Sculture sonore Crescendo in musica

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Sculture sonore Crescendo in musica
ESZnews
60
febbraio2013
Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale
Sculture sonore
Tre capoluoghi della Svizzera francese e tedesca –
Ivan Fedele
Losanna, Zurigo e Ginevra – entrano nella primavera
2013 componendo un articolato “Portrait Ivan Fedele”.
Il 15 marzo studenti e solisti della Haute École de
Musique (HEMU) propongono a Losanna (HEMU, Utopia
I, Grotte 2), la prima parte del ritratto, in forma di concerto
da camera. In cartellone Flamen per quintetto di fiati,
Imaginary Sky-Lines per flauto e arpa, Viaggiatori della
notte, tre pezzi per violino solo, Il giardino di giada per
oboe d’amore e trio d’archi, e Magic per quattro saxofoni.
Tre giorni più tardi, il 18 marzo, la medesima sede
ospiterà la seconda parte del “Portrait”, impreziosita dalla
prima esecuzione assoluta di Mudra– per ensemble,
commissione del Namascae Lemanic Modern Ensemble,
che l’esegue nel contesto dell’Académie Namascae 2013
congiuntamente all’Ensemble Contemporain de l’HEMU,
sotto la direzione di William Blank. Nel medesimo
concerto verrà proposto anche Immagini da Escher per
ensemble e Richiamo per ottoni, percussioni e elettronica,
con Alessandro Ratoci alla regia del suono e al live
electronics. Richiamo e Mudra– saranno ripresi dai
medesimi interpreti il 21 marzo a Zurigo, Zürcher
Hochschule der Künste (ZHdK), abbinati a Ali di Cantor
per quattro gruppi strumentali. Quest’ultimo programma
verrà riproposto il 22 marzo alla Salle Communale
Plainpalais di Ginevra per il Festival Archipel. In questi
termini il compositore presenta il nuovo lavoro: «Mudra– è
un termine sanscrito che ha molti significati strettamente
correlati: “sigillo”, “segno”, “simbolo” e “gesto simbolico”.
Nella storia del suo uso, il termine è passato da una
funzione di linguaggio gestuale quotidiano a una di
esperimento di comunicazione simbolica in ambito
artistico, e in seguito si è trasformato da icona figurativa a
elemento rituale. Mudra– è un titolo che ben si adatta a una
serie di istanze poetiche ed estetiche che caratterizzano
gran parte della musica che ho composto negli ultimi anni,
musica in cui ho praticamente abbandonato la dimensione
“narrativa” di un tempo in cui le “figure” vivono come
personaggi di un racconto astratto, preferendo, invece,
lasciare al tempo il compito di “svelare” la natura intima
degli agglomerati sonori che si presentano all’ascolto
come “sculture”. Queste “sculture sonore” esistono nella
loro globalità a prescindere dalla dimensione temporale
attraverso la quale, peraltro, svelano la loro natura. Una
natura i cui segreti vengono, per così dire, “rivelati”
attraverso prospettive diverse o attraverso illuminazioni
più o meno parziali, intense o colorate che ne mostrano le
qualità intrinseche: il profilo della massa, la levigatezza o
rugosità della superficie, la trasparenza o densità della
materia e ancora il gioco d’ombre cangianti a seconda
dell’inclinazione del fascio di luce che l’investe o della
prospettiva. I processi compositivi privilegiano, così,
prassi formali più attinenti all’anamorfosi che alla
metamorfosi, tecniche che ho cominciato a sperimentare
dal 2005 in Immagini da Escher. Mudra– si articola in tre
parti, tre “sculture” appunto. Pur di “natura” diversa,
Crescendo in musica
Si conclude nella primavera 2013 con l’esecuzione degli
Alessandro Solbiati
ultimi tre movimenti il ciclo di Crescendo, otto brevi brani
in forma di studio per orchestra da camera. Daniele
Parziani guiderà al Teatro Dal Verme di Milano l’Orchestra
I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano composta da
musicisti tra i 10 e i 17 anni – presso la quale Solbiati è
stato per due anni composer in residence – nelle prime
esecuzioni assolute di Masques (VI movimento) il 10
febbraio, Luce (VII movimento) il 24 marzo e Danza (VIII
movimento) il 26 maggio. Racconta l’Autore: «Ogni volta
il mio scopo è stato quello di avvicinare alle scritture
contemporanee i giovanissimi strumentisti, costruendo
una sorta di Mikrokosmos orchestrale. La difficoltà, seppur
in modo non lineare, è stata via via crescente, ma la mia
attenzione è sempre andata a una “sdrammatizzazione”
del rapporto con la musica d’oggi, attribuendo a ogni
brano una fortissima componente immaginativa e figurale,
collegata al “tema” centrale del concerto (le festività, le
stagioni etc.). In ogni caso, devo dire che la splendida
avventura di questa collaborazione, che condurrà nella
prossima stagione all’esecuzione integrale e finalmente
consecutiva degli otto brani, mi ha innanzitutto fatto capire
che non vi è nessuna difficoltà ad avvicinare i giovanissimi
alle scritture recenti e che essi sanno benissimo
“crescere” insieme al compositore. Masques, come si può
capire dal titolo, prende spunto dal Carnevale. Centro
d’interesse tecnico è l’attribuzione di un carattere solistico
via via a ogni fiato e alla prima parte di ogni arco. Una
situazione di marcia un po’ grottesca e sgangherata,
Una novità per ensemble al
centro della celebrazione
monografica in Svizzera e
un’ulteriore prima a Witten
continua a pag. 2
spudoratamente intitolata “Marcia delle maschere” e
inizialmente riservata agli archi, costituisce una sorta di
ritornello di rondò che conduce di volta in volta a cinque
episodi assai differenti e contrassegnati da uno strumento
solista, riferiti via via alle maschere di Arlecchino
(clarinetto), Colombina (flauto e violino), Pantalone
(oboe), Capitan Spaventa (tromba) e Pulcinella (viola e
violoncello). Ciascuno strumento si somma poi al
“ritornello”, giungendo a un tutti che è una sorta di tripudio
finale. Si tratta insomma del mio piccolo Carnaval.
Luce, che sarà eseguito a ridosso di Pasqua, è la
riflessione drammatica e tesa, per nulla edulcorata, sulla
tensione alla trascendenza che contraddistingue in forme
assai differenti ogni cultura e ogni esperienza umana. Il
passaggio pasquale dalla morte alla vita, lungi dall’essere
monopolio del credo cristiano, è in ogni simbologia: così
l’oscuro cupo e aspro dell’inizio si trasforma via via nelle
“mani protese verso l’alto” dell’evoluzione progressiva e
nello squarcio luminoso finale. Scopo tecnico era qui
quello di riprendere un ampio ventaglio di timbri e tecniche
strumentali proposte ad una ad una nei vari brani e dare
loro l’unità d’un solo percorso evolutivo, cercando la
massima coesione del suono orchestrale. Danza è il
punto d’arrivo ma in un certo senso anche di partenza del
mio cammino con i Piccoli Pomeriggi. Mi spiego: quando
Daniele Parziani mi propose la collaborazione con questa
compagine, mi propose in primo luogo la versione
semplificata d’un breve brano che avevo composto nel
2010 per i Pomeriggi Musicali, un omaggio a Schumann
continua a pag. 3
Conclusione del ciclo
concepito per I Piccoli
Pomeriggi Musicali
di Milano, prima alla
Chigiana e residenza al
Festival International
Saint-Dizier Grand Der
Giorgio Colombo Taccani
Frammenti di DNA sonoro
Due prime esecuzioni
condividono un medesimo
procedimento compositivo
Aldo Clementi
Informel 2 per 15 esecutori è
stato proposto il 20 gennaio
all’Auditorium Stelio Molo della
RSI di Lugano,
nell’interpretazione
dell’Ensemble 900 del
Conservatorio della Svizzera
Italiana diretto da Francesco
Bossaglia. Il 23 febbraio
l’Ensemble Asamisimasa
propone al Klaus-von-Bismarck
Saal del WDR di Colonia
Ricercare per chitarra, Lento
per violoncello solo e Dedica
per clarinetto, violoncello e
pianoforte.
Francisco Guerrero
La Fundación BBVA di Bilbao
propone il 5 febbraio
l’esecuzione di Delta Cephei
per due clarinetti, violino,
viola e violoncello,
nell’interpretazione
dell’Ensemble Kuraia diretto
da Andrea Cazzaniga.
2
I
l 26 gennaio al Teatro Verdi di Busseto, con replica il
27 gennaio alla Sala dei Teatini di Piacenza, avrà la sua
prima esecuzione Ier… Una riverberazione selettiva di
“Il Poveretto” di G. Verdi, per voce e sei strumenti; ne
saranno esecutori il soprano Renata Campanella e
l’Ensemble Nuove Musiche diretto da Guido Maria
Guida. Così Colombo Taccani introduce il lavoro: «Come
se giungesse da una grande distanza in una notte di
vento intermittente, una lirica da camera di Verdi ci
lascia percepire chiaramente solo alcune sillabe della
linea vocale, pur essendone vagamente intuibile l’intero
profilo. Della parte pianistica quasi tutto viene perduto.
Le poche parti arrivate fino a noi restano libere di
risuonare e di riverberarsi nell’intero ensemble; nulla,
all’infuori di questi prolungamenti e di un numero
ristrettissimo di raddoppi di ottava, viene loro aggiunto o
elaborato rispetto alla pagina originale. Con grande
sorpresa le sillabe sopravvissute ricreano un nuovo
testo: ne emerge una pagina malinconicamente
introversa, la cui intima riservatezza ci si rivela come
attraverso la decifrazione di un messaggio in codice.
Una lettera dimenticata da decenni nel cassetto segreto
di uno scrittoio». Watcher per ensemble troverà invece
la sua prima esecuzione il 30 aprile al Teatro Elfo
Puccini di Milano grazie all’ensemble Sentieri Selvaggi,
committente della composizione, diretto da Carlo
Boccadoro. Spiega l’Autore: «Quasi tutti i miei lavori da
tempo trovano lo spunto elaborativo iniziale in un breve
frammento di provenienza molto varia; Schumann,
Ravel, melodie di corale, brevi incisi gregoriani si sono
alternati a Duke Ellington o ai Procol Harum; piccoli
elementi di DNA che andavano a informare ogni aspetto
del lavoro, dalla sostanza armonica alle proporzioni
generali e all’alternanza delle sezioni; a volte traspare
qualche suggestione derivante dall’immaginario
musicale dello spunto di provenienza, mentre altrove,
più spesso, il mio lavoro si è poi svolto in totale
indipendenza e autonomia espressiva. Anche in
quest’occasione mi sono mosso secondo tale abitudine
consolidata; non dovrebbe essere difficile intuire quale
sia lo spunto originario del mio lavoro, che lascio
comunque affidato all’eventuale curiosità di chi ascolta
(in un paio di circostanze dovrebbe risultare davvero
evidente…) dal momento che il brano non si muove
alludendo ai suoi ambiti stilistici ed espressivi. Ciò che è
più importante sottolineare è come Watcher prosegua
sulla linea già avviata dai miei lavori recenti, prediligendo
scelte dirette, per lo più improntate a una grande
esuberanza gestuale e a contrasti particolarmente
energici; tutto ciò è evidente in particolare nelle prime
pagine, caratterizzate frequentemente da un luminoso
assetto diatonico e dall’epilogo del percorso, proiettato
sia verso ruvidi agglomerati omoritmici sia verso la
sparizione di connotati armonici riconoscibili, a causa
dell’instabilità e della frequente distorsione dei suoni.
Questo porta, mi auguro, a una leggibilità abbastanza
diretta del brano, unitamente, va detto, a difficoltà non
piccole dal punto di vista esecutivo, rendendo quindi
ovvia la mia grande riconoscenza nei confronti degli
interpreti e del direttore chiamati a un compito
decisamente arduo». Il 22 marzo Roberto Fabbriciani
presenterà nuovamente Restless White per flauto solo,
a lui dedicato, nell’ambito del Sonic Fusion Festival di
Salford, mentre il 31 maggio Il pianto di Giuturna per
soprano e ensemble su un testo originale di Vittorio
Sermonti verrà riproposto a Tokyo nell’esecuzione di
Maki Ohta e del Nomad Ensemble diretto da Norio Sato.
Ricordiamo inoltre che Akiko Kozato il 25 ottobre scorso
ha ripresentato Nox, Tellus per voce sola nell’ambito del
Festival Spazio Musica di Cagliari; il 27 ottobre il Duo
Alterno (Riccardo Piacentini e Tiziana Scandaletti) ha
eseguito nuovamente L’Àgnili per voce e pianoforte su
due poesie in sardo di Pompeo Calvia al Museo di Santa
Caterina di Treviso per il Festival “Finestre sul
Novecento”; il Duo Antilia (Cinzia Cruder e Silvia Cignoli)
ha ripresentato Antilia per ottavino e chitarra l’11
novembre nell’ambito del progetto “Irid” presso le
“Officine Creative Ansaldo” di Milano. Da segnalare
infine che l’esecuzione di Dura roccia per fagotto e
orchestra d’archi, registrata a Firenze lo scorso ottobre
nell’ambito del Festival “Play It!” e che vedeva coinvolta
l’Orchestra della Toscana diretta da Francesco
Lanzillotta, verrà inserita nel Cd Bassoon Works del
solista Paolo Carlini, d’uscita imminente per la casa
discografica Tactus e comprendente altre pagine
contemporanee dedicate a questo grande fagottista, fra
le quali lavori di Ennio Morricone, Nicola Sani, Luis de
Pablo e Giorgio Gaslini.
segue da pag. 1 (Fedele: Sculture sonore)
rivelano tutte un “carattere rituale” che ne
contraddistingue non solo la natura intrinseca ma anche
la percezione sensibile. Mudra– è stato scritto per
l’Ensemble Namascae cui è dedicato insieme all’amico
William Blank». I Wittener Tage für Neue Kammermusik
propongono il 27 aprile nell’interpretazione del Quatuor
Makrokosmos, un’ulteriore prima esecuzione assoluta di
Ivan Fedele, Phasing per due pianoforti e due
percussionisti, commissione del WDR 3. Mosaïque per
violino e orchestra da camera è stato ripreso il 17
gennaio nel contesto d’un concerto-lettura al
Conservatoire Massenet di Saint-Étienne. Francesco
D’Orazio e l’Ensemble Orchestral Contemporain sono
stati diretti da Daniel Kawka, con repliche il 18 gennaio
al Théâtre Copeau, Opéra Théâtre de Saint-Étienne, e il
23 gennaio al Grand Théâtre de Provence di Aix-enProvence per il Festival Présences di Radio France.
Sempre nel mese di gennaio Ivan Fedele ha tenuto, su
invito di Frank Bedrossian, una masterclass di
composizione al Dipartimento di Musica della University
of California, Berkeley. Nell’ambito della residenza del
compositore a Berkeley è stata eseguita il 26 gennaio
dall’ECO Ensemble diretto da David Milnes La chute de
la Maison Usher, musica per il film omonimo di Jean
Epstein. Palimpsest, Quarto Quartetto per archi è stato
proposto dal Quartetto Prometeo il 27 gennaio
all’Auditorium Celesti di Desenzano, per il V Festival del
Ned Ensemble, nella Stagione Concertistica “Città di
Desenzano”. Ciro Longobardi porta in tournée una
selezione dalle Études boréales e dalle Études australes
per pianoforte nelle seguenti tappe: il 5 febbraio al
Conservatorio Superiore di Alicante, il 9 marzo alla
Gallery 345 di Toronto e il 15 aprile alla Hochschule di
Basilea. L’Orchestra dell’Arena di Verona diretta da Xu
Zhong esegue l’8 e il 9 febbraio al Teatro Filarmonico
per la Stagione Sinfonica della Fondazione Arena di
Verona Syntax 0.1 ([email protected]) per orchestra da camera.
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai propone
invece il 15 febbraio all’Auditorium Rai di Torino sotto la
bacchetta di Marco Angius, in prima esecuzione italiana,
Artéteka (Folkdance 1) per orchestra e Txalaparta
(Folkdance 2) per set di txalaparta e orchestra. Sandro
Gorli dirige il 20 febbraio, alla testa del Divertimento
Ensemble, Immagini da Escher per ensemble per la
stagione “Rondò” all’Auditorium Gruppo 24 Ore di
Milano. Mario Caroli esegue il 15 aprile a Budapest
Dedica e Apostrofe per flauto solo e il 28 maggio a
Bucarest Donax per flauto solo. Infine, Erinni per
pianoforte, cimbalom e vibrafono è in programma nella
versione per pianoforte, dulcimer e vibrafono il 30
maggio alla Musikhochschule di Basilea, con Franziska
Fleischanderl al dulcimer.
segue da pag. 1 (Solbiati: Crescendo in musica)
intitolato Il risveglio di Florestano. Si trattava del
progressivo emergere da un fondale statico e immobile
di un carattere di danza sempre più esplicito che
esplodeva alla fine, rivelando alcune citazioni da
Schumann. Poi avevamo pensato che era sciocco, non
specifico e anche un po’ offensivo dedicare all’orchestra
giovanile solo la versione semplificata di un brano già
composto, e nacque così il progetto di Crescendo.
L’ultimo concerto dei Piccoli Pomeriggi è dedicato alla
fiaba e in programma vi sono vari brani tratti da balletti
di temi “fiabeschi”. Allora ho pensato che è giunta l’ora,
dopo sette brani, di dimostrare che l’orchestra giovanile
è matura per eseguire una musica d’oggi complessa e
“senza sconti”: ho ripreso Il risveglio di Florestano, che
era in fondo la nascita di una danza, e ne ho fatto una
versione nient’affatto semplificata, solo ristrumentata
per motivi di organico e purgata dei riferimenti
schumanniani ora fuori luogo, sostituendo un finale tutto
dedicato ai miei giovani interpreti e all’amico Daniele
Parziani». Prestigiosa prima cameristica il 22 marzo
all’Accademia Chigiana di Siena, a Palazzo Chigi
Saracini, per la Stagione “Micat in vertice”, quando il
Trio Stauffer eseguirà il Secondo trio d’archi. Spiega
Solbiati: «Il pezzo è stato richiesto da un giovane trio,
già con parecchia esperienza alle spalle e che proprio
in occasione di questo concerto potrà valersi per la
prima volta del nome di Trio Stauffer, concesso
dall’omonima Fondazione. Nel 2012 avevo composto
per il Divertimento Ensemble Alfi, un brano in tre
movimenti, ciascuno dei quali aveva un diverso
organico. Il primo era costituito da un fulminante trio
d’archi di tre minuti in cui ben undici differenti situazioni
musicali si alternavano con la velocità di un
fotogramma. Ho pensato allora di ripartire da lì, e di
considerare quei tre minuti il primo di tre movimenti
progressivamente di poco più ampi (rispettivamente
3’30” e 4’) e soprattutto contrassegnati dal progressivo
“rallentamento” della musica. Il secondo ironizza sulla
medietas di un clima musicale leggero e un po’ dandy:
tutto è basato su consonanze di terze e seste che
vengono ripetutamente aggredite e infine scardinate dal
materiale più inatteso, una triade maggiore trillata e
snaturata dalla massima pressione dell’arco. Il terzo
movimento, di estrema lentezza, parte dalla rarefazione
di alcuni “relitti sonori” che galleggiano sul vuoto, nei
quali si profila a poco a poco una sorta di aspirazione
alla luce e all’infinito, profonda, seppur non
necessariamente confortevole». Alessandro Solbiati
sarà il compositore in residenza del Festival
International Saint-Dizier Grand Der, “Le Printemps de
la Musique”, dal 22 al 27 aprile, nel corso del quale
avverranno diverse esecuzioni, tra cui la prima
esecuzione integrale dei Dodici Lieder da “Winterreise”
nella trascrizione per violino e viola, affidata al duo
Dejan Bogdanovic e Pierre-Henri Xuereb. Così l’Autore
racconta questa esperienza creativa: «La richiesta
fattami da Pierre-Henri Xuereb di trascrivere per violino
e viola una parte considerevole dell’immensa
Winterreise schubertiana è giunta al suo termine,
arrestandosi alla metà dei Lieder. All’inizio pensavo si
potesse trattare di una scommessa assai pericolosa; a
poco a poco ho scoperto quanto sia possibile aderire al
dettato schubertiano senza cambiarne nemmeno una
nota, eppure compiere il “proprio” viaggio nella sua
musica, rendendo il canto un dialogo tra i due strumenti,
sottolineando o assottigliando talune armonie,
orientando, ampliando e a volte forzando taluni percorsi
di registro e così via: si tratta di un atto d’amore per uno
dei più grandi capolavori dell’arte occidentale». Nel
medesimo quadro verranno proposti Ianus per
orchestra d’archi e, nell’interpretazione degli studenti
del corso, Dawn per flauto e arpa, Albatros per flauto,
violino e pianoforte, Manet per violoncello e pianoforte,
Trio per violino, violoncello e pianoforte, e Klimt per
violino, viola, violoncello e pianoforte. Il 4 maggio Luigi
Attademo esegue a Carpi i primi cinque movimenti sui
sei complessivi (il V in prima esecuzione assoluta) di Le
sei corde di Niccolò per chitarra, nelle parole di Solbiati,
«fogli d’album senza pretese unitarie, costituiti ciascuno
dalla semplice esposizione di un’idea musicale, anelli
d’una mia catena di piccoli brani chitarristici, nell’ambito
del progetto di Attademo attorno ai Ghiribizzi per
chitarra di Niccolò Paganini». Luigi Gaggero propone
invece l’8 maggio a Venezia per il Festival Pas-E,
“Nuovi Madrigali Italiani”, alla testa dell’ensemble La
Dolce Maniera, la prima di E tu seguivi, piccolo
madrigale per cinque voci su testo di Dino Campana.
Spiega Solbiati: «L’amicizia e la lunga collaborazione
con Luigi Gaggero come cimbalonista ha preso una
nuova piega, da lui stesso provocata nel momento in
cui è divenuto promotore e direttore di un magnifico
ensemble vocale che intende alternare repertorio
rinascimentale e contemporaneo. Per il momento, su
sua stessa richiesta, si tratta di un breve brano che
utilizza come testo un verso di Dino Campana (“...e tu
seguivi nell’aria la fresca incarnazione di un mattutino
sogno...”), che pochi mesi fa ha “ispirato” il Prologo del
mio To Whom?, per voce femminile sola, senza però
essere esplicitamente cantato. In quel caso, infatti,
l’utilizzo della voce sola avrebbe reso troppo esplicito e
didascalico il percorso immaginativo così fortemente
suggerito dal verso, mentre qui il rapporto polifonico
stabilito con la parola mi ha permesso di coniugare
significato e percorso musicale, ponendoli in un
rapporto di reciproco nutrimento». Di Alessandro
Solbiati è possibile ascoltare il 5 febbraio Due adagi
(Tiresia e la Pizia) per violino alla Salle Ockeghem
dell’Atelier Musical de Touraine di Tours,
nell’interpretazione di Eric Lacrouts. Il 16 e 17 febbraio
l’Orchestra dell’Arena di Verona diretta da Silvio Viegas
propone al Teatro Filarmonico, per la Stagione Sinfonica
della Fondazione Arena di Verona, Raggio per
orchestra da camera. Il 27 febbraio Alessandro Solbiati
presenta all’Auditorium San Fedele di Milano la
proiezione della produzione video dell’opera Leggenda.
Il giorno dopo, 28 febbraio, l’Orchestra Sinfonica del
Teatro Comunale di Bologna diretta da Philipp von
Steinaecker propone al Teatro Manzoni di Bologna,
nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro
Comunale, la prima esecuzione assoluta dei Sei Lieder
giovanili di Arnold Schönberg nell’orchestrazione di
Alessandro Solbiati. Il 2 aprile François Petit e Carole
Carniel-Petit presentano alla Salle Ockeghem
dell’Atelier Musical de Touraine di Tours Dies per
clarinetto e pianoforte e, coadiuvati da altri musicisti,
Pour Ph.B. per clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte. Sempre a Tours verranno eseguiti il 4 aprile,
per le Journées de la Composition, Sonata per
pianoforte e Corde per viola sola, quest’ultima
nell’interpretazione della violista Maël Bailly. Maria
Grazia Bellocchio propone il 10 aprile presso
l’Auditorium Gruppo 24 Ore di Milano, per la stagione
Rondò, gli Interludi per pianoforte. Laura Catrani
eseguirà il 25 aprile a Graz To Whom? per soprano
solo. Durissimo silenzio per sei voci femminili e
pianoforte sarà proposto il 28 aprile per i Rencontres
Contemporaines di Lione da Ancuza Aprodu, pianoforte,
e dall’Ensemble Six Voix Solistes diretto da Alain
Goudard, con replica il giorno dopo, 29 aprile, alla sala
Utopia 1 della Haute École de Musique di Losanna.
Maurizio Longoni e l’Ensemble del Conservatorio “G.
Verdi” di Milano eseguiranno a fine aprile Mi lirica
sombra per clarinetto basso e sette strumenti. Infine,
una selezione da Linee, otto contrappunti e preludi per
voci e diversi strumenti da Die Kunst der Fuge di
Johann Sebastian Bach, sono in programma il 23
maggio all’Auditorium del Conservatoire du XIX Adt di
Parigi, nell’interpretazione dell’Ensemble Alternance.
Sono previsti un incontro con Alessandro Solbiati e la
proiezione del film Heimat Bach di Ulli Aumüller, con
musiche di Johann Sebastian Bach, György Kurtag e
Alessandro Solbiati.
Luigi Dallapiccola
Le Variazioni per orchestra
sono in cartellone, nella
direzione di Francesco
Angelico, il 5 aprile al Tonhalle
di Zurigo con il Tonhalle
Orchester Zürich, e il 12 aprile,
con replica il 14, allo
Staatstheater Cottbus con il
Philharmonisches Orchester
Cottbus. A Dallapiccola è
dedicato il numero 158, agosto
2012, della nuova serie di
«Musik-Konzepte» (Monaco,
Edition Text+Kritik), che
s’interroga sul significato
storico del compositore istriano
attraverso una raccolta di
cinque saggi aperta dai
contributi di Dietrich Kämper e
Joachim Noller.
Goffredo Petrassi
Pietro Borgonovo ha diretto gli
strumentisti dell’Orchestra del
Teatro La Fenice nella
Serenata per cinque strumenti
e nella Sonata da camera per
clavicembalo e dieci strumenti il
21 gennaio al Teatro La Fenice
di Venezia per la Società dei
Concerti. Il 24 e 25 febbraio
l’Auditorium di Via della
Conciliazione a Roma ospita
un’esecuzione di Récréation
concertante (Terzo Concerto)
per orchestra, affidato
all’Orchestra Sinfonica di Roma
diretta da Francesco La
Vecchia.
3
Nicola Sani
Due prime in estremo Oriente
che indagano le potenzialità del
suono, due omaggi a Giacinto
Scelsi e un concerto monografico
Roberto Fabbriciani
Roberto Fabbriciani ha
eseguito il 20 gennaio alla
Stanza di Trieste, per
l’Associazione Musicale Libera,
una serie di proprie
composizioni: 3 studi per flauto
solo, Suoni per Gigi per flauto e
nastro magnetico e Pensieri nel
vento per flauto e nastro
magnetico, insieme a Zeus
joueur de flûtes per flauti e
nastro magnetico di Henri
Pousseur/Roberto Fabbriciani.
Il 22 marzo il flautista ripropone
al Sonic Fusion Festival di
Salford Suoni per Gigi e Zeus
joueur de flûtes.
Andrea Mannucci
Solo per flauto è in programma
il 22 marzo al Sonic Fusion
Festival di Salford
nell’interpretazione di
Roberto Fabbriciani.
4
Scavi e percorsi
Tre le prime esecuzioni assolute per Nicola Sani nella
prima parte del 2013. Apre la serie Astratto II per violino
e violoncello, in programma il 23 febbraio allo Studio
Haru di Nagoya (Giappone) nell’interpretazione dei
Solisti del Trio Musica QuLakoza: Rika Soukawa e
Hikaru Sato. Spiega l’Autore: «Questo nuovo lavoro
cerca nel suono dei due strumenti e nei
modi con cui dialogano e intervengono
l’uno nell’altro una prospettiva
completamente astratta da qualsiasi
vincolo. È un percorso di “scavo” nella
materia, di combustioni, specchi, scambi
di materiale grezzo. I due strumenti sono
lontani, anche fisicamente, e misurano la
loro distanza attraverso diverse possibilità
di entrare in relazione l’uno con l’altro,
l’uno dentro l’altro. Lo spazio che
intercorre tra di loro è quello dell’ascolto,
che lascia agli interpreti il modo di trovare
il proprio cammino, di pensarlo, di
reinterpretarlo, trasformandolo in un
progetto di tempo, ogni volta diverso».
Il 10 marzo Arnaldo De Felice propone alla Sala Poly di
Pechino Hallucinée de lumière parmi les ombres per
oboe solo, con repliche il 18 marzo al Teatro Manzoni di
Bologna per la rassegna “Musica Insieme”, in prima
esecuzione italiana, e il 20 marzo a Roma, nella Sala
del Gonfalone. Così Sani presenta il lavoro: «Questa
nuova composizione nasce dal mio incontro con
l’oboista e compositore Arnaldo De Felice e dai discorsi
condivisi con lui sul modo di pensare il suono. Un suono
ruvido, grezzo, spontaneo, immediato, cosciente,
antagonista, basato sulle sonorità estreme dell’oboe.
Hallucinée de lumière parmi les ombres è un dialogo
interiore tra i suoni, l’aria e i ritmi dell’inconscio, un
viaggio introspettivo attraverso i timbri generati
dall’oboe, pensati come forma acusticamente elaborata
nelle strategie esecutive nel tempo e nello spazio
determinate e sperimentate con l’interprete. Non si
ascoltano i suoni tradizionali dello strumento, ma la loro
trasfigurazione in un universo di sonorità dilatate,
elaborate già nel loro manifestarsi ed espanse nelle
possibili multifonie. Dall’oboe si dirama un cosmo di
suoni che richiama gli orizzonti della vocalità. Il silenzio
entra in questa drammaturgia come senso del limite,
della solitudine, elemento di tensione, dialogo, contrasto
e sospensione. La struttura della partitura è aperta e
permette diversi percorsi e molteplici livelli interpretativi.
Attraverso l’idea di una continua esplorazione delle
periferie del suono, vengono messi in relazione codici
diversi, echi e frammenti. Così si crea un dialogo tra
forze in opposizione, strutture che si aprono verso
orizzonti illimitati e improvvise figurazioni ritmiche.
Il tempo viene eliminato e la materia conosciuta rimane
in sospensione, a galleggiare in un mare di linee sonore
che l’attraversano. È un altro mare, dove si incontrano
isole sonore da esplorare, da ascoltare in maniera
diversa e dove si raccoglie ciò che si riconosce e ciò che
si scopre. Il titolo della composizione deriva da una
poesia di Giacinto Scelsi, profondo esploratore di
quell’universo ancora in gran parte pieno di misteri che
chiamiamo suono». E proprio a Scelsi si rifà la novità in
cartellone il 1° maggio al Grosser WDR Sendesaal di
Colonia per il Festival Acht Brücken, Musik Triennale
Köln, dove il Klangforum Wien diretto da Johannes
Kalitzke proporrà Gimme Scelsi per ensemble e
elettronica. Così Sani introduce il lavoro: «Questa
composizione è scritta su commissione del Klangforum
Wien, in occasione del progetto “Giacinto Scelsi
Revisited” realizzato dall’ensemble
viennese in collaborazione con la
Fondazione Isabella Scelsi. L’importanza
di Scelsi non è per me legata soltanto al
significato della sua vasta produzione
musicale, ma risiede soprattutto nelle
questioni da lui poste sul modo di
affrontare la prassi sperimentale nella
composizione, mettendola concretamente
in opera senza venire meno a una
necessità espressiva, comunicativa e
poetica. In altre parole, al di là della sua
attività compositiva, Scelsi ha posto al
centro dell’attenzione temi che fanno di lui
uno dei più grandi utopisti del XX secolo,
anticipatore del moderno concetto di
experimental music. Ho conosciuto Giacinto Scelsi
soltanto di vista, in una Roma di molti anni fa, durante la
stagione che culturalmente è stata definita “dell’effimero”
e politicamente degli “anni di piombo”: gli anni Settanta,
complessi e drammatici ma pieni di fermenti creativi, in
cui la “città eterna” sembrava esplodere di suoni, poesie,
immagini, colori e rivendicazioni sociali. In quella Roma,
frequentata dai protagonisti delle avanguardie sonore,
del teatro sperimentale, della danza contemporanea, del
free jazz, dell’improvvisazione musicale, dove la nuova
musica si univa al rock progressivo e alla riscoperta del
repertorio popolare, si cominciava a diffondere la musica
di Giacinto Scelsi. La si ascoltava nei “santuari” delle
avanguardie: gli scantinati, i teatri sperimentali, le
gallerie d’arte, i locali off nel quartiere di Trastevere, o
presso alcune istituzioni culturali “illuminate”. Gimme
Scelsi è un omaggio a quegli anni, in cui scoprivo un
nuovo mondo sonoro dove rock e avanguardie erano un
riferimento unico; un omaggio e un pensiero
riconoscente all’influenza che la musica di Scelsi ha
avuto sui linguaggi delle nuove generazioni, sulle
sperimentazioni del rock progressivo, sulla cultura
psichedelica, sulle diverse musiche e sulle musiche
“diverse”». L’Ensemble Orchestral Contemporain è stato
diretto da Daniel Kawka in Deux, le contraire de “un” per
ensemble il 18 gennaio al Théâtre Copeau, Opéra
Théâtre de Saint-Étienne, e il 23 gennaio al Grand
Théâtre de Provence di Aix-en-Provence per il Festival
Présences di Radio France. Roberto Fabbriciani
proporrà il 22 marzo al Sonic Fusion Festival di Salford
I binari del tempo per flauto e nastro magnetico. Infine,
l’Associazione Musica d’Oggi di Roma organizza l’8
aprile alla Sala Puccini del Circolo del Ministero delle
Infrastrutture, nell’ambito del ciclo “Incontri con l’Autore”,
un concerto monografico dedicato a Nicola Sani, durante
il quale verranno eseguiti dall’Ensemble Musica d’Oggi
A Lina Bucci Fortuna per pianoforte, Come una specie
d’infinito per violoncello e pianoforte e Oltre il deserto
spazio per flauto, clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte; verranno inoltre proiettati estratti dal video
dell’opera Il tempo sospeso del volo.
È disponibile on line il catalogo delle Edizioni Suvini Zerboni.
Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it.
Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo
e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore.
Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori,
notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali.
Marco Momi
Scoprirsi soli
Marco Momi è compositore in residenza nella
stagione “Rondò 2013” del Divertimento Ensemble, nel
corso della quale propone quattro lavori, due dei quali in
prima esecuzione assoluta. Sandro Gorli dirige la
compagine a Milano, presso l’Auditorium
Gruppo 24 Ore, il 23 gennaio in Iconica II
per ensemble e il 20 febbraio in Iconica IV
per ensemble e live electronics; il 20
marzo la solista Maria Ronchini propone la
prima esecuzione di Due nudi per viola;
infine il 12 maggio, con l’apporto dei
Piccoli musicisti di Divertimento Ensemble
- Laboratorio “Giocare la musica”, sarà
presentato in prima esecuzione assoluta
Ludica III per ensemble, tre gruppi di
bambini e elettronica, con anteprima il 10
aprile presso la Sala conferenze del Museo del
Novecento di Milano in occasione della manifestazione
“Backstage del pensiero creativo - Scomponiamo una
partitura”. Un’ulteriore prima avrà luogo il 18 marzo al
Festival Ars Musica di Bruxelles, nell’ambito di un
concerto dell’Ensemble Nikel dedicato in parte a Marco
Momi. La novità, Cinque nudi per saxofono e stomp
boxes, affidata al solista dell’ensemble Vincent Daoud,
è accostata a Ludica II per ensemble e elettronica.
Così l’Autore presenta la serie dei Nudi: «È un piccolo
percorso sulla solitudine di uno strumento con il suo
interprete. Una piccola collezione sull’evanescenza del
dialogo che diventa monologo, sull’attimo dello scoprirsi
soli che è fatto di perfetta intimità e crudo disagio. Uno
spazio percettivo fatto di storie che non richiedono di
essere raccontate perché non c’è pubblico e perché si
sa che andranno perse nel tempo cronometrico: la loro
vita si esaurisce nello slancio di un pensiero. Una
dimensione in cui il corpo messo a nudo si smonta dei
caratteri sociali, si annusa, si accarezza. Nel guardarsi
allo specchio esce da sé e si osserva. Nel primo dei
Due nudi per sola viola si osserva il puro gioco digitale
sulle corde, come un lento aggrovigliarsi di
combinazioni che si scoprono: torna il predominio
dell’intavolatura sull’armonia, ma il suono è puro, non
Aureliano Cattaneo
recitato, struccato. Nel secondo si gioca con l’incanto
della pulsazione accennata, che diventa puro gesto
quando tocca il corpo estraneo che ferisce il proprio
corpo; e allora si rilegge. Nella raccolta Cinque nudi, il
saxofono si spoglia e prende in mano
alcune delle sue maschere. Si guarda in
uno specchio che non è lucido e che non
è suo: le pedaliere della chitarra
elettrica. Si scopre polimorfico di
struttura e non per genere: polifonico,
sottile come una linea, respira e basta,
poi lascia litigare i propri “sé”. Improvvisa
con due suoni mentre è incantato in un
loop». Così Momi ci introduce invece a
Ludica III: «Non è un brano con finalità
didattiche; non è un brano “per” bambini
quanto piuttosto “con” i bambini. Lo strumento è del
tutto particolare e raro, non intimidisce solamente la
particolarità della voce, ma il controllo del mezzo
espressivo da parte dei bambini stessi, della possibilità
d’interazione con altri strumenti e con l’elettronica. Non
si è trattato dunque di comporre il suono prodotto da
questo strumento particolare, ma di comporre il perché
della loro presenza, cercando di giocare con le
peculiarità che sono ben lontane dalle pratiche di
disciplina di un ensemble strumentale. Il gioco torna a
essere il tono da me scelto per questo lavoro atipico.
L’elettronica è concepita per una tipologia di diffusione
Lo-Fi, sul palco e con altoparlanti non potenti,
l’ensemble è “piegato” a gesti forzatamente semplici, i
bambini sono posizionati in tre gruppi distinti al centro
dell’ensemble spazializzato. Scompongono il gesto
degli strumentisti, li osservano per ricavarne dati,
scimmiottano l’elettronica e reagiscono da bambini.
Il lavoro è concepito per una formazione cameristica di
piccole dimensioni, per non disperdere nulla dei gesti di
meraviglia di ogni bambino». L’Ensemble Nikel
ripropone infine Ludica II il 19 febbraio al Rachmaninov
Hall di Mosca per il Magister Ludi Festival, e ancora,
insieme a Cinque nudi, il 3 aprile al Felicja Blumental
Center di Tel Aviv.
Lavorare la materia
Una prestigiosa prima esecuzione italiana di Aureliano
Cattaneo, Selfportrait with Orchestra per orchestra, è in
cartellone l’8 febbraio all’Auditorium Rai di Torino
nell’interpretazione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai diretta da Daniel Kawka. Si tratta della prima
esecuzione della versione definitiva del pezzo proposto
originariamente al Festival Musica di Strasburgo
nell’ottobre 2010. Si tratta d’un trittico sinfonico che
l’Autore presenta in questi termini nei tre movimenti:
«“Musica con Patinir”: passeggio nel Prado, e osservo
questi quadri fatti solo di sfondi, e penso che vorrei
essere come un pittore che lavora la materia viva, con
le mani, con un attrezzo, si sporca, si intossica. Scrivere
una musica senza figure, solo lo sfondo, ma sempre
cangiante, di un azzurro strano come gli sfondi di
Patinir. “Mi sviscero in un lampo”: caro Edoardo
[Sanguineti], quanto mi sarebbe piaciuto che tu avessi
potuto ascoltare questo mio svisceramento. Sono
arrivato tardi, o tu te ne sei andato presto. Ancora
penso alla pittura, ai tagli di Fontana, e a quel tuo modo
particolare di visitare un museo. Già non puoi ascoltare
quest’orchestra grave che si taglia in un lampo, che si
squarcia per aprirsi su una luce acuta. Già non puoi
annusare l’odore di queste mie viscere infilate su
pentagrammi. “Les adieux”: bisogna avere molta
attenzione a scrivere degli addii, perché poi magari ti
tocca davvero farli. Ho pensato a Beethoven, e poi a
Haydn, e poi a Ligeti che pensa a Brahms, e poi ancora
a te, Graziella, che già mi manchi. Fate attenzione alla
fine, al doppio quartetto, uno in eco con le sordine di
ferro, su uno sfondo di rane e grilli: m’è costato
scriverlo». Vede la luce anche la versione definitiva di
Canto per ensemble, in cartellone il 3 marzo al Großer
Saal della Stiftung Mozarteum di Salisburgo.
L’esecuzione, affidata all’Österreichisches Ensemble für
Neue Musik diretto da Michel Galante, è legata al
conferimento a Cattaneo del prestigioso Förderpreis
2013 della Regione di Salisburgo; nel
medesimo Concerto dei Premiati verrà
eseguita anche musica di Georg Friedrich
Haas, detentore del “Musikpreis” 2013.
Canto viene proposto in anteprima da Michel
Galante alla testa dell’Argento Chamber
Ensemble il 23 febbraio al TBA Lounge di
New York nel contesto della manifestazione
“Salzburg Biennale Preview”. Si chiede, e
risponde, Cattaneo: «Perché Canto?
In Canto cerco di ritrovare la continuità.
La continuità della nota cantata e la sottile
vibrazione della “messa di voce”. La cerco in due modi
diversi: con il tratto lungo, oppure con l’unione dei
frammenti. Con il primo sistema si segue una linea che
si snoda e ci accompagna nel tempo. Con il secondo
bisogna ricostruire la linea attraverso l’immagine riflessa
delle possibili unioni dei punti. Così è il materiale
musicale che si dipana come la matassa della lana,
oppure si accartoccia come una sottile striscia di
alluminio nel fuoco».
Residenza presso il
Divertimento Ensemble e una
nuova serie di lavori solistici
Jean-Luc Hervé
Rêve de vol I per clarinetto e
viola è in cartellone il 2 febbraio
al Lavoir Moderne Parisien
nell’interpretazione di
Alexandre Chabod e Étienne
Tavitian. Hervé terrà una serie
di seminari e concerti nel mese
di maggio in Cina, al
conservatorio di Shanghai e
all’università di Nanchang.
Una prima italiana all’Auditorium
Rai di Torino e il Förderpreis alla
Biennale di Salisburgo
5
Novità madrigalistica su un
aforisma di Karl Kraus e Cd
monografico col Divertimento
Ensemble
Stefano Gervasoni
La voce del paradosso
L uigi Gaggero propone l’8 maggio a Venezia per il
Festival Pas-E, “Nuovi Madrigali Italiani”, alla testa
dell’ensemble La Dolce Maniera, la prima di Fuga ante
mortem per soprano, contralto, baritono e tre voci parlanti
su testo di Karl Kraus. Spiega l’Autore: «È un brano tratto
dalla mia opera Limbus-Limbo, di cui costituisce l’epilogo
della sesta scena. Il testo, un aforisma di Karl Kraus (da
Pro domo et mundo, 1912), recita semplicemente: “Esiste
una vita prima della morte?”, ponendo con la forza del
paradosso un quesito fondamentale, dalla valenza
filosofica, religiosa, scientifica e sociale. La vita, vale la
pena di essere vissuta? E come, allora? La musica – un
fugato perpetuo a sei voci e sei diverse lingue in un
improbabile stile barocco su un soggetto improbabilmente
seriale – s’incarica di declinare l’universalità di questa
domanda con una comicità leggera, vagamente stralunata
e corrosiva, dissonante rispetto alla dimensione
meditativa di questo momento corale dell’opera, allo
scopo di sottolineare la disproporzione che intercorre tra
la serietà del proposito e l’inadeguatezza delle risposte
che il genere umano ha saputo darvi nel corso della
storia. Tutto ciò, ovviamente, in rapporto alla vicenda
fantasiosamente raccontata dall’opera, che vede alcuni
personaggi storici costretti ad abbandonare le “comodità”
di una vita perennemente in attesa di un destino finale a
Esce un Cd monografico
dedicato a un decennio di lavori
per soli o piccoli ensemble
Giovanni Verrando
Due fasi a confronto
Esce in Francia il 12 febbraio per la casa discografica
Æon il Cd monografico Dulle Griet, che propone i lavori
da camera, per solisti e per strumenti elettrici composti
da Giovanni Verrando tra il 2000 ed il 2010,
nell’interpretazione dell’Mdi Ensemble e di RepertorioZero,
sotto la direzione di Pierre-André Valade. Scrive Pierre
Michel nelle note del Cd: «Giovanni Verrando è uno dei
compositori importanti della nostra epoca. Dopo un Cd
interamente consacrato alla sua produzione orchestrale
(Orchestral Works, Orchestra Sinfonica Nazionale della
Rai, dir. Pierre-André Valade, Stradivarius 2008), il
presente Cd affronta i piccoli ensemble e i solisti
attraverso opere appartenenti a quelle che il compositore
definisce le sue “due fasi”. Infatti fino al 2005 la sua
musica si è sviluppata attraverso campi armonici (Sottile,
Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg, i tre Quartetti
d’archi); nella seconda fase, dopo quella data, egli ha
concentrato le proprie ricerche sulla parte inarmonica dello
spettro, sul rumore e sulle microproprietà del suono
(Triptych, Memorial Art Show, Dulle Griet ), in relazione al
suo testo teorico La nuova liuteria. Orchestrazione,
grammatica, estetica». Oltre a Dulle Griet, traccia che dà il
Novità per corno
concertante dedicato ai
“malestanti” spinti ai
margini della Storia
6
seguito dell’abolizione papale del Limbo (realmente
intercorsa nel 2007)». Di Stefano Gervasoni è possibile
ascoltare in questi primi mesi del 2013 Masques et Berg
per violino e viola il 17 gennaio alla Palazzina Liberty di
Milano per la rassegna dell’Associazione Musica/Realtà,
nell’interpretazione dei Solisti dell’Ensemble Risognanze,
Livio Troiano e Marco Fusi; Whisper Not per viola e live
electronics il 20 marzo all’Auditorium Gruppo 24 Ore di
Milano per la stagione “Rondò”, con la violista Maria
Ronchini; Epicadenza per percussione solista, doppio trio
e cimbalom il 23 marzo al CFA Concert Hall della Boston
University, con Mike Williams e l’Ensemble Sound Icon
diretti da Jeffrey Means; infine Godspell per
mezzosoprano e nove strumenti, sempre a Milano e
sempre per la stagione “Rondò”, il 2 maggio nella Sala
conferenze del Museo del Novecento. L’etichetta
Stradivarius ha pubblicato un Cd monografico dedicato a
Gervasoni, Least Bee (STR 33780), interpretato da
Sandro Gorli alla testa del Divertimento Ensemble, che
comprende appunto Godspell, col mezzosoprano Sonia
Turchetta nella parte vocale, e In nomine R per flauto,
corno inglese, clarinetto, percussione, pianoforte e trio
d’archi. Il Cd verrà presentato l’11 febbraio allo
Showroom Fazioli di Milano.
Riccardo Panfili
titolo all’intera raccolta, il Cd contiene il ciclo dei brani
solistici First, Second e Third Born Unicorn, che vanno dal
flauto amplificato al violino elettrico, il Quartetto n. 3 per
archi, Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg e infine
Triptych #2, composto espressamente per RepertorioZero.
Negli altri paesi europei il Cd verrà pubblicato nei mesi di
marzo e aprile, quando si renderà disponibile anche sulle
principali piattaforme nel web. In questi mesi Giovanni
Verrando sta portando a termine due commissioni per il
2013, a cominciare da Multiplicity per quattro
percussionisti e orchestra, commissionata da Kroumata e
dalla Symphony Orchestra of NorrlandsOperan; la prima
esecuzione è prevista in autunno. Nel medesimo periodo
verrà presentato il secondo brano, Travelling icon on
rabbit-skin glue per nove esecutori, commissione
dell’Orchestra della Toscana per il Festival Play It!
Si sta infine preparando la traduzione inglese, curata
da Laura Davey, del volume La nuova liuteria.
Orchestrazione, grammatica, estetica, che uscirà nella
primavera 2013, in collaborazione con il Dipartimento di
Ricerca del Conservatorio della Svizzera Italiana di
Lugano.
Viandante al confine
Prima esecuzione di Riccardo Panfili al Nikolaisaal di
Potsdam: il 16 febbraio Antonello Manacorda dirige
Alessio Allegrini e la Kammerakademie Potsdam in Out…
per corno, percussioni e archi. Così il compositore
presenta la nuova fatica: «Nel 1972 Vittorio De Seta firma
un capolavoro d’indagine sociologica e d’intervento
politico-culturale col documentario Diario di un Maestro:
ci mostra la realtà quotidiana dei figli del sottoproletariato
che vivono ai margini, o negli interstizi, delle società
opulente; ci narra di un maestro che sfida l’inadeguatezza
della scuola con un metodo pedagogico rivoluzionario.
Durante una lezione il maestro invita a riflettere sul
termine “benestante”. Con la naturale prontezza di chi non
è ancora “adulterato”, un bambino trova immediatamente
un’espressione folgorante per definire la propria classe
sociale: i “malestanti”. Il pezzo è un omaggio ai
“malestanti”, a quelli che la storia ha relegato ai margini.
Agli esclusi, a quelli che il potere lo subiscono come un
destino ridicolo e insensato. Il corno è il viandante, il
proscritto. Entra in scena come un’incarnazione del
diverso, dell’alterità, del margine. Racconta la sua storia,
che non appartiene alla Storia. Racconta il suo viaggio
incessante. Per sparire nel margine e nell’oblio.
Generazioni senza nome: Out… Il pezzo nasce come
pezzo da concerto – o meglio come visione, sogno,
rêverie – per corno e quattro percussioni: commissione dei
Tetraktis Percussioni, ensemble con cui da anni ho
intrecciato un fruttuoso sodalizio artistico. Su richiesta di
Alessio Allegrini, ho riscritto il pezzo, rimodulandolo per
corno, percussioni e archi. Non si tratta di una
“trascrizione”, bensì di un ripensamento: intere sezioni
sono state riscritte e molti passaggi modificati.
Riguardando la partitura mi accorgo di aver evidenziato i
margini, le zone di confine: le luci fioche che rischiarano le
notti degli esuli e dei proscritti». Proprio i Tetraktis,
coadiuvati dal clarinettista Alessandro Carbonare, hanno
eseguito il 15 gennaio alla Sala Verdi del Conservatorio
“G. Verdi” di Milano, per la stagione della Società del
Quartetto, F for Fake per clarinetto e quartetto di
percussioni.
Ennio Morricone
Contrappunti e improvvisazioni
Roberto Prosseda propone il 23 febbraio a Roma,
nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza, per la
rassegna dell’Istituzione Universitaria dei Concerti,
la prima esecuzione assoluta di Studio IV bis per
pedalpiano. Il pianista così introduce il progetto da lui
promosso: «Chiamato anche “Pedalflügel” in Germania
o “Pedalpiano” nei paesi anglofoni, il piano-pédalier è
un pianoforte a cui è abbinata una pedaliera di tipo
organistico, collegata a una seconda cordiera. Derivato
dal clavicembalo con pedaliera, per il quale Bach ha
composto le sei Sonate in trio BWV 525-530, il pianopédalier si diffuse nell’Ottocento soprattutto in Germania
e Francia ed ebbe i maggiori sostenitori in compositori
come Schumann, Liszt e Alkan. Il repertorio per pianopédalier, nonostante gli entusiasmi ottocenteschi,
rimane tuttavia ancora molto ristretto. Per questo ho
pensato di sollecitare alcuni compositori che stimo a
scrivere nuovi brani per piano-pédalier. Tra i primi che
hanno risposto al mio appello vi è Ennio Morricone, che
nel 2011 ha composto lo Studio IV bis, brano che
eseguirò in prima assoluta nell’ambito di un recital al
piano-pédalier per l’Istituzione Universitaria dei
Concerti. Si tratta di una composizione derivata dal
preesistente Studio n. 4 per pianoforte di Morricone,
caratterizzato da una limpida e serrata scrittura
contrappuntistica abbinata ad accentuazioni sincopate
da cui scaturiscono stimolanti sfasamenti metrici.
Alla parte pianistica originale di questo Studio Ennio
Morricone ha aggiunto una linea supplementare per la
pedaliera, che ripropone il medesimo tema sincopato
con valori raddoppiati. Ciò aggiunge alla trama
Luca Antignani
Verso l’idea
Prima esecuzione assoluta il prossimo 26 aprile alla
Salle Molière di Lione, con replica prevista al Musée
Picasso di Parigi, per Étude sur “La vie” per cimbalom e
ensemble, nell’interpretazione di Luigi Gaggero e
dell’ensemble Les Temps Modernes. Così il
compositore spiega il nuovo lavoro, «liberamente
ispirato al dipinto La vie di Pablo Picasso, o per meglio
dire ai suoi studi preparatori. Quello che più ha
sollecitato la mia immaginazione è un abbozzo a
inchiostro di china esposto al Musée Picasso di Parigi,
nella cui stagione culturale il pezzo verrà ripreso.
Il rapporto con un’opera d’arte visiva è sempre
problematico: lungi dal ricercare un rapporto descrittivo
con la tela, immagino di ripercorrere l’itinerario d’ordine
procedurale che ha portato il pittore, in più tappe,
all’esito finale dell’opera. Ciò che mi affascina, e che
vorrei mettere in scena nel mio pezzo, è appunto
questo percorso di avvicinamento progressivo all’idea,
un cammino concettuale che implica molte correzioni e
cambiamenti che procedono in parallelo con una presa
di coscienza sempre più profonda dell’idea primigenia,
quasi si trattasse di un’immagine che viene messa
sempre più a fuoco nell’obiettivo d’una macchina
fotografica. A confronto con gli schizzi citati, nella tela la
figura prima appena abbozzata si rivela una donna con
bambino, scompare il cavalletto, il braccio destro
dell’uomo si nasconde dietro la donna, ecc. Si potrebbe
stabilire una relazione con l’archetipo formale del tema
con variazioni, ma solo a patto di considerare la
variazione non come artificio decorativo bensì come
una prospettiva generativa. Le ricomparse successive
del soggetto seguono una logica assai ben individuata
da Glenn Gould a proposito delle Variazioni Goldberg di
Bach nel commento che “il tema non è terminale ma
radiale, e le variazioni non percorrono una linea bensì
una circonferenza”. Nel titolo del mio pezzo il concetto
di studio è messo altrettanto in discussione: non si tratta
infatti d’un lavoro su una o più tecniche strumentali,
polifonica un colore più scuro, in virtù dell’ispessimento
del registro grave, creando una maggiore “profondità di
campo” nel disegno contrappuntistico». L’etichetta
Stradivarius ha pubblicato un Cd monografico dedicato
a Ennio Morricone, Lemma (STR 33876), interpretato
da Rocco Parisi, clarinetto e clarinetto basso, Andrea
Noferini, violoncello, Gabriele Rota, pianoforte, e dal
Quartetto Noferini. L’album comprende un trittico di
composizioni scritte da Ennio Morricone in
collaborazione con il figlio Andrea – Lemma per due
clarinetti e due pianoforti, Ipotesi e Traccia per clarinetto
e pianoforte – e altre sette composizioni cameristiche:
V Studio (Catalogo) per il piano-forte, Come un’onda
per clarinetto basso, Riflessi, tre pezzi per violoncello,
Vivo per trio d’archi, A L.P. 1928 per quartetto d’archi e
Metamorfosi di Violetta per clarinetto e quartetto d’archi.
Sui primi tre lavori (Lemma, Ipotesi e Traccia) si è
espresso in questi termini Ennio Morricone: «Queste tre
composizioni nascono da un’idea originalissima che, da
informazioni avute, non ha riscontro nella pratica della
composizione mondiale. Sono praticamente una strana
improvvisazione scritta. Mi spiego: io e mio figlio Andrea
(compositore e direttore d’orchestra) abbiamo composto
senza consultarci ma fissando dei parametri
condizionanti (velocità, tessitura degli strumenti, durata,
dinamiche ecc. ecc.), io di un pezzo la parte di
pianoforte e Andrea dello stesso pezzo la parte di
clarinetto (Ipotesi). Di Traccia abbiamo invertito gli
incarichi. […] Lemma è invece l’esecuzione simultanea
di Ipotesi e Traccia con due clarinetti e due pianoforti».
bensì di un percorso progressivo di conoscenza che
instaura un rapporto analogico con gli schizzi di
Picasso. Studio dunque come presa di coscienza,
illuminazione di differenti punti di vista. Nell’organico
particolare importanza va riservata al cimbalom: da
diversi anni (nei Vier Lieder nach Bernhard e in The Pit
and the Pendulum) mi rivolgo a quello strumento per
creare universi sonori inediti, evocare atmosfere di
matrice popolare e al tempo stesso allargare l’orizzonte
organologico usuale: questo pezzo mi offre finalmente
l’occasione di costruire attorno allo strumento un intero
concerto da camera». Un’ulteriore prima esecuzione
assoluta vede come protagonista sempre Luigi
Gaggero, ma questa volta in veste di direttore del
gruppo vocale La Dolce Maniera, che proporrà l’8
maggio, nel contesto del Festival Pas-E di Venezia,
Barche amorrate per cinque voci su testo di Dino
Campana. Spiega l’Autore: «Barche amorrate è un
colpo di vento. O ancor meglio, alcune tra le tante
sfumature che un colpo di vento può rappresentare.
Sono vele che “schioccano, frustano, si gonfiano”… e,
in ultima analisi, “tesson e tesson lamento”. Il testo di
Campana, ricco d’immagini e sottili artifici retorici quali
anastrofi, paronomasie, tmesi chiasmiche e catacresi, è
fortemente madrigalistico. La musica emerge con
grande naturalezza dal materiale fonetico del poema,
materiale che sintetizza in se stesso il senso più intimo
delle parole. L’obiettivo ultimo è una sorta di
cortocircuito suono-significato, peculiare a tutti i più
antichi archetipi comunicativi». Sarà infine possibile
ascoltare di Luca Antignani Nome - Non nome per
pianoforte e sei voci soliste su poesie di Mario Luzi il 28
aprile per Les Rencontres Contemporaines di Lione,
con replica il giorno successivo 29 aprile alla sala
Utopia I della Haute École de Musique de Lausanne
(HEMU), nell’interpretazione della pianista Ancuza
Aprodu e dell’Ensemble Six Voix Solistes diretto da
Alain Goudard.
Novità per il raro pedalpiano
e Cd monografico dedicato
al repertorio da camera
Il percorso creativo di Picasso
e una lirica di Dino Campana
all’origine di due novità
7
Enarmonia Mundi
Importante progetto di proposta
in concerto e in registrazione
degli autori del catalogo C.A.M.
Concerti e Masterclass a
Lione, esecuzioni a Madrid
e la registrazione di un
importante ciclo vocale
Dallo schermo alla sala
Dalla collaborazione tra Centro Musica Contemporanea
e Suvini Zerboni/SugarMusic è nato nel 2012 “Enarmonia
Mundi”, ambizioso progetto di promozione musicale
realizzato attraverso la creazione di un’area trasversale
tra due settori della musica, tra la musica applicata alle
immagini e la musica d’arte. Il progetto vede la presenza
di autori noti al grande pubblico per le colonne sonore
che hanno accompagnato pellicole indimenticabili, dei
quali vengono presentati sia lavori appartenenti al mondo
cinematografico sia lavori propriamente “da concerto”.
L’esecuzione è affidata al New Made Ensemble, in
residence presso il Centro Musica Contemporanea di
Milano. Il New Made Ensemble eseguirà le partiture
prescelte in orchestrazioni appositamente realizzate a
cura della pianista e compositrice Rossella Spinosa,
procedendo sia nell’attività di promozione dell’esecuzione
dal vivo dei lavori stessi, sia nella registrazione dei
programmi monografici. Il nuovo progetto è stato reso
possibile grazie all’acquisizione da parte del Gruppo
Luis de Pablo
Il Maestro a Lione
Serie di esecuzioni per Luis de Pablo nei primi mesi del
2013. Il 21 gennaio l’Auditorio del Museo Nacional
Centro de Arte Reina Sofía di Madrid ha proposto
Federico Mompou in memoriam per violino, violoncello e
pianoforte nell’interpretazione del Grupo Cosmos 21;
la medesima sala ospiterà il 4 marzo il Grupo SaxEnsemble diretto da José Luis Temes in Ouverture à la
française per flauti e saxofoni, Fandango per quartetto di
saxofoni e Corola per quattro saxofoni, pianoforte e
timpani. Il Conservatoire National Supérieur Musique
et Danse di Lione dedica a Luis de Pablo una
manifestazione articolata in due concerti, tra cui un
monografico, e una masterclass: il 16 aprile l’Instituto
Cervantes di Lione ospita, nel quadro di MusiqEurope,
un “Atelier/concert autour des pièces solistes de Luis de
Pablo”, che prevede l’esecuzione, da parte dei Solisti
dell’Atelier XX-21, di Monologo per viola sola, Monos y
liebres per clarinetto basso e marimba, e Per violino per
violino solo; nello stesso giorno, alla sera, Fabrice Pierre
dirige l’Atelier XX-21 in Razón dormida per quattordici
esecutori alla Salle Varèse del Conservatoire National
Supérieur Musique et Danse, dove il giorno dopo, 17
aprile, si terrà la Masterclass di Luis de Pablo con gli
studenti del dipartimento di composizione dello stesso
Le celebrazioni per i 40 anni
della scomparsa culminano
in un allestimento a Bologna
8
Sugar del prestigioso catalogo editoriale della C.A.M.
(Creazioni Artistiche Musicali) e prevede tappe pluriennali
di produzioni monografiche dedicate ai compositori del
catalogo, al fine di consentire una conoscenza a tutto
tondo della musica di quegli artisti. Il calendario del
progetto, ancora in via di definizione, contempla al
momento due concerti tra maggio e giugno e altri tre tra
settembre e ottobre. I programmi previsti includono un
ritratto di Ennio Morricone, con musiche dai film Stanno
tutti bene, I Malamondo, Il clan dei siciliani, L’eredità
Ferramonti e pagine di musica assoluta tra cui Rag in
frantumi per pianoforte solo, Notturno e passacaglia nella
versione per clarinetto, violino e pianoforte, e Geometrie
ricercate per ensemble; un ritratto di Luis Bacalov, con
musiche da Il postino, Il cielo cade, La tregua e alcune
composizioni da camera; un ritratto di Fiorenzo Carpi, con
musiche dalle Avventure di Pinocchio e il Concertino per
violino e pianoforte.
Bruno Maderna
40 anni dopo
Nel quarantennale della scomparsa di Maderna,
il Teatro Comunale di Bolognapropone in versione
semiscenica Don Perlimplin, ovvero Il trionfo dell’amore
e dell’immaginazione, opera radiofonica in un atto dalla
commedia di Federico García Lorca. Precursore dello
strutturalismo con Stockhausen e Boulez, Maderna lega
il suo nome alla creazione dello Studio di Fonologia
della Rai di Milano nel 1955, tra i principali centri europei
di ricerca, sperimentazione e produzione musicale.
A quell’epoca e a quell’esperienza è legato Don
Perlimplin, del 1962, che nasce per la radio e s’ispira a
una favola dialogata di García Lorca. Precede le recite
del 3 e 4 maggio al Teatro Comunale un’anteprima il 2
maggio al Teatro Rossini di Lugo di Romagna. Marco
Angius dirige l’Orchestra del Teatro Comunale, Sonia
Bergamasco (Belisa), Susy Blady (Marcolfa) e Patrizio
Roversi (Il Narratore), mentre Francesco Giomi si
occupa dell’elaborazione digitale e della regia del suono.
Le altre attività celebrative in programma a Bologna a
cura dell’Archivio Maderna comprendono: il 2 maggio,
presso il Dipartimento delle Arti visive, performative e
mediali dell’Università di Bologna, un incontro di studi su
Maderna e gli anni Cinquanta coordinato da Mario
Conservatorio. Intanto è uscito, in allegato al numero di
Ottobre 2012 della rivista di arte, musica e letteratura
«Sibila», la registrazione integrale, nell’interpretazione
dell’ensemble Les Jeunes Solistes diretto da Rachid
Safir, di Romancero per due soprani, due contralti,
due tenori, due bassi su testi medievali spagnoli da
Romancero viejo, nelle parole del compositore
«senz’altro la vetta della poesia popolare spagnola.
I suoi temi sono vari e sottili, la lingua ricchissima,
l’importanza documentaria incalcolabile, i valori poetici
costanti. È noto come il ritmo della frase spagnola sia
l’ottonario, il metro del romance. Sfrutta inoltre la rima
assonanzata e altre peculiarità tecniche che producono
una certa uniformità d’accento, memoria della sua
origine, ovvero il canto e la parola declamata. Dopo molti
anni di lavoro con forme poetiche più colte, desideravo
spingermi alle radici della mia lingua. Questo ne è il
risultato. Ho scelto deliberatamente i testi più noti. In essi
stanno fianco a fianco la cronaca politica e la storia a tinte
forti, il lamento personale e l’avvenimento fantastico.
Varietà che si riflette nella musica. Ho evitato la
descrizione, avendo di mira una lettura attualizzante di un
testo senza tempo che durerà quanto durerà la lingua
spagnola».
Baroni, discussants Gian Mario Borio e Veniero
Rizzardi, con presentazione di un nastro maderniano
inedito, dopo un restauro effettuato dal Centro di
Sonologia Computazionale dell’Università di Padova: si
tratta di un montaggio di materiali in parte noti, in parte
nuovi (Hyperion IV ) che il compositore aveva preparato
in vista di un Premio Italia (1969) al quale aveva poi
rinunciato a partecipare. Seguirà il 6 maggio la
proiezione di documenti video e l’audizione di
composizioni elettroniche. Infine un concerto sinfonico,
l’8 maggio, al Teatro Comunale con l’Orchestra dell’ente
diretta da Elia Andrea Corazza. Saranno eseguite
Composizione n. 2 per orchestra, Amanda per orchestra
da camera e le Cinque Danze per pianoforte a quattro
mani di Franz Schubert nella trascrizione per orchestra
di Bruno Maderna. Da segnalare in questo periodo due
ulteriori esecuzioni: Widmung per violino solo viene
proposto il 20 febbraio da Lorenzo Gorli all’Auditorium
Gruppo 24 Ore di Milano, per la rassegna “Rondò” del
Divertimento Ensemble, mentre Musica su due
dimensioni per flauto e nastro magnetico sarà invece
interpretato il 22 marzo da Roberto Fabbriciani al Sonic
Fusion Festival di Salford.
Francesco Hoch
Ripensare la grammatica
Nato a Lugano il 14 febbraio 1943, Francesco Hoch
compie settant’anni. Formatosi al Conservatorio
“G. Verdi” di Milano, poi con Bussotti, Stockhausen
e Ligeti, fregiato col primo premio al Concorso
internazionale di composizione per orchestra
“Angelicum” di Milano, ha visto il suo catalogo, forte
d’un centinaio di opere, eseguito in tutto il mondo. Il 70°
compleanno viene celebrato questa primavera in
Svizzera da due diverse manifestazioni. Il 23 marzo la
Stagione del Teatro Sociale di Bellinzona ospiterà un
concerto monografico interpretato dai Cantori della
Turrita diretti da Daniela Beltraminelli, e da Barbara
Zanichelli, soprano, Massimiliano Pascucci, tenore,
Piotr Nikiforoff e Denis Monighetti, violini, Lara
Bergliaffa, flauto, Vittorio Bongiorno, oboe, Luciano
Zampar, percussione, Manuela Bernasconi e Francesca
Sproccati, danzatrici. Nell’occasione sarà eseguita una
scelta di lavori che coprono oltre un quarantennio di
attività del compositore: Solo - Annuncio per tenore e
percussione, Agli spettatori per coro a quattro voci su
testo del compositore, Duetti per soprano e tenore su
testi di vari autori, Postludio degli spettatori per coro a
dodici voci, in prima esecuzione assoluta, Musica - Luci
- Danza per cinque strumenti, due voci e danza,
Hommage - Omaggio all’amore per coro a tre voci, e
Stra… dire per soprano e danza. In questi termini il
compositore presenta il concerto che gli sarà dedicato:
«Accanto alle varie manifestazioni che vengono
realizzate per il mio anniversario nel 2013, ho voluto
proporre anche un concerto originale per la Città di
Bellinzona, con la quale possiedo un particolare e
quarantennale legame musicale per merito del coro
I Cantori della Turrita diretti dal maestro Eros
Beltraminelli che nel 1974 mi aveva commissionato il
brano Agli spettatori inserendolo stabilmente nel suo
repertorio e che sarebbe stato in seguito portato in
numerosi paesi del mondo e cantato da più generazioni
di coristi fino ai nostri giorni. Questo concerto vuole
festeggiare anche questo anniversario.
I Cantori della Turrita, in questo programma che
attraversa vari generi artistici – la musica, la poesia, la
danza e l’uso dello spazio scenico –, oltre Agli spettatori
e al brano Hommage - Omaggio all’amore
(tratto dall’Opera sulla borsa valori, The Magic Ring) per
la prima volta nella versione corale, presentano in prima
assoluta anche il Postludio degli spettatori, composto su
un argomento di stretta attualità e a loro dedicato.
Alternandosi con i brani corali, i due cantanti solisti,
Barbara Zanichelli e Massimiliano Pascucci, all’interno
di azioni sceniche interpretano i cinque Duetti su testi di
poeti ticinesi. Gli interventi delle danzatrici Manuela
Bernasconi e Francesca Sproccati avvengono sia nella
caleidoscopica Musica - Luci - Danza con l’ensemble
vocale-strumentale dislocato in vari punti del teatro, sia
nel giocoso e spumeggiante labirinto di parole di
Stra… dire, cantato e recitato dal soprano solista».
Così invece l’Autore introduce la novità che sarà
eseguita da I Cantori della Turrita: «Quasi vent’anni
Luciano Berio
Tre esecuzioni per Sequenza I per flauto: il 15 marzo a
Salisburgo, alla Salzburg Biennale, nell’interpretazione
di un solista dell’Ensemble L’Art Pour l’Art, e il 22
marzo al Sonic Fusion Festival di Salford, con Roberto
Fabbriciani, mentre il 20 gennaio scorso il pezzo è
stato proposto da Lorenzo Missaglia alla Sala Fontana
del Museo del Novecento di Milano, nel quadro del ciclo
“Per Luciano Berio” della stagione “Rondò”, in
occasione del decimo anniversario della scomparsa del
compositore. Il medesimo ciclo ospita il 16 marzo
dopo l’ottimistico Agli spettatori, che invitava a essere
attivi nelle decisioni, Postludio degli spettatori riflette
l’esperienza della storia intercorsa, che ha portato al
pessimismo rispetto alle speranze della progettazione
di una nuova società più democratica. Il testo
dell’Autore, distribuito tra i dodici gruppi che
compongono il coro, accenna ai vari problemi sociali,
dalle schedature in massa avvenute in Svizzera, al
listino della borsa, con applausi, fischi, marce funebri,
per terminare con un grottesco “siamo liberi, cantiamo”.
La partitura in parte grafica, a mo’ di caleidoscopio, si
conclude con una melodia in notazione tradizionale,
quasi impossibile da cantare nel registro più grave».
Il 20 aprile sarà invece il paese di Savosa a rendere
omaggio al compositore con la manifestazione intitolata
“Risuona! Ca’ Gioiosa”, un evento dedicato dal Comune
di Savosa ai 70 anni di Francesco Hoch che
coinvolgerà tutte le Scuole Comunali: un’offerta di
musiche recenti e di novità assolute, vocali e
strumentali, composte per l’occasione da Francesco
Hoch per un pubblico liberamente itinerante, che
ospiterà anche un colloquio col compositore. Verranno
eseguiti Musica per la Ca’ Gioiosa, sette composizioni
per ragazzi per coro parlato, cantato, forbici, carta,
motori, violino e violoncello, in prima esecuzione
assoluta; l’azione musicale Sogno dall’Inaugurazione
(da “Musica per l’Inaugurazione”: nove interventi su
“Miniature” ), su testi di Francesco Hoch, Giorgio Hoch
e Rocco Filippini tratti dal libro Ca’ Gioiosa; Su gentile
invito, quattordici piccoli inviti dislocati nello spazio per
violino e violoncello; Es ist Zeit per flauto solo. Ne
saranno interpreti i Cori e gruppi strumentali di Allievi
della Scuola elementare di Savosa preparati e diretti da
Margherita Brazzola-Bruschetta, alcuni strumentisti
Professori dell’Orchestra, del Coro e del Conservatorio
della Svizzera Italiana, insieme al Duo Carlo e Anna
Tomasone, violino e violoncello, Lara Bergliaffa, flauto,
Piotr Nikiforoff e Denis Monighetti, violini, Massimiliano
Pascucci, tenore, Luciano Zampar, percussione, e
Barbara Misiewicz, violoncello. Di Musica per la Ca’
Gioiosa, il compositore scrive: «I vari brani sono adatti
anche ad allievi in età scolastica. Sono scritti con
notazione grafica. In vario modo presentano la tematica
musicale-compositiva attorno all’idea del rapporto tra
ordine e disordine. Didatticamente ci si può porre il
problema di quanto è ordinata una musica, di quanto è
ordinato il mondo circostante, di quanto siamo ordinati
o disordinati noi, di quando incomincia un ordine e di
quando incomincia un disordine. Ordine e disordine
si mescolano continuamente a vari livelli. Queste
composizioni, scritte appositamente per la
manifestazione proposta dal Comune di Savosa in
occasione del mio 70° compleanno, sono dedicate alla
maestra Margherita Brazzola-Bruschetta che ha accolto
subito con entusiasmo l’idea di eseguirle in prima
assoluta con i suoi Allievi della Scuola elementare di
Savosa, durante la serata che ho intitolato Musica per
la Ca’ Gioiosa».
Mutazioni e Perspectives per nastro magnetico, alla
Sala della Balla del Castello Sforzesco, il 13 aprile
Thema (Omaggio a Joyce) per nastro magnetico, nella
medesima sede, e il 21 aprile Cinque variazioni per
pianoforte al Museo del Novecento. Il 7 marzo, infine,
Pietro Borgonovo dirigerà l’Ensemble dell’Orchestra
del Teatro dell’Opera di Roma nella Serenata per flauto
e 14 strumenti nella Sala Accademica del Conservatorio
di Santa Cecilia per i Concerti da Camera del Teatro
dell’Opera di Roma.
La Svizzera italiana celebra i 70 anni
del compositore con un concerto
monografico e un evento che
coinvolge un intero paese
Giorgio Gaslini
Recital Songbook, sedici
canzoni su testi dell’autore per
voce femminile e sei strumenti,
è in programma il 3 febbraio
all’Auditorium Celesti di
Desenzano, per il V Festival del
Ned Ensemble nella Stagione
Concertistica “Città di
Desenzano”. Andrea Mannucci
vi dirige Laura Conti e il Ned
Ensemble.
La lirica di Mario Luzi
accompagna e ispira la ricerca
di confine cara al compositore
9
Pasquale Corrado
Maschere tragiche del potere
La Verona Opera Academy, nell’ambito del progetto
Commissione della
Verona Opera Academy
e una prima pianistica
Vittorio Montalti
Franco Venturini ha eseguito
Don’t Shoot The Piano Players
per pianoforte solo il 4 gennaio
alle Torri dell’Acqua di Budrio,
per la Fondazione Cocchi,
limitatamente ai movimenti
II. Keith e III. Friedrich, e in
versione integrale il 18 gennaio
all’Istituto Italiano di Cultura di
Parigi.
OperaNova sostenuto dalla Fondazione Arena di Verona,
ha commissionato a Pasquale Corrado l’opera in un
prologo e otto scene Mr. Macbeth su libretto di Julio
Garcia-Clavijo. L’opera sarà messa in scena nella
prossima stagione al Teatro Filarmonico di Verona con la
regia di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, la scenografia
di Alessandro Turoni e i costumi di Giulia Giannino. La
commissione rientra nel progetto di opere nuove tratte da
soggetti verdiani nel bicentenario della nascita del
compositore. Queste le motivazioni dell’Autore
nell’affrontare il soggetto shakespeariano: «Ma chi è il
Macbeth dei giorni nostri? Il “terrorismo” di oggi viene
esercitato dai mercati finanziari, le multinazionali di traffici
loschi, le grandi industrie come quella farmaceutica e le
agenzie di rating che determinano con i loro
declassamenti e promozioni le sorti di intere nazioni.
Ora alla guerra si gioca con armi che uccidono con
maggior sottigliezza e maggior efficacia. Poi c’è
l’oscurantismo, l’assenza di spiegazioni da parte dei
circoli del potere, il controllo della popolazione attraverso
inganni contorti, il sentire in continuazione che non può
che essere così, che non ci sono alternative a questo
sistema malato; non si intravede all’orizzonte nessuna
foresta di Birnam a riportare il bene. Per di più, a volte,
invece di fare avanzare questa metaforica foresta contro
quelli che dovrebbero essere puniti, mettiamo il tappeto
rosso sotto i loro piedi e li riconosciamo come eroi. Il
regno scozzese di Shakespeare diventa, nel nostro
progetto, una grande impresa. Si tratta di un’azienda non
produttiva, cioè, di una macchina che moltiplica
esponenzialmente il denaro che mal nutre e gonfia il
nostro sistema economico. Duncan è il presidente
dell’azienda; la corte dei nobili, il consiglio di
amministrazione; Macbeth e Banquo giovani finanzieri
rampanti; Lady la segretaria del capo; e le streghe,
composte da una sorta di coro, sono sempre in mezzo a
loro, figure “casuali” che non rappresentano il male in sé
ma che vengono utilizzate da Macbeth di volta in volta
per dare voce a quelli che sono i suoi desideri nascosti.
L’intento è di mostrare attraverso la metafora economica
la distruzione delle relazioni intime, d’amore e d’amicizia
e soprattutto di quella con se stessi. Da ciò deriva la
concentrazione su pochi personaggi – Duncan, padre
padrone, Macbeth e Banquo amici fraterni – e sulla storia
d’amore tra Lady e Macbeth. Duncan è un self made
man, con i suoi personali valori: crede negli “uomini” che
si è coltivato, ha un’etica aziendale, ed è monco di altri: è
un po’ laido, ama le donne, il denaro, è egotico; un padre
putativo che stima i suoi finanzieri e si fida di loro, un
amore vanesio e condizionato, non intende infatti lasciare
il suo incarico a nessuno. Banquo lavora come Macbeth
alla Duncan Company da almeno 15 anni, i due sono stati
scelti da giovanissimi e sono paritetici nella gerarchia
aziendale. Non esistono protagonista e antagonista nel
senso che non crediamo nel buono e nel cattivo,
semplicemente, nel momento in cui si sviluppa la storia,
le circostanze come costellazioni si sono allineate a
favore di Macbeth. Di Lady ci interessa la demolizione di
una storia d’amore, un rapporto di coppia a un bivio, in
cui Lady non è più disposta a sottostare alle dinamiche di
una relazione clandestina e a subire il maschilismo del
“vecchio porco”. La loro relazione, al principio solida, una
volta pubblica approda alla sua distruzione,
probabilmente proprio per il modo in cui è stata
legittimata. Macbeth è un cavallo di razza che salva
l’azienda con la sua genialità e che si lascia vincere
dall’ambizione. Mostriamo il percorso di autodistruzione di
un uomo che inizia la sua carriera felicemente e che si
trasforma in una mela marcia dalla pelle perfetta,
condannato a non poter più dormire, vittima del suo
successo. Il nostro Macbeth avrebbe commesso
ugualmente gli omicidi al di là delle streghe e di Lady,
perché avrebbe incontrato l’appoggio di qualche altro
segno o referente. L’intervento delle “streghe” e la
sollecitazione di Lady sono qui solo interpretazioni
cercate o provocate da lui per annullare il suo senso di
colpa per ciò che già desidera da tempo. Le nostre
streghe sono dentro Macbeth, che ascolta dei segni e li
decodifica a suo piacimento. Non per questo vanno
sminuite, tanto meno le “predizioni” che Macbeth stesso
ricava dalle loro parole devono essere meno potenti.
Le circostanze ci aiuteranno a portare avanti la storia di
forma polivalente: come narratori, come comparse o
come rappresentanti del quotidiano». Il 12 febbraio
Alfonso Alberti presenta in prima esecuzione assoluta al
Conservatorio “G. Verdi” di Milano, per l’Associazione
Musica/Realtà, Dactylos per pianoforte. Così lo descrive il
suo Autore: «Dactylos è come un pianoforte che suona
parole. Parole incontenibili, sfuggenti, velocissime.
Il brano scorre inarrestabile fino quasi a guizzare sotto le
dita del pianista. Segni e simboli che diventano suoni
meccanici, ossessivi, martellanti. Costruito secondo uno
schema ritmico pulsante, il brano prende forma anche
attraverso un’attenta gestualità esecutiva. Dactylos è la
rappresentazione musicale di un corpo umano in azione
nello spazio come un’opera d’arte divisa tra le tenaglie
della materia e l’agilità dell’astrazione. Il brano
contrappone la compostezza del corpo alla frenesia della
narrazione, trovando il punto di contatto tra questi due
universi nella rapida ma composta gestualità della
digitazione delle noteparole. Dactylos esplora la tensione
della “calma apparente”, territorio dove la forza del
carattere si oppone ai vincoli dello spazio, facendo
apparire quieto un animo in tempesta». È stato infine
possibile ascoltare Wam per tromba e elettronica il 25
gennaio al Soho di Copenhagen, nell’interpretazione di
Jonas Wiik.
Il Festival UltraSchall di Berlino ha ospitato il 18 gennaio
il Kammerensemble Neue Musik Berlin in Hendeka per
flauto, violino, viola, violoncello e pianoforte; il 19
gennaio l’Ensemble Linea diretto da Jean-Philippe Wurtz
in Satka per flauto, clarinetto, violino, violoncello,
pianoforte e percussione, entrambi alla St. ElisabethKirche; il 20 gennaio l’Arditti String Quartet in Quatuor II
per quartetto d’archi al Theater der Universität der
Künste. Okhtor per orchestra è invece in cartellone il
1° febbraio a Colonia, alla Kölner Philharmonie, per la
rassegna Musik der Zeit nell’interpretazione del WDR
Sinfonieorchester Köln diretto da Emilio Pomarico.
Virya per flauto, clarinetto, pianoforte e percussione è
infine programmato per il 21 febbraio nell’esecuzione
del Mangalam! Trio al Palais de Beaux Arts di Bruxelles,
nel quadro della rassegna “Ictus Zone”.
Il pianista Aldo Orvieto e l’Orchestra di Padova e del
Veneto hanno in programma nel mese di aprile la
registrazione di La primavera per pianoforte e orchestra
d’archi, Freddo per violino, violoncello, pianoforte e
orchestra, e Checkpoint per orchestra, in previsione della
pubblicazione di un Cd monografico. Una novità di
Michele dall’Ongaro, un Concerto per pianoforte e
orchestra scritto per il solista Maurizio Baglini, sarà
proposta in prima assoluta al Teatro Dal Verme di Milano
il 9 maggio, con replica l’11 maggio, dall’Orchestra
I Pomeriggi Musicali, committente del lavoro, sotto la
direzione di Fabien Gabel. Il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, Capo dell’Ordine al Merito della
Repubblica Italiana, ha conferito al compositore Michele
dall’Ongaro l’onorificenza di Cavaliere.
Christophe Bertrand
Michele dall’Ongaro
10
Valerio Sannicandro
Dar voce al respiro
L a conclusione della residenza di Valerio Sannicandro
presso il Philharmonisches Orchester Cottbus
è coronata da un dittico di prime
esecuzioni assolute allo Staatstheater
Cottbus: l’11 e il 13 gennaio Marc
Niemann ha diretto la compagine
committente in Windströme; il 22 e il 24
febbraio Evan Christ la guiderà in
Seelenströme, entrambi per orchestra.
Così il compositore presenta il dittico,
«composto da due brevi (ca. 7 minuti
l’uno) ma estremamente caratterizzati
lavori per orchestra. Sulla scia dell’idea
di una composizione musicale che
trascenda il semplice hic et nunc (come
in Ius Lucis) questi due pezzi nascono
quasi come un esperimento: potrò in
futuro, grazie alle tecniche dell’elettronica musicale,
creare tra due orchestre fra loro distanti che suonano in
sincrono ognuna uno dei due pezzi, una terza
composizione che combina e reinterpreta gli elementi
musicali in una differente prospettiva musicale? Per
adesso però posso solo descrivere le connotazioni
precise di queste due idee musicali: il primo dei due
(Windströme) presenta sonorità che ricordano il vento
(con pochissime altezze riconoscibili), il secondo
(Seelenströme) è fatto di linee melodiche microtonali e
fittissime, spesso frammentate, che si aggregano e si
diradano sempre in ppp. Fedele all’idea antica che
l’anima sia identificabile col respiro, la concezione di
questo dittico con la sua capacità d’introspezione
dell’apparato orchestrale sposta l’accento espressivo
su una dimensione antiretorica (pochissime impennate
dinamiche, una distesa di particelle in movimenti
microscopici e in modo uniforme al limite dell’udibile),
si fissa su un’idea, su uno spazio ma anche su una
moltitudine di tempi. Questi due lavori possono essere
eseguiti separatamente, successivamente o addirittura
(disponendo della tecnica necessaria) da due orchestre
Andrea Manzoli
che suonano sincronizzate da un click-track per i due
rispettivi direttori. Il carattere enigmatico del primo
pezzo, costituito quasi esclusivamente da suoni
soffiati o fruscii, provoca immediatamente
un’immagine alquanto descrittiva. Messo però
in correlazione con il suo pezzo gemello nuove
prospettive e nuovi complessi sonori vengono
alla luce: elementi (cellule melodiche per
esempio) in comune, corrispondenze
contrappuntistiche e relazioni tra masse sonore
sono sublimate da una dinamica che resta, in
generale, sempre tra il pp e il ppp. Il suono
(soffiato) del flauto solista, amplificato da un
microfono, viene proiettato all’estremità della
sala, dando l’impressione, ancora, di uno
spazio esteso, senza peso. Ed è questa
immaterialità, confrontata però con il tutti
orchestrale, che dona una sensazione di sospensione,
dove l’estrema condensazione del suono strumentale
dell’orchestra si confronta con la leggerezza e la
rarefazione. Se in Windströme i suoni soffiati che
imitavano il vento proponevano un’immagine
naturalistica e quasi descrittiva, in Seelenströme sono
le interferenze tra microtoni il vero protagonista.
Le sottili vibrazioni date da un continuo pulsare di
movimenti ritmicamente semplici ma molto serrati che
restano generalmente nella dinamica del più piano
possibile, determinano un paesaggio sonoro
estremamente irreale. In questa cornice, però, due
elementi delineati da una fisionomia riconoscibile
affiorano: da una parte il suono del corno inglese
(strumento che nel repertorio classico-romantico
incarna un tipo di canto che definirei come intimista),
dall’altro le percussioni che suonano delle pietre (un
suono che rimanda a un certo naturalismo o se
vogliamo a un simbolo) raccolte su una spiaggia, che
rimane il mio luogo preferito di riflessione e
meditazione».
Un personaggio multiforme
Andrea Manzoli parteciperà al progetto NovOpera
promosso dalla Verona Opera Academy e dalla
Fondazione Arena di Verona con l’opera in due episodi
Falstaff - La serie su libretto di Carlo Giuseppe
Gabardini. Il nuovo lavoro teatrale
sarà allestito nella prossima stagione
al Teatro Filarmonico di Verona, con
la regia di Francesco Marchesi, la
scenografia di Federica Parolini e
Matteo Martini, e i costumi di
Stefania Barreca. La commissione
rientra nel progetto di opere nuove
tratte da soggetti verdiani nel
bicentenario della nascita del
compositore. Il lavoro, formato da
due episodi di 35 minuti ciascuno, è
ambientato nella “Locanda della
landa locale”, in un medioevo “fantasy” che è in realtà
un’epoca senza tempo. L’intreccio, che richiede sei
interpreti, ruota attorno alla locanda dove Falstaff vive
ormai da anni: tutti i personaggi lo conoscono, ne
subiscono gli scherzi e nutrono un grande affetto
verso di lui. Le vicende si dipanano in diversi momenti
divertenti, in cui Falstaff con la sua arguzia riesce
a gabbare i propri interlocutori in maniera
meravigliosamente maieutica. E tuttavia il protagonista
nasconde qualcosa di angosciante che ritorna dal suo
passato. Così Manzoli ha interpretato il soggetto:
«Falstaff è uno dei principali personaggi
shakespeariani. Le sue vicende sono narrate in più
drammi di qualsiasi altro personaggio e rimane come
uno dei più avvincenti caratteri del Bardo. Questa sua
serialità porta allo sviluppo della forma narrativa
utilizzata. Solo un altro personaggio, come sostengono
numerosi studiosi da Harold Bloom a Northrop Frye, è
al pari di Falstaff per presenza, acume,
intelligenza e arguzia: Amleto. Un filo
rosso sembra collegare questi due
personaggi: Amleto è un giovane
brillantissimo angosciato dalle tremende
vicende familiari, mentre Falstaff è ormai
un uomo adulto che, probabilmente per
staccarsi da un passato angoscioso, usa
l’ironia e la maieutica come propria cifra
e chiave di lettura del mondo. Studiando
Shakespeare, questi personaggi
sembrano maturare un rapporto sempre
più stretto, tendono a fondersi, a essere
l’uno l’evoluzione dell’altro. Come ha detto qualcuno:
Falstaff è Amleto che non è mai tornato dall’Inghilterra.
Questa evoluzione interpretativa e l’idea di fruibilità
dell’opera accompagnano la creazione di questa che è
un’opera sui generis. La forma narrativa adottata può
essere definita come “Sit-Opera”: due episodi che
ricordano le moderne serie televisive, con forma
autoconclusiva, ma che al contempo contengono un
teaser della puntata successiva, il tutto narrato
musicalmente in forma operistica. Questa la sfida: unire
due metodi narrativi estremamente distanti, che
apportino al risultato finale l’eleganza, l’emozione e la
profondità dell’opera unite alla fruibilità, alla brillantezza
e alla complessa semplicità della serie televisiva».
Si chiude con un doppio lavoro
orchestrale la residenza presso il
Philharmonisches Orchester Cottbus
“Impulse”
È uscito per l’etichetta Telos il
doppio Cd Impulse (TLS 166)
che comprende le registrazioni
dal vivo di 24 prime esecuzioni
assolute commissionate e
interpretate dal
Philarmonisches Orchester des
Staatstheaters Cottbus nelle tre
stagioni 2009/12, un progetto
nato dall’iniziativa di Valerio
Sannicandro durante il suo
periodo di residenza presso la
stessa orchestra. Tra questi
lavori figurano Intra lumina per
orchestra di Sannicandro,
Seascapes per orchestra e
spazio sonoro stereofonico di
Nicola Sani, The Sinopia of
Dulle Griet per orchestra
amplificata di Giovanni
Verrando, e Largo “en torno a
una antigua canción popular”
per orchestra di Luis de Pablo.
Una “sit-opera” d’ispirazione
intimamente shakesperiana
per la Verona Opera Academy
11
Javier Torres Maldonado
Prestigioso riconoscimento dal
Messico, seminari in Italia e
produzione multidisciplinare a
San Francisco
Metafore architettoniche
all’origine di due novità a Radio
France e Berlino e un madrigale
su testo di Patrizia Valduga
Ivan Vandor
Il Quartetto Klimt propone il 23
aprile al Teatro Verdi della
Scuola Normale Superiore di
Pisa, per I Concerti della
Normale, il Klavierquartett per
violino, viola, violoncello e
pianoforte.
12
Progetti e seminari
Nuova commissione per Javier Torres Maldonado,
nominato per la terza volta membro del Sistema
Nacional de Creadores de Arte da parte del Conaculta,
il Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti del
Messico, per il triennio 2013-15.
Il progetto per i primi due anni consiste nella
composizione di un pezzo per quartetto di saxofoni
commissionato dal Sigma Project Quartet per il decimo
anniversario d’attività, in coproduzione con il Festival
Internazionale di San Sebastián e con il Conaculta. Il
nuovo lavoro avrà la sua prima esecuzione
all’Auditorium della Fondazione Gulbenkian. Dallo
scorso settembre e fino al mese di febbraio Torres
Maldonado è impegnato in attività seminariale al Centro
per le Nuove Tecnologie (CNTM) presso i Kernelstudios
di Milano con un seminario di composizione,
composizione elettroacustica e orchestrazione
computer-assistita dal titolo “Suono, virtualità,
tecnologia e immaginazione: comporre la musica oggi”.
Lo coadiuva il clarinettista Rocco Parisi del Dynamis
Ensemble. L’11 ottobre scorso Torres Maldonado ha
tenuto delle lezioni su Un posible día, quasi un
radiodramma per soprano, attore, ensemble,
sistema interattivo elettroacustico e video, e
sull’orchestrazione computer-assistita nel contesto
degli incontri di analisi e composizione promossi dal
Conservatorio di Riva del Garda. Su Un posible día è
disponibile un articolato approfondimento al link
http://www.torresmaldonado.net/un_posible_dia.html.
Tra le esecuzioni recenti e imminenti di musica di
Javier Torres Maldonado si segnala innanzitutto
Atlacualo, the Ceasing of Water, musica acusmatica
per un’opera multidisciplinare, il 14 e 16 settembre
2012 al CounterPULSE Theater di San Francisco
nell’interpretazione del Navarrete x Kajiyama
Experimental Dance and Theatre Company of San
Francisco. L’opera è stata composta nel 2010 presso gli
studi del GRAME di Lione. Nelle parole dell’Autore,
Eric Maestri
«Atlacualo reinterpreta l’antica mitologia e iconografia
messicana per esplorare temi ecologici universali del
nostro tempo, in particolare attorno all’acqua e al suo
diritto.
È un lavoro multidisciplinare che occupa l’intera serata
e unisce danza, performance e arti visive, prodotto
dell’incontro tra due artisti messicani che vivono a San
Francisco, José Navarrete e Violeta Luna, e della loro
collaborazione con l’artista ipermediale Ricardo Rivera,
Javier Torres Maldonado e l’artista figurativa Lauren
Elder, e con l’apporto del drammaturgo Roberto
Varea». Il 19 ottobre 2012 il Festival Internacional
Cervantino ha proposto al Salon del Consejo
Universitario di Guanajuato, in Messico, Lacrymosa II
per flauto, violino e pianoforte, nell’interpretazione
dell’Ensemble Nuevo de Mexico: Wilfredo Terrazas,
flauto, Ludwig Carrasco, violino, e Miguel Salmon del
Real, pianoforte. Il 4 dicembre Fabrice Junger ha
ripreso all’Espace Robert Martin di Lione il Primer libro
del canto alado per ottavino, flauto in Sol, flauto e flauto
basso. Espira I, Espira II per chitarra, pianoforte, violino
e violoncello è stato eseguito da Vittoria Pagani,
chitarra, Aleck Carratta, pianoforte, Momoko
Kawamoto, violino, e Simon
Thompson, violoncello, il 18
gennaio, con replica il prossimo 15
marzo, al Grosser Saal della
Hochschule für Musik di Basilea.
Infine, Tiento per violoncello solo e
Alborada per saxofono soprano
saranno proposti il 20 marzo alla
Sala Silentium di Bologna
rispettivamente da Nicola Baroni e
Michele Selva. È uscita lo scorso
dicembre, all’interno del Cd Musica mexicana para
clarinete solo, vol. 3 (Cero Records, 821759510523),
una nuova registrazione di Desde el instante per
clarinetto, nell’interpretazione di Javier Binasco.
Geometrie sonore
Due i lavori nuovi di Eric Maestri nella primavera 2013.
Tra aprile e maggio avrà luogo, nell’ambito del
progetto “Alla Breve”, la registrazione e diffusione a
Radio France di Tre case per clarinetto,
pianoforte e trio d’archi, affidato
all’Ensemble L’Instant Donné,
in attesa della prima esecuzione in
concerto, l’11 ottobre alla Biennale di
Venezia. Spiega il compositore: «Tre Case
è un titolo che vuole evocare una certa
semplicità della visione degli elementi che
compongono il discorso musicale, la sua
grammatica e in particolare la sua sintassi.
Se immaginiamo di vedere tre case da
lontano in un panorama di campagna
vedremmo tre profili e tre oggetti che tra di
loro creano, senza alcuna necessità reale,
pensata, una certa necessità per il semplice fatto di
essere lì e di non potere essere altrimenti. Questa
necessità non necessità, il caso che con il passare del
tempo crea la necessità, è un fattore forte del mio
processo creativo, forse il suo fulcro principale. Così le
case sono cose sparse in un grande territorio che per
puro caso, incoscienza, definiscono una storia. “Tre
case” in una maniera dialettale può anche volere dire
“qualche casa”, non sappiamo esattamente quante, ma
non tante, come se il paesaggio fosse nella memoria
ma non completamente chiaro e distinto». L’Ensemble
Berlin Piano Percussion ha commissionato a Erik
Maestri un nuovo lavoro, Four Walls per due pianoforti,
due percussionisti e elettronica, che sarà presentato
il prossimo autunno al Konzerthaus di Berlino.
Nelle parole di Maestri, «il titolo vuole significare l’idea
della costruzione e della geometria. I quattro strumenti
sono intorno a un altoparlante che fa da centro per
un’elettronica da camera, o piuttosto da fulcro
per una riflessione sulla proiezione e diffusione
del suono. Si tratta di brani elettroacustici
inseriti all’interno, in commento, contrasto,
straniamento a suoni acustici conosciuti, come
per esempio nella Symphonie Dechirée di
Luc Ferrari o Déserts di Edgard Varèse.
L’altoparlante è tutto, passe-partout per ogni
tipo di timbro, sorgente anonima e velata,
profondamente totemica. L’idea è che
l’elettronica rappresenti l’evocazione del
mistero del suono nella maniera più precisa,
fenomenologica. Non è sorgente reale,
rappresenta il suono producendolo come un
idiofono, simulando la produzione di un suono come se
la sorgente fosse nascosta all’interno di una scatola.
L’elettronica, il pianoforte e le percussioni si trovano
allora accomunati da questa produzione del suono per
vibrazione percussiva di un corpo». Una terza prima
verrà proposta a Venezia l’8 maggio, nel contesto del
Festival Pas-E, “Nuovi Madrigali Italiani”, da Luigi
Gaggero alla testa del gruppo vocale La Dolce Maniera,
interpreti di Sto cadendo, ricado in me, scompaio... per
quintetto vocale su testo di Patrizia Valduga. Di Eric
Maestri sarà inoltre possibile ascoltare, il 28 aprile al
Tenri Cultural Institute di New York, Autoritratto per trio
d’archi e pianoforte, nell’interpretazione dell’Ensemble
Open End.
Carmine Emanuele Cella
Isole sonore
Le Edizioni Suvini Zerboni inaugurano la
collaborazione con Carmine Emanuele Cella,
compositore, pianista e ricercatore nel campo delle
relazioni tra musica e matematica.
Formatosi al Conservatorio “G.
Rossini” di Pesaro in pianoforte,
musica elettronica e composizione,
si è specializzato nel master in
composizione presso l’Accademia di
S. Cecilia sotto la guida di Azio
Corghi. Dopo gli studi in filosofia
all’Università di Urbino, ha
conseguito il dottorato in logica
matematica all’università di Bologna.
Vincitore del 1° premio al Concorso
“Egidio Carella” (2010) e del Premio
“Petrassi” (2008), è stato finalista al
premio internazionale Isang Yun (2011). Dal 2007 al
2008 è stato ricercatore presso l’Ircam, dove si è
occupato di problemi avanzati di sound indexing.
Attualmente è composer in research presso lo stesso
istituto. L’Auditorium San Fedele di Milano propone il 22
aprile Improvviso statico per saxofono contralto e live
electronics, nell’interpretazione del saxofonista Mario
Marzi e dell’Autore al live electronics. La prima
esecuzione assoluta del brano ha avuto luogo il 13
ottobre 2012 alla Sala Accademica del Conservatorio
S. Cecilia di Roma nell’ambito dell’EMUfest - Festival
Internazionale di Musica Elettroacustica. Così il
compositore descrive il lavoro: «Improvviso statico
disegna uno spazio narrativo fatto di isole sonore che
galleggiano in un mare di nebbia. Senza ragione
apparente un’isola si avvicina, si allontana, scompare o
riappare trasformata, in uno spazio irreale in cui le
distanze sono interiori e le relazioni immaginarie. Ogni
isola rappresenta un nastro di Moebius che viaggia dal
dentro al fuori del suono in modo continuo; in ogni isola
Federico Gardella
il saxofono e l’elettronica creano un’immagine sonora
indissolubile, senza gerarchie, priorità e tempo. Il brano
è dedicato a Enzo Filippetti e Giorgio Nottoli».
Un’ulteriore prima esecuzione assoluta vede
come protagonista Luigi Gaggero alla testa
del gruppo vocale La Dolce Maniera, che
presenterà l’8 maggio, nel contesto del
Festival Pas-E di Venezia, Ali oscillano in
fioco cielo, madrigale per quintetto vocale su
testo di Salvatore Quasimodo. Spiega
l’Autore: «Uno dei significati possibili della
parola madrigale è quello di composizione “di
lingua materna”. Anche se non è questa
l’unica interpretazione, è certo che il rapporto
con la lingua è fondamentale per il madrigale;
un rapporto che, in ultima istanza, si misura
sul significato delle parole e non sul puro
suono in esse contenuto. Tale significato non può allora
manifestarsi se non attraverso un pensiero armonico
strettamente definito e attraverso un afflato figurativo di
forte impatto. Il madrigale Ali oscillano in fioco cielo
prende le mosse da versi di Quasimodo, parte della
poesia Oboe sommerso: “Ali oscillano in fioco cielo, /
labili: il cuore trasmigra / ed io son gerbido, / e i giorni
una maceria”. Quello che colpisce, di questi versi, è il
precipitare in essi racchiuso: da ali che oscillano in un
fioco cielo si passa alle macerie, esempio unico di
distruzione. Una caduta, appunto, è ciò che viene
raccontato da questa breve composizione, dedicata a
Luigi Gaggero e al suo ensemble». Carmine Emanuele
Cella ha ricevuto una commissione congiunta dell’Ircam
e di Radio France di un nuovo lavoro per orchestra e
live electronics in programma il 7 giugno alla Salle
Pleyel di Parigi nell’ambito del Festival ManiFeste:
l’Orchestre Philharmonique de Radio France sarà
diretta nell’occasione da Jukka-Pekka Saraste.
Il silenzio e l’ascolto
Due le novità di Federico Gardella nella prima parte
del 2013. Il 20 gennaio Akiko Kozato e Norio Sato
hanno proposto al Nanko Sunset Hall di Osaka MikroLieder ohne Worte per voce femminile e chitarra. Come
spiega il compositore, questo lavoro
«rappresenta il terzo momento di
riflessione attorno all’universo del Lied,
osservato nei suoi tratti più essenziali e
microscopici; si tratta però, in questo
caso, di canti senza parole in cui il testo
è costituito da fonemi, frammenti di
vocaboli immaginari, respiri e risa. Nella
musica vocale, intesa come musica con
un testo, la complessità della relazione
tra musica e significato assume
sfumature diverse rispetto a quanto
avviene nell’ambito della musica
strumentale: ho cercato allora di
immaginare un territorio intermedio, una regione
della vocalità in cui il significato della voce umana
non fosse associato alla comprensione di un testo,
ma venisse declinato nell’esperienza del suono e del
suo ascolto». L’11 maggio spetterà invece al
Quatuor Diotima presentare, al Casòn Hirschprunn
di Magrè/Margreid, Esercizi di nubi per quartetto
d’archi. Le ragioni della composizione sono proposte in
questi termini dall’Autore: «Esercitarsi alle nubi significa
esercitarsi a un elemento immateriale e multiforme:
l’esercizio è, in questo senso, una pratica di ascolto
prima di trasformarsi in una disciplina del gesto.
È il silenzio prima dell’agire, è quella particolare
disposizione muscolare che precede il movimento.
L’esercizio non è quindi un allenamento, se ne discosta
per quella propensione al ripetere che lo avvicina alla
definizione di rito. Esercitarsi a osservare le nubi, a
indovinarne le forme, ad ascoltarne i mutamenti, per
imparare a considerarle come una scrittura di cielo:
sono questi i pensieri che mi hanno
accompagnato nel comporre Esercizi di
nubi, questo mio primo quartetto d’archi».
Il 28 aprile sarà invece possibile ascoltare
Im Freien zu Singen per sei voci femminili e
pianoforte per i Rencontres Contemporaines
di Lione, con replica il giorno successivo, 29
aprile, alla Sala Utopia 1 della Haute Ecole
de Musique de Lausanne (HEMU). Ne
saranno interpreti l’Ensemble Six
Voix Solistes diretto da Alain
Goudard e la pianista Ancuza
Aprodu. È uscito in questi mesi per
l’etichetta Stradivarius il Cd
monografico Livre d’arabesques
(STR 33953), dedicato da Sandro
Gorli e dal Divertimento Ensemble a
Federico Gardella. L’album include
Livre d’arabesques per oboe e
ensemble, Estroso/Innerlich per
violino, Im Freien zu spielen per clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte, Islands per violoncello e
pianoforte, Tre studi sulla notte - Tre studi per riscoprire
l’alba per pianoforte e Nebbiæ per ensemble. Il Cd –
testimonianza dell’anno trascorso da Gardella come
compositore in residenza nella passata stagione di
Rondò 2012 del Divertimento Ensemble – verrà
presentato l’11 febbraio allo Showroom Fazioli di
Milano.
Nuovo autore ESZ, formatosi
con Corghi e all’Ircam, presenta
nuovi lavori a Milano, Venezia
e Parigi
Sándor Veress
Musica concertante per dodici
archi è in cartellone alla Salle
du Métropole di Losanna il 25
marzo, con replica il 26,
nell’interpretazione di Thomas
Zehetmair alla testa
dell’Orchestre de Chambre de
Lausanne.
Il primo quartetto d’archi,
un’ulteriore novità in Giappone,
un Cd monografico del
Divertimento Ensemble
Sandro Gorli
José Ramón Encinar dirige il 23
marzo al Musikene di San
Sebastián l’Orquesta Musikene
Pagina
prima
Delphic in
Reed
per oboe
in Ondaa camera
assoluta,
quasi un intermezzo
e 17 strumenti.
13
Prima cameristica per una nuova
rassegna cremonese dedicata
alla musica del XXI secolo
Luigi Manfrin
Metafore sonore
L’edizione inaugurale della rassegna “Prospettive
sonore del XXI secolo”, promossa dalla Facoltà di
Musicologia dell’Università di Pavia, propone il 25
febbraio al Teatro Monteverdi di Cremona la prima
esecuzione assoluta di Embodying Surfaces per
chitarra elettrica e percussione, nell’interpretazione di
Michele Sanna e Francesco Ciminiello. In questi termini
spiega l’Autore la genesi del nuovo lavoro: «Questo
brano prende spunto da una composizione precedente
per chitarra elettrica sola, che viene ampliata sia dal
punto di vista dell’organico strumentale, con l’aggiunta
della percussione, sia per quanto riguarda
l’elaborazione del materiale musicale. Vi sono almeno
quattro metafore compositive che fungono da base.
La prima è la risonanza e concerne lo spazio sonoro.
Vi è una scordatura microfonica prevista per la chitarra
elettrica. Così com’è concepita, questa scordatura
consente la generazione di rispondenze deformate, con
riferimento alla dislocazione di blocchi accordali disposti
su diversi registri dello spazio sonoro; la risonanza,
tuttavia, è estesa anche al gioco degli echi timbrici tra
chitarra e strumenti percussivi. La seconda metafora è
inerente all’organizzazione temporale della
composizione, ossia al gioco calcolato degli impulsi
ritmici energetici. Tali impulsi, nella fase iniziale del
brano, generano brevi aggregati ritmici-timbrici separati
Esce la versione
aggiornata di uno storico
metodo per vibrafono
Antonio Buonomo
Insegnare le percussioni oggi
Le ESZ pubblicano di Antonio Buonomo, Il Vibrafono.
Tecnica, melodia all’italiana, improvvisazione jazz, un
metodo pratico complessivo per lo strumento,
comprensivo di 38 studi, un brano per vibrafono solista
e pianoforte, lezioni sulla tecnica fondamentale a 2 e a
4 bacchette, studi a doppie note e ad accordi, lezioni di
improvvisazione jazz. L’Autore spiega in questi termini
le ragioni di questa sua fatica: «Ai primi del Novecento
l’apprendimento delle percussioni era riservato soltanto
ai “figli d’arte”, perché i vecchi maestri erano gelosi del
loro sapere e difficilmente accettavano di rivelare ad
estranei i loro “segreti” professionali. In quell’epoca non
esistevano studi noiosi e antimusicali perché l’unico
metodo conosciuto per tastiere, datato 1919, riportava
soltanto trascrizioni di classici o brani orchestrali. Oggi
le cose sono cambiate e di studi per vibrafono, xilofono
o marimba ve ne sono fin troppi; per cui è necessario
operare una scelta. Il termine studio, nella sua
accezione musicale classica, racchiude i significati di
applicazione tecnica, basata su regole ben precise,
analisi e ricerca interpretativa: parametri che
Un manuale per strumenti a fiato
pone alla base dell’intonazione
la scala naturale
14
da piccole pause. Tuttavia gli impulsi ritmici sono subito
inglobati nella continuità, fungono cioè da germi
cristallini che riflettono virtualmente la durata continua
del tempo. Con l’immagine del germe cristallino, preso
a prestito da Deleuze, veniamo alla terza analogia, di
natura chimica. Trattasi della diluizione cristallina
relativa alla presenza di fasi intermedie, dette mesofasi,
in cui sono compresenti caratteristiche dello stato solido
e liquido. Questa metafora, dal punto di vista musicale,
si riferisce alla formazione paradossale di aggregati
timbrici che appaiono quasi scolpiti alla maniera di
blocchi apparentemente solidi, ma che
simultaneamente delineano, per emergenza interna,
una continuità fluida e elastica del tempo musicale.
Infine, vi è la metafora germinativa dell’intera
composizione che, con allusione a Merleau-Ponty,
potrei chiamare “carne” sonora. La “carne” è soprattutto
la metafora della ricezione di forze altrimenti insonore
che attraversano, dilatano, contraggono, premono,
deformano direttamente il campo. La “carne” è sensibile
all’energia elettrica del suono, la quale, in alcuni
momenti prolungati, passa in primo piano. Ciò avviene,
ad esempio, nei momenti in cui prevale la densità
materica, il rumore prodotto dal contatto diretto con la
costituzione elettrica-materiale della fonte sonora».
Sauro Berti
andrebbero sempre rispettati, quando si scrive per
studenti in via di formazione. Gli studi della prima parte
di questa raccolta, scritti in varie epoche da Aldo,
Antonio e Carmine Buonomo, si possono considerare
dei classici della melodia all’italiana perché hanno
conservato nel tempo il loro valore didattico, senza
nulla perdere a livello di godibilità. Per la loro tematicità
tonale appaiono ancora utilissimi per la formazione
dell’orecchio musicale, per lo sviluppo della lettura e
per acquistare il controllo e il dominio della tonalità.
La tecnica, riveduta e ampliata, gli studi a doppie note
e quelli ad accordi, sono stati ripresi, in massima parte,
dal metodo La tecnica del vibrafono di Aldo e Antonio
Buonomo (Milano, 1969). In tale volume il cosiddetto
“metodo esecutivo” era preceduto da alcune nozioni di
armonia che, a distanza di tanti anni, non era il caso di
riproporre. Anche perché tutto quello che serve, a livello
di nozioni teoriche, è riportato in Sapere per suonare,
teoria pratica della musica per strumentisti e cantanti
(Milano, 2006)».
Ritorno alla natura
È uscito per le ESZ il manuale di Sauro Berti Tuning.
Esercizi di intonazione per strumenti a fiato. Il lavoro,
spiega l’Autore, muove «dal principio che de facto nella
pratica di uno strumentista a fiato, arco o cantante, il
sistema tendenzialmente usato è quello della “scala
naturale”, dove l’intonazione di ogni singola nota,
intervallo o accordo si basa sulla stretta relazione con
la tonalità alla quale appartiene. Adottando l’intonazione
basata sulla “scala naturale”, raramente tenuta nella
giusta considerazione dagli strumentisti a fiato anche a
causa del sedimentato temperamento equabile di tipo
“pianistico”, ogni nota deve avere una diversa altezza in
relazione al grado occupato nella tonalità pertinente.
La scala naturale quindi non corrisponde esattamente
ai dodici semitoni dello strumento. […] Gli esercizi
andranno realizzati con l’ausilio di un “generatore di
suoni” (spesso integrato negli accordatori elettronici) al
quale faremo suonare la fondamentale indicata all’inizio
di ogni pagina. Utilizzando un auricolare avremo una
precisa sensazione dei battimenti che, lasciandoci
guidare dall’orecchio, dovremmo cercare di eliminare.
Sarà importante avere l’auricolare solo in un orecchio
per non perdere il contatto con il nostro suono e
sbilanciare la nostra attenzione. […] Gli esercizi sono in
tutte le tonalità e doppia chiave per essere facilmente
utilizzati da tutti gli strumentisti e dovranno essere
trasportati nell’intera estensione del proprio strumento.
[…] Consiglio di dedicare a Tuning qualche minuto
all’inizio di ogni giornata, dopo il riscaldamento, per
tornarci un paio di minuti ogni mezz’ora. Controllando
così che la nostra emissione proceda con regolarità
miglioreremo sicuramente anche la qualità del suono».
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
FEBBRAIO
Aureliano Cattaneo
SELFPORTRAIT WITH ORCHESTRA
per orchestra
(Versione definitiva)
Torino, Auditorium Rai, 8 febbraio
Orchestra Sinfonica Nazionale della
Rai
dir.: Daniel Kawka
Alessandro Solbiati
MASQUES - VI movimento da:
“Crescendo”
Otto brevi brani in forma di studio
per orchestra da camera
Milano, Teatro Dal Verme, 10 febbraio
Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali
di Milano
dir.: Daniele Parziani
Pasquale Corrado
DACTYLOS
per pianoforte
Milano, Associazione Musica/Realtà,
Conservatorio di Milano, 12 febbraio
Alfonso Alberti, pianoforte
Riccardo Panfili
OUT…
per corno, percussioni e archi
Potsdam, Nikolaisaal, 16 febbraio
Alessio Allegrini, corno
Kammerakademie Potsdam
dir.: Antonello Manacorda
Valerio Sannicandro
SEELENSTRÖME
per orchestra
Cottbus, Staatstheater Cottbus,
22 febbraio
Philharmonisches Orchester Cottbus
dir.: Evan Christ
Ennio Morricone
STUDIO IV bis
per pedalpiano
Roma, Istituzione Universitaria dei
Concerti, Università La Sapienza, Aula
Magna, 23 febbraio
Roberto Prosseda, pianoforte
Nicola Sani
ASTRATTO II
per violino e violoncello
Nagoya (Giappone), Studio Haru, 23
febbraio
Solisti del Trio Musica QuLakoza:
Rika Soukawa, violino
Hikaru Sato, violoncello
Luigi Manfrin
EMBODYING SURFACES
per chitarra elettrica e percussione
Cremona, Teatro Monteverdi,
25 febbraio
Michele Sanna, chitarra elettrica
Francesco Ciminiello, percussione
MARZO
Aureliano Cattaneo
CANTO
per ensemble
(Versione definitiva)
Salzburg, Salzburg Biennale,
Musikpreis Salzburg, Stiftung
Mozarteum, Großer Saal, 3 marzo
Österreichisches Ensemble für Neue
Musik
dir.: Michel Galante
Nicola Sani
HALLUCINÉE DE LUMIÈRE PARMI
LES OMBRES
per oboe solo
Pechino, Sala Poly, 10 marzo
Arnaldo De Felice, oboe
Marco Momi
CINQUE NUDI
per saxofono e stomp boxes
Bruxelles, Festival Ars Musica,
18 marzo
Solista dell’Ensemble Nikel:
Vincent Daoud, saxofono
Ivan Fedele
MUDRĀ
per ensemble
Lausanne, Haute École de Musique
(HEMU), Utopia I, Grotte 2,
18 marzo
Ensemble Contemporain de l’HEMU &
Namascae Lemanic Modern
Ensemble
dir.: William Blank
Alessandro Ratoci, regia del suono e
live electronics
Marco Momi
DUE NUDI
per viola
Milano, Rondò, Auditorium Gruppo 24
Ore, 20 marzo
Maria Ronchini, viola
Stefano Gervasoni
WHISPER NOT
per viola e live electronics
Milano, Rondò, Auditorium Gruppo 24
Ore, 20 marzo
Maria Ronchini, viola
Alessandro Solbiati
SECONDO TRIO D’ARCHI
Siena, Accademia Musicale Chigiana,
Palazzo Chigi Saracini, 22 marzo
Trio Stauffer
Francesco Hoch
POSTLUDIO DEGLI SPETTATORI
per coro a 12 voci
Bellinzona (Svizzera), Teatro Sociale,
23 marzo
I Cantori della Turrita
dir.: Daniela Beltraminelli
Alessandro Solbiati
LUCE - VII movimento da:
“Crescendo”
Otto brevi brani in forma di studio
per orchestra da camera
Milano, Teatro Dal Verme, 24 marzo
Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali
di Milano
dir.: Daniele Parziani
APRILE
Francesco Hoch
MUSICA PER LA CA’ GIOIOSA
Sette composizioni per ragazzi,
coro parlato, cantato, forbici, carta,
motori, violino e violoncello
Savosa (Svizzera), Scuole Comunali,
20 aprile
Duo Carlo e Anna Tomasone, violino e
violoncello
Cori e gruppi strumentali di Allievi della
Scuola elementare di Savosa
dir.: Margherita Brazzola-Bruschetta
Alessandro Solbiati
DODICI LIEDER da “Winterreise”
Trascrizione per violino e viola
(Prima esecuzione integrale)
Saint-Dizier, Festival International
Saint-Dizier Grand Der, Le Printemps
de la Musique, 22-27 aprile
Dejan Bogdanovic, violino
Pierre-Henri Xuereb, viola
Luca Antignani
ÉTUDE SUR “LA VIE”
per cimbalom e ensemble
Lyon, Salle Molière, 26 aprile
Luigi Gaggero, cimbalom
Les Temps Modernes
Ivan Fedele
PHASING
per due pianoforti e due
percussionisti
Witten, Wittener Tage für Neue
Kammermusik, 27 aprile
Quatuor Makrokosmos
Giorgio Colombo Taccani
WATCHER
per ensemble
Milano, Teatro Elfo Puccini, 30 aprile
Sentieri Selvaggi
dir.: Carlo Boccadoro
ESZ
MAGGIO
Nicola Sani
GIMME SCELSI
per ensemble e elettronica
Köln, Festival Acht Brücken, MusikTriennale, Grosser WDR Sendesaal,
1 maggio
Klangforum Wien
dir.: Johannes Kalitzke
Carmine Emanuele Cella
ALI OSCILLANO IN FIOCO CIELO
per quintetto vocale su testo di
Salvatore Quasimodo
Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”,
Festival Pas-E, 8 maggio
La Dolce Maniera
dir.: Luigi Gaggero
Luca Antignani
BARCHE AMORRATE
per cinque voci
Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”,
Festival Pas-E, 8 maggio
La Dolce Maniera
dir.: Luigi Gaggero
Federico Gardella
ESERCIZI DI NUBI
per quartetto d’archi
Magrè/Margreid, Casòn Hirschprunn,
11 maggio
Quatuor Diotima
Alessandro Solbiati
LE SEI CORDE DI NICCOLÒ (I-V)
per chitarra
(Prima esecuzione del V movimento)
Carpi, 4 maggio
Luigi Attademo, chitarra
Stefano Gervasoni
FUGA ANTE MORTEM
per soprano, contralto, baritono e
tre voci parlanti
Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”,
Festival Pas-E, 8 maggio
La Dolce Maniera
dir.: Luigi Gaggero
Alessandro Solbiati
E TU SEGUIVI
Piccolo madrigale per cinque voci
Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”,
Festival Pas-E, 8 maggio
La Dolce Maniera
dir.: Luigi Gaggero
Eric Maestri
STO CADENDO, RICADO IN ME,
SCOMPAIO...
per quintetto vocale su testo di
Patrizia Valduga
Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”,
Festival Pas-E, 8 maggio
La Dolce Maniera
dir.: Luigi Gaggero
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
Michele dall’Ongaro
CONCERTO
per pianoforte e orchestra
Milano, Teatro Dal Verme, 9 maggio
Maurizio Baglini, pianoforte
Orchestra I Pomeriggi Musicali
dir.: Fabien Gabel
Marco Momi
LUDICA III
per ensemble, tre gruppi di bambini
e elettronica
Milano, Rondò, Auditorium Gruppo 24
Ore, 12 maggio
Divertimento Ensemble
I piccoli musicisti di Divertimento
Ensemble (Laboratorio “Giocare la
musica”)
dir.: Sandro Gorli
Alessandro Solbiati
DANZA - VIII movimento da:
“Crescendo”
Otto brevi brani in forma di studio
per orchestra da camera
Milano, Teatro Dal Verme, 26 maggio
Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali
di Milano
dir.: Daniele Parziani
Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente
aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet:
www.esz.it
Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it
Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta
Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb
Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991