >> Massimo Vispi << La chiamavamo domotica C orreva l’anno 1989. Tra Mainframe IBM 3090, sistema operativo MVS, programmazione in linguaggio Cobol e Database Db2, muovevo i primi passi nel mondo del lavoro presso le Industrie Zanussi (già Gruppo Electrolux). Visitammo Zeltron, fiore all’occhiello del Gruppo nella ricerca e nello sviluppo di prodotti elettronici e tecnologicamente innovativi. Rimasi affascinato dal prototipo di casa intelligente, su cui già allora si stava lavorando. Segnali telefo- 48 VITE PARALLELE nici analogici tradotti in segnali digitali per accendere forno e lavatrice e per comandare a distanza le prime lavastoviglie. Accensione a distanza del riscaldamento, allarmi inviati via cornetta telefonica sul mancato funzionamento del frigorifero o sulla sicurezza dell’impianto gas. A distanza di quasi trent’anni da allora, è sempre più evidente di quanto la digital transformation e l’”Internet of Things” stiano entrando nel nostro vivere quotidiano: viviamo in case “connesse” e destinate a diventare sempre più smart, in grado di fornirci informazioni in tempo reale sul loro stato, controllabili e gestibili a distanza tramite smartphone e tablet, ma a breve capaci anche di imparare dal comportamento delle persone e dalle situazioni esterne grazie ai concetti di “machine learning”, di dialogare tra di loro e di prendere autonomamente decisioni adattandosi ai gusti e alle preferenze dei loro abitanti. Il progresso non si ferma mai: migliorare e rendere più facile la nostra vita. Ed è emozionante esserne parte. >> Francesco Pezzutto << Intelligenza Artificiale, Artifici Umani N egli ultimi anni 80 si è fatta sempre più presente anche in Italia la tecnologia dell’Intelligenza artificiale, tanto che si è tenuto a Milano Ijcai 87 (Tenth International conference on artificial intelligence), ma già nell’86 si era svolto “The first transatlantic satellite symposium”, organizzato da Texas Instruments sullo stesso argomento; mi associai alla Aiia (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) per grande interesse sull’argomento. Nell’88 partecipai a Expert Europe 88, The European Conference on Expert Systems in Practice, di Lugano: puntava sui Sistemi Esperti, considerandoli la base su cui lavorare per raggiungere l’Ai. Nel 1989/90 per AUSED organizzai due incontri, il primo più teorico (19/01/89), ed il secondo, a grande richiesta, di approfondimento di casi pratici (22/11/90). In entrambi ci fu una presenza di circa 150 partecipanti fra cui alcuni giornalisti specializzati che apprezzarono particolarmente la chiarezza ed indipendenza dell’organizzazione. I sistemi esperti venivano realizzati con programmi appositi e poi giravano sui vari pc con un runtime che, non essendo allora la protezione del software ben sviluppata, erano protetti con una chiavetta da inserire nella porta seriale del pc. A tale proposito ricordo un aneddoto: mi capitò di vedere in una grande azienda che nei pc non era installata la chiavetta; il sistemista mi confessò che era in grado di eliminare la protezione, evitando così di acquistare le chiavette (alcune centinaia di pc...) Questa era la situazione alla fine degli anni 80, ma ho l’impressione che nel frattempo non sia molto cambiata la mentalità: è solo più difficile aggirare le protezioni! >> Guido Miserandino << the truth” (non devi rovinare una bella storia dicendo tutta la verità…). Una sera chiama in ufficio un cliente molto preoccupato: “Buonasera parlo col supporto tecnico?” “Si, buonasera mi dica, come posso aiutarla?” “Oh meno male che vi trovo ancora, qui è successo un grosso guaio!” “Cosa vi è successo??” “Sa io sono l’ultimo ad uscire e chiudo l’ufficio. L’ultima cosa che devo fare prima di chiudere è estrarre dal sistema la cassetta con il backup dei dati, che facciamo tutti i giorni, e metterla in cassaforte” “Bene, quindi?” “Purtroppo la cassetta mi è caduta per terra! Non era mai successo! Posso aver perso dei dati???” A questo punto il collega non resiste, e decide di fare uno scherzo al malcapitato cliente. “Ok non si preoccupi, ha fatto bene a chiamarci. In effetti potrebbe aver perso dei dati. Lasci a terra la cassetta e lasci un messaggio alla signora che fa le pulizie. Quello che raccoglie stasera con la scopa, non deve assolutamente buttarlo! Lo faccia ammucchiare in un angolo. Domattina ci richiami e vediamo di recuperare il tutto” “Davvero? Allora ho fatto proprio bene a chiamarvi! Mille grazie! Non so come avrei fatto senza di voi!” Il cliente al centro ! >> Luca Sorichetti << Customer Service C ome molti di noi, ho iniziato il lavoro facendo gavetta. La gavetta per un giovane sistemista alla fine degli anni 80 era lavorare nel supporto clienti di secondo livello. Cioè smazzarsi i “casini” che i colleghi del primo livello non riuscivano a gestire. Attività molto formativa, sia dal punto di vista del problem solving, che dal punto di vista della relazione col cliente. Ricordo il tardo pomeriggio della vigilia di Natale (!) del 1989 quando, assunto da due mesi, mi toccò configurare una stampante su un sistema Unix System V sulla porta seriale RS232 (!!) al telefono (!!!) con un cliente totalmente inesperto. Comunque la storia che racconto non è successa a me. È successa ad un collega più o meno nello stesso periodo. È una storia “estrema”. Lui ha sempre giurato che fosse vera e, dato il tenore di alcune situazioni di allora, potrebbe esserlo. Ma come dicono gli americani che fanno il cinema…”Never spoil a good story with VITE PARALLELE 49 1990/1999 Tempo di ERP L a trentennale storia di SIDI S.p.A. ha inizio nel 1980 quando Lucio Dal Checco fonda l’azienda proponendo al mercato i primi servizi IT; l’informatica in quegli anni vedeva ancora utilizzate, in alcuni contesti d’impresa, le schede perforate, all’epoca il supporto d’elezione per l’immagazzinamento e il trattamento dei dati. Un mondo adesso così lontano; i “digital natives” pensano sia solo un racconto fantastico relativo ad un contesto surreale. Da allora il mondo dell’informatica è radicalmente cambiato e SIDI ne ha seguito l’evoluzione. La prima grande trasformazione nel 1997 quando SIDI decide di intraprendere il percorso di qualificazione come System Integrator SAP, la piattaforma software che abilita l’impresa al cambiamento ed alla crescita. Un software a cui si associa erroneamente, ancora oggi, il concetto negativo di rigidità piuttosto che il valore di rigore. Questa è la vera sfida che quotidianamente affrontano i “SAPpisti” : spiegare bene il concetto! In quegli anni la capacità competitiva della media impresa italiana doveva iniziare a tenere conto dell’intensificarsi dei processi di globalizzazione e della presenza di molti più player su uno stesso mercato, spesso con offerte anche simili tra di loro. Il sistema informativo iniziò a giocare un ruolo strategico nella competitività tra aziende, consentendo di incrementare qualità ed efficienza dei processi organizzativi e favorire l’internazionalizzazione commerciale e produttiva. Consapevole del ruolo strategico che i sistemi informativi ricoprivano, SIDI ha sviluppato competenze progettuali fino a diventare punto di riferimento per le aziende italiane che volevano informatizzare i processi di business rendendoli più efficienti con l’ausilio dei moderni sistemi Erp. Nel tempo la complessità dei sistemi informativi è aumentata per rispondere alle nuove esigenze d’Impresa di accedere a dati ed informazioni in real-time. Quasi una visione surreale. Su questo percorso evolutivo si è sviluppata e consolidata l’esperienza SIDI che oggi, in linea con la strategia e l’evoluzione della piattaforma SAP, vede competenze ed investimenti focalizzati sulla Digital transformation delle imprese. Provando 50 VITE PARALLELE sulla propria pelle la Digital tranformation prima di “evangelizzare” i propri clienti, cercando faticosamente di convertire le competenze dei consulenti SAP sulle nuove tecnologie, superando brillantemente questo ostacolo con l’ingresso di giovani digitali che guidano verso la Digital transformation non solo i clienti ma anche i colleghi! Ma cos’è la Digital transformation che caratterizza il nostro quotidiano? Partiamo dalla definizione: “Insieme di cambiamenti umani, culturali, organizzativi, sociali, creativi e manageriali guidati dallo sviluppo di nuove tecnologie”. Il focus su cui fa leva questo concetto sono le persone. Le aziende sono un gruppo organizzato e cooperante di individui, le tecnologie diventano quindi un mezzo in mano alle persone per permettere l’evoluzione dei sistemi aziendali e sociali in cui si trovano. Prima dell’avvento delle tecnologie mobile e dell’accesso alle applicazioni in Cloud, la connessione alle piattaforme di Information technology era limitata all’utilizzo durante l’orario d’ufficio di una postazione fissa ed un’interfaccia poco user friendly. Nonostante il sistema Erp con cui gli operatori si interfacciavano fosse integrato nel sistema azienda e garantisse tutte le necessità, sia organizzative che di processo, questo costringeva il personale ad operare sul posto di lavoro per svolgere le proprie attività. Come succedeva anche negli anni precedenti ma con sistemi di gestione più datati. Ripensandoci adesso sembra quasi di parlare del paleolitico. I primi dispositivi mobili risalgono all’inizio degli anni 90 con la commercializzazione di SIMON, progettato da IBM, che integrava alla classica telefonia funzionalità come rubrica, calendario, orologio, mail e block notes. Un primordiale assistente personale che stava in una mano. Da qui in poi tutti i telefoni cellulari garantirono queste funzionalità. Ma perché concentrarsi sulla storia dei primi smartphone? Perchè quando nel 2007 Apple uscì con il primo rivoluzionario iPhone iniziò a crescere la necessità di una Digital trasformation radicale, che rompesse i vecchi schemi dell’informatica e cambiasse il rapporto tra le persone, i propri device, sia privati che professionali, ed il mondo attorno. Ad oggi lo smartphone è diventato una vera e propria estensione digitale del proprio io interiore. Torniamo al mondo delle imprese di oggi. Dall’avvento degli smartphone il bisogno delle persone di rimanere costantemente connesse per seguire i propri interessi si è spostata anche sul lavoro; la fusione tra Yin e Yang. Il processo decisionale si è velocizzato esponenzialmente e quindi i manager richiedono un costante flusso di informazioni e dati per poter sapere, valutare ed agire in modo corretto “velocemente”. Per assecondare questa necessità i sistemi informativi sono evoluti, i flussi informativi sono costanti e senza vincoli di orario e spazio. I dispositivi mobile sono oggi l’unico ponte concreto tra le persone e la rete, per questo le applicazioni aziendali oggi devono essere “mobile” e fedeli “amici” dell’utente. Attente al processo evolutivo che ha colpito il settore, grandi multinazionali come SAP hanno riconsiderato il portafoglio di offerta in modo che le soluzioni offerte siano accessibili da tablet e smartphone, device che oggi stanno sostituendo, come strumento di lavoro, i classici personal computer. La previsione è facile, i professionisti dei prossimi anni abbandoneranno il proprio uffico, come spiega la teoria dello smart work, e si sposteranno accompagnati solo dal proprio telefono o tablet. Ma l’aspetto più rilevante è che i dispositivi mobile da assistente personale si sono evoluti in uffici viaggianti. Prima avevamo un’assistente in una mano, adesso abbiamo un intero ufficio. Soffermiamoci a pensare cosa comporta questo nella vita quotidiana, prendiamo ad esempio un Responsabile Produzione di una media grande impresa che è in viaggio per lavoro e ha bisogno di sapere se la linea produttiva sta procedendo al ritmo definito nella pianificazione. Fino a meno di 10 anni fa avrebbe dovuto chiamare in sede, chiedere ad uno dei suoi collaboratori di estrarre il report, magari ancora cartaceo, farselo inviare tramite fax o posta elettronica, analizzare la situazione e ricontattare il referente per confrontarsi sulle modifiche da apportare. Un processo che avrebbe potuto richiedere un’intera giornata, con la relativa perdita incrementale della produzione giornaliera. Senza considerare stress ed ansia causati dall’attesa. Oggi non è più così. Il Responsabile Produzione con l’ausilio del suo tablet, accedendo all’App sviluppata appositamente per la propria azienda, grazie a soluzioni come HCP di SAP, può accedere direttamente in Cloud all’interfaccia che raccoglie in Real-time i dati della linea di produzione e analizzare gli andamenti della produttività nelle ultime ore. Non solo, impostata secondo parametri specifici, l’applicazione stessa può avvisare, con una notifica, della necessità di un intervento di manutenzione predittiva su un impianto dotato di sensori, in uno specifico stabilimento, localizzato magari in un diverso paese. Il sogno per gli amanti dell’efficienza incondizionata. Questa è la vera trasformazione che sta avvenendo nel mondo IT. Le persone hanno bisogno di rimanere costantemente connesse per riuscire a tenere sotto controllo i processi aziendali di cui sono responsabili. I segnali sono chiaramente davanti ai nostri occhi e non possiamo ignorarli! Già oggi le Imprese che operano nell’Information Technology devono proporre al mercato soluzioni dando sempre più spazio alle funzionalità mobile delle applicazioni. Agli utenti finali interessa principalmente la possibilità di consultare la propria piattaforma di Business Analytics, Customer Engagement, Gestione Finanziaria o del Personale direttamente dallo Smartphone. La sfida quotidiana è seguire l’evoluzione del mercato e delle tecnologie, è stare accanto alle imprese nella gestione della complessità, uno degli elementi che caratterizzano strutturalmente lo scenario in cui operano. In queste realtà, come emerso dalla ricerca SDA Bocconi “Dimensioni di complessità aziendale e valore dei Sistemi Informativi” sponsorizzata da SIDI, un sistema informativo in grado di rispondere a livelli crescenti di complessità può contribuire a generare valore sia in termini di visione strategica, sia in termini di capacità di operare. L’obiettivo SIDI è investire costantemente su innovazione, formazione delle persone, ingresso di giovani in Azienda per rimanere al passo dei tempi, semplificare la gestione della complessità e poter confermare quotidianamente il suo ruolo di partner SAP riconosciuto. Non è facile ma è la sfida quotidiana con la quale misuriamo la nostra capacità di stare sul mercato. [email protected] VITE PARALLELE 51 1991 1990 Storia e Politica Sudafrica: viene liberato Nelson Mandela dopo 28 anni di carcere - la data viene simbolicamente scelta ad indicare l’abolizione dell’Apartheid. George H. W. Bush avvia l’operazione Desert Storm. La Germania Est e la Germania Ovest uniscono le loro economie. Cultura e Spettacolo Il film di Giuseppe Tornatore “ Nuovo cinema Paradiso” vince l’Oscar come miglior film straniero. Sport Roma : allo Stadio Olimpico la Germania Ovest diventa per la terza volta campione del mondo di calcio battendo in finale l’Argentina di Diego Armando Maradona. Il Milan vince la Coppa dei Campioni, ripetendo il successo dell’anno precedente. Scienza L’Organizzazione Mondiale della Sanità elimina la voce omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie. ICT A soli 3 anni dalla costituzione di una divisione dedicata alle applicazioni, Oracle lancia Oracle Applications Release 8, software client/server che include programmi per accounting. L’unificazione delle due Germanie offre nuove opportunità di business di cui società come SAP, Siemens Nixdorf (appena nata) e Robtron si avvalgono immediatamente ; SAP apre i propri uffici anche a Berlino mentre a Walldorf si rende necessaria la costruzione di nuovi edifici accanto al Training center per ospitare i 1700 dipendenti. Il fatturato sale a 500 milioni di marchi. Per mantenere il proprio posizionamento di mercato il management di Cap Gemini decide l’acquisizione di varie realtà minori. La cinese Legend evolve il proprio ruolo da reseller a produttore di propri pc. 52 Terza lezione: “Comprendere” A rrivarono poi i primi notebook che, ovviamente, finirono sulle scrivanie dei dirigenti. Dopo poche ore di utilizzo fui chiamato da un importante dirigente che si lamentava del mancato funzionamento del mouse. Mi precipitai nel suo ufficio e lo trovai con la mano sull’alimentatore esterno che spostava avanti ed indietro, destra e sinistra!! Non sapevo se ridere o piangere; con calma gli dissi che spostare l’alimentatore dalla scrivania al pavimento era effettivamente una buona idea, ma nel frattempo gli facevo vedere il funzionamento del “buon” mouse. Lui comprese esattamente la situazione ridicola in cui si era cacciato ed anche il mio tentativo di far finta di niente; alcuni giorni dopo mi richiamò solo per ringraziarmi. Mi venne allora in mente, dai ricordi del Liceo, una affermazione di Spinoza: “Le azioni umane non vanno derise, compiante o detestate: vanno comprese”. La mia terza lezione. >> Giovanni Pota << La scossa I n ambito mainframe per il mitico IBM 4381 la consolle era in metallo. La maggior parte delle istruzioni veniva digitata da lì ed era compito assolto dai sistemisti o dagli operatori meccanografici. Si era creata una situazione alquanto paradossale: in alcuni giorni /ore il sistema si spegneva brutalmente con una conseguenza di fermo totale dell’azienda. Dopo alcune indagini alla Perry Mason si arrivò alla conclusione che questi spegnimenti avvenivano sempre e solo quando c’era una persona in turno. Per cui si arrivò quasi al licenziamento per dolo. Questa azione drastica fu interrotta sul filo del rasoio per una intuizione fortuita di un tecnico IBM che era presente Storia e Politica Il mitico IBM 4381 con la consolle in metallo casualmente quando il collega si sedette di fronte alla consolle, digitò qualche tasto ed il sistema si spense! Portava pantaloni sintetici che accumulavano corrente e, al contatto con il metallo della consolle, la scarica elettrostatica mandava in tilt la stessa e quindi l’intero calcolatore! >> Riccardo Salierno << Sudafrica: il governo abolisce le ultime leggi razziali ancora in vigore. India: l’ex Primo Ministro indiano Rajiv Gandhi viene assassinato da un terrorista suicida imbottito di esplosivo nei pressi di Madras. Unione Sovietica: Michail Gorbacëv si dimette da segretario generale del Pcus. Cultura e Spettacolo Sophia Loren riceve il Premio Oscar alla carriera. Esce l’album “Dangerous” di Michael Jackson, anticipato dal singolo “Black or White”, la cui prima in mondovisione viene vista da oltre 500 milioni di telespettatori. Sport In seguito ad un controllo antidoping Diego Armando Maradona viene trovato positivo alla cocaina . ICT SAP presenta le prime applicazioni in R/3 al CeBIT di Hannover. Viene aperto il primo sito internet da Tim Berners-Lee. Con una tecnologia innovativa a basso costo, Hp rivoluziona il printing a colori introducendo le HP DeskJet 500C anche economicamente accessibili. Le vendite di DELL sono più del doppio per il terzo anno consecutivo. VITE PARALLELE 53 1992 1991 Preveggenza C ’era la necessità di raccogliere e storicizzare alcuni parametri tecnologici di produzione (spessore piastrella, peso degli smalti, densità smalti, eccetera) al fine di poterli poi correlare ai risultati qualitativi ed estetici dei materiali prodotti. Prima di passare alla informatizzazione dell’innovativo processo, si pensò di simulare il tutto mediante l’utilizzo di schede cartacee sulle quali venivano riportati, per ciascun turno di produzione, i vari materiali ed i rispettivi orari di rilevazione. Gli operatori dovevano pertanto misurare ogni parametro e riportare manualmente sulla scheda il valore rilevato, in corrispondenza dell’orario prestabilito. Una mattina (alle ore 9 circa), durante un giro di perlustrazione, ho trovato due schede sulle quali erano stati miracolosamente compilati tutti i valori da rilevare nelle ore successive, sino a fine turno (ore 12). L’importanza di credere in ciò che si fa … >> Dino Frassineti << >> Debora Guma << Storia e Politica Il democratico Bill Clinton è eletto presidente degli Stati Uniti. Viene utilizzato per la prima volta, nel corso del XIV Congresso del Partito Comunista Cinese, il termine “Economia socialista di mercato” che darà nuovo corso alle riforme economiche nel paese, stabilendo le basi per una nuova potenza mondiale. 12 stati della CEE firmano il Trattato sull’Unione Europea, meglio noto come Trattato di Maastricht. Dopo 16 scrutini il democristiano Oscar Luigi Scalfaro viene eletto 9º Presidente della Repubblica Italiana. Palermo - 23 maggio: Strage di Capaci: sull’autostrada che collega Palermo all’aeroporto di Punta Raisi esplode una carica di tritolo che uccide il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta. Palermo - 19 luglio: Alle ore 16 e 58 minuti il giudice antimafia Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta vengono uccisi dall’esplosione di un’autobomba posta sotto l’abitazione della madre del giudice in Via D’Amelio. Milano: il segretario del PSI Bettino Craxi riceve un avviso di garanzia da parte del pool Mani pulite per corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti. La Prima Sezione della Corte Suprema di Cassazione pronuncia la sentenza definitiva che chiude il Maxiprocesso di Palermo con 360 condannati su 474 imputati. Cultura e Spettacolo “Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme, interpretato da Jodie Foster e Anthony Hopkins, viene premiato con cinque premi Oscar. Sport Dolore 1 991 … quando tutto per me ebbe inizio. Tutto cosa? Beh, il mio “tutto” da informatica retribuita, il trasformare un gioco, una sfida e poi una materia di studio in … euro, anzi … ahimè, mi tocca dire “lire”! Che tempi! Allora sì che l’informatica era una scienza per pochi, ben lontana dalla computer consumerization della fine degli anni 90 e dal “all-in-touch” di Ios e Android. Ma vi rendete conto che sembra preistoria?! Già il mouse era stato una rivoluzione (anche cruenta se pensiamo alla crescita esponenziale degli interventi per tunnel carpale!) ma toccare uno schermo e vedere le cose accadere poteva succedere solo in un film di fantascienza! Ma come è successo, mi chiedo … mi sembra ieri quando in alto a sinistra (e quindi la situazione era già difficile di suo) c’era quell’oggettino verde lampeggiante … il cursore! Mio nipote oggi non sa nemmeno cosa significa “cursore”. Un po’ come quando oggi guardiamo un episodio di CSI e, mentre ammiriamo le mani dei protagonisti volteggiare in cri- 54 stalli azzurri su schermi trasparenti (ma esistono davvero?), ci viene in mente il nostro portatile in ufficio in perfetto stile “cost killing”. Ma torniamo al 1991 e a me che arranco verso la convocazione per il mio primo giorno di lavoro (solo una settimana prima avevo fatto un bel frontale con la mia Panda 30 e, poiché oltre al touch a quei tempi non esisteva nemmeno la legge sulle cinture di sicurezza, il risultato fu due costole rotte e un trauma cranico). “Bene, sei stata assegnata al Laboratorio Centralizzato Grandi Ambienti” dice intanto la funzionaria delle risorse umane … “Che figata”, penso io, “devo subito chiamare mia madre per dirglielo!” … mai immaginavo che dietro quel nome altisonante per un po’ di mesi ci sarebbero state solo installazioni di Ptf sul mainframe IBM 3090! “La tua sede però non è qui”, prosegue la funzionaria, “ma ci puoi arrivare tranquillamente a piedi, è solo a 1 chilometro da qui”. “Tranquillamente lo sarà per te che hai tutte le 24 costole a posto”, penso io. Ed è lì che dovevo cogliere il segno distintivo della mia carriera di informatica: il dolore. VITE PARALLELE Francia: alle Olimpiadi di Albertville il sedicenne Toni Nieminen vince l’oro nel salto con gli sci e diventa il più giovane campione olimpico. La barca a vela America³ sconfigge nella finale di America’s Cup la barca italiana “Il Moro di Venezia” del miliardario Raul Gardini. La giuria popolare di Indianapolis giudica colpevole di stupro il pugile Mike Tyson. Scienza La Chiesa cattolica riabilita lo scienziato italiano Galileo Galilei, processato per eresia e costretto all’abiura delle proprie teorie scientifiche nel 1633. L’Ibm Thinkpad ICT Già presenti sul mercato da ormai un decennio, i personal computer sono ora realmente portatili: peso contenuto, buone qualità grafiche, struttura compatta, innovativa chiusura a libro, dispositivi integrati come Touchpad o Track Pad: nascono alcune serie storiche come Ibm Thinkpad. La grafica computerizzata la fa da padrone nel cinema - in Jurassic Park si registrano per la prima volte lunghe scene interamente virtuali; cambia il modo di raccontare le storie. VITE PARALLELE 55 1992 1992 Proprietario? No, grazie! Q uando, nel 1980, scegliemmo di implementare il primo sistema informativo di Conserve Italia, non lo facemmo con IBM. In realtà non partecipai alla scelta, ero appena arrivato e mi occupavo di logistica. La scelta fu dell’allora direttore amministrativo, Ugo Randi, scelta al tempo eterodossa (ma molte altre ne facemmo), dettata dalla fiducia, peraltro ripagata, verso la software-house che implementava. Usavamo, allora, calcolatori Data General, oggetti che dal 1999 non esistono più, furono acquisiti da EMC. Si tratta in ogni caso della prima azienda che sviluppò sistemi Raid commerciali, che progettò l’architettura Numa, che fece uscire il Dgone, primo vero portatile sotto i 3 Kg. Data General fu anche una delle prime società ad implementare sistemi operativi detti open, basati su Unix. Il messaggio di allora era: se vuoi uscire da un sistema “proprietario”, che detta tutte le condizioni, l’alternativa non può essere un altro sistema proprietario, che non ti risolve il problema della indipendenza dal vendor, ma un sistema open supportato da più produttori di hardware. Oggi questo problema non esiste (fatto salvo per i longevissimi AS400 e qualche altra applicazione di nicchia) perché la virtualizzazione ha spianato tutto: o sei Linux (unix), o sei Windows, o sei nicchia e ti arrangi. Windows non è open, è uno standard defacto. I sistemi operativi open hanno fornito un altro importante vantaggio: hanno creato la necessità della standardizzazione. La standardizzazione ha aperto i mercati, ha fatto crescere aziende e ne ha fatto fallire altre. Ha creato prodotti per aziende e consumer, che sono gli stessi prodotti (nel 92 i consumer erano veramente pochi). Ieri i prodotti per le aziende diventavano prodotti per i consumatori, oggi sono i software/hardware consumer che diventano prodotti per le aziende. Il costo dell’hardware è letteralmente crollato, generalmente 56 VITE PARALLELE di più di un ordine di grandezza. Ma l’open system non era tutto rose e fiori, gli ambienti aperti erano e sono più complessi da gestire proprio per la possibilità di mischiare le cose e una architettura basata su open presumeva una capacità non banale di governare la tecnologia. Proprio nel 1992, sull’onda di queste considerazioni, scrissi il primo capitolato per il rifacimento dell’intera infrastruttura Ict: l’architettura di riferimento era il client/server e la rete, architettura fatta di tanti componenti standard che, almeno a titoli, resiste ancora oggi. Compatibilmente a questo cresceva l’industria del software, che proprio per la ragione di poter essere “indipendenti” dal fornitore dell’hardware, vedeva crescere esponenzialmente il proprio mercato: SAP e Oracle ne sono un esempio concreto. Molto onestamente ricordo la delusione nel vedere che le sofisticate operazioni possibili con il sistema operativo proprietario non erano più possibili con i nuovi sistemi operativi, così come l’implementazione delle macchine open dei grandi (Digital e HP allora), non erano al medesimo livello qualitativo di quelle “proprietarie”. Ma queste delusioni scomparvero presto con i sistemi operativi open a 64 bit, quindi con migliori prestazioni a costi contenuti. Oggi questi problemi non ci sono più e anche il “proprietarissimo” database Hana-in-memory di SAP gira, con ottime performance, su una macchina virtuale con un tera di ram. Se me lo avessero raccontato nel 1992 non ci avrei creduto, o meglio non avrei saputo neanche cosa fosse un “terabyte in ram”. >> Enrico Parisini << L’azienda “paperless” G ià negli anni ’80, dopo la legge 4.01.1968 n.15 ed il D.P.C.M. 11.09.1974, che comunque valeva solo per la pubblica amministrazione, si era iniziato ad archiviare alcuni tipi di documenti con la microfilmatura e le microfiches che tuttavia potevano dare inconvenienti perché infiammabili, ma con la circolare della Direzione Generale Imposte Dirette del 10.03.1982, n.14/9/199, che dava l’”Autorizzazione Generalizzata”, e soprattutto le altre risoluzioni della Direzione Tasse del 1988,1990 e 1991, si era aperta la strada alla conservazione su dischi ottici. Il 1992 è l’anno in cui si è affermato l’utilizzo di tale tecnologia, ma poche erano le aziende che potevano usufruirne, sia perché gli uffici gestionali non la recepivano come la soluzione al problema “carta”, sia perché i fornitori istituzionali non avevano ancora offerte adeguate. I direttori sistemi informativi erano quindi in imbarazzo perché solo le piccole società d’informatica si stavano attrezzando, assemblando i prodotti disponibili sul mercato (realmente pochi, forse unici) per realizzare sistemi efficienti ed efficaci di archiviazione immagini e la scelta del sistema adeguato all’azienda non era semplice. Ricordo gli scanner Fujitsu, le schede Kofax di compressione e decompressione -obbligatorie perché i dischi ottici non avevano una grande capienza: un disco Worm (Write Once Read Many) conteneva 940 MB– i lettori di codici a barre, i database artigianali, i Jukebox, i nastri per i backup e la possibilità tramite un Gateway di integrare il sistema di archiviazione con il sistema informativo sui mainframe. In quegli anni AUSED contribuì a creare conoscenza e chiarezza con l’organizzazione di tre seminari sul tema. Oggi questi problemi sembrano sciocchezze, ma niente paura: ce ne sono altri a mettere i CIO continuamente sotto pressione !!! >> Guido Miserandino << Visionario con poco supporto locale. Da un punto di vista architetturale non c’era gara: SAP era 5 anni avanti ma in termini di copertura funzionale dei processi amministrativi italiani Formula era ovviamente in pole position. Restano in lizza SAP e FM. Si arriva quindi al momento decisivo: tutto il team di progetto viene convocato ad una gremita riunione in cui in 6 ore si fumano almeno 200 sigarette ed una quindicina di cervelli. Alle 9 di sera, dopo ore e ore di discussioni su requisiti di massimo dettaglio, ci raggiunge il direttore IT dell’azienda che in un battibaleno sgombra il campo da ogni possibile dubbio: SAP non riuscirà mai ad essere compliant con la normativa civilistico-fiscale italiana, non ha futuro nel nostro paese. Il resto è storia. >> Gabriele Tubertini << Traslocando un vecchio armadio L avoro al Centro Diagnostico Italiano (CDI) dal 1992 e nell’area Ict c’è sempre stato, a mia memoria, un armadio, un po’ polveroso, con documenti, libri e presentazioni. Nessuno ha mai avuto il tempo e la voglia di esaminarne in dettaglio il contenuto, finché quest’anno siamo stati costretti a farlo per una ristrutturazione degli uffici. Ci è caduto l’occhio su alcuni vecchi documenti che mi hanno fatto riflettere sull’evoluzione dell’informa- Il telefono “C6” della Celint a confronto con un portatile N el 1992 facevo parte di un team di consulenti che stava lavorando ad un progetto di process reengineering nelle aree acquisti, amministrazione, finanza e controllo per una grande azienda di broadcasting. Dopo aver definito il modello organizzativo di riferimento ed analizzato i processi a tendere si parte con la software selection. In gara tutte le suite in voga in quel momento, ma in shortlist arrivano in 3: FM by Formula, il leader italiano di quegli anni, Dun&Bradstreet, il grande player americano molto di moda, e SAP R/3, il new comer tedesco fresco di client/server dal mondo del manufacturing. Si scarta D&B: troppo ardito come infrastruttura e VITE PARALLELE 57 1993 1993 1992 tica in questi ultimi 25 anni, che sembrano e sono un’eternità nel nostro mondo. Tra i tanti elementi (ma dovrei scrivere un libro tutto CDI!!) ne riporto uno: c’era l’esigenza di portare le informazioni in modo semplice anche ad utenti remoti. Per il CDI l’esigenza era di arrivare ai medici di base e si pensava per questo di utilizzare la linea telefonica. La “Digital” ci aveva messo in contatto con la “Celint” che aveva prodotto il telefono “C6”, di cui abbiamo ritrovato un esemplare. Lo scopo era utilizzare un apparecchio che integrasse nel telefono le funzionalità di un terminale e consentisse quindi al medico l’accesso ai referti di laboratorio. Tra le funzioni d’uso descritte nel manuale ci sono la rubrica, l’agenda e la possibilità di prendere delle note. Quello che oggi abbiamo con gli smartphone e le App era un’esigenza già intuita negli anni novanta. Adesso l’armadio è nuovo e senza polvere. Tra 30 anni chi andrà ad indagare sul passato dovrà frugare non più negli armadi, ma in vecchie directory e vecchi archivi digitali, che si spera possano essere ancora facilmente leggibili. Agli starnuti di oggi per gli acari della polvere seguiranno pericolosi virus … informatici? Speriamo di no. >> Marco Discacciati << Storia e Politica La Cecoslovacchia cessa di esistere e nascono due nuovi soggetti di diritto internazionale: la Repubblica Ceca, con capitale Praga, e la Slovacchia, con capitale Bratislava. Il Knesset elegge Ezer Weizman come settimo presidente d’Israele. Durante una tempesta una petroliera battente bandiera liberiana si incaglia sulle scogliere di Quendale Bay nelle Isole Shetland, riversando in mare 80 000 tonnellate di greggio. In Italia entra in carica il governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi, primo Presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica Italiana. Totò Riina, capo di Cosa Nostra, viene arrestato dai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale a Palermo. Era latitante da ben 23 anni. Pietro Pacciani viene arrestato con l’accusa di essere il Mostro di Firenze. Cultura e Spettacolo Federico Fellini a Los Angeles ritira l’Oscar alla carriera. L’americana Toni Morrison è la prima scrittrice di colore a essere insignita del Premio Nobel per la letteratura. Sport Amburgo: durante il torneo di tennis, uno squilibrato tedesco di 38 anni pugnala alla schiena la tennista Monica Seles. ICT In Finlandia viene inviato il primo Sms da persona a persona: le comunicazioni cambiano radicalmente. Hp consegna la sua 10milionesima stampante Laserjet. Compaq introduce la linea di server Proliant, con il Proliant 4000 che è il primo server rackmounted, con grandi benefici nella semplicità di gestione ed aumento della sicurezza fisica nei data center. 58 VITE PARALLELE Eredità P rima di entrare nel vivo del progetto è necessario ricordare che, come previsto dalla normativa fiscale italiana, le società per azioni devono farsi certificare il bilancio da una società di revisione che, per il gruppo Bracco, era Arthur Andersen. Con la certificazione vennero fatte osservazioni/raccomandazioni per dare maggiore garanzia al bilancio stesso; tra queste anche quella di riprogettare il sistema informativo che risultava essere incompleto e obsoleto. Fu deciso l’inserimento nella struttura organizzativa della figura del Direttore dei Sistemi che avesse la esperienza e la capacità di coordinare tale impegnativo progetto e la costituzione di un Comitato Guida per orientare e prendere le decisioni. Vennero anche costituiti un gruppo di coordinamento e di supervisione , un gruppo di lavoro di analisti interni ed esterni, un gruppo di utenti e un gruppo di fornitori di soluzioni. Si definì una fase di check-up per analizzare i requisiti e la copertura funzionale per ciascuna area aziendale utilizzando una check-list specifica per ogni tipologia di business, che verificasse nel dettaglio tutte le funzionalità gestionali. L’elaborazione di tutte le check-list consentì di produrre una matrice di posizionamento del sistema informativo Bracco, riferita al grado di copertura funzionale e di integrazione e delle nuove necessità, sulla base delle quali venne indetta una gara tra più fornitori. Il progetto vide una organizzazione articolata anche nella scelta delle partnership, sia per il project management sia per la fornitura di pacchetti applicativi a copertura delle diverse esigenze funzionali. La realizzazione del progetto richiese 4/5 anni, a partire dal 1990. Oltre alla riprogettazione del sistema informativo gestionale aziendale, vennero avviati anche i progetti speciali per la gestione dei dati clinici (Climed), la gestione della biblioteca scientifica con archiviazione ottica (Image 6000), la gestione della tesoreria, la gestione delle risorse umane (Risorse 3000), la gestione della sala pesate (Formula) ed il controllo qualità (Quality plus). Parallelamente allo sviluppo dei sistemi gestionali veniva progettata e realizzata una struttura di rete per l’automazione del lavoro di ufficio e la comunicazione tra le varie strutture operative aziendali. Furono anni di grandi evoluzioni, organizzative e metodologiche, supportate anche da un apporto consulenziale esterno, ma soprattutto da un team interno articolato e compatto che si prodigò secondo le diverse competenze per risultati di eccellenza. Si gettarono le basi di una cultura aperta e attenta alle innovazioni anche informatiche che ancora perdura nel Gruppo … provate a chiederlo all’attuale CIO!! (ndr: Andrea Provini – Presidente Aused) ) >> Eligio Sferch << Oltre cortina S ono trascorsi quasi quattro anni da quel 9 novembre 1989, giorno nel quale la Germania Democratica apre le frontiere alla Germania Federale e, in sostanza, decreta la fine del muro e innesca una reazione a catena che rivoluzionerà l’assetto di mezza Europa. Sono a Milano e ricevo la telefonata del mio amministratore delegato: mi comunica che una grossa Società del settore tessile e abbigliamento, già nostra cliente, è intenzionata ad operare nella appena nata Repubblica Ceca. Per questa ragione sta organizzando una “missione esplorativa” a nord di Praga, in una cittadina che si chiama Liberec. Desiderano che io faccia parte del “gruppo in missione”, al fine di valutare lo stato dei sistemi informativi di una azienda che si chiama Textilana. Sono eccitato, dall’incarico e dalla destinazione. Il muro, la cortina di ferro, l’est, la primavera di Praga con relativa repressione sono titoli talmente radicati nel mio immaginario, che il termine “missione” mi si prospetta nel suo pieno significato, quasi fossi un agente inviato oltre cortina appunto. E poi, che informatica troverò in quelle lande? Partiamo, dai, andiamoci al più presto, prima che il fascino esotico di questo Est venga spianato dalla contaminazione dell’Ovest, così che io veda cose che voi umani…. Il delirio turistico si affievolisce ben presto, una volta che, ritornato in me, ricordo lo scopo del viaggio e mi rendo conto che la bella Praga la vedrò solo da un finestrino dell’auto, sulla via per una per niente turistica cittadina del nord ceco. VITE PARALLELE 59 1993 1993 La “missione” è coordinata da un personaggio di fiducia del cliente, il quale è già stato in Cecoslovacchia prima ed in Repubblica Ceca poi. Durante il viaggio in aereo fa del suo meglio per prepararci a quel che troveremo, soffermandosi a lungo sulla trasformazione che sta subendo la società ceca, una volta che tutti i vincoli e gli schemi dell’architettura economica di stampo sovietico si siano dissolti. Ci parla di “economia del baratto”, di produzione cecoslovacca principalmente meccanica, scambiata con carne, grano ed energia russe. Ci informa che in Repubblica Ceca la seconda lingua è il tedesco, poiché gli insegnanti provenivano tutti dalla Germania Democratica. Comincio a preoccuparmi: considerato che parlo inglese e francese, come farò a comunicare con i miei “colleghi” di Liberec ed analizzare i sistemi del posto? Cosa diavolo mi aspetta? Ma non è l’inglese la lingua universale dell’informatica? O questi saranno come i francesi, che si ostinano a usare termini come “octet”,“fichier”, “ordinateur”, “machine cible”? Da Venezia a Vienna, da Vienna a Praga: il viaggio aereo tra Italia e Repubblica Ceca è meno lungo della reciproca distanza culturale, ed in men che non si dica siamo all’aeroporto di Praga, dove passo il controllo passaporti. Un ufficiale donna alterna violenti colpi di timbro a battute in Italiano quasi perfetto sul perché siamo in Repubblica Ceca e che la ragione ultima è sempre quella: donne. Mi ritrovo sul sedile posteriore di una BMW, lanciata a folle corsa (per ragioni di sicurezza…) sull’acciottolato umido di Praga, verso la statale per Liberec. Quel che posso vedere è un accenno della bellissima architettura praghese e, man mano che percorriamo la periferia, una selva incredibile di antenne paraboliche. Mi viene spiegato che la libertà (in un’epoca dove l’internet dell’audio/video non esiste) passa attraverso il puntamento micrometrico verso il cielo, verso un satellite che trasmette canali tedeschi. Tedeschi dell’ovest. 60 VITE PARALLELE Libertà è anche comunicazione Dopo un lungo tragitto in una strada deserta e a volte dissestata, arriviamo a Liberec. La mattina dopo ci presentiamo in Textilana. Di fronte alla fabbrica passa una linea tramviaria, usata dagli operai Textilana per andare e tornare dal lavoro. Un tram fa bella mostra di sé, ma sembra arrugginito e, soprattutto, fermo. Ci viene detto che la linea è bloccata da mesi. Dopo una riunione surreale con presidente e direttore di Textilana, in una sala dove campeggiano i riconoscimenti emessi dal governo cecoslovacco per aver raggiunto gli obbiettivi annuali di produzione in tonnellate di lana e rispettato il piano quinquennale, giunge finalmente il momento di darsi all’informatica e soddisfare la mia enorme curiosità. Trascorro così due giorni con i miei colleghi cechi, dei quali non ricordo il nome e che chiamerò quindi Pavel ed Alexander. Sono due ingegneri tessili, laureati alla locale facoltà di ingegneria tessile. Parlano un inglese stentato, ma comprensibile. Se io ho imparato il mio primo inglese in ragione della passione per la musica rock, loro l’hanno imparato per capire i testi (copiati) di assembler e linguaggio macchina. Si intuisce che università e Textilana siano nati e cresciuti in simbiosi, nel più rigoroso solco sovietico. Vengo a sapere che Pavel e Alexander vivono all’interno della fabbrica, in due stanze più cucina contigui alla “sala macchine”. Perché? Perché è così e basta. Cerco faticosamente di trovare dei punti in comune, sui quali fare leva per capire cosa e chi ho di fronte. Programmano, sì. Per lo più in assembler, su diagrammi di flusso, va bene, io uso il Case ed i diagrammi d’azione, ma va bene, cosa si può pretendere. Provenienza del compilatore? Non è chiaro. E il sistema operativo? Non capiscono. Tutta l’impostazione è batch, quindi, chiedo, ci sarà un sistema operativo per gestire le code lavori, la memoria, le code di stampa eccetera. Non capiscono esattamente di cosa parlo, ma mi dicono che lanciano i job uno alla volta, così come le stampe. Forse questa è la ragione per la quale vivono lì. E l’organizzazione dati? Sembra un Vsam. Terminali? Due, quelli di Pavel ed Alexander. Hanno un personal computer senza marca e modello, però. Sul pc usano un compilatore Pascal. Intravedo un Dbase II ed un Dos, ma non voglio sembrare indiscreto, anche perché intuisco che il personal computer, in quanto personal, deve essere entrato in Textilana per vie personal. In realtà non sto facendo grandi passi in avanti, ma intuisco che, in un contesto socio-economico dove ordini di vendita, bolle, fatture, ordini di acquisto, transazioni economiche avevano, fino al 1991, significato nullo, fare riferimento al classico schema amministrativo/gestionale possa portare fuori strada. A conferma di ciò mi viene spiegato che il sistema centrale è un puro sistema destinato al calcolo per taglio e produzione. Che sia il personal a fare la prima contabilità degli ultimi 2 anni? È ancora troppo poco per capirci qualcosa, e comunque il gap tra 1993 Italia e 1993 Cechia appare molto ampio. Vediamolo, questo sistema centrale: usciamo dalla cucina (luogo della riunione) e mi aprono la porta della “sala macchine”: in fondo ad un piccolo corridoio si intravede il sistema. Ha un’aria familiare, ed infatti ha il bicolore con inconfondibile azzurro. Un mainframe di Big Blue! Nei successivi dieci secondi mi rimetto in carreggiata, mi sento a casa, mi rinfranco, mi preparo a scandagliare in lungo e in largo un sistema a me conosciuto, vedo la luce in fondo al tunnel, vedo una risposta alle mie domande, datemi un terminale. Mi portano dentro alla sala, in prossimità del display a bordo macchina. Non funziona, i numeri sono incomprensibili, ma sì che funziona, e allora perché il display… I numeri sono in cirillico! “Come in cirillico???” “Sì, in cirillico! Noi sappiamo il Russo” dice Pavel. “Ah ok”, dico io, “ma dove è il logo?” “Quale logo?” “Quello della marca/modello.” “Quale marca/modello?” “Ma questo non è….” “No” “Cioè è….” “Sì” “Una copia!!” “Sì.” “Russa!” “Sì” Mi spiegano che lo usano da anni, e che quando si rompe un pezzo vanno all’Università (dove c’è un gemello) e cannibalizzano pezzi. Fino alla fine, bellezza. La missione ebbe termine con questa spiegazione. In seguito la società che mi aveva incaricato della valutazione proseguì le operazioni in area industriale, senza esiti concreti. Ho cercato notizie su Textilana: mi risulta che l’area industriale che visitai non esista più, e tantomeno i cloni russi di Big Blue. Non ho più incontrato Pavel ed Alexander. Sono miei coetanei, quindi immagino che oggi siano in qualche multinazionale informatica, filiale ceca, e guadagnino quel che si meritano per dirigere i collaboratori. Spero che Pavel e Alexander vivano a casa loro, lontani da una sala macchine. >> Giorgio Colonna << Pragmatismo e realtà E ra il mese di maggio del 1993, avevo 25 anni allora, e da circa due avevo messo in piedi la mia ditta individuale di consulenza informatica, la Gigabyte. Ero molto soddisfatto di come stavano andando le cose, ed avevo acquisito alcuni clienti molto importanti in Toscana . Essendo da solo, mi ero dotato di un sistema di reperimento telefonico Teledrin, che era all’avanguardia per quei tempi, e del quale davo il numero solo ai clienti in regola con il pagamento del contratto di manutenzione. Oltre al lavoro dedicavo il mio tempo libero alla pratica della pallamano che mi impegnava praticamente ogni domenica durante la stagione del campionato. Tra i miei clienti avevo vari ingrossi di abbigliamento e accessori che restavano aperti a turno la domenica per rifornire quei negozi che potevano fare acquisti solo nei giorni festivi; quindi mi facevo aiutare dalla mia fidanzata che veniva a vedere tutte le partite e teneva a portata di mano il Teledrin in caso di chiamate urgenti (e pensate, dopo tutto questo, mi VITE PARALLELE 61 1994 1993 ha anche sposato!). Una domenica mattina, nel bel mezzo della partita, il mio Teledrin si mette a suonare e Tiziana mi fa segno con la mano di farmi sostituire; era “Adrian” (pseudonimo), uno dei miei più importanti clienti, con l’ingrosso certamente strapieno di gente a quell’ora. Senza provare a richiamare (avrei dovuto trovare una cabina…) e senza neanche farmi la doccia mi infilo la tuta, il casco, chiedo ad uno dei miei compagni di riaccompagnare Tiziana a casa alla fine della partita, salto sulla moto aziendale ( ) e mi precipito all’ingrosso di Adrian. Al mio arrivo mi trovo davanti uno scenario “apocalittico”: l’ingrosso pieno di gente con carrelli e cestini colmi di mercanzia in fila per pagare, 4 ragazze ad annotare codici a barre degli acquisti e fare bolle e fatture a mano, altre due ragazze fuori dall’ingrosso a fare i conti a clienti sul marciapiede, clienti, che non avevano più trovato cestini o carrelli disponibili, con indosso più indumenti ed accessori di un vu cumprà, altri ancora che aspettano che si liberi spazio per entrare dentro, ed Adrian che salta nervosissimo da una fila di gente all’altra gestendo “alla buona” quello che può (“a te ti conosco non c’è problema passi a pagare settimana prossima”, “chi paga in contanti paghi a me poi vi spedisco la fattura” e così via). Un casino di quel tipo poteva voler dire solo una cosa: il sistema IBM S/36 PC che mandava avanti l’ingrosso si era fermato. Appena mi vide, Adrian mi corse incontro come ad un figliol prodigo che torna a casa e mi portò immediatamente alle casse dicendomi “Vedi? Non funzionano più le pistole e i calcolatori (i secondi erano ovviamente i terminali)!” “OK”, dissi io, “andiamo su dove c’è il cervellone (che era il nome convenzionale per l’unità centrale)”. Adrian mi disse con estrema naturalezza che il cervellone non era più lì perché 62 VITE PARALLELE prendeva troppo spazio ed era stato deciso di spostarlo giù, alla faccia della sala macchine….Chi avesse staccato e riattaccato i cavi non l’ho mai saputo, cosi come chi abbia deciso la nuova collocazione dell’unità centrale….. Quindi scesi giù con Adrian che mi portò alle scrivanie delle casse; tra le due scrivanie affiancate c’era uno spazio e appoggiato al fianco di una delle due scrivanie c’era …. l’unita centrale del S/36PC messa in verticale tipo tower! Il 36PC era fatto per stare in orizzontale, aveva i bordi esterni arrotondati e quindi ad ogni pressione di tasti o movimento della scrivania l’unità centrale faceva l’effetto sedia a dondolo. Adrian mi disse poi, con la stessa naturalezza di prima, che il sistema era caduto due o tre volte e poi aveva smesso di funzionare … “incredibile, no??” .. Nel 1993 l’informatico doveva essere esperto di hardware, software, analista, programmatore, tecnico dei telefoni, ed anche elettricista; presi l’ammalato, lo portai al piano di sopra e con le movenze di un chirurgo cominciai l’operazione di smontaggio sotto gli occhi attenti di Adrian che a quel punto aveva lasciato alle sue ragazze i clienti inferociti e si stava dedicando solo a me. Scuotendo l’unità centrale si sentiva un rumore di maracas che non prometteva niente di buono, impressione che venne confermata non appena aperta l’unità centrale che conteneva pezzetti di schede, supporti e silicio vario sparsi per tutto il case. Formulai la mia diagnosi: “mi dispiace Adrian, ma questo non si ripara, posso provare a recuperare i dati dal disco ma ci vorrà un S/36 nuovo, se anche il disco fosse danneggiato dovremo recuperare i dati dai backup che fate tutte le sere, perché li fate tutte le sere vero??” Adrian non considerò nemmeno la domanda sul backup e arrivò diretto al punto del nuovo sistema: “allora senti, vai a comprarne uno subito e cerca di portarmelo per oggi pomeriggio, addebitami pure tutte le ore come festive” ……… ……. ……….. “ah, ti ci entra nel bauletto della moto? Altrimenti ti presto la macchina” C’è stato un lunghissimo minuto di silenzio, dopo di che ho deciso di tentare di spiegare ad Adrian che: 1- La IBM non apre la domenica mattina 2- La IBM non fa cash & carry di Sistemi 36 3- Il sistema nuovo costava 12 Milioni di lire, solo quello 4- Installare, configurare il sistema e migrare i dati non era un lavoro da un’ora; non c’era modo di ripristinare la cosa, non solo nel pomeriggio, ma neanche in tutta la settimana successiva!! Sfortunatamente ho iniziato la mia spiegazione dal punto 3, quindi lui ovviamente ha capito che il costo fosse il problema maggiore per cui ha aperto la cassaforte, ed ha cominciato a contare soldi contanti per arrivare a 12 milioni! Per risparmiare tempo ha contato un solo milione, lo ha messo sul tavolo come un mazzo di carte, e poi ha cominciato a contare gli altri mettendo accanto mazzette di spessore uguale (o simile..) mentre mi diceva di chiamare nel frattempo IBM per far preparare il pacco e farmi aprire !!! Trovammo una soluzione con un S36 usato, ma ci volle una settimana per rimettere tutto a posto! Informatica e pragmatismo: quanta strada ancora da fare!! >> Massimiliano Bartolozzi << Storia e Politica Nelson Mandela viene eletto presidente del Sudafrica. L’IRA annuncia la completa cessazione delle proprie operazioni militari. Francia - Gran Bretagna: il presidente Francois Mitterrand e la regina Elisabetta II inaugurano il Tunnel della Manica. Corno d’Africa: brucia e affonda il transatlantico Achille Lauro. Lo schieramento di centro-destra guidato da Silvio Berlusconi vince le elezioni. Vengono identificati i componenti della Banda della Uno bianca: si tratta di poliziotti guidati dai fratelli Savi. Cultura e Spettacolo “Schindler’s List” , film di Steven Spielberg, si aggiudica 7 premi Oscar. Frank Sinatra si esibisce nel suo ultimo concerto dal vivo, davanti a quasi 100.000 persone, al Fukuoka Dome, nei pressi di Tokyo. Roma: dopo anni di restauri riapre ai visitatori il Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Sport Planica, Slovenia: Toni Nieminen è il primo a superare i 200 metri nella storia del salto con gli sci. La nazionale italiana di pallavolo ad Atene si conferma campione del mondo battendo la nazionale olandese. Muore Ayrton Senna durante il GP di San Marino. ICT Dopo 3 anni di continue evoluzioni viene presentato a marzo Linux 1.0, la prima versione stabile del sistema operativo, inizialmente concepito da Linus Torvalds: si inaugura l’era del software open source. Viene fondata Amazon, su un business plan assolutamente rischioso ed innovativo pensato da Jeff Bezos; in effetti la società registrerà il primo trimestre positivo soltanto nel 2001. Dell entra nel mercato dei server con la propria linea di “PowerEdge™ “ Nasce Yahoo, contenitore digitale di link pensato da due studenti di Standford per organizzare i riferimenti dei siti per loro più interessanti. “Yet Another Hierarchically Organized Officious Oracle” (con Oracle nel senso di Oracolo) troverà immediata rispondenza all’interno del campus, diffondendosi in modo “virale” e raggiungendo il milione di contatti nel primo anno di vita. 63 1994 1994 BBS pulite Pionieri M N aggio 1994. Il mondo dello sport aveva da poco perso Ayrton Senna e Bettino Craxi, incalzato da Mani Pulite, si ritirava ad Hammamet. Internet era ancora per pochi ma in Italia la telematica era diffusa grazie alla presenza di Fidonet, una rete internazionale di sistemi telematici aperti e gratuiti che avevo scoperto anni prima con la BBS Mechanists’ Nest de L’Aquila. Ero a pochi giorni dall’esame di Analisi I, lo scoglio più temuto dalle matricole di Ingegneria, quando il mondo della telematica italiana cambiò per sempre. Mercoledì 11, infatti, prese corpo l’operazione Hardware1, meglio nota come Italian Crackdown: 173 BBS vennero perquisite simultaneamente e spogliate di tutto ciò che avesse lontana attinenza con l’informatica. L’Italia aveva infatti recepito in maniera durissima una direttiva CEE del 1991, prevedendo reati penali per la detenzione a fini di lucro di software non originali. L’indagine, sostenuta da accuse quali associazione a delinquere, duplicazione fraudolenta di software, violazione di sistemi informatici e contrabbando, partì dalla Procura di Pesaro: dai computer degli indagati emerse un elenco di BBS erroneamente interpretato quale prova certa dell’esistenza di una estesa organizzazione criminale. Il tempo dimostrò come la realtà fosse totalmente diversa da quella ipotizzata dagli inquirenti, ma la vicenda condusse alla decimazione della rete Fidonet e, di fatto, alla sua fine. Intanto apparivano i primi Pop Internet, ma questa è un’altra storia… >> Alfonso Stuardi << 64 VITE PARALLELE el 1994, fresco di nomina a Responsabile IT della divisione commerciale di un’importante azienda farmaceutica, mi venne chiesto di mettere a punto e successivamente gestire il progetto di informatizzazione con pc della forza vendita, già coinvolta in precedenza in un primo progetto di informatizzazione, basato su una tecnologia oggi scomparsa, Videotel, che ebbe allora un parziale successo. La sfida ora era dotare la forza vendita di un pc che comunicasse con la sede! Le domande e le osservazioni di allora erano, viste con l’ottica di oggi, “strane”: pc portatile o desktop? Bianco e nero o colori? Con quale tecnologia si scambieranno i dati? La sede ci vuole controllare. Il pc è pesante. Funzionerà? Ma perché dobbiamo fare questo progetto? A che cosa serve raccogliere tutti questi dati? Perderemo tempo! Dopo lunghe e complesse discussioni tra innovatori e conservatori, il management di allora ebbe il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo: si scelse un pc con schermo a colori portatile per tutti i 450 venditori, grande novità per l’epoca; un carrier di telecomunicazioni italiano; un piccolo e valido team di programmatori dell’applicazione, che non avendo significativi precedenti era da sviluppare da zero. Alla fine avemmo successo! Aver contribuito allo sviluppo tecnologico del mio paese, e all’introduzione di tecnologie oggi consolidate ma allora pionieristiche, è sempre stato per me motivo di soddisfazione ed orgoglio. >> Carlo Caifa << Quando finisce il tavolo U na impiegata di circa 50 anni, non propriamente una nativa digitale, alle prese con le prime esperienze tra Windows 95 ed il mouse si è trovata ad aver raggiunto con il mouse il bordo inferiore della scrivania, ma non ancora il punto dove doveva cliccare. Guardandosi bene intorno, con un gesto lestissimo ha preso dal tavolo un block notes con la mano sini- stra, lo ha usato come prolunga della scrivania verso di sè, ha fatto il movimento mancante del mouse verso il basso e ha rimesso a posto il block notes con nonchalance invidiabile! Orgogliosa di avere trovato la soluzione al problema! >> Cristian Santinon << Crescita U n giorno del 1992, l’allora direttore generale Carlo Ronchi, mi disse: “ Parisini, scordi tutto quello che sta facendo ora, sto pensando ad un’azienda Europea, con più fabbriche e uffici in diversi stati, che utilizzi lo stesso sistema informativo per le procedure aziendali. Ne ho parlato con Capaci (Controllo Gestione e mio capo di allora), procedete”. Questo pensiero si rafforzò dopo l’acquisizione di tre aziende in Francia e di aziende commerciali in Inghilterra e Germania, e la conseguente difficoltà di guida con report diversi e numeri che non tornavano. Cominciò in questo modo una lunga software selection, al termine della quale conclusi: “O ce lo facciamo noi, oppure c’è SAP R/3”. La firma fu nel maggio del 1994, il go-live il 1° novembre 1995 con la versione 2.2. Ci sono moltissime situazioni in cui è bene non sapere a cosa si va incontro, questa fu di sicuro una di quelle !! La scelta dei partner, la conoscenza dei processi aziendali, la protezione dello sponsor interno, qualche prudenza di natura finanziaria, un percorso metodologico disciplinato, furono sufficienti a portare a casa il risultato, anche se con fatiche veramente inenarrabili. L’episodio più carino fu ai primi incontri con SAP: tutti presi dal voler fare bene, ci presentammo al partner “Idea Software” con i nostri dischetti (sì, allora c’erano i dischetti da 720 Kbyte) contenenti i files dei materiali, dei clienti, dei fornitori, le tabelle di base ... insomma, quello che oggi meglio si definisce “master data”; chiedemmo ai consulenti controparte di poterli caricare su un sistema demo e poter fare qualche prova di funzionalità. “Nein”, fu la risposta divertita dei consulenti, “se vuoi caricare un materiale si fa a “manina”, dopo aver caratterizzato la società con tutti i suoi principali parametri identificativi”. Dopo diversi giorni di studio cominciammo a capire che avevamo a che fare con un oggetto software che implementava i processi esistenti (noi li chiamavamo “giri”) in modo totalmente diverso, che presumeva importanti definizioni organizzative e molto cambiamento. Eravamo la 6^ referenza in Italia, le altre erano multinazionali e l’unica multinazionale italiana era Pirelli. Enrico Negroni era il nostro account commerciale (poi diventò direttore generale e molto altro), il gruppo dei consulenti di allora erano una decina, tutte persone che successivamente hanno avuto notevole successo nel mondo SAP. L’implementatore era Digital, che si appoggiava a SAP Italia Consulting di Bolzano. Il nostro partner era Idea Software, sostanzialmente 5 persone, bravi softwaristi, ma ignari di tutto il mondo SAP. La struttura interna era da costruire. L’EDI era una cosa in SAP allora sconosciuta, ma noi già lo facevamo. Posso infine ricordare che dopo cinque anni dal go-live, il desiderio di vedere un’azienda con un solo sistema si concretizzò. Ci furono delle sorprese: con lo stesso sistema ogni azienda cercava di rifare quello che faceva prima, ma tutte le successive acquisizioni passarono per un roll-out più che collaudato (on time – on budget) , sempre con gli eterni problemi di cambiamento (facevo le cose in un modo, SAP me le fa fare in un altro…). Tutto questo, sappiamo, non è sufficiente a determinare il successo di un’azienda, di sicuro ne fornisce un indispensabile aiuto, anzi come si dice ora: è “abilitante” . E tutti coloro con cui abbiamo lavorato sono cresciuti come noi, sia professionalmente sia dimensionalmente!! >> Enrico Parisini << La cosa da fare! S ono entrato in azienda il 18 Aprile del 1994 da giovane neo laureato in Economia e Commercio ed il mio primo incarico è stato al controllo fatture presso l’ufficio fornitori: direi l’incarico di più basso livello impiegatizio di quegli anni!! All’ufficio amministrazione eravamo in 7: tre alla contabilità generale e banche, tre alla contabilità fornitori e il responsabile amministrativo Gli strumenti informatici a supporto erano tre terminali ed un pc in Dos. VITE PARALLELE 65 1994 1994 I terminali venivano utilizzati per la gestione della contabilità e la valorizzazione del magazzino ed accedevano ad un sistema centrale che si chiamava “Mips” programmato in Cobol. L’unico pc, con schermo rigorosamente monocromatico e con installato Lotus 1-2-3 era condiviso tra tutti gli impiegati. Il capo ufficio aveva costruito delle macro per il disbrigo della corrispondenza: attraverso un menù era possibile, digitando il numero appropriato, stampare con una stampante ad aghi la corrispondenza ricorrente su moduli o carta intestata: era un primo esempio di office automation! La stampa di un bilancio di verifica andava lanciata con un’apposita procedura da terminale e si poteva ritirare la mattina seguente. Al Ced infatti, tutte le mattine, un’addetta divideva le stampe lanciate il giorno prima e le metteva nelle cassette postali dei relativi destinatari. In questo contesto nel 1995 è stato lanciato il progetto SAP a cui ho partecipato come Key User del modulo Fi. Il go-live è avvenuto nel 1996 (20 anni fa…). Nel nostro attuale sistema rimangono, indelebili, le tracce di quei primi momenti…il conto Cassa Contante come tutti i conti che facevano parte del piano dei conti della prima ora sono stati creati da me il 06 febbraio del 1996. Negli anni successivi tutte le risorse disponibili sono state investite nella copertura dei processi core aziendali e nei roll-out alle altre aziende del gruppo. Le parole d’ordine erano efficienza ed integrazione. Non era in discussione il fatto che l’Erp fosse un utile strumento per lo svolgimento delle attività quotidiane e di ausilio per il miglioramento delle performance della propria funzione e non si dubitava nemmeno del fatto che un sistema transazionale integrato potesse fornire maggiori garanzie di una corretta rappresentazione economico/finanziaria della realtà aziendale. Era invece sicuramente meno chiaro, e comunque meno accettato, il fatto che, nell’ottica dell’integra- 66 VITE PARALLELE zione, un’attività in più o fatta meglio a monte potesse generare risparmi nelle funzioni a valle e quindi sull’intero processo. L’implementazione dell’Erp in quei primi anni era la cosa da fare e non c’era tempo per formazione e cambiamento culturale. Nessuno era disposto a fare qualcosa in più o di diverso a vantaggio dell’intero processo e, di conseguenza, la parola standardizzazione era ancora piuttosto sconosciuta. Le personalizzazioni erano il “male necessario” di quegli anni non solo per bypassare le prese di posizione di utenti e responsabili aziendali ma spesso anche per la necessità di sopperire alle mancanze di copertura da parte degli Erp delle pratiche logistico/ produttive nostrane Ricordo ancora il conto lavoro di fase…questo sconosciuto!!! >> Giuseppe Lovascio << Cupido L a nostra società di consulenza è tra le prime aziende al mondo a dotare tutti i dipendenti di un portatile ed una casella di posta elettronica individuale: è un investimento enorme ma ci si aspetta un grande incremento nella produttività e, perché no, anche nella motivazione del personale. Inutile nasconderlo: avere un pc portatile è incredibilmente cool! Noi giovani spine siamo ovviamente più smart dei senior ad usare il nuovo canale di comunicazione e questo ci permette di guadagnarci autorevolezza sempiterna semplicemente insegnando ai nostri boss a fare la “chiocciolina” premendo contemporaneamente [Alt Gr] + [ç/ò/@] o a settargli correttamente i parametri del modem. Comunicare con i colleghi ed i clienti diventa molto più semplice, basta un modem a 56 kbit/s e con pochi clic si raggiunge chiunque a qualunque ora del giorno e della notte. Ma nelle lunghe notti in ufficio a volte la goliardia prende il sopravvento ed allora il gioco diventa impossessarsi del pc del collega e fare dichiarazioni d’amore alla sua diletta in sua vece. Ridendo e scherzando oggi hanno 4 figli. Predestinato H o passato quasi tutto il 1994 alla preparazione della mia tesi di laurea in un laboratorio universitario parigino. A quell’epoca sapevo poco o nulla di informatica, dalla quale mi ero tenuto sempre a distanza di sicurezza, a meno che non fossi obbligato ad affrontarla, come nell’esame di Calcolo Numerico e Programmazione, vissuto senza grandi entusiasmi. Era una tesi sperimentale di fisica dello stato solido, sviluppata nel corso di 9 mesi di lavoro durante il quale avevo riempito di appunti e di risultati i miei quaderni. Ricordo ancora bene il giorno in cui mi presentai dal mio relatore francese, con una trentina di pagine scritte a mano, la bozza dei primi capitoli. Ricordo perfettamente l’espressione stupita e al tempo stesso compassionevole, con cui Philippe constatò la mia totale incapacità di utilizzare il più semplice programma di scrittura e ricordo la sua frase rassicurante: “non preoccuparti, darò i tuoi manoscritti a mia moglie, perché li possa passare al pc”. Laureato, fui chiamato da una grossa multinazionale della consulenza per una serie di colloqui. C’era in ballo l’opportunità di prendere parte a un programma di inserimento, per far fronte alla forte richiesta di consulenti SAP. Quattro colloqui, l’ultimo con il partner. In tutte le occasioni avevo sempre sottolineato le mie scarse competenze informatiche e i conseguenti dubbi nell’affrontare quel tipo di lavoro. Evidentemente li convinsi, il partner decise di non selezionarmi. Il pericolo di dover lavorare nell’ambito informatico sembrava oramai scampato, quando fui assunto nell’ufficio Qualità di una grande multinazionale di Ingegneria. Ci rimasi due anni e uno dei miei incarichi principali fu quello di sviluppare un sistema informativo di gestione degli audit e delle non conformità, supportato da una software-house esterna. Evidentemente il mio destino era segnato, molti miei amici lavoravano nell’informatica e fu proprio uno di questi a convincermi a fare un colloquio in Sap Italia Consulting. Fui assunto; un mese di corso in SAP Italia ad Agrate e venni spedito a Trieste per il primo di tanti progetti. >> Nicola Rivezzi << >> Gabriele Tubertini << VITE PARALLELE 67 1995 1995 Storia e Politica Giappone: i fanatici della setta “Sublime verità” liberano gas nervino nella metropolitana di Tokyo, provocando 12 decessi e più di 3.000 intossicazioni. Iraq: Saddam Hussein ammette per la prima volta l’esistenza di un programma di offensiva basato su armi biologiche, ma nega il fatto che siano già pronte. Viene perpetrato a luglio da militari serbo-bosniaci il cosiddetto “massacro di Srebrenica”: vengono deportati e trucidati circa 7000 bosniaci musulmani. Viene firmata in novembre a Dayton (USA) una intesa di pace tra serbi, croati e bosniaci, ratificata a dicembre a Parigi: termina ufficialmente la guerra in Bosnia ed Erzegovina, l’ultima delle guerre jugoslave. Jacques Chirac viene eletto presidente della Francia. Austria, Svezia e Finlandia entrano nell’UE. Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro conferisce a Lamberto Dini l’incarico di formare un governo tecnico in attesa delle elezioni anticipate. Gianfranco Fini scioglie il MSI-DN e apre il congresso nazionale di fondazione di Alleanza Nazionale. Romano Prodi e Walter Veltroni in dicembre presentano il simbolo della coalizione di centro-sinistra per le elezioni politiche: nasce L’Ulivo. L’ex-capitano delle SS Erich Priebke viene estradato dall’Argentina in Italia. La tastiera Dal camice alla cravatta I L l 1995 può essere considerato l’inizio della mia avventura professionale nell’informatica, anche se avevo già iniziato a “spaciugare” con i computer da diversi anni. Iniziato con la consolle “Intellevision”, passato poi al Commodore C64, traghettato al Commodore Amiga500 per poi arrivare al primo “286”. All’inizio si è giocato, tanto direi. Poi con l’Amiga si è giocato ancora di più ma si è utilizzato anche per lo studio. Poi i primi passi con il pc: studio, un po’ di Basic e sempre svago. Basi che pero’ mi hanno consentito nel 1993 di sostenere il tema dell’esame di maturità parlando di nuove tecnologie e di computer. Basi che poi, sempre a fine 1993, mi hanno consentito di entrare nel mondo del lavoro sapendo già utilizzare la “bestia” con tastiera e mouse. Attitudine coltivata grazie alla prima Cultura e Spettacolo Esce “Made in Heaven”, il primo album realizzato dal gruppo britannico Queen dopo la morte del cantante Freddie Mercury. Sport Lo spagnolo Miguel Indurain vince il Tour de France; per lui è la quinta vittoria assoluta e consecutiva nella corsa, nonché l’ottava affermazione spagnola nella Grande Boucle. Eguaglia così il numero di vittorie complessive di Jacques Anquetil, Eddy Merckx e Bernard Hinault, benché le loro non siano state consecutive. Scienza Il cosmonauta Valeri Polyakov ritorna sulla Terra dopo aver passato 438 giorni nello spazio. La tastiera del Commodore Amiga500 ICT La Sun Microsystem annuncia il linguaggio di programmazione Java, che rivoluzionerà la possibilità di interazione Internet. IBM acquisisce Lotus Development Corporation. Microsoft rilascia Windows 95 che, nelle prime cinque settimane, vende 7 milioni di copie, stabilendo un vero e proprio record. Nessun altro lancio è stato mai così pubblicizzato: negli spot televisivi, i Rolling Stones cantano “Start Me Up” e come sfondo hanno le immagini del nuovo pulsante Start. Nell’estate dello stesso anno viene rilasciata la prima versione di Internet Explorer. Olivetti offre servizi di telefonia cellulare attraverso la propria società Omnitel ; fonda anche Infostrada, una start-up per la telefonia fissa. Dialog Telekom lancia in Sri Lanka il primo telefono cellulare. Viene fondata eBay. Presentata in Giappone alla fine del 1994, La Playstation Sony viene commercializzata in Europa e Stati Uniti nel 1995 ottenendo subito il primato delle console a 32 bit. Rasmus Lerdorf invia un messaggio in un newsgroup annunciando il rilascio di “un set di piccoli binari scritti in C”: nasce il Php 1.0. 68 VITE PARALLELE azienda in cui ho prestato servizio come impiegato contabile, che fece fare ad un gruppo di dipendenti un corso di Office molto approfondito (la parte più corposa fu a tema Access). Da lì è stato sostanzialmente amore a prima vista per l’informatica professionale, a tal punto da convincermi a lasciare la ragioneria e l’amministrazione per trasformare la grande passione in una professione. Tutti gli step della scala sono stati una delle più belle avventure vissute. Non nascondo, però, che a distanza di anni mi piace moltissimo ancora mettere le mani sulla tastiera (purtroppo lo si fa molto meno di quanto si vorrebbe): la passione del sistemista scorre ancora potente! >> Andrea Bettoni << a vera rivoluzione fu l’arrivo di un sistema denominato, con precisione tedesca, “Systeme, Anwendungen, Produkte in der Datenverarbeitung” ossia “Sistemi, Applicazioni e Prodotti nell’elaborazione dati”, conosciuto universalmente come SAP. Venimmo così a conoscenza dell’esistenza di pacchetti Erp, ovvero di un software applicativo per la gestione integrata dei vari processi aziendali, dalla contabilità agli acquisti e gestione magazzini fino alla gestione delle risorse umane (all’epoca SAP R/3 era focalizzato sui processi amministrativi e di back-office). L’altra novità fu che SAP era basato su un’architettura client/server a tre livelli (presentation, application e database) così che a fianco del mainframe fecero la loro comparsa intere batterie di server Unix, per gestire i quali non servivano più gli operatori dal camice bianco ma ragazzi dall’aspetto poco convenzionale, persino per essere dei frequentatori dei sotterranei dell’azienda. E, per ultimo, arrivarono in azienda decine di giovani in giacca e cravatta che si presentarono come “system integrator” SAP e, con garbo, ci fecero capire che coloro che lavoravano sul mainframe erano di fatto una specie in via d’estinzione a meno di buttare il vecchio Cobol e i programmi scritti su moduli prestampati e convertirsi all’Abap e ai suoi parametri. Anche i ritmi si fecero frenetici. Non che prima si lavorasse poco ma c’era del metodo e anche una certa attenzione (forse eccessiva) ai dettagli. Un episodio fece in qualche modo da spartiacque. Nel tentativo di “fraternizzare” con l’esercito in giacca e cravatta, organizzammo una partita di basket tra loro e il personale dei sistemi informativi dell’azienda. L’incontro doveva avere inizio dopo le 19 per evitare di perdere tempo prezioso nel roll-out del nuovo sistema. Uscimmo tutti insieme per dirigerci a un campetto vicino alla sede, dove per quasi 2 ore ci sfidammo senza un attimo di tregua ed esclusione di colpi. Naturalmente perdemmo (l’accusa rivolta ai nostri avversari di aver ingaggiato dei professionisti, sia pur verosimile, non fu mai provata); dopo la doccia però noi andammo a casa, mentre i nostri avversari indossarono nuovamente giacca e cravatta…e tornarono al lavoro. Fu allora che capimmo che il mondo dell’informatica aziendale non sarebbe stato più lo stesso. >> Cosimo Delfino << VITE PARALLELE 69 1996 1995 … e fu sera e fu mattina … I l Groupe Seb (Société d’Emboutissage de Bourgogne), gruppo internazionale di origine francese, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di piccoli elettrodomestici, nel 1995 avviò una software selection internazionale per un Erp a copertura delle esigenze informatiche dell’headquarter e di tutte le location del gruppo sia produttive che distributive e commerciali. Dal Global Group CIO arrivò la chiamata per tutti i CIO delle maggiori location per una tre giorni di analisi congiunta sulle prestazioni e compatibilità dei due candidati finali selezionati dagli esperti dell’headquarter. Ci ritrovammo quindi a Parigi, in un Hotel nei pressi de la Defense, per analizzare nei dettagli i prodotti applicativi in short list: SAP R/3 e Bpcs. Primo giorno L’analisi delle caratteristiche di SAP R/3 con i moduli della supply-chain di produzione, logistica, distribuzione e financial-control misero in luce un prodotto di valore particolarmente orientato alle aziende di produzione e multinazionali. Il fatto poi che, dopo le serie R1 e R2 orientate a piattaforme Mainframe, con R3 ci si orientava verso approcci scalari di tipo client/ server, rappresentava un fattore architetturale innovativo. Secondo giorno Si passò ad analizzare Bpcs. Risultò subito un prodotto con una forte valenza nel campo accounting/ financial e nel controllo di gestione sia a livello di location produttive, di location commerciali e nei consolidamenti necessari per gli headquarter. Anche l’organizzazione del prodotto a moduli di alveare ne garantiva una buona flessibilità ed elasticità. Sul piano architetturale la strada era ormai tracciata sulla logica del client/server. Terzo giorno Cominciò il divertimento: fu il momento delle valutazioni comparative! Ogni collega tracciò un profilo dei punti di forza o di debolezza (evidentemente anche in rapporto alla realtà del Paese che rappresentava). Si esaminarono aspetti sia applicativi che di piattaforma in un’ottica a breve termine ed anche a medio 70 VITE PARALLELE e lungo termine. Lo scambio di opinioni e pareri reciproci rappresentò un momento importante di condivisione e garanzia dell’avvio di un gioco di squadra che sicuramente avrebbe giovato ai rapporti ed alla organizzazione. Conclusioni Fu sera e …non si presero decisioni (ovviamente!), ma il Global group CIO si trovò ad avere a disposizione un tale numero di informazioni, considerazioni, valutazioni nate dall’argomentare franco e costruttivo con i colleghi, che sicuramente la decisione che andava poi presa dal gruppo degli esperti dell’headquarter sarebbe stata globalmente ben accolta. Immaginate come è andata a finire ?? Non fu una decisione semplice. Ogni location aveva un proprio gestionale agganciato ad aspetti locali commerciali, fiscali e organizzativi che frenavano un passaggio veloce e sincronizzato. Ogni Paese si prese i suoi tempi. Ma la scelta per SAP R/3 fu comunemente accolta e progressivamente attivata! >> Gilberto Fucili << 1996 Storia e Politica Boris El’cin vince le elezioni presidenziali russe. Bill Clinton viene rieletto per un secondo mandato a presidente degli Stati Uniti; firma il trattato di bando complessivo dei test nucleari. Kofi Annan, nato in Ghana, viene eletto Segretario Generale dell’ONU. Storica visita di Fidel Castro in Vaticano. Alle elezioni politiche in Italia vince la coalizione dell’Ulivo guidata da Romano Prodi. Cina: un terremoto di magnitudo 6.6 nel sud-est del paese uccide 322 persone, ne ferisce 17.000 e ne lascia 300.000 senza casa. Cultura e Spettacolo I Pink Floyd entrano a far parte della Hall of Fame. Un incendio distrugge il Teatro La Fenice di Venezia. “Braveheart” vince l’Oscar per il Miglior Film. Sport Michael Johnson batte il record del mondo sui 200 metri col tempo di 19,66 secondi. Martina Hingis è la più giovane tennista (15 anni e 282 giorni) a vincere il torneo di Wimbledon nella categoria del doppio femminile. Ad Atlanta iniziano i Giochi della XXVI Olimpiade. ICT Viene presentata la versione 1.0 dell’interfaccia standard seriale Usb, sviluppata da un consorzio di aziende tra cui Compaq, HP, IBM, NEC, Micorsoft e Intel. Standardizza in un unico protocollo di comunicazione cavi e connettori da utilizzare per la connessione, la comunicazione e l’alimentazione tra computer e periferiche elettroniche. Si aprono nuovi spazi di usabilità. IBM acquisisce la Tivoli System Inc.: i servizi diventano la componente a crescita maggiore per la compagnia. I giochi olimpici sono l’occasione per IBM per mostrare ad un vastissimo pubblico il più grande sistema interconnesso mai visto. Terabytes di dati time-sensitive vengono gestiti attraverso una rete di 7,000 micro-computer, 250 Lan, 500 linee dati, 2.000 wireless computers da 30 distinti siti, supportati dalle capacità di calcolo di 80 server AS/400, 4 mainframe System/390 e un supercomputer IBM SP2 che opera come World Wide Web server. Legend diviene leader di mercato in Cina. DELL apre il proprio sito “dell.com” che genera 1 milione di dollari di vendite al giorno a soli 6 mesi dal suo debutto. La mano artificiale Q uando mi recai a fare il colloquio in JP Morgan da giovane ingegnere impiegato in una multinazionale come TECHINT ero molto scettico e pensavo al mondo delle banche come permeato di procedure batch, unicamente mainframe, lontano dall’innovazione nel campo informatico. Rimasi felicemente deluso. Di quel periodo ricordo in particolare l’avvento in Italia del quoting e trading elettronico, genitore delle successive evoluzioni quali algorithmic trading e high frequency trading. Sino ad allora i prezzi sui mercati elettronici di titoli di stato, azioni, derivati quotati venivano inseriti a mano dai traders sui terminali di negoziazione di ogni specifico mercato contando sulla velocità, attenzione, concentrazione, esperienza e capacità di sintetizzare in frazioni di secondo informazioni in tempo reale su schermi multipli: prezzi, tassi, news... Due fenomeni importanti permisero di cambiare le cose a partire dal 1996. Il primo era costituito dall’infrastruttura tecnologica introdotta nel 1985 da Vivek Ranadivé, fondatore di Teknekron (e nel 1997 di Tibco), quella che oggi chiameremmo una startup “fintech” con l’Information Bus, in grado di far dialogare applicazioni multiple in tempo reale (frazioni di secondi) secondo protocolli point to point ma anche broadcast e multicast secondo i paradigmi del Publish/Subscribe. Teknekron forniva l’infrastruttura per elaborare, calcolare, rielaborare risultati intermedi e permettere a server di calcolo di mettere a disposizione dati complessi derivanti da quelli semplici con la stessa velocità di variazione. Il secondo fenomeno fu la progressiva apertura dei mercati elettronici al mondo esterno tramite librerie e application programming interface che consentivano di replicare le funzioni disponibili agli operatori sui client di negoziazione. Era la quadratura del cerchio, la realizzazione di un sogno che sembrava impossibile! Cominciammo a costruire i primi quotatori automatici con pochi strumenti di monitoraggio e tanti controlli per evitare di esporre la Banca sul mercato con dati errati e conseguenze disastrose. I log estremamente verbosi erano fondamentali e l’analisi delle sequenze temporali era all’ordine del giorno; niente Splunk o dashboard operative in quei primi anni. VITE PARALLELE 71 Rileggendo oggi quell’esperienza vedo molti precursori dei temi che oggi fanno parte del nuovo IT: Api, machine to machine, real time event management, learning machines, propagatisi poi dal mondo finanza alle altre industrie e pilastri della trasformazione digitale di oggi. Certo, tutto questo non sarebbe realtà se ci fossimo fermati alla proposta, che sembrava davvero avveniristica, di costruire un robot che simulasse le mani umane e pigiasse i tasti sulla tastiera al comando di algoritmi finanziari... >> Alessandro Campanini << La fedeltà dei dati O ggi ci siamo abituati: in qualsiasi esercizio commerciale ci chiedono “ha la carta fedeltà?” e noi rispondiamo “Ma certo” per approfittare di quegli sconticini e magari di qualche premio, una piccola gratifica che nella maggior parte dei casi coincide con lo spirito speranzoso della lunga fase di raccolta. Erano gli anni ’90 quando cominciai ad occuparmi di carte fedeltà; a quei tempi erano nati i primi esperimenti negli Stati Uniti e ancora la grande distribuzione in Italia si appoggiava sui “bollini” da raccogliere e incollare come le figurine. Fu l’incontro con un illuminato direttore marketing di una grande catena di ipermercati alimentari che scatenò il primo progetto. L’obiettivo iniziale poteva essere anche solo quello di automatizzare la raccolta dei punti ma in realtà lui si aspettava ben altro e insieme ci convincemmo che lo strumento aveva grandissime potenzialità di conoscere i comportamenti di acquisto dei clienti. Serviva però un’architettura molto sofisticata per i tempi: i registratori di cassa andavano potenziati per intercettare eventi, attivare sconti e messaggi personalizzati; servivano connessioni in tempo reale con il back office andando a spremere tutto quello che le reti potevano fornire a quei tempi; serviva una gigan- 72 1997 1997 1996 VITE PARALLELE tesca capacità di immagazzinare informazione ed analizzarla (Big Data? Noooo, a quel tempo la parola non era neanche conosciuta ma nella realtà…c’era proprio bisogno di quello); andavano rivisti tutti i processi di gestione e contatto col cliente che finalmente acquisiva un nome, un codice, una storia auspicabilmente di soddisfazione. Ricordo ancora il primo giorno, in quel gigantesco ipermercato con una settantina di casse, la folla entusiasta del lancio della carta, sconti e bollini a palate… Ma… un piccolo bug nel software di cassa faceva impazzire le stesse dopo un certo numero, elevato, di scontrini e occorreva fare il reset. Fu, come sempre, una lotta contro il tempo: una squadra ad anticipare il blocco delle casse con i reset e una squadra a risolvere il bug; e ovviamente il sottoscritto a mantenere la calma e tenere buoni tutti. Alla fine fu un trionfo ma lì imparai sulla mia pelle quanto possa essere vitale fare degli stress test simulando la realtà senza nessuna assunzione di semplificazione e con metodo superscientifico. Da quel momento fu una progressione esponenziale: tutti i grandi retailer cominciarono a sviluppare la carta fedeltà, il vantaggio competitivo si annullò nel giro di qualche anno ma il fronte di evoluzione del sistema si spostò sulla capacità di analizzare i comportamenti di acquisto e comprendere come questi risultati potevano essere utili da un lato per aumentare la fedeltà del cliente e dall’altro per migliorare i risultati di ricavo e profitto per il distributore. Fantastico fu il momento in cui ottenni l’Ok al finanziamento del primo datawarehouse sui dati di dettaglio degli scontrini; per farlo dovetti chiudere un occhio sulla privacy (ai tempi peraltro ancora un tema quasi sconosciuto) e portai al board alcune proposte commerciali individuali per ciascun membro (che ovviamente aveva e utilizzava in famiglia la carta fedeltà); studiando i loro acquisti e con l’aiuto di un paio di cervelli marketing era chiarissimo come fidelizzarli e al tempo stesso aumentare i profitti dell’Iper; ovviamente cosa ben diversa saperlo fare sulla scala del parco clienti di diverse decine di migliaia e con base dati con miliardi (non è un’esagerazione) di eventi di acquisto. Ancora oggi dopo più di 20 anni queste analisi costituiscono un fronte di innovazione aperto anche se, quando andiamo al supermercato e troviamo, per caso?, quello che ci piace al prezzo sostenibile forse un piccolo contributo arriva proprio dal modello virtuoso delle carte fedeltà. Storia e Politica I laburisti di Tony Blair vincono le elezioni dopo 18 anni di governo conservatore; Il Regno Unito restituisce alla Cina la sovranità su Hong Kong. Lady Diana Spencer rimane vittima di un incidente automobilistico sotto il Pont de l’Alma a Parigi assieme al suo compagno Dodi Al-Fayed. Un terremoto colpisce l’Umbria e le Marche causando tra gli altri ingenti danni alla Basilica di San Francesco ad Assisi. Cultura e Spettacolo “Il Paziente Inglese” di Anthony Minghella vince l’Oscar per il miglior film. Sport Jacques Villenueve, su William, vince il Campionato Mondiale di Formula 1, dopo un anno contrassegnato dal lungo duello con Michael Schumacher; nell’ultimo gran premio a Jerez de la Frontera il pilota tedesco viene squalificato per una manovra scorretta. La scuderia si aggiudica il 9 titolo mondiale Costruttori, superando Ferrari, McLaren e Lotus. ICT SAP celebra i suoi primi 25 anni; anche il cancelliere Helmut Kohl è tra gli ospiti dei festeggiamenti; viene annunciata la Release R/3 4.0. Stati Uniti d’America: nasce Google. Con Colannino alla guida da un anno, Olivetti esce dal mercato dei PC e fa convergere i servizi di fonia in una nuova holding, a capitale congiunto con Mannessmann. Digital dismette la produzione dei suoi PDP11 che negli anni ne hanno caratterizzato la fortuna insieme ai VAX. Siemens commercializza il primo telefono cellulare Gsm con display a colori; ha anche un pulsante Memo per la memorizzazione fino a 20 secondi di messaggio parlato. L’energia dell’energia U n’azienda privata padronale nata agli inizi degli anni 50, dopo alcuni decenni di sviluppo continuo si trova ad affrontare una crescita repentina negli anni novanta e, in vista dell’anno 2000, vuole al contempo modernizzare la propria gestione informativa gettando le basi per un’importante fase di ulteriore sviluppo, preparandosi alle sfide del nuovo millennio. Nasce così il progetto “Italcogim2000” che realizza la Revisione complessiva del sistema informatico (locale e periferico) e l’automazione dei principali processi aziendali. Italcogim gestisce oltre 150 impianti ed ha uffici e filiali in diverse regioni Italiane, il quartier generale è a Milano e complessivamente il gruppo si avvale di circa 600 dipendenti. La soluzione migliore per recuperare il gap tecnologico ed informativo in breve tempo si articola su tre fronti: (1) introdurre un Erp che faciliti anche la standardizzazione di alcuni processi amministrativi e logistici nonché risolva il problema y2k-bug dei sistemi esistenti; (2) realizzare un’integrazione dei processi di funzionamento negli uffici commerciali ed amministrativi periferici con quelli centrali (online) uniformando la gestione del cliente nel rispetto della Carta dei servizi; (3) promuovere un percorso di cambiamento nell’organizzazione, introducendo logiche di miglioramento continuo e semplificazione procedurale supportando e facilitando l’adozione dei nuovi sistemi. Tale revisione imperniata su un architettura Erp SAP R/3 (sistema in esercizio dopo 9 mesi di progetto), è stata completata da applicazioni-Rad intranet (Microsoft) per la gestione dei 500.000 Clienti (Sportello: Prospect-Preventivo-Contratto-CdS) ed integrata col sistema di “Billing” custom. Per garantire la massima efficacia dell’operazione di cambiamento, ho varato un piano di formazione globale (ruoli, processi e sistema) che ha interessato tutti i livelli aziendali (dai manager agli operativi) e ha coinvolto oltre il 60% del personale. Anche le piccole fanno cose grandi quando ci mettono … energia! >> Beppe Ingletti << >> Andrea Pifferi << VITE PARALLELE 73 Nel fumo di un caffè F ra il 1996 e il 1997 la Camera Deputati decise di rinnovare le proprie applicazioni basate principalmente su sistemi mainframe Cobol e Assembler. Dopo un’analisi attenta delle tecnologie disponibili all’epoca fece una scelta precisa sposando le tecnologie Oracle dell’epoca (Database, Pl/Sql, ambiente Rad Forms e Reports). Contemporaneamente Insiel Spa, società mista fra Finsiel Spa e Regione Friuli Venezia Giulia, stava completando la riscrittura della propria suite di prodotti Ascot per gli Enti Locali dalla versione Cobol alla versione basata su tecnologie Oracle Pl/Sql: Database, Forms e Reports. Le prime versioni erano in formato carattere, poi in formato client/server (grafico) ed infine in formato Web. L’ambiente Pl/Sql Forms forniva tempi di sviluppo incredibilmente bassi e aveva il vantaggio di utilizzare lo stesso linguaggio usato nel database: questo consentì uno sviluppo dell’ambiente Ascot in tempi molto rapidi (anche confrontandolo con i tempi ottenibili con tecnologie moderne). Questa fortunata combinazione di eventi fece sì che la Camera Deputati affidasse a Insiel Spa il rinnovamento di parti significative del proprio Sistema Informativo ed io fui chiamato a fare il Responsabile del Progetto dal 1997 al 2001, occupandomi della realizzazione e personalizzazione di una serie di moduli software di cui molti ancora in esercizio! L’attuale politica di Oracle, che ha chiuso da tempo gli investimenti sugli ambienti Pl/Sql Forms e Reports, è diventato un ostacolo per il futuro di Ascot ma anche di una miriade di applicazioni sul mercato internazionale. Questa scelta è una probabile conseguenza dell’acquisto di Sun da parte di Oracle per puntare tutte le risorse disponibili su Java. Tutti davanti ad una “tazzina di caffè” a scrivere il futuro? >> Riccardo Rizzo << 74 1998 1998 1997 VITE PARALLELE Storia e Politica Inizia la seconda guerra del Congo. In Guinea-Bissau il brigadiere generale Ansumane Mané guida un colpo di stato, dando inizio ad una guerra civile. Alle elezioni federali in Germania netta vittoria dei socialdemocratici (SPD). Il Bundestag nomina Gerhard Schröder cancelliere. Il governo russo mette in circolazione i nuovi rubli per frenare l’inflazione e aumentare la fiducia. In Val di Fiemme un aereo militare statunitense, partito dalla base di Aviano, trancia il cavo della funivia del Cermis, provocando la morte di 20 persone Cultura e Spettacolo Il colossal “Titanic” di James Cameron, interpretato da Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, si aggiudica undici premi Oscar. In Australia viene istituito il “National Sorry Day” per rendere noti i torti commessi ai danni delle famiglie indigene e in memoria dei maltrattamenti al popolo aborigeno. Sport L’americano Pete Sampras vince il Torneo di tennis di Wimbledon. Marco Pantani vince il Giro d’Italia ed il Tour de France, centrando una storica doppietta riuscita solo a pochi ciclisti. La squadra femminile italiana di fioretto vince la medaglia d’oro ai campionati mondiali di scherma. Loris Capirossi vince il titolo mondiale classe 250 di motociclismo. Il calciatore francese Zinédine Zidane vince il Pallone d’oro quale miglior giocatore europeo. ICT Negli Stati Uniti la Microsoft Corporation lancia Windows 98. Al Sapphire partecipano più di 15.000 persone; SAP lancia la strategia di semplificazione nell’utilizzo delle proprie soluzioni EnjoySAP seguita da mySAP.com; vengono assunti 6.500 nuovi dipendenti per sostenere la crescita e l’innovazione in azienda. Con Oracle8 Database e Oracle Applications 10.7 Oracle è la prima grande società ad utilizzare Java per la programmazione: la scommessa è per Internet. Compaq acquisisce la Digital Equipment Corporation; il marchio DEC cessa di esistere molto presto. Siemens introduce la soluzione di sicurezza basata sul riconoscimento delle impronte digitali “Fingertip Sensor”. Crash test U n giorno si presenta in ufficio da me il diretto marketing con in mano il suo Thinkpad IBM. Lo apre e vedo una crepa trasversale che attraversa tutto lo schermo, da angolo sinistra in basso, ad angolo destra in alto. Provo ad accenderlo e funziona anche se il noto logo di Windows risulta praticamente a pezzi …. Cosa era successo? Dovendo caricare alcuni oggetti nel baule, il mio collega aveva appoggiato il portatile sul tettuccio dell’auto. Poi, dimenticando il Thinkpad, manovra avanti (il pc cade a terra), manovra indietro …. la frittata è servita! >> Dino Frassineti << Una demo dell’altro mondo C ome per tanti di noi, il vissuto in una società di sviluppo software e consulenza ha costruito le basi del futuro professionale. Per me lo è stato per un periodo di circa 10 anni, terminato ai primi del 2000. Uno tra i prodotti di punta era una suite Erp+Bi che al tempo anche Gartner aveva ben valutato; occuparsi di database multidimensionali integrati a sistemi Erp era una tecnologia che stavo applicando in diversi settori. Nel periodo 97-98 mi è capitato di essere coinvolto in alcune trattative di vendita a supporto del team commerciale e, avendo riscosso qualche buon risultato, iniziò quella fase delle mia storia lavorativa dedicata al pre-sale. MI ricordo che una tra le più importati raccomandazioni del mio capo era di presentare sempre i prodotti con soluzioni reali, concrete e di efficacia facilmente dimostrabile e così, prima di ogni demo, era necessario prepararsi bene con esempi e dati adeguati. L’azienda aveva anche da poco aperto una filiale in Lione e mi avevano mandato a dare supporto organizzativo alla nuova consociata: tra le varie attività iniziai a partecipare anche a qualche iniziativa di supporto al pre-sale francese. Dopo una fiera a Parigi, mi avvisarono, sulla strada del ritorno, che avremmo fatto tappa presso una importante azienda di servizi per presentare la soluzione di Business intelligence, rassicurandomi che sarebbe stato un primissimo incontro esplorativo senza particolari aspettative. Arrivammo in questo ufficio del tutto anonimo, ci presentammo, si parlava solo francese. Non riuscii a capire bene alcuni termini mentre mi spiegavano il loro ambito di business: mi fu chiaro che avevano molte squadre di lavoro per tutta la Francia e che erano il secondo fornitore nazionale. Cercai di costruire al volo qualche caso d’esempio, ma non li vidi molto convinti (accidenti il mio capo aveva ragione..!!) … che fare ? Ok : “Riprova, sarai più fortunato”! Chiesi un file di dati per vedere se riuscivo a trovare qualche spunto. C’erano valori sui chilometri, sul numero di persone di servizio, su confezioni per modello, su costi di accessori, fiori.. ? Fiori?! Altri due dati e poi finalmente capii: stavo facendo una demo ad una società di Onoranze Funebri! Che dire sulla funzione “what if”? Finimmo in simpatia con qualche battuta sull’inevitabile situazione di imbarazzo in cui loro si trovavano spesso. Chissà se oggi hanno un sistema di Crm? >> Pietro Mussat << VITE PARALLELE 75 1999 1999 Storia e Politica Hugo Rafael Chávez Frías diventa presidente del Venezuela. Il Presidente Boris Eltsin si dimette dalla carica, lasciando il posto al successore Vladimir Putin. Muore re Hussein di Giordania a causa del cancro. Gli succede il figlio Abdallah II. Dopo più di 38 anni di regno, muore il re del Marocco Hassan II. A succedergli è il figlio Mohammed VI. Disastroso terremoto in Turchia, i morti sono circa quindicimila. Nasce ufficialmente l’Euro, la nuova moneta europea. Il 1º gennaio 2002 sostituirà le valute dei paesi che vi hanno aderito. Romano Prodi viene eletto presidente della Commissione Europea. Rimarrà in carica cinque anni. Carlo Azeglio Ciampi viene eletto Presidente della Repubblica italiana. Le Brigate Rosse uccidono il consulente del ministero del lavoro Massimo D’Antona. Italia/Francia - Un camion belga entra nel tunnel del Monte Bianco dall’accesso francese. Il carico prende fuoco, dopo aver percorso 6 km. La temperatura nel tunnel sale fino a 1200 gradi, uccidendo tutti quelli che sono rimasti dentro. Muoiono 39 persone e i danni sono stimati per 300 milioni di euro. Roma: Papa Giovanni Paolo II proclama beato Padre Pio da Pietralcina. Moretti non lascia E ra l’inizio del 1999 ed io ero all’inizio della mia vita professionale, laureato da un paio d’anni e proiettato nell’universo di “mamma” Fiat! Si cominciava a parlare di Millenium bug ma ancora non ci si poneva seriamente il problema di come affrontare quella che si sarebbe fortunatamente rivelata una mancata catastrofe informatica. Dopo un po’ di esperienze in produzione a Mirafiori e nelle direzioni commerciali del veneto, ero stato destinato ad Arese, stabilimento Alfa Romeo che terminava la sua vita produttiva ma che rinasceva a fucina di servizi all’automobilista. Erano anche gli anni del boom dei Cultura e Spettacolo Il film “La vita è bella” di e con Roberto Benigni è pluripremiato alla 71ª edizione degli Academy Awards con tre Oscar. Sport A quasi 36 anni, Michael Jordan si ritira dal basket. Valentino Rossi vince il campionato mondiale classe 250 di motociclismo. Il velista italiano Giovanni Soldini vince l’Around Alone salvando durante il percorso la navigatrice Isabelle Autissier la cui barca era naufragata. Il bergamasco Ivan Gotti vince l’82º Giro d’Italia di ciclismo. ICT Olivetti acquisisce parte del pacchetto azionario di Telecom Italia S.p.A. (privatizzata nel 1997) allo stesso tempo vendendo le proprie partecipazioni Omnitel e Infostrada. * Carly Fiorina viene scelta come nuovo presidente e amministratore delegato di HewlettPackard; lascerà tra molte critiche l’azienda nel 2005, con una buona-uscita di 20 milioni di dollari. DELL è il primo fornitore di pc in USA, il primo nel mondo per large e medium business e il primo per vendite di workstation worldwide. 76 VITE PARALLELE call center e Fiat Auto aveva deciso di erogare i servizi telefonici proprio da Arese per 14 nazioni diverse, con centinaia di operatori e più di 1000 postazioni attive 24 ore su 24. Ogni giorno ci dividevamo tra progettazione di nuovi servizi di Crm e l’implementazione dei sistemi che avrebbero supportato il lavoro di questo piccolo esercito, con la delega e l’incoscienza che talvolta caratterizzano le start up, anche se all’interno di aziende grandi e strutturate. Uno dei nostri contratti di servizio si regolava sul numero di chiamate ricevute e ogni mese preparavo e verificavo che le quantità che ci sarebbero state fatturate come costo fossero coerenti con le nostre previsioni quando, da un controllo casuale, ci accorgemmo che qualcosa non andava: migliaia di chiamate erano attribuite ad una medesima anagrafica, “Moretti non lascia”, come se lo stesso cliente ci avesse chiamato in modo compulsivo per giorni e giorni! Il fatto non era del tutto nuovo: chi ha frequentato il mondo dei “numeri verdi” sa che ogni servizio ha i suoi habitué ma in questo caso le proporzioni erano davvero mostruose! Decidemmo di mantenere l’informazione riservata e di non chiedere spiegazioni all’outsourcer coinvolto ed iniziammo l’indagine. L’ipotesi era che si trattasse di chiamate fittizie, effettuate al fine di aumentare a dismisura il nostro costo (ricavo per l’oursourcer)! Il fenomeno andava avanti da diversi mesi e le chiamate erano distribuite su giorni e ore vari che non ci consentivano di arrivare ad altre spiegazioni che non fossero quelle di una vera e propria truffa! Non restava che formalizzare una contestazione e richiedere la restituzione di centinaia di milioni di lire… Per fortuna arrivò l’illuminazione! Non si trattava di una truffa ma di un errore nella costruzione del nostro sistema di Crm! Infatti, ogni qualvolta un operatore si imbatteva in un cliente che non intendeva lasciare le proprie generalità, l’uso era quello di non creare un’anagrafica ma di richiamarne una denominata “non lascia” ovvero “non lascia generalità”. Oltre alla lacuna di processo, che non aveva definito come gestire questo genere di situazione, non ci eravamo accorti che ogni anagrafica poteva essere variata senza controllo e un operatore aveva inavvertitamente modificato questa specifica facendola diventare la misteriosa “Moretti non lascia”. Ci siamo risparmiati una figuraccia con il nostro fornitore e abbiamo subito messo mano alla nostra anagrafica per garantirne una maggiore integrità. Ma, quale che sia il Crm, tutti abbiamo ancora un unico scopo: che Moretti ci lasci le sue generalità!! >> Andrea Dupplicato << Baracchini per il millennio L ’anno 1999 è stato indubbiamente caratterizzato dalle attività propedeutiche ad evitare i paventati rischi del Millenium bug. A ridosso della scadenza la tensione era palpabile, soprattutto per chi come me lavorava nei sistemi informativi di un’azienda che gestiva impianti chimici e petrolchimici e quasi completamente SAP-based. Ho trascorso l’ultima notte dell’anno in una delle sale operative predisposta dall’Eni in coordinamento con Protezione Civile e altre autorità. Avevamo predispo- VITE PARALLELE 77 1999 1999 sto quattro livelli di disaster recovery, l’ultimo dei quali affidato ai volontari dell’associazione italiana radioamatori, che non smetterò mai di ringraziare, per le comunicazioni in emergenza. Il countdown alle 00:00 del nuovo millennio fu esasperante, alle 00:45 eravamo tutti nell’androne a bere spumante e augurarci altre bufale millenarie. “CQ CQ: Buon Anno”! >> Alessio Panella << I vichinghi A nche in una nota multinazionale nordeuropea del settore telecomunicazioni ci si preparava all’arrivo del micidiale e temutissimo “Millennium bug”. Per analizzare la situazione e prevenire ogni possibile problema il quartier generale nordico mandò una squadra composta da circa una dozzina di guru dell’informatica. L’aspetto dei presunti guru era di per sè abbastanza inquietante: tutti con capelli biondissimi e piuttosto lunghi, carnagione bianca tipo mozzarella di bufala e rigorosamente t-shirt nera come divisa ufficiale; le premesse per un funerale in piena regola! Questo squadrone passò ben 3 settimane chiuso in una sala riunioni a vetri in mezzo all’open space che non a caso chiamavamo “acquario”. Ci siamo chiesti più volte se dormissero lì perché i primi colleghi al mattino li trovavano già all’opera e gli ultimi ad andarsene la sera li vedevano ancora lì indaffarati più che mai. I rifornimenti puntuali richiesti ogni mattina erano costituiti da 2 casse da 24 lattine di Coca Cola cadauna che prima di sera erano sistematicamente svuotate fino all’ultima goccia. Il Millennium bug non ha sortito il minimo problema ma i poveri ragazzi sono sicuramente tornati in patria con acidosi alle stelle e caffeina in circolo sufficiente a non dormire per l’intero gennaio 2000, mentre noi si festeggiava lo scampato pericolo. >> Cristian Santinon << 78 VITE PARALLELE La Notte dei Mototopo chigliati C hi ha vissuto in prima persona l’epopea dei mega-progetti di implementazione SAP R/3, ricorderà certamente che per quella che era una delle fasi progettuali forse meno affascinanti (opinione personalissima di chi scrive), la Conversione dati, il caricamento degli stessi avveniva tipicamente in due modalità: direct input (scrittura diretta nel Db attraverso un programma Abap, linguaggio di programmazione SAP, veloce ma con poche garanzie di consistency del dato garantite invece dall’inserimento via transazione ‘a schermo’) o batch input (transazioni richiamate da un programma Abap che emulavano il caricamento ‘a schermo’; permetteva inoltre la rielaborazione a video dei record andati in errore). Quest’ultimo costituiva un po’ il Santo Graal di ciascun responsabile delle temute Conversioni: migliaia di record caricati automaticamente a partire da un file di input (solitamente un txt posizionale, brividi qui...) grazie alle sapienti mani di un qualche programmatore Abap. Al tempo giovane consulente Andersen Consulting, che di lì a qualche tempo si sarebbe rinominata in Accenture, mi trovavo quale coordinatore dell’area Controllo di Gestione e Fixed Assets in un progetto di implementazione SAP presso un gruppo petrolifero leader in Italia. La temuta Conversione Cespiti costituiva un vero spauracchio: chi ha familiarità con il mondo dell’industria pesante e le molteplici e svariate nature di ciò che può essere definito “cespite” non avrà alcuna difficoltà a intuire che si trattava di dover far entrare a Sistema diverse centinaia di migliaia di record... Il caricamento in batch input non era un’opzione bensì un quasi-obbligo; i programmatori capaci di metter su il miracoloso custom atto allo scopo godevano di una assai speciale ‘considerazione’. Come spesso avveniva, per non ‘affaticare’ le macchine, la Conversione Cespiti venne lanciata in Produzione nel corso di una tarda serata che avrebbe fatto presto poi a diventare notte... Ora dopo ora, le varie migliaia di record entravano nel db piuttosto agilmente e si attendevano fiduciosi il termine del batch e quelli che sarebbero stati pochi record scartati da gestire, presumibilmente. Già, presumibilmente. A batch terminato, intorno forse alle 2 del mattino, risultava- no in errore ancora migliaia di record. Ma cosa mai poteva essere successo? Perchè così tanti? “Proviamo a lanciare il caricamento in front-end per i primi e vediamo cos’è che non va” mi dissi insieme al team. Non vi erano errori propriamente detti, ma per una loro particolare natura i record di tali oggetti avevano bisogno di essere inseriti richiamando funzioni SAP di validazione del dato che soltanto il front-end consentiva. Molti dei record in errore però si riferivano a misteriosi asset dal curioso nome zoomorfo: i Mototopo Chigliati. Al di là dell’aspetto informatico ci prese la curiosità a quel punto di sapere che diamine fosse un Mototopo Chigliato, che ci stava obbligando probabilmente a fare l’alba in giacca e cravatta!!! Il lettore dovrà ricordare che nel 1999 non era poi così facile reperire immagini e informazioni sul web, Google era nata soltanto da pochissimi mesi e per lo più si usavano Altavista o Virgilio... che certo non avevano la ricchezza dei contenuti oggi disponibili. Dopo alcune ricerche su siti tra i più bizzarri e/o specializzati (si fa per dire...) si scoprì che trattavasi di piccolissime imbarcazioni in uso presso le raffinerie costiere per spostarsi tra i pontili e per piccoli trasporti merce terra-nave, dotate di chiglia rigida rinforzata antiurto. Il motivo di “Moto” lo si intuiva facilmente, ma il “Topo” lo attribuimmo al fatto che magari fossero un po’ simili, nel movimento di superficie, alle “pantegane di fiume”. Pantegane o no, c’erano i MotoTopo da “buttar dentro” e certo l’ipotesi di passarli tutti a mano fino all’alba con crampi al polso non era certo un’allettante prospettiva. Fu allora che il “genio” (fantasia, intuizione, decisione, velocità di esecuzione) del consulente venne fuori ancora una volta, sospinto, sia detto qui con onestà, anche dal sano desiderio di trascorrere qualche ora di sonno nel proprio letto: “Facciamo così! E’ su quella mensola, lì quella vicino al telefono. Poggialo su Invio e dovrebbe funzionare... Ora fallo partire. Siiii!!! Funzionaaa”: l’Elenco Telefonico! Creando una insolita convergenza tra mondo delle telecomunicazioni e mondo petrolifero, il caro vecchio mattone biancastro, grazie al suo peso, tenendo schiacciato il tasto Invio a prova di crampi, riuscì a far girare le sessioni in front-end, consentendo così di buttar dentro i record scartati, inclusi i dannati motoratti, nel giro di poche decine di minuti. I MotoTopo Chigliati erano finalmente entrati al(la data)base! Si era scritto un ennesimo bizzarro ‘indimenticabile’ episodio che sarebbe poi stato sempre riraccontato nelle cene degli anni a venire tra quelli che, soltanto Colleghi un tempo di diversi anni fa, oggi AD o CIO o TopMgr di questo o quest’altro grande gruppo o azienda, anche grazie a quanto condiviso in quella come in altre notti, stavano diventando, senza ancora saperlo, Amici. >> Danilo Talamo << Far West L ’It corre, corre… dal lontano 1986, dove con un C64 mi sembrava di essere avanti, di passi sono stati fatti. Alle superiori i primi pc, poi le mitiche BBS, Internet era ancora un qualche cosa di intangibile. All’università i newsgroup erano usati per fare ricerca, erano i primi social e scambio di informazioni. 1997 la mia prima connessione ad Internet con il mitico modem della US Robotics, dove quando si connetteva sentivi la “rete” parlare, capivi se si era collegato giusto, se era allineato, ecc…. Prima ancora dei led, sapevi se eri al massimo della velocità o no. Ora tutto questo non è più visibile, udibile… Ricordo la mia prima casella di posta… che riceveva una mail o 2 a settimana…. Nello stesso anno inizio seriamente a lavorare in una azienda di distribuzione automotive, dove il mezzo di comunicazione era il fax e la pubblicità sui giornali. Internet, e-mail e sito istituzionale vengono vissuti come una rivoluzione copernicana… ma in positivo. Il Millenniun bug qui c’era al 100%, il sistema sarebbe veramente ripartito al 1° Gennaio 1970 e grazie a questo evento inizia la mia avventura nel mondo degli Erp con il primo di una lunghissima serie di implementazioni. L’assalto alla diligenza era tangibile. Le società di consulenza in quegli anni hanno fatto affari d’oro; i progetti venivano investiti da 30/40 consulenti con costi iperbolici. Non è che forse si sono poste così le basi per l’autodistruzione della consulenza stessa? >> Luca Caremoli << VITE PARALLELE 79 1999 1999 Ma l’E-Commerce? L ’episodio che voglio raccontare risale al periodo di fine 1999 inizio anno 2000, in piena bolla internet. Credo sia qualcosa successa a molti in quegli anni, quando ancora l’informatica era un argomento principalmente per gli addetti ai lavori ed, ovviamente, ne parlavano solo il “cugino o l’amico” del direttore generale. Nel proprio percorso di revisione strategica, Datalogic prese in considerazione come elemento prioritario il sistema informativo, che nel 2000 si basava su un sistema gestionale realizzato con pacchetti applicativi di diversi fornitori e non integrati, ritenuto non più in grado di gestire la complessità di un gruppo in crescita dinamica, con obiettivi di ulteriore crescita internazionale e di quotazione di borsa. Dopo una veloce e smart software selection l’azienda decise di implementare SAP e di chiedere il supporto ad uno dei maggior player del mercato Ict italiano e mondiale. Dopo un paio di abboccamenti a livello più operativo tra me ed il direttore di zona, organizzammo un incontro con la direzione generale di Datalogic da una parte e i più alti dirigenti della filiale Italiana e i direttori Europa di Vendite e Marketing del fornitore dall’altra, per un incontro conoscitivo e approfondimento sui reciproci intenti. Dopo le opportune presentazioni, iniziò la presentazione dei due massimi dirigenti europei del fornito- 80 VITE PARALLELE re, tutta improntata ad informare Datalogic di quanto fosse: “urgente, importante, necessario, fondamentale, questione di vita o di morte, evolvere da una società “Brick and Mortar” ad una società “Click and Mortar”. Li interrompemmo dopo alcuni minuti: “scusi, …. ma noi vorremmo parlare di SAP”. La risposta: “si, si, .. ma noi le consigliamo di lanciare un sito e-commerce, di vendere i suoi prodotti in internet; le stiamo dando una visione a lungo termine del mercato” e via continuando con l’elencazione dei vantaggi dall’introduzione di internet. E noi: “… ma noi siamo un azienda B2B non B2C, i nostri prodotti si vendono in un contesto di un progetto ……. e, poi, noi vi abbiamo chiamato perché vogliamo fare SAP” . La risposta: “ si, si, …. Ma se volete restare nel mercato e continuare a competere non potete non pensare ad internet, al sito e a come incrementare il business con internet. Noi possiamo aiutarvi e fare un progetto con voi ….” E noi:” .. ma noi il sito lo abbiamo già, lo abbiamo appena rinnovato e non vogliamo investire ulteriormente, ….. noi vogliamo fare SAP”. L’incontro stava naufragando, ma fortunatamente riuscii a far terminare velocemente la riunione, senza giungere ad un accordo che in seguito fu raggiunto grazie al direttore di zona. A volte ripenso a come sarebbe andata se non avessimo fatto SAP e se avessimo dato seguito a quanto proposto dai due mega direttori del fornitore. Ma è il pensiero di un attimo, perché poi mi vengono alla mente i successi degli anni successivi dovuti a quella implementazione che, poi, facemmo con successo, e …… con lo stesso fornitore di cui sopra. A volte le mode fanno perdere di vista i veri obiettivi e drenare risorse. >> Paolo Baldissara << VITE PARALLELE 81 2000/2009 Internet, la bolla, i nuovi servizi N po Sistemi è un’azienda fondata nel 1982 attiva nel settore IT con la commercializzazione di prodotti e servizi per le imprese italiane e multinazionali. Nei suoi 34 anni di storia il decennio 2000-2009 è sicuramente il più rilevante. In questo decennio Npo Sistemi inizia la sua più importante evoluzione, la principale trasformazione che è tutt’ora in corso. All’inizio del decennio 2000-2009 i risultati di business sono eccellenti, complici la scia del boom della new economy e alcuni importanti nuovi clienti, start-up italiane del mercato telco. I nuovi operatori telefonici di telefonia fissa e mobile sono affamati di tecnologia, acquistano infrastrutture IT molto velocemente e con molta facilità. È noto in Npo un aneddoto di una telefonata ricevuta da un addetto alle vendite una sera del 2000, erano le 19 circa: il Cliente chiede al venditore di configurare e quotare un server di rete “ben carrozzato”, un’operazione che richiede qualche minuto di tempo e che ha come risultato un prodotto del valore di 20 milioni (di lire..). La telefonata si conclude con il cliente che esprime “mandamene 20 al più presto, ti farò avere l’ordine nei prossimi giorni!” Diviene subito evidente che questi risultati e questa facilità di business non sono ripetibili, si intuisce molto in fretta che il trend è poco realistico. Il segnale più evidente è la grande disillusione delle internet startup, e il ridimensionamento del valore dell’IT. Per Npo Sistemi inoltre si aprono le porte di una nuova sfida: la multinazionale allora proprietaria delle quote societarie decide di disinvestire in Italia, da qui la necessità di trovare un nuovo acquirente. Verso la fine dell’anno (siamo sempre nel 2000) in assenza di proposte concrete da parte di nuovi azionisti, un gruppo di manager interni all’azienda propone un’operazione di Mbo (management buyout), operazione che viene accolta favorevolmente e che porta la proprietà di Npo Sistemi nelle mani di un piccolo gruppo di imprenditori italiani. 82 VITE PARALLELE Il 2001 inizia quindi con una nuova veste e soprattutto nuovo entusiasmo. L’organico è composto da circa 100 addetti, inclusi i manager neo-imprenditori che sono tutti operativi nella struttura aziendale. I clienti attivi sono circa 500 e il fatturato è di 50 milioni di euro annui. Per iniziare col piede giusto è necessario ridisegnare la strategia, un business basato al 95% sulla rivendita di soli prodotti HW non è più sostenibile. La nuova Vision è quindi rappresentata dall’evoluzione dell’azienda da fornitore di prodotti in partner di servizi e soluzioni. Il primo importante passaggio è il cambio di sede e la cessione della struttura logistica e del magazzino ad un outsourcer specializzato. In un mercato in cui i prodotti diventano obsoleti così rapidamente come quello dell’informatica, pensare di gestire un magazzino con scorte di prodotti è quantomeno anacronistico. Il magazzino e la logistica diventano quindi un’unità operativa al servizio dei progetti IT e del Cliente. È appena iniziato quel percorso che valorizza la nuova vision. Contestualmente i nuovi uffici di proprietà della sede milanese della società rinnovano la motivazione e il desiderio di acquisire un ruolo rilevante nel panorama IT Italiano. Npo in quegli anni è presente anche con una filiale a Roma e un’agenzia a Torino e l’imminente apertura della filiale di Padova. Sempre all’inizio del decennio si affermano nuove necessità IT per le aziende: maggior necessità di sicurezza (antivirus, antispam e firewall), progetti di e-commerce, realizzazione di siti web, e soprattutto l’esplosione delle applicazioni di messaging. È a questo punto che inizia il secondo importante passaggio evolutivo e cioè la creazione di nuovi reparti aziendali in Npo. Il primo e più importante nuovo reparto è l’area dei Servizi gestiti, con la costruzione di un team di Service manager, figure chiave per l’erogazione dei primi contratti di Outsourcing. Uno dei primi importanti contratti di outsourcing IT viene stipulato con un ospedale del Nord Italia: il contratto prevede una durata di ben 9 anni. Come inizio promette molto bene. L’inserimento della figura del Service Manager è inoltre caratterizzata dall’inizio dell’uso della metodologia ITIL per la gestione dei contratti di Servizi Gestiti. L’introduzione delle best practice ITIL rende molto efficienti e performanti i contratti di servizi ai clienti così che l’area dei Servizi gestiti cresce molto rapidamente, arrivando a raddoppiare l’organico di Npo Sistemi che passa in pochi anni da 100 a 200 addetti. Contestualmente incrementano notevolmente anche le attività di sviluppo SW: temi come Sharepoint e Intranet garantiscono ad Npo notevoli spazi per esprimere nuove competenze e nuove professionalità. In questi anni l’IT nelle aziende è sempre più necessario: ogni esigenza aziendale che trova soluzione in un nuovo progetto o processo ha un’implicazione IT, così come ogni servizio IT diviene sempre più critico, a partire dalla posta elettronica, dalla gestione documentale e ovviamente i sistemi Erp e i primi Crm. Crescono le necessità di alta affidabilità, anche su applicazioni considerate fino a pochi anni prima non critiche. Inoltre crescono notevolmente anche le necessità dei datacenter, sempre più bisognosi di raffrescamento e di energia elettrica. Le nuove tecnologie server e storage a maggior densità sono molto esigenti: necessitano di infrastrutture innovative per la distribuzione del raffrescamento nelle sale dati, ma hanno anche bisogno di più energia elettrica a causa delle frequenze delle Cpu sempre più elevate. Sono anni di intensi progetti di architetture datacenter, tonnellate di ferro (server e storage..) su cui installare centinaia di applicazioni, una per server. Npo Sistemi si specializza quindi nella progettazione, sia di architetture server/storage/networking che di infrastrutture di base per datacenter, sviluppando competenze progettuali e metodologiche basate sullo standard internazionale PRINCE (in seguito, dal 2009, PRINCE2). Poco dopo la metà del decennio si delineano quindi in Npo 3 ambiti di business: l’area delle tecnologie e dei progetti di infrastruttura, l’area dei servizi gestiti e l’area degli sviluppi applicativi. Sono passati pochi anni dal disegno della nuova vision di Npo e tutto sembra già essersi realizzato. La percentuale di fatturato di software e servizi che nel 2001 era del 5% ora vale circa il 35%. Da rivenditore di hardware, Npo è realmente diventato un partner che offre alle imprese italiane servizi e soluzioni IT. È l’inizio di una evoluzione, cioè un costante adattamento alle esigenze ed alle tendenze del mercato. Evoluzione che è tutt’ora in corso anche ai giorni nostri. Si chiude qui il decennio di Npo 2000-2009, non senza aver citato altri importanti temi come la necessità di virtualizzare tutta l’infrastruttura, implementare la Unified communication e ovviamente rendere disponibile la Business intelligence a tutti i CxO! Meno male che il cloud computing e l’iperconvergenza arrivano nel decennio successivo… Stefano Lombardi Direttore Marketing - Npo Sistemi Srl [email protected] VITE PARALLELE 83 2000 2000 Scarpe digitali Storia e Politica Finlandia: Tarja Halonen viene eletta come primo presidente donna. Croazia: Stjepan Mesic è eletto presidente. Spagna: il Partito Popolare di Aznar vince le elezioni politiche. Russia: Vladimir Putin viene eletto presidente. Si tiene al Palazzo di vetro dell’ONU il “Millennium Summit”, il più grande incontro fra capi di stato e di governo (oltre 150) mai realizzato. Apre il Ponte di Øresund tra Svezia e Danimarca. Viene stampata l’ultima banconota della Lira Italiana (5.000 lire). FIAT annuncia di aver stretto un’alleanza con la General Motors. Giovanni Paolo II beatifica Giovanni XXIII, il “Papa buono”. Cultura e Spettacolo Viene pubblicata l’ultima striscia dei Peanuts, a seguito della morte del creatore della serie, Charles M. Schulz. Sport La Società Sportiva Lazio conquista contro la Reggina il suo secondo scudetto. La Francia batte l’Italia 2-1 dopo i tempi supplementari nella finale degli Europei. Schumacher vince il suo 3° titolo mondiale ed il primo di 5 titoli consecutivi con Ferrari. O ggi gli smartphone la fanno da padrone e l’esperienza di navigazione internet o interazione con servizi anche complessi da mobile è considerata acquisita. Nel 2000 non era così, ma già allora si potevano realizzare progetti business driven di convergenza internet-Erp-mobile. Nel 1997 nasce il Wap Forum, consorzio con lo scopo di diffondere un protocollo universale per i servizi internet su mobile. Ve lo immaginate con i device e le risorse di rete di quegli anni? Eppure nel 2000 in Italia abbiamo realizzato un’applicazione che monitorava alcune variabili di impianto e le comunicava via Wap (Wireless Application Protocol) su cellulari col monitor da mezzo pollice. Innovazione che crea efficienza, come spesso accade, voluta da un capo illuminato. Assicuro che vedere nel 2000 i manutentori sardi girare per lo stabilimento, cellulare alla mano, e ricevere i dati da trascrivere senza più dover percorrere chilometri attorno ai camini è valso molto di più che acquistare le mie scarpe da corsa con lo smartphone attuale. >> Alessio Panella << ICT Si è lavorato alacremente per far fronte al fenomeno del “Millenium bug”: nessuna catastrofe nonostante molte preoccupazioni; la prossima sfida sarà il 2038. Oracle commercializza Oracle E-Business Suite Release 11i, la prima suite integrata di applicazioni enterprise. Microsoft annuncia Windows 2000 e la propria strategia .Net per servizi web. Andersen Consulting e Microsoft creano Avanade, una joint venture per supportare 2000 clienti Global nell’ottimizzazione degli investimenti in tecnologie e soluzioni Microsoft. Capgemini acquisisce la divisione consulting di Ernst & Young, riaffermando la propria strategia sui servizi di consulenza e l’obiettivo di una ulteriore espansione mondiale. IBM consegna il suo 10milionesimo ThinkPad. La bolla speculativa delle Dot.com raggiunge il suo massimo. Dell.com genera 40 milioni di revenue al giorno: l’e-commerce offre grandi opportunità di business. 84 VITE PARALLELE Parola d’ordine! L ’uomo aveva una pistola in mano ed entrando nella stanza disse con voce tonante: “parola d’ordine!”. Erano circa le 3 del mattino e stavamo lavorando al roll-out dei nuovi sistemi aziendali; nessuno però ci aveva avvisato che, dopo mezzanotte, la vigilanza effettuava l’ispezione dell’edificio e che a coloro che dovevano rimanere in ufficio doveva essere comunicata una parola d’ordine, ogni giorno diversa, che dimostrava il loro diritto a trascorrere le ore notturne alla propria scrivania anziché a letto. Non scoprii quali provvedimenti la guardia giurata era autorizzata a prendere nei confronti di chi, come il sottoscritto, non conosceva la parola del giorno perché un membro del mio team accorse pietosamente in mio soccorso e così il lavoro poté riprendere senza spargimenti di sangue. Da pochi mesi avevo lasciato una grande com- pagnia d’assicurazione per diventare l’IT Manager di Netscalibur Italia, un Internet service provider europeo nato da Unisource e finanziato da Morgan Stanley, con un significativo piano di investimenti (si parlava di 30 miliardi solo in Italia) e ambiziosi obiettivi (crescita del 40-50% all’anno e break even in 18 mesi). L’offerta sul mercato andava dai servizi di outsourcing, alla connettività internet (l’azienda gestiva l’unico peering point privato nazionale, il Gix Global Internet eXchange, il quale offriva un accesso diretto alle reti Ip dei principali carrier nazionali e internazionali) e servizi di networking. Dal punto di vista dei sistemi informativi c’era molto da fare, e in fretta. La vecchia Unisource Italia non aveva dei sistemi aziendali veri e propri: come molte aziende della “new economy” si lavorava utilizzando software spesso sviluppati internamente o con i prodotti Office di Microsoft. Appena giunto in azienda iniziai una selezione delle varie soluzioni: la scelta finale fu MySAP, la suite che offriva le funzionalità necessarie per la gestione di tutti i processi di un’azienda delle dimensioni di Netscalibur. L’obiettivo che il management aziendale ci diede fu di completare l’intero progetto in 6 mesi al massimo. Si dice che “evil is in details”, ma in realtà, se si parte da zero con dei tempi assolutamente sfidanti, i problemi da risolvere sono a tutti i livelli e non solo nei dettagli. A titolo d’esempio, uno dei problemi, di non poco conto, fu il Crm. La soluzione MySAP appariva troppo leggera per le esigenze di business di Netscalibur, che aveva ereditato da Unisource una soluzione custom integrata con l’Ivr di Genesys. Il caso volle che proprio all’inizio del nostro progetto SAP annunciò una partership con Nortel per l’integrazione del Crm Clarify (poi VITE PARALLELE Berlino, sede SAP Forum Europeo 2000 85 2000 2000 acquistato da Amdocs) proprio con MySAP. L’alleanza con Nortel fu il primo tentativo di SAP di veicolare soluzioni non proprietarie ed ebbe vita breve: nel giro di un paio d’anni l’accordo terminò e la software house di Walldorf decise di puntare sullo sviluppo della propria soluzione Crm. Ma all’epoca la possibilità di utilizzare il Crm di Nortel ci apparve provvidenziale per rispondere alle esigenze di Netscalibur e il nostro fu il primo progetto europeo MySAP/Clarify, seguito con interesse dalla stessa SAP che inviò alcuni dei suoi sviluppatori dalla Germania proprio per testare sul campo l’integrazione tra i due prodotti ed darci supporto nel roll-out della suite. L’attività divenne frenetica, i giorni (e le notti, ormai estensione delle giornate lavorative) passavano rapidamente e quello che doveva essere il roll-out delle funzionalità base SAP diventava un progetto sempre più complesso e con un numero crescente di incognite e sfide. Non restava altro da fare che intensificare gli sforzi. A questo proposito c’è un dialogo nel film “Shakespeare in love” che mi sembra riassuma bene il lavoro nell’IT in quegli anni. Un personaggio, Philip Henslowe l’impresario teatrale, dice: “Mr. Fennyman, permettetemi di spiegare che, in merito agli affari teatrali, la condizione naturale è quella di ostacoli insormontabili sulla via di un imminente disastro”. Il suo interlocutore replica: “Dunque cosa facciamo?”. Risponde Henslowe: “Niente. Abbastanza stranamente tutto si risolve”. “Come?” chiede Fennyman. Risponde l’impresario “Non lo so, è un mistero”. La citazione va ovviamente contestualizzata: è vero che “ostacoli insormontabili sulla via di un imminente disastro” è una definizione icastica di un progetto complesso con tempi molto stretti ma la soluzione di non far nulla proposta da Henslowe purtroppo non è applicabile. A meno che il nulla non significhi lavorare senza sosta per raggiungere gli obiettivi prefissati! Comunque almeno nel nostro caso tutto si risolse al meglio: il progetto fu completato nei tempi richiesti e lo presentammo a giugno al SAP Forum di Berlino come success story sia per il rapido deployment sia per l’integrazione con Clarify. >> Cosimo Delfino << 86 VITE PARALLELE Esplora risorse di rete I ntorno al 2000, la vita del consulente informatico specializzato in sistemi distribuiti era decisamente piacevole: la bolla della new economy non era ancora scoppiata, anzi era in piena espansione, le tariffe erano assurdamente alte per chiunque avesse una vaga idea di cos’era un sistema distribuito, e i sistemi informativi (distribuiti), insieme a Internet, stavano guadagnando sempre più spazio nelle aziende. I sistemi dipartimentali nascevano fuori dal controllo della gestione Edp, che spesso ammetteva di non avere nessun controllo sulla periferia (pc, rete locale e sistemi dipartimentali). L’ipotesi, anzi l’illusione, era che le cose serie fossero comunque al sicuro nel datacenter, mentre gli utenti business trovavano invece molto comodo spendere pochi soldi per tirare su rapidamente un server sotto la propria scrivania: efficiente, economico e senza tante complicazioni (e senza tante garanzie, ma non se ne rendevano conto). Un po’ il rischio che si corre adesso con i servizi in cloud… Comunque, l’impreparazione che spesso c’era allora sui sistemi distribuiti adesso farebbe sorridere. Durante un’attività su un’azienda in ambito finance, ad esempio, mi sono accorto che per un errore di configurazione di un componente di integrazione, l’AS/400 condivideva con tutta la rete l’intero database: chiunque avrebbe potuto modificarlo, o anche cancellarlo integralmente, facendo in pratica sparire l’azienda… ma nessuno sembrava essersene accorto, perché in quell’azienda l’“esplora risorse di rete” di Windows non sembrava essere una funzionalità molto nota. >> Claudio Telmon << Sinossi M Illennium bug… Una vera e propria psicosi: per mesi e mesi del 1999 è stato un argomento più che presente nei media e alla fine perfino mia madre, che ancora oggi nemmeno ha capito bene che mestiere faccio, mi ha chiesto con vera preoccupazione se “ero coinvolta”. Nessuno me ne voglia ma alla fine sfido chiunque a stabilire se tutte le nefaste previsioni avevano alme- no un 10% di possibilità di verificarsi. Come certezza c’è solo che le aziende di consulenza ci hanno guadagnato moltissimo e magari hanno un po’ aiutato i media a pompare al massimo la psicosi. Di certo c’è anche che un capodanno che per tanti e tante come me poteva essere memorabile per il passaggio di millennio (pur essendo una ottimista non credo che potrò festeggiare degnamente un altro passaggio di millennio!) è stato un vero incubo per una marea di informatici in tutto il mondo! Sta di fatto che io come tanti altri e tante altre quella notte l’ho trascorsa in ufficio … col senno del poi e la maturità degli “anta” posso anche dire che è stata una notte sprecata. Alla fine il progetto di “Adeguamento Anno 2000” che ho condotto è infatti andato bene e non c’è stato alcun disservizio, ma a quel tempo lavoravo in una nota televisione digitale e, in fondo in fondo (anzi anche in superficie!), se qualcosa fosse andato male l’umanità ne avrebbe sofferto ben poco … al contrario, magari senza televisione le famiglie avrebbero avuto un capodanno migliore anche perché comunque il count-down del brindisi sarebbe stato salvo … pensate che erano tempi in cui esisteva ancora la televisione analogica! Però c’era la famosa psicosi collettiva e chiunque nel campo dell’informatica avrebbe sentito come una onta personale il subire anche un minimo disservizio. Comunque a me era andata bene e dopo gli ultimi controlli mi dirigo, stanca ma soddisfatta, verso la coda dei festeggiamenti che intanto per i miei amici erano stati davvero memorabili. Tanto memorabili che al mio arrivo tutti stavano andando a dormire! Ok, mi dico, forse è il caso che mi riposi anch’io ma ecco che, appena poggiata la mia testolina sul cuscino nella mini-mansarda sui tetti di Roma dove abitavo, succede l’incredibile: squilla il cellulare! Mi sveglio di botto e l’incubo della psico- si mi attanaglia di nuovo! “Oddio, cosa sarà successo appena me ne sono andata?”. Rispondo e sento una voce troppo squillante per i miei gusti (si vedeva che aveva appena preso servizio … erano ormai le 7 del fatidico 1° gennaio 2000) che mi dice: “Buongiorno Dott.ssa Guma, sono l’Ing. XXXX (davvero non ne ricordo il nome!) del Centro di Controllo Nazionale Anno 2000 di YYYYY (della famosa azienda ovviamente ricordo il nome ma per ovvi motivi commetto un lieve peccato di omissione) e ho lei come riferimento per i problemi ai clienti generati dal passaggio del millennio”. Io nemmeno sapevo che l’azienda YYYYY avesse un centro di controllo! “Sì, buongiorno” rispondo io ormai nel panico “Mi dica. Io in realtà sono appena tornata e mi risulta tutto a posto”. “Non credo proprio” mi dice lui convinto “è arrivata una telefonata di un cliente che dice di non avere la sinossi di un film sul decoder”. Ecco …. È lì che ho sentito per la prima volta l’inutilità di un lavoro durato mesi: dall’apocalisse del “millennium bug” annunciata con satelliti che si schiantavano dal cielo sul pianeta terra a un cliente che per vedere un film alle 7 del mattino doveva anche sapere con precisione di cosa si tratta! Ma dormi no?! P.S. Per la mia risposta all’Ing. XXXX commetto in poche righe un secondo ma ben più grande peccato di omissione. >> Debora Guma << Carne e non sushi U na cosa sola era certa: il primo gennaio 2000 sarebbe arrivato inesorabilmente puntuale e senza rinvii. Nel frattempo un banale problema di data 00 seguente ad una data 99 ha mobilitato il mondo intero. Nel pomeriggio del 31 Dicembre 1999 ero con altri colleghi e famiglia a Tokyo in uno shopping center molto ampio, pieno di luci colori e merce di ogni tipo. VITE PARALLELE 87 2000 2000 Fuori della porta dell’unica macelleria incontrata c’era una coda di acquirenti che si snodava ordinatamente (poteva essere altrimenti a Tokyo?) lungo tutta la strada: abbiamo pensato che lì fosse la migliore carne di Tokyo o che ci fosse una offerta speciale. Solo dopo abbiamo saputo che il giorno stesso i media avevano consigliato di fare scorte alimentari per almeno tre giorni, al fine di poter scongiurare gli effetti nefasti del Millennium Bug! D’altro canto sapevamo tutti e da voci più che autorevoli nella gerarchia degli umani (qualcuno ricorderà la raccomandazione del presidente Bill Clinton, dal suo scranno alla Casa Bianca, riguardo agli effetti del Millennium Bug) che le banche avrebbero potuto azzerare i conti corrente, gli aerei potevano perdere la rotta, i satelliti il loro percorso nello spazio, gli ascensori avrebbero potuto rimanere bloccati o senza controllo, i riscaldamenti centralizzati fuori uso e la corrente o l’acqua non più erogata per chi sa quanto tempo, tutto perché 99 diventava 00. E invece non è successo niente di catastrofico. Nel frattempo non sono caduti gli aerei ed i nostri conti bancari sono minati da tutto fuori che dalla data 00. Chi sa poi per quanti giorni quei giapponesi, in fila per gli approvvigionamenti straordinari, avranno dovuto mangiare carne invece che l’amato sushi! In effetti l’operazione Millennium Bug è stata condotta in modo ammirevole, sia dal punto di vista di marketing (il marchio Y2K è stato coniato ad arte) che da quello della pubblicità attraverso testimonial di rango. C’è stato lavoro per tutti, i contingency plan non hanno risparmiato nessuno: l’informatica che stava attraversando un periodo di stanca intorno alla metà degli anni 90 ha trovato linfa vitale, tutte le più grosse società del mondo hanno cambiato il loro sistemi gestionali computerizzati per evitare di dover incappare nel baco del millennio. Ma visto il successo di business e gli interessi commerciali che hanno ruotato intorno a questa operazione, penso che dovremo presto aspettarci un valido sostituto. Si accettano scommesse. Certo è che il business legato ai virus informatici era nato in quel momento e, visto che la cosa rendeva bene, non rimaneva che foraggiare la produzione di virus senza aspettarne la sua generazione casuale come era stato per il Millennium Bug. >> Dario Politi << 88 VITE PARALLELE Una bolla … d’acciaio L a genesi Correva l’anno 1999, sì quello della famosa serie di fantascienza dei primi anni 70, quando nel pieno della prima onda Internet e del commercio elettronico, insieme ad un collega dell’Area marketing di SDA Bocconi, lanciamo un corso di formazione focalizzato sul commercio elettronico B2B, allora ancora in ombra rispetto al settore consumer (B2C). Ci fu un buon riscontro, se non altro per la novità di una iniziativa focalizzata sull’impatto delle tecnologie Internet nelle relazioni tra imprese e supply chain, impatti meno evidenti ma non per questo meno importanti anche dal punto di vista economico. Uno dei modelli di interazione basati su internet che si andavano affermando in quel periodo erano i marketplace virtuali, cioè veri e propri mercati digitali che de-intermediavano o re-intermediavano le catene commerciali e di fornitura con nuovi parametri di efficienza, proprio grazie alle potenzialità di Internet in termini di scambio di informazioni e di possibilità di integrazione. Tornando al nostro corso B2B, questo rappresentò l’occasione per incontrare uno dei futuri soci di Steerltrading.com. Ricordo ancora quando a fine corso uno dei partecipanti si presentò a noi coordinatori rivelando che, oltre all’acquisizione di competenze, la sua iscrizione mirava anche a identificare possibili soci per un’iniziativa imprenditoriale, di cui rapidamente ci raccontò. Ci propose poi di unirci alla compagine dei soci già in via di formazione, che oltre a lui includeva altri due esponenti del trading siderurgico, il futuro CEO – ex McKinsey e anima strategica del gruppo, e il futuro CFO, esperto di finanza e commercio internazionale, oltre ad un ex consulente Accenture che divenne il responsabile delle Operations. A me che in SDA Bocconi e come consulente mi occupavo di Sistemi informativi spettò il ruolo di CTO/ CIO, con il mandato di progettare la piattaforma B2B e implementare e gestire i necessari sistemi informativi aziendali. In quel periodo, sempre nell’ambito dell’attività in SDA Bocconi, incontrai anche il fondatore e presidente di Finmatica, le cui vicende sono passate alla cronaca prima per un debutto stellare in borsa, poi per un altrettanto precipitoso tracollo finanziario sull’onda del crack Parmalat. Per Steeltrading.com fu uno sponsor fondamentale: in cambio di una partecipazione al capitale ci mise a disposizione le tecnologie e i fondi necessari per avviare l’iniziativa. Ricordo ancora quella primavere del 2000, ero a Parigi per una maratona di colloqui per entrare in Booz Allen Hamilton e la sera prima delle interviste mi chiamarono i due soci principali, comunicandomi che avevamo avuto il finanziamento, dando così avvio alla costituzione di Steeltrading.com SA in Svizzera, a Lugano, dove operavano già tre dei sei soci fondatori (per la cronaca, il giorno successivo i colloqui andarono bene, ricevetti una proposta che declinai per intraprendere l’avventura di una start-up). Lo sviluppo e gli ostacoli Dai gap evidenziati dall’analisi dei competitor e dei modelli di mercato da loro proposti, nascono i pilastri del modello di business di Steeltrading.com, che si propone come exchange di materiali siderurgici commerciali indipendente e completamente neutrale, in grado di offrire i servizi fondamentali per condurre in sicurezza ed efficienza le transazioni online. La parabola di Steeltrading.com fu piuttosto veloce: in due anni, tra il 2000 e il 2002 l’azienda si organizza, apre uffici in Italia e in Spagna, struttura una rete di venditori e acquisisce i primi clienti. Ovviamente dopo aver completato lo sviluppo della piattaforma B2B con le principali integrazioni e i sistemi informativi interni, che includevano anche una pionieristica implementazione di SAP R/3 in full outsourcing. Nel 2002 però la bolla scoppia, si passa da un periodo di euforia ad una caccia alle streghe per cui realtà come la nostra che ancora non avevano un fatturato sufficiente a coprire il circolante e necessitavano di nuovi investimenti si trovavano in una posizione scomoda. A questo si aggiunse l’evidenza di uno dei fattori di rischio che avevamo anticipato nel business plan – lo sviluppo della rete e l’adozione di Internet da parte delle Pmi che in Italia specialmente progredirono molto lentamente (ancora oggi nel 2016 si parla dello sviluppo della banda larga come uno dei fattori di ritardo competitivo del Paese). Un bilancio Dal punto di vista professionale Steeltrading.com – come del resto tutte le esperienze di startup – ha rappresentato un momento di crescita eccezionale e probabilmente irripetibile per le peculiari condizioni in cui si operava al tempo della cosiddetta ‘new economy’. La complessità e l’ampiezza dei temi trattati, le novità tecnologiche, i fondi disponibili, ma soprattutto la velocità con cui tutto doveva essere realizzato e perfettamente funzionante sono stati una palestra preziosa per chi come me veniva dalla formazione manageriale e dalla consulenza e non aveva ancora toccato con mano l’operatività delle aziende. Ora che start-up e modelli di impresa lean sono tornati in voga è utile attingere a quel bagaglio di esperienza nel ruolo di CIO, soprattutto nella gestione dei processi di innovazione e nello sviluppo di soluzioni per il business. Anche le fasi di downsizing e poi di chiusura della società, per quanto spiacevoli e dolorose, sono state un utile momento di confronto e di crescita, rafforzando il convincimento che le situazioni di crisi, nel migliore spirito anglosassone, portano spesso anche opportunità. >> Francesco Ciuccarelli << Darei …una gamba! L ’apertura del mercato delle telecomunicazioni degli anni 90 ha favorito la comparsa di nuovi operatori nel nostro Paese. Per la telefonia mobile, dove l’ingresso di nuovi operatori fu regolato attraverso gare pubbliche di assegnazione di frequenze (prima Gsm e poi Umts), uno dei soggetti potenzialmente più interessanti fu sicuramente la Blu SpA, i cui due principali azionisti furono Autostrade e British Telecom. Il settore, dopo un primo periodo di monopolio da parte dell’allora SIP radiomobile (oggi TIM), vide dapprima l’ingresso della Omnitel, poi diventata Vodafone, e successivamente anche la partecipazione di Wind. Nel 2000, gli operatori divennero 4, con l’ingresso appunto di Blu. La mia avventura in Blu iniziò a gennaio del 2000, a soli 5 mesi dalla data di avvio del servizio che avvenne ufficialmente il 31 maggio dello stesso anno, e fu oggettivamente un grande successo di immagine e di risultati. VITE PARALLELE 89 2000 2000 Ricordo bene i primi giorni in azienda: la grande euforia di sentirsi parte attiva di una piccola squadra che doveva raggiungere un grande obiettivo, la paura di non farcela, i momenti (pochi) di disorientamento quando, nei pochi minuti di pausa, ci si rendeva conto di non avere ancora una sede definitiva dove lavorare. L’eccitazione era tale da rendere normale star seduti su una cassettiera oppure lavorare gomito a gomito nelle poche scrivanie disponibili durante i lavori di ristrutturazione degli uffici. La campagna pubblicitaria, che molti ancora ricordano, accompagnava il nostro lavoro verso il lancio del prodotto associandolo all’idea della fecondazione e della nascita di un bambino: si lavorava quasi senza soluzione di continuità, con orari di lavoro che aumentavano inesorabilmente con l’avvicinarsi della fatidica data del lancio del servizio, fino a sovrapporre il giorno con la notte e la notte con il giorno, toccando a volte il limite delle 24 ore consecutive senza tornare a casa. In quella fase, quasi folle, di perdita di equilibrio e di riferimenti temporali, ricordo il periodo in cui, non avendo ancora la disponibilità piena degli uffici, capitava a volte di lavorare presso il data centre, arrangiandosi come si poteva su un tavolo pieno di consolle, spesso condividendo idee e soluzioni intorno al distributore del caffè. Nonostante fosse un periodo in cui si viveva in modo quasi totalmente destrutturato, alcune regole andavano comunque seguite, come ad esempio la sicurezza degli accessi. Un data centre, per definizione, è uno dei luoghi più sensibili di un’azienda, certamente il più sensibile in un’azienda che si occupa di ICT. Per questo motivo, nonostante il periodo di startup, anche il data centre di Blu era gestito con particolare attenzione, e le operazioni di accesso e di chiusura dei locali erano abbastanza rigide. Le notti che precedettero il lancio del servizio furono le più entusiasmanti, ma anche quelle che misero più a dura prova il nostro equilibrio psicofisico: eravamo tutti su di giri, tra test di sicurezza sui firewall, prove finali sui sistemi e verifiche sulla disponibilità dei collegamenti per i call center e per i negozi che di lì a poche ore avrebbero dovuto attivare le Sim dei nuovi clienti. Ricordo un episodio in particolare, quando a notte inoltrata venne chiusa la porta di accesso, ritenendo che tutti fossero usciti dai locali. Nessuno fece caso ad uno dei tanti consulenti, un indiano, che stava lavorando da giorni senza quasi dormire dietro un angolo formato da alcuni armadi: tale era in quel momento la 90 VITE PARALLELE sua concentrazione per risolvere un bug sul sistema di gestione documentale, critico per la gestione dei documenti dei clienti durante la fase di attivazione delle Sim, che non si rese conto di quanto avveniva intorno a lui. Quando si accorse di essere stato chiuso dall’esterno, il collega tentò di richiamare l’attenzione di qualcuno urlando e battendo colpi sulla porta. Ma ormai non c’era più nessuno che poteva sentirlo. A quel punto, preso dalla disperazione, si affacciò alla finestra e riuscì a farsi notare da una guardia giurata che sorvegliava la zona, ma che purtroppo non era in possesso delle chiavi del data centre. La guardia cercò di calmarlo e gli spiegò che non poteva fare nulla, ma di stare tranquillo che a breve sarebbe tornato qualcuno, visto che da diversi giorni ci vedeva andar via molto tardi e tornare alle prime ore del mattino. Purtroppo, però, nel mondo dell’ICT la lingua comune è l’inglese, e le rassicurazioni in italiano-romanesco della guardia non furono sufficienti per rasserenare il collega indiano che, preso dal panico, ad un certo punto pensò bene di lanciarsi dal secondo piano (per la verità era un piano e mezzo), confidando nelle sue doti atletiche. La mattina seguente nessuno sapeva dove fosse finito quell’indiano, visto che la guardia aveva finito il suo turno ed era l’unico ad aver assistito alla scena della notte precedente. Dopo qualche giorno, una mattina trovammo il collega al suo solito posto che, sorridente e soddisfatto, ci annunciava pomposamente di aver finalmente risolto il problema sul sistema di gestione documentale. Mancavano poche ore alla data di avvio del servizio, e c’era nell’aria una tale eccitazione che nessuno fece caso alla sua gamba ingessata appoggiata sulla sedia a fianco ... >> Fabrizio Locchetta << Mugello digitale A d Ottobre del 2000 entro a far parte del management team di una start up milanese di servizi internet alle imprese. Il modello di business è un classico di quegli anni: sviluppo di un marketplace per la vendita di beni e servizi e consulenza alle Pmi che si affacciano al mondo della rete e delle nuove tecnologie. Un esempio: sei un piccolo artigiano che produce tacchi per scarpe? Senti il tremendo bisogno di farti un sito per presentare la tua azienda? Ci siamo noi a darti una mano! Tra i soci della startup c’è Fastweb che in quei mesi sta lavorando in modo forsennato per portare la fibra ottica in tutta Milano. Noi siamo in centro a Milano e siamo tra i primi ad avere la fibra a 10 Mb/s e capiamo subito che navigare la rete così è tutta un’altra cosa. Ma la vera sorpresa è dietro l’angolo. Dopo pochi giorni un partner mi manda un link per scaricare un filmato da 70 Mb via Ftp in cui presenta i suoi prodotti. Con un collega ci sediamo di fronte al Pc per guardare il video e capirne di più, clicchiamo sul link, ci colleghiamo al sito Ftp e ci prepariamo alla solita lunga e tediosa attesa. Ma anche il sito Ftp è collegato in fibra e la barra di download sembra Valentino Rossi sul rettilineo del Mugello. In quel momento ho capito che il mondo era davvero cambiato. >> Gabriele Tubertini << Il PDM, l’applicazione più ignorata A ncora oggi non in tutte le aziende manifatturiere è manifesta l’idea di gestire in maniera unitaria le informazioni di prodotto. Molti sostengono che l’Erp è più che sufficiente, altri (come dargli torto…) affermano che è impossibile governare la creatività di progettisti ed uomini di marketing all’interno di un software. Effettivamente quando nel 2000 introducemmo Sherpa in Bticino (sostituito da Matrix nel 2004) la sfida fu impegnativa: i progettisti usavano il Cad dal 92 e per loro era sì produttivo, ma li obbligava anche a rispettare le interferenze geometriche dei loro progetti…. e quindi non avevano tempo da sprecare per inserire dati che sarebbero serviti a valle del processo produttivo; i “markettari” (passatemi il termine, però molto diffuso) usavano solo Power Point per produrre slide da usare nelle presentazioni e soprattutto i dati che lì venivano mostrati avevano una bella dose di precarietà che non era opportuno fissare in un Db disponibile ad altri. Per farla breve il processo fu lungo e richiese un grande impegno formativo e di ridisegno/uniformazione dei processi organizzativi, ma alla fine gli utenti abilitati hanno raggiunto il considerevole numero di 600, pari a circa il 25% dei dipendenti, forza produttiva compresa, distribuiti in tutte le funzioni aziendali dalla progettazione al magazzino di distribuzione. >> Maurizio Brianza << Skill shortage S kill shortage. Era l’acronimo del momento, la rappresentazione, sintetica, di non saper dove sbattere la testa. Mai come negli anni 2000 i CIO, coi loro budget stratosferici, erano a chiedere, prepotentemente, disperatamente, risorse e competenze adeguate allo sviluppo del new business sul web. La bolla cresceva nella totale inconsapevolezza dei consulenti direzionali che, ‘disperati’, pensavano che si sarebbe perso un enorme business. Allo stesso modo il contagio non aveva risparmiato i CDA; avidità, piani di ritorno totalmente irrealistici facevano pensare ad una corsa all’oro. Emblematico, a Milano, in una grande società leader di mercato, in zona sud. 800 persone stipate su 4 piani, giovani uomini e donne accompagnati da ambizioni, frenesia e voglia di successo; gli ‘accenturioni’ fanno scuola, sempre le 10 di sera, chi si assenta, a volte di domenica, invia ( vero ) un certificato medico. Noi stacchiamo un’oretta e mezzo prima. Parte un nuovo progetto, una nuova company sotto l’ala della holding e un nuovo business che si affianca a quello VITE PARALLELE 91 2001 2000 tradizionale. Come PM quasi in erba vengo catapultato su un progetto di marketing e rete commerciale; io ho un team di tre persone e penso ci sarà lavoro per almeno 700 giorni uomo, il progetto è stimato sui 40.000; c’è da alzarsi le maniche e, in mezzo, si cerca di costruire faticosamente un modello condiviso di specifiche. Nonostante questo l’account, che ‘vive’ letteralmente di presidio del territorio (i corridoi del cliente), mi prende di lato e comincia, con raro talento inquisitorio, a bombardarmi di domande già sentite… Il ‘ma sei sicuro di non aver contattato tutti i tuoi ex colleghi? Conosci x che lavora da z? Sei sicuro di aver chiamato tutti? Mi devi aiutare a trovare 5 senior dev.’ Ma la conversazione e il tono alterno diventa improvvisamente spaventato; si apre l’ascensore del secondo piano, è ora passato, con 3 assistenti, il CIO; saluti deferenti, davanti un uomo che ha un budget di 120 miliardi delle vecchie lire; il volto torvo e scuro quasi perso dentro enormi sfide e tutte di difficile soluzione; sono ancora lì a parlare davanti una sala riunioni, nessuno mi dice di andare via e senza avviso mi giunge un ‘vieni dentro!’; sono catapultato in una riunione con i vertici del finance della mia società, il CIO stesso ed alcuni collaboratori. Saluti cordiali, ma non c’è molto tempo; tutto è conciso, diretto, essenziale. È il pragmatismo espresso all’ennesima potenza che esordisce con ‘ l’ho già detto un mese fa, l’ho ripetuto due settimana fa, diciamolo, nuovamente adesso. Voglio subito, da ora e fino a fine anno, altri 14000 giorni uomo di effort per il web front end! Dovete trovarli in qualsiasi modo, in qualsiasi maniera, non mi interessano i costi, non mi interessa la nazionalità, possono lavorare da remoto, possono lavorare dall’ufficio, possono lavorare qui, se necessario affitto un’altra ala del palazzo’. Abituati a risorse economiche scarse, si è nuovamente spiazzati, c’é un lungo silenzio, un preludio ad una scena quasi muta; la retorica della frase ‘bere o affogare’, visto molti manager venire da Microsoft ed EDS era ben nota: qualcosa si deve inventare, una soluzione sub-sub-ottimale deve essere fatta; per mia fortuna non avevo certamente ruolo in questa riunione, mi riparavo dietro le ampie spalle del direttore del finance, un uomo alto 1.90. Qualcosa alla fine, con voce bassa, si propose: riciclare 20 dev delle tlc, con competenze totalmente diverse, accampando ipotesi di riconversione tecnica; tutti sapevano che erano balle, che ci sarebbero voluti mesi, ma la proposta venne accolta; non c’è cosa 92 VITE PARALLELE più buffa di un accordo basato su qualcosa che non si voleva vendere unito a qualcosa che non si voleva comprare. Il meeting finì da li a 15 minuti; un altro responsabile finance, di un’altra società, era in attesa fuori dalla porta, sempre con 0 risorse disponibili. Alla fine il cliente fu accontentato, e si deliverò il progetto con un ritardo di 8 mesi; penso poi che per anni si sia dovuta affrontare la bassa qualità del lavoro svolto. Ma anche effetti nel breve ci furono. Nel giro di tre anni, la bolla si esaurì; 100 quadri, 600 impiegati ed un numero imprecisato di dirigenti vennero gentilmente accompagnati fuori dalla porta; la festa, i suoi riti, l’euforia erano durati un paio d’anni e non sarebbero più tornati. >> Mario Guermandi << Stati Uniti: quattro gruppi di terroristi islamici dirottano aerei di linea e si dirigono verso quattro obiettivi, colpendone tre: il Pentagono a Washington ed entrambe le Torri Gemelle di New York. Queste ultime crollano dopo meno di un’ora di incendi devastanti. Complessivamente in questi quattro attacchi muoiono circa 3000 persone. La data dell’11 settembre 2001 verrà ricordata in seguito come quella del più grande attentato terroristico di tutti i tempi. Israele: il partito Likud vince le elezioni; Ariel Sharon viene eletto primo ministro. Cultura e Spettacolo Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nomina senatore a vita la scienziata Premio Nobel Rita Levi-Montalcini. Festival del cinema di Cannes: “La stanza del figlio” di Nanni Moretti vince la Palma d’oro per il miglior film. Sport Tra passato e futuro I l 2000 è stato un anno molto rilevante per l’informatica. Innanzitutto mi ricordo le task force attivate la notte di capodanno ed i giorni seguenti per reagire al famigerato “Millennium bug”, il quale poi in effetti non creò alcun danno significativo. MI ricordo anche il metodo usato dai nostri colleghi russi nello stabilimento. I pc usati non erano infatti compatibili per gestire gli anni duemila, ma loro creativamente e molto, molto pragmaticamente, spostarono l’ora indietro di 40 anni e pubblicarono una comunicazione nella quale spiegavano che all’ora stampata si dovevano aggiungere 40 anni per avere la data corretta. Che ingegno!!! Infine non posso tralasciare la bolla speculativa di Internet. Valori incredibili in borsa e prezzi allucinanti richiesti dalle web agencies alle aziende per creare siti, in verità piuttosto semplici. Mi ricordo che il sito istituzionale ci costò quasi un milione di lire. Per quel motivo creammo una web agency captive che esiste ancora oggi. >> Mauro Viacava << 2001 Storia e Politica L’ex pilota della Ferrari Michele Alboreto, 44 anni, muore in un incidente al Lausitzring mentre prova un’auto per la 24 ore di Le Mans. Jutta Kleinschmidt (D) è la prima donna a vincere il rally Parigi-Dakar. Scienza Cristallo di magnetite trovato su un meteorite proveniente da Marte è considerato la traccia della forma di vita più antica mai registrata. Registrato nel bresciano il primo caso di mucca pazza in Italia. ICT Nasce Wikipedia. Microsoft presenta Windows XP che può contare su un’interfaccia completamente nuova incentrata sulla facilità di utilizzo e su una funzionalità di Guida in linea e supporto tecnico unificata. Il sistema è nato da 45 milioni di righe di codice ed è localizzato in 25 lingue. HP crea HP Services per fornire servizi di consulenza, outsourcing, supporto e implementazione di soluzioni. Nello stesso anno, da un lavoro di ricerca iniziato nel 1981 tra HP ed Intel, viene annunciata la nuova architettura Itanium che consente di passare da 32 a 64 bit. Andersen Consulting si stacca definitivamente da Arthur Andersen e lancia il suo nuovo nome Accenture proposto da uno dei suoi 70.000 consulenti: “Accent on the future”. E al cubo I l gruppo AFIN (Italcogim+WasteManagement) ha ampliato il suo raggio di azione molto velocemente negli ultimi 5 anni ed ha raddoppiato il fatturato (1000 miliardi di lire) entrando in nuovi settori di business tramite alcune importanti acquisizioni. Il nuovo Decreto sulla liberalizzazione del mercato del gas impone una trasformazione radicale del gruppo e la separazione di alcune attività, asset ed organizzazioni anche a livello societario: il cosiddetto “unBundling”. Inoltre il mercato delle utilities è entrato in forte fermento per alcune iniziative multiservizio di alcuni grandi soggetti pubblici presenti nel settore. La risposta del gruppo AFIN è l’avvio del progetto “E3: Efficienza – Eccellenza – Evoluzione” che attua il BPR di tutti i processi aziendali e delle relative strutture organizzative coinvolte nella business unit gas (circa 750 dipendenti). I sistemi sono stati ridefiniti recentemente (1997) e non necessitano di particolari interventi, infatti sono già predisposti per ricevere le nuove operazioni con alcune semplici integrazioni. Il ridisegno organizzativo consente l’ottimizzazione delle strutture amministrative, tecniche, operative e logistiche (30% HR-fte savings, 90% logistic & technical sites savings); il pay back delle varie operazioni in campo oscilla tra 1,2 e 2,5 anni. Tale operazione è stata supportata da una significativa azione di Change management (compresa l’identificazione e la gestione/motivazione/sviluppo/ retention delle risorse chiave con l’utilizzo dei modelli Towers Perrin), atta a garantire la continuità operativa del business ed a minimizzare gli impatti della ristrutturazione, nonché a sostenere la conversione delle figure professionali, ove necessario, liberando quelle indispensabili alla successiva fase di sviluppo, che ha portato nell’ambito del progetto E3 allo startup della nuova società commerciale con anche la creazione del contact center nazionale a Bari (gestione clienti dell’area vendita gas e dei servizi correlati). >> Beppe Ingletti << VITE PARALLELE 93 2001 2001 A proposito di eBook La cucina va sul Web A D ll’inizio degli anni 2000 venni assunto da Mondadori per aiutare la nascita della società che avrebbe dovuto fare business con internet e i suoi servizi (Mondadori.com). Eravamo all’apice del boom di Internet e all’inizio del suo ridimensionamento. Tutti erano entusiasti, pochi ci facevano veramente i soldi. Mondadori nell’immaginario produce libri (anche se in effetti edita periodici, è uno dei più grandi retail nazionali, vende abbonamenti e parecchie altre cose) e quindi cosa meglio della rivoluzione eBook? Così mi lanciai nel progetto di portare gli eBook in Italia: siamo nel 2000-2001. L’unica software house che proponeva tale novità era Microsoft negli USA con il prodotto Microsoft Reader: un lettore da usare su Pc Windows. Volai a Redmond per valutare la situazione e tornai con un progetto congiunto Microsoft-Mondadori con il supporto tecnico della società che stava aiutando Microsoft a diffondere l’eBook negli USA. Il tutto era ancora sperimentale ma decidemmo comunque di lanciare sul mercato l’innovazione: partenza in sordina e poi, a seconda della risonanza che il fenomeno avrebbe avuto, una crescita graduale. I titoli a disposizione in questo formato erano pochi, e così anche le capacità dei server che all’inizio avrebbero dovuto sostenere un traffico limitato e ristretto a pochi addetti al settore. Il giorno del lancio era domenica. Tutto era a posto… ma non sapevamo che la comunicazione Mondadori a insaputa dei sistemi aveva deciso di sponsorizzare il progetto con una pagina intera del Corriere della Sera! Fu una delle giornate più faticose della mia esperienza lavorativa. Ne uscii, ma i tempi non erano ancora maturi (la non esistenza di un reader portatile tipo Kindle aveva reso vano lo sforzo). Accadde lo stesso negli USA e l’eBook restò in uno stato di semi maturità per molti anni ancora. Poi Kindle, Nook e Kobo lo rivitalizzarono. Nel 2010 ripartii quindi per gli USA e il Canada e ripresi il progetto… questa volta il momento era quello giusto e il lancio non mi trovò impreparato: tornai in Italia con Kobo. >> Luciano Guglielmi << 94 VITE PARALLELE opo tutte le vicissitudini apocalittiche che si era portato dietro l’anno 2000 per l’informatica, Il 2001 ha segnato per me l’inizio di una odissea, ma non nello spazio, bensì nel ciberspazio, nel mondo del Web che dopo gli albori degli anni 90 cominciava a prendere forma e a strutturarsi. Da qualche tempo l’editoria guardava con un occhio sospeso tra l’interesse e il sospetto il mondo del Web, che andava affermandosi come un media di grande successo e uno strumento dalle grandi potenzialità proprio per l’editoria. Oggi possiamo dire che alcune di quelle attese ottimistiche non si sono compiute, per una serie di motivi, non ultimo la crisi dell’editoria che ha sviato dal Web una buona parte degli investimenti ad esso destinati, che sono risultati troppo ingenti e dai ritorni economici ancora troppo incerti per giustificarli a pieno. Noi già dal 1999 avevamo messo in piedi, in via del tutto sperimentale e con investimenti limitati, uno spin off Web della testata “La Cucina Italiana”, allora edita dalla nostra casa editrice. Il prodotto si prestava, il nostro database di ricette era ricco di 50 anni di storia e documenti fotografici che si arricchivano di mese in mese e ci si chiese se quello strumento non fosse ideale per dare ad un prezioso asset aziendale nuova vita e nuove prospettive. L’accoglienza del Web fu una cosa inaspettata. Ai tempi i focus su quel mondo erano ancora rudimentali e i dati sul marketing Web scarsi, come la conoscenza di un mondo che si stava organizzando e stava ancora cercando le sue forme comunicative. Nel giro di circa un anno e mezzo ci trovammo, tutto sommato con stupore, ad avere circa 70.000 utenti iscritti al sito. Questo successo fu per noi una cosa inattesa e in quei tempi il gruppo di persone che seguiva il progetto Web crebbe da tre a sette, tra tecnici e creativi. E crebbe anche l’interesse da parte nostra nel fornire un prodotto non più “amatoriale”, anche se il termine è forse inadeguato, ma bensì uno strumento che si affiancasse al prodotto cartaceo senza sostituirlo, che si rivolgesse ad una platea di fruitori differente, coloro che erano tecnologicamente più vivaci e nel contempo con scarso interesse alle riviste cartacee classiche. Nel 2001 partì un grosso restyling del sito, che non investì solamente la parte grafica ma anche la par- te tecnologica, con l’uso della piattaforma Microsoft Asp.net, database Micorosft Sql Server ottimizzati per tempi di risposta accettabili (le linee home da 100Mb/sec non erano ancora disponibili…), newsletter per comunicare novità e consolidare una relazione con gli user che portasse ad una esperienza di navigazione sempre più soddisfacente. Venne anche aggiunto quello che poi si sarebbe chiamato blog e che noi all’epoca chiamammo in modo autarchico “Bacheca”, dove gli user potevano scambiarsi ricette ed esperienze di cucina. Il tutto sviluppato internamente. Stavamo creando, giorno dopo giorno, una community di persone unita dalla comune passione per la cucina e questo avveniva sotto i nostri occhi, quasi increduli della rispondenza che stavamo ottenendo. Gli investimenti dell’editore si fecero più importanti e quel gruppo di persone che avevano cominciato ad occuparsi del Web divenne una vera e propria redazione. Quest’ultima non è cosa da poco e chi conosce l’editoria lo sa bene, significa una sorta di investitura ufficiale, di riconoscimento del ruolo e per una cosa iniziata, diciamo pure, per curiosità non è certo stato poco. >> Marco Perucchetti << Niente selfie M i trovavo in autostrada in viaggio con un collega, ed ormai giunti alle porte di Berlino, (dove avevamo appuntamento presso una software house), blocco stradale con totale sbarramento e divieto di accesso in città… (sapremo solo in seguito che erano stati fatti evacuare tutti i grattacieli ed edifici sensibili, ed era scattato un piano di emergenza globale, eredità degli anni di “guerra fredda”. A 10 anni dalla caduta del muro, Berlino era ancora un luogo di presenza/interesse/controllo USA rilevante). Con teutonica efficienza il servizio TA/Ver- kehrsmeldungen delle autoradio, mandava ripetutamente annunci (senza scendere in dettagli) sul motivo del blocco, non saremmo quindi potuti entrare in città e dove/come saremmo stati fatti confluire fuori dall’autostrada… E questa era tutta la tecnologia disponibile all’epoca! Ma noi, da bravi tecnici informatici, eravamo attrezzatissimi: pc portatile, inverter per poterlo usare in auto (se ricordate la durata batterie dell’epoca…) e modem esterno Gsm! Per capire cosa sta succedendo, accendiamo il pc e ci colleghiamo in internet! Torniamo ancora un attimo alla tecnologia dell’epoca, niente smartphone o comunque non certo come li conosciamo ed usiamo ora (avevamo giusto un cellulare Nokia, BlackBerry sarebbe arrivato qualche anno dopo) ed ai canali di informazione: Twitter arriverà anni dopo, e gli altri social successivamente, persino Google News ancora non esisteva… Ma i siti delle varie testate giornalistiche (in particolare quelle USA) e quelli stile blog delle agenzie, erano comunque un canale di informazione aggiornato in tempo reale! Certo molto diversi da come siamo ormai abituati ora, qualche foto in bassa risoluzione, perlopiù screenshot presi dalle TV, quasi assenti i video (anche se in formato ridottissimo richiedevano decine di minuti di download, YouTube e streaming erano di là da venire) pagine semplici e tanto testo… Gli automobilisti e camionisti (tra questi nessuno che avesse un tv in cabina!) che stazionavano fuori dai veicoli intorno a noi, notando la nostra agitazione, cominciano a fare capolino, e ben presto ci troviamo costretti ad uscire dall’auto e posizionare il pc sopra il tetto per il capannello di persone che nel frattempo si era radunato! Ancora adesso a distanza di anni, ad ogni 11 settembre ci sentiamo con il collega di un tempo (manco fossimo sopravvissuti al crollo delle torri!) e più gli anni passano, più il confronto del “come eravamo” per dotazioni tecnologiche e rapporto con i media ci fa davvero percepire che sono trascorse ere geologiche in questi 15 anni! PS. Per questo motivo non c’è un selfie che possa documentare visivamente quel “mio” 11 settembre 2001... >> Walter Geromel << VITE PARALLELE 95 Venezuela: in seguito ad un colpo di Stato il presidente Hugo Chávez è costretto alle dimissioni. Myanmar: è liberata il premio Nobel per la pace e dissidente Aung San Suu Kyi, da 19 mesi agli arresti domiciliari. Francia: l’Unione per un Movimento Popolare, il partito di Jacques Chirac, ottiene la maggioranza assoluta dei seggi. Italia: l’economista e consulente del ministero del Lavoro Marco Biagi viene assassinato a Bologna dalle Brigate Rosse; Il Senato approva la legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Sport Michael Schumacher vince il Gran premio di Francia di Formula 1 e conquista il suo quinto titolo mondiale. ICT Viene rilasciato VisualBasic.Net, linguaggio di programmazione ad oggetti all’interno del Framework di sviluppo Microsoft. HP annuncia il ProLiant blade server, caratterizzato da nuova scalabilità, disegno ottimizzato per occupazione di spazio e facilità di gestione, deployment plug-and-play. Sam Palmisano viene eletto Ceo di IBM, di cui è anche presidente. Firma un accordo con PriceWaterhouse per l’acquisizione di PWC Consulting, dando vita ad una nuova global business unit : IBM Business Consulting Services. L’idea sottesa è di offrire ai propri clienti un accesso unico a consulenza strategica e tecnologia innovativa. Viene creata la joint venture tra FIAT ed IBM denominata Global Value, merge di persone/competenze/metodologie e processi profondamente differenziati e diversi che aprono un interessante capitolo di change management pluriennale. La scuola va a scuola N el 2002 sono stato nominato direttore generale dei sistemi informativi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e la prima attività che ho svolto è stato il potenziamento delle reti informatiche delle 11.000 scuole italiane, dismettendo gli obsoleti collegamenti Isdn e adottando tecnologie Adsl. È stata utilizzata anche la rete Garr che collegava tutte le università e i centri di ricerca nazionali, per potenziare la rete a banda larga. Questo ha permesso di diffondere la posta elettronica per tutti i docenti e il personale dell’amministrazione scolastica, fornendo ad oltre un milione di dipendenti del MIUR l’accesso alla posta tramite il dominio @istruzione.it (utilizzando specifici programmi opensource per l’accesso alla posta elettronica). Rimaneva da risolvere il problema della formazione dei docenti, che per poter efficacemente utilizzare le tecnologie ICT nei vari insegnamenti e con studenti sempre più digitali, avevano bisogno di aumentare le loro conoscenze tecnologiche, coerentemente con lo standard europeo EUCIP per la certificazione delle competenze informatiche. Nel frattempo avevo bandito, come direzione sistemi informativi del MIUR, la gara per il rifacimento in ottica Web del sistema informativo dell’istruzione (SIDI), e per l’affidamento in outsourcing della gestione dei sistemi, di durata quinquennale. La gara fu aggiudicata in via definitiva nel 2004 (dopo un complesso contenzioso amministrativo), con un risparmio del 32% sulla base d’asta, e questo risparmio, di circa 75 milioni di euro, fu utilizzato per il suddetto programma di formazione ICT dei docenti. Dal 2004 al 2006 sono stati formati, con un programma blended su base volontaria, circa 250.000 docenti italiani, appartenenti a tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado. Sono stati reclutati circa 20.000 tutor che hanno condotto la formazione in aula con l’ausilio di un complesso sistema di e-learning, utilizzabile via Web sia nelle infrastrutture scolastiche che dalle abitazioni tramite accessi Adsl. Le competenze ICT acquisite dai docenti e dal personale scolastico con tale attività, anche con l’aiuto del successivo progetto di lavagne elettroniche (Lim), hanno contribuito ad innovare in modo sostanziale la didattica del nostro Paese. >> Alessandro Musumeci << 96 VITE PARALLELE 2003 2002 Storia e Politica Storia e Politica Georgia: Eduard Shevardnadze si dimette dalla carica di presidente della repubblica. Cambia nome ufficialmente lo Stato di Jugoslavia, che diventa Serbia e Montenegro. Nei 12 Paesi facenti parte dell’Unione economica e monetaria (UEM) entrano legalmente in circolazione monete e banconote in euro. Dopo 57 anni di esilio, i Savoia rientrano in Italia. Madre Teresa di Calcutta, a sei anni dalla morte, viene proclamata beata. Cultura e Spettacolo Muore, all’età di 63 anni, Giorgio Gaber, cantautore, attore e commediografo italiano. Sport Valentino Rossi vince il GP di Malaysia e conquista il mondiale classe MotoGP con due gare di anticipo. ICT Oracle lancia Oracle Database10g,il primo prodotto enterprise grid in grado di sfruttare computing power attraverso una rete di risorse bilanciandone automaticamente l’utilizzo. Legend annuncia il suo nuovo brand Lenovo e si prepara ad entrare nei mercati oltreoceano. Peoplesoft acquisisce JDE,il cui prodotto si era nel frattempo arricchito di numerose funzionalità divenendo a tutti gli effetti un Erp. HP acquisisce Compaq. Dell lancia la propria linea di stampanti ed entra nel business dell’elettronica di consumo per fornire un singolo punto d’acquisto ai propri clienti. Microsoft rilascia la prima versione del proprio software CRM ; la reportistica del prodotto si basava su Crystal report, in seguito acquisito da Business Objects, a sua volta assorbito da SAP. 2003 Orchestra C redo ormai di essere uno dei pochi giurassici che ancora si interessano e cercano di mantenersi aggiornati nel mondo dell’informatica, anzi nell’era della digitalizzazione. Io provengo dall’era della meccanografia, quando i calcolatori erano ancora da venire e in tutti questi anni ho visto passare tante vere e(ri)voluzioni, ma anche tante bolle di breve durata. Nel settembre del 2000 sono approdato come direttore dei sistemi informativi alla Montenegro, azienda storica utilizzatrice di strumenti informatici fin dagli anni 70, con un’organizzazione e un modello di gestione ormai molto consolidato che soddisfaceva e rispondeva alle esigenze in essere. La strategia aziendale però guardava già ad espandere il business sia in termini di portafoglio prodotti che di mercati, pertanto il sistema in uso avrebbe potuto collassare e non dare più i risultati richiesti sia in termini di copertura funzionale che nei tempi necessari. La scelta a suo tempo fatta era stata quella di trovare sul mercato il software applicativo che rispondesse al meglio alle richieste/esigenze delle rispettive aree aziendali, pertanto il sistema informativo era fatto da: un applicativo per la gestione dell’area vendite con dotazione della forza vendite di pc portatili per la gestione/acquisizione degli ordini di vendita, uno per la parte logistica, uno per la parte amministrativa/ finanziaria ed uno per il controllo di gestione. Questi erano i principali software applicativi con alcuni altri di corollario a supporto. Questa scelta aveva dato origine ad un’importante mole di interfacce, con rilevante impegno da parte delle risorse Edp, tempi di risposta a volte inadeguati e ridotta flessibilità per nuove esigenze. Sul mercato ormai da quasi una decina di anni si parlava di sistemi Erp, integrati nel disegno architetturale. L’adozione di un Erp ci avrebbe permesso di ridurre drasticamente le interfacce. Dopo una lunga fase di partner/software selection si è optato per SAP R/3 e ci si è trovati di fronte al dilemma attuativo: big bang o step by step? Si optò per l’approccio step by step, il che richiedeva un sistema in grado di cambiare il motore con la macchina in movimento. In quegli anni si iniziava a parlare di Web servi- VITE PARALLELE 97 vi Montenegro ed i partner esterni (Gdo ed altri). Con piena ragione si può oggi sottolineare che, probabilmente, il maggiore investimento e la sfida innovativa affrontati nel 2003 hanno portato frutti duraturi e continuativi per più di un decennio. >> Massimo Ragni << Il grande Blackout ce o di Service Oriented Architecture (SOA), se ne era parlato anche durante un evento di ASSI (Associazione Specialisti Sistemi Informativi attiva su Bologna e dintorni con obiettivo, comune anche ad AUSED, di anticipare tutti i trend tecnologici e diffondere nuovi concetti a tutti gli associati ed amici). Poteva essere la soluzione più adatta a risolvere il problema dei piccoli passi e quello dell’integrazione del sistema di Sales force automation (Sfa) che era indispensabile mantenere sia per il recente importante investimento, sia per la rispondenza alle nostre esigenze, sia perchè al tempo le funzionalità di SAP R/3 per la gestione dei rapporti con il mercato della grande distribuzione e quella della forza vendita in remoto non erano sufficienti. Nel 2003 SAP aveva annunciato il modulo di integrazione “NetWeaver XI”. In seguito ad approfondimento concludemmo che il sistema poteva rispondere alle nostre esigenze di integrazione, pur consapevoli che la scelta avrebbe richiesto l’assunzione di qualche rischio, derivante dal recente rilascio di NetWeare XI e dall’assenza in Italia di esperienze consolidate a cui fare riferimento. Con questa consapevolezza scegliemmo di fare da soli con l’aiuto di Mitech, società che aveva deciso di investire assieme a noi su questa piattaforma. Onestamente devo dire, con il senno di poi, che la scelta fu quella giusta, anche se causò un ritardo di alcuni mesi nella realizzazione del progetto con incidenza sul budget. La nostra implementazione di SAP NetWeaver XI è datata 2003 ma dal 2004 continua ad orchestrare le mutevoli interfacce tra i diversi sistemi informati- 98 VITE PARALLELE A lle ore di blackout totale seguirono poi nei giorni successivi ulteriori distacchi controllati prima di tornare alla completa normalità… E se accadesse oggi? A più di 10 anni di distanza quale sarebbe l’impatto sulle infrastrutture IT? Ma oltre a queste considerazioni (di cui comunque accenno più avanti) c’è un aneddoto stile “come nascono le leggende metropolitane” che mi piace sempre ricordare. Premessa, siamo un’azienda tecnologica (elettronica/automotive) che, verso fine 2001, si è trasferita in un nuovo stabilimento in un comune a poca distanza, nella piccola zona artigianale/industriale appena sorta su un contesto piuttosto rurale. I nuovi stabilimenti sono piuttosto di impatto da un punto di vista estetico, con recinto esterno, illuminazione videocamere, etc. E come dotazione tecnologica, Ups ma anche generatori elettrici diesel che permettono con una cisterna di carburante la totale autonomia elettrica per oltre una settimana… Accade quindi che avviene il fatidico blackout totale, intervengono Ups prima e subito dopo i generatori, e lo stabilimento rimane operativo, visibilmente operativo, illuminato a giorno nel buio della campagna circostante! Ed è per questo che presto si diffonde una vera e propria leggenda metropolitana sull’azienda: quali e quanti misfatti si realizzavano nei laboratori segreti sotterranei (inesistenti, intendo dire come strutture sotterranee, ma si sa se sono segreti lo devono essere per forza…) Perché mentre tutti erano tornati alle candele, noi continuavamo ad essere in attività come nulla fosse, in quali attività era davvero impegnata l’azienda?? Mi viene ancora adesso da sorridere (con i complottisti locali ho poi bastardamente alimentato la paranoia con i No comment) ma la cosa all’epoca era davvero arrivata fino ad una interrogazione in Consi- glio Comunale! Veniamo invece alle considerazioni più tecnologiche: vero che noi siamo rimasti operativi, oltre alla parte produttiva (pochi comunque i macchinari da noi) anche tutta l’infrastruttura IT on premise (con la sola eccezione delle linee telefoniche) non ha subito interruzioni. I problemi paradossalmente li abbiamo subiti con quello che, in teoria, doveva essere nato per resistere a tutto, internet! All’epoca avevamo i server principali esposti in internet, in hosting dal nostro provider in via Caldera a Milano, ovviamente anche questo sito non ha avuto problemi ed è sempre rimasto, per quanto ne so, up&running. La criticità si è creata piuttosto sulle interconnessioni. Una dopo l’altra hanno cominciato a “cadere” (esaurite le batterie Ups) le cabine telecom dei vari nodi di interconnessione, portandoci di fatto all’isolamento sia da internet che dai nostri server/servizi esterni nel giro di poche ore… Mi chiedo cosa succederebbe oggi, nell’epoca del Cloud (non abbiamo più nulla in hosting) e della primaria necessità del collegamento ad internet! Temo di conoscere la risposta, accadrebbe più o meno la stessa cosa, perché al di fuori del nostro ambito di intervento: il nostro link in fibra non sopravvivrebbe alla cabina di zona, il nostro ponte radio di backup ci permette sì un collegamento al provider, ma poi quest’ultimo, dal Pop di zona a cui noi siamo connessi, quanti nodi non propri (le cabine di cui sopra) deve passare prima di raggiungere il proprio gateway verso internet? >> Walter Geromel << 2004 2003 Storia e Politica Alle elezioni politiche in Spagna viene sconfitto José María Aznar; diventerà primo ministro il candidato socialista José Luis Rodríguez Zapatero. Il Presidente Vladimir Putin firma il protocollo di Kyoto sul riscaldamento globale. Yasser Arafat, 75 anni, viene dichiarato clinicamente morto dai medici dell’ospedale militare di Parigi. In Francia viene inaugurato il ponte sospeso più alto del mondo, il Viadotto di Millau. Il leader storico e fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, è colpito da un ictus. Cultura e Spettacolo “Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re” si aggiudica 11 Premi Oscar. Il giornale L’Unità compie ottant’anni. Sport Grecia: si tiene la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Atene 2004. Giungono al centro NASA di Pasadena (California) le prime immagini rilanciate dalla sonda spaziale Spirit atterrata sul pianeta Marte. ICT SAP porta al mercato la prima versione di SAP NetWeaver e pianifica la propria futura strategia sui concetti di SOA (Service Oriented Architecture). Viene coniato il termine Web 2.0, ad indicare l’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono un elevato livello di interazione tra il sito Web e l’utente come i blog, i forum, le chat, i wiki, le piattaforme di condivisione di media. È l’anno di apertura di Facebook, inizialmente nato come servizio di rete sociale per gli studenti dell’università di Harvard. Lenovo e IBM annunciano un accordo secondo il quale Lenovo rileva la divisione Pc di IBM divenendo il terzo produttore mondiale. VITE PARALLELE 99 2004 2004 Non più alibi Tutto vero, tutto falso R C icoprivo il ruolo di ICT Manager del gruppo Rottapharm Madaus, multinazionale farmaceutica italiana di proprietà familiare, leader in Italia e in Europa nel dermocosmetico e nutraceutico. Nel 2004 ho conosciuto un giovane imprenditore milanese, socio fondatore della società Sintesi Informatica, che mi propose un prodotto di Business Intelligence da loro realizzato con delle caratteristiche tecniche innovative e costi di licenza molto bassi; la piattaforma era in grado di organizzare datamart di milioni di record in flat-table-in-memory molto veloci e dalle dimensioni ridotte tramite tecnologia disruptive rispetto a quelle offerte da un mercato effervescente dominato da prodotti architetturalmente complessi come Cognos e Business Object, società poi acquisite da IBM e SAP. Ho creduto nella soluzione e nella società e con lo sponsor della direzione commerciale italiana si è avviato un progetto per la realizzazione di una piattaforma multidimensionale analitica e operazionale per la direzione, per la rete di informatori medico scientifici e agenti di vendita in farmacia con i dati di fatturazione, Dso e Aging. Una fase del progetto prevedeva la formazione di tutti i collaboratori e agenti coinvolti introducendo concetti di analisi multidimensionale nel linguaggio comune: dimensioni di analisi, fatti, misure, drill down-up-anywhere, slice/dice. Direzione, informatori medico scientifici, agenti al termine del progetto avevano visibilità giornaliera del risultato del loro lavoro con modalità di analisi self service e supporto nella pianificazione del loro lavoro, trasformando tutti gli attori in potenziali data analyst. In poco tempo lo strumento si impose nel lavoro quotidiano. Le riunioni periodiche delle reti a tutti i livelli erano condotte solo con l’utilizzo di Datamatrix come strumento di supporto alle decisioni. Tutti gli attori del processo erano parte attiva, rielaboravano e proponevano nuove analisi a partire da quelle predisposte dalla sede. Una piccola rivoluzione culturale oltre che tecnica. Incredibile! avevamo eliminato le analisi fatte sui fogli Excel. Tutti avevano gli stessi risultati su cui confrontarsi. Prendere decisioni non aveva più alibi. >> Adriano Marrocco << 100 VITE PARALLELE i sono eventi che cambiano il modo di rapportarsi con il mondo esterno, che non vengono recepiti immediatamente come innovativi ma che, assieme ad altre situazioni, diventano un vero boom sociale. Probabilmente se non ci fosse stato l’avvento degli smartphone, il quasi concomitante Facebook non avrebbe raggiunto le dimensioni e il livello attuale. In fondo, l’idea era molto semplice, e già presente anche su altre piattaforme più o meno simili (ricordo l’italiana Aupat per esempio). La differenza sostanziale di Facebook è stata però l’apertura completa di questo portale a chiunque e la possibilità di creare una vera e propria comunità virtuale parallela a quella reale. In fondo, tutto con Facebook diventa più facile. Tutto diventa vero, e allo stesso tempo falso. Tutti diventiamo chi vogliamo, Facebook ci consente di poter dire qualunque cosa nascosti dietro un cellulare o lo schermo di un computer. E se tutto è vero e allo stesso tempo falso…diventa sempre più difficile scinderlo. L’importante è condividere, senza preoccuparsi di andare a fondo sulla notizia o sull’evento, senza rendersi conto di quanto può essere potente una cassa di risonanza di quel tipo. La solidarietà viene amplificata, l’odio viene amplificato, le emozioni vengono rese pubbliche. Tutto quel che si è e che si fa è conosciuto, per consentire di dare a ciascuno un piccolo momento di gloria grazie ai like ricevuti. Forse il vero problema è proprio la mancanza di un filtro, la mancanza di un’analisi critica di quel che si sta facendo, la mancanza del cosiddetto “diritto di replica”. Poco importa se quel che vien detto sia vero o meno, l’importante è che l’informazione sia uscita. E poco importa se chi siamo, cosa facciamo, come ci comportiamo, sono ormai informazioni raccolte, rielaborate, analizzate per essere vendute e usate per motivi di business. In fondo, è solo un modo un po’ più subdolo di fare analisi di mercato. La cultura è cambiata, le nostre abitudini sono cambiate, il nostro porsi nei confronti del mondo esterno è diverso. E a tutto questo è importante prepararsi. E soprattutto dare un’educazione all’uso di questi strumenti, per capirli e avere chiaro tutto quello che un social network può causare. Perché non basta pensare che dando un ok a delle condizioni contrattuali, scritte e cambiate ad ogni aggiornamento, possa essere sufficiente a rendere le persone, e soprattutto i giovani, ma non solo, consapevoli e responsabili. >> Andrea Quarta << Effettivamente l’azienda, seppur strutturata, per forma mentis e per organizzazione interna non era ancora pronta ad un salto verso la rigorosità introdotta da un sistema Erp internazionale come SAP e per anni ne ha pagato le conseguenze. Eppure già più di venti anni prima qualcuno aveva teorizzato che essere strutturati non equivale ad essere organizzati (“Structure is not Organization”, 1980). >> Alfonso Stuardi << Ceci n’est pas une pipe M arzo 2004. Nello stesso giorno in cui una serie di attentati sconvolge Madrid, inizio il mio primo incarico come IT manager in una piccola multinazionale italiana. Fin da bambino ho avuto un atteggiamento profondamente positivo verso l’innovazione ma quel giorno, per la prima volta, compresi che non tutti la pensavano come me. E probabilmente a ragion veduta. Il CEO, dopo avermi convocato per il solito rapido onboarding, mi mostra un rendiconto dettagliato dei costi e dei progetti IT degli ultimi anni e chiosa: “… e sa qual è stato il Roi? Zero assoluto!”. Costi di gestione operativa a parte (comunque fuori controllo) l’azienda, spinta anche dal famoso Millenium bug e dall’avvento dell’euro, si era avventurata negli anni precedenti in un sanguinoso progetto di Business process re-engineering associato all’implementazione di un nuovo sistema Erp. Il management e i suoi consulenti avevano commesso un errore tanto banale quanto pericoloso: non considerare il profondo impatto dei sistemi informativi sul business aziendale, pensando forse che un sistema Erp fosse un semplice software plug&play. Stranezza S cegliereste come componente strategico di un vostro prodotto un particolare fabbricato da una sola azienda nel mondo? Nel caso dei sistemi informativi ci troviamo, da una parte, un solo fornitore e nessuna possibilità di intervento tecnico e, dall’altra, nessun fornitore e l’esistenza di know how per effettuare interventi tecnici. Ci fidiamo dunque del monopolista? Preferiamo fidarci del prodotto senza padrone? Abbiamo altre scelte? Questi gli interrogativi emersi da una ricerca sull’interesse ad utilizzare prodotti open source nelle aziende associate ad AUSED. Erano i primi anni 2000, c’era una spinta verso l’open source per tagliare i costi ed affrancarsi dal fornitore unico che costringeva i CIO a rinnovare continuamente sia il software sia l’hardware della dotazione aziendale, cosa che accade ancora oggi, e AUSED aveva costituito nel 2003 il Gruppo di lavoro “Tecnologie Linux ed open source”, del quale io ero il responsabile, con l’obiettivo di raccogliere e presentare esperienze in merito. Le risposte, non molto numerose, hanno chiarito che allora le problematiche poste in essere dall’open source erano realmente problematiche e venivano affrontate solo da pochi ed in modo molto parziale. Abbiamo perciò coinvolto AICA e il ClubTI ampliando la base degli intervistati che sono stati tutti concordi nell’affermare che per fare seriamente una VITE PARALLELE 101 migrazione a software open source, è necessario disporre di risorse specializzate, risultato che abbiamo evidenziato in un Libro bianco presentato in un evento AUSED a Milano, consegnando agli intervenuti anche un CD con molte utility, e successivamente presso la Fiera di Vicenza all’Ict Business NordEst. Il GdL ha continuato a lavorare e organizzato altri due incontri, uno presso il “Linux Innovation Center” di AVNET, presentando la Suite Linux SUSE di Novell, l’altro presso l’Aula Magna di SIAM, presentando il nuovo Web 2.0 con interessanti applicazioni. La stranezza si è ripresentata a fine 2006 quando, proprio in casa Linux, per poter aprire la mia presentazione fatta in PowerPoint, abbiamo impiegato circa un quarto d’ora in vani tentativi prima di riuscirci... E credo che, continuando da una parte e dall’altra ad inseguirsi con soluzioni nuove, i problemi oggi siano ancora presenti. >> Guido Miserandino << Quel mouse così ingombrante E rano gli anni successivi alla grande catastrofe annunciata dei sistemi che, al cambiar del secolo, avrebbero fatto cascare aerei e crollare torri. Erano anche gli anni successivi a quella rivoluzione monetaria che è stata la conversione all’euro, con il conseguente obbligo da parte delle aziende di adattarsi alla nuova moneta e contestualmente mettere in campo azioni dirette al controllo di possibili svalutazioni monetarie. Moltissime aziende, tutte prese in quegli anni nell’organizzare al meglio i propri sistemi per gli eventi sopra ricordati, avevano successivamente realizzato che era giunto il momento di tornare ad investire sulla qualità dei processi aziendali e sulle funzionalità dei sistemi così fondamentali nello sviluppo dell’organizzazione del lavoro ed importante leva di business. Così successe anche a noi. All’epoca ero responsabile dei sistemi informativi in Carapelli Firenze e, successivamente agli anni ed agli eventi sopra ricordati, avevamo deciso di rinnovare il sistema informativo della forza vendita. Era necessario prendere atto che, in virtù delle meccaniche 102 VITE PARALLELE di vendita che il mercato italiano imponeva ed in virtù di una sempre maggior necessità di aggredire il mercato con operazioni nuove e meccaniche di vendita più aggressive, avremmo dovuto sviluppare, proprio per la natura estremamente dinamica del mercato, un sistema che fosse in grado di lavorare online e non più secondo un vecchio schema che vedeva il massiccio trasferimento dati notturno. In quel periodo le linee dati non erano così sviluppate e diffuse come lo sono oggi (anche se a dire il vero anche oggi sono rimaste un problema da gestire) e quindi la scelta dell’online si configurava come una scelta coraggiosa. E così nel disegnare il nuovo sistema avevamo pensato a tutto. Al migliore sistema di sviluppo (linguaggio dichiarativo con generazione automatica del software), al rinnovo dei pc a tutta la forza vendita, alle chiavette Usb per la connessione in mobilità. Insomma la visione tecnica era molto chiara, trasferire all’esterno i processi che fino a quel momento erano stati di dominio esclusivo dei dipendenti di sede. Il sistema degli ordini di vendita, insomma, era stato rifatto daccapo. Ed era lo stesso sia per le persone di sede che per la forza vendita che lavorava in mobilità. Noi, i ragazzi dell’IT, avevamo pensato al futuro con estrema lucidità. Effettivamente il risultato non era male. Ne eravamo convinti anche noi. Anagrafiche clienti aggiornate online, condizioni prezzi e promozioni online, ordini di vendita senza il famigerato “copia commissione cartaceo”. Tutto quanto di meglio avremmo potuto fare. Tutto digitale. Qualche giorno dopo la partenza del nuovo sistema ricevemmo la telefonata di un nostro agente di vendita. Si lamentava del fatto che non riusciva ad aprire l’applicazione, cosa strana visto che l’icona era stata posizionata sul desktop e bastava fare doppio click per attivarla. Ansioso di iniziare ad operare con la nuova applicazione non riusciva tuttavia a capire come si potesse attivarla. Il ragazzo dell’help desk, dopo un’ora e mezzo passata a spiegargli che avrebbe dovuto schiacciare il bottone sinistro del mouse con una certa rapidità ed avergli mostrato l’efficacia di quell’azione con il controllo in remoto dell’applicazione, si sentì dire: “ho capito che devo fare doppio click veloce sul bottone sinistro del mouse, ma non ci arrivo con le dita!”. È facile intuire la faccia del ragazzo a quell’affermazione. Non credendo alle sue orecchie e non sapendo più come andare avanti chiese all’agente di inviare per posta la foto del mouse (vedi immagine a fianco). L’utilizzatore finale di quel sistema, abilissimo 2005 2004 Storia e Politica Il mouse a pancia in su venditore di olio, non aveva mai utilizzato il mouse. La segretaria, fino ad allora, lo aveva fatto per lui. In quell’occasione era tornato a casa con il nuovo pacchetto tecnologico e, non resistendo alla tentazione, lo aveva aperto con l’intento di fare autonomamente la nuova esperienza. In aggiunta, probabilmente ed in cuor suo, non avrebbe potuto negarsi alla condivisione con i colleghi della novità, non avrebbe potuto stare fuori dal gruppo. Insomma, lo aveva aperto come un bambino apre la scatola con il regalo di Natale all’interno. Aveva deciso di fare da solo. All’atto di posizionare il mouse sul tavolo di cucina, lo aveva appoggiato all’incontrario, a pancia in su, ed effettivamente non riusciva ad arrivare con il dito indice al famoso bottone di sinistra. Con un po’ di imbarazzo il nostro bravo agente capì come utilizzare il mouse correttamente, ma la lezione più grande la imparammo noi, i ragazzi dell’IT. Capimmo cosa significava davvero il divario digitale (Digital divide) e quale approccio avremmo dovuto avere da allora in avanti. Quando oggi vedo attempate signore o insigni dottori commercialisti comparire con il proprio profilo su Facebook non mi sorprendo più. Nonostante il nuovo millennio, la nuova moneta e l’aspirazione alla globalizzazione persistevano allora, come persistono oggi, difficoltà nella diffusione della tecnologia. Capimmo che diffondere voleva dire non solo ovunque ma anche a chiunque e che l’uomo doveva rimanere al centro di ogni nostra azione. Avevamo dato per scontato una banalità del genere, ma non avevamo capito come dietro nuove forme di progresso tecnologico ci fosse l’aspirazione di chiunque di non “perdere il contatto con la comunità” e rimanere all’interno del gioco. Da allora non era importante solo il contenuto delle transazioni commerciali ma anche il contenitore e lo strumento. Di fatto, nella nostra testa, avevamo limitato noi stessi l’impatto della soluzione che all’epoca avevamo visto come innovativa. La pensavamo come “strumento della segretaria per l’invio degli ordini” piuttosto che “strumento di identificazione e condivisione dell’esperienza tecnologica comune” che prevede, invece, l’esperienza diretta. Regno Unito: David Cameron è il nuovo leader del Partito conservatore britannico. Principato di Monaco: Il principe Alberto assume la reggenza succedendo al padre malato. La Cina diventa la quarta economia mondiale. Città del Vaticano: dopo due giorni di agonia, muore papa Giovanni Paolo II. Viene eletto Papa il cardinale tedesco Joseph Ratzinger. Il nome che sceglie è Benedetto XVI. Entra in vigore il protocollo di Kyoto sull’emissione di gas tossici; vi aderiscono 141 Paesi, esclusi gli USA. Stati Uniti: l’uragano Katrina si abbatte sulle coste americane. A New Orleans numerosi i morti e danni per milioni di dollari. In Gran Bretagna, Carlo, il Principe di Galles, si sposa con Camilla Parker-Bowles. Sport Viene ritrovato morto nel residence “Le Rose” di Rimini il ciclista Marco Pantani. ICT Oracle completa l’acquisizione, tra le altre, di Peoplesoft e annuncia di voler includere anche Siebel Systems: si inaugura una era di consolidamento nelle società di software. In California viene fondato YouTube. Inizia la joint venture tra Capital Goods Leaders e SAP per creare un modello/ pacchetto gestionale che uscirà nel 2012 come SAP Spm. >> Luca Greco << VITE PARALLELE 103 Acquasantiera E ccoci dieci anni dopo l’inizio del 1995. Nel corso del tempo si fa esperienza in un vero Ced. Divento molto amico di Unix, di Sun Microsystem, di Solaris, di networking, di firewall, di Vpn, Windows 98 / XP, Exchange. Con i colleghi siamo stati sufficientemente matti da mettere in piedi la connessione tra quattro sedi del gruppo su Hdsl pubblica con quattro firewall Linux anziché adottare soluzioni Cisco. Che divertimento! Il sonno invece me lo tolgono le tecnologie di automazione industriale che pilotano il magazzino automatico ed i trasloelevatori: essendo sempre tecnologia a chi si affida la gestione del tutto? Ovviamente al Ced, nonostante sia chiaro a tutti che si stia parlando di specializzazioni diverse. Fu coniata quindi la nuova definizione dell’ufficio Ced (lontani ancora dalla denominazione funzione ICT): “Ufficio Piletta dell’Acqua Santa”, ovvero se non sai dove andare vieni pure da noi, che tanto una soluzione la troviamo. Alla fine ne avemmo ragione e scoprimmo così di avere tanti nuovi amici programmatori. Sono stati anni di impegni molto sfidanti ma con l’incoscienza di venticinquenne si lavorava fino a tardi per portare a casa il risultato in un ambiente splendido e sempre con la risata pronta. Ancora oggi quando rivedo il mio collega, anzi Amico, dei tempi, ricordo con estrema nostalgia il periodo lavorato in quel Ced, dove l’azienda ci fece crescere moltissimo, coltivando anche la cultura dell’errore per sviluppare competenze in un ambiente stimolante guidati da un Direttore Generale particolarmente illuminato. >> Andrea Bettoni << Parmalat: un’esperienza (fortunatamente…) unica! A ncora oggi, dopo 40 anni di lavoro in più di 10 aziende diverse, il ricordo degli anni passati in Parmalat è il più forte e vivido, perché credo proprio di avere vissuto una situazione assolutamente fuori dal normale! Quando un head hunter mi cercò, per me Parma- 104 VITE PARALLELE lat era solo un qualcosa di sconosciuto e lontano, era quella che vedevo nei telegiornali, sentendo parlare di un crack che sembrava uscito da un romanzo, era quella che faceva ottimi prodotti, era lo sponsor della Brabham di Formula 1 di Nelson Piquet… Fu così che entrai di colpo in una realtà che mai avrei immaginato: un’azienda enorme, di livello mondiale, con delle strutture industriali e commerciali di assoluto prim’ordine, ma con una finanza che aveva generato il più grosso “default” della storia, con Enrico Bondi, Commissario Straordinario, che aveva l’improbo compito non di rianimare un moribondo, ma di ridare vita ad un cadavere, con i precedenti capi in carcere, col personale smarrito, con la dolorosa storia di un suicidio, coi risparmiatori rovinati, con un intero paese, Collecchio, frastornato. Bondi doveva riportare Parmalat in Borsa, e capì subito che il Mercato voleva trasparenza, conti puliti… in quest’ambito, i Sistemi informativi giocavano una partita fondamentale: se nel passato erano stati il veicolo attraverso il quale giravano soldi per tutto il mondo, con miriadi di interfacce che rendevano impossibile seguire i flussi di denaro, ora bisognava andare verso un sistema unico! Io avevo già una notevole esperienza di SAP (Fininvest, AEM, eccetera), e facendo una rapida survey del Gruppo, vidi subito che, a livello mondiale, avevamo delle vere e proprie eccellenze (Australia, Canada, eccetera), ma tutte nate in modo assolutamente slegato tra loro: cioè, non c’era un Erp, ma esistevano tanti Erp, che però avevano perlomeno in comune il prodotto, e cioè SAP! D’accordo con la Direzione, definii una “road map” dell’intera Parmalat, ma mi concentrai come priorità sui sistemi della Capogruppo, perché sarebbe stata questa a venire quotata in Borsa.Solo in Italia avevamo 3 sistemi diversi (più o meno, tutti custom), ma con un lavoro davvero intenso ed in tempi brevissimi realizzammo un nuovo sistema unico della Holding e delle aziende italiane (da applicare anche, poi, in un’ottica worldwide), un SAP che superò tutti gli esami più approfonditi (visto il “nostro” passato…) che si possano immaginare! Inoltre, riuscimmo a creare (partendo da zero!) un sistema di sicurezza informatica del tutto innovativo, in grado di proteggere i Sistemi informativi di Parmalat anche nelle situazioni e nei Paesi del mondo più critici e complessi. Tra settembre 2004 e dicembre 2006 ho sicuramente passato, lavorando senza sosta ed affrontando miriadi di situazioni fino ad allora impensabili, gli anni più entusiasmanti della mia lunga vita lavorativa! >> Giovanni Hoz << 2006 2005 Storia e Politica Bolivia: Evo Morales, eletto con oltre il 53% dei voti, diventa il primo Presidente indio nella storia della repubblica. Giorgio Napolitano viene eletto 11º Presidente della Repubblica Italiana; viene varato il Governo Prodi II. Cultura e Spettacolo Laura Pausini è la prima cantante italiana vincitrice dei Grammy Awards. Sport Italia: si svolge a Torino la Cerimonia di Apertura dei XX Giochi olimpici invernali. L’Italia vince in Germania, per la quarta volta, la Coppa del Mondo di calcio. Roger Federer vince per il quarto anno consecutivo il torneo di Wimbledon. ICT HP acquisisce Mercury Interactive, la più grande acquisizione software per il gruppo, per creare una nuova organizzazione per la Business Technology Optimization (Bto). Dell lancia Direct2Dell, un blog per le comunicazioni dirette, veloci ed efficaci con la propria clientela: conferma la propria strategia nell’utilizzo delle opportunità offerte dalle evoluzioni tecnologiche in Internet. Windows Vista viene rilasciato: ha tra le sue priorità la sicurezza. Nasce Twitter, servizio di microblogging e social networking. 2006 Sensazioni “M ainframe downsizing” è così che lo chiamo da sempre anche se sarebbe più corretto dire “mainframe rehosting” … no, in italiano non c’è una parola che traduca bene questo tipo di progetto se non “paura!!!”. La storia però inizia 3 anni prima quando decido di lasciare la consulenza e di accettare la proposta di lavoro di Carrefour Italia. Beh, decido è una parola forte visto che qualsiasi decisione dovrebbe passare da un rigoroso processo razionale mentre in questo mio agire (meglio dire così visto che l’azione di firma del contratto c’è stata ma il processo rigoroso no) di razionale c’era stato ben poco. Insomma, passavo da un’azienda italiana mediopiccola e dinamica che in soli due anni mi aveva dato tre promozioni a una multinazionale francese, da un lavoro in mercati per i quali avevo tutte le competenze (finanza, telco e industria) a un mercato – la grande distribuzione – che non conoscevo minimamente (tuttora mi annoio perfino a fare la spesa!) e, soprattutto (l’anima matematico-materialista riaffiora sempre!), da una BMW a una … FIAT Stilo! Perché ho accettato? Potrei dire che ancora oggi me lo domando, ma in realtà la risposta è “me l’ha suggerito l’utero”. Magari non è elegante e qualcuno (e soprattutto qualcuna) resterà perplesso visto che l’utero è negli stereotipi maschili l’organo femminile che a loro dire ci rende instabili, ma in realtà io dico sempre che è l’utero che mi ha fatto avere le migliori intuizioni della mia vita, anzi per elogiare un collaboratore maschio spesso dico “Sei stato bravissimo e se avessi avuto l’utero saresti stato perfetto!” Insomma, un modo giocoso per una piccola rivendicazione di genere che nel mondo del lavoro non fa mai male! In realtà volevo parlare del mio Downsizing ma anche lì c’entra l’utero. Dopo due anni di lavoro nei Sistemi informativi della grande distribuzione ancora non mi districavo del tutto nella enorme e per me sorprendente complessità della mappa applicativa, al centro della quale trionfava come un sereno Buddha un potentissimo mainframe. Un giorno però vado a una conferenza su una piattaforma di EAI (Enterprise application integration) e mi viene una illuminazione (ovviamente uterina): “Lavoro 12 ore al giorno per far funzionare adeguatamente un insieme sempre più numeroso di applicazioni su sistemi open e lo sforzo VITE PARALLELE 105 2006 2006 maggiore è integrarle con il mainframe, una piattaforma chiusa che detta regole a tutti e a tutto, con un fornitore unico che può gestirlo, con un numero di middleware limitato e mal funzionante poiché sempre frutto di riadattamenti proprietari … ma perché? Caro il mio mainframe mi sa che è arrivata la tua ora!” Cosa c’entrava in tutto questo la piattaforma di EAI? Molto poco in realtà, ma si sa una delle caratteristiche dell’utero è l’autonomia! Comunque, torno in azienda e comincio a riflettere meglio sull’illuminazione (sia chiaro: di progetti come questo ne avevano fatti migliaia nel mondo prima di me ma negli ultimi due anni avevo vissuto in un ambiente lavorativo dove, nonostante le evidenze, una delle certezze incontestabili era proprio lui, il trionfante Buddha). Inizio prima ad abbozzare una architettura “to be”, poi una struttura progettuale che mi convincesse e infine contatto un noto fornitore di hardware e software open per una prima valutazione del business case. Quando mi sento quasi pronta, inizio timidamente a parlarne in maniera ufficiosa (ovvero sondo il terreno alla macchinetta del caffè) e quello che non mi dimenticherò mai è la reazione della mia collega Silvia, tuttora mia valida collaboratrice: “Scusa, magari non ho capito bene, vuoi dire che pensi di eliminare il mainframe e di passare tutte le principali applicazioni core business su quei sistemini?”. “Sì”, rispondo timidamente … ma lei smette di parlare e scoppia in una delle risate più belle, più fragorose e più lunghe che io abbia mai ascoltato. Un preludio allegro per la dura battaglia che avrei dovuto condurre per più di un anno con la mia azienda per convincerne i vertici che la mia idea era proprio quello che si doveva fare e che con una solida organizzazione progettuale i rischi potevano essere ridotti al minimo (cosa che poi mi sarei ripetuta come un mantra propiziatorio in tante notti insonni dei due anni successivi). Insomma, nell’iniziale scetticismo generale, piano piano sempre più persone hanno capito che era una strada quasi obbligata e alla fine tutte e tutti (Silvia compresa!) si sono dati da fare per riuscire nell’impresa … ebbene dopo un confronto serrato con 13 applicazioni core per la gestione di 35 differenti modelli di business, 32.418 oggetti software, 1.232 tabelle tra relazionali e reticolari, 2.960.975 stringhe e 1.320.572 moduli … l’11 novembre 2007 Buddha ha iniziato il suo primo solitario per ingannare il tempo e i sistemini reggevano l’azienda senza nemmeno un disservizio … un’altra dimostrazione del fatto che chi anche sul lavoro inizia ridendo, finisce in allegria! >> Debora Guma << 106 VITE PARALLELE La filiale high tech e il Ministro N el 2005 lasciavo la software house dove avevo passato i primi sei anni della mia vita professionale per entrare nella direzione sistemi di un grande gruppo bancario. Ero stato assunto per far parte di un piccolo ufficio dall’ambizioso nome di R&D che aveva l’altrettanto ambizioso compito di proporre e sperimentare l’applicazione di nuove tecnologie ai processi di business della banca. Un R&D molto applicato e poco teorico quindi, dove il focus non era tanto sulla novità degli strumenti ma piuttosto sulla loro applicazione al contesto bancario, in un momento in cui la banche italiane si sentivano (ed erano) sotto questo profilo in ritardo non solo rispetto a quelle anglosassoni ma anche a quelle spagnole e scandinave. Sul piano interno questa iniziativa, voluta fortemente dal CIO, aveva il senso di aumentare la capacità propositiva della direzione sistemi nei confronti delle funzioni utente: un capitolo insomma di quella continua riflessione sul proprio ruolo che ho ritrovato in tutte le direzioni IT delle aziende in cui l’informatica non è il core business. Al momento del mio arrivo i miei colleghi avevano appena completato il primo importante progetto, la “Filiale high tech”: una delle nostre filiali di Torino era stata riempita di prototipi che prevedevano l’applicazione innovativa di tecnologie più o meno di frontiera a diversi contesti operativi, con obiettivi di efficienza, miglior servizio al cliente e così via. Il lancio di questa iniziativa aveva avuto tutto il supporto mediatico che meritava (e a cui legittimamente aspirava) e Napoli non passò quindi molto che un’altra banca del gruppo chiedesse di avere anche lei la sua filiale high tech, un po’ all’insegna di quella rincorsa tra campanili che ha fatto la storia d’Italia. Fu così che nella primavera del 2006 mi fu chiesto di guidare il progetto per clonare la Filiale high tech di Torino nella bella Napoli. Le difficoltà del progetto, i cui contenuti erano identici a quelli di Torino, erano più che altro di natura organizzativa e logistica, oltre che legati al fatto che tutto quello che era stato sviluppato per ragioni di tempo era stato pensato per funzionare in una sola filiale e quindi andava un po’ adattato. Partii quindi per Napoli, dove fui accolto con struggente gentilezza dai miei colleghi. La filiale prescelta era in uno dei posti, credo di poter dire, più belli del mondo: inizio di via Chiaia, appena voltato l’angolo da piazza del Plebiscito, nel cuore di tutte le delizie estetiche e gustative per cui Napoli è famosa. Mi misi dunque al lavoro, scontando la difficoltà che, arrivato da poco in quella grande azienda, non ne conoscevo bene i meccanismi operativi che era indispensabile attivare in un lavoro che prevedeva corrieri che spostavano macchinari, adeguamenti impiantistici e interventi di varia natura da molti degli enti aziendali, per di più in un contesto di budget ridotto all’osso. In qualche settimana comunque il lavoro fu portato a termine e si avvicinava ormai il momento clou di tutta l’iniziativa: l’inaugurazione. Era da poco in carica il secondo governo Prodi, in cui un dicastero era dedicato all’” Innovazione nella Pubblica Amministrazione” e il Ministro era, neanche a farlo apposta, napoletano. Il Ministro fu invitato all’inaugurazione e volentieri accettò. Ecco che mi ritrovavo quindi ad avere la responsabilità del buon esito di questo connubio tra pubblico e privato sul tema nientemeno che dell’innovazione. Le telefonate da Torino si fecero più frequenti, mi si chiedeva se avevo previsto aspetti di fondamentale importanza come i volantini esplicativi delle tecnologie o una mappa della filiale per guidare i visitatori (la filiale non arrivava ai 100 mq), tutte cose ovviamente inimmaginabili per me, che banalmente mi stavo preoccupando che le cose più o meno funzionassero. Ma che cos’è che doveva funzionare? Un sistema Ocr per l’acquisizione automatica dei dati dei bollettini di pagamento, un sistema documentale per la dematerializzazione dei contratti, una penna che permetteva di acquisire le informazioni nell’atto stesso di scriverle a mano sui moduli cartacei, tessere Rfid per il riconoscimento del cliente e così via. E poi c’era lui, il chiosco Internet banking. Si trattava di un chiosco da cui i clienti potevano accedere al sito di Internet banking e così operare sui loro conti. Non si trattava certo di qualcosa di rivoluzionario, ed infatti l’innovazione risiedeva nelle modalità di autenticazione. Anziché inserire i soliti codici di riconoscimento, il cliente poteva accedere al suo conto grazie al riconoscimento delle impronte digitali. È interessante notare come questa applicazione fosse realmente una delle più innovative, non tanto sul piano tecnologico, ma piuttosto sul piano normativo. La banca infatti aveva dovuto ottenere un parere del Garante della Privacy per definire quali fossero le modalità lecite di trattamento ed utilizzo del dato biometrico, in un momento in cui l’utilizzo a fini commerciali della biometria non era di fatto normato. Ad esempio l’hash dell’impronta aveva potuto essere memorizzato esclusivamente su una smart card in possesso del cliente e non su sistemi centrali della banca come inizialmente si era immaginato. Ai fini della nostra piccola storia la cosa più importante è che ogni tanto il chiosco non funzionava. Per ragioni che nessuno mai ebbe il tempo di indagare a fondo, in qualche circostanza dopo la lettura dell’impronta digitale l’applicazione si bloccava e non andava più né avanti né indietro. Come da migliore tradizione la soluzione consisteva nel riavvio del Pc interno al chiosco tramite un pulsante situato in basso sul retro del congegno. Arrivò dunque il giorno dell’inaugurazione. Si era ai tempi dell’emergenza rifiuti e, anche se la sua fase più acuta sarebbe arrivata qualche mese dopo, normalmente di fronte alla filiale giacevano mucchi di sacchi dell’immondizia. Nei giorni precedenti l’inaugurazione la banca sollecitava regolarmente la rimozione dell’imbarazzante spettacolo ma grande fu la mia sorprese quando, la mattina del giorno fatidico trovai che i non molti sacchi residui, invece di essere rimossi, erano spariti alla vista dietro una bella fila di alberelli in vaso messi lì per l’occasione. Spazzatura o no, arrivarono le autorità locali, i manager da Torino ed infine il Ministro. In mezzo a una piccola folla di giornalisti il piatto forte della breve inaugurazione, dopo i discorsi di rito e prima del buffet, era l’acquisizione delle impronte del Ministro, VITE PARALLELE 107 2006 2006 che era titolare di un conto nella nostra banca e che quindi avrebbe potuto provare di persona anche il chiosco Internet banking con riconoscimento biometrico. Il mio capo, responsabile dell’R&D, presiedette personalmente all’acquisizione dell’impronta e alla consegna della smart card e poi, seguito dal corteo dei giornalisti, invitò il Ministro ad avvicinarsi al chiosco per una prova immediata. Io seguivo tutto in disparte (e nell’anonimato) ma con trepida attenzione. Il Ministro avvicina la smart card, appoggia l’indice e… subito mi accorgo che tutto si è bloccato. Anche il mio capo capisce, attacca immediatamente un discorso diversivo, mentre io in quel bailamme mi trasformo in uomo elastico e tuffandomi dietro al chiosco premo il tasto di reset. Pochi secondi e il sistema si riavvia nell’indifferenza generale, il mio capo invita il Ministro a riprovare e sullo schermo appare la pagina di benvenuto al Ministro al suo conto online. Applausi, sorrisi, buffet! Per tutti gli altri ovviamente: io ero in preda all’agitazione e impegnato a controllare che i giornalisti non facessero danni giocando con i nostri gioielli tecnologici. Quando alla fine se ne erano andati tutti ai bei tavoli disposti in via Chiaia non rimaneva più niente, né un tramezzino né una bibita. Solo qualche pila di volantini con la mappa della Filiale high tech. >> Francesco Cavarero << Ci@k A ll’inizio del nuovo millennio l’Ente Fieristico Fiera Internazionale di Milano viene prima privatizzato e poi quotato in Borsa. È chiaro che le nuove linee strategiche di sviluppo del Gruppo e soprattutto la decisione di avviare la costruzione del più grande e moderno quartiere fieristico, all’epoca al Mondo, ancora oggi in Europa, impongono la modellazione di un organizzazione e la disponibilità dei sistemi necessari allo scopo. È necessario innanzi tutto ricreare la funzione ICT dopo il processo di privatizzazione, per impostare un’adeguata IT Governance e guidare l’introduzione di soluzioni Erp, Crm e Scm in un ambito complesso e personalizzato in quanto non esistono sistemi software standard di mercato in un settore di business così peculiare. A tal scopo ho varato il progetto Ci@k – InnovA- 108 VITE PARALLELE zione in Fiera basato sul modello di full-outsourcing e sulle logiche di un eXtended-Erp: Oracle e-Business suite + alcuni applicativi verticali (Consolidato, Tesoreria, Energy management, Cad collaboration, Gestione accessi....) ed alcuni custom per le realizzazioni core (per un totale di circa 20 sottosistemi gestiti). Altro obiettivo complementare è anche razionalizzare ed integrare le strutture informatiche delle società del Gruppo operando secondo la logica degli shared services per un totale di circa 1000 utenti complessivamente gestiti. Con la costruzione del nuovo quartiere Fieristico è stato necessario reinventare la linea di business dei servizi Tlc a valore (offerti alla clientela) ed allo scopo è stata realizzata una delle più grandi reti di campus in Europa per le comunicazioni fonia, dati e mobile (wifi, 2g/3g) sia per i servizi di business (venduti) che per quelli di struttura. L’operazione è stata compiuta in partnership con due primari player delle telecomunicazioni mobili e fisse, sfruttando un innovativo modello di sourcing (Project financing) per questa tipologia di operazioni e servizi (Tlc). >> Beppe Ingletti << I primi 10 anni I l 2006 è un anno speciale per il gruppo IT Trocellen. Pochi mesi prima, a settembre 2005, viene ufficializzato l’acquisto di Trocellen, precedentemente affiliata al gruppo tedesco HT Troplast, da parte della multinazionale giapponese Furukawa. A quel tempo l’IT di Trocellen è alquanto frammentato. Si condivide un unico sistema SAP, release 4.7; ognuno però lo usa un po’ a modo suo. Persino i codici materiale sono gestiti autonomamente da ogni singola consociata. Così capita che lo stesso materiale possa essere codificato più volte in più nazioni, con un codice diverso. Lo stesso per clienti e fornitori. Ma il più grosso problema è che quelli che si occupano di IT nelle diverse nazioni non si conoscono nemmeno. E non esiste un coordinamento IT a livello di gruppo. Nel Marzo 2006 arriva in Trocellen Oliver, nuovo responsabile IT di gruppo; con lui condividiamo il background SAP (lui finance, io logistica). Pochi giorni dopo mi convoca a Troisdorf, nell’headquarter di gruppo, per condividere con me la sua visione: un IT centralizzato, gestito da un unico gruppo multinazionale, in grado di distribuire applicazioni e dati in tutto il gruppo in modo standardizzato. E un unico punto di contatto per qualsiasi istanza legata all’IT. È esattamente la mia visione; partiamo quindi subito cercando un system integrator che ci supporti in questo. Scegliamo una grossa azienda che fra l’altro ha fra le sue referenze importanti gruppi automotive. Per la prima riunione tutti i team IT di tutte le nazioni sono convocati. Io vado per l’Italia insieme con il mio collega Giovanni, espertissimo di infrastrutture ed ancora oggi pilastro del mio team. Ci conosciamo lì con Detlef, manager della logistica in Germania che però si occupa anche di IT; comincia lì il nostro sodalizio professionale che dura ancora oggi, c’è Miguel per la Spagna e c’è Holger, consulente esterno che ci supporta nella gestione di progetto. Schierati di fronte a noi i quattro consulenti mandati dalla società fornitrice. Immediatamente cominciano a snocciolare una dopo l’altro le caratteristiche di infrastruttura sistema e servizio. Ad ogni nostra domanda o perplessità, o richiesta di valutazione l’unica risposta è inevitabilmente “this is our standard and we’ll keep this”. Ci guardiamo fra noi e ci rendiamo conto che la strada è quella giusta, ma il fornitore forse no. Secondo tentativo; una società di medie dimensioni, molto dinamica ed orientata al cliente. All’incontro si presenta Ralf, giovanissimo esperto di reti e di connessioni geografiche e Khaled, genitori siriani ma nato e cresciuto in Germania, direttore tecnico dell’azienda. Subito ci accorgiamo dell’atmosfera e dell’approccio diverso. Ci viene mostrato il tool attraverso il quale condivideremo la gestione degli utenti; loro tracciano un idea di servizio, noi interveniamo, aggiustiamo, valutiamo insieme. E così parte il nuovo progetto: riunione dopo riunione, setup dopo setup, migrazione dopo migrazione, attività dopo attività, costruiamo la nostra struttura. Ma soprattutto cominciamo a conoscerci, stimarci ed a fidarci gli uni degli altri. Era il 2006, parole come private o public cloud e software as a service si cominciavano appena a pronunciare; e di smart working non si parlava affatto. Eppure dal primo gennaio 2007, al go live del nuovo progetto, Trocellen distribuisce a tutti i suoi utenti tutte le applicazioni, SAP compreso, via Citrix Desktop as a Service, consentendo agli utenti se necessario di lavorare anche da remoto, via Web. Un progetto innovativo ed in anticipo sui tempi, un progetto nello spirito di Trocellen; ma soprattutto il progetto che, passo dopo passo, segna la nascita del nostro team IT di gruppo. >> Nicola Di Paola << Digital divide e Brain divide! S ono passati diversi anni dal decreto Bersani, nel mondo dell’energy le società di vendita si stanno ancora leccando le ferite dovute alla liberalizzazione del mercato del gas da poco completata e, sul fronte elettrico, siamo alla vigilia della rivoluzione del mercato residenziale. Questo periodo rappresenta, in sostanza, l’avvio di un percorso di profonda trasformazione che impatterà il mondo delle operation commerciali, in un contesto segnato in maniera definitiva dall’unbundling e dal crescente incalzare degli obblighi normativi. I responsabili più accorti delle direzioni di backoffice commerciale iniziano a richiedere le prime applicazioni di Bpm (in quel periodo SOA era uno degli acronimi più in voga) e di data integration management, a supporto dei processi di scambio informativo con i distributori locali e gli operatori terzi, ingaggiati ai vari livelli della filiera produttiva. Edison, leader indiscussa, in quel periodo, per innovazione e spinta commerciale, affronta questa sfida con grande determinazione, forte di competenze di business e tecnologie uniche, realizzando soluzioni che negli anni seguenti diventeranno un punto di riferimento per tutto il mercato. Un solido esempio di integrazione e automazione di processo, consacrato da alcuni eclatanti flop registrati da altri competitor, colpevoli vittime dei richiami delle sirene di vendor blasonati. VITE PARALLELE 109 All’epoca ancora consulente, in un momento di grandi sperimentazioni tecnologiche spesso avviate in modo frettoloso e disordinato (il mobile deve ancora arrivare, ma è comunque forte il focus sul Crm e sul customer portal), capisco l’importanza di avere una solida interlocuzione con il business, di saper intercettare la buona domanda, quella in grado di esprimere una chiara visione dell’evoluzione del mercato e di andare dritta alle vere esigenze. Mi appare per la prima volta evidente la necessità di controbilanciare lo strabismo tecnologico di quasi tutti i system integrator, per portare un efficace contributo al business. È il momento in cui la revisione dei processi (BPR, altro acronimo molto cool) la fa da padrona e i nuovi strumenti amplificano in modo importante l’efficacia dei tecnici. Siamo ancora lontani da quello che il cloud e le piattaforme as a service consentiranno di fare, ma è già evidente nel panorama dell’IT la necessità di una figura nuova, un soggetto molto meno tecnico e molto più consulente di business. Oggi le cose sono molto diverse, grazie alle soluzioni cognitive in grado di rendere più intelligenti i processi, all’Internet delle cose che moltiplica i touch point con clienti e fornitori e ai potenti strumenti di analisi, in grado di domare le enormi moli di dati raccolti ed estrarre utile conoscenza dai fatti aziendali e, soprattutto, dal contesto esterno. Maggiore velocità di realizzazione e minore complessità semplificano molto la vita dei tecnici, facendo emergere i veri ostacoli alla trasformazione digitale: la capacità di vedere l’evoluzione del business e di gestire il Change management, necessario a colmare il gap di competenze e adattare i comportamenti. Appare chiaro a tutti, in definitiva, che è l’uomo il vero vincolo sul quale lavorare, esercitando la determinazione nell’affrontare la sfida e la velocità di apprendimento e adattamento al contesto in rapido mutamento. Ormai da tempo mi piace scherzare sul tema con questa battuta: “Digital divide? Per affrontare le nuove sfide della competizione dobbiamo risolvere il problema del brain divide!” Il mondo della domanda si aspetta consulenti “già pronti per l’uso”, in grado di colmare gap in modo rapidissimo e abilitare le migliori pratiche presenti sul mercato. Lo sport si chiama Enterprise 4.0, la campagna acquisti è aperta e il direttore tecnico della squadra è alla ricerca di talenti, sempre più capaci di business. >> Stefano Perfetti << 110 VITE PARALLELE 2007 2006 Storia e Politica Storico accordo tra le due Coree per aiuti al Nord in cambio dello smantellamento del nucleare nel Nord. La Cina diviene la terza potenza economica mondiale. Nicolas Sarkozy vince le elezioni presidenziali in Francia. Tony Blair, primo ministro della Gran Bretagna dal 1997 al 2007, lascia l’incarico a Gordon Brown. Il governo spagnolo guidato da Zapatero rompe con l’Eta. Il presidente del Consiglio Romano Prodi rassegna le sue dimissioni. Cultura e Spettacolo Muore all’età di 71 anni Luciano Pavarotti, famoso tenore italiano. Al Wembley Stadium di Londra si tiene il “Concert for Diana” in memoria della principessa: vi partecipano 60.000 persone. Sport Alinghi vince l’America’s Cup 2007 battendo Team New Zealand. Il Milan vince per la settima volta la Champions League, divenendo la squadra più titolata al mondo per tornei internazionali vinti. ICT Apple presenta iPhone: si apre la strada della produzione e commercializzazione degli smartphone. Siemens acquisisce UGS Corp, leader nel software e servizi Plm, divenendo così il primo produttore di equipment industriali in grado di fornire un portafoglio consistente di soluzioni sia hardware che software e di avere un posizionamento strategico per Enterprise 4.0 che verrà lanciato negli anni successivi innanzitutto dal governo tedesco. Solo qualche mese dopo l’uscita di Microsoft Crm 4.0, viene annunciata la versione online che segna l’inizio di un’era di servizi cloud per le business applications di Microsoft. 2007 La riservatezza dei dati P roteggere i dati aziendali e garantirne il corretto utilizzo è un aspetto controverso e molto difficile da gestire. Gli smanettoni e i furbetti sono sempre in agguato. Ma c’è dell’altro, come quel mio ex collega che contattai per sollecitare la restituzione del Pc portatile (aveva cambiato azienda da una settimana …) e mi rispose: porta pazienza, non ho ancora finito di copiare i dati... >> Dino Frassineti << Il progetto Step è un modo alternativo per garantire una sanità universale ai cittadini, a prescindere dalla possibilità concreta di muoversi. Campus >> Riccardo Rizzo << N el 2007 ero il direttore specialistico dei sistemi informativi del Comune di Milano e ho affrontato l’ammodernamento della sala Ced del Comune di Milano e il contemporaneo rifacimento della rete telematica Campus che collegava tutti gli uffici del Comune. Il medico va online O ttobre 2007, appena assunto in TBS Group con il ruolo di Direttore tecnico e-Health Italia, vengo dirottato a Vicenza per risolvere i problemi in corso al Progetto Step (Sistema integrato di Teleconsulto Provinciale polispecialistico). Nel 2007 le 4 ULSS della provincia di Vicenza (Vicenza, Bassano, Thiene e Arzignano) hanno indetto una gara per l’aggiudicazione del progetto Step che è stata vinta dal Rti costituito da Infracom/Telemedicina Rizzoli/TBS Group. Per “Teleconsulto Medico” si intende la prestazione intellettuale erogata in modo organizzato e strutturato e per via telematica da uno specialista ad un medico richiedente che si trova fisicamente altrove. Uno degli obiettivi principali, soprattutto nei casi d’urgenza, è quello di non far spostare il paziente. Le specialità previste sono: Cardiologia, Neurochirurgia, Neurologia, Dermatologia, Pneumologia, Ortopedia. L’attività principale che abbiamo svolto come TBS Group è stata quella di realizzare il progetto di integrazione fra tutte le componenti coinvolte nel sistema. Attualmente il sistema è ancora operativo. Ogni anno vengono svolti più di 850 Teleconsulti fra gli ospedali della provincia di Vicenza con notevoli benefici per i pazienti. Lo scorso giugno il Censis ha certificato che sono 11 milioni gli italiani che hanno rinunciato alla sanità, di questi 2.4 milioni sono anziani. L’ammodernamento della rete Campus era stato assegnato nel 2006 tramite gara pubblica ad un Rti composto dalle società EDA (mandataria) e Siemens (mandante). Nel corso del 2007 la società EDA dichiarò fallimento ed interruppe i lavori di ammodernamento della rete Campus e della sala Ced. Il Comune di Milano si trovò di fronte a tre possibili alternative: rifare la gara aggiudicando la fornitura ad altro Rti, aggiudicare al secondo classificato, aggiudicare ad un altro Rti prequalificato nella gara, che si accollasse le attività già fatte e che includesse Siemens (legittimo mandante nella suddetta gara, che non era stato coinvolto nel fallimento EDA), nel nuovo Rti. Dopo aver soppesato pro e contro delle varie soluzioni si decise per quest’ultima soluzione e pertanto BT Telecom, che si era prequalificata alla gara Campus, accettò di raggrupparsi con Siemens, continuando le attività dove erano state interrotte, senza oneri per il Comune. Il risultato fu l’attivazione delle rete in fibra ottica Campus e il completamento della sala Ced. VITE PARALLELE La sala Ced del Comune di Milano fino al 2006 111 Il completamento della sala Ced Quanto sopra evidenzia la difficoltà per un’amministrazione pubblica, nel dover procedere ad importanti innovazioni utilizzando la gara pubblica come strumento contrattuale. Al di là del procedimento amministrativo della gara è frequente, nel corso delle attività successive all’aggiudicazione, il cambiamento delle specifiche, oppure l’emergere di tecnologie innovative che possono essere utilizzate o anche problematiche interne alle aziende che possono cambiare il contesto di riferimento, addirittura arrivando al fallimento dell’azienda come nel caso limite citato. Sarebbe necessario pertanto, a parere dello scrivente, superare il meccanismo della gara pubblica, pur nel rispetto della trasparenza nell’aggiudicazione delle commesse, tenendo conto dell’evolversi dell’innovazione tecnologica e al tempo stesso delle capacità progettuali delle aziende. >> Alessandro Musumeci << Perché vivere senza uno smartphone? I n Italia il primo arriverà nell’anno successivo, ma già dal 2007 i malati di tecnologia facevano la corsa per farsi arrivare la novità dagli Stati Uniti e poterlo avere tra le mani prima degli altri. Non siamo ancora a metà degli anni 2000 ed è quindi ancora presto per dire se questa sarà la vera innovazione del secolo. Nei prossimi anni possiamo solo immaginare cosa potrà succedere in un mondo in continua evoluzione, e in cui la tecnologia è molto 112 VITE PARALLELE più avanti di quanto noi possiamo percepire quotidianamente. Di sicuro, lo sviluppo di iPhone in primis e successivamente di tutti gli smartphone è stato uno dei veri punti di svolta della società moderna. Ormai non è più pensabile immaginare la propria vita senza avere a portata di mano questi oggetti. L’iPhone nacque come un accattivante oggetto alla moda, ma le mode, si sa, normalmente passano. Il vero punto di forza fu la semplicità di utilizzo, per la prima volta veniva veramente data la tecnologia a tutti, ed è innegabile che tuttora rimanga un oggetto che dato in mano a chiunque risulta immediatamente fruibile, senza alcuno sforzo o processo mentale. Nulla da quel momento, anche se sembra un po’ forte come affermazione, è stato come prima. Ormai si parla di nati digitali, di persone che non possono immaginare come la loro vita fosse prima degli smartphone, e anche noi, generazione di quarantenni, cominciamo a far fatica a ricordarci come si poteva vivere quindici anni fa senza avere in tasca quest’oggetto magico che può tutto. Ed è anche questo il vero successo di uno strumento come iPhone. La capacità di soppiantare mille altre cose in un unico rettangolino tascabile, e di semplificare la vita. Perché in fondo è proprio questo che la tecnologia dovrebbe tra le altre cose fare, semplificare il nostro quotidiano. Macchine fotografiche, navigatori, guide turistiche, biglietti aerei, ordinazioni online, fino alla moneta…tutto è sostituibile, tutto è eliminabile. Abbiamo l’informazione, qualsiasi informazione, a portata di mano. Abbiamo in ogni momento tutto a disposizione, tutto fruibile immediatamente. “Possiamo vivere senza uno smartphone?” Spesso i più scettici tendono a porsi questo tipo di domande, ma a mio avviso la vera domanda da porsi è: “Perché vivere senza uno smartphone?” Ha senso pensare di vivere senza un oggetto quando questo ci consente di poter essere aiutati in tutto quello che è il nostro quotidiano; in tutto quello che è il nostro vivere di tutti giorni, lavorativo e non. E come in ogni selezione naturale, tra tutte le innumerevoli potenzialità e possibilità che questo strumento ci sta dando, rimarranno solo quelle che riusciranno a darci il vero valore aggiunto. Le altre, come per ogni specie che si è estinta, saranno delle semplici App scaricate sul device e cancellate poco dopo. >> Andrea Quarta << 2008 2007 Storia e Politica Il senatore Barack Obama è eletto 44º presidente degli Stati Uniti d’America. Fidel Castro annuncia la propria rinuncia all’incarico di presidente e di capo delle forze armate di Cuba. Gli succede il 24 febbraio il fratello Raúl. Romano Prodi annuncia pubblicamente il suo abbandono della politica italiana. Economia Si rende manifesta la “crisi dei subprime”, le cui prime avvisaglie si erano già evidenziate fin dalla metà del 2006: il 15 settembre Lehman Brothers dichiara la bancarotta, il 22 settembre Goldman Sachs e Morgan Stanley diventano banche normali. Tutti gli indici borsistici mondiali flettono in maniera consistente, si genera “la grande recessione”. Scienza Scoperta dell’acqua su Marte. Inizia in Zimbabwe un’epidemia di colera che farà quasi 1200 vittime. Sport Si svolgono i Giochi della XXIX Olimpiade a Pechino. La Spagna vince gli Europei di calcio. MotoGP: Valentino Rossi vince per l’ottava volta il mondiale di motociclismo. ICT SAP acquisisce Business Objects, allargando il proprio portafoglio di soluzioni e divenendo market leader nella fornitura di business solutions, enterprise performance management e business intelligence. HP acquisisce EDS, la più grande acquisizione per valore nel settore dei servizi IT e la seconda per l’industria teconologica. Microsoft lancia un’offerta di 44,6 miliardi di dollari per l’acquisizione di Yahoo! Nascono Bitcoin e Blockchain. 2008 IT Manager non si nasce… E ra sempre stata la mia aspirazione… fare l’IT Manager (la parola CIO non era ancora molto diffusa in Italia). La mia carriera da programmatore Java J2EE stentava a decollare e sentivo che non era la scarpa giusta per il mio piede (non sono mai stato veramente bravo a scrivere codice…) Come fare allora il salto di qualità? Master universitari, corsi di formazione, proposte di nuovi progetti non erano serviti a nulla. Nessuno ti affida la direzione di qualcosa solo perché hai studiato, questo era chiaro ormai… L’occasione arrivò quando fui chiamato a gestire un’emergenza, una patata bollente di cui nessuno era riuscito a venire a capo, un System replacement di una piattaforma ventennale su base AS/400 installata in un’azienda multinazionale, concorrente di quella in cui lavoravo. Il mio vecchio boss era a capo del progetto ed aveva stretto una partnership con una software house del settore per riscrivere tutto l’Erp in C# con la nuova e fiammante tecnologia di Microsoft.Net In questi casi scrivere il nuovo codice è la parte più semplice, il difficile è capire cosa fa il vecchio e come eseguire la migrazione operativa e contabile dei dati e delle funzionalità esistenti (su alcune cose AS/400 resta ineguagliabile quindi bisogna aggirare l’ostacolo, non tentare di oltrepassarlo). Questo fu l’inghippo su cui cadde rovinosamente la software house che deteneva il progetto (e con lei il mio boss…) Venni chiamato come “ultima spiaggia” nella speranza di salvare un investimento ingente di capitali sia liquidi che umani. Mi venne girato tutto il team di sviluppo e la leadership di quello che rimaneva del progetto. Ne seguirono due anni professionalmente devastanti, fatti di analisi fiume, budget sempre insufficienti, milestone che venivano puntualmente sconfessate (ho disinstallato Microsoft Project dopo i primi 2 mesi), riunioni interminabili ed orari fuori da ogni ragionevole buon senso. Dovetti occuparmi di infrastruttura e di hardware, di piattaforme di virtualizzazione (e chi ne aveva mai sentito parlare?), imparare a conversare per telefono con gli americani (e rendermi conto che qualsiasi corso di inglese era stato inutile fino a quel momento), VITE PARALLELE 113 2008 2008 prendere l’aereo regolarmente come fosse la corriera che passa sotto casa. Finalmente, il 1 Giugno, arrivò il tanto agognato go live della sede italiana, poi l’anno successivo fu la volta di New York e di Los Angeles. Negli anni seguenti Hong Kong/Spagna/Portogallo/UK e così via. Adesso sì, posso dire di essere un manager ed aver ottenuto i gradi sul campo di battaglia… Il resto lo devo ai miei collaboratori. >> David Garbesi << Virtualizzazione… con competenze reali! N el 2007 ero, già da alcuni anni, il responsabile IT in un importante gruppo aziendale a Cremona. A causa della crisi, la direzione generale aveva scelto, tra gli altri interventi, di razionalizzare sedi, comparti produttivi e risorse. Anche il comparto IT aveva subito riduzioni di budget e di personale, che mi obbligavano a ripensare il servizio, nella necessità di migliorare strutture, controllo ed automatismi. Il tutto da svolgere contemporaneamente agli interventi fisiologici di svecchiamento dell’hardware e del software in uso. Intervenire sulle linee di trasmissione dati era fattibile, in quanto l’evoluzione delle offerte dei provider permetteva di procedere alla contrattazione di linee dati e di telefonia più efficienti ed anche meno costose. Le periferiche ed i computer delle postazioni client seguivano il normale avvicendarsi ed era possibile trovare una riduzione dei costi legata alla diminuzione del loro numero necessario. Il vero problema pareva invece consistere nelle soluzioni lato server. Lo svecchiamento, legato a sempre maggiori necessità da parte dei software centralizzati, e la necessaria ridondanza dell’hardware richiedevano investimenti, ormai non più procrastinabili senza diminuire la qualità e quindi la sicurezza. D’altra parte, non era ancora possibile esternalizzare completamente i servizi, a causa della grande varietà di necessità informatiche che la produzione e la distribuzione imponevano. 114 VITE PARALLELE La soluzione che mi sembrò allora più allettante fu quella di pensare alla virtualizzazione del variegato mondo di installazioni informatiche che stavamo gestendo. Pianificai di iniziare con la virtualizzazione più critica, nella sede della capogruppo: quattro server fisici biprocessore con adeguata Ram e adeguato spazio disco on-board, sistemi San di memorizzazione dei dati condivisi fra i server e strumenti di controllo e gestione che attraverso il software di virtualizzazione VMware rendessero disponibili risorse alle macchine virtuali, permettendo l’indipendenza dall’hardware utilizzato. Questo numero iniziale di server fisici garantiva sia le prestazioni del sistema che la tolleranza ai guasti. Con questo tipo di sistema le macchine virtuali, memorizzate sui dischi condivisi tra i server, erano indipendenti dagli elaboratori fisici ove risiedevano: un guasto bloccante su un elaboratore fisico non bloccava le macchine virtuali che si sarebbero ridistribuite automaticamente sui server fisici restanti, ottenendo i vantaggi di una struttura ridondata e con alta affidabilità, ma con costi e complessità di gestione molto inferiori. Tutta la struttura hardware poteva essere inserita in tre armadi rack da 19” nei quali era anche previsto un monitor, tastiera e mouse che venivano trasferiti al bisogno fra i vari server fisici da un KVM over Ip. Completavano il sistema gruppi di continuità ridondati, oltre ad un elaboratore aggiuntivo di gestione dei server logici, che governava la loro distribuzione sui server fisici. Ricordo che, delineato il macro progetto, non era stato semplice comprendere il dettaglio di ruolo e funzionamento dei vari apparati necessari, in quanto la competenza tecnica al riguardo era soprattutto nelle mani dei produttori, che spesso offrivano commenti favorevoli solo alle apparecchiature che la loro azienda produceva. Altra difficoltà era stato far comprendere alla direzione generale, con la quale mi interfacciavo, la necessità di cambiare l’architettura e come l’acquistare server rack e soluzioni di storage più costose di quanto avevamo fino ad ora scelto potesse in realtà diminuire gli investimenti necessari negli anni successivi. Nel 2008 il progetto era concluso, completo di pianificazione all’implementazione ed alla migrazione, di risk management, di pianificazione dei corsi ai sistemisti ed ai tecnici di gestione informatica, oltre naturalmente a tutta la pianificazione dell’investimento e alla proposta di reperimento delle risorse. Un’ultima sorpresa, che forse mi sarei dovuto aspettare, fu proprio nella fase di realizzazione. Scoprii che i processi di installazione e preparazione delle strutture virtuali non erano proprio così maturi come pensavo. Spesso le scelte di installazione hardware, sistemistico e software dovevano considerare vincoli legati a precise specifiche dettate dal costruttore, come per esempio i fiber-channel tutti e solo dello stesso modello, gli storage San che potevano contenere solo particolari modelli di dischi, array Sas o Eide che dovevano seguire precisi iter di preparazione, e così via. Tutto questo imponeva il doversi affidare con fiducia all’esperienza e competenza di chi era stato scelto per l’installazione, il cui ruolo divenne il deus ex machina della situazione. >> Enrico Ventura << Accompagnato L a velocità di diffusione delle mobile App ci colse di sorpresa. Era sorprendente quanto facile fosse per qualsiasi programmatore realizzare un’applicazione per smartphone, figlia di un’idea originale, caricarla su uno store ed avere in pochi giorni un seguito incredibile. Molte App in realtà non inventavano nulla di nuovo, ma rendevano la vita più comoda. Un’App che fummo costretti a valutare era una sorta di portafoglio digitale dove si potevano inserire i codici delle carte fedeltà di diversi esercizi commerciali e le login/password dei propri profili personali. Con pochi click sullo smartphone, senza doversi ricordare le password o collegarsi ai singoli siti dei vari programmi fedeltà (incluso il nostro!) si era sempre aggiornati sul saldo punti ed altro: infatti era l’App a collegarsi online ai vari siti, e presentare i dati con un’interfaccia semplice. Bello, comodo, ma pericoloso. Di fatto era un perfetto attacco “uomo nel mezzo” che potenzialmente, all’insaputa dell’ingenuo utilizzatore, poteva usare login e password per attività non autorizzate. Non sapendo chi ci fosse dietro questo servizio e quali fossero le effettive finalità, non potevamo permettere che i nostri clienti rischiassero i loro dati in questo modo. Contattiamo lo sviluppatore e lo convochiamo in sede. Allestiamo un team di esperti per affrontare il potenziale hacker: il nostro Direttore IT, gli esperti di rete e di sicurezza, uno sviluppatore Web ed un legale con una lettera di diffida in mano. Tutto era pronto per il grande momento. Chi avremmo avuto di fronte? Cosa ci avrebbe chiesto? Aveva già usato in modo illecito i dati degli ignari clienti? Poteva ricattarci? Voleva negoziare? La segretaria ci avvertì che l’ospite era arrivato, ma non da solo. Era accompagnato da una signora. Cominciamo a fare le più strane congetture. Una signora? Sarà un hacker anche lei? Un consulente? Un legale? Si presenta un giovane e timido studente di ingegneria con la madre (!!) che esordisce così: “il mio ragazzo non ha fatto niente di male, vero? È solo appassionato di programmazione, spero che finisca presto gli studi e che si trovi un lavoro sicuro e onesto… Ho voluto accompagnarlo per essere sicura che non si fosse ficcato nei guai….” Fu questo simpatico episodio a farci toccare con mano che non potevamo lasciare questo terreno non presidiato. Era alla portata di tutti realizzare App che potevano essere, anche in buona fede, pericolose o sovrapporsi in modo più o meno lecito ai servizi ufficiali. Il resto, come si dice, è storia. >> Luca Sorichetti << Giotto “N on sempre cambiare equivale a migliorare ma per migliorare bisogna cambiare”. Questa frase di W. Churchill è stata per me sempre fonte di ispirazione: in essa, a mio avviso, sono sintetizzati la sfida, il rischio ma anche l’opportunità che chi è fautore del cambiamento e dell’innovazione in azienda deve fronteggiare. Correva l’anno 2008 quando il Gruppo Datacol, azienda commerciale di Verona nata nel 1993, leader nella commercializzazione e vendita diretta di articoli di fissaggio e utensileria per l’automotive e l’artigia- VITE PARALLELE I manifesti a supporto del Change Management del Progetto Giotto 115 nato, decise di affrontare un grande progetto di cambiamento: la sostituzione del suo sistema Erp. La strategia alla base dell’implementazione del nuovo Erp SAP era stata proprio quella di accompagnare l’azienda nel percorso di internazionalizzazione e di ottimizzazione dei processi gestionali. L’obiettivo era quello di avvicinare l’azienda al concetto di Extended Enterprise, ossia estendere la propria value chain non solo alle società del gruppo, ma anche ai suoi interlocutori esterni come fornitori e clienti. Il progetto, ambizioso, era stata denominato Giotto per due motivi: un chiaro riferimento all’artista fiorentino ed alla sua fama mondiale, sinonimo di internazionalizzazione, precisione, integrazione; tutti macro obiettivi che volevamo raggiungere; la data fissata per il go live, Gennaio 2008, sintetizzabile in G8; già nel nome comunicavamo il messaggio chiaro che il cambiamento aveva un obiettivo temporale, sicuramente sfidante, ma preciso e raggiungibile. Il team di Change management ebbe come obiettivo principale quello di coinvolgere le varie risorse nel progetto e cercare il massimo allineamento verso gli obiettivi stabiliti dallo Steering Committee. Già in fase di project preparation si cercò di individuare tramite questionari il livello di commitment del personale interno. Per facilitare l’apprendimento fu creato un portale dove tutte le figure coinvolte potessero trovare le informazioni riguardanti l’avanzamento del progetto, tutti i verbali delle riunioni, distinti per modulo, in modo che ci fosse una condivisione della conoscenza. Tramite una comunicazione quotidiana, si riusci a tenere costantemente informate tutte le persone coinvolte nel progetto in merito agli obiettivi che erano stati stabiliti e raggiunti, già dalla fase di analisi. I manifesti di Giotto vennero collocati nei punti più frequentati dell’azienda, dalla macchina del caffè alle sale riunioni, con l’obiettivo di enfatizzare i risultati raggiunti e gli step successivi, dando sempre rilievo alla data del go live. Il progetto, iniziato con il kick-off meeting del 19 aprile 2007, portò a rispettare il go live del gennaio 2008, con i primi ordini che entrarono in SAP, come da programma, nei primi giorni di gennaio. Fummo realistici, innovativi, prospettici come il grande pittore ed architetto cui ci eravamo ispirati. >> Matteo Quagini << 116 VITE PARALLELE 2009 2008 Storia e Politica Meeting del G20 a Londra. Summit del G8 a L’Aquila, in Abruzzo. Una scossa di terremoto di magnitudo 6,3 fa tremare la Provincia dell’Aquila alle 3:32 causando 309 vittime. Sport Il Barcelona vince la Champions League. Viene disputato il primo Gran Premio di Formula 1 ad Abu Dhabi. L’Irlanda vince il Sei Nazioni di rugby. ICT Viene coniato il termine Byod, quando Intel nota che i propri dipendenti utilizzano sempre più dispositivi personali per svolgere le proprie mansioni lavorative; un impiego diffuso non solo del termine ma anche di metodologie di integrazione si ha a partire dal 2011. HP acquisisce 3Com rafforzando la propria strategia di convergenza nell’offerta di server, storage, network, management, facilities e servizi. Accenture lancia un nuovo Digital business con Accenture Mobility e Accenture Interactive. Viene creata Bitcoin (codice: Btc o Xbt), una moneta elettronica, il cui inventore è noto con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. Utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione di proprietà. 2009 Com’era prima? D opo gli anni dell’Erp e nel pieno della crisi del 2008 a tutti è stato chiaro che i paradigmi del passato andavano lasciati alle spalle ed un nuovo approccio ai sistemi informativi era necessario. A seconda della visione e delle possibilità questo nuovo approccio ha avuto però interpretazioni diverse. Per alcuni la crisi ha significato contenimento dei costi e quindi i budget ICT si sono progressivamente ridotti impedendo innovazione e sviluppo; per altri i sistemi informativi hanno rappresentato uno strumento di efficientamento ed il dipartimento ICT è stato quindi chiamato in causa a supporto dei progetti di riorganizzazione e snellimento dei processi aziendali con un occhio attento al Roi di breve termine; altri infine hanno deciso di investire utilizzando l’ICT come leva per lo sviluppo del business e come guida nella gestione della variabilità. Probabilmente ogni azienda in quegli anni ha convissuto con tutti e tre gli approcci però devo dire che se oggi Comerindustries ha un sistema di Business intelligence moderno, completo ed adeguato ai bisogni aziendali lo si deve agli investimenti effettuati in quegli anni di crisi. Com’era prima? Beh ogni tanto ci ripensiamo e sembra ormai passata una generazione da quando ad esempio la reportistica commerciale si basava su report creati ad hoc che venivano elaborati con scansione settimanale e mensile rilasciando file su file system che poi doveva- no essere rielaborati manualmente ad uso e consumo dei vari utilizzatori. Inutile elencare i limiti di questa impostazione: il sistema di reporting era tutt’altro che univoco, destrutturato e spesso inconsistente. Se questo poteva essere accettabile (e di fatto lo è stato supportando il business per più di 10 anni) in contesti di crescita e stabilità, oggi in contesti di forte variabilità ed incertezza sarebbe un sistema totalmente inadeguato. Gli investimenti di allora si ripagano ampiamente oggi consentendo all’impresa di disporre di un cruscotto di gestione puntuale ed affidabile che la abilita ad assumere decisioni tattiche e strategiche basandosi su dati oggettivi, consistenti e non interpretabili. Penso che questo rappresenti oggi un indubbio vantaggio competitivo rispetto a chi, negli anni della crisi, ha visto l’ICT con altri occhi ed ha adottato di conseguenza approcci di contenimento o di più breve termine. >> Giuseppe Lovascio << Il DR per favore L ’anno è quello dei disastri naturali, ma questa non me l’aspettavo. Sono le 8.30 del 23 luglio 2009 e si tratta del mio ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze estive. Sorseggiando un caffè shakerato al mio bar preferito, scorro mentalmente quelle che saranno le attività della giornata. Gli ultimi controlli, qualche pianificazione, le raccomandazioni da lasciare. Entro in auto e accendo i telefoni, ne abbiamo tutti due ormai. Suonano ininterrottamente per qualche km e penso si sia rotto qualcosa, poi da informatico trovo improbabile la rottura di entrambi i cell contemporaneamente. Prendo il primo e inizio a controllare. Mail e tanti ma tanti Sms. Cosa è successo? VITE PARALLELE 117 2009 2009 La faccio breve e incollo un estratto della Repubblica di allora: Incendia la Beghelli perché la ex lo rifiuta L´uomo ha raggiunto in taxi la ditta a Monteveglio e dopo aver mantenuto la terribile promessa è tornato a casa sempre con l´auto pubblica «Farò terra bruciata, sono come un indiano comanche». Accecato dall´ossessione e dai continui rifiuti della sua ex compagna, P.L.Z., ora in carcere alla Dozza, l´altra notte ha impiegato pochi minuti per mettere in pratica quella che sembrava una minaccia assurda, ma annunciata con un giorno d´anticipo. Utilizzando una tanica di benzina, ha dato fuoco alla palazzina degli uffici della Beghelli, azienda leader nel settore dei segnali d´allarme, dove lavora l´ex convivente. L´uomo ha raggiunto in taxi la ditta, a Monteveglio e dopo aver mantenuto la terribile promessa è tornato a casa. Sempre in taxi. mix di plastiche e metalli in grado di rovinare qualunque cosa. I tentativi da parte di esperti professionisti di riesumare le macchine non hanno l’effetto sperato e in sala mensa insieme a tutta la direzione aziendale dichiaro morto il Sistema Informativo dando di fatto il via al Disaster recovery plan. Qualcuno aveva mai testato davvero queste procedure? Partiamo dai back up e i giorni seguenti qualcosa di incredibile e meraviglioso prende corpo in tutta l’azienda. Tutti coloro che hanno una qualche energia o capacità la mettono al servizio dello stesso scopo trasformando qualunque vecchio contrasto o rivalità in energia positiva. In breve l’azienda si riorganizza ma … i sistemi informativi? Avevamo già molta virtualizzazione e così abbiamo approfittato dell’occasione per terminarla. Dopo 2 giorni di lavoro l’azienda è ripartita ed è stata una esperienza di lavoro molto formativa per tutti. La cosa che ricordo con più simpatia è la soddisfazione di chi lavorava nell’ICT. Credo di non avere mai visto tanti upgrade in così poco tempo. Zero Test. “Vuoi lavorare? Questo è il tool. Non ti piace? Mi spiace”. In qualche modo si prendevano delle rivincite non si sa bene da cosa, ma sono certo che qualcuno capirà. Suonerà anche retorico ma un problema serio come questo ha dimostrato che con tanto impegno e motivazione tutto si può trasformare in opportunità. >> Giorgio Montanari << Gli allarmi in effetti erano arrivati e giunto in azienda trovo un dramma in atto. Con pantaloni e camicia bianca vengo catapultato tra macerie e vigili del fuoco in una situazione cataclismatica, quelle dove quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, per essere chiari. Le mie idee di vacanza si trasformano in breve in una vaga speranza di risolvere tutto in un giorno e chissà perchè il mio inconscio in fondo spera di poterci riuscire. A quel tempo la Sala macchine era piuttosto tradizionale e le sicurezze di base. Il progetto del nuovo data center interno ancora in approvazione e il DR un documento. Il fumo era entrato in sala macchine e ho presto imparato che a certe temperature diventa un 118 VITE PARALLELE VITE PARALLELE 119 2010/2016 Digital Transformation S e Charles Darwin fosse nato nel 1980 oggi sarebbe un blogger di fama internazionale ed il suo hashtag #DigitalTransformation sarebbe uno fra i più popolari. Ma che c’entra Darwin con la Digital Transformation? Nulla, a prima vista, ma in realtà analizzare la Digital Transformation attraverso le lenti della teoria dell’evoluzione è forse l’unico modo per comprenderla a pieno. Di certo è difficile immaginare se Darwin avesse davvero compreso la profondità della sua teoria evolutiva, ma soprattutto se ne avesse immaginato l’applicabilità ad aspetti così lontani da quelli del suo originale spettro di studio, la biologia. Semplificando Darwin, nella lotta per la sopravvivenza a vincere sono gli individui più adatti, cioè quelli che meglio sfruttano le risorse e che sono in grado di adattarsi alle evoluzioni dell’ambiente circostante. Insomma, ce lo hanno insegnato da piccoli, la giraffa ha il collo lungo perché per millenni ha cercato di mangiare le foglie più in alto, dove gli altri non potevano arrivare. Così è sopravvissuta e così si è evoluta, a differenza dei suoi competitor che invece non sono stati in grado di adattarsi. Il modello di riferimento è chiaro: gli elementi chiave dell’evoluzione sono quindi la capacità di adattarsi, la velocità nel farlo e, in un mondo iper-veloce, l’abilità di farlo in maniera continuativa. Con questi presupposti, è forse più facile comprendere quanto la Digital Transformation abbia creato un nuovo contesto di riferimento all’interno del quale la teoria dell’evoluzione si muove costantemente, ad altissima velocità, costante accelerazione, e con cambiamenti infiniti, ma soprattutto molto spesso non predicibili. La maturità e la fruibilità delle tecnologie che abilitano la Digital Transformation, inoltre, hanno avuto e continuano ad avere impatti che coinvolgono qualsiasi aspetto della nostra vita, dal modo di lavorare, alle organizzazioni, alle nostre abitudini sociali. Insomma, una trasformazione “evolutiva” dal punto di vista tecnologico che ha dato 120 VITE PARALLELE vita ad una trasformazione disruptive dal punto di vista degli impatti sul day by day. Durante gli anni della Trasformazione Digitale, ad esempio, sono cambiate in maniera irreversibile le dinamiche di acquisto, riposizionando in maniera definitiva il potere nelle mani del consumatore. In un mondo iperconnesso ed iperveloce, infatti, non si chiede più all’amico quale sia il miglior ristorante giapponese in città, ma lo si chiede a Google, che è in grado non solo di darci il rating, ma anche di indicarci le ore di picco del ristorante, in modo da minimizzare il tempo di attesa. La Trasformazione Digitale ha a tutti gli effetti creato delle nuove mappe geografiche, in cui la distanza fra noi ed un ristorante non è più espressa in kilometri ma in likes. Oggi sono le review ed i commenti dei consumer a guidare l’evoluzione di prodotti e servizi; siamo di fronte quindi ad un ecosistema in cui il cliente è, in maniera sempre più chiara, il punto iniziale del processo di vendita, non quello finale. É in realtà sempre stato così, oggi però questo meccanismo è stato accelerato e globalizzato dall’iperconnettività, che se da una parte ha distrutto le barriere geografiche dall’altro ha ristretto l’asse temporale. Analogamente, in un mondo in cui è sempre più facile comunicare su larga scala ed avere accesso in tempo reale ad informazioni sugli interlocutori, sono i contenuti a determinare l’attenzione, l’interesse ed infine la sopravvivenza di un brand. In questo contesto, le aziende che hanno sfruttato le tecnologie della Digital Transformation per capire i cambiamenti in presa diretta (ad esempio il consumer sentiment) ed adattarsi più velocemente sono sopravvissute. Le altre confermano Darwin. Certo, una volta capito cosa vogliono i clienti bisogna essere in grado di produrlo. E nell’era della Trasformazione Digitale deve essere fatto in maniera ultrarapida, iperpersonalizzata e non solo. E proprio queste sono le esigenze, ed opportunità, indirizzate dall’Industry 4.0, termine coniato nel 2011 per designare la nuova rivoluzione industriale abilitata dalle tecnologie digitali. Anche in questo caso gli impatti della trasformazione sono profondi, e creano nuovi modelli di riferimento, scenari di business non immaginabili in precedenza ed ancor meno realizzabili. Nel settore dei macchinari industriali, ad esempio, si sta passando da un modello di vendita tradizionale ad un modello in cui ciò che viene venduto al cliente sono le prestazioni erogate da un particolare macchinario, con un modello di prezzo basato sull’utilizzo, piuttosto che sull’acquisto. Un esempio interessante è quello di Enjoy, la soluzione di Car sharing di ENI nata nel 2013 che conta oggi una flotta di circa 2000 veicoli nelle principali città Italiane ed è in continua espansione. Un modello pay per use, con prenotazione ed accesso via smartphone, e manutenzione gestita direttamente dall’azienda in maniera ottimizzata grazie al continuo scambio di dati fra il veicolo e la centrale. Nel settore della moda è invece l’iper-personalizzazione a trarre vantaggi dalla Digital Transformation, permettendo, grazie alla manifattura additiva ed alle stampanti 3D, di poter creare prodotti con infinite combinazioni, offrendo al cliente finale un’esperienza unica di prodotto personalizzato. Certo siamo ben lontati dal Model T nero di Ford, ma anche in questo caso nessuno obbliga le aziende a sfruttare la Digital Transformation ed adattarsi. A parte Darwin. Forse ciò che è meno evidente quando si parla di Digital Transformation sono gli impatti che ha avuto e che deve avere sulle organizzazioni affinché siano in grado di adattarsi velocemente. E per questo è necessario che la collaborazione fra le funzioni aziendali sia estrema, priva di vincoli e di silos; sostanzialmente un network non gerarchico in grado di adattarsi e trasformarsi in maniera rapida al cambiare delle condizioni al contorno. É inoltre fondamentale che la strategia (e quindi la direzione in cui evolvere) sia iperconnessa al mercato (la sorgente dei segnali del cambiamento), ma che quest’ultimo non sia né la fine né l’inizio del percorso, ma uno step fondamentale di un ciclo continuo di allineamento. Sono forse proprio queste le motivazioni che hanno permesso a Techedge di evolvere in maniera rapida, passando in poco più di 10 anni da startup in corso di Porta Ticinese a Milano, ad azienda globale che vanta oggi circa 1,500 dipendenti. Fin dall’inizio ci siamo dati l’obiettivo di aiutare le aziende a sfruttare l’information technology per ottenere un vantaggio competitivo, ovvero, riprendendo Darwin, per adattarsi. Così facendo, ci siamo continuamente adattati anche noi, riuscendo, grazie alla profonda relazione di fiducia con i nostri clienti, a comprendere velocemente i segnali del mercato, indirizzando i nostri sforzi evolutivi nella direzione corretta. Questo ci ha permesso di essere “serialmente” fra i primi in Italia nel campo della Digital Innovation e della Business Transformation facendo continuamente evolvere la nostra offerta. Il nostro focus sugli aspetti più tecnologici, che ci ha permesso di essere riconosciuti come player di riferimento nei primi anni, è diventato per noi un asset fondamentale, che ci permette oggi di trattare tematiche quali customer engagement, supplier collaboration ed industry 4.0, con il giusto equilibrio fra visione di business strategica e capacità di delivery concreta. Evolvere non è mai semplice, ancora meno in un mondo iperveloce e iperglobale in cui non sono solo i competitors ad essere un rischio, ma la gran quantità di variabili impredicibili in gioco (tassi di cambio, equilibri politici, crisi economiche). Questo in 12 anni lo abbiamo imparato. D’altra parte, però, abbiamo imparato anche che non importa quanto il contesto sia complesso e quante siano le variabili in gioco, il vero elemento che ci ha permesso di evolvere continuamente con successo è la passione. Adattarsi significa sapersi continuamente reinventare senza mai snaturarsi, significa spingersi continuamente al di fuori della propria comfort zone, per espanderla. E questo sono in grado di farlo solo persone talentuose guidate da una passione inarrestabile. E per concludere, al nostro famoso blogger non potremmo che dire: @Darwin, la passione vince sempre. #DigitalTransformation @TechedgeGroup [email protected] VITE PARALLELE 121 2010 2010 Storia e Politica L’associazione terrorista ETA annuncia, attraverso un video diffuso dalla BBC, il cessate il fuoco. Baghdad: un attentatore suicida con un’autobomba uccide almeno 17 persone e ne ferisce altre 80 vicino a un edificio del Ministero dell’Interno iracheno. La Cina diventa la seconda potenza economica mondiale. Terremoto ad Haiti: ONU stima che circa 3 milioni di persone siano state colpite dal sisma. Cultura e Spettacolo A Shanghai si tiene EXPO. A Dubai viene inaugurato il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo. Sport Campionato Mondiale di calcio in Sudafrica: vince la Spagna battendo in finale i Paesi Bassi. L’Inter diventa Campione d’Europa di calcio battendo il Bayern Monaco. Avendo conquistato anche la Coppa Italia e lo Scudetto, diviene la prima squadra italiana a completare la tripletta. ICT SAP annuncia l’acquisizione di Sybase. Steve Jobs presenta l’Ipad, tablet di prima generazione, multi touch; arriverà ufficialmente in Italia solo nel 2012 con la terza generazione. “HP ePrint: if you can email it, you can print it.” Con questo slogan HP introduce le stampanti “email connected” che consentono di attivare stampe da qualsiasi device mobile. Il sito WikiLeaks rilascia oltre 251.000 documenti diplomatici del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America, inclusi oltre 100.000 documenti contrassegnati come “segreti” o “confidenziali. Viene lanciata Instagram, inizialmente applicazione per gestire fotografie scattate da cellulare, rilasciata solo per dispositivi IOs. 122 Meglio essere un VIP Rotaie … nel cielo R N icoprivo il ruolo di Chief information technology officer di Wolters Kluwer italia, multinazionale quotata olandese che in Italia è leader nell’offerta di una vasta gamma di informazioni multimediali (libri, pubblicazioni cartacee, banche dati elettroniche online e offline), software e servizi a studi di avvocati, commercialisti, notai, corporazioni e governi. Nel 2009 la società lanciò un progetto di creazione di uno standard tecnologico per tutte le strutture commerciali di help desk con l’obiettivo di: migliorare il servizio help desk ai clienti di prodotti software; migliorare l’efficienza nella gestione del contatto; ottimizzare la gestione delle risorse umane; condividere in tempo reale risorse localizzate in siti differenti. Lo scenario era complesso in quanto frutto di diverse acquisizioni di società italiane situate in diverse regioni. Il servizio era erogato da 300 operatori di help desk in 15 siti italiani diversi, specializzati in ambito territoriale e di prodotto. Gli sponsor principali del progetto erano il CEO e il Chief software sales officer. Forte fu il legame stretto con la struttura internazionale Global Shared Services (GSS), sia in fase di software selection, sia nell’organizzazione del progetto. La filiale italiana divenne pilota internazionale della piattaforma e GSS finanziò economicamente il progetto a beneficio del P&L della filiale. Nel 2010 si pianificò il kick-off del progetto che terminò nel 2011, nei tempi definiti. Venne realizzato un call center virtuale dove gli operatori in differenti siti regionali erano gestiti dallo strato tecnologico come un unico gruppo di risposta. Il call-routing intelligente era basato sui dati del cliente, di prodotto acquistato, numero telefonico riconosciuto automaticamente, origine della chiamata e operatore preferenziale pre-assegnato. Il sistema forniva via pop-up la finestra del ticket pre compilata con riduzione dei tempi di risposta. Infine i Vip customers venivano serviti dagli operatori con i livelli di conoscenza maggiori (anche locati in siti di regione diversi) by-passando eventuali code di attesa. Il progetto vinse nel 2011 un premio internazionale come miglior progetto in Wolter Kluwer a livello globale. >> Adriano Marrocco << ell’autunno del 2008 ho assunto l’incarico di direttore centrale dei sistemi informativi del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, in un momento in cui l’attivazione dei sistemi ad alta velocità, sulle tratte Torino-Salerno e Venezia-Lecce, dava per la prima volta nella storia un vantaggio competitivo al treno rispetto all’aereo nel trasporto passeggeri del nostro Paese. Tanto per fare un esempio, il trasporto passeggeri su treno è passato in pochi anni dal 33% dei viaggiatori sulla tratta Roma-Milano, al 66% degli stessi con un incremento sostanziale dei ricavi. Per assecondare tale trend positivo è stato necessario rivedere completamente l’architettura dei sistemi informativi del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, per avvicinarli il più possibile all’utente finale, rendendoli accessibili da qualsiasi device (computer, palmare, telefono, eccetera), migliorando i sistemi di prenotazione presso le biglietterie delle stazioni ed efficientando tutti i sistemi informatici per la circolazione dei treni, rendendoli più sicuri e più facilmente gestibili da parte degli operatori. Per conseguire tale miglioramento è stato necessario superare la modalità di gestione dei sistemi informativi, basata sull’affidamento in house dello sviluppo e della gestione, migrando i sistemi informativi verso un cloud privato, sia per quanto riguarda i sistemi di prenotazione ferroviaria che per i sistemi di controllo della circolazione ferroviaria. L’attività di passaggio al cloud del sistema informativo del Gruppo ha comportato la virtualizzazione di oltre 2.000 server fisici in un unico Hyperced, aumentando in questo modo l’affidabilità dei sistemi e la continuità del servizio che, per ovvi motivi, dev’essere garantita al 100%. Inoltre tale progetto ha comportato il risparmio del 30% circa, su base annuale, sulle spese operative (Opex) per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione del suddetto sistema informativo. La migrazione verso il cloud dei sistemi informativi del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha comportato infine la focalizzazione dei circa 250 addetti informatici del Gruppo verso le attività di governance e di gestione del demand; tale cambiamento di competenze è stato gestito tramite un piano di formazione che, nel periodo 2011-2013, ha permesso a tutto il personale informatico delle società del Gruppo di acqui- sire le competenze necessarie a gestire la richiesta di innovazione ICT nel settore del trasporto ferroviario e su gomma. >> Alessandro Musumeci << “We want to be ...” P arlare del presente (e dell’immediato futuro) significa parlare della Digital Transformation, che nel World Economic Forum di Davos di quest’anno è stata definita la quarta rivoluzione industriale. Da questo punto di vista lavorare in un’azienda come British Telecom significa avere un punto di vista privilegiato sui grandi cambiamenti tecnologici,in primo luogo, ma anche organizzativi e, allargando lo sguardo, sociali e culturali, che stanno avvenendo in questi anni nel mondo e nel nostro Paese. La tecnologia sta cambiando il nostro mondo e oggi si può affermare senza timore di smentita che la Digital Transformation è una delle principali (se non la principale) priorità di ogni azienda, in qualunque mercato essa operi. Come poi questa trasformazione si declini nel concreto ovviamente dipende dalla situazione di partenza e dagli obiettivi che ciascuna azienda si pone, ma in generale si può dire che ogni azienda sta cercando la sua peculiare modalità per usare la tecnologia disponibile in modo nuovo e creativo al fine di ottenere vantaggi competitivi sui concorrenti e differenziare qualitativamente la propria offerta. Non esiste una blueprint universale per la Digital Transformation, occorre avere una mente aperta e te- VITE PARALLELE Le fasi delle rivoluzioni industriali dal primo ‘900 a oggi 123 2010 2010 nere presente che non si tratta solo di implementare una nuova tecnologia: la sfida infatti è creare nuovi modelli di business, sviluppare nuove opportunità di ricavi, introdurre cambiamenti nei processi aziendali che aumentino l’efficacia operativa e riducano i costi strutturali. Da questo punto di vista, l’utilizzo di tecnologie innovative si configura come il principale abilitatore del cambiamento. Una breve panoramica sulla Digital Transformation rischia di essere limitata rispetto alla vastità e all’importanza dell’argomento. Di certo i CIO si trovano di fronte a una sfida che rispetto a quelle passate probabilmente porterà a una completa ri-definizione del ruolo dell’IT nelle aziende. Infatti se dovessi definire in una frase la Digital Trasformation direi che si tratta di “introdurre innovazione attraverso l’incontro tra tecnologia e business”. Si tratta di una grande opportunità, che richiede però un cambiamento culturale e, in molti casi, organizzativo. Occorre gestire una maggiore complessità, nuove relazioni con i key-users aziendali, un nuovo modello di sviluppo e gestione delle applicazioni e definire nuovi Kpi orientati al servizio erogato agli utenti interni e ai clienti dell’azienda. L’obiettivo è quello di far sì che l’IT non sia percepito come una commodity (o un puro costo aziendale) ma come key enabler per lo sviluppo del business dell’azienda. Per far questo è necessario ripensare lo status quo e individuare nuovi modelli di business che possono trarre reali benefici dall’introduzione di tecnologie innovative, tenendo presente che quello che viene chiamato dagli analisti tsunami digitale è solo agli inizi e solo chi sarà in grado di guidare la trasformazione, mettendo in campo competenze e disruptive thinking, ne uscirà vincente. L’importante è non avere ambizioni limitate o accontentarsi della gestione quotidiana dell’esistente. A chi gli chiedeva quali obiettivi si ponesse, Jerry Garcia, il leader del gruppo rock The Grateful Dead, rispondeva: “We do not merely want to be the best of the best. We want to be the only ones who do what we do.” Alla fine dei conti è questa la prospettiva che differenzia una rivoluzione da un semplice cambiamento. >> 124 Cosimo Delfino << VITE PARALLELE Forse in Svezia, non in Italia… A seguito della liberalizzazione del mercato elettrico italiano, avvenuta all’inizio degli anni 2000, alcune grandi utilities straniere entrarono nel nostro mercato. Una di queste fu la multinazionale tedesca E.ON, nella quale ho avuto il piacere di lavorare per 5 anni a partire dal 2008 quando Endesa Italia, di cui ero CIO, venne acquisita. E.ON è presente in gran parte dei paesi europei, e pertanto convivono al suo interno sostanziali differenze culturali e idiomatiche, accompagnate spesso da modelli di lavoro molto diversi tra di loro. Le differenze, se ben indirizzate, rappresentano un valore e possono diventare un asset prezioso per un’azienda multinazionale. Spesso, però, per raggiungere questo nobile scopo occorre impegnarsi a fondo ed armarsi di pazienza e buona volontà. L’episodio che mi piace ricordare risale all’anno 2011. Mi trovavo ad Hannover, in una delle varie convention internazionali. In quel periodo anche le utilities avevano iniziato a guardare al cliente finale con maggiore interesse, rispetto agli obiettivi di produzione e trading dell’energia che avevano dominato negli anni precedenti. Per noi che ci occupiamo di IT, questa svolta fu uno stimolo decisivo per avviare iniziative tipiche delle società di servizio, come ad esempio l’implementazione di sistemi di Crm evoluti. In tale contesto, partecipando ad uno dei vari workshop in agenda, ebbi l’occasione di parlare con alcuni colleghi del Nord Europa di strategie e modelli di gestione dei clienti. Anche sulla scorta delle mie precedenti esperienze in ambito Tlc, settore nel quale al tempo c’era maggiore familiarità sul tema, ricordo che ad un certo punto entrai nel merito della necessità di verificare il profilo di credito di un potenziale cliente, e delle possibili soluzioni da adottare sui sistemi per ridurre il rischio dei mancati pagamenti o, al limite, anche delle truffe. Ricordo che alcuni colleghi svedesi portarono la discussione verso una direzione dalla quale rischiavo di perdere di vista il tema iniziale, tanto che ad un certo punto mi venne il dubbio che il problema fosse dovuto alla differente capacità di esprimersi in lingua inglese che esiste normalmente tra un italiano e uno scandinavo. In realtà, dopo aver ripetuto più volte il modello che avevo in mente e la sua ricaduta sul pro- getto e sull’architettura dei sistemi, ad un certo punto mi resi conto che si era creato un semplice equivoco: mentre cercavo disperatamente di descrivere funzionalità, interfacce e architettura dei sistemi, i colleghi svedesi ancora non avevano capito la ragione per cui avremmo dovuto attivare un investimento per verificare la bontà di un cliente. Fui finalmente in grado di riprendere il filo del discorso quando mi formularono questa semplice domanda: “ma perché si dovrebbe verificare se un cliente sarà un buon pagatore? Se firma un contratto per ottenere un servizio, certamente lo pagherà!”. Sarebbe stato facile rispondere: “Forse in Svezia, non in Italia…”. Ma non lo feci, mi limitai a portarmi a casa il fatto che le grandi differenze culturali che esistono nella vita si ripetono specularmente anche all’interno di un’azienda e, a volte, possono influenzare le nostre decisioni. La foto fa capire in modo scherzoso quali siano le difficoltà linguistiche e culturali (il collega di fronte a me, che faccio la parte del gobbo, canta la famosa canzone ”Nel blu dipinto di blu” con il testo in svedese...). >> Fabrizio Locchetta << La prossima frontiera I processi di trasformazione dei dati in informazioni analizzabili e fruibili dall’utente hanno origini sin dai primi anni 70. Grazie all’avvento dei mainframe si iniziano a produrre i primi report su tabulati cartacei con però parecchi limiti, legati principalmente ad eccessivi tempi di calcolo… si parla di giorni... all’elevato costo, ed a contesti di analisi limitati, non esistevano ancora gli Erp. Negli anni 80 l’era dei personal computer mette a disposizione nuovi strumenti per elaborare le informazioni in modo distribuito, ma sempre di report si tratta (…prima con Lotus 1-2-3 e poi con Excel ma anche con software statistici come Spss e SAS). Da metà anni 90 inizia il boom degli Erp che grazie ai database transazionali avvia la lunghissima era della Business intelligence. Oltre al Reporting si introducono strumenti specialistici per Olap, Data mining e per analisi “What if”…prima con Business Objects, Cognos…poi con MicroStrategy, Board, QLIK, Tableau. L’avvento di Internet degli anni 2000 cambia radicalmente il paradigma della Business intelligence sempre più browser ed orientata al cloud….ma purtroppo la bolla speculativa ne ritarda la reale innovazione. Arriviamo all’inizio degli anni 2010 dove si introducono architetture e servizi cloud ancora più innovativi con database transazionali inmemory che permettono la fruibilità in tempo reale di enormi quantità di informazioni: è l’Internet of Things, l’Industry 4.0 ed i Big Data dove strumenti di predictive analytics riescono ad interpretare la realtà ed a farci indirizzare il business futuro. Sembra fantascienza, ma è semplicemente il potere dell’innovazione. Sorge spontanea una domanda: quale sarà la prossima frontiera? Come disse Einstein “l’immaginazione potrà portarci dappertutto”. >> Francesco Pezzutto << San Valentino, che romantico! C apita nella vita di tutti i responsabili IT di maturare un certo astio nei confronti degli applicativi di produttività individuale di mamma Microsoft. Parlo di programmi come Excel e Access che, in virtù della loro facilità di utilizzo e semplicità, hanno accelerato quel processo che col tempo sarebbe stato definito consumerizzazione dell’It. Quello che vorrei riportarvi è solo un aspetto di questa deriva della sensibilità generale dell’IT ai tavoli del board aziendale: la sicurezza. Questo tema, sempre più d’attualità ora, viene spesso sponsorizzato attraverso l’esaltazione di minacce esterne, ma in realtà la minaccia maggiore è all’interno dell’organizzazione. Nel 2008 la gestione dell’azienda dove lavoravo è passata nelle mani di un nuovo amministratore delegato molto attento agli economics operativi. Era VITE PARALLELE 125 2010 2010 anche un periodo di forte crisi e uno dei dipartimenti maggiormente potenziati era quello del controllo di gestione. All’epoca avevo già sviluppato progetti di contabilità analitica e di sistemi di reporting quali Hyperion, e spingevo ad ogni incontro con il board per l’adozione di un tool di reporting a supporto della funzione finance. Purtroppo però l’orientamento dell’AD era quello di ridurre le spese al minimo e non individuava la necessità di un nuovo sistema informativo dato che il reparto di controllo di gestione riusciva a produrre rapidamente e in modo molto agevole la reportistica che gli veniva richiesta. Merito soprattutto di un giovane e brillante laureato, abile con Access ed Excel. E qui iniziava il dilemma per il responsabile IT: lasciare dati sensibili residenti su un’applicazione individuale o su un server con le appropriate procedure di backup e le corrette regole di accesso? Inutili le mie rimostranze al vertice aziendale: la mia struttura IT non poteva garantire performance migliori a costi minori rispetto alla produzione dei report sviluppata dal giovane laureato e più che salvaguardare l’aspetto backup dei dati di fatto non riuscivo a scardinare il modello applicativo. Intanto il tempo passava e un giorno il giovane laureato presenta le dimissioni: l’azienda si trova con meno di due mesi di tempo per sviluppare un corretto passaggio di consegna verso i suoi colleghi. Dato che i colleghi erano meno smanettoni sul fronte Excel, il dipartimento IT viene formalmente incaricato di accompagnare il processo, cercando di tutelare quanto prodotto in autonomia dal ragazzo. Il passaggio di consegne funziona a dovere e all’uscita del giovane il controllo di gestione è in grado di utilizzare i complessi fogli Excel. Una cosa strana inizia però a manifestarsi ad un mese di distanza dall’uscita del giovane controller: iniziano ad arrivare all’help desk chiamate relative al foglio Excel usato come base per lo sviluppo del budget e del reporting mensile, che stranamente e inaspettatamente tendeva a cancellarsi. Dopo aver recuperato la situazione per un paio di volte, partendo da alcune copie di backup, chiedo un’analisi più approfondita sull’anomalia. Iniziamo quindi ad investigare sul documento e notiamo che il foglio Excel nasconde alcune macro al suo interno, ma non riusciamo a verificarne il contenuto perchè protetto da password. Strano, perchè il foglio ha estensione .Xls e non 126 VITE PARALLELE .Xlsm come invece dovrebbe in caso di macro. E qui sorge il sospetto che nel comportamento anomalo del file ci sia qualcosa di voluto e non casuale. Con il supporto di esperti di sicurezza riusciamo a resettare la password del documento e scopriamo che era stata programmata una bomba logica nel documento: se il documento veniva aperto dopo il 14 febbraio (San Valentino, che romantico!), la macro procedeva alla cancellazione del contenuto di tutte le celle su tutti i fogli del documento Excel. Rimossa la macro il documento Excel è naturalmente tornato a funzionare a meraviglia, ma l’obiettivo era stato raggiunto. Resosi conto del rischio legato alla perdita dei dati, l’Amministratore Delegato mi aveva finalmente autorizzato allo sviluppo di un sistema che facesse la stessa reportistica, ma utilizzando una base dati Sql server agganciata ad un front end web sviluppato con pagine aspx e pubblicate con IIS. E vissero tutti felici e contenti (ma questa volta il lupo cattivo non era fuori, ma dentro le mura domestiche). >> Mauro Baldoni << Nuvole L e aziende di tecnologia parlavano di soluzioni che avrebbero scalato all’infinito le risorse, garantito altissima affidabilità e ridotto drasticamente il costo di gestione. Erano diventati tutti benefattori! I system integrator cercavano di capirci qualcosa e ritagliarsi uno spazio. Quale poteva essere la nuova catena del valore in un’industry che stava cambiando nei suoi fondamentali? Io ero passato dalla consulenza all’azienda qualche anno prima e i miei mal di testa erano altri. Nuvole anche qui, ma diverse. L’azienda cresceva velocemente su scala internazionale. Dovevamo integrare infrastrutture, armonizzare sistemi, implementare servizi e sviluppare la visione di customer centricity. Sempre guardando al cloud, però, perchè i più lungimiranti scrivevano cose del tipo: “users of IT services will be able to focus on what the service provides, rather than how the services are implemented or hosted”. La centralità del cliente ha fatto sì che Ie tematiche di Crm assumessero un ruolo chiave nei nostri programmi di investimento e l’efficacia dei sistemi di negozio era fondamentale per migliorare la produttività e supportare la crescita. Sales e marketing trovavano il loro punto di contatto (e discussione) nei flussi delle informazioni. A dire il vero abbiamo fatto un paio di proof of concept per spingerci oltre e portare le operation di negozio nel public cloud. C’era un’azienda leader che ci ha corteggiato a lungo sperando che diventassimo la loro prima referenza al mondo di un sistema retail sul cloud. Va bene avere la testa tra le nuvole, ma così era troppo. Negli anni successivi abbiamo dato seguito al programma e migliaia di nostri colleghi ora utilizzano quei sistemi. Quasi tutti risiedono nel cloud, spesso privato, in alcuni casi pubblico. Sono passati un po’ di anni, siamo cresciuti molto e abbiamo intenzione di continuare a farlo. E finalmente possiamo anche confermare che sopra le nuvole c’è il sole. >> Massimiliano Gerli << Cloud C orreva l’anno 2010. Il nostro cielo era blu, senza una nuvola. Ma gli elementi che avrebbero cambiato tutto - virtualizzazione, orientamento ai servizi, automazione spinta dei servizi di gestione - capaci di fornire alle aziende un’offerta cloud - erano già lì, tutti da vedere. Già allora si capiva che i nostri sistemi fisici non sarebbero più stati gli stessi: non li avremmo più scelti, selezionati dopo lunghe discussioni con i vendor, comprati con Rfi, Rfq, Rfp per poi accudirli con tanto impegno… Detto in altri termini, era chiarissimo che tutte quelle attività che avevano per decenni costituito una parte importante del nostro lavoro di specialisti IT sarebbero evaporate per diventare nuvole. Qualcun altro, qualche nuvola, avrebbe pensato a tutto - o quasi - per noi. E noi, uomini IT? Abbiamo seguito il destino dei nostri sistemi ed è iniziata una nuova vita smaterializzata. La nostra dimensione terrena e i nostri processi di business sono evaporati e hanno preso la forma di belle nuvole bianche, vicine o lontane - chissà dove sono - a quelle dei nostri sistemi. Cinque anni dopo, viviamo felici in questa nuova dimensione. Ogni tanto qualcuno ama ricordare i vecchi tempi e le discussioni animate in tema di hardware, infrastrutture, acquisti. Ma oramai sono altri tempi! Parafrasando Humphrey Bogart: “è il Cloud Computing bellezza!” >> Marco Zanussi << VITE PARALLELE 127 2011 2011 Storia e Politica Si dimette dopo 30 anni di governo il presidente egiziano Hosni Mubarak. Osama bin Laden, organizzatore degli attentati dell’11 settembre 2001, viene ucciso ad Abbottabad, in Pakistan, dai Navy Seals americani. Ricorre il 150º anniversario dall’Unità d’Italia. Cultura e Spettacolo Muore Liz Taylor, l’ultima grande attrice della Golden Age Hollywoodiana. In Ottobre muore Steve Jobs. Il Principe William del Galles sposa Kate Middleton. Il Principe Alberto II di Monaco sposa Charlene Wittstock. Papa Giovanni Paolo II viene proclamato Beato. Scienza L’11 marzo in Giappone si verifica un terremoto di magnitudo 8.9 della scala Richter, seguito da un terribile tsunami che causa, a sua volta, il disastro nucleare di Fukushima. La Terra raggiunge i sette miliardi di persone. ICT Prime installazioni di SAP/Hana in memory computing; la risposta dei clienti permette nuovamente crescite a doppio zero. SAP annuncia l’acquisizione di SuccesFactor. Viene lanciato Google+: in 3 mesi raggiunge i 50 milioni di iscritti. HP introduce il primo wireless mouse utilizzando componenti Wi-Fi receiver direttamente inseriti nei pc. Viene coniato il termine Industry 4.0 alla fiera di Hannover. Indica una nuova “era industriale” sottolineando nuovi trend nell’automazione e nello scambio dati nell’ambito delle tecnologie manifatturiere. Include sistemi cyber-fisici, Internet of things e cloud computing. 128 Parto trigemellare cando 30 key user tra medici e infermieri come docenti del nuovo sistema per i loro colleghi. Un’attività intensa, difficile da coordinare soprattutto per non ostacolare il processo di cura dei pazienti... E tutto andò nel migliore dei modi: una partecipazione attiva, (in taluni casi entusiasta), una formazione efficace da collega a collega rivelatasi oltretutto cruciale anche nel far accettare la fatica di imparare un nuovo sistema, sottolineando efficacia, benefici e differenze rispetto al vecchio SIO. Il go live è stato quasi emozionante (era una domenica assolata di giugno): vedere che al giro di chiave l’ospedale lavorava sul nuovo sistema in modo fluido e percepire questa straordinaria normalità girando tra i vari reparti, è stata davvero una grande soddisfazione professionale. A proposito, girando per i reparti, scoprii che nel reparto di ostetricia il primo parto immesso nel sistema era un parto trigemellare!! Ed ora i tre gemelli frequentano la scuola elementare. N on credo che il San Raffaele di Milano (da non confondere con il San Raffaele di Roma!! Ma questa è un’altra storia..) abbia bisogno di tante presentazioni: uno dei maggiori e più avanzati Istituti a carattere scientifico del nostro Paese.. un’eccellenza italiana nel mondo della sanità e della ricerca scientifica. Sono stata per 6 anni il CIO di questa bellissima realtà: un periodo denso di attività e progetti e di grandi soddisfazioni professionali: nuovo data center, nuova infrastruttura di rete e di piattaforme, e last but not least nuovo Sistema Informativo Ospedaliero (più comunemente noto come nuovo SIO): praticamente il rinnovo completo di tutta l’IT. Tra gli eventi più belli di questa esperienza professionale mi piace ricordare le settimane prima del go live del nuovo SIO: un big bang per la gestione dei ricoveri per tutto il complesso di via Olgettina: 1300 posti letto. Oltre naturalmente al corretto funzionamento tecnico-applicativo del sistema, un fattore critico di successo era anche il corretto utilizzo da parte del personale sanitario: e questo progetto richiedeva l’addestramento in tre settimane di circa 800 persone tra medici e infermieri. Adottammo un teach to teach approach identifi- >> Carla Masperi << L’Ospedale San Raffaele di Milano Mai acronimo fu più complesso I n pieno ampliamento funzionale e di ambito applicativo dell’Erp SAP, che già copriva la maggior parte dei processi amministrativi e gestionali del sistema Aeroportuale di Milano, in quegli anni si iniziò a guardare con attenzione alla soluzione Hana. I dati crescevano in fretta e si fece strada la consapevolezza nel management che, anche se le informazioni da gestire non fossero paragonabili ai volumi gestiti dalle Telco, la velocità di elaborazione e tempestività dei risultati poteva essere un fattore essenziale. Ricordo come fu molto complicato e faticoso spiegare a tutti i Chief cosa era Hana; il paradigma del data base in memory non poteva essere elemento di argomentazione efficace in quanto troppo tecnico, e quindi cercai elementi diversi più legati alla necessità di essere rapidi nelle analisi e nelle simulazioni. Dissi anche ai referenti SAP di allora che mai acronimo fu più complesso e poco autoesplicativo. Loro stessi, infatti, davano a quel tempo più versioni del significato dell’acronimo di Hana. Dal richiamo al loro fondatore Hasso Plattner da cui Hasso New Architecture al nome di una baia nelle Hawaii, Hana Bay appunto, sino ad un più professionale High performance analitic appliance. Non fu facile presentare al vertice aziendale il progetto di migrare tutte le componenti di Business intelligence degli ambienti SAP e Business Object in un nuovo ambiente SAP Hana e, inoltre, in cloud. Una doppia complicazione ed innovazione. Una bella sfida. Mettemmo a punto il progetto con non pochi sforzi e lo realizzammo, solo per questioni di budget e di verifica della stabilità della soluzione, più di anno dopo ma oggi posso considerare la scelta fatta una scelta coraggiosa e di successo. >> Fabio degli Esposti << Parola d’onore A proposito delle differenze culturali esistenti tra diverse nazioni, mi piace molto ricordare questo aneddoto che mi capitò anni fa. Mi trovavo in Giappone per conto di una multinazionale costituita da una corporate finanziaria a Milano e da una serie di plant dotati di sistemi con codifiche differenti, differenti modelli operativi e differenti approcci nell’interpretare il business, cresciuta per acquisizioni successive e che si poneva un tema di internazionalizzazione omogenea. Obiettivo era di spostare il focus della corporate verso un ruolo più operativo, introducendo delle funzioni di coordinamento di gruppo, non esistenti o possibili a causa dei differenti approcci business e della mancanza di un linguaggio comune. Come spesso succede, il compito di spostare il macigno fu affidato all’IT, con un grande programma di cambiamento supportato dall’introduzione di SAP e articolato sulla definizione di un modello comune, sull’innovazione tecnologica e sulla gestione del cambiamento culturale nel nuovo ruolo delle persone. Infatti, la sola soluzione organizzativa di creare queste caselle senza un supporto operativo dal basso era miseramente fallita; non si capivano. Iniziato il giro dei paesi per capire quale era lo stato dell’arte, in Giappone il mio interlocutore fu il lo- VITE PARALLELE 129 cal CFO. Superata la fase dello scambio dei biglietti da visita, che deve sottostare ad una rigorosa cerimonia fatta di grandi scrollate di testa volte ad apprezzare il ruolo scritto sul biglietto (è però incredibile come l’assistente del CFO, con annesso biglietto da visita, era un Senior Responsible of internal and external relations), iniziammo una interessante carrellata dei processi locali. Da subito notai una chiara contrapposizione tra contabilità analitica e contabilità generale, due cose diverse e separate, da fare quadrare numericamente, anche se esistenti sullo stesso sistema, e in cui la prima precede la seconda. Come sempre pensai di avere capito male forse a causa dell’ottimo inglese dei giapponesi, ma qualcosa mi si accese nella testa. Arrivammo ad analizzare la produzione e gli chiesi: “Ma come fate a essere sicuri che i fornitori vi consegneranno il materiale secondo le tempistiche previste per i piani di produzione? Fate con loro degli avanzamenti periodici?” Al che il CFO mi guarda stranito, con la chiara espressione di chi non capisce la domanda. Riformulo la domanda ma l’espressione non cambia, e anzi mi risponde: “Siamo sicuri che ci consegneranno il materiale, perché così ci hanno detto!” Mi resi conto di quanto fosse distante la cultura occidentale che ha nel controllo un pilastro fondamentale, basato sull’idea che la fregatura è sempre dietro l’angolo e che è sempre meglio prevenire che curare. Nella cultura giapponese la parola data vale molto più di un contratto scritto ed in generale il concetto di controllo è molto diverso da quello occidentale. Mi raccontarono che in occasione del maremoto e il disastro di Fukushima, nel plant che comunque era lontanissimo dal punto del disastro, la corrente elettrica venne razionata in tutto il Paese e quindi la produzione ne risentì pesantemente. Ebbene, sebbene nessuno avesse chiesto agli operai degli straordinari, di spontanea iniziativa lavorarono ininterrottamente, week end compresi, per recuperare il ritardo acquisito e mantenere la parola presa verso i clienti. Solo dopo un caffè Storia e Politica Vladimir Putin viene rieletto in Russia. Barack Obama è riconfermato per un secondo mandato alla Casa Bianca. Si celebra il giubileo di diamante della regina Elisabetta II del Regno Unito, da 60 anni sul trono. Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, rassegna le dimissioni. La nave Costa Concordia del gruppo Costa Crociere naufraga a 500 metri al largo dell’Isola del Giglio. M issione di soccorso verso l’IT Manager locale, della società appena acquisita, a seguito della rottura di uno dei server vintage da lui acquistati su eBay. È prima mattina quando arrivo sul posto in auto in compagnia di un collega e di un IBM Bladecenter S dopo 800 Km di strada. Iniziamo a farci un’idea di cosa sia successo. Il piano di lavoro prevede la messa in sicurezza di tutto il salvabile e la virtualizzazione dei server. Approfittiamo del pomeriggio per iniziare a preparare tutta l’infrastruttura su cui andremo a virtualizzare i server. Alle 17 la maggior parte degli utenti esce dagli uffici in direzione casa e le nostre attività iniziano. Il lavoro, come prevedibile, prosegue per tutta la notte, convinti che il collega locale avesse comunicato ai colleghi degli uffici di prendere servizio il giorno dopo alle 8.30 e non prima. Alle 7.15 si iniziano a sentire delle voci e le porte che si aprono. Ci scambiamo rapidamente delle occhiate di sorpresa e capiamo il malinteso. Non potevamo lasciare delle persone in giro per gli uffici per un’ora senza farli accedere ai loro pc. In pochi minuti l’italica fantasia sviluppa un diversivo: requisiamo la scorta di biscotti del collega austriaco, la chiavetta del caffè e stampiamo qualche foglio con indicazioni da appendere per i colleghi. Il party di buongiorno nell’area caffè del magazzino era servito. Ore 8.20, con un piccolo margine di tempo rispetto al pianificato, tutto funziona e i colleghi tornano al lavoro. Cultura e Spettacolo Una versione de L’urlo di Edvard Munch realizzata in pastello viene venduta all’asta a New York per la cifra di 120 milioni di dollari. Scienza All’età di 103 anni, il 30 dicembre muore Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina. Sport Si svolgono i trentesimi Giochi olimpici. La città scelta per ospitare l’evento è per la terza volta Londra. ICT SAP annuncia l’acquisizione di Ariba, rafforzando la propria strategia di offerta di soluzioni cloud driven. Lenovo e EMC costituiscono una joint venture per la vendita di server in Cina e lo sviluppo di nuove soluzioni di storage. Facebook acquisisce Instagram per un miliardo di dollari. >> Mario Moroni << >> Fabio Mattaboni << L’IBM Bladecenter S 130 2012 2012 2011 VITE PARALLELE La venuta dei migratori E ra il 2012, mese di aprile, e in Vivigas ai accendeva un nuovo sistema gestionale, con grande soddisfazione di chi ha speso un anno della propria vita (professionale) per questo obiettivo… ma non è questo l’evento da ricordare - d’altronde è un fatto normale per un IT manager un cambio di sistema - bensì quello che è successo nel giorno della venuta dei migratori. Torniamo a circa un anno prima, per la precisione a maggio 2011, dopo mesi di lavoro su base dati per estrarre, controllare, ordinare ed ottimizzare i dati provenienti dal vecchio sistema siamo pronti per portarli nel nuovo database, mancano solo i professionisti nati per questo mestiere, uomini che non avevamo fino a quel momento mai visto, i famosi migratori. Mi chiamano dalla reception – “ci sono delle persone che chiedono di te” – (persone? Non aveva mai usato così quella parola) – “ok, falli passare, io arrivo subito”, faccio per avviarmi verso l’ingresso ma subito mi arresto: di fronte a me una scena del film Man in black: scarpe nere, pantaloni neri, camicia nera (nel film era bianca), giacca e cravatta nera, occhiali neri… il tutto moltiplicato per due! Ecco di fronte a me i famosi migratori, questa entità di cui si era sempre parlato assume ora fisicità e con passo sicuro e fiero si avvicinano a me mentre i colleghi si spostano e creano come una passerella che ne enfatizza il passaggio… proprio come nei film. Li accompagno nell’ufficio preparato per loro, si chiudono dentro, dopo un’ora escono e chiedono i dati da migrare ed ovviamente la mia persona che seguirà tutta la fase. Non posso mandare uno dei miei con loro da solo… quindi io e Marco prendiamo i nostri pc ed entriamo nella stanza. Da quel giorno passeremo molti giorni e anche qualche notte a tu per tu con i migratori, due ragazzi fantastici, solari e professionalmente preparatissimi, che ci hanno aiutato a portare a termine il lavoro nei tempi previsti. Il progetto è andato bene (non sarei qui a raccontarlo) ed oggi tutta l’azienda usa il nuovo sistema, compresi i dati migrati, offrendo servizi sempre più innovativi anche grazie alle tecnologie abilitate e abilitanti derivate dai quei giorni. Ma ancora oggi se qualcuno di noi parla di migratori sembra di sentire un leggero fischio del vento e d’istinto il volto va dritto alla porta, quasi a vederli ancora entrare… VITE PARALLELE 131 2012 2012 Siamo nell’era della digitalizzazione, del digitale sempre e dovunque, dell’hybrid It… ma nulla di tutto questo potrà (e dovrà) mai toglierci il gusto di passare il nostro tanto tempo al lavoro vicino a persone vere con cui condividere spazio, tempo, passione, nervosismo, ma soprattutto risultati e traguardi: Digital through Human. >> Andrea Mirandola << Dematerializzazione P artendo dal presupposto che la tecnologia deve essere al servizio dell’azienda, in quanto deve rappresentarne un valido supporto, la mia sfida è sempre stata quella di governare la complessità gestionale tra efficienza e innovazione. Nel corso dell’ultimo decennio sono aumentate la pervasività e la rilevanza dell’ICT nei processi dell’azienda e, di conseguenza, sono aumentate le difficoltà che, quotidianamente, si incontrano per vincere la sfida. Nel grande Ente pubblico in cui sono responsabile ICT, nel 2012, in accordo con la direzione strategica si è adottato un processo strutturato di gestione documentale e workflow, come risposta alle modifiche che erano state introdotte nel Codice dell’amministrazione digitale. Il supporto della direzione strategica è stato fondamentale per avere una minima possibilità di successo e, alla luce di come son andate le cose, possiamo definire che è stato fondamentale per imporre con forza l’adozione del processo. La principale sfida, in questo caso, era quella di coinvolgere attivamente nel nuovo processo i dirigenti responsabili di struttura, che percepivano il documento informatico come qualcosa che deve sempre e comunque essere stampato e non distinguevano la firma elettronica dalla propria firma scansionata. L’Ente è stato dotato di un sistema di gestione documentale in grado di garantire, mediante sistemi informativi automatizzati, un’attività organizzata e coordinata, volta alla formazione, ricezione, registrazione di protocollo, classificazione, organizzazione, assegnazione e reperimento dei documenti amministrativi prodotti o acquisiti, con il superamento del cosiddetto nucleo minimo di protocollo informatico, già in uso a decorrere dall’anno 2000. L’adozione di tale sistema ha consentito all’Ente di orientarsi verso 132 VITE PARALLELE la produzione, la gestione, la trasmissione e la conservazione di documentazione nativa digitale. L’innovativo sistema di gestione documentale ha consentito la digitalizzazione dei principali procedimenti amministrativi (decreti, determine, repertorio contratti ...). Il sistema prevede l’intera istruttoria in formato digitale e l’atto viene poi formalizzato dal Direttore (decreti contratti) e dai Dirigenti delegati (determine) tramite firma digitale forte. Infine la pubblicazione sull’albo online è stata completamente automatizzata. In questo processo di digitalizzazione, dematerializzazione e forte cambiamento di processi che si erano consolidati in decenni, ho potuto toccare con mano il significato di una frase che avevo letto un giorno su un piccolo cartello: “l’inumanità di un computer sta nel fatto che una volta programmato fa quello che gli è stato detto di fare”. Così è stato per la gestione dei flussi informatizzati: non conta quanto bene viene disegnato e ingegnerizzato un processo, la maggioranza degli utenti si lamenta di non poterlo modificare una volta che è in produzione e sembra che l’eccezione debba sempre invalidare la regola. Solo negli ultimi mesi, a distanza di qualche anno dalle fatiche iniziali, ho avuto una grande soddisfazione, accompagnata dalla sensazione di aver vinto la sfida: quando, in base ad una riforma, buona parte del personale è stato trasferito ad altri Enti del territorio la lamentela più diffusa che mi hanno riportato è stata l’assenza di un sistema di workflow dei processi negli Enti in cui sono confluiti, che fanno ancora tutto con la carta… >> Ivan Campa << Unconventional lean thinking L ’approccio della banca Hypo Alpe Adria Bank alle tematiche IT è sempre stato fortemente orientato all’outsourcing, mantenendo in house il controllo delle componenti tecnologiche e di sicurezza del sistema nonché il presidio e il coordinamento delle varie società esterne. Nel 2010 la situazione dell’infrastruttura informatica dell’istituto manifestava diverse criticità che, seppur importanti, non compromettevano la sicurezza e la stabilità del sistema, rimanendo per questo trascurate. Così come rimanevano relegati in secondo piano i progetti di revisione complessiva dell’IT, sempre più spesso congelati per dedicare spazio e risorse alle politiche di espansione commerciale. Punto di svolta si è avuto quando la death time delle principali applicazioni dell’outsourcer della banca e la loro sopraggiunta incompatibilità con il sistema, hanno costretto a riconsiderare quel piano di aggiornamento sempre rinviato, accantonato e diventato, nel frattempo, obsoleto in alcune sue parti. La lunga attesa aveva a tal punto compromesso la funzionalità del sistema da rendere necessario un ripensamento dell’intero modello, con l’obiettivo di renderlo meno costoso e più agile. Ma fare tutto questo con un numero ridotto di risorse umane e in un breve periodo di tempo, non era certo un passaggio immediato. Ha richiesto una riflessione preliminare complessa per individuare il modello più adeguato su cui far nascere un’infrastruttura informatica che doveva diventare più snella, agile e sicura. E nel contempo soddisfare le istanze dell’utente finale. Con un atto di coraggio manageriale - confortato dai dati del business case e del progetto pilota - la banca ha finalmente dato il via libera al progetto che di lì a poco avrebbe introdotto una novità assoluta nel panorama italiano: la completa virtualizzazione del posto di lavoro. Infatti, nel 2012 Hypo Alpe Adria Bank è stata una delle prime banche del Paese a sostituire tutte le postazioni di lavoro tradizionali con thin client, riducendo gli spazi, costi di supporto e consumi energetici. Ma anche aumentando il livello di sicurezza dei dati, agevolando la mobilità delle persone e anticipando nei fatti quello che negli anni a seguire venne battezzato HybridCloud. La soddisfazione più grande è che, a distanza di anni dalla sua realizzazione, il modello realizzato risulta ancora vincente: l’efficienza/produttività delle risorse umane è aumentata, come anche la sicurezza e la conformità delle applicazioni, mentre i costi si sono ridotti. “Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo”. (Alan Kay) >> Marco Cozzi << La Resistenza S iamo nel 2012, due anni dalla conclusione dell’implementazione di SAP in azienda. A seguito del kick-off meeting nel 2010, come nel migliore dei manuali di change management, in azienda ci si divise in 2 fazioni: gli Entusiasti e i Resistenti. I Resistenti avevano una forte fede verso l’AS/400 ed in esso riponevano eterna ed imperitura fiducia. Come tutti i progetti, anche la nostra implementazione di SAP ebbe momenti più o meno facili, ma alla fine si compì nei tempi previsti. Il giorno del go-live tutto il management era riunito all’interno dell’ufficio spedizioni in attesa che venisse effettuata la fatidica stampa del primo Ddt. La tensione era altissima. L’operatore, affiancato dal Key user, dal consulente SAP e a salire sino ai vertici aziendali in attesa a fiato sospeso, inserì gli ultimi dati necessari per la stampa del documento ed inviò il tutto alla stampante. Nulla. La stampante, verso cui tutti erano rivolti, non emise nessun suono e, ovviamente, nessun foglio. Mentre la situazione precipitava, alcuni dei Resistenti presenti commentarono che l’AS/400 era ancora lì, pronto a stampare. I Resistenti si preparavano alla vittoria. Nel giro di pochi minuti venne chiarito che tutti stavano guardando una stampante che era rotta e che le stampe erano state dirottate su quella dell’ufficio di fianco. Il Ddt era là, pronto ad essere allegato alla merce. I Resistenti incassavano il colpo. Nel 2012 SAP era ormai un dato di fatto in azienda. Mi recai in toscana presso uno dei nostri plant per alcune verifiche alla rete dati. Seguendo un cavo, nel seminterrato, trovo un terminale AS/400 con un foglio stampato appiccicato sopra. La scritta riportava: “Terminale AS/400 funzionante. Da tenere di scorta nel caso la rete nuova non funzionasse” . I Resistenti non si erano ancora arresi, sebbene l’AS/400 fosse spento. >> Mario Moroni << VITE PARALLELE 133 L’IT fa spettacolo “E hi! Camera” “Ciao Byte” “Lo sai che una media company è una digital company?” “Cioè?” “Cioè che il prodotto è un file; multimediale e cross-mediale sono le nuove parole chiave.” “Ok, ho capito, è ora di pensare una nuova trasmissione”. Anche così può nascere un nuovo format tv, così è nato Social King 2.0. Social King 2.0 è stato un game/talent show dedicato al mondo del web e dei social network, che ha portato alla ribalta televisiva i talenti del web. Social King 2.0 è andato in onda sui canali Rai nella primavera del 2012. In Social King 2.0 anche il pubblico della rete è diventato protagonista attivo. Ha potuto esprimere le proprie preferenze sulle esibizioni in gara, mediante post sulla Facebook Official page della trasmissione e visualizzazioni YouTube, ma soprattutto tramite la App, appositamente realizzata da una sinergia tra la Direzione ICT Rai e il Centro Ricerche Telecom, che permetteva di inquadrare e fotografare Qr Code associati ai concorrenti, appositamente presentati sulla tv di casa. Social King 2.0 ha realizzato una singolare contaminazione tra linguaggi e media differenti: tecnici ICT e professionisti televisivi hanno lavorato fianco a fianco per la creazione di un nuovo format, la redazione del programma ha vissuto un’esperienza autenticamente cross-mediale. I social network e i Qr Code sono andati in tv e, contemporaneamente, i contenuti e il mondo televisivo in rete e sulle App; è stato realizzato un nuovo modo di fare intrattenimento. >> Massimo Rosso << 134 2013 2013 2012 VITE PARALLELE Storia e Politica Le Isole Falkland, in seguito ad un referendum, rimangono sotto la sovranità britannica. In Germania si tengono le elezioni federali: rimane in carica Angela Merkel. Giorgio Napolitano viene rieletto Presidente della Repubblica Italiana, divenendo il primo presidente ad ottenere un secondo mandato. Enrico Letta assume l’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Cultura e Spettacolo Papa Benedetto XVI annuncia le sue dimissioni dall’incarico di pontefice; il Conclave elegge il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, il quale assume il nome di Francesco. Scienza Viene inaugurato a Istanbul il tunnel Marmaray sotto il Bosforo, primo tunnel sottomarino a collegare due continenti, Europa ed Asia. Il tifone Haiyan si abbatte sulle Filippine causando la morte di circa 10.000 persone. Sport La Juventus conquista il suo 29º scudetto. Marc Márquez vince il campionato mondiale di MotoGP. Due bombe esplodono durante la maratona di Boston, provocando 3 morti e circa 170 feriti. ICT SAP acquisisice Hybris, leader nelle piattaforme e-commerce e enhanced customer experience. Dopo anni di acquisizioni che le hanno consentito un più forte posizionamento nelle soluzioni cloud, Dell torna ad essere privatizzata grazie ad un buy-back condotto da Micahel Dell ed il fondo di private equity Silver Lake. L’obiettivo è di garantirsi un passo più veloce verso l’innovazione. Mi sfugge qualche cosa? U na storia inventata di modernità liquida. “Troviamo una soluzione!” “Per trovare una soluzione bisogna aver chiaro quale è il problema; quale è il problema? Non l’ho ancora capito”. “Come fai a non capirlo? Te lo rispiego: la trasformazione digitale, il digital divide, il cloud, il mobile!” “Ok, scusa, ma sono sigle buttate lì, sembra una brochure ideata dal marketing”. “No, macchè marketing, vedila così: i nostri clienti ormai utilizzano smartphone, app, sono in mobilità, usano sensori... e noi? Noi offriamo i nostri servizi utilizzando una piattaforma legacy e qualche interfaccia web. Le startup ci superano da destra e da sinistra. Dobbiamo cambiare rotta, dobbiamo essere disruptive”. “Adesso è più chiaro, e ti assicuro che sento la necessità del cambiamento anche sulla mia pelle, giorno dopo giorno. Però... dato che c’è sempre un però, i nostri legacy garantiscono il fatturato e tutto il nostro mondo gestionale funziona proprio grazie ad essi. Non possiamo pensare di essere così disruptive”. “Lo so, lo so, ma devi propormi qualcosa, altrimenti qui ci fermiamo”. “Vediamo…avevo segnato nel blocco note qualche appunto…”. “Blocco note? Intendi quello di carta? Con la penna?” “Si si….ecco gli appunti: se vuoi innovare, specialmente nel digitale, guarda prima dentro il tuo cuore ma poi inizia a guardare all’esterno, lavorando a stretto contatto con startup ed ambienti che favoriscono e promuovono l’innovazione; l’innovazione frugale va bene, ma non si vive di pane ed acqua; investi in piattaforme evolute di generazione e gestione Api e servizi, e rimodella le tue architetture applicative. Sei pronto a mettere in discussione il tuo ecosistema IT, le tue competenze, la tua organizzazione? I processi attuali vanno bene per gestire ed erogare servizi digitali, oppure il digitale sarà qualcosa di bello ma ingestibile? “Mmm... sembra semplice. Mi sfugge qualche cosa?” “Se fosse così semplice lo farebbero tutti….non so, erano appunti presi su carta….forse è il caso di parlar- ne in dettaglio”. Da quella semplice domanda “mi sfugge qualche cosa” può iniziare il vero percorso di cambiamento verso il digitale, che non si esaurisce nelle quattro idee proposte ma deve diventare un continuo e costante confronto di idee, sperimentazioni, innovazioni e tentativi. Parafrasando Zygmunt Bauman: “La modernità è liquida, ma il digitale lo è di più”. >> Massimo Bollati << Scherzo via e-mail D ella serie abuso di e-mail aziendali quali e quanti problemi possono indirettamente creare al “malcapitato” amministratore IT… Due giovani colleghi (uno all’epoca ancora apprendista), si fanno uno stupido scherzo (di quelli che un tempo si facevano scrivendo il numero di telefono nei bagni pubblici) utilizzando però a questo scopo infrastruttura IT aziendale! Viene creato un account Gmail con il solo scopo di poter pubblicare un annuncio su un sito gay, che riporta nome e numero di cellulare del collega vittima (che viene quindi tempestato di chiamate…); la vittima sporge denuncia, e qui cominciano i guai… Vengo presto contattato dai Carabinieri della locale stazione che, senza ulteriori dettagli mi comunicano che c’è un “Avviso di Garanzia” nei miei confronti (normale prassi e atto dovuto come “persona informata sui fatti” quando c’è una denuncia penale in corso). Mi convocano in Caserma, mi spiegano i fatti, la denuncia presentata, hanno già in mano un rapporto della Polizia Postale che include un documento da loro richiesto a Google con data/ora ed IP di provenienza (uno di quelli aziendali, motivo per cui sono giunti a me) dove è stato creato l’account Gmail utilizzato per pubblicare l’annuncio… La richiesta è quindi di fornire il nome di chi ha effettuato dalla rete IT aziendale queste operazioni; viste le oggettive difficoltà nell’individuare con certezza l’autore cito la Legge Privacy, regolamento informatico aziendale eccetera, ma mi viene detto che non valgono nulla di fronte ad una denuncia penale, cosa potrebbe succedere a me e all’azienda che rappresento se non volessi “collaborare” e che mi vietano VITE PARALLELE 135 trasferte all’estero fino a conclusione delle indagini preliminari. Nei giorni successivi, per ogni update sulla situazione, devo recarmi in caserma. Ci sono effettivamente delle difficoltà tecniche nell’individuazione dell’utente autore del misfatto, in quanto la creazione account non è stata effettuata da un pc aziendale (che tra l’altro per regole proxy non avrebbe manco potuto accedere a Gmail) ma da un pc in un laboratorio (proprio per questo collegato ad internet in modo più “aperto”), condiviso. Risulta quindi più difficile individuare con certezza chi si trovasse a quella postazione nel momento in cui il reato veniva commesso… Individuati una cerchia ristretta di utenti, con il collega responsabile HR ci improvvisiamo investigatori, ma con disarmante facilità il carnefice (un apprendista come indicato inizialmente) confessa subito, e qui inizia una situazione da teatro dell’assurdo, quasi parlassimo due lingue diverse, non riusciamo a far capire al carnefice la gravità dell’accaduto, la violazione delle policy IT aziendali innanzi tutto, ma anche che c’è una denuncia penale in corso, che siamo obbligati a fornire il nome, che dovrà probabilmente affrontare un processo… Con disarmante candore continua a ripetere “ma dai è solo un scherzo tra amici”… Sentiamo quindi anche la controparte, la “vittima”, che si dice pronta, (fatto del tutto inaspettato),se rileviamo il nome, a parlare con l’amico/collega e ritirare la denuncia. E non finisce qui. Con deplorevole opportunismo la vittima ricatta il carnefice ed in cambio del ritiro della denuncia chiede un tornaconto in denaro. Lo scherzo insegna che l’utente medio, nel privato come in ambito lavorativo, non ha coscienza del fatto che qualsiasi attività fatta a mezzo di strumenti informatici è per sua natura più facilmente individuabile. Per ruolo ci troviamo a volte coinvolti in problematiche umane/legali che dobbiamo subire, che non dipendono dalla nostra volontà o da azioni dirette, e che il piccolo mondo di regole aziendali cui tanto ci appelliamo viene stravolto dalle leggi ed ordinamenti esterni che contano davvero. PS. mentre scrivevo queste note (Settembre 2016) viene approvata la cosiddetta “legge sul cyberbullismo” (criticata da molti, non solo in ambito IT, come “la più stupida legge censoria nella storia europea” ) che comunque, a dispetto del nome, è applicabile non solo ai minori… >> Walter Geromel << 136 2014 2014 2013 VITE PARALLELE Storia e Politica Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e quello cubano Raul Castro annunciano l’intenzione di porre fine all’embargo contro Cuba degli USA dopo 55 anni. La Scozia vota “no” all’indipendenza dalla Gran Bretagna. Il Presidente del Consiglio Enrico Letta rassegna le dimissioni; Matteo Renzi assume l’incarico. Scienza Inizia a diffondersi sempre di più l’Epidemia dell’Ebola in Africa. Sport Lo spagnolo Rafael Nadal vince il suo nono titolo del Roland Garros. La Germania conquista il suo quarto titolo mondiale di calcio, il primo dalla sua riunificazione. ICT Facebook acquisisce WhatsApp. La cinese Alibaba si quota in Borsa. Ibm cede a Lenovo i System X, mentre rafforza la propria offerta tecnologica in ambito cloud con l’acquisizione di Aspera, Cloudant, CrossIdeas, Lighthouse Security Group. HP si riorganizza e nascono due aziende: una che si occupa di stampanti e pc e l’altra (Hewlett Packard Enterprise) con focus su sistemi enterprise e servizi. La mossa vincente C orreva l’anno 2014 quando Revello, azienda commerciale con sede a Verona nata più di 40 anni fa, attiva nella distribuzione di prodotti per l’odontoiatria e l’odontotecnica, decise di diventare una Mobile company. Il progetto denominato iRev faceva parte di un disegno di revisione e ottimizzazione dei sistemi informativi. Al mio ingresso in Revello, gli azionisti mi fecero notare una certa insoddisfazione per il sistema gestionale Erp e probabilmente si aspettavano da me la proposta di un cambio dell’Erp; io invece optai per il consolidamento dell’Erp esistente, con un investimento forte lato web/mobile. Il cambio dell’Erp poteva attendere. Il progetto di Mobile innovation ha riguardato i processi di vendita/marketing (Crm), nelle sue fasi di pre-sales, sales e post sales, e di budgeting. L’obiettivo strategico era quello di cambiare attraverso la tecnologia l’approccio alla vendita da parte della sales force: non più raccoglitori di ordini ma dei veri consulenti proattivi. Il progetto ha visto un forte coinvolgimento del team ICT coadiuvato dalla stessa sales force. Forte è stato anche il contributo dello Steering Committee che ha visto coinvolti entrambi gli azionisti nonché la direzione commerciale e marketing. Per la gestione del progetto è stata utilizzata una modalità Agile, dove è stato privilegiato uno sviluppo prototipale delle applicazioni in luogo della documentazione cartacea. È stato coinvolto fin da subito un team, denominato Tester x, formato da tre venditori, con cui sono state parametrizzate e personalizzate le applicazioni, con grande attenzione alla user experience. Successivamente, sono stati coinvolti altri due team formati da 10 venditori, Tester x1 e Tester y1, con cui sono state perfezionate le applicazioni. Per gestire questo importante cambiamento sono state istituite delle giornate formative, denominate iRev meeting, dedicate a formare in maniera completa tutta la forza di vendita, al fine di renderla operativa dal giorno successivo la formazione. Infine è stata dotata tutta la forza vendita di quasi 200 iPad Air con l’approccio Buy only my device con forte contributo aziendale (accezione del più noto Bring your own device), da utilizzare davanti al cliente nello studio me- dico o nell’ambito di fiere/showroom. Quando proposi l’utilizzo di tablet per la Sales Force uno dei due azionisti era molto dubbioso e non credeva minimamente al progetto. Al termine della mia presentazione al Consiglio direttivo mi convocò nel suo ufficio e mi rimproverò di avergli fatto perdere del tempo e sottolineò che stavo proponendo una tecnologia che non sarebbe mai stata utilizzata dalla forza vendita. Pensai che forse, se avesse utilizzato anch’egli un device di quel tipo… fu la mossa vincente! >> Matteo Quagini << La rinascita del mito? L ’Intelligenza Artificiale è una delle chimere dell’informatica. Il termine è stato coniato nel 1956 dal matematico John McCarthy e dai ricercatori era inteso come “far fare alle macchine delle cose che richiederebbero l’intelligenza se fossero fatte dagli uomini” (Minsky). Dopo il test di Turing del 1950 la moderna Intelligenza Artificiale comincia a muovere i primi passi concreti negli anni 60. In ambito universitario ci fu grande fermento fino agli anni 90. Dopo questa prima fase subì una battuta di arresto a causa dell’onerosità di calcolo e delle difficoltà applicative a formalizzare i sistemi di regole. Nel recente presente, grazie anche all’avvento di Big Data, Internet of Things e dell’ampia disponibilità della potenza di calcolo, l’interesse dell’industria si è riacceso. Siri, diagnostica per immagini Computer-aided, Watson, iRobot sono tutti esempi di come l’Intelligenza Artificiale ci aiuta, ci serve ed è ormai entrata nella nostra vita quotidiana. Nel 2014 anche Google comincia ad interessarsi a deep learning e compra DeepMind. Nell’ottobre 2015 AlphaGo di DeepMind batte il campione europeo di Go: la complessità, l’intuizione e la creatività richieste per giocare sono tali da VITE PARALLELE 137 far sembrare impossibile che AI potesse battere un umano. Già dal 2015 molti fondi d’investimento della Silicon Valley hanno ricominciato a scommettere su startup che studiano e realizzano applicazioni basate su reti neurali e apprendimento automatico. Possiamo aspettarci grandi cose? >> Roberto Carnevale << Sicurezza del cyberspace: ci pensa Obama N el corso del nuovo millennio il trend tecnologico deve indirizzare l’esigenza di esporre sulla rete Internet servizi in grado di condividere informazioni sempre aggiornate con i partner tecnologici e con il pubblico; la rapida adozione prima della virtualizzazione e poi dei servizi cloud oltre all’impiego diffuso di tecnologie mobili rendono però sempre più difficile governare l’infrastruttura ICT garantendo un adeguato livello di sicurezza. Gli attacchi DDos dietro cui spesso si celano le campagne di protesta degli hacktivist oppure veri e propri tentativi di estorsione e l’interesse economico legato 138 2015 2015 2014 VITE PARALLELE al commercio illegale dei dati personali collegato agli episodi di data breach portano alla ribalta il fenomeno del cybercrime che, nel corso degli anni, assume un ruolo sempre più rilevante nel panorama delle minacce che il cittadino e le organizzazioni devono fronteggiare tutti i giorni. Sono anche gli anni in cui si cominciano a diffondere i cosiddetti “leaks” di informazioni riservate che portano alla luce comportamenti illeciti da parte dei governi negli scenari di guerra, oltre all’esistenza del programma di monitoraggio generalizzato delle comunicazioni da parte dell’agenzia NSA, grazie alle rivelazioni pubblicate da Edward Snowden nel corso del 2013. In questo panorama un concreto impegno per migliorare la sicurezza del cyberspace viene assunto nel 2014 dall’amministrazione Obama che aumenta notevolmente gli stanziamenti di budget federali destinati alla cybersecurity. Questa misura porterà ad una presa di coscienza anche da parte dell’Unione Europea che negli anni a venire metterà in cantiere diverse disposizioni legislative (Regolamento GDPR e Direttiva NIS) oltre a definire delle azioni strategiche a supporto nel settore. Storia e Politica Giorgio Napolitano si dimette dalla carica di Presidente della Repubblica Italiana; viene eletto Sergio Mattarella. Scoppia il caso che coinvolge l’azienda automobilistica tedesca Volkswagen, accusata di aver manipolato i dati sull’inquinamento delle proprie autovetture. Inizia a Parigi la XXI Conferenza sui cambiamenti climatici (COP21) delle Nazioni Unite, a cui partecipano esponenti dei governi di 196 nazioni. Cultura e Spettacolo Inizio dell’Expo 2015 a Milano. Sport Cristiano Ronaldo vince la quinta edizione del Pallone d’oro FIFA. >> Roberto Obialero << ICT Dell annuncia la volontà di acquisire EMC per un’offerta ancor più globale alla propria clientela. Windows 10 arriva agli inizi del 2015, ma non come versione finale. Microsoft rende disponibili alcune versioni preliminari del sistema operativo per gli appassionati tramite il Programma Windows Insider, invitando i clienti a collaborare allo sviluppo e al futuro di Windows 10. Un solo mese dopo il lancio, sono già 75 milioni i dispositivi che eseguono Windows 10. Non più Bubble Bubble S eguendo l’evoluzione tecnologica degli ultimi anni è necessario riflettere sul ruolo dell’ICT in azienda. Così l’evoluzione “dall’omino che fa funzionare i computer”, passando dal “sisteminchio” (amorevole definizione del mio mestiere affibbiatami dai sempre simpatici fratellini), arriva alla Governance. Non più solo Ced, non più solo IT, ma funzione ICT in azienda. Meno tempo con le dita sulla tastiera ma più tempo sui concetti di modelli, framework e governo della tecnologia. Capirla, padroneggiarla e spiegarla con linguaggi diversi ai vari colleghi e ai piani alti. Aspetti fondamentali che non possono essere trascurati nonostante siano certamente meno invitanti rispetto all’aspetto più operativo della tecnologia. Così si torna a scuola: certificazioni e corsi di aggiornamento. Lo spirito però è sempre il solito: sui banchi si torna a ridere e scherzare . Si incontrano vecchi amici o colleghi e si instaurano nuove amicizie. Fine 2015, grazie ad un percorso formativo decisamente importante, è stata l’occasione per un mini bilancio di un percorso iniziato un po’ per gioco, un po’ per passione, decisamente una scommessa un po’ incosciente (d’altronde mica avevo studiato l’”informaticcia” [cit. Agente Catarella – Le storie di Montalbano – Andrea Camilleri]). La conclusione: che sono ancora convintissimo di avere una grande fortuna. Alzarmi la mattina, guardandomi allo specchio radendomi, ho ancora il sorriso perchè faccio un mestiere fantastico che riesce ancora ad appassionarmi come quando ho iniziato a prendere in mano il primo joystick per giocare a Bubble Bubble. >> Andrea Bettoni << Musical Disruption “D ifficile spiegare l’effetto che fa. Il suono di una band di mille componenti che fa tremare la terra: 250 batteristi, altrettanti chitarristi, bassisti e cantanti. Con un contorno di violini, cornamuse e tastiere. Se vi state chiedendo chi sono questi nuovi equilibristi del suono, la risposta torna nella scorsa VITE PARALLELE 139 2015 2015 estate. Quando un video da 31 milioni di clic convinse i Foo Fighters ad andare a suonare a Cesena. (Stefano Landi, Corriere Della Sera, 25 Maggio 2016)” In azienda era da tempo che si discuteva di digital disruption, social media, marketing digitale, Industry 4.0 e tutti quei temi che negli ultimi due anni sono stati oggetto di confronto in quasi tutte le aziende. Non è certo cosa facile far capire l’importanza e la valenza, anche strategica, di una corretta applicazione delle tecnologie digitali in azienda ad una parte del management che, per cultura ed anagrafica, non era particolarmente incline ad interpretare al meglio questa opportunità che la società ci offre. Una mattina, in aeroporto di buon ora, diretti in Scozia, in compagnia di altri manager dell’azienda, accesi il mio iPhone e per ingannare l’attesa aprii Facebook. Sul profilo di un amico notai un video che attirò la mia attenzione. Si trattava di un concerto tenuto da mille musicisti che suonavano contemporaneamente “Learning to Fly” dei Foo Fighters (una delle più famose Rock Band a livello Globale). Il video finiva con un breve speech del ragazzo di Cesena che aveva organizzato l’evento finanziandolo 140 VITE PARALLELE tramite crowdfounding e promuovendolo con i social network. Il messaggio era rivolto a Dave Grohl (leader del gruppo) al quale veniva richiesto di esaudire il suo sogno, ovvero poter assistere ad un loro concerto nella piccola città emiliana. Mostrai questo video ai colleghi che in principio rimasero colpiti solo dall’originalità dell’idea. Arrivati ad Inverness entrammo in ufficio e da una scrivania sentimmo suonare la stessa musica: dei ragazzi della filiale inglese stavano proprio guardando e commentando questo stesso filmato. Più o meno la stessa scena si è presentata nuovamente ad Amsterdam, la mattina dopo, dove facemmo scalo. Infatti sull’aereo due ragazzi seduti vicino a noi stavano guardando e commentando questo stesso video. Qualche giorno dopo il video aveva fatto più di 31 milioni di visualizzazioni e cosa più impressionante Dave Grohl, una delle più importanti rock star mondiali, aveva risposto con un altro video complimentandosi in italiano e promettendo un concerto a Cesena che è stato poi realizzato per i mille musicisti qualche mese dopo. Questo evento mi ha consentito di far capire, in modo veloce, tangibile e divertente, ai quei colleghi scettici rispetto all’importanza delle tematiche digitali, che il mondo è cambiato. Infatti se un ragazzo di Cesena, con un sogno, in poco tempo e senza soldi è potuto diventare un fenomeno globale, anche le aziende hanno il dovere di adeguarsi a questa nuova società, al fine di divulgare il proprio messaggio e continuare a creare valore con il proprio operato. L’innovazione non chiede: “permesso”. >> Alessandro Caleffi << Questione di vista P rotagonista della scena un dirigente poco più che quarantenne ma completamente atecnologico che stava riscontrando parecchi problemi di performance con il proprio notebook aziendale ormai un po’ datato ed ha fatto richiesta all’IT di poterlo sostituire con uno nuovo. Contestualmente al cambio PC ha richiesto anche, se possibile, di poterlo avere con lo schermo piuttosto grande causa il sopraggiungere inesorabile di problemi alla vista. Non potendo fornire un notebook con uno schermo da 24” si e’ optato per un tradizionale notebook da 15” che e’ stato affiancato da un monitor esterno di generose dimensioni per andare incontro alla richiesta. La mattina presto ci si e’ prodigati nella sostituzione avendo cura di posizionare il tutto sulla scrivania prima che arrivasse il dirigente onde evitare il disturbo di una persona che tira cavi in giro per l’ufficio. A fine giornata passando davanti all’ufficio viene spontaneo chiedere alla persona “come va con il nuovo pc? funziona tutto? si nota la differenza rispetto al vecchio?” La sorprendente risposta e’ stata questa: “Oggi ho lavorato tutto il giorno con il computer piccolo ed effettivamente funziona tutto a perfezione, e’ veramente una scheggia. Domani provo con il COMPUTER GRANDE e vi faccio sapere se anche quello funziona altrettanto bene!” >> Cristian Santinon << IoT e laboratori Q uando nel febbraio del 2014 arrivo in Inpeco, l’azienda è già leader mondiale dell’automazione di processo per i laboratori di analisi cliniche. Si tratta di una nicchia del settore della diagnostica in vitro che Inpeco ha contribuito in maniera determinante a definire e sviluppare nella direzione di un sistema aperto. L’azienda realizza infatti collegamenti automatizzati e intelligenti tra diversi strumenti di analisi, rendendo possibile la loro interoperabilità, a prescindere dal produttore e a beneficio del laboratorio, che può così strutturare il proprio processo e scegliere le migliori macchine in funzio- ne dei propri obiettivi e dei requisiti tecnici. In questo modello si intravede in embrione il concetto di piattaforma come lo si intende oggi: un ampio spettro di servizi digitali rivolti a tutti gli attori di una filiera con obiettivi di efficienza ma anche di efficacia, aperto alla creazione di veri e propri ecosistemi. Infatti, il futuro di Inpeco si proietta verso la gestione dei dati in un contesto ben più ampio di quello del laboratorio di analisi clinica. Poco dopo il mio arrivo il fondatore e presidente di Inpeco condivide col reparto ICT la sua visione di un sistema di impianti interconnessi che a partire dai dati prodotti sul campo e utilizzando la Rete abilitano nuovi servizi, che vanno dalla ormai consolidata ‘telemetria’ ai servizi di assistenza proattiva, alla manutenzione predittiva, fino alla creazione di cruscotti per l’analisi delle performance del laboratorio e per restituire informazioni utili al paziente. È il paradigma dell’Internet delle cose o Internet of Things (IoT) applicato all’automazione diagnostica, realizzabile grazie all’introduzione di sensori a bordo macchina, ma anche all’evoluzione dei software e delle tecnologie di networking che si allineano sempre di più a quelle dei sistemi informativi enterprise. Non a caso, in questi anni i nostri stessi impianti stanno passando dalla tecnologia Can Bus a quella Ethernet per il funzionamento della rete locale. Era evidente dunque come nel design del sistema di prodotto mancasse una componente di networking strutturata secondo una logica di hub centralizzato e impianti ad esso connessi, estensibile in futuro anche agli altri prodotti Inpeco e – cosa fondamentale in un settore regolamentato come quello Healthcare – in grado di funzionare ai massimi standard di sicurezza. Il ruolo dei sistemi informativi Il prodotto Inpeco nasce come sistema di meccatronica e poi evolve verso lo sviluppo del software. In questo percorso, gli aspetti di architettura e di rete rimangono in secondo piano. Il nostro presidente è ben consapevole di questo gap e nel confrontarsi con la nostra funzione accoglie la proposta di costituire in seno al reparto ICT un centro di competenza su architetture e tecnologie informatiche per il prodotto (includendo ad esempio anche gli strati di software di base e di hardware necessari a far funzionare i software applicativi di controllo degli impianti e di gestione dei dati – il middleware e il data management). Nasce così la funzione di Customer ICT, che opera in parallelo e in sinergia con la funzione Sistemi infor- VITE PARALLELE 141 2015 2015 R&D, Engineering e Produzione delle aziende manifatturiere e – almeno in questa fase di mercato – anche i vendor e i system integrator fanno fatica a mettere a sistema le competenze necessarie e applicarle a business case concreti. Nel caso di Inpeco, la soluzione – oltre alla costituzione della funzione Customer ICT di cui accennato sopra – è stata l’individuazione di alcuni soggetti esterni, molto specializzati nelle diverse tecnologie di interesse, che potessero contribuire al funzionamento di tutta la filiera (ad esempio vendor ICT, centri di ricerca, system integrator e società di consulenza). >> Francesco Ciuccarelli << mativi classica, fungendo da ponte tra le attività di Customer Service e la Ricerca & Sviluppo; con quest’ultima contribuisce alle fasi di disegno delle architetture e di identificazione delle tecnologie opportune, dal networking ai sistemi operativi ai sistemi di virtualizzazione. Le competenze ICT si rivelano di grande utilità nel dialogo costante con CIO e IT manager di ospedali e laboratori privati in fase di prevendita, soprattutto nei progetti più complessi, quando si tratta di definire l’architettura complessiva degli impianti di cui la componente ICT è sempre più parte essenziale. Un percorso a ostacoli L’implementazione dell’iniziativa IoT non è priva di ostacoli, essendo i sistemi sanitari molto articolati, differenti e, nel caso del nostro Paese, anche frammentati e viscosi. Tra le principali criticità citerei la disomogeneità delle architetture ICT presenti nei siti dei clienti, la mancanza di standard diffusi e le comprensibili cautele nella apertura dei sistemi di laboratorio verso il mondo esterno. Ciononostante, grazie anche ad alcuni clienti pionieri che hanno intuito prima di altri i benefici e le potenzialità dell’interconnessione e dei dati da essa derivanti, i partner di Inpeco hanno aderito al nuovo modello e ci stanno supportando nella estensione della rete di impianti su scala globale. Una seconda criticità su cui abbiamo lavorato in Inpeco è la disponibilità di competenze sulle architetture di sistema e sullo stack di tecnologie che va dal networking alla virtualizzazione fino allo sviluppo di applicazioni di analytics e machine learning. Non sempre queste competenze sono disponibili e attivabili nelle funzioni tipicamente coinvolte nei processi 142 VITE PARALLELE Cambio di prospettiva D opo quasi due decenni spesi sul fronte dell’offerta, nel 2015 colgo l’occasione e il privilegio di guidare un dipartimento ICT, diventando “utilizzatore” di tecnologia, a servizio di una istituzione prestigiosa. Durante uno dei miei primi incontri, un noto vendor mi enumera con zelo il proprio ampio portafoglio di soluzioni per la digital transformation, la moderna rivoluzione obbligatoria per le tutte le organizzazioni. Fermo la presentazione e rimando tutto ad altra data: non mi interessano (più) le funzionalità dei prodotti, ma il loro contributo alle mie priorità strategiche. Al secondo incontro la conversazione funziona: si sta parlando del mio business e dei miei bisogni. Solo così la transformation può incominciare, perché anche noi stiamo cambiando, e abbiamo trovato un registro comune basato sul fine e non sui mezzi. >> Marco Maffé << Trasloco I talia Independent mi ha assegnato fin da subito un obiettivo preciso: rendere Independent il sistema gestionale che da anni era gestito da un fornitore a cui si era legata mediante una soluzione di Saas abbastanza particolare. In qualità di CIO non avevo accesso al database del sistema gestionale, non potevo implementare nuovi processi, non potevo sviluppare nuovi custom e fare reportistica elementare. Ho preparato un piano di migrazione verso un’installazione on premise, ma avevo la necessità di far capire a CEO, Managing Director e CFO cosa proponevo di fare per ottenere l’approvazione a procedere senza entrare nei tecnicismi. Ho pensato ad un qualcosa che tutti almeno una volta nella vita abbiamo fatto e quindi conosciamo bene: un trasloco. Ho presentato la situazione in cui ci trovavamo come una casa in affitto in un condominio (6 clienti sullo stesso server), nel quale condividevamo la struttura (l’installazione), il riscaldamento e il condizionamento (i servizi sui server), senza possibilità di cambiare orari di accensione e spegnimento (servizi tutti alla stessa ora dello stesso giorno), nessuna possibilità di parcheggio (nessun sistema esterno poteva interfacciarsi con l’installazione), nessuna possibilità di cambiare amministratore (la società di consulenza), nessuna possibilità di imbiancare la casa a piacimento (nessun accesso ai dati e alla customizzazione del sistema), mobilio costruito interamente su misura (innumerevoli custom spesso neanche necessari, ma scolpiti nel codice). Io, in qualità di architetto ingaggiato dall’azienda, avevo recepito che c’era la necessità di spostarsi in una villetta mono-familiare (una installazione di proprietà), con ampio giardino e parcheggio (per garantire l’interfacciamento con altri sistemi), strutturata in base alle nuove esigenze di crescita (nuovi processi), con collaboratori di esperienza (nuove società di consulenza) che avrebbero aiutato l’architetto a sistemare i mobili (customizzazioni) che nel trasloco potevano aver subito dei danni o non trovavano più sistemazione. Traslocando mettevamo i mobili esattamente come li avevamo nella casa precedente (dati e processi), ma abitando e conoscendo la nuova casa avremmo imparato a mettere i mobili al posto giusto, a togliere quelli che non ci piacevano e a comprarne di nuovi, perché avevamo una casa più grande e accogliente. I tre signori mi ascoltavano interessati e dopo un po’ hanno cominciato a chiedermi se avevo identificato la società che ci avrebbe aiutato a fare i pacchi, gli imbianchini, i giardinieri, i collaboratori più fidati per rimettere ciò che portavamo via nel posto corretto, i falegnami che avrebbero sistemato eventuali colpetti presi durante il trasloco…. Dopo circa tre mesi da quell’incontro, Italia Independent è diventata proprietaria delle licenze dell’Erp ed è in grado di controllare dati e processi, di rivolgersi a società di consulenza che la supportano, di integrare i propri sistemi con quelli di altri… spesso fa fatica a trovare qualcosa che è ancora in qualche scatola, ma è finalmente Independent! >> Mariaelena Rossi << VITE PARALLELE 143 2016 2016 L’anno che verrà… Storia e Politica Strage a serie di attacchi terroristici all’Aeroporto di Bruxelles National e all’interno della metropolitana. Cultura e Spettacolo Muore a causa di un tumore David Bowie, icona della musica mondiale per più di cinquanta anni. Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Scienza La fisica italiana Fabiola Gianotti assume l’incarico di direttrice del CERN di Ginevra. Sport L’argentino Lionel Messi si aggiudica la quinta edizione del Pallone d’oro FIFA. ICT Microsoft compra LinkedIn per 26,2 miliardi di dollari. Dell completa l’acquisizione di EMC. HP acquisisce la divisione stampanti di Samsung spendendo oltre un miliardo di dollari. Nuovi modi di collaborare per creare valore: Aused - Il Digital Think Tank. 144 VITE PARALLELE D alla gestione delle transazioni alla gestione delle informazioni è il percorso che l’ICT di Comerindustries ha fatto in questi 20 anni. Prendendo a prestito il titolo della famosa canzone di Lucio Dalla, il 2017 sarà il 21° della storia moderna dell’ICT e lo possiamo a pieno titolo considerare l’“anno che verrà”. Dall’osservatorio privilegiato della manifattura emiliana di cui Comerindustries rappresenta un esempio di tutto rispetto, in questi vent’anni mi pare di poter dire che tra strategia e tecnologia c’è stata una discreta distanza ed un approccio strettamente sequenziale. La strategia ha mosso l’organizzazione che ha organizzato i processi aziendali i quali hanno richiesto applicazioni che sono state supportate dalla migliore tecnologia in quel momento disponibile. Dagli anni dell’Erp a quelli della gestione delle informazioni e persino in quella più recente del cloud, pur cambiando le tecnologie ed evolvendo di conseguenza le applicazioni e gli approcci ad essi correlati, il percorso che dalla strategia è giunto alla tecnologia ha seguito essenzialmente gli stessi passaggi. Imprenditori illuminati hanno portato in azienda le migliori risorse tecnologiche disponibili al momento e funzionali alla realizzazione della propria strategia fornendo agli utenti strumenti di cui nel privato non potevano disporre. Un certo modo di fare azienda ha, per un certo tempo, finanziato quindi una crescita culturale e sociale. Oggi però questo modello si sta progressivamente abbandonando ed agli imprenditori ed ai CIO credo si presenti una nuova sfida. Oggi la tecnologia non può più essere considerata fattore al quarto livello rispetto alla strategia. È sotto gli occhi di tutti il fatto che oggi gli utenti (soprattutto i giovani che entrano in azienda) hanno una user experience nel privato profondamente diversa da quella fornita in azienda e sono sempre più pressanti le istanze di portare in azienda se non gli stessi strumenti sicuramente le stesse modalità di lavoro sperimentate nel tempo libero perché riconosciute maggiormente efficienti ed efficaci rispetto alle modalità tradizionali. Rispetto al modello precedente i ruoli si sono quindi completamente ribaltati. Da fornitore ed abilitatore di nuove soluzioni tecnologiche l’azienda si è improvvisamente trovata inadeguata e gli addetti ai lavori che gestiscono sistemi entreprise da migliaia di utenti sono ormai consapevoli della necessità e dell’urgenza di realizzare profondi cambiamenti. In più Smart factories&IOT, Business analytics, Smart working&social enterprise, Predictive analysis… non sono semplici fattori abilitanti per la realizzazione della strategia ma rappresentano, a mio modo di vedere, un nuovo modo di fare impresa e di conseguenza hanno la capacità di influenzare direttamente la strategia stessa. Noi stiamo vedendo presentarsi all’orizzonte un modello in cui strategia e tecnologia si influenzeranno sempre più intensamente ed in seguito a questo anche organizzazione, applicazioni e processi dovranno parimenti adeguarsi. Io credo che questo sia il senso del profondo cambiamento e della sfida chiamata Industry 4.0 con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni. Come è stato per Internet, la Mobile communication, il Cloud computing, anche per Industry 4.0 il problema non è il se ma il come e il quando. Si tratta di processi che, una volta avviati, sono inevitabili e chi meglio vi si orienta meglio uscirà dalla competizione. Parafrasando i versi della canzone potremmo sostare a lungo nell’elencazione delle opportunità che ci auguriamo di cogliere nell’anno che verrà ma, molto più realisticamente, credo sia importante chiudere con la consapevolezza che “l’anno che sta arrivando…tra un anno passerà…io mi sto preparando… è questa la novità”. >> Giuseppe Lovascio << La Salita dell’Illuminazione N egli ultimi 20 anni, la sanità è cambiata enormemente, anche rispetto a come la tecnologia viene vissuta e integrata nei processi di cura e di assistenza ai pazienti. Potrei parlare per pagine e pagine in termini teorici di come questo cambiamento sia avvenuto e si sia sviluppato, ma per darvi un’idea di quello che è successo in pochi anni preferisco partire da due incontri e conversazioni tra il CIO di un ospedale e un medico. Le conversazioni sono riprese da situazioni reali, anche se magari in ognuna di esse sono portati a sintesi più incontri avvenuti in periodi diversi. La prima conversazione è di circa 15 anni fa, la seconda attuale. Circa quindici anni fa CIO: “Dottore buongiorno. L’ho cercata perché avrei bisogno di parlarle del progetto del nuovo sistema informativo ospedaliero”. Dottore: “Certo, certo. Purtroppo sono stato molto impegnato in questo periodo. Comunque mi dica”. CIO: “Avremmo bisogno di un suo contributo nella fase di definizione dei requisiti per la nuova cartella clinica di reparto. Sarebbe necessario istituire un gruppo di lavoro con lei e alcune delle sue persone. Dai tre ai sei mesi di analisi, poi passeremo alla fase implementativa e al test”. Dottore: “Mhmm, capisco. Io purtroppo sono particolarmente impegnato. Ma vedrò di mettere a disposizione uno dei miei assistenti o qualche specializzando”. Oggi Dottore: “Buongiorno Ingegnere. Sono contento di essere riuscito a trovarla. L’ho cercata molto in queste settimane”. CIO: “Buongiorno, mi scusi se non sono riuscito a incontrarla prima, ma in questo periodo sto incontrando un sacco di suoi colleghi per valutare le richieste di nuovi sviluppi da mettere a budget. Come posso aiutarla?” Dottore: “La cercavo perché nella mia unità operativa abbiamo iniziato da qualche tempo ad utilizzare una cartella clinica in cloud. Un prodotto fantastico, così semplice che in meno di una settimana lo utilizzavano tutti. Io lo uso di solito con il mio iPad sia per registrare i dati clinici dei pazienti, sia per il servizio di reporting da cui estraiamo dati fondamentali per le pubblicazioni scientifiche. Però avrei bisogno di capire con lei come integrare la cartella con gli applicativi aziendali per evitare di dover inserire più volte gli stessi dati”. VITE PARALLELE 145 2016 2016 Domani? Non ho la sfera di cristallo e quindi non è difficile fare previsioni. Di certo le due conversazioni che ho riportato evidenziano un trend interessante per quanto riguarda i sistemi informativi di area clinica. Certo si potrebbero fare tanti distinguo, perché di medici entusiasti rispetto alla tecnologia ce n’erano anche 20 anni fa e viceversa i refrattari ci sono anche oggi. Però il trend che io osservo è quello che porta da una posizione (sempre in media) di sostanziale distanza del medico o del Primario dalla parte IT, ad un avvicinamento entusiastico, che a volte sorvola su alcuni aspetti non banali come la proprietà del dato e la privacy. Non posso non pensare all’Hype Cycle di Gartner. Se fino a qualche anno fa oscillavamo in modo schizofrenico tra gli stati 1, 2 e 3 (molti oscillavano tra il trigger tecnologico e il picco di aspettative gonfiate, qualcuno si era invece inabissato nella depressione della disillusione), ora cominciano ad emergere alcune realtà anche in Italia che stanno percorrendo la “Salita dell’Illuminazione”. Forse qualcuno addirittura potrebbe posizionarsi sul plateau della produttività o dell’uso efficiente ed efficace delle tecnologie per migliorare le cure e diminuire i rischi. Se poi guardiamo al di là della tecnologia, scopriamo che il mondo sanitario è in realtà un grande vulcano ribollente. Questo vale certamente dal punto di vista organizzativo e di modelli di servizio: dalle grandi riforme sanitarie della metà degli anni 90 in poi, il sistema sanitario ha dovuto adeguarsi ad un contesto socio-economico in evoluzione esplosiva, soprattutto nei paesi sviluppati. L’invecchiamento della popolazione, la cronicizzazione delle malattie e 146 VITE PARALLELE la conseguente esplosione dei costi (con il 30% della popolazione che assorbe il 70% delle risorse sanitarie), i tentativi di razionalizzazione e centralizzazione dei servizi: sono tutte forze potenti che cambiano il contesto. Oltre a ciò, spinte innovative fortissime (dai sistemi integrati regionali, all’innovazione tecnologica sulle grandi diagnostiche e sulla robotica, fino all’innovazione sociale con le App e i social media per la sanità) stanno agendo in molti casi come forze centrifughe. Di solito rappresento tutto ciò in una slide che chiamo “La tempesta perfetta o l’opportunità perfetta?”: Possiamo dire che l’uso intelligente delle tecnologie, combinate con una revisione dei processi e delle organizzazioni, non è una scelta, ma un obbligo per la sopravvivenza del sistema stesso! E proprio qui noi, che dell’uso intelligente della tecnologia dovremmo fare un po’ la mission del nostra vita professionale, abbiamo un ruolo e un’opportunità da giocarci come mai prima nella storia! >> Giuliano Pozza << 30 anni dopo… cos’è cambiato? C os’è cambiato? Secondo me poco. Apple, IBM, Microsoft ci sono ancora. Però non è possibile affermare che nulla è cambiato, 30 anni nel mondo IT sono millenni per l’uomo. Quindi? Quello che vedo è che l’IT si è evoluto. È stato capace di spostarsi dai mega centri di calcolo degli anni 80, gestiti da persone in camice bianco, verso la persona. Ora la persona è centrica all’IT. La stragrande maggioranza dei flussi IT a livello mondiale è generata dalle persone per le persone: social in primis. Arriveremo a connettere alla rete tutto e tutti. Che vantaggi o svantaggi porterà tutto questo? Non lo so; non sono in grado di fare queste previsioni, ma di certo sarà la nuova era dell’IT. >> Luca Caremoli << Il pericoloso “Abbiamo Digitalizzazione fatto sempre così” e Top management C apita che un bel giorno Poste Italiane decide di non offrire più lo storico servizio di timbro per data certa. La questione sembra poco importante, ma diffonde inquietudine in azienda. Uno stagista prova a infondere coraggio ricorrendo alla nota citazione “la frase più pericolosa in assoluto è: abbiamo sempre fatto così”. Il suo incarico non viene rinnovato. Il Dipartimento ICT, in quel momento impegnato nel rilascio di qualcosa, avvia controvoglia la Software selection per individuare la soluzione più indicata ai requisiti evidenziati, diciamo entro l’anno. Nel frattempo la sig.ra Galvani ufficio fornitori, scopre casualmente che per conferire data certa a un documento basta spedirlo via Posta Elettronica Certificata. Inaspettatamente il dottor. Malossi ha una brillante intuizione e dà disposizioni affinché i documenti dell’ufficio vengano firmati digitalmente e spediti via Pec. Quella che sembrava solo una scocciatura si trasforma in un significativo recupero di efficienza che viene presto esteso ad altri processi aziendali utilizzando una piattaforma di Document&process management in cloud; lo stagista, prontamente richiamato, diventa Service manager della piattaforma. Intanto il Dipartimento ICT annuncia un ritardo nella Software selection, ma ormai nessuno ci fa caso. Dove si dimostra con un piccolo aneddoto, in parte vero, in parte inventato, che la Trasformazione Digitale è quella cosa che succede mentre sei impegnato a preoccuparti di qualcosa d’altro. >> Luca Padovano F acendo il consulente ho toccato con mano il grande interesse, ma anche la grande mancanza di conoscenza al riguardo dei top manager. Se chiedete a 10 di loro cosa intendano per digitalizzazione, avrete certamente 10 risposte totalmente diverse. Mi è addirittura capitato che alcuni di loro, ai quali ho posto la domanda più volte, in tempi successivi a distanza di qualche settimana, mi rispondessero in maniera totalmente diversa dalla volta precedente. Questo problema è particolarmente rilevante in Italia piuttosto che nel Nord Europa ed in USA. Esso rappresenta chiaramente un freno all’innovazione, alla crescita ed alla competitività del sistema Paese. In effetti non esiste una ricetta unica per la Digitalizzazione; ogni azienda dovrebbe, prima di tutto, chiarirsi bene gli obiettivi di business da raggiungere e, solo in un secondo momento, utilizzare al meglio le nuove tecnologie digitali per raggiungere quanto desiderato. Il segreto è il focus, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi strategici aziendali. Le ricette sono infatti molto diverse se pensiamo alla efficienza di processi chiave interni, piuttosto che alla possibilità di introdurre nuovi modelli di business disruptive, entrare in nuove geografie, ... Non mi dilungo sul tema perché troppo ampio, però la tematica della scarsa sensibilizzazione dei nostri top manager è realmente rilevante e dovrebbe essere indirizzata al più presto, anche perché chi dovesse ignorare questi cambiamenti rapidissimi potrebbe perdere completamente la propria competitività senza nemmeno accorgersene. >> Mauro Viacava << << Digital Think Tank I l percorso di rinnovamento AUSED prosegue e consolida il proprio ruolo istituzionale come punto di riferimento per l’universo della domanda di servizi IT in Italia. In questo senso lo spirito associativo AUSED continua a spingere ed operare per avviare la vera spe- VITE PARALLELE 147 2016 foto in alto: Aused allo Zelig in basso: Evento AUSED al Museo Storico Alfa Romeo. L’Associazione è anche cultura e divertimento 148 2016 rimentazione partecipata per l’approfondimento delle nuove frontiere e rivoluzioni. Oltre a monitorare le nuove tendenze e le trasformazioni continue nella società e nella nostra community professionale, proponiamo di sperimentare la collaboration tra i soci della domanda, gli abilitatori dell’offerta ed i ricercatori Universitari in iniziative e progetti congiunti, nello spirito di condividere le rispettive esperienze, capacità e conoscenze. Il Digital Think Tank è un programma dove AUSED, insieme al Cetic della LIUC di Castellanza, sta affrontando alcuni temi prioritari indicati dagli associati ed è operativo con alcuni progetti in corso ed allo studio (Big Data/Analytics, IoT, 3D printing, Mobile computing...) ed al contempo affronta gli impatti della Digital Transformation dentro e fuori l’azienda sia negli aspetti strategici che in quelli organizzativi. Il mantra di questo programma è la volontà di VITE PARALLELE essere concreti e dare un contributo reale agli associati: per far ciò abbiamo scelto il tema “Big Data & Analytics”, uno di quelli prioritari segnalati dai soci ed abbiamo ricercato un’azienda interessata ad approfondire le potenzialità offerte dalla ricchezza di dati di cui dispone, nonché disponibile ad aprirsi in momenti di discussione e confronto con altri soci della domanda (CIO, ICT & HR Manager) e dell’offerta, per trovare spunti e suggerimenti da applicare e/o idee-progetti da proporre-realizzare nella propria organizzazione. La voglia di metterci insieme e condividere c’è e questo primo progetto ha visto l’adesione di 15 aziende ed organizzazioni in un percorso che si è espresso in quattro differenti momenti. Prima sessione (tenutasi il 27/6) “Conoscere il contesto”: - condivisione delle dinamiche di business dell’azienda champion; - presentazione dei progetti e delle azioni messe in atto rispetto alla Digital Transformation; - discussione sui risultati ottenuti e/o sulle attese in termini soprattutto di utilizzo di Big Data ai fini della comprensione del business e della creazione di nuovi servizi. Seconda sessione (tenutasi il 26/7) “Identificare il bisogno”: - rielaborazione e strutturazione delle informazioni collezionate durante il primo incontro, per poter integrare tutte le possibili aree di applicazione di soluzioni e tecnologie digitali in ottica 4.0 (la 4a rivoluzione industriale è ormai tra noi); - contributo di tutti i partecipanti alla tavola rotonda, per aggiungere valore all’analisi attraverso idee, esperienze, suggerimenti, business case; organizzati in due gruppi di lavoro paralleli con una condivisione finale. Terza sessione (tenutasi il 23/9) “Qualificare le opportunità”: - discussione delle possibili aree progettuali da implementare, possibilmente in forma di business case, con un approccio di classificazione di intervento su diversi assi di categorizzazione, condividendo anche con le competenze dei vendor le diverse opportunità. corsi da proporre nelle nostre aziende vogliamo essere i primi a sperimentare perché per una volta si possa dire che : “il calzolaio NON ha le scarpe rotte !” >> Beppe Ingletti << “40: L’inesorabile certezza” da “Romanzo di Formazione” T Tra i tanti insegnamenti dei miei Anni di formazione, uno tra gli altri spicca come una scritta al neon, nel debole sfarfallio dei fosfori dei miei neuroni: “I mainframe funzionano con la stessa affidabilità con cui le leggi di Keplero governano i pianeti del sistema solare. Purtroppo poi il Fattore Umano incasina tutto”. Nel tempo, naturalmente, ho addolcito di molto questa posizione giovanile così radicale. Oggi sono più della scuola: “Il Dipartimento IT funzionerebbe deliziosamente se solo non ci fosse il resto dell’azienda a complicare tutto.”1 Naturalmente sto esagerando, per amor di paradosso. La verità è che l’IT funzionerebbe deliziosamente anche insieme all’Internal Audit. E stop! >> Achille Poretta << 1 - Questa definizione non è mia. Cito qui infatti, con qualche libertà, l’HR Director G.Q. che sosteneva – e tutt’ora sostiene – che l’Amministrazione del personale funzionerebbe benissimo, se solo non ci fossero le persone. Quarta sessione “Pubblicazione dei principali risultati conseguiti”: - presentazione dell’esperienza alla unCONVENTIONal AUSED 2017. Se Digital Transformation è anche modi nuovi di collaborare, come sostenitori e fautori di nuovi per- VITE PARALLELE 149 gli autori Mauro Baldoni Alessandro Caleffi ICT Director Bonelli Erede Studio legale ICT Director GUNA SpA Ivan Campa Membro Commissione di Ingegneria dell’Informazione, Ordine degli Ingegneri provincia di Brescia Andrea Bettoni ICT Manager Diapath SpA Luca Caremoli Chief Information Officer Industrie Saleri Italo SpA Francesco Cavarero CIO Gruppo Miroglio Ugo Andreoli Libero professionista Informatica e servizi Paolo Ciceri Direttore Sistemi Informativi la Rinascente SpA Giancarlo Antonioli IT manager FJORD SpA Roberto Carnevale Paolo Baldissara SAP Process Expert Solvay Chimica Italia SpA IT Vice President Datalogic Stefano Catellani Direttore ICT Gruppo Caprari Carlo Caifa Consultant and expert in EU grants Massimiliano Bartolozzi CIO USA e Application Lead Kedrion Group 150 Massimo Bollati Maurizio Brianza IT Director Nexive Proudly Retired VITE PARALLELE Luigi Caligiuri Alessandro Campanini IT Manager Gruppo MutuiOnline CIO Gruppo Mediobanca e DG Mediobanca Innovation Services VITE PARALLELE 151 gli autori Dino Frassineti ex IT manager Florim Ceramiche SpA Giorgio Colonna Fabio Degli Esposti Direttore Sistemi Informativi Acciaierie Venete SpA e Comproprietario di Sovedi srl, Società di Consulenza Manageriale CIO Aereoporti Linate e Malpensa Luca Greco CIO ERP Gruppo Gavio Carlo Galimberti Socio onorario AUSED Cosimo Delfino Marco Discacciati Responsabile Information & Communication Technology C.D.I. Centro Diagnostico Italiano SpA Carlo Delia Socio onorario AUSED e Componente collegio Probiviri Direttore Business Management & CIO British Telecom Italia Francesco Ciuccarelli Walter Geromel Direttore ICT Gruppo Inpeco David Garbesi Global ICT Director TEXA CIO Franco Vago SpA Marco Giora Marzo Cozzi CIO Dainese SpA Responsabile Information Technology e Decentralised Operational Risk Officer Hypo Alpe Adria Bank Luciano Guglielmi CIO Gruppo Mondadori Gilberto Fucili Socio onorario AUSED e Componente collegio Probiviri Massimiliano Gerli Chief Information Officer Amplifon SpA Andrea Dupplicato Direttore Sistemi Informativi Istituto Europeo di Oncologia e Centro Cardiologico Monzino Nicola Di Paola Responsabile IT Corporate del Gruppo Trocellen 152 Debora Guma Direttore Sistemi Informativi Gruppo Carrefour Italia VITE PARALLELE VITE PARALLELE 153 gli autori Mario Guermandi IT Manager Innoteam Giovanni Hoz ICT Consultant Mario Moroni IT Manager MANTERO Seta SpA Andrea Mirandola Responsabile Information Technology VIVIGAS SpA Fabrizio Locchetta CIO SIRAM SpA Adriano Marrocco ICT Office Manager di IVM Chemicals Giorgio Montanari Alessandro Musumeci Chief Information Officer Beghelli Group Docente di Sistemi Informativi Aziendali (SIA) presso Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT Fabio Mattaboni CIO presso Industrie De Nora Beppe Ingletti Chief Information Officer Gruppo Fiera Milano Carla Masperi Chief Operating Officer SAP Pietro Mussat Global IT Manager Moleskine SpA Claudio Nasti CIO Chantecler SpA Giuseppe Lovascio ICT Director Comer Industries SpA Roberto Obialero Marco Maffé ICT Director Università Commerciale Luigi Bocconi 154 VITE PARALLELE Membro Comitato Tecnico Scientifico Clusit Guido Miserandino Socio onorario AUSED VITE PARALLELE 155 gli autori Giovanni Pota ICT Manager Angelo Po Grandi Cucine SpA Luca Padovano Achille Poretta Responsabile Sistemi Informativi CMB Società Cooperativa Direttore ICT GLS Italia Roberto Rocchetti Consulente IT alla Difesa Enrico Parisini CIO Conserve Italia Alessio Panella CIO Humanitas Mater Domini Andrea Pifferi simply free Andrea Quarta IT Manager CO.IND. Group Matteo Quagini CIO & CFO Revello SpA Giuliano Pozza CIO IRCCS Ospedale S.Raffaele di Milano Marco Perucchetti CIO Editrice Quadratum Riccardo Rizzo Direttore Centrale Sistemi e Soluzioni Informatiche Aziendali TBS Group Nicola Rivezzi Direttore ICT di Metropolitana Milanese SpA Dario Politi Presidente AUSED dal 2002 al 2006 Francesco Pezzutto CIO Vimar Group 156 VITE PARALLELE Stefano Perfetti Massimo Ragni Responsabile Area Applicativa IREN Presidente ASSI Associazione Specialisti Sistemi Informativi VITE PARALLELE 157 gli autori Mariaelena Rossi CIO Italia Independent Group Enrico Ventura Alfonso Stuardi Vice coordinatore Commissione di Ingegneria dell’Informazione Ordine degli Ingegneri provincia di Cremona CIO Gruppo Proel Riccardo Salierno CIO Gruppo Sapio Andrea Roero Claudio Telmon Business Partner Cromodora Wheels SpA Membro Comitato direttivo e tecnico scientifico CLUSIT Massimo Rosso Direttore ICT RAI Mauro Viacava Management Consulting Eligio Sferch Presidente AUSED dal 1995 al 2001 Danilo Talamo Director Information Technology AbbVie Gabriele Tubertini CIO Coop Italia Laura Rubini Head of Group Training Italcementi SpA Luca Sorichetti Direttore Sistemi Informativi Esselunga SpA Cristian Santinon CIO Prodir SA Erminio Seveso Presidente AUSED dal 2007 al 2013 158 VITE PARALLELE Anna Verrini Membro Consiglio Direttivo Club TI Milano Massimo Vispi Marco Zanussi CIO e Group Head of HR Gruppo Mossi Ghisolfi VITE PARALLELE Responsabile Applicativi e Mainframe Colacem 159 Partner Strategico Partner “Quanto riportato nei capitoli del libro è opinione personale dei singoli autori” Progettto Grafico BLU GraphicDesign Stampa Tipolitografia Pagani srl via Adua, 6 - Passirano (BS) 160 VITE PARALLELE Associazione Utilizzatori Sistemi E tecnologie Dell’informazione Via Niccolò Copernico, 38 - 20125 Milano [email protected] - www.aused.org