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Università degli Studi di Catania Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura Corso di Laurea in Ingegneria Civile e Ambientale Corso di TOPOGRAFIA E CARTOGRAFIA A.A. 20015/2016 Prof. Ing. Giuseppe Mussumeci modulo di STRUMENTAZIONE TOPOGRAFICA Parte 1 Grandezze oggetto di misura in topografia A Angoli S B Distanze A D B B Dislivelli A AB Angoli Angolo Azimutale () Dato uno strumento in stazione sul punto S e due punti sul terreno A e B, l’angolo azimutale è l’angolo diedro che si forma tra i due piani che contengono l’asse VA (verticale passante per A) e passanti uno per A e l’altro per B. VA A B S Angoli B Angolo zenitale () Dato uno strumento in stazione sul punto S e un punto B, l’angolo zenitale è l’angolo che si determina tra l’asse verticale VA passante per S e l’asse che congiunge il centro strumentale A con il punto B, misurato in senso orario a partire dalla verticale. VA A S Distanze Distanza reale Dati due superficie reale è la linea retta punti A e B sulla terrestre, la distanza distanza misurata in tra i due punti. verticale A d* B B’ A’ d Distanza topografica Dati due punti A e B sulla superficie terrestre, la distanza topografica è la distanza tra i corrispondenti punti A’ e B’ sulla superficie di riferimento. Sfera Locale d* = distanza reale d = distanza topografica Distanze La distanza topografica d assume una forma differente in funzione della superficie di riferimento adottata: verticale B d* A B’ A’ d Ellissoide d = arco di geodetica (*) congiungente A’ con B’ Sfera Locale d* = distanza reale d = distanza topografica Sfera locale d = arco di circonferenza congiungente A’ con B’ Piano topografico d = segmento congiungente A’ con B’ A A’ (*) Arco di geodetica = arco più breve che congiunge due punti sulla superficie dell’ellissoide d* B d B’ Piano Topografico d* = distanza reale d = distanza topografica Dislivelli Dislivello: differenza tra le quote di due punti A e B AB = QB – QA verticale A A’ B B’ Geoide QA = AA’ QB = BB’ Deve essere considerato non solo in valore assoluto, ma anche con il segno. Un dislivello risulta positivo quando la quota del secondo punto è superiore rispetto a quella del primo; viceversa, il dislivello risulta negativo. Segue che: BA = QA – QB BA = – AB In topografia non si eseguono misure di quota “assoluta” (Q A o QB): esse sono oggetto della geodesia. Si rilevano sempre differenze di quote (dislivelli). Dislivelli Nota la quota assoluta QA di un punto A, è possibile ricavare la quota assoluta Q B di un altro punto B, misurando il dislivello AB QB = QA + AB La superficie di riferimento per la misura delle quote Q è il geoide, oppure, se si opera in campo topografico (max 100m !), il piano topografico. A B A’ B’ Geoide QB = BB’ QA = AA’ D < 100m verticale A Operando nel campo topografico le due verticali VA e VB, rispettivamente ai punti A e B, si potranno ritenere parallele, oltre che normali alla superficie di riferimento (piano) Pendenza: p AB AB AB A’ B B’ Piano Topografico QA = AA’ QB = BB’ Materializzazione dei punti Le definizioni introdotte fanno riferimento a “punti astratti” indicati con lettere maiuscole: A, B, C… Nella pratica operativa, è necessario che tali punti “astratti” siano chiaramente ed inequivocabilmente materializzati. Si distinguono due tipologie di punti: P punti di stazione, ovvero dove si dispone e si mette in stazione lo strumento; punti collimati, ovvero quelli verso cui si effettuano le letture con lo strumento. Per la “materializzazione” si impiegano: cilindretti metallici cementati con una piccola gettata di calcestruzzo, borchie cementate in appositi pilastrini in cemento armato, oppure, più semplicemente, picchetti infissi nel terreno. Altre volte si impiegano punti “non materiali” ma facilmente individuabili (ad esempio l’intersezione tra due assi stradali) che vengono segnati sul terreno con appositi smalti colorati indelebili. Il treppiede E’ costituito da una piastra di appoggio sulla quale sono incernierate tre gambe “allungabili” telescopicamente. Ciascuna gamba è costituita da due elementi lineari che possono scorrere uno all’interno dell’altro; una apposita vite blocca lo scorrimento nella posizione desiderata. La gamba termina con un puntale metallico realizzato in modo da favorirne l'infissione nel terreno. Il treppiede La piastra di appoggio ha la forma di un triangolo equilatero con gli angoli smussati; al centro è presente un foro circolare attraverso il quale passa un “vitone” con cui si blocca lo strumento. Il vitone è inserito, ed è libero di scorrere, all’interno di un collare metallico, a sua volta incernierato in un punto al di sotto della piastra di appoggio. Mediante la combinazione dei due movimenti (rotazione del collare e traslazione del vitone lungo il collare stesso), il vitone può assumere una qualsiasi posizione all’interno del foro circolare della piastra di appoggio. Il cannocchiale topografico L3=lente oculare reticolo lente divergente lente convergente = var. = cost. (circa 20 cm) Asse ottico: retta che congiunge i centri delle lenti. Asse di collimazione: retta che congiunge i centri del reticolo e della lente convergente. 2 1 Adattamento alla vista La lente oculare viene traslata fino a quando l'immagine del reticolo appare nitida. Adattamento alla distanza La lente divergente viene traslata fino a quando l'immagine si forma sul piano del reticolo, preventivamente messo a fuoco. Le livelle Il dispositivo utilizzato nelle operazioni di messa in stazione degli strumenti topografici tradizionali è la livella. La livella permette di rendere orizzontali assi o piani. Si tratta di condizioni che è necessario imporre su alcuni elementi geometrici costitutivi degli strumenti affinché si possa operare correttamente. Le livelle, prodotte con grande varietà di caratteristiche costruttive e di precisione, possono essere suddivise in due grandi categorie: Livelle toriche Livelle sferiche La livella torica È costituita da una fiala cilindrica di vetro contenente un liquido molto mobile (alcool, etere, …) e una bolla di vapori dello stesso liquido. La fiala ha forma di superficie torica (superficie generata dalla rotazione di una circonferenza intorno ad un centro O a distanza R ( = raggio di curvatura) dal centro della circonferenza. Sulla fiala sono tracciate alcune tacche a distanza di 2mm, simmetricamente rispetto al punto centrale C dell’arco. Per la distribuzione delle pressioni sulla superficie di separazione tra la parte liquida e la parte gassosa, la forza risultante F è diretta verso l’alto lungo la direzione verticale e passa per il punto medio tra i due estremi della bolla. La tangente nel punto medio risulta ortogonale alla direzione della forza F e, dunque, è orizzontale. Tangente centrale = tangente al punto centrale C dell’arco esterno della fiala Quando la bolla è centrata rispetto punto centrale C, la tangente centrale è orizzontale C R O F tg centrale C Sensibilità della livella torica Si definisce sensibilità s l’angolo, espresso in secondi sessagesimali, che sottende un tratto di graduazione della livella. La sensibilità rappresenta l’angolo di cui si deve ruotare la livella affinché la bolla si sposti di una tacca (2 mm). Da un punto di vista dimensionale la sensibilità si esprime in [secondi/millimetri]. La sensibilità dipende esclusivamente dal raggio di curvatura R della fiala torica: aumentando R aumenta anche la sensibilità s[rad ] d 2 mm R R 2 mm s' ' 206265 R Normalmente, per livelle toriche installate su strumenti di alta precisione si adottano sensibilità variabili tra 10’’/mm e 5’’/mm, cui corrispondono i seguenti raggi di curvatura (molto elevati): s’’ = 20’’/2mm = 10’’/mm s’’ = 10’’/2mm = 5’’/mm R = 2 x 206265/10 R = 2 x 206265/5 Per R troppo grandi si otterrebbe una livella “pigra”. 40 m. 80 m. La livella torica Per l’installazione sulla base di appoggio la fiala di vetro viene inserita e bloccata all’interno di una scatoletta metallica che, a sua volta, viene collegata allo strumento mediante una cerniera ed una vite di rettifica Tangente centrale Cerniera C Vite di rettifica Base di appoggio Condizione di rettifica: a bolla centrata, la tangente centrale (che risulta orizzontale) deve essere parallela alla base d’appoggio. La base d’appoggio, che appartiene allo strumento su cui è installata la livella, deve essere, per condizione di costruzione, ortogonale all’asse primario. Rettifica della livella torica Si può verificare se la livella non è rettificata (livella “zoppa”) ruotandola di 180° da una posizione a bolla centrata. Se la bolla resta centrata, la livella è rettificata. Se con la rotazione si manifesta uno spostamento della bolla pari ad S, per rettificare si opera sulla vite di rettifica in modo da ottenere un spostamento della bolla pari a S/2 (che corregge ), mentre il resto verrà corretto mediante le viti calanti della base d’appoggio provocando un'ulteriore rotazione del piano d’appoggio pari ad e uno spostamento della bolla pari a S/2 Tangente centrale Base di ap p o g g io Livelle a graduazione si stima il centramento della bolla tra le tacche opposte. m = ± 0.15 s” Livelle a coincidenza Un sistema di prismi anteposto alla livella suddivide la bolla in quattro parti simmetriche e consente la visualizzazione di due quarti opposti, di cui va ricercata la coincidenza dei bordi. m = ± 0.08 s” Livelle elettroniche La livella sferica La livella sferica è costituita da un tronco di cilindro in vetro del diametro di circa 2 cm, chiuso inferiormente da un piano e, superiormente, da una calotta sferica, sulla quale è inciso un cerchietto ed è parzialmente riempita con un liquido molto mobile (alcool, etere, …) in modo che si formi una bolla gassosa le cui dimensioni consentano di “inscriverla” all’interno del cerchietto. Sensibilità circa 40 – 50 volte inferiore rispetto a quella di una livella torica, (generalmente compresa tra 4’ /mm e 5’/mm: errore residuo di verticalità nell’ordine di 10’). La livella sferica si dice “centrata” quando la bolla è perfettamente inscritta e concentrica al cerchietto inciso sulla calottina sferica piano tangente al centro del cerchietto inciso sulla calotta sferica orizzontale e normale ad esso verticale. Per centrare la livella sferica è comodo immaginarla costituita come da due livelle toriche ortogonali tra loro. Spesso negli strumenti è presente sia una livella sferica (sulla basetta) sia una livella torica (generalmente sull’alidada). Goniometri Gli strumenti che consentono di misurare gli angoli (azimutali e zenitali) si suddividono in: - Teodoliti (di elevata precisione) - Tacheometri (dotati di cannocchiale distanziometrico e di minore precisione) Gli elementi costitutivi dello strumento sono: Cannocchiale Alidada Basamento La basetta è l'elemento di collegamento dello strumento con la piastra di appoggio del treppiede. Basetta Treppiede . Struttura di un teodolite Si individuano: r Asse primario r: asse di rotazione dell’alidada Asse secondario m: asse di rotazione del cannocchiale Asse di collimazione c: caratteristico del cannocchiale Si hanno inoltre: Cerchio azimutale (nel basamento) m c Condizioni costruttive di un teodolite asse primario r ortogonale all’asse secondario m r asse di collimazione c ortogonale all’asse secondario m asse primario r, asse secondario m, asse di collimazione c si incontrano in un unico punto detto centro strumentale asse primario r ortogonale al cerchio azimutale e passante per il suo centro asse secondario m ortogonale al cerchio zenitale e passante per il suo centro asse primario r perpendicolare alla tangente centrale della livella torica (condizione di rettifica) c m Errori residui di costruzione e mancata rettifica Nonostante la grande qualità costruttiva degli strumenti non è possibile eliminare del tutto alcuni errori: • Asse primario r non perfettamente ortogonale all’asse secondario m • Asse di collimazione c non perfettamente ortogonale all’asse secondario m • Eccentricità dell’asse di collimazione c rispetto al centro strumentale • Eccentricità asse primario r rispetto al centro del cerchio azimutale • Eccentricità asse secondario m rispetto al centro del cerchio zenitale Misura degli angoli azimutali La regola di Bessel Consente di eliminare gli errori residui di costruzione e di rettifica dello strumento (escluso quello di non uniforme graduazione del cerchio), mediante 4 misure effettuate in particolari condizioni: 1. con strumento posizionato con cerchio zenitale a sinistra (posizione normale o C.S.) si esegue la lettura agli indici opposti del cerchio azimutale e si determina il valore medio L1; 2. si ruota l'alidada di 180° e, con cerchio zenitale a destra (posizione ruotata di 180° o C.D.) si esegue la lettura agli indici opposti del cerchio azimutale e si determina il valore medio L2 (lettura coniugata); 3. Il valore medio delle letture L1 ed L2 fornisce il valore di lettura Lc non affetto dagli errori sopra elencati. La regola di Bessel La regola di Bessel permette di eliminare TUTTI gli errori residui di rettifica tranne: errore di non uniforme graduazione del cerchio. L’influenza della non uniformità della graduazione può essere minimizzata reiterando le letture, in modo da interessare le diverse parti del cerchio, e mediando i valori rilevati. Errore residuo di verticalità. La messa in stazione si basa sulla sensibilità della livella torica, che comporta sempre un errore sulla verticalità dell’asse primario. Anche gli strumenti più moderni, dotati di autocompensatori inerziali, non eliminano il problema. Attenzione al segno! Non basta ripetere e mediare le misure; bisogna ripetere le misure rinnovando la messa in stazione! A v a A B v a b B b a>b a<b Misura degli angoli zenitali fA A 0 lS fA= lS