Pdf Opera - Penne Matte
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Pdf Opera - Penne Matte
Ai cari amici, a quelli veri. Gli amici che conosci per caso, che ti sanno sorprendere ed accettare per ciò che sei, che non ti giudicano mai e che con te trovano anche il tempo di lasciarsi un po’ andare.. anche se non li hai mai visti, anche se non ci sono mai. Sono quegli amici che sai dove cercare, in fondo al cuore. Alle famiglie, che da sempre sostengono noi, i figli. Anche se non ce ne accorgiamo, anche se ci sembra sbagliato o inutile.. fidatevi loro sanno cosa fare. In fine, a chi mi ha detto che potevo farcela, chi ha da sempre creduto in ciò che sono. Abbiamo lottato, io non ci credevo, non lo ritenevo possibile, ma alla fine anche se crede di aver fatto poco, nel suo poco è nato qualcosa di grande.. è solo merito suo se Kiruwah esiste. Grazie a tutte le brave persone che mi sono state vicine, e a quelle che verranno. Grazie di cuore. ~1~ “Svegliati tesoro, andiamo è tardi!” “Un attimo, ti prego mamma, ancora cinque minuti.” pensai. Ecco, questa ero io molti anni fa… avevo circa quattordici anni, forse quindici, vivevo ancora con i miei in regno unito, in una piccola cittadina isolata della scozia. Sono Violet Turner, e questo è l’inizio della vostra avventura. Buon viaggio. ~2~ Capitolo Zero (il principio) Il Cielo era stranamente bianco, con qualche rigagnolo grigio, che svaniva tra la nebbia biancastra per poi riapparire come un enorme squarcio nero nell'immensità del cielo. Iniziò a piovere, quel giorno piovve molto forte. Raffiche di gocce d'acqua impregnavano i sottili vetri delle finestre. Era una casa antica la mia. Tutta la casa era un ribollire di crepitii e cigolii. Famiglie, epoche, storie diverse, si erano intrecciate sotto a quelle travi di legno, che ornavano vistosamente il soffitto della stanza dei miei genitori. Io ero rimasta immobile, seduta sul cuscino di mia madre, ero poco più che una bambina, ma qualcosa mi diceva che avrei fatto meglio a smettere di sperare, perché per i prossimi dieci anni non avrei rivisto più il mio carissimo amico. Lui, Brandon, amico di famiglia da sempre. Se ne era andato via dalla città proprio quel giorno, lo avevo visto allontanarsi a bordo dell'auto blu notte di suo padre. Dentro di me era scattato uno strano meccanismo, qualcosa mi diceva che era importante la sua presenza, ma non sapevo spiegarmelo. So' solo con certezza che, l'ultima cosa che disse fu’. “Guarda, sta per piovere sei arrabbiata con me?" “No, non lo sarei mai." e le prime lacrime iniziarono a rigarmi le dolci e morbide guance nivee. Mi disse così perché nella mia famiglia si credeva che il mio pianto facesse piangere pure il cielo. Questo perché ero l'unica ad avere gli occhi stranamente azzurri che quando piangevo si accendevano come fiamme blu. ~3~ Simon, mio fratello, sosteneva che la mia rabbia e il mio pianto fossero la causa di tutti quei temporali. Chissà perché ho sempre creduto che fosse vero. ~4~ 1 Rosso Autunnale "Un’altra per favore." chiesi svogliatamente alla cameriera appoggiata al bancone del caffè. L'Autunno non si era fatto aspettare, e contro ogni previsione, le foglie rosse dei castagni, già ricoprivano le strade della città. Ero andata un attimo in paese per cercare un libro nella biblioteca della scuola, ma niente, poi quella grigia e morta giornata non invogliava certo ad adoperarsi per fare qualcosa, così decisi di fermarmi al solito caffè in centro, dove spesso mi ritrovavo con i miei amici. Era un piccolo locale sull'angolo, con gli infissi verniciati di verde bottiglia e una grande finestra che dava sulla strada. Io ero seduta su uno degli sgabelli posti davanti al grande bancone che copriva orizzontalmente quasi tutta la parete interna. Quel giorno c'era poca gente, molti erano tornati a lavoro subito dopo la fine dell'estate - che nel mio paese finisce a metà Agosto, alcune volte non inizia proprio - e i ragazzi preferivano rimanere a casa invece che uscire all'aria aperta. Anche se non ne avevo voglia quel giorno, solitamente l'Autunno uscivo spesso e mi addentravo nel bosco che si apriva a pochi passi da casa mia. Adoravo i colori caldi e malinconici dell'autunno, l'odore di muschio, d'erba bagnata, di funghi, la brezza fresca e umida che ti costringe a metterti un maglione in più. Ero rimasta con i gomiti appoggiati al bancone e le mani facevano da sostegno al viso, la voce stridula e stizzita della cameriera, mi fece scattare in piedi. "Ecco la tua tazza di tè Violet, Non dovresti tornare a casa?" chiese seccata dalla mia presenza, che era l'unica entità ad ~5~ animare il locale triste e freddo. "Adesso vado, grazie." risposi con un fil di voce, poi girai il cucchiaio della tazzina per mescolare bene lo zucchero e iniziai a bere il tè lentamente, lasciando che scorresse lungo la mia gola, sinuoso e caldo. Il suo tepore mi avvolgeva e rattristava. Quel calore devastante, profondo e così confortante, mi ricordava qualcosa, ma cosa? Scossi il capo velocemente. In quei giorni mi succedeva spesso, qualcosa faceva scattare dei ricordi confusi e sbiaditi nella mia mente, eventi che non riuscivo a decifrare. Toccai la tazza, era bollente, le mie mani freddissime si erano quasi bruciate. Un dolce suono di campanellini mi fece voltare. La porta si aprì, una folata d'aria fredda e bagnata mi raggiunse, mi fece quasi ritrarre. Sulla soglia della porta, quasi fosse un fantasma, apparve Seth. Era uno dei miei migliori amici, lo conoscevo da un decennio. Era un ragazzo alto all’incirca come me, capelli biondo scuro anzi no biondi come il grano, alcune volte se li tirava su con il gel. Aveva gli occhi scuri e luminosi. Anche se di un anno più grande, sembrava quasi che avesse la mia età. Era una persona apparentemente tranquilla e pigra, però sapeva far ridere e le sue parole, normali e semplici, facevano sembrare che il mondo fosse più bello. Mi faceva sorridere sempre, il suo sorriso era incantevole. Era un ragazzo sempre in movimento, gli piaceva fare sport, ma non era il solito atleta senza cervello. Adorava stare all’aria aperta, giocavamo spesso in mezzo alla strada oppure, in primavera, andavamo su al lago a nuotare o a ~6~ pescare assieme a mio fratello. Stare accanto a lui mi faceva sentire stranamente protetta, era come se sapessi che non se ne sarebbe mai andato, che sarebbe sempre rimasto a farmi compagnia. Era una persona onesta, anche se, assieme a mio fratello, si divertiva a prendermi in giro. Comunque sia, prese in giro e risate a parte, Seth sapeva essere serio e molto dolce. "Ehi, eccoti qui! Sapevo che ti avrei trovato al solito posto di sempre." la sua voce calda e gentile mi rallegrò. "Certo, dove sarei dovuta essere se non qui?" chiesi. "A casa, magari sotto le coperte mangiando schifezze mentre guardi la tivù?” chiese sarcastico. "No grazie, quelli sono i miei programmi per i pomeriggi dei week and invernali." "Ah, adesso si spiega tutto. Eri andata a scuola a cercare il libro per finire la ricerca di biologia ma non l'hai trovato, vero?" "Hey, ma?! E tu che ne sai? e poi cosa c'entra?" domandai confusa. "Si da il caso, che quel libro l'abbia preso io, e che adesso sia a casa mia. Vieni a fare la ricerca da me?" i suoi occhi scuri si accesero, guizzarono sulla porta e poi su di me. Mi sentii inghiottita dai suoi occhioni neri imploranti. "Seth, sei un vero ..." mi trattenni e strinsi le labbra, poi proseguii "tesoro." Rise sarcastico e aggiunse :"Grazie del ... complimento. Dai andiamo, sta’ per piovere." sbadigliò e si diresse verso la porta. Pagai frettolosamente, lasciando la tazza di tè mezza piena, e uscimmo. Appena arrivai a casa di Seth, si scatenò il finimondo, la pioggia iniziò a scrosciare giù dal cielo come ~7~ se fosse un’immensa cascata. Lo scoppiettio di mille goccioline che s’infrangevano contro il tetto della casa di Seth accompagnava il nostro studiare attento e silenzioso. "Toglimi una curiosità, come mai tutta questa ... come dire, apprensione nei miei confronti?" chiesi, evidenziando l'ultimo paragrafo del capitolo che stavo studiando. "Che cosa vuoi dire?" "Cioè, tu che mi aiuti fare i compiti?! Non si è mai visto!" risi. "Forse perché domani andrai in gita e volevo stare un po' con te prima che te ne andassi ..." "Okay, ma con me vengono pure Caren, Tess e Peter. Perché non passi il tuo tempo con Peter giocando a scacchi, magari?" domandai, fuggendo dall'imbarazzo. "Perché credo che finché starete fuori città, finché non sarai qui, smetterà di piovere. Io adoro la pioggia, lo sai." il suo tono lento e basso si affievolì e divenne stranamente docile. "Almeno avrai più tempo per giocare e bighellonare in qua e là senza che ti disturbi." commentai sorridendo. Abbassò lo sguardo, sembrò che mi volesse dire qualcosa, poi, rialzando gli occhi verso di me disse :"Vai Violet, finisci la ricerca finché sei in tempo, io avverto tua madre ... vuoi che ti porti qualcosa da mangiare? Hai fame?" "Oh, sì. Grazie mille, portami ciò che vuoi, non fa’ differenza!" borbottai con lo sguardo perso tra i libri, mentre con la coda dell'occhio vedevo il suo profilo allontanarsi in direzione della cucina. La sua sagoma allungata e fine si muoveva placidamente, un passo per volta, con falcate regolari, dirette dalle sue gambe perfette. Quella sera, mi misi a preparare la valigia, era una gita importante, saremo stati fuori casa per qualche notte ma era comunque molto eccitante. ~8~ Eravamo diretti in una località dell’entroterra, molto umida. Mia madre mi aveva riempito la valigia di e abiti pesanti, aveva il terrore che mi ammalassi o che prendessi freddo. Stavo riponendo tutto con estrema cura nella valigia, quando un vento gelido mi trapassò. Mi voltai repentinamente verso la porta, era come se qualcuno l'avesse aperta, ma era chiusa. Iniziai a preoccuparmi, ma poi mi convinsi che era solo un caso, dopotutto la mia stanza aveva due pareti che davano all'esterno, era sempre stata la più fredda della casa. Però l'evento si ripeté ancora, e ancora. Alla terza volta decisi di tenere la porta aperta, mi tranquillizzava sentire la tivù accesa e la voce di mia madre che stirava le camicie di papà. Ritornai al mio lavoro, finii di sistemare la biancheria e scrissi la combinazione della valigia su di un pezzo di carta, che poi infilai nel portafogli. Andai in soggiorno a bere un bicchier d'acqua e augurai la buona notte ai miei genitori, mio fratello, Simon, ci raggiunse per augurarmi la buona notte e darmi qualche sterlina per comperargli un souvenir. Tornai immediatamente in camera, mi misi il pigiama e sprofondai tra le coperte del mio immenso letto a baldacchino. C'era qualcosa di strano, non riuscivo ad addormentarmi, avevo come un groppo alla gola, qualcosa sullo stomaco, un pensiero che mi turbava, ma non sapevo spiegarmi cosa. A un tratto mi vennero alla mente le parole di Seth di quel pomeriggio... "Perché credo che finché starete fuori città, finché non sarai qui, smetterà di piovere. Io adoro la pioggia, lo sai.” ~9~ Sembrava quasi che avesse paura di qualcosa, non nascondo che a me piaceva la sua compagnia, ma quel giorno si era comportato in modo diverso. Era stranamente serio, e per la prima volta aveva reagito in modo interessato, non aveva la stessa leggerezza di sempre. Chissà perché. Qualche giorno prima ... La scuola era iniziata da qualche mese, io allora avevo circa quindici anni. Come al solito, io, Caren e Tess, ci sedemmo accanto, nell'ultima fila a destra, vicino alle finestre. Caren era una ragazza brillante e anche molto timida. Aveva dei lungi capelli biondi tendenti al rosso chiaro e gli occhi color cioccolato, che spiccavano sul volto bianchissimo, allungato e liscio. Alta quanto me, aveva le braccia e le gambe sottili come quelle delle ballerine, le dita affusolate e le mani perennemente congelate. Viveva in una piccola villa appena fuori dal centro del paese, i suoi genitori erano imprenditori molto conosciuti e viaggiavano spesso, però erano anche troppo presenti nella vita dell’unica figlia. Era il loro gioiellino e doveva essere sempre impeccabile sia a scuola che con la famiglia e gli amici, aveva una disciplina e una correttezza di cui nemmeno gli adulti sono capaci. Lasciando stare la sua apparente compostezza, Caren era una ragazza coerente e molto riflessiva. Adorava i gruppi che suonavano musica leggera, anche un po’ di jazz, le piaceva uscire nelle giornate primaverili, quando l'aria è sempre fresca, ma il sole ti riscalda quel poco che ti serve per star bene. La sua intelligenza era particolare, era dotata di una gran memoria fotografica, era il suo vero talento, la cosa ~ 10 ~ che la rendeva colma di informazioni e dati. Era impeccabile e raffinata anche nel vestire, gli abiti morbidi e dai colori tenui l’avvolgevano come se fosse una ninfa. Tess, era l'opposto della tranquillità e della calma, le piaceva divertirsi al limite del possibile, cinema, sala giochi, pattinaggio su ghiaccio, corse in campagna, arrampicarsi sugli alberi, gare di velocità in bicicletta giù dalla collina ... Tess era il movimento, era come una scintilla, così rapida e fulminea che ti lascia sorpresa e felice, perché sai che tornerà. Portava i capelli scalati con un ciuffo che le copriva parte della fronte, i capelli castani scuro spiccavano con gli occhi color nocciola ed il viso roseo. Aveva una piccola cicatrice sul sopracciglio destro, le dava un aspetto più selvatico. Le piaceva sperimentare trucchi e abbinamenti di vestiti sempre nuovi. Sempre col sorriso sulle labbra, alcune volte prendeva troppo le cose alla leggera, però sapeva essere anche seria quando serviva e affettuosissima. Era considerata una tra le ragazzine più belle della città, ma a lei non interessava la corte che le facevano gli altri ragazzi, lei costudiva un amore segreto per il suo caro amico William. Lo conosceva dalla nascita, in ogni foto c'è qualcosa di Will in quella del suo decimo compleanno c'è una foto di Will, accanto alla torta, perché non poté andarci, perché si era ammalato, ma lei voleva che nella foto ci fosse pure lui- . Tess, anche se sembra solo giochi e divertimenti, è veramente una grande amica, sa ascoltare e dice con tutta sincerità ciò che pensa. Se sorride le vengono le fossette sulle guance. La piccola dolce Tessa Glower. Dopo aver preso posto alla nostra solita postazione di controllo, da lì si vedeva proprio ogni angolo della classe, mi ~ 11 ~ sporsi un poco al di là del banco, fino a toccare il cappuccio della felpa di Peter che sedeva proprio davanti a noi Peter era l'atipico ragazzo che invece di star tutto il giorno sul computer o sui videogame, esce dalla mattina alla sera e va' per boschi, alla ricerca di animali e piante. Non ricordo l'ultima volta che è rimasto a casa per più di un’ora, forse quando si ammalò di varicella. Era un ragazzo molto dolce e rispettoso, anche se quando giocava con Seth e Will sembrava tutt’altro che un ragazzino tranquillo. Ma per lui erano come fratelli, infatti era figlio unico. I suoi capelli erano biondi scuro, e le ciocce si sparpagliavano come saette sul suo capo, gli occhi verdi chiaro e sempre un sorrisetto furbo sul viso, accompagnato dall’apparecchio. Sua madre andava spesso nei paesi più poveri del mondo per assistere i malati. Così, molto spesso, Peter era da solo a casa, sì, solo ... perché suo padre morì molti anni fa’. Era un dottore, morì a causa di un’esplosione avvenuta proprio a pochi passi dall'ospedale dove lavorava, in una zona di guerra. La madre di Peter va spesso ad aiutare gli altri perché crede che così, quello che faceva suo marito, riviva attraverso di lei, però non pensa al povero figlio spesso solo a casa. Da questo stile di vita, Peter ha imparato a essere autonomo, a rassettare la casa, a prepararsi i pasti, a fare la spesa, a stirare, a lavare il pavimento. Lui teneva molto al padre, credo che Seth e William siano così importanti per lui anche per questo, hanno qualche anno in più di lui, e in qualche modo si sente protetto e sente che ha qualcuno accanto con cui può confidarsi e confrontarsi, ma anche solo qualcuno con cui parlare. La professoressa di storia, dopo due ore di rinascimento, ~ 12 ~ passate con disinteresse e noia, ci lasciò liberi, e uscimmo in corridoio per la merenda. "Hey ragazze! Avete sentito della gita?!" chiese Peter tutto eccitato. "Cosa?" domandò perplessa Caren. "Che gita? " intonammo in coro io e Tess. Noi che ogni scusa è buona per non andare a scuola. "Calma, calma. La prof. prima ha detto che andremmo in gita in una località a nord." "Davvero?" domandammo stupite tutte e tre. "Sì, l’ha detto prima quella di storia, ma voi la stavate ascoltando?" "No, leggevo un libro." "No, stavo cercando di capire cosa mi avesse preparato per colazione mia madre”. "E tu Violet? Cosa facevi, ti truccavi?" "No, io non la stavo a sentire punto e basta. Cosa serve ascoltare se tanto c’è Caren che fa i compiti per tutti... " commentai sbadigliando sonoramente. Sospirò rumorosamente e aggiunse :"Va bene, quindi dovrò dirvi io che partiamo la prossima settimana e che staremo lì quattro giorni ..." la cosa non sembrava interessargli molto. "COSA?" "Quattro giorni?" "Settimana prossima? credevo che la gita di quattro giorni si facesse più in qua, verso Marzo, Aprile." "Invece no, è proprio la prossima settimana, che ne dite? Venite?" "Ma Dico vuoi scherzare?! Certo che vengo!" gridammo all'unisono. Iniziò a ridere sonoramente. ~ 13 ~ "Ragazze, le mancavano!" vostre conversazioni simbiotiche mi Così si arrivò al giorno della gita ... Mi alzai con un’ora d'anticipo, e mia madre era già in cucina a preparare la colazione. "Violet, allora? Sei emozionata?" "Certo … Mamm ... a" non riuscii a dire per intero una parola che uno sbadiglio inaspettato, m’interruppe. Rise silenziosamente, come faceva sempre. Mi sedetti a tavola, fuori dalla finestra vidi il cielo, era ancora nero e si vedevano pure le stelle. Rimasi incantata difronte a quello spettacolare alternarsi di piccole lucine che risplendevano sul nero manto della volta celeste. "Eh già, ha piovuto tutta la notte, Violet? Qualcosa ti preoccupa?" "No mamma, tranquilla, ormai non dovremmo più credere a quella leggenda, no?" chiesi, con lo sguardo perso nel cielo, che ogni attimo sembrava più chiaro. "Beh, sai, alcune volte, per quanto una cosa possa essere impossibile o incredibile, può essere reale." "Ma mamma, nessuna creatura è capace di far piovere a comando." "Ma io non sto dicendo questo, perché se tu ne fossi capace non credo che faresti piovere così spesso, amore mio." "Allora cosa vuoi dirmi?" "Lascia perdere Violet, è meglio se dò la colpa di questo nubifragio a quello delle previsioni del meteo ..." e andò in cucina a prendere la mia tazza di latte al cioccolato. Faceva leggermente freddo, e non riuscivo a smettere di sbadigliare, avevo ancora molto sonno. Non so se sarei ~ 14 ~ riuscita ad arrivare fino a scuola senza addormentarmi in macchina. Io e mia madre facemmo colazione in silenzio, osservando il cielo che mutava in ogni attimo, dopo mezz'ora, era diventato azzurro chiaro e l'imponenza dei raggi solari, di un arancione vivo, lo schiariva ancor di più. Per me era arrivato il momento di andare a scuola. Io e mia madre, scendemmo velocemente le scale, lei mi aiutò a portare in macchina la valigia. Diedi un ultimo sguardo al bosco che circondava la mia casa, silenzioso, un mistero era celato in esso? Oppure no? Le fronde verdi degli abeti, a contrasto con le ombre nere, sembrava creassero un buco nero, una sorta di portale per un altro mondo. Risi. Quelle cose succedevano solo nelle storie che leggeva Seth, o nei miei videogames. Intanto mia madre era salita in macchina, il rombo del motore mi fece rinsanire, così salii velocemente sull'auto. “Che cosa stavi combinando?” chiese, intenta a far manovra per uscire dal piccolo spazio in cui aveva parcheggiato, senza urtare l'auto di papà. Toccandomi il volto, leggermente raffreddato da quella fresca mattina d’inizio Ottobre, risposi: ”Niente, stavo guardando il bosco ... sai mi mancherà.” “Ma dai, andate via per pochi giorni.. e poi non credo che la pioggia smetterà di perseguitarti.. o i boschetti inquietanti come questo che sta attorno al paese, non credi?” “Hai ragione.. boschetti inquietanti.. pioggia continua.. beh qui si trovano praticamente ovunque.” Si limitò a sogghignare, mentre un altro sbadiglio mi faceva spalancare la bocca. Quel nostro piccolo dialogo mi fece arrivare immediatamente a scuola. I miei compagni erano già davanti ai cancelli dell'entrata, assieme agli inseganti, mancavano ancora una decina di studenti. Prima di ~ 15 ~ scendere, mia madre mi diede un bacio su una guancia e disse :”Buon viaggio, spero che ti diverta, a presto tesoro.” “Ciao mamma, ti voglio bene.” risposi con un sussurro. Poi accostò l'auto al bordo del marciapiede, presi la valigia dal bagagliaio, lo zaino, chiusi la portiera, e ripartì verso la strada di casa. La sua giornata era appena iniziata, a casa avrebbe svegliato prima Simon poi mio padre, dopo aver fatto colazione, sarebbe andata a lavoro, per poi ritornare alle sei e mezzo del pomeriggio, sfinita. E dopo cena, prima di andar a dormire, avrebbe augurato la buona notte a me e a mio fratello, come faceva sempre. Mi sarebbero mancate le sue cure, pensai, ma dopo tutto erano solo quattro giorni, quando sarei tornata a casa sarebbe ritornato tutto normale... Quanto mi sbagliavo. Subito dopo aver preso la valigia, Caren e Tess mi vennero in contro, con i loro zaini stracolmi di roba. “Ciao Violet, emozionata?” “Sì, molto, però il sonno non lo fa’ vedere.” dissi stiracchiandomi. “Già, ci siamo dovuti alzare di prima mattina!” sbadigliò Peter, annunciato dal cigolio delle ruote del suo trolley. “Per me è stata durissima alzarmi.” si lamentò Caren, appoggiandosi con la testa sulla mia spalla. “Eh dai! Dormirai sull'autobus!” la confortai io, sogghignando, dato che sapevo già come sarebbe andata a finire, in altre parole, che i ragazzi avrebbero fatto un baccano tale da non riuscire nemmeno a pensare. Qualche minuto dopo arrivarono pure le professoresse. La professoressa Lynn e la professoressa Medley, insegnavano Storia e Biologia. Arrivati anche gli ultimi ritardatari, caricammo le valige nella bauliera dell’autobus e salimmo ~ 16 ~ tutti quanti. Io, Peter, Tess e Caren, riuscimmo ad accaparrarci gli ultimi posti in fondo, dove si riusciva a stare tutti vicini. Quando salirono tutti sul autobus, l’autista mise in moto e partimmo, lasciandoci alle spalle le cancellate della scuola. Io ero appoggiata al finestrino di destra, che dava sul bosco, sulla mia spalla si era appoggiata Caren a cui non interessava di dormire seriamente ma almeno riusciva a riposarsi. Tess e Peter erano riusciti a portare su qualche panino e dei dolcetti. Stavo guardando il ciglio della strada che scorreva veloce sotto di noi, e le fronde degli alberi verdi smeraldo si lasciavano portar via dall’aria che si spostava al nostro passaggio, per poi ritornare alla posizione originaria. Il mio sguardo incrociò per un attimo un sentiero tra due pioppi dalle fronde ancora argentee. Così, nella penombra, quasi come fosse l’apparizione di un fantasma, vidi la sua sagoma appoggiata al tronco di uno dei due alberi, avvolto dalla sua solita felpa grigia. Seth, circondato dal verde brillante e l’oro dei raggi solari proiettati sul cielo appena appena turchino, mi salutò lentamente con la mano, e col sorriso che gli illuminava il volto. “Ciao Seth.” Sussurrai incredula appoggiando una mano al vetro del finestrino. Come un lampo gli passammo difronte, e svanì. Intanto la pioggia iniziò a bagnare l’asfalto, ravvivando il verde del bosco, che silente si tingeva d’incanto. Come lacrime, leggere e morbide, le gocce di pioggia bagnavano il finestrino e proiettavano le loro ombre sulle mie mani ed il mio viso. “Violet, qualcosa non va’?” chiese assonnata Caren. “Credo di aver visto Seth …” risposi insicura, girandomi verso di lei in cerca del suo sguardo. “è praticamente impossibile, lo sai anche tu che è molto pigro” ~ 17 ~ “Scherzi a parte, Caren lui c’era veramente era lì.” Dissi, indicando un punto sul ciglio della strada, dietro di noi. “Dai Violet, sarà la nostalgia a farti quest’effetto, la stanchezza, dormi Violet, vedrai che ti sentirai meglio.” E ritornò a sonnecchiare. Sbuffai. “Va bene. Vorrà dire che dormirò un pochino.” E mi appoggiai con la testa al finestrino 2 Il Silenzio del Bosco Stranamente riuscii ad addormentarmi, dormii per un ora e mezza. Feci un sogno stranissimo. Ero in un castello, credo, i soffitti erano alti e le porte erano grandissime. Le pareti erano color ebano dalle finestre si vedeva il mare, aveva un colore bellissimo, che mai avevo visto, un azzurro cristallino, paradisiaco. La stanza in cui mi trovavo si affacciava su una piazza circolare, grandissima, con i bordi ornati da degli strani simboli, delle lettere che componevano una frase. Ad un tratto la porta, che era alle mie spalle, si aprì e un ombra nera iniziò ad inghiottire tutto, il cielo divenne nero, la stanza venne invasa da un denso fumo scuro che annerì tutto, l’acqua del mare si tramutò in sangue denso e purpureo, la piazza iniziò a sprofondare in quelle acque rossastre e innaturali. Sulla soglia della porta apparve un uomo, non ne distinguevo il volto, ne vedevo solo la sagoma, mi invitò ad andare con lui. Avanzai di qualche passo verso l’uomo, poi mi voltai, alla mia destra vi era uno specchio. Quando vidi la mia immagine riflessa in esso trasalii. Il mio volto, scavato e senza vita; i miei occhi chiari, ~ 18 ~ vuoti e inespressivi; la mia pelle, più che pallida pareva morta; i miei capelli, lunghissimi e scuri. Indossavo un lungo vestito da sposa, bianco. La sua purezza era disturbata dai rigoli di sangue che mi colavano copiosi giù dagli angoli della bocca e dagli occhi. Era l’immagine della morte, non certo quella del mio corpo. Mi svegliai di soprassalto, gridando. Per fortuna stavano dormendo tutti, solo Peter mi sentì. Iniziai a toccarmi il viso, era tutto normale, anche il mio riflesso nel finestrino era normale, sospirai sollevata. Peter, intanto, spostò Caren al suo posto e si mise accanto a me. “Violet, ma che succede?” chiese, con gli occhi spalancati. “Oh, niente Pitt, sto’ bene, ho solo fatto un brutto sogno.” Cercai di tranquillizzarlo, anche se la prima a non essere tranquilla ero io. “No, non lo sei affatto. Vieni, appoggiati a me, e cerca di clamarti. Cos’è successo? Racconta.” Mi passai le mani sulle guance per poi appoggiarmi alla sua spalla, e iniziai a raccontargli del sogno. Sembrò non dargli molto peso, ma parlarne con qualcuno mi tranquillizzò. Comunque sia, inizia a sentirmi strana, stava per succedere qualcosa, lo sentivo, sentivo una strana elettricità nell’aria. C’era qualcosa che mi turbinava dentro, e stava per venire fuori, sarebbe successo molto presto. Quel sogno era un segnale, un avvertimento per qualcosa, forze voleva dirmi che non mi dovevo fidare, ma di chi? Da chi mi dovevo tener lontana? E quel ragazzo? Voleva aiutarmi, oppure no? Non ci stavo capendo niente, alla fine mi convinsi che era solo un sogno, che non mi dovevo preoccupare, che Seth e ~ 19 ~ gli altri mi avrebbero aiutata, qualsiasi cosa fosse successa. Così, mi accoccolai vicino a Peter e cercai di riaddormentarmi, cullata dal movimento continuo e placido dell’autobus. Poco dopo mi svegliai, il rumore incessante delle chiacchiere dei miei compagni di classe ne furono la ragione, ci eravamo fermati ad un area di servizio a pochi passi dall’arrivo. L’autista scese a fare rifornimento, gli studenti e le insegnanti scesero a sgranchirsi le gambe e per mangiare qualcosa. Scesi pure io, ne avevo proprio bisogno La fresca brezza mattutina mi fece riprendere contatto con la realtà, mi svegliai definitivamente. Mi guardai un attimo attorno, c’erano solo abeti e boschi, non passavano nemmeno le auto, pure l’area di servizio era vuota, c’eravamo solo noi. Quel luogo, così desolato, mi metteva i brividi. Tess e Caren mi raggiunsero, portando dei panini e delle brioches. “Tieni Violet, prendine qualcuna, mia madre me ne ha preparate così tante che ci potrei sfamare tutta la classe.” Commentò Tess, sorridendo, allungandomi un panino al burro d’arachidi e uno al prosciutto e formaggio. “Grazie.” Risposi, cercando di mostrarmi il più solare possibile, anche se in quel momento non ci riuscivo. Restammo lì fuori finché non finimmo di mangiare, poi risalimmo sull’autobus, anche perché fuori iniziava a fare più freddo. Intanto le insegnanti e i nostri compagni erano intenti a finire di mangiare o di bere il caffè. “Certo che così, nel silenzio più totale, l’autobus sembra il set di un film horror.” “Caren piantala, te e i tuoi film horror, dacci un taglio per favore.” Si lamentò Tess, leggermente impaurita. “E dai, è solo un autobus vuoto, Tess.” La tranquillizzai. Ad un tratto, mentre percorrevamo il corridoio tra le due file ~ 20 ~ di seggiolini, per poi arrivare ai nostro posti, mi voltai verso il bosco. Qualcuno si stava avvicinando al paraurti dell’autobus. Non mi piaceva affatto. “Ragazze, presto, andate infondo e nascondetevi.” Sussurrai. “Violet? Cosa succede?” chiese Caren, allarmata. “Niente, niente, andate presto.” Dissi, mantenendo lo sguardo su quella persona che si stava avvicinando. Le ragazze andarono a nascondersi dietro agli ultimi seggiolini, intanto riuscii a distinguere che quella che si stava avvicinando era una donna. Aveva i capelli di un nero corvino, la pelle bianchissima, e gli occhi neri come la notte. Il suo corpo slanciato e formoso, si muoveva sinuosamente tra la boscaglia, fino ad arrivare difronte all’autobus, come se qualcosa la guidasse. Mi accucciai il più possibile, poi la vidi entrare dallo sportello, mi si gelò il sangue. Così mi buttai a terra e scivolai dietro ai due sedili alla mia destra. Si stava avvicinando, era come se stesse ispezionando ogni seggiolino, si muoveva con imprecisione, toccando ogni oggetto, sollevando ogni sciarpa o felpa lasciata lì per caso. Intanto si avvicinava, lentamente e senza far rumore. Il cuore iniziò a battermi velocemente, senza controllo, era a pochi passi da me; Cosa stava cercando? Cercava qualcosa in particolare, o qualcuno? E chi era quella donna, così giovane e bella? Tutte queste domande, questi eventi inspiegabili, erano collegati, avevano qualcosa in comune, ma cosa? Prima c’era stata la sera in cui preparavo le valigie, che avvertii quel vento gelido, poi il sogno, e in fine lei. La donna nera venuta dal bosco, silenziosa e sinuosa. Intanto il suo passo divenne più veloce, come se si stesse dirigendo verso ciò che stava cercando. Avevo paura a ~ 21 ~ voltarmi verso di lei, sentivo che io, in un modo o nell’atro, c’entravo in tutto ciò, ma non sapevo spiegarmene il motivo. I suoi ultimi tre passi risuonarono dentro di me come i rintocchi di una campana, il ticchettio della pioggia iniziò ad animare quell’inquietante silenzio. Respiravo profondamente, mantenendo la calma e cercando di rimanere immobile, prima o poi se ne sarebbe andata, oppure si sarebbe allontanata non appena avesse visto gli insegnanti e gli studenti. Fu un attimo, la sentii fermarsi, non volevo voltarmi, ma lo feci … Lei, era accucciata su di me, mi osservava con i suoi grandi occhi scurissimi, il pallore della sua carne era pari al mio. Il sangue mi si gelò nelle vene in un lampo, tanto da lasciarmi paralizzata, non riuscivo a muovermi, ero terrorizzata e incantata dalla sua bellezza. Mi guardò per un istante, poi si voltò di scatto e schizzò via, fuori dal finestrino dell’autobus, balzando, prima sul sedile difronte a me, e poi scivolando al di là del vetro. Si mosse con precisione e grazia, la sua velocità era sorprendente. Mi rialzai velocemente, senza staccarle gli occhi di dosso, la vidi svanire tra gli alberi e balzare tra i cespugli e le felci. Uscendo dal mio nascondiglio, barcollai per un istante all’indietro, tirai un sospiro di sollievo e mi diressi al mio posto, intanto anche gli altri studenti stavano salendo sull’autobus. Tess e Caren fecero capolino da dietro due sedili e mi vennero in contro. “Chi era? Violet, rispondi, cosa ha fatto?” “Venite, andiamoci a sedere, adesso vi racconto.” Sussurrai dirigendomi al mio posto, frettolosamente. Sedendoci, vidi che si avvicinava pure Peter, appena ~ 22 ~ partimmo gli raccontai tutto. Intanto si fece più freddo e la pioggia non accennava a smettere. Le gambe mi tremavano ancora. “Lei, era una donna strana, aveva i capelli e gli occhi scurissimi, mentre la pelle era più bianca della mia. Non so cosa stesse cercando, però …” mentre parlavo con i miei amici dell’accaduto, sentii qualcosa di strano, era come se avessi qualcosa nella tasca della giacca. Esitai, lo feci notare pure a Peter e alle ragazze, la curiosità cresceva. Un lampo improvviso ci illuminò facendoci sobbalzare. Misi subito la mano in tasca e strinsi ciò che c’era dentro, quando la riaprii, ne restammo sbalorditi. Una chiave d’argento, molto pesante e apparentemente antica, brillava nel palmo della mia mano. “E questa? Dove l’hai presa?” “Non lo so Peter, l’ho trovata in tasca, prima non c’era, non è nemmeno mia.” “E se ce l’avesse messa quella donna? Può darsi che sia sua.” “Ma perché l’ha data a me? Cosa dovrebbe aprire questa chiave?” chiesi confusa osservando il suo bagliore argenteo riflettere sulla mia mano. “Ragazzi ho paura, cosa mi sta’ succedendo? Quella donna è uscita dal finestrino senza romperlo, ma era chiuso, vi dico! Era chiuso!” rantolai, cercando di mantenere la calma, mentre la chiave passava nelle mani di Caren. “Non lo so, Violet non so cosa dire, l’ho vista pure io e non ci sto’ capendo niente. Secondo me dovremmo solo aspettare che succeda qual cos’altro. La chiave sarà la risposta, dove c’è una chiave c’è un passaggio …” “E dove c’è un passaggio, c’è un altro mondo.” Le mie ~ 23 ~ parole suonarono atone dentro di me, avevo già sentito quella frase, credo di averla letta, ma dove? Sprofondammo negli schienali dei sedili, Caren mi passò la chiave, la riposi nella tasca del pantalone senza pensare a ciò che era successo. Qualcosa stava per accadere e questo era uno dei segnali più evidenti, era un avvertimento, una chiamata, un messaggio. Ma di chi? Chi voleva il nostro aiuto, per cosa? Sempre più domande, ma sempre meno risposte. Riuscii ad addormentarmi, esausta, volevo solo ritornare all’inizio di quella splendida mattinata, quando ancora non avevo domande e tutto era sempre normale. Un motivetto assordante e stridulo mi svegliò. Rovistai ,con ancora gli occhi chiusi, nelle tasche dei pantaloni. Finalmente riuscii a trovare il cellulare, mi era arrivato un messaggio. Era di Seth. “Ciao, Violet. Spero che ti manchi la nostra città, così la prossima volta non mi lasci solo come un cane abbandonato alle grinfie di quello schizzato di Will. Scherzi a parte, spero che tu faccia una bella gita (il che significa ‘mi porti qualcosa dal tuo viaggio?) ricordati di tenere d’occhio Peter e di dar da mangiare ad Tess, visto che non è mai sazia. Io sto bene, ma mi mancheranno le vostre stupidaggini, in questi quattro giorni. Mi raccomando, non cacciarti nei guai. Seth” Quel suo messaggio mi fece ripensare a quando lo avevo visto apparire dal bosco. Mi si strinse il cuore. Le sue parole, un po’scherzose ma sincere, mi fecero rasserenare. Pensai se era il caso di parlargli del sogno e della chiave, oppure no. Il mio pensare mi portò ad un'unica conclusione, a me serviva sentire la sua voce, la sua vita era ~ 24 ~ ancora normale, non aveva alcuna preoccupazione, nessun mistero, nessuna chiave, nessun incubo. Niente di anormale. La sua immagine, nella mia mente, anche se erano passate solo poche ore da quando c’eravamo visti, era il riflesso della tranquillità e della vita serena. Sì, erano bastate poche ore per stravolgere il mondo in cui vivevo, e sentivo che quello era solo l’inizio. Strinsi gli occhi e gli riaprii con calma, facendo un respiro profondo, volevo chiamarlo, ma non volevo farlo preoccupare, così non gli avrei detto niente, per ora. Ne parlai con gli altri, anche loro erano dell’idea di non dire niente, l’avremmo messo al corrente non appena saremmo tornati a casa, o se le cose avessero iniziato a perdere una piega più netta, cioè, non appena si fosse chiarito qualcosa. Scorsi velocemente con i tasti, i nomi della rubrica, fino ad arrivare alla lettera S. Il suo nome compariva appena prima di quello di Simon. Pigiai il tasto verde e mi misi in attesa. Sentivo il telefono squillare, aspettai un po’, dopo nessuna risposta. Riprovai, una seconda, una terza, una quarta volta … niente. Non rispondeva. Stavo quasi per rinunciare quando, due squilli appena accennati, risuonarono nella mia tasca. “Pronto!” risposi prontamente col fiato sospeso. “Pronto! pronto! Violet?! Sei tu?” “Sì, sì Seth, sono io!” “Dimmi, cosa c’è? Perché mi hai chiamato?” “Volevo solo … beh ecco, volevo sentire la tua voce.” “Che cosa? Ah ah ah! Questa è bella, hai già nostalgia del tuo persecutore preferito?” ridacchiò. “No, è solo che volevo sapere se eri veramente tu quello nel bosco …” “Capisco … allora sei riuscita a vedermi …” la sua allegria ~ 25 ~ divenne serietà all’istante. “Perché eri lì? Insomma, ti sei svegliato presto solo per salutarci?” “… per salutarti, vorresti dire … Beh, sì, volevo farlo a modo mio! Adesso vado, sai io sono a scuola e l’intervallo è finito da un pezzo, quindi mi tocca lasciarti. Ciao!” “Ehi ma, cosa volevi dire con quel …?” niente da fare, ormai aveva riattaccato, e non ero riuscita a capire le sue prime parole … uffa, Seth sapeva essere incredibilmente incomprensibile, quando gli serviva. Almeno ero riuscita a parlargli, e tutto sembrava sereno. “Hey, credo proprio che siamo arrivati!” gridò qualcuno seduto su uno nei primi posti davanti. In contemporanea, tutti si girarono verso destra, già si vedeva il particolare paesaggio, molto più silenzioso e intoccato dall’uomo, rispetto a quello che si vedeva attorno al nostro paese. La nostra piccola vacanza, che solo così poteva essere definita, era appena iniziata … … e già avevo voglia di andarmene. ~ 26 ~ 3 Incomprensibile Avrei adorato quel dolce risveglio, se solo mi avesse fatto arrivare al giorno del suo ritorno. Invece era partita da pochi attimi, ed io ero in cammino, nel bel mezzo del bosco, alle sei del mattino, col freddo appiccicoso dell’autunno. “Bah, ci manca che si metta a piovere.” Borbottai addentrandomi nel bosco, dove la rugiada risplendeva ancora con freschezza sulle foglie degli alberi, sui cespugli, sui fiori e i fili d’erba. Non ero mai stato così attento a ciò che era intorno a me, ma quella mattina mi sentivo fresco e rinato. Era una sensazione piacevolissima. Qualcosa mi guidava a compiere quel gesto, mi sarei dovuto alzare almeno un ora dopo, ma quella mattina sentivo che ne valeva la pena. Mancavano ancora pochissimi metri, e il viottolo in mezzo al bosco, sarebbe sbucato sulla strada, proprio dove sarebbe passata Violet con l’autobus. Finalmente uscii da quel verde rigoglioso e corposo, mi accostai al tronco di un albero ed aspettai. E lei arrivò, puntuale e rapida. In un solo attimo riuscii a scorgere il suo visto tra quello di altri venti passeggieri, oltre quei vetri grigi e opachi. “Ciao Violet.” La salutai, poi accennai ad un piccolo cenno con la mano, la vidi allontanarsi, ma la sua mano era appoggiata al finestrino, come per dire :”Sì, ciao anche a te, ti ho visto Seth.” La cosa che più mi importava era che mi avesse visto. E lei, mi aveva visto! Quel momento in cui mi misi a pensare, bastò per auto escludermi dal resto del mondo, dopo poco realizzai che aveva iniziato a piovere. Così, preso dall’euforia più totale, mi tirai su il cappuccio ~ 27 ~ della felpa e partii, correndo sotto la pioggia, verso casa. Perché mi comportavo a quel modo? Dopotutto mi ha sempre salutato, non era niente di che, allora perché? Perché sentivo che questa volta era diverso? Una volta tornato a casa (6:25 del mattino) mi tolsi gli abiti fradici e mi buttai subito sotto alla doccia. Stranamente mi venne in mente il mio primo incontro con Violet. A lei piaceva molto la pioggia, ma non i tuoni. La prima volta che la vidi, era seduta ad uno dei tavoli del caffè, in cui ci ritroviamo spesso anche ora, aveva l’aria abbattuta. Io ero entrato con mio padre, che si era messo a leggere il giornale, così, di soppiatto mi avvicinai a lei. Fuori pioveva e c’erano forti tuoni, mi sembrò spaventata “Ciao, io sono Seth. Tu chi sei? Perché piangi?” “Non sto piangendo!” rispose sgarbata con le lacrime agli occhi, è sempre stata una gran brontolona, ma io quella volta ci rimasi male e mi zittii. Però, poi lei iniziò a parlare più tranquillamente, lasciando che le lacrime le gocciolassero giù dalle guance . “Io sono Violet Turner, ho cinque anni, e mia madre è andata via.” “E dov’è andata?” “A prendere mio fratello Simon a scuola, mi ha lasciata qui perché una sua amica lavora qui … non tornerà più a prendermi, vero?” mugolò con le lacrime agli occhi. “Certo, mia madre mi lascia solo spesso, ma poi ritorna sempre. Vedrai, ritornerà. Se vuoi per ora possiamo giocare insieme, ti va’?” Quel pomeriggio lo passammo a giocare assieme, sua madre tornò presto, e lei si calmò appena pronunciai la parola giocare, così ci portò al parco. ~ 28 ~ Da quel momento diventammo inseparabili, come fratelli. Mi ricordo che Simon, alcune volte, era addirittura molto geloso di me e Violet, poi però diventammo amici e iniziammo a divertirci prendendoci gioco di lei. Che bei tempi. Il bussare forte e ripetitivo ,di mia madre, alla porta, mi fece sobbalzare. Uscii dalla doccia del mio bagno, passai per la camera, mi vestii, e poi le andai ad aprire. “Buon giorno mamma” la salutai assonnato. “Anche a te tesoro. Presto vieni a far colazione, altrimenti arriverai tardi anche oggi.” Già, io arrivavo quasi sempre in ritardo, alcune volte dovevo aspettare l’inizio della seconda ora, altre riuscivo a prendere parte alla lezione, e nei giorni più neri, venivo spedito in presidenza. Questo non perché mi svegliassi tardi, ma per il semplice fatto che appena sveglio restavo per altri dieci minuti (o anche venti) nel mondo dei sogni, con la testa per aria. Strano, vero?! Mangiai la colazione al volo, poi scivolai fuori di casa in fretta e furia, ero in ritardo di almeno quindici minuti, mi avrebbero spedito in presidenza, così iniziai a correre. Casa mia era su una delle traverse che conducevano alla strada per il cimitero, era un bel pezzo da fare a piedi. Nel mio correre, ebbi un po’ di fortuna, trovai una vecchia bicicletta appoggiata al cancello di una vecchia villa vicino al camposanto. Presi la bici e iniziai a pedalare con tutte le mie forze. In lontananza inizia a vedere il parco, sì ci ero riuscito, stavo arrivando in ritardo, ma almeno era una ritardo passabile, no? Proprio a pochi passi dalla scuola, passando davanti al edificio delle medie, mi ricordai una cosa importantissima … avevo dimenticato la merenda a casa. “Ma nooo! Che diamine, mai che me ne andasse una giusta!” borbottai, farfugliando anche qualche imprecazione. ~ 29 ~ Lasciai la bicicletta al bordo del marciapiede e mi precipitai in classe. Con il fiatone, strisciai fino al mio banco, esausto. “Ciao eh!” brontolò William al mio fianco. “Scusami Will, ma proprio … guarda, stamattina non ci riesco.” Mi lamentai distrutto, appoggiando la testa sul piano del banco. “Un'altra volta a corsa?” chiese. “No, in bici.” risposi, chiudendo lentamente gli occhi. “Ecco perché sei così, beh, diciamo in anticipo.” Sghignazzò. Lo guardai, e bastò il mio sguardo truce per farlo zittire. “Okay, ho capito. Stamattina non è giornata.” Tirandomi su’, vidi che il professore di chimica non era ancora entrato in classe, così chiesi scusa a William e gli raccontai ciò che era successo quella mattina. William era uno dei miei grandi amici. Aveva i capelli riccioluti e di un castano scuro, quasi neri, in viso era pieno di lentiggini, e si nascondeva sotto a strati di felpe e a spessi occhiali da vista – rimpiazzati con le lenti a contatto – era abbastanza alto e dal fisico slanciato. Le uniche preoccupazioni di Will erano i suoi fumetti, i suoi videogiochi e ovviamente il suo computer portatile da non so quanti cosa di memoria. Era il cervello del gruppo, un nerd fenomenale, ma non uno tutto compiti e scuola, anzi, era quasi allergico alla scuola. Però, data la sua gran intelligenza, andava bene in tutte le materie e, incredibilmente, anche negli sport. “Seth tu sei pazzo! Io non lo farei mai per Violet.” “E per Tess…?” infierii io, guardandolo con leggera malizia. “Basta Seth, ha ragione Violet, sei insopportabile …” “Tanto ormai sono andate via, tutte e due.” Sospirai, con le braccia dietro alla testa, appoggiandomi allo schienale della sedia. ~ 30 ~ “… già …” sbuffò con lo sguardo perso. “Che bei occhi verdi che hai ragazzo, come ti chiami?” “Seth dacci un taglio, sei l’ultima persona da cui vorrei essere abbordato …” “Dai Will, stavo solo imitando Tess” ridacchiai. “Tess non parla così, e se proprio lo vuoi sapere, perché non prendi in giro Violet? Ah già giusto, perché a te piace Linda, e allora perché continui ad illudere la tua grande amica?” in quel momento la campanella suonò e William si alzò dal suo posto in tutta fretta, lasciandomi in dietro. Mi impietrii di fronte alle sue parole, taglienti e fredde come ghiaccio. Sentivo l’amaro in bocca. Uscii anche io dalla classe, la prossima lezione era nell’aula 13, letteratura inglese. Nel corridoio intravidi Will, lui era diretto nell’aula di informatica, ci saremmo rivisti all’ultima ora, a biologia. Raggiunsi in fretta la classe, evitai di farmi vedere, solitamente ero il simpaticone con l’argento vivo a dosso ma quella mattinata era già iniziata male, e minacciava di finire peggio. “Eccolo! Finalmente sei arrivato!” trillò Lawrence dal suo posto. “Ci stavamo preoccupando.” Commentò Lawrence . Lui e Kat erano dei miei cari amici, vivevano vicino a casa mia e giocavo spesso a basket, con entrambi. Già, Kat non era la tipica ragazza inglese, lei non avrebbe sposato il principe ma il capitano dalla squadra di football, era una tipa tosta. Invece Lawrence era un ragazzo tranquillo, gli piaceva passeggiare per il paese, leggere, giocare a carte, era normale, simpatico, non era geniale ma a noi piaceva molto la sua naturalezza e la sua arguzia. “Tranquilli, non scappo …” commentai alzando gli occhi al cielo e mi sedetti tra i due. Mi guardarono leggermente stupiti. “Sì, lo so’, ho litigato con Will, e allora …?” “Hey, calma fratello! Seth non ti ho mai sentito parlare così! ~ 31 ~ Vacci piano, cos’è successo?!” “Lascialo stare Kat, dagli tempo.” “No! Io lo conosco quel tanto che basta per sapere cos’ha a colpo d’occhio.” Ringhiò a Lawrence , che si zittì, poi si sporse verso di me e sussurrò :”Seth, hai voglia di parlarne?” “Sì, okay. Io e William abbiamo litigato per Linda e Violet. Come sai a me Linda piace ma …” “Che carino, si è innamorato, sentito Law?!”bisbigliò al mio amico, che annuì soddisfatto, poi mi lasciò continuare. “Cioè, non abbiamo litigato per loro due, non è nemmeno un vero litigio ma … beh lui ha detto che sto’ illudendo Violet …” “Ma tanto tu sai che non è vero, giusto? è lui in torto, no?” “Beh … io a Violet non ho mai … cioè … lei è un’amica gli do solo noia ogni tanto, la prendo in giro ma … ecco… non so’ se … come dire … se lei lo intende come altro. Cioè, cavolo, Kat sono confuso, non mi capisco.” “Ma, io ho capito che non sai mettere due parole in fila senza metterci un cioè o un non so’, ragazzo comprati un dizionario!” “Law! Stiamo parlando di cose serie, non fare il cretino come sempre. Dacci un taglio!” gridò Kat contro Lawrence , scuotendolo per il colletto della maglia. “Sai Seth, credo che tu sia un po’confuso, potrebbe essere che ti manca e ciò ti fa provare una comprensibile, come dire, un comprensibile affetto, sì, però ti devi ricordare che l’unica ragazza a cui daresti il cuore è Linda. Perciò a me sembra più che normale la tua preoccupazione per Violet, ciò nonostante non sei innamorato di lei ma di Linda.” “Kat, come sempre, il tuo discorso non fa una piega!” sentenziò Lawrence annuendo. “Sarà …” sospirai alzando gli occhi al cielo. ~ 32 ~ Improvvisamente ricevetti una telefonata di Violet, mi sembrò preoccupata ma non badai alle sue parole, il suono della sua voce mi fece sentire meno solo. Le mentii dicendole che era l’intervallo, altrimenti si sarebbe preoccupata per avermi interrotto durante la lezione. Quella giornata passò lenta e monotona, smise di piovere, nemmeno l’arcobaleno che apparve subito dopo mi rallegrò. Uscendo da scuola mi soffermai sul cancello dell’edificio che conteneva le altre classi, solitamente Violet e i suoi amici uscivano di lì e raggiungevano me e Kat per poi andare a casa tutti assieme. Quel giorno ero da solo, il ritorno a casa sarebbe stato lungo, nemmeno Chris e Kat mi avrebbero accompagnato. Così, mentre camminavo placidamente sui grigi e umidi marciapiedi della città, una figura mi venne incontro. “Hey Frost, stai tornando a casa?” Lo riconobbi, nonostante avesse i capelli lunghi che gli coprivano il volto e lo sguardo basso, era il fratello di Violet, Simon con il suo doppio petto nero e i capelli scarruffati. “Oh, ciao Simon. Sì, sono appena uscito da scuola. Tu perché non c’eri? Ti annoiavi?” Accennò una risata e poi rispose :”Tu si che mi capisci Seth, sai credo che Will diventerà mio discendente quando finirò gli studi. Sarà lui il nuovo Simon Turner, quando andrò al college.” Scherzò. “Beh, mi ha fatto piacere parlare con te, adesso è meglio che vada a casa. Ci hanno dato parecchie cose da studiare, voglio stare al passo di Will.” Dissi avanzando di qualche passo. “Ciao Seth, vado anch’io. Ora che non c’è Violet posso darmi alla pazza gioia, ah! Dimenticavo, ha detto di salutarti da parte sua.” ~ 33 ~ “Ah, okay, sai oggi mi ha telefonato …” “Cosa?! Chiama te e non me che sono il fratello? Me lo dovevo aspettare, dopo tredici anni di torture non mi telefonerei nemmeno io. Che fratello cattivo che sono, però ci dev’essere per forza quello malvagio in famiglia, no?” “Già, già, hai proprio ragione! meglio che vada, sembra che stia per piovere.” “Uh! Credo che Violet ci abbia sentiti, ciao Seth, stammi bene!” e se ne andò tirandosi su il cappuccio della felpa nera che teneva sotto al giacchetto. Io aprii subito il mio ombrello, e mi sbrigai ad andare a casa. Simon era un ragazzo strano, ogni tanto non andava a scuola, solo per il fatto che era troppo intelligente per andare al liceo, ma voleva stare al passo dei suoi compagni, così ogni tanto poteva anche permettersi di saltare le lezioni (o interi trimestri) e nei compiti prendeva sempre il massimo dei voti. William era un piccolo Simon. Appena arrivai nelle vicinanze del cimitero, si scatenò un vero acquazzone. Così aprii subito l’ombrello e iniziai a correre. A me e Violet era successo spesso di scappare dal temporale, arrivavamo a casa sempre bagnatissimi, una volta mi feci il bagno a casa sua e suo fratello mi prestò i suoi vestiti, quel giorno ci divertimmo come matti. Passando davanti ai cancelli del cimitero, con la coda dell’ occhio, sulla collina, tra il verde dell’erba, il grigio del cielo e delle lapidi, il rosso dei lumini e delle foglie morte, vidi una sagoma scura. A prima vista mi sembrò un ragazzo, era alto come me, capelli scuri, pelle bianchissima, vestito nero, ordinario. Sembrava un uomo comune che va a fare una visita, ma non aveva né fiori né foto su cui piangere, aveva solo un espressione maligna e cupa che ne storpiava il bel volto angelico e limpido. Quando mi vide iniziò a scendere ~ 34 ~ dalla collina in tutta fretta, non era possibile che cercasse proprio me, sarà in ritardo per il lavoro, pensai. Poi però smise di piovere, quando chiusi l’ombrello e mi girai per riporlo nello zaino, me lo ritrovai a due metri di distanza. Aveva gli occhi azzurri e freddi, sembravano di ghiaccio. La sua espressione mi inquietava, era in piedi sul marciapiede, immobile e mi fissava come se dovesse uccidermi. Io pensa a un milione di motivi per cui quell’uomo stesse cercando proprio me, nessuna era valida, dopotutto non sapevo nemmeno chi fosse, non avevo mai dato noia a nessuno. Rimasi impietrito, lui iniziò ad avanzare a piccoli passi, quel giorno credetti che sarei morto. Il cielo era cupo e sembrava portasse lutto, Violet non era con me, nessuno era con me, ero solo. Sentii il cuore che palpitava fortissimo, il sangue mi ribolliva dentro, una sensazione di sfida mi si accese dentro. Prima che potessi muovere un muscolo, una voce roca e femminile lo fece placare. “Hey, tu! Non è lui quello che cerchi, non è lui il successore di Ifrit! Non avrai il cerchio!” “Vogliamo vedere!? Calipso!” ruggì il ragazzo, voltandosi verso una donna, appollaiata sulla cima di un cartello stradale. Era bellissima e forte, sembrava una donna dura e dolce allo stesso tempo. Aveva i capelli nerissimi e le labbra scure, la sua pelle era come la neve, le sue dita affusolate erano l’unica cosa che i suoi abiti neri lasciavano intravedere. “Se è uno scontro che vuoi, lascia stare i Kiryn e seguimi!” “Mai! Così mi toglieresti tutto il divertimento! Basta tirare un solo filo, che il loro bel mondo si sgretola, dopotutto sono solo mortali!” “Scappa ragazzo! Prenditi cura della tua amica finché ti è possibile! Corri, a lui ci penso io!” disse la donna, ~ 35 ~ scagliandosi sul suo nemico. Io iniziai a correre come mai avevo fatto prima, chi erano quei due, e cosa stavano cercando? Se quell’uomo era venuto a cercare me, un motivo c’era, e poi, erano così strani, così diversi dagli umani. La parola mortali, mi fece capire che, almeno l’uomo, non lo era. Ma da dove venivano? Mi lasciai le domande alle spalle e corsi a più non posso, notai che erano dietro di me. Calipso stava alle costole del ragazzo, voleva raggiungermi, si muovevano entrambi con estrema agilità, schivando ogni ostacolo e senza nemmeno dar segni di fatica. “Basta! Adesso qualcuno mi deve spiegare che cazzo volete dalla mia vita!” gridai correndo come un forsennato, con la paura e le gambe che cedevano ad ogni battito del cuore. “è semplicissimo, la tua testa ragazzo! Come quella degli altri tuoi amici!” “Non lo ascoltare Seth, vi proteggerò io. Quando sarete pronti saprete la verità, ma adesso è importantissimo che tu ritorni a casa sano e salvo, a lui ci penso io!” gridò Calipso, cercando di confortarmi, mentre rincorreva il ragazzo. “E quando avrò finito con te e i tuoi amici, ci sarà il gran finale! Violet! Se solo tu potessi vivere abbastanza per poter sentire i suoi gemiti e i suoi lamenti mentre mi implora pietà!” rise sadico li ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Quando udii quelle parole, esplosi di rabbia. Mi fermai bruscamente e mi strappai lo zaino dalle spalle, gettandolo via. Ogni particella del mio corpo sentiva che doveva agire, aveva l’impulso di uccidere quel ragazzo, così bello e così spregevole. Le sue parole, che non compresi del tutto, mi fecero accapponare la pelle, così … … appena il cielo si squarciò per dar vita ad un temporale, i due sfidanti ebbero solo il tempo di spalancare gli occhi, da ~ 36 ~ dentro di me uscì un grido straziante e intenso. Era carico di dolore, di rabbia, di solitudine, di incertezza. Veniva dall’anima, era puro come la luce. In un attimo, attorno al giovane, apparve un anello di fuoco che lo circondò, divenendo, prima un muro, e in seguito un uragano infuocato. Le fiamme ballavano furiose attorno a lui. Non ebbi nemmeno il tempo di guardarlo meglio, che mi precipitai a casa. Calipso restò ferma al centro della strada, sorpresa e col sorriso che le illuminava il volto. Entrai in casa aprendo violentemente la porta, per poi richiuderla sonoramente, respiravo con affanno. Bevvi subito un sorso d’acqua poi mi buttai sul divano reggendomi la fronte. Che cosa era successo? Chi era l’artefice di quel turbine di fuoco? Non potevo essere stato di certo io, e poi, quel cane cosa voleva fare a Violet? …mi vennero in mente tante ipotesi, tutte, ahimè … fattibili. Restai immobile sul divano per un po’ pensando a cosa volesse farle e cercando una spiegazione razionale per ciò che era successo. Sentivo la testa pesante, come se stesse per scoppiare, così mi addormentai, con un unico pensiero nella testa … … Dovevo proteggere Violet da quel mostro. Mi risvegliai di soprassalto. “Seth è pronta la cena!” “Mamma quando sei arrivata?” “Siamo arrivati assieme, non ricordi, poi ti sei sdraiato per qualche minuto e ti sei addormentato.” Mi alzai e mi guardai attorno, accanto alla porta era appoggiato il mio zaino, ma com’era possibile? Io lo avevo gettato in mezzo alla strada … Non poteva essere stato solo un sogno. ~ 37 ~ 4 Il sussurro del vento ~ 38 ~ Appena arrivammo alla località in cui vi era l’albergo in cui avremmo alloggiato, sentii un brivido salirmi lungo la schiena, come se a casa fosse successo qualcosa. Era una cittadina piccolissima e spoglia, ci vivevano soprattutto taglialegna, guardaboschi, vecchi in pensione che facevano i cacciatori, e coppie che scappavano dal caos della città. Appena l’autobus si fermò, scendemmo scompostamente e ognuno si buttò sulla propria valigia per poi recuperare dalle professoresse la chiave della stanza e schizzare nella propria stanza. Io non sentendomi bene, scesi per ultima, l’unica valigia rimasta era mia, blu scura con le cuciture verdi, piccola, da portarsi a mano, e con un foulard arancione legato al manico , per poterla riconoscere meglio. La professoressa di letteratura mi disse che la mia stanza era al secondo piano, la A17 , la prima a destra. Per salire fin al secondo piano usai l’ascensore. I locali dell’albergo erano sciatti e ordinari, sembrava di alloggiare in un motel. Non c’era nessuno in giro, quella catapecchia veniva mandata avanti da una famigliola composta da una madre, ormai stufa di esser bloccata in quel luogo triste e desolato, i figli ed il nonno, un vecchio irritabile e burbero, che viveva lì con loro. Che vita da schifo! Mi dissi, pensando alla mia mitica cittadina tra le foreste, piena di mistero, sempre brulicante di nuove leggende, che ci saltavano all’orecchio grazie alle parole dei vecchi. Il cigolio dell’ascensore, e la luce a neon, mi avevano tramortita, il “bling” delle porte che si aprono, mi fece rinsanire. Trotterellai a fatica fino alla stanza A17, Tess e Caren erano già dentro, con sorpresa scoprii che la stanza di Peter comunicava con la nostra. Tess aveva già iniziato a sistemare le sue provviste nel piccolo frigo che stava sotto alla ~ 39 ~ televisione, che al massimo aveva 25 pollici, vicino alla porta che portava al bagno con doccia. Invece Caren era seduta sul letto che tentava di collegare il suo portatile alla rete wii-fii , molto debole o del tutto inesistente. La nostra camera era molto piccola, c’erano un letto a due piazze e uno più piccolo. Il più grande dava sulla parete esterna, verso la finestra, il più piccolo era appoggiato al muro, vicino alla porta. Sul muro opposto c’era un piccolo armadio a due ante con due cassettoni, in cui, mai e poi mai, avrei messo i miei amatissimi vestiti. Quella era la stanza in cui avremmo dovuto vivere per i prossimi quattro giorni. Poi c’era un piccolo stanzino, il bagno, con i sanitari, un piccolo specchio a muro e una doccia a cabina posta in un angusto angolo. “Fantastico!” pensai, alzando gli occhi vero il soffitto ingrigito dal tempo. Mollai la mia valigia sul letto e iniziai a tirar fuori gli abiti che avrei indossato il giorno seguente. Tess scelse il letto singolo, aveva problemi di agitazione notturna (tirava calci e si scopriva). Io avrei dormito con Caren. La nostra stanza comunicava con quella di Peter attraverso una porta, che dava sul lato del muro a cui erano appoggiati i due letti. Dalla finestra si vedeva la strada da cui eravamo arrivati, e poco distante, anche qualche albero del bosco. Quel giorno saremmo rimasti in albergo, poi, il giorno dopo avremmo visitato un museo in una città vicina e nei giorni a seguire il bosco e una località turistica. “Che bello. Speriamo solo di incontrare qualcuno degno di nota.” Pensai, sdraiandomi sul letto, duro e dalle coperte infeltrite. “Hey, Violet. Il tuo sinuoso e irritante lamentarti sulle coperte, la mobilia, la città in sé per sé, l’ospitalità, il viaggio, e qualsiasi altra cosa di cui tu ti possa lamentare, non mi è ancora giunto all’orecchio. Come stai?” cincischiò Caren, ~ 40 ~ rotolando sul letto. “Considerato tutto, bene, per ora. Ho sentito la voce di Seth ma, c’è qualcosa che non mi convince … a casa è accaduto qualcosa … ma, sarà …” sospirai, sdraiandomi di lato verso di lei. I suoi occhi di cacao, si velarono. Inizialmente mi sembrò solo stanca ma poi, il suo corpo si irrigidì e perse colore, la temperatura calò e i colori del suo corpo e dei suoi vestiti iniziarono a sbiadire. Mi inginocchiai sul letto indietreggiando, spalancando gli occhi iniziai a tremare e ad allontanarmi. Poi chiamai subito Tess. “Tess, chiama Peter, presto! Caren, Caren, non si muove più!” Uscì subito dal bagno e corremmo entrambe alla porta di Peter, bussai con tutte le mie forze, quando aprì lo trascinai subito dentro la nostra stanza tirandolo per un braccio. Intanto Tess si era avvicinata al letto, la sua faccia mi lasciò impietrita. “Violet, Pitt! Presto, presto, Caren sta’ svanendo!” “Che cosa? Caren!” Peter si precipitò ai piedi del letto. Lo seguii. Caren stava svanendo, con lo sguardo vitreo e la pelle così bianca. “Oh no! Caren cosa sta’ succedendo?” mi avventai su di lei e iniziai a scuoterla, ma non funzionava. Però, quando Peter aprì la finestra, un forte vento entrò nella stanza. Un sottilissimo vento glaciale mi fece cadere giù dal letto, ma il corpo di Caren iniziò a tornare normale, prima iniziò a ricomporsi, poi riprese via via colore, in fine i suoi occhi ripresero vita. Si rialzò di scatto, come se qualcosa le fosse affluito dentro, inspirando profondamente. Ci guardò per un secondo, poi indietreggiò e si rannicchiò con le spalle al muro, su uno dei cuscini del letto. Tremava e si teneva la testa tra le mani. “Come, no, non è possibile. Chi sono quelli? …” poi iniziò a ~ 41 ~ gridare :”Seth! Seth! Scappa!!” “Cosa? Seth è nei guai? Caren …” la guardai incredula, avvicinandomi a lei. “Non ti preoccupare, sta’ bene. Calipso mi ha detto che andrà tutto bene …” il suo sguardo era perso nel vuoto, come se gli fosse dettato da qualcuno. Anche la sua voce era strana, atona e diretta. Si era improvvisamente calmata, si sedette vicino a me e ci guardò imbambolata. “Calipso? Caren, spiegati. Cos’hai visto?” Chiese Peter con fermezza, guardandola dritto negli occhi. “Io, ho sentito il vento che mi parlava … il vento mi ha portato le voci, i sussurri, le immagini di casa … brutte cose stanno accadendo in città.” La guardammo col fiato sospeso. “Seth, dimmi di lui, come sta’?” chiesi. “Lo stavano cercando …” “Chi? Chi lo cercava?” “… le ombre. Il principe del male e tornato in vita e vuole distruggerci.” Le sue parole ci lasciarono sconcertati ma confusi. “Ti prego Caren dicci di più!” a implorò Tess. “Calipso, mi ha detto che non dovete preoccuparmi, al momento opportuno sarete chiamati al suo cospetto per aiutarla a vincere. Lei ci proteggerà fino ad allora, e lo ha fatto pure con Seth …” “Le tue parole non hanno senso! Chi è questa Calipso? E cosa c’entriamo noi in tutto ciò?” “Non l’aggredire Pitt! Parla Caren, Calipso è la donna che mi ha dato la chiave, vero?” Con lo sguardo fisso, si limitò ad annuire. “Tranquillizzati Violet, Seth ha avuto paura ma … crede di aver sognato tutto…” “Sognato cosa, di che cosa parli?” “Il principe nero l’ha seguito, voleva eliminarlo, ma Calipso ~ 42 ~ lo ha impedito. Anche Seth ci ha messo del suo…” pian piano la sua voce divenne normale, ma il suo corpo cedette, così si accasciò morbidamente sul cuscino ed iniziò a dormire serenamente. Era tornata normale. La strinsi a me. “Oh … Caren …” sospirai profondamente. “Credo che abbia avuto una sorta di flash, forse è caduta in trance. Non ho capito molto dalle sue parole.” Disse, sfinito Peter. “Io invece sì, ho capito perfettamente.” Mormorai piangente, accasciandomi su di lei con leggerezza. Ora mai era tutto chiaro, qualcuno ci stava cercando, cercava me, Seth, i miei amici, i Suoi amici. Ma qualcuno ci stava proteggendo. Tutto questo ci ricollegava ad un unico oggetto, la chiave, che mi diede quella donna. Calipso era il suo nome. Era umana, non lo era? Che importanza aveva ormai, io avevo sempre saputo che un giorno, le favole che mi raccontava la mamma, sui miei occhi, sulla pioggia, sarebbero stati reali. Noi eravamo collegati agli elementi della natura, la chiave ci avrebbe aperto un mondo nuovo … se solo lo avessi saputo prima. Stani incontri, le allucinazioni di Caren, i miei incubi , Seth, Calipso, la chiave. Questi erano gli unici elementi a mia disposizione. C’era tutto, l’oggetto che richiamava il potere a sé, che tutti volevano e che tutti cercavano, poi c’era lo sconosciuto che ti aiuta e cerca di proteggerti, c’erano pure i protagonisti, presi alla sprovvista. Mancava l’antagonista, il cattivo, l’assassino. Quella parte spettava a quell’essere “il principe nero” come aveva detto Caren. Chi era realmente? E poi, un'altra cosa che non capii, fu’ il perché del gesto di Calipso. Perché darmi la chiave, se non sapevo cosa aprisse, e poi se voleva proteggerci dal principe nero, perché non ~ 43 ~ l’ha tenuta lei. Sempre se fosse la chiave ciò che cerca il principe nero … e se non lo fosse? Cosa cercava? Cosa voleva da Seth? Dovevo parlare con lui ,mi avrebbe aiutato a capire, avrei potuto ricongiungere quei piccoli pezzetti di vetro che mi sono stati scagliati contro fin dalla nascita. Ero ancora sdraiata accanto a Caren, era sera, lei dormiva profondamente. Peter e Tess erano scesi al piano di sotto per la cena, io avevo detto alle insegnanti che sarei rimasta in camera con lei perché non stava bene, avrei mangiato i panini di mia madre. Ero tanto stanca, non capivo più nulla, niente mi sembrava reale. La realtà era come se mi passasse sopra senza nemmeno sfiorarmi, non riuscivo a mettermi in contatto con il mondo, mi sembrava di dormire un sonno eterno ad occhi aperti. Intanto guardavo le coperte muoversi sotto al movimento del mio grembo, il respiro era regolare, il suono corposo e morbido del pulsare del mio cuore, riempiva la stanza di nostalgia. “Ahm, nostalgia … vorrei essere a casa con Seth.” Sospirai, scivolando sotto alle coperte per mettermi a dormire, Caren sembrava tranquilla. Ero felice per lei, le preoccupazioni per me erano già iniziate. Fuori dalla finestra entrava solo la luce brillante del primo quarto di luna, le fronde degli alberi venivano proiettate nella stanza, come demoni appiccicati alle pareti e ai mobili, ci sorvegliavano silenti e impassibili, aspettando che ci addormentassimo per uscire allo scoperto. Uno strano bagliore mi fece sobbalzare. Veniva dalla tasca del mio giaccone. Mi ricordai della chiave, così mi gettai subito fuori dal letto. Aprii la tasca e tirai subito fuori la chiave e il cellulare. Non mi accorsi di aver scoperto Caren, che si stava svegliando lentamente. ~ 44 ~ Montai sul letto e mi sedetti sulle coperte a gambe incrociate di fronte a lei. “Hey, Caren? sei sveglia? Guarda qui!” le sussurrai piano, ma preoccupata, facendole vedere la chiave che si stava pian piano illuminando nel palmo della mia mano. “Violet, ma cosa è successo? Non ricordo nulla … Oh santo cielo! Ma che cos’è?” gridò piano, sorpresa, senza ricordarsi di ciò che le era accaduto prima. Così le spiegai ciò che le era accaduto, e della chiave che finalmente avevamo capito che a darmela era stata una certa Calipso. “Oh sì, ricordo qualcosa. Lei era la donna dell’autobus e lui, lui aveva gli occhi strani, erano blu come il ghiaccio. Orribili, nauseanti, minacciosi … faceva paura ma c’era qualcosa che mi diceva di non temere, il vento, era lui a dirlo.” La guardai stranita, con la chiave che luccicava nella mia mano destra sempre più. Era scossa, sembrava una matta, le mancava solo la camicia di forza. Pure i suoi capelli erano sconvolti, arruffati. “Non sono pazza Violet! Credimi ho visto una cosa, che per quanto strana fosse, era reale! Chiama Seth se non mi credi!” gridò quasi, rannicchiandosi sulle sottili ginocchia, con gli occhi spalancati. “Ti credo , ti credo. Pure il mio sogno, l’incontro con quella donna, tu ,questa chiave, è tutto reale! Ormai facciamo parte di qualcosa di inspiegabile, ci siamo dentro tutti. Io, Seth, tu, e forse anche William e Peter. L’importante è restare uniti, e se è vero che Calipso ci aiuterà, non dobbiamo avere paura. C’è qualcosa nei suoi occhi che mi spinge a fidarmi di lei … forse stiamo impazzendo, ma io ci credo. Tu sei con me?” chiesi sfinita, con la chiave che aumentava di brillantezza ad ogni mia parola. “Sì, sono con te! Se non con te … con chi?!” il suo sguardo ~ 45 ~ materno mi fece capire che la sua amicizia non sarebbe mai stata abbastanza per me, ma anche che qualsiasi cosa sarebbe successa lei sarebbe stata al mio fianco. Quella sera capii, che la mia vita, semplice, monotona, abituale, non sarebbe più stata la stessa. Sarebbe diventata tutt’altro che semplice e Monotona. Ad un tratto, quando i nostri occhi incrociarono la chiave, essa rilasciò il suo bagliore in tutta la stanza, era di un blu acceso ravvivato dalla lucentezza di un argento chiaro, puro e cristallino. “Acqua, Ghiaccio, Neve, Vento e Tempesta … due soli elementi … ma nessuno mai li arresta …” una frase iniziò a volteggiare sulle nostre teste, era scritta a caratteri strani, come quella della piazza nel mio sogno, ma noi riuscivamo a comprenderla. La sentivo nella mente, sentivo il mare, il freddo dell’inverno, il calore della pioggia estiva, l’umidità della nebbia sulla pelle. Tutto divenne più freddo dentro di me. Qualcosa mi era entrato dentro, nel cuore, ne posto più profondo della mia anima. E lì sarebbe rimasto per sempre, accompagnandomi in quell’avventura che stava per iniziare. Quella strana luce iniziò a turbinare sulle nostre teste, per poi confluire nella chiave, cospargendoci di una sorta di polvere bluastra che si dissolse come nebbia. “Fantastico!” disse, ormai rapita dalla bellezza di quell’evento, Caren. “Ma che è successo? Anche tu riuscivi a capire quella strana lingua?” “Violet, quello che è successo è semplice … anche la lingua del mio popolo è molto semplice da capire, parlata è simile a quella vostra.” Quella voce era vellutata e profonda, veniva da un angolo buio della stanza. Rabbrividii e mi sistemai a fianco di ~ 46 ~ Caren, anche lei tremante di paura. Con le spalle al muro iniziammo a guardarci in torno, non c’era nessuno nella stanza, a parte noi. “Chi sei?” “Ma soprattutto, dove sei?” sussurrai senza farmi sentire. “Già, voi siete umane, non potete vedermi. Eccomi.” In quell’istante apparve una figura incantevole al fianco del letto, dalla parte della finestra. Era lei, la donna della chiave. Calipso. I capelli corvini, la pelle nivea, gli occhi grandi e neri. Le sue labbra, carnose e purpuree. “Salute a voi, Violet e Caren. Mi presento, il popolo mi chiamava regina, ma adesso tutti mi chiamano leggenda. Calipso è il mio nome e sarò la vostra guida.” Disse con regalità e un velo di malizia, facendo un piccolo inchino. Quello che mi colpì fu’ il suo abito, sembrava fosse vestita di notte, le si vedeva solo il collo bianco, poi il resto era avvolto da un velo nerissimo, che le copriva per intero le braccia e le gambe, e anche senza vento, volteggiava nell’aria. Sembrava avesse vita propria. “Tu! Noi ci siamo già incontrate! Perché hai dato a me questa chiave?” chiesi con un po’ di rabbia, visto che era stata proprio la chiave ad essere il centro di tutto ciò. “Calmati Violet! Sì, Seth sta’ bene, non lo ucciderà è troppo importante per lui, perché con Seth potrà arrivare a te. Peccato che sia troppo debole per poterti uccidere. Comunque, io ho affidato a te la chiave perché tu hai questo incarico fin dalla nascita, sai, c’è chi nasce con il mistero nelle vene. E tu, come tutti gli altri, sei una di queste persone. Non vi è mai capitato di guardare il cielo e sapere che sarebbe scoppiato a piovere proprio tra pochi istanti, oppure, vi siete mai ritrovati da soli in un bosco e anche se soli vi sentivate al sicuro, come se foste a casa. Avete mai ~ 47 ~ osservato i rami degli alberi che si spostano sotto l’imponenza del vento, desiderando che non smettano mai di fare quel dolce suono.” Disse quasi gridando, stringendo i pugni. Pensai a ciò che mi diceva sempre mia madre, e forse aveva ragione. Io e Caren ci guardammo per un istante. Poi lei si sedette ai piedi del letto, e continuò :”So’ che almeno una volta, uno di voi, che sia tu Violet, o Seth, o William, o Tess. Vi siete sentiti fuori posto, ma in un senso anche un po’ speciali, è per questo che siete amici. Siete diversi da chiunque altro, vi sentite estranei a questo mondo, sentite che c’è qualcosa là fuori, che vi chiama attraverso gli elementi naturali, è una cosa che vi ha fatti incontrare, che vi ha resi uniti. Il fuoco, L’acqua, Il vento, La luce, La terra, Le piante … Il buio. Ma finalmente vi ho trovati, dopo tanto aspettare, dopo mille anni, sono potuta ritornare , per aiutarvi nel vostro cammino, per fare le scelte giuste. Per guidarvi tra le ombre del male, per questi pochi mesi sarò il vostro faro, ma la strada è lunga e dovrete percorrerla da soli, fino ad arrivare alla vittoria. Allo scontro finale, quello decisivo. Ma non c’è fretta, procediamo con calma.” Sussurrò, spostandosi al centro della stanza. “Quella chiave vi aiuterà ad aprire il portale che vi condurrà verso la vostra nuova vita, accadrà tutto a tempo debito. Per ora, dovete soltanto sapere che Seth sta’ bene, che io e i miei fratelli vegliamo su di voi, che Drake non riuscirà a farvi del male e che non dovete preoccuparvi. L’importate è che vi fidiate di voi stesse, e che dovrete scavare in voi stessi per trovare la chiave di tutto …. Ma ne avrete di tempo per riflettere … già.” Sospirò con lo sguardo perso nella mia direzione. “Calipso, è vero ciò che dici? Come facciamo a fidarci di te … abbi pazienza, abbiamo solo quindici anni e io ~ 48 ~ stamattina mi sono svegliata credendo che a quest’ora sarei stata a mangiare schifezze con i miei amici nella stanza di qualcun altro, invece sono qui, in pigiama ad ascoltarti dopo aver ricevuto da te una chiave e aver visto Caren scomparire tra le mie braccia, per non parlare di quando la chiave si è illuminata. Scusa, ma non riesco ancora a rendermene conto." Ammisi, sconfitta dalla stanchezza e dall’inquietudine. “Lo credo bene, bambina mia, tu hai visto la tua amica entrare in contatto con uno degli elementi, il vento se non sbaglio, poi la chiave ti ha mandato un messaggio che ha anticipato il mio arrivo. Per non parlare di quell’incubo … ammetto che alcune cose non le comprendo nemmeno io, ma sono qui per questo, per proteggervi, che lo vogliate o no …” sussurrò avvicinandosi a me, per poi toccarmi una guancia con la punta delle dita affusolate e morbide. “Un ultima cosa, tu hai parlato di un certo Drake , chi è e che cosa sta’ cercando?” “Tranquilla, non può farvi del male sul serio o in modo grave, anzi non può nemmeno avvicinarsi a voi, però può farvi andare dalla sua parte, io sono qui per mantenere la vostra mente fuori dalla sua portata.” “Sì ma rispondi alla mia domanda!” gridai preoccupata. “Ti prego, calmati Violet!!” sussurrò stringendomi a se e con il fiato sospeso e la voce tremante rispose :”Lui vuole te … è il signore del male, colui che ha tentato di sterminare la mia famiglia, e sta’ cercando te dal momento in cui mia sorella è morta. Ti vuole e non si fermerà finché non ti avrà”. Il mio sangue divenne ghiaccio. “Cosa? No aspetta, perché sta’ cercando proprio me?” domandai scioccata. “Mi dispiace dirtelo ma, io non lo so’ Violet. Scusa.” Mi ~ 49 ~ alzai, mettendomi di fronte a lei, che con un passo leggero si avvicinò a me e mi strinse tra le fini braccia. “Ricordati sempre, che tutto ha una fine … prima o poi.” Chiuse per un sitante gli occhi. Mi accorsi che aveva legato la chiave attorno al mio collo, facendo passare un filo di raso rosso all’interno del foro dell’impugnatura. Osservai quell’insolito ciondolo pendere sul mio petto. Quando alzai gli occhi, se n’era già andata via. Nemmeno Caren si era accorta della sua sparizione. Era svanita nel buio. ~ 50 ~ ~ 51 ~ 5 L’inizio degli inizi Dopo aver attraversato boschi e paesetti di provincia desolati e malmessi, arrivò il giorno che tornammo a casa. Io e Caren non parlammo a nessuno del nostro incontro, beh, io iniziai a non parlare proprio. Ero preoccupatissima per ciò che sarebbe potuto capitarmi, anche se quei quattro giorni passarono con tranquillità. Non facevo altro che chiedermi che aspetto avesse colui che mi stava cercando, Drake , il suo nome risuonava maligno e freddo in tutta la mia mente. A me non importava cosa potesse farmi, l’importante era che non facesse del male a Seth, o al resto del gruppo, che come aveva detto Calipso, erano speciali. Già, c’era anche quella questione, ognuno di noi portava dentro di sé la forza misteriosa di uno degli elementi, che a quanto pare, erano sette, almeno per Calipso. Quasi sicuramente a me spettava quello dell’acqua e a Caren quello del vento, ma gli altri? E poi come avremmo fatto a controllarli. Io non riuscivo a controllare le piogge nel modo in cui sostenevano i miei amici, per esempio in quel momento ero abbattuta, eppure non stava piovendo! La mattina del ritorno a casa, fui la prima a svegliarmi, rimisi a posto tutta la mia roba nella valigia, poi svegliai Tess e Caren, e le aiutai a sistemare le loro valige. In quella mattina, però, c’era qualcosa di molto strano, era una mattina soleggiata e piuttosto tranquilla, portava con sé quella stessa tranquillità che nei film horror annuncia l’arrivo del mostro. Appena fummo tutte pronte, portammo le valigie sull’autobus e restituimmo la chiave della stanza ai proprietari dell’albergo. Il viaggio fu’ più noioso di quello che pensassi, io e Caren ci chiedevamo se al nostro ritorno ~ 52 ~ avessimo incontrato Calipso una seconda volta. Nonostante ciò che ci aveva detto, avevo sempre più paura di tornare, e se avessi incontrato Drake ? Che cosa sarebbe successo, come l’avrei riconosciuto? Mi infilai le cuffie del lettore cd nelle orecchie e lasciai i pensieri scorrere con la musica, nelle note delle canzoni di quel cd sembrava che i problemi non esistessero, magari avessi avuto la possibilità di vivere nel mondo delle favole. Dove il finale è già scritto. La luce trionfa sulle tenebre. La strada era deserta, chiamai mia madre per farmi venire a prendere, visto che il nostro rientro era stato anticipato di qualche ora. Riconobbi subito il momento in cui l’autobus entrò in città. Le grida festanti dei miei compagni superarono l’acuto del cantante della band stimpana orecchi che stavo ascoltando. “Bene, siamo arrivati.” Sospirai, per poi deglutire profondamente, togliendomi le cuffiette del lettore cd. Scendemmo con il solito modo scomposto di cui solo una classe è capace. Lasciai che gli altri prendessero le proprie valigie prima di iniziare a cercare la mia. Quando la marmaglia di genitori apprensivi e ragazzetti maleducati si affievolì, riuscii ad individuare la mia valigia, mia madre riuscì ad afferrarla prima di me. Aveva una strana contentezza negli occhi. “Vieni, questa la prendo io. Tu va’ pure a divertirti.” Disse sorridente, indicando col capo l’altro lato della strada. Seth mi stava aspettando appoggiato al palo di un cartello della segnaletica stradale, e vicino a lui giaceva una bicicletta tutta scassata, trovata chissà dove. Era un bel pomeriggio autunnale, e un sorriso spuntò sul mio volto. Come un sole, raggiante e sereno. ~ 53 ~ Mi avvicinai correndo, lui restò lì fino all’ultimo momento, poi si mosse verso di me. Si avvicinò sorridendo come mai aveva fatto prima, per un attimo mi dimenticai di Calipso. Bastò la vista dei suoi occhi scuri ad imprigionarmi in quell’attimo di serenità. “Allora Violet? Ti sei divertita?” “Sì, cioè … vuoi sapere la verità o ti basta la dolce illusione che tutto sia andato bene?” “La dolce illusione, ti prego.” Scherzò “è stato un fiasco totale, mi dispiace ma non so mentire! Dai, per me potevamo anche andare a Bristol, basta che ci si stesse più di due giorni.” “Basta raccontare fesserie, un lungo viaggio ti aspetta. Vuoi venire con me?” chiese, alzando da terra la bici. “E io dove dovrei salire? E poi lo sai che non mi fido” scherzai additando quel vecchio trabiccolo. “Andiamo, è solidissima!” “Stavo parlando di chi la guida, non della bici.” “Che mal fidata! E dai, salta su’!” disse indicando il manubrio. “Speriamo in bene” sospirai, alzando gli occhi al cielo. Lo sentii sghignazzare come un matto. Poi, non appena salii su quella sorta di bicicletta, iniziò a pedalare moderatamente. Non eravamo né troppo lenti né troppo veloci. Era un ritmo piacevole, la luce brillante del tramonto ci illuminava i profili, così l’asfalto si colorava d’oro e le nostre ombre apparivano su di esso più nitide e precise, i lembi della sciarpa svolazzavano al vento, come le foglie degli alberi in caduta libera che facevano da cornice a quel quadro in movimento. Rappresentava alla perfezione la serenità di quell’istante. Dopo un po’ che eravamo in cammino, chiesi :”Hey, ma dove mi stai portando?” “è un segreto.” Lo sentii ridacchiare. ~ 54 ~ “Scommetto che è uno dei tuoi soliti tranelli, mi lasci nel bosco e poi te ne scappi via!” “No, dai! È un posto che ti piacerà un sacco, vedrai.” Ad un tratto, percorrendo la strada del cimitero, percorse la strada fin verso il bosco, poi svoltò poco prima, il sole adesso ci illuminava completamente. Le foglie degli alberi risplendevano d’ambra. Era un viottolo nell’erba, su un lato vi era il bosco, sull’altro un prato di erbe di campo, che non avevo mai visto, perché coperto dall’imponente villa che si affacciava sul cimitero. Ad un tratto ci fermammo. Seth, senza far traballare la bici, vi scese e iniziò a trainarla a mano, standosene alla mia destra. “Dal tuo comportamento, posso dedurre che siamo quasi arrivati. No?!” chiesi in attesa. “Perché mi leggi nel pensiero?” “Allora ho indovinato, siamo arrivati!” iniziai a guardarmi intorno. Il mormorio sinuoso di un piccolo fiumiciattolo mi fece riscaldare il cuore. Guardai avanti a me, un ruscello dalle acque trasparenti si snodava tra dei massi sparpagliati sul suo letto, che di tanto in tanto rallentavano il suo corso. Tutt’intorno vi erano dei grandi alberi, delle querce dalle foglie d’oro e porpora. Il cielo s’era tinto di un rosato misto all’oro, solo un accenno d’azzurro. Seth mi tese una mano per farmi scendere, poi, adagiò la bici sul manto erboso, cosparso di foglie dai colori caldissimi. Mi prese per mano, sentii la pelle morbida delle sue mani affusolate, circondare le mie. Mi strinse il cuore. “Vieni. Non è finita qui, seguimi.” Iniziò a dirigersi verso il bosco, mi aiutò ad oltrepassare il ruscello, poi scivolammo dietro alle querce. Mi ritrovai in una parte di bosco che mai avevo visto, quel luogo era incantevole. Come una grotta ~ 55 ~ nascosta dietro ad una cascata, quella piccola parte di paradiso, era rimasta nascosta al mondo per tutto questo tempo, eppure molta altra gente era passata di lì prima di noi … ma nessuno se ne era mai accorto prima d’ora. Vi erano pioppi, abeti, betulle, e la loro vicinanza era armonica. Le foglie cadute, ricoprivano il pratino stepposo di colori sgargianti. Rosso vivo, porpora, arancio, oro, giallo, come fossero i raggi di un sole, ravvivavano e illuminavano quella piccola radura. Le querce ne erano i cancelli, ed il bosco, la recinzione, che divideva il mondo dal paradiso. Finché quel luogo fosse stato solo nostro, niente lo avrebbe distrutto. Avrebbe vissuto per sempre. “Allora? Cosa ne pensi?” “è il posto più bello che io abbia mai visto, come lo hai trovato?” chiesi, con gli occhi persi nello scrutare ogni singolo angolo della radura. “Così, per caso. Un po’ a senso direi.” Ammise franco. “Vieni, sediamoci qui.” Dissi, spostandomi al centro della radura. Lui mi seguì e si sedette in silenzio vicino a me. Sì guardò un po’ intorno, poi posò lo sguardo su di me. Mi sembrò che i suoi occhi stessero traballando, qualcosa scuoteva quel mare nero, quel cielo notturno che spesso non comprendevo. I suoi, erano gli unici occhi che avevo mai invidiato, io avevo gli occhi azzurri, cosa volevo di più? Un paio di occhi belli almeno la metà dei suoi. Si spostò lentamente, posizionandosi di fronte a me. Era diventato serio, come mai prima d’allora. Rabbrividii. “Violet … mi sei mancata.” Sussurrò, e all’improvviso allungò le sue braccia attorno al mio corpo, sentii il suo busto avvicinarsi al mio. Mi stava abbracciando, con tenerezza. “Oh … Seth. So’ di averti fatto preoccupare. Scusa” ammisi, stringendomi a lui, come se stessi per cadere, ~ 56 ~ come se il suolo sotto di noi si stesse per sgretolare, come se la nostra vita si stesse frantumando. Perché, non era così? Stringendoci, finimmo per cadere. La sua schiena aderiva al manto erboso perfettamente, e il mio busto aderiva al suo. Ma non c’erano né malizia né intenzioni secondarie. Eravamo solo amici, che si abbracciavano, perché l’uno teneva all’altro più di ogni altra cosa. Perché ci volevamo bene. “Calipso, è stata anche da me, sai. Io l’ho visto, ho visto chi ti sta’ cercando, credimi se ti dico che ho avuto paura, che non sapevo cosa fare, che non so cosa fare. Voglio solo proteggerti …” sentii le sue parole vibrargli dentro al petto, su cui avevo adagiato il mio orecchio. “Non preoccuparti, adesso che so che anche tu mi proteggerai, non mi sento più sola …” ed iniziai a raccontargli il mio incontro con Calipso. Sentii ogni suo respiro, ogni suo sussurro, scivolare sotto al mio corpo. Era dolce sentire le sue mani morbide stringermi a sé, le sue braccia mi circondavano, passando da dietro la schiena. Restammo sdraiati per molto tempo. Finito il mio racconto, sentii il peso dei suoi occhi su di me. Stava controllando che stessi bene, che stesse bene. “Sai Violet, non voglio mentire, ma ho paura. Cosa succederà adesso? Già il futuro non è mai stato così incerto per noi, figuriamoci adesso. Ci sarà un futuro?” “Finché staremo insieme, io, te, William, e tutti gli altri, non ci accadrà nulla, vedrai.” Sussurrai. Guardammo il cielo, le prime stelle stavano facendo capolino sulla volta celeste, era ora di tornare a casa. Mi alzai lentamente, come se il mio corpo facesse fatica ad abbandonare il suo. Quando si alzò ci dirigemmo verso le querce. Un aria di inquietudine lo circondava, era distante ~ 57 ~ da me, camminava al mio fianco qualche passo più avanti di me, come se volesse proteggermi. Il suo corpo mi fece capire che voleva dirmi molto più di ciò che le sue labbra avevano pronunciato. “A cosa pensi Seth?, perché non riesco a sentirti ….” Sospirai. L’ aria fresca della sera, iniziava ad infiltrarsi tra gli alberi, riusciva a passare oltre ai miei vestiti. Mi sentivo fredda e stanca, volevo tornare a casa. Qualcosa iniziò a farmi tremare, per poco non mi cedettero le gambe. Ma Seth, con prontezza, mi strinse a sé. “Non permetterò che tu cada. Se cadessi cadrei anche io.” Le sue parole, così dolci e così vere, mi illusero che un qualche sentimento si celasse dietro di lui. Così, dopo aver cercato con insistenza il suo viso, allungai il mio, verso le sue labbra. Un gesto azzardato, una mossa inaspettata. Bastò che si sfiorassero. Vidi il suo volto rapito dalla sorpresa. Mi lasciò andare, restando immobile, sul mio volto apparve un sorriso compiaciuto. Strinse le mani a pugno e mi guardò rammaricato. “Scusa Violet, ma io … tu non … mi dispiace. Veramente. Scusa.” Il mio volto si annerì improvvisamente. Ma che cosa credevo, cosa mi aveva detto la testa in quel momento? Ma non era la testa a comandare. Bensì il cuore. Lo avevo sempre saputo, in un piccolo angolo di me, vi era celato il vero sentimento che provavo per lui. Amore. Non era niente di meno. Ma lui non ricambiava, come tutti del resto. Il mondo iniziò a cadermi addosso, mi sentii stupida e fragile. Sola. Così, senza aspettare un attimo, iniziai a correre. Fuggi via dalla realtà, che faceva più male di ogni altra cosa. Per tutta la mia vita non lo avevo mai preso in considerazione in quel modo, ma sarà stata la mancanza, ~ 58 ~ l’affetto, la paura. Comunque sia, una parte di me, lo aveva sempre sputo, ma lo negava. Sempre. Così mi ritrovai a correre in mezzo alla strada, col freddo della notte alle spalle, il fiato corto dall’agitazione, le lacrime agli occhi. Un desiderio di voler sparire dalla faccia della terra mi attraversava il petto come una lama avvelenata. Perché? Adesso non sarei nemmeno riuscita a guardarlo negli occhi. Fu’ proprio allora, che accadde tutto … Inizialmente era solo un fruscio, un venticello freddo e prepotente che spostava le foglie morte sulla strada, facendole turbinare. Io ero ormai vicino a casa, mancavano pochi metri, così in quell’istante, la vidi. “Violet, corri, corri! Vieni da me! Presto!” Calipso, con il volto attonito, gli occhi neri e spalancati su di me, un espressione sconvolta le inondava il pallido viso. Mi voltai ,alle mie spalle non vi era nessuno, ma tra gli alberi del bosco intravidi un riflesso. Due occhi, grandi e freddi, mi avevano inquadrata come se fossi una preda, quella strana figura nascosta tra gli alberi, stava per balzare fuori, e voleva me. Restai senza parole, e corsi a più non posso verso Calipso, che mi aspettava sul fondo della strada con una mano tesa verso di me. Quei pochi metri mi parvero infiniti, passai davanti all’auto di mia madre, poi davanti alla porta di casa, troppo pericoloso chiedere aiuto alla mia famiglia. Non doveva essere coinvolta in tutto ciò. Mancava poco, lo sentivo dietro di me, Calipso gridava di non voltarmi. Poi però, in quella mia folle corsa da un essere sconosciuto, qualcosa mi fece fermare. Una voce, disperata e afflitta, mi chiamava a se. Seth. Se ne stava in piedi in mezzo alla strada, dietro di lui riconobbi le sagome di William, Peter, Tess e Caren. Intanto non mi accorsi che il mio inseguitore era a pochi ~ 59 ~ passi da me. “Finalmente, Violet. Non immagini nemmeno da quanto tempo sto’ aspettando questo momento.” I suoi occhi erano furiosi, gelidi e freddi, azzurri come i cristalli di ghiaccio. Nella mano destra impugnava una strana spada, dall’impugnatura nera e la lama ricurva, che ricordava un serpente. Io mantenevo gli occhi fissi su Seth e gli alti, notò la posizione del mio sguardo. Lanciò una breve occhiata dietro di sé poi mi guardò, e beffardo disse, in tono acido :”Sarà meglio che tolga di mezzo prima quelli là, così ti avrò tutta per me. Vado e torno, ci vorrà solo un secondo per spezzare le loro inutili vite, resta qui.” E partì, a passò lento, con la lama appoggiata al profilo della gamba, come per nasconderla. Appena vidi che si stava dirigendo vero Seth e gli altri, mi venne un desiderio incontrollabile di gridare. Così iniziai a gridargli che dovevano scappare. Ma ottenni l’effetto contrario, non riuscivano a sentirmi, così iniziarono a correre nella mia direzione, ormai vicini al nemico, anche lui iniziò a correre incontro a loro. Non sapevo da dove venisse tutta quell’energia, ricordo solo che il vento iniziò ad aumentare, e la pioggia divenne neve. Una bufera di neve investì tutta la città. Iniziai a correre sull’asfalto congelato, ero più veloce del mio nemico, lo sentivo dietro di me, ad un tratto, vidi che era pericolosamente vicino a Seth e ai miei amici , così feci l’inaspettato. Frenai e mi voltai di scatto. Lui si parò con la spada. Con mia sorpresa, uno spesso lastrone di ghiaccio ci divideva, e la lama vi si era conficcata contro. “Stupida! Che cosa hai fatto!!” i suoi occhi si riempirono di rabbia. “E così vuoi difendere i tuoi amici, eh?! Non ci riuscirai!” ~ 60 ~ gridò, e spiccò un salto verso l’alto, rompendo la lastra di ghiaccio, così da liberare la lama. Intanto Seth e gli altri si erano fermati, ma lui era ormai molto vicino. Iniziai a correre a più non posso, lo vidi preparare la spada, alzarla sulla testa, pronto per sferrare un colpo micidiale. La neve ormai ricopriva tutto, e l’impeto del vento la faceva turbinare in cielo, era un inferno bianco oserei dire. In un modo a me sconosciuto, riuscii a trovarmi tra lui e gli altri. Stava per avventarsi su di me, ma qualcosa lo bloccò. Dal ghiaccio, recuperai un cerchio di ferro, era pesante e tagliente, ma istintivamente lo misi tra me e la spada. E lo colpii. Lo vidi volare via, venne sbalzato a terra con un colpo solo. Intanto Calipso ci aveva raggiunti. “Forsa scappate! Violet prendi la chiave e apri la porta di casa! Fa presto!” gridò, camminando a stento nella neve. “A lui ci penso io.” Disse col sorriso sulle labbra. Io iniziai a muovere un braccio in avanti per far cenno a gli altri di andare e sbrigarsi. Quando iniziarono a correre, mi misi dietro di loro, con il cerchio tra le mani, senza nemmeno accorgermi di averlo. Calipso piombò su Drake , i due si scontravano ad una velocità strabiliante, i miei occhi balzavano da loro ai miei compagni. Appena arrivammo di fronte alla porta di casa, mi affrettai a prendere la chiave che mi aveva dato Calipso. Non appena la slacciai dal collo, il portone iniziò a tremare, poi si udì un rumore metallico, qualcosa che scattava, e in fine si spalancò. Senza che infilassi la chiave nella serratura. Non immaginate neanche che cosa ci fosse dall’altra parte. Una luce bianca ed incredibilmente forte, ci attirava a se. Non importava cosa ci fosse dall’altra parte, sapevo solo che saremo stati al sicuro, qualsiasi luogo fosse. Ad un tratto un grido straziante mi ~ 61 ~ fece voltare di scatto e mi disincantai dalla luce bianca. “Calipso.” Sussurrai con i pugni chiusi. Drake era riuscito a colpirla, una scia di sangue purpureo, scivolava giù dai suoi vestiti nerissimi, disegnava sul manto nevoso come dei rami rossi che si propagavano in ogni direzione. La vidi piegarsi in avanti, cadde in ginocchio per terra e appoggiò una mano al suolo, con l’altra si teneva lo stomaco. “Andate!” rantolò con la voce rotta. Intanto Drake stava per colpirla alle spalle con la sua spada. In quel momento dovevo decidere in fretta, saremmo scappati, diretti chissà dove, senza una guida, o li avrei lasciati andare da soli per aiutare l’unica persona che poteva proteggerci e guidarci. Non mi è mai piaciuto andare in posti di cui non so’ niente … Così, con tutto il coraggio che mi rimaneva, mentre si alzava il vento tagliente, e portava briciole di neve in ogni dove, impedendomi di vedere, mi buttai verso di lui, un ultima volta. “Voi andate! Io vi raggiungo dopo, devo aiutarla!!” gridai, impugnando stretto il cerchio, corsi verso di lei. Drake era alle sue spalle. Pochi passi da entrambi, feci un salto e mi misi tra loro. Sentii sciabolare le lame delle nostre armi, che si incrociavano nuovamente. Drake era furioso, con la sua spada premeva sulla lama del mio cerchio, io resistevo, i piedi mi scivolavano sull’asfalto ghiacciato. Continuavo a resistere. Mi guardò carico di rabbia, i suoi occhi erano lo specchio della morte. “Non puoi resistere per sempre, lo sai! Ucciderò te, lei, e poi anche i tuoi amici!” Con la coda dell’occhio vidi Seth e Tess ancora esitanti sulla soglia di casa, così gli avvertii :”Forza! Andate, non abbiate paura!!” ~ 62 ~ “Devo dire che sei anche molto coraggiosa, e molto stupida! Perché combatti con me, mentre potresti benissimo scappare e salvarti!?”Il suo tono cinico e amaro mi distraevano, terrorizzandomi. “Il coraggio mi è dato dall’amore che provo per loro, se non li amassi non combatterei contro di te! E poi, non avrebbe senso scappare. Non si sfugge al destino.” L’ultima frase fu’ come se mi venisse dettata da dento, come se me lo avesse detto la mia coscienza. Lentamente, alle mie parole, la sua presa si allentò. Il suo sguardo si perse improvvisamente nel vuoto, i suoi occhi erano lontani, come se stesse rivivendo il passato. “Ifrit” sussurrò al vento. Anche io abbassai l’arma, guardai Calipso con perplessità. “Sì, Ifrit diceva spesso cose del genere. Ma adesso finiscilo!” ringhiò. Mi misi in posizione d’attacco, stavo per scagliare un fendente, ma qualcosa mi fece desistere. Il suo viso era perso, timoroso, inquieto, ma ancora lontano, era come se non ci vedesse. Indifeso. Non potevo attaccare chi non poteva reagire. Così mi bloccai. “No Calipso, non posso farlo. Andiamo!” E mi voltai repentinamente verso il portone, seguita dalla donna. Mentre correvamo verso la porta, intanto vi entrarono anche Peter e William, seguiti dal resto del gruppo. Senza pensarci mi buttai nella candida luce, ma improvvisamente qualcosa mi bloccò. Una lama, lunga e tagliente, fredda, si snodava proprio sotto alla mia gola, aderendo alla pelle. “Non scapperai di nuovo! Sarò io ad ucciderti questa volta!” sussurrò Drake al mio orecchio. Gli occhi di Calipso si spalancarono, era ancora ferita, e metà del suo corpo era entrato nel portale. ~ 63 ~ “Rimpiango di essere stata così umana con te!” e in un lampo, qualcosa mi saettò dentro, e lo colpii col cerchio, colpendolo in volto. Un ringhio disumano, un grido straziante, lo sentii cadere a terra. Entrai nel portale, prima di essere risucchiata dalla luce bianca, mi guardai indietro. Si era accucciato per terra, con una mano si copriva un occhio, l’altro mi scrutava con ossessione, voleva farmi a pezzi. Un fiume di sangue gli inondava la mano, e colava copioso sulla neve fresca, inquinandola con il suo odore acre e ferroso. La purezza della neve era deturpata dal sangue di un vivo, non più umano, ma divenuto mostro, per una ragione a me sconosciuta, ma che sicuramente mi avrebbe fatto rabbrividire. Nell’ultimo istante di lucidità, mi guardai le mani, erano purpuree, come le lame del cerchio. Non fui capace di credere a ciò che avevo appena fatto, così, dal ribrezzo mollai il Cerchio, che cadde in una abisso di luce. Oramai ero entrata nel portale, che mi stava pian piano trascinando via, come aveva fatto con i miei compagni, per portarmi chissà dove. Era come galleggiare nel nulla, poi un improvvisa stanchezza mi fece chiudere lentamente gli occhi. Non avevo paura di cadere, ero libera di muovermi in quel bianco infinito, che mi trascinò via con se. Portandomi verso l’avventura. ~ 64 ~ 6 Dispersi Ero sveglia, ma tenevo gli occhi chiusi, sentivo fischiarmi le orecchie. Una sottile umidità salmastra e appiccicosa, mi ungeva la pelle. Tenevo le gambe piegate sul busto, ero stesa di lato. Faceva tutt’altro che freddo, un sole caldo e rassicurante mi accarezzava la pelle. In sottofondo, si sentivano le voci della gente, quel mormorio era accompagnato dal pacato spumeggiare delle onde. Ero stata pochissime volte al mare, ma allora dove mi trovavo? Improvvisamente mi venne in mente lo scontro con Drake . Un brivido freddo mi attraversò la schiena. Aprii gli occhi. La luce del sole per un attimo mi accecò, fui costretta a richiuderli per poi riaprirli più delicatamente. Mi alzai in piedi di scatto. Attorno a me c’era il mare. “Non sono più a casa, già.” Mi dissi. Scrutai il panorama che m circondava. Ero su una sorta di piazza che si affacciava sul mare, era tutta in pietra. Le pietre che la componevano erano di tonalità grigia e irregolari, ai lati della piazza c’erano due scalinate, una andava verso un grande portone, l’altra saliva, verso un imponente arcata da cui si accedeva a quello che sembrava proprio … un castello di vetro. Era la struttura più grandiosa che avessi mai visto, rimasi incantata di fronte a tanta bellezza. Era un grandissimo castello, con mura di pietra e torri di cristallo. Dalle forme affusolate e dolci, sembrava un castello incantato, il sole rifletteva su di esso dando vita a giochi di luce incredibili. Ad un tratto, qualcosa mi distolse da quell’incanto. La mia mano, stava sanguinando. La guardai, era tutta sporca di denso sangue purpureo, che mi era colato su tutto l’avambraccio, avevo sporcato pure i ~ 65 ~ vestiti, e il mio viso ne era anch’esso macchiato. Sulla mano vi era un profondo taglio, che attraversava tutto il palmo, dall’indice all’angolo apposto ella mano. Solo allora mi resi conto che impugnavo ancora quel cerchio di metallo, dal ribrezzo lo scaraventai via. Impattando col suolo, si sentì un rumore di lame. Mi ricordò la battaglia. Un forte dolore alla testa mi colpì, caddi a terra sulle ginocchia. Era un dolore allucinante, mi tenevo le mani premute sul capo, era insopportabile, mi venne da gridare. Mentre cercavo di lottare contro al dolore, qualcuno si avvicinò, non mi importava chi fosse, nemmeno che intenzioni avesse. Volevo solo che quel dolore finisse. Alzai lo sguardo per un attimo, vidi un ombra sfocata, un uomo, mi si avvicinò e mi prese per le spalle. Poi tutto si annebbiò, mi mise sulle sue spalle e mi portò oltre al porticato, nel palazzo. Poi mi posò tra le braccia di un'altra figura, una donna credo, lei mi portò con se. Le sue braccia erano fini, ma riusciva a reggermi senza fatica. Entrammo in una stanza, doveva essere un bagno. Mi svestì e mi immerse in una grande vasca piena d’acqua calda, e iniziò a lavarmi, non riuscivo a reagire, ero distrutta. Vidi il sangue della ferita, serpeggiare nell’acqua. Quando mi tirò fuori dalla vasca, mi vestì e mi fece indossare una morbida tunica bianca, poi mi fece sedere su uno sgabello di legno chiaro, e iniziò a pettinarmi i capelli. In fine pulì la ferita e mi fasciò la mano. Poi mi riprese in braccio e mi portò con se, attraversammo svariati corridoi, fino ad arrivare in una stanza. Credo fosse una camera da letto, mi adagiò sotto le coperte per poi coprirmi con bianche lenzuola di seta. Ero scombussolata, e la stanchezza non mi faceva reagire. Che posto era mai quello? ~ 66 ~ Dov’ero, e dov’erano i miei amici? Tutto troppo strano, tutto troppo annebbiato per poter pensare. La donna che mi aveva accompagnata nella stanza da letto, era ancora lì, da sotto le lenzuola riuscii a catturarne qualche dettaglio. Aveva il fisico snello e leggero, sembrava una fata, aveva la pelle rosea come tutti i mortali, le guance leggermente piene, i capelli castani e lunghissimi. Li teneva raccolti in una lunga treccia che le arrivava sotto ai fianchi. I suoi occhi erano scuri e protettivi, e il suo sorriso raggiante. Stava sistemando degli abiti in un piccolo armadio di legno chiaro, vicino alla porta della stanza. Qualcosa la fece sussultare, una sagoma entrò velocemente nella stanza, era quella di una persona, ma non riuscivo a riconoscerla. E se fosse stato Seth? Ad un tratto, si avvicinarono entrambi, lei si sedette ai piedi del letto, sorridendomi amorevolmente, la strana figura avvicinò il volto al mio. Qualcosa mi fece risvegliare dal mio coma apparente, i suoi occhi, neri e così vivi, mi fecero turbinare qualcosa dentro. Iniziai a sentire caldo, tutto era più concreto e vivido. “Seth …” ansimai, cercandolo di nuovo. Era lì, accanto a me, vicino alla fata, mi sorrideva. Era felice. Anch’io ero felice, sorrisi a mia volta, ma qualcosa interruppe quel momento di meritata tranquillità. Come una lama, fredda e tagliente, un dolore lancinante al petto mi fece sprofondare nel panico. Spalancai gli occhi e chiesi subito aiuto, la ragazza si alzò repentinamente dal letto, facendo alzare Seth e spingendolo con una mano verso la porta. Lui scappò fuori all’istante. “Violet, Violet! Ascoltami, devi stare calma, ritrova il controllo di te stessa, Violet!” continuava a ripetere frasi simili come se fosse un sortilegio. Seguii attentamente ogni sua parola, fin quando il gelo al cuore non svanì. Iniziai a ~ 67 ~ respirare profondamente, intanto le mi teneva per le spalle, bloccandomi sul letto. “Dove sono? Chi sei? … I miei amici …?” cercai di chiedere. Ma ogni sforzo, ogni movimento mi stancava tantissimo. “Stanno bene, non temere. Io sono la principessa Cintia, mi è stato ordinato da mio padre di tenervi compagnia e di occuparmi di te. Hai ancora bisogno di riposo, non è importante dove sei, ma con chi sei … ti assicuro che è meglio la mia compagnia di quella di Drake .” “Lo conoscete?” “Sì, lui è una leggenda qui, nel mio mondo. So già che vi stava cercando, cercava te e i tuoi amici …” “… cercava il cerchio, mia principessa …” “Già, il cerchio di Ifrit … è stato imprudente utilizzarlo a quel modo.” Borbottò, assumendo la posizione originaria, con lo sguardo perso fuori dalla finestra. “è stato il cerchio a ridurmi così?” “Sì, il tuo corpo non è ancora pronto ad accettare altra energia, quando ti riprenderai potrai iniziare l’allenamento. Adesso cerca di dormire, la tua anima sta cercando di allinearsi con quella del cerchio. Da domani, tu e l’acqua, sarete una cosa sola. Buona notte, Violet.” Disse con candore, e mi si avvicinò per accarezzarmi una guancia. Le sorrisi, era una persona generosa e tranquilla, la calma in forma umana. Mi lasciai sopraffare da quel dolce tepore che ormai si era diffuso in tutta la stanza. L’indomani avrei avuto tutte le risposte che volevo e, ovunque fossi finita, almeno avevo con me i miei compagni. Sarebbe stato un girono fantastico. “Domani …” sussurrai alle pareti della camera, girandomi su un fianco, per poi rannicchiarmi sotto alle coperte. Il sonno arrivò prima di quanto pesassi. ~ 68 ~ Il girono dopo, appena aprii gli occhi, mi sentii carica d’energia. Scoppiavo di vitalità. Mi sedetti tra le coperte e sbadigliai sonoramente, allungando le braccia al cielo per stiracchiarmi per bene. Il sole trionfava luminosissimo sulle onde argentee, fuori dalla finestra. La brezza marina mi scompigliava i capelli, quel poco che bastava per darmi sollievo, l’aria era calda ed estiva, troppo per me. Avevo voglia di sapere, Cintia doveva raccontarmi tutto, sui miei amici, su quel posto meraviglioso, su Calipso e Drake , e sul cerchio. Ero curiosa di sapere, non stavo nella pelle. Qualcosa bloccò il mio entusiasmo, stavo per scendere dal letto, quando pensai ai miei genitori. Come saremo ritornati a casa? Perché potevamo ritornare a casa, vero? L’inquietudine mi travolse, mia madre, l’avrei mai rivista? La voglia di ritornare a casa, fu’ così forte che balzai giù dal letto e uscii di corsa dalla stanza. Volevo delle risposte, subito. Uscii dalla stanza, di fronte a me si aprii un immenso corridoio, dal soffitto altissimo e dal pavimento fatto da grandi piastrelle chiare e lucide. Erano così fredde e lisce, avendo i piedi scalzi sentivo come se sotto di essi ci fosse un sottilissimo strato d’acqua. Era una sensazione strana ma piacevole. Sulle pareti del corridoio, risplendevano arazzi e cornici, dipinti e teche di cristallo, tutti oggetti preziosissimi. Ne rimasi incantata. C’erano altri due corridoi, uno si apriva alla mia destra e l’altro alla mia sinistra. Tutti e tre erano disseminati di porte e terminavano in grandi androni da cui partivano altri corridoi, e così via. Percorsi il corridoio centrale, molta gente andava e veniva, usciva ed entrava dalle stanze disseminate sui vasti corridoi. Quel turbinio di colori e movimento, mi mise allegria, erano tutti tranquilli e sereni, si salutavano cordialmente per poi riprendere i loro affari. Quelle persone erano deliziose. ~ 69 ~ C’erano donne, uomini, ragazzi, bambini e vecchi, tutti facevano qualcosa. I bimbi giocavano sotto lo sguardo delle madri attentissime, i vecchi passeggiavano tranquilli rievocando il passato, i ragazzi chiacchieravano e scherzavano tra loro. Mi sembrava di vedere me e gli altri, quando andavamo a far merenda alla caffetteria in città. Passeggiai tra la folla come se niente fosse, nessuno mi notò, poi, osservando le pareti del corridoio, vidi un dipinto che mi incuriosì. Era un giovane, bellissimo. I suoi capelli erano neri come la notte, e i suoi occhi profondi e bui. Era raffigurato su di un trono, e teneva in mano una spada. Era una spada strana, la sua lama mi ricordò il cerchio, vi erano incise delle parole in nero. Alle sue spalle vi era uno stendardo, era nero con le sfumature blu scuro, non si vedeva molto bene. La stanza in cui sedeva il ragazzo, era come avvolta da un alone di mistero, non era chiaro dove fosse, se fosse notte o giorno, se si trovasse in un palazzo o meno. Era strano, quasi come se raffigurasse una supposizione. Sì, sembrava presupporre che quel giovane regnasse in qualche luogo, che in fin dei conti stesse bene. Che dipinto strano, gli altri raffiguravano paesaggi o , a parere mio, personaggi illustri. Ad un tratto, con il sole che filtrava dalle finestre alle mie spalle, vidi la mia ombra sul muro. Pian piano assunse una forma strana, iniziò ad affinarsi e ad allungarsi. Le dita divennero sottili, come artigli, i capelli finissimi e le punte si appuntirono, sembravano spade, adesso la mia ombra era almeno il doppio di me, se non di più. Mi spostai subito di lato, era come se stesse per afferrarmi, quello scatto improvviso mi fece andare a sbattere contro un armatura, che ricadde sonoramente sul pavimento. Il frastuono dei pezzi di metallo sulle piastrelle, fecero ~ 70 ~ voltare tutti quanti. La gente si fermò di botto e iniziarono a guardarmi sbalorditi, le donne iniziarono a sorridere. Poi, iniziarono ad inginocchiarsi tutti quanti. Si inginocchiarono di fronte a me, ne fui piacevolmente sorpresa. “Violet!” un grido di gioia, risuonò festante dal fondo del corridoio. Seth si precipitò al mio fianco, mi voltai verso di lui, era accompagnato da Tess, Caren, William e Peter, e con loro c’era pure Cintia ed il padre. Non appena fu’ vicino a me, mi alzai sulle punte e l’abbracciai. “Violet, perché fai così?” “Avevo paura di non essere all’altezza.” Scherzai. “Mi sei mancata … stai bene?” chiese, sciogliendo l’abbraccio. “Certo che sto’ bene. Voi dove siete stati?” “è una lunga storia, comunque sono contento di fare la vostra conoscenza, Violet. Io sono re Henry, e i tuoi compagni sono stati miei ospiti per gli scorsi sei giorni, mentre tu ti riprendevi dal brutto incontro che hai avuto sulla terra.” “Sei giorni … ho dormito così a lungo … ? Vostra altezza.” Chiesi con un po’ d’imbarazzo. “Certo ragazza mia. Sono stati i sei giorni d’assestamento. Potevano essere anche di più, non avevo mai visto né sentito parlare di un umana che al primo tentativo riuscisse ad utilizzare il cerchio di Ifrit con quel coraggio e quella maestria. I miei complimenti, ma vi propongo di iniziare un allenamento consono, per evitare che vi facciate male un'altra volta.” Disse in tono pacato. Il re aveva una corporatura possente e armoniosa, i suoi capelli rossi, cadevano come molle di fuoco sulle spalle ~ 71 ~ dritte e robuste, accompagnati da un elegante drappo rosso che avvolgeva l’elegante abito. Il tutto era reso più maestoso, dalla piccola corona in oro che portava sulla testa. “Scusatemi se ve lo chiedo, ma sono curiosa di sapere il motivo per il quale siamo qui e se, beh …, possiamo ritornare a casa.” Chiesi timidamente. Cintia sorrise candidamente, mentre il padre mi guardò accarezzandosi la lunga barba rossiccia, poi, accennando un sorriso, ci invitò a seguirlo. Intanto Caren e i miei compagni si erano avvicinati a me, indossavano gli stessi abiti che aveva le gente nel palazzo, assomigliavano a quei vestiti medioevali dei vecchi film di draghi. Mentre seguivamo il re, tra le miriadi di corridoi che serpeggiavano in tutto l’edificio, mi ricordai di ciò che era accaduto nella radura. Così, mi spostai tra William e Caren, con quel pensiero in mente, non riuscivo a stare vicino a Seth. “Sai, hai dormito tantissimo. Finalmente la bella addormentata sé svegliata” sghignazzò Will. “Ho dormito veramente così?” domandai ancora sbalordita. “Già, il tuo corpo ha avuto come delle scosse d’assestamento per tre giorni, ma poi ti sei ripresa.” Commentò soddisfatta Caren, appoggiando una mano sulla mia spalla. “Cioè? Cos’è successo al mio corpo?” borbottai nel panico. “Diciamo che lo spirito del cerchio, che da ciò che ho capito è quello dell’acqua, adesso è dentro di te. Per andare in sintonia ci vorranno dei mesi, forse anni, ma non ti farà del male, bensì ti renderà lo spirito più forte …” Rimasi a bocca asciutta. “E tu che ne sai Will?” “Boh, non lo so, lo diceva qualcuno in giro … non mi ci sono ~ 72 ~ perso più di tanto …”. “Sì, infatti, a te che te ne frega, non sei tu lo spiritato che ha dormito una settimana!” “E dai, stavo solo rendendo l’atmosfera più rilassata … se lo vuoi proprio sapere, lo ha detto re Henry.” “E voi cosa avete fatto per questi sei giorni? Dove sete stati?” “Beh, per i primi due giorni ci hanno abituato a questo nuovo mondo, eravamo un po’ tutti spaventati ma poi ci siamo fidati di Cintia e di suo padre. Per i giorni successivi, abbiamo esplorato un po’ il palazzo e siamo stati in camera con te, ti venivamo a trovare spesso …” “… già, Seth era sempre dietro alla porta.” “Hey Will! Non t’intromettere, stavo raccontando io! Dunque … poi ci hanno raccontato le origini di questo posto, credo che lo faranno anche con te …” La mia mente rimase per un po’ sulla frase di William. Seth mi era stato vicino, ma perché? Cosa voleva? Io stavo già male per ciò che avevo combinato, poi più era presente più mi sentivo morire. Mi odiavo. “Caren, William, spiegatemi una cosa … se non siamo sulla Terra, allora dove siamo?” dissi, guardando il mare brillare sotto il sole di là dalle trifore che illuminavano l’ampio corridoio. “Questo mondo viene chiamato Kiruwah, loro lo pronunciano Kirawuah. Ed esattamente ci troviamo su un’isola, la più grande di tutte, l’isola che governa tutto il mondo. Byrja. “ disse con ammirazione, Caren, affascinata da quel luogo. “Il bello è che ciò che hai visto fin ora è solo, chiamiamola la stanza degli ospiti, già, il castello è molto più grande” spiegò con ampi gesti, William, esaltato da tutto ciò che appartiene alle epoche antiche. ~ 73 ~ “Eccoci giunti nella sala della memoria, qui vengono conservati tutti i ritratti di famiglia delle varie casate dei regnanti delle altre isole e quelli delle dinastie che regnarono su quest’ isola. C’è pure il più importante di tutti, quello della famiglia fondatrice.” Disse con maestosità, il re, mentre entravamo in una grande stanza, diversa da tutto il resto del palazzo. Aveva il pavimento più scuro, le pareti sembravano di velluto purpureo, con ricami d’oro. Alle pareti vi erano tutti i dipinti delle famiglie regnanti. Al centro della stanza vi era un tavolo di legno scuro, lungo più di un metro, ricoperto da una tovaglia rossa, con ricamati in oro i nomi dei re dell’isola. “Prego, accomodatevi pure, in questa stanza viene riportato alla memoria il passato. Ciò che era, ciò che è stato, è tutto racchiuso in queste quattro pareti. Gli oggetti che vedete nelle teche, attaccati ai muri, gli arazzi, perfino i lampadari, sono oggetti che hanno significato qualcosa di importante nella vita di ogni regnante.” Ci disse Henry, mostrandoci le bellezze racchiuse in quella stanza. Poi ci fece sedere attorno al tavolo, e iniziò raccontare. Seduto a capotavola, con la figlia alla destra, si schiarì la voce ed espose la lunga storia del suo mondo. “In questo momento, noi tutti ci troviamo su di un mondo chiamato Kiruwah. La vita qui, scorre parallelamente a quella della Terra, vi siete mai chiesti come sarebbe il vostro mondo se esistessero draghi, magia e regni incantati. Beh, ecco come sarebbe la terra se avesse tutte queste cose. Da dove iniziare … ?! Sapete, non è facile, la storia di Kiruwah è lunga e antica …” sospirò accarezzandosi la barba, io mi avvicinai al tavolo con la sedia e mi tirai su con la schiena, per non perdere nessun dettaglio. ~ 74 ~ “Potrei iniziare a raccontarti, Violet, del collegamento tra Kiruwah e la Terra, ti sarai chiesta come sei arrivata qui, no? Per farlo devo andare molto indietro. Mille anni fa, o forse di più, un giovane alchimista, cercando una soluzione per far vivere in modo migliore la sua famiglia, trasformò un vecchio pozzo in un portale, che conduceva proprio qui … “ la sua voce divenne più seria e pesante. “L’alchimista aveva due figli e una moglie splendida, un giorno decise di andare a vedere cosa ci fosse dall’altra parte del portale, e lì trovò Kiruwah. Ne rimase profondamente affascinato, la gente fu molto ospitale con lui, diede a questo mondo un aiuto in campo evolutivo e lo aiutò a svilupparsi velocemente. Un giorno venne chiamato a palazzo, in questo palazzo, il re a quel tempo era il padre di Calipso, che tu hai già conosciuto. Calipso, oltre a Ifrit, aveva altri fratelli. Safira, Zefiro, Alice, e Xander. A quel tempo Alice non era ancora nata, però, la regina Rosemary, aveva appena dato alla luce due bellissime bambine …” “Calipso … e Ifrit …” sussurrai con gli occhi spalancati a fissare il vuoto. “Brava, nacquero le due gemelle, ma …” si fermò un attimo a guardarmi, poi riprese :”L’alchimista, appena vide la piccola Ifrit, ebbe come una scossa, iniziò a non capire più nulla. Venne ossessionato dalla bellezza straordinaria della piccola, lui la voleva a tutti i costi. Così, il re lo fece allontanare dalla città, lo fece isolare giù a sud, nell’arcipelago delle isole Kerboran. Lui però, grazie all’alchimia, riuscì ad ottenere un potere inimmaginabile, divenne così potente da entrare in guerra con il re, e l’intero regno di Kiruwah. Intanto, la moglie e i figli lo avevano raggiunto, però ormai per lui non contavano più nulla, così, come vuole la leggenda, la moglie morì di dolore e ~ 75 ~ abbandonò i figli. Uno portava il nome di Samuel, l’altro era Eustace, divenne il settimo figlio di Re Artemisio e della regina Rosemary.” “E Samuel?” chiesi con interesse. “Venne adottato da una giovane vedova e poi, anche lui divenne re … ma questo lo vedrai più avanti. Adesso torniamo all’alchimista. La guerra contro il regno fu’ devastante, iniziò a conquistare pezzo dopo pezzo tutto il regno, finché non restò in piedi solo quest’isola. Per tenerli al sicuro, mise tutti e sette i figli su una barca sotto la protezione di un drago dall’animo nobile. I figli crebbero incuranti di ciò che stava succedendo sulla terra ferma, per tutti gli otto anni di guerra, vissero sulla nave. La Stardust, l’inaffondabile. La guerra si terminò con la vittoria del regno, che la pagò con la morte del proprio sovrano. Fu’ uno dei periodi più tristi e bui del regno, però i figli, ormai cresciuti e diventati di spirito fiero come il padre, ricostruirono il regno con l’aiuto della regina. L’alchimista, ignaro della sorte dei figli, tornò sulla terra, per pianificare una vendetta, riuscì a reclutare un ragazzo e due giovani donne, che lo aiutarono ad attuare il suo piano. I giorni del terrore su Kiruwah erano ormai finiti, i figli di Artemisio persero il controllo di sette isole, così governare il regno divenne più facile. Ifrit ottenne il regno legato a Isen , l’isola delle onde o dell’acqua, piena di grandi fiumi e laghi, con montagne altissime e ricche di neve, e dalle vaste falde acquifere sotterranee da cui si ricava gran parte dell’acqua che serve al fabbisogno del regno. La principessa Calipso, dal carattere forte e determinato, ottenne sotto al suo potere l’arcipelago sud delle Isole Kerboran. Misteriose e piene di creature maligne, che seppe affrontare con tenacia, anche perché il popolo di quelle terre ~ 76 ~ si affezionò molto a lei, poiché ricordava il padre. Il principe Zefiro condusse l’isola del vento, Ruzgar, al suo massimo splendore. Era un giovane intelligente e sempre cordiale. La sua isola divenne una meraviglia, con venti che spirano oltre i cinquanta kilometri orari, divenne la capitale dei trasporti marini, dati i forti venti che aiutavano e velocizzavano la partenza delle navi. La principessina Alice, invece, regnò con bontà e serenamente sull’isola di Reiky. È un’isola che non ha bisogno di niente, le sue terre fertilissime, fanno nascere qualsiasi cosa, il sole e la pioggia non mancano mai. Un ecosistema del tutto autonomo, le piane e la frutta di quell’isola vengono inviate nelle città in cui scarseggia il cibo. È uno dei pilastri economici del regno. Luxson, fu’ invece, assegnata alla bellissima Safira. Regnò con orgoglio e con la mente sempre lucida. La sua isola, divenne un luogo pacifico e meraviglioso, dove chiunque volesse trascorrere un periodo di pace e tranquillità poteva andare. Era il paradiso dei poveri e dei ricchi. Il valoroso Xander, prese le redini dei un isola molto selvaggia e inospitale, Kàdu. Un’isola vulcanica, a rischio sismico, ma lui non si tirava in dietro facilmente, e riuscii ad assicurare una vita tranquilla a tutti gli abitanti di quelle terre. Per finire, ritornando al figlio dell’alchimista, Eustace, lui divenne figlio ed erede del re Artemisio, e gli fu affidata Eldur, l’isola del fuoco. Rispecchiava molto il suo carattere incontrollabile e ribelle … quel ragazzo era davvero molto diverso dal padre …” “Mi scusi signore ma Eustace seppe mai quali fossero le sue origini?” chiesi leggermente accigliata. La sua giovinezza dev’esser stata veramente molto difficile, se era a conoscenza di ciò che era suo padre. ~ 77 ~ “Sì, la madre Rosemary, dopo che lui e Ifrit scoprirono di esser fatti l’uno per l’altro, non potette negar loro la verità. Così raccontò di averlo trovato, solo in seguito si scoprì di chi fosse figlio.” “Quindi Eustace e Ifrit si sposarono?! Meraviglioso, finalmente una bella notizia, ebbero anche dei figli?” domandai stupita. Ogni sua parola risuonava in me come una bellissima favola. Il re sorrise pacato e rispose :”Certo, una figlia, bella come la madre, la chiamarono Ice. Però, il regno di Kiruwah stava per terminare i giorni di pace, l’alchimista ritornò dalla terra con i suoi seguaci. Iniziò prima a mettere a ferro e fuoco le città sulla terra ferma, facendole cedere una dopo l’altra. Il regno cadde in ginocchio di fronte a tanta distruzione. S’impadronì anche di quest’isola, uccidendo la beneamata Rosemary. Il peggio però, venne quando scoprì la sorte che avevano avuto i figli, ebbene sì, entrambi avevano ottenuto ciò che egli tanto bramava. Un grande potere, un regno, una bellissima famiglia, e uno dei due aveva avuto la cosa che lo aveva spinto alla pazzia, Ifrit. “ “E l’altro figlio? Cos’aveva ottenuto di così grandioso?” “Lui era ormai da tempo sovrano delle Isole Kerboran, al fianco della moglie Calipso.” “Quindi, la rabbia del padre fu’ molto più distruttiva della precedente…” si intromise Cintia, con voce vacillante. “Molto, molto di più. Lui chiedeva una cosa sola, Ifrit, ma i fratelli si opposero, così, con l’aiuto delle forze oscure che lo sostenevano, iniziò a sterminare famiglie intere, più il tempo passava e più uccideva. I principi, preoccupatissimi, invocarono lo spirito di Eristax. Eristax è un’entità che si presenta a noi uomini sotto forma di stella, a cui si può chiedere qualsiasi cosa, ovviamente a ~ 78 ~ seconda di cosa, ci sono delle procedure da seguire, tutte raccolte nel libro degli spiriti. Loro chiesero delle armi in grado di sconfiggere l’alchimista e i suoi scagnozzi. Riuscirono a ottenere delle armi fatte di magmatite, un minerale più duro del cristallo, in cui racchiusero lo spirito delle sette isole. Acqua, Fuoco, Luce, Ombra, Terra, Erba e Vento. Ogni elemento divenne una cosa sola con lo spirito del principe e l’arma che le apparteneva. Ifrit ricevette il cerchio, in cui è racchiuso lo spirito dell’acqua. A Eustace spettò la spada dallo spirito del fuoco. Alice ricevette l’arco con lo spirito delle piante. Xander la scure dallo spirito di roccia, Safira i pugnali di lucie, Zefiro il bastone e lo spirito del vento. A Calipso spettò la spada in cui racchiuse lo spirito delle ombre, non del male ma delle anime. Queste armi, resero grandi questi guerrieri, dotandoli di poteri incredibili. Ifrit riusciva a congelare, Eustace appiccava incendi a piacimento, Safira faceva risplendere i luoghi più tetri, Calipso riusciva a muoversi come uno spettro, Xander dava origine a terremoti e Zefiro a tempeste. Alice rendeva rigoglioso qualsiasi terreno con il solo sguardo. Poteri unici e incredibili, li fecero diventare delle leggende … ma aimè, non servì. L’alchimista era riuscito a creare un siero in grado di rendere immortale, niente lo poteva sconfiggere, se non un immortale come lui. Così, vedendo che i principi avevano queste incredibili doti, mise su un esercito di fiere e uomini immortali … lo scontro fu’ epico. I principi gli tennero testa per molto tempo, fin quando non caddero uno dopo l’altro, rimase solo la principessa Ifrit, fu’ allora che lei e l’alchimista strinsero un patto. Lei avrebbe sacrificato la sua vita in cambio di quella di tutto il regno, però a una condizione, che l’alchimista e i suoi, fossero rinchiusi in una prigione per mille anni. ~ 79 ~ Lui, amandola perdutamente e non potendola uccidere, si arrese alle sue condizioni, anche se la morte di Ifrit era la cosa che lo rattristava maggiormente. Accettarono entrambi le condizioni del patto, e ognuno dei due ebbe ventiquattro ore da passare per l’ultima volta su Kiruwah. Ifrit ne approfittò per far nascere la sua bambina, invece l’alchimista, invocando Eristax, con i suoi poteri, iniziò a far tornare in vita tutto il regno e a farlo tornare com’era prima. La leggenda vuole che, al termine delle ventiquattro ore, Eustace ritornò in vita appena in tempo per veder nascere la figlia e morire la moglie. Si racconta anche che l’alchimista disse che sarebbe ritornato, per riscattare il suo regno e per riprendersi la sua sposa.” Con quelle ultime parole mi si gelò il sangue. Deglutii, e dopo un sospiro sussurrai “è per questo che cerca me…” Gli sguardi dei miei amici si riempirono d’inquietudine e terrore. “Mi rammarica dirtelo, ma … sì, vuole te e vuole il cerchio. Crede che tu sarai la chiave che lo porterà alla vittoria.” “Perciò, Raphel è l’alchimista. E non possiamo ucciderlo in alcun modo, poiché si tratta di un essere immortale. Giusto?” chiesi sconcertata. “Questo porta al motivo per il quale vi trovate qui. Se riuscirete a ritrovare le armi dei principi, c’è una possibilità che riusciate a sconfiggerlo.” “Come?! C’è una possibilità? Vorreste dire che o ci riusciamo o moriamo? Che potremmo restare qui per sempre!?” Seth scattò in piedi battendo le mani sul tavolo. Il re fece per rispondere alla sua provocazione, intanto un sussulto mi fece tremare. Prima che potesse a vere una risposta, si sentì il cigolare di una porta, poi dei passi, come quelli di un cane sull’asfalto. ~ 80 ~ “Intanto tentare non vi costerà nulla, e poi, puoi sempre ritirarti … umano!” tuonò lugubre qualcuno nascosto nell’ombra, vicino alla porta. Ci girammo tutti assieme, non riuscivo a capire cosa fosse quella sagoma vicina alla porta, lessi negli occhi di Peter e William una straordinaria felicità e tanto stupore. Seth, carico d’ira, si voltò verso la porta, in tutta la sua altezza, e provocò la creatura dicendo :”Io non ho detto che mi sarei tirato indietro, voglio solo sapere perché avete scelto proprio noi, e ovviamente voglio tornare a casa mia. Come tutti del resto.” Sospirò stizzito e incrociò le braccia irritato. Una nube di fumo si levò dall’ombra, accompagnata da una figura a quattro zampe, dalla pelle squamosa come quella di un rettile, gli occhi verdi e lucenti, i denti affilatissimi, la coda lunga e liscia, e infine le ali. Grandi ali verdi, di tutte le tonalità, brillavano sotto la luce del sole che filtrava dalle finestre al lato opposto della porta d’ingresso. “Se solo la tua strafottenza e il tuo stupido modo di proteggere i tuoi compagni non fossero così simili a quello di Eustace, ti assicuro che saresti già morto.” Ringhiò il drago, avvicinando il muso al viso di Seth, che s’immobilizzò dalla paura e divenne più bianco di un fantasma. Io e le ragazze saltammo dalla sedia e corremmo a nasconderci sotto il tavolo, trascinando anche Peter e William che rimasero incantati di fronte a tale ceratura. Vedevo le zampe possenti e squamose del drago muoversi lentamente, pure la coda si muoveva con lo stesso andamento. “Violet, sono rammaricato di fronte al suo comportamento, il mio era solo un modo per mettere in guardia il suo amico qui. Non volevo spaventarla. Hey, ma dove siete finita?” vidi la viscida coda scostare la tovaglia del tavolo, poi i suoi occhi vedi si pararono di fronte al mio viso. Gridai dal terrore, gattonando all’indietro. ~ 81 ~ “Violet, non temete, lui sarà la vostra guida. Uscite pure dai ripari, così potrete fare un po’ di conoscenza.”. Disse pacatamente il Re, sollevando con regalità la tovaglia. Sentii un accenno di risata. “Va bene” deglutii e ancora un po’ spaventata uscii. Peter e William si buttarono subito fuori da sotto il tavolo e iniziarono a girargli attorno. La creatura li guardava sorridente, e incuriosita. Io mi tenevo riparata dietro a Tess e Caren, sembrò che le piacesse la presenza del drago, si spostò velocemente verso di lui e chiese :”Mi presento, il mio nome è Caren. Ed il vostro qual è?” “Mi presento a voi e ai vostri amici, il mio nome è Hairos e sono lieto di essere la vostra guida. Vi aiuterò nella ricerca delle armi che resero grandi i principi di Kiruwah. Dopo la loro morte sono state costudite segretamente dai loro successori, fino allo scadere del millesimo anno. Questo. L’anno della liberazione di Drake . Per questo vi accompagno io, per guidarvi e proteggervi, ognuno di voi alla fine del viaggio avrà con sé un’arma. Io devo proteggere le vostre vite al costo della mia, come feci molto tempo fa durante la guerra degli otto anni con Ifrit e i suoi fratelli.” “Perciò voi, avete più di un millennio, o sbaglio?” domandò Peter, osservando con cura la pelle di Hairos. “Certo ragazzo mio, già da allora davo consiglio al re, fu lui a mandarmi a proteggere i suoi figli. Li accompagnai pure in battaglia …” il suo sguardo si perse per un attimo tra le onde del mare alle nostre spalle. “Ma adesso la battaglia che affronterò sarà al vostro fianco. Meglio metterci in cammino il prima possibile, voi che ne pensate mio signore?” ci voltammo verso re Henry per sentire il verdetto. Si alzò con tutta la sua imponenza, e accarezzandosi la folta barba disse: ”Certo, prima partono e ~ 82 ~ meglio è ma … sarà meglio dar dei vestiti alla giovane Violet e dar loro da mangiare prima di partire, non credete?” “Ai suoi ordini, farò preparare un pranzo eccezionale e in quanto alla ragazza … troverete tutto ciò che vi occorre nella vostra stanza.” Sussurrò voltandosi verso di me. Annuii incredula. Era un drago, e parlava pure, non era enorme come quelli dei film ma faceva paura lo stesso. Sarebbe stato con noi notte e giorno, per proteggermi da Drake , che a quanto ne sapevo, non era da solo. Ero lontana da casa, il cerchio era solo il primo pezzo di una serie di sette armi magiche, ognuno di noi ne avrebbe avuta una, e ci saremo scontrati con le forze oscure … eccitante … sì, sarebbe la cosa che direi se fosse un film, peccato che quella sarebbe stata la mia vita per prossimi mesi. Intanto lasciammo re Henry, e Cintia ci accompagnò nella nostra camera. Era una stanza enorme, la mia casa ci sarebbe entrata due folte se non di più. C’era tutto ciò di cui avevamo bisogno, era come la camera di un hotel a cinque stelle, era la camera più lussuosa dell’hotel a cinque stelle più lussuoso del mondo. Sorprendente. I miei abiti erano già su una delle poltrone di velluto che animavano il salotto. Caren mi aiutò a vestirmi, mentre gli altri si sedettero su di un divanetto al centro del salotto. Erano abiti molto comodi, ripeto, simili a quelli del medioevo. Quando raggiunsi i ragazzi, Seth era sparito. Non andai subito a cercarlo, prima parlai con Caren e gli altri: ”Allora, cosa ne pensate?” chiesi atona. “Beh, non nascondo la nostra paura, però … sento che dobbiamo fidarci di loro, per salvarci.” “Sì Peter hai ragione, ma sii realista, come facciamo a tornare a casa? Torneremo? E anche se tornassimo, cosa diremmo ai nostri genitori? Mamma sai non ho nemmeno fatto in tempo ~ 83 ~ a scendere dall’autobus che mi sono ritrovata in un altro mondo, ma non ti preoccupare, ho soltanto affrontato un alchimista pazzo che voleva fare qualcosa di spiacevole a Violet!” “Hey, frena! Torneremo a casa ne sono convinta. Dobbiamo restare uniti, così la paura si farà sentire meno.” Dissi, cercando di calmare la situazione. “Sì Violet! Continua a sperare, per te è tutto così semplice, non pensi alla tua famiglia, a tuo fratello, no? A te basta avere vicino chi ti protegge e sei a posto così. Non fatichi nemmeno a cercare la soluzione!” Disse acida Tess. “Sentimi bene! Io non cercherò di far fare tutto a voi, mi sto’ preoccupando in un modo inumano per mio fratello, e poi credo veramente che riusciremo a tornare a casa!” “E allora dimostralo!” mi stuzzicò fredda. “Senti, se vuoi andartene, sei libera di farlo!” mi stancai, e con l’amaro in bocca, le lanciai la chiave d’argento e me ne andai sbattendo la porta. Sentii che Peter tentò di seguirmi, ma Caren lo fermò. Mi ritrovai a girovagare senza meta nei vasti e affollati corridoi del palazzo. Nel mio pensare, non mi accorsi di essere arrivata in una sorta di piazza, non era una piazza era più un giardino all’interno del palazzo. Aveva la pianta circolare, al centro c’era una piccola collina con sopra un grande albero secolare le cui fronde lilla scendevano come una cascata. Tutt’intorno era un tripudio di fiori dai colori brillanti e vivaci, e di piante verdi e morbide come velluto. Nell’aria si libravano piccole farfalle simili a boccioli di lillà. I raggi del sole filtravano pigri tra le fronde dell’albero. Non vi era nessuno in quel luogo così meraviglioso, quasi fosse dimenticato, o forse, molto semplicemente, nessuno aveva più tempo di andare là. Vicino all’albero c’era una piccola cascata, che da lì si ~ 84 ~ innestava in un ruscello artificiale che percorreva tutto il perimetro del giardino. Le sue acque poggiavano su un letto perfettamente scavato nel terreno e poi ricoperto da piccole piastrelle turchesi, le sponde erano arginate da dei sassi azzurrini, simili ai ciottoli di fiume. Mi sistemai sotto alle fronde dell’albero, lì scoprii una cosa affascinante e allo stesso tempo molto triste. Una lapide di marmo bianchissimo, poggiava ai piedi dell’albero, con sopra la statua di un angelo con le ali spiegate al cielo. Le incisioni sulla lapide dicevano “Qui giace il ragazzo divenuto re. Colui che nato dalle tenebre si trovò a fronteggiarle a testa alta. Il re senza sposa, il cui dolore ancora risuona tra il gorgogliare di queste acque. Qui giace re Eustace, l’angelo triste.” “… Eustace …” sussurrai, guardando con dolore quel luogo. Ecco spiegato il motivo di tutto quel silenzio, del perché non vi era nessuno. Quello era un santuario, l’azzurro richiamava molto il colore del mare e del cerchio, portato con orgoglio da Ifrit. Quanto amore ci dev’esser stato tra loro due. Erano due cose diversissime, una principessa e un comune umano nato da un pazzo assassino, l’acqua ed il fuoco. Divisi per essere uniti. Li invidiavo. Io non avevo ancora avuto nessun ragazzo, nemmeno un primo appuntamento, figuriamoci se il promo bacio. Non avevo ancora provato quella piacevole sensazione calda e rassicurante che è lo stare assieme a qualcuno. A differenza dei miei amici. Spesso mi chiedevo se sarei rimasta sola. Pensai un istante a Seth, il nostro non contava come primo bacio. No, affatto. Così me ne andai, lasciando Eustace al suo riposo, ormai la rabbia era passata … ma molte altre ~ 85 ~ domande stavano affiorando in me. Ripensai subito a Seth, sapevo che non mi era mai importato così tanto di lui, ma poi, quel gesto, mi sentivo stupida ed era sicuramente ciò che pensava di me. Cercando di ritrovare la strada per tornare nella nostra stanza, qualcuno mi chiamò. Vidi Seth girare l’angolo, mi chiamò, non badai troppo a lui, non chiesi nemmeno dove fosse andato, io volevo che questa cosa iniziasse, così mi sarei concentrata su qualcos’altro. Si teneva a distanza, quasi come se attorno a noi ci fosse un campo di forza, invisibile, impenetrabile. “L’hai visto pure tu, vero? Il santuario …” “Sì, è stato toccante, non credevo …” dissi piano, seguendo i suoi spostamenti, come se mi stesse guidando nella direzione giusta. La sua voce era rimasta quella di quando lui e Hairos si scontrarono. Dura, fredda e come se niente fosse una sua preoccupazione. Era come se non gli interessasse di niente e nessuno. Lo guardavo come se lo avessi visto per la prima volta, era fuori di se, avevo paura a parlargli, credevo che si sarebbe rigirato nel peggiore dei modi. Non lo avevo mai visto così arrabbiato, confuso e agitato, in tutta la mia vita. “Immaginati come lo sarà per in nostri genitori, i nostri amici, i nostri fratelli …” non potevo credere a ciò che stava dicendo. Si voltò verso di me, in attesa che parlassi, sgranai gli occhi, non potevo credere che stesse dicendo che saremmo morti tutti ugualmente. “No, no Seth, noi non finiremo così! Non lo permetteranno!” “Chi non lo permetterà! Avanti, avanti Violet, voglio una risosta e non darmi del codardo e non dirmi che ci aiuterà Calipso, o quel che è, perché ne ho fin troppo abbastanza di questa storia!!” ringhiò furioso, spingendosi verso di me. Mi ritrassi, i suoi occhi neri mi apparvero di fronte come un ~ 86 ~ mare in tempesta, mi sentii affogare. Stavo annegando nella rabbia e l’insicurezza dei miei amici, che si ripiegavano tutti su di me. Lacrime decise e fredde, mi disegnarono delle linee insicure e morbide sulle guance. “Seth, ascolta … per una volta nemmeno io so’ cosa sto’ facendo, ma se c’è una cosa che so’ è che ci dobbiamo fidare. Te lo chiedo in ginocchio, Seth, perdona tutto ciò che ti ho fatto, abbi fiducia in me e seguimi in quest’avventura. Non ti chiedo altro che fidarti. Per favore, senza di te sono persa…” Il pianto spezzava quel discorso serio e lucido che il cuore spinse fuori dalle mie labbra come un fiume in piena. Io credevo in ciò che stavo dicendo. Attesi con ansia per tre secondi lunghissimi, che mi desse una risposta. Lui mi guardò sconfitto, accettando il fatto di aver paura, ma la sua fiducia in me era più forte. Così, senza che me lo aspettassi, si diresse a passo deciso verso di me e mi abbracciò, piegandosi su di me. Rimasi con il fiato sospeso e gli occhi spalancati. “Certo. Per te, qualsiasi cosa … scusa Violet.” Mi strinse più forte a se, si passò una mano sul voltò e prendendomi per mano, mi portò con se. Lo seguii senza dire una parola, qualcosa in lui aveva trovato la pace che gli serviva, almeno in parte per calmarlo. Riuscimmo a trovare la stanza in cui poche ore prima avevo lasciato Caren e gli altri. ~ 87 ~ 7 I fratelli I ragazzi ci stavano aspettando proprio fuori dalla porta, con loro riconobbi pure Hairos, essendo un piccolo drago non occupava molto spazio e poteva muoversi liberamente nel palazzo, ci stavano aspettando. “Ecco anche gli ultimi due, bene. Adesso che ci siete tutti, vi prego di seguirmi nella sala da pranzo, dove vi aspetta il vostro pranzo.” Disse cordialmente il drago, facendoci strada tra i mille corridoi del palazzo. “Allora, cosa avete deciso, verrete con me e Violet verso l’avventura, o ritornate a casa?” chiese Seth ai ragazzi, in tono duro e accusatorio. William e Peter si guardarono per un istante negli occhi, poi espressero all’unisono la loro decisone :”Certo che veniamo con voi! Abbiamo pure un drago!” entusiasta, Seth gli sorrise, come sempre. A me quel sorriso mi sembrò di non averlo visto per un milione di anni. Ne fui felice. Vidi Hairos voltarsi verso di noi e alzare gli occhi al cielo, risi. “E voi? Verrete? Sì, vero?” Domandò Seth alle ragazze, come se la risposta fosse già stata data. “Sì, sempre uniti. Ovunque va’ uno vanno tutti! Giusto?” “Giustissimo Caren, e tu Tess?” “Stai scherzando Seth? Io non vengo. Dove va’ uno vanno tutti, eh? È così che la pensate? Bene, non voglio venire di certo al macello con voi!” “Bene, allora signorina la faremo sbarcare il prima possibile al porto di Reiky, lì c’è uno dei tanti portali con destinazione Terra. E sia ben chiaro!, quando arriverà sulla Terra, non ~ 88 ~ ricorderà più niente, ne di Kiruwah, né dei suoi amici! Intesi!?” l’attaccò in modo minaccioso Hairos. Tess sembrò quasi che stette par cedere, ma poi, sbuffò e disse :”Se è questo il prezzo da pagare per uscire dall’inferno, allora … fatemi arrivare su Reiky il prima possibile, grazie.” E con uno strattone sfuggì dalla presa di Caren e si mise di fronte a Hairos. Per tutto il tragitto rimase in cima, lontana da tutti. Rimasi con l’amaro in bocca, non potevo crederci, per lei valeva più la sua vita che quella dei suoi amici e del mondo intero, che poi erano proprio la Terra e Kiruwah la posta in palio. Sentii un forte senso d’abbandono, come se una parte di me fosse andata persa. Hairos non aggiunse altro, ci condusse in una grande sala color avorio, con al centro una lunga tavola rettangolare, imbandita con le prelibatezze più ricercate della Terra, e le nostre pietanze preferite. Mi sedetti a capo tavola, con le spalle verso la porta d’ingresso, non mi persi ad osservare lo spazio attorno a me, restai per tutto il pranzo con gli occhi che si specchiavano in quelli di Tess. Perché il suo desiderio di abbandonarci era così forte? Non sapevo spiegarmelo in un modo razionale, o tantomeno coerente. Ci lanciammo sguardi di sfida e pieni d’ira per tutta la durata del pranzo, non toccammo nulla. Gli altri erano affamatissimi, non badarono al nostro conflitto silenzioso. Il suo sguardo sembrava dire che non le fregava niente di ciò che pensavo, per lei era una liberazione andarsene, di amici se ne sarebbe fatti altri. Oro contro argento, i nostri occhi, non avevano mai odiato l’altra così tanto. Nessun suono, nessun odore, nessuna percezione della realtà. In quella lunga ora, restammo con lo sguardo fisso, cercando di scrutare ciò che l’altra pensava, tutti i perché, le risposte, ciò che l’aveva portata lì. Eppure Tess era una delle ~ 89 ~ mie migliori amiche, chi lo avrebbe detto questa estate, che la nostra amicizia sarebbe stata spezzata dalla paura del male. Proprio tra poche ore saremmo salpati, Reiky era proprio la nostra prima tappa. Prima di alzarci da tavola ed uscire per andare alla nave, che giù al molo era già pronta per salpare, dissi un ultima volta addio a Tess, chissà, forse quando tutto questo sarebbe finito l’ avrei rivista da qualche parte, forse non avrebbe nemmeno più abitato in città. Quanti ricordi memorabili mi saltarono alla mente. Come fai a lasciar andare qualcuno per sempre, qualcuno che conosci da sempre, che ti ha detto tante volte che sarebbe stato al tuo fianco per sempre. L’odio per volerci abbandonare era troppo grande per perdermi in un pianto inutile. Hairos ci accompagnò fino all’ingresso del palazzo, durante tutto il tragitto, nessuno disse niente. Molti sospiri si levarono verso gli alti soffitti dei corridoi di quell’affollatissimo e muto castello. Infatti, tutta la gente che si era riversata nei corridoi, si era ammutolita. Speranza e gioia illuminavano i loro volti, consapevoli che non sarebbe stata una cosa affatto facile. Qualcuno di noi gli lanciò un timido sguardo d’approvazione, altri, consapevoli del rischio, si limitavano ad osservarli fugacemente. Quindi arrivammo di fronte al grande portone da cui si accedeva al castello, trovammo Cintia e suo padre ai lati di esso. “Buona fortuna amici miei, e che Eristax vi guidi.” Cintia ci lasciò con uno splendido sorriso. Le porte si spalancarono sulla piazza in cui mi risvegliai giorni prima, era affollatissima, molta gente si era riversata là e aspettava che uscissimo dal palazzo per ringraziarci e salutarci, pure dalle finestre e i balconi del palazzo, donne e bambini si affacciavano festanti. Un fiume di gente ci accompagnò fino alla nostra imbarcazione, una nave enorme, dalle vele ~ 90 ~ splendide, dal colore cangiante. Hairos si teneva in cima alla fila, guidandoci fino alla nave. Una lunga tavola di legno s’abbassò dalla nave per farci salire a bordo, quando staccai i piedi dalla pavimentazione ruvida e dura della piazza, mi sembrò di volare sull’acqua. Non traballava, mi sentivo molto più sicura di quello che avrei immaginato. In un attimo, quasi come se il tempo fosse stato mandato avanti, mi ritrovai sulla grande nave assieme ai miei compagni. Presto saremo partiti, e Tess sarebbe tornata a casa. La gente ci salutò da terra finché non ci vide sparire all’orizzonte, oramai il sole si stava abbassando. L’equipaggio faceva tutto in modo silenzioso e dando il meno possibile nell’occhio. Loro alloggiavano sotto coperta, invece noi avevamo dei letti, riposti in quella che una volta era la stanza dei principi, il resto era tutto sotto coperta. Quella era l’imbarcazione più bella e maestosa che avessi mai visto. Fatta in legno scuro con bellissime decorazioni in oro e avorio. Vidi Hairos correre subito al timone, ci disse che tutta la nostra roba era stata riposta nella nostra camera. Così, mentre guidava la nave verso la prossima isola, andammo a riposarci nella nostra stanza. Era una stanza molto più piccola di quelle che avevamo visto a palazzo, ma ugualmente sontuosa. C’era un letto per ognuno di noi, poi un paio di grandi armadi, uno a parete l’altro a scomparti, entrambi in legno scuro. C’era anche uno scrittoio, sotto ad una delle piccole finestrelle che davano sul mare, sull’altro lato della stanza, con accanto un paio di finestre dalle fini tende bianche, vi era una specchiera. La specchiera, però, era di legno bianco con delle decorazioni in argento, mi diedi uno sguardo allo specchio. Avevo proprio una brutta cera. Mi sedetti sullo sgabello che vi si trovava davanti, casualmente vidi un’incisione all’angolo dello specchio. ~ 91 ~ “Acqua e Fuoco non sono mai stati così uniti” Sorrisi, sicuramente a scriverlo era stata Ifrit. Solo le ragazze sono capaci di questo. Quell’incisione mi fece pensare. Anche Ifrit e i suoi fratelli erano rimasti su quella nave, e lì avevano vissuto per ben otto anni. Come hanno fatto, per tutto quel tempo a star lontani da casa, forse perché credevano fino in infondo, che tutto si sarebbe risolto. Tess si sdraiò su uno dei letti situati nella stanza, Seth e Peter andarono a fare una passeggiata sul ponte, Peter aveva bisogno del supporto di Seth. Io e Caren ci sedemmo sul parapetto ad osservare il mare, le sue onde sinuose si facevano dominare dalla potenza della nave. La sua polena, una splendida sirena dai lunghi capelli rossi, fendeva le acque del mare come una lama. William, rimase in camera con Tess. Seth e Peter. La mia preoccupazione non si rivolgeva a me stesso, ma a Violet e Peter. Avevo paura per loro, dovevo far sì che non gli succedesse niente. Mi sentivo sempre in colpa per aver fatto scappare Violet, dopotutto non è ancora proprio una ragazza. Peter era seduto per terra, sulle assi di legno del ponte, con le spalle appoggiate ad uno degli alberi. Non credevo ancora che ci stavamo mettendo in viaggio, per qualcosa più grande di noi. Quella situazione non mi sembrava ancora reale, mi sentivo immerso in un sogno, la realtà mi sfuggiva di mano. Sospirai e mi accucciai accanto a Peter. “Seth, tutto bene?” chiese. “Sì, è solo che … è tutto strano, non lo so, mi sento diverso. Ho un po’ di paura ma allo stesso tempo questa cosa mi esalta. Mi sembra incredibile che proprio noi …” risposi, con un mezzo sorriso tra i denti. ~ 92 ~ “Già, sai, io penso che ciò che ci sta’ succedendo, ci farà crescere. Quando torneremo a casa saremo più grandi. Più forti. Non credi Seth?” Peter era un ragazzo già cresciuto, le sue parole mi sollevarono un po’, ma continuavo ad avere paura per ciò che ci sarebbe successo. La brezza marina e il sole che si specchia sulle onde, mi fecero pensare a quanto fosse diverso quel posto da casa nostra. Ecco, l’unica certezza che avevo era che, in un modo o nell’altro, saremmo tornati a casa. “Pitt, cosa ne pensi della scelta di Tess?” chiesi scrutando l’orizzonte, ormai tinto d’oro. “è solo una stupida. Perché dovrebbe andare storto qualcosa? Io ne ho viste di tutte i colori, e sono solo un ragazzo, lei che crede tanto in Dio dovrebbe avere anche un minimo di fiducia nei suoi amici. Soprattutto in Violet. Violet è si è sentita in pericolo fin dal primo momento in cui vedemmo Calipso …” “Già, si sono viste nel bosco la prima volta, vero?” “Sì, e ti posso assicurare che Violet ha fatto di tutto per proteggerci. Anche quando Caren è caduta in quella sorta di catalessi, era spaventata ma le è stata accanto. Perché Tess non può accettare questo destino?” “Forse perché crede che la paura svanirà quando tornerà a casa, crede che sarà come risvegliarsi dopo un incubo. Si ritroverà in camera sua, nella sua bella casa e con la sua famiglia, ma senza di noi.” Quelle mie stesse parole mi fecero rabbrividire. Come poteva accettare di ritornare a casa? Perché non provava a combattere le sue paure, senza doverci perdere? Noi le saremmo stati vicino, e questo lo sapeva bene. “Seth, adesso se non sbaglio, siamo diretti vero l’isola dove viene custodito l’arco di Alice. Secondo te chi sarà a trovarlo?” “Non saprei, credo che sarà l’arco a trovarci, come il cerchio ~ 93 ~ ha trovato Violet.” “Sì ma adesso dov’è finito?” “Ho sentito che lo sta’ costudendo, almeno per ora, Hairos sotto coperta. Quel drago è il rettile più strano che abbia mai conosciuto.” “Lo dici solo perché ti ha messo paura. Invece a me è simpatico, credo che potremmo contare su di lui.” “Lo dici solo perché è una creatura mitologica che fino a pochi giorni fa’ credevi non fosse mai esistita, e speri che ti permetta di portarti in groppa.” Scherzai , scompigliandogli i lunghi capelli biondicci. “Ah Seth! Smettila!“ arricciò il naso sbuffando. Lo guardai sorridente, era un fratello per me. Una cosa buona di tutto quel macello era di poter tener d’occhio Peter, evitando che si cacciasse nei guai. Poi, le cose tra me e Violet si sarebbero sistemate, pian piano sarebbe tornato tutto normale, senza che ce ne accorgessimo, perché quell’avventura ormai era l’unica cosa che mi vagava per la mente. ~ 94 ~ Violet e Caren “Dai Violet, sono sicura che Tess non ci abbandonerà.” Mi consolò Caren, mentre tenevo le gambe al difuori del parapetto, sospese sulle onde del mare con la brezza salmastra che mi soffiava sul collo e sulle guance. “E se ti sbagliassi? Lei ormai ha deciso, no?! Che vada per la sua strada, io devo lottare per il bene di due mondi. Per le nostre famiglie, per i nostri amici, l’hai vista tutta quella gente? Si tratta di salvare anche loro, e il futuro dei loro figli. Perciò non posso occuparmi di andar dietro a Tess.” Sbottai, con il cuore che batteva a mille, per l’incredulità di ciò che mi stava accadendo e per il rammarico provato nel sapere che non avrei più rivisto Tess. “Sai che ha paura, almeno quanto me e te, ma non potresti dirle qualcosa per dissuaderla da andarsene? Forse provare ad essere più gentile con lei?” “Beh, se lei ha paura io dovrei esser già morta! Non è lei che Drake cerca, non è lei che stava svanendo dalle mie braccia, o sbaglio?” dissi guardando Caren per sottolineare che entrambe eravamo più in pericolo di Tess. “Non è lei che si è svegliata, sola, senza potersi muovere, in un castello dove non conosceva nessuno! Caren, ammettilo, tutti vorremmo tornare a casa, ma così esagera. Cosa staranno dicendo i miei genitori? Eh? E mio fratello? Chissà come sarà preoccupato …” pensando a Simon mi vennero la lacrime agli occhi, era il primo che mi mancava. “Di questo non devi preoccuparti. Hairos ha detto che il tempo, sulla terra e su Kiruwah, scorre in un modo diverso. Qui è passato un giorno, lì nemmeno un attimo. Potremmo star qui per un secolo e ritornare sulla terra, penseranno che siamo stati via solo un giorno. Ma solo adesso è così, sai, per ~ 95 ~ proteggere la terra dagli attacchi dei demoni di Drake .” “E tu da quando parli con i draghi? Non importa, sono felice che sia così, però … cavolo! Tess!” ruggii rabbiosa. “Lo so’ ho detto il contrario, ma le voglio bene, no può lasciarmi. Ho bisogno di lei, hanno bisogno di lei due mondi interi. Capisco la sua paura, ma può almeno provare a farsi forza, non è da sola. Caren, non voglio che se ne vada.” Sussurrai con la voce rotta. E una mia lacrima si unì all’acqua del mare. Mi sembrò di dover piangere l’oceano intero. Tess e William Ero stesa sul letto, la roba di Violet e Peter era sparpagliata e ingombrava tutto il letto accanto. Erano dei distrattissimi confusionari quei due. Mi misi a sedere sul letto, con le spalle al muro, ad osservare il mare fuori dalla finestra. Caren non amava il mare, ma quel panorama mi ricordò un bellissimo disegno che le fece Violet. Violet … lei sì che ci sapeva fare, dalle un soggetto e lei saprà disegnartelo. Aveva un immaginazione fuori dal comune, una giornata di pioggia con lei diventava la ricerca di un tesoro in amazzonia, oppure una missione di salvataggio in mezzo al mare durante una tempesta. Ma ormai avevo deciso, non potevo tirarmi indietro, mi dispiaceva lasciarli ma la paura mi bloccava. La prima volta che vidi Calipso mi sentii morire, quando Caren per poco non svanì, andai nel panico, e quando ci scontrammo con Drake , avrei preferito scappare urlando. No, quello non era il posto per me. Sarei stata solo di peso, avrebbero fatto meglio senza di me. Mi sarei fatta male, e avrebbero dovuto perdere tempo a curarmi, mi sarei persa, e ~ 96 ~ avrebbero perso tempo a cercarmi. Piuttosto, senza di me. “Hey, ma ti rendi conto di ciò che dici? Tess stai pensando a voce alta, di nuovo!” la voce annoiata e un po’ soffocata di Will, mi giunse dall’altro lato della pila di vestiti appoggiati sul letto vicino al mio. “Will? Sei tu?” “Sì, sì sono io.” Borbottò. “Ma dove sei?” “Qui!” disse, allungando un braccio, che vidi spuntare dietro ai vestiti di Peter. “Ah eccoti! Comunque, cosa stavi dicendo?” “Che non devi piangerti a dosso così, se sei venuta con noi ci sarà un motivo, no?” “Sì, ma …” “Violet ti vuole bene, non vuole certamente che tu ti faccia del male. Se proprio hai paura, ci siamo noi a darti tutto il coraggio di cui hai bisogno. Io non ne sapevo nulla, all’inizio ero spaventatissimo, ma poi ho pensato che è come aver scoperto il fuoco.” “Il fuoco?” alcune volte mi era difficile capire William. Prese da terra l’accendino di ferro che aveva rubato al padre e lo accese. “Sì, proprio come il fuoco, questa nostra scoperta ci fa’ paura, ma vedrai che se rimarrai, andando avanti con la nostra avventura ci evolveremo. Ci aiuterà a crescere, vedrai.” “Perciò, tu mi stai dicendo che mi aiuterete a superare la mia paura, e che tutta questa faccenda mi farà diventare una persona migliore?” chiesi confusa, ma molto più tranquilla. ~ 97 ~ “Sì.” Il suo tono deciso e diretto mi fece pensare che non era poi così sbagliato ciò che diceva. “Okay, ma adesso cosa faccio? Non sono capace di dire ad Hairos che resto, lui è un drago.” “E allora? Sbaglio o deve proteggerci? Non sarà lui ad ucciderti, poi Violet ne sarà felice.” “Già. Va bene, adesso ci penso, credo che dopo una lunga dormita sarò capace di risponderti.” “Hai ragione, il sole si è ormai nascosto tra le onde all’orizzonte.” “Non ho nemmeno appetito, credo che dormirò subito. Sono sfinita.” “A chi lo dici, buona notte Tess.” E lo vidi svanire dietro ai vestiti sparpagliati sul letto. “Buona notte Will, e … grazie.” Lo ringraziai per le cose che mi aveva detto, soprattutto perché mi aveva aiutato a pensare in maniera più razionale, peccato che si fosse già addormentato. ~ 98 ~ 8 La Terra Verde Quando il sole scomparve al di là delle onde, ormai nere, del mare, giunse il momento di andare a dormire. Quella sera Hairos ci disse che saremmo arrivati in tarda mattinata, però dovevamo riposare bene, perché l’isola sulla quale stavamo per approdare era un vastissimo bosco, in alcuni tratti anche molto ripido. Poi, dovevo prepararmi per salutare Tess. Con Will che ancora dormiva tra i nostri vestiti sparpagliati sul letto, Tess che se ne stava rannicchiata in un letto nell’angolo buio della stanza, Peter e Caren che sonnecchiavano delicatamente in due lettini sotto a una delle finestre, mi alzai piano per non svegliarli. Seth non si vedeva. Cercai di fare meno rumore possibile, indossavo una lunga canottiera che mia arrivava fin sotto alle ginocchia, ma non rendeva facile spostarsi. Allungai una gamba fuori dal letto, senza farlo cigolare, mi spostai al centro della stanza. Soltanto allora, notai che fuori il sole era più alto e splendente del giorno prima. Il cielo era di un azzurro meraviglioso, cose così non se ne vedevano a casa. “Hey, Violet! Torna a dormire, non siamo ancora arrivati! Hai bisogno di riposo …” brontolò Seth, mantenendo un tono basso. Era seduto a terra, con la schiena appoggiata alla porta d’ingresso, mi guardò un po’ confuso. “Non so’ perché mi sono alzata, ma, che te ne importa …” biascicai io, facendo dietrofront. Esausta, cercai di tornare a letto, non riuscivo nemmeno a distinguere ciò che avevo in trono. Ero troppo stanca, aveva ragione Seth. Barcollai, per poco non caddi a terra. Lo sentii avvicinarsi repentinamente, e mi prese con se. Reggendo con entrambe le braccia, il mio sottile e gracile busto, sentivo che le gambe ~ 99 ~ mi strusciavano sul pavimento di legno. Mi adagiò delicatamente con la schiena sulle morbide lenzuola che ricoprivano il letto. Sentii la testa sprofondare nel cuscino, le lenzuola fresche e leggere mi fecero sentire meglio. Faceva un caldo sopportabile, ma era comunque caldo laggiù. “Bene, e adesso dormi!” “Sì … ci vediamo tra qualche ora … Seth …” “Dimmi.” La sua voce sembrò più assonnata, o forse era solo più ammorbidita. “Dovresti dormire anche tu … così scaricherai un po’ … la tensione.” Lunghi sbadigli sonori, interruppero più volte la mia frase. “Ti odio sai.” Sorrise. “Perché?” lo stuzzicai, con l’ultimo briciolo di lucidità che mi rimaneva. “Perché hai sempre ragione.” E andò a sdraiarsi accanto a Peter. Sapevo che non avrebbe dormito, ma era sempre meglio il letto che le assi di legno del pavimento. Qualche ora dopo ci svegliammo. Nessuno disse una parola, ci vestimmo tutti assieme, non riuscivamo nemmeno a pensare che nella stessa stanza ci fossero altre persone. Eravamo tutti affaccendati nel venir a capo delle milioni di domande che la notte aveva risvegliato dentro di noi. Uscimmo dalla stanza assonnati, Caren mi prese per un braccio, cercando di sorreggermi. Hairos era in piedi, di fronte al timone, ci stava aspettando con ansia. Appena ci vide si diresse verso di noi con un sorriso furbo sul muso. “Buon giorno ragazzi! È troppo presto per voi? Volevate dormire di più?” “No grazie, ci hai fatto dormire anche più del dovuto.” Scherzò Peter, sperando che non lo sentisse. ~ 100 ~ “Benissimo, allora la prossima volta vi farò svegliare due ore prima, quando le ninfe ritornano nelle acque dei loro laghetti. Per voi umani equivale a svegliarvi alle sei e mezza del mattino.” Ammise soddisfatto, con quella voce squillane ma a suo modo grave, quasi ruvida. “Bella mossa, imbecille …” Will guardò torvo Peter, ma era troppo stanco per fargliela pagare. “Se adesso volete seguirmi, vi mostro la sala da pranzo, dove vi attende una ricca e abbondante colazione.” Ci fece strada sotto coperta. Vi si accedeva con una scaletta di legno. Ciò che trovammo la sotto, aveva dell’incredibile. La scala portava ad un corridoio, simile a quelli del palazzo. La pavimentazione era ricoperta di velluto rosso, le pareti di un bianco splendente, le porte che vi si affacciavano erano una decina, tutte di legno chiaro. La porta in fondo al piccolo corridoio, era più grande delle altre. Da lì si accedeva alla sala da pranzo e alle cucine. “Vedete, è qui che alloggiavano i principi quando l’aria a terra si fece più pericolosa, quando Drake iniziò a cercarli. L’aspetto esteriore della nave non è stato molto curato per non essere attaccati dalle navi nemiche. Hanno dovuto viaggiare molto per mare e non dovevano dare nell’occhio, la struttura in cui alloggiate è solo una sistemazione provvisoria. Il vostro arrivo non era previsto. Vedrete, la prossima volta che ci incontreremo, cambieranno molte cose.” Sogghignò strizzando l’occhio. Ero convinta che scherzasse (quanto ero ingenua a quel tempo. Mai fidarsi di quel drago). Con uno scatto metallico, si aprì la porta della sala. Era una stanza poco più grande della nostra camera, arredata nello stesso stile del palazzo si cristallo. C’era un bellissimo tavolo bianco al centro della stanza, con sette sedie tutte a torno, un antico tappeto purpureo ~ 101 ~ risaltava sulle assi di legno color avorio, che ricoprivano il pavimento. Una piccola finestrella, si affacciava a pochi metri d’altezza sul mare, nessuno l’avrebbe mai vista. Quella stanzetta, comunicava con le cucine attraverso una porticina dello stesso colore della parete. Però i cuochi vi accedevano passando da una delle camere del corridoio. Trovammo la tavola già apparecchiata, vi erano piccoli piatti bianchi con sopra fette di pane farcite da creme simili a marmellate, tutte dagli aromi dolcissimi e dai colori vivaci. Al centro della tavola vi erano due brocche, una d’acqua e l’altra conteneva la spremuta di un frutto particolarmente squisito, che nasceva solo su Kiruwah. Ci sedemmo con gli stomaci che gorgogliavano dalla fame, sembrava che fosse tronato tutto normale, eravamo apparentemente sereni. Come se fossimo tornati a casa. Dopo che Hairos ci accompagnò a far colazione, andò a svegliare gli uomini della ciurma che si occupavano di mandare avanti tutta la nave. Ci aveva spiegato che quegli uomini erano tutti militari al servizio del casato reale, fedeli e devoti al sovrano. Fui l’unica a notarlo, appeso alla parete vicina alla finestra, vi era un bellissimo dipinto. Raffigurava dei bambini e alcuni ragazzi. Un giovane ragazzo e un affascinante fanciulla dai capelli d’oro, stavano sullo sfondo del dipinto. Lei stringeva al petto una piccola bambina, dalle guance rosee e i capelli leggermente ramati. Lui teneva la mano sulla spalla di un giovanotto, dai capelli corti e scarruffati sulla fronte. Erano più rossi del fuoco, ondeggiavano sulla tela come fiamme. Vicino a lui vi era un ragazzo poco più piccolo. I suoi occhi erano di un verde brillante, e i suoi capelli nerissimi, li facevano risaltare ancor di più. Al centro del ritratto di famiglia, vi erano due bambine, erano quasi delle ragazze. Una era affiancata dal ragazzo dai capelli ~ 102 ~ rossi, lei li aveva di un biondo splendente come i raggi del sole. L’altra li aveva neri come la notte. Avevano entrambe i capelli lunghissimi, scendevano morbidi e setosi sulle spalle, fino a metà schiena. Le ragazze avevano fattezze simili, ma la cosa che le diversificava di più, erano gli occhi. La bionda ne aveva un paio più blu del cielo, angelici e delicati come vetro, l’altra li aveva scurissimi e profondi, accentuati dallo sguardo rigido e irremovibile. Una era delicata e spensierata, l’altra già consapevole e realista. Le facce di una stessa medaglia. Le gemelle Ifrit e Calipso. Con i fratelli al seguito. Xander, con il giovane Zefiro, e il già cresciuto Eustace. Poi Safira, con in braccio la piccola Alice. Tutti rappresentati in un dipinto che sapevano, li avrebbe resi uniti per sempre. Quando finimmo di mangiare, così, per caso, iniziammo a parlare delle nostre famiglie. “L’apprensione dei miei genitori mi avrebbe uccisa da un giorno all’altro, per fortuna che siamo qui. Un po’ di pace.” “Caren, la pace sta’ per finire, però hai ragione. Non avrei accettato ancora per un secondo, vedere Simon fuori dalla scuola con quel sorriso beffardo mentre si fa’ gioco di me.” “Hey Will! C’è chi è intelligente e chi no, mio fratello lo è più di te. Mi dispiace ma è la realtà. Guarda dove siamo arrivati, mia madre mi aveva appena vista scendere dal bus, lasciandomi a Seth e poi … puf! Siamo arrivati qui. Incredibile.” “Fossi tua madre, dopo questa non mi fiderei più a lasciarti con Seth!” ridacchiò Peter. “Parli così solo perché sai che non posso farti niente, l’ho promesso a tua madre!” “Pollo! Nemmeno io ho paura di mia madre! Vieni, se ne hai il coraggio!” così Peter schizzò giù dalla sedia e partì come ~ 103 ~ un razzo fuori dalla stanza, con al seguito Seth che lo rincorreva. Ci unimmo a quell’inseguimento nato per gioco, fu’ come ai vecchi tempi, quando correvamo tra i fiori delle radure, o tra le foglie cadute sulle colorate strade autunnali, oppure d’inverno, tra la neve che ci arrivava al ginocchio. Fu’ un attimo pieno d’eccitazione e movimento, allentammo le preoccupazioni, e ci prendemmo un po’ di tempo per noi. All’improvviso, Seth e Peter, che stavano in testa al gruppo, si bloccarono di botto di fronte alla cima della nave. “Allora? Cosa ne dite? È meravigliosa, vero?!” Ci affacciammo dal parapetto della nave, una distesa di piante e alberi, si estendeva di fronte a noi. Come fosse un mare verde. Degli alberi, più lontani, erano alti come montagne, si trovavano nell’entroterra, erano più alti della nave, ne sono sicura. Era uno spettacolo che mozzava il fiato, non si riusciva a vederne la fine, quelle miriadi di specie diverse di piante e fiori risplendevano sotto al sole come uno smeraldo. Quella era la nostra prima avventura, e Tess non sarebbe rimasta. Sarebbe tronata subito a casa, dimenticandosi per sempre di noi. I suoi amici. “Magnifica …” qualcuno sussurrò lieve, al vento. “Allora, posso dire che siamo pronti per sbarcare, no?” “Hairos, ma come facciamo a trovare l’arco di Alice? E se ci imbattessimo in qualche nemico, come lo dovremmo affrontare senza armi?” “Sai Caren, non saremo noi a trovare l’arco, ma sarà lui a farsi trovare. I nemici? Beh, io sono qui per questo.” “Hey, ma io avrei anche un cerchio, se non ricordo male!” risposi stizzita, dato che credeva di essere l’unico a poterci proteggere. Invece spettava a me quanto a lui. “Il cerchio dici? Sicura di rivolerlo?” chiese perplesso. “Sì. Che domande.” Risposi con leggerezza. ~ 104 ~ “Va bene, ti accontenterò.” Così scese lentamente sotto coperta, sentii le sue zampe grattare sulle scalette di legno. Ad un tratto avvertimmo un rumore metallico, come un fischio nel vento, qualcosa che fendeva l’aria. Con estrema accuratezza e precisione, una lama circolare si piantò dritta nel tronco dell’ albero maestro, ad un soffio dal mio orecchio destro. Vidi delle ciocche di capelli disperdersi nell’aria e poi cadere a terra. “Ecco il vostro cerchio. Visto che adesso hai un arma, difenderai tu i tuoi amici, io posso anche restare qui a riposarmi. Sai, ho tante cose da fare.” Spiegò sbadigliando, aveva tutta l’aria di voler restare a bordo. “No, questo è sicuramente uno scherzo, andiamo Hairos ci devi accompagnare. Tu sai tutto su come …” Quel lucertolone si era offeso, solo perché volevo rendermi utile, perché volevo prendere parte a quell’avventura fin da subito, perché avevo risposto con leggerezza. Iniziai ad andare nel panico e a sentire le viscere contorcersi, che cosa avrei fatto se, se.. ,se un mostro ci avesse attaccati? Ah era proprio un bel guaio, sì lo era e come. “Bene adesso hai il cerchio, va e manifesta la tua ira glaciale, regina della tempesta!” disse in tono di scherno. In quell’istante mi sentii maledettamente in torto. I miei compagni si girarono tutti assieme guardandomi con disprezzo. L’equipaggio ci aiutò a scendere dalla nave, prima dovetti estrarre il cerchio dall’albero. Provandoci, mi tagliai i palmi delle mani, ma alla fine ci riuscii. Era un cerchio metallico, sembrava spesso come un foglio di carta, ma pesava come una tonnellata. “Credi ancora che riuscirai a cavartela? Sai, tra tutte le armi, il cerchio è la più potente, se non la più ignorante. Sai, avete una cosa in comune voi due, avete la testa più dura della ~ 105 ~ pietra. Adesso va’, o perderai il gruppo.” Commentò sarcastico Hairos, beffandosi della mia testardaggine e allo stesso tempo, cercando di darmi una lezione. Era bastata una sola parola storta, che lui si era subito rivolto contro di me, in un modo o nell’altro, era odioso! Cosa voleva insegnarmi così facendo? Lo guardai alzando gli occhi al cielo. Scesi lentamente dalla passerella che portava sulla terra ferma. La spiaggia era fatta da sabbia d’orata, come se ne trova ovunque, dopo qualche metro di spiaggia, iniziava una fitta foresta. Hairos aveva dato a Seth una mappa, dovevamo arrivare al palazzo della principessa Laira , situato al centro dell’isola. Ovviamente, dopo aver recuperato l’arco. Seth con la mappa, stava a capo del gruppo, che mi teneva a distanza, un po’ per aver fatto restare Hairos a bordo, un po’ perché il peso del cerchio mi rallentava molto il passo. Dovevo star attenta a non ferirmi le mani con le lame, dovevo usarle entrambe altrimenti non sarei mai riuscita a trascinarmelo dietro. Anche se l’acqua era il mio elemento, non mi sentivo per niente in contatto con il cerchio, anzi, sembrava che volesse liberarsi di me. Intanto avanzavamo incerti nella boscaglia, vi erano molti tipi di fiori, alberi, piante, radici e alberi da frutto, di animali neanche l’ombra. Per fortuna. Camminammo a lungo, la foresta era tutta uguale, dopo un po’ iniziammo a credere di esserci persi, fin quando non arrivammo ad una radura. “Possiamo fermarci un attimo qui? Sono a pezzi.” Sbuffò Caren. “Sì, dai, il palazzo non è molto lontano. Vedete quel grande albero laggiù? Lì dovrebbe trovarsi il palazzo reale dell’isola.” Spiegò Seth. “Ah, capisco, però siamo solo a metà del percorso. Arriveremo in serata se continuiamo così.” Dissi, ~ 106 ~ coprendomi le ferite con delle garze che Hairos aveva sistemato in una sacca da viaggio consegnata poi a Peter. “Se solo fossi più veloce!” “Già! È grazie a te se Hairos è rimasto sulla nave!” “Lui avrebbe saputo indicarci la via più breve, non credi? Invece come al solito devi fare tutto tu!” mi ringhiarono Seth, William e Caren, tutti quanti molto provati dalla lunga camminata nel bosco. “E dai, basta! Non ditemi che nessuno di voi non ha mai sbagliato in vita sua. Che sarà mai, la prossima volta terrà la bocca chiusa, invece di rispondere sempre come fa’ tutte le volte” mi difese pacato Peter. “Ah, Pitt sta’ zitto! Sei sempre un bambino! E in quanto a Violet, se non fosse stato per te non ci saremmo mai trovati in questa situazione di merda!” La rabbia nella voce di Seth mi fece ribollire il sangue nelle vene, mi vennero i brividi di freddo su tutto il corpo. Non potevo credere che aveva avuto il coraggio di rinfacciarmi ciò che era successo in quel modo. Così, in preda a uno dei miei attacchi d’emotività acuta, mi alzai da terra e proseguii lungo la radura. “Okay, non vuoi restare qui! Allora sbrigati, anzi, sbrigatevi a tornare a casa. Non avete sentito quello che ha detto Hairos? Su quest’isola c’è un potale che va’ direttamente sulla terra!” gridai furibonda. Mi alzai di scatto da terra e mi trascinai verso la radura, che dopo qualche metro si faceva ripida, per poi concludersi con una vallata. Iniziai a camminare senza voltarmi in dietro. “Brava, vattene! Hai già peggiorato le cose, senza di te sarebbe andato tutto molto meglio!” ringhiò feroce alle mie spalle. Mi prudevano le mani, lo volevo uccidere. “Che bell’amico che ho! Seth, per me puoi rimanere qui se ~ 107 ~ vuoi! Anzi, vattene a casa. Lì starai molto meglio, senza di me!” gridai voltandomi un ultima volta. Ma ormai la sfida era solo tra noi due, Caren e Tess sedevano su una grossa pietra muschiosa in attesa che finissimo di discutere. Malgrado il cerchio fosse pesante, riuscii ad arrivare fino a dove aveva inizio la vallata. Il sole la illuminava completamente, rigagnoli d’acqua e ruscelli, la decoravano con i loro riflessi d’argento, tutt’intorno era arricchito dai colori dei fiori spontanei. Sotto di me, in fondo alla piccola valle, vi era un torrente, sulle sue sponde un albero dalle grandi fronde, intrecciava i suoi rami nel cielo turchese con spumose nuvole bianche. Il resto era ricoperto da fiori simili ai soffioni, solo che la loro composizione più vicina a quella di una sottile e morbida piuma d’oca, che ad un petalo, se così posso definirlo, di un normale soffione terrestre. Passandovi con il cerchio, lasciai dietro di me una scia sottile e morbida, che via via si disperdeva nell’aria. Riuscii ad arrivare subito al grande albero sulle sponde del torrente. Mi sedetti sotto alle sue fronde, era veramente caldo. Ciò che aveva detto Seth mi aveva fatto veramente innervosire. Non era stata colpa mia, non l’avevo fatto a posta, e non avrei mai voluto che succedesse tutto ciò. Ero la prima a desiderare di tornare a casa, la prima ad avere paura. Però Seth, dopo avermi ripetuto che non era colpa mia, che a lui andava bene restare, adesso mi accusava di averlo portato con me all’inferno. Che facesse ritorno a casa, allora. Non mi avrebbe mai più rivista. “Imbecille!” borbottai, scagliando un sasso in acqua. Ad un tratto, sentii prima come un rumore di frasche mosse dal vento, poi vidi Tess, Will e tutti gli altri, precipitarsi in una folle corsa giù dal pendio. Stavano gridando qualcosa, mi alzai subito di scatto, lasciando cadere il cerchio a terra. In quell’istante vidi ~ 108 ~ l’origine di tanto trambusto. Un grande animale, dalla pelle liscissima e nera, con le zampe simili a quelle di un coccodrillo e le movenze di un serpente, inseguiva con le fauci spalancate i miei compagni. Era un drago, diverso da Hairos e da quelli che si vedono sui libri, la sue pelle era tutta uniforme e i suoi occhi grandi e gialli come fossero quelli di un gatto. In cima alla testa, aveva un paio di corna ricurve, teneva le ali piegate e appiccicate al corpo, si muoveva sinuosamente, non faceva nemmeno traballare i fragilissimi fiori che ricoprivano la vallata. Intanto avanzava impetuoso e con gli occhi sulle sue prede. William e le ragazze arrivarono, con le gambe che cedevano dallo sforzo, fino al mio albero. Lanciai uno sguardo preoccupato su Peter e Seth, il primo era avanti all’altro, che se ne stava a due passi dal drago. Come se non bastasse, nella fretta della corsa, mentre si lanciava un ultima occhiata alle spalle, Seth inciampò in una pietra e rotolò per qualche metro. Restò rannicchiato per terra, doveva essersi fatto male alla gamba. Peter non ci pensò due volte, si fermò e ,istintivamente, raccolse la prima cosa che trovò a terra e la scagliò contro al drago. La creatura si fermò di colpo, stordita, poi si alzò sulle due zampe posteriori e ruggì, i suoi ruggiti furono così acuti che ci obbligarono a tapparci le orecchie. Peter, allora, iniziò a tirarle tutto ciò che trovava, pietre, rami, zolle di terra, ma la creatura avanzava noncurante, scuotendosi di tanto in tanto la terra che le finiva sul muso. Così, Peter, preso dalla paura per la sorte dell’amico, tirò un grido a pieni polmoni, pronto per scagliare contro la bestia l’ultima pietra. Ci dirigemmo tutti verso di loro quando, Peter si trovò fra le mani uno splendido arco dalle incisioni di smeraldo, con una freccia già pronta per essere scoccata. Ai suoi piedi, vidi una faretra ~ 109 ~ con dentro molte altre frecce. A quel punto, il drago ruggì nuovamente e stufatosi di tanta attesa, iniziò una nuova corsa contro le sue prede. Fu’ allora che Peter, armato di tutto il coraggio che aveva, mirò al drago e scoccò una freccia. La freccia lo colpì al petto, ma non penetrò nella pelle tanto da ucciderlo, subito dopo, però, la bestia si immobilizzò. Dalla terra, iniziarono a sbucare, ad una velocità impressionante, delle radici che iniziarono ad avvolgersi attorno alle caviglie del drago, stringendolo sempre di più. Fin quando, non cadde a terra. Quando lo vedemmo stramazzare al suolo, corremmo subito da Seth e Peter. Caren e William, portarono in braccio Seth fin sotto all’albero, io mi rivolsi subito a Peter, e ci allontanammo il prima possibile dalla creatura. “Che cosa è successo, Pitt?” chiesi confusa. “Non lo so’ Violet, io non … , stavo cercando qualcosa con cui proteggere me e Seth, qualcosa da tirare al drago, quando ho sentito emergere dalla terra qualcosa. Sì, è proprio uscita dalla terra, non sapevo cosa fosse, tenevo lo sguardo inchiodato sul drago, così ho fatto la prima cosa che mi sembrava giusta. Difendere Seth.” “Ed è partita una freccia che l’ha immobilizzato in un colpo solo.” Disse in parole povere William, quasi stesse raccontando una barzelletta. “Sì, sì, sì! È andata proprio così, cioè, io non lo so’ ma è successo. È stato incredibile ragazzi, dico sul serio!” spiegò eccitato. Intanto avevano fatto sedere Seth sull’erba, con la schiena appoggiata al tronco dell’albero. Aveva una gamba sanguinante, un grosso taglio gli si apriva dalla caviglia fin sotto al ginocchio, la caduta aveva lacerato anche i pantaloni. “Presto, dobbiamo ripartire!” si lamentò Seth, stringendo i denti. ~ 110 ~ “No, prima dobbiamo prenderci cura di te!” mi intromisi io, prendendo delle bende dalla sacca da viaggio. Non emise un solo fiato. Si lasciò medicare, mentre Peter osservava ancora incredulo il suo nuovo arco e la faretra. Con molta pazienza, misi da parte l’orgoglio e la rabbia, curando con attenzione e precisione, la ferita di Seth. Lui seguiva con i grandi occhi, ogni mio movimento, anche se avesse detto qualcosa, non me la sarei presa, ero troppo occupata a preoccuparmi che stesse bene, che le sue parole mi sarebbero scivolate sopra come acqua. “… scivolare come acqua …” mi fermai a pensare a quella frase. Ma certo, dovevo essere più prudente, misurare ciò che dicevo, tenere a freno le emozioni e ignorare ciò che mi veniva detto. Come fa’ l’acqua, dovevo passare oltre alle divergenze, e mettere da parte l’orgoglio. Sentii una nuova freschezza scorrermi dentro l’anima. Avevo attivato qualcosa, un meccanismo, forse ero riuscita ad entrare in sintonia con il cerchio. Perciò, appena finii di tagliare e sistemare le bende sulla gamba di Seth, mi alzai e presi il cerchio. Era molto più leggero, non mi facevo nemmeno male alle mani, inizialmente mi guardai un po’ sorpresa. Quasi come se lo avessi sempre avuto tra le mani, lo tirai in aria, afferrandolo poi con l’altra mano. In contemporanea, un getto d’acqua, dal torrente, si alzò verso il cielo per poi ritirarsi. Fu’ come se l’acqua del torrente e il mio gesto, si fossero coordinati all’istante. Scoprii con entusiasmo, che era appena iniziata una perfetta simbiosi con il mio elemento. Sapevo che si sarebbe affinata col tempo. Anche Peter iniziò a studiare la sua arma. Ne era affascinato, come Caren, che ne studiava la siluette filiforme e ricurva, fatta dallo stesso metallo di cui era fatto il cerchio, con incisioni di smeraldo. Anche le frecce erano particolari, molto flessibili e leggere, ma anche precise e in grado di ~ 111 ~ tagliare l’aria, così veloci e potenti, era difficile non fare centro. Seth, mi guardò sbalordito, poi i suoi occhi passarono sul torrente e nuovamente su di me. “Ma che diamine?” borbottò. “Ciò che hai visto è solo l’inizio, come per Peter del resto.” “Già, è stata una bella mossa quella di intrappolare il Drago!” si congratulò rivolgendosi a Peter. “Oh, sì, grazie Seth. Non nascondo che non ho la più pallida idea di come sono riuscito a farlo, però … diciamo che me lo sono sentito venire da dentro.” Spiegò un po’ in imbarazzo e con la sua solita tranquillità. Mentre ci riposavamo sotto all’albero, vidi una donna a cavallo avvicinarsi alla vallata. Lo feci notare anche a Will, così, senza che gli altri ci vedessero, ci avvicinammo a lei. Trottò fino al Drago, ancora steso a terra. Ci avvicinammo ancor di più, allora capimmo che non si trattava di una donna a cavallo, bensì di un centauro. Era una ragazza con le zampe di cavallo al posto delle gambe. Trasalii. Quella cosa mi disorientava e mi stupiva, non ero ancora pronta per simili cerature. William ne rimase affascinato. A tal punto da rimanere con lo sguardo perso verso la dolce fanciulla, per un minuto abbondante. “Hey Will, svegliati cavolo!” borbottai sotto voce scuotendolo per le spalle. “Scusa.” Sussurrò imbarazzato. “Fa’ silenzio, guarda … cosa sta’ facendo?” La ragazza si era avvicinata al drago, si chinò su di lui accarezzandolo sul muso. L’animale fu’ felice di vedere la ragazza, mi sembrò quasi che avesse fatto le fusa. “Caspiterina! Quel coso ha fatto le fusa!” gridò William. “Accidenti a te Will! Non puoi star zitto!?” gridai a mia volta, girandomi verso di lui. Dal suo sguardo capii che la ~ 112 ~ ragazza ci aveva visti, o per lo meno sentiti (grazie, tutta la valle ci sentì quel giorno). Deglutii velocemente e mi voltai alla stessa velocità in direzione della ragazza. Si teneva con le spalle appoggiate al petto del drago, che si era seduto sulle quattro zampe, e ci guardava entrambi con aria sorpresa e intimidita. Che guaio, non volevo certo farla spaventare, anzi, mi sarebbe piaciuto conoscere qualcosa di più su di lei. Così provai a dire qualcosa. “Beh, ecco … ciao! Io sono Violet, Violet Turner. Lui è un mio amico, William. Non volevamo spaventarti, solo, cioè … il drago …” non riuscii a terminare la frase, lei prese fiato per gridare ma il drago la interruppe. Gli poggiò una zampa sulla testa spostandola in direzione dei miei compagni, poi verso me e Will, infine sul cerchio. Intanto sembrava che le stesse dicendo qualcosa all’orecchio, e lei annuiva e rispondeva altrettanto silenziosamente. Poi, il suo tono di voce divenne un po’ più alto, sentii una frase appena. :”Okay, se è vero ciò che dici, sarà in grado di schivare questo.” Si rivolse al drago, poi mi guardò un attimo ed estrasse un piccolo pugnale dalla sacca che portava sulla groppa. Con velocità impressionante e senza nemmeno che riuscissi a vederlo, me lo scagliò contro. Appena il pugnale arrivò a pochi passi da me, vidi il braccio che reggeva il cerchio muoversi da solo, si piegò e poi scattò in avanti. Il pugnale prese in pieno le lame del cerchio, che divisero a metà la lama. Will mi guardò più sorpreso che mai. “Okay, adesso ho paura.” Sussurrò. “Ah … Fancy quante volte ti ho detto che devi fidarti di me?! Chi dei due ha appena compiuto mezzo millennio? Io. Se ti dicevo che sono loro, sono loro. Non si discute!” brontolò il drago, passandosi una zampa sulla fronte con lo sguardo al cielo, sbuffando. ~ 113 ~ “E dai, non si è fatta nulla. Almeno adesso siamo al sicuro, loro ci proteggeranno. E poi, Miro, non dovresti vantarti dei tuoi cinquecento anni, sembra che tu sia un poppante.” Li guardammo strabiliati. Entrambi parlavano la nostra lingua. Il loro dialogo si interruppe, quando videro le nostre facce sorprese. Il drago iniziò a ridere, le sue risate erano simili a quelle dei ragazzi della mia età, senza controllo. Così fragorose, che pure Peter e gli altri vennero a vedere. Intanto Fancy e Miro si presentarono. “Benvenuti, il mio nome è Fancy, sono al servizio della regina Laira, come guardiana della foresta est. Sarà felice di sapere che l’arco di Alice è stato ritrovato.” Precisò, vedendo arrivare Peter con l’arco e la faretra sulle spalle. “Noi ci conosciamo già. Sono Miro, sono la guardia Fancy, l’aiuto nel suo lavoro. Lo so’ sono un drago un po’ diverso da quello che tenete con voi … beh sì lo conosco… e chi non lo conosce a quello” borbottò “Beh, dicevo, sono diverso perché appartengo ad una specie diversa. Sono un drago dei sotterranei, anche detto drago dei morti.” “Sempre a raccontare le tue storielle eh?!” Vidi Hairos sospeso a mezz’aria alle nostre spalle, con un sorriso stretto tra i canini. Miro sbuffò come quando mi arrabbio con mio fratello maggiore. Risi. “Così Hairos, ci rincontriamo.” Sorrise Miro, avanzando vero l’amico, intanto i miei compagni si tenevano a distanza dal drago. “Già, eri solo un cucciolo di appena cinquanta anni, e adesso guarda qua …” disse quasi con tenerezza. “Non sei cambiato affatto.” Rise compiaciuto, terminando la frase. Miro lo guardò torvo. Poi chiese :”Questi sono i tuoi protetti? Come vedo, hai ancora a che fare con la famiglia reale.” “Sì, adesso come sai Drake è ritornato … il re mi ha ~ 114 ~ incaricato di occuparmi di loro. Devono ritrovare le armi antiche.” “Ho sentito molto parlare di Drake , ma speravo di non doverlo vedere mai.” Disse serio. “Adesso, però, avete già due delle sette armi leggendarie. Siamo a un buon punto. No?” “La tua amica è molto saggia, non sapevo che le generazioni di questo millennio, fossero al corrente di ciò che è accaduto.” “Fancy è molto curiosa, e intelligente. Comunque ha ragione, i tuoi amici sono molto agguerriti, sanno far gruppo molto bene. L’unione è ciò che tiene in vita questo regno, dopo tutto. No?” “Ti sei fatto saggio? O hai solo buona memoria, così da ricordarti i miei insegnamenti?” Hairos sogghignò. “Ma dimmi, chi dei miei allievi ha strappato a queste terre antiche, l’arco di Alice.” Continuò, chiudendo gli occhi facendoli diventare due fessure, simili a piccoli pezzettini di smeraldo. “Ecco Hairos, ho trovato io l’arco di Alice.” Rispose umilmente, con il capo chino e un briciolo di paura, Peter. Il drago lo guardò sorpreso, i loro occhi si incrociarono per un istante, poi Hairos sembrò trasalire. “è magnifico Peter, sono contento per te. Quando torneremo alla nave, tu e Violet vi allenerete, adesso devo conferire immediatamente con la regina. Deve essere al corrente del ritrovamento.” Il suo tono era serio, cosa aveva visto in Peter? Perché tutta quella fretta? C’era qualcosa che non andava, aveva avvertito qualcosa di strano. Così ci rimettemmo in cammino, vero il palazzo della regina Laira. Miro si immerse nel torrente e iniziò a nuotare con la testa sul pelo dell’acqua e il corpo che ondeggiava come ~ 115 ~ quello di un anguilla. Aiutammo Seth a salirgli sulla schiena, William sarebbe andato con lui. Fancy fece salire sulla sua groppa Tess e Caren, erano leggere e lei era una giovane centaura. Invece, Io e Peter, avemmo il privilegio di essere portati in volo da Hairos. “No, mi dispiace, piuttosto me la faccio a piedi, però io non ci monto!” “E dai Violet, è solo per un breve tratto, guarda io ci sono sopra e non cado. È il mezzo di trasporto aereo più sicuro del mondo.” Disse Peter già sulla schiena di Hairos, cercando di convincermi a salire. “Mi dispiace ma soffro di vertigini! Vado a piedi grazie.” Risposi. Allora Hairos spiccò il volo mantenendosi in verticale, vidi Peter alzare le braccia al cielo e gridare come fosse sulle montagne russe, poi svanirono tra le nuvole. Guardai il cielo per un istante, poi, vedendo che gli altri si erano già avviati, decisi di mettermi in cammino. Percorsi appena qualche metro poi, improvvisamente sentii un sibilo acuto e infine come il rombo di un tuono. Non feci in tempo a girarmi per vedere cosa fosse che qualcosa mi afferrò da sotto le braccia e mi sollevò da terra. Una fortissima spinta mi trascinò con se a mezzo metro d’altezza. “E tu che non ti fidavi!” Mi guardai intorno scioccata, stavo prendendo quota. “Hairos! Sei un pazzo, lasciami subito a terra!” gridai dimenandomi, con il cuore che batteva a mille e la pelle d’oca su tutto il corpo. “Okay, se è ciò che desideri!” sentii i suoi artigli e le sue zampe squamose, lasciare la presa. “Maledetto!” urlai. Poi iniziai a gridare a pieni polmoni, stavo perdendo quota molto rapidamente, non mi sentivo più le gambe, sentivo come una forte pressione sul petto. ~ 116 ~ Vedevo le gambe che si muovevano nell’aria, e il torrente che scorreva sotto di me, sempre più vicino. I miei capelli lunghissimi, ondeggiavano come vipere imbizzarrite nell’aria. Mi sentii morire. Pensai subito all’inevitabile impatto con le acque basse e fresche del Torrente. Sarebbe stato come cadere in ginocchio su una piscina di cemento armato. Non riuscivo nemmeno a pensare. Improvvisamente, una misteriosa forza mi fece riflettere, veniva da dentro. Riuscii a distendere gambe e braccia, ero proprio sul torrente, avrei preso una bella panciata. Ma non fu’ così. Avvertii dentro di me come una scarica d’adrenalina, no era qualcosa di più forte, mi faceva riflettere e reagire. Fu’ incredibile. L’Acqua del torrente si incanalò in una sorta di tromba marina, io caddi proprio all’interno di essa, era eccezionale, attorno a me l’acqua turbinava anche se sospesa in aria. Mi sentii scivolare lentamente sul fondo del torrente. Appena misi i piedi sul letto, le acque si ritirarono, senza bagnarmi i vestiti, mi ritrovai in piedi in mezzo al torrente. Le sue acque limpide e piene di vita, scorrevano tra le mie gambe come se non fosse successo niente. Hairos atterrò lieve su una delle sponde. “Brava, visto? tu e il cerchio state diventando amici?” disse scherzando. Sbuffai, poi risposi :”Potevi anche risparmiartelo il tuffo ne vuoto!” “Volevo solo vedere l’effetto che faceva.” Si giustificò, seguito da Peter che annuiva ad ogni sua parola. “Come sapevi che non mi sarei sfracellata al suolo? E tu, Peter piantala di annuire!” ringhiai, uscendo dall’acqua. Gli occhi di Hairos si ammorbidirono, mi guardò con premura. “Sai come lo sapevo? Ifrit si è fatta lanciare da altezze molto più vaste, anche su dirupi o foreste di spine.” ~ 117 ~ “Questo cosa c’entra?” chiesi, avvicinandomi a lui. Iniziammo a camminare. “C’entra, e come se c’entra.. Lei non era solo un elemento, non aveva solo il dono dell’acqua, era parte di esso. Il suo dono apparteneva alla sua anima e al suo cuore, anche prima che nascesse… dimmi, non ti sembra familiare?” Sembrò che per un attimo stesse vedendo veramente davanti a se’ Ifrit, i suoi occhi avvolsero i mei. “Ed io? Che tipo era Alice?” domandò Peter, ormai abituatosi alle squame ruvide e perfette, della schiena di Hairos. Il drago battè gli occhi come se si fosse svegliato da un sogno, e con tono allegro rispose : “Alice, Alice, Alice … beh, lei era una forza della natura …” ~ 118 ~ 9 Alice Ho imparato a scrivere da poco, la mia sorellona Safira mi sta aiutando ad imparare bene. Così scriverò come Ifrit. I miei fratelli sono tanti, papà chiama figli tutte quelle persone che ci fanno visita al castello. Sono tante ogni giorno. Io vivo in un castello, è tutto per me. Ora sono una principessa, ma quando sarò grande sposerò un bellissimo principe e avrò un regno tutto mio. Me lo ha detto la mamma … Leggendo le pagine del mio vecchio diario, mi venne quasi da piangere. Il giorno dopo sarei scesa in battaglia. Sì, adesso avevo sia il castello che il regno, ma ero troppo giovane per avere un principe. Avevo solo sedici anni, e già vestivo i panni di generale del primo reggimento di terra in difesa di Reiky, questa meravigliosa isola. Già da tempo mi preparavo per la battaglia, avremmo attaccato dall’alto, io e il mio esercito d’arcieri. Ci saremmo spinti verso le montagne degli spinati, verso la terra del fuoco, lì mi attendeva mio fratello Eustace con la fanteria a seguito. Chissà, forse torneremo a casa, riusciremo a sconfiggere Drake per sempre, e potrò sposarmi con quel dolce cavaliere che si prende cura con tanto amore dei miei cavalli, giù al fiume. Mio padre sarebbe il primo ad approvare, sono sicura che pure Hairos mi darà la sua benedizione. Tanto ormai i principi, o almeno, gli uomini che si fanno chiamare tali, sono solo degli smidollati. “Sì, Alice fu’ la più giovane ragazza ad andare in battaglia, compì diciotto anni a guerra finita. E si sposò, la sposai io per essere precisi.” “Hairos, Alice era veramente così speciale?” chiese Peter, ~ 119 ~ molto colpito dalla storia che ci raccontò Hairos. “Sì, lei era ciò che c’è di più buono e dolce al mondo. Avrebbe voluto perdonare Drake , lei diceva che non era cattivo, era il male a impietrire il suo cuore.” ammise serio. “Con chi si sposò alla fine, eh? Ebbe la mano del suo cavaliere?” domandai curiosa. “Sì, lui in guerra perse un braccio, ciò indusse Alice a volergli ancora più bene. Grazie al sacrificio di Ifrit, questo regno divenne un posto migliore per tutti, e così deve rimanere, è per questo che vi trovate qui.” La voce di Hairos, non suonò come un rimprovero, ma come se ne fosse mortificato. Mortificato per Tess che ci lasciava. Lui, che le sua immortalità gli aveva permesso di vedere questa terra mutare nel corso dei secoli, non poteva permettere che qualcuno la distruggesse. Hairos era il simbolo per eccellenza di Kiruwah. Restammo in silenzio, solo il sottile suono dei nostri passi nell’erba, e il fruscio del vento tra gli alberi assieme a quello dell’acqua del torrente che scivolava tra le pietre, accompagnavano il nostro cammino. “Su’ ragazzi, meglio se prendiamo il volo. Ormai gli altri ci hanno distanziato di parecchio.” Borbottò Hairos, invitandomi a salire sulla sua groppa. “No, preferisco andare a piedi e arrivare domani mattina, piuttosto che fare un volo come quello di prima.” Sentenziai, ancora un po’ spaventata. “Dai Violet, non ti faccio cadere. Te lo prometto.” Mi pregò. “Devi fidarti di me.” “La mia risposta è sempre la stessa.” E mi fermai difronte a lui, incrociando le braccia. Alzò gli occhi al cielo, oramai credevo di avercela fatta a convincerlo, ma quanto mi sbagliavo. Con una mossa repentina del capo, mi prese per il colletto e mi fece volare in aria, poi mi prese al volo. Fu’ così ~ 120 ~ rapido, che non mi lasciò nemmeno il tempo di realizzare ciò che stava realmente succedendo. “Violet, più rifiuti e più lui farà così.” “Grazie Pitt, non l’avevo capito.” Risposi con ironia, un po’ stizzita. Così, per la seconda volta, mi trovavo a sei metri da terra, saldamente sostenuta dalle sole zampe di Hairos. “Adesso cosa farai? Giro panoramico?” “No, credo che farò vedere a te e Peter, l’itinerario preferito da Alice. Tieniti forte.” Rispose Hairos con un mezzo sorrisetto beffardo. Partimmo a razzo verso il ruscello, ci volammo sopra facendo smuovere le acque, i miei piedi toccavano con le punte il pelo dell’acqua. Spruzzi argentei si disperdevano in tutte le direzioni, sentivo l’aria che faceva scuotere i miei capelli come grano al vento. Intanto Hairos e Peter esultavano come ad una partita di football, soffocando i miei gridolini di terrore. Ad un tratto, il ruscello confluiva nel letto di un grande fiume dentro un piccolo bosco. Dopo pochi metri il fiume diveniva cascata. Con rapidità Hairos prese un po’ di quota, i miei piedi erano a mezzo metro di distanza dall’acqua. Credetti che avremmo continuato a volare per orizzontale, anche si avevo una folle paura di guardare di sotto, comunque ci saremmo allontanati dalla cascata. Perché Hairos era così prevedibile? Voleva forse farmi morire di crepacuore? A tutta velocità si precipitò giù per la cascata, sentivo gli spruzzi d’acqua a fior di pelle, Peter ne era entusiasmato, stavamo letteralmente precipitando di testa verso il suolo. Gridai con tutta me stessa, il vento mi pungeva attraverso i vestiti mollicci. Per mia fortuna, a mezzo metro da terra, spiccammo il volo in direzione del sole. Il volo di Hairos si fece più lento e tranquillo, le mie gambe penzolavano a circa trenta metri da terra, o forse di più. Il tutto, accompagnato ~ 121 ~ dal cuore che mi batteva a mille, la pelle d’oca su tutto il corpo, e l’affanno che mi toglieva il respiro. “Bene, adesso direi che la prossima volta …” “Accetterò di montarti in groppa, sì, sì ma adesso … fammi sedere accanto a Peter!” lo pregai. “Va bene, come vuoi tu. Girati lentamente e mettimi le braccia attorno al collo.” Mi voltai piano piano verso di lui, reggendomi con le mani alle sue zampe ruvide e squamose. Mi avvicinò lentamente a se, intanto ci eravamo fermati in volo, le sue ali brillavano sotto alla luce del sole di mezzo giorno. “Vieni Peter, aiutala, prendila per mano.” Hairos mi alzò facendomi appoggiare con il busto sulle sue spalle. Le mani, calde e gracili, di Peter si intrecciarono subito alle mie, subito dopo aver lasciato la presa dal collo di Hairos. “Ce l’hai?! Adesso trascinala a te, molto lentamente.” Peter iniziò a triarmi a se, mentre Hairos lasciava andare la presa dal mio bacino. Sentii le squame viscide, scorrermi sotto al torace, appena mi trovai con tutto il corpo sulla sua schiena, mi misi a sedere davanti a Peter. La schiena di Hairos, era spaziosa e le sue ali riparavano dal vento, non era male viaggiare là dietro. A cavallo della schiena di Hairos, io e Peter iniziammo a intravedere dei grandissimi alberi, le loro cime superavano quelle di tutti gli altri. Alti come sequoie, dalle fronde robuste e verdissime come le querce, dai coloratissimi fiori come i peschi, quelli erano i tre alberi del palazzo reale della principessa Laira. Il volo di Hairos si fece velocissimo, andava spedito, zigzagando tra gli alberi e curvando tra picchi e gole. Le foglie si piegavano sotto di noi, le acque dei torrenti venivano spruzzate oltre le loro sponde. Sembrava che tutta la foresta si piegasse difronte al nostro passaggio. Mi sentivo incredibilmente al sicuro, non mi spaventavano ~ 122 ~ la velocità e l’altitudine, era come se mi sentissi libera. Tutt’uno con la natura che ci circondava. Peter si reggeva al mio bacino, con la punta delle dita, sentii che tutta l’isola lo guardava, lo ammirava, lo stava aspettando da tempo. “Sei felice, Peter?” chiesi. “Sì, non immagini nemmeno quanto. Anche tu ti senti finalmente completa, vero?” “Sì. Finalmente.” Risposi beata. “Finalmente.” Sussurro soddisfatto. “è come essersi ricordati di un sogno meraviglioso… sai, come quando te lo dimentichi ma poi qualcosa te lo fa ricordare.. è come riavere in dietro un tesoro.” Continuò. “I songi, sono il tesoro più grande che possiate mai avere. Ricordatelo sempre, ragazzi miei.. ne avrete bisogno..” Ci fu un lungo silenzio, Hairos volava son il vento a favore ed il sole non era particolarmente cocente, anzi, riscaldava dolcemente qualsiasi cosa. Eravamo arrivati nelle vicinanze del palazzo e appena fummo sulla cima dei tre grandi alberi, vidi che erano situati in un immensa e rigogliosa vallata, ricca di fiumi, laghi, fauna, piante e alberi. Vi erano pure molte strade di pietre bianche, passavano tra i piccoli villaggi e i paeselli, fino ad arrivare alle città. Era un regno meravigliosamente vitale e prospero. Le case erano, talvolta piccole baite nei paesi, nelle città erano di pietra e in parte in muratura, tinteggiate di bianco o crema, dai tetti di tegole e le finestre dalle persiane di legno chiaro. Le città non erano come quelle della terra, avevano sì dei piccoli negozi, simili a quelli dell’antichità, delle piazze, con fontane e posti dove sedersi, tutto però era più tranquillo. Non c’era la solita e caotica vita che c’è nelle città terrestri. Tutti vivevano in armonia, si poteva giocare per le strade, che venivano percorse solo da carri o, occasionalmente, da Draghi e ~ 123 ~ creature di incapaci di volare. I tre alberi si trovavano proprio sulla cima di una collina, da cui si vedeva tutta la vallata, attorno ad essi vi era un grande prato verde, affollato di curiosi. Hairos atterrò lieve, sotto alle fronde di uno dei tre, solo allora mi resi conto di quanto fossero grandi. Appena scesi dalla schiena di Hairos, notai di avere sotto ai pedi una foglia, quella foglia era così grande che se l’avessi raccolta, sarebbe stata più alta e larga di me, avrei potuto usarla come coperta. Se gli alberi avessero perso tutte le foglie, con esse ci si sarebbe potuta ricoprire tutta la Terra. “è sorprendete, sono bellissimi.” Esclamò ammirato Peter, del tutto preso da quei tre enormi alberi. “Sì, sono i tre alberi più grandi di Kiruwah. Si stima che ogni anno, cadano tante foglie quanto il numero degli abitanti di tutto il globo …” “… diciassette miliardi e mezzo di foglie. Bravo Hairos, vedo che ricordi tutto ancora alla perfezione.” Un incantevole centaura, dagli occhi di smeraldo e la chioma folta e ramata, che le cadeva disordinatamente lungo la schiena, ci si avvicinò accompagnata da Miro, Fancy e i miei amici. “Laira, non credevo che ti averi trovata subito, sei sempre indaffaratissima, sempre a correre qua e là.” Disse Hairos, in tono confidenziale. “Non potevo aspettare, sono giorni che i nostri draghi avvertono il vostro arrivo imminente. Sono assai felice di vedervi, è un onore per me incontrarvi … giovane Peter.” Si congratulò con Peter, porgendogli la mano. Il suo tono era allegro e sereno, la sua voce candida e estremamente femminile e aggraziata, la rendevano simile ad una dea. Peter, un po’ in imbarazzo, gli strinse la mano e si inchinò timidamente, rispondendo :”Il piacere è tutto mio, principessa.” Lei lo guardò con tenerezza e, accarezzandogli i lunghi capelli dorati, sussurrò :”La vostra umiltà mi ~ 124 ~ lusinga, con questo arco sulle spalle non c’è motivo che voi vi inchiniate, dovremo essere noi a farlo, ci state proteggendo a costo della vita.” Poi con le mani gli tirò su il capo. “Guarda, adesso tutto ciò che vedi, che senti, che percepisci, è al tuo comando. Ogni pianta di questo pianeta, e di quello da cui provieni, sarà ai tuoi ordini. Tu potrai dar vita a nuove foreste, nuove piante, potrai far morire quelle parassite, che vivono sulle spalle delle altre. Il ciclo vitale di intere foreste, sarà nelle tue mani. Accetti tutto ciò?” Peter si guardò per un attimo attorno, scrutò la vallata, una brezza calda si alzò dalla costa orientale, portando con se’ l’odore dell’oceano. “Sì, principessa, mi sento pronto ad accettare ogni responsabilità di cui necessita questo arco.” Rispose con fermezza, vidi i suoi occhi illuminarsi di coraggio. Laira gli rivolse un mezzo sorriso. “Data la tua giovane età, hai coraggio da vendere, ragazzo mio. Spero con tutto il cuore, che tu e i tuoi compagni possiate continuare il vostro viaggio con serenità, fino a trovare tutte le armi rimanenti. I tre grandi alberi dell’isola Reiki, vegliano su di te.” Pronunciò, con solennità, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Adesso, se permettete, Laira avremo bisogno di utilizzare il portale del palazzo.” Disse con una certa serietà, Hairos. “Qualcuno di voi lascerà Kiruwah prima del tempo, che peccato.” Il suo sguardo accusatorio, seguito dal tono altrettanto duro, si posò su Tess che distolse lo sguardo immediatamente. “Seguitemi, dovremmo addentrarci nel palazzo, faremo in un attimo.” Così, passando tra piccoli gruppi di persone che si erano riunite sotto alle fronde dei tre alberi, giungemmo di fronte al ceppo dell’albero più grande dei tre. In quei pochi passi che facemmo, notai con meraviglia che la gente attorno a noi non erano solo umani. ~ 125 ~ Eppure a palazzo non me ne ero accorta. “Hairos, guarda. Non sono tutti uomini come noi.” “Certo che no, ci sono Elfi, Nani, Ninfe, Fate, Lupi antropomorfi e Licantropi, ma anche Maghi e Streghe, per non parlare delle città di mare, dove si possono trovare Sirene terrestri e marine.” “Ma sono entità benevole, o sbaglio?” “Sono come gli umani, ci sono i buoni e i cattivi. Poi ci sono anche creature del tutto maligne, come i Segugi, le Ombre, le Arpie, i Non-morti, e quelle tante creature che vengono soggiogate da Drake. Sono tutte quelle creature che non dispongono di un anima, in loro non risplende la luce.” “Sono molti. Fammi vedere un po’, aiutami a riconoscerli” mi guardai un po’ in trono. “Va bene. Dunque.. vedi quel bel ragazzo laggiù?” disse, indicando un giovane di circa vent’anni, dai capelli d’oro. “Quello è un elfo, non è molto diverso da voi, ha solo le orecchie un po’ più allungate delle vostre, e resterà così per sempre.” “Sono immortali come nei libri.” Sussurrai stupita. “Sì. Poi la vedi quella ragazza dai capelli castani, quella girata di spalle.” “Ma sulla sua testa … oh mio Dio, quelle sono orecchie? E quella è una coda, pelosa e si muove pure.” Ne rimasi estremamente colpita, sembrava di essere ad Halloween. Non era la prima cosa strana che vedevo, ma almeno non mi spaventava. “Lei è un lupo antropomorfo, pardon, una lupa. Quel ragazzo che parla con lei dovrebbe essere un licantropo, eh già. Hai il marchio dei licantropi sul polso. La vedi quella cicatrice che sembra una virgola? È il marchio per distinguerli, si fa quando si compie la maggiore età.” “Ma cosa succede se uno di loro uccidesse qualcuno?” chiesi, osservando i due ragazzi, seduti sotto le fronde degli alberi ~ 126 ~ che chiacchieravano garbatamente. “Niente, la prigione, come tutti. Sono ragazzi come te, Violet, se ne vedono sono ovunque.” “Dai Violet, credo che sia la cosa migliore di questo posto, ci possiamo fare un sacco di amici, chi può dire di avere un amico mago, o licantropo?” “Seth credo che sia una bella cosa, però sulla terra credo che sarebbero visti come fecce della società o cacciati come si faceva con le streghe nel medioevo. È per questo che non vorrei per niente al mondo che si venisse a sapere dell’esistenza di Kiruwah … i terrestri sono troppo stupidi per accettare il diverso, non si accettano già tra di loro.” Seth mi guardò facendo spallucce, come per dire che non ci potevo far nulla. A me però dispiaceva, già, noi umani non avremo mai apprezzato quel vasto e bellissimo mondo.. gli avremo fatto solo del male. Come con tutto, del resto. Ormai eravamo giunti di fronte al grande ceppo, Laira si avvicinò ad esso e prese il ciondolo che aveva appeso al collo e lo avvicinò al legno. Era una chiave verde scuro, di un materiale simile all’ottone, leggermente opaca. Si illuminò di una luce color smeraldo, vidi i nodi del tronco districarsi, la corteccia sì dilatò e sotto essa iniziò ad emergere una bellissima porta di legno scuro, ornata da foglie d’edera con due pomelli d’ottone a forma di foglie. “Stupendo.” Sussurrò Peter. “Meraviglioso, Pitt, meraviglioso.” Lo corresse Caren. “Avanti, siete i benvenuti in casa mia.” Ci incitò Laira, sorridendo con gentilezza. “Perché la chiama casa?” domandò William. “Perché come questo posto non c’è niente. Ragazzo mio, non c’è niente meglio di casa” rispose la principessa, facendoci entrare nel palazzo. ~ 127 ~ “Già, non c’è niente meglio di casa.” Sussurrò costernato, dato l’imminente addio. Il palazzo era una meraviglia, tutto scavato all’interno del tronco dell’albero, ogni cosa fatta con il legno. Era composto da una serie di corridoi circolari che si susseguivano su vari piani a cui vi si accedeva grazie a varie scale a chiocciola e non, anch’esse, scavate nel legno. All’interno del palazzo vi erano vari funzionari, servi e dame, notai con entusiasmo che vi erano pochissimi umani. Fancy e Miro rimasero fuori ad aspettarci. Di fronte all’entrata c’era una grande stanza col soffitto a doppio arco, con un grande tappeto rosso e crema, che decorava il pavimento, e piante d’edera che ornavano le arcate. Da lì si cedeva ai tre corridoi principali, quello di fronte a noi terminava con una grande scalinata dai gradini in legno chiaro e il corrimano in legno scurissimo. “Venite, il portale è in cima, non ci metteremo molto.” A quelle parole vidi Tess sussultare, poi scosse il capo e si calmò. Nessuno di noi le aveva ancora rivolto la parola, e lei non aveva ancora accennato a commentare la sua imminente ritirata. Che peccato. Sarebbe stata una grande guerriera. Non sarebbe stato facile dirle addio, non volevo dirle addio. ~ 128 ~ 10 Il primo raggio di sole Salimmo le scale, mi guardai attorno, c’erano dipinti e ritratti attaccati alle pareti di legno levigato. Le scale procedevano normalmente fino al primo piano, poi iniziarono a seguire l’andamento della corteccia, così di tanto in tanto ci trovavamo su uno dei piani del palazzo. Tess saliva in silenzio seguita con lo sguardo da William, poco più in dietro di lei. Seth mi stava di fianco, mentre ci dirigevamo al portale, mi guardò perplesso e sussurrò :”Perché le permetti di fare questo?”. “Perché non posso obbligarvi a restare lo sai anche tu.” Risposi acida, ancora arrabbiata per il modo in cui mi aveva parlato giù al torrente. “Okay, fai bene a rispondermi così. Adesso so’ che sei ancora arrabbiata con me, e che vuoi che Tess resti con noi. Vero?” chiese piano, senza farsi sentire. I suoi occhi scurissimi mi guardarono con terrore, aveva paura della risposta. “Può darsi …” risposi accelerando il passo, distogliendo lo sguardo. Intorno a noi si spostavano creature di ogni specie, mi parve di vedere un gruppo di elfi intenti a riposarsi, seduti sulla soglia di una stanza. Non mancava molto al portale, sentii come una forte energia provenire dal soffitto. Pure Peter l’avvertì, mi guardò perplesso. Le scale terminavano fuori dal tronco, sulla cima, dove partivano i rami. Giungemmo sulla cima del grande albero, era come un enorme terrazzo sulla cima del mondo, nel legno era stato intagliato anche un parapetto per evitare incidenti. Enormi rami ci circondavano, spiccando il volo verso il cielo. Un raggio di sole, più forte e brillante degli altri, illuminava il centro della cima del tronco. “Vieni Violet, ho bisogno del tuo aiuto. Questi portali, ~ 129 ~ funzionano solo con il cerchio, per questo motivo non ci sono molti viaggi sulla terra. I viaggi sulla terra, di norma.., ma adesso che ci sei tu, possiamo partire da qui.” Seguii Laira sotto al raggio di sole. Appoggiai il cerchio sul tronco, il suo centro venne illuminato dal sole che venne riflesso sulle foglie dell’albero, che ci osservavano silenti e immobili. “Adesso serve solo il sangue del sovrano, che poi sarebbe il mio.” Sussurrò tra sé la principessa, avvicinandosi al cerchio. Tirò fuori dalla sacca, un pugnale dalla lama affilatissima, così affilata che le bastò pungersi il dito per farne uscire una goccia di sangue. Vidi quella gocciolina purpurea abbattersi al centro del cerchio, sul legno. Sembrava una piccola macchia d’inchiostro. Improvvisamente il mondo attorno a noi cambiò, si levò un rande vento, spirava come un turbine, le grandi foglie iniziarono a turbinare attorno a me e Tess, gli altri furono costretti a tirarsi indietro. Il vento era fortissimo, ci aveva messe in gabbia, dovevamo decidere. Il legno, delimitato dal cerchio, divenne come acqua, un acqua di smeraldo che proiettava la sua luce immensa fuori dal turbine, verso il cielo. “Adesso Tess può tornare a casa!” ci gridò Laira, con i biondi capelli che seguivano il vento. Caren e William mi guardarono impotenti, volevano che la facessi ragionare. Seth mi guardò con compassione, sapeva che volevo che restasse con noi più di tutti gli altri. Così guardai Tess, eravamo alle due estremità del cerchio, la paura sul suo volto mi rassicurò. All’improvviso, tutto si bloccò, le foglie si fermarono a mezz’aria, pure i nostri compagni sembrarono bloccati, solo il bagliore di smeraldo continuava a pulsare verso l’alto. Una figura simile ad uno spettro, si pose tra me e Tess, era sospesa in aria, sul cerchio. Bellissimi capelli castani ramati, le inquadravano il volto, lunghi fino alla metà ~ 130 ~ del collo. Il volto fine e giovanissimo era ravvivato da meravigliosi occhi verdi e lucenti. In dosso, una sfavillante armatura da guerra, e sotto braccio, un meraviglioso elmo. “Salute a voi, giovani guerriere. Cosa porta quest’incantevole fanciulla a desiderare di tornare a casa?” chiese garbata, rivolgendosi a Tess. Lei, intimidita e sorpresa, rispose :”La paura, mia signora, solo quella.” “Paura per la tua vita, per quella dei tuoi amici, della tua famiglia. Paura di non riuscire nella tua missione. Se tu non fossi stata adatta al tuo compito, se avessi fallito, non credi che non ti saresti trovata qui?” la ragazza si interruppe, sentii solo i nostri respiri stanchi e stravolti. “La tua presenza non è casuale, nemmeno la morte di mia sorella Ifrit lo è stato. Lei ha dato mille anni di sonno al male, perché sapeva del vostro arrivo. Tutti voi, ormai da quando era solo una bambina, animavate i suoi sogni. Lei mi ha cresciuta narrandomi delle vostre imprese, della vostra vita e di questo evento.” “Principessa Alice …” sussurrai, avendo capito che era proprio il suo spirito a parlarci. Mi guardò con ammirazione, e continuò, rivolgendosi a Tess :”Non immagini nemmeno quale sarà il tuo potere, sarai fondamentale per la sopravvivenza di tutto il gruppo. Sarai il faro che li guiderà nelle notti più buie. Adesso fa’ la scelta giusta, e ricorda … la paura è sempre stata dei mortali, ma solo il coraggio appartiene agli eroi” E così, com’era apparsa, si dissolse, e tutto riprese a vivere. Le foglie tornarono a volteggiare e il vento tornò a far ondeggiare i lunghissimi capelli di Laira. “Cosa hai deciso, Tess.” Chiesi sottovoce. Lei guardò il centro del cerchio, poi i suoi occhi si spostarono su di me timidamente, infine guardò i nostri ~ 131 ~ compagni, soffermandosi su William. Fece un passo avanti, con fermezza, poi decisa disse :”Resto!” il suo grido di gioia s’espanse in tutta la valle. In un attimo, nemmeno il tempo di un respiro, le foglie smisero di turbinare e vennero risucchiate dalla luce di smeraldo, che si spense all’istante. Guardai Tess con ammirazione, e corsi ad abbracciarla. I nostri amici ci raggiunsero. “Sono contenta che sei rimasta.” “Alice mi ha fatto ragionare. Diverremo degli eroi, saremo immortali e vivremo nella memoria di tutti gli abitanti di Kiruwah.” “Bene, possiamo dire che la nostra avventura è appena iniziata.” Commentò Hairos, entusiasta. “Adesso che ne dite di rimanere per pranzo, naturalmente ospiti al mio palazzo.” “Ne saremo più che lieti.” Rispose il drago. “Allora seguitemi.” Ci intimò cortesemente, e scendemmo. Dopo esser scesi di qualche metro all’interno del ceppo, giungemmo difronte a una porta di legno chiaro. Laira l’aprì con garbo, da lì si accedeva ad un grande salone con un lungo tavolo al centro. Vi erano delle bifore che lasciavano filtrare i raggi del sole. La sala era stata scavata in uno dei rami bassi dell’albero, era uno dei più massicci e resistenti. Sul soffitto vi era un abbaino a forma di stella a otto punte, una meravigliosa pianta di gelsomino decorava le pareti e il soffitto stesso. Un profumo di fiori e d’aria fresca, penetravano dal soffitto. Intorno alla tavola, accostati alle pareti, vi erano dei vasi di gigli bianchi. Laira ci fece accomodare a tavola, dei servi ci portarono prelibatezze tipiche dell’isola. Mangiammo tutti con gusto. Hairos e Laira trattennero conversazione, parlarono del regno e del nostro arrivo, che era cosa assai gradita, disse la principessa. Mentre i miei compagni erano intenti a ~ 132 ~ mangiare l’ultimo boccone del dessert, attenti a non macchiare la bellissima tovaglia di lino bianco, vidi Seth uscire dalla stanza. Lo seguii sgattaiolando fuori dalla porta, senza essere vista. Era nel corridoio, osservava il paesaggio guardando fuori da una finestra. “Seth? Cosa ci fai qui?” “Non credi che dovrei chiedertelo io? Cosa ci fai qui Violet?” chiese, senza distogliere lo sguardo. “Beh, io sono venuta qui per …” cercai di rispondere, ma fu’ subito su di me e mi prese il volto tra le mani. “Violet, adesso più che mai voglio che tu mi perdoni. Perdona il mio essere sgarbato, e la mia non curanza per ciò che hai passato. Perdona ciò che ti ha fatto star male. Sarò accanto a te, fin quando tutto questo non avrà fine.” I suoi occhi neri riflettevano la mia immagine e il suo tormento. Lasciò con delicatezza il mio viso. Feci un passo in dietro e con un sussurro risposi :”Il perdono è il minimo che possa fare. La nostra amicizia ha vinto sempre su qualsiasi cosa ci fosse capitata, supereremo anche questa, come abbiamo sempre fatto.” L’abbracciai con orgoglio, fiera della sua richiesta di perdono e della sua umiltà. Tornammo nella sala da pranzo, con la felicità che ci illuminava gli occhi. Hairos informò tutti noi che saremmo partiti a breve, però, prima di dirigerci alla prossima isola, avremmo accompagnato la principessa Laira su Isen dalla principessa Luna, sua grande amica. Uscimmo dal palazzo, Laira ci fece portare fino alla nave. Le sue guardie e altri centauri, si offrirono di aiutarci ad arrivare fino alla nave, così trottammo alla velocità del vento tra i torrenti e le colline dell’isola. Vidi il sole abbassarsi gradualmente, Hairos ci osservava dall’alto. In poche ore arrivammo sulla costa. La Stardust era sempre lì, pronta a ~ 133 ~ salpare. Scendemmo a terra e ci apprestammo a salire sulla nave. Fancy e Miro uscirono dalla foresta, li vidi salutarci dalla costa, non appena salpammo assieme a Laira. “Fate buon viaggio!” si raccomandò Fancy. “Torna a trovarmi più spesso Hairos!” gridò Miro all’amico. “Lo farò, fidati di me!” rispose. “Beh, se la mettiamo così ti vedrò tra cento anni. Ciao Hairos, a presto!” “Ciao amico mio, spero di rivederti presto!” gridò in fine Hairos, quando ormai Miro era solo un punto nero lucido. “Bene, adesso facciamo rotta verso Isen .” Borbottò il drago, mettendosi al timone, incitando la ciurma a darsi da fare. Assieme a Laira, andammo nella nostra stanza, alcuni di noi le mostrarono le foto di famiglia che erano rimaste nei portafogli assieme alle monete terrestri. “La Terra dev’essere veramente un luogo incantevole, ci sono molti alberi e foreste nel posto in cui vivete voi? Anche tanti animali, non è così?” chiese con ammirazione, per lei era tutto nuovo. “Sì, non quanti ce ne sono qui, però anche noi abbiamo i lupi, gli orsi e gli scoiattoli.” Spiegai. “Vorrei tanto venire sulla terra con voi, qui su Kiruwah si trovano molti libri che parlano dei Kiryn. Peccato che il mio regno abbia bisogno di me, altrimenti verrei con voi molto volentieri. Forse quando sarò più anziana…” “La sua visita ci farebbe molto piacere, tra qualche anno.” Disse Peter, con un filo d’entusiasmo. “E tu? Tess, per quale motivo sei rimasta?” chiese la principessa, sedendosi sul suo letto. “Io e Violet, abbiamo visto Alice.” Spiegò un po’ confusa. “Sì, Alice l’ha convinta a restare.” Confermai io, appoggiandole una mano sulla spalla. “Ma come …? Alice è morta ormai da anni, no?” ~ 134 ~ “è qui che ti sbagli caro Peter, alcune volte, quando non si sa’ da che parte andare, i principi compaiono al nostro cospetto, per indicarci la via. Succede solo con le persone come voi, infatti, ne io ne gli altri sovrani gli abbiamo mai visti.” “Allora come fate a saperlo?” “è un antica leggenda racchiusa nei due libri neri, quello di Calipso e quello di Ifrit, in questi libri ci sono tutte le informazioni e i segreti sul mondo di Kiruwah. Però sono dei libri che solo chi ha i doni può leggere e comprendere.” “Dove sono questi due libri?” chiesi con curiosità. Se ne avessimo trovato uno, ci sarebbe stato molto utile. “Non è certo. Si parla di un libro nascosto sotto l’albero più antico della foresta oscura, mentre l’altro è sul fondo del mare e riposa assieme alla regina Ifrit. Ma sono solo leggende, non sappiamo nemmeno se sono esistiti realmente. Di quei libri, se ne parla solo nel grande libro delle anime, andato perduto anche quello. Si dice che in parte sia nei sotterranei di Piros.” Borbottò tra se. “Cos’è Piros?” Peter era un fiume di domande, non sapeva trattenersi, era molto incuriosito da quel mondo nuovo. “è uno dei tanti regni governati dall’isola del fuoco. I miei genitori, per esempio, governano il regno di Sretad e Chistad. Sono regioni verdeggianti, situate nella parte sud di Kiruwah.” gli volse un sorriso docile “Tutte le isole hanno regni da governare?” domandò Will, guardando la cartina che gli aveva dato Hairos prima di arrivare su Reiky. “Certo, ci sono moltissimi regni, anche piccoli, per non parlare dei regni indipendenti, come quello dei Draghi o delle comunità Elfiche. Tutti possono chiedere aiuto a Byrja, che li lascia del tutto indipendenti ma li assiste e provvede a loro in modo indiretto, senza costrizioni di alcun tipo. Così ~ 135 ~ viviamo tutti in armonia, aiutandoci l’un l’altro.” “Peccato che sulla terra non sia tutto così semplice.” Pensai. “Che ne dici, Peter, se vi mostro come usare l’ arco?” “Certo principessa, mi sento fortunato ad avervi come insegnante.” Si complimentò Peter, più per cortesia che per lusingarla. “Bene, allora seguitemi fuori, sul ponte. Violet, ricordati del cerchio.” La seguimmo curiosi, io mi portai il cerchio, come aveva chiesto. Ci mettemmo al centro del ponte, lei ci chiese di sgomberarlo da tutto ciò che vi era sopra. “Ecco, adesso che il ponte è vuoto, non c’è il rischio di rompere qualcosa. Possiamo iniziare.” Peter gli si avvicinò con l’arco tra le mani. La principessa gli chiese di scoccare una freccia il più lontano che potesse. “Non temere, sono le frecce più leggere che esistano, e ne hai una scorta infinita. Sono frecce rigeneratrici, ne scocchi una, ne nasce una nuova al suo posto nella faretra. Ma adesso concentrati e fa’ ciò che ti dico.” Sussurrò lei, accostandosi al suo viso. Peter si preparò, prese una freccia dalla faretra e caricò l’arco. La mano gli tremò per un istante, poi qualcosa dentro di lui, lo calmò. I suoi occhi divennero una sottile linea nera, stava mirando qualcosa che solo lui e Laira riuscivano a vedere. Non appena la mano si fermò, scoccò la prima freccia, la seconda, la terza. In un battito cardiaco, scoccò ben tre frecce di seguito, volarono sull’aria come brezza di mare. Veloci e invisibili come proiettili, centrarono entrambe il bersaglio, i bersagli. Sì, tre colonne di pietra poste sulla costa dell’isola di Ghiaccio, lontana miglia e miglia marine, di cui si scorgeva a malapena il profilo. Peter sbatté gli occhi in un lampo e abbassò l’arco. Si voltò entusiasta verso Laira. “Sei stato bravissimo, anche troppo per uno della tua specie, sicuro di non essere di queste parti?.” Scherzò. ~ 136 ~ Io e Tess lo incoraggiammo. Laira mi guardò incuriosita. “Adesso vediamo cosa sai fare tu.” Mi punzecchiò, colpendo con la punta del suo pugnale il cerchio. Esso vibrò cupo, come se stesse rispondendo. “Certamente” poco prima che rispondessi, Hairos apparve come un ombra da dietro uno degli alberi. “Vacci piano Violet, non sei ancora pronta per usare il cerchio” “Certo che lo è!” rispose Laira, che lanciò un primo fendente. Lo deviai per poco, fu’ così fulmineo e inaspettato, mirò con cura alla gola. Faceva sul serio. Indietreggiai di scatto, presi con fermezza il cerchio e imitai il suo attacco, lei chinò il capo all’indietro di scatto e rispose cercando di colpirmi al petto. Il colpo venne deviato, sentii la lama sfregare il cerchio, ci fu una sorta di tintinnio. Mi sembrò che il cerchio di Ifrit fosse capace di capirmi, in qualche modo. Così, evitando i suoi attacchi - e mi sorpresi di ciò - riuscii a colpirla alla spalla e a scappare, mi lanciai da Hairos, che osservava la scena da dietro l’albero. Tornai verso Laira, si era fermata all’estremità opposta del ponte, la guardai, feci roteare il cerchio sulla testa e piantai i piedi per terra. “Adesso fai sul serio, in barba ad Hairos e alle sue preoccupazioni” disse sorridente la principessa, per poi scagliarsi verso di me. Attesi il suo arrivo, non mi mossi nemmeno di un millimetro. Non se ne accorse nemmeno, neppure io riuscii a capire da dove arrivasse tutta quell’energia, sapevo solo che dovevo liberarla, così, mentre Laira si gettava su di me con il suo pugnale, ad un passo dal mio viso, con uno scatto convulso e sciolto del braccio, parai il colpo facendo schizzare il pugnale come un proiettile. Quando le due lame si incrociarono, si udì un frastuono metallico, come un ruggito, ~ 137 ~ che fece vibrare la superfice del cerchio. Quando Laira si allontanò, per raccogliere il pugnale caduto a terra, notai che mi tremava tutto l’avambraccio e il cerchio sibilava mesto. “Brava, vedo che tu ed il cerchio state diventando ottimi amici.” Si complimentò la principessa, avvicinandomisi con il pugnale tra le mani. Hairos non aveva smesso un attimo di guardarci, qualcosa, sul suo viso, mi disse che aveva scorto qualcosa che non andava. Alzai lo sguardo al cielo, si era già riempito di stelle, ma la mia attenzione venne catturata da qualcosa di molto più grande e luminoso. Una grande luna lucente, si rifletteva sulle onde dell’acqua ormai nere, troneggiava silenziosa sulla volta celeste. Ma la sua maestosità non era nulla in confronto a ciò che vidi dopo. Alla sua destra, quasi con timidezza, si scorgeva il primo quarto di una seconda luna, non meno luminosa e ne tanto meno maestosa della prima. Era solo leggermente più piccola. “Ragazzi, guardate là!” gridai stupefatta, con gli occhi al cielo, puntando con la punta delle dita la luna più piccola, e mi lanciai al bordo della nave. “Ma sono due!” “è magnifico! Corri Will, vieni a vedere!” lo chiamò Tess, e in un batter d’occhio ci ritrovammo tutti quanti appollaiati dietro il parapetto. Hairos e Laira si limitarono ad osservare il nostro entusiasmo. Io e Seth ci sporgevamo sul mare, aggrappati al parapetto. Non staccai gli occhi dal cielo nemmeno un secondo, le stelle erano luminosissime e dai colori stupendi. Seth mi guardava con stupore, poi sussurrò :”Guarda come si specchiano le lune nel mare, non è meraviglioso?” “No, è magnifico.” Lo corressi, volgendo nuovamente lo sguardo al cielo. “Qual è il loro nome Hairos, eh?” chiese Peter. ~ 138 ~ Hairos si avvicinò, seguito dalla principessa, e come un vecchio cantastorie disse :”Quella, la minore, porta il nome di Teudes. Mentre la più grande è Kronos.” Così, veleggiammo calmi sulle onde del mare, che ormai riflettevano la volta celeste. Le sue acque erano così calme da sembrare di miele, ogni spostamento della nave era morbido e leggero. Io e gli altri ragazzi, restammo ad osservare il cielo, ci sedemmo per terra e iniziammo a pensare alle nostre famiglie. “Beh, sono sicura che per Simon è anche meglio così” dissi, cercando di fare dell’ironia. “I miei mi tengono rinchiusa come una principessa in una torre d’avorio … ma che vadano al diavolo, adesso sono libera di vivere la mia vita.” Borbottò Caren, contenta di non avere più i suoi genitori alle calcagna. “A me manca l’aria di casa, quel conoscere tutti, quel sapere che chiunque può aiutarti. Mi manca tanto la nostra città.” Sospirò Seth, sdraiandosi per terra, con le mani dietro la testa, scrutando il cielo. Ci sdraiammo tutti come lui, faceva caldo ma a terra spirava una leggera brezza marina che rinfrescò i nostri animi. “Come mi mancano i miei genitori e a te Seth?” chiese William. Il mio cuore sussultò, come se la spina di una rosa l’avesse accarezzato. Sospirai senza farmi sentire, mancavano molto anche a me. Peter si alzo, mettendosi in ginocchio, e con lo sguardo perso nel cielo, con rammarico sussurrò :”Tanto sono sicuro che non mancherò a nessuno.” La sua voce flebile e così abbattuta, mi fece tremare. Mi alzai in piedi di scatto e lo guardai, i suoi occhi nocciola vennero catturati dai miei, freddi e taglienti. Prima che potessi dire qualcosa, Hairos venne su dalla stiva, annunciando che stava per servire la cena. Così si alzarono tutti, Seth allungò ~ 139 ~ la mano verso Peter per tirarlo su’ e se ne andarono. “Violet vieni, dai andiamo!” mi chiamò a se Seth. Ma dopo ciò che aveva detto William, mi sentivo nuovamente una stupida, così non lo seguii subito. Quando entrammo nella sala da pranzo, la finestra era chiusa. Mi sedetti dandole le spalle, con il viso rivolto al dipinto. Non notai che Seth era proprio difronte a me, mentre Tess e Peter, uno alla mia destra e l’altra alla mia sinistra. Seth, per tutta la cena non mi guardò nemmeno, rimase a confabulare per tutta la durata della cena con William. Sbuffai. Girandomi per prendere la forchetta, vidi gli occhi di Tess, carichi d’emozione. Improvvisamente mi strinse a se, passandomi le braccia attorno al collo. ”Sono felice d’esser rimasta.” Sussurrò entusiasta. “Lo sono pure io.” Risposi. La cena proseguì nel migliore dei modi, dopo aver ritrovato l’affetto e la fiducia in Tess, iniziammo a parlare tutti assieme, raccontando sopra tutto le vicende passate. Ad un tratto sentii Laira chiedere di Linda. La cosa mi diede un leggero fastidio, però le parole di Will mi urtarono veramente tanto. “Sapete, è la ragazza di Seth, inutile star a fare troppi giri di parole” scherzò. Guardai Seth e Will con rimprovero, non mi calcolarono e Seth tantomeno si disturbò a smentire ciò che aveva detto l’amico. Così, mi alzai e con una scusa, andai in camera. Aprii velocemente la porta e mi sdraiai subito sul letto, mi batteva forte il cuore, come se un incubo mi avesse fatta svegliare nella notte. Non capivo più nulla, mi sentivo stordita e lacerata nel profondo. “Linda” pensai “Se solo avessi la sua età, i suoi lunghi capelli color cenere, i suoi occhi di smeraldo, il suo fisico da invidia.” Mi alzai di scatto dal letto, in preda al furore, sbattendo le gambe sulle coperte e gesticolando rabbiosa. Quando mi fermai avevo il fiatone e mi girava la testa, sulla ~ 140 ~ parete di fronte a me, come se fosse arrivato improvvisamente l’inverno, dardi di ghiaccio spuntavano dalle assi di legno. Trapassavano la parete da parte a parte, ce ne erano alcune minuscole, altre erano lunghe come un braccio, dal diametro de palmo di una mano. Vedendole lì trasalii, ero stata io oppure no? Mi avvicinai cauta. Appoggiai il viso alla parete e guardai dentro a uno dei dardi. Il ghiaccio era trasparente e liscio come vetro, con un dito lo sfiorai, era la cosa più fredda che avessi mai toccato. Guardando con più attenzione, vidi al suo interno, qualcosa di familiare. Una sagoma, dai capelli lunghissimi, stava correndo per una strada deserta, poi giunge in un città a lei sconosciuta, si sente sola e spaesata, tutto si fa’ buio, inizia a gridare e a piangere. Finalmente riuscii a scorgerne il volto. Era il mio. Indietreggiai spaventata, che il ghiaccio fosse il risultato della mia malinconia? Quella scena mi spaventò, feci per prendere il cerchio, ma lo lasciai a terra e corsi fuori. Girai l’angolo e mi nascosi, aspettando che i miei compagni andassero a letto, poi mi diressi verso il ponte. Con sorprendente tristezza, vidi Peter appoggiato alla ringhiera, osservava il mare con la solitudine sul viso. La luce della luna era così forte da far sembrare i suoi capelli brillanti come l’oro, mi nascosi nell’ombra per non essere vista. Vidi i suoi occhi spostarsi di poco nella mia direzione. Erano più profondi del solito. “Violet, cosa ci fai lì.” Sussurrò. “Come hai fatto a vedermi?” chiesi, raggiungendolo. “Quando piangi i tuoi occhi brillano, Seth non ci crede, invece è vero.” Spiegò lieve. “Cosa ci fai qui?” domandai, accostandomi a lui, scrutando il mare. “Stavo pensando, pensavo a mia madre. Quando tronerò non ci sarà, come sempre. Non si accorgerà nemmeno che sono andato via.” Sussurrò con amarezza. ~ 141 ~ Vidi il suo sguardo abbassarsi. “No, non è vero. Lei ti vuole bene, ogni volta che ritorna a casa, non immagini nemmeno quanto le sei mancato. Non è vero che sei solo, ci siamo noi. Qui con te, per sempre.” Risposi abbassando la voce. “Grazie Violet.” Disse stingendomi a sé. Non potei far altro che ricambiare l’abbraccio, ad un tratto non mi sentii più stabile, e mi appoggiai a lui. “Tutto bene?” esitai a rispondere, poi, un gemito soffocato uscì dalle mie labbra. “Non … non sto affatto bene, Peter.”Sussurrai, cercando di tenermi alle sue spalle, con la voce e le mani che tremavano, e il viso bagnato da lacrime salate e leggere. “Non ti preoccupare, starò io con te. Seth è troppo diverso per capire, alcune volte anche troppo sicuro di sé. Sta’ tranquilla, andrà tutto bene. L’importante è che ti dimentichi di lui, almeno, in quel modo..” “Come farò … non posso, siamo amici da troppo tempo .. proverò sempre qualcosa di diverso.” “Lo chiami amico, qualcosa che ti fa penare in questo modo? Che gioca con i tuoi sentimenti, che ti vede solo come una bambina e ti giudica solo per quello che sei fuori. Ascoltami Violet, se è vero che vi conoscete da tanto tempo, e siete amici, dovrebbe stare più attento a ciò che fa. So’ come sono andate le cose, quando ti ha portata nella radura. Ti assicuro che c’è qualcuno che non sarebbe scappato …” le sue parole, dure e accusatorie nei confronti del caro amico, mi colpirono dritte al cuore. Ciò che diceva era la pura verità. Mi strinsi a lui ancora più forte. Chiusi gli occhi e immaginai un mondo senza Seth, forse sarei stata più felice, ma con un vuoto incolmabile nel cuore. ~ 142 ~ 11 Blu Invidia Non potei credere a ciò che stava succedendo tra Peter e Violet. Il mio più caro amico, mio fratello, mi stava pugnalando alle spalle, dandomi del maligno. Accusandomi di aver reso la vita di Violet più dura di quello che già era. Rimasi sulla porta della camera, ribollivo di rabbia. Erano lì, sotto quelle splendide lune, si abbracciavano con una dolcezza infinita. Ad un tratto, caddi in ginocchio. Avevo realizzato che ciò che aveva detto Peter, non mi faceva male perché detto da lui, faceva male perché era vero. Quello per Linda era sicuramente amore, ma Violet? Perché tutto quell’affanno per salutarla, perché tutto quel bisogno di vederla al sicuro, perché tutte quelle premure, attenzioni? Perché la portai nella radura, lei e non Linda. Mi morsi le labbra e mi tirai su’, non riuscivo a rendermi conto di ciò che avevo dentro. Intanto lei e Peter si tenevano stretti, ebbi l’impressione che Violet stesse piangendo. Con un nodo allo stomaco, lì guardai per un ultima volta, e andai a letto. Con il cuore in mille pezzi e l’anima pesante come quella di un assassino. ~ 143 ~ Mi sdraiai sul mio letto, tra quello di Violet e Peter, vuoti. Steso con le braccia dietro la testa, osservavo il soffitto, in sottofondo i respiri lievi di William e Tess. Perché mi sentivo in colpa, così tanto. Ogni lacrima di Violet, cadeva come un macigno nel mio stomaco. Quello era solo l’inizio, per quanti giorni ancora, i suoi occhi spenti, il suo viso pallido e fine, la sua voce flebile e rotta, mi avrebbero perseguitato. Sapevamo entrambi che non era colpa mia, a me Linda piaceva e basta, ma allora perché mi dannavo così tanto? La porta scricchiolò, Peter entrò piano, senza far rumore, mi girai su un fianco, facendo finta di dormire. Sentii Violet entrare dopo di lui, e chiuse la porta. “Violet, va’ a letto. È tardi.” “Sì Peter, vado subito. Prima devo fare una cosa …” Sentii che sussurrò qualcosa a Peter. “Okay, però, sii forte.” “Sì” rispose, sentii il suo profumo avvicinarsi lieve, poi sussurrò :”Ciao Seth, spero che la nostra amicizia torni quella di prima. Anche se tu mi hai già chiesto scusa è comunque difficile per me, capiscimi” Un profondo dolore fece vibrare le sue parole che rapirono la mia anima. Poi andò a sdraiarsi nel suo letto. Mi voltai, sia lei che Peter mi davano le spalle. Un giorno sarei cambiato e sarei tornato da loro. Quella notte feci fatica ad addormentarmi, così, mi alzai più volte. Alle sei del mattino uscii dalla stanza. Il cielo era a strati, dove sarebbe spuntato il sole, là all’orizzonte, era chiarissimo, invece, sulla mi testa si vedevano ancora le stelle, con la loro luce fredda e meravigliosa. Sussultai, quando vidi i lineamenti di Isen , era vicinissima e sulle sue sponde, sulla parte più alta della costa, come un faro, troneggiava un meraviglioso palazzo. Era formato da tre torri dalla forma affusolata, non erano diritte, bensì ~ 144 ~ attorcigliate su loro stesse, terminavano con una punta sulla quale era posta la bandiera del regno. Era un palazzo splendido, sembrava di vetro blu. I primi raggi del sole ne illuminarono la superfice, era ricoperta di coralli e conchiglie coloratissime, e al sole aveva la stessa colorazione del mare, che cambiava a seconda di dove la si guardasse. L’sola mi sembrò immensa, aveva un enorme porto, con almeno un centinaio di navi pronte per partire. Pini marittimi e arbusti, ornavano la costa, accompagnati da splendidi fiori gialli e viola. Sentii gli artigli di Hairos, ticchettare sul pavimento. “Buon giorno.” Disse sommessamente. “Anche a te. La principessa Laira?” chiesi, sorpreso di non vederla assieme a lui. “L’ho lasciata riposare nelle sue stanze. Dovresti farlo anche tu, Seth torna a letto. È ancora presto per sbarcare, e devo sempre fare un mucchio di cose.” Non avevo affatto l’intenzione di tornare in camera, tanto non avrei dormito, così mi proposi di aiutarlo. “Non ho sonno, posso aiutarti nelle tue faccende?” Mi guardò torvo, sperando che cambiassi idea, poi sbuffò e, alzando gli occhi al cielo, rispose :”Eh va bene, puoi aiutarmi. Ma promettimi che non farai guai.” “Sì, va bene. Obbedirò a tutto ciò che mi dirai.” “Ne avremo fin quando il sole non illuminerà la soglia della tua stanza, t’avverto. Puoi anche ritirarti e tornartene a letto.” Spiegò sprezzante, sperando che mollassi. “Va bene.” Risposi con fermezza. Ci andammo sotto coperta, prima di scendere le scale, si voltò e guardandomi disse :”Ragazzo, hai proprio la testa dura come quella di qualcuno di mia conoscenza...”sospirò. Feci spallucce, ironico, lui mi fece cenno di seguirlo con la zampa. Mi portò in cucina, i cuochi stavano ancora dormendo, lui mi disse che avrei dovuto pulire i piatti e le stoviglie, così non ~ 145 ~ avrebbero perso tempo a farlo loro. Intanto, Hairos, si sarebbe occupato di trovare la rotta giusta da seguire, una volta lasciata l’Isola di Giaccio. Iniziai a lavare tutti piatti, poi bicchieri e posate, infine pentole e mestoli di ferro. Ogni tanto, dalla porta sempre aperta, vedevo Hairos che trafficava con dei fogli, spostandosi da una stanza all’altra, e senza togliere gli occhi dalle sue carte borbottava :”Sciacqua finché non ti si ammorbidisce la corazza, figliolo, lo dico sempre anche ai miei allievi.” Da lì intuii che di norma allenasse giovani draghi per l’esercito reale, probabile che lo avesse spiegato anche prima di partire, ma non lo ascoltavo. Con le mani vizze e mollicce, posando l’ultimo mestolo nella credenza, chiusi l’acqua del lavello, e andai a cercare Hairos per informarlo che il mio lavoro era terminato. Nelle stanze sotto coperta non si trovava, così andai su’. Vidi che la porta della nostra stanza era aperta, infatti lo trovai lì. Girava piano tra i letti, aggiustò le coperte a Caren e sussurrò :”Entra pure Seth.” “Stavo venendo a dirti che con la cucina ho finito… ma tu perché sei qua?” chiesi sottovoce. “Siete l’unica speranza che è rimasta a Kiruwah.” Sospirò. “Rimpiango ancora di esser diventato ciò che sono.” “Hairos, sei un po’ burbero e mi sgridi spesso, ma non sei cattivo, sei premuroso e difenderesti il tuo paese a costo della vita.” “Tu non puoi capire Seth, prima non ero così …” “Cosa vorresti dire?” chiesi sorpreso. “Sono nato mortale ma …” non terminò la frase, i suoi occhi erano stati catturati da qualcosa, mi si avvicinò e disse :”Hey guarda dov’è il sole, il tuo turno è terminato. Sveglia gli altri, sbarchiamo tra pochi minuti.” Ed uscì, chiamando a gran voce il resto della ciurma. Chiusi velocemente la porta, e ~ 146 ~ svegliai William, che mi aiutò a svegliare gli altri. Mi avvicinai a Violet, stava riposando tranquilla, un raggio di sole le illuminava il cuscino, sembrava un angelo. Sarei rimasto lì ad osservarla per ore, poi lo sguardo maligno di Peter mi congestionò. Già, io amavo un'altra, così lasciai che fossero lui e William a svegliarla. La mattina era particolarmente irascibile, però, quando vide Peter fece un mezzo sorriso. Caren l’aiutò ad alzarsi. Noi ragazzi uscimmo sul ponte, per dare il tempo alle ragazze di vestirsi. “Mi sento carico stamattina!” esultò William, sbadigliando. “Sì, pure io … e tu Peter?” azzardai. Mi guardò un attimo, poi il suo sguardo si fece più duro e rispose :”No … sai perché?! Ho dovuto prendermi il dolore di qualcuno che tu chiami amico ma che invece hai illuso.” “Hey! Stammi a sentire, io non volevo farlo, va bene?! Non è colpa mia, non ci posso far nulla!” “Cavolo Seth! Ma almeno pensa a ciò che fai, a ciò che dici, ma tanto parlo al vento, sei più grande di me ma sembri tanto un bamboccio che non sa’ gestire le proprie emozioni!” Ringhiò furioso Peter. “Stammi a sentire, se proprio lo vuoi sapere è tutta tua! A me interessa solo la sua amicizia, nient’altro!” “Non dire idiozie Seth! Ho creduto pure io che a te interessasse Violet, dal primo giorno che ti ho conosciuto. Perché invece che arrivare fin qui’ non l’hai detto subito, eh? Rispondimi!” la domanda di William mi mise con le spalle al muro. Iniziai a sudare freddo, gran parte di ciò che avevo detto non era vero, cioè, il mio cuore sapeva che stavo sparando un sacco di cavolate. Spinto dalla rabbia, presi Will per il colletto e lo spinsi con le spalle sul parapetto della nave. “Sta’ zitto! Tu non c’entri proprio niente!” “Fermo! O giuro che ti faccio pentire d’esser salito su questa ~ 147 ~ nave!” un ringhio cupo e duro si levò sopra i nostri schiamazzi, Hairos, con gli occhi rabbiosi mi puntava come un cane da caccia, tenendo le ali dispiegate e i canini scoperti. Lo guardai, non lo avevo mai visto così. Rabbrividimmo. Mollai subito William, che si sistemò i vestiti e, avvicinandosi a Peter, mi guardò come se avessi commesso un delitto. Quando ci accorgemmo che le ragazze ci stavano guardando, cercammo d’allentare la tensione. Hairos si sedette, ripiegando le ali, il suo sguardo tornò quello di sempre. William e Peter s’allontanarono, avvicinandosi alle ragazze. Non mi accorsi che eravamo appena giunti nel porto di Isen , pure la principessa Laira aveva assistito alla scena, mi guardò scuotendo la testa e scese per prima. Vidi Tess abbracciare forte William, come al solito si era preoccupata più del dovuto. Peter invece, venne avvicinato silenziosamente da Violet, che lo abbracciò e mi parve che lo stesse ringraziando. Tutti, stretti come una famiglia, scesero dalla passerella. Mi diressi pure io verso di loro, Hairos seduto di fronte a me, chiuse piano gli occhi, sospirando e con voce ferma disse :”No, tu resti qui! Devi pensare a ciò che hai fatto, sarà meglio che mettiate in chiaro alcune cose. Fino al nostro ritorno non scenderai. Mi hai deluso, Seth, tantissimo.” L’ultima frase, la pronunciò con la voce bassa e rotta. Sembrò che ci tenesse veramente tanto a me. Mi sentii in colpa, per lui, per William, per Peter, per le ragazze, per tutti. Dovevo capire cos’era quel mare in burrasca che mi agitava lo stomaco e la mente. Perché dicevo di amare Linda, se poi tremavo di rabbia quando Violet e William scherzavano assieme, o quando lei e Peter si sono abbracciati. Mi sedetti per terra, non capivo, sentivo qualcosa per entrambe, ma cosa? Scesi giù in cucina a bere un bicchiere d’acqua, per rinfrescarmi le idee. L’equipaggio ~ 148 ~ era intento a trattenersi in leggere conversazioni, oppure giocavano a carte. In cucina trovai due un giovane e una ragazza, l’equipaggio non era formato solo da umani e uomini. Infatti, quella a mio dire doveva essere un’incantatrice e lui, mi sa’ tanto che si trattava di un elfo. “Buon giorno.” Dissi per cortesia. “Salve giovanotto, di cosa hai bisogno?” chiese lei. “Lasci stare, faccio da solo.” Mi allungai verso la credenza per prendere un bicchiere, ma la ragazza ne aveva già uno tra le mani, pieno d’acqua. “Ma come …?” mi chiesi, prendendo il bicchiere. “Sono un incantatrice, non una strega. Quelle si credono superiori di noi solo perché esistono da cento anni in più di noi, mah!” si lamentò lei. “Scusa, la mia ragazza spesso parla troppo. A rivederci ragazzo, spero tanto che le nostre strade si rincrocino.” Disse l’elfo, con garbo. “Sì, sicuramente avrò fame tra poco, quindi, a dopo.” E uscii dalla cucina come se niente fosse. Non mi importava di aver parlato con un Elfo e un Incantatrice, come invece avrebbe potuto interessare William e Caren, io volevo solo capire qualcosa di tutto quel casino che si contorceva dentro di me. La meraviglia la lasciavo a dopo. Mentre tornavo sul ponte, sentii un gran chiasso provenire dalla mia stanza. Mi affrettai ad andare a vedere di cosa si trattasse. Entrai lentamente in camera, il sole ne illuminava solamente la soglia, vidi che in fondo alla stanza, vestiti, arredamento e oggetti personali, stavano prendendo il volo, e con la stessa rapidità venivano scaraventati al suolo. Sembrava che ci fosse un fantasma, poi mi spostai verso la parete, facendo entrare la luce, così riuscii a vederla … Un ombra, del tutto somigliante a Violet, stava frugando tra ~ 149 ~ la sua roba. Per errore, feci cadere un piccolo quadretto appeso alla parete. La creatura, aveva gli occhi gialli e gli arti erano fini e allungati come rami, le mani avevano dita allungate e simili a lame. Inorridii, quando si voltò. Inclinò il capo verso la porta, annusò l’aria e di scatto, si voltò nella mia direzione. Peccato che io mi fossi già gettato fuori dalla stanza. L’idea era di scappare sulla terra ferma, così l’equipaggio non sarebbe stato in pericolo e, con molta fortuna, avrei trovato Hairos e gli altri. Corsi giù per la passerella, vidi la creatura agitarsi sul ciglio della porta della camera, il sole la irritava. Così continuai a correre sul molo, circondato da centinaia di navi. Il molo era costituito da diversi pontili di legno che si incrociavano tra loro, era un labirinto di navi e barche, non avrei mai toccato la terra ferma. Vidi la creatura lanciarsi in acqua, quando si tuffò non ci furono nemmeno gli schizzi. Il pontile iniziò a tremare, una nave alla mia destra, venne fatta saltare in aria, prese il volo come fosse un modellino di legno. La gente al porto iniziò a scappare allarmata e ad avvertire il resto della popolazione. Corsi più avanti, intanto le imbarcazioni ai miei lati, venivano scaraventate via come giocattoli. Tremavo di paura. Sentii le assi del ponte scricchiolare, il mostro iniziò a far saltare pure quelle. Allora corsi ancora più forte, con le gambe che non riuscivano a reggermi, il cuore che mi scoppiava e il fiato che si faceva sempre più corto. Intravidi le lastre di pietra che ricoprivano il terreno della città. Stavo per raggiungere la terra ferma, quando venni sbalzato in aria ad una velocità impressionante e con una forza che mi fece sembrare di essermi schiantato contro un muro di mattoni. Con me saltò pure la banchina, ricaddi in acqua, vidi il mostro avvicinarsi, aveva la bocca spalancata. Risalii rapido in superficie, mi aggrappai al ~ 150 ~ bordo del pontile fatto a pezzi e mi tirai su. La creatura si era avvinghiata alla mia gamba, la strattonai perché mi lasciasse, ma continuava a trascinarmi in acqua. Mi triai su’ con prepotenza, portando in superficie pure l’altra gamba. La bestia appena vide il sole, mi mollò, ma mi graffiò la caviglia con le dita. La ferita iniziò subito a bruciare come se ci fosse stato cosparso il sale. Mi morsi le labbra dal dolore e mi alzai, cercai di capire dove fosse il castello e mi diressi subito verso esso. Non era lontano, mi sarebbe bastato percorrere pochi metri all’interno del porto, per poi salire sulla parte alta della scogliera, dove si trovava il castello. Quella maledetta ferita che mi feci per scappare da Miro, iniziò a far di nuovo male, e adesso si era aggravata grazie a quella creatura. Già, Miro … quella volta mi salvò lui, rimase in dietro per me per potermi salvare e Violet? … Lei, lei mi aveva curato con tanta pazienza, anche se l’avevo trattata malissimo. Potevo diventare un complice di Drake , ormai ero un mostro. Non ero mai stato così, ripensai a ciò che era successo sulla nave, aveva ragione Hairos a dire d’esser deluso. Iniziai ad arrancare, mi sentivo male, fuori e dentro. Se la creatura si fosse accanita su di me, non avrebbe aggredito gli altri, i miei amici. Capivo il loro odio, non mi ero mai comportato così, perché lo stavo facendo … proprio a Violet. La stanchezza mi fece accasciare ai piedi della strada che portava al castello, salendo per la collina. Respiravo con affanno, mi inginocchiai, vidi l’orrenda creatura, muoversi tra le ombre delle case. “Vieni forza! Finiscimi, che aspetti …” sussurrai esausto. “Non parlare così, Seth!” un ringhio cupo si levò dietro alle mie spalle. Mi voltai. Hairos, mi stava proteggendo, ed era proprio alle mie spalle, ad un passo dietro di me. “Corri ragazzo, vieni verso di me Eustace … scusami … ~ 151 ~ Seth.” Sussurrò porgendomi una zampa. Ai suoi lati sbucarono Violet e Peter, brandendo l’arco e il cerchio. “Sbrigati Seth, mettiti a riparo.” Consigliò lei. “Credevo che non …” “I ringraziamenti a dopo.” Mi interruppe. Con il cerchio tra le mani, sembrava la guerriera più bella e forte che avessi mai visto. Lo sarebbe diventata, molto presto. “Cosa ti stava inseguendo Seth!?” chiese il drago. “Un ombra … non saprei, era come …” “Va bene, Violet, attiralo qui! Peter … tu pensa ad ingabbiarlo, per il resto faccio io.” Mi interruppe brusco Hairos, dando ordini ai miei amici. Tess e William mi portarono verso il palazzo. Vidi Violet scattare giù dalla collina, l’ombra aveva assunto un'altra forma. Simon, suo fratello. Era la cosa più cara che avesse, non sarebbe stata in grado di distruggerla. La vidi fermarsi bruscamente, la creatura la chiamò a sé con un gesto della mano, vidi che le braccia le tremavano. Ad un tratto lasciò il cerchio, cadde a terra, si sentì un tintinnio. Hairos e Peter gridarono di non andare, ma ormai era vittima di quel tanto amore che provava per il fratello. Iniziò a dirigersi verso la creatura, che con un sorriso beffardo, preparava i suoi artigli. Cinque metri, tre, due … uno, non potevo lasciarla così, allora mi gettai giù dalla collina, strattonando William per farmi andar via. Correndo giù, chiamai a me Hairos e Peter, che mi seguirono. Arrivato da Violet, con il fiatone e le gambe messe ancora peggio di prima, gridai :”No! Non farlo, lui non è Simon! Violet, ragiona!” Lei mi guardò stordita, con gli occhi vitrei e la pelle più pallida, sembrava un cadavere. “Oh no! Le sta’ portando via l’anima, Violet allontanati, presto!” ringhiò preoccupato Hairos. ~ 152 ~ “Hairos fai qualcosa! Morirà!” gli urlò contro Peter. “No! Non possiamo avvicinarci! È un ombra cattura anime, nulla può scalfirle, e nessuno può avvicinarsi. Sono come buchi neri. Mi duole dirlo, ma il destino di Violet è segnato …” sussurrò con rammarico. “Nessuno dici? Io dico che posso.” Dissi in tono di sfida. “Non lo fare Seth!” gridò, cercando di fermarmi. Ormai era troppo tardi, mi lanciai su Violet, la strinsi a me prendendola in braccio. L’ombra sembrò non gradire, un grido cupo si levo da essa, poi si scagliò su di noi. Sentii un rumore fortissimo, proveniva dalla terra, come se si fosse fratturata. Strinsi gli occhi, quando gli riaprii, non potevo crederci. Due lastre di ghiaccio, avevano compresso nella loro morsa fatale il mostro. La pelle di Violet aveva il suo solito pallore, i suoi occhi non mi sembrarono mai così vivi. Misi a terra Violet, ancora incredulo di ciò che aveva fatto. “Sei stata veramente tu?” chiesi imbambolato. “Sì.” Rispose con semplicità, andando a raccogliere il cerchio. “E da dove … da dove hai trovato la forza per …” “Dalla tua amicizia.” Rispose sorridendo, avviandosi sulla collina. Hairos la seguì con lo sguardo, orgoglioso di lei. “Andate su’, vi raggiungo tra pochi istanti. Prima mi devo disfare della cosa.” Borbottò, indicando l’ombra, congelata tra i due lastroni di ghiaccio, che emergevano dal terreno. Io, Violet e Peter, ci dirigemmo al palazzo. Una folata caldissima, ci fece voltare. Hairos aveva polverizzato l’ombra con un soffio arroventato, enormi fiamme di un rosso vivo, si sprigionarono dalla sua bocca. Terminato il suo lavoro, volò fino al castello, raggiungendo Tess e William. “Allora … direi, pace fatta?” chiesi timido. Vidi Violet pensarci un po’, esitò, poi rispose. Deglutii, per paura della sua eventuale risposta al sapor di veleno. ~ 153 ~ “E sia, però ad una condizione …” disse energica, prendendo me e Peter sotto braccio. “Cosa?” domandai, ormai giunti di fronte al castello. Lei mollò la presa dal mio braccio, e girandosi verso di me, disse con tutta serenità :”Non innamorarti mai di me.” La serietà e la dolcezza delle sue parole, affondarono del mio petto, però il suo sorriso mi fece tornare in me. “Dai, adesso andiamo al castello, Laira e la principessa Luna, ci aspettano.” Esultò con gioia. Adesso non mi odiava più, però, la sua felicità e quella promessa, iniziarono a farmi tremare. Non mi amava più. Era ciò che avrei dovuto far anch’io, smettere di mentire a me stesso. Smettere d’amarla. 12 Sotto una buona stella Mi sembrò di vivere un incubo. Simon era davanti a me, sentivo la sua voce nella testa che mi incitava a seguirlo, gli occhi chiarissimi e lucenti. Sì, ci credevo a stento, era mio fratello. Poi, per un istante mi volta, Seth e Hairos mi chiamavano a loro, vedevo le loro labbra muoversi, i loro corpi sbilanciarsi, ma non riuscivo a sentirli. Simon mi chiamò a se una seconda volta, iniziai a camminare verso di lui. Iniziai a sentirmi stanca, ma era piacevole, era come addormentarsi. Mi lasciai cullare da quel dolce tepore. Era come tornare a casa, sì, Simon mi avrebbe riportato a casa. La bella magia, in un attimo si interruppe, mi sentii come in un vortice nero che mi tirava a se inesorabilmente. Volevo gridare, scappare, correre, ma non riuscivo a fare niente se non avvicinarmi a Simon. Capii che non si trattava affatto di mio fratello. Come per incanto, mi sentii trascinare via, qualcosa, un calore forte e protettivo, mi avvolse. Iniziai a ~ 154 ~ sentirmi meglio, ero lucida e riuscivo a muovermi. Seth mi teneva stretta a se, sperando che accadesse qualcosa. Intanto, l’ombra, che aveva assunto il suo aspetto originario, si gettò su di noi. Il calore che mi veniva dato da Seth, non so’ come, ma mi riempì di sicurezza e forza. Riuscii a pensare in modo immediato ad una soluzione. Pensai di intrappolare la bestia in due lastre di ghiaccio. Ibernarla era una buona soluzione. Sentii la mia forza ravvivarsi, e con un movimento impercettibile della mano, riuscii a bloccarla. “Grazie Seth.” Pensai. Quando riaprì gli occhi, l’ombra era rimasta schiacciata tra due lastre di ghiaccio. Seth, quando mi posò a terra, era incredulo. Mi chiese se fossi stata veramente io, e da dove provenisse tutta quella forza, io risposi con semplicità che era opera mia e che tutto ciò veniva dall’amicizia che ci legava. Hairos si occupò di sciogliere l’ombra, intanto mandò me, Seth e Peter, al castello, dove ci aspettavano Will, Tess e Caren assieme alle principesse. Ad un tratto, con la voce che tremava appena, Seth chiese a me e Peter :”Pace fatta?” Lo guardai un attimo, sì è vero, l’avevo odiato ma non si comportava così, raramente. Perciò decisi di perdonarlo, ma ad una condizione … gli feci promettere di non innamorarsi di me. Mentre scendevamo dalla nave, Caren mi disse che sarebbe stato meglio per me e per lui, se fosse finita tutto questo amore e odio, che dovevo lasciarlo perdere perché nemmeno lui sapeva ciò che voleva, e ciò mi avrebbe procurato altre ferite. Quindi decisi che saremmo rimasti amici, ma senza cose ambigue o troppo riservate, dovevo mantenere le distanze, solo così sarei riuscita a comportarmi normalmente con lui. Faceva male, inizialmente, ma mi sarei abituata. Era la cosa giusta, per entrambi. Hairos ci precedette giungendo sulla collina in volo, dopo ~ 155 ~ una buona camminata, riuscimmo anche noi ad arrivare al portone del palazzo. Appena Tess mi vide arrivare, corse ad abbracciarmi, era molto in pensiero per tutti noi, Caren diede un timido abbraccio a Peter, invece Seth e William non fecero altro che comportarsi come i soliti due scicchi del gruppo. “Bambini.” Sbuffai, portandomi una mano alla fronte. Subito dopo ci mettemmo in fila di fronte all’entrata del palazzo, Hairos si mise davanti a noi. Caren mi si mise al fianco, e con discrezione chiese :”Allora? Hai detto ciò che dovevi dire a Seth?” “Sì. Non sarà più un problema, credo.” “Resisterai, vedrai.” mi incitò. “Se lo dici tu …” risposi lasciando che le parole si perdessero tra la melodia leggera e frizzante che iniziò a penetrare da dietro le porte del castello, che si aprirono senza emettere nemmeno un cigolio. Era un bellissimo portone blu, con decorazioni in oro e zaffiri, e motivi che richiamavano il mare. Quando entrammo nel castello, la meraviglia invase i miei occhi. Le tre torri si congiungevano formando un enorme stanza con il soffitto a cupola, tinto di blu e ornato da migliaia di stelle d’oro. Il pavimento era morbido come il velluto e ogni spostamento d’aria lo faceva sollevare od ondeggiare, facendogli cambiare colore. In ogni dove si vedevano vasi, enormi e minuscoli, pieni di fiori e piante colorate. Le pareti erano lisce e cangianti, sembravano di madreperla, simili all’interno di una conchiglia. Dalla sala più grande, tre archi facevano accedere ad altre tre piccole sale, identiche a la più grande, dove, grazie a enormi scale a chiocciola, si accedeva ai piani delle torri. Le scalinate erano in marmo, come il corrimano, rivestito da un tulle dalle diverse tonalità del blu. Si andava dal turchese al blu oltremare. La stanza era molto luminosa, anche se non vi ~ 156 ~ erano finestre. La luce del sole filtrava da una finestrella circolare, posta sul soffitto, proprio al centro della cupola. Tutt’intorno era ornata da una pianta di glicine che faceva penzolare i suoi fiori verso il basso, ogni tanto si staccavano, dando vita ad una pioggia di petali che lasciava senza fiato. La principessa Laira, assieme a quella che doveva essere Luna, giaceva su di un letto di petali e fiori, posti quasi sotto alla grande finestra circolare. Il sole le illuminava per metà, delineando solo i contorni della principessa Luna, e facendo risaltare i bellissimi capelli biondi di Laira. Ci avvicinammo tenendo il passo moderato, Hairos si schiarì la voce. Si udì un tintinnio di campanellini. Notai che ce ne erano tantissimi lungo tutto il perimetro della sala, accompagnati da conchiglie e stelle marine, dai colori vivaci e brillanti. Migliaia e migliaia di farfalle blu si alzarono in volo, uscirono dalle altre tre sale, giù dalla tromba delle scale, sciamarono silenziose attorno a noi, posandosi per brevi istanti sulle nostre mani, le spalle, sul viso, sui capelli. Poi trovarono pace accostandosi al soffitto e lì rimasero silenziose con le ali spiegate. Era come se mille occhi ci stessero osservando, però non coprivano le stelline del soffitto, anzi, sembrò che fosse calata la notte. Vidi Hairos sorridere, poi sospirando disse :”Brava Luna, la tua colonia di farfalle riesce sempre a stupirmi. Le hai ammaestrate bene.” Vidi la ragazza voltarsi, era una bambina. I suoi occhi bronzei sulla pelle leggermente scura, e i capelli dal colore insolito. Erano blu, come quelli di una fata. Come tutti i capelli, avevano delle sfumature, con la luce e a seconda della prospettiva risultavano di tonalità più chiare o più scure. La bambina si alzò da quello che doveva essere il suo trono, e si diresse verso Hairos con un sorriso raggiante, doveva avere circa dieci anni, se non di più. ~ 157 ~ Notai che era scalza, alle caviglie portava i più svariati braccialetti, alcuni semplici e sottili, altri di stoffa con campanellini e ciondoli. Tra di loro creavano un armonico tintinnio. “Sono felicissima di vederti Hairos!” gridò con voce squillante e gentile, saltandogli al collo. “Grazie di avermi portato Laira, è da tanto che speravo di incontrarla.” Disse, mentre Laira la prendeva sulla sua groppa. “Lo sono pure io, piccola Luna. Oltre alla tua cara amica, qui con me ho portato altri ragazzi come te, sono i venuti per proteggere Kiruwah e tutti noi.” “Oh, scusate non vi avevo visti. Sono molto sbadata, mi presento, sono la principessina Luna, custode di Isen . Fate come se foste a casa vostra, abbiamo un intero palazzo tutto per noi. Accomodatevi pure.” “Sei cresciuta tanto da quando i tuoi genitori ti hanno affidato il castello, he già. Dunque, loro sono Seth, Peter e William” Hairos ne indicò uno per volta. “Vedo che uno di loro ha già trovato l’arco di Alice. Peter vero?” chiese lei curiosa. Anche se più piccola di noi, nel suo sguardo c’era una purezza così disarmante, e la sua voce, non era squillate come quella dei bambini, ma ferma e posata. Lei era molto simile a Peter, era cresciuta da sola e in fretta. “Loro sono Tess, Caren e … Violet.” Hairos si soffermò ad osservare Luna. Lei mi stava guardando attentamente, come per non farsi sfuggire nessun particolare su di me. Poi scese dalla groppa di Laira, il tutto avvolto nel silenzio, e avvicinandosi a me, sussurrò :” Violet … l’acqua, la vita. Tutto questo è stato dentro di te fin dall’inizio … e i miei genitori che non volevano crederci …” il suo sguardo era perso, iniziò a studiare le ciocche dei miei capelli, con cura e precisione, il mio viso, i miei occhi. Le sue parole mi fecero rabbrividire. “Aspetta Luna, cosa intendi?” chiese ~ 158 ~ Hairos un po’ spaventato, ma molto più sorpreso. “Violet, il tuo volto visita i miei sogni fin da quando ne ho memoria. Ho fatto centinaia e centinaia di disegni su di te. Allora credetti di essere un po’ folle, che era solo la mia amica immaginaria, ma adesso sei qui. E tutto sta’ per cambiare, grazie a te e a tuoi amici.” I suoi occhi brillarono, le sue parole calde e piene di speranza mi riempirono di fiducia, strinse le mie mani. Quando finì di parlare, le lasciò e carica d’entusiasmo, corse sotto ad una delle tre scale che portavano alle torri. Poi se ne tornò verso di noi, con in mano un involto. Era una carta biancastra, ricordava l’ostia, era piegata a metà, al suo interno vi erano un centinaio di disegni, realizzati nelle maniere e con gli strumenti più vari. Si sedette sul suo trono, la raggiungemmo curiosi, iniziò a sfogliare i suoi disegni, li sparpagliò un po’ da per tutto, poi dopo tanto cercare, fece un grande sorriso e mi mostrò il disegno. Era del tutto impossibile, ciò che vidi mi mise i brividi. Una giovane ragazza, con in dosso quelli che mi sembrarono gli stracci di un vestito da sposa, se ne stava con gli occhi carichi di rabbia e il cerchio ben stretto nella mano destra, sulla cima di una scogliera. I suoi occhi scintillavano come fiamme, il suo corpicino sottile e bianco, era macchiato di sangue, lo era pure il vestito, che ormai la ricopriva solo dal petto alle cosce. I muscoli tesi, il contorno degli occhi, rosso come per un pianto, i capelli lunghi e bruni mossi dal vento. Arricciati e indomabili come i miei. Intorno a lei quella che doveva essere una città rasa al suolo, ma dinnanzi a lei, un cielo limpido e carico di nuova vita. Le mani iniziarono a tremarmi, lo lasciai, allontanandomi scuotendo la testa incredula. Mi lasciai cadere sul suo trono di fiori e petali, portando una mano sulla bocca, con gli occhi sgranati che guardavano ancora il disegno. ~ 159 ~ “Hairos … non … non è possibile.” Balbettai voltandomi lentamente verso di lui. Intanto i miei compagni guardarono gli altri, molto incuriositi, ce ne erano tantissimi, e non sempre ero sola e triste. In diversi c’era anche Hairos, e Caren, in alcuni ridevo in un bosco, in altri dormivo in un prato, o sotto un albero riparandomi dal sole. Indossavo abiti diversi, alcuni li riconobbi, erano quelli che avevo nell’armadio di casa, altri erano proprio di Kiruwah. Soddisfatta, Luna li ripose nel suo nascondiglio segreto. “Da quanto fa quei disegni?” sussurrò Hairos a Laira. “Sua madre mi ha detto che gli ha iniziati a fare da quando aveva circa quattro anni. La regina le raccontava la storia di Ifrit, lei ne era rapita, era affascinata dal suo potere e dall’amore tra lei e Eustace.” Rispose la principessa, tenendo lo sguardo su Luna, che intanto era andata ad aprire il portone del castello. “Ha mai smesso di disegnare?” “Sì, è da circa un anno che non disegna più. Ormai è una donna, non so se capisci dove voglio andare a parare. Sai ha undici anni.” “Già, e lo sviluppo inizia a prendere il sopravvento. Sai, i bambini sono più sensibili a queste cose …” “Cosa vuoi dire?” mi intromisi io. “Lei, ha un legame forte con la sua terra, con la sua isola e il suo elemento. Può darsi che sia riuscita a trovarti prima del cerchio, però attraverso i suoi sogni. Ha visto non il tuo presente, ma il tuo futuro …” “Il mio futuro dopo aver scoperto dell’esistenza di Kiruwah.” Sussurrai colpita. “Esatto. Però devi stare tranquilla, puoi sempre cambiare il tuo futuro, guarda tu stessa … lei ha visto il tuo futuro senza Tess. Come hai potuto vedere, non compare in nessuna ~ 160 ~ immagine.” “Allora quello che ha disegnato è il mio futuro senza Tess.” “Sì, ma c’è la possibilità che alcuni eventi appartengano ad altri, come dire, tuoi futuri. Possono essere eventi collegati tra loro, come non lo possono essere.” “Okay, vediamo se ho capito. Lei ha rappresentato i suoi sogni, in alcuni ci sono io sola, in altri c’è qualcuno di voi. In alcune sono poco più grande di adesso, in altre dimostro diciotto, diciannove anni. Però non tutti appartengono allo stesso futuro, diciamo che i suoi sogni premonitori vanno in base alle scelte che farò nel futuro. Lei ha rappresentato i vari bivi che incontrerò tra qualche anno e che ho già incontrato. È come se mi trovassi di fronte a due porte, lei sa cosa c’è dietro a quella di destra e a quella di sinistra, la scelta dipende da me, ma lei intanto sa come sarà la mia vita se vado a destra e come sarà se invece vado a sinistra. È complicato, ma credo di aver capito.” Spiegai, tracciando tra i petali il segno dell’infinito. “Questo ci dice che …” “Che le possibilità di riuscita o di resa, nel mio futuro, sono infinite.” Sussurrai, completando la frase di Hairos. Intanto gli altri ci avevano ascoltati in silenzio, e Luna si stava avvicinando al suo trono accompagnata da uno dei suoi servi. “Cari ospiti, vi presento il mio consigliere, nonché carissimo amico, Bartolomew.” Era un anziano signore, paffuto e dai capelli brizzolati, le guance piene e rosee, e un paio di occhiali con le lenti tonde, appoggiati sul naso. “Mi … mi permetta principessina. Le propo… propo… le proporrei di far rimanere gli invit… invit … gli ospiti a cena.” La sua balbuzie mi fece tenerezza, era così somigliante al buon vecchio Babbo Natale. Sorrisi a quel pensiero, poi però, i disegni di Luna tornarono a turbarmi. ~ 161 ~ “Sarebbe meraviglioso mio caro, propongo dunque d’affrettarci a preparare la cena … Laira, per cortesia, mostra ai nostri ospiti la loro stanza.” Gridò Luna, seguita da Bartolomew, affrettandosi a salire una delle tre grandi scalinate. Vidi Luna salire le scale a chiocciola con il sorriso sulle labbra, intanto Laira ci vece cenno di seguirla e salimmo la scalinata della torre di destra. Gli scalini di marmo si susseguivano formando una chiocciola che terminava su di un piano circolare composto da una serie di corridoi e stanze, nel corridoio centrale, sul fondo, un'altra scalinata saliva verso la cima della torre. Così avveniva per il resto del castello. Laira ci portò in uno dei corridoi secondari del primo piano, le porte delle stanze erano di un blu chiaro con disegni e le maniglie d’oro. Ci fece entrare in una camera da letto, era molto grande. C’era un piccolo salotto e un bagno e una camera con due paia di letti, un armadio a cabina e una grande finestra affacciata sul mare. Le pareti di tutto il palazzo erano uguali a quelle della sala del trono, come il pavimento, se così si poteva definire. Però in quella camera, c’erano due vasi di fiori in ogni stanza, ma a differenza della sala del trono, alle pareti vi erano dipinti e ritratti, piccole mensole con oggetti e curiosità. “Bene, in questa stanza troverete tutto ciò che vi serve. Quattro di voi possono dormire in camera, anche cinque, ma qualcuno dovrà dormire sulla poltrona, qui in salotto. È grande e comoda, ma mi dispiace non esser riuscita a farvi accomodare tutti come si deve.” “Non preoccuparti Laira. Andrà più che bene, io mi sistemerò in corridoio, o accanto al trono di Luna. Adesso, puoi anche raggiungere Luna in cucina. Grazie della tua cortesia.” “Molto bene Hairos, allora io vi lascio, vado a preparare la ~ 162 ~ cena. Sarete chiamati quando sarà pronta, fate pure un giro nel palazzo se vi va. A dopo.” Rispose con garbo la dolce Laira, con la punta delle fini dita, appoggiate alla maniglia della stanza. Uscì trotterellando, i suoi zoccoli ticchettarono sulle scalinate di marmo, rimbombando per il palazzo. Le sue parole sorpresero me e Caren. “Hairos, dicci una cosa, ma perché non c’è nessun altro in questo palazzo?” “Ah, già Caren, non ve lo avevo spiegato. Ogni principe e principessa che governa sulle piccole Isole, riceverà una servitù solo dopo i dodici anni. Luna avrà i suoi servi solo per il suo prossimo compleanno. “ spiegò. “E perché?” chiese William confuso. “È per non far diventare i prossimi principi, dei regnanti viziati. Almeno credo. ” “Già, proprio così Peter. Ma lo fanno anche per abituarli a vivere da soli, a crescere e saper affrontare le piccole difficoltà, così quando saranno adulti potranno governare sulle terre centrali al posto dei loro genitori.” “Interessante …” borbottò Tess dirigendosi in bagno. Hairos si stese davanti al divanetto posto al centro del piccolo salotto, in pratica era la cosa che riempiva quella graziosa stanza, poi c’era un piccolo tavolinetto con un cassettino, appoggiato alla parete, con sopra una cornice. Era li ritratto di famiglia di Luna. Lei, la madre, il padre ed il fratello. Una piccola famiglia di quattro persone, come lo era la mia. Suo fratello era più grande di lei, come lo era Simon per me. Se fossi arrivata a casa, sarebbe stato il primo ad aprirmi la porta. Se fossi … che parole tremende. Ci spostammo tutti nella camera da letto. “Ragazzi, sapete mica qual è la prossima tappa del viaggio?” “Will, credo che salperemo per Luxson, la così detta isola del ~ 163 ~ sole. Hairos mi ha detto che da qui ci vogliono due giorni e tre notti di viaggio. Non sarà una passeggiata arrivarci.” “Beh Caren, almeno sappiamo che ne io ne Peter troveremo i pugnali. Chissà a chi spetteranno …” mormorai. “Se le mie supposizioni sono esatte, le armi giungono a noi attraverso delle situazioni di pericolo, oppure quando qualcuno compie un gesto ammirevole nei confronti dei propri amici.” disse Seth, seduto con le gambe incrociate sul letto. La sua voce era così seria e sicura. “Spiegati meglio.” Commentai curiosa. “Tu hai trovato il cerchio, proprio quando Drake ci ha attaccati. Volevi proteggerci. Invece Peter ha trovato l’arco quando Miro c’è venuto contro pensando che fossimo intrusi. Pitt ha rischiato la vita per tornare indietro ad aiutarmi, anche se vi avevo trattati male. A proposito, scusate ragazzi.” Abbassò lo sguardo, la sua voce era più bassa e triste. William e Peter si guardarono ci intesa, poi si avvicinarono all’amico e dissero :”Lascia stare Seth.” “Sappiamo che non volevi farmi veramente del male.” Lui alzò lo sguardo, e i due, dopo avergli messo una mano sulla spalla, sorrisero contenti. Tess dopo poco uscì dal bagno e andò a fare un giro per il palazzo, così ci andammo a lavare io e Caren, lasciando i ragazzi in camera da letto. ~ 164 ~ 13 Oscuri ospiti Io e Caren ci dirigemmo in bagno. Laira ci aveva lasciati in camera, anche dei cambi. Così, presi i cambi, persi gli asciugamani, facemmo il bagno. Era una piccola stanza, luminosa e profumata, feci il bagno per prima. La vasca era di marmo con i rubinetti che sembravano in oro bianco. C’era anche un lavandino su di un mobiletto con uno specchio ovale, dalla cornice d’oro. Mi misi attorno l’asciugamano e mi spogliai. Caren era venuta con me per sentirmi parlare di Seth, ero ancora un po’ scossa, ma più tranquilla di prima. Sedendomi sul bordo della vasca, aprii l’acqua, accarezzandola con la mano. Me ne stavo china, sull’acqua che aumentava, e Caren che silenziosa aspettava che dicessi qualcosa. “Allora?” presi fiato, l’idea del letto di Seth, mi aveva molto colpita, ero senza fiato. Mi aveva fatto pensare al giorno in cui mi portò nella radura. L’ultimo giorno sulla Terra. “Come hai detto tu, mentre scendevamo dalla nave, lui sarà mio amico per sempre, non sarà mai mio per sempre, o sbaglio?” dissi acida, pensando ancora alla sistemazione ~ 165 ~ della nostra camera da letto, e la cura che Seth aveva dimostrato. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. “Violet, non ho detto questo! Volevo dire che nei tuoi confronti ha sempre quel che in più, che ti fa pensare a qualcosa di diverso di un amico, però appena se ne accorge, si distacca, prende le distanze. Ha paura. Di te, … di farti del male credo.” La guardai stanca e rattristata. “… Caren, quando dissi che noi non siamo studentesse delle medie … dovevi credermi. Facciamo riflessioni complicate sull’amore, combattiamo le forze oscure per salvare il mondo dal buio eterno …” sul mio volto apparve un delicato sorriso, mi immersi nella vasca. “… sai, tutto ciò è incredibile.” Terminai, lasciandomi cadere sul fondo della vasca. “Cosa è incredibile? La lotta contro il male?” domandò. Anche se ero sott’acqua, riuscivo a sentirla benissimo, e potevo aprire gli occhi, cosa che a casa non facevo mai. Vedevo i capelli ondeggiare attorno a me come dei tentacoli bronzei dai riflessi scuri. Sentivo la pelle leggera e morbida, così pallida e perfetta. Però, dentro di me impazzava come un folle desiderio di liberarmi, qualcosa, introno a me, su di me, dentro di me, voleva uscire o agire con l’esterno. Ma chi? Io ne ero già capace e lo avevo già fatto. Qualcosa o qualcuno, stava cercando una via d’accesso per “fuori”. Alzai lo sguardo, verso Caren, affacciata al bordo della grande vasca di marmo. Il suo viso era stupefatto e allo stesso tempo, spaventato. Spalancai gli occhi. La vidi sobbalzare dallo spavento. La guardai confusa. “Violet, risali, presto!” gridò. Ubbidii alle sue parole. “Cosa c’è? Mi stavo divertendo.” Mi lamentai, tirandomi indietro i lunghi capelli castani. “Nell’acqua … stavi mutando, eri diversa. Non so come ~ 166 ~ spiegartelo, come se un ombra si fosse impossessata di te. Era spaventoso. Non ti sei sentita strana?” domandò allarmata. “Sì, mi sono sentita come qualcosa dentro, o intorno, o sopra, ma non lo so’. Qualcosa, forse qualcuno era con me, ha cercato di comunicare, di uscire.” Risposi, adesso spaventata, passandomi velocemente il sapone sulla pelle, per poi uscire dalla vasca. Caren si era accorta di qualcosa, però aspettò a dirmelo. Mi coprii con un altro asciugamano, lei mi guardò spaventata, poi deglutendo mi appoggiò una mano sul braccio e disse :”Violet, quella cosa nella vasca, non eri tu.” Sgranai gli occhi. Quelle parole mi sconvolsero, sentii lo stomaco sottosopra. Mi sbrigai ad asciugarmi e a mettermi il cambio, intanto chiesi a Caren i dettagli. “Com’è possibile? Chi era? Chi era Caren?” “Non lo so’ Violet, no ne ho la più pallida idea. Sono solo sicurissima che non eri tu, assolutamente. Era un essere dai capelli ramati come il tramonto, la pelle livida e apparentemente viscida, gli occhi blu, freddi come il ghiaccio, terrificanti. Le labbra rosse come il sangue.” I suoi occhi e i miei si spalancarono dal terrore. Nel silenzio di quella stanza, sentimmo del trambusto venire dal basso del palazzo. Era successo qualcosa. Pure Seth e i ragazzi, piombarono giù. Caren si rivestì e ci affacciammo alla porta. “Seth, Peter!” li chiamammo a gran voce. Nessuno rispose, la porta della camera da letto era spalancata, pure quella della stanza. Cosa stava succedendo. Io e Caren uscimmo dal bagno in punta di piedi, non si sentiva nessun rumore, uno strano e cupo silenzio, aleggiava in tutto il palazzo. Feci qualche passo, avanzammo nel salotto. Qualcosa mi colpì alle spalle, come un soffio di vento, appuntito come un artiglio. Io e Caren rotolammo fino alla porta della stanza, con la testa colpii lo stipite della porta. Ci guardammo ~ 167 ~ attorno, cercando di alzarci da terra. Vidi dei cerchi formarsi sull’acqua della vasca, che pian piano svanirono. La cosa era riuscita a venir fuori dalla vasca. Tremammo di paura, la porta della camera da letto, si aprì pian piano cigolando sommessamente. Un ombra, ancora senza una forma esatta, ci fissò da dietro la porta. Era uscita dall’acqua ed era pronta ad attaccare. Prima che si gettasse su di noi, ci alzammo in fretta e furia e scappammo giù. Arraffai con uno scatto il cerchio e ci lanciammo fuori dalla stanza. Non appena raggiungemmo le scale, iniziammo a correre a perdifiato, la creatura era alle nostra spalle. Correvamo veloci, le nostre gambe si in torcigliavano, vacillavamo, ogni tanto saltavo qualche scalino, una storta. Correvamo, correvamo a più non posso. La creatura sempre alle nostre spalle, senza batter ciglio. Arrivate al piano terra, non potemmo credere ai nostri occhi. Decine e decine di ombre affioravano dal pavimento, come dall’acqua. Fuori era scesa la notte. Cosa dovevamo fare adesso? Guardai Caren, ero disperata. Mi strinse forte e poi guardandomi disse :”Corri! Solo così potremmo uscire dal palazzo. Al tre!” Avanzammo nell’atrio. “Uno.” “Due” “TRE!” gridammo. Iniziammo a correre ancora più veloce, mi tenevo dietro a Caren, usando il cerchio come scudo. Sentivo il cuore palpitarmi nelle orecchie, ormai le gambe non reggevano più. Le ombre si strinsero attorno a noi, ci avrebbero indebolite. Mentre Caren correva verso l’uscita, al mio passaggio, le ombre si chiudevano sempre più dietro di noi. Si era alzato il vento, la notte aveva raffreddato tutta l’isola. Con un colpo di fortuna, riuscimmo ad uscire fuori. Intanto i sibili acuti delle ombre, ci seguivano. Per un attimo ci fermammo, lì fuori, al buio. Intravidi le ombre scendere copiose come le acque di un torrente, anche dalle torri del ~ 168 ~ palazzo, capii che ormai erano in tutto il castello. Lo ro seguivano il cerchio, era ciò che volevano. Lo voleva Drake . Per tutto quel tempo mi ero solo preoccupata di me e Seth, era come se fossimo a casa. Troppa confidenza avevo dato a quel luogo. Dovevo svegliarmi e rendermi veramente conto di ciò che avevo detto all’inizio … erano tutti in grave pericolo. Non perché Drake cercasse loro, ma perché cercava il cerchio, se Caren fosse rimasta con me, le ombre avrebbero seguito pure lei. La guardai dispiaciuta, poi, amaramente le gridai :”Scappa Caren, vogliono il cerchio! Finche resti con me sarai in pericolo!” “No, Violet! Dobbiamo restare unite!” cercò di spiegarmi. Per allontanarla, finsi i attaccarla, mandandole contro il cerchio. Lei si frenò spaventata. “Violet.” Sussurrò tristemente. Sentendo che le ombre si stavano avvicinando, come ultima cosa le gridai :”Scappa Caren! Vai al porto, alla nave. Ti prego!” le mie parole divennero una supplica. “Okay Violet.” Rispose rassegnata. Anche se era buio pesto, vidi un bagliore nei suoi occhi. “Sappi che ti voglio bene.” Disse in fine. “Anche io.” Così, con le lacrime agli occhi, ma con uno strano sorriso sulle labbra, iniziammo a correre. Lei verso il mare, io verso l’interno dell’isola. L’isola era una grande foresta tropicale, attraversata da strade fatte da piccole piastrelle color seppia, contornate da fiumiciattoli. Mi diressi nell’interno dell’isola correndo a perdifiato. Sentivo i miei passi, soli e velocissimi, rintoccare sulle piastrelle della strada. La strada era ornata ai bordi, da meravigliose piante violacee, quasi bluastre. Doveva essere un vero spettacolo di giorno. Dovevo star attenta a non cadere nei due fiumi che scorrevano ai due lati della strada, visto che erano al pari dei miei piedi. Non vi erano ne argini ne sponde, ed erano profondi da pochi centimetri ad alcune ~ 169 ~ decine di metri. Solo allora realizzai di esser veramente sola, le ultime luci accese delle case, si spensero. Non sapevo dove fossero i miei amici, ero lontana da casa, stavo scappando nel buio di una tremenda notte, alla ricerca della salvezza. Stavo correndo via per permettere almeno ai mei amici di salvarsi. Come avevo fatto con Caren. Se stavo correndo nella direzione giusta, lo dovevo solo alle due lune, con la loro luce, mi illuminavano la via. Tutto intorno a me era in silenzio. Mi concentrai sul ticchettio dei miei passi, in sottofondo si sentivano gli striduli acuti delle ombre, se ci avessi fatto caso, non avrei avuto il coraggio di continuare a correre. Così mi convinsi che i miei amici erano lì con me. Hairos con la sua saggezza, Peter con la sua bontà, Tess con la sua simpatia, William con la sua intelligenza, Caren con il suo affetto e Seth … con il profondo legame che ci univa. Ma c’era pure mio fratello, con il suo essere combattivo, mia madre con i suoi insegnamenti, mio padre con la sua semplicità. La mia salvezza comportava anche la loro. Mi fermai e capii. Se adesso stavo scappando da ciò che mi spaventava, cosa avrei fatto davanti a Drake . Non potevo permettermi di scappare. Il mio compito era quello di combattere per la salvezza degli altri, combattere contro il buio, anche se mi spaventava, era ciò che dovevo fare. Per me, per i miei amici, per i miei genitori e per tutte quelle persone che credevano in me e negli altri. Quella gente che aspettava d’esser libera e salva da ormai troppo tempo. Mi fermai, girandomi verso di loro, erano dietro di me, diverse decine di metri alle mie spalle. Respirai a fondo. Liberai la mente da ogni pensiero, e mi buttai. La mia corsa cambiò direzione, stavo corredo verso le ombre. Più mi avvicinavo, più sentivo i loro sibili. Arrivai a scorgere i primi di loro, la strada si congelò al mio passaggio. Il cerchio mi ~ 170 ~ stava aiutando. Scivolando sulla strada ghiacciata, ero più veloce e sfuggente, le ombre non riuscivano ad appiattirsi contro al suolo ghiacciato, così i loro movimenti erano meno rapidi. Però potevano comunque indebolire la mia anima. Stranamente il cerchio riusciva a scalfirli. Mi muovevo sinuosa e agile tra di loro, erano centinaia di migliaia. Con il cerchio ben stretto tra le mani, aiutandomi con salti e scivolate, schivavo i loro colpi, riuscendo anche a colpirli. Stavo affinando le mie tecniche, dardi di ghiaccio accompagnavano i miei colpi, getti d’acqua potentissimi, stordivano gli avversari. Mi sentivo invincibile, la luna mi dava buona visibilità, e le ombre, la notte erano palpabili, potevo colpirle e vederle. Sembrava che niente mi potesse ostacolare. Quei demoni dagli occhi gialli, e dalle forme più orrende, non mi spaventavano. La luce risplendeva dentro di me. Con un salto, ne superai un paio, nella discesa, per poco non mi scontrai con uno di loro. Sfoderando il cerchio, lo colpii squarciandolo a metà. Per un istante mi fermai, sembravano infiniti … infatti lo erano. Sì, riuscivo a colpirli, ma una volta caduti, si ricomponevano e tronavano ad animarsi, e ce ne erano tanti e tanti, che ancora non avevo affrontato. Fu’ proprio allora, che un ruggito si levò dal centro della foresta, pure le ombra si placarono. Una luce rossastra illuminò il cielo. Vidi le ombre sgretolarsi, si ritiravano, accecate dalla forte luce. D’un tratto, una vampata di caldo mi inondò. Cosa poteva generare un fuoco così intenso e luminoso? Ad un tratto, una sagoma poco più grande di un uomo, comparve a qualche metro davanti a me. Intanto le ombre diventavano cenere, sciogliendosi di fronte all’imponente fiamma purpurea. Un ruggito, più imponente e maestoso, risuonò in tutta l’isola. La sagoma era avvolta dalle fiamme, vidi il fuoco dirigersi verso di me e le ~ 171 ~ ombre. Era un getto velocissimo e dal calore intenso, non potei sfuggirgli. Così mi rannicchiai su me stessa, sentii il ghiaccio avvolgermi, il cerchio mi protesse dalle fiamme imponenti di quell’essere, che pose fine alla vita di quelle immonde creature. Pian piano, il ghiaccio si sciolse. Mi rialzai, sembrava fosse passata l’eternità. La sagoma mi si avvicinò, sotto la luce della luna, lo riconobbi. “Hairos.” Sussurrai felice, correndogli incontro. Assieme a lui c’era anche Seth. Mi guardai alle spalle, delle ombre non vi era traccia. Stavo tremando, le gambe mi abbandonarono per un istante. Seth mi sorresse, passandomi un braccio attorno alla vita. Ero stretta a lui, mi sentivo protetta e felice. Salimmo sulla groppa di Hairos, mi disse che tutti gli altri stavano bene, erano tutti quanti sulla nave. Laira e Luna erano scappate in alto mare con la nave di Luna, sarebbero tornate sull’isola, l’indomani. Noi avevamo l’urgenza di partire subito per l’isola della luce. Hairos mi spiegò che se avessimo trovato i pugnali, avremmo combattuto le ombre in un modo più efficace. “Luxson, l’isola della luce, era quella la nostra prossima tappa” pensai speranzosa. Mentre Hairos volava sulla foresta che occupava tutta l’sola, mi resi conto di quanto avessi corso, mi ero diretta nell’interno dell’isola per chilometri e chilometri, senza accorgermene. Mi sentii stanchissima, e con il sole che iniziò a far capolino da dietro l’orizzonte, ad occhi socchiusi sussurrai :”Grazie ragazzi.” Seth mi sfilò il cerchio dalle mani, e volando su di un manto morbido colorato di rosa, d’arancio e d’oro, mi addormentai, sapendo che ciò che avevo fatto era la cosa giusta. Non bisogna scappare dal buio, perché proprio al suo interno troveremo la luce che risplende in ognuno di noi. Seth mi teneva a se dolcemente, con la stessa delicatezza con cui si tiene tra le mani una rosa. Per non ~ 172 ~ pungersi, e per non farle del male. Ero questo per lui?! Una piccola rosa, candida e delicata, da proteggere e custodire con cura, ma anche dalla quale bisognava stare a debita distanza e far attenzione a non ferirsi. Allora me ne importò poco, era quasi giorno ed avevo corso e combattuto per quasi tutta la notte. Avevo le palpebre pesanti e gli occhi mi bruciavano, le gambe flosce penzolavano nel vuoto, con la testa appoggiata al petto si Seth, che vigilava su di me. Appena arrivammo al porto, mi portarono sulla nave, in camera da letto. Provai subito una bellissima sensazione. Le coperte erano morbide e setose sulla pelle, mi sentii scivolare in un dolce paradiso soffice, tra fresche lenzuola e candidi cuscini. Lì era quasi estate, ma non sentivo caldo afoso, ne tantomeno l’umidità nell’aria. Era una notte fresca e apparentemente tranquilla. Sentivo le voci flebili e impercettibili dei miei compagni, che si sussurravano cose, borbottavano e discutevano nervosamente, nascosti, dall’ombra della notte, al mio sguardo. Ormai, allo stremo delle forze, ero distesa sotto alle coperte in un dolce tepore primaverile, ben nascosta dai raggi del sole che ormai, alzatosi in cielo, illuminava con i suoi raggi le turchesi acque del mare. Ero sveglia, il mio era un dolce riposo. Ad occhi chiusi, abbandonata sotto le coperte, senza pensare a niente. Quanto mi sarebbe piaciuto rimanere così per sempre. In sottofondo si udivano solo le onde che cullavano dolcemente la Stardust, i passi decisi di Hairos e quelli più incerti dei miei amici. Doveva essere una bellissima giornata. Avevo dormito tantissimo, mi ero svegliata pian piano, e adesso ero in una sorta di riposo dormiente. Sì, sveglia ma non vigile. Dormivo ma fisicamente ero sveglia. Però, in tutta quella calma, c’era qualcosa che non mi tornava. Alzai lo sguardo al soffitto. Mezzo giorno. I raggi del sole filtravano dalla ~ 173 ~ finestra, illuminando la stanza, lasciando me nella penombra. Feci per stiracchiarmi quando sentii il braccio destro bloccato. Lì per lì mi spaventai, pensai a qualche brutto tiro delle ombre. Poi però capii. Seth si era seduto accanto al mio braccio, e si era addormentato, adesso lo teneva ben stretto tra le braccia. Nel sonno mormorò qualcosa. Non riuscii a capire bene, ma sorrisi amorevolmente e sfilai il braccio dalla sua presa. Poi, alzandomi, mi trascinai fino alla porta. Se l’avessi aperta, i raggi del sole mi avrebbero investita, come quando mia madre accendeva la luce per svegliarmi e mandarmi a scuola. Odiavo esser abbagliata di prima mattina … ma se volevo mangiare, non avevo altra scelta. Così, appoggiai la mano sul pomello della porta, sperando che il sole sarebbe stato clemente con me. Feci per girarlo, quando un'altra mano si sostituì alla mia, bloccandomi. “No, aspetta, non aprire.” La voce di Seth giungeva da dietro di me, assonnata e dolce. “Voglio mangiare, come minimo sono le due del pomeriggio.” Risposi, cercando di sviare il mio imbarazzo. Mi sembrò quasi che volesse dire qualcosa, ma stette zitto e lasciò la presa dal pomello della porta. Lo guardai leggermente sorpresa e sconsolata. Sì, avrebbe voluto dirmi qualcosa, ma non gli chiesi nulla, lo lasciai lì. Nella penombra tiepida e materna di quella piccola stanzetta. Aprii velocemente la porta. Venni investita da una cascata d’oro e d’argento. Il sole ardeva vivo in alto, sopra la mia testa, mentre il mare ondeggiava creando cascate argentee. La mia presenza fermò tutti coloro che stavano lavorando sul ponte. Hairos lasciò improvvisamente il timone, Wiliam e Peter smisero di litigare, mentre Tess e Caren corsero verso di me non appena sentirono la porta aprirsi. ~ 174 ~ “Violet, oh santo cielo! Stai bene?” si preoccupò Caren. Guardai attentamente i suoi occhi scuri e tremanti, e le risposi con un semplice sorriso, che lei ricambiò. “Siamo stati molto in pensiero per te.” La voce di Tess vibrò acuta e sollevata. “Non sai cosa c’è capitato, abbiamo avuto molta paura.” La voce di William era tesa e ancora spaventata. Già, loro dov’erano mentre io e Caren uscivamo dal palazzo? “Raccontami tutto Will, cosa vi è successo?” chiesi curiosa. “Seguimi, te lo spiego di là.” Sussurrò, mentre gli altri erano distratti. Così, con una scusa mia allontanai da Hairos, Caren e Tess. Entrammo assieme a Peter, nella camera da letto, dove Seth se ne stava sempre sdraiato sul letto. Lui e William si scambiarono uno sguardo torvo, che mi lasciò perplessa. William si sedette con Peter sul suo letto, io mi accomodai vicino ai piedi di Seth, credendo che stesse sonnecchiando, dopo averci ignorati. “Va bene, adesso ti spiego cos’è successo ieri sera …. - Fuga – “… te lo ricordi anche tu, vero? Io, Seth e Peter, eravamo rimasti in camera da letto … Violet e Caren, erano andate a farsi un bagno, mentre Tess era chissà dove a zonzo nel palazzo. Seth era seduto sul letto, mentre Peter si lamentava d’aver un buco nello stomaco. “Ragazzi che fame! Ma quand’è pronta la cena?!” “Hai fame Pitt? E va bene andiamo giù sentire se c’è qualcosa da mangiare.” Così Seth, con un balzo scese dal letto, e con Peter si diressero verso la porta. “Aspettate, devo dirvi una cosa!” lì fermai io, titubante. ~ 175 ~ “Che c’è? Su spara.” Borbottò Seth, per niente serio. “Seth, Per favore … è importante.” Lo ammonii abbassando lo sguardo. “Hey, cosa ti prende?” mi si avvicinò dandomi una pacca sulle spalle. “Tess.” Fu’ l’unica parola che riuscii a pronunciare. Seth aggrottò le sopracciglia e un po’ preoccupato, si sedette sul letto accanto a me. “Raccontaci tutto Will.” Era da un sacco di tempo che volevo dirlo ai ragazzi, quella per me era la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Mi sentivo vuoto dentro, ma quel vuoto era come riscaldato da qualcosa che palpitava dentro di me ogni volta che la vedevo. In quei giorni m’ero sentito più vivo che mai, la sua compagnia mi rallegrava facendomi sentire l’unico ragazzo al mondo. Mi sentivo solo per lei. Così vuotai il sacco :”Seth, Peter … credo di essermi innamorato di Tess.” Dissi con la vergogna che mi divampava dentro. “Come, come?” domandò sbalordito Peter. Il volto di Seth si aprì in un gran sorriso. “Bene, adesso che l’hai ammesso anche a te stesso, puoi dirlo a lei.” Sussurrò scherzoso. “Questo mai!” mi impuntai io. “Allora dovrò farlo io!” mi stuzzicò. A quel punto finse di correre da lei, lo placcai, e iniziammo a picchiarci per gioco, senza farci veramente male. Dopo un po’ che stavamo a terra, corremmo giù per le scale. Facemmo una decina di rampe, improvvisamente Seth si bloccò di fronte ad una vetrata. Mi misi dietro di lui. “Cosa c’è amico? Qualcosa non va?” domandai inclinando la testa di lato. Lui era immobile, con lo sguardo fisso sul vetro della finestra, poi alzò un dito e la indicò :”Guarda, quella massa nera sul bordo della finestra, si muove. È un ombra, sta’ cercando di nascondersi …” Pochi secondi dopo quelle parole, Peter scese giù dalla nostra stanza gridando :”Il castello è sotto attacco! Le ombre, le ombre ci stanno attaccando!! Siamo circondati!” e ~ 176 ~ correndo al mio fianco, ci strattono verso di lui perché scappassimo. Sentimmo delle grida al piano di sotto. “Laira e Luna! Presto dobbiamo salvarle!” urlò preoccupato Seth. “Vado io!” rispose Peter, preparando l’arco. Gli occhi di Seth balzarono veloci su di me. “Will va’ con lui” disse, facendo un cenno con il capo, “Io vado dalle ragazze.” Continuò, ma lo fermai :”No, al piano di sopra vado io!” e sprezzante, partii per il piano superiore. Lo vidi scendere velocissimo per aiutare Peter. Prima che ci dividessimo, mi disse di salvare prima Violet e Caren, con il cerchio saremmo stati più forti, e poi Tess era chissà dove nel palazzo, avrei solo perso tempo a cercarla. Mentre mi dirigevo nella nostra stanza, un grido acuto ruppe quel brontolio soffocato che veniva dal piano di sotto, dove le ombre erano già riuscite ad entrare. Sudai freddo. Cercai di non pensarci, ma fatti cinque gradini, tornai indietro e mi diressi là dove venivano le grida. Ero al quarto piano, Violet e Caren si trovavano due o tre piani più su. Mi buttai in quel dedalo di stanze, non sapevo da dove iniziare a cercare. Con terrore, notai che le ombre erano riuscite ad entrare dalle finestre, sfuggendo con dei balzi e con una disperata fuga dalle loro grinfie, riuscii, dopo tempo, a trovare Tess. Era svenuta, distesa sul pavimento di morbida stoffa blu di una delle tante stanze di quel piano. La sua immagine distesa a terra e priva di sensi, mi fece accapponare la pelle. Mi sentii morire, un brivido fretto m’attraversò la schiena. Intanto le ombre serpeggiavano verso di me, con uno scatto repentino presi Tess in braccio e inizia a correre. Ormai attorno a me era tutto nero, gridavano, mi graffiavano con le loro unghie, bisbigliavano maligni alle mie spalle, fissandomi con i loro occhi gialli, taglienti e inquietanti. Muovendosi come una massa informe, un tutt’uno, una lava nera che inghiotte ~ 177 ~ tutto, avanzavano sempre più. Correndo come un matto, e il fiatone che mi rendeva difficile anche pensare, riuscii a superarli. Arrivato sulle scale, vidi subito che la situazione al piano di sopra era peggiorata, ormai le ombre avevano occupato ogni cosa, e si trascinavano al piano terra. Quella fu’ una decisione orrenda, con le lacrime agli occhi e il cuore appesantito, decisi di correre fuori dal palazzo. Lasciando Violet e Caren in balia di quei mostri. Corsi giù per le scale, più forte che potei, le prime lacrime mi bagnarono il viso, riuscivo solo a dire “Mi dispiace” e pensavo a Seth, e a ciò che avrebbe detto Tess quando si sarebbe svegliata senza le sue amiche. Non notai nemmeno i mostri che occupavano la grande sala del trono, scappai subito fuori dal castello. Vidi Seth e gli altri che correvano verso la nave, li raggiunsi. La disperazione invase il volto di Seth. Iniziai a scuotere la testa. “Mi dispiace Seth.” Singhiozzai. “Che diavolo è successo Will?!” mi gridò contro. “Io volevo aiutarle ma … lei” gemetti indicando Tess con il capo. “Non è colpa mia, mi dispiace tanto Seth.” Mi scusai ancora. Hairos divenne di sasso, e con lo sguardo perso, sussurrò :”Mi dispiace ragazzo … Violet e Caren.” E dopo aver appoggiato una zampa sulla spalla di Seth, iniziò a scuotere la testa. “William sei uno stronzo! Dovevi lasciar andare me! Ti avevo chiesto un'unica cosa, di aiutarle, non dovevi salvarle ma soltanto avvertirle, e tu non sei stato capace di fare nemmeno quello! Ti odio William, per me sei morto!” Seth mi gridò contro con tutta la forza che aveva, era diventato rosso di rabbia, non aveva mai gridato così. Il uso aspetto pacifico e tranquillo era sparito, adesso era rabbioso e stava cadendo a pezzi. “Peter, William, andate ad accompagnare Luna e Laira alla loro nave, poi ci ritroviamo alla Stardust. Fate come vi dico. Tu! Seth, aiutami a ~ 178 ~ trasportare Tess. Prendila in braccio e montami in groppa.” Stavo per lasciare Tess a Seth, quando la voce tremante di Caren, ci chiese disperatamente aiuto. Era ridotta ad uno straccio. “Vi prego, vi prego aiutatemi! Violet … le ombre, la rincorrono, … si sono diretti nel centro dell’isola.” La speranza si riaccese negli occhi di Hairos. “Cambio di programma, andate tutti alla nave. Vado a prendere Violet.” Gridò il drago. “Vengo pure io con te!” tentai io. “No! Hai già fatto troppo per stasera! Vado io con lui!” mi fermò Seth. La sua voce era fredda e dura, mi sembrò di impattare in un muro di cemento, mi odiava con tutto se stesso. Ed era soltanto colpa mia, non potevo farci nulla. Così Seth balzò sulla groppa di Hairos, e nel buio della notte, spiccarono il volo in direzione delle due lune. Le stelle ne illuminavano i contorni, facendoli sembrare impalpabili e vacui come ombre. ~ 179 ~ 14 Le miniere di Beadlin Il triste racconto di William mi fece capire quanto Seth tenesse a me. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. “Will, l’avrei fatto pure io. Metto sempre ciò che amo al primo posto, senza preoccuparmi di me stessa.” Quelle parole mi uscirono quasi come un sussurro sommesso. Seth sembrò drizzare le orecchie, si tirò su’ e ci guardò dalla penombra del letto. “Violet, tu non sai ciò che mi ha fatto passare…” mi scontrai duramente con le parole di Seth. Accarezzando i morbidi ricci di William, ancora rammaricato, sciolsi l’abbraccio e mi diressi da Seth con passo deciso. “No non lo so, cosa ti ho fatto passare?!” dissi in tono di sfida, un po’ arrabbiata del suo comportamento nei confronti di William. Seth si guardò attorno sbuffando, poi rispose :”Violet, tu … ecco tu non puoi capire come mi sono sentito, come ci siamo sentiti.” E fece per andar ad aprire la porta, poggiò la mano sul pomello, ma lo fermai. “Solo, stupido, arrabbiato con te stesso, confuso … ti sei sentito così. Ammettilo Seth!” non se lo meritava che gli parlassi così, ma qualcosa mi scattò dentro. Era ciò che avevo provato nella radura, poco prima di scappare. A quella mia affermazione, si fermò, raggelando. Mi guardò profondamente colpito, come se avessi centrato il bersaglio. Aveva aperto appena appena la porta, sentii che la riaccostò piano. Prima che potesse rispondermi, con i suoi occhi neri e ~ 180 ~ straziati che mi fissavano chiedendosi da dove venisse tanta cattiveria, sentimmo Hairos che ci chiamava a gran voce. William e Peter uscirono immediatamente. Rimasi in piedi nella stanza, con l’ombra di Seth, proiettata accanto a me. La porta spalancata, quel rapido movimento venne annunciato dal rombo di un tuono che squarciò le acque del mare, accompagnato in seguito, da una cascata di pioggia. Le gocce colpivano con violenza, le assi di legno della pavimentazione dell’intera nave. Ammaccavano e abbattevano tutto. Non ci fu’ scampo per tre piccoli vasi di begonie, posti sotto ad una finestra. Quella pioggia era la più distruttiva e imponente che avessi mai visto. Si abbatteva su ogni cosa con rapidità e precisione. Il cielo era un tripudio di nuvole nere e grigie, arruffate e imponenti, il sole ne illuminava i contorni, tingendoli d’oro. Sembrava scesa la notte. Il picchiettio insistente sul legno e sull’acqua, sembrava la carica di una battaglia incorso. Suggestiva e agghiacciante, fu’ il panorama che vidi poco dopo. Una splendida isola dalle basse e rocciose montagne, ricoperte da muschi, licheni ed erba bassa, era come appoggiata sul pelo dell’acqua. Avvolta dal buio delle nubi, che gli coprivano il sole. Quella era l’isola di luce, o dell’elettricità. Infatti, non appena io e Seth ci facemmo coraggio e uscimmo sul ponte con gli altri … un fulmine argenteo, colpi quella che a me sembrò la cima di una montagna. La magia ebbe inizio. Un centinaio, un migliaio, un milione, un miliardo di luci bianche e rotonde, iniziarono a brillare su tutta la superfice dell’isola. Il buio crespo e ruvido dell’isola della luce, si riempì di un magico bagliore, leggermente inquietante. Vidi il muso di Hairos annusare l’aria. Quelle luci servivano per una sorta di protezione, quasi come scudo. Intanto la pioggia iniziava a diminuire, soltanto allora sentii i vestiti incollati ~ 181 ~ alla pelle, e un freddissimo vento, proveniente dall’isola, mi tolse il fiato. Qualcosa nell’aria mi inquietava, su quell’isola spirava una brutta aura, la notte era appena scesa … e nessun villaggio, nessuna carrozza, nessun servo del castello, nessun principe. Era buio, freddo, e nessuno era ad attenderci. Eravamo soli. “Forza scendiamo, prima che si faccia notte sul serio!” gridò Hairos. Nella sua voce sentii un accenno di tensione. “Non possiamo passare la notte sulla nave, basterebbe ancorare la nave a …” “No Peter! Noi adesso scendiamo immediatamente!” le sue parole furono taglienti e veloci, il suo muso era toccava il naso di Peter. Era strano. Ci sbrigammo a fare come ci aveva detto. La piccola insenatura in cui si era infilata la nave, era una falce di sabbia, delimitata da scogli, terminava in un bosco. Quel luogo tenebroso e umido, mi ricordò casa. Era come essere sulle rive del lago della mia città, durante la fine dell’inverno. La sabbia era scura e granulosa, sembrava quasi la ghiaia del letto di un fiume. I pini marittimi, ondeggiavano inquieti sotto al vento ostinato e tagliente, che spirava appena fuori dall’insenatura. Gli altri erano dietro di me, nel mio guardarmi attorno mi ero dimenticata di loro, ma qualcosa mi riportò al presente. “Hey, Hairos ma … ma cosa stanno facendo ?! La nave, dove sta andando?” “Calmati Caren, anzi, calmatevi tutti e parlate piano. È per la sicurezza dell’equipaggio, gli ho detto io di allontanarsi” le sue parole furono più simili a delle scuse che a un rimprovero. Mi voltai di scatto, e lo vidi … Vidi Hairos, per la prima volta, con lo sguardo perso, gli artigli tremanti, che camminava nervosamente. Per la prima volta, vidi Hairos, aver paura. “Dove siamo finiti?” chiesi esasperata dal dubbio. ~ 182 ~ “Questo posto …, l’isola, non è rose e fiori come tutte le altre. Quest’isola, è …” le sue parole erano inquiete e turbate. Ci avvicinammo tutti attorno a lui, per proteggerci l’un l’altro. Tess e Will si strinsero attorno a Peter, io mi sedetti su uno scoglio sulla spiaggia, accanto a Caren, sentii Seth avvicinarsi alle mie spalle. Cercai la sua mano e la strinsi, cadendo con la schiena sul suo stomaco. “Su quest’isola, l’unico abitante umano, è il principe Eric.” Nel tono della sua voce capii che era pericoloso quel luogo. “Perché?” chiese deglutendo, William, non tanto sicuro di voler sapere la risposta. “L’intera isola è piena di grotte e miniere abbandonate. Un tempo si estraeva la magmatite, un minerale più resistente del diamante e più pesante della ghisa. Così prezioso eppure, così ricercato. Da tutta la magmatite estratta dalle miniere, vennero forgiate le vostre armi, le punte per le frecce di Peter, e l’intero cerchio di Violet.” Le sue parole precise e dettagliate, mi fecero immaginare come doveva essere quel posto, molto tempo prima. “Il punto è, che per quanto questo materiale possa essere prezioso e utile, può essere usato anche per fare del male.” I suoi occhi verdissimi, brillarono di nostalgia. Volse lo sguardo al cielo, su , verso una rupe rocciosa e deserta, alle nostre spalle. “Tutto iniziò dopo la morte di Ifrit, infatti, ben dieci anni dopo, Safira diede alla luce, la bellissima Marina. Ma quella piccola principessa, aveva sempre un che di strano, fin dalla nascita. Marina non era calda e attiva come tutte le donne della famiglia reale, non aveva nemmeno una particolare attitudine per le arti o per qualunque cosa. Ma riusciva benissimo a portare discordia e malessere a chi le stava vicino. La regina Safira, per la sua bellissima figlia, chiamò i medici, i maghi, gli stregoni e gli incantatori più potenti di Kiruwah, per farsi dare una cura. ~ 183 ~ Già, una cura … per quella bambina che dentro se, ospitava il frutto del male. Un demone potentissimo si era impossessato della sua anima alla nascita. Così, dopo l’intervento di Re Samuel, uno dei più grandi alchimisti, venne presa una decisione terribile. La bambina venne intrappolata nella torre ovest del castello, al buio e senza cibo. La madre, prima di salutarla, le diede i suoi pugnali, e un libro di incantesimi. Safira sapeva che nella sua dolce Marina c’era sempre un briciolo di bontà. Da allora, l’ala ovest del palazzo venne chiusa. Tutti si dimenticarono di quel luogo, intanto nel isola si continuava a lavorare e a vivere serenamente, era piena di villaggi e paeselli. Proprio qui c’era un piccolo porto, ricordo che sbarcai qui quando venni a trovare Safira dopo il parto.” “Cosa successe a Marina?” chiesi accigliata e spaventata da quella tremenda storia di spettri. “… diciotto anni dopo la sua reclusione, si pensa grazie al libro di incantesimi della madre, Marina è riuscita a liberarsi dalla sua prigione d’ombra, e carica d’ira, seminò il panico su tutta l’isola. Venne fatta evacuare e tagliata fuori dal mondo. Cancellata dalle mappe nautiche e da ogni libro di storia o geografia. Marina affondò nella solitudine dell’isola. La leggenda vuole che, un giorno, un giovane sbarcò su quest’isola, per sfuggire ad un mostro marino. Marina lo trovò e se ne innamorò perdutamente. Lui non sapeva cosa ci facesse lì quella bellissima ragazza, di lei non se ne parlò più dopo che l’isola venne abbandonata. Solo io e i reali, sapevamo. Il ragazzo era quasi riuscito a risvegliare l’animo della bella principessa, però, uno spiacevole incidente … divise lui e Marina per sempre. La principessa, allora, avendo studiato per anni i libri di incantesimi, tenuti nella biblioteca del palazzo, incantò i pugnali della madre. Quel ~ 184 ~ sortilegio, legò la sua vita ai due oggetti, alla morte, l’incantesimo sarebbe svanito. Però, riuscì ad incantarli, molti anni dopo la morte del giovane, capirete quindi in che condizioni si trovasse il suo corpo. A Marina non importava che aspetto avesse, voleva riportarlo in vita.” Quell’affermazione ci tenne col fiato sospeso. Riportare in vita, su Kiruwah era realmente possibile tutto ciò? Il racconto di Hairos, continuò :”… Marina riuscì a portare in vita il corpo del ragazzo, ma non la sua anima. Così, la gioia che provò per quei pochi istanti in cui il suo amato riaprì gli occhi, divenne l’inferno che visse per il resto dei suoi giorni. Un morto senz’anima, riportato in vita con un incantesimo, diventa un non vivente. I non viventi sono uomini morti che camminano sul suolo di noi vivi, ne esistono di diversi. C’è chi corre velocemente, chi può tramutare gli esseri umani in suoi simili, chi esce solo di notte, e le cause sono diverse. Sì può essere morsi e trasformarsi in esseri come loro, oppure, c’è chi viene riportato “in vita” per caso, con un incantesimo, o, come fece Drake …” un velo di rabbia si insinuò nei suoi canini serrati, quando pronunciò quel nome. “… Drake usò i non viventi per l’attacco alle città di Glace, Seyah e Lacret, durante l’ultima guerra. Erano le città più belle e serene di tutto il regno dell’acqua. Fu uno dei motivi per cui Ifrit si arrese, i non viventi fanno danni incalcolabili, e se diventi uno di loro, rimani uno di loro.” Mi si spalancarono gli occhi, era una cosa terribile. Volevo sentire come andava a finire la storia di Marina. “Marina, allora, morì?” domandai terrorizzata. “Sì, ma prima di morire, mentre scappava dall’amore della sua vita, di cui ormai ne rimaneva ben poco, lasciò cadere i suoi pugnali in una grotta. E lì rimasero.” ~ 185 ~ “Come ha potuto, era la sua donna e lui l’amava. Perché ucciderla?” Seth lo disse con un amara tristezza, che mi fece tremare. “Quando a guidarti è la fame, il bisogno di uccidere per sopravvivere. Se a guidarli è il nostro sangue, non possiamo far altro che correre più veloce di loro.” Lo pronunciò con una durezza gelida e aspra, come se si rivolgesse a dei guerrieri. Ormai lo eravamo a tutti gli effetti. Morte e vita, ormai erano le uniche cose importanti. “Adesso, vi prego di non spaventarvi e di andar avanti nel bosco. Dobbiamo trovare quei pugnali, per evitare che altri fatti simili accadano anche sulla terra.” Hairos sospirò cupo. “Quest’isola è abitata da non viventi, per questo ho fatto allontanare la nave. Non temete, possono essere uccisi con un colpo al cuore o in testa, e dal fuoco. Vi coprirò le spalle, mi terrò pronto per incenerire qualche mostro.” Il fatto che su quell’isola ci fossero non viventi, mi gelò il sangue. Se uno di noi fosse stato morso, non avrebbe avuto scampo. Sentivo che già faticavo a respirare, che le gambe non avrebbero retto, tremavo come non avevo mai fatto. Tra quegli alberi, in quelle grotte, nei cunicoli, nascosti nell’ombra, i non viventi ci osservavano aspettando che il loro pasto avanzasse nel buio dell’isola. Il terrore mi assalì. Dai miei occhi uscirono delle tristi lacrime, come avremmo fatto a superare quell’ostacolo? A malapena ero riuscita a salvarmi dalle ombre. Cercai subito le mie amiche, ci abbracciammo con tutto l’amore che avevamo, pure i ragazzi si unirono. Ci guardammo con gli occhi carichi di paura e con il solo desiderio di ritornare a casa. Respirammo a fondo, e con la complicità e il coraggio, che soltanto noi avevamo, guardammo Hairos e ci indicò la strada. Una delle avventure più difficoltose e spaventose, della mia vita, stava ~ 186 ~ per iniziare. Le lune, pallide e mute, attendevano già il ritorno della luce del sole. Non erano le uniche … Hairos ci guidò all’interno del bosco, io e Peter chiudevamo la fila. Gli altri erano difesi da Hairos, mentre noi gli coprivamo le spalle. “Al cuore e alla testa” mi ripetevo continuamente, era lì che dovevo colpire. Dopo aver camminato per qualche minuto, in un piccolo boschetto di pini secchi e smorti, ci ritrovammo difronte ad una parete rocciosa, grezza e deserta. Era lunga qualche chilometro, forse cinquanta, secondo Hairos. Era una l’entrata principale delle miniere di Beadlin, il vecchio nome dell’isola, attualmente associato alla capitale del regno della luce. “Cosa facciamo?” Peter si rivolse ad Hairos in tono leggermente troppo alto. “Per adesso, cercate di mantenere la calma e di non muovervi” gli occhi del drago erano puntati verso una sorta di grotta naturale, la vecchia entrata della miniera. Un grande buco nero, scavato nella roccia. Era agitatissimo, la sua coda divenne un pezzo di marmo. Non riuscivo ancora a capire, poi i miei occhi catturarono l’immagine di una strana sagoma dondolante, nella penombra della grotta. “Violet, Peter. Avvicinatevi a me. Voi altri, mettetevi tra me e loro.” Il resto del gruppo non aveva ancora capito cosa stesse succedendo. Io mi portai subito davanti ad Hairos, trascinandomi dietro Tess e Caren. Will e Seth seguirono, senza esitazione, Peter. “Gli hai visti?” Sentii il sussurro flebile di Hairos, giungermi alle orecchie. “Sì.” Ammisi fredda, a lui e a me stessa. “Guarda Peter, non avere paura, prendi bene la mira. Non preoccuparti, ci siamo io e Violet, copriremo gli altri.” Hairos cercò di mettere in allerta anche Peter e allo stesso tempo di tranquillizzarlo. “Okay, ma non sono più un bambino. Li ho visti bene, pure il bosco sta tremando. Non preoccuparti, non ne mancherò ~ 187 ~ nemmeno uno. “Bene, mettetevi subito in posizione d’attacco, ne farò uscire di lì un bel po’, così potremo continuare il nostro cammino senza troppi problemi.” “Va bene.” “Hairos, il resto dobbiamo farlo noi?” “Non tutto, ma un po’ sì.” Mi rispose, quasi con ironia. La mia voce si ruppe a metà domanda, avevo paura di non riuscire a proteggere i miei compagni. “Non temere Violet, Io mi fido di te. So’ che mi proteggerai …” la mano fredda e affusolata, di Caren, si appoggiò con delicatezza sulla mia spalla. “Ce la farete ragazzi.” Seth e Tess si unirono a lei, e mentre Tess accarezzava i biondi capelli di Peter, Seth mi prese la mano e la strinse forte. “So che puoi farcela. Non avere paura, sono qui con te, e non lascerò che mi uccidano” Seth mi sorrise serenamente, poi gli altri si disposero tra me e Peter ed Hairos. Il drago, quando vide che ognuno era tornato al proprio posto, emise un grido acutissimo. “Era il segnale, via!” dissi velocemente a Peter, che caricò l’arco. Subito dopo si sentì un rimbombo di passi pesanti e frenetici, venire dall’interno della grotta, iniziai a sentirmi un peso sullo stomaco. Strinsi i denti e deglutii. Ed eccoli lì, ne aveva parlato molto Hairos nelle ultime ore, i non viventi, decine di centinaia. Un orda di mostri si parò difronte all’ingresso della grotta. I brividi mi tempestarono la pelle. Si muovevano a passo moderato, mugolando e facendo versi inumani. Giovani, vecchi, donne, uomini, ragazzi e bambini, dalla pelle violacea e decomposta, il sangue raffermo sulle ferite piene di vermi, senza occhi o senza naso, le ossa che uscivano dalle giunture, polmoni e altri organi che cadevano a terra durante la marcia, lasciando una lunga scia di sangue putrido. Il vento iniziò a spirare dall’interno della miniera, mi venne il voltastomaco, i loro corpi putrefatti e in parte ~ 188 ~ decomposti o abitati da vermi, emanavano un odore orripilante che faceva torcere le budella. Hairos, appena li vide, si alzò in volo ed il suo soffio infuocato, creò un anello di fiamme attorno ai non viventi, poi si riportò immediatamente alle nostre spalle. Mi gettai subito, senza pensarci, sui non viventi. Strinsi gli occhi e con un balzo fui subito all’interno del cerchio. Cercai di non pensare contro chi stessi combattendo. Le lame del cerchio potavano teste e facevano volare corpi in qua e la, io non me ne rendevo conto, il mio corpo agiva e si difendeva per istinto naturale, l’adrenalina e la paura erano alle stelle, mente la testa e il cuore erano assenti. Altrove, lontani da quello schifo. Peter non si decideva ancora ad attaccare, la sua freccia era già pronta per essere scoccata, ma le mani gli tremavano come non mai. Da sola, non riuscivo ad affrontarli tutti, più si avvicinavano e più facevo fatica a respirare. A malapena, riuscii a creare con un po’ di ghiaccio e un po’ di concentrazione, una lama con cui combattere, visto che il cerchio non bastava. Dovetti usarla subito, contro una giovane donna, una ragazza, stava a un palmo di mano da me. Sentivo che agognava il mio sangue. La trapassai con la lama, tagliandola quasi in due. La vidi crollare a terra e morire una volta per tutte. “Merda Peter! Aiutami!” gridai arrabbiata e impaurita. La lama, dopo quel colpo, andò in frantumi, il cerchio di fuoco, all’interno del quale stavo combattendo, si era riscaldato in una maniera impressionante. Le vene delle mani, mi si erano gonfiate. Quei cavolo di mostri, non la finivano di tirarmi per le caviglie o per le braccia, con le loro zozze mani, le dita tumefatte e le unghie sanguinolente. Ad un tratto, sentii un brivido lungo il braccio sinistro, una bambina mi aveva graffiata. La ferita iniziò ad infettarsi quasi subito, con un ~ 189 ~ moto di rabbia, mi levai di mezzo una decina di non viventi. Poi la ferita iniziò a sgorgare di pus, un dolore devastante mi fece piegare, la testa iniziò a girare. Mi si tapparono le orecchie, barcollai per qualche istante, poi, i non viventi tornarono ad accerchiarmi e fu’ allora che caddi a terra. Ormai stavo diventando una di loro. Tess Lo capii subito che qualcosa non andava, uno spasmo la attraversò come una scossa elettrica, poi barcollò in avanti e ricadde sulle ginocchia. Hairos si precipitò subito sui non viventi, in un attimo bruciò i resti di quelli già abbattuti da Violet, ma doveva rimanere radente il suolo, se fosse atterrato là nel mezzo, lo avrebbero attaccato da ogni parte, e non sarebbe riuscito a difendersi. Peter era ancora con l’arco puntato verso i non viventi. Tremava come una foglia. Noi eravamo rimasti ammassati l’uno accanto all’altro, per coprirci le spalle a vicenda. “Peter muoviti vieni a combattere!” lo sgridò rabbioso Hairos, intento a carbonizzare una schiera di giovani ragazzi. Il mio sguardo rimase su Violet, Hairos non se ne era accorto, ma una donna, dagli occhi cuciti e forti segni di sutura sul corpo, stava per banchettare con il corpo di Violet. Era agonizzante a terra, ancora scossa dagli spasmi, vidi che la pelle stava cedendo. Gridammo ad Hairos di voltarsi, ma non ci sentì, William sgridò Peter, lui si rivoltò piangendo e gridando :”Non ci riesco, non ci riesco, è troppo per me, troppo, troppo. Mi dispiace, mi dispiace.” Lanciò a terra l’arco e cadde sui ginocchi, sfogando tutta la sua rabbia, in ~ 190 ~ un pianto straziante e carico di paura. Qualcosa mi fece scattare, come una scossa, una scintilla dentro di me. Presi da terra un grosso ramo di pino, e i buttai verso Violet, passando per il cerchio di fuoco, il legno si incendiò. La non vivente non aveva ancora toccato il corpo di Violet, ma la colpii al petto con la punta infuocata del mio bastone. Quando la donna cadde a terra senza più muoversi, un grido di vittoria uscì dalla mia bocca. Subito dopo mi voltai verso Violet, il suo corpo era irriconoscibile. Avremmo dovuto … dovevamo ucciderla. Stava diventando una di loro. Non riusciva ancora a muoversi, e malgrado tenesse gli occhi chiusi, sapevo già che non erano più di quel blu cobalto a cui ero tanto affezionata. Intanto la notte si era fatta ancora più buia, il fuoco rese l’aria irrespirabile e l’odore di carne bruciata, rendeva tutto più macabro e inquietante. Le fiamme di Hairos arrivarono a pizzicarmi la schiena. “Uccidila Tess, fallo, fallo adesso! Non lasciare che Caren e Seth la vedano diventare un mostro. Devi proteggerli! Uccidila Tess!” le grida disperate di Hairos, mi rimbombarono nelle orecchie e nel cuore, mi presi lo stomaco con una mano, tremavo e mi si era gelato il angue. Alzai gli occhi al cielo. Era bellissimo, a Violet sarebbe sicuramente piaciuto. Hairos mi coprì, proteggendomi sputando fuoco sui nemici, portai Violet vicino all’entrata della caverna, facendomi strada tra i cadaveri e i pezzi di corpi marci, disseminati sul terreno. Tenevo Violet tra le braccia, cercando di non toccare il sangue che le usciva dalla ferita e dalla bocca. Un emorragia interna, pensai. Le lacrime iniziarono a bagnarmi le mani “No, non piangere proprio ora Tess.” Mi dissi, inutilmente. Violet reggeva ancora il cerchio, la sua mano si era stretta attorno alle lame, che adesso le provocavano profondi tagli ~ 191 ~ sulle dita e sul palmo. Pensai subito a come lo aveva ricevuto, proteggendoci. Lei, in tutta la sua vita, non aveva fatto altro. Proteggeva me da chi voleva raggirarmi con l’inganno, Peter dal dolore, Caren dai suoi genitori che la volevano perfetta, William dagli stereotipi, e Seth. Lei proteggeva Seth a modo suo, come fosse un fratello. Senza darlo troppo a vedere, cercava di rendere la sua vita meravigliosa. E c’era riuscita. Arrivata all’inizio della grotta, l’adagiai sull’erba, feci il segno della croce e la salutai, dicendo :”Se solo ti fossi preoccupata più per te stessa, invece che di noi altri, non saremmo qui. Ti ringrazio di avermi portato qui, spero che non stiamo lottando in vano. Combatterò in tuo onore, e quando tutto sarà finito, saprò che è stato anche merito tuo. Grazie Violet. Ti voglio bene, e te ne vorrò sempre.” Le parole, da un sibilo, divennero una preghiera triste e malinconica, le mie lacrime si abbattevano insistenti sulla polvere del terreno. Non doveva finire così, adesso cosa ci aspettava, senza di lei, senza la nostra compagna, i suoi genitori, suo fratello Simon. Cosa avrebbero detto? Cosa avremmo fatto? Tante domande mi si strinsero attorno al cuore, un brivido freddo mi attraversò il petto. Un vento gelido, che solo io sentii, mi inondò. Dei sussurri, caldi e cupi, mi sfiorarono le orecchie. Improvvisamente, mi ritrovai sola con Violet. Era come esser in un'altra epoca. Il sole splendeva sulla mia testa, un cielo limpido e terso, si espanse sopra di noi. Tutt’intorno, solo alberi ed erba morbida e verdissima. La grotta era luminosa, tante torce si susseguivano l’una dietro l’altra, illuminando la galleria, che terminava a pochi passi da una sontuosa reggia. Una bellissima ragazza, capelli ramati e occhi scuri, tenendo per mano un giovanotto, prestante e dai biondi capelli. “Tess non temere, noi ti aiuteremo.” Le loro voci si ~ 192 ~ levarono all’unisono come un canto angelico, mi raggiunsero tenendosi mano nella mano. Entrambi, nella mano libera, tenevano un pugnale. Furono subito accanto a me. La ragazza si accucciò vicino a Violet, mi sorrise accarezzandomi i capelli, e disse :”Non aver paura Tess.” Poi prese il pugnale del compagno e me li porse entrambi. Poi si alzò, e svanirono entrambi. Dissolvendosi, portarono tutto alla normalità, mi ritrovai tra i cadaveri dei non viventi, di notte, la grotta immersa nel buio. Mi guardai le mani, reggevo entrambi i pugnali. “Sai cosa fare … Tess … sappiamo che farai la cosa giusta.” La voce della ragazza che avevo appena visto, mi invase la mente. “Devo farlo.” Mi dissi. Non appena Violet aprì gli occhi, ormai non più blu come prima, impugnai saldamente i pugnali e li piantai entrambi nel suo petto. Centrai proprio il cuore. Le lacrime iniziarono ad invadermi il volto, la luce del cerchio si affievolì. Ormai ci aveva lasciati. Estrassi i pugnali, poi gli accarezzai una guancia. Improvvisamente, accadde qualcosa di strano. I pugnali si illuminarono, rivelando la loro vera identità. Da anonime lame di ferro arrugginito, diventarono, splendidi pugnali dall’impugnatura tempestata di topazi e le lame scintillanti come il cerchio di Violet. “Violet.” Sospirai. Un sussurro si levò accanto al mio braccio, alzai il capo. Con grande sorpresa, vidi che il cerchio brillava ancora più intensamente di prima. “Violet!” gridai, e mi gettai su di lei. I suoi capelli iniziarono a riprendere vita e ritornarono pian piano, lucidi e morbidi come prima. La sua pelle tornò candida e le ferite si richiusero, sparirono le tumefazioni, si distese e riprese morbidezza e vita. “Amici miei, grazie di tutto” le sue labbra tornarono rosate, le aprì lentamente e poche parole le uscirono dalla bocca. ~ 193 ~ “Allora … tu, tu… Violet! Sei viva, ti ho salvata! Ci sono riuscita! I pugnali! Sì, è tutto merito loro, no … è merito di Marina!” gridai di gioia, alzandomi in piedi. Puntando i pugnali verso il cielo, come per magia, una luce abbagliante si posò sul campo di battaglia. “Oh Tess, sapevo che avevi fiducia in me. Grazie, grazie di cuore. Finalmente, io e il mio compagno, possiamo riposare in pace. Addio, e spero che i pugnali di mia madre ti siano d’aiuto.” La voce di Marina si espanse per tutta l’sola. I corpi dei non viventi, svanirono nel nulla, trascinati dalla luce bianca e rassicurante. Dopo, tutto ciò che ricopriva il terreno, era solo il corpo vigile ma ancora stanco, di Violet, Hairos, rimasto senza parole, ed io, sicura del fatto che tutto ciò era opera di Marina. Avevo visto lei e il suo ragazzo, voleva che salvassi Violet con i suoi pugnali incantati, così ci aveva portate al suo tempo e me li aveva consegnati. Dopo aver riportato in vita Violet, avevo spezzato l’incantesimo dei pugnali, liberando la sua anima e quella di tutti gli altri non viventi. Tutto era di nuovo tranquillo. Sorrisi al cielo, poi, senza pensarci, mi sdraiai vicino a Violet. Mi sentivo esausta, ma felice. ~ 194 ~ 15 Scie d’oro Caddi in una sorta di sonno caldo e spinoso, sembrò di attraversare una foresta di spine. Ad un tratto, aprii gli occhi. Indossavo un bellissimo vestito bianco. Ero distesa in un grande prato di fiori, ce ne erano di tutti i tipi, il cielo era rossastro, con venature d’oro e rosate. Le poche nuvole, sembravano di panna. Stranamente, mi sentivo spaesata ma tranquilla, come se ogni paura fosse sparita. Mi alzai. Intorno a me vidi due lunghe stradine di campagna, erano percorse da centinaia di persone, tutte vestite in modi diversi. Era strano, avevano età diverse e tratti somatici diversi, c’erano anche esseri che mai avevo visto in vita mia. Tutti erano felici e parlavano amabilmente, tra loro. Uscii dal prato, tenendomi il fondo del vestito. Allora, mi accorsi di non avere le scarpe, nessuno le aveva. Così iniziai a seguire la corrente. Quelle due strade, sembravano non avere fine, partivano proprio da un buio bosco di alberi secchie e morti, pieno di spine ed erbe orticanti. Quel luogo mi fece rabbrividire, mi fermai a guardare il bosco. La gente sembrava che precipitasse al di fuori di esso. Ciò non mi era per niente chiaro. Una leggera brezza, iniziò a spirare, tra i rami degli alberi del bosco. Mi raggiunse come una valanga, aumentando di intensità. Strinsi gli occhi per resistere al suo impeto, le altre persone non se ne accorsero minimamente. Arrivai a coprirmi con le braccia, era freddo e tagliente. Iniziai a sentire dolore e ad aver paura. Il vento iniziò a scuotermi, ad agitarmi, barcollai in avanti. Stavo quasi per cadere, quando … … Qualcosa, una forza misteriosa, iniziò a trascinarmi verso di se. Aprii gli occhi, stavo finendo nel bosco, e non riuscivo ~ 195 ~ a muovermi, il mio corpo era a diversi metri da terra. Strinsi gli occhi, pensando nel peggio. Gridai spalancando gli occhi. “Violet!” trovai il volto di Seth, ad un centimetro dal mio. Iniziai ad agitarmi, credevo di essermi fatta del male. Iniziai a sollevare le coperte … le coperte! … le coperte? Già, ero sdraiata tra le coperte di un meraviglioso letto. La stanza era grandissima, e sulla parete di fronte al letto, si apriva una bellissima finestra. La parete era praticamente di vetro. “Seth, dove sono? Sto’ bene? Ti prego dimmi che sono viva.” Lo implorai spaventata. Sorrise molto dolcemente, mi prese le mani, arrossii. “Sei viva, sì. Tess ti ha salvata. Questo è la camera del principe, è stato gentile da parte sua, ospitarti nel suo letto.” Le sue parole mi ricordarono i pochi istanti prima del nulla, i non morti, la lotta, Peter che non riusciva a combattere, tutta quella gente … mi sembrò di impazzire. Seth era così tranquillo che mi sembrò di aver sognato tutto. Iniziai a guardarmi intorno, mentre tenevo le mani strette alle sue. Poi, nella confusione emotiva in cui ero, feci qualcosa che non avrei dovuto fare, ma che nel profondo desideravo da tanto. Balzai fuori dal letto, e mi strinsi forte a Seth, poi scoppiai in lacrime. Tremavo come una foglia. “Seth, oh Seth. Credevo che sarei morta … io … io … ti voglio bene.” Lo sentii sospirare, il suo soffio caldo mi riscaldò le spalle. “Non preoccuparti Violet, adesso sei qui, è ciò che conta. Non avrai più paura, lo prometto.” “Salute a voi, ospiti miei. Ho interrotto qualcosa?” una vocetta vellutata e scherzosa, risuonò alle nostre spalle. Ci voltammo, ero un po’ imbarazzata. “Oh …, buon giorno principe” lo salutò Seth. “Buon giorno anche a te, vedo che la ragazza della pioggia s’è svegliata.” Seth ridacchio lievemente. “Sì, si stava alzando proprio ora.” ~ 196 ~ “Buon giorno mia cara … ehm … Violet, giusto?” con una sublime accortezza, il principe mi prese la mano e ne baciò il dorso. Aveva degli splendidi occhi neri, e i capelli di un castano scurissimo, la pelle olivastra, e i suoi abiti profumavano di pulito. Tutto, nella sua stanza, era fuori posto, niente di ciò che vidi in quella camera, proveniva dalla Terra. Solo un mazzo di carte da gioco, che mescolava con garbo tra le mani. “Buon giorno anche a lei, principe.” Risposi, abbassando lo sguardo. “Per te e i tuoi amici sono semplicemente Eric.” Mi ritrovai i suoi grandi occhi neri, ad un palmo dal naso. “Scegli una carta.” Aggiunse. “Una carta?!” chiesi sorpresa. “Sì, avanti Violet, prendine una.” Mi incitò, con un sorrisetto beffardo sulle labbra. “Okay” dissi quasi soddisfatta, e ne presi una dal mazzo che teneva in mano. “Asso di cuori.” Pensai, guardandola. “Bene, adesso, senza farmela vedere, rimettetela nel mazzo.” Feci come mi disse, sotto lo sguardo divertito di Seth, da cui non mi ero ancora staccata. Quando rimisi la carta nel mazzo, iniziò a mescolare le carte molto rapidamente. Poi, tutt’un tratto, si fermò, mise le carte a terra. Le distese sul pavimento e le girò. Erano tutte bianche. Si sedette per terra, aprì la mano destra, e disse :”La tua carta era l’asso di cuori, vero?” facendomi vedere il palmo della mano, vidi che al centro di essa era comparso un piccolo cuore rosso. Seth lo guardò sorpreso, io ero affascinata, soprattutto quando schioccò le dita e tutte le carte bianche divennero assi di cuori. Stupefacente. “Ma come …” “Un illusionista non svela i suoi trucchi.” Ammise soddisfatto, Eric. “E così, oltre che un principe, sei anche un illusionista.” Sorrise Seth. ~ 197 ~ “Già. Adesso è meglio che vada a controllare gli altri ospiti, Tess si sarà sicuramente ripresa … come Peter.” Eric raccolse velocemente le carte, e se ne andò. “Aspetta! Tess si è ferita? E Peter, cos’è successo a Peter?” chiesi, prima che varcasse la soglia della porta. Non rispose e si chiuse la porta alle spalle. Il boato prodotto dal chiudersi della porta, una grande porta di ferro scuro con attaccate catene, chiavistelli e lucchetti, mi riportò alle mie preoccupazioni. Ricordai i non viventi, e mi si accapponò la pelle. Poi pensai a Tess, che aveva trovato i pugnali. Guardai Seth ancora sconvolta. Quella volta fu lui ad abbracciarmi. “Tranquilla, tutto va a meraviglia, stanno tutti bene, o almeno, non sono in pericolo di vita. Credevo che il trucchetto di Eric bastasse a farti tranquillizzare.” Sospirò rassegnato. Lo guardai negli occhi. I suoi occhi scuri, tranquilli e così rassegnati alla mia paura. “Ti credo Seth, ammetto che se non ci fossi tu, sarei già morta di paura.” Bisbigliai più tranquillamente. Fece un sorriso, non era ne compiaciuto ne allegro, era come se si aspettasse ciò che avevo detto. Come se quelle mie parole l’avessero in qualche modo, fatto star bene. “Adesso è meglio che tu ti vesta, credo che sia pronto il pranzo.” Sussurrò, volgendo lo sguardo alla finestra. I suoi capelli divennero d’oro ai miei occhi, uno splendido sole di mezzo giorno, illuminava tutta l’isola. “Va bene, ma … sai dov’è la sala da pranzo?” chiesi, scendendo dal letto. “Certo!” un inaspettata spensieratezza lo colse, mi prese per mano facendomi girare su me stessa. Scoppiai a ridere, lui mi guardò da sotto una ciocca di capelli che gli copriva il viso. Il suo sguardo era così tenero e giocoso. Mi prese anche l’altra mano, erano così calde. Mi sentii un po’ in imbarazzo, poi, fece un passo avanti, quasi trattenne il fiato. Stavo tremando, mi iniziò a pesare lo ~ 198 ~ stomaco, sentivo la bocca asciutta. Seth continuò ad avvicinarsi, i suoi occhi brillavano. Stava per succedere, oh mio Dio, mi sentii morire. Però, ad un tratto, si fermò di colpo e con lo sguardo fisso su di me, sussurrò :”Scusami, ti farei star solo male, mi dispiace.” Ed uscì, lasciandomi con una tempesta nel cuore. Mi sentii cadere. Approfittai della sua assenza per vestirmi, poi lo raggiunsi fuori dalla stanza. Uscii sbattendo la porta, me lo ritrovai davanti. “Non è vero, Seth, e lo sai! Tu mi hai sempre trattata bene, stavo benissimo con te. Almeno tu mi tratti come un essere umano … sei l’unico ragazzo che lo fa.” Terminai piano la frase, che inizialmente suonò come un rimprovero. “Lo so ma … non posso Violet, fidati di ciò che dico … staresti solo male.” La sua voce seria e distaccata, si espanse in tutto il luminoso corridoio. Mi sentii veramente al capolinea, distrutta, annientata. Da quelle parole senza significato, che però, lui continuava imperterrito a ripetermi, sempre più serio e rattristato. Quel corridoio, completamente fatto di ferro e acciaio, dalla strana colorazione, quasi come se fosse una struttura abbandonata, mi fece sentire ancor più stordita e persa. Seth si avviò verso la fine di esso, dove vi era un grande portone con un volano, come quello dei sommergibili. Prima che si allontanasse troppo, gli corsi dietro tristemente, fino a raggiungerlo. Cos’ era cambiato in lui? Perché diceva così? Non capivo, non riuscivo a capirlo dopo tutto questo tempo passato con lui. Mi sembrò di non averlo mai conosciuto veramente. Quando aprì il portone, un forte rumore metallico, come se qualcosa fosse caduto, l’accompagnò. “Bene, adesso che ci siete pure voi, possiamo iniziare a mangiare.” Appena vidi dove i miei amici stavano pranzando, barcollai all’indietro dallo spavento. Poi mi accorsi del trucco. La tavola imbandita, ~ 199 ~ sembrava fluttuare nell’aria, come tutto il resto della stanza, questo perché ogni cosa, pareti, soffitto e pavimento, erano fatti di vetro. Entrai nella stanza con molta cautela, avevo sempre avuto paura del vuoto, lo sapeva chiunque. Seth, senza preavviso, mi passò un braccio dietro la schiena, e tenendomi a se, muovendosi con molta cautela, mi portò a tavola, facendomi sedere tra Tess e Caren. “Oh .. Violet.” Furono le uniche cose che Caren riuscì a dire, poi mi abbracciò profondamente. “è tutto merito di Tess se sono qui.” Sciolsi l’abbraccio e mi girai verso la mia amica. “Grazie infinite! Ti devo un favore.” Dissi sorridendo. “Me lo hai già fatto … mi hai convinta a restare.” Ammise felicemente, con grande gratitudine. “Che bello vedere un gruppo così unito, vero Hairos?” chiese il principe Eric, durante il pranzo, mentre tutti erano distratti a parlare tra loro. “Già, credo proprio che sarà una bell’avventura.” Ammise pacato. “Prossima tappa? Isola del fuoco?” chiese il giovanotto, seduto con le gambe incrociate sulla sedia. “Credo di sì, sai … è sempre troppo presto per andare a Ruzgar…” Hairos si rattristò di colpo. “… beh … la principessa è ancora sconvolta. So che sta’ usando il bastone per creare campi di forza attorno all’isola. La sua sanità mentale è instabile e il potere del bastone è troppo forte, così crea campi di forza improvvisamente, sbalzano via persone e navi. Non è possibile prevedere dove si generino o quando. Ho sentito Sirio, dice che molta gente sta fuggendo dall’isola … è un guaio …” mormorò Eric, tenendo tra le mani, il suo amatissimo mazzo di carte. ~ 200 ~ “Qui la situazione sta diventando molto preoccupante. Drake potrebbe entrare in contatto con lei … in ogni momento …” “… Potrebbe prometterle di darle ciò che più desidera …” Eric spalancò gli occhi preoccupatissimo. “Esatto.” Affermò con freddezza, Hairos. “… ma lui non può ridarle … giusto?” Eric si alzò quasi da tavola e guardò Hairos preoccupatissimo. “No … ma può farglielo credere.” Rispose cupo. Eric esitò per un momento, poi, quasi gli mancò il fiato, ma disse :”Portatemi con voi. Ti prego Hairos .. devo vederla.” Il suo sguardo deciso e profondo, quegli occhi tetri ma luminosi, così puri, convinsero Hairos a portarlo con noi. “Va bene, non c’è nessun problema. Puoi venire. Solo se tu e Sirio non iniziate a discutere, come fate sempre.” Rispose il drago, appoggiando il gomito della zampa sul tavolo, quasi sdraiandocisi. Tess e Caren, prese dallo loro assidua preoccupazione per la mia salute, non avevano sentito, invece io l’avevo fatto. Avevo sentito forte e chiaro. Quella della principessa di Ruzgar, era una bella preoccupazione. Chissà cosa sarebbe potuto capitare, cosa le era successo di così tremendo, e perché Eric si preoccupasse tanto per lei. In fin dei conti, Eric, mi parve subito un ragazzo abbastanza frivolo. Per quanto potesse essere brillante e divertente, faceva il cascamorto con tutte le ragazze che incontrava e non era ben visto dai ragazzi. La sua portanza fisica e il bell’fisico asciutto dalla pelle olivastra, lo rendevano un principe uscito da una fiaba delle “Mille e una Notte”. Però, le sue ultime parole, sembravano pronunciate da un adulto, così preoccupato e serio. Doveva esser veramente nobile, nel profondo. Lui e Hairos si lasciarono con un bisbigliare cupo, poi uscì dalla sala. Will mi guardò stranito, facendomi cenno ~ 201 ~ col capo di seguirlo. Gli feci intendere che era meglio se fossi andata da sola. Acconsentì, e con una scusa, riuscì ad attirare l’attenzione di Tess e Caren. Così mi diedi alla fuga. Uscii quatta quatta dalla stanza, i corridoi erano freddi e cupi. Tutti fatti interamente di metallo. Sentii i suoi passi, rintoccare sul pavimento di ferro. Rabbrividii. Quel corridoio era come un tunnel, il ventre freddo di un serpente di placche di ferro e viti. Avanzai di qualche passo. Mi tirai i capelli dietro le orecchie. Cercai di capire se si stesse ancora muovendo. Sentii solo un fruscio, poi alle mie spalle s’accese qualcosa. Mi scansai subito, spaventatissima. Credetti di aver urlato. Lo stavo facendo, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono. “Shhh!” un paio di occhi scuri come la notte, mi si pararono dinnanzi. Erano grandi e luminosi. Quel ragazzo, teneva una torcia con una mano, mentre con l’altra mi tappava la bocca. Nella fioca luce che ci illuminava, si levò una risata soffocata. Mi levò la mano dalle labbra. “Ah, Violet. Tranquilla sono solo io. Mi stavi cercando? O ti sei persa? In ogni caso, non devi aver paura in questo modo.” Eric era tranquillo, stava quasi ridendo. Invece io, mi ero spaventata così tanto che sentivo i brividi lungo la schiena. Lì per lì, non seppi che dire, poi lui mi mise una mano sul capo e chiudendo gli occhi, disse :”Sento che … hai paura del buio … qualcosa .. no, qualcuno. Sì, qualcuno ti ha terrorizzata a morte. Tu .. tu non hai paura del buio, ma delle tenebre …” le sue parole aleggiavano nel buio del corridoio come fantasmi, la sua voce divenne calda e pensierosa. Sembrò che mi tirasse fuori dal corpo tutto ciò che avevo di più segreto e intimo. Fece delle lunghe pause, come se stesse decifrando un vecchio libro. Ma la cosa che più mi sorprese, fu il cambiamento dell’intero palazzo. ~ 202 ~ Appena riaprii gli occhi, ogni parete, soffitto, gradino, pianerottolo, porta, finestra, pavimento, divennero trasparenti. Ogni cosa che costituiva il palazzo, divenne di vetro. Rimasi senza fiato. Un po’ per la paura del vuoto, un po’ per il fatto che una cosa simile non era impensabile sulla terra. Non avrei mai pensato che un intera struttura, di chissà quanti metri quadrati, potesse cambiare aspetto con quella rapidità. La luce dell’esterno, quasi mi accecò, per l’improvviso cambio di luminosità. Mi guardò serio. “No, non ci siamo! Tu sei terrorizzata dal vuoto, fin da quando eri bambina …” improvvisamente spalancò gli occhi, quasi come se gli fosse arrivato un forte colpo allo stomaco. “Tutto bene?” chiesi spaventatissima. “No, no .. tutto bene. Sai, io e la principessa di Ruzgar abbiamo una dote in comune ..” cercò di dire, ricomponendosi. “Che dote?” la cosa mi incuriosì molto. “Sappiamo cosa è successo e come sono le persone.” Spiegò con il sorriso. “In che senso, come sono le persone?” la cosa mi risultava alquanto nuova. Aggrottai le sopracciglia, un po’ sorpresa. “Sì, mi basta guardarti per capire che sei umile, trasparente e pura, come l’acqua. E in questo proposito … ecco il tuo cerchio.” E mi diede il cerchio. Lo colse da terra come se ci fosse sempre stato, ma invece prima non c’era. Presi il cerchio, sbalordita. “Sono un illusionista, e anche .. beh, come dite voi …, sono un mentalista.” “Capisco …, ma cos’era quello di prima? Cosa ti è successo?” “Stavo cercando di capire le tue paure, per dare un nuovo aspetto al castello, quando sono entrato in contatto …, non so come ho fatto, con i pensieri della principessa …” l’ultima parola era piena d’amarezza. Non ci voleva un mentalista, per capire che le voleva molto bene. ~ 203 ~ “Cosa le è successo?” chiesi un po’ titubante. Lui si diresse verso la sua camera, pian piano, il palazzo tornò cupo come prima. Ad ogni suo passo, qualcosa ritornava di metallo. Fin quando non arrivammo di fronte alla sua stanza. “Lei, la principessa. Dovevate dirigervi sulla sua isola, poi Hairos ha cambiato idea, non è prudente.” Mi sembrò quasi, che il castello diventasse più buio. Aprì la porta e continuò :”Lei …” fece un lungo sospiro. “Lei è molto giovane, dolcissima, paziente e sensibile. È più grande di me, ma la trovo incantevole. Quando ho saputo dell’accaduto, non potevo crederci …” superò il letto e aprì un anta dell’ armadio che si trovava al fianco di esso. Prese una sacca di pelle scura, e iniziò a mettervi dentro piccole armi, e qualche vestito, assieme ad alcune cose da mangiare. “Cosa le è successo? Sempre se mi è permesso saperlo ..” “Lei … oramai è qualche anno che … che …” strinse gli occhi, provò a resistere ma non ci riuscì. Strinse i pugni li batté sull’anta della armadio. Mi venne naturale di stringerlo forte. Lui si lasciò subito andare, quasi come fosse un bambino. “… Lei non vede … non vede la bellissima luce del sole, non vede la splendida volta celeste, non vede i verdi alberi e i coloratissimi fiori della sua isola, non vede gli occhi rigonfi di lacrime di chi soffre. Non vede che soffro.” La malinconia l’aveva steso, era atterrito. Esausto. “Ma … spiegami, com’è successo?” non capire, mi mandava ai pazzi, e lui era così disperato. Mi sentii coinvolta in pieno. Si lasciò cadere sulla mia spalla, sentii una lacrima, cadermi sul collo. “Era una giornata splendida, eravamo tutti assieme, come sempre. Io e Sirio stavamo litigando, la principessa ci guardava seria. Lei parlava con lo sguardo, ci bastò quello per fermarci. Poi, dovette andare in paese, s’era sentita una forte esplosione venire dalla costa. Si pensò ~ 204 ~ subito a Drake , ormai il tempo per lui si accorciava …” le sue lacrime fredde mi facevano venire i brividi lungo la schiena. “A quel punto, andai con lei, la seguii senza farmi vedere. Arrivammo alla costa, c’era una grande nube di fumo, proprio vicino al porto. Lei andò da sola, ha un coraggio che supera quello di chiunque altro. C’era stata un esplosione, navi e imbarcazioni erano andate distrutte. Io me ne stavo nascosto tra gli scogli, ero proprio ad un passo da lei … dal nulla, così, all’improvviso … comparve un’arpia. Sono esseri di quelle zone, ma spesso vivono su piccoli atolli aridi e sperduti in alto mare.” Si interruppe, sentii che cercò di aggrapparsi alla mia spalla. Lo tirai su, cercando di tenerlo stretto a me. “Lei la notò .. potevo morire. Mi prese per le spalle e mi gettò in acqua, poi, in un lampo, l’arpia fu su di lei. Le bastò graffiarla in volto … “ sentii le sue mani stringersi attorno alle mie spalle. “… così, per colpa mia, rimase cieca. E il suo ultimo ricordo … è puro terrore. Non parlò più con nessuno, non organizzò più nessuna festa. Il primo che cacciò, fui io. L’avrei fatto anche io … è stata solo colpa mia. Lei è più saggia ed esperta di me, non dovevo seguirla in ogni dove, sapeva cosa fare. Se non fossi stato lì, non avrei rischiato la vita, e lei non avrebbe perso la vista per salvarmi.” Con la voce rotta ed il volto rigato dalle lacrime, quel ragazzo apparentemente frivolo, si trasformò nell’esempio vivente del senso di colpa. Cercai di tirarlo su, lo guardai negli occhi, erano così lucidi da sembrare azzurri come i miei. Mi tremavano le mani, o forse era lui che stava tremando. Non lo saprei spiegare. Si sentiva così in colpa, l’unica cosa che voleva fare era proteggerla, ma il suo amore l’aveva soltanto danneggiata. Adesso voleva rimediare, ma non sapeva come. Era intrappolato, tra l’amore per lei e la paura di farle ~ 205 ~ nuovamente del male, si sentiva inutile e dannoso. Avrebbe preferito non averla mai seguita, mai conosciuta, mai amata. Chissà quante volte si è chiesto, “E sen non l’avessi fatto? Cosa sarebbe successo?” mentre al difuori del suo palazzo, i non viventi animavano l’isola con le loro inumane grida, per la fame, sapendo che l’unico essere vivente era il principe. A Eric sembrava più che giusto, rimanersene al buio, nel freddo del suo palazzo di metallo, consapevole del orrore che l’aspettava al difuori di quelle mura. Gli sembrava la condanna perfetta, i mormorii dei non viventi erano molto simili al suono dell’immenso dolore che lo consumava dall’interno. Mi guardò esausto. “Violet. Ti prego aiutami … non so più cosa fare … so che voi potete cambiare tutto questo. Non potete ridare la vista alla principessa, ma potete salvarla da Drake . Ti sarei immensamente grato se … la faceste sorridere. Mi basterebbe vederla anche solo una volta con il sorriso, poi me ne dimenticherò, la lascerò stare.” Si alzò in piedi. Ormai il sole stava calando, e un bagliore d’orato l’avvolse. Vidi tutta la fragilità di quel ragazzo, la sua disperazione, i suoi occhi lucidi e tristi di chi si sente colpevole. L’abbracciai forte, come se fosse un fratello. “Farò tutto ciò che mi sarà possibile, io e i miei compagni proteggeremo e aiuteremo ognuno di voi. Eric, non dimenticarlo … non sei solo. Tutti noi, siamo qui per aiutare te e gli altri. L’isola è già un posto più bello, senza i non viventi, appena lo sapranno al palazzo di cristallo, molte persone verranno ad abitare qui … com’era molto tempo fa. Esci dal buio, ammira il sole di quest’isola in tutto il suo splendore. Ciò che è successo con la principessa non è colpa tua, non sei stato tu a volerlo, nessuno poteva evitarlo. Se proprio vuoi far qualcosa per lei, vieni con noi, riponi il rancore per te stesso e vai a trovarla. Sarò lì, con te. Non ~ 206 ~ accadrà niente di male. È una promessa.” Le mie parole mi riempirono di forza. Sentii come se potessi far qualsiasi cosa. Eric mi sussurrò un dolcissimo grazie, poi si asciugò le lacrime e mi portò di nuovo nella sala da pranzo. William. Ormai, lo sapevo da tempo, Violet era una gran ascoltatrice. Sentiva tutto ciò che la gente diceva, una volta ascoltò me e i ragazzi che le parlavamo, contemporaneamente. Me n’ero accorto pure io che Eric e Hairos stavano parlando di qualcosa di serio. Dopo aver visto Eric venirci a prendere nel cuore della notte, in mezzo al bosco, e aver visto con che cura aveva portato il corpo di Violet , fino al castello. Capii che non era la persona frivola che dava a vedere, era come una parte che doveva interpretare. Aveva convinto tutti, tranne me. Tess, era stata particolarmente colpita da Eric, per il suo fascino da principe e per il suo aspetto. Senza badare a fatto che lei credeva che fosse stato lui a portarla in braccio fino al castello. Invece, era tutto merito mio. Se al risveglio, Tess, avesse visto me invece che lui, sarei divenuto io il suo eroe. Purtroppo, Eric si trovava nel luogo giusto al momento giusto, e Tess, dopo aver ripreso le forze, aveva preso il principe per il suo eroe. Se solo avessi fatto come Seth… Lui aveva passato tutta la notte e il mattino, accanto a Violet. Non permetteva quasi a nessuno di avvicinarsi, era molto protettivo. Misi il capo sul tavolo, scoraggiato. “Will?!” mi sussurrò Caren. Mugolai. “Will, non fare il facocero, misericordia! Hai la bocca per parlare in modo decente, non per borbottare come un animale.” “Lasciami stare.” Sentenziai, strascicando le parole. ~ 207 ~ Non la vidi, ma immaginai la faccia di Caren a quelle mie parole. Mani sui fianchi, occhi al cielo e poi la frase famosa :”Ragazzo, non dirmi che non hai niente perché non ci credo!”. La sentii sospirare e poi :”Ragazzo, non dirmi che non hai niente perché non ci credo!” eccola! La frase famosa, tanto temuta da me e Violet. Tirai sui il capo, con malavoglia, e la guardai da sotto i ciuffi di capelli. “Che c’è?” “Cos’hai Will? Non mentirmi ..” bisbigliò. Alzai gli occhi al cielo. “Non lo vedi?” chiesi acido, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “No!” rispose lei a tono. Così, sconfitto e un po’ disperato, vuotai il sacco. “Tess …” borbottai. Mi guardò torva. “Hey, cosa vuoi?! Volevi la verità? Eccotela! Sì, lo so pure io che sono più grande e tutto il resto, che lei non è una cima di sapienza mentre io potrei fare come Simon Turner e non andare a scuola … sì so’ tutto!” risposi con il fiatone. “Will, calmo! Non volevo dire tutto ciò! Volevo solo dirti che… beh, sai che spesso non ha ben chiaro ciò che prova. Non vorrei che tu la ingannassi per indurla a star con te, sì, insomma, l’hanno già fatto in diversi.” A quelle parole mi sentii sottovalutato. “Credi veramente che sarei in grado di fare una cosa del genere? Stai scherzando, spero!” non gridai, per non farmi sentire dagli altri, ma l’avrei fatto. “Andiamo Will, lo sai pure tu com’è Tess … non lo fa’ a posta ma spesso … non sa ciò che vuole.” Rispose rammaricata. “Già … è ancora un po’, come dire, troppo dolce. Con la testa tra le nuvole, vive in un mondo suo. Diciamo anche che si fida troppo delle persone, è un po’ ingenua.” “Ecco, finalmente ci sei arrivato.” Sospirò. “Allora cosa devo fare?” chiesi indeciso. ~ 208 ~ “Aspetta. Il tempo ha sempre in serbo le cose migliori. Più pazienti per fare una cosa, più la cosa verrà meglio.” “Va bene, farò come dici tu.” Mi rassegnai. Feci notare, anche a Caren, che Violet e Eric erano spariti da un pezzo. Non eravamo gli unici ad essersene accorti, pure Seth l’aveva notato, e la cosa non gli piaceva affatto. Così, cedette e chiese :”Ragazzi, avete mica visto Violet?” “Già! Anche Eric è sparito!” disse Tess leggermente allarmata. “Non preoccupatevi, sono sicuro che stanno bene, Violet sarà andata a curiosare e sicuramente si è persa. Credo proprio che Eric l’abbia trovata in qualche angolo del palazzo e che la stia riportando qui.” Rispose tranquillo Hairos, leccandosi gli artigli. La sua tranquillità lasciarono di stucco e convinsero tutti. Seth, era comunque leggermente irritato. “Ragazzi, che ne dite se andiamo fuori a provare i pugnali di Tess? Sono delle armi eccezionali.” “Ma certamente! Non vedo l’ora di vedere i loro effetti! Dai Hairos andiamo subito in cortile!” Tess non stava nella pelle. “Bene allora andiamo subito fuori!” Poi prese un lembo di tovaglia, la strappò e con gli artigli scrisse un messaggio a Violet e Eric, così, se fossero ritornati, avrebbero saputo dove cercarci. Uscimmo tutti fuori. Il palazzo era internamente di ferro, però, quando vi entrammo, l’esterno era di vetro. Eric aveva spiegato che l’aveva fatto di ferro per proteggersi dai non viventi. Aveva messo in ogni angolo dell’isola, enormi gabbie, delle specie di voliere, con dentro centinaia di migliaia di luminarike. Le luminarike, erano delle falene che si trovavano in ogni parte del regno. La loro particolarità era che, le loro ali, il loro corpo, la loro testa, le antenne e le zampe, facevano luce. Era una luce molto simile a quella ~ 209 ~ delle due lune. Prendendone una singolarmente, faceva una luce fioca, ma molte, erano capaci di illuminare a giorno un castello. La loro luce era visibile solo di notte. Eric aveva avuto una buon idea. Le luminarike “s’accendevano” proprio quando i non viventi uscivano dalle grotte e le miniere per cercare cibo. Sono esseri che odiano la luce intensa, così si tenevano alla larga dalle zone in cui Eric aveva piazzato le gabbie. Percorremmo molti corridoi, di tanto in tanto c’era qualche finestrella da cui filtrava un po’ di luce, ma non era abbastanza per illuminare il cammino. Per non perderci, ci facemmo guidare dagli occhi e dal fiuto di Hairos, Tess si reggeva alla sua coda, Caren si teneva per mano con Tess, Io tenevo per mano lei, e Peter si teneva a me e Seth chiudeva la fila. Era facilissimo perdersi in quel dedalo freddo e buio. Hairos continuava a parlare, parlare, parlare, dei pugnali. Tess l’ascoltava entusiasta, mentre Caren sembrava sempre più preoccupata per le conseguenze che ci potevano essere se li avesse usati nel modo sbagliato. Anche se non lo sentivo, avvertivo che Seth stava ancora rimuginando sull’assenza di Violet ed Eric. Era così ostinato, che non l’avrebbe mai ammesso. Era geloso marcio, così geloso che l’avevano capito pure i muri, lo era al tal punto da pensare al peggio in almeno cinquanta modi differenti. “Stupido Seth.” Pensai sorridendo. All’improvviso, una luce abbagliante ci inondò, poi sentii le ragazze gridare, mi sembrò di cadere nel vuoto, sotto di me vidi gli alberi e il terreno. Strinsi gli occhi urlando. Hairos scoppiò a ridere. “Hey, potete anche riaprire gli occhi e … Fatemi il favore di smetterla di gridare!” borbottò ridendo. Aprii gli occhi. Tutto ciò che ci circondava, l’intero castello, era passato dal buio e freddo abissale, del ferro, ad ~ 210 ~ un immensa luce calda e accogliente. Era diventato interamente di vetro. “Eccezionale.” Sussurrò Caren, guardandosi attorno, meravigliata. “Com’è possibile?” chiesi. “è semplicissimo. Il palazzo reagisce alle richieste del principe, ovvero … fa tutto ciò che fa Eric. Si trasforma con i suoi comandi, ma anche con il cambiamento d’umore. Dev’esser particolarmente sereno adesso ..” borbottò Hairos, guardandosi attorno con curiosità. I suoi occhi verdi ispezionavano ogni millimetro del palazzo. Essendo trasparente, dovevamo star attenti a sbattere contro porte e muri. Seth lasciò la mano del piccolo Peter, e raggiunse Hairos. “Come fai a dirlo?” “Cosa? Cos’ ho detto?” Seth lo guardò con una faccia, come per dire :”Non è ovvio?” “Ahhhh! Seth!” il drago brontolò alzando gli occhi al cielo, per poi posare il suo sguardo sul ragazzo. “Sei uno stupido umano, il più stupido che conosca!” lo brontolò. Seth strinse i pugni a si avvicinò al drago per non farsi sentire dalle ragazze. “Certo, per te è tutto semplice. Ma quando …” il suo tono scontroso alterò Hairos che gli rispose a tono :”Senti, è colpa mia se sei uno sciocco!? Le occasioni vanno prese al volo. Lui sarà anche un principe, ma per ciò che so .. il suo cuore è altrove. Tu faresti meglio a darti una mossa .. il tempo stringe.” Il volto di Seth sembrò così pallido, offeso e un po’ frastornato, si riportò sul fondo della fila. A lui non era mai interessato con chi si vedesse Violet, cosa combinasse con gli altri, chi gli piacesse … ma, quando la vide al palazzo di cristallo, così stanca e provata. Dopo che aveva tentato di salvarci. In quel piccolo e delicato istante, gli occhi di Seth si erano appesantiti, erano diventati più ~ 211 ~ consapevoli, maturi, incapaci di negare cosa gli stesse accadendo … Però, erano ancora incapaci di ammetterlo. Dopo aver percorso gli ultimi due corridoi e altre tre gradinate, trovammo l’ingresso del palazzo. Fuori ormai era il crepuscolo. Ma Tess volle dimostrare ciò che sapeva fare. Intorno al castello c’era un grande giardino, con tanti fiori, fontane, e credo ci fosse anche un dedalo di siepi ed un piccolo laghetto con una cascatella e un ruscello. Così, per evitare l’inevitabile distruzione del meraviglioso giardino di Eric, superammo l’alta recinzione d’acciaio, che circondava il perimetro del giardino, ed uscimmo. Prima che iniziasse il bosco, c’era un grande spiazzo. L’erba era rada e il terreno polveroso. Era il luogo adatto per mettere alla prova la carica distruttiva di Tess. Hairos prese delle precauzioni, ci fece mettere dietro ad alcune assi di metallo, che Eric aveva lasciato vicino al cancello del palazzo. “Faranno da parafulmini, credo.” Disse incerto. Fece mettere Tess al centro dello spiazzo. Era prontissima, non l’avevo mai vista così impaziente. Un filo di vento mosse i setosi capelli i Tess. Era così perfetta, nella postura, nello sguardo. Pronta a dare il meglio di se. “Ricordati di restare concentrata e calma. Andrai benissimo.” Le sussurrò Hairos. “Ma cosa devo fare?” “Impugna saldamente i pugnali e … fa ciò che più ti senti. Le cose migliori vengono dal cuore.” Poi il drago si allontanò, ci raggiunse trotterellando e consigliandoci di far silenzio. Tess era in piedi, al centro del campo, con le braccia distese lungo il corpo. Fece un lungo sospiro e quando fu’ pronta indirizzò l’energia e la sua anima in quelle due piccole lamine che teneva tra le mani. Era così complicata, ~ 212 ~ così piccola, ma la sua forza era immensa. Alzò molto velocemente le braccia, sembrava che toccasse il disco solare, ormai intento a sparire dietro alle colline. Sferrò il suo attacco. Abilmente sfregò le lamine dei due pugnali, vidi piccole scintille divenire scariche elettriche che s’abbattevano sul suolo, ma si spezzavano prima di toccarlo. Aumentò la potenza e la magia ebbe iniziò. Scie di luce iniziarono a danzarle attorno in ogni direzione, poi, quando si rese conto di ciò che poteva fare, ne prese il controllo. Fulmini e saette, rombavano radenti al suolo, creando attorno ad Tess i più complicati disegni geometrici. Peter ruppe la magia scoccando tre frecce. Il fulmine rispose. Non toccarono nemmeno il suolo, Tess le fece esplodere fulminandole. Hairos voleva mettere entrambi alla prova. Peter correva velocemente nella foresta da un albero all’altro, per prendere la mira, ma le saette di Tess erano troppo veloci e precise. Facevano saltare tutte le sue postazioni. I fulmini di Tess cinguettavano come falchi, rimbalzavano dove diceva lei e distruggevano cosa voleva lei. L’ascoltavano, era lei a guidarli. Ad un tratto, un colpo di Peter, fece vacillare Tess. Una freccia per poco non le colpì il collo del piede. Lei si spostò, ma ormai aveva già scagliato il suo colpo. Il fulmine aveva sbagliato traiettoria, stava per colpire il palazzo. Violet ed Eric apparvero come se li avesse trasportati il vento, proprio davanti all’edificio. Neppure lo vidi … Eric prese una lamina di ferro e la lanciò in direzione del fulmine. Ci fu un rombo fortissimo. Il fulmine non cambiò traiettoria, ne si esaurì, rimase impigliato nella lamina di ferro. Qualcosa lo trattenne. Quando la lamina ricadde al suolo andò in frantumi, assieme al fulmine, come se fosse di vetro. Ma non era trasparente, si era solo infragilita. Eric guardò soddisfatto Violet, come se fosse la luce dei suoi occhi. La ~ 213 ~ prese per la vita e le disse qualcosa. Violet si limitò a sorridere soddisfatta. La ragazza si staccò dalle braccia del bel giovane e, scherzosa, si rivolse a Hairos dicendo :”Hey, volevate iniziare la festa senza di noi?!” “Oh, ma certo che no. Prego, vieni pure. Attenta, Tess è incontrollabile, invece Peter ha una precisione e una velocità impressionanti.” “Me la caverò. Grazie.” Sembrava più su di giri del solito, o almeno, più di come lo era a casa. Anche Violet partecipò alla battaglia. Tess scaricò su di lei i primi attacchi. Non li vidi nemmeno partire, tanto erano veloci. Violet li vide e appena i fulmini entrarono a contatto con l’aria attorno a lei, esplosero. Alzarono una nube di polvere che svelò il trucco di Violet. Un guscio di ghiaccio, fine come il vetro e resistente come il diamante, l’avvolgeva. Dopo i colpi di Tess, arrivarono le frecce di Peter che avvolsero la fortezza di cristallo di Violet, con edere velenosissime e rampicanti. Il ghiaccio andò in frantumi, ma poco prima che l’avvolgessero con le loro spire (perché ciò che viene generato dalle frecce di Peter, appena tocca terra, prende vita. Anche se sono piante, ebbene sì, hanno una vita propria) Violet riuscì, con grazia e maestria, a farsi un varco tra le piante usando il cerchio. Sul suo viso vi era la fatica, ma anche gioia e divertimento. Sembrava che lei e il cerchio si fossero trovate come si trovano due anime gemelle. Era come una danzatrice, rispondeva ad ogni attacco muovendosi e librandosi in aria con elasticità e freschezza. Combinazioni sempre nuove, la facevano muovere come sul palco di un gran teatro. Vederla combattere era un piacere per gli occhi, ed Eric l’aveva capito prima di tutti. La guardava sbalordito e con la mente altrove, come quando si ascolta la canzone preferita, quella che ci fa emozionare. Invece, Seth, se ne ~ 214 ~ stava zitto, a ribollire nella rabbia e l’invidia che lui stesso aveva creato. “Pazzo!” l’avevo detto tante, troppe volte. Ma era un testardo, ed ecco la sua ricompensa. Un esplosione mi distrasse. Tess aveva fatto saltare una lastra di metallo, cercando di colpire Peter. “Ragazzi! Fate in modo che nessuno si faccia male, è solo un allenamento! Ci siamo intesi?!” nonostante il tono duro e di rimprovero di Hairos, nessuno dei tre sfidanti si fermò a dargli ascolto. Mente Peter pensava ad un modo in cui contrastare Violet e Tess, le due si trovarono faccia a faccia. Posando le armi, si fermarono per un istante e iniziarono a parlare tra loro. “Allora, Vedo che ti trovi bene con i pugnali.” Sorrise Violet, con un piccolo vortice d’acqua che gli ruotava attorno alle caviglie. “Mai quanto ….” Tess non terminò la frase, che Violet le spruzzò in bocca un getto d’acqua. La cosa ci lasciò perplessi. A colpirmi non fu il fatto che Violet avesse interrotto Tess, che succede di continuo, ma che quell’acqua proveniva dalla punta del suo dito indice. Proprio così! Violet spruzzava acqua come una fontanella. La cosa fece arrabbiare Tess. Era stata interrotta ed era pure bagnata fradicia, mentre Violet rideva selvaggiamente. I pugnali si mossero più veloci di prima, e una saetta colpì in pieno la terra su cui Violet poggiava i piedi. La vidi saltare in aria, ma a qualche metro da suolo, si fermò. I suoi piedi appoggiavano su uno strato di ghiaccio. Non era proprio uno strato di ghiaccio, era un monolite di ghiaccio nato dal terreno sottostante in un batter d’occhio. Restammo a bocca aperta. Hairos si mostrò contrariato, e richiamò Tess, che non gli diede ascolto, e si buttò su Violet. Mandò in frantumi il monolite con una forte scarica elettrica. L’amica non poté far altro che buttarsi a terra, così saltò da circa cinque metri ~ 215 ~ d’altezza. Per fortuna, un mantello d’edera e fiori di campo, attutirono la caduta. Peter riemerse dal bosco e aiutò Violet a rialzarsi. “Basta Tess, va bene giocare, ma poteva farsi molto male!” la rimproverò. “Levati, tu! Non sono affari tuoi!” gridò Tess, che sfrecciò verso Violet con i pugnali pronti a colpire. Non fece un passo di più … La vidi volare verso la direzione da cui era arrivata. Volò per qualche metro, con una velocità e una violenza inaudita. “Violet!” la richiamò Hairos, incredulo di fronte a tanta cattiveria. “Non è colpa mia, io devo solo difendermi, è lei che vuole giocare così!” rispose fredda e impassibile. Fu una delle scene più brutte che vidi. Due amiche che litigano e lottano l’una contro l’altra. Restammo tutti avviliti. ~ 216 ~ 16 Giochi pericolosi Eric era stato così carino ad accompagnarmi fuori dal castello. I ragazzi erano usciti e Hairos c’aveva lasciato un biglietto. Quando arrivammo in giardino vidi che Tess e Peter si cimentavano in una sorta d’allenamento. Ero entusiasta, volevo proprio vedere di cosa fosse capace Tess. Così, presa dalla fretta, corsi verso il campo di battaglia. Per fortuna Eric mi protesse con una lastra di metallo, che congelai repentinamente per evitare che il fulmine, sfuggito al controllo di Tess, ci colpisse. Ciò che iniziammo dopo … era altro che casuale. Tess, per qualche strano motivo, iniziò a far sul serio. Ci andò giù pesante, rischiando di farmi male sul serio. In lei c’era una strana ombra di cattiveria. Ma com’era possibile? Un attimo prima mi aveva salvato la vita rischiando la sua, e adesso voleva farmi a pezzi. La sua incoerenza mi faceva dar di matto. Non bastava la gelosia di Seth nei confronti di qualsiasi ragazzo mi si avvicinasse, ora c’era anche il modo pazzo e squilibrato di affrontare i problemi, di Tess. Dopo aver bloccato un suo attacco, respingendola con un duro colpo su una durissima lastra di ghiaccio, restai accanto a Peter per guardare quello che succedeva. Hairos disse a Peter che era meglio uscire da questa situazione, così si fece da parte. Hairos … Quel vecchio drago doveva essere arrabbiatissimo con entrambe, ma sentivo qualcosa dentro che mi diceva di continuare a combattere. Se la mia mente fosse stata del tutto sveglia, e la vera anima di Tess non fosse stata plagiata da ~ 217 ~ ospiti indesiderati, forse mi sarei fermata. Ma nessuno sospettava di ciò che accadde in seguito. Dopo che Tess volò per circa una quindicina di metri nella foresta, si vide riaffiorare quasi subito da dietro gli alberi. L’elettricità l’avvolgeva come un aura, cinguettava e scoppiettava stridendo. Ricordo che era ormai calato il sole, e un alone rossastro avvolgeva ogni cosa. Mi sembrò surreale, vederla così. Vidi che, ancora una volta, si scagliava su di me correndo ad una folle velocità. Sembrava veloce come la luce. “Che nessuno muova un muscolo!” Hairos aveva confermato ciò che avevo pensato, si stava muovendo più veloce della luce, di conseguenza anche del suono. Ogni più piccolo spostamento avrebbero potuto farle cambiare traiettoria, poteva sbandare e fare chissà quali danni. Sfruttando molta energia, cercai di congelare la superfice del terreno e mi lanciai verso di lei. Cercai di sfruttare al meglio il ghiaccio, per acquistare velocità. Ero a dieci, cinque, quattro, due metri da lei. Ma non ero io ad essere veloce. Appena mi vide, balzò in aria, la seguii. L’impatto fu violentissimo. Ci scontrammo a mezz’aria. Il cerchio che strideva sulle lame lisce e appuntite dei pugnali. Mi sembrò di sentire la pelle dura come il ghiaccio. Era tutto merito del cerchio, voleva proteggermi. Mi sentii al difuori di tutto, era come se una pellicola impercettibile, fatta di ghiaccio durissimo, mi facesse da armatura. Il fischiare assordante dell’elettricità mi ronzava nelle orecchie, come se dovesse sopraffarmi da un momento all’altro. Strinsi i denti, cercando di non guardare il viso di Tess. Riuscii a liberarmi di lei, spingendola via. Ricadde a terra con gran facilità, come fosse una bambola. La cosa mi spaventò terribilmente, non l’avevo spinta violentemente, però nella sua caduta c’era qualcosa di innaturale. Era come vedere un peluche cadere ~ 218 ~ sul letto morbido di un bambino. Comunque sia, lei si rialzò senza mostrare dolore o altro. Aveva un aspetto normale ma qualcosa era fuori posto. I suoi occhi erano diversi, non avevano più il solito bagliore d’orato. Mi sembrarono quasi più scuri, se non neri. Il colore degli occhi, rabbuiava il suo viso. Rimasi a guardarla. I pugnali persero il loro bagliore. Voleva sfidarmi senza l’uso del potere della luce. Accettai. Il sole era ormai svanito, rimanevano solo le lune e le stelle a farci compagnia. Quella notte fu lunghissima. Andammo avanti per ore, senza mai fermarci. Quando tentava di pugnalarmi, la bloccava, riprovava, contrattaccavo. Talvolta facevo ruotare il cerchio vorticosamente, lei maneggiava i pugnali con destrezza e cura. Correvamo, ci seguivamo, saltavamo, e attaccavamo l’una l’altra, con ferocia e con un unico obbiettivo … sopravvivere. Le nostre grida affaticate, soffocate, terrorizzavano i nostri compagni. Hairos l’aveva detto, nessuno doveva muoversi. Nessuno si mosse, nessuno l’avrebbe fatto. Chiunque si fosse messo in mezzo sarebbe finito male. Ad un tratto, al alba, mi appoggiai ad un masso. Ero sfinita, mi si chiudevano gli occhi, stando in piedi barcollavo, non mi sentivo più i piedi, le gambe le braccia. Il cerchio mi cadde dalle mani. Mi staccai dal mio giaciglio. Tess era svanita nel bosco per tirarmi un brutto attacco a sorpresa. Barcollai fino al cerchio per raccoglierlo. Più avanzavo, più i miei passi erano pesanti. Andai a terra pian piano, con gli occhi che si chiudevano lentamente. La polvere della terra mi andò sul viso, sulle mani, forse c’era già. Trovai il terreno molto comodo. Non ero più in grado di combattere. Uno scalpitio in lontananza, poi un bagliore stridente. Tess era ritornata. “Uccidimi” pensai “Non ne hai il coraggio, come non lo hai ~ 219 ~ per il resto delle cose…” chiusi gli occhi, sperando di fare un bel sogno. Sentii uno stridio sul erba, credo che un albero venne abbattuto, poi un respiro affannato mi avvolse. Delle mani cercarono le mie e le strinsero. Non aprii gli occhi, non mi interessava niente. Ormai la nostra lotta era finita ed io potevo riposare, ma la rabbia rimase sul fondo del mio corpo, aspettando di esser liberata, non appena ne sarei stata capace. Qualche ora dopo, o forse erano passati giorni, mi svegliai. Ero riposata come non lo ero stata mai, avvolta dal dolce e morbido tepore delle coperte. Aprii gli occhi, ero sommersa dalle coperte, completamente al buio. Un ticchettio insistente batteva sulle assi del ponte. Stava piovendo molto forte, sembrava di stare sotto una cascata. Tentai di rialzarmi ma caddi all’indietro. “Ah, che diamine!” sbuffai. Rimasi incollata al letto. Fissai il soffitto, mi era famigliare, era quello della nostra stanza da letto. Cercai qualcuno che mi aiutasse a rialzarmi, o che mi desse un minimo di spiegazioni. “Hey, ragazzi … c’è nessuno!?” “Violet?! Sei sveglia?” una vocetta fioca e dolce richiamò la mia attenzione. “Pitt? Sei tu?” chiesi. “Caren, svegliati, svegliati! Violet si è svegliata, e dai alzati!” sussurrò, scuotendo l’amica. “Peter, che c’è?!” rispose di malavoglia. “Violet…” nel buio, vidi i lineamenti della sua mano. Mi indicò senza aggiungere nient’altro. “Violet?! Sei sveglia?” “Sì, sì, sì! Sono sveglia! Mi fate il favore di alzarmi da qui?! E di …” Caren scoppiò a ridere :”Cosa? Non riesci ad alzarti? Questa è bella. Dovrei alzarti così? A peso morto? Non scherziamo …” “Alzami e falla finita!” brontolai. “Okay, è proprio tornata in se.” Commentò beffardo Peter. ~ 220 ~ Sbuffai. Mi presero per mano e mi tirarono verso di loro. “Oh! Finalmente!” esultai con voce roca e stanca. “Violet, come ti senti?” Chiesero. “Benissimo, mi sento fresca come una rosa!” risposi sbadigliando sonoramente. “Siamo sulla nave, vero? Che giorno è? Quant’ho dormito? E gli altri? Dove sono? …” guardai la stanza “…e Tess?” chiesi amaramente. “Beh, sì sei sulla nave. Hai dormito circa per dodici ore …” rispose Peter, un po’ sconsolato. “E gli altri? Tess, Tess, Dov’è Tess?” domandai duramente. Qualcosa non quadrava. “Ecco … Seth è lì.” Caren indicò l’angolo della stanza. Seth dormiva profondamente sul letto , dal suo respiro affannato, mi sembrò che stesse molto male. Mi alzai subito dal letto e corsi da lui. C’era qualcosa di strano in tutto ciò. Appena feci un passo, mi crollò la gamba destra. Rispondeva in ritardo, era come rallentata. Continuai per la mia strada, dovevo sapere come stava Seth. “Vieni, ti aiutiamo noi.” E subito, le braccia gracili di Caren mi avvolsero, assieme a quelle di Peter. Mi sollevarono, aiutandomi ad arrivare fino al letto di Seth. Sentii Caren adagiarmi accanto a Seth. Mi tremavano le mani, l’inquietudine ricopriva anche i miei amici. “Seth …” sussurrai. Non rispose, era immerso in un lungo sonno, col fiato corto ed il sudore che gli ricopriva la fronte. Gli accarezzai i capelli. Un brivido mi percorse la schiena. Le punte dei suoi bellissimi capelli biondi, erano appiccicose, incrostate di qualcosa. Mi annusai le mani, sapevano di ferro. Quell’odore pungente e bruciante, era l’odore del sangue. “Seth!” per poco non gridai. Caren mi si sedette dietro. Sentii le sue braccia tenermi per il busto. Rimasi pietrificata. Seth era stato ferito. Iniziai a tremare di paura, mi si spalancarono gli occhi, non potevo crederci. Non ~ 221 ~ volevo saperlo, o almeno, non volevo averne conferma, ma lo chiesi ugualmente :”Cos’è successo?” “…Violet…” Caren era mortificata, mi si appoggiò sulla schiena. Peter mi venne di fronte e mi prese la mano. “Non è facile da dire … ma …” distolse lo sguardo dal mio. “Cosa Pitt? Cosa? Parla ti prego …” lo pregai. “Scusaci, abbiamo fatto il possibile per proteggervi, ma Tess …” Peter iniziò a piangere, cercò le mie spalle. Lo abbracciai. Iniziai a piangere di rabbia, mi si gonfiarono gli occhi di lacrime e le labbra serrate, si muovevano convulsamente cercando di far uscire tutta la rabbia che avevo dentro. Ma non sarebbe servito a niente gridare. “Cos’è successo?” cercai di chiedere. “Tess, quando sei caduta, ha cercato di attaccarti. Ma Seth si è messo di mezzo … e ha colpito lui. Poi è sono arrivati Will e Hairos. Ha cercato di fermarla col fuoco. Si è ustionata leggermente le gambe … Hairos ha detto che non è niente di grave, ma c’è di peggio …” “Cosa ..?” sussurrai. “Non è stata Tess a combattere contro di te. Per i primi dieci minuti, quando ci siamo scontrati io e lei, era in se … ma quando sei arrivata tu …, qualcosa si è impossessato del suo corpo e della sua mente.” “…qualcuno…” la voce fioca di Seth corresse ciò che aveva detto Peter. “Qualcuno” pensai. Le coperte che ricoprivano Seth, si mossero, cadendo sul pavimento. Il ragazzo si tirò su a fatica, appoggiandosi con la schiena al muro. Peter lasciò l mie braccia per gettarsi sull’amico. “Seth, come ti senti?” “Non male, sicuramente meglio di prima.” Rispose con fatica, ma con una punta di sarcasmo. Lo guardai come fosse la prima volta. Con una mano si teneva il fianco sinistro, vi era una ferita , mentre l’altra ferita era alla spalla destr a. Mi ~ 222 ~ guardò stanchissimo. Sorrise. Mi sentii precipitare, come se fossi legata alle sue azioni. Perché doveva salvarmi tutte le volte? Io e Caren eravamo amiche da molto più tempo, ma lei non si faceva quasi uccidere. “La debolezza di noi uomini sta nei nostri sentimenti … se odi, se piangi, se porti invidia o rancore … il buio può sopraffarti. La vera luce sta nel rimanere puri, nell’ammettere gli errori ... nella fiducia.” Mi guardò come per dirmi che aveva sbagliato. La sua mano si mosse lentamente e prese la mia. “Perdonami.” Non volli chiedere spiegazioni, lasciai un sospiro come risposta, poi chiesi :”Dov’è Tess?” mi sembrò che Peter facesse fatica a parlarmi, deglutì e rispose :”Hairos, Eric e Will, sono con lei. Ho sentito che … che .. L’hanno portata di sotto, era legata. Non so perché … la cosa stava diventando pericolosa … per noi e … per la sua anima. L’ha detto Hairos.” Mi si spalancarono gli occhi. Il rombo di un tuono spezzò quel lugubre silenzio. “Devo andare a controllare!” e mi alzai di scatto. Dovevo sapere cosa le stavano facendo, cosa le aveva fatto quella creatura che si era impossessata del suo corpo e l’aveva messa contro di me. Cosa le stava succedendo! Corsi fuori, aprii la porta di scatto. Una tempesta impetuosa si abbatteva sulla nave, tutto l’equipaggio era impegnato nel contrastare la calamità. Sembrava stesse piovendo tutta l’acqua del mondo, il ponte era scivolosissimo. Uscii fuori, in un secondo fui bagnata dalla testa ai piedi, raggiunsi la botola da cui si scendeva sotto coperta, sentii dei rantoli. “Tess” La nave iniziò ad ondeggiare pericolosamente. Scesi le scale che portavano sotto coperta e per poco non caddi per terra. Lì sembrava non esserci nessuno, avanzai barcollando. Vi erano un sacco di stanze e stanzette. Mi appoggiai al muro, così non sarei caduta. La nave oscillava sempre più. Scivolai in avanti. La ~ 223 ~ caduta mi strappò un gridolino. Guardai le porte, ce ne erano ancora molte, chissà dove tenevano Tess. Una luce fioca, da sotto una porta, attirò la mia attenzione. Strisciai fino ad essa. Appoggiai la testa alla porta, si sentivano dei sussurri. Udii le voci di Hairos e quella di Eric. Erano molto più che preoccupati. La porta si aprì di scatto e la luce mi inghiottì. Eric mi tirò dentro prendendomi per le spalle. “Non dovrebbe riuscire a muovere nemmeno un muscolo.” Osservò stupito. “E’ un essere umano fuori dal comune. Come i suoi amici.” Commentò Hairos. Eric mi lasciò cadere ai piedi di un letto. William vi era seduto sopra. Mi guardò con gioia. “Oh, Violet! Sapevo che stavi bene! E Seth? Immagino che si sia svegliato.” “Sì ma …” tutta quella tranquillità mi lasciò perplessa, volevo gridare :”Che diamine! Qui abbiamo rischiato la vita in tre e voi ve ne state calmi e rilassati come se non fosse successo niente! Ma che razza di posto è questo?! Siamo pazzi!?!” forse non rimase solo nella mia mente. “Calmati Violet! Ora è tutto sotto controllo, non c’è bisogno che ti agiti!” ringhiò Hairos. “Già, ormai è tutto finito. Stai tranquilla …” commentò Eric, sorridendo tranquillo. Mi buttai contro il suo petto. “Non è giusto … stavo per perdere Seth e nessuno pensa che non me lo sarei mai perdonata. Se fosse successo … avrei avuto i sensi di colpa per tutta la vita e chissà come sarebbe stato vivere così, con il viso di Tess sempre di fronte.” “La colpa non è di nessuno. La calma è l’unica arma di cui disponi, al momento è la più invincibile. Ciò che a reso fragile Tess è la gelosia. Lei, sì è fatta convincere dal bel corpo e dal mio bel faccino. Ecco, adesso posso dire che è colpa di qualcuno, è colpa mia ..” alzai lo sguardo. Eric era così amareggiato, però sul suo viso rimaneva uno splendido ~ 224 ~ sorriso. “Tess si è lasciata trascinare, sì. Ma ha comunque bisogno di qualcuno che le stia vicino, lei non è così forte come sembra, è fragile. Non sempre sa ciò che vuole, non sempre fa la cosa giusta … ma c’è qualcuno che la conosce meglio di chiunque, che ha fiducia in lei, che la protegge guardandola da lontano …” Hairos inclinò la testa, guardando William. Lui lo notò e con imbarazzo si indicò :”I..Io!? Io dovrei proteggere Tess? E con cosa, come.” “Come hai fatto fin ora, sei la persona che la capisce di più e che con lei ha più pazienza… se l’affidassi a Violet, ne farebbe uno spezzatino nel giro di dodici ore.” “Già, questa ragazza, per quanto possa essere incantevole, ha la pazienza di una belva inferocita.” Eric commentò ridendo. Lo guardai torva. Will abbassò lo sguardo su Tess, la guardava con dolcezza. Era una dolcezza delicata, pura, come quella dei bambini piccoli. “Sì, Tess è sempre stata fragile, è per questo che preferisce prendere la vita senza pensieri, con leggerezza, come se fosse una bambina. Non gli importa mai troppo delle cose, non vuole che il mondo la raggiunga con le sue cattiverie, per questo salta e corre come una ragazzina. E continuerà a farlo, è troppa la sua paura.” Con il dorso della mano gli accarezzò il profilo del viso. Lasciai Eric e domandai :”Cosa le è successo? Spiegatemi.” “La sua gelosia ha diminuito la fiducia che aveva in te, nell’amicizia, nell’amore. Era gelosa marcia, non vedeva nient’altro. Così, appena vi ha visti assieme, tutta la sua rabbia e la sua invidia si sono sommate. La sua difesa contro il male, la sua purezza d’animo, è stata sommersa dalla cattiveria e ha permesso ad un seguace di Drake di trasformarla in un burattino. Ti sarai accorta pure tu dei suoi occhi, vero?!” ~ 225 ~ “Sì, Hairos, hai ragione. Erano diversi, spenti … sentivo che non era in se … ma perché mi hai fatto continuare a combattere e non c’hai fermate subito?” “Già, me lo chiedevo pure io. Come mai hai fatto lottare queste signorine fino allo stremo?” “Oh, tu non dovresti parlare, caro il mio bel principino da strapazzo. Comunque sia, le ho lasciate combattere perché se avessi fermato Tess sarebbe potuto succedere di tutto. Voi non immaginate nemmeno quanto sia incontrollabile e distruttivo, il potere della luce. Perciò ho preferito …” “Hai preferito che Seth si facesse ammazzare!! Ti odio!” gridai rabbiosa. “Seth non è morto e non è colpa mia se non sapevo cosa fare! Sono umano anche io, sai!?” a quell’affermazione, indietreggia. Rimase sbalordito dalle sue stesse parole. Effettivamente c’era un che di strano. Mi voltai verso Eric, anche lui aveva la stessa faccia, come se avesse detto chissà cosa. Il principe scoppiò in una grassa risata. “Ci stavo per credere pure io, tu, un essere umano?! Buona questa!” “Ah! Già! Volevo dire che alcune cose non sappiamo prenderle nemmeno noi Draghi, tutto qui. Un essere umano, io!? Sarebbe pazzesco, no!?” “beh, sì …” commentai piano. “Adesso cosa ne sarà di Tess, so che si è leggermente ustionata.” “Guarirà in un batter d’occhio. Le ho dato le scaglie di drago. Sai, le nostre squame guariscono le ferite come le lacrime delle fenici.” “E come la mettiamo con l’ospite che l’ha resa un mostro?” “Quello? Se n’è andato appena ha colpito Seth. Tess ha preso conoscenza di se per pochi istanti, tanti per farla gridare di paura, poi è svenuta. Chissà cosa le ha fatto vedere quel mostro …” le parole di Eric erano serie e fredde. ~ 226 ~ “Che significa? Non capisco, le ha fatto vedere qualcosa?” “Sì, per tenersi stretti i loro burattini li istigano con proiezioni mentali, ovvero modificando la realtà ai loro occhi, oppure con falsi ricordi, con brutti pensieri, li convincono del falso. Fanno sì di ampliare l’odio e la paura al massimo. Hanno usato tutte le paure di Tess. Dev’essere doloroso …” Eric guardò in basso, accarezzandosi i capelli. “Ogni persona ha bisogno di qualcuno che la protegga. Dagli altri, dal male e da se stessa… io ho Tess e lei ha me, Violet, tu hai Seth anche se non lo vorresti …” “… io ho la principessa … la proteggerò da se stessa, e tutto tornerà come prima.” Hairos appoggiò la zampa sulla spalla di Eric :”Sì, tutto tonerà come prima. Siamo solo all’inizio, quando tutto avrà fine … rimpiangeremo la pace e l’armonia, perché non ci sarà nessun cattivo da prendere a calci. Il ché è molto triste … mi diverto troppo.” Con la sua ironia, strappò un sorriso a Eric. “Certo, dove c’è da far casino ci sei sempre. Invece io non posso mai venire, è ingiusto!” “E’ anche per questo che ti porto con me a Ruzgar, lì ci sarà da fare. Però, prima, facciamo una sosta dal tuo vecchio amico Sirio. Sarà felice di vederti.” Lo stuzzicò Hairos. Eric sbuffò scocciato. “Non ho la minima intensione di andar a trovare Sirio, ne ora, ne mai!” “Sento che c’è molto amore fra voi due.” Scherzò Will. “Già, hai proprio ragione Will. Come mai tutto questo affetto?” chiesi, molto curiosa. “Ah… la loro antipatia ha radici profondissime. Le due regine, le loro madri, sono sempre state ottime amiche …ma i figli, i figli … una guerra continua. Sono una cosa impossibile, ho perso il conto delle volte che ,al summit annuale del regno, ho dovuto dividerli. Sempre a stuzzicarsi, ~ 227 ~ a far a pugni, e poi offese, spintoni. E’ così, tutte le volte che si vedono. Sembra che siano nati per odiarsi.” Spiegò Hairos, guardando Eric come se lo stesse sgridando. “Beh, non è colpa mia se ser Sirio sono bello come un Dio ce l’ha con me.” Si giustificò Eric. “ah sì, è colpa sua!? Allora lo era anche quando, al suo compleanno, è sparita la torta ..” “Avevo fame.” Si giustificò acido Eric. “Quindi nella tua dieta rientrano anche : regali; un intera orchestra d’archi; un pianoforte a coda; una scuderia; un tavolo in legno bianco; una corona d’oro e la fenice del principe!?” Hairos si portò le zampe sui fianchi. Sembrava mia madre quando mi sgridava. “L’ha voluto lui! Non doveva fare quello che fece …” rispose il principe, imbronciato. Hairos sbuffò guardando il soffitto. “Avevate sei anni e lui non amava veramente Luna, lo sai! Lei aveva solo quattro anni, stavano solo fingendo un matrimonio.” “Sì, ma non mi hanno nemmeno invitato!” “Caspita! Non potete far così a tutte le feste, cerimonie, matrimoni eccetera. Stavano giocando, sai quanto Luna ammirasse Sirio ..” Eric, con lo sguardo storto e il broncio, continuò a sbuffare e a borbottare contro Sirio. “Mi raccomando, Will impedisci a questi due di svegliare Tess. Io ritorno dai ragazzi, voglio vedere come sta Seth.” Dissi, defilandomi dietro la porta. “Aspetta, vengo anche io! Devo dare le scaglie di drago a te e Seth, così starete sicuramente meglio.” Hairos si appiattì dietro la porta, e mi seguì. Mi appoggiai a lui per camminare, la nave stava ondeggiando molto violentemente. Un rumore di pentole e oggetti che cadono, ci fece voltare. “Non è colpa mia!” ~ 228 ~ “Ah! Non è mai colpa tua, Eric.” Rispose Hairos. “Vengo con voi … Tess e William, cioè .. William e Tess .. comunque .. ci siamo capiti, no?!” “No.” Scherzai. “Piantiamola con le stupidaggini, là sopra è un inferno, vado a controllare!” Hairos corse subito sul ponte, e noi lo seguimmo. Pioveva ancora intensamente, tutto l’equipaggio dava il meglio di sé. Hairos guardò il cielo, preoccupato. “Forza! Teniamo questa nave in piedi, che Diamine! Siamo troppo vicini alla rotta dei venti … se ci va male, troveremo un campo di forza.” L’ultima frase la rivolse a me ed Eric. “Cosa facciamo?” chiesi, ormai fradicia e spaventata. “Tu niente! Torna dentro, assicurati che Seth prenda queste.” Eric strappò da Hairos un pezzo di pelle con attaccate le squame. Il drago rantolò, ma aveva altro a cui pensare. “Okay, ma Tess e Will?” “Loro non corrono rischi, là dove sono… Presto Violet! Torna in camera tua!” vidi tutta la forza di Eric, era coraggioso, anche se non lo dava a vedere. Sulla porta della camera, dove dormivo assieme agli altri, c’erano Caren e Peter ad aspettarmi. Corsi subito da loro. Le assi di legno del pavimento erano scivolosissime, ci fu un violento scossone che mi fece cadere. Fu una caduta da poco, ma il dolore fu molto intenso. Presi delle squame dalla pelle di Hairos e le ingoiai. Intanto mi raggiunsero Peter e William, mi aiutarono a rialzarmi. Stavo per superare la soglia della stanza quando, un bagliore accecante, una sfera di luce ed energia, inghiottì tutto quel che avevo attorno. Un fischio nelle orecchie, sostituì ogni rumore e suono, una luce bianca, sostituì ogni altra immagine. Il tempo sembrò essersi rallentato, distinsi le sagome avvilite di Hairos ed Eric. Poi delle labbra si mossero, qualcuno forse gridò. Mi accorsi che ~ 229 ~ stavo volando al difuori della nave, poi un muro d’acqua mi inghiottì. Una mano calda mi tenne stretta finché poté, poi il freddo manto dell’oceano mi avvolse e mi portò giù con se. Un profondo sonno, mi protesse dalla paura del buio e della morte. Per mia fortuna, o sfortuna, non ho ricordo di come uscii dall’acqua. ~ 230 ~ 17 Sconosciuti Mi ero allontanato dal castello, erano giorni ormai che non scrivevo la mia lettera quotidiana alle mie sorelle. Star lontano da quei luoghi, mi faceva solo bene. Io desideravo essere libero, non volevo ne feste ne banchetti… e per quello che me ne importava… nemmeno una corona. Quando la vidi, credetti subito che fosse morta, ma il fuoco dei suo occhi, lentamente mi accecò… Tenevo gli occhi chiusi. Ero distesa su qualcosa di leggermente molle e bagnato. Sentivo le onde scorrermi addosso lentamente, andavano avanti e in dietro. Un esplosione mi aveva inondato il cervello, mi sentivo staccata dalla realtà, a malapena ricordavo un immensa luce che mi travolgeva. Affondai le mani nel terreno, era sabbioso , dovevo trovarmi su di un isola. Non me ne importava, avevo il corpo a pezzi, mi sembrava che sarei rimasta immobile per sempre, volevo solo smettere di sentirmi rotta e alzarmi, o mettermi seduta. Le onde mi scivolavano sopra, mi entrava l’acqua salata nel naso e alcune volte in bocca. Dopo l’ultima onda, aprii gli occhi e mi guardai intorno. Mi bruciavano tantissimo, ma dovevo rendermi conto di dove mi trovassi. Per poco non ne rimasi accecata, tutto era ricoperto dalla neve, neve candida e morbida, lucente anche sotto la luce fioca della notte. Sentii dei passi sulla sabbia, poi un paio di occhi gelidi, su una sagoma scura, mi si avvicinarono. L’uomo aveva qualcosa tra le mani, qualcosa di familiare .. aveva una lama ondulata e dalla punta affilatissima. Gocciolava sulla sabbia, qualcosa di scuro, l’uomo marcò il suo passaggio con le gocce che scendevano dalla sua lama. Sentii l’impulso di scappare, ma con quale ~ 231 ~ corpo? Il mio non funzionava più a dovere. Strinsi gli occhi, cercai di fingermi morta, o almeno, malconcia. Chiunque fosse, poteva prendersi tutto ciò che avevo con me, non c’era bisogno che mi uccidesse. Intanto continuò ad avvicinarsi, quasi con spavalderia, come se nell’uccidermi dimostrasse qualcosa. Oramai era vicino, sentii il suono dei suoi passi nell’acqua, mi schizzarono il viso. “Uccidimi, ma dopo.. che cosa ne farai, a cosa ti servirà il mio sangue?” mi chiesi, pregando in vano un qualche dio, che quell’uomo non mi uccidesse. E proprio mentre stavo sperando in qualcosa di apparentemente irrealizzabile, qualcosa scattò verso l’acqua, poi ci fu’ uno scoppiettio e qualcuno fuggì via. Aprii gli occhi, intravidi una luce arancione, quasi ramata. Un paio di stivali pesanti mi coprirono lo sguardo. “Oh, no!” qualcuno si era avvicinato, ma cos’era stata quella luce scoppiettante, chi dei due era fuggito? Il mio assassino o chi aveva cercato di salvarmi? “Su, forza! No, non è morta, non ancora.. Forza! Forza! Dovrebbe aver funzionato.. ma allora.. perché non funziona!!” era la voce allarmata di un ragazzo. Sembrava molto dispiaciuto e triste, la voce gli si rompeva una volta sì e due volte no, mi fece tanta tenerezza. Si era preoccupato per me e mi aveva protetto. Adesso volevo con tutto il cuore, fargli sapere che ero viva, e che stavo bene. Feci l’unica cosa che riuscivo a fare, muovere le mani e aprire gli occhi. Affondai le dita nella sabbia e chiusi i pugni. “Oh… allora.. sei viva, anche se non stai bene. Tu, oh sì, sei viva! Il mio arrivo è stato provvidenziale. Devo portarti al sicuro, ma non credo che tu possa muoverti, vero.” Mi guardò negli occhi, mentre le sue mani calde coprivano le mie. Non vidi molto del suo volto, quando si piegò su di me, ~ 232 ~ aveva un cappuccio tirato sulla testa e una sciarpa gli copriva bocca e naso. “Qui.. è-è.. inve-inverno…” balbettai, ricordandomi il motivo per cui sentivo tanto freddo, cosa che realizzai tardi. “Cosa? Inverno dici? Sì su Eldur nevica spesso.. io amo la neve. La tua pelle mi dice la stessa cosa, non credo che dalle tue parti faccia molto caldo, vero?” mentre parlava, con tono tranquillo e posato, mi tastò le braccia e gambe, poi la schiena in più punti. ”Sì, ho fatto un ottimo lavoro, non c’è che dire.. ma non credo che tu riesca ancora a muoverti, perciò è meglio che ti porti in braccio.” Le sue braccia si avvicinarono al mio corpo e in un colpo solo mi tirò su. “Non sei molto pesante, affatto, sei anche più leggera del previsto. Ottimo.” E si incamminò. La mia mente tronò in funzione, adesso ero spaventata e molto nervosa. Uno sconosciuto mi stava portando chissà dove, ed ero priva di forze e senza il cerchio. Lo guardai implorante, mentre ci addentravamo nella boscaglia, tutto era tinto di un bianco cupo. Il ragazzo mi teneva al caldo tra le sue braccia, sentii il suo mantello ricadere sulle mie ginocchia. Le caviglie e i piedi rimanevano scoperti – odio rimanere con le caviglie scoperte – ma mi accontentai di essere al caldo. “Sai, credevo proprio di esser’ arrivato in ritardo. Te la sei vista brutta, per poco quello non.. chissà che voleva da te, eh? Io ero qui nel bosco, sai, i miei genitori non sono delle personcine così simpatiche, soprattutto mio padre, per questo vivo qui.. grazie a loro” commentò acido. “Comunque sia, è un bene che mi sia allontanato più del solito.” Ebbi l’impressione che stesse sorridendo. I suoi passi tra i rami secchi e la neve, lo facevano rallentare o peggio, sbilanciare, ma non temevo per la mia salute – peggio di così, come poteva andare? ~ 233 ~ Al ragazzo non mancava la parola, era un tono di voce inconfondibile, che averi riconosciuto anche tra una ventina d’anni. Continuò a parlare, per tutto il viaggio credo. “Bella signorina, la tua parola mi disarma.. cioè.. il tuo silenzio, non so dove collocarti sai? Non sei sicuramente di Luxon, ne di Kàdu… no, non vieni neanche da Piros, o da Erralth. Certo, hai la carnagione di noi dei paesi del fuoco, o di quelli del ghiaccio, ma i tuoi capelli sono di un comune castano.. sì forse ci sono delle scintille ramate, ma allora, avrai sicuramente partenti lontani di Piros, perché se fossero stati i tuoi genitori.. avresti avuto il tipico colore rosso vivo, arancio, rosso brillante, porpora, o nero, che abbiamo tutti.” Sospirò. “Finchè non riacquisterà le forze, dubito fortemente che riuscirò a capire da dove viene la mia piccola sopravvissuta. Non direi nemmeno piccola.. avrà una quindicina d’anni..” sospirò di nuovo e si fermò a pensare un attimo. “su, ancora qualche passo…e siamo arrivati.” Bisbigliò tra se, e riprese a camminare. Intanto io aprivo di poco gli occhi per poi richiuderli. Era un ragazzo simpatico, e mi teneva a se con cura, la cosa mi spinse a fidarmi di lui. Credo che camminò tutta la notte, io non facevo altro che addormentarmi per poi risvegliarmi ogni volta che tirava vento. “Hey, svegliati. Siamo arrivati.” La sua voce tranquilla mi fece svegliare lentamente, sentii un portone aprirsi poi un aria calda mi avvolse e sentii i suoi passi rintoccare sul pavimento. “Signor. Willow!!? Dov’era finito?” “Non c’è tempo adesso, la nostra cara amica qui, ha bisogno di riposare.” “Bene allora vi lascio, potete portarla nella vostra stanza .. è libera.” ~ 234 ~ Annuì e iniziò subito a camminare freneticamente. “Cosa dico alle vostre sorelle?” “Ditele che ero ammalato e non ho risposto alle loro lettere per quello.” Gridò all’uomo alle nostre spalle, mentre ci allontanavamo. Il ragazzo aveva il passo più deciso e svoltava con rapidità. Aprendo piano gli occhi, vidi che ci trovavamo dentro un grande palazzo, c’era gente per i corridoi e tutto aveva una maestosità regale e dei colori purpurei molto raffinati. Una porta si aprì di scatto, entrammo, il ragazzo se la chiuse alle spalle e lentamente avanzò nella stanza. Mi adagiò con calma su di un letto soffice, a baldacchino, come quello che avevo nella mia camera, solo che era molto più regale anche se semplice. “Adesso, respira profondamente.. se ti fa male respirare forte, fallo piano, e se è troppo dimmelo eh?” lo guardai seccata. “Già.. non parli ancora benissimo, sei sempre esausta. Allora stringimi la mano, va bene?” chiese docile, porgendomi la mano. Era grande e calda. Accennai un sorriso. Lui rispose da sotto la sciarpa. “Bene, allora iniziamo.” Si rimboccò una manica del lungo cappotto pesante e consunto che lo copriva dalla testa ai piedi e avvicinò la sua mano al mio grembo. Vidi la sua mano illuminarsi, venne avvolta da un fuoco bluastro, feci una smorfia di terrore. “Oh, no.. non preoccuparti.” Si avvicinò al mio viso e il suo cappuccio scivolò giù. Vidi i suoi occhi neri davanti a me, ed il suo viso pallido era circondato da folti capelli rossi purpurei, mossi come le fiamme di un fuoco. “Fidati di me.. voglio solo aiutarti. Credevo che fossi diversa, credevo che avresti capito che voglio solo fare del bene.” Sussurrò piangente, con la fronte corrugata dal dispiacere. ~ 235 ~ “Ok, non… preoccuparti.” Sussurrai, stringendogli la mano lentamente. Sorrise e riprese da dove aveva lasciato. Mi passò le dita sul grembo, sentivo un dolce tepore, accompagnato da un lieve formicolio. Era come qualcosa di solido ma molliccio e caldo che mi scorreva veloce sul corpo. Sentivo come se stesse tracciando dei segni sul mio stomaco, poi passò alle gambe e alle braccia. In fine mi posò la mano sulla fronte accarezzandomi i capelli con le dita. Sentii un fresco sollievo scorrermi dentro, vidi le sue labbra muoversi in modo impercettibile. Quando lasciò la presa, la sua mano tornò normale e la mia vista divenne più vivida, più definita a dirla tutta, anche i suoni erano più vivi in me. Sentivo le gambe e le braccia e la gola non bruciava più. Lui mi guardò esitante, strusciando le mani tra loro, i suoi occhi erano brillanti di gioia. Aspettava una mia risposta. “Allora, stai bene?” mi alzai lentamente, guardandomi attorno. “Sì. Sto bene credo. Sicuramente molto meglio di prima.” Si avvicinò al letto con curiosità. “Bene, allora dimmi. Qual è il tuo nome? Giovane sopravvissuta dalle ignote origini.” Si appoggiò con i gomiti al lato del letto e mi guardò attento, con un sottile sorriso che gli riempiva il viso magro e pallido. Pensai molto bene alle parole da dire, mi sentivo così bene e provavo una profonda gratitudine per quel ragazzo, così bello e gentile. Finalmente potevo esprimere a pieno tutta la mia gratitudine, la gola, prima, mi faceva così male che avevo anche fatica a respirare. “Oh, mi dispiace non avertelo detto, ma come sai non riuscivo a far nulla .. è stato veramente orribile. Comunque sia.. il mio nome è Violet, non sono di .. ehm.. qui.” Mi strinsi nelle spalle, guardandomi intorno. “A proposito, dove siamo?” domandai piano. Lui si alzò e si mise a sedere accanto a ~ 236 ~ me :”Siamo sull’isola di Eldur. L’isola del fuoco. È un posto carino, non trovi?” guardai la stanza, poi lanciai un occhiata al mio salvatore, e senza sembrare sgarbata chiesi nuovamente :”ehm.. no scusa, volevo sapere dove mi trovo. Cioè, dove mi hai portato? Dove sono?” ero molto confusa, continuavo a guardarmi attorno. “Violet, devi sapere che ti ho portata a casa. Beh non posso chiamarla proprio casa, comunque mi appartiene e ci vivo.” Continuai a guardarlo confusa, che cosa intendeva? Quella era almeno tre volte più grande di casa mia. Spalancò gli occhi :”Già che stupido! Non mi sono presentato. Piacere, Noha II .. ah dimenticavo il “Sirio” bene allora ricomincio. Il mio nome è Noha Sirio II, però tutti mi chiamano semplicemente Sirio.” La semplicità che mise in ciò che mi disse, mi disarmò. Lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo, ma non lo era affatto. Lui era il principe di Eldur ed io mi trovavo nel suo palazzo, in camera sua, se vogliamo essere precisi. Per poco non mi uscirono gli occhi fuori dalle orbite. “Santo cielo! Sono pazza o sei tu? Cioè, sei il Principe di Eldur e lo dici così?” lo guardai sorpresa, quasi come se fosse pazzo. “E come lo dovrei dire? Nella lingua dei draghi? la conosco ma nel loro vocabolario non c’è la parola principe, dovresti saperlo.” Mi guardava come se in me ci fosse qualcosa che non andava. Si avvicinò come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. “Parla! Da dove vieni? Mi avresti riconosciuto subito se fossi stata di qui.. ma ovviamente, non sei di Kiruwah.” Mi puntò il dito contro scrutandomi affondo con i suoi occhi neri. “Va bene.. vengo dalla Terra, sono Violet Turner e sono stata “convocata” da Calipso assieme ai miei amici per ~ 237 ~ proteggervi da Drake.” Risposi mettendo il muso, non mi piaceva che mi parlasse in quel modo. Appena pronunciai la parola “Terra” si bloccò e mi guardò come se fossi un cumulo d’oro. “Cosa? Tu? Veramente? Ma è impossibile!” iniziò a girovagare per la stanza con agitazione. “Quindi, Hairos vi sta scortando.. eri sulla Stardust, vero? .. Luna mi ha scritto di voi, subito prima che me ne andassi dal palazzo. Questo significa che…” rimuginò tra se e in fine mi guardò come paralizzato. “Violet.. guerriera di ghiaccio. Tu porti al tuo fianco il cerchio, il cerchio di Ifrit.” Lo guardai sorpresa, c’era dell’ammirazione nelle sue parole. Inaspettatamente mi abbracciò. Era caldo, bollente direi, non avevo mai sentito tanto calore provenire da una persona. “Ringrazio il cielo che quel mostro vi ha risparmiata. Vi darò tutto il mio rispetto e la mia protezione, fin quando i vostri amici non verranno a prendervi. Mi permetto di darvi del voi, siete una delle poche perone che veramente faranno qualcosa per questo mondo. Vi ringrazio, di cuore, adesso per tutto ciò che avverrà in un prossimo futuro. Grazie.” “Oh.. Sirio, volevo dire, Principe… non dovete, sul serio.. non ce n’è bisogno.” Sorrisi lieve, mettendo le mani avanti. Lui si ritrasse, quasi come se si sentisse in colpa per avermi abbracciata. “Allora, lasciatemi almeno che vi faccia fare un bagno.. non sembrate , beh ecco.. perfettamente in ordine.” Mi fece vedere allo specchio e si trattenne una mano sulla bocca per non ridere. “Ah. Non ridete, mio dio sono conciata molto male.. ah tutta quell’acqua…” avevo i capelli impastati di sabbia e sale, e lo erano anche i miei vestiti. ~ 238 ~ “Già, vi ho trovata sulla spiaggia, ditemi .. com’è successo? Siete caduta?” “Sì, più o meno. Credo d’esser scivolata fuori bordo.” “Avreste potuto nuotare, mi sembra una cosa più che ovvia.” Aveva un sorrisetto burlone, sembrava quasi che la cosa lo facesse divertire. “.. “ degluitii. “Qualcosa non va?” sorrise. “Non so nuotare…” il suo sorriso si ampliò e rise. “Ah! Non ci credo! Non sai nuotare.. tu! La ragazza di ghiaccio! In te è racchiuso il grande potere dell’acqua e non sai nuotare!! È il colmo!” non smise di ridere nemmeno per un attimo. “Smettetela! Mi Fate infuriare!! Insopportabile!” borbottai, mettendo il broncio. “Va bene, va bene cara Violet. Smetterò di ridere, scusate se ho riso a vostre spese, ma non potete non saper nuotare. È contro natura per una ragazza con le vostre doti.” Lo guardai maligna. “Va bene, la chiudo qui, vado a vedere se c’è un bagno libero per farvi fare il bagno. Torno subito”. Intanto mi guardai intorno. La stanza aveva le pareti fatte di mattoncini rossi, il soffitto era alto e sorretto da massicce travi di legno. C’era una bellissima finestra, una bifora con arco gotico, che dava sul bosco. Guardai fuori. Era tutto imbiancato. Iniziò a mancarmi casa. Alzando lo sguardo vidi degli ossicini e un reticolo di spago, che componevano una sorta di scaccia spiriti, appeso in cima alla finestra. Proprio sul bordo esterno di essa, vi era della polvere rossastra. Tutta la stanza era ricoperta da oggetti luccicanti e dai colori strani, alambicchi e boccette mai viste prima, caroselli, areoplanini, teschi e piume, volatili impagliati e marionette, ~ 239 ~ ma anche oggetti scientifici e magici, calderoni, libri d’incantesimi, piante e erbe officinali. La sua stanza mi parve piccola, perché era occupata da un sacco di cianfrusaglie e oggetti vari, alcuni di dubbia utilità. Il pavimento era liscio e luminoso come quello dell’ingresso. Ad un tratto mi sorprese alle spalle, aveva la sua corona tra le mani, me la mise in testa e disse :“Ecco, adesso puoi dire d’esser stata principessa dell’isola di fuoco per … trenta secondi!” era al settimo cielo, poi ritornò da me e si mise in capo la sua corona d’oro di rubini rossi. Restai a guardare la mia immagine riflessa. La pelle bianchissima, le occhiaie, le guance scavate, il viso stanco, gli abiti sporchissimi, i piedi neri e sporchi di terra e sabbia, i capelli gonfi e sformati con la sabbia ancora appiccicata. Puzzavo di pesce, scogli, sabbia. Avrei tanto desiderato andare al salone di bellezza della madre di Tess. “Non temete! Bellissima. La vostra bellezza tornerà quella di prima! Seguitemi.” Sirio era vestito come un vero principe, con una bella corona d’oro con tanti rubini incastonati. Mi prese per mano e corremmo fuori. Era felice come un bambino, non aveva più quel ché di tranquillo e posato cui si era presentato. Mentre correvamo come pazzi, tra le stanze e i corridoi del palazzo, mi fece fare un veloce tour. “Questa è la mia residenza, l’ala nord. Nessuno può entrare qui eccetto le mie guardie, se è necessario. Tutta l’ala nord è ricoperta di una polvere speciale di mia invenzione. Sono uno stregone sapete.” “Cosa? Uno stregone? Mi state prendendo in giro?” “Certo che no, in virtù di stregone, sono riuscito a difendervi e a guarirvi.” Rispose tranquillo, con un sorrisetto sulle labbra. “.. Siete.. fenomenale. Come ci riuscite? Cioè.. come, come si diventa stregoni?” domandai curiosa. ~ 240 ~ “Non ci si diventa, spesso ci si nasce, anche se io sto ancora studiando. Molte cose le so senza un vero perché invece altre le devo studiare.. sapete, molte persone hanno doti straordinarie ma spesso emergono tardi. Nel vostro carso.. sono emerse nel momento giusto.” Lo guardai sperando che mi dicesse di più ma si guardava avanti ed ad un tratto mi tirò a se e disse :”Scusa ma andiamo di fretta!” con delicatezza mi sollevò da terra ed ebbi l’impressione d’esser più leggera. Appena mi guardai intorno vidi cos’era cambiato. “Reggetevi forte e state tranquilla.” C’era poco di cui esser tranquilli. Ci trovavamo sul tetto di una delle torri del palazzo. “Cosa cercavate di fare? Teletrasportarci forse?” domandai in tono accusatorio. “Beh, sì siamo proprio dove volevo che andassimo.” Rispose sprezzante, guardandosi attorno. “Guarda, non la trovate spettacolare. C’è proprio una bella vista da qui.” Aveva ragione, ormai era mattino, si vedeva tutto il paese, fino alla spiaggia. Delle alte montagne paravano le spalle al castello. Tutto era bianco e gelato. Un sottile vento fresco ci scompigliava leggermente i capelli, lo sentivo delicato sul viso era molto piacevole. Mi resi conto che nel castello faceva veramente molto caldo. “Bene, adesso andiamo. È un freddo qui, non trovate?” “Già. Andiamo.” Mi strinsi a lui. mi guardò, fece un passo e svanimmo. Mi sentii nuovamente leggera e invisibile. “Eccoci. Siete arrivata.” Mi mise a terra e si diresse verso la porta. “Ecco, potete fare il bagno qui, io vi aspetterò fuori. Visto che con voi non avete nemmeno il cerchio, sarà mio compito proteggervi.” Sussurrò candido. ~ 241 ~ “Va bene, vi ringrazio molto.” Mi guardai attorno. Era un bagno, il bagno più grande che avessi mai visto. Anche la vasca da bagno era immensa. Ispezionando il bagno, trovai delle asciugamani e dei saponi, li misi accanto alla vasca. La stanza era silenziosa e calda, il pavimento era di un lucido color caramello, gli armadietti traboccanti di Sali, saponi e morbidi asciugamani, erano di legno scuro, mentre sul soffitto pendeva un grande lampadario. Più che un lampadario sembrava un mazzo di stelle cadenti attaccate al soffitto, proiettava la mia ombra in tutte le direzioni. La vasca era già piena d’acqua. Era una bellissima vasca bianca, sembrava di marmo. Non mi soffermai molto sul suo aspetto, ero impaziente di fare un bel bagno caldo. Dopo esser entrata nell’acqua, non volevo più uscirne, ma per non far aspettare troppo il principe, mi lavai ed uscii subito, molto rapidamente mi asciugai e mi misi i vecchi vestiti. “Ecco, sono pronta. Dovrete aiutarmi a trovare un modo per asciugarmi i capelli, o mi ammalerò. La vostra magia potrebbe fare al caso mio. Hey, ma dove siete?” chiesi, affacciandomi da dietro la porta. “Shh! Non dite quelle parole, amica mia!” mi mise un dito sulla bocca, lo vidi spuntare da dietro una colonna. “Cosa? Non dovrei dire che voi siete uno..” “No, non dovete dirlo, assolutamente. Mio padre non è fiero di ciò che sono.” Il suo sguardo divenne cupo e turbato. “Mi dispiace. E perché? Se mio figlio fosse .. come voi .. ne sarei fiera. Ogni padre dovrebbe esser fiero del proprio figlio.” Teneva lo sguardo basso. Uscimmo dalla stanza e si incamminò, lo seguii con la mano pronta ad afferrarlo. “Principe, ditemi.. perché? Perché non è fiero di voi, voglio una spiegazione.” ~ 242 ~ “No, non capireste, nessuno capirebbe. Non esigere cose che non puoi avere, non devo darti spiegazioni. Io!” tuonò. Mi ritrassi. Era veramente spaventoso. I suoi occhi si erano incupiti improvvisamente, ed il suo viso era diventato buio e spento, perfino i suoi capelli di fuoco sembravano spenti e morti. “Mi dispiace.” Sussurrai. Si fermò e strinse i pugni. Lo sentii sospirare. “Perdonatemi. Avete ragione.. vi dirò tutto, ma ad una condizione.” Si girò verso di me e mi guardò deciso. “Spiegatemi, ditemi cos’è che vi affligge. Ve l’ho letto negli occhi. Dal primo attimo in cui vi ho vista, sulla spiaggia.” Deglutii. Quelle parole mi fecero raggelare, iniziai a ricordare che da qualche parte c’era anche Seth, mi riportò alla realtà con una violenza inaudita. “Va bene, vi spiegherò tutto. Se proprio ci tenete. Ma, promettetemi che poi avrò la mia spiegazione!” risposi cupa. “Accetto.” Camminammo a lungo. Quella parte del castello era stata appena ristrutturata, perciò non vi era anima viva. “Beh.. credete che sappia quanto voi tenete a lui?” domandò, dopo avergli raccontato tutta la mia storia. “No. Non lo so. Sì, forse. È difficile da dire.. sono solo sicura di tenere a lui. ecco, è tutto” abbassai lo sguardo, i suoi occhi mi facevano sentire piccola. Però, il suo approccio, si fece subito più delicato e affettuoso. Mi sentivo rassicurata. “Ecco perché hai così paura. Tu temi l’ignoto, temi ciò che non conosci.. non sai se prova le stesse cose, o almeno, non ne sei sicura. È così?” si sporse verso di me. Alzai gli occhi. “Sì, immagino di sì. .. vorrei tanto che Seth capisse quello che cerco di dirgli .. che non avesse paura di ferirmi. Che si ~ 243 ~ lasciasse andare, anche solo per una volta. Perché non lo fa? … c’è qualcosa di sbagliato in me? Sì, c’è.” Mi avvicinai ad una delle finestre del corridoio, non aveva più il vetro. Il freddo della neve entrava come un onda ghiacciata. “ Non provate a parlare mai in questo modo, Violet! Siete una persona fantastica, così dolce e forte. Ve lo dirò una volta sola.. non è finita, non è nemmeno iniziata. Nessuno sa, cosa porterà la tua assenza nel suo cuore. credetemi.” Mi prese per un braccio e mi strattonò via. “Non vi credo, Sirio. Non vi credo. Quante notti, sulla nave, mi sono svegliata a pochi passi da lui … quel bacio, dato così, per istinto… è stato un errore fatale. Non vuole ferirmi eppure l’ha già fatto! Spero solo che finisca di far male, è tutto ciò che desidero.. sono giovane, lo so, so che questo periodo della vita è così.. fatto d’amore, d’odio, di leggerezze. Forse non sarà l’amore della mia vita, forse mi innamorerò di qualcun altro, ma lui è mio amico e lo è da una vita. Non so stare senza la sua compagnia. Capitemi.” Mi allontanai da lui, guardai il pavimento, ero pulita ma il mio abito era ridotto male. Rispecchiava benissimo ciò che sentivo dentro. “Violet. Sapete cosa dice il patto di noi stregoni? Dice che possiamo usare le nostre doti solo per le cose irrealizzabili. Non possiamo creare oro, perché la ricchezza che l’uomo cerca, sta in se stesso e nelle persone che ama. Non possiamo riportare in vita i morti, perché essi sono coloro che più amiamo .. ed è giusto che vivano nei nostri ricordi migliori, nelle nostre lacrime, nei nostri sorrisi.. anche se teniamo a loro e ci mancano.” Si avvicinò, mi prese le mani, e guardandomi disse :”E in fine. Non possiamo dare o creare amore. Se potessi ricongiungervi, lo farei. Ma non posso, perché l’amore va vissuto, va rincorso. L’amore è qualcosa ~ 244 ~ che va ottenuto solo dopo molti sforzi. È qualcosa che va guadagnato. L’amore è l’unica cosa per cui l’uomo riesce a lottare con tutto se stesso. Non sareste felice, se ve lo porgessi su un piatto d’argento.” I suoi occhi brillarono. “Sarebbe solo il riflesso di un amore perfetto, sarebbe solo la metà di un sogno, solo l’ombra di ciò che veramente volete.” Le sue parole mi fecero riflettere. Oramai era giorno. Mi teneva ancora le mani ed i miei capelli bagnati gocciolavano ancora sul pavimento. “Grazie, vi ringrazio per le belle parole.” Gli diedi un accenno d’abbraccio. “Beh devo mantenere la promessa.” Sospirò. “Seguitemi.” Mi fece cenno e mi misi al suo fianco. “Avevo otto anni, forse meno, quando i miei genitori mi lasciarono su quest’isola. I servi e le dame, mi hanno cresciuto. Tutto perché.. beh” si sfregò le mani e ricomparvero le fiamme bluastre. “Fiamme blu, Violet, servono a curare le persone come ho fatto con voi.” Assunse un espressione accigliata. “Cos’è successo?” domandai lieve. “Cercai di curare mia sorella, Sarah, e ci riuscii. Ma..” guardò fuori dalla finestra, il mare era calmo ed aveva iniziato a nevicare copiosamente. “Ma mio padre mi scoprì. Credette che le stessi facendo del male.. e dopo avermi rinchiuso nella mia stanza per giorni, con il disaccordo di mia madre, mi portò qui.. e mi abbandonò.” Si sistemò la giacca sulle spalle. “Ho veramente un bel padre, non trovate? Affettuoso come un arpia e con il senso materno di un Ankarrth.” Lo guardai stranita. “Già, venite dalla terra. Beh gli Ankarrth mangiano i propri piccoli..” disse con un tono d’ironia. “Se non nascono come ~ 245 ~ devono..” sussurrò, rabbuiandosi per un istante. Svoltò l’angolo, lo seguii e fu come se fosse svanito nel nulla. Di lui non vi era traccia. Mi appoggiai con le spalle al muro, cercando di capire dove si trovasse. Ad un tratto fui come inghiottita dal muro. Iniziai ad agitarmi ma nel tempo di un secondo, ero già dentro al muro. Picchiai forte le mani sulla parete. Una luce si accese. “Violet! Mi avete trovato, ottimo…” Sirio mi guardò da dietro la fiamma di una candela. “Cos’è questo posto?” sussurrai. “E’… beh chiamiamola la mia cripta segreta dove faccio i miei sortilegi.” Scherzò, facendomi strada. “Qui posso darmi alla pazza gioia. Senza che nessuno mi dica che sono un mostro o peggio … che lo dica a mio padre.” Continuò, arrampicandosi su di una scala piena di polvere e ragnatele. Cercò tra i libri di una grande libreria, vi erano libri e boccette con dentro le cose più bizzarre, erano in ogni dove. La stanza dava l’impressione d’esser piccola e circolare. C’era anche una finestra, tutta polverosa, da cui non entrava che un filo di luce. Al centro della stanza, un grande calderone, bolliva su dei ceppi incandescenti. “Hey, Violet! Se non vi è troppo disturbo, potete reggermi questo?” Sirio mi porse un vecchio libro polveroso dalla copertina di pelle verdastra. Scese dalla scala e mi si avvicinò, gli ridiedi il libro, e con fare sicuro, lo aprì. “Non si potrebbe accendere la luce?” chiesi, reggendogli la candela. “Se l’accendessi, sono sicuro che gridereste così forte da far cadere il castello.” Rispose con fare ironico, mentre sfogliava ossessivamente il suo libro. “Devo preoccuparmi?” domandai, avvicinandomi a lui. “No. Se loro non sentono che avete paura, non vi succederà niente.” Mi fermai, non volevo indagare su cosa ci fosse in quella stanza. Quando Sirio tirò su il capo, mi strinsi ~ 246 ~ a lui. “avete tutta questa paura? Sbaglio o siete stata voi a spezzare l’incantesimo dell’isola del principe Eric?” chiese, con il tappo di una boccetta tra i denti, mentre ne rovesciava in contenuto nel calderone, assieme ad altre piccole bacche che tirò fuori dalla manica. “Non sono stata io. La mia amica Tess ha avuto l’apparizione della principessa.. scusate, forse non dovrei tenervi stretto, ma ho veramente molta paura. Perdonatemi.” “Oh no, non preoccupatevi. E’ veramente difficile entrare in contatto con gli spiriti dei vecchi eroi, questo significa che è veramente una ragazza dal grande animo.” “Veramente, anche io ho avuto una cosa simile…” non ci avevo mai ripensato prima, ma prima di ritornare alla vecchia casa nel bosco feci quello strano sogno, che ancora non aveva un significato. Mi guardò preoccupato. “Raccontate, sono curioso.” Presi fiato. “Mi ricordo che, probabilmente ero al palazzo di cristallo. Vedevo il mare e la piazza, era tutto tranquillo. Era bellissimo.” Iniziai a tremare, senza nemmeno accorgermene. “Continuate.” E mi strinse le mani con le sue. “Ad un tratto, un ombra nera ricoprì tutto. Il mare divenne sangue e la piazza cominciò a sprofondarvici dentro. Un uomo mi aspettava sulla soglia della stanza, feci per raggiungerlo ma qualcosa mi fece voltare.” Deglutii. Sirio si strinse accanto a me. “La mia immagine, si riflesse in uno specchio ma era completamente diversa … ero orribile, sembravo morta, il sangue scorreva giù dalla mia bocca e dagli occhi, come lacrime. Indossavo un bellissimo abito bianco, un vestito da sposa ..” Sirio sgranò gli occhi. Uno spasmo violento lo percosse. “Tutto bene?” chiesi preoccupata. “Sì. Il vostro sogno … è incredibile.” Sussurrò ~ 247 ~ serio, rimanendo immobile. “Cosa c’è di speciale? E’ il sogno più orribile che abbia mai fatto!” “L’incredibile sta nel fatto che … anche Ifrit fece quel sogno, prima di morire.” A quelle parole mi venne un tuffo al cuore. Mi sentii morire. Tremai più forte. “Non preoccupatevi Violet. Ne io, ne i vostri amici, ne Hairos .., lo ripeto, nessuno permetterà che ti facciano del male.” Mi tranquillizzò, passandomi il braccio dietro la schiena. “Ti prego, ditelo di nuovo” l’implorai, ormai spaventatissima e col cuore che batteva all’impazzata. “Nessuno ti farà del male, Violet. Nessuno.” Le sue parole calde e dolci mi rasserenarono. Mi sentii al sicuro. L’abbracciai. Rimasi accanto a lui finché non finì di preparare il calderone con tutti gli ingredienti. “Cosa mi accadrà adesso?” chiesi, nel silenzio più totale. “Se sono con voi, non vi succederà niente, credetemi.” Una brezza leggera mi fece voltare. Guardai la finestra, era chiusa. Non era la prima cosa strana a cui assistevo, ma rimasi perplessa. Una matita rotolò giù da una pila di libri, poi, un sibilo impercettibile catturò la mia attenzione. Mi sembrò di sentire il suono dell’acqua che scorre, ma era impossibile, la stanza era completamente chiusa e non si sentiva alcun rumore venire da fuori. Intanto Sirio borbottava qualcosa nella sua strana lingua. Continuai a guardare la finestra, qualcosa di brillante iniziò ad uscire dagli infissi. “Sirio …” “Sì, Violet? Cosa c’è?” “… ehm, acqua .. sta uscendo, cioè, entrando dalla finestra..” “Acqua?!” chiese sconcertato. “Sì .. è proprio acqua e adesso è anche aumentata.” Risposi, sentendomi i piedi inzuppi. ~ 248 ~ “oh. Oh…” “Cosa c’è?!” “Credo di aver sbagliato formula.” Ammise. “Cosa! Per fortuna siete uno stregone!” “Hey non ho mai detto di essere il migliore!” “Va bene, l’importante è uscirne.” Lo tranquillizzai, sentendo l’acqua che iniziava a scorrere sul pavimento come le onde del mare. Avanzava e si ritirava, intanto aumentava di livello. “Che caspita di stregoneria avete fatto? Sai, solo per curiosità.” Domandai sarcasticamente, indignata. “... credo, credo di aver fatto l’incantesimo del tempo…” “Del tempo? Qui ci stiamo annacquando!” brontolai. “… ehm … quando l’acqua sarà arrivata fino al soffitto, ci ritroveremo nel punto esatto in cui tu e i tuoi amici vi siete separati.” Rispose cercando di mantenere la calma. Iniziai a sentire l’acqua all’altezza delle ginocchia. “Sirio!” gridai nel panico. “Okay, okay! Andrà tutto bene, dovete solo aspettare. Non annegherete.” Mi tranquillizzò. Mi aggrappai a lui. “Oh no! I miei libri!” gridò. E iniziò a girare in tutta la stanza cercando di riparare i libri dall’acqua. Salì su una scaletta appoggiata alla libreria, sopra la quale vi mise i libri che era riuscito a recuperare. Io mi aggrappai al bordo del calderone che ancora ribolliva. Mi sembrò che la stanza stesse dondolando avanti e indietro. Per un attimo persi l’equilibrio e caddi in acqua. Quando riemersi, mi arrivava al petto. “Sirio! Ma dove siete? Qui la situazione è critica!” Ero spaventatissima. La stanza era nella semi oscurità, piena di chissà quali esseri orripilanti, e Sirio si preoccupava dei suoi libri. “Eccomi, eccomi sono qui.” Sussurrò calmo, apparendomi da dietro le spalle. L’acqua continuava a salire. ~ 249 ~ “Aspettate ancora un po’ e tutto sarà finito.” Intanto si sentiva il rumore assordante dell’acqua che scorreva giù dalla finestra. “Speriamo ..” commentai preoccupata. “L’unica cosa buona è che l’acqua sta affogando tutti i cosi che vivevano in questo posto … stavano diventando troppi per i mei gusti.” Disse sollevato. “Cosa?! Quegli esseri stanno galleggiando, morti, attorno a noi?” domandai schifata. “Sì, è molto probabile.” Ammise tranquillo. Alcune volte, le sue risposte mi disarmavano, doveva essere preoccupato, o spaventato, di sapere che chissà quali cosi ci giravano attorno stecchiti. Invece era così tranquillo e sollevato che non mi sarei sorpresa se avesse iniziato a fischiettare. “Ma che schifo, Sirio!” gridai schifata. Gli saltai in braccio dalla paura, avvinghiandomi con le gambe attorno alla sua vita e passandogli le braccia attorno al collo. L’acqua iniziava ad essere più alta, arrivava al collo di Sirio. Per mia fortuna gli ero saltata in braccio, altrimenti sarei stata sommersa dall’acqua. “Violet, spostatevi sulla mia schiena. Ci sarà da nuotare.” Mi avvertì. L’acqua iniziò a salire molto più velocemente. In un attimo raggiungemmo il soffitto. “Cosa succederà adesso?” chiesi con l’affanno. “Prendete fiato. Quando la stanza sarà sommersa fino al soffitto, tra mezzo minuto circa, aggrappatevi a me più forte che potete.” Mi ordinò, con estrema calma e sicurezza. Annuii. Oramai ci rimaneva solo lo spazio per respirare. “Pronta! Uno .. due … tre!” prendemmo aria e giù, sott’acqua. Strinsi gli occhi, fidandomi di lui. Subito l’acqua mi ricoprì la testa, sentivo i capelli fluttuare. Tutto era umido e rigonfio. I capelli di Sirio mi stuzzicavano il naso. Aprii gli occhi. Uno splendido mare blu ci circondava. Sopra le nostre teste, dove ~ 250 ~ una terribile tempesta imperversava, scorsi la siluette dello scafo della nave più bella mai vista. La Stardust era ad una decina di metri davanti a noi, galleggiava sull’acqua, del tutto inerme si faceva trascinare dalla tempesta. Sirio nuotò fin sulla superfice. Ci spostammo sul fianco della nave, ci allontanammo da essa per non essere schiacciati da improvvisi movimenti. “Guardate! Lassù!” stranamente sentivo la voce di Sirio, come se riuscisse a parlarmi senza annegare. Diedi uno sguardo oltre la superficie dell’acqua, sulla nave. “Oddio! Ma sono veramente io!” “Già! Aspettate… e quella cos’è?!” una sfera luminosa, grande dieci volte di più di Hairos, era comparsa al lato della nave. “Oh! No! È un campo di forza!” la voce di Sirio risuonò tremante nella mia testa. Con stupore, vidi il mio corpicino volare via, fuori dalla nave. La sfera di energia biancastra, esplose, l’onda d’urto fu così forte da sbalzarmi via. Non credetti ai miei occhi. La Violet volante, ricadde come un sasso nell’acqua. Il mio corpo, cadde a pochi passi da noi. “Ferma! Non provate a toccarla!” La guardai. Era stranissimo, ero io che guardavo me, mi venne la pelle d’oca. Sapevo già cosa sarebbe successo, ma quella me non ne aveva la più pallida idea. Quel suo smarrimento, quel sonno umido e freddo in cui era caduta, l’avrebbero portata su una spiaggia, poi tra le braccia di un principe stregone dal carattere insolito che però l’avrebbe confortata. Guardai Sirio con un po’ di tristezza. Come Hairos, se fossi ritornata a casa, l’averi perso. Sentivo che era veramente un bravo ragazzo. Già, aveva il cuore di un re. “Violet, smettetela di fissarvi! È solo una ricostruzione fatta dal mare, cioè, adesso siamo nei ricordi del mare. Lo so, è strano, ma l’acqua ha una sua memoria. Chiusa parentesi ~ 251 ~ sulle stranezze del mio mondo, la vostra nave è andata fuori rotta, ma conoscendo Hairos e quello schizzato di Eric, che sono sicuro, era sulla nave con voi, faranno di tutto per venire qui … prima però devono trovarvi. Appena tutta quest’acqua se ne va, gli invio una lettera per avvertirli che siete al sicuro.” L’ascoltai perplessa. “La memoria dell’acqua”. Quindi, quella Violet, non si sarebbe svegliata? Cioè, quella Violet ero io nei ricordi del mare che mi avvolgeva, e… sì mi sarei svegliata, ero già sveglia. E il mare lo sapeva, o forse no? Per un attimo mi chiesi se il mare avesse un cuore. Ma visto il caos che si stava creando nel mio piccolo cervello, lasciai stare. Intanto Sirio iniziò a scendere verso quello che credevo fosse il fondale marino. Poi, però, mi accorsi che c’era qualcosa di strano. Era come una piccola biblioteca infondo al mare. “Ritorniamo a palazzo!” esultò “Scusatemi, ma da quanto stiamo tenendo il fiato?” “Un po’, perché, è un problema?” chiese curioso. “Sì, credo, sapete l’uomo non può tenere il respiro a lungo.” “Allora fate come faccio io! Aprite la bocca.” La sua bocca si spalancò ma non ne uscì nemmeno una bolla d’aria. Intanto scendevamo sempre più. Non c’era più traccia del ricordo di me del mare e nemmeno della Stardust. Invece, la biblioteca divenne più definita. Era la stanza segreta e tutto era al suo posto, le librerie, i libri ed il calderone al centro della stanza. Era come guardarla dal soffitto. Sirio mi guardò e mi fece un sorriso di scherno “Non sapete nuotare.. siete un colmo vivente. Ah che Terrestre insolita!”. Quasi dimenticandomi che eravamo sott’acqua, risposi con una smorfia. Non sentii nulla quando aprii la bocca, ne l’acqua nei polmoni ne aria. Rimasi stranita. Galleggiammo sul calderone poi Sirio ~ 252 ~ l’afferrò e c’entrammo dentro. Quando uscimmo, eravamo nella stanza segreta, tutto era al suo posto, tranne per il fatto che era tutto bagnato e che la finestra era spalancata. “Sirio, è stato incredibile.” Esultai entusiasta. “Ero certo che vi sarebbe piaciuto.” Rispose, strizzandosi i capelli ormai bagnatissimi. Ero bagnata da capo a piedi per la seconda volta in un giorno solo, e mi ero lavata da poco. “Adesso come faccio? Devo farmi un altro bagno?” “No. A questo ci penso io.” Sorrise, poi mi prese per le spalle, appoggiò le labbra sulla mia fronte e sussurrò qualcosa, infine mi diede un bacio e in quella frazione di secondo, tutto divenne splendido e asciutto. Anche la stanza era migliorata. La finestra aveva i vetri splendenti, non c’era polvere ne strani esseri inquietanti. Un sole pallido e rasserenante, illuminava la stanza dove Sirio teneva i suoi incantesimi. Era una stanzetta circolare, come una torre, le pareti erano vecchie, fatte di pietre grigie e squadrate dalla forma leggermente rettangolare. Vi erano libri in ogni dove e almeno tre librerie. Il calderone era più grande di come mi era sembrato e sul pavimento vi era un grande tappeto purpureo, finemente decorato. Guardai Sirio. Mi sembrò più bello di prima. “Hey, Violet, allora?! Andiamo?” “Oh! Scusate ero rimasta colpita dalla bellezza del vostro rifugio.” Ammisi timidamente. “Dai andiamo! Non c’è tempo da perdere! Devo scrivere il messaggio per i vostri amici, poi ci penserà la mia fenice a farglielo avere.” Con l’indice mi picchettò sul naso e, prendendomi per il polso, sfrecciamo fuori dalla stanza segreta. Passando per il muro fu come attraversare una cascata. Mi vennero i brividi per un istante. “Eccoci!” sussurrò, non appena ci trovammo fuori dalla stanza. C’era tanta gente ma nessuno si accorse di noi, nessuno ci vide ~ 253 ~ uscire dal muro. Eravamo in un'altra ala del palazzo, così, come se niente fosse “Venite, facciamo presto.” Mi prese per mano e iniziò a camminare velocemente, guardando avanti. “Perché nessuno si è accorto di noi?” chiesi, cercando di tenere il passo. “Perché le persone non credono più nella magia, credono solo a ciò che è possibile. Se credessero veramente di essere in pericolo, se credessero che Drake è così cattivo come tutti dicono, farebbero di tutto per aiutarvi. Ma adesso ognuno pensa ai fatti suoi, a cominciare da mio padre. Fa tanto lo spavaldo, perché lui ha il potere, ha un esercito, ma appena arriverà Drake … dove saranno le sue truppe?! Non certo a proteggerlo…” rispose amaro. “.. ah penderebbe dalle tue labbra, lui crede solo nella vostra magia, in quella degli antichi, in quella di Eristax. Non si fida di me.. sapete questo tipo di magia deriva da quella del fratello di Eustace. Samuel fu il primo stregone di Kiruwah.” Spiegò serio. “Ma, essendo figlio di un certo signore del male.. conosciuto con il nome di Drake.. adesso chi esegue quel tipo di stregoneria, è etichettato come malvagio.” Aggiunse, con tono amaro e di disprezzo verso il padre. Lo guardai, era un grosso peso quello che si portava, volevo che fosse un po’ più felice e che il padre l’accettasse per quello che è. “Siete una persona straordinaria. Per tutto c’è un lato bianco ed uno nero. Sono sicura che voi siete il lato bianco e puro della magia. Non temete di ciò che pensa vostro padre, sapete che non è vero.” Lo consolai. Accennò un sorriso. Intanto la gente ci passava accanto ma nemmeno si accorgeva della nostra presenza. “ritornando al vostro discorso iniziale, non vi credo. Vorreste dire che se avessimo bisogno d’aiuto, i regni ci ~ 254 ~ chiuderebbero la porta in faccia?” domandai sconvolta, con una punta di rabbia. “Sì. Ma i regni del mare, le isole di noi principi… queste piccole prigioni fatte su misura dai nostri genitori, che ci credono viziati e immaturi.. Noi. Io, Eric, Luna e tutti gli altri, vivendo a stretto contatto col passato, con le armi celesti dei vecchi sovrani, crediamo fortemente nel potere del male … che un giorno spezzerà la tranquillità delle terre dei nostri genitori. Noi, saremo pronti a combattere. Sarò lieto di lottare al vostro fianco.” Sì fermò di colpo, e l’ultima frase, la pronunciò con orgoglio. Per la prima volta, sentii che stavo facendo qualcosa di veramente grandioso. “Se tutti credessero che questo mondo sta andando in rovina, se credessero che il male è più vicino di quanto pensano, se credessero veramente in ciò che Ifrit e i suoi fratelli hanno fatto … Se credessero che voi, Violet, piccola ragazza terrestre, siete venuta qui per seguire il vostro destino … Se credessero solo per un attimo, che la magia non è solo illusione, e non è nemmeno un trucco .. Forse, prenderebbero coscienza di ciò che sta succedendo. Il male è già qui, si muove tra queste mura, tra la gente, è nelle case, nelle strade, nei boschi e sulle montagne. Non aspetta altro che il momento giusto.” Le sue parole suonarono come una straziante richiesta d’aiuto. “Ricorda. Tutto ciò che vedete, non è altro che un trucco. È un grande castello di carte, basta un piccolo soffio di vento … e tutto andrà in pezzi!” mi avvertì, prendendomi per le spalle. I suoi occhi scuri, erano lucidi dall’emozione. Per quanto odiasse il padre, non poteva lasciare che tutto andasse in pezzi. La sua isola, le terre della sua gente, il regno del padre… tutto ciò in cui credeva, ciò che più ~ 255 ~ amava, le speranze ed il futuro della gente, stavano per essere distrutte dall’ombra nera del male. Morte e distruzione avrebbero colpito, prima i piccoli villaggi, poi le città, infine le isole e i grandi regni. Tutto sarebbe finito appena anche l’ultima luce si fosse spenta. L’isola di cristallo era il punto di non ritorno. Spazzando via quella, sarebbe finito tutto. Niente più luce, niente più serenità, soltanto il buio tetro di una notte che non avrebbe mai avuto fine. Iniziai a tremare. Sirio mi passò un braccio attorno alla schiena. “Tranquilla, non accadrà. Mai.” Sembrò che mi avesse letto dentro, gli era bastato uno sguardo per capire ciò che avevo pensato, la paura che avevo dentro. Mi sentii senza fiato. Proseguimmo la nostra strada, adesso camminava in modo più moderato, quasi tranquillo. Il cuore aveva iniziato a battere forte. La presenza di Sirio, iniziò a farmi uno strano effetto. Scossi la testa. “Eccoci, siamo arrivati.” Mi avvertì. Ci ritrovammo di fronte ad una porta. Ai lati vi erano pure un paio di guardie armate. Tutta quella protezione per un pennuto? Se mi avesse sentito Caren mi avrebbe uccisa. Le cerature come le fenici o i draghi, erano sempre state le sue preferite. Quando entrammo, sentii subito un dolcissimo canto. Un cinguettio soave mi rallegrò. La stanza era meravigliosa. Una grande camera piena di bellissimi cuscini e tappeti dalle stoffe pregiate. Sembrava che qualcuno ci dovesse dormire, se non vivere. Sirio si guardò attorno, poi fischiò uno strano motivetto, un po’ stonato. Sorrise. La fenice rispose correggendo il suo motivetto. Sirio si guardò intorno, furtivamente, poi con uno scatto balzò tra dei cuscini. “Eccoti qui! Ah ah! Ti ho trovato!” esultò, prendendo la fenice tra le braccia. L’animale sembrò che sbuffasse. “Non sei contento di rivedermi?” a quel punto la ~ 256 ~ fenice strusciò il becco contro il mento di Sirio. Sembrava un comune animale domestico, invece era una bellissima fenice color porpora, dalle piume morbide e lunghe, e gli artigli affilatissimi. “Violet, venite qui!” mi chiamò a se. “Voglio presentarvi una mia amica, si chiama Violet, lei aiuterà il paese a sconfiggere il male. Sei contento?” la fenice annuì. Mi sorprese il fatto che si riuscissero a capire. Sirio mi invitò a sedersi accanto a lui, tantissimi cuscini variopinti ci circondavano. La fenice mi guardava attentamente con i suoi occhietti scuri e lucidi. Era poco più grande di un falco. Si liberò dalla presa di Sirio, che andò a prendere carta e penna, e mi si avvicinò. Inclinava la testa di lato e saltellò in avanti, avvicinandosi al mio braccio. Timidamente strusciò il dorso della testa sul mio gomito. L’accarezzai sotto al becco, sembrò gradire. “Ah! Sembra che ti piaccia!” la fenice guardò Sirio con disprezzo. “va bene. Stavo scherzando,” si scusò. Aveva scritto a inchiostro, su un piccolo pezzo di carta, poche righe ad Hairos, per avvertirlo della mia presenza a palazzo. “Tieni, io ho fatto il mio. Hai una nuova amica e ti ho fatto tante coccole, adesso devi portare questa ad Hairos.” Sirio gli mostrò il biglietto, e disse tutto con estrema semplicità. La fenice borbottò qualcosa, che parve proprio dire “Hairos?!” e inclinò la testa. “Sì, Hairos. Quel piccolo drago verde, molto severo … non ti dice niente? .. beh, allora cerca la Stardust. Ricordi la Stardust? Sì che la ricordi.” Quando Sirio le parlò della Stardust, la fenice sembrò esserne felice. Infine, Sirio le rivelò la rotta da seguire. La fenice prese il volo. Prima fece qualche saltello, poi spalancò le grandi ali rosse e si levò da terra. Uscì da un apertura sul soffitto, era come la porticina del cane, solo che aveva il bordo d’orato. Così, la vidi andar via. ~ 257 ~ Il suo volo era perfetto come quello di una freccia appena scagliata, era sinuosa e allo stesso tempo leggiadra. Scivolava sull’aria come l’acqua sulla sabbia. Semplicemente meravigliosa. Quella, era una delle piccole cose che sulla terra sarebbero durate poco. Chissà perché, noi terrestri, di tutte le cose belle, cerchiamo di farne un mercato. L’oro, l’amicizia, l’istruzione, la bella vita … perfino l’amore, si vendono e si comprano. Figuriamoci la fine che farebbe una bella fenice nel mio pazzo mondo. “Andiamo Violet.” Sirio sorrise. “Sì, ma ormai la nostra colazione è saltata.” Dissi, sperando che fosse servita la colazione. “Possiamo fare tutto ciò che vi va. Avete voglia di fare colazione? La faremo. avete voglia di pranzare? Pranziamo e mandiamo a quel paese la colazione. Volete restare qui? Restiamo qui.” Il suo tono, da allegro, passò a basso e dolce. Mi avvicinai, sistemandomi tra i cuscini. Lo guardai. “Violet, rimanete qui … per sempre?” chiese, quasi implorando con dolcezza. “Lo sapete bene. Non posso. Di là, c’è tutto il mio mondo.” Spiegai sorridendo. Non sembrò contento, ma nemmeno convinto. Si buttò di schiena sui cuscini, davanti a me. Se avessi abbassato la testa, l’avrei baciato sul naso. Mi guardò sorridendo. Il suo sorriso era così luminoso ed estremamente dolce. I suoi occhi scuri brillarono. Iniziava a mancarmi il fiato. C’era qualcosa di strano in tutto ciò. Si passò una mano tra i capelli purpurei, e sussurrò :”Restate. Restate qui con me. Mi siete d’aiuto, con mio padre, con gli incantesimi, con tutto il resto …” chiuse gli occhi, come per pregarmi, aveva la voce stanca ma con quella solita nota d’allegria. Io, però, avevo la mia casa, i miei genitori, mio fratello Simon e tutti i ~ 258 ~ mei amici, oltre ad un mucchio di cose che mi sarebbero mancate tantissimo. “No. Mi dispiace, non posso proprio accettare. Se il mondo stesse per finire, porterei qui la mia famiglia e tutto il resto, e rimarrei a farvi compagnia … ma no. Non posso proprio.” Sorrisi, cercando di convincerlo. Gli accarezzai i capelli morbidissimi, aveva ancora gli occhi chiusi. Era veramente un bel giovane. “Scusami Sirio.” Sussurrai, e poi fu un attimo … In un secondo, così, senza preavviso, a sorpresa, mi prese per il polso e mi tirò a se. Un rantolo soffocato e pieno di stupore, poi uno schiocco, un calore forte, una scossa, un brivido, un emozione, qualcosa per un istante mi paralizzò. Un bacio. Restai con il fiato sospeso. Era il mio secondo bacio. Capii perché Seth fuggì, quel giorno nella radura. Avrei voluto farlo anche io. Intanto Sirio mi guardava stregato, quasi come se fosse colpa mia. Appena vidi la mia mano, ancora su i suoi capelli, la tirai via. Stavo tremando, e sentivo uno strano formicolio lungo la schiena, per non parlare della salivazione, che era del tutto inesistente. Ci guardammo entrambi, stupiti, con gli occhi spalancati, quasi a bocca aperta. Non riuscivo a dire nulla. Non riusciva a dire nulla. Restammo paralizzati per un paio di minuti. “Scusa.” Borbottò serio. Ero ancora sorpresa, non parlai. Si mise sulle ginocchia, sospirando abbassò le spalle. I capelli gli coprivano gli occhi e la fronte. Non capivo cosa stesse provando in quel momento, ma si avvicinò e mi abbracciò. Il suo cuore batteva forte. A quel punto, tutto svanì, il palazzo, le belle stanze, la corona, tutte quelle cose preziose che ornavano la sua vita scomparvero. Ero tra le ~ 259 ~ braccia di un ragazzo grande e gentile, nel profondo, turbato e sincero. “Sirio. Perché lo avete fatto? Ci conosciamo da una manciata di ore.. come avete potuto..” abbassai lo sguardo. “Non lo so. Non lo so Violet … e la cosa mi spaventa.” Non capii ciò che volle dirmi però, da quel giorno, non fu mai il Sirio che vidi quella mattina. Quel Sirio un po’ strano, sì veramente strano ma premuroso, fiero ed elegante, cortese, semplice. Dopo quel bacio, fu come se si azzerasse tutto. La nostra amicizia era nata subito, senza passare da conoscenti ad amici, era venuta fuori così, dal nulla. anche se era giusto che gli dessi del voi, sentivo che eravamo amici. E con un gesto era stata distrutta. Negli anni a seguire, io e Sirio siamo passati da una stretta di mano ad un abbraccio, ma ci volle molto tempo per tornare amici come quel giorno … questa è una delle tante storie che la mia straordinaria vita mi ha regalato. “Cosa volete fare?” gli chiesi. “Niente. Potete restare ancora un po’ qui con me?” sussurrò. “Certo.” Acconsentii. Ci sdraiammo sui cuscini, io rimasi a guardare il soffitto, lui era ad un soffio da me, sdraiato di lato. Mi guardava come se lo stesse facendo per la prima volta. “Ascoltate. Oggi facciamo finta che non sia successo niente, poi, da domani mattina, quando i tuoi amici saranno arrivati a palazzo, tutto torna normale. Va bene?” domandò. “Sì. Ma perché .. perché non puoi rimanere come ti ho conosciuto questa mattina?” “E’ strano, ma per me è più facile così.” Sussurrò. Dopo poco si mise a dormire. Io restai lì, immobile, cercando una risposta valida al suo comportamento. Non ne trovai. C’era sempre stato qualcosa di strano, dall’inizio alla fine.. da quando lo vidi sulla spiaggia a quell’attimo. Era l’ignoto, era una delle mie paure più grandi. ~ 260 ~ 18 Il Calore dei Sogni Quando vuoi fuggire da qualcosa, quando senti che non c’è niente che possa proteggerti, nasconderti, che non c’è niente in cui puoi rifugiarti … io mi lascio andare al dolce riposo. È una drammatica consolazione che spesso mi travolge in incubi terribili. Quel sogno mi rimase come un peso sullo stomaco, per tutta la vita. Mi alzai. La mia stanza era nel suo solito disordine. Violet non era accanto a me, come la sera prima. Tutto stava procedendo bene. Mi vestii con calma, niente e nessuno mi aspettava. Presi la corona, la guardai con disprezzo. Che senso aveva avere un regno se tutte le paure e le confessioni dovevo tenermele dentro, se non c’era nessuno che mi ascoltava. Avrei desiderato che i miei genitori m’avessero organizzato il matrimonio quando ero solo un pargolo, com’era successo per Eric e Luna. Sarebbe stato meglio così. Andai in bagno. Non volevo esser disturbato. Meditai a lungo in acqua, poi uscii. Guardandomi allo specchio avevo qualcosa di diverso. I capelli forse? No, c’era qualcos’altro … Solo dopo aver guardato attentamente, la notai. Era piccola, insignificante, si vedeva appena in contro luce. All’altezza del cuore, c’era una fasciatura che passava da dietro la schiena. Qualcuno mi aveva ferito, ma quando? E perché? Corsi fuori. Non trovai nessuno in corridoio, ne dame, ne servi, nessuno. Ad un tratto, una ragazza vestita di bianco, un po’ malandata, piena di fasciature, si avvicinò a me. In silenzio. Era scalza, mi sembrò esausta. Mi avvicinai. Il suo sguardo si illuminò. ~ 261 ~ “Sirio. Allora sono riuscita a salvarti.” Iniziò a piangere. Quella voce mi era stranamente familiare. Rimasi paralizzato, non sapevo cosa fare. “Chi sei? Dove siamo?” domandai allarmato. “Sono la donna per la quale ti sei battuto contro Drake . Peccato che l’abbia sconfitto io.” “Cosa? È stato sconfitto? Non è possibile, quanto tempo è passato? Io stavo dormendo e ora…” “Dopo l’arrivo sulla terra di Kira e Kelia, che sono state sconfitte, Caren è venuta con Hairos sulla tua isola. Io sono rimasta da sola e … è successo un gran casino. Ma adesso siamo di nuovo insieme, è questo ciò che conta .. uniti come tanti anni fa … ti ricordi?” “No. Mi dispiace ma non ricordo nulla. Non so niente di ciò che mi state raccontando. Ricordo solo di conoscervi, ma dove, dove vi ho vista?” non mi davo pace dovevo scoprire chi fosse quell’incantevole ragazza. Poco prima che riuscissi a riconoscerla, mi svegliai di soprassalto. Mi voltai verso lo specchio e gattonai fin lì, strappandomi i vestiti di dosso volli vedere se ero fasciato. No, niente fasciature, nemmeno un taglietto, ne un graffio. Che cos’era quello? Era un sogno, ma era così reale … possibile che avessi avuto una premonizione di ciò che sarebbe successo in futuro? Non lo sapevo per certo, ma il volto della donna, iniziò a sbiadirsi nella mia mente. Non volevo dimenticarmi di lei. Sarebbe diventata la mia sposa, come avrei fatto a riconoscerla? Forse ricordarsi del suo volto, della sua voce, non avrebbe importato, forse il mio cuore mi avrebbe condotto da lei. ~ 262 ~ Quando mi svegliai, Violet non era più accanto a me. Fuori iniziò a nevicare lentamente. I fiocchi di neve volavano leggeri contro la finestra. Girandomi di fianco, vidi che Violet se n’era andata via da poco. “Sì, quel bacio c’è stato Sirio.” Dissi, con amara ironia. Andai davanti allo specchio, nel mio sogno ero molto diverso, con il viso scavato, il rosso vivo dei miei capelli era smorto, per non parlare della barba che stava spuntando all’apice del mento, ero molto più grande. La finestra, tempestata dai petali bianchi dell’inverno, mi attirò misteriosamente. Mi sembrò di ritornare bambino. Aprii la finestra, non ero il tipo che d’invero aveva freddo, anzi, per me era sempre troppo caldo. I fiocchi di neve passavano morbidamente sul mio viso. Chiusi gli occhi. Sembravano carezze, dolci carezze, di una dolce ragazza … sospirai … “Violet .. ma dove sei andata?!” mi chiesi. Mi sedetti sul davanzale della finestra, era tutto splendido. Tutto era bianco e silenzioso, il sole illuminava tutto con il suo riflesso. Il castello era una muraglia di ghiaccio, con i bucaneve che se ne stavano timidi sul ciglio dei terrazzi e delle finestre. Il bosco dietro al palazzo era un groviglio di edere ghiacciate, abeti e betulle imbiancate di fresco, i cespugli di more se ne stavano guardinghi sulle sponde dei ruscelli gelati, con i rovi nascosti dalla neve, le foglie delle felci toccavano terra, appesantite per la neve. In lontananza, un po’ coperte dalle nubi, facevano capolino le montagne e i loro picchi aguzzi tinti di bianco. Su quelle montagne, vicino ai corsi di lava ardente, alle bocche dei piccoli vulcani che nascevano spontanee dal terreno, ai massi incandescenti, vivevano centinaia di Draghi del Nord. In pochi li avevano ~ 263 ~ visti, e nessuno li aveva mai domati o catturati. Erano forti e tenaci, aggressivi con i nemici e dolci con il branco, impavidi, valorosi … la loro miticità era pari solo a quella dei grandi principi. Guardai il cielo, sperando di vederne. Una chiazza verdastra, che si stava espandendo in mezzo al bosco, attirò la mia attenzione. La neve si stava sciogliendo. La cosa mi rese molto curioso, sotto di me c’erano almeno una decina di metri, decisi che sarei sceso dal tetto ugualmente. Balzai sul terrazzo che si affacciava due piani sotto di me, poi, andai più in basso, finendo nel giardino pensile tra le piante bruciate dal freddo, in fine atterrai sul colonnato. Ero a cinque metri da terra. Allungai lo sguardo, per cercare quell’insolita primavera che stava sciogliendo il bosco. Tutto era bianco, gelato e tranquillo, una fredda brezza spirava dal mare. Rimasi chino sul colonnato, ascoltando il silenzio del villaggio. Qualcuno stava usando una qualche magia, chiunque fosse era molto forte. Non era una magia, ma qualcosa di strano, come una dote innata. Sentii dei passi nella neve, si stava spostando. Così scesi dal colonnato e striscia tra gli alberi fin dove la neve si scioglieva. Nascosto dietro al tronco di un centenario abete, cercai di capire chi fosse. C’era qualcuno, aveva una lunga cappa bianca, che scendeva fino alle caviglie. Era troppo lunga e grande per un corpicino così. Intanto la neve continuava a sciogliersi. La curiosità mi assalì, così uscii dal mio nascondiglio. Lei si girò spaventata, io rimasi colpito. “… Violet!?” chiesi sorpreso. “Oh … Sirio, mi dispiace non volevo …” si scusò guardandosi in torno mentre tutto ciò che la toccava si scioglieva. “Si sarebbe sciolta, forse. Ma l’avrebbe fatto comunque, prima o poi” spiegai io, tentando di calmarla, dato che si trovava in un triste stato d’ansia e di rancore. ~ 264 ~ Ero sempre un po’ affannato dalla sorpresa, non mi aspettavo che il suo potere fosse già così controllato e forte. Le sue emozioni si mostravano attraverso la sua dote, la neve che si scioglieva non era altro che il suo inesorabile desiderio di fuggire dai problemi e ritornare alla sua semplice vita da ragazzina. Per me ciò che era normale, per lei era del tutto nuovo, anche solo per il fatto che ero un principe e lei una ragazza proveniente da una terra dove principi e castelli si trovano solo nei libri di storia. Avrei dovuto capirlo prima … “Scusami.” Sussurrò. “Sirio sei un principe meraviglioso ma ..” la sua voce si affievolì, spegnendosi. Quando mi sentii chiamare per nome, sentii caldo e freddo allo stesso momento, come se un soffio gelato mi trapassasse i polmoni e un caldo intenso mi arrivasse fino alle guance. Mi guardò, sperando che capissi. “Sì. Non preoccuparti, non fa niente.” Risposi, nascondendo l’amarezza di quelle semplici parole, a cui non credevo. Fece un passo avanti e si avvicinò a me. Mi guardò timida. Non sapevo che fare, così l’abbracciai. Fredda e triste, come una rosa d’inverno, mi strinse silenziosamente. Sospirai. “Andiamo Violet. Torniamo dentro, e dimentichiamoci di tutto. Stasera ci sarà una festa, tu sarai splendida e felice ..” “Non posso farlo, non posso far finta di niente. Far finta di te.” Sussurrò con tristezza, sentendosi colpevole. “Fingi, illudimi, solo per una sera. Poi tutto tornerà alla normalità, Seth verrà a prenderti e te ne andrai, e non mi vedrai mai più.” Risposi duramente, il suo sguardo lontano e spento, mi strappò quelle parole dal petto. “Illuderti così sarebbe mostruoso, è troppo per me.” ~ 265 ~ “No, se sono io a volerlo. Per me sarà come un sogno, quando mi sveglierò tu ti dimenticherai tutto, non sarà successo niente, nessuno lo saprà …” mi interruppe. “Però, se dovesse piacerti?” “A me piace già stare con te. Se mi volessi bene non ti sarei venuto nemmeno a cercare.” Spiegai tranquillo, trattenendo la pazzia che mi stava divorando assieme alla tristezza. Pazzia, un irrefrenabile desiderio di esplodere, di far qualcosa che ribaltasse la situazione, mi vennero mille modi per costringerla a cedere, a rimanere … ma sarei stato un vile e il Sirio che tanto le piaceva non era così. “E se dovesse piacerti?” chiesi. Ormai ciò che tenevo dentro iniziava a sgorgare fuori dalla mia bocca, quella domanda era una lama affilata, io ero l’assassino e lei una giovane donna senza colpa, che non riuscivo ad odiare e non l’avrei mai fatto perché non se lo meritava, ma la disperazione aveva il sopravvento. Deglutì trattenendo il respiro. Si paralizzò, la sentii diventare calda e arrossì. La sua pelle ebbe un fremito e divenne ispida, alzò gli occhi tremanti e lucidi e mi guardò in silenzio. Mi sentii morire. “Perché, perché mi chiedi questo?” rantolò. L’afferrai stringendola forte, in poche ore che avevo trascorso con lei, avevo capito che nei miei sedici anni non avevo ancora imparato a stare al mondo, lei aveva tanto da insegnarmi e da offrirmi, ed era solo una ragazzina. In cuor mio sapevo che lei non poteva restare, ma avevo deciso, avevo scelto … Quegli occhi, già dal primo sguardo, mi avevano fulminato, lasciandomi con poche parole sulle labbra e tante nel cuore. Ma il suo destino non ero io. Lei l’avrebbe definito colpo di fulmine, io lo definii infarto. Sì, un doloroso colpo al cuore, che non poteva che lasciare solo e soltanto una profonda e pulsante ferita. ~ 266 ~ Un dolore che uccideva e faceva uscire fuori di testa. La guardai, come se l’avessi appena trafitta con un pugnale. Non voleva restare, non sarebbe rimasta al mio fianco, ma per lei era troppo illudermi, era così pura e dolce che farlo l’avrebbe distrutta. Mi voleva bene, questo era sicuro. “Ascolta, Violet … ti conosco da pochissimo ma hai cambiato così profondamente la mia vita. Non ho più paura di ciò che gli altri dicono, di mio padre, non ho più voglia di essere il principe burattino che usa e viene usato da chi ama. Tu sei così semplice, non sei perfetta, ma hai portato una tranquillità e una quiete nella mia vita, che credevo non esistesse. Sei diversa, come ti muovi, come ascolti, come parli, come racconti e come sorridi, è tutto diverso da come fanno le altre ragazze … in te c’è saggezza, audacia e .. e mille altre cose che non so dire ma che ho visto. Io le ho viste le ho viste in te, Violet.” Terminai, con il nodo alla gola che mi sembrava di aver gridato, da quanto era secca e bruciava. Una forte raffica di vento fece ondeggiare le nostre sagome, la neve ci scivolò morbida sulle spalle e sulla testa. Violet era titubante, in attesa dell’attimo perfetto, mi illusi che potesse accettare la proposta di rimanere con me. “Sirio … se non mi piacesse stare con te, sarei già scappata ma .. io adesso non sono pronta, non adesso .. sei meraviglioso e così dolce ma sento di voler bene a qualcun altro … se solo non ti facesse così male” sussurrò rinfranta, appoggiando la fronte sulla mia spalla :”adoro già stare con te, ma non allo stesso modo.” Sospirò. “Non preoccuparti di ciò che succederà, per una volta, prova a rendermi felice con una semplice e pura illusione. Non mi accadrà niente se te ne andrai prima che mi svegli.” Sussurrai accanto al suo viso, sperando che accettasse. “Va bene. Ma mi chiedi tanto.” Si arrese. ~ 267 ~ “Non ti chiederò più nulla. È una promessa.” Sentii che appena le parlai, trattenne il respiro. Mi sembrò di avere in mano la sua anima. Adesso avevo ciò che volevo, ma non era ancora abbastanza per me. Qualche ora prima .. sulla Stardust … La pioggia batteva forte sulla nave. Tentai con tutto me stesso di farla restare a bordo della nave, ma la sua mano, a poco a poco, perse aderenza dalla mia. Scivolò via, con uno schianto violentissimo sbalzò in mare. Non riuscii a capire, a sentire, a vedere niente, ero devastato da quella luce bianca e accecante, dalla consapevolezza che Violet era volata fuori dalla nave. E non ero riuscito a trattenerla con me. Quando la luce si spense, mi sentii intontito e fuori di me, anche se le ferite facevano un male cane, riuscivo solo a pensare a ciò che le poteva esser successo. Mi gettai subito al parapetto, gridai il suo nome, ancora, ancora, e ancora, dieci, cento volte, ma niente! Solo le onde burrascose del mare, che si stava via via placando sempre più. Ormai stanco e provato dalle ferite che già avevo, mi lasciai scivolare a terra. Caren era stata portata in camera da Hairos, era sconvolta, sotto shock. Dopotutto, chi non lo era? Era la prima volta che uno di noi si perdeva, nessuno sapeva cosa fare, cosa dire, dove cercare. Provai a piangere, ma non sarebbe servito a niente, non sarebbe tornata in dietro, dovevamo far qualcosa. Così William venne ad aiutarmi, mi appoggiai a lui per tirarmi su, e andammo da Hairos. Aprii la porta della nostra stanza, con gran cautela. Tess era pallida come un lenzuolo, non si muoveva, non piangeva, non sussurrava, non singhiozzava, era ferma come una ~ 268 ~ statua. Sembrava che non respirasse nemmeno, l’unica cosa che la faceva sembrare viva, erano i suoi occhi, si muovevano come saette da una parte all’altra della stanza, come se stesse leggendo qualcosa che solo lei poteva vedere. Peter era sconvolto e continuava ad andare avanti e in dietro per la stanza, mentre Caren era stata messa a letto con Eric che le faceva da guardia. Hairos ci venne in contro con agitazione, quasi si volesse buttare su di noi, non era rassegnato, ma sapevo bene che non potevamo buttarci in mare perché non l’avremmo certo riavuta così. “Presto ragazzi, dobbiamo occuparci di riassettare la nave, credo che lo scafo si sia sfracellato. C’è il rischio di…” “Il rischio di cosa?! Di cosa? Lo vuoi capire che Violet non sa nuotare bene e che potrebbe anche essere morta, e tu non ti occupi altro di questa stupida nave!!! Se morissi sarebbe un piacere, sono io che non l’ho tenuta con forza, altrimenti sarebbe ancora qui con noi. Ma ormai è in fondo al mare chissà dove, e tu non ti preoccupi minimamente di lei!!” l’aggredii, perché dalle sue parole capii che non l’avremmo cercata. Mi guardò con cattiveria, credo che volesse colpirmi. Non aspettavo altro che uno scontro, ormai avevo gridato così tanto da aver svegliato Caren e attirato l’attenzione di Tess e William. Rimasi con i pugni in mano, digrignando i denti. Hairos mi si avvicinò con freddezza e disse :”Già a me importa solo della mia nave, la nave dove ho vissuto oltre mille anni fa con un gruppo di ragazzi proprio come voi, e poi li ho visti crescere e morire uno dopo l’altro … sì infatti a me non importa nulla di nessuno … solo della nave…” non mi ringhiò contro, anzi, sembrò esausto, stanco del suo esser immutabile nel tempo, del suo essere immortale. Nei suoi occhi lessi la preoccupazione che può avere un padre per una figlia, dopotutto lui doveva proteggerci. Quando capii ~ 269 ~ che era molto dispiaciuto, cercai di fermarlo, di chiedergli scusa, ma sfuggì alle mie mani e andò a controllare la falla dello scafo. Tess sembrava presa da una trance che la faceva apparire cinica e seria, come mai era stata. “Tranquilli, Violet non dorme con i pesci, non al momento.” Disse nell’ombra. “Cosa intendi dire?” chiese Eric. “Sto dicendo che non è morta, non morirà. Guardate, il suo cerchio ha attorno a se lo stesso e strano alone azzurrino di sempre. Se dovessi morire, i pugnali smetterebbero di brillare.” E li estrasse dal buio in cui erano avvolti, nel quale, brillavano di una luce dorata molto tenue e rassicurante. “Perciò, Violet è viva.” Con grande distacco uscì dalla zona d’ombra in cui si era rinchiusa e andò fuori ad aiutare Hairos. Rimasi immobile. Lei era sicuramente là fuori, sarebbe sopravvissuta, è forte, testarda e tenace, pensai. Eric mi guardò con ammirazione. “L’ultimo uomo che ha parlato a quel modo ad Hairos ..” mi guardò con un sorrisetto furbo sulle labbra poi terminò :”beh .. l’ultimo che l’ha fatto si chiamava Eustace, il figlio del fuoco, e stava per rimetterci una mano.” Si alzò dal letto e mi raggiunse con la sua solita camminata sinuosa e decisa. “Non credere di sapere tutto di una persona, solo se la conosci da una vita intera … ciò che non sai è ciò che ha fatto nella vita precedente…” disse, particolarmente serio, ma col sorriso beffardo che restava sul suo volto. “Vorresti dire, che lei è molto di più di ciò che noi crediamo?” la voce fioca di Caren mi illuminò. “Sì. Molte persone possono sorprendere … e voi siete quelle persone, Violet compresa.” Si appoggiò con la mano alla maniglia della porta, stava per uscire anche lui. Prima che ci lasciasse, notai che in mano teneva una carta. Non era una delle carte da gioco con cui aveva stupito Violet, piuttosto ~ 270 ~ sembrava un tarocco. Sì, era la carta dell’imperatrice, simbolo della luce e dell’eterna energia. Allora capii, Violet non rischiava affatto la vita, il mare l’avrebbe protetta. Ma il fatto che avesse il cerchio, e che ciò bastasse a farsi ubbidire dall’oceano intero, non mi convinceva. C’era qualcos’altro, qualcosa che riguardava una vita passata, un regno forse. Probabile che il mare avesse un debito con quella che una volta era stata Violet. Ma perché? Quanto tempo era passato da allora? Era possibile che Violet fosse già stata in quei luoghi? “Seth, vai a riposarti, qui ci penso io.” La voce docile e gentile di Peter mi fece ritornare alla realtà. Mi guardò candido, con quel viso da bambino. Quante volte avrei voluto essere suo fratello maggiore… veramente. “Va bene Pitt, andrò un po’ a riposarmi. Se preparano la cena, puoi portarcela in camera, per piacere?” chiesi. “Certo, ora va a letto. Subito!” ridacchiò. Sorrisi e mi sdraiai sul mio letto, lui uscì accompagnando la porta, così con semplicità, senza far il minimo rumore. “A dopo “ sussurrò. Lo salutai con la mano, intravidi l’esterno, era buio fuori e la tempesta si era ormai placata. La stanza era rimasta al buio, solo due piccole lanterne appoggiate sul davanzale della finestra, la illuminavano di un dolce tepore e di un oro morbido e rasserenante. Caren si era tranquillizzata, era visibilmente spossata, come se avesse combattuto tutto il giorno. Lei fu la prima a rendersi conto di ciò che era successo, io rimasi paralizzato, con un pugno di polvere in mano, mentre Violet era stata inghiottita dalla tempesta. Ricordo che Caren si gettò contro al parapetto e la vide sparire sott’acqua, la chiamò in vano, migliaia di volte, ad un tratto cercò di raggiungerla ma per sua fortuna Hairos la trattenne e l’affidò ad Eric, con il preciso compito di ~ 271 ~ chiuderla in camera. Adesso, tutta quell’energia, quella paura, quel coraggio misto a pazzia, erano svaniti. Si era consumata, era stanca come mai prima d’allora, si guardava attorno spaventata, come se qualche pezzo della sua vita fosse stato cancellato per sempre. Il timore nei suoi occhi scuri, era quella particolare insicurezza che ti sorprende quando ti trovi in un posto nuovo, in qualcosa che non conosci, qualcosa che non hai mai visto e che non riesci a capire. Violet era la cosa che teneva Caren agganciata a Kiruwah. Dopotutto, la ragazza, sembrava saperne più di lei, e la cosa le infondeva una certa sicurezza. Io rimasi seduto sul letto, la guardavo attonito con una leggera amarezza, pregando il cielo che Violet trovasse una nave, un pescatore, un qualcuno che la portasse al sicuro. Non notai minimamente che William era nella stanza, lui e Violet erano sempre l’uno contro l’altra, dicevano sempre l’opposto, dovevano sempre dimostrare chi era il migliore tra i due, sempre in competizione. Eh già, Violet era orgogliosissima e gelosa, mentre Will era ambizioso e voleva sempre essere il migliore. Senza i loro litigi, quella camera mi parve vuota. Per la prima volta dal nostro arrivo, mi sentii smarrito, scoperto, senza protezione, in pericolo … solo. Sì mi sentii completamente abbandonato a me stesso. “E’ buffo sai …” Caren teneva lo sguardo verso il basso, parlava con la poca voce che le era rimasta. Io e Will ci voltammo verso di lei. Quasi come se non stesse aspettando altro, continuò :”Violet non è il tipo che ama farsi le foto. Non è come le altre ragazze, che hanno foto su foto, di tutte le feste e dei compleanni, no lei non ne ha nemmeno una… L’unica che ha, è praticamente la cosa più rara e preziosa di questo mondo … “ mi ricordai di quella foto. Molti anni prima, io, Violet e tutti i nostri amici, facemmo una foto, tutti ~ 272 ~ assieme. È la prima ed ultima foto di Violet che io abbia mai visto, ed è semplicemente meravigliosa. “Oh! Cavolo! Credo di sapere qual è…” ridacchiò Will, avvicinandosi al mio letto. “Già, è quella che abbiamo fatto al lago. Era il suo compleanno ..” “Ed io ero arrabbiato con suo fratello perché le aveva dato un regalo uguale al mio.” Ricordai spensieratamente. Così passammo la serata raccontandoci di quella splendida giornata. “Permesso. E’ arrivata la cena!” Hairos entrò portando dei piatti con della minestra calda, ne bevemmo subito un sorso. Era squisita, leggermente salata, aveva un retrogusto di verdure e carne, miste a spezie piccanti e saporite. “Eccoci a letto, su!” Eric aveva Peter in braccio, mentre Tess si era appoggiata alla sua spalla, sfinita. Lui li mise a letto con cura e attenzione, molto amorevolmente, come un fratello. Anche Caren e William andarono subito a dormire, non appena finirono la cena. Eric mi si avvicinò lentamente. “Non preoccuparti caro mio, qui intorno ci sono molte isole. Qualcuno l’avrà trovata sicuramente.” “Vero, non ci avevo pensato Eric. Potrebbe essere finita sull’isola del principe Sirio, questa sarebbe una bella notizia. Si prenderà cura di lei con molta premura.” Accennò Hairos, decisamente più rilassato di prima. Eric mi salutò cordialmente e si sistemò su una sedia, sarebbe stato il suo letto, per quella notte, non voleva dormire con uno di noi per non recarci altro disturbo. Io restai sdraiato, con Hairos ai piedi del letto, mi sembrò che avesse qualcosa da dirmi .. “Hairos, c’è qualcosa che vuoi dirmi?” domandai. Alzò la testa verso il cielo, poi mi guardò con malinconia. ~ 273 ~ “Perdonami. Non so cosa si prova quando succedono cose simili, scusa ancora.” Si scusò mantenendo il tono di voce molto basso e cupo, mi intristì. “No, è colpa mia. Dovevo sapere che in cuor tuo tieni a tutti noi, come facevi tanto tempo fa con i principini, vero?!” “Sì. Hai ragione. Tutto questo mi ricorda molto quegli anni passati qui con loro. È triste che io sia ancora qui mentre loro non ci sono più…” si fermò a sospirare, quasi come se i ricordi si fossero materializzati dall’altra parte dell’orizzonte, poi riprese, quasi a fatica. Come se ricordare gli togliesse il fiato. Sì, lui provava ancora una forte emozione quando pensava ai suoi vecchi amici. Quegli eroi che tutti amavano e avevano lodato, così in alto da sembrare delle divinità. Hairos non conosceva la divinità, lui conosceva Ifrit e Eustace che si erano amati, Calipso ed il suo aspetto da incubo, Alexander e la sua formidabile forza, Alice, la dolce e piccola Alice. Lui conosceva tutti come conosceva noi, lui era un mito tra i miti. Era lo spirito dell’audacia, della grazia, dell’amicizia, della regalità, della lealtà, del bene. Era ciò che c’era di più caro in tutto il mondo … ed io lo sapevo. Era prima di tutto, un amico. “… sai Seth. In te c’è qualcosa di strano …” guardò lo scorcio di cielo che filtrava dalla finestra, portando la quiete della notte nella nostra stanza. Si accomodò sul letto, come un cucciolo, ma dallo sguardo amabilmente umano. “.. tu e Eustace .. ah! Che diamine! Siete uguali. Quante volte l’ho visto ammazzarsi per impedire che Ifrit facesse qualcosa di stupido o di sbagliato. Eppure, non si parlavano spesso quando avevano la tua età, per niente direi. Da piccoli erano fiumi di parole e risate … mah … anche loro sono stati costretti a crescere prima del dovuto…” ~ 274 ~ “In cosa mi assomiglia?” domandai scettico e curioso, con il sonno che stava prendendo il sopravvento. “Eustace era il miglior spadaccino che io abbia mai visto. Lui era così semplice e allegro, sempre a far pazzie. Poi arrivarono gli otto anni più lunghi della sua vita, e a poco a poco divenne velocemente un uomo. Era un uomo forte e sincero, un grande amico e un grande re. Dopo, continuò ad avventurarsi per tutta Kiruwah; montagne, deserti, mari, colline, città, isole e arcipelaghi, non avevano segreti per lui. Il mio piccolo fuoco .. era un furbacchione, me la faceva sempre sotto al naso, ah! Quanto mi arrabbiavo.. ma infondo .. sapeva farsi voler bene ed era un bravo ragazzo.” Voleva bene al principe, doveva esser stato suo grande amico. Mentre parlava di lui aveva uno strano sorriso, come se ci stesse scherzando assieme, era bellissimo veder Hairos così in pace e sollevato. “Ma dimmi…” “Cosa c’è Seth?” “Non lo so, volevo sapere .. ma ..Ifrit?” volevo azzardare una domanda ma stranamente venni colto dall’imbarazzo che mi scaldò le guance e la nuca. Mi sentii ridicolo. “Ah… so dove vuoi andare a parare …” i suoi occhi divennero due linee verdi, mi guardò stuzzicandomi, come se avesse scoperto su di me chissà quale verità. “Loro .. oh sì, erano così perfetti. Le due metà di un'unica entità. Sempre in disaccordo su tutto .. quando Ifrit tremava, Eustace le dimostrava coraggio, e quando lui cadeva, lei era pronta a rialzarlo … c’è sempre stato qualcosa di diverso in loro due. Se vuoi veramente saperlo .. Eustace viveva per Ifrit dal giorno in cui è nata. Non ha mai perso un suo cambiamento, una sua mossa, sempre un passo dietro di lei. Sempre attento alle sue parole … metteva la minima cura in ~ 275 ~ ogni gesto. Era troppo perfetto per lei per essere suo fratello.” “Ma quando se ne andò … perché non si è dato lui al suo posto? Perché non è andato con lei? Perché è rimasto in vita, se la sua vita era Ifrit?” io credevo che se l’avesse amata veramente, sarebbe andato con lei. Non è vita se ciò per cui vivi non c’è più. Il drago mi guardò con tristezza. “Lui è rimasto per Ice. Sua figlia. Era perfetta come un fiocco di neve. Aveva dentro se la dolcezza della madre e il carisma del padre. Due anime in uno stesso corpo che le rappresentasse alla perfezione, gli occhi di uno e i capelli dell’altro. Era la bambina che avevano sempre sognato …” Abbassò la testa, il dispiacere era tanto. Feci un mezzo sorriso e mi sdraiai sotto alle coperte. Stranamente sospirai molto rumorosamente, mi tappai subito la bocca. Hairos drizzò le orecchie :”Ti ho sentito.” “ah! Va bene adesso la farai finita di leggermi dentro?” risposi un po’ stufo, e leggermente imbarazzato. “No, e penso che tu sia un perfetto idiota. Buona notte Seth.” Terminò candidamente. “Ah! Dannazione! Maledetto, mi fai sentire uno schifo! Hairos grazie mille!” sbottai scalciando. “Ti senti uno schifo, eh? Vediamo, chissà perché ..” “Perché sono uno stupido. Non si scappa, non dovevo scappare fin dall’inizio! Sono uno stupido codardo cieco!” “Fantastico! Abbiamo un guerriero cieco e per giunta stupido. Direi che siamo a cavallo, eh già!” scherzò. “Smettila di prenderti gioco di me, è un modo di dire .. e comunque .. cosa posso fare adesso?” piagnucolai, trovandomi in un vicolo cieco. “La cosa più importante, per adesso, è ritrovarla e sapere che sta bene. Al resto penseremo dopo, adesso dormi. ” sorrise. ~ 276 ~ “Buona notte simpaticone. Avrai anche mille anni ma ti diverti come un ragazzino, ne sono sicuro..” E mi rigirai dall’alta parte. Chiusi gli occhi, sperando che il sonno migliorasse la realtà, mi facesse sentir meglio. Quella notte i miei sogni vennero sommersi da un nubifragio, l’acqua gelata mi ghiacciava il sangue, mi sentivo freddo e vuoto. Poi, i ricordi dei miei amici più cari, iniziarono a sgretolarsi, a scivolare via dalle mie mani come sabbia. Tutto ciò che per me contava, si era ridotto ad un cumolo di cenere, attorno a me si estendeva una grande foresta di alberi morti, alberi bruciati e secchi come scheletri, neri e maligni. I loro rami si intrecciavano verso il cielo, dove la cenere nera si fondeva con il rosso purpureo del tramonto. Camminai per ore, forse giorni, ma non vi era nessuno, solo cenere e morte. Finalmente vidi qualcosa che si muoveva accanto ad un cumolo di cenere. Una sagoma bruciata si levò dalla cenere, come una fenice, ma sembrò tutto tranne che viva. I suoi occhi mi guardarono speranzosi, era l’unica parte che ancora viveva di quell’essere, dal volto completamente ustionato. Si avvicinò, rantolando e tenendosi basso perché anche muoversi le era difficile. “Finalmente sei arrivato! Mi dispiace, ma adesso è troppo tardi” disse in lacrime, cercando di toccarmi, allungando la sua secca e annerita mano. “Non toccarmi! Vattene via!” respinsi l’essere, era ripugnante e la sua pelle cotta dalle fiamme puzzava in modo nauseante. “Seth, credevo che tu fossi diverso…” solo allora la riconobbi :”Violet?!” la chiamai. Ma non ebbi nemmeno la possibilità di ripetermi che lei si sgretolò diventando un mucchio di ossa, polvere e carne bruciata. Fu come morire. Iniziai a correre, guardandomi indietro, non era possibile, cosa le era successo? cos’era successo al mondo intero? Perché era tutto in fiamme? Non capivo più nulla. ~ 277 ~ Iniziò a mancarmi il terreno da sotto i piedi, mi sentii sprofondare, una voragine si aprì inghiottendomi. Era la fine che mi meritavo, avevo dato della repellente alla persona a cui tenevo di più al mondo, l’avevo fatta aspettare quando lei mi aveva sempre dato tutto il suo affetto. Era la fine più giusta che potessi meritarmi. Sentii il cuore esplodermi, gridai in lacrime, lo schianto mi avrebbe lasciato in agonia quel poco che bastava per avere una morte lenta e dolorosa. Toccai il suolo … Mi alzai gridando e sbraitando. Era solo un incubo. Un incubo orrendo e del tutto reale, mi sarei meritato di morire, pensai, mentre riprendevo fiato. Capii d’essere nella mia stanza, quando Tess si svegliò seccata chiamando anche Will. “scusate ragazzi, un incubo.” Mi giustificai. “Anche io ne ho avuto uno.” Ammise tremante la piccola Tess, che sembrò esser ritornata in se, mentre si sistemava la coperta sulle spalle. Era stranamente freddo, eh già. Scesi dal letto ed uscii con una coperta sulle spalle. Il sole splendeva radioso, e l’aria era fresca e frizzante. Aveva piovuto da poco e le nuvole erano bianchissime e spumose come panna. L’aria era così leggera e fresca, mi rallegrò. Tutto era più fresco e luminoso, grazie alle goccioline d’acqua che brillavano al sole. La tempesta era passata. “è proprio una bella giornata, vero Seth?” sbadigliò Eric, con tutta la sua “non-regalità” mattutina. Lo guardai incuriosito dal suo tono di mistero. “Sì. È proprio una bella giornata.” “Potrebbe essere più bella?!” si chiese, sporgendosi dal parapetto, gingillandosi come un marmocchio. “Sì, forse.” Azzardai, non sapevo cosa mi aspettava, così ci andai cauto con lui. Era un tipo alquanto insolito. Mi guardò ~ 278 ~ con aria giocosa, quasi fosse a natale. “Che c’è, su dimmi cosa vuoi.” Ridacchiai, alla sua espressione divertita. “Dimmi, la giornata potrebbe essere migliore?” alzò un sopracciglio per sottolineare la domanda. Era divertente. “Non lo so, cosa potrebbe renderlo più bello?” mi chiesi ad alta voce, facendo cadere la domanda su Eric. Sorrise facendomi rabbrividire, sapeva qualcosa che non sapevo, e che mi riguardava .. forse, tentai di scoprirlo comunque. “Mah … io sarei più felice se ricevessi qualcosa ..” fece il vago, mettendosi in equilibrio sul parapetto, con la casacca che volava dietro la sua schiena come un pesante mantello. “Tipo cosa?” continuai a fare il vago, prima o poi sarei venuto a capo di quell’insolito enigma. D’un tratto si fermò, e con maestria tirò fuori dalla tasca interna della casacca un mazzo di carte. Le aprì a ventaglio e me le fece vedere, poi le rimescolò velocemente. Sorrideva in un modo compiaciuto e avvincente che mi stuzzicava, rendendomi ancora più curioso. Con un balzo si accucciò sul bordo del parapetto, come un demone di pietra e mi porse il mazzo di carte. Lo guardai stranito, poi guardai meglio le carte… vi era una busta da lettere rossa nel mazzo. Spalancai gli occhi, sorridendo dall’emozione. Era per me. “Aprila, e dai …” mi guardò con un luminoso sorriso, la sua felicità era alle stelle. Doveva essere una buona notizia. Quasi tremante aprii la busta. Dentro vi era un foglio di carta, molto semplice. Chi scriveva aveva una calligrafia poco precisa e veloce. La lettera diceva questo : “So quanto possiate essere tristi riguardo la sparizione della vostra compagna Violet, ma è mio dovere darvi questa rallegrante notizia.. la vostra amica si trova sulla mia isola e mi sto occupando di lei personalmente. Non le manca niente ma attende con ansia il ~ 279 ~ vostro arrivo. Sperando che ci raggiungiate presto vi faccio i miei ossequi e rinnovo il mio invito a venire al più presto al mio palazzo. Sirio.” Guardai Eric con gioia. “Non è uno scherzo, vero? Insomma, Violet è viva e c’è un principe che si prende cura di lei… dobbiamo partire subito per l’isola del fuoco, vado a dirlo ad Hairos. Dovremo arrivarci molto velocemente, no?” ero così felice che fosse viva, la voglia di riabbracciarla era molto forte. Non potevo ricevere notizia più rallegrante. Adesso che sapevo che era sicuramente viva, non mi restava che andar da lei e riportarla sulla nave con noi. Di gran carriera andai a cercare Hairos, mentre dissi ad Eric di avvertire gli altri. “Io placherei il mio entusiasmo per un istante…” borbottò Eric, con fare misterioso. “Che altri problemi ci sarebbero? Sentiamo.” Commentai leggermente stizzito. “Ehm …vediamo … Sirio è affascinante, e nonostante io sia stato destinato .. a Luna fin dalla nascita ..” “Cosa?! Vuoi dirmi che i tuoi genitori e quelli di Luna vi hanno fatto un matrimonio combinato? Sei in trappola amico …” scherzai. “Stammi a sentire! Sirio è quel genere di persona che non presenteresti nemmeno alla sorella più brutta che hai, capito? Non è per niente affidabile, suo padre lo detesta. Te lo ripeto, non è affidabile quel ragazzo, no signore!” la sua voce era seria, anche se in tutto ciò ci trovai qualcosa di stranamente divertente. “Perciò cosa dovrei aspettarmi?” “Non lo so, è quello il punto! Se Violet non ha ceduto … tornerà da te .. ma se quel demonio l’ha catturata con le sue belle parole e i suoi capelli di fuoco …, mi dispiace tanto amico mio, ma è perduta.” Quel suo modo serio di parlare, mi fece sentire una fitta alla schiena. Provai un profondo ~ 280 ~ terrore, e ritornai al sogno che avevo fatto pochi minuti prima … “Finalmente sei arrivato! Mi dispiace, ma adesso è troppo tardi” Troppo tardi, troppo tardi, troppo tardi! Continuai a ripetere dentro di me. Mi vennero i brividi al solo pensiero. Ma dovevo fidarmi di Violet, lei non sarebbe caduta nella trappola di quel manipolatore. Dovevo fidarmi di lei, era l’unica cosa che mi avrebbe impedito di impazzire. Intanto Eric si allontanò, distruggendo la lettera dell’odiatissimo rivale. Adesso ero schierato completamente dalla sua parte. Prima di parlarne ad Hairos, mi sedetti sul parapetto, guardai le onde che si muovevano sinuose e tranquille sotto ai miei piedi. Adesso era tutto tranquillo, ma per quanto lo sarebbe stato? Giorni? Ore? Minuti? Dovevo aspettarmi di tutto e di più, non avevo ancora dimenticato le grida dei “non-viventi” e le ombre, che avevano lasciato sulla mia caviglia il segno tangibile del loro passaggio. Quella cicatrice sarebbe rimasta lì per tanto tempo, tanto abbastanza da farmi ricordare ogni giorno che non era ancora finita. No, ero ancora molto lontano dalla fine, e la pace era ancora lontana da me, ma sapevo che sarebbe arrivata. Un giorno, come l’estate, sarebbe arrivata, così, sorprendendo tutti. Me, Violet, Hairos, saremmo rimasti sconvolti, non avremmo saputo cosa fare. Ci sarebbe rimasto solo l’imbarazzo di salutarci, di dire addio a questo paradiso. Per fortuna ero solo all’inizio. Mi iniziava a star simpatico Hairos, e non volevo abbandonarlo proprio ora. Scesi dal parapetto e andai a dare la buona notizia a tutti. ~ 281 ~ 19 Sempre più Strano Era già calata la sera. Fuori nevicava ininterrottamente da qualche ora. Il cielo era splendido, le due lune erano diventate piccole falci nel cuore buio e tempestato di stelle, della volta celeste. Sirio era andato a cambiarsi, e mi aveva lasciata nella camera che solitamente usa sua cugina per cambiarsi, poi mi aveva detto :”Scegli quello che ti piace di più. Lei non lo verrà mai a sapere.” Rivolgendosi alle centinaia di vestiti e scarpe che la cugina custodiva con gelosia in un grande armadio. Lo aprii lentamente, tenendo lo sguardo sul cielo che si levava fuori dalla stanza, situata in una delle torri più alte del castello. Iniziai a cercare l’abito giusto, nell’armadio ve ne erano veramente tantissimi. Molti ~ 282 ~ erano vistosi e si addicevano poco alla mia mania di passare inosservata. Finalmente, dopo tanto cercare, ne trovai uno porpora scuro. Aveva delle graziose spalline di raso ed aveva la gonna tutta ricamata con disegni neri e di tonalità purpuree più scure. Mi stava perfetto, sembrava mio. Come scarpe, lasciai quelle che mi aveva dato Sirio, erano molto comode e quelle della cugina erano troppo grandi per me. Improvvisamente sentii bussare, così entrai in tutta fretta nell’abito e andai ad aprire. “Violet apri, dobbiamo andare, altrimenti sarà troppo tardi…” spalancai la porta, Sirio era appoggiato con l’avambraccio al muro, e teneva in mano un bellissimo diadema d’oro bianco. “… tieni è per te.” Bisbigliò. Presi il mantello senza batter ciglio, vedendomi un po’ in difficoltà, lo sfilò dalle mie mani e pensò a sistemarmelo sulle spalle. “Siete pronta?” “Sì. Possiamo andare.” Confermai. “Benissimo, sarà una bella serata vi piacerà, vedrete.” Mi rassicurò. “Lo spero proprio.” Scendemmo le scale e dopo una lunga camminata per il palazzo, riuscimmo ad arrivare nel salone dei ricevimenti. La stanza più grande del palazzo. Poi attraversammo un ampio corridoio ed uscimmo nel giardino sul retro. Delle torce illuminavano il nostro percorso. Era un bellissimo giardino, ci dovevano essere molti cespugli di rose, delle siepi, e molte altre varietà di fiori. Tutto era così silenzioso, ma la luce delle torce e delle finestre del palazzo, mi rassicuravano, o forse era la mano di Sirio che stringeva la mia. Era un caro amico. Un grande amico. “Dove mi portate? Se posso chiedervelo?” ~ 283 ~ “Beh.. è un bellissimo posto, vedrete. Stasera le Stelle desolate passano da qui e vanno verso i paesi caldi di Piros e Meferth.” Passeggiammo all’interno del cortile, aveva un passo posato ed elegante. “Sono stelle cadenti. Ci sono anche dalle mie parti, sapete..” “Lo so bene. Ma non sono come le vostre stelle cadenti, sono stelle migranti.” Alzò lo sguardo tentando di scorgerne qualcuna. “Migranti? Perché si muovono? Voglio dire… si spostano come le stelle cadenti ma non sono ne comete ne stelle?” lo guardai, ancora, e non ultima volta, stranita. Rise della mia sorpresa. “Esatto, mia cara. Quelle sono stelle, hanno la stessa composizione, sono calde. Non sono come le comete però si spostano. E non hanno una traiettoria fissa.” Mise le mani nel lungo giaccone. Era così freddo che vedevo un leggero fumo bianco tutte le volte che parlava. “Ma non c’è il rischio che impattino con il pianeta?” chiesi preoccupata. “No, non c’è problema. Sapete, sono intelligenti. Loro, a differenza delle stelle vere, hanno una vita propria. Si spostano da una zona più fredda ad una più calda per mantenersi in vita.” Continuò a camminare come se niente fosse. Io ci pensai su un attimo, quasi rimasi in dietro e mi toccò rincorrerlo per raggiungerlo. “Cosa? Avete detto che hanno vita propria? Di cosa vivono, si nutrono?” ero curiosa, erano stelle ma giravano per il cielo e vivevano come facevo io e gli altri esseri terrestri. “Certo. Come dice il nome, e come vi ho già detto, migrano perché per vivere hanno bisogno del calore di Kiruwah. Non il calore, come potrebbe essere il calore del sole, ma il calore ~ 284 ~ delle persone. Dei sorrisi, degli abbracci..” si soffermò in silenzio. “Non mi credete vero?” scossi la testa. “Lo sospettavo. Beh, sapete, non è certo che vivano per questo.. ma le zone in cui si spostano, sono le meno soggette a guerre, calamità naturali, epidemie. Hanno un effetto, sì, credo che abbiano un effetto anche su chi vive in quelle zone.” Guardava il cielo con gli occhi illuminati di blu. Il vento freddo gli scompigliava i capelli sulla fronte, io sentivo il naso e le guance fredde. Ero sicura che fossero rosse come papaveri. C’era un aria insolita, era freddissimo ma sentivo un dolce candore nel petto, come quando a natale guardi il tuo bell’albero addobbato sorseggiando cioccolata calda. “Venite. Stanno per arrivare.” Mi prese una mano. Le sue mani erano ancora calde, a differenza delle mie, sempre costantemente fredde. Era così silenzioso e tranquillo. Più lo guardavo e più sentivo il dispiacere di doverlo lasciare, non volevo stargli vicino ancora, no gli avrei fatto solo male. Però quello era il suo volere, ed io non volevo deluderlo. Sapevo cosa si provava a credere alle illusioni, peccato che nessuno fosse stato così gentile da dirmelo, o almeno da far in modo che non mi creassi film mentali di gesti incerti scambiati per amore. Mi aiutò a scavalcare un tronco che era caduto e ci addentrammo nel bosco. Ormai le luci del castello erano deboli e lontane, gli alberi si innalzavano intorno a noi, dritti e spogli. Sembravano tanti esseri alti e scuri, dai lineamenti spigolosi e le lunghe braccia. Un brutto ricordo riemerse in me. “Oh, no, ti prego.” Mi strinsi nelle spalle e chiusi un attimo gli occhi. “Qualcosa non va?” si avvicinò con premura, abbassandosi di poco su di me – era veramente molto alto. ~ 285 ~ “No grazie. Ho avuto una disavventura con le ombre.” Cercai di lasciare il discorso. “Dite sul serio? Sono esseri veramente spregevoli.. come tutti gli esseri del buio.” Disse accigliato. “Già. Hanno quel potere, la manipolazione mentale, o quel che è.. c’è mancato poco che non ci cascassi anche io. È stato orribile, mi sono sentita.. svuotata.” Ammisi, toccandomi lo stomaco. “Vi capisco. A me è capitato di recente..” sospirò, soffiandosi sulle mani congelate. La sua tranquillità mi sorprese. Mi avvicinai preoccupata. Non mi era possibile credere che stesse così tranquillo dopo aver da poco sconfitto delle ombre. “Ma-ma come fate ad essere così tranquillo? Potevano portarvi via la vostra.. la vostr..” “L’anima dite? Beh non c’era la mia in gioco.” Un sorriso demoniaco illuminò il suo viso pallido. “Cosa? ..” lo guardai allarmata :”Sirio, che cosa avete fatto?” dissi lentamente come se avesse ucciso qualcuno davanti ai miei occhi. I suoi occhi neri si spostarono attorno a me, scrutavano l’ombra attenti e con un filo di tensione. Trattenni il fiato. Iniziava a farmi paura. Si avvicinò a me di soppiatto. “Fate silenzio.” Mi tenne per le spalle. Sentivo le gambe tremare. “Ferma. Non gridate. C’è qualcuno.” I suoi occhi scavalcarono i miei e continuarono a guardarsi intorno. Era veramente molto buio, mi chiesi come facesse a vedere tra gli alberi. Mettendomi una mano sulla spalla, mi spostò dietro di se, era teso e concentrato, adesso i suoi occhi si spostavano più velocemente. “Qualsiasi cosa succeda, state ~ 286 ~ dietro di me.. non preoccupatevi. Andrà tutto bene.” Aveva la voce bassa e inflessibile. “Che cosa sta succedendo?.. ho bisogno di saperlo! Sono qui per questo.” Risposi duramente, spostandomi al suo fianco. Mi sentivo in dovere di aiutarlo, qualsiasi cosa si nascondesse nell’ombra. Io ero stata chiamata per quello… e non trovavo giusto che lui mi proteggesse. Che rischiasse per me. Lui continuava a guardare il bosco, ed i suoi occhi erano sempre più veloci. “Va bene. Ma non spaventatevi, e non cercate di gridare… per niente al mondo.” Mi guardò cupo con un tono agghiacciante che mi fece venire la pelle d’oca. Annuii. Inarcò leggermente la schiena e con un gesto fulmineo lanciò qualcosa verso la foresta, tirando fuori il pugno dalle tasche. Una polvere sottile fischiò tra gli alberi, scagliata a gran velocità. I granelli di polvere colpirono gli alberi, si sentirono degli scoppiettii, come quelli che sentii sulla spiaggia, ma erano molto più acuti. Ad ogni detonazione, si sprigionava un intensa luce color rame. Queste piccole stelle cadenti ricadevano al suolo con velocità, e mi resi conto di ciò che stava succedendo. Alcuni esseri neri e densi come il fango, strisciavano sul terreno reggendosi sulle braccia. Sembrava ne avessero quattro. Sulle loro teste calve , non vi erano ne occhi ne orecchie, ma solo un enorme bocca spalancata carica di denti bianchi e appuntiti. La luce ed il forte rumore li aveva paralizzati. “Che cosa sono quelli?!” dissi allarmata, tenendoli sotto controllo, mentre se ne stavano immobili sotto agli alberi e a cumuli di rami secchi. Sirio indietreggiò, e allarmato rispose :”Non lo so. Violet allontanatevi! Dobbiamo fuggire! Adesso!” mi sentii prendere per il polso e mi tirò via. ~ 287 ~ Iniziammo a correre nella neve, mentre dietro di noi sentii degli ultimi scoppi sordi. “Che cos’è stato?” “Le accecanti… si sono spente. Adesso i nostri nemici ci sono alle spalle.” “Ma se non li avete mai visti, come facevate a sapere che avrebbe funzionato?” “Non lo sapevo. Sono andato per analogia. Dovete sapere che gli esseri privi di occhi e orecchie, sono molto avversi ai suoni forti e alla luce.” Corremmo nel buio, io mi sentivo già stanca, la neve non aiutava la nostra marcia. “Ma come avete fatto a vederli? “ “Non li ho visti, li ho sentiti! C’è stato un calo di pressione, molto forte. Mi sorprende che non l’abbiate sentito.” “Dovrei aver sentito qualcosa?” mi domandai esterrefatta. “Oh Violet, avete un immenso potere, ma non sapete ascoltarlo.” Rispose quasi come se stessi sprecando ciò che avevo. “Beh, vorrei che foste voi quello via da casa! Quello che ha avuto paura dei non viventi e delle ombre! Quello che ha sofferto la mancanza dei propri cari! Voi non sareste in grado, come lo sono io, di usare il dono.. almeno non adesso! Perciò fareste meglio a stare zitto!!” ruggii, sentendomi ferita. Era come se mi avesse detto che non sapevo usare ciò che avevo. Il dono dell’acqua era parte di me, o almeno doveva esserlo, come poteva insinuare che non riuscissi a controllare me stessa? – se il primo che non si controllava era proprio lui. “No vi prego, non offendetevi così! Per adesso dobbiamo solo pensare a salvarci.” Rispose, senza dar peso alle mie parole. Assunsi un espressione rabbiosa. Sentivo il dovere di dimostrargli che ero padrona del mio dono. Mentre ~ 288 ~ correvamo al buio nella foresta, mi girai di scatto fermandomi. Quelle piccole cose nere, fatte di fango viscido si muovevano rapide come tarantole. Restai lì, anche se avevo una paura orribile, rimasi a guardarle. “Coraggio! Devo fare qualcosa!” erano sempre più vicine, con le bocche spalancate. Nell’ombra emettevano strani gorgoglii e le loro zampette molli si spiaccicavano al suolo ad ogni passo. “Violet! Che cosa state facendo! Scappate!” Sirio si era fermato qualche metro dopo di me, era allarmato e sentii la preoccupazione nella sua voce. Poi però si zittì e si avvicinò a me con calma. Anche io rimasi sbalordita. “Che cosa è successo?” chiesi quando mi si avvicinò. “Non ne ho idea. Non ci sono più, sono svaniti.” Appoggiò una mano sulla mia spalla. “Potrebbero ancora essere da queste parti, facciamo meglio a ritornare al castello. Mi dispiace, perdonami. Avrei voluto che fosse una bella serata.” Si scusò tristemente. Cercai di dire qualcosa, ma ebbi paura di peggiorare la situazione, dopotutto mi ero arrabbiata con lui spesso e non credo che dopo quello che era successo quel pomeriggio, si sentisse una persona pulita ed onesta. Anche se era solo un bacio, sentivo che avrebbe voluto non darmelo. Ci incamminammo seguendo un sentiero laterale, mi disse che era meglio non ritornare sui nostri passi. Alzai lo sguardo verso il cielo. Le stelle erano luminosissime, tutte avvolte da un blu notte misto ad un azzurro chiaro, poi c’erano anche del rosso e del rosa violaceo. Veramente uno spettacolo. Cercai di alleviare il suo malumore parlandogli. “Scusate, volevo farvi una domanda.” ~ 289 ~ “Tutto quello che volete. Sono vostro. Allora, cosa volete chiedermi di così importante?” si girò a guardarmi con un sorriso leggero, per coprire l’amarezza che provava. “Non vorrei essere invadente ma, cosa ne pensate del principe Eric?” Si paralizzò, e per poco non rabbrividì. “Quel insopportabile, piccolo…ah! Maledetto!” borbottò. “Non corre buon sangue tra noi. No nemmeno un po’, e mi dispiace che l’abbiate conosciuto.” “Beh era con me sulla nave poco prima che cadessi fuori bordo.” “vi ha portato fortuna, il piccolo illusionista da quattro soldi.” Commentò ironico. “Già. Ditemi cos’è che vi fa odiare così tanto l’un l’altro?” mi avvicinai, vidi che parlare di Eric lo faceva sollevare dalle altre preoccupazioni. “Non saprei, lui è sempre così irritante. Per carità, la sua famiglia è molto ospitale, e con la mia sono in buoni rapporti. Ma con lui non riesco proprio ad andare d’accordo. Il mio unico dispiacere è per la povera Luna che gli è stata promessa come sposa.” “A me non sembra la persona irritante che state descrivendo.” Mi portai avanti a lui con aria candida. “Ah beh, allora io che persona vi sembro. Un demone suppongo, se considerate il principe Eric un essere così delizioso.” Aveva uno sguardo giocoso. “No voi siete uno stregone, a metà tra un demone e un essere umano. Sta a voi decidere cosa essere. Io per ora ho visto solo il lato buono, lo ammetto.” “Siete gentile a dire così. Solo il lato buono..” si mise le mani in tasca e si fermò, quasi per aspettare che mi girassi o che mi correggessi. ~ 290 ~ “Già. Solo quello. Mi avete forse trattata male? Ferita.. non credo.” Azzardai una risposta, per non farlo sentire ancora una volta in colpa per ciò che aveva fatto. Anche se un po’, in fondo, mi sentivo ferita. Non aveva senso rubare un bacio a qualcuno che nemmeno si conosce. Ma per me non era difficile credere che lo avesse fatto per affetto, e non per cattiveria. Sperai d’aver ragione. Abbassò lo sguardo. “Se solo volessi, potrei farvene, o forse ve ne ho già fatto… ma voi siete così buona con me per ammetterlo.” Mi sentii congelare, era come se mi avesse letto dentro. I suoi occhi non si staccarono mai da me, era come se mi passassero sotto i raggi x l’anima. Ero sicura che ormai aveva capito ogni cosa di me. Faceva quasi paura. Nel nostro silenzio, sotto al cielo che era sempre più colorato e splendente, sentimmo un leggero fruscio. Una luce colorata ci illuminò pallidamente. “Eccole.. strano che passino così lontane dalle montagne.” Alzò il naso ed io con lui. Vidi la cosa più incredibile di Kiruwah. Le stelle migranti. Sembravano fatte di zucchero filato, erano enormi nuvole scintillanti e un po’ arrotondate che lasciavano una scia luminosa come le comete. “Sono veramente strane!” sussurrai. Avevano la lucentezza della luna, non avevano nulla in comune con le stelle vere. Si muovevano velocemente e a piccoli gruppi, vidi che si dirigevano alla fine del bosco, così provai a seguirle. “Violet, non vi conviene. Non sosteranno qui per molto.” “Ma Sirio, sono così belle, voglio vedere ancora un po’.. venite dai, cosa state aspettando.” Gridai, ormai a metà sentiero. Riuscii ad uscire dal bosco, mi ritrovai in un'altra parte del giardino del palazzo, le vidi alte nel cielo, quasi come se volessi che le seguissi. Arrancai un paio di volte ~ 291 ~ nella neve poi raggiunsi il centro del giardino. Con sorpresa, vi trovai un labirinto di siepi. L’inizio del labirinto era nascosto dietro una grande distesa di fiori e rose sepolte dalla neve, poi vi si trovavano dei filari di platani. Dietro ai platani, avvolto dal buio e da un velo di nebbia, si celava l’arco di rami secchi, una volta abbelliti da stupendi fiori, che dava il via al labirinto. Deglutii rumorosamente, cercando di appiattire contro lo stomaco tutta la paura che avevo. Feci un passo in avanti, ma il profondo buio e desolato mondo in cui stavo per buttarmi, non mi convinceva per niente. Poi, dietro di me, in fondo al giardino, apparve una luminescenza. Sirio era venuto a cercarmi. Non volli perdere le stelle, così mi buttai tra le alte siepi che componevano il labirinto. Sprofondavo con i piedi nella neve, ma non riuscivo a provare freddo, sentivo solo un leggero freschetto che mi avvolgeva i piedi. Ero nel buio più totale, per muovermi mi appoggiavo alle pareti di quello spettrale labirinto. Ad un tratto mi trovai davanti ad una sagoma, per mia fortuna era una statua di pietra. Restai un attimo in ascolto, Sirio era sulle mie tracce, sentivo altri passi scricchiolare sulla neve. Iniziai a correre, stavo perdendo le stelle. Mi capitò più volte di trovarmi in un vicolo cieco, anche Sirio si muoveva a passi svelti. Andai nel panico, non riuscivo a trovare una via d’uscita, e se avessi gridato Sirio mi avrebbe trovata subito. Provai a passare tra le siepi, erano troppo spesse e compatte. Proprio quando sentivo i passi avvicinarsi, nella siepe si aprì un varco. Mi ci infilai quasi per errore. Quel posto era più strano di prima. Vi erano due corsi d’acqua, stranamente non erano congelati, e sulle loro acque vi galleggiavano delle lanterne bianche, la corrente le trasportava avanti per metri. Le seguii nel buio che si apriva di fronte a me. Più avanzavo e più credevo di non essere nel ~ 292 ~ labirinto. Finalmente giunsi alla fine dei due ruscelli. Quel che trovai era qualcosa di magnifico. Le lanterne galleggiavano su una miriade di altri piccoli ruscelli, che arrivavano da ogni direzione. Ma com’era possibile? Quelle piccole lucine iniziarono a salire lungo una piccola altura rocciosa, sulla cima di essa vi era il nulla, ma appena una lanterna vi arrivò, vidi come un flash colorato e poi la sua luce svanì nel nulla. La cosa si ripeteva per tutte le luci, che sembravano non finire mai. Ma cos’ era quel posto? C’era un aria strana, era tutto calmo e sembrava che nessuno ci si fosse mai recato. La curiosità mi spinse a seguire le luci fin sopra la piccola altura, dietro essa vidi le scie delle stelle. La cosa che trovai era molto strana. Come un grande specchio circolare, sì era come un buco che si affacciava su un altro luogo. Quello specchio non era visibile da lontano. Al suo interno vi era una terra a me sconosciuta. Sembrava ci fosse un crepuscolo eterno e strani alberi secchi e anneriti, si ciondolavano lungo una strada, a parer mio, infinita. Improvvisamente mi ricordai di quello strano posto che sognai quando i “non-viventi” tentarono di trasformarmi in una di loro. Appena una lanterna toccò la superfice dello strano specchio, lo oltrepassò e si trasformò in un bambino. Così fecero altre centinaia di lanterne, trasformandosi in donne, uomini, anziani, ragazzi, bambine e neonati. Sgranai gli occhi, mi vennero i brividi. Avevo trovato il portale per il paradiso. Cos’altro poteva essere se no? Corsi subito giù dall’altura, in preda al panico. Ripercorsi i due ruscelli e ritornai nel labirinto. Passai oltre l’apertura nella siepe e ritornai sui miei passi, Sirio , adesso era più vicino. Qualcosa mi illuminò le caviglie. Tremai come una foglia. “Violet, Violet state bene?” la voce limpida ~ 293 ~ e preoccupatissima di Sirio mi sollevò. “Oh mio Dio! Sirio..” sussurrai impaurita. “Sono io, potete fidarvi di me.” Mi tese la mano, mentre con l’altra teneva una fiammella blu tra le mani illuminandosi il volto. Era proprio lui, il suo viso era sbiancato dalla paura e aveva gli occhi lucidi. “Cosa siete venuta a fare qui?” domandò esausto. “Volevo vedere cosa c’era alla fine, ma ho trovato una cosa stranissima…” risposi allarmata, mentre i suoi occhi si trattenevano dall’essere tristi. “Cosa avete visto?” “Qui, su questa siepe, si è aperto un varco. L’ho attraversato e ho trovato due corsi d’acqua con delle lanterne e ho deciso di seguirli fin sopra ad un promontorio …” il suo viso cupo e terrorizzato mi fece venire la pelle d’oca. “Che c’è?” “Oh, Violet…” mi strinse a lui “Avete trovato …” si bloccò come in preda ad uno shock. “Sirio, cos’ era quel posto?” “Dimenticatevi quel luogo. Violet! Non parlatene a nessuno! voi non ci siete mai stata veramente, voi non l’avete mai visto. Voi non siete mai stata in quel luogo, mai.. mai..” La sua voce era come incantata, ogni sua parola mi faceva sprofondare sempre più in un sonno pesante e senza sogni. Stavo cadendo vittima di un incantesimo. Ricordo che mi prese sulle spalle e poi venimmo inghiottiti dal buio della notte. Io persi conoscenza molto rapidamente. Poi venne il nulla. Mi girai, ero avvolta da un calore consolante e molto familiare. Ero sprofondata nella morbidezza delle coperte di un fantastico letto. Non volevo alzarmi, era troppo comodo stare lì. Con un braccio cercai Sirio, ero sicura che fosse lì accanto. Mi avrebbe dato il tempo di alzarmi e svanire, ~ 294 ~ lasciare la sua vita, così come ci eravamo accordati. Come se non ci fossimo mai conosciuti. Mi alzai per vederlo almeno un ultima volta, ma non era lì accanto a me. La cosa mi parve molto strana. Scesi dal letto ed uscii in corridoio. Lo vidi svoltare dietro l’angolo, e gli andai dietro senza farmi vedere. Percorremmo quasi tutto il castello, poi entrò in una stanza molto familiare. Era il bagno in cui, il giorno prima, mi ero lavata io. Non entrai, aspettai fuori dalla porta. L’assenza di funzionari e dame in giro per i corridoi mi insospettì. Sirio gridò di dolore, poi ci fu un tonfo e tutto ritornò in un orrendo silenzio. Andai subito in bagno. Lo cercai guardandomi attorno. Rabbrividii, e le gambe iniziarono a tremare e a far male, la gola si seccò come se avessi gridato per giorni… Il corpo di Sirio galleggiava sulla superfice della vasca in cui mi aveva lavato i capelli il giorno prima. Sangue vermiglio scorreva ai bordi di essa, gocciolando per terra scorreva fino ai miei piedi, scalzi e bianchissimi. Mi sentii impotente e inutile, stavo per iniziare a gridare, mi parve di diventare pazza. Mi precipitai su di lui. Era rivolto con il viso verso il soffitto, gli occhi chiusi, il volto pallido ma livido sotto a gli occhi, le braccia uscivano dalla vasca e le mani erano rivolte verso l’alto. Il suo corpo era secco e livido sui polsi e vicino alle vene. I capelli, sfibrati e non più luminosi come una volta, erano il simbolo di quella briosa vita che si era spenta. Il sangue che sgocciolava dalle sue mani, iniziò a cadere come se fosse più pesante, sembrava coagulato, putrido. Morto. Improvvisamente il terrore mi gelò. Avevo già visto una cosa simile, degli esseri simili. Alle miniere di Beadlin. I non viventi. Per un momento mi sembrò che stesse ancora respirando, sembrava che le sue labbra si muovessero, ~ 295 ~ sillabò il mio nome. Mi strinse il cuore, le lacrime mi inondarono. Avvicinai una mano a quel viso livido e irriconoscibile. “Sirio, sono io. Violet. Sono qui per te, ti aiuterò, tieni duro! Sappi che ti voglio bene.” Le sue mani scorsero verso il mio braccio, sembravano accarezzarmi. Mi convinsi che non era del tutto perduto. Sorrisi speranzosa … successe tutto in un istante. Si aggrappò con una devastante forza al mio braccio, tirò su il busto e spalancò gli occhi, non più neri ma pallidi da cui sgorgavano lacrime di sangue. Con essi spalancò anche la bocca, i denti taglienti e marci. In fine gridò in un modo spaventoso, un terribile e disumano grido malefico e soprannaturale. Mi trascinò violentemente verso di se. Mi alzai spaventatissima. “Era un altro sogno del cavolo!” e mi coprii il viso con le mani. Per quanto avrei avuto quegli incubi che mi facevano impazzire? Scossi la testa. Stavo piangendo ancora, mi ero spaventata moltissimo e quell’immagine di Sirio, mi aveva colpita a morte. Mi sentii mancare, avevo il fiatone ed ero bianca dalla paura. Cercai Sirio, ancora tremante. Dormiva beatamente alla mia destra, come la mattina precedente. Per me fu irresistibile, mi buttai su di lui in lacrime. La paura di perderlo e quel terribile incubo che sembrava così vero, mi avevano terrorizzata. Non riuscii a fermare i singhiozzi, nemmeno a smettere di piangere, stretta al suo braccio. Sentii l’altro braccio scorrermi lungo la schiena, poi mi strinse a lui molto lentamente. “Cos’è che vi spaventa?” chiese con un sussurro, sempre leggermente dormiente. “Voi, voi che sparite. Voi e la vostra morte.” “La mia morte non deve spaventarvi.. io avrei più paura se vi vedessi con qualcun altro. Potrei diventare pazzo per ~ 296 ~ quello … è per questo motivo che le nostre vite non devono più incrociarsi così … So che vi vedrò spesso, ma non starete più accanto a me, non avrete più un mio sorriso ne una mia carezza … io sarò il Principe Sirio e voi Violet Turner La nostra distanza sarà normale, nessuno saprà ciò che qui è accaduto … Voi dimenticherete tutto, io dimenticherò tutto. Noi non siamo Mai stati in confidenza. Mai.” Nel suo tono c’era molta tristezza, celata dalla serietà delle sue parole, che colpirono con violenza il mio cuore quanto il suo. “Andate nella stanza accanto. È la camera in cui avreste dovuto alloggiare, lavatevi il viso e riassettatevi. I vostri amici sono appena arrivati in porto. Andate da loro!” “E voi? Cosa farete?” “Andate a cambiarvi signorina Violet. Andate. Non vi permetto di mantenervi nelle mie stanze per un minuto di più.” Si alzò, il suo viso era duro e cupo, come il tono della sua voce. Stavo ancora piangendo. “Ma …” “Non costringetemi a farvi uscire con la forza. Adesso andatevene via. Subito!” ringhiò. Mi sentii sprofondare nel vuoto …. Quello era la conseguenza della mia decisione. Si era trasformato in un serio e distaccato sovrano, per pesare solo al suo regno, per non pensare a nient’altro. Lo faceva per proteggersi, per proteggere la parte più vulnerabile di lui. Il suo cuore. Così il Sirio che conobbi in quel lungo giorno, non tornò più per anni. La sua simpatia e dolcezza carismatica, riaffiorarono solo in rare occasioni. Nessuno lo conobbe mai come lo conobbi io. La sua trasformazione divenne il mio incubo, mi resi conto di come riuscivo a ferire le persone, di come le rendevo infelici. E non passò giorno in cui, nel profondo del cuore, non pensassi a quel giovane dal volto distorto e dall’anima plagiata, che ritornava nei miei ~ 297 ~ pensieri ma a cui non riuscivo a dare un identità precisa. Perché quel Sirio che si era perso nei miei occhi, mi sembrava sempre più un personaggio inventato, un ragazzo che prendeva vita solo nei mei sogni. Più anni passavano, più iniziai a credere che quel giorno non fosse mai esistito, che quel ragazzo non fosse mai vissuto. Ed io mi sentivo in colpa per qualcosa che forse, adesso, avrei accettato. Rimanere. Per sempre. Mi vesti poi lavai il viso, le lacrime si mescolarono con l’acqua. Guardandomi allo specchio, vidi un viso triste ed abbattuto “Tra poco rivedrai Seth e tutti i tuoi amici. Sii felice.. e Sirio? Non esiste!” mi dissi, sforzandomi di fare un meraviglioso sorriso e di andarmene allegramente fuori dal castello. Quando arrivai di fronte alla grande porta di legno scuro e massiccio, che mi separava dai miei amici, feci un grande sospiro, poi l’aprii ed uscii. Fuori era freddo ma c’era un bel sole, la neve però non si sarebbe sciolta. Guardandomi dietro, vidi Sirio scendere per le scale, allungai il passo, fino a sentire le voci dei mei compagni e a vedere le vele della Stardust, ancorata al porto. “Hairos! Tess! Seth! Ci siete!?” gridai emozionata. “Violet!” “Violet, dove sei?!” “Hey sorella ma dove sei?” tante voci diverse si alzarono cercando la mia. “Eccola, eccola è laggiù!” Peter si portò avanti al gruppo e riuscì a risalire fino al castello, fu il primo a vedermi. Andai subito ad abbracciarlo, mi guidò fino al resto del gruppo. Will e Tess erano molto affiatati, doveva esser successo qualcosa, Caren era preoccupatissima e con mia sorpresa era riuscita a trovare le mie scarpe. Eric mi si avvicinò con aria sollevata :”Finalmente! Tieni, ti dev’essere mancato.” E mi diede il cerchio. Sentii nuovamente la sua forza scorrermi ~ 298 ~ dentro, fu una sensazione stranissima. Con meraviglia, vidi che Seth stava cavalcando Hairos, e che il drago non era minimamente disturbato dalla sua presenza, anzi. Seth scese dalla schiena del drago e mi si avvicino, sembrava che non mi avesse vista per mesi. Lentamente mi abbracciò, sentii tutto il suo affetto, mi era mancato tantissimo anche se per un giorno solo. Mi afferrò dolcemente, passandomi le braccia dietro la schiena. Il gelo divenne tepore e mi sentii stranamente a casa, mi sentii libera e protetta. A bassa voce disse :”Ho avuto tanta paura, Violet. Non ti lascerò andare mai più. È una promessa.” Spalancai gli occhi, non mi aveva mai parlato con quel tono. Lo strinsi forte, quasi aggrappandomi a lui. “Non è stata colpa tua. Non è mai colpa tua.” Lo rassicurai. “Sei troppo buona con me.” Sussurrò con rammarico, baciandomi su una guancia. Lo guardai spaesata, come se fosse lui a tenermi in piedi. “Resterò con te, qualsiasi cosa accada.” Mi rassicurò. “Lo so.” Sorrisi. “Salute a voi, Principe Sirio.” Intonò Hairos. Sciolsi l’abbraccio, e assieme agli altri, ci inchinammo dinnanzi al Principe. “Salute a te, amico mio. Il vostro viaggio è stato quieto?” “Oh, ma certo mio Principe. E la vostra ospite? Non vi ha recato il minimo disturbo, vero?” “Ma certo, è stata un ospite perfetta. Anche se Terrestre, ha saputo mantenere la disciplina. È stato un piacere ospitarla.” “Sono lieto che vi abbia fatto una buona impressione, ma adesso parliamo d’affari …” “Di quali affari volete narrarmi?” “Se la mia compagna d’avventure non si fosse perduta in mare, sarei comunque venuto a farvi visita. Avrei bisogno del vostro aiuto per arrivare fin su Ruzgar. Praticate ancora ~ 299 ~ la magia?” chiese con circospezione. Lo guardai preoccupata, Sirio ricambiò uno sguardo serio e deciso. “E se anche così fosse? A voi cosa ve ne verrebbe?” “Niente, ho solo bisogno di aiutare la Principessa del regno. Come voi sapete, ha dei problemi a controllare le sue emozioni e la sua energia. L’arrivo di Violet sulla vostra isola, è una dimostrazione di ciò che sta accadendo.” Il Principe ci pensò su per un attimo. “E se rifiutassi?” “La colpa di decine di dispersi e vittime in mare, non è abbastanza per la vostra anima?” “Sono punti di vista, vecchio mio. Cos’è una vita persa in mare?! Se non un altro uomo condotto al suo destino prima del tempo?” “Non potete parlare a questo modo. Ci sono persone là fuori che combattono ogni giorno, mentre voi ritenete che la vita è del tutto insignificante, loro la vivono soffrendo, amando, sperano, imparando, lavorando.” “Non posso preoccuparmi di tutti i mali del mondo, altrimenti sarei un dio.” “So solo cercando di farvi riflettere su come si sentirebbero le famiglie dei morti in mare. Provate a mettervi nei miei panni, in quelli dei miei compagni. Non so quanto abbiate conosciuto Violet, ma sono sicuro che non vi sareste mai perdonato di averla persa nel modo in cui ho creduto di averla persa io.” Sirio si fece cupo, in modo impercettibile strinse i pugni e socchiuse gli occhi. Credo che stesse ripensando alla giornata che aveva passato con me. Per un attimo sorrise e aprì gli occhi dicendo :”Va bene Hairos, sarò felice di accompagnare te e il tuo equipaggio fino a Ruzgar. Mi dispiace d’essermi espresso in modo così duro, ma in questo periodo è stato tutto davvero molto difficile. Ti prego ~ 300 ~ di perdonare il modo serio e acido con cui mi sono rivolto a te.” “Figuratevi ..” “Figurati.” Lo corresse, con un occhiata scherzosa. “Ah, figurati amico mio.” Rispose, un po’ impacciato. “Bene, adesso devo solo prendere la mia roba. Facciamo che per pranzo siete miei ospiti. Vai Hairos, sai dove sono le cucine, vero?!” gli lanciò un occhiata del tutto confidenziale. “Certo! Vado. Ragazzi state attenti a non mettervi nei guai!” “Tranquillo! Violet farà da guida, non si perderanno.” Lo rassicurò il principe, mentre il drago già svolazzava attorno alla torre delle cucine. Quando entrammo, tutti erano curiosi di vedere il castello. Indirizzai Will e Tess in giardino, mentre Caren mi portò con se in biblioteca e Peter corse da Hairos. Quando mi allontanai con Caren mi vennero i brividi, Sirio e Seth da soli. Mi aspettavo il peggio. Entrammo in una grande sala, era una torre adibita a biblioteca. C’erano due scalinate di legno scuro che si attorcigliavano a spirale lungo tutta l’altezza della torre. Sembrava una spirale infinita di libri e gradini. Dove ci trovavamo noi, si apriva una grande stanza con al centro una scrivania e un labirinto di librerie e scaffali polverosi. Come mio solito, ero rimasta a pensare a quello che stava succedendo a Seth, chissà come lo avrebbe trattato Sirio. Ero a pezzi. Mi sdraiai per terra. “Su, alzati! Abbiamo da cercare milioni di libri che non hanno mai visto la luce del sole e che nessun Terrestre ha mai letto!” mi tirò per un braccio, con molta enfasi, Caren. La guardai scettica, con i raggi del sole che la illuminavano da dietro la schiena, facendo risaltare i bruscolini di polvere che ci galleggiavano attorno. ~ 301 ~ “No grazie, sai che sono la prima quando si parla di libri mai letti, ma adesso … ah! Quel ragazzo mi farà morire .. lo so” risposi facendomi trascinare. Ad un tratto si stufò e mollò la presa, facendomi battere la testa sul pavimento. “Ma sei impazzita!! Io con questa ci ragiono …” e mi convinse ad alzarmi. “Su! Animo! Qui c’è tanto da vedere!” Ridacchiò allegramente a gran voce. Riuscii a trascinarmi dietro di lei, senza che il pensiero su Seth e Sirio mi lasciasse un attimo. Entrammo nella sezione “Storia del Regno” dove, ovviamente dal nome, trovammo un sacco di libri su Kiruwah e su tutti i regni. Erano suddivisi per nome, epoca storica e posizione geografica. Sulla parete di fondo della stanza, vi era la carta geografica di tutto il mondo. Era un posto immenso, le isole erano piccolissime su quella parete. Mi sentii piccolissima, quel posto era ancora più grande della Terra. “Quanti luoghi meravigliosi, ancora mi nascondi?” guardai con curiosità la carta. Il mistero mi chiamava a se, per la prima volta mi sentii veramente parte di quel mondo. Io e Caren girammo al lungo per tutta la biblioteca. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Seth Quel ragazzo non mi convinceva, era giovane e spigliato o un vecchio burbero?! Scossi la testa. Lo seguii lungo il corridoio, tutti gli altri si erano sparpagliati per il palazzo. Quel luogo era così confortevole e calmo, anche troppo perfetto per essere vero. Gli andavo dietro tenendo le distanze, lanciò un occhiata alle spalle, mi vide e sorrise. Non era un sorriso di felicità, più un avvertimento. Era strano, era forse un folle, un pazzo assassino? Mi vennero i brividi. La sua pelle chiara, i capelli color sangue, gli occhi ~ 302 ~ orribilmente scuri. C’era del demoniaco in quel ragazzo. Non mi piaceva. Dov’era tutto quel fascino? Quel carisma? Quella bellezza? Dov’era la regalità, la malizia che lo rendeva un amante perfetto, tanto odiato da Eric. Però, qualcosa in lui, qualcosa dentro di lui, in un attimo .. era cambiata. Ma cosa? Lo sentivo diverso, i suoi occhi mi guardavano in modo diverso, la sua anima e il suo viso mi parlavano in un modo diverso. Era sempre vigile e dubitoso. Pochi attimi e aveva cambiato tono di voce, ideali, volto. Sperai che anche Hairos se ne fosse accorto, perché sotto quel corpo c’era qualcosa d’inquietante, qualcosa di buio. Le tenebre erano tenute a freno dentro quel recipiente umano, cosi bello e perfetto, aspettavano solo di esser liberate. Svoltò proprio prima della fine del corridoio. Svanì dietro una grossa porta di legno scuro, ma non lo seguii. Mi fermai proprio davanti ad una grande arcata. Uno strano vento giungeva da dietro quell’arco colossale. C’era una grande sala circolare, dal pavimento ricoperto di porpora e dalle pareti ornate dall’argenteo scintillare di cento spade. Quel gran incontro di spade, attirò la mia attenzione. Sotto ogni spada vi era il nome del proprietario. Erano tutte stupende, dalla lama sottile, larga, flessibili, rigide, appuntite, stondate, dal manico di metallo, di pelle, ornato di gioielli, di piume, di pelliccia. Quella era la storia della casata di Sirio. La storia del reame del fuoco. Girai tutta la stanza, era immensa, ricavata da una delle torri. Vidi che quella di Sirio mancava, ebbi un sussulto. Un forte vento mi scompigliò i capelli. Dal soffitto entrava l’aria da fuori, vi era un buco, come un immenso abbaino, aveva la forma di una stella. Ma non so dire quante punte avesse. Passai la mano sul posto vuoto della parete, il nome di Sirio era stato scritto di fresco, accanto vi era quello del padre. “Famiglia Willow, ~ 303 ~ secondo figlio” si leggeva sotto al nome. Improvvisamente, nel silenzio più assoluto, qualcosa tagliò l’aria. Sentii una vibrazione metallica nelle orecchie, poi una ciocca d’orata cadde per terra. Mi toccai subito i capelli. Specchiandomi in una lama, vidi, poco sorpreso, la sagoma di Sirio alle mie spalle. Nonostante sapessi che il suo gesto era volontario, lo avvertii ugualmente :”Fate più attenzione con la vostra spada, c’è in gioco la mia testa.” Scherzai, voltandomi. “Perdonami.” Un sorriso maligno si scolpì sul suo viso. Lo guardai con sfida, volevo proprio vedere cos’aveva in mente. “Brutta bestia la gelosia, non vi pare?” chiese arrogante. “Sì, l’importante è trovarsi dalla parte giusta.” Commentai alzando le spalle. Scosse i ciuffi di capelli dal viso e mi guardò con odio. “Come fate ad esserne così sicuro? Insomma, non è detto che voi vi troviate dalla parte giusta.” Le sue parole celavano una grossa verità, da cui Eric aveva cercato di mettermi in guardia. “Neppure voi state dalla parte giusta, chi ve lo dice …?” iniziammo a girare nel mezzo della stanza, la sua spada non schiodava la lama dal mio petto nemmeno per un istante. “Sai Seth, io ho cercato di dirtelo nel modo più ragionevole possibile, ma non vuoi proprio capire … perciò, sarò costretto ad ucciderti.” Si guardò per un attimo le mani pulitissime, poi, come un fulmine mi avvertì della mia morte imminente. Rimasi sorpreso dalla sua velocità, non mi ero curato della sua minaccia, ma di ciò che voleva dire. Cos’era successo a Violet mentre era con lui? E se avesse avuto ragione Eric? Mentre si dimenava come un matto per colpirmi, mi trascinai fino alla parete e presi la prima spada che mi capitò sottomano. Con un fendente poderoso, lo feci sobbalzare all’indietro. Ero riuscito a respingerlo con un colpo pulito e diretto, senza nemmeno pensarci. In quel momento mi sentii ~ 304 ~ avvolgere da un immensa energia, un calore avvolgente e luminoso come quello del sole. Scattavamo e ci tenevamo testa, ogni mossa era speculare a quella dell’avversario, ci anticipavamo sincronicamente. In lui c’erano rabbia e aggressività, in me coraggio e voglia di verità. Quella lotta mi sembrò eterna. Le due lame vibravano e schioccavano in maniera differente, nelle orecchie non avevo altro che quei suoni di battaglia. “Rispondetemi Sirio, come fate ad essere così sicuro di voi? Sicuro di trovarvi dalla parte giusta?” ringhiai, con il sudore che scendeva dalla fronte e la gola secca dall’emozione della risposta. Rise in maniera orribile. “La vostra morte, mio caro Seth, sarà solo un modo per avvicinarmi a lei. Tutti credono agli incidenti, alle fatalità, ora più che mai. Così la bella Violet mi donerà il suo cuore, e la sua anima…” la sua voce si incupì, qualcosa cambiò anche nel suo volto. Vidi il suo corpo trasformarsi piano piano, dalla punta dei piedi all’ultimo capello. Divenne un ragazzo mostruoso, per niente simile al vero Sirio. Il volto scavato e pallido, i capelli corvini, e quegli occhi maligni e ghiacciati. “Sai caro Seth, non c’è anima più buona di una anima pura. Ed io sono qui per questo!” capii che quello non era Sirio, un mostro si era impossessato del suo corpo, della sua anima. Un ragazzo buio e maligno, dai lineamenti duri e la pelle chiarissima. Era un demone, li male in persona. Mi difesi abilmente dai suoi colpi, ma la spada iniziava a pesare e la gambe vacillavano dall’emozione. Lo guardai con odio. “Mostro! Chi sei veramente! Parla!” gridai. “Non parlerò finché il tuo corpo non sarà stato divorato da queste stesse labbra e il tuo cuore verrà messo in bella mostra davanti a tutta Kiruwah, affinché tutti possano vedere quanto sono feroce e potente! …” ringhiò freddamente “…tu non sai chi hai di fronte ragazzo mio!” ~ 305 ~ sussurrò. Schivai un suo attacco laterale saltando al centro della stanza, non mi intimoriva, volevo solo che avesse ciò che si meritava. Un lampo di genio mi fulminò, ero sicurissimo di averlo già visto. La metamorfosi che lo aveva svelato, mi aveva lasciato perplesso, ma in lui c’era sicuramente qualcosa di familiare. Con gli occhi sgranati, e il cuore che andava a mille, l’additai… era lui, sì ne ero certo. “Tu! Miserabile cane! Torna subito da dove sei venuto o ti farò rimpiangere d’esserti mostrato al mio cospetto!” quelle parole sgorgarono cariche di ira e autorità dalla mia bocca, con la mascella rigida e il pugno stretto alla spada. Sentii il fuoco ardermi lungo la schiena, ero carico d’energia, sentivo addosso tutta la rabbia del mondo, la voglia di fare giustizia. Era come se qualcuno vegliasse sulla mia anima e mi avesse guidato in ogni movimento. Avevo una gran sicurezza dentro, nulla poteva spaventarmi, ne farmi tremare. Mi sentivo nuovo, più consapevole. Mi sentivo un vero Re. Il nemico si appoggiò all’arcata e rise acido, mi guardò sprezzante, come se non gli importasse niente, si accarezzò i capelli e con un inchino sussurrò :”Finalmente è arrivato anche lui! Il guerriero di fuoco. Ammirevole il modo in cui la provvidenza ha saputo farti scegliere la spada giusta. Ce ne sono novantanove, inutili, una è quella giusta. Ma quale? La tua! …” il sarcasmo tinse di sfida la sua bocca viscida. “Sì, la tua spada è la regina delle fiamme. E’ la forza che arde dentro di te, tutto quell’amore a tenervi uniti. Altrimenti saresti solo un piccolo umano che impugna un pezzo di ferro.” Scoccò un ennesimo fendente che per poco non riuscii a deviare. Adesso, anche se non era più rabbioso, c’era in lui una pazzia contorta che mi spaventava. Era calmo ma i suoi commenti, dai toni maligni, mi dimostravano quanto il suo ~ 306 ~ cuore fosse nero e la sua mente fosse instabile. Aveva una voce mostruosa. “Quella spada! La cosa che ti è più cara! Saranno mie! Tu morirai qui, e verrai ricordato da tutti come un vigliacco! Lascerò il tuo corpo vicino a quello di Sirio.” La sua risata tuonò all’interno della stanza. Tremai. “Cos’hai fatto al Principe?!” “Non preoccuparti, avevo in mente di ucciderlo con le tue mani. Dopo aver preso nuovamente le sue sembianze, ti ucciderò, andrò a liberare Sirio e ucciderò anche lui, ma sarai tu a farlo e tutti mi vedranno e ti odieranno. Tornerò qui e Violet troverà il tuo cadavere, mentre io svanirò senza lasciare traccia. Penseranno ad un suicidio o ad una vendetta, che importa! Tu morirai, ed io avrò le due armi più potenti di questo mondo. Violet e la sua anima e la tua spada!” piagnucolò come se stesse recitando in un grande teatro. “Non ti sembra un ottimo piano?!” chiese freddo, con un accattivante sorriso che si accese perfidamente sul suo volto. La rabbia iniziò a farsi più forte, mi sentii il fuoco tra le mani. Gridai con tutta la forza che avevo, sentii le gambe rigide e forti, uno scatto mi portò proprio davanti a lui e con un abile colpo di spada lo pietrificai. Sul suo zigomo perfetto, si aprì una ferità. Una linea perfetta che lo tagliava da destra a sinistra. Gli sorrisi audacemente. Mi guardò stizzito e impaurito, la paura lo trafisse. Non si aspettava niente del genere. Pesanti passi riempirono l’aria, qualcuno si stava avvicinando. Hairos, accompagnato dai due principi e dai ragazzi, era venuto in mio aiuto. Prima che potessero varcare la soglia, il mostro aveva già cambiato aspetto e con uno scatto mi buttò a terra, per poi svanire. Quando mi ~ 307 ~ rialzai, ricordavo la battaglia, ma non ricordavo l’aspetto del mio sfidante, ciò che mi aveva detto e come si era conclusa. Felicemente, mi rendevo conto di esser tra le braccia della mia carissima Violet. Era nel panico, gridava e si dimenava, impartiva ordini agli altri, io la guardavo sereno, appoggiato sulle sue ginocchia. Non ero del tutto in me, ma appena le passai una mano sulla guancia, si placò. Per un istante trattenne il fiato e sorrise morbidamente, lasciando che le domande su cosa fosse successo scivolassero via, abbandonandosi alla consapevolezza che ero ancora lì, al suo fianco. 20 Sconvolto Quello stesso pomeriggio partimmo per Ruzgar. Sirio era stato imprigionato nella sua stanza, per fortuna Eric si era accorto della troppa ospitalità ed il cinismo dell’ amico e l’aveva riferito ad Hairos, entrambi avevano capito che qualcosa non andava così, dopo esserci riuniti, andammo nella sala delle spade dove trovai Seth sfinito. Mi parlò di uno scontro, di un ragazzo maligno e ostile che voleva ucciderlo, poi il nulla. Non ricordava il perché, tantomeno come fosse fatto il viso del ragazzo. Anche Sirio non ricordava nulla di quello spiacevole incidente, ma si rallegrò quando Seth gli mostrò la spada di Eustace. Finalmente l’avevamo trovata, adesso anche il potere indomabile del fuoco era stato risvegliato. ~ 308 ~ Mentre Seth si riposava nel suo letto, con la spada tra le mani, io me ne stavo seduta sul parapetto della nave a scrutare l’orizzonte. Sirio era rimasto a palazzo, aveva convocato il padre, bisognava mettere in sicurezza tutto il pregno del fuoco. Adesso sapevamo per certo che nessuno era al sicuro da Drake , che poteva essere ovunque. Hairos aveva fatto chiamare un élite di Draghi Guardinghi (anche detti Sorveglia anime) per proteggere il palazzo di Sirio. Loro avrebbero avvertito qualsiasi aura maligna, anche la più nascosta, e si sarebbero buttati sul nemico senza timore. In quei due giorni di navigazione, Seth dormì come un giro, aveva bisogno di molte energie. Hairos mi spiegò che il fuoco era uno degli elementi più impegnativi e incontrollabili, sarebbero servite il doppio delle energie a Seth per usare quella spada. Eric si spostava senza posa per tutta la nave, con una lunga spada tenuta saldamente alla vita. La lama strascicava per terra molto rumorosamente. Era sempre in allerta e spesso si fermava da Seth per assicurarsi che stesse bene, dopo qualche minuto riprendeva la sua marcia. Lo vidi molto turbato, scosso direi. Intanto Will e Tess divennero più inseparabili di prima, c’era qualcosa in loro che mi era sfuggito. Will aveva occhi solo per lei, la guardava mentre accarezzava con la punta delle dita i pugnali. Sembrava che non riuscisse a vedere altro. L’ultimo giorno in mare, la nave iniziò ad oscillare in modo sempre più violento, io non lo sentivo nemmeno. Gli ululati del vento tra le vele, l’aria salmastra che mi corrodeva la pelle, la spuma di mare che saliva fino al ponte, tutto mi sembrava così normale come se fosse parte di me. Mentre la nave sbandava e si piegava sotto ai cavalloni carichi d’ira che s’abbattevano sulla prua, ero l’unica persona in grado di mantenere un equilibrio perfetto. Come se l’acqua mi ~ 309 ~ guidasse. Il resto della mia vita sarebbe stato così? Non avrei più avuto il mal di mare, e sarei stata capace di nuotare e di non aver paura dell’acqua?! Mi sembrava stranissimo, e un po’ mi spaventava. Le cose che duravano in eterno mi facevano paura, come quella piccolissima cicatrice sul polpastrello del dito indice che mi feci giocando con mio fratello Simon. Quella cicatrice invisibile mi terrorizzò. Sarebbe stata parte di me fino alla fine dei miei giorni. Ecco la cosa che mi spaventava di più, il cambiamento. Un cambiamento irrimediabile e che sarebbe durato per sempre. “Ciao Violet. Cosa ti spaventa così tanto?” la voce, più malinconica di sempre, di Eric mi fece sussultare. Si era seduto vicino a me, con il vento che gli scompigliava i capelli scuri, mentre Hairos lottava assieme alla ciurma contro il mare e il vento. Mi guardò pensieroso. “Niente, pensavo all’acqua.” Borbottai a testa bassa. “Non sarà così per sempre. Quando anche l’ultimo seguace di Drake cadrà, tutto tornerà normale. Avrai paura dell’acqua, ti verrà il mal di mare e non sarai più in grado di produrre ghiaccio a tuo piacimento.” Sorrise, vedendo che mi toccavo le punte delle dita. “Ma non mi mancherà tutto questo?” sospirai. “Forse sì, forse no. È una cosa tua, io posso solo dirti che ci mancherete molto tutti quanti. Siete gli unici umani degni di vivere in questo paradiso. Cuori puri, anime valorose, io mi inchino difronte a tutti voi.” “Grazie Eric. Sì credo proprio che mi mancherete.” Sospirai. “Non c’è fretta piccola Violet. Per sconfiggere il nemico ci vorranno anni e anni.” Rise “Mi dispiace ma ci vedremo spesso” Mi guardò come se non gli importasse di niente, come se tutto fosse passato, senza nemmeno una preoccupazione. Una beata serenità si scolpì sul viso gioviale ~ 310 ~ di quel principe bambino. Scrutando l’orizzonte con attenzione, si riusciva a vedere una leggera foschia. Doveva essere la zona rossa, ovvero, la zona in cui il potere della principessa del vento era più forte. “..Aida..” sospirò Eric, con la schiena ricurva sull’esterno, quasi il vento lo reggesse. “Era Incantevole …” Le sue poche parole si persero nel lieve vento, che le trasportò dentro al mio cuore. Lui le voleva un bene incredibile, si sentiva benissimo quant’era delicato, intimo e incompreso. Tutti sapevano ma in modo molto leggero, nessuno azzardava mai una parola sulla brutta vicenda che colpì lui e la bella principessa, nemmeno Sirio si era mai burlato di Eric e quell’argomento. Però a lui non sembrava pesare, lui non dava sfoggio né di frustrazione né di paura o rabbia, respirava a fondo e stringeva la sua spada in continua attesa di rivederla. Lo guardai un istante. Era volto verso il mare con i capelli trasportati dal vento, ricurvo sul suo mazzo di carte. Un timido sorriso gli dipinse il volto quando la brezza l’accarezzò. Credo che in qualche modo si sentisse vicino ad Aida, la principessa dell’isola del Vento. Sapeva in cuor suo, che lei non sarebbe mai stata in grado di odiarlo veramente. Intanto, Tess e William, al sicuro da occhi indiscreti, si erano dati appuntamento nella grande dispensa, che occupava la parte più bassa dello scafo della nave … “Ah! Will è buio qui! Scommetto che se accendessi la luce morirei di paura, chissà che bestiacce si annidano tra le tavole di legno e le casse.” Si lamentò Tess. “Naaah! Non credo che ci sia qualche bestia in grado di farti paura, tu puoi sempre friggerla con quei cosi.” Disse, ~ 311 ~ alludendo ai pugnali. Lei sorrise, fu uno dei suoi sorrisi migliori, quei sorrisi capaci di illuminare anche la giornata più grigia, l’anima più buia, la notte più nera. Will la cercò nel buio di quell’umido nascondiglio freddo, appena toccò la pelle liscia e morbida del viso di Tess, gli parve di riuscire a vederla. “Sei bellissima” sussurrò piano, avvicinandosi a lei. “Will! Ma se nemmeno mi vedi!” quelle parole la sorpresero a tal punto da disorientarla. Si lasciò avvolgere dall’abbraccio dell’amico. “Non ti sto guardando con gli occhi. Ti guardo con il cuore Tess. Non vedo le tue imperfezioni, non vedo i tuoi difetti, non vedo per non vedere, ma non li vedo perché gli accetto. Io ho sempre accettato ogni cosa di te.” Sussurrò, con il cuore che tentava di uscire dalla gabbia di semplicità e riservatezza, in cui era stato nascosto al mondo intero. “Ho capito. Ho capito tutto…” bisbigliò Tess, con una dolce risata che accompagnava ogni singola sillaba. “Perfetto … cioè, ehm … così non devo dire che ..” balbettò Will, mangiato dall’imbarazzo. “Guardami.” Tess alzò il dito indice, e una scintilla si posò su di esso. La luce brillante della scintilla permise a Will di specchiarsi negli occhi ambrati di Tess. “Guardami. Abbracciami. Amami.” Tess si strinse a Will, tremante d’emozione. “Will, non voglio nient’altro da te. Lo sai, a me basterebbe che ti accontentassi del mio aspetto, perché so anch’io che non ho nient’altro da offrire ..” “Invece no, mi sono accontentato del tuo carattere intrattabile, testardo, pieno di pretese, instancabile. Io voglio questo, non mi importa niente di come appari …” e in quel istante, sembrò che il cielo si potesse toccare. Due mondi del tutto estranei e diversi, si fusero. Un bacio, un unico e semplicissimo bacio, bastò a rendere la vita di Tess ~ 312 ~ veramente spensierata e quella di William meno sola e razionale. Entrambi, per la prima volta, si sentirono veramente a casa, riparati e tenuti al sicuro dalle loro differenze, nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che era successo. Dopotutto erano gli opposti di uno stesso universo ..adesso completo. “Chiudi gli occhi..” sussurrò calda Tess. Quando gli occhi di William si chiusero, attorno a loro iniziarono a scintillare fasci di luce di mille colori. “Fuochi artificiali fatti in casa .. non sapevo d’esserne capace.” Commentò sarcastica Tess, facendo riaprire gli occhi a William, che rimase col fiato sospeso. “è bellissimo”. “Lo so. Perché è ciò che sento in questo preciso istante.” Sussurrò con delicatezza lei. Si abbracciarono per una seconda volta, lasciando che quei colori brillanti li avvolgessero, riparandoli dal buio delle tenebre. Erano al sicuro lì, l’uno tra le braccia dell’altro, dove niente poteva sfuggire al loro controllo e dove nessuno poteva vederli. Quando Seth si svegliò era carico d’energia, e la nave oscillava a destra e a manca come se fosse un flipper impazzito. “Prendi quella cima !! ..” “..attenti alle vele!” “Il timone figliolo! Il timone!! ..” intanto sul ponte era scoppiata una vera guerra contro il mare. Seth si rigirò nel letto senza preoccuparsene, era assonnato e si sentiva duro come una roccia, credette di aver perso l’uso del corpo. “Violet presto !... abbiamo bisogno di te!” “Lo so, lo so Hairos! Ma non ci riesco!!” Le grida di Hairos e Violet lo fecero scattare in piedi, stava succedendo qualcosa di veramente terribile. “Ah! … maledizione Caren! Perché non ci riesco!?” ~ 313 ~ “Non preoccuparti … “ “No! Eric! Qui ci sete in gioco tutti voi, non posso …” Poi ci fu un rombo bagnato e salmastro, uno scroscio intenso. Un enorme onda si abbatté sul ponte della nave, Seth vide l’acqua di mare filtrare da sotto la porta. Una scossa intensa l’attraversò dalla punta del capo fino alla pianta dei piedi. Si contorse violentemente, gridando, e ricadde sul pavimento bagnato. Stranamente, si sentiva meglio di prima, scosse la testa rialzandosi e prese la spada. Uscì subito sul ponte, erano già tutti lì. Quando mi vide ebbe un sussulto. Me ne stavo in piedi sulla polena, con le mani tenevo a bada le onde meno intense, come fossero dei cani. Le gocce d’acqua mi si posavano sulla fronte come sudore, la pelle era ormai impregnata di sale, ed i capelli ondeggiavano ribelli al vento, indomabili come il mare, colpendomi come fruste ogni qualvolta tentavo di girarmi. Peter si era fatto coraggioso, mi teneva saldamente, come fossi una marionetta. Robuste piante filamentose, simili a liane, si erano strette attorno alle mie caviglie e ai fianchi, se fossi caduta in acqua Peter mi avrebbe tirata su in un lampo. I miei compagni e il resto dell’equipaggio cercavano di tenersi sulla nave, reggendosi a qualunque cosa. “Che sta succedendo?” gridò allarmato Seth. “Seth! Non dovevi venire qui! Siamo in piena tempesta!” Spiegò Hairos, cercando di raggiungerlo. “Le abilità di Violet .. credevo fosse in grado di placare in parte il mare ma … è peggio di quanto credessi.” Spiegò pensieroso. Seth si mise da parte e guardò cupo le onde che s’infrangevano su di noi, stava cercando una soluzione. Poi, mentre una grossa onda si abbatteva lateralmente su di me e sulla nave, facendo avanzare Peter di qualche passo, un ~ 314 ~ lampo di genio colpì Seth. Iniziò a correre verso di me poi gridò :”Violet! Violet! Congela la superfice del mare!” “Congelarla?! Sei impazzito! Il Mare, è chiamato tale perché è immenso, come faccio a congelarlo!” “Non tutto tutto! Solo il pezzo che ci serve per superare questo tratto indenni.” “Va bene! Ci proverò!” strinsi i denti e mi buttai. Ciò che Seth mi chiedeva di fare era più grande di me. Le onde imperversavano senza fermarsi un attimo, raccolsi le energie e mi buttai. “Violet! Ma cosa faaaaii!” gridò Peter, trascinato fin sopra la polena mentre cercava di tenermi. “Vai Violet!” Gridò speranzoso Seth. Sott’acqua tutto sembrava calmo, vedevo le onde piegarsi sopra la mia testa, non vi era nemmeno un pesciolino a farmi compagnia. Muovevo le braccia e le gambe per tenermi sott’acqua, poi quando mi sentii pronta iniziai a congelare tutto. Vidi i primi rametti ghiacciati spandersi sull’acqua, stava funzionando. Da quelle piccole vene gelate si passò ad una grande diramazione che iniziò a congelare qualsiasi cosa toccasse, si spinse in superfice, vidi il mare appiattirsi di colpo. Una poderosa forza mi tirò in superfice. “Peter!” commentai stupefatta. Mi aveva tirata su tutto da solo, era fenomenale. “Mi stupisco anche io!” rise. Ero ancora penzoloni fuori dalla nave, il mare era diventato uno spettacolo stupendo. Tutto era congelato e biancastro. Le onde avevano mantenuto la loro piega. Poteva diventare una grandissima pista di pattinaggio. Riuscirono a farmi rimontare sulla nave, Hairos mi guardava ancora sconsolato. “E adesso come avanziamo? Seth hai avuto proprio una bella idea, sì.” Bofonchiò. “Tranquillo. Ci pensiamo noi!” lo rassicurò lui, lanciandomi un occhiata fulminante. “Prendi il cerchio!” gridò. ~ 315 ~ “Sì e ma …” senza lasciarmi parlare, lui e Tess mi presero per i polsi e si lanciarono giù dalla nave. “Correte ragazzi!” ci gridò Peter, con l’arco già carico. Seth e Tess iniziarono a correre e scivolare sul ghiaccio, tagliando e spezzandolo in più punti. “Muoviti Violet, oppure Peter farà saltare in aria anche te!” mi avvertì Tess, piroettandomi davanti. “Cosa!?” non capii cosa volesse dire. “Vieni!” ridacchiò Seth. “Vai Peter siamo pronti!” al via di Seth, vidi una pioggia di frecce conficcarsi nei punti in cui era stato fratturato il ghiaccio. Enormi pezzi di ghiaccio si staccarono dalla superfice del mare, che sotto era ancora allo stato liquido, e vennero scaraventati via. Peter li aveva tenuti saldamente come aveva fatto con me, poi li aveva lasciati cadere via, lontano, sulla parte di mare che ancora era congelata. Una strada fatta d’acqua si aprì davanti alla Stardust. “Siete geniali, complimenti.” Mormorai, guardando con stupore ciò che erano diventati i miei amici. Tess e Seth avevano spaccato un immensa lastra di ghiaccio con le loro armi, una spada e due pugnali, che mai si sarebbero immaginati di poter tenere tra le mani. Una bufera di ghiaccio e neve faceva trasparire in lontananza quella che doveva essere l’isola della bella Aida. Quando ci fecero ritornare sulla nave, tutti erano indaffarati a riparare i danni dell’acqua, il ghiaccio si sbriciolava come panna al nostro passaggio. Eric puntava con lo sguardo oltre l’orizzonte, pensieroso ma felice. Seth si era appoggiato all’albero maestro e si era lasciato cadere a terra, pareva fosse molto stanco, Hairos gli si avvicinò. Gli avrà dato sicuramente delle scaglie di drago, pensai rabbrividendo, avevano un saporaccio. Il vento era ancora forte e freddo, nel cielo non si vedeva più nemmeno una goccia d’azzurro, era tutto nero e cupo, solo il sole si mostrava timido dietro ad ~ 316 ~ alcune montagne di un isola vicina. Caren mi raggiunse sul ponte, avvertii qualcosa che mi turbò molto. C’era qualcosa nell’aria che non tornava, ero certa che Aida c’avesse sentiti. Come una fitta lancinante al petto, poi spalancai gli occhi e scaraventai via Caren. Un pezzo di ghiaccio, grande abbastanza da uccidere qualcuno. Eric scattò subito verso di noi, seguito da Seth. Il pezzo di ghiaccio si era conficcato a pochi passi tra me e Caren, aveva trapassato la pavimentazione in legno. “Che diamine è successo?” “Non lo so Eric! Ho sentito come una scossa, qualcosa ha tremato dentro di me, poi ho avuto l’impulso di allontanare Caren e dal cielo è piombato questo coso!” gridai spaventata. “Ok, calmati però!” mi rassicurò Seth. “Grazie comunque Violet, a quest’ora ci sarei io al posto del pavimento.” “Non lo pensare nemmeno! È terribile, cosa dobbiamo fare?” “Non lo so Violet, ma Aida sa che siamo qui e non tarderà a farsi sentire di nuovo.” Eric era scioccato, lo vidi dal suo viso teso e dai suoi occhi tremanti. Una voce autoritaria, grave e tremante, ci spiazzò. “State pronti signori miei ..” Hairos guardava la ciurma dall’alto della nave. “.. La Principessa s’è svegliata .. che la festa abbia inizio!” ringhiò al cielo. La guerra era aperta. “Un campo minato si apre di fronte a noi. Pilastri di ghiaccio pioveranno dal cielo, vento e acqua si scaglieranno contro questa nave, campi di forza pronti a farci balzare via. Siete pronti per tutto questo?” sul muso di Hairos comparve un ghigno che lasciò scoperti i denti. “Sì, sono con te.” Sussurrò Eric, tenendo saldamente la spada. “Siamo con te!” lo corresse Seth, gridando. ~ 317 ~ Hairos sorrise. Un enorme pezzo di ghiaccio venne scagliato proprio alle sue spalle .. Sì voltò di scatto, lo aveva ad un palmo dal naso … Una nube rossastra li avvolse .. Ci fu uno scoppiettio di fiamme … poi il nulla, solo il freddo silenzio del ghiaccio … Con il suo soffio di fuoco aveva disintegrato il ghiaccio, non vi era nemmeno acqua, era evaporato. Non aveva lasciato la minima traccia. In un attimo tutto si fece più chiaro, mi sentii unita, tutt’uno con i miei compagni. Era un segno, stavo crescendo e prendendo piena consapevolezza di ciò che eravamo e che saremo diventati tutti quanti. Era una bella sfida, da affrontare assieme … Eric mi guardò e sorrise. Aveva capito tutto, come sempre. Ognuno si mise al proprio posto. Con il cerchio ben saldo tra le mani, di fronte mi si pose Seth. “Ti proteggerò. Tu sei l’anima del gruppo, l’unica cosa che ci tiene assieme. Senz’acqua non ci sarebbe vita. Viviamo solo grazie a te.” Le sue parole mi caddero addosso come macigni. Non me ne resi nemmeno conto che subito una pioggia di ghiaccio si abbatté su di noi. Vidi polvere ghiacciata spandersi nell’aria come batuffoli di cotone. Seth ed Eric tagliavano e trafiggevano qualsiasi cosa. “Non te ne starai a guardare!” rise Hairos. “Certo che no!” gridai, corsi sulla polena e da li spiccai il volo, con un salto aggraziato ma poderoso, mi schiantai contro una lastra enorme, spessa e durissima, che avrebbe travolto il ponte della nave. Sentii gli altri ai miei fianchi. ~ 318 ~ Con un colpo l’abbattemmo, pezzi di ghiaccio finirono in mare, sprofondando nel blu tetro dell’acqua. Il ghiaccio sfrecciava come una tempesta di meteore attorno alla nave, che ogni tanto si inclinava o traballava ma senza subire danni. Mentre la nave era sotto attacco e noi tentavamo il possibile per farla rimanere indenne, una palla di luce comparve sulla superfice dell’acqua… “Un campo di forza!” “Oh Dannazione …!” Un forte boato, poi schegge e grida in ogni dove. Qualcosa aveva sfiorato la sfera lucente, che sembrava fatta di filamenti d’elettricità. Quando mi tirai su , vidi uno spettacolo unico … rabbrividii. In ogni parte, sotto, sopra all’oceano, nel cielo, sul ghiaccio, vi erano sfere di luce. “Cosa facciamo!?” Seth guardò Hairos con il terrore stampato in faccia, il drago ricambiò lo sguardo. Tess lasciò il suo posto accanto a Will e corse verso il parapetto. "Cosa fai Tess!!?” tentai di fermarla. “Io posso respingere quei campi …” “E come?” “.. imploderanno.” Un sorriso, accompagnò il bagliore che vidi nei suoi occhi. Hairos fermò la nave, ve ne erano anche sotto essa. “Come facciamo con quelli che sono sott’acqua? Appena la nave ne toccherà uno .. sarà la fine.” Borbottò William, atterrato dalla paura. Hairos mi si avvicinò molto lentamente. “Violet, lo so, tu hai già fatto tanto … ma adesso mi servi più di prima ..” il suo sguardo mi disse tutto. “Sì. Andrò io, sott’acqua danno molti più problemi.” Lo interruppi, un sorriso lo illuminò. “Allora, andiamo ragazzi!” prese in groppa Tess e la portò per tutta la superfice ghiacciata, le esplosioni causarono solo ~ 319 ~ dei violenti spostamenti d’aria. Raggiunsi il parapetto e guardai di sotto, vedevo già il bagliore di uno di quei cosi. Mentre scrutavo la superfice dell’oceano, cercando conforto nelle onde che si increspavano lentamente sotto i miei occhi, uno sciabordare d’acqua seguito da degli schizzi mi disincantò. “Vieni! Starò con te!” Seth si era buttato in mare, mi avrebbe fatto compagnia, dato conforto, durante la lunga e delicata operazione che andavo a compiere. Diedi un ultimo sguardo di saluto a Caren, William e Peter, poi saltai in acqua anch’io, Hairos e Tess erano lontani dalla nave, non si vedevano più. Ci immergemmo subito, avrei dovuto congelare il braccio, metterlo all’interno della sfera con molta calma e poi, aprendo la mano, il ghiaccio si sarebbe espanso al suo interno rendendola inoffensiva e distruttibile (quelli con cui avemmo a che fare non erano veri e propri campi di forza, ma qualcosa di molto simile, che ancora oggi non so spiegare e che mai avevo visto prima in nessun libro di scienze). Nuotammo per qualche metro sotto la superfice marina, ne trovai subito un paio, molto vicini alla nave. Seth mi prese per mano e mi guidò fino ad uno dei due. “Non temere” Era ciò che mi dissero i suoi occhi. Gli strinsi la mano molto forte, mentre sentivo che l’altra si stava raffreddando. Avvicinai la mano alla sfera, emanava una forte luce e un intenso calore, stavo stritolando la mano a Seth. Lentamente feci entrare la punta delle dita, non sentivo assolutamente niente ma il minimo scatto avrebbe fatto saltare tutto. L’intera mano entrò nella sfera, inclinai il polso e aprii la mano. Sentii un forte gelo penetrarmi nelle dita e poi uscirvi. Vidi la luce spegnersi poco a poco, poi smise di emettere calore. Seth mi prese per un braccio e mi tirò via, la sfera si ruppe come un vaso di cristallo. Non c’era tempo da ~ 320 ~ perdere. Salimmo in superfice a prendere aria molte volte, con il braccio sempre semi paralizzato, riuscii a distruggere quasi tutti i campi di forza che si trovavano lungo il tragitto della nave. Quando ci fecero salire a bordo, Seth si asciugò immediatamente, invece il mio braccio iniziò a scongelarsi con fatica molto lentamente. Il braccio destro mi era diventato quasi blu, se non viola scuro. Anche Tess ed Hairos tornarono a bordo. La minaccia era stata sventata, e c’eravamo avvicinati all’isola del vento in pochissimo tempo. Il cielo continuava ad esser nero e buio, sembrava dovesse cadere da un momento all’altro, iniziai a tremare. Tess mi diede uno sguardo fugace, poi indirizzò un pugnale al cielo e lo colpì con una scarica di fulmini. Si sentì un forte brontolio poi le nuvole iniziarono a diradarsi e i primi raggi di sole penetrarono illuminando la nave. Seth mi prese per mano (per la mano viola). Iniziai a sentire la pelle e le dita, poi uno strano battito nelle vene, il sangue era tornato a fluire. Riprese quasi subito il suo colore naturale. Riuscii a piegare le dita, strinsi la mano di Seth. Adesso la sentivo, era calda e morbida come sempre. Così, sotto al dolcissimo tepore del sole, che si stava creando un varco tra le nubi nere e minacciose, io e Seth ci sedemmo sul pavimento. Lui continuava a tastarmi il braccio congelato, Hairos mi aveva avvertita che non tutto il braccio era tornato normale, potevano esserci piccoli tendini o parti ossee ancora gelate. Le acque del mare si placarono, e anche il ghiaccio si assottigliò sbriciolandosi man mano ci avvicinavamo alla costa. Eric era tranquillo, si riposò un attimo all’ombra delle vele, in questa zona le temperature erano spesso mediterranee, si stava bene sotto al caldo sole. Peter ripose le sue frecce nella faretra con cura, Tess guardò i pugnali con emozione, era fiera di sé, s’appoggiò al ~ 321 ~ parapetto e respirò a pieni polmoni l’aria fresca e frizzante del mare, Will gli si avvicinò come stregato. Il sole, così simile a quello primaverile, riscaldava senza bruciare, e un vento fine e carico d’odori rinfrescò l’aria. Tutto sembrò così leggero. Hairos riprese a timonare con serenità, sembrava che il pericolo fosse lontano, dopotutto eravamo riusciti a cavarcela senza troppi danni. Guardai Seth, quanta cura aveva messo nel farmi tornare il braccio normale, non me lo sarei aspettato da lui .. infondo non era più come prima. “è splendido..” sussurrò, con lo sguardo sull’orizzonte. “Cosa?” “Il cielo. Dopo la pioggia, dopo la tempesta, l’aria e il cielo hanno quell’aspetto, quel sapore cristallino e penetrante. Mi sento tre metri dal suolo, è bellissimo.” “Già … adoro quando piove a casa. In camera mia si sentono tutte le goccioline d’acqua che mormorano tra le tegole del tetto. Meraviglioso.” Sospirai, pensando a casa. Quando terminai la frase, Seth non c’era già più. Lo vidi allontanarsi con la spada in mano. Qualcosa di indescrivibile mi colpì al petto, avrei voluto fermarlo, non volevo che andasse via. Eric alzò lo sguardò e lo posò su di me, sospirò, come se mi capisse. Gli sorrisi amaramente e mi sporsi dalla nave per vedere se eravamo arrivati. All’orizzonte si scorgevano già delle alte torri di marmo bianco, splendevano sotto la luce d’oro del sole. Vidi Eric scattare in piedi, sembrava che dovesse andare da qualche parte ma s’arrestò subito e rimase, come incantato, ad osservare i lineamenti dell’isola, che si facevano sempre più definiti. Sospirò, poi con passo svelto andò da Hairos. ~ 322 ~ Dopo poco, ci raccogliemmo tutti sul ponte. La Stardust era pronta per levare l’ancora. Buttai un rapido sguardo al mare. Era cristallino, quasi verde smeraldo. Brillava proprio come una gemma preziosa. L’isola era per lo più collinare, piena d’alberi simili a pini marittimi e a comunissimi salici. C’erano strade sterrate o ricoperte di sassetti tondi e bianchi, ai fianchi dei paeselli di collina, vi erano dei ruscelli, che scendevano con le loro acque cristalline dal monte roccioso e levigato dal vento sul quale si trovava il castello dalle mura di marmo della principessa Aida. Ci avvicinammo alla costa, l’acqua in prossimità della spiaggia era molto bassa, quando scendemmo dalla nave, camminammo per qualche metro con l’acqua alle caviglie. Pesciolini dai colori vivaci, ci sfioravano la pelle. Tirava un vento fresco ma delicatissimo. “Direi di dirigerci al castello il più velocemente possibile.” Hairos si buttò in un boschetto vicino alla costa. “Seguitemi!” gridò. Lo seguimmo a perdi fiato dentro al bosco, poi su per una collina, attraverso un villaggio e su un'altra collina. “Ti prego fermiamoci qui.” Ansimò William, esausto. Eric rimase con gli occhi sgranati. Dopo la collina, vi era una zona molto nebbiosa, mi incuriosì molto. “Hairos, è quello che credo che sia?!” “Oh, sì Eric, è anche peggio…” L’isola sembrava che fosse svanita nel nulla, da lì in poi c’era solo nebbia. Era una nebbia fitta e impenetrabile. “Che cos’è?” chiese William, riprendendosi dalla corsa. “Credevo fosse solo una leggenda … ma ..” si interruppe, con lo sguardo lontano, oltre quella nebbia fittissima. “.. è un cattura anime.” Finì, distogliendo lo sguardo. ~ 323 ~ “La leggenda vuole che chiunque cada là sotto, non torni più qua sopra .. nel mondo dei vivi intendo.” Spiegò amaramente Eric. “è terribile, come facciamo ad aggirarla?” “Non si può, si estende per tutta la lunghezza dell’isola.” “E allora dovremo rischiare di morire?” gridai. “Sì.” Ammise Eric, con una freddezza non sua. “L’unico modo per superarla è saltare e prendere bene le distanze.” Commentò Hairos. Ci portò vicino alla nebbia, c’era un baratro che la divideva da noi, poi si intravedeva una parte rocciosa. “Dobbiamo saltare su quel piano roccioso e stare molto attenti a dove mettere i piedi. Io non posso volare e portarvi dall’altra parte, non riesco a vedere nulla con questa nebbia, sarebbe fin troppo pericoloso” Ci guardammo tutti un po’ spaventati. “No, non posso saltare.” Sospirò Caren. La sua voce rotta mi fece girare di scatto verso di lei. “Non temere, ci siamo qui noi.” La rassicurai, prendendola per mano. Tess ci raggiunse. “Andiamo?!” chiese. “Sì, ci riusciremo. Andiamo.” Sorrisi a Caren, facemmo qualche passo indietro, e poi ci lanciammo verso il vuoto bianco e opaco della nebbia. A metà salto sentii che qualcosa stava andando storto, forse ero partita male, forse il cerchio ci appesantiva. Così, feci un ultimo sforzo, le diedi una spinta con il braccio desto e la feci arrivare sana e salva dall’altra parte. Io, però, mi sentii scivolare inesorabilmente verso il basso. “Violet!” sentii gridare dall’alto. Ero scivolata giù, ma il cerchio si era conficcato nella parete rocciosa, così mi ero fermata a pochi metri dai piedi dei miei amici. “Sta lì, vengo a prenderti!” La voce di Caren mi sollevò. ~ 324 ~ Qualche minuto dopo, una freccia di Peter mi passò vicino alla spalla, andandosi a conficcare contro l’altro lato del precipizio. Vidi Caren calarsi verso di me, scivolando aggrappata ad una liana di Peter. “Non ti preoccupare, ti aiuto io.” Mi disse. Però, sbilanciandosi troppo, finì per perdere l’equilibrio. Riuscii a prenderla al volo, e a farla aggrappare al cerchio. Il suo corpo diede uno strattone al mio e il cerchio andò giù di qualche metro, ormai il passaggio era troppo stretto per farci passare Hairos e eravamo troppo in profondità perché potessero sentirci. Non avevamo scampo. “Santo Dio! Siamo entrambe appese ad un filo.” “Hai ragione, dici che moriremo?” “Probabile, quanto il fatto che non moriremo.” “Ah, quindi cinquanta e cinquanta ..” mormorai. “Che bello, uccise dalla nebbia assassina.” Mormorò. Eravamo avvolte dalla nebbia, con i piedi nel vuoto, aggrappate al cerchio. Non si sentiva alcun suono provenire dall’alto, era strano e decisamente deprimente. “Ti ricordi quando per la prima volta venni a casa tua?” “Oh ma certo Violet..” rise. “Non ho mai visto una casa così bella!” gridammo assieme. “Hey, del resto io vivo in una casa di campagna, non come la tua. La mia era una vita semplice prima che arrivassi tu.” “Già .. una vita semplice spezzata dal caos di una disadattata segregata in un enorme prigione di cemento che i mei genitori chiamano casa.” “Su non essere così drammatica, per essere una prigione ha tutto ciò che si può desiderare.” “Forse hai ragione.. se i mei non mi avessero tenuta sotto prigionia per tutti questi anni .. non sarei riuscita ad ~ 325 ~ apprezzare le piccole cose che mi hai insegnato …” mormorò con gli occhi bassi. “Ah, come la fuga dalla finestra .. i Turner fanno questo ed altro dal novecento.” Scherzai. “Che bello, sto per morire .. ma almeno lo farò con stile, e ti porterò giù con me.” Rise. “Oh, oh! Non riderei su certe cose. Potremo anche precipitare nel vuoto all’infinito, sarebbe orribile non trovi?” “Sì. Sarebbe orrendo, ma almeno passeremo un po’ di tempo assieme.” Scherzò. “Ah ah, l’eternità ti sembra un po’ di tempo? Direi che ne avremo abbastanza per venirci a noia.” “No, non credo che mi permetterai di annoiarmi, sei sempre così piena da cose da fare, da dire, sei piena fino all’orlo.” “Già hai ragione. E cosa ne sarà degli altri lassù?!” “Mah, Tess ha William, Seth è stupido perché ti perderà per sempre .. ciao stupido Seth!” “Ah! A me dispiace solo per Peter.” Improvvisamente sentimmo il cerchio vibrare, poi scavò un solco nella parete, facendoci scivolare di diversi metri. “Oh mio Dio! Moriremo!” “No! Non accadrà! Ti difenderò dalla morte, atterrerai su di me se cadremo, potrai usarmi come cibo per distrarre le bestie che sono la sotto. Non ti abbandonerò, non lo farò.” “Violet, non scherzare, andiamo siamo spacciate ..” aprì gli occhi di scatto :”Tu lo sapevi fin dall’inizio che sarebbe andata così, vero?” sussurrò preoccupata. “No, non lo sapevo. Ma quando ti ho sentito precipitare.. non ho fatto altro che ripetermi che non meritavi di finire di sotto. Tu devi sempre vedere il mondo, vivere la tua libertà.. io, essendo cresciuta tra i boschi .. sono sempre stata libera di ~ 326 ~ andare dove volevo. Volevo rinunciare alla mia libertà, ai miei pochi anni di libertà per salvarti la vita.” “Non puoi dire così .. non sarei stata felice se, arrivando dall’altra parte, non ti avrei vista al mio fianco .. è per questo che sono qui.” “Piantala! Non ne vale la pena, per quanto tu dica che sono importante .. per me sarà sempre più importante la tua salvezza.” “Sai, la prima volta che ti vidi credevo che non sarei mai riuscita a fare quello che fai tu. Riesci a ridere anche se dentro stai morendo, solo per non farmi dispiacere ..” “… il tuo primo compleanno assieme a me, quanti ricordi .. mi fingevo felice anche se stavo morendo di preoccupazione per Simon .. e tu lo sapevi, vero?” “Sì, lo sapevo, lo vedevo benissimo. Così chiamai tua madre, e ti dissi che Simon stava benone.” “Fu la cosa più bella che una persona avesse mai fatto per me.” Sentii gli occhi riempirsi di lacrime. “L’unica domanda che mi porrò sempre, è questa .. Perché ci siamo incontrate, proprio noi .. due mondi diversi, famiglie diverse .. perché proprio io ho avuto questo onore…” Risi :”Onore?! Direi, sventura.” “No. Fai la seria, per piacere ...” mi zittì. “Io non cerco la fama, la popolarità, non cerco la perfezione .. perché nella mia famiglia non si parla d’altro… quando ti guardo penso che si può essere perfetti anche se si è un po’ strani, se si vive al confine con il bosco ..tu sei qualcosa di unico, qualcosa che certe volte credo che non esista.” Mi guardò con cura. “Guardati, Violet. Tu ti vedi come qualcosa di inadatto alla vita di città, qualcosa da nascondere al mondo intero. Non ti senti mai all’altezza di ~ 327 ~ niente, ti senti sempre di troppo, inopportuna e insicura. Ma questo è ciò che vedi tu .. io vedo una persona in grado di fare grandi cose, che protegge con la propria vita i suoi amici .. questo non ti sembra già straordinario?” La guardai, pensai un attimo a tutto ciò che avevamo passato, a ciò che aveva detto. Il cerchio non reggeva entrambe, saremo cadute da un momento all’altro. “.. Caren, io credo che le persone non sono straordinarie dalla nascita, credo che sia tutto merito tuo, di Seth, di Tess .. è merito loro se io sono così. Mi sono affezionata così tanto a voi, che farei di tutto per rimediare ai vostri dolori .. “ “Lo so .. grazie di tutto.” Il cerchio diede uno scossone violento, ci spostammo di diversi metri più in basso. “Sono io che devo ringraziare te.” Non sentivo più nessun’energia corrermi dentro. Sentii che non potevamo più fare nulla. Caren guardò il cerchio, ormai non c’era più tempo, saremo cadute nel vuoto. Una lacrima gli rigò il volto. “Ti voglio bene Violet, perdonami! Se non avessi avuto paura, tu non saresti caduta!” aveva la voce tremante, le lacrime iniziarono a cadere nel vuoto, ci tremavano le mani, non avremo retto un altro minuto di più. “Anch’io Ti voglio bene Caren .. non saprei immaginare una vita più bella di quella che ho passato con te ..” Una parola, un attimo, un movimento impercettibile, due vite .. risucchiate in un baratro buio e gelido, più spaventoso e terribile della morte stessa. Il cerchio volò di sotto, lo mollai .. al posto suo strinsi le mani di Caren e chiusi gli occhi, aspettando che il sonno eterno ci rapisse. Per la testa mi passarono tutti i ricordi indimenticabili delle nostre avventure estive, delle nostre ~ 328 ~ gite scolastiche, delle feste degli amici … il nostro piccolo mondo. Noi due fino alla fine. Con il sorriso sulle labbra, quel sorriso felice di chi sa di aver trovato il suo posto nel mondo, ed il nostro posto era proprio lì, l’una accanto all’altra. Era un giorno come tanti .. “Stupida scuola!” borbottai, appoggiandomi a mio fratello. “Ah! vedrai, ti piacerà!” sussurrò, accarezzandomi la testa, per poi allontanarsi tra la folla. Andai subito in classe. Trovai una ragazza magra e pallida, con un sacco di capelli che le avvolgevano le spalle. Stava leggendo un libro. L’avevo letto quell’estate, non era granché. “Eh .. salta pure quel pezzo, non è molto interessante, non serve a niente per capire il libro. Dammi retta.” Dissi, sedendomi sul banco accanto al suo. Lei alzò lo sguardo. “Grazie, ma lo sto leggendo per la seconda volta. Lo sapevo.” “Interessante .. c’è qualcuno che è più strano di me. Piacere, Violet!” mi presentai. “Uh, così sei la famosa Violet Turner, sorella del geniale Simon Turner.” “Già. Come fai a conoscermi?” “Tutti conoscono la tua famiglia, Simon fa parlare di se grazie alla sua intelligenza, ma tu? Cos’hai di straordinario?” “Io, sono semplicemente un asso a cacciarmi nei guai. E poi sono il lato artistico della famiglia, invece tu sei..?” “Caren, molto piacere.” … Quel ricordo mi fece dimenticare tutto, eravamo piccole ma in noi c’era una sicurezza e una serietà straordinaria. ~ 329 ~ Sentivo un forte vento sfiorarmi, ma nessun suono giunse alle mie orecchie, il gelo delle mani di Caren mi rassicurava. Eravamo l’una stretta all’altra, come se la nostra unione ci potesse salvare in qualche modo. All’improvviso urtai contro qualcosa, era soffice e liscio. L’impatto mi fece sobbalzare il cuore nel petto, mi si mozzò il fiato. “Hey sono viva!” mi dissi. Presa da una forte euforia mi tirai su di scatto e iniziai a guardarmi attorno. Eravamo precipitate sul fondo del precipizio. La nebbia bianca dava una leggera luminosità all’ambiente, si riuscivano a vedere le pareti scoscese e ruvide del baratro. Caren era stesa accanto a me. La scossi cercando di svegliarla. Inizialmente non si mosse, mi spaventai moltissimo, credevo avesse battuto la testa e fosse svenuta se non peggio. “Caren svegliati!” bisbigliai. “Tranquilla, non è morta, sta solo dormendo..” una voce ruvida e antica si posò sulle mie spalle. Mi voltai lentamente. Un grosso drago mi stava squadrando con i suoi grandi occhi velati, le sue enormi narici si muovevano lentamente rilasciando nubi chiare. Vidi il drago accarezzarla con la testa e Caren si svegliò come per magia. “Come hai ..?” guardai il drago, che inizio a sorridere. “Dove siamo.” Mugolò lei. “In fondo al precipizio. Credo.” Risposi. “Oh certo che si, venite, vi porto al castello della principessa.” Un forte vento spirò dalla nebbia. Per poco non volammo a terra entrambe. Il drago guardò il nulla con uno sguardo preoccupato. “Ah mia signora non si scaldi tanto!” “è stata la principessa?” chiesi a Caren. ~ 330 ~ “Credo di sì.” Disse amara. “Non preoccupatevi, è buona ma .. non sa trattenere la sua forza.” La giustificò il drago. Ci guardammo al quanto perplesse, mentre l’enorme creatura ci portava sulla sua schiena attraverso la nebbia fitta e umida. Grazie a quel drago, giungemmo in un luogo mai visto prima d’ora, un paradiso dei draghi , mozzava il fiato. Un enorme caverna, piena di tesori, gioielli, spade, e dalle pareti incastonate di quarzi, era la casa di una miriade di draghi dalla pelle chiarissima e gli occhi argentei. Degli speroni di roccia sulla cima della grotta, ospitavano diversi esemplari, mentre altri riposavano a terra, vicino ad una piccola falda acquifera che aveva creato una sorta di laghetto al centro della grotta. “Non preoccupatevi, uno dei miei ragazzi è andato a prendere i vostri amici, è giunta l’ora che la principessa finisca di fare baccano …” borbottò il vecchio drago. Attraversammo la caverna, gli altri draghi non ci notarono nemmeno, erano magnifici. Da quello che capii erano draghi “Silenti” quei draghi che non parlano la lingua degli umani. “Siamo draghi dei morti, alcuni di noi vivono nelle grotte vicino ai picchi delle montagne, altri come noi, nel profondo delle cavità della terra, altri ancora …” “Sull’isola dell’erba, come Miro.” Dissi a Caren. “Ah .. non mi sono ancora presentato, sono Arthur .. conoscete per caso un piccolo mezzo-drago di nome Hairos?” “Mezzo-Drago?” mi chiesi perplessa. “Oh, scusa è per dire che è un drago di piccola taglia..” chiarì subito Arthur. Il suo tono mi confuse ma la nostra attenzione venne catturata da un precipizio che si estendeva subito in fondo alla grotta. Arthur si lasciò andare nel vuoto. ~ 331 ~ Udii la sua debole risata, io e Caren ci stringemmo l’una all’altra. Precipitammo con una delicatezza e una lentezza quasi innaturale. “Che diamine succede?” gridò Caren, vedendo i suoi capelli alzarsi lentamente in volo. Anche le ali del drago, sbattevano lentissime, era come se il tempo si stesse fermando pian piano. “Siamo nel anti tempo. È quello strato così vicino al centro della terra dove il tempo non ha limite e neanche lo spazio.” Spiegò Arthur. Capimmo il motivo per il quale tutto fosse così bianco e luminoso, non c’era nulla, eravamo precipitati nell’infinito. Iniziammo a cadere sul fondo ad una velocità che aumentava di poco ad ogni battito d’ala di Arthur. Quando l’Anti Tempo finì, iniziammo a vedere la luce sotto di noi, poi il verde degli alberi e il blu degli oceani, in fine precipitammo verso il suolo con la velocità di una meteora. Il drago iniziò a sbattere le ali rapidamente, il vento fendeva i nostri volti, mi faceva chiudere gli occhi. In un attimo fummo circondati da altri draghi come Arthur. Era bellissimo vederli volare, avevano un corpo lungo e a scaglie come i serpenti, sembrava strisciassero tra le nuvole. Con meraviglia vedemmo che il cielo era tempestato da uno stormo immenso di draghi, ce ne erano migliaia e migliaia. “Sapete, si sono un po’ seccati dell’ira della principessa, deve finirla prima o poi.” Tra le schiene bianche e lucenti degli altri draghi, che si muovevano sinuose come bandiere, vidi anche Hairos, capii quant’era piccolo rispetto ad un Drago normale. Vicino a lui volavano due grossi draghi dalle squame lucenti e i riflessi argentei, riconobbi le ciocche bionde di Seth e Peter. Io e Caren ci tirammo in piedi e li salutammo con le braccia aperte. Ci videro, e molto sorpresi iniziarono a gridare, Seth aveva la spada in mano e l’alzava al cielo. “Violet! ..Violet” ~ 332 ~ Non riuscii a capire quello che voleva dirmi ma sorrisi e lo salutai mandando dei baci a lui ai nostri amici. Seth cavalcava un drago abbastanza giovane, con coraggio si buttò in mezzo agli altri e arrivò in testa al gruppo, come se fosse un leader. I draghi lo lasciarono passare, lui stringeva la spada di fuoco nella mano destra, con l’altra si reggeva alla sua cavalcatura, notai che ognuno dei miei compagni aveva il suo drago. Arthur ruggì, e dopo di lui anche il resto del gruppo, ormai eravamo lontani dalla zona dell’anti tempo. Era come essere precipitati dal nulla, forse era il paradiso? Forse era lo spazio che si estendeva al difuori di Kiruwah? No, C’era sicuramente uno spazio come il nostro, con le stelle e tutto il resto … ma allora a cosa serviva L’ANTI TEMPO? Se non era soggetta al tempo e allo spazio, forse non era nemmeno soggetta alla stregoneria, e lì non funzionavano i poteri, ne i nostri ne quelli di Drake . Il mio ragionamento venne interrotto da un grido poderoso che lanciò Seth verso il cielo, accompagnato dal suo drago. Il sole faceva brillare i suoi capelli come se fossero d’oro, sembrava un vero eroe. Tutti i draghi scesero in picchiata, Arthur si mise in coda dietro agli ultimi, scendemmo su una costruzione bianca e dalle pareti lisce, con tre torri circolari ai lati, unite da un ballatoio di marmo bianco, piastrellato di mattoncini grigi e sassi rotondi. “Con i vostri amici abbiamo organizzato un piccolo attacco. Non sareste mai entrati altrimenti…” e cacciò un grido acuto, vidi l’aria spostarsi sotto al suo ruggito. Quei draghi potevano infrangere i campi di forza con i loro canti, ed erano esausti del male che si era instaurato nell’anima della principessa. Quei canti si infrangevano nelle barriere di luce, non si interrompevano mai, e il cielo tremava sotto tutta ~ 333 ~ quella potenza. Vidi la gente, piccola come formiche, uscire dalle case dei villaggi e riporre tutte le speranze nei draghi. Ricordo che atterrammo su un grande terrazzo, un enorme terrazzo, mentre gli altri draghi si sparpagliarono in tutta la magione e in cielo. Vidi Eric sgusciare subito giù dal suo drago e, con la spada sguainata, si buttò all’interno del castello. Nessuno osò fermarlo, sentii un suono sordo raggiungermi le orecchie, il suo cuore batteva come un tamburo … BUM .. BUM .. BUM .. Non potevo udirlo, ma era come se ci fossi io lì, al suo posto, a correre con la spada sguainata contro a Seth e a tutto quel casino che ci aveva fatto avvolgere su noi stessi. Quanti schiaffi mi sarei data. Come mi sentivo in confusione, volevo solo non avergli mi dato quel maledetto bacio, forse non ci saremmo nemmeno ritrovati qui, adesso. Mi lasciai scappare un gemito, mentre tutti gli altri si affrettavano a seguire Eric e i draghi si insinuavano in tutti i buchi del castello come dei serpenti che si rintanano sotto il terreno. Corsi dietro ad alcuni draghi che irrompevano nel castello passando per la grande portafinestra della terrazza. Vidi Seth, era fermo e si guardava in giro, si era schiacciato contro la parete per farli passare, loro con i loro canti allontanavano i campi di forza. “Violet!” gridò. “Presto vieni!” mi prese per mano, guardandomi negli occhi, quasi sussultando, poi iniziammo a correre dietro al resto del gruppo. Giungemmo alle porte di una camera da letto, decorata d’oro e da sete color avorio. “Smettila!” ruggì Eric, con il volto oscurato dalla paura e dall'ira. “No. Tu non hai idea di ciò che sono adesso, sono completa, non mi serve più niente … perché io ho potere!” Lei rispose a tono. Era una bellissima ragazza con un lungo vestito bianco che scendeva delicato sul pavimento, i suoi lunghi capelli le arrivavano fino alle cosce, erano castani ~ 334 ~ raccolti in una treccia. I suoi occhi mi colpirono profondamente, erano velati, ma così espressivi che quasi sembrava che riuscisse a vedere anche all’interno del nostro corpo. Mi sentii raggelare, quando, con un lungo bastone decorato di quarzo, mi guardò maligna e severa. “E così, abbiamo un'altra Ifrit … Calipso e i suoi fratelli non saranno certo contenti, guardati! Tra qualche anno comincerai a fare errori su errori, la tua purezza .. mi chiedo dove andrà a finire … verrai plagiata dal male, e allora anche la parte più piccola e insignificante di te, vorrà vederti morta. Lo so, andrà a finire così.” Rise con un ghigno orribile. Eric rimase fulminato da quelle parole, Seth mi guardò in preda al terrore più assoluto, i suoi occhi mi dicevano :”No, dimmi di no. Non sarà così …” Con una mano, dalle dita affusolate, si scostò un ciuffo dei capelli dalla fronte e tentò di aprire la bocca, ma un tuono la fermò di colpo. “Basta! Come osi soltanto pensare qualcosa su di lei! Tu non la conosci, tu non sai di cos’è capace, tu non sai niente! Non è il potere a far grande una persona, ma la sua umiltà e la sua sincerità … e Violet è tutto questo, è ciò che ho sempre sognato .. l’amica che ho sempre sognato..” sussurrò in fine Caren, con mia grande sorpresa. E si mise tra Aida e Eric. “Stupida! Levati di mezzo! A me non servono amici, io sto benissimo da sola …” “Aida, Aida cara .. il ciondolo, sì proprio quello che portate al collo .. è forse un regalo, un regalo di un amico magari ..” Il tono di Eric si abbassò, quasi fosse una richiesta d’aiuto. Il viso di Aida ebbe una smorfia, il suo sguardo si attutì, diventando spaurito e incompreso. “Oh, Eric. Amico mio, salvami ..” non terminò la frase che il suo viso tornò torvo e dallo sguardo perfido :”Sciocca! Non sarà certo lui a farti sopravvivere, lui è solo un umano, era solo un appiglio per ~ 335 ~ la tua stupida vita! Sarebbe stato la tua vista, ma adesso non hai bisogno di lui, tu hai potere! Il popolo trema sotto di te!” gridò a se stessa. “La sua anima è entrata in conflitto, tra poco cederà…” sussurrò Hairos da dietro Peter. Il viso di Aida venne scosso ancora da forti tremiti, e si contorse più volte, prima di fendere l’aria con il suo bastone… Si sentì un forte boato e .. “Caren!” gridai sconvolta, buttandomi sul suo corpo accasciato per terra, ai piedi di Eric, paralizzato. In grembo teneva qualcosa, le accarezzai il volto chiamando Hairos e gli altri per farmi aiutare, ma non ce ne fu bisogno. Lei aprì lentamente gli occhi e sussurrò :”Grazie di ciò che hai fatto per me… adesso scansati!” mi misi da parte, lei si alzò, tenendosi le mani sul grembo. Vidi un fascio di luce. Prese ciò che teneva in braccio e lo voltò contro Aida, con sorpresa notammo che il bagliore del bastone si era spento. “L’Essenza …” sussurrò tra sé Eric, con gli occhi puntati sul viso esterrefatto di Aida. Caren ridacchiò soddisfatta. “Non c’è arma divina, senza un essenza divina!” disse in tono glaciale, reggendo in mano una sfera luminosa, risplendeva di una luce bianca e pura. Iniziò ad avvicinarsi ad Aida, che con gli occhi spalancati, tremava di paura. “Non avvicinarti! Non lo fare! Smettila, smettila!” gridò portando le mani avanti, ma ormai era troppo tardi, la ragazza era con le spalle al muro e Caren teneva in mano l’essenza del bastone del vento. L’essenza benevola e luminosa di qualcosa di veramente celestiale. Era una luce così risplendente, che nessun demone avrebbe sopportato. Le bastò passare la luce scintillante sotto al naso di Aida, per farla contorcere orrendamente. Iniziò ad inarcare la schiena, la cosa che era dentro di lei tentava di farle chiudere la bocca, la sua mascella aveva una forma orribile, i suoi occhi ~ 336 ~ spalancati sembrava dovessero balzarle fuori dalle orbite. Le dita si tendevano come artigli e le gambe cedettero, facendola cadere a terra con un tonfo. Le muoveva a scatti, come lancette di un orologio, un mostruoso orologio. “VIA DA QUI! FUORI!” gridò la principessa, e battendo un pugno sul pavimento portò il volto in avanti e una nube di fumo nero le uscì dalla bocca per poi prendere la forma di una ragazza che scappò via gettandosi dalla finestra. Nessuno si curò della ceratura che uscì dal corpo di Aida. Caren rimise l’essenza al suo posto e i draghi furono felici di affidarle la custodia del bastone. “Amicizia, Purezza, Fiducia.. sei degna di quest’oggetto. Usalo con cura, e non temere mai.. se sei sicura di una strada, è sicuramente la strada giusta da seguire.” Le disse Arthur, con voce fioca. I draghi lasciarono tutti il palazzo e ripresero il volo verso il cielo. Sono Arthur rimase, e con Hairos si spostarono sulla grande terrazza. “Hairos, piccolo guerriero .. credo che sia arrivato il momento di darci l’addio. Sai, credo che mi troverò bene dove andrò. Spero di riuscire a vedere ancora le due lune, mi hanno sempre affascinato e … beh, diciamo che sono nato con loro.” Scherzò. “Grazie Arthur per tutto quello che mi hai insegnato, per aver aiutato le mie amiche …” “Oh.. ragazzo mio non puoi mentire alla vista di un vecchio drago come me. Non so cosa alberga nel tuo cuore, ma come sempre ti dirò di..” “Spiccare il volo verso il mio sole, verso casa. Di prendere la rotta verso ciò che più desidero.. e di conquistarlo.” Terminò la frase Hairos, leggermente imbarazzato. Il vecchio drago ridacchiò e con un volo lento si gettò verso il cielo spalancando le piccole e fini ali logorate dal tempo. Hairos ~ 337 ~ restò a guardarlo finché non svanì nel blu notte del cielo ormai al tramonto. Le squame di Arthur si illuminarono di rosso, giallo e oro, mentre placidamente si perdeva nel lato del cielo che si era già tinto per la notte. Hairos sospirò forte, con il vento che gli faceva ondeggiare la coda. Raggiunse me e gli altri nel corridoio fuori dalla camera di Aida, che ceduta alle cure di Eric, riposava distrutta da quell’orribile esperienza. “è andato a morire?” chiesi con un sussurro incerto ad Hairos. “Sì, è andato a morire, ma stanotte .. altri quindici draghi verranno messi al mondo. Per ognuno di noi che se ne va, ce ne sono quindici che arrivano. È così, è sempre stato così …” mormorò serio, senza accennare un minimo al dispiacere, che però si rifletteva nei suoi occhi verdi e lucidi. Hairos si schiarì subito la voce e disse :”Per questa sera rimarremo qui, ma domattina, all’alba vi voglio sulla nave. I draghi delle grotte ci aiuteranno. Dobbiamo sbrigarci, quella che è uscita da Aida poteva essere uno dei bracci destri di Drake , se così fosse .. significa che è sulle nostre tracce e che anche lui sta cercando le armi. La prossima.. è sull’isola vulcanica della terra, Will .. l’ascia di Xander sarà tua presto. Dopo ci dovremo mettere in viaggio per ritornare al castello di cristallo, Cintia e suo padre saranno felici di vederci…” Il discorso di Hairos non ci rallegrò, eravamo tutti molto stanchi, così trovammo un giaciglio e ci mettemmo a dormire. Eric - Aida La raccolsi da terra, era esanime. Mentre tutti gli altri si occuparono di lasciare il palazzo e del bastone del vento. La misi con cura nel suo letto, mentre la folla di draghi usciva ~ 338 ~ dalla stanza, raccolsi i vetri della finestra e li buttai. Aspettai il suo risveglio. All’alba i suoi occhi si aprirono, come i fiori che sbocciavano sotto ai raggi del sole appena apparso dietro all’orizzonte. “Ciao Aida.” Sussurrai. “Ciao, cosa ci fai qui. Eric.” Sibilò, trattenendo il fiato al mio nome. “Sono venuto per incontrarti, per dirti che mi dispiace ..sei bellissima sai…” lei rimase in silenzio a guardarmi. “.. Sei stato il mio unico punto di appoggio, e adesso vorrei che tutto tornasse come prima… raccontami ciò che è celato nel tuo cuore, io ti sarò fedele e ti solleverò dalle ansie e dalle paure …” sussurrai speranzoso. Il suo viso si accigliò. “Non possiamo Eric, lo sai.” Sorrise maternamente e mi accarezzò i capelli. Tu sei già stato destinato per un’altra.. tra qualche anno ti accorgerai di quanto la sua bellezza ti mozzi il fiato … allora sarai pronto per sposarla.” Fece per alzarsi, era forte, ma prima di andarsene disse :”Vorrei regalarti un po’ di sensi di colpa, così, quando sarà il momento, riuscirai a capire che ami davvero Luna.” E con delicatezza appoggiò le sue labbra alle mie, chiudendo dolcemente gli occhi. La seguii, poi un attimo dopo scomparve, nell’aria rimase solo la sua voce :”Tranquillo, la gioia passerà molto presto.” Rise. Rimasi imbambolato, quel bacio mi fece fischiare le orecchie, tornai subito a casa, accompagnato da uno dei draghi delle grotte, mentre Violet e gli altri già facevano rotta verso l’ultima isola. Tutt’oggi rido di quel bacio, pensando alla bella famiglia e alla donna che mi sta’ al fianco.. credo proprio che Aida avesse ragione, ma senza di lei non l’avrei mai capito. Grazie. ~ 339 ~ 21 L’Isola Vulcano. Tutto ormai si era risolto, avevamo lasciato Eric da Aida. Uno dei draghi dei morti che vivevano nelle grotte sopra alla zona di Anti-Tempo, lo avrebbe recuperato. Era mattina presto e tutti non vedevano l’ora che Will ricevesse la scure di Xander. Tutti tranne Hairos, che conosceva bene il principe regnante sull’isola. Non eravamo molto lontani, ora che Caren aveva ricevuto il dono del vento, Hairos gli aveva chiesto di velocizzare la nave, così tutti erano sull’orlo del vomito … “Maledizione! Hairos … Ah! Accidenti ho il mal di …” “Bleah! Tess! Hairos guarda la povera Tess, è verde..” Lui nonostante le nostre lamentele, se ne stava a poppa con il petto fiero e un sorriso maligno. ~ 340 ~ “Credo che ci sia qualcosa di irrisolto tra lui e …” accennò Tess, prima di rivomitare nel barile che le avevamo portato io e Peter. “Già, ha una fretta! Caren non credevo fosse già così forte!” commentò Seth. “Sai non è molto difficile se ha il mio appoggio.” Spiegai, alludendo al fatto che anche il mare era sotto controllo. “Ah quindi agite assieme… brutte ..” Tess vomitò nuovamente. “No, Caren è concentrata al massimo per guidare le brezze e farle confluire qui, io mi piego solo sotto al suo volere.. la lascio fare.” Spiegai, indicando Caren, seduta vicino ad Hairos con gli occhi chiusi, immobile come una statua. Intanto la nave sfrecciava quasi saltellando sull’acqua come un sasso piatto, ed il resto della ciurma sbraitava e bestemmiava tenendosi saldamente a qualsiasi cosa riuscisse a tenersi in piedi. Tentai di staccarmi dal parapetto a cui ci eravamo tutti avvinghiati, ma appena mi alzai un ondata mi travolse, bagnandomi da capo a piedi. “Hairos! Piantala!” gridai stizzita. La nave si fermò bruscamente ed io e Caren balzammo in avanti, mentre il barile di Tess per poco non si rovesciò su Seth. Hairos mi raggiunse planando. “Che cosa hai fatto!?” “Io? Non ho fatto nulla!” risposi rabbiosa. “Ah allora perché ci siamo fermati?” “Non lo so, altrimenti te lo direi.” Lui mi guardò pensieroso, poi il suo sguardo si rilassò e placidamente mi disse :”Violet, sei diventata molto forte sai” disse in tono amabile. “Davvero, grazie mille.” L’avvertii come un complimento. Lui ritornò al suo posto e sbuffò :”Finalmente!” Non mi ero resa conto che la nave aveva ripreso a muoversi. “Ah ha! Ci sono! Le emozioni hanno influsso sull’acqua, è involontario ma controllabile. Come sta facendo Caren.” “Bravo Will” borbottò lei aprendo un occhio. Mi guardai un po’ attorno, erano tutti leggermente scioccati. “Ragazzi ma ~ 341 ~ che state combinando? Avete visto un fantasma?” nessuno rispose, così mi avvicinai ad Hairos. “Che diamine! Riesco a stare in piedi!” gridai rallegrata. “Violet, modera la tua felicità, altrimenti ci affogherai tutti.” Hairos mi picchiettò con l’artiglio sulla spalla e mi mostrò un onda gigante proprio dietro di noi. “Non andare nel panico ti prego” sperò. “Uh, ok cercherò di fare il mio meglio.” Dissi leggermente preoccupata. “Respira Violet!” gridò Seth. Lo guardai cercando di trovare la calma, poi respirai a fondo e mi sedetti vicino a Caren. Quando chiusi gli occhi… Mi si aprì un mondo. Sentii le cascate scorrermi nelle vene, mi sentivo bagnata fino al midollo, come se stessi galleggiando nell’acqua. Inspirai, vidi l’onda rallentare e diminuire rapidamente, vidi la spuma arrotolarsi al passaggio della nave che sferzava la superfice del mare. Espirai, vidi il mare ingrossarsi “calma, con più moderazione” mi dissi, e le onde si addolcirono, facendosi guidare dal vento. Ero in un mondo nuovo, tutto ai miei occhi appariva in tonalità bluastre, le mie mani erano color cobalto, distinguevo solo le onde e il mare, la nave ed il resto del mondo erano luce bianca. Accanto a me si levava una figura di un chiarore puro e cristallino, poi individuai un’altra macchia rossastra, una verdastra e altre due, una gialla come l’oro e l’altra senza colore. “Sono le vostre aure.” Sussurrarono delle voci. Mi guardai attorno, era pieno di piccole stelline luminescenti come scintille. “Chi siete?” “Non siamo i vivi, ma lo eravamo!” risposero a più voci, chi prima chi dopo. “Dove sono?” “Sei uno spettro spirito.. non sei morta, tranquilla. Sei solo in contatto con il resto del tuo corpo..” “Con cosa?” chiesi sorpresa. ~ 342 ~ “Sì, sei in contatto con tutte le auree d’acqua. Il mare, i fiumi, i laghi, i ghiacci e le nevi, adesso ti sentono come se fossi parte di loro.” Una lucina, apparentemente argentea, mi si avvicinò. Rimasi a guardarla esterrefatta. “E cosa mi sta succedendo?” le domandai, spaventata. “Niente di male, ti sta accadendo una cosa che agli altri è già accaduta … ti stai prendendo ciò che ti appartiene.” “Non capisco, vuoi dire che finalmente ho il pieno controllo di me? E gli altri come hanno fatto?” “Ah ah! Sì proprio così cara Violet. Caren ha acquisito il pieno controllo molto tempo fa, quando il suo corpo ha iniziato a svanire, mentre Tess quando ti ha salvata..” “Oh cielo! Come faceva il vento a sapere che Caren sarebbe stata la prescelta a prendere il controllo del bastone?” “Ti sei risposta da sola.. era prescelta.” “E Seth, Peter e Will? Loro ..?” la luce tremò. “Alcune volte.. beh è normale, succede che non si riesca ad avere il pieno potere della propria … aura…” “Ma poi ci si riesce.. vero?” “… Chi non ci riesce entro una decina di giorni.. difficilmente è il predestinato …” e lentamente scomparve. “No aspetta, cosa vuoi dire!” gridai. Ma mi resi conto di aver aperto gli occhi. Hairos mi guardò pensieroso. Mentre notai che il resto del gruppo era andato a pranzo. “Hairos, io ho visto …” tentai di dire frettolosamente, ancora mezza spaventata. “Lo so, hai visto con gli occhi del mare, con gli occhi della tua aura. E non ti sono state dette belle cose, vero?” manteneva un tono basso, quasi grave. Mi spaventai per ciò che avrei potuto scoprire. “Cosa succede a chi non riesce a vedere?” domandai speranzosa, convincendomi che mi avrebbe risposto con qualcosa che mi avrebbe confortato. ~ 343 ~ “Spesso.. chi non vede.. non è il vero prescelto…” “E se Peter non lo fosse? Come mai allora è qui?” “Le cause sono molte, potrebbe anche essere per il semplice fatto che vi trovavate tutti assieme o che, nella più logica delle ipotesi, la tua aura .. ormai da tempo definita, abbia attratto le loro anime a te facendoli precipitare su Kiruwah.” “Vuoi dire che è come se fossi un sistema solare? Cioè, la mia aura ha attirato le loro come se fosse un pianeta…” balbettai incredula, ripensando al suo “la tua aura ormai da tempo definita” questo mi spiegava tante cose. “Lo so che è difficile da crederci.. ci sono tante persone come te, Caren e Tess, ma solo voi siete state rintracciate da Calipso… e da Drake …” si accucciò con le ali ripiegate, e lo sguardo sapiente. “Sapevo che aver visto Drake che per poco non ci uccideva, non era un caso, nemmeno che Calipso mi avesse donato la chiave.. ma perché proprio noi? A me e a Caren ci disse di essere speciali, ma non credevo fino a questo punto” I suoi occhi sembrarono guardare lontano, nel passato, nei ricordi. Poi scosse il capo e disse sotto voce :”Tutte le strade sembrano uguali, ma c’è sempre un piccolo particolare che sfugge alla vista, tutti sanno della sua esistenza, ma nessuno ci si sofferma …” “La meta?” domandai a me stessa, con voce bassa. “Esattamente. Qui, le anime dei vecchi principi, e le anime di tutta Kiruwah, sapevano che ci sarebbe stato qualcuno, un Terrestre.. in grado di tener testa al male..” si fermò un attimo e rise tra se molto dolcemente. “I morti ne sanno più dei vivi, loro possono vagare in ogni dove, in questo, nel loro, e nel tuo mondo. Tu hai visto quante anime girano soltanto attorno a noi, vero?! Non vorrei sbagliarmi, ma dopo la morte credo che ognuno di noi acquisisca una ~ 344 ~ certezza totale e assoluta su tutto ciò che accade, è accaduto e accadrà. Questa è una delle tante cose che non posso rivelare ai principi come Eric o Aida, ma a te.. guerriera del ghiaccio, lo posso rivelare…” finì dolcemente. “Certo Hairos, Calipso ci disse che eravamo speciali, come ho detto prima, ma non sapeva perché Drake cercasse il cerchio, e non mi ha detto niente sul non riuscire a vedere..” “Quando avete parlato, visto che adesso è una mezza vivente, aveva emozioni e ricordi in parte umani.. è normale che le sia sfuggito qualcosa, o che non te ne abbia parlato per proteggerti…” “Mezza vivente?” “Come sai è tornata dopo mille anni da anima, può spostarsi come un anima ma anche rendersi tangibile come un essere vivente e ha la sapienza umana e i ricordi, invece molto di ciò che sapeva da spirito… potrebbe averlo perduto.” Mi guardai attorno, le aure, o anime, o quel che erano, vagavano ancora attorno a noi. Hairos fece un risolino. “Sono qui, e sono con voi…” disse. Si alzò lentamente e sentii gli altri che ci raggiungevano. “Violet, tieni visto che non sei venuta a mangiare..” Tess mi porse una mela. “Grazie.” Non avevo tanta fame anche perché iniziavo a sentire un caldo umido e snervante salirmi su per la schiena. Era passato più tempo di quello che credetti. “Fa caldissimo Hairos.. Secondo me siamo vicini.” Azzardò Peter, soffiandosi nel colletto della maglia. Il muso di Hairos si incupì nuovamente :”Sì… siamo quasi arrivati.” C’era un caldo torrido, non volava un fil di vento, perfino Seth sentiva un caldo infernale, Caren era allo stremo delle energie dopo aver fatto muovere la nave. A nord, si intravedeva la cima di un enorme montagna. Il vento non avrebbe spirato per le prossime trentasei, o quarantotto ore. ~ 345 ~ Eppure l’isola era ad un passo da noi. “Che disdetta, non ci voleva proprio adesso! Ad un passo dall’isola!” borbottò William, pensando più alla sua scure che al resto. “Ah.. faremo come ho sempre fatto..” commentò Hairos co malavoglia, guardando verso l’isola. “Come dovremmo arrivarci? A nuoto forse?” ironizzò Tess, leggermente urtata dal caldo affogante che ci sommergeva. “No… Volando.” Spiegò molto semplicemente, con un che nel tono di voce che sembrava volesse dire :”Chiudi il becco” “Ok. Allora quando si parte?” chiesi, finendo di mangiare la mela. “Dobbiamo fare un solo viaggio… Perciò, tre li prendo io, e due li porterà Caren.” “Cosa? Come faccio a trasportarne due?” “Porta le ragazze, sono più leggere, e Violet se finisce in acqua non affoga.” Disse, sviando la domanda. “Come faccio a portarne due Hairos?” gridò. “Senti il volo dentro di te, e tutto ti sarà chiaro. Sei leggera come una foglia, puoi sospenderti a mezz’aria come un falco adesso, usa le diverse brezze e tutto ti sarà più facile. Non dico che puoi volare, ma sei più leggera adesso…” detto ciò, caricò sul suo dorso i ragazzi, Caren ci perse subito per mano. “Ehm cosa facciamo?” domandò Tess. Caren ci guardò, poi diede uno sguardo ad Hairos, ci strinse le mani e iniziò a correre. Noi la seguimmo, appoggiammo i piedi sul parapetto e saltammo. “Non è stata una buona idea! Precipitiamo, voglio farvelo notareeeee!” proprio mentre parlavo e cadevamo nel vuoto senza peso, una corrente ci spinse verso l’alto. Adesso correvamo a mezz’aria. “Non mollatele le mani!” gridò Hairos, sfrecciando a pochi metri dalle nostre teste. Un'altra corrente ci fece svoltare bruscamente, poi scendemmo in picchiata, un'altra svolta verso l’alto, verso destra, a sinistra, un vento caldo, un altro ~ 346 ~ freddo. Da dove venivano tutte quelle correnti? Prima non ce ne era nemmeno l’ombra, nemmeno un soffio leggero. “Sono io che li ho chiamati?” chiese Caren, mentre sfrecciavamo sulla superfice dell’acqua. “Credo proprio di sì” risposi. Hairos ci raggiunse planando. “Sì Caren lì hai chiamati tu, loro vengono quando hai bisogno. I venti sono così, capricciosi ma pacifici.” Sorrise. Ci fu un attimo di spensieratezza, poi un vortice ci inghiottì, un muro d’acqua, improvvisamente ci sovrastò. Sentii l’acqua impattare contro di noi, poi farci colare a picco. Vidi i corpi dei miei amici trasportati da una corrente sottomarina che ci inghiottì uno dopo l’altro. Poi persi il contatto con la realtà e tutto divenne buio e assordante. William Mi svegliai come di ritorno da un incubo. Sentii la terra sotto di me, tossii forte e indietreggiai. Era tutto buio. Non capii. “Che diavolo sta succedendo!” gridai confuso. Un bagliore fioco illuminò tutto attorno a me. Quella luce veniva dall’arco, i pugnali, la spada, il cerchio ed il bastone. “Tess! Peter! Dove siete ragazzi!” gridai. Non mi rispose nessuno. Solo un fruscio mi sferzò, era un vento gelido e cupo. Iniziai a guardarmi attorno, ero in una sorta di grotta. Terra rossa finissima sotto ai miei piedi. “Ma dove sono.” Sussurrai al vento, cercando di capire dove fossi finito. “Scelte…sono sempre difficili, vero?” una voce si levò nella semi oscurità. “Chi parla?” borbottai, cercando di capire da dove giungesse quella voce. “Scegliere.. la vita dell’uomo si fonda sulle scelte.. quante volte ti sarai posto la domanda.. ~ 347 ~ ma ho scelto bene? Sono tante vero.. “quella voce grave e nascosta nel buio mi agitava, iniziavo a spaventarmi. “Chi sei! Fatti vedere vigliacco! Dove sono finito!” gridai. Udii una risata, poi la luce di alcune torce si accese e guardai intorno a me attonito. “Tess!” dissi con un fil di voce. Tess, Caren, Seth, Violet, Peter erano tutti lì, sdraiati a terra, privi di conoscenza. Provai ad avvicinarmi ad Tess. “Puoi sceglierne uno solo!” tuonò la voce. Serrai le mascelle e strinsi i pugni. Ci fu una risata profonda, poi la voce continuò. “Tu.. che cosa sceglierai? L’amore… l’amicizia… l’intelligenza… la forza… o la famiglia … “ pensai subito a come accostare quelle parole ai miei amici. “Peter è la famiglia, è come un fratello per me e Seth… lui è la forza, Caren l’intelligenza, Violet l’amicizia e Tess .. l’amore.” Deglutii rumorosamente. “Cosa devo fare adesso?” chiesi. “Scegli… uno di loro …” disse con una cupa freddezza la voce. “Altrimenti?” mi venne un groppo alla gola. “Altrimenti … la morte .. per tutti.” “Che tipo di morte?” volevo far parlare il più possibile quel mascalzone per capire da dove venisse la voce. Non nascondo che le sue parole mi tagliarono a pezzi il cuore. “Hai mai sentito il detto … morire di paura?” sentendo quella frase mi si gelò il sangue. “Come fai a sapere che ..” “Che Violet ha paura dei ragni, Peter del buio … Seth ha paura dei giudizi, Caren di non essere all’altezza per i suoi genitori… Tess ha paura della solitudine…” quella voce mi innervosiva e mi inquietava sempre più. “BALLE! Tu non sai niente di loro! Loro superano sempre le paure! Non si arrendono mai e ogni nostra paura l’affrontiamo assieme, uno contro le spalle dell’altro!” sentii applaudire lentamente. “Che belle parole Will … ti ricordo che hai solo un minuto, e poi le loro menti inizieranno a piegarsi sotto alle paure… e ~ 348 ~ moriranno.” Gelai. “VIGLIACCO!” gridai. Iniziai a vedere i loro volti contrarsi. Sprofondai nel panico. “ALLORA! CHE COSA HAI DECISO! TI SALVI TU O SALVI UNO DI LORO!” brontolò acidamente. “NO!” lo fermai. “Do la mia vita in cambio delle loro! Prendi me!” feci un passo avanti. Guardai Tess, pensai che ne lei ne gli altri si meritavano tutto questo, mi venne da piangere, ma resistetti. Era tutto confuso e strano, non sapevo cosa fosse a tenermi ancora in piedi, ma dovevo salvarli. Quindi mi decisi. La mia paura era il rimpianto. Avrei rimpianto di non aver salvato Seth se avessi salvato Violet, o di non aver salvato Caren se avessi salvato Tess. A quel punto era meglio dare la mia vita per la loro. Dopotutto non avevo nessun rimpianto. Tess sapeva che l’amavo, Peter e Seth sapevano che sarei stato sempre accanto a loro come un fratello, qualsiasi cosa fosse successa. Violet sapeva che mi fidavo cecamente di lei, e Caren sapeva che per me era una delle persone migliori del mondo e che non doveva dimostrare nulla a nessuno. “Furbo ragazzo… tu non hai rimpianti, non hai nessuna paura da usare contro te stesso .. tuttavia …” la voce divenne profonda. “Tuttavia?” “Meriti di …” aspettai che terminasse la frase, un brivido mi corse lungo la schiena. Sentii dei passi morbidi dietro di me. “Tuttavia, Meriti di ricevere questo dono ..” mi voltai di scatto. Era una sorta di leone, aveva una folta criniera ma sulla testa spuntavano un paio di orecchie in più. Erano così strane da sembrare occhi. Il suo manto era insolito, era di un nero scuro, molto simile al blu notte. Aveva poggiato a terra una grossa scure dalla doppia lama. Anch’essa brillava come le altre armi. “La scure ..” sussurrai. ~ 349 ~ “Bravo figliuolo. Non mi sarei aspettato nulla del genere… eppure… avrei detto che avresti scelto l’amore…” “Mi dispiace. Ma nessuno di loro è inutile, sono tutti allo stesso livello per me. È vero, forse sono quello che nel gruppo si è fatto sentire meno, ma loro sanno come sono fatto. Sono il loro Will, e loro sono la mia famiglia. Non c’è solo Tess, c’è anche Violet e l’intelligentissima Caren. Se veramente avessi dovuto dare la mia vita per la loro, l’avrei fatto. Lo sa’.. non ho rimpianti, la mia paura così si annulla. Ma le loro paure sono molto più orribili. Già quella di Violet è insopportabile, pensi a quella di Caren o a quella di Seth. Che incubo.” Sorrisi, avevo già capito tutto. “Beh, cosa devo dirti. Complimenti vivissimi William. Perché non sei sorpreso di sentire un leone parlare?” “Perché da questo posto posso aspettarmi di tutto, come il fatto che lei è il re di quest’isola, e che … Hairos esci fuori dal tuo nascondiglio.” Non era stato difficile capire che c’erano due voci che ripetevano le stesse cose, avevo identificato quella di Hairos ma l’altra mi era nuova, poi mi soffermai sull’acustica di quella grotta. E la soluzione mi venne in mente da sola. Hairos uscì dal buio con delusione. “Ah! Credevo che non mi avresti riconosciuto!” disse stizzito, ma con un sorriso sul muso. “Ti avevo detto che era un portento questo ragazzo, anche se passa in osservato… è meraviglioso quello che può fare con il suo cervello.” Disse Hairos al leone. “L’ho visto vecchio mio… è strabiliante per un umano… e dovrebbe avere.. quanti anni, sedici?” “Oh sì lui è un esemplare molto giovane della sua specie.” Il leone e il drago continuarono a parlottare tra loro come se io non ci fossi. Ad un tratto mi schiarii la voce e riacquistai la loro attenzione. “Ehm ma i ragazzi? Si sveglieranno?” ~ 350 ~ “Uh certo che si.. puoi andare a svegliarli tu stesso.” Disse il leone molto velocemente mentre Hairos gli raccontava di me e dei ragazzi. Corsi subito a svegliare Seth, sembrava morto. Lo scossi rapidamente e lo chiamai più volte, all’improvviso aprì gli occhi e lui e Peter mi saltarono addosso. “E così siamo la tua famiglia eh?” disse Peter, aggrappandosi alla mia schiena, mentre Seth con un braccio mi teneva fermo e con l’altra mano mi scompigliava i capelli. “Ah! Maledetti! Avete fatto finta, non vale!” “Eh già signorino!” “Era tutto un trucco!” “Ci sei cascato!” “Cascato in pieno direi!” dissero Peter e Seth susseguendosi come se sapessero già cosa l’altro stava per dire. “Quanto vi odio! Mi sono preoccupato da morire!” risi. “Hey Will non dirmi che te la sei presa?” borbottò sagacemente Violet. “No, non credo, se l’è solo fatta sotto!” ridacchiò Caren. “Ragazze! Mi avete fatto morire!” le guardai sorridendo, poi il mio sguardo cadde su Tess che non aveva ancora aperto bocca. “Ciao Will” mi sorrise lentamente con un gesto della mano. Le corsi in contro mentre gli altri recuperavano la loro roba. “Tutto bene?” “Sì.” Gli si illuminarono gli occhi. “Sono contento.” “Non credevo che potessi essere così.. insomma, tutti nemmeno ti notano, passi sempre in osservato. Nessuno sa cosa ti frulli in testa .. e nel cuore. Ma le tue parole mi hanno colpito, davvero Will. Mi hai lasciato senza parole…” disse con un tono lieve e dolcissimo. “Ho avuto molta paura, ma sapevo di fare la scelta giusta.” “Qualsiasi scelta avresti fatto.. sarebbe stata quella giusta.” Sorrise, mi diede un bacio sulla guancia e raggiunse gli altri. ~ 351 ~ Dopo quel breve spavento, sentii finalmente di essermi stretto al gruppo. Hairos salutò quello strano Leone, Lionel il sovrano dell’isola, e uscimmo dalla grotta passando per un corridoio sotterraneo. Da quella grotta sottomarina, raggiungemmo la costa dell’isola dove ci aspettava la nave. Tutto accadde molto rapidamente, scoprii che mi avevano preparato una bella messa in scena. Lo stesso giorno ripartimmo per il mare, con rotta Castello di Cristallo, Hairos ripeteva che non c’era tempo da perdere che dovevamo tornare subito. Dopo pranzo Hairos mi portò la scure in camera, rimasi a studiarla senza toccarla, allungo. Non era leggera e maneggevole come le altre, anzi era grande, pesante e letale. Il manico mi sembrò di legno scuro con delle ametiste grezze incastonate nelle nodosità del legno. Le lame erano grandi come due mani aperte, e si trovavano esattamente sulla cima del manico, una specchiava l’altra. La magmatite purissima (la lega con cui tutte le armi erano state forgiate) splendeva di un leggero bagliore violaceo, quasi invisibile nel buio totale. Era affascinante e maestosa. La porta si aprì di scatto, Seth, come suo solito, era venuto a dare un occhiata. Dopo si sedette accanto a me e borbottò :”Siamo giunti ad una conclusione..” “Già, credo proprio di sì.” Risposi sollevato, lo guardai come se mi aspettassi una domanda. “E così.. tu e Tess..” accennò timidamente. “Eh già.. ci siamo trovati finalmente.. e tu?” la mia domanda lo lasciò perplesso, quasi paralizzato. Si guardò un po’ attorno poi avvicinandosi sussurrò :”Oh dannazione Will, non lo so!” sul suo volto apparve uno strano risolino isterico. “Capisco l’isteria, ma solo nelle ragazze..” lo guardai, lui mi diede un occhiata in cerca del mio aiuto. Per poco non gli risi in faccia. ~ 352 ~ “Ok Seth.. un consiglio, cambia ragazza.” “Dai è un problema serio, lei ha detto che non dovevo innamorarmi.. invece… oh Cristo! Sono un disastro!” borbottò leggermente afflitto. “Non preoccuparti a tutto c’è rimedio.. vedrai, lei non è persa per sempre!” sospirai io, incoraggiandolo. “Mah se lo dici tu… è solo che alcune volte sento sempre che un po’ è arrabbiata con me, non gli è passata del tutto.. e la capisco..” si sdraiò per terra, guardando il soffitto. “Sai voglio .. anzi, vorrei non esser mai fuggito.. quel giorno, nella radura. Che sciocco!” Era più scoraggiato di quello che sembrava. Non sapevo proprio cosa dirgli, forse era meglio se avesse parlato con Violet.. il più presto possibile. Fu proprio ciò che gli dissi. Gli porsi una mano per tirarlo su, quando l’aprii ne uscì ghiaia. “Ghiaia?!” disse sorpreso. “Sono più sorpreso di te!” la buttai a terra quasi spaventato. “Se crei la ghiaia dal nulla.. è possibile che tu possa anche creare altri tipi di roccia, no?” si avvicinò carponi alla scure. “Sì è possibile, facciamo una prova.” Risposi con convinzione poi dissi :”Gesso!” chiusi la mano e la riaprii, straordinario era veramente gesso. “Ossidiana!” il nero lucido dell’ossidiana brillava sul palmo della mia mano. “Sensazionale!” esclamo Seth tutto eccitato, mentre con le dita reggeva una piccola fiamma che sembrava docile come un gattino. Mentre giocavamo con i miei poteri, Seth iniziò a cercare le parole giuste per Violet. Passarono diverse ore, il fuocherello di Seth divenne prima una fiammella, poi dei piccoli tizzoni ardenti e in fine si incenerì lasciando sulle sue dita uno strato grigiastro di polvere. Quando ci decidemmo ad uscire dalla stanza, la nave ondeggiava sinuosamente sul mantello bagnato dell’oceano. Sorprendentemente, il sole era quasi già arrivato dietro all’orizzonte. Una brezza fresca e ~ 353 ~ gioiosa mi investì, con il suo arrivo giunse anche Tess che si strinse forte a me. “Cos’avete fatto là dentro?” “Niente, abbiamo scoperto qualche trucchetto.. nulla di serio.” Lei mi prese per mano e mi allontanò da Seth, lo vidi scoraggiarsi. Violet e Caren erano alle prese con alcuni lavoretti, Hairos le aveva incaricate di dargli una mano a sistemare le provviste avanzate e a pulire. Seth si sedette accanto a Peter e gli diede una pacca sulla spalla, sembrava che fosse tornato tutto tranquillo tra loro due. Li vidi sorridere come facevano un tempo, ne fui sollevato. Finalmente tutto stava prendendo la piega giusta. Tess mi fece appoggiare al parapetto della nave e lieve sussurrò :”Guarda, quel bagliore.. laggiù dove il cielo ed il mare si incontrano… non sarà mica?” “Sì. Tess hai ragione, la nostra avventura è volta al termine… almeno per ora.” Risposi guardando con malinconia il mare, poi le luminose cancellate dell’isola di cristallo mi rapirono. Il loro bagliore si vedeva da lontano. Eccolo dove tutto è cominciato e dove un giorno, prima o poi, finirà. “Il palazzo di cristallo.” Dissi con la speranza nel cuore. ~ 354 ~ 22 I Cancelli del Paradiso. Lavai l’ultimo piatto e con Caren salimmo sul ponte. Il rosso acceso del fuoco bruciava le nubi, scaldandole di un deciso oro. Fu allora che vedemmo la fonte di tanto trambusto. Infatti i nostri compagni erano abbastanza esagitati, vidi correre sul ponte anche parte dell’equipaggio, tutti esultavano e si scambiavano abbracci gioiosi. Con gli occhi spalancati dallo stupore ecco che la vidi in tutta la sua meravigliosa lucentezza… Dietro a due enormi portali d’oro bianco, che sembravano sospesi sul pelo dell’acqua, tutti ornati da pregiatissimi disegni e simboli d’argento, si stagliavano le guglie e le torri del castello di cristallo ornate da stendardi con i simboli del regno. Corsi subito vicino a Seth e gli altri. “Ci siamo riusciti!” disse lui. “Sì, siamo tornati e siamo ancora tutti sani e salvi.” Sospirai speranzosa, pensando a tutto quello che avevamo passato, attimi di terrore, di sollievo, le amicizie nuove e i luoghi fuori dal tempo che avevamo visitato. Tutto ciò era una ~ 355 ~ grande cartolina nella mia mente, un mondo unico e maestoso. Quel mondo fantastico e al tempo stesso crudele e spietato.. era come un paradiso terrestre, ma nei suoi angoli bui si celavano le spire della malvagità e dell’odio. La nave avanzava con dolcezza, spinta dal soffio leggero della notte che ormai ci stava per raggiungere. Restammo tutti lì in attesa di vedere i lineamenti delle montagne che avvolgevano quello specchio d’acqua sul quale il castello giaceva. Poco a poco ci giunsero alle orecchie musiche a festa, canti gioiosi e armoniose serenate. Il vento portò con se anche l’odore dei fiori e dei tavoli ormai apparecchiati per la cena. Oramai il sole aveva lasciato spazio alle due lune, noi eravamo sempre più vicini, con l’amaro in bocca e la gioia negli occhi, mi diedi uno sguardo alle spalle. Li vidi tutti quanti. Drake e Calipso al nostro primo incontro, Cintia e suo padre che ci trovarono sulla piazza, Hairos ed il suo scontro con Seth, poi tutti i principi, da Luna allo sfuggente Lionel, le ombre e tutti gli altri mostri che abbiamo combattuto, Miro e la sua cara a mica, il maestoso Arthur.. e adesso solo una misera striscia di mare ci divideva dalla prossima avventura.. ero esitante, ma chissà come sarebbe andata a finire. Era tutto un enigma che avvolgeva la mia testa, avevo visto che l’impossibile si poteva realizzare, che i draghi parlavano, che anche i principi più forti si sentono deboli, che i castelli delle favole sono delle casupole in confronto a ciò che vidi io.. Sospirai sollevata, era tutto bellissimo e pieno di sorprese, era Kiruwah, il mio nuovo destino. Poco a poco l’equipaggio prese posto, ognuno aveva la sua mansione. Io, Will, Caren, Tess, Seth , Peter ed Hairos, restammo immobili ad aspettare l’arrivo di quella maestosità. Non si sentiva alcun suono adesso, solo il fruscio del mare animava quell’interminabile ~ 356 ~ attesa. Vidi gli occhi verdi di Hairos illuminarsi, erano nel più completo abbandono. Tess stringeva la mano di Will, che teneva l’altra sulla spalla di Peter. Io guardai Seth con la coda dell’occhio, cercai la sua mano accanto alla mia, si ritrasse, restai lievemente scossa, poi però mi sorprese.. con un braccio mi avvolse le spalle. “Ci siamo.” Sussurrò Hairos. Come pietrificati, lasciammo che i grandi cancelli inghiottissero la nave. Era un luogo meraviglioso, l’isola più bella che avessi mai visto. Una muraglia di montagne, colline e prati, circondava un piccolo mare interno, sul quale poggiava un isoletta che ospitava il castello. L’odore del mare ci riempì i polmoni, i fiori e le case ci stregarono gli occhi, tutto era perfetto in ogni particolare. Le cancellate si chiusero dietro di noi, l’acqua era illuminata da scintille di luce e candele. “Le ninfe, le incantatrici e le streghe vi danno il loro benvenuto.” Commentò Hairos orgoglioso. Piccole candele colorate galleggiavano su fiori aquatici, mentre le scintille guizzavano a festa sopra e sotto la superfice marina, come fossero dei delfini. Ad un tratto, le navi di pescatori, disseminate nel mare interno, si fermarono e iniziarono a guardarci strabiliati. Le vele della Stardust ondeggiavano sotto al vento notturno come gli stendardi di un castello. Piano piano, anche le porte delle case che si trovavano sulla costa, iniziarono a spalancarsi, una folla iniziò ad accumularsi lungo tutta l’isola, anche dal castello si affacciarono una moltitudine di persone. Ci avvicinammo a tal punto di riuscire a scorgere un volto noto, notissimo direi. Cintia si stava buttando a capo fitto verso il punto d’attracco. La vedemmo tirarsi su il lungo vestito per non inciamparvi. Mi strappò un sorriso entusiasta. ~ 357 ~ “A prepararsi presto!” sussurrò Hairos, ci scambiammo tutti uno sguardo complice e filammo in camera. Prendemmo la nostra roba e alla stessa velocità di come eravamo entrati, uscimmo dalla stanza. Ad attenderci trovammo un mucchio di gente esultante, sentii un brivido corrermi lungo tutto il corpo, mi iniziarono a tremare le mani. Anche noi esultammo di gioia, Hairos ci spiegò che ormai tutti conoscevano le nostre gesta, le lettere dei principi e chi ci aveva conosciuto di persona lo aveva fatto sapere in giro e adesso tutta Kiruwah non faceva altro che aspettare il nostro ritorno. La nave attraccò e subito le voci festanti si levarono più alte nel cielo, nella folla riconobbi Fancy, la principessina Luna, Miro ci teneva d’occhio dietro ad una zona d’ombra, fui felice di rivederli. Hairos aiutò William a sistemarsi la scure sulla spalla e dopo aver salutato l’equipaggio (un elfo strizzò l’occhio a Seth, e lui ricambiò con un cenno del capo) scendemmo dalla nave. La folla si dispose formando un corridoio, applaudivano, gridavano, non mi ero mai sentita così ammirata e ben voluta da tante persone. Ricambiammo salutando e stringendo le mani di quei pochi che ci si avvicinarono. Cintia ci colse di sorpresa e ci abbracciò uno ad uno. Suo padre, il re Henry, ci aspettava silenzioso proprio fuori dalle porte del palazzo. “Andiamo, seguitemi.. non c’è tempo da perdere!” incalzò lei, prendendomi per mano, e portandoci a corsa fino al castello. Appena ci trovammo di fronte al Re, ci venne l’impulso di inchinarci. “Oh no figlioli miei, non occorre inchinarsi, oramai siete come miei figli… la mia gratitudine e le vostre gesta mi rendono così orgoglioso di voi. Sarete sempre i benvenuti.” Sotto alla barba fulva nacque un timido sorriso paterno. “Ne sono onorato mio Re” rispose Seth. ~ 358 ~ L’uomo lo guardò come si guarda un figlio e dandogli una pacca sulla spalla, ci invitò a entrare. Per i corridoi, illuminati e decorati con gli stendardi delle sette isole. Le dame e i cortigiani fecero inchini e ci accompagnarono con sorrisi e timidi saluti. “Ehm.. non credo che avrete il tempo di cambiarvi, tanto meno farvi un bagno.. “ ci disse la principessa, facendoci notare quant’erano sdruciti i nostri abiti e la notte che ormai era alle porte. Lei e suo padre ci accompagnarono nella grande sala dove avvenne il nostro primo incontro. Un regale banchetto ci attendeva. Ci sedemmo attorno alla tavola e mangiammo a sazietà tutte le specialità del posto che vi vennero messe sotto al naso. “Vedo che siete affamati. Hairos dovevi nutrire meglio i tuoi protetti.” Fece notare il Re, in tono scherzoso. “Beh non apprezzavano molto la cucina della nave.” “Lo vedo, e come se lo vedo.” Sorrise volgendo uno sguardo ad Tess che si stava abbuffando come suo solito. “Sono gli umani migliori che potessi mai incontrare.” Commentò. Fuori dalle finestre si vedevano le case e le strade illuminarsi, molta gente era uscita fuori solo per vedere la nave attraccare, speravano tutti di scorgere almeno una piccola porzione di noi. Quando finimmo di mangiare era ormai notte, le undici credo, ma la gente aspettava ancora di cogliere un sorriso, una sagoma, un ombra. Così uscimmo sulla piazza circolare, Cintia aveva un ottima notizia da darci, suo padre ci accompagnò con la sua solita fierezza. La piazza era ben illuminata e le due lune si specchiavano nelle acque limpide del mare. Ci disponemmo tutti attorno a Cintia e aspettammo trepidanti ciò che aveva da dire. “Ragazzi miei, sono orgogliosissima di aver fatto la vostra conoscenza, molte volte il male vi ha intralciati, ma adesso ~ 359 ~ siete qui al cospetto di tutto il popolo di Kiruwah che annuncia il vostro nome. Siete degli eroi. Con amarezza vi comunico che… potrete ritornare a casa.” Il suo sorriso era raggiante, non credemmo alle sue parole, l’emozione ci travolse. Facevo i salti di gioia. Hairos si fece triste ma continuò a sorridere. Seth lo accarezzò poi si strinse attorno al suo collo e disse :”Non avrei mai creduto di diventare tuo amico. È stato un piacere averti al mio fianco, Hairos.” “Anche per me, amico mio.” Rispose divertito. Quel momento di festa venne interrotto da un violentissimo vento, vidi i capelli di Caren alzarsi in aria come foglie morte. Tutto si fece più freddo e buio. Mi venne uno strano presentimento. “Ben tornata a casa Violet!” al sentire quella voce mi bloccai dalla paura, ero terrorizzata non riuscii a voltarmi, poi sentii un grido di dolore e un pianto straziante. Mi voltai subito di scatto. Due donne bellissime, dai capelli e gli occhi che cambiavano colore di continuo erano vicine al corpo di Re Henry e Hairos teneva stretta Cintia che si contorceva in lacrime, mentre divertito, un giovane ragazzo, si godeva la scena a pochi metri di fronte a me. Per fortuna avevo con me il cerchio. Come aveva fatto, così in un istante, a spezzare la vita di un uomo? Mi strinsi al cerchio e la rabbia si impadronì di me. “TU! Non meriti altro che la morte!” ruggii. “Allora fatti sotto bellezza.. non aspetto altro che darti una sonora batosta. È un vero peccato averti contro, saresti di ottima compagnia.” Sorrise gelido. Intanto un altro giovane si era avvicinato a lui. La loro particolarità stava nell’aspetto, che ogni attimo cambiava, gli occhi passavano dal nocciola al verde mentre i capelli si allungavano e cambiavano colore, era uno spettacolo senza precedenti. Il mio sguardo si posò sul corpo riverso a terra del Re. Era in una pozza di sangue, ~ 360 ~ con un profondo taglio inciso sulla gola, ormai pallido in volto e immobile come una statua. Era un uomo buono, molto saggio e ospitale. Gli occhi mi si riempirono di lacrime quando pensai che solo poche ore prima ci aveva chiamati suoi figli. Quell’uomo, il più forte e potente del regno, era apparentemente burbero e severo, ma aveva un gran cuore, mi ricordò mio padre. Strinsi i pugni. Sentii la pelle lacerarsi appena sotto alle unghie. Diedi uno sguardo a Cintia, era piegata dal dolore, ormai non gridava più era caduta in un rantolare sommesso, aggrappata ad Hairos. “Non c’è pena che tu possa scontare adatta a ripagarci del male che hai fatto. Nemmeno la morte, mi correggo.” Sussurrai gelidamente, mentre la mia mano si accartocciava attorno al cerchio. La rabbia iniziò ad inondarmi, sentii il fuoco ardermi sulle spalle. Una pioggia leggera iniziò ad inondare tutto quanto. Era leggerissima, si stendeva sulla pelle con delicatezza, capii che non riuscivo a sentirla. Non mi bagnavo, la pioggia scivolava sulla mia pelle, mentre il viso di Drake veniva rigato dalle gocce d’acqua. “Com’è iniziata deve finire!” un tuono strappò il fiato a tutta l’isola, coprì i gemiti di Cintia. Il nemico partì all’attacco, le ragazze colpirono Tess e Caren, vidi delle scintille, poi capii che uno dei pugnali si era conficcato nel braccio di una delle due che aveva arretrato ringhiando. Il ragazzo invece si avvicinò burbero al povero Peter che quasi rimase paralizzato. Seth e Will gli si pararono davanti, lui sferrò un calcio nello stomaco a Seth, fu velocissimo, lo vidi accasciarsi a terra e mentre quello rideva sadicamente... William prese la mira. La sua scure volò tagliando l’aria, quasi si sentì un fischio. Poi una linea orizzontale si disegnò sulla spalla destra del ragazzo.. Chermisio. Gli occhi di Seth, ancora atterra, si ~ 361 ~ spalancarono, un sorriso gli dipinse il volto. La pioggia divenne così forte che non si riusciva a sentire nulla, anche il vento si era levato. Venne il mio turno, i miei occhi incontrarono quelli di Drake , tutto si fermò per un istante. Digrignai i denti, lui alzò il mento sorridendo. “Avrò la tua testa, oggi!” sussurrò, lo sentii solo io. Rabbrividii, la sua voce era sinuosa e tagliente, mi ricordò un viscido e orribile serpente. Ma non potevo tirarmi indietro proprio adesso, dopo tutta quella fatica, dovevo metter da parte la paura e lottare, ancora per poco. Mi buttai in avanti, correndo verso di lui, tenevo il cerchio dietro, si era fatto più pesante. Feci un ultimo passo ed il braccio scattò il avanti. Sentii tutto il fiato che avevo in corpo uscirmi di botto. Ci fu un boato, un suono metallico, mi vibrò il braccio ed il cerchio mi scivolò via dalla mano. Iniziai a tremare, caddi a terra reggendomi il braccio. Ormai la pioggia mi offuscava la vista, sentii il gelo sulla pelle, poi vidi i visi dei miei compagni attoniti. Mi guardai in fretta attorno e con gli occhi sgranati cercai di alzarmi. Un ombra si allungò su di me… Strinsi gli occhi coprendomi la testa. … Una mano fine e dalla pelle bianca come la neve mi strinse il polso. Alzai lo sguardo. “Violet.” Disse sollevata, in tono materno. Sui suoi occhi neri e profondi, c’era un velo di pianto. “Calipso.” Mi mancò il respiro, alzandomi di scatto mi aggrappai a lei scoppiando in un pianto disperato. “Non doveva andare così, no! Non doveva morire!” gridai. Intanto Cintia corse dal padre, con sorpresa non c’era più traccia di Drake e i suoi. La pioggia iniziò a farsi più sottile. Calipso mi abbracciò tentando di soffocare il mio pianto. “Andrà tutto bene Violet. Sei stata bravissima..” mi accarezzò i capelli. “Cos’è successo?” chiesi. “Dov’è finito?” ~ 362 ~ “E’ scappato piccola, se ne andato.. ha avuto paura..” rispose lei, con il fiato sospeso e gli occhi proiettati in un antico passato. Hairos lasciò che Cintia si inginocchiasse accanto al corpo del padre. Peter e William presero Seth sotto braccio e lo portarono da Hairos. Tess si avvicinò al centro della piazza, uno dei suoi pugnali era lì, ancora sporco di un lucido sangue vermiglio. Calipso sciolse l’abbraccio e mi guardò. I suoi capelli smisero di ondeggiare al vento. Tutto tacque. “Dovete andarvene da qui.” Le sue parole erano dure, ma si lasciò scappare un sospiro. “Perché? Perché adesso?” i miei compagni mi raggiunsero. Non rispose, Hairos la guardò tristemente mente cercava di consolare la povera Cintia, lei mise una mano nella veste nera e ne tirò fuori un libro dalla copertina nera, lo guardò allungo. Il suo braccio sottile si avvicinò a me porgendomi il grosso tomo. “Prendilo, era… “ sospirò “L’avevo dato ad Eustace, l’aveva custodito lui segretamente … era il libro nero di Ifrit.” “Se non sbaglio ce ne sono due…” “Sì.” Il suo volto si fece triste “L’altra copia del libro, e la mia spada… le ha mio figlio. Adam.” Un tono nostalgico l’oltrepassò. Restammo come pietrificati. “Adesso dovete ritornare a casa Violet..” mi prese il cerchio, lo fece cadere a terra, si passò un unghia affilata sul palmo pallido della mano e una goccia di sangue cremisi scivolò per terra. All’interno del cerchio si aprì come uno squarcio, un vento umido mi inondò, alcune foglie morte vennero spinte al di là del cerchio e iniziarono a volteggiare su Kiruwah. Caren ne raccolse una :”Ormai è autunno.” Accarezzò il manto ruvido della foglia giallastra e lasciò che il vento la trasportasse su nel celo. Tutto attorno a noi era caduto nel silenzio più muto e nel buio più totale. ~ 363 ~ “Siamo orgogliosi di tutti voi…” Calipso fece un sorriso e ci invitò a ritornare a casa un ultima volta. La prima fu Tess, salutò con la mano Hairos e si buttò subito dall’altra parte. Peter la seguì assieme a William. “Non ho potuto usare più di tanto, e conoscere a fondo, la scure ma sono felice di averla ricevuta.” Sussurrò al drago che gli sorrise da lontano. Passò anche Caren. Seth fu l’ultimo ad andarsene, abbracciò il drago e silenziosamente passò oltre. “Adoro quel ragazzo, tieni Violet.” Il drago mi lanciò un bracciale. Aveva le sfumature del verde. “è fatto con le mie squame. Sarò sempre con voi.” “Ma questo non è un addio, è un arrivederci.” Prima di oltrepassare il cerchio, Calipso mi fermò e disse cupa :”Ricorda.. non sempre chi tiene un arma, è destinato a custodire il dono per sempre… ma non temere piccola Violet. Tu e i tuoi compagni siete stati bravissimi, ma adesso è troppo pericoloso restare.. loro ti vogliono bene e saranno sempre al tuo fianco. Buona fortuna.” si trattenne e dopo poco aggiunse :”Trova mio figlio, Adam. Lui sa come combattere Drake . Trovalo!” Ci abbracciammo un istante e con il libro stretto tra le mani chiesi :”Cosa ne sarà del cerchio, della spada, insomma.. verranno con noi sulla terra?” ero speranzosa di portarmi dietro almeno un po’ di Kiruwah, intanto allacciai il bracciale di Hairos al polso. “Oh, ma certo. Un anello si infilerà al tuo dito, ricordandoti tutto quello che hai subito, tutto quello che hai passato, ed il male che è svanito… a rivederci guerriera del gelo.” E la sua sagoma iniziò a svanire nel nulla. Così anch’io mi tuffai e oltrepassai il cerchio. La luce mi inondò, mi sentii subito leggera, fluttuante, come in un sogno. Poi mi si appesantirono gli occhi e iniziai a vedere meno chiaramente il pallore che mi avvolgeva. Tutto divenne buio. ~ 364 ~ 23 Casa “Signorina Turner! Presto si svegli!” aprii gli occhi quasi con il fiatone, l’insegnate aveva cercato di svegliarmi. Mi guardai attorno, la luce fioca penetrò dai finestrini dell’autobus, quasi ne fui accecata. Il resto del mezzo era tutto completamente sgombro, presi la mia borsa e iniziai a dirigermi verso l’uscita. Lo sentii, freddo e liscio sul dito indice. C’era un meraviglioso anello completamente blu, lucente e perfetto come uno zaffiro. Scesi dall’autobus lentamente, come se tutto ciò che mi circondasse fosse nuovo. Vidi mia madre arrivare con la macchina, mi misi sul marciapiede. “Scusami amore, sono arrivata in ritardo..” si scusò accigliata. “Oh, non preoccuparti mamma.. fa niente, mi ero addormentata.” La consolai, sistemando le valige nella bauliera. Poi mi sedetti accanto al posto di guida, e quasi di impulso mi strinsi al suo braccio. “Devi andartene più spesso da casa..” sussurrò lei, facendo manovra. Ritornammo di filato a casa. Guardai raggiante tutto ciò che mi passò sotto al naso. Scesi dall’auto quasi guizzando fuori, Simon aprì la porta di casa. Gli saltai con le braccia attorno al collo. “Fratellone.” Mugolai. “Violet, riprenditi!” borbottò lui, aggiustandosi gli occhiali sul naso, poi mollai la presa e salii subito in camera mia. Appena lo vidi mi ci buttai sopra. Il mio letto, quanto mi era mancato il mio letto! Mi distesi e ispirai profondamente, ~ 365 ~ iniziai a sentire l’odore di naftalina degli abiti invernali che mamma aveva sistemato e preparato per la stagione che stava per arrivare, dalla cucina si sentiva odore di biscotti e marmellata, era solo pomeriggio. Una strana malinconia mi inondò, era la solita sensazione che provavo in autunno, tutto era più freddo e lento, assonnato, quei mesi freddi mi avrebbero lasciato in una dolce culla morbida. Serate attorno al camino, tazze di cioccolato bollente, le marmellate di mamma e i maglioni di zia fatti ai ferri.. era questa la realtà, l’inverno che stava per inghiottire tutto. Ma non sarei stata da sola, i miei amici mi avrebbero accompagnato. E chissà quando avremo fatto ritorno in quel mondo così splendido e unico, talmente strano e perfetto da sembrare un sogno. “E’ stato solo un sogno?” mi chiesi. “No… non è un sogno..” mi risposi con un sorriso, quando presi il libro nero dalla borsetta che avevo fatto cadere sul pavimento. Guardai fuori dalla finestra, tutto aveva i colori autunnali, rosso vermiglio, marrone, giallo, arancione.. che bello mi sentii sollevata, con un peso in meno sul cuore. “Sono a Casa!” esultai silenziosamente. Quella sera mangiai due porzioni di tutto, mi mancava la cena bruciacchiata e non del tutto perfetta di mia madre. I miei genitori rimasero stupefatti di fronte alla mia fame. A fine cena avevo molto sonno, vedere mio padre mi ricordò Henry, per la prima volta lo abbracciai augurandogli la buona notte. Mi misi subito sotto alle coperte, nascosi il libro e sprofondai nel morbido cuscino. “Ciao letto, ciao attacca panni, ciao tappeto … vi sono mancata?” chiesi alla stanza buia e calda. Una tenda venne mossa dallo spiffero sotto alla finestra. “Anche voi mi siete mancati.” Chiusi gli occhi e mi addormentai. Subito mi sentii al sicuro, protetta da quei quattro muri di cemento, da quella piccola casetta di ~ 366 ~ campagna che in confronto ai castelli che avevo visitato non era nulla. Per me, però, era tantissimo.. valeva più di tutto l’oro del mondo, era la MIA casa, con le sue imperfezioni e le sue crepe, i suoi spifferi. Era solo mia, no, era nostra, era della mia famiglia. Quanto amavo la mia famiglia. … il giorno seguente … Dopo pranzo iniziai a sistemare le valigie, qualcuno suonò al campanello, sentii mia madre aprire il portone poi dei passi lungo le scale. La porta della mia camera si aprì con un leggero sibilo e mi voltai. Da dietro essa fecero capolino i capelli dorati di Seth. Gli corsi subito in contro e ci abbracciammo. “Tutto bene?” chiese sollevato. “Sì, tu?” vidi i suoi occhi cadere sull’anello che portavo al dito, lui mi mostrò il suo, era rosso come un rubino. “Anch’io.” Rispose. Poi, quando il nostro abbraccio si sciolse, mi portò fuori a fare una passeggiata. Il maglione caldo mi confortò, finalmente dei vestiti normali. Seth era venuto con la sua bicicletta arrugginita, mi ci fece salire e sfrecciammo verso il paese. Lungo il tragitto parlammo del paese, della scuola, mi disse che la figlia della veterinaria aveva avuto un maschietto, poi mi raccontò di come si era risvegliato sul divano davanti alla tv mentre sua madre passava l’aspirapolvere. Ci fermammo alla caffetteria, era una cosa abituale per noi. La porta si aprì con un tintinnio, la proprietaria ci salutò spolverando il bancone, ci sistemammo infondo al locale, attorno ad un piccolo tavolino. Seth ordinò un tè per me e una cioccolata per lui. Mi guardava come se dovesse dirmi qualcosa di importantissimo, ero leggermente spaventata, anche se la ~ 367 ~ gioia del ritorno a casa mi aveva sollevata e adesso tutto mi sembrava più semplice. Si schiarì la voce. “E’ stato difficile andare in sintonia, eh?” “Già.” Sussurrai distogliendo per un attimo lo sguardo. “Oh Violet, tutto quello che ti ho detto.. non volevo farti e dirti niente che ti ferisse.. io ti voglio bene, e vorrei che tutto tornasse a ieri… voglio che tu ti dimentichi dei nostri litigi, del mio essermi comportato male, perché ti prego, io ti voglio tanto bene e la cosa mi rattrista.” “Seth, non hai fatto solo cose sbagliate, ma anche cose ammirevoli e buone, sei stato un ottimo compagno di avventura.” Gli sorrisi. Lui bevve velocemente la sua cioccolata ed io il mio tè, lasciò i soldi sul tavolo e senza dire una parola uscimmo, mi prese per mano ed il mio cuore scalpitò. Dovevo ammettere che il suo sorriso ancora una volta mi mozzava il fiato, e stringergli la mano mi faceva ancora sussultare. Quanto avrei voluto non dirgli quella frase, non dirgli :”..non ti innamorare di me..”. “Scusa ma dovrò bendarti..” “Cosa?” chiesi sorridendo, mentre lui slegava la bici. “Eh sì altrimenti dov’è la sorpresa?!” “Ok, ma solo perché mi fido cecamente di te.” Lui prese un pezzo di stoffa nero e me lo avvolse attorno agli occhi. “Bene, ci vedi? Quante sono queste?” aprii gli occhi, era tutto buio. “Due?” tentai. “No, ok non vedi nulla. Ottimo.” Mi prese in braccio e mi sistemò sulla bici poi iniziammo a muoverci, io mi tenni stretta a lui, avevo paura di cadere. Un venticello fresco mi accarezzò il viso, sentii le foglie secche schiacciarsi sotto alle ruote della bici. Iniziò a decelerare poi ci fermammo. Mi prese in braccio e sentii la bicicletta cadere a terra con un tonfo attutito. Seth mi rimise con i piedi per terra e tenendomi per mano mi guidò. Le ~ 368 ~ foglie morte scricchiolavano sotto ai nostri passi. Quando ci fermammo sentii la sua mano lasciare la mia, per un attimo credevo di essere sola, poi le sue mani si fecero strada tra i miei capelli e sciolsero la benda. La prima cosa che i miei occhi videro fu il cielo, poi una decina di alberi dalla chioma fulva, le foglie turbinavano come stormi di farfalle attorno a noi, alcune cadevano placidamente di tanto in tanto. “E’ stupendo Seth, ma dove sei?” lo cercai accanto a me. Sentii nuovamente la presa della sua mano, mi fece voltare. Con molta dolcezza, quasi con la lentezza delle foglie trasportate dal vento, mi diede un bacio. Mi sentii calda dentro. Restammo entrambi con gli occhi spalancati, increduli. Poi lui sospirò e lo abbracciai. “Era questo che avrei voluto dirti..” “Lo so Seth, lo so.. volevo dirtelo pure io.” Così restammo l’uno stretto all’altro, lasciandoci alle spalle il terrore e le stranezze di Kiruwah, scontrandoci dolcemente con le nostre emozioni e con il nostro mondo. Era bellissimo, qualcosa di grandioso, noi due finalmente a casa e con la felicità tanto attesa nel cuore. Volevo che quel attimo non finisse mai, era così dolce e premuroso il mio Seth. Tornando a casa, mi regalò la sua rugginosa bici. Mi si stringe il cuore, tutte le volte che la prendo. Penso sempre al suo candido animo puro, con il quale.. ormai tanto tempo fa, mi diede quel bacio. Era un bacio sulle labbra, semplicissimo, candido ma profondo .. come il giovane amore che in quegli anni mi travolse. Però di quel bacio non mi dimenticherò mai, rimarrà sempre un ricordo unico dentro di me. Il ricordo del mio primo anno in quel mondo fatato che tutti chiamano adolescenza… non desidererò mai ~ 369 ~ che qualcosa di quel periodo venga cambiato, perché è stato unico e indimenticabile. È stato perfetto così com’è. ~ 370 ~ 24 Ultimo Capitolo Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta su Kiruwah. Avevamo giurato che nessun’altro, a parte noi, doveva sapere di cosa eravamo capaci – mia madre sarebbe sicuramente svenuta se mi avesse trovato a generare fiocchi di neve dal nulla -. Dopo esser tornati a casa, con sorpresa, scoprimmo che i nostri doni potevano evolversi, Tess con i suoi sbalzi d’umore faceva saltare la luce a tutto il quartiere, mentre Caren aveva fatto dei primi tentativi di volo, lei si giustificava dicendo :”sto solo levitando, non è così incredibile.” Incredibile o no, avevamo ricevuto qualcosa di veramente unico e speciale. Le nostre capacità, andavano di pari passo con il nostro essere, con ciò che avevamo dentro, agivano seguendo le nostre emozioni. Andavano controllate con attenzione, ma tutte le volte che uscivo durante un giorno di pioggia, sapevo che in parte era a causa del mio buon umore. Mi faceva sentire così libera. E per strada, oppure quando andavamo tutti assieme al caffè, chi mai poteva immaginare di cosa eravamo capaci. Qualcuno voleva ucciderci, avevamo combattuto con dei mostri terribili, degli incubi viventi, eppure… eravamo dei ragazzini, andavamo a scuola, litigavamo con i nostri genitori, facevamo le stesse cose che facevano gli altri. Io quasi non mi rendevo conto di ciò che ero, mi sembrava tutto normale, tutto troppo bello e terribile per essere vero. Molte volte mi sono chiesta cosa sarebbe successo se non avessi ricevuto la chiave da Calipso, o se Sirio non mi avesse trovata sulla spiaggia. Sono sicura, che Calipso mi avrebbe trovata ugualmente, qualsiasi cosa fosse successa. Ormai era un po’ la convinzione di tutti : Era destino che andasse così. Non c’è altra spiegazione. Credo che nessun’ altro sarebbe ~ 371 ~ stato capace di controllare il vento come faceva Caren, o le fiamme come Seth. Non riuscivo a vedere nessun’altro al nostro posto. Precipitare su Kiruwah è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata. Lo ricordo bene, ricordo il volto di mia madre, pallido e assente, io ero ancora molto assonnata. Avevo pensato tutta l’estate ai miei amici, erano andati in vacanza fuori città. William era con il padre a Dublino, i suoi genitori si stavano separando, fu un brutto colpo per lui, ma Tess gli era molto vicina. Invece Seth aveva deciso di passare le vacanze assieme a Peter e sua madre, volevano fare una piccola vacanza in Francia. Aveva promesso che mi avrebbe portato qualcosa, forse una di quelle bocce di cristallo con dentro la neve finta. Però, già alla loro partenza, sentii che qualcosa non andava, avevo come un presentimento. C’era qualcosa di buio che si aggrappava alle mie spalle tutte le volte che ci pensavo. Dico solo una cosa, avrei voluto non svegliarmi quella mattina. Inizialmente non capivo perché mia madre avesse quella faccia, poi qualcosa di me, inconsciamente lo intuì, ma in parte non ci credevo, così ironizzai su la prima cosa che mi venne in mente. Ma lei continuava a guardarmi in silenzio, seduta accanto a me. Mi zittii e lei mi abbracciò lentamente. Sentivo che quell’abbraccio era amaro, era veleno. Non lo volevo, sapeva di strano, era pericoloso. Rimasi con le braccia lungo il corpo. Sussurrò sommessamente delle parole dolci, diceva che mi voleva bene, che i miei amici mi erano sempre vicini, non capivo cosa stesse succedendo, ma tutto ciò che diceva mi si depositava in gola. La sentivo secca e dolorante come se avessi gridato, come se avessi pianto. Ascoltai a fondo ciò ~ 372 ~ che mi voleva dire, poi lentamente sciolse l’abbraccio, mi guardò tristemente, mi accarezzò i capelli e disse la frase più orribile che avessi mai sentito. Non doveva succedere, no! Non a loro! Era impossibile, quanto vero. Inizialmente non ci credetti, feci un risolino isterico, e mi strinsi lo stomaco come per provare a me stessa che non stavo sognando. Lei rimase in silenzio. Io continuai a sorridere in modo orribile, mi sembrava ancora impossibile. Tenevo gli occhi spalancati e respiravo con affanno. Riuscii ad alzarmi, e quasi crollai. Il pianto si liberò, assieme alla disperazione. “Com’è successo? Perché mamma! Perché!?” gridai. Era mattino presto, le mie urla svegliarono mio fratello e mio padre. “Mi dispiace amore mio.” Sussurrò lei. “No, non è vero, non ci credo, non ci credo.” Continuai a ripetere, con la voce sempre più debole. Per un istante mi fermai, la guardai con terrore, una lacrima scese anche dal suo viso. Qualcosa scattò dentro di me. Così, prima che mio padre potesse fermarmi, iniziai a correre giù per le scale, e poi uscii di casa lasciando la porta spalancata. Il sole non era altro che un piccolo disco d’oro al di là dell’orizzonte. Iniziai a credere, che se fossi tornata alla radura, l’avrei visto. Era come se ci fossimo dati appuntamento lì, come le altre volte. Era una bellissima giornata, gli uccellini cinguettavano allegri, i prati e gli alberi non erano mai stati così verdi e rigogliosi. Le strade della città erano deserte e desolate, se non fosse stato per il fruscio del vento che mi accompagnava. Era un vento freddo e lento, quasi lugubre. “Caren..” la chiamai con un sussurro, capii che anche lei aveva saputo. Continuai a correre, guardandomi attorno sempre più spaesata e confusa. Però, appena trovai il sentiero, mi calmai in un istante. Quasi sorrisi. Avanzai a passo lento, l’alba si aprì davanti a me. Nuvole rossastre e ~ 373 ~ d’oro, danzavano sul cielo limpido scosse dal vento. Le foglie degli alberi brillavano sotto ai raggi del tiepido sole del mattino. Tutto aveva un aria serena e irreale. Riuscii ad addentrarmi tra gli alberi, poi a piccoli passi raggiunsi la radura, non si sentiva nulla, se non i miei passi sull’erba. Restai in silenzio, non c’era nessuno ad aspettarmi. Era una grande illusione la mia, veramente avevo creduto che tutto ciò non fosse reale? E invece lo era.. non avrei mai più sentito le loro risate, non li avrei più visti litigare, non avremo mai più festeggiato i loro compleanni, niente più vigilia di Natale tutti assieme. Il mio mondo si era spezzato. Un pianto silenzioso mi fece inginocchiare, mi piegai sotto all’evidenza di quell’orribile notizia. Adesso mi restavano solo i ricordi. E mentre il sole si levava leggero verso il cielo, qualcosa mi sfiorò la mano. Una foglia mi accarezzò le dita. Non ci feci molto caso, ma subito dopo ne sentii altre. Era molto strano. Pian piano mi alzai in piedi e guardai gli alberi. Si stavano tingendo dei colori dell’autunno. Uno sciame di foglie rosse e gialle si levò in cielo, come se il soffio potente del vento le avesse fatte cadere tutte dagli alberi, tutte nel solito istante. Rimasi disarmata. C’era qualcosa di unico in tutto ciò, qualcosa che mi faceva stranamente sorridere, quasi rallegrare. Purtroppo, quella era la prova che mi avevano lasciata per sempre. Era la dimostrazione che i nostri doni sono capaci di cose incredibili. Lentamente presi una foglia che svolazzava nella radura, una delle ultime ad esser cadute, le altre erano già lontane nel cielo. Guardai le sue sfumature, vi erano tutti i colori più caldi e belli dell’autunno. “Arrivederci.” Sussurrai. Appena la lasciai andare, volò alta sopra la mia testa. Poi, quando tutti gli alberi furono spogli, lì in quella radura dove nessuno mai andava e che nessuno ~ 374 ~ conosceva, il vento cessò ed il silenzio venne interrotto dal cinguettio candido delle rondini. Con la manica del pigiama mi asciugai le lacrime dal viso, e con malinconia, fui costretta a ritornare a casa. Non riuscii a pensare a nulla, davanti a me c’era solo il vuoto. Quell’incredibile nulla che si crea nell’anima quando perdi qualcuno di caro. ~ 375 ~