2017 01 01 - Comunità Pastorale

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2017 01 01 - Comunità Pastorale
SETTIMANALE DELLA COMUNITA’ PASTORALE S. MARTINO E SS. NOME DI MARIA — MILANO
Noi
Anno XII, n. 489
Domenica 1 gennaio 2017 — Ottava del Natale
Pensieri sulla Messa: offrire se stessi con Cristo
Abbiamo finora meditato sui riti
introduttivi e sulla Liturgia della
Parola. Ad essi segue la Liturgia eucaristica, a partire dal Rito della
Presentazione dei doni, solitamente
chiamato Offertorio. La riflessione
su questo rito è particolarmente
adatta all’inizio di un nuovo anno.
C’è, infatti, un modo cristiano di
vivere il tempo che scorre, ed è appunto quello dell’offerta di sé, alla
quale il rito della Presentazione dei
doni allude.
Ci aiuta ad interpretare la Presentazione del pane ed il vino che
per la potenza dello Spirito Santo
diventeranno il Corpo e il Sangue di
Cristo una delle due formule liturgiche utilizzabili dal sacerdote. Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo, dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane (vino), frutto
della terra (vite) e del nostro lavoro, lo presentiamo a te perché diventi per noi cibo di vita eterna
(bevanda di salvezza).
Colpisce, anzitutto, la dimensione cosmica: benediciamo il Signore
Dio dell’universo, ossia il Creatore di
tutto, riconosciuto come l’Origine, la
Fonte di ciò che sostenta la nostra
vita. E’ dalla bontà di Dio Creatore
che riceviamo il pane e il vino. Questi elementi hanno all’origine il chicco di grano e la vite, che non sono
creati dall’uomo, e che contengono
la potenza di vita che, grazie al lavoro, all’opera umana, genera appunto
il pane e il vino.
Alla presentazione dei doni celebriamo quindi il Dio Creatore, il
quale porta a compimento la sua
opera avvalendosi della collabora-
zione umana. Celebriamo dunque
il dono di Dio accolto responsabilmente dall’uomo.
Il riferimento alla creazione
viene poi perfezionato mediante il
richiamo alla redenzione o alla
nuova creazione compiutasi in Cristo. Presentiamo cioè il dono di
Dio accolto (il pane e il vino) chiedendo che Dio stesso lo trasformi
nel cibo di vita eterna, nella bevanda di salvezza ossia in Cristo che dà
la vita piena ed eterna.
Il dono di Dio accolto mediante
il nostro lavoro non è sufficiente a
salvarci: ci tiene in vita, ma non ha
il potere di sconfiggere la morte e
tutti i suoi alleati. E’ necessario —
e questo è ciò che accade nella Santa Messa — che il dono accolto
venga ulteriormente “toccato” da
Dio, trasformato mediante il suo
Spirito.
Ma a quale condizione le parole
della Celebrazione diventano vere?
Non è difficile riconoscere che la
loro verità ed efficacia dipende
anzitutto da Gesù Cristo. Se Egli
non si fosse presentato e offerto al
Padre dall’inizio al termine della
sua vita in questo mondo, il rito
sarebbe inefficace, al massimo un
pio desiderio. Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto
né sacrificio né offerta, un corpo
invece mi hai preparato. Allora ho
detto: Ecco, io vengo. Le parole
audaci della Lettera agli Ebrei (10,
5-7), che attingono al salmo 39, ci
aiutano a riconoscere che Gesù fin
dall’inizio ha voluto essere come
chicco di grano che caduto nella
terra muore e porta frutto. La sua
morte in croce rivela la logica della
sua vita: non tanto nel senso di un
sacrificio inteso come privazione,
quanto nel segno della consacrazione di sé, ossia della dedizione totale
al Padre che si manifesta nel dono
della vita per tutti noi peccatori.
La Presentazione dei doni, l’offertorio della Messa, ci richiama alla
dedizione incondizionata di Gesù e,
di conseguenza, a unirci a lui in tale
consacrazione/dedizione/offerta.
Non basta presentare il pane e il
vino, tanto meno le offerte in denaro per i poveri e per il sostentamento della Chiesa, occorre presentare e
offrire la nostra vita. Occorre che
anche noi diciamo dal profondo del
cuore: Tu non hai gradito sacrifici
né offerte, un corpo (una vita) mi
ha preparato, allora ho detto: Ecco,
io vengo per compiere, o Dio, la tua
volontà.
Questa logica è quella che consente di vivere il tempo che ci è dato
nel segno della speranza.
Don Luigi
Pellegrinaggio a Mantova
Quante volte siamo stati a Mantova...
Perché tornarci allora?
Perché, comunque, abbiamo voglia di tornarci?
Un articolo di Famiglia Cristiana (n. 15, aprile 2016)
per parlare di Mantova, Capitale della Cultura 2016,
titolava così: "Un capolavoro in mezzo all'acqua. La
splendida città è un'isola nella Pianura Padana, un
gioiello paesaggistico e architettonico che il terremoto non ha potuto cancellare".
Magistrale sintesi per rispondere alla nostra domanda.
Sabato 12 novembre siamo, quindi, tornati a Mantova: il giorno prima ci aveva preceduti il nostro Presidente Mattarella, in visita istituzionale a questa città straordinaria.
Noi siamo stati accompagnati con intelligenza e competenza da Cristiana, la guida che ci ha condotti in un viaggio nel
tempo e nello spazio da Piazza Sordello e dal Duomo, attraverso i cortili e i giardini del Palazzo Ducale, lungo i portici, attraverso la piazza delle Erbe, sotto le volte di Sant'Andrea e, in pomeriggio, a Palazzo Te.
Pietre che raccontano la storia di uomini e di donne che hanno saputo costruire non solo un casato in grado di fronteggiare potenze ben più solide, ma capaci di cercare il bello e di circondarsene. Dire Mantova equivale a dire Gonzaga: prima signori della città, poi marchesi e infine duchi, seppero condurre una politica di consolidamento del loro
potere anche attraverso un'accorta rete matrimoniale.
Iniziare la visita da Piazza Sordello è anche sottolineare la particolare collocazione della città che era stata fatta circondare, per misure difensive, dalle acque del Mincio. Tutta quest'acqua ha rappresentato più di una volta una minaccia dovuta alle esondazioni. Ecco che la piazza principale viene ad occupare il punto più alto del territorio: ben 23
metri più su rispetto al resto della città. Sorgono qui i palazzi più rappresentativi sia della vita civile sia di quella religiosa: Palazzo Castiglione residenza dei Bonacolsi, di fronte il palazzo per governare che diventerà il Palazzo Ducale
dei Gonzaga e il Duomo. Il Duomo, con le grandi opere di Giulio Romano e l'ostentazione di pregiati marmi veronesi,
è detta anche la "chiesa degli angeli" per la cupola interamente affrescata con il Paradiso. Al suo interno sono conservate le spoglie di Sant'Anselmo da Baggio, il patrono della città. Il Palazzo Ducale è subito lì: la più vasta reggia d'Europa dopo il Vaticano. Entriamo nella sua ampia Piazza Castello. In questa piazza vennero utilizzati degli addobbi
che, per la tecnica adottata, furono chiamati "mantovane", capostipiti delle famose mantovane tanto care alle nostre
nonne e mamme che le usavano per incorniciare finestre e tendaggi. Tra le tante opere che abbelliscono questa reggia
e che la rendono famosa in tutto il mondo, ci sono gli affreschi del Mantegna, segnatamente nella Camera degli Sposi,
dove sono ritratti Ludovico Gonzaga con la moglie Barbara di Brandeburgo, alcuni dei 10 figli e altri personaggi della
corte. Procedendo oltre la Chiesa di Santa Barbara con il suo organo del '500, si entra nei cortili di servizio su cui si
aprivano le vinerie, le grandi dispense e le famose scuderie. I Gonzaga erano noti allevatori di cavalli, artefici della
selezione della razza dei cavalli "berberi Mantovani", incrocio tra l'arabo e l'europeo. Oltrepassata Torre degli Zuccaro, troviamo il Giardino dei tigli delimitato dal Palazzo dei Prelati (ve ne erano ospitati 300!). In questo giardino rimane una lapide a ricordare la triste fine di Agnese Visconti, decapitata a soli 23 anni, per essere stata sospettata di
tradire il marito Francesco Gonzaga.
Uscendo dal palazzo Ducale vediamo il palazzo più antico, quello del Podestà, ancora segnato dal terremoto, e Piazza
Broletto. Costeggiando i portici con le vetrine di negozi dalle quali ammiccano dolciumi, mostarde e altre prelibatezze, giungiamo in Piazza delle Erbe. Qui concentriamo la nostra attenzione prima sul Palazzo di Boniforte da Concorezzo, anticamente rivestito di polvere d'oro e lapislazzuli, poi sulla Rotonda di San Lorenzo, la chiesa più antica fatta
erigere dai Canossa e infine sulla Torre dell'orologio. Successivamente raggiungiamo la Chiesa di Sant'Andrea, preziosa per le pregevoli opere, ma soprattutto per la reliquia del sangue di Gesù che viene portata in processione al venerdì santo. La tradizione vuole che il sangue del Salvatore sia stato raccolto da Longino, il centurione che assistendo
alla morte di Gesù ne aveva riconosciuta la divinità. L'interno della chiesa colpisce per la vastità, sottolineata dalla
mancanza di colonne: un'unica navata illuminata dall'alto attraverso la cupola dello Juvara, cupola imponente per i
suoi 85 metri d'altezza. Entrando in Sant'Andrea si rimane catturati dall'abbondanza delle decorazioni murali ma,
soprattutto, da quelle dei soffitti a botte: splendidi cassettoni dorati e policromi.
In pomeriggio visitiamo Palazzo Te, chiamato anche "palazzo dei lucidi inganni" per via dei notevoli stucchi marmorizzati, dei simboli e dipinti misteriosi organizzati dall'onnipresente Giulio Romano. L'origine del nome del
palazzo non è certa: può aver a che fare con la presenza di numerose canne
dette "teie", o per i tigli (tejete ) o per l'isola a forma di T su cui sorgeva e che
era circondata dalle acque di un lago ora prosciugato.
Il palazzo fu fatto costruire dai Gonzaga per "onesto ozio". Qui venivano allevati i loro cavalli, famosi in tutta l'Europa del tempo. Federico II di Mantova destinò questa dimora per gli incontri con Isabella Boschetti, sua amante.
Famose la sala dei Cavalli, grande sala da ballo con i destrieri preferiti ritratti a grandezza naturale, la Loggia delle Muse, la Sala dei Giganti. Nella successione delle sale e delle stanze, i soffitti a cassettoni creano una continuità
tra un ambiente e l'altro, facendo restare a naso in su il visitatore. Superbi
caminetti, stucchi, affreschi completano l'abbondanza sapiente delle ricche
decorazioni. All'esterno ci accoglie la calma del giardino con le peschiere,
chiuso sul fondo dall'esedra.
Al termine della visita facciamo ritorno verso il Duomo per la Messa, celebrata nella Cappella della Madonna dei Voti.
Lasciamo la città quando ormai la luna piena illumina le acque che ci circondano. Torniamo a Milano avvolti dalle suggestioni della giornata rese ancor
più vivide dalle musiche medievali che Don Luigi ha scelto per noi.
Mantova: Gonzaga e Giulio Romano, ma anche tortelli di zucca, agnoli, mostarda, laghi, fiori di loto, sbrisolona.
L'idea che abbiamo della nostra provincia: un certo ordine, un certo benessere, ritmi più lenti, sonorità accettabili, architetture suggestive, tanta storia.
È sempre bello tornarci perché tutte le bellezze che abbiamo visto ci ricordano la grandezza del Paese in cui viviamo e la sua lunga e non semplice storia.
Mantova come sempre ha saputo essere stupenda. E drammatica: non solo
per le ferite ancora visibili dell'ultimo terremoto, ma anche per le minacciose ciminiere delle industrie petrolchimiche che si innalzano sulle sponde del
Mincio.
Abbiamo vissuto anche un'altra cosa: un ritorno alla "normalità" fatta dallo
stare tra persone amiche, dal rivedere luoghi conosciuti, cantare sul pullman vecchie canzoni, raccontarci barzellette. Come una volta. Respirare a
pieni polmoni la leggerezza di una giornata senza shock, senza urla, senza
pressing.
Una bella giornata mantovana.
Gio'&Gensi
A servizio
della Comunità
Don Luigi Badi,
Parroco, Responsabile della CP
tel. 02/26416283; cell. 347/2978499;
e-mail: [email protected]
Don Fabio Rigoldi
Vicario della CP e Resp. Oratorio
c. 333/5237441;
e-mail: [email protected]
Don Alessandro Repossi,
Vicario della CP
cell. 349-6080388,
e-mail: repodonale@ scali.it
Diacono Alberto Lucche
Cigarini
Segreterie della CP
e parrocchiali
1. SEGRETERIA S. MARTINO
Via Dei Canzi, 33
telefono 02/26416283
fax 02/21598729
lunedì, mercoledì, venerdì
ore 9.30-11.30; 17.00 -19.00
2. SEGRETERIA
SS. NOME DI MARIA
Via Pi eri, 54
(tel. e fax 02/26410044)
Martedì ore 10.00 —11.30
Sabato 28 gennaio 2017 ore 10.15
Oratorio S. Luigi in Lambrate
Incontro per i genitori dei bambini nati nel 2010
Cari genitori, l’anno di II elementare, che vostro/a figlio/a inizierà a frequentare a settembre 2017, è il primo anno
del cammino che conduce al compimento dell’Iniziazione cristiana. Al fine di illustrarvi la proposta dell’Iniziazione
cristiana, vi invitiamo a partecipare all'INCONTRO di Sabato 28 gennaio.
La partecipazione di almeno un genitore per bambino è necessaria ai fini dell’iscrizione del bambino secondo le modalità che saranno comunicate in occasione dell’incontro.
Calendario liturgico-pastorale
01
02
D
G
- OTTAVA DEL NATALE
S. Messe secondo l'orario festivo
L
-S
B
M. G
N
05
G
06
VENERDI' - EPIFANIA DEL SIGNORE
07
08
09
10
-V
Basilica
Ss. Nereo e Achilleo
17 febbraio 2017, 20.45
Il cardinale Angelo Scola,
arcivescovo di Milano,
’E
S. Messa in Santuario:
Ss. Messe in S. Martino:
Ss. Messe in SS. Nome di Maria:
17.00
18.00
18.00
S. Messa in Santuario:
9.00.
Ss. Messe in S. Martino:
10.00; 18.00
Ss. Messe in SS. Nome di Maria:
11.30
16.30, S. Martino:
Vesperi solenni, adorazione
e Bacio di Gesù Bambino
SABATO
18.00 - SS. Nome di Maria:
D
S. Messa a suffragio
di Mons. Tarcisio Varisco,
Parroco dal 1964 al 1995
(XIV anniversario della morte)
- BATTESIMO DEL SIGNORE
Raccolta straordinaria offerte per le opere parrocchiali
10.00 - S. Martino: S. MESSA in particolare
per i comunicandi e i loro genitori
11.30, SS. Nome di Maria: S. MESSA in particolare
per i cresimandi ed i loro genitori
L
17.15 - Oratorio: Incontro Catechisti dei bambini di III elementare
17.15 - Centro Giovanni Paolo II: Inc. catechisti dei comunicandi
21.00 - Centro Giovanni Paolo II: Caritas (V)
in Visita pastorale,
incontra i fedeli
dei Decanati “Lambrate”
e “Città Studi”.
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Parrocchia
S. Ignazio, q.re Feltre
10 gennaio 2017, 20.45
Il Vicario Episcopale di Milano
Mons. Carlo Faccendini.
M
21.00 - Parrocchia S. Ignazio:
Incontro del Consiglio pastorale con il
Vicario Episcopale
Mons. Carlo Faccendini,
in preparazione alla Visita pastorale
dell’Arcivescovo
17.15 - Centro Giovanni Paolo II: Incontro Catechisti dei bambini di
V elementare
Sabato 21 gennaio 2017 ore 10 –12
c/o Santuario Madonna delle Grazie
Mini –ritiro spirituale di metà anno
per i Consigli pastorale, economico
e gli operatori pastorali della Comunità:
Meditazione, preghiera, condivisione
alla luce di alcuni pensieri di Charles De Foucauld
incontra i fedeli
dei Decanati “Lambrate”
e “Città Studi”
in preparazione all’incontro
con l’Arcivescovo