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n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.1 EDITORIALE Confusione e fatica alimentano la crisi C’è la crisi: chi non ha soldi non compra. Ma proprio in questi momenti anche chi guadagna bene non è disposto a spendere “a caso”, sull’onda dell’emotività. L’acquisto diventa più razionale: mai come in questi periodi il principio del “value for money” è l’unico comandamento a cui l’acquirente è disposto a credere. Se non si capiscono le qualità di un prodotto, niente quattrini, piuttosto entry level e correre. Noi da sempre, anche nei periodi di “vacche grasse”, andiamo ripetendo lo stesso “mantra”: per stimolare gli acquisti di prodotti tecnologici è vitale che il potenziale acquirente sia informato e abbia una preparazione di base che gli permetta di dare valore ad altri fattori oltre al prezzo. Altrimenti questo mercato non guarirà dalla tossicodipendenza da primo prezzo e da sottocosto. Di fronte ai nostri appelli, aziende sorde o fatalmente attratte da investimenti con ritorni a brevissimo, hanno invece perseverato in strategie di marketing indirizzate al puro prezzo, all’emotività, magari strizzando un occhio alla “moda” o banalizzando gli aspetti tecnologici con sigle e bollini di poco significato. Se il mercato vuole resistere, contenendo i danni di una situazione esogena oggettivamente difficile, è necessario tornare a investire nell’informazione e nella preparazione dell’utente finale. Per essere concreti, un grande passo avanti potrebbero farlo le associazioni di categoria dei produttori (Anitec e Ceced) e dei retailer (Aires), trovando un accordo per creare una banca dati finalmente uniformata e comune con le caratteristiche di tutti i prodotti: uno sforzo di questo tipo, impossibile per singoli operatori, diventa possibile se c’è la collaborazione di tutti gli attori in gioco, pronti a dividersi i costi ma anche a goderne i grandi vantaggi. Se ci fosse una banca dati di questo tipo, certificata e liberamente consultabile, gli utenti avrebbero molta più facilità a orientarsi nell’offerta, a trovare il prodotto adatto alle proprie esigenze e quindi a fare una scelta serena. Oggi invece il povero consumatore è costretto a cercare sui siti di tutti i produttori (o peggio ancora su google), finendo per trovare schede tecniche impossibili da confrontare tra loro e caratteristiche simili chiamate con nomi diversi. In sostanza, tanta confusione e molta fatica, i due più grandi nemici degli acquisti. Gianfranco Giardina MOBILE / Presentato al Google I/O il tablet che viene costruito da Asus Nexus 7, il tablet “Google” In arrivo in Italia a 249 euro Ha un display da 7” e processore Tegra 3 per i contenuti multimediali di R. Pezzali P rodotto da Asus, Nexus 7 è basato su piattaforma Tegra 3 di NVIDIA, una soluzione a 17 core (tra CPU e GPU) ideale per i contenuti multimediali. Ed è proprio la fruizione dei contenuti il cav-allo di battaglia del Nexus 7, grazie al sistema operativo Android 4.1 Jelly Bean e allo schermo LCD IPS da 7 pollici (1280x800 pixel la risoluzione). Google ha, infatti, messo al centro dell’esperienza utente del Nexus 7 i contenuti del Play Store, come video, libri, riviste, musica e giochi. Anche le interfacce di YouTube e Google Maps hanno visto una piccola modifica, quest’ultima con nuovi livelli di informazione. Nexus 7 offre una fotocamera frontale da 1.2 Megapixel, NFC, Wi-Fi a/b/g/n, ma niente 3G o fotocamera posteriore. Accanto al processore Tegra 3 si trovano anche 1 GB di RAM e due tagli di memoria, 8 GB e 16 GB. La durata della batte- DDAY.it magazine 51 In questo fascicolo tra le altre cose... TV & VIDEO 02 Sharp: TV maxi schermo 03 Lanciato Sky On Demand l’HD arriverà a breve PEOPLE & MARKET 04 Rubati i segreti degli OLED LG e Samsung HIFI& HOME THEATER ria, da 4325 mAh, è invece variabile a seconda di chi la dichiara: 9 ore di riproduzione video HD secondo Google, 8 ore di utilizzo secondo pagina prodotto, Asus dichiara 9 ore e mezzo. Il peso è pari a 340 grammi, con il display protetto da Corning (quelli del Gorilla Glass). Nexus 7 sarà disponibile in Italia ad agosto, commercializzato da Asus nella sua rete vendita nella versione da 16 GB. Il prezzo sarà di 249 euro, la notizia è sicura: arriva direttamente da Asus Italia. 06 Yamaha rinnova la serie di sintoampli Aventage MOBILE 08 Google mette il turbo con Android 4.1 10 Così Apple sta ridimensionando iTunes 11 Bill Gates promuove il tablet Surface PC & MULTIMEDIA PEOPLE & MARKET / Nuovi prezzi per la pay TV via satellite 12 Nexus Q, ecco l’anti AirPlay di Google 14 Cisco Smart Wi-Fi router 16 Windows 8 Pro costerà di più in negozio L’offerta premia i pacchetti più completi, penalizzato chi tenta di risparmiare DIGITAL IMAGING Sky: nuovi pacchetti base l’opzione HD ora si paga di M. Dalli S ky ha aggiornato il listino per i nuovi abbonati; i vecchi abbonati, invece, mantengono il vecchio listino, con aumenti che vanno da 1 a 3 euro circa, a seconda delle combinazioni scelte. Le sorprese del nuovo listino non sono poche: spariscono i 5 Channel Pack, che confluiscono in pacchetti “base”, Sky TV e Sky Famiglia. Il primo (19 euro al mese) comprende i vecchi pacchetti Intrattenimento (coi canali Fox), News (Sky TG 24, Sky Sport 24) e parte dei canali Documentari (Gamberorosso, Dove). Il pacchetto Sky Famiglia (5 euro) co-mprende, invece, i restanti canali Documentari (National Geographic e Discovery) e i pacchetti Bambini e Musica. Invariati nei canali, invece, i pacchetti Cinema (15 euro), Sport e Calcio (14 euro l’uno). Nessuna menzione circa Europa League o partite Mediaset di Champions, ma abbonandosi a Sport+Calcio si ha diritto a uno sconto mensile di 8 euro (20 euro per la combinazione anziché 28 euro). La sorpresa forse più amara riguarda il pacchetto Sky HD e Sky Go, che costa 5 euro al mese e dà diritto alla segue a pag. 5 18 Canon EOS 650D tutti i dettagli TEST 19 Dyson DC35 scopa elettrica senza fili 22 TV Loewe Connect ID 24 LG Optimus L7, grande schermo a buon prezzo 27 Pioneer N-50 network player al top 29 Asus Zenbook Prime l’Ultrabook Full HD 32 Buffalo AirStation 1750 router Wi-Fi 802.11ac n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it TV & VIDEO Gaikai beta su Samsung Schiaffo a Sony Il nuovo sistema di game cloud acquistato da Sony recentemente arriva sui TV Samsung anno 2012 di R. Pezzali Gaikai, la startup di cloud gaming acquistata da Sony, arriva sui TV Samsung. Si tratta di una versione beta, per consentire agli utenti delle Smart TV 2012 serie ES7000 e ES8000 di saggiare le potenzialità del servizio. Non abbiamo avuto conferme per le TV italiane, ma in molti paesi è già disponibile l’aggiornamento. Agli utenti basterà lanciare l’applicazione, iscriversi a Gaikai e giocare in beta alla demo di Alan Wake o Mass Effect 3. Il gioco viene renderizzato dal server e inviato ai TV via rete, serve quindi una linea da almeno 3 Mbps, meglio 5 Mbps. Un requisito che in Italia in molte zone è un lusso. Una notizia che lascia spazio a dubbi e interpretazioni: ora che Gaikai è di Sony, quanto tempo resisterà l’applicazione sulle Smart TV Samsung? È probabile, infatti, che il produttore coreano avesse già in mano il servizio in fase di testing e abbia iniziato il roll-up dell’applicazione solo recentemente, subito dopo l’acquisizione. Inoltre, la necessità di un TV ES7000 o 8000 vuol dire solo una cosa: per girare l’applicazione richiede un processore dual core. Ed è un primo indizio di frammentazione anche su Smart TV. Fa sorridere che l’applicazione di una società appena comprata da Sony finisca su un TV Samsung per far giocare gli utenti ad Alan Wake, gioco che è esclusiva Xbox. Ma sempre in tema di giochi, cara Samsung, che fine ha fatto Angry Birds, che era stato promesso a gennaio in occasione del CES? TV & VIDEO / Annunciati da Sharp TV LCD a LED con formato “big”: 60, 70 e 80 pollici p.2 Sharp: TV maxi schermo fino a 80 pollici Offrono tutti l’interfaccia AQUOS NET+, i prezzi sono decisamente interessanti, nonostante il maxi formato di R. Pezzali S harp continua la sua marcia nel rilascio di TV di grandissimo formato. Nei negozi sono infatti arrivati sei nuovi TV, con dimensioni di 60, 70 o ben 80 pollici. Partendo dai modelli “piccoli”, troviamo LC-60LE843E (versione italiana del LE840 di cui abbiamo già parlato), con design in alluminio, tecnologia Quattron 3D e Active Motion 400 Hz. Il prezzo al pubblico è di 2.700 euro. Sempre dello stesso taglio è LC-60LE743, 3D a 1.900 euro. Il modello entry level è invece LC60LE638E, un TV “senza fronzoli” proposto a 1.600 euro. Difficile fare di meglio su un taglio così grosso. Sulla fascia dei 70 pollici, invece, Sharp propone LC-70LE743, versione più grande del 60 pollici di cui abbiamo appena parlato, anch’esso 3D e proposto a 3.500 euro. Un gradino più su troviamo LC-70LE838E, con retroilluminazione Full LED, tecnologia Quattron 3D e prezzo al pubblico di 4.000 euro. Il top di gamma è, infine, rappresentato da LC-80LE645E, un “mostro” da 80 pollici, il televisore LCD più grande in Europa. Nonostante il maxi formato, questo LE645E si contraddistingue per la retroilluminazione Full LED e la classe energetica A++. Il prezzo, seppur elevato, risulta comunque aggressivo nella sua categoria: 5.500 euro. Su tutti i televisori è ovviamente presente la piattaforma di Smart TV AQUOS NET+, che con più di cinquanta app consente di accedere a vari servizi online. Qualche dubbio però ci viene: come si vedrà un filmato di YouTube su un 80 pollici? TV & VIDEO / A Londra Samsung mostra il grandissimo TV LED da 75 pollici, non arriverà in italia Samsung 75 ES9000, prima dell’OLED È il nuovo modello top di gamma del costruttore in attesa dell’arrivo di “Sua Maestà” OLED, previsto per settembre di R. Pezzali P robabilmente non arriverà mai in Italia, anche perché è un vero e proprio oggetto di lusso: stiamo parlando del nuovo 75 ES9000, il top di gamma della serie Smart TV 2012 di Samsung che è stato mostrato a Londra. A differenza del modello precedente, il sottilissimo D9000, il nuovo ES9000 presenta le stesse caratteristiche di base della serie inferiore ma può contare su un piedistallo leggermente diverso. L’arco dell’ES8000, infatti, sarebbe stato troppo impegnativo come impatto vista la mole del grande 75”. Samsung ha quindi optato per un’elegantissima e sottile base, il meglio che si riusciva a fare per gestire uno schermo di questo tipo. Si tratta ovviamente di un TV 3D attiva, LED Edge con tutta la piattaforma Smart TV aggiornata an- che alle ultime applicazioni (inglesi, ovviamente). Il modello mostrato da Samsung arrivava direttamente dalla Corea, una preview olimpica in attesa di uno sbarco in grande stile. Se nel suo viaggio di ritorno farà tappa in Italia non ci lasceremo sfuggire l’occasione di uno sguardo approfondito. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it TV & VIDEO / L’offerta per ora è riservata solo ai clienti da più di un anno, da novembre sarà per tutti Lanciato Sky On Demand, l’HD a breve Subito disponibili 1200 titoli da vedere quando si vuole ma per ora niente HD, che arriverà tra qualche mese D On Demand in contemporanea al passaggio sui canali tradizionali. Oltre al cinema ci saranno anche documentari, contenuti per bambini e sport, con rubriche, sintesi delle gare di Serie A e Champions League e speciali legati all’attualità. A breve arriverà anche Primafila, con possibilità di acquistare direttamente dal telecomando del decoder, diventando così un vero e proprio On Demand (ora è “Near On Demand”, dal momento che la programmazione è ripetuta a intervalli di 15-30 minuti su canali diversi). I contenuti in alta definizione arriveranno su Sky On Demand solo tra qualche mese. Nel momento in cui saranno disponibili, l’utente potrà scegliere se vedere un contenuto in SD o (dove disponibile) in HD, per meglio adattarsi alla larghezza di banda mes- sa a disposizione dal proprio provider o, più semplicemente, per risparmiare spazio su disco e iniziare prima la visione. Sempre in futuro arriverà l’On Demand anche su Sky Go, ma al momento non ci sono stati comunicati ulteriori dettagli. Per usufruire del nuovo Sky On Demand è necessario avere un decoder My Sky HD aggiornato alla nuova Guida TV, un collegamento a Internet in banda larga e avere collegato il decoder alla rete attraverso la porta Ethernet, sia direttamente al router che tramite degli adattatori EthernetWi-Fi (forniti da Sky a pagamento o acquistabili separatamente in qualsiasi negozio). Il servizio va attivato dalla pagina “Fai Da Te” del sito di Sky, è completamente gratuito e consente di accedere ai contenuti previsti dal proprio abbonamento a Sky. LG prepara un super schermo trasparente Secondo alcune fonti, LG avrebbe vinto un appalto per la produzione di schermi curvi e trasparenti da 60” 4k L o sviluppo dei display sta facendo passi da gigante e non è difficile immaginare uno scenario dove ogni finestra e ogni pannello in vetro può trasformarsi in uno schermo touch interattivo. Abbiamo visto questa applicazione al CES di Las Vegas, con la finestra interattiva di Samsung. Ora è LG che prova a spingersi più in là del concorrente mettendo in cantiere uno schermo da 60” trasparente con risoluzione 4k da 3.840x2.160 pixel. Ma non solo: lo schermo di LG dovrà anche essere flessibile con DisplaySearch solo 20.000 OLED nel 2012 di R. Pezzali TV & VIDEO / Lo schermo è stato richiesto dal governo della Corea del Sud che finanzia il progetto di R. Pezzali tv & video Gli analisti di DisplaySearch hanno corretto al ribasso le loro stime di produzione per TV OLED nel 2012: da 50mila a 20mila TV al massimo, e la produzione non è ancora partita di M. Dalli opo i test con clienti selezionati, la piattaforma On Demand di Sky ha debuttato il 1° luglio per coloro che sono clienti da più di un anno, in novembre sarà disponibile per tutti. La nuova piattorma (che abbiamo visto in anteprima prima del lancio) è un’evoluzione dell’attuale Selection On Demand: i contenuti non saranno più solamente selezionati da Sky e registrati sull’Hard Disk del My Sky HD, ma sarà l’utente stesso a scegliere quale titolo scaricare, all’interno di un vasto catalogo online. Una volta selezionato, il contenuto verrà scaricato sul disco del decoder, ma sarà possibile iniziare la visione una volta che il download ha raggiunto una percentuale che il sistema reputa “affidabile” per iniziare la riproduzione senza interruzioni. Non quindi streaming, come fanno altri concorrenti (Mediaset Premium), ma un vero e proprio download per adattarsi meglio alle diverse larghezze di banda delle connessioni italiane. Al lancio Sky On Demand vanta un catalogo di oltre 1.000 titoli, di cui più della metà film. Il catalogo è destinato a crescere: Sky conta di avere circa 2.000 titoli nei primi mesi, 8.000 tra un anno. Il tasso di aggiunta sarà di circa 100 titoli alla settimana, di cui 50 film, con disponibilità sulla piattaforma p.3 raggio di 10 cm. Il nuovo schermo di LG però non sarà un puro esercizio di stile: è stato proprio il governo della Corea del Sud a richiedere la produzione di uno schermo con queste specifiche (la trasparenza deve essere al 40%) e per farlo ha messo sul piatto 55 milioni di dollari. Secondo il DDaily, che riporta la notizia, LG starebbe cercando i materiali presso alcuni partner per dare inizio alla fase di pre-produzione. Per gli analisti, inoltre, il mercato degli scher- mi trasparenti entro il 2020 sarà il più importante e redditizio mercato di schermi, superiore anche al business degli smartphone e dei TV. Brutte notizie per chi sta ansiosamente aspettando un TV OLED. Secondo DisplaySearch, infatti, la produzione di TV OLED nel 2012 non supererà le 20mila unità, in forte ribasso rispetto alle 50mila unità stimate in precedenza. Il motivo di questa revisione al ribasso è dovuto al fatto che, nonostante siamo già arrivati al mese di luglio, né Samsung né LG hanno fornito date certe sull’introduzione dei rispettivi modelli da 55 pollici (ES9500 per Samsung e 55EM960V per LG). Non solo, stando agli analisti di DisplaySearch la produzione di massa di pannelli OLED non sarebbe ancora pronta; se anche lo diventasse nel terzo trimestre dell’anno, i primi prodotti finiti non arriverebbero sugli scaffali prima dell’ultimo trimestre dell’anno. In tempo per le festività natalizie, forse, ma non abbastanza per creare un volume di vendite significativo, considerato anche il prezzo previsto, compreso tra 8 e 10.000 euro. Tutto questo significa anche che i concorrenti, come per esempio la “joint venture” tra Sony e Panasonic, stanno sì rincorrendo, ma potrebbero non arrivare così in ritardo come si pensava. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET / Dipendenti coreani di un laboratorio israeliano avrebbero trafugato i segreti Rubati i segreti degli OLED LG e Samsung Le informazioni trafugate sarebbero state rivendute ai cinesi, il danno per le aziende potrebbe essere enorme I della presentazione al pubblico, sarebbero poi stati inviati alla casa madre in Israele e da qui diffusi alle sedi di Cina e Taiwan. Uno degli arrestati, tra l’altro ex dipendente di uno dei principali produttori cinesi di display, BOE, avrebbe confermato di aver passato i dati proprio al suo ex datore di lavoro tramite la filiale cinese di Orbotech. Potenzialmente si tratta di un danno enorme per le due aziende, perché le informazioni trafugate potrebbero annullare il vantaggio tecnologico accumulato da Samsung ed LG rispetto alla concorrenza per quanto riguarda la tecnologia OLED. Addio TV analogica, l’Italia è tutta digitale È finita un’era: ora in poi si potranno ricevere solo emittenti che trasmettono con segnale digitale terrestre DVB-T G iornata storica per la TV in Italia: il 4 luglio 2012 è stato spento l’ultimo ripetitore con segnali TV analogici in Sicilia, ora si potranno ricevere solo segnali DVB-T. È stato un lungo percorso iniziato quattro anni fa in Sardegna e che via via ha coinvolto tutto il territorio italiano. Con l’occasione poi è necessario risintonizzare i televisori (su tutto il territorio italiano) per se- Dati a 2.5 TBit al secondo con i vortici ottici di P. Centofanti PEOPLE & MARKET / Dopo quattro anni, il 4 luglio sono terminate le operazioni di switch-off di R. Faggiano people & market Dopo l’esperimento italiano ci provano gli americani ma con la luce, ottenendo importanti conferme di P. Centofanti l “Korea Times” lo descrive come un attacco all’industria nazionale. I dipendenti di un laboratorio coreano di un’azienda israeliana denominata Orbotech che produce apparecchiature per i test dei display, avrebbero infatti trafugato e rivenduto sul mercato cinese, i preziosi segreti industriali delle tecnologie OLED sviluppate da LG e Samsung. La procura di Seul ha arrestato tre dipendenti di Orbotech, incriminato l’azienda stessa e altri tre lavoratori di un ulteriore sub-appaltatore. La vicenda ha i toni da vero e proprio thriller. Gli autori del crimine avrebbero sfruttato la loro posizione per ottenere e scaricare su chiavette USB a forma di carta di credito diagrammi e immagini dei modelli da 55 pollici di entrambe le aziende, nascondendole poi nelle scarpe e nel portafoglio. I dati, raccolti tra novembre 2011 e gennaio 2012, quindi prima ancora p.4 guire alcune modifiche eseguite sui multiplex Mediaset. Queste in particolare le variazioni: IRIS passa da Mediaset 2 a MDS 4; MEDIASET EXTRA passa da Mediaset 4 a TIMB 1; LA5 passa dal multiplex TIMB 1 al mux MDS 4; MEDIASET ITALIA 2 passa dal multiplex Rete A 1 al mux TIMB 1; FOR YOU passa da Mediaset 5 al mux Rete A 1; COMING SOON passa da Mediaset 2 al mux MDS 5; DISNEY CHANNEL +1 di Mediaset Premium passa da Mediaset 5 a MDS 1; PREMIUM CALCIO HD1 e PREMIUM CALCIO HD2 lasciano il posto a un unico PREMIUM CALCIO HD sul mux MDS 5. Successivamente sarà necessaria un’ulteriore operazione di risintonia per accogliere il ritorno di Canale 5 HD e Italia 1 HD; la data esatta do- vrebbe essere il 17 luglio, ma è ancora da confermare. Soprattutto è da vedere se poi i contenuti dei nuovi canali LCN 505 e 506 saranno davvero in alta definizione o se, come in passato, sarà solo un’operazione di upscaling. Ma sull’argomento torneremo appena ne sapremo di più. Qualcosa bolle in pentola anche per quanto riguarda il DVB-T2: la RAI ha già chiesto le autorizzazioni ministeriali per iniziare la sperimentazione nel nuovo standard dalle principali postazioni regionali. Tutte queste trasmissioni saranno sul canale 11 VHF, in modo da essere ricevute da tutte le antenne già puntate per ricevere il multiplex 1 della RAI. I programmi trasmessi dovrebbero essere gli attuali RAI1, RAI2 e RAI3 ma tutti in versione HD. Naturalmente i canali saranno ricevibili solo da TV o decoder predisposti per lo standard DVB-T2. Ancora nessuna previsione per l’inizio della sperimentazione. I vortici ottici erano saliti alla ribalta grazie alla pubblicazione di un esperimento italiano del ricercatore Fabrizio Tamburini, che aveva dimostrato come fosse possibile moltiplicare la banda di un canale radio attorcigliando la radiazione elettromagnetica, sfruttando una proprietà fisica denominata momento angolare orbitale. Il team di Tamburini non è l’unico però a esplorare le potenzialità di questa tecnologia. Ricercatori della Southern California University, in collaborazione con il Jet Propulsion Laboratory della NASA e l’università di Tel Aviv, hanno infatti applicato lo stesso concetto alla luce (che è sempre una radiazione elettromagnetica) “attorcigliando” due gruppi di quattro fasci di luce, ognuno trasportante un segnale dati. I fasci sono stati raggruppati in uno solo e poi separati a circa un metro di distanza, ottenendo una velocità di trasmissione pari a 2.5 Terabit/s. I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati sulla rivista Nature Photonics e aprono le porte a future ricerche in questo campo che potrebbero rivoluzionare il mondo delle telecomunicazioni. L’obiettivo dei ricercatori è ora trovare il modo di applicare queste proprietà all’interno delle fibre ottiche, visto che in campo libero la luce è troppo sensibile alle perturbazioni dell’atmosfera. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.5 GAME & MOVIE PS3 Ultraslim in arrivo? Sony si appresta a lanciare una nuova PS3, lo dimostrano le certificazioni per le emissioni del modulo Wi-Fi inviate all’FCC americana. Il nuovo modello, siglato CECH-4001x, è affiancato da due versioni di debugging station, soluzione che suggerisce anche dei cambiamenti all’hardware. La scelta del numero “4xxx” indica un major upgrade, un po’ come il passaggio dalla FAT al modello slim e al modello “3000” con consumi ridotti, hardware aggiornato e qualche modifica estetica minore. Secondo alcune fonti la nuova PS3 potrebbe avere un design più sottile. Quel che è certo è che un cambio così radicale di modelli e le “debug” indica che l’hardware è stato modificato, cosa che richiede una nuova certificazione. Hardware modificato potrebbe anche voler dire taglio di prezzo in vista. PEOPLE & MARKET TV & VIDEO Panasonic Este, ti rilassa e vedi meglio la TV Occhi un po’ affaticati? Panasonic lancia un massaggiatore a vapore Con 12 minuti promette risultati eccezionali. Indispensabile dopo il 3D di R. Pezzali Schermi per computer, smartphone e console, usati da distanza ravvicinata, stancano gli occhi, e la conseguenza dell’affaticamento è spesso una visione fastidiosa e poco appagante. Panasonic sta per lanciare sul mercato giapponese il primo massaggiatore di occhi a vapore, Este EH-SW50. Basta appoggiare il massaggiatore sugli occhi e premere un tasto per generare piccoli getti di vapore massaggianti a 40°, che distendono la pelle e riposano l’apparato visivo. Un ciclo di massaggio dura circa 12 minuti, e con una carica si possono fare due cicli completi. Il costo del dispositivo è di circa 229 dollari, e in chiave “visione 3D” ci sentiamo di consigliarlo assolutamente, soprattutto con sistemi 3D attivi. PEOPLE & MARKET Sky: nuovi pacchetti base segue da pag. 1 visione dei canali HD sul decoder e a quelli in mobilità con Sky Go. Il pacchetto, che è in perfetta sintonia con la sorella britanicca, cozza un po’ con le dichiarazioni di Sky di questi ultimi anni, che ha sempre puntato forte sull’HD. Al momento di scrivere sono però in vigore alcune promozioni che consentono di avere il pacchetto HD e il My Sky HD gratis fino al 31/12 (nel caso di un solo pacchetto), oppure per 12 mesi nel caso si aderisca ai pacchetti Calcio+ Sport. 5 euro al mese sarà anche il costo del pacchetto Sky 3D, invariato rispetto alla situazione precedente. Salgono anche i prezzi dei decoder, 99 euro per My Sky HD + Digital Key e 50 euro per Sky HD + Digital Key. Chi invece desidera aggiungere connettività telefono e Internet al proprio abbonamento, potrà avvalersi di due pacchetti Fastweb Home Pack, Full (telefono + Internet) e Web (solo Internet), rispettivamente a 35 e 25 euro al mese. Facendo due conti, si scopre che i nuovi pacchetti non sono sempre più cari, anzi, in alcuni casi consentono anche di rispar- miare. L’offerta di ingresso rimane ferma a 19 euro, con alcuni canali in più, ma l’HD in meno. Chi invece è interessato a tutti i Channel Pack, e soltanto quelli, risparmierà qualcosa, dal momento che Sky TV + Famiglia ha un costo mensile di 24 euro, che sommati ai 5 euro dell’HD portano a un canone mensile di 29 euro, più basso rispetto ai 32,27 euro del vecchio listino. Il pacchetto “completo”, disponibile fino a poco tempo fa a 71,60 euro, costa ora 72 euro, ma è in promozione per un anno a 59 euro con decoder gratuito. Chi invece è interessato al solo Cinema, dovrà pagare 44 euro (39 euro in promozione) per i pacchetti Sky TV e Famiglia, HD (e My Sky HD) compreso, contro i 45,38 euro del listino precedente. Chi dovrà pagare di più, invece, sono gli abbonati che cercavano di risparmiare qualcosa escludendo qualche Channel Pack. Il nuovo riassetto dei canali “base”, infatti, costringe chi è interessato ai documentari a pagare anche per i pacchetti Bambini e Musica, non sempre appetibili (si pensi alle famiglie senza bambini o con figli già cresciuti). eBook: presto IVA agevolata A Bruxelles si discute della possibilità di agevolazione IVA per i libri digitali. Sotto la lente anche l’interoperabilità tra software di lettura di V. Barassi Su iniziativa della vicepresidente della Commissione UE con delega all’Agenda digitale Neelie Kroes, della Federazione degli Editori Europei (Fep) e dei Librai Europei (Ebf ), si è tenuto a Bruxelles un incontro cruciale tra i vari editori nel quale si è discusso sul futuro degli eBook. Tutti sono d’accordo su un punto: il settore dei libri digitali è da sostenere attivamente visto l’alto tasso di crescita, ma per farlo bisognerà adottare misure ad hoc che non penalizzino troppo il “classico” mercato dei libri cartacei. Un sì comune è arrivato alla proposta di adozione di un sistema fiscale neutrale per quanto riguarda le pubblicazioni digitali; l’operazione non sarà affatto semplice, ma con un accordo a livello comunitario tra le varie nazioni, sia consumatori che operatori del settore potranno beneficiare dell’agevolazione sull’IVA. Ha tenuto banco anche la questione dell’interoperabilità tra i dispositivi e i vari software di lettura; secondo le associazioni quando si va ad acquistare un eBook, questo dovrebbe essere leggibile dal consumatore in qualunque luogo e con un qualsiasi dispositivo, indipendentemente dal software. Insomma, se acquistiamo un libro tramite iPad, dovremmo essere in grado di leggerlo pure su un qualsiasi tablet/smartphone Android. Qui il discorso è più complesso e starà ai vari produttori trovare accordi in tal senso. Ammesso che ce ne sia la volontà. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it HIFI & HOME THEATER / Rinnovata la gamma Aventage, 4 nuovi modelli: RX-A3020, RX-A2020, RX-A1020 e RX-A820 p.6 Yamaha rinnova la serie Aventage, sempre più a 4k I sintoamplificatori Aventage offrono AirPlay, DLNA1.5 e upscaling video 4k. Prezzi compresi tra 849 euro dell’RX-A820 e 2.099 dell’RX-A3020 di R. Faggiano amaha rinnova la gamma di sintoampli Aventage con 4 nuovi modelli: RX-A3020, RX-A2020, RX-A1020 e RX-A820. Rispetto alla precedente gamma, su tutti i modelli troviamo AirPlay e 4k, sia come passthru che come upscaling. Rimane il quinto piedino al centro del telaio, che costituisce la tecnologia anti-risonanza A.R.T., e la calibrazione automaticoa YPAO. La gamma si apre con l’RX-A820, con 7.2 canali da 160 Watt su 4 ohm, supporto multi-room fino a due zone, 8 ingressi e 2 uscite HDMI e il Cinema DSP 3D, per ricreare un suono surround. Salendo di un gradino troviamo l’RX-A1020, sintoampli da 7.2 canali che, rispetto al modello precedente, offre una potenza leggermente superiore (170 Watt) e un pannello frontale più completo, oltre alle uscite HDMI simultanee. In gamma medioalta compare l’RX-A2020, che aggiunge 2 canali audio (9.2 canali in tutto), una potenza superiore (220 Watt) e il processore video HQV VHD1900. Anche il multi-room si espande, con supporto fino a tre stanze. Diversa è anche la costruzione del telaio, che introduce una barra di rinforzo aggiuntiva ad H. Il top di gamma è infine rappresentato dall’RX-A3020, un ampli 9.2 canali espandibile a 11.2 canali con 230 Watt di potenza dichiarata e supporto multi-zona fino a quattro stanze. Le due uscite HDMI, inoltre, possono essere assegnate a zone indipendenti. Cambia anche il DSP, qui Cinema DSP HD3, che dovrebbe garantire una migliore spazialità del suono anche sull’asse verticale. Tutti e quattro i modelli offrono porta di rete, DLNA 1.5, AirPlay, ripro- HIFI & HOME THEATER HIFI & HOME THEATER / Onkyo ha presentato i suoi sintoamplificatori top di gamma serie 10 Modifiche che migliorano la qualità audio e prezzi quasi invariati per i nuovi modelli della gamma stereo Denon: due amplificatori integrati e due lettori CD. L’ampli PMA520AE (275 euro) ha una migliore sezione di alimentazione e una costruzione meccanica più accurata, la potenza è di 2 x 45 watt RMS su 8 ohm. Il modello superiore PMA720AE (399 euro) ha subìto le stesse modifiche per meccanica e alimentazione e ha nuovi transistor di potenza AHC e uscite per due coppie di diffusori. Su entrambi i modelli rimane l’ingresso per giradischi con testina MM. Il lettore CD DCD520AE (275 euro) perde l’uscita cuffia con volume regolabile, ma guadagna una costruzione più accurata con l’adozione di un convertitore digitale/analogico a 32 bit di BurrBrown. Il modello superiore DCD720AE (399 euro) mantiene la presa cuffia e ha il circuito esclusivo Denon AL32. La presa USB frontale può essere usata con iPod e iPhone oltre che per memorie con musica MP3 o WMA. I nuovi ampli offrono fino a 11 canali più 4 subwoofer, DTS Neo:X e funzioni avanzate, manca però ancora AirPlay Y Denon,ritocchi in gamma stereo Yamaha RX-A3020 duzione file compressi (MP3, WMA) e lossless (FLAC). I file sono riproducibili anche da ingresso USB, compatibile anche con i lettori multimediali. Infine, è presente la modalità ECO, che riduce i consumi in stand-by del 20%. I nuovi sintoamplificatori Aventage sono disponibili a partire da 849 euro per il modello base RX-A820; a salire, l’RX-A1020 ha un prezzo di 1.049 euro, mentre l’RX-A2020 si posiziona a 1.499 euro. Il top di gamma RX-A3020 ha un prezzo di listino di 2.099 euro. Per quanto riguarda la disponibilità sul mercato, RX-A820 è già disponibile, mentre gli altri arriveranno sugli scaffali progressivamente tra agosto e ottobre. Onkyo: 11.4 canali e potenza a volontà di R. Faggiano O nkyo ha presentato i nuovi sintoamplificatori Home Theater top di gamma: si tratta dei tre modelli TX-NR5010, 3010 e 1010. Questi apparecchi sono i primi al mondo compatibili con la nuova tecnologia Cisco Simple Tap, per la diagnosi e la risoluzione rapida di eventuali problemi di connessione in rete; la funzione sarà attiva con un aggiornamento software entro il prossimo novembre. Il top di gamma 5010 è il primo apparecchio compatibile con l’ultima elaborazione DTS Neo:X che prevede nella sua massima configurazione la presenza di 11 diffusori e 4 subwoofer. Di suo il TX-NR5010 si “limita” a un 9.2 ma le uscite di linea sono appunto 15. Il top di gamma comprende praticamente tutto l’indispensabile per il più esigente appassionato e anche molto di più. Tanto per fare qualche esempio troviamo: certificazione THX Ultra II, upscaling video 4K, Audyssey Multy Eq XT32, link HD MHL per smartphone e tablet, doppia uscita HDMI indipen- Onkyo TX-NR5010 dente. La potenza dichiarata è di ben 220 watt per canale (6 ohm, 1% dist), ottenuti con la migliore tecnologia audio Onkyo; non mancano i convertitori BurrBrown per la musica fino a 192 kHz e una costruzione massiccia e accurata in ogni stadio, non per nulla l’apparecchio pesa 25 kg. Il modello intermedio TX-NR 3010 ha solo una potenza leggermente inferiore al modello top, scendendo a 200 watt per canale (6 ohm, 1% dist) ma mantiene buona parte delle altre caratteristiche. Il modello TX-NR1010 è invece “solamente” un 7.2 con potenza di 200 watt per canale (6 ohm, 1% dist), ma che mantiene tutto il meglio dei modelli superiori a un prezzo ancora inferiore. A proposito di prezzi, quelli indicativi, ma da confermare per l’Italia, dovrebbero essere di 3.000 euro per il 5010, 2.500 euro per il 3010 e 2.000 euro per il 1010. Per tutti i modelli sono disponibili in opzione i moduli Wi-Fi, Bluetooth e l’applicazione gratuita per Apple e Android che permette di controllare gli apparecchi da smartphone e tablet. Onkyo invece ribadisce il suo rifiuto all’AirPlay, ancora assente anche su questi modelli. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Android 4.1, il nuovo tablet, Nexus Q e tante altre novità alla conferenza Google I/O Google mette il turbo con Android 4.1 Con il nuovo Jelly Bean e Project Butter l’interfaccia diventa velocissima e dice addio a Flash, non più supportato di R. Pezzali G oogle non si è risparmiata: tablet da 7” a 199 $, la sfera multimediale Nexus Q e gli occhiali del futuro sono solo alcune delle novità lanciate. E proprio il tablet, è stata l’occasione per lanciare Android 4.1 Jelly Bean, la prossima generazione di OS Mobile che arriverà da luglio su Nexus S, Galaxy Nexus e Motorola Xoom e poi su tutti gli altri dispositivi (con la classica lentezza che contraddistingue ogni update di Android, purtroppo). Il numero della release, 4.1, fa capire che non siamo di fronte a un major update ma a un aggiornamento di Ice Cream Sandwich che porta però molte novità, alcune davvero importanti. Non è una release “per tablet”, come aveva pensato qualcuno quando si era saputo che arrivava con il Nexus 7, ma una release per tutti i dispositivi, tablet e smartphone, che va a toccare un punto fondamentale di un device touchscreen, l’interfaccia grafica. Android ha sempre pagato un leggero ritardo da Apple per la fluidità e la reattività dell’interfaccia: ora grazie a Project Butter e a una gestione diversa della pipeline grafica in Android 4.1 l’interfaccia sarà fluidissima, veloce e reattiva, con un numero maggiore di fps rispetto a ICS e con una differenza enorme rispetto alle versioni precedenti. Google ha addirittura usato una videocamera che riprende a 200 fps per mostrare le differenze con la versione precedente. Migliora anche la sicurezza: grazie a una chiave univoca nelle applicazioni sarà molto più difficile usare applicazioni pirata e poco sicure. Google ha lavorato molto anche sulla parte applicazioni: grazie a Smart APK quando si aggiorna un programma vengono copiati solo i file diversi del pacchetto e non viene riscaricata tutta l’applicazione, cosa utilissima nel caso di giochi molto pesanti. Arrivano poi le notifiche espandibili con tre diversi stili a seconda del tipo di notifica e tre azioni associabili, i widget che si auto ridimensionano e una nuova applicazione per la fotocamera molto più rapida in fase di scatto e preview dell’immagine scattata. Grazie a Android 4.1 e a una serie di nuove API per le periferiche di input le applicazioni possono gestire al meglio i dispositivi collegati come mouse, tastiere e periferiche Bluetooth come i controller da gioco, per i quali ora si può anche gestire la vibrazione e tutto il set di comandi completo. Cambia anche il browser: Chrome esce dalla fase di beta e si presenta con un motore javascript rinnovato e veloce, un motore di rendering HTML5 velocissimo e un basso impatto a livello di memoria occupata. Per finire, la voce: con Offline Voice Typing sarà possibile dettare testi senza avere la connessione attiva (partirà inizialmente in inglese) e con la nuova ricerca vocale migliorata si potranno fare do- mande al telefono. Se chiedete “Che tempo farà domani” lo smartphone risponderà. Vi ricorda qualcosa? A noi si(ri). Sempre nell’ottica dell’assistenza arriva anche Google Now, un virtual assistant che ci aiuta ad arrivare in orario agli appuntamenti, una sorta di segretaria informata su traffico, destinazione e scorciatoie. Oltre a queste novità ci sono tante piccole innovazioni nascoste, dal nuovo kernel che supporta meglio Tegra 3 alle nuove API per accedere ai codec hardware a software, API che permetteranno agli sviluppatori di creare applicazioni multimediali decisamente innovative. Jelly Bean, o Android 4.1, arriverà senza flash integrato nel browser e dal 15 agosto prossimo non sarà nemmeno possibile più scaricarlo da Google Play. Solo chi lo ha già installato sul proprio smartphone 4.0 continuerà a ricevere sempre più rari aggiornamenti, visto che Adobe ha annunciato di abbandonare lo sviluppo di una versione mobile. I dispositivi che vengono aggiornati da Android 4.0 a 4.1, avverte inoltre Adobe, potrebbero andare incontro a malfunzionamenti, proprio perché non è stato ottimizzato per il nuovo sistema operativo e in questo caso non ci saranno aggiornamenti in tal senso. Adobe arriva persino a consigliare di disinstallare il software sui terminali aggiornati a Jelly Bean. Per Flash su dispositivi portatili insomma, sembrerebbe essere calato definitivamente il sipario, visto che le altre due piattaforme predominanti, iOS e Windows Phone 7 (e ora 8), non hanno mai fornito supporto per il software di Adobe. p.8 MOBILE Android PDK contro la frammentazione Sono pochi gli smartphone che potranno offrire velocemente tutte le potenzialità di Jelly Bean, solo quelli della gamma Nexus. È il noto problema della frammentazione, che Google non è ancora riuscito a risolvere, ci riprova ora con un nuovo programma che darà la possibilità ai produttori hardware di essere coinvolti nello sviluppo delle versioni di Android con un anticipo di tre mesi sul rilascio del sistema operativo. Si tratta di una specie di SDK per i produttori OEM, denominata Platform Developer Kit, con la quale Google spera di accelerare e agevolare il processo di aggiornamento dei terminali da parte delle terze parti. Alcuni produttori (non si sa quali) hanno ricevuto una beta della PDK per Jelly Bean per cui l’aggiornamento non dovrebbe tardare come nel caso di Ice Cream Sandwich. Resta da capire quante e quali delle innovazioni grafiche di Android 4.1 sopravviveranno alla costumizzazione che verrà operata dai produttori. MOBILE USB Audio con Android Jelly Bean USB Audio è una specifica che permette di trasferire audio tramite il connettore USB. Microfoni USB, cuffie USB per PC e anche diffusori USB sono tutti dispositivi certificati USB Audio: collegati al computer richiedono solo un piccolo driver universale per funzionare, senza alcuna installazione. Con la sua versione 4.1 Jelly Bean Android apre le porte all’USB Audio, ciò permetterà ai produttori di realizzare docking audio USB anche per Android, quelle attualmente disponibili, come le Philips, usano infatti l’USB solo per la ricarica, con il flusso audio veicolato tramite Bluetooth. Ora cambia tutto: a un telefono con Android 4.1 si potranno collegare al connettore USB microfoni, cuffie, diffusori USB per computer e ogni tipo di periferica USB audio. La prima docking compatibile con USB Audio sarà di Gear4. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / I servizi e i prodotti di Google continuano a essere multipiattaforma, compreso iOS Google Chrome e Drive sbarcano su iOS Non solo Android, su iOS sbarcano il browser Chrome e Google Drive anche se con qualche inevitabile limitazione rendering e javascript di Google, visto che come da “regolamento” tutte le app si devono appoggiare al motore webkit nativo del sistema operativo Apple. Anche Google Drive per iOS ha le sue limitazioni. È possibile accedere a tutti i propri documenti, gestire i permessi di condivisione con i propri collaboratori, e leggere documenti anche offline. Non è però possibile editare i documenti all’interno di Google Drive: i file Google Docs vengono infatti aperti via web tramite Safari, mentre gli altri possono essere aperti e modificati con altre applicazioni installate sul proprio dispositivo (come QuickOffice o GoodReader), ma da qui non sarà poi possibile mantenerli in sync con Google Drive. di P. Centofanti G oogle ha ribadito che in ambito mobile il focus è sicuramente Android, ma l’azienda è da sempre interessata a lanciare i prodotti sul maggior numero di piattaforme possibile, compreso il principale concorrente di Android, iOS. E così Google ha lanciato sull’App Store non solo la promessa app per accedere ai propri documenti e file di Google Drive, ma anche la versione iOS di Google Chrome. Il browser di Google sbarca così anche su iPhone e iPad con la navigazione a tab, la sincronizzazione con desktop e altri dispositivi portatili e tutte le altre sue funzionalità. Quello che gli utenti iOS non troveranno sarà il motore di MOBILE / Anche Bloomberg conferma l’arrivo di un nuovo tablet da 7” o 8” Apple ad ottobre iPad Mini: i tempi sembra siano maturi L’obiettivo è presidiare il mercato dei tablet da 7”, dove Kindle Fire e Nexus 7 rischiano di sottrarre quote di vendita di R. Pezzali I l Kindle Fire, tablet 7” low cost con una versione particolare di Android “blindata” da Amazon, ha dimostrato che i tablet Android se ben fatti e con un prezzo abbordabile si riescono a vendere. Non numeri da iPad, certo, ma comunque numeri. Se, infatti, circa il 60% dei tablet venduti sono iPad, al secondo posto negli States si piazza il Fire con un 17% di market share, quota che farebbe sognare qualsiasi altro produttore. L’arrivo di Google con il suo Nexus 7 a 199$ potrebbe spostare ulteriormente l’ago della bilancia: secondo gli analisti, infatti, il nuovo tablet di Google potrebbe allargare non poco la fetta di mercato dei tablet Android da 7”. E in quest’ottica Apple potrebbe correre ai ripari: le voci dell’iPad Mini si rincorrono da molto tempo e questa volta è Bloomberg ad affermare di avere avuto notizie da fonti certe dell’arrivo di un tablet Apple a ottobre dotato di uno schermo più piccolo del normale iPad e con risoluzione standard, quindi 1.024 x 768. Il tablet avrebbe uno schermo di una dimensione compresa tra 7” e 8”. Che un iPad Mini esista non ci sono dubbi: sicuramente Apple tra le centinaia di prototipi che ha nei laboratori di design avrà percorso anche questa strada provando a costruirlo, ma come sempre ci sono prodotti anche geniali che non vedono mai il mercato. Quello che probabilmente Apple si sta chiedendo (sicuramente ha anche già una risposta) è il motivo per cui gli utenti scelgono un Kindle Fire al posto di un iPad. La chiave di tutto sta in questa risposta: è la comodità di un dispositivo più piccolo o il prezzo basso? Steve Jobs disse ai tempi che lo schermo dell’iPad era il minimo indispensabile per garantire una user experience accettabile per l’utente, ma ai tempi dei netbook disse anche che Apple non avrebbe mai prodotto nulla di simile. Poi arrivò il MacBook Air da 11”, un pollice più grande di un netbook ma in linea con la filoso- fia dell’azienda, un netbook di lusso venduto a un prezzo superiore ai notebook dei competitor. Se l’iPad Mini esisterà sarà solo perché il mercato richiede un tablet più piccolo e leggero, non un tablet low cost. L’abbiamo visto con gli altri prodotti “mini” di Apple: sono fatti per offrire soluzioni alternative a livello di spazio ma non sono proprio prodotti a basso prezzo. La verità la sapremo solo a ottobre, quando Apple avrà anche il tempo di analizzare i risultati e le vendite del nuovo Nexus 7. Sempre che l’iPad Mini non sia l’ennesima telenovela in stile Apple TV. p.9 MOBILE Qualcomm le batterie dureranno di più Durante la Uplinq 2012 Qualcomm ha parlato del futuro degli smartphone; molto presto ci saranno CPU più attente al consumo e display meno esosi di V. Barassi Le batterie dei dispositivi portatili non garantiscono un’autonomia degna di nota e i produttori sono consapevoli “dell’insoddisfazione generale”. Qualcomm, ai vertici del mercato delle CPU per dispositivi mobile, ha voluto rassicurare tutti annunciando che molto presto la storia potrebbe cambiare. Paul Jacobs, CEO dell’azienda, durante l’Uplinq 2012 di San Diego ha dichiarato che, almeno attualmente e nell’immediato futuro, non esistono putroppo tecnologie che permetteranno alle batterie di compiere un salto generazionale in grado di garantire un significativo incremento della durata di carica. Per questo motivo il futuro è tutto in mano ai produttori di processori e Qualcomm è già al lavoro su una prossima generazione multi-core capace di prestazioni di prim’ordine, ma meno avida di risorse. Il CEO di Qualcomm ha anche voluto ricordare che non sono solo le CPU a richiedere tanta energia in un dispositivo portatile; anche i display e i moduli di connettività Wi-Fi, attualmente, consumano troppa batteria. Urge dunque trovare soluzioni adatte e, su questo punto, Paul Jacobs ha voluto citare la tecnologia Mirasol per gli schermi e quella WiPower per il wireless. Nell’immediato futuro non aspettiamoci nulla di concreto; ma tra un anno potrebbero arrivare molte novità. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Apple mette in campo strumenti per trasferire musica, sincronizzare librerie e playlist Così Apple sta ridimensionando iTunes L’uscita dell’applicazione dedicata per i podcast è l’ultimo passo di una strategia che ridefinisce il ruolo di iTunes di P. Centofanti P robabilmente negli ultimi anni tutti coloro che si sono avvicinati per la prima volta al mondo Apple lo hanno fatto tramite iTunes, non esattamente un bel biglietto da visita. Nato come sofware di riproduzione musicale e per la sincronizzazione degli iPod, con il passare degli anni è diventato sempre più un pasticcio mastodontico. Certo quando c’era solo l’iPod, l’iTunes Store non poteva che chiamarsi così e venire integrato proprio in iTunes, ma lo stesso approccio è stato poi seguito per l’iPhone, l’App Store, l’Apple TV, l’iPad e così un prodotto nato per tutt’altro si è ritrovato a diventare il fulcro di un ecosistema e al tempo stesso la sua più grande palla al piede. Ma il successo clamoroso dell’App Store deve aver fatto capire ad Apple che non serve un iTunes per portare i propri clienti sullo store digitale e nell’ultimo anno Apple ha inziato quella che ha tutta l’aria di essere una exit strategy da iTunes. Il primo e, ad oggi, più grande passo in questa direzione è stato l’introduzione di iCloud lo scorso anno. Con iCloud un utente che acquista un iPhone o un iPad può oggi finalmente fare tranquillamente a meno di installare iTunes se non per trasferire musica e video e sincronizzare librerie e playlist. Ma già lo stesso Music Match è un servizio che sotto questa luce ha l’obiettivo di ridurre il più possibile il contatto con iTunes: si sincronizza la propria libreria su un solo PC ed è iCloud a portare la musica su tutti gli altri dispositivi, anche senza collegarli tramite iTunes. L’App Store, almeno su iPhone e iPad è fin dalla sua nascita un’applicazione a parte: l’app iOS iTunes è solo per l’acquisto di musica, videoclip e, fino a oggi, podcast. Apple ha infatti appena lanciato un’applicazione stand alone per i podcast su iOS, “esternalizzando” così un altro grosso pezzo di iTunes. La nuova applicazione offre, inoltre, un nuovo design che costituisce un’anteprima di quello che probabilmente sarà il nuovo design dell’App Store su iOS 6. Tornando a parlare di applicazioni non dobbiamo dimenticare che anche con l’introduzione di OS X Lion e del Mac App Store, questo è stato rilasciato come un’ap- p.10 pc & multimedia Primi indizi concreti per le app di Apple TV? L’ultima beta di iOS 6 include una funzionalità che sembrerebbe pensata per il prossimo arrivo di applicazioni sul piccolo box di Apple di M. Dalli plicazione completamente separata da iTunes, che continua a rimanere il portale per la distribuzione di musica e video. Se iTunes perde la sua funzione di baricentro dell’ecosistema Apple, il ruolo di filo conduttore lo sta assumendo sempre più invece l’Apple ID o meglio iCloud, quello che prima era semplicemente l’account iTunes Store e che ora sta sempre più diventando qualcosa di simile a un account Google. PEOPLE & MARKET Ora Apple rischia il blocco delle vendite L’antitrust italiana ha aperto una nuova procedura contro Apple Problemi sulla mancanza di comunicazioni e la garanzia di legge di R. Pezzali Un mese di stop per gli Apple Store e il negozio online e una nuova multa da 300 mila euro: sono queste le conseguenze che potrebbe dover affrontare Apple in Italia in seguito alla procedura di inottemperanza aperta dalla nostra antitrust. Nonostante la bocciatura del ricorso al TAR contro la multa di 900.000 euro già inflitta ad Apple in materia di garanzie, infatti, l’azienda non si sarebbe ancora adeguata alle indicazioni dell’autorità italiana. In sostanza presso gli Apple Store sul nostro territorio e sul sito online, Apple è accusata di non informare con sufficiente chiarezza i clienti sui propri diritti e in particolare del modo in cui l’AppleCare viene proposta lasciando intendere una maggiore copertura rispetto alla garanzie del venditore di due anni prevista dal codice del consumo. Lo store online, ad esempio, evita di chiarire esplicitamente che il “venditore” e l’Apple Retail Store sono lo stesso soggetto, lasciando intendere che l’AppleCare dia delle garanzie in più. Anche nel tipo di difetti coperti dalla garanzia, la tabella fa una distinzione tra prima e dopo la consegna, nonostante nel testo allegato si faccia poi correttamente riferimento alla definizione di difetti di conformità prevista dalla legge. Per l’antitrust si tratta di indicazioni fuorvianti e per questo ha aperto una nuova procedura contro Apple. Tra le indiscrezioni che hanno mancato completamente il bersaglio alla vigilia del WWDC delle scorse settimane, c’erano quelle che volevano Apple presentare un importante aggiornamento per l’Apple TV. E invece di app per il piccolo “hobby” di Apple non se ne sono ancora viste. Questo però non vuol dire che Apple non sia effettivamente al lavoro su questo fronte. L’ultima beta di iOS 6, infatti, conterrebbe una nuova funzione per l’interfaccia di Apple TV che sembrerebbe proprio studiata appositamente per l’arrivo di più applicazioni anche su questo dispositivo. Come mostrato nel video di uno sviluppatore che l’ha scoperto, tenendo semplicemente premuto il tasto OK su un’icona su Apple TV, con iOS 6 è possibile spostare le app disponibili esattamente come su iPhone e iPad secondo i propri gusti. Certo può essere solo una possibilità di customizzazione in più, ma per quello che offre ora Apple TV sembrerebbe un po’ superflua, a meno che... n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.11 MOBILE / Secondo “zio Bill” Microsoft ha fatto bene a rompere gli indugi e produrre il suo tablet MOBILE I produttori sono arrabbiati, ma serviva un prodotto flagship per mostrare le potenzialità del sistema operativo Big G nel corso del Google I/O ha annunciato che gli occhiali con realtà aumentata, ribattezzati Google Glass Explorer Edition, saranno in vendita a partire dai primi mesi del prossimo anno. Prezzo di listino: 1.500 dollari, disponibilità però solo per gli sviluppatori che erano presenti alla conferenza, un limite non da poco. L’idea, secondo Google, è quella di dare in mano il prototipo ad alcuni sviluppatori, di modo da ricevere feedback e vedere quali applicazioni possono essere sviluppate. Se tutto va come sperano in Google, una versione più economica di questi occhiali potrebbe arrivare sul mercato nel 2014. Il prezzo sarà però superiore rispetto agli attuali smartphone, essendo questa una novità, ma inferiore ai 1500$ del prototipo. Oggetti come questi, chiamati anche wearable computer o computer da indossare, sono infatti da molti considerati il futuro dell’elettronica. Sarà davvero così? Bill Gates promuove il tablet Surface di R. Pezzali I produttori sono tutti arrabbiati: Microsoft non doveva fare Surface, lo dovevamo fare noi. Eppure Bill Gates difende la sua exazienda. E lo fa nel corso di un’intervista dove, oltre alle domande sulla sua fondazione benefica, non si è sottratto a qualche richiesta sul nuovo prodotto Microsoft. Secondo Bill Gates, che un po’ di anni fa fu il primo a proporre il tablet PC, Microsoft ha fatto bene a seguire un modello simile a Apple dove hardware e software sono realizzati dalla stessa azienda. “Surface sarà un prodotto che farà riflettere anche Apple” - dice Bill Gates - e prima o poi OS X e iOS convergeranno in un unico prodotto per offrire la stessa esperienza desktop anche sui tablet”. Tornando a Surface il problema degli OEM non si pone: sempre secondo “zio Bill” in un ecosistema perfetto devono esserci gli OEM con i loro validi prodotti per offrire scelta ma anche dei prodotti di riferimento per mostrare le migliori potenzialità del sistema. Ed è quello che probabilmente ha cercato di fare Microsoft con Surface: realizzare un prodotto dove Windows 8 rende nel migliore dei modi, il tutto abbinato a un hardware e a un design senza compromessi. Resta ora da capire, a prescindere dalle dichiarazioni di Bill Gates, cosa farà Microsoft con Surface. La scelta di venderlo solo negli store Microsoft potrebbe voler dire pochi pezzi, e la strategia potrebbe anche essere questa. Tuttavia Microsoft ha lavorato tanto e in gran se- greto per fare un prodotto eccellente, e sarebbe un peccato venderlo in pochi pezzi per fare un “favore” agli OEM tenendolo come prodotto “vetrina”. Anche perché, è bene ricordarlo, l’unico prodotto hardware di successo prodotto da Microsoft, escluse le periferiche, è l’Xbox. Impossibile dimenticare lo smartphone Kin, o Zune. SMARTHOME Belkin WeMo “accende” le luci con iOS Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Massimo Monti Claudio Stellari Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] Belkin annuncia WeMo, ideale per “dare corrente” a luci e dispositivi Anche se ci troviamo a migliaia di chilometri di distanza da casa di V. Barassi Presentato da Belkin ad inizio anno già al CES di Las Vegas, WeMo vede finalmente il mercato, con tante belle speranze. Parliamo di un dispositivo dotato di connettività Wi-Fi, comandabile a distanza tramite un dispositivo iOS - con app apposita -, capace di “dare corrente” esclusivamente quando lo vorremo noi. WeMo, che può essere collegato a qualsiasi presa di corrente della nostra casa, funge dunque da “interruttore intelligente” e, se abbinato al sensore di movimento Motion, può risultare ancor più interessante; il sensore rileva la presenza umana e autonomamente decide se c’è bisogno di accendere la luce oppure no. Il video disponibile a questo collegamento chiarisce meglio le idee. Belkin venderà WeMo Switch e WeMo Switch + Motion a partire da inizio luglio, rispettivamente con prezzi di 49.99 e 99.99 dollari americani. Non vi sono ulteriori informazioni per quanto concerne i mercati europei. Gli occhiali Google costeranno 1.500 $ MOBILE Nokia: se WP non va... pronto un piano B Nokia ha finalmente messo da parte l’orgoglio e, per mezzo del suo neo-presidente Risto Kalevi Siilasmaa, ha dichiarato di aver già in mente un piano B nel caso in cui Windows Phone non riuscisse ad ottenere il successo sperato. Non sono stati rivelati dettagli in merito e l’unica cosa certa è che non si tornerà a Symbian, sistema operativo ormai “defunto” che, sempre secondo il presidente Nokia, avrebbe oggi un impatto sul mercato pari a zero. I più “perversi” (ma forse anche i più realisti) immaginano già i Lumia di prossima generazione dotati di sistema operativo Android; certo, lo scenario sarebbe a dir poco insolito, ma al giorno d’oggi non ci sentiamo di escludere alcuna ipotesi. Il futuro di Nokia è tutto in mano a Windows Phone 8. In bocca al lupo. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it PC & MULTIMEDIA / Google prende di mira AppleTV e AirPlay, con il suo primo prodotto consumer Nexus Q, ecco l’anti AirPlay di Google È un media streamer con la forma di una sfera, integra un amplificatore da 2x25 watt e si collega al TV via HDMI di P. Centofanti A lla fine le indiscrezioni dello scorso febbario del Wall Street Journal si sono rivelate corrette. La vera sorpresa del Google I/O è stata la presentazione di Nexus Q: una sfera esteticamente bellissima, che si pone come diretto concorrente dell’Apple TV. Nexus Q è essenzialmente un media streamer che si collega alla rete locale, al TV tramite uscita HDMI e che, a differenza di prodotti come l’Apple TV, integra un amplificatore stereo digitale da 25 Watt complessivi. Il principio di funzionamento è simile a quello di AirPlay, anche se in questo caso legato esclusivamente all’applicazione Musi- ca di Google Play di Android 4.1: si sceglie un brano e lo si invia in riproduzione sul Nexus Q. Il dispositivo è privo di controlli e qualsiasi tipo di interfaccia utente se non la schermata di riproduzione. Nella dimostrazione è stato mostrato come utilizzando un dispositivo Nexus con NFC, basta appoggiarlo sulla sfera per iniziare lo scaricamento da Google Play dell’applicazione da installare sullo smartphone o tablet. Da quello che si capisce, infatti (le informazioni sono un po’ vaghe), Nexus Q richiede un’app apposita e non utilizza il protocollo DLNA. Nexus Q permette anche lo streaming da Google Play di film e serie TV, ma sempre usando smartphone o tablet come controller, ed è possibile inviare video da YouTube al Nexus Q. Il dispositivo, nonostante l’assenza di un’interfaccia a schermo, è basato su Android 4.0 e monta un processore dual core Texas Instruments OMAP4460 e integra 16 GB di memoria. A livello di connessioni troviamo la porta di rete LAN, l’USB, l’uscita micro HDMI, e i connettori a “banana” per i diffusori, a cui si aggiunge la connettività wireless Bluetooth, Wi-Fi 802.11n e appunto NFC. Selezionando questo link è possibile vedere un video di presentazione del prodotto. Il prezzo lascia un po’ perplessi: Nexus Q costerà ben 299 dollari e sarà disponibile a partire da metà luglio ma unicamente negli Stati Uniti. PC & MULTIMEDIA / Annunciati da Linksys due prodotti con il nuovo veloce standard Wi-Fi Linksys collega la Smart TV con l’802.11ac Il router EA6500 e lo Universal Media Connector WUMC710 saranno disponibili in autunno, non sono noti i prezzi di M. Dalli T ra i produttori che supportano l’802.11ac ci sarà anche Linksys, che ha annunciato due nuovi prodotti, il router EA6500 (foto sotto) e lo Universal Media Connector WUMC710 (foto a destra). Il primo è l’erede dell’attuale EA4500, con due bande radio simultanee (2.4 e 5 GHz) e 6 antenne “3D”. In totale, quindi, 450 Mbps sui 2.4 GHz e 1300 Mbps sui 5 GHz, con retrocompatibilità per le reti 802.11 a/b/g/n. Sul retro si trovano inoltre 4 porte Gigabit Ethernet per il collegamento in LAN e 1 porta (sempre Gigabit) per il collegamento a Internet. Non mancano poi 2 porte USB per la condivisione in rete di memorie USB e stampanti, oltre al supporto all’IPv6 e a una nuova funzione SimpleTap, che consente di collegare un dispositivo al router semplicemente premendo un pulsante e, in futuro, avvicinandolo a un tag NFC. Interessante anche lo Universal Media Connector, un bridge pensato per la “zona TV” che consente di collegare dispositivi cablati alla rete 802.11ac. Il Connector è infatti dotato di 4 porte Gigabit Ethernet e 3 antenne interne, che gli consentono di operare, sulla sola frequenza dei 5 GHz, fino a 1.300 Mbps. Il dispositivo è compatibile anche con le reti esistenti 802.11 a/n. La disponibilità dell’EA6500 è prevista per settembre, mentre lo Universal Media Connector arriverà in ottobre. Ancora da comunicare i prezzi. p.12 MOBILE Atrix HD, il nuovo sottilissimo Motorola Motorola toglie i veli al nuovo smartphone della gamma Atrix: display da 4.5 pollici, LTE, processore dual core e solo 8.4 mm di spessore di P. Centofanti L’acquisizione da parte di Google è stata completata, ma Motorola per ora sembra comunque continuare per la sua strada annunciando un nuovo modello della gamma Atrix, l’Atrix HD che viene presentato come uno smartphone business ready. Il design si avvicina sempre più a quello del Motorola Razr con un profilo sottilissimo (soli 8.4 mm) e un ampio display da 4.5 pollici con risoluzione di 1280x720 pixel, denominato ColorBoost per i suoi colori brillanti (ma è sempre in tecnologia LCD). Come il Razr, anche in questo caso l’accento è sul guscio in Kevlar e sulla robustezza del rivestimento del display. L’Atrix HD è stato annunciato per il momento solo per il mercato nordamericano con supporto alle reti LTE di quel paese e processore dual core da 1.5 GHz. Altre caratteristiche salienti sono la fotocamera da 8 Megapixel e la memoria integrata da 8 GB, espandibile tramite schede microSD. E nonostante ormai Motorola faccia parte a tutti gli effetti di Google, nessun canale preferenziale per l’accesso alle ultime versioni di Android: Atrix HD al momento uscirà con Android 4 Ice Cream Sandwich. Non ancora annunciati disponibilità o prezzo. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it PC & MULTIMEDIA / Cisco lancia i nuovi Smart Wi-Fi router con Cisco Connect Cloud, Rete facile e sempre sotto controllo p.14 Morte al vecchio router, largo allo Smart Wi-Fi Router Grazie all’intrefaccia di nuova generazione e ai controlli tramite applicazione configurare la rete domestica e gestire le opzioni diventa semplicissimo di R. Pezzali L a tecnologia non è sempre facile ma se chiediamo a una persona qualsiasi cos’è un TV, un frigorifero, uno scanner o una stampante probabilmente otterremmo risposta. Possiamo spingerci anche più in là: tutti, anche la plurinominata casalinga di Voghera sanno cosa sono il Wi-Fi, gli smartphone, il DVD e probabilmente anche gli Hard Disk e i decoder. Se c’è però una categoria che il mondo non tecnologico ignora è quella degli apparati di rete. Eppure in ogni negozio della grande distribuzione, c’è una corsia dedicata a router, access point, firewall e modem di ogni tipo. Stanno lì sullo scaffale, in scatole anonime e poco attraenti ad aspettare che qualcuno chieda espressamente di loro, o perché si è guastato il modem ADSL o perché bisogna mettere il Wi-Fi in casa. Senza un’esigenza precisa, nessuno si sognerebbe mai di passeggiare nelle corsie dedicate al networking e pensare di cambiare il proprio router o il modem con una versione più moderna e avanzata, cosa che invece si può benissimo capitare per fotocamera, smartphone o TV. Eppure se oggi possiamo parlare di Smart TV, di smartphone e di rete, cloud, Internet e social network è grazie a questi prodotti “sconosciuti” alla massa, i “gestori” della rete domestica, apparecchi in grado di condividere Internet con i sempre più numerosi dispositivi connessi presenti nelle case. Cisco, senza dubbio una delle maggiori aziende mondiali del settore, ha pensato che è giunto il momento di far capire a tutti cos’è un router. Non è solo una questione di conoscenza: sostituendo il vecchio modem o il vecchio access point con un prodotto di ultima generazione, le possibilità che si aprono sono davvero infinite e vanno dalla condivisione dei file audio e video sulla rete alla gestione completa della sicurezza domestica. Smart Wi-Fi Router spazio al software A Londra Cisco ha lanciato il concetto di Smart Wi-Fi Router con Cisco Connect Cloud, che a prescindere dal nome abbastanza lungo è davvero un passo avanti verso la valorizzazione e la massificazione di questi prodotti. Chi ha avuto a che fare con access point, router, firewall e bridge sa bene che senza un minimo di esperienza o senza l’amico “smanettone” configurarli, gestirli e metterli a punto può essere un vero e proprio inferno. Effettivamente i produttori non ci sono mai venuti incontro: nel menù di configurazione di questi prodotti ci troviamo di fronte a parametri e concetti, dal port forwarding alla DMZ di elevata complessità: la procedura passo passo ci aiuta ad avere la connessione, ma oltre a questa il 99% delle persone non riesce ad andare. Ecco perché Cisco, più che lavorare sull’hardware, si è concentrata sul software. Dopo aver creato un’interfaccia semplice e intuitiva per la gestione della rete domestica Cisco ha aggiunto la possibilità di controllo remoto da PC, smartphone e tablet e una serie di applicazioni (con un portale sviluppatori per crearne altre) che si interfacciano con apparati di rete e dispositivi per migliorare e rendere più efficiente la gestione. Applicazioni per gestire la rete Lo Smart Wi-Fi Router di Cisco è davvero semplice: per gestire la rete si usano una serie di applicazioni. Vogliamo controllare una videoca- mera IP per sorvegliare la camera dei bambini o il garage? C’è un’applicazione facile e intuitiva che permette di visualizzare le immagini e di configurare la videocamera in due semplici passaggi. Vogliamo bloccare l’accesso a determinati siti come, ad esempio, YouTube o i social network? Possiamo farlo con una semplice applicazione che di fianco ai diversi servizi ha un interruttore che li accende e li spegne. Vogliamo dare e togliere la connessione a determinati device in alcune ore della giornata, come ad esempio disattivare Xbox Live dopo le ore 21? Anche per questo c’è un’applicazione, così sempre tramite una app è possibile dare priorità di “banda” a determinati prodotti o servizi, ad esempio garantire sempre la banda necessaria a Xbox o a Skype sacrificando la navigazione web o la ricezione della posta, questo per evitare che mentre si sta giocando o telefonando la comunicazione si interrompa quando segue a pag. 15 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.15 PC & MULTIMEDIA Cisco Smart Wi-Fi router con Connect Cloud segue da pag. 14 qualcuno inizia a scaricare un file pesante dalla rete. NFC per il futuro Cisco ha pensato anche a facilitare l’accesso a Internet per gli ospiti. Capita, infatti, che amici o conoscenti arrivino a casa e abbiano la necessità di collegarsi alla propria rete: grazie a una serie di “card” NFC programmabili sarà possibile assegnare diversi livelli di accesso senza dare password e gestendo la sicurezza nel migliore dei modi. Sarà possibile, ad esempio, configurare la card per dare accesso solo a Internet e con poca banda togliendo la possibilità di vedere altri dispositivi in rete e eventuali server di contenuti (ad esempio foto e video), oppure per dare accesso completo a foto e video ma con un parental control per la navigazione web con un eventuale filtro pornografia e violenza. Gli ospiti non dovranno fare altro che appoggiare lo smartphone o il tablet sulla card per ricevere il loro “personale” accesso alla rete della nostra casa. Cisco Connect Cloud per il controllo Tutto quello che si può fare a casa con la rete Wi-Fi, grazie al sistema Connect Cloud, può ora essere fatto ovunque. Lontano, al lavoro, a casa di amici: basterà collegarsi a Internet e inserire username e password per accedere con un tablet, uno smartphone o un computer al proprio Smart Router di casa. Una volta effettuato l’accesso potremo controllare tutti i dispositivi connessi, gestire l’accesso, togliere la rete a un dispositivo e verificare, ad esempio, perché non funziona senza essere necessariamente presenti. Potremo accedere ad eventuali file audio, video o foto presenti in rete e ai filmati delle videocamere IP. Le applicazioni dello Smart Router non si fermano poi alla sola gestione della rete: grazie a una serie di partnership, infatti, gli Smart Router facilitano la configurazione e il controllo di altri dispositivi collegati certificati. È il caso degli amplificatori Onkyo o dei nuovi frigoriferi connessi Whirlpool, che si configurano in un semplice passaggio e che possono fornire allo Smart Router informazioni sul loro stato, ad esempio se la porta del frigorifero è aperta o se l’amplificatore è rimasto acceso. Cisco sta cercando di centralizzare in un’unica interfaccia tutte le Smart Appliance che possono in qualche modo essere controllate da remoto. Ad esempio, i condizionatori Wi-Fi controllabili con lo smartphone recentemente lanciati da Samsung: grazie al Cloud Connect possiamo accendere il condizionatore anche dall’esterno, per arrivare a casa e trovare così l’ambiente già rinfrescato. Tutto con una logica di app, dove i dispositivi della casa sono i mattoncini e l’interfaccia Cisco Connect Cloud il grande pannello di controllo. Pannello con il quale possiamo anche gestire altri Smart Router, per esempio quello dei parenti o della casa al mare. Qui a destra vi proponiamo un video che mostra il funzionamento del sistema. Hipplay, foto e video ovunque Tra le diverse applicazioni già disponibili ce n’è una davvero interessante per la gestione dei contenuti audio video, Hipplay. Basta lanciarla per collegarsi al Connect Cloud, trovare il nostro Smart Router in rete e vedere tutti i file multimediali condivisi in casa. Il router indicizza in una decina di secondi tutti i file presenti su un NAS, sui computer accesi, su altri server di rete o nella chiavetta / Hard Disk USB collegati al dispositivo e li mostra tutti insieme in un’unica schermata. Possiamo vedere i files in streaming e possiamo anche girarli in push verso altri client DLNA. Per fare un esempio pratico si può andare a casa di un amico, collegarsi con Hipplay ai contenuti di casa propria e inviarli tramite smartphone o tablet alla sua Smart TV. I prodotti “Smart” con Connect Cloud I prodotti Cisco Linksys che supportano la nuova tecnologia Connect Cloud, a tutti gli effetti “Smart Wi-fi Router”, sono tre: EA2700, EA3500 ed EA4500. Tutti i nuovi nuovi modelli della serie EA (ai quali si aggiungeranno presto quelli certificati AC) sono dotati di switch Gigabit a 4 porte e dual band simultaneo sulle frequenze di 2,4 e 5 GHz. Il modello top di gamma, EA4500, offre dual band 450+450 Mbps sui 2,4 e sui 5 GHz, con funzioni di SpeedBoost e porta USB con DLNA server. L’EA3500, invece, offre le stesse funzioni, ma la velocità scende a 300+450 Mbps. Un gradino sotto troviamo l’EA2700, con velocità di 300+300 Mbps, ma senza USB e SpeedBoost. Smart Net Manager un nuovo concetto Come abbiamo visto, non siamo più di fronte a un classico access point Wi-Fi o a un semplice router: gli Smart Wi-Fi Router Cisco sono dei veri e propri gestori della rete di casa con un pannello di controllo semplice e intuitivo, una serie di app per facilitare l’uso e controllare la rete e i device connessi e la possibilità di gestire anche i file audio/video. Proprio per questo andrebbero eliminate le vecchie denominazioni e si dovrebbe passare a un nome nuovo, che richiami una visione più globale che tenga conto anche di tutte le nuove funzioni: Smart Net Manager potrebbe essere un’idea, ma se ne potrebbero scegliere anche altri. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it PC & MULTIMEDIA / Rilasciati i primi prezzi per l’aggiornamento a Windows 8 Pro, meglio comprare sul web Windows 8 Pro costerà di più in negozio Passare da Windows XP, Vista o 7 a Windows 8 Pro costerà 70 dollari acquistando in negozio, 40 dollari online di M. Dalli M icrosoft tiene vivo l’interesse per Windows 8 rilasciando piano piano i dettagli relativi agli aggiornamenti dalle precedenti versioni di Windows (da XP in poi). Dopo aver indicato le varie modalità di aggiornamento, tocca ora a un aspetto molto importante: il prezzo. Aggiornare da Windows XP, Vista o 7 a Windows 8 Pro costerà infatti 40 dollari, se l’acquisto sarà fatto online in modalità download (ma è sempre possibile chiedere un DVD di backup a 15 dollari). Chi invece preferisce recarsi in negozio dovrà sborsare una cifra quasi doppia, ovvero 70 dollari. Una bella differenza di prezzo! Questi costi, inoltre, sono promozionali e saranno validi soltanto fino al 31 gennaio 2013, data in cui scadrà anche la promozione per aggiornare a Windows 8 Pro con 15 euro da un PC acquistato dopo il 2 giugno. L’aggiornamento, lo ricordiamo, non installerà Windows Media Center, che sarà possibile aggiungere gratuitamente in un secondo momento tramite l’installazione componenti di Windows. Chi opterà per la versione download verrà guidato da un programma Windows 8 Upgrade Assistant, che si occuperà di verificare se il sistema è compatibile con l’aggiornamento, quali programmi o driver potrebbero dare problemi e, se tutto è a posto, salvare dati e impostazioni e scaricare i file di installazione. Una volta terminato il download, si potrà poi scegliere se creare un’immagine ISO da masterizzare su un disco, oppure copiare i file di installazione su una chiavetta USB, soluzione ideale per PC sprovvisti dell’unità ottica (come ad esempio Video Electronics Standards Association ha annunciato un nuovo standard, chiamato Mobility DisplayPort (MyDP), che consente di portare in mobilità la connessione DisplayPort. Come il fratello maggiore, anche MyDP è compatibile con HDMI (come MHL) e, con gli adattatori giusti, anche con DVI e VGA, oltre che ovviamente con lo stesso DisplayPort. Come MHL, inoltre, anche MyDP sfrutta il connettore fisico del micro-USB, supporta segnali fino a 1080p e 60 frame al secondo e può ricaricare il dispositivo. MyDP va però oltre e aggiunge anche 1 Mbps di banda, che potrà essere usata per tastiere o trackpad in future docking station con monitor integrato. Un altro standard, questa volta supportato da 180 produttori: riuscirà ad avere più successo dell’MHL? pc & multimedia Windows 8 tutte le modalità di aggiornamento Windows XP, Vista e Windows 7: ecco come, secondo indiscrezioni, questi vecchi sistemi operativi potranno essere aggiornati al nuovo Windows 8 di M. Dalli netbook o Ultrabook). Nessuna informazione, invece, circa il costo dell’aggiornamento alla versione “base” di Windows 8, né per chi intende installare un sistema da zero (o installarlo all’interno di una macchina virtuale). Quest’ultima opzione, in particolare, sarà corredata di un apposito programma Windows 8 Pro System Builder, le cui funzioni non sono state meglio specificate. MOBILE MyDP, VESA collega lo smartphone al monitor p.16 PC & MULTIMEDIA Ultrabook: tutti insieme contro Apple I produttori taiwanesi di Ultrabook si incontreranno per elaborare una strategia contro Apple, e tutto fa pensare a un’ epica battaglia legale di V. Barassi La decisione presa dall’apposita commissione americana di concedere ad Apple il brevetto sul design del MacBook Air ha lasciato a dir poco interdetti tutti i produttori taiwanesi di Ultrabook, i quali, nelle prossime settimane si riuniranno per discutere del futuro della categoria. Acer Inc., Asustek Computer Inc., Compal Electronics Inc. e Hon Hai Precision Industry Co. daranno vita a un tavolo comune attraverso cui verranno vagliate alcune ipotesi per affrontare la questione. Si cercherà inizialmente di cercare un “design alternativo” per questa tipologia di portatili ma in seguito si discuterà di una strategia legale comune che si opponga alla decisione dell’ente brevetti americano. Brevettando il design del MacBook Air, Apple potrebbe molto presto rivendicare il divieto di importazione di tutti i dispositivi anche solo “simili” nel design, mossa che non farebbe certamente piacere alle grandi aziende asiatiche le quali sarebbero già pronte a un’agguerrita battaglia legale. Siamo solo all’inizio. Secondo Mary Jo Foley di ZDNet, Microsoft avrebbe rilasciato ad alcuni produttori le linee guida per aggiornare i vecchi sistemi operativi a Windows 8. Per aggiornare a Windows 8 (la versione base del nuovo sistema operativo Microsoft) mantenendo impostazioni, programmi e documenti, sarà necessario avere Windows 7 Starter, Home Basic o Home Premium. Per Windows 8 Pro, invece, l’aggiornamento con dati, programmi e impostazioni sarà possibile per tutte le versioni di Windows 7, dalla Starter alla Ultimate, compresa la Professional. Gli utenti ancora fermi a Windows Vista, invece, protranno beneficiare dell’aggiornamento mantenendo impostazioni e dati personali solo se avranno SP1 installato, mentre quelli senza SP1 potranno mantenere solamente i documenti personali. Stessa sorte (solo documenti) per chi ha ancora Windows XP SP3. Chi, invece, vuole cambiare lingua di installazione, oppure piattaforma (da 32 a 64 bit - o viceversa), non potrà mantenere nessuna impostazione della vecchia macchina in maniera automatica: i documenti potranno però essere salvati utilizzando Windows 8 Setup. Come già detto, inoltre, chi ha acquistato dopo il 2 giugno un PC con Windows 7 potrà richiedere l’aggiornamento a Windows 8 Pro per 15 dollari. Gli altri prezzi verranno comunicati più avanti. Windows 8 dovrebbe essere rilasciato ai produttori nel corso del mese di luglio, secondo le ultime indiscrezioni, mentre la disponibilità al pubblico è sempre prevista per l’autunno. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it game & movie PS3, migliora la gestione di Bluetooth e dei dati salvati Il firmware della PlayStation 3 si aggiorna e arriva alla versione 4.20, senza novità eclatanti, ma con alcune migliorie. A cominciare dal supporto per le cuffie senza fili Wireless Stereo Headset e del livello del ritorno in cuffia della propria voce (sidetone), che può ora essere selezionato tra 5 possibili volumi, oppure spento . Le stesse cuffie possono veicolare un surround virtuale quando si guarda un film su DVD o Blu-ray. Migliorie anche per il risparmio energetico: la console si spegnerà automaticamente dopo un’ora di inutilizzo. Più interessanti le migliorie apportate al sistema di gestione dei dati salvati: nel nuovo firmware 4.20 è possibile selezionare più file contemporaneamente e cancellari o salvarli in blocco. game & movie Microsoft: Wii U come la Xbox 360 Phil Spencer, vice president dei Microsoft Studios, in un’intervista rilasciata a Games Industry, ha così descritto la nuova Nintendo Wii U: “Penso che il loro controller Pro sia molto sensato per la piattaforma che hanno costruito. Stanno costruendo una piattaforma che è di fatto una 360, quando si pensa alle capacità di elaborazione grafiche”. Questi due fattori (stessa potenza e gamepad molto simile) dovrebbero favorire, secondo Spencer, il porting di molti giochi da Xbox 360 a Wii U. Nonostante questo, però, il giudizio di Spencer sulla Wii U non è negativo. Sempre nel corso dell’intervista ha dichiato infatti: “Mi è piaciuto ZombiU, sono stati abbastanza carini da farmici giocare. Penso che il gioco si giochi molto bene e ho visto l’uso di un secondo schermo come può funzionare”. Ma la Wii U sarà davvero potente come una “vecchia” Xbox 360? Oppure Nintendo sta nascondendo qualcosa? game & movie / Nintendo rassicura sul prezzo della Wii U “Wii U avrà un prezzo ragionavole” Satoru Iwata, CEO di Nintendo, ha rilasciato una dichiarazione sulla Wii U La prossima console casalinga della casa di Mario non costerà uno sproposito di V. Barassi I n un’intervista rilasciata al quotidiano giapponese “Yomiuri Shimbun”, Satoru Iwata, amministratore delegato di Nintendo, ha affermato che la prossima console Wii U non avrà un prezzo di vendita spropositato: “Non vogliamo compiere lo stesso errore che abbiamo fatto con il prezzo del 3DS, che è stato considerato particolarmente alto da parte dei consumatori”. Queste le precise parole del CEO di Nintendo, il quale mette subito in chiaro di non voler ripetere la brutta esperienza già vissuta con la piccola console portatile che, all’inizio del proprio ciclo vitale, ha venduto pochissimi esemplari a causa dello spropositato prezzo di vendita (249 euro in Europa) cui veniva offerta. Wii U continua ad essere un gran bell’oggetto misterioso; molti analisti di mercato sono pronti a scommettere che la console sarà lanciata a un prezzo di 299 dollari/euro, ma anche che nei mesi immediatamente successivi tale cifra scenderà e si stabilizzerà su un valore ottimale di 249 dollari/euro. Per ora Nintendo “non ha dato numeri”; però potrebbe farlo molto presto. game & movie EA: “Molto presto saremo al 100% digitali” Electronic Arts abbandonerà, a breve, gli “obsoleti” supporti ottici Ma i tempi sono davvero maturi per un “salto” di questo genere? di V. Barassi Che quello del digital download stia diventando un vero e proprio “fenomeno” è ormai sotto gli occhi di tutti ma, almeno attualmente, è impensabile pensare al mondo dei videogiochi senza DVD o Blu-ray. Electronic Arts, colosso dell’industria videoludica mondiale, però, non è così scettica sulla questione e, tramite il “pezzo grosso” Frank Gibeau, ha annunciato che molto presto l’azienda diventerà al 100% digitale. Frank Gibeau ha sottolineato che gli attuali rapporti con tutti i partner sono ottimi, ma anche che, alla fine dei conti, l’interesse della società è soprattutto quello di soddisfare pienamente il cliente finale, ossia il giocatore. Negli ultimi due anni la quota dei download digitali è cresciuta incredibilmente e, per forza di cose, il “passaggio totale” al digitale è un’operazione più che scontata. Non sono state esposte le tempistiche di questo “cambiamento” ma quel che è certo è che non potrà avvenire prima del rilascio delle console di nuova generazione. Se le future PlayStation 4 e Xbox 720 non avranno lettore ottico, la pista sarà percorribile; in caso contrario, dubitiamo fortemente che EA possa decidere di fare un azzardo così grande. Siete pronti ad abbandonare DVD o Blu-ray? Siete pronti ad affidarvi alle “fantastiche” linee a banda larga italiane? p.17 Game & Movie Google lancia il simulatore Lego per Chrome Google Australia e Lego hanno lanciato Build, un simulatore WebGL dei più famosi mattoncini per il browser Chrome. Scatenate la fantasia! di M. Dalli La divisione australiana di Google e Lego festeggiano il 50° anniversario dell’arrivo dei mattoncini nella terra dei canguri lanciando Build, un’idea che farà sicuramente felici tutti coloro che da piccoli (o meno) giocavano coi mattoncini Lego. In pratica, Build è un simulatore di Lego per Chrome, il broswer “made in Google”, completamente gratuito, 3D e basato su HTML5 e WebGL. Build dà la possibilità al giocatore di costruire quello che più desidera sfruttando 12 diversi tipi di mattoncini, disponibili in 10 sfumature di colore. A questi si aggiungono anche due mattoncini speciali, una porta e una finestra. L’idea è, infatti, quella di popolare la mappa (rigorosamente Google Maps) dell’Australia e Nuova Zelanda, in una sorta di mini SimCity. Il simulatore sembra aver riscosso un discreto successo, dato che molti territori sono già marcati come “in costruzione” e alcune creazioni sono davvero originali. Se vi sentite ispirati, il sito di Build è aperto a tutti; in futuro, inoltre, Google si augura di poter estendere la mappa edificabile anche al di fuori dei confini australiani. Nel frattempo, ecco un breve video di presentazione di Build: n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / Canon lancia una reflex di fascia media con un avanzato sistema di autofocus ibrido e processore Digic V p.18 EOS 650D: tutti i dettagli della nuova reflex Canon L’apparenza inganna: con la 650D Canon ha fatto grandi passi avanti rispetto alla 600D e si è aperta la strada verso un sistema mirrorless. Le nostre impressioni di R. Pezzali D opo tante indiscrezioni, Canon ha finalmente lanciato la nuova EOS 650D, fotocamera che va ad arricchire la fascia media di reflex consumer andandosi a posizionare un gradino sopra la 600D, che rimane comunque in gamma. Abbiamo avuto modo di toccare con mano il nuovo modello e di scoprire qualche dettaglio in più, anche se, trattandosi di un “sample”, non è stato come sempre possibile scattare foto di alcun tipo. Dopo aver aggiornato la 5D con il modello Mark III, c’era molta attesa per altri due modelli: un rimpiazzo per la 1100D, che ormai è in gamma da un po’ di tempo, e la nuova 7D; eppure Canon ha preferito aggiungere un nuovo modello nella fascia di prezzo media (860 euro il solo corpo). Lo ha fatto perché doveva introdurre due grandi novità: il nuovo sistema di messa a fuoco ibrido e lo schermo touchscreen. Fuoco a ricerca di contrasto e a ricerca di fase: le differenze Sulle fotocamere reflex, mirrorless e compatte di oggi vengono usati solitamente due sistemi di messa a fuoco: il sistema a ricerca di contrasto e quello a ricerca di fase. Il primo è quello usato su ogni bridge, compatta e mirrorless (ma anche sulle videocamere): in mancanza di un sensore che si occupa della messa a fuoco vera e propria viene utilizzato il sensore che cattura l’immagine. L’immagine, fuori fuoco, viene analizzata dal processore che cerca di capire in che modo deve muovere l’obiettivo per raggiungere la massima nitidezza. Il sensore procede per tentativi: si prova in una direzione, se l’immagine perde contrasto si cambia direzione fino a quando si arriva al risultato migliore, ovvero quello in cui, nel punto che abbiamo scelto come punto di fuoco, abbiamo raggiunto il massimo contrasto tra gli elementi più chiari e quelli più scuri dell’immagine. Il sistema a contrasto ha diversi punti deboli: se l’algoritmo è scritto male risulta lento, se c’è poca luce funziona poco (non trova contrasti da analizzare) e soprattutto fatica a gestire il fuoco su elementi che si avvicinano o si allontanano. La messa a fuoco a ricerca di fase è più semplice: usa un sensore dedicato che analizza la scena in più punti, e proprio per questo è più veloce e più preciso. Tuttavia c’è un problema: deve vedere la scena, e per farlo usa lo specchio posto di fronte al sensore nelle reflex. Lo possiamo quindi usare solo prima di scattare e non, ad esempio quando usiamo il Live View o la modalità Video: in questi casi si passa alla messa a fuoco a contrasto. L’unica che ha aggirato il problema è Sony, con il suo Specchio Translucido (Translucent Mirror): può mostrare al sensore di messa a fuoco l’immagine e allo stesso tempo può fare in modo che il sensore veda la scena attraverso lo specchio che è appunto semitrasparente. Ma anche Canon ora ha una sua soluzione. Autofocus ibrido: un aiuto per il video e il Live View Il sensore da 18 Megapixel usato sulla nuova 650D è leggermente diverso da quello montato sulla 600D: numeri e pixel a parte, infatti, nella zona centrale del “nuovo” sensore sono stati inseriti fotoricettori particolari, circa 10.000, che funzionano sia come pixel fotografici sia come sensori di fuoco. Questo vuol dire che il CMOS usato non è solo un sensore fotografico ma funziona anche come sensore di ricerca di fase, non sofisticato come quello esterno che sulla fotocamera è comunque presente. L’obiettivo, infatti, è quello di aiutare l’altro sistema di fuoco, quello a ricerca di contrasto: grazie ai sensori integrati nel CMOS il sistema a ri- cerca di contrasto farà solo il fuoco “fine”, ma tutta la parte di avvicinamento verrà fatta dai sensori integrati. Così facendo Canon riesce a inserire sulla 650D un autofocus ibrido che funziona - sia in modalità Video che in modalità Live View - in maniera più precisa e accurata, soprattutto in fase di inseguimento dei soggetti. Con la 650D si potranno così girare video HD con un sistema autofocus efficace e funzionale. Il nuovo sensore è ovviamente un passo avanti anche verso un’eventuale generazione di videocamere mirrorless da parte del produttore giapponese. In “modalità reflex”, quindi, con lo schermo abbassato, resta il classico sensore AF con 9 punti a croce. Digic 5 e schermo touch: tecnologia che vale La fotocamera ovviamente non è solo sensore: come nelle altre reflex Canon il cuore è il processore Digic e sulla 650D Canon ha usato il suo ultimo Digic V. La sensibilità arriva fino a 12.800 ISO e guadagna anche lo step di espansione a 25.600 ISO, mentre la raffica è da 5 fps. Lo schermo sul retro, da 3” orientabile, ha una risoluzione di 1 milione di pixel ed è touchscreen. Il touchscreen non è certo una funzione per puristi, e infatti Canon l’ha aggiunto solo come seconda scelta per coloro che sono abituati a interagire con uno schermo e non con i bottoni, tuttavia possiamo assicurare che nessun tasto è stato sacrificato. Chi passa dalla 550 o dalla 600 alla 650D si troverà a suo agio e probabilmente non userà alcuna funzione touch (il touch può essere anche disattivato), tuttavia con un po’ di pratica può essere utile soprattutto per il touch to focus, ovvero la scelta dell’area di messa a fuoco che può essere indicata sullo schermo. Lo schermo touch è capacitivo, quindi molto fluido e reattivo. segue a pag. 20 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it SMARTHOME / In prova la scopa elettrica senza fili Dyson DC35 Multi Floor; lavora bene e soprattutto vale il prezzo di listino? p.19 Test Dyson DC35: aspirabriciole o scopa elettrica? Il DC35 si è dimostrato un valido alleato per pulizie mirate su piccole superfici; troppo breve la durata della batteria al litio non sufficiente per tutta la casa di R. Faggiano I prodotti Dyson sono rinomati per la qualità e le prestazioni, tanto da essere unanimemente considerati i migliori aspirapolvere casalinghi. Ma non solo, questi prodotti sono noti anche per il loro prezzo, non propriamente popolare. Certo, l’aspirazione ciclonica ideata da Mr. James Dyson, cioè un sistema di vortici che aumenta la potenza d’aspirazione e la mantiene costante nel tempo, e l’assenza del sacchetto, hanno reso tutto più semplice e compatto. Noi di Dday.it siamo curiosi e abbiamo voluto verificare se tale fama è meritata: una prova vera per capire se il prezzo richiesto vale veramente o è solo questione di moda. Così abbiamo testato il modello senza fili, la scopa elettrica ricaricabile DC35 Multi Floor: 320 euro di listino, cioè quasi il doppio del modello più caro dei concorrenti. Identikit di una scopa elettrica senza fili Dotato di tre accessori, una spazzola multifunzione, una bocchetta a lancia e una spazzola motorizzata, DC35 Multi Floor è uno strumento ideale per pulire piccoli appartamenti, per rifinire angoli o punti poco accessibili, per la seconda casa o anche per chi non ama avere un cavo al seguito. Inoltre, il DC35 è compatto e pesa poco, fattore sempre utile per una scopa ricaricabile. L’aspetto estetico è un elemento distintivo dei prodotti Dyson, e anche il DC35 è colorato e ben rifinito. Ma il suo punto di forza è la batteria al litio da 22,2 Volt, tecnologia evoluta e sconosciuta al 99% dei concorrenti. Si tratta delle stesse batterie usate nelle automobili elettriche e ibride, più costose ma ricaricabili in tempo minore e con rilascio continuo e costante della potenza fino all’esaurimento. Nel caso del DC35 viene dichiarata un’autonomia di 15 minuti a potenza normale con la bocchetta standard, 13 minuti con la spazzola rotante e 6 minuti con la potenza massima. Non sono tempi lunghissimi, ma dovrebbero essere sufficienti per una pulizia periodica di ambienti non troppo grandi; in compenso il tempo di ricarica fissato a 3,5 ore è tra i migliori della categoria. Il DC35 è formato dal corpo aspirante con motore digitale, filtro Hepa, contenitore della sporcizia con i condotti ciclonici dell’aria, una spazzola universale snodabile con setole rotanti differenziate, una bocchetta per piccole superfici, una lancia per i punti più nascosti e un tubo metallico di prolunga. In dotazione c’è anche un supporto da muro, dove si può ricaricare la batteria e fissare gli accessori. Pavimenti, prova superata Cominciamo con l’assemblaggio, che risulta piuttosto semplice, e con le istruzioni, sviluppate su illustrazioni in modo molto chiaro. I materiali sono robusti e ben costruiti, tutto l’insieme sembra solido e affidabile: da questo punto di vista il prezzo di listino comincia a giustificarsi. Passiamo alla prova pratica sul campo, cioè la pulizia di un appartamento. Una casa vera con polvere, non un quadrato di parquet con due briciole come capita nelle dimostrazioni. Prima di tutto bisogna carica- re la batteria, operazione che si svolge in circa 3,5 ore, come dichiarato. Con il pieno di energia applichiamo la spazzola multi superficie al tubo metallico di prolunga e il tutto al corpo aspirante; l’insieme è abbastanza leggero ma l’impugnatura sembra dimensionata più sulle mani di un minatore inglese che su quelle di una donna. Vuol dire che il Dyson è cosa da uomini? Forse sì, in pratica comunque a fine lavoro una mano (anche maschile) di dimensioni normali e soprattutto l’articolazione del pollice e indice non saranno proprio fresche e riposate. Iniziamo il lavoro lasciando la potenza normale, che ci è parsa più che sufficiente per il 90% delle situazioni. Il rumore è trascurabile e l’aria esce con una certa forza vicino alle mani ma lateralmente, nemmeno troppo scaldata e senza cattivi odori. Passiamo la scopa su pavimenti in marmo, piastrelle, parquet: il Dyson fila veloce e l’articolazione è molto pratica, non è così fluida come ci aspettavamo ma comunque si procede senza fatica. Molto semplice anche passare sotto mobili e divani, certo bisogna chinarsi ma questo Dyson non è un robot, bisogna guidarlo. Ottima la pulizia anche sui bordi, la spazzola non lascia zone scoperte sui lati. Mentre svolgiamo il lavoro ci rendiamo conto della comodità di non doversi portare dietro il filo della corrente: raggiungere certi angoli e punti nascosti non è più un’impresa e non si deve staccare la spina per passare a un altro ambiente. Non gradisce tappeti a pelo lungo e le frange Il passaggio dal pavimento al tappeto non è immediato, meglio sollevare la spazzola e portarla sulla nuova superfi- cie. Facendo questo gesto ci accorgiamo dell’incredibile quantità di sporco raccolto, eppure abbiamo passato il nostro solito aspirapolvere (un modello europeo di buona qualità ma con qualche anno sulle spalle) solo pochi giorni fa. La polvere è quasi al massimo! Però osservando meglio notiamo che lo sporco si raccoglie in modo non uniforme, prevalentemente su un lato; forse al ciclone d’aria piace di più oppure l’inclinazione quasi costante dell’aspirapolvere crea questo effetto. Comunque basta una scrollata per riequilibrare il tutto. Torniamo ai tappeti, dove il comportamento varia a seconda del tipo: su quelli bassi di cotone o lana senza troppa peluria o tipo bouclé il Dyson va benissimo e la sua spazzola fa un bel massaggio energico tipo battitappeto, polvere e i pelucchi non hanno scampo. Con i tappeti orientali più alti o con frange la spazzola fa i capricci, tende a impuntarsi e non gradisce il movimento avanti-indietro, trovando l’opposizione della trama del tessuto. Inoltre l’azione ci è parsa sin troppo energica perché alcune setole della spazzola tendono ad asportare la parte superficiale dei tipi più delicati. Tutto questo sempre procedendo con la potenza normale. Intanto il tempo passa e la batteria è sempre carica. Manutenzione semplice e abbastanza “pulita” Ora è tempo di pulizia, il serbatoio è quasi pieno: procediamo verso il cestino dell’immondizia e premiamo il tasto rosso, facendo cadere un blocco di sporcizia abbastanza compatto. Naturalmente se siete allergici è bene procedere con cautela direttamente in un sacchetto, un poco di polvere può segue a pag. 20 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.20 digital imaging Canon EOS 650D segue da pag. 18 scatti multipli, funzione questa presente su molte fotocamere compatte con il sensore più piccolo e ora usata anche sulle nuove EOS serie D. Canon ha poi aggiunto due effetti creativi ai suoi filtri, Acquerello e Art Marcato. Non mancano come sempre i picture style. Obiettivi per videoamatori Funzioni creative “in camera” al servizio dell’immagine Canon ha inserito nella 650D anche una serie di funzioni creative: arriva l’HDR in macchina con tre scatti e anche la riduzione rumore con Canon insieme alla 650D ha introdotto anche due nuovi obiettivi, il pancake 40mm f/2.8 STM e lo zoom EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS STM. Sono due ottiche abbastanza particolari perchè, al posto della ghiera di messa a fuoco meccanica, usano una ghiera a controllo numerico digitale con motore passo passo all’interno (Stepper Motion). Due obiettivi, compatibili anche con le altre fotocamere della gamma EOS sia APS-C che Full Frame (il pancake), che strizzano l’occhio soprattutto a chi vuole usare la reflex anche come una vera videocamera. Chi infatti ha provato a riprendere video con una reflex avrà visto che, nonostante il blocco dell’esposizione, non è sempre facile gestire le lamelle del diaframma le quali, muovendosi, provocano dei microscatti. Grazie al motore Stepper Motion la gestione della messa a fuoco e il controllo delle lamelle del diaframma diventa fluido e morbido, perfetto quindi per una ripresa. I due obiettivi, disponibili da luglio, costeranno rispettivamente 272 euro e 567 euro. Le nostre considerazioni re. I ripiani della libreria? Troppo facile e ormai i pavimenti brillano. Meglio passare a qualcosa di molto difficile: il materasso. Qui non si scherza perché una mancata pulizia periodica può provocare l’accumulo di acari, soggetti piccoli ma alquanto pericolosi per la nostra salute e capaci di creare facilmente allergie e asma, specie nei bambini. Adesso calcoliamo mentalmente quanta energia abbiamo già utilizzato, rimanere a metà lavoro con un materasso non sarebbe gradevole, specie dopo aver disfatto il letto che è un’altra operazione faticosa. Meglio ricaricare subito, con la batteria al litio del Dyson l’operazione non ha controindicazioni anche se la batteria non è del tutto scarica. Con un nuovo pieno di energia affrontiamo i materassi, la polvere raccolta è poca, così proviamo la super potenza (così la batteria durerà solamente 6 minuti) ma la polvere rimane poca, anche aggiungendo la bocchetta piccola. Nella nuova fase di svuotamento notiamo che molta polvere rimane ancorata alle griglie superiori, dove agiscono i cicloni aspiranti. La polvere non cade e bisogna munirsi di spazzolino per tentare di toglierla, forse nella dotazione sarebbe meglio inserire un apposito attrezzo per rag- giungere gli angoli più nascosti del contenitore; altrimenti l’unica alternativa è il lavaggio completo. Dopo averci giocato un po’, anche se non abbiamo potuto fare foto, dobbiamo dire che la 650D sembra davvero una buona macchina fotografica. Se l’obiettivo è fotografare, probabilmente non vale la pena fare l’upgrade dalla 600D, si guadagnerebbe solo qualche funzione e il nuovo processore Digic V ma la spesa non sarebbe giustificata. Se invece si usa la fotocamera anche per i video, allora un secondo corpo da affiancare a una 5D MK III con sistema AF ibrido può fare comodo. Il display touch, abbandonando ogni pregiudizio, può rivelarsi utile in qualche occasione ma non è indispensabile. Siamo rimasti invece piacevolmente colpiti dal piccolo pancake: è davvero veloce e non costa neppure troppo, un ottimo obiettivo da 40 mm f/2.8 compattissimo e veloce. SMARTHOME Test Dyson DC35 segue da pag. 19 sempre disperdersi. Dopo l’operazione il serbatoio però non è immacolato, la polvere tende a rimanere sulle pareti e nei bordi nascosti e periodicamente bisognerà fare un risciacquo con semplice acqua. Meglio pulire anche la spazzola, dove i pelucchi e i fili tendono a incastrarsi. Si può sfilare direttamente il cilindro dal corpo per pulirla meglio, una seccatura necessaria per non far bloccare la spazzola e diminuire la capacità di aspirazione. Divano, sporco inaspettato! Presi dall’entusiasmo adocchiamo il divano, dove la polvere tende a depositarsi lungo i bordi e tra i cuscini. Certo, la fodera è lavabile ma si perde un mucchio di tempo per staccarla dalla struttura, e poi rimetterla a posto esattamente come prima è impresa titanica. Adesso tocca a lui, un tranquillo tre posti che non ha mai conosciuto un Dyson: prima passiamo i cuscini con la spazzola, l’azione è energica al punto giusto e i risultati si vedono nel serbatoio, dove il grigio della polvere torna a salire. Poi passiamo alla struttura e… è finita la batteria. Il DC35 si è spento da un momento all’altro, proprio come dichiarato, non ha diminuito la forza aspirante per prolungare la sua agonia. Rimettiamo in carica e attendiamo con fiducia la ripresa delle ostilità contro la polvere. Altre 3,5 ore come da manuale e rieccoci all’opera, passiamo anche a un secondo divano, che non sembrava affatto sporco, ma in breve il serbatoio è quasi pieno. Utilizzando la spazzola senza il tubo di prolunga si apprezza ancora meglio lo snodo, che permette di lavorare quasi in verticale senza perdere aderenza. In questa modalità si accentua ulteriormente l’accumulo di polvere su di un solo lato. Materasso, mettiamo alla prova la super potenza Ormai conquistati dall’oggetto ci guardiamo in giro per trovare altra polve- Efficiente, peccato per batteria e prezzo… Traendo le conclusioni, il Dyson DC35 si è comportato molto bene, è un oggetto pratico per le piccole pulizie quotidiane ma può svolgere anche compiti più impegnativi se la casa non è troppo grande. Gradisce le superfici dure e meno i tappeti a pelo alto, raggiunge facilmente angoli nascosti. Qualche problema nello svuotamento del contenitore e la ridotta durata della batteria sono inconvenienti con i quali si può convivere, il prezzo invece è un ostacolo molto più alto. Meglio cercare l’occasione migliore online per ridimensionare anche del 30% il prezzo di listino ufficiale. video Guarda la nostra videoprova del Dyson DC35 Multi Floor GX Gold Series mpi electronic - tel. 02.93.61.101 - fax 02.93.56.23.36 - [email protected] - www.mpielectronic.com n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it TEST / Loewe ha realizzato un prodotto europeo di design per sfidare i colossi dell’estremo oriente. Lo abbiamo provato p.22 Loewe Connect ID, il TV tutto da vestire e guardare Con Connect ID, Loewe propone un TV personalizzabile sia dentro che fuori, caratterizzato da un design che gli permette davvero di distinguersi di P. Centofanti I n un’era di massificazione del prodotto televisore in cui la mania dell’ultra piatto non ha lasciato molto spazio a soluzioni di design innovative (con cornici ormai spesse poco più di un centimetro che si può fare?), Loewe è una delle poche aziende che punta a fare dei suoi TV dei prodotti in grado di distinguersi. Una filosofia estremizzata dalle oltre duemila combinazioni possibili con cui è possibile personalizzare la nuova gamma Connect ID, dove quell’ID richiama proprio il concetto di individualità. Buona parte delle combinazioni è dovuta soprattutto ai differenti mobili, staffe e sistemi audio che è possibile abbinare, ma un buon numero è comunque costituito dalle finiture personalizzabili con diversi colori. Colore è forse proprio la parola d’ordine in questo caso, visto che ormai tutti i televisori sono neri, silver, grigi ma comunque monocromatici. Se si vuole qualcosa di diverso, più frizzante e per certi versi giovane, le scelte sono pochissime, e Loewe è una di queste. Ad un design dunque fortemente caratterizzato, come consuetudine, Loewe aggiunge tante funzionalità e qui arriviamo al Connect di Connect ID: non solo funzionalità PVR e sintonizzatori multipli, ma anche connettività di rete e nuove funzionalità legate alla condivisione dei contenuti registrati (anche via DLNA) e all’accesso dei contenuti web. E poi c’è la televisione naturalmente, con il pannello LCD LED Edge con local dimming e supporto per i contenuti 3D con occhialini di tipo attivo. Cura costruttiva e grande personalizzazione I nuovi TV della gamma Connect ID si distinguono per il tratto davvero originale che però non rinuncia ad alcuni particolari cari al produttore tedesco: il display circolare frontale ad esempio rimane del tutto invariato. La vera particolarità è costituita dalla linea di colore che dal retro del display si snoda a chiocciola sul frontale trasformandosi nella griglia che copre i diffusori posti sotto la cornice del display. La cornice vera e propria del display stacca invece con un colore diverso e, a seconda delle combinazioni scelte dall’utente, si possono ottenere risultati davvero particolari. Nel nostro caso non potevamo ad esempio non scegliere i colori più vicini alla livrea di DDay.it, il verde e il nero. La palette di colori che possiamo scegliere comprende tinte brillanti come il verde e l’arancione e meno forti come il beige e l’argento, oltre ai classici bianco e nero. La cornice del TV può invece essere in bianco o nero, entrambi laccati. Loewe dà la possibilità di scegliere tra diversi tipi di staffa. Il modello in prova presenta quella più semplice pensata per disporre il TV su un mobile basso. In realtà si tratta più precisamente di due piedini da montare sotto il frontale e di un appoggio posteriore che consentono di mantenere il TV inclinato all’indietro di 10°. Il TV è piuttosto sottile, 6.6 centimetri escludendo la staffa, Loewe è riuscita anche a inserire un sistema audio stereo (2 x 10 Watt), con subwoofer da 20 Watt. Il pannello è di tipo LCD con retroilluminazione LED Edge con local dimming e LED disposti su solo due lati della cornice. La risoluzione è ovviamente Full HD e il pannello lavora a 200 Hz con interpolazione dei fotogrammi (disattivabile da menù). Tutte le connessioni sono disposte sotto sportelli che permettono di far uscire unicamente i cavi, sia per quelle posteriori che per per quelle “laterali” (in realtà sempre posteriori sono). Per quelle classiche analogiche occorre però usare degli adattatori (forniti in dotazione): per la SCART, ad esempio, posto proprio non ce n’è. Sul retro troviamo due HDMI, VGA, ingresso e uscita audio digitale, LAN, USB, più i terminali per i vari tuner. Nel modello DR+ troviamo doppio sintonizzatore DVB-T e doppio DVB-S2 Loewe Connect ID 40 - 1.899 EURO Quality Longevity 9 9 Design 9 con possibilità di scegliere in alternativa il doppio tuner DVB-T2 opzionale (è più che prematuro, ma fa piacere sapere che si può già fare). Il Wi-Fi è invece integrato. Nell’altro “pozzetto” troviamo ancora un ingresso HDMI, una porta USB, ingresso S-Video con audio stereo, uscita per le cuffie, RS-232 per gli impianti di automazione e due slot per CAM Common Interface. Il telecomando in dotazione è ottimo sia per design che per qualità dei materiali utilizzati. Non è retroilluminato ma è piuttosto pratico da utilizzare. Simplicity D-Factor 7 7 Value 7 Doppi tuner a volontà ma l’interfaccia è da rivedere Come consuetudine Loewe, il Connect ID arriva anche in versione DR+, ovvero con PVR integrato. Questo, insieme alla connettività di rete, fa sì che a livello di funzionalità il TV offra moltissimo. Purtroppo prima di poter esprimere tutte le potenzialità del Connect ID, dobbiamo affrontare il menù a schermo, che mantiene la tipica e a tratti frustrante impostazione “orizzontale” che fa a pugni con il concetto di semplicità di utilizzo. segue a pag. 23 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.23 TEST Loewe Connect ID 40 segue da pag. 22 Non che il menù sia particolarmente complicato in sé, è che l’impostazione grafica è più che datata e lontana anni luce rispetto alla concorrenza: in pratica il menù occupa solo una piccola striscia nella parte bassa dello schermo e si sviluppa come una riga orizzontale; le opzioni di ogni voce si aprono in verticale e sempre come righe. Nella parte alta dello schermo compare invece una lunga descrizione testuale delle voci. Ciò rende molto faticoso farsi un’idea “dell’albero” del menù e individuare l’impostazione desiderata. Come non bastasse, in modo molto poco intuitivo alcuni sottomenù, come per le impostazioni delle funzioni multimediali, sono accessibili solo premendo il tasto “menu” in alcune determinate schermate. Detto questo, il TV è molto completo. Oltre alla registrazione classica di un programma TV (anche con programmazione tramite EPG), è possibile utilizzare il PVR per continuare la visione di un programma su un altro TV Loewe sfruttando la rete locale: si mette in stand-by il TV principale che comincia a registrare il programma, e dal secondo TV inizieremo a rivederlo esattamente da dove lo avevamo lasciato. Questa funzionalità, denominata DR+ Streaming, è disponibile solo con TV Loewe, ma le registrazioni “tradizionali”, invece, sono riproducibili in rete anche con dispositivi di altri produttori tramite DLNA: il Connect ID cioè funziona da server DLNA per le registrazioni effettuate da PVR. Naturalmente c’è anche la funzionalità di DLNA client, per cui è possibile riprodurre foto, video e musica da PC e altri dispositivi DLNA compatibili sulla propria rete locale. I contenuti registrati possono essere copiati su un dispositivo USB come Hard Disk o chiavette e, sorpresa, possono essere riprodotti da qualsiasi software compatibile con il formato MPEG. Infine, con MediaPortal è possibile accedere al browser web per la navigazione su Internet, a un’ampia offerta di applicazioni (notizie, social network, streaming video) e a un nutrito elenco di web radio. Il TV è compatibile anche con due applicazioni per iPad, denominate VideoNet e Assist Media. La prima dà accesso a una vasta selezione di videopodcast e fa “il paio” con l’omonima app presente nel MediaPortal. La seconda offre un’ottima EPG interattiva e permette di avviare la riproduzione dei contenuti registrati tramite il PVR del TV. L’applicazione trasforma inoltre l’iPad in un vero e proprio telecomando per il Connect ID. Immagini convincenti in SD e HD Alla prima accensione il TV Loewe propone una procedura assistita di configurazione che permette di effettuare la ricerca canali dei sintonizzatori installati e il collegamento alla nostra rete locale. Il TV offre regolazioni di immagine per lo più base e di default, attiva la riduzione digitale del rumore e l’interpolazione dei fotogrammi che in alcuni casi può dare, a seconda dei programmi TV, un aspetto artificiale alle immagini. Soprattutto il filtro di riduzione del rumore può portare a video Guarda la nostra videoprova del TV Loewe Connect ID 40 qualche trascinamento e scia per cui abbiamo preferito disinserirlo, anche perché alla fine, contro la compressione esagerata di molti canali del digitale terrestre, c’è ben poco da fare. La buona notizia è che i filtri non servono e anche con i normali canali TV il Loewe offre un’immagine morbida ma al tempo stesso dettagliata, non troppo rumorosa e con uno scaling per lo più convincente. In generale quindi il Connect ID si distingue per immagini piuttosto dettagliate, colori brillanti e una resa del nero abbastanza interessante. Stupisce un po’ invece la lentezza nel cambio canale. Il TV è di tipo LED Edge (con i LED cioè nella cornice e non dietro lo schermo) con controllo dinamico della retroilluminazione. Ciò permette di ottenere un rapporto di contrasto piuttosto buono e, se è vero che non è possibile ottenere un nero perfetto, nella maggior parte delle situazioni non ce ne accorgeremo. La visione in ambiente completamente oscurato rivela un libello del nero sufficientemente basso e un rapporto di contrasto convincente, anche con film particolarmente scuri. Il nemico di questo tipo di televisori è costituito dal “clouding”, cioè la non uniformità della retroilluminazione, che produce dei lievi aloni più chiari tipicamente visibili sul grigio o le schermate nere. Anche il modello in prova non ne è del tutto esente e si nota più che altro negli angoli superiori. Va detto che si nota soprattutto visualizzando schermate monocromatiche grigie e quindi non in condizioni normali di utilizzo. I controlli come dicevamo non permettono una calibrazione fine del TV e in particolare non è possibile intervenire sul bilanciamento del bianco (al di là dei valori preimpostati) o sulla scala di grigi. A questo proposito, segnaliamo che il TV si mangia qualcosina sulle alte luci (tra i 90 e i 100 IRE) e che anche abbassando completamente la nitidezza, il TV applica comunque un filtro di accentuazione dei contorni, effetto visibile come un lievissimo alone intorno ai contorni principali. Con i programmi in alta definizione o la visione di film in Blu-ray la resa è piuttosto buona con un livello di dettaglio molto elevato e immagini che bucano lo schermo. In parte ciò è dovuto proprio da quella nitidezza accentuata di cui parlavamo. Altro aspetto molto positivo è il tempo di riposta del pannello che non lascia spazio a scie di alcun tipo. Questa caratteristica si riflette positivamente nella visione in 3D. In questa modalità viene disattivato il controllo dinamico della retroilluminazione per “pompare” al massimo la luminosità dello schermo. Le immagini appaiono dettagliate e profonde e soprattutto con un cross talk davvero ridotto al minimo e visibile unicamente a tratti sugli sfondi. Gli elementi principali della scena sono invece molto precisi sui contorni anche in presenza di effetti 3D un po’ “forzati”. L’unica cosa è che ci sarebbe forse piaciuto avere immagini ancora più luminose. In 3D viene anche disattivata l’interpolazione dei fotogrammi. Infine vale la pena sottolineare la resa sonora del TV. Con televisori sempre più sottili e cornici ridotte all’osso, spazio per i veri e propri diffusori non ce n’è. Loewe è invece un’azienda che ha sempre voluto curare anche l’audio dei suoi TV e il Connect ID non fa eccezione: certo non può competere con un impianto separato ma il sistema audio offre una risposta ampia e in grado di spingersi anche in basso, cosa che ben pochi TV oggi sono in grado di fare. Un TV che gioca bene le sue carte e sa distinguersi In definitiva Loewe con Connect ID è riuscita a realizzare un prodotto più accessibile, per quanto sempre di una fascia di prezzo importante, molto completo dal punto di vista delle funzionalità, tra le quali spiccano le possibilità di condivisione delle registrazioni TV. A ciò si aggiunge il fatto che si tratta di un buon TV LCD LED con un design davvero in grado di distinguersi. Il fattore “personalizzione” è praticamente unico nel mercato dei TV e per molti ciò da solo può costituire un forte motivo di acquisto. Unico vero neo è costituito dall’interfaccia a schermo, che continuiamo a ritenere davvero non all’altezza del design del marchio. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it TEST / Android 4.0, ampio schermo da 4.3” e modulo NFC, il tutto a un prezzo da fascia media. Ecco l’LG Optimus L7 p.24 In prova LG Optimus L7, grande schermo a buon prezzo È uno Smartphone con schermo da 4.3 pollici con Android Ice Cream Sandwich e tecnologia NFC. La sorpresa è che non è un top di gamma anzi di P. Centofanti U no dei vantaggi di Android è quello di permettere di realizzare smartphone per tutte le tasche e per tutte le esigenze: non tutti sentono la necessità di processori quad-core e display ad altissima definizione. L’Optimus L7 di LG lascia da parte gli ultimi ritrovati tecnologici senza però rinunciare a un ampio display da 4.3 pollici e comunque a tutte le novità di Ice Cream Sandwich. Il processore sarà un single core da 1 GHz, la fotocamera “solo” da 5 Megapixel, ma l’L7 ha l’NFC, tecnologia che dovrebbe aprire a nuove applicazioni nello speriamo, immediato futuro, e tutto quello che serve davvero. Su tutto un design minimale che lascia più spazio possibile all’ampio display. Estetica curata, la memoria interna va però espansa a parte L’Optimus L7 presenta un design piuttosto semplice e che punta a lasciare più spazio possibile all’ampio display da 4.3 pollici. La superficie è completamente piatta e con i suoi 8.7 mm di spessore è uno degli smartphone più sottili sul mercato. Nonostante l’aspetto così “squadrato”, gli spigoli sono dolci e l’ergonomia non è male. Certo i materiali utilizzati non nascondono l’appartenenza alla fascia media e la superficie frontale si sporca piuttosto in fretta, ma l’estetica è comunque curata. Il frontale è tutto per il display di tipo LCD con risoluzione di 480 x 800 pixel (poco più di 210 dpi) rivestito dall’ormai ubiquo Gorilla Glass. Il display è molto luminoso e di default è impostato alla luminosità massima e purtroppo il telefono è privo di sensore per la regolazione automatica in funzione della luce esterna. Nella stretta cornice sotto il display troviamo un solo tasto fisico centrale “home” e due tasti capacitivi retroilluminati (invisibili quando non utilizzati), “back” e “option”. Oltre al tasto di accensione/blocco, nel bordo superiore troviamo solo i controlli del volume che però funzionano entrambi anche da pulsante di scatto quando è attiva la fotocamera. Il retro è costituito da un pannello posteriore in plastica, non molto agevole da rimuovere, che nasconde l’alloggio della batteria da 1700 mAh e gli slot per la scheda SIM (di dimensioni standard) e per la micro SD per estendere la memoria. Lo spazio utente a disposizione “on board” è infatti di appena 2.4 GB e in dotazione non abbiamo alcuna scheda di memoria. Il coperchio integra nella facciata interna anche l’antenna NFC per cui occorre stare attenti a non danneggiarla graffiandola. Sotto la scocca, lo smartphone monta un modesto processore Qualcomm Snapdragon S1 da 1 GHz utilizzato per lo più su terminali entry level, l’MSM7227A. La memoria RAM è invece da 512 Mbyte. Per quanto riguarda la connettività wireless le specifiche non sono più impressionanti: il 3G è supportato in HDSPA solo a 7.2 Mbit/s. Il Wi-Fi è 802.11n, mentre il Bluetooth è in versione 3.0. Per quanto riguarda i sensori troviamo l’immancabile accelerometro, la bussola digitale e quello di prossimità per spegnere il touchscreen mentre siamo al telefono. Come già accennato, l’Optimus L7 è dotato di NFC e in dotazione oltre al caricabatteria e agli auricolari troviamo una tag NFC adesiva che a contatto con lo smartphone attiva l’interfaccia “drive” di Android. LG Optimus L7 - 299 EURO Quality Longevity 7 8 Design 7 Interfaccia efficace e funzioni ad hoc sviluppate per l’NFC LG, come al solito, ha realizzato per la sua gamma di smartphone un’interfaccia personalizzata di Android. Uguale per tutti i modelli, quest’anno si chiama Optimus UI 3.0 e presenta dei cambiamenti soprattutto nella homescreen e nel tema delle icone, mantenendo però alcuni dei tratti introdotti con Ice Cream Sandwich - il cui tema grafico di base rimane, a nostro avviso, comunque il migliore di tutti. La schermata di blocco implementa un originale sistema per l’accesso al telefono: in qualunque punto dello schermo posiamo il dito ci viene mostrato quello che per così dire c’è sotto e aprendo questa “finestra” sbloccheremo lo Simplicity D-Factor 7 7 Value 8 schermo. L’home screen rivela un diverso launcher per le applicazioni rispetto a quello di Android 4.0, e la parola d’ordine è trasparenza e minimalismo. Di fatto il tema è come se non ci fosse sulla home screen e persino la casella di ricerca di Google è completamente trasparente e priva di contorni. Una scelta che non ci è affatto dispiaciuta, mentre il tema delle icone di LG proprio non si può guardare, ma è una questione di gusti. Per quanto riguarda il menù delle notifiche, l’impostazione grafica è essenzialmente quella di ICS fatta eccezione per le scorciatoie in alto per attivare/disattivare diverse funzioni. Queste sono personalizzabili e possiamo aggiungere switch per la rete dati, l’NFC, l’hotspot portatile, la segue a pag. 25 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.25 TEST LG Optimus L7 segue da pag. 24 modalità aereo e così via. I più attenti noteranno la mancanza dei tasti software nella parte bassa, questo perché LG ha optato come abbiamo visto per mantenere i pulsanti fisici sul frontale del telefono. Tra le applicazioni preinstallate non troviamo particolari sorprese e anzi qualche assenza di spicco: a differenza di tanti altri smartphone infatti, out of the box l’L7 non include app per i principali social network, fatta eccezione naturalmente per Google+. Oltre al “solito” Polaris Office per i documenti, c’è l’app Smart World che è in sostanza una sorta di app store brandizzato, ma quella più interessante è LG Tag+. Si tratta di un’applicazione che consente di programmare la tag NFC fornita in dotazione per configurare il telefono in un certo modo a secondo del tipo di utilizzo: Wi-Fi, Bluetooth, GPS, hotspot, insomma le stesse voci configurabili anche dalla barra delle notifiche. Si sceglie la configurazione preferita e la si scrive sulla tag, per impostare tutti questi parametri poi in un colpo solo. Sempre grazie all’NFC, l’Optimus L7 è compatibile con la funzionalità Android Beam per lo scambio di file con altri smartphone. Tutto bene fino a quando non si carica il browser Sbloccando lo schermo sotto le nostre dita scorrono animazioni fluide e immagini brillanti e dettagliate. Il display è in effetti molto luminoso anche se forse le immagini appaiono un po’ slavate: i colori sono saturi ma è come se il controllo della luminosità del segnale (non della retro-illuminazione!) sia un po’ troppo elevato. A parte un lieve ma percepibile ritardo nella risposta al nostro tocco, quasi come se gli elementi grafici avessero una certa inerzia, l’interfaccia risulta comunque sufficientemente leggera per il non potentissimo processore dell’Optimus L7. La musica cambia purtroppo non appena apriamo il browser web: il caricamento di DDay.it appare da subito molto lento con il telefono che sembra diventare molto più ingolfato. Andiamo a spulciare nelle impostazioni avanzate e scopriamo che l’opzione che abilita l’accelerazione OpenGL per il rendering del browser è disabilitata di default. Attivandola le cose migliorano sensibilmente, almeno per quanto riguarda la reattività del browser. Un ulteriore sensibile miglioramento si ottiene se andiamo a disabilitare il caricamento automatico del plug-in flash (tra l’altro installato in versione ridotta); meglio chiamarlo in causa solo quando serve davvero. Con questi due accorgimenti l’esperienza d’uso migliora sensibilmente anche se siamo ancora lontano dall’ideale. video Guarda la nostra videoprova dello smartphone LG Optimus L7 Provando a zoomare il browser a volte si blocca per qualche istante, come se le risorse di sistema non fossero sufficienti per il caricamento della pagina. A volte ci è capitato che il browser si bloccasse del tutto semplicemente cercando di inserire un indirizzo nell’apposito campo, con necessità di forzare un riavvio del telefono. In generale, dopo aver utilizzato il browser il telefono diventa comunque molto meno reattivo. I rallentamenti che abbiamo constatato a dire il vero sono limitati proprio al browser. Le altre applicazioni si aprono rapidamente, l’app di GMail è veloce anche in presenza di allegati, i videogiochi come Angry Birds Space o Temple Run sono fluidi e senza rallentamenti vistosi (seppure in questo ultimo caso c’è un lieve lag nel recepire i comandi). Il display, nonostante la risoluzione non sia elevatissima in rapporto alla dimensione dello schermo (ben 4.3 pollici ricordiamo), appare comunque ben definito e solo con i caratteri più piccoli, magari durante la navigazione web, si avverte il bisogno di maggiore risoluzione. Come dicevamo in apertura, la luminosità dello schermo è buona e offre una leggibilità sufficiente anche sotto il sole. Buone notizie sotto il versante dell’autonomia: il processore poco potente in combinazione con una batteria comunque capiente, consentono di arrivare senza troppe preoccupazioni a fine giornata. Inoltre, grazie alla funzione di risparmio energetico, sotto una soglia configurabile di autonomia residua, è possibile spegnere automaticamente le funzioni che consumano di più (sincronizzazione automatica dei dati, luminosità dello schermo, Bluetooth e Wi-Fi e così via), per allungare il più possibile la durata della carica. Nulla da dire per quanto riguarda le funzionalità telefoniche: lo smartphone fa quello che ci si aspetta, con una ricezione ottimale in tutte le condizioni. Foto e video senza gloria La fotocamera dell’Optimus L7 utilizza un sensore da 5 Megapixel e doppio flash a LED. Qui c’è veramente poco da dire. Si tratta di una fotocamera base sia per qualità che per funzionalità, con ripresa video in sola risoluzione VGA. L’applicazione è praticamente quella base di Android con le solite possibilità di regolazione che però su un dispositivo come questo lasciano un po’ lo spazio che trovano (ISO, esposizione, program AE, bilanciamento del bianco). Unica funzionalità degna di nota è il rilevamento automatico dei volti per la messa a fuoco. L’app supporta inoltre il touch to focus per preparare l’inquadratura. La qualità delle immagini che è possibile vedere cliccando sui seguenti link foto1, foto2, foto3 e foto4 è un po’ quella che è: la sensazione è che per ridurre il rumore del sensore venga comunque sempre applicato un filtro di noise reduction che però appiattisce di non poco il dettaglio più fine. Visualizzando l’immagine al 100% si nota anche un deciso rumore di compressione. Per quanto riguarda il video poi c’è davvero poco da dire, filmati VGA di qualità... telefonino. Il file visualizzabile qui di esempio si commenta da solo. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it TEST / Si candida al ruolo di principale sorgente sonora di un impianto stereo il nuovo N-50 di Pioneer, tecnologico e ricco di funzioni p.27 Pioneer N-50: il network player che non si accontenta Abbiamo provato il network player top di gamma Pioneer con compatibilità AirPlay e convertitore digitale/analogico, il tutto a un prezzo accettabile di R. Faggiano S i è fatto molto attendere dopo la presentazione all’IFA 2011 ma ora l’abbiamo avuto in prova e ne abbiamo saggiato le qualità e le funzioni. I network player nell’ultimo catalogo Pioneer sono due: il qui presente N-50 (599 euro) e il più economico N-30 (399 euro), che è praticamente identico al modello superiore ma non ha la sezione di conversione D/A dei segnali audio. Oltre a riprodurre file musicali di tutti i più importanti formati (MP3, LPCM, WAV, WMA, AAC e FLAC fino a 192 kHz e fino a 96 kHz da USB), questi apparecchi sono dotati di AirPlay per i dispositivi Apple e possono accedere alle radio web tramite l’apprezzata piattaforma V Tuner. L’accesso alla rete avviene tramite cavo ma volendo è disponibile un ricevitore Wi-Fi opzionale da fissare sul retro. Opzionale anche un modulo di ricezione Bluetooth per chi non sfrutta terminali Apple. Già pronta anche un’apposita applicazione per gestire a distanza gli apparecchi. Sul modello N-50 troviamo anche una serie di ingressi digitali per sfruttare altre sorgenti oppure per riprodurre musica direttamente dal computer. L’estetica dei due apparecchi è molto rigorosa, in versione nera o argento, con un display non troppo grande e una serie di tasti per le funzioni essenziali. Poi troviamo una presa USB per collegare chiavette di memoria oppure dispositivi Apple. Solo sull’N-50 ci sono le spie per gli esclusivi circuiti audio Pure Audio e Hi-bit32: il primo circuito spegne il display e bypassa il DSP mentre il secondo attua un sovracampionamento a 32 bit dei segnali, un chiodo fisso di Pioneer che già nei suoi lettori CD degli anni ‘90 applicava questo tipo di circuito per migliorare la resa sonora. In dotazione c’è anche il tele- comando, squadrato e massiccio ma piuttosto semplice nell’uso per chi non vorrà usare l’app dedicata sullo smartphone. Connessioni complete e ottima qualità costruttiva Il pannello posteriore del network player di Pioneer è insolitamente ricco di collegamenti, dato che ci sono anche gli ingressi digitali per sorgenti audio nelle tre modalità ottico, coassiale e USB per computer. L’utilità di un ingresso digitale per pc in un network player francamente ci sfugge, considerato anche che per funzionare necessita di un apposito software da scaricare. Chiusa la parentesi, il parco connessioni prosegue con le prese per gli adattatori opzionali Wi-Fi e Bluetooth, le uscite digitali, la presa di rete Ethernet e le classiche uscite analogiche stereo. Ciò che colpisce maggiormente dell’N-50 appena lo si toglie dal suo imballo è il peso straordinariamente elevato: sono ben 8 chilogrammi per un apparecchio che dovrebbe contenere solo l’alimentazione e un paio di circuiti. Ma basta aprire l’N-50 per vedere la causa di tanto peso: Pioneer ha fatto sul serio e ha creato due circuiti praticamente indipendenti per le sezioni digitali e analogiche del network player e del convertitore; inoltre è stata aggiunta una piastra metallica al telaio per aumentare la sostanza. Forse fin troppo esagerato, ma comunque segno della cura del progetto. Sbirciando all’interno dell’N-50 possiamo notare un chip DSP della Texas Instruments D810K per la funzione Hi-bit32, mentre il convertitore D/A è un ottimo AKM 4480 che lavora sui 32bit/192 kHz. Per il network player c’è un diffusissimo chip della Bridge che svolge tutte le funzioni. La filatura è sotto controllo e ci sono zone schermate nei punti più critici. Pioneer N50 - 599 EURO Quality Longevity 8 8 Design 8 Messa in opera semplice e tanta qualità audio La messa in opera dei network player senza collegamento Wi-Fi è piuttosto semplice, basta collegare il cavo di rete e lasciar fare la configurazione all’apparecchio. Poi si può entrare nel proprio server domestico oppure usare AirPlay. Il display si rivela meno utile del previsto perché è sfruttabile in pieno solo con la musica archiviata nel server, dove visualizza i dettagli tecnici e le copertine dei dischi, oppure con le radio Internet dove illustra nazione di provenienza e contenuti. Le applicazioni gratuite disponibili per il mondo Apple e quello Android sono piuttosto generiche e non portano particolari benefici nell’uso quotidiano, comunque permettono di muoversi più rapidamente tra Simplicity D-Factor 7 8 Value 8 i contenuti del server oppure del web e in particolare tra le radio Internet. Iniziamo l’ascolto con alcune radio web e senza attivare i circuiti migliorativi audio, in particolare il Sound Retriever per i brani compressi (c’è anche l’apposita versione se si usa il Bluetooth); qui l’impostazione non è immediata perché si rischia di averli attivati anche senza volerli. L’ascolto è buono per quanto possibile dalla compressione iniziale. L’ascolto dell’iPod tramite AirPlay oppure cavo è molto buono, qui il Sound Retriever può anche servire ma non sempre l’apporto è quello desiderato: alcuni brani per iTunes sono già di ottima qualità e il circuito aggiuntivo rischia di esagerare alcuni effetti soprattutto in gamma acuta. Comunque, ripetiamo, risultati molto buoni, esattamen- segue a pag. 28 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.28 TEST Pioneer N-50 segue da pag. 27 te quelli che ci aspettavamo da un apparecchio di questo prezzo. Ottimi risultati anche dal nostro server musicale, dove i migliori Flac a 96 kHz possono esaltarsi ai loro massimi. A questo punto dovremmo provare il circuito Hi-bit32 ma dopo qualche tentativo di udire variabili significative gettiamo la spugna; proprio per dovere di cronaca ci è parso di notare un infinitesimo di brillantezza e dinamica in più ma non altro. Poi l’animo dell’audiofilo si spinge rapidamente a testare il convertitore digitale/analogico, utilizzando l’uscita numerica del nostro lettore di riferimento. Ed è qui che l’N-50 può fare la differenza sui concorrenti (in verità assai pochi e più costosi), perché la resa musicale migliora nettamente e si porta su livelli degni di una categoria superiore, sfruttando il più piccolo dettaglio musicale e garantendo tanti momenti di buon ascolto, quei mo- menti in cui il tempo passa e non ce ne accorgiamo, assorbiti dalla musica e non dall’apparecchio. Anche per questo, dopo aver attivato il Pure Audio, tentiamo vanamente di cogliere le differenze con il circuito Hi-bit32 inserito. Non ce ne vogliano gli ingegneri giapponesi che sicuramente avranno passato mesi ad affinare questo circuito, vorrà dire che non abbiamo l’udito abbastanza acuto. A noi basta dire che questo N-50 è un ottimo apparecchio e il suo rapporto qualità/prezzo è tra i migliori, ottimo per l’ascolto di musica liquida e altrettanto valido con i CD. Se poi non siete interessati alla sezione convertitore potete puntare sull’N-30, che costa 200 euro in meno e mantiene quindi la bontà del rapporto prezzo/ prestazioni. Entrambi sono l’aperitivo alla nuova linea stereo di Pioneer, con amplificatori e lettori CD/SACD che vedremo all’IFA 2012. GAME & MOVIE / Con una mossa abbastanza a sorpresa, la casa di Mario sforna un 3DS meno portatile e leggermente rivisto Nintendo ingrassa la console portatile: ecco il 3DS XL Il nuovo modello della gamma 3DS avrà due schermi più grandi, un peso maggiore e sarà in vendita dal 28 luglio al prezzo consigliato di 199 euro di V. Barassi A nemmeno un anno mezzo di distanza dall’arrivo di Nintendo 3DS, la nota azienda giapponese ha deciso di annunciare un nuovo modello che andrà a posizionarsi al fianco del “vecchio”. Nintendo 3DS XL punta a conquistare tutti coloro “seccati” dalle mini dimensioni dei display del 3DS originale, offrendo uno schermo superiore da 4.88 pollici 3D e uno inferiore da 4.18 pollici. Nel complesso, 3DS XL raggiunge le misure di 156 x 93 x 22 mm, con un peso che si ferma a 336 grammi. Non aspettatevi troppo però dalla console; l’hardware è il medesimo e i display hanno risoluzioni che si fermano - rispettivamente - ai non impressionanti dati di 240 x 800 e 240 x 320 pixel. Sono stati ridisegnati i tasti posti al di sotto del display inferiore, ma non è stato implementato il tanto desiderato circle-Pad aggiuntivo. La batteria della nuova console è forse l’unico vero passo avanti: Nintendo assicura un’autonomia di 3.5-6.5 ore in modalità 3D, che può arrivare fino a 10 ore nel momento in cui andremo a giocare con giochi DS. Nintendo 3DS XL, che in Giappone assumerà la denominazione di 3DS LL, arriverà in Italia a partire dal 28 luglio nelle colorazioni rosso, blu e argento. Il prezzo - non ancora annunciato in via ufficiale - sarà, molto probabilmente, di 199 euro. Nella confezione di vendita troverete una scheda SD da 4 GB ma non un caricabatterie; quello sarà necessario acquistarlo a parte (sarà lo stesso del DSi XL o 3DS). Strana scelta. A sinistra il Nintendo 3DS e, a destra, la sua evoluzione extralarge. n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it TEST / Asus realizza un Ultrabook su piattaforma Ivy Bridge potente, sottile e superleggero, tutte qualità che però si pagano p.29 In prova Asus Zenbook Prime, l’Ultrabook Full HD Abbiamo testato Zenbook Prime UX31A di Asus, con CPU Ivy Bridge e display 13 pollici IPS Full HD, un Ultrabook molto raffinato ed elegante di M. Dalli D opo tanta attesa e qualche ritardo, ecco i primi prodotti con i nuovi processori Ivy Bridge di Intel. Ancora meglio, ecco uno dei primi Ultrabook con le nuove CPU a 22 nanometri, lo Zenbook Prime di Asus, nome in codice UX31A. Questo ultraportatile ha dalla sua una serie di caratteristiche molto interessanti: oltre ai già citati processori, qui un Core i7-7517U, il Prime sfoggia un display LCD IPS da 13,3 pollici con risoluzione Full HD (1920x1080 pixel), ovvero 165 ppi di risoluzione. Non mancano poi il classico disco allo stato solido, qui nel taglio da 256 GB, una tastiera retroilluminata e un design a goccia molto elegante, anche se per certi versi ricorda molto da vicino quello del MacBook Air di Apple. Notevoli anche le finiture, realizzate in metallo. Andiamo quindi a scoprire più nel dettaglio questo nuovo Ultrabook firmato Asus. Ottime finiture, design a goccia e chassis in metallo Lo Zenbook Prime di Asus si presenta con un design a goccia, più spesso nella parte posteriore e più sottile in quella frontale. Sul lato sinistro si trovano la prima porta USB 3.0, l’uscita per le cuffie e lo slot per le card SD. A destra, invece, trovano posto la seconda porta USB 3.0, la presa per l’alimentazione e le due uscite video, una micro HDMI e una VGA (quest’ultima tramite adattatore fornito nella confezione). Manca l’Ethernet, anche questo fornito con un adattatore USB di serie. Su entrambi i lati, nella parte inferiore della scocca, sono inoltre presenti due piccole fessure per il sistema audio, curato da Bang & Olufsen. All’interno dell’Ultrabook, invece, spicca il display da 13 pollici con risoluzione Full HD e rivestimento opaco, utile per lavorare in condizioni di forte luce ambientale senza fastidiosi riflessi. Sopra lo schermo c’è una webcam HD, mentre la tastiera prevede una retroilluminazione a LED, per agevolare la scrittura al buio. Sotto la tastiera è infine presente un trackpad di dimensioni generose, senza tasti fisici dedicati (l’intero trackpad è cliccabile). Tutto questo è racchiuso in uno chassis in metallo, sottile da 3 mm (nella parte frontale) a 18 mm nella parte posteriore, con un peso contenuto in 1,3 kg. Dieci viti Torx fissano la base alla scocca, rendendo così difficoltosa l’operazione di sostituzione del disco (la RAM è invece saldata direttamente sulla scheda madre e non è espandibile). Lo schermo si fa notare e la potenza non manca di certo La prima cosa che colpisce dello Zenbook Prime è lo schermo: prima di tutto quando si apre il portatile, dove a stupire è sia la robustezza della cerniera che il bilanciamento dei pesi, che consentono di aprire l’Ultrabook con una mano sola; poi, una volta acceso, il display vero e proprio. Quest’ultimo ha, infatti, una risoluzione di 1.920x1.080 pixel, spalmati su una diagonale di 13,3 pollici; non è uno schermo Retina, in quanto la risoluzione si ferma a 165 ppi, ma a distanza di visione standard (circa 50 cm dallo schermo) è praticamente impossibile distinguere i vari pixel. Il testo risulta così molto nitido e i colori fedeli, grazie al pannello LCD IPS che garantisce anche buoni angoli di visione; i maniaci della privacy sono avvisati. Il rivestimento dello schermo è antiriflesso, per poter garantire una visione ottimale anche in presenza di forti sorgenti luminose, come per esempio all’aria aperta. Questo schermo non è però tutte rose e fiori, in quanto l’ele- ASUS Zenbook Prime UX31A - 1.499 EURO Quality Longevity 9 8 Design 8 vata densità di pixel non sempre viene gestita correttamente da Windows: in alcuni (pochi, fortunatamente) casi, infatti, le applicazioni risultano troppo piccole per essere perfettamente intelligibili; aumentando il DPI la situazione migliora, ma a quel punto sono i caratteri del sistema ad essere sproporzionati. Restando in tema di interfacce con l’utente, un altro aspetto che ci ha positivamente colpito di questo Zenbook Prime è l’insieme di tastiera e trackpad. La prima offre infatti un’impressione di solidità e buona corsa dei tasti, soprattutto considerato il ridotto spessore del portatile; c’è anche la retroilluminazione, ideale Simplicity D-Factor 10 8 Value 7 per chi lavora al buio o in ambienti scarsamente illuminati. Il trackpad, invece, mette a disposizione dell’utente un’ampia superficie tattile, senza tasti fisici; il click sinistro e quello destro sono ricavati nella parte inferiore del trackpad e, come avviene anche su altri modelli (tra cui i MacBook di Apple), vengono effettuati premendo sull’intera superficie del trackpad. Sono supportate inoltre le gesture multitouch, che offrono la possibilità di scorrere verso l’alto o verso il basso con il movimento di due dita, oppure andare avanti e indietro tra le pagine, ruotare e zoomare immagini, mostrare il desktop e via dicendo. Una nota segue a pag. 30 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.30 TEST ASUS Zenbook Prime UX31A segue da pag. 29 nota, infine, sulla durata della batteria, un modello da 50 Wh. Asus propone una serie di ottimizzazioni che consentono di ridurre i consumi e, di conseguenza, risparmiare un po’ di batteria quando si è lontani dalla corrente. Alcuni di questi accorgimenti, per esempio, consistono nel disattivare il tema Aero di Windows, per ridurre il consumo Il test di velocità della SSD ha dato risultati leggermente diversi se si effettua il benchmark della scheda grafica, opsulla partizione di sistema C (foto a sinistra) o su quella dati D (foto a destra), nel nostro pure limitare il processore caso vuoto. La seconda va intesa come massimo possibile per questo disco, mentre il al 60% del suo potenziale, valore riportato sul disco di sistema è più vicino a quanto si avrà nel mondo reale. per evitare che consumi o si scaldi troppo. Per i nostri test, però, abbiamo disabilitato queste positiva anche per l’audio ICEpower, solido SanDisk U100 da 256 GB con impostazioni, cercando di spremere il realizzato in collaborazione con Bang interfaccia SATA III da 6 Gb/s. Questa più possibile la macchina. In queste & Olufsen. Nonostante il ridotto spesconfigurazione ci ha permesso di condizioni, utilizzando al massimo la sore dell’Ultrabook, Asus è riuscita a convertire un filmato da 2:24 minuti CPU e lasciando il monitor a luminoincorporare un sistema audio in gragirato a 1080p per YouTube, alla stessità quasi piena (intorno all’80%), la do di offrire una discreta pressione sa risoluzione, in appena 18 secondi, batteria è durata 2 ore e 5 minuti, un sonora e una buona qualità finale, grazie al processore e alla memoria valore al di sotto del quale sarà quindi sfruttando due piccole fenditure nella allo stato solido. Quest’ultima è infatdifficile scendere nel quotidiano. Nel scocca, rivolte verso il piano di appogti in grado di raggiungere velocità di test di lettura, invece, lasciando il gio. Questa soluzione funziona molto scrittura e lettura molto interessanti, monitor all’85% della luminosità bene fintanto che il portatile è appogcon picchi rispettivamente di 350 e e il Wi-Fi acceso, abbiamo sfogiato su una superficie solida, meno 450 MB/s. La memoria allo stato sorato di poco il tetto delle 6 ore, se lo si tiene in grembo o appoggiato lido consente inoltre tempi di avvio un valore non troppo distante a una superficie fonoassorbente. Non molto rapidi, come da richieste Intel: dalle 7 ore dichiarate dal proè certo un sistema che ci sentiremmo da freddo lo Zenbook Prime è in graduttore. di consigliare a un audiofilo, ma per do di accendersi in poco meno di 20 un utilizzo in movimento il risultato è secondi, a cui si devono aggiungere più che soddisfacente. Venendo invealtri 10 secondi circa perché il sisteUn PC bello e potente ce alle prestazioni pure, il modello in ma sia completamente operativo e dal prezzo poco prova montava un processore Core collegato alla rete; dallo standby, invepopolare i7-3517U, un dual core da 1,90 GHz, ce, il sistema ritorna completamente Lo Zenbook Prime di Asus è con scheda grafica integrata Intel HD operativo (compresa la connessione sicuramente uno degli Ultrabook 4000, 4 GB di RAM e disco allo stato alla rete Wi-Fi) in circa 6 secondi. Una più interessanti di questo momen- to. Oltre al processore Ivy Bridge, offre due porte USB 3.0 e uno schermo ad alta risoluzione che farà felici i più attenti alla qualità d’immagine. Design e materiali sono ugualmente molto curati, anche se in certi casi la somiglianza con il MacBook Air diventa quasi imbarazzante. Il prezzo rimane sempre uno dei più grossi problemi degli Ultrabook: 1.500 euro non sono certamente pochi, specie di questi tempi e in rapporto all’agguerrito concorrente Apple. In questo caso, va però detto, Asus ha dalla sua un display certamente migliore, che candida questo Ultrabook come soluzione ideale sia per chi è più propenso all’uso Office, sia per chi ha a che fare con foto e video a livello amatoriale o prosumer. Un piccolo “ufficio portatile” che non farà troppo rimpiangere il vecchio portatile e, in alcuni casi, anche il vecchio PC fisso. La notizia prosegue su DDAY.it... digital imaging game & movie mobile Samsung lancia la nuova EX2F, fotocamera con corpo robusto, schermo OLED orientabile e sensore CMOD da 1/1.7” CMOS da 12.4 Megapixel accompagnato ad un obiettivo luminosissimo F1.4 da 24mm (zoom 3.3x). Rispetto al modello precedente EX1, questa EX2F è più leggera e riprende a 1080p, oltre a offrire anche la connettività Wi-Fi per mandare le foto via mail o nel cloud SugarSync di Samsung. Non è ancora noto il prezzo, ma stiamo parlando di una fotocamera di fascia alta che non potrà costare meno di 300 / 400 euro. Sarà disponibile presumibilmente da settembre. Sony Computer Entertainment ha comprato Gaikai, una delle due grandi start up di cloud gaming, per la modica cifra di 380 milioni di dollari. Una scommessa per Sony, che punta ad attivare un nuovo servizio cloud per giocare, dando vita così ad un ecosistema ancora più completo. Gaikai non è costata tanto, soprattutto se pensiamo al miliardo di dollari che ha speso Facebook per Instagram, ma va ricordato che è una azienda agli inizi, che per ora ha mostrato solo qualche applicazione beta e senza una base di utenti affermati. Il cloud gaming è senza dubbio il futuro: i giochi vengono renderizzati su server remoti e inviati in streaming ai vari dispositivi. Come sarà l’auto del futuro? Senza pensare a macchine volanti o altre “diavolerie”, Ford si è concentrata sui servizi che renderanno più piacevole il tempo trascorso in macchina, ottimizzando il percorso e personalizzando le caratteristiche dell’auto in base alle preferenze del guidatore. Tutto questo sarà presto possibile grazie al cloud, che ci terrà sempre aggiornati e fornirà dati in tempo reale. Per farlo, Ford ha scelto la Nokia Location Platform, che comprende contenuti di localizzazione, disponibili su scala mondiale (come le mappe di NAVTEQ), oltre a servizi cloud e ad API dedicate. Samsung EX2F: sensore gigante e Wi-Fi integrato Sony compra Gaikai Ford e Nokia insieme per l’auto “connessa” game & movie Blu-ray e DVD? Per molti non c’è differenza C’è chi si infiamma per un po’ di banding o per l’uniformità un po’ scarsa, e chi invece non riesce a cogliere la differenza tra definizione standard e alta definizione. è il risultato di un’inchiesta commissionata da una società di coupon in Inghilterra che coinvolge un campione di 1400 consumatori: secondo i risultati l’81% delle persone non possiede un blu-ray, né un film né un lettore. Ma il dato più sconcertante è che il 39% delle persone che dichiara di aver visto un bluray ritiene che non ci siano differenze tra un blu-ray e un DVD: si vedono uguali. Tutto quello che ti serve per il prossimo viaggio Accessori Travelline Pensati per soddisfare ogni necessità mentre sei on-the-go www.gebl.net n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it TEST / Abbiamo testato il router AirStation 1750 di Buffalo insieme al bridge AirStation 1300, entrambi certificati con il nuovo standard “ac” p.32 AirStation 1750, in prova il Wi-Fi 802.11ac di Buffalo Sono di Buffalo due dei primissimi prodotti con Gigabit wireless 802.11ac. Ecco come si comporta questo nuovo standard Wi-Fi: è davvero “Gigabit”? di M. Dalli I l futuro del wireless passa per standard sempre più veloci e in grado di garantire maggiore copertura. Questo in prova è uno dei primissimi router con la nuova tecnologia Wi-Fi 802.11ac, in grado di offrire, sulla carta, fino a 450 Mbps sulla banda dei 2.4 GHz e fino a 1.300 Mbps sulla banda dei 5 GHz: stiamo parlando del Buffalo AirStation 1750 (WZR-D1800H-EU), disponibile nei negozi da fine giugno a 200 euro. Dal momento però che non esistono ancora prodotti in grado di collegarsi alle nuove reti “ac”, Buffalo ci ha fornito anche un secondo apparato, la AirStation 1300 (WLI-H4-D1300-EU), un bridge in grado di collegare alla rete wireless fino a 4 dispositivi cablati (tramite 4 porte Gigabit Ethernet); anche quest’ultimo sarà disponibile da fine giugno a un prezzo di 180 euro. Entrambi i prodotti sono basati sul chip Wi-Fi di quinta generazione firmato Broadcom, con promesse di velocità “Gigabit”. 802.11ac: il Gigabit wireless Il Wi-Fi 802.11ac viene pubblicizzato ovunque come “Gigabit wireless” perché, a livello teorico, consente di raggiungere velocità di oltre 1 Gbps (ovvero 1000 Mbit/s), con possibilità di aumentare questo valore, nel corso degli anni, fino a un massimo teorico di ben 7 Gbps. Anche la copertura promette di essere migliorata con l’802.11ac rispetto alle precedenti versioni; inoltre, dal momento che questo standard sfrutta i canali radio sulla banda dei 5 GHz, dovrebbe trovarsi bene anche nei sovraffollati ambienti cittadini, dove la banda dei 2.4 GHz è ormai quasi satura. Con queste premesse verrebbe naturale pensare all’802.11ac come a un degno sostituto del cavo, che ha ormai trovato la “pace dei sensi” con il Gigabit Ethernet. Ma è davvero così? Può questo nuovo standard senza fili surclassare il vecchio cavo in rame? Due USB per condividere dischi fissi e stampanti in rete La AirStation 1750 si presenta come un blocco grigio scuro molto sobrio, rivestito da uno strato “soft” gradevole al tatto. Il router (così come il bridge) può essere installato sia in posizione verticale che orizzontale, a seconda delle necessità, sfruttando due piedini mobili, oppure a muro (le viti sono in dotazione). Sulla parte frontale si trovano il logo Buffalo, che si illumina con colori diversi a seconda dello stato del dispositivo (rosso in fase di accessione o errori, bianco quando tutto è regolare), oltre a tre piccole icone che segnalano lo stato della connessione a Inter- I pannelli posteriori delle due unità Buffalo, il bridge AirStation 1300 (in alto) e il router AirStation 1750 (sotto). Buffalo AirStation 1750 - 199 EURO Quality Longevity 8 10 Design 8 net, del Wi-Fi e della funzionalità di router. Sulla AirStation 1300, invece, sono presenti solo due icone, oltre al logo Buffalo, per segnalare la connessione alla base station e lo stato della rete a 5 GHz (se attiva o meno). Per entrambi, inoltre, è presente sul frontale anche un piccolo bottone AOSS, che consente il collegamento facilitato dei dispositivi al router. Nella parte posteriore, invece, si trovano le 4 porte Gigabit Ethernet, a cui si aggiunge (per il router) una quinta porta per il collegamento a un modem ADSL esterno (o fibra). Da apprezzare la presenza, a fianco dello spinotto di alimentazione, del pulsante che consente di accendere o spegnere il router, funzione questa che torna utile nel caso si volesse spegnere l’apparecchio senza però staccare ogni volta la spina. Sul router, inoltre, sono presenti anche due porte USB, che possono essere usate per condividere in rete sia dischi rigidi esterni o chiavette USB, che stampanti. Nella parte inferiore del router, infine, è presente anche una piccola targhetta con i dati di fabbrica riepilogativi del router, come la password per accedere al pannello di amministrazione e la Simplicity D-Factor 7 9 Value 8 chiave di accesso delle reti Wi-Fi. I parametri utilizzati per la nostra prova di velocità Abbiamo testato il router, assieme al bridge, in un ambiente domestico reale, prendendo le misurazioni in tre punti diversi: a circa 1 metro dal router, a circa 10 metri e a circa 20 metri (in linea d’aria) al secondo piano, sfruttando una parete per il “rimbalzo” del segnale; i due piani non sono separati completamente, ma c’è luce tra l’uno e l’altro. Il primo test è poco significativo, ma utile a misurare il limite massimo di velocità; il secondo è invece una situazione più realistica, con il router in una stanza e il PC (collegato al bridge, nel nostro caso) in un’altra, senza che ci sia visibilità tra i due; il terzo test, infine, serve per misurare le prestazioni del router in condizioni di scarsa copertura. Le prove sono state effettuate con un portatile dotato di disco SSD, scheda di rete Gigabit e Wi-Fi n a 300 Mbit/s (due antenne). In ogni punto è stata misurata la velocità raggiunta tramite l’adattatore AirStation 1300 e la scheda Wi-Fi integrata nel portatile; in entrambi i casi è stata utilizzata la banda dei 5 GHz. Per misurare la segue a pag. 33 n. 51 / 9 luglio 2012 estratto da www.dday.it p.33 TEST Buffalo AirStation 1750 italiana dei menù di configurazione (chissà cosa sarà il “Ferramenta maniera interruttore status”?). segue da pag. 32 velocità abbiamo eseguito tre prove distinte ispirate alla realtà: in un primo caso abbiamo trasferito un file di grosse dimensioni da un NAS al portatile tramite protocollo SMB; la velocità è stata misurata su un blocco di 500 MB. Abbiamo inoltre misurato, in ognuno dei tre punti, il ping tra il portatile e il NAS. In un secondo test abbiamo invece cercato di saturare la banda trasferendo simultaneamente 4 file da 500 MB l’uno dal NAS al portatile tramite FTP. Il terzo e ultimo test prevede invece la riproduzione di file video su un lettore multimediale, che accede al NAS tramite protocollo SMB. Per misurare la differenza tra la soluzione cablata e quella wireless, tutte le misure sono state effettuate anche collegando il portatile direttamente al router, con cavo di rete CAT.5e. Lo standard “ac” va forte ma il cavo è ancora lontano Dai nostri test emerge come questo nuovo Buffalo AirStation 1750, e in particolare il Wi-Fi 802.11ac, siano un’evoluzione piuttosto significativa dei precedenti standard, sia in termini di velocità che di copertura. A distanze medie, infatti, è possibile raggiungere velocità di trasferimento di quasi 250 Mbit/s, un valore decisamente importante. Nelle migliori condizioni possibili, inoltre, è possibile raggiungere addirittura i 400 Mbit/s; non è Ottimale con l’HD L’interfaccia grafica del pannello di amministrazione è scarna ed essenziale. C’è tutto quello che serve per configurare il router, come la condivisione di un disco USB, sia tramite SMB che DLNA, o il download da Torrent. Interessante, infine, la possibilità di creare una rete VPN per consentire il collegamento alla rete domestica anche quando si è fuori casa. certo “gigabit”, come pubblicizzato dai produttori, ma è un risultato di tutto rispetto se si considera che siamo di fronte a una connessione senza fili. Buono anche il ping, che migliora rispetto al 802.11n, risultato questo che farà felici i videogamer più incalliti. Risultati misti, invece, per il test di riproduzione di file video su lettore multimediale: in presenza di video a bitrate medio-alto (10-20 Mbit/s), il nuovo 802.11ac si è comportato egregiamente; dove ha mostrato qualche segno di cedi- 802.11ac mento, invece, è stato in presenza di video ad alto bitrate (30-40 Mbit/s), la cui riproduzione è risultata essere troppo a scatti su questo protocollo. Considerato però che questo genere di file non è molto frequente, questo sarà un problema che riguarderà soltanto una piccola fetta dei potenziali acquirenti. Per quanto riguarda invece la stabilità, durante l’uso il router ha richiesto un paio di riavvii; niente di preoccupante, soprattutto se si considera che abbiamo modificato le configurazioni più di quanto qualsiasi utente possa mai fare, ma è un segnale poco incoraggiante per gli acquirenti della prima ora. Vista la versione ancora “1.0” del firmware (quello provato è uno dei primissimi esemplari di produzione e non sono ancora presenti aggiornamenti firmware), siamo fiduciosi che Buffalo possa migliorare la stabilità nelle prossime versioni, così come si possa migliorare la pessima traduzione E veniamo quindi alla domanda originale: può l’802.11ac sostituire il cavo? La risposta è: dipende. In molti casi, probabilmente, questa soluzione senza fili di Buffalo risulta essere più che sufficiente per qualsiasi utilizzo quotidiano: trasferire file a oltre 200 Mbps e riprodurre video in HD senza interruzioni consentono all’802.11ac di sostituire senza timore un cavo da 100 Mbit/s. Chi invece ricerca ancora la massima velocità possibile e ha perciò bisogno di un “vero” collegamento Gigabit per trasferire file di grosse dimensioni, farà meglio a restare ancora attaccato al buon vecchio rame. Oppure aspettare le prossime evoluzioni del neonato standard 802.11ac; perché se queste sono le premesse, il futuro appare decisamente roseo. Cavo Cat.5e 802.11n Distanza SMB (MB/s) FTP (MB/s) Ping (ms) SMB (MB/s) FTP (MB/s) Ping (ms) SMB (MB/s) FTP (MB/s) Ping (ms) 1 METRO 14,2 - 14,7 46,3 - 50,0 1,561 10,9 - 12,6 27,3 - 28,8 2,303 50,7 - 52,0 10 METRI 11,8 - 13,8 30,5 - 38,4 1,692 9,3 - 11,4 10,5 - 12,3 3,028 20 METRI 7,4 - 9,2 15,0 - 17,0 1,692 3,3 - 4,7 2,1 - 2,6 4,523 I valori doppi qui sopra riportati raffigurano, rispettivamente, la media e il massimo di ogni rilevazione. 100 - 109 0,380 Qui sopra i dati rilevati con il PC collegato via cavo al router Buffalo AirStation 1750.