Dott. Lorenzo Corsi Biologo Nutrizionista Viale G. Galilei 124, 54033

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Dott. Lorenzo Corsi Biologo Nutrizionista Viale G. Galilei 124, 54033 Marina di Carrara
www.pesoenutrizione.it
Alimentazione e terapia anticoagulante orale (TAO)
Nell'uomo l'apparato circolatorio è un sistema chiuso costituito dal cuore e dai vasi
(arterie e vene). Fra i numerosi fattori indispensabili per il buon funzionamento del
sistema circolatorio, uno essenziale è costituito dalla sua tenuta, tale da assicurare che
in nessun punto si abbia perdita di sangue. Molte sono le cause che possono provocare
lesioni a carico di vasi sanguigni, in questi casi l'arresto delle emorragie (emostasi) è
affidata ad un meccanismo che entra automaticamente in azione in seguito a soluzione
di continuità della parete vasale.
Dopo una lesione della parete di un vaso una serie di reazioni porta alla formazione
della fibrina, molecola proteica che rafforza e rende compatto il tampone di piastrine.
Ogni stadio della cascata di reazioni è caratterizzato dalla presenza di enzimi, da un
cofattore proteico non enzimatico, dal calcio ione (Ca++) e da una superficie
organizzatrice fornita dalle piastrine. Fra i fattori implicati in questo meccanismo alcuni
debbono subire modifiche dipendenti dalla vitamina k.
Esistono condizioni in cui si rende necessario assumere sostanze che alterano il
processo della coagulazione al fine di garantire una azione contrastante la formazione
di trombi. Lo scopo del presente scritto è quello di conoscere se e come
l'alimentazione incidere sull'efficacia della terapia anticoagulante orale (TAO).
Il fegato è l'organo che sintetizza le proteine implicate nella coagulazione e la vitamina
k prende parte alla formazione di alcuni fattori indispensabili a questo processo. La
vitamina k è presente in due forme: attiva e inattiva. La forma attiva, prendendo parte
alle reazioni necessarie alla produzione di alcune sostanze suddette si modifica
inattivandosi. Gli enzimi deputati alla successiva riconversione della vitamina nella
forma attiva sono estremamente sensibili all'azione degli anticoagulanti che, inibendo
la tappa che conduce all'attivazione della vitamina k, modificano il livello dei fattori
della coagulazione. Dopo l'assunzione del farmaco anticoagulante si viene quindi a
realizzare un nuovo equilibrio, dipendente dalle velocità di sintesi e di degradazione
delle varie sostanze, in cui la concentrazione di vitamina k gioca un ruolo importante.
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Nei soggetti sottoposti a TAO, per evitare emorragie da sovradosaggio o da variazioni
individuali di risposta agli anticoagulanti, è necessario individuare un nuovo equilibrio
in cui sia presente l'effetto antitrombotico e contemporaneamente sia garantita la
capacità emostatica. Poiché la vitamina k è presente in molti alimenti in quantità
variabile, è corretto domandarsi se l'assunzione irregolare di tali cibi può essere fonte
di disturbo per la terapia farmacologica con anticoagulanti e quale ruolo può svolgere
l'alimentazione nel mantenere la stabilità dei parametri della coagulazione.
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L'influenza della dieta non è stata studiata molto, sono stati segnalati casi di instabilità
agli anticoagulanti dovuta ad un apporto elevato di vegetali contenenti vitamina k o a
cambiamenti delle abitudini dietetiche.
Alcuni studi hanno mostrato che singole assunzioni di cibi ricchi di vitamina k e
moderate quantità di vino possono essere tollerate da soggetti con una funzionalità
epatica normale. Altri hanno evidenziato che anche una singola assunzione giornaliera
di 1000 ìg di vitamina k può causare un indesiderato incremento dell'attività
coagulante del plasma che può durare alcuni giorni dopo il ritorno ad una dieta con un
ridotto contenuto di vitamina. Considerando che è possibile assumere quantità di
vitamina k superiori a 1000 µg con la normale alimentazione e visto che in alcuni studi i
soggetti in TAO sottoposti ad una dieta con un contenuto di vitamina k compreso fra
20-40 microgrammi giornalieri, hanno fatto registrare un incremento del numero dei
tests nei range terapeutici (dal 53% (dieta di controllo) all'84% (dieta a ridotto e
costante apporto di vitamina k)), è stato suggerito che pazienti poco controllati se si
escludono interazioni farmacologiche, malattie intercorrenti o scarsa collaborazione
dovrebbero essere sottoposti a trattamento dietetico. I dati a disposizione ci portano
pertanto a ritenere che un controllo dell'alimentazione può essere necessario per
aumentare il numero delle persone, sottoposte a TAO, nei range terapeutici.
Il consumo quotidiano di ortaggi e frutta abbassa il rischio per numerose malattie e
aiuta a ridurre la densità energetica dei pasti, condizione necessaria per minimizzare i
fattori di rischio cardiovascolare come il sovrappeso, l’ipertensione, l’eccesso di
colesterolo e l’iperglicemia (obiettivi spesso perseguiti anche dai soggetti in TAO). Per i
numerosi effetti protettivi che un consumo regolare di prodotti vegetali comporta, la
loro proibizione nei soggetti in TAO dovrebbe essere adeguatamente valutata anche
alla luce del ruolo positivo svolto dalla vitamina k sulla densità ossea. Poiché basse
assunzioni di vitamina k nelle donne sono state associate ad una ridotta densità ossea
e ad un aumento del rischio di fratture (American Journal of Clinical Nutrition, 2003), è
preferibile adoperarsi per rendere possibile una assunzione costante e regolare di
ortaggi a contenuto noto di vitamina k al fine di ottimizzare lo stato di nutrizione e
mantenere la stabilità dell'INR anziché proporre inutili e dannose restrizioni alimentari.
Nella Guida alla Terapia Anticoagulante Orale per Medici di Medicina Generale FCSA –
SIMG si legge infatti che “Una dieta a contenuto noto in vitamina K può essere
somministrata a pazienti con cattivo controllo della terapia con anticoagulanti orali
................... può non essere importante trattare i pazienti con diete a basso contenuto
in vitamina K a patto che esso, anche se dell’ordine di 300-400 ìg/die, sia mantenuto
costante”.
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