Pdf Opera - Penne Matte

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Pdf Opera - Penne Matte
Ai cari amici, a quelli veri. Gli amici che conosci per caso, che ti
sanno sorprendere ed accettare per ciò che sei, che non ti giudicano
mai e che con te trovano anche il tempo di lasciarsi un po’ andare..
anche se non li hai mai visti, anche se non ci sono mai. Sono quegli
amici che sai dove cercare, in fondo al cuore.
Alle famiglie, che da sempre sostengono noi, i figli. Anche se non ce
ne accorgiamo, anche se ci sembra sbagliato o inutile.. fidatevi loro
sanno cosa fare.
In fine, a chi mi ha detto che potevo farcela, chi ha da sempre creduto
in ciò che sono. Abbiamo lottato, io non ci credevo, non lo ritenevo
possibile, ma alla fine anche se crede di aver fatto poco, nel suo poco
è nato qualcosa di grande.. è solo merito suo se Kiruwah esiste.
Grazie a tutte le brave persone che mi sono state vicine, e a quelle che
verranno. Grazie di cuore.
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“Svegliati tesoro, andiamo è tardi!”
“Un attimo, ti prego mamma, ancora cinque minuti.” pensai.
Ecco, questa ero io molti anni fa… avevo circa quattordici
anni, forse quindici, vivevo ancora con i miei in regno unito,
in una piccola cittadina isolata della scozia. Sono Violet
Turner, e questo è l’inizio della vostra avventura.
Buon viaggio.
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Capitolo Zero (il principio)
Il Cielo era stranamente bianco, con qualche rigagnolo
grigio, che svaniva tra la nebbia biancastra per poi
riapparire come un enorme squarcio nero nell'immensità
del cielo.
Iniziò a piovere, quel giorno piovve molto forte. Raffiche di
gocce d'acqua impregnavano i sottili vetri delle finestre.
Era una casa antica la mia.
Tutta la casa era un ribollire di crepitii e cigolii.
Famiglie, epoche, storie diverse, si erano intrecciate sotto a
quelle travi di legno, che ornavano vistosamente il soffitto
della stanza dei miei genitori. Io ero rimasta immobile,
seduta sul cuscino di mia madre, ero poco più che una
bambina, ma qualcosa mi diceva che avrei fatto meglio a
smettere di sperare, perché per i prossimi dieci anni non
avrei rivisto più il mio carissimo amico.
Lui, Brandon, amico di famiglia da sempre.
Se ne era andato via dalla città proprio quel giorno, lo avevo
visto allontanarsi a bordo dell'auto blu notte di suo padre.
Dentro di me era scattato uno strano meccanismo, qualcosa
mi diceva che era importante la sua presenza, ma non
sapevo spiegarmelo.
So' solo con certezza che, l'ultima cosa che disse fu’.
“Guarda, sta per piovere sei arrabbiata con me?"
“No, non lo sarei mai." e le prime lacrime iniziarono a
rigarmi le dolci e morbide guance nivee.
Mi disse così perché nella mia famiglia si credeva che il mio
pianto facesse piangere pure il cielo. Questo perché ero
l'unica ad avere gli occhi stranamente azzurri che quando
piangevo si accendevano come fiamme blu.
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Simon, mio fratello, sosteneva che la mia rabbia e il mio
pianto fossero la causa di tutti quei temporali.
Chissà perché ho sempre creduto che fosse vero.
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1 Rosso Autunnale
"Un’altra per favore." chiesi svogliatamente alla cameriera
appoggiata al bancone del caffè. L'Autunno non si era fatto
aspettare, e contro ogni previsione, le foglie rosse dei
castagni, già ricoprivano le strade della città.
Ero andata un attimo in paese per cercare un libro nella
biblioteca della scuola, ma niente, poi quella grigia e morta
giornata non invogliava certo ad adoperarsi per fare
qualcosa, così decisi di fermarmi al solito caffè in centro,
dove spesso mi ritrovavo con i miei amici. Era un piccolo
locale sull'angolo, con gli infissi verniciati di verde bottiglia e
una grande finestra che dava sulla strada. Io ero seduta su
uno degli sgabelli posti davanti al grande bancone che
copriva orizzontalmente quasi tutta la parete interna.
Quel giorno c'era poca gente, molti erano tornati a lavoro
subito dopo la fine dell'estate - che nel mio paese finisce a
metà Agosto, alcune volte non inizia proprio - e i ragazzi
preferivano rimanere a casa invece che uscire all'aria aperta.
Anche se non ne avevo voglia quel giorno, solitamente
l'Autunno uscivo spesso e mi addentravo nel bosco che si
apriva a pochi passi da casa mia.
Adoravo i colori caldi e malinconici dell'autunno, l'odore di
muschio, d'erba bagnata, di funghi, la brezza fresca e umida
che ti costringe a metterti un maglione in più.
Ero rimasta con i gomiti appoggiati al bancone e le mani
facevano da sostegno al viso, la voce stridula e stizzita della
cameriera, mi fece scattare in piedi.
"Ecco la tua tazza di tè Violet, Non dovresti tornare a casa?"
chiese seccata dalla mia presenza, che era l'unica entità ad
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animare il locale triste e freddo.
"Adesso vado, grazie." risposi con un fil di voce, poi girai il
cucchiaio della tazzina per mescolare bene lo zucchero e
iniziai a bere il tè lentamente, lasciando che scorresse lungo
la mia gola, sinuoso e caldo.
Il suo tepore mi avvolgeva e rattristava.
Quel calore devastante, profondo e così confortante, mi
ricordava qualcosa, ma cosa?
Scossi il capo velocemente.
In quei giorni mi succedeva spesso, qualcosa faceva scattare
dei ricordi confusi e sbiaditi nella mia mente, eventi che non
riuscivo a decifrare.
Toccai la tazza, era bollente, le mie mani freddissime si erano
quasi bruciate.
Un dolce suono di campanellini mi fece voltare. La porta si
aprì, una folata d'aria fredda e bagnata mi raggiunse, mi fece
quasi ritrarre.
Sulla soglia della porta, quasi fosse un fantasma, apparve
Seth. Era uno dei miei migliori amici, lo conoscevo da un
decennio. Era un ragazzo alto all’incirca come me, capelli
biondo scuro anzi no biondi come il grano, alcune volte se li
tirava su con il gel. Aveva gli occhi scuri e luminosi. Anche
se di un anno più grande, sembrava quasi che avesse la mia
età. Era una persona apparentemente tranquilla e pigra, però
sapeva far ridere e le sue parole, normali e semplici,
facevano sembrare che il mondo fosse più bello. Mi faceva
sorridere sempre, il suo sorriso era incantevole.
Era un ragazzo sempre in movimento, gli piaceva fare sport,
ma non era il solito atleta senza cervello. Adorava stare
all’aria aperta, giocavamo spesso in mezzo alla strada
oppure, in primavera, andavamo su al lago a nuotare o a
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pescare assieme a mio fratello.
Stare accanto a lui mi faceva sentire stranamente protetta,
era come se sapessi che non se ne sarebbe mai andato, che
sarebbe sempre rimasto a farmi compagnia. Era una persona
onesta, anche se, assieme a mio fratello, si divertiva a
prendermi in giro. Comunque sia, prese in giro e risate a
parte, Seth sapeva essere serio e molto dolce.
"Ehi, eccoti qui! Sapevo che ti avrei trovato al solito posto di
sempre." la sua voce calda e gentile mi rallegrò.
"Certo, dove sarei dovuta essere se non qui?" chiesi.
"A casa, magari sotto le coperte mangiando schifezze mentre
guardi la tivù?” chiese sarcastico.
"No grazie, quelli sono i miei programmi per i pomeriggi dei
week and invernali."
"Ah, adesso si spiega tutto. Eri andata a scuola a cercare il
libro per finire la ricerca di biologia ma non l'hai trovato,
vero?"
"Hey, ma?! E tu che ne sai? e poi cosa c'entra?" domandai
confusa.
"Si da il caso, che quel libro l'abbia preso io, e che adesso sia
a casa mia. Vieni a fare la ricerca da me?" i suoi occhi scuri si
accesero, guizzarono sulla porta e poi su di me.
Mi sentii inghiottita dai suoi occhioni neri imploranti.
"Seth, sei un vero ..." mi trattenni e strinsi le labbra, poi
proseguii "tesoro."
Rise sarcastico e aggiunse :"Grazie del ... complimento. Dai
andiamo, sta’ per piovere." sbadigliò e si diresse verso la
porta. Pagai frettolosamente, lasciando la tazza di tè mezza
piena, e uscimmo. Appena arrivai a casa di Seth, si scatenò il
finimondo, la pioggia iniziò a scrosciare giù dal cielo come
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se fosse un’immensa cascata. Lo scoppiettio di mille
goccioline che s’infrangevano contro il tetto della casa di
Seth accompagnava il nostro studiare attento e silenzioso.
"Toglimi una curiosità, come mai tutta questa ... come dire,
apprensione nei miei confronti?" chiesi, evidenziando
l'ultimo paragrafo del capitolo che stavo studiando.
"Che cosa vuoi dire?"
"Cioè, tu che mi aiuti fare i compiti?! Non si è mai visto!"
risi.
"Forse perché domani andrai in gita e volevo stare un po'
con te prima che te ne andassi ..."
"Okay, ma con me vengono pure Caren, Tess e Peter. Perché
non passi il tuo tempo con Peter giocando a scacchi,
magari?" domandai, fuggendo dall'imbarazzo.
"Perché credo che finché starete fuori città, finché non sarai
qui, smetterà di piovere. Io adoro la pioggia, lo sai." il suo
tono lento e basso si affievolì e divenne stranamente docile.
"Almeno avrai più tempo per giocare e bighellonare in qua e
là senza che ti disturbi." commentai sorridendo.
Abbassò lo sguardo, sembrò che mi volesse dire qualcosa,
poi, rialzando gli occhi verso di me disse :"Vai Violet, finisci
la ricerca finché sei in tempo, io avverto tua madre ... vuoi
che ti porti qualcosa da mangiare? Hai fame?"
"Oh, sì. Grazie mille, portami ciò che vuoi, non fa’
differenza!" borbottai con lo sguardo perso tra i libri, mentre
con la coda dell'occhio vedevo il suo profilo allontanarsi in
direzione della cucina. La sua sagoma allungata e fine si
muoveva placidamente, un passo per volta, con falcate
regolari, dirette dalle sue gambe perfette.
Quella sera, mi misi a preparare la valigia, era una gita
importante, saremo stati fuori casa per qualche notte ma era
comunque molto eccitante.
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Eravamo diretti in una località dell’entroterra, molto umida.
Mia madre mi aveva riempito la valigia di e abiti pesanti,
aveva il terrore che mi ammalassi o che prendessi freddo.
Stavo riponendo tutto con estrema cura nella valigia,
quando un vento gelido mi trapassò.
Mi voltai repentinamente verso la porta, era come se
qualcuno l'avesse aperta, ma era chiusa. Iniziai a
preoccuparmi, ma poi mi convinsi che era solo un caso,
dopotutto la mia stanza aveva due pareti che davano
all'esterno, era sempre stata la più fredda della casa. Però
l'evento si ripeté ancora, e ancora.
Alla terza volta decisi di tenere la porta aperta, mi
tranquillizzava sentire la tivù accesa e la voce di mia madre
che stirava le camicie di papà. Ritornai al mio lavoro, finii di
sistemare la biancheria e scrissi la combinazione della valigia
su di un pezzo di carta, che poi infilai nel portafogli.
Andai in soggiorno a bere un bicchier d'acqua e augurai la
buona notte ai miei genitori, mio fratello, Simon, ci
raggiunse per augurarmi la buona notte e darmi qualche
sterlina per comperargli un souvenir.
Tornai immediatamente in camera, mi misi il pigiama e
sprofondai tra le coperte del mio immenso letto a
baldacchino.
C'era qualcosa di strano, non riuscivo ad addormentarmi,
avevo come un groppo alla gola, qualcosa sullo stomaco, un
pensiero che mi turbava, ma non sapevo spiegarmi cosa.
A un tratto mi vennero alla mente le parole di Seth di quel
pomeriggio...
"Perché credo che finché starete fuori città, finché non sarai qui,
smetterà di piovere. Io adoro la pioggia, lo sai.”
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Sembrava quasi che avesse paura di qualcosa, non nascondo
che a me piaceva la sua compagnia, ma quel giorno si era
comportato in modo diverso. Era stranamente serio, e per la
prima volta aveva reagito in modo interessato, non aveva la
stessa leggerezza di sempre.
Chissà perché.
Qualche giorno prima ...
La scuola era iniziata da qualche mese, io allora avevo circa
quindici anni. Come al solito, io, Caren e Tess, ci sedemmo
accanto, nell'ultima fila a destra, vicino alle finestre.
Caren era una ragazza brillante e anche molto timida.
Aveva dei lungi capelli biondi tendenti al rosso chiaro e gli
occhi color cioccolato, che spiccavano sul volto bianchissimo,
allungato e liscio. Alta quanto me, aveva le braccia e le
gambe sottili come quelle delle ballerine, le dita affusolate e
le mani perennemente congelate. Viveva in una piccola villa
appena fuori dal centro del paese, i suoi genitori erano
imprenditori molto conosciuti e viaggiavano spesso, però
erano anche troppo presenti nella vita dell’unica figlia. Era il
loro gioiellino e doveva essere sempre impeccabile sia a
scuola che con la famiglia e gli amici, aveva una disciplina e
una correttezza di cui nemmeno gli adulti sono capaci.
Lasciando stare la sua apparente compostezza, Caren era
una ragazza coerente e molto riflessiva. Adorava i gruppi
che suonavano musica leggera, anche un po’ di jazz, le
piaceva uscire nelle giornate primaverili, quando l'aria è
sempre fresca, ma il sole ti riscalda quel poco che ti serve per
star bene. La sua intelligenza era particolare, era dotata di
una gran memoria fotografica, era il suo vero talento, la cosa
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che la rendeva colma di informazioni e dati. Era impeccabile
e raffinata anche nel vestire, gli abiti morbidi e dai colori
tenui l’avvolgevano come se fosse una ninfa.
Tess, era l'opposto della tranquillità e della calma, le piaceva
divertirsi al limite del possibile, cinema, sala giochi,
pattinaggio su ghiaccio, corse in campagna, arrampicarsi
sugli alberi, gare di velocità in bicicletta giù dalla collina ...
Tess era il movimento, era come una scintilla, così rapida e
fulminea che ti lascia sorpresa e felice, perché sai che
tornerà. Portava i capelli scalati con un ciuffo che le copriva
parte della fronte, i capelli castani scuro spiccavano con gli
occhi color nocciola ed il viso roseo. Aveva una piccola
cicatrice sul sopracciglio destro, le dava un aspetto più
selvatico. Le piaceva sperimentare trucchi e abbinamenti di
vestiti sempre nuovi. Sempre col sorriso sulle labbra, alcune
volte prendeva troppo le cose alla leggera, però sapeva
essere anche seria quando serviva e affettuosissima. Era
considerata una tra le ragazzine più belle della città, ma a lei
non interessava la corte che le facevano gli altri ragazzi, lei
costudiva un amore segreto per il suo caro amico William.
Lo conosceva dalla nascita, in ogni foto c'è qualcosa di Will in quella del suo decimo compleanno c'è una foto di Will,
accanto alla torta, perché non poté andarci, perché si era
ammalato, ma lei voleva che nella foto ci fosse pure lui- .
Tess, anche se sembra solo giochi e divertimenti, è
veramente una grande amica, sa ascoltare e dice con tutta
sincerità ciò che pensa. Se sorride le vengono le fossette sulle
guance. La piccola dolce Tessa Glower.
Dopo aver preso posto alla nostra solita postazione di
controllo, da lì si vedeva proprio ogni angolo della classe, mi
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sporsi un poco al di là del banco, fino a toccare il cappuccio
della felpa di Peter che sedeva proprio davanti a noi
Peter era l'atipico ragazzo che invece di star tutto il giorno
sul computer o sui videogame, esce dalla mattina alla sera e
va' per boschi, alla ricerca di animali e piante. Non ricordo
l'ultima volta che è rimasto a casa per più di un’ora, forse
quando si ammalò di varicella. Era un ragazzo molto dolce e
rispettoso, anche se quando giocava con Seth e Will
sembrava tutt’altro che un ragazzino tranquillo. Ma per lui
erano come fratelli, infatti era figlio unico. I suoi capelli
erano biondi scuro, e le ciocce si sparpagliavano come saette
sul suo capo, gli occhi verdi chiaro e sempre un sorrisetto
furbo sul viso, accompagnato dall’apparecchio. Sua madre
andava spesso nei paesi più poveri del mondo per assistere i
malati. Così, molto spesso, Peter era da solo a casa, sì, solo ...
perché suo padre morì molti anni fa’. Era un dottore, morì a
causa di un’esplosione avvenuta proprio a pochi passi
dall'ospedale dove lavorava, in una zona di guerra.
La madre di Peter va spesso ad aiutare gli altri perché crede
che così, quello che faceva suo marito, riviva attraverso di
lei, però non pensa al povero figlio spesso solo a casa.
Da questo stile di vita, Peter ha imparato a essere autonomo,
a rassettare la casa, a prepararsi i pasti, a fare la spesa, a
stirare, a lavare il pavimento. Lui teneva molto al padre,
credo che Seth e William siano così importanti per lui anche
per questo, hanno qualche anno in più di lui, e in qualche
modo si sente protetto e sente che ha qualcuno accanto con
cui può confidarsi e confrontarsi, ma anche solo qualcuno
con cui parlare.
La professoressa di storia, dopo due ore di rinascimento,
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passate con disinteresse e noia, ci lasciò liberi, e uscimmo in
corridoio per la merenda.
"Hey ragazze! Avete sentito della gita?!" chiese Peter tutto
eccitato.
"Cosa?" domandò perplessa Caren.
"Che gita? " intonammo in coro io e Tess. Noi che ogni scusa
è buona per non andare a scuola.
"Calma, calma. La prof. prima ha detto che andremmo in
gita in una località a nord."
"Davvero?" domandammo stupite tutte e tre.
"Sì, l’ha detto prima quella di storia, ma voi la stavate
ascoltando?"
"No, leggevo un libro."
"No, stavo cercando di capire cosa mi avesse preparato per
colazione mia madre”.
"E tu Violet? Cosa facevi, ti truccavi?"
"No, io non la stavo a sentire punto e basta. Cosa serve
ascoltare se tanto c’è Caren che fa i compiti per tutti... "
commentai sbadigliando sonoramente.
Sospirò rumorosamente e aggiunse :"Va bene, quindi dovrò
dirvi io che partiamo la prossima settimana e che staremo lì
quattro giorni ..." la cosa non sembrava interessargli molto.
"COSA?"
"Quattro giorni?"
"Settimana prossima? credevo che la gita di quattro giorni si
facesse più in qua, verso Marzo, Aprile."
"Invece no, è proprio la prossima settimana, che ne dite?
Venite?"
"Ma Dico vuoi scherzare?! Certo che vengo!" gridammo
all'unisono.
Iniziò a ridere sonoramente.
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"Ragazze, le
mancavano!"
vostre
conversazioni
simbiotiche
mi
Così si arrivò al giorno della gita ...
Mi alzai con un’ora d'anticipo, e mia madre era già in cucina
a preparare la colazione.
"Violet, allora? Sei emozionata?"
"Certo … Mamm ... a" non riuscii a dire per intero una parola
che uno sbadiglio inaspettato, m’interruppe.
Rise silenziosamente, come faceva sempre.
Mi sedetti a tavola, fuori dalla finestra vidi il cielo, era
ancora nero e si vedevano pure le stelle. Rimasi incantata
difronte a quello spettacolare alternarsi di piccole lucine che
risplendevano sul nero manto della volta celeste.
"Eh già, ha piovuto tutta la notte, Violet? Qualcosa ti
preoccupa?"
"No mamma, tranquilla, ormai non dovremmo più credere a
quella leggenda, no?" chiesi, con lo sguardo perso nel cielo,
che ogni attimo sembrava più chiaro.
"Beh, sai, alcune volte, per quanto una cosa possa essere
impossibile o incredibile, può essere reale."
"Ma mamma, nessuna creatura è capace di far piovere a
comando."
"Ma io non sto dicendo questo, perché se tu ne fossi capace
non credo che faresti piovere così spesso, amore mio."
"Allora cosa vuoi dirmi?"
"Lascia perdere Violet, è meglio se dò la colpa di questo
nubifragio a quello delle previsioni del meteo ..." e andò in
cucina a prendere la mia tazza di latte al cioccolato.
Faceva leggermente freddo, e non riuscivo a smettere di
sbadigliare, avevo ancora molto sonno. Non so se sarei
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riuscita ad arrivare fino a scuola senza addormentarmi in
macchina. Io e mia madre facemmo colazione in silenzio,
osservando il cielo che mutava in ogni attimo, dopo
mezz'ora, era diventato azzurro chiaro e l'imponenza dei
raggi solari, di un arancione vivo, lo schiariva ancor di più.
Per me era arrivato il momento di andare a scuola.
Io e mia madre, scendemmo velocemente le scale, lei mi
aiutò a portare in macchina la valigia.
Diedi un ultimo sguardo al bosco che circondava la mia casa,
silenzioso, un mistero era celato in esso? Oppure no?
Le fronde verdi degli abeti, a contrasto con le ombre nere,
sembrava creassero un buco nero, una sorta di portale per
un altro mondo. Risi. Quelle cose succedevano solo nelle
storie che leggeva Seth, o nei miei videogames. Intanto mia
madre era salita in macchina, il rombo del motore mi fece
rinsanire, così salii velocemente sull'auto.
“Che cosa stavi combinando?” chiese, intenta a far manovra
per uscire dal piccolo spazio in cui aveva parcheggiato,
senza urtare l'auto di papà. Toccandomi il volto,
leggermente raffreddato da quella fresca mattina d’inizio
Ottobre, risposi: ”Niente, stavo guardando il bosco ... sai mi
mancherà.”
“Ma dai, andate via per pochi giorni.. e poi non credo che la
pioggia smetterà di perseguitarti.. o i boschetti inquietanti
come questo che sta attorno al paese, non credi?”
“Hai ragione.. boschetti inquietanti.. pioggia continua.. beh
qui si trovano praticamente ovunque.”
Si limitò a sogghignare, mentre un altro sbadiglio mi faceva
spalancare la bocca. Quel nostro piccolo dialogo mi fece
arrivare immediatamente a scuola. I miei compagni erano
già davanti ai cancelli dell'entrata, assieme agli inseganti,
mancavano ancora una decina di studenti. Prima di
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scendere, mia madre mi diede un bacio su una guancia e
disse :”Buon viaggio, spero che ti diverta, a presto tesoro.”
“Ciao mamma, ti voglio bene.” risposi con un sussurro.
Poi accostò l'auto al bordo del marciapiede, presi la valigia
dal bagagliaio, lo zaino, chiusi la portiera, e ripartì verso la
strada di casa. La sua giornata era appena iniziata, a casa
avrebbe svegliato prima Simon poi mio padre, dopo aver
fatto colazione, sarebbe andata a lavoro, per poi ritornare
alle sei e mezzo del pomeriggio, sfinita.
E dopo cena, prima di andar a dormire, avrebbe augurato la
buona notte a me e a mio fratello, come faceva sempre.
Mi sarebbero mancate le sue cure, pensai, ma dopo tutto
erano solo quattro giorni, quando sarei tornata a casa
sarebbe ritornato tutto normale... Quanto mi sbagliavo.
Subito dopo aver preso la valigia, Caren e Tess mi vennero
in contro, con i loro zaini stracolmi di roba.
“Ciao Violet, emozionata?”
“Sì, molto, però il sonno non lo fa’ vedere.” dissi
stiracchiandomi.
“Già, ci siamo dovuti alzare di prima mattina!” sbadigliò
Peter, annunciato dal cigolio delle ruote del suo trolley.
“Per me è stata durissima alzarmi.” si lamentò Caren,
appoggiandosi con la testa sulla mia spalla.
“Eh dai! Dormirai sull'autobus!” la confortai io,
sogghignando, dato che sapevo già come sarebbe andata a
finire, in altre parole, che i ragazzi avrebbero fatto un
baccano tale da non riuscire nemmeno a pensare. Qualche
minuto dopo arrivarono pure le professoresse. La
professoressa Lynn e la professoressa Medley, insegnavano
Storia e Biologia. Arrivati anche gli ultimi ritardatari,
caricammo le valige nella bauliera dell’autobus e salimmo
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tutti quanti. Io, Peter, Tess e Caren, riuscimmo ad
accaparrarci gli ultimi posti in fondo, dove si riusciva a stare
tutti vicini. Quando salirono tutti sul autobus, l’autista mise
in moto e partimmo, lasciandoci alle spalle le cancellate della
scuola. Io ero appoggiata al finestrino di destra, che dava sul
bosco, sulla mia spalla si era appoggiata Caren a cui non
interessava di dormire seriamente ma almeno riusciva a
riposarsi. Tess e Peter erano riusciti a portare su qualche
panino e dei dolcetti. Stavo guardando il ciglio della strada
che scorreva veloce sotto di noi, e le fronde degli alberi verdi
smeraldo si lasciavano portar via dall’aria che si spostava al
nostro passaggio, per poi ritornare alla posizione originaria.
Il mio sguardo incrociò per un attimo un sentiero tra due
pioppi dalle fronde ancora argentee. Così, nella penombra,
quasi come fosse l’apparizione di un fantasma, vidi la sua
sagoma appoggiata al tronco di uno dei due alberi, avvolto
dalla sua solita felpa grigia. Seth, circondato dal verde
brillante e l’oro dei raggi solari proiettati sul cielo appena
appena turchino, mi salutò lentamente con la mano, e col
sorriso che gli illuminava il volto. “Ciao Seth.” Sussurrai
incredula appoggiando una mano al vetro del finestrino.
Come un lampo gli passammo difronte, e svanì.
Intanto la pioggia iniziò a bagnare l’asfalto, ravvivando il
verde del bosco, che silente si tingeva d’incanto.
Come lacrime, leggere e morbide, le gocce di pioggia
bagnavano il finestrino e proiettavano le loro ombre sulle
mie mani ed il mio viso.
“Violet, qualcosa non va’?” chiese assonnata Caren.
“Credo di aver visto Seth …” risposi insicura, girandomi
verso di lei in cerca del suo sguardo.
“è praticamente impossibile, lo sai anche tu che è molto
pigro”
~ 17 ~
“Scherzi a parte, Caren lui c’era veramente era lì.” Dissi,
indicando un punto sul ciglio della strada, dietro di noi.
“Dai Violet, sarà la nostalgia a farti quest’effetto, la
stanchezza, dormi Violet, vedrai che ti sentirai meglio.” E
ritornò a sonnecchiare.
Sbuffai. “Va bene. Vorrà dire che dormirò un pochino.”
E mi appoggiai con la testa al finestrino
2 Il Silenzio del Bosco
Stranamente riuscii ad addormentarmi, dormii per un ora e
mezza. Feci un sogno stranissimo.
Ero in un castello, credo, i soffitti erano alti e le porte erano
grandissime. Le pareti erano color ebano dalle finestre si
vedeva il mare, aveva un colore bellissimo, che mai avevo
visto, un azzurro cristallino, paradisiaco. La stanza in cui mi
trovavo si affacciava su una piazza circolare, grandissima,
con i bordi ornati da degli strani simboli, delle lettere che
componevano una frase.
Ad un tratto la porta, che era alle mie spalle, si aprì e un
ombra nera iniziò ad inghiottire tutto, il cielo divenne nero,
la stanza venne invasa da un denso fumo scuro che annerì
tutto, l’acqua del mare si tramutò in sangue denso e
purpureo, la piazza iniziò a sprofondare in quelle acque
rossastre e innaturali. Sulla soglia della porta apparve un
uomo, non ne distinguevo il volto, ne vedevo solo la
sagoma, mi invitò ad andare con lui. Avanzai di qualche
passo verso l’uomo, poi mi voltai, alla mia destra vi era uno
specchio. Quando vidi la mia immagine riflessa in esso
trasalii. Il mio volto, scavato e senza vita; i miei occhi chiari,
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vuoti e inespressivi; la mia pelle, più che pallida pareva
morta; i miei capelli, lunghissimi e scuri. Indossavo un lungo
vestito da sposa, bianco. La sua purezza era disturbata dai
rigoli di sangue che mi colavano copiosi giù dagli angoli
della bocca e dagli occhi. Era l’immagine della morte, non
certo quella del mio corpo.
Mi svegliai di soprassalto, gridando. Per fortuna stavano
dormendo tutti, solo Peter mi sentì. Iniziai a toccarmi il viso,
era tutto normale, anche il mio riflesso nel finestrino era
normale, sospirai sollevata. Peter, intanto, spostò Caren al
suo posto e si mise accanto a me.
“Violet, ma che succede?” chiese, con gli occhi spalancati.
“Oh, niente Pitt, sto’ bene, ho solo fatto un brutto sogno.”
Cercai di tranquillizzarlo, anche se la prima a non essere
tranquilla ero io.
“No, non lo sei affatto. Vieni, appoggiati a me, e cerca di
clamarti. Cos’è successo? Racconta.”
Mi passai le mani sulle guance per poi appoggiarmi alla sua
spalla, e iniziai a raccontargli del sogno. Sembrò non dargli
molto peso, ma parlarne con qualcuno mi tranquillizzò.
Comunque sia, inizia a sentirmi strana, stava per succedere
qualcosa, lo sentivo, sentivo una strana elettricità nell’aria.
C’era qualcosa che mi turbinava dentro, e stava per venire
fuori, sarebbe successo molto presto.
Quel sogno era un segnale, un avvertimento per qualcosa,
forze voleva dirmi che non mi dovevo fidare, ma di chi?
Da chi mi dovevo tener lontana?
E quel ragazzo? Voleva aiutarmi, oppure no?
Non ci stavo capendo niente, alla fine mi convinsi che era
solo un sogno, che non mi dovevo preoccupare, che Seth e
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gli altri mi avrebbero aiutata, qualsiasi cosa fosse successa.
Così, mi accoccolai vicino a Peter e cercai di
riaddormentarmi, cullata dal movimento continuo e placido
dell’autobus. Poco dopo mi svegliai, il rumore incessante
delle chiacchiere dei miei compagni di classe ne furono la
ragione, ci eravamo fermati ad un area di servizio a pochi
passi dall’arrivo. L’autista scese a fare rifornimento, gli
studenti e le insegnanti scesero a sgranchirsi le gambe e per
mangiare qualcosa. Scesi pure io, ne avevo proprio bisogno
La fresca brezza mattutina mi fece riprendere contatto con
la realtà, mi svegliai definitivamente.
Mi guardai un attimo attorno, c’erano solo abeti e boschi,
non passavano nemmeno le auto, pure l’area di servizio era
vuota, c’eravamo solo noi. Quel luogo, così desolato, mi
metteva i brividi. Tess e Caren mi raggiunsero, portando dei
panini e delle brioches.
“Tieni Violet, prendine qualcuna, mia madre me ne ha
preparate così tante che ci potrei sfamare tutta la classe.”
Commentò Tess, sorridendo, allungandomi un panino al
burro d’arachidi e uno al prosciutto e formaggio.
“Grazie.” Risposi, cercando di mostrarmi il più solare
possibile, anche se in quel momento non ci riuscivo.
Restammo lì fuori finché non finimmo di mangiare, poi
risalimmo sull’autobus, anche perché fuori iniziava a fare
più freddo. Intanto le insegnanti e i nostri compagni erano
intenti a finire di mangiare o di bere il caffè.
“Certo che così, nel silenzio più totale, l’autobus sembra il
set di un film horror.”
“Caren piantala, te e i tuoi film horror, dacci un taglio per
favore.” Si lamentò Tess, leggermente impaurita.
“E dai, è solo un autobus vuoto, Tess.” La tranquillizzai.
Ad un tratto, mentre percorrevamo il corridoio tra le due file
~ 20 ~
di seggiolini, per poi arrivare ai nostro posti, mi voltai verso
il bosco. Qualcuno si stava avvicinando al paraurti
dell’autobus. Non mi piaceva affatto.
“Ragazze, presto, andate infondo e nascondetevi.” Sussurrai.
“Violet? Cosa succede?” chiese Caren, allarmata.
“Niente, niente, andate presto.” Dissi, mantenendo lo
sguardo su quella persona che si stava avvicinando. Le
ragazze andarono a nascondersi dietro agli ultimi seggiolini,
intanto riuscii a distinguere che quella che si stava
avvicinando era una donna.
Aveva i capelli di un nero corvino, la pelle bianchissima, e
gli occhi neri come la notte. Il suo corpo slanciato e formoso,
si muoveva sinuosamente tra la boscaglia, fino ad arrivare
difronte all’autobus, come se qualcosa la guidasse.
Mi accucciai il più possibile, poi la vidi entrare dallo
sportello, mi si gelò il sangue. Così mi buttai a terra e
scivolai dietro ai due sedili alla mia destra. Si stava
avvicinando, era come se stesse ispezionando ogni
seggiolino, si muoveva con imprecisione, toccando ogni
oggetto, sollevando ogni sciarpa o felpa lasciata lì per caso.
Intanto si avvicinava, lentamente e senza far rumore.
Il cuore iniziò a battermi velocemente, senza controllo, era a
pochi passi da me; Cosa stava cercando?
Cercava qualcosa in particolare, o qualcuno?
E chi era quella donna, così giovane e bella?
Tutte queste domande, questi eventi inspiegabili, erano
collegati, avevano qualcosa in comune, ma cosa?
Prima c’era stata la sera in cui preparavo le valigie, che
avvertii quel vento gelido, poi il sogno, e in fine lei.
La donna nera venuta dal bosco, silenziosa e sinuosa.
Intanto il suo passo divenne più veloce, come se si stesse
dirigendo verso ciò che stava cercando. Avevo paura a
~ 21 ~
voltarmi verso di lei, sentivo che io, in un modo o nell’atro,
c’entravo in tutto ciò, ma non sapevo spiegarmene il motivo.
I suoi ultimi tre passi risuonarono dentro di me come i
rintocchi di una campana, il ticchettio della pioggia iniziò ad
animare quell’inquietante silenzio.
Respiravo profondamente, mantenendo la calma e cercando
di rimanere immobile, prima o poi se ne sarebbe andata,
oppure si sarebbe allontanata non appena avesse visto gli
insegnanti e gli studenti.
Fu un attimo, la sentii fermarsi, non volevo voltarmi, ma lo
feci …
Lei, era accucciata su di me, mi osservava con i suoi grandi
occhi scurissimi, il pallore della sua carne era pari al mio.
Il sangue mi si gelò nelle vene in un lampo, tanto da
lasciarmi paralizzata, non riuscivo a muovermi, ero
terrorizzata e incantata dalla sua bellezza.
Mi guardò per un istante, poi si voltò di scatto e schizzò via,
fuori dal finestrino dell’autobus, balzando, prima sul sedile
difronte a me, e poi scivolando al di là del vetro. Si mosse
con precisione e grazia, la sua velocità era sorprendente.
Mi rialzai velocemente, senza staccarle gli occhi di dosso, la
vidi svanire tra gli alberi e balzare tra i cespugli e le felci.
Uscendo dal mio nascondiglio, barcollai per un istante
all’indietro, tirai un sospiro di sollievo e mi diressi al mio
posto, intanto anche gli altri studenti stavano salendo
sull’autobus.
Tess e Caren fecero capolino da dietro due sedili e mi
vennero in contro.
“Chi era? Violet, rispondi, cosa ha fatto?”
“Venite, andiamoci a sedere, adesso vi racconto.” Sussurrai
dirigendomi al mio posto, frettolosamente.
Sedendoci, vidi che si avvicinava pure Peter, appena
~ 22 ~
partimmo gli raccontai tutto.
Intanto si fece più freddo e la pioggia non accennava a
smettere. Le gambe mi tremavano ancora.
“Lei, era una donna strana, aveva i capelli e gli occhi
scurissimi, mentre la pelle era più bianca della mia. Non so
cosa stesse cercando, però …” mentre parlavo con i miei
amici dell’accaduto, sentii qualcosa di strano, era come se
avessi qualcosa nella tasca della giacca. Esitai, lo feci notare
pure a Peter e alle ragazze, la curiosità cresceva. Un lampo
improvviso ci illuminò facendoci sobbalzare.
Misi subito la mano in tasca e strinsi ciò che c’era dentro,
quando la riaprii, ne restammo sbalorditi.
Una chiave d’argento, molto pesante e apparentemente
antica, brillava nel palmo della mia mano.
“E questa? Dove l’hai presa?”
“Non lo so Peter, l’ho trovata in tasca, prima non c’era, non è
nemmeno mia.”
“E se ce l’avesse messa quella donna? Può darsi che sia sua.”
“Ma perché l’ha data a me? Cosa dovrebbe aprire questa
chiave?” chiesi confusa osservando il suo bagliore argenteo
riflettere sulla mia mano.
“Ragazzi ho paura, cosa mi sta’ succedendo? Quella donna è
uscita dal finestrino senza romperlo, ma era chiuso, vi dico!
Era chiuso!” rantolai, cercando di mantenere la calma,
mentre la chiave passava nelle mani di Caren.
“Non lo so, Violet non so cosa dire, l’ho vista pure io e non ci
sto’ capendo niente. Secondo me dovremmo solo aspettare
che succeda qual cos’altro. La chiave sarà la risposta, dove
c’è una chiave c’è un passaggio …”
“E dove c’è un passaggio, c’è un altro mondo.” Le mie
~ 23 ~
parole suonarono atone dentro di me, avevo già sentito
quella frase, credo di averla letta, ma dove?
Sprofondammo negli schienali dei sedili, Caren mi passò la
chiave, la riposi nella tasca del pantalone senza pensare a ciò
che era successo.
Qualcosa stava per accadere e questo era uno dei segnali più
evidenti, era un avvertimento, una chiamata, un messaggio.
Ma di chi? Chi voleva il nostro aiuto, per cosa?
Sempre più domande, ma sempre meno risposte.
Riuscii ad addormentarmi, esausta, volevo solo ritornare
all’inizio di quella splendida mattinata, quando ancora non
avevo domande e tutto era sempre normale.
Un motivetto assordante e stridulo mi svegliò. Rovistai ,con
ancora gli occhi chiusi, nelle tasche dei pantaloni. Finalmente
riuscii a trovare il cellulare, mi era arrivato un messaggio.
Era di Seth.
“Ciao, Violet. Spero che ti manchi la nostra città, così la prossima
volta non mi lasci solo come un cane abbandonato alle grinfie di
quello schizzato di Will. Scherzi a parte, spero che tu faccia una
bella gita (il che significa ‘mi porti qualcosa dal tuo viaggio?)
ricordati di tenere d’occhio Peter e di dar da mangiare ad Tess,
visto che non è mai sazia. Io sto bene, ma mi mancheranno le
vostre stupidaggini, in questi quattro giorni. Mi raccomando, non
cacciarti nei guai. Seth”
Quel suo messaggio mi fece ripensare a quando lo avevo
visto apparire dal bosco. Mi si strinse il cuore.
Le sue parole, un po’scherzose ma sincere, mi fecero
rasserenare. Pensai se era il caso di parlargli del sogno e
della chiave, oppure no. Il mio pensare mi portò ad un'unica
conclusione, a me serviva sentire la sua voce, la sua vita era
~ 24 ~
ancora normale, non aveva alcuna preoccupazione, nessun
mistero, nessuna chiave, nessun incubo.
Niente di anormale.
La sua immagine, nella mia mente, anche se erano passate
solo poche ore da quando c’eravamo visti, era il riflesso della
tranquillità e della vita serena. Sì, erano bastate poche ore
per stravolgere il mondo in cui vivevo, e sentivo che quello
era solo l’inizio. Strinsi gli occhi e gli riaprii con calma,
facendo un respiro profondo, volevo chiamarlo, ma non
volevo farlo preoccupare, così non gli avrei detto niente, per
ora. Ne parlai con gli altri, anche loro erano dell’idea di non
dire niente, l’avremmo messo al corrente non appena
saremmo tornati a casa, o se le cose avessero iniziato a
perdere una piega più netta, cioè, non appena si fosse
chiarito qualcosa. Scorsi velocemente con i tasti, i nomi della
rubrica, fino ad arrivare alla lettera S. Il suo nome compariva
appena prima di quello di Simon. Pigiai il tasto verde e mi
misi in attesa. Sentivo il telefono squillare, aspettai un po’,
dopo nessuna risposta. Riprovai, una seconda, una terza,
una quarta volta … niente. Non rispondeva. Stavo quasi per
rinunciare quando, due squilli appena accennati,
risuonarono nella mia tasca.
“Pronto!” risposi prontamente col fiato sospeso.
“Pronto! pronto! Violet?! Sei tu?”
“Sì, sì Seth, sono io!”
“Dimmi, cosa c’è? Perché mi hai chiamato?”
“Volevo solo … beh ecco, volevo sentire la tua voce.”
“Che cosa? Ah ah ah! Questa è bella, hai già nostalgia del tuo
persecutore preferito?” ridacchiò.
“No, è solo che volevo sapere se eri veramente tu quello nel
bosco …”
“Capisco … allora sei riuscita a vedermi …” la sua allegria
~ 25 ~
divenne serietà all’istante.
“Perché eri lì? Insomma, ti sei svegliato presto solo per
salutarci?”
“… per salutarti, vorresti dire … Beh, sì, volevo farlo a modo
mio! Adesso vado, sai io sono a scuola e l’intervallo è finito
da un pezzo, quindi mi tocca lasciarti. Ciao!”
“Ehi ma, cosa volevi dire con quel …?” niente da fare, ormai
aveva riattaccato, e non ero riuscita a capire le sue prime
parole … uffa, Seth sapeva essere incredibilmente
incomprensibile, quando gli serviva. Almeno ero riuscita a
parlargli, e tutto sembrava sereno.
“Hey, credo proprio che siamo arrivati!” gridò qualcuno
seduto su uno nei primi posti davanti. In contemporanea,
tutti si girarono verso destra, già si vedeva il particolare
paesaggio, molto più silenzioso e intoccato dall’uomo,
rispetto a quello che si vedeva attorno al nostro paese.
La nostra piccola vacanza, che solo così poteva essere
definita, era appena iniziata …
… e già avevo voglia di andarmene.
~ 26 ~
3 Incomprensibile
Avrei adorato quel dolce risveglio, se solo mi avesse fatto
arrivare al giorno del suo ritorno. Invece era partita da pochi
attimi, ed io ero in cammino, nel bel mezzo del bosco, alle sei
del mattino, col freddo appiccicoso dell’autunno.
“Bah, ci manca che si metta a piovere.” Borbottai
addentrandomi nel bosco, dove la rugiada risplendeva
ancora con freschezza sulle foglie degli alberi, sui cespugli,
sui fiori e i fili d’erba. Non ero mai stato così attento a ciò che
era intorno a me, ma quella mattina mi sentivo fresco e
rinato. Era una sensazione piacevolissima. Qualcosa mi
guidava a compiere quel gesto, mi sarei dovuto alzare
almeno un ora dopo, ma quella mattina sentivo che ne
valeva la pena. Mancavano ancora pochissimi metri, e il
viottolo in mezzo al bosco, sarebbe sbucato sulla strada,
proprio dove sarebbe passata Violet con l’autobus.
Finalmente uscii da quel verde rigoglioso e corposo, mi
accostai al tronco di un albero ed aspettai. E lei arrivò,
puntuale e rapida. In un solo attimo riuscii a scorgere il suo
visto tra quello di altri venti passeggieri, oltre quei vetri grigi
e opachi. “Ciao Violet.” La salutai, poi accennai ad un
piccolo cenno con la mano, la vidi allontanarsi, ma la sua
mano era appoggiata al finestrino, come per dire :”Sì, ciao
anche a te, ti ho visto Seth.”
La cosa che più mi importava era che mi avesse visto.
E lei, mi aveva visto!
Quel momento in cui mi misi a pensare, bastò per auto
escludermi dal resto del mondo, dopo poco realizzai che
aveva iniziato a piovere.
Così, preso dall’euforia più totale, mi tirai su il cappuccio
~ 27 ~
della felpa e partii, correndo sotto la pioggia, verso casa.
Perché mi comportavo a quel modo? Dopotutto mi ha
sempre salutato, non era niente di che, allora perché? Perché
sentivo che questa volta era diverso?
Una volta tornato a casa (6:25 del mattino) mi tolsi gli abiti
fradici e mi buttai subito sotto alla doccia. Stranamente mi
venne in mente il mio primo incontro con Violet.
A lei piaceva molto la pioggia, ma non i tuoni.
La prima volta che la vidi, era seduta ad uno dei tavoli del
caffè, in cui ci ritroviamo spesso anche ora, aveva l’aria
abbattuta. Io ero entrato con mio padre, che si era messo a
leggere il giornale, così, di soppiatto mi avvicinai a lei. Fuori
pioveva e c’erano forti tuoni, mi sembrò spaventata
“Ciao, io sono Seth. Tu chi sei? Perché piangi?”
“Non sto piangendo!” rispose sgarbata con le lacrime agli
occhi, è sempre stata una gran brontolona, ma io quella volta
ci rimasi male e mi zittii. Però, poi lei iniziò a parlare più
tranquillamente, lasciando che le lacrime le gocciolassero giù
dalle guance . “Io sono Violet Turner, ho cinque anni, e mia
madre è andata via.”
“E dov’è andata?”
“A prendere mio fratello Simon a scuola, mi ha lasciata qui
perché una sua amica lavora qui … non tornerà più a
prendermi, vero?” mugolò con le lacrime agli occhi.
“Certo, mia madre mi lascia solo spesso, ma poi ritorna
sempre. Vedrai, ritornerà. Se vuoi per ora possiamo giocare
insieme, ti va’?”
Quel pomeriggio lo passammo a giocare assieme, sua madre
tornò presto, e lei si calmò appena pronunciai la parola
giocare, così ci portò al parco.
~ 28 ~
Da quel momento diventammo inseparabili, come fratelli.
Mi ricordo che Simon, alcune volte, era addirittura molto
geloso di me e Violet, poi però diventammo amici e
iniziammo a divertirci prendendoci gioco di lei. Che bei
tempi.
Il bussare forte e ripetitivo ,di mia madre, alla porta, mi fece
sobbalzare. Uscii dalla doccia del mio bagno, passai per la
camera, mi vestii, e poi le andai ad aprire.
“Buon giorno mamma” la salutai assonnato.
“Anche a te tesoro. Presto vieni a far colazione, altrimenti
arriverai tardi anche oggi.” Già, io arrivavo quasi sempre in
ritardo, alcune volte dovevo aspettare l’inizio della seconda
ora, altre riuscivo a prendere parte alla lezione, e nei giorni
più neri, venivo spedito in presidenza. Questo non perché
mi svegliassi tardi, ma per il semplice fatto che appena
sveglio restavo per altri dieci minuti (o anche venti) nel
mondo dei sogni, con la testa per aria. Strano, vero?!
Mangiai la colazione al volo, poi scivolai fuori di casa in
fretta e furia, ero in ritardo di almeno quindici minuti, mi
avrebbero spedito in presidenza, così iniziai a correre. Casa
mia era su una delle traverse che conducevano alla strada
per il cimitero, era un bel pezzo da fare a piedi.
Nel mio correre, ebbi un po’ di fortuna, trovai una vecchia
bicicletta appoggiata al cancello di una vecchia villa vicino al
camposanto. Presi la bici e iniziai a pedalare con tutte le mie
forze. In lontananza inizia a vedere il parco, sì ci ero riuscito,
stavo arrivando in ritardo, ma almeno era una ritardo
passabile, no? Proprio a pochi passi dalla scuola, passando
davanti al edificio delle medie, mi ricordai una cosa
importantissima … avevo dimenticato la merenda a casa.
“Ma nooo! Che diamine, mai che me ne andasse una
giusta!” borbottai, farfugliando anche qualche imprecazione.
~ 29 ~
Lasciai la bicicletta al bordo del marciapiede e mi precipitai
in classe. Con il fiatone, strisciai fino al mio banco, esausto.
“Ciao eh!” brontolò William al mio fianco.
“Scusami Will, ma proprio … guarda, stamattina non ci
riesco.” Mi lamentai distrutto, appoggiando la testa sul
piano del banco. “Un'altra volta a corsa?” chiese.
“No, in bici.” risposi, chiudendo lentamente gli occhi.
“Ecco perché sei così, beh, diciamo in anticipo.” Sghignazzò.
Lo guardai, e bastò il mio sguardo truce per farlo zittire.
“Okay, ho capito. Stamattina non è giornata.”
Tirandomi su’, vidi che il professore di chimica non era
ancora entrato in classe, così chiesi scusa a William e gli
raccontai ciò che era successo quella mattina.
William era uno dei miei grandi amici. Aveva i capelli
riccioluti e di un castano scuro, quasi neri, in viso era pieno
di lentiggini, e si nascondeva sotto a strati di felpe e a spessi
occhiali da vista – rimpiazzati con le lenti a contatto – era
abbastanza alto e dal fisico slanciato. Le uniche
preoccupazioni di Will erano i suoi fumetti, i suoi
videogiochi e ovviamente il suo computer portatile da non
so quanti cosa di memoria. Era il cervello del gruppo, un
nerd fenomenale, ma non uno tutto compiti e scuola, anzi,
era quasi allergico alla scuola. Però, data la sua gran
intelligenza, andava bene in tutte le materie e,
incredibilmente, anche negli sport.
“Seth tu sei pazzo! Io non lo farei mai per Violet.”
“E per Tess…?” infierii io, guardandolo con leggera malizia.
“Basta Seth, ha ragione Violet, sei insopportabile …”
“Tanto ormai sono andate via, tutte e due.” Sospirai, con le
braccia dietro alla testa, appoggiandomi allo schienale della
sedia.
~ 30 ~
“… già …” sbuffò con lo sguardo perso.
“Che bei occhi verdi che hai ragazzo, come ti chiami?”
“Seth dacci un taglio, sei l’ultima persona da cui vorrei
essere abbordato …”
“Dai Will, stavo solo imitando Tess” ridacchiai.
“Tess non parla così, e se proprio lo vuoi sapere, perché non
prendi in giro Violet? Ah già giusto, perché a te piace Linda,
e allora perché continui ad illudere la tua grande amica?” in
quel momento la campanella suonò e William si alzò dal suo
posto in tutta fretta, lasciandomi in dietro. Mi impietrii di
fronte alle sue parole, taglienti e fredde come ghiaccio.
Sentivo l’amaro in bocca. Uscii anche io dalla classe, la
prossima lezione era nell’aula 13, letteratura inglese. Nel
corridoio intravidi Will, lui era diretto nell’aula di
informatica, ci saremmo rivisti all’ultima ora, a biologia.
Raggiunsi in fretta la classe, evitai di farmi vedere,
solitamente ero il simpaticone con l’argento vivo a dosso ma
quella mattinata era già iniziata male, e minacciava di finire
peggio. “Eccolo! Finalmente sei arrivato!” trillò Lawrence
dal suo posto. “Ci stavamo preoccupando.” Commentò
Lawrence . Lui e Kat erano dei miei cari amici, vivevano
vicino a casa mia e giocavo spesso a basket, con entrambi.
Già, Kat non era la tipica ragazza inglese, lei non avrebbe
sposato il principe ma il capitano dalla squadra di football,
era una tipa tosta. Invece Lawrence era un ragazzo
tranquillo, gli piaceva passeggiare per il paese, leggere,
giocare a carte, era normale, simpatico, non era geniale ma a
noi piaceva molto la sua naturalezza e la sua arguzia.
“Tranquilli, non scappo …” commentai alzando gli occhi al
cielo e mi sedetti tra i due. Mi guardarono leggermente
stupiti. “Sì, lo so’, ho litigato con Will, e allora …?”
“Hey, calma fratello! Seth non ti ho mai sentito parlare così!
~ 31 ~
Vacci piano, cos’è successo?!”
“Lascialo stare Kat, dagli tempo.”
“No! Io lo conosco quel tanto che basta per sapere cos’ha a
colpo d’occhio.” Ringhiò a Lawrence , che si zittì, poi si
sporse verso di me e sussurrò :”Seth, hai voglia di parlarne?”
“Sì, okay. Io e William abbiamo litigato per Linda e Violet.
Come sai a me Linda piace ma …”
“Che carino, si è innamorato, sentito Law?!”bisbigliò al mio
amico, che annuì soddisfatto, poi mi lasciò continuare.
“Cioè, non abbiamo litigato per loro due, non è nemmeno un
vero litigio ma … beh lui ha detto che sto’ illudendo
Violet …”
“Ma tanto tu sai che non è vero, giusto? è lui in torto, no?”
“Beh … io a Violet non ho mai … cioè … lei è un’amica gli
do solo noia ogni tanto, la prendo in giro ma … ecco… non
so’ se … come dire … se lei lo intende come altro.
Cioè, cavolo, Kat sono confuso, non mi capisco.”
“Ma, io ho capito che non sai mettere due parole in fila senza
metterci un cioè o un non so’, ragazzo comprati un
dizionario!”
“Law! Stiamo parlando di cose serie, non fare il cretino come
sempre. Dacci un taglio!” gridò Kat contro Lawrence ,
scuotendolo per il colletto della maglia.
“Sai Seth, credo che tu sia un po’confuso, potrebbe essere
che ti manca e ciò ti fa provare una comprensibile, come
dire, un comprensibile affetto, sì, però ti devi ricordare che
l’unica ragazza a cui daresti il cuore è Linda. Perciò a me
sembra più che normale la tua preoccupazione per Violet,
ciò nonostante non sei innamorato di lei ma di Linda.”
“Kat, come sempre, il tuo discorso non fa una piega!”
sentenziò Lawrence annuendo.
“Sarà …” sospirai alzando gli occhi al cielo.
~ 32 ~
Improvvisamente ricevetti una telefonata di Violet, mi
sembrò preoccupata ma non badai alle sue parole, il suono
della sua voce mi fece sentire meno solo. Le mentii dicendole
che era l’intervallo, altrimenti si sarebbe preoccupata per
avermi interrotto durante la lezione.
Quella giornata passò lenta e monotona, smise di piovere,
nemmeno l’arcobaleno che apparve subito dopo mi rallegrò.
Uscendo da scuola mi soffermai sul cancello dell’edificio che
conteneva le altre classi, solitamente Violet e i suoi amici
uscivano di lì e raggiungevano me e Kat per poi andare a
casa tutti assieme. Quel giorno ero da solo, il ritorno a casa
sarebbe stato lungo, nemmeno Chris e Kat mi avrebbero
accompagnato. Così, mentre camminavo placidamente sui
grigi e umidi marciapiedi della città, una figura mi venne
incontro.
“Hey Frost, stai tornando a casa?”
Lo riconobbi, nonostante avesse i capelli lunghi che gli
coprivano il volto e lo sguardo basso, era il fratello di Violet,
Simon con il suo doppio petto nero e i capelli scarruffati.
“Oh, ciao Simon. Sì, sono appena uscito da scuola. Tu perché
non c’eri? Ti annoiavi?”
Accennò una risata e poi rispose :”Tu si che mi capisci Seth,
sai credo che Will diventerà mio discendente quando finirò
gli studi. Sarà lui il nuovo Simon Turner, quando andrò al
college.” Scherzò.
“Beh, mi ha fatto piacere parlare con te, adesso è meglio che
vada a casa. Ci hanno dato parecchie cose da studiare, voglio
stare al passo di Will.” Dissi avanzando di qualche passo.
“Ciao Seth, vado anch’io. Ora che non c’è Violet posso darmi
alla pazza gioia, ah! Dimenticavo, ha detto di salutarti da
parte sua.”
~ 33 ~
“Ah, okay, sai oggi mi ha telefonato …”
“Cosa?! Chiama te e non me che sono il fratello? Me lo
dovevo aspettare, dopo tredici anni di torture non mi
telefonerei nemmeno io. Che fratello cattivo che sono, però ci
dev’essere per forza quello malvagio in famiglia, no?”
“Già, già, hai proprio ragione! meglio che vada, sembra che
stia per piovere.”
“Uh! Credo che Violet ci abbia sentiti, ciao Seth, stammi
bene!” e se ne andò tirandosi su il cappuccio della felpa nera
che teneva sotto al giacchetto.
Io aprii subito il mio ombrello, e mi sbrigai ad andare a casa.
Simon era un ragazzo strano, ogni tanto non andava a
scuola, solo per il fatto che era troppo intelligente per andare
al liceo, ma voleva stare al passo dei suoi compagni, così
ogni tanto poteva anche permettersi di saltare le lezioni (o
interi trimestri) e nei compiti prendeva sempre il massimo
dei voti. William era un piccolo Simon.
Appena arrivai nelle vicinanze del cimitero, si scatenò un
vero acquazzone. Così aprii subito l’ombrello e iniziai a
correre. A me e Violet era successo spesso di scappare dal
temporale, arrivavamo a casa sempre bagnatissimi, una
volta mi feci il bagno a casa sua e suo fratello mi prestò i suoi
vestiti, quel giorno ci divertimmo come matti.
Passando davanti ai cancelli del cimitero, con la coda dell’
occhio, sulla collina, tra il verde dell’erba, il grigio del cielo e
delle lapidi, il rosso dei lumini e delle foglie morte, vidi una
sagoma scura. A prima vista mi sembrò un ragazzo, era alto
come me, capelli scuri, pelle bianchissima, vestito nero,
ordinario. Sembrava un uomo comune che va a fare una
visita, ma non aveva né fiori né foto su cui piangere, aveva
solo un espressione maligna e cupa che ne storpiava il bel
volto angelico e limpido. Quando mi vide iniziò a scendere
~ 34 ~
dalla collina in tutta fretta, non era possibile che cercasse
proprio me, sarà in ritardo per il lavoro, pensai. Poi però
smise di piovere, quando chiusi l’ombrello e mi girai per
riporlo nello zaino, me lo ritrovai a due metri di distanza.
Aveva gli occhi azzurri e freddi, sembravano di ghiaccio. La
sua espressione mi inquietava, era in piedi sul marciapiede,
immobile e mi fissava come se dovesse uccidermi. Io pensa a
un milione di motivi per cui quell’uomo stesse cercando
proprio me, nessuna era valida, dopotutto non sapevo
nemmeno chi fosse, non avevo mai dato noia a nessuno.
Rimasi impietrito, lui iniziò ad avanzare a piccoli passi, quel
giorno credetti che sarei morto. Il cielo era cupo e sembrava
portasse lutto, Violet non era con me, nessuno era con me,
ero solo. Sentii il cuore che palpitava fortissimo, il sangue
mi ribolliva dentro, una sensazione di sfida mi si accese
dentro. Prima che potessi muovere un muscolo, una voce
roca e femminile lo fece placare.
“Hey, tu! Non è lui quello che cerchi, non è lui il successore
di Ifrit! Non avrai il cerchio!”
“Vogliamo vedere!? Calipso!” ruggì il ragazzo, voltandosi
verso una donna, appollaiata sulla cima di un cartello
stradale. Era bellissima e forte, sembrava una donna dura e
dolce allo stesso tempo. Aveva i capelli nerissimi e le labbra
scure, la sua pelle era come la neve, le sue dita affusolate
erano l’unica cosa che i suoi abiti neri lasciavano
intravedere.
“Se è uno scontro che vuoi, lascia stare i Kiryn e seguimi!”
“Mai! Così mi toglieresti tutto il divertimento! Basta tirare
un solo filo, che il loro bel mondo si sgretola, dopotutto sono
solo mortali!”
“Scappa ragazzo! Prenditi cura della tua amica finché ti è
possibile! Corri, a lui ci penso io!” disse la donna,
~ 35 ~
scagliandosi sul suo nemico.
Io iniziai a correre come mai avevo fatto prima, chi erano
quei due, e cosa stavano cercando? Se quell’uomo era venuto
a cercare me, un motivo c’era, e poi, erano così strani, così
diversi dagli umani. La parola mortali, mi fece capire che,
almeno l’uomo, non lo era. Ma da dove venivano?
Mi lasciai le domande alle spalle e corsi a più non posso,
notai che erano dietro di me. Calipso stava alle costole del
ragazzo, voleva raggiungermi, si muovevano entrambi con
estrema agilità, schivando ogni ostacolo e senza nemmeno
dar segni di fatica.
“Basta! Adesso qualcuno mi deve spiegare che cazzo volete
dalla mia vita!” gridai correndo come un forsennato, con la
paura e le gambe che cedevano ad ogni battito del cuore.
“è semplicissimo, la tua testa ragazzo! Come quella degli
altri tuoi amici!”
“Non lo ascoltare Seth, vi proteggerò io. Quando sarete
pronti saprete la verità, ma adesso è importantissimo che tu
ritorni a casa sano e salvo, a lui ci penso io!” gridò Calipso,
cercando di confortarmi, mentre rincorreva il ragazzo.
“E quando avrò finito con te e i tuoi amici, ci sarà il gran
finale! Violet! Se solo tu potessi vivere abbastanza per poter
sentire i suoi gemiti e i suoi lamenti mentre mi implora
pietà!” rise sadico li ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
Quando udii quelle parole, esplosi di rabbia. Mi fermai
bruscamente e mi strappai lo zaino dalle spalle, gettandolo
via. Ogni particella del mio corpo sentiva che doveva agire,
aveva l’impulso di uccidere quel ragazzo, così bello e così
spregevole. Le sue parole, che non compresi del tutto, mi
fecero accapponare la pelle, così …
… appena il cielo si squarciò per dar vita ad un temporale, i
due sfidanti ebbero solo il tempo di spalancare gli occhi, da
~ 36 ~
dentro di me uscì un grido straziante e intenso. Era carico di
dolore, di rabbia, di solitudine, di incertezza. Veniva
dall’anima, era puro come la luce.
In un attimo, attorno al giovane, apparve un anello di fuoco
che lo circondò, divenendo, prima un muro, e in seguito un
uragano infuocato. Le fiamme ballavano furiose attorno a
lui. Non ebbi nemmeno il tempo di guardarlo meglio, che mi
precipitai a casa. Calipso restò ferma al centro della strada,
sorpresa e col sorriso che le illuminava il volto. Entrai in casa
aprendo violentemente la porta, per poi richiuderla
sonoramente, respiravo con affanno. Bevvi subito un sorso
d’acqua poi mi buttai sul divano reggendomi la fronte.
Che cosa era successo? Chi era l’artefice di quel turbine di
fuoco? Non potevo essere stato di certo io, e poi, quel cane
cosa voleva fare a Violet? …mi vennero in mente tante
ipotesi, tutte, ahimè … fattibili. Restai immobile sul divano
per un po’ pensando a cosa volesse farle e cercando una
spiegazione razionale per ciò che era successo. Sentivo la
testa pesante, come se stesse per scoppiare, così mi
addormentai, con un unico pensiero nella testa …
… Dovevo proteggere Violet da quel mostro.
Mi risvegliai di soprassalto.
“Seth è pronta la cena!”
“Mamma quando sei arrivata?”
“Siamo arrivati assieme, non ricordi, poi ti sei sdraiato per
qualche minuto e ti sei addormentato.”
Mi alzai e mi guardai attorno, accanto alla porta era
appoggiato il mio zaino, ma com’era possibile? Io lo avevo
gettato in mezzo alla strada …
Non poteva essere stato solo un sogno.
~ 37 ~
4 Il sussurro del vento
~ 38 ~
Appena arrivammo alla località in cui vi era l’albergo in cui
avremmo alloggiato, sentii un brivido salirmi lungo la
schiena, come se a casa fosse successo qualcosa. Era una
cittadina piccolissima e spoglia, ci vivevano soprattutto
taglialegna, guardaboschi, vecchi in pensione che facevano i
cacciatori, e coppie che scappavano dal caos della città.
Appena l’autobus si fermò, scendemmo scompostamente e
ognuno si buttò sulla propria valigia per poi recuperare
dalle professoresse la chiave della stanza e schizzare nella
propria stanza. Io non sentendomi bene, scesi per ultima,
l’unica valigia rimasta era mia, blu scura con le cuciture
verdi, piccola, da portarsi a mano, e con un foulard
arancione legato al manico , per poterla riconoscere meglio.
La professoressa di letteratura mi disse che la mia stanza era
al secondo piano, la A17 , la prima a destra.
Per salire fin al secondo piano usai l’ascensore. I locali
dell’albergo erano sciatti e ordinari, sembrava di alloggiare
in un motel. Non c’era nessuno in giro, quella catapecchia
veniva mandata avanti da una famigliola composta da una
madre, ormai stufa di esser bloccata in quel luogo triste e
desolato, i figli ed il nonno, un vecchio irritabile e burbero,
che viveva lì con loro. Che vita da schifo! Mi dissi, pensando
alla mia mitica cittadina tra le foreste, piena di mistero,
sempre brulicante di nuove leggende, che ci saltavano
all’orecchio grazie alle parole dei vecchi. Il cigolio
dell’ascensore, e la luce a neon, mi avevano tramortita, il
“bling” delle porte che si aprono, mi fece rinsanire.
Trotterellai a fatica fino alla stanza A17, Tess e Caren erano
già dentro, con sorpresa scoprii che la stanza di Peter
comunicava con la nostra. Tess aveva già iniziato a sistemare
le sue provviste nel piccolo frigo che stava sotto alla
~ 39 ~
televisione, che al massimo aveva 25 pollici, vicino alla porta
che portava al bagno con doccia.
Invece Caren era seduta sul letto che tentava di collegare il
suo portatile alla rete wii-fii , molto debole o del tutto
inesistente. La nostra camera era molto piccola, c’erano un
letto a due piazze e uno più piccolo. Il più grande dava sulla
parete esterna, verso la finestra, il più piccolo era appoggiato
al muro, vicino alla porta. Sul muro opposto c’era un piccolo
armadio a due ante con due cassettoni, in cui, mai e poi mai,
avrei messo i miei amatissimi vestiti. Quella era la stanza in
cui avremmo dovuto vivere per i prossimi quattro giorni.
Poi c’era un piccolo stanzino, il bagno, con i sanitari, un
piccolo specchio a muro e una doccia a cabina posta in un
angusto angolo. “Fantastico!” pensai, alzando gli occhi vero
il soffitto ingrigito dal tempo. Mollai la mia valigia sul letto e
iniziai a tirar fuori gli abiti che avrei indossato il giorno
seguente. Tess scelse il letto singolo, aveva problemi di
agitazione notturna (tirava calci e si scopriva).
Io avrei dormito con Caren. La nostra stanza comunicava
con quella di Peter attraverso una porta, che dava sul lato
del muro a cui erano appoggiati i due letti. Dalla finestra si
vedeva la strada da cui eravamo arrivati, e poco distante,
anche qualche albero del bosco. Quel giorno saremmo
rimasti in albergo, poi, il giorno dopo avremmo visitato un
museo in una città vicina e nei giorni a seguire il bosco e una
località turistica. “Che bello. Speriamo solo di incontrare
qualcuno degno di nota.” Pensai, sdraiandomi sul letto, duro
e dalle coperte infeltrite.
“Hey, Violet. Il tuo sinuoso e irritante lamentarti sulle
coperte, la mobilia, la città in sé per sé, l’ospitalità, il viaggio,
e qualsiasi altra cosa di cui tu ti possa lamentare, non mi è
ancora giunto all’orecchio. Come stai?” cincischiò Caren,
~ 40 ~
rotolando sul letto.
“Considerato tutto, bene, per ora. Ho sentito la voce di Seth
ma, c’è qualcosa che non mi convince … a casa è accaduto
qualcosa … ma, sarà …” sospirai, sdraiandomi di lato verso
di lei. I suoi occhi di cacao, si velarono. Inizialmente mi
sembrò solo stanca ma poi, il suo corpo si irrigidì e perse
colore, la temperatura calò e i colori del suo corpo e dei suoi
vestiti iniziarono a sbiadire.
Mi inginocchiai sul letto indietreggiando, spalancando gli
occhi iniziai a tremare e ad allontanarmi. Poi chiamai subito
Tess. “Tess, chiama Peter, presto! Caren, Caren, non si
muove più!” Uscì subito dal bagno e corremmo entrambe
alla porta di Peter, bussai con tutte le mie forze, quando aprì
lo trascinai subito dentro la nostra stanza tirandolo per un
braccio. Intanto Tess si era avvicinata al letto, la sua faccia mi
lasciò impietrita.
“Violet, Pitt! Presto, presto, Caren sta’ svanendo!”
“Che cosa? Caren!” Peter si precipitò ai piedi del letto. Lo
seguii. Caren stava svanendo, con lo sguardo vitreo e la pelle
così bianca.
“Oh no! Caren cosa sta’ succedendo?” mi avventai su di lei e
iniziai a scuoterla, ma non funzionava.
Però, quando Peter aprì la finestra, un forte vento entrò nella
stanza. Un sottilissimo vento glaciale mi fece cadere giù dal
letto, ma il corpo di Caren iniziò a tornare normale, prima
iniziò a ricomporsi, poi riprese via via colore, in fine i suoi
occhi ripresero vita. Si rialzò di scatto, come se qualcosa le
fosse affluito dentro, inspirando profondamente. Ci guardò
per un secondo, poi indietreggiò e si rannicchiò con le spalle
al muro, su uno dei cuscini del letto. Tremava e si teneva la
testa tra le mani.
“Come, no, non è possibile. Chi sono quelli? …” poi iniziò a
~ 41 ~
gridare :”Seth! Seth! Scappa!!”
“Cosa? Seth è nei guai? Caren …” la guardai incredula,
avvicinandomi a lei.
“Non ti preoccupare, sta’ bene. Calipso mi ha detto che
andrà tutto bene …” il suo sguardo era perso nel vuoto,
come se gli fosse dettato da qualcuno. Anche la sua voce era
strana, atona e diretta. Si era improvvisamente calmata, si
sedette vicino a me e ci guardò imbambolata.
“Calipso? Caren, spiegati. Cos’hai visto?” Chiese Peter con
fermezza, guardandola dritto negli occhi.
“Io, ho sentito il vento che mi parlava … il vento mi ha
portato le voci, i sussurri, le immagini di casa … brutte cose
stanno accadendo in città.” La guardammo col fiato sospeso.
“Seth, dimmi di lui, come sta’?” chiesi.
“Lo stavano cercando …”
“Chi? Chi lo cercava?”
“… le ombre. Il principe del male e tornato in vita e vuole
distruggerci.” Le sue parole ci lasciarono sconcertati ma
confusi. “Ti prego Caren dicci di più!” a implorò Tess.
“Calipso, mi ha detto che non dovete preoccuparmi, al
momento opportuno sarete chiamati al suo cospetto per
aiutarla a vincere. Lei ci proteggerà fino ad allora, e lo ha
fatto pure con Seth …”
“Le tue parole non hanno senso! Chi è questa Calipso? E
cosa c’entriamo noi in tutto ciò?”
“Non l’aggredire Pitt! Parla Caren, Calipso è la donna che mi
ha dato la chiave, vero?”
Con lo sguardo fisso, si limitò ad annuire.
“Tranquillizzati Violet, Seth ha avuto paura ma … crede di
aver sognato tutto…”
“Sognato cosa, di che cosa parli?”
“Il principe nero l’ha seguito, voleva eliminarlo, ma Calipso
~ 42 ~
lo ha impedito. Anche Seth ci ha messo del suo…” pian
piano la sua voce divenne normale, ma il suo corpo cedette,
così si accasciò morbidamente sul cuscino ed iniziò a
dormire serenamente. Era tornata normale.
La strinsi a me. “Oh … Caren …” sospirai profondamente.
“Credo che abbia avuto una sorta di flash, forse è caduta in
trance. Non ho capito molto dalle sue parole.” Disse, sfinito
Peter.
“Io invece sì, ho capito perfettamente.” Mormorai piangente,
accasciandomi su di lei con leggerezza.
Ora mai era tutto chiaro, qualcuno ci stava cercando, cercava
me, Seth, i miei amici, i Suoi amici. Ma qualcuno ci stava
proteggendo. Tutto questo ci ricollegava ad un unico
oggetto, la chiave, che mi diede quella donna. Calipso era il
suo nome. Era umana, non lo era? Che importanza aveva
ormai, io avevo sempre saputo che un giorno, le favole che
mi raccontava la mamma, sui miei occhi, sulla pioggia,
sarebbero stati reali. Noi eravamo collegati agli elementi
della natura, la chiave ci avrebbe aperto un mondo nuovo …
se solo lo avessi saputo prima.
Stani incontri, le allucinazioni di Caren, i miei incubi , Seth,
Calipso, la chiave. Questi erano gli unici elementi a mia
disposizione. C’era tutto, l’oggetto che richiamava il potere a
sé, che tutti volevano e che tutti cercavano, poi c’era lo
sconosciuto che ti aiuta e cerca di proteggerti, c’erano pure i
protagonisti, presi alla sprovvista. Mancava l’antagonista, il
cattivo, l’assassino. Quella parte spettava a quell’essere “il
principe nero” come aveva detto Caren. Chi era realmente?
E poi, un'altra cosa che non capii, fu’ il perché del gesto di
Calipso. Perché darmi la chiave, se non sapevo cosa aprisse,
e poi se voleva proteggerci dal principe nero, perché non
~ 43 ~
l’ha tenuta lei. Sempre se fosse la chiave ciò che cerca il
principe nero … e se non lo fosse?
Cosa cercava? Cosa voleva da Seth?
Dovevo parlare con lui ,mi avrebbe aiutato a capire, avrei
potuto ricongiungere quei piccoli pezzetti di vetro che mi
sono stati scagliati contro fin dalla nascita.
Ero ancora sdraiata accanto a Caren, era sera, lei dormiva
profondamente. Peter e Tess erano scesi al piano di sotto per
la cena, io avevo detto alle insegnanti che sarei rimasta in
camera con lei perché non stava bene, avrei mangiato i
panini di mia madre. Ero tanto stanca, non capivo più nulla,
niente mi sembrava reale. La realtà era come se mi passasse
sopra senza nemmeno sfiorarmi, non riuscivo a mettermi in
contatto con il mondo, mi sembrava di dormire un sonno
eterno ad occhi aperti. Intanto guardavo le coperte muoversi
sotto al movimento del mio grembo, il respiro era regolare, il
suono corposo e morbido del pulsare del mio cuore,
riempiva la stanza di nostalgia.
“Ahm, nostalgia … vorrei essere a casa con Seth.”
Sospirai, scivolando sotto alle coperte per mettermi a
dormire, Caren sembrava tranquilla.
Ero felice per lei, le preoccupazioni per me erano già iniziate.
Fuori dalla finestra entrava solo la luce brillante del primo
quarto di luna, le fronde degli alberi venivano proiettate
nella stanza, come demoni appiccicati alle pareti e ai mobili,
ci sorvegliavano silenti e impassibili, aspettando che ci
addormentassimo per uscire allo scoperto.
Uno strano bagliore mi fece sobbalzare. Veniva dalla tasca
del mio giaccone. Mi ricordai della chiave, così mi gettai
subito fuori dal letto. Aprii la tasca e tirai subito fuori la
chiave e il cellulare. Non mi accorsi di aver scoperto Caren,
che si stava svegliando lentamente.
~ 44 ~
Montai sul letto e mi sedetti sulle coperte a gambe incrociate
di fronte a lei. “Hey, Caren? sei sveglia? Guarda qui!” le
sussurrai piano, ma preoccupata, facendole vedere la chiave
che si stava pian piano illuminando nel palmo della mia
mano.
“Violet, ma cosa è successo? Non ricordo nulla … Oh santo
cielo! Ma che cos’è?” gridò piano, sorpresa, senza ricordarsi
di ciò che le era accaduto prima. Così le spiegai ciò che le era
accaduto, e della chiave che finalmente avevamo capito che a
darmela era stata una certa Calipso.
“Oh sì, ricordo qualcosa. Lei era la donna dell’autobus e lui,
lui aveva gli occhi strani, erano blu come il ghiaccio. Orribili,
nauseanti, minacciosi … faceva paura ma c’era qualcosa che
mi diceva di non temere, il vento, era lui a dirlo.”
La guardai stranita, con la chiave che luccicava nella mia
mano destra sempre più. Era scossa, sembrava una matta, le
mancava solo la camicia di forza. Pure i suoi capelli erano
sconvolti, arruffati.
“Non sono pazza Violet! Credimi ho visto una cosa, che per
quanto strana fosse, era reale! Chiama Seth se non mi credi!”
gridò quasi, rannicchiandosi sulle sottili ginocchia, con gli
occhi spalancati.
“Ti credo , ti credo. Pure il mio sogno, l’incontro con quella
donna, tu ,questa chiave, è tutto reale! Ormai facciamo parte
di qualcosa di inspiegabile, ci siamo dentro tutti. Io, Seth, tu,
e forse anche William e Peter. L’importante è restare uniti, e
se è vero che Calipso ci aiuterà, non dobbiamo avere paura.
C’è qualcosa nei suoi occhi che mi spinge a fidarmi di lei …
forse stiamo impazzendo, ma io ci credo. Tu sei con me?”
chiesi sfinita, con la chiave che aumentava di brillantezza ad
ogni mia parola.
“Sì, sono con te! Se non con te … con chi?!” il suo sguardo
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materno mi fece capire che la sua amicizia non sarebbe mai
stata abbastanza per me, ma anche che qualsiasi cosa
sarebbe successa lei sarebbe stata al mio fianco. Quella sera
capii, che la mia vita, semplice, monotona, abituale, non
sarebbe più stata la stessa. Sarebbe diventata tutt’altro che
semplice e Monotona. Ad un tratto, quando i nostri occhi
incrociarono la chiave, essa rilasciò il suo bagliore in tutta la
stanza, era di un blu acceso ravvivato dalla lucentezza di un
argento chiaro, puro e cristallino.
“Acqua, Ghiaccio, Neve, Vento e Tempesta … due soli elementi …
ma nessuno mai li arresta …” una frase iniziò a volteggiare
sulle nostre teste, era scritta a caratteri strani, come quella
della piazza nel mio sogno, ma noi riuscivamo a
comprenderla. La sentivo nella mente, sentivo il mare, il
freddo dell’inverno, il calore della pioggia estiva, l’umidità
della nebbia sulla pelle.
Tutto divenne più freddo dentro di me.
Qualcosa mi era entrato dentro, nel cuore, ne posto più
profondo della mia anima. E lì sarebbe rimasto per sempre,
accompagnandomi in quell’avventura che stava per iniziare.
Quella strana luce iniziò a turbinare sulle nostre teste, per
poi confluire nella chiave, cospargendoci di una sorta di
polvere bluastra che si dissolse come nebbia.
“Fantastico!” disse, ormai rapita dalla bellezza di
quell’evento, Caren.
“Ma che è successo? Anche tu riuscivi a capire quella strana
lingua?”
“Violet, quello che è successo è semplice … anche la lingua
del mio popolo è molto semplice da capire, parlata è simile a
quella vostra.”
Quella voce era vellutata e profonda, veniva da un angolo
buio della stanza. Rabbrividii e mi sistemai a fianco di
~ 46 ~
Caren, anche lei tremante di paura. Con le spalle al muro
iniziammo a guardarci in torno, non c’era nessuno nella
stanza, a parte noi.
“Chi sei?”
“Ma soprattutto, dove sei?” sussurrai senza farmi sentire.
“Già, voi siete umane, non potete vedermi. Eccomi.” In
quell’istante apparve una figura incantevole al fianco del
letto, dalla parte della finestra. Era lei, la donna della chiave.
Calipso. I capelli corvini, la pelle nivea, gli occhi grandi e
neri. Le sue labbra, carnose e purpuree.
“Salute a voi, Violet e Caren. Mi presento, il popolo mi
chiamava regina, ma adesso tutti mi chiamano leggenda.
Calipso è il mio nome e sarò la vostra guida.” Disse con
regalità e un velo di malizia, facendo un piccolo inchino.
Quello che mi colpì fu’ il suo abito, sembrava fosse vestita di
notte, le si vedeva solo il collo bianco, poi il resto era avvolto
da un velo nerissimo, che le copriva per intero le braccia e le
gambe, e anche senza vento, volteggiava nell’aria. Sembrava
avesse vita propria.
“Tu! Noi ci siamo già incontrate! Perché hai dato a me questa
chiave?” chiesi con un po’ di rabbia, visto che era stata
proprio la chiave ad essere il centro di tutto ciò.
“Calmati Violet! Sì, Seth sta’ bene, non lo ucciderà è troppo
importante per lui, perché con Seth potrà arrivare a te.
Peccato che sia troppo debole per poterti uccidere.
Comunque, io ho affidato a te la chiave perché tu hai questo
incarico fin dalla nascita, sai, c’è chi nasce con il mistero nelle
vene. E tu, come tutti gli altri, sei una di queste persone.
Non vi è mai capitato di guardare il cielo e sapere che
sarebbe scoppiato a piovere proprio tra pochi istanti,
oppure, vi siete mai ritrovati da soli in un bosco e anche se
soli vi sentivate al sicuro, come se foste a casa. Avete mai
~ 47 ~
osservato i rami degli alberi che si spostano sotto
l’imponenza del vento, desiderando che non smettano mai
di fare quel dolce suono.” Disse quasi gridando, stringendo i
pugni. Pensai a ciò che mi diceva sempre mia madre, e forse
aveva ragione. Io e Caren ci guardammo per un istante.
Poi lei si sedette ai piedi del letto, e continuò :”So’ che
almeno una volta, uno di voi, che sia tu Violet, o Seth, o
William, o Tess. Vi siete sentiti fuori posto, ma in un senso
anche un po’ speciali, è per questo che siete amici. Siete
diversi da chiunque altro, vi sentite estranei a questo mondo,
sentite che c’è qualcosa là fuori, che vi chiama attraverso gli
elementi naturali, è una cosa che vi ha fatti incontrare, che vi
ha resi uniti. Il fuoco, L’acqua, Il vento, La luce, La terra, Le
piante … Il buio. Ma finalmente vi ho trovati, dopo tanto
aspettare, dopo mille anni, sono potuta ritornare , per
aiutarvi nel vostro cammino, per fare le scelte giuste. Per
guidarvi tra le ombre del male, per questi pochi mesi sarò il
vostro faro, ma la strada è lunga e dovrete percorrerla da
soli, fino ad arrivare alla vittoria. Allo scontro finale, quello
decisivo. Ma non c’è fretta, procediamo con calma.”
Sussurrò, spostandosi al centro della stanza.
“Quella chiave vi aiuterà ad aprire il portale che vi condurrà
verso la vostra nuova vita, accadrà tutto a tempo debito. Per
ora, dovete soltanto sapere che Seth sta’ bene, che io e i miei
fratelli vegliamo su di voi, che Drake non riuscirà a farvi del
male e che non dovete preoccuparvi. L’importate è che vi
fidiate di voi stesse, e che dovrete scavare in voi stessi per
trovare la chiave di tutto …. Ma ne avrete di tempo per
riflettere … già.” Sospirò con lo sguardo perso nella mia
direzione.
“Calipso, è vero ciò che dici? Come facciamo a fidarci di
te … abbi pazienza, abbiamo solo quindici anni e io
~ 48 ~
stamattina mi sono svegliata credendo che a quest’ora sarei
stata a mangiare schifezze con i miei amici nella stanza di
qualcun altro, invece sono qui, in pigiama ad ascoltarti dopo
aver ricevuto da te una chiave e aver visto Caren scomparire
tra le mie braccia, per non parlare di quando la chiave si è
illuminata. Scusa, ma non riesco ancora a rendermene
conto."
Ammisi,
sconfitta
dalla
stanchezza
e
dall’inquietudine. “Lo credo bene, bambina mia, tu hai visto
la tua amica entrare in contatto con uno degli elementi, il
vento se non sbaglio, poi la chiave ti ha mandato un
messaggio che ha anticipato il mio arrivo. Per non parlare di
quell’incubo … ammetto che alcune cose non le comprendo
nemmeno io, ma sono qui per questo, per proteggervi, che lo
vogliate o no …” sussurrò avvicinandosi a me, per poi
toccarmi una guancia con la punta delle dita affusolate e
morbide.
“Un ultima cosa, tu hai parlato di un certo Drake , chi è e che
cosa sta’ cercando?”
“Tranquilla, non può farvi del male sul serio o in modo
grave, anzi non può nemmeno avvicinarsi a voi, però può
farvi andare dalla sua parte, io sono qui per mantenere la
vostra mente fuori dalla sua portata.”
“Sì ma rispondi alla mia domanda!” gridai preoccupata.
“Ti prego, calmati Violet!!” sussurrò stringendomi a se e con
il fiato sospeso e la voce tremante rispose :”Lui vuole te … è
il signore del male, colui che ha tentato di sterminare la mia
famiglia, e sta’ cercando te dal momento in cui mia sorella è
morta. Ti vuole e non si fermerà finché non ti avrà”.
Il mio sangue divenne ghiaccio.
“Cosa? No aspetta, perché sta’ cercando proprio me?”
domandai scioccata.
“Mi dispiace dirtelo ma, io non lo so’ Violet. Scusa.” Mi
~ 49 ~
alzai, mettendomi di fronte a lei, che con un passo leggero si
avvicinò a me e mi strinse tra le fini braccia.
“Ricordati sempre, che tutto ha una fine … prima o poi.”
Chiuse per un sitante gli occhi. Mi accorsi che aveva legato
la chiave attorno al mio collo, facendo passare un filo di raso
rosso all’interno del foro dell’impugnatura. Osservai
quell’insolito ciondolo pendere sul mio petto. Quando alzai
gli occhi, se n’era già andata via.
Nemmeno Caren si era accorta della sua sparizione.
Era svanita nel buio.
~ 50 ~
~ 51 ~
5 L’inizio degli inizi
Dopo aver attraversato boschi e paesetti di provincia
desolati e malmessi, arrivò il giorno che tornammo a casa. Io
e Caren non parlammo a nessuno del nostro incontro, beh, io
iniziai a non parlare proprio. Ero preoccupatissima per ciò
che sarebbe potuto capitarmi, anche se quei quattro giorni
passarono con tranquillità. Non facevo altro che chiedermi
che aspetto avesse colui che mi stava cercando, Drake , il suo
nome risuonava maligno e freddo in tutta la mia mente. A
me non importava cosa potesse farmi, l’importante era che
non facesse del male a Seth, o al resto del gruppo, che come
aveva detto Calipso, erano speciali. Già, c’era anche quella
questione, ognuno di noi portava dentro di sé la forza
misteriosa di uno degli elementi, che a quanto pare, erano
sette, almeno per Calipso. Quasi sicuramente a me spettava
quello dell’acqua e a Caren quello del vento, ma gli altri? E
poi come avremmo fatto a controllarli. Io non riuscivo a
controllare le piogge nel modo in cui sostenevano i miei
amici, per esempio in quel momento ero abbattuta, eppure
non stava piovendo!
La mattina del ritorno a casa, fui la prima a svegliarmi,
rimisi a posto tutta la mia roba nella valigia, poi svegliai Tess
e Caren, e le aiutai a sistemare le loro valige. In quella
mattina, però, c’era qualcosa di molto strano, era una
mattina soleggiata e piuttosto tranquilla, portava con sé
quella stessa tranquillità che nei film horror annuncia
l’arrivo del mostro. Appena fummo tutte pronte, portammo
le valigie sull’autobus e restituimmo la chiave della stanza ai
proprietari dell’albergo. Il viaggio fu’ più noioso di quello
che pensassi, io e Caren ci chiedevamo se al nostro ritorno
~ 52 ~
avessimo incontrato Calipso una seconda volta. Nonostante
ciò che ci aveva detto, avevo sempre più paura di tornare, e
se avessi incontrato Drake ? Che cosa sarebbe successo, come
l’avrei riconosciuto? Mi infilai le cuffie del lettore cd nelle
orecchie e lasciai i pensieri scorrere con la musica, nelle note
delle canzoni di quel cd sembrava che i problemi non
esistessero, magari avessi avuto la possibilità di vivere nel
mondo delle favole. Dove il finale è già scritto.
La luce trionfa sulle tenebre.
La strada era deserta, chiamai mia madre per farmi venire a
prendere, visto che il nostro rientro era stato anticipato di
qualche ora. Riconobbi subito il momento in cui l’autobus
entrò in città. Le grida festanti dei miei compagni
superarono l’acuto del cantante della band stimpana orecchi
che stavo ascoltando.
“Bene, siamo arrivati.” Sospirai, per poi deglutire
profondamente, togliendomi le cuffiette del lettore cd.
Scendemmo con il solito modo scomposto di cui solo una
classe è capace. Lasciai che gli altri prendessero le proprie
valigie prima di iniziare a cercare la mia. Quando la
marmaglia di genitori apprensivi e ragazzetti maleducati si
affievolì, riuscii ad individuare la mia valigia, mia madre
riuscì ad afferrarla prima di me. Aveva una strana
contentezza negli occhi.
“Vieni, questa la prendo io. Tu va’ pure a divertirti.” Disse
sorridente, indicando col capo l’altro lato della strada.
Seth mi stava aspettando appoggiato al palo di un cartello
della segnaletica stradale, e vicino a lui giaceva una bicicletta
tutta scassata, trovata chissà dove.
Era un bel pomeriggio autunnale, e un sorriso spuntò sul
mio volto. Come un sole, raggiante e sereno.
~ 53 ~
Mi avvicinai correndo, lui restò lì fino all’ultimo momento,
poi si mosse verso di me. Si avvicinò sorridendo come mai
aveva fatto prima, per un attimo mi dimenticai di Calipso.
Bastò la vista dei suoi occhi scuri ad imprigionarmi in
quell’attimo di serenità. “Allora Violet? Ti sei divertita?”
“Sì, cioè … vuoi sapere la verità o ti basta la dolce illusione
che tutto sia andato bene?”
“La dolce illusione, ti prego.” Scherzò
“è stato un fiasco totale, mi dispiace ma non so mentire! Dai,
per me potevamo anche andare a Bristol, basta che ci si
stesse più di due giorni.”
“Basta raccontare fesserie, un lungo viaggio ti aspetta. Vuoi
venire con me?” chiese, alzando da terra la bici.
“E io dove dovrei salire? E poi lo sai che non mi fido”
scherzai additando quel vecchio trabiccolo.
“Andiamo, è solidissima!”
“Stavo parlando di chi la guida, non della bici.”
“Che mal fidata! E dai, salta su’!” disse indicando il
manubrio.
“Speriamo in bene” sospirai, alzando gli occhi al cielo.
Lo sentii sghignazzare come un matto. Poi, non appena salii
su quella sorta di bicicletta, iniziò a pedalare
moderatamente. Non eravamo né troppo lenti né troppo
veloci. Era un ritmo piacevole, la luce brillante del tramonto
ci illuminava i profili, così l’asfalto si colorava d’oro e le
nostre ombre apparivano su di esso più nitide e precise, i
lembi della sciarpa svolazzavano al vento, come le foglie
degli alberi in caduta libera che facevano da cornice a quel
quadro in movimento. Rappresentava alla perfezione la
serenità di quell’istante. Dopo un po’ che eravamo in
cammino, chiesi :”Hey, ma dove mi stai portando?”
“è un segreto.” Lo sentii ridacchiare.
~ 54 ~
“Scommetto che è uno dei tuoi soliti tranelli, mi lasci nel
bosco e poi te ne scappi via!”
“No, dai! È un posto che ti piacerà un sacco, vedrai.”
Ad un tratto, percorrendo la strada del cimitero, percorse la
strada fin verso il bosco, poi svoltò poco prima, il sole adesso
ci illuminava completamente. Le foglie degli alberi
risplendevano d’ambra. Era un viottolo nell’erba, su un lato
vi era il bosco, sull’altro un prato di erbe di campo, che non
avevo mai visto, perché coperto dall’imponente villa che si
affacciava sul cimitero. Ad un tratto ci fermammo. Seth,
senza far traballare la bici, vi scese e iniziò a trainarla a
mano, standosene alla mia destra.
“Dal tuo comportamento, posso dedurre che siamo quasi
arrivati. No?!” chiesi in attesa.
“Perché mi leggi nel pensiero?”
“Allora ho indovinato, siamo arrivati!”
iniziai a guardarmi intorno.
Il mormorio sinuoso di un piccolo fiumiciattolo mi fece
riscaldare il cuore. Guardai avanti a me, un ruscello dalle
acque trasparenti si snodava tra dei massi sparpagliati sul
suo letto, che di tanto in tanto rallentavano il suo corso.
Tutt’intorno vi erano dei grandi alberi, delle querce dalle
foglie d’oro e porpora. Il cielo s’era tinto di un rosato misto
all’oro, solo un accenno d’azzurro.
Seth mi tese una mano per farmi scendere, poi, adagiò la bici
sul manto erboso, cosparso di foglie dai colori caldissimi.
Mi prese per mano, sentii la pelle morbida delle sue mani
affusolate, circondare le mie. Mi strinse il cuore.
“Vieni. Non è finita qui, seguimi.” Iniziò a dirigersi verso il
bosco, mi aiutò ad oltrepassare il ruscello, poi scivolammo
dietro alle querce. Mi ritrovai in una parte di bosco che mai
avevo visto, quel luogo era incantevole. Come una grotta
~ 55 ~
nascosta dietro ad una cascata, quella piccola parte di
paradiso, era rimasta nascosta al mondo per tutto questo
tempo, eppure molta altra gente era passata di lì prima di
noi … ma nessuno se ne era mai accorto prima d’ora.
Vi erano pioppi, abeti, betulle, e la loro vicinanza era
armonica. Le foglie cadute, ricoprivano il pratino stepposo
di colori sgargianti. Rosso vivo, porpora, arancio, oro, giallo,
come fossero i raggi di un sole, ravvivavano e illuminavano
quella piccola radura. Le querce ne erano i cancelli, ed il
bosco, la recinzione, che divideva il mondo dal paradiso.
Finché quel luogo fosse stato solo nostro, niente lo avrebbe
distrutto. Avrebbe vissuto per sempre.
“Allora? Cosa ne pensi?”
“è il posto più bello che io abbia mai visto, come lo hai
trovato?” chiesi, con gli occhi persi nello scrutare ogni
singolo angolo della radura.
“Così, per caso. Un po’ a senso direi.” Ammise franco.
“Vieni, sediamoci qui.” Dissi, spostandomi al centro della
radura. Lui mi seguì e si sedette in silenzio vicino a me.
Sì guardò un po’ intorno, poi posò lo sguardo su di me. Mi
sembrò che i suoi occhi stessero traballando, qualcosa
scuoteva quel mare nero, quel cielo notturno che spesso non
comprendevo. I suoi, erano gli unici occhi che avevo mai
invidiato, io avevo gli occhi azzurri, cosa volevo di più? Un
paio di occhi belli almeno la metà dei suoi.
Si spostò lentamente, posizionandosi di fronte a me. Era
diventato serio, come mai prima d’allora. Rabbrividii.
“Violet … mi sei mancata.” Sussurrò, e all’improvviso
allungò le sue braccia attorno al mio corpo, sentii il suo
busto avvicinarsi al mio. Mi stava abbracciando, con
tenerezza. “Oh … Seth. So’ di averti fatto preoccupare.
Scusa” ammisi, stringendomi a lui, come se stessi per cadere,
~ 56 ~
come se il suolo sotto di noi si stesse per sgretolare, come se
la nostra vita si stesse frantumando. Perché, non era così?
Stringendoci, finimmo per cadere. La sua schiena aderiva al
manto erboso perfettamente, e il mio busto aderiva al suo.
Ma non c’erano né malizia né intenzioni secondarie.
Eravamo solo amici, che si abbracciavano, perché l’uno
teneva all’altro più di ogni altra cosa. Perché ci volevamo
bene.
“Calipso, è stata anche da me, sai. Io l’ho visto, ho visto chi ti
sta’ cercando, credimi se ti dico che ho avuto paura, che non
sapevo cosa fare, che non so cosa fare. Voglio solo
proteggerti …” sentii le sue parole vibrargli dentro al petto,
su cui avevo adagiato il mio orecchio.
“Non preoccuparti, adesso che so che anche tu mi
proteggerai, non mi sento più sola …” ed iniziai a
raccontargli il mio incontro con Calipso. Sentii ogni suo
respiro, ogni suo sussurro, scivolare sotto al mio corpo. Era
dolce sentire le sue mani morbide stringermi a sé, le sue
braccia mi circondavano, passando da dietro la schiena.
Restammo sdraiati per molto tempo. Finito il mio racconto,
sentii il peso dei suoi occhi su di me. Stava controllando che
stessi bene, che stesse bene.
“Sai Violet, non voglio mentire, ma ho paura. Cosa
succederà adesso? Già il futuro non è mai stato così incerto
per noi, figuriamoci adesso. Ci sarà un futuro?”
“Finché staremo insieme, io, te, William, e tutti gli altri, non
ci accadrà nulla, vedrai.” Sussurrai.
Guardammo il cielo, le prime stelle stavano facendo
capolino sulla volta celeste, era ora di tornare a casa.
Mi alzai lentamente, come se il mio corpo facesse fatica ad
abbandonare il suo. Quando si alzò ci dirigemmo verso le
querce. Un aria di inquietudine lo circondava, era distante
~ 57 ~
da me, camminava al mio fianco qualche passo più avanti di
me, come se volesse proteggermi. Il suo corpo mi fece capire
che voleva dirmi molto più di ciò che le sue labbra avevano
pronunciato.
“A cosa pensi Seth?, perché non riesco a sentirti ….”
Sospirai. L’ aria fresca della sera, iniziava ad infiltrarsi tra
gli alberi, riusciva a passare oltre ai miei vestiti.
Mi sentivo fredda e stanca, volevo tornare a casa.
Qualcosa iniziò a farmi tremare, per poco non mi cedettero
le gambe. Ma Seth, con prontezza, mi strinse a sé.
“Non permetterò che tu cada. Se cadessi cadrei anche io.” Le
sue parole, così dolci e così vere, mi illusero che un qualche
sentimento si celasse dietro di lui. Così, dopo aver cercato
con insistenza il suo viso, allungai il mio, verso le sue labbra.
Un gesto azzardato, una mossa inaspettata.
Bastò che si sfiorassero. Vidi il suo volto rapito dalla
sorpresa. Mi lasciò andare, restando immobile, sul mio volto
apparve un sorriso compiaciuto. Strinse le mani a pugno e
mi guardò rammaricato.
“Scusa Violet, ma io … tu non … mi dispiace. Veramente.
Scusa.” Il mio volto si annerì improvvisamente.
Ma che cosa credevo, cosa mi aveva detto la testa in quel
momento? Ma non era la testa a comandare. Bensì il cuore.
Lo avevo sempre saputo, in un piccolo angolo di me, vi era
celato il vero sentimento che provavo per lui. Amore. Non
era niente di meno. Ma lui non ricambiava, come tutti del
resto. Il mondo iniziò a cadermi addosso, mi sentii stupida e
fragile. Sola.
Così, senza aspettare un attimo, iniziai a correre.
Fuggi via dalla realtà, che faceva più male di ogni altra cosa.
Per tutta la mia vita non lo avevo mai preso in
considerazione in quel modo, ma sarà stata la mancanza,
~ 58 ~
l’affetto, la paura. Comunque sia, una parte di me, lo aveva
sempre sputo, ma lo negava. Sempre.
Così mi ritrovai a correre in mezzo alla strada, col freddo
della notte alle spalle, il fiato corto dall’agitazione, le lacrime
agli occhi. Un desiderio di voler sparire dalla faccia della
terra mi attraversava il petto come una lama avvelenata.
Perché? Adesso non sarei nemmeno riuscita a guardarlo
negli occhi. Fu’ proprio allora, che accadde tutto …
Inizialmente era solo un fruscio, un venticello freddo e
prepotente che spostava le foglie morte sulla strada,
facendole turbinare. Io ero ormai vicino a casa, mancavano
pochi metri, così in quell’istante, la vidi.
“Violet, corri, corri! Vieni da me! Presto!” Calipso, con il
volto attonito, gli occhi neri e spalancati su di me, un
espressione sconvolta le inondava il pallido viso. Mi
voltai ,alle mie spalle non vi era nessuno, ma tra gli alberi
del bosco intravidi un riflesso. Due occhi, grandi e freddi, mi
avevano inquadrata come se fossi una preda, quella strana
figura nascosta tra gli alberi, stava per balzare fuori, e voleva
me. Restai senza parole, e corsi a più non posso verso
Calipso, che mi aspettava sul fondo della strada con una
mano tesa verso di me. Quei pochi metri mi parvero infiniti,
passai davanti all’auto di mia madre, poi davanti alla porta
di casa, troppo pericoloso chiedere aiuto alla mia famiglia.
Non doveva essere coinvolta in tutto ciò.
Mancava poco, lo sentivo dietro di me, Calipso gridava di
non voltarmi. Poi però, in quella mia folle corsa da un essere
sconosciuto, qualcosa mi fece fermare. Una voce, disperata e
afflitta, mi chiamava a se. Seth.
Se ne stava in piedi in mezzo alla strada, dietro di lui
riconobbi le sagome di William, Peter, Tess e Caren.
Intanto non mi accorsi che il mio inseguitore era a pochi
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passi da me.
“Finalmente, Violet. Non immagini nemmeno da quanto
tempo sto’ aspettando questo momento.”
I suoi occhi erano furiosi, gelidi e freddi, azzurri come i
cristalli di ghiaccio. Nella mano destra impugnava una
strana spada, dall’impugnatura nera e la lama ricurva, che
ricordava un serpente.
Io mantenevo gli occhi fissi su Seth e gli alti, notò la
posizione del mio sguardo. Lanciò una breve occhiata dietro
di sé poi mi guardò, e beffardo disse, in tono acido :”Sarà
meglio che tolga di mezzo prima quelli là, così ti avrò tutta
per me. Vado e torno, ci vorrà solo un secondo per spezzare
le loro inutili vite, resta qui.” E partì, a passò lento, con la
lama appoggiata al profilo della gamba, come per
nasconderla. Appena vidi che si stava dirigendo vero Seth e
gli altri, mi venne un desiderio incontrollabile di gridare.
Così iniziai a gridargli che dovevano scappare.
Ma ottenni l’effetto contrario, non riuscivano a sentirmi, così
iniziarono a correre nella mia direzione, ormai vicini al
nemico, anche lui iniziò a correre incontro a loro.
Non sapevo da dove venisse tutta quell’energia, ricordo solo
che il vento iniziò ad aumentare, e la pioggia divenne neve.
Una bufera di neve investì tutta la città.
Iniziai a correre sull’asfalto congelato, ero più veloce del mio
nemico, lo sentivo dietro di me, ad un tratto, vidi che era
pericolosamente vicino a Seth e ai miei amici , così feci
l’inaspettato. Frenai e mi voltai di scatto. Lui si parò con la
spada. Con mia sorpresa, uno spesso lastrone di ghiaccio ci
divideva, e la lama vi si era conficcata contro.
“Stupida! Che cosa hai fatto!!” i suoi occhi si riempirono di
rabbia.
“E così vuoi difendere i tuoi amici, eh?! Non ci riuscirai!”
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gridò, e spiccò un salto verso l’alto, rompendo la lastra di
ghiaccio, così da liberare la lama. Intanto Seth e gli altri si
erano fermati, ma lui era ormai molto vicino. Iniziai a
correre a più non posso, lo vidi preparare la spada, alzarla
sulla testa, pronto per sferrare un colpo micidiale. La neve
ormai ricopriva tutto, e l’impeto del vento la faceva
turbinare in cielo, era un inferno bianco oserei dire.
In un modo a me sconosciuto, riuscii a trovarmi tra lui e gli
altri. Stava per avventarsi su di me, ma qualcosa lo bloccò.
Dal ghiaccio, recuperai un cerchio di ferro, era pesante e
tagliente, ma istintivamente lo misi tra me e la spada. E lo
colpii.
Lo vidi volare via, venne sbalzato a terra con un colpo solo.
Intanto Calipso ci aveva raggiunti.
“Forsa scappate! Violet prendi la chiave e apri la porta di
casa! Fa presto!” gridò, camminando a stento nella neve.
“A lui ci penso io.” Disse col sorriso sulle labbra.
Io iniziai a muovere un braccio in avanti per far cenno a gli
altri di andare e sbrigarsi. Quando iniziarono a correre, mi
misi dietro di loro, con il cerchio tra le mani, senza nemmeno
accorgermi di averlo. Calipso piombò su Drake , i due si
scontravano ad una velocità strabiliante, i miei occhi
balzavano da loro ai miei compagni.
Appena arrivammo di fronte alla porta di casa, mi affrettai a
prendere la chiave che mi aveva dato Calipso. Non appena
la slacciai dal collo, il portone iniziò a tremare, poi si udì un
rumore metallico, qualcosa che scattava, e in fine si spalancò.
Senza che infilassi la chiave nella serratura. Non immaginate
neanche che cosa ci fosse dall’altra parte. Una luce bianca ed
incredibilmente forte, ci attirava a se. Non importava cosa ci
fosse dall’altra parte, sapevo solo che saremo stati al sicuro,
qualsiasi luogo fosse. Ad un tratto un grido straziante mi
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fece voltare di scatto e mi disincantai dalla luce bianca.
“Calipso.” Sussurrai con i pugni chiusi.
Drake era riuscito a colpirla, una scia di sangue purpureo,
scivolava giù dai suoi vestiti nerissimi, disegnava sul manto
nevoso come dei rami rossi che si propagavano in ogni
direzione.
La vidi piegarsi in avanti, cadde in ginocchio per terra e
appoggiò una mano al suolo, con l’altra si teneva lo stomaco.
“Andate!” rantolò con la voce rotta. Intanto Drake stava per
colpirla alle spalle con la sua spada.
In quel momento dovevo decidere in fretta, saremmo
scappati, diretti chissà dove, senza una guida, o li avrei
lasciati andare da soli per aiutare l’unica persona che poteva
proteggerci e guidarci. Non mi è mai piaciuto andare in
posti di cui non so’ niente …
Così, con tutto il coraggio che mi rimaneva, mentre si alzava
il vento tagliente, e portava briciole di neve in ogni dove,
impedendomi di vedere, mi buttai verso di lui, un ultima
volta.
“Voi andate! Io vi raggiungo dopo, devo aiutarla!!” gridai,
impugnando stretto il cerchio, corsi verso di lei. Drake era
alle sue spalle. Pochi passi da entrambi, feci un salto e mi
misi tra loro. Sentii sciabolare le lame delle nostre armi, che
si incrociavano nuovamente. Drake era furioso, con la sua
spada premeva sulla lama del mio cerchio, io resistevo, i
piedi mi scivolavano sull’asfalto ghiacciato. Continuavo a
resistere. Mi guardò carico di rabbia, i suoi occhi erano lo
specchio della morte.
“Non puoi resistere per sempre, lo sai! Ucciderò te, lei, e poi
anche i tuoi amici!” Con la coda dell’occhio vidi Seth e Tess
ancora esitanti sulla soglia di casa, così gli avvertii :”Forza!
Andate, non abbiate paura!!”
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“Devo dire che sei anche molto coraggiosa, e molto stupida!
Perché combatti con me, mentre potresti benissimo scappare
e salvarti!?”Il suo tono cinico e amaro mi distraevano,
terrorizzandomi. “Il coraggio mi è dato dall’amore che
provo per loro, se non li amassi non combatterei contro di te!
E poi, non avrebbe senso scappare. Non si sfugge al
destino.” L’ultima frase fu’ come se mi venisse dettata da
dento, come se me lo avesse detto la mia coscienza.
Lentamente, alle mie parole, la sua presa si allentò. Il suo
sguardo si perse improvvisamente nel vuoto, i suoi occhi
erano lontani, come se stesse rivivendo il passato. “Ifrit”
sussurrò al vento. Anche io abbassai l’arma, guardai Calipso
con perplessità. “Sì, Ifrit diceva spesso cose del genere. Ma
adesso finiscilo!” ringhiò.
Mi misi in posizione d’attacco, stavo per scagliare un
fendente, ma qualcosa mi fece desistere. Il suo viso era
perso, timoroso, inquieto, ma ancora lontano, era come se
non ci vedesse. Indifeso. Non potevo attaccare chi non
poteva reagire. Così mi bloccai.
“No Calipso, non posso farlo. Andiamo!”
E mi voltai repentinamente verso il portone, seguita dalla
donna. Mentre correvamo verso la porta, intanto vi
entrarono anche Peter e William, seguiti dal resto del
gruppo. Senza pensarci mi buttai nella candida luce, ma
improvvisamente qualcosa mi bloccò.
Una lama, lunga e tagliente, fredda, si snodava proprio sotto
alla mia gola, aderendo alla pelle.
“Non scapperai di nuovo! Sarò io ad ucciderti questa volta!”
sussurrò Drake al mio orecchio. Gli occhi di Calipso si
spalancarono, era ancora ferita, e metà del suo corpo era
entrato nel portale.
~ 63 ~
“Rimpiango di essere stata così umana con te!” e in un
lampo, qualcosa mi saettò dentro, e lo colpii col cerchio,
colpendolo in volto. Un ringhio disumano, un grido
straziante, lo sentii cadere a terra. Entrai nel portale, prima
di essere risucchiata dalla luce bianca, mi guardai indietro. Si
era accucciato per terra, con una mano si copriva un occhio,
l’altro mi scrutava con ossessione, voleva farmi a pezzi.
Un fiume di sangue gli inondava la mano, e colava copioso
sulla neve fresca, inquinandola con il suo odore acre e
ferroso. La purezza della neve era deturpata dal sangue di
un vivo, non più umano, ma divenuto mostro, per una
ragione a me sconosciuta, ma che sicuramente mi avrebbe
fatto rabbrividire. Nell’ultimo istante di lucidità, mi guardai
le mani, erano purpuree, come le lame del cerchio. Non fui
capace di credere a ciò che avevo appena fatto, così, dal
ribrezzo mollai il Cerchio, che cadde in una abisso di luce.
Oramai ero entrata nel portale, che mi stava pian piano
trascinando via, come aveva fatto con i miei compagni, per
portarmi chissà dove. Era come galleggiare nel nulla, poi un
improvvisa stanchezza mi fece chiudere lentamente gli
occhi. Non avevo paura di cadere, ero libera di muovermi in
quel bianco infinito, che mi trascinò via con se.
Portandomi verso l’avventura.
~ 64 ~
6 Dispersi
Ero sveglia, ma tenevo gli occhi chiusi, sentivo fischiarmi le
orecchie. Una sottile umidità salmastra e appiccicosa, mi
ungeva la pelle. Tenevo le gambe piegate sul busto, ero stesa
di lato. Faceva tutt’altro che freddo, un sole caldo e
rassicurante mi accarezzava la pelle. In sottofondo, si
sentivano le voci della gente, quel mormorio era
accompagnato dal pacato spumeggiare delle onde. Ero stata
pochissime volte al mare, ma allora dove mi trovavo?
Improvvisamente mi venne in mente lo scontro con Drake .
Un brivido freddo mi attraversò la schiena.
Aprii gli occhi. La luce del sole per un attimo mi accecò, fui
costretta a richiuderli per poi riaprirli più delicatamente.
Mi alzai in piedi di scatto. Attorno a me c’era il mare.
“Non sono più a casa, già.” Mi dissi. Scrutai il panorama che
m circondava. Ero su una sorta di piazza che si affacciava sul
mare, era tutta in pietra. Le pietre che la componevano erano
di tonalità grigia e irregolari, ai lati della piazza c’erano due
scalinate, una andava verso un grande portone, l’altra saliva,
verso un imponente arcata da cui si accedeva a quello che
sembrava proprio … un castello di vetro.
Era la struttura più grandiosa che avessi mai visto, rimasi
incantata di fronte a tanta bellezza.
Era un grandissimo castello, con mura di pietra e torri di
cristallo. Dalle forme affusolate e dolci, sembrava un castello
incantato, il sole rifletteva su di esso dando vita a giochi di
luce incredibili. Ad un tratto, qualcosa mi distolse da
quell’incanto. La mia mano, stava sanguinando.
La guardai, era tutta sporca di denso sangue purpureo, che
mi era colato su tutto l’avambraccio, avevo sporcato pure i
~ 65 ~
vestiti, e il mio viso ne era anch’esso macchiato.
Sulla mano vi era un profondo taglio, che attraversava tutto
il palmo, dall’indice all’angolo apposto ella mano.
Solo allora mi resi conto che impugnavo ancora quel cerchio
di metallo, dal ribrezzo lo scaraventai via.
Impattando col suolo, si sentì un rumore di lame. Mi ricordò
la battaglia. Un forte dolore alla testa mi colpì, caddi a terra
sulle ginocchia. Era un dolore allucinante, mi tenevo le mani
premute sul capo, era insopportabile, mi venne da gridare.
Mentre cercavo di lottare contro al dolore, qualcuno si
avvicinò, non mi importava chi fosse, nemmeno che
intenzioni avesse. Volevo solo che quel dolore finisse.
Alzai lo sguardo per un attimo, vidi un ombra sfocata, un
uomo, mi si avvicinò e mi prese per le spalle.
Poi tutto si annebbiò, mi mise sulle sue spalle e mi portò
oltre al porticato, nel palazzo.
Poi mi posò tra le braccia di un'altra figura, una donna
credo, lei mi portò con se. Le sue braccia erano fini, ma
riusciva a reggermi senza fatica. Entrammo in una stanza,
doveva essere un bagno. Mi svestì e mi immerse in una
grande vasca piena d’acqua calda, e iniziò a lavarmi, non
riuscivo a reagire, ero distrutta. Vidi il sangue della ferita,
serpeggiare nell’acqua. Quando mi tirò fuori dalla vasca, mi
vestì e mi fece indossare una morbida tunica bianca, poi mi
fece sedere su uno sgabello di legno chiaro, e iniziò a
pettinarmi i capelli. In fine pulì la ferita e mi fasciò la mano.
Poi mi riprese in braccio e mi portò con se, attraversammo
svariati corridoi, fino ad arrivare in una stanza.
Credo fosse una camera da letto, mi adagiò sotto le coperte
per poi coprirmi con bianche lenzuola di seta. Ero
scombussolata, e la stanchezza non mi faceva reagire.
Che posto era mai quello?
~ 66 ~
Dov’ero, e dov’erano i miei amici?
Tutto troppo strano, tutto troppo annebbiato per poter
pensare. La donna che mi aveva accompagnata nella stanza
da letto, era ancora lì, da sotto le lenzuola riuscii a catturarne
qualche dettaglio. Aveva il fisico snello e leggero, sembrava
una fata, aveva la pelle rosea come tutti i mortali, le guance
leggermente piene, i capelli castani e lunghissimi.
Li teneva raccolti in una lunga treccia che le arrivava sotto ai
fianchi. I suoi occhi erano scuri e protettivi, e il suo sorriso
raggiante. Stava sistemando degli abiti in un piccolo
armadio di legno chiaro, vicino alla porta della stanza.
Qualcosa la fece sussultare, una sagoma entrò velocemente
nella stanza, era quella di una persona, ma non riuscivo a
riconoscerla. E se fosse stato Seth? Ad un tratto, si
avvicinarono entrambi, lei si sedette ai piedi del letto,
sorridendomi amorevolmente, la strana figura avvicinò il
volto al mio. Qualcosa mi fece risvegliare dal mio coma
apparente, i suoi occhi, neri e così vivi, mi fecero turbinare
qualcosa dentro. Iniziai a sentire caldo, tutto era più concreto
e vivido. “Seth …” ansimai, cercandolo di nuovo.
Era lì, accanto a me, vicino alla fata, mi sorrideva. Era felice.
Anch’io ero felice, sorrisi a mia volta, ma qualcosa
interruppe quel momento di meritata tranquillità.
Come una lama, fredda e tagliente, un dolore lancinante al
petto mi fece sprofondare nel panico. Spalancai gli occhi e
chiesi subito aiuto, la ragazza si alzò repentinamente dal
letto, facendo alzare Seth e spingendolo con una mano verso
la porta. Lui scappò fuori all’istante.
“Violet, Violet! Ascoltami, devi stare calma, ritrova il
controllo di te stessa, Violet!” continuava a ripetere frasi
simili come se fosse un sortilegio. Seguii attentamente ogni
sua parola, fin quando il gelo al cuore non svanì. Iniziai a
~ 67 ~
respirare profondamente, intanto le mi teneva per le spalle,
bloccandomi sul letto.
“Dove sono? Chi sei? … I miei amici …?” cercai di chiedere.
Ma ogni sforzo, ogni movimento mi stancava tantissimo.
“Stanno bene, non temere. Io sono la principessa Cintia, mi è
stato ordinato da mio padre di tenervi compagnia e di
occuparmi di te. Hai ancora bisogno di riposo, non è
importante dove sei, ma con chi sei … ti assicuro che è
meglio la mia compagnia di quella di Drake .”
“Lo conoscete?”
“Sì, lui è una leggenda qui, nel mio mondo. So già che vi
stava cercando, cercava te e i tuoi amici …”
“… cercava il cerchio, mia principessa …”
“Già, il cerchio di Ifrit … è stato imprudente utilizzarlo a
quel modo.” Borbottò, assumendo la posizione originaria,
con lo sguardo perso fuori dalla finestra.
“è stato il cerchio a ridurmi così?”
“Sì, il tuo corpo non è ancora pronto ad accettare altra
energia, quando ti riprenderai potrai iniziare l’allenamento.
Adesso cerca di dormire, la tua anima sta cercando di
allinearsi con quella del cerchio. Da domani, tu e l’acqua,
sarete una cosa sola. Buona notte, Violet.” Disse con candore,
e mi si avvicinò per accarezzarmi una guancia. Le sorrisi, era
una persona generosa e tranquilla, la calma in forma umana.
Mi lasciai sopraffare da quel dolce tepore che ormai si era
diffuso in tutta la stanza. L’indomani avrei avuto tutte le
risposte che volevo e, ovunque fossi finita, almeno avevo con
me i miei compagni. Sarebbe stato un girono fantastico.
“Domani …” sussurrai alle pareti della camera, girandomi
su un fianco, per poi rannicchiarmi sotto alle coperte.
Il sonno arrivò prima di quanto pesassi.
~ 68 ~
Il girono dopo, appena aprii gli occhi, mi sentii carica
d’energia. Scoppiavo di vitalità. Mi sedetti tra le coperte e
sbadigliai sonoramente, allungando le braccia al cielo per
stiracchiarmi per bene. Il sole trionfava luminosissimo sulle
onde argentee, fuori dalla finestra. La brezza marina mi
scompigliava i capelli, quel poco che bastava per darmi
sollievo, l’aria era calda ed estiva, troppo per me.
Avevo voglia di sapere, Cintia doveva raccontarmi tutto, sui
miei amici, su quel posto meraviglioso, su Calipso e Drake ,
e sul cerchio. Ero curiosa di sapere, non stavo nella pelle.
Qualcosa bloccò il mio entusiasmo, stavo per scendere dal
letto, quando pensai ai miei genitori. Come saremo ritornati
a casa? Perché potevamo ritornare a casa, vero?
L’inquietudine mi travolse, mia madre, l’avrei mai rivista?
La voglia di ritornare a casa, fu’ così forte che balzai giù dal
letto e uscii di corsa dalla stanza. Volevo delle risposte,
subito. Uscii dalla stanza, di fronte a me si aprii un immenso
corridoio, dal soffitto altissimo e dal pavimento fatto da
grandi piastrelle chiare e lucide. Erano così fredde e lisce,
avendo i piedi scalzi sentivo come se sotto di essi ci fosse un
sottilissimo strato d’acqua. Era una sensazione strana ma
piacevole. Sulle pareti del corridoio, risplendevano arazzi e
cornici, dipinti e teche di cristallo, tutti oggetti preziosissimi.
Ne rimasi incantata. C’erano altri due corridoi, uno si apriva
alla mia destra e l’altro alla mia sinistra. Tutti e tre erano
disseminati di porte e terminavano in grandi androni da cui
partivano altri corridoi, e così via. Percorsi il corridoio
centrale, molta gente andava e veniva, usciva ed entrava
dalle stanze disseminate sui vasti corridoi. Quel turbinio di
colori e movimento, mi mise allegria, erano tutti tranquilli e
sereni, si salutavano cordialmente per poi riprendere i loro
affari. Quelle persone erano deliziose.
~ 69 ~
C’erano donne, uomini, ragazzi, bambini e vecchi, tutti
facevano qualcosa. I bimbi giocavano sotto lo sguardo delle
madri attentissime, i vecchi passeggiavano tranquilli
rievocando il passato, i ragazzi chiacchieravano e
scherzavano tra loro. Mi sembrava di vedere me e gli altri,
quando andavamo a far merenda alla caffetteria in città.
Passeggiai tra la folla come se niente fosse, nessuno mi notò,
poi, osservando le pareti del corridoio, vidi un dipinto che
mi incuriosì. Era un giovane, bellissimo. I suoi capelli erano
neri come la notte, e i suoi occhi profondi e bui. Era
raffigurato su di un trono, e teneva in mano una spada. Era
una spada strana, la sua lama mi ricordò il cerchio, vi erano
incise delle parole in nero. Alle sue spalle vi era uno
stendardo, era nero con le sfumature blu scuro, non si
vedeva molto bene. La stanza in cui sedeva il ragazzo, era
come avvolta da un alone di mistero, non era chiaro dove
fosse, se fosse notte o giorno, se si trovasse in un palazzo o
meno. Era strano, quasi come se raffigurasse una
supposizione. Sì, sembrava presupporre che quel giovane
regnasse in qualche luogo, che in fin dei conti stesse bene.
Che dipinto strano, gli altri raffiguravano paesaggi o , a
parere mio, personaggi illustri.
Ad un tratto, con il sole che filtrava dalle finestre alle mie
spalle, vidi la mia ombra sul muro. Pian piano assunse una
forma strana, iniziò ad affinarsi e ad allungarsi.
Le dita divennero sottili, come artigli, i capelli finissimi e le
punte si appuntirono, sembravano spade, adesso la mia
ombra era almeno il doppio di me, se non di più.
Mi spostai subito di lato, era come se stesse per afferrarmi,
quello scatto improvviso mi fece andare a sbattere contro un
armatura, che ricadde sonoramente sul pavimento.
Il frastuono dei pezzi di metallo sulle piastrelle, fecero
~ 70 ~
voltare tutti quanti. La gente si fermò di botto e iniziarono a
guardarmi sbalorditi, le donne iniziarono a sorridere.
Poi, iniziarono ad inginocchiarsi tutti quanti.
Si inginocchiarono di fronte a me, ne fui piacevolmente
sorpresa.
“Violet!” un grido di gioia, risuonò festante dal fondo del
corridoio. Seth si precipitò al mio fianco, mi voltai verso di
lui, era accompagnato da Tess, Caren, William e Peter, e con
loro c’era pure Cintia ed il padre.
Non appena fu’ vicino a me, mi alzai sulle punte e
l’abbracciai.
“Violet, perché fai così?”
“Avevo paura di non essere all’altezza.” Scherzai.
“Mi sei mancata … stai bene?” chiese, sciogliendo
l’abbraccio.
“Certo che sto’ bene. Voi dove siete stati?”
“è una lunga storia, comunque sono contento di fare la
vostra conoscenza, Violet. Io sono re Henry, e i tuoi
compagni sono stati miei ospiti per gli scorsi sei giorni,
mentre tu ti riprendevi dal brutto incontro che hai avuto
sulla terra.”
“Sei giorni … ho dormito così a lungo … ? Vostra altezza.”
Chiesi con un po’ d’imbarazzo.
“Certo ragazza mia. Sono stati i sei giorni d’assestamento.
Potevano essere anche di più, non avevo mai visto né sentito
parlare di un umana che al primo tentativo riuscisse ad
utilizzare il cerchio di Ifrit con quel coraggio e quella
maestria. I miei complimenti, ma vi propongo di iniziare un
allenamento consono, per evitare che vi facciate male
un'altra volta.” Disse in tono pacato.
Il re aveva una corporatura possente e armoniosa, i suoi
capelli rossi, cadevano come molle di fuoco sulle spalle
~ 71 ~
dritte e robuste, accompagnati da un elegante drappo rosso
che avvolgeva l’elegante abito. Il tutto era reso più maestoso,
dalla piccola corona in oro che portava sulla testa.
“Scusatemi se ve lo chiedo, ma sono curiosa di sapere il
motivo per il quale siamo qui e se, beh …, possiamo
ritornare a casa.” Chiesi timidamente.
Cintia sorrise candidamente, mentre il padre mi guardò
accarezzandosi la lunga barba rossiccia, poi, accennando un
sorriso, ci invitò a seguirlo.
Intanto Caren e i miei compagni si erano avvicinati a me,
indossavano gli stessi abiti che aveva le gente nel palazzo,
assomigliavano a quei vestiti medioevali dei vecchi film di
draghi. Mentre seguivamo il re, tra le miriadi di corridoi che
serpeggiavano in tutto l’edificio, mi ricordai di ciò che era
accaduto nella radura. Così, mi spostai tra William e Caren,
con quel pensiero in mente, non riuscivo a stare vicino a
Seth.
“Sai, hai dormito tantissimo. Finalmente la bella
addormentata sé svegliata” sghignazzò Will.
“Ho dormito veramente così?” domandai ancora sbalordita.
“Già, il tuo corpo ha avuto come delle scosse d’assestamento
per tre giorni, ma poi ti sei ripresa.” Commentò soddisfatta
Caren, appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Cioè? Cos’è successo al mio corpo?” borbottai nel panico.
“Diciamo che lo spirito del cerchio, che da ciò che ho capito è
quello dell’acqua, adesso è dentro di te. Per andare in
sintonia ci vorranno dei mesi, forse anni, ma non ti farà del
male, bensì ti renderà lo spirito più forte …”
Rimasi a bocca asciutta.
“E tu che ne sai Will?”
“Boh, non lo so, lo diceva qualcuno in giro … non mi ci sono
~ 72 ~
perso più di tanto …”.
“Sì, infatti, a te che te ne frega, non sei tu lo spiritato che ha
dormito una settimana!”
“E dai, stavo solo rendendo l’atmosfera più rilassata … se lo
vuoi proprio sapere, lo ha detto re Henry.”
“E voi cosa avete fatto per questi sei giorni? Dove sete stati?”
“Beh, per i primi due giorni ci hanno abituato a questo
nuovo mondo, eravamo un po’ tutti spaventati ma poi ci
siamo fidati di Cintia e di suo padre. Per i giorni successivi,
abbiamo esplorato un po’ il palazzo e siamo stati in camera
con te, ti venivamo a trovare spesso …”
“… già, Seth era sempre dietro alla porta.”
“Hey Will! Non t’intromettere, stavo raccontando io!
Dunque … poi ci hanno raccontato le origini di questo posto,
credo che lo faranno anche con te …”
La mia mente rimase per un po’ sulla frase di William.
Seth mi era stato vicino, ma perché? Cosa voleva? Io stavo
già male per ciò che avevo combinato, poi più era presente
più mi sentivo morire. Mi odiavo.
“Caren, William, spiegatemi una cosa … se non siamo sulla
Terra, allora dove siamo?” dissi, guardando il mare brillare
sotto il sole di là dalle trifore che illuminavano l’ampio
corridoio.
“Questo mondo viene chiamato Kiruwah, loro lo
pronunciano Kirawuah. Ed esattamente ci troviamo su
un’isola, la più grande di tutte, l’isola che governa tutto il
mondo. Byrja. “ disse con ammirazione, Caren, affascinata
da quel luogo.
“Il bello è che ciò che hai visto fin ora è solo, chiamiamola la
stanza degli ospiti, già, il castello è molto più grande” spiegò
con ampi gesti, William, esaltato da tutto ciò che appartiene
alle epoche antiche.
~ 73 ~
“Eccoci giunti nella sala della memoria, qui vengono
conservati tutti i ritratti di famiglia delle varie casate dei
regnanti delle altre isole e quelli delle dinastie che regnarono
su quest’ isola. C’è pure il più importante di tutti, quello
della famiglia fondatrice.” Disse con maestosità, il re, mentre
entravamo in una grande stanza, diversa da tutto il resto del
palazzo. Aveva il pavimento più scuro, le pareti sembravano
di velluto purpureo, con ricami d’oro. Alle pareti vi erano
tutti i dipinti delle famiglie regnanti. Al centro della stanza
vi era un tavolo di legno scuro, lungo più di un metro,
ricoperto da una tovaglia rossa, con ricamati in oro i nomi
dei re dell’isola.
“Prego, accomodatevi pure, in questa stanza viene riportato
alla memoria il passato. Ciò che era, ciò che è stato, è tutto
racchiuso in queste quattro pareti. Gli oggetti che vedete
nelle teche, attaccati ai muri, gli arazzi, perfino i lampadari,
sono oggetti che hanno significato qualcosa di importante
nella vita di ogni regnante.” Ci disse Henry, mostrandoci le
bellezze racchiuse in quella stanza. Poi ci fece sedere attorno
al tavolo, e iniziò raccontare. Seduto a capotavola, con la
figlia alla destra, si schiarì la voce ed espose la lunga storia
del suo mondo.
“In questo momento, noi tutti ci troviamo su di un mondo
chiamato Kiruwah. La vita qui, scorre parallelamente a
quella della Terra, vi siete mai chiesti come sarebbe il vostro
mondo se esistessero draghi, magia e regni incantati. Beh,
ecco come sarebbe la terra se avesse tutte queste cose.
Da dove iniziare … ?! Sapete, non è facile, la storia di
Kiruwah è lunga e antica …” sospirò accarezzandosi la
barba, io mi avvicinai al tavolo con la sedia e mi tirai su con
la schiena, per non perdere nessun dettaglio.
~ 74 ~
“Potrei iniziare a raccontarti, Violet, del collegamento tra
Kiruwah e la Terra, ti sarai chiesta come sei arrivata qui, no?
Per farlo devo andare molto indietro. Mille anni fa, o forse di
più, un giovane alchimista, cercando una soluzione per far
vivere in modo migliore la sua famiglia, trasformò un
vecchio pozzo in un portale, che conduceva proprio qui …
“ la sua voce divenne più seria e pesante.
“L’alchimista aveva due figli e una moglie splendida, un
giorno decise di andare a vedere cosa ci fosse dall’altra parte
del portale, e lì trovò Kiruwah. Ne rimase profondamente
affascinato, la gente fu molto ospitale con lui, diede a questo
mondo un aiuto in campo evolutivo e lo aiutò a svilupparsi
velocemente. Un giorno venne chiamato a palazzo, in questo
palazzo, il re a quel tempo era il padre di Calipso, che tu hai
già conosciuto. Calipso, oltre a Ifrit, aveva altri fratelli.
Safira, Zefiro, Alice, e Xander. A quel tempo Alice non era
ancora nata, però, la regina Rosemary, aveva appena dato
alla luce due bellissime bambine …”
“Calipso … e Ifrit …” sussurrai con gli occhi spalancati a
fissare il vuoto.
“Brava, nacquero le due gemelle, ma …” si fermò un attimo
a guardarmi, poi riprese :”L’alchimista, appena vide la
piccola Ifrit, ebbe come una scossa, iniziò a non capire più
nulla. Venne ossessionato dalla bellezza straordinaria della
piccola, lui la voleva a tutti i costi. Così, il re lo fece
allontanare dalla città, lo fece isolare giù a sud,
nell’arcipelago delle isole Kerboran. Lui però, grazie
all’alchimia, riuscì ad ottenere un potere inimmaginabile,
divenne così potente da entrare in guerra con il re, e l’intero
regno di Kiruwah. Intanto, la moglie e i figli lo avevano
raggiunto, però ormai per lui non contavano più nulla, così,
come vuole la leggenda, la moglie morì di dolore e
~ 75 ~
abbandonò i figli. Uno portava il nome di Samuel, l’altro era
Eustace, divenne il settimo figlio di Re Artemisio e della
regina Rosemary.”
“E Samuel?” chiesi con interesse.
“Venne adottato da una giovane vedova e poi, anche lui
divenne re … ma questo lo vedrai più avanti. Adesso
torniamo all’alchimista. La guerra contro il regno fu’
devastante, iniziò a conquistare pezzo dopo pezzo tutto il
regno, finché non restò in piedi solo quest’isola.
Per tenerli al sicuro, mise tutti e sette i figli su una barca
sotto la protezione di un drago dall’animo nobile. I figli
crebbero incuranti di ciò che stava succedendo sulla terra
ferma, per tutti gli otto anni di guerra, vissero sulla nave.
La Stardust, l’inaffondabile. La guerra si terminò con la
vittoria del regno, che la pagò con la morte del proprio
sovrano. Fu’ uno dei periodi più tristi e bui del regno, però i
figli, ormai cresciuti e diventati di spirito fiero come il padre,
ricostruirono il regno con l’aiuto della regina. L’alchimista,
ignaro della sorte dei figli, tornò sulla terra, per pianificare
una vendetta, riuscì a reclutare un ragazzo e due giovani
donne, che lo aiutarono ad attuare il suo piano. I giorni del
terrore su Kiruwah erano ormai finiti, i figli di Artemisio
persero il controllo di sette isole, così governare il regno
divenne più facile. Ifrit ottenne il regno legato a Isen , l’isola
delle onde o dell’acqua, piena di grandi fiumi e laghi, con
montagne altissime e ricche di neve, e dalle vaste falde
acquifere sotterranee da cui si ricava gran parte dell’acqua
che serve al fabbisogno del regno.
La principessa Calipso, dal carattere forte e determinato,
ottenne sotto al suo potere l’arcipelago sud delle Isole
Kerboran. Misteriose e piene di creature maligne, che seppe
affrontare con tenacia, anche perché il popolo di quelle terre
~ 76 ~
si affezionò molto a lei, poiché ricordava il padre.
Il principe Zefiro condusse l’isola del vento, Ruzgar, al suo
massimo splendore. Era un giovane intelligente e sempre
cordiale. La sua isola divenne una meraviglia, con venti che
spirano oltre i cinquanta kilometri orari, divenne la capitale
dei trasporti marini, dati i forti venti che aiutavano e
velocizzavano la partenza delle navi.
La principessina Alice, invece, regnò con bontà e
serenamente sull’isola di Reiky. È un’isola che non ha
bisogno di niente, le sue terre fertilissime, fanno nascere
qualsiasi cosa, il sole e la pioggia non mancano mai. Un
ecosistema del tutto autonomo, le piane e la frutta di
quell’isola vengono inviate nelle città in cui scarseggia il
cibo. È uno dei pilastri economici del regno.
Luxson, fu’ invece, assegnata alla bellissima Safira. Regnò
con orgoglio e con la mente sempre lucida. La sua isola,
divenne un luogo pacifico e meraviglioso, dove chiunque
volesse trascorrere un periodo di pace e tranquillità poteva
andare. Era il paradiso dei poveri e dei ricchi.
Il valoroso Xander, prese le redini dei un isola molto
selvaggia e inospitale, Kàdu. Un’isola vulcanica, a rischio
sismico, ma lui non si tirava in dietro facilmente, e riuscii ad
assicurare una vita tranquilla a tutti gli abitanti di quelle
terre. Per finire, ritornando al figlio dell’alchimista, Eustace,
lui divenne figlio ed erede del re Artemisio, e gli fu affidata
Eldur, l’isola del fuoco. Rispecchiava molto il suo carattere
incontrollabile e ribelle … quel ragazzo era davvero molto
diverso dal padre …”
“Mi scusi signore ma Eustace seppe mai quali fossero le sue
origini?” chiesi leggermente accigliata. La sua giovinezza
dev’esser stata veramente molto difficile, se era a conoscenza
di ciò che era suo padre.
~ 77 ~
“Sì, la madre Rosemary, dopo che lui e Ifrit scoprirono di
esser fatti l’uno per l’altro, non potette negar loro la verità.
Così raccontò di averlo trovato, solo in seguito si scoprì di
chi fosse figlio.”
“Quindi Eustace e Ifrit si sposarono?! Meraviglioso,
finalmente una bella notizia, ebbero anche dei figli?”
domandai stupita. Ogni sua parola risuonava in me come
una bellissima favola.
Il re sorrise pacato e rispose :”Certo, una figlia, bella come la
madre, la chiamarono Ice. Però, il regno di Kiruwah stava
per terminare i giorni di pace, l’alchimista ritornò dalla terra
con i suoi seguaci. Iniziò prima a mettere a ferro e fuoco le
città sulla terra ferma, facendole cedere una dopo l’altra. Il
regno cadde in ginocchio di fronte a tanta distruzione.
S’impadronì anche di quest’isola, uccidendo la beneamata
Rosemary. Il peggio però, venne quando scoprì la sorte che
avevano avuto i figli, ebbene sì, entrambi avevano ottenuto
ciò che egli tanto bramava. Un grande potere, un regno, una
bellissima famiglia, e uno dei due aveva avuto la cosa che lo
aveva spinto alla pazzia, Ifrit. “
“E l’altro figlio? Cos’aveva ottenuto di così grandioso?”
“Lui era ormai da tempo sovrano delle Isole Kerboran, al
fianco della moglie Calipso.”
“Quindi, la rabbia del padre fu’ molto più distruttiva della
precedente…” si intromise Cintia, con voce vacillante.
“Molto, molto di più. Lui chiedeva una cosa sola, Ifrit, ma i
fratelli si opposero, così, con l’aiuto delle forze oscure che lo
sostenevano, iniziò a sterminare famiglie intere, più il tempo
passava e più uccideva.
I principi, preoccupatissimi, invocarono lo spirito di Eristax.
Eristax è un’entità che si presenta a noi uomini sotto forma
di stella, a cui si può chiedere qualsiasi cosa, ovviamente a
~ 78 ~
seconda di cosa, ci sono delle procedure da seguire, tutte
raccolte nel libro degli spiriti. Loro chiesero delle armi in
grado di sconfiggere l’alchimista e i suoi scagnozzi.
Riuscirono a ottenere delle armi fatte di magmatite, un
minerale più duro del cristallo, in cui racchiusero lo spirito
delle sette isole. Acqua, Fuoco, Luce, Ombra, Terra, Erba e
Vento. Ogni elemento divenne una cosa sola con lo spirito
del principe e l’arma che le apparteneva.
Ifrit ricevette il cerchio, in cui è racchiuso lo spirito
dell’acqua. A Eustace spettò la spada dallo spirito del fuoco.
Alice ricevette l’arco con lo spirito delle piante. Xander la
scure dallo spirito di roccia, Safira i pugnali di lucie, Zefiro il
bastone e lo spirito del vento. A Calipso spettò la spada in
cui racchiuse lo spirito delle ombre, non del male ma delle
anime. Queste armi, resero grandi questi guerrieri, dotandoli
di poteri incredibili. Ifrit riusciva a congelare, Eustace
appiccava incendi a piacimento, Safira faceva risplendere i
luoghi più tetri, Calipso riusciva a muoversi come uno
spettro, Xander dava origine a terremoti e Zefiro a tempeste.
Alice rendeva rigoglioso qualsiasi terreno con il solo
sguardo. Poteri unici e incredibili, li fecero diventare delle
leggende … ma aimè, non servì. L’alchimista era riuscito a
creare un siero in grado di rendere immortale, niente lo
poteva sconfiggere, se non un immortale come lui.
Così, vedendo che i principi avevano queste incredibili doti,
mise su un esercito di fiere e uomini immortali … lo scontro
fu’ epico. I principi gli tennero testa per molto tempo, fin
quando non caddero uno dopo l’altro, rimase solo la
principessa Ifrit, fu’ allora che lei e l’alchimista strinsero un
patto. Lei avrebbe sacrificato la sua vita in cambio di quella
di tutto il regno, però a una condizione, che l’alchimista e i
suoi, fossero rinchiusi in una prigione per mille anni.
~ 79 ~
Lui, amandola perdutamente e non potendola uccidere, si
arrese alle sue condizioni, anche se la morte di Ifrit era la
cosa che lo rattristava maggiormente. Accettarono entrambi
le condizioni del patto, e ognuno dei due ebbe ventiquattro
ore da passare per l’ultima volta su Kiruwah.
Ifrit ne approfittò per far nascere la sua bambina, invece
l’alchimista, invocando Eristax, con i suoi poteri, iniziò a far
tornare in vita tutto il regno e a farlo tornare com’era prima.
La leggenda vuole che, al termine delle ventiquattro ore,
Eustace ritornò in vita appena in tempo per veder nascere la
figlia e morire la moglie. Si racconta anche che l’alchimista
disse che sarebbe ritornato, per riscattare il suo regno e per
riprendersi la sua sposa.” Con quelle ultime parole mi si gelò
il sangue. Deglutii, e dopo un sospiro sussurrai
“è per questo che cerca me…”
Gli sguardi dei miei amici si riempirono d’inquietudine e
terrore. “Mi rammarica dirtelo, ma … sì, vuole te e vuole il
cerchio. Crede che tu sarai la chiave che lo porterà alla
vittoria.”
“Perciò, Raphel è l’alchimista. E non possiamo ucciderlo in
alcun modo, poiché si tratta di un essere immortale.
Giusto?” chiesi sconcertata.
“Questo porta al motivo per il quale vi trovate qui. Se
riuscirete a ritrovare le armi dei principi, c’è una possibilità
che riusciate a sconfiggerlo.”
“Come?! C’è una possibilità? Vorreste dire che o ci riusciamo
o moriamo? Che potremmo restare qui per sempre!?”
Seth scattò in piedi battendo le mani sul tavolo. Il re fece per
rispondere alla sua provocazione, intanto un sussulto mi
fece tremare. Prima che potesse a vere una risposta, si sentì il
cigolare di una porta, poi dei passi, come quelli di un cane
sull’asfalto.
~ 80 ~
“Intanto tentare non vi costerà nulla, e poi, puoi sempre
ritirarti … umano!” tuonò lugubre qualcuno nascosto
nell’ombra, vicino alla porta. Ci girammo tutti assieme, non
riuscivo a capire cosa fosse quella sagoma vicina alla porta,
lessi negli occhi di Peter e William una straordinaria felicità
e tanto stupore. Seth, carico d’ira, si voltò verso la porta, in
tutta la sua altezza, e provocò la creatura dicendo :”Io non
ho detto che mi sarei tirato indietro, voglio solo sapere
perché avete scelto proprio noi, e ovviamente voglio tornare
a casa mia. Come tutti del resto.” Sospirò stizzito e incrociò
le braccia irritato. Una nube di fumo si levò dall’ombra,
accompagnata da una figura a quattro zampe, dalla pelle
squamosa come quella di un rettile, gli occhi verdi e lucenti,
i denti affilatissimi, la coda lunga e liscia, e infine le ali.
Grandi ali verdi, di tutte le tonalità, brillavano sotto la luce
del sole che filtrava dalle finestre al lato opposto della porta
d’ingresso. “Se solo la tua strafottenza e il tuo stupido modo
di proteggere i tuoi compagni non fossero così simili a quello
di Eustace, ti assicuro che saresti già morto.” Ringhiò il
drago, avvicinando il muso al viso di Seth, che
s’immobilizzò dalla paura e divenne più bianco di un
fantasma. Io e le ragazze saltammo dalla sedia e corremmo a
nasconderci sotto il tavolo, trascinando anche Peter e
William che rimasero incantati di fronte a tale ceratura.
Vedevo le zampe possenti e squamose del drago muoversi
lentamente, pure la coda si muoveva con lo stesso
andamento. “Violet, sono rammaricato di fronte al suo
comportamento, il mio era solo un modo per mettere in
guardia il suo amico qui. Non volevo spaventarla.
Hey, ma dove siete finita?” vidi la viscida coda scostare la
tovaglia del tavolo, poi i suoi occhi vedi si pararono di fronte
al mio viso. Gridai dal terrore, gattonando all’indietro.
~ 81 ~
“Violet, non temete, lui sarà la vostra guida. Uscite pure dai
ripari, così potrete fare un po’ di conoscenza.”. Disse
pacatamente il Re, sollevando con regalità la tovaglia.
Sentii un accenno di risata. “Va bene” deglutii e ancora un
po’ spaventata uscii. Peter e William si buttarono subito
fuori da sotto il tavolo e iniziarono a girargli attorno. La
creatura li guardava sorridente, e incuriosita.
Io mi tenevo riparata dietro a Tess e Caren, sembrò che le
piacesse la presenza del drago, si spostò velocemente verso
di lui e chiese :”Mi presento, il mio nome è Caren. Ed il
vostro qual è?”
“Mi presento a voi e ai vostri amici, il mio nome è Hairos e
sono lieto di essere la vostra guida. Vi aiuterò nella ricerca
delle armi che resero grandi i principi di Kiruwah. Dopo la
loro morte sono state costudite segretamente dai loro
successori, fino allo scadere del millesimo anno. Questo.
L’anno della liberazione di Drake . Per questo vi
accompagno io, per guidarvi e proteggervi, ognuno di voi
alla fine del viaggio avrà con sé un’arma. Io devo proteggere
le vostre vite al costo della mia, come feci molto tempo fa
durante la guerra degli otto anni con Ifrit e i suoi fratelli.”
“Perciò voi, avete più di un millennio, o sbaglio?” domandò
Peter, osservando con cura la pelle di Hairos.
“Certo ragazzo mio, già da allora davo consiglio al re, fu lui
a mandarmi a proteggere i suoi figli. Li accompagnai pure in
battaglia …” il suo sguardo si perse per un attimo tra le onde
del mare alle nostre spalle.
“Ma adesso la battaglia che affronterò sarà al vostro fianco.
Meglio metterci in cammino il prima possibile, voi che ne
pensate mio signore?” ci voltammo verso re Henry per
sentire il verdetto. Si alzò con tutta la sua imponenza, e
accarezzandosi la folta barba disse: ”Certo, prima partono e
~ 82 ~
meglio è ma … sarà meglio dar dei vestiti alla giovane Violet
e dar loro da mangiare prima di partire, non credete?”
“Ai suoi ordini, farò preparare un pranzo eccezionale e in
quanto alla ragazza … troverete tutto ciò che vi occorre nella
vostra stanza.” Sussurrò voltandosi verso di me.
Annuii incredula. Era un drago, e parlava pure, non era
enorme come quelli dei film ma faceva paura lo stesso.
Sarebbe stato con noi notte e giorno, per proteggermi da
Drake , che a quanto ne sapevo, non era da solo.
Ero lontana da casa, il cerchio era solo il primo pezzo di una
serie di sette armi magiche, ognuno di noi ne avrebbe avuta
una, e ci saremo scontrati con le forze oscure … eccitante …
sì, sarebbe la cosa che direi se fosse un film, peccato che
quella sarebbe stata la mia vita per prossimi mesi.
Intanto lasciammo re Henry, e Cintia ci accompagnò nella
nostra camera. Era una stanza enorme, la mia casa ci sarebbe
entrata due folte se non di più. C’era tutto ciò di cui
avevamo bisogno, era come la camera di un hotel a cinque
stelle, era la camera più lussuosa dell’hotel a cinque stelle
più lussuoso del mondo. Sorprendente.
I miei abiti erano già su una delle poltrone di velluto che
animavano il salotto. Caren mi aiutò a vestirmi, mentre gli
altri si sedettero su di un divanetto al centro del salotto.
Erano abiti molto comodi, ripeto, simili a quelli del
medioevo. Quando raggiunsi i ragazzi, Seth era sparito. Non
andai subito a cercarlo, prima parlai con Caren e gli
altri: ”Allora, cosa ne pensate?” chiesi atona.
“Beh, non nascondo la nostra paura, però … sento che
dobbiamo fidarci di loro, per salvarci.”
“Sì Peter hai ragione, ma sii realista, come facciamo a tornare
a casa? Torneremo? E anche se tornassimo, cosa diremmo ai
nostri genitori? Mamma sai non ho nemmeno fatto in tempo
~ 83 ~
a scendere dall’autobus che mi sono ritrovata in un altro
mondo, ma non ti preoccupare, ho soltanto affrontato un
alchimista pazzo che voleva fare qualcosa di spiacevole a
Violet!”
“Hey, frena! Torneremo a casa ne sono convinta. Dobbiamo
restare uniti, così la paura si farà sentire meno.”
Dissi, cercando di calmare la situazione.
“Sì Violet! Continua a sperare, per te è tutto così semplice,
non pensi alla tua famiglia, a tuo fratello, no? A te basta
avere vicino chi ti protegge e sei a posto così. Non fatichi
nemmeno a cercare la soluzione!” Disse acida Tess.
“Sentimi bene! Io non cercherò di far fare tutto a voi, mi sto’
preoccupando in un modo inumano per mio fratello, e poi
credo veramente che riusciremo a tornare a casa!”
“E allora dimostralo!” mi stuzzicò fredda.
“Senti, se vuoi andartene, sei libera di farlo!” mi stancai, e
con l’amaro in bocca, le lanciai la chiave d’argento e me ne
andai sbattendo la porta. Sentii che Peter tentò di seguirmi,
ma Caren lo fermò. Mi ritrovai a girovagare senza meta nei
vasti e affollati corridoi del palazzo. Nel mio pensare, non mi
accorsi di essere arrivata in una sorta di piazza, non era una
piazza era più un giardino all’interno del palazzo. Aveva la
pianta circolare, al centro c’era una piccola collina con sopra
un grande albero secolare le cui fronde lilla scendevano
come una cascata. Tutt’intorno era un tripudio di fiori dai
colori brillanti e vivaci, e di piante verdi e morbide come
velluto. Nell’aria si libravano piccole farfalle simili a boccioli
di lillà. I raggi del sole filtravano pigri tra le fronde
dell’albero. Non vi era nessuno in quel luogo così
meraviglioso, quasi fosse dimenticato, o forse, molto
semplicemente, nessuno aveva più tempo di andare là.
Vicino all’albero c’era una piccola cascata, che da lì si
~ 84 ~
innestava in un ruscello artificiale che percorreva tutto il
perimetro del giardino. Le sue acque poggiavano su un letto
perfettamente scavato nel terreno e poi ricoperto da piccole
piastrelle turchesi, le sponde erano arginate da dei sassi
azzurrini, simili ai ciottoli di fiume.
Mi sistemai sotto alle fronde dell’albero, lì scoprii una cosa
affascinante e allo stesso tempo molto triste.
Una lapide di marmo bianchissimo, poggiava ai piedi
dell’albero, con sopra la statua di un angelo con le ali
spiegate al cielo. Le incisioni sulla lapide dicevano
“Qui giace il ragazzo divenuto re. Colui che nato dalle tenebre si
trovò a fronteggiarle a testa alta. Il re senza sposa, il cui dolore
ancora risuona tra il gorgogliare di queste acque. Qui giace re
Eustace, l’angelo triste.”
“… Eustace …” sussurrai, guardando con dolore quel luogo.
Ecco spiegato il motivo di tutto quel silenzio, del perché non
vi era nessuno. Quello era un santuario, l’azzurro
richiamava molto il colore del mare e del cerchio, portato
con orgoglio da Ifrit. Quanto amore ci dev’esser stato tra loro
due. Erano due cose diversissime, una principessa e un
comune umano nato da un pazzo assassino, l’acqua ed il
fuoco. Divisi per essere uniti. Li invidiavo. Io non avevo
ancora avuto nessun ragazzo, nemmeno un primo
appuntamento, figuriamoci se il promo bacio. Non avevo
ancora provato quella piacevole sensazione calda e
rassicurante che è lo stare assieme a qualcuno. A differenza
dei miei amici. Spesso mi chiedevo se sarei rimasta sola.
Pensai un istante a Seth, il nostro non contava come primo
bacio. No, affatto. Così me ne andai, lasciando Eustace al suo
riposo, ormai la rabbia era passata … ma molte altre
~ 85 ~
domande stavano affiorando in me. Ripensai subito a Seth,
sapevo che non mi era mai importato così tanto di lui, ma
poi, quel gesto, mi sentivo stupida ed era sicuramente ciò
che pensava di me. Cercando di ritrovare la strada per
tornare nella nostra stanza, qualcuno mi chiamò. Vidi Seth
girare l’angolo, mi chiamò, non badai troppo a lui, non chiesi
nemmeno dove fosse andato, io volevo che questa cosa
iniziasse, così mi sarei concentrata su qualcos’altro. Si teneva
a distanza, quasi come se attorno a noi ci fosse un campo di
forza, invisibile, impenetrabile.
“L’hai visto pure tu, vero? Il santuario …”
“Sì, è stato toccante, non credevo …” dissi piano, seguendo i
suoi spostamenti, come se mi stesse guidando nella
direzione giusta. La sua voce era rimasta quella di quando
lui e Hairos si scontrarono. Dura, fredda e come se niente
fosse una sua preoccupazione. Era come se non gli
interessasse di niente e nessuno. Lo guardavo come se lo
avessi visto per la prima volta, era fuori di se, avevo paura a
parlargli, credevo che si sarebbe rigirato nel peggiore dei
modi. Non lo avevo mai visto così arrabbiato, confuso e
agitato, in tutta la mia vita.
“Immaginati come lo sarà per in nostri genitori, i nostri
amici, i nostri fratelli …” non potevo credere a ciò che stava
dicendo. Si voltò verso di me, in attesa che parlassi, sgranai
gli occhi, non potevo credere che stesse dicendo che
saremmo morti tutti ugualmente.
“No, no Seth, noi non finiremo così! Non lo permetteranno!”
“Chi non lo permetterà! Avanti, avanti Violet, voglio una
risosta e non darmi del codardo e non dirmi che ci aiuterà
Calipso, o quel che è, perché ne ho fin troppo abbastanza di
questa storia!!” ringhiò furioso, spingendosi verso di me.
Mi ritrassi, i suoi occhi neri mi apparvero di fronte come un
~ 86 ~
mare in tempesta, mi sentii affogare. Stavo annegando nella
rabbia e l’insicurezza dei miei amici, che si ripiegavano tutti
su di me. Lacrime decise e fredde, mi disegnarono delle linee
insicure e morbide sulle guance.
“Seth, ascolta … per una volta nemmeno io so’ cosa sto’
facendo, ma se c’è una cosa che so’ è che ci dobbiamo fidare.
Te lo chiedo in ginocchio, Seth, perdona tutto ciò che ti ho
fatto, abbi fiducia in me e seguimi in quest’avventura. Non ti
chiedo altro che fidarti. Per favore, senza di te sono persa…”
Il pianto spezzava quel discorso serio e lucido che il cuore
spinse fuori dalle mie labbra come un fiume in piena.
Io credevo in ciò che stavo dicendo. Attesi con ansia per tre
secondi lunghissimi, che mi desse una risposta. Lui mi
guardò sconfitto, accettando il fatto di aver paura, ma la sua
fiducia in me era più forte. Così, senza che me lo aspettassi,
si diresse a passo deciso verso di me e mi abbracciò,
piegandosi su di me. Rimasi con il fiato sospeso e gli occhi
spalancati. “Certo. Per te, qualsiasi cosa … scusa Violet.”
Mi strinse più forte a se, si passò una mano sul voltò e
prendendomi per mano, mi portò con se.
Lo seguii senza dire una parola, qualcosa in lui aveva
trovato la pace che gli serviva, almeno in parte per calmarlo.
Riuscimmo a trovare la stanza in cui poche ore prima avevo
lasciato Caren e gli altri.
~ 87 ~
7 I fratelli
I ragazzi ci stavano aspettando proprio fuori dalla porta, con
loro riconobbi pure Hairos, essendo un piccolo drago non
occupava molto spazio e poteva muoversi liberamente nel
palazzo, ci stavano aspettando.
“Ecco anche gli ultimi due, bene. Adesso che ci siete tutti, vi
prego di seguirmi nella sala da pranzo, dove vi aspetta il
vostro pranzo.” Disse cordialmente il drago, facendoci
strada tra i mille corridoi del palazzo.
“Allora, cosa avete deciso, verrete con me e Violet verso
l’avventura, o ritornate a casa?” chiese Seth ai ragazzi, in
tono duro e accusatorio. William e Peter si guardarono per
un istante negli occhi, poi espressero all’unisono la loro
decisone :”Certo che veniamo con voi! Abbiamo pure un
drago!” entusiasta, Seth gli sorrise, come sempre. A me quel
sorriso mi sembrò di non averlo visto per un milione di anni.
Ne fui felice. Vidi Hairos voltarsi verso di noi e alzare gli
occhi al cielo, risi. “E voi? Verrete? Sì, vero?” Domandò Seth
alle ragazze, come se la risposta fosse già stata data.
“Sì, sempre uniti. Ovunque va’ uno vanno tutti! Giusto?”
“Giustissimo Caren, e tu Tess?”
“Stai scherzando Seth? Io non vengo. Dove va’ uno vanno
tutti, eh? È così che la pensate? Bene, non voglio venire di
certo al macello con voi!”
“Bene, allora signorina la faremo sbarcare il prima possibile
al porto di Reiky, lì c’è uno dei tanti portali con destinazione
Terra. E sia ben chiaro!, quando arriverà sulla Terra, non
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ricorderà più niente, ne di Kiruwah, né dei suoi amici!
Intesi!?” l’attaccò in modo minaccioso Hairos.
Tess sembrò quasi che stette par cedere, ma poi, sbuffò e
disse :”Se è questo il prezzo da pagare per uscire
dall’inferno, allora … fatemi arrivare su Reiky il prima
possibile, grazie.” E con uno strattone sfuggì dalla presa di
Caren e si mise di fronte a Hairos. Per tutto il tragitto rimase
in cima, lontana da tutti. Rimasi con l’amaro in bocca, non
potevo crederci, per lei valeva più la sua vita che quella dei
suoi amici e del mondo intero, che poi erano proprio la Terra
e Kiruwah la posta in palio. Sentii un forte senso
d’abbandono, come se una parte di me fosse andata persa.
Hairos non aggiunse altro, ci condusse in una grande sala
color avorio, con al centro una lunga tavola rettangolare,
imbandita con le prelibatezze più ricercate della Terra, e le
nostre pietanze preferite. Mi sedetti a capo tavola, con le
spalle verso la porta d’ingresso, non mi persi ad osservare lo
spazio attorno a me, restai per tutto il pranzo con gli occhi
che si specchiavano in quelli di Tess. Perché il suo desiderio
di abbandonarci era così forte? Non sapevo spiegarmelo in
un modo razionale, o tantomeno coerente.
Ci lanciammo sguardi di sfida e pieni d’ira per tutta la
durata del pranzo, non toccammo nulla. Gli altri erano
affamatissimi, non badarono al nostro conflitto silenzioso.
Il suo sguardo sembrava dire che non le fregava niente di ciò
che pensavo, per lei era una liberazione andarsene, di amici
se ne sarebbe fatti altri. Oro contro argento, i nostri occhi,
non avevano mai odiato l’altra così tanto.
Nessun suono, nessun odore, nessuna percezione della
realtà. In quella lunga ora, restammo con lo sguardo fisso,
cercando di scrutare ciò che l’altra pensava, tutti i perché, le
risposte, ciò che l’aveva portata lì. Eppure Tess era una delle
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mie migliori amiche, chi lo avrebbe detto questa estate, che
la nostra amicizia sarebbe stata spezzata dalla paura del
male. Proprio tra poche ore saremmo salpati, Reiky era
proprio la nostra prima tappa. Prima di alzarci da tavola ed
uscire per andare alla nave, che giù al molo era già pronta
per salpare, dissi un ultima volta addio a Tess, chissà, forse
quando tutto questo sarebbe finito l’ avrei rivista da qualche
parte, forse non avrebbe nemmeno più abitato in città.
Quanti ricordi memorabili mi saltarono alla mente.
Come fai a lasciar andare qualcuno per sempre, qualcuno
che conosci da sempre, che ti ha detto tante volte che sarebbe
stato al tuo fianco per sempre. L’odio per volerci
abbandonare era troppo grande per perdermi in un pianto
inutile. Hairos ci accompagnò fino all’ingresso del palazzo,
durante tutto il tragitto, nessuno disse niente. Molti sospiri si
levarono verso gli alti soffitti dei corridoi di
quell’affollatissimo e muto castello. Infatti, tutta la gente che
si era riversata nei corridoi, si era ammutolita. Speranza e
gioia illuminavano i loro volti, consapevoli che non sarebbe
stata una cosa affatto facile. Qualcuno di noi gli lanciò un
timido sguardo d’approvazione, altri, consapevoli del
rischio, si limitavano ad osservarli fugacemente.
Quindi arrivammo di fronte al grande portone da cui si
accedeva al castello, trovammo Cintia e suo padre ai lati di
esso. “Buona fortuna amici miei, e che Eristax vi guidi.”
Cintia ci lasciò con uno splendido sorriso. Le porte si
spalancarono sulla piazza in cui mi risvegliai giorni prima,
era affollatissima, molta gente si era riversata là e aspettava
che uscissimo dal palazzo per ringraziarci e salutarci, pure
dalle finestre e i balconi del palazzo, donne e bambini si
affacciavano festanti. Un fiume di gente ci accompagnò fino
alla nostra imbarcazione, una nave enorme, dalle vele
~ 90 ~
splendide, dal colore cangiante. Hairos si teneva in cima alla
fila, guidandoci fino alla nave. Una lunga tavola di legno
s’abbassò dalla nave per farci salire a bordo, quando staccai i
piedi dalla pavimentazione ruvida e dura della piazza, mi
sembrò di volare sull’acqua. Non traballava, mi sentivo
molto più sicura di quello che avrei immaginato.
In un attimo, quasi come se il tempo fosse stato mandato
avanti, mi ritrovai sulla grande nave assieme ai miei
compagni. Presto saremo partiti, e Tess sarebbe tornata a
casa. La gente ci salutò da terra finché non ci vide sparire
all’orizzonte, oramai il sole si stava abbassando.
L’equipaggio faceva tutto in modo silenzioso e dando il
meno possibile nell’occhio. Loro alloggiavano sotto coperta,
invece noi avevamo dei letti, riposti in quella che una volta
era la stanza dei principi, il resto era tutto sotto coperta.
Quella era l’imbarcazione più bella e maestosa che avessi
mai visto. Fatta in legno scuro con bellissime decorazioni in
oro e avorio. Vidi Hairos correre subito al timone, ci disse
che tutta la nostra roba era stata riposta nella nostra camera.
Così, mentre guidava la nave verso la prossima isola,
andammo a riposarci nella nostra stanza. Era una stanza
molto più piccola di quelle che avevamo visto a palazzo, ma
ugualmente sontuosa. C’era un letto per ognuno di noi, poi
un paio di grandi armadi, uno a parete l’altro a scomparti,
entrambi in legno scuro. C’era anche uno scrittoio, sotto ad
una delle piccole finestrelle che davano sul mare, sull’altro
lato della stanza, con accanto un paio di finestre dalle fini
tende bianche, vi era una specchiera. La specchiera, però, era
di legno bianco con delle decorazioni in argento, mi diedi
uno sguardo allo specchio. Avevo proprio una brutta cera.
Mi sedetti sullo sgabello che vi si trovava davanti,
casualmente vidi un’incisione all’angolo dello specchio.
~ 91 ~
“Acqua e Fuoco non sono mai stati così uniti”
Sorrisi, sicuramente a scriverlo era stata Ifrit. Solo le ragazze
sono capaci di questo. Quell’incisione mi fece pensare.
Anche Ifrit e i suoi fratelli erano rimasti su quella nave, e lì
avevano vissuto per ben otto anni. Come hanno fatto, per
tutto quel tempo a star lontani da casa, forse perché
credevano fino in infondo, che tutto si sarebbe risolto.
Tess si sdraiò su uno dei letti situati nella stanza, Seth e Peter
andarono a fare una passeggiata sul ponte, Peter aveva
bisogno del supporto di Seth. Io e Caren ci sedemmo sul
parapetto ad osservare il mare, le sue onde sinuose si
facevano dominare dalla potenza della nave. La sua polena,
una splendida sirena dai lunghi capelli rossi, fendeva le
acque del mare come una lama.
William, rimase in camera con Tess.
Seth e Peter.
La mia preoccupazione non si rivolgeva a me stesso, ma a
Violet e Peter. Avevo paura per loro, dovevo far sì che non
gli succedesse niente. Mi sentivo sempre in colpa per aver
fatto scappare Violet, dopotutto non è ancora proprio una
ragazza. Peter era seduto per terra, sulle assi di legno del
ponte, con le spalle appoggiate ad uno degli alberi. Non
credevo ancora che ci stavamo mettendo in viaggio, per
qualcosa più grande di noi. Quella situazione non mi
sembrava ancora reale, mi sentivo immerso in un sogno, la
realtà mi sfuggiva di mano. Sospirai e mi accucciai accanto a
Peter. “Seth, tutto bene?” chiese.
“Sì, è solo che … è tutto strano, non lo so, mi sento diverso.
Ho un po’ di paura ma allo stesso tempo questa cosa mi
esalta. Mi sembra incredibile che proprio noi …” risposi, con
un mezzo sorriso tra i denti.
~ 92 ~
“Già, sai, io penso che ciò che ci sta’ succedendo, ci farà
crescere. Quando torneremo a casa saremo più grandi. Più
forti. Non credi Seth?” Peter era un ragazzo già cresciuto, le
sue parole mi sollevarono un po’, ma continuavo ad avere
paura per ciò che ci sarebbe successo. La brezza marina e il
sole che si specchia sulle onde, mi fecero pensare a quanto
fosse diverso quel posto da casa nostra. Ecco, l’unica
certezza che avevo era che, in un modo o nell’altro, saremmo
tornati a casa. “Pitt, cosa ne pensi della scelta di Tess?”
chiesi scrutando l’orizzonte, ormai tinto d’oro.
“è solo una stupida. Perché dovrebbe andare storto
qualcosa? Io ne ho viste di tutte i colori, e sono solo un
ragazzo, lei che crede tanto in Dio dovrebbe avere anche un
minimo di fiducia nei suoi amici. Soprattutto in Violet.
Violet è si è sentita in pericolo fin dal primo momento in cui
vedemmo Calipso …”
“Già, si sono viste nel bosco la prima volta, vero?”
“Sì, e ti posso assicurare che Violet ha fatto di tutto per
proteggerci. Anche quando Caren è caduta in quella sorta di
catalessi, era spaventata ma le è stata accanto. Perché Tess
non può accettare questo destino?”
“Forse perché crede che la paura svanirà quando tornerà a
casa, crede che sarà come risvegliarsi dopo un incubo. Si
ritroverà in camera sua, nella sua bella casa e con la sua
famiglia, ma senza di noi.” Quelle mie stesse parole mi
fecero rabbrividire. Come poteva accettare di ritornare a
casa? Perché non provava a combattere le sue paure, senza
doverci perdere? Noi le saremmo stati vicino, e questo lo
sapeva bene. “Seth, adesso se non sbaglio, siamo diretti vero
l’isola dove viene custodito l’arco di Alice. Secondo te chi
sarà a trovarlo?”
“Non saprei, credo che sarà l’arco a trovarci, come il cerchio
~ 93 ~
ha trovato Violet.”
“Sì ma adesso dov’è finito?”
“Ho sentito che lo sta’ costudendo, almeno per ora, Hairos
sotto coperta. Quel drago è il rettile più strano che abbia mai
conosciuto.”
“Lo dici solo perché ti ha messo paura. Invece a me è
simpatico, credo che potremmo contare su di lui.”
“Lo dici solo perché è una creatura mitologica che fino a
pochi giorni fa’ credevi non fosse mai esistita, e speri che ti
permetta di portarti in groppa.” Scherzai , scompigliandogli
i lunghi capelli biondicci.
“Ah Seth! Smettila!“ arricciò il naso sbuffando.
Lo guardai sorridente, era un fratello per me.
Una cosa buona di tutto quel macello era di poter tener
d’occhio Peter, evitando che si cacciasse nei guai. Poi, le cose
tra me e Violet si sarebbero sistemate, pian piano sarebbe
tornato tutto normale, senza che ce ne accorgessimo, perché
quell’avventura ormai era l’unica cosa che mi vagava per la
mente.
~ 94 ~
Violet e Caren
“Dai Violet, sono sicura che Tess non ci abbandonerà.” Mi
consolò Caren, mentre tenevo le gambe al difuori del
parapetto, sospese sulle onde del mare con la brezza
salmastra che mi soffiava sul collo e sulle guance.
“E se ti sbagliassi? Lei ormai ha deciso, no?! Che vada per la
sua strada, io devo lottare per il bene di due mondi. Per le
nostre famiglie, per i nostri amici, l’hai vista tutta quella
gente? Si tratta di salvare anche loro, e il futuro dei loro figli.
Perciò non posso occuparmi di andar dietro a Tess.” Sbottai,
con il cuore che batteva a mille, per l’incredulità di ciò che
mi stava accadendo e per il rammarico provato nel sapere
che non avrei più rivisto Tess.
“Sai che ha paura, almeno quanto me e te, ma non potresti
dirle qualcosa per dissuaderla da andarsene? Forse provare
ad essere più gentile con lei?”
“Beh, se lei ha paura io dovrei esser già morta! Non è lei che
Drake cerca, non è lei che stava svanendo dalle mie braccia,
o sbaglio?” dissi guardando Caren per sottolineare che
entrambe eravamo più in pericolo di Tess.
“Non è lei che si è svegliata, sola, senza potersi muovere, in
un castello dove non conosceva nessuno! Caren, ammettilo,
tutti vorremmo tornare a casa, ma così esagera. Cosa
staranno dicendo i miei genitori? Eh? E mio fratello? Chissà
come sarà preoccupato …” pensando a Simon mi vennero la
lacrime agli occhi, era il primo che mi mancava.
“Di questo non devi preoccuparti. Hairos ha detto che il
tempo, sulla terra e su Kiruwah, scorre in un modo diverso.
Qui è passato un giorno, lì nemmeno un attimo. Potremmo
star qui per un secolo e ritornare sulla terra, penseranno che
siamo stati via solo un giorno. Ma solo adesso è così, sai, per
~ 95 ~
proteggere la terra dagli attacchi dei demoni di Drake .”
“E tu da quando parli con i draghi? Non importa, sono felice
che sia così, però … cavolo! Tess!” ruggii rabbiosa.
“Lo so’ ho detto il contrario, ma le voglio bene, no può
lasciarmi. Ho bisogno di lei, hanno bisogno di lei due mondi
interi. Capisco la sua paura, ma può almeno provare a farsi
forza, non è da sola. Caren, non voglio che se ne vada.”
Sussurrai con la voce rotta. E una mia lacrima si unì
all’acqua del mare. Mi sembrò di dover piangere l’oceano
intero.
Tess e William
Ero stesa sul letto, la roba di Violet e Peter era sparpagliata e
ingombrava tutto il letto accanto. Erano dei distrattissimi
confusionari quei due. Mi misi a sedere sul letto, con le
spalle al muro, ad osservare il mare fuori dalla finestra.
Caren non amava il mare, ma quel panorama mi ricordò un
bellissimo disegno che le fece Violet.
Violet … lei sì che ci sapeva fare, dalle un soggetto e lei
saprà disegnartelo. Aveva un immaginazione fuori dal
comune, una giornata di pioggia con lei diventava la ricerca
di un tesoro in amazzonia, oppure una missione di
salvataggio in mezzo al mare durante una tempesta.
Ma ormai avevo deciso, non potevo tirarmi indietro, mi
dispiaceva lasciarli ma la paura mi bloccava. La prima volta
che vidi Calipso mi sentii morire, quando Caren per poco
non svanì, andai nel panico, e quando ci scontrammo con
Drake , avrei preferito scappare urlando.
No, quello non era il posto per me. Sarei stata solo di peso,
avrebbero fatto meglio senza di me. Mi sarei fatta male, e
avrebbero dovuto perdere tempo a curarmi, mi sarei persa, e
~ 96 ~
avrebbero perso tempo a cercarmi. Piuttosto, senza di me.
“Hey, ma ti rendi conto di ciò che dici? Tess stai pensando a
voce alta, di nuovo!” la voce annoiata e un po’ soffocata di
Will, mi giunse dall’altro lato della pila di vestiti appoggiati
sul letto vicino al mio.
“Will? Sei tu?”
“Sì, sì sono io.” Borbottò.
“Ma dove sei?”
“Qui!” disse, allungando un braccio, che vidi spuntare dietro
ai vestiti di Peter.
“Ah eccoti! Comunque, cosa stavi dicendo?”
“Che non devi piangerti a dosso così, se sei venuta con noi ci
sarà un motivo, no?”
“Sì, ma …”
“Violet ti vuole bene, non vuole certamente che tu ti faccia
del male. Se proprio hai paura, ci siamo noi a darti tutto il
coraggio di cui hai bisogno. Io non ne sapevo nulla, all’inizio
ero spaventatissimo, ma poi ho pensato che è come aver
scoperto il fuoco.”
“Il fuoco?” alcune volte mi era difficile capire William.
Prese da terra l’accendino di ferro che aveva rubato al padre
e lo accese.
“Sì, proprio come il fuoco, questa nostra scoperta ci fa’
paura, ma vedrai che se rimarrai, andando avanti con la
nostra avventura ci evolveremo. Ci aiuterà a crescere,
vedrai.”
“Perciò, tu mi stai dicendo che mi aiuterete a superare la mia
paura, e che tutta questa faccenda mi farà diventare una
persona migliore?” chiesi confusa, ma molto più tranquilla.
~ 97 ~
“Sì.” Il suo tono deciso e diretto mi fece pensare che non era
poi così sbagliato ciò che diceva.
“Okay, ma adesso cosa faccio? Non sono capace di dire ad
Hairos che resto, lui è un drago.”
“E allora? Sbaglio o deve proteggerci? Non sarà lui ad
ucciderti, poi Violet ne sarà felice.”
“Già. Va bene, adesso ci penso, credo che dopo una lunga
dormita sarò capace di risponderti.”
“Hai ragione, il sole si è ormai nascosto tra le onde
all’orizzonte.”
“Non ho nemmeno appetito, credo che dormirò subito. Sono
sfinita.”
“A chi lo dici, buona notte Tess.” E lo vidi svanire dietro ai
vestiti sparpagliati sul letto.
“Buona notte Will, e … grazie.” Lo ringraziai per le cose che
mi aveva detto, soprattutto perché mi aveva aiutato a
pensare in maniera più razionale, peccato che si fosse già
addormentato.
~ 98 ~
8 La Terra Verde
Quando il sole scomparve al di là delle onde, ormai nere, del
mare, giunse il momento di andare a dormire. Quella sera
Hairos ci disse che saremmo arrivati in tarda mattinata, però
dovevamo riposare bene, perché l’isola sulla quale stavamo
per approdare era un vastissimo bosco, in alcuni tratti anche
molto ripido. Poi, dovevo prepararmi per salutare Tess.
Con Will che ancora dormiva tra i nostri vestiti sparpagliati
sul letto, Tess che se ne stava rannicchiata in un letto
nell’angolo buio della stanza, Peter e Caren che
sonnecchiavano delicatamente in due lettini sotto a una delle
finestre, mi alzai piano per non svegliarli.
Seth non si vedeva. Cercai di fare meno rumore possibile,
indossavo una lunga canottiera che mia arrivava fin sotto
alle ginocchia, ma non rendeva facile spostarsi.
Allungai una gamba fuori dal letto, senza farlo cigolare, mi
spostai al centro della stanza. Soltanto allora, notai che fuori
il sole era più alto e splendente del giorno prima. Il cielo era
di un azzurro meraviglioso, cose così non se ne vedevano a
casa.
“Hey, Violet! Torna a dormire, non siamo ancora arrivati!
Hai bisogno di riposo …” brontolò Seth, mantenendo un
tono basso. Era seduto a terra, con la schiena appoggiata alla
porta d’ingresso, mi guardò un po’ confuso.
“Non so’ perché mi sono alzata, ma, che te ne importa …”
biascicai io, facendo dietrofront. Esausta, cercai di tornare a
letto, non riuscivo nemmeno a distinguere ciò che avevo in
trono. Ero troppo stanca, aveva ragione Seth.
Barcollai, per poco non caddi a terra. Lo sentii avvicinarsi
repentinamente, e mi prese con se. Reggendo con entrambe
le braccia, il mio sottile e gracile busto, sentivo che le gambe
~ 99 ~
mi strusciavano sul pavimento di legno.
Mi adagiò delicatamente con la schiena sulle morbide
lenzuola che ricoprivano il letto. Sentii la testa sprofondare
nel cuscino, le lenzuola fresche e leggere mi fecero sentire
meglio. Faceva un caldo sopportabile, ma era comunque
caldo laggiù.
“Bene, e adesso dormi!”
“Sì … ci vediamo tra qualche ora … Seth …”
“Dimmi.” La sua voce sembrò più assonnata, o forse era solo
più ammorbidita.
“Dovresti dormire anche tu … così scaricherai un po’ … la
tensione.” Lunghi sbadigli sonori, interruppero più volte la
mia frase.
“Ti odio sai.” Sorrise.
“Perché?” lo stuzzicai, con l’ultimo briciolo di lucidità che
mi rimaneva.
“Perché hai sempre ragione.” E andò a sdraiarsi accanto a
Peter. Sapevo che non avrebbe dormito, ma era sempre
meglio il letto che le assi di legno del pavimento.
Qualche ora dopo ci svegliammo. Nessuno disse una parola,
ci vestimmo tutti assieme, non riuscivamo nemmeno a
pensare che nella stessa stanza ci fossero altre persone.
Eravamo tutti affaccendati nel venir a capo delle milioni di
domande che la notte aveva risvegliato dentro di noi.
Uscimmo dalla stanza assonnati, Caren mi prese per un
braccio, cercando di sorreggermi. Hairos era in piedi, di
fronte al timone, ci stava aspettando con ansia. Appena ci
vide si diresse verso di noi con un sorriso furbo sul muso.
“Buon giorno ragazzi! È troppo presto per voi? Volevate
dormire di più?”
“No grazie, ci hai fatto dormire anche più del dovuto.”
Scherzò Peter, sperando che non lo sentisse.
~ 100 ~
“Benissimo, allora la prossima volta vi farò svegliare due ore
prima, quando le ninfe ritornano nelle acque dei loro
laghetti. Per voi umani equivale a svegliarvi alle sei e mezza
del mattino.” Ammise soddisfatto, con quella voce squillane
ma a suo modo grave, quasi ruvida.
“Bella mossa, imbecille …” Will guardò torvo Peter, ma era
troppo stanco per fargliela pagare.
“Se adesso volete seguirmi, vi mostro la sala da pranzo,
dove vi attende una ricca e abbondante colazione.”
Ci fece strada sotto coperta. Vi si accedeva con una scaletta
di legno. Ciò che trovammo la sotto, aveva dell’incredibile.
La scala portava ad un corridoio, simile a quelli del palazzo.
La pavimentazione era ricoperta di velluto rosso, le pareti di
un bianco splendente, le porte che vi si affacciavano erano
una decina, tutte di legno chiaro. La porta in fondo al piccolo
corridoio, era più grande delle altre. Da lì si accedeva alla
sala da pranzo e alle cucine.
“Vedete, è qui che alloggiavano i principi quando l’aria a
terra si fece più pericolosa, quando Drake iniziò a cercarli.
L’aspetto esteriore della nave non è stato molto curato per
non essere attaccati dalle navi nemiche. Hanno dovuto
viaggiare molto per mare e non dovevano dare nell’occhio,
la struttura in cui alloggiate è solo una sistemazione
provvisoria. Il vostro arrivo non era previsto. Vedrete, la
prossima volta che ci incontreremo, cambieranno molte
cose.” Sogghignò strizzando l’occhio. Ero convinta che
scherzasse (quanto ero ingenua a quel tempo. Mai fidarsi di
quel drago). Con uno scatto metallico, si aprì la porta della
sala. Era una stanza poco più grande della nostra camera,
arredata nello stesso stile del palazzo si cristallo.
C’era un bellissimo tavolo bianco al centro della stanza, con
sette sedie tutte a torno, un antico tappeto purpureo
~ 101 ~
risaltava sulle assi di legno color avorio, che ricoprivano il
pavimento. Una piccola finestrella, si affacciava a pochi
metri d’altezza sul mare, nessuno l’avrebbe mai vista.
Quella stanzetta, comunicava con le cucine attraverso una
porticina dello stesso colore della parete. Però i cuochi vi
accedevano passando da una delle camere del corridoio.
Trovammo la tavola già apparecchiata, vi erano piccoli piatti
bianchi con sopra fette di pane farcite da creme simili a
marmellate, tutte dagli aromi dolcissimi e dai colori vivaci.
Al centro della tavola vi erano due brocche, una d’acqua e
l’altra conteneva la spremuta di un frutto particolarmente
squisito, che nasceva solo su Kiruwah. Ci sedemmo con gli
stomaci che gorgogliavano dalla fame, sembrava che fosse
tronato tutto normale, eravamo apparentemente sereni.
Come se fossimo tornati a casa. Dopo che Hairos ci
accompagnò a far colazione, andò a svegliare gli uomini
della ciurma che si occupavano di mandare avanti tutta la
nave. Ci aveva spiegato che quegli uomini erano tutti
militari al servizio del casato reale, fedeli e devoti al sovrano.
Fui l’unica a notarlo, appeso alla parete vicina alla finestra,
vi era un bellissimo dipinto. Raffigurava dei bambini e
alcuni ragazzi. Un giovane ragazzo e un affascinante
fanciulla dai capelli d’oro, stavano sullo sfondo del dipinto.
Lei stringeva al petto una piccola bambina, dalle guance
rosee e i capelli leggermente ramati. Lui teneva la mano sulla
spalla di un giovanotto, dai capelli corti e scarruffati sulla
fronte. Erano più rossi del fuoco, ondeggiavano sulla tela
come fiamme. Vicino a lui vi era un ragazzo poco più
piccolo. I suoi occhi erano di un verde brillante, e i suoi
capelli nerissimi, li facevano risaltare ancor di più. Al centro
del ritratto di famiglia, vi erano due bambine, erano quasi
delle ragazze. Una era affiancata dal ragazzo dai capelli
~ 102 ~
rossi, lei li aveva di un biondo splendente come i raggi del
sole. L’altra li aveva neri come la notte. Avevano entrambe i
capelli lunghissimi, scendevano morbidi e setosi sulle spalle,
fino a metà schiena. Le ragazze avevano fattezze simili, ma
la cosa che le diversificava di più, erano gli occhi.
La bionda ne aveva un paio più blu del cielo, angelici e
delicati come vetro, l’altra li aveva scurissimi e profondi,
accentuati dallo sguardo rigido e irremovibile.
Una era delicata e spensierata, l’altra già consapevole e
realista. Le facce di una stessa medaglia.
Le gemelle Ifrit e Calipso. Con i fratelli al seguito. Xander,
con il giovane Zefiro, e il già cresciuto Eustace. Poi Safira,
con in braccio la piccola Alice. Tutti rappresentati in un
dipinto che sapevano, li avrebbe resi uniti per sempre.
Quando finimmo di mangiare, così, per caso, iniziammo a
parlare delle nostre famiglie.
“L’apprensione dei miei genitori mi avrebbe uccisa da un
giorno all’altro, per fortuna che siamo qui. Un po’ di pace.”
“Caren, la pace sta’ per finire, però hai ragione. Non avrei
accettato ancora per un secondo, vedere Simon fuori dalla
scuola con quel sorriso beffardo mentre si fa’ gioco di me.”
“Hey Will! C’è chi è intelligente e chi no, mio fratello lo è più
di te. Mi dispiace ma è la realtà. Guarda dove siamo arrivati,
mia madre mi aveva appena vista scendere dal bus,
lasciandomi a Seth e poi … puf! Siamo arrivati qui.
Incredibile.”
“Fossi tua madre, dopo questa non mi fiderei più a lasciarti
con Seth!” ridacchiò Peter.
“Parli così solo perché sai che non posso farti niente, l’ho
promesso a tua madre!”
“Pollo! Nemmeno io ho paura di mia madre! Vieni, se ne hai
il coraggio!” così Peter schizzò giù dalla sedia e partì come
~ 103 ~
un razzo fuori dalla stanza, con al seguito Seth che lo
rincorreva. Ci unimmo a quell’inseguimento nato per gioco,
fu’ come ai vecchi tempi, quando correvamo tra i fiori delle
radure, o tra le foglie cadute sulle colorate strade autunnali,
oppure d’inverno, tra la neve che ci arrivava al ginocchio.
Fu’ un attimo pieno d’eccitazione e movimento, allentammo
le preoccupazioni, e ci prendemmo un po’ di tempo per noi.
All’improvviso, Seth e Peter, che stavano in testa al gruppo,
si bloccarono di botto di fronte alla cima della nave.
“Allora? Cosa ne dite? È meravigliosa, vero?!”
Ci affacciammo dal parapetto della nave, una distesa di
piante e alberi, si estendeva di fronte a noi. Come fosse un
mare verde. Degli alberi, più lontani, erano alti come
montagne, si trovavano nell’entroterra, erano più alti della
nave, ne sono sicura. Era uno spettacolo che mozzava il fiato,
non si riusciva a vederne la fine, quelle miriadi di specie
diverse di piante e fiori risplendevano sotto al sole come uno
smeraldo. Quella era la nostra prima avventura, e Tess non
sarebbe rimasta. Sarebbe tronata subito a casa,
dimenticandosi per sempre di noi. I suoi amici.
“Magnifica …” qualcuno sussurrò lieve, al vento.
“Allora, posso dire che siamo pronti per sbarcare, no?”
“Hairos, ma come facciamo a trovare l’arco di Alice? E se ci
imbattessimo in qualche nemico, come lo dovremmo
affrontare senza armi?”
“Sai Caren, non saremo noi a trovare l’arco, ma sarà lui a
farsi trovare. I nemici? Beh, io sono qui per questo.”
“Hey, ma io avrei anche un cerchio, se non ricordo male!”
risposi stizzita, dato che credeva di essere l’unico a poterci
proteggere. Invece spettava a me quanto a lui.
“Il cerchio dici? Sicura di rivolerlo?” chiese perplesso.
“Sì. Che domande.” Risposi con leggerezza.
~ 104 ~
“Va bene, ti accontenterò.” Così scese lentamente sotto
coperta, sentii le sue zampe grattare sulle scalette di legno.
Ad un tratto avvertimmo un rumore metallico, come un
fischio nel vento, qualcosa che fendeva l’aria. Con estrema
accuratezza e precisione, una lama circolare si piantò dritta
nel tronco dell’ albero maestro, ad un soffio dal mio orecchio
destro. Vidi delle ciocche di capelli disperdersi nell’aria e poi
cadere a terra.
“Ecco il vostro cerchio. Visto che adesso hai un arma,
difenderai tu i tuoi amici, io posso anche restare qui a
riposarmi. Sai, ho tante cose da fare.” Spiegò sbadigliando,
aveva tutta l’aria di voler restare a bordo.
“No, questo è sicuramente uno scherzo, andiamo Hairos ci
devi accompagnare. Tu sai tutto su come …” Quel
lucertolone si era offeso, solo perché volevo rendermi utile,
perché volevo prendere parte a quell’avventura fin da
subito, perché avevo risposto con leggerezza. Iniziai ad
andare nel panico e a sentire le viscere contorcersi, che cosa
avrei fatto se, se.. ,se un mostro ci avesse attaccati? Ah era
proprio un bel guaio, sì lo era e come.
“Bene adesso hai il cerchio, va e manifesta la tua ira glaciale,
regina della tempesta!” disse in tono di scherno.
In quell’istante mi sentii maledettamente in torto. I miei
compagni si girarono tutti assieme guardandomi con
disprezzo. L’equipaggio ci aiutò a scendere dalla nave,
prima dovetti estrarre il cerchio dall’albero.
Provandoci, mi tagliai i palmi delle mani, ma alla fine ci
riuscii. Era un cerchio metallico, sembrava spesso come un
foglio di carta, ma pesava come una tonnellata.
“Credi ancora che riuscirai a cavartela? Sai, tra tutte le armi,
il cerchio è la più potente, se non la più ignorante. Sai, avete
una cosa in comune voi due, avete la testa più dura della
~ 105 ~
pietra. Adesso va’, o perderai il gruppo.” Commentò
sarcastico Hairos, beffandosi della mia testardaggine e allo
stesso tempo, cercando di darmi una lezione. Era bastata una
sola parola storta, che lui si era subito rivolto contro di me,
in un modo o nell’altro, era odioso! Cosa voleva insegnarmi
così facendo? Lo guardai alzando gli occhi al cielo. Scesi
lentamente dalla passerella che portava sulla terra ferma. La
spiaggia era fatta da sabbia d’orata, come se ne trova
ovunque, dopo qualche metro di spiaggia, iniziava una fitta
foresta. Hairos aveva dato a Seth una mappa, dovevamo
arrivare al palazzo della principessa Laira , situato al centro
dell’isola. Ovviamente, dopo aver recuperato l’arco. Seth con
la mappa, stava a capo del gruppo, che mi teneva a distanza,
un po’ per aver fatto restare Hairos a bordo, un po’ perché il
peso del cerchio mi rallentava molto il passo. Dovevo star
attenta a non ferirmi le mani con le lame, dovevo usarle
entrambe altrimenti non sarei mai riuscita a trascinarmelo
dietro. Anche se l’acqua era il mio elemento, non mi sentivo
per niente in contatto con il cerchio, anzi, sembrava che
volesse liberarsi di me. Intanto avanzavamo incerti nella
boscaglia, vi erano molti tipi di fiori, alberi, piante, radici e
alberi da frutto, di animali neanche l’ombra. Per fortuna.
Camminammo a lungo, la foresta era tutta uguale, dopo un
po’ iniziammo a credere di esserci persi, fin quando non
arrivammo ad una radura.
“Possiamo fermarci un attimo qui? Sono a pezzi.” Sbuffò
Caren.
“Sì, dai, il palazzo non è molto lontano. Vedete quel grande
albero laggiù? Lì dovrebbe trovarsi il palazzo reale
dell’isola.” Spiegò Seth.
“Ah, capisco, però siamo solo a metà del percorso.
Arriveremo in serata se continuiamo così.” Dissi,
~ 106 ~
coprendomi le ferite con delle garze che Hairos aveva
sistemato in una sacca da viaggio consegnata poi a Peter.
“Se solo fossi più veloce!”
“Già! È grazie a te se Hairos è rimasto sulla nave!”
“Lui avrebbe saputo indicarci la via più breve, non credi?
Invece come al solito devi fare tutto tu!” mi ringhiarono
Seth, William e Caren, tutti quanti molto provati dalla lunga
camminata nel bosco.
“E dai, basta! Non ditemi che nessuno di voi non ha mai
sbagliato in vita sua. Che sarà mai, la prossima volta terrà la
bocca chiusa, invece di rispondere sempre come fa’ tutte le
volte” mi difese pacato Peter.
“Ah, Pitt sta’ zitto! Sei sempre un bambino! E in quanto a
Violet, se non fosse stato per te non ci saremmo mai trovati
in questa situazione di merda!”
La rabbia nella voce di Seth mi fece ribollire il sangue nelle
vene, mi vennero i brividi di freddo su tutto il corpo. Non
potevo credere che aveva avuto il coraggio di rinfacciarmi
ciò che era successo in quel modo. Così, in preda a uno dei
miei attacchi d’emotività acuta, mi alzai da terra e proseguii
lungo la radura.
“Okay, non vuoi restare qui! Allora sbrigati, anzi, sbrigatevi
a tornare a casa. Non avete sentito quello che ha detto
Hairos? Su quest’isola c’è un potale che va’ direttamente
sulla terra!” gridai furibonda. Mi alzai di scatto da terra e mi
trascinai verso la radura, che dopo qualche metro si faceva
ripida, per poi concludersi con una vallata. Iniziai a
camminare senza voltarmi in dietro.
“Brava, vattene! Hai già peggiorato le cose, senza di te
sarebbe andato tutto molto meglio!” ringhiò feroce alle mie
spalle. Mi prudevano le mani, lo volevo uccidere.
“Che bell’amico che ho! Seth, per me puoi rimanere qui se
~ 107 ~
vuoi! Anzi, vattene a casa. Lì starai molto meglio, senza di
me!” gridai voltandomi un ultima volta. Ma ormai la sfida
era solo tra noi due, Caren e Tess sedevano su una grossa
pietra muschiosa in attesa che finissimo di discutere.
Malgrado il cerchio fosse pesante, riuscii ad arrivare fino a
dove aveva inizio la vallata. Il sole la illuminava
completamente, rigagnoli d’acqua e ruscelli, la decoravano
con i loro riflessi d’argento, tutt’intorno era arricchito dai
colori dei fiori spontanei. Sotto di me, in fondo alla piccola
valle, vi era un torrente, sulle sue sponde un albero dalle
grandi fronde, intrecciava i suoi rami nel cielo turchese con
spumose nuvole bianche. Il resto era ricoperto da fiori simili
ai soffioni, solo che la loro composizione più vicina a quella
di una sottile e morbida piuma d’oca, che ad un petalo, se
così posso definirlo, di un normale soffione terrestre.
Passandovi con il cerchio, lasciai dietro di me una scia sottile
e morbida, che via via si disperdeva nell’aria. Riuscii ad
arrivare subito al grande albero sulle sponde del torrente. Mi
sedetti sotto alle sue fronde, era veramente caldo. Ciò che
aveva detto Seth mi aveva fatto veramente innervosire. Non
era stata colpa mia, non l’avevo fatto a posta, e non avrei mai
voluto che succedesse tutto ciò. Ero la prima a desiderare di
tornare a casa, la prima ad avere paura. Però Seth, dopo
avermi ripetuto che non era colpa mia, che a lui andava bene
restare, adesso mi accusava di averlo portato con me
all’inferno. Che facesse ritorno a casa, allora. Non mi
avrebbe mai più rivista. “Imbecille!” borbottai, scagliando
un sasso in acqua. Ad un tratto, sentii prima come un
rumore di frasche mosse dal vento, poi vidi Tess, Will e tutti
gli altri, precipitarsi in una folle corsa giù dal pendio.
Stavano gridando qualcosa, mi alzai subito di scatto,
lasciando cadere il cerchio a terra. In quell’istante vidi
~ 108 ~
l’origine di tanto trambusto.
Un grande animale, dalla pelle liscissima e nera, con le
zampe simili a quelle di un coccodrillo e le movenze di un
serpente, inseguiva con le fauci spalancate i miei compagni.
Era un drago, diverso da Hairos e da quelli che si vedono sui
libri, la sue pelle era tutta uniforme e i suoi occhi grandi e
gialli come fossero quelli di un gatto. In cima alla testa,
aveva un paio di corna ricurve, teneva le ali piegate e
appiccicate al corpo, si muoveva sinuosamente, non faceva
nemmeno traballare i fragilissimi fiori che ricoprivano la
vallata. Intanto avanzava impetuoso e con gli occhi sulle sue
prede. William e le ragazze arrivarono, con le gambe che
cedevano dallo sforzo, fino al mio albero. Lanciai uno
sguardo preoccupato su Peter e Seth, il primo era avanti
all’altro, che se ne stava a due passi dal drago. Come se non
bastasse, nella fretta della corsa, mentre si lanciava un ultima
occhiata alle spalle, Seth inciampò in una pietra e rotolò per
qualche metro. Restò rannicchiato per terra, doveva essersi
fatto male alla gamba. Peter non ci pensò due volte, si fermò
e ,istintivamente, raccolse la prima cosa che trovò a terra e la
scagliò contro al drago. La creatura si fermò di colpo,
stordita, poi si alzò sulle due zampe posteriori e ruggì, i suoi
ruggiti furono così acuti che ci obbligarono a tapparci le
orecchie. Peter, allora, iniziò a tirarle tutto ciò che trovava,
pietre, rami, zolle di terra, ma la creatura avanzava
noncurante, scuotendosi di tanto in tanto la terra che le
finiva sul muso. Così, Peter, preso dalla paura per la sorte
dell’amico, tirò un grido a pieni polmoni, pronto per
scagliare contro la bestia l’ultima pietra. Ci dirigemmo tutti
verso di loro quando, Peter si trovò fra le mani uno
splendido arco dalle incisioni di smeraldo, con una freccia
già pronta per essere scoccata. Ai suoi piedi, vidi una faretra
~ 109 ~
con dentro molte altre frecce. A quel punto, il drago ruggì
nuovamente e stufatosi di tanta attesa, iniziò una nuova
corsa contro le sue prede. Fu’ allora che Peter, armato di
tutto il coraggio che aveva, mirò al drago e scoccò una
freccia. La freccia lo colpì al petto, ma non penetrò nella pelle
tanto da ucciderlo, subito dopo, però, la bestia si
immobilizzò. Dalla terra, iniziarono a sbucare, ad una
velocità impressionante, delle radici che iniziarono ad
avvolgersi attorno alle caviglie del drago, stringendolo
sempre di più. Fin quando, non cadde a terra.
Quando lo vedemmo stramazzare al suolo, corremmo subito
da Seth e Peter. Caren e William, portarono in braccio Seth
fin sotto all’albero, io mi rivolsi subito a Peter, e ci
allontanammo il prima possibile dalla creatura.
“Che cosa è successo, Pitt?” chiesi confusa.
“Non lo so’ Violet, io non … , stavo cercando qualcosa con
cui proteggere me e Seth, qualcosa da tirare al drago,
quando ho sentito emergere dalla terra qualcosa. Sì, è
proprio uscita dalla terra, non sapevo cosa fosse, tenevo lo
sguardo inchiodato sul drago, così ho fatto la prima cosa che
mi sembrava giusta. Difendere Seth.”
“Ed è partita una freccia che l’ha immobilizzato in un colpo
solo.” Disse in parole povere William, quasi stesse
raccontando una barzelletta.
“Sì, sì, sì! È andata proprio così, cioè, io non lo so’ ma è
successo. È stato incredibile ragazzi, dico sul serio!” spiegò
eccitato. Intanto avevano fatto sedere Seth sull’erba, con la
schiena appoggiata al tronco dell’albero. Aveva una gamba
sanguinante, un grosso taglio gli si apriva dalla caviglia fin
sotto al ginocchio, la caduta aveva lacerato anche i pantaloni.
“Presto, dobbiamo ripartire!” si lamentò Seth, stringendo i
denti.
~ 110 ~
“No, prima dobbiamo prenderci cura di te!” mi intromisi io,
prendendo delle bende dalla sacca da viaggio. Non emise un
solo fiato. Si lasciò medicare, mentre Peter osservava ancora
incredulo il suo nuovo arco e la faretra. Con molta pazienza,
misi da parte l’orgoglio e la rabbia, curando con attenzione e
precisione, la ferita di Seth. Lui seguiva con i grandi occhi,
ogni mio movimento, anche se avesse detto qualcosa, non
me la sarei presa, ero troppo occupata a preoccuparmi che
stesse bene, che le sue parole mi sarebbero scivolate sopra
come acqua. “… scivolare come acqua …” mi fermai a
pensare a quella frase. Ma certo, dovevo essere più
prudente, misurare ciò che dicevo, tenere a freno le emozioni
e ignorare ciò che mi veniva detto. Come fa’ l’acqua, dovevo
passare oltre alle divergenze, e mettere da parte l’orgoglio.
Sentii una nuova freschezza scorrermi dentro l’anima.
Avevo attivato qualcosa, un meccanismo, forse ero riuscita
ad entrare in sintonia con il cerchio. Perciò, appena finii di
tagliare e sistemare le bende sulla gamba di Seth, mi alzai e
presi il cerchio. Era molto più leggero, non mi facevo
nemmeno male alle mani, inizialmente mi guardai un po’
sorpresa. Quasi come se lo avessi sempre avuto tra le mani,
lo tirai in aria, afferrandolo poi con l’altra mano. In
contemporanea, un getto d’acqua, dal torrente, si alzò verso
il cielo per poi ritirarsi. Fu’ come se l’acqua del torrente e il
mio gesto, si fossero coordinati all’istante. Scoprii con
entusiasmo, che era appena iniziata una perfetta simbiosi
con il mio elemento. Sapevo che si sarebbe affinata col
tempo. Anche Peter iniziò a studiare la sua arma. Ne era
affascinato, come Caren, che ne studiava la siluette filiforme
e ricurva, fatta dallo stesso metallo di cui era fatto il cerchio,
con incisioni di smeraldo. Anche le frecce erano particolari,
molto flessibili e leggere, ma anche precise e in grado di
~ 111 ~
tagliare l’aria, così veloci e potenti, era difficile non fare
centro. Seth, mi guardò sbalordito, poi i suoi occhi passarono
sul torrente e nuovamente su di me.
“Ma che diamine?” borbottò.
“Ciò che hai visto è solo l’inizio, come per Peter del resto.”
“Già, è stata una bella mossa quella di intrappolare il
Drago!” si congratulò rivolgendosi a Peter.
“Oh, sì, grazie Seth. Non nascondo che non ho la più pallida
idea di come sono riuscito a farlo, però … diciamo che me lo
sono sentito venire da dentro.” Spiegò un po’ in imbarazzo e
con la sua solita tranquillità.
Mentre ci riposavamo sotto all’albero, vidi una donna a
cavallo avvicinarsi alla vallata. Lo feci notare anche a Will,
così, senza che gli altri ci vedessero, ci avvicinammo a lei.
Trottò fino al Drago, ancora steso a terra. Ci avvicinammo
ancor di più, allora capimmo che non si trattava di una
donna a cavallo, bensì di un centauro. Era una ragazza con le
zampe di cavallo al posto delle gambe. Trasalii.
Quella cosa mi disorientava e mi stupiva, non ero ancora
pronta per simili cerature. William ne rimase affascinato.
A tal punto da rimanere con lo sguardo perso verso la dolce
fanciulla, per un minuto abbondante.
“Hey Will, svegliati cavolo!” borbottai sotto voce
scuotendolo per le spalle.
“Scusa.” Sussurrò imbarazzato.
“Fa’ silenzio, guarda … cosa sta’ facendo?”
La ragazza si era avvicinata al drago, si chinò su di lui
accarezzandolo sul muso. L’animale fu’ felice di vedere la
ragazza, mi sembrò quasi che avesse fatto le fusa.
“Caspiterina! Quel coso ha fatto le fusa!” gridò William.
“Accidenti a te Will! Non puoi star zitto!?” gridai a mia
volta, girandomi verso di lui. Dal suo sguardo capii che la
~ 112 ~
ragazza ci aveva visti, o per lo meno sentiti (grazie, tutta la
valle ci sentì quel giorno). Deglutii velocemente e mi voltai
alla stessa velocità in direzione della ragazza. Si teneva con
le spalle appoggiate al petto del drago, che si era seduto
sulle quattro zampe, e ci guardava entrambi con aria
sorpresa e intimidita. Che guaio, non volevo certo farla
spaventare, anzi, mi sarebbe piaciuto conoscere qualcosa di
più su di lei. Così provai a dire qualcosa.
“Beh, ecco … ciao! Io sono Violet, Violet Turner. Lui è un
mio amico, William. Non volevamo spaventarti, solo, cioè …
il drago …” non riuscii a terminare la frase, lei prese fiato
per gridare ma il drago la interruppe. Gli poggiò una zampa
sulla testa spostandola in direzione dei miei compagni, poi
verso me e Will, infine sul cerchio. Intanto sembrava che le
stesse dicendo qualcosa all’orecchio, e lei annuiva e
rispondeva altrettanto silenziosamente. Poi, il suo tono di
voce divenne un po’ più alto, sentii una frase appena.
:”Okay, se è vero ciò che dici, sarà in grado di schivare
questo.” Si rivolse al drago, poi mi guardò un attimo ed
estrasse un piccolo pugnale dalla sacca che portava sulla
groppa. Con velocità impressionante e senza nemmeno che
riuscissi a vederlo, me lo scagliò contro. Appena il pugnale
arrivò a pochi passi da me, vidi il braccio che reggeva il
cerchio muoversi da solo, si piegò e poi scattò in avanti. Il
pugnale prese in pieno le lame del cerchio, che divisero a
metà la lama. Will mi guardò più sorpreso che mai.
“Okay, adesso ho paura.” Sussurrò.
“Ah … Fancy quante volte ti ho detto che devi fidarti di me?!
Chi dei due ha appena compiuto mezzo millennio? Io. Se ti
dicevo che sono loro, sono loro. Non si discute!” brontolò il
drago, passandosi una zampa sulla fronte con lo sguardo al
cielo, sbuffando.
~ 113 ~
“E dai, non si è fatta nulla. Almeno adesso siamo al sicuro,
loro ci proteggeranno. E poi, Miro, non dovresti vantarti dei
tuoi cinquecento anni, sembra che tu sia un poppante.”
Li guardammo strabiliati. Entrambi parlavano la nostra
lingua. Il loro dialogo si interruppe, quando videro le nostre
facce sorprese. Il drago iniziò a ridere, le sue risate erano
simili a quelle dei ragazzi della mia età, senza controllo. Così
fragorose, che pure Peter e gli altri vennero a vedere.
Intanto Fancy e Miro si presentarono.
“Benvenuti, il mio nome è Fancy, sono al servizio della
regina Laira, come guardiana della foresta est. Sarà felice di
sapere che l’arco di Alice è stato ritrovato.” Precisò, vedendo
arrivare Peter con l’arco e la faretra sulle spalle.
“Noi ci conosciamo già. Sono Miro, sono la guardia Fancy,
l’aiuto nel suo lavoro. Lo so’ sono un drago un po’ diverso
da quello che tenete con voi … beh sì lo conosco… e chi non
lo conosce a quello” borbottò “Beh, dicevo, sono diverso
perché appartengo ad una specie diversa. Sono un drago dei
sotterranei, anche detto drago dei morti.”
“Sempre a raccontare le tue storielle eh?!” Vidi Hairos
sospeso a mezz’aria alle nostre spalle, con un sorriso stretto
tra i canini. Miro sbuffò come quando mi arrabbio con mio
fratello maggiore. Risi.
“Così Hairos, ci rincontriamo.” Sorrise Miro, avanzando
vero l’amico, intanto i miei compagni si tenevano a distanza
dal drago. “Già, eri solo un cucciolo di appena cinquanta
anni, e adesso guarda qua …” disse quasi con tenerezza.
“Non sei cambiato affatto.” Rise compiaciuto, terminando la
frase. Miro lo guardò torvo. Poi chiese :”Questi sono i tuoi
protetti? Come vedo, hai ancora a che fare con la famiglia
reale.”
“Sì, adesso come sai Drake è ritornato … il re mi ha
~ 114 ~
incaricato di occuparmi di loro. Devono ritrovare le armi
antiche.”
“Ho sentito molto parlare di Drake , ma speravo di non
doverlo vedere mai.” Disse serio.
“Adesso, però, avete già due delle sette armi leggendarie.
Siamo a un buon punto. No?”
“La tua amica è molto saggia, non sapevo che le generazioni
di questo millennio, fossero al corrente di ciò che è
accaduto.”
“Fancy è molto curiosa, e intelligente. Comunque ha
ragione, i tuoi amici sono molto agguerriti, sanno far gruppo
molto bene. L’unione è ciò che tiene in vita questo regno,
dopo tutto. No?”
“Ti sei fatto saggio? O hai solo buona memoria, così da
ricordarti i miei insegnamenti?” Hairos sogghignò.
“Ma dimmi, chi dei miei allievi ha strappato a queste terre
antiche, l’arco di Alice.” Continuò, chiudendo gli occhi
facendoli diventare due fessure, simili a piccoli pezzettini di
smeraldo.
“Ecco Hairos, ho trovato io l’arco di Alice.” Rispose
umilmente, con il capo chino e un briciolo di paura, Peter.
Il drago lo guardò sorpreso, i loro occhi si incrociarono per
un istante, poi Hairos sembrò trasalire.
“è magnifico Peter, sono contento per te. Quando torneremo
alla nave, tu e Violet vi allenerete, adesso devo conferire
immediatamente con la regina. Deve essere al corrente del
ritrovamento.” Il suo tono era serio, cosa aveva visto in
Peter? Perché tutta quella fretta? C’era qualcosa che non
andava, aveva avvertito qualcosa di strano.
Così ci rimettemmo in cammino, vero il palazzo della regina
Laira. Miro si immerse nel torrente e iniziò a nuotare con la
testa sul pelo dell’acqua e il corpo che ondeggiava come
~ 115 ~
quello di un anguilla. Aiutammo Seth a salirgli sulla schiena,
William sarebbe andato con lui. Fancy fece salire sulla sua
groppa Tess e Caren, erano leggere e lei era una giovane
centaura. Invece, Io e Peter, avemmo il privilegio di essere
portati in volo da Hairos.
“No, mi dispiace, piuttosto me la faccio a piedi, però io non
ci monto!”
“E dai Violet, è solo per un breve tratto, guarda io ci sono
sopra e non cado. È il mezzo di trasporto aereo più sicuro
del mondo.” Disse Peter già sulla schiena di Hairos,
cercando di convincermi a salire.
“Mi dispiace ma soffro di vertigini! Vado a piedi grazie.”
Risposi. Allora Hairos spiccò il volo mantenendosi in
verticale, vidi Peter alzare le braccia al cielo e gridare come
fosse sulle montagne russe, poi svanirono tra le nuvole.
Guardai il cielo per un istante, poi, vedendo che gli altri si
erano già avviati, decisi di mettermi in cammino. Percorsi
appena qualche metro poi, improvvisamente sentii un sibilo
acuto e infine come il rombo di un tuono. Non feci in tempo
a girarmi per vedere cosa fosse che qualcosa mi afferrò da
sotto le braccia e mi sollevò da terra. Una fortissima spinta
mi trascinò con se a mezzo metro d’altezza.
“E tu che non ti fidavi!”
Mi guardai intorno scioccata, stavo prendendo quota.
“Hairos! Sei un pazzo, lasciami subito a terra!” gridai
dimenandomi, con il cuore che batteva a mille e la pelle
d’oca su tutto il corpo.
“Okay, se è ciò che desideri!” sentii i suoi artigli e le sue
zampe squamose, lasciare la presa.
“Maledetto!” urlai. Poi iniziai a gridare a pieni polmoni,
stavo perdendo quota molto rapidamente, non mi sentivo
più le gambe, sentivo come una forte pressione sul petto.
~ 116 ~
Vedevo le gambe che si muovevano nell’aria, e il torrente
che scorreva sotto di me, sempre più vicino. I miei capelli
lunghissimi, ondeggiavano come vipere imbizzarrite
nell’aria. Mi sentii morire. Pensai subito all’inevitabile
impatto con le acque basse e fresche del Torrente. Sarebbe
stato come cadere in ginocchio su una piscina di cemento
armato.
Non
riuscivo
nemmeno
a
pensare.
Improvvisamente, una misteriosa forza mi fece riflettere,
veniva da dentro. Riuscii a distendere gambe e braccia, ero
proprio sul torrente, avrei preso una bella panciata. Ma non
fu’ così. Avvertii dentro di me come una scarica
d’adrenalina, no era qualcosa di più forte, mi faceva
riflettere e reagire. Fu’ incredibile. L’Acqua del torrente si
incanalò in una sorta di tromba marina, io caddi proprio
all’interno di essa, era eccezionale, attorno a me l’acqua
turbinava anche se sospesa in aria. Mi sentii scivolare
lentamente sul fondo del torrente. Appena misi i piedi sul
letto, le acque si ritirarono, senza bagnarmi i vestiti, mi
ritrovai in piedi in mezzo al torrente. Le sue acque limpide e
piene di vita, scorrevano tra le mie gambe come se non fosse
successo niente. Hairos atterrò lieve su una delle sponde.
“Brava, visto? tu e il cerchio state diventando amici?” disse
scherzando.
Sbuffai, poi risposi :”Potevi anche risparmiartelo il tuffo ne
vuoto!”
“Volevo solo vedere l’effetto che faceva.” Si giustificò,
seguito da Peter che annuiva ad ogni sua parola.
“Come sapevi che non mi sarei sfracellata al suolo? E tu,
Peter piantala di annuire!” ringhiai, uscendo dall’acqua.
Gli occhi di Hairos si ammorbidirono, mi guardò con
premura. “Sai come lo sapevo? Ifrit si è fatta lanciare da
altezze molto più vaste, anche su dirupi o foreste di spine.”
~ 117 ~
“Questo cosa c’entra?” chiesi, avvicinandomi a lui.
Iniziammo a camminare. “C’entra, e come se c’entra.. Lei
non era solo un elemento, non aveva solo il dono dell’acqua,
era parte di esso. Il suo dono apparteneva alla sua anima e al
suo cuore, anche prima che nascesse… dimmi, non ti sembra
familiare?” Sembrò che per un attimo stesse vedendo
veramente davanti a se’ Ifrit, i suoi occhi avvolsero i mei.
“Ed io? Che tipo era Alice?” domandò Peter, ormai
abituatosi alle squame ruvide e perfette, della schiena di
Hairos. Il drago battè gli occhi come se si fosse svegliato da
un sogno, e con tono allegro rispose : “Alice, Alice, Alice …
beh, lei era una forza della natura …”
~ 118 ~
9 Alice
Ho imparato a scrivere da poco, la mia sorellona Safira mi sta
aiutando ad imparare bene. Così scriverò come Ifrit. I miei fratelli
sono tanti, papà chiama figli tutte quelle persone che ci fanno visita
al castello. Sono tante ogni giorno.
Io vivo in un castello, è tutto per me. Ora sono una principessa, ma
quando sarò grande sposerò un bellissimo principe e avrò un regno
tutto mio. Me lo ha detto la mamma …
Leggendo le pagine del mio vecchio diario, mi venne quasi
da piangere. Il giorno dopo sarei scesa in battaglia. Sì, adesso
avevo sia il castello che il regno, ma ero troppo giovane per
avere un principe. Avevo solo sedici anni, e già vestivo i
panni di generale del primo reggimento di terra in difesa di
Reiky, questa meravigliosa isola. Già da tempo mi preparavo
per la battaglia, avremmo attaccato dall’alto, io e il mio
esercito d’arcieri. Ci saremmo spinti verso le montagne degli
spinati, verso la terra del fuoco, lì mi attendeva mio fratello
Eustace con la fanteria a seguito.
Chissà, forse torneremo a casa, riusciremo a sconfiggere
Drake per sempre, e potrò sposarmi con quel dolce cavaliere
che si prende cura con tanto amore dei miei cavalli, giù al
fiume. Mio padre sarebbe il primo ad approvare, sono sicura
che pure Hairos mi darà la sua benedizione. Tanto ormai i
principi, o almeno, gli uomini che si fanno chiamare tali,
sono solo degli smidollati.
“Sì, Alice fu’ la più giovane ragazza ad andare in battaglia,
compì diciotto anni a guerra finita. E si sposò, la sposai io
per essere precisi.”
“Hairos, Alice era veramente così speciale?” chiese Peter,
~ 119 ~
molto colpito dalla storia che ci raccontò Hairos.
“Sì, lei era ciò che c’è di più buono e dolce al mondo.
Avrebbe voluto perdonare Drake , lei diceva che non era
cattivo, era il male a impietrire il suo cuore.” ammise serio.
“Con chi si sposò alla fine, eh? Ebbe la mano del suo
cavaliere?” domandai curiosa.
“Sì, lui in guerra perse un braccio, ciò indusse Alice a
volergli ancora più bene. Grazie al sacrificio di Ifrit, questo
regno divenne un posto migliore per tutti, e così deve
rimanere, è per questo che vi trovate qui.” La voce di Hairos,
non suonò come un rimprovero, ma come se ne fosse
mortificato. Mortificato per Tess che ci lasciava. Lui, che le
sua immortalità gli aveva permesso di vedere questa terra
mutare nel corso dei secoli, non poteva permettere che
qualcuno la distruggesse. Hairos era il simbolo per
eccellenza di Kiruwah. Restammo in silenzio, solo il sottile
suono dei nostri passi nell’erba, e il fruscio del vento tra gli
alberi assieme a quello dell’acqua del torrente che scivolava
tra le pietre, accompagnavano il nostro cammino.
“Su’ ragazzi, meglio se prendiamo il volo. Ormai gli altri ci
hanno distanziato di parecchio.” Borbottò Hairos,
invitandomi a salire sulla sua groppa.
“No, preferisco andare a piedi e arrivare domani mattina,
piuttosto che fare un volo come quello di prima.” Sentenziai,
ancora un po’ spaventata.
“Dai Violet, non ti faccio cadere. Te lo prometto.” Mi pregò.
“Devi fidarti di me.”
“La mia risposta è sempre la stessa.” E mi fermai difronte a
lui, incrociando le braccia. Alzò gli occhi al cielo, oramai
credevo di avercela fatta a convincerlo, ma quanto mi
sbagliavo. Con una mossa repentina del capo, mi prese per il
colletto e mi fece volare in aria, poi mi prese al volo. Fu’ così
~ 120 ~
rapido, che non mi lasciò nemmeno il tempo di realizzare ciò
che stava realmente succedendo.
“Violet, più rifiuti e più lui farà così.”
“Grazie Pitt, non l’avevo capito.” Risposi con ironia, un po’
stizzita. Così, per la seconda volta, mi trovavo a sei metri da
terra, saldamente sostenuta dalle sole zampe di Hairos.
“Adesso cosa farai? Giro panoramico?”
“No, credo che farò vedere a te e Peter, l’itinerario preferito
da Alice. Tieniti forte.” Rispose Hairos con un mezzo
sorrisetto beffardo. Partimmo a razzo verso il ruscello, ci
volammo sopra facendo smuovere le acque, i miei piedi
toccavano con le punte il pelo dell’acqua. Spruzzi argentei si
disperdevano in tutte le direzioni, sentivo l’aria che faceva
scuotere i miei capelli come grano al vento. Intanto Hairos e
Peter esultavano come ad una partita di football, soffocando
i miei gridolini di terrore. Ad un tratto, il ruscello confluiva
nel letto di un grande fiume dentro un piccolo bosco.
Dopo pochi metri il fiume diveniva cascata. Con rapidità
Hairos prese un po’ di quota, i miei piedi erano a mezzo
metro di distanza dall’acqua. Credetti che avremmo
continuato a volare per orizzontale, anche si avevo una folle
paura di guardare di sotto, comunque ci saremmo
allontanati dalla cascata. Perché Hairos era così prevedibile?
Voleva forse farmi morire di crepacuore?
A tutta velocità si precipitò giù per la cascata, sentivo gli
spruzzi d’acqua a fior di pelle, Peter ne era entusiasmato,
stavamo letteralmente precipitando di testa verso il suolo.
Gridai con tutta me stessa, il vento mi pungeva attraverso i
vestiti mollicci. Per mia fortuna, a mezzo metro da terra,
spiccammo il volo in direzione del sole. Il volo di Hairos si
fece più lento e tranquillo, le mie gambe penzolavano a circa
trenta metri da terra, o forse di più. Il tutto, accompagnato
~ 121 ~
dal cuore che mi batteva a mille, la pelle d’oca su tutto il
corpo, e l’affanno che mi toglieva il respiro.
“Bene, adesso direi che la prossima volta …”
“Accetterò di montarti in groppa, sì, sì ma adesso … fammi
sedere accanto a Peter!” lo pregai.
“Va bene, come vuoi tu. Girati lentamente e mettimi le
braccia attorno al collo.” Mi voltai piano piano verso di lui,
reggendomi con le mani alle sue zampe ruvide e squamose.
Mi avvicinò lentamente a se, intanto ci eravamo fermati in
volo, le sue ali brillavano sotto alla luce del sole di mezzo
giorno. “Vieni Peter, aiutala, prendila per mano.” Hairos mi
alzò facendomi appoggiare con il busto sulle sue spalle. Le
mani, calde e gracili, di Peter si intrecciarono subito alle mie,
subito dopo aver lasciato la presa dal collo di Hairos.
“Ce l’hai?! Adesso trascinala a te, molto lentamente.”
Peter iniziò a triarmi a se, mentre Hairos lasciava andare la
presa dal mio bacino. Sentii le squame viscide, scorrermi
sotto al torace, appena mi trovai con tutto il corpo sulla sua
schiena, mi misi a sedere davanti a Peter.
La schiena di Hairos, era spaziosa e le sue ali riparavano dal
vento, non era male viaggiare là dietro.
A cavallo della schiena di Hairos, io e Peter iniziammo a
intravedere dei grandissimi alberi, le loro cime superavano
quelle di tutti gli altri. Alti come sequoie, dalle fronde
robuste e verdissime come le querce, dai coloratissimi fiori
come i peschi, quelli erano i tre alberi del palazzo reale della
principessa Laira. Il volo di Hairos si fece velocissimo,
andava spedito, zigzagando tra gli alberi e curvando tra
picchi e gole. Le foglie si piegavano sotto di noi, le acque dei
torrenti venivano spruzzate oltre le loro sponde. Sembrava
che tutta la foresta si piegasse difronte al nostro passaggio.
Mi sentivo incredibilmente al sicuro, non mi spaventavano
~ 122 ~
la velocità e l’altitudine, era come se mi sentissi libera.
Tutt’uno con la natura che ci circondava. Peter si reggeva al
mio bacino, con la punta delle dita, sentii che tutta l’isola lo
guardava, lo ammirava, lo stava aspettando da tempo.
“Sei felice, Peter?” chiesi.
“Sì, non immagini nemmeno quanto. Anche tu ti senti
finalmente completa, vero?”
“Sì. Finalmente.” Risposi beata.
“Finalmente.” Sussurro soddisfatto.
“è come essersi ricordati di un sogno meraviglioso… sai,
come quando te lo dimentichi ma poi qualcosa te lo fa
ricordare.. è come riavere in dietro un tesoro.” Continuò.
“I songi, sono il tesoro più grande che possiate mai avere.
Ricordatelo sempre, ragazzi miei.. ne avrete bisogno..”
Ci fu un lungo silenzio, Hairos volava son il vento a favore
ed il sole non era particolarmente cocente, anzi, riscaldava
dolcemente qualsiasi cosa. Eravamo arrivati nelle vicinanze
del palazzo e appena fummo sulla cima dei tre grandi alberi,
vidi che erano situati in un immensa e rigogliosa vallata,
ricca di fiumi, laghi, fauna, piante e alberi. Vi erano pure
molte strade di pietre bianche, passavano tra i piccoli
villaggi e i paeselli, fino ad arrivare alle città. Era un regno
meravigliosamente vitale e prospero. Le case erano, talvolta
piccole baite nei paesi, nelle città erano di pietra e in parte in
muratura, tinteggiate di bianco o crema, dai tetti di tegole e
le finestre dalle persiane di legno chiaro. Le città non erano
come quelle della terra, avevano sì dei piccoli negozi, simili a
quelli dell’antichità, delle piazze, con fontane e posti dove
sedersi, tutto però era più tranquillo. Non c’era la solita e
caotica vita che c’è nelle città terrestri. Tutti vivevano in
armonia, si poteva giocare per le strade, che venivano
percorse solo da carri o, occasionalmente, da Draghi e
~ 123 ~
creature di incapaci di volare. I tre alberi si trovavano
proprio sulla cima di una collina, da cui si vedeva tutta la
vallata, attorno ad essi vi era un grande prato verde,
affollato di curiosi. Hairos atterrò lieve, sotto alle fronde di
uno dei tre, solo allora mi resi conto di quanto fossero
grandi. Appena scesi dalla schiena di Hairos, notai di avere
sotto ai pedi una foglia, quella foglia era così grande che se
l’avessi raccolta, sarebbe stata più alta e larga di me, avrei
potuto usarla come coperta. Se gli alberi avessero perso tutte
le foglie, con esse ci si sarebbe potuta ricoprire tutta la Terra.
“è sorprendete, sono bellissimi.” Esclamò ammirato Peter,
del tutto preso da quei tre enormi alberi.
“Sì, sono i tre alberi più grandi di Kiruwah. Si stima che ogni
anno, cadano tante foglie quanto il numero degli abitanti di
tutto il globo …”
“… diciassette miliardi e mezzo di foglie. Bravo Hairos, vedo
che ricordi tutto ancora alla perfezione.” Un incantevole
centaura, dagli occhi di smeraldo e la chioma folta e ramata,
che le cadeva disordinatamente lungo la schiena, ci si
avvicinò accompagnata da Miro, Fancy e i miei amici.
“Laira, non credevo che ti averi trovata subito, sei sempre
indaffaratissima, sempre a correre qua e là.” Disse Hairos, in
tono confidenziale. “Non potevo aspettare, sono giorni che i
nostri draghi avvertono il vostro arrivo imminente. Sono
assai felice di vedervi, è un onore per me incontrarvi …
giovane Peter.” Si congratulò con Peter, porgendogli la
mano. Il suo tono era allegro e sereno, la sua voce candida e
estremamente femminile e aggraziata, la rendevano simile
ad una dea. Peter, un po’ in imbarazzo, gli strinse la mano e
si inchinò timidamente, rispondendo :”Il piacere è tutto mio,
principessa.” Lei lo guardò con tenerezza e, accarezzandogli
i lunghi capelli dorati, sussurrò :”La vostra umiltà mi
~ 124 ~
lusinga, con questo arco sulle spalle non c’è motivo che voi
vi inchiniate, dovremo essere noi a farlo, ci state
proteggendo a costo della vita.” Poi con le mani gli tirò su il
capo. “Guarda, adesso tutto ciò che vedi, che senti, che
percepisci, è al tuo comando. Ogni pianta di questo pianeta,
e di quello da cui provieni, sarà ai tuoi ordini. Tu potrai dar
vita a nuove foreste, nuove piante, potrai far morire quelle
parassite, che vivono sulle spalle delle altre. Il ciclo vitale di
intere foreste, sarà nelle tue mani. Accetti tutto ciò?”
Peter si guardò per un attimo attorno, scrutò la vallata, una
brezza calda si alzò dalla costa orientale, portando con se’
l’odore dell’oceano. “Sì, principessa, mi sento pronto ad
accettare ogni responsabilità di cui necessita questo arco.”
Rispose con fermezza, vidi i suoi occhi illuminarsi di
coraggio. Laira gli rivolse un mezzo sorriso.
“Data la tua giovane età, hai coraggio da vendere, ragazzo
mio. Spero con tutto il cuore, che tu e i tuoi compagni
possiate continuare il vostro viaggio con serenità, fino a
trovare tutte le armi rimanenti. I tre grandi alberi dell’isola
Reiki, vegliano su di te.” Pronunciò, con solennità,
appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Adesso, se permettete, Laira avremo bisogno di utilizzare il
portale del palazzo.” Disse con una certa serietà, Hairos.
“Qualcuno di voi lascerà Kiruwah prima del tempo, che
peccato.” Il suo sguardo accusatorio, seguito dal tono
altrettanto duro, si posò su Tess che distolse lo sguardo
immediatamente. “Seguitemi, dovremmo addentrarci nel
palazzo, faremo in un attimo.” Così, passando tra piccoli
gruppi di persone che si erano riunite sotto alle fronde dei
tre alberi, giungemmo di fronte al ceppo dell’albero più
grande dei tre. In quei pochi passi che facemmo, notai con
meraviglia che la gente attorno a noi non erano solo umani.
~ 125 ~
Eppure a palazzo non me ne ero accorta.
“Hairos, guarda. Non sono tutti uomini come noi.”
“Certo che no, ci sono Elfi, Nani, Ninfe, Fate, Lupi
antropomorfi e Licantropi, ma anche Maghi e Streghe, per
non parlare delle città di mare, dove si possono trovare
Sirene terrestri e marine.”
“Ma sono entità benevole, o sbaglio?”
“Sono come gli umani, ci sono i buoni e i cattivi. Poi ci sono
anche creature del tutto maligne, come i Segugi, le Ombre, le
Arpie, i Non-morti, e quelle tante creature che vengono
soggiogate da Drake. Sono tutte quelle creature che non
dispongono di un anima, in loro non risplende la luce.”
“Sono molti. Fammi vedere un po’, aiutami a riconoscerli”
mi guardai un po’ in trono. “Va bene. Dunque.. vedi quel bel
ragazzo laggiù?” disse, indicando un giovane di circa
vent’anni, dai capelli d’oro. “Quello è un elfo, non è molto
diverso da voi, ha solo le orecchie un po’ più allungate delle
vostre, e resterà così per sempre.”
“Sono immortali come nei libri.” Sussurrai stupita.
“Sì. Poi la vedi quella ragazza dai capelli castani, quella
girata di spalle.”
“Ma sulla sua testa … oh mio Dio, quelle sono orecchie? E
quella è una coda, pelosa e si muove pure.” Ne rimasi
estremamente colpita, sembrava di essere ad Halloween.
Non era la prima cosa strana che vedevo, ma almeno non mi
spaventava. “Lei è un lupo antropomorfo, pardon, una lupa.
Quel ragazzo che parla con lei dovrebbe essere un
licantropo, eh già. Hai il marchio dei licantropi sul polso. La
vedi quella cicatrice che sembra una virgola? È il marchio
per distinguerli, si fa quando si compie la maggiore età.”
“Ma cosa succede se uno di loro uccidesse qualcuno?” chiesi,
osservando i due ragazzi, seduti sotto le fronde degli alberi
~ 126 ~
che chiacchieravano garbatamente.
“Niente, la prigione, come tutti. Sono ragazzi come te, Violet,
se ne vedono sono ovunque.”
“Dai Violet, credo che sia la cosa migliore di questo posto, ci
possiamo fare un sacco di amici, chi può dire di avere un
amico mago, o licantropo?”
“Seth credo che sia una bella cosa, però sulla terra credo che
sarebbero visti come fecce della società o cacciati come si
faceva con le streghe nel medioevo. È per questo che non
vorrei per niente al mondo che si venisse a sapere
dell’esistenza di Kiruwah … i terrestri sono troppo stupidi
per accettare il diverso, non si accettano già tra di loro.”
Seth mi guardò facendo spallucce, come per dire che non ci
potevo far nulla. A me però dispiaceva, già, noi umani non
avremo mai apprezzato quel vasto e bellissimo mondo.. gli
avremo fatto solo del male. Come con tutto, del resto.
Ormai eravamo giunti di fronte al grande ceppo, Laira si
avvicinò ad esso e prese il ciondolo che aveva appeso al collo
e lo avvicinò al legno. Era una chiave verde scuro, di un
materiale simile all’ottone, leggermente opaca.
Si illuminò di una luce color smeraldo, vidi i nodi del tronco
districarsi, la corteccia sì dilatò e sotto essa iniziò ad
emergere una bellissima porta di legno scuro, ornata da
foglie d’edera con due pomelli d’ottone a forma di foglie.
“Stupendo.” Sussurrò Peter.
“Meraviglioso, Pitt, meraviglioso.” Lo corresse Caren.
“Avanti, siete i benvenuti in casa mia.” Ci incitò Laira,
sorridendo con gentilezza.
“Perché la chiama casa?” domandò William.
“Perché come questo posto non c’è niente. Ragazzo mio, non
c’è niente meglio di casa” rispose la principessa, facendoci
entrare nel palazzo.
~ 127 ~
“Già, non c’è niente meglio di casa.” Sussurrò costernato,
dato l’imminente addio.
Il palazzo era una meraviglia, tutto scavato all’interno del
tronco dell’albero, ogni cosa fatta con il legno. Era composto
da una serie di corridoi circolari che si susseguivano su vari
piani a cui vi si accedeva grazie a varie scale a chiocciola e
non, anch’esse, scavate nel legno. All’interno del palazzo vi
erano vari funzionari, servi e dame, notai con entusiasmo
che vi erano pochissimi umani. Fancy e Miro rimasero fuori
ad aspettarci. Di fronte all’entrata c’era una grande stanza
col soffitto a doppio arco, con un grande tappeto rosso e
crema, che decorava il pavimento, e piante d’edera che
ornavano le arcate. Da lì si cedeva ai tre corridoi principali,
quello di fronte a noi terminava con una grande scalinata dai
gradini in legno chiaro e il corrimano in legno scurissimo.
“Venite, il portale è in cima, non ci metteremo molto.” A
quelle parole vidi Tess sussultare, poi scosse il capo e si
calmò. Nessuno di noi le aveva ancora rivolto la parola, e lei
non aveva ancora accennato a commentare la sua imminente
ritirata. Che peccato. Sarebbe stata una grande guerriera.
Non sarebbe stato facile dirle addio, non volevo dirle addio.
~ 128 ~
10 Il primo raggio di sole
Salimmo le scale, mi guardai attorno, c’erano dipinti e ritratti
attaccati alle pareti di legno levigato. Le scale procedevano
normalmente fino al primo piano, poi iniziarono a seguire
l’andamento della corteccia, così di tanto in tanto ci
trovavamo su uno dei piani del palazzo. Tess saliva in
silenzio seguita con lo sguardo da William, poco più in
dietro di lei. Seth mi stava di fianco, mentre ci dirigevamo al
portale, mi guardò perplesso e sussurrò :”Perché le permetti
di fare questo?”.
“Perché non posso obbligarvi a restare lo sai anche tu.”
Risposi acida, ancora arrabbiata per il modo in cui mi aveva
parlato giù al torrente.
“Okay, fai bene a rispondermi così. Adesso so’ che sei ancora
arrabbiata con me, e che vuoi che Tess resti con noi. Vero?”
chiese piano, senza farsi sentire. I suoi occhi scurissimi mi
guardarono con terrore, aveva paura della risposta.
“Può darsi …” risposi accelerando il passo, distogliendo lo
sguardo. Intorno a noi si spostavano creature di ogni specie,
mi parve di vedere un gruppo di elfi intenti a riposarsi,
seduti sulla soglia di una stanza. Non mancava molto al
portale, sentii come una forte energia provenire dal soffitto.
Pure Peter l’avvertì, mi guardò perplesso.
Le scale terminavano fuori dal tronco, sulla cima, dove
partivano i rami. Giungemmo sulla cima del grande albero,
era come un enorme terrazzo sulla cima del mondo, nel
legno era stato intagliato anche un parapetto per evitare
incidenti. Enormi rami ci circondavano, spiccando il volo
verso il cielo. Un raggio di sole, più forte e brillante degli
altri, illuminava il centro della cima del tronco.
“Vieni Violet, ho bisogno del tuo aiuto. Questi portali,
~ 129 ~
funzionano solo con il cerchio, per questo motivo non ci
sono molti viaggi sulla terra. I viaggi sulla terra, di norma..,
ma adesso che ci sei tu, possiamo partire da qui.”
Seguii Laira sotto al raggio di sole. Appoggiai il cerchio sul
tronco, il suo centro venne illuminato dal sole che venne
riflesso sulle foglie dell’albero, che ci osservavano silenti e
immobili. “Adesso serve solo il sangue del sovrano, che poi
sarebbe il mio.” Sussurrò tra sé la principessa, avvicinandosi
al cerchio. Tirò fuori dalla sacca, un pugnale dalla lama
affilatissima, così affilata che le bastò pungersi il dito per
farne uscire una goccia di sangue. Vidi quella gocciolina
purpurea abbattersi al centro del cerchio, sul legno.
Sembrava
una
piccola
macchia
d’inchiostro.
Improvvisamente il mondo attorno a noi cambiò, si levò un
rande vento, spirava come un turbine, le grandi foglie
iniziarono a turbinare attorno a me e Tess, gli altri furono
costretti a tirarsi indietro. Il vento era fortissimo, ci aveva
messe in gabbia, dovevamo decidere. Il legno, delimitato dal
cerchio, divenne come acqua, un acqua di smeraldo che
proiettava la sua luce immensa fuori dal turbine, verso il
cielo. “Adesso Tess può tornare a casa!” ci gridò Laira, con i
biondi capelli che seguivano il vento. Caren e William mi
guardarono impotenti, volevano che la facessi ragionare.
Seth mi guardò con compassione, sapeva che volevo che
restasse con noi più di tutti gli altri. Così guardai Tess,
eravamo alle due estremità del cerchio, la paura sul suo
volto mi rassicurò. All’improvviso, tutto si bloccò, le foglie si
fermarono a mezz’aria, pure i nostri compagni sembrarono
bloccati, solo il bagliore di smeraldo continuava a pulsare
verso l’alto. Una figura simile ad uno spettro, si pose tra me
e Tess, era sospesa in aria, sul cerchio. Bellissimi capelli
castani ramati, le inquadravano il volto, lunghi fino alla metà
~ 130 ~
del collo. Il volto fine e giovanissimo era ravvivato da
meravigliosi occhi verdi e lucenti. In dosso, una sfavillante
armatura da guerra, e sotto braccio, un meraviglioso elmo.
“Salute
a
voi,
giovani
guerriere.
Cosa
porta
quest’incantevole fanciulla a desiderare di tornare a casa?”
chiese garbata, rivolgendosi a Tess. Lei, intimidita e
sorpresa, rispose :”La paura, mia signora, solo quella.”
“Paura per la tua vita, per quella dei tuoi amici, della tua
famiglia. Paura di non riuscire nella tua missione. Se tu non
fossi stata adatta al tuo compito, se avessi fallito, non credi
che non ti saresti trovata qui?” la ragazza si interruppe,
sentii solo i nostri respiri stanchi e stravolti.
“La tua presenza non è casuale, nemmeno la morte di mia
sorella Ifrit lo è stato. Lei ha dato mille anni di sonno al male,
perché sapeva del vostro arrivo. Tutti voi, ormai da quando
era solo una bambina, animavate i suoi sogni. Lei mi ha
cresciuta narrandomi delle vostre imprese, della vostra vita e
di questo evento.”
“Principessa Alice …” sussurrai, avendo capito che era
proprio il suo spirito a parlarci.
Mi guardò con ammirazione, e continuò, rivolgendosi a
Tess :”Non immagini nemmeno quale sarà il tuo potere,
sarai fondamentale per la sopravvivenza di tutto il gruppo.
Sarai il faro che li guiderà nelle notti più buie. Adesso fa’ la
scelta giusta, e ricorda … la paura è sempre stata dei mortali,
ma solo il coraggio appartiene agli eroi” E così, com’era
apparsa, si dissolse, e tutto riprese a vivere. Le foglie
tornarono a volteggiare e il vento tornò a far ondeggiare i
lunghissimi capelli di Laira.
“Cosa hai deciso, Tess.” Chiesi sottovoce.
Lei guardò il centro del cerchio, poi i suoi occhi si
spostarono su di me timidamente, infine guardò i nostri
~ 131 ~
compagni, soffermandosi su William. Fece un passo avanti,
con fermezza, poi decisa disse :”Resto!” il suo grido di gioia
s’espanse in tutta la valle. In un attimo, nemmeno il tempo
di un respiro, le foglie smisero di turbinare e vennero
risucchiate dalla luce di smeraldo, che si spense all’istante.
Guardai Tess con ammirazione, e corsi ad abbracciarla. I
nostri amici ci raggiunsero. “Sono contenta che sei rimasta.”
“Alice mi ha fatto ragionare. Diverremo degli eroi, saremo
immortali e vivremo nella memoria di tutti gli abitanti di
Kiruwah.”
“Bene, possiamo dire che la nostra avventura è appena
iniziata.” Commentò Hairos, entusiasta.
“Adesso che ne dite di rimanere per pranzo, naturalmente
ospiti al mio palazzo.”
“Ne saremo più che lieti.” Rispose il drago.
“Allora seguitemi.” Ci intimò cortesemente, e scendemmo.
Dopo esser scesi di qualche metro all’interno del ceppo,
giungemmo difronte a una porta di legno chiaro. Laira l’aprì
con garbo, da lì si accedeva ad un grande salone con un
lungo tavolo al centro. Vi erano delle bifore che lasciavano
filtrare i raggi del sole. La sala era stata scavata in uno dei
rami bassi dell’albero, era uno dei più massicci e resistenti.
Sul soffitto vi era un abbaino a forma di stella a otto punte,
una meravigliosa pianta di gelsomino decorava le pareti e il
soffitto stesso. Un profumo di fiori e d’aria fresca,
penetravano dal soffitto. Intorno alla tavola, accostati alle
pareti, vi erano dei vasi di gigli bianchi.
Laira ci fece accomodare a tavola, dei servi ci portarono
prelibatezze tipiche dell’isola. Mangiammo tutti con gusto.
Hairos e Laira trattennero conversazione, parlarono del
regno e del nostro arrivo, che era cosa assai gradita, disse la
principessa. Mentre i miei compagni erano intenti a
~ 132 ~
mangiare l’ultimo boccone del dessert, attenti a non
macchiare la bellissima tovaglia di lino bianco, vidi Seth
uscire dalla stanza. Lo seguii sgattaiolando fuori dalla porta,
senza essere vista. Era nel corridoio, osservava il paesaggio
guardando fuori da una finestra.
“Seth? Cosa ci fai qui?”
“Non credi che dovrei chiedertelo io? Cosa ci fai qui Violet?”
chiese, senza distogliere lo sguardo.
“Beh, io sono venuta qui per …” cercai di rispondere, ma fu’
subito su di me e mi prese il volto tra le mani.
“Violet, adesso più che mai voglio che tu mi perdoni.
Perdona il mio essere sgarbato, e la mia non curanza per ciò
che hai passato. Perdona ciò che ti ha fatto star male. Sarò
accanto a te, fin quando tutto questo non avrà fine.” I suoi
occhi neri riflettevano la mia immagine e il suo tormento.
Lasciò con delicatezza il mio viso. Feci un passo in dietro e
con un sussurro risposi :”Il perdono è il minimo che possa
fare. La nostra amicizia ha vinto sempre su qualsiasi cosa ci
fosse capitata, supereremo anche questa, come abbiamo
sempre fatto.”
L’abbracciai con orgoglio, fiera della sua richiesta di perdono
e della sua umiltà. Tornammo nella sala da pranzo, con la
felicità che ci illuminava gli occhi. Hairos informò tutti noi
che saremmo partiti a breve, però, prima di dirigerci alla
prossima isola, avremmo accompagnato la principessa Laira
su Isen dalla principessa Luna, sua grande amica.
Uscimmo dal palazzo, Laira ci fece portare fino alla nave. Le
sue guardie e altri centauri, si offrirono di aiutarci ad
arrivare fino alla nave, così trottammo alla velocità del vento
tra i torrenti e le colline dell’isola. Vidi il sole abbassarsi
gradualmente, Hairos ci osservava dall’alto. In poche ore
arrivammo sulla costa. La Stardust era sempre lì, pronta a
~ 133 ~
salpare. Scendemmo a terra e ci apprestammo a salire sulla
nave. Fancy e Miro uscirono dalla foresta, li vidi salutarci
dalla costa, non appena salpammo assieme a Laira.
“Fate buon viaggio!” si raccomandò Fancy.
“Torna a trovarmi più spesso Hairos!” gridò Miro all’amico.
“Lo farò, fidati di me!” rispose.
“Beh, se la mettiamo così ti vedrò tra cento anni. Ciao
Hairos, a presto!”
“Ciao amico mio, spero di rivederti presto!” gridò in fine
Hairos, quando ormai Miro era solo un punto nero lucido.
“Bene, adesso facciamo rotta verso Isen .” Borbottò il drago,
mettendosi al timone, incitando la ciurma a darsi da fare.
Assieme a Laira, andammo nella nostra stanza, alcuni di noi
le mostrarono le foto di famiglia che erano rimaste nei
portafogli assieme alle monete terrestri. “La Terra dev’essere
veramente un luogo incantevole, ci sono molti alberi e
foreste nel posto in cui vivete voi? Anche tanti animali, non è
così?” chiese con ammirazione, per lei era tutto nuovo.
“Sì, non quanti ce ne sono qui, però anche noi abbiamo i
lupi, gli orsi e gli scoiattoli.” Spiegai.
“Vorrei tanto venire sulla terra con voi, qui su Kiruwah si
trovano molti libri che parlano dei Kiryn. Peccato che il mio
regno abbia bisogno di me, altrimenti verrei con voi molto
volentieri. Forse quando sarò più anziana…”
“La sua visita ci farebbe molto piacere, tra qualche anno.”
Disse Peter, con un filo d’entusiasmo.
“E tu? Tess, per quale motivo sei rimasta?” chiese la
principessa, sedendosi sul suo letto.
“Io e Violet, abbiamo visto Alice.” Spiegò un po’ confusa.
“Sì, Alice l’ha convinta a restare.” Confermai io,
appoggiandole una mano sulla spalla.
“Ma come …? Alice è morta ormai da anni, no?”
~ 134 ~
“è qui che ti sbagli caro Peter, alcune volte, quando non si sa’
da che parte andare, i principi compaiono al nostro cospetto,
per indicarci la via. Succede solo con le persone come voi,
infatti, ne io ne gli altri sovrani gli abbiamo mai visti.”
“Allora come fate a saperlo?”
“è un antica leggenda racchiusa nei due libri neri, quello di
Calipso e quello di Ifrit, in questi libri ci sono tutte le
informazioni e i segreti sul mondo di Kiruwah. Però sono
dei libri che solo chi ha i doni può leggere e comprendere.”
“Dove sono questi due libri?” chiesi con curiosità. Se ne
avessimo trovato uno, ci sarebbe stato molto utile.
“Non è certo. Si parla di un libro nascosto sotto l’albero più
antico della foresta oscura, mentre l’altro è sul fondo del
mare e riposa assieme alla regina Ifrit. Ma sono solo
leggende, non sappiamo nemmeno se sono esistiti
realmente. Di quei libri, se ne parla solo nel grande libro
delle anime, andato perduto anche quello. Si dice che in
parte sia nei sotterranei di Piros.” Borbottò tra se.
“Cos’è Piros?” Peter era un fiume di domande, non sapeva
trattenersi, era molto incuriosito da quel mondo nuovo.
“è uno dei tanti regni governati dall’isola del fuoco. I miei
genitori, per esempio, governano il regno di Sretad e
Chistad. Sono regioni verdeggianti, situate nella parte sud di
Kiruwah.” gli volse un sorriso docile
“Tutte le isole hanno regni da governare?” domandò Will,
guardando la cartina che gli aveva dato Hairos prima di
arrivare su Reiky.
“Certo, ci sono moltissimi regni, anche piccoli, per non
parlare dei regni indipendenti, come quello dei Draghi o
delle comunità Elfiche. Tutti possono chiedere aiuto a Byrja,
che li lascia del tutto indipendenti ma li assiste e provvede a
loro in modo indiretto, senza costrizioni di alcun tipo. Così
~ 135 ~
viviamo tutti in armonia, aiutandoci l’un l’altro.”
“Peccato che sulla terra non sia tutto così semplice.” Pensai.
“Che ne dici, Peter, se vi mostro come usare l’ arco?”
“Certo principessa, mi sento fortunato ad avervi come
insegnante.” Si complimentò Peter, più per cortesia che per
lusingarla. “Bene, allora seguitemi fuori, sul ponte. Violet,
ricordati del cerchio.” La seguimmo curiosi, io mi portai il
cerchio, come aveva chiesto. Ci mettemmo al centro del
ponte, lei ci chiese di sgomberarlo da tutto ciò che vi era
sopra. “Ecco, adesso che il ponte è vuoto, non c’è il rischio di
rompere qualcosa. Possiamo iniziare.”
Peter gli si avvicinò con l’arco tra le mani.
La principessa gli chiese di scoccare una freccia il più
lontano che potesse. “Non temere, sono le frecce più leggere
che esistano, e ne hai una scorta infinita. Sono frecce
rigeneratrici, ne scocchi una, ne nasce una nuova al suo
posto nella faretra. Ma adesso concentrati e fa’ ciò che ti
dico.” Sussurrò lei, accostandosi al suo viso.
Peter si preparò, prese una freccia dalla faretra e caricò
l’arco. La mano gli tremò per un istante, poi qualcosa dentro
di lui, lo calmò. I suoi occhi divennero una sottile linea nera,
stava mirando qualcosa che solo lui e Laira riuscivano a
vedere. Non appena la mano si fermò, scoccò la prima
freccia, la seconda, la terza. In un battito cardiaco, scoccò ben
tre frecce di seguito, volarono sull’aria come brezza di mare.
Veloci e invisibili come proiettili, centrarono entrambe il
bersaglio, i bersagli. Sì, tre colonne di pietra poste sulla costa
dell’isola di Ghiaccio, lontana miglia e miglia marine, di cui
si scorgeva a malapena il profilo. Peter sbatté gli occhi in un
lampo e abbassò l’arco. Si voltò entusiasta verso Laira.
“Sei stato bravissimo, anche troppo per uno della tua specie,
sicuro di non essere di queste parti?.” Scherzò.
~ 136 ~
Io e Tess lo incoraggiammo. Laira mi guardò incuriosita.
“Adesso vediamo cosa sai fare tu.” Mi punzecchiò, colpendo
con la punta del suo pugnale il cerchio. Esso vibrò cupo,
come se stesse rispondendo. “Certamente” poco prima che
rispondessi, Hairos apparve come un ombra da dietro uno
degli alberi. “Vacci piano Violet, non sei ancora pronta per
usare il cerchio”
“Certo che lo è!” rispose Laira, che lanciò un primo fendente.
Lo deviai per poco, fu’ così fulmineo e inaspettato, mirò con
cura alla gola. Faceva sul serio. Indietreggiai di scatto, presi
con fermezza il cerchio e imitai il suo attacco, lei chinò il
capo all’indietro di scatto e rispose cercando di colpirmi al
petto. Il colpo venne deviato, sentii la lama sfregare il
cerchio, ci fu una sorta di tintinnio. Mi sembrò che il cerchio
di Ifrit fosse capace di capirmi, in qualche modo. Così,
evitando i suoi attacchi - e mi sorpresi di ciò - riuscii a
colpirla alla spalla e a scappare, mi lanciai da Hairos, che
osservava la scena da dietro l’albero. Tornai verso Laira, si
era fermata all’estremità opposta del ponte, la guardai, feci
roteare il cerchio sulla testa e piantai i piedi per terra.
“Adesso fai sul serio, in barba ad Hairos e alle sue
preoccupazioni” disse sorridente la principessa, per poi
scagliarsi verso di me. Attesi il suo arrivo, non mi mossi
nemmeno di un millimetro.
Non se ne accorse nemmeno, neppure io riuscii a capire da
dove arrivasse tutta quell’energia, sapevo solo che dovevo
liberarla, così, mentre Laira si gettava su di me con il suo
pugnale, ad un passo dal mio viso, con uno scatto convulso
e sciolto del braccio, parai il colpo facendo schizzare il
pugnale come un proiettile. Quando le due lame si
incrociarono, si udì un frastuono metallico, come un ruggito,
~ 137 ~
che fece vibrare la superfice del cerchio. Quando Laira si
allontanò, per raccogliere il pugnale caduto a terra, notai che
mi tremava tutto l’avambraccio e il cerchio sibilava mesto.
“Brava, vedo che tu ed il cerchio state diventando ottimi
amici.” Si complimentò la principessa, avvicinandomisi con
il pugnale tra le mani. Hairos non aveva smesso un attimo di
guardarci, qualcosa, sul suo viso, mi disse che aveva scorto
qualcosa che non andava. Alzai lo sguardo al cielo, si era già
riempito di stelle, ma la mia attenzione venne catturata da
qualcosa di molto più grande e luminoso. Una grande luna
lucente, si rifletteva sulle onde dell’acqua ormai nere,
troneggiava silenziosa sulla volta celeste. Ma la sua
maestosità non era nulla in confronto a ciò che vidi dopo.
Alla sua destra, quasi con timidezza, si scorgeva il primo
quarto di una seconda luna, non meno luminosa e ne tanto
meno maestosa della prima. Era solo leggermente più
piccola. “Ragazzi, guardate là!” gridai stupefatta, con gli
occhi al cielo, puntando con la punta delle dita la luna più
piccola, e mi lanciai al bordo della nave.
“Ma sono due!”
“è magnifico! Corri Will, vieni a vedere!” lo chiamò Tess, e
in un batter d’occhio ci ritrovammo tutti quanti appollaiati
dietro il parapetto. Hairos e Laira si limitarono ad osservare
il nostro entusiasmo. Io e Seth ci sporgevamo sul mare,
aggrappati al parapetto. Non staccai gli occhi dal cielo
nemmeno un secondo, le stelle erano luminosissime e dai
colori stupendi. Seth mi guardava con stupore, poi sussurrò
:”Guarda come si specchiano le lune nel mare, non è
meraviglioso?”
“No, è magnifico.” Lo corressi, volgendo nuovamente lo
sguardo al cielo.
“Qual è il loro nome Hairos, eh?” chiese Peter.
~ 138 ~
Hairos si avvicinò, seguito dalla principessa, e come un
vecchio cantastorie disse :”Quella, la minore, porta il nome
di Teudes. Mentre la più grande è Kronos.”
Così, veleggiammo calmi sulle onde del mare, che ormai
riflettevano la volta celeste. Le sue acque erano così calme da
sembrare di miele, ogni spostamento della nave era morbido
e leggero. Io e gli altri ragazzi, restammo ad osservare il
cielo, ci sedemmo per terra e iniziammo a pensare alle nostre
famiglie.
“Beh, sono sicura che per Simon è anche meglio così” dissi,
cercando di fare dell’ironia.
“I miei mi tengono rinchiusa come una principessa in una
torre d’avorio … ma che vadano al diavolo, adesso sono
libera di vivere la mia vita.” Borbottò Caren, contenta di non
avere più i suoi genitori alle calcagna.
“A me manca l’aria di casa, quel conoscere tutti, quel sapere
che chiunque può aiutarti. Mi manca tanto la nostra città.”
Sospirò Seth, sdraiandosi per terra, con le mani dietro la
testa, scrutando il cielo. Ci sdraiammo tutti come lui, faceva
caldo ma a terra spirava una leggera brezza marina che
rinfrescò i nostri animi.
“Come mi mancano i miei genitori e a te Seth?” chiese
William. Il mio cuore sussultò, come se la spina di una rosa
l’avesse accarezzato. Sospirai senza farmi sentire,
mancavano molto anche a me. Peter si alzo, mettendosi in
ginocchio, e con lo sguardo perso nel cielo, con rammarico
sussurrò :”Tanto sono sicuro che non mancherò a nessuno.”
La sua voce flebile e così abbattuta, mi fece tremare. Mi alzai
in piedi di scatto e lo guardai, i suoi occhi nocciola vennero
catturati dai miei, freddi e taglienti. Prima che potessi dire
qualcosa, Hairos venne su dalla stiva, annunciando che
stava per servire la cena. Così si alzarono tutti, Seth allungò
~ 139 ~
la mano verso Peter per tirarlo su’ e se ne andarono.
“Violet vieni, dai andiamo!” mi chiamò a se Seth. Ma dopo
ciò che aveva detto William, mi sentivo nuovamente una
stupida, così non lo seguii subito. Quando entrammo nella
sala da pranzo, la finestra era chiusa. Mi sedetti dandole le
spalle, con il viso rivolto al dipinto. Non notai che Seth era
proprio difronte a me, mentre Tess e Peter, uno alla mia
destra e l’altra alla mia sinistra. Seth, per tutta la cena non mi
guardò nemmeno, rimase a confabulare per tutta la durata
della cena con William. Sbuffai. Girandomi per prendere la
forchetta, vidi gli occhi di Tess, carichi d’emozione.
Improvvisamente mi strinse a se, passandomi le braccia
attorno al collo. ”Sono felice d’esser rimasta.” Sussurrò
entusiasta. “Lo sono pure io.” Risposi. La cena proseguì nel
migliore dei modi, dopo aver ritrovato l’affetto e la fiducia in
Tess, iniziammo a parlare tutti assieme, raccontando sopra
tutto le vicende passate. Ad un tratto sentii Laira chiedere di
Linda. La cosa mi diede un leggero fastidio, però le parole di
Will mi urtarono veramente tanto.
“Sapete, è la ragazza di Seth, inutile star a fare troppi giri di
parole” scherzò. Guardai Seth e Will con rimprovero, non mi
calcolarono e Seth tantomeno si disturbò a smentire ciò che
aveva detto l’amico. Così, mi alzai e con una scusa, andai in
camera. Aprii velocemente la porta e mi sdraiai subito sul
letto, mi batteva forte il cuore, come se un incubo mi avesse
fatta svegliare nella notte. Non capivo più nulla, mi sentivo
stordita e lacerata nel profondo.
“Linda” pensai “Se solo avessi la sua età, i suoi lunghi
capelli color cenere, i suoi occhi di smeraldo, il suo fisico da
invidia.” Mi alzai di scatto dal letto, in preda al furore,
sbattendo le gambe sulle coperte e gesticolando rabbiosa.
Quando mi fermai avevo il fiatone e mi girava la testa, sulla
~ 140 ~
parete di fronte a me, come se fosse arrivato
improvvisamente l’inverno, dardi di ghiaccio spuntavano
dalle assi di legno. Trapassavano la parete da parte a parte,
ce ne erano alcune minuscole, altre erano lunghe come un
braccio, dal diametro de palmo di una mano. Vedendole lì
trasalii, ero stata io oppure no? Mi avvicinai cauta.
Appoggiai il viso alla parete e guardai dentro a uno dei
dardi. Il ghiaccio era trasparente e liscio come vetro, con un
dito lo sfiorai, era la cosa più fredda che avessi mai toccato.
Guardando con più attenzione, vidi al suo interno, qualcosa
di familiare. Una sagoma, dai capelli lunghissimi, stava
correndo per una strada deserta, poi giunge in un città a lei
sconosciuta, si sente sola e spaesata, tutto si fa’ buio, inizia a
gridare e a piangere. Finalmente riuscii a scorgerne il volto.
Era il mio. Indietreggiai spaventata, che il ghiaccio fosse il
risultato della mia malinconia? Quella scena mi spaventò,
feci per prendere il cerchio, ma lo lasciai a terra e corsi fuori.
Girai l’angolo e mi nascosi, aspettando che i miei compagni
andassero a letto, poi mi diressi verso il ponte. Con
sorprendente tristezza, vidi Peter appoggiato alla ringhiera,
osservava il mare con la solitudine sul viso. La luce della
luna era così forte da far sembrare i suoi capelli brillanti
come l’oro, mi nascosi nell’ombra per non essere vista. Vidi i
suoi occhi spostarsi di poco nella mia direzione. Erano più
profondi del solito. “Violet, cosa ci fai lì.” Sussurrò.
“Come hai fatto a vedermi?” chiesi, raggiungendolo.
“Quando piangi i tuoi occhi brillano, Seth non ci crede,
invece è vero.” Spiegò lieve.
“Cosa ci fai qui?” domandai, accostandomi a lui, scrutando
il mare. “Stavo pensando, pensavo a mia madre. Quando
tronerò non ci sarà, come sempre. Non si accorgerà
nemmeno che sono andato via.” Sussurrò con amarezza.
~ 141 ~
Vidi il suo sguardo abbassarsi.
“No, non è vero. Lei ti vuole bene, ogni volta che ritorna a
casa, non immagini nemmeno quanto le sei mancato. Non è
vero che sei solo, ci siamo noi. Qui con te, per sempre.”
Risposi abbassando la voce. “Grazie Violet.” Disse
stingendomi a sé. Non potei far altro che ricambiare
l’abbraccio, ad un tratto non mi sentii più stabile, e mi
appoggiai a lui. “Tutto bene?” esitai a rispondere, poi, un
gemito soffocato uscì dalle mie labbra.
“Non … non sto affatto bene, Peter.”Sussurrai, cercando di
tenermi alle sue spalle, con la voce e le mani che tremavano,
e il viso bagnato da lacrime salate e leggere.
“Non ti preoccupare, starò io con te. Seth è troppo diverso
per capire, alcune volte anche troppo sicuro di sé. Sta’
tranquilla, andrà tutto bene. L’importante è che ti dimentichi
di lui, almeno, in quel modo..”
“Come farò … non posso, siamo amici da troppo tempo ..
proverò sempre qualcosa di diverso.”
“Lo chiami amico, qualcosa che ti fa penare in questo modo?
Che gioca con i tuoi sentimenti, che ti vede solo come una
bambina e ti giudica solo per quello che sei fuori. Ascoltami
Violet, se è vero che vi conoscete da tanto tempo, e siete
amici, dovrebbe stare più attento a ciò che fa. So’ come sono
andate le cose, quando ti ha portata nella radura. Ti assicuro
che c’è qualcuno che non sarebbe scappato …” le sue parole,
dure e accusatorie nei confronti del caro amico, mi colpirono
dritte al cuore. Ciò che diceva era la pura verità.
Mi strinsi a lui ancora più forte. Chiusi gli occhi e immaginai
un mondo senza Seth, forse sarei stata più felice, ma con un
vuoto incolmabile nel cuore.
~ 142 ~
11 Blu Invidia
Non potei credere a ciò che stava succedendo tra Peter e
Violet. Il mio più caro amico, mio fratello, mi stava
pugnalando alle spalle, dandomi del maligno. Accusandomi
di aver reso la vita di Violet più dura di quello che già era.
Rimasi sulla porta della camera, ribollivo di rabbia. Erano lì,
sotto quelle splendide lune, si abbracciavano con una
dolcezza infinita. Ad un tratto, caddi in ginocchio. Avevo
realizzato che ciò che aveva detto Peter, non mi faceva male
perché detto da lui, faceva male perché era vero. Quello per
Linda era sicuramente amore, ma Violet? Perché tutto
quell’affanno per salutarla, perché tutto quel bisogno di
vederla al sicuro, perché tutte quelle premure, attenzioni?
Perché la portai nella radura, lei e non Linda. Mi morsi le
labbra e mi tirai su’, non riuscivo a rendermi conto di ciò che
avevo dentro. Intanto lei e Peter si tenevano stretti, ebbi
l’impressione che Violet stesse piangendo. Con un nodo allo
stomaco, lì guardai per un ultima volta, e andai a letto. Con
il cuore in mille pezzi e l’anima pesante come quella di un
assassino.
~ 143 ~
Mi sdraiai sul mio letto, tra quello di Violet e Peter, vuoti.
Steso con le braccia dietro la testa, osservavo il soffitto, in
sottofondo i respiri lievi di William e Tess. Perché mi sentivo
in colpa, così tanto. Ogni lacrima di Violet, cadeva come un
macigno nel mio stomaco. Quello era solo l’inizio, per quanti
giorni ancora, i suoi occhi spenti, il suo viso pallido e fine, la
sua voce flebile e rotta, mi avrebbero perseguitato.
Sapevamo entrambi che non era colpa mia, a me Linda
piaceva e basta, ma allora perché mi dannavo così tanto?
La porta scricchiolò, Peter entrò piano, senza far rumore, mi
girai su un fianco, facendo finta di dormire. Sentii Violet
entrare dopo di lui, e chiuse la porta.
“Violet, va’ a letto. È tardi.”
“Sì Peter, vado subito. Prima devo fare una cosa …”
Sentii che sussurrò qualcosa a Peter.
“Okay, però, sii forte.”
“Sì” rispose, sentii il suo profumo avvicinarsi lieve, poi
sussurrò :”Ciao Seth, spero che la nostra amicizia torni
quella di prima. Anche se tu mi hai già chiesto scusa è
comunque difficile per me, capiscimi” Un profondo dolore
fece vibrare le sue parole che rapirono la mia anima. Poi
andò a sdraiarsi nel suo letto. Mi voltai, sia lei che Peter mi
davano le spalle. Un giorno sarei cambiato e sarei tornato da
loro. Quella notte feci fatica ad addormentarmi, così, mi alzai
più volte. Alle sei del mattino uscii dalla stanza. Il cielo era a
strati, dove sarebbe spuntato il sole, là all’orizzonte, era
chiarissimo, invece, sulla mi testa si vedevano ancora le
stelle, con la loro luce fredda e meravigliosa. Sussultai,
quando vidi i lineamenti di Isen , era vicinissima e sulle sue
sponde, sulla parte più alta della costa, come un faro,
troneggiava un meraviglioso palazzo. Era formato da tre
torri dalla forma affusolata, non erano diritte, bensì
~ 144 ~
attorcigliate su loro stesse, terminavano con una punta sulla
quale era posta la bandiera del regno. Era un palazzo
splendido, sembrava di vetro blu. I primi raggi del sole ne
illuminarono la superfice, era ricoperta di coralli e conchiglie
coloratissime, e al sole aveva la stessa colorazione del mare,
che cambiava a seconda di dove la si guardasse. L’sola mi
sembrò immensa, aveva un enorme porto, con almeno un
centinaio di navi pronte per partire. Pini marittimi e arbusti,
ornavano la costa, accompagnati da splendidi fiori gialli e
viola. Sentii gli artigli di Hairos, ticchettare sul pavimento.
“Buon giorno.” Disse sommessamente.
“Anche a te. La principessa Laira?” chiesi, sorpreso di non
vederla assieme a lui. “L’ho lasciata riposare nelle sue
stanze. Dovresti farlo anche tu, Seth torna a letto. È ancora
presto per sbarcare, e devo sempre fare un mucchio di cose.”
Non avevo affatto l’intenzione di tornare in camera, tanto
non avrei dormito, così mi proposi di aiutarlo.
“Non ho sonno, posso aiutarti nelle tue faccende?”
Mi guardò torvo, sperando che cambiassi idea, poi sbuffò e,
alzando gli occhi al cielo, rispose :”Eh va bene, puoi
aiutarmi. Ma promettimi che non farai guai.”
“Sì, va bene. Obbedirò a tutto ciò che mi dirai.”
“Ne avremo fin quando il sole non illuminerà la soglia della
tua stanza, t’avverto. Puoi anche ritirarti e tornartene a
letto.” Spiegò sprezzante, sperando che mollassi.
“Va bene.” Risposi con fermezza. Ci andammo sotto coperta,
prima di scendere le scale, si voltò e guardandomi
disse :”Ragazzo, hai proprio la testa dura come quella di
qualcuno di mia conoscenza...”sospirò. Feci spallucce,
ironico, lui mi fece cenno di seguirlo con la zampa. Mi portò
in cucina, i cuochi stavano ancora dormendo, lui mi disse
che avrei dovuto pulire i piatti e le stoviglie, così non
~ 145 ~
avrebbero perso tempo a farlo loro. Intanto, Hairos, si
sarebbe occupato di trovare la rotta giusta da seguire, una
volta lasciata l’Isola di Giaccio. Iniziai a lavare tutti piatti,
poi bicchieri e posate, infine pentole e mestoli di ferro. Ogni
tanto, dalla porta sempre aperta, vedevo Hairos che
trafficava con dei fogli, spostandosi da una stanza all’altra, e
senza togliere gli occhi dalle sue carte borbottava :”Sciacqua
finché non ti si ammorbidisce la corazza, figliolo, lo dico
sempre anche ai miei allievi.”
Da lì intuii che di norma allenasse giovani draghi per
l’esercito reale, probabile che lo avesse spiegato anche prima
di partire, ma non lo ascoltavo. Con le mani vizze e mollicce,
posando l’ultimo mestolo nella credenza, chiusi l’acqua del
lavello, e andai a cercare Hairos per informarlo che il mio
lavoro era terminato. Nelle stanze sotto coperta non si
trovava, così andai su’. Vidi che la porta della nostra stanza
era aperta, infatti lo trovai lì. Girava piano tra i letti, aggiustò
le coperte a Caren e sussurrò :”Entra pure Seth.”
“Stavo venendo a dirti che con la cucina ho finito… ma tu
perché sei qua?” chiesi sottovoce.
“Siete l’unica speranza che è rimasta a Kiruwah.” Sospirò.
“Rimpiango ancora di esser diventato ciò che sono.”
“Hairos, sei un po’ burbero e mi sgridi spesso, ma non sei
cattivo, sei premuroso e difenderesti il tuo paese a costo
della vita.”
“Tu non puoi capire Seth, prima non ero così …”
“Cosa vorresti dire?” chiesi sorpreso.
“Sono nato mortale ma …” non terminò la frase, i suoi occhi
erano stati catturati da qualcosa, mi si avvicinò e disse :”Hey
guarda dov’è il sole, il tuo turno è terminato. Sveglia gli altri,
sbarchiamo tra pochi minuti.” Ed uscì, chiamando a gran
voce il resto della ciurma. Chiusi velocemente la porta, e
~ 146 ~
svegliai William, che mi aiutò a svegliare gli altri. Mi
avvicinai a Violet, stava riposando tranquilla, un raggio di
sole le illuminava il cuscino, sembrava un angelo. Sarei
rimasto lì ad osservarla per ore, poi lo sguardo maligno di
Peter mi congestionò. Già, io amavo un'altra, così lasciai che
fossero lui e William a svegliarla. La mattina era
particolarmente irascibile, però, quando vide Peter fece un
mezzo sorriso. Caren l’aiutò ad alzarsi. Noi ragazzi uscimmo
sul ponte, per dare il tempo alle ragazze di vestirsi.
“Mi sento carico stamattina!” esultò William, sbadigliando.
“Sì, pure io … e tu Peter?” azzardai. Mi guardò un attimo,
poi il suo sguardo si fece più duro e rispose
:”No … sai perché?! Ho dovuto prendermi il dolore di
qualcuno che tu chiami amico ma che invece hai illuso.”
“Hey! Stammi a sentire, io non volevo farlo, va bene?! Non è
colpa mia, non ci posso far nulla!”
“Cavolo Seth! Ma almeno pensa a ciò che fai, a ciò che dici,
ma tanto parlo al vento, sei più grande di me ma sembri
tanto un bamboccio che non sa’ gestire le proprie emozioni!”
Ringhiò furioso Peter.
“Stammi a sentire, se proprio lo vuoi sapere è tutta tua! A
me interessa solo la sua amicizia, nient’altro!”
“Non dire idiozie Seth! Ho creduto pure io che a te
interessasse Violet, dal primo giorno che ti ho conosciuto.
Perché invece che arrivare fin qui’ non l’hai detto subito, eh?
Rispondimi!” la domanda di William mi mise con le spalle al
muro. Iniziai a sudare freddo, gran parte di ciò che avevo
detto non era vero, cioè, il mio cuore sapeva che stavo
sparando un sacco di cavolate. Spinto dalla rabbia, presi Will
per il colletto e lo spinsi con le spalle sul parapetto della
nave. “Sta’ zitto! Tu non c’entri proprio niente!”
“Fermo! O giuro che ti faccio pentire d’esser salito su questa
~ 147 ~
nave!” un ringhio cupo e duro si levò sopra i nostri
schiamazzi, Hairos, con gli occhi rabbiosi mi puntava come
un cane da caccia, tenendo le ali dispiegate e i canini
scoperti. Lo guardai, non lo avevo mai visto così.
Rabbrividimmo. Mollai subito William, che si sistemò i
vestiti e, avvicinandosi a Peter, mi guardò come se avessi
commesso un delitto. Quando ci accorgemmo che le ragazze
ci stavano guardando, cercammo d’allentare la tensione.
Hairos si sedette, ripiegando le ali, il suo sguardo tornò
quello di sempre. William e Peter s’allontanarono,
avvicinandosi alle ragazze. Non mi accorsi che eravamo
appena giunti nel porto di Isen , pure la principessa Laira
aveva assistito alla scena, mi guardò scuotendo la testa e
scese per prima. Vidi Tess abbracciare forte William, come al
solito si era preoccupata più del dovuto. Peter invece, venne
avvicinato silenziosamente da Violet, che lo abbracciò e mi
parve che lo stesse ringraziando. Tutti, stretti come una
famiglia, scesero dalla passerella. Mi diressi pure io verso di
loro, Hairos seduto di fronte a me, chiuse piano gli occhi,
sospirando e con voce ferma disse :”No, tu resti qui! Devi
pensare a ciò che hai fatto, sarà meglio che mettiate in chiaro
alcune cose. Fino al nostro ritorno non scenderai. Mi hai
deluso, Seth, tantissimo.” L’ultima frase, la pronunciò con la
voce bassa e rotta. Sembrò che ci tenesse veramente tanto a
me. Mi sentii in colpa, per lui, per William, per Peter, per le
ragazze, per tutti. Dovevo capire cos’era quel mare in
burrasca che mi agitava lo stomaco e la mente. Perché dicevo
di amare Linda, se poi tremavo di rabbia quando Violet e
William scherzavano assieme, o quando lei e Peter si sono
abbracciati. Mi sedetti per terra, non capivo, sentivo
qualcosa per entrambe, ma cosa? Scesi giù in cucina a bere
un bicchiere d’acqua, per rinfrescarmi le idee. L’equipaggio
~ 148 ~
era intento a trattenersi in leggere conversazioni, oppure
giocavano a carte. In cucina trovai due un giovane e una
ragazza, l’equipaggio non era formato solo da umani e
uomini. Infatti, quella a mio dire doveva essere
un’incantatrice e lui, mi sa’ tanto che si trattava di un elfo.
“Buon giorno.” Dissi per cortesia.
“Salve giovanotto, di cosa hai bisogno?” chiese lei.
“Lasci stare, faccio da solo.”
Mi allungai verso la credenza per prendere un bicchiere, ma
la ragazza ne aveva già uno tra le mani, pieno d’acqua.
“Ma come …?” mi chiesi, prendendo il bicchiere.
“Sono un incantatrice, non una strega. Quelle si credono
superiori di noi solo perché esistono da cento anni in più di
noi, mah!” si lamentò lei.
“Scusa, la mia ragazza spesso parla troppo. A rivederci
ragazzo, spero tanto che le nostre strade si rincrocino.” Disse
l’elfo, con garbo.
“Sì, sicuramente avrò fame tra poco, quindi, a dopo.” E uscii
dalla cucina come se niente fosse. Non mi importava di aver
parlato con un Elfo e un Incantatrice, come invece avrebbe
potuto interessare William e Caren, io volevo solo capire
qualcosa di tutto quel casino che si contorceva dentro di me.
La meraviglia la lasciavo a dopo. Mentre tornavo sul ponte,
sentii un gran chiasso provenire dalla mia stanza. Mi
affrettai ad andare a vedere di cosa si trattasse. Entrai
lentamente in camera, il sole ne illuminava solamente la
soglia, vidi che in fondo alla stanza, vestiti, arredamento e
oggetti personali, stavano prendendo il volo, e con la stessa
rapidità venivano scaraventati al suolo. Sembrava che ci
fosse un fantasma, poi mi spostai verso la parete, facendo
entrare la luce, così riuscii a vederla …
Un ombra, del tutto somigliante a Violet, stava frugando tra
~ 149 ~
la sua roba. Per errore, feci cadere un piccolo quadretto
appeso alla parete. La creatura, aveva gli occhi gialli e gli arti
erano fini e allungati come rami, le mani avevano dita
allungate e simili a lame. Inorridii, quando si voltò. Inclinò il
capo verso la porta, annusò l’aria e di scatto, si voltò nella
mia direzione. Peccato che io mi fossi già gettato fuori dalla
stanza. L’idea era di scappare sulla terra ferma, così
l’equipaggio non sarebbe stato in pericolo e, con molta
fortuna, avrei trovato Hairos e gli altri. Corsi giù per la
passerella, vidi la creatura agitarsi sul ciglio della porta della
camera, il sole la irritava. Così continuai a correre sul molo,
circondato da centinaia di navi. Il molo era costituito da
diversi pontili di legno che si incrociavano tra loro, era un
labirinto di navi e barche, non avrei mai toccato la terra
ferma. Vidi la creatura lanciarsi in acqua, quando si tuffò
non ci furono nemmeno gli schizzi. Il pontile iniziò a
tremare, una nave alla mia destra, venne fatta saltare in aria,
prese il volo come fosse un modellino di legno. La gente al
porto iniziò a scappare allarmata e ad avvertire il resto della
popolazione. Corsi più avanti, intanto le imbarcazioni ai
miei lati, venivano scaraventate via come giocattoli.
Tremavo di paura. Sentii le assi del ponte scricchiolare, il
mostro iniziò a far saltare pure quelle. Allora corsi ancora
più forte, con le gambe che non riuscivano a reggermi, il
cuore che mi scoppiava e il fiato che si faceva sempre più
corto. Intravidi le lastre di pietra che ricoprivano il terreno
della città. Stavo per raggiungere la terra ferma, quando
venni sbalzato in aria ad una velocità impressionante e con
una forza che mi fece sembrare di essermi schiantato contro
un muro di mattoni. Con me saltò pure la banchina, ricaddi
in acqua, vidi il mostro avvicinarsi, aveva la bocca
spalancata. Risalii rapido in superficie, mi aggrappai al
~ 150 ~
bordo del pontile fatto a pezzi e mi tirai su. La creatura si era
avvinghiata alla mia gamba, la strattonai perché mi lasciasse,
ma continuava a trascinarmi in acqua. Mi triai su’ con
prepotenza, portando in superficie pure l’altra gamba. La
bestia appena vide il sole, mi mollò, ma mi graffiò la caviglia
con le dita. La ferita iniziò subito a bruciare come se ci fosse
stato cosparso il sale. Mi morsi le labbra dal dolore e mi
alzai, cercai di capire dove fosse il castello e mi diressi subito
verso esso. Non era lontano, mi sarebbe bastato percorrere
pochi metri all’interno del porto, per poi salire sulla parte
alta della scogliera, dove si trovava il castello. Quella
maledetta ferita che mi feci per scappare da Miro, iniziò a far
di nuovo male, e adesso si era aggravata grazie a quella
creatura. Già, Miro … quella volta mi salvò lui, rimase in
dietro per me per potermi salvare e Violet? … Lei, lei mi
aveva curato con tanta pazienza, anche se l’avevo trattata
malissimo. Potevo diventare un complice di Drake , ormai
ero un mostro. Non ero mai stato così, ripensai a ciò che era
successo sulla nave, aveva ragione Hairos a dire d’esser
deluso. Iniziai ad arrancare, mi sentivo male, fuori e dentro.
Se la creatura si fosse accanita su di me, non avrebbe
aggredito gli altri, i miei amici. Capivo il loro odio, non mi
ero mai comportato così, perché lo stavo facendo … proprio
a Violet. La stanchezza mi fece accasciare ai piedi della
strada che portava al castello, salendo per la collina.
Respiravo con affanno, mi inginocchiai, vidi l’orrenda
creatura, muoversi tra le ombre delle case.
“Vieni forza! Finiscimi, che aspetti …” sussurrai esausto.
“Non parlare così, Seth!” un ringhio cupo si levò dietro alle
mie spalle. Mi voltai. Hairos, mi stava proteggendo, ed era
proprio alle mie spalle, ad un passo dietro di me.
“Corri ragazzo, vieni verso di me Eustace … scusami …
~ 151 ~
Seth.” Sussurrò porgendomi una zampa. Ai suoi lati
sbucarono Violet e Peter, brandendo l’arco e il cerchio.
“Sbrigati Seth, mettiti a riparo.” Consigliò lei.
“Credevo che non …”
“I ringraziamenti a dopo.” Mi interruppe. Con il cerchio tra
le mani, sembrava la guerriera più bella e forte che avessi
mai visto. Lo sarebbe diventata, molto presto. “Cosa ti stava
inseguendo Seth!?” chiese il drago.
“Un ombra … non saprei, era come …”
“Va bene, Violet, attiralo qui! Peter … tu pensa ad
ingabbiarlo, per il resto faccio io.” Mi interruppe brusco
Hairos, dando ordini ai miei amici. Tess e William mi
portarono verso il palazzo. Vidi Violet scattare giù dalla
collina, l’ombra aveva assunto un'altra forma.
Simon, suo fratello. Era la cosa più cara che avesse, non
sarebbe stata in grado di distruggerla. La vidi fermarsi
bruscamente, la creatura la chiamò a sé con un gesto della
mano, vidi che le braccia le tremavano. Ad un tratto lasciò il
cerchio, cadde a terra, si sentì un tintinnio. Hairos e Peter
gridarono di non andare, ma ormai era vittima di quel tanto
amore che provava per il fratello. Iniziò a dirigersi verso la
creatura, che con un sorriso beffardo, preparava i suoi
artigli. Cinque metri, tre, due … uno, non potevo lasciarla
così, allora mi gettai giù dalla collina, strattonando William
per farmi andar via. Correndo giù, chiamai a me Hairos e
Peter, che mi seguirono. Arrivato da Violet, con il fiatone e le
gambe messe ancora peggio di prima, gridai :”No! Non
farlo, lui non è Simon! Violet, ragiona!”
Lei mi guardò stordita, con gli occhi vitrei e la pelle più
pallida, sembrava un cadavere.
“Oh no! Le sta’ portando via l’anima, Violet allontanati,
presto!” ringhiò preoccupato Hairos.
~ 152 ~
“Hairos fai qualcosa! Morirà!” gli urlò contro Peter.
“No! Non possiamo avvicinarci! È un ombra cattura anime,
nulla può scalfirle, e nessuno può avvicinarsi. Sono come
buchi neri. Mi duole dirlo, ma il destino di Violet è
segnato …” sussurrò con rammarico.
“Nessuno dici? Io dico che posso.” Dissi in tono di sfida.
“Non lo fare Seth!” gridò, cercando di fermarmi. Ormai era
troppo tardi, mi lanciai su Violet, la strinsi a me prendendola
in braccio. L’ombra sembrò non gradire, un grido cupo si
levo da essa, poi si scagliò su di noi. Sentii un rumore
fortissimo, proveniva dalla terra, come se si fosse fratturata.
Strinsi gli occhi, quando gli riaprii, non potevo crederci.
Due lastre di ghiaccio, avevano compresso nella loro morsa
fatale il mostro. La pelle di Violet aveva il suo solito pallore,
i suoi occhi non mi sembrarono mai così vivi. Misi a terra
Violet, ancora incredulo di ciò che aveva fatto.
“Sei stata veramente tu?” chiesi imbambolato.
“Sì.” Rispose con semplicità, andando a raccogliere il
cerchio. “E da dove … da dove hai trovato la forza per …”
“Dalla tua amicizia.” Rispose sorridendo, avviandosi sulla
collina. Hairos la seguì con lo sguardo, orgoglioso di lei.
“Andate su’, vi raggiungo tra pochi istanti. Prima mi devo
disfare della cosa.” Borbottò, indicando l’ombra, congelata
tra i due lastroni di ghiaccio, che emergevano dal terreno.
Io, Violet e Peter, ci dirigemmo al palazzo. Una folata
caldissima, ci fece voltare. Hairos aveva polverizzato
l’ombra con un soffio arroventato, enormi fiamme di un
rosso vivo, si sprigionarono dalla sua bocca. Terminato il suo
lavoro, volò fino al castello, raggiungendo Tess e William.
“Allora … direi, pace fatta?” chiesi timido.
Vidi Violet pensarci un po’, esitò, poi rispose. Deglutii, per
paura della sua eventuale risposta al sapor di veleno.
~ 153 ~
“E sia, però ad una condizione …” disse energica,
prendendo me e Peter sotto braccio.
“Cosa?” domandai, ormai giunti di fronte al castello.
Lei mollò la presa dal mio braccio, e girandosi verso di me,
disse con tutta serenità :”Non innamorarti mai di me.”
La serietà e la dolcezza delle sue parole, affondarono del mio
petto, però il suo sorriso mi fece tornare in me.
“Dai, adesso andiamo al castello, Laira e la principessa Luna,
ci aspettano.” Esultò con gioia.
Adesso non mi odiava più, però, la sua felicità e quella
promessa, iniziarono a farmi tremare. Non mi amava più.
Era ciò che avrei dovuto far anch’io, smettere di mentire a
me stesso. Smettere d’amarla.
12 Sotto una buona stella
Mi sembrò di vivere un incubo. Simon era davanti a me,
sentivo la sua voce nella testa che mi incitava a seguirlo, gli
occhi chiarissimi e lucenti. Sì, ci credevo a stento, era mio
fratello. Poi, per un istante mi volta, Seth e Hairos mi
chiamavano a loro, vedevo le loro labbra muoversi, i loro
corpi sbilanciarsi, ma non riuscivo a sentirli. Simon mi
chiamò a se una seconda volta, iniziai a camminare verso di
lui. Iniziai a sentirmi stanca, ma era piacevole, era come
addormentarsi. Mi lasciai cullare da quel dolce tepore. Era
come tornare a casa, sì, Simon mi avrebbe riportato a casa.
La bella magia, in un attimo si interruppe, mi sentii come in
un vortice nero che mi tirava a se inesorabilmente. Volevo
gridare, scappare, correre, ma non riuscivo a fare niente se
non avvicinarmi a Simon. Capii che non si trattava affatto di
mio fratello. Come per incanto, mi sentii trascinare via,
qualcosa, un calore forte e protettivo, mi avvolse. Iniziai a
~ 154 ~
sentirmi meglio, ero lucida e riuscivo a muovermi. Seth mi
teneva stretta a se, sperando che accadesse qualcosa. Intanto,
l’ombra, che aveva assunto il suo aspetto originario, si gettò
su di noi. Il calore che mi veniva dato da Seth, non so’ come,
ma mi riempì di sicurezza e forza. Riuscii a pensare in modo
immediato ad una soluzione. Pensai di intrappolare la bestia
in due lastre di ghiaccio. Ibernarla era una buona soluzione.
Sentii la mia forza ravvivarsi, e con un movimento
impercettibile della mano, riuscii a bloccarla.
“Grazie Seth.” Pensai. Quando riaprì gli occhi, l’ombra era
rimasta schiacciata tra due lastre di ghiaccio. Seth, quando
mi posò a terra, era incredulo. Mi chiese se fossi stata
veramente io, e da dove provenisse tutta quella forza, io
risposi con semplicità che era opera mia e che tutto ciò
veniva dall’amicizia che ci legava. Hairos si occupò di
sciogliere l’ombra, intanto mandò me, Seth e Peter, al
castello, dove ci aspettavano Will, Tess e Caren assieme alle
principesse. Ad un tratto, con la voce che tremava appena,
Seth chiese a me e Peter :”Pace fatta?”
Lo guardai un attimo, sì è vero, l’avevo odiato ma non si
comportava così, raramente. Perciò decisi di perdonarlo, ma
ad una condizione … gli feci promettere di non innamorarsi
di me. Mentre scendevamo dalla nave, Caren mi disse che
sarebbe stato meglio per me e per lui, se fosse finita tutto
questo amore e odio, che dovevo lasciarlo perdere perché
nemmeno lui sapeva ciò che voleva, e ciò mi avrebbe
procurato altre ferite. Quindi decisi che saremmo rimasti
amici, ma senza cose ambigue o troppo riservate, dovevo
mantenere le distanze, solo così sarei riuscita a comportarmi
normalmente con lui. Faceva male, inizialmente, ma mi sarei
abituata. Era la cosa giusta, per entrambi.
Hairos ci precedette giungendo sulla collina in volo, dopo
~ 155 ~
una buona camminata, riuscimmo anche noi ad arrivare al
portone del palazzo. Appena Tess mi vide arrivare, corse ad
abbracciarmi, era molto in pensiero per tutti noi, Caren
diede un timido abbraccio a Peter, invece Seth e William non
fecero altro che comportarsi come i soliti due scicchi del
gruppo. “Bambini.” Sbuffai, portandomi una mano alla
fronte. Subito dopo ci mettemmo in fila di fronte all’entrata
del palazzo, Hairos si mise davanti a noi. Caren mi si mise al
fianco, e con discrezione chiese :”Allora? Hai detto ciò che
dovevi dire a Seth?”
“Sì. Non sarà più un problema, credo.”
“Resisterai, vedrai.” mi incitò.
“Se lo dici tu …” risposi lasciando che le parole si perdessero
tra la melodia leggera e frizzante che iniziò a penetrare da
dietro le porte del castello, che si aprirono senza emettere
nemmeno un cigolio. Era un bellissimo portone blu, con
decorazioni in oro e zaffiri, e motivi che richiamavano il
mare. Quando entrammo nel castello, la meraviglia invase i
miei occhi. Le tre torri si congiungevano formando un
enorme stanza con il soffitto a cupola, tinto di blu e ornato
da migliaia di stelle d’oro. Il pavimento era morbido come il
velluto e ogni spostamento d’aria lo faceva sollevare od
ondeggiare, facendogli cambiare colore. In ogni dove si
vedevano vasi, enormi e minuscoli, pieni di fiori e piante
colorate. Le pareti erano lisce e cangianti, sembravano di
madreperla, simili all’interno di una conchiglia. Dalla sala
più grande, tre archi facevano accedere ad altre tre piccole
sale, identiche a la più grande, dove, grazie a enormi scale a
chiocciola, si accedeva ai piani delle torri. Le scalinate erano
in marmo, come il corrimano, rivestito da un tulle dalle
diverse tonalità del blu. Si andava dal turchese al blu
oltremare. La stanza era molto luminosa, anche se non vi
~ 156 ~
erano finestre. La luce del sole filtrava da una finestrella
circolare, posta sul soffitto, proprio al centro della cupola.
Tutt’intorno era ornata da una pianta di glicine che faceva
penzolare i suoi fiori verso il basso, ogni tanto si staccavano,
dando vita ad una pioggia di petali che lasciava senza fiato.
La principessa Laira, assieme a quella che doveva essere
Luna, giaceva su di un letto di petali e fiori, posti quasi sotto
alla grande finestra circolare. Il sole le illuminava per metà,
delineando solo i contorni della principessa Luna, e facendo
risaltare i bellissimi capelli biondi di Laira. Ci avvicinammo
tenendo il passo moderato, Hairos si schiarì la voce. Si udì
un tintinnio di campanellini. Notai che ce ne erano tantissimi
lungo tutto il perimetro della sala, accompagnati da
conchiglie e stelle marine, dai colori vivaci e brillanti.
Migliaia e migliaia di farfalle blu si alzarono in volo,
uscirono dalle altre tre sale, giù dalla tromba delle scale,
sciamarono silenziose attorno a noi, posandosi per brevi
istanti sulle nostre mani, le spalle, sul viso, sui capelli. Poi
trovarono pace accostandosi al soffitto e lì rimasero
silenziose con le ali spiegate. Era come se mille occhi ci
stessero osservando, però non coprivano le stelline del
soffitto, anzi, sembrò che fosse calata la notte. Vidi Hairos
sorridere, poi sospirando disse :”Brava Luna, la tua colonia
di farfalle riesce sempre a stupirmi. Le hai ammaestrate
bene.” Vidi la ragazza voltarsi, era una bambina. I suoi occhi
bronzei sulla pelle leggermente scura, e i capelli dal colore
insolito. Erano blu, come quelli di una fata. Come tutti i
capelli, avevano delle sfumature, con la luce e a seconda
della prospettiva risultavano di tonalità più chiare o più
scure. La bambina si alzò da quello che doveva essere il suo
trono, e si diresse verso Hairos con un sorriso raggiante,
doveva avere circa dieci anni, se non di più.
~ 157 ~
Notai che era scalza, alle caviglie portava i più svariati
braccialetti, alcuni semplici e sottili, altri di stoffa con
campanellini e ciondoli. Tra di loro creavano un armonico
tintinnio. “Sono felicissima di vederti Hairos!” gridò con
voce squillante e gentile, saltandogli al collo.
“Grazie di avermi portato Laira, è da tanto che speravo di
incontrarla.” Disse, mentre Laira la prendeva sulla sua
groppa. “Lo sono pure io, piccola Luna. Oltre alla tua cara
amica, qui con me ho portato altri ragazzi come te, sono i
venuti per proteggere Kiruwah e tutti noi.”
“Oh, scusate non vi avevo visti. Sono molto sbadata, mi
presento, sono la principessina Luna, custode di Isen . Fate
come se foste a casa vostra, abbiamo un intero palazzo tutto
per noi. Accomodatevi pure.”
“Sei cresciuta tanto da quando i tuoi genitori ti hanno
affidato il castello, he già. Dunque, loro sono Seth, Peter e
William” Hairos ne indicò uno per volta.
“Vedo che uno di loro ha già trovato l’arco di Alice. Peter
vero?” chiese lei curiosa. Anche se più piccola di noi, nel suo
sguardo c’era una purezza così disarmante, e la sua voce,
non era squillate come quella dei bambini, ma ferma e
posata. Lei era molto simile a Peter, era cresciuta da sola e in
fretta. “Loro sono Tess, Caren e … Violet.” Hairos si
soffermò ad osservare Luna. Lei mi stava guardando
attentamente, come per non farsi sfuggire nessun particolare
su di me. Poi scese dalla groppa di Laira, il tutto avvolto nel
silenzio, e avvicinandosi a me, sussurrò :” Violet … l’acqua,
la vita. Tutto questo è stato dentro di te fin dall’inizio … e i
miei genitori che non volevano crederci …” il suo sguardo
era perso, iniziò a studiare le ciocche dei miei capelli, con
cura e precisione, il mio viso, i miei occhi. Le sue parole mi
fecero rabbrividire. “Aspetta Luna, cosa intendi?” chiese
~ 158 ~
Hairos un po’ spaventato, ma molto più sorpreso.
“Violet, il tuo volto visita i miei sogni fin da quando ne ho
memoria. Ho fatto centinaia e centinaia di disegni su di te.
Allora credetti di essere un po’ folle, che era solo la mia
amica immaginaria, ma adesso sei qui. E tutto sta’ per
cambiare, grazie a te e a tuoi amici.” I suoi occhi brillarono,
le sue parole calde e piene di speranza mi riempirono di
fiducia, strinse le mie mani. Quando finì di parlare, le lasciò
e carica d’entusiasmo, corse sotto ad una delle tre scale che
portavano alle torri. Poi se ne tornò verso di noi, con in
mano un involto. Era una carta biancastra, ricordava l’ostia,
era piegata a metà, al suo interno vi erano un centinaio di
disegni, realizzati nelle maniere e con gli strumenti più vari.
Si sedette sul suo trono, la raggiungemmo curiosi, iniziò a
sfogliare i suoi disegni, li sparpagliò un po’ da per tutto, poi
dopo tanto cercare, fece un grande sorriso e mi mostrò il
disegno. Era del tutto impossibile, ciò che vidi mi mise i
brividi. Una giovane ragazza, con in dosso quelli che mi
sembrarono gli stracci di un vestito da sposa, se ne stava con
gli occhi carichi di rabbia e il cerchio ben stretto nella mano
destra, sulla cima di una scogliera. I suoi occhi scintillavano
come fiamme, il suo corpicino sottile e bianco, era macchiato
di sangue, lo era pure il vestito, che ormai la ricopriva solo
dal petto alle cosce. I muscoli tesi, il contorno degli occhi,
rosso come per un pianto, i capelli lunghi e bruni mossi dal
vento. Arricciati e indomabili come i miei. Intorno a lei
quella che doveva essere una città rasa al suolo, ma dinnanzi
a lei, un cielo limpido e carico di nuova vita.
Le mani iniziarono a tremarmi, lo lasciai, allontanandomi
scuotendo la testa incredula. Mi lasciai cadere sul suo trono
di fiori e petali, portando una mano sulla bocca, con gli occhi
sgranati che guardavano ancora il disegno.
~ 159 ~
“Hairos … non … non è possibile.” Balbettai voltandomi
lentamente verso di lui. Intanto i miei compagni guardarono
gli altri, molto incuriositi, ce ne erano tantissimi, e non
sempre ero sola e triste. In diversi c’era anche Hairos, e
Caren, in alcuni ridevo in un bosco, in altri dormivo in un
prato, o sotto un albero riparandomi dal sole. Indossavo
abiti diversi, alcuni li riconobbi, erano quelli che avevo
nell’armadio di casa, altri erano proprio di Kiruwah.
Soddisfatta, Luna li ripose nel suo nascondiglio segreto.
“Da quanto fa quei disegni?” sussurrò Hairos a Laira.
“Sua madre mi ha detto che gli ha iniziati a fare da quando
aveva circa quattro anni. La regina le raccontava la storia di
Ifrit, lei ne era rapita, era affascinata dal suo potere e
dall’amore tra lei e Eustace.” Rispose la principessa, tenendo
lo sguardo su Luna, che intanto era andata ad aprire il
portone del castello.
“Ha mai smesso di disegnare?”
“Sì, è da circa un anno che non disegna più. Ormai è una
donna, non so se capisci dove voglio andare a parare. Sai ha
undici anni.”
“Già, e lo sviluppo inizia a prendere il sopravvento. Sai, i
bambini sono più sensibili a queste cose …”
“Cosa vuoi dire?” mi intromisi io.
“Lei, ha un legame forte con la sua terra, con la sua isola e il
suo elemento. Può darsi che sia riuscita a trovarti prima del
cerchio, però attraverso i suoi sogni. Ha visto non il tuo
presente, ma il tuo futuro …”
“Il mio futuro dopo aver scoperto dell’esistenza di
Kiruwah.” Sussurrai colpita.
“Esatto. Però devi stare tranquilla, puoi sempre cambiare il
tuo futuro, guarda tu stessa … lei ha visto il tuo futuro senza
Tess. Come hai potuto vedere, non compare in nessuna
~ 160 ~
immagine.”
“Allora quello che ha disegnato è il mio futuro senza Tess.”
“Sì, ma c’è la possibilità che alcuni eventi appartengano ad
altri, come dire, tuoi futuri. Possono essere eventi collegati
tra loro, come non lo possono essere.”
“Okay, vediamo se ho capito. Lei ha rappresentato i suoi
sogni, in alcuni ci sono io sola, in altri c’è qualcuno di voi. In
alcune sono poco più grande di adesso, in altre dimostro
diciotto, diciannove anni. Però non tutti appartengono allo
stesso futuro, diciamo che i suoi sogni premonitori vanno in
base alle scelte che farò nel futuro. Lei ha rappresentato i
vari bivi che incontrerò tra qualche anno e che ho già
incontrato. È come se mi trovassi di fronte a due porte, lei sa
cosa c’è dietro a quella di destra e a quella di sinistra, la
scelta dipende da me, ma lei intanto sa come sarà la mia vita
se vado a destra e come sarà se invece vado a sinistra. È
complicato, ma credo di aver capito.” Spiegai, tracciando tra
i petali il segno dell’infinito.
“Questo ci dice che …”
“Che le possibilità di riuscita o di resa, nel mio futuro, sono
infinite.” Sussurrai, completando la frase di Hairos.
Intanto gli altri ci avevano ascoltati in silenzio, e Luna si
stava avvicinando al suo trono accompagnata da uno dei
suoi servi. “Cari ospiti, vi presento il mio consigliere, nonché
carissimo amico, Bartolomew.” Era un anziano signore,
paffuto e dai capelli brizzolati, le guance piene e rosee, e un
paio di occhiali con le lenti tonde, appoggiati sul naso.
“Mi … mi permetta principessina. Le propo… propo… le
proporrei di far rimanere gli invit… invit … gli ospiti a
cena.” La sua balbuzie mi fece tenerezza, era così
somigliante al buon vecchio Babbo Natale. Sorrisi a quel
pensiero, poi però, i disegni di Luna tornarono a turbarmi.
~ 161 ~
“Sarebbe meraviglioso mio caro, propongo dunque
d’affrettarci a preparare la cena … Laira, per cortesia, mostra
ai nostri ospiti la loro stanza.” Gridò Luna, seguita da
Bartolomew, affrettandosi a salire una delle tre grandi
scalinate. Vidi Luna salire le scale a chiocciola con il sorriso
sulle labbra, intanto Laira ci vece cenno di seguirla e
salimmo la scalinata della torre di destra. Gli scalini di
marmo si susseguivano formando una chiocciola che
terminava su di un piano circolare composto da una serie di
corridoi e stanze, nel corridoio centrale, sul fondo, un'altra
scalinata saliva verso la cima della torre. Così avveniva per il
resto del castello. Laira ci portò in uno dei corridoi secondari
del primo piano, le porte delle stanze erano di un blu chiaro
con disegni e le maniglie d’oro. Ci fece entrare in una camera
da letto, era molto grande. C’era un piccolo salotto e un
bagno e una camera con due paia di letti, un armadio a
cabina e una grande finestra affacciata sul mare. Le pareti di
tutto il palazzo erano uguali a quelle della sala del trono,
come il pavimento, se così si poteva definire. Però in quella
camera, c’erano due vasi di fiori in ogni stanza, ma a
differenza della sala del trono, alle pareti vi erano dipinti e
ritratti, piccole mensole con oggetti e curiosità.
“Bene, in questa stanza troverete tutto ciò che vi serve.
Quattro di voi possono dormire in camera, anche cinque, ma
qualcuno dovrà dormire sulla poltrona, qui in salotto. È
grande e comoda, ma mi dispiace non esser riuscita a farvi
accomodare tutti come si deve.”
“Non preoccuparti Laira. Andrà più che bene, io mi
sistemerò in corridoio, o accanto al trono di Luna. Adesso,
puoi anche raggiungere Luna in cucina. Grazie della tua
cortesia.”
“Molto bene Hairos, allora io vi lascio, vado a preparare la
~ 162 ~
cena. Sarete chiamati quando sarà pronta, fate pure un giro
nel palazzo se vi va. A dopo.” Rispose con garbo la dolce
Laira, con la punta delle fini dita, appoggiate alla maniglia
della stanza. Uscì trotterellando, i suoi zoccoli ticchettarono
sulle scalinate di marmo, rimbombando per il palazzo.
Le sue parole sorpresero me e Caren.
“Hairos, dicci una cosa, ma perché non c’è nessun altro in
questo palazzo?”
“Ah, già Caren, non ve lo avevo spiegato. Ogni principe e
principessa che governa sulle piccole Isole, riceverà una
servitù solo dopo i dodici anni. Luna avrà i suoi servi solo
per il suo prossimo compleanno. “ spiegò.
“E perché?” chiese William confuso.
“È per non far diventare i prossimi principi, dei regnanti
viziati. Almeno credo. ”
“Già, proprio così Peter. Ma lo fanno anche per abituarli a
vivere da soli, a crescere e saper affrontare le piccole
difficoltà, così quando saranno adulti potranno governare
sulle terre centrali al posto dei loro genitori.”
“Interessante …” borbottò Tess dirigendosi in bagno.
Hairos si stese davanti al divanetto posto al centro del
piccolo salotto, in pratica era la cosa che riempiva quella
graziosa stanza, poi c’era un piccolo tavolinetto con un
cassettino, appoggiato alla parete, con sopra una cornice. Era
li ritratto di famiglia di Luna. Lei, la madre, il padre ed il
fratello. Una piccola famiglia di quattro persone, come lo era
la mia. Suo fratello era più grande di lei, come lo era Simon
per me. Se fossi arrivata a casa, sarebbe stato il primo ad
aprirmi la porta. Se fossi … che parole tremende. Ci
spostammo tutti nella camera da letto.
“Ragazzi, sapete mica qual è la prossima tappa del viaggio?”
“Will, credo che salperemo per Luxson, la così detta isola del
~ 163 ~
sole. Hairos mi ha detto che da qui ci vogliono due giorni e
tre notti di viaggio. Non sarà una passeggiata arrivarci.”
“Beh Caren, almeno sappiamo che ne io ne Peter troveremo i
pugnali. Chissà a chi spetteranno …” mormorai.
“Se le mie supposizioni sono esatte, le armi giungono a noi
attraverso delle situazioni di pericolo, oppure quando
qualcuno compie un gesto ammirevole nei confronti dei
propri amici.” disse Seth, seduto con le gambe incrociate sul
letto. La sua voce era così seria e sicura.
“Spiegati meglio.” Commentai curiosa.
“Tu hai trovato il cerchio, proprio quando Drake ci ha
attaccati. Volevi proteggerci. Invece Peter ha trovato l’arco
quando Miro c’è venuto contro pensando che fossimo
intrusi. Pitt ha rischiato la vita per tornare indietro ad
aiutarmi, anche se vi avevo trattati male. A proposito,
scusate ragazzi.” Abbassò lo sguardo, la sua voce era più
bassa e triste. William e Peter si guardarono ci intesa, poi si
avvicinarono all’amico e dissero :”Lascia stare Seth.”
“Sappiamo che non volevi farmi veramente del male.” Lui
alzò lo sguardo, e i due, dopo avergli messo una mano sulla
spalla, sorrisero contenti. Tess dopo poco uscì dal bagno e
andò a fare un giro per il palazzo, così ci andammo a lavare
io e Caren, lasciando i ragazzi in camera da letto.
~ 164 ~
13 Oscuri ospiti
Io e Caren ci dirigemmo in bagno. Laira ci aveva lasciati in
camera, anche dei cambi. Così, presi i cambi, persi gli
asciugamani, facemmo il bagno. Era una piccola stanza,
luminosa e profumata, feci il bagno per prima. La vasca era
di marmo con i rubinetti che sembravano in oro bianco.
C’era anche un lavandino su di un mobiletto con uno
specchio ovale, dalla cornice d’oro.
Mi misi attorno
l’asciugamano e mi spogliai. Caren era venuta con me per
sentirmi parlare di Seth, ero ancora un po’ scossa, ma più
tranquilla di prima. Sedendomi sul bordo della vasca, aprii
l’acqua, accarezzandola con la mano. Me ne stavo china,
sull’acqua che aumentava, e Caren che silenziosa aspettava
che dicessi qualcosa.
“Allora?” presi fiato, l’idea del letto di Seth, mi aveva molto
colpita, ero senza fiato. Mi aveva fatto pensare al giorno in
cui mi portò nella radura. L’ultimo giorno sulla Terra.
“Come hai detto tu, mentre scendevamo dalla nave, lui sarà
mio amico per sempre, non sarà mai mio per sempre, o
sbaglio?” dissi acida, pensando ancora alla sistemazione
~ 165 ~
della nostra camera da letto, e la cura che Seth aveva
dimostrato. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“Violet, non ho detto questo! Volevo dire che nei tuoi
confronti ha sempre quel che in più, che ti fa pensare a
qualcosa di diverso di un amico, però appena se ne accorge,
si distacca, prende le distanze. Ha paura. Di te, … di farti del
male credo.” La guardai stanca e rattristata.
“… Caren, quando dissi che noi non siamo studentesse delle
medie … dovevi credermi. Facciamo riflessioni complicate
sull’amore, combattiamo le forze oscure per salvare il
mondo dal buio eterno …” sul mio volto apparve un delicato
sorriso, mi immersi nella vasca.
“… sai, tutto ciò è incredibile.”
Terminai, lasciandomi cadere sul fondo della vasca.
“Cosa è incredibile? La lotta contro il male?” domandò.
Anche se ero sott’acqua, riuscivo a sentirla benissimo, e
potevo aprire gli occhi, cosa che a casa non facevo mai.
Vedevo i capelli ondeggiare attorno a me come dei tentacoli
bronzei dai riflessi scuri. Sentivo la pelle leggera e morbida,
così pallida e perfetta. Però, dentro di me impazzava come
un folle desiderio di liberarmi, qualcosa, introno a me, su di
me, dentro di me, voleva uscire o agire con l’esterno. Ma chi?
Io ne ero già capace e lo avevo già fatto. Qualcosa o
qualcuno, stava cercando una via d’accesso per “fuori”.
Alzai lo sguardo, verso Caren, affacciata al bordo della
grande vasca di marmo. Il suo viso era stupefatto e allo
stesso tempo, spaventato.
Spalancai gli occhi. La vidi sobbalzare dallo spavento.
La guardai confusa. “Violet, risali, presto!” gridò.
Ubbidii alle sue parole. “Cosa c’è? Mi stavo divertendo.” Mi
lamentai, tirandomi indietro i lunghi capelli castani.
“Nell’acqua … stavi mutando, eri diversa. Non so come
~ 166 ~
spiegartelo, come se un ombra si fosse impossessata di te.
Era spaventoso. Non ti sei sentita strana?” domandò
allarmata. “Sì, mi sono sentita come qualcosa dentro, o
intorno, o sopra, ma non lo so’. Qualcosa, forse qualcuno era
con me, ha cercato di comunicare, di uscire.” Risposi, adesso
spaventata, passandomi velocemente il sapone sulla pelle,
per poi uscire dalla vasca. Caren si era accorta di qualcosa,
però aspettò a dirmelo. Mi coprii con un altro asciugamano,
lei mi guardò spaventata, poi deglutendo mi appoggiò una
mano sul braccio e disse :”Violet, quella cosa nella vasca,
non eri tu.” Sgranai gli occhi. Quelle parole mi sconvolsero,
sentii lo stomaco sottosopra. Mi sbrigai ad asciugarmi e a
mettermi il cambio, intanto chiesi a Caren i dettagli. “Com’è
possibile? Chi era? Chi era Caren?”
“Non lo so’ Violet, no ne ho la più pallida idea. Sono solo
sicurissima che non eri tu, assolutamente. Era un essere dai
capelli ramati come il tramonto, la pelle livida e
apparentemente viscida, gli occhi blu, freddi come il
ghiaccio, terrificanti. Le labbra rosse come il sangue.” I suoi
occhi e i miei si spalancarono dal terrore. Nel silenzio di
quella stanza, sentimmo del trambusto venire dal basso del
palazzo. Era successo qualcosa. Pure Seth e i ragazzi,
piombarono giù. Caren si rivestì e ci affacciammo alla porta.
“Seth, Peter!” li chiamammo a gran voce. Nessuno rispose, la
porta della camera da letto era spalancata, pure quella della
stanza. Cosa stava succedendo. Io e Caren uscimmo dal
bagno in punta di piedi, non si sentiva nessun rumore, uno
strano e cupo silenzio, aleggiava in tutto il palazzo. Feci
qualche passo, avanzammo nel salotto. Qualcosa mi colpì
alle spalle, come un soffio di vento, appuntito come un
artiglio. Io e Caren rotolammo fino alla porta della stanza,
con la testa colpii lo stipite della porta. Ci guardammo
~ 167 ~
attorno, cercando di alzarci da terra. Vidi dei cerchi formarsi
sull’acqua della vasca, che pian piano svanirono. La cosa era
riuscita a venir fuori dalla vasca. Tremammo di paura, la
porta della camera da letto, si aprì pian piano cigolando
sommessamente. Un ombra, ancora senza una forma esatta,
ci fissò da dietro la porta. Era uscita dall’acqua ed era pronta
ad attaccare. Prima che si gettasse su di noi, ci alzammo in
fretta e furia e scappammo giù. Arraffai con uno scatto il
cerchio e ci lanciammo fuori dalla stanza. Non appena
raggiungemmo le scale, iniziammo a correre a perdifiato, la
creatura era alle nostra spalle. Correvamo veloci, le nostre
gambe si in torcigliavano, vacillavamo, ogni tanto saltavo
qualche scalino, una storta. Correvamo, correvamo a più non
posso. La creatura sempre alle nostre spalle, senza batter
ciglio. Arrivate al piano terra, non potemmo credere ai nostri
occhi. Decine e decine di ombre affioravano dal pavimento,
come dall’acqua. Fuori era scesa la notte. Cosa dovevamo
fare adesso? Guardai Caren, ero disperata. Mi strinse forte e
poi guardandomi disse :”Corri! Solo così potremmo uscire
dal palazzo. Al tre!”
Avanzammo nell’atrio. “Uno.” “Due” “TRE!” gridammo.
Iniziammo a correre ancora più veloce, mi tenevo dietro a
Caren, usando il cerchio come scudo. Sentivo il cuore
palpitarmi nelle orecchie, ormai le gambe non reggevano
più. Le ombre si strinsero attorno a noi, ci avrebbero
indebolite. Mentre Caren correva verso l’uscita, al mio
passaggio, le ombre si chiudevano sempre più dietro di noi.
Si era alzato il vento, la notte aveva raffreddato tutta l’isola.
Con un colpo di fortuna, riuscimmo ad uscire fuori. Intanto i
sibili acuti delle ombre, ci seguivano. Per un attimo ci
fermammo, lì fuori, al buio. Intravidi le ombre scendere
copiose come le acque di un torrente, anche dalle torri del
~ 168 ~
palazzo, capii che ormai erano in tutto il castello. Lo ro
seguivano il cerchio, era ciò che volevano. Lo voleva Drake .
Per tutto quel tempo mi ero solo preoccupata di me e Seth,
era come se fossimo a casa. Troppa confidenza avevo dato a
quel luogo. Dovevo svegliarmi e rendermi veramente conto
di ciò che avevo detto all’inizio … erano tutti in grave
pericolo. Non perché Drake cercasse loro, ma perché
cercava il cerchio, se Caren fosse rimasta con me, le ombre
avrebbero seguito pure lei. La guardai dispiaciuta, poi,
amaramente le gridai :”Scappa Caren, vogliono il cerchio!
Finche resti con me sarai in pericolo!”
“No, Violet! Dobbiamo restare unite!” cercò di spiegarmi.
Per allontanarla, finsi i attaccarla, mandandole contro il
cerchio. Lei si frenò spaventata. “Violet.” Sussurrò
tristemente. Sentendo che le ombre si stavano avvicinando,
come ultima cosa le gridai :”Scappa Caren! Vai al porto, alla
nave. Ti prego!” le mie parole divennero una supplica.
“Okay Violet.” Rispose rassegnata. Anche se era buio pesto,
vidi un bagliore nei suoi occhi. “Sappi che ti voglio bene.”
Disse in fine. “Anche io.” Così, con le lacrime agli occhi, ma
con uno strano sorriso sulle labbra, iniziammo a correre. Lei
verso il mare, io verso l’interno dell’isola. L’isola era una
grande foresta tropicale, attraversata da strade fatte da
piccole piastrelle color seppia, contornate da fiumiciattoli.
Mi diressi nell’interno dell’isola correndo a perdifiato.
Sentivo i miei passi, soli e velocissimi, rintoccare sulle
piastrelle della strada. La strada era ornata ai bordi, da
meravigliose piante violacee, quasi bluastre. Doveva essere
un vero spettacolo di giorno. Dovevo star attenta a non
cadere nei due fiumi che scorrevano ai due lati della strada,
visto che erano al pari dei miei piedi. Non vi erano ne argini
ne sponde, ed erano profondi da pochi centimetri ad alcune
~ 169 ~
decine di metri. Solo allora realizzai di esser veramente sola,
le ultime luci accese delle case, si spensero. Non sapevo dove
fossero i miei amici, ero lontana da casa, stavo scappando
nel buio di una tremenda notte, alla ricerca della salvezza.
Stavo correndo via per permettere almeno ai mei amici di
salvarsi. Come avevo fatto con Caren. Se stavo correndo
nella direzione giusta, lo dovevo solo alle due lune, con la
loro luce, mi illuminavano la via. Tutto intorno a me era in
silenzio. Mi concentrai sul ticchettio dei miei passi, in
sottofondo si sentivano gli striduli acuti delle ombre, se ci
avessi fatto caso, non avrei avuto il coraggio di continuare a
correre. Così mi convinsi che i miei amici erano lì con me.
Hairos con la sua saggezza, Peter con la sua bontà, Tess con
la sua simpatia, William con la sua intelligenza, Caren con il
suo affetto e Seth … con il profondo legame che ci univa.
Ma c’era pure mio fratello, con il suo essere combattivo, mia
madre con i suoi insegnamenti, mio padre con la sua
semplicità. La mia salvezza comportava anche la loro. Mi
fermai e capii. Se adesso stavo scappando da ciò che mi
spaventava, cosa avrei fatto davanti a Drake . Non potevo
permettermi di scappare. Il mio compito era quello di
combattere per la salvezza degli altri, combattere contro il
buio, anche se mi spaventava, era ciò che dovevo fare. Per
me, per i miei amici, per i miei genitori e per tutte quelle
persone che credevano in me e negli altri. Quella gente che
aspettava d’esser libera e salva da ormai troppo tempo.
Mi fermai, girandomi verso di loro, erano dietro di me,
diverse decine di metri alle mie spalle. Respirai a fondo.
Liberai la mente da ogni pensiero, e mi buttai. La mia corsa
cambiò direzione, stavo corredo verso le ombre. Più mi
avvicinavo, più sentivo i loro sibili. Arrivai a scorgere i primi
di loro, la strada si congelò al mio passaggio. Il cerchio mi
~ 170 ~
stava aiutando. Scivolando sulla strada ghiacciata, ero più
veloce e sfuggente, le ombre non riuscivano ad appiattirsi
contro al suolo ghiacciato, così i loro movimenti erano meno
rapidi. Però potevano comunque indebolire la mia anima.
Stranamente il cerchio riusciva a scalfirli. Mi muovevo
sinuosa e agile tra di loro, erano centinaia di migliaia. Con il
cerchio ben stretto tra le mani, aiutandomi con salti e
scivolate, schivavo i loro colpi, riuscendo anche a colpirli.
Stavo affinando le mie tecniche, dardi di ghiaccio
accompagnavano i miei colpi, getti d’acqua potentissimi,
stordivano gli avversari. Mi sentivo invincibile, la luna mi
dava buona visibilità, e le ombre, la notte erano palpabili,
potevo colpirle e vederle. Sembrava che niente mi potesse
ostacolare. Quei demoni dagli occhi gialli, e dalle forme più
orrende, non mi spaventavano. La luce risplendeva dentro
di me. Con un salto, ne superai un paio, nella discesa, per
poco non mi scontrai con uno di loro. Sfoderando il cerchio,
lo colpii squarciandolo a metà. Per un istante mi fermai,
sembravano infiniti … infatti lo erano. Sì, riuscivo a colpirli,
ma una volta caduti, si ricomponevano e tronavano ad
animarsi, e ce ne erano tanti e tanti, che ancora non avevo
affrontato. Fu’ proprio allora, che un ruggito si levò dal
centro della foresta, pure le ombra si placarono. Una luce
rossastra illuminò il cielo. Vidi le ombre sgretolarsi, si
ritiravano, accecate dalla forte luce. D’un tratto, una
vampata di caldo mi inondò. Cosa poteva generare un fuoco
così intenso e luminoso? Ad un tratto, una sagoma poco più
grande di un uomo, comparve a qualche metro davanti a
me. Intanto le ombre diventavano cenere, sciogliendosi di
fronte all’imponente fiamma purpurea. Un ruggito, più
imponente e maestoso, risuonò in tutta l’isola. La sagoma era
avvolta dalle fiamme, vidi il fuoco dirigersi verso di me e le
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ombre. Era un getto velocissimo e dal calore intenso, non
potei sfuggirgli. Così mi rannicchiai su me stessa, sentii il
ghiaccio avvolgermi, il cerchio mi protesse dalle fiamme
imponenti di quell’essere, che pose fine alla vita di quelle
immonde creature. Pian piano, il ghiaccio si sciolse. Mi
rialzai, sembrava fosse passata l’eternità. La sagoma mi si
avvicinò, sotto la luce della luna, lo riconobbi. “Hairos.”
Sussurrai felice, correndogli incontro. Assieme a lui c’era
anche Seth. Mi guardai alle spalle, delle ombre non vi era
traccia. Stavo tremando, le gambe mi abbandonarono per un
istante. Seth mi sorresse, passandomi un braccio attorno alla
vita. Ero stretta a lui, mi sentivo protetta e felice. Salimmo
sulla groppa di Hairos, mi disse che tutti gli altri stavano
bene, erano tutti quanti sulla nave. Laira e Luna erano
scappate in alto mare con la nave di Luna, sarebbero tornate
sull’isola, l’indomani. Noi avevamo l’urgenza di partire
subito per l’isola della luce. Hairos mi spiegò che se
avessimo trovato i pugnali, avremmo combattuto le ombre
in un modo più efficace. “Luxson, l’isola della luce, era
quella la nostra prossima tappa” pensai speranzosa. Mentre
Hairos volava sulla foresta che occupava tutta l’sola, mi resi
conto di quanto avessi corso, mi ero diretta nell’interno
dell’isola per chilometri e chilometri, senza accorgermene.
Mi sentii stanchissima, e con il sole che iniziò a far capolino
da dietro l’orizzonte, ad occhi socchiusi sussurrai
:”Grazie ragazzi.” Seth mi sfilò il cerchio dalle mani, e
volando su di un manto morbido colorato di rosa, d’arancio
e d’oro, mi addormentai, sapendo che ciò che avevo fatto era
la cosa giusta. Non bisogna scappare dal buio, perché
proprio al suo interno troveremo la luce che risplende in
ognuno di noi. Seth mi teneva a se dolcemente, con la stessa
delicatezza con cui si tiene tra le mani una rosa. Per non
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pungersi, e per non farle del male. Ero questo per lui?!
Una piccola rosa, candida e delicata, da proteggere e
custodire con cura, ma anche dalla quale bisognava stare a
debita distanza e far attenzione a non ferirsi. Allora me ne
importò poco, era quasi giorno ed avevo corso e combattuto
per quasi tutta la notte. Avevo le palpebre pesanti e gli occhi
mi bruciavano, le gambe flosce penzolavano nel vuoto, con
la testa appoggiata al petto si Seth, che vigilava su di me.
Appena arrivammo al porto, mi portarono sulla nave, in
camera da letto. Provai subito una bellissima sensazione.
Le coperte erano morbide e setose sulla pelle, mi sentii
scivolare in un dolce paradiso soffice, tra fresche lenzuola e
candidi cuscini. Lì era quasi estate, ma non sentivo caldo
afoso, ne tantomeno l’umidità nell’aria. Era una notte fresca
e apparentemente tranquilla. Sentivo le voci flebili e
impercettibili dei miei compagni, che si sussurravano cose,
borbottavano e discutevano nervosamente, nascosti,
dall’ombra della notte, al mio sguardo. Ormai, allo stremo
delle forze, ero distesa sotto alle coperte in un dolce tepore
primaverile, ben nascosta dai raggi del sole che ormai,
alzatosi in cielo, illuminava con i suoi raggi le turchesi acque
del mare. Ero sveglia, il mio era un dolce riposo. Ad occhi
chiusi, abbandonata sotto le coperte, senza pensare a niente.
Quanto mi sarebbe piaciuto rimanere così per sempre. In
sottofondo si udivano solo le onde che cullavano dolcemente
la Stardust, i passi decisi di Hairos e quelli più incerti dei
miei amici. Doveva essere una bellissima giornata. Avevo
dormito tantissimo, mi ero svegliata pian piano, e adesso ero
in una sorta di riposo dormiente. Sì, sveglia ma non vigile.
Dormivo ma fisicamente ero sveglia. Però, in tutta quella
calma, c’era qualcosa che non mi tornava. Alzai lo sguardo
al soffitto. Mezzo giorno. I raggi del sole filtravano dalla
~ 173 ~
finestra, illuminando la stanza, lasciando me nella
penombra. Feci per stiracchiarmi quando sentii il braccio
destro bloccato. Lì per lì mi spaventai, pensai a qualche
brutto tiro delle ombre. Poi però capii. Seth si era seduto
accanto al mio braccio, e si era addormentato, adesso lo
teneva ben stretto tra le braccia. Nel sonno mormorò
qualcosa. Non riuscii a capire bene, ma sorrisi
amorevolmente e sfilai il braccio dalla sua presa. Poi,
alzandomi, mi trascinai fino alla porta. Se l’avessi aperta, i
raggi del sole mi avrebbero investita, come quando mia
madre accendeva la luce per svegliarmi e mandarmi a
scuola. Odiavo esser abbagliata di prima mattina … ma se
volevo mangiare, non avevo altra scelta. Così, appoggiai la
mano sul pomello della porta, sperando che il sole sarebbe
stato clemente con me. Feci per girarlo, quando un'altra
mano si sostituì alla mia, bloccandomi.
“No, aspetta, non aprire.” La voce di Seth giungeva da
dietro di me, assonnata e dolce.
“Voglio mangiare, come minimo sono le due del
pomeriggio.” Risposi, cercando di sviare il mio imbarazzo.
Mi sembrò quasi che volesse dire qualcosa, ma stette zitto e
lasciò la presa dal pomello della porta. Lo guardai
leggermente sorpresa e sconsolata. Sì, avrebbe voluto dirmi
qualcosa, ma non gli chiesi nulla, lo lasciai lì. Nella
penombra tiepida e materna di quella piccola stanzetta.
Aprii velocemente la porta. Venni investita da una cascata
d’oro e d’argento. Il sole ardeva vivo in alto, sopra la mia
testa, mentre il mare ondeggiava creando cascate argentee.
La mia presenza fermò tutti coloro che stavano lavorando
sul ponte. Hairos lasciò improvvisamente il timone, Wiliam
e Peter smisero di litigare, mentre Tess e Caren corsero verso
di me non appena sentirono la porta aprirsi.
~ 174 ~
“Violet, oh santo cielo! Stai bene?” si preoccupò Caren.
Guardai attentamente i suoi occhi scuri e tremanti, e le
risposi con un semplice sorriso, che lei ricambiò.
“Siamo stati molto in pensiero per te.” La voce di Tess vibrò
acuta e sollevata. “Non sai cosa c’è capitato, abbiamo avuto
molta paura.” La voce di William era tesa e ancora
spaventata. Già, loro dov’erano mentre io e Caren uscivamo
dal palazzo? “Raccontami tutto Will, cosa vi è successo?”
chiesi curiosa. “Seguimi, te lo spiego di là.” Sussurrò, mentre
gli altri erano distratti. Così, con una scusa mia allontanai da
Hairos, Caren e Tess. Entrammo assieme a Peter, nella
camera da letto, dove Seth se ne stava sempre sdraiato sul
letto. Lui e William si scambiarono uno sguardo torvo, che
mi lasciò perplessa.
William si sedette con Peter sul suo letto, io mi accomodai
vicino ai piedi di Seth, credendo che stesse sonnecchiando,
dopo averci ignorati. “Va bene, adesso ti spiego cos’è
successo ieri sera ….
- Fuga –
“… te lo ricordi anche tu, vero? Io, Seth e Peter, eravamo
rimasti in camera da letto …
Violet e Caren, erano andate a farsi un bagno, mentre Tess
era chissà dove a zonzo nel palazzo. Seth era seduto sul
letto, mentre Peter si lamentava d’aver un buco nello
stomaco. “Ragazzi che fame! Ma quand’è pronta la cena?!”
“Hai fame Pitt? E va bene andiamo giù sentire se c’è
qualcosa da mangiare.” Così Seth, con un balzo scese dal
letto, e con Peter si diressero verso la porta.
“Aspettate, devo dirvi una cosa!” lì fermai io, titubante.
~ 175 ~
“Che c’è? Su spara.” Borbottò Seth, per niente serio.
“Seth, Per favore … è importante.” Lo ammonii abbassando
lo sguardo. “Hey, cosa ti prende?” mi si avvicinò dandomi
una pacca sulle spalle. “Tess.” Fu’ l’unica parola che riuscii a
pronunciare. Seth aggrottò le sopracciglia e un po’
preoccupato, si sedette sul letto accanto a me.
“Raccontaci tutto Will.” Era da un sacco di tempo che volevo
dirlo ai ragazzi, quella per me era la cosa più bella che mi
fosse mai capitata. Mi sentivo vuoto dentro, ma quel vuoto
era come riscaldato da qualcosa che palpitava dentro di me
ogni volta che la vedevo. In quei giorni m’ero sentito più
vivo che mai, la sua compagnia mi rallegrava facendomi
sentire l’unico ragazzo al mondo. Mi sentivo solo per lei.
Così vuotai il sacco :”Seth, Peter … credo di essermi
innamorato di Tess.” Dissi con la vergogna che mi
divampava dentro. “Come, come?” domandò sbalordito
Peter. Il volto di Seth si aprì in un gran sorriso. “Bene, adesso
che l’hai ammesso anche a te stesso, puoi dirlo a lei.”
Sussurrò scherzoso. “Questo mai!” mi impuntai io. “Allora
dovrò farlo io!” mi stuzzicò. A quel punto finse di correre da
lei, lo placcai, e iniziammo a picchiarci per gioco, senza farci
veramente male. Dopo un po’ che stavamo a terra,
corremmo giù per le scale. Facemmo una decina di rampe,
improvvisamente Seth si bloccò di fronte ad una vetrata. Mi
misi dietro di lui. “Cosa c’è amico? Qualcosa non va?”
domandai inclinando la testa di lato. Lui era immobile, con
lo sguardo fisso sul vetro della finestra, poi alzò un dito e la
indicò :”Guarda, quella massa nera sul bordo della finestra,
si muove. È un ombra, sta’ cercando di nascondersi …”
Pochi secondi dopo quelle parole, Peter scese giù dalla
nostra stanza gridando :”Il castello è sotto attacco! Le ombre,
le ombre ci stanno attaccando!! Siamo circondati!” e
~ 176 ~
correndo al mio fianco, ci strattono verso di lui perché
scappassimo. Sentimmo delle grida al piano di sotto.
“Laira e Luna! Presto dobbiamo salvarle!” urlò preoccupato
Seth. “Vado io!” rispose Peter, preparando l’arco.
Gli occhi di Seth balzarono veloci su di me.
“Will va’ con lui” disse, facendo un cenno con il capo, “Io
vado dalle ragazze.” Continuò, ma lo fermai :”No, al piano
di sopra vado io!” e sprezzante, partii per il piano superiore.
Lo vidi scendere velocissimo per aiutare Peter. Prima che ci
dividessimo, mi disse di salvare prima Violet e Caren, con il
cerchio saremmo stati più forti, e poi Tess era chissà dove nel
palazzo, avrei solo perso tempo a cercarla. Mentre mi
dirigevo nella nostra stanza, un grido acuto ruppe quel
brontolio soffocato che veniva dal piano di sotto, dove le
ombre erano già riuscite ad entrare. Sudai freddo. Cercai di
non pensarci, ma fatti cinque gradini, tornai indietro e mi
diressi là dove venivano le grida. Ero al quarto piano, Violet
e Caren si trovavano due o tre piani più su. Mi buttai in quel
dedalo di stanze, non sapevo da dove iniziare a cercare. Con
terrore, notai che le ombre erano riuscite ad entrare dalle
finestre, sfuggendo con dei balzi e con una disperata fuga
dalle loro grinfie, riuscii, dopo tempo, a trovare Tess. Era
svenuta, distesa sul pavimento di morbida stoffa blu di una
delle tante stanze di quel piano. La sua immagine distesa a
terra e priva di sensi, mi fece accapponare la pelle. Mi sentii
morire, un brivido fretto m’attraversò la schiena. Intanto le
ombre serpeggiavano verso di me, con uno scatto repentino
presi Tess in braccio e inizia a correre. Ormai attorno a me
era tutto nero, gridavano, mi graffiavano con le loro unghie,
bisbigliavano maligni alle mie spalle, fissandomi con i loro
occhi gialli, taglienti e inquietanti. Muovendosi come una
massa informe, un tutt’uno, una lava nera che inghiotte
~ 177 ~
tutto, avanzavano sempre più. Correndo come un matto, e il
fiatone che mi rendeva difficile anche pensare, riuscii a
superarli. Arrivato sulle scale, vidi subito che la situazione al
piano di sopra era peggiorata, ormai le ombre avevano
occupato ogni cosa, e si trascinavano al piano terra. Quella
fu’ una decisione orrenda, con le lacrime agli occhi e il cuore
appesantito, decisi di correre fuori dal palazzo. Lasciando
Violet e Caren in balia di quei mostri. Corsi giù per le scale,
più forte che potei, le prime lacrime mi bagnarono il viso,
riuscivo solo a dire “Mi dispiace” e pensavo a Seth, e a ciò
che avrebbe detto Tess quando si sarebbe svegliata senza le
sue amiche. Non notai nemmeno i mostri che occupavano la
grande sala del trono, scappai subito fuori dal castello. Vidi
Seth e gli altri che correvano verso la nave, li raggiunsi. La
disperazione invase il volto di Seth. Iniziai a scuotere la
testa. “Mi dispiace Seth.” Singhiozzai. “Che diavolo è
successo Will?!” mi gridò contro.
“Io volevo aiutarle ma … lei” gemetti indicando Tess con il
capo. “Non è colpa mia, mi dispiace tanto Seth.” Mi scusai
ancora. Hairos divenne di sasso, e con lo sguardo perso,
sussurrò :”Mi dispiace ragazzo … Violet e Caren.” E dopo
aver appoggiato una zampa sulla spalla di Seth, iniziò a
scuotere la testa. “William sei uno stronzo! Dovevi lasciar
andare me! Ti avevo chiesto un'unica cosa, di aiutarle, non
dovevi salvarle ma soltanto avvertirle, e tu non sei stato
capace di fare nemmeno quello! Ti odio William, per me sei
morto!” Seth mi gridò contro con tutta la forza che aveva,
era diventato rosso di rabbia, non aveva mai gridato così. Il
uso aspetto pacifico e tranquillo era sparito, adesso era
rabbioso e stava cadendo a pezzi. “Peter, William, andate ad
accompagnare Luna e Laira alla loro nave, poi ci ritroviamo
alla Stardust. Fate come vi dico. Tu! Seth, aiutami a
~ 178 ~
trasportare Tess. Prendila in braccio e montami in groppa.”
Stavo per lasciare Tess a Seth, quando la voce tremante di
Caren, ci chiese disperatamente aiuto. Era ridotta ad uno
straccio. “Vi prego, vi prego aiutatemi! Violet … le ombre, la
rincorrono, … si sono diretti nel centro dell’isola.” La
speranza si riaccese negli occhi di Hairos. “Cambio di
programma, andate tutti alla nave. Vado a prendere Violet.”
Gridò il drago. “Vengo pure io con te!” tentai io. “No! Hai
già fatto troppo per stasera! Vado io con lui!” mi fermò Seth.
La sua voce era fredda e dura, mi sembrò di impattare in un
muro di cemento, mi odiava con tutto se stesso.
Ed era soltanto colpa mia, non potevo farci nulla. Così Seth
balzò sulla groppa di Hairos, e nel buio della notte,
spiccarono il volo in direzione delle due lune. Le stelle ne
illuminavano i contorni, facendoli sembrare impalpabili e
vacui come ombre.
~ 179 ~
14 Le miniere di Beadlin
Il triste racconto di William mi fece capire quanto Seth
tenesse a me. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai.
“Will, l’avrei fatto pure io. Metto sempre ciò che amo al
primo posto, senza preoccuparmi di me stessa.” Quelle
parole mi uscirono quasi come un sussurro sommesso. Seth
sembrò drizzare le orecchie, si tirò su’ e ci guardò dalla
penombra del letto. “Violet, tu non sai ciò che mi ha fatto
passare…” mi scontrai duramente con le parole di Seth.
Accarezzando i morbidi ricci di William, ancora
rammaricato, sciolsi l’abbraccio e mi diressi da Seth con
passo deciso. “No non lo so, cosa ti ho fatto passare?!” dissi
in tono di sfida, un po’ arrabbiata del suo comportamento
nei confronti di William. Seth si guardò attorno sbuffando,
poi rispose :”Violet, tu … ecco tu non puoi capire come mi
sono sentito, come ci siamo sentiti.” E fece per andar ad
aprire la porta, poggiò la mano sul pomello, ma lo fermai.
“Solo, stupido, arrabbiato con te stesso, confuso … ti sei
sentito così. Ammettilo Seth!” non se lo meritava che gli
parlassi così, ma qualcosa mi scattò dentro. Era ciò che
avevo provato nella radura, poco prima di scappare. A
quella mia affermazione, si fermò, raggelando. Mi guardò
profondamente colpito, come se avessi centrato il bersaglio.
Aveva aperto appena appena la porta, sentii che la riaccostò
piano. Prima che potesse rispondermi, con i suoi occhi neri e
~ 180 ~
straziati che mi fissavano chiedendosi da dove venisse tanta
cattiveria, sentimmo Hairos che ci chiamava a gran voce.
William e Peter uscirono immediatamente. Rimasi in piedi
nella stanza, con l’ombra di Seth, proiettata accanto a me. La
porta spalancata, quel rapido movimento venne annunciato
dal rombo di un tuono che squarciò le acque del mare,
accompagnato in seguito, da una cascata di pioggia. Le
gocce colpivano con violenza, le assi di legno della
pavimentazione dell’intera nave. Ammaccavano e
abbattevano tutto. Non ci fu’ scampo per tre piccoli vasi di
begonie, posti sotto ad una finestra. Quella pioggia era la più
distruttiva e imponente che avessi mai visto. Si abbatteva su
ogni cosa con rapidità e precisione. Il cielo era un tripudio di
nuvole nere e grigie, arruffate e imponenti, il sole ne
illuminava i contorni, tingendoli d’oro. Sembrava scesa la
notte. Il picchiettio insistente sul legno e sull’acqua,
sembrava la carica di una battaglia incorso. Suggestiva e
agghiacciante, fu’ il panorama che vidi poco dopo. Una
splendida isola dalle basse e rocciose montagne, ricoperte da
muschi, licheni ed erba bassa, era come appoggiata sul pelo
dell’acqua. Avvolta dal buio delle nubi, che gli coprivano il
sole. Quella era l’isola di luce, o dell’elettricità. Infatti, non
appena io e Seth ci facemmo coraggio e uscimmo sul ponte
con gli altri … un fulmine argenteo, colpi quella che a me
sembrò la cima di una montagna. La magia ebbe inizio.
Un centinaio, un migliaio, un milione, un miliardo di luci
bianche e rotonde, iniziarono a brillare su tutta la superfice
dell’isola. Il buio crespo e ruvido dell’isola della luce, si
riempì di un magico bagliore, leggermente inquietante. Vidi
il muso di Hairos annusare l’aria. Quelle luci servivano per
una sorta di protezione, quasi come scudo. Intanto la pioggia
iniziava a diminuire, soltanto allora sentii i vestiti incollati
~ 181 ~
alla pelle, e un freddissimo vento, proveniente dall’isola, mi
tolse il fiato. Qualcosa nell’aria mi inquietava, su quell’isola
spirava una brutta aura, la notte era appena scesa …
e nessun villaggio, nessuna carrozza, nessun servo del
castello, nessun principe. Era buio, freddo, e nessuno era ad
attenderci. Eravamo soli.
“Forza scendiamo, prima che si faccia notte sul serio!” gridò
Hairos. Nella sua voce sentii un accenno di tensione.
“Non possiamo passare la notte sulla nave, basterebbe
ancorare la nave a …”
“No Peter! Noi adesso scendiamo immediatamente!” le sue
parole furono taglienti e veloci, il suo muso era toccava il
naso di Peter. Era strano. Ci sbrigammo a fare come ci aveva
detto. La piccola insenatura in cui si era infilata la nave, era
una falce di sabbia, delimitata da scogli, terminava in un
bosco. Quel luogo tenebroso e umido, mi ricordò casa. Era
come essere sulle rive del lago della mia città, durante la fine
dell’inverno. La sabbia era scura e granulosa, sembrava
quasi la ghiaia del letto di un fiume. I pini marittimi,
ondeggiavano inquieti sotto al vento ostinato e tagliente, che
spirava appena fuori dall’insenatura. Gli altri erano dietro di
me, nel mio guardarmi attorno mi ero dimenticata di loro,
ma qualcosa mi riportò al presente. “Hey, Hairos ma … ma
cosa stanno facendo ?! La nave, dove sta andando?”
“Calmati Caren, anzi, calmatevi tutti e parlate piano. È per la
sicurezza dell’equipaggio, gli ho detto io di allontanarsi” le
sue parole furono più simili a delle scuse che a un
rimprovero. Mi voltai di scatto, e lo vidi …
Vidi Hairos, per la prima volta, con lo sguardo perso, gli
artigli tremanti, che camminava nervosamente. Per la prima
volta, vidi Hairos, aver paura.
“Dove siamo finiti?” chiesi esasperata dal dubbio.
~ 182 ~
“Questo posto …, l’isola, non è rose e fiori come tutte le
altre. Quest’isola, è …” le sue parole erano inquiete e
turbate. Ci avvicinammo tutti attorno a lui, per proteggerci
l’un l’altro. Tess e Will si strinsero attorno a Peter, io mi
sedetti su uno scoglio sulla spiaggia, accanto a Caren, sentii
Seth avvicinarsi alle mie spalle. Cercai la sua mano e la
strinsi, cadendo con la schiena sul suo stomaco.
“Su quest’isola, l’unico abitante umano, è il principe Eric.”
Nel tono della sua voce capii che era pericoloso quel luogo.
“Perché?” chiese deglutendo, William, non tanto sicuro di
voler sapere la risposta. “L’intera isola è piena di grotte e
miniere abbandonate. Un tempo si estraeva la magmatite, un
minerale più resistente del diamante e più pesante della
ghisa. Così prezioso eppure, così ricercato. Da tutta la
magmatite estratta dalle miniere, vennero forgiate le vostre
armi, le punte per le frecce di Peter, e l’intero cerchio di
Violet.” Le sue parole precise e dettagliate, mi fecero
immaginare come doveva essere quel posto, molto tempo
prima. “Il punto è, che per quanto questo materiale possa
essere prezioso e utile, può essere usato anche per fare del
male.” I suoi occhi verdissimi, brillarono di nostalgia. Volse
lo sguardo al cielo, su , verso una rupe rocciosa e deserta,
alle nostre spalle. “Tutto iniziò dopo la morte di Ifrit, infatti,
ben dieci anni dopo, Safira diede alla luce, la bellissima
Marina. Ma quella piccola principessa, aveva sempre un che
di strano, fin dalla nascita. Marina non era calda e attiva
come tutte le donne della famiglia reale, non aveva
nemmeno una particolare attitudine per le arti o per
qualunque cosa. Ma riusciva benissimo a portare discordia e
malessere a chi le stava vicino. La regina Safira, per la sua
bellissima figlia, chiamò i medici, i maghi, gli stregoni e gli
incantatori più potenti di Kiruwah, per farsi dare una cura.
~ 183 ~
Già, una cura … per quella bambina che dentro se, ospitava
il frutto del male. Un demone potentissimo si era
impossessato della sua anima alla nascita. Così, dopo
l’intervento di Re Samuel, uno dei più grandi alchimisti,
venne presa una decisione terribile. La bambina venne
intrappolata nella torre ovest del castello, al buio e senza
cibo. La madre, prima di salutarla, le diede i suoi pugnali, e
un libro di incantesimi. Safira sapeva che nella sua dolce
Marina c’era sempre un briciolo di bontà. Da allora, l’ala
ovest del palazzo venne chiusa. Tutti si dimenticarono di
quel luogo, intanto nel isola si continuava a lavorare e a
vivere serenamente, era piena di villaggi e paeselli. Proprio
qui c’era un piccolo porto, ricordo che sbarcai qui quando
venni a trovare Safira dopo il parto.”
“Cosa successe a Marina?” chiesi accigliata e spaventata da
quella tremenda storia di spettri.
“… diciotto anni dopo la sua reclusione, si pensa grazie al
libro di incantesimi della madre, Marina è riuscita a liberarsi
dalla sua prigione d’ombra, e carica d’ira, seminò il panico
su tutta l’isola. Venne fatta evacuare e tagliata fuori dal
mondo. Cancellata dalle mappe nautiche e da ogni libro di
storia o geografia. Marina affondò nella solitudine dell’isola.
La leggenda vuole che, un giorno, un giovane sbarcò su
quest’isola, per sfuggire ad un mostro marino. Marina lo
trovò e se ne innamorò perdutamente. Lui non sapeva cosa
ci facesse lì quella bellissima ragazza, di lei non se ne parlò
più dopo che l’isola venne abbandonata. Solo io e i reali,
sapevamo. Il ragazzo era quasi riuscito a risvegliare l’animo
della bella principessa, però, uno spiacevole incidente …
divise lui e Marina per sempre. La principessa, allora,
avendo studiato per anni i libri di incantesimi, tenuti nella
biblioteca del palazzo, incantò i pugnali della madre. Quel
~ 184 ~
sortilegio, legò la sua vita ai due oggetti, alla morte,
l’incantesimo sarebbe svanito. Però, riuscì ad incantarli,
molti anni dopo la morte del giovane, capirete quindi in che
condizioni si trovasse il suo corpo. A Marina non importava
che aspetto avesse, voleva riportarlo in vita.”
Quell’affermazione ci tenne col fiato sospeso. Riportare in
vita, su Kiruwah era realmente possibile tutto ciò?
Il racconto di Hairos, continuò :”… Marina riuscì a portare in
vita il corpo del ragazzo, ma non la sua anima. Così, la gioia
che provò per quei pochi istanti in cui il suo amato riaprì gli
occhi, divenne l’inferno che visse per il resto dei suoi giorni.
Un morto senz’anima, riportato in vita con un incantesimo,
diventa un non vivente. I non viventi sono uomini morti che
camminano sul suolo di noi vivi, ne esistono di diversi. C’è
chi corre velocemente, chi può tramutare gli esseri umani in
suoi simili, chi esce solo di notte, e le cause sono diverse. Sì
può essere morsi e trasformarsi in esseri come loro, oppure,
c’è chi viene riportato “in vita” per caso, con un incantesimo,
o, come fece Drake …” un velo di rabbia si insinuò nei suoi
canini serrati, quando pronunciò quel nome.
“… Drake usò i non viventi per l’attacco alle città di Glace,
Seyah e Lacret, durante l’ultima guerra. Erano le città più
belle e serene di tutto il regno dell’acqua. Fu uno dei motivi
per cui Ifrit si arrese, i non viventi fanno danni incalcolabili,
e se diventi uno di loro, rimani uno di loro.” Mi si
spalancarono gli occhi, era una cosa terribile. Volevo sentire
come andava a finire la storia di Marina.
“Marina, allora, morì?” domandai terrorizzata.
“Sì, ma prima di morire, mentre scappava dall’amore della
sua vita, di cui ormai ne rimaneva ben poco, lasciò cadere i
suoi pugnali in una grotta. E lì rimasero.”
~ 185 ~
“Come ha potuto, era la sua donna e lui l’amava. Perché
ucciderla?” Seth lo disse con un amara tristezza, che mi fece
tremare. “Quando a guidarti è la fame, il bisogno di uccidere
per sopravvivere. Se a guidarli è il nostro sangue, non
possiamo far altro che correre più veloce di loro.” Lo
pronunciò con una durezza gelida e aspra, come se si
rivolgesse a dei guerrieri. Ormai lo eravamo a tutti gli effetti.
Morte e vita, ormai erano le uniche cose importanti.
“Adesso, vi prego di non spaventarvi e di andar avanti nel
bosco. Dobbiamo trovare quei pugnali, per evitare che altri
fatti simili accadano anche sulla terra.” Hairos sospirò cupo.
“Quest’isola è abitata da non viventi, per questo ho fatto
allontanare la nave. Non temete, possono essere uccisi con
un colpo al cuore o in testa, e dal fuoco. Vi coprirò le spalle,
mi terrò pronto per incenerire qualche mostro.”
Il fatto che su quell’isola ci fossero non viventi, mi gelò il
sangue. Se uno di noi fosse stato morso, non avrebbe avuto
scampo. Sentivo che già faticavo a respirare, che le gambe
non avrebbero retto, tremavo come non avevo mai fatto. Tra
quegli alberi, in quelle grotte, nei cunicoli, nascosti
nell’ombra, i non viventi ci osservavano aspettando che il
loro pasto avanzasse nel buio dell’isola. Il terrore mi assalì.
Dai miei occhi uscirono delle tristi lacrime, come avremmo
fatto a superare quell’ostacolo? A malapena ero riuscita a
salvarmi dalle ombre. Cercai subito le mie amiche, ci
abbracciammo con tutto l’amore che avevamo, pure i ragazzi
si unirono. Ci guardammo con gli occhi carichi di paura e
con il solo desiderio di ritornare a casa. Respirammo a
fondo, e con la complicità e il coraggio, che soltanto noi
avevamo, guardammo Hairos e ci indicò la strada. Una delle
avventure più difficoltose e spaventose, della mia vita, stava
~ 186 ~
per iniziare. Le lune, pallide e mute, attendevano già il
ritorno della luce del sole. Non erano le uniche …
Hairos ci guidò all’interno del bosco, io e Peter chiudevamo
la fila. Gli altri erano difesi da Hairos, mentre noi gli
coprivamo le spalle. “Al cuore e alla testa” mi ripetevo
continuamente, era lì che dovevo colpire. Dopo aver
camminato per qualche minuto, in un piccolo boschetto di
pini secchi e smorti, ci ritrovammo difronte ad una parete
rocciosa, grezza e deserta. Era lunga qualche chilometro,
forse cinquanta, secondo Hairos. Era una l’entrata principale
delle miniere di Beadlin, il vecchio nome dell’isola,
attualmente associato alla capitale del regno della luce.
“Cosa facciamo?” Peter si rivolse ad Hairos in tono
leggermente troppo alto. “Per adesso, cercate di mantenere
la calma e di non muovervi” gli occhi del drago erano
puntati verso una sorta di grotta naturale, la vecchia entrata
della miniera. Un grande buco nero, scavato nella roccia. Era
agitatissimo, la sua coda divenne un pezzo di marmo. Non
riuscivo ancora a capire, poi i miei occhi catturarono
l’immagine di una strana sagoma dondolante, nella
penombra della grotta. “Violet, Peter. Avvicinatevi a me. Voi
altri, mettetevi tra me e loro.” Il resto del gruppo non aveva
ancora capito cosa stesse succedendo. Io mi portai subito
davanti ad Hairos, trascinandomi dietro Tess e Caren. Will e
Seth seguirono, senza esitazione, Peter. “Gli hai visti?” Sentii
il sussurro flebile di Hairos, giungermi alle orecchie.
“Sì.” Ammisi fredda, a lui e a me stessa. “Guarda Peter, non
avere paura, prendi bene la mira. Non preoccuparti, ci siamo
io e Violet, copriremo gli altri.” Hairos cercò di mettere in
allerta anche Peter e allo stesso tempo di tranquillizzarlo.
“Okay, ma non sono più un bambino. Li ho visti bene, pure
il bosco sta tremando. Non preoccuparti, non ne mancherò
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nemmeno uno. “Bene, mettetevi subito in posizione
d’attacco, ne farò uscire di lì un bel po’, così potremo
continuare il nostro cammino senza troppi problemi.”
“Va bene.”
“Hairos, il resto dobbiamo farlo noi?”
“Non tutto, ma un po’ sì.” Mi rispose, quasi con ironia. La
mia voce si ruppe a metà domanda, avevo paura di non
riuscire a proteggere i miei compagni. “Non temere Violet,
Io mi fido di te. So’ che mi proteggerai …” la mano fredda e
affusolata, di Caren, si appoggiò con delicatezza sulla mia
spalla. “Ce la farete ragazzi.” Seth e Tess si unirono a lei, e
mentre Tess accarezzava i biondi capelli di Peter, Seth mi
prese la mano e la strinse forte. “So che puoi farcela. Non
avere paura, sono qui con te, e non lascerò che mi uccidano”
Seth mi sorrise serenamente, poi gli altri si disposero tra me
e Peter ed Hairos. Il drago, quando vide che ognuno era
tornato al proprio posto, emise un grido acutissimo. “Era il
segnale, via!” dissi velocemente a Peter, che caricò l’arco.
Subito dopo si sentì un rimbombo di passi pesanti e frenetici,
venire dall’interno della grotta, iniziai a sentirmi un peso
sullo stomaco. Strinsi i denti e deglutii. Ed eccoli lì, ne aveva
parlato molto Hairos nelle ultime ore, i non viventi, decine
di centinaia. Un orda di mostri si parò difronte all’ingresso
della grotta. I brividi mi tempestarono la pelle. Si
muovevano a passo moderato, mugolando e facendo versi
inumani. Giovani, vecchi, donne, uomini, ragazzi e bambini,
dalla pelle violacea e decomposta, il sangue raffermo sulle
ferite piene di vermi, senza occhi o senza naso, le ossa che
uscivano dalle giunture, polmoni e altri organi che cadevano
a terra durante la marcia, lasciando una lunga scia di sangue
putrido. Il vento iniziò a spirare dall’interno della miniera,
mi venne il voltastomaco, i loro corpi putrefatti e in parte
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decomposti o abitati da vermi, emanavano un odore
orripilante che faceva torcere le budella. Hairos, appena li
vide, si alzò in volo ed il suo soffio infuocato, creò un anello
di fiamme attorno ai non viventi, poi si riportò
immediatamente alle nostre spalle. Mi gettai subito, senza
pensarci, sui non viventi. Strinsi gli occhi e con un balzo fui
subito all’interno del cerchio. Cercai di non pensare contro
chi stessi combattendo. Le lame del cerchio potavano teste e
facevano volare corpi in qua e la, io non me ne rendevo
conto, il mio corpo agiva e si difendeva per istinto naturale,
l’adrenalina e la paura erano alle stelle, mente la testa e il
cuore erano assenti. Altrove, lontani da quello schifo. Peter
non si decideva ancora ad attaccare, la sua freccia era già
pronta per essere scoccata, ma le mani gli tremavano come
non mai. Da sola, non riuscivo ad affrontarli tutti, più si
avvicinavano e più facevo fatica a respirare. A malapena,
riuscii a creare con un po’ di ghiaccio e un po’ di
concentrazione, una lama con cui combattere, visto che il
cerchio non bastava. Dovetti usarla subito, contro una
giovane donna, una ragazza, stava a un palmo di mano da
me. Sentivo che agognava il mio sangue. La trapassai con la
lama, tagliandola quasi in due. La vidi crollare a terra e
morire una volta per tutte. “Merda Peter! Aiutami!” gridai
arrabbiata e impaurita. La lama, dopo quel colpo, andò in
frantumi, il cerchio di fuoco, all’interno del quale stavo
combattendo, si era riscaldato in una maniera
impressionante. Le vene delle mani, mi si erano gonfiate.
Quei cavolo di mostri, non la finivano di tirarmi per le
caviglie o per le braccia, con le loro zozze mani, le dita
tumefatte e le unghie sanguinolente. Ad un tratto, sentii un
brivido lungo il braccio sinistro, una bambina mi aveva
graffiata. La ferita iniziò ad infettarsi quasi subito, con un
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moto di rabbia, mi levai di mezzo una decina di non viventi.
Poi la ferita iniziò a sgorgare di pus, un dolore devastante mi
fece piegare, la testa iniziò a girare. Mi si tapparono le
orecchie, barcollai per qualche istante, poi, i non viventi
tornarono ad accerchiarmi e fu’ allora che caddi a terra.
Ormai stavo diventando una di loro.
Tess
Lo capii subito che qualcosa non andava, uno spasmo la
attraversò come una scossa elettrica, poi barcollò in avanti e
ricadde sulle ginocchia. Hairos si precipitò subito sui non
viventi, in un attimo bruciò i resti di quelli già abbattuti da
Violet, ma doveva rimanere radente il suolo, se fosse
atterrato là nel mezzo, lo avrebbero attaccato da ogni parte, e
non sarebbe riuscito a difendersi. Peter era ancora con l’arco
puntato verso i non viventi. Tremava come una foglia. Noi
eravamo rimasti ammassati l’uno accanto all’altro, per
coprirci le spalle a vicenda. “Peter muoviti vieni a
combattere!” lo sgridò rabbioso Hairos, intento a
carbonizzare una schiera di giovani ragazzi. Il mio sguardo
rimase su Violet, Hairos non se ne era accorto, ma una
donna, dagli occhi cuciti e forti segni di sutura sul corpo,
stava per banchettare con il corpo di Violet. Era agonizzante
a terra, ancora scossa dagli spasmi, vidi che la pelle stava
cedendo. Gridammo ad Hairos di voltarsi, ma non ci sentì,
William sgridò Peter, lui si rivoltò piangendo e
gridando :”Non ci riesco, non ci riesco, è troppo per me,
troppo, troppo. Mi dispiace, mi dispiace.” Lanciò a terra
l’arco e cadde sui ginocchi, sfogando tutta la sua rabbia, in
~ 190 ~
un pianto straziante e carico di paura. Qualcosa mi fece
scattare, come una scossa, una scintilla dentro di me. Presi
da terra un grosso ramo di pino, e i buttai verso Violet,
passando per il cerchio di fuoco, il legno si incendiò. La non
vivente non aveva ancora toccato il corpo di Violet, ma la
colpii al petto con la punta infuocata del mio bastone.
Quando la donna cadde a terra senza più muoversi, un grido
di vittoria uscì dalla mia bocca. Subito dopo mi voltai verso
Violet, il suo corpo era irriconoscibile. Avremmo dovuto …
dovevamo ucciderla. Stava diventando una di loro. Non
riusciva ancora a muoversi, e malgrado tenesse gli occhi
chiusi, sapevo già che non erano più di quel blu cobalto a cui
ero tanto affezionata. Intanto la notte si era fatta ancora più
buia, il fuoco rese l’aria irrespirabile e l’odore di carne
bruciata, rendeva tutto più macabro e inquietante. Le
fiamme di Hairos arrivarono a pizzicarmi la schiena.
“Uccidila Tess, fallo, fallo adesso! Non lasciare che Caren e
Seth la vedano diventare un mostro. Devi proteggerli!
Uccidila Tess!” le grida disperate di Hairos, mi
rimbombarono nelle orecchie e nel cuore, mi presi lo
stomaco con una mano, tremavo e mi si era gelato il angue.
Alzai gli occhi al cielo. Era bellissimo, a Violet sarebbe
sicuramente piaciuto. Hairos mi coprì, proteggendomi
sputando fuoco sui nemici, portai Violet vicino all’entrata
della caverna, facendomi strada tra i cadaveri e i pezzi di
corpi marci, disseminati sul terreno. Tenevo Violet tra le
braccia, cercando di non toccare il sangue che le usciva dalla
ferita e dalla bocca. Un emorragia interna, pensai. Le lacrime
iniziarono a bagnarmi le mani
“No, non piangere proprio ora Tess.” Mi dissi, inutilmente.
Violet reggeva ancora il cerchio, la sua mano si era stretta
attorno alle lame, che adesso le provocavano profondi tagli
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sulle dita e sul palmo. Pensai subito a come lo aveva
ricevuto, proteggendoci. Lei, in tutta la sua vita, non aveva
fatto altro. Proteggeva me da chi voleva raggirarmi con
l’inganno, Peter dal dolore, Caren dai suoi genitori che la
volevano perfetta, William dagli stereotipi, e Seth. Lei
proteggeva Seth a modo suo, come fosse un fratello. Senza
darlo troppo a vedere, cercava di rendere la sua vita
meravigliosa. E c’era riuscita. Arrivata all’inizio della grotta,
l’adagiai sull’erba, feci il segno della croce e la salutai,
dicendo :”Se solo ti fossi preoccupata più per te stessa,
invece che di noi altri, non saremmo qui. Ti ringrazio di
avermi portato qui, spero che non stiamo lottando in vano.
Combatterò in tuo onore, e quando tutto sarà finito, saprò
che è stato anche merito tuo. Grazie Violet. Ti voglio bene, e
te ne vorrò sempre.” Le parole, da un sibilo, divennero una
preghiera triste e malinconica, le mie lacrime si abbattevano
insistenti sulla polvere del terreno. Non doveva finire così,
adesso cosa ci aspettava, senza di lei, senza la nostra
compagna, i suoi genitori, suo fratello Simon. Cosa
avrebbero detto? Cosa avremmo fatto? Tante domande mi si
strinsero attorno al cuore, un brivido freddo mi attraversò il
petto. Un vento gelido, che solo io sentii, mi inondò. Dei
sussurri, caldi e cupi, mi sfiorarono le orecchie.
Improvvisamente, mi ritrovai sola con Violet. Era come esser
in un'altra epoca. Il sole splendeva sulla mia testa, un cielo
limpido e terso, si espanse sopra di noi. Tutt’intorno, solo
alberi ed erba morbida e verdissima. La grotta era luminosa,
tante torce si susseguivano l’una dietro l’altra, illuminando
la galleria, che terminava a pochi passi da una sontuosa
reggia. Una bellissima ragazza, capelli ramati e occhi scuri,
tenendo per mano un giovanotto, prestante e dai biondi
capelli. “Tess non temere, noi ti aiuteremo.” Le loro voci si
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levarono all’unisono come un canto angelico, mi raggiunsero
tenendosi mano nella mano. Entrambi, nella mano libera,
tenevano un pugnale. Furono subito accanto a me. La
ragazza si accucciò vicino a Violet, mi sorrise
accarezzandomi i capelli, e disse :”Non aver paura Tess.” Poi
prese il pugnale del compagno e me li porse entrambi. Poi si
alzò, e svanirono entrambi. Dissolvendosi, portarono tutto
alla normalità, mi ritrovai tra i cadaveri dei non viventi, di
notte, la grotta immersa nel buio. Mi guardai le mani,
reggevo entrambi i pugnali. “Sai cosa fare … Tess …
sappiamo che farai la cosa giusta.” La voce della ragazza che
avevo appena visto, mi invase la mente. “Devo farlo.” Mi
dissi. Non appena Violet aprì gli occhi, ormai non più blu
come prima, impugnai saldamente i pugnali e li piantai
entrambi nel suo petto. Centrai proprio il cuore. Le lacrime
iniziarono ad invadermi il volto, la luce del cerchio si
affievolì. Ormai ci aveva lasciati. Estrassi i pugnali, poi gli
accarezzai una guancia. Improvvisamente, accadde qualcosa
di strano. I pugnali si illuminarono, rivelando la loro vera
identità. Da anonime lame di ferro arrugginito, diventarono,
splendidi pugnali dall’impugnatura tempestata di topazi e le
lame scintillanti come il cerchio di Violet. “Violet.” Sospirai.
Un sussurro si levò accanto al mio braccio, alzai il capo. Con
grande sorpresa, vidi che il cerchio brillava ancora più
intensamente di prima. “Violet!” gridai, e mi gettai su di lei.
I suoi capelli iniziarono a riprendere vita e ritornarono pian
piano, lucidi e morbidi come prima. La sua pelle tornò
candida e le ferite si richiusero, sparirono le tumefazioni, si
distese e riprese morbidezza e vita.
“Amici miei, grazie di tutto” le sue labbra tornarono rosate,
le aprì lentamente e poche parole le uscirono dalla bocca.
~ 193 ~
“Allora … tu, tu… Violet! Sei viva, ti ho salvata! Ci sono
riuscita! I pugnali! Sì, è tutto merito loro, no … è merito di
Marina!” gridai di gioia, alzandomi in piedi. Puntando i
pugnali verso il cielo, come per magia, una luce abbagliante
si posò sul campo di battaglia. “Oh Tess, sapevo che avevi
fiducia in me. Grazie, grazie di cuore. Finalmente, io e il mio
compagno, possiamo riposare in pace. Addio, e spero che i
pugnali di mia madre ti siano d’aiuto.” La voce di Marina si
espanse per tutta l’sola. I corpi dei non viventi, svanirono nel
nulla, trascinati dalla luce bianca e rassicurante. Dopo, tutto
ciò che ricopriva il terreno, era solo il corpo vigile ma ancora
stanco, di Violet, Hairos, rimasto senza parole, ed io, sicura
del fatto che tutto ciò era opera di Marina. Avevo visto lei e
il suo ragazzo, voleva che salvassi Violet con i suoi pugnali
incantati, così ci aveva portate al suo tempo e me li aveva
consegnati. Dopo aver riportato in vita Violet, avevo
spezzato l’incantesimo dei pugnali, liberando la sua anima e
quella di tutti gli altri non viventi. Tutto era di nuovo
tranquillo. Sorrisi al cielo, poi, senza pensarci, mi sdraiai
vicino a Violet. Mi sentivo esausta, ma felice.
~ 194 ~
15 Scie d’oro
Caddi in una sorta di sonno caldo e spinoso, sembrò di
attraversare una foresta di spine. Ad un tratto, aprii gli
occhi. Indossavo un bellissimo vestito bianco. Ero distesa in
un grande prato di fiori, ce ne erano di tutti i tipi, il cielo era
rossastro, con venature d’oro e rosate. Le poche nuvole,
sembravano di panna. Stranamente, mi sentivo spaesata ma
tranquilla, come se ogni paura fosse sparita. Mi alzai.
Intorno a me vidi due lunghe stradine di campagna, erano
percorse da centinaia di persone, tutte vestite in modi
diversi. Era strano, avevano età diverse e tratti somatici
diversi, c’erano anche esseri che mai avevo visto in vita mia.
Tutti erano felici e parlavano amabilmente, tra loro. Uscii dal
prato, tenendomi il fondo del vestito. Allora, mi accorsi di
non avere le scarpe, nessuno le aveva. Così iniziai a seguire
la corrente. Quelle due strade, sembravano non avere fine,
partivano proprio da un buio bosco di alberi secchie e morti,
pieno di spine ed erbe orticanti. Quel luogo mi fece
rabbrividire, mi fermai a guardare il bosco. La gente
sembrava che precipitasse al di fuori di esso. Ciò non mi era
per niente chiaro. Una leggera brezza, iniziò a spirare, tra i
rami degli alberi del bosco. Mi raggiunse come una valanga,
aumentando di intensità. Strinsi gli occhi per resistere al suo
impeto, le altre persone non se ne accorsero minimamente.
Arrivai a coprirmi con le braccia, era freddo e tagliente.
Iniziai a sentire dolore e ad aver paura. Il vento iniziò a
scuotermi, ad agitarmi, barcollai in avanti. Stavo quasi per
cadere, quando …
… Qualcosa, una forza misteriosa, iniziò a trascinarmi verso
di se. Aprii gli occhi, stavo finendo nel bosco, e non riuscivo
~ 195 ~
a muovermi, il mio corpo era a diversi metri da terra. Strinsi
gli occhi, pensando nel peggio. Gridai spalancando gli occhi.
“Violet!” trovai il volto di Seth, ad un centimetro dal mio.
Iniziai ad agitarmi, credevo di essermi fatta del male. Iniziai
a sollevare le coperte … le coperte! … le coperte? Già, ero
sdraiata tra le coperte di un meraviglioso letto. La stanza era
grandissima, e sulla parete di fronte al letto, si apriva una
bellissima finestra. La parete era praticamente di vetro.
“Seth, dove sono? Sto’ bene? Ti prego dimmi che sono viva.”
Lo implorai spaventata. Sorrise molto dolcemente, mi prese
le mani, arrossii. “Sei viva, sì. Tess ti ha salvata. Questo è la
camera del principe, è stato gentile da parte sua, ospitarti nel
suo letto.” Le sue parole mi ricordarono i pochi istanti prima
del nulla, i non morti, la lotta, Peter che non riusciva a
combattere, tutta quella gente … mi sembrò di impazzire.
Seth era così tranquillo che mi sembrò di aver sognato tutto.
Iniziai a guardarmi intorno, mentre tenevo le mani strette
alle sue. Poi, nella confusione emotiva in cui ero, feci
qualcosa che non avrei dovuto fare, ma che nel profondo
desideravo da tanto. Balzai fuori dal letto, e mi strinsi forte a
Seth, poi scoppiai in lacrime. Tremavo come una foglia.
“Seth, oh Seth. Credevo che sarei morta … io … io … ti
voglio bene.” Lo sentii sospirare, il suo soffio caldo mi
riscaldò le spalle. “Non preoccuparti Violet, adesso sei qui, è
ciò che conta. Non avrai più paura, lo prometto.”
“Salute a voi, ospiti miei. Ho interrotto qualcosa?” una
vocetta vellutata e scherzosa, risuonò alle nostre spalle. Ci
voltammo, ero un po’ imbarazzata. “Oh …, buon giorno
principe” lo salutò Seth. “Buon giorno anche a te, vedo che
la ragazza della pioggia s’è svegliata.”
Seth ridacchio lievemente. “Sì, si stava alzando proprio ora.”
~ 196 ~
“Buon giorno mia cara … ehm … Violet, giusto?” con una
sublime accortezza, il principe mi prese la mano e ne baciò il
dorso. Aveva degli splendidi occhi neri, e i capelli di un
castano scurissimo, la pelle olivastra, e i suoi abiti
profumavano di pulito. Tutto, nella sua stanza, era fuori
posto, niente di ciò che vidi in quella camera, proveniva
dalla Terra. Solo un mazzo di carte da gioco, che mescolava
con garbo tra le mani. “Buon giorno anche a lei, principe.”
Risposi, abbassando lo sguardo. “Per te e i tuoi amici sono
semplicemente Eric.” Mi ritrovai i suoi grandi occhi neri, ad
un palmo dal naso. “Scegli una carta.” Aggiunse.
“Una carta?!” chiesi sorpresa. “Sì, avanti Violet, prendine
una.” Mi incitò, con un sorrisetto beffardo sulle labbra.
“Okay” dissi quasi soddisfatta, e ne presi una dal mazzo che
teneva in mano. “Asso di cuori.” Pensai, guardandola.
“Bene, adesso, senza farmela vedere, rimettetela nel mazzo.”
Feci come mi disse, sotto lo sguardo divertito di Seth, da cui
non mi ero ancora staccata. Quando rimisi la carta nel
mazzo, iniziò a mescolare le carte molto rapidamente. Poi,
tutt’un tratto, si fermò, mise le carte a terra. Le distese sul
pavimento e le girò. Erano tutte bianche. Si sedette per terra,
aprì la mano destra, e disse :”La tua carta era l’asso di cuori,
vero?” facendomi vedere il palmo della mano, vidi che al
centro di essa era comparso un piccolo cuore rosso. Seth lo
guardò sorpreso, io ero affascinata, soprattutto quando
schioccò le dita e tutte le carte bianche divennero assi di
cuori. Stupefacente. “Ma come …”
“Un illusionista non svela i suoi trucchi.” Ammise
soddisfatto, Eric.
“E così, oltre che un principe, sei anche un illusionista.”
Sorrise Seth.
~ 197 ~
“Già. Adesso è meglio che vada a controllare gli altri ospiti,
Tess si sarà sicuramente ripresa … come Peter.” Eric raccolse
velocemente le carte, e se ne andò.
“Aspetta! Tess si è ferita? E Peter, cos’è successo a Peter?”
chiesi, prima che varcasse la soglia della porta. Non rispose e
si chiuse la porta alle spalle. Il boato prodotto dal chiudersi
della porta, una grande porta di ferro scuro con attaccate
catene, chiavistelli e lucchetti, mi riportò alle mie
preoccupazioni. Ricordai i non viventi, e mi si accapponò la
pelle. Poi pensai a Tess, che aveva trovato i pugnali. Guardai
Seth ancora sconvolta. Quella volta fu lui ad abbracciarmi.
“Tranquilla, tutto va a meraviglia, stanno tutti bene, o
almeno, non sono in pericolo di vita. Credevo che il
trucchetto di Eric bastasse a farti tranquillizzare.” Sospirò
rassegnato. Lo guardai negli occhi. I suoi occhi scuri,
tranquilli e così rassegnati alla mia paura. “Ti credo Seth,
ammetto che se non ci fossi tu, sarei già morta di paura.”
Bisbigliai più tranquillamente. Fece un sorriso, non era ne
compiaciuto ne allegro, era come se si aspettasse ciò che
avevo detto. Come se quelle mie parole l’avessero in qualche
modo, fatto star bene. “Adesso è meglio che tu ti vesta, credo
che sia pronto il pranzo.” Sussurrò, volgendo lo sguardo alla
finestra. I suoi capelli divennero d’oro ai miei occhi, uno
splendido sole di mezzo giorno, illuminava tutta l’isola.
“Va bene, ma … sai dov’è la sala da pranzo?” chiesi,
scendendo dal letto. “Certo!” un inaspettata spensieratezza
lo colse, mi prese per mano facendomi girare su me stessa.
Scoppiai a ridere, lui mi guardò da sotto una ciocca di capelli
che gli copriva il viso. Il suo sguardo era così tenero e
giocoso. Mi prese anche l’altra mano, erano così calde. Mi
sentii un po’ in imbarazzo, poi, fece un passo avanti, quasi
trattenne il fiato. Stavo tremando, mi iniziò a pesare lo
~ 198 ~
stomaco, sentivo la bocca asciutta. Seth continuò ad
avvicinarsi, i suoi occhi brillavano. Stava per succedere, oh
mio Dio, mi sentii morire. Però, ad un tratto, si fermò di
colpo e con lo sguardo fisso su di me, sussurrò :”Scusami, ti
farei star solo male, mi dispiace.” Ed uscì, lasciandomi con
una tempesta nel cuore. Mi sentii cadere.
Approfittai della sua assenza per vestirmi, poi lo raggiunsi
fuori dalla stanza. Uscii sbattendo la porta, me lo ritrovai
davanti. “Non è vero, Seth, e lo sai! Tu mi hai sempre trattata
bene, stavo benissimo con te. Almeno tu mi tratti come un
essere umano … sei l’unico ragazzo che lo fa.” Terminai
piano la frase, che inizialmente suonò come un rimprovero.
“Lo so ma … non posso Violet, fidati di ciò che dico …
staresti solo male.” La sua voce seria e distaccata, si espanse
in tutto il luminoso corridoio. Mi sentii veramente al
capolinea, distrutta, annientata. Da quelle parole senza
significato, che però, lui continuava imperterrito a ripetermi,
sempre più serio e rattristato. Quel corridoio,
completamente fatto di ferro e acciaio, dalla strana
colorazione, quasi come se fosse una struttura abbandonata,
mi fece sentire ancor più stordita e persa. Seth si avviò verso
la fine di esso, dove vi era un grande portone con un volano,
come quello dei sommergibili. Prima che si allontanasse
troppo, gli corsi dietro tristemente, fino a raggiungerlo. Cos’
era cambiato in lui? Perché diceva così? Non capivo, non
riuscivo a capirlo dopo tutto questo tempo passato con lui.
Mi sembrò di non averlo mai conosciuto veramente. Quando
aprì il portone, un forte rumore metallico, come se qualcosa
fosse caduto, l’accompagnò. “Bene, adesso che ci siete pure
voi, possiamo iniziare a mangiare.” Appena vidi dove i miei
amici stavano pranzando, barcollai all’indietro dallo
spavento. Poi mi accorsi del trucco. La tavola imbandita,
~ 199 ~
sembrava fluttuare nell’aria, come tutto il resto della stanza,
questo perché ogni cosa, pareti, soffitto e pavimento, erano
fatti di vetro. Entrai nella stanza con molta cautela, avevo
sempre avuto paura del vuoto, lo sapeva chiunque.
Seth, senza preavviso, mi passò un braccio dietro la schiena,
e tenendomi a se, muovendosi con molta cautela, mi portò a
tavola, facendomi sedere tra Tess e Caren. “Oh .. Violet.”
Furono le uniche cose che Caren riuscì a dire, poi mi
abbracciò profondamente.
“è tutto merito di Tess se sono qui.” Sciolsi l’abbraccio e mi
girai verso la mia amica.
“Grazie infinite! Ti devo un favore.” Dissi sorridendo.
“Me lo hai già fatto … mi hai convinta a restare.” Ammise
felicemente, con grande gratitudine.
“Che bello vedere un gruppo così unito, vero Hairos?”
chiese il principe Eric, durante il pranzo, mentre tutti erano
distratti a parlare tra loro. “Già, credo proprio che sarà una
bell’avventura.” Ammise pacato.
“Prossima tappa? Isola del fuoco?” chiese il giovanotto,
seduto con le gambe incrociate sulla sedia.
“Credo di sì, sai … è sempre troppo presto per andare a
Ruzgar…” Hairos si rattristò di colpo.
“… beh … la principessa è ancora sconvolta. So che sta’
usando il bastone per creare campi di forza attorno all’isola.
La sua sanità mentale è instabile e il potere del bastone è
troppo forte, così crea campi di forza improvvisamente,
sbalzano via persone e navi. Non è possibile prevedere dove
si generino o quando. Ho sentito Sirio, dice che molta gente
sta fuggendo dall’isola … è un guaio …” mormorò Eric,
tenendo tra le mani, il suo amatissimo mazzo di carte.
~ 200 ~
“Qui la situazione sta diventando molto preoccupante.
Drake potrebbe entrare in contatto con lei … in ogni
momento …”
“… Potrebbe prometterle di darle ciò che più desidera …”
Eric spalancò gli occhi preoccupatissimo.
“Esatto.” Affermò con freddezza, Hairos.
“… ma lui non può ridarle … giusto?” Eric si alzò quasi da
tavola e guardò Hairos preoccupatissimo.
“No … ma può farglielo credere.” Rispose cupo.
Eric esitò per un momento, poi, quasi gli mancò il fiato, ma
disse :”Portatemi con voi. Ti prego Hairos .. devo vederla.” Il
suo sguardo deciso e profondo, quegli occhi tetri ma
luminosi, così puri, convinsero Hairos a portarlo con noi.
“Va bene, non c’è nessun problema. Puoi venire. Solo se tu e
Sirio non iniziate a discutere, come fate sempre.” Rispose il
drago, appoggiando il gomito della zampa sul tavolo, quasi
sdraiandocisi. Tess e Caren, prese dallo loro assidua
preoccupazione per la mia salute, non avevano sentito,
invece io l’avevo fatto. Avevo sentito forte e chiaro. Quella
della principessa di Ruzgar, era una bella preoccupazione.
Chissà cosa sarebbe potuto capitare, cosa le era successo di
così tremendo, e perché Eric si preoccupasse tanto per lei. In
fin dei conti, Eric, mi parve subito un ragazzo abbastanza
frivolo. Per quanto potesse essere brillante e divertente,
faceva il cascamorto con tutte le ragazze che incontrava e
non era ben visto dai ragazzi. La sua portanza fisica e il
bell’fisico asciutto dalla pelle olivastra, lo rendevano un
principe uscito da una fiaba delle “Mille e una Notte”. Però,
le sue ultime parole, sembravano pronunciate da un adulto,
così preoccupato e serio. Doveva esser veramente nobile, nel
profondo. Lui e Hairos si lasciarono con un bisbigliare cupo,
poi uscì dalla sala. Will mi guardò stranito, facendomi cenno
~ 201 ~
col capo di seguirlo. Gli feci intendere che era meglio se fossi
andata da sola. Acconsentì, e con una scusa, riuscì ad attirare
l’attenzione di Tess e Caren. Così mi diedi alla fuga. Uscii
quatta quatta dalla stanza, i corridoi erano freddi e cupi.
Tutti fatti interamente di metallo. Sentii i suoi passi,
rintoccare sul pavimento di ferro. Rabbrividii. Quel
corridoio era come un tunnel, il ventre freddo di un serpente
di placche di ferro e viti. Avanzai di qualche passo. Mi tirai i
capelli dietro le orecchie. Cercai di capire se si stesse ancora
muovendo.
Sentii solo un fruscio, poi alle mie spalle s’accese qualcosa.
Mi scansai subito, spaventatissima. Credetti di aver urlato.
Lo stavo facendo, ma dalla mia bocca non usciva alcun
suono. “Shhh!” un paio di occhi scuri come la notte, mi si
pararono dinnanzi. Erano grandi e luminosi. Quel ragazzo,
teneva una torcia con una mano, mentre con l’altra mi
tappava la bocca. Nella fioca luce che ci illuminava, si levò
una risata soffocata. Mi levò la mano dalle labbra. “Ah,
Violet. Tranquilla sono solo io. Mi stavi cercando? O ti sei
persa? In ogni caso, non devi aver paura in questo modo.”
Eric era tranquillo, stava quasi ridendo. Invece io, mi ero
spaventata così tanto che sentivo i brividi lungo la schiena.
Lì per lì, non seppi che dire, poi lui mi mise una mano sul
capo e chiudendo gli occhi, disse :”Sento che … hai paura
del buio … qualcosa .. no, qualcuno. Sì, qualcuno ti ha
terrorizzata a morte. Tu .. tu non hai paura del buio, ma
delle tenebre …” le sue parole aleggiavano nel buio del
corridoio come fantasmi, la sua voce divenne calda e
pensierosa. Sembrò che mi tirasse fuori dal corpo tutto ciò
che avevo di più segreto e intimo. Fece delle lunghe pause,
come se stesse decifrando un vecchio libro. Ma la cosa che
più mi sorprese, fu il cambiamento dell’intero palazzo.
~ 202 ~
Appena riaprii gli occhi, ogni parete, soffitto, gradino,
pianerottolo, porta, finestra, pavimento, divennero
trasparenti. Ogni cosa che costituiva il palazzo, divenne di
vetro. Rimasi senza fiato. Un po’ per la paura del vuoto, un
po’ per il fatto che una cosa simile non era impensabile sulla
terra. Non avrei mai pensato che un intera struttura, di
chissà quanti metri quadrati, potesse cambiare aspetto con
quella rapidità. La luce dell’esterno, quasi mi accecò, per
l’improvviso cambio di luminosità. Mi guardò serio.
“No, non ci siamo! Tu sei terrorizzata dal vuoto, fin da
quando eri bambina …” improvvisamente spalancò gli
occhi, quasi come se gli fosse arrivato un forte colpo allo
stomaco. “Tutto bene?” chiesi spaventatissima. “No, no ..
tutto bene. Sai, io e la principessa di Ruzgar abbiamo una
dote in comune ..” cercò di dire, ricomponendosi. “Che
dote?” la cosa mi incuriosì molto.
“Sappiamo cosa è successo e come sono le persone.” Spiegò
con il sorriso. “In che senso, come sono le persone?” la cosa
mi risultava alquanto nuova. Aggrottai le sopracciglia, un
po’ sorpresa. “Sì, mi basta guardarti per capire che sei umile,
trasparente e pura, come l’acqua. E in questo proposito …
ecco il tuo cerchio.” E mi diede il cerchio. Lo colse da terra
come se ci fosse sempre stato, ma invece prima non c’era.
Presi il cerchio, sbalordita. “Sono un illusionista, e anche ..
beh, come dite voi …, sono un mentalista.”
“Capisco …, ma cos’era quello di prima? Cosa ti è
successo?”
“Stavo cercando di capire le tue paure, per dare un nuovo
aspetto al castello, quando sono entrato in contatto …, non
so come ho fatto, con i pensieri della principessa …” l’ultima
parola era piena d’amarezza. Non ci voleva un mentalista,
per capire che le voleva molto bene.
~ 203 ~
“Cosa le è successo?” chiesi un po’ titubante. Lui si diresse
verso la sua camera, pian piano, il palazzo tornò cupo come
prima. Ad ogni suo passo, qualcosa ritornava di metallo. Fin
quando non arrivammo di fronte alla sua stanza. “Lei, la
principessa. Dovevate dirigervi sulla sua isola, poi Hairos ha
cambiato idea, non è prudente.” Mi sembrò quasi, che il
castello diventasse più buio. Aprì la porta e continuò
:”Lei …” fece un lungo sospiro. “Lei è molto giovane,
dolcissima, paziente e sensibile. È più grande di me, ma la
trovo incantevole. Quando ho saputo dell’accaduto, non
potevo crederci …” superò il letto e aprì un anta dell’
armadio che si trovava al fianco di esso. Prese una sacca di
pelle scura, e iniziò a mettervi dentro piccole armi, e qualche
vestito, assieme ad alcune cose da mangiare. “Cosa le è
successo? Sempre se mi è permesso saperlo ..”
“Lei … oramai è qualche anno che … che …” strinse gli
occhi, provò a resistere ma non ci riuscì. Strinse i pugni li
batté sull’anta della armadio. Mi venne naturale di stringerlo
forte. Lui si lasciò subito andare, quasi come fosse un
bambino. “… Lei non vede … non vede la bellissima luce del
sole, non vede la splendida volta celeste, non vede i verdi
alberi e i coloratissimi fiori della sua isola, non vede gli occhi
rigonfi di lacrime di chi soffre. Non vede che soffro.”
La malinconia l’aveva steso, era atterrito. Esausto.
“Ma … spiegami, com’è successo?” non capire, mi mandava
ai pazzi, e lui era così disperato. Mi sentii coinvolta in pieno.
Si lasciò cadere sulla mia spalla, sentii una lacrima, cadermi
sul collo. “Era una giornata splendida, eravamo tutti
assieme, come sempre. Io e Sirio stavamo litigando, la
principessa ci guardava seria. Lei parlava con lo sguardo, ci
bastò quello per fermarci. Poi, dovette andare in paese, s’era
sentita una forte esplosione venire dalla costa. Si pensò
~ 204 ~
subito a Drake , ormai il tempo per lui si accorciava …” le
sue lacrime fredde mi facevano venire i brividi lungo la
schiena. “A quel punto, andai con lei, la seguii senza farmi
vedere. Arrivammo alla costa, c’era una grande nube di
fumo, proprio vicino al porto. Lei andò da sola, ha un
coraggio che supera quello di chiunque altro. C’era stata un
esplosione, navi e imbarcazioni erano andate distrutte. Io me
ne stavo nascosto tra gli scogli, ero proprio ad un passo da
lei … dal nulla, così, all’improvviso … comparve un’arpia.
Sono esseri di quelle zone, ma spesso vivono su piccoli atolli
aridi e sperduti in alto mare.” Si interruppe, sentii che cercò
di aggrapparsi alla mia spalla. Lo tirai su, cercando di
tenerlo stretto a me. “Lei la notò .. potevo morire. Mi prese
per le spalle e mi gettò in acqua, poi, in un lampo, l’arpia fu
su di lei. Le bastò graffiarla in volto … “ sentii le sue mani
stringersi attorno alle mie spalle.
“… così, per colpa mia, rimase cieca. E il suo ultimo
ricordo … è puro terrore. Non parlò più con nessuno, non
organizzò più nessuna festa. Il primo che cacciò, fui io.
L’avrei fatto anche io … è stata solo colpa mia. Lei è più
saggia ed esperta di me, non dovevo seguirla in ogni dove,
sapeva cosa fare. Se non fossi stato lì, non avrei rischiato la
vita, e lei non avrebbe perso la vista per salvarmi.” Con la
voce rotta ed il volto rigato dalle lacrime, quel ragazzo
apparentemente frivolo, si trasformò nell’esempio vivente
del senso di colpa. Cercai di tirarlo su, lo guardai negli occhi,
erano così lucidi da sembrare azzurri come i miei. Mi
tremavano le mani, o forse era lui che stava tremando. Non
lo saprei spiegare. Si sentiva così in colpa, l’unica cosa che
voleva fare era proteggerla, ma il suo amore l’aveva soltanto
danneggiata. Adesso voleva rimediare, ma non sapeva
come. Era intrappolato, tra l’amore per lei e la paura di farle
~ 205 ~
nuovamente del male, si sentiva inutile e dannoso. Avrebbe
preferito non averla mai seguita, mai conosciuta, mai amata.
Chissà quante volte si è chiesto, “E sen non l’avessi fatto?
Cosa sarebbe successo?” mentre al difuori del suo palazzo, i
non viventi animavano l’isola con le loro inumane grida, per
la fame, sapendo che l’unico essere vivente era il principe. A
Eric sembrava più che giusto, rimanersene al buio, nel
freddo del suo palazzo di metallo, consapevole del orrore
che l’aspettava al difuori di quelle mura. Gli sembrava la
condanna perfetta, i mormorii dei non viventi erano molto
simili al suono dell’immenso dolore che lo consumava
dall’interno. Mi guardò esausto. “Violet. Ti prego aiutami …
non so più cosa fare … so che voi potete cambiare tutto
questo. Non potete ridare la vista alla principessa, ma potete
salvarla da Drake . Ti sarei immensamente grato se … la
faceste sorridere. Mi basterebbe vederla anche solo una volta
con il sorriso, poi me ne dimenticherò, la lascerò stare.”
Si alzò in piedi. Ormai il sole stava calando, e un bagliore
d’orato l’avvolse. Vidi tutta la fragilità di quel ragazzo, la
sua disperazione, i suoi occhi lucidi e tristi di chi si sente
colpevole. L’abbracciai forte, come se fosse un fratello. “Farò
tutto ciò che mi sarà possibile, io e i miei compagni
proteggeremo e aiuteremo ognuno di voi. Eric, non
dimenticarlo … non sei solo. Tutti noi, siamo qui per aiutare
te e gli altri. L’isola è già un posto più bello, senza i non
viventi, appena lo sapranno al palazzo di cristallo, molte
persone verranno ad abitare qui … com’era molto tempo fa.
Esci dal buio, ammira il sole di quest’isola in tutto il suo
splendore. Ciò che è successo con la principessa non è colpa
tua, non sei stato tu a volerlo, nessuno poteva evitarlo. Se
proprio vuoi far qualcosa per lei, vieni con noi, riponi il
rancore per te stesso e vai a trovarla. Sarò lì, con te. Non
~ 206 ~
accadrà niente di male. È una promessa.” Le mie parole mi
riempirono di forza. Sentii come se potessi far qualsiasi cosa.
Eric mi sussurrò un dolcissimo grazie, poi si asciugò le
lacrime e mi portò di nuovo nella sala da pranzo.
William.
Ormai, lo sapevo da tempo, Violet era una gran ascoltatrice.
Sentiva tutto ciò che la gente diceva, una volta ascoltò me e i
ragazzi che le parlavamo, contemporaneamente. Me n’ero
accorto pure io che Eric e Hairos stavano parlando di
qualcosa di serio. Dopo aver visto Eric venirci a prendere
nel cuore della notte, in mezzo al bosco, e aver visto con che
cura aveva portato il corpo di Violet , fino al castello. Capii
che non era la persona frivola che dava a vedere, era come
una parte che doveva interpretare. Aveva convinto tutti,
tranne me. Tess, era stata particolarmente colpita da Eric, per
il suo fascino da principe e per il suo aspetto. Senza badare a
fatto che lei credeva che fosse stato lui a portarla in braccio
fino al castello. Invece, era tutto merito mio. Se al risveglio,
Tess, avesse visto me invece che lui, sarei divenuto io il suo
eroe. Purtroppo, Eric si trovava nel luogo giusto al momento
giusto, e Tess, dopo aver ripreso le forze, aveva preso il
principe per il suo eroe. Se solo avessi fatto come Seth…
Lui aveva passato tutta la notte e il mattino, accanto a Violet.
Non permetteva quasi a nessuno di avvicinarsi, era molto
protettivo. Misi il capo sul tavolo, scoraggiato. “Will?!” mi
sussurrò Caren. Mugolai. “Will, non fare il facocero,
misericordia! Hai la bocca per parlare in modo decente, non
per borbottare come un animale.”
“Lasciami stare.” Sentenziai, strascicando le parole.
~ 207 ~
Non la vidi, ma immaginai la faccia di Caren a quelle mie
parole. Mani sui fianchi, occhi al cielo e poi la frase
famosa :”Ragazzo, non dirmi che non hai niente perché non
ci credo!”. La sentii sospirare e poi :”Ragazzo, non dirmi che
non hai niente perché non ci credo!” eccola! La frase famosa,
tanto temuta da me e Violet. Tirai sui il capo, con
malavoglia, e la guardai da sotto i ciuffi di capelli. “Che c’è?”
“Cos’hai Will? Non mentirmi ..” bisbigliò.
Alzai gli occhi al cielo. “Non lo vedi?” chiesi acido, come se
fosse la cosa più ovvia del mondo. “No!” rispose lei a tono.
Così, sconfitto e un po’ disperato, vuotai il sacco.
“Tess …” borbottai. Mi guardò torva. “Hey, cosa vuoi?!
Volevi la verità? Eccotela! Sì, lo so pure io che sono più
grande e tutto il resto, che lei non è una cima di sapienza
mentre io potrei fare come Simon Turner e non andare a
scuola … sì so’ tutto!” risposi con il fiatone.
“Will, calmo! Non volevo dire tutto ciò! Volevo solo dirti
che… beh, sai che spesso non ha ben chiaro ciò che prova.
Non vorrei che tu la ingannassi per indurla a star con te, sì,
insomma, l’hanno già fatto in diversi.” A quelle parole mi
sentii sottovalutato.
“Credi veramente che sarei in grado di fare una cosa del
genere? Stai scherzando, spero!” non gridai, per non farmi
sentire dagli altri, ma l’avrei fatto.
“Andiamo Will, lo sai pure tu com’è Tess … non lo fa’ a
posta ma spesso … non sa ciò che vuole.” Rispose
rammaricata.
“Già … è ancora un po’, come dire, troppo dolce. Con la
testa tra le nuvole, vive in un mondo suo. Diciamo anche che
si fida troppo delle persone, è un po’ ingenua.”
“Ecco, finalmente ci sei arrivato.” Sospirò.
“Allora cosa devo fare?” chiesi indeciso.
~ 208 ~
“Aspetta. Il tempo ha sempre in serbo le cose migliori. Più
pazienti per fare una cosa, più la cosa verrà meglio.”
“Va bene, farò come dici tu.” Mi rassegnai.
Feci notare, anche a Caren, che Violet e Eric erano spariti da
un pezzo. Non eravamo gli unici ad essersene accorti, pure
Seth l’aveva notato, e la cosa non gli piaceva affatto. Così,
cedette e chiese :”Ragazzi, avete mica visto Violet?”
“Già! Anche Eric è sparito!” disse Tess leggermente
allarmata.
“Non preoccupatevi, sono sicuro che stanno bene, Violet
sarà andata a curiosare e sicuramente si è persa. Credo
proprio che Eric l’abbia trovata in qualche angolo del
palazzo e che la stia riportando qui.” Rispose tranquillo
Hairos, leccandosi gli artigli.
La sua tranquillità lasciarono di stucco e convinsero tutti.
Seth, era comunque leggermente irritato. “Ragazzi, che ne
dite se andiamo fuori a provare i pugnali di Tess? Sono delle
armi eccezionali.”
“Ma certamente! Non vedo l’ora di vedere i loro effetti! Dai
Hairos andiamo subito in cortile!” Tess non stava nella pelle.
“Bene allora andiamo subito fuori!” Poi prese un lembo di
tovaglia, la strappò e con gli artigli scrisse un messaggio a
Violet e Eric, così, se fossero ritornati, avrebbero saputo dove
cercarci. Uscimmo tutti fuori. Il palazzo era internamente di
ferro, però, quando vi entrammo, l’esterno era di vetro. Eric
aveva spiegato che l’aveva fatto di ferro per proteggersi dai
non viventi. Aveva messo in ogni angolo dell’isola, enormi
gabbie, delle specie di voliere, con dentro centinaia di
migliaia di luminarike. Le luminarike, erano delle falene che
si trovavano in ogni parte del regno. La loro particolarità era
che, le loro ali, il loro corpo, la loro testa, le antenne e le
zampe, facevano luce. Era una luce molto simile a quella
~ 209 ~
delle due lune. Prendendone una singolarmente, faceva una
luce fioca, ma molte, erano capaci di illuminare a giorno un
castello. La loro luce era visibile solo di notte. Eric aveva
avuto una buon idea. Le luminarike “s’accendevano”
proprio quando i non viventi uscivano dalle grotte e le
miniere per cercare cibo. Sono esseri che odiano la luce
intensa, così si tenevano alla larga dalle zone in cui Eric
aveva piazzato le gabbie.
Percorremmo molti corridoi, di tanto in tanto c’era qualche
finestrella da cui filtrava un po’ di luce, ma non era
abbastanza per illuminare il cammino. Per non perderci, ci
facemmo guidare dagli occhi e dal fiuto di Hairos, Tess si
reggeva alla sua coda, Caren si teneva per mano con Tess, Io
tenevo per mano lei, e Peter si teneva a me e Seth chiudeva
la fila. Era facilissimo perdersi in quel dedalo freddo e buio.
Hairos continuava a parlare, parlare, parlare, dei pugnali.
Tess l’ascoltava entusiasta, mentre Caren sembrava sempre
più preoccupata per le conseguenze che ci potevano essere
se li avesse usati nel modo sbagliato. Anche se non lo
sentivo, avvertivo che Seth stava ancora rimuginando
sull’assenza di Violet ed Eric. Era così ostinato, che non
l’avrebbe mai ammesso. Era geloso marcio, così geloso che
l’avevano capito pure i muri, lo era al tal punto da pensare al
peggio in almeno cinquanta modi differenti.
“Stupido Seth.” Pensai sorridendo.
All’improvviso, una luce abbagliante ci inondò, poi sentii le
ragazze gridare, mi sembrò di cadere nel vuoto, sotto di me
vidi gli alberi e il terreno. Strinsi gli occhi urlando.
Hairos scoppiò a ridere. “Hey, potete anche riaprire gli occhi
e … Fatemi il favore di smetterla di gridare!” borbottò
ridendo. Aprii gli occhi. Tutto ciò che ci circondava, l’intero
castello, era passato dal buio e freddo abissale, del ferro, ad
~ 210 ~
un immensa luce calda e accogliente. Era diventato
interamente di vetro. “Eccezionale.” Sussurrò Caren,
guardandosi attorno, meravigliata. “Com’è possibile?”
chiesi. “è semplicissimo. Il palazzo reagisce alle richieste del
principe, ovvero … fa tutto ciò che fa Eric. Si trasforma con i
suoi comandi, ma anche con il cambiamento d’umore.
Dev’esser particolarmente sereno adesso ..” borbottò Hairos,
guardandosi attorno con curiosità. I suoi occhi verdi
ispezionavano ogni millimetro del palazzo. Essendo
trasparente, dovevamo star attenti a sbattere contro porte e
muri. Seth lasciò la mano del piccolo Peter, e raggiunse
Hairos. “Come fai a dirlo?”
“Cosa? Cos’ ho detto?”
Seth lo guardò con una faccia, come per dire :”Non è ovvio?”
“Ahhhh! Seth!” il drago brontolò alzando gli occhi al cielo,
per poi posare il suo sguardo sul ragazzo.
“Sei uno stupido umano, il più stupido che conosca!” lo
brontolò. Seth strinse i pugni a si avvicinò al drago per non
farsi sentire dalle ragazze. “Certo, per te è tutto semplice. Ma
quando …” il suo tono scontroso alterò Hairos che gli
rispose a tono :”Senti, è colpa mia se sei uno sciocco!? Le
occasioni vanno prese al volo. Lui sarà anche un principe,
ma per ciò che so .. il suo cuore è altrove. Tu faresti meglio a
darti una mossa .. il tempo stringe.”
Il volto di Seth sembrò così pallido, offeso e un po’
frastornato, si riportò sul fondo della fila.
A lui non era mai interessato con chi si vedesse Violet, cosa
combinasse con gli altri, chi gli piacesse … ma, quando la
vide al palazzo di cristallo, così stanca e provata. Dopo che
aveva tentato di salvarci. In quel piccolo e delicato istante,
gli occhi di Seth si erano appesantiti, erano diventati più
~ 211 ~
consapevoli, maturi, incapaci di negare cosa gli stesse
accadendo …
Però, erano ancora incapaci di ammetterlo.
Dopo aver percorso gli ultimi due corridoi e altre tre
gradinate, trovammo l’ingresso del palazzo. Fuori ormai era
il crepuscolo. Ma Tess volle dimostrare ciò che sapeva fare.
Intorno al castello c’era un grande giardino, con tanti fiori,
fontane, e credo ci fosse anche un dedalo di siepi ed un
piccolo laghetto con una cascatella e un ruscello.
Così, per evitare l’inevitabile distruzione del meraviglioso
giardino di Eric, superammo l’alta recinzione d’acciaio, che
circondava il perimetro del giardino, ed uscimmo.
Prima che iniziasse il bosco, c’era un grande spiazzo. L’erba
era rada e il terreno polveroso. Era il luogo adatto per
mettere alla prova la carica distruttiva di Tess. Hairos prese
delle precauzioni, ci fece mettere dietro ad alcune assi di
metallo, che Eric aveva lasciato vicino al cancello del
palazzo. “Faranno da parafulmini, credo.” Disse incerto.
Fece mettere Tess al centro dello spiazzo. Era prontissima,
non l’avevo mai vista così impaziente.
Un filo di vento mosse i setosi capelli i Tess. Era così
perfetta, nella postura, nello sguardo. Pronta a dare il meglio
di se.
“Ricordati di restare concentrata e calma. Andrai
benissimo.” Le sussurrò Hairos. “Ma cosa devo fare?”
“Impugna saldamente i pugnali e … fa ciò che più ti senti.
Le cose migliori vengono dal cuore.” Poi il drago si
allontanò, ci raggiunse trotterellando e consigliandoci di far
silenzio. Tess era in piedi, al centro del campo, con le braccia
distese lungo il corpo. Fece un lungo sospiro e quando fu’
pronta indirizzò l’energia e la sua anima in quelle due
piccole lamine che teneva tra le mani. Era così complicata,
~ 212 ~
così piccola, ma la sua forza era immensa. Alzò molto
velocemente le braccia, sembrava che toccasse il disco solare,
ormai intento a sparire dietro alle colline. Sferrò il suo
attacco. Abilmente sfregò le lamine dei due pugnali, vidi
piccole scintille divenire scariche elettriche che s’abbattevano
sul suolo, ma si spezzavano prima di toccarlo. Aumentò la
potenza e la magia ebbe iniziò. Scie di luce iniziarono a
danzarle attorno in ogni direzione, poi, quando si rese conto
di ciò che poteva fare, ne prese il controllo. Fulmini e saette,
rombavano radenti al suolo, creando attorno ad Tess i più
complicati disegni geometrici. Peter ruppe la magia
scoccando tre frecce. Il fulmine rispose. Non toccarono
nemmeno il suolo, Tess le fece esplodere fulminandole.
Hairos voleva mettere entrambi alla prova. Peter correva
velocemente nella foresta da un albero all’altro, per prendere
la mira, ma le saette di Tess erano troppo veloci e precise.
Facevano saltare tutte le sue postazioni. I fulmini di Tess
cinguettavano come falchi, rimbalzavano dove diceva lei e
distruggevano cosa voleva lei. L’ascoltavano, era lei a
guidarli. Ad un tratto, un colpo di Peter, fece vacillare Tess.
Una freccia per poco non le colpì il collo del piede. Lei si
spostò, ma ormai aveva già scagliato il suo colpo. Il fulmine
aveva sbagliato traiettoria, stava per colpire il palazzo.
Violet ed Eric apparvero come se li avesse trasportati il
vento, proprio davanti all’edificio. Neppure lo vidi … Eric
prese una lamina di ferro e la lanciò in direzione del fulmine.
Ci fu un rombo fortissimo. Il fulmine non cambiò traiettoria,
ne si esaurì, rimase impigliato nella lamina di ferro.
Qualcosa lo trattenne. Quando la lamina ricadde al suolo
andò in frantumi, assieme al fulmine, come se fosse di vetro.
Ma non era trasparente, si era solo infragilita. Eric guardò
soddisfatto Violet, come se fosse la luce dei suoi occhi. La
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prese per la vita e le disse qualcosa. Violet si limitò a
sorridere soddisfatta. La ragazza si staccò dalle braccia del
bel giovane e, scherzosa, si rivolse a Hairos dicendo :”Hey,
volevate iniziare la festa senza di noi?!”
“Oh, ma certo che no. Prego, vieni pure. Attenta, Tess è
incontrollabile, invece Peter ha una precisione e una velocità
impressionanti.”
“Me la caverò. Grazie.” Sembrava più su di giri del solito, o
almeno, più di come lo era a casa. Anche Violet partecipò
alla battaglia. Tess scaricò su di lei i primi attacchi. Non li
vidi nemmeno partire, tanto erano veloci. Violet li vide e
appena i fulmini entrarono a contatto con l’aria attorno a lei,
esplosero. Alzarono una nube di polvere che svelò il trucco
di Violet. Un guscio di ghiaccio, fine come il vetro e
resistente come il diamante, l’avvolgeva. Dopo i colpi di
Tess, arrivarono le frecce di Peter che avvolsero la fortezza
di cristallo di Violet, con edere velenosissime e rampicanti. Il
ghiaccio andò in frantumi, ma poco prima che l’avvolgessero
con le loro spire (perché ciò che viene generato dalle frecce
di Peter, appena tocca terra, prende vita. Anche se sono
piante, ebbene sì, hanno una vita propria) Violet riuscì, con
grazia e maestria, a farsi un varco tra le piante usando il
cerchio. Sul suo viso vi era la fatica, ma anche gioia e
divertimento. Sembrava che lei e il cerchio si fossero trovate
come si trovano due anime gemelle. Era come una
danzatrice, rispondeva ad ogni attacco muovendosi e
librandosi in aria con elasticità e freschezza. Combinazioni
sempre nuove, la facevano muovere come sul palco di un
gran teatro. Vederla combattere era un piacere per gli occhi,
ed Eric l’aveva capito prima di tutti. La guardava sbalordito
e con la mente altrove, come quando si ascolta la canzone
preferita, quella che ci fa emozionare. Invece, Seth, se ne
~ 214 ~
stava zitto, a ribollire nella rabbia e l’invidia che lui stesso
aveva creato. “Pazzo!” l’avevo detto tante, troppe volte. Ma
era un testardo, ed ecco la sua ricompensa. Un esplosione mi
distrasse. Tess aveva fatto saltare una lastra di metallo,
cercando di colpire Peter. “Ragazzi! Fate in modo che
nessuno si faccia male, è solo un allenamento! Ci siamo
intesi?!” nonostante il tono duro e di rimprovero di Hairos,
nessuno dei tre sfidanti si fermò a dargli ascolto.
Mente Peter pensava ad un modo in cui contrastare Violet e
Tess, le due si trovarono faccia a faccia. Posando le armi, si
fermarono per un istante e iniziarono a parlare tra loro.
“Allora, Vedo che ti trovi bene con i pugnali.” Sorrise Violet,
con un piccolo vortice d’acqua che gli ruotava attorno alle
caviglie.
“Mai quanto ….” Tess non terminò la frase, che Violet le
spruzzò in bocca un getto d’acqua. La cosa ci lasciò
perplessi. A colpirmi non fu il fatto che Violet avesse
interrotto Tess, che succede di continuo, ma che quell’acqua
proveniva dalla punta del suo dito indice. Proprio così!
Violet spruzzava acqua come una fontanella. La cosa fece
arrabbiare Tess. Era stata interrotta ed era pure bagnata
fradicia, mentre Violet rideva selvaggiamente. I pugnali si
mossero più veloci di prima, e una saetta colpì in pieno la
terra su cui Violet poggiava i piedi. La vidi saltare in aria,
ma a qualche metro da suolo, si fermò. I suoi piedi
appoggiavano su uno strato di ghiaccio. Non era proprio
uno strato di ghiaccio, era un monolite di ghiaccio nato dal
terreno sottostante in un batter d’occhio. Restammo a bocca
aperta. Hairos si mostrò contrariato, e richiamò Tess, che
non gli diede ascolto, e si buttò su Violet. Mandò in frantumi
il monolite con una forte scarica elettrica. L’amica non poté
far altro che buttarsi a terra, così saltò da circa cinque metri
~ 215 ~
d’altezza. Per fortuna, un mantello d’edera e fiori di campo,
attutirono la caduta. Peter riemerse dal bosco e aiutò Violet a
rialzarsi. “Basta Tess, va bene giocare, ma poteva farsi molto
male!” la rimproverò. “Levati, tu! Non sono affari tuoi!”
gridò Tess, che sfrecciò verso Violet con i pugnali pronti a
colpire. Non fece un passo di più …
La vidi volare verso la direzione da cui era arrivata. Volò per
qualche metro, con una velocità e una violenza inaudita.
“Violet!” la richiamò Hairos, incredulo di fronte a tanta
cattiveria. “Non è colpa mia, io devo solo difendermi, è lei
che vuole giocare così!” rispose fredda e impassibile.
Fu una delle scene più brutte che vidi. Due amiche che
litigano e lottano l’una contro l’altra. Restammo tutti avviliti.
~ 216 ~
16 Giochi pericolosi
Eric era stato così carino ad accompagnarmi fuori dal
castello. I ragazzi erano usciti e Hairos c’aveva lasciato un
biglietto. Quando arrivammo in giardino vidi che Tess e
Peter si cimentavano in una sorta d’allenamento. Ero
entusiasta, volevo proprio vedere di cosa fosse capace Tess.
Così, presa dalla fretta, corsi verso il campo di battaglia. Per
fortuna Eric mi protesse con una lastra di metallo, che
congelai repentinamente per evitare che il fulmine, sfuggito
al controllo di Tess, ci colpisse. Ciò che iniziammo dopo …
era altro che casuale. Tess, per qualche strano motivo, iniziò
a far sul serio. Ci andò giù pesante, rischiando di farmi male
sul serio. In lei c’era una strana ombra di cattiveria. Ma
com’era possibile? Un attimo prima mi aveva salvato la vita
rischiando la sua, e adesso voleva farmi a pezzi. La sua
incoerenza mi faceva dar di matto. Non bastava la gelosia di
Seth nei confronti di qualsiasi ragazzo mi si avvicinasse, ora
c’era anche il modo pazzo e squilibrato di affrontare i
problemi, di Tess. Dopo aver bloccato un suo attacco,
respingendola con un duro colpo su una durissima lastra di
ghiaccio, restai accanto a Peter per guardare quello che
succedeva. Hairos disse a Peter che era meglio uscire da
questa situazione, così si fece da parte. Hairos …
Quel vecchio drago doveva essere arrabbiatissimo con
entrambe, ma sentivo qualcosa dentro che mi diceva di
continuare a combattere. Se la mia mente fosse stata del tutto
sveglia, e la vera anima di Tess non fosse stata plagiata da
~ 217 ~
ospiti indesiderati, forse mi sarei fermata. Ma nessuno
sospettava di ciò che accadde in seguito.
Dopo che Tess volò per circa una quindicina di metri nella
foresta, si vide riaffiorare quasi subito da dietro gli alberi.
L’elettricità l’avvolgeva come un aura, cinguettava e
scoppiettava stridendo. Ricordo che era ormai calato il sole,
e un alone rossastro avvolgeva ogni cosa. Mi sembrò
surreale, vederla così. Vidi che, ancora una volta, si scagliava
su di me correndo ad una folle velocità. Sembrava veloce
come la luce. “Che nessuno muova un muscolo!” Hairos
aveva confermato ciò che avevo pensato, si stava muovendo
più veloce della luce, di conseguenza anche del suono.
Ogni più piccolo spostamento avrebbero potuto farle
cambiare traiettoria, poteva sbandare e fare chissà quali
danni. Sfruttando molta energia, cercai di congelare la
superfice del terreno e mi lanciai verso di lei. Cercai di
sfruttare al meglio il ghiaccio, per acquistare velocità. Ero a
dieci, cinque, quattro, due metri da lei. Ma non ero io ad
essere veloce. Appena mi vide, balzò in aria, la seguii.
L’impatto fu violentissimo. Ci scontrammo a mezz’aria. Il
cerchio che strideva sulle lame lisce e appuntite dei pugnali.
Mi sembrò di sentire la pelle dura come il ghiaccio. Era tutto
merito del cerchio, voleva proteggermi. Mi sentii al difuori
di tutto, era come se una pellicola impercettibile, fatta di
ghiaccio durissimo, mi facesse da armatura. Il fischiare
assordante dell’elettricità mi ronzava nelle orecchie, come se
dovesse sopraffarmi da un momento all’altro. Strinsi i denti,
cercando di non guardare il viso di Tess. Riuscii a liberarmi
di lei, spingendola via. Ricadde a terra con gran facilità,
come fosse una bambola. La cosa mi spaventò terribilmente,
non l’avevo spinta violentemente, però nella sua caduta c’era
qualcosa di innaturale. Era come vedere un peluche cadere
~ 218 ~
sul letto morbido di un bambino. Comunque sia, lei si rialzò
senza mostrare dolore o altro. Aveva un aspetto normale ma
qualcosa era fuori posto. I suoi occhi erano diversi, non
avevano più il solito bagliore d’orato. Mi sembrarono quasi
più scuri, se non neri. Il colore degli occhi, rabbuiava il suo
viso. Rimasi a guardarla. I pugnali persero il loro bagliore.
Voleva sfidarmi senza l’uso del potere della luce. Accettai.
Il sole era ormai svanito, rimanevano solo le lune e le stelle a
farci compagnia. Quella notte fu lunghissima. Andammo
avanti per ore, senza mai fermarci. Quando tentava di
pugnalarmi, la bloccava, riprovava, contrattaccavo. Talvolta
facevo ruotare il cerchio vorticosamente, lei maneggiava i
pugnali con destrezza e cura. Correvamo, ci seguivamo,
saltavamo, e attaccavamo l’una l’altra, con ferocia e con un
unico obbiettivo … sopravvivere.
Le nostre grida affaticate, soffocate, terrorizzavano i nostri
compagni. Hairos l’aveva detto, nessuno doveva muoversi.
Nessuno si mosse, nessuno l’avrebbe fatto. Chiunque si fosse
messo in mezzo sarebbe finito male. Ad un tratto, al alba, mi
appoggiai ad un masso. Ero sfinita, mi si chiudevano gli
occhi, stando in piedi barcollavo, non mi sentivo più i piedi,
le gambe le braccia. Il cerchio mi cadde dalle mani. Mi
staccai dal mio giaciglio. Tess era svanita nel bosco per
tirarmi un brutto attacco a sorpresa. Barcollai fino al cerchio
per raccoglierlo. Più avanzavo, più i miei passi erano
pesanti. Andai a terra pian piano, con gli occhi che si
chiudevano lentamente. La polvere della terra mi andò sul
viso, sulle mani, forse c’era già. Trovai il terreno molto
comodo. Non ero più in grado di combattere. Uno scalpitio
in lontananza, poi un bagliore stridente. Tess era ritornata.
“Uccidimi” pensai “Non ne hai il coraggio, come non lo hai
~ 219 ~
per il resto delle cose…” chiusi gli occhi, sperando di fare un
bel sogno.
Sentii uno stridio sul erba, credo che un albero venne
abbattuto, poi un respiro affannato mi avvolse. Delle mani
cercarono le mie e le strinsero. Non aprii gli occhi, non mi
interessava niente. Ormai la nostra lotta era finita ed io
potevo riposare, ma la rabbia rimase sul fondo del mio
corpo, aspettando di esser liberata, non appena ne sarei stata
capace. Qualche ora dopo, o forse erano passati giorni, mi
svegliai. Ero riposata come non lo ero stata mai, avvolta dal
dolce e morbido tepore delle coperte. Aprii gli occhi, ero
sommersa dalle coperte, completamente al buio. Un
ticchettio insistente batteva sulle assi del ponte. Stava
piovendo molto forte, sembrava di stare sotto una cascata.
Tentai di rialzarmi ma caddi all’indietro. “Ah, che diamine!”
sbuffai. Rimasi incollata al letto. Fissai il soffitto, mi era
famigliare, era quello della nostra stanza da letto. Cercai
qualcuno che mi aiutasse a rialzarmi, o che mi desse un
minimo di spiegazioni. “Hey, ragazzi … c’è nessuno!?”
“Violet?! Sei sveglia?” una vocetta fioca e dolce richiamò la
mia attenzione. “Pitt? Sei tu?” chiesi.
“Caren, svegliati, svegliati! Violet si è svegliata, e dai alzati!”
sussurrò, scuotendo l’amica.
“Peter, che c’è?!” rispose di malavoglia.
“Violet…” nel buio, vidi i lineamenti della sua mano. Mi
indicò senza aggiungere nient’altro. “Violet?! Sei sveglia?”
“Sì, sì, sì! Sono sveglia! Mi fate il favore di alzarmi da qui?! E
di …” Caren scoppiò a ridere :”Cosa? Non riesci ad alzarti?
Questa è bella. Dovrei alzarti così? A peso morto? Non
scherziamo …”
“Alzami e falla finita!” brontolai.
“Okay, è proprio tornata in se.” Commentò beffardo Peter.
~ 220 ~
Sbuffai. Mi presero per mano e mi tirarono verso di loro.
“Oh! Finalmente!” esultai con voce roca e stanca.
“Violet, come ti senti?” Chiesero.
“Benissimo, mi sento fresca come una rosa!” risposi
sbadigliando sonoramente.
“Siamo sulla nave, vero? Che giorno è? Quant’ho dormito? E
gli altri? Dove sono? …” guardai la stanza “…e Tess?” chiesi
amaramente.
“Beh, sì sei sulla nave. Hai dormito circa per dodici ore …”
rispose Peter, un po’ sconsolato. “E gli altri? Tess, Tess,
Dov’è Tess?” domandai duramente. Qualcosa non quadrava.
“Ecco … Seth è lì.” Caren indicò l’angolo della stanza. Seth
dormiva profondamente sul letto , dal suo respiro affannato,
mi sembrò che stesse molto male. Mi alzai subito dal letto e
corsi da lui. C’era qualcosa di strano in tutto ciò. Appena feci
un passo, mi crollò la gamba destra. Rispondeva in ritardo,
era come rallentata. Continuai per la mia strada, dovevo
sapere come stava Seth. “Vieni, ti aiutiamo noi.” E subito, le
braccia gracili di Caren mi avvolsero, assieme a quelle di
Peter. Mi sollevarono, aiutandomi ad arrivare fino al letto di
Seth. Sentii Caren adagiarmi accanto a Seth. Mi tremavano le
mani, l’inquietudine ricopriva anche i miei amici. “Seth …”
sussurrai. Non rispose, era immerso in un lungo sonno, col
fiato corto ed il sudore che gli ricopriva la fronte. Gli
accarezzai i capelli. Un brivido mi percorse la schiena. Le
punte dei suoi bellissimi capelli biondi, erano appiccicose,
incrostate di qualcosa. Mi annusai le mani, sapevano di
ferro. Quell’odore pungente e bruciante, era l’odore del
sangue. “Seth!” per poco non gridai. Caren mi si sedette
dietro. Sentii le sue braccia tenermi per il busto. Rimasi
pietrificata. Seth era stato ferito. Iniziai a tremare di paura,
mi si spalancarono gli occhi, non potevo crederci. Non
~ 221 ~
volevo saperlo, o almeno, non volevo averne conferma, ma
lo chiesi ugualmente :”Cos’è successo?”
“…Violet…” Caren era mortificata, mi si appoggiò sulla
schiena. Peter mi venne di fronte e mi prese la mano.
“Non è facile da dire … ma …” distolse lo sguardo dal mio.
“Cosa Pitt? Cosa? Parla ti prego …” lo pregai.
“Scusaci, abbiamo fatto il possibile per proteggervi, ma
Tess …” Peter iniziò a piangere, cercò le mie spalle. Lo
abbracciai.
Iniziai a piangere di rabbia, mi si gonfiarono gli occhi di
lacrime e le labbra serrate, si muovevano convulsamente
cercando di far uscire tutta la rabbia che avevo dentro. Ma
non sarebbe servito a niente gridare. “Cos’è successo?”
cercai di chiedere. “Tess, quando sei caduta, ha cercato di
attaccarti. Ma Seth si è messo di mezzo … e ha colpito lui.
Poi è sono arrivati Will e Hairos. Ha cercato di fermarla col
fuoco. Si è ustionata leggermente le gambe … Hairos ha
detto che non è niente di grave, ma c’è di peggio …”
“Cosa ..?” sussurrai.
“Non è stata Tess a combattere contro di te. Per i primi dieci
minuti, quando ci siamo scontrati io e lei, era in se … ma
quando sei arrivata tu …, qualcosa si è impossessato del suo
corpo e della sua mente.”
“…qualcuno…” la voce fioca di Seth corresse ciò che aveva
detto Peter. “Qualcuno” pensai. Le coperte che ricoprivano
Seth, si mossero, cadendo sul pavimento. Il ragazzo si tirò su
a fatica, appoggiandosi con la schiena al muro. Peter lasciò l
mie braccia per gettarsi sull’amico. “Seth, come ti senti?”
“Non male, sicuramente meglio di prima.” Rispose con
fatica, ma con una punta di sarcasmo. Lo guardai come fosse
la prima volta. Con una mano si teneva il fianco sinistro, vi
era una ferita , mentre l’altra ferita era alla spalla destr a. Mi
~ 222 ~
guardò stanchissimo. Sorrise. Mi sentii precipitare, come se
fossi legata alle sue azioni. Perché doveva salvarmi tutte le
volte? Io e Caren eravamo amiche da molto più tempo, ma
lei non si faceva quasi uccidere. “La debolezza di noi uomini
sta nei nostri sentimenti … se odi, se piangi, se porti invidia
o rancore … il buio può sopraffarti. La vera luce sta nel
rimanere puri, nell’ammettere gli errori ... nella fiducia.” Mi
guardò come per dirmi che aveva sbagliato. La sua mano si
mosse lentamente e prese la mia. “Perdonami.”
Non volli chiedere spiegazioni, lasciai un sospiro come
risposta, poi chiesi :”Dov’è Tess?” mi sembrò che Peter
facesse fatica a parlarmi, deglutì e rispose :”Hairos, Eric e
Will, sono con lei. Ho sentito che … che .. L’hanno portata di
sotto, era legata. Non so perché … la cosa stava diventando
pericolosa … per noi e … per la sua anima. L’ha detto
Hairos.” Mi si spalancarono gli occhi. Il rombo di un tuono
spezzò quel lugubre silenzio. “Devo andare a controllare!” e
mi alzai di scatto. Dovevo sapere cosa le stavano facendo,
cosa le aveva fatto quella creatura che si era impossessata del
suo corpo e l’aveva messa contro di me. Cosa le stava
succedendo! Corsi fuori, aprii la porta di scatto. Una
tempesta impetuosa si abbatteva sulla nave, tutto
l’equipaggio era impegnato nel contrastare la calamità.
Sembrava stesse piovendo tutta l’acqua del mondo, il ponte
era scivolosissimo. Uscii fuori, in un secondo fui bagnata
dalla testa ai piedi, raggiunsi la botola da cui si scendeva
sotto coperta, sentii dei rantoli. “Tess” La nave iniziò ad
ondeggiare pericolosamente. Scesi le scale che portavano
sotto coperta e per poco non caddi per terra. Lì sembrava
non esserci nessuno, avanzai barcollando. Vi erano un sacco
di stanze e stanzette. Mi appoggiai al muro, così non sarei
caduta. La nave oscillava sempre più. Scivolai in avanti. La
~ 223 ~
caduta mi strappò un gridolino. Guardai le porte, ce ne
erano ancora molte, chissà dove tenevano Tess. Una luce
fioca, da sotto una porta, attirò la mia attenzione. Strisciai
fino ad essa. Appoggiai la testa alla porta, si sentivano dei
sussurri. Udii le voci di Hairos e quella di Eric. Erano molto
più che preoccupati. La porta si aprì di scatto e la luce mi
inghiottì. Eric mi tirò dentro prendendomi per le spalle.
“Non dovrebbe riuscire a muovere nemmeno un muscolo.”
Osservò stupito. “E’ un essere umano fuori dal comune.
Come i suoi amici.” Commentò Hairos.
Eric mi lasciò cadere ai piedi di un letto. William vi era
seduto sopra. Mi guardò con gioia. “Oh, Violet! Sapevo che
stavi bene! E Seth? Immagino che si sia svegliato.”
“Sì ma …” tutta quella tranquillità mi lasciò perplessa,
volevo gridare :”Che diamine! Qui abbiamo rischiato la vita
in tre e voi ve ne state calmi e rilassati come se non fosse
successo niente! Ma che razza di posto è questo?! Siamo
pazzi!?!” forse non rimase solo nella mia mente.
“Calmati Violet! Ora è tutto sotto controllo, non c’è bisogno
che ti agiti!” ringhiò Hairos. “Già, ormai è tutto finito. Stai
tranquilla …” commentò Eric, sorridendo tranquillo.
Mi buttai contro il suo petto. “Non è giusto … stavo per
perdere Seth e nessuno pensa che non me lo sarei mai
perdonata. Se fosse successo … avrei avuto i sensi di colpa
per tutta la vita e chissà come sarebbe stato vivere così, con il
viso di Tess sempre di fronte.”
“La colpa non è di nessuno. La calma è l’unica arma di cui
disponi, al momento è la più invincibile. Ciò che a reso
fragile Tess è la gelosia. Lei, sì è fatta convincere dal bel
corpo e dal mio bel faccino. Ecco, adesso posso dire che è
colpa di qualcuno, è colpa mia ..” alzai lo sguardo. Eric era
così amareggiato, però sul suo viso rimaneva uno splendido
~ 224 ~
sorriso. “Tess si è lasciata trascinare, sì. Ma ha comunque
bisogno di qualcuno che le stia vicino, lei non è così forte
come sembra, è fragile. Non sempre sa ciò che vuole, non
sempre fa la cosa giusta … ma c’è qualcuno che la conosce
meglio di chiunque, che ha fiducia in lei, che la protegge
guardandola da lontano …” Hairos inclinò la testa,
guardando William. Lui lo notò e con imbarazzo si
indicò :”I..Io!? Io dovrei proteggere Tess? E con cosa, come.”
“Come hai fatto fin ora, sei la persona che la capisce di più e
che con lei ha più pazienza… se l’affidassi a Violet, ne
farebbe uno spezzatino nel giro di dodici ore.”
“Già, questa ragazza, per quanto possa essere incantevole,
ha la pazienza di una belva inferocita.” Eric commentò
ridendo. Lo guardai torva. Will abbassò lo sguardo su Tess,
la guardava con dolcezza. Era una dolcezza delicata, pura,
come quella dei bambini piccoli. “Sì, Tess è sempre stata
fragile, è per questo che preferisce prendere la vita senza
pensieri, con leggerezza, come se fosse una bambina. Non gli
importa mai troppo delle cose, non vuole che il mondo la
raggiunga con le sue cattiverie, per questo salta e corre come
una ragazzina. E continuerà a farlo, è troppa la sua paura.”
Con il dorso della mano gli accarezzò il profilo del viso.
Lasciai Eric e domandai :”Cosa le è successo? Spiegatemi.”
“La sua gelosia ha diminuito la fiducia che aveva in te,
nell’amicizia, nell’amore. Era gelosa marcia, non vedeva
nient’altro. Così, appena vi ha visti assieme, tutta la sua
rabbia e la sua invidia si sono sommate. La sua difesa contro
il male, la sua purezza d’animo, è stata sommersa dalla
cattiveria e ha permesso ad un seguace di Drake di
trasformarla in un burattino. Ti sarai accorta pure tu dei suoi
occhi, vero?!”
~ 225 ~
“Sì, Hairos, hai ragione. Erano diversi, spenti … sentivo che
non era in se … ma perché mi hai fatto continuare a
combattere e non c’hai fermate subito?”
“Già, me lo chiedevo pure io. Come mai hai fatto lottare
queste signorine fino allo stremo?”
“Oh, tu non dovresti parlare, caro il mio bel principino da
strapazzo. Comunque sia, le ho lasciate combattere perché se
avessi fermato Tess sarebbe potuto succedere di tutto. Voi
non immaginate nemmeno quanto sia incontrollabile e
distruttivo, il potere della luce. Perciò ho preferito …”
“Hai preferito che Seth si facesse ammazzare!! Ti odio!”
gridai rabbiosa. “Seth non è morto e non è colpa mia se non
sapevo cosa fare! Sono umano anche io, sai!?” a
quell’affermazione, indietreggia. Rimase sbalordito dalle sue
stesse parole. Effettivamente c’era un che di strano. Mi voltai
verso Eric, anche lui aveva la stessa faccia, come se avesse
detto chissà cosa. Il principe scoppiò in una grassa risata. “Ci
stavo per credere pure io, tu, un essere umano?! Buona
questa!”
“Ah! Già! Volevo dire che alcune cose non sappiamo
prenderle nemmeno noi Draghi, tutto qui. Un essere umano,
io!? Sarebbe pazzesco, no!?”
“beh, sì …” commentai piano. “Adesso cosa ne sarà di Tess,
so che si è leggermente ustionata.”
“Guarirà in un batter d’occhio. Le ho dato le scaglie di
drago. Sai, le nostre squame guariscono le ferite come le
lacrime delle fenici.”
“E come la mettiamo con l’ospite che l’ha resa un mostro?”
“Quello? Se n’è andato appena ha colpito Seth. Tess ha preso
conoscenza di se per pochi istanti, tanti per farla gridare di
paura, poi è svenuta. Chissà cosa le ha fatto vedere quel
mostro …” le parole di Eric erano serie e fredde.
~ 226 ~
“Che significa? Non capisco, le ha fatto vedere qualcosa?”
“Sì, per tenersi stretti i loro burattini li istigano con
proiezioni mentali, ovvero modificando la realtà ai loro
occhi, oppure con falsi ricordi, con brutti pensieri, li
convincono del falso. Fanno sì di ampliare l’odio e la paura
al massimo. Hanno usato tutte le paure di Tess. Dev’essere
doloroso …” Eric guardò in basso, accarezzandosi i capelli.
“Ogni persona ha bisogno di qualcuno che la protegga.
Dagli altri, dal male e da se stessa… io ho Tess e lei ha me,
Violet, tu hai Seth anche se non lo vorresti …”
“… io ho la principessa … la proteggerò da se stessa, e tutto
tornerà come prima.” Hairos appoggiò la zampa sulla spalla
di Eric :”Sì, tutto tonerà come prima. Siamo solo all’inizio,
quando tutto avrà fine … rimpiangeremo la pace e
l’armonia, perché non ci sarà nessun cattivo da prendere a
calci. Il ché è molto triste … mi diverto troppo.” Con la sua
ironia, strappò un sorriso a Eric.
“Certo, dove c’è da far casino ci sei sempre. Invece io non
posso mai venire, è ingiusto!”
“E’ anche per questo che ti porto con me a Ruzgar, lì ci sarà
da fare. Però, prima, facciamo una sosta dal tuo vecchio
amico Sirio. Sarà felice di vederti.” Lo stuzzicò Hairos. Eric
sbuffò scocciato. “Non ho la minima intensione di andar a
trovare Sirio, ne ora, ne mai!”
“Sento che c’è molto amore fra voi due.” Scherzò Will.
“Già, hai proprio ragione Will. Come mai tutto questo
affetto?” chiesi, molto curiosa.
“Ah… la loro antipatia ha radici profondissime. Le due
regine, le loro madri, sono sempre state ottime amiche …ma
i figli, i figli … una guerra continua. Sono una cosa
impossibile, ho perso il conto delle volte che ,al summit
annuale del regno, ho dovuto dividerli. Sempre a stuzzicarsi,
~ 227 ~
a far a pugni, e poi offese, spintoni. E’ così, tutte le volte che
si vedono. Sembra che siano nati per odiarsi.” Spiegò Hairos,
guardando Eric come se lo stesse sgridando.
“Beh, non è colpa mia se ser Sirio sono bello come un Dio ce
l’ha con me.” Si giustificò Eric.
“ah sì, è colpa sua!? Allora lo era anche quando, al suo
compleanno, è sparita la torta ..”
“Avevo fame.” Si giustificò acido Eric.
“Quindi nella tua dieta rientrano anche : regali; un intera
orchestra d’archi; un pianoforte a coda; una scuderia; un
tavolo in legno bianco; una corona d’oro e la fenice del
principe!?” Hairos si portò le zampe sui fianchi. Sembrava
mia madre quando mi sgridava.
“L’ha voluto lui! Non doveva fare quello che fece …” rispose
il principe, imbronciato. Hairos sbuffò guardando il soffitto.
“Avevate sei anni e lui non amava veramente Luna, lo sai!
Lei aveva solo quattro anni, stavano solo fingendo un
matrimonio.”
“Sì, ma non mi hanno nemmeno invitato!”
“Caspita! Non potete far così a tutte le feste, cerimonie,
matrimoni eccetera. Stavano giocando, sai quanto Luna
ammirasse Sirio ..” Eric, con lo sguardo storto e il broncio,
continuò a sbuffare e a borbottare contro Sirio.
“Mi raccomando, Will impedisci a questi due di svegliare
Tess. Io ritorno dai ragazzi, voglio vedere come sta Seth.”
Dissi, defilandomi dietro la porta. “Aspetta, vengo anche io!
Devo dare le scaglie di drago a te e Seth, così starete
sicuramente meglio.” Hairos si appiattì dietro la porta, e mi
seguì. Mi appoggiai a lui per camminare, la nave stava
ondeggiando molto violentemente. Un rumore di pentole e
oggetti che cadono, ci fece voltare.
“Non è colpa mia!”
~ 228 ~
“Ah! Non è mai colpa tua, Eric.” Rispose Hairos.
“Vengo con voi … Tess e William, cioè .. William e Tess ..
comunque .. ci siamo capiti, no?!”
“No.” Scherzai.
“Piantiamola con le stupidaggini, là sopra è un inferno, vado
a controllare!” Hairos corse subito sul ponte, e noi lo
seguimmo. Pioveva ancora intensamente, tutto l’equipaggio
dava il meglio di sé. Hairos guardò il cielo, preoccupato.
“Forza! Teniamo questa nave in piedi, che Diamine! Siamo
troppo vicini alla rotta dei venti … se ci va male, troveremo
un campo di forza.” L’ultima frase la rivolse a me ed Eric.
“Cosa facciamo?” chiesi, ormai fradicia e spaventata.
“Tu niente! Torna dentro, assicurati che Seth prenda queste.”
Eric strappò da Hairos un pezzo di pelle con attaccate le
squame. Il drago rantolò, ma aveva altro a cui pensare.
“Okay, ma Tess e Will?”
“Loro non corrono rischi, là dove sono… Presto Violet!
Torna in camera tua!” vidi tutta la forza di Eric, era
coraggioso, anche se non lo dava a vedere. Sulla porta della
camera, dove dormivo assieme agli altri, c’erano Caren e
Peter ad aspettarmi. Corsi subito da loro. Le assi di legno del
pavimento erano scivolosissime, ci fu un violento scossone
che mi fece cadere. Fu una caduta da poco, ma il dolore fu
molto intenso. Presi delle squame dalla pelle di Hairos e le
ingoiai. Intanto mi raggiunsero Peter e William, mi
aiutarono a rialzarmi. Stavo per superare la soglia della
stanza quando, un bagliore accecante, una sfera di luce ed
energia, inghiottì tutto quel che avevo attorno. Un fischio
nelle orecchie, sostituì ogni rumore e suono, una luce bianca,
sostituì ogni altra immagine. Il tempo sembrò essersi
rallentato, distinsi le sagome avvilite di Hairos ed Eric. Poi
delle labbra si mossero, qualcuno forse gridò. Mi accorsi che
~ 229 ~
stavo volando al difuori della nave, poi un muro d’acqua mi
inghiottì. Una mano calda mi tenne stretta finché poté, poi il
freddo manto dell’oceano mi avvolse e mi portò giù con se.
Un profondo sonno, mi protesse dalla paura del buio e della
morte. Per mia fortuna, o sfortuna, non ho ricordo di come
uscii dall’acqua.
~ 230 ~
17 Sconosciuti
Mi ero allontanato dal castello, erano giorni ormai che non
scrivevo la mia lettera quotidiana alle mie sorelle. Star
lontano da quei luoghi, mi faceva solo bene. Io desideravo
essere libero, non volevo ne feste ne banchetti… e per quello
che me ne importava… nemmeno una corona.
Quando la vidi, credetti subito che fosse morta, ma il fuoco
dei suo occhi, lentamente mi accecò…
Tenevo gli occhi chiusi. Ero distesa su qualcosa di
leggermente molle e bagnato. Sentivo le onde scorrermi
addosso lentamente, andavano avanti e in dietro. Un
esplosione mi aveva inondato il cervello, mi sentivo staccata
dalla realtà, a malapena ricordavo un immensa luce che mi
travolgeva. Affondai le mani nel terreno, era sabbioso ,
dovevo trovarmi su di un isola. Non me ne importava,
avevo il corpo a pezzi, mi sembrava che sarei rimasta
immobile per sempre, volevo solo smettere di sentirmi rotta
e alzarmi, o mettermi seduta. Le onde mi scivolavano sopra,
mi entrava l’acqua salata nel naso e alcune volte in bocca.
Dopo l’ultima onda, aprii gli occhi e mi guardai intorno. Mi
bruciavano tantissimo, ma dovevo rendermi conto di dove
mi trovassi. Per poco non ne rimasi accecata, tutto era
ricoperto dalla neve, neve candida e morbida, lucente anche
sotto la luce fioca della notte. Sentii dei passi sulla sabbia,
poi un paio di occhi gelidi, su una sagoma scura, mi si
avvicinarono. L’uomo aveva qualcosa tra le mani, qualcosa
di familiare .. aveva una lama ondulata e dalla punta
affilatissima. Gocciolava sulla sabbia, qualcosa di scuro,
l’uomo marcò il suo passaggio con le gocce che scendevano
dalla sua lama. Sentii l’impulso di scappare, ma con quale
~ 231 ~
corpo? Il mio non funzionava più a dovere. Strinsi gli occhi,
cercai di fingermi morta, o almeno, malconcia. Chiunque
fosse, poteva prendersi tutto ciò che avevo con me, non c’era
bisogno che mi uccidesse. Intanto continuò ad avvicinarsi,
quasi con spavalderia, come se nell’uccidermi dimostrasse
qualcosa. Oramai era vicino, sentii il suono dei suoi passi
nell’acqua, mi schizzarono il viso.
“Uccidimi, ma dopo.. che cosa ne farai, a cosa ti servirà il
mio sangue?” mi chiesi, pregando in vano un qualche dio,
che quell’uomo non mi uccidesse.
E proprio mentre stavo sperando in qualcosa di
apparentemente irrealizzabile, qualcosa scattò verso l’acqua,
poi ci fu’ uno scoppiettio e qualcuno fuggì via. Aprii gli
occhi, intravidi una luce arancione, quasi ramata. Un paio di
stivali pesanti mi coprirono lo sguardo. “Oh, no!” qualcuno
si era avvicinato, ma cos’era stata quella luce scoppiettante,
chi dei due era fuggito? Il mio assassino o chi aveva cercato
di salvarmi?
“Su, forza! No, non è morta, non ancora.. Forza! Forza!
Dovrebbe aver funzionato.. ma allora.. perché non
funziona!!” era la voce allarmata di un ragazzo. Sembrava
molto dispiaciuto e triste, la voce gli si rompeva una volta sì
e due volte no, mi fece tanta tenerezza. Si era preoccupato
per me e mi aveva protetto. Adesso volevo con tutto il cuore,
fargli sapere che ero viva, e che stavo bene. Feci l’unica cosa
che riuscivo a fare, muovere le mani e aprire gli occhi.
Affondai le dita nella sabbia e chiusi i pugni.
“Oh… allora.. sei viva, anche se non stai bene. Tu, oh sì, sei
viva! Il mio arrivo è stato provvidenziale. Devo portarti al
sicuro, ma non credo che tu possa muoverti, vero.” Mi
guardò negli occhi, mentre le sue mani calde coprivano le
mie. Non vidi molto del suo volto, quando si piegò su di me,
~ 232 ~
aveva un cappuccio tirato sulla testa e una sciarpa gli
copriva bocca e naso.
“Qui.. è-è.. inve-inverno…” balbettai, ricordandomi il
motivo per cui sentivo tanto freddo, cosa che realizzai tardi.
“Cosa? Inverno dici? Sì su Eldur nevica spesso.. io amo la
neve. La tua pelle mi dice la stessa cosa, non credo che dalle
tue parti faccia molto caldo, vero?” mentre parlava, con tono
tranquillo e posato, mi tastò le braccia e gambe, poi la
schiena in più punti. ”Sì, ho fatto un ottimo lavoro, non c’è
che dire.. ma non credo che tu riesca ancora a muoverti,
perciò è meglio che ti porti in braccio.” Le sue braccia si
avvicinarono al mio corpo e in un colpo solo mi tirò su.
“Non sei molto pesante, affatto, sei anche più leggera del
previsto. Ottimo.” E si incamminò. La mia mente tronò in
funzione, adesso ero spaventata e molto nervosa. Uno
sconosciuto mi stava portando chissà dove, ed ero priva di
forze e senza il cerchio. Lo guardai implorante, mentre ci
addentravamo nella boscaglia, tutto era tinto di un bianco
cupo. Il ragazzo mi teneva al caldo tra le sue braccia, sentii il
suo mantello ricadere sulle mie ginocchia. Le caviglie e i
piedi rimanevano scoperti – odio rimanere con le caviglie
scoperte – ma mi accontentai di essere al caldo.
“Sai, credevo proprio di esser’ arrivato in ritardo. Te la sei
vista brutta, per poco quello non.. chissà che voleva da te,
eh? Io ero qui nel bosco, sai, i miei genitori non sono delle
personcine così simpatiche, soprattutto mio padre, per
questo vivo qui.. grazie a loro” commentò acido.
“Comunque sia, è un bene che mi sia allontanato più del
solito.” Ebbi l’impressione che stesse sorridendo. I suoi passi
tra i rami secchi e la neve, lo facevano rallentare o peggio,
sbilanciare, ma non temevo per la mia salute – peggio di
così, come poteva andare?
~ 233 ~
Al ragazzo non mancava la parola, era un tono di voce
inconfondibile, che averi riconosciuto anche tra una ventina
d’anni. Continuò a parlare, per tutto il viaggio credo.
“Bella signorina, la tua parola mi disarma.. cioè.. il tuo
silenzio, non so dove collocarti sai? Non sei sicuramente di
Luxon, ne di Kàdu… no, non vieni neanche da Piros, o da
Erralth. Certo, hai la carnagione di noi dei paesi del fuoco, o
di quelli del ghiaccio, ma i tuoi capelli sono di un comune
castano.. sì forse ci sono delle scintille ramate, ma allora,
avrai sicuramente partenti lontani di Piros, perché se fossero
stati i tuoi genitori.. avresti avuto il tipico colore rosso vivo,
arancio, rosso brillante, porpora, o nero, che abbiamo tutti.”
Sospirò. “Finchè non riacquisterà le forze, dubito fortemente
che riuscirò a capire da dove viene la mia piccola
sopravvissuta. Non direi nemmeno piccola.. avrà una
quindicina d’anni..” sospirò di nuovo e si fermò a pensare
un attimo. “su, ancora qualche passo…e siamo arrivati.”
Bisbigliò tra se, e riprese a camminare. Intanto io aprivo di
poco gli occhi per poi richiuderli. Era un ragazzo simpatico,
e mi teneva a se con cura, la cosa mi spinse a fidarmi di lui.
Credo che camminò tutta la notte, io non facevo altro che
addormentarmi per poi risvegliarmi ogni volta che tirava
vento.
“Hey, svegliati. Siamo arrivati.” La sua voce tranquilla mi
fece svegliare lentamente, sentii un portone aprirsi poi un
aria calda mi avvolse e sentii i suoi passi rintoccare sul
pavimento.
“Signor. Willow!!? Dov’era finito?”
“Non c’è tempo adesso, la nostra cara amica qui, ha bisogno
di riposare.”
“Bene allora vi lascio, potete portarla nella vostra stanza .. è
libera.”
~ 234 ~
Annuì e iniziò subito a camminare freneticamente.
“Cosa dico alle vostre sorelle?”
“Ditele che ero ammalato e non ho risposto alle loro lettere
per quello.” Gridò all’uomo alle nostre spalle, mentre ci
allontanavamo. Il ragazzo aveva il passo più deciso e
svoltava con rapidità. Aprendo piano gli occhi, vidi che ci
trovavamo dentro un grande palazzo, c’era gente per i
corridoi e tutto aveva una maestosità regale e dei colori
purpurei molto raffinati. Una porta si aprì di scatto,
entrammo, il ragazzo se la chiuse alle spalle e lentamente
avanzò nella stanza. Mi adagiò con calma su di un letto
soffice, a baldacchino, come quello che avevo nella mia
camera, solo che era molto più regale anche se semplice.
“Adesso, respira profondamente.. se ti fa male respirare
forte, fallo piano, e se è troppo dimmelo eh?” lo guardai
seccata.
“Già.. non parli ancora benissimo, sei sempre esausta. Allora
stringimi la mano, va bene?” chiese docile, porgendomi la
mano. Era grande e calda. Accennai un sorriso. Lui rispose
da sotto la sciarpa.
“Bene, allora iniziamo.” Si rimboccò una manica del lungo
cappotto pesante e consunto che lo copriva dalla testa ai
piedi e avvicinò la sua mano al mio grembo. Vidi la sua
mano illuminarsi, venne avvolta da un fuoco bluastro, feci
una smorfia di terrore. “Oh, no.. non preoccuparti.” Si
avvicinò al mio viso e il suo cappuccio scivolò giù. Vidi i
suoi occhi neri davanti a me, ed il suo viso pallido era
circondato da folti capelli rossi purpurei, mossi come le
fiamme di un fuoco. “Fidati di me.. voglio solo aiutarti.
Credevo che fossi diversa, credevo che avresti capito che
voglio solo fare del bene.” Sussurrò piangente, con la fronte
corrugata dal dispiacere.
~ 235 ~
“Ok, non… preoccuparti.” Sussurrai, stringendogli la mano
lentamente. Sorrise e riprese da dove aveva lasciato. Mi
passò le dita sul grembo, sentivo un dolce tepore,
accompagnato da un lieve formicolio. Era come qualcosa di
solido ma molliccio e caldo che mi scorreva veloce sul corpo.
Sentivo come se stesse tracciando dei segni sul mio stomaco,
poi passò alle gambe e alle braccia. In fine mi posò la mano
sulla fronte accarezzandomi i capelli con le dita. Sentii un
fresco sollievo scorrermi dentro, vidi le sue labbra muoversi
in modo impercettibile. Quando lasciò la presa, la sua mano
tornò normale e la mia vista divenne più vivida, più definita
a dirla tutta, anche i suoni erano più vivi in me. Sentivo le
gambe e le braccia e la gola non bruciava più. Lui mi guardò
esitante, strusciando le mani tra loro, i suoi occhi erano
brillanti di gioia. Aspettava una mia risposta.
“Allora, stai bene?” mi alzai lentamente, guardandomi
attorno.
“Sì. Sto bene credo. Sicuramente molto meglio di prima.” Si
avvicinò al letto con curiosità. “Bene, allora dimmi. Qual è il
tuo nome? Giovane sopravvissuta dalle ignote origini.” Si
appoggiò con i gomiti al lato del letto e mi guardò attento,
con un sottile sorriso che gli riempiva il viso magro e
pallido. Pensai molto bene alle parole da dire, mi sentivo
così bene e provavo una profonda gratitudine per quel
ragazzo, così bello e gentile. Finalmente potevo esprimere a
pieno tutta la mia gratitudine, la gola, prima, mi faceva così
male che avevo anche fatica a respirare. “Oh, mi dispiace
non avertelo detto, ma come sai non riuscivo a far nulla .. è
stato veramente orribile. Comunque sia.. il mio nome è
Violet, non sono di .. ehm.. qui.” Mi strinsi nelle spalle,
guardandomi intorno. “A proposito, dove siamo?”
domandai piano. Lui si alzò e si mise a sedere accanto a
~ 236 ~
me :”Siamo sull’isola di Eldur. L’isola del fuoco. È un posto
carino, non trovi?” guardai la stanza, poi lanciai un occhiata
al mio salvatore, e senza sembrare sgarbata chiesi
nuovamente :”ehm.. no scusa, volevo sapere dove mi trovo.
Cioè, dove mi hai portato? Dove sono?” ero molto confusa,
continuavo a guardarmi attorno.
“Violet, devi sapere che ti ho portata a casa. Beh non posso
chiamarla proprio casa, comunque mi appartiene e ci vivo.”
Continuai a guardarlo confusa, che cosa intendeva? Quella
era almeno tre volte più grande di casa mia. Spalancò gli
occhi :”Già che stupido! Non mi sono presentato. Piacere,
Noha II .. ah dimenticavo il “Sirio” bene allora ricomincio. Il
mio nome è Noha Sirio II, però tutti mi chiamano
semplicemente Sirio.” La semplicità che mise in ciò che mi
disse, mi disarmò. Lo disse come se fosse la cosa più
normale del mondo, ma non lo era affatto. Lui era il principe
di Eldur ed io mi trovavo nel suo palazzo, in camera sua, se
vogliamo essere precisi. Per poco non mi uscirono gli occhi
fuori dalle orbite.
“Santo cielo! Sono pazza o sei tu? Cioè, sei il Principe di
Eldur e lo dici così?” lo guardai sorpresa, quasi come se
fosse pazzo.
“E come lo dovrei dire? Nella lingua dei draghi? la conosco
ma nel loro vocabolario non c’è la parola principe, dovresti
saperlo.” Mi guardava come se in me ci fosse qualcosa che
non andava. Si avvicinò come se avessi fatto qualcosa di
sbagliato. “Parla! Da dove vieni? Mi avresti riconosciuto
subito se fossi stata di qui.. ma ovviamente, non sei di
Kiruwah.” Mi puntò il dito contro scrutandomi affondo con i
suoi occhi neri.
“Va bene.. vengo dalla Terra, sono Violet Turner e sono stata
“convocata” da Calipso assieme ai miei amici per
~ 237 ~
proteggervi da Drake.” Risposi mettendo il muso, non mi
piaceva che mi parlasse in quel modo. Appena pronunciai la
parola “Terra” si bloccò e mi guardò come se fossi un
cumulo d’oro.
“Cosa? Tu? Veramente? Ma è impossibile!” iniziò a
girovagare per la stanza con agitazione.
“Quindi, Hairos vi sta scortando.. eri sulla Stardust, vero? ..
Luna mi ha scritto di voi, subito prima che me ne andassi dal
palazzo. Questo significa che…” rimuginò tra se e in fine mi
guardò come paralizzato.
“Violet.. guerriera di ghiaccio. Tu porti al tuo fianco il
cerchio, il cerchio di Ifrit.” Lo guardai sorpresa, c’era
dell’ammirazione nelle sue parole. Inaspettatamente mi
abbracciò. Era caldo, bollente direi, non avevo mai sentito
tanto calore provenire da una persona.
“Ringrazio il cielo che quel mostro vi ha risparmiata. Vi darò
tutto il mio rispetto e la mia protezione, fin quando i vostri
amici non verranno a prendervi. Mi permetto di darvi del
voi, siete una delle poche perone che veramente faranno
qualcosa per questo mondo. Vi ringrazio, di cuore, adesso
per tutto ciò che avverrà in un prossimo futuro. Grazie.”
“Oh.. Sirio, volevo dire, Principe… non dovete, sul serio..
non ce n’è bisogno.” Sorrisi lieve, mettendo le mani avanti.
Lui si ritrasse, quasi come se si sentisse in colpa per avermi
abbracciata. “Allora, lasciatemi almeno che vi faccia fare un
bagno.. non sembrate , beh ecco.. perfettamente in ordine.”
Mi fece vedere allo specchio e si trattenne una mano sulla
bocca per non ridere.
“Ah. Non ridete, mio dio sono conciata molto male.. ah tutta
quell’acqua…” avevo i capelli impastati di sabbia e sale, e lo
erano anche i miei vestiti.
~ 238 ~
“Già, vi ho trovata sulla spiaggia, ditemi .. com’è successo?
Siete caduta?”
“Sì, più o meno. Credo d’esser scivolata fuori bordo.”
“Avreste potuto nuotare, mi sembra una cosa più che
ovvia.” Aveva un sorrisetto burlone, sembrava quasi che la
cosa lo facesse divertire.
“.. “ degluitii.
“Qualcosa non va?” sorrise.
“Non so nuotare…” il suo sorriso si ampliò e rise.
“Ah! Non ci credo! Non sai nuotare.. tu! La ragazza di
ghiaccio! In te è racchiuso il grande potere dell’acqua e non
sai nuotare!! È il colmo!” non smise di ridere nemmeno per
un attimo.
“Smettetela! Mi Fate infuriare!! Insopportabile!” borbottai,
mettendo il broncio.
“Va bene, va bene cara Violet. Smetterò di ridere, scusate se
ho riso a vostre spese, ma non potete non saper nuotare. È
contro natura per una ragazza con le vostre doti.” Lo
guardai maligna.
“Va bene, la chiudo qui, vado a vedere se c’è un bagno libero
per farvi fare il bagno. Torno subito”.
Intanto mi guardai intorno. La stanza aveva le pareti fatte di
mattoncini rossi, il soffitto era alto e sorretto da massicce
travi di legno. C’era una bellissima finestra, una bifora con
arco gotico, che dava sul bosco. Guardai fuori. Era tutto
imbiancato. Iniziò a mancarmi casa. Alzando lo sguardo vidi
degli ossicini e un reticolo di spago, che componevano una
sorta di scaccia spiriti, appeso in cima alla finestra. Proprio
sul bordo esterno di essa, vi era della polvere rossastra.
Tutta la stanza era ricoperta da oggetti luccicanti e dai colori
strani, alambicchi e boccette mai viste prima, caroselli,
areoplanini, teschi e piume, volatili impagliati e marionette,
~ 239 ~
ma anche oggetti scientifici e magici, calderoni, libri
d’incantesimi, piante e erbe officinali. La sua stanza mi parve
piccola, perché era occupata da un sacco di cianfrusaglie e
oggetti vari, alcuni di dubbia utilità. Il pavimento era liscio e
luminoso come quello dell’ingresso. Ad un tratto mi
sorprese alle spalle, aveva la sua corona tra le mani, me la
mise in testa e disse :“Ecco, adesso puoi dire d’esser stata
principessa dell’isola di fuoco per … trenta secondi!” era al
settimo cielo, poi ritornò da me e si mise in capo la sua
corona d’oro di rubini rossi. Restai a guardare la mia
immagine riflessa. La pelle bianchissima, le occhiaie, le
guance scavate, il viso stanco, gli abiti sporchissimi, i piedi
neri e sporchi di terra e sabbia, i capelli gonfi e sformati con
la sabbia ancora appiccicata. Puzzavo di pesce, scogli,
sabbia. Avrei tanto desiderato andare al salone di bellezza
della madre di Tess. “Non temete! Bellissima. La vostra
bellezza tornerà quella di prima! Seguitemi.” Sirio era vestito
come un vero principe, con una bella corona d’oro con tanti
rubini incastonati. Mi prese per mano e corremmo fuori. Era
felice come un bambino, non aveva più quel ché di
tranquillo e posato cui si era presentato. Mentre correvamo
come pazzi, tra le stanze e i corridoi del palazzo, mi fece fare
un veloce tour. “Questa è la mia residenza, l’ala nord.
Nessuno può entrare qui eccetto le mie guardie, se è
necessario. Tutta l’ala nord è ricoperta di una polvere
speciale di mia invenzione. Sono uno stregone sapete.”
“Cosa? Uno stregone? Mi state prendendo in giro?”
“Certo che no, in virtù di stregone, sono riuscito a difendervi
e a guarirvi.” Rispose tranquillo, con un sorrisetto sulle
labbra.
“.. Siete.. fenomenale. Come ci riuscite? Cioè.. come, come si
diventa stregoni?” domandai curiosa.
~ 240 ~
“Non ci si diventa, spesso ci si nasce, anche se io sto ancora
studiando. Molte cose le so senza un vero perché invece altre
le devo studiare.. sapete, molte persone hanno doti
straordinarie ma spesso emergono tardi. Nel vostro carso..
sono emerse nel momento giusto.” Lo guardai sperando che
mi dicesse di più ma si guardava avanti ed ad un tratto mi
tirò a se e disse :”Scusa ma andiamo di fretta!” con
delicatezza mi sollevò da terra ed ebbi l’impressione d’esser
più leggera. Appena mi guardai intorno vidi cos’era
cambiato. “Reggetevi forte e state tranquilla.” C’era poco di
cui esser tranquilli. Ci trovavamo sul tetto di una delle torri
del palazzo.
“Cosa cercavate di fare? Teletrasportarci forse?” domandai
in tono accusatorio.
“Beh, sì siamo proprio dove volevo che andassimo.” Rispose
sprezzante, guardandosi attorno. “Guarda, non la trovate
spettacolare. C’è proprio una bella vista da qui.” Aveva
ragione, ormai era mattino, si vedeva tutto il paese, fino alla
spiaggia. Delle alte montagne paravano le spalle al castello.
Tutto era bianco e gelato. Un sottile vento fresco ci
scompigliava leggermente i capelli, lo sentivo delicato sul
viso era molto piacevole. Mi resi conto che nel castello faceva
veramente molto caldo.
“Bene, adesso andiamo. È un freddo qui, non trovate?”
“Già. Andiamo.” Mi strinsi a lui. mi guardò, fece un passo e
svanimmo. Mi sentii nuovamente leggera e invisibile.
“Eccoci. Siete arrivata.” Mi mise a terra e si diresse verso la
porta.
“Ecco, potete fare il bagno qui, io vi aspetterò fuori. Visto
che con voi non avete nemmeno il cerchio, sarà mio compito
proteggervi.” Sussurrò candido.
~ 241 ~
“Va bene, vi ringrazio molto.” Mi guardai attorno. Era un
bagno, il bagno più grande che avessi mai visto. Anche la
vasca da bagno era immensa. Ispezionando il bagno, trovai
delle asciugamani e dei saponi, li misi accanto alla vasca. La
stanza era silenziosa e calda, il pavimento era di un lucido
color caramello, gli armadietti traboccanti di Sali, saponi e
morbidi asciugamani, erano di legno scuro, mentre sul
soffitto pendeva un grande lampadario. Più che un
lampadario sembrava un mazzo di stelle cadenti attaccate al
soffitto, proiettava la mia ombra in tutte le direzioni. La
vasca era già piena d’acqua. Era una bellissima vasca bianca,
sembrava di marmo. Non mi soffermai molto sul suo
aspetto, ero impaziente di fare un bel bagno caldo.
Dopo esser entrata nell’acqua, non volevo più uscirne, ma
per non far aspettare troppo il principe, mi lavai ed uscii
subito, molto rapidamente mi asciugai e mi misi i vecchi
vestiti.
“Ecco, sono pronta. Dovrete aiutarmi a trovare un modo per
asciugarmi i capelli, o mi ammalerò. La vostra magia
potrebbe fare al caso mio. Hey, ma dove siete?” chiesi,
affacciandomi da dietro la porta.
“Shh! Non dite quelle parole, amica mia!” mi mise un dito
sulla bocca, lo vidi spuntare da dietro una colonna.
“Cosa? Non dovrei dire che voi siete uno..”
“No, non dovete dirlo, assolutamente. Mio padre non è fiero
di ciò che sono.” Il suo sguardo divenne cupo e turbato.
“Mi dispiace. E perché? Se mio figlio fosse .. come voi .. ne
sarei fiera. Ogni padre dovrebbe esser fiero del proprio
figlio.” Teneva lo sguardo basso. Uscimmo dalla stanza e si
incamminò, lo seguii con la mano pronta ad afferrarlo.
“Principe, ditemi.. perché? Perché non è fiero di voi, voglio
una spiegazione.”
~ 242 ~
“No, non capireste, nessuno capirebbe. Non esigere cose che
non puoi avere, non devo darti spiegazioni. Io!” tuonò. Mi
ritrassi. Era veramente spaventoso. I suoi occhi si erano
incupiti improvvisamente, ed il suo viso era diventato buio e
spento, perfino i suoi capelli di fuoco sembravano spenti e
morti.
“Mi dispiace.” Sussurrai. Si fermò e strinse i pugni.
Lo sentii sospirare.
“Perdonatemi. Avete ragione.. vi dirò tutto, ma ad una
condizione.” Si girò verso di me e mi guardò deciso.
“Spiegatemi, ditemi cos’è che vi affligge. Ve l’ho letto negli
occhi. Dal primo attimo in cui vi ho vista, sulla spiaggia.”
Deglutii. Quelle parole mi fecero raggelare, iniziai a
ricordare che da qualche parte c’era anche Seth, mi riportò
alla realtà con una violenza inaudita.
“Va bene, vi spiegherò tutto. Se proprio ci tenete. Ma,
promettetemi che poi avrò la mia spiegazione!” risposi cupa.
“Accetto.”
Camminammo a lungo. Quella parte del castello era stata
appena ristrutturata, perciò non vi era anima viva.
“Beh.. credete che sappia quanto voi tenete a lui?” domandò,
dopo avergli raccontato tutta la mia storia.
“No. Non lo so. Sì, forse. È difficile da dire.. sono solo sicura
di tenere a lui. ecco, è tutto” abbassai lo sguardo, i suoi occhi
mi facevano sentire piccola.
Però, il suo approccio, si fece subito più delicato e affettuoso.
Mi sentivo rassicurata.
“Ecco perché hai così paura. Tu temi l’ignoto, temi ciò che
non conosci.. non sai se prova le stesse cose, o almeno, non
ne sei sicura. È così?” si sporse verso di me. Alzai gli occhi.
“Sì, immagino di sì. .. vorrei tanto che Seth capisse quello
che cerco di dirgli .. che non avesse paura di ferirmi. Che si
~ 243 ~
lasciasse andare, anche solo per una volta. Perché non lo
fa? … c’è qualcosa di sbagliato in me? Sì, c’è.” Mi avvicinai
ad una delle finestre del corridoio, non aveva più il vetro. Il
freddo della neve entrava come un onda ghiacciata.
“ Non provate a parlare mai in questo modo, Violet! Siete
una persona fantastica, così dolce e forte. Ve lo dirò una
volta sola.. non è finita, non è nemmeno iniziata. Nessuno sa,
cosa porterà la tua assenza nel suo cuore. credetemi.” Mi
prese per un braccio e mi strattonò via.
“Non vi credo, Sirio. Non vi credo. Quante notti, sulla nave,
mi sono svegliata a pochi passi da lui … quel bacio, dato
così, per istinto… è stato un errore fatale. Non vuole ferirmi
eppure l’ha già fatto! Spero solo che finisca di far male, è
tutto ciò che desidero.. sono giovane, lo so, so che questo
periodo della vita è così.. fatto d’amore, d’odio, di
leggerezze. Forse non sarà l’amore della mia vita, forse mi
innamorerò di qualcun altro, ma lui è mio amico e lo è da
una vita. Non so stare senza la sua compagnia. Capitemi.”
Mi allontanai da lui, guardai il pavimento, ero pulita ma il
mio abito era ridotto male. Rispecchiava benissimo ciò che
sentivo dentro.
“Violet. Sapete cosa dice il patto di noi stregoni? Dice che
possiamo usare le nostre doti solo per le cose irrealizzabili.
Non possiamo creare oro, perché la ricchezza che l’uomo
cerca, sta in se stesso e nelle persone che ama. Non possiamo
riportare in vita i morti, perché essi sono coloro che più
amiamo .. ed è giusto che vivano nei nostri ricordi migliori,
nelle nostre lacrime, nei nostri sorrisi.. anche se teniamo a
loro e ci mancano.” Si avvicinò, mi prese le mani, e
guardandomi disse :”E in fine. Non possiamo dare o creare
amore. Se potessi ricongiungervi, lo farei. Ma non posso,
perché l’amore va vissuto, va rincorso. L’amore è qualcosa
~ 244 ~
che va ottenuto solo dopo molti sforzi. È qualcosa che va
guadagnato. L’amore è l’unica cosa per cui l’uomo riesce a
lottare con tutto se stesso. Non sareste felice, se ve lo
porgessi su un piatto d’argento.” I suoi occhi brillarono.
“Sarebbe solo il riflesso di un amore perfetto, sarebbe solo la
metà di un sogno, solo l’ombra di ciò che veramente volete.”
Le sue parole mi fecero riflettere. Oramai era giorno. Mi
teneva ancora le mani ed i miei capelli bagnati gocciolavano
ancora sul pavimento.
“Grazie, vi ringrazio per le belle parole.” Gli diedi un
accenno d’abbraccio.
“Beh devo mantenere la promessa.” Sospirò.
“Seguitemi.” Mi fece cenno e mi misi al suo fianco.
“Avevo otto anni, forse meno, quando i miei genitori mi
lasciarono su quest’isola. I servi e le dame, mi hanno
cresciuto. Tutto perché.. beh” si sfregò le mani e
ricomparvero le fiamme bluastre.
“Fiamme blu, Violet, servono a curare le persone come ho
fatto con voi.” Assunse un espressione accigliata.
“Cos’è successo?” domandai lieve.
“Cercai di curare mia sorella, Sarah, e ci riuscii. Ma..” guardò
fuori dalla finestra, il mare era calmo ed aveva iniziato a
nevicare copiosamente.
“Ma mio padre mi scoprì. Credette che le stessi facendo del
male.. e dopo avermi rinchiuso nella mia stanza per giorni,
con il disaccordo di mia madre, mi portò qui.. e mi
abbandonò.” Si sistemò la giacca sulle spalle.
“Ho veramente un bel padre, non trovate? Affettuoso come
un arpia e con il senso materno di un Ankarrth.” Lo guardai
stranita.
“Già, venite dalla terra. Beh gli Ankarrth mangiano i propri
piccoli..” disse con un tono d’ironia. “Se non nascono come
~ 245 ~
devono..” sussurrò, rabbuiandosi per un istante. Svoltò
l’angolo, lo seguii e fu come se fosse svanito nel nulla. Di lui
non vi era traccia. Mi appoggiai con le spalle al muro,
cercando di capire dove si trovasse. Ad un tratto fui come
inghiottita dal muro. Iniziai ad agitarmi ma nel tempo di un
secondo, ero già dentro al muro. Picchiai forte le mani sulla
parete. Una luce si accese.
“Violet! Mi avete trovato, ottimo…” Sirio mi guardò da
dietro la fiamma di una candela. “Cos’è questo posto?”
sussurrai.
“E’… beh chiamiamola la mia cripta segreta dove faccio i
miei sortilegi.” Scherzò, facendomi strada. “Qui posso darmi
alla pazza gioia. Senza che nessuno mi dica che sono un
mostro o peggio … che lo dica a mio padre.” Continuò,
arrampicandosi su di una scala piena di polvere e ragnatele.
Cercò tra i libri di una grande libreria, vi erano libri e
boccette con dentro le cose più bizzarre, erano in ogni dove.
La stanza dava l’impressione d’esser piccola e circolare.
C’era anche una finestra, tutta polverosa, da cui non entrava
che un filo di luce. Al centro della stanza, un grande
calderone, bolliva su dei ceppi incandescenti. “Hey, Violet!
Se non vi è troppo disturbo, potete reggermi questo?” Sirio
mi porse un vecchio libro polveroso dalla copertina di pelle
verdastra. Scese dalla scala e mi si avvicinò, gli ridiedi il
libro, e con fare sicuro, lo aprì. “Non si potrebbe accendere la
luce?” chiesi, reggendogli la candela. “Se l’accendessi, sono
sicuro che gridereste così forte da far cadere il castello.”
Rispose con fare ironico, mentre sfogliava ossessivamente il
suo libro. “Devo preoccuparmi?” domandai, avvicinandomi
a lui. “No. Se loro non sentono che avete paura, non vi
succederà niente.” Mi fermai, non volevo indagare su cosa ci
fosse in quella stanza. Quando Sirio tirò su il capo, mi strinsi
~ 246 ~
a lui. “avete tutta questa paura? Sbaglio o siete stata voi a
spezzare l’incantesimo dell’isola del principe Eric?” chiese,
con il tappo di una boccetta tra i denti, mentre ne rovesciava
in contenuto nel calderone, assieme ad altre piccole bacche
che tirò fuori dalla manica. “Non sono stata io. La mia amica
Tess ha avuto l’apparizione della principessa.. scusate, forse
non dovrei tenervi stretto, ma ho veramente molta paura.
Perdonatemi.”
“Oh no, non preoccupatevi. E’ veramente difficile entrare in
contatto con gli spiriti dei vecchi eroi, questo significa che è
veramente una ragazza dal grande animo.”
“Veramente, anche io ho avuto una cosa simile…” non ci
avevo mai ripensato prima, ma prima di ritornare alla
vecchia casa nel bosco feci quello strano sogno, che ancora
non aveva un significato.
Mi guardò preoccupato. “Raccontate, sono curioso.” Presi
fiato. “Mi ricordo che, probabilmente ero al palazzo di
cristallo. Vedevo il mare e la piazza, era tutto tranquillo. Era
bellissimo.”
Iniziai
a
tremare,
senza
nemmeno
accorgermene. “Continuate.” E mi strinse le mani con le sue.
“Ad un tratto, un ombra nera ricoprì tutto. Il mare divenne
sangue e la piazza cominciò a sprofondarvici dentro. Un
uomo mi aspettava sulla soglia della stanza, feci per
raggiungerlo ma qualcosa mi fece voltare.” Deglutii. Sirio si
strinse accanto a me. “La mia immagine, si riflesse in uno
specchio ma era completamente diversa … ero orribile,
sembravo morta, il sangue scorreva giù dalla mia bocca e
dagli occhi, come lacrime. Indossavo un bellissimo abito
bianco, un vestito da sposa ..” Sirio sgranò gli occhi. Uno
spasmo violento lo percosse. “Tutto bene?” chiesi
preoccupata. “Sì. Il vostro sogno … è incredibile.” Sussurrò
~ 247 ~
serio, rimanendo immobile. “Cosa c’è di speciale? E’ il sogno
più orribile che abbia mai fatto!”
“L’incredibile sta nel fatto che … anche Ifrit fece quel sogno,
prima di morire.” A quelle parole mi venne un tuffo al
cuore. Mi sentii morire. Tremai più forte.
“Non preoccupatevi Violet. Ne io, ne i vostri amici, ne
Hairos .., lo ripeto, nessuno permetterà che ti facciano del
male.” Mi tranquillizzò, passandomi il braccio dietro la
schiena. “Ti prego, ditelo di nuovo” l’implorai, ormai
spaventatissima e col cuore che batteva all’impazzata.
“Nessuno ti farà del male, Violet. Nessuno.” Le sue parole
calde e dolci mi rasserenarono. Mi sentii al sicuro.
L’abbracciai. Rimasi accanto a lui finché non finì di
preparare il calderone con tutti gli ingredienti. “Cosa mi
accadrà adesso?” chiesi, nel silenzio più totale.
“Se sono con voi, non vi succederà niente, credetemi.”
Una brezza leggera mi fece voltare. Guardai la finestra, era
chiusa. Non era la prima cosa strana a cui assistevo, ma
rimasi perplessa. Una matita rotolò giù da una pila di libri,
poi, un sibilo impercettibile catturò la mia attenzione. Mi
sembrò di sentire il suono dell’acqua che scorre, ma era
impossibile, la stanza era completamente chiusa e non si
sentiva alcun rumore venire da fuori. Intanto Sirio
borbottava qualcosa nella sua strana lingua. Continuai a
guardare la finestra, qualcosa di brillante iniziò ad uscire
dagli infissi.
“Sirio …”
“Sì, Violet? Cosa c’è?”
“… ehm, acqua .. sta uscendo, cioè, entrando dalla finestra..”
“Acqua?!” chiese sconcertato.
“Sì .. è proprio acqua e adesso è anche aumentata.” Risposi,
sentendomi i piedi inzuppi.
~ 248 ~
“oh. Oh…”
“Cosa c’è?!”
“Credo di aver sbagliato formula.” Ammise.
“Cosa! Per fortuna siete uno stregone!”
“Hey non ho mai detto di essere il migliore!”
“Va bene, l’importante è uscirne.” Lo tranquillizzai,
sentendo l’acqua che iniziava a scorrere sul pavimento come
le onde del mare. Avanzava e si ritirava, intanto aumentava
di livello. “Che caspita di stregoneria avete fatto? Sai, solo
per curiosità.” Domandai sarcasticamente, indignata.
“... credo, credo di aver fatto l’incantesimo del tempo…”
“Del tempo? Qui ci stiamo annacquando!” brontolai.
“… ehm … quando l’acqua sarà arrivata fino al soffitto, ci
ritroveremo nel punto esatto in cui tu e i tuoi amici vi siete
separati.” Rispose cercando di mantenere la calma. Iniziai a
sentire l’acqua all’altezza delle ginocchia. “Sirio!” gridai nel
panico. “Okay, okay! Andrà tutto bene, dovete solo
aspettare. Non annegherete.” Mi tranquillizzò. Mi aggrappai
a lui.
“Oh no! I miei libri!” gridò. E iniziò a girare in tutta la stanza
cercando di riparare i libri dall’acqua. Salì su una scaletta
appoggiata alla libreria, sopra la quale vi mise i libri che era
riuscito a recuperare. Io mi aggrappai al bordo del calderone
che ancora ribolliva. Mi sembrò che la stanza stesse
dondolando avanti e indietro. Per un attimo persi
l’equilibrio e caddi in acqua. Quando riemersi, mi arrivava al
petto. “Sirio! Ma dove siete? Qui la situazione è critica!” Ero
spaventatissima. La stanza era nella semi oscurità, piena di
chissà quali esseri orripilanti, e Sirio si preoccupava dei suoi
libri. “Eccomi, eccomi sono qui.” Sussurrò calmo,
apparendomi da dietro le spalle. L’acqua continuava a salire.
~ 249 ~
“Aspettate ancora un po’ e tutto sarà finito.” Intanto si
sentiva il rumore assordante dell’acqua che scorreva giù
dalla finestra. “Speriamo ..” commentai preoccupata.
“L’unica cosa buona è che l’acqua sta affogando tutti i cosi
che vivevano in questo posto … stavano diventando troppi
per i mei gusti.” Disse sollevato.
“Cosa?! Quegli esseri stanno galleggiando, morti, attorno a
noi?” domandai schifata.
“Sì, è molto probabile.” Ammise tranquillo. Alcune volte, le
sue risposte mi disarmavano, doveva essere preoccupato, o
spaventato, di sapere che chissà quali cosi ci giravano
attorno stecchiti. Invece era così tranquillo e sollevato che
non mi sarei sorpresa se avesse iniziato a fischiettare.
“Ma che schifo, Sirio!” gridai schifata. Gli saltai in braccio
dalla paura, avvinghiandomi con le gambe attorno alla sua
vita e passandogli le braccia attorno al collo. L’acqua
iniziava ad essere più alta, arrivava al collo di Sirio. Per mia
fortuna gli ero saltata in braccio, altrimenti sarei stata
sommersa dall’acqua. “Violet, spostatevi sulla mia schiena.
Ci sarà da nuotare.” Mi avvertì. L’acqua iniziò a salire molto
più velocemente. In un attimo raggiungemmo il soffitto.
“Cosa succederà adesso?” chiesi con l’affanno.
“Prendete fiato. Quando la stanza sarà sommersa fino al
soffitto, tra mezzo minuto circa, aggrappatevi a me più forte
che potete.” Mi ordinò, con estrema calma e sicurezza.
Annuii.
Oramai ci rimaneva solo lo spazio per respirare. “Pronta!
Uno .. due … tre!” prendemmo aria e giù, sott’acqua. Strinsi
gli occhi, fidandomi di lui. Subito l’acqua mi ricoprì la testa,
sentivo i capelli fluttuare. Tutto era umido e rigonfio. I
capelli di Sirio mi stuzzicavano il naso. Aprii gli occhi. Uno
splendido mare blu ci circondava. Sopra le nostre teste, dove
~ 250 ~
una terribile tempesta imperversava, scorsi la siluette dello
scafo della nave più bella mai vista. La Stardust era ad una
decina di metri davanti a noi, galleggiava sull’acqua, del
tutto inerme si faceva trascinare dalla tempesta. Sirio nuotò
fin sulla superfice. Ci spostammo sul fianco della nave, ci
allontanammo da essa per non essere schiacciati da
improvvisi movimenti. “Guardate! Lassù!” stranamente
sentivo la voce di Sirio, come se riuscisse a parlarmi senza
annegare. Diedi uno sguardo oltre la superficie dell’acqua,
sulla nave. “Oddio! Ma sono veramente io!”
“Già! Aspettate… e quella cos’è?!” una sfera luminosa,
grande dieci volte di più di Hairos, era comparsa al lato
della nave.
“Oh! No! È un campo di forza!” la voce di Sirio risuonò
tremante nella mia testa. Con stupore, vidi il mio corpicino
volare via, fuori dalla nave. La sfera di energia biancastra,
esplose, l’onda d’urto fu così forte da sbalzarmi via. Non
credetti ai miei occhi. La Violet volante, ricadde come un
sasso nell’acqua. Il mio corpo, cadde a pochi passi da noi.
“Ferma! Non provate a toccarla!”
La guardai. Era stranissimo, ero io che guardavo me, mi
venne la pelle d’oca. Sapevo già cosa sarebbe successo, ma
quella me non ne aveva la più pallida idea. Quel suo
smarrimento, quel sonno umido e freddo in cui era caduta,
l’avrebbero portata su una spiaggia, poi tra le braccia di un
principe stregone dal carattere insolito che però l’avrebbe
confortata. Guardai Sirio con un po’ di tristezza. Come
Hairos, se fossi ritornata a casa, l’averi perso. Sentivo che era
veramente un bravo ragazzo. Già, aveva il cuore di un re.
“Violet, smettetela di fissarvi! È solo una ricostruzione fatta
dal mare, cioè, adesso siamo nei ricordi del mare. Lo so, è
strano, ma l’acqua ha una sua memoria. Chiusa parentesi
~ 251 ~
sulle stranezze del mio mondo, la vostra nave è andata fuori
rotta, ma conoscendo Hairos e quello schizzato di Eric, che
sono sicuro, era sulla nave con voi, faranno di tutto per
venire qui … prima però devono trovarvi. Appena tutta
quest’acqua se ne va, gli invio una lettera per avvertirli che
siete al sicuro.” L’ascoltai perplessa.
“La memoria dell’acqua”. Quindi, quella Violet, non si
sarebbe svegliata? Cioè, quella Violet ero io nei ricordi del
mare che mi avvolgeva, e… sì mi sarei svegliata, ero già
sveglia. E il mare lo sapeva, o forse no? Per un attimo mi
chiesi se il mare avesse un cuore. Ma visto il caos che si stava
creando nel mio piccolo cervello, lasciai stare. Intanto Sirio
iniziò a scendere verso quello che credevo fosse il fondale
marino.
Poi, però, mi accorsi che c’era qualcosa di strano. Era come
una piccola biblioteca infondo al mare.
“Ritorniamo a palazzo!” esultò
“Scusatemi, ma da quanto stiamo tenendo il fiato?”
“Un po’, perché, è un problema?” chiese curioso.
“Sì, credo, sapete l’uomo non può tenere il respiro a lungo.”
“Allora fate come faccio io! Aprite la bocca.” La sua bocca si
spalancò ma non ne uscì nemmeno una bolla d’aria. Intanto
scendevamo sempre più. Non c’era più traccia del ricordo di
me del mare e nemmeno della Stardust. Invece, la biblioteca
divenne più definita. Era la stanza segreta e tutto era al suo
posto, le librerie, i libri ed il calderone al centro della stanza.
Era come guardarla dal soffitto. Sirio mi guardò e mi fece un
sorriso di scherno “Non sapete nuotare.. siete un colmo
vivente. Ah che Terrestre insolita!”. Quasi dimenticandomi
che eravamo sott’acqua, risposi con una smorfia. Non sentii
nulla quando aprii la bocca, ne l’acqua nei polmoni ne aria.
Rimasi stranita. Galleggiammo sul calderone poi Sirio
~ 252 ~
l’afferrò e c’entrammo dentro. Quando uscimmo, eravamo
nella stanza segreta, tutto era al suo posto, tranne per il fatto
che era tutto bagnato e che la finestra era spalancata.
“Sirio, è stato incredibile.” Esultai entusiasta.
“Ero certo che vi sarebbe piaciuto.” Rispose, strizzandosi i
capelli ormai bagnatissimi. Ero bagnata da capo a piedi per
la seconda volta in un giorno solo, e mi ero lavata da poco.
“Adesso come faccio? Devo farmi un altro bagno?”
“No. A questo ci penso io.” Sorrise, poi mi prese per le
spalle, appoggiò le labbra sulla mia fronte e sussurrò
qualcosa, infine mi diede un bacio e in quella frazione di
secondo, tutto divenne splendido e asciutto. Anche la stanza
era migliorata. La finestra aveva i vetri splendenti, non c’era
polvere ne strani esseri inquietanti. Un sole pallido e
rasserenante, illuminava la stanza dove Sirio teneva i suoi
incantesimi. Era una stanzetta circolare, come una torre, le
pareti erano vecchie, fatte di pietre grigie e squadrate dalla
forma leggermente rettangolare. Vi erano libri in ogni dove e
almeno tre librerie. Il calderone era più grande di come mi
era sembrato e sul pavimento vi era un grande tappeto
purpureo, finemente decorato. Guardai Sirio. Mi sembrò più
bello di prima. “Hey, Violet, allora?! Andiamo?”
“Oh! Scusate ero rimasta colpita dalla bellezza del vostro
rifugio.” Ammisi timidamente.
“Dai andiamo! Non c’è tempo da perdere! Devo scrivere il
messaggio per i vostri amici, poi ci penserà la mia fenice a
farglielo avere.” Con l’indice mi picchettò sul naso e,
prendendomi per il polso, sfrecciamo fuori dalla stanza
segreta. Passando per il muro fu come attraversare una
cascata. Mi vennero i brividi per un istante. “Eccoci!”
sussurrò, non appena ci trovammo fuori dalla stanza. C’era
tanta gente ma nessuno si accorse di noi, nessuno ci vide
~ 253 ~
uscire dal muro. Eravamo in un'altra ala del palazzo, così,
come se niente fosse “Venite, facciamo presto.” Mi prese per
mano e iniziò a camminare velocemente, guardando avanti.
“Perché nessuno si è accorto di noi?” chiesi, cercando di
tenere il passo. “Perché le persone non credono più nella
magia, credono solo a ciò che è possibile. Se credessero
veramente di essere in pericolo, se credessero che Drake è
così cattivo come tutti dicono, farebbero di tutto per aiutarvi.
Ma adesso ognuno pensa ai fatti suoi, a cominciare da mio
padre. Fa tanto lo spavaldo, perché lui ha il potere, ha un
esercito, ma appena arriverà Drake … dove saranno le sue
truppe?! Non certo a proteggerlo…” rispose amaro. “.. ah
penderebbe dalle tue labbra, lui crede solo nella vostra
magia, in quella degli antichi, in quella di Eristax. Non si
fida di me.. sapete questo tipo di magia deriva da quella del
fratello di Eustace. Samuel fu il primo stregone di Kiruwah.”
Spiegò serio. “Ma, essendo figlio di un certo signore del
male.. conosciuto con il nome di Drake.. adesso chi esegue
quel tipo di stregoneria, è etichettato come malvagio.”
Aggiunse, con tono amaro e di disprezzo verso il padre. Lo
guardai, era un grosso peso quello che si portava, volevo che
fosse un po’ più felice e che il padre l’accettasse per quello
che è.
“Siete una persona straordinaria. Per tutto c’è un lato bianco
ed uno nero. Sono sicura che voi siete il lato bianco e puro
della magia. Non temete di ciò che pensa vostro padre,
sapete che non è vero.” Lo consolai. Accennò un sorriso.
Intanto la gente ci passava accanto ma nemmeno si
accorgeva della nostra presenza.
“ritornando al vostro discorso iniziale, non vi credo.
Vorreste dire che se avessimo bisogno d’aiuto, i regni ci
~ 254 ~
chiuderebbero la porta in faccia?” domandai sconvolta, con
una punta di rabbia.
“Sì. Ma i regni del mare, le isole di noi principi… queste
piccole prigioni fatte su misura dai nostri genitori, che ci
credono viziati e immaturi.. Noi. Io, Eric, Luna e tutti gli
altri, vivendo a stretto contatto col passato, con le armi
celesti dei vecchi sovrani, crediamo fortemente nel potere
del male … che un giorno spezzerà la tranquillità delle terre
dei nostri genitori. Noi, saremo pronti a combattere. Sarò
lieto di lottare al vostro fianco.” Sì fermò di colpo, e l’ultima
frase, la pronunciò con orgoglio. Per la prima volta, sentii
che stavo facendo qualcosa di veramente grandioso.
“Se tutti credessero che questo mondo sta andando in
rovina, se credessero che il male è più vicino di quanto
pensano, se credessero veramente in ciò che Ifrit e i suoi
fratelli hanno fatto … Se credessero che voi, Violet, piccola
ragazza terrestre, siete venuta qui per seguire il vostro
destino … Se credessero solo per un attimo, che la magia
non è solo illusione, e non è nemmeno un trucco .. Forse,
prenderebbero coscienza di ciò che sta succedendo. Il male è
già qui, si muove tra queste mura, tra la gente, è nelle case,
nelle strade, nei boschi e sulle montagne. Non aspetta altro
che il momento giusto.” Le sue parole suonarono come una
straziante richiesta d’aiuto.
“Ricorda. Tutto ciò che vedete, non è altro che un trucco. È
un grande castello di carte, basta un piccolo soffio di
vento … e tutto andrà in pezzi!” mi avvertì, prendendomi
per le spalle. I suoi occhi scuri, erano lucidi dall’emozione.
Per quanto odiasse il padre, non poteva lasciare che tutto
andasse in pezzi. La sua isola, le terre della sua gente, il
regno del padre… tutto ciò in cui credeva, ciò che più
~ 255 ~
amava, le speranze ed il futuro della gente, stavano per
essere distrutte dall’ombra nera del male. Morte e
distruzione avrebbero colpito, prima i piccoli villaggi, poi le
città, infine le isole e i grandi regni. Tutto sarebbe finito
appena anche l’ultima luce si fosse spenta. L’isola di cristallo
era il punto di non ritorno.
Spazzando via quella, sarebbe finito tutto. Niente più luce,
niente più serenità, soltanto il buio tetro di una notte che non
avrebbe mai avuto fine. Iniziai a tremare. Sirio mi passò un
braccio attorno alla schiena. “Tranquilla, non accadrà. Mai.”
Sembrò che mi avesse letto dentro, gli era bastato uno
sguardo per capire ciò che avevo pensato, la paura che
avevo dentro. Mi sentii senza fiato.
Proseguimmo la nostra strada, adesso camminava in modo
più moderato, quasi tranquillo. Il cuore aveva iniziato a
battere forte. La presenza di Sirio, iniziò a farmi uno strano
effetto. Scossi la testa. “Eccoci, siamo arrivati.” Mi avvertì.
Ci ritrovammo di fronte ad una porta. Ai lati vi erano pure
un paio di guardie armate. Tutta quella protezione per un
pennuto? Se mi avesse sentito Caren mi avrebbe uccisa.
Le cerature come le fenici o i draghi, erano sempre state le
sue preferite. Quando entrammo, sentii subito un dolcissimo
canto. Un cinguettio soave mi rallegrò. La stanza era
meravigliosa. Una grande camera piena di bellissimi cuscini
e tappeti dalle stoffe pregiate. Sembrava che qualcuno ci
dovesse dormire, se non vivere. Sirio si guardò attorno, poi
fischiò uno strano motivetto, un po’ stonato. Sorrise. La
fenice rispose correggendo il suo motivetto. Sirio si guardò
intorno, furtivamente, poi con uno scatto balzò tra dei
cuscini. “Eccoti qui! Ah ah! Ti ho trovato!” esultò,
prendendo la fenice tra le braccia. L’animale sembrò che
sbuffasse. “Non sei contento di rivedermi?” a quel punto la
~ 256 ~
fenice strusciò il becco contro il mento di Sirio. Sembrava un
comune animale domestico, invece era una bellissima fenice
color porpora, dalle piume morbide e lunghe, e gli artigli
affilatissimi. “Violet, venite qui!” mi chiamò a se. “Voglio
presentarvi una mia amica, si chiama Violet, lei aiuterà il
paese a sconfiggere il male. Sei contento?” la fenice annuì.
Mi sorprese il fatto che si riuscissero a capire. Sirio mi invitò
a sedersi accanto a lui, tantissimi cuscini variopinti ci
circondavano. La fenice mi guardava attentamente con i suoi
occhietti scuri e lucidi. Era poco più grande di un falco. Si
liberò dalla presa di Sirio, che andò a prendere carta e penna,
e mi si avvicinò. Inclinava la testa di lato e saltellò in avanti,
avvicinandosi al mio braccio. Timidamente strusciò il dorso
della testa sul mio gomito. L’accarezzai sotto al becco,
sembrò gradire. “Ah! Sembra che ti piaccia!” la fenice
guardò Sirio con disprezzo. “va bene. Stavo scherzando,” si
scusò.
Aveva scritto a inchiostro, su un piccolo pezzo di carta,
poche righe ad Hairos, per avvertirlo della mia presenza a
palazzo. “Tieni, io ho fatto il mio. Hai una nuova amica e ti
ho fatto tante coccole, adesso devi portare questa ad Hairos.”
Sirio gli mostrò il biglietto, e disse tutto con estrema
semplicità. La fenice borbottò qualcosa, che parve proprio
dire “Hairos?!” e inclinò la testa.
“Sì, Hairos. Quel piccolo drago verde, molto severo … non ti
dice niente? .. beh, allora cerca la Stardust. Ricordi la
Stardust? Sì che la ricordi.” Quando Sirio le parlò della
Stardust, la fenice sembrò esserne felice. Infine, Sirio le rivelò
la rotta da seguire. La fenice prese il volo. Prima fece qualche
saltello, poi spalancò le grandi ali rosse e si levò da terra.
Uscì da un apertura sul soffitto, era come la porticina del
cane, solo che aveva il bordo d’orato. Così, la vidi andar via.
~ 257 ~
Il suo volo era perfetto come quello di una freccia appena
scagliata, era sinuosa e allo stesso tempo leggiadra.
Scivolava sull’aria come l’acqua sulla sabbia.
Semplicemente meravigliosa. Quella, era una delle piccole
cose che sulla terra sarebbero durate poco. Chissà perché,
noi terrestri, di tutte le cose belle, cerchiamo di farne un
mercato. L’oro, l’amicizia, l’istruzione, la bella vita …
perfino l’amore, si vendono e si comprano. Figuriamoci la
fine che farebbe una bella fenice nel mio pazzo mondo.
“Andiamo Violet.” Sirio sorrise.
“Sì, ma ormai la nostra colazione è saltata.” Dissi, sperando
che fosse servita la colazione.
“Possiamo fare tutto ciò che vi va. Avete voglia di fare
colazione? La faremo. avete voglia di pranzare? Pranziamo e
mandiamo a quel paese la colazione. Volete restare qui?
Restiamo qui.” Il suo tono, da allegro, passò a basso e dolce.
Mi avvicinai, sistemandomi tra i cuscini. Lo guardai.
“Violet, rimanete qui … per sempre?” chiese, quasi
implorando con dolcezza.
“Lo sapete bene. Non posso. Di là, c’è tutto il mio mondo.”
Spiegai sorridendo. Non sembrò contento, ma nemmeno
convinto. Si buttò di schiena sui cuscini, davanti a me. Se
avessi abbassato la testa, l’avrei baciato sul naso. Mi guardò
sorridendo. Il suo sorriso era così luminoso ed estremamente
dolce. I suoi occhi scuri brillarono. Iniziava a mancarmi il
fiato. C’era qualcosa di strano in tutto ciò. Si passò una mano
tra i capelli purpurei, e sussurrò :”Restate. Restate qui con
me. Mi siete d’aiuto, con mio padre, con gli incantesimi, con
tutto il resto …” chiuse gli occhi, come per pregarmi, aveva
la voce stanca ma con quella solita nota d’allegria. Io, però,
avevo la mia casa, i miei genitori, mio fratello Simon e tutti i
~ 258 ~
mei amici, oltre ad un mucchio di cose che mi sarebbero
mancate tantissimo.
“No. Mi dispiace, non posso proprio accettare. Se il mondo
stesse per finire, porterei qui la mia famiglia e tutto il resto, e
rimarrei a farvi compagnia … ma no. Non posso proprio.”
Sorrisi, cercando di convincerlo. Gli accarezzai i capelli
morbidissimi, aveva ancora gli occhi chiusi. Era veramente
un bel giovane.
“Scusami Sirio.” Sussurrai, e poi fu un attimo …
In un secondo, così, senza preavviso, a sorpresa, mi prese
per il polso e mi tirò a se. Un rantolo soffocato e pieno di
stupore, poi uno schiocco, un calore forte, una scossa, un
brivido, un emozione, qualcosa per un istante mi paralizzò.
Un bacio.
Restai con il fiato sospeso. Era il mio secondo bacio.
Capii perché Seth fuggì, quel giorno nella radura. Avrei
voluto farlo anche io. Intanto Sirio mi guardava stregato,
quasi come se fosse colpa mia. Appena vidi la mia mano,
ancora su i suoi capelli, la tirai via. Stavo tremando, e sentivo
uno strano formicolio lungo la schiena, per non parlare della
salivazione, che era del tutto inesistente.
Ci guardammo entrambi, stupiti, con gli occhi spalancati,
quasi a bocca aperta. Non riuscivo a dire nulla. Non riusciva
a dire nulla. Restammo paralizzati per un paio di minuti.
“Scusa.” Borbottò serio. Ero ancora sorpresa, non parlai.
Si mise sulle ginocchia, sospirando abbassò le spalle.
I capelli gli coprivano gli occhi e la fronte. Non capivo cosa
stesse provando in quel momento, ma si avvicinò e mi
abbracciò. Il suo cuore batteva forte. A quel punto, tutto
svanì, il palazzo, le belle stanze, la corona, tutte quelle cose
preziose che ornavano la sua vita scomparvero. Ero tra le
~ 259 ~
braccia di un ragazzo grande e gentile, nel profondo, turbato
e sincero. “Sirio. Perché lo avete fatto? Ci conosciamo da una
manciata di ore.. come avete potuto..” abbassai lo sguardo.
“Non lo so. Non lo so Violet … e la cosa mi spaventa.”
Non capii ciò che volle dirmi però, da quel giorno, non fu
mai il Sirio che vidi quella mattina. Quel Sirio un po’ strano,
sì veramente strano ma premuroso, fiero ed elegante,
cortese, semplice. Dopo quel bacio, fu come se si azzerasse
tutto. La nostra amicizia era nata subito, senza passare da
conoscenti ad amici, era venuta fuori così, dal nulla. anche se
era giusto che gli dessi del voi, sentivo che eravamo amici. E
con un gesto era stata distrutta. Negli anni a seguire, io e
Sirio siamo passati da una stretta di mano ad un abbraccio,
ma ci volle molto tempo per tornare amici come quel
giorno … questa è una delle tante storie che la mia
straordinaria vita mi ha regalato.
“Cosa volete fare?” gli chiesi.
“Niente. Potete restare ancora un po’ qui con me?” sussurrò.
“Certo.” Acconsentii. Ci sdraiammo sui cuscini, io rimasi a
guardare il soffitto, lui era ad un soffio da me, sdraiato di
lato. Mi guardava come se lo stesse facendo per la prima
volta. “Ascoltate. Oggi facciamo finta che non sia successo
niente, poi, da domani mattina, quando i tuoi amici saranno
arrivati a palazzo, tutto torna normale. Va bene?” domandò.
“Sì. Ma perché .. perché non puoi rimanere come ti ho
conosciuto questa mattina?”
“E’ strano, ma per me è più facile così.” Sussurrò.
Dopo poco si mise a dormire. Io restai lì, immobile, cercando
una risposta valida al suo comportamento. Non ne trovai.
C’era sempre stato qualcosa di strano, dall’inizio alla fine..
da quando lo vidi sulla spiaggia a quell’attimo. Era l’ignoto,
era una delle mie paure più grandi.
~ 260 ~
18 Il Calore dei Sogni
Quando vuoi fuggire da qualcosa, quando senti che non c’è
niente che possa proteggerti, nasconderti, che non c’è niente
in cui puoi rifugiarti … io mi lascio andare al dolce riposo. È
una drammatica consolazione che spesso mi travolge in
incubi terribili. Quel sogno mi rimase come un peso sullo
stomaco, per tutta la vita.
Mi alzai. La mia stanza era nel suo solito disordine. Violet
non era accanto a me, come la sera prima. Tutto stava
procedendo bene. Mi vestii con calma, niente e nessuno mi
aspettava. Presi la corona, la guardai con disprezzo. Che
senso aveva avere un regno se tutte le paure e le confessioni
dovevo tenermele dentro, se non c’era nessuno che mi
ascoltava. Avrei desiderato che i miei genitori m’avessero
organizzato il matrimonio quando ero solo un pargolo,
com’era successo per Eric e Luna. Sarebbe stato meglio così.
Andai in bagno. Non volevo esser disturbato. Meditai a
lungo in acqua, poi uscii. Guardandomi allo specchio avevo
qualcosa di diverso. I capelli forse? No, c’era qualcos’altro …
Solo dopo aver guardato attentamente, la notai. Era piccola,
insignificante, si vedeva appena in contro luce. All’altezza
del cuore, c’era una fasciatura che passava da dietro la
schiena. Qualcuno mi aveva ferito, ma quando? E perché?
Corsi fuori. Non trovai nessuno in corridoio, ne dame, ne
servi, nessuno. Ad un tratto, una ragazza vestita di bianco,
un po’ malandata, piena di fasciature, si avvicinò a me.
In silenzio. Era scalza, mi sembrò esausta. Mi avvicinai.
Il suo sguardo si illuminò.
~ 261 ~
“Sirio. Allora sono riuscita a salvarti.” Iniziò a piangere.
Quella voce mi era stranamente familiare. Rimasi
paralizzato, non sapevo cosa fare. “Chi sei? Dove siamo?”
domandai allarmato. “Sono la donna per la quale ti sei
battuto contro Drake . Peccato che l’abbia sconfitto io.”
“Cosa? È stato sconfitto? Non è possibile, quanto tempo è
passato? Io stavo dormendo e ora…”
“Dopo l’arrivo sulla terra di Kira e Kelia, che sono state
sconfitte, Caren è venuta con Hairos sulla tua isola. Io sono
rimasta da sola e … è successo un gran casino. Ma adesso
siamo di nuovo insieme, è questo ciò che conta .. uniti come
tanti anni fa … ti ricordi?”
“No. Mi dispiace ma non ricordo nulla. Non so niente di ciò
che mi state raccontando. Ricordo solo di conoscervi, ma
dove, dove vi ho vista?” non mi davo pace dovevo scoprire
chi fosse quell’incantevole ragazza. Poco prima che riuscissi
a riconoscerla, mi svegliai di soprassalto. Mi voltai verso lo
specchio e gattonai fin lì, strappandomi i vestiti di dosso
volli vedere se ero fasciato. No, niente fasciature, nemmeno
un taglietto, ne un graffio. Che cos’era quello? Era un sogno,
ma era così reale … possibile che avessi avuto una
premonizione di ciò che sarebbe successo in futuro? Non lo
sapevo per certo, ma il volto della donna, iniziò a sbiadirsi
nella mia mente. Non volevo dimenticarmi di lei. Sarebbe
diventata la mia sposa, come avrei fatto a riconoscerla?
Forse ricordarsi del suo volto, della sua voce, non avrebbe
importato, forse il mio cuore mi avrebbe condotto da lei.
~ 262 ~
Quando mi svegliai, Violet non era più accanto a me. Fuori
iniziò a nevicare lentamente. I fiocchi di neve volavano
leggeri contro la finestra. Girandomi di fianco, vidi che
Violet se n’era andata via da poco.
“Sì, quel bacio c’è stato Sirio.” Dissi, con amara ironia.
Andai davanti allo specchio, nel mio sogno ero molto
diverso, con il viso scavato, il rosso vivo dei miei capelli era
smorto, per non parlare della barba che stava spuntando
all’apice del mento, ero molto più grande. La finestra,
tempestata dai petali bianchi dell’inverno, mi attirò
misteriosamente. Mi sembrò di ritornare bambino.
Aprii la finestra, non ero il tipo che d’invero aveva freddo,
anzi, per me era sempre troppo caldo. I fiocchi di neve
passavano morbidamente sul mio viso. Chiusi gli occhi.
Sembravano carezze, dolci carezze, di una dolce ragazza …
sospirai … “Violet .. ma dove sei andata?!” mi chiesi.
Mi sedetti sul davanzale della finestra, era tutto splendido.
Tutto era bianco e silenzioso, il sole illuminava tutto con il
suo riflesso. Il castello era una muraglia di ghiaccio, con i
bucaneve che se ne stavano timidi sul ciglio dei terrazzi e
delle finestre. Il bosco dietro al palazzo era un groviglio di
edere ghiacciate, abeti e betulle imbiancate di fresco, i
cespugli di more se ne stavano guardinghi sulle sponde dei
ruscelli gelati, con i rovi nascosti dalla neve, le foglie delle
felci toccavano terra, appesantite per la neve. In lontananza,
un po’ coperte dalle nubi, facevano capolino le montagne e i
loro picchi aguzzi tinti di bianco. Su quelle montagne, vicino
ai corsi di lava ardente, alle bocche dei piccoli vulcani che
nascevano spontanee dal terreno, ai massi incandescenti,
vivevano centinaia di Draghi del Nord. In pochi li avevano
~ 263 ~
visti, e nessuno li aveva mai domati o catturati. Erano forti e
tenaci, aggressivi con i nemici e dolci con il branco,
impavidi, valorosi … la loro miticità era pari solo a quella
dei grandi principi. Guardai il cielo, sperando di vederne.
Una chiazza verdastra, che si stava espandendo in mezzo al
bosco, attirò la mia attenzione. La neve si stava sciogliendo.
La cosa mi rese molto curioso, sotto di me c’erano almeno
una decina di metri, decisi che sarei sceso dal tetto
ugualmente. Balzai sul terrazzo che si affacciava due piani
sotto di me, poi, andai più in basso, finendo nel giardino
pensile tra le piante bruciate dal freddo, in fine atterrai sul
colonnato. Ero a cinque metri da terra. Allungai lo sguardo,
per cercare quell’insolita primavera che stava sciogliendo il
bosco. Tutto era bianco, gelato e tranquillo, una fredda
brezza spirava dal mare. Rimasi chino sul colonnato,
ascoltando il silenzio del villaggio. Qualcuno stava usando
una qualche magia, chiunque fosse era molto forte. Non era
una magia, ma qualcosa di strano, come una dote innata.
Sentii dei passi nella neve, si stava spostando. Così scesi dal
colonnato e striscia tra gli alberi fin dove la neve si
scioglieva. Nascosto dietro al tronco di un centenario abete,
cercai di capire chi fosse. C’era qualcuno, aveva una lunga
cappa bianca, che scendeva fino alle caviglie. Era troppo
lunga e grande per un corpicino così. Intanto la neve
continuava a sciogliersi. La curiosità mi assalì, così uscii dal
mio nascondiglio. Lei si girò spaventata, io rimasi colpito.
“… Violet!?” chiesi sorpreso.
“Oh … Sirio, mi dispiace non volevo …” si scusò
guardandosi in torno mentre tutto ciò che la toccava si
scioglieva. “Si sarebbe sciolta, forse. Ma l’avrebbe fatto
comunque, prima o poi” spiegai io, tentando di calmarla,
dato che si trovava in un triste stato d’ansia e di rancore.
~ 264 ~
Ero sempre un po’ affannato dalla sorpresa, non mi
aspettavo che il suo potere fosse già così controllato e forte.
Le sue emozioni si mostravano attraverso la sua dote, la
neve che si scioglieva non era altro che il suo inesorabile
desiderio di fuggire dai problemi e ritornare alla sua
semplice vita da ragazzina. Per me ciò che era normale, per
lei era del tutto nuovo, anche solo per il fatto che ero un
principe e lei una ragazza proveniente da una terra dove
principi e castelli si trovano solo nei libri di storia.
Avrei dovuto capirlo prima …
“Scusami.” Sussurrò.
“Sirio sei un principe meraviglioso ma ..” la sua voce si
affievolì, spegnendosi. Quando mi sentii chiamare per nome,
sentii caldo e freddo allo stesso momento, come se un soffio
gelato mi trapassasse i polmoni e un caldo intenso mi
arrivasse fino alle guance. Mi guardò, sperando che capissi.
“Sì. Non preoccuparti, non fa niente.” Risposi, nascondendo
l’amarezza di quelle semplici parole, a cui non credevo.
Fece un passo avanti e si avvicinò a me. Mi guardò timida.
Non sapevo che fare, così l’abbracciai. Fredda e triste, come
una rosa d’inverno, mi strinse silenziosamente. Sospirai.
“Andiamo Violet. Torniamo dentro, e dimentichiamoci di
tutto. Stasera ci sarà una festa, tu sarai splendida e felice ..”
“Non posso farlo, non posso far finta di niente. Far finta di
te.” Sussurrò con tristezza, sentendosi colpevole.
“Fingi, illudimi, solo per una sera. Poi tutto tornerà alla
normalità, Seth verrà a prenderti e te ne andrai, e non mi
vedrai mai più.” Risposi duramente, il suo sguardo lontano
e spento, mi strappò quelle parole dal petto.
“Illuderti così sarebbe mostruoso, è troppo per me.”
~ 265 ~
“No, se sono io a volerlo. Per me sarà come un sogno,
quando mi sveglierò tu ti dimenticherai tutto, non sarà
successo niente, nessuno lo saprà …” mi interruppe.
“Però, se dovesse piacerti?”
“A me piace già stare con te. Se mi volessi bene non ti sarei
venuto nemmeno a cercare.” Spiegai tranquillo, trattenendo
la pazzia che mi stava divorando assieme alla tristezza.
Pazzia, un irrefrenabile desiderio di esplodere, di far
qualcosa che ribaltasse la situazione, mi vennero mille modi
per costringerla a cedere, a rimanere … ma sarei stato un vile
e il Sirio che tanto le piaceva non era così.
“E se dovesse piacerti?” chiesi. Ormai ciò che tenevo dentro
iniziava a sgorgare fuori dalla mia bocca, quella domanda
era una lama affilata, io ero l’assassino e lei una giovane
donna senza colpa, che non riuscivo ad odiare e non l’avrei
mai fatto perché non se lo meritava, ma la disperazione
aveva il sopravvento. Deglutì trattenendo il respiro. Si
paralizzò, la sentii diventare calda e arrossì. La sua pelle
ebbe un fremito e divenne ispida, alzò gli occhi tremanti e
lucidi e mi guardò in silenzio. Mi sentii morire.
“Perché, perché mi chiedi questo?” rantolò.
L’afferrai stringendola forte, in poche ore che avevo
trascorso con lei, avevo capito che nei miei sedici anni non
avevo ancora imparato a stare al mondo, lei aveva tanto da
insegnarmi e da offrirmi, ed era solo una ragazzina.
In cuor mio sapevo che lei non poteva restare, ma avevo
deciso, avevo scelto … Quegli occhi, già dal primo sguardo,
mi avevano fulminato, lasciandomi con poche parole sulle
labbra e tante nel cuore. Ma il suo destino non ero io.
Lei l’avrebbe definito colpo di fulmine, io lo definii infarto.
Sì, un doloroso colpo al cuore, che non poteva che lasciare
solo e soltanto una profonda e pulsante ferita.
~ 266 ~
Un dolore che uccideva e faceva uscire fuori di testa.
La guardai, come se l’avessi appena trafitta con un pugnale.
Non voleva restare, non sarebbe rimasta al mio fianco, ma
per lei era troppo illudermi, era così pura e dolce che farlo
l’avrebbe distrutta. Mi voleva bene, questo era sicuro.
“Ascolta, Violet … ti conosco da pochissimo ma hai
cambiato così profondamente la mia vita. Non ho più paura
di ciò che gli altri dicono, di mio padre, non ho più voglia di
essere il principe burattino che usa e viene usato da chi ama.
Tu sei così semplice, non sei perfetta, ma hai portato una
tranquillità e una quiete nella mia vita, che credevo non
esistesse. Sei diversa, come ti muovi, come ascolti, come
parli, come racconti e come sorridi, è tutto diverso da come
fanno le altre ragazze … in te c’è saggezza, audacia e .. e
mille altre cose che non so dire ma che ho visto. Io le ho viste
le ho viste in te, Violet.” Terminai, con il nodo alla gola che
mi sembrava di aver gridato, da quanto era secca e bruciava.
Una forte raffica di vento fece ondeggiare le nostre sagome,
la neve ci scivolò morbida sulle spalle e sulla testa. Violet era
titubante, in attesa dell’attimo perfetto, mi illusi che potesse
accettare la proposta di rimanere con me.
“Sirio … se non mi piacesse stare con te, sarei già scappata
ma .. io adesso non sono pronta, non adesso .. sei
meraviglioso e così dolce ma sento di voler bene a qualcun
altro … se solo non ti facesse così male” sussurrò rinfranta,
appoggiando la fronte sulla mia spalla :”adoro già stare con
te, ma non allo stesso modo.” Sospirò.
“Non preoccuparti di ciò che succederà, per una volta, prova
a rendermi felice con una semplice e pura illusione. Non mi
accadrà niente se te ne andrai prima che mi svegli.”
Sussurrai accanto al suo viso, sperando che accettasse.
“Va bene. Ma mi chiedi tanto.” Si arrese.
~ 267 ~
“Non ti chiederò più nulla. È una promessa.”
Sentii che appena le parlai, trattenne il respiro. Mi sembrò di
avere in mano la sua anima. Adesso avevo ciò che volevo,
ma non era ancora abbastanza per me.
Qualche ora prima .. sulla Stardust …
La pioggia batteva forte sulla nave. Tentai con tutto me
stesso di farla restare a bordo della nave, ma la sua mano, a
poco a poco, perse aderenza dalla mia. Scivolò via, con uno
schianto violentissimo sbalzò in mare. Non riuscii a capire, a
sentire, a vedere niente, ero devastato da quella luce bianca e
accecante, dalla consapevolezza che Violet era volata fuori
dalla nave. E non ero riuscito a trattenerla con me.
Quando la luce si spense, mi sentii intontito e fuori di me,
anche se le ferite facevano un male cane, riuscivo solo a
pensare a ciò che le poteva esser successo. Mi gettai subito al
parapetto, gridai il suo nome, ancora, ancora, e ancora, dieci,
cento volte, ma niente! Solo le onde burrascose del mare, che
si stava via via placando sempre più. Ormai stanco e provato
dalle ferite che già avevo, mi lasciai scivolare a terra. Caren
era stata portata in camera da Hairos, era sconvolta, sotto
shock. Dopotutto, chi non lo era? Era la prima volta che uno
di noi si perdeva, nessuno sapeva cosa fare, cosa dire, dove
cercare. Provai a piangere, ma non sarebbe servito a niente,
non sarebbe tornata in dietro, dovevamo far qualcosa. Così
William venne ad aiutarmi, mi appoggiai a lui per tirarmi
su, e andammo da Hairos.
Aprii la porta della nostra stanza, con gran cautela. Tess era
pallida come un lenzuolo, non si muoveva, non piangeva,
non sussurrava, non singhiozzava, era ferma come una
~ 268 ~
statua. Sembrava che non respirasse nemmeno, l’unica cosa
che la faceva sembrare viva, erano i suoi occhi, si
muovevano come saette da una parte all’altra della stanza,
come se stesse leggendo qualcosa che solo lei poteva vedere.
Peter era sconvolto e continuava ad andare avanti e in dietro
per la stanza, mentre Caren era stata messa a letto con Eric
che le faceva da guardia. Hairos ci venne in contro con
agitazione, quasi si volesse buttare su di noi, non era
rassegnato, ma sapevo bene che non potevamo buttarci in
mare perché non l’avremmo certo riavuta così.
“Presto ragazzi, dobbiamo occuparci di riassettare la nave,
credo che lo scafo si sia sfracellato. C’è il rischio di…”
“Il rischio di cosa?! Di cosa? Lo vuoi capire che Violet non sa
nuotare bene e che potrebbe anche essere morta, e tu non ti
occupi altro di questa stupida nave!!! Se morissi sarebbe un
piacere, sono io che non l’ho tenuta con forza, altrimenti
sarebbe ancora qui con noi. Ma ormai è in fondo al mare
chissà dove, e tu non ti preoccupi minimamente di lei!!”
l’aggredii, perché dalle sue parole capii che non l’avremmo
cercata. Mi guardò con cattiveria, credo che volesse colpirmi.
Non aspettavo altro che uno scontro, ormai avevo gridato
così tanto da aver svegliato Caren e attirato l’attenzione di
Tess e William. Rimasi con i pugni in mano, digrignando i
denti. Hairos mi si avvicinò con freddezza e disse :”Già a me
importa solo della mia nave, la nave dove ho vissuto oltre
mille anni fa con un gruppo di ragazzi proprio come voi, e
poi li ho visti crescere e morire uno dopo l’altro … sì infatti a
me non importa nulla di nessuno … solo della nave…” non
mi ringhiò contro, anzi, sembrò esausto, stanco del suo esser
immutabile nel tempo, del suo essere immortale. Nei suoi
occhi lessi la preoccupazione che può avere un padre per
una figlia, dopotutto lui doveva proteggerci. Quando capii
~ 269 ~
che era molto dispiaciuto, cercai di fermarlo, di chiedergli
scusa, ma sfuggì alle mie mani e andò a controllare la falla
dello scafo. Tess sembrava presa da una trance che la faceva
apparire cinica e seria, come mai era stata. “Tranquilli, Violet
non dorme con i pesci, non al momento.” Disse nell’ombra.
“Cosa intendi dire?” chiese Eric. “Sto dicendo che non è
morta, non morirà. Guardate, il suo cerchio ha attorno a se lo
stesso e strano alone azzurrino di sempre. Se dovessi morire,
i pugnali smetterebbero di brillare.” E li estrasse dal buio in
cui erano avvolti, nel quale, brillavano di una luce dorata
molto tenue e rassicurante. “Perciò, Violet è viva.” Con
grande distacco uscì dalla zona d’ombra in cui si era
rinchiusa e andò fuori ad aiutare Hairos. Rimasi immobile.
Lei era sicuramente là fuori, sarebbe sopravvissuta, è forte,
testarda e tenace, pensai. Eric mi guardò con ammirazione.
“L’ultimo uomo che ha parlato a quel modo ad Hairos ..” mi
guardò con un sorrisetto furbo sulle labbra poi terminò
:”beh .. l’ultimo che l’ha fatto si chiamava Eustace, il figlio
del fuoco, e stava per rimetterci una mano.” Si alzò dal letto
e mi raggiunse con la sua solita camminata sinuosa e decisa.
“Non credere di sapere tutto di una persona, solo se la
conosci da una vita intera … ciò che non sai è ciò che ha fatto
nella vita precedente…” disse, particolarmente serio, ma col
sorriso beffardo che restava sul suo volto.
“Vorresti dire, che lei è molto di più di ciò che noi
crediamo?” la voce fioca di Caren mi illuminò.
“Sì. Molte persone possono sorprendere … e voi siete quelle
persone, Violet compresa.” Si appoggiò con la mano alla
maniglia della porta, stava per uscire anche lui. Prima che ci
lasciasse, notai che in mano teneva una carta. Non era una
delle carte da gioco con cui aveva stupito Violet, piuttosto
~ 270 ~
sembrava un tarocco. Sì, era la carta dell’imperatrice,
simbolo della luce e dell’eterna energia.
Allora capii, Violet non rischiava affatto la vita, il mare
l’avrebbe protetta. Ma il fatto che avesse il cerchio, e che ciò
bastasse a farsi ubbidire dall’oceano intero, non mi
convinceva. C’era qualcos’altro, qualcosa che riguardava
una vita passata, un regno forse. Probabile che il mare avesse
un debito con quella che una volta era stata Violet.
Ma perché? Quanto tempo era passato da allora? Era
possibile che Violet fosse già stata in quei luoghi?
“Seth, vai a riposarti, qui ci penso io.” La voce docile e
gentile di Peter mi fece ritornare alla realtà. Mi guardò
candido, con quel viso da bambino. Quante volte avrei
voluto essere suo fratello maggiore… veramente.
“Va bene Pitt, andrò un po’ a riposarmi. Se preparano la
cena, puoi portarcela in camera, per piacere?” chiesi.
“Certo, ora va a letto. Subito!” ridacchiò. Sorrisi e mi sdraiai
sul mio letto, lui uscì accompagnando la porta, così con
semplicità, senza far il minimo rumore. “A dopo “ sussurrò.
Lo salutai con la mano, intravidi l’esterno, era buio fuori e la
tempesta si era ormai placata. La stanza era rimasta al buio,
solo due piccole lanterne appoggiate sul davanzale della
finestra, la illuminavano di un dolce tepore e di un oro
morbido e rasserenante. Caren si era tranquillizzata, era
visibilmente spossata, come se avesse combattuto tutto il
giorno. Lei fu la prima a rendersi conto di ciò che era
successo, io rimasi paralizzato, con un pugno di polvere in
mano, mentre Violet era stata inghiottita dalla tempesta.
Ricordo che Caren si gettò contro al parapetto e la vide
sparire sott’acqua, la chiamò in vano, migliaia di volte, ad un
tratto cercò di raggiungerla ma per sua fortuna Hairos la
trattenne e l’affidò ad Eric, con il preciso compito di
~ 271 ~
chiuderla in camera. Adesso, tutta quell’energia, quella
paura, quel coraggio misto a pazzia, erano svaniti. Si era
consumata, era stanca come mai prima d’allora, si guardava
attorno spaventata, come se qualche pezzo della sua vita
fosse stato cancellato per sempre. Il timore nei suoi occhi
scuri, era quella particolare insicurezza che ti sorprende
quando ti trovi in un posto nuovo, in qualcosa che non
conosci, qualcosa che non hai mai visto e che non riesci a
capire. Violet era la cosa che teneva Caren agganciata a
Kiruwah. Dopotutto, la ragazza, sembrava saperne più di lei,
e la cosa le infondeva una certa sicurezza. Io rimasi seduto
sul letto, la guardavo attonito con una leggera amarezza,
pregando il cielo che Violet trovasse una nave, un pescatore,
un qualcuno che la portasse al sicuro. Non notai
minimamente che William era nella stanza, lui e Violet erano
sempre l’uno contro l’altra, dicevano sempre l’opposto,
dovevano sempre dimostrare chi era il migliore tra i due,
sempre in competizione. Eh già, Violet era orgogliosissima e
gelosa, mentre Will era ambizioso e voleva sempre essere il
migliore. Senza i loro litigi, quella camera mi parve vuota.
Per la prima volta dal nostro arrivo, mi sentii smarrito,
scoperto, senza protezione, in pericolo … solo.
Sì mi sentii completamente abbandonato a me stesso.
“E’ buffo sai …” Caren teneva lo sguardo verso il basso,
parlava con la poca voce che le era rimasta. Io e Will ci
voltammo verso di lei. Quasi come se non stesse aspettando
altro, continuò :”Violet non è il tipo che ama farsi le foto.
Non è come le altre ragazze, che hanno foto su foto, di tutte
le feste e dei compleanni, no lei non ne ha nemmeno una…
L’unica che ha, è praticamente la cosa più rara e preziosa di
questo mondo … “ mi ricordai di quella foto. Molti anni
prima, io, Violet e tutti i nostri amici, facemmo una foto, tutti
~ 272 ~
assieme. È la prima ed ultima foto di Violet che io abbia mai
visto, ed è semplicemente meravigliosa.
“Oh! Cavolo! Credo di sapere qual è…” ridacchiò Will,
avvicinandosi al mio letto.
“Già, è quella che abbiamo fatto al lago. Era il suo
compleanno ..”
“Ed io ero arrabbiato con suo fratello perché le aveva dato
un regalo uguale al mio.” Ricordai spensieratamente.
Così passammo la serata raccontandoci di quella splendida
giornata. “Permesso. E’ arrivata la cena!” Hairos entrò
portando dei piatti con della minestra calda, ne bevemmo
subito un sorso. Era squisita, leggermente salata, aveva un
retrogusto di verdure e carne, miste a spezie piccanti e
saporite. “Eccoci a letto, su!” Eric aveva Peter in braccio,
mentre Tess si era appoggiata alla sua spalla, sfinita. Lui li
mise a letto con cura e attenzione, molto amorevolmente,
come un fratello. Anche Caren e William andarono subito a
dormire, non appena finirono la cena. Eric mi si avvicinò
lentamente.
“Non preoccuparti caro mio, qui intorno ci sono molte isole.
Qualcuno l’avrà trovata sicuramente.”
“Vero, non ci avevo pensato Eric. Potrebbe essere finita
sull’isola del principe Sirio, questa sarebbe una bella notizia.
Si prenderà cura di lei con molta premura.” Accennò Hairos,
decisamente più rilassato di prima. Eric mi salutò
cordialmente e si sistemò su una sedia, sarebbe stato il suo
letto, per quella notte, non voleva dormire con uno di noi
per non recarci altro disturbo. Io restai sdraiato, con Hairos
ai piedi del letto, mi sembrò che avesse qualcosa da dirmi ..
“Hairos, c’è qualcosa che vuoi dirmi?” domandai. Alzò la
testa verso il cielo, poi mi guardò con malinconia.
~ 273 ~
“Perdonami. Non so cosa si prova quando succedono cose
simili, scusa ancora.” Si scusò mantenendo il tono di voce
molto basso e cupo, mi intristì.
“No, è colpa mia. Dovevo sapere che in cuor tuo tieni a tutti
noi, come facevi tanto tempo fa con i principini, vero?!”
“Sì. Hai ragione. Tutto questo mi ricorda molto quegli anni
passati qui con loro. È triste che io sia ancora qui mentre loro
non ci sono più…” si fermò a sospirare, quasi come se i
ricordi
si
fossero
materializzati
dall’altra
parte
dell’orizzonte, poi riprese, quasi a fatica. Come se ricordare
gli togliesse il fiato. Sì, lui provava ancora una forte
emozione quando pensava ai suoi vecchi amici. Quegli eroi
che tutti amavano e avevano lodato, così in alto da sembrare
delle divinità. Hairos non conosceva la divinità, lui
conosceva Ifrit e Eustace che si erano amati, Calipso ed il suo
aspetto da incubo, Alexander e la sua formidabile forza,
Alice, la dolce e piccola Alice. Lui conosceva tutti come
conosceva noi, lui era un mito tra i miti. Era lo spirito
dell’audacia, della grazia, dell’amicizia, della regalità, della
lealtà, del bene. Era ciò che c’era di più caro in tutto il
mondo … ed io lo sapevo. Era prima di tutto, un amico.
“… sai Seth. In te c’è qualcosa di strano …” guardò lo scorcio
di cielo che filtrava dalla finestra, portando la quiete della
notte nella nostra stanza. Si accomodò sul letto, come un
cucciolo, ma dallo sguardo amabilmente umano.
“.. tu e Eustace .. ah! Che diamine! Siete uguali. Quante volte
l’ho visto ammazzarsi per impedire che Ifrit facesse qualcosa
di stupido o di sbagliato. Eppure, non si parlavano spesso
quando avevano la tua età, per niente direi. Da piccoli erano
fiumi di parole e risate … mah … anche loro sono stati
costretti a crescere prima del dovuto…”
~ 274 ~
“In cosa mi assomiglia?” domandai scettico e curioso, con il
sonno che stava prendendo il sopravvento.
“Eustace era il miglior spadaccino che io abbia mai visto. Lui
era così semplice e allegro, sempre a far pazzie. Poi
arrivarono gli otto anni più lunghi della sua vita, e a poco a
poco divenne velocemente un uomo. Era un uomo forte e
sincero, un grande amico e un grande re. Dopo, continuò ad
avventurarsi per tutta Kiruwah; montagne, deserti, mari,
colline, città, isole e arcipelaghi, non avevano segreti per lui.
Il mio piccolo fuoco .. era un furbacchione, me la faceva
sempre sotto al naso, ah! Quanto mi arrabbiavo.. ma
infondo .. sapeva farsi voler bene ed era un bravo ragazzo.”
Voleva bene al principe, doveva esser stato suo grande
amico. Mentre parlava di lui aveva uno strano sorriso, come
se ci stesse scherzando assieme, era bellissimo veder Hairos
così in pace e sollevato. “Ma dimmi…”
“Cosa c’è Seth?”
“Non lo so, volevo sapere .. ma ..Ifrit?” volevo azzardare una
domanda ma stranamente venni colto dall’imbarazzo che mi
scaldò le guance e la nuca. Mi sentii ridicolo.
“Ah… so dove vuoi andare a parare …” i suoi occhi
divennero due linee verdi, mi guardò stuzzicandomi, come
se avesse scoperto su di me chissà quale verità.
“Loro .. oh sì, erano così perfetti. Le due metà di un'unica
entità. Sempre in disaccordo su tutto .. quando Ifrit tremava,
Eustace le dimostrava coraggio, e quando lui cadeva, lei era
pronta a rialzarlo … c’è sempre stato qualcosa di diverso in
loro due. Se vuoi veramente saperlo .. Eustace viveva per
Ifrit dal giorno in cui è nata. Non ha mai perso un suo
cambiamento, una sua mossa, sempre un passo dietro di lei.
Sempre attento alle sue parole … metteva la minima cura in
~ 275 ~
ogni gesto. Era troppo perfetto per lei per essere suo
fratello.”
“Ma quando se ne andò … perché non si è dato lui al suo
posto? Perché non è andato con lei? Perché è rimasto in vita,
se la sua vita era Ifrit?” io credevo che se l’avesse amata
veramente, sarebbe andato con lei. Non è vita se ciò per cui
vivi non c’è più. Il drago mi guardò con tristezza.
“Lui è rimasto per Ice. Sua figlia. Era perfetta come un fiocco
di neve. Aveva dentro se la dolcezza della madre e il carisma
del padre. Due anime in uno stesso corpo che le
rappresentasse alla perfezione, gli occhi di uno e i capelli
dell’altro. Era la bambina che avevano sempre sognato …”
Abbassò la testa, il dispiacere era tanto.
Feci un mezzo sorriso e mi sdraiai sotto alle coperte.
Stranamente sospirai molto rumorosamente, mi tappai
subito la bocca. Hairos drizzò le orecchie :”Ti ho sentito.”
“ah! Va bene adesso la farai finita di leggermi dentro?”
risposi un po’ stufo, e leggermente imbarazzato.
“No, e penso che tu sia un perfetto idiota. Buona notte Seth.”
Terminò candidamente.
“Ah! Dannazione! Maledetto, mi fai sentire uno schifo!
Hairos grazie mille!” sbottai scalciando.
“Ti senti uno schifo, eh? Vediamo, chissà perché ..”
“Perché sono uno stupido. Non si scappa, non dovevo
scappare fin dall’inizio! Sono uno stupido codardo cieco!”
“Fantastico! Abbiamo un guerriero cieco e per giunta
stupido. Direi che siamo a cavallo, eh già!” scherzò.
“Smettila di prenderti gioco di me, è un modo di dire .. e
comunque .. cosa posso fare adesso?” piagnucolai,
trovandomi in un vicolo cieco.
“La cosa più importante, per adesso, è ritrovarla e sapere che
sta bene. Al resto penseremo dopo, adesso dormi. ” sorrise.
~ 276 ~
“Buona notte simpaticone. Avrai anche mille anni ma ti
diverti come un ragazzino, ne sono sicuro..” E mi rigirai
dall’alta parte. Chiusi gli occhi, sperando che il sonno
migliorasse la realtà, mi facesse sentir meglio. Quella notte i
miei sogni vennero sommersi da un nubifragio, l’acqua
gelata mi ghiacciava il sangue, mi sentivo freddo e vuoto.
Poi, i ricordi dei miei amici più cari, iniziarono a sgretolarsi,
a scivolare via dalle mie mani come sabbia. Tutto ciò che per
me contava, si era ridotto ad un cumolo di cenere, attorno a
me si estendeva una grande foresta di alberi morti, alberi
bruciati e secchi come scheletri, neri e maligni. I loro rami si
intrecciavano verso il cielo, dove la cenere nera si fondeva
con il rosso purpureo del tramonto. Camminai per ore, forse
giorni, ma non vi era nessuno, solo cenere e morte.
Finalmente vidi qualcosa che si muoveva accanto ad un
cumolo di cenere. Una sagoma bruciata si levò dalla cenere,
come una fenice, ma sembrò tutto tranne che viva. I suoi
occhi mi guardarono speranzosi, era l’unica parte che ancora
viveva di quell’essere, dal volto completamente ustionato.
Si avvicinò, rantolando e tenendosi basso perché anche
muoversi le era difficile. “Finalmente sei arrivato! Mi
dispiace, ma adesso è troppo tardi” disse in lacrime,
cercando di toccarmi, allungando la sua secca e annerita
mano. “Non toccarmi! Vattene via!” respinsi l’essere, era
ripugnante e la sua pelle cotta dalle fiamme puzzava in
modo nauseante. “Seth, credevo che tu fossi diverso…” solo
allora la riconobbi :”Violet?!” la chiamai. Ma non ebbi
nemmeno la possibilità di ripetermi che lei si sgretolò
diventando un mucchio di ossa, polvere e carne bruciata.
Fu come morire. Iniziai a correre, guardandomi indietro, non
era possibile, cosa le era successo? cos’era successo al mondo
intero? Perché era tutto in fiamme? Non capivo più nulla.
~ 277 ~
Iniziò a mancarmi il terreno da sotto i piedi, mi sentii
sprofondare, una voragine si aprì inghiottendomi. Era la fine
che mi meritavo, avevo dato della repellente alla persona a
cui tenevo di più al mondo, l’avevo fatta aspettare quando
lei mi aveva sempre dato tutto il suo affetto. Era la fine più
giusta che potessi meritarmi. Sentii il cuore esplodermi,
gridai in lacrime, lo schianto mi avrebbe lasciato in agonia
quel poco che bastava per avere una morte lenta e dolorosa.
Toccai il suolo …
Mi alzai gridando e sbraitando. Era solo un incubo. Un
incubo orrendo e del tutto reale, mi sarei meritato di morire,
pensai, mentre riprendevo fiato. Capii d’essere nella mia
stanza, quando Tess si svegliò seccata chiamando anche
Will.
“scusate ragazzi, un incubo.” Mi giustificai.
“Anche io ne ho avuto uno.” Ammise tremante la piccola
Tess, che sembrò esser ritornata in se, mentre si sistemava la
coperta sulle spalle. Era stranamente freddo, eh già.
Scesi dal letto ed uscii con una coperta sulle spalle. Il sole
splendeva radioso, e l’aria era fresca e frizzante. Aveva
piovuto da poco e le nuvole erano bianchissime e spumose
come panna. L’aria era così leggera e fresca, mi rallegrò.
Tutto era più fresco e luminoso, grazie alle goccioline
d’acqua che brillavano al sole. La tempesta era passata.
“è proprio una bella giornata, vero Seth?” sbadigliò Eric, con
tutta la sua “non-regalità” mattutina. Lo guardai incuriosito
dal suo tono di mistero. “Sì. È proprio una bella giornata.”
“Potrebbe essere più bella?!” si chiese, sporgendosi dal
parapetto, gingillandosi come un marmocchio.
“Sì, forse.” Azzardai, non sapevo cosa mi aspettava, così ci
andai cauto con lui. Era un tipo alquanto insolito. Mi guardò
~ 278 ~
con aria giocosa, quasi fosse a natale. “Che c’è, su dimmi
cosa vuoi.” Ridacchiai, alla sua espressione divertita.
“Dimmi, la giornata potrebbe essere migliore?” alzò un
sopracciglio per sottolineare la domanda. Era divertente.
“Non lo so, cosa potrebbe renderlo più bello?” mi chiesi ad
alta voce, facendo cadere la domanda su Eric. Sorrise
facendomi rabbrividire, sapeva qualcosa che non sapevo, e
che mi riguardava .. forse, tentai di scoprirlo comunque.
“Mah … io sarei più felice se ricevessi qualcosa ..” fece il
vago, mettendosi in equilibrio sul parapetto, con la casacca
che volava dietro la sua schiena come un pesante mantello.
“Tipo cosa?” continuai a fare il vago, prima o poi sarei
venuto a capo di quell’insolito enigma. D’un tratto si fermò,
e con maestria tirò fuori dalla tasca interna della casacca un
mazzo di carte. Le aprì a ventaglio e me le fece vedere, poi le
rimescolò velocemente. Sorrideva in un modo compiaciuto e
avvincente che mi stuzzicava, rendendomi ancora più
curioso. Con un balzo si accucciò sul bordo del parapetto,
come un demone di pietra e mi porse il mazzo di carte.
Lo guardai stranito, poi guardai meglio le carte… vi era una
busta da lettere rossa nel mazzo.
Spalancai gli occhi, sorridendo dall’emozione. Era per me.
“Aprila, e dai …” mi guardò con un luminoso sorriso, la sua
felicità era alle stelle. Doveva essere una buona notizia.
Quasi tremante aprii la busta. Dentro vi era un foglio di
carta, molto semplice. Chi scriveva aveva una calligrafia
poco precisa e veloce. La lettera diceva questo :
“So quanto possiate essere tristi riguardo la sparizione della vostra
compagna Violet, ma è mio dovere darvi questa rallegrante
notizia.. la vostra amica si trova sulla mia isola e mi sto occupando
di lei personalmente. Non le manca niente ma attende con ansia il
~ 279 ~
vostro arrivo. Sperando che ci raggiungiate presto vi faccio i miei
ossequi e rinnovo il mio invito a venire al più presto al mio
palazzo. Sirio.”
Guardai Eric con gioia. “Non è uno scherzo, vero? Insomma,
Violet è viva e c’è un principe che si prende cura di lei…
dobbiamo partire subito per l’isola del fuoco, vado a dirlo ad
Hairos. Dovremo arrivarci molto velocemente, no?” ero così
felice che fosse viva, la voglia di riabbracciarla era molto
forte. Non potevo ricevere notizia più rallegrante. Adesso
che sapevo che era sicuramente viva, non mi restava che
andar da lei e riportarla sulla nave con noi. Di gran carriera
andai a cercare Hairos, mentre dissi ad Eric di avvertire gli
altri. “Io placherei il mio entusiasmo per un istante…”
borbottò Eric, con fare misterioso. “Che altri problemi ci
sarebbero? Sentiamo.” Commentai leggermente stizzito.
“Ehm …vediamo … Sirio è affascinante, e nonostante io sia
stato destinato .. a Luna fin dalla nascita ..”
“Cosa?! Vuoi dirmi che i tuoi genitori e quelli di Luna vi
hanno fatto un matrimonio combinato? Sei in trappola
amico …” scherzai.
“Stammi a sentire! Sirio è quel genere di persona che non
presenteresti nemmeno alla sorella più brutta che hai,
capito? Non è per niente affidabile, suo padre lo detesta. Te
lo ripeto, non è affidabile quel ragazzo, no signore!” la sua
voce era seria, anche se in tutto ciò ci trovai qualcosa di
stranamente divertente. “Perciò cosa dovrei aspettarmi?”
“Non lo so, è quello il punto! Se Violet non ha ceduto …
tornerà da te .. ma se quel demonio l’ha catturata con le sue
belle parole e i suoi capelli di fuoco …, mi dispiace tanto
amico mio, ma è perduta.” Quel suo modo serio di parlare,
mi fece sentire una fitta alla schiena. Provai un profondo
~ 280 ~
terrore, e ritornai al sogno che avevo fatto pochi minuti
prima …
“Finalmente sei arrivato! Mi dispiace, ma adesso è troppo tardi”
Troppo tardi, troppo tardi, troppo tardi! Continuai a ripetere
dentro di me. Mi vennero i brividi al solo pensiero. Ma
dovevo fidarmi di Violet, lei non sarebbe caduta nella
trappola di quel manipolatore. Dovevo fidarmi di lei, era
l’unica cosa che mi avrebbe impedito di impazzire. Intanto
Eric si allontanò, distruggendo la lettera dell’odiatissimo
rivale. Adesso ero schierato completamente dalla sua parte.
Prima di parlarne ad Hairos, mi sedetti sul parapetto,
guardai le onde che si muovevano sinuose e tranquille sotto
ai miei piedi. Adesso era tutto tranquillo, ma per quanto lo
sarebbe stato? Giorni? Ore? Minuti?
Dovevo aspettarmi di tutto e di più, non avevo ancora
dimenticato le grida dei “non-viventi” e le ombre, che
avevano lasciato sulla mia caviglia il segno tangibile del loro
passaggio. Quella cicatrice sarebbe rimasta lì per tanto
tempo, tanto abbastanza da farmi ricordare ogni giorno che
non era ancora finita. No, ero ancora molto lontano dalla
fine, e la pace era ancora lontana da me, ma sapevo che
sarebbe arrivata. Un giorno, come l’estate, sarebbe arrivata,
così, sorprendendo tutti. Me, Violet, Hairos, saremmo
rimasti sconvolti, non avremmo saputo cosa fare. Ci sarebbe
rimasto solo l’imbarazzo di salutarci, di dire addio a questo
paradiso. Per fortuna ero solo all’inizio. Mi iniziava a star
simpatico Hairos, e non volevo abbandonarlo proprio ora.
Scesi dal parapetto e andai a dare la buona notizia a tutti.
~ 281 ~
19 Sempre più Strano
Era già calata la sera. Fuori nevicava ininterrottamente da
qualche ora. Il cielo era splendido, le due lune erano
diventate piccole falci nel cuore buio e tempestato di stelle,
della volta celeste. Sirio era andato a cambiarsi, e mi aveva
lasciata nella camera che solitamente usa sua cugina per
cambiarsi, poi mi aveva detto :”Scegli quello che ti piace di
più. Lei non lo verrà mai a sapere.” Rivolgendosi alle
centinaia di vestiti e scarpe che la cugina custodiva con
gelosia in un grande armadio. Lo aprii lentamente, tenendo
lo sguardo sul cielo che si levava fuori dalla stanza, situata in
una delle torri più alte del castello. Iniziai a cercare l’abito
giusto, nell’armadio ve ne erano veramente tantissimi. Molti
~ 282 ~
erano vistosi e si addicevano poco alla mia mania di passare
inosservata. Finalmente, dopo tanto cercare, ne trovai uno
porpora scuro. Aveva delle graziose spalline di raso ed
aveva la gonna tutta ricamata con disegni neri e di tonalità
purpuree più scure. Mi stava perfetto, sembrava mio. Come
scarpe, lasciai quelle che mi aveva dato Sirio, erano molto
comode e quelle della cugina erano troppo grandi per me.
Improvvisamente sentii bussare, così entrai in tutta fretta
nell’abito e andai ad aprire. “Violet apri, dobbiamo andare,
altrimenti sarà troppo tardi…” spalancai la porta, Sirio era
appoggiato con l’avambraccio al muro, e teneva in mano un
bellissimo diadema d’oro bianco. “… tieni è per te.”
Bisbigliò. Presi il mantello senza batter ciglio, vedendomi un
po’ in difficoltà, lo sfilò dalle mie mani e pensò a
sistemarmelo sulle spalle.
“Siete pronta?”
“Sì. Possiamo andare.” Confermai.
“Benissimo, sarà una bella serata vi piacerà, vedrete.” Mi
rassicurò.
“Lo spero proprio.”
Scendemmo le scale e dopo una lunga camminata per il
palazzo, riuscimmo ad arrivare nel salone dei ricevimenti.
La stanza più grande del palazzo. Poi attraversammo un
ampio corridoio ed uscimmo nel giardino sul retro. Delle
torce illuminavano il nostro percorso. Era un bellissimo
giardino, ci dovevano essere molti cespugli di rose, delle
siepi, e molte altre varietà di fiori. Tutto era così silenzioso,
ma la luce delle torce e delle finestre del palazzo, mi
rassicuravano, o forse era la mano di Sirio che stringeva la
mia. Era un caro amico. Un grande amico. “Dove mi portate?
Se posso chiedervelo?”
~ 283 ~
“Beh.. è un bellissimo posto, vedrete. Stasera le Stelle
desolate passano da qui e vanno verso i paesi caldi di Piros e
Meferth.” Passeggiammo all’interno del cortile, aveva un
passo posato ed elegante.
“Sono stelle cadenti. Ci sono anche dalle mie parti, sapete..”
“Lo so bene. Ma non sono come le vostre stelle cadenti, sono
stelle migranti.” Alzò lo sguardo tentando di scorgerne
qualcuna.
“Migranti? Perché si muovono? Voglio dire… si spostano
come le stelle cadenti ma non sono ne comete ne stelle?” lo
guardai, ancora, e non ultima volta, stranita. Rise della mia
sorpresa.
“Esatto, mia cara. Quelle sono stelle, hanno la stessa
composizione, sono calde. Non sono come le comete però si
spostano. E non hanno una traiettoria fissa.” Mise le mani
nel lungo giaccone. Era così freddo che vedevo un leggero
fumo bianco tutte le volte che parlava.
“Ma non c’è il rischio che impattino con il pianeta?” chiesi
preoccupata.
“No, non c’è problema. Sapete, sono intelligenti. Loro, a
differenza delle stelle vere, hanno una vita propria. Si
spostano da una zona più fredda ad una più calda per
mantenersi in vita.” Continuò a camminare come se niente
fosse. Io ci pensai su un attimo, quasi rimasi in dietro e mi
toccò rincorrerlo per raggiungerlo.
“Cosa? Avete detto che hanno vita propria? Di cosa vivono,
si nutrono?” ero curiosa, erano stelle ma giravano per il cielo
e vivevano come facevo io e gli altri esseri terrestri.
“Certo. Come dice il nome, e come vi ho già detto, migrano
perché per vivere hanno bisogno del calore di Kiruwah. Non
il calore, come potrebbe essere il calore del sole, ma il calore
~ 284 ~
delle persone. Dei sorrisi, degli abbracci..” si soffermò in
silenzio. “Non mi credete vero?” scossi la testa.
“Lo sospettavo. Beh, sapete, non è certo che vivano per
questo.. ma le zone in cui si spostano, sono le meno soggette
a guerre, calamità naturali, epidemie. Hanno un effetto, sì,
credo che abbiano un effetto anche su chi vive in quelle
zone.” Guardava il cielo con gli occhi illuminati di blu. Il
vento freddo gli scompigliava i capelli sulla fronte, io
sentivo il naso e le guance fredde. Ero sicura che fossero
rosse come papaveri. C’era un aria insolita, era freddissimo
ma sentivo un dolce candore nel petto, come quando a
natale guardi il tuo bell’albero addobbato sorseggiando
cioccolata calda.
“Venite. Stanno per arrivare.” Mi prese una mano. Le sue
mani erano ancora calde, a differenza delle mie, sempre
costantemente fredde. Era così silenzioso e tranquillo. Più lo
guardavo e più sentivo il dispiacere di doverlo lasciare, non
volevo stargli vicino ancora, no gli avrei fatto solo male. Però
quello era il suo volere, ed io non volevo deluderlo. Sapevo
cosa si provava a credere alle illusioni, peccato che nessuno
fosse stato così gentile da dirmelo, o almeno da far in modo
che non mi creassi film mentali di gesti incerti scambiati per
amore. Mi aiutò a scavalcare un tronco che era caduto e ci
addentrammo nel bosco. Ormai le luci del castello erano
deboli e lontane, gli alberi si innalzavano intorno a noi, dritti
e spogli. Sembravano tanti esseri alti e scuri, dai lineamenti
spigolosi e le lunghe braccia. Un brutto ricordo riemerse in
me. “Oh, no, ti prego.” Mi strinsi nelle spalle e chiusi un
attimo gli occhi. “Qualcosa non va?” si avvicinò con
premura, abbassandosi di poco su di me – era veramente
molto alto.
~ 285 ~
“No grazie. Ho avuto una disavventura con le ombre.”
Cercai di lasciare il discorso.
“Dite sul serio? Sono esseri veramente spregevoli.. come tutti
gli esseri del buio.” Disse accigliato.
“Già. Hanno quel potere, la manipolazione mentale, o quel
che è.. c’è mancato poco che non ci cascassi anche io. È stato
orribile, mi sono sentita.. svuotata.” Ammisi, toccandomi lo
stomaco.
“Vi capisco. A me è capitato di recente..” sospirò, soffiandosi
sulle mani congelate. La sua tranquillità mi sorprese. Mi
avvicinai preoccupata. Non mi era possibile credere che
stesse così tranquillo dopo aver da poco sconfitto delle
ombre.
“Ma-ma come fate ad essere così tranquillo? Potevano
portarvi via la vostra.. la vostr..”
“L’anima dite? Beh non c’era la mia in gioco.” Un sorriso
demoniaco illuminò il suo viso pallido.
“Cosa? ..” lo guardai allarmata :”Sirio, che cosa avete fatto?”
dissi lentamente come se avesse ucciso qualcuno davanti ai
miei occhi. I suoi occhi neri si spostarono attorno a me,
scrutavano l’ombra attenti e con un filo di tensione.
Trattenni il fiato. Iniziava a farmi paura. Si avvicinò a me di
soppiatto.
“Fate silenzio.” Mi tenne per le spalle. Sentivo le gambe
tremare.
“Ferma. Non gridate. C’è qualcuno.” I suoi occhi
scavalcarono i miei e continuarono a guardarsi intorno. Era
veramente molto buio, mi chiesi come facesse a vedere tra
gli alberi. Mettendomi una mano sulla spalla, mi spostò
dietro di se, era teso e concentrato, adesso i suoi occhi si
spostavano più velocemente. “Qualsiasi cosa succeda, state
~ 286 ~
dietro di me.. non preoccupatevi. Andrà tutto bene.” Aveva
la voce bassa e inflessibile.
“Che cosa sta succedendo?.. ho bisogno di saperlo! Sono qui
per questo.” Risposi duramente, spostandomi al suo fianco.
Mi sentivo in dovere di aiutarlo, qualsiasi cosa si
nascondesse nell’ombra. Io ero stata chiamata per quello… e
non trovavo giusto che lui mi proteggesse. Che rischiasse
per me. Lui continuava a guardare il bosco, ed i suoi occhi
erano sempre più veloci.
“Va bene. Ma non spaventatevi, e non cercate di gridare…
per niente al mondo.” Mi guardò cupo con un tono
agghiacciante che mi fece venire la pelle d’oca. Annuii.
Inarcò leggermente la schiena e con un gesto fulmineo lanciò
qualcosa verso la foresta, tirando fuori il pugno dalle tasche.
Una polvere sottile fischiò tra gli alberi, scagliata a gran
velocità. I granelli di polvere colpirono gli alberi, si sentirono
degli scoppiettii, come quelli che sentii sulla spiaggia, ma
erano molto più acuti. Ad ogni detonazione, si sprigionava
un intensa luce color rame. Queste piccole stelle cadenti
ricadevano al suolo con velocità, e mi resi conto di ciò che
stava succedendo.
Alcuni esseri neri e densi come il fango, strisciavano sul
terreno reggendosi sulle braccia. Sembrava ne avessero
quattro. Sulle loro teste calve , non vi erano ne occhi ne
orecchie, ma solo un enorme bocca spalancata carica di denti
bianchi e appuntiti. La luce ed il forte rumore li aveva
paralizzati.
“Che cosa sono quelli?!” dissi allarmata, tenendoli sotto
controllo, mentre se ne stavano immobili sotto agli alberi e a
cumuli di rami secchi. Sirio indietreggiò, e allarmato
rispose :”Non lo so. Violet allontanatevi! Dobbiamo fuggire!
Adesso!” mi sentii prendere per il polso e mi tirò via.
~ 287 ~
Iniziammo a correre nella neve, mentre dietro di noi sentii
degli ultimi scoppi sordi.
“Che cos’è stato?”
“Le accecanti… si sono spente. Adesso i nostri nemici ci sono
alle spalle.”
“Ma se non li avete mai visti, come facevate a sapere che
avrebbe funzionato?”
“Non lo sapevo. Sono andato per analogia. Dovete sapere
che gli esseri privi di occhi e orecchie, sono molto avversi ai
suoni forti e alla luce.” Corremmo nel buio, io mi sentivo già
stanca, la neve non aiutava la nostra marcia.
“Ma come avete fatto a vederli? “
“Non li ho visti, li ho sentiti! C’è stato un calo di pressione,
molto forte. Mi sorprende che non l’abbiate sentito.”
“Dovrei aver sentito qualcosa?” mi domandai esterrefatta.
“Oh Violet, avete un immenso potere, ma non sapete
ascoltarlo.” Rispose quasi come se stessi sprecando ciò che
avevo.
“Beh, vorrei che foste voi quello via da casa! Quello che ha
avuto paura dei non viventi e delle ombre! Quello che ha
sofferto la mancanza dei propri cari! Voi non sareste in
grado, come lo sono io, di usare il dono.. almeno non adesso!
Perciò fareste meglio a stare zitto!!” ruggii, sentendomi
ferita. Era come se mi avesse detto che non sapevo usare ciò
che avevo. Il dono dell’acqua era parte di me, o almeno
doveva esserlo, come poteva insinuare che non riuscissi a
controllare me stessa? – se il primo che non si controllava era
proprio lui.
“No vi prego, non offendetevi così! Per adesso dobbiamo
solo pensare a salvarci.” Rispose, senza dar peso alle mie
parole. Assunsi un espressione rabbiosa. Sentivo il dovere
di dimostrargli che ero padrona del mio dono. Mentre
~ 288 ~
correvamo al buio nella foresta, mi girai di scatto
fermandomi. Quelle piccole cose nere, fatte di fango viscido
si muovevano rapide come tarantole. Restai lì, anche se
avevo una paura orribile, rimasi a guardarle.
“Coraggio! Devo fare qualcosa!” erano sempre più vicine,
con le bocche spalancate. Nell’ombra emettevano strani
gorgoglii e le loro zampette molli si spiaccicavano al suolo
ad ogni passo.
“Violet! Che cosa state facendo! Scappate!” Sirio si era
fermato qualche metro dopo di me, era allarmato e sentii la
preoccupazione nella sua voce. Poi però si zittì e si avvicinò
a me con calma. Anche io rimasi sbalordita.
“Che cosa è successo?” chiesi quando mi si avvicinò.
“Non ne ho idea. Non ci sono più, sono svaniti.” Appoggiò
una mano sulla mia spalla. “Potrebbero ancora essere da
queste parti, facciamo meglio a ritornare al castello. Mi
dispiace, perdonami. Avrei voluto che fosse una bella
serata.” Si scusò tristemente. Cercai di dire qualcosa, ma ebbi
paura di peggiorare la situazione, dopotutto mi ero
arrabbiata con lui spesso e non credo che dopo quello che
era successo quel pomeriggio, si sentisse una persona pulita
ed onesta. Anche se era solo un bacio, sentivo che avrebbe
voluto non darmelo.
Ci incamminammo seguendo un sentiero laterale, mi disse
che era meglio non ritornare sui nostri passi. Alzai lo
sguardo verso il cielo. Le stelle erano luminosissime, tutte
avvolte da un blu notte misto ad un azzurro chiaro, poi
c’erano anche del rosso e del rosa violaceo. Veramente uno
spettacolo. Cercai di alleviare il suo malumore parlandogli.
“Scusate, volevo farvi una domanda.”
~ 289 ~
“Tutto quello che volete. Sono vostro. Allora, cosa volete
chiedermi di così importante?” si girò a guardarmi con un
sorriso leggero, per coprire l’amarezza che provava.
“Non vorrei essere invadente ma, cosa ne pensate del
principe Eric?”
Si paralizzò, e per poco non rabbrividì.
“Quel insopportabile, piccolo…ah! Maledetto!” borbottò.
“Non corre buon sangue tra noi. No nemmeno un po’, e mi
dispiace che l’abbiate conosciuto.”
“Beh era con me sulla nave poco prima che cadessi fuori
bordo.”
“vi ha portato fortuna, il piccolo illusionista da quattro
soldi.” Commentò ironico.
“Già. Ditemi cos’è che vi fa odiare così tanto l’un l’altro?” mi
avvicinai, vidi che parlare di Eric lo faceva sollevare dalle
altre preoccupazioni.
“Non saprei, lui è sempre così irritante. Per carità, la sua
famiglia è molto ospitale, e con la mia sono in buoni
rapporti. Ma con lui non riesco proprio ad andare d’accordo.
Il mio unico dispiacere è per la povera Luna che gli è stata
promessa come sposa.”
“A me non sembra la persona irritante che state
descrivendo.” Mi portai avanti a lui con aria candida.
“Ah beh, allora io che persona vi sembro. Un demone
suppongo, se considerate il principe Eric un essere così
delizioso.” Aveva uno sguardo giocoso.
“No voi siete uno stregone, a metà tra un demone e un
essere umano. Sta a voi decidere cosa essere. Io per ora ho
visto solo il lato buono, lo ammetto.”
“Siete gentile a dire così. Solo il lato buono..” si mise le mani
in tasca e si fermò, quasi per aspettare che mi girassi o che
mi correggessi.
~ 290 ~
“Già. Solo quello. Mi avete forse trattata male? Ferita.. non
credo.” Azzardai una risposta, per non farlo sentire ancora
una volta in colpa per ciò che aveva fatto. Anche se un po’,
in fondo, mi sentivo ferita. Non aveva senso rubare un bacio
a qualcuno che nemmeno si conosce. Ma per me non era
difficile credere che lo avesse fatto per affetto, e non per
cattiveria. Sperai d’aver ragione. Abbassò lo sguardo. “Se
solo volessi, potrei farvene, o forse ve ne ho già fatto… ma
voi siete così buona con me per ammetterlo.” Mi sentii
congelare, era come se mi avesse letto dentro. I suoi occhi
non si staccarono mai da me, era come se mi passassero sotto
i raggi x l’anima. Ero sicura che ormai aveva capito ogni cosa
di me. Faceva quasi paura.
Nel nostro silenzio, sotto al cielo che era sempre più colorato
e splendente, sentimmo un leggero fruscio. Una luce colorata
ci illuminò pallidamente.
“Eccole.. strano che passino così lontane dalle montagne.”
Alzò il naso ed io con lui. Vidi la cosa più incredibile di
Kiruwah. Le stelle migranti. Sembravano fatte di zucchero
filato, erano enormi nuvole scintillanti e un po’ arrotondate
che lasciavano una scia luminosa come le comete.
“Sono veramente strane!” sussurrai. Avevano la lucentezza
della luna, non avevano nulla in comune con le stelle vere. Si
muovevano velocemente e a piccoli gruppi, vidi che si
dirigevano alla fine del bosco, così provai a seguirle.
“Violet, non vi conviene. Non sosteranno qui per molto.”
“Ma Sirio, sono così belle, voglio vedere ancora un po’..
venite dai, cosa state aspettando.” Gridai, ormai a metà
sentiero. Riuscii ad uscire dal bosco, mi ritrovai in un'altra
parte del giardino del palazzo, le vidi alte nel cielo, quasi
come se volessi che le seguissi. Arrancai un paio di volte
~ 291 ~
nella neve poi raggiunsi il centro del giardino. Con sorpresa,
vi trovai un labirinto di siepi.
L’inizio del labirinto era nascosto dietro una grande distesa
di fiori e rose sepolte dalla neve, poi vi si trovavano dei filari
di platani. Dietro ai platani, avvolto dal buio e da un velo di
nebbia, si celava l’arco di rami secchi, una volta abbelliti da
stupendi fiori, che dava il via al labirinto. Deglutii
rumorosamente, cercando di appiattire contro lo stomaco
tutta la paura che avevo. Feci un passo in avanti, ma il
profondo buio e desolato mondo in cui stavo per buttarmi,
non mi convinceva per niente. Poi, dietro di me, in fondo al
giardino, apparve una luminescenza. Sirio era venuto a
cercarmi. Non volli perdere le stelle, così mi buttai tra le alte
siepi che componevano il labirinto. Sprofondavo con i piedi
nella neve, ma non riuscivo a provare freddo, sentivo solo
un leggero freschetto che mi avvolgeva i piedi. Ero nel buio
più totale, per muovermi mi appoggiavo alle pareti di quello
spettrale labirinto. Ad un tratto mi trovai davanti ad una
sagoma, per mia fortuna era una statua di pietra. Restai un
attimo in ascolto, Sirio era sulle mie tracce, sentivo altri passi
scricchiolare sulla neve. Iniziai a correre, stavo perdendo le
stelle. Mi capitò più volte di trovarmi in un vicolo cieco,
anche Sirio si muoveva a passi svelti. Andai nel panico, non
riuscivo a trovare una via d’uscita, e se avessi gridato Sirio
mi avrebbe trovata subito. Provai a passare tra le siepi, erano
troppo spesse e compatte. Proprio quando sentivo i passi
avvicinarsi, nella siepe si aprì un varco. Mi ci infilai quasi
per errore. Quel posto era più strano di prima. Vi erano due
corsi d’acqua, stranamente non erano congelati, e sulle loro
acque vi galleggiavano delle lanterne bianche, la corrente le
trasportava avanti per metri. Le seguii nel buio che si apriva
di fronte a me. Più avanzavo e più credevo di non essere nel
~ 292 ~
labirinto. Finalmente giunsi alla fine dei due ruscelli. Quel
che trovai era qualcosa di magnifico. Le lanterne
galleggiavano su una miriade di altri piccoli ruscelli, che
arrivavano da ogni direzione.
Ma com’era possibile? Quelle piccole lucine iniziarono a
salire lungo una piccola altura rocciosa, sulla cima di essa vi
era il nulla, ma appena una lanterna vi arrivò, vidi come un
flash colorato e poi la sua luce svanì nel nulla. La cosa si
ripeteva per tutte le luci, che sembravano non finire mai. Ma
cos’ era quel posto? C’era un aria strana, era tutto calmo e
sembrava che nessuno ci si fosse mai recato. La curiosità mi
spinse a seguire le luci fin sopra la piccola altura, dietro essa
vidi le scie delle stelle. La cosa che trovai era molto strana.
Come un grande specchio circolare, sì era come un buco che
si affacciava su un altro luogo. Quello specchio non era
visibile da lontano. Al suo interno vi era una terra a me
sconosciuta. Sembrava ci fosse un crepuscolo eterno e strani
alberi secchi e anneriti, si ciondolavano lungo una strada, a
parer mio, infinita. Improvvisamente mi ricordai di quello
strano posto che sognai quando i “non-viventi” tentarono di
trasformarmi in una di loro. Appena una lanterna toccò la
superfice dello strano specchio, lo oltrepassò e si trasformò
in un bambino. Così fecero altre centinaia di lanterne,
trasformandosi in donne, uomini, anziani, ragazzi, bambine
e neonati. Sgranai gli occhi, mi vennero i brividi. Avevo
trovato il portale per il paradiso. Cos’altro poteva essere se
no? Corsi subito giù dall’altura, in preda al panico.
Ripercorsi i due ruscelli e ritornai nel labirinto. Passai oltre
l’apertura nella siepe e ritornai sui miei passi, Sirio , adesso
era più vicino. Qualcosa mi illuminò le caviglie. Tremai
come una foglia. “Violet, Violet state bene?” la voce limpida
~ 293 ~
e preoccupatissima di Sirio mi sollevò. “Oh mio Dio! Sirio..”
sussurrai impaurita.
“Sono io, potete fidarvi di me.” Mi tese la mano, mentre con
l’altra teneva una fiammella blu tra le mani illuminandosi il
volto. Era proprio lui, il suo viso era sbiancato dalla paura e
aveva gli occhi lucidi. “Cosa siete venuta a fare qui?”
domandò esausto.
“Volevo vedere cosa c’era alla fine, ma ho trovato una cosa
stranissima…” risposi allarmata, mentre i suoi occhi si
trattenevano dall’essere tristi. “Cosa avete visto?”
“Qui, su questa siepe, si è aperto un varco. L’ho attraversato
e ho trovato due corsi d’acqua con delle lanterne e ho deciso
di seguirli fin sopra ad un promontorio …” il suo viso cupo
e terrorizzato mi fece venire la pelle d’oca. “Che c’è?”
“Oh, Violet…” mi strinse a lui “Avete trovato …” si bloccò
come in preda ad uno shock. “Sirio, cos’ era quel posto?”
“Dimenticatevi quel luogo. Violet! Non parlatene a nessuno!
voi non ci siete mai stata veramente, voi non l’avete mai
visto. Voi non siete mai stata in quel luogo, mai.. mai..” La
sua voce era come incantata, ogni sua parola mi faceva
sprofondare sempre più in un sonno pesante e senza sogni.
Stavo cadendo vittima di un incantesimo.
Ricordo che mi prese sulle spalle e poi venimmo inghiottiti
dal buio della notte. Io persi conoscenza molto rapidamente.
Poi venne il nulla.
Mi girai, ero avvolta da un calore consolante e molto
familiare. Ero sprofondata nella morbidezza delle coperte di
un fantastico letto. Non volevo alzarmi, era troppo comodo
stare lì. Con un braccio cercai Sirio, ero sicura che fosse lì
accanto. Mi avrebbe dato il tempo di alzarmi e svanire,
~ 294 ~
lasciare la sua vita, così come ci eravamo accordati. Come se
non ci fossimo mai conosciuti. Mi alzai per vederlo almeno
un ultima volta, ma non era lì accanto a me. La cosa mi
parve molto strana. Scesi dal letto ed uscii in corridoio. Lo
vidi svoltare dietro l’angolo, e gli andai dietro senza farmi
vedere. Percorremmo quasi tutto il castello, poi entrò in una
stanza molto familiare. Era il bagno in cui, il giorno prima,
mi ero lavata io. Non entrai, aspettai fuori dalla porta.
L’assenza di funzionari e dame in giro per i corridoi mi
insospettì. Sirio gridò di dolore, poi ci fu un tonfo e tutto
ritornò in un orrendo silenzio. Andai subito in bagno. Lo
cercai guardandomi attorno. Rabbrividii, e le gambe
iniziarono a tremare e a far male, la gola si seccò come se
avessi gridato per giorni…
Il corpo di Sirio galleggiava sulla superfice della vasca in cui
mi aveva lavato i capelli il giorno prima. Sangue vermiglio
scorreva ai bordi di essa, gocciolando per terra scorreva fino
ai miei piedi, scalzi e bianchissimi. Mi sentii impotente e
inutile, stavo per iniziare a gridare, mi parve di diventare
pazza. Mi precipitai su di lui. Era rivolto con il viso verso il
soffitto, gli occhi chiusi, il volto pallido ma livido sotto a gli
occhi, le braccia uscivano dalla vasca e le mani erano rivolte
verso l’alto. Il suo corpo era secco e livido sui polsi e vicino
alle vene. I capelli, sfibrati e non più luminosi come una
volta, erano il simbolo di quella briosa vita che si era spenta.
Il sangue che sgocciolava dalle sue mani, iniziò a cadere
come se fosse più pesante, sembrava coagulato, putrido.
Morto.
Improvvisamente il terrore mi gelò. Avevo già visto una
cosa simile, degli esseri simili. Alle miniere di Beadlin.
I non viventi. Per un momento mi sembrò che stesse ancora
respirando, sembrava che le sue labbra si muovessero,
~ 295 ~
sillabò il mio nome. Mi strinse il cuore, le lacrime mi
inondarono. Avvicinai una mano a quel viso livido e
irriconoscibile. “Sirio, sono io. Violet. Sono qui per te, ti
aiuterò, tieni duro! Sappi che ti voglio bene.” Le sue mani
scorsero verso il mio braccio, sembravano accarezzarmi.
Mi convinsi che non era del tutto perduto. Sorrisi speranzosa
… successe tutto in un istante.
Si aggrappò con una devastante forza al mio braccio, tirò su
il busto e spalancò gli occhi, non più neri ma pallidi da cui
sgorgavano lacrime di sangue. Con essi spalancò anche la
bocca, i denti taglienti e marci. In fine gridò in un modo
spaventoso, un terribile e disumano grido malefico e
soprannaturale. Mi trascinò violentemente verso di se.
Mi alzai spaventatissima. “Era un altro sogno del cavolo!” e
mi coprii il viso con le mani. Per quanto avrei avuto quegli
incubi che mi facevano impazzire? Scossi la testa. Stavo
piangendo ancora, mi ero spaventata moltissimo e
quell’immagine di Sirio, mi aveva colpita a morte. Mi sentii
mancare, avevo il fiatone ed ero bianca dalla paura. Cercai
Sirio, ancora tremante. Dormiva beatamente alla mia destra,
come la mattina precedente. Per me fu irresistibile, mi buttai
su di lui in lacrime. La paura di perderlo e quel terribile
incubo che sembrava così vero, mi avevano terrorizzata.
Non riuscii a fermare i singhiozzi, nemmeno a smettere di
piangere, stretta al suo braccio. Sentii l’altro braccio
scorrermi lungo la schiena, poi mi strinse a lui molto
lentamente. “Cos’è che vi spaventa?” chiese con un sussurro,
sempre leggermente dormiente. “Voi, voi che sparite. Voi e
la vostra morte.”
“La mia morte non deve spaventarvi.. io avrei più paura se
vi vedessi con qualcun altro. Potrei diventare pazzo per
~ 296 ~
quello … è per questo motivo che le nostre vite non devono
più incrociarsi così … So che vi vedrò spesso, ma non starete
più accanto a me, non avrete più un mio sorriso ne una mia
carezza … io sarò il Principe Sirio e voi Violet Turner La
nostra distanza sarà normale, nessuno saprà ciò che qui è
accaduto … Voi dimenticherete tutto, io dimenticherò tutto.
Noi non siamo Mai stati in confidenza. Mai.” Nel suo tono
c’era molta tristezza, celata dalla serietà delle sue parole, che
colpirono con violenza il mio cuore quanto il suo.
“Andate nella stanza accanto. È la camera in cui avreste
dovuto alloggiare, lavatevi il viso e riassettatevi. I vostri
amici sono appena arrivati in porto. Andate da loro!”
“E voi? Cosa farete?”
“Andate a cambiarvi signorina Violet. Andate. Non vi
permetto di mantenervi nelle mie stanze per un minuto di
più.” Si alzò, il suo viso era duro e cupo, come il tono della
sua voce. Stavo ancora piangendo.
“Ma …”
“Non costringetemi a farvi uscire con la forza. Adesso
andatevene via. Subito!” ringhiò. Mi sentii sprofondare nel
vuoto …. Quello era la conseguenza della mia decisione. Si
era trasformato in un serio e distaccato sovrano, per pesare
solo al suo regno, per non pensare a nient’altro. Lo faceva
per proteggersi, per proteggere la parte più vulnerabile di
lui. Il suo cuore. Così il Sirio che conobbi in quel lungo
giorno, non tornò più per anni. La sua simpatia e dolcezza
carismatica, riaffiorarono solo in rare occasioni. Nessuno lo
conobbe mai come lo conobbi io. La sua trasformazione
divenne il mio incubo, mi resi conto di come riuscivo a ferire
le persone, di come le rendevo infelici. E non passò giorno in
cui, nel profondo del cuore, non pensassi a quel giovane dal
volto distorto e dall’anima plagiata, che ritornava nei miei
~ 297 ~
pensieri ma a cui non riuscivo a dare un identità precisa.
Perché quel Sirio che si era perso nei miei occhi, mi
sembrava sempre più un personaggio inventato, un ragazzo
che prendeva vita solo nei mei sogni. Più anni passavano,
più iniziai a credere che quel giorno non fosse mai esistito,
che quel ragazzo non fosse mai vissuto. Ed io mi sentivo in
colpa per qualcosa che forse, adesso, avrei accettato.
Rimanere. Per sempre.
Mi vesti poi lavai il viso, le lacrime si mescolarono con
l’acqua. Guardandomi allo specchio, vidi un viso triste ed
abbattuto “Tra poco rivedrai Seth e tutti i tuoi amici. Sii
felice.. e Sirio? Non esiste!” mi dissi, sforzandomi di fare un
meraviglioso sorriso e di andarmene allegramente fuori dal
castello. Quando arrivai di fronte alla grande porta di legno
scuro e massiccio, che mi separava dai miei amici, feci un
grande sospiro, poi l’aprii ed uscii.
Fuori era freddo ma c’era un bel sole, la neve però non si
sarebbe sciolta. Guardandomi dietro, vidi Sirio scendere per
le scale, allungai il passo, fino a sentire le voci dei mei
compagni e a vedere le vele della Stardust, ancorata al porto.
“Hairos! Tess! Seth! Ci siete!?” gridai emozionata.
“Violet!” “Violet, dove sei?!” “Hey sorella ma dove sei?”
tante voci diverse si alzarono cercando la mia.
“Eccola, eccola è laggiù!” Peter si portò avanti al gruppo e
riuscì a risalire fino al castello, fu il primo a vedermi. Andai
subito ad abbracciarlo, mi guidò fino al resto del gruppo.
Will e Tess erano molto affiatati, doveva esser successo
qualcosa, Caren era preoccupatissima e con mia sorpresa era
riuscita a trovare le mie scarpe. Eric mi si avvicinò con aria
sollevata :”Finalmente! Tieni, ti dev’essere mancato.” E mi
diede il cerchio. Sentii nuovamente la sua forza scorrermi
~ 298 ~
dentro, fu una sensazione stranissima. Con meraviglia, vidi
che Seth stava cavalcando Hairos, e che il drago non era
minimamente disturbato dalla sua presenza, anzi.
Seth scese dalla schiena del drago e mi si avvicino, sembrava
che non mi avesse vista per mesi. Lentamente mi abbracciò,
sentii tutto il suo affetto, mi era mancato tantissimo anche se
per un giorno solo. Mi afferrò dolcemente, passandomi le
braccia dietro la schiena. Il gelo divenne tepore e mi sentii
stranamente a casa, mi sentii libera e protetta. A bassa voce
disse :”Ho avuto tanta paura, Violet. Non ti lascerò andare
mai più. È una promessa.” Spalancai gli occhi, non mi aveva
mai parlato con quel tono. Lo strinsi forte, quasi
aggrappandomi a lui.
“Non è stata colpa tua. Non è mai colpa tua.” Lo rassicurai.
“Sei troppo buona con me.” Sussurrò con rammarico,
baciandomi su una guancia. Lo guardai spaesata, come se
fosse lui a tenermi in piedi. “Resterò con te, qualsiasi cosa
accada.” Mi rassicurò. “Lo so.” Sorrisi.
“Salute a voi, Principe Sirio.” Intonò Hairos. Sciolsi
l’abbraccio, e assieme agli altri, ci inchinammo dinnanzi al
Principe.
“Salute a te, amico mio. Il vostro viaggio è stato quieto?”
“Oh, ma certo mio Principe. E la vostra ospite? Non vi ha
recato il minimo disturbo, vero?”
“Ma certo, è stata un ospite perfetta. Anche se Terrestre, ha
saputo mantenere la disciplina. È stato un piacere ospitarla.”
“Sono lieto che vi abbia fatto una buona impressione, ma
adesso parliamo d’affari …”
“Di quali affari volete narrarmi?”
“Se la mia compagna d’avventure non si fosse perduta in
mare, sarei comunque venuto a farvi visita. Avrei bisogno
del vostro aiuto per arrivare fin su Ruzgar. Praticate ancora
~ 299 ~
la magia?” chiese con circospezione. Lo guardai
preoccupata, Sirio ricambiò uno sguardo serio e deciso.
“E se anche così fosse? A voi cosa ve ne verrebbe?”
“Niente, ho solo bisogno di aiutare la Principessa del regno.
Come voi sapete, ha dei problemi a controllare le sue
emozioni e la sua energia. L’arrivo di Violet sulla vostra
isola, è una dimostrazione di ciò che sta accadendo.” Il
Principe ci pensò su per un attimo.
“E se rifiutassi?”
“La colpa di decine di dispersi e vittime in mare, non è
abbastanza per la vostra anima?”
“Sono punti di vista, vecchio mio. Cos’è una vita persa in
mare?! Se non un altro uomo condotto al suo destino prima
del tempo?”
“Non potete parlare a questo modo. Ci sono persone là fuori
che combattono ogni giorno, mentre voi ritenete che la vita è
del tutto insignificante, loro la vivono soffrendo, amando,
sperano, imparando, lavorando.”
“Non posso preoccuparmi di tutti i mali del mondo,
altrimenti sarei un dio.”
“So solo cercando di farvi riflettere su come si sentirebbero
le famiglie dei morti in mare. Provate a mettervi nei miei
panni, in quelli dei miei compagni. Non so quanto abbiate
conosciuto Violet, ma sono sicuro che non vi sareste mai
perdonato di averla persa nel modo in cui ho creduto di
averla persa io.” Sirio si fece cupo, in modo impercettibile
strinse i pugni e socchiuse gli occhi. Credo che stesse
ripensando alla giornata che aveva passato con me. Per un
attimo sorrise e aprì gli occhi dicendo :”Va bene Hairos, sarò
felice di accompagnare te e il tuo equipaggio fino a Ruzgar.
Mi dispiace d’essermi espresso in modo così duro, ma in
questo periodo è stato tutto davvero molto difficile. Ti prego
~ 300 ~
di perdonare il modo serio e acido con cui mi sono rivolto a
te.”
“Figuratevi ..”
“Figurati.” Lo corresse, con un occhiata scherzosa.
“Ah, figurati amico mio.” Rispose, un po’ impacciato.
“Bene, adesso devo solo prendere la mia roba. Facciamo che
per pranzo siete miei ospiti. Vai Hairos, sai dove sono le
cucine, vero?!” gli lanciò un occhiata del tutto confidenziale.
“Certo! Vado. Ragazzi state attenti a non mettervi nei guai!”
“Tranquillo! Violet farà da guida, non si perderanno.” Lo
rassicurò il principe, mentre il drago già svolazzava attorno
alla torre delle cucine. Quando entrammo, tutti erano curiosi
di vedere il castello. Indirizzai Will e Tess in giardino,
mentre Caren mi portò con se in biblioteca e Peter corse da
Hairos. Quando mi allontanai con Caren mi vennero i
brividi, Sirio e Seth da soli. Mi aspettavo il peggio.
Entrammo in una grande sala, era una torre adibita a
biblioteca. C’erano due scalinate di legno scuro che si
attorcigliavano a spirale lungo tutta l’altezza della torre.
Sembrava una spirale infinita di libri e gradini. Dove ci
trovavamo noi, si apriva una grande stanza con al centro
una scrivania e un labirinto di librerie e scaffali polverosi.
Come mio solito, ero rimasta a pensare a quello che stava
succedendo a Seth, chissà come lo avrebbe trattato Sirio.
Ero a pezzi. Mi sdraiai per terra.
“Su, alzati! Abbiamo da cercare milioni di libri che non
hanno mai visto la luce del sole e che nessun Terrestre ha
mai letto!” mi tirò per un braccio, con molta enfasi, Caren. La
guardai scettica, con i raggi del sole che la illuminavano da
dietro la schiena, facendo risaltare i bruscolini di polvere che
ci galleggiavano attorno.
~ 301 ~
“No grazie, sai che sono la prima quando si parla di libri mai
letti, ma adesso … ah! Quel ragazzo mi farà morire .. lo so”
risposi facendomi trascinare. Ad un tratto si stufò e mollò la
presa, facendomi battere la testa sul pavimento.
“Ma sei impazzita!! Io con questa ci ragiono …” e mi
convinse ad alzarmi. “Su! Animo! Qui c’è tanto da vedere!”
Ridacchiò allegramente a gran voce. Riuscii a trascinarmi
dietro di lei, senza che il pensiero su Seth e Sirio mi lasciasse
un attimo. Entrammo nella sezione “Storia del Regno” dove,
ovviamente dal nome, trovammo un sacco di libri su
Kiruwah e su tutti i regni. Erano suddivisi per nome, epoca
storica e posizione geografica. Sulla parete di fondo della
stanza, vi era la carta geografica di tutto il mondo. Era un
posto immenso, le isole erano piccolissime su quella parete.
Mi sentii piccolissima, quel posto era ancora più grande
della Terra. “Quanti luoghi meravigliosi, ancora mi
nascondi?” guardai con curiosità la carta. Il mistero mi
chiamava a se, per la prima volta mi sentii veramente parte
di quel mondo. Io e Caren girammo al lungo per tutta la
biblioteca. Sembrava che il tempo si fosse fermato.
Seth
Quel ragazzo non mi convinceva, era giovane e spigliato o
un vecchio burbero?! Scossi la testa. Lo seguii lungo il
corridoio, tutti gli altri si erano sparpagliati per il palazzo.
Quel luogo era così confortevole e calmo, anche troppo
perfetto per essere vero. Gli andavo dietro tenendo le
distanze, lanciò un occhiata alle spalle, mi vide e sorrise.
Non era un sorriso di felicità, più un avvertimento. Era
strano, era forse un folle, un pazzo assassino? Mi vennero i
brividi. La sua pelle chiara, i capelli color sangue, gli occhi
~ 302 ~
orribilmente scuri. C’era del demoniaco in quel ragazzo.
Non mi piaceva. Dov’era tutto quel fascino? Quel carisma?
Quella bellezza? Dov’era la regalità, la malizia che lo
rendeva un amante perfetto, tanto odiato da Eric.
Però, qualcosa in lui, qualcosa dentro di lui, in un attimo ..
era cambiata. Ma cosa? Lo sentivo diverso, i suoi occhi mi
guardavano in modo diverso, la sua anima e il suo viso mi
parlavano in un modo diverso. Era sempre vigile e dubitoso.
Pochi attimi e aveva cambiato tono di voce, ideali, volto.
Sperai che anche Hairos se ne fosse accorto, perché sotto
quel corpo c’era qualcosa d’inquietante, qualcosa di buio.
Le tenebre erano tenute a freno dentro quel recipiente
umano, cosi bello e perfetto, aspettavano solo di esser
liberate. Svoltò proprio prima della fine del corridoio. Svanì
dietro una grossa porta di legno scuro, ma non lo seguii.
Mi fermai proprio davanti ad una grande arcata. Uno strano
vento giungeva da dietro quell’arco colossale. C’era una
grande sala circolare, dal pavimento ricoperto di porpora e
dalle pareti ornate dall’argenteo scintillare di cento spade.
Quel gran incontro di spade, attirò la mia attenzione. Sotto
ogni spada vi era il nome del proprietario. Erano tutte
stupende, dalla lama sottile, larga, flessibili, rigide,
appuntite, stondate, dal manico di metallo, di pelle, ornato
di gioielli, di piume, di pelliccia. Quella era la storia della
casata di Sirio. La storia del reame del fuoco. Girai tutta la
stanza, era immensa, ricavata da una delle torri. Vidi che
quella di Sirio mancava, ebbi un sussulto. Un forte vento mi
scompigliò i capelli. Dal soffitto entrava l’aria da fuori, vi era
un buco, come un immenso abbaino, aveva la forma di una
stella. Ma non so dire quante punte avesse. Passai la mano
sul posto vuoto della parete, il nome di Sirio era stato scritto
di fresco, accanto vi era quello del padre. “Famiglia Willow,
~ 303 ~
secondo figlio” si leggeva sotto al nome. Improvvisamente,
nel silenzio più assoluto, qualcosa tagliò l’aria. Sentii una
vibrazione metallica nelle orecchie, poi una ciocca d’orata
cadde per terra. Mi toccai subito i capelli. Specchiandomi in
una lama, vidi, poco sorpreso, la sagoma di Sirio alle mie
spalle. Nonostante sapessi che il suo gesto era volontario, lo
avvertii ugualmente :”Fate più attenzione con la vostra
spada, c’è in gioco la mia testa.” Scherzai, voltandomi.
“Perdonami.” Un sorriso maligno si scolpì sul suo viso. Lo
guardai con sfida, volevo proprio vedere cos’aveva in mente.
“Brutta bestia la gelosia, non vi pare?” chiese arrogante.
“Sì, l’importante è trovarsi dalla parte giusta.” Commentai
alzando le spalle. Scosse i ciuffi di capelli dal viso e mi
guardò con odio. “Come fate ad esserne così sicuro?
Insomma, non è detto che voi vi troviate dalla parte giusta.”
Le sue parole celavano una grossa verità, da cui Eric aveva
cercato di mettermi in guardia. “Neppure voi state dalla
parte giusta, chi ve lo dice …?” iniziammo a girare nel
mezzo della stanza, la sua spada non schiodava la lama dal
mio petto nemmeno per un istante. “Sai Seth, io ho cercato di
dirtelo nel modo più ragionevole possibile, ma non vuoi
proprio capire … perciò, sarò costretto ad ucciderti.” Si
guardò per un attimo le mani pulitissime, poi, come un
fulmine mi avvertì della mia morte imminente. Rimasi
sorpreso dalla sua velocità, non mi ero curato della sua
minaccia, ma di ciò che voleva dire. Cos’era successo a Violet
mentre era con lui? E se avesse avuto ragione Eric?
Mentre si dimenava come un matto per colpirmi, mi
trascinai fino alla parete e presi la prima spada che mi capitò
sottomano. Con un fendente poderoso, lo feci sobbalzare
all’indietro. Ero riuscito a respingerlo con un colpo pulito e
diretto, senza nemmeno pensarci. In quel momento mi sentii
~ 304 ~
avvolgere da un immensa energia, un calore avvolgente e
luminoso come quello del sole. Scattavamo e ci tenevamo
testa, ogni mossa era speculare a quella dell’avversario, ci
anticipavamo sincronicamente. In lui c’erano rabbia e
aggressività, in me coraggio e voglia di verità. Quella lotta
mi sembrò eterna. Le due lame vibravano e schioccavano in
maniera differente, nelle orecchie non avevo altro che quei
suoni di battaglia. “Rispondetemi Sirio, come fate ad essere
così sicuro di voi? Sicuro di trovarvi dalla parte giusta?”
ringhiai, con il sudore che scendeva dalla fronte e la gola
secca dall’emozione della risposta. Rise in maniera orribile.
“La vostra morte, mio caro Seth, sarà solo un modo per
avvicinarmi a lei. Tutti credono agli incidenti, alle fatalità, ora
più che mai. Così la bella Violet mi donerà il suo cuore, e la
sua anima…” la sua voce si incupì, qualcosa cambiò anche
nel suo volto. Vidi il suo corpo trasformarsi piano piano,
dalla punta dei piedi all’ultimo capello. Divenne un ragazzo
mostruoso, per niente simile al vero Sirio. Il volto scavato e
pallido, i capelli corvini, e quegli occhi maligni e ghiacciati.
“Sai caro Seth, non c’è anima più buona di una anima pura.
Ed io sono qui per questo!” capii che quello non era Sirio, un
mostro si era impossessato del suo corpo, della sua anima.
Un ragazzo buio e maligno, dai lineamenti duri e la pelle
chiarissima. Era un demone, li male in persona. Mi difesi
abilmente dai suoi colpi, ma la spada iniziava a pesare e la
gambe vacillavano dall’emozione. Lo guardai con odio.
“Mostro! Chi sei veramente! Parla!” gridai.
“Non parlerò finché il tuo corpo non sarà stato divorato da
queste stesse labbra e il tuo cuore verrà messo in bella
mostra davanti a tutta Kiruwah, affinché tutti possano
vedere quanto sono feroce e potente! …” ringhiò
freddamente “…tu non sai chi hai di fronte ragazzo mio!”
~ 305 ~
sussurrò. Schivai un suo attacco laterale saltando al centro
della stanza, non mi intimoriva, volevo solo che avesse ciò
che si meritava. Un lampo di genio mi fulminò, ero
sicurissimo di averlo già visto. La metamorfosi che lo aveva
svelato, mi aveva lasciato perplesso, ma in lui c’era
sicuramente qualcosa di familiare.
Con gli occhi sgranati, e il cuore che andava a mille,
l’additai… era lui, sì ne ero certo.
“Tu! Miserabile cane! Torna subito da dove sei venuto o ti
farò rimpiangere d’esserti mostrato al mio cospetto!” quelle
parole sgorgarono cariche di ira e autorità dalla mia bocca,
con la mascella rigida e il pugno stretto alla spada. Sentii il
fuoco ardermi lungo la schiena, ero carico d’energia, sentivo
addosso tutta la rabbia del mondo, la voglia di fare giustizia.
Era come se qualcuno vegliasse sulla mia anima e mi avesse
guidato in ogni movimento. Avevo una gran sicurezza
dentro, nulla poteva spaventarmi, ne farmi tremare. Mi
sentivo nuovo, più consapevole. Mi sentivo un vero Re.
Il nemico si appoggiò all’arcata e rise acido, mi guardò
sprezzante, come se non gli importasse niente, si accarezzò i
capelli e con un inchino sussurrò :”Finalmente è arrivato
anche lui! Il guerriero di fuoco. Ammirevole il modo in cui la
provvidenza ha saputo farti scegliere la spada giusta. Ce ne
sono novantanove, inutili, una è quella giusta. Ma quale? La
tua! …” il sarcasmo tinse di sfida la sua bocca viscida.
“Sì, la tua spada è la regina delle fiamme. E’ la forza che arde
dentro di te, tutto quell’amore a tenervi uniti. Altrimenti
saresti solo un piccolo umano che impugna un pezzo di
ferro.” Scoccò un ennesimo fendente che per poco non riuscii
a deviare. Adesso, anche se non era più rabbioso, c’era in lui
una pazzia contorta che mi spaventava. Era calmo ma i suoi
commenti, dai toni maligni, mi dimostravano quanto il suo
~ 306 ~
cuore fosse nero e la sua mente fosse instabile. Aveva una
voce mostruosa.
“Quella spada! La cosa che ti è più cara! Saranno mie! Tu
morirai qui, e verrai ricordato da tutti come un vigliacco!
Lascerò il tuo corpo vicino a quello di Sirio.” La sua risata
tuonò all’interno della stanza. Tremai.
“Cos’hai fatto al Principe?!”
“Non preoccuparti, avevo in mente di ucciderlo con le tue
mani. Dopo aver preso nuovamente le sue sembianze, ti
ucciderò, andrò a liberare Sirio e ucciderò anche lui, ma sarai
tu a farlo e tutti mi vedranno e ti odieranno. Tornerò qui e
Violet troverà il tuo cadavere, mentre io svanirò senza
lasciare traccia. Penseranno ad un suicidio o ad una
vendetta, che importa! Tu morirai, ed io avrò le due armi più
potenti di questo mondo. Violet e la sua anima e la tua
spada!” piagnucolò come se stesse recitando in un grande
teatro.
“Non ti sembra un ottimo piano?!” chiese freddo, con un
accattivante sorriso che si accese perfidamente sul suo volto.
La rabbia iniziò a farsi più forte, mi sentii il fuoco tra le
mani. Gridai con tutta la forza che avevo, sentii le gambe
rigide e forti, uno scatto mi portò proprio davanti a lui e con
un abile colpo di spada lo pietrificai. Sul suo zigomo
perfetto, si aprì una ferità. Una linea perfetta che lo tagliava
da destra a sinistra. Gli sorrisi audacemente. Mi guardò
stizzito e impaurito, la paura lo trafisse. Non si aspettava
niente del genere. Pesanti passi riempirono l’aria, qualcuno
si stava avvicinando. Hairos, accompagnato dai due principi
e dai ragazzi, era venuto in mio aiuto. Prima che potessero
varcare la soglia, il mostro aveva già cambiato aspetto e con
uno scatto mi buttò a terra, per poi svanire. Quando mi
~ 307 ~
rialzai, ricordavo la battaglia, ma non ricordavo l’aspetto del
mio sfidante, ciò che mi aveva detto e come si era conclusa.
Felicemente, mi rendevo conto di esser tra le braccia della
mia carissima Violet. Era nel panico, gridava e si dimenava,
impartiva ordini agli altri, io la guardavo sereno, appoggiato
sulle sue ginocchia. Non ero del tutto in me, ma appena le
passai una mano sulla guancia, si placò. Per un istante
trattenne il fiato e sorrise morbidamente, lasciando che le
domande su cosa fosse successo scivolassero via,
abbandonandosi alla consapevolezza che ero ancora lì, al
suo fianco.
20 Sconvolto
Quello stesso pomeriggio partimmo per Ruzgar. Sirio era
stato imprigionato nella sua stanza, per fortuna Eric si era
accorto della troppa ospitalità ed il cinismo dell’ amico e
l’aveva riferito ad Hairos, entrambi avevano capito che
qualcosa non andava così, dopo esserci riuniti, andammo
nella sala delle spade dove trovai Seth sfinito. Mi parlò di
uno scontro, di un ragazzo maligno e ostile che voleva
ucciderlo, poi il nulla. Non ricordava il perché, tantomeno
come fosse fatto il viso del ragazzo. Anche Sirio non
ricordava nulla di quello spiacevole incidente, ma si rallegrò
quando Seth gli mostrò la spada di Eustace. Finalmente
l’avevamo trovata, adesso anche il potere indomabile del
fuoco era stato risvegliato.
~ 308 ~
Mentre Seth si riposava nel suo letto, con la spada tra le
mani, io me ne stavo seduta sul parapetto della nave a
scrutare l’orizzonte. Sirio era rimasto a palazzo, aveva
convocato il padre, bisognava mettere in sicurezza tutto il
pregno del fuoco. Adesso sapevamo per certo che nessuno
era al sicuro da Drake , che poteva essere ovunque. Hairos
aveva fatto chiamare un élite di Draghi Guardinghi (anche
detti Sorveglia anime) per proteggere il palazzo di Sirio. Loro
avrebbero avvertito qualsiasi aura maligna, anche la più
nascosta, e si sarebbero buttati sul nemico senza timore. In
quei due giorni di navigazione, Seth dormì come un giro,
aveva bisogno di molte energie. Hairos mi spiegò che il
fuoco era uno degli elementi più impegnativi e
incontrollabili, sarebbero servite il doppio delle energie a
Seth per usare quella spada. Eric si spostava senza posa per
tutta la nave, con una lunga spada tenuta saldamente alla
vita. La lama strascicava per terra molto rumorosamente.
Era sempre in allerta e spesso si fermava da Seth per
assicurarsi che stesse bene, dopo qualche minuto riprendeva
la sua marcia. Lo vidi molto turbato, scosso direi. Intanto
Will e Tess divennero più inseparabili di prima, c’era
qualcosa in loro che mi era sfuggito. Will aveva occhi solo
per lei, la guardava mentre accarezzava con la punta delle
dita i pugnali. Sembrava che non riuscisse a vedere altro.
L’ultimo giorno in mare, la nave iniziò ad oscillare in modo
sempre più violento, io non lo sentivo nemmeno. Gli ululati
del vento tra le vele, l’aria salmastra che mi corrodeva la
pelle, la spuma di mare che saliva fino al ponte, tutto mi
sembrava così normale come se fosse parte di me. Mentre la
nave sbandava e si piegava sotto ai cavalloni carichi d’ira
che s’abbattevano sulla prua, ero l’unica persona in grado di
mantenere un equilibrio perfetto. Come se l’acqua mi
~ 309 ~
guidasse. Il resto della mia vita sarebbe stato così? Non avrei
più avuto il mal di mare, e sarei stata capace di nuotare e di
non aver paura dell’acqua?! Mi sembrava stranissimo, e un
po’ mi spaventava. Le cose che duravano in eterno mi
facevano paura, come quella piccolissima cicatrice sul
polpastrello del dito indice che mi feci giocando con mio
fratello Simon. Quella cicatrice invisibile mi terrorizzò.
Sarebbe stata parte di me fino alla fine dei miei giorni. Ecco
la cosa che mi spaventava di più, il cambiamento. Un
cambiamento irrimediabile e che sarebbe durato per sempre.
“Ciao Violet. Cosa ti spaventa così tanto?” la voce, più
malinconica di sempre, di Eric mi fece sussultare.
Si era seduto vicino a me, con il vento che gli scompigliava i
capelli scuri, mentre Hairos lottava assieme alla ciurma
contro il mare e il vento. Mi guardò pensieroso.
“Niente, pensavo all’acqua.” Borbottai a testa bassa.
“Non sarà così per sempre. Quando anche l’ultimo seguace
di Drake
cadrà, tutto tornerà normale. Avrai paura
dell’acqua, ti verrà il mal di mare e non sarai più in grado di
produrre ghiaccio a tuo piacimento.” Sorrise, vedendo che
mi toccavo le punte delle dita.
“Ma non mi mancherà tutto questo?” sospirai.
“Forse sì, forse no. È una cosa tua, io posso solo dirti che ci
mancherete molto tutti quanti. Siete gli unici umani degni di
vivere in questo paradiso. Cuori puri, anime valorose, io mi
inchino difronte a tutti voi.”
“Grazie Eric. Sì credo proprio che mi mancherete.” Sospirai.
“Non c’è fretta piccola Violet. Per sconfiggere il nemico ci
vorranno anni e anni.” Rise “Mi dispiace ma ci vedremo
spesso” Mi guardò come se non gli importasse di niente,
come se tutto fosse passato, senza nemmeno una
preoccupazione. Una beata serenità si scolpì sul viso gioviale
~ 310 ~
di quel principe bambino. Scrutando l’orizzonte con
attenzione, si riusciva a vedere una leggera foschia. Doveva
essere la zona rossa, ovvero, la zona in cui il potere della
principessa del vento era più forte.
“..Aida..” sospirò Eric, con la schiena ricurva sull’esterno,
quasi il vento lo reggesse. “Era Incantevole …”
Le sue poche parole si persero nel lieve vento, che le
trasportò dentro al mio cuore. Lui le voleva un bene
incredibile, si sentiva benissimo quant’era delicato, intimo e
incompreso. Tutti sapevano ma in modo molto leggero,
nessuno azzardava mai una parola sulla brutta vicenda che
colpì lui e la bella principessa, nemmeno Sirio si era mai
burlato di Eric e quell’argomento. Però a lui non sembrava
pesare, lui non dava sfoggio né di frustrazione né di paura o
rabbia, respirava a fondo e stringeva la sua spada in
continua attesa di rivederla. Lo guardai un istante. Era volto
verso il mare con i capelli trasportati dal vento, ricurvo sul
suo mazzo di carte. Un timido sorriso gli dipinse il volto
quando la brezza l’accarezzò. Credo che in qualche modo si
sentisse vicino ad Aida, la principessa dell’isola del Vento.
Sapeva in cuor suo, che lei non sarebbe mai stata in grado di
odiarlo veramente.
Intanto, Tess e William, al sicuro da occhi indiscreti, si erano
dati appuntamento nella grande dispensa, che occupava la
parte più bassa dello scafo della nave …
“Ah! Will è buio qui! Scommetto che se accendessi la luce
morirei di paura, chissà che bestiacce si annidano tra le
tavole di legno e le casse.” Si lamentò Tess.
“Naaah! Non credo che ci sia qualche bestia in grado di farti
paura, tu puoi sempre friggerla con quei cosi.” Disse,
~ 311 ~
alludendo ai pugnali. Lei sorrise, fu uno dei suoi sorrisi
migliori, quei sorrisi capaci di illuminare anche la giornata
più grigia, l’anima più buia, la notte più nera. Will la cercò
nel buio di quell’umido nascondiglio freddo, appena toccò la
pelle liscia e morbida del viso di Tess, gli parve di riuscire a
vederla. “Sei bellissima” sussurrò piano, avvicinandosi a lei.
“Will! Ma se nemmeno mi vedi!” quelle parole la sorpresero
a tal punto da disorientarla. Si lasciò avvolgere
dall’abbraccio dell’amico.
“Non ti sto guardando con gli occhi. Ti guardo con il cuore
Tess. Non vedo le tue imperfezioni, non vedo i tuoi difetti,
non vedo per non vedere, ma non li vedo perché gli accetto.
Io ho sempre accettato ogni cosa di te.” Sussurrò, con il
cuore che tentava di uscire dalla gabbia di semplicità e
riservatezza, in cui era stato nascosto al mondo intero.
“Ho capito. Ho capito tutto…” bisbigliò Tess, con una dolce
risata che accompagnava ogni singola sillaba.
“Perfetto … cioè, ehm … così non devo dire che ..” balbettò
Will, mangiato dall’imbarazzo.
“Guardami.” Tess alzò il dito indice, e una scintilla si posò
su di esso. La luce brillante della scintilla permise a Will di
specchiarsi negli occhi ambrati di Tess.
“Guardami. Abbracciami. Amami.” Tess si strinse a Will,
tremante d’emozione. “Will, non voglio nient’altro da te. Lo
sai, a me basterebbe che ti accontentassi del mio aspetto,
perché so anch’io che non ho nient’altro da offrire ..”
“Invece no, mi sono accontentato del tuo carattere
intrattabile, testardo, pieno di pretese, instancabile. Io voglio
questo, non mi importa niente di come appari …” e in quel
istante, sembrò che il cielo si potesse toccare. Due mondi del
tutto estranei e diversi, si fusero. Un bacio, un unico e
semplicissimo bacio, bastò a rendere la vita di Tess
~ 312 ~
veramente spensierata e quella di William meno sola e
razionale. Entrambi, per la prima volta, si sentirono
veramente a casa, riparati e tenuti al sicuro dalle loro
differenze, nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che era
successo. Dopotutto erano gli opposti di uno stesso
universo ..adesso completo.
“Chiudi gli occhi..” sussurrò calda Tess.
Quando gli occhi di William si chiusero, attorno a loro
iniziarono a scintillare fasci di luce di mille colori.
“Fuochi artificiali fatti in casa .. non sapevo d’esserne
capace.” Commentò sarcastica Tess, facendo riaprire gli
occhi a William, che rimase col fiato sospeso. “è bellissimo”.
“Lo so. Perché è ciò che sento in questo preciso istante.”
Sussurrò con delicatezza lei. Si abbracciarono per una
seconda volta, lasciando che quei colori brillanti li
avvolgessero, riparandoli dal buio delle tenebre. Erano al
sicuro lì, l’uno tra le braccia dell’altro, dove niente poteva
sfuggire al loro controllo e dove nessuno poteva vederli.
Quando Seth si svegliò era carico d’energia, e la nave
oscillava a destra e a manca come se fosse un flipper
impazzito. “Prendi quella cima !! ..” “..attenti alle vele!”
“Il timone figliolo! Il timone!! ..” intanto sul ponte era
scoppiata una vera guerra contro il mare. Seth si rigirò nel
letto senza preoccuparsene, era assonnato e si sentiva duro
come una roccia, credette di aver perso l’uso del corpo.
“Violet presto !... abbiamo bisogno di te!”
“Lo so, lo so Hairos! Ma non ci riesco!!”
Le grida di Hairos e Violet lo fecero scattare in piedi, stava
succedendo qualcosa di veramente terribile.
“Ah! … maledizione Caren! Perché non ci riesco!?”
~ 313 ~
“Non preoccuparti … “
“No! Eric! Qui ci sete in gioco tutti voi, non posso …”
Poi ci fu un rombo bagnato e salmastro, uno scroscio
intenso. Un enorme onda si abbatté sul ponte della nave,
Seth vide l’acqua di mare filtrare da sotto la porta. Una
scossa intensa l’attraversò dalla punta del capo fino alla
pianta dei piedi. Si contorse violentemente, gridando, e
ricadde sul pavimento bagnato. Stranamente, si sentiva
meglio di prima, scosse la testa rialzandosi e prese la spada.
Uscì subito sul ponte, erano già tutti lì. Quando mi vide ebbe
un sussulto. Me ne stavo in piedi sulla polena, con le mani
tenevo a bada le onde meno intense, come fossero dei cani.
Le gocce d’acqua mi si posavano sulla fronte come sudore, la
pelle era ormai impregnata di sale, ed i capelli ondeggiavano
ribelli al vento, indomabili come il mare, colpendomi come
fruste ogni qualvolta tentavo di girarmi. Peter si era fatto
coraggioso, mi teneva saldamente, come fossi una
marionetta. Robuste piante filamentose, simili a liane, si
erano strette attorno alle mie caviglie e ai fianchi, se fossi
caduta in acqua Peter mi avrebbe tirata su in un lampo.
I miei compagni e il resto dell’equipaggio cercavano di
tenersi sulla nave, reggendosi a qualunque cosa.
“Che sta succedendo?” gridò allarmato Seth.
“Seth! Non dovevi venire qui! Siamo in piena tempesta!”
Spiegò Hairos, cercando di raggiungerlo. “Le abilità di
Violet .. credevo fosse in grado di placare in parte il mare
ma … è peggio di quanto credessi.” Spiegò pensieroso.
Seth si mise da parte e guardò cupo le onde che
s’infrangevano su di noi, stava cercando una soluzione. Poi,
mentre una grossa onda si abbatteva lateralmente su di me e
sulla nave, facendo avanzare Peter di qualche passo, un
~ 314 ~
lampo di genio colpì Seth. Iniziò a correre verso di me poi
gridò :”Violet! Violet! Congela la superfice del mare!”
“Congelarla?! Sei impazzito! Il Mare, è chiamato tale perché
è immenso, come faccio a congelarlo!”
“Non tutto tutto! Solo il pezzo che ci serve per superare
questo tratto indenni.”
“Va bene! Ci proverò!” strinsi i denti e mi buttai. Ciò che
Seth mi chiedeva di fare era più grande di me.
Le onde imperversavano senza fermarsi un attimo, raccolsi
le energie e mi buttai. “Violet! Ma cosa faaaaii!” gridò Peter,
trascinato fin sopra la polena mentre cercava di tenermi.
“Vai Violet!” Gridò speranzoso Seth.
Sott’acqua tutto sembrava calmo, vedevo le onde piegarsi
sopra la mia testa, non vi era nemmeno un pesciolino a farmi
compagnia. Muovevo le braccia e le gambe per tenermi
sott’acqua, poi quando mi sentii pronta iniziai a congelare
tutto. Vidi i primi rametti ghiacciati spandersi sull’acqua,
stava funzionando. Da quelle piccole vene gelate si passò ad
una grande diramazione che iniziò a congelare qualsiasi cosa
toccasse, si spinse in superfice, vidi il mare appiattirsi di
colpo. Una poderosa forza mi tirò in superfice.
“Peter!” commentai stupefatta. Mi aveva tirata su tutto da
solo, era fenomenale. “Mi stupisco anche io!” rise.
Ero ancora penzoloni fuori dalla nave, il mare era diventato
uno spettacolo stupendo. Tutto era congelato e biancastro.
Le onde avevano mantenuto la loro piega. Poteva diventare
una grandissima pista di pattinaggio. Riuscirono a farmi
rimontare sulla nave, Hairos mi guardava ancora sconsolato.
“E adesso come avanziamo? Seth hai avuto proprio una
bella idea, sì.” Bofonchiò. “Tranquillo. Ci pensiamo noi!” lo
rassicurò lui, lanciandomi un occhiata fulminante.
“Prendi il cerchio!” gridò.
~ 315 ~
“Sì e ma …” senza lasciarmi parlare, lui e Tess mi presero
per i polsi e si lanciarono giù dalla nave.
“Correte ragazzi!” ci gridò Peter, con l’arco già carico.
Seth e Tess iniziarono a correre e scivolare sul ghiaccio,
tagliando e spezzandolo in più punti. “Muoviti Violet,
oppure Peter farà saltare in aria anche te!” mi avvertì Tess,
piroettandomi davanti. “Cosa!?” non capii cosa volesse dire.
“Vieni!” ridacchiò Seth. “Vai Peter siamo pronti!” al via di
Seth, vidi una pioggia di frecce conficcarsi nei punti in cui
era stato fratturato il ghiaccio. Enormi pezzi di ghiaccio si
staccarono dalla superfice del mare, che sotto era ancora allo
stato liquido, e vennero scaraventati via. Peter li aveva tenuti
saldamente come aveva fatto con me, poi li aveva lasciati
cadere via, lontano, sulla parte di mare che ancora era
congelata. Una strada fatta d’acqua si aprì davanti alla
Stardust.
“Siete
geniali,
complimenti.”
Mormorai,
guardando con stupore ciò che erano diventati i miei amici.
Tess e Seth avevano spaccato un immensa lastra di ghiaccio
con le loro armi, una spada e due pugnali, che mai si
sarebbero immaginati di poter tenere tra le mani.
Una bufera di ghiaccio e neve faceva trasparire in
lontananza quella che doveva essere l’isola della bella Aida.
Quando ci fecero ritornare sulla nave, tutti erano indaffarati
a riparare i danni dell’acqua, il ghiaccio si sbriciolava come
panna al nostro passaggio. Eric puntava con lo sguardo oltre
l’orizzonte, pensieroso ma felice. Seth si era appoggiato
all’albero maestro e si era lasciato cadere a terra, pareva
fosse molto stanco, Hairos gli si avvicinò. Gli avrà dato
sicuramente delle scaglie di drago, pensai rabbrividendo,
avevano un saporaccio. Il vento era ancora forte e freddo, nel
cielo non si vedeva più nemmeno una goccia d’azzurro, era
tutto nero e cupo, solo il sole si mostrava timido dietro ad
~ 316 ~
alcune montagne di un isola vicina. Caren mi raggiunse sul
ponte, avvertii qualcosa che mi turbò molto. C’era qualcosa
nell’aria che non tornava, ero certa che Aida c’avesse sentiti.
Come una fitta lancinante al petto, poi spalancai gli occhi e
scaraventai via Caren. Un pezzo di ghiaccio, grande
abbastanza da uccidere qualcuno. Eric scattò subito verso di
noi, seguito da Seth. Il pezzo di ghiaccio si era conficcato a
pochi passi tra me e Caren, aveva trapassato la
pavimentazione in legno.
“Che diamine è successo?”
“Non lo so Eric! Ho sentito come una scossa, qualcosa ha
tremato dentro di me, poi ho avuto l’impulso di allontanare
Caren e dal cielo è piombato questo coso!” gridai spaventata.
“Ok, calmati però!” mi rassicurò Seth.
“Grazie comunque Violet, a quest’ora ci sarei io al posto del
pavimento.”
“Non lo pensare nemmeno! È terribile, cosa dobbiamo fare?”
“Non lo so Violet, ma Aida sa che siamo qui e non tarderà a
farsi sentire di nuovo.” Eric era scioccato, lo vidi dal suo viso
teso e dai suoi occhi tremanti.
Una voce autoritaria, grave e tremante, ci spiazzò.
“State pronti signori miei ..” Hairos guardava la ciurma
dall’alto della nave. “.. La Principessa s’è svegliata .. che la
festa abbia inizio!” ringhiò al cielo. La guerra era aperta.
“Un campo minato si apre di fronte a noi. Pilastri di ghiaccio
pioveranno dal cielo, vento e acqua si scaglieranno contro
questa nave, campi di forza pronti a farci balzare via. Siete
pronti per tutto questo?” sul muso di Hairos comparve un
ghigno che lasciò scoperti i denti.
“Sì, sono con te.” Sussurrò Eric, tenendo saldamente la
spada. “Siamo con te!” lo corresse Seth, gridando.
~ 317 ~
Hairos sorrise. Un enorme pezzo di ghiaccio venne scagliato
proprio alle sue spalle ..
Sì voltò di scatto, lo aveva ad un palmo dal naso …
Una nube rossastra li avvolse ..
Ci fu uno scoppiettio di fiamme … poi il nulla, solo il freddo
silenzio del ghiaccio …
Con il suo soffio di fuoco aveva disintegrato il ghiaccio, non
vi era nemmeno acqua, era evaporato. Non aveva lasciato la
minima traccia.
In un attimo tutto si fece più chiaro, mi sentii unita, tutt’uno
con i miei compagni. Era un segno, stavo crescendo e
prendendo piena consapevolezza di ciò che eravamo e che
saremo diventati tutti quanti. Era una bella sfida, da
affrontare assieme …
Eric mi guardò e sorrise. Aveva capito tutto, come sempre.
Ognuno si mise al proprio posto. Con il cerchio ben saldo tra
le mani, di fronte mi si pose Seth. “Ti proteggerò. Tu sei
l’anima del gruppo, l’unica cosa che ci tiene assieme.
Senz’acqua non ci sarebbe vita. Viviamo solo grazie a te.”
Le sue parole mi caddero addosso come macigni. Non me ne
resi nemmeno conto che subito una pioggia di ghiaccio si
abbatté su di noi. Vidi polvere ghiacciata spandersi nell’aria
come batuffoli di cotone. Seth ed Eric tagliavano e
trafiggevano qualsiasi cosa.
“Non te ne starai a guardare!” rise Hairos.
“Certo che no!” gridai, corsi sulla polena e da li spiccai il
volo, con un salto aggraziato ma poderoso, mi schiantai
contro una lastra enorme, spessa e durissima, che avrebbe
travolto il ponte della nave. Sentii gli altri ai miei fianchi.
~ 318 ~
Con un colpo l’abbattemmo, pezzi di ghiaccio finirono in
mare, sprofondando nel blu tetro dell’acqua.
Il ghiaccio sfrecciava come una tempesta di meteore attorno
alla nave, che ogni tanto si inclinava o traballava ma senza
subire danni. Mentre la nave era sotto attacco e noi
tentavamo il possibile per farla rimanere indenne, una palla
di luce comparve sulla superfice dell’acqua…
“Un campo di forza!”
“Oh Dannazione …!”
Un forte boato, poi schegge e grida in ogni dove.
Qualcosa aveva sfiorato la sfera lucente, che sembrava fatta
di filamenti d’elettricità.
Quando mi tirai su , vidi uno spettacolo unico … rabbrividii.
In ogni parte, sotto, sopra all’oceano, nel cielo, sul ghiaccio,
vi erano sfere di luce. “Cosa facciamo!?” Seth guardò Hairos
con il terrore stampato in faccia, il drago ricambiò lo
sguardo. Tess lasciò il suo posto accanto a Will e corse verso
il parapetto. "Cosa fai Tess!!?” tentai di fermarla.
“Io posso respingere quei campi …”
“E come?”
“.. imploderanno.” Un sorriso, accompagnò il bagliore che
vidi nei suoi occhi. Hairos fermò la nave, ve ne erano anche
sotto essa. “Come facciamo con quelli che sono sott’acqua?
Appena la nave ne toccherà uno .. sarà la fine.” Borbottò
William, atterrato dalla paura. Hairos mi si avvicinò molto
lentamente. “Violet, lo so, tu hai già fatto tanto … ma adesso
mi servi più di prima ..” il suo sguardo mi disse tutto.
“Sì. Andrò io, sott’acqua danno molti più problemi.” Lo
interruppi, un sorriso lo illuminò.
“Allora, andiamo ragazzi!” prese in groppa Tess e la portò
per tutta la superfice ghiacciata, le esplosioni causarono solo
~ 319 ~
dei violenti spostamenti d’aria. Raggiunsi il parapetto e
guardai di sotto, vedevo già il bagliore di uno di quei cosi.
Mentre scrutavo la superfice dell’oceano, cercando conforto
nelle onde che si increspavano lentamente sotto i miei occhi,
uno sciabordare d’acqua seguito da degli schizzi mi
disincantò. “Vieni! Starò con te!” Seth si era buttato in mare,
mi avrebbe fatto compagnia, dato conforto, durante la lunga
e delicata operazione che andavo a compiere.
Diedi un ultimo sguardo di saluto a Caren, William e Peter,
poi saltai in acqua anch’io, Hairos e Tess erano lontani dalla
nave, non si vedevano più.
Ci immergemmo subito, avrei dovuto congelare il braccio,
metterlo all’interno della sfera con molta calma e poi,
aprendo la mano, il ghiaccio si sarebbe espanso al suo
interno rendendola inoffensiva e distruttibile (quelli con cui
avemmo a che fare non erano veri e propri campi di forza,
ma qualcosa di molto simile, che ancora oggi non so spiegare
e che mai avevo visto prima in nessun libro di scienze).
Nuotammo per qualche metro sotto la superfice marina, ne
trovai subito un paio, molto vicini alla nave. Seth mi prese
per mano e mi guidò fino ad uno dei due. “Non temere”
Era ciò che mi dissero i suoi occhi. Gli strinsi la mano molto
forte, mentre sentivo che l’altra si stava raffreddando.
Avvicinai la mano alla sfera, emanava una forte luce e un
intenso calore, stavo stritolando la mano a Seth. Lentamente
feci entrare la punta delle dita, non sentivo assolutamente
niente ma il minimo scatto avrebbe fatto saltare tutto.
L’intera mano entrò nella sfera, inclinai il polso e aprii la
mano. Sentii un forte gelo penetrarmi nelle dita e poi uscirvi.
Vidi la luce spegnersi poco a poco, poi smise di emettere
calore. Seth mi prese per un braccio e mi tirò via, la sfera si
ruppe come un vaso di cristallo. Non c’era tempo da
~ 320 ~
perdere. Salimmo in superfice a prendere aria molte volte,
con il braccio sempre semi paralizzato, riuscii a distruggere
quasi tutti i campi di forza che si trovavano lungo il tragitto
della nave. Quando ci fecero salire a bordo, Seth si asciugò
immediatamente, invece il mio braccio iniziò a scongelarsi
con fatica molto lentamente. Il braccio destro mi era
diventato quasi blu, se non viola scuro. Anche Tess ed
Hairos tornarono a bordo. La minaccia era stata sventata, e
c’eravamo avvicinati all’isola del vento in pochissimo tempo.
Il cielo continuava ad esser nero e buio, sembrava dovesse
cadere da un momento all’altro, iniziai a tremare.
Tess mi diede uno sguardo fugace, poi indirizzò un pugnale
al cielo e lo colpì con una scarica di fulmini. Si sentì un forte
brontolio poi le nuvole iniziarono a diradarsi e i primi raggi
di sole penetrarono illuminando la nave.
Seth mi prese per mano (per la mano viola). Iniziai a sentire
la pelle e le dita, poi uno strano battito nelle vene, il sangue
era tornato a fluire. Riprese quasi subito il suo colore
naturale. Riuscii a piegare le dita, strinsi la mano di Seth.
Adesso la sentivo, era calda e morbida come sempre.
Così, sotto al dolcissimo tepore del sole, che si stava creando
un varco tra le nubi nere e minacciose, io e Seth ci sedemmo
sul pavimento. Lui continuava a tastarmi il braccio
congelato, Hairos mi aveva avvertita che non tutto il braccio
era tornato normale, potevano esserci piccoli tendini o parti
ossee ancora gelate. Le acque del mare si placarono, e anche
il ghiaccio si assottigliò sbriciolandosi man mano ci
avvicinavamo alla costa. Eric era tranquillo, si riposò un
attimo all’ombra delle vele, in questa zona le temperature
erano spesso mediterranee, si stava bene sotto al caldo sole.
Peter ripose le sue frecce nella faretra con cura, Tess guardò i
pugnali con emozione, era fiera di sé, s’appoggiò al
~ 321 ~
parapetto e respirò a pieni polmoni l’aria fresca e frizzante
del mare, Will gli si avvicinò come stregato.
Il sole, così simile a quello primaverile, riscaldava senza
bruciare, e un vento fine e carico d’odori rinfrescò l’aria.
Tutto sembrò così leggero. Hairos riprese a timonare con
serenità, sembrava che il pericolo fosse lontano, dopotutto
eravamo riusciti a cavarcela senza troppi danni.
Guardai Seth, quanta cura aveva messo nel farmi tornare il
braccio normale, non me lo sarei aspettato da lui .. infondo
non era più come prima.
“è splendido..” sussurrò, con lo sguardo sull’orizzonte.
“Cosa?”
“Il cielo. Dopo la pioggia, dopo la tempesta, l’aria e il cielo
hanno quell’aspetto, quel sapore cristallino e penetrante. Mi
sento tre metri dal suolo, è bellissimo.”
“Già … adoro quando piove a casa. In camera mia si sentono
tutte le goccioline d’acqua che mormorano tra le tegole del
tetto. Meraviglioso.” Sospirai, pensando a casa.
Quando terminai la frase, Seth non c’era già più. Lo vidi
allontanarsi con la spada in mano. Qualcosa di indescrivibile
mi colpì al petto, avrei voluto fermarlo, non volevo che
andasse via. Eric alzò lo sguardò e lo posò su di me, sospirò,
come se mi capisse. Gli sorrisi amaramente e mi sporsi dalla
nave per vedere se eravamo arrivati.
All’orizzonte si scorgevano già delle alte torri di marmo
bianco, splendevano sotto la luce d’oro del sole. Vidi Eric
scattare in piedi, sembrava che dovesse andare da qualche
parte ma s’arrestò subito e rimase, come incantato, ad
osservare i lineamenti dell’isola, che si facevano sempre più
definiti. Sospirò, poi con passo svelto andò da Hairos.
~ 322 ~
Dopo poco, ci raccogliemmo tutti sul ponte. La Stardust era
pronta per levare l’ancora. Buttai un rapido sguardo al mare.
Era cristallino, quasi verde smeraldo. Brillava proprio come
una gemma preziosa. L’isola era per lo più collinare, piena
d’alberi simili a pini marittimi e a comunissimi salici.
C’erano strade sterrate o ricoperte di sassetti tondi e bianchi,
ai fianchi dei paeselli di collina, vi erano dei ruscelli, che
scendevano con le loro acque cristalline dal monte roccioso e
levigato dal vento sul quale si trovava il castello dalle mura
di marmo della principessa Aida.
Ci avvicinammo alla costa, l’acqua in prossimità della
spiaggia era molto bassa, quando scendemmo dalla nave,
camminammo per qualche metro con l’acqua alle caviglie.
Pesciolini dai colori vivaci, ci sfioravano la pelle.
Tirava un vento fresco ma delicatissimo.
“Direi di dirigerci al castello il più velocemente possibile.”
Hairos si buttò in un boschetto vicino alla costa.
“Seguitemi!” gridò.
Lo seguimmo a perdi fiato dentro al bosco, poi su per una
collina, attraverso un villaggio e su un'altra collina.
“Ti prego fermiamoci qui.” Ansimò William, esausto.
Eric rimase con gli occhi sgranati. Dopo la collina, vi era una
zona molto nebbiosa, mi incuriosì molto.
“Hairos, è quello che credo che sia?!”
“Oh, sì Eric, è anche peggio…”
L’isola sembrava che fosse svanita nel nulla, da lì in poi c’era
solo nebbia. Era una nebbia fitta e impenetrabile.
“Che cos’è?” chiese William, riprendendosi dalla corsa.
“Credevo fosse solo una leggenda … ma ..” si interruppe,
con lo sguardo lontano, oltre quella nebbia fittissima.
“.. è un cattura anime.” Finì, distogliendo lo sguardo.
~ 323 ~
“La leggenda vuole che chiunque cada là sotto, non torni più
qua sopra .. nel mondo dei vivi intendo.” Spiegò
amaramente Eric.
“è terribile, come facciamo ad aggirarla?”
“Non si può, si estende per tutta la lunghezza dell’isola.”
“E allora dovremo rischiare di morire?” gridai.
“Sì.” Ammise Eric, con una freddezza non sua.
“L’unico modo per superarla è saltare e prendere bene le
distanze.” Commentò Hairos.
Ci portò vicino alla nebbia, c’era un baratro che la divideva
da noi, poi si intravedeva una parte rocciosa.
“Dobbiamo saltare su quel piano roccioso e stare molto
attenti a dove mettere i piedi. Io non posso volare e portarvi
dall’altra parte, non riesco a vedere nulla con questa nebbia,
sarebbe fin troppo pericoloso”
Ci guardammo tutti un po’ spaventati.
“No, non posso saltare.” Sospirò Caren. La sua voce rotta mi
fece girare di scatto verso di lei.
“Non temere, ci siamo qui noi.” La rassicurai, prendendola
per mano. Tess ci raggiunse. “Andiamo?!” chiese.
“Sì, ci riusciremo. Andiamo.”
Sorrisi a Caren, facemmo qualche passo indietro, e poi ci
lanciammo verso il vuoto bianco e opaco della nebbia.
A metà salto sentii che qualcosa stava andando storto, forse
ero partita male, forse il cerchio ci appesantiva. Così, feci un
ultimo sforzo, le diedi una spinta con il braccio desto e la feci
arrivare sana e salva dall’altra parte. Io, però, mi sentii
scivolare inesorabilmente verso il basso.
“Violet!” sentii gridare dall’alto. Ero scivolata giù, ma il
cerchio si era conficcato nella parete rocciosa, così mi ero
fermata a pochi metri dai piedi dei miei amici.
“Sta lì, vengo a prenderti!” La voce di Caren mi sollevò.
~ 324 ~
Qualche minuto dopo, una freccia di Peter mi passò vicino
alla spalla, andandosi a conficcare contro l’altro lato del
precipizio. Vidi Caren calarsi verso di me, scivolando
aggrappata ad una liana di Peter.
“Non ti preoccupare, ti aiuto io.” Mi disse.
Però, sbilanciandosi troppo, finì per perdere l’equilibrio.
Riuscii a prenderla al volo, e a farla aggrappare al cerchio. Il
suo corpo diede uno strattone al mio e il cerchio andò giù di
qualche metro, ormai il passaggio era troppo stretto per farci
passare Hairos e eravamo troppo in profondità perché
potessero sentirci. Non avevamo scampo.
“Santo Dio! Siamo entrambe appese ad un filo.”
“Hai ragione, dici che moriremo?”
“Probabile, quanto il fatto che non moriremo.”
“Ah, quindi cinquanta e cinquanta ..” mormorai.
“Che bello, uccise dalla nebbia assassina.” Mormorò.
Eravamo avvolte dalla nebbia, con i piedi nel vuoto,
aggrappate al cerchio. Non si sentiva alcun suono provenire
dall’alto, era strano e decisamente deprimente.
“Ti ricordi quando per la prima volta venni a casa tua?”
“Oh ma certo Violet..” rise.
“Non ho mai visto una casa così bella!” gridammo assieme.
“Hey, del resto io vivo in una casa di campagna, non come la
tua. La mia era una vita semplice prima che arrivassi tu.”
“Già .. una vita semplice spezzata dal caos di una disadattata
segregata in un enorme prigione di cemento che i mei
genitori chiamano casa.”
“Su non essere così drammatica, per essere una prigione ha
tutto ciò che si può desiderare.”
“Forse hai ragione.. se i mei non mi avessero tenuta sotto
prigionia per tutti questi anni .. non sarei riuscita ad
~ 325 ~
apprezzare le piccole cose che mi hai insegnato …” mormorò
con gli occhi bassi.
“Ah, come la fuga dalla finestra .. i Turner fanno questo ed
altro dal novecento.” Scherzai.
“Che bello, sto per morire .. ma almeno lo farò con stile, e ti
porterò giù con me.” Rise.
“Oh, oh! Non riderei su certe cose. Potremo anche
precipitare nel vuoto all’infinito, sarebbe orribile non trovi?”
“Sì. Sarebbe orrendo, ma almeno passeremo un po’ di tempo
assieme.” Scherzò.
“Ah ah, l’eternità ti sembra un po’ di tempo? Direi che ne
avremo abbastanza per venirci a noia.”
“No, non credo che mi permetterai di annoiarmi, sei sempre
così piena da cose da fare, da dire, sei piena fino all’orlo.”
“Già hai ragione. E cosa ne sarà degli altri lassù?!”
“Mah, Tess ha William, Seth è stupido perché ti perderà per
sempre .. ciao stupido Seth!”
“Ah! A me dispiace solo per Peter.”
Improvvisamente sentimmo il cerchio vibrare, poi scavò un
solco nella parete, facendoci scivolare di diversi metri.
“Oh mio Dio! Moriremo!”
“No! Non accadrà! Ti difenderò dalla morte, atterrerai su di
me se cadremo, potrai usarmi come cibo per distrarre le
bestie che sono la sotto. Non ti abbandonerò, non lo farò.”
“Violet, non scherzare, andiamo siamo spacciate ..” aprì gli
occhi di scatto :”Tu lo sapevi fin dall’inizio che sarebbe
andata così, vero?” sussurrò preoccupata.
“No, non lo sapevo. Ma quando ti ho sentito precipitare..
non ho fatto altro che ripetermi che non meritavi di finire di
sotto. Tu devi sempre vedere il mondo, vivere la tua libertà..
io, essendo cresciuta tra i boschi .. sono sempre stata libera di
~ 326 ~
andare dove volevo. Volevo rinunciare alla mia libertà, ai
miei pochi anni di libertà per salvarti la vita.”
“Non puoi dire così .. non sarei stata felice se, arrivando
dall’altra parte, non ti avrei vista al mio fianco .. è per questo
che sono qui.”
“Piantala! Non ne vale la pena, per quanto tu dica che sono
importante .. per me sarà sempre più importante la tua
salvezza.”
“Sai, la prima volta che ti vidi credevo che non sarei mai
riuscita a fare quello che fai tu. Riesci a ridere anche se
dentro stai morendo, solo per non farmi dispiacere ..”
“… il tuo primo compleanno assieme a me, quanti ricordi ..
mi fingevo felice anche se stavo morendo di preoccupazione
per Simon .. e tu lo sapevi, vero?”
“Sì, lo sapevo, lo vedevo benissimo. Così chiamai tua madre,
e ti dissi che Simon stava benone.”
“Fu la cosa più bella che una persona avesse mai fatto per
me.” Sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
“L’unica domanda che mi porrò sempre, è questa .. Perché ci
siamo incontrate, proprio noi .. due mondi diversi, famiglie
diverse .. perché proprio io ho avuto questo onore…”
Risi :”Onore?! Direi, sventura.”
“No. Fai la seria, per piacere ...” mi zittì.
“Io non cerco la fama, la popolarità, non cerco la
perfezione .. perché nella mia famiglia non si parla d’altro…
quando ti guardo penso che si può essere perfetti anche se si
è un po’ strani, se si vive al confine con il bosco ..tu sei
qualcosa di unico, qualcosa che certe volte credo che non
esista.” Mi guardò con cura. “Guardati, Violet. Tu ti vedi
come qualcosa di inadatto alla vita di città, qualcosa da
nascondere al mondo intero. Non ti senti mai all’altezza di
~ 327 ~
niente, ti senti sempre di troppo, inopportuna e insicura. Ma
questo è ciò che vedi tu .. io vedo una persona in grado di
fare grandi cose, che protegge con la propria vita i suoi
amici .. questo non ti sembra già straordinario?” La guardai,
pensai un attimo a tutto ciò che avevamo passato, a ciò che
aveva detto. Il cerchio non reggeva entrambe, saremo cadute
da un momento all’altro.
“.. Caren, io credo che le persone non sono straordinarie
dalla nascita, credo che sia tutto merito tuo, di Seth, di Tess ..
è merito loro se io sono così. Mi sono affezionata così tanto a
voi, che farei di tutto per rimediare ai vostri dolori .. “
“Lo so .. grazie di tutto.”
Il cerchio diede uno scossone violento, ci spostammo di
diversi metri più in basso.
“Sono io che devo ringraziare te.” Non sentivo più
nessun’energia corrermi dentro. Sentii che non potevamo
più fare nulla. Caren guardò il cerchio, ormai non c’era più
tempo, saremo cadute nel vuoto.
Una lacrima gli rigò il volto.
“Ti voglio bene Violet, perdonami! Se non avessi avuto
paura, tu non saresti caduta!” aveva la voce tremante, le
lacrime iniziarono a cadere nel vuoto, ci tremavano le mani,
non avremo retto un altro minuto di più.
“Anch’io Ti voglio bene Caren .. non saprei immaginare una
vita più bella di quella che ho passato con te ..”
Una parola, un attimo, un movimento impercettibile, due
vite .. risucchiate in un baratro buio e gelido, più spaventoso
e terribile della morte stessa.
Il cerchio volò di sotto, lo mollai .. al posto suo strinsi le
mani di Caren e chiusi gli occhi, aspettando che il sonno
eterno ci rapisse. Per la testa mi passarono tutti i ricordi
indimenticabili delle nostre avventure estive, delle nostre
~ 328 ~
gite scolastiche, delle feste degli amici … il nostro piccolo
mondo. Noi due fino alla fine. Con il sorriso sulle labbra,
quel sorriso felice di chi sa di aver trovato il suo posto nel
mondo, ed il nostro posto era proprio lì, l’una accanto
all’altra.
Era un giorno come tanti ..
“Stupida scuola!” borbottai, appoggiandomi a mio fratello.
“Ah! vedrai, ti piacerà!” sussurrò, accarezzandomi la testa,
per poi allontanarsi tra la folla. Andai subito in classe. Trovai
una ragazza magra e pallida, con un sacco di capelli che le
avvolgevano le spalle. Stava leggendo un libro. L’avevo
letto quell’estate, non era granché.
“Eh .. salta pure quel pezzo, non è molto interessante, non
serve a niente per capire il libro. Dammi retta.”
Dissi, sedendomi sul banco accanto al suo.
Lei alzò lo sguardo. “Grazie, ma lo sto leggendo per la
seconda volta. Lo sapevo.”
“Interessante .. c’è qualcuno che è più strano di me. Piacere,
Violet!” mi presentai.
“Uh, così sei la famosa Violet Turner, sorella del geniale
Simon Turner.”
“Già. Come fai a conoscermi?”
“Tutti conoscono la tua famiglia, Simon fa parlare di se
grazie alla sua intelligenza, ma tu? Cos’hai di straordinario?”
“Io, sono semplicemente un asso a cacciarmi nei guai. E poi
sono il lato artistico della famiglia, invece tu sei..?”
“Caren, molto piacere.”
…
Quel ricordo mi fece dimenticare tutto, eravamo piccole ma
in noi c’era una sicurezza e una serietà straordinaria.
~ 329 ~
Sentivo un forte vento sfiorarmi, ma nessun suono giunse
alle mie orecchie, il gelo delle mani di Caren mi rassicurava.
Eravamo l’una stretta all’altra, come se la nostra unione ci
potesse salvare in qualche modo.
All’improvviso urtai contro qualcosa, era soffice e liscio.
L’impatto mi fece sobbalzare il cuore nel petto, mi si mozzò
il fiato. “Hey sono viva!” mi dissi. Presa da una forte euforia
mi tirai su di scatto e iniziai a guardarmi attorno.
Eravamo precipitate sul fondo del precipizio. La nebbia
bianca dava una leggera luminosità all’ambiente, si
riuscivano a vedere le pareti scoscese e ruvide del baratro.
Caren era stesa accanto a me. La scossi cercando di
svegliarla. Inizialmente non si mosse, mi spaventai
moltissimo, credevo avesse battuto la testa e fosse svenuta se
non peggio. “Caren svegliati!” bisbigliai.
“Tranquilla, non è morta, sta solo dormendo..” una voce
ruvida e antica si posò sulle mie spalle. Mi voltai lentamente.
Un grosso drago mi stava squadrando con i suoi grandi
occhi velati, le sue enormi narici si muovevano lentamente
rilasciando nubi chiare. Vidi il drago accarezzarla con la
testa e Caren si svegliò come per magia.
“Come hai ..?” guardai il drago, che inizio a sorridere.
“Dove siamo.” Mugolò lei.
“In fondo al precipizio. Credo.” Risposi.
“Oh certo che si, venite, vi porto al castello della
principessa.”
Un forte vento spirò dalla nebbia. Per poco non volammo a
terra entrambe. Il drago guardò il nulla con uno sguardo
preoccupato. “Ah mia signora non si scaldi tanto!”
“è stata la principessa?” chiesi a Caren.
~ 330 ~
“Credo di sì.” Disse amara.
“Non preoccupatevi, è buona ma .. non sa trattenere la sua
forza.” La giustificò il drago. Ci guardammo al quanto
perplesse, mentre l’enorme creatura ci portava sulla sua
schiena attraverso la nebbia fitta e umida. Grazie a quel
drago, giungemmo in un luogo mai visto prima d’ora, un
paradiso dei draghi , mozzava il fiato.
Un enorme caverna, piena di tesori, gioielli, spade, e dalle
pareti incastonate di quarzi, era la casa di una miriade di
draghi dalla pelle chiarissima e gli occhi argentei. Degli
speroni di roccia sulla cima della grotta, ospitavano diversi
esemplari, mentre altri riposavano a terra, vicino ad una
piccola falda acquifera che aveva creato una sorta di laghetto
al centro della grotta. “Non preoccupatevi, uno dei miei
ragazzi è andato a prendere i vostri amici, è giunta l’ora che
la principessa finisca di fare baccano …” borbottò il vecchio
drago. Attraversammo la caverna, gli altri draghi non ci
notarono nemmeno, erano magnifici. Da quello che capii
erano draghi “Silenti” quei draghi che non parlano la lingua
degli umani. “Siamo draghi dei morti, alcuni di noi vivono
nelle grotte vicino ai picchi delle montagne, altri come noi,
nel profondo delle cavità della terra, altri ancora …”
“Sull’isola dell’erba, come Miro.” Dissi a Caren.
“Ah .. non mi sono ancora presentato, sono Arthur ..
conoscete per caso un piccolo mezzo-drago di nome
Hairos?”
“Mezzo-Drago?” mi chiesi perplessa.
“Oh, scusa è per dire che è un drago di piccola taglia..”
chiarì subito Arthur. Il suo tono mi confuse ma la nostra
attenzione venne catturata da un precipizio che si estendeva
subito in fondo alla grotta. Arthur si lasciò andare nel vuoto.
~ 331 ~
Udii la sua debole risata, io e Caren ci stringemmo l’una
all’altra. Precipitammo con una delicatezza e una lentezza
quasi innaturale. “Che diamine succede?” gridò Caren,
vedendo i suoi capelli alzarsi lentamente in volo. Anche le
ali del drago, sbattevano lentissime, era come se il tempo si
stesse fermando pian piano. “Siamo nel anti tempo. È quello
strato così vicino al centro della terra dove il tempo non ha
limite e neanche lo spazio.” Spiegò Arthur. Capimmo il
motivo per il quale tutto fosse così bianco e luminoso, non
c’era nulla, eravamo precipitati nell’infinito. Iniziammo a
cadere sul fondo ad una velocità che aumentava di poco ad
ogni battito d’ala di Arthur. Quando l’Anti Tempo finì,
iniziammo a vedere la luce sotto di noi, poi il verde degli
alberi e il blu degli oceani, in fine precipitammo verso il
suolo con la velocità di una meteora. Il drago iniziò a
sbattere le ali rapidamente, il vento fendeva i nostri volti, mi
faceva chiudere gli occhi. In un attimo fummo circondati da
altri draghi come Arthur. Era bellissimo vederli volare,
avevano un corpo lungo e a scaglie come i serpenti,
sembrava strisciassero tra le nuvole.
Con meraviglia
vedemmo che il cielo era tempestato da uno stormo
immenso di draghi, ce ne erano migliaia e migliaia. “Sapete,
si sono un po’ seccati dell’ira della principessa, deve finirla
prima o poi.”
Tra le schiene bianche e lucenti degli altri draghi, che si
muovevano sinuose come bandiere, vidi anche Hairos, capii
quant’era piccolo rispetto ad un Drago normale. Vicino a lui
volavano due grossi draghi dalle squame lucenti e i riflessi
argentei, riconobbi le ciocche bionde di Seth e Peter. Io e
Caren ci tirammo in piedi e li salutammo con le braccia
aperte. Ci videro, e molto sorpresi iniziarono a gridare, Seth
aveva la spada in mano e l’alzava al cielo. “Violet! ..Violet”
~ 332 ~
Non riuscii a capire quello che voleva dirmi ma sorrisi e lo
salutai mandando dei baci a lui ai nostri amici. Seth
cavalcava un drago abbastanza giovane, con coraggio si
buttò in mezzo agli altri e arrivò in testa al gruppo, come se
fosse un leader. I draghi lo lasciarono passare, lui stringeva
la spada di fuoco nella mano destra, con l’altra si reggeva
alla sua cavalcatura, notai che ognuno dei miei compagni
aveva il suo drago. Arthur ruggì, e dopo di lui anche il resto
del gruppo, ormai eravamo lontani dalla zona dell’anti
tempo. Era come essere precipitati dal nulla, forse era il
paradiso? Forse era lo spazio che si estendeva al difuori di
Kiruwah? No, C’era sicuramente uno spazio come il nostro,
con le stelle e tutto il resto … ma allora a cosa serviva
L’ANTI TEMPO? Se non era soggetta al tempo e allo spazio,
forse non era nemmeno soggetta alla stregoneria, e lì non
funzionavano i poteri, ne i nostri ne quelli di Drake .
Il mio ragionamento venne interrotto da un grido poderoso
che lanciò Seth verso il cielo, accompagnato dal suo drago.
Il sole faceva brillare i suoi capelli come se fossero d’oro,
sembrava un vero eroe. Tutti i draghi scesero in picchiata,
Arthur si mise in coda dietro agli ultimi, scendemmo su una
costruzione bianca e dalle pareti lisce, con tre torri circolari
ai lati, unite da un ballatoio di marmo bianco, piastrellato di
mattoncini grigi e sassi rotondi.
“Con i vostri amici abbiamo organizzato un piccolo attacco.
Non sareste mai entrati altrimenti…” e cacciò un grido
acuto, vidi l’aria spostarsi sotto al suo ruggito. Quei draghi
potevano infrangere i campi di forza con i loro canti, ed
erano esausti del male che si era instaurato nell’anima della
principessa. Quei canti si infrangevano nelle barriere di luce,
non si interrompevano mai, e il cielo tremava sotto tutta
~ 333 ~
quella potenza. Vidi la gente, piccola come formiche, uscire
dalle case dei villaggi e riporre tutte le speranze nei draghi.
Ricordo che atterrammo su un grande terrazzo, un enorme
terrazzo, mentre gli altri draghi si sparpagliarono in tutta la
magione e in cielo. Vidi Eric sgusciare subito giù dal suo
drago e, con la spada sguainata, si buttò all’interno del
castello. Nessuno osò fermarlo, sentii un suono sordo
raggiungermi le orecchie, il suo cuore batteva come un
tamburo … BUM .. BUM .. BUM ..
Non potevo udirlo, ma era come se ci fossi io lì, al suo posto,
a correre con la spada sguainata contro a Seth e a tutto quel
casino che ci aveva fatto avvolgere su noi stessi. Quanti
schiaffi mi sarei data. Come mi sentivo in confusione, volevo
solo non avergli mi dato quel maledetto bacio, forse non ci
saremmo nemmeno ritrovati qui, adesso. Mi lasciai scappare
un gemito, mentre tutti gli altri si affrettavano a seguire Eric
e i draghi si insinuavano in tutti i buchi del castello come dei
serpenti che si rintanano sotto il terreno. Corsi dietro ad
alcuni draghi che irrompevano nel castello passando per la
grande portafinestra della terrazza. Vidi Seth, era fermo e si
guardava in giro, si era schiacciato contro la parete per farli
passare, loro con i loro canti allontanavano i campi di forza.
“Violet!” gridò. “Presto vieni!” mi prese per mano,
guardandomi negli occhi, quasi sussultando, poi iniziammo
a correre dietro al resto del gruppo. Giungemmo alle porte
di una camera da letto, decorata d’oro e da sete color avorio.
“Smettila!” ruggì Eric, con il volto oscurato dalla paura e
dall'ira. “No. Tu non hai idea di ciò che sono adesso, sono
completa, non mi serve più niente … perché io ho potere!”
Lei rispose a tono. Era una bellissima ragazza con un lungo
vestito bianco che scendeva delicato sul pavimento, i suoi
lunghi capelli le arrivavano fino alle cosce, erano castani
~ 334 ~
raccolti in una treccia. I suoi occhi mi colpirono
profondamente, erano velati, ma così espressivi che quasi
sembrava che riuscisse a vedere anche all’interno del nostro
corpo. Mi sentii raggelare, quando, con un lungo bastone
decorato di quarzo, mi guardò maligna e severa.
“E così, abbiamo un'altra Ifrit … Calipso e i suoi fratelli non
saranno certo contenti, guardati! Tra qualche anno
comincerai a fare errori su errori, la tua purezza .. mi chiedo
dove andrà a finire … verrai plagiata dal male, e allora anche
la parte più piccola e insignificante di te, vorrà vederti
morta. Lo so, andrà a finire così.” Rise con un ghigno
orribile. Eric rimase fulminato da quelle parole, Seth mi
guardò in preda al terrore più assoluto, i suoi occhi mi
dicevano :”No, dimmi di no. Non sarà così …”
Con una mano, dalle dita affusolate, si scostò un ciuffo dei
capelli dalla fronte e tentò di aprire la bocca, ma un tuono la
fermò di colpo. “Basta! Come osi soltanto pensare qualcosa
su di lei! Tu non la conosci, tu non sai di cos’è capace, tu non
sai niente! Non è il potere a far grande una persona, ma la
sua umiltà e la sua sincerità … e Violet è tutto questo, è ciò
che ho sempre sognato .. l’amica che ho sempre sognato..”
sussurrò in fine Caren, con mia grande sorpresa. E si mise
tra Aida e Eric. “Stupida! Levati di mezzo! A me non
servono amici, io sto benissimo da sola …”
“Aida, Aida cara .. il ciondolo, sì proprio quello che portate
al collo .. è forse un regalo, un regalo di un amico magari ..”
Il tono di Eric si abbassò, quasi fosse una richiesta d’aiuto. Il
viso di Aida ebbe una smorfia, il suo sguardo si attutì,
diventando spaurito e incompreso. “Oh, Eric. Amico mio,
salvami ..” non terminò la frase che il suo viso tornò torvo e
dallo sguardo perfido :”Sciocca! Non sarà certo lui a farti
sopravvivere, lui è solo un umano, era solo un appiglio per
~ 335 ~
la tua stupida vita! Sarebbe stato la tua vista, ma adesso non
hai bisogno di lui, tu hai potere! Il popolo trema sotto di te!”
gridò a se stessa. “La sua anima è entrata in conflitto, tra
poco cederà…” sussurrò Hairos da dietro Peter.
Il viso di Aida venne scosso ancora da forti tremiti, e si
contorse più volte, prima di fendere l’aria con il suo
bastone… Si sentì un forte boato e ..
“Caren!” gridai sconvolta, buttandomi sul suo corpo
accasciato per terra, ai piedi di Eric, paralizzato.
In grembo teneva qualcosa, le accarezzai il volto chiamando
Hairos e gli altri per farmi aiutare, ma non ce ne fu bisogno.
Lei aprì lentamente gli occhi e sussurrò :”Grazie di ciò che
hai fatto per me… adesso scansati!” mi misi da parte, lei si
alzò, tenendosi le mani sul grembo. Vidi un fascio di luce.
Prese ciò che teneva in braccio e lo voltò contro Aida, con
sorpresa notammo che il bagliore del bastone si era spento.
“L’Essenza …” sussurrò tra sé Eric, con gli occhi puntati sul
viso esterrefatto di Aida. Caren ridacchiò soddisfatta.
“Non c’è arma divina, senza un essenza divina!” disse in
tono glaciale, reggendo in mano una sfera luminosa,
risplendeva di una luce bianca e pura. Iniziò ad avvicinarsi
ad Aida, che con gli occhi spalancati, tremava di paura.
“Non avvicinarti! Non lo fare! Smettila, smettila!” gridò
portando le mani avanti, ma ormai era troppo tardi, la
ragazza era con le spalle al muro e Caren teneva in mano
l’essenza del bastone del vento. L’essenza benevola e
luminosa di qualcosa di veramente celestiale. Era una luce
così risplendente, che nessun demone avrebbe sopportato.
Le bastò passare la luce scintillante sotto al naso di Aida, per
farla contorcere orrendamente. Iniziò ad inarcare la schiena,
la cosa che era dentro di lei tentava di farle chiudere la
bocca, la sua mascella aveva una forma orribile, i suoi occhi
~ 336 ~
spalancati sembrava dovessero balzarle fuori dalle orbite. Le
dita si tendevano come artigli e le gambe cedettero,
facendola cadere a terra con un tonfo. Le muoveva a scatti,
come lancette di un orologio, un mostruoso orologio.
“VIA DA QUI! FUORI!” gridò la principessa, e battendo un
pugno sul pavimento portò il volto in avanti e una nube di
fumo nero le uscì dalla bocca per poi prendere la forma di
una ragazza che scappò via gettandosi dalla finestra.
Nessuno si curò della ceratura che uscì dal corpo di Aida.
Caren rimise l’essenza al suo posto e i draghi furono felici di
affidarle la custodia del bastone.
“Amicizia, Purezza, Fiducia.. sei degna di quest’oggetto.
Usalo con cura, e non temere mai.. se sei sicura di una
strada, è sicuramente la strada giusta da seguire.” Le disse
Arthur, con voce fioca. I draghi lasciarono tutti il palazzo e
ripresero il volo verso il cielo. Sono Arthur rimase, e con
Hairos si spostarono sulla grande terrazza.
“Hairos, piccolo guerriero .. credo che sia arrivato il
momento di darci l’addio. Sai, credo che mi troverò bene
dove andrò. Spero di riuscire a vedere ancora le due lune, mi
hanno sempre affascinato e … beh, diciamo che sono nato
con loro.” Scherzò.
“Grazie Arthur per tutto quello che mi hai insegnato, per
aver aiutato le mie amiche …”
“Oh.. ragazzo mio non puoi mentire alla vista di un vecchio
drago come me. Non so cosa alberga nel tuo cuore, ma come
sempre ti dirò di..”
“Spiccare il volo verso il mio sole, verso casa. Di prendere la
rotta verso ciò che più desidero.. e di conquistarlo.” Terminò
la frase Hairos, leggermente imbarazzato. Il vecchio drago
ridacchiò e con un volo lento si gettò verso il cielo
spalancando le piccole e fini ali logorate dal tempo. Hairos
~ 337 ~
restò a guardarlo finché non svanì nel blu notte del cielo
ormai al tramonto. Le squame di Arthur si illuminarono di
rosso, giallo e oro, mentre placidamente si perdeva nel lato
del cielo che si era già tinto per la notte. Hairos sospirò forte,
con il vento che gli faceva ondeggiare la coda. Raggiunse me
e gli altri nel corridoio fuori dalla camera di Aida, che ceduta
alle cure di Eric, riposava distrutta da quell’orribile
esperienza. “è andato a morire?” chiesi con un sussurro
incerto ad Hairos. “Sì, è andato a morire, ma stanotte .. altri
quindici draghi verranno messi al mondo. Per ognuno di noi
che se ne va, ce ne sono quindici che arrivano. È così, è
sempre stato così …” mormorò serio, senza accennare un
minimo al dispiacere, che però si rifletteva nei suoi occhi
verdi e lucidi.
Hairos si schiarì subito la voce e disse :”Per questa sera
rimarremo qui, ma domattina, all’alba vi voglio sulla nave. I
draghi delle grotte ci aiuteranno. Dobbiamo sbrigarci, quella
che è uscita da Aida poteva essere uno dei bracci destri di
Drake , se così fosse .. significa che è sulle nostre tracce e che
anche lui sta cercando le armi. La prossima.. è sull’isola
vulcanica della terra, Will .. l’ascia di Xander sarà tua presto.
Dopo ci dovremo mettere in viaggio per ritornare al castello
di cristallo, Cintia e suo padre saranno felici di vederci…”
Il discorso di Hairos non ci rallegrò, eravamo tutti molto
stanchi, così trovammo un giaciglio e ci mettemmo a
dormire.
Eric - Aida
La raccolsi da terra, era esanime. Mentre tutti gli altri si
occuparono di lasciare il palazzo e del bastone del vento. La
misi con cura nel suo letto, mentre la folla di draghi usciva
~ 338 ~
dalla stanza, raccolsi i vetri della finestra e li buttai. Aspettai
il suo risveglio. All’alba i suoi occhi si aprirono, come i fiori
che sbocciavano sotto ai raggi del sole appena apparso
dietro all’orizzonte. “Ciao Aida.” Sussurrai.
“Ciao, cosa ci fai qui. Eric.” Sibilò, trattenendo il fiato al mio
nome. “Sono venuto per incontrarti, per dirti che mi
dispiace ..sei bellissima sai…” lei rimase in silenzio a
guardarmi.
“.. Sei stato il mio unico punto di appoggio, e adesso vorrei
che tutto tornasse come prima… raccontami ciò che è celato
nel tuo cuore, io ti sarò fedele e ti solleverò dalle ansie e dalle
paure …” sussurrai speranzoso. Il suo viso si accigliò.
“Non possiamo Eric, lo sai.” Sorrise maternamente e mi
accarezzò i capelli. Tu sei già stato destinato per un’altra.. tra
qualche anno ti accorgerai di quanto la sua bellezza ti mozzi
il fiato … allora sarai pronto per sposarla.” Fece per alzarsi,
era forte, ma prima di andarsene disse :”Vorrei regalarti un
po’ di sensi di colpa, così, quando sarà il momento, riuscirai
a capire che ami davvero Luna.” E con delicatezza appoggiò
le sue labbra alle mie, chiudendo dolcemente gli occhi. La
seguii, poi un attimo dopo scomparve, nell’aria rimase solo
la sua voce :”Tranquillo, la gioia passerà molto presto.” Rise.
Rimasi imbambolato, quel bacio mi fece fischiare le orecchie,
tornai subito a casa, accompagnato da uno dei draghi delle
grotte, mentre Violet e gli altri già facevano rotta verso
l’ultima isola. Tutt’oggi rido di quel bacio, pensando alla
bella famiglia e alla donna che mi sta’ al fianco.. credo
proprio che Aida avesse ragione, ma senza di lei non l’avrei
mai capito. Grazie.
~ 339 ~
21 L’Isola Vulcano.
Tutto ormai si era risolto, avevamo lasciato Eric da Aida.
Uno dei draghi dei morti che vivevano nelle grotte sopra alla
zona di Anti-Tempo, lo avrebbe recuperato. Era mattina
presto e tutti non vedevano l’ora che Will ricevesse la scure
di Xander. Tutti tranne Hairos, che conosceva bene il
principe regnante sull’isola. Non eravamo molto lontani, ora
che Caren aveva ricevuto il dono del vento, Hairos gli aveva
chiesto di velocizzare la nave, così tutti erano sull’orlo del
vomito …
“Maledizione! Hairos … Ah! Accidenti ho il mal di …”
“Bleah! Tess! Hairos guarda la povera Tess, è verde..”
Lui nonostante le nostre lamentele, se ne stava a poppa con
il petto fiero e un sorriso maligno.
~ 340 ~
“Credo che ci sia qualcosa di irrisolto tra lui e …” accennò
Tess, prima di rivomitare nel barile che le avevamo portato
io e Peter. “Già, ha una fretta! Caren non credevo fosse già
così forte!” commentò Seth. “Sai non è molto difficile se ha il
mio appoggio.” Spiegai, alludendo al fatto che anche il mare
era sotto controllo. “Ah quindi agite assieme… brutte ..”
Tess vomitò nuovamente. “No, Caren è concentrata al
massimo per guidare le brezze e farle confluire qui, io mi
piego solo sotto al suo volere.. la lascio fare.” Spiegai,
indicando Caren, seduta vicino ad Hairos con gli occhi
chiusi, immobile come una statua. Intanto la nave sfrecciava
quasi saltellando sull’acqua come un sasso piatto, ed il resto
della ciurma sbraitava e bestemmiava tenendosi saldamente
a qualsiasi cosa riuscisse a tenersi in piedi. Tentai di
staccarmi dal parapetto a cui ci eravamo tutti avvinghiati,
ma appena mi alzai un ondata mi travolse, bagnandomi da
capo a piedi. “Hairos! Piantala!” gridai stizzita.
La nave si fermò bruscamente ed io e Caren balzammo in
avanti, mentre il barile di Tess per poco non si rovesciò su
Seth. Hairos mi raggiunse planando. “Che cosa hai fatto!?”
“Io? Non ho fatto nulla!” risposi rabbiosa.
“Ah allora perché ci siamo fermati?”
“Non lo so, altrimenti te lo direi.” Lui mi guardò pensieroso,
poi il suo sguardo si rilassò e placidamente mi disse
:”Violet, sei diventata molto forte sai” disse in tono amabile.
“Davvero, grazie mille.” L’avvertii come un complimento.
Lui ritornò al suo posto e sbuffò :”Finalmente!”
Non mi ero resa conto che la nave aveva ripreso a muoversi.
“Ah ha! Ci sono! Le emozioni hanno influsso sull’acqua, è
involontario ma controllabile. Come sta facendo Caren.”
“Bravo Will” borbottò lei aprendo un occhio. Mi guardai un
po’ attorno, erano tutti leggermente scioccati. “Ragazzi ma
~ 341 ~
che state combinando? Avete visto un fantasma?” nessuno
rispose, così mi avvicinai ad Hairos. “Che diamine! Riesco a
stare in piedi!” gridai rallegrata. “Violet, modera la tua
felicità, altrimenti ci affogherai tutti.” Hairos mi picchiettò
con l’artiglio sulla spalla e mi mostrò un onda gigante
proprio dietro di noi. “Non andare nel panico ti prego”
sperò. “Uh, ok cercherò di fare il mio meglio.” Dissi
leggermente preoccupata. “Respira Violet!” gridò Seth. Lo
guardai cercando di trovare la calma, poi respirai a fondo e
mi sedetti vicino a Caren. Quando chiusi gli occhi…
Mi si aprì un mondo. Sentii le cascate scorrermi nelle vene,
mi sentivo bagnata fino al midollo, come se stessi
galleggiando nell’acqua. Inspirai, vidi l’onda rallentare e
diminuire rapidamente, vidi la spuma arrotolarsi al
passaggio della nave che sferzava la superfice del mare.
Espirai, vidi il mare ingrossarsi “calma, con più
moderazione” mi dissi, e le onde si addolcirono, facendosi
guidare dal vento. Ero in un mondo nuovo, tutto ai miei
occhi appariva in tonalità bluastre, le mie mani erano color
cobalto, distinguevo solo le onde e il mare, la nave ed il resto
del mondo erano luce bianca. Accanto a me si levava una
figura di un chiarore puro e cristallino, poi individuai
un’altra macchia rossastra, una verdastra e altre due, una
gialla come l’oro e l’altra senza colore. “Sono le vostre aure.”
Sussurrarono delle voci. Mi guardai attorno, era pieno di
piccole stelline luminescenti come scintille. “Chi siete?”
“Non siamo i vivi, ma lo eravamo!” risposero a più voci, chi
prima chi dopo. “Dove sono?”
“Sei uno spettro spirito.. non sei morta, tranquilla. Sei solo in
contatto con il resto del tuo corpo..”
“Con cosa?” chiesi sorpresa.
~ 342 ~
“Sì, sei in contatto con tutte le auree d’acqua. Il mare, i fiumi,
i laghi, i ghiacci e le nevi, adesso ti sentono come se fossi
parte di loro.” Una lucina, apparentemente argentea, mi si
avvicinò. Rimasi a guardarla esterrefatta.
“E cosa mi sta succedendo?” le domandai, spaventata.
“Niente di male, ti sta accadendo una cosa che agli altri è già
accaduta … ti stai prendendo ciò che ti appartiene.”
“Non capisco, vuoi dire che finalmente ho il pieno controllo
di me? E gli altri come hanno fatto?”
“Ah ah! Sì proprio così cara Violet. Caren ha acquisito il
pieno controllo molto tempo fa, quando il suo corpo ha
iniziato a svanire, mentre Tess quando ti ha salvata..”
“Oh cielo! Come faceva il vento a sapere che Caren sarebbe
stata la prescelta a prendere il controllo del bastone?”
“Ti sei risposta da sola.. era prescelta.”
“E Seth, Peter e Will? Loro ..?” la luce tremò.
“Alcune volte.. beh è normale, succede che non si riesca ad
avere il pieno potere della propria … aura…”
“Ma poi ci si riesce.. vero?”
“… Chi non ci riesce entro una decina di giorni..
difficilmente è il predestinato …” e lentamente scomparve.
“No aspetta, cosa vuoi dire!” gridai. Ma mi resi conto di aver
aperto gli occhi. Hairos mi guardò pensieroso. Mentre notai
che il resto del gruppo era andato a pranzo.
“Hairos, io ho visto …” tentai di dire frettolosamente, ancora
mezza spaventata. “Lo so, hai visto con gli occhi del mare,
con gli occhi della tua aura. E non ti sono state dette belle
cose, vero?” manteneva un tono basso, quasi grave. Mi
spaventai per ciò che avrei potuto scoprire.
“Cosa succede a chi non riesce a vedere?” domandai
speranzosa, convincendomi che mi avrebbe risposto con
qualcosa che mi avrebbe confortato.
~ 343 ~
“Spesso.. chi non vede.. non è il vero prescelto…”
“E se Peter non lo fosse? Come mai allora è qui?”
“Le cause sono molte, potrebbe anche essere per il semplice
fatto che vi trovavate tutti assieme o che, nella più logica
delle ipotesi, la tua aura .. ormai da tempo definita, abbia
attratto le loro anime a te facendoli precipitare su Kiruwah.”
“Vuoi dire che è come se fossi un sistema solare? Cioè, la
mia aura ha attirato le loro come se fosse un pianeta…”
balbettai incredula, ripensando al suo “la tua aura ormai da
tempo definita” questo mi spiegava tante cose.
“Lo so che è difficile da crederci.. ci sono tante persone come
te, Caren e Tess, ma solo voi siete state rintracciate da
Calipso… e da Drake …” si accucciò con le ali ripiegate, e lo
sguardo sapiente. “Sapevo che aver visto Drake che per
poco non ci uccideva, non era un caso, nemmeno che
Calipso mi avesse donato la chiave.. ma perché proprio noi?
A me e a Caren ci disse di essere speciali, ma non credevo
fino a questo punto” I suoi occhi sembrarono guardare
lontano, nel passato, nei ricordi.
Poi scosse il capo e disse sotto voce :”Tutte le strade
sembrano uguali, ma c’è sempre un piccolo particolare che
sfugge alla vista, tutti sanno della sua esistenza, ma nessuno
ci si sofferma …”
“La meta?” domandai a me stessa, con voce bassa.
“Esattamente. Qui, le anime dei vecchi principi, e le anime di
tutta Kiruwah, sapevano che ci sarebbe stato qualcuno, un
Terrestre.. in grado di tener testa al male..” si fermò un
attimo e rise tra se molto dolcemente. “I morti ne sanno più
dei vivi, loro possono vagare in ogni dove, in questo, nel
loro, e nel tuo mondo. Tu hai visto quante anime girano
soltanto attorno a noi, vero?! Non vorrei sbagliarmi, ma
dopo la morte credo che ognuno di noi acquisisca una
~ 344 ~
certezza totale e assoluta su tutto ciò che accade, è accaduto
e accadrà. Questa è una delle tante cose che non posso
rivelare ai principi come Eric o Aida, ma a te.. guerriera del
ghiaccio, lo posso rivelare…” finì dolcemente.
“Certo Hairos, Calipso ci disse che eravamo speciali, come
ho detto prima, ma non sapeva perché Drake cercasse il
cerchio, e non mi ha detto niente sul non riuscire a vedere..”
“Quando avete parlato, visto che adesso è una mezza
vivente, aveva emozioni e ricordi in parte umani.. è normale
che le sia sfuggito qualcosa, o che non te ne abbia parlato per
proteggerti…”
“Mezza vivente?”
“Come sai è tornata dopo mille anni da anima, può spostarsi
come un anima ma anche rendersi tangibile come un essere
vivente e ha la sapienza umana e i ricordi, invece molto di
ciò che sapeva da spirito… potrebbe averlo perduto.” Mi
guardai attorno, le aure, o anime, o quel che erano,
vagavano ancora attorno a noi. Hairos fece un risolino.
“Sono qui, e sono con voi…” disse. Si alzò lentamente e
sentii gli altri che ci raggiungevano. “Violet, tieni visto che
non sei venuta a mangiare..” Tess mi porse una mela.
“Grazie.” Non avevo tanta fame anche perché iniziavo a
sentire un caldo umido e snervante salirmi su per la schiena.
Era passato più tempo di quello che credetti.
“Fa caldissimo Hairos.. Secondo me siamo vicini.” Azzardò
Peter, soffiandosi nel colletto della maglia. Il muso di Hairos
si incupì nuovamente :”Sì… siamo quasi arrivati.”
C’era un caldo torrido, non volava un fil di vento, perfino
Seth sentiva un caldo infernale, Caren era allo stremo delle
energie dopo aver fatto muovere la nave. A nord, si
intravedeva la cima di un enorme montagna. Il vento non
avrebbe spirato per le prossime trentasei, o quarantotto ore.
~ 345 ~
Eppure l’isola era ad un passo da noi. “Che disdetta, non ci
voleva proprio adesso! Ad un passo dall’isola!” borbottò
William, pensando più alla sua scure che al resto.
“Ah.. faremo come ho sempre fatto..” commentò Hairos co
malavoglia, guardando verso l’isola.
“Come dovremmo arrivarci? A nuoto forse?” ironizzò Tess,
leggermente urtata dal caldo affogante che ci sommergeva.
“No… Volando.” Spiegò molto semplicemente, con un che
nel tono di voce che sembrava volesse dire :”Chiudi il becco”
“Ok. Allora quando si parte?” chiesi, finendo di mangiare la
mela. “Dobbiamo fare un solo viaggio… Perciò, tre li prendo
io, e due li porterà Caren.”
“Cosa? Come faccio a trasportarne due?”
“Porta le ragazze, sono più leggere, e Violet se finisce in
acqua non affoga.” Disse, sviando la domanda.
“Come faccio a portarne due Hairos?” gridò.
“Senti il volo dentro di te, e tutto ti sarà chiaro. Sei leggera
come una foglia, puoi sospenderti a mezz’aria come un falco
adesso, usa le diverse brezze e tutto ti sarà più facile. Non
dico che puoi volare, ma sei più leggera adesso…” detto ciò,
caricò sul suo dorso i ragazzi, Caren ci perse subito per
mano. “Ehm cosa facciamo?” domandò Tess. Caren ci
guardò, poi diede uno sguardo ad Hairos, ci strinse le mani e
iniziò a correre. Noi la seguimmo, appoggiammo i piedi sul
parapetto e saltammo. “Non è stata una buona idea!
Precipitiamo, voglio farvelo notareeeee!” proprio mentre
parlavo e cadevamo nel vuoto senza peso, una corrente ci
spinse verso l’alto. Adesso correvamo a mezz’aria.
“Non mollatele le mani!” gridò Hairos, sfrecciando a pochi
metri dalle nostre teste. Un'altra corrente ci fece svoltare
bruscamente, poi scendemmo in picchiata, un'altra svolta
verso l’alto, verso destra, a sinistra, un vento caldo, un altro
~ 346 ~
freddo. Da dove venivano tutte quelle correnti? Prima non
ce ne era nemmeno l’ombra, nemmeno un soffio leggero.
“Sono io che li ho chiamati?” chiese Caren, mentre
sfrecciavamo sulla superfice dell’acqua.
“Credo proprio di sì” risposi. Hairos ci raggiunse planando.
“Sì Caren lì hai chiamati tu, loro vengono quando hai
bisogno. I venti sono così, capricciosi ma pacifici.” Sorrise.
Ci fu un attimo di spensieratezza, poi un vortice ci inghiottì,
un muro d’acqua, improvvisamente ci sovrastò. Sentii
l’acqua impattare contro di noi, poi farci colare a picco. Vidi i
corpi dei miei amici trasportati da una corrente sottomarina
che ci inghiottì uno dopo l’altro. Poi persi il contatto con la
realtà e tutto divenne buio e assordante.
William
Mi svegliai come di ritorno da un incubo. Sentii la terra sotto
di me, tossii forte e indietreggiai. Era tutto buio. Non capii.
“Che diavolo sta succedendo!” gridai confuso. Un bagliore
fioco illuminò tutto attorno a me. Quella luce veniva
dall’arco, i pugnali, la spada, il cerchio ed il bastone.
“Tess! Peter! Dove siete ragazzi!” gridai. Non mi rispose
nessuno. Solo un fruscio mi sferzò, era un vento gelido e
cupo. Iniziai a guardarmi attorno, ero in una sorta di grotta.
Terra rossa finissima sotto ai miei piedi. “Ma dove sono.”
Sussurrai al vento, cercando di capire dove fossi finito.
“Scelte…sono sempre difficili, vero?” una voce si levò nella
semi oscurità. “Chi parla?” borbottai, cercando di capire da
dove giungesse quella voce. “Scegliere.. la vita dell’uomo si
fonda sulle scelte.. quante volte ti sarai posto la domanda..
~ 347 ~
ma ho scelto bene? Sono tante vero.. “quella voce grave e
nascosta nel buio mi agitava, iniziavo a spaventarmi.
“Chi sei! Fatti vedere vigliacco! Dove sono finito!” gridai.
Udii una risata, poi la luce di alcune torce si accese e guardai
intorno a me attonito. “Tess!” dissi con un fil di voce.
Tess, Caren, Seth, Violet, Peter erano tutti lì, sdraiati a terra,
privi di conoscenza. Provai ad avvicinarmi ad Tess.
“Puoi sceglierne uno solo!” tuonò la voce. Serrai le mascelle
e strinsi i pugni. Ci fu una risata profonda, poi la voce
continuò. “Tu.. che cosa sceglierai? L’amore… l’amicizia…
l’intelligenza… la forza… o la famiglia … “ pensai subito a
come accostare quelle parole ai miei amici. “Peter è la
famiglia, è come un fratello per me e Seth… lui è la forza,
Caren l’intelligenza, Violet l’amicizia e Tess .. l’amore.”
Deglutii rumorosamente. “Cosa devo fare adesso?” chiesi.
“Scegli… uno di loro …” disse con una cupa freddezza la
voce. “Altrimenti?” mi venne un groppo alla gola.
“Altrimenti … la morte .. per tutti.”
“Che tipo di morte?” volevo far parlare il più possibile quel
mascalzone per capire da dove venisse la voce. Non
nascondo che le sue parole mi tagliarono a pezzi il cuore.
“Hai mai sentito il detto … morire di paura?” sentendo
quella frase mi si gelò il sangue. “Come fai a sapere che ..”
“Che Violet ha paura dei ragni, Peter del buio … Seth ha
paura dei giudizi, Caren di non essere all’altezza per i suoi
genitori… Tess ha paura della solitudine…” quella voce mi
innervosiva e mi inquietava sempre più. “BALLE! Tu non sai
niente di loro! Loro superano sempre le paure! Non si
arrendono mai e ogni nostra paura l’affrontiamo assieme,
uno contro le spalle dell’altro!” sentii applaudire lentamente.
“Che belle parole Will … ti ricordo che hai solo un minuto, e
poi le loro menti inizieranno a piegarsi sotto alle paure… e
~ 348 ~
moriranno.” Gelai. “VIGLIACCO!” gridai. Iniziai a vedere i
loro volti contrarsi. Sprofondai nel panico. “ALLORA! CHE
COSA HAI DECISO! TI SALVI TU O SALVI UNO DI
LORO!” brontolò acidamente. “NO!” lo fermai.
“Do la mia vita in cambio delle loro! Prendi me!” feci un
passo avanti. Guardai Tess, pensai che ne lei ne gli altri si
meritavano tutto questo, mi venne da piangere, ma resistetti.
Era tutto confuso e strano, non sapevo cosa fosse a tenermi
ancora in piedi, ma dovevo salvarli. Quindi mi decisi.
La mia paura era il rimpianto. Avrei rimpianto di non aver
salvato Seth se avessi salvato Violet, o di non aver salvato
Caren se avessi salvato Tess. A quel punto era meglio dare la
mia vita per la loro. Dopotutto non avevo nessun rimpianto.
Tess sapeva che l’amavo, Peter e Seth sapevano che sarei
stato sempre accanto a loro come un fratello, qualsiasi cosa
fosse successa. Violet sapeva che mi fidavo cecamente di lei,
e Caren sapeva che per me era una delle persone migliori del
mondo e che non doveva dimostrare nulla a nessuno.
“Furbo ragazzo… tu non hai rimpianti, non hai nessuna
paura da usare contro te stesso .. tuttavia …” la voce divenne
profonda.
“Tuttavia?”
“Meriti di …” aspettai che terminasse la frase, un brivido mi
corse lungo la schiena. Sentii dei passi morbidi dietro di me.
“Tuttavia, Meriti di ricevere questo dono ..” mi voltai di
scatto. Era una sorta di leone, aveva una folta criniera ma
sulla testa spuntavano un paio di orecchie in più. Erano così
strane da sembrare occhi. Il suo manto era insolito, era di un
nero scuro, molto simile al blu notte. Aveva poggiato a terra
una grossa scure dalla doppia lama. Anch’essa brillava come
le altre armi. “La scure ..” sussurrai.
~ 349 ~
“Bravo figliuolo. Non mi sarei aspettato nulla del genere…
eppure… avrei detto che avresti scelto l’amore…”
“Mi dispiace. Ma nessuno di loro è inutile, sono tutti allo
stesso livello per me. È vero, forse sono quello che nel
gruppo si è fatto sentire meno, ma loro sanno come sono
fatto. Sono il loro Will, e loro sono la mia famiglia. Non c’è
solo Tess, c’è anche Violet e l’intelligentissima Caren. Se
veramente avessi dovuto dare la mia vita per la loro, l’avrei
fatto. Lo sa’.. non ho rimpianti, la mia paura così si annulla.
Ma le loro paure sono molto più orribili. Già quella di Violet
è insopportabile, pensi a quella di Caren o a quella di Seth.
Che incubo.” Sorrisi, avevo già capito tutto.
“Beh, cosa devo dirti. Complimenti vivissimi William.
Perché non sei sorpreso di sentire un leone parlare?”
“Perché da questo posto posso aspettarmi di tutto, come il
fatto che lei è il re di quest’isola, e che … Hairos esci fuori
dal tuo nascondiglio.” Non era stato difficile capire che
c’erano due voci che ripetevano le stesse cose, avevo
identificato quella di Hairos ma l’altra mi era nuova, poi mi
soffermai sull’acustica di quella grotta. E la soluzione mi
venne in mente da sola. Hairos uscì dal buio con delusione.
“Ah! Credevo che non mi avresti riconosciuto!” disse
stizzito, ma con un sorriso sul muso. “Ti avevo detto che era
un portento questo ragazzo, anche se passa in osservato… è
meraviglioso quello che può fare con il suo cervello.” Disse
Hairos al leone. “L’ho visto vecchio mio… è strabiliante per
un umano… e dovrebbe avere.. quanti anni, sedici?”
“Oh sì lui è un esemplare molto giovane della sua specie.” Il
leone e il drago continuarono a parlottare tra loro come se io
non ci fossi. Ad un tratto mi schiarii la voce e riacquistai la
loro attenzione. “Ehm ma i ragazzi? Si sveglieranno?”
~ 350 ~
“Uh certo che si.. puoi andare a svegliarli tu stesso.” Disse il
leone molto velocemente mentre Hairos gli raccontava di me
e dei ragazzi. Corsi subito a svegliare Seth, sembrava morto.
Lo scossi rapidamente e lo chiamai più volte, all’improvviso
aprì gli occhi e lui e Peter mi saltarono addosso.
“E così siamo la tua famiglia eh?” disse Peter, aggrappandosi
alla mia schiena, mentre Seth con un braccio mi teneva
fermo e con l’altra mano mi scompigliava i capelli.
“Ah! Maledetti! Avete fatto finta, non vale!”
“Eh già signorino!”
“Era tutto un trucco!”
“Ci sei cascato!”
“Cascato in pieno direi!” dissero Peter e Seth susseguendosi
come se sapessero già cosa l’altro stava per dire.
“Quanto vi odio! Mi sono preoccupato da morire!” risi.
“Hey Will non dirmi che te la sei presa?” borbottò
sagacemente Violet. “No, non credo, se l’è solo fatta sotto!”
ridacchiò Caren. “Ragazze! Mi avete fatto morire!” le
guardai sorridendo, poi il mio sguardo cadde su Tess che
non aveva ancora aperto bocca. “Ciao Will” mi sorrise
lentamente con un gesto della mano. Le corsi in contro
mentre gli altri recuperavano la loro roba. “Tutto bene?”
“Sì.” Gli si illuminarono gli occhi.
“Sono contento.”
“Non credevo che potessi essere così.. insomma, tutti
nemmeno ti notano, passi sempre in osservato. Nessuno sa
cosa ti frulli in testa .. e nel cuore. Ma le tue parole mi hanno
colpito, davvero Will. Mi hai lasciato senza parole…” disse
con un tono lieve e dolcissimo.
“Ho avuto molta paura, ma sapevo di fare la scelta giusta.”
“Qualsiasi scelta avresti fatto.. sarebbe stata quella giusta.”
Sorrise, mi diede un bacio sulla guancia e raggiunse gli altri.
~ 351 ~
Dopo quel breve spavento, sentii finalmente di essermi
stretto al gruppo. Hairos salutò quello strano Leone, Lionel il
sovrano dell’isola, e uscimmo dalla grotta passando per un
corridoio sotterraneo. Da quella grotta sottomarina,
raggiungemmo la costa dell’isola dove ci aspettava la nave.
Tutto accadde molto rapidamente, scoprii che mi avevano
preparato una bella messa in scena. Lo stesso giorno
ripartimmo per il mare, con rotta Castello di Cristallo,
Hairos ripeteva che non c’era tempo da perdere che
dovevamo tornare subito. Dopo pranzo Hairos mi portò la
scure in camera, rimasi a studiarla senza toccarla, allungo.
Non era leggera e maneggevole come le altre, anzi era
grande, pesante e letale. Il manico mi sembrò di legno scuro
con delle ametiste grezze incastonate nelle nodosità del
legno. Le lame erano grandi come due mani aperte, e si
trovavano esattamente sulla cima del manico, una
specchiava l’altra. La magmatite purissima (la lega con cui
tutte le armi erano state forgiate) splendeva di un leggero
bagliore violaceo, quasi invisibile nel buio totale. Era
affascinante e maestosa. La porta si aprì di scatto, Seth, come
suo solito, era venuto a dare un occhiata. Dopo si sedette
accanto a me e borbottò :”Siamo giunti ad una conclusione..”
“Già, credo proprio di sì.” Risposi sollevato, lo guardai come
se mi aspettassi una domanda.
“E così.. tu e Tess..” accennò timidamente.
“Eh già.. ci siamo trovati finalmente.. e tu?” la mia domanda
lo lasciò perplesso, quasi paralizzato. Si guardò un po’
attorno poi avvicinandosi sussurrò :”Oh dannazione Will,
non lo so!” sul suo volto apparve uno strano risolino isterico.
“Capisco l’isteria, ma solo nelle ragazze..” lo guardai, lui mi
diede un occhiata in cerca del mio aiuto.
Per poco non gli risi in faccia.
~ 352 ~
“Ok Seth.. un consiglio, cambia ragazza.”
“Dai è un problema serio, lei ha detto che non dovevo
innamorarmi.. invece… oh Cristo! Sono un disastro!”
borbottò leggermente afflitto.
“Non preoccuparti a tutto c’è rimedio.. vedrai, lei non è
persa per sempre!” sospirai io, incoraggiandolo.
“Mah se lo dici tu… è solo che alcune volte sento sempre che
un po’ è arrabbiata con me, non gli è passata del tutto.. e la
capisco..” si sdraiò per terra, guardando il soffitto.
“Sai voglio .. anzi, vorrei non esser mai fuggito.. quel giorno,
nella radura. Che sciocco!” Era più scoraggiato di quello che
sembrava. Non sapevo proprio cosa dirgli, forse era meglio
se avesse parlato con Violet.. il più presto possibile. Fu
proprio ciò che gli dissi. Gli porsi una mano per tirarlo su,
quando l’aprii ne uscì ghiaia. “Ghiaia?!” disse sorpreso.
“Sono più sorpreso di te!” la buttai a terra quasi spaventato.
“Se crei la ghiaia dal nulla.. è possibile che tu possa anche
creare altri tipi di roccia, no?” si avvicinò carponi alla scure.
“Sì è possibile, facciamo una prova.” Risposi con
convinzione poi dissi :”Gesso!” chiusi la mano e la riaprii,
straordinario era veramente gesso. “Ossidiana!” il nero
lucido dell’ossidiana brillava sul palmo della mia mano.
“Sensazionale!” esclamo Seth tutto eccitato, mentre con le
dita reggeva una piccola fiamma che sembrava docile come
un gattino. Mentre giocavamo con i miei poteri, Seth iniziò a
cercare le parole giuste per Violet. Passarono diverse ore, il
fuocherello di Seth divenne prima una fiammella, poi dei
piccoli tizzoni ardenti e in fine si incenerì lasciando sulle sue
dita uno strato grigiastro di polvere. Quando ci decidemmo
ad uscire dalla stanza, la nave ondeggiava sinuosamente sul
mantello bagnato dell’oceano. Sorprendentemente, il sole era
quasi già arrivato dietro all’orizzonte. Una brezza fresca e
~ 353 ~
gioiosa mi investì, con il suo arrivo giunse anche Tess che si
strinse forte a me. “Cos’avete fatto là dentro?”
“Niente, abbiamo scoperto qualche trucchetto.. nulla di
serio.” Lei mi prese per mano e mi allontanò da Seth, lo vidi
scoraggiarsi. Violet e Caren erano alle prese con alcuni
lavoretti, Hairos le aveva incaricate di dargli una mano a
sistemare le provviste avanzate e a pulire. Seth si sedette
accanto a Peter e gli diede una pacca sulla spalla, sembrava
che fosse tornato tutto tranquillo tra loro due. Li vidi
sorridere come facevano un tempo, ne fui sollevato.
Finalmente tutto stava prendendo la piega giusta. Tess mi
fece appoggiare al parapetto della nave e lieve
sussurrò :”Guarda, quel bagliore.. laggiù dove il cielo ed il
mare si incontrano… non sarà mica?”
“Sì. Tess hai ragione, la nostra avventura è volta al termine…
almeno per ora.” Risposi guardando con malinconia il mare,
poi le luminose cancellate dell’isola di cristallo mi rapirono.
Il loro bagliore si vedeva da lontano. Eccolo dove tutto è
cominciato e dove un giorno, prima o poi, finirà.
“Il palazzo di cristallo.” Dissi con la speranza nel cuore.
~ 354 ~
22 I Cancelli del Paradiso.
Lavai l’ultimo piatto e con Caren salimmo sul ponte.
Il rosso acceso del fuoco bruciava le nubi, scaldandole di un
deciso oro. Fu allora che vedemmo la fonte di tanto
trambusto. Infatti i nostri compagni erano abbastanza
esagitati, vidi correre sul ponte anche parte dell’equipaggio,
tutti esultavano e si scambiavano abbracci gioiosi. Con gli
occhi spalancati dallo stupore ecco che la vidi in tutta la sua
meravigliosa lucentezza…
Dietro a due enormi portali d’oro bianco, che sembravano
sospesi sul pelo dell’acqua, tutti ornati da pregiatissimi
disegni e simboli d’argento, si stagliavano le guglie e le torri
del castello di cristallo ornate da stendardi con i simboli del
regno. Corsi subito vicino a Seth e gli altri.
“Ci siamo riusciti!” disse lui.
“Sì, siamo tornati e siamo ancora tutti sani e salvi.” Sospirai
speranzosa, pensando a tutto quello che avevamo passato,
attimi di terrore, di sollievo, le amicizie nuove e i luoghi
fuori dal tempo che avevamo visitato. Tutto ciò era una
~ 355 ~
grande cartolina nella mia mente, un mondo unico e
maestoso. Quel mondo fantastico e al tempo stesso crudele e
spietato.. era come un paradiso terrestre, ma nei suoi angoli
bui si celavano le spire della malvagità e dell’odio.
La nave avanzava con dolcezza, spinta dal soffio leggero
della notte che ormai ci stava per raggiungere. Restammo
tutti lì in attesa di vedere i lineamenti delle montagne che
avvolgevano quello specchio d’acqua sul quale il castello
giaceva. Poco a poco ci giunsero alle orecchie musiche a
festa, canti gioiosi e armoniose serenate. Il vento portò con se
anche l’odore dei fiori e dei tavoli ormai apparecchiati per la
cena. Oramai il sole aveva lasciato spazio alle due lune, noi
eravamo sempre più vicini, con l’amaro in bocca e la gioia
negli occhi, mi diedi uno sguardo alle spalle. Li vidi tutti
quanti. Drake e Calipso al nostro primo incontro, Cintia e
suo padre che ci trovarono sulla piazza, Hairos ed il suo
scontro con Seth, poi tutti i principi, da Luna allo sfuggente
Lionel, le ombre e tutti gli altri mostri che abbiamo
combattuto, Miro e la sua cara a mica, il maestoso Arthur.. e
adesso solo una misera striscia di mare ci divideva dalla
prossima avventura.. ero esitante, ma chissà come sarebbe
andata a finire. Era tutto un enigma che avvolgeva la mia
testa, avevo visto che l’impossibile si poteva realizzare, che i
draghi parlavano, che anche i principi più forti si sentono
deboli, che i castelli delle favole sono delle casupole in
confronto a ciò che vidi io..
Sospirai sollevata, era tutto bellissimo e pieno di sorprese,
era Kiruwah, il mio nuovo destino. Poco a poco l’equipaggio
prese posto, ognuno aveva la sua mansione. Io, Will, Caren,
Tess, Seth , Peter ed Hairos, restammo immobili ad aspettare
l’arrivo di quella maestosità. Non si sentiva alcun suono
adesso, solo il fruscio del mare animava quell’interminabile
~ 356 ~
attesa. Vidi gli occhi verdi di Hairos illuminarsi, erano nel
più completo abbandono. Tess stringeva la mano di Will, che
teneva l’altra sulla spalla di Peter. Io guardai Seth con la
coda dell’occhio, cercai la sua mano accanto alla mia, si
ritrasse, restai lievemente scossa, poi però mi sorprese.. con
un braccio mi avvolse le spalle.
“Ci siamo.” Sussurrò Hairos.
Come pietrificati, lasciammo che i grandi cancelli
inghiottissero la nave. Era un luogo meraviglioso, l’isola più
bella che avessi mai visto. Una muraglia di montagne,
colline e prati, circondava un piccolo mare interno, sul quale
poggiava un isoletta che ospitava il castello. L’odore del
mare ci riempì i polmoni, i fiori e le case ci stregarono gli
occhi, tutto era perfetto in ogni particolare. Le cancellate si
chiusero dietro di noi, l’acqua era illuminata da scintille di
luce e candele. “Le ninfe, le incantatrici e le streghe vi danno
il loro benvenuto.” Commentò Hairos orgoglioso. Piccole
candele colorate galleggiavano su fiori aquatici, mentre le
scintille guizzavano a festa sopra e sotto la superfice marina,
come fossero dei delfini. Ad un tratto, le navi di pescatori,
disseminate nel mare interno, si fermarono e iniziarono a
guardarci strabiliati. Le vele della Stardust ondeggiavano
sotto al vento notturno come gli stendardi di un castello.
Piano piano, anche le porte delle case che si trovavano sulla
costa, iniziarono a spalancarsi, una folla iniziò ad
accumularsi lungo tutta l’isola, anche dal castello si
affacciarono una moltitudine di persone. Ci avvicinammo a
tal punto di riuscire a scorgere un volto noto, notissimo
direi. Cintia si stava buttando a capo fitto verso il punto
d’attracco. La vedemmo tirarsi su il lungo vestito per non
inciamparvi. Mi strappò un sorriso entusiasta.
~ 357 ~
“A prepararsi presto!” sussurrò Hairos, ci scambiammo tutti
uno sguardo complice e filammo in camera. Prendemmo la
nostra roba e alla stessa velocità di come eravamo entrati,
uscimmo dalla stanza. Ad attenderci trovammo un mucchio
di gente esultante, sentii un brivido corrermi lungo tutto il
corpo, mi iniziarono a tremare le mani. Anche noi
esultammo di gioia, Hairos ci spiegò che ormai tutti
conoscevano le nostre gesta, le lettere dei principi e chi ci
aveva conosciuto di persona lo aveva fatto sapere in giro e
adesso tutta Kiruwah non faceva altro che aspettare il nostro
ritorno. La nave attraccò e subito le voci festanti si levarono
più alte nel cielo, nella folla riconobbi Fancy, la principessina
Luna, Miro ci teneva d’occhio dietro ad una zona d’ombra,
fui felice di rivederli. Hairos aiutò William a sistemarsi la
scure sulla spalla e dopo aver salutato l’equipaggio (un elfo
strizzò l’occhio a Seth, e lui ricambiò con un cenno del capo)
scendemmo dalla nave. La folla si dispose formando un
corridoio, applaudivano, gridavano, non mi ero mai sentita
così ammirata e ben voluta da tante persone. Ricambiammo
salutando e stringendo le mani di quei pochi che ci si
avvicinarono. Cintia ci colse di sorpresa e ci abbracciò uno
ad uno. Suo padre, il re Henry, ci aspettava silenzioso
proprio fuori dalle porte del palazzo.
“Andiamo, seguitemi.. non c’è tempo da perdere!” incalzò
lei, prendendomi per mano, e portandoci a corsa fino al
castello. Appena ci trovammo di fronte al Re, ci venne
l’impulso di inchinarci. “Oh no figlioli miei, non occorre
inchinarsi, oramai siete come miei figli… la mia gratitudine e
le vostre gesta mi rendono così orgoglioso di voi. Sarete
sempre i benvenuti.” Sotto alla barba fulva nacque un timido
sorriso paterno. “Ne sono onorato mio Re” rispose Seth.
~ 358 ~
L’uomo lo guardò come si guarda un figlio e dandogli una
pacca sulla spalla, ci invitò a entrare. Per i corridoi,
illuminati e decorati con gli stendardi delle sette isole. Le
dame e i cortigiani fecero inchini e ci accompagnarono con
sorrisi e timidi saluti. “Ehm.. non credo che avrete il tempo
di cambiarvi, tanto meno farvi un bagno.. “ ci disse la
principessa, facendoci notare quant’erano sdruciti i nostri
abiti e la notte che ormai era alle porte. Lei e suo padre ci
accompagnarono nella grande sala dove avvenne il nostro
primo incontro. Un regale banchetto ci attendeva. Ci
sedemmo attorno alla tavola e mangiammo a sazietà tutte le
specialità del posto che vi vennero messe sotto al naso.
“Vedo che siete affamati. Hairos dovevi nutrire meglio i tuoi
protetti.” Fece notare il Re, in tono scherzoso.
“Beh non apprezzavano molto la cucina della nave.”
“Lo vedo, e come se lo vedo.” Sorrise volgendo uno sguardo
ad Tess che si stava abbuffando come suo solito.
“Sono gli umani migliori che potessi mai incontrare.”
Commentò.
Fuori dalle finestre si vedevano le case e le strade
illuminarsi, molta gente era uscita fuori solo per vedere la
nave attraccare, speravano tutti di scorgere almeno una
piccola porzione di noi. Quando finimmo di mangiare era
ormai notte, le undici credo, ma la gente aspettava ancora di
cogliere un sorriso, una sagoma, un ombra. Così uscimmo
sulla piazza circolare, Cintia aveva un ottima notizia da
darci, suo padre ci accompagnò con la sua solita fierezza.
La piazza era ben illuminata e le due lune si specchiavano
nelle acque limpide del mare. Ci disponemmo tutti attorno a
Cintia e aspettammo trepidanti ciò che aveva da dire.
“Ragazzi miei, sono orgogliosissima di aver fatto la vostra
conoscenza, molte volte il male vi ha intralciati, ma adesso
~ 359 ~
siete qui al cospetto di tutto il popolo di Kiruwah che
annuncia il vostro nome. Siete degli eroi. Con amarezza vi
comunico che… potrete ritornare a casa.” Il suo sorriso era
raggiante, non credemmo alle sue parole, l’emozione ci
travolse. Facevo i salti di gioia. Hairos si fece triste ma
continuò a sorridere. Seth lo accarezzò poi si strinse attorno
al suo collo e disse :”Non avrei mai creduto di diventare tuo
amico. È stato un piacere averti al mio fianco, Hairos.”
“Anche per me, amico mio.” Rispose divertito.
Quel momento di festa venne interrotto da un violentissimo
vento, vidi i capelli di Caren alzarsi in aria come foglie
morte. Tutto si fece più freddo e buio. Mi venne uno strano
presentimento. “Ben tornata a casa Violet!” al sentire quella
voce mi bloccai dalla paura, ero terrorizzata non riuscii a
voltarmi, poi sentii un grido di dolore e un pianto straziante.
Mi voltai subito di scatto. Due donne bellissime, dai capelli e
gli occhi che cambiavano colore di continuo erano vicine al
corpo di Re Henry e Hairos teneva stretta Cintia che si
contorceva in lacrime, mentre divertito, un giovane ragazzo,
si godeva la scena a pochi metri di fronte a me.
Per fortuna avevo con me il cerchio. Come aveva fatto, così
in un istante, a spezzare la vita di un uomo?
Mi strinsi al cerchio e la rabbia si impadronì di me.
“TU! Non meriti altro che la morte!” ruggii.
“Allora fatti sotto bellezza.. non aspetto altro che darti una
sonora batosta. È un vero peccato averti contro, saresti di
ottima compagnia.” Sorrise gelido. Intanto un altro giovane
si era avvicinato a lui. La loro particolarità stava nell’aspetto,
che ogni attimo cambiava, gli occhi passavano dal nocciola
al verde mentre i capelli si allungavano e cambiavano colore,
era uno spettacolo senza precedenti. Il mio sguardo si posò
sul corpo riverso a terra del Re. Era in una pozza di sangue,
~ 360 ~
con un profondo taglio inciso sulla gola, ormai pallido in
volto e immobile come una statua. Era un uomo buono,
molto saggio e ospitale. Gli occhi mi si riempirono di lacrime
quando pensai che solo poche ore prima ci aveva chiamati
suoi figli. Quell’uomo, il più forte e potente del regno, era
apparentemente burbero e severo, ma aveva un gran cuore,
mi ricordò mio padre. Strinsi i pugni. Sentii la pelle lacerarsi
appena sotto alle unghie. Diedi uno sguardo a Cintia, era
piegata dal dolore, ormai non gridava più era caduta in un
rantolare sommesso, aggrappata ad Hairos.
“Non c’è pena che tu possa scontare adatta a ripagarci del
male che hai fatto. Nemmeno la morte, mi correggo.”
Sussurrai gelidamente, mentre la mia mano si accartocciava
attorno al cerchio. La rabbia iniziò ad inondarmi, sentii il
fuoco ardermi sulle spalle. Una pioggia leggera iniziò ad
inondare tutto quanto. Era leggerissima, si stendeva sulla
pelle con delicatezza, capii che non riuscivo a sentirla. Non
mi bagnavo, la pioggia scivolava sulla mia pelle, mentre il
viso di Drake veniva rigato dalle gocce d’acqua.
“Com’è iniziata deve finire!” un tuono strappò il fiato a tutta
l’isola, coprì i gemiti di Cintia. Il nemico partì all’attacco, le
ragazze colpirono Tess e Caren, vidi delle scintille, poi capii
che uno dei pugnali si era conficcato nel braccio di una delle
due che aveva arretrato ringhiando. Il ragazzo invece si
avvicinò burbero al povero Peter che quasi rimase
paralizzato. Seth e Will gli si pararono davanti, lui sferrò un
calcio nello stomaco a Seth, fu velocissimo, lo vidi accasciarsi
a terra e mentre quello rideva sadicamente...
William prese la mira.
La sua scure volò tagliando l’aria, quasi si sentì un fischio.
Poi una linea orizzontale si disegnò sulla spalla destra del
ragazzo.. Chermisio. Gli occhi di Seth, ancora atterra, si
~ 361 ~
spalancarono, un sorriso gli dipinse il volto. La pioggia
divenne così forte che non si riusciva a sentire nulla, anche il
vento si era levato. Venne il mio turno, i miei occhi
incontrarono quelli di Drake , tutto si fermò per un istante.
Digrignai i denti, lui alzò il mento sorridendo.
“Avrò la tua testa, oggi!” sussurrò, lo sentii solo io.
Rabbrividii, la sua voce era sinuosa e tagliente, mi ricordò
un viscido e orribile serpente. Ma non potevo tirarmi
indietro proprio adesso, dopo tutta quella fatica, dovevo
metter da parte la paura e lottare, ancora per poco.
Mi buttai in avanti, correndo verso di lui, tenevo il cerchio
dietro, si era fatto più pesante. Feci un ultimo passo ed il
braccio scattò il avanti. Sentii tutto il fiato che avevo in corpo
uscirmi di botto. Ci fu un boato, un suono metallico, mi
vibrò il braccio ed il cerchio mi scivolò via dalla mano.
Iniziai a tremare, caddi a terra reggendomi il braccio. Ormai
la pioggia mi offuscava la vista, sentii il gelo sulla pelle, poi
vidi i visi dei miei compagni attoniti. Mi guardai in fretta
attorno e con gli occhi sgranati cercai di alzarmi. Un ombra
si allungò su di me… Strinsi gli occhi coprendomi la testa.
…
Una mano fine e dalla pelle bianca come la neve mi strinse il
polso. Alzai lo sguardo. “Violet.” Disse sollevata, in tono
materno. Sui suoi occhi neri e profondi, c’era un velo di
pianto. “Calipso.” Mi mancò il respiro, alzandomi di scatto
mi aggrappai a lei scoppiando in un pianto disperato.
“Non doveva andare così, no! Non doveva morire!” gridai.
Intanto Cintia corse dal padre, con sorpresa non c’era più
traccia di Drake e i suoi. La pioggia iniziò a farsi più sottile.
Calipso mi abbracciò tentando di soffocare il mio pianto.
“Andrà tutto bene Violet. Sei stata bravissima..” mi
accarezzò i capelli. “Cos’è successo?” chiesi. “Dov’è finito?”
~ 362 ~
“E’ scappato piccola, se ne andato.. ha avuto paura..” rispose
lei, con il fiato sospeso e gli occhi proiettati in un antico
passato. Hairos lasciò che Cintia si inginocchiasse accanto al
corpo del padre. Peter e William presero Seth sotto braccio e
lo portarono da Hairos. Tess si avvicinò al centro della
piazza, uno dei suoi pugnali era lì, ancora sporco di un
lucido sangue vermiglio. Calipso sciolse l’abbraccio e mi
guardò. I suoi capelli smisero di ondeggiare al vento. Tutto
tacque. “Dovete andarvene da qui.” Le sue parole erano
dure, ma si lasciò scappare un sospiro. “Perché? Perché
adesso?” i miei compagni mi raggiunsero. Non rispose,
Hairos la guardò tristemente mente cercava di consolare la
povera Cintia, lei mise una mano nella veste nera e ne tirò
fuori un libro dalla copertina nera, lo guardò allungo. Il suo
braccio sottile si avvicinò a me porgendomi il grosso tomo.
“Prendilo, era… “ sospirò “L’avevo dato ad Eustace, l’aveva
custodito lui segretamente … era il libro nero di Ifrit.”
“Se non sbaglio ce ne sono due…”
“Sì.” Il suo volto si fece triste
“L’altra copia del libro, e la mia spada… le ha mio figlio.
Adam.” Un tono nostalgico l’oltrepassò.
Restammo come pietrificati.
“Adesso dovete ritornare a casa Violet..” mi prese il cerchio,
lo fece cadere a terra, si passò un unghia affilata sul palmo
pallido della mano e una goccia di sangue cremisi scivolò
per terra. All’interno del cerchio si aprì come uno squarcio,
un vento umido mi inondò, alcune foglie morte vennero
spinte al di là del cerchio e iniziarono a volteggiare su
Kiruwah. Caren ne raccolse una :”Ormai è autunno.”
Accarezzò il manto ruvido della foglia giallastra e lasciò che
il vento la trasportasse su nel celo. Tutto attorno a noi era
caduto nel silenzio più muto e nel buio più totale.
~ 363 ~
“Siamo orgogliosi di tutti voi…” Calipso fece un sorriso e ci
invitò a ritornare a casa un ultima volta. La prima fu Tess,
salutò con la mano Hairos e si buttò subito dall’altra parte.
Peter la seguì assieme a William. “Non ho potuto usare più
di tanto, e conoscere a fondo, la scure ma sono felice di
averla ricevuta.” Sussurrò al drago che gli sorrise da lontano.
Passò anche Caren. Seth fu l’ultimo ad andarsene, abbracciò
il drago e silenziosamente passò oltre. “Adoro quel ragazzo,
tieni Violet.” Il drago mi lanciò un bracciale. Aveva le
sfumature del verde.
“è fatto con le mie squame. Sarò sempre con voi.”
“Ma questo non è un addio, è un arrivederci.” Prima di
oltrepassare il cerchio, Calipso mi fermò e disse
cupa :”Ricorda.. non sempre chi tiene un arma, è destinato a
custodire il dono per sempre… ma non temere piccola
Violet. Tu e i tuoi compagni siete stati bravissimi, ma adesso
è troppo pericoloso restare.. loro ti vogliono bene e saranno
sempre al tuo fianco. Buona fortuna.” si trattenne e dopo
poco aggiunse :”Trova mio figlio, Adam. Lui sa come
combattere Drake . Trovalo!” Ci abbracciammo un istante e
con il libro stretto tra le mani chiesi :”Cosa ne sarà del
cerchio, della spada, insomma.. verranno con noi sulla
terra?” ero speranzosa di portarmi dietro almeno un po’ di
Kiruwah, intanto allacciai il bracciale di Hairos al polso.
“Oh, ma certo. Un anello si infilerà al tuo dito, ricordandoti
tutto quello che hai subito, tutto quello che hai passato, ed il
male che è svanito… a rivederci guerriera del gelo.” E la sua
sagoma iniziò a svanire nel nulla. Così anch’io mi tuffai e
oltrepassai il cerchio. La luce mi inondò, mi sentii subito
leggera, fluttuante, come in un sogno. Poi mi si
appesantirono gli occhi e iniziai a vedere meno chiaramente
il pallore che mi avvolgeva. Tutto divenne buio.
~ 364 ~
23 Casa
“Signorina Turner! Presto si svegli!” aprii gli occhi quasi con
il fiatone, l’insegnate aveva cercato di svegliarmi. Mi guardai
attorno, la luce fioca penetrò dai finestrini dell’autobus,
quasi ne fui accecata. Il resto del mezzo era tutto
completamente sgombro, presi la mia borsa e iniziai a
dirigermi verso l’uscita. Lo sentii, freddo e liscio sul dito
indice. C’era un meraviglioso anello completamente blu,
lucente e perfetto come uno zaffiro. Scesi dall’autobus
lentamente, come se tutto ciò che mi circondasse fosse
nuovo. Vidi mia madre arrivare con la macchina, mi misi sul
marciapiede. “Scusami amore, sono arrivata in ritardo..” si
scusò accigliata. “Oh, non preoccuparti mamma.. fa niente,
mi ero addormentata.” La consolai, sistemando le valige
nella bauliera. Poi mi sedetti accanto al posto di guida, e
quasi di impulso mi strinsi al suo braccio.
“Devi andartene più spesso da casa..” sussurrò lei, facendo
manovra. Ritornammo di filato a casa. Guardai raggiante
tutto ciò che mi passò sotto al naso. Scesi dall’auto quasi
guizzando fuori, Simon aprì la porta di casa. Gli saltai con le
braccia attorno al collo. “Fratellone.” Mugolai.
“Violet, riprenditi!” borbottò lui, aggiustandosi gli occhiali
sul naso, poi mollai la presa e salii subito in camera mia.
Appena lo vidi mi ci buttai sopra. Il mio letto, quanto mi era
mancato il mio letto! Mi distesi e ispirai profondamente,
~ 365 ~
iniziai a sentire l’odore di naftalina degli abiti invernali che
mamma aveva sistemato e preparato per la stagione che
stava per arrivare, dalla cucina si sentiva odore di biscotti e
marmellata, era solo pomeriggio. Una strana malinconia mi
inondò, era la solita sensazione che provavo in autunno,
tutto era più freddo e lento, assonnato, quei mesi freddi mi
avrebbero lasciato in una dolce culla morbida. Serate attorno
al camino, tazze di cioccolato bollente, le marmellate di
mamma e i maglioni di zia fatti ai ferri.. era questa la realtà,
l’inverno che stava per inghiottire tutto. Ma non sarei stata
da sola, i miei amici mi avrebbero accompagnato. E chissà
quando avremo fatto ritorno in quel mondo così splendido e
unico, talmente strano e perfetto da sembrare un sogno.
“E’ stato solo un sogno?” mi chiesi.
“No… non è un sogno..” mi risposi con un sorriso, quando
presi il libro nero dalla borsetta che avevo fatto cadere sul
pavimento. Guardai fuori dalla finestra, tutto aveva i colori
autunnali, rosso vermiglio, marrone, giallo, arancione.. che
bello mi sentii sollevata, con un peso in meno sul cuore.
“Sono a Casa!” esultai silenziosamente. Quella sera mangiai
due porzioni di tutto, mi mancava la cena bruciacchiata e
non del tutto perfetta di mia madre. I miei genitori rimasero
stupefatti di fronte alla mia fame. A fine cena avevo molto
sonno, vedere mio padre mi ricordò Henry, per la prima
volta lo abbracciai augurandogli la buona notte.
Mi misi subito sotto alle coperte, nascosi il libro e sprofondai
nel morbido cuscino. “Ciao letto, ciao attacca panni, ciao
tappeto … vi sono mancata?” chiesi alla stanza buia e calda.
Una tenda venne mossa dallo spiffero sotto alla finestra.
“Anche voi mi siete mancati.” Chiusi gli occhi e mi
addormentai. Subito mi sentii al sicuro, protetta da quei
quattro muri di cemento, da quella piccola casetta di
~ 366 ~
campagna che in confronto ai castelli che avevo visitato non
era nulla. Per me, però, era tantissimo.. valeva più di tutto
l’oro del mondo, era la MIA casa, con le sue imperfezioni e le
sue crepe, i suoi spifferi. Era solo mia, no, era nostra, era
della mia famiglia. Quanto amavo la mia famiglia.
… il giorno seguente …
Dopo pranzo iniziai a sistemare le valigie, qualcuno suonò al
campanello, sentii mia madre aprire il portone poi dei passi
lungo le scale. La porta della mia camera si aprì con un
leggero sibilo e mi voltai. Da dietro essa fecero capolino i
capelli dorati di Seth. Gli corsi subito in contro e ci
abbracciammo. “Tutto bene?” chiese sollevato.
“Sì, tu?” vidi i suoi occhi cadere sull’anello che portavo al
dito, lui mi mostrò il suo, era rosso come un rubino.
“Anch’io.” Rispose. Poi, quando il nostro abbraccio si
sciolse, mi portò fuori a fare una passeggiata. Il maglione
caldo mi confortò, finalmente dei vestiti normali.
Seth era venuto con la sua bicicletta arrugginita, mi ci fece
salire e sfrecciammo verso il paese. Lungo il tragitto
parlammo del paese, della scuola, mi disse che la figlia della
veterinaria aveva avuto un maschietto, poi mi raccontò di
come si era risvegliato sul divano davanti alla tv mentre sua
madre passava l’aspirapolvere. Ci fermammo alla caffetteria,
era una cosa abituale per noi. La porta si aprì con un
tintinnio, la proprietaria ci salutò spolverando il bancone, ci
sistemammo infondo al locale, attorno ad un piccolo
tavolino. Seth ordinò un tè per me e una cioccolata per lui.
Mi guardava come se dovesse dirmi qualcosa di
importantissimo, ero leggermente spaventata, anche se la
~ 367 ~
gioia del ritorno a casa mi aveva sollevata e adesso tutto mi
sembrava più semplice. Si schiarì la voce.
“E’ stato difficile andare in sintonia, eh?”
“Già.” Sussurrai distogliendo per un attimo lo sguardo.
“Oh Violet, tutto quello che ti ho detto.. non volevo farti e
dirti niente che ti ferisse.. io ti voglio bene, e vorrei che tutto
tornasse a ieri… voglio che tu ti dimentichi dei nostri litigi,
del mio essermi comportato male, perché ti prego, io ti
voglio tanto bene e la cosa mi rattrista.”
“Seth, non hai fatto solo cose sbagliate, ma anche cose
ammirevoli e buone, sei stato un ottimo compagno di
avventura.” Gli sorrisi. Lui bevve velocemente la sua
cioccolata ed io il mio tè, lasciò i soldi sul tavolo e senza dire
una parola uscimmo, mi prese per mano ed il mio cuore
scalpitò. Dovevo ammettere che il suo sorriso ancora una
volta mi mozzava il fiato, e stringergli la mano mi faceva
ancora sussultare. Quanto avrei voluto non dirgli quella
frase, non dirgli :”..non ti innamorare di me..”.
“Scusa ma dovrò bendarti..”
“Cosa?” chiesi sorridendo, mentre lui slegava la bici.
“Eh sì altrimenti dov’è la sorpresa?!”
“Ok, ma solo perché mi fido cecamente di te.” Lui prese un
pezzo di stoffa nero e me lo avvolse attorno agli occhi.
“Bene, ci vedi? Quante sono queste?” aprii gli occhi, era tutto
buio. “Due?” tentai. “No, ok non vedi nulla. Ottimo.” Mi
prese in braccio e mi sistemò sulla bici poi iniziammo a
muoverci, io mi tenni stretta a lui, avevo paura di cadere.
Un venticello fresco mi accarezzò il viso, sentii le foglie
secche schiacciarsi sotto alle ruote della bici. Iniziò a
decelerare poi ci fermammo. Mi prese in braccio e sentii la
bicicletta cadere a terra con un tonfo attutito. Seth mi rimise
con i piedi per terra e tenendomi per mano mi guidò. Le
~ 368 ~
foglie morte scricchiolavano sotto ai nostri passi. Quando ci
fermammo sentii la sua mano lasciare la mia, per un attimo
credevo di essere sola, poi le sue mani si fecero strada tra i
miei capelli e sciolsero la benda.
La prima cosa che i miei occhi videro fu il cielo, poi una
decina di alberi dalla chioma fulva, le foglie turbinavano
come stormi di farfalle attorno a noi, alcune cadevano
placidamente di tanto in tanto. “E’ stupendo Seth, ma dove
sei?” lo cercai accanto a me. Sentii nuovamente la presa della
sua mano, mi fece voltare. Con molta dolcezza, quasi con la
lentezza delle foglie trasportate dal vento, mi diede un bacio.
Mi sentii calda dentro. Restammo entrambi con gli occhi
spalancati, increduli. Poi lui sospirò e lo abbracciai.
“Era questo che avrei voluto dirti..”
“Lo so Seth, lo so.. volevo dirtelo pure io.” Così restammo
l’uno stretto all’altro, lasciandoci alle spalle il terrore e le
stranezze di Kiruwah, scontrandoci dolcemente con le nostre
emozioni e con il nostro mondo. Era bellissimo, qualcosa di
grandioso, noi due finalmente a casa e con la felicità tanto
attesa nel cuore. Volevo che quel attimo non finisse mai, era
così dolce e premuroso il mio Seth.
Tornando a casa, mi regalò la sua rugginosa bici. Mi si
stringe il cuore, tutte le volte che la prendo. Penso sempre al
suo candido animo puro, con il quale.. ormai tanto tempo fa,
mi diede quel bacio. Era un bacio sulle labbra,
semplicissimo, candido ma profondo .. come il giovane
amore che in quegli anni mi travolse. Però di quel bacio non
mi dimenticherò mai, rimarrà sempre un ricordo unico
dentro di me. Il ricordo del mio primo anno in quel mondo
fatato che tutti chiamano adolescenza… non desidererò mai
~ 369 ~
che qualcosa di quel periodo venga cambiato, perché è stato
unico e indimenticabile. È stato perfetto così com’è.
~ 370 ~
24 Ultimo Capitolo
Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta su Kiruwah.
Avevamo giurato che nessun’altro, a parte noi, doveva
sapere di cosa eravamo capaci – mia madre sarebbe
sicuramente svenuta se mi avesse trovato a generare fiocchi
di neve dal nulla -. Dopo esser tornati a casa, con sorpresa,
scoprimmo che i nostri doni potevano evolversi, Tess con i
suoi sbalzi d’umore faceva saltare la luce a tutto il quartiere,
mentre Caren aveva fatto dei primi tentativi di volo, lei si
giustificava dicendo :”sto solo levitando, non è così
incredibile.” Incredibile o no, avevamo ricevuto qualcosa di
veramente unico e speciale. Le nostre capacità, andavano di
pari passo con il nostro essere, con ciò che avevamo dentro,
agivano seguendo le nostre emozioni. Andavano controllate
con attenzione, ma tutte le volte che uscivo durante un
giorno di pioggia, sapevo che in parte era a causa del mio
buon umore. Mi faceva sentire così libera. E per strada,
oppure quando andavamo tutti assieme al caffè, chi mai
poteva immaginare di cosa eravamo capaci. Qualcuno
voleva ucciderci, avevamo combattuto con dei mostri
terribili, degli incubi viventi, eppure… eravamo dei
ragazzini, andavamo a scuola, litigavamo con i nostri
genitori, facevamo le stesse cose che facevano gli altri. Io
quasi non mi rendevo conto di ciò che ero, mi sembrava
tutto normale, tutto troppo bello e terribile per essere vero.
Molte volte mi sono chiesta cosa sarebbe successo se non
avessi ricevuto la chiave da Calipso, o se Sirio non mi avesse
trovata sulla spiaggia. Sono sicura, che Calipso mi avrebbe
trovata ugualmente, qualsiasi cosa fosse successa. Ormai era
un po’ la convinzione di tutti : Era destino che andasse così.
Non c’è altra spiegazione. Credo che nessun’ altro sarebbe
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stato capace di controllare il vento come faceva Caren, o le
fiamme come Seth. Non riuscivo a vedere nessun’altro al
nostro posto. Precipitare su Kiruwah è stata la cosa migliore
che mi sia mai capitata.
Lo ricordo bene, ricordo il volto di mia madre, pallido e
assente, io ero ancora molto assonnata. Avevo pensato tutta
l’estate ai miei amici, erano andati in vacanza fuori città.
William era con il padre a Dublino, i suoi genitori si stavano
separando, fu un brutto colpo per lui, ma Tess gli era molto
vicina. Invece Seth aveva deciso di passare le vacanze
assieme a Peter e sua madre, volevano fare una piccola
vacanza in Francia. Aveva promesso che mi avrebbe portato
qualcosa, forse una di quelle bocce di cristallo con dentro la
neve finta. Però, già alla loro partenza, sentii che qualcosa
non andava, avevo come un presentimento. C’era qualcosa
di buio che si aggrappava alle mie spalle tutte le volte che ci
pensavo. Dico solo una cosa, avrei voluto non svegliarmi
quella mattina. Inizialmente non capivo perché mia madre
avesse quella faccia, poi qualcosa di me, inconsciamente lo
intuì, ma in parte non ci credevo, così ironizzai su la prima
cosa che mi venne in mente. Ma lei continuava a guardarmi
in silenzio, seduta accanto a me. Mi zittii e lei mi abbracciò
lentamente. Sentivo che quell’abbraccio era amaro, era
veleno. Non lo volevo, sapeva di strano, era pericoloso.
Rimasi con le braccia lungo il corpo. Sussurrò
sommessamente delle parole dolci, diceva che mi voleva
bene, che i miei amici mi erano sempre vicini, non capivo
cosa stesse succedendo, ma tutto ciò che diceva mi si
depositava in gola. La sentivo secca e dolorante come se
avessi gridato, come se avessi pianto. Ascoltai a fondo ciò
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che mi voleva dire, poi lentamente sciolse l’abbraccio, mi
guardò tristemente, mi accarezzò i capelli e disse la frase più
orribile che avessi mai sentito. Non doveva succedere, no!
Non a loro! Era impossibile, quanto vero. Inizialmente non ci
credetti, feci un risolino isterico, e mi strinsi lo stomaco come
per provare a me stessa che non stavo sognando. Lei rimase
in silenzio. Io continuai a sorridere in modo orribile, mi
sembrava ancora impossibile. Tenevo gli occhi spalancati e
respiravo con affanno. Riuscii ad alzarmi, e quasi crollai. Il
pianto si liberò, assieme alla disperazione. “Com’è successo?
Perché mamma! Perché!?” gridai.
Era mattino presto, le mie urla svegliarono mio fratello e mio
padre. “Mi dispiace amore mio.” Sussurrò lei.
“No, non è vero, non ci credo, non ci credo.” Continuai a
ripetere, con la voce sempre più debole. Per un istante mi
fermai, la guardai con terrore, una lacrima scese anche dal
suo viso. Qualcosa scattò dentro di me. Così, prima che mio
padre potesse fermarmi, iniziai a correre giù per le scale, e
poi uscii di casa lasciando la porta spalancata. Il sole non era
altro che un piccolo disco d’oro al di là dell’orizzonte. Iniziai
a credere, che se fossi tornata alla radura, l’avrei visto. Era
come se ci fossimo dati appuntamento lì, come le altre volte.
Era una bellissima giornata, gli uccellini cinguettavano
allegri, i prati e gli alberi non erano mai stati così verdi e
rigogliosi. Le strade della città erano deserte e desolate, se
non fosse stato per il fruscio del vento che mi
accompagnava. Era un vento freddo e lento, quasi lugubre.
“Caren..” la chiamai con un sussurro, capii che anche lei
aveva saputo. Continuai a correre, guardandomi attorno
sempre più spaesata e confusa. Però, appena trovai il
sentiero, mi calmai in un istante. Quasi sorrisi. Avanzai a
passo lento, l’alba si aprì davanti a me. Nuvole rossastre e
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d’oro, danzavano sul cielo limpido scosse dal vento. Le
foglie degli alberi brillavano sotto ai raggi del tiepido sole
del mattino. Tutto aveva un aria serena e irreale. Riuscii ad
addentrarmi tra gli alberi, poi a piccoli passi raggiunsi la
radura, non si sentiva nulla, se non i miei passi sull’erba.
Restai in silenzio, non c’era nessuno ad aspettarmi. Era una
grande illusione la mia, veramente avevo creduto che tutto
ciò non fosse reale? E invece lo era.. non avrei mai più
sentito le loro risate, non li avrei più visti litigare, non
avremo mai più festeggiato i loro compleanni, niente più
vigilia di Natale tutti assieme. Il mio mondo si era spezzato.
Un pianto silenzioso mi fece inginocchiare, mi piegai sotto
all’evidenza di quell’orribile notizia. Adesso mi restavano
solo i ricordi. E mentre il sole si levava leggero verso il cielo,
qualcosa mi sfiorò la mano. Una foglia mi accarezzò le dita.
Non ci feci molto caso, ma subito dopo ne sentii altre. Era
molto strano. Pian piano mi alzai in piedi e guardai gli
alberi. Si stavano tingendo dei colori dell’autunno. Uno
sciame di foglie rosse e gialle si levò in cielo, come se il soffio
potente del vento le avesse fatte cadere tutte dagli alberi,
tutte nel solito istante. Rimasi disarmata. C’era qualcosa di
unico in tutto ciò, qualcosa che mi faceva stranamente
sorridere, quasi rallegrare. Purtroppo, quella era la prova
che mi avevano lasciata per sempre. Era la dimostrazione
che i nostri doni sono capaci di cose incredibili. Lentamente
presi una foglia che svolazzava nella radura, una delle
ultime ad esser cadute, le altre erano già lontane nel cielo.
Guardai le sue sfumature, vi erano tutti i colori più caldi e
belli dell’autunno.
“Arrivederci.” Sussurrai. Appena la lasciai andare, volò alta
sopra la mia testa. Poi, quando tutti gli alberi furono spogli,
lì in quella radura dove nessuno mai andava e che nessuno
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conosceva, il vento cessò ed il silenzio venne interrotto dal
cinguettio candido delle rondini. Con la manica del pigiama
mi asciugai le lacrime dal viso, e con malinconia, fui
costretta a ritornare a casa. Non riuscii a pensare a nulla,
davanti a me c’era solo il vuoto. Quell’incredibile nulla che si
crea nell’anima quando perdi qualcuno di caro.
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