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n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.1
EDITORIALE
Confusione e fatica
alimentano la crisi
C’è la crisi: chi non ha soldi non
compra. Ma proprio in questi
momenti anche chi guadagna bene
non è disposto a spendere “a caso”,
sull’onda dell’emotività. L’acquisto
diventa più razionale: mai come in
questi periodi il principio del “value
for money” è l’unico comandamento a cui l’acquirente è disposto a
credere. Se non si capiscono le qualità di un prodotto, niente quattrini,
piuttosto entry level e correre.
Noi da sempre, anche nei periodi
di “vacche grasse”, andiamo
ripetendo lo stesso “mantra”: per
stimolare gli acquisti di prodotti
tecnologici è vitale che il potenziale
acquirente sia informato e abbia
una preparazione di base che gli
permetta di dare valore ad altri
fattori oltre al prezzo. Altrimenti questo mercato non guarirà
dalla tossicodipendenza da primo
prezzo e da sottocosto. Di fronte ai
nostri appelli, aziende sorde o fatalmente attratte da investimenti con
ritorni a brevissimo, hanno invece
perseverato in strategie di marketing indirizzate al puro prezzo,
all’emotività, magari strizzando un
occhio alla “moda” o banalizzando
gli aspetti tecnologici con sigle e
bollini di poco significato.
Se il mercato vuole resistere, contenendo i danni di una situazione
esogena oggettivamente difficile,
è necessario tornare a investire
nell’informazione e nella preparazione dell’utente finale. Per essere
concreti, un grande passo avanti
potrebbero farlo le associazioni di
categoria dei produttori (Anitec e
Ceced) e dei retailer (Aires), trovando un accordo per creare una
banca dati finalmente uniformata
e comune con le caratteristiche
di tutti i prodotti: uno sforzo di
questo tipo, impossibile per singoli
operatori, diventa possibile se c’è la
collaborazione di tutti gli attori in
gioco, pronti a dividersi i costi ma
anche a goderne i grandi vantaggi.
Se ci fosse una banca dati di questo
tipo, certificata e liberamente consultabile, gli utenti avrebbero molta
più facilità a orientarsi nell’offerta,
a trovare il prodotto adatto alle
proprie esigenze e quindi a fare
una scelta serena. Oggi invece il
povero consumatore è costretto a
cercare sui siti di tutti i produttori
(o peggio ancora su google), finendo per trovare schede tecniche
impossibili da confrontare tra loro
e caratteristiche simili chiamate
con nomi diversi. In sostanza, tanta
confusione e molta fatica, i due più
grandi nemici degli acquisti.
Gianfranco Giardina
MOBILE / Presentato al Google I/O il tablet che viene costruito da Asus
Nexus 7, il tablet “Google”
In arrivo in Italia a 249 euro
Ha un display da 7” e processore Tegra 3 per i contenuti multimediali
di R. Pezzali
P
rodotto da Asus, Nexus 7 è basato su piattaforma Tegra 3 di
NVIDIA, una soluzione a 17 core
(tra CPU e GPU) ideale per i contenuti
multimediali. Ed è proprio la fruizione
dei contenuti il cav-allo di battaglia
del Nexus 7, grazie al sistema operativo Android 4.1 Jelly Bean e allo schermo LCD IPS da 7 pollici (1280x800
pixel la risoluzione). Google ha, infatti,
messo al centro dell’esperienza utente
del Nexus 7 i contenuti del Play Store,
come video, libri, riviste, musica e giochi. Anche le interfacce di YouTube e
Google Maps hanno visto una piccola modifica, quest’ultima con nuovi
livelli di informazione. Nexus 7 offre
una fotocamera frontale da 1.2 Megapixel, NFC, Wi-Fi a/b/g/n, ma niente
3G o fotocamera posteriore. Accanto
al processore Tegra 3 si trovano anche
1 GB di RAM e due tagli di memoria,
8 GB e 16 GB. La durata della batte-
DDAY.it magazine 51
In questo fascicolo
tra le altre cose...
TV & VIDEO
02 Sharp: TV maxi schermo
03 Lanciato Sky On Demand
l’HD arriverà a breve
PEOPLE & MARKET
04 Rubati i segreti degli
OLED LG e Samsung
HIFI& HOME THEATER
ria, da 4325 mAh, è invece variabile
a seconda di chi la dichiara: 9 ore di
riproduzione video HD secondo Google, 8 ore di utilizzo secondo pagina
prodotto, Asus dichiara 9 ore e mezzo. Il peso è pari a 340 grammi, con
il display protetto da Corning (quelli
del Gorilla Glass). Nexus 7 sarà disponibile in Italia ad agosto, commercializzato da Asus nella sua rete vendita
nella versione da 16 GB. Il prezzo sarà
di 249 euro, la notizia è sicura: arriva
direttamente da Asus Italia.
06 Yamaha rinnova la serie
di sintoampli Aventage
MOBILE
08 Google mette il turbo
con Android 4.1
10 Così Apple sta
ridimensionando iTunes
11 Bill Gates promuove il
tablet Surface
PC & MULTIMEDIA
PEOPLE & MARKET / Nuovi prezzi per la pay TV via satellite
12 Nexus Q, ecco
l’anti AirPlay di Google
14 Cisco Smart Wi-Fi router
16 Windows 8 Pro
costerà di più in negozio
L’offerta premia i pacchetti più completi, penalizzato chi tenta di risparmiare
DIGITAL IMAGING
Sky: nuovi pacchetti base
l’opzione HD ora si paga
di M. Dalli
S
ky ha aggiornato il listino per
i nuovi abbonati; i vecchi abbonati, invece, mantengono
il vecchio listino, con aumenti che
vanno da 1 a 3 euro circa, a seconda delle combinazioni scelte. Le
sorprese del nuovo listino non sono
poche: spariscono i 5 Channel Pack,
che confluiscono in pacchetti “base”,
Sky TV e Sky Famiglia. Il primo (19
euro al mese) comprende i vecchi
pacchetti Intrattenimento (coi canali Fox), News (Sky TG 24, Sky Sport
24) e parte dei canali Documentari
(Gamberorosso, Dove). Il pacchetto
Sky Famiglia (5 euro) co-mprende,
invece, i restanti canali Documentari
(National Geographic e Discovery)
e i pacchetti Bambini e Musica. Invariati nei canali, invece, i pacchetti
Cinema (15 euro), Sport e Calcio (14
euro l’uno). Nessuna menzione circa
Europa League o partite Mediaset
di Champions, ma abbonandosi a
Sport+Calcio si ha diritto a uno sconto mensile di 8 euro (20 euro per la
combinazione anziché 28 euro). La
sorpresa forse più amara riguarda
il pacchetto Sky HD e Sky Go, che
costa 5 euro al mese e dà diritto alla
segue a pag. 5
18 Canon EOS 650D
tutti i dettagli
TEST
19 Dyson DC35
scopa elettrica senza fili
22 TV Loewe Connect ID
24 LG Optimus L7, grande
schermo a buon prezzo
27 Pioneer N-50
network player al top
29 Asus Zenbook Prime
l’Ultrabook Full HD
32 Buffalo AirStation 1750
router Wi-Fi 802.11ac
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
TV & VIDEO
Gaikai beta
su Samsung
Schiaffo a Sony
Il nuovo sistema di game
cloud acquistato da Sony
recentemente arriva sui TV
Samsung anno 2012
di R. Pezzali
Gaikai, la startup di cloud gaming
acquistata da Sony, arriva sui TV
Samsung. Si tratta di una versione beta, per consentire agli utenti
delle Smart TV 2012 serie ES7000 e
ES8000 di saggiare le potenzialità
del servizio. Non abbiamo avuto
conferme per le TV italiane, ma in
molti paesi è già disponibile l’aggiornamento. Agli utenti basterà
lanciare l’applicazione, iscriversi a
Gaikai e giocare in beta alla demo
di Alan Wake o Mass Effect 3. Il gioco viene renderizzato dal server e
inviato ai TV via rete, serve quindi
una linea da almeno 3 Mbps, meglio 5 Mbps. Un requisito che in
Italia in molte zone è un lusso. Una
notizia che lascia spazio a dubbi
e interpretazioni: ora che Gaikai è
di Sony, quanto tempo resisterà
l’applicazione sulle Smart TV Samsung? È probabile, infatti, che il
produttore coreano avesse già in
mano il servizio in fase di testing
e abbia iniziato il roll-up dell’applicazione solo recentemente, subito dopo l’acquisizione. Inoltre, la
necessità di un TV ES7000 o 8000
vuol dire solo una cosa: per girare
l’applicazione richiede un processore dual core. Ed è un primo
indizio di frammentazione anche
su Smart TV. Fa sorridere che l’applicazione di una società appena
comprata da Sony finisca su un TV
Samsung per far giocare gli utenti
ad Alan Wake, gioco che è esclusiva
Xbox. Ma sempre in tema di giochi,
cara Samsung, che fine ha fatto Angry Birds, che era stato promesso a
gennaio in occasione del CES?
TV & VIDEO / Annunciati da Sharp TV LCD a LED con formato “big”: 60, 70 e 80 pollici
p.2
Sharp: TV maxi schermo fino a 80 pollici
Offrono tutti l’interfaccia AQUOS NET+, i prezzi sono decisamente interessanti, nonostante il maxi formato
di R. Pezzali
S
harp continua la sua marcia
nel rilascio di TV di grandissimo formato. Nei negozi sono
infatti arrivati sei nuovi TV, con dimensioni di 60, 70 o ben 80 pollici.
Partendo dai modelli “piccoli”, troviamo LC-60LE843E (versione italiana del LE840 di cui abbiamo già
parlato), con design in alluminio,
tecnologia Quattron 3D e Active
Motion 400 Hz. Il prezzo al pubblico
è di 2.700 euro. Sempre dello stesso
taglio è LC-60LE743, 3D a 1.900 euro.
Il modello entry level è invece LC60LE638E, un TV “senza fronzoli” proposto a 1.600 euro. Difficile fare di
meglio su un taglio così grosso.
Sulla fascia dei 70 pollici, invece,
Sharp propone LC-70LE743, versione più grande del 60 pollici di cui
abbiamo appena parlato, anch’esso
3D e proposto a 3.500 euro.
Un gradino più su troviamo
LC-70LE838E, con retroilluminazione
Full LED, tecnologia Quattron 3D e
prezzo al pubblico di 4.000 euro.
Il top di gamma è, infine, rappresentato da LC-80LE645E, un “mostro” da 80 pollici, il televisore LCD
più grande in Europa. Nonostante
il maxi formato, questo LE645E si
contraddistingue per la retroilluminazione Full LED e la classe energetica A++. Il prezzo, seppur elevato,
risulta comunque aggressivo nella
sua categoria: 5.500 euro. Su tutti
i televisori è ovviamente presente
la piattaforma di Smart TV AQUOS
NET+, che con più di cinquanta app
consente di accedere a vari servizi
online. Qualche dubbio però ci viene: come si vedrà un filmato di YouTube su un 80 pollici?
TV & VIDEO / A Londra Samsung mostra il grandissimo TV LED da 75 pollici, non arriverà in italia
Samsung 75 ES9000, prima dell’OLED
È il nuovo modello top di gamma del costruttore in attesa dell’arrivo di “Sua Maestà” OLED, previsto per settembre
di R. Pezzali
P
robabilmente non arriverà
mai in Italia, anche perché è
un vero e proprio oggetto di
lusso: stiamo parlando del nuovo
75 ES9000, il top di gamma della serie Smart TV 2012 di Samsung che è
stato mostrato a Londra. A differenza
del modello precedente, il sottilissimo D9000, il nuovo ES9000 presenta
le stesse caratteristiche di base della
serie inferiore ma può contare su un
piedistallo leggermente diverso. L’arco dell’ES8000, infatti, sarebbe stato
troppo impegnativo come impatto
vista la mole del grande 75”. Samsung
ha quindi optato per un’elegantissima e sottile base, il meglio che si riusciva a fare per gestire uno schermo
di questo tipo. Si tratta ovviamente di
un TV 3D attiva, LED Edge con tutta la
piattaforma Smart TV aggiornata an-
che alle ultime applicazioni (inglesi,
ovviamente). Il modello mostrato da
Samsung arrivava direttamente dalla
Corea, una preview olimpica in attesa
di uno sbarco in grande stile. Se nel
suo viaggio di ritorno farà tappa in
Italia non ci lasceremo sfuggire l’occasione di uno sguardo approfondito.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
TV & VIDEO / L’offerta per ora è riservata solo ai clienti da più di un anno, da novembre sarà per tutti
Lanciato Sky On Demand, l’HD a breve
Subito disponibili 1200 titoli da vedere quando si vuole ma per ora niente HD, che arriverà tra qualche mese
D
On Demand in contemporanea al passaggio sui canali tradizionali. Oltre al
cinema ci saranno anche documentari, contenuti per bambini e sport, con
rubriche, sintesi delle gare di Serie A
e Champions League e speciali legati all’attualità. A breve arriverà anche
Primafila, con possibilità di acquistare
direttamente dal telecomando del
decoder, diventando così un vero e
proprio On Demand (ora è “Near On
Demand”, dal momento che la programmazione è ripetuta a intervalli di
15-30 minuti su canali diversi).
I contenuti in alta definizione arriveranno su Sky On Demand solo tra
qualche mese. Nel momento in cui
saranno disponibili, l’utente potrà scegliere se vedere un contenuto in SD o
(dove disponibile) in HD, per meglio
adattarsi alla larghezza di banda mes-
sa a disposizione dal proprio provider
o, più semplicemente, per risparmiare
spazio su disco e iniziare prima la visione. Sempre in futuro arriverà l’On
Demand anche su Sky Go, ma al momento non ci sono stati comunicati
ulteriori dettagli. Per usufruire del nuovo Sky On Demand è necessario avere
un decoder My Sky HD aggiornato alla
nuova Guida TV, un collegamento a Internet in banda larga e avere collegato
il decoder alla rete attraverso la porta
Ethernet, sia direttamente al router
che tramite degli adattatori EthernetWi-Fi (forniti da Sky a pagamento o
acquistabili separatamente in qualsiasi negozio). Il servizio va attivato dalla
pagina “Fai Da Te” del sito di Sky, è completamente gratuito e consente di accedere ai contenuti previsti dal proprio
abbonamento a Sky.
LG prepara un super schermo trasparente
Secondo alcune fonti, LG avrebbe vinto un appalto per la produzione di schermi curvi e trasparenti da 60” 4k
L
o sviluppo dei display sta facendo passi da gigante e non è difficile immaginare uno scenario
dove ogni finestra e ogni pannello in
vetro può trasformarsi in uno schermo
touch interattivo. Abbiamo visto questa applicazione al CES di Las Vegas,
con la finestra interattiva di Samsung.
Ora è LG che prova a spingersi più in
là del concorrente mettendo in cantiere uno schermo da 60” trasparente
con risoluzione 4k da 3.840x2.160
pixel. Ma non solo: lo schermo di
LG dovrà anche essere flessibile con
DisplaySearch
solo 20.000
OLED nel 2012
di R. Pezzali
TV & VIDEO / Lo schermo è stato richiesto dal governo della Corea del Sud che finanzia il progetto
di R. Pezzali
tv & video
Gli analisti di DisplaySearch
hanno corretto al ribasso le loro
stime di produzione per TV OLED
nel 2012: da 50mila a 20mila TV
al massimo, e la produzione non
è ancora partita
di M. Dalli
opo i test con clienti selezionati, la piattaforma On Demand
di Sky ha debuttato il 1° luglio
per coloro che sono clienti da più di
un anno, in novembre sarà disponibile per tutti. La nuova piattorma (che
abbiamo visto in anteprima prima del
lancio) è un’evoluzione dell’attuale Selection On Demand: i contenuti non
saranno più solamente selezionati da
Sky e registrati sull’Hard Disk del My
Sky HD, ma sarà l’utente stesso a scegliere quale titolo scaricare, all’interno
di un vasto catalogo online. Una volta
selezionato, il contenuto verrà scaricato sul disco del decoder, ma sarà
possibile iniziare la visione una volta
che il download ha raggiunto una percentuale che il sistema reputa “affidabile” per iniziare la riproduzione senza
interruzioni. Non quindi streaming,
come fanno altri concorrenti (Mediaset Premium), ma un vero e proprio
download per adattarsi meglio alle diverse larghezze di banda delle connessioni italiane. Al lancio Sky On Demand
vanta un catalogo di oltre 1.000 titoli,
di cui più della metà film. Il catalogo è
destinato a crescere: Sky conta di avere circa 2.000 titoli nei primi mesi, 8.000
tra un anno. Il tasso di aggiunta sarà di
circa 100 titoli alla settimana, di cui 50
film, con disponibilità sulla piattaforma
p.3
raggio di 10 cm. Il nuovo
schermo di LG però non
sarà un puro esercizio di
stile: è stato proprio il governo della Corea del Sud a
richiedere la produzione di
uno schermo con queste
specifiche (la trasparenza
deve essere al 40%) e per
farlo ha messo sul piatto 55
milioni di dollari. Secondo il
DDaily, che riporta la notizia, LG starebbe cercando i materiali
presso alcuni partner per dare inizio
alla fase di pre-produzione. Per gli
analisti, inoltre, il mercato degli scher-
mi trasparenti entro il 2020 sarà il più
importante e redditizio mercato di
schermi, superiore anche al business
degli smartphone e dei TV.
Brutte notizie per chi sta ansiosamente aspettando un TV OLED.
Secondo DisplaySearch, infatti, la
produzione di TV OLED nel 2012
non supererà le 20mila unità, in
forte ribasso rispetto alle 50mila
unità stimate in precedenza.
Il motivo di questa revisione al
ribasso è dovuto al fatto che,
nonostante siamo già arrivati
al mese di luglio, né Samsung
né LG hanno fornito date certe
sull’introduzione dei rispettivi
modelli da 55 pollici (ES9500 per
Samsung e 55EM960V per LG).
Non solo, stando agli analisti di
DisplaySearch la produzione di
massa di pannelli OLED non sarebbe ancora pronta; se anche
lo diventasse nel terzo trimestre
dell’anno, i primi prodotti finiti
non arriverebbero sugli scaffali
prima dell’ultimo trimestre dell’anno. In tempo per le festività
natalizie, forse, ma non abbastanza per creare un volume di
vendite significativo, considerato anche il prezzo previsto, compreso tra 8 e 10.000 euro.
Tutto questo significa anche che
i concorrenti, come per esempio la “joint venture” tra Sony e
Panasonic, stanno sì rincorrendo,
ma potrebbero non arrivare così
in ritardo come si pensava.
n. 51 / 9 luglio 2012
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PEOPLE & MARKET / Dipendenti coreani di un laboratorio israeliano avrebbero trafugato i segreti
Rubati i segreti degli OLED LG e Samsung
Le informazioni trafugate sarebbero state rivendute ai cinesi, il danno per le aziende potrebbe essere enorme
I
della presentazione al pubblico, sarebbero poi stati inviati alla casa madre in Israele e da qui diffusi alle sedi di
Cina e Taiwan. Uno degli arrestati, tra
l’altro ex dipendente di uno dei principali produttori cinesi di display, BOE,
avrebbe confermato di aver passato i
dati proprio al suo ex datore di lavoro
tramite la filiale cinese di Orbotech.
Potenzialmente si tratta di un danno
enorme per le due aziende, perché
le informazioni trafugate potrebbero
annullare il vantaggio tecnologico accumulato da Samsung ed LG rispetto
alla concorrenza per quanto riguarda
la tecnologia OLED.
Addio TV analogica, l’Italia è tutta digitale
È finita un’era: ora in poi si potranno ricevere solo emittenti che trasmettono con segnale digitale terrestre DVB-T
G
iornata storica per la TV in
Italia: il 4 luglio 2012 è stato spento l’ultimo ripetitore
con segnali TV analogici in Sicilia,
ora si potranno ricevere solo segnali DVB-T. È stato un lungo percorso
iniziato quattro anni fa in Sardegna e
che via via ha coinvolto tutto il territorio italiano. Con l’occasione poi è
necessario risintonizzare i televisori
(su tutto il territorio italiano) per se-
Dati a 2.5 TBit
al secondo con
i vortici ottici
di P. Centofanti
PEOPLE & MARKET / Dopo quattro anni, il 4 luglio sono terminate le operazioni di switch-off
di R. Faggiano
people & market
Dopo l’esperimento italiano
ci provano gli americani
ma con la luce, ottenendo
importanti conferme
di P. Centofanti
l “Korea Times” lo descrive come
un attacco all’industria nazionale. I dipendenti di un laboratorio
coreano di un’azienda israeliana denominata Orbotech che produce
apparecchiature per i test dei display,
avrebbero infatti trafugato e rivenduto sul mercato cinese, i preziosi
segreti industriali delle tecnologie
OLED sviluppate da LG e Samsung.
La procura di Seul ha arrestato tre
dipendenti di Orbotech, incriminato
l’azienda stessa e altri tre lavoratori di
un ulteriore sub-appaltatore.
La vicenda ha i toni da vero e proprio
thriller. Gli autori del crimine avrebbero sfruttato la loro posizione per ottenere e scaricare su chiavette USB a
forma di carta di credito diagrammi e
immagini dei modelli da 55 pollici di
entrambe le aziende, nascondendole poi nelle scarpe e nel portafoglio.
I dati, raccolti tra novembre 2011 e
gennaio 2012, quindi prima ancora
p.4
guire alcune modifiche eseguite sui
multiplex Mediaset. Queste in particolare le variazioni:
IRIS passa da Mediaset 2 a MDS 4;
MEDIASET EXTRA passa da Mediaset
4 a TIMB 1;
LA5 passa dal multiplex TIMB 1 al
mux MDS 4;
MEDIASET ITALIA 2 passa dal multiplex Rete A 1 al mux TIMB 1;
FOR YOU passa da Mediaset 5 al
mux Rete A 1;
COMING SOON passa da Mediaset 2
al mux MDS 5;
DISNEY CHANNEL +1 di Mediaset
Premium passa da Mediaset 5 a
MDS 1;
PREMIUM CALCIO HD1 e PREMIUM
CALCIO HD2 lasciano il posto a un
unico PREMIUM CALCIO HD sul mux
MDS 5.
Successivamente sarà necessaria
un’ulteriore operazione di risintonia
per accogliere il ritorno di Canale 5
HD e Italia 1 HD; la data esatta do-
vrebbe essere il 17 luglio, ma è ancora da confermare. Soprattutto è da
vedere se poi i contenuti dei nuovi
canali LCN 505 e 506 saranno davvero in alta definizione o se, come in
passato, sarà solo un’operazione di
upscaling. Ma sull’argomento torneremo appena ne sapremo di più.
Qualcosa bolle in pentola anche per
quanto riguarda il DVB-T2: la RAI ha
già chiesto le autorizzazioni ministeriali per iniziare la sperimentazione
nel nuovo standard dalle principali
postazioni regionali. Tutte queste trasmissioni saranno sul canale 11 VHF,
in modo da essere ricevute da tutte
le antenne già puntate per ricevere
il multiplex 1 della RAI. I programmi
trasmessi dovrebbero essere gli attuali RAI1, RAI2 e RAI3 ma tutti in versione HD. Naturalmente i canali saranno ricevibili solo da TV o decoder
predisposti per lo standard DVB-T2.
Ancora nessuna previsione per l’inizio della sperimentazione.
I vortici ottici erano saliti alla ribalta grazie alla pubblicazione di un
esperimento italiano del ricercatore Fabrizio Tamburini, che aveva
dimostrato come fosse possibile
moltiplicare la banda di un canale
radio attorcigliando la radiazione
elettromagnetica, sfruttando una
proprietà fisica denominata momento angolare orbitale. Il team
di Tamburini non è l’unico però a
esplorare le potenzialità di questa tecnologia. Ricercatori della
Southern California University,
in collaborazione con il Jet Propulsion Laboratory della NASA e
l’università di Tel Aviv, hanno infatti applicato lo stesso concetto alla
luce (che è sempre una radiazione
elettromagnetica) “attorcigliando”
due gruppi di quattro fasci di luce,
ognuno trasportante un segnale
dati. I fasci sono stati raggruppati
in uno solo e poi separati a circa
un metro di distanza, ottenendo
una velocità di trasmissione pari
a 2.5 Terabit/s. I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati sulla
rivista Nature Photonics e aprono
le porte a future ricerche in questo
campo che potrebbero rivoluzionare il mondo delle telecomunicazioni. L’obiettivo dei ricercatori
è ora trovare il modo di applicare
queste proprietà all’interno delle
fibre ottiche, visto che in campo
libero la luce è troppo sensibile
alle perturbazioni dell’atmosfera.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
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GAME & MOVIE
PS3 Ultraslim
in arrivo?
Sony si appresta a lanciare una
nuova PS3, lo dimostrano le
certificazioni per le emissioni
del modulo Wi-Fi inviate all’FCC
americana. Il nuovo modello,
siglato CECH-4001x, è affiancato
da due versioni di debugging
station, soluzione che suggerisce
anche dei cambiamenti
all’hardware. La scelta del numero
“4xxx” indica un major upgrade, un
po’ come il passaggio dalla FAT al
modello slim e al modello “3000”
con consumi ridotti, hardware
aggiornato e qualche modifica
estetica minore. Secondo alcune
fonti la nuova PS3 potrebbe avere
un design più sottile. Quel che
è certo è che un cambio così
radicale di modelli e le “debug”
indica che l’hardware è stato
modificato, cosa che richiede una
nuova certificazione. Hardware
modificato potrebbe anche voler
dire taglio di prezzo in vista.
PEOPLE & MARKET
TV & VIDEO
Panasonic Este, ti rilassa e vedi meglio la TV
Occhi un po’ affaticati? Panasonic lancia un massaggiatore a vapore
Con 12 minuti promette risultati eccezionali. Indispensabile dopo il 3D
di R. Pezzali
Schermi per computer,
smartphone e console,
usati da distanza ravvicinata, stancano gli occhi,
e la conseguenza dell’affaticamento è spesso una
visione fastidiosa e poco
appagante. Panasonic sta
per lanciare sul mercato
giapponese il primo massaggiatore di occhi a vapore, Este EH-SW50. Basta
appoggiare il massaggiatore sugli occhi e premere
un tasto per generare piccoli getti di vapore massaggianti a 40°, che distendono la pelle e riposano l’apparato visivo. Un ciclo di massaggio dura circa 12
minuti, e con una carica si possono fare due cicli completi. Il costo del dispositivo è di circa 229 dollari, e in chiave “visione 3D” ci sentiamo di consigliarlo
assolutamente, soprattutto con sistemi 3D attivi.
PEOPLE & MARKET
Sky: nuovi pacchetti base
segue da pag. 1
visione dei canali HD sul decoder
e a quelli in mobilità con Sky Go. Il
pacchetto, che è in perfetta sintonia
con la sorella britanicca, cozza un po’
con le dichiarazioni di Sky di questi
ultimi anni, che ha sempre puntato
forte sull’HD. Al momento di scrivere sono però in vigore alcune promozioni che consentono di avere il
pacchetto HD e il My Sky HD gratis
fino al 31/12 (nel caso di un solo
pacchetto), oppure per 12 mesi nel
caso si aderisca ai pacchetti Calcio+
Sport. 5 euro al mese sarà anche il
costo del pacchetto Sky 3D, invariato
rispetto alla situazione precedente.
Salgono anche i prezzi dei decoder,
99 euro per My Sky HD + Digital
Key e 50 euro per Sky HD + Digital
Key. Chi invece desidera aggiungere
connettività telefono e Internet al
proprio abbonamento, potrà avvalersi di due pacchetti Fastweb Home
Pack, Full (telefono + Internet) e Web
(solo Internet), rispettivamente a 35
e 25 euro al mese. Facendo due conti, si scopre che i nuovi pacchetti non
sono sempre più cari, anzi, in alcuni
casi consentono anche di rispar-
miare. L’offerta di ingresso rimane
ferma a 19 euro, con alcuni canali in
più, ma l’HD in meno. Chi invece è
interessato a tutti i Channel Pack, e
soltanto quelli, risparmierà qualcosa,
dal momento che Sky TV + Famiglia
ha un costo mensile di 24 euro, che
sommati ai 5 euro dell’HD portano
a un canone mensile di 29 euro, più
basso rispetto ai 32,27 euro del vecchio listino. Il pacchetto “completo”,
disponibile fino a poco tempo fa a
71,60 euro, costa ora 72 euro, ma è in
promozione per un anno a 59 euro
con decoder gratuito. Chi invece è
interessato al solo Cinema, dovrà pagare 44 euro (39 euro in promozione) per i pacchetti Sky TV e Famiglia,
HD (e My Sky HD) compreso, contro
i 45,38 euro del listino precedente.
Chi dovrà pagare di più, invece, sono
gli abbonati che cercavano di risparmiare qualcosa escludendo qualche
Channel Pack. Il nuovo riassetto dei
canali “base”, infatti, costringe chi è
interessato ai documentari a pagare
anche per i pacchetti Bambini e Musica, non sempre appetibili (si pensi
alle famiglie senza bambini o con
figli già cresciuti).
eBook: presto
IVA agevolata
A Bruxelles si discute della
possibilità di agevolazione IVA
per i libri digitali. Sotto la lente
anche l’interoperabilità
tra software di lettura
di V. Barassi
Su iniziativa della vicepresidente
della Commissione UE con delega
all’Agenda digitale Neelie Kroes,
della Federazione degli Editori
Europei (Fep) e dei Librai Europei
(Ebf ), si è tenuto a Bruxelles un incontro cruciale tra i vari editori nel
quale si è discusso sul futuro degli
eBook. Tutti sono d’accordo su un
punto: il settore dei libri digitali è
da sostenere attivamente visto
l’alto tasso di crescita, ma per farlo
bisognerà adottare misure ad hoc
che non penalizzino troppo il “classico” mercato dei libri cartacei.
Un sì comune è arrivato alla proposta di adozione di un sistema fiscale neutrale per quanto riguarda le
pubblicazioni digitali; l’operazione
non sarà affatto semplice, ma con
un accordo a livello comunitario
tra le varie nazioni, sia consumatori che operatori del settore potranno beneficiare dell’agevolazione
sull’IVA. Ha tenuto banco anche la
questione dell’interoperabilità tra i
dispositivi e i vari software di lettura; secondo le associazioni quando
si va ad acquistare un eBook, questo dovrebbe essere leggibile dal
consumatore in qualunque luogo
e con un qualsiasi dispositivo, indipendentemente dal software.
Insomma, se acquistiamo un libro
tramite iPad, dovremmo essere in
grado di leggerlo pure su un qualsiasi tablet/smartphone Android.
Qui il discorso è più complesso e
starà ai vari produttori trovare accordi in tal senso. Ammesso che ce
ne sia la volontà.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
HIFI & HOME THEATER / Rinnovata la gamma Aventage, 4 nuovi modelli: RX-A3020, RX-A2020, RX-A1020 e RX-A820
p.6
Yamaha rinnova la serie Aventage, sempre più a 4k
I sintoamplificatori Aventage offrono AirPlay, DLNA1.5 e upscaling video 4k. Prezzi compresi tra 849 euro dell’RX-A820 e 2.099 dell’RX-A3020
di R. Faggiano
amaha rinnova la gamma di sintoampli Aventage con 4 nuovi
modelli: RX-A3020, RX-A2020,
RX-A1020 e RX-A820. Rispetto alla
precedente gamma, su tutti i modelli troviamo AirPlay e 4k, sia come
passthru che come upscaling. Rimane
il quinto piedino al centro del telaio,
che costituisce la tecnologia anti-risonanza A.R.T., e la calibrazione automaticoa YPAO. La gamma si apre con
l’RX-A820, con 7.2 canali da 160 Watt
su 4 ohm, supporto multi-room fino a
due zone, 8 ingressi e 2 uscite HDMI e
il Cinema DSP 3D, per ricreare un suono surround. Salendo di un gradino
troviamo l’RX-A1020, sintoampli da 7.2
canali che, rispetto al modello precedente, offre una potenza leggermente superiore (170 Watt) e un pannello
frontale più completo, oltre alle uscite
HDMI simultanee. In gamma medioalta compare l’RX-A2020, che aggiunge 2 canali audio (9.2 canali in tutto),
una potenza superiore (220 Watt) e il
processore video HQV VHD1900. Anche il multi-room si espande, con supporto fino a tre stanze. Diversa è anche
la costruzione del telaio, che introduce
una barra di rinforzo aggiuntiva ad H.
Il top di gamma è infine rappresentato dall’RX-A3020, un ampli 9.2 canali
espandibile a 11.2 canali con 230 Watt
di potenza dichiarata e supporto multi-zona fino a quattro stanze. Le due
uscite HDMI, inoltre, possono essere
assegnate a zone indipendenti. Cambia anche il DSP, qui Cinema DSP HD3,
che dovrebbe garantire una migliore
spazialità del suono anche sull’asse verticale. Tutti e quattro i modelli offrono
porta di rete, DLNA 1.5, AirPlay, ripro-
HIFI & HOME THEATER
HIFI & HOME THEATER / Onkyo ha presentato i suoi sintoamplificatori top di gamma serie 10
Modifiche che migliorano la
qualità audio e prezzi quasi
invariati per i nuovi modelli
della gamma stereo Denon:
due amplificatori integrati e due
lettori CD. L’ampli PMA520AE (275
euro) ha una migliore sezione di
alimentazione e una costruzione
meccanica più accurata, la potenza
è di 2 x 45 watt RMS su 8 ohm. Il
modello superiore PMA720AE (399
euro) ha subìto le stesse modifiche
per meccanica e alimentazione e
ha nuovi transistor di potenza AHC
e uscite per due coppie di diffusori.
Su entrambi i modelli rimane
l’ingresso per giradischi con testina
MM. Il lettore CD DCD520AE (275
euro) perde l’uscita cuffia con
volume regolabile, ma guadagna
una costruzione più accurata
con l’adozione di un convertitore
digitale/analogico a 32 bit di
BurrBrown. Il modello superiore
DCD720AE (399 euro) mantiene
la presa cuffia e ha il circuito
esclusivo Denon AL32. La presa
USB frontale può essere usata
con iPod e iPhone oltre che per
memorie con musica MP3 o WMA.
I nuovi ampli offrono fino a 11 canali più 4 subwoofer, DTS Neo:X e funzioni avanzate, manca però ancora AirPlay
Y
Denon,ritocchi
in gamma stereo
Yamaha RX-A3020
duzione file compressi (MP3, WMA) e
lossless (FLAC). I file sono riproducibili
anche da ingresso USB, compatibile
anche con i lettori multimediali. Infine,
è presente la modalità ECO, che riduce
i consumi in stand-by del 20%.
I nuovi sintoamplificatori Aventage
sono disponibili a partire da 849 euro
per il modello base RX-A820; a salire,
l’RX-A1020 ha un prezzo di 1.049 euro,
mentre l’RX-A2020 si posiziona a 1.499
euro. Il top di gamma RX-A3020 ha
un prezzo di listino di 2.099 euro. Per
quanto riguarda la disponibilità sul
mercato, RX-A820 è già disponibile,
mentre gli altri arriveranno sugli scaffali progressivamente tra agosto e ottobre.
Onkyo: 11.4 canali e potenza a volontà
di R. Faggiano
O
nkyo ha presentato i nuovi sintoamplificatori Home Theater
top di gamma: si tratta dei tre
modelli TX-NR5010, 3010 e 1010. Questi apparecchi sono i primi al mondo
compatibili con la nuova tecnologia
Cisco Simple Tap, per la diagnosi e la risoluzione rapida di eventuali problemi
di connessione in rete; la funzione sarà
attiva con un aggiornamento software
entro il prossimo novembre.
Il top di gamma 5010 è il primo apparecchio compatibile con l’ultima
elaborazione DTS Neo:X che prevede
nella sua massima configurazione la
presenza di 11 diffusori e 4 subwoofer.
Di suo il TX-NR5010 si “limita” a un 9.2
ma le uscite di linea sono appunto 15.
Il top di gamma comprende praticamente tutto l’indispensabile per il più
esigente appassionato e anche molto
di più. Tanto per fare qualche esempio troviamo: certificazione THX Ultra
II, upscaling video 4K, Audyssey Multy
Eq XT32, link HD MHL per smartphone
e tablet, doppia uscita HDMI indipen-
Onkyo TX-NR5010
dente. La potenza dichiarata è di ben
220 watt per canale (6 ohm, 1% dist),
ottenuti con la migliore tecnologia audio Onkyo; non mancano i convertitori
BurrBrown per la musica fino a 192 kHz
e una costruzione massiccia e accurata
in ogni stadio, non per nulla l’apparecchio pesa 25 kg.
Il modello intermedio TX-NR 3010 ha
solo una potenza leggermente inferiore al modello top, scendendo a 200
watt per canale (6 ohm, 1% dist) ma
mantiene buona parte delle altre caratteristiche. Il modello TX-NR1010 è invece “solamente” un 7.2 con potenza di
200 watt per canale (6 ohm, 1% dist),
ma che mantiene tutto il meglio dei
modelli superiori a un prezzo ancora
inferiore. A proposito di prezzi, quelli
indicativi, ma da confermare per l’Italia,
dovrebbero essere di 3.000 euro per
il 5010, 2.500 euro per il 3010 e 2.000
euro per il 1010. Per tutti i modelli sono
disponibili in opzione i moduli Wi-Fi,
Bluetooth e l’applicazione gratuita per
Apple e Android che permette di controllare gli apparecchi da smartphone
e tablet. Onkyo invece ribadisce il suo
rifiuto all’AirPlay, ancora assente anche
su questi modelli.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Android 4.1, il nuovo tablet, Nexus Q e tante altre novità alla conferenza Google I/O
Google mette il turbo con Android 4.1
Con il nuovo Jelly Bean e Project Butter l’interfaccia diventa velocissima e dice addio a Flash, non più supportato
di R. Pezzali
G
oogle non si è risparmiata: tablet da 7” a 199 $, la sfera multimediale Nexus Q e gli occhiali
del futuro sono solo alcune delle novità lanciate. E proprio il tablet, è stata
l’occasione per lanciare Android 4.1
Jelly Bean, la prossima generazione
di OS Mobile che arriverà da luglio
su Nexus S, Galaxy Nexus e Motorola
Xoom e poi su tutti gli altri dispositivi
(con la classica lentezza che contraddistingue ogni update di Android, purtroppo). Il numero della release, 4.1, fa
capire che non siamo di fronte a un
major update ma a un aggiornamento di Ice Cream Sandwich che porta
però molte novità, alcune davvero
importanti. Non è una release “per tablet”, come aveva pensato qualcuno
quando si era saputo che arrivava con
il Nexus 7, ma una release per tutti i
dispositivi, tablet e smartphone, che
va a toccare un punto fondamentale
di un device touchscreen, l’interfaccia
grafica. Android ha sempre pagato un
leggero ritardo da Apple per la fluidità
e la reattività dell’interfaccia: ora grazie
a Project Butter e a una gestione diversa della pipeline grafica in Android 4.1
l’interfaccia sarà fluidissima, veloce e
reattiva, con un numero maggiore di
fps rispetto a ICS e con una differenza
enorme rispetto alle versioni precedenti. Google ha addirittura usato una
videocamera che riprende a 200 fps
per mostrare le differenze con la versione precedente.
Migliora anche la sicurezza: grazie a
una chiave univoca nelle applicazioni
sarà molto più difficile usare applicazioni pirata e poco sicure. Google ha
lavorato molto anche sulla parte applicazioni: grazie a Smart APK quando
si aggiorna un programma vengono
copiati solo i file diversi del pacchetto
e non viene riscaricata tutta l’applicazione, cosa utilissima nel caso di giochi
molto pesanti. Arrivano poi le notifiche espandibili con tre diversi stili a
seconda del tipo di notifica e tre azioni
associabili, i widget che si auto ridimensionano e una nuova applicazione per la fotocamera molto più rapida
in fase di scatto e preview dell’immagine scattata.
Grazie a Android 4.1 e a una serie di
nuove API per le periferiche di input
le applicazioni possono gestire al meglio i dispositivi collegati come mouse,
tastiere e periferiche Bluetooth come
i controller da gioco, per i quali ora si
può anche gestire la vibrazione e tutto
il set di comandi completo. Cambia anche il browser: Chrome esce dalla fase
di beta e si presenta con
un motore javascript
rinnovato e veloce, un
motore di rendering
HTML5 velocissimo e
un basso impatto a livello di memoria occupata. Per finire, la voce:
con Offline Voice
Typing sarà possibile
dettare testi senza avere la connessione attiva
(partirà inizialmente in
inglese) e con la nuova
ricerca vocale migliorata si potranno fare do-
mande al telefono. Se chiedete “Che
tempo farà domani” lo smartphone
risponderà. Vi ricorda qualcosa? A noi
si(ri). Sempre nell’ottica dell’assistenza
arriva anche Google Now, un virtual
assistant che ci aiuta ad arrivare in
orario agli appuntamenti, una sorta
di segretaria informata su traffico, destinazione e scorciatoie. Oltre a queste
novità ci sono tante piccole innovazioni nascoste, dal nuovo kernel che
supporta meglio Tegra 3 alle nuove
API per accedere ai codec hardware a
software, API che permetteranno agli
sviluppatori di creare applicazioni multimediali decisamente innovative.
Jelly Bean, o Android 4.1, arriverà senza flash integrato nel browser e dal 15
agosto prossimo non sarà nemmeno
possibile più scaricarlo da Google Play.
Solo chi lo ha già installato sul proprio
smartphone 4.0 continuerà a ricevere
sempre più rari aggiornamenti, visto
che Adobe ha annunciato di abbandonare lo sviluppo di una versione
mobile. I dispositivi che vengono aggiornati da Android 4.0 a 4.1, avverte
inoltre Adobe, potrebbero andare
incontro a malfunzionamenti, proprio
perché non è stato ottimizzato per il
nuovo sistema operativo e in questo
caso non ci saranno aggiornamenti in
tal senso. Adobe arriva persino a consigliare di disinstallare il software sui
terminali aggiornati a Jelly Bean. Per
Flash su dispositivi portatili insomma,
sembrerebbe essere calato definitivamente il sipario, visto che le altre due
piattaforme predominanti, iOS e Windows Phone 7 (e ora 8), non hanno
mai fornito supporto per il software di
Adobe.
p.8
MOBILE
Android PDK
contro la
frammentazione
Sono pochi gli smartphone che
potranno offrire velocemente tutte
le potenzialità di Jelly Bean, solo
quelli della gamma Nexus. È il noto
problema della frammentazione,
che Google non è ancora riuscito
a risolvere, ci riprova ora con un
nuovo programma che darà la
possibilità ai produttori hardware
di essere coinvolti nello sviluppo
delle versioni di Android con un
anticipo di tre mesi sul rilascio del
sistema operativo. Si tratta di una
specie di SDK per i produttori OEM,
denominata Platform Developer
Kit, con la quale Google spera di
accelerare e agevolare il processo
di aggiornamento dei terminali
da parte delle terze parti. Alcuni
produttori (non si sa quali) hanno
ricevuto una beta della PDK per
Jelly Bean per cui l’aggiornamento
non dovrebbe tardare come
nel caso di Ice Cream Sandwich.
Resta da capire quante e quali
delle innovazioni grafiche di
Android 4.1 sopravviveranno alla
costumizzazione che verrà operata
dai produttori.
MOBILE
USB Audio con
Android Jelly Bean
USB Audio è una specifica che
permette di trasferire audio tramite
il connettore USB. Microfoni USB,
cuffie USB per PC e anche diffusori
USB sono tutti dispositivi certificati
USB Audio: collegati al computer
richiedono solo un piccolo driver
universale per funzionare, senza
alcuna installazione. Con la sua
versione 4.1 Jelly Bean Android
apre le porte all’USB Audio,
ciò permetterà ai produttori
di realizzare docking audio
USB anche per Android, quelle
attualmente disponibili, come
le Philips, usano infatti l’USB solo
per la ricarica, con il flusso audio
veicolato tramite Bluetooth. Ora
cambia tutto: a un telefono con
Android 4.1 si potranno collegare
al connettore USB microfoni, cuffie,
diffusori USB per computer e ogni
tipo di periferica USB audio. La
prima docking compatibile con
USB Audio sarà di Gear4.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / I servizi e i prodotti di Google continuano a essere multipiattaforma, compreso iOS
Google Chrome e Drive sbarcano su iOS
Non solo Android, su iOS sbarcano il browser Chrome e Google Drive anche se con qualche inevitabile limitazione
rendering e javascript di Google, visto
che come da “regolamento” tutte le
app si devono appoggiare al motore
webkit nativo del sistema operativo
Apple. Anche Google Drive per iOS ha
le sue limitazioni. È possibile accedere
a tutti i propri documenti, gestire i permessi di condivisione con i propri collaboratori, e leggere documenti anche
offline. Non è però possibile editare i
documenti all’interno di Google Drive: i file Google Docs vengono infatti
aperti via web tramite Safari, mentre
gli altri possono essere aperti e modificati con altre applicazioni installate sul
proprio dispositivo (come QuickOffice
o GoodReader), ma da qui non sarà
poi possibile mantenerli in sync con
Google Drive.
di P. Centofanti
G
oogle ha ribadito che in ambito
mobile il focus è sicuramente
Android, ma l’azienda è da sempre interessata a lanciare i prodotti sul
maggior numero di piattaforme possibile, compreso il principale concorrente di Android, iOS. E così Google ha
lanciato sull’App Store non solo la promessa app per accedere ai propri documenti e file di Google Drive, ma anche la versione iOS di Google Chrome.
Il browser di Google sbarca così anche
su iPhone e iPad con la navigazione a
tab, la sincronizzazione con desktop e
altri dispositivi portatili e tutte le altre
sue funzionalità. Quello che gli utenti
iOS non troveranno sarà il motore di
MOBILE / Anche Bloomberg conferma l’arrivo di un nuovo tablet da 7” o 8” Apple ad ottobre
iPad Mini: i tempi sembra siano maturi
L’obiettivo è presidiare il mercato dei tablet da 7”, dove Kindle Fire e Nexus 7 rischiano di sottrarre quote di vendita
di R. Pezzali
I
l Kindle Fire, tablet 7” low cost
con una versione particolare di
Android “blindata” da Amazon, ha
dimostrato che i tablet Android se
ben fatti e con un prezzo abbordabile si riescono a vendere. Non numeri
da iPad, certo, ma comunque numeri.
Se, infatti, circa il 60% dei tablet venduti sono iPad, al secondo posto negli States si piazza il Fire con un 17%
di market share, quota che farebbe
sognare qualsiasi altro produttore.
L’arrivo di Google con il suo Nexus
7 a 199$ potrebbe spostare ulteriormente l’ago della bilancia: secondo
gli analisti, infatti, il nuovo tablet di
Google potrebbe allargare non poco
la fetta di mercato dei tablet Android
da 7”. E in quest’ottica Apple potrebbe correre ai ripari: le voci dell’iPad
Mini si rincorrono da molto tempo
e questa volta è Bloomberg ad affermare di avere avuto notizie da fonti
certe dell’arrivo di un tablet Apple a
ottobre dotato di uno schermo più
piccolo del normale iPad e con risoluzione standard, quindi 1.024 x 768.
Il tablet avrebbe uno schermo di una
dimensione compresa tra 7” e 8”.
Che un iPad Mini esista non ci sono dubbi: sicuramente Apple tra le centinaia di
prototipi che ha nei
laboratori di design
avrà percorso anche
questa strada provando a costruirlo,
ma come sempre ci
sono prodotti anche
geniali che non vedono mai il mercato.
Quello che probabilmente Apple si sta
chiedendo (sicuramente ha anche
già una risposta) è il motivo per cui
gli utenti scelgono un Kindle Fire al
posto di un iPad. La chiave di tutto sta
in questa risposta: è la comodità di
un dispositivo più piccolo o il prezzo
basso?
Steve Jobs disse ai tempi che lo
schermo dell’iPad era il minimo indispensabile per garantire una user
experience accettabile per l’utente,
ma ai tempi dei netbook disse anche
che Apple non avrebbe mai prodotto
nulla di simile. Poi arrivò il MacBook
Air da 11”, un pollice più grande di
un netbook ma in linea con la filoso-
fia dell’azienda, un netbook di lusso
venduto a un prezzo superiore ai notebook dei competitor.
Se l’iPad Mini esisterà sarà solo perché il mercato richiede un tablet più
piccolo e leggero, non un tablet low
cost. L’abbiamo visto con gli altri prodotti “mini” di Apple: sono fatti per
offrire soluzioni alternative a livello di
spazio ma non sono proprio prodotti
a basso prezzo. La verità la sapremo
solo a ottobre, quando Apple avrà
anche il tempo di analizzare i risultati
e le vendite del nuovo Nexus 7. Sempre che l’iPad Mini non sia l’ennesima
telenovela in stile Apple TV.
p.9
MOBILE
Qualcomm
le batterie
dureranno di più
Durante la Uplinq 2012
Qualcomm ha parlato del futuro
degli smartphone; molto presto
ci saranno CPU più attente al
consumo e display meno esosi
di V. Barassi
Le batterie dei dispositivi portatili
non garantiscono un’autonomia
degna di nota e i produttori sono
consapevoli “dell’insoddisfazione
generale”. Qualcomm, ai vertici del
mercato delle CPU per dispositivi
mobile, ha voluto rassicurare tutti annunciando che molto presto
la storia potrebbe cambiare. Paul
Jacobs, CEO dell’azienda, durante
l’Uplinq 2012 di San Diego ha dichiarato che, almeno attualmente
e nell’immediato futuro, non esistono putroppo tecnologie che
permetteranno alle batterie di
compiere un salto generazionale
in grado di garantire un significativo incremento della durata di
carica. Per questo motivo il futuro
è tutto in mano ai produttori di
processori e Qualcomm è già al
lavoro su una prossima generazione multi-core capace di prestazioni di prim’ordine, ma meno avida
di risorse. Il CEO di Qualcomm ha
anche voluto ricordare che non
sono solo le CPU a richiedere tanta energia in un dispositivo portatile; anche i display e i moduli di
connettività Wi-Fi, attualmente,
consumano troppa batteria. Urge
dunque trovare soluzioni adatte e,
su questo punto, Paul Jacobs ha
voluto citare la tecnologia Mirasol
per gli schermi e quella WiPower
per il wireless. Nell’immediato
futuro non aspettiamoci nulla di
concreto; ma tra un anno potrebbero arrivare molte novità.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Apple mette in campo strumenti per trasferire musica, sincronizzare librerie e playlist
Così Apple sta ridimensionando iTunes
L’uscita dell’applicazione dedicata per i podcast è l’ultimo passo di una strategia che ridefinisce il ruolo di iTunes
di P. Centofanti
P
robabilmente negli ultimi anni
tutti coloro che si sono avvicinati per la prima volta al mondo
Apple lo hanno fatto tramite iTunes,
non esattamente un bel biglietto da
visita. Nato come sofware di riproduzione musicale e per la sincronizzazione degli iPod, con il passare degli
anni è diventato sempre più un pasticcio mastodontico. Certo quando
c’era solo l’iPod, l’iTunes Store non
poteva che chiamarsi così e venire integrato proprio in iTunes, ma lo stesso approccio è stato poi seguito per
l’iPhone, l’App Store, l’Apple TV, l’iPad
e così un prodotto nato per tutt’altro
si è ritrovato a diventare il fulcro di un
ecosistema e al tempo stesso la sua
più grande palla al piede. Ma il successo clamoroso dell’App Store deve
aver fatto capire ad Apple che non
serve un iTunes per portare i propri
clienti sullo store digitale e nell’ultimo anno Apple ha inziato quella che
ha tutta l’aria di essere una exit strategy da iTunes. Il primo e, ad oggi, più
grande passo in questa direzione è
stato l’introduzione di iCloud lo scorso anno. Con iCloud un utente che
acquista un iPhone o un iPad può
oggi finalmente fare tranquillamente
a meno di installare iTunes se non per
trasferire musica e video e sincronizzare librerie e playlist. Ma già lo stesso
Music Match è un servizio che sotto
questa luce ha l’obiettivo di ridurre il
più possibile il contatto con iTunes:
si sincronizza la propria libreria su un
solo PC ed è iCloud a
portare la musica su
tutti gli altri dispositivi, anche senza
collegarli
tramite
iTunes. L’App Store,
almeno su iPhone e
iPad è fin dalla sua
nascita un’applicazione a parte: l’app
iOS iTunes è solo per
l’acquisto di musica,
videoclip e, fino a
oggi, podcast. Apple ha infatti appena
lanciato un’applicazione stand alone
per i podcast su iOS, “esternalizzando”
così un altro grosso pezzo di iTunes.
La nuova applicazione offre, inoltre,
un nuovo design che costituisce
un’anteprima di quello che probabilmente sarà il nuovo design dell’App
Store su iOS 6. Tornando a parlare di
applicazioni non dobbiamo dimenticare che anche con l’introduzione
di OS X Lion e del Mac App Store,
questo è stato rilasciato come un’ap-
p.10
pc & multimedia
Primi indizi
concreti per le
app di Apple TV?
L’ultima beta di iOS 6
include una funzionalità che
sembrerebbe pensata per il
prossimo arrivo di applicazioni
sul piccolo box di Apple
di M. Dalli
plicazione completamente separata
da iTunes, che continua a rimanere
il portale per la distribuzione di musica e video. Se iTunes perde la sua
funzione di baricentro dell’ecosistema Apple, il ruolo di filo conduttore
lo sta assumendo sempre più invece
l’Apple ID o meglio iCloud, quello che
prima era semplicemente l’account
iTunes Store e che ora sta sempre più
diventando qualcosa di simile a un
account Google.
PEOPLE & MARKET
Ora Apple rischia il blocco delle vendite
L’antitrust italiana ha aperto una nuova procedura contro Apple
Problemi sulla mancanza di comunicazioni e la garanzia di legge
di R. Pezzali
Un mese di stop per gli Apple Store e il negozio online e una nuova multa da 300
mila euro: sono queste le conseguenze che potrebbe dover affrontare Apple in
Italia in seguito alla procedura di inottemperanza aperta dalla nostra antitrust.
Nonostante la bocciatura del ricorso al TAR contro la multa di 900.000 euro già
inflitta ad Apple in materia di garanzie, infatti, l’azienda non si sarebbe ancora adeguata alle indicazioni dell’autorità italiana. In sostanza presso gli Apple
Store sul nostro territorio e sul sito online, Apple è accusata di non informare
con sufficiente chiarezza i clienti sui propri diritti e in particolare del modo in
cui l’AppleCare viene proposta lasciando intendere una maggiore copertura rispetto alla garanzie del venditore di due anni prevista dal codice del consumo.
Lo store online, ad esempio, evita di chiarire esplicitamente che il “venditore” e
l’Apple Retail Store sono lo stesso soggetto, lasciando intendere che l’AppleCare
dia delle garanzie in più. Anche nel tipo di difetti coperti dalla garanzia, la tabella
fa una distinzione tra prima e dopo la consegna, nonostante nel testo allegato si
faccia poi correttamente riferimento alla definizione di difetti di conformità prevista dalla legge. Per l’antitrust si tratta di indicazioni fuorvianti e per questo ha
aperto una nuova procedura contro Apple.
Tra le indiscrezioni che hanno
mancato completamente il bersaglio alla vigilia del WWDC delle
scorse settimane, c’erano quelle
che volevano Apple presentare
un importante aggiornamento
per l’Apple TV. E invece di app per
il piccolo “hobby” di Apple non
se ne sono ancora viste. Questo
però non vuol dire che Apple
non sia effettivamente al lavoro
su questo fronte. L’ultima beta
di iOS 6, infatti, conterrebbe una
nuova funzione per l’interfaccia
di Apple TV che sembrerebbe
proprio studiata appositamente
per l’arrivo di più applicazioni
anche su questo dispositivo.
Come mostrato nel video di uno
sviluppatore che l’ha scoperto,
tenendo semplicemente premuto il tasto OK su un’icona su
Apple TV, con iOS 6 è possibile
spostare le app disponibili esattamente come su iPhone e iPad
secondo i propri gusti. Certo
può essere solo una possibilità
di customizzazione in più, ma
per quello che offre ora Apple TV
sembrerebbe un po’ superflua, a
meno che...
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.11
MOBILE / Secondo “zio Bill” Microsoft ha fatto bene a rompere gli indugi e produrre il suo tablet
MOBILE
I produttori sono arrabbiati, ma serviva un prodotto flagship per mostrare le potenzialità del sistema operativo
Big G nel corso del Google I/O
ha annunciato che gli occhiali
con realtà aumentata, ribattezzati
Google Glass Explorer Edition,
saranno in vendita a partire dai
primi mesi del prossimo anno.
Prezzo di listino: 1.500 dollari,
disponibilità però solo per gli
sviluppatori che erano presenti
alla conferenza, un limite non da
poco. L’idea, secondo Google,
è quella di dare in mano il
prototipo ad alcuni sviluppatori,
di modo da ricevere feedback
e vedere quali applicazioni
possono essere sviluppate. Se
tutto va come sperano in Google,
una versione più economica di
questi occhiali potrebbe arrivare
sul mercato nel 2014. Il prezzo
sarà però superiore rispetto agli
attuali smartphone, essendo
questa una novità, ma inferiore
ai 1500$ del prototipo. Oggetti
come questi, chiamati anche
wearable computer o computer
da indossare, sono infatti da
molti considerati il futuro
dell’elettronica. Sarà davvero così?
Bill Gates promuove il tablet Surface
di R. Pezzali
I
produttori sono tutti arrabbiati: Microsoft non doveva fare
Surface, lo dovevamo fare noi.
Eppure Bill Gates difende la sua exazienda. E lo fa nel corso di un’intervista dove, oltre alle domande sulla
sua fondazione benefica, non si è
sottratto a qualche richiesta sul nuovo prodotto Microsoft. Secondo Bill
Gates, che un po’ di anni fa fu il primo a proporre il tablet PC, Microsoft
ha fatto bene a seguire un modello simile a Apple dove hardware e
software sono realizzati dalla stessa
azienda. “Surface sarà un prodotto che
farà riflettere anche Apple” - dice Bill
Gates - e prima o poi OS X e iOS convergeranno in un unico prodotto per
offrire la stessa esperienza desktop
anche sui tablet”. Tornando a Surface
il problema degli OEM non si pone:
sempre secondo “zio Bill” in un ecosistema perfetto devono esserci gli
OEM con i loro validi prodotti per offrire scelta ma anche dei prodotti di
riferimento per mostrare le migliori
potenzialità del sistema. Ed è quello
che probabilmente ha cercato di fare
Microsoft con Surface: realizzare un
prodotto dove Windows 8 rende nel
migliore dei modi, il tutto abbinato
a un hardware e a un design senza
compromessi. Resta ora da capire, a
prescindere dalle dichiarazioni di Bill
Gates, cosa farà Microsoft con Surface. La scelta di venderlo solo negli
store Microsoft potrebbe voler dire
pochi pezzi, e la strategia potrebbe
anche essere questa. Tuttavia Microsoft ha lavorato tanto e in gran se-
greto per fare un prodotto eccellente, e sarebbe un peccato venderlo in
pochi pezzi per fare un “favore” agli
OEM tenendolo come prodotto “vetrina”. Anche perché, è bene ricordarlo, l’unico prodotto hardware di successo prodotto da Microsoft, escluse
le periferiche, è l’Xbox. Impossibile
dimenticare lo smartphone Kin, o
Zune.
SMARTHOME
Belkin WeMo “accende” le luci con iOS
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Massimo Monti
Claudio Stellari
Editore
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via Gallarate, 76 - 20151 Milano
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Per la pubblicità
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Belkin annuncia WeMo, ideale per “dare corrente” a luci e dispositivi
Anche se ci troviamo a migliaia di chilometri di distanza da casa
di V. Barassi
Presentato da Belkin ad inizio anno già al CES
di Las Vegas, WeMo vede finalmente il mercato,
con tante belle speranze. Parliamo di un dispositivo dotato di connettività Wi-Fi, comandabile
a distanza tramite un dispositivo iOS - con app
apposita -, capace di “dare corrente” esclusivamente quando lo vorremo noi. WeMo, che può
essere collegato a qualsiasi presa di corrente
della nostra casa, funge dunque da “interruttore
intelligente” e, se abbinato al sensore di movimento Motion, può risultare ancor
più interessante; il sensore rileva la presenza umana e autonomamente decide se
c’è bisogno di accendere la luce oppure no. Il video disponibile a questo collegamento chiarisce meglio le idee. Belkin venderà WeMo Switch e WeMo Switch +
Motion a partire da inizio luglio, rispettivamente con prezzi di 49.99 e 99.99 dollari americani. Non vi sono ulteriori informazioni per quanto concerne i mercati
europei.
Gli occhiali Google
costeranno 1.500 $
MOBILE
Nokia: se WP
non va... pronto
un piano B
Nokia ha finalmente messo da
parte l’orgoglio e, per mezzo del
suo neo-presidente Risto Kalevi
Siilasmaa, ha dichiarato di aver già
in mente un piano B nel caso in
cui Windows Phone non riuscisse
ad ottenere il successo sperato.
Non sono stati rivelati dettagli in
merito e l’unica cosa certa è che
non si tornerà a Symbian, sistema
operativo ormai “defunto” che,
sempre secondo il presidente
Nokia, avrebbe oggi un impatto
sul mercato pari a zero. I più
“perversi” (ma forse anche i più
realisti) immaginano già i Lumia
di prossima generazione dotati di
sistema operativo Android; certo,
lo scenario sarebbe a dir poco
insolito, ma al giorno d’oggi non
ci sentiamo di escludere alcuna
ipotesi. Il futuro di Nokia è tutto
in mano a Windows Phone 8. In
bocca al lupo.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
PC & MULTIMEDIA / Google prende di mira AppleTV e AirPlay, con il suo primo prodotto consumer
Nexus Q, ecco l’anti AirPlay di Google
È un media streamer con la forma di una sfera, integra un amplificatore da 2x25 watt e si collega al TV via HDMI
di P. Centofanti
A
lla fine le indiscrezioni dello
scorso febbario del Wall Street
Journal si sono rivelate corrette.
La vera sorpresa del Google I/O è stata
la presentazione di Nexus Q: una sfera
esteticamente bellissima, che si pone
come diretto concorrente dell’Apple
TV. Nexus Q è essenzialmente un media streamer che si collega alla rete locale, al TV tramite uscita HDMI e che, a
differenza di prodotti come l’Apple TV,
integra un amplificatore stereo digitale da 25 Watt complessivi. Il principio
di funzionamento è simile a quello di
AirPlay, anche se in questo caso legato
esclusivamente all’applicazione Musi-
ca di Google Play di Android 4.1: si sceglie un brano e lo si invia in riproduzione sul Nexus Q. Il dispositivo è privo di
controlli e qualsiasi tipo di interfaccia
utente se non la schermata di riproduzione. Nella dimostrazione è stato mostrato come utilizzando un dispositivo
Nexus con NFC, basta appoggiarlo
sulla sfera per iniziare lo scaricamento
da Google Play dell’applicazione da installare sullo smartphone o tablet. Da
quello che si capisce, infatti (le informazioni sono un po’ vaghe), Nexus Q
richiede un’app apposita e non utilizza
il protocollo DLNA. Nexus Q permette
anche lo streaming da Google Play
di film e serie TV, ma sempre usando
smartphone o tablet come controller,
ed è possibile inviare video da YouTube
al Nexus Q. Il dispositivo, nonostante
l’assenza di un’interfaccia a schermo, è
basato su Android 4.0 e monta un processore dual core Texas Instruments
OMAP4460 e integra 16 GB di memoria. A livello di connessioni troviamo la
porta di rete LAN, l’USB, l’uscita micro
HDMI, e i connettori a “banana” per i
diffusori, a cui si aggiunge la connettività wireless Bluetooth, Wi-Fi 802.11n
e appunto NFC. Selezionando questo
link è possibile vedere un video di presentazione del prodotto.
Il prezzo lascia un po’ perplessi: Nexus
Q costerà ben 299 dollari e sarà disponibile a partire da metà luglio ma unicamente negli Stati Uniti.
PC & MULTIMEDIA / Annunciati da Linksys due prodotti con il nuovo veloce standard Wi-Fi
Linksys collega la Smart TV con l’802.11ac
Il router EA6500 e lo Universal Media Connector WUMC710 saranno disponibili in autunno, non sono noti i prezzi
di M. Dalli
T
ra i produttori che supportano
l’802.11ac ci sarà anche Linksys,
che ha annunciato due nuovi
prodotti, il router EA6500 (foto sotto) e lo Universal Media Connector
WUMC710 (foto a destra). Il primo è
l’erede dell’attuale EA4500, con due
bande radio simultanee (2.4 e 5 GHz)
e 6 antenne “3D”. In totale, quindi, 450
Mbps sui 2.4 GHz e 1300
Mbps sui 5
GHz, con retrocompatibilità per le
reti 802.11 a/b/g/n. Sul retro si trovano inoltre 4 porte Gigabit Ethernet
per il collegamento in LAN e 1 porta
(sempre Gigabit) per il collegamento
a Internet. Non mancano poi 2 porte
USB per la condivisione in rete di memorie USB e stampanti, oltre al supporto all’IPv6 e a una nuova funzione
SimpleTap, che consente di collegare
un dispositivo al router semplicemente premendo un pulsante e, in
futuro, avvicinandolo a un tag NFC.
Interessante anche lo Universal Media Connector, un bridge pensato per
la “zona TV” che consente di collegare
dispositivi cablati alla rete 802.11ac.
Il Connector è infatti dotato di 4 porte
Gigabit Ethernet e 3 antenne interne,
che gli consentono di operare, sulla
sola frequenza dei 5 GHz, fino a 1.300
Mbps. Il dispositivo è compatibile anche con le reti esistenti 802.11 a/n. La
disponibilità dell’EA6500 è prevista
per settembre, mentre lo Universal
Media Connector arriverà in ottobre.
Ancora da comunicare i prezzi.
p.12
MOBILE
Atrix HD, il nuovo
sottilissimo
Motorola
Motorola toglie i veli al nuovo
smartphone della gamma
Atrix: display da 4.5 pollici, LTE,
processore dual core e solo 8.4
mm di spessore
di P. Centofanti
L’acquisizione da parte di Google
è stata completata, ma Motorola
per ora sembra comunque continuare per la sua strada annunciando un nuovo modello della
gamma Atrix, l’Atrix HD che viene presentato come uno smartphone business ready.
Il design si avvicina sempre più a
quello del Motorola Razr con un
profilo sottilissimo (soli 8.4 mm)
e un ampio display da 4.5 pollici con risoluzione di 1280x720
pixel, denominato ColorBoost
per i suoi colori brillanti (ma
è sempre in tecnologia LCD).
Come il Razr, anche in questo
caso l’accento è sul guscio in Kevlar e sulla robustezza del rivestimento del display.
L’Atrix HD è stato annunciato
per il momento solo per il mercato nordamericano con supporto alle reti LTE di quel paese
e processore dual core da 1.5
GHz. Altre caratteristiche salienti
sono la fotocamera da 8 Megapixel e la memoria integrata da
8 GB, espandibile tramite schede
microSD. E nonostante ormai
Motorola faccia parte a tutti gli
effetti di Google, nessun canale
preferenziale per l’accesso alle
ultime versioni di Android: Atrix
HD al momento uscirà con Android 4 Ice Cream Sandwich.
Non ancora annunciati disponibilità o prezzo.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
PC & MULTIMEDIA / Cisco lancia i nuovi Smart Wi-Fi router con Cisco Connect Cloud, Rete facile e sempre sotto controllo
p.14
Morte al vecchio router, largo allo Smart Wi-Fi Router
Grazie all’intrefaccia di nuova generazione e ai controlli tramite applicazione configurare la rete domestica e gestire le opzioni diventa semplicissimo
di R. Pezzali
L
a tecnologia non è sempre facile
ma se chiediamo a una persona
qualsiasi cos’è un TV, un frigorifero, uno scanner o una stampante probabilmente otterremmo risposta. Possiamo spingerci anche più in là: tutti,
anche la plurinominata casalinga di
Voghera sanno cosa sono il Wi-Fi, gli
smartphone, il DVD e probabilmente
anche gli Hard Disk e i decoder. Se c’è
però una categoria che il mondo non
tecnologico ignora è quella degli apparati di rete. Eppure in ogni negozio
della grande distribuzione, c’è una
corsia dedicata a router, access point,
firewall e modem di ogni tipo. Stanno
lì sullo scaffale, in scatole anonime e
poco attraenti ad aspettare che qualcuno chieda espressamente di loro, o
perché si è guastato il modem ADSL
o perché bisogna mettere il Wi-Fi in
casa. Senza un’esigenza precisa, nessuno si sognerebbe mai di passeggiare nelle corsie dedicate al networking
e pensare di cambiare il proprio router o il modem con una versione più
moderna e avanzata, cosa che invece
si può benissimo capitare per fotocamera, smartphone o TV. Eppure se
oggi possiamo parlare di Smart TV,
di smartphone e di rete, cloud, Internet e social network è grazie a questi
prodotti “sconosciuti” alla massa, i “gestori” della rete domestica, apparecchi
in grado di condividere Internet con i
sempre più numerosi dispositivi connessi presenti nelle case.
Cisco, senza dubbio una delle maggiori aziende mondiali del settore, ha
pensato che è giunto il momento di
far capire a tutti cos’è un router. Non
è solo una questione di conoscenza:
sostituendo il vecchio modem o il
vecchio access point con un prodotto
di ultima generazione, le possibilità
che si aprono sono davvero infinite e
vanno dalla condivisione dei file audio
e video sulla rete alla gestione completa della sicurezza domestica.
Smart Wi-Fi Router
spazio al software
A Londra Cisco ha lanciato il concetto di Smart Wi-Fi Router con Cisco
Connect Cloud, che a prescindere dal
nome abbastanza lungo è davvero un
passo avanti verso la valorizzazione e
la massificazione di questi prodotti.
Chi ha avuto a che fare con access
point, router, firewall e bridge sa bene
che senza un minimo di esperienza o
senza l’amico “smanettone” configurarli, gestirli e metterli a punto può essere un vero e proprio inferno. Effettivamente i produttori non ci sono mai
venuti incontro: nel menù di configurazione di questi prodotti ci troviamo
di fronte a parametri e concetti, dal
port forwarding alla DMZ di elevata
complessità: la procedura passo passo ci aiuta ad avere la connessione,
ma oltre a questa il 99% delle persone
non riesce ad andare.
Ecco perché Cisco, più che lavorare
sull’hardware, si è concentrata sul
software. Dopo aver creato un’interfaccia semplice e intuitiva per la gestione della rete domestica Cisco ha
aggiunto la possibilità di controllo
remoto da PC, smartphone e tablet e
una serie di applicazioni (con un portale sviluppatori per crearne altre) che
si interfacciano con apparati di rete
e dispositivi per migliorare e rendere
più efficiente la gestione.
Applicazioni per gestire la rete
Lo Smart Wi-Fi Router di Cisco è
davvero semplice: per gestire la rete
si usano una serie di applicazioni.
Vogliamo controllare una videoca-
mera IP per sorvegliare la camera
dei bambini o il garage? C’è un’applicazione facile e intuitiva che permette di visualizzare le immagini e
di configurare la videocamera in due
semplici passaggi. Vogliamo bloccare
l’accesso a determinati siti come, ad
esempio, YouTube o i social network?
Possiamo farlo con una semplice applicazione che di fianco ai diversi servizi ha un interruttore che li accende
e li spegne.
Vogliamo dare e togliere la connessione a determinati device in alcune
ore della giornata, come ad esempio
disattivare Xbox Live dopo le ore 21?
Anche per questo c’è un’applicazione,
così sempre tramite una app è possibile dare priorità di “banda” a determinati prodotti o servizi, ad esempio
garantire sempre la banda necessaria
a Xbox o a Skype sacrificando la navigazione web o la ricezione della
posta, questo per evitare che mentre
si sta giocando o telefonando la comunicazione si interrompa quando
segue a pag. 15
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.15
PC & MULTIMEDIA
Cisco Smart Wi-Fi router con Connect Cloud
segue da pag. 14
qualcuno inizia a scaricare un file pesante dalla rete.
NFC per il futuro
Cisco ha pensato anche a facilitare
l’accesso a Internet per gli ospiti. Capita, infatti, che amici o conoscenti
arrivino a casa e abbiano la necessità
di collegarsi alla propria rete: grazie a
una serie di “card” NFC programmabili
sarà possibile assegnare diversi livelli di accesso senza dare password e
gestendo la sicurezza nel migliore dei
modi. Sarà possibile, ad esempio, configurare la card per dare accesso solo a
Internet e con poca banda togliendo
la possibilità di vedere altri dispositivi
in rete e eventuali server di contenuti
(ad esempio foto e video), oppure per
dare accesso completo a foto e video
ma con un parental control per la navigazione web con un eventuale filtro
pornografia e violenza. Gli ospiti non
dovranno fare altro che appoggiare lo
smartphone o il tablet sulla card per
ricevere il loro “personale” accesso alla
rete della nostra casa.
Cisco Connect Cloud
per il controllo
Tutto quello che si può fare a casa
con la rete Wi-Fi, grazie al sistema
Connect Cloud, può ora essere fatto
ovunque. Lontano, al lavoro, a casa di
amici: basterà collegarsi a Internet e
inserire username e password per accedere con un tablet, uno smartphone o un computer al proprio Smart
Router di casa. Una volta effettuato
l’accesso potremo controllare tutti i
dispositivi connessi, gestire l’accesso, togliere la rete a un dispositivo
e verificare, ad esempio, perché non
funziona senza essere necessariamente presenti. Potremo accedere
ad eventuali file audio, video o foto
presenti in rete e ai filmati delle videocamere IP. Le applicazioni dello
Smart Router non si fermano poi alla
sola gestione della rete: grazie a una
serie di partnership, infatti, gli Smart
Router facilitano la configurazione e
il controllo di altri dispositivi collegati
certificati. È il caso degli amplificatori
Onkyo o dei nuovi frigoriferi connessi Whirlpool, che si configurano in un
semplice passaggio e che possono
fornire allo Smart Router informazioni sul loro stato, ad esempio se la porta del frigorifero è aperta o se l’amplificatore è rimasto acceso. Cisco sta
cercando di centralizzare in un’unica
interfaccia tutte le Smart Appliance
che possono in qualche modo essere
controllate da remoto. Ad esempio, i
condizionatori Wi-Fi controllabili con
lo smartphone recentemente lanciati
da Samsung: grazie al Cloud Connect
possiamo accendere il condizionatore anche dall’esterno, per arrivare
a casa e trovare così l’ambiente già
rinfrescato. Tutto con una logica di
app, dove i dispositivi della casa sono
i mattoncini e l’interfaccia Cisco Connect Cloud il grande pannello di controllo. Pannello con il quale possiamo
anche gestire altri Smart Router, per
esempio quello dei parenti o della
casa al mare. Qui a destra vi proponiamo un video che mostra il funzionamento del sistema.
Hipplay, foto e video ovunque
Tra le diverse applicazioni già disponibili ce n’è una davvero interessante per
la gestione dei contenuti audio video,
Hipplay. Basta lanciarla per collegarsi
al Connect Cloud, trovare il nostro
Smart Router in rete e vedere tutti i file
multimediali condivisi in casa. Il router
indicizza in una decina di secondi tutti
i file presenti su un NAS, sui computer accesi, su altri server di rete o nella
chiavetta / Hard Disk USB collegati al
dispositivo e li mostra tutti insieme in
un’unica schermata. Possiamo vedere
i files in streaming e possiamo anche
girarli in push verso altri client DLNA.
Per fare un esempio pratico si può andare a casa di un amico, collegarsi con
Hipplay ai contenuti di casa propria e
inviarli tramite smartphone o tablet
alla sua Smart TV.
I prodotti “Smart”
con Connect Cloud
I prodotti Cisco Linksys che supportano
la nuova tecnologia Connect Cloud, a
tutti gli effetti “Smart Wi-fi Router”, sono
tre: EA2700, EA3500 ed EA4500. Tutti i
nuovi nuovi modelli della serie EA (ai
quali si aggiungeranno presto quelli
certificati AC) sono dotati di switch
Gigabit a 4 porte e dual band simultaneo sulle frequenze di 2,4 e 5 GHz. Il
modello top di gamma, EA4500, offre
dual band 450+450 Mbps sui 2,4 e sui
5 GHz, con funzioni di SpeedBoost e
porta USB con DLNA server. L’EA3500,
invece, offre le stesse funzioni, ma la
velocità scende a 300+450 Mbps. Un
gradino sotto troviamo l’EA2700, con
velocità di 300+300 Mbps, ma senza
USB e SpeedBoost.
Smart Net Manager
un nuovo concetto
Come abbiamo visto, non siamo più
di fronte a un classico access point
Wi-Fi o a un semplice router: gli
Smart Wi-Fi Router Cisco sono dei
veri e propri gestori della rete di casa
con un pannello di controllo semplice e intuitivo, una serie di app per
facilitare l’uso e controllare la rete e i
device connessi e la possibilità di gestire anche i file audio/video. Proprio
per questo andrebbero eliminate le
vecchie denominazioni e si dovrebbe
passare a un nome nuovo, che richiami una visione più globale che tenga
conto anche di tutte le nuove funzioni: Smart Net Manager potrebbe
essere un’idea, ma se ne potrebbero
scegliere anche altri.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
PC & MULTIMEDIA / Rilasciati i primi prezzi per l’aggiornamento a Windows 8 Pro, meglio comprare sul web
Windows 8 Pro costerà di più in negozio
Passare da Windows XP, Vista o 7 a Windows 8 Pro costerà 70 dollari acquistando in negozio, 40 dollari online
di M. Dalli
M
icrosoft tiene vivo l’interesse
per Windows 8 rilasciando
piano piano i dettagli relativi
agli aggiornamenti dalle precedenti
versioni di Windows (da XP in poi).
Dopo aver indicato le varie modalità di aggiornamento, tocca ora a un
aspetto molto importante: il prezzo.
Aggiornare da Windows XP, Vista o
7 a Windows 8 Pro costerà infatti 40
dollari, se l’acquisto sarà fatto online
in modalità download (ma è sempre
possibile chiedere un DVD di backup
a 15 dollari). Chi invece preferisce recarsi in negozio dovrà sborsare una
cifra quasi doppia, ovvero 70 dollari.
Una bella differenza di prezzo! Questi costi, inoltre, sono promozionali
e saranno validi soltanto fino al 31
gennaio 2013, data in cui scadrà
anche la promozione per aggiornare a Windows 8 Pro con 15 euro da
un PC acquistato dopo il 2 giugno.
L’aggiornamento, lo ricordiamo, non
installerà Windows Media Center,
che sarà possibile
aggiungere
gratuitamente in un
secondo momento
tramite l’installazione componenti di
Windows.
Chi opterà per la
versione download
verrà guidato da
un
programma
Windows 8 Upgrade Assistant, che si
occuperà di verificare se il sistema
è compatibile con
l’aggiornamento, quali programmi
o driver potrebbero dare problemi
e, se tutto è a posto, salvare dati e
impostazioni e scaricare i file di installazione. Una volta terminato il
download, si potrà poi scegliere se
creare un’immagine ISO da masterizzare su un disco, oppure copiare i file
di installazione su una chiavetta USB,
soluzione ideale per PC sprovvisti
dell’unità ottica (come ad esempio
Video Electronics Standards
Association ha annunciato
un nuovo standard, chiamato
Mobility DisplayPort (MyDP), che
consente di portare in mobilità
la connessione DisplayPort.
Come il fratello maggiore, anche
MyDP è compatibile con HDMI
(come MHL) e, con gli adattatori
giusti, anche con DVI e VGA, oltre
che ovviamente con lo stesso
DisplayPort. Come MHL, inoltre,
anche MyDP sfrutta il connettore
fisico del micro-USB, supporta
segnali fino a 1080p e 60 frame
al secondo e può ricaricare il
dispositivo. MyDP va però oltre
e aggiunge anche 1 Mbps di
banda, che potrà essere usata
per tastiere o trackpad in future
docking station con monitor
integrato. Un altro standard,
questa volta supportato da 180
produttori: riuscirà ad avere più
successo dell’MHL?
pc & multimedia
Windows 8
tutte le modalità
di aggiornamento
Windows XP, Vista e
Windows 7: ecco come,
secondo indiscrezioni, questi
vecchi sistemi operativi
potranno essere aggiornati
al nuovo Windows 8
di M. Dalli
netbook o Ultrabook). Nessuna informazione, invece, circa il costo dell’aggiornamento alla versione “base” di
Windows 8, né per chi intende installare un sistema da zero (o installarlo
all’interno di una macchina virtuale).
Quest’ultima opzione, in particolare,
sarà corredata di un apposito programma Windows 8 Pro System Builder, le cui funzioni non sono state
meglio specificate.
MOBILE
MyDP, VESA collega
lo smartphone
al monitor
p.16
PC & MULTIMEDIA
Ultrabook: tutti insieme contro Apple
I produttori taiwanesi di Ultrabook si incontreranno per elaborare una
strategia contro Apple, e tutto fa pensare a un’ epica battaglia legale
di V. Barassi
La decisione presa dall’apposita commissione
americana di concedere
ad Apple il brevetto sul
design del MacBook Air
ha lasciato a dir poco interdetti tutti i produttori
taiwanesi di Ultrabook, i
quali, nelle prossime settimane si riuniranno per
discutere del futuro della categoria. Acer Inc., Asustek Computer Inc., Compal
Electronics Inc. e Hon Hai Precision Industry Co. daranno vita a un tavolo comune attraverso cui verranno vagliate alcune ipotesi per affrontare la questione.
Si cercherà inizialmente di cercare un “design alternativo” per questa tipologia
di portatili ma in seguito si discuterà di una strategia legale comune che si
opponga alla decisione dell’ente brevetti americano. Brevettando il design del
MacBook Air, Apple potrebbe molto presto rivendicare il divieto di importazione di tutti i dispositivi anche solo “simili” nel design, mossa che non farebbe
certamente piacere alle grandi aziende asiatiche le quali sarebbero già pronte
a un’agguerrita battaglia legale. Siamo solo all’inizio.
Secondo Mary Jo Foley di ZDNet,
Microsoft avrebbe rilasciato ad
alcuni produttori le linee guida
per aggiornare i vecchi sistemi
operativi a Windows 8. Per aggiornare a Windows 8 (la versione
base del nuovo sistema operativo
Microsoft) mantenendo impostazioni, programmi e documenti,
sarà necessario avere Windows 7
Starter, Home Basic o Home Premium.
Per Windows 8 Pro, invece, l’aggiornamento con dati, programmi
e impostazioni sarà possibile per
tutte le versioni di Windows 7, dalla
Starter alla Ultimate, compresa la
Professional. Gli utenti ancora fermi
a Windows Vista, invece, protranno
beneficiare
dell’aggiornamento
mantenendo impostazioni e dati
personali solo se avranno SP1 installato, mentre quelli senza SP1
potranno mantenere solamente i
documenti personali. Stessa sorte
(solo documenti) per chi ha ancora
Windows XP SP3. Chi, invece, vuole cambiare lingua di installazione,
oppure piattaforma (da 32 a 64
bit - o viceversa), non potrà mantenere nessuna impostazione della
vecchia macchina in maniera automatica: i documenti potranno però
essere salvati utilizzando Windows
8 Setup. Come già detto, inoltre, chi
ha acquistato dopo il 2 giugno un
PC con Windows 7 potrà richiedere
l’aggiornamento a Windows 8 Pro
per 15 dollari. Gli altri prezzi verranno comunicati più avanti. Windows
8 dovrebbe essere rilasciato ai produttori nel corso del mese di luglio,
secondo le ultime indiscrezioni,
mentre la disponibilità al pubblico
è sempre prevista per l’autunno.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
game & movie
PS3, migliora
la gestione
di Bluetooth
e dei dati salvati
Il firmware della PlayStation 3 si
aggiorna e arriva alla versione
4.20, senza novità eclatanti,
ma con alcune migliorie. A
cominciare dal supporto per
le cuffie senza fili Wireless
Stereo Headset e del livello del
ritorno in cuffia della propria
voce (sidetone), che può ora
essere selezionato tra 5 possibili
volumi, oppure spento . Le
stesse cuffie possono veicolare
un surround virtuale quando
si guarda un film su DVD o
Blu-ray. Migliorie anche per il
risparmio energetico: la console
si spegnerà automaticamente
dopo un’ora di inutilizzo. Più
interessanti le migliorie apportate
al sistema di gestione dei dati
salvati: nel nuovo firmware
4.20 è possibile selezionare più
file contemporaneamente e
cancellari o salvarli in blocco.
game & movie
Microsoft: Wii U
come la Xbox 360
Phil Spencer, vice president dei
Microsoft Studios, in un’intervista
rilasciata a Games Industry,
ha così descritto la nuova
Nintendo Wii U: “Penso che il loro
controller Pro sia molto sensato
per la piattaforma che hanno
costruito. Stanno costruendo una
piattaforma che è di fatto una 360,
quando si pensa alle capacità di
elaborazione grafiche”. Questi due
fattori (stessa potenza e gamepad
molto simile) dovrebbero favorire,
secondo Spencer, il porting di
molti giochi da Xbox 360 a Wii
U. Nonostante questo, però,
il giudizio di Spencer sulla Wii
U non è negativo. Sempre nel
corso dell’intervista ha dichiato
infatti: “Mi è piaciuto ZombiU,
sono stati abbastanza carini
da farmici giocare. Penso che il
gioco si giochi molto bene e ho
visto l’uso di un secondo schermo
come può funzionare”. Ma la Wii
U sarà davvero potente come
una “vecchia” Xbox 360? Oppure
Nintendo sta nascondendo
qualcosa?
game & movie / Nintendo rassicura sul prezzo della Wii U
“Wii U avrà un prezzo ragionavole”
Satoru Iwata, CEO di Nintendo, ha rilasciato una dichiarazione sulla Wii U
La prossima console casalinga della casa di Mario non costerà uno sproposito
di V. Barassi
I
n un’intervista rilasciata al quotidiano giapponese “Yomiuri
Shimbun”, Satoru Iwata, amministratore delegato di Nintendo, ha
affermato che la prossima console
Wii U non avrà un prezzo di vendita
spropositato: “Non vogliamo compiere lo stesso errore che abbiamo
fatto con il prezzo del 3DS, che è stato
considerato particolarmente alto da
parte dei consumatori”.
Queste le precise parole
del CEO di Nintendo, il
quale mette subito in
chiaro di non voler ripetere la brutta esperienza
già vissuta con la piccola console portatile che,
all’inizio del proprio
ciclo vitale, ha venduto
pochissimi esemplari a
causa dello spropositato prezzo di vendita
(249 euro in Europa) cui veniva offerta. Wii U continua ad essere un gran
bell’oggetto misterioso; molti analisti di mercato sono pronti a scommettere che la console sarà lanciata
a un prezzo di 299 dollari/euro, ma
anche che nei mesi immediatamente successivi tale cifra scenderà e si
stabilizzerà su un valore ottimale di
249 dollari/euro. Per ora Nintendo
“non ha dato numeri”; però potrebbe farlo molto presto.
game & movie
EA: “Molto presto saremo al 100% digitali”
Electronic Arts abbandonerà, a breve, gli “obsoleti” supporti ottici
Ma i tempi sono davvero maturi per un “salto” di questo genere?
di V. Barassi
Che quello del digital download stia diventando un vero e proprio “fenomeno” è ormai sotto gli occhi di tutti ma, almeno attualmente, è impensabile pensare al mondo dei videogiochi senza DVD o Blu-ray. Electronic Arts,
colosso dell’industria videoludica mondiale, però, non è così scettica sulla
questione e, tramite il “pezzo grosso” Frank Gibeau, ha annunciato che molto
presto l’azienda diventerà al 100% digitale. Frank Gibeau ha sottolineato che
gli attuali rapporti con tutti i partner sono ottimi, ma anche che, alla fine
dei conti, l’interesse della società è soprattutto quello di soddisfare pienamente il cliente finale, ossia il giocatore. Negli ultimi due anni la quota dei
download digitali è cresciuta incredibilmente e, per forza di cose, il “passaggio totale” al digitale è un’operazione più che scontata. Non sono state esposte le tempistiche di questo “cambiamento” ma quel che è certo è che non
potrà avvenire prima del rilascio delle console di nuova generazione. Se le
future PlayStation 4 e Xbox 720 non avranno lettore ottico, la pista sarà percorribile; in caso contrario,
dubitiamo fortemente che
EA possa decidere di fare un
azzardo così grande. Siete
pronti ad abbandonare DVD
o Blu-ray? Siete pronti ad
affidarvi alle “fantastiche” linee a banda larga italiane?
p.17
Game & Movie
Google lancia
il simulatore
Lego per Chrome
Google Australia e Lego hanno
lanciato Build, un simulatore
WebGL dei più famosi
mattoncini per il browser
Chrome. Scatenate la fantasia!
di M. Dalli
La divisione australiana di Google
e Lego festeggiano il 50° anniversario dell’arrivo dei mattoncini
nella terra dei canguri lanciando
Build, un’idea che farà sicuramente felici tutti coloro che da piccoli
(o meno) giocavano coi mattoncini Lego. In pratica, Build è un
simulatore di Lego per Chrome,
il broswer “made in Google”, completamente gratuito, 3D e basato
su HTML5 e WebGL. Build dà la
possibilità al giocatore di costruire quello che più desidera sfruttando 12 diversi tipi di mattoncini, disponibili in 10 sfumature di
colore. A questi si aggiungono
anche due mattoncini speciali,
una porta e una finestra. L’idea è,
infatti, quella di popolare la mappa (rigorosamente Google Maps)
dell’Australia e Nuova Zelanda, in
una sorta di mini SimCity. Il simulatore sembra aver riscosso un
discreto successo, dato che molti
territori sono già marcati come “in
costruzione” e alcune creazioni
sono davvero originali. Se vi sentite ispirati, il sito di Build è aperto
a tutti; in futuro, inoltre, Google
si augura di poter estendere la
mappa edificabile anche al di
fuori dei confini australiani. Nel
frattempo, ecco un breve video
di presentazione di Build:
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / Canon lancia una reflex di fascia media con un avanzato sistema di autofocus ibrido e processore Digic V
p.18
EOS 650D: tutti i dettagli della nuova reflex Canon
L’apparenza inganna: con la 650D Canon ha fatto grandi passi avanti rispetto alla 600D e si è aperta la strada verso un sistema mirrorless. Le nostre impressioni
di R. Pezzali
D
opo tante indiscrezioni, Canon
ha finalmente lanciato la nuova EOS 650D, fotocamera che
va ad arricchire la fascia media di
reflex consumer andandosi a posizionare un gradino sopra la 600D,
che rimane comunque in gamma.
Abbiamo avuto modo di toccare con
mano il nuovo modello e di scoprire
qualche dettaglio in più, anche se,
trattandosi di un “sample”, non è stato
come sempre possibile scattare foto
di alcun tipo. Dopo aver aggiornato
la 5D con il modello Mark III, c’era
molta attesa per altri due modelli: un
rimpiazzo per la 1100D, che ormai è
in gamma da un po’ di tempo, e la
nuova 7D; eppure Canon ha preferito
aggiungere un nuovo modello nella
fascia di prezzo media (860 euro il
solo corpo). Lo ha fatto perché doveva introdurre due grandi novità: il
nuovo sistema di messa a fuoco ibrido e lo schermo touchscreen.
Fuoco a ricerca di contrasto
e a ricerca di fase:
le differenze
Sulle fotocamere reflex, mirrorless
e compatte di oggi vengono usati
solitamente due sistemi di messa a
fuoco: il sistema a ricerca di contrasto e quello a ricerca di fase. Il primo
è quello usato su ogni bridge, compatta e mirrorless (ma anche sulle
videocamere): in mancanza di un
sensore che si occupa della messa a
fuoco vera e propria viene utilizzato il
sensore che cattura l’immagine. L’immagine, fuori fuoco, viene analizzata
dal processore che cerca di capire in
che modo deve muovere l’obiettivo
per raggiungere la massima nitidezza. Il sensore procede per tentativi: si
prova in una direzione, se l’immagine
perde contrasto si cambia direzione
fino a quando si arriva al risultato migliore, ovvero quello in cui, nel punto
che abbiamo scelto come punto di
fuoco, abbiamo raggiunto il massimo contrasto tra gli elementi più
chiari e quelli più scuri dell’immagine. Il sistema a contrasto ha diversi
punti deboli: se l’algoritmo è scritto
male risulta lento, se c’è poca
luce funziona
poco (non trova contrasti da
analizzare) e soprattutto fatica
a gestire il fuoco
su elementi che
si avvicinano o si
allontanano. La
messa a fuoco
a ricerca di fase
è più semplice:
usa un sensore
dedicato
che
analizza la scena
in più punti, e
proprio per questo è più veloce
e più preciso. Tuttavia c’è un problema: deve vedere la scena, e per farlo
usa lo specchio posto di fronte al sensore nelle reflex. Lo possiamo quindi
usare solo prima di scattare e non, ad
esempio quando usiamo il Live View
o la modalità Video: in questi casi si
passa alla messa a fuoco a contrasto.
L’unica che ha aggirato il problema è
Sony, con il suo Specchio Translucido
(Translucent Mirror): può mostrare al
sensore di messa a fuoco l’immagine
e allo stesso tempo può fare in modo
che il sensore veda la scena attraverso lo specchio che è appunto semitrasparente. Ma anche Canon ora ha
una sua soluzione.
Autofocus ibrido: un aiuto
per il video e il Live View
Il sensore da 18 Megapixel usato
sulla nuova 650D è leggermente diverso da quello montato sulla 600D:
numeri e pixel a parte, infatti, nella
zona centrale del “nuovo” sensore
sono stati inseriti fotoricettori particolari, circa 10.000, che funzionano
sia come pixel fotografici sia come
sensori di fuoco. Questo vuol dire
che il CMOS usato non è solo un sensore fotografico ma funziona anche
come sensore di ricerca di fase, non
sofisticato come quello esterno che
sulla fotocamera è comunque presente. L’obiettivo, infatti, è quello di
aiutare l’altro sistema di fuoco, quello
a ricerca di contrasto: grazie ai sensori integrati nel CMOS il sistema a ri-
cerca di contrasto farà
solo il fuoco “fine”, ma
tutta la parte di avvicinamento verrà fatta dai
sensori integrati. Così
facendo Canon riesce
a inserire sulla 650D
un autofocus ibrido
che funziona - sia in
modalità Video che in
modalità Live View - in
maniera più precisa e
accurata, soprattutto
in fase di inseguimento dei soggetti. Con la
650D si potranno così
girare video HD con
un sistema autofocus
efficace e funzionale. Il nuovo sensore è
ovviamente un passo avanti anche
verso un’eventuale generazione di
videocamere mirrorless da parte del
produttore giapponese. In “modalità
reflex”, quindi, con lo schermo abbassato, resta il classico sensore AF
con 9 punti a croce.
Digic 5 e schermo touch:
tecnologia che vale
La fotocamera ovviamente non è
solo sensore: come nelle altre reflex
Canon il cuore è il processore Digic
e sulla 650D Canon ha usato il suo
ultimo Digic V. La sensibilità arriva
fino a 12.800 ISO e guadagna anche
lo step di espansione a 25.600 ISO,
mentre la raffica è da 5 fps. Lo schermo sul retro, da 3” orientabile, ha una
risoluzione di 1 milione di pixel ed è
touchscreen. Il touchscreen non è
certo una funzione per puristi, e infatti Canon l’ha aggiunto solo come
seconda scelta per coloro che sono
abituati a interagire con uno schermo e non con i bottoni, tuttavia possiamo assicurare che nessun tasto è
stato sacrificato. Chi passa dalla 550
o dalla 600 alla 650D si troverà a suo
agio e probabilmente non userà alcuna funzione touch (il touch può
essere anche disattivato), tuttavia
con un po’ di pratica può essere utile soprattutto per il touch to focus,
ovvero la scelta dell’area di messa a
fuoco che può essere indicata sullo
schermo. Lo schermo touch è capacitivo, quindi molto fluido e reattivo.
segue a pag. 20
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
SMARTHOME / In prova la scopa elettrica senza fili Dyson DC35 Multi Floor; lavora bene e soprattutto vale il prezzo di listino?
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Test Dyson DC35: aspirabriciole o scopa elettrica?
Il DC35 si è dimostrato un valido alleato per pulizie mirate su piccole superfici; troppo breve la durata della batteria al litio non sufficiente per tutta la casa
di R. Faggiano
I
prodotti Dyson sono rinomati per
la qualità e le prestazioni, tanto da
essere unanimemente considerati
i migliori aspirapolvere casalinghi. Ma
non solo, questi prodotti sono noti
anche per il loro prezzo, non propriamente popolare. Certo, l’aspirazione
ciclonica ideata da Mr. James Dyson,
cioè un sistema di vortici che aumenta
la potenza d’aspirazione e la mantiene
costante nel tempo, e l’assenza del
sacchetto, hanno reso tutto più semplice e compatto. Noi di Dday.it siamo
curiosi e abbiamo voluto verificare se
tale fama è meritata: una prova vera
per capire se il prezzo richiesto vale veramente o è solo questione di moda.
Così abbiamo testato il modello senza
fili, la scopa elettrica ricaricabile DC35
Multi Floor: 320 euro di listino, cioè
quasi il doppio del modello più caro
dei concorrenti.
Identikit di una scopa
elettrica senza fili
Dotato di tre accessori, una spazzola
multifunzione, una bocchetta a lancia e una spazzola motorizzata, DC35
Multi Floor è uno strumento ideale per
pulire piccoli appartamenti, per rifinire angoli o punti poco accessibili, per
la seconda casa o anche per chi non
ama avere un cavo al seguito. Inoltre, il
DC35 è compatto e pesa poco, fattore
sempre utile per una scopa ricaricabile. L’aspetto estetico è un elemento
distintivo dei prodotti Dyson, e anche
il DC35 è colorato e ben rifinito. Ma il
suo punto di forza è la batteria al litio da 22,2 Volt, tecnologia evoluta e
sconosciuta al 99% dei concorrenti. Si
tratta delle stesse batterie usate nelle
automobili elettriche e ibride, più costose ma ricaricabili in tempo minore e
con rilascio continuo e costante della
potenza fino all’esaurimento. Nel caso
del DC35 viene dichiarata un’autonomia di 15 minuti a potenza normale
con la bocchetta standard, 13 minuti
con la spazzola rotante e 6 minuti con
la potenza massima. Non sono tempi
lunghissimi, ma dovrebbero essere
sufficienti per una pulizia periodica di
ambienti non troppo grandi; in compenso il tempo di ricarica fissato a 3,5
ore è tra i migliori della categoria.
Il DC35 è formato dal corpo aspirante
con motore digitale, filtro Hepa, contenitore della sporcizia con i condotti
ciclonici dell’aria, una spazzola universale snodabile con setole rotanti differenziate, una bocchetta per piccole
superfici, una lancia per i punti più nascosti e un tubo metallico di prolunga.
In dotazione c’è anche un supporto da
muro, dove si può ricaricare la batteria
e fissare gli accessori.
Pavimenti, prova superata
Cominciamo con l’assemblaggio, che
risulta piuttosto semplice, e con le
istruzioni, sviluppate su illustrazioni in
modo molto chiaro. I materiali sono
robusti e ben costruiti, tutto l’insieme
sembra solido e affidabile: da questo
punto di vista il prezzo di listino comincia a giustificarsi. Passiamo alla prova
pratica sul campo, cioè la pulizia di un
appartamento. Una casa vera con polvere, non un quadrato di parquet con
due briciole come capita nelle dimostrazioni. Prima di tutto bisogna carica-
re la batteria, operazione che si svolge
in circa 3,5 ore, come dichiarato. Con il
pieno di energia applichiamo la spazzola multi superficie al tubo metallico
di prolunga e il tutto al corpo aspirante; l’insieme è abbastanza leggero ma
l’impugnatura sembra dimensionata
più sulle mani di un minatore inglese
che su quelle di una donna. Vuol dire
che il Dyson è cosa da uomini? Forse sì,
in pratica comunque a fine lavoro una
mano (anche maschile) di dimensioni
normali e soprattutto l’articolazione
del pollice e indice non saranno proprio fresche e riposate. Iniziamo il lavoro lasciando la potenza normale, che
ci è parsa più che sufficiente per il 90%
delle situazioni. Il rumore è trascurabile
e l’aria esce con una certa forza vicino
alle mani ma lateralmente, nemmeno
troppo scaldata e senza cattivi odori. Passiamo la scopa su pavimenti in
marmo, piastrelle, parquet: il Dyson fila
veloce e l’articolazione è molto pratica,
non è così fluida come ci aspettavamo
ma comunque si procede senza fatica.
Molto semplice anche passare sotto
mobili e divani, certo bisogna chinarsi
ma questo Dyson non è un robot, bisogna guidarlo. Ottima la pulizia anche
sui bordi, la spazzola non lascia zone
scoperte sui lati. Mentre svolgiamo il
lavoro ci rendiamo conto della comodità di non doversi portare dietro il filo
della corrente: raggiungere certi angoli e punti nascosti non è più un’impresa e non si deve staccare la spina per
passare a un altro ambiente.
Non gradisce tappeti
a pelo lungo e le frange
Il passaggio dal pavimento al tappeto
non è immediato, meglio sollevare la
spazzola e portarla sulla nuova superfi-
cie. Facendo questo gesto ci accorgiamo dell’incredibile quantità di sporco
raccolto, eppure abbiamo passato il
nostro solito aspirapolvere (un modello europeo di buona qualità ma con
qualche anno sulle spalle) solo pochi
giorni fa. La polvere è quasi al massimo! Però osservando meglio notiamo
che lo sporco si raccoglie in modo
non uniforme, prevalentemente su un
lato; forse al ciclone d’aria piace di più
oppure l’inclinazione quasi costante
dell’aspirapolvere crea questo effetto.
Comunque basta una scrollata per riequilibrare il tutto. Torniamo ai tappeti,
dove il comportamento varia a seconda del tipo: su quelli bassi di cotone o
lana senza troppa peluria o tipo bouclé il Dyson va benissimo e la sua spazzola fa un bel massaggio energico tipo
battitappeto, polvere e i pelucchi non
hanno scampo. Con i tappeti orientali più alti o con frange la spazzola fa i
capricci, tende a impuntarsi e non
gradisce il movimento avanti-indietro,
trovando l’opposizione della trama del
tessuto. Inoltre l’azione ci è parsa sin
troppo energica perché alcune setole
della spazzola tendono ad asportare la
parte superficiale dei tipi più delicati.
Tutto questo sempre procedendo con
la potenza normale. Intanto il tempo
passa e la batteria è sempre carica.
Manutenzione semplice
e abbastanza “pulita”
Ora è tempo di pulizia, il serbatoio è
quasi pieno: procediamo verso il cestino dell’immondizia e premiamo il
tasto rosso, facendo cadere un blocco di sporcizia abbastanza compatto.
Naturalmente se siete allergici è bene
procedere con cautela direttamente in
un sacchetto, un poco di polvere può
segue a pag. 20
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
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digital imaging
Canon EOS 650D
segue da pag. 18
scatti multipli, funzione questa presente
su molte fotocamere
compatte con il sensore più piccolo e ora
usata anche sulle nuove EOS serie D. Canon
ha poi aggiunto due
effetti creativi ai suoi
filtri, Acquerello e Art
Marcato. Non mancano come sempre i picture style.
Obiettivi per
videoamatori
Funzioni creative “in camera”
al servizio dell’immagine
Canon ha inserito nella 650D anche
una serie di funzioni creative: arriva l’HDR in macchina con tre scatti
e anche la riduzione rumore con
Canon insieme alla
650D ha introdotto anche due nuovi obiettivi, il pancake 40mm f/2.8
STM e lo zoom EF-S 18-135mm
f/3.5-5.6 IS STM. Sono due ottiche
abbastanza particolari perchè, al
posto della ghiera di messa a fuoco
meccanica, usano una ghiera a controllo numerico digitale con motore passo passo all’interno (Stepper
Motion). Due obiettivi, compatibili
anche con le altre fotocamere della gamma EOS sia APS-C che Full
Frame (il pancake), che strizzano
l’occhio soprattutto a chi vuole usare la reflex anche come una vera
videocamera. Chi infatti ha provato
a riprendere video con una reflex
avrà visto che, nonostante il blocco
dell’esposizione, non è sempre facile gestire le lamelle del diaframma
le quali, muovendosi, provocano
dei microscatti. Grazie al motore
Stepper Motion la gestione della
messa a fuoco e il controllo delle lamelle del diaframma diventa fluido
e morbido, perfetto quindi per una
ripresa. I due obiettivi, disponibili da
luglio, costeranno rispettivamente
272 euro e 567 euro.
Le nostre considerazioni
re. I ripiani della libreria? Troppo facile
e ormai i pavimenti brillano. Meglio
passare a qualcosa di molto difficile: il
materasso. Qui non si scherza perché
una mancata pulizia periodica può
provocare l’accumulo di acari, soggetti piccoli ma alquanto pericolosi
per la nostra salute e capaci di creare
facilmente allergie e asma, specie nei
bambini. Adesso calcoliamo mentalmente quanta energia abbiamo già
utilizzato, rimanere a metà lavoro con
un materasso non sarebbe gradevole, specie dopo aver disfatto il letto
che è un’altra operazione faticosa.
Meglio ricaricare subito, con la batteria al litio del Dyson l’operazione
non ha controindicazioni anche se la
batteria non è del tutto scarica. Con
un nuovo pieno di energia affrontiamo i materassi, la polvere raccolta è
poca, così proviamo la super potenza
(così la batteria durerà solamente 6
minuti) ma la polvere rimane poca,
anche aggiungendo la bocchetta
piccola. Nella nuova fase di svuotamento notiamo che molta polvere
rimane ancorata alle griglie superiori,
dove agiscono i cicloni aspiranti. La
polvere non cade e bisogna munirsi
di spazzolino per tentare di toglierla,
forse nella dotazione sarebbe meglio
inserire un apposito attrezzo per rag-
giungere gli angoli più nascosti del
contenitore; altrimenti l’unica alternativa è il lavaggio completo.
Dopo averci giocato un po’, anche
se non abbiamo potuto fare foto,
dobbiamo dire che la 650D sembra
davvero una buona macchina fotografica. Se l’obiettivo è fotografare,
probabilmente non vale la pena
fare l’upgrade dalla 600D, si guadagnerebbe solo qualche funzione e
il nuovo processore Digic V ma la
spesa non sarebbe giustificata. Se invece si usa la fotocamera anche per i
video, allora un secondo corpo da affiancare a una 5D MK III con sistema
AF ibrido può fare comodo. Il display
touch, abbandonando ogni pregiudizio, può rivelarsi utile in qualche
occasione ma non è indispensabile.
Siamo rimasti invece piacevolmente
colpiti dal piccolo pancake: è davvero veloce e non costa neppure troppo, un ottimo obiettivo da 40 mm
f/2.8 compattissimo e veloce.
SMARTHOME
Test Dyson DC35
segue da pag. 19
sempre disperdersi. Dopo l’operazione il serbatoio però non è immacolato, la polvere tende a rimanere sulle
pareti e nei bordi nascosti e periodicamente bisognerà fare un risciacquo
con semplice acqua. Meglio pulire
anche la spazzola, dove i pelucchi e i
fili tendono a incastrarsi. Si può sfilare
direttamente il cilindro dal corpo per
pulirla meglio, una seccatura necessaria per non far bloccare la spazzola e
diminuire la capacità di aspirazione.
Divano, sporco inaspettato!
Presi dall’entusiasmo adocchiamo il
divano, dove la polvere tende a depositarsi lungo i bordi e tra i cuscini.
Certo, la fodera è lavabile ma si perde
un mucchio di tempo per staccarla
dalla struttura, e poi rimetterla a posto
esattamente come prima è impresa titanica. Adesso tocca a lui, un tranquillo tre posti che non ha mai conosciuto
un Dyson: prima passiamo i cuscini
con la spazzola, l’azione è energica al
punto giusto e i risultati si vedono nel
serbatoio, dove il grigio della polvere
torna a salire. Poi passiamo alla struttura e… è finita la batteria. Il DC35 si
è spento da un momento all’altro,
proprio come dichiarato, non ha diminuito la forza aspirante per prolungare
la sua agonia. Rimettiamo in carica e
attendiamo con fiducia la ripresa delle
ostilità contro la polvere. Altre 3,5 ore
come da manuale e rieccoci all’opera,
passiamo anche a un secondo divano,
che non sembrava affatto sporco, ma
in breve il serbatoio è quasi pieno.
Utilizzando la spazzola senza il tubo di
prolunga si apprezza ancora meglio lo
snodo, che permette di lavorare quasi
in verticale senza perdere aderenza. In
questa modalità si accentua ulteriormente l’accumulo di polvere su di un
solo lato.
Materasso, mettiamo
alla prova la super potenza
Ormai conquistati dall’oggetto ci guardiamo in giro per trovare altra polve-
Efficiente, peccato
per batteria e prezzo…
Traendo le conclusioni, il Dyson
DC35 si è comportato molto bene,
è un oggetto pratico per le piccole
pulizie quotidiane ma può svolgere
anche compiti più impegnativi se la
casa non è troppo grande. Gradisce
le superfici dure e meno i tappeti
a pelo alto, raggiunge facilmente
angoli nascosti. Qualche problema
nello svuotamento del contenitore e
la ridotta durata della batteria sono
inconvenienti con i quali si può convivere, il prezzo invece è un ostacolo
molto più alto. Meglio cercare l’occasione migliore online per ridimensionare anche del 30% il prezzo di
listino ufficiale.
video
Guarda la nostra videoprova
del Dyson DC35 Multi Floor
GX Gold Series
mpi electronic - tel. 02.93.61.101 - fax 02.93.56.23.36 - [email protected] - www.mpielectronic.com
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Loewe ha realizzato un prodotto europeo di design per sfidare i colossi dell’estremo oriente. Lo abbiamo provato
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Loewe Connect ID, il TV tutto da vestire e guardare
Con Connect ID, Loewe propone un TV personalizzabile sia dentro che fuori, caratterizzato da un design che gli permette davvero di distinguersi
di P. Centofanti
I
n un’era di massificazione del prodotto televisore in cui la mania dell’ultra piatto non ha lasciato molto
spazio a soluzioni di design innovative
(con cornici ormai spesse poco più di
un centimetro che si può fare?), Loewe
è una delle poche aziende che punta
a fare dei suoi TV dei prodotti in grado
di distinguersi. Una filosofia estremizzata dalle oltre duemila combinazioni
possibili con cui è possibile personalizzare la nuova gamma Connect ID,
dove quell’ID richiama proprio il concetto di individualità. Buona parte delle
combinazioni è dovuta soprattutto ai
differenti mobili, staffe e sistemi audio
che è possibile abbinare, ma un buon
numero è comunque costituito dalle finiture personalizzabili con diversi
colori. Colore è forse proprio la parola
d’ordine in questo caso, visto che ormai
tutti i televisori sono neri, silver, grigi ma
comunque monocromatici. Se si vuole
qualcosa di diverso, più frizzante e per
certi versi giovane, le scelte sono pochissime, e Loewe è una di queste. Ad
un design dunque fortemente caratterizzato, come consuetudine, Loewe
aggiunge tante funzionalità e qui arriviamo al Connect di Connect ID: non
solo funzionalità PVR e sintonizzatori
multipli, ma anche connettività di rete
e nuove funzionalità legate alla condivisione dei contenuti registrati (anche via
DLNA) e all’accesso dei contenuti web.
E poi c’è la televisione naturalmente,
con il pannello LCD LED Edge con local
dimming e supporto per i contenuti 3D
con occhialini di tipo attivo.
Cura costruttiva e grande
personalizzazione
I nuovi TV della gamma Connect ID si
distinguono per il tratto davvero originale che però non rinuncia ad alcuni
particolari cari al produttore tedesco:
il display circolare frontale ad esempio
rimane del tutto invariato. La vera particolarità è costituita dalla linea di colore che dal retro del display si snoda a
chiocciola sul frontale trasformandosi
nella griglia che copre i diffusori posti
sotto la cornice del display. La cornice
vera e propria del display stacca invece con un colore diverso e, a seconda
delle combinazioni scelte dall’utente,
si possono ottenere risultati davvero
particolari. Nel nostro caso non potevamo ad esempio non scegliere i colori
più vicini alla livrea di DDay.it, il verde e
il nero. La palette di colori che possiamo scegliere comprende tinte brillanti come il verde e l’arancione e meno
forti come il beige e l’argento, oltre ai
classici bianco e nero. La cornice del
TV può invece essere in bianco o nero,
entrambi laccati. Loewe dà la possibilità di scegliere tra diversi tipi di staffa.
Il modello in prova presenta quella più
semplice pensata per disporre il TV su
un mobile basso. In realtà si tratta più
precisamente di due piedini da montare sotto il frontale e di un appoggio
posteriore che consentono di mantenere il TV inclinato all’indietro di 10°.
Il TV è piuttosto sottile, 6.6 centimetri
escludendo la staffa, Loewe è riuscita anche a inserire un sistema audio
stereo (2 x 10 Watt), con subwoofer
da 20 Watt. Il pannello è di tipo LCD
con retroilluminazione LED Edge con
local dimming e LED disposti su solo
due lati della cornice. La risoluzione è
ovviamente Full HD e il pannello lavora a 200 Hz con interpolazione dei
fotogrammi (disattivabile da menù).
Tutte le connessioni sono disposte
sotto sportelli che permettono di far
uscire unicamente i cavi, sia per quelle
posteriori che per per quelle “laterali”
(in realtà sempre posteriori sono). Per
quelle classiche analogiche occorre
però usare degli adattatori
(forniti in dotazione): per
la SCART, ad esempio, posto proprio non ce n’è. Sul
retro troviamo due HDMI,
VGA, ingresso e uscita audio digitale, LAN, USB, più
i terminali per i vari tuner.
Nel modello DR+ troviamo doppio sintonizzatore
DVB-T e doppio DVB-S2
Loewe Connect ID 40 - 1.899 EURO
Quality
Longevity
9
9
Design
9
con possibilità di scegliere in alternativa il doppio tuner DVB-T2 opzionale
(è più che prematuro, ma fa piacere
sapere che si può già fare). Il Wi-Fi è invece integrato. Nell’altro “pozzetto” troviamo ancora un ingresso HDMI, una
porta USB, ingresso S-Video con audio
stereo, uscita per le cuffie, RS-232 per
gli impianti di automazione e due slot
per CAM Common Interface. Il telecomando in dotazione è ottimo sia per
design che per qualità dei materiali
utilizzati. Non è retroilluminato ma è
piuttosto pratico da utilizzare.
Simplicity D-Factor
7
7
Value
7
Doppi tuner a volontà ma
l’interfaccia è da rivedere
Come consuetudine Loewe, il Connect ID arriva anche in versione DR+,
ovvero con PVR integrato. Questo,
insieme alla connettività di rete, fa sì
che a livello di funzionalità il TV offra
moltissimo. Purtroppo prima di poter
esprimere tutte le potenzialità del
Connect ID, dobbiamo affrontare il
menù a schermo, che mantiene la
tipica e a tratti frustrante impostazione “orizzontale” che fa a pugni con
il concetto di semplicità di utilizzo.
segue a pag. 23
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.23
TEST
Loewe Connect ID 40
segue da pag. 22
Non che il menù sia particolarmente
complicato in sé, è che l’impostazione grafica è più che datata e lontana
anni luce rispetto alla concorrenza:
in pratica il menù occupa solo una
piccola striscia nella parte bassa dello schermo e si sviluppa come una
riga orizzontale; le opzioni di ogni
voce si aprono in verticale e sempre
come righe. Nella parte alta dello
schermo compare invece una lunga
descrizione testuale delle voci. Ciò
rende molto faticoso farsi un’idea
“dell’albero” del menù e individuare
l’impostazione desiderata. Come non
bastasse, in modo molto poco intuitivo alcuni sottomenù, come per le
impostazioni delle funzioni multimediali, sono accessibili solo premendo
il tasto “menu” in alcune determinate
schermate. Detto questo, il TV è molto completo. Oltre alla registrazione
classica di un programma TV (anche
con programmazione tramite EPG),
è possibile utilizzare il PVR per continuare la visione di un programma su
un altro TV Loewe sfruttando la rete
locale: si mette in stand-by il TV principale che comincia a registrare il programma, e dal secondo TV inizieremo
a rivederlo esattamente da dove lo
avevamo lasciato. Questa funzionalità, denominata DR+ Streaming, è
disponibile solo con TV Loewe, ma
le registrazioni “tradizionali”, invece,
sono riproducibili in rete anche con
dispositivi di altri produttori tramite
DLNA: il Connect ID cioè funziona da
server DLNA per le registrazioni effettuate da PVR. Naturalmente c’è anche
la funzionalità di DLNA client, per cui
è possibile riprodurre foto, video e
musica da PC e altri dispositivi DLNA
compatibili sulla propria rete locale. I
contenuti registrati possono essere
copiati su un dispositivo USB come
Hard Disk o chiavette e, sorpresa,
possono essere riprodotti da qualsiasi
software compatibile con il formato
MPEG. Infine, con MediaPortal è possibile accedere al browser web per la
navigazione su Internet, a un’ampia
offerta di applicazioni (notizie, social
network, streaming video) e a un nutrito elenco di web radio. Il TV è compatibile anche con due applicazioni
per iPad, denominate VideoNet e Assist Media. La prima dà accesso a una
vasta selezione di videopodcast e fa
“il paio” con l’omonima app presente nel MediaPortal. La seconda offre
un’ottima EPG interattiva e permette
di avviare la riproduzione dei contenuti registrati tramite il PVR del TV.
L’applicazione trasforma inoltre l’iPad
in un vero e proprio telecomando per
il Connect ID.
Immagini convincenti in SD e HD
Alla prima accensione il TV Loewe
propone una procedura assistita di
configurazione che permette di effettuare la ricerca canali dei sintonizzatori
installati e il collegamento alla nostra
rete locale. Il TV offre regolazioni di
immagine per lo più base e di default,
attiva la riduzione digitale del rumore
e l’interpolazione dei fotogrammi che
in alcuni casi può dare, a seconda dei
programmi TV, un aspetto artificiale
alle immagini. Soprattutto il filtro di
riduzione del rumore può portare a
video
Guarda la nostra videoprova
del TV Loewe Connect ID 40
qualche trascinamento e scia per cui abbiamo
preferito disinserirlo, anche
perché alla fine, contro la compressione esagerata di molti canali del
digitale terrestre, c’è ben poco da fare.
La buona notizia è che i filtri non servono e anche con i normali canali TV
il Loewe offre un’immagine morbida
ma al tempo stesso dettagliata, non
troppo rumorosa e con uno scaling
per lo più convincente. In generale
quindi il Connect ID si distingue per
immagini piuttosto dettagliate, colori
brillanti e una resa del nero abbastanza interessante. Stupisce un po’ invece
la lentezza nel cambio canale. Il TV è
di tipo LED Edge (con i LED cioè nella
cornice e non dietro lo schermo) con
controllo dinamico della retroilluminazione. Ciò permette di ottenere un
rapporto di contrasto piuttosto buono e, se è vero che non è possibile
ottenere un nero perfetto, nella maggior parte delle situazioni non ce ne
accorgeremo. La visione in ambiente
completamente oscurato rivela un libello del nero sufficientemente basso
e un rapporto di contrasto convincente, anche con film particolarmente scuri. Il nemico di questo tipo di
televisori è costituito dal “clouding”,
cioè la non uniformità della retroilluminazione, che produce dei lievi
aloni più chiari tipicamente visibili sul
grigio o le schermate nere. Anche il
modello in prova non ne è del tutto
esente e si nota più che altro negli
angoli superiori. Va detto che si nota
soprattutto visualizzando schermate
monocromatiche grigie e quindi non
in condizioni normali di utilizzo. I controlli come dicevamo non permettono una calibrazione fine del TV e in
particolare non è possibile intervenire
sul bilanciamento del bianco (al di là
dei valori preimpostati) o sulla scala di
grigi. A questo proposito, segnaliamo
che il TV si mangia qualcosina sulle
alte luci (tra i 90 e i 100 IRE) e che anche abbassando completamente la
nitidezza, il TV applica comunque un
filtro di accentuazione dei contorni,
effetto visibile come un lievissimo alone intorno ai contorni principali. Con
i programmi in alta definizione o la
visione di film in Blu-ray la resa è piuttosto buona con un livello di dettaglio
molto elevato e immagini che bucano
lo schermo. In parte ciò è dovuto proprio da quella nitidezza accentuata di
cui parlavamo. Altro aspetto molto
positivo è il
tempo di riposta del pannello
che non lascia spazio
a scie di alcun tipo. Questa
caratteristica si riflette positivamente nella visione in 3D. In questa
modalità viene disattivato il controllo
dinamico della retroilluminazione per
“pompare” al massimo la luminosità
dello schermo. Le immagini appaiono
dettagliate e profonde e soprattutto
con un cross talk davvero ridotto al
minimo e visibile unicamente a tratti sugli sfondi. Gli elementi principali
della scena sono invece molto precisi sui contorni anche in presenza di
effetti 3D un po’ “forzati”. L’unica cosa
è che ci sarebbe forse piaciuto avere
immagini ancora più luminose. In 3D
viene anche disattivata l’interpolazione dei fotogrammi. Infine vale la
pena sottolineare la resa sonora del
TV. Con televisori sempre più sottili e
cornici ridotte all’osso, spazio per i veri
e propri diffusori non ce n’è. Loewe è
invece un’azienda che ha sempre voluto curare anche l’audio dei suoi TV e
il Connect ID non fa eccezione: certo
non può competere con un impianto
separato ma il sistema audio offre una
risposta ampia e in grado di spingersi
anche in basso, cosa che ben pochi
TV oggi sono in grado di fare.
Un TV che gioca bene le sue
carte e sa distinguersi
In definitiva Loewe con Connect ID
è riuscita a realizzare un prodotto
più accessibile, per quanto sempre
di una fascia di prezzo importante,
molto completo dal punto di vista
delle funzionalità, tra le quali spiccano le possibilità di condivisione delle
registrazioni TV. A ciò si aggiunge il
fatto che si tratta di un buon TV LCD
LED con un design davvero in grado
di distinguersi. Il fattore “personalizzione” è praticamente unico nel
mercato dei TV e per molti ciò da
solo può costituire un forte motivo
di acquisto. Unico vero neo è costituito dall’interfaccia a schermo, che
continuiamo a ritenere davvero non
all’altezza del design del marchio.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Android 4.0, ampio schermo da 4.3” e modulo NFC, il tutto a un prezzo da fascia media. Ecco l’LG Optimus L7
p.24
In prova LG Optimus L7, grande schermo a buon prezzo
È uno Smartphone con schermo da 4.3 pollici con Android Ice Cream Sandwich e tecnologia NFC. La sorpresa è che non è un top di gamma anzi
di P. Centofanti
U
no dei vantaggi di Android è
quello di permettere di realizzare smartphone per tutte le
tasche e per tutte le esigenze: non
tutti sentono la necessità di processori quad-core e display ad altissima definizione. L’Optimus L7 di LG
lascia da parte gli ultimi ritrovati
tecnologici senza però rinunciare
a un ampio display da 4.3 pollici e
comunque a tutte le novità di Ice
Cream Sandwich. Il processore sarà
un single core da 1 GHz, la fotocamera “solo” da 5 Megapixel, ma l’L7
ha l’NFC, tecnologia che dovrebbe
aprire a nuove applicazioni nello
speriamo, immediato futuro, e tutto
quello che serve davvero. Su tutto
un design minimale che lascia più
spazio possibile all’ampio display.
Estetica curata, la memoria
interna va però espansa a parte
L’Optimus L7 presenta un design
piuttosto semplice e che punta a
lasciare più spazio possibile all’ampio display da 4.3 pollici. La superficie è completamente piatta e con i
suoi 8.7 mm di spessore è uno degli
smartphone più sottili sul mercato.
Nonostante l’aspetto così “squadrato”, gli spigoli sono dolci e l’ergonomia non è male. Certo i materiali
utilizzati non nascondono l’appartenenza alla fascia media e la superficie frontale si sporca piuttosto in
fretta, ma l’estetica è comunque curata. Il frontale è tutto per il display
di tipo LCD con risoluzione di 480 x
800 pixel (poco più di 210 dpi) rivestito dall’ormai ubiquo Gorilla Glass.
Il display è molto luminoso e di
default è impostato alla luminosità
massima e purtroppo il telefono è
privo di sensore per la regolazione
automatica in funzione della luce
esterna. Nella stretta cornice sotto il
display troviamo un solo tasto fisico
centrale “home” e due tasti capacitivi retroilluminati (invisibili quando
non utilizzati), “back” e “option”. Oltre al tasto di accensione/blocco,
nel bordo superiore troviamo solo i
controlli del volume che però funzionano entrambi anche da pulsante di scatto quando è attiva la fotocamera. Il retro è costituito da un
pannello posteriore in plastica, non
molto agevole da rimuovere, che
nasconde l’alloggio della batteria
da 1700 mAh e gli slot per la scheda
SIM (di dimensioni standard) e per
la micro SD per estendere la memoria. Lo spazio utente a disposizione
“on board” è infatti di appena 2.4 GB
e in dotazione non abbiamo alcuna scheda di memoria. Il coperchio
integra nella facciata interna anche
l’antenna NFC per cui occorre stare
attenti a non danneggiarla graffiandola. Sotto la scocca, lo smartphone
monta un modesto processore
Qualcomm Snapdragon S1 da 1
GHz utilizzato per lo più su terminali entry level, l’MSM7227A. La memoria RAM è invece da 512 Mbyte.
Per quanto riguarda la connettività
wireless le specifiche non sono più
impressionanti: il 3G è supportato
in HDSPA solo a 7.2 Mbit/s. Il Wi-Fi
è 802.11n, mentre il Bluetooth è in
versione 3.0.
Per quanto riguarda i sensori troviamo l’immancabile accelerometro, la
bussola digitale e quello di prossimità
per spegnere il touchscreen mentre
siamo al telefono. Come già accennato, l’Optimus L7 è dotato di NFC e
in dotazione
oltre al caricabatteria e
agli auricolari
troviamo una tag
NFC adesiva
che a contatto con lo
smartphone
attiva l’interfaccia “drive”
di Android.
LG Optimus L7 - 299 EURO
Quality
Longevity
7
8
Design
7
Interfaccia efficace e funzioni
ad hoc sviluppate per l’NFC
LG, come al solito, ha realizzato per
la sua gamma di smartphone un’interfaccia personalizzata di Android.
Uguale per tutti i modelli, quest’anno si chiama Optimus UI 3.0 e presenta dei cambiamenti soprattutto
nella homescreen e nel tema delle
icone, mantenendo però alcuni dei
tratti introdotti con Ice Cream Sandwich - il cui tema grafico di base
rimane, a nostro avviso, comunque
il migliore di tutti. La schermata di
blocco implementa un originale
sistema per l’accesso al telefono: in
qualunque punto dello schermo posiamo il dito ci viene mostrato quello
che per così dire c’è sotto e aprendo
questa “finestra” sbloccheremo lo
Simplicity D-Factor
7
7
Value
8
schermo. L’home screen rivela un
diverso launcher per le applicazioni
rispetto a quello di Android 4.0, e la
parola d’ordine è trasparenza e minimalismo. Di fatto il tema è come
se non ci fosse sulla home screen e
persino la casella di ricerca di Google
è completamente trasparente e priva di contorni. Una scelta che non ci
è affatto dispiaciuta, mentre il tema
delle icone di LG proprio non si può
guardare, ma è una questione di gusti. Per quanto riguarda il menù delle
notifiche, l’impostazione grafica è
essenzialmente quella di ICS fatta
eccezione per le scorciatoie in alto
per attivare/disattivare diverse funzioni. Queste sono personalizzabili e
possiamo aggiungere switch per la
rete dati, l’NFC, l’hotspot portatile, la
segue a pag. 25
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.25
TEST
LG Optimus L7
segue da pag. 24
modalità aereo e così via. I più attenti noteranno la mancanza dei tasti
software nella parte bassa, questo
perché LG ha optato come abbiamo
visto per mantenere i pulsanti fisici
sul frontale del telefono. Tra le applicazioni preinstallate non troviamo
particolari sorprese e anzi qualche
assenza di spicco: a differenza di tanti altri smartphone infatti, out of the
box l’L7 non include app per i principali social network, fatta eccezione
naturalmente per Google+. Oltre al
“solito” Polaris Office per i documenti, c’è l’app Smart World che è in sostanza una sorta di app store brandizzato, ma quella più interessante è
LG Tag+. Si tratta di un’applicazione
che consente di programmare la tag
NFC fornita in dotazione per configurare il telefono in un certo modo
a secondo del tipo di utilizzo: Wi-Fi,
Bluetooth, GPS, hotspot, insomma le
stesse voci configurabili anche dalla barra delle notifiche. Si sceglie la
configurazione preferita e la si scrive
sulla tag, per impostare tutti questi parametri poi in un colpo solo.
Sempre grazie all’NFC, l’Optimus L7
è compatibile con la funzionalità
Android Beam per lo scambio di file
con altri smartphone.
Tutto bene fino a quando
non si carica il browser
Sbloccando lo schermo sotto le nostre dita scorrono animazioni fluide e
immagini brillanti e dettagliate. Il display è in effetti molto luminoso anche se forse le immagini appaiono un
po’ slavate: i colori sono saturi ma è
come se il controllo della luminosità
del segnale (non della retro-illuminazione!) sia un po’ troppo elevato. A
parte un lieve ma percepibile ritardo
nella risposta al nostro tocco, quasi
come se gli elementi grafici avessero
una certa inerzia, l’interfaccia risulta
comunque sufficientemente leggera
per il non potentissimo processore
dell’Optimus L7. La musica cambia
purtroppo non appena apriamo
il browser web: il caricamento di
DDay.it appare da subito molto lento
con il telefono che sembra diventare
molto più ingolfato. Andiamo a spulciare nelle impostazioni avanzate e
scopriamo che l’opzione che abilita
l’accelerazione OpenGL per il rendering del browser è disabilitata di default. Attivandola le cose migliorano
sensibilmente, almeno per quanto
riguarda la reattività del browser. Un
ulteriore sensibile miglioramento si
ottiene se andiamo a disabilitare il
caricamento automatico del plug-in
flash (tra l’altro installato in versione
ridotta); meglio chiamarlo in causa solo quando serve davvero. Con
questi due accorgimenti l’esperienza
d’uso migliora sensibilmente anche
se siamo ancora lontano dall’ideale.
video
Guarda la nostra videoprova
dello smartphone LG Optimus L7
Provando a zoomare il browser a
volte si blocca per
qualche istante,
come se le risorse di sistema non
fossero sufficienti
per il caricamento della pagina. A
volte ci è capitato
che il browser si
bloccasse del tutto semplicemente
cercando di inserire un indirizzo nell’apposito campo,
con necessità di
forzare un riavvio
del telefono. In generale, dopo aver utilizzato il browser
il telefono diventa comunque molto
meno reattivo. I rallentamenti che
abbiamo constatato a dire il vero
sono limitati proprio al browser. Le
altre applicazioni si aprono rapidamente, l’app di GMail è veloce anche
in presenza di allegati, i videogiochi
come Angry Birds Space o Temple Run
sono fluidi e senza rallentamenti vistosi (seppure in questo ultimo caso
c’è un lieve lag nel recepire i comandi). Il display, nonostante la risoluzione non sia elevatissima in rapporto
alla dimensione dello schermo (ben
4.3 pollici ricordiamo), appare comunque ben definito e solo con i
caratteri più piccoli, magari durante
la navigazione web, si avverte il bisogno di maggiore risoluzione. Come
dicevamo in apertura, la luminosità
dello schermo è buona e offre una
leggibilità sufficiente anche sotto il
sole. Buone notizie sotto il versante
dell’autonomia: il processore poco
potente in combinazione con una
batteria comunque capiente, consentono di arrivare senza troppe
preoccupazioni
a
fine giornata. Inoltre,
grazie alla funzione
di risparmio energetico, sotto una
soglia configurabile di autonomia residua, è possibile spegnere automaticamente le funzioni che consumano
di più (sincronizzazione automatica
dei dati, luminosità dello schermo,
Bluetooth e Wi-Fi e così via), per
allungare il più possibile la durata
della carica. Nulla da dire per quanto
riguarda le funzionalità telefoniche:
lo smartphone fa quello che ci si
aspetta, con una ricezione ottimale
in tutte le condizioni.
Foto e video senza gloria
La fotocamera dell’Optimus L7 utilizza un sensore da 5 Megapixel e
doppio flash a LED. Qui c’è veramente poco da dire. Si tratta di una fotocamera base sia per qualità che per
funzionalità, con ripresa video in sola
risoluzione VGA. L’applicazione è praticamente quella base di Android con
le solite possibilità di regolazione che
però su un dispositivo come questo
lasciano un po’ lo spazio che trovano
(ISO, esposizione, program AE, bilanciamento del bianco). Unica funzionalità degna di nota è il rilevamento
automatico dei volti per la messa a
fuoco. L’app supporta inoltre il touch
to focus per preparare l’inquadratura.
La qualità delle immagini che è possibile vedere cliccando sui seguenti
link foto1, foto2, foto3 e foto4 è
un po’ quella che è: la sensazione è
che per ridurre il rumore del sensore
venga comunque sempre applicato
un filtro di noise reduction che però
appiattisce di non poco il dettaglio
più fine. Visualizzando l’immagine
al 100% si nota anche un deciso
rumore di compressione. Per quanto riguarda il video poi c’è davvero
poco da dire, filmati VGA di qualità...
telefonino. Il file visualizzabile qui di
esempio si commenta da solo.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Si candida al ruolo di principale sorgente sonora di un impianto stereo il nuovo N-50 di Pioneer, tecnologico e ricco di funzioni
p.27
Pioneer N-50: il network player che non si accontenta
Abbiamo provato il network player top di gamma Pioneer con compatibilità AirPlay e convertitore digitale/analogico, il tutto a un prezzo accettabile
di R. Faggiano
S
i è fatto molto attendere dopo
la presentazione all’IFA 2011
ma ora l’abbiamo avuto in prova e ne abbiamo saggiato le qualità
e le funzioni. I network player nell’ultimo catalogo Pioneer sono due:
il qui presente N-50 (599 euro) e il
più economico N-30 (399 euro), che
è praticamente identico al modello
superiore ma non ha la sezione di
conversione D/A dei segnali audio.
Oltre a riprodurre file musicali di
tutti i più importanti formati (MP3,
LPCM, WAV, WMA, AAC e FLAC fino
a 192 kHz e fino a 96 kHz da USB),
questi apparecchi sono dotati di AirPlay per i dispositivi Apple e possono accedere alle radio web tramite
l’apprezzata piattaforma V Tuner.
L’accesso alla rete avviene tramite
cavo ma volendo è disponibile un
ricevitore Wi-Fi opzionale da fissare
sul retro. Opzionale anche un modulo di ricezione Bluetooth per chi non
sfrutta terminali Apple. Già pronta
anche un’apposita applicazione per
gestire a distanza gli apparecchi. Sul
modello N-50 troviamo anche una
serie di ingressi digitali per sfruttare
altre sorgenti oppure per riprodurre
musica direttamente dal computer.
L’estetica dei due apparecchi è molto
rigorosa, in versione nera o argento,
con un display non troppo grande e
una serie di tasti per le funzioni essenziali. Poi troviamo una presa USB
per collegare chiavette di memoria
oppure dispositivi Apple. Solo sull’N-50 ci sono le spie per gli esclusivi
circuiti audio Pure Audio e Hi-bit32:
il primo circuito spegne il display e
bypassa il DSP mentre il secondo
attua un sovracampionamento a
32 bit dei segnali, un chiodo fisso di
Pioneer che già nei suoi lettori CD
degli anni ‘90 applicava questo tipo
di circuito per migliorare la resa sonora. In dotazione c’è anche il tele-
comando, squadrato e massiccio ma
piuttosto semplice nell’uso per chi
non vorrà usare l’app dedicata sullo
smartphone.
Connessioni complete
e ottima qualità costruttiva
Il pannello posteriore del network
player di Pioneer è insolitamente
ricco di collegamenti, dato che ci
sono anche gli ingressi digitali per
sorgenti audio nelle tre modalità ottico, coassiale e USB per computer.
L’utilità di un ingresso digitale per pc
in un network player francamente ci
sfugge, considerato anche che per
funzionare necessita di un apposito
software da scaricare. Chiusa la parentesi, il parco connessioni prosegue con le prese per gli adattatori
opzionali Wi-Fi e Bluetooth, le uscite
digitali, la presa di rete Ethernet e le
classiche uscite analogiche stereo.
Ciò che colpisce maggiormente
dell’N-50 appena lo si toglie dal suo
imballo è il peso straordinariamente
elevato: sono ben 8 chilogrammi
per un apparecchio che dovrebbe
contenere solo l’alimentazione e
un paio di circuiti. Ma basta aprire
l’N-50 per vedere la causa di tanto
peso: Pioneer ha fatto sul serio e
ha creato due circuiti praticamente
indipendenti per le sezioni digitali
e analogiche del network player e
del convertitore; inoltre è stata aggiunta una piastra metallica al telaio
per aumentare la sostanza. Forse fin
troppo esagerato, ma comunque
segno della cura del progetto. Sbirciando all’interno dell’N-50 possiamo notare un chip DSP della Texas
Instruments D810K per la funzione
Hi-bit32, mentre il convertitore D/A
è un ottimo AKM 4480 che lavora sui
32bit/192 kHz. Per il network player
c’è un diffusissimo chip della Bridge
che svolge tutte le funzioni. La filatura è sotto controllo e ci sono zone
schermate nei punti più critici.
Pioneer N50 - 599 EURO
Quality
Longevity
8
8
Design
8
Messa in opera semplice
e tanta qualità audio
La messa in opera dei network player
senza collegamento Wi-Fi è piuttosto
semplice, basta collegare il cavo di
rete e lasciar fare la configurazione
all’apparecchio. Poi si può entrare
nel proprio server domestico oppure
usare AirPlay. Il display si rivela meno
utile del previsto perché è sfruttabile
in pieno solo con la musica archiviata nel server, dove visualizza i dettagli tecnici e le copertine dei dischi,
oppure con le radio Internet dove
illustra nazione di provenienza e
contenuti. Le applicazioni gratuite disponibili per il mondo Apple e quello
Android sono piuttosto generiche e
non portano particolari benefici nell’uso quotidiano, comunque permettono di muoversi più rapidamente tra
Simplicity D-Factor
7
8
Value
8
i contenuti del server oppure del web
e in particolare tra le radio Internet.
Iniziamo l’ascolto con alcune radio
web e senza attivare i circuiti migliorativi audio, in particolare il Sound
Retriever per i brani compressi (c’è
anche l’apposita versione se si usa il
Bluetooth); qui l’impostazione non è
immediata perché si rischia di averli
attivati anche senza volerli. L’ascolto
è buono per quanto possibile dalla
compressione iniziale. L’ascolto dell’iPod tramite AirPlay oppure cavo è
molto buono, qui il Sound Retriever
può anche servire ma non sempre
l’apporto è quello desiderato: alcuni
brani per iTunes sono già di ottima
qualità e il circuito aggiuntivo rischia
di esagerare alcuni effetti soprattutto
in gamma acuta. Comunque, ripetiamo, risultati molto buoni, esattamen-
segue a pag. 28
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.28
TEST
Pioneer N-50
segue da pag. 27
te quelli che ci aspettavamo da un
apparecchio di questo prezzo. Ottimi
risultati anche dal nostro server musicale, dove i migliori Flac a 96 kHz
possono esaltarsi ai loro massimi. A
questo punto dovremmo provare il
circuito Hi-bit32 ma dopo qualche
tentativo di udire variabili significative gettiamo la spugna; proprio per
dovere di cronaca ci è parso di notare
un infinitesimo di brillantezza e dinamica in più ma non altro. Poi l’animo
dell’audiofilo si spinge rapidamente
a testare il convertitore digitale/analogico, utilizzando l’uscita numerica
del nostro lettore di riferimento. Ed è
qui che l’N-50 può fare la differenza
sui concorrenti (in verità assai pochi
e più costosi), perché la resa musicale migliora nettamente e si porta su
livelli degni di una categoria superiore, sfruttando il più piccolo dettaglio musicale e garantendo tanti
momenti di buon ascolto, quei mo-
menti in cui il tempo passa e non ce
ne accorgiamo, assorbiti dalla musica
e non dall’apparecchio. Anche per
questo, dopo aver attivato il Pure Audio, tentiamo vanamente di cogliere
le differenze con il circuito Hi-bit32
inserito. Non ce ne vogliano gli ingegneri giapponesi che sicuramente
avranno passato mesi ad affinare
questo circuito, vorrà dire che non
abbiamo l’udito abbastanza acuto. A
noi basta dire che questo N-50 è un
ottimo apparecchio e il suo rapporto
qualità/prezzo è tra i migliori, ottimo
per l’ascolto di musica liquida e altrettanto valido con i CD. Se poi non
siete interessati alla sezione convertitore potete puntare sull’N-30, che
costa 200 euro in meno e mantiene
quindi la bontà del rapporto prezzo/
prestazioni. Entrambi sono l’aperitivo
alla nuova linea stereo di Pioneer, con
amplificatori e lettori CD/SACD che
vedremo all’IFA 2012.
GAME & MOVIE / Con una mossa abbastanza a sorpresa, la casa di Mario sforna un 3DS meno portatile e leggermente rivisto
Nintendo ingrassa la console portatile: ecco il 3DS XL
Il nuovo modello della gamma 3DS avrà due schermi più grandi, un peso maggiore e sarà in vendita dal 28 luglio al prezzo consigliato di 199 euro
di V. Barassi
A
nemmeno un anno mezzo di distanza dall’arrivo di
Nintendo 3DS, la nota azienda
giapponese ha deciso di annunciare un nuovo modello che andrà a
posizionarsi al fianco del “vecchio”.
Nintendo 3DS XL punta a conquistare tutti coloro “seccati” dalle mini
dimensioni dei display del 3DS originale, offrendo uno schermo superiore da 4.88 pollici 3D e uno inferiore da 4.18 pollici. Nel complesso,
3DS XL raggiunge le misure di 156 x
93 x 22 mm, con un peso che si ferma a 336 grammi. Non aspettatevi
troppo però dalla console; l’hardware è il medesimo e i display hanno
risoluzioni che si fermano - rispettivamente - ai non impressionanti
dati di 240 x 800 e 240 x 320 pixel.
Sono stati ridisegnati i tasti posti
al di sotto del display inferiore, ma
non è stato implementato il tanto
desiderato circle-Pad aggiuntivo. La
batteria della nuova console è forse
l’unico vero passo avanti: Nintendo
assicura un’autonomia di 3.5-6.5
ore in modalità 3D, che può arrivare fino a 10 ore nel momento in cui
andremo a giocare con giochi DS.
Nintendo 3DS XL, che in Giappone
assumerà la denominazione di 3DS
LL, arriverà in Italia a partire dal 28
luglio nelle colorazioni rosso, blu e
argento. Il prezzo - non ancora annunciato in via ufficiale - sarà, molto
probabilmente, di 199 euro. Nella
confezione di vendita troverete una
scheda SD da 4 GB ma non un caricabatterie; quello sarà necessario
acquistarlo a parte (sarà lo stesso
del DSi XL o 3DS). Strana scelta.
A sinistra il Nintendo
3DS e, a destra, la sua
evoluzione extralarge.
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Asus realizza un Ultrabook su piattaforma Ivy Bridge potente, sottile e superleggero, tutte qualità che però si pagano
p.29
In prova Asus Zenbook Prime, l’Ultrabook Full HD
Abbiamo testato Zenbook Prime UX31A di Asus, con CPU Ivy Bridge e display 13 pollici IPS Full HD, un Ultrabook molto raffinato ed elegante
di M. Dalli
D
opo tanta attesa e qualche
ritardo, ecco i primi prodotti con i nuovi processori Ivy
Bridge di Intel. Ancora meglio, ecco
uno dei primi Ultrabook con le nuove CPU a 22 nanometri, lo Zenbook
Prime di Asus, nome in codice
UX31A. Questo ultraportatile ha
dalla sua una serie di caratteristiche
molto interessanti: oltre ai già citati
processori, qui un Core i7-7517U, il
Prime sfoggia un display LCD IPS da
13,3 pollici con risoluzione Full HD
(1920x1080 pixel), ovvero 165 ppi
di risoluzione. Non mancano poi il
classico disco allo stato solido, qui
nel taglio da 256 GB, una tastiera
retroilluminata e un design a goccia
molto elegante, anche se per certi
versi ricorda molto da vicino quello
del MacBook Air di Apple. Notevoli
anche le finiture, realizzate in metallo. Andiamo quindi a scoprire più
nel dettaglio questo nuovo Ultrabook firmato Asus.
Ottime finiture, design
a goccia e chassis in metallo
Lo Zenbook Prime di Asus si presenta
con un design a goccia, più spesso
nella parte posteriore e più sottile in
quella frontale. Sul lato sinistro si trovano la prima porta USB 3.0, l’uscita
per le cuffie e lo slot per le card SD.
A destra, invece, trovano posto la
seconda porta USB 3.0, la presa per
l’alimentazione e le due uscite video,
una micro HDMI e una VGA (quest’ultima tramite adattatore fornito nella
confezione). Manca l’Ethernet, anche
questo fornito con un adattatore
USB di serie. Su entrambi i lati, nella
parte inferiore della scocca, sono
inoltre presenti due piccole fessure
per il sistema audio, curato da Bang
& Olufsen. All’interno dell’Ultrabook,
invece, spicca il display da 13 pollici
con risoluzione Full HD e rivestimento opaco, utile per lavorare in condizioni di forte luce ambientale senza
fastidiosi riflessi. Sopra lo schermo c’è
una webcam HD, mentre la tastiera
prevede una retroilluminazione a
LED, per agevolare la scrittura al buio.
Sotto la tastiera è infine presente un
trackpad di dimensioni generose,
senza tasti fisici dedicati (l’intero
trackpad è cliccabile). Tutto questo è
racchiuso in uno chassis in metallo,
sottile da 3 mm (nella parte frontale)
a 18 mm nella parte posteriore, con
un peso contenuto in 1,3 kg. Dieci
viti Torx fissano la base alla scocca,
rendendo così difficoltosa l’operazione di sostituzione del disco (la RAM
è invece saldata direttamente sulla
scheda madre e non è espandibile).
Lo schermo si fa notare e la
potenza non manca di certo
La prima cosa che colpisce dello
Zenbook Prime è lo schermo: prima
di tutto quando si apre il portatile,
dove a stupire è sia la robustezza della
cerniera che il bilanciamento dei pesi,
che consentono di aprire l’Ultrabook
con una mano sola; poi, una volta
acceso, il display vero e proprio. Quest’ultimo ha, infatti, una risoluzione
di 1.920x1.080 pixel, spalmati su una
diagonale di 13,3 pollici; non è uno
schermo Retina, in quanto la risoluzione si ferma a 165 ppi, ma a distanza
di visione standard (circa 50 cm dallo
schermo) è praticamente impossibile
distinguere i vari pixel. Il testo risulta
così molto nitido e i colori fedeli, grazie al pannello LCD IPS che garantisce anche buoni angoli di visione; i
maniaci della privacy sono avvisati. Il
rivestimento dello schermo è antiriflesso, per poter garantire una visione
ottimale anche in presenza di forti
sorgenti luminose, come per esempio
all’aria aperta. Questo schermo non è
però tutte rose e fiori, in quanto l’ele-
ASUS Zenbook Prime UX31A - 1.499 EURO
Quality
Longevity
9
8
Design
8
vata densità di pixel non sempre viene
gestita correttamente da Windows: in
alcuni (pochi, fortunatamente) casi,
infatti, le applicazioni risultano troppo piccole per essere perfettamente
intelligibili; aumentando il DPI la situazione migliora, ma a quel punto
sono i caratteri del sistema ad essere
sproporzionati. Restando in tema di
interfacce con l’utente, un altro aspetto che ci ha positivamente colpito di
questo Zenbook Prime è l’insieme di
tastiera e trackpad. La prima offre infatti un’impressione di solidità e buona corsa dei tasti, soprattutto considerato il ridotto spessore del portatile;
c’è anche la retroilluminazione, ideale
Simplicity D-Factor
10
8
Value
7
per chi lavora al buio o in ambienti
scarsamente illuminati. Il trackpad, invece, mette a disposizione dell’utente
un’ampia superficie tattile, senza tasti
fisici; il click sinistro e quello destro
sono ricavati nella parte inferiore
del trackpad e, come avviene anche
su altri modelli (tra cui i MacBook di
Apple), vengono effettuati premendo sull’intera superficie del trackpad.
Sono supportate inoltre le gesture
multitouch, che offrono la possibilità
di scorrere verso l’alto o verso il basso
con il movimento di due dita, oppure
andare avanti e indietro tra le pagine,
ruotare e zoomare immagini, mostrare il desktop e via dicendo. Una nota
segue a pag. 30
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.30
TEST
ASUS Zenbook Prime UX31A
segue da pag. 29
nota, infine, sulla durata
della batteria, un modello
da 50 Wh. Asus propone
una serie di ottimizzazioni che consentono
di ridurre i consumi e, di
conseguenza, risparmiare
un po’ di batteria quando
si è lontani dalla corrente.
Alcuni di questi accorgimenti, per esempio, consistono nel disattivare il
tema Aero di Windows,
per ridurre il consumo
Il test di velocità della SSD ha dato risultati leggermente diversi se si effettua il benchmark della scheda grafica, opsulla partizione di sistema C (foto a sinistra) o su quella dati D (foto a destra), nel nostro pure limitare il processore
caso vuoto. La seconda va intesa come massimo possibile per questo disco, mentre il al 60% del suo potenziale,
valore riportato sul disco di sistema è più vicino a quanto si avrà nel mondo reale.
per evitare che consumi o
si scaldi troppo. Per i nostri
test, però, abbiamo disabilitato queste
positiva anche per l’audio ICEpower,
solido SanDisk U100 da 256 GB con
impostazioni, cercando di spremere il
realizzato in collaborazione con Bang
interfaccia SATA III da 6 Gb/s. Questa
più possibile la macchina. In queste
& Olufsen. Nonostante il ridotto spesconfigurazione ci ha permesso di
condizioni, utilizzando al massimo la
sore dell’Ultrabook, Asus è riuscita a
convertire un filmato da 2:24 minuti
CPU e lasciando il monitor a luminoincorporare un sistema audio in gragirato a 1080p per YouTube, alla stessità quasi piena (intorno all’80%), la
do di offrire una discreta pressione
sa risoluzione, in appena 18 secondi,
batteria è durata 2 ore e 5 minuti, un
sonora e una buona qualità finale,
grazie al processore e alla memoria
valore al di sotto del quale sarà quindi
sfruttando due piccole fenditure nella
allo stato solido. Quest’ultima è infatdifficile scendere nel quotidiano. Nel
scocca, rivolte verso il piano di appogti in grado di raggiungere velocità di
test di lettura, invece, lasciando il
gio. Questa soluzione funziona molto
scrittura e lettura molto interessanti,
monitor all’85% della luminosità
bene fintanto che il portatile è appogcon picchi rispettivamente di 350 e
e il Wi-Fi acceso, abbiamo sfogiato su una superficie solida, meno
450 MB/s. La memoria allo stato sorato di poco il tetto delle 6 ore,
se lo si tiene in grembo o appoggiato
lido consente inoltre tempi di avvio
un valore non troppo distante
a una superficie fonoassorbente. Non
molto rapidi, come da richieste Intel:
dalle 7 ore dichiarate dal proè certo un sistema che ci sentiremmo
da freddo lo Zenbook Prime è in graduttore.
di consigliare a un audiofilo, ma per
do di accendersi in poco meno di 20
un utilizzo in movimento il risultato è
secondi, a cui si devono aggiungere
più che soddisfacente. Venendo invealtri 10 secondi circa perché il sisteUn PC bello e potente
ce alle prestazioni pure, il modello in
ma sia completamente operativo e
dal prezzo poco
prova montava un processore Core
collegato alla rete; dallo standby, invepopolare
i7-3517U, un dual core da 1,90 GHz,
ce, il sistema ritorna completamente
Lo Zenbook Prime di Asus è
con scheda grafica integrata Intel HD
operativo (compresa la connessione
sicuramente uno degli Ultrabook
4000, 4 GB di RAM e disco allo stato
alla rete Wi-Fi) in circa 6 secondi. Una
più interessanti di questo momen-
to. Oltre al processore Ivy Bridge,
offre due porte USB 3.0 e uno schermo ad alta risoluzione che farà felici
i più attenti alla qualità d’immagine.
Design e materiali sono ugualmente molto curati, anche se in certi casi
la somiglianza con il MacBook Air
diventa quasi imbarazzante. Il prezzo rimane sempre uno dei più grossi problemi degli Ultrabook: 1.500
euro non sono certamente pochi,
specie di questi tempi e in rapporto all’agguerrito concorrente Apple.
In questo caso, va però detto, Asus
ha dalla sua un display certamente
migliore, che candida questo Ultrabook come soluzione ideale sia per
chi è più propenso all’uso Office, sia
per chi ha a che fare con foto e video a livello amatoriale o prosumer.
Un piccolo “ufficio portatile” che
non farà troppo rimpiangere il vecchio portatile e, in alcuni casi, anche
il vecchio PC fisso.
La notizia prosegue su DDAY.it...
digital imaging
game & movie
mobile
Samsung lancia la nuova EX2F, fotocamera con
corpo robusto, schermo OLED orientabile e sensore
CMOD da 1/1.7” CMOS da 12.4 Megapixel accompagnato ad un obiettivo luminosissimo F1.4 da
24mm (zoom 3.3x). Rispetto al modello precedente
EX1, questa EX2F è più leggera e riprende a 1080p,
oltre a offrire anche la connettività Wi-Fi per
mandare le foto via mail o nel cloud SugarSync di
Samsung. Non è ancora noto il
prezzo, ma stiamo parlando di
una fotocamera di fascia alta
che non potrà costare meno di
300 / 400 euro. Sarà disponibile
presumibilmente da settembre.
Sony Computer Entertainment ha comprato Gaikai,
una delle due grandi start up di cloud gaming, per la
modica cifra di 380 milioni di dollari. Una scommessa per Sony, che punta ad attivare un nuovo servizio
cloud per giocare, dando vita così ad un ecosistema
ancora più completo. Gaikai non è costata tanto,
soprattutto se pensiamo al miliardo di dollari che ha
speso Facebook per Instagram, ma va ricordato che
è una azienda agli inizi, che per ora ha mostrato solo
qualche applicazione beta e senza una base di utenti
affermati. Il cloud gaming è senza dubbio il futuro:
i giochi vengono renderizzati su server remoti e
inviati in streaming ai vari
dispositivi.
Come sarà l’auto del futuro? Senza pensare a macchine volanti o altre “diavolerie”, Ford si è concentrata
sui servizi che renderanno più piacevole il tempo
trascorso in macchina, ottimizzando il percorso e
personalizzando le caratteristiche dell’auto in base
alle preferenze del guidatore. Tutto questo sarà presto
possibile grazie al cloud, che ci terrà sempre aggiornati e fornirà dati in tempo reale. Per farlo, Ford ha
scelto la Nokia Location Platform, che comprende
contenuti di localizzazione,
disponibili su scala
mondiale (come le mappe
di NAVTEQ), oltre a servizi
cloud e ad API dedicate.
Samsung EX2F: sensore
gigante e Wi-Fi integrato
Sony compra Gaikai
Ford e Nokia insieme
per l’auto “connessa”
game & movie
Blu-ray e DVD?
Per molti non c’è differenza
C’è chi si infiamma per un po’ di banding o per
l’uniformità un po’ scarsa, e chi invece non riesce a
cogliere la differenza tra definizione standard e alta
definizione. è il risultato di un’inchiesta commissionata da una società di coupon in Inghilterra
che coinvolge un campione di 1400 consumatori:
secondo i risultati l’81% delle persone non possiede
un blu-ray, né un film né un lettore. Ma il dato più
sconcertante è che il 39% delle persone che dichiara
di aver visto un bluray ritiene che non ci
siano differenze tra
un blu-ray e un DVD:
si vedono uguali.
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n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Abbiamo testato il router AirStation 1750 di Buffalo insieme al bridge AirStation 1300, entrambi certificati con il nuovo standard “ac”
p.32
AirStation 1750, in prova il Wi-Fi 802.11ac di Buffalo
Sono di Buffalo due dei primissimi prodotti con Gigabit wireless 802.11ac. Ecco come si comporta questo nuovo standard Wi-Fi: è davvero “Gigabit”?
di M. Dalli
I
l futuro del wireless passa per
standard sempre più veloci e
in grado di garantire maggiore
copertura. Questo in prova è uno
dei primissimi router con la nuova
tecnologia Wi-Fi 802.11ac, in grado di offrire, sulla carta, fino a 450
Mbps sulla banda dei 2.4 GHz e
fino a 1.300 Mbps sulla banda dei
5 GHz: stiamo parlando del Buffalo
AirStation 1750 (WZR-D1800H-EU),
disponibile nei negozi da fine giugno a 200 euro. Dal momento però
che non esistono ancora prodotti
in grado di collegarsi alle nuove
reti “ac”, Buffalo ci ha fornito anche
un secondo apparato, la AirStation
1300 (WLI-H4-D1300-EU), un bridge
in grado di collegare alla rete wireless fino a 4 dispositivi cablati (tramite 4 porte Gigabit Ethernet); anche quest’ultimo sarà disponibile da
fine giugno a un prezzo di 180 euro.
Entrambi i prodotti sono basati sul
chip Wi-Fi di quinta generazione
firmato Broadcom, con promesse di
velocità “Gigabit”.
802.11ac: il Gigabit wireless
Il Wi-Fi 802.11ac viene pubblicizzato ovunque come “Gigabit wireless”
perché, a livello teorico, consente di
raggiungere velocità di oltre 1 Gbps
(ovvero 1000 Mbit/s), con possibilità di aumentare questo valore, nel
corso degli anni, fino a un massimo
teorico di ben 7 Gbps. Anche la copertura promette di essere migliorata con l’802.11ac rispetto alle precedenti versioni; inoltre, dal momento
che questo standard sfrutta i canali
radio sulla banda dei 5 GHz, dovrebbe trovarsi bene anche nei sovraffollati ambienti cittadini, dove la
banda dei 2.4 GHz è ormai quasi satura. Con queste premesse verrebbe
naturale pensare all’802.11ac come
a un degno sostituto del cavo, che
ha ormai trovato la “pace dei sensi”
con il Gigabit Ethernet. Ma è davvero così? Può questo nuovo standard
senza fili surclassare il vecchio cavo
in rame?
Due USB per condividere
dischi fissi e stampanti in rete
La AirStation 1750 si presenta come
un blocco grigio scuro molto sobrio,
rivestito da uno strato “soft” gradevole al tatto. Il router (così come il
bridge) può essere installato sia in
posizione verticale che orizzontale, a
seconda delle necessità, sfruttando
due piedini mobili, oppure a muro
(le viti sono in dotazione). Sulla parte frontale si trovano il logo Buffalo,
che si illumina con colori diversi a
seconda dello stato del dispositivo
(rosso in fase di accessione o errori,
bianco quando tutto è regolare), oltre a tre piccole icone che segnalano
lo stato della connessione a Inter-
I pannelli posteriori delle due unità Buffalo, il bridge AirStation 1300
(in alto) e il router AirStation 1750 (sotto).
Buffalo AirStation 1750 - 199 EURO
Quality
Longevity
8
10
Design
8
net, del Wi-Fi e della funzionalità di
router. Sulla AirStation 1300, invece,
sono presenti solo due icone, oltre
al logo Buffalo, per segnalare la connessione alla base station e lo stato
della rete a 5 GHz (se attiva o meno).
Per entrambi, inoltre, è presente sul
frontale anche un piccolo bottone
AOSS, che consente il collegamento facilitato dei dispositivi al router.
Nella parte posteriore, invece, si
trovano le 4 porte Gigabit Ethernet,
a cui si aggiunge (per il router) una
quinta porta per il collegamento a
un modem ADSL esterno (o fibra).
Da apprezzare la presenza, a fianco
dello spinotto di alimentazione, del
pulsante che consente di accendere
o spegnere il router, funzione questa che torna utile nel caso si volesse spegnere l’apparecchio senza
però staccare ogni volta la spina. Sul
router, inoltre, sono presenti anche
due porte USB, che possono essere usate per condividere in rete sia
dischi rigidi esterni o chiavette USB,
che stampanti. Nella parte inferiore
del router, infine, è presente anche
una piccola targhetta con i dati
di fabbrica riepilogativi del router,
come la password per accedere al
pannello di amministrazione e la
Simplicity D-Factor
7
9
Value
8
chiave di accesso delle reti Wi-Fi.
I parametri utilizzati per
la nostra prova di velocità
Abbiamo testato il router, assieme al
bridge, in un ambiente domestico
reale, prendendo le misurazioni in
tre punti diversi: a circa 1 metro dal
router, a circa 10 metri e a circa 20
metri (in linea d’aria) al secondo piano, sfruttando una parete per il “rimbalzo” del segnale; i due piani non
sono separati completamente, ma
c’è luce tra l’uno e l’altro. Il primo test
è poco significativo, ma utile a misurare il limite massimo di velocità; il
secondo è invece una situazione più
realistica, con il router in una stanza e
il PC (collegato al bridge, nel nostro
caso) in un’altra, senza che ci sia visibilità tra i due; il terzo test, infine,
serve per misurare le prestazioni del
router in condizioni di scarsa copertura. Le prove sono state effettuate
con un portatile dotato di disco SSD,
scheda di rete Gigabit e Wi-Fi n a 300
Mbit/s (due antenne). In ogni punto
è stata misurata la velocità raggiunta
tramite l’adattatore AirStation 1300 e
la scheda Wi-Fi integrata nel portatile; in entrambi i casi è stata utilizzata
la banda dei 5 GHz. Per misurare la
segue a pag. 33
n. 51 / 9 luglio 2012
estratto da www.dday.it
p.33
TEST
Buffalo AirStation 1750
italiana dei menù di configurazione
(chissà cosa sarà il “Ferramenta maniera interruttore status”?).
segue da pag. 32
velocità abbiamo eseguito tre prove
distinte ispirate alla realtà: in un primo caso abbiamo trasferito un file di
grosse dimensioni da un NAS al portatile tramite protocollo SMB; la velocità è stata misurata su un blocco di
500 MB. Abbiamo inoltre misurato,
in ognuno dei tre punti, il ping tra il
portatile e il NAS. In un secondo test
abbiamo invece cercato di saturare la
banda trasferendo simultaneamente
4 file da 500 MB l’uno dal NAS al portatile tramite FTP. Il terzo e ultimo test
prevede invece la riproduzione di file
video su un lettore multimediale,
che accede al NAS tramite protocollo SMB. Per misurare la differenza tra
la soluzione cablata e quella wireless,
tutte le misure sono state effettuate
anche collegando il portatile direttamente al router, con cavo di rete
CAT.5e.
Lo standard “ac” va forte
ma il cavo è ancora lontano
Dai nostri test emerge come questo
nuovo Buffalo AirStation 1750, e in
particolare il Wi-Fi 802.11ac, siano
un’evoluzione piuttosto significativa
dei precedenti standard, sia in termini
di velocità che di copertura. A distanze medie, infatti, è possibile raggiungere velocità di trasferimento di quasi 250 Mbit/s, un valore decisamente
importante. Nelle migliori condizioni
possibili, inoltre, è possibile raggiungere addirittura i 400 Mbit/s; non è
Ottimale con l’HD
L’interfaccia grafica del pannello di amministrazione è scarna ed essenziale.
C’è tutto quello che serve per configurare il router, come la condivisione di
un disco USB, sia tramite SMB che DLNA, o il download da Torrent. Interessante, infine, la possibilità di creare una rete VPN per consentire il collegamento alla rete domestica anche quando si è fuori casa.
certo “gigabit”, come pubblicizzato
dai produttori, ma è un risultato di
tutto rispetto se si considera che
siamo di fronte a una connessione
senza fili. Buono anche il ping, che
migliora rispetto al 802.11n, risultato
questo che farà felici i videogamer
più incalliti. Risultati misti, invece,
per il test di riproduzione di file video su lettore multimediale: in presenza di video a bitrate medio-alto
(10-20 Mbit/s), il nuovo 802.11ac si
è comportato egregiamente; dove
ha mostrato qualche segno di cedi-
802.11ac
mento, invece, è stato in presenza di
video ad alto bitrate (30-40 Mbit/s),
la cui riproduzione è risultata essere
troppo a scatti su questo protocollo.
Considerato però che questo genere
di file non è molto frequente, questo
sarà un problema che riguarderà soltanto una piccola fetta dei potenziali
acquirenti. Per quanto riguarda invece la stabilità, durante l’uso il router
ha richiesto un paio di riavvii; niente
di preoccupante, soprattutto se si
considera che abbiamo modificato
le configurazioni più di quanto qualsiasi utente possa mai fare, ma è un
segnale poco incoraggiante per gli
acquirenti della prima ora. Vista la
versione ancora “1.0” del firmware
(quello provato è uno dei primissimi
esemplari di produzione e non sono
ancora presenti aggiornamenti firmware), siamo fiduciosi che Buffalo
possa migliorare la stabilità nelle
prossime versioni, così come si possa migliorare la pessima traduzione
E veniamo quindi alla domanda originale: può l’802.11ac sostituire il
cavo? La risposta è: dipende. In molti
casi, probabilmente, questa soluzione senza fili di Buffalo risulta essere
più che sufficiente per qualsiasi utilizzo quotidiano: trasferire file a oltre
200 Mbps e riprodurre video in HD
senza interruzioni consentono all’802.11ac di sostituire senza timore
un cavo da 100 Mbit/s. Chi invece
ricerca ancora la massima velocità
possibile e ha perciò bisogno di un
“vero” collegamento Gigabit per trasferire file di grosse dimensioni, farà
meglio a restare ancora attaccato al
buon vecchio rame. Oppure aspettare le prossime evoluzioni del neonato standard 802.11ac; perché se queste sono le premesse, il futuro appare
decisamente roseo.
Cavo Cat.5e
802.11n
Distanza SMB (MB/s) FTP (MB/s) Ping (ms) SMB (MB/s) FTP (MB/s) Ping (ms)
SMB (MB/s) FTP (MB/s) Ping (ms)
1 METRO
14,2 - 14,7
46,3 - 50,0
1,561
10,9 - 12,6
27,3 - 28,8
2,303
50,7 - 52,0
10 METRI
11,8 - 13,8
30,5 - 38,4
1,692
9,3 - 11,4
10,5 - 12,3
3,028
20 METRI
7,4 - 9,2
15,0 - 17,0
1,692
3,3 - 4,7
2,1 - 2,6
4,523
I valori doppi qui sopra riportati raffigurano, rispettivamente, la media e il massimo di ogni rilevazione.
100 - 109
0,380
Qui sopra i dati rilevati con il PC collegato
via cavo al router Buffalo AirStation 1750.