Edizione 20 - Dicembre 2010 - Nobile Collegio Mondragone

Transcript

Edizione 20 - Dicembre 2010 - Nobile Collegio Mondragone
A
Associazione ex Alunni Nobile Collegio Mondragone
Fondata il 2 febbraio 1922
_______________________________________________________________________________________________________________________
N° 20
DICEMBRE 2010
_____________________________________________________________________________________________
Primo numero redatto il 14 luglio 1866 - Nuova edizione semestrale dal 2001
On-line, a colori, sul sito www.collegiomondragone.com
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Indice degli articoli
PRESENTI A MONDRAGONE PER LA GIORNATA DEGLI EX – 13 giugno 2010……….………..pag.3
L’ATTIVITA’ EDITORIALE DEL COLLEGIO…………………………………………..………….....….pagg.4-6
GEORG SAND –Il suo libro “La DANIELLA”……………………………………………..………....…..pagg.7÷8
IL 2 FEBBRAIO 1865- Nasce il Collegio…..………………………………………………………..….…pag.9
UN COLLEGIO CHIUDE I BATTENTI…………………………………………………………….……....pagg.10-13
DISCORSO DELLE SIG.RA CELESTE PAVONCELLO….………………………………………..….…pag.14
.
RICORDO DELLO STORICO DOMENICO SEGHETTI………………….…………………………..…pag.15-17
L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA………………………………………………….…………………..……….pagg18÷20
CARLO CUPINI……………………………………………………………..…………………………...…….pagg.20-21
IL MANOSCRITTO VOYNICH………………………………………………………..….………….………pagg.22÷23
RICORDI……………………………………………………………………………………………….………..pag. 24
RICORDI-Le Associazioni; le squadre di calcio……………………………..…………………………….pagg. 25-26
LORENZO GIGOTTI…………………………………………………………………………………………..pagg. 27-29
LA RETTA per l’anno scolastico 1946-1947………………………………..………………………………pag. 30
ELENCO NOMINATIVI che hanno pagato la quota per l’anno in corso………………………………pag. 31
**************
_____________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.2 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
PRESENTI A MONDRAGONE “GIORNATA DEGLI EX”
13 GIUGNO 2010
Padre Cristoforo Sironi S.J.
Padre Tiziano Repetto S.J.
Prof. Franco e Clara Giannini
Giuliano e Paola Mauro
Francesco Autuori
Giorgio Barillari
Paolo Binaco
Pierantonio ed Elisabetta Bonnet
Sandro Bontempi
Antonio Burzacca
Felice Cafiero
Luigi Cafiero
Luisa Pio di Savoia Canale
Bartolomeo Capocchiani
Francesco Casini
Filippo Cippitelli
Carlo e Maria Conforti
Enrico ed Isabella Corsetti Antonini
Ennio Cortese
Luca Cortese
Giovanna De Ghantuz Cubbe
Franco e Roberta Cusmano
Mario De Carli
Giuseppe De Corato
Luigi Devoti
Domenico ed Annie di Paola Consolini
Vincenzo Falzacappa
Franco Farascioni
Paolo e Marisela Federici
Luigi ed Olga Filograsso
Mario Garofoli
Duccio e Maria Pia Gaslini
Antonio e Franca Gnoni Mavarelli
Carlo Maria e Chicchi Gregoretti
Prof. Rodolfo Maria e Roberta Strollo
Prof. Diego e Mimma Maestri
Roberto ed Emma Buonasorte
Luigi Imperato
Agostino Ippoliti e consorte
Luigi Lucangeli
Sandro Lucci e consorte
Enrico ed Antonella Luzi
Franco ed Angela Mancinelli Scotti
Piero ed Helene Marchetti
Ugo Marchetti
Ferdinando e Maresti Massimo
Ugo Massari
Ruggero Messere
Giuseppe Moroni Fiori
Giuseppe e Maria Gabriella Munno
Masino e Nenè Pacifici
Marco, Claudia, Celeste Pavoncello e Dora Piperno
Luciana Pellicano
Manfredi e Margaret Pio di Savoia
Antonino ed Ada Rizzo Galimi
Claudio Sabatini e figlio
Alessio, Giovanna e Maria Pia Sabatini Sciarroni
Carlo e Malì Sabatucci Frisciotti Stendardi
Guido Salce
Lidia ed Alessandro Sciolari
Tommaso Sinibaldi
Alberto e Letizia Solito
Vittorio e Nilla Spadorcia
Fabio Valerj
Giuseppe Ventura
Giuliano e Mimmi Zincone
________________________________________________________________________________________________
Edizione n° 19 – giugno 2010 pag.3 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
L’ATTIVITA’ EDITORIALE DEL COLLEGIO
Il testo riguardante la storia delle pubblicazioni dei nostri giornali è stato tratto da:
LA VILLA SPEDITA a cura di Diego Maestri e Rodolfo Strollo (2002)
I componenti della Direzione e Redazione del “Mondragone” nell’anno 1906
Da sinistra a destra - 1ª fila a sedere – Francesco Gaetani di Bastiglia (Cyclops), P.Gennaro Pennacchio (Direttore),
Guido Antici-Mattei (Guy), P. Carlo Ravel.
2ª fila in piedi – Giovanni Ciampa (John), Vincenzo Fani (Sphinx), P. Vittorio Bovini
Negli Anni Trenta, in almeno due terzi dei collegi
gestiti dai Gesuiti era presente un periodico locale.
In Latium, n. 9, 1992, pp. 207-231. Gli esemplari
pervenutici hanno come intestazione la scritta:
Mondragone Giomale Storico Politico Letterario
Pubblicazione settimanale, Anno 1, 1866, Luglio
14, N. 1 e Luglio 21, N. 2.
ln un articolo dal titolo Giornali a
Mondragone, apparso su Il Mondragone, A.
XXXIV, maggio 1940, p. 22, riportante alcuni
cenni storici sull’editoria interna del Collegio e a
firma dell’allora redattore capo Luciano Salce, si
parla anche di esemplari del 1869. Non si può
escludere che si sia fatta confusione — per
assonanza del titolo e uguaglianza del formato e
ugualmente manoscritto — con un solo numero,
da noi individuato ne1l’Archivio de Gesuiti, de
l’Eco di Mondragone — Giornale Politico
Letterario — pubblicazione settimanale, Anno 1°
N. 1 Lunedi 4 gennaio 1869.
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.4 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Cfr. Felice Grossi Gondi S.J, Le Ville Tuscolane
..., op. cit., p. ll Conforto, “giornale che esce
quando gli pare”, esordì in marzo con cadenza
quasi quotidiana (il n. 2 e del 23. 111, il n. 4 del
30.111, il n. 5 del 31.111, il n. 6 del 1°.1V, i nn.
7,8,9 del 3,4,5.IV rispettivamente ...) ed era ricco
di Vignette illustrate riferite, per la maggior parte,
alla vita dei malati. Altri esemplari rintracciati
sono del 1880, anno in cui terminò la stampa,
come risulta segnalato dalla Gazzetta di
Mondragone, n. 3, giovedi 19 febbraio, 1880, p.
1.
I1 Draco, quindicinale ("Periodico bimensile")
dai contenuti meno graffianti de ll Pavone ma
sempre carico d’umorismo e goliardia, visse la
stagione scolastica del 1902. Anche Il Pavone Canta ogni Lunedì, durò soltanto un anno
scolastico (il 1897). forse anche per il continuo
intervento censorio dei Religiosi causato
dall’eccessiva salacità del Testasecca. La storia di
questa avventura editoriale fu poi riassunta in un
libretto dello stesso Vincenzo Testasecca Ricordi
del Pavone – Giornaletto del Convitto di
Mondragone, Roma 1898, nel quale si dà
giustificazione anche del nome, scelto in onore dei
numerosi pavoni che fin da quel tempo vagavano
Il maschio sotto le finestre della stamperia ci fa
di continuo sentire la sua flebile voce come per
ringraziarci e annunciarci la prole” (cfr. Il
Mondragone, A. I, n. 8, 28 maggio 1905, p. 2) e
quindi la notizia dei cinque nati con dettagli sul
comportamento dell’intera famigliola (cfr. La
La Ricreazione, “foglio” di quattro pagine
domenicale che uscì per la prima volta la
domenica 4 aprile del 1880, conteneva
esclusivamente argomenti a carattere “ricreativo”,
con giochi e brevi racconti; terminò le sue
pubblicazioni con il n. 31 di domenica 31 ottobre
“... dovendosi ora dai nostri giovani a cui e
principalmente dedicato, attendere ai loro studi”
(ivi). La Gazzctta di Mondragone, settimanale,
sorse nel febbraio del 1880 ad opera di alcuni PP;
usciva ogni giovedì; dal numero 3 fu litografato.
liberi nel parco della Villa. Anche su questa
colonia di volatili venivano spesso date notizie sui
periodici
del
Collegio,
poiché
erano,
evidentemente, molto amati. Ad esempio nella
Cronaca del Drago del 9 aprile 1902, A.1, n. 5, p.
2, si legge: “25 (marzo) – La morte di un pavone.
Questa notte fu ucciso dai cani uno dei pochi
pavoni rimasti nella villa. Speriamo che si
provvedano presto dei compagni al misero
superstite»; quindi
fin dai primi numeri de Il
Mondragone del 1905 e 1906 le vicende dei
pavoni trovano posto: “Un felice annunzio .. [i
pavoni] si sono acconti al paziente lavoro di una
cova.
famiglia dei pavoni, ne Il Mondragone, A, 1, n.11,
18 luglio 1905, p. 4), comprese le aggressioni
subite dai piccoli (cfr. I pavoni, ne Il Mondragone,
A. I, n. 14, 30 settembre 1905, p. 3), o la sorte dei
grandi “…il P Ministro ci
annunciava Ia
improvvisa morte di una pavonessa. A
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.5 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
compensare questa perdita sono giunti opportuni
quattro giovani pavoni che il duca di Gallese
gentilmente inviava in dono al nostro Collegio.
Cosi la schiera di questi poetici animali è cresciuta
di numero con nostro piacere” cfr. la Cronaca, A.
11, 24 maggio 1906, n. 10, p.,5) o ancora: “Di
vecchiaia è morto il bel pavone bianco.
Ammiratissimo da tutti i visitatori di Mondragone.
Il pavone, con la sua consorte fu regalato,
quindici anni addietro, al P.Pasqualini dal Barone
Maiorana, di Catania.
La.femmina.morì dopo tre anni… Il
rarissimo esemplare, da tutti ammirato, è stato
con cura imbalsamato dal P. Cannella” (cfr. le
Notizie in fascio ne Il Mondragone, A. XVI, n.
3, marzo 1923, p. 20) fino a giungere ad un
lungo articolo di “difesa” dei volatili, irr cui si
sottolinea che arrivarono in Villa con i primi
cinque convittori (cfr. Su e giù per
Mondragone… e i pavoni?!, ne Il Mondragone,
A. X, n. 6, 1 aprile 1919, p.4). Unico brano
controcorrente lo si legge nell’articolo di Giulio
Bilancioni I pavoni, ne Il Mondragone, A.
XXXIV, marzo 1940, p. 8, in cui si biasima
l’usanza di tenere in un “habitat” a loro
estraneo i pavoni che quando “…Un
automobile sale sferragliando per la gola nera
del viale, spandendo lancinante la luce dei suoi
fari. Tra gli elci scuri si alza un coro di grida
roche e stride: ti sembrano singhiozzi”. In
realtà la vita nella Villa dei pennuti non doveva
essere così tragica, tanto che essi erano spesso
fotografati in tranquilla libertà e infatti
risultano immortalati anche in piu cartoline
(non solo da vivi, ma anche imbalsamati).
Strumenti che possono essere considerati
antesignani del ciclostile. Del poligrafo, dà una
sommaria descrizione il Testasecca Ricordi
del…,op.cit., p. 15: “…invenzione meschina,
perché sudicietto anzi che no, alquanto faticoso,
capace di riprodurre solo poche copie, per
l’ordinario sbiadite. Consiste esso in una latta
rettangolare contornata da piccoli ripari, dove: si
contiene una specie di gelatina o pasta
mucillaginosa, detta comunemente colla ...».
Queste caratteristiche emergono, oltre che
dall'analisi delle raccolte, anche dalla lettura
dell’articolo di Sphinx [Vincenzo Fani]} Sul
giornale di collegio, ne Il Mondragone, A. ll, n.
21, 8 dicembre 1906, p. 2. Un taglio
maggiormente culturale era presente in altre
"testate"., non locali, ad esempio ne Il Collegiale
periodico redatto nel Collegio di Strada, nel
Casentino (Arezzo), sempre gestito dai Gesuiti,
così come per l’Omnibus, durato quattro anni al
principio del secolo, redatto dall’ Istituto
Massimiliano Massimo di Roma.
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.6 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
George Sand
Nel 1858 la scrittrice George Sand fu ospite di villa Mondragone, (il collegio fu aperto nel 1865)
trovandovi una speciale ambientazione che riportò nel suo romanzo La Daniella.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera:
.
Auguste Charpentier: George Sand
nel 1964
George Sand, pseudonimo di Amantine
Aurore Lucile Dupin, scrittrice francese,
nacque il primo luglio 1804 a Parigi, ossia il 6
messidoro dell’anno XII della Repubblica, e
morì, dopo una vita avventurosa e
anticonformista, l’otto giugno 1876 nel suo
castello di Nohant.
La nonna, Marie-Aurore de Saxe (17481821), sposò in seconde nozze il
sessantunenne
Luois-Claude
Dupin,
ricchissimo ricevitore generale delle finanze
di Metz e di Alsazia. Nel 1793 Marie-Aurore,
comprò la tenuta di Nohant, comprendente un
castello, un bosco e una grande estensione di
terra.
Il padre di George Sand, Maurice Dupin
(1778-1808), seguì la carriera militare, come
semplice soldato durante il Direttorio e come
ufficiale durante la campagna d’Italia di
Napoleone.
È autrice di romanzi, di novelle, di
opere teatrali, di un'autobiografia, di critiche
letterarie e di testi politici. Femminista molto
moderata, fu attiva nel dibattito politico e
partecipò, senza assumere una posizione di
primo piano, al governo provvisorio del 1848,
esprimendo posizioni vicine al socialismo,
che abbandonò alla fine della sua vita per un
moderato repubblicanesimo.
George Sand, bambina
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.7 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
La sua opposizione alla politica temporalistica
e illiberale del papato le costò la messa
all'Indice di tutti i suoi scritti nel dicembre
del 1863.
È ricordata anche per i suoi comportamenti
anticonformistici e per le relazioni
sentimentali avute con lo scrittore Alfred de
Musset e con il musicista Frederyk Chopin.
Di impronta fortemente anticlericale, l'opera
fu pubblicata nel 1856 provocando scandalo
in patria e una dura polemica tra
Francia e Italia. Ne è protagonista il giovane
pittore Jean Valreg, il quale spera di trarre
ispirazione viaggiando attraverso l'Italia. Ma
quello che trova lo delude profondamente e,
giunto a Roma, rimane disgustato per le
condizioni in cui versa la città, afflitta da
pestilenze e sporcizia. Durante una gita in
compagnia di una coppia inglese e della loro
giovane figlia, Jean sbaraglia una banda di
briganti che tenta di rapinarli, suscitando
l'amore appassionato della ragazza. Ma Jean
non ricambia e si innamora della cameriera,
Daniella. Un amore ostacolato che sfocerà nel
matrimonio e nell'arrivo di un figlio.
“La Daniella” un libro di George Sand
APPELLO AGLI EX
La Associazione ha in animo di ampliare la videoteca riguardante la vita del Nobile Collegio.
Gli Ex Alunni che hanno conservato filmati riguardanti gite, partite di calcio, feste di
camerata, viaggi all’estero ed altro ( 8mm., super8, videocassette, cd o dvd ), sono
cortesemente invitati ad inviarli, in originale od in copia, alla nostra sede di Via del Corso
160 - 00186 Roma o direttamente al segretario Vittorio Spadorcia Via Michele Mercati 22 –
00197 Roma.
(Assicuriamo che i filmati originali, dopo averne fatto copia, Vi verranno restituiti)
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.8 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
IL 2 FEBBRAIO 1865 : NASCE IL COLLEGIO
Testo di Padre Vito Bondani S.J.A Mondragone dal 1947 al 1953
L’idea prima della fondazione di Mondragone
fu tutta del Principe Don Marcantonio
Borghese, per suggerimento, si dice, sia della
Marcantonio Borghese Teresa della Rocheiocault
prima che della seconda consorte, Donna
Guandalina Talbot e Donna Teresa della
Rocheiocault. Fu lui che nella sua splendida
generosità di vero signore romano e cristiano,
nell`estate del 1864, presentatosi al P.
Alessandro Ponza di S.Martino, Provinciale
dei Gesuiti in Roma, “Allo scopo di riuuire un
numero di giovani in luogo ameno e salubre
per essere educati dai padri della Compagnia
di Gesù...”, metteva a disposizione il suo
“castello di Mondragone” presso Frascati.
Padre Alessandro Ponza S.J.
La proposta fu accolta ben volentieri dal P.
Ponza, che forse nutriva in sé qualche disegno
del genere, ed approvata in pieno dal Generale
P. Pietro Beckx, e sopra tutto da Pio IX. In tal
modo, eseguiti celermente i necessari lavori di
restauro e di adattamento, il 2 febbraio 1865,
festa della candelora, il progetto del munifico
Principe poté esser attuato coll’inizio del
funzionamento del Collegio, con un gruppetto
di cinque alunni, tre dei quali figli dello stesso
Fondatore, Don Marcantonio Borghese. E la
data del 2 febbraio e rimasta poi sempre cara
nella storia di mondragone, considerata come
il vero natale del Collegio. Ed era bello, in
quella ricorrenza, vedere gli antichi alunni
accorrere numerosi, anche di lontano, per
ritrovarsi insieme in Cappella, nel refettorio,
nel piazzale, per rivivere nostalgicamente, in
dolce compagnia, almeno per poche ore, la
serena vita degli anni migliori. Immancabili in
questa circostanza, con molti e molti altri,
l’avvocato Carlo Rocchi, da Roma, uno dei
primi cinque del 2 febbraio 1865, il Sig.
Nicola Santovetti, dalla vicina Grottaferrata, il
Conte Augusto Cattaneo di S. Nicandro ed i
fratelli Marchesi Augusto e Giuseppe
Sanfelice di Monteforte da Napoli, il P.
Domenico Palermo Lazzarini, dell’Università
Gregoriana, il Principe Don Francesco
Massimo, il primo presidente della
Associazione degli Ex, quando fu costituita il
2 febbraio del 1922.
“La fondazione di questo Convitto
incontrò l’aggradimento di tante famiglie
facoltose, non solo di Roma, ma di tutta quasi
l’Italia”, e l’Istituto, aperto con una
convenzione della durata di due anni,
rinnovabile però, e difatti rinnovata nel 1868,
vide i suoi alunni aumentare notevolmente di
anno in anno. I cinque del 2 febbraio 1865 nel
1866 erano gia 31; nel 1867 essi salirono a
50, nel 1868 a circa 80, fino a raggiungere
assai presto il centinaio; il qual numero poi si
manterme costante per un certo tempo, salvo
le piccole oscillaziorii solite verificarsi da un
anno all’altro.
Un balzo notevole si ebbe nell’immediato
primo dopoguerra, intorno al 1920, quando la
famiglia mondragoniana salì ad oltre 150
alunni, numero che poté sembrare eccessivo
per le reali capacità della fondazione. Questo
aumento pero dimostrava la stima che
circondava il Collegio e la fiducia delle
famiglie nell`opera educativa della istituzione.
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.9 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
UN COLLEGIO CHIUDE I BATTENTI
Dal libro “Roma non basta una vita”
di Silvio Negro (1897-1959) giornalista, saggista e vaticanista
(Articolo pubblicato nel 1953 sulla chiusura di Mondragone inviatoci da Francesco Zerbi in collegio 1946/47)
A Mondragone non sono rimasti, in questi
giorni di vacanze pasquali, che i custodi e i
pavoni, i quali sono perfettamente in carattere
con le fastose mura di una residenza che fu
papale e con le peculiarità di un collegio che
permette al suo nome la qualifica di "nobile".
Gli allievi sono tutti presso le famiglie, dove
sono rientrati accompagnati da una lettera che
comincia così: "Con vera angoscia debbo
comunicarle la notizia, avuta ieri, che è stata
decisa dai superiori maggiori la chiusura del
collegio al termine del presente anno
scolastico. Non mi poteva essere affidato
incarico più doloroso...”.
La sorpresa e il dolore devono essere stati
grossi per il rettore, se si è lasciato andare a
simili espressioni di personale rammarico, lui
che, come gesuita, deve essere pronto ad
eseguire lietamente l’ordine dei superiori,
qualunque esso sia. La sorpresa è stata tanto
più grossa in quanto niente poteva far
presagire una simile misura. Contrariamente a
quanto si può pensare al primo momento, il
nobile collegio di Mondragone non è affatto
in crisi, ha il solito numero di alunni che non
dovevano mai arrivare alla cifra di duecento,
provenienti tutti dalle famiglie del patriziato o
della borghesia italiana, l’amministrazione è
in pareggio, i risultati sempre eccellenti, quali
si convengono a un istituto di qualità e di gran
nome, retto per di più da una pattuglia scelta
di gesuiti i quali hanno fama di severità in
fatto di scuole.
Anche a Roma la sorpresa è stata grande.
Mondragone è una di quelle istituzioni sulle
quali pochi possiedono cognizioni precise, ma
di cui tutti hanno un altissimo concetto per
quel pochissimo che ne hanno sentito dire,
casualmente, una volta. Ad esempio che vi
Padre Rocci
insegnava il greco padre Rocci, autore di una
grammatica sulla quale hanno studiato tutti gli
italiani di una certa età; che la Regina Elena
vi andava spesso a far visita a un figlioccio;
che il giorno della premiazione il parco si
riempiva di automobili di lusso, e il salone dei
più bei nomi dell’aristocrazia italiana; che in
quello stesso salone Papa Gregorio XIII ha
firmato, quattro secoli addietro, la bolla per la
riforma del calendario giuliano, per cui il
modo di computare la durata dell’anno che
oggi si pratica in tutto il mondo è partito da
Mondragone.
Se lo chiudono, si son detti i romani, vuol
dire che ne vogliono aprire un altro, anche più
bello e moderno, qui a Roma. E subito è corsa
ed ha trovato credito la voce che il collegio si
trasferiva nella villa Torlonia di via
Nomentana, quella di Mussolini, che già
erano in corso grandiosi lavori di
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.10 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
adattamento, che l’istituto che ne sarebbe
venuto fuori non avrebbe conosciuto rivali. I
gesuiti si mostrarono molto infastiditi di
quella diceria e la smentirono seccamente. In
“nobile collegio” finirà con quest’anno la sua
vita, e non c’è nessuna intenzione di riaprirlo
altrove. “Ella certamente troverà un’altra
scuola o un altro collegio che saprà
completare la formazione di suo figlio – è
detto nella lettera con la quale è stata data la
notizia ai genitori degli allievi – ed io mi
auguro che voglia conservare il più caro
ricordo di questo vecchio castello dove
abbiamo dato, per i figli delle migliori
famiglie d’Italia, la nostra intelligenza e il
nostro cuore” conclude pateticamente il
desolato rettore.
mai il sole, nella prima metà del secolo scorso
era ridotta a una rovina, a una cava di
materiali. Nel 1828, i frascatani insorsero nel
veder passare una fila di carri carichi di
ferramenta e di infissi strappati agli edifici di
Mondragone con il beneplacito dei
proprietari, e dovette intervenire il cardinale
Pacca a far cessare il sacrilegio.
Mondragone in realtà non è un castello, ma
una gigantesca villa patrizia dell’ultimo
Cinquecento, quello che annuncia già i fasti
del barocco. Papa Boncompagni che aveva la
passione dei colli di Frascati, e vi andava
spesso a villeggiare in residenze di fortuna,
capitato un giorno su questo poggio, disse che
il panorama che vi si godeva era il più bello
che gli fosse occorso di vedere e che quello
era il sito ideale per una villa. Tra coloro che
l’accompagnavano vi era il vecchio cardinale
Altemps, noto per strano carattere più che per
pietà e coscienza, che si propose di far
trovare, per le prossime vacanze, la villa che il
Papa aveva auspicato già iniziata se non
compiuta, e vi riuscì con l’aiuto di Giovanni
Vasanzio e del Vignola.
Quella superba residenza, cinta da distese
di ulivi, ricca di giuochi d’acqua, di giardini
pensili, di fontane e di ninfei, servita da viali
dove i lecci sono tanto fitti che non vi penetra
George Sand che soggiornò a Villa Mondragone e ne ambientò il
romanzo epistolare “La Daniella”.
Quarant’anni
dopo,
George
Sand,
raccontando
la
vita
immaginaria a
Mondragone dell’eroe di uno dei suoi
romanzi, sciorina avventure e sorprese da città
sepolta nella selva, cadente e dimenticata.
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.11 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
In quelle condizioni era la grande villa
cinquecentesca dalla quale era partita la
Giovanbattista Borghese
riforma del calendario, quando Marcantonio
Borghese, nel 1865, la donò più che venderla
ai gesuiti, perché vi creassero un collegio per i
ragazzi di nobile famiglia, un collegio che il
Felice Borghese
Camillo Borghese
primo anno ebbe cinque allievi, tre Borghese
figli di Marcantonio, un Gallarati Scotti ed
un altro nobile romano.
Carlo Rocchi
I gesuiti ripulirono, adattarono, restaurarono
anche del nuovo per permettere agli allievi
più grandi di avere ciascuno la sua stanza, ma
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.12 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
il gran collegio è pur sempre un edificio del
Cinquecento, storico e monumentale anche
troppo per essere la sede ideale di un istituto
di cultura modernamente esemplare.
La prima ragione per la quale lo chiudono
è questa. Un collegio per signori, dove la vita
ha il tono di una casa patrizia, dove tutti i libri
di tutti gli allievi sono rilegati nella stessa
maniera, dove per gli spettacoli di carnevale,
nei quali gli allievi figurano come attori,
vengono chiamati da Roma registi e
professori d’orchestra, dev’essere in tutto al
passo coi tempi, e a Mondragone un
rinnovamento razionale ed adeguato sarebbe
stato difficile e costosissimo.
Questa è la prima ragione, ma quella
determinante, quella decisiva è un’altra, ed è
piuttosto inattesa. Anche il rettore vi accenna
discretamente nella sua lettera alle famiglie,
parlando di “esigenze presenti che richiamano
ad altri campi di lavoro ritenuti più urgenti”.
In altre parole, quando si aprì il collegio, i
gesuiti potevano pensare ai figli dei nobili ed i
figli del ceto borghese più potente che subito
vi si affiancarono, e per i quali Mondragone
era una specie di introduzione al gran mondo,
avrebbero espresso la classe dirigente di
domani, che valeva quindi la pena di dedicare
l’opera di una loro pattuglia sceltissima alla
formazione di quei ragazzi, la quale era
rigorosa e liberare nello stesso tempo,
impostata sulla formula di lasciar fare
sorvegliando. Oggi i gesuiti sanno che la
società si è spostata, che i suoi dirigenti
vengono dai più diversi ceti, e ne prendono
atto. Perciò quella pattuglia scelta trovano
utile indirizzarla altrove.
Bella cosa avere allineate nel salone detto
degli Svizzeri le fotografie di tutti gli allievi
di quasi un secolo, e vedere alternarsi negli
elenchi dell’annuario tanti nomi sonanti:
Lante della Rovere, del Drago, Pallavicini,
Massimo, Ruspoli, poi Morosini, Leopardi,
Borromeo, Amat di San Filippo, Pio di
Savoia, e poi ancora Capece, Caracciolo e
Paternò a non finire, e Del Balzo, Di Rudinì,
Sanfelice, Maresca, e poi ancora Badoglio,
Scalera, Cosulich, Matarazzo, sempre per
stare ai nomi più noto delle famiglie nuove,
ma oggi lavorare nel ceto indiscriminato delle
Università è più utile, ai fini della Compagnia,
che attendere all’educazione dei figli del libro
d’oro della nobiltà, della finanza e delle
professioni.
Bella cosa avere sulla lapide dei caduti
della prima guerra mondiale, tra molti altri
prestigiosi, il nome di Decio Raggi, e quello
del generale Ferrante Gonzaga ucciso dai
tedeschi nella seconda (anche il figlio di Don
Ferrante è qui a Mondragone), ma oggi
l’anticlericalismo è passato di moda tra i
nobili, ed è più attuale combatterlo altrove.
Bella cosa avere tra i propri allievi i figli di
buona parte del Corpo Diplomatico che sta a
Roma, ma ci sono a Roma anche i tranvieri e
gli spazzini, ed i gesuiti ci pensano. Perciò
chiudono il nobile collegio, perché l’opera di
quella pattuglia scelta che vi si dedica, se
poteva sempre essere utilmente impiegata a
Mondragone, oggi che le classi elevate non
hanno più socialmente la importanza di un
tempo, è ritenuta più urgente e fruttuosa
altrove.
“Ma chi si dedicherà ora all’importante
funzione sociale di dirozzare gli arricchiti che
qui imparavano a vivere come signori?”
chiese un laicista di nome nazionale, che ci
aveva accompagnato nella visita perché era
stato allievo di Mondragone. “Ci sono altri
collegi – replicò il gesuita col quale
parlavamo – comunque questo che lei dice
non è compito della Compagnia”. “Ma
Mondragone rischia di tornare ad essere una
rovina – dicemmo noi – se non ci mettete
qualche altra istituzione”. Il gesuita non
sapeva niente circa il futuro, si limitò ad
osservare, quietamente, che neanche la
conservazione delle ville monumentali è tra i
compiti della Compagnia.
(anno 1953)
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.13 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Discorso della Sig.ra Celeste, figlia di Marco Pavoncello (in
collegio dal 1943 al 1948) cugino di Mario Sonnino, in occasione
della Giornata degli Ex a Mondragone
Mario Sonnino ci ha lasciato la sera del 12
luglio 2010
(in collegio dal 1943 al 1947)
Gentili convenuti,
ho chiesto di prendere la parola per un duplice
motivo.
Il primo, poichè sento di esprimere il mio
ringraziamento a quei "giovani" del collegio
Mondragone che condivisero con mio padre e
con alcuni suoi famigliari la drammatica
esperienza dell'occupazione nazista.
Il secondo, riguarda il mio desiderio di
ribadire, in un momento in cui il mondo
sembra chiudersi al dialogo, l'importanza del
confronto e della comunicazione pur nella
consapevolezza delle reciproche diversità.
Naturalmente, si tratta di due motivi
strettamente connessi fra loro.
E' in questo luogo che, sotto l'ala protettiva
sopratutto di padre Raffaele Cubbe S.J., ed
anche grazie alla lungimiranza di quegli
alunni che capirono ma seppero tacere, che
mio padre, Marco Pavoncello, e i suoi
cugini, Mario e Graziano Sonnino (in
collegio dal 1943 al 1948), sono sfuggiti alla
cieca ottusità dell'olocausto.
Che queste mie parole possano essere di
augurio ad un mondo in cui non ci siano nè
più vittime, nè più carnefici.
Vi ringrazio per la cortese attenzione.
In ultimo, un pensiero affettuoso va ai miei
amici e sostenitori Vittorio Spadorcia ed
Enrico Giacobazzi.
Celeste Pavoncello
Giornata degli Ex a Mondragone, 13 giugno
2010
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.14 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Un ricordo dell'illustre storico tuscolano Dottor Domenico Seghetti
Dal BLOG di Achille Nobiloni su internet
“Il Mondragone” è il periodico mensile
illustrato pubblicato, a partire dal 1905 (non è
esatto perché il I° numero è del luglio 1866
n.d.d), dal Nobile Collegio Mondragone allora
tenuto dai Padri Gesuiti.
Sul numero 4 giugno-agosto 1928, è pubblicato
un ricordo dello illustre storico frascatano
Dottor Domenico Seghetti, morto nel luglio di
quell’anno: “Il giorno 3 luglio rendeva a Dio
l’anima sua elettissima, in età di anni 85, il
Dott. Prof. Domenico Gr. Uff. Seghetti,
Commendatore dell’Ordine di San Gregorio
Magno Cavaliere Mauriziano, munito dei
Sacramenti della Chiesa e di speciale
Benedizione del S. Padre. La scomparsa del
Dott. Seghetti si può dire un lutto della nostra
Famiglia Mondragoniana per le lunghe
relazioni da lui avute col Collegio, non solo
nella qualità di medico curante, ma anche
quella di professore di storia naturale: uffici
che Egli disimpegnò sempre con quell’amore e
passione che solo i suoi nobili ideali cristiani e
l’anima sua grande potevano ispirargli:
Della morte del Seghetti molto si sono occupati
i giornali della Capitale tessendo elogi e
narrando la vita dell’illustre scomparso. Tra gli
altri stralciamo dal“Messaggero” del 5 luglio:
“…. Colla morte del Dott. Seghetti scompare
dalla nostra città uno dei migliori e apprezzati
suoi figli. Era nato a Frascati il 26
settembre1842, aveva quindi 86 anni. Iniziò gli
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.15 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
studi nel Seminario Tuscolano ed a soli 23 anni
fu laureato in medicina.
Lavoratore indefesso seppe accoppiare lo studio
severo della medicina a pro dell’umanità
sofferente con quello geniale dell’archeologia e
della storia patria. I primi anni della sua opera di
medico li dedicò al volontario esercizio nel
lazzaretto dei colerosi presso l’ospedale di S.
Spirito in Roma e quindi a Subiaco, e furono
tante e tali le benemerenze che egli seppe
acquistarsi in quell’ultima cittadina, che gli
abitanti e per essi il Consiglio comunale,
derogando dalla formalità del concorso,
ottennero che con un rescritto di Pio IX egli
fosse nominato stabile in quel Comune, ove
restò fino all’aprile 1878, fino a quando cioè,
reclamato dai suoi concittadini, egli venne
nominato medico condotto di Frascati. Egli non
volle cercare nello studio e nella scienza
solamente la soddisfazione dell’animo proprio,
premio dovuto a chi compie con coscienza il
suo dovere, ma volle ancore che nel profondere
il tesoro delle sue vaste cognizioni a beneficio
dei malati, si ammirasse in lui l’altezza
dell’animo, l’abnegazione di se stesso, il più
completo disinteresse e la scrupolosa esattezza
nell’esercizio della professione. Egli, tutti
possono testimoniarlo, non badò né a sale dorate
né ad affumicate stamberghe, badò solo che
nelle une e nelle altre v’erano dolori da lenire,
lacrime da asciugare e volenteroso corse a
portare l’aiuto della sua scienza al ricco ed al
povero, senza pensare a soddisfazioni materiali
o vane, ma soltanto vedendo nei sofferenti
persone da beneficare e ritenendo massimo
compenso la certezza di avere compiuta con
scrupolo e sapienza un’opera buona. E ben disse
il senatore Valenzani al Politeama Tuscolano, il
30 luglio 1922, tessendo l’elogio delle di lui
virtù allorquando un comitato di cittadini volle
onorare l’illustre vegliardo nell’80° anno di
età: “Egli, disse allora il Valenzani, tutto ha
dato ma nulla ha domandato”. Era la verità. Fu
un apprezzatissimo storico e archeologo ed in
questo campo consacrò quasi tutta la sua
operosità al bene ed alla gloria della sua
Frascati.
Si ricordano con piacere le sue note pubblicate
nel giornale
“Il Messaggero del Lazio
illustrato”, nonché le pubblicazioni: “Tuscolo e
la Badia Sublacense” e le due ultime ed
interessanti
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.16 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
nostre più vive condoglianze raccomandiamo ai
nostri lettori di suffragarne l’anima benedetta”.
pubblicazioni:“Memorie storiche di Tuscolo” e
“Frascati nella Natura, nella Storia e
nell’Arte”. Alieno da competizioni di parte,
pure fu in più occasioni eletto consigliere
comunale e per circa dieci anni fu
pure assessore. Aveva fatto parte di numerosi
comitati di beneficienza, quale fu presidente, e
fu uno dei benemeriti fondatori dell’Asilo
infantile Tuscolano, della quale filantropica
istituzione, che egli aveva sempre prediletto, fu
per molti anni presidente. Grande estimazione
hanno avuto per il Seghetti uomini insigni ed
illustri, come Terenzio Mamiani, G. Battista De
Rossi, il principe dell’Archeologia cristiana,
Giuseppe Ponzi, il Tomassetti, il Lanciani,
Baccelli, Guidi, Monaci, Woss, Marucchi e
molti altri. Egli era affezionatissimo a tutti i
componenti la famiglia dai quali era
contraccambiato con un affetto che aveva del
culto. Molto ancora si potrebbe dire dell’uomo
benefico scomparso, ma la sua opera si può
compendiare nel grande, costante e profondo
amore per l’umanità, per la Patria, per la
famiglia, per il Tuscolo ed in special modo per
la sua diletta Frascati”. I funerali celebrati il
giorno 5 sono riusciti quanto mai solenni sia
per il concorso di popolo come per l’intervento
di tuttele autorità e Rappresentanze di
Associazioni e Istituzioni locali. Del Collegio è
intervenuto il R.P. Rettore, una buona
rappresentanza del Corpo insegnante e di
Convittori dei rimasti in collegio. Mentre
porgiamo alla famiglia del caro estinto le
Nelle foto qui sopra il Dottor Seghetti è
ritratto con la moglie all'epoca del loro
matrimonio, sempre con la moglie nel maggio
del 1915, nel 1922 all'Hotel Tusculum di
Frascati insieme ai membri del comitato
cittadino che organizzò i festeggiamenti per il
suo ottantesimo compleanno, in alcuni ritratti e
istantanee occasionali e sono inoltre riprodotte
le copertine di alcune sue pubblicazioni.
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.17 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Da “ L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA” del 22 gennaio 1899
Dormitorio dei grandi: camerette separa
Gabinetto di fisica
(foto originali)
IL COLLEGIO DI MONDRAGONE.
Di questo famoso collegio dei Gesuiti
presso Frascati, sul quale si è fatto e si fa
tanto baccano allo scopo di pareggiarlo e
vietare così che tra quelle mura si scordino di
insegnare ai giovani la storia della liberta
italiana, abbiamo parlato nel Corriere del
numero scorso; cosi abbiamo parlato della
questione che fu ingrossata fino al punto da
farne quasi un affare di Stato!
collegio. Ha l’aspetto d’una villa imperiale.
Quel doppio loggiato dà alla facciata.
un’imponenza lieta, che una volta non si
riscontrava nei collegi dei Gesuiti, per
esempio, a Novellara, dove tutto inspira
raccoglimento severo e tenebroso.
Camerata da studio
Il Portico del “Vignola” (disegno di Dante Paolocci)
Qui presentiamo il disegno del collegio: il
corpo del delitto! Come si vede, é un bel
Il palazzo (uno dei più vasti), con 374
finestre, è opera dell’architetto Marco
Vasanzio detto il Fiammingo; forse, è il suo
capolavoro. Un portico e una 1oggia sul
giardino sono attribuiti al Vignola; e voi
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.18 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
vedete nel nostro disegno quel portico
slanciato e maestoso, degno veramente di
quel Jacopo Barozzi di Vignola., seppellito
nel Pantheon come Raffaello; autore del
palazzo di Caprarola (il suo capo d’opera)
commessogli dal cardinale Alessandro
Farnese in cima d’un colle precipite;
successore di Michelangelo quale architetto di
San Pietro; e autore dei
disegni
dell’Escuriale anteposti a tutti gli altri. Nei
nostri disegni si vedono pure varie altra parti
del collegio: il lungo, ben illuminato e
ordinatissimo salone da studio, il cortile, il
Convittori in tenuta di passeggio
Il cortile
terrazzo, dove i padri gesuiti vanno a leggere
il breviario .... E si trovano anche i convittori,
bei giovanotti, in tenuta di studio e in tenuta
da passeggio nel1’estate e nell’inverno, ch’è
laggiù sempre assai mite come adesso (caso
miracoloso!) é a Milano.
L’affare di Mondragone non è punto
terminato con la revoca dal decreto di
pareggiamento.
Molti
deputati
che
sottoscrissero la domanda giustificano il loro
operato, dicendo che non potendo il collegio
essere abolito, conviene sottoporlo alla
vigilanza governativa.
Il Crispi ha scritto una seconda lettera
ribattendo i commenti fatti alla prima, e
dicendo che, se mancavano le condizioni per
il pareggiamento, il Baccelli doveva
respingere subito la domanda; non accordare
il
pareggiamento
per
poi
ritirarlo:
aggiungendo che se vi si insegnano massime
contrarie alla istituzioni nazionali, il collegio
si deve chiudere. Sono state presentate alla
Camera due domanda d’interpe1lanza dal
Bovio a dal Riccio, per sapere quale é
realmente la posizione giuridica dei Gesuiti in
Italia e per proporre che tutti i loro istituti
vangano soppressi, ad eccezione della casa
generalizia.
Convittori in tenuta di studio
(Ricerca a cura di Vittorio Spadorcia)
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.19 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
CARLO CUPINI
Figlio del Prof. Oscar Cupini è nato a
Frascati, dove ha vissuto fino all’età di 20
anni, ha studiato presso il Nobile Collegio
Mondragone ed attualmente residente a
Roma.
Pur dimostrando, fin da giovane, particolari
doti per il disegno e la pittura, Carlo Cupini si
laurea in medicina e si dedica alla professione
con un impegno e una serietà non comuni.
Solo verso la fine degli anni ’80 egli decide di
dedicarsi alla pittura.
(a Mondragone dal 1940 al 1951)
Le più importanti mostre:
1990 - Galleria Spazio Visivo - Roma “Premio Ripetta” (premio speciale) - 1991 Galleria Studio del Canova - Roma personale - 1993- Palazzo dei Capitani Ascoli
Piceno -personale (con patrocinio dell’Asses=
sorato alla Cultura del Comune) - 1994 Galleria studio del Canova - Roma - personale
- 1994 - Castello Aragonese - Taranto personale (con il patrocinio dell’Assessorato
alla Cultura della Provincia) - 1994 Presentato da Ferdinando Anselmetti tra gli
artisti del libro “Quelli che contano” (Marsilio
Editore) - Galleria Ca’ D’oro - Roma - 1995 –
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.20 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Dressage Ball-Saratoga Spring New York Collettiva - 1995 - Convitto Nazionale Teramo - personale (con il patrocinio del
Comune e della Provincia - inserita nel
programma del X Premio Tercas-Architettura
della Fondazione Tetraktis) - 1996 – Galleria
Miniaci - Positano - personale (con il
patrocinio
della
Comunità
Montana
Amalfitana) - 1997 - Palazzo della Provincia
Macerata – personale (con il patrocinio della
Provincia) - 1998 - Rassegna Nazionale Arte
Contemporanea Città di Ascoli Piceno Palazzo dei Capitani – Pescara - Museo
Cascella - collettiva (organizzata da
Fondazione Ignazio Silone - Comune di
Ascoli Piceno - Comune di Pescara) - 1998 –
Galleria Vialarga - Firenze - personale (con il
patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della
Provincia di Firenze) - 1999 - Palazzo
Comunale - Acquasanta Terme - personale
(con patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e
dell’Associazione Turistica Pro Acquasanta
Terame) – 2000 - Palazzo dei Capitani Ascoli
Piceno - personale (con patrocinio
dell’Assessorato alla Cultura del Comune) 2000 - Sulmona – Conferito Premio
Nazionale Ignazio Silone 2000 2001 - Art
Gallery Banchi Nuovi - Roma - personale –
2002 - Palazzetto dei Nobili - L’Aquila personale (con patrocinio dell’Assessorato
alla Cultura del Comune) - 2003 - Galleria
Imperatori - Porto S. Giorgio - 2004 - Castello
di Duino - Trieste - personale - 2005 l’Osservatorio Parlamentare in Roma gli
conferisce il titolo “Accademico di Merito” 2005 - Osservatorio Parlamentare - Roma personale - 2007 - Esposizione Castello di
Duino in occasione della presentazione
dell’Accademia Torre & Tasso - 2010 Basilica di Santa Maria in Montesanto Chiesa degli Artisti - Roma personale.
Hanno scritto di lui:
F. Anselmetti - E. Bilardello - L. Bonini M.C. Calvaresi - R. Civello - A. Forlini - R.
Gervaso - G. Iovine - G. Lago A. Lemma - F. Maroni - C. Melloni - S.
Misiano - M. Nardi - P. Palanca - S. Papetti M. Rossi Spada - G. Selvaggi - S. Severi - V.
Sgarbi.
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.21 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Il manoscritto di Voynich; 500 anni di misteri.
“Novembre 2009, io Richard Rogers, informatico ho decrittato il Manoscritto
Voynich. Lo giuro!”
Da: www.enricobaccarini.com
11 novembre 2009 – Richard Rogers. Esperto informatico. Lui giura di avere una soluzione.
Fonte – Gialli.it, 27 novembre 2009
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.22 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Il manoscritto di Voynich sembra sia stato
finalmente tradotto. Dopo 500 anni di misteri,
di un linguaggio incomprensibile, di
immagini mai ritrovate nella storia, Richard
Rogers, informatico e specialista nella
gestione dei dati al Fleet Readiness Center
East at Cherry Point (Nord Carolina) sostiene
di aver “craccato” il codice e ci tuffa in un
mondo fantastico fatto di misteri, scacchiere,
codici segreti, algoritmi e matematica. In cui
gli italiani sembrano aver contribuito
significativamente.
di CLAUDIA MIGLIORE
Fa mostra di sé alla Beinecke Rare Book
and Manuscript Library dell’Università di
Yale. 16x 22×4. 102 fogli, per un totale di
204 pagine. Un concentrato di mistero.
Questo è il manoscritto di Voynich. L’enigma
letterario più sorprendente di tutti i tempi. Il
libro più misterioso della storia. Quello che
nessuno è mai stato in grado di leggere. Fino
ad oggi. Fino all’11 novembre. Quando un
sito americano pubblica le dichiarazioni di un
uomo che sostiene di esserci riuscito.
La scoperta.
Richard Rogers, 58 anni, di cui 37 dedicati
al governo americano sostiene di aver tradotto
le prime pagine del manoscritto.
Assolutamente per caso. Stava lavorando ad
un nuovo algoritmo per il Dipartimento di
Stato americano e aveva utilizzato una parte
casuale del testo del manoscritto per fare un
test. Il software ha fallito per due volte prima
di restituire i dati. Dati in codice macchina in
cui Richard Rogers ha letto la incredibile
scoperta.
Il manoscritto non contiene lettere, parole.
Per anni tutti gli studiosi hanno pensato si
trattasse di un linguaggio misterioso. In realtà
il testo rappresenterebbe il primo foglio di
calcolo della storia. Si tratterebbe non di
lettere ma di numeri. Algebra simbolica.
Roger non poteva credere a questa possibilità.
Ha passato 10.000 ore davanti al computer
per tradurre le prime tre pagine del
manoscritto. Ha persino utilizzato un software
satellitare, creato per rilevare le crepe su
Marte, per analizzare il vello su cui
il manoscritto è stato redatto e le crepe nella
carta. Rogers ha concluso che il manoscritto
contiene un messaggio segreto nascosto nelle
figure. Alla base del documento c’è una
griglia 8×8. Come quella delle scacchiere.
Simbolo massonico.
La griglia ha numeri nella parte bassa e
lettere nella parte alta. Il documento è algebra
ma è anche un sistema per spiegare come
navigare sulla scacchiera per leggere o
scoprire i messaggi segreti, le immagini e i
simboli. La prima pagina non rappresenta
altro che le istruzioni su come leggere
il manoscritto.
Attraverso una serie di studi e ricerche
Rogers ha concluso che il manoscritto è stato
redatto a più mani dalla famiglia proprio in
Italia. Martino Longhi (1534-1591), Onorio
Longhi e Martino Longhi il giovane (16021660) sarebbero gli autori. Datato intorno al
1578 prendendo come riferimento l’anno di
costruzione di Villa Mondragone a Frascati
dove il libro era conservato dai gesuiti.
Rogers sostiene che proprio il giardino della
villa, sia la chiave. Che la griglia
rappresentata nel giardino si integri con il
documento che conterrebbe importanti segreti
commerciali nascosti alla chiesa.
Richard Rogers non ha terminato la sua
ricerca. Ormai nella sua mente e nella sua vita
non esiste altro. Scoprire quella chiave e
svelare il segreto. Dopo 37 anni di attività sta
per andare in pensione. E questo potrebbe
essere il modo migliore per uscire di scena.
Fonte - Gialli.it, 27 novembre 2009
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.23 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Estratto da: “La Villa Spedita”.
Testi di Roberto Eroli e Rodolfo Maria Strollo
…L’altro ambito di contatto con 1a popolazione
e il territorio erano le occasioni sportive:
principalmente per gli incontri di calcio con 1e
squadre dei vicini paesi (Frascati, Monte Porzio
Catone, Monte Compatri) ma anche in occasione
di gare rnotoristiche sia ufficia1i, come que11a
automobilistica “Vermicino-Rocca di Papa" che
vedeva ogni anno 1a partecipazione di frotte di
convittori tra g1i spettatori (e la puntuale cronaca
ne Il Mondragone), sia "interne”, organizzate dai
convittori, come 1a "VillaVecchia-Monteporzio",
per Vespa 125.
come avvenne per 1a Juventus. nel 1931, quando
si trovava in ritiro nella stessa citta.
Le gite di un giorno, 1e scampagnate, 1e
“somarate”, 1e escursioni, insomma, che venivano
effettuate in ogni periodo (anche inverna1e) dai
convittori accompagnati dai Padri, possono essere
considerate come segno di una vera e propria
osmosi fra il Collegio e il territorio.
Foto d’epoca: partenza di una “somarata” in calesse
(Coll. Ass.ne Ex Alunni)
La coppia Fortini-Franco nella grande curva prima di
Giovannella. (Coll. Autuori)
Visita in collegio di Amedeo Amadei (Coll. Moroni
Fiori)
L’amministrazione del Collegio promuoveva
ino1tre 1e visite - arnpiamente gradite e
pubb1icizzate dalla starnpa interna – di campioni
1oca1i, come il centravanti della Roma e della
Naziona1e Amedeo Amadei di Frascati, o di
squadre famose casualrnente presenti in zona,
lnizialmente a piedi e poi anche in bicicletta,
con i muli, con le automobili, con le motociclette,
con i mezzi pubblii, gli abitanti di Mondragone
hanno battuto ogni luogo: principalmente quelli
attorno alla Villa, successivamente anche altri più
lontani. Delle stesse escursioni, nella cronaca de
Il Mondragone veniva data puntuale notizia,
quando
non
il
dettagliato
resoconto
dell’avvenimento. Il Barco, il Quadrato dei Pini, il
Tuscolo, le varie Ville, l’Eremo di Camaldoli,
l’Abbazia o Badia Greca, i citati paesi vicini
(compresi Colonna e Rocca Priora), o località più
o meno amene: Torre Gaia, San Silvestro, Fontana
dell’olio, Monte Cavo, Monte Algido, Madonna
del Tufo, Galloro, Fontana delle Tempeste erano
tra le mete ricorrenti, spesso raggiunte non con la
viabilità ordinaria ma con percorsi fuoristrada.
Con l’ausilio della linea tranviaria ecco che i
convittori giunsero fino a Rocca di Papa, Ariccia,
Castelgandolfo, Albano, Genzano, Velletri, od
anche a Ciampino e Roma, con la ferrovia da
Frascati o con appositi “torpedoni” noleggiati; non
appena arrivo la linea tranviaria Fraseati-San
Cesareo comparvero anche Zagarolo, Genazzano
e Palestrina”.
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.24 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
RICORDI:
Le AssociAzioni, Le squAdre di cALcio
Da “La Villa Spedita”Testo del Prof. Rodolfo Maria Strollo dell’Università degli Studi di Roma Tor Vegata
La vita all’interno del Collegio, oltre ad
essere scandita dalle attività legate
all’istituzione, e quindi didattiche e di studio,
aveva anche altri momenti di aggregazione,
connessi principalmente ad attività religiose e
sportivo-escursionistiche.
All’interno del corpo studentesco — sin
quasi dalla fondazione suddiviso in piccoli,
mezzani e grandi, cui si aggiunsero, con lo
sviluppo demografico del Collegio, i
piccolissimi e i mezzanelli — si formarono
delle Congregazioni religiose (anch’esse
spesso suddivise secondo le fasce d’età):
quelle degli Angeli Custodi e Mariana, la
Conferenza di San Vncenzo de’ Paoli, la
sezione della Lega Missionaria Studenti
(L.M.S.), la Crociata Eucaristica, il Circolo
Giovanile
Cattolico
“Mondragone”,
raggruppamento locale di riferimento
all’Azione Cattolica.
Queste associazioni, oltre ai momenti di
natura spirituale e di preghiera collettiva,
prevedevano giornate di specifiche attività
legate principalmente alle ricorrenze di
fondazione, alle festività di consacrazione e
all’organizzazione di attività benefiche”.
Chiaramente la regia — piu o meno manifesta
— dei Gesuiti era particolarmente favorevole;
non a caso l’Istituto ospitò, nel 1930, il I°
Congresso Nazionale della L.M.S., e
nell’agosto del 1949 i Congressi Nazionali
G.I.A.C. / G.I.O.C. — Gioventù Italiana
Agricoltori/Operai Cattolici, che videro la
partecipazione dell’allora ministro Antonio
Segni.
Ma dove l’aggregazione in gruppi trovò la
sua massima espressione fu nell’arnbito delle
attività sportive che, certamente facilitate
dagli spazi offerti dalla struttura, nonché dalle
favorevoli condizioni del sito, permisero lo
svolgimento di numerosi sport, anche “elitari”
(intendendo questo termine nell’accezione piu
vasta, connessa alla conoscenza, diffusione e
costo). Il tennis (Lawn-Tennis), la scherma, il
ciclismo, l’equitazione, oltre alla ginnastica e
alle discipline de1l’atletica sono documentati
sin dai primissimi anni del Novecento; ma a
questi sport si aggiunse presto il calcio (Foot
Ball), che divenne quello più seguito; rnentre,
in maniera piu saltuaria, furono anche
praticati
lo
sci
(di
cui
esistono
documentazioni fotografiche relative alle rare
occasioni di innevamento della zona ed a
specifiche gite nei vicini campi appenninici),
fino agli sport motoristici e al tiro a segno.
E forse non è un caso che, già in occasione
della querelle di fine secolo, relativa alla
parificazione, alcuni giornali, come lo stesso
Domenico Seghetti poi riportò, insinuavano
che a Mondragone si studiava poco e si
faceva, invece, troppo sport.
Il calcio, in quanto massirna espressione di
gioco di squadra, fu, ovviamente, da subito
recepito e compreso tra le principali e
ricorrenti attività sportive del Collegio;
numerose furono le squadre, ognuna con una
sua diversa divisa, e dai nomi connessi al sito
o ai convittori, che costellano le cronache
sportive dei giornali del Collegio: principali e
piu frequenti (e in un probabile ordine
d’importanza)
sono:
S.
Giorgio
/
Mondragone, Quintilia, S. Claudio, Primula,
Dragoncina, ma anche Senectus, Skiapping, a
volte espressioni di formazioni temporanee od
anche strutturate su più fasce d’età, in
associazione alle diverse camerate e — per la
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.25 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Senectus — agli ex allievi. Le occasioni di
gara si verificavano così tra squadre interne
allo stesso Collegio, o con altri istituti di
Roma e provincia o anche contro formazioni
dei vicini Comuni.
La presenza dell’invaso del Giardino della
Girandola, nel tempo d’uso del Collegio
utilizzato sempre per attività all’aperto,
permetteva alla struttura di poter disporre di
un campo di calcio quasi regolamentare,
addirittura dotato di “spalti" con i lavori
condotti nel 1929, semplificando – anche dal
punto di vista logistico - lo svolgimento degli
incontri e di veri e propri tornei. Lo spirito di
corpo, che con diverse esp1essioni permeava
la condotta dei convittori durante gli studi,
trovava spazio anche dopo, una volta usciti
dal Collegio, nell’Associazione degli ex
allievi, fondata nel 1922 e tuttora viva ed
operante. Inizialmente era denominata
Federazione Antichi Convittori (FAC.), poco
dopo il nome fu cambiato in Associazione tra
gli Antichi Convittori del Collegio
Mondragone (A.TA.C.) per diventare, infine,
l’attuale Associazicme Ex Alunni Nobile
Collegio Mondragone. Il gruppo di ex allievi
si è dotato di uno statuto e tutti gli anni, da
allora, salvo il periodo della guerra, festeggia
con una riunione commemorativa presso la
Villa, denominata Giornata di Mondragone.
Oggi il sodalizio detiene uno dei più
importanti archivi di riferimento sulla Villa e
certamente il principale sul Collegio,
costituendone
una
memoria
storicodocumentale ed umana considerevole. La
vitalità della fase operativa del Collegio, unita
al permanente spirito di corpo esistente tra i
suoi convittori, anche a distanza di anni,
dimostrano come gli allievi svolgessero una
vita che, pur con le limitazioni proprie di un
collegio, certo non negava momenti piacevoli,
come traspare dai numerosi articoli pubblicati
da Il Mondragone, nonché dalla presenza,
negli elenchi, di interi gruppi familiari che
hanno usufruito del servizio, coinvolgendo
spesso più generazioni, a dimostrazione
dell’apprezzamento dello specifico mondo,
tale da indurre a riproporlo per i propri figli.
Pochi sembrano i segni controcorrente a
tale visione. Uno affiorerebbe dalla lettura di
un romanzo (ambientato genericamente in un
collegio ma del quale si possono riscontrare le
“sembianze" di Mondragone) scritte da un ex
convittore degli Anni ‘30: Giuseppe Gironda;
mentre recentemente, Giuliano Zincone
(anch’egli ex-convittore), sulle pagine di
Sette, parlava della presenza nel Collegio di
una apposita cassetta per le delazioni: in
realtà, da informazioni avute a riguardo
presso altri ex convittori, non risulta che la
situazione fosse proprio come quella descritta
mentre è probabile, invece, che qualche
“spione" utilizzasse la cassetta della posta che
i PP avevano appesa, ognuno, accanto alla
porta della propria camera. Alcune voci da noi
raccolte tra altri studenti della Compagnia di
Gesù
—
ad
esempio
dell’Istituto
Massimiliano Massimo di Roma — ci
segnalano che, talvolta, l`eventualità di un
trasferimento a Mondragone era considerata
una specie di deportazione perché la struttura
era isolata (certamente più restrittiva di
quell’Istituto posto nella Capitale) e — di più
— vi faceva freddo. Certo, su quasi tremila
persone che hanno trascorso gli anni così
particolari e delicati della propria adolescenza
in un simile luogo, è possibile che qualche
malcontento si sia verificato. Dalla lettura del
periodico del Collegio si è potuto constatare
che i provvedimenti “punitivi” nei confronti
dei convittori erano sicuramente legati alla
loro condotta e al profitto nello studio, e
limitati al divieto di partecipare alle uscite e/o
alle attività di svago interne (sport, teatro,
proiezioni cinematografiche ...). Una curiosa
pena sembrava essere quella della privazione,
ai pasti, del vino; bevanda che risulta venisse
servita anche ai piccoli. Certamente casi di
castigo più gravi, nell’ampio arco temporale
di funzionamento del Collegio, si saranno
pure verificati: uno dei pochi noti (ed
emblematico), è quello di Corrado Alvaro,
espulso perché sorpreso in possesso di un
volume di Giosuè Carducci contenente — tra
l’altro l’Inno a Satana.
*********
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.26 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
LORENZO GIGOTTI
Lorenzo Gigotti (1908 - 1994)
Lorenzo Micheli Gigotti nasce a Roma il 10
febbraio 1908, da Gaetano e da Giovanna
Lazzarini, in una famiglia colta di estrazione
nobile. L'istruzione superiore, all'epoca assai
poco diffusa è invece già una consuetudine
per la famiglia Micheli Gigotti; all'amore per
la cultura e per lo studio vige per il rigore per
scelte professionali tradizionali. Forte è
dunque il contrasto che sorge fra il padre ed il
futuro pittore in seguito alla ferma decisione
presa da quest'ultimo di intraprendere un
percorso artistico. Lorenzo Gigotti lascia così
la casa paterna per trasferirsi dalla nonna,
Teresa Blasetti, che ne sovvenzionerà gli
studi. A seguito del non facile periodo
trascorso a cavallo tra gli anni '10 e '20
presso il Reale Collegio di Mondragone,
inizia a frequentare il Liceo Artistico di
Roma, mostrando una precoce inclinazione
per le tecniche pittoriche. Negli anni del
servizio militare, svolto a Salerno, la vita
familiare è segnata da due dolorosi lutti: la
prematura perdita della madre e della sorella,
Giulia. Terminato il Liceo inizia a frequentare
i corsi presso l'Accademia di Belle Arti di
Roma dove, allievo di Ferruccio Ferrazzi, nel
1932 si diplomerà nel corso di Decorazione.
(in collegio dal 1917 al 1921)
E' il momento non solo della formazione
artistica ma anche della frequentazione di un
ambiente culturale, quello romano, in veloce
fermento. Di questo periodo i primi lavori nel
settore della grafica e della cartellonistica, ma
la pittura si impone da subito come mezzo
d'elezione. Le prime tele nascono nel segno di
un raffinato e personalissimo tonalismo, ciò
che in seguito sarà riconosciuto sotto il nome
di Scuola Romana... Foto tratte da
www.archiviolorenzogigotti.it
Nella Chiesa di Don Bosco sono esposte le
otto vetrate di Lorenzo Gigotti: Eden e
Redenzione, Saul e David, Davide e
Salomone, Elia ed Eliseo, Giona, Giuditta,
Ester e Maccabei.
L’artista ha lasciato, testimonianze riunite in
parte nell’Archivio Lorenzo Gigotti, istituito
nel decennale della morte, che comprende
dipinti, disegni, bozzetti. Vetrate, mosaici ed
affreschi sono conservati in importanti chiese
(S. Paolo del Brasile, S. Gottardo in Corte di
Milano, S. Giovanni Bosco e di S. Eugenio a
Roma) e presso enti pubblici (come il CTO
Garbatella di Roma, di Firenze e di Padova).
L. Gigotti 1949
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.27 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Lorenzo Gigotti e i figli: Laura,
Stefano e Carlo (da sx), 1950
Giorgio de Chirico, Lorenzo Gigotti
e signora, 1963
Lorenzo Gigotti e il progetto per la vetrata della
Basilica di San Paolo del Brasile, 1951-1952
Lorenzo Gigotti e il gatto Kebro,
1973
Lorenzo Gigotti, 1979
Lorenzo Gigotti con la moglie
ed i figli, 1955
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.28 di 32
Il Mondragone
________________________________________________________________________________________________
Alcune opere di Lorenzo Gigotti:
Nudo e gabbia, 1965
Composizione, 1953
Invito al “Gran Ballo degliArtisti
, Roma - feb. 1950
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n° 20 –dicembre 2010 pag.29 di 32
Il Mondragone
__________________________________________________________________________________________________
La RETTA ( per l’anno scolastico 1946-47 )
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.30 di 32
Il Mondragone
__________________________________________________________________________________________________
Quote pagate alla Associazione per l’anno in corso
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.31 di 32
Il Mondragone
__________________________________________________________________________________________________
Re d a z i o ne e d e di t i ng a c ur a d i Vi t t o r i o S pa d o r c i a e Ro l a ndo To na r e l l i
_______________________________________________________________________________________________
Edizione n°20 – dicembre 2010 pag.32 di 32