Risonanza Magnetica aperta ad alto campo, la prima a Milano
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Risonanza Magnetica aperta ad alto campo, la prima a Milano
e r i o d i c o d i I n f o r m a z i o n e d e l C e n t r o D i a g n o s t i c o I ta l i a n o S e tt e m b r e 2 0 1 0 Arriva al CDI la prima RM completamente aperta L a continua innovazione delle tecnologie medicali e delle apparecchiature di Imaging che il Centro Diagnostico Italiano mette in atto, insieme alla alta competenza professionale degli Specialisti Radiologi, rappresenta forse il principale carattere distintivo della struttura al fine di garantire ai Pazienti la più elevata qualità della diagnosi, al pari del comfort e dell’attenzione ai bisogni individuali. In questa prospettiva si inserisce a pieno titolo la installazione della terza apparecchiatura di Risonanza Magnetica al Centro Diagnostico Italiano: si tratta di un magnete aperto superconduttivo di ultima generazione, ad elevato campo, pari ad 1 Tesla, con bobine dedicate ai vari distretti corporei, in grado di effettuare tutte le indagini diagnostiche di RM, comprese quelle riservate fino ad ora alle macchine più performanti, ma necessariamente chiuse, cioè caratterizzate dal classico “tubo” all’interno del quale si posiziona il Paziente. È il primo apparecchio di questo tipo installato a Milano e provincia. In questo nuovo modo di operare, vengono superati tutti i disagi connessi al trovarsi in uno spazio angusto, delimitato su tutti i lati, seppure aperto verso la testa e i piedi, con sensibili benefici per quelle categorie di persone che a vario titolo sono oggi nella impossibilità di essere sottoposte ad indagini di RM, o che presentano gravi difficoltà nel sopportare esami RM nella modalità convenzionale. Si tratta innanzitutto di persone giovani o anziane che, pur non mostrando vera claustrofobia, semplicemente soffrono il fastidio dello spazio ristretto, e che sovente non consentono acquisizioni perfette, a causa di movimenti involontari causati da ansia e stanchezza. Si tratta inoltre di Pazienti obesi, attualmente circa il 5% delle persone che richiedono una RM, e che quasi mai riescono a trovare una risposta adeguata alle loro necessità, a causa della impossibilità di entrare all’interno del magnete cilindrico, e di mantenere per il tempo necessario la posizione richiesta; si tratta naturalmente anche dei Pazienti “veri” claustrofobici, molto più numerosi di quanto si possa immaginare, che avranno a disposizione un apparecchio completamente aperto sui lati, con totale visione sia dell’ambiente in cui si trovano, sia su quanto avviene loro intorno, e con la possibilità di farsi accompagnare da una persona all’interno della sala, con cui dialogare ed essere rassicurati. Un’ulteriore possibilità offerta dalla nuova RM è quella di eseguire indagini su bambini anche molto piccoli: in questi frangenti, ed in assenza di controindicazioni, la mamma potrà entrare all’interno del magnete insieme al bambino, grazie anche ad un lettino estremamente ampio e mobile, e restare accanto al piccolo per tutta la durata dell’esame. La Risonanza Magnetica Aperta ad alto campo presenta anche alcuni vantaggi di tipo più tecnico, e dovuti alla configurazione fisica del magnete stesso. Infatti l’ampio spazio disponibile, compreso fra il lettino dove si trova il Paziente e la piastra sovrastante, unitamente al campo magnetico di 1 Tesla (10.000 gauss) a “vettore verticale”, consente alla persona di assumere posizioni e posture particolari, impossibili nelle apparecchiature chiuse, per poter effettuare indagini “speciali”. Fra queste, esami dinamici delle articolazioni durante il movimento, o esami in decubiti laterali. Di particolare interesse è l’uso della RMN aperta negli studi dinamici del pavimento pelvico, utili in tutti quei disordini di tipo funzionale della muscolatura pelvi-perineale, associati a sintomatologie non specifiche, quali stitichezza, incontinenza, dolori generici. La defeco-RM (studio delle strutture pelviche in apposito decubito durante i momenti della evacuazione), attraverso l’acquisizione di immagini con sequenze veloci sul piano sagittale, in una fase di riposo, una fase di ponzamento Dott. Sergio Papa Direttore Diagnostica per Immagini CDI Dott.ssa Deborah Fazzini Medico, specialista radiodiagnostica CDI Poliambulatorio Fisioterapia Day Surgery Cardiologia Risonanza Magnetica aperta ad alto campo, la prima a Milano e Provincia ed una fase di contrazione, permette di costruire una sequenza cine-dinamica del processo evacuativo, estremamente utile nella diagnosi delle patologie funzionali pelviche. Tale studio non richiede preliminare opacizzazione di organi con mezzo di contrasto, come negli studi radiologici convenzionali della pelvi, ed è di grandissimo ausilio nella diagnosi di prolasso vescicale o uterino e dell’enterocele, con o senza anomalie della motilità ano-rettale. In una parola, la defeco-RM con apparecchiatura aperta ad alto campo, ci permette di eseguire una indagine statica e dinamica della pelvi, studiando così la fisiologia o le anomalie morfo-funzionali degli organi principali in essa contenuti: rettosigma, utero, vescica, pavimento muscolare. ESAMI EFFETTUABILI articolazioni e tessuti molli neurologici (encefalo-colonna) body (addome, pelvi, mediastino, collo) vascolari body, neurologici e periferici RIDUZIONE DEL DISAGIO IN PERSONE ansiose claustrofobiche pazienti obesi pazienti in età pediatrica PRINCIPALI VANTAGGI TECNICO-PROFESSIONALI studio dinamico delle articolazioni posizionamento speciale del paziente per sequenze particolari studio dinamico della pelvi e defeco-RM Odontoiatria low cost? No grazie s o m m a r i o Periodico quadrimestrale - Pubblicazione registrata c/o Tribunale di Milano n. 41 del 25.01.1992 P 18 Quando il minor costo va a discapito della qualità CDI ambiente sicurezza e salute 3 Fitness & Prevention Chirurgia Videolaparoscopica Tonometria Arteriosa Per le Aziende Radiale Nuove prestazioni Un nuovo mezzo di rieducative 4 Una metodica ampiamente validata 5 screening per la prevenzione del rischio cardiovascolare 6 La promozione della salute nei luoghi di lavoro 7 2 Laboratorio Al CDI un nuovo test diagnostico che potrebbe rivoluzionare l’approccio clinico all’esofago di Barrett, una delle patologie più difficili da interpretare in ambito gastroenterologico I l test utilizza una FISH “computazionale” basata su un pannello di biomarkers Abbott interpretati dal microscopio automatizzato/ robotizzato Ikoniscope che, grazie ad un potente software basato su algoritmi che sfruttano i frattali, può analizzare fino a 175 vetrini alla volta e fino a 40000 cellule per paziente con una sensibilità mai raggiunta prima d’ora. Cerchiamo ora di inquadrare questo nuovo test nello scenario attuale della malattia di Barrett. L’adenocarcinoma esofageo è il tumore solido in più rapida crescita nei paesi occidentali. Le ragioni di questo aumento non sono facilmente interpretabili, ma la consapevolezza che l’Esofago di Barrett sia comunque una condizione pre-cancerosa fondamentale nella patogenesi della neoplasia ha attratto sempre più l’attenzione di clinici, patologi e patologi molecolari. La presenza di metaplasia intestinale “endoscopicamente visibile” nell’esofago nota con l’eponimo di “Esofago di Barrett”, dal nome del chirurgo inglese che descrisse questa condizione negli anni 50 dello scorso secolo, è divenuta da semplice cu- Immagine endoscopica dell’esofago di Barrett, la zona rossa che si estende a partire dal cardias. La biopsia ha mostrato una metaplasia intestinale Nuove applicazioni L’utilizzo della FISH associata a Ikoniscope nello studio dell’esofago di Barrett riosità anatomo-patologica, una condizione patologica di estremo interesse, proprio per il maggior rischio di degenerazione neoplastica ad essa associato. A tutt’oggi però, malgrado i numerosi studi e le ingenti risorse investite, ci sono più domande che risposte: il rischio di degenerazione neoplastica è stimato con una varianza molto elevata tra 30 e 150 volte la popolazione normale e non siamo ancora in grado di definire i co-fattori che contribuiscono all’attivazione del processo neoplastico, né sono stati individuati sicuri markers biomolecolari di neoplasia. Quello che è certo è che l’esofago di Barrett è caratterizzato da una fortissima instabilità genomica che ne condiziona la possibile evoluzione maligna. Come gran parte dei tumori la curabilità dell’adenocarcinoma dell’esofago è legata alla sua diagnosi precoce: quando il tumore è confinato all’esofago e prima che sia diventato una malattia sistemica, l’intervento chirurgico porta a guarigione quasi la totalità dei pazienti, se invece il tumore ha dato metastasi linfonodali, la sopravvivenza a 5 anni è intorno al 25-30%. Una rivoluzione concettuale alla diagnosi precoce dell’evolutività di una lesione precancerosa come l’esofago di Barrett è venuta da studi condotti negli ultimi dieci anni che hanno messo in evidenza come l’aneuploidia delle cellule dell’epitelio metaplastico e displasico sia da interpretarsi come la causa e non come l’effetto del processo carcinogenetico. Questo “caos” cromosomiale, innescato da fenomeni lesivi a carico del fuso mitotico che tendono ad amplificarsi nel tempo, è caratterizzato da una serie di anomalie che vanno dalla perdita di interi cromosomi, alla delezione di parti di cromosomi o dalla presenza di copie multiple di cromosomi. Questo tipo di manifestazioni trova nella FISH la metodologia elettiva per poter essere messe in evidenza. L’impiego della Fluorescence In Situ Hy- L a b o r at o r i o I N u o v i bridization (FISH) per la marcatura dei geni e quindi mappatura dei cromosomi risale agli anni ’90 e ha avuto un notevole impulso negli ultimi anni. La metodica è basata sull’ibridizzazione di sequenze target del DNA a filamento singolo con modelli complementari marcati (sonde) e consente la localizzazione di specifiche sequenze di DNA su uno specifico cromosoma, o regione di cromosoma, o “tipo” cellulare. La FISH riveste da anni un ruolo decisivo nell’individuare alterazioni genetiche nelle cellule epiteliali in degenerazione maligna di vari organi prima ancora dell’espressione fenotipica della loro malignità: l’aneuploidia infatti, in alcuni tumori epiteliali allo stadio iniziale, è sovente l’unica alterazione rilevabile. Ad esempio per ciò che riguarda l’epitelio vescicale, il 27% dei pazienti in monitoraggio per rischio di recidiva riceve un risultato positivo per FISH, senza alcuna altra evidenza laboratoristica o strumentale della presenza della patologia, ossia quando uroTAC, cistoscopia e citologia risultano ancora negative; nel 65% di questi casi, il carcinoma giunge alla diagnosi nell’arco di 29 mesi. Ciò dimostra chiaramente un notevole significato “anticipatorio” dell’indagine genetica. Finora, i fattori limitanti la diffusione su larga scala del test FISH sono stati diversi: in primo luogo la necessità di una lettura microscopica manuale costretta a basarsi su un numero limitato di osservazioni (solitamente 20-40 cellule scelte per la loro atipicità), l’impiego di personale esperto, la soggettività, i tempi di risposta più lunghi rispetto alla citologia tradizionale e l’aumento dei costi a causa della laboriosa analisi manuale. Recentemente, alla luce di nuove ricerche, è emersa l’importanza di estendere l’analisi genetica ad un considerevole numero di cellule non solo per aumentare la sensibilità del test, ma soprattutto per importanti valutazioni aggiuntive sull’in- chip, è possibile valutare non solo l’intolleranza alimentare verso 221 diversi alimenti, ma anche eseguire lo screening della celiachia mediante la ricerca degli anticorpi IgG antigliadina ed anti-transglutaminasi. Nonostante la miniaturizzazione del sistema, tutti i test sono analizzati in “doppio”, ovvero eseguiti due volte. Sono anche previsti controlli interni positivi Dott. Enzo Grossi Direttore Ricerca e Sviluppo CDI A B C Esempi di immagini digitali alla microscopia automatizzata di cellule epiteliali ottenute da brushing endoscopico esofageo e marcate con probes FISH. Cellula A: normale; Cellula B: delezione omozigote del cromosoma 9; cellula C: polisomia grave Bibliografia: · Brankley, et al. The Development of a FISH Assay for the Detection of Dysplasia and Adeno- carcinoma in Barrett´s Esophagus Journal of Molecular Diagnostics, Vol 8, No2, May 2006 · Fritcher EG, Brankley SM, Kipp BR, Voss JS, Campion MB, Morrison LE, Legator MS, Lutzke LS, Wang KK, Sebo TJ, Halling KC. A comparison of conventional cytology, DNA ploidy analysis, and fluorescence in situ hybridization for the detection of dysplasia and adenocarcinoma in patients with Barrett’s esophagus. Hum Pathol. 2008 Aug;39(8):1128-35. Aperture test Un test per le intolleranze alimentari e la celiachia Un nuovo test su microchip per le intolleranze alimentari e la celiachia. Il test è particolarmente innovativo in quanto, partendo da pochi microlitri di sangue, su un unico micro- vasività e l’aggressività del tumore. Per ciò che riguarda l’epitelio esofageo, grazie a studi condotti negli ultimi anni da gruppi internazionali, sono stati identificati quattro probes specifici per l’evoluzione maligna dell’epitelio metaplastico e displasico esofageo a carico del cromosoma 8, 9, 17, 20 (figura 1). Uno studio rigoroso pubblicato nel 2009 su Human Pathology da un gruppo guidato da Fritcher, ha permesso di validare l’uso di questi biomarkers nella identificazione della displasia grave e della degenerazione maligna associate all’esofago di Barrett. In questo studio la FISH ha dimostrato una sensibilità di gran lunga superiore alla citologia tradizionale nella diagnosi di displasia grave e di cancro esofageo (82% vs 45% e 100% vs 45% rispettivamente) avendo la istologia esofagea su biopsia come gold standard. I criteri per stabilire la positività alla FISH in un campione di brushing esofageo sono basati su concetti statistici precisi: una percentuale critica di cellule campionate (almeno 100) deve mostrare tetrasomia o polisomia ad uno o più dei biomarkers FISH. La polisomia è risultata predittiva di evoluzione a cancro esofageo nell’arco di 6 mesi. Ciò implica necessariamente l’utilizzo di sistemi di microscopia automatizzata in grado di scansionare sul vetrino un numero sufficientemente alto di cellule con conservazione dell’immagine digitale dei targets evidenziati per una eventuale revisione da parte dell’operatore. Questo nuovo approccio metodologico e tecnologico potrebbe permettere nel prossimo futuro una applicazione della metodica su larga scala per programmi di monitoraggio più efficaci della malattia di Barrett e per una vera e propria rinascita del brushing esofageo. Laboratorio a Cernusco e negativi, per cui i campioni vengono analizzati per ben tre volte. In tal modo il test risulta efficiente ed affidabile riducendo al minimo la possibilità di ottenere risultati falsamente positivi o negativi. A partire da questo autunno, la sede di CMC Cernusco Medical Center, società del gruppo CDI situata a Cernusco in via Torino 8, si ingrandisce: al poliambulatorio si aggiunge infatti un Laboratorio Bionics con annesso Punto Prelievi dove, in regime di solvenza e in convenzione con Fondi assicurativi, è possibile eseguire oltre 500 analisi di laboratorio. 3 Odontoiatria I l mercato odontoiatrico italiano è attualmente oggetto di un attacco da parte di operatori sanitari, italiani e stranieri, che utilizzano strategie di marketing molto aggressive, proponendo denti bianchi, belli, nuovi e “vitali” a basso costo, oltre che ovviamente a tariffe agevolate. Se da un lato la richiesta e l’esigenza di salute odontoiatrica da parte dei cittadini sono cresciute negli anni, dall’altro la crisi economica che colpisce le nostre famiglie impone attenzione a tutte le spese, comprese quelle delle cure odontoiatriche che appaiono spesso onerose. Ma, tralasciando i recenti eventi di cronaca che hanno mostrato come alcune di queste organizzazioni a finalità odontoiatrica abbiano semplicemente finalità di truffa (“incasso gli anticipi sulle cure e fuggo”), è realmente possibile una “odontoiatria low cost” nella nostra società? Ammesso che la risposta sia affermativa, a quale “costo” – per usare un gioco di parole – è possibile praticare una odontoiatria “low cost” ? Se vogliamo ridurre le tariffe di un servizio o di un prodotto, dobbiamo rinunciare a qualcosa oppure migliorare l’efficienza rendendo i costi più ergonomici (per esempio realizzare una “economia di scala” effettuando un alto numero di prestazioni). Certamente quest’ultima opzione è possibile, soprattutto per organizzazioni e strutture di maggiori dimensioni che possono ottimizzare alcuni oneri fissi come quelli amministrativi e gestionali oppure ottenere maggiori agevolazioni dai propri fornitori, mentre di contro rimangono svantaggiati gli studi odontoiatrici più piccoli. Tuttavia, la maggior parte dei costi, che permettono di fornire una prestazione odontoiatrica di qualità, sono scarsamente o per nulla comprimibili. In altri termini, analogamente ad altre attività sanitarie, alla diminuzione del prezzo si associa la necessità di ridurre le valenze positive della prestazione Odontoiatria low cost? No grazie stessa. Tra i driver di costo “vivo” che qualificano una prestazione odontoiatrica, è possibile identificarne almeno tre: l’operatore sanitario, i materiali e la tecnologia, l’organizzazione e il servizio. È mia opinione che l’operatore determini il principale “valore” di tutte le prestazioni sanitarie. Evidentemente, l’impiego di giovani odontoiatri provvisti di scarsa esperienza professionale o dalla formazione ancora accademica permette di ridurre i costi, ma aumenta il rischio legato all’elemento umano. Oltre ad un servizio probabilmente di maggior durata nel tempo, un professionista qualificato garantisce anche una sicurezza circa il controllo di tutto il cavo orale (compresa la prevenzione e la diagnosi precoce di tumori tutt’altro che rari in bocca). A fugare il dubbio che gli oneri del personale possano essere ridotti senza impattare sulla qualità, si consideri che lo stereotipo del “dentista ricco” è ormai un ricordo del passato, essendo il compenso dell’odontoiatra allineato a quello di molte altre attività medico-sanitarie. I materiali e le tecnologie incidono molto sui costi, ma l’uso di materiali moderni provvisti di caratteristiche di biocompatibilità, durata, precisione ed estetica – nonché le idonee apparecchiature biomediche che ne permettono l’applicazione – ha rappresentato uno dei maggiori avanzamenti dell’odontoiatria moderna. Si pensi per esempio agli impianti endo-ossei che oggi sono largamente utilizzati per la cura delle edentulie, venendo inseriti nelle ossa mascellari al fine di sostituire i denti mancanti. Ma chi di noi vorrebbe che nel proprio osso fosse inserito un impianto “low cost”, scarsamente testato dal punto di vista clinico, che potrebbe dare problemi nell’arco di qualche anno? Infine esistono i costi dell’organizzazione e del servizio fra i quali alcuni rivestono una valenza non soltanto formale (tempi di attesa, cortesia, efficienza e trasparenza nelle informazioni e nella contabilità, disponibilità a gestire le urgenze, etc), ma anche strettamente igienico-sanitaria. Prendiamo come esempio la gestione dei processi di igiene e sterilizzazione: l’odontoiatria è una at- Imaging Quando il minor costo va a discapito della qualità tività ad alto rischio infettivo (si pensi ai virus dell’HIV o dell’epatite) e il rispetto di protocolli di igiene e sterilizzazione deve essere stringente, obbligatorio e monitorato. La presenza costante di un assistente alla poltrona, l’uso di idonei agenti chimici e apparecchiature per la decontaminazione, disinfezione e sterilizzazione degli strumenti e degli ambienti, la formazione e l’aggiornamento del personale preposto, la verifica costante degli aspetti microbiologici costituiscono soltanto alcuni aspetti del “costoso” processo. È concepibile in una società moderna accettare il rischio di trasmettere una infezione virale ad un paziente per abbracciare la filosofia del “low cost”? Noi del CDI riteniamo che si debba fare il possibile per venire incontro al paziente – anche sotto il profilo economico – ma mai nel caso che questo dovesse arrecargli un danno. Prof. Andrea Casasco Direttore Sanitario CDI Professore Ordinario dell’Università di Pavia Formazione I ECM C DI R h o I I m a g i n g I corsi di ottobre Nuove prestazioni a Rho Il Centro Diagnostico Italiano organizza per il mese di ottobre due corsi di Educazione Continua in Medicina. Il primo, riservato a medici e fisioterapisti, in programma per sabato 9 otto- bre, sarà dedicato all“Ottimizzazione delle strategie funzionali chirurgiche e riabilitative nelle patologie del ginocchio”. Responsabile del corso è la dott.ssa Claudia Brignani, medico fisiatra coordinatore del Centro di Fisioterapia e Riabilitazione CDI di via Saint Bon 36. Il secondo incontro, per cui sono stati richiesti i crediti ECM per la categoria medico, si svolgerà martedì 12 ottobre. Il tema è “Il forame ovale pervio nella pratica clinica”. Responsabile del corso, il dott. Riccardo Bigi, coordinatore Cardiologia CDI. Entrambi i corsi avranno luogo a Milano, presso la Sala Congressi di via Saint Bon 20. Per maggiori informazioni: www.cdi.it CDI Rho si allarga: la struttura, situata in via Magenta 41 all’interno del Centro Commerciale La Stazione, amplia i propri spazi, inserendo nuove apparecchiature di diagnostica per immagini. Dall’autunno, infatti, sarà possibile eseguire, in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, anche radiografie del torace di routine; dei tessuti molli della faccia, del capo e del collo; della colonna cervicale; della colonna toracica (dorsale); della colonna lombosacrale; assiale della rotula; bilaterale di coste, clavicola; monolaterale di coste, sterno, clavicola; di spalla, braccio, toraco-brachiale; di gomito, avambraccio; di polso, mano; di bacino, anca; di femore, ginocchio, gamba; di caviglia, piede. 4 Fisioterapia Nuovi servizi Fitness & Prevention A un anno dall’apertura, il Centro di fisioterapia si è arricchito di prestazioni rieducative e attrezzature tecnologiche sempre più all’avanguardia, tra cui, unico a Milano, il Crosystem I l Centro di fisioterapia e riabilitazione del CDI ha realizzato un nuovo servizio denominato FITNESS & PREVENTION. La costante presenza del terapista della riabilitazione che opera in rapporto “one to one” con il paziente ha lo scopo di ricercare e risolvere problematiche che vanno dalla semplice sedentarietà al riequilibrio posturale, al miglioramento di sindromi metaboliche (diabete, ipertensione, sovrappeso). Nascendo in un contesto di prevenzione e salute, il servizio intende fornire le adeguate strategie per prevenire mal di schiena e vizi posturali con adeguate metodiche di lavoro muscolare, esercizi di allungamento e di Core Stability in un ambito che possiamo definire allenamento funzionale personalizzato. Attualmente gli interventi terapeutici porgono attenzione a disturbi funzionali e alla sintomatologia dolorosa associata. Obbiettivo di questo programma rieducativo personalizzato è quello di concentrarsi sulla prevenzione, interve- nendo quindi sulla malattia ancora prima che si manifesti, non solo attraverso il monitoraggio diagnostico, ma anche agendo sugli stili di vita. L’attività fisica a qualunque livello deve essere prima preceduta da preparazione adeguata per poterla affrontare in condizioni fisiche e mentali ottimali. Ecco quindi come si struttura il servizio di Fitness & Prevention: · la prima seduta (1h con il fisioterapista/ personal trainer) comprende: valutazione con anamnesi (abitudini di vita e alimentari, eventuali patologie pregresse o in atto), valutazione posturale, test di allenamento, obbiettivi da raggiungere e impostazione del programma; · le sedute successive vengono di volta in volta adattate e adeguate al paziente: allenamento (cardiofitness, tonificazione), correzioni posturali, riequilibrio delle catene muscolari ecc. Il training viene poi completato da suggerimenti alimentari. Il programma prevede 2 sedute settimanali per un periodo variabile a seconda F i s i o t e r ap i a I N u o v e La Tecarterapia® Uno strumento fondamentale nel completamento del trattamento riabilitativo è la Tecarterapia®, una tecnologia brevettata che sfrutta una radiofrequenza a bassa intensità (0,485Mhz) per agire, non in maniera invasiva, stimolando energia direttamente dall’interno dei tessuti e incrementando l’attivazione dei normali processi cellulari. I trattamenti di Tecarterapia®, opportunamente modulati dall’operatore, delle problematiche fisiche di ciascuno, al fine di una migliore gestione della propria salute con miglioramento della mobilità e resistenza muscolare. Al termine del programma, che si avvale della costante supervisione medica fisiatrica, segue una valutazione conclusiva per verificare il raggiungimento degli obbiettivi. Tra le novità a Milano il servizio di fisioterapia ha da poco acquisito il CROSYSTEM, un apparecchio che, attraverso l’emissione di una stimolazione meccanica di tipo vibratorio, aumenta marcatamente e persistentemente il controllo motorio agendo sulle reti nervose di controllo articolare. Il trattamento, sia per gli effetti che per la sua non invasività, appare potenzialmente indicato non solo per i soggetti sani in cui aumentare il controllo propiocettivo, o in pazienti da riabilitare per recuperare il giusto assetto articolare, ma anche nei casi in cui la stiffness è tipicamente alterata come nelle forme di spasticità. stenza, potenza, stabilità senza caricare le articolazioni. Quindi senza causare dolore. Questa preparazione (basata soprattutto sui quadricipiti e glutei) predispone il soggetto ad affrontare esercizi mirati, a ridurre significativamente la dolorabilità da artrosi e artriti. Il Crosystem è quindi particolarmente indicato per: · preparazione sportiva: il marcato aumento di resistenza alla fatica e di potenza offre al soggetto che desidera ottenere rapidamente ed efficacemente risultati nel training la possibilità di cambiare visibilmente i risultati del lavoro in palestra; · recupero muscolare dopo interventi chirurgici (recupero del quadricipite dopo interventi di meniscectomia, ricostruzione legamenti) Dott.ssa Claudia Brignani Medico fisiatra, coordinatore Centro di Fisioterapia e Riabilitazione CDI C DI C a i r o l i I N o v i t à tecnologie possono produrre all’interno dei tessuti tre tipologie diverse di reazioni: incremento del microcircolo, vasodilatazione e incremento della temperatura. Tali reazioni permettono di ottenere risultati immediati in individui con problematiche muscolari, articolari e osteoarticolari, sia di natura acuta che cronica, ma anche di ripristinare condizioni psicofisiche adeguate in organismi sottoposti quotidianamente a stress di natura fisica (es: pesantezza arti inferiori). Nata e sviluppata nell’ambito dello sport professionistico per soddisfare l’esigenza di risultati veloci e di tempi di recupero sempre più rapidi, la Tecarterapia® rappresenta un valido supporto in altri ambiti della medicina, dalla flebo linfologia alla In particolare appaiono rilevanti la rapidità d’azione (gli stessi risultati se ottenibili, si raggiungono con molte settimane di training tradizionale) e la totale assenza di carico sulle strutture scheletriche. L’applicazione del protocollo consta di 3 applicazioni di 30 minuti ciascuna al giorno per 3 giorni consecutivi. Ogni applicazione è separata da 30-60 secondi di rilassamento muscolare e sospensione dello stimolo vibratorio. Questa vibrazione selettiva va del tutto distinta dalla whole body vibration delle pedane vibranti. Queste ultime generano infatti una vibrazione che invade tutto il corpo e la polemica sui rischi per le articolazioni è molto accesa. Quindi il Crosystem in alcune applicazioni non ha competitors: -riabilitazione neurologica: aiuta a regolare il tono muscolare -riabilitazione dell’anziano: gli over 65 sono spesso soggetti che “dovrebbero muoversi, ma se si muovono è peggio”. Il crosystem consente loro di dare resi- reumatologia, alla terapia del dolore, alla medicina estetica, senza trascurare il campo del benessere. Adottata da atleti e federazioni sportive di primo livello è uno strumento fondamentale anche in termini di prevenzione, rendendo l’organismo meno soggetto a patologie e infortuni. Gli effetti derivanti, validati da numerosi studi scientifici, sono riscontrabili già a partire dalla prima seduta e il trattamento completo, accompagnato dall’utilizzo di prodotti quali la crema dermoattivante e le quintessenze, risulta estremamente piacevole per il paziente, contribuendo a generare uno stato di benessere complessivo. La nuova Fisioterapia Il CDI Cairoli sta cambiando. Nell’ottica del rinnovamento e soprattutto della modernizzazione delle possibilità riabilitative, da settembre si è dotato il reparto di una palestra, attrezzata con le attrezzature più moderne, in modo tale da consentire al paziente di effettuare un percorso terapeutico completo. Da luglio è stata anche inserita la Tecarterapia®, una metodologia scientifica d’avanguardia, capace di ridurre velocemente la sintomatologia dolorosa, consentendo tempi di recupero ridotti grazie a un’azione profonda e localizzata. L’integrazione tra le molteplici possibilità riabilitative già presenti (ultrasuonoterapia, laserterapia, elettroterapia antalgica e di rinforzo, radarterapia, magnetoterapia e massoterapia) e le innovative possibilità di riabilitazione date dai nuovi ambienti e dalla Tecarterapia® permetterà di ridurre notevolmente i tempi di recupero, sempre nell’ottica di garantire al nostro paziente il massimo risultato nel più breve tempo possibile. Dott.ssa Roberta Daccò Responsabile operativo Cdi Cairoli, Cdi Largo Augusto 5 Chirurgia Laparoscopica La chirurgia videolaparoscopica nel trattamento chirurgico del cancro del colon-retto Una metodica ampiamente validata della letteratura internazionale L a Chirurgia resettiva colorettale costituisce uno degli interventi maggiormente eseguiti nell’ambito della Chirurgia Generale. L’introduzione e la validazione della metodica laparoscopica in questo settore chirurgico sono avvenute solo dopo l’analisi dei dati ottenuti in seguito ad importanti studi randomizzati multicentrici, pubblicati sulle riviste scientifiche più prestigiose. I dati in letteratura I primi interventi di resezione colica laparoscopica risalgono ai primi anni novanta, ma la valutazione formale della procedura è iniziata solo nel decennio successivo. Agli inizi dell’esperienza con la chirurgia laparoscopica del colon si è assistito ad atipiche recidive tumorali nei siti di introduzione dei trocars, complicanza peculiare della tecnica laparoscopica (Berends FJ, Lancet 1994 e Vakusin P, Dis Colon Rectum 1996). Pertanto, alla fine degli anni novanta ci si è trovati di fronte a dati contrastanti in letteratura, che suggerivano da un lato dei vantaggi legati all’applicazione della Laparoscopia nella chirurgia del colon-retto (in termini di minor trauma chirurgico, diminuzione delle complicanze peri-operatorie, e più veloci tempi di convalescenza postoperatori), e dall’altro ponevano il sospetto sia di una non completa radicalità oncologica, sia di una predisposizione all’insorgenza di metastasi a livello degli accessi dei trocars sulla parete addominale. Per fare chiarezza su queste dibattute tesi, sono stati progettati dei trials randomizzati e multicentrici, pubblicati sulle riviste scientifiche più prestigiose. Il primo lavoro da segnalare è uno studio spagnolo, pubblicato da Lacy AM et al, apparso su Lancet 2002;359:2224-29 e pianificato in funzione della mancanza in letteratura di studi comparativi tra Laparoscopia e tecnica Open, in termini di analisi dei dati di sopravvivenza e di recidiva del tumore. Questo studio, monocentrico e randomizzato, presenta come end-point primario la sopravvivenza correlata al tumore, ed è stato costruito con un’analisi “Intention-to-treat”. Dei 219 pazienti arruolati, 111 sono stati sottoposti a resezione laparoscopica, 108 a resezione laparotomia classica. I dati hanno dimostrato numerosi vantaggi per i pazienti sottoposti a resezione colica laparoscopica. In particolare, una più veloce: convalescenza (p=0.001), ripresa della peristalsi (p=0.001) e dell’alimentazione per os (p=0.001) e un minor periodo di degenza ospedaliera (p=0.005). Anche i dati di morbilità hanno registrato un vantaggio per il gruppo laparoscopico (p=0.001), mentre non si sono registrate differenze significative per quanto attiene la mortalità perioperatoria. La sopravvivenza in relazione al tumore è risultata maggiore per il gruppo laparoscopico (p=0.02). Le conclusioni dello studio hanno portato gli autori ad affermare che la tecnica laparoscopica applicata al trattamento chirurgico resettivo del cancro del colon è risultata più efficace nei confronti della tecnica laparotomica in termini di morbilità, degenza ospedaliera, recidiva tumorale, e sopravvivenza correlata al tumore. Successivamente allo studio di Lacy è apparso in letteratura un altro importante lavoro, The Clinical Outcomes of Surgical Therapy Study Group (Nelson H et al, N Engl J Med 2004;350:20509), costituito da un trial multicentrico randomizzato e controllato, coinvolgente 48 Istituti Clinici e 872 pazienti, di cui 432 sottoposti a resezione laparotomia e 433 a trattamento laparoscopico. Il tasso di recidiva tumorale e i dati sopravvivenza, sempre a 3 anni dall’intervento (end-point primario) non hanno documentato differenze significative nei 2 gruppi. Di contro, si è confermata una più veloce ripresa post-operatoria per i pazienti sottoposti a laparoscopia. Il terzo autorevole studio è quello in- glese definito “MRT CLASICC trial”, pubblicato su Lancet 2005;365:171826. Questo studio è stato disegnato, come i due precedenti, con un’analisi “Intention-to-treat” e si è proposto come end-points primari a breve termine i margini di resezione circonferenziali e longitudinali, la proporzione di stadio Dukes C2 nei 2 gruppi e la mortalità ospedaliera, mentre gli end-points secondari sono stati il tasso di complicanze, la qualità della vita e il numero di trasfusioni di emoderivati. La caratteristica peculiare di questo studio è stata l’estensione dell’analisi anche ai pazienti affetti da cancro del retto. Il gruppo laparotomico era costituito da 253 pazienti, mentre quello laparoscopico da 484. Le conversioni da laparoscopia a laparotomia sono state 143 (29%). L’analisi degli end-points ha documentato che non sono state riscontrate differenze significative nei 2 gruppi per quanto attiene la radicalità oncologica sui margini di resezioni, ad eccezione dei pazienti sottoposti a resezione anteriore del retto per via laparoscopica (che hanno presentato una superiore percentuale di non completa radicalità oncologica, sebbene il dato non abbia raggiunto la significatività statistica). La proporzione dei pazienti allo stadio Dukes C2 non è risultata statisticamente differente nei 2 gruppi. La linfoadenectomia è risultata adeguata in entrambi i gruppi di pazienti. Il tasso di mortalità ospedaliera è risul- Day Surgery tato non statisticamente significativo nei 2 gruppi (4% nel gruppo laparoscopico, 5% in quello laparotomico). La lunghezza dell’incisione chirurgica è risultata inferiore nel gruppo laparoscopico, la durata dell’intervento chirurgico minore in quello laparotomico. I tempi di ripresa della canalizzazione e dell’alimentazione per os sono risultati paragonabili nei pazienti dei tre gruppi. Il tempo di degenza mediano è risultato maggiore di 2 giorni nei pazienti sottoposti a laparotomia, mentre nei pazienti sottoposti a conversione la degenza si è estesa fino a 2 settimane. Un dato interessante da sottolineare è stato il riscontro che il gruppo laparoscopico ha presentato circa il 10% in più di asportazione totale del mesoretto (TME). Le cause di conversione più frequenti sono risultate: fissità del tumore, difficoltà di asportazione del tumore, non sicurezza nella radicalità chiurgica, obesità. Il tasso di conversione è diminuito negli anni, essendo del 38% al primo anno, con calo al 16% dopo 6 anni. Non sono state osservate differenze in termini di tasso di complicanze intraoperatorie tra i 2 gruppi. Le complicanze più comunemente osservate sono state il sanguinamento intraoperatorio, lo scompenso cardiaco e le aritmie. Le infezioni respiratorie sono risultate più frequenti nel gruppo laparoscopico. Non si sono osservate differenze significative nel tasso di trasfusioni di emoderivati tra i 2 gruppi nei primi 7 giorni di degenza. La conclusione di questa dettagliata analisi dei dati di letteratura ci porta ad affermare che allo stato attuale non sono state osservate differenze nei pazienti sottoposti a resezione colorettale laparoscopica nei confronti di quelli sottoposti a resezione laparotomica in termini di radicalità dell’intervento, asportazione linfonodale, end-points a breve termine e fino a 3 anni, e per quanto attiene alla qualità della vita. Sembra, invece, tecnicamente meglio eseguibile la TME in Laparoscopia. Le conversioni da laparoscopia a laparotomia sono più frequenti nei pazienti affetti da cancro del retto, ed in questo sottogruppo di pazienti il tasso di complicanze si presenta superiore agli altri gruppi. In particolare sembrerebbe evidente la presenza di controindicazioni della tecnica laparoscopica nel trattamento del cancro del colon-retto in caso di obesità, invasione degli organi adiacenti agli esami strumentali preoperatori, occlusione intestinale, metastasi a distanza, localizzazione a livello del colon traverso. Dott. Federico Callioni Medico chirurgo, Chirurgia generale CDI 6 Poliambulatorio Cardiologia Tonometria Arteriosa Radiale Un nuovo mezzo di screening per la stima del rischio cardiovascolare L’EIEZIONE DEL VENTRICOLO SINISTRO GENERA UN’ONDA DI POLSO CHE VIENE PROPAGATA LUNGO L’ALBERO ARTERIOSO L a pulsatilità delle arterie do la funzione della pompa cardiaca un ulteriore aumento della pressione L’eiezione del ventricolo sinistro genera un’onda di polso che risulta influenzata da e permettendo un adeguato flusso di di picco, chiamato Augmentation inviene propagata lungo l ’ albero arterioso numerosi fattori funzionali (funzione sangue agli organi periferici. È questo dex (Aix). L’effetto dell’onda riflessa di pompa del cuore, distensibilità delle il meccanismo per cui l’attività pulsatisull’onda incidente a livello dell’aorta Sangue = fluido incomprimibile Propagazione dell’onda grandi arterie, frequenza cardiaca, at- le di pompa del cuore si traduce in un ascendente viene espressa quindi come lungo la parete arteriosa Arterie = condotto elastico tività del sistema nervoso autonomo, flusso continuo nell’albero circolatoAix ed è una misura del carico addiziomediatori ormonali) e strutturali della rio. Quando la distensibilità dei vasi di nale a cui il ventricolo sinistro è sottoparete arteriosa. Relativamente a questi conduttanza viene compromessa, si veposto a causa dell’onda di riflessione. ultimi, esiste dall’aorta ai vasi periferici rificano due situazioni negative: da un L’Aix può essere calcolato in valori una progressiva inversione del rapporto lato, la ridotta capacità dell’arteria di percentuali come la differenza (DP) fra tra fibre elastiche e collagene, essendo ammortizzare il flusso di sangue emesso il picco di pressione tardivo o massima le prime predominanti a livello dei va- ad ogni sistole dal cuore si traduce in un pressione sistolica (P2) e quello precoSISTOLE si centrali di conduttanza e le seconde aumento della velocità di trasmissione ce (P1) rapportato alla pressione diffea livello dei vasi periferici. Numerosi dell’onda di pressione in periferia, con renziale (PP) (Figura 3). Nel contempo studi clinici hanno dimostrato che con conseguente aumento di carico di lal’aumento della rigidità aortica deterLV l’aumentare dell’età e con l’esposizione voro per il cuore ed incremento della mina una riduzione dell’onda riflessa ai fattori di rischio cardiovascolari si pressione arteriosa sistolica; dall’aldurante la diastole, causando una più Figura 1 verifica una progressiva compromis- tro, lo scarso ritorno elastico dell’aorripida inclinazione del profilo diastolivalidato, la pressione arteriosa centrale co (Figura 4). sione delle caratteristiche elastiche dei ta e delle grandi arterie riduce i valori sfavorevole prognosi cardiovascolare. SINISTRO GENERA UN’ONDA DI POLSO e la pressione media aortica centrale sia In considerazione della non invasività, Nella pratica clinica, la rigidità aortivasi arteriosi e un aumento della rigididella pressione arteriosa diastolica, con O L’ALBERO ARTERIOSO tà vascolare che può favorire lo sviluppo conseguente riduzione della pressione di ca e la riduzione della sua distensibilità sistolica che diastolica. della semplicità d’uso e della possibiliLa morfologia dell’onda sfigmica essere stimate non invasivae l’evoluzione delle malattie cardiova- perfusione delle arterie coronarie che, a possono tà di monitorare nel tempo i parametriDELL’ON IMPATTO DELL’ONDA PRECOCE DI RIFLESSIONE MORFOLOGIA L’EIEZIONE DEL VENTRICOLO SINISTRO GENERA UN’ONDA DI POLS gazione dell’onda scolari. L’aorta, la più importante ar- causa della compressione subita durante mente, in maniera indiretta, mediante aortica, ottenuta mediante tonome- esaminati, la tonometria si propone la parete arteriosa CHE VIENE PROPAGATA LUNGO L’ALBERO ARTERIOSO (mmHg) dell’onda di polso (Pulse AORTICAtro (Figura 3), deriva dalla risultante teria di conduttanza, ha la funzione di la contrazione cardiaca in sistole, trova- la valutazione non solo come strumento diagnostico 150 accogliere la gittata sistolica del cuore no proprio nella fase diastolica la loro Pressure) e l’Augmentation index (Aix) dell’onda anterograda proveniente dal ma anche come valido ausilio per guiSangue = fluido incomprimibile Propagazione dell’onda cuore Arterie (incident wave elastico o P1 height) e lungodare in maniera diretta, mediante la va- Incremento e di propagarla come onda sfigmica in unica fase di riempimento (perfusione). ed, 140 mirate strategie di intervento tela parete arteriosa = condotto della pressione SP in molteplici differenziale centrale periferia durante la diastole (Figura 1). Un aumento di rigidità della parete lutazione della velocità di propagazione dall’onda retrograda riflessa (reflected rapeutico e di prevenzione 130 P1 Infatti, grazie alle caratteristiche di di- aortica produce un sovraccarico pres- dell’onda di polso (PWV= Pulse Wave wave o DP). Quest’ultima è costituita situazioni cliniche fra cui l’ipertensione Aumento del carico sul Vsx dal sommarsi dell’onda di restituzione arteriosa, il diabete mellito, la sindrostensibilità di tale vaso, solo il 35-40% sorio sul ventricolo sinistro che ne ge- Velocity). 120 Entrambi questi indici sono della gittata sistolica (ossia del sangue nera di conseguenza ipertrofia (ossia facilmente rilevabili mediante la tecnica elastica dell’energia assorbita dall’aorta me metabolica, le dislipidemie e tutte le SISTOLE 110 durante la sistole e dall’onda retrogra- condizioni di aumentato rischio cardioespulso dal cuore durante la sua contra- aumento di spessore parietale) e, nel della Tonometria Arteriosa Radiale. Riduzione della pressione di in diastole da riflessa di flusso proveniente dai vasi vascolare. PRESSIONE è un apparecchio sem- perfusionecoronarica zione, la sistole appunto) raggiunge la tempo, ridotta efficienza contrattile ll tonometro 100 (mmHg) SISTOLE periferia, mentre la rimanente frazione (insufficienza cardiaca). Dal canto suo, plice, maneggevole e non invasivo, periferici di resistenza. In presenza di 90 viene per così dire “incamerata” dalla la riduzione della pressione diastolica che permette di rilevare la pressione rigidità aortica si assiste da una parte 80 comprimendo un’arteria suad un aumento della velocità con la Dott. Riccardo Bigi sua capacità elastica. Al richiudersi del- facilita la comparsa di ischemia mio- di polso la valvola aortica alla fine della sistole, cardica per la ridotta perfusione dei vasi perficiale, quale quella radiale, sulle quale viene raggiunto il picco pressorioLV Dipartimento di Scienze 70 DP il sangue continua ad essere sospinto coronarici. Risulta chiaro, quindi, co- strutture ossee sottostanti (Figura 2). sistolico, dall’altra, il ritorno anticipa- Cardiovascolari T0 T1 T2 Insic DI RIFLESSIONE MORFOLOGIA DELL’ONDA DI viene POLSO to dell’onda riflessa verso il ventricolo essa poi derivata, mediante un verso la periferia grazie al ritorno ela- me le conseguenze di un’aumentata rigi- Da (msec) Università di Milano, ED 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 sinistro, ancora in sistole, determina Coordinatore Cardiologia CDI stico della parete aortica completan- dità arteriosa possano associarsi ad una algoritmo incorporato TEMPO (m SISTOLE in un software DIASTOLE IMPATTO DELL’ONDA PRECOCE DI RIFLESSIONE Morfologia dell’onda di polso Impatto dell’onda precoce di riflessione (mmHg) 150 mento della pressione enziale centrale SP AORTICA 140 P1 Incremento della pressione differenziale centrale 130 nto del carico sul Vsx Aumento del carico sul Vsx 120 one della pressione di sionecoronarica in diastole 110 Riduzione della pressione di perfusionecoronarica in diastole Alx=( P/PP)x100 PRESSIONE (mmHg) 100 90 80 70 DP T0 T2 Insicura (msec) 0 ED 0 600 700 800 900 1000 Figura 3 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 SISTOLE TEMPO (msec) DIASTOLE Figura 2 T1 Figura 4 DIASTOLE 7 Ambiente Sicurezza e Salute L a promozione della salute nei luoghi di lavoro è una strategia imprenditoriale moderna che mira ad evitare le malattie sul posto di lavoro (compresi gli infortuni e lo stress), nonché a rafforzare la salute e a migliorare il benessere. Sulla base della prevenzione sanitaria obbligatoria e della protezione della salute, la promozione posa le sue fondamenta su tre direttrici: Rafforzare le competenze dei lavoratori mediante la formazione continua. Favorire la partecipazione continua dei lavoratori in merito alla tematica. Migliorare costantemente l’organizzazione e le condizioni di lavoro. Lavoratori sani in un’impresa sana Il successo di un’impresa dipende dalle qualifiche,dalla motivazione e dalla salute dei suoi collaboratori. La promozione della salute nei luoghi di lavoro, ha un ruolo decisivo nel preparare l’impresa a questa sfida: infatti una società attiva in tale settore consente di rafforzare la capacità produttiva dei lavoratori, dimostrando, questi ultimi, anche una maggior lealtà nei confronti dell’azienda stessa. Il Network Europeo per la promozione della salute nei luoghi di lavoro, si prefigge di contribuire, grazie agli sforzi congiunti dei suoi membri e dei suoi partner, al miglioramento della salute e del benessere, nonché alla riduzione dell’impatto sulla forza lavoro europea delle malattie lavoro-correlate. Lo sviluppo e la realizzazione di nuove idee per prodotti, servizi e processi, combinate con l’adozione di nuove pratiche di lavoro, sono elementi essenziali di una crescita sostenuta delle aziende e di un loro maggior vantaggio competitivo. È necessario, tuttavia, sviluppare un modello per le imprese che si basi su dati affidabili e validi. L’O.M.S. definisce La promozione della salute nei luoghi di lavoro Un ambiente di lavoro sano, un valore sia per i dipendenti che per i datori di lavoro la salute mentale come “una condizione di benessere in cui l’individuo realizza il proprio potenziale, è in grado di gestire lo stress quotidiano, riesce a condurre un lavoro produttivo e appagante, e a fornire un proprio contributo alla comunità di appartenenza”. Un ambiente di lavoro sano è un valore sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. La salute mentale della persona è infatti un fattore determinante per la sua salute fisica e per lo sviluppo delle sue competenze professionali e le sue capacità personali. I problemi di salute mentale possono colpire chiunque, di qualunque età ed estrazione sociale ma gran parte delle persone afflitte da questo problema possono guarire, se ricevono il necessario sostegno. La campagna informativa, peraltro resa obbligatoria dal D.L. 81/08, che ha individuato un nuovo rischio cioè lo stress lavoro correlato, si prefigge di: Promuovere la salute mentale nei luoghi di lavoro. Comprendere e prevenire fattori che generano stress e problemi di salute aziendale. Offrire un supporto ai dipendenti che hanno problemi legati alla loro salute mentale. Sviluppare politiche efficaci volte al reinserimento e/o all’impiego di chi è affetto da problemi psichici. In questa direzione il CDI con la sua divisione di Medicina del Lavoro, of- fre supporti operativi per le Aziende che vanno dalla produzione del Documento di valutazione dello stress lavoro correlato, che viene sviluppato dai Medici Competenti in collaborazione con il settore Risorse Umane dell’Azienda interessata, e da Professionisti Psicologi che intervengono quando i risultati del Documento ne richiedano l’intervento. Migliorando il benessere e la salute dei lavoratori, si producono numerose conseguenze positive, quali un avvicendamento di personale e meno assenteismo, motivazione e produttività maggiori, miglioramento dell’immagine del Datore di Lavoro riconosciuto c o m e propositivo al benessere del personale. La Promozione della salute Aziende nei luoghi di lavoro in genere interessa varie tematiche e spesso nella pratica è strettamente connessa alla valutazione del rischio. Tra alcuni aspetti della promozione si annoverano i seguenti: Partecipazione dei lavoratori al processo di miglioramento dell’organizzazione del lavoro. Partecipazione attiva e consultazione dei lavoratori dipendenti nel miglioramento del proprio ambiente di lavoro. Adozione di ogni misura volta a migliorare il benessere dei lavoratori, consentendo ad esempio orari di lavoro flessibili o il lavoro a domicilio. Sollevare il problema di un’alimentazione sana sul lavoro, offrire informazioni su alimentazione idonea nelle mense aziendali. Sensibilizzare il problema del fumo, proibendolo come prevede la legge nei luoghi di lavoro e offrendo la possibilità di partecipare gratuitamente ai programmi di abbandono del fumo. Promozione della salute mentale offrendo corsi per dirigenti su come gestire stress e tensione all’interno del proprio gruppo, offrendo a tutti i lavoratori l’opportunità di usufruire di una consulenza psicologica anonima. Esercizi ed attività fisica, favorendo corsi di sport ed incoraggiando iniziative personali. Da ultimo, possibilità di sottoporsi gratuitamente a controlli del sistema cardiocircolatorio che prevedano la misurazione della pressione arteriosa e di esami ematochimici per la valutazione del colesterolo e della glicemia. E per le donne anche prevenzione ginecologica tramite pap test e visita senologica biennale. In tal senso da anni il CDI è stato ed è precursore nell’offrire alle Aziende le prevenzioni sopracitate, trovando purtroppo ostacoli a tale attuazione, in quanto ancora poco diffusa in Italia la sensibilizzazione alla promozione della salute, che porterebbe invece come ripetutamente affermato, ad un minor numero di giornate lavorative perse per malattia. dell’articolazione o a correggere atteggiamenti posturali scorretti; una lesione tendinea o capsulare potrà richiedere, invece, un intervento chirurgico riparativo. Proprio in questo ambito, nel corso degli ultimi anni, le tecniche chirurgiche artroscopiche hanno avuto ampio sviluppo. La possibilità di raggiungere l’articolazione grazie a piccoli fori percutanei, non danneggiando i tessuti circostanti, consente una visione precisa della lesione e un idoneo trattamento, con un ridotto impatto traumatico ed estetico. In alcune patologie, quali l’artrosi gleno-omerale, le fratture scomposte o il trattamento delle lussazioni più complesse, resta ancora necessario ricorrere all’approccio cosiddetto “a cielo aperto”. Il buon esito di un trattamento chirurgico richiede quindi un’idonea riabilitazione post-operatoria: il terapista dovrà operare per ripristinare il corretto movimento dell’arto operato, conducendo il paziente al ritorno delle normali attività ed al reinserimento all’attività lavorativa e/o sportiva. La riabilitazione in acqua è da favorire: l’assenza di gravità, la confortevole temperatura in cui si è immersi, il massaggio vascolare ed il movimento assimilabile all’esercizio isocinetico (resistenza proporzionale alla forza applicata) consentono un trattamento completo e di successo. Dott. Gianluca Rossi Medico del Lavoro, Coordinatore Medici Competenti CDI Ambiente Sicurezza e Salute P o l i a m b u l at o r i o I O r t o p e d i a L’Ambulatorio della spalla L’Unità di Ortopedia del CDI ha istituito l’ambulatorio superspecialistico delle patologie della spalla. Utilizzando le più moderne tecniche diagnostiche e chirurgiche abbinate ai trattamenti fisioterapici e rieducativi post intervento il CDI assicura il massimo “Functional Outcome” nel minore tempo. La valutazione del paziente prevede sempre l’attenta raccolta dell’anamnesi; gli sport praticati, le attività lavorative, gli atteggiamenti posturali durante la giornata, i traumi o microtraumi subiti, le patologie concomitanti, sono le informazioni necessarie allo specialista ortopedico per ottenere una corretta diagnosi. La visita prosegue, quindi, con l’esecuzione di test specifici per ottenere ulteriori informazioni ed esprimere una diagnosi clinica precisa eliminando per sempre la diagnosi generica, imprecisa e ormai ampiamente superata di “periartrite”. A questo punto vengono prescritti gli esami strumentali più opportuni eseguibili al CDI in breve tempo. Nel caso si sospetti una patologia tendinea saranno ecografia e risonanza magnetica a dirimere i dubbi; nel caso di una patologia degenerativa artrosica, potrà invece rendersi utile l’esecuzione di una radiografia o di una TAC. Per le patologie traumatiche, quali una lussazione, la risonanza magnetica con il mezzo di contrasto offrirà il quadro iconografico migliore. Concluso uno studio attento, si passa al trattamento. Una patologia infiammatoria risponde alla semplice terapia farmacologica; una patologia degenerativa trae beneficio, spesso, se trattata con esercizi fisioterapici, atti a ripristinare la corretta funzionalità Intervento chirurgico artroscopico Dott. Massimo Casati Coordinatore Servizio di Ortopedia CDI Dott. Luca Andrini Responsabile Ambulatorio della Spalla CDI 18 I nostri Servizi nostre Sedi Sede Centrale Settembre 2010 Direttore responsabile Elena Gavardi Comitato di redazione Andrea Casasco, Giuseppe Fraizzoli, Elena Gavardi, Vittorio Grazioli, Enzo Grossi, Sergio Papa, Bruno Restelli Hanno collaborato inoltre Luca Andrini, Riccardo Bigi, Claudia Brignani, Federico Callioni, Andrea Casasco, Massimo Casati, Roberta Daccò, Deborah Fazzini, Elena Gavardi, Enzo Grossi, Sergio Papa, Gianluca Rossi Redazione Via Saint Bon, 20 - Milano Editore CDI - Centro Diagnostico Italiano, Via Saint Bon 20, Milano Progetto grafico e impaginazione OLTRE srl - Milano Stampa Ciemme S.p.A. Cinisello Balsamo (MI) Direttore Sanitario CDI Prof. Andrea Casasco Le Visite ed esami specialistici Analisi Cliniche di laboratorio Diagnostica per immagini (TAC 64 strati Dual Source, MOC, PET, Ecotomografia, Medicina Nucleare, Risonanza magnetica) Medicina preventiva e CDI-Check (check-up personalizzato) Chirurgia Ambulatoriale Diagnostica domiciliare Ambulatori Multidisciplinari Odontoiatria Medicina del lavoro PET, Medicina Nucleare Radiochirurgia Cyberknife™ Milano, Via Saint Bon 20 - Tel. 02.48317.444 (Privati e Fondi) - 02.48317.555 (con SSN) Altre Sedi Milano, Largo Cairoli 2 - Tel. 02.48317.444 Milano, Viale Monza 270 - Tel. 02.2551925 Milano, Viale Abruzzi 14 - Tel. 02.29527357 Milano, Via P. Rossi 24 - Tel. 02.66227255 Milano, Via Teuliè 2 - Tel. 02.58317301 Milano, C.so Italia 46 - Tel. 02.72021675 Milano, Via delle Primule 6 - Tel. 02.4221134 Milano, Via Grosotto 7 - Tel. 02.48317.444 (Privati e Fondi) - 02.48317.555 (con SSN) Milano, Via Ripamonti 190/D - Tel. 02.57401225 Centro prenotazioni: 02.48317.444 (Privati e Fondi) 02.48317.555 (con SSN) | www.cdi.it Milano, C.so Porta Vittoria 5 Tel. 02.48317260 Rho (MI), Via Magenta 41 - Tel. 02.93182396 Corsico (MI), Via Vigevanese 4 - Tel. 02.4406148 Cernusco S/N (MI), Via Torino 8 - Tel. 02.92109142 Corteolona (PV), Via dei Caduti 20/a - Tel. 0382.717028 Pavia, Viale Cremona 326 - Tel. 0382.472761 Besozzo (VA), Via XXV Aprile 6/G - Tel. 0332.281125 Varese, Via Cavour 18 - Tel. 0332.281125 Cuvio (VA), Via Fermi 6 - Tel. 0332.281125