band: cocorosie

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band: cocorosie
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BAND:MISS FRÄULEIN
TITLE: THE SECRET BOND
LABEL: MK RECORDS - PAG. 1
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BAND:MISS FRÄULEIN
TITLE: THE SECRET BOND
LABEL: MK RECORDS - PAG. 2
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BEAT BOP A LULA
http://www.beatbopalula.it/musica-underground-emergenti-band/articolo.asp?articolo=3910
Siamo nel passaggio “all’età adulta” per i cosentini Miss Fraulein? The secret bond ne è la
conferma. Li ritroviamo alle prese con questo freschissimo album perfetto anche per andare
fuori dei confini, un’operazione riuscita ed interessante che rende giustizia a Tob was my
monkey, il loro esordio che – in cuor suo - già dette prurito, molto prurito “all’alternative”.
Ed eccoli qui a pistare e accarezzare con l’affiatamento a cascata di un irresistibile groove che
lavora duro ai margini di un residuale stoner che spalanca le sue tenebre desertiche per
distillare elementi progressive, psichedelia, ballate epiche e internazionalità pungenti; il
progetto dei Miss Fraulein è trascinato dall’effetto sorpresa e da una folata d’energia che
depista totalmente l’abitudine di ricordarli nel “come erano”, tuttavia quello che si contrae nel
“limite e vanto” d’ascolto è una bella riscoperta, quella di una band sempre più coi
“controsoffitti” e fiera delle proprie radici color antracite.
Sembra un disco appena uscito dall’alba degli anni ‘90 dopo un sogno capriccioso nelle
retroguardie westcoastiane, un suono possente e solido orgoglioso di una rivoluzione che frulla
– in un completo dosaggio meticoloso – avanguardie jazz-rock alla Funkdelic Parliament The
secret bond, Porno for Pyros e RHCP in un fibrillante funk-rock trasversale In confidence, il
sabotaggio doom Sabbathiano, sfizioso nell’armonica a bocca, che va a sprigionare uno strano
feeling con le coralità di corde vocali e zigrinate Nash-Crosbyane See you men e Human
hunter, regno di arpeggi acustici e violoncello che presagiscono - in lontananza - il panorama
arido e solitario del fenomeno agro-desertico degli Alice In Chains, Stone Temple Pilots e
compagni di solitudine.
Un salto nella California dreamer col chiodo punk London night e via di nuovo a far saltare arti
e teste pittate in un insieme di pezzi credibili e dai grandi orizzonti davanti; insomma cosa
stanno cercando di fare questi Miss Fraulein? Semplice, hanno forzato la storia di questo
apocalittico e paralizzato pantano underground, di quella inclinazione spontanea a soffrire per
non concludere niente; e questa spinta propulsiva, questa perturbazione che arriva da Cosenza
fa un male di bene che vale davvero la pena avere come oscuro e luminoso oggetto sonoro del
desiderio: prima per togliersi lo sfizio di ascoltare un pieno di genialità, poi - se vi aggrada –
come esempio vivo per rompere gli schemi del silenzio rumoroso che inquina, corrode e
sbiadisce il Circus Barnum di tante “band-vuote a rendere”.
KD COBAIN
http://www.kdcobain.it/pagine/recensioni/missfraulein.htm
Dopo gli esordi in puro stile stoner, i Miss Fraulein tornano con un nuovo album registrato negli
Stati Uniti dal titolo “The secret bond”, che sfodera una verve più accattivante votata a melodie
più morbide ma che non lesinano in energia. Il desert rock infatti lascia più spazio ad aperture
college rock come “Battle on ice”. La dimensione più pop e meno grezza rispetto al passato fa’
sì che lo stile dei Miss Fraulein raggiunga anche chi non è avvezzo allo stoner duro e puro.
I punti di riferimento Kyuss e Queens of the Stone Age comunque non si perdono di vista e la
qualità dei suoni ha sicuramente raggiunto una maggiore lucentezza grazie alla produzione
americana. Gli undici pezzi di “The secret bond” danno una nuova vita al sound dei Miss
Fraulein che segnano un passo avanti deciso nella propria seppur giovane carriera,
dimostrando di volerci fare seriamente con la propria musica e di voler tentare di imporsi
anche nel mercato internazionale.
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OUTUNE
http://www.outune.net/dischi/medium/southern-rockstoner-miss-fraulein-the-secret-bond2010.html
Viene da Caserta il southern rock dei Miss Fraulein, sporco di stoner quel tanto che basta per
non puzzare troppo di Guns'nRoses o di italianissimi Litfiba, impacchettato elegantemente
come raramente si vede quando si parla di gruppi che fanno degli assoli di chitarra e del
sudore i loro punti forti.
Che siano abbastanza fuori dagli schemi per piacere anche a chi del genere non si interessa
troppo è qualcosa che si sospetta da subito, ma non da subito si percepisce con sicurezza. La
prima traccia parla poco, così come le successive (compreso il college rock ingenuo di “Battle
On Ice”) e bisogna aspettare la bordata nervosa e distorta di “In Confidence” e “Sleepy Golden
Storm” per capire che le qualità ci sono, e stanno tutte dalle parti di Seattle. Peccato che poi si
ricada subito nella banalità, con “Now and Then” e “See You Men”, e se ne riesca ad uscire solo
con “Human Hunter” e quel suo contrabbasso piazzato benissimo, o con i tempi dispari di “My
Lover”, è un peccato che belle qualità e bei suoni non vogliano per forza dire sempre buon
gusto.
Quello che manca ai Miss Fraulein pare infatti essere un raggio più ampio di ascolti, che li
solleverebbe probabilmente dal ripetersi e ripetere troppo spesso gli stereotipi di un genere
che ha nauseato un po' tutti. Sicuramente il materiale per lavorare c'è, le capacità pure, e
alcuni pezzi di questo album sono veramente impeccabili. Dimentichiamoci l'headbanging e
guardiamo più in là, pensando a “The Secret Bond”, title track e traccia conclusiva dell'album,
come punto di partenza e non come punto di arrivo.
ROCKIT
http://www.rockit.it/album/13142/miss-fraulein-the-secret-bond
Erano anni che non si ricevevano notizie dai Miss Fräulein, ed ora tornano con un nuovo album,
"The secret bond", registrato negli States. La prima cosa evidente è che le signorine si sono
ammorbidite: meno stoner rispetto a come ci avevano abituati in passato, più aperture pop,
chitarre alleggerite, sezione ritmica meno aggressiva. Questo non significa che i Fräulein
abbiano perso colpi, anzi, questo spostamento su un asse più rock'n'roll e pop risulta
estremamente piacevole, anche perchè gli episodi psichedelici non mancano ("The secret
bond"), si raggiungono picchi da orecchiabilità radiofonica ("You know why"), e ogni tanto
ritornano i loro padrini spirituali Kyuss e Queens of the stone age ("See you men", "My lover"),
senza dimenticare una componente grunge vicina alla sensibilità degli Alice in chains ("Human
hunter") e una piccola dose di punk rock che non guasta mai ("London night").
Nota dolente della produzione è una certa stanchezza compositiva che porta alcuni pezzi a
rassomigliarsi ma soprattutto il fatto che anche negli episodi più vicini a ciò che i Fräulein
erano in passato, l'album non esplode, non esce dalle casse, non mi ha spinta ad alzare il
volume. E' un soffocamento sottile, che lascia la band una tacca sotto la soglia di eruzione, di
certo peggiorato da una scarsa mobilità tra le tonalità, e alla fine dell'ascolto si ha
l'impressione che qualcosa manchi. In conclusione, un lavoro di buono ma non ottimo livello da
una band che buona non è, è ottima. Forza Fräulein, fuori gli artigli.
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SPAZIO ROCK
http://www.spaziorock.it/recensione.php?&id=994
Rispetto all’esordio prettamente stoner rock di “Tob Was My Monkey”, gli italiani Miss Fräulein
si sente che sono maturati su questo “The Secret Bond”.
Certo, impossibile pensare che una certa atmosfera alla Queens Of The Stone Age sia
all’improvviso scomparsa, e difatti ritroviamo abbondanti tracce della band di Josh Homme
sull’entusiasmante giro di chitarra, assolutamente circolare, di “In Confidence”, sull’armonica
che arricchisce “See You Men”, piuttosto che sul down tempo di “Sleepy Golden Storm”.
Tuttavia, è altrettanto chiaro sin dall’incipit di “You Know Why” come i Miss Fräulein abbiano
innestato una vena progressiva (“Human Hunter”, arricchita anche da un filo di violoncello),
post-rock (la conclusiva e strumentale titletrack, arricchita da fiati e trombe), quando non
propriamente British, con spettri di Oasis in versione stoner su “Grown High”, piuttosto che
maggiormente Clash nella conclusiva “London Time”, il cui respiro punk onora in un certo qual
senso il titolo.
Su tutto, la voce squillante - similare per certi versi al timbro di Brian Molko – di Giulio Ancora,
un’eccellente produzione realizzata da Maurice Aldiloro ai Sound Factory Studio di Cosenza, e
delle liriche gustosamente criptiche e vagamente nonsense, su cui far lavorare la mente per
cercare la propria via interpretativa.
Anche il packaging è interessante, visto che è tutto impostato come se fosse il diario segreto
delle bambine rappresentate in copertina, con un flavour da primi del ‘900 che deliziosamente
contrasta con la musica presente sul disco.
Difetti di questo lavoro…beh, a parte una certa debolezza strutturale insita in alcuni pezzi
(“Now And Then” su tutti), la maggiore “carenza” del lavoro sta che gli ingredienti scelti per
cucinare il piatto non sono assolutamente originali. Tuttavia, sono miscelati e lavorati con
sufficiente personalità dalla band, rendo il tutto se non nuovissimo ed estremamente originale,
quantomeno estremamente godibile.
Inoltre, c’è da dire che il lavoro si presenta robusto e solido, con buone capacità di poter
ottenere anche un riconoscimento internazionale, visto che il respiro di questa musica è
decisamente ampio.
Un disco, quindi, che consiglio senza riserva alcuna a tutti gli amanti dello stoner rock, e che
anche altri tipi di ascoltatori potranno trovare comunque interessante, grazie alle influenze che
ho descritto poco sopra.
E chissà che anche voi non riusciate a stabilire il vostro legame segreto con questi ragazzi.
AUDIODROME
http://www.audiodrome.it/modules.php?
op=modload&name=News&file=article&sid=6169&mode=thread&order=0&thold=0
The Secret Bond è un disco che narra di legami. Sentimentali, psicotropi, umani e disumani. Così come il
legame che si è creato tra la band cosentina e Maurice Andiloro, produttore scelto al posto di Fabio
Magistrali, che aveva rivestito tale carica per il precedente Tob Was My Monkey. Missaggio in presa diretta,
così come tutte le registrazioni effettuate, a testimonianza della classica ricerca di un sound più diretto e
sincero possibile. I Miss Fräulein giocano ancora nel campo ultracalpestato del rock torbido e roccioso che si
usava chiamare stoner, smussando gli angoli più “monolitici”, acquistando una dinamicità finora mai trovata.
Certo, i colpi di scena non sono il piatto forte di The Secret Bond, ma la scrittura di pezzi, costellati di piccole
idee e variazioni sul tema, è fresca e vivida.
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SHIVER
http://shiverwebzine.com/2010/06/06/miss-fraulein-the-secret-bond-2010-indipendent-rec-mk-records/
E invece no, rock. Anzi, stoner rock. Potrebbe sembrare un’azzardo, e forse lo è, ma i Miss Fräulein hanno –
finalmente – le idee chiare su cosa vogliono fare, e lo fanno bene. Partendo infatti dal precedente “Tob Was
My Monkey”, la band calabrese nel nuovo album è riuscita a rielaborare questo genere ampliandolo verso
orizzonti nuovi, che spaziano tra tutte le variegate dimensioni del rock’n'roll.
Dopo un incipit non troppo convincente con “You Know Why”, The Secret Bond si rivela un album maturo,
merito del più ampio rango di influenze che lo caratterizzano e dell’esperienza acquisita dal gruppo. Se infatti
l’apertura risulta un po’ banale anche se molto orecchiabile, già da “Grown High” troviamo un sound nuovo,
a tratti addirittura oasisiano. E non è un caso isolato. L’intero album appare cosparso di influenze
principalmente anglosassoni, in particolare per alcuni fraseggi di chitarra alla Bellamy (“Battle On Ice”, “In
Confidence”) e sonorità alla Placebo, enfatizzate dall’incredibile similarità tra la voce di Giulio Ancora e quella
di Brian Molko. Questo nuovo stile bene si plasma con una base ancora molto stoner, soprattutto in “In
Confidence” e “See You Man”. L’originalità del disco sta infatti nella capacità di amalgamare un rock più
vicino a Queens of The Stone Age o Wolfmother ad approcci tipicamente “alternative” inglesi. Ottimo
esperimento anche “Human Hunter”, più scabra dal punto di vista strumentale ma colmata da un perfetto
cantato corale. Ad ampliare ulteriormente la già vasta gamma di generi troviamo anche “Now And Then” e
“London Town”, che potrebbero sembrare quasi punk rock.
In conclusione, The Secret Bond pare avere una duplice anima: da un lato più legata alle origini della band,
dall’altro più curiosa ed incline alla sperimentazione. A confermare questa tendenza la titletrack, stranamente
posizionata in chiusura del disco: una traccia interamente strumentale dove pare che la band abbia voluto
abbandonarsi all’inesplorato per cercare strade ancora nuove. E chissà, a questo punto, cosa possiamo
aspettarci dal prossimo album.