Premessa dell`Autore - Comune di Sant`Antioco
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Premessa dell`Autore - Comune di Sant`Antioco
-0- -1- Gabriele Loi ANTIOCHENSI NELLA LEGGENDA DEL PIAVE (La guerra del ‘15-18) -2- Indice Pag. 3 Pag. 7 Pag. 10 Pag. 13 Pag. 21 Pag. 44 Pag. 80 Pag. 138 Premessa dell‘Autore Introduzione Storica: dal Risorgimento alla Grande Guerra L‘organizzazione militare della Sardegna Mobilitazione Generale: ―...la primavera ci sorride bellissima‖ La campagna del 1915: le prime quattro battaglie dell‘Isonzo La campagna del 1916: l‘offensiva austro-ungarica nel Trentino La campagna del 1917: dall‘Ortigara a Caporetto La campagna del 1918: dal Piave a Vittorio Veneto Appendice Pag. 181 Pag. 299 Pag. 300 Pag. 308 Pag. 309 Pag. 310 Pag. 324 Pag. 327 Pag. 337 Pag. 357 Pag. 375 Pag. 376 Pag. 377 Pag. 379 Fogli Matricolari dei militari Antiochensi Bollettino della Vittoria: 4 novembre 1918. Deceduti in combattimento Deceduti per cause diverse durante e dopo il conflitto Decorati al Valor Militare Poesie e canti della Grande Guerra Il Generale Carlo Sanna Diario storico della Brigata ―Reggio‖ Diario storico della Brigata ―Sassari‖ Brigate e Reggimenti della Grande Guerra La Stampa – 28 marzo 1919. Ringraziamenti Bibliografia e volumi citati Indice dei nomi Abbreviazioni Rgt.= Reggimento, Unità organica del Regio Esercito costituita da più battaglioni al comando di un Colonnello. Btg.= Battaglione, Unità tattica della fanteria suddivisa in Compagnie. Cmp.= Compagnia, Unità tattica suddivisa in plotoni. M.M.= Milizia Mobile. M.T.= Milizia Territoriale. D.M.= Distretto Militare. C.R.E.= Corpo Regio Equipaggi. C.R.E.M.= Corpo Regio Equipaggi Marittimi. -3- Premessa dell‘Autore Sin da bambino, quando vivevo tra una partita di pallone e la lettura di un fumetto d‘avventure, ho sempre provato un‘attrazione irresistibile per la storia militare. Forse saranno stati i racconti dei miei nonni Salvatore e Luigino, entrambi veterani delle due guerre mondiali o chissà cosa, questa, come tutte le passioni, ha qualcosa di irrazionale che mi riesce difficile spiegare. Ho sempre apprezzato la storie di guerra, che in me hanno suscitato emozioni e sensazioni che in fondo avrei voluto provare. La guerra per tutto questo è drammaticamente forse l‘evento più incisivo nella vita di un uomo. Le storie di uomini in guerra sono quelle che davvero possono dirsi vissute fino in fondo sulla pelle. Del resto Enzo Biagi diceva che ―nel bene non c‘è romanzo‖. È stata raccontata tante volte la storia dei sardi in guerra, meno spesso si è raccontata la guerra dei combattenti di Sant‘Antioco; forse è una storia un po‘ più piccola, ma non per questo meno istruttiva. Le pagine che seguono sono frutto della mia passione, e delle mie letture. Questo lavoro l‘ho pensato, non per esaltare il valore bellico dei nostri concittadini, ma per dare alle future generazioni la possibilità di cercare tra le pietre e le cime della Grande Guerra, le orme lasciate nella storia e nel tempo dai nostri soldati che con ideali e coraggio d‘altri tempi diedero la vita per i confini della Patria. Non era la prima volta che Sant‘Antioco rispondevano alla chiamata alle armi: troviamo soldati Antiochensi nella famosa ―Battaglia di Solferino‖ durante la 2a Guerra d‘Indipendenza del 18591 che portò all‘Unità d‘Italia, alla ―Presa di Porta Pia‖ nel 18702 che sancì Roma capitale, e nelle guerre coloniali del 1885 e del 1911. Per renderci conto della vastità della 1a guerra mondiale bisogna ricordare che circa 630 giovani Antiochensi lasciarono Sant‘Antioco per conquistare una terra sulla quale oggi si scia, si fanno escursioni e si trascorrono momenti di villeggiatura. Scrivendo sui nostri soldati ho cercato di non cadere nella retorica e di non mostrarmi scontatamente contrario alla guerra, portando così anche tutto il mio rispetto per chi fu, nel fiore della giovinezza, protagonista di un incredibile storia. Chi leggerà queste righe seguirà, quasi giorno per giorno, il viaggio dei nostri soldati che ci accompagneranno nelle trincee della grande guerra. Nella preparazione del libro mi sono mosso come un esploratore che, armato di penna e taccuino, ha frequentato archivi e biblioteche, animato da un grande entusiasmo, ma confesso che per la complessità della materia, sono stato tentato parecchie volte di ―gettare la spugna‖. Per fare questo lavoro era necessario consultare i fogli matricolari di tutti i militari censiti nelle liste di leva del nostro comune. Tramite il Distretto Militare di Cagliari, chiesi l‘autorizzazione al Ministero della Difesa specificando che la consultazione era limitata all‘appartenenza al Corpo e alla zona di guerra. Ottenuta l‘autorizzazione nella primavera 2004, durante la ricerca ero coadiuvato da un Maresciallo e da un civile che occultavano ed estrapolavano dal foglio matricolare le parti tutelate dalla legge sulla privacy. L‘Archivio della Forza in Congedo di Calamosca non è ben tenuto; non era neppure un archivio, perché non c‘era un solo documento censito e catalogato com‘è in uso 1 ACSA, Archivio Storico di Sant’Antioco. GIORNALE D’ITALIA, 23 febbraio 1933. S.Antioco “La morte di un veterano”. È deceduto il veterano Masala Francesco, nato a S.Antioco nel 1847. Fu alla presa di Roma nel 1870 quale bersagliere, entrando nella breccia di Porta Pia, guadagnandosi una medaglia di bronzo. Il vecchio era paralitico da diversi anni. 2 -4- negli archivi. Era una sorta di seminterrato dove i fogli matricolari erano custoditi in faldoni ognuno dei quali corrispondenti ad una classe. Spesso capitava di non trovare il foglio matricolare, smarrito chissà dove, mentre altri erano incompleti e hanno lasciato pochissime tracce. Quando chiesi la motivazione dei fogli mancanti mi risposero: ―Booh! Sono tutti lì, se qualcuno manca…‖ . Inoltre il Maresciallo che mi coadiuvava nella ricerca mi disse che dovevo considerarmi fortunato, in quanto una circolare ministeriale degli anni ‗90, (al momento sospesa), intimava di destinare al macero l‘archivio della prima guerra mondiale. Quando ebbi tra le mani il foglio matricolare di mio nonno Salvatore Loi (classe 1899), ebbi un tuffo al cuore. Mio nonno, ardito nei battaglioni d‘assalto non può andare al macero! Ma è mai possibile che una memoria storica così preziosa possa essere oggetto di una eventuale soppressione. È così difficile che un qualsiasi capoccione prenda un foglio di carta intestata e una penna e deliberi di destinare il fondo della grande guerra, invece che al macero, all‘Archivio di Stato di Cagliari, ciò non avrebbe alcun costo e si manterrebbe viva una memoria storica dal valore inestimabile. Ritornando alla ricerca, mi sono preoccupato di controllare i dati anagrafici e le foto di tutti i militari citati. Oltre ai fogli, per fugare ogni dubbio, ho ripassato la ricerca anche sui ruoli matricolari, per poi ritornare nuovamente sui fogli matricola. Nonostante queste cautele è possibile che abbia commesso qualche errore e, trattandosi di un lavoro immane e al tempo stesso minuzioso, chiedo al lettore la giusta comprensione e gli sarò grato se vorrà segnalarmeli. Inoltre sia nei fogli matricolari che nei Diari Storici ho ravvisato vistose lacune soprattutto in riferimento alle date degli eventi accaduti ad ogni singolo soldato. Le più gravi riguardano lo ―storpiamento‖ del nome di qualche località e la collocazione di un evento in una data sbagliata. Mentre facevo la ricerca mi capitava spesso di chiedermi se chi compilava il foglio matricolare sia stato veramente presente ai fatti d‘arme descritti. Non posso e non voglio illudermi sul fatto che i dati da me reperiti siano esenti da errori o se qualche combattente risulti addirittura non trascritto sui ruoli. In alcuni casi, nel tentativo di ricostruire la carriera di ciascun soldato, non sono riuscito a precisare il modo in cui il militare è deceduto, per altri non è indicato il fatto d‘arme a cui prese parte, per altri ancora non è dato a sapere dove e quando venne catturato dal nemico, ma ho comunque cercato di inserirli nel contesto in cui furono coinvolti. Poi ho raccolto tante foto sia dalla collezione dell‘Archivio Storico che dai privati che me le hanno gentilmente concesse. Erano fotografie come tante se ne sono viste di quella guerra, ma quella dei nostri combattenti erano diverse, avevano qualcosa di particolare rispetto a tante altre. Ciò che mi ha colpito maggiormente era l‘espressione del viso, quasi prematuramente invecchiato; e commovente era il loro sguardo malinconico e quasi invisibile, rivolto a cose, a persone e a dolcezze lontane; nei loro occhi così semplici e fieri sembrava trasparire l‘angoscia della lotta che insanguinava l‘Europa. E poi c‘è il titolo del libro: ―Antiochensi nella Leggenda del Piave‖, che riporta il nome di un fiume che oggi è per lo più un corso d‘acqua artificiale, ma quando si pronuncia il suo nome non lo si ricorda per la sua bellezza o per le sue caratteristiche, lo si rievoca perché il Piave è il fiume dei sentimenti e riporta alla mente quanto di terribilmente grande si svolse su quelle sponde dove coraggio e valore si fecero strada tra l‘angoscia e il dolore. Ho letto tanti libri con interesse e passione, e tra questi c‘erano ―Fanterie Sarde all‘ombra del Tricolore‖ di Alfredo Graziani, e ―Trincee: i Sardi nella Grande Guerra‖ di Alberto -5- Monteverde. Nonché i bellissimi libri di Lorenzo Cadeddu, Paolo Gaspari, Paolo Pozzato e altri autori, tutti pubblicati dalla Paolo Gaspari Editore, e che rappresentano un punto di riferimento fondamentale per tutti coloro che vogliono conoscere e raccontare la Grande Guerra. Mentre li leggevo pensavo sempre che in quei stessi luoghi dove hanno combattuto persone ―che contano‖, come Gabriele d‘Annunzio, il soldato semplice Giuseppe Ungaretti, l‘Alpino Carlo Emilio Gadda, il Bersagliere Benito Mussolini, Umberto Saba e Eugenio Montale, c‘erano anche uomini sconosciuti, umili ma coraggiosi come i nostri Antioco Mannai, Salvatore Loi, Ortensio Biggio, i fratelli Bianco, i Pintus Gregu, i Puddu e i Loddo che avevano combattuto insieme per la stessa causa e sotto la stessa Bandiera. I nostri nonni andarono a soffrire nelle trincee del Piave, spinti a conquistare un lembo di terra che non sapevano neppure come si chiamasse, ed erano morti abbracciati a giovani che portavano la stessa uniforme anche se parlavano un dialetto diverso. Gli fu detto che dovevano liberare i fratelli oppressi di Trento e Trieste e portare a termine il processo di Unità Nazionale. Ma al contadino analfabeta, che veniva strappato dalle campagne di Su Pranu, dalle sue greggi di Cannai o dalle strette viuzze di Monte Cresia, la politica non interessava. Sapeva solamente che se non andava al fronte l‘aspettava il carcere e se disertava la fucilazione. Fu così che tanti giovani di Sant‘Antioco, diventarono all‘improvviso grandi, forse troppo grandi per la loro età; appena maggiorenni indossarono il grigioverde e imbracciarono il fucile partendo alla volta di terre fredde e lontane per combattere una guerra di cui forse non riuscivano neppure a capirne le ragioni e che avrebbero preferito lasciar fare ad altri. Tra i nostri soldati c‘era persino un Generale, il Cavalier Cesare Augusto Zirano3, ―nato a Sant‘Antioco l‘11 ottobre 1863 da genitori benestanti. Fece i primi studi nel Collegio Pavesi in Cagliari e li completò nel collegio militare di Modena, dal quale uscì col grado di Sottotenente di Fanteria. Questo colto e valoroso ufficiale ebbe una grande passione per le armi. Fu, come Tenente, col generale Baldissera nell‘occupazione dell‘altipiano dell‘Asmara in Eritrea e combattente a Bir Tobras in Libia. Fu dieci volte ferito nella sua brillante carriera militare, e specialmente nel combattimento a Dosso Faiti il 3-4 novembre 1916, ove tanto si distinse, mancò poco che non vi lasciasse la vita. Ebbe numerose e ben meritate onorificenze, tra le quali, due Medaglie d‘Argento ed una di Bronzo al Valor Militare, la Croce dei Savoia, quella di Guerra e quella di Cavaliere della Corona d‘Italia. Così, di grado in grado, per i suoi meriti speciali e per i numerosi fatti d‘arme a cui prese parte nell‘attuale guerra, sempre con calma e sprezzo del pericolo, seppe conquistarsi sul campo le spalline da Generale‖. Alla fine della guerra Sant‘Antioco lascerà sul ―campo dell‘onore‖ 82 uomini, senza contare i feriti, i mutilati e i tanti che patirono le conseguenze di malattie contratte in guerra e che ritornarono dal fronte con la pazzia di quella tragedia assurda in cambio della solita retorica, delle Medaglie al Valore e delle Croci al Merito. Sulle sponde dell‘Isonzo, nel gelo dell‘Altopiano di Asiago e nelle trincee del Piave, Sant‘Antioco non offrì all‘Italia solo la sua gioventù, ma anche i suoi valori: il sentimento dell‘onore, della lealtà, il coraggio, l‘eroismo e un forte spirito di appartenenza regionale e nazionale. Valori che ne fecero grandi soldati sia in guerra che nei momenti di pace a fianco 3 Tratto da “Il villaggio di Sant’Antioco” di Michele Caracciolo. Ristampa del 2002 a cura della Basilica S.Antioco M. -6- di chi ha bisogno, come a Nassirya nella Missione di Pace irakena del novembre 2003, dove Sant‘Antioco ha pagato un altro doloroso tributo, rendendo onore al sacrificio dei suoi caduti. Sono tante le vicende umane che si intrecciano nella vita di un soldato che ha partecipa a una guerra. Vicende che in principio si riaccendono nei racconti dei sopravvissuti e dei parenti dei caduti, ma che poi, col passar del tempo e l‘avvicendarsi delle nuove generazioni, quando tali ricordi sbiadiscono, finiscono per disperdersi nell‘oblio del tempo che cancella ogni traccia dei protagonisti. I nostri nonni chiamavano la grande guerra ―Su quindisci-desciottu‖. Nelle fredde sere invernali trascorse attorno ad un camino o nelle lunghe sere d‘estate, raccontavano ai più giovani le loro imprese belliche, trasmettendo con grande realismo la tristezza di quei momenti e le sofferenze patite. Tornavano alla memoria quegli assurdi assalti all‘arma bianca, e quando non c‘era la baionetta si usava ―s‘arrosoia‖ appesa alla giberna come un ricordo di famiglia. Nel mio libro vengono narrate le brutture della guerra e le debolezze degli uomini che spesso sono ragazzi strappati dalle loro case e gettati in un inferno come carne da cannone. Ma nel libro c‘è anche l‘amore per l‘Italia che è grandissimo, così come è altrettanto grande l‘amore per gli uomini e l‘odio per la guerra. Scusandomi coi lettori per i difetti strutturali del libro, dedico questa storia ai Cavalieri di Vittorio Veneto di Sant‘Antioco che portarono nell‘anima il solco profondo del sacrificio e nel cuore l‘orgoglio isolano della propria italianità. Il torto più grande che possiamo fargli è quello di considerarli dei fantasmi, nomi su qualche lapide, ombre quasi svanite, polvere nei cimiteri o un mucchio d‘ossa disperse in qualche fossa del Carso. E adesso... Forza Paris! Il Piave mormora e ci aspetta. Le sue sponde non sono poi così lontane; sono proprio lì, a due passi dal cuore... L‘Autore Gabriele Loi -7- Introduzione Storica: dal Risorgimento alla Grande Guerra Ogni avvenimento storico ha le sue radici nel passato. E‘ dunque necessario ricordare che cosa successe in Europa e in Italia dal 1870 al 1914, epoca dalla quale comincia la nostra storia. Il periodo storico che seguì il Risorgimento vide l‘Italia impegnata a costruire una società moderna: sorsero le prime industrie, si svilupparono le comunicazioni, i traffici commerciali e le città iniziano ad espandersi. La chiamarono ―belle époque‖, ma non era una stagione del tutto felice: lo sviluppo non fu omogeneo per tutte le regioni e il divario economico e sociale tra il nord e il sud dell‘Italia accentuò i problemi già esistenti e gettò le basi di quella ―questione meridionale‖ che ancora oggi è uno dei problemi principali del nostro paese. Nella politica estera i nostri governanti temevano che la nuova Italia nata dal Risorgimento venisse soffocata dall‘espansione coloniale degli altri paesi europei, nel Mediterraneo e nell‘Africa Settentrionale. La Francia che già possedeva l‘Algeria, estese il suo dominio alla Tunisia vicinissima alle coste siciliane: l‘atto francese spinse l‘Italia a cercare l‘appoggio di quelle nazioni che storicamente erano contrapposte alla Francia. Fu così che nel maggio del 1882 stipulò un trattato di adesione con la Germania e l‘AustriaUngheria che prese il nome di Triplice Alleanza. Non era certo facile per l‘Italia allearsi con un paese come l‘Austria combattuto durante le guerre risorgimentali, fu un‘alleanza difficile. Infatti nella stragrande maggioranza degli Italiani si verificò una reviviscenza dell‘irredentismo soprattutto tra i Trentini e i Triestini che spingevano sempre per l‘unione all‘Italia. Ma il patto di adesione alla Triplice alleanza non poggiava sui sentimenti patriottici, venne stipulato sulla base di interessi economici, reso necessario per uscire dall‘isolamento europeo in cui l‘Italia si trovò dopo l‘espansionismo coloniale della Francia, la cui rivalità creò difficoltà di esportazione dei vini e degli altri prodotti agricoli, tant‘è che milioni di Italiani a causa della crisi dell‘agricoltura furono costretti a partire per gli Stati Uniti e per i paesi dell‘America Latina. Passarono gli anni e nel 1903 un uomo politico, il socialista Giovanni Giolitti, ispirato da un forte senso dello Stato cercò di rinnovare radicalmente la politica italiana. Pur restando fedele alla Triplice Alleanza, l‘Italia cominciò a rimuovere i motivi di contrasto con la Francia ed allargare le proprie relazioni internazionali con altri paesi europei, in particolare con l‘Inghilterra. Nel 1908, l‘Austria-Ungheria annesse al suo Impero la Bosnia e l‘Erzegovina allargando il suo dominio alla regione balcanica e destabilizzandola politicamente. L‘Italia, temendo la politica espansionistica dell‘Impero Asburgico, nel 1911 cercò di controbilanciare le mosse dell‘Austria-Ungheria con la Spedizione in Libia e facendosi protettrice dei piccoli stati balcanici: Albania, Montenegro e Serbia, provocando una sorta di concorrenza con l‘Austria nel controllo dei territori dell‘Istria, della Dalmazia e delle rotte commerciali nel mare Adriatico. Il fragile assetto politico dell‘Europa venne definitivamente sconvolto quando un complotto ordito da un gruppo di irredentisti serbi, con l‘appoggio di personalità ambigue dell‘Impero Asburgico, armò la mano di un giovane studente bosniaco: Gavrilo Princip. Il 28 giugno 1914, sotto i colpi della sua pistola cadevano a Sarajevo l‘erede al trono dell‘Impero Austro-Ungarico Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia. L‘Austria, in risposta all‘attentato, impose alla Serbia un ultimatum dalle condizioni inaccettabili e il 28 -8- luglio 1914 le dichiarò guerra; da quel giorno il continente europeo non sarebbe stato più lo stesso. In aiuto alla Serbia intervenne la Russia che vantava un diritto di protezione; La Germania grande potenza militare ed economica, in aiuto all‘Austria dichiarò guerra alla Russia. La Francia, desiderosa di recuperare i territori dell‘Alsazia e della Lorena persi nel 1870 proprio nella guerra conto i Tedeschi, dichiarò guerra alla Germania. I Tedeschi nel tentativo di una manovra di accerchiamento contro i Francesi, invasero il Belgio paese neutrale, provocando la reazione dell‘Inghilterra garante della neutralità belga. Erano scattati quei complessi meccanismi delle alleanze che contrapposero la Triplice Intesa costituita da Inghilterra, Francia e Russia, alla Triplice Alleanza della Germania e dell‘Austria-Ungheria, ma non dell‘Italia il cui governo presieduto dal liberale conservatore Antonio Salandra, il 2 agosto 1914 si dichiarò neutrale giustificando il suo mancato intervento col carattere difensivo che aveva il trattato. Ciò significa che l‘Italia sarebbe dovuta entrare in guerra a fianco dell‘Austria solo se questa fosse stata attaccata. Ma l‘Austria non subì alcun attacco in quanto fu lei che dichiarò per prima la guerra alla Serbia apprendo come paese aggressore le ostilità. Inoltre nei mesi successivi, il Ministro degli Esteri Sonnino aveva iniziato a trattare con l‘Austria chiedendo, sulla base di una clausola dell‘alleanza, compensi territoriali che controbilanciassero le estensioni che l‘Impero Austro-Ungarico avrebbe ottenuto nei Balcani con la guerra contro la Serbia. Era quello un passo decisivo che metteva alla prova l‘alleanza tra l‘Italia e l‘Austria: l‘Italia voleva Trento e Bolzano, Trieste indipendente (sarebbe stata annessa in seguito), un confine migliore oltre l‘Isonzo, l‘Istria, la Dalmazia e mano libera in Albania per avere una posizione di dominio nell‘Adriatico. Intanto il governo italiano, dubitando della disponibilità austriaca, il 26 aprile 1915 aveva firmato in tutta segretezza un accordo con la Francia, l‘Inghilterra e la Russia, il cosiddetto Patto di Londra, in base al quale l‘Italia si impegnava ad entrare in guerra contro l‘Austria e ad ottenere in cambio a guerra finita tutto il Trentino Alto Adige, Trieste, l‘Istria, la Dalmazia settentrionale, le Isole Adriatiche e Valona con il suo porto in Albania. Questa era una prospettiva migliore delle condizioni offerte dall‘Impero Austro-Ungarico che promisero all‘Italia il territorio di Trento, una correzione di confine sull‘Isonzo e la libertà d‘azione in Albania; niente Bolzano, abitata da Tedeschi, e neppure Trieste con le sue Isole Adriatiche perché servivano come porto e sbocco commerciale nell‘Adriatico. Nel Parlamento Italiano cominciavano così a delinearsi le posizioni dei neutralisti e degli interventisti; per la neutralità, oltre ai socialisti e ai giolittiani, c‘ erano anche i cattolici, pronti tuttavia a seguire lealmente le decisioni del governo anche in caso dell‘entrata in guerra. Gli interventisti pur essendo tutti d‘accordo nel volere la guerra, appartenevano a gruppi politici diversi: c‘erano i liberali che volevano la guerra per la libertà dei popoli oppressi dall‘Impero Austro-Ungarico e liberare Trento e Trieste, mentre i nazionalisti come Mussolini e d‘Annunzio vedevano nell‘intervento il mezzo per fare dell‘Italia una grande potenza economica e militare. Quando si capirono le intenzioni dell‘Italia che dichiarava conclusa la Triplice Alleanza, in tutto il Paese si ebbero manifestazioni interventiste a favore della guerra contro l‘Austria. Il Disegno di Legge che concedeva al Governo i pieni poteri in caso di guerra, verrà approvato con 407 voti favorevoli, 74 contrari e una sola astensione. -9- Le giornate di maggio del 1915 furono definite retoricamente le ―radiose giornate‖, e aprirono la strada ad una guerra, dichiarata il 23 maggio 1915 e conclusasi vittoriosamente il 4 novembre 1918. - 10 - L‘organizzazione militare della Sardegna Alla vigilia della guerra la Sardegna era inquadrata nella 25a Divisione Militare Territoriale di Cagliari, appartenente al IX° Corpo d‘Armata di Roma. Il presidio dell‘Isola era affidato alla Brigata di Fanteria di Linea ―Reggio‖, costituita dal 45° Reggimento dipendente dal 17° Distretto di Sassari, e dal 46° Reggimento appartenente al 15° Distretto di Cagliari. Sarà dai militari provenienti dalla Brigata Reggio che si provvederà, nel 1915, alla formazione della Brigata Sassari costituita da due reggimenti di fanteria: il 151° si costituì a Sinnai (Cagliari), e il 152° nella Caserma ―Fadda‖ a Tempio Pausania (Sassari), ed era composta esclusivamente da Sardi tranne qualche alto Ufficiale. Con una mobilitazione di massa senza precedenti, l‘Arma col maggior numero di componenti fu la Fanteria che, in virtù dei compiti ad essa riservati e per il tipo di guerra combattuta, fu quella che pagò il prezzo più alto in termini di vite umane. Il sistema di reclutamento, ante guerra, prevedeva un Regio Esercito composto da 98 reggimenti. Questi però, Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni. all‘atto della mobilitazione, non erano sufficienti per cui vennero creati altri reggimenti che suddivisero l‘organigramma del Regio Esercito in Esercito Permanente (dal 1° al 98° Reggimento), Milizia Mobile (dal 111° al 164° Reggimento), e Milizia Territoriale (dal 201° al 282° Reggimento). L‘Esercito Permanente e la Milizia Mobile costituivano l‘esercito di prima linea e comprendevano: il primo le classi alle armi per il compimento degli obblighi di leva e le classi congedate da minor tempo che potevano essere immesse, in caso di richiamo, nel contingente alle armi; la Milizia Mobile, invece comprendeva tutte quelle classi in congedo che pur trovandosi ancora nel pieno vigore fisico, avevano lasciato da maggior tempo il servizio militare. Inoltre costituiva in caso di richiamo, nuove unità che erano previste fin dal tempo di pace, e che per la omogeneità fisica e morale del contingente che ad esse affluiva, possedevano i requisiti della coesione, della disciplina, della saldezza e dell‘addestramento. Alla milizia territoriale erano destinate le classi più avanzate. I suoi compiti erano: la tutela del paese, i servizi nelle retrovie ed alcune volte l‘impiego con l‘esercito di prima linea. Lo stesso criterio valeva per la creazione dei reparti delle compagnie di mitraglieri inserite in organico nei reggimenti di fanteria. Naturalmente le esigenze belliche ed operative stravolsero tali criteri di mobilitazione, per cui nel corso del conflitto, anche per rispettare i turni di trincea e colmare i vuoti di organico, si poteva essere spostati da un reggimento all‘altro, e le varie ricerche su questo aspetto hanno evidenziato che la presenza dei Sardi fu spalmata non solo nella Brigata ―Reggio‖ e ―Sassari‖, ma anche in altri reparti. - 11 - Emblematico è il caso della brigata ―Cremona‖ che, pur avendo come centro di mobilitazione le città del continente, vide combattere nelle sue fila tanti sardi. Nello stesso tempo furono tantissimi i nostri compaesani che combatterono in altre Armi, come l‘Artiglieria e Cavalleria e, naturalmente la Marina, che per la natura dei compiti loro assegnati, Cartolina del 22° Rgt. di Fanteria ―Cremona‖. avevano un differente Editore: Stabilimento A. Marzi, Roma. (Arch. Monteverde Soru). Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde. sistema di reclutamento in ASKÒS Edizioni. confronto alla Fanteria. Come avremmo modo di leggere, molti saranno gli Antiochensi inquadrati nella brigata ―Sassari‖ la cui fama fu motivata, oltreché dalla combattività dell‘intero corpo, anche dal coraggio di ciascun soldato, nonché dalle numerose citazioni nei bollettini di guerra e dalle decorazioni al valore concesse alla bandiera e ai singoli. La ―Sassari‖ fu l‘unica brigata di fanteria che arruolò i suoi effettivi tra i giovani sardi. Questa peculiarità contribuì a fare della ―Sassari‖ il reparto più combattivo dell‘Esercito, tant‘è che il Comando Supremo dispose che il rimpiazzo delle perdite avvenisse a mezzo di elementi sardi provenienti da altri reggimenti. I reparti del Genio, dove a Cagliari c‘era la sottosezione, erano dislocati oltre che nel Capoluogo, anche a Sassari dove avevano sede rispettivamente la 6a e la 7a sezione, mentre La Maddalena era sede della 1a e 2a sezione. Per quanto riguarda la Cavalleria, nel dicembre del 1914 venne costituito a Cagliari il Reggimento Cavalleggeri di Sardegna, ridenominato nel novembre del 1915 ―19° Squadrone Sardo‖. Al presidio dell‘Isola provvedeva anche il 13° Reggimento di Artiglieria da Campagna che con la 9a Compagnia e un Battaglione del 46° Rgt. presidiava Sassari, mentre a Terranova Pausania era accasermata una batteria someggiata. Verso la fine del 1917, per combattere l‘azione dei sommergibili, vennero costruite due basi aeree equipaggiate con idrovolanti: la base di Cagliari era presidiata dalla 279a Squadriglia Aerea con 10 mitragliatrici e 30 bombe, mentre la base di Terranova Pausania era presidiata dalla 278a Squadriglia con 12 mitragliatrici e 20 bombe. Per quanto riguarda le difese costiere, nell‘Arcipelago de La Maddalena, la base operativa marittima era dotata di infrastrutture tali da fornire un adeguato supporto logistico ad una potente squadra navale. Inoltre la base era presidiata dal 3° e dal 4° Gruppo Autonomo del Reggimento d‘Artiglieria da Costa e da Fortezza, mentre il 20° Battaglione del 3° Reggimento Bersaglieri, acquartierato nella Caserma ―Stagnali‖, presidiava con una sezione di mitragliatrici l‘isola di Caprera. La difesa delle installazioni costiere venne ulteriormente rafforzata con la costruzione di posti di avvistamento costieri detti Punti Rifugio tra i quali figurava il ―Semaforo‖ di Capo Sperone di Sant‘Antioco, costruito nel 1886 su progetto del geometra Giuseppe Mosca, e dove la Regia Marina sin dal 1914 aveva - 12 - installato un‘asta Marconi usando il Semaforo come Stazione Radiotelegrafica e di avvistamento. Inoltre la probabilità di eventuali colpi di mano da parte del nemico spinsero lo Stato Maggiore a considerare la Base Navale di La Maddalena, le installazioni di Terranova Pausania e le zone costiere del golfo di Cagliari e Porto Torres ―Territorio in stato di guerra‖. Questo schieramento difensivo, all‘entrata in guerra, verrà modificato radicalmente quando la Brigata Reggio e la Brigata Sassari saranno trasferite in zona di guerra a numerosi calibri pesanti della piazzaforte marittima di La Maddalena che serviranno per appoggiare l‘artiglieria italiana sul Carso. A presidiare la Sardegna rimasero i RR.CC. (Reali Carabinieri) e i Battaglioni M.T. (Milizia Territoriale) che inquadrava militari delle classi più anziane: il 316° e il 317° battaglione dipendevano dal Distretto di Cagliari, mentre il 318°, il 320°, il 321° e il 322° appartenevano invece al Distretto di Sassari; nel 1916 alcuni reparti della Milizia Territoriale furono inviati al fronte. - 13 - Mobilitazione Generale: ―...la primavera ci sorride bellissima‖ Le notizie sugli avvenimenti che da lì a poco avrebbero sconvolto l‘intera Europa, venivano percepite dalla maggioranza degli Antiochensi con una certa indifferenza, complici l‘analfabetismo e l‘atavica lontananza dal resto della penisola che, apparentemente, ci rendeva immuni da eventuali conseguenze. Ai primi anni del ‗900 la nostra cittadina conobbe un discreto sviluppo, testimoniato dalla realizzazione di importanti opere pubbliche quali il nuovo casamento scolastico ed il restauro della fonte Is Solus su progetto dell‘Ingenier Dionigi Scano. Il paese cominciava a guardare anche ad infrastrutture più importanti come la ferrovia ed un porto più funzionale in grado di soddisfare le esigenze commerciali e marittime. Rimaneva comunque un paese povero, come tutti quelli del circondario, con una popolazione di circa 4.600 abitanti. I prezzi dei beni erano pressoché inaccessibili: la mancanza di denaro veniva compensata quasi sempre dal baratto che seguiva una sorta di mercato libero dove il valore del bene dipendeva dalle esigenze personali di ciascuno. Intorno al 1915 un carro da lavoro con la coppia di buoi giovani e sani, costava milla e trexentus francus (1.300 lire). Mentre la paga giornaliera di un bracciante agricolo era di tres francus (3 lire), con cui provvedeva al mantenimento della propria famiglia. I contratti di lavoro non esistevano e le assunzioni venivano fatte giornalmente sulla base delle effettive necessità di lavoro. Erano regole non scritte, ma accettate da tutti per poter sbarcare il lunario e guadagnare un pezzo di pane. L‘analfabetismo fu una diretta conseguenza dei tempi: la povertà imponeva la necessità di contribuire ad integrare il reddito famigliare sin da piccoli. In un ambiente del genere dove il tempo sembrava quasi fermo, la giornata incominciava quasi sempre prima dell‘alba e si concludevano all‘imbrunire. In quasi tutte le case era presente una cisterna per la raccolta dell‘acqua piovana e il forno, indispensabile per la cottura del pane. All‘interno della cucina era presente sa ziminera per riscaldare l‘ambiente e cucinare i cibi. Chi possedeva un cortile, oltre agli attrezzi da lavoro, trovava posto anche qualche piccolo animale che veniva sacrificato nei giorni di festa e, alla bisogna, anche in altri giorni. L‘Amministrazione comunale presieduta dal Cav. Giuseppino Biggio, fu costretta a contrarre mutui per pagare il caro vita dovuto alla crisi economica, per compensare l‘aumento degli stipendi degli impiegati del comune e far fronte ai sussidi dovuti alle famiglie dei soldati richiamati. Le uniche fonti di reddito erano la pesca e l‘agricoltura. Prestando fede alle corrispondenze dell‘Unione Sarda4 ―…la miseria sta invadendo pure la casa di qualche borghese e piccolo proprietario. Dio continua a ridersi di noi, permettendo che ora il vento impetuoso, ora la pioggia, ora le grandinate, perdurino per impedire così la pesca ed i lavori della campagna, e rendere più intensa e dolorosa la miseria. Da Carloforte, da Calasetta, dagli altri Comuni del Sulcis e dal capoluogo del Circondario, ci arrivano identiche notizie. Disoccupazione! Miseria e dappertutto miseria!!!! Dovere di tutti è di concorrere secondo i propri mezzi ad attenuare i tristi effetti della crisi che attraversiamo; ma dovere delle autorità politiche è quello di ottenere l‘affrettamento dei lavori per la costruzione delle ferrovie sulcitane, nei cui lavori potranno trovar pane tanti onesti padri di famiglia che altro non chiedono che di poter lavorare‖. È di quei giorni infatti la notizia5 che la nuova società per le Ferrovie Meridionali Sarde si è impegnata 4 5 L'UNIONE SARDA 4 Febbraio 1915. Da S.Antioco: “Disoccupazione”. GIORNALE D’ITALIA 25 Aprile 1915. Da Sant’Antioco: “Per la ferrovia del Sulcis” - 14 - formalmente a stipulare l‘atto di concessione demaniale per la costruzione della ferrovia del Sulcis. Ritornando alle questioni belliche, nell‘Aprile del 1915, quando l‘Italia si decise all‘intervento e si capì che la guerra era nell‘aria, un‘ondata di entusiasmo pervase li animi: a Cagliari il Console Francese Monsieur Lecà veniva accolto dagli applausi dei Cagliaritani mentre i funzionari del Consolati Austriaco e Tedesco venivano apostrofati con ondate di fischi. In tutta la Sardegna si ebbero manifestazioni interventiste: si pronunciarono per l‘intervento Ottone Bacaredda, Michele Saba, Enrico Carboni Boy, Giuseppe Sanna Randaccio, Mario Berlinguer e alcuni socialisti Mussoliniani come Giuseppe Pazzaglia. Furono, invece per la neutralità personalità come Antonio Cao, Francesco Dore, Giuseppe Musio e il Parlamentare Francesco Cocco Ortu il più importante uomo politico sardo dopo l‘Unità. Con il Regio Decreto del 22 maggio 1915 vene proclamata la mobilitazione generale che interessava le classi dal 1874 al 1900; le classi più anziane del 1874-75 venivano esonerate dal servizio militare se avevano più di tre figli. Inoltre nell‘aprile del 1917 un Regio Decreto fissava il limite della statura per il sevizio militare a metri 1,50 ed ordina la rivisita delle classi dal 1889 al 1898 che all‘atto della prima visita avevano una statura superiore a metri 1,46. Questo Decreto si rese necessario perché servivano soldati al fronte, ma anche perché il limite in vigore in precedenza era superiore all‘altezza del Re il quale essendo il Capo Supremo delle Forze Armate non poteva avere una statura inferiore al limite consentito per l‘idoneità al servizio di leva. Il 24 maggio 1915, quando ―il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti‖, i nostri soldati sapevano già cosa li aspettava; muovevano disciplinati verso i ―territori in stato di guerra‖: il Carso, il Piave, l‘Isonzo, l‘Altipiano di Asiago e la Bainsizza, luoghi dove tanti di loro trovarono la morte. In Europa la grande guerra era scoppiata da dieci mesi e l‘entità del massacro era già sotto gli occhi di tutti. Sui fronti di guerra si moriva ogni Caserma RR.CC. di Sant‘Antioco sede attuale dell‘Archivio Storico giorno come mosche, in Collezione ACSA di Sant‘Antioco. un‘orrenda poltiglia di sangue e fango. L‘Europa si stava suicidando tra il frastuono degli obici, le grida degli ufficiali e i lamenti dei feriti. Grandi masse di uomini si affrontano sul campo di battaglia ed il sangue scorre a fiumi. La guerra è quella classica di ―posizione‖ con opposte trincee scavate a poche centinaia di metri di distanza, ed assalti improvvisi che si traducono da entrambe le parti in una spaventosa ecatombe. A discapito dell‘indifferenza iniziale, il grido della Patria che chiamava a raccolta il suoi figli come per una crociata, non poteva lasciare indifferenti i giovani di Sant‘Antioco che offrirono all‘Italia il loro leggendario eroismo e il loro sangue. Negli uffici del Comune gli impiegati lavoravano alacremente per aggiornare le liste di leva, mentre i Carabinieri della - 15 - Stazione locale si preparavano a recapitare le cartoline precetto. Marcarono visita circa 1.200 antiochensi; di questi solo il 55% furono effettivi potenziali e mobilitati per il fronte. Questo perché nella foga di costruire un esercito il più numeroso possibile i distretti utilizzavano criteri insensati di arruolamento sottoponendo a visita di leva, sordomuti, balbuzienti gravi, tisici, tracomatosi e ritardati mentali; le visite furono pura formalità e centinaia furono i casi di soldati fatti abili e poi rimandati indietro una volta arrivati in reparto dal loro comandante perché neppure autosufficienti. Gli avvisi per la mobilitazione giunsero proprio nei giorni della Sagra di Sant‘Antioco Martire; chissà quante madri piansero e pregarono il Santo Patrono per la sorte dei propri figli. In quel maggio dalle ―giornate radiose‖ le prime classi mobilitate formarono un lungo corteo preceduto dal tricolore il cui alfiere era il maestro elementare Arturo Laconi6, padre di Renzo, futuro segretario regionale del P.C.I. nel secondo dopoguerra. Sembrava che ―...la primavera ci sorride bellissima‖: una folla patriottica con fanfare e bandiere al vento percorse le vie e le piazze del paese con la Banda Musicale diretta dal Maestro Cesare Manservigi (padre di Gepino) che intonava in continuazione l‘Inno di Garibaldi e la Marcia Reale, trasmettendo brividi di entusiasmo e di passione. Il corteo continuò anche nei giorni seguenti; voleva comunicare la sua febbre agli altri paesi vicini: raggiunse Calasetta, poi proseguì via mare per Carloforte arrivando sino a Portoscuso. Ma nonostante lo spirito patriottico, nessuno era sicuro di ciò che avrebbe riservato la guerra e soprattutto quanto sarebbe durata, anche se lo Stato Maggiore rassicurava che sarebbe stata breve. L‘unica cosa certa era la Banda Musicale di Sant‘Antioco a Monserrato. tristezza delle famiglie Collezione ACSA di Sant‘Antioco. che si preparavano con rassegnazione alla partenza dei propri cari. Al momento di lasciare la propria casa e gli affetti familiari, i nostri soldati noleggiavano un carro oppure andavano a piedi con zaino in spalla sino a Calasetta dove attendevano il ―vaporetto‖ per Carloforte. Qui, dopo aver ricevuto il saluto delle autorità comunali, s‘imbarcarono insieme ai richiamati dei paesi circostanti su un ―postale‖ di linea che li traghettava direttamente a Cagliari. Fu così anche la partenza del 25 maggio7, giorno successivo alla nostra entrata in guerra, quando ―…passarono a Carloforte i richiamati di Sant‘Antioco, diretti ai depositi di fanteria di Cagliari ed Ozieri. Erano accompagnati dal loro Sindaco, l‘egregio signor Giuseppino Biggio, e dalla banda comunale, che discesa a terra per pochi minuti fece un giro per il paese suonando inni d‘occasione, per infondere coraggio e fiducia negli animi degli uomini 6 7 Libro inedito di Don Armeni. L'UNIONE SARDA 31 maggio 1915. Da Carloforte: “In onore dei nostri bravi soldati” - 16 - e delle donne. Queste specialmente, già rattristate dal richiamo alle armi dei loro cari, si abbandonano facilmente allo sconforto fomentato nei loro animi da una trista schiera di anarcoidi, che vogliono spadroneggiare su Carloforte facendo forza anche sui nobili elevati sentimenti dei cittadini. Ed è ben triste che di questa schiera facciano parte non pochi amministratori del Comune, qualcuno dei quali – non sappiamo se per viltà o bassezza d‘animo, o stomachevole ignoranza – è giunto fino al punto di augurare una clamorosa sconfitta all‘Italia!‖ Il dualismo tra interventisti e neutralisti, fu fortemente accentuato nel distretto minerario d‘Iglesias. Già da tempo il governo, per favorire l‘attività estrattiva, istituì la Scuola Mineraria ―Giorgio Asproni‖ dove tantissimi giovani appresero, oltre alle consuete tecniche estrattive, soprattutto il maneggio degli esplosivi. Non a caso, durante il conflitto, molti studenti dell‘istituto minerario, prestarono Iglesias 1914: reparti del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ servizio nelle compagnie ―minatori‖ Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. dei reggimenti del Genio. Con l‘inizio Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni. delle ostilità e l‘invasione del Belgio da parte della Germania, si interruppe bruscamente l‘esportazione del piombo iglesiente, causando un forte calo della domanda da parte del mercato estero e una consistente diminuzione dell‘estrazione del carbone. Il distretto minerario d‘Iglesias entrò in crisi, con il conseguente licenziamento di operai e tecnici. La crescente disoccupazione poneva padri e figli in aperta contrapposizione. I figli, come tutti i giovani studenti sostenuti dai loro insegnanti, erano favorevoli ad un intervento in guerra a fianco dell‘Intesa, mentre i padri, minatori, capeggiati dal sindaco socialista Angelo Corsi, sostenevano la neutralità. A Sant‘Antioco la situazione era completamente diversa, in favore dei soldati in partenza per il fronte, vennero promosse attività ricreative, lotterie e aperte sottoscrizioni per il Prestito Nazionale che servivano a finanziare lo sforzo bellico. Si formarono dei comitati, tra i quali ricordiamo il Comitato di Resistenza Civile, costituito il 20 giugno 19158. La presidente era Elena Maccioni che con toni quasi deamicisiani, si attivò, insieme alla moglie del Sindaco, Antonietta De Fabianis, e altre collaboratrici, per raccogliere viveri, generi di conforto e indumenti vari. Nel novembre 19159, da Sant‘Antioco verso il deposito logistico di Ozieri, partirono 26 camicie, 64 paia di calze di lana, 12 mutande e 50 pezzette in tela di cotone da destinare ai soldati antiochensi al fronte. Il 7 febbraio 191610, invece arrivò in paese il giornalista pubblicista professor Jago Siotto, capo storico del socialismo sardo e, all‘epoca dei fatti, redattore de ―L‘Unione Sarda‖. Questi fece una conferenza, invitando il nostro Sindaco Biggio a sottoscrivere il Prestito Nazionale per la Vittoria. Per l‘occasione, il comune di Sant‘Antioco nel giro di una settimana riuscì a 8 L'UNIONE SARDA 29 giugno-4 luglio-16/17 agosto 1915. A Sant’Antioco: “Partenza pro richiamati”. L’UNIONE SARDA, 2 novembre 1915. Da Sant’Antioco: “Per i soldati”. 10 L’UNIONE SARDA, 10 febbraio-14 marzo 1916. Sant’Antioco: “Il prestito di guerra in Provincia”. 9 - 17 - raccogliere la somma di 100.000 lire, la metà dei quali furono devoluti da un anonimo sottoscrittore, sino a raggiungere la somma di 155.000 lire ottenuta due giorni prima della chiusura delle sottoscrizioni. Ma somme ingenti si raccolsero anche nella primavera del ‘1711 quando le sottoscrizioni del Prestito Nazionale raggiunsero la somma di 212.900 lire. Anche la Stazione Semaforica di Capo Sperone ebbe un gesto di grande generosità nei confronti dei soldati richiamati di Calasetta12. Su iniziativa del Secondo Capo Telegrafista Giuseppe Molinari, giunse alla sezione femminile la somma di Lire 41,50 offerti dai marinai del ―Semaforo‖ i quali contribuirono con il loro obolo alla confezione degli indumenti utili ad alleviare il freddo dei soldati al fronte. Più tardi, nel dicembre del 1917, a Sant‘Antioco si costituì anche il comitato ―Le seminatrici di coraggio‖13, presieduto da Maria Biggio14, figlia del Sindaco, coadiuvata dalle vice presidenti Anita Giacomina e Angelina Biggio, e dalla cassiera-segretaria Maria Lay. L‘organizzazione apparteneva alla Lega Nazionale e fu fondata, sul modello di quello francese, da Sofia Bist Albini di Milano. Il comitato sarà particolarmente attivo dopo la disfatta di Caporetto, col compito di combattere il pessimismo che, sotto svariate forme, si manifestava tra la popolazione. Poi, verso la fine della guerra si costituì il Comitato proAsilo Infantile15 che oltre ai denari delle pubbliche sottoscrizioni, il 12 settembre del 1918 ricevette anche la visita della Croce Rossa Americana, rappresentata dal Capitano Ing. Wrigth. Scopo del suo arrivo fu la consegna di alcuni beni alimentari, 50 abitini confezionati ed una buona quantità di ―Zephir‖ per fare grembiulini ai bimbi poveri dei soldati richiamati. Non meno generosa fu l‘offerta del Cavalier Giovanni De Martis, esattore comunale, che offrì una vasta casa di sua proprietà da adibire allo scopo e che troveranno alloggio le tre suore che di lì a poco arriveranno in paese. Alla vigilia dell‘entrata in guerra dell‘Italia, già dal 2 marzo 1915 erano in atto i richiami degli Ufficiali di Complemento, a cui seguì la chiamata alle armi dei militari di 1a 2a e 3a categoria. La durata del richiamo era prevista in 45 giorni, dopo ci sarebbe stato il congedo o la guerra. Sull‘isola i centri di reclutamento erano stati allestiti a Cagliari, Sinnai, Oristano, Macomer, Sassari, Tempio e Ozieri. All‘epoca vigevano le disposizioni volute dalla riforma del Ministero Ricotti che demandava ai distretti militari e ai depositi di fanteria il passaggio in zona di guerra delle Unità e dei Comandi. Arrivate a Cagliari le reclute furono radunate in appositi centri di smistamento dove appresero i rudimenti della disciplina militare ed effettuarono un primo ciclo addestrativo. I militari inquadrati nella Brigata Reggio lasciarono la Sardegna alla fine di Aprile del 1915: il 1° Battaglione del 45° Reggimento si imbarcò a La Maddalena, il 2° e il 3° si imbarcarono a Porto Torres sul Piroscafo ―Re Umberto‖ diretto a Livorno; il 46° Reggimento, invece si imbarcò a Cagliari, salutato da un mare di folla. La ―Reggio‖, insieme alla brigata ―Torino‖ costituirà al 17a Divisione di fanteria. 11 L’UNIONE SARDA, 13 aprile 1917. Sant’Antioco: “Il prestito e le opere di guerra”. L’UNIONE SARDA, 8 ottobre 1915. Da Calasetta: “Un nobile esempio da imitare”. 13 L’UNIONE SARDA, S.Antioco: 19 dicembre 1917, “Per la resistenza interna”, 30 ottobre 1918. “Patriottica attività”. 14 Maria Biggio sposata con Francesco (Cicitu) Giacomina (classe 1895) che nel 1921 sarà il primo segretario del partito fascista di Sant’Antioco; Francesco Giacomina era fratello di Arturo futuro ufficiale sanitario nel ventennio fascista. Maria Biggio morirà prestissimo, nel dicembre 1918. 15 L’UNIONE SARDA, 15 agosto, 19 settembre 1918. Sant’Antioco: “Per un Asilo Infantile”. 12 - 18 - Il pomeriggio del 12 maggio arriva l‘ordine di partenza anche per la brigata ―Sassari‖: il 152° Reggimento, imbarcato a Terranova (Olbia), sbarcherà a Civitavecchia per dirigersi verso Roma. A Cagliari già dal 10 maggio era radunato il 151° Reggimento con il Comando di Brigata che, requisito il Transatlantico ―America‖, il 14 maggio s‘imbarcherà per Napoli e proseguire verso Roma. Al momento dell‘imbarco Cagliari era un brulichio di soldati: grigio-verde dappertutto, nelle strade, nelle chiese, nei caffè e in ogni ritrovo. Sembrava un mosaico reso vivo e vibrante dall‘entusiasmo della folla assiepata sul Bastione di San Remy e nel porto dove c‘era una moltitudine di persone dagli infiniti aspetti umani: madri, sorelle e spose che piangevano; padri e fratelli che incoraggiano; amici e conoscenti che salutano e augurano un ritorno pieno di gloria. I plotoni, ordinatamente inquadrati, con la baionetta in canna, sono passati attraverso la folla delirante, si sono immersi in quel bagno di entusiasmo e sono partiti al grido di ―Viva l‘Italia, Viva il Re‖. Nelle stive del transatlantico ―America‖ presero posto soldati e materiali, grappoli di uomini si appendevano alle scalette della nave; plotoni, Compagnie, Battaglioni; poi i cavalli, i muli, le carrette, e i pezzi dell‘artiglieria leggera e pesante. Quando il fischio delle sirene annunciava la partenza, le Bande Musicali intonarono le note della Marcia Reale e si sventolarono migliaia di bandierine tricolori; dalla nave i soldati rispondevano agitando i berretti appuntati sulla baionetta dei fucili. Questo fu il saluto che la Sardegna dette ai suoi soldati. All‘alba tra la foschia, la vista del pinnacolo di fumo del Vesuvio annuncia l‘entrata nel golfo di Napoli; l‘arrivo della Brigata è accolto da un esercito di ―scugnizzi‖ che si offrono ai ―Sassarini‖ come lustrascarpe oppure vendevano cartoline al costo di una moneta. Il 16 maggio la Brigata arriva a Roma, poi il 31 arriva finalmente l‘ordine di partenza: alla stazione romana di Trastevere alle 3,00 del mattino la Brigata riceve il saluto di un piccolo gruppo di curiosi e la benedizione di un vecchio sacerdote che attorniato dai suoi parrocchiani benedice ciascuna squadra man mano che gli passano davanti. Il viaggio in treno dura due giorni durante i quali in ogni stazione i soldati sardi ricevono l‘accoglienza festosa e sincera della gente; le manifestazioni più calorose si sono avute nel paesino toscano di Pontremoli dove al passaggio della tradotta Paesino di Calcinato (Brescia) nel 1915. le ragazze del luogo Tratto da ―Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: le operazioni militari del 1915 - Guerra e Società nel 1915 – Calcinato durante la mobilitazione – lanciarono dei fiori ai fanti il caso della brigata Sassari‖. Mauro Pellegrini. Paolo Gaspari Editore 2012. della Brigata Sassari. Arrivata a destinazione la ―Sassari‖ si stabilisce a Calcinato vicino a Brescia, a pochi chilometri dalla ferrovia Milano-Venezia, dove unitamente alla brigata ―Macerata‖, al 46° Rgt. di Artiglieria e alla 15a compagnia del 2° Rgt. Genio, farà parte della 25a Divisione di fanteria comandata dal maggiore generale Luigi Capello; rimarrà in questa zona per circa - 19 - 45 giorni durante i quali, tra esercitazioni e l‘attesa di partire per il fronte, il 3° Battaglione del 151° Reggimento sorveglierà la ferrovia considerata di vitale importanza, in quanto un attentato a questa linea di comunicazione sarebbe disastroso se si pensa che ogni quarto d‘ora passano, diretti verso il fronte, treni carichi di truppe di fanteria, munizioni, viveri, intere batterie e altri vagoni attrezzati a treni ambulanza. Il 19 luglio il 152° Reggimento riceve la bandiera di guerra; alla sede del Comando, dopo giorni di tranquillità c‘è un insolito movimento: dentro grosse casse vengono stipate le munizioni, il cifrario, il protocollo, le carte topografiche e tutto il carteggio dei diversi piani di mobilitazione; il segnale atteso da giorni è finalmente arrivato: si parte verso il fronte. La ―Sassari‖ al completo è partita in giornata; dopo una sosta a Palmanova presso Udine, si arriva nella borgata friulana di S. Maria La Longa dove sarà il 151° Reggimento a ricevere la sua bandiera che fra non molto sventolerà di fronte al nemico e che verrà riportata in Patria, lacera e sporca, ma vittoriosa e piena di gloria. Nel corso della cerimonia di consegna la Brigata è disposta in quadrato; il cappellano militare benedice la bandiera nelle mani del Colonello che l‘affida al Sottotenente più anziano; sono vietate le musiche, ma nel silenzio della pianura friulana, quando l‘Ufficiale soleva verso l‘alto il Tricolore, 6.000 uomini lanciano un grido formidabile e possente: ―Viva l‘Italia‖; dopo la cerimonia si rientra negli accampamenti dove si riceve l‘ordine di partire immediatamente. Si arriva a Campolongo, ―qui la Brigata è ricevuta dal parroco che per essere un prete aveva un aspetto piuttosto insolito: è un giovanotto alto e possente con degli occhi vivi e vivaci, inoltre ad alcune domande degli Ufficiali ―Sassarini‖ cadeva spesso in contraddizione destando sospetti sulla sua vera identità di sacerdote. Infatti, Brigata Sassari, 151° e 152° Rgt. Editore Alfieri-Lacroix, Milano. successivamente, il suddetto (Arch. Monteverde-Soru). Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni. parroco venne colto il flagrante delitto di spionaggio mentre col telegrafo faceva segnalazioni all‘artiglieria austriaca e, smascherato come spia, verrà fucilato dal primo turno di trincea della Sassari‖16. Questa notizia però è del tutto priva di qualsiasi fondamento, perché a Campolongo non ci fu nessuna spia e non venne fucilato alcun sacerdote. La falsa notizia riferita dal Tenente Alfredo Graziani in ―Fanterie Sarde‖ e dalla stampa dell‘epoca, trova giustificazione nelle misure preventive messe in atto dalla Stato Maggiore per dimostrare che le retrovie erano sicure e attentamente vigilate e che qualsiasi elemento sospetto verrebbe passato per le armi. A Campolongo non ci fu alcun prete austriaco, ma un tale Don Parmeggiani, italianissimo. Piuttosto fu il 16 Giornale d’Italia 11 giugno 1915. “Non era il parroco di Caporetto” - 20 - parroco di Visco, comune di lingua tedesca e confinante con la frontiera austriaca, ad essere internato con tutta la popolazione e sostituito con il sacerdote soldato di sanità, Don Attilio Ostruzzi17. Una mattina di luglio, la Brigata parte per il fronte: dopo mesi di incertezze, stava per scatenarsi la tempesta. Sant‘Antioco piangerà il suo primo morto di guerra ad appena due mesi dall‘inizio del conflitto si chiamava Salvatore Lai18. Ma non era un caduto del fronte del Carso, bensì della Libia sul fronte africano, in conseguenza della guerra italo-turca19 scoppiata il 29 settembre 1911. La Libia era una nostra colonia e come truppe di occupazione i nostri soldati dovettero affrontare i continui attacchi dei ribelli libici avvantaggiati dalla riduzione dei presidi italiani destinati quasi tutti sul fronte alpino. Gli attacchi già cominciati dal gennaio del 1915 sfiancarono i nostri soldati. Il 4 luglio il governatore italiano in Libia Tassoni, resosi conto dell‘impossibilità di resistenza, propose al Ministero delle Colonie di raccogliere tutte le truppe nei presidi di Misurata Marina, Homs, Zuarà e Tripoli, abbandonando quelli dell‘altipiano e attestandosi sulla difensiva nella fascia costiera. Il 6 luglio, il presidio di Jeffren insieme con la colonna del presidio di Nigra, giuntavi il giorno prima, ripiegò ordinatamente su Zuarà. Il giorno stesso il presidio di Giosc, dove prestava servizio Salvatore Lai (380 uomini del 6° Rgt. di Fanteria ―Aosta‖) e di Fassato (840 uomini del 37° Rgt. di fanteria ―Ravenna‖), oltre a piccoli reparti di carabinieri, fanteria montata e artiglierie del genio, sgombrarono le località da loro occupate e puntarono verso Scek-Sciuk, dove giunsero il 7. L‘intera colonna l‘8 luglio arrivò a Bir Ganen, ma trovati i pozzi asciutti, proseguirono disordinatamente la marcia, privi della guida della maggior parte degli ufficiali, tormentati dalla sete e dal caldo e inseguiti dagli insorti. I superstiti di quella disastrosa ritirata giunsero il 10 luglio a Zuara. Salvatore Lai fu dichiarato disperso l‘8 luglio a seguito del combattimento di Tecut in Tripolitania. Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 venne arruolato a Messina nell‘86° Rgt. ―Verona‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Il 10 gennaio 1913 passa al 6° Rgt ―Aosta‖ e assegnato al 4° Btg. della 7a Compagnia. L‘11 gennaio 1913 da Messina s‘imbarca per la Tripolitania e Cirenaica col 6° Rgt. Il 1° gennaio 1915 giunto al termine della leva, viene trattenuto alle armi per mobilitazione in loco, sino all‘8 luglio 1915 quando si disperse durante la fase di ripiegamento. Dopo la guerra ―avrà diritto al computo di due campagne di guerra per essersi trovato, per ragioni di servizio, in territorio in stato di guerra, in conseguenza della guerra Italo-turca 1911-12‖. 17 “Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: La vita per la Patria” di Lorenzo Cadeddu, Pagina 37. LAI Salvatore 21/03/1892 di Giovanni e Pintus Maria. (Esercito) Fratello di Giuseppe Lai (1898), e del marinaio Giovanni Lai (1896), deceduto nell'affondamento della nave “Regina Margherita” l'11 dicembre 1916. 19 Nel 1902, nell’ambito della politica coloniale di espansione, tra l’Italia di Giolitti e la Francia, venne stipulato un accordo in base al quale l’Italia avrebbe riconosciuto gli interessi francesi sul Marocco, mentre la Francia a sua volta avrebbe riconosciuto una eventuale occupazione della Libia da parte dell’Italia. Nel 1911, a seguito all’occupazione francese del Marocco, anche l’Italia si indusse a muovere alla conquista della Libia, che si trovava sotto la dominazione turca. Dopo un anno di guerra, il 18 ottobre 1912, con la pace di Losanna venne riconosciuto all’Italia il dominio della Libia che divenne una nostra colonia. Ma in ottemperanza al Patto di Londra, nel 1915 l'Italia é costretta a dichiarare guerra anche alla Turchia, complicando così la situazione dei nostri soldati in Cirenaica e Tripolitania. 18 - 21 - La campagna del 1915: le prime quattro battaglie dell‘Isonzo. Il 23 maggio del 1915 era una Domenica di Pentecoste e i parroci di tutte le chiese lungo il confine avvertirono che la guerra era ormai imminente e quel confine fra poco sarebbe diventato il fronte. Alle 15,30 dello stesso giorno l‘Ambasciatore italiano a Vienna, Gualtiero Giuseppe Duca d‘Avarna, consegnava al ministro degli esteri Austriaco, Barone Rajecz Stephan Von Buriàn, la dichiarazione in base alla quale l‘Italia si considerava in stato di guerra contro l‘Austria-Ungheria a partire dalla mezzanotte del giorno successivo. Alle 22:40 del 23 maggio, sul fiume Judrio in località Quattroventi di Brazzano (Udine), alcuni gendarmi austriaci cercarono di minare il grande ponte posto a ridosso della frontiera, per ostacolare l‘annunciata ed imminente invasione italiana. Due militi delle Guardie di Finanza, dalla loro guardiola se ne accorgono, escono e spararono alcune fucilate contro il buio impedendo ai gendarmi austriaci di minare il ponte. Nella notte tutti i soldati dei reparti dislocati sulla cinta confinaria vennero svegliati e messi in allarme, solo gli ufficiali comandanti di reparto sapevano che alla mezzanotte sul 24 maggio era scoppiata la guerra, ed avevano già avuto nel pomeriggio precedente le disposizioni segretissime per l‘avanzata. Alle ore 3:00 del giorno 24 un obice da 305 mm dell‘esercito italiano appostato nei pressi di Palmanova lacerò il silenzio sparando la prima cannonata, che tuonò e rimbombò per tutta la pianura friulana; era il segnale tanto atteso: le fanterie, zaino in spalla, dovevano avanzare. Sotto un limpido cielo stellato i nostri soldati raggiunsero i varchi di frontiera e alle prime luci dell‘alba li superarono ovunque. La Pace di Vienna del 3 ottobre 1866 aveva lasciato all‘Impero Austro-Ungarico posizioni militari favorevoli su tutta la frontiera. Da queste posizioni, i territori italiani erano pericolosamente controllati e minacciati. Il fronte era lungo circa 600 Km; aveva la forma di una grande S coricata: partiva dal Passo dello Stelvio, scendeva lungo il monte Adamello sino al lago Idro, attraversava il lago di Garda e il fiume Adige per poi risalire verso il monte Pasubio, divideva gli Altopiani di Folgaria, di Lavarone e di Asiago, tornava sulle Dolomiti a sud di Cortina d‘Ampezzo, formava quindi un vasto saliente nella Carnia per poi ridiscendere verso il mare, seguendo a occidente il corso del fiume Isonzo. Per gli Italiani era dunque un fronte infelice. La configurazione del terreno favoriva gli Austriaci perché si prestava a opere ben fortificate e a una guerra difensiva. Tutta la parte occidentale e centrale era aspra e montagnosa; quella orientale era protetta dal rapido corso dell‘Isonzo e insieme, dalle Alpi Giulie, dall‘Altopiano della Bainsizza e del Carso goriziano che cadono a strapiombo sul fiume. Le strade che si diramavano verso est partivano da Tolmino e da Gorizia, cioè da due centri che gli Austriaci avevano perfettamente fortificato, mentre la strada costiera era dominata dalle alture carsiche. La prima preoccupazione dello Stato Maggiore presieduto dal Generale Luigi Cadorna, era quello di impadronirsi di tutte le località dominanti in modo da iniziare subito una vasta offensiva che avrebbe dovuto portare le Armate Italiane a nord verso Bolzano e a est, dove si concentrava l‘offensiva principale. Le truppe Italiane avrebbero proseguito oltre Gorizia nella valle del Vipacco sino a Lubiana e sferrare un colpo decisivo all‘esercito Austro-Ungherese. Se si fosse attuata la progettata sorpresa, i primi baluardi austriaci forse sarebbero stati superati senza eccessive perdite. Ma purtroppo - 22 - a causa della lentezza nel raduno delle truppe e del trasporto dell‘artiglieria in zona d‘operazioni, sino alla fine di maggio si ottennero scarsi risultati. Comunque il bilancio del primo mese di guerra non fu deludente: le nostre truppe avevano occupato tutta la conca di Cortina d‘Ampezzo fino a Podestagno e al Passo del Falzarego. In questo settore del fronte, secondo Grazietta Licheri autrice di ―Eroi Sardi‖, al Passo del Falzarego morì un certo Vincenzo Scarlata di Sant‘Antioco, sergente di fanteria che il 15 giugno 1915 venne decorato di Medaglia d‘Argento con la seguente motivazione: ―Dopo l‘assalto, nel ripiegare, formò un plotone, ne assunse il comando e lo condusse con slancio e risolutezza a successivi assalti alla baionetta, cadendo infine mortalmente ferito. – Passo di Falzarego 15 giugno 1915‖. Non è dato a sapere chi fosse questo Vincenzo Scarlata (matricola n°25814). Stando ai documenti dell‘Archivio di Sant‘Antioco l‘unico Scarlata di nostra conoscenza era Paolo Scarlata originario di Catania e sposato in paese con Angelina Ennas, residenti in Via Regina Margherita. Allo scoppio della 2° guerra mondiale, era Capo Semaforista di 1° classe nel Semaforo di Capo Sperone e si congedò col grado di Tenente di Vascello. Chi parlò per primo di Vincenzo Scarlata fu L‘Unione Sarda 20 che pubblicò un elenco dei decorati sardi. Forse è un errore di stampa che indusse in errore anche Grazietta Licheri. Proseguendo nell‘avanzata, nel fronte orientale le nostre truppe passarono il basso Isonzo attestandosi a Gradisca e a Monfalcone, sino alle ultime pendici del Carso. Nei giorni successivi venne forzato il passaggio del medio Isonzo a Plava occupando le alture circostanti e tutto il massiccio del Monte Nero, e spingendo a nord verso Plezzo e minacciando a sud Tolmino. Ma la svolta dalla guerra di movimento e di manovra a quella di posizione in trincea, avvenne attorno al 20 giugno 1915, quando gli Austro-Ungarici si erano attestati dietro le loro fortificazioni e i loro campi trincerati, facendo affluire tutte le truppe e i mezzi disponibili, e decisi a resistere ad ogni costo. Le mutate condizioni di guerra richiesero un cambiamento nelle direttrici strategiche. Il Generale Cadorna, per proteggere il fronte principale, quello dell‘Isonzo, stabilì di mantenere sulla difensiva le Armate schierate nel Trentino, in Cadore e in Carnia, e di preparare violente offensive contro le posizioni austriache nelle Alpi Giulie e nel Carso. Ciascuna di queste offensive verrà chiamata ―Battaglia dell‘Isonzo‖; né vennero combattute undici che trasformarono il fronte dell‘Isonzo, il più bel fiume d‘Europa, nel terribile carnaio umano che si stende tra Tolmino e l‘Adriatico. Dal giugno al dicembre 1915 ne vennero combattute quattro ed ebbero come teatro principale l‘Isonzo e il Carso le cui valli furono fortificate dagli Austriaci sino al parossismo. Per sei mesi le Brigate Italiane si dissanguarono contro questa muraglia fortificata con scarsi risultati. Le artiglierie erano insufficienti e imprecise: ne risultava che ogni volta che i nostri soldati andavano all‘assalto, trovavano il filo spinato intatto e rimanevano li davanti, in attesa di un varco, sotto il fuoco nemico. Oppure quando coraggiosamente alcune pattuglie durante la notte andavano a tagliare o far saltare i reticolati, i varchi che potevano aprire erano così stretti che le colonne attaccanti si affollavano in pochi minuti e si esponevano al fuoco delle shrapnel21, granate imbottite di 20 L’UNIONE SARDA, 14 novembre 1915. Dall’Isola: “I combattenti sardi decorati”. Deriva il suo nome dal suo inventore, il tenente britannico Henry Shrapnel, che lo mise a punto nel 1784. È un tipo di proiettile cavo riempito di sfere di piombo usato soprattutto nell’artiglieria, ed è dotato di una carica di esplosivo collegata ad una spoletta. 21 - 23 - pallettoni di piombo che con l‘esplosione irradiavano i piombini in ogni direzione. Una volta superato il reticolato, i nostri soldati, si scagliavano sulla trincea nemica e la conquistavano dopo una violenta lotta corpo a corpo. Il grido di esultanza veniva subito soffocato dalle mitragliatrici che sparavano occultate dal fianco e dal retro della trincea facendo una carneficina di uomini ormai stanchi e già provati dai continui assalti all‘arma bianca. Quando poi contrattaccavano gli austriaci, questi erano uomini audaci, decisi e tenaci che sovente ricacciavano i nostri soldati sulle posizioni di partenza. Il 23 giugno 1915 il Generale Cadorna iniziò la 1a Battaglia dell‘Isonzo. L‘idea iniziale era quella di una grande manovra a tenaglia: la 2a Armata avrebbe attaccato dalla testa di ponte di Plava cercando di prendere la Nord le montagne che circondavano Gorizia. Una altro attacco sarebbe stato lanciato da occidente verso il Podgora e Oslavia. In tal modo l‘avversario avrebbe spostato le proprie riserve su queste zone del fronte delle Alpi Giulie, e allora sarebbe entrata in azione la 3a Armata sul Carso. A Plava, quattro Brigate combatterono con indomito valore, ma non riuscirono ad avanzare che di pochi metri. Sul Podgora e a Oslavia furono sei le Brigate che si sacrificarono inutilmente. Sul Carso, infine, gli effettivi di due Corpi d‘Armata andarono a infrangersi contro il ciglione occidentale, strappando qualche sperone isolato, ma senza poter far nulla contro le posizioni principali del San Michele, del Sei Busi, dei Boschi Lancia e Cappuccio. Il 7 luglio la battaglia venne sospesa. I risultati, come s‘è detto, non corrisposero alle attese; troppo alto il sacrificio in vite umane. Inoltre le nostre truppe non erano sufficientemente addestrate alla guerra in alta montagna, e per di più con le difese nemiche ben fortificate. Già dal 18 luglio il generale Cadorna diede l‘ordine di sferrare un‘altra offensiva: inizia la 2a Battaglia dell‘Isonzo. Questa volta l‘azione principale spettava alla 3a Armata che avrebbe dovuto superare il primo ciglione del Carso, fra il Monte San Michele e il Sei Busi, e minacciare Gorizia da sud. La 2a Armata avrebbe dovuto tenere agganciato il nemico a Plava e aggredirlo sull‘alto Isonzo per strappargli i monti Sleme e Mrzli. Anche questa seconda battaglia dell‘Isonzo, però, fallì i suoi obbiettivi. Dal 18 al 22 luglio le Brigate ―Pinerolo‖, ―Acqui‖ e ―Brescia‖, pur combattendo con ostinato valore non riuscirono a conquistare che alcune trincee nei presi dei paesi di Selz e di Vermegliano (Gorizia). Un pò più a nord la Brigata ―Regina‖ si impossessò del bosco Cappuccio e mantenne vigorosamente la posizione contro i furiosi contrattacchi di una divisione ungherese meritando la medaglia d‘oro per le sue bandiere. Poi, finalmente, l‘11° e il 3° Battaglione dei Bersaglieri, riuscirono a conquistare la vetta del monte San Michele. L‘indomani però contrattaccarono ben 12 Battaglioni ungheresi, contro i quali i Bersaglieri resistettero accanitamente, senza però poter mantenere la vetta. Gli scontri, ancora una volta furono sanguinosi, soprattutto fra il Podgora e Oslavia. Ben tre divisioni su sei brigate e con il concorso di due battaglioni di Carabinieri, che combatterono fino ai limiti dell‘inverosimile, e di un battaglione delle Guardie di Finanza, tentarono inutilmente, fra il 19 e il 24 luglio, di aprirsi la strada verso l‘Isonzo. Tra i pochi finanzieri Antiochensi mobilitati per il fronte ci fu Raffaele Martucci22, volontario alle armi nelle Regie Guardie di Finanza. Verrà arruolato il 13 agosto 1912 in ferma triennale, nella Legione Allievi di Maddaloni (Caserta). Il 1° novembre 1912 viene trasferito nella Legione Territoriale di Napoli. Trattenuto alle armi per mobilitazione, il 1° 22 MARTUCCI Raffaele 16/09/1892 (Guardia di Finanza) di Carmelo e Maccioni Angelina - 24 - agosto 1915 viene aggregato all‘8° Battaglione mobilitato e il 26 agosto giunge in territorio in stato di guerra. Il 12 giugno 1918 lascia il fronte per motivi di servizio e rientra nella Legione di Napoli. Si congederà il 5 settembre 1918. Dopo la guerra sarà autorizzato dal Comando dell‘8° Battaglione a fregiarsi del distintivo con circolare del Ministero della Guerra ―Per aver dato ripetute prove d‘arditezza‖; infatti ebbe un encomio solenne perché il 20 ottobre 1915 a Casere Solin Alta si distingueva nella distruzione di una trincea in prossimità delle linee nemiche, dimostrando intelligenza e ardore. Inoltre il 25 agosto 1916 mentre stava preparando una mina a Cima Val Segnan venne colpito da una mazza al ginocchio sinistro riportando la tumefazione senza ecchimosi alla parte interna del ginocchio e abrasioni alla coscia. Infine il 19 ottobre 1916 rimase ferito al capo durante il bombardamento di Casere Avostany. Intanto, come già accennato in precedenza, a fine luglio la Brigata Sassari (151° e 152° Rgt.), ricevuta la bandiera di guerra era pronta all‘azione. Già inquadrata nella 25a Divisione del Generale Capello (dipendente dal III° Corpo d‘Armata del Duca d‘Aosta), quando entrò in linea la brigata passo alla 22a Divisione e fu schierata lungo il settore che da San Martino del Carso prosegue sino al Monte San Michele. Obiettivo dei ―Sassarini‖ sono i boschi di pini che svettano sulla sommità dell‘altopiano del Carso ed il loro compito sarà quello di far sloggiare gli austriaci dalle pinete site tra le pendici che da San Martino del Carso proseguono sino al Monte San Michele, e quelle sopra Castelnuovo. Alle 4:30 di una mattina del 20 luglio, un ciclista del 40° Rgt. della brigata ―Bologna‖ arriva al Comando e comunica l‘ordine di mobilitazione. Il 21 luglio la brigata, per ferrovia si trasferisce a S. Maria La Longa (Palmanova, Udine). Il 24 luglio quattro battaglioni della brigata, passano l‘Isonzo e si ammassano a Sdraussina (comune di Sagrado tra l‘Isonzo e il Carso, in Friuli) dovendo procedere all‘occupazione di Bosco Cappuccio (S. Michele). Gli altri due battaglioni restano a Romans a disposizione dell‘XI° Corpo d‘Armata. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio i ―dimonios‖ scattano all‘assalto: è l‘inizio del calvario. Le nostre trincee sono costituite da muretti a secco che offrono scarsissima protezione; di fronte, quelle austriache, molto più solide e circondate da reticolati di filo spinato; in mezzo, una striscia di terra di nessuno con decine di cadaveri di soldati austriaci e italiani in stato di avanzata decomposizione che emanano un fetore insopportabile. Il saluto dei parenti, gli abbracci degli amici, la cerimonia della consegna della bandiera e il giuramento svaniscono di colpo, sono solo un lontano ricordo. Davanti ai nostri soldati si è presentata la guerra così com‘è: devastante, cruda e feroce, dove non c‘è posto per la pietà. Alle 11:00 precise le nostre batterie del 46° Rgt. di Artiglieria iniziarono il fuoco di preparazione. Poiché era severamente proibito parlare, a mezzo di cenni si fecero innestare le baionette e caricare i fucili; appena giunge l‘ordine, in due secondi i ―Sassarini‖ balzano decisamente all‘assalto delle postazioni nemiche armati di bombe a mano, tubi di gelatina e pinze tagliafili per aprire varchi nei reticolati. Poi con una corsa a perdifiato si raggiunge il ciglio della trincea nemica. Si arriva al corpo a corpo e all‘interno della trincea si svolgono episodi terrificanti di coraggio e di sangue. Poiché riesce difficile il maneggio della baionetta, entra in azione ―s‘arrosoia‖ rendendo più feroce la lotta corpo a corpo. Il I° Btg. del 151° riuscirà a conquistare la prima linea nemica catturando 635 prigionieri. Il 27 luglio la brigata cerca di completare l‘occupazione di Bosco Cappuccio; in tale giorno abbiamo il primo ferito antiochense di questa zona del fronte. Si chiamava Nicolino - 25 - Uras23 del 151° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Chiamato alle armi per il servizio di leva il 17 novembre 1909 nel Distretto Militare di Catania nel Deposito del 4° Rgt. ―Piemonte‖ in qualità di telegrafista, si congederà il 3 novembre 1911 nel Deposito di fanteria di Ozieri. Viene richiamato per mobilitazione (Guerra Italo-Turca) nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri il 6 agosto 1912; sarà Allievo Musicante, qualifica da cui verrà dispensato dopo appena un mese. Durante il servizio di leva riuscirà a prendersi il brevetto di tiratore scelto. Si congederà il 26 febbraio 1913. Richiamato per mobilitazione il 10 maggio 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, il 17 maggio 1915 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 6a Compagnia del 2° Btg. con cui giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1915. Il 27 luglio verso le ore 15:00, si decise di riprendere l‘azione per impadronirsi del cosiddetto ―trincerone‖ di Bosco Cappuccio, un fortino austriaco costituito da robusti muri a secco, dove si aprono feritoie per fucili e mitragliatrici, e difeso da un fittissimo reticolato. Pochi momenti prima dell‘assalto, dalla linea nemica si vide un reparto austriaco di 200 uomini che abbandonava le proprie posizioni e, in segno di resa, si incamminava verso le posizioni occupate dalla 6a e 8a Compagnia (la 6a è quella di Nicolino Uras); tenevano le braccia alzate ―Kameraden! Kameraden! Buoni italiani!‖. I nostri soldati incuriositi da questa inaspettata diserzione, balzarono in piedi sulla trincea senza sparare, ma gli austriaci, giunti nei pressi della nostra linea difensiva, si gettarono a terra e due mitragliatrici, appostate alle loro spalle, cominciò a sventagliare sui nostri soldati. Causa lo sbandamento iniziale i ―Sassarini‖ si trovano in grave difficoltà. La lotta è terribile: la brigata lascia sul terreno numerosi uomini; è nel corso di tale fatto d‘arme che Nicolino Uras lascerà la zona di guerra per ―ferite riportate in combattimento‖. La finta resa austriaca non fu l‘unico strattagemma usato dal nemico per ingannare i nostri soldati. Molto spesso dalle linee nemiche alcuni soldati austriaci di origine triestina o istriana che sapevano parlare bene l‘italiano, lanciavano delle urla in direzione delle nostre trincee domandando: ―Perché sparate sui vostri compagni? Siamo italiani!‖ L‘inganno fu scoperto dal Capitano Gavino Serra comandante del 1° Btg. del 152° Rgt. che sentendo tali urla rispose: ―Si ses italianu fuedda in sardu!‖ Alle prime luci dell‘alba del 28 luglio, la strenua resistenza della ―Sassari‖ indusse gli austriaci a rientrare nelle loro posizioni lasciando sul terreno migliaia di morti e una infinità di feriti che i ―Sassarini‖ stessi raccolsero con pietà fraterna. Il 29 luglio, nonostante la battaglia potesse considerarsi conclusa, al settore difensivo venne assegnata la 10a batteria da montagna che aveva il compito di battere il ―Blockhaus‖ una posizione austriaca fortificata col calcestruzzo e che dominava la ―Sella di San Martino‖. Alla data del 30 luglio il settore del 152° Rgt. si mantenne più o meno calmo a meno di qualche sporadica azione dimostrativa austriaca volta a far indietreggiare la nostra linea difensiva. Il 151° Rgt., invece, proseguì metodicamente contro l‘ultima linea difensiva di Bosco Cappuccio. L‘azione doveva essere condotta dal II° e III° Btg., mentre il I° Btg. doveva occupare una trincea fronteggiante la ―Sella di San Martino‖. Al 151° Rgt. ―Sassari‖ fu affiancato di rincalzo il 155° Rgt. della brigata ―Alessandria‖ che, già esausto, sarebbe intervenuto solo in caso di evidente necessità. La trincea austriaca venne però trovata 23 URAS Nicolino 03/12/1889 di Nicolò e Sulas Emanuela (Esercito). (Fratello di Uras Antonio 189. Si sposò con Ennas Antonietta, morirà a Sant'Antioco il 17 settembre 1924). - 26 - abbandonata e alle 17:30 del 31 luglio la linea nemica venne occupata dai due reggimenti della brigata. La seconda battaglia dell‘Isonzo esauriva lentamente tutta la sua spinta offensiva. Le azioni di forza vennero progressivamente sostituite da una più ponderata e metodica manovra di sgretolamento. Ma il 1° agosto, le manovre offensive vennero riprese nuovamente: la 19a divisione aveva l‘ordine di continuare l‘avanzata, mentre la 22a, dove era inquadrata la brigata ―Sassari‖, doveva convergere verso la zona di fuoco della 19 a divisione e, con una manovra a tenaglia, restringere tutta la linea del fronte. Il settore venne suddiviso in due sottosettori: in quello di sinistra vennero schierati il I/151° Btg., il I/152° Btg. e il 20° Rgt. di fanteria ―Brescia‖; in quello di destra il II/155° Btg. di fanteria ―Alessandria‖, 3 battaglioni del 47° Rgt. della brigata ―Ferrara‖ e uno del 19° Rgt. della brigata ―Brescia‖. Della struttura operativa facevano parte anche il I° Btg. del 40° Rgt. di fanteria ―Bologna‖, il I° Gruppo del 15° Rgt. di Artiglieria da Campagna e la 6 a e 10a batteria someggiata. Il 3 agosto i battaglioni del 151° e 152° Rgt. ―Sassari‖ ebbero l‘ordine di attaccare il ―Trincerone a zeta‖ che avrebbe consentito occupare la ―Sella di San Martino‖, ma si decise di rinviare l‘azione al giorno successivo. Il 4 agosto la Brigata entra a far parte della 28a divisione ed effettua con due battaglioni (I e II/152° Rgt.) tentativi di avanzata, riuscendo a conquistare la quota 177 (occupata dalla 4a Compagnia del 152° Rgt.) e rafforzando le posizioni. Lo stesso giorno venne ripreso l‘attacco contro il caposaldo austriaco: un‘ottantina di uomini tutti fradici e infangati avanzano silenziosamente a carponi verso la linea nemica. Col favore dell‘oscurità e della sorpresa, la trincea viene occupata in un baleno; alcune squadre riescono ad avvicinarsi e cominciano a lavorare con le pinze tagliafili, ma il nemico fece brillare le mine predisposte a suo tempo e gli assalitori saltano in aria. Nonostante ciò altri ―Sassarini‖ riescono a penetrare nel trincerone e sgominano i difensori. La reazione dell‘artiglieria austriaca fu violentissima; provocò sensibili perdite tra i nostri reparti, interruppe l‘avanzata e ci costrinse alla difensiva vanificando gli obbiettivi raggiunti. Nei giorni seguenti gli austro-ungarici eseguirono contro la nostra linea un nutrito e continuo fuoco di fucileria appoggiato dal tiro di granate incendiarie, con l‘evidente intenzione di tenere in costante stato di allarme le nostre truppe impedendo loro il riposo e, soprattutto, l‘attività logistica che si svolgeva prevalentemente nelle ore notturne. I ―Sassarini‖ però resistono tenacemente. La difficoltà di movimento indusse il comandante del XIV° Corpo d‘Armata, e di conseguenza della 28a Divisione, a richiamare le truppe ad uno sforzo più deciso e definitivo. Venne quindi ripresa l‘azione verso la Sella di San Martino per il 9 agosto. L‘obbiettivo era quello di acquisire terreno in direzione dell‘abitato di San Martino del Carso, ma per far ciò era necessario conquistare il ―trincerone a zeta‖ distante 300 metri dalla nostra linea compresa tra la quota 177 e 164. Alle ore 15:00 del 9 agosto, sotto il tiro violentissimo dell‘artiglieria austriaca, inizia il movimento delle nostre truppe che d‘impeto riescono a conquistare un tratto di trincea fortemente presidiato. I combattimenti si susseguono cruenti; dal presidio nemico una mitragliatrice ―schwarzlose‖ spara in continuazione sui nostri, rendendo impossibile muoversi nella zona di ―Bosco Cappuccio‖. A far tacere la mitragliatrice ci penseranno alcuni volontari che tenteranno una incursione nelle linee nemiche. Il primo tentativo fallisce: gli arditi sono letteralmente falciati. Al secondo tentativo gli assalitori riescono a - 27 - mettere piede nel fortilizio e, baionetta in canna, ingaggiano una lotta all‘ultimo sangue contro i Kaiserjager ungheresi del 4° reggimento Honved, sino ad espugnare il ―trincerone‖ di ―Bosco Cappuccio‖. Nella relazione di servizio redatta dal colonnello Ledda si legge che l‘azione offensiva si concluse alle 18:00 e fu coronato dal pieno successo con la conquista di un tratto di fronte di circa 150 metri! Non stupisca l‘esiguità dell‘ampiezza del fronte acquisito; la guerra di trincea era così: per conquistare un metro di linea nemica erano necessari 10 uomini. Il colonnello Ledda nel suo resoconto, oltre a proporre una medaglia d‘argento e una di bronzo per qualche ufficiale, prosegue affermando che ―nel suddetto fatto d‘arme24 si distinsero molti militari‖ tra questi c‘era il più giovane dei fratelli Puddu, Salvatore25, già veterano della guerra di Libia. Richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 a Ozieri nel deposito del 46° fanteria ―Reggio‖, verrà assegnato al 151° ―Sassari‖ nella 10a Compagnia. Il 22 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Morì dopo soli tre mesi di combattimenti: il 9 agosto 1915, fu colpito mortalmente sulle pendici del Monte San Michele nel fatto d‘arme di ―Bosco Triangolare‖. La notizia della sua morte fu pubblicata da L‘Unione Sarda26: ―A fianco del proprio fratello (Nicolino) che ne ha dato l‘annuncio è caduto da eroe il soldato Salvatore Puddu, già fregiato di una medaglia conquistata in Libia per i suoi atti di valore. Condoglianze alla famiglia e alla fidanzata‖. Una successiva corrispondenza dell‘11 settembre dello stesso quotidiano27 afferma: ―Giunge notizia che il 20 agosto cadde eroicamente sul campo dell‘onore il nostro compaesano Nicolò Puddu, fratello del Puddu Salvatore, caduto il giorno 9. Alla desolata madre che in un breve periodo di tempo ha perduto tre figli (?) nel fiore della giovinezza, le nostre condoglianze‖. Il quotidiano sardo da l‘annuncio della morte dell‘altro fratello, Nicolino Puddu28 deceduto il 21 agosto29. Venne assegnato al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ il 13 settembre 1915. Morirà dopo sole tre settimane di guerra sul San Michele nel fatto d‘arme di ―Bosco Cappuccio‖. L‘Unione Sarda parla però della perdita di tre fratelli, si tratta di un errore, il terzo fratello Luigi Puddu30, come vedremo in seguito, fu gravemente ferito nei fatti d‘arme del 1917, ma non morì. Il giorno prima della morte di Nicolino Puddu, il 20 agosto vennero feriti Antonio Bullegas e Giovanni Orrù. Antonio Bullegas31 del 151° Rgt., il 20 agosto 1915 rimase ferito al braccio destro dall‘esplosione di una bomba a mano nemica 32 nei fatti d‘arme di Bosco Cappuccio. La frattura lo costrinse a lasciare la zona di guerra. Ricevete le prime cure all‘ospedale di Palmanova (Udine), poi fu trasferito a quello di Reggio Emilia e per ultimo a Cagliari nell‘ospedale della Croce Rossa per una lunga convalescenza che lo accompagnerà sino al congedo assoluto. Anche L‘Unione Sarda33, seppur in ritardo, pubblicherà la notizia 24 “La vita per la Patria – Sa vida pro sa Patria” di Lorenzo Cadeddu. Pag. 150, note 35-38/a. PUDDU Salvatore noto Giuseppe 14/03/1890 (Esercito) di Luigi e Caredda Maria (Fratello di Nicolò e Luigi). 26 L’UNIONE SARDA, 23 agosto 1915. Da Sant’Antioco: “I nostri morti”. 27 L’UNIONE SARDA, 11 settembre 1915. Sant’Antioco: “I nostri morti”. 28 PUDDU Nicolò 02/05/1885 (Esercito) di Luigi e Caredda Maria (Fratello di Salvatore e Luigi). 29 “La vita per la Patria – Sa vida pro sa Patria” di Lorenzo Cadeddu. Pag. 153, note 88/a. 30 PUDDU Luigi 17/10/1887 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito N°23330bis) 31 BULLEGAS Antonio Giuseppe 31/01/1885 (Esercito) di Salvatore e Collu Maria. È probabile che si tratti dello stesso Antonio Bullegas che rientrò a Sant’Antioco insieme al Sottotenente Ortensio Biggio e Antioco Fanni, anch’essi feriti. 32 ACSA, Elenco mutilati e invalidi di guerra. ACSA, Leva e Truppa 10/37. 33 L’UNIONE SARDA, 26 novembre 1915. Da Sant’Antioco: “L’arrivo di un soldato ferito”. 25 - 28 - del suo ferimento dopo tre mesi, quando verso la fine di novembre giunse in paese ―il nostro concittadino Antonio Bullegas, prode soldato, il quale a Monte Cappuccio venne ferito da schegge di mitraglia, e così gravemente che avrà per sempre un braccio paralizzato. Eppure parla della nostra guerra con grande entusiasmo, e sarebbe ritornato al più presto sul fronte per combattere ancora contro l‘odiato nemico di nostra gente‖. Giovanni Orrù34, anch‘egli del 151° Rgt. e già veterano della guerra di Libia, fu invece ferito gravemente al collo dalla scheggia di una granata mentre era di sentinella a Bosco ―Cappuccio‖. Verrà ricoverato all‘ospedaletto da campo n°80 di Vino e inviato in convalescenza. Il 10 novembre 1915, rientra nel deposito di Ozieri. Verrà richiamato al fronte in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1916 col 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Vedremo nei prossimi capitoli come finirà la sua guerra. Nei giorni successivi, mentre i soldati sardi rafforzano ulteriormente il ―trincerone‖ del Monte San Michele che apre la strada verso Gorizia, furono colpiti atri due antiochensi: Giuseppe Vacca e Giuseppe Mei. Giuseppe Vacca35, sodato del 152° Rgt., venne ferito il 28 agosto colpito nei combattimenti tra ―Bosco Lancia‖ e ―Bosco Triangolare‖ sul monte San Michele. Lo ritroveremo nell‘estate del ‗17 nell‘altopiano di Asiago e purtroppo sarà l‘ultima volta che parleremo di lui. Giuseppe Mei36 fu chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 nell‘85° Rgt di fanteria ―Verona‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Giungerà in territorio in stato di guerra il 22 maggio dello stesso anno. Il suo battaglione compiva a turno periodi di trincea nel settore nord-ovest del Monte San Michele a quota 180 mt. attendendo ai lavori difensivi e alle ricognizioni di piccoli reparti. A seguito dei combattimenti avvenuti il 29 agosto 1915 sul San Michele37, morirà il giorno successivo nell‘ospedale da campo n°210 per ferita da arma da fuoco all‘avambraccio e fianco destro penetrante in cavità toracica. Anche la notizia della sua morte venne pubblicata sull‘Unione Sarda38. Si chiude così la prima fase della partecipazione della ―Sassari‖ alla guerra. Dopo circa un mese di lotta accanita il bilancio si chiude con la cattura di circa 4.000 austriaci, 6 mitragliatrici e con la presa dei boschi ―Lancia‖, ―Triangolare‖ e ―Cappuccio‖. Le azioni finora svolte costano alla ―Sassari‖ la perdita di 387 uomini, 1956 feriti e 77 dispersi. E questo è solo l‘inizio dell‘olocausto di sangue della Brigata. Alla fine di agosto la brigata ―Bari‖ (139°-140° Rgt.) da il cambio di trincea alla ―Sassari‖ che così potrà sganciarsi dalla prima linea e trascorrere un periodo di agognato riposo, prima a Villa Vicentina (Udine) e poi a Villesse (Gorizia), un paesino al confine con la Slovenia. Il mese di settembre, i ―Sassarini‖ lo trascorrono in retrovia impiegati nei lavori di rafforzamento della linea di resistenza sulla riva destra dell‘Isonzo. Ai primi di novembre la ―Sassari‖ era di nuovo in linea nel settore di Castelnuovo, nuovamente alle dipendenze della 25a divisione schierandosi col 151° nel sottosettore di sinistra e col 152° in quello di destra. Il prossimo obbiettivo era ritenuto imprendibile: le munitissime trincee dei ―razzi‖ e delle ―frasche‖. 34 ORRÙ Giovanni Antonio 20/06/1887 di Antioco e Caddeo Chiara. (Esercito) Fratello di Orrù Giuseppe Nicolino 1884. VACCA Giuseppe 07/02/1892 di Giuseppe e Cappai Francesca. (Esercito N°38777) 36 MEI Giuseppe 11/05/1895 di Nicolò e Mallus Maria Chiara. (Esercito) 37 ACSA, Leva e truppa, 30/09/1915 38 L’UNIONE SARDA, 9 ottobre 1915. Da Sant’Antioco: “Per la Patria”. 35 - 29 - Per aiutare indirettamente l‘esercito serbo in ritirata, (il 9 ottobre i Tedeschi erano entrati a Belgrado), dopo due mesi di relativa stasi, il Generale Cadorna iniziò il 18 ottobre 1915 la 3a Battaglia dell‘Isonzo che durerà, con immutata asprezza, fino al 4 novembre sugli stessi luoghi delle due precedenti. I bollettini e le corrispondenze dei giornali ripetevano sempre i medesimi nomi: sul fronte Carso, il San Michele, il Sei Busi e San Martino; sul medio Isonzo, il Podgora, il Sabotino, Oslavia, Plava, Cima Mrzli e lo Sleme. Cominciava a diventare notevole, non solo la conquista di un dosso o di una cima, ma anche di una semplice trincea a pochi metri da quella nemica: ed ecco allora la ―Trincea di morti‖, la ―Trincea della chiesa diruta‖ e la ―Trincea delle frasche‖, teatro di aspri assalti. Soprattutto la trincea delle ―Frasche‖ e trincea dei ―Razzi‖ saranno due nomi celebri nel martirologio dei soldati italiani. Quella delle ―Frasche‖ si sviluppava per circa 900 metri ed era protetta da profondi reticolati, nugoli di mitragliatirici e lanciabombe; era collegata con quella dei ―Razzi‖ che disponeva di analoghe difese ed era lunga circa 500 metri. Il Comando Supremo, che reputava indispensabile occupare le due fortificazioni, a ottobre (3a battaglia dell‘Isonzo) aveva incaricato dell‘impresa i bersaglieri e le brigate ―Regina‖, ―Bologna‖, ―Macerata‖ e ―Siena‖. Ma ogni tentativo è stato vano. Il 10 novembre 1915 l‘azione riprese con immutata violenza, sempre per aiutare indirettamente i serbi. Si combatteva la 4a Battaglia dell‘Isonzo; stavolta però, oltre al nemico, c‘era il mal tempo: il gelo acutissimo aumentava il martirio degli Eroi. Gli obbiettivi erano sempre gli stessi, la ―Trincea delle frasche‖ e la ―Trincea dei razzi‖ dove si dissanguò la Brigata Sassari. In questo settore però, oltre alla ―Sassari‖, combatteva anche la brigata dei ―Granatieri di Sardegna‖ che, all‘attacco della quota 188 (Oslavia), faranno sentire al nemico il peso del loro impeto e della loro tenacia. Dal 10 al 18 novembre però, le puntate offensive dei ―Granatieri‖ si infrangono contro l‘ostinazione del nemico che, favorito dal persistente maltempo e dal terreno impervio, non consente ai nostri soldati alcun avanzamento del fronte. Il 20 novembre però, gli sforzi dei ―Granatieri‖ trionfano: l‘assalto sarà così deciso che il generale Boroevic nella sua relazione lo qualifica ―improvvisa irruzione‖. Quota 188 viene strappata al nemico. Il giorno dopo gli austriaci si accaniscono in una violenta reazione, ma i reiterati contrattacchi non producono alcun beneficio. I ―Granatieri‖, che in dieci giorni hanno perduto 854 uomini (di cui 50 ufficiali), non cedono. Le Bandiere dei due reggimenti(1° e 2° Rgt.), per la bella condotta da essi tenuta durante l‘attacco alle tormentate colline di Monfalcone e le fortissime posizioni del Monte Sabotino, nonché per l‘aspra e gloriosa conquista della contrastata dorsale di quota 188 (Oslavia), vennero decorate con Medaglia d‘Argento al Valore Militare. Protagonista di questi fatti d‘arme fu Ortensio Biggio39 Sottotenente del 2° Rgt. di fanteria. Purtroppo non sappiamo a quale brigata appartenesse in quanto con la numerazione 1° e 2° Rgt., oltre alla brigata dei ―Granatieri di Sardegna‖, c‘era anche la brigata di fanteria ―Re‖ che alla data del 20 novembre, come i ―Granatieri di Sardegna‖, sulle alture di Oslavia il III° battaglione del 2° Rgt., appoggiato dalla brigata ―Pavia‖, respinse con bravura un poderoso attacco nemico. Dalle poche notizie del suo foglio matricolare si sa che fu 39 BIGGIO Ortensio 18/10/1894 di Giuseppe e De Fabianis Antonietta (Esercito). Figlio del Sindaco Cavalier Giuseppe Biggio. Dopo il conflitto, con una pensione di invalidità di guerra, nei primi mesi del 1921 andrà via da Sant’Antioco per completare gli studi presso la Regia Università “Luigi Bocconi” di Milano. Nel luglio del ’23, all’età di 29 anni, conseguirà la Laurea in Scienze Economiche e Commerciali. (l’Unione Sarda 29 luglio 1923). - 30 - dispensato dalla leva perché studente presso la Regia Università Commerciale ―Luigi Bocconi‖ di Milano. Verrà chiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ e si congederà il 12 settembre 1919. Venne ferito nei fatti d‘arme di Oslavia, durante la 4a battaglia dell‘Isonzo, colpito alla gamba sinistra da una pallottola di shrapnel40. La notizia41 arrivò a Sant‘Antioco il 4 dicembre tramite un telegramma ―diretto al nostro sindaco che gli annunzia che il figlio Ortensio, sottotenente di fanteria, è stato ferito da una pallottola al ginocchio, il proiettile è già stato estratto. Si trova ora ricoverato nell‘Ospedale di Vicenza. Da notizie private si seppe, che altri soldati vennero feriti. Fervidi auguri a questi valorosi‖. Alcuni mesi dopo, il 6 aprile dell‘anno successivo, Ortensio Biggio prima di lasciare l‘ospedale di Vicenza volle salutare la città con una lettera inviata al prefetto, in cui ricorda amorevolmente anche un‘infermiera di cui forse s‘era innamorato. La lettera42 venne pubblicata dal periodico ―La Ortensio Biggio nell‘ospedale da campo Provincia di Vicenza‖: ―Ill.mo Signor Prefetto. I Collezione ACSA di Sant‘Antioco. sanitari di questo ospedale, visto l‘ottimo andamento della mia ferita, mi permettono di recarmi a quello di Vercelli, per proseguire poi per il mio paese: Sant‘Antioco. Prima di abbandonare la gentile Vicenza sento il dovere di ringraziare quanti si presero a cuore la mia guarigione o cercarono di lenire in qualche modo i miei dolori. Tra questi in primo luogo viene Lei che, colle sue visite e colla sua benevolenza mi sollevò non poco nei giorni successivi all‘operazione. La gamba sinistra mi rimase rigida e più corta di alcuni centimetri della destra: sarà il ricordo della battaglia per tutta la vita. Questo però, Signor Prefetto, anzi è per me di grande gioia e consolazione. Dare la vita per la Patria è il dovere di ciascuno. Oh come sarò felice quando negli anni futuri, narrando ai nipoti l‘epopea colla integrazione della Patria potrò soggiungere: ―combattei anch‘io‖. Rinnovando i miei ringraziamenti Le porgo i miei distinti ossequi. Vicenza, 6 aprile 1916. Dev.mo Sottot. Biggio Ortensio‖. Esattamente un mese dopo, il 6 maggio, Ortensio Biggio ricevette da Sassari una lettera di Mario Berlinguer43 suo compagno d‘arme, poi ai primi di luglio fa ritorno a Sant‘Antioco44. Il suo arrivo fu l‘occasione per ―…una bella e vibrante dimostrazione patriottica che ci ha commosso ed esaltato. Buona parte della popolazione con gli altri due 40 ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. L’UNIONE SARDA, 7 dicembre 1915. Da S.Antioco: “Un ufficiale ferito” 42 L’UNIONE SARDA, 21 aprile 1916. Da S.Antioco: “Una lettera di un nostro prode ufficiale” 43 Mario Berlinguer, Nato a Sassari nel 1891, uomo di punta dell’interventismo sassarese. Prima della guerra iniziò su “La Nuova Sardegna” a predicare la necessità dell’entrata in guerra dell’Italia. Fu volontario al fronte col grado di Ufficiale di fanteria. Morì a Roma nel 1969. 44 L’UNIONE SARDA, 9 luglio 1916. Da S.Antioco: “Una patriottica dimostrazione in onore d’un glorioso ferito” 41 - 31 - feriti Antonio Bullegas45 e Antioco Fanni46 e con tutte le scolaresche si era riversata al punto d‘arrivo. Il Biggio che una ferita alla gamba costringe a zoppicare, fu accolto al suo primo apparire da un caldo ed entusiastico applauso. Dinanzi alla casa del Biggio, il corteo si fermò, le scolaresche cantarono vari inni patriottici ed il vice ispettore scolastico ed un altro cittadino parlarono alla folla inneggiando ai feriti ed a quanti sono caduti versando il loro sangue sui campi di battaglia ed auspicando alla vittoria che sorgerà dal sacrifizio e dall‘eroismo‖. Ma la tragica realtà della trincea era del tutto diversa dalla solita retorica: il fuoco martellante dell‘artiglieria nemica acuiva la ferocia di un flagello impossibile da immaginare. Divorava le trincee, stritolava i sassi e fondeva i reticolati. Non rimase più nulla, fuorché macigni, scheggiami, fumo e cadaveri, come quelli che accolgono la brigata ―Sassari‖ ai primi di novembre, e ancora una volta sul Carso che, come nel luglio precedente, riceve la brigata col lezzo dei cadaveri dei militari morti nelle battaglie precedenti e che non si erano potuti seppellire perché il nemico martellava la zona con l‘artiglieria. Già dal 4 novembre la ―Sassari‖ era accantonata ai piedi del gradino carsico. Al 151° Rgt. fu assegnato il settore della brigata ―Siena‖; il III° battaglione del 152° Rgt. venne destinato al sottosettore di destra presidiato dai reparti della brigata ―Bologna‖. I rimanenti battaglioni, I° e il II°/152°, furono lasciati momentaneamente accantonati a Villa Vicentina. Ma il 6 novembre anche il II° Btg. raggiunse Fogliano (Gorizia) per essere avviato al sottosettore di sinistra retto dalla brigata ―Siena‖. L‘8 novembre, con l‘ordine di operazione n°23, il Duca d‘Aosta fissò gli obbiettivi da assegnare ai Corpi d‘Armata. Il XIII° Corpo aveva la 25a Divisione schierata a sinistra e comprendeva le brigate ―Macerata‖ e ―Sassari‖. Mentre nel settore di destra era schierata la 31a Divisione con le brigate ―Chieti‖ e ―Barletta‖. In riserva era tenuta la brigata ―Cremona‖ dove era elevato il numero dei sardi arruolati. Il mattino del 10 novembre la ―Sassari‖ era schierata sulla sinistra contro le posizioni delle trincee delle ―Frasche‖ e dei ―Razzi‖, mentre la ―Macerata‖ nel settore di destra a fronteggiare le trincee ―Nuove Celle‖ e dei ―Morti‖. Alle ore 12:00 i Sassarini scattarono con grande impeto. I soldati erano armati di bombe a mano ed erano state distribuite numerose pinze per tagliare i reticolati. Le truppe di prima ondata saltarono le nostre trincee e si avventarono contro le posizioni nemiche sicure di superarle. Ma i reticolati nemici che si credevano distrutti dal tiro della nostra artiglieria si ergevano intatti davanti ai nostri soldati. In un attimo le mitragliatrici austriache aprirono un fuoco terribile che falciò gli arditi giunti in prossimità dei reticolati che tentavano di oltrepassarli saltandovi sopra o sradicarli tirando con le mani i paletti di sostegno. La lotta fu cruentissima: morti e feriti si allineavano davanti ai reticolati, ma la vista dei morti e dei feriti non distoglieva i superstiti dal proposito assurdo di conquistare la trincea. 45 È probabile che si tratti dello stesso Antonio Bullegas ferito il 20 agosto 1915 e nato il 31/01/1885 da Salvatore e Collu Maria. 46 FANNI Antioco 22/01/1881 di Giuseppe e Cabras Serafina (Esercito). Appartenente al 317° Btg. della Milizia Mobile. Dispensato dal servizio in seguito a ferita al braccio sinistro colpito dalla scheggia di una bomba lanciata da un aereo nemico. A decorrere dal 1° dicembre 1916 percepiva la pensione di guerra a vita di Lire 1.008. (ACSA, Leva e Truppa VIII, 8 maggio 1920. Elenco mutilati e invalidi di guerra). - 32 - L‘onda dell‘assalto però si infrange irrimediabilmente davanti ai reticolati nemici; le perdite sono gravissime e non si riesce a superare la trincea austriaca. Il 151° Rgt. è bloccato davanti ai reticolati delle ―Frasche‖. Anche nella trincea dei ―Razzi‖ dove muove all‘assalto il 152° Rgt. il nemico protegge la trincea con un fuoco di sbarramento intensissimo aprendo dei vuoti spaventosi tra le nostre file. La notte tra l‘11 e il 12 novembre fu terribile: vennero impartiti gli ordini affinché venissero messi in atto tutti quei provvedimenti idonei ad impedire agli austriaci di riparare i danni alla prima linea. Vennero preparati nuovamente i tubi di gelatina esplosiva per far saltare i reticolati, molto più efficaci delle pinze tagliafili e del tiro di artiglieria, quasi sempre poco preciso. Fu tutto inutile; il fuoco di sbarramento degli austriaci fu micidiale e il tiro delle mitragliatrici falciava impietosamente i nostri uomini. Il Tenente Giuseppe Tommasi, aiutante maggiore in seconda del II° Btg. del 151° Rgt. così racconta un episodio di quella notte: ―Ho incontrato nella dolina dei rincalzi un mucchio di uomini e ho chiesto loro chi fossero. – Hanno risposto: ‘12a Compagnia!‘ – Ho anche chiesto chi comandasse e mi si è presentato un caporal maggiore. Nell‘attacco di ieri caddero tutti gli ufficiali e tutti i sottufficiali della Compagnia. E la 12a Compagnia si è ridotta a 24 uomini‖. Alla 12a Compagnia apparteneva Antonio Steri47, ―Sassarino‖ della del 151° Rgt. ―Sassari‖. Già veterano della Libia venne richiamato per mobilitazione il 26 aprile 1915 nel deposito del 46° Rgt ―Reggio‖, il 18 maggio viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 12a Compagnia e il successivo 1° giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Spirò nell‘ospedale da campo n°85 per ferita di arma da fuoco al torace e alla coscia sinistra a seguito dei fatti d‘arme dell‘11 novembre 1915. Fu seppellito nel cimitero di Turriaco (Gorizia). La giornata del 13 era un sabato grigio e tempestoso. I sardi, nonostante gli scarsi risultati ottenuti, ebbero l‘ordine di riprendere l‘offensiva. Nella notte vengono collocati sotto i reticolati che proteggevano il saliente della trincea delle Frasche, due tubi di gelatina che fatti esplodere produssero due larghi passaggi. Lo stesso si fece sotto i reticolati della trincea dei Razzi. Non si tenta però l‘attacco perché si aspetta il tiro di demolizione della nostra artiglieria. L‘assalto inizierà alle 15:00 del pomeriggio. Gli austriaci, fin dall‘inizio di questo movimento, aprono contro i nostri reparti avanzanti e di retroguardia un massiccio fuoco di artiglieria causando gravi perdite non solo ai reparti avanzanti ma anche alle compagnie di rincalzo. Malgrado ciò la posizione viene mantenuta, ma con l‘assoluta impossibilità di proseguire l‘avanzata. Durante tali fatti d‘arme morirono Emilio Nocco e Antonio Massa. Emilio Nocco48 era nativo di Giba, allora frazione del comune di Villarios-Masainas ed era sposato a Sant‘Antioco con Contu Mura Fedela. Dopo la leva del 1905/1906, fu richiamato per mobilitazione il 2 agosto 1915 nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ e assegnato alla Milizia Mobile del 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖, morirà sul Carso il 13 novembre 1915. Nell‘ultimo anno di guerra, nel corso di una conferenza per la sottoscrizione a favore del Prestito Nazionale, l‘Ispettore scolastico professor Mauro, sorteggiò la somma di 100 lire che l‘amministrazione comunale volle assegnare ad uno dei figli dei nostri combattenti morti in guerra. La sorte è toccata ad una bambina di nome Antonietta, figlia di Emilio Nocco. La mamma, signora Mura Rosa Fedela, pur avendo due figlioletti, commossa dalla 47 48 STERI Antonio 30/04/1889 di Giovanni e Zigno Cecilia (Esercito). NOCCO Emilio 10/04/1883 Giba, di Emilio e Nocco Giuseppa. (Esercito N°20066) - 33 - cerimonia ha convertito in Prestito Nazionale49 la somma di 500 lire che le erano state assegnate quale anticipo di pensione. Anche Antonio Massa50 morì sul Carso e nello stesso giorno. La sua guerra durò solo 72 giorni: richiamato il 2 settembre 1915, giunse in territorio in stato di guerra il 9 dello stesso mese col 151° Rgt. ―Sassari‖. Fu colpito alla trincea delle Frasche durante i vani assalti dei nostri soldati. Per cercare di scardinare le difese austriache viene decisa la formazione di un gruppo di uomini col compito di aprire passaggi nei ricolati avversari con tubi di gelatina, ma con una variante tattica rispetto agli assalti precedenti: il generale Gabriele Berardi decise di attaccare senza il fuoco di preparazione dell‘artiglieria il cui tiro preventivo avrebbe allertato gli austriaci, vanificando l‘attacco di sorpresa. Il piano riesce: pali e fili di ferro saltano in aria. La brigata si lancia all‘assalto con impeto incontenibile, raggiunge il varco e penetra nella trincea delle ―Frasche‖ dove si svolge un sanguinosissimo duello a colpi di baionetta in cui i soldati sardi si mostrano particolarmente abili nel combattimento ravvicinato, soprattutto col coltello. La postazione è conquistata, ma gli austriaci sparano dalla trincea dei ―Razzi‖ mettendo i nostri in grave difficoltà. L‘assalto contro questa fortificazione avviene il primo mattino del 14 novembre proseguendo sino al giorno successivo. Ancora una volta i ―Sassarini‖ hanno la meglio, invadono la trincea e catturano diversi prigionieri, oltre a due mitragliatrici e una grande quantità di armi e munizioni. È del tutto probabile che tra i militari che contribuirono a questo successo c‘era anche Antioco Mannai51 (omonimo della Med. d‘Argento), inquadrato nella 12a Compagnia del 151° Rgt. (nella stessa del già citato Antonio Steri, 1889). Quando giungerà in territorio in stato di guerra verrà assegnato alla 300a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖. Il 15 novembre 1915 verrà ferito al secondo e terzo dito del piede sinistro. Sul foglio matricolare pur non essendo specificato il fatto d‘arme a cui prese parte, è un‘ipotesi quasi certa che, appartenendo alla 12a Cmp. del 151° Rgt., combattesse nello stesso settore del fronte Carso. Dopo il ferimento venne ricoverato all‘ospedale di Chioggia (Venezia) e il 10 dicembre fu trasferito a quello di Firenze. Dopo la convalescenza, rientrerà in servizio il 1° aprile 1916 nel Deposito Mitraglieri Fiat di Brescia. Il 14 novembre 1917 rientra in territorio in stato di guerra col 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. Cessa di essere in territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918 e passerà al deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ a Siracusa. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 21 giugno 1919. Alla fine gli austriaci hanno ceduto. La conquista delle trincee delle Frasche e dei Razzi costò, in termini di vite umane, un prezzo altissimo. La ―Sassari‖ perdette 14 ufficiali morti e 46 feriti, circa 300 soldati tra morti e dispersi e 1.200 feriti. Ma nel Regio Esercito si parlò a lungo dell‘impresa dei Sardi. Per quest‘ultima azione la ―Sassari‖ il 15 novembre 1915 meritò una citazione nel bollettino di guerra del Comando Supremo: ―Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari resistettero saldamente sulle posizioni e con ammirevole slancio espugnarono un altro importante trinceramento detto dei Razzi‖. Inoltre, vedendo lo spirito di corpo che alleggiava tra i soldati sardi della Brigata, gli alti comandi dell‘Esercito disposero il trasferimento alla ―Sassari‖ di tutti i sardi militanti negli altri reparti, 49 L’UNIONE SARDA, 5 FEBBRAIO 1918. Sant’Antioco: “Nobile atto dell’amministrazione comunale” MASSA Antonio 22/10/1884 (Esercito) di Antioco Ignazio e Basciu Maria 51 MANNAI Antioco 13/11/1888 (Esercito) di Emanuele e Salis Maria Chiara (Fratello di Sebastiano 1881 e Salvatore 1884) 50 - 34 - accentuando lo spirito isolano e il carattere etnico della Brigata. Stava nascendo il mito di coloro che per gli austro-ungarici erano i ―Reute Teufel‖ (Diavoli Rossi), e dal quel giorno guardano con terrore alle mostrine bianco-rosse, assoggettando la ―Sassari‖ a un rigoroso controllo per seguirne i movimenti. Bastava ascoltare le bestemmie con cui gli addetti austriaci alle intercettazioni telefoniche accoglievano quel dialetto incomprensibile con cui venivano scambiate tutte le comunicazioni tra i reparti italiani. Dopo aver messo in sicurezza la nuova zona del fronte appena conquistata, la brigata ―Sassari‖ scende in riserva: il 151° si accantona a Fogliano (Gorizia), mentre il 152° si recò a Villesse (Gorizia). Nelle nuove dislocazioni i reggimenti, dopo aver provveduto alla pulizia personale e al rinnovo del vestiario, attesero al riordino delle unità. I ranghi lasciati vuoti cominciarono pian piano a riempirsi. Ma altri Sassarini erano impegnati in ben altre incombenze: molti di loro continuavano a morire presso le strutture sanitarie campali per le ferite riportate nei fatti d‘arme dei giorni precedenti. Il 25 novembre muore Giuseppe Sanna52. Veterano della Libia, verrà richiamato il 14 maggio 1915 per mobilitazione nel deposito del 46° Rgt. a Ozieri e incorporato nel 151° Rgt. ―Sassari‖ col quale giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1915. Morirà per ferite riportate in combattimento il 25 novembre 1915 nell‘ospedale da campo n° 85, lo stesso dove perì qualche giorno prima Antonio Steri (1889, 151° Rgt. ―Sassari‖). Il 29 novembre fu la volta di Antonio Dessì53, chiamato alle armi da circa un mese, fu arruolato nel deposito di fanteria del 46° Rgt. a Ozieri. Pochi giorni dopo verrà trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt ―Sassari‖. Morirà il 29 novembre 1915 per ferite riportate in combattimento sul fronte del Carso. Nel corso dei continui assalti all‘arma bianca con furiosi combattimenti corpo a corpo, l‘unico dei nostri che riuscì a salvarsi fu Efisio Carboni54 (noto Antioco Luigi). Richiamato per mobilitazione il 25 ottobre 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, verrà trasferito in territorio in stato di guerra col 152° Rgt. ―Sassari‖. Pure lui lascerà la zona di guerra per ferite riportate in combattimento il 29 novembre 1915. Dopo la convalescenza rientrerà nel deposito di Ozieri e assegnato alla 94a Compagnia Presidiaria, senza essere rimandato in prima linea. Il 10 dicembre, in previsione del ritorno in linea, il Comando della ―Sassari‖ diramò alcune direttive organizzative in base alle quali il 152° avrebbe dovuto dare il cambio alla brigata ―Macerata‖, mentre il 151° avrebbe sostituito la brigata ―Cremona‖. La mattina del 13 dicembre la brigata era impegnata nei consueti lavori di rafforzamento e al riattamento della linea difensiva. Gli austriaci invece erano sempre attivi e continuavano a martellare le nostre posizioni con le loro artiglierie. Una mattina del 15 il comandante della brigata, Generale Gabriele Berardi, mentre eseguiva una ricognizione alla prima linea, fu colpito da una scheggia di granata che gli provocò un‘ampia ferita alla coscia; morì dissanguato nell‘ospedale da campo n°89 di Villesse (Gorizia). Forse fu uno di questi colpi sporadici che colpì anche Giovanni Piras55, l‘ultimo caduto antiochense di questo primo anno di guerra. Morì il 19 dicembre nella 25a Sezione di Sanità (la stessa dove vennero ricoverati Giuseppe Garau56 e Agostino Sitzia57) a seguito di una 52 SANNA Giuseppe 13/02/1890 nato a Palmas Suergiu, (Esercito) di Vincenzo e Piras Ottavia Angela DESSÌ Antonio 25/09/1883 (Esercito) di Emanuele e Milia Giuseppa N°15401 54 CARBONI Efisio noto Antioco Luigi 03/04/1882 (Esercito) di Giovanni e Massa Felicita 55 PIRAS Giovanni Antonio Francesco 02/11/1893 (Esercito) di Pasquale e Longoni Mariana 56 GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 (Esercito N°37326 bis) di Giuseppe e Sinzu Giovanna 53 - 35 - ferita provocata da un colpo di arma da fuoco penetrante nel torace. All‘atto della mobilitazione fu arruolato a Caprera nel deposito Speciale dei Bersaglieri. Dopo il trasferimento al deposito Bersaglieri di Savona, il 19 ottobre 1915 giunse in territorio in stato di guerra col 12° Rgt. ―Bersaglieri‖. Ma al momento di entrare in linea fu assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ nella 12a Compagnia. Verrà sepolto nel cimitero di S. Pietro dell‘Isonzo (Gorizia). Nella 25a Sezione di Sanità prestavano servizio Pasqualino Mameli e Francesco Massoni entrambi appartenenti al Plotone Autonomo di Sanità. Pasqualino Mameli58, già militare di leva col stesso Plotone Autonomo di Sanità nel 1914, verrà richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 e assegnato all‘Ospedale Principale di Cagliari. L‘8 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 25a Sezione di Sanità. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 per essere trasferito ad Ancona all‘Ospedale Principale nella 73a Sezione di Sanità. Si congederà il 21 agosto 1919. Francesco Massoni59 invece, nella 25a Sezione di Sanità aveva mansioni di portaferiti. Rimarrà in zona di guerra per pochi mesi. Il 16 novembre 1915 rientra in Sardegna nel Plotone di Sanità di Cagliari sino al 1° aprile 1917 quando sarà Carabiniere ausiliario nella Legione Territoriale di Cagliari. Si congederà il 23 febbraio 1920. Nella notte tra il 20 e il 21 dicembre viene completato lo schieramento della brigata. Sotto il profilo operativo la situazione era più o meno stabilizzata, anche se ogni tanto per ricordare che era in corso una guerra, soprattutto durante la notte, venivano sparati isolati colpi di fucile o lanciata qualche bomba a mano. A seguito di questi sporadici colpi di fucileria, il 22 dicembre viene ferito Salvatore Mannai60 del 151° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà il fronte per una ferita di arma da fuoco perforante alla spalla destra e al calcagno sinistro. Dopo il ricovero all‘ospedale militare di Firenze e la successiva convalescenza, il 15 marzo 1916 rientra in zona di operazioni. Riparleremmo di lui nell‘autunno del 1917 durante la disfatta di Caporetto, e vedremo cosa gli accadde. Per il momento accenniamo solo che era il secondo di altri due fratelli: Sebastiano del 1881 e Antioco del 1888. Nelle pagine successive parleremo anche di loro. Le prime quattro battaglie dell‘Isonzo costarono a Sant‘Antioco 8 morti e diversi feriti. Al termine della quarta battaglia fu ormai chiaro che bisognava trascorrere l‘inverno in trincea e che la guerra non andava più considerata come una avanzata in territorio nemico. La posizione da conquistare o da difendere andava ad immortalarsi nei bollettini di guerra, ma in realtà restava ignota alla maggior parte di coloro che per essa soffrivano e morivano. I primi sette mesi di guerra avevano richiesto agli italiani il sacrificio di 66.000 morti e di 180.000 feriti. Una cifra spaventosa e, tuttavia inferiore a quella delle truppe anglo-francesi che nello stesso periodo su fronte occidentale avevano perso 383.000 soldati. Se il Generale Cadorna scriveva che questo fu ―il periodo più aspro e glorioso della nostra guerra, nel quale il soldato affrontò con indomito valore e coraggio difficoltà mai riscontrate in nessun altro teatro di guerra europeo‖, il suo avversario sul Carso e 57 SITZIA Agostino 05/08/1893 (Esercito) di Giovanni e Spiga Antioca MAMELI Pasqualino 24/12/1891 (Esercito) di Antioco e Cossu Giuseppina 59 MASSONI Francesco 06/07/1888 (Esercito N°29226) di Carlo e Palomba Maria. Commerciante, verrà a Sant'Antioco dopo la guerra. 60 MANNAI Salvatore Giovanni 21/05/1884 (Esercito) di Emanuele e Salis Maria Chiara (Fratello di Sebastiano 1881 e Antioco 1888) 58 - 36 - sull‘Isonzo, il generale austriaco Boroevic, testimoniava che ―gli austriaci dovevano difendersi da un nemico che, con impeto inaudito, attaccava senza respiro e che gli italiani erano guidati da ufficiali che davano esempio di valore precedendo i propri soldati in battaglia‖. Scriverà poi il Veith, combattente e storico austriaco che ―il campo della lotta era divenuto un inferno e per chi aveva combattuto nell‘Isonzo, ogni altro teatro di lotta gli pareva privo del senso dell‘orrore‖. In queste condizioni psicologiche i nostri soldati celebrarono il loro primo natale di guerra; non lo celebrarono né a Trento né a Trieste come avevano creduto all‘inizio del conflitto, ma neppure sui vecchi confini. Erano riusciti ad avanzare in territorio austriaco, ma solo per pochi chilometri e pensavano di trovarsi in condizioni migliori per nuove offensive. Il lungo inverno in trincea è cominciato. Il Carso è ancora più inospitale. Un altipiano pietroso, privo di vegetazione, senz‘acqua, brullo, infintamente triste. A rendere più tormentosa la vita dei nostri fanti ci si mettono anche gli acquazzoni che inzuppano le divise, il freddo intenso che congela, la violenza della bora che taglia il viso come una lama affilata, il fango di terra rossa che arriva alle ginocchia, disagi d‘ogni genere. Spesso il rancio arriva freddo e talvolta non arriva per niente, perché gli austriaci battono inesorabilmente i camminamenti lungo i quali si muovono i muli e gli uomini delle corvèes. Bisogna stare sempre all‘erta: la minima distrazione potrebbe essere fatale. I ―cecchini‖ tirano con precisone e colpiscono chiunque osi sporgersi dai rifugi. Eppoi le forze italiane sono decisamente inferiori. Difettiamo di artiglieria e il nostro sistema di trincee è nettamente al di sotto di quello del nemico che si avvale di robusti caposaldi, ottenuti sfruttando le cavità del terreno, rinforzati mediante l‘abbondante impiego di reticolati e trasformati in nidi di mitragliatirici che sputano un fuoco micidiale. Così è sul Carso e così sarà per l‘intera guerra, sino a Vittorio Veneto. In questo primo anno di guerra Sant‘Antioco pianse 13 caduti, dodici fanti e un marinaio. Oltre a Salvatore Lai, deceduto in Libia, a Giuseppe Mei e agl‘8 soldati caduti sul fronte dell‘Isonzo, bisogna ricordare Salvatore Soddu e Francesco La Noce. Salvatore Soddu61 morì giovanissimo il 20 novembre, aveva solo 20 anni. Chiamato alle armi il 2 giugno 1915, verrà arruolato nel Deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato all‘11a Compagnia del 92° Rgt ―Basilicata‖ (Deposito di Torino). Il 20 novembre 1915 nel corso dei combattimenti sul ―dente‖ del Sief (Col di Lana, Dolomiti, alto Cordevole), verrà ferito mortalmente al cuore da pallottola di fucile, morirà sul campo e la sua salma verrà sepolta sul posto come risulta dall‘estratto dell‘atto di morte62 firmata dal soldato Enrico Favriga, dal Caporal Maggiore Paride Gorno e dal Sottotenente Vincenzo Scarlata63. Francesco La Noce64, soldato dell‘87° Rgt. ―Friuli‖ morto a Siena per malattia il 26 luglio 1915. Dopo il servizio di leva nel 1909-10 nella 2a Compagnia del 45° Rgt. a Ozieri, verrà dispensato dalle chiamate per mobilitazione del 1911 e del 1914 per avere il fratello Nunzio (1889) già sotto le armi. Richiamato il 26 maggio 1915 a Siena nel Deposito dell‘87° Rgt. è assegnato alla 3a Compagnia, morirà due mesi dopo, il 26 luglio nell‘ospedale militare di 61 SODDU Salvatore 30/09/1894 (Esercito) di Antonio e Nocco Luigia ACSA, Leva e Truppa, 31 gennaio 1917. 63 Omonimo del Vincenzo Scarlata, medaglia d’argento, deceduto al “passo del Falzarego” il 15 giugno 1915. 64 LA NOCE Francesco 12/01/1887 (Esercito) figlio dei possidenti Nunzio La Noce e Caterina Pes, nonché fratello di Michele La Noce futuro sindaco riformista-socialista del dopoguerra. 62 - 37 - riserva. Non si seppe con certezza di quale malattia soffrisse; da una informativa dei Carabinieri di Sant‘Antioco pare che il La Noce sia stato colpito da febbri malariche recidive, contratte all‘età di 17 anni mentre era impiegato presso la Miniera ―Rosas‖ di Narcao. L‘Unione Sarda65 ricorda il nostro concittadino così: ―Giunge la dolorosa notizia che il soldato richiamato Francesco La Noce è morto all‘ospedale di Siena per malattia sopravvenutagli mentre si disponeva a partire per il campo di battaglia‖. L‘unica nota di rilievo di questo primo anno di guerra fu la Medaglia di Bronzo che il Maggiore Augusto Zirano66 prese durante la difesa del settore di Oslavia (fronte Isonzogoriziano). Era il comandante del III° Btg. del 135° Rgt. di fanteria della brigata ―Campania‖. Al dicembre 1915 la brigata era dispiegata nella testa di ponte di Gorizia, sulla riva destra dell‘Isonzo, dal Monte Sabotino a nord passando per l‘importantissima quota 188 presso ―Lenzuolo Bianco‖, (frazione del comune di Gorizia, Friuli), dove rileva il comando della brigata ―Ravenna‖ nella difesa del settore di Oslavia, rimanendovi sino alla fine dell'anno. Teatro di cruenti combattimenti nelle precedenti quattro battaglie dell‘Isonzo, la zona di Oslavia rimase in mano alle forze austriache, finché il 27 novembre 1915 la 4a e 11a divisione, a prezzo di grandi sacrifici non le espugnarono. La brigata ―Campania‖ giungeva proprio per partecipare al rafforzamento del presidio delle trincee appena conquistate. È nel corso di questi fatti d‘arme che il Maggiore Zirano meriterà una Medaglia di Bronzo67 con la seguente motivazione: ―Maggiore di Fanteria, mercé sagge disposizioni, attività e coraggio, infondendo nei suoi dipendenti calma e fiducia, sosteneva e respingeva con le sue truppe un attacco del nemico giunto fino sui parapetti della trincea non ancora in condizioni di efficace resistenza. Oslavia, 19-20 dicembre 1915‖. La Regia Marina invece ebbe un solo caduto, Gerolamo Senis68 deceduto il 27 settembre 1915. Ma prima di parlare della sua vicenda, pochi mesi prima, il 7 luglio 1915 avvenne un altro episodio che coinvolse un altro marinaio di Sant‘Antioco, Antonio Salidu69, imbarcato sul Regio Incrociatore ―Amalfi‖. Nel Centro Documentale della Regio Incrociatore ―Amalfi‖ Forza in Congedo di Tratto da http://www.marina.difesa.it Calamosca, il foglio matricolare di Antonio Salidu era completamente vuoto, c‘erano indicati solamente le generalità e nient‘altro. Le uniche notizie che sono riuscito a trovare sono estrapolate da 65 L’UNIONE SARDA, 23 agosto 1915. Da Sant’Antioco: “I nostri morti”. ZIRANO Augusto Cesare 11/10/1863 (Esercito). Comandante del 3° Btg. del 135° reggimento della brigata “Campania” dal 1° giugno 1915 al 1° febbraio 1916. 67 ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 9/3-9/4, 15 maggio 1919. 68 SENIS Gerolamo 30/09/1893 di Francesco e Fanni Giovanna 69 SALIDU ANTONIO 26/08/1894 (Marina). 66 - 38 - L‘Unione Sarda70 in cui si legge che ―…Dopo una breve licenza, è ripartito il giovane marinaio Antonio Salidu, uno dei superstiti dell‘‖Amalfi‖, salvatosi a nuoto durante l‘affondamento della bella nave nostra‖. Ma cosa accadde al Regio Incrociatore ―Amalfi‖? La nave apparteneva alla classe degli incrociatori corazzati tipo ―Pisa‖ e stazzava 10.400 tonnellate. Era inquadrata nella Ia Divisione navale (corazzate ―Vittorio Emanuele‖, ―Roma‖ e ―Napoli‖, incrociatori corazzati ―Pisa‖, ―San Marco‖ e ―Vettor Pisani‖). Il 24 maggio 1915, data dell‘ingresso dell‘Italia nella prima guerra mondiale, l‘unità navale aveva base a Taranto. La comandava un piemontese, il Capitano di Vascello Cavalier Giacomo Riaudo. Il 28 giugno71 l‘Amalfi, il Pisa, il San Giorgio (altro incrociatore corazzato) ed il San Marco furono inviati a Venezia, dove ebbero la loro nuova dislocazione, per poter meglio contrastare eventuali attacchi da parte di unità austroungariche contro le coste dell‘Alto Adriatico. Alle tre di notte del 7 luglio 1915 l‘Amalfi, con circa 750 uomini d‘equipaggio, salpò da Venezia scortato da due torpediniere (Calipso e Procione) per una crociera di ricognizione fin sotto le coste istriane atta a prevenire le scorrerie delle siluranti austriache di base a Pola. L‘Amalfi uscì dal canale di Malamocco e per un'ora filò cautamente, senza incidenti; poi a circa 30 chilometri dalla costa, a levante di Chioggia dove si sarebbe dovuto incontrare con le cacciatorpediniere Bersagliere ed Impavido, alle ore 04:00 le vedette segnalarono, ad un centinaio di metri di distanza, il periscopio di un sommergibile in avvicinamento: si trattava del sommergibile tedesco UB 14 comandato dal Capitano di Corvetta Heins Von Heimburg, camuffato da austroungarico U 2672, che aveva già avvistato l‘incrociatore e gli aveva lanciato un siluro tipo «G 125» (da 450 mm, con testata di 140 kg). L‘arma colpì la nave sul lato sinistro, a circa 40 metri dal dritto di prua, in corrispondenza del compartimento centrale delle caldaie a carbone. L‘esplosione provocò un repentino sbandamento di 20 gradi e l'acqua già irrompeva per lo squarcio enorme prodotto alla carena. Dopo aver messo la barra a dritta per limitare o, quanto meno rallentare lo sbandamento, e dopo un infruttuoso tentativo di usare le pompe, apparendo ormai evidente che la sorte dell‘incrociatore era segnata, il comandante chiamò in coperta tutto l'equipaggio e diede con calma ed energia l‘ordine di abbandonare la nave; poi, schierati gli uomini a poppa, innalzò il grido rincuoratore di ―Viva l'Italia! Viva il Re!‖ Poi aggiunse seccamente : ―Si salvi chi può!‖. Nessun panico a bordo; un marinaio corse a baciare la bandiera, un grappolo umano si aggrappò ad essa; poi man mano che l'incrociatore continuava ad inclinarsi, i marinai seminudi, chi cinti da salvagente, chi abbandonandosi al vigore dei propri muscoli, si lanciarono in mare lottando contro l'irresistibile gorgo che si andava formando e che minacciava di travolgerli. Mentre l‘equipaggio abbandonava la nave, gli ufficiali di coperta e di macchine rimasero a bordo sino a l'ultimo istante, sino a che la nave si appruò capovolgendosi completamente con le eliche ancora in movimento. In quel punto della nave c‘era il direttore di macchine che nuotava anch'egli vigorosamente per allontanarsi e non essere risucchiato dal roteare dell‘elica, ma un'onda lo ricacciò presso la nave da poppa; le eliche turbinavano a fior d'acqua e, preso nel vortice, una pala dell‘elica destra gli troncò un braccio. L'urlo dell'infelice si confuse col clamore di altre grida e con lo 70 L’UNIONE SARDA, 23 agosto 1915. Da Sant’Antioco: “Un superstite dell’”Amalfi”. “La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 157-158. 72 La Germania infatti, a differenza dell’Impero Austro-Ungarico, non era ancora ufficialmente in guerra con l’Italia, anche se l’equipaggio, ad esclusione del capitano, era tutto tedesco. 71 - 39 - sfiatare assordante delle caldaie: il capo macchinista già si abbandonava svenuto alle correnti, allorché emerse vicino a lui il capitano medico Gallina che, pieno di coraggio e assai robusto, non dimenticò neppure in quell'estrema contingenza la propria missione umanitaria; riuscito a togliersi la cinghia che stringeva ai fianchi, con enormi sforzi che hanno del prodigioso, strinse il braccio monco del collega, frenando l'emorragia, mentre teneva a galla il ferito. Entrambi furono raccolti poco dopo esausti. Appena colpito, l'Amalfi aveva chiesto radiotelegraficamente soccorsi alle torpediniere Calipso e Procione: il mare era tranquillo e il salvataggio si è compiuto con relativo ordine; ciò spiega come la proporzione delle perdite sia stata relativamente limitata. A fronte di 72 perdite tra morti e dispersi, fu possibile salvare 652 uomini. Segnalato il siluramento al Comando di piazza, venivano apprestati i mezzi di soccorso: le piccole naviospedale Roma e Clodia si avviavano tosto incontro ai feriti coi barconi della Croce Rossa. Poco dopo i feriti e gli ammalati erano già ricoverati all'Ospedale di Marina, a Sant'Anna, e in altri ospedali della città, e quasi tutti in un stato soddisfacente. Tra questi c‘era il nostro Antonio Salidu; rientrò dalla licenza intorno al 20 agosto 1915 a poco più di un mese dall‘affondamento dell‘incrociatore. La guerra era ancora lunga; era appena iniziata da soli tre mesi. La nave impiegò solo sei minuti a capovolgersi completamente, ed appena quattro per affondare. S‘inabissò nel punto 45°12‘ Nord e 12°53‘ Est. Il relitto dell‘Amalfi fu individuato nel 1921: giaceva capovolto su un fondale di 30 metri, con la chiglia a 14 metri dalla superficie, le eliche a 18 ed armamento, fumaioli e sovrastrutture schiacciati sotto il peso dello scafo. A partire dal 1924 il relitto venne in larghissima parte demolito per recuperarne il metallo. Ritrovato solo nel 1986, a circa 22 miglia da Rovigo, il relitto si presenta oggi come una distesa di rottami contorti che affiorano dalla sabbia per non più di un metro. Per quanto riguarda Gerolamo Senis, pure di lui non c‘è traccia sui fogli matricolari. Tramite L‘Unione Sarda73, sappiamo che era un cannoniere scelto del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) e morì il 27 settembre 1915 a Brindisi sulla Regia Nave ―Benedetto Brin‖ Il ―Benedetto Brin‖ dopo il sabotaggio del 27-09-1915 Tratto da ―La Grande Guerra nel mare Adriatico‖ di Orio Di Brazzano distrutta da una terribile Luglio Editore 2011. esplosione. La corazzata fu varata nel 1901, dislocava 13.430 tonnellate ed era armata di 12 cannoni da 152 mm, 20 da 76 e 2 da 47, due mitragliatrici e due lanciasiluri. Aveva un equipaggio composto da 943 tra marinai e ufficiali. Persero la vita 456 uomini. Fu una delle perdite più dolorose. Ma non esplose per un‘audace impresa austriaca, ma a causa di una bomba collocata nella sala 73 L’UNIONE SARDA, 9 ottobre 1915. Da Sant’Antioco: “Per la Patria”. - 40 - macchine da un agente nemico, mentre si trovava alla fonda nel porto di Brindisi. La perdita della ―Brin‖ provocò un‘inchiesta e portò alla scoperta di un complotto che diede luogo ad un processo terminato il 1° di agosto del 1918 con la condanna dei marinai Achille Moschin e Guglielmo Bartolini e del soldato di cavalleria Giorgio Carpi. Tutti furono accusati di spionaggio e alto tradimento. Allo scoppio delle ostilità la corazzata ―Benedetto Brin‖ si trovava nel porto di Brindisi, sede del Comando del Basso Adriatico e delle navi e sommergibili impegnati nelle operazioni navali. Lunedì 27 novembre 1915, quindici minuti prima delle ore otto, il sole era già alto sul mare davanti a Brindisi. Al porto c‘erano diverse navi ormeggiate, con i marinai occupati a svolgere con zelo le loro abituali mansioni. Quel giorno tornarono a bordo della nave ammiraglia anche quegli ufficiali che, godendo di una breve licenza, avevano dormito ―a terra‖. Sulla banchina brindisina del lungomare si erano radunate un buon numero di persone, per assistere al suggestivo rito dell‘alzabandiera, considerato dai più un appuntamento da non perdere, per l‘emozione che lo spettacolo era in grado di suscitare. Nel porto c‘erano navi francesi, inglesi ed italiane i cui equipaggi, si apprestavano ad eseguire i propri inni nazionali. Sulla corazzata la vita ricominciava: gli ufficiali davano ordini secchi, i marinai correvano sulla tolda, sottocoperta le macchine ruggivano. Alle ore 08:00 la tragedia, improvvisa, senza preavviso e perciò ancor più drammatica. Una esplosione tremenda, dal ventre profondo della nave, squassò il mare. Fu un boato terrificante che fece tremare l‘intera città: la torre poppiera fu scagliata in aria, mentre il fumaiolo e l‘albero di poppa, frantumati in piccoli pezzi ricadevano in mare attorno alla nave. La tremenda onda d‘urto aveva proiettato in alto, per molti metri, i corpi straziati dei poveri marinai. Sulle banchine del porto, sulle tolde delle altre navi la vita si fermò. Tutti puntarono gli occhi sulla nube rossa che galleggiava là dove prima dondolava la ―Brin‖. Pochi attimi di attesa e poi la tragedia apparve in una visione che l‘orrore e il panico rendevano al rallentatore. Il mostro non tentò di reagire, scivolò di fianco, prima la poppa poi la prua. Si organizzarono i soccorsi dal porto e dalle navi. Sulla ―Brin‖ si udivano soltanto i lamenti dei feriti, marinai imprigionati da lamiere contorte, altri bloccati nei boccaporti; i vivi dominavano il panico; nessuno lasciò la nave prima che fosse dato l‘ordine. Rimorchiatore e scialuppe caricarono con ordine i superstiti. In un‘ora l‘operazione di salvataggio era completata. In considerazione dell‘ora della tragedia, tutto l‘equipaggio si trovava a bordo e dei 943 uomini che in quel momento erano imbarcati, ne morirono 456 dilaniati dagli scoppi, schiacciati dai crolli dei ponti e delle paratie, inabissati con la nave. Trovarono la morte anche l‘Ammiraglio di Divisione Ernesto Rubin de Cervin ed il Comandante della nave Capitano di Vascello Gino Fara Forni. La folla muta assistette al recupero dei corpi dilaniati, (tra i quali il nostro Gerolamo Senis), e dei superstiti che furono raccolti dalle imbarcazioni delle altre navi italiane e francesi presenti nel porto, e portati nelle loro infermerie, nell‘ospedale della Croce Rossa e nell‘Albergo Internazionale, subito adibito ad infermeria d‘emergenza. La Marina emanò un comunicato nel quale si asseriva che la nave era affondata per lo scoppio del deposito munizioni. Una speciale commissione d‘inchiesta si mise subito al lavoro. Sulla scia dei primi accertamenti si creò un‘ondata di nervosismo. Comparvero sui giornali le prime critiche. La commissione d‘inchiesta continuava i suoi lavori, lasciando intuire un‘ipotesi di sabotaggio suffragata dal fatto che durante il 1915 si erano verificati diversi sabotaggi ad impianti militari ed industriali, e l‘anno successivo venne sabotata anche la corazzata ―Leonardo da - 41 - Vinci‖ esplosa nel porto di Taranto la notte del 2 agosto 1916. La rete di spie che gli austrotedeschi avevano teso in tutta Europa funzionava da anni. Era una guerra segreta, parallela a quella combattuta sui fronti, intessuta di intrighi e tradimenti. Un‘arma invisibile che aveva già dato risultati efficaci, riuscendo a sabotare officine, fabbriche e arsenali. La commissione trasmise al nostro controspionaggio i propri sospetti, che erano anche quelli della gente comune. E il nostro servizio segreto si mise alla caccia dei traditori. Come al solito, é una fortuita e imprevedibile circostanza a mettere sulla buona pista le indagini. Un uomo viene arrestato dai carabinieri proprio mentre sta piazzando una potente carica di dinamite sotto la diga del bacino idroelettrico delle Marmore Alte, presso Terni. La cattura del sabotatore è importante anche perché conferma un sospetto già radicato nel controspionaggio: si tratta di un italiano, il nemico fa leva su gente disposta a tradire la patria per denaro. Quasi contemporaneamente altri due individui minano le centrali elettriche del Chiamonte e del Sempione, ma all‘ultimo istante uno si pente, si costituisce e parla. Nella rete che gli austriaci stanno tessendo per colpire al cuore l‘Italia, comincia ad aprirsi una falla. La frequenza dei sabotaggi mise in allerta il controspionaggio della Marina nella persona del Capitano di Vascello Marino Laurenti. Il Capitano si muove bene. Dagli interrogatori dei sabotatori arrestati, e dalle confidenze strappate all‘estero da nostri agenti segreti, oltre che dalle notizie fornite dagli informatori, riesce ad accertare che il centro organizzativo dell‘azione terroristica si trova in Svizzera. Precisamente a Zurigo, nella sede del consolato austriaco. Chi tira le fila è il Capitano di Fregata Rudolph Mayer, asso dello spionaggio con la copertura di Vice-Console. La sua disponibilità di fondi è pressoché illimitata e strabilianti sono le sue offerte di denaro in cambio dei sabotaggi compiuti sulle navi. La prima mossa di Laurenti è di coinvolgere un abile ufficiale di Marina, il Capitano di Corvetta Pompeo Aloisi, diplomatico di carriera. Viene inviato in Svizzera, alla legazione di Berna, e si mettono a sua disposizione alcuni dei più abili seguaci italiani. Aloisi comincia a studiare la situazione e a far sorvegliare la palazzina dove ha sede il consolato austriaco. Il piano che prepara è arditissimo: entrare nell‘ufficio di Mayer, aprire la cassaforte, portar via i progetti dei sabotaggi e le cartelle dei sabotatori, smascherando così l‘intera organizzazione. Al ministero della Marina fanno sapere che non vogliono entrarci. Il ―colpo‖ può suscitare complicazioni internazionali pericolosissime, nessun ufficiale della Marina deve esservi materialmente coinvolto. La cosa si faccia, ma senza compromettere nessuno. Laurenti parla con Aloisi, gli dice che lui è d‘accordo: si procede! Comincia una delle più strabilianti imprese spionistiche di tutti i tempi. Si reclutano i partecipanti al ―colpo‖. In primo luogo l‘avvocato Livio Bini, di Livorno, un rifugiato a Zurigo che è stato colui che ha segnalato il covo di Mayer. Poi due ingegneri triestini, ottimi agenti segreti: Salvatore Bonnes e Ugo Cappelletti. Infine, gli ―uomini di mano‖: il marinaio Stenos Tanzini, di Lodi, divenuto sottocapo per le sue doti di tecnico e di specialista torpediniere, già arruolato nel controspionaggio navale. Sarà lui il capo della pattuglia. Poi un meccanico profugo triestino, Remigio Bronzin specialista nel fabbricare chiavi. Ancora, un agente di Mayer che fa il doppio gioco, di cui non si saprà mai il nome e che agisce dall‘interno del consolato. Infine, uno scassinatore professionista. Si chiama Natale Papini, è di Livorno, sono andati a pescarlo in carcere dove si trova per avere svaligiato una banca di Viareggio, è uno specialista nell‘aprire casseforti. Lo convincono facilmente: o a Zurigo per l‘impresa, e dopo libero e compensato o subito al fronte. L‘équipe è pronta. Mentre si osserva - 42 - dall‘esterno tutto quanto si svolge nella palazzina (abitudini degli impiegati, orari, aspetto fisico, frequentatori, vie d‘accesso, ronde di polizia, ecc.), l‘agente del doppio gioco comincia a fornire le prime indicazioni preziose. Dice dove si trova la cassaforte e qual è, ma avverte anche che per giungervi bisogna passare attraverso ben sedici porte, di ognuna delle quali occorre possedere la chiave. Pensa lui a fornire le impronte e presto questa che sembrava una difficoltà insormontabile è superata. Gli uomini di Tanzini hanno le sedici chiavi in questione. Infine, si disegnano addirittura le piante degli uffici, si traccia la strada, si scelgono i tempi dell‘assalto. Si stabilisce che si tenterà la notte del 22 febbraio 1917, perché è Carnevale e in quell‘occasione la sorveglianza della polizia è rallentata, la gente ha altro da fare che interessarsi alla palazzina del consolato austriaco. Al giovedì grasso, mentre il resto d‘Europa è in guerra, Zurigo impazza tra veglioni e coriandoli. Carichi di pacchi e di valigie (bisogna portare anche la fiamma ossidrica per Papini, i teloni di spesso panno blu per oscurare le finestre), a notte fonda si muovono in quattro: Tanzini, Papini, Bronzin e Bini. Entrano inosservati, si muovono sicuri, aprono una dopo l‘altra le sedici porte. Si fermano davanti alla diciassettesima, non prevista da alcuno: l‘agente doppiogiochista tedesco l‘aveva sempre vista aperta e non pensava che anche quella fosse chiusa di notte. Bisogna desistere. La sorpresa è terribile. Si raccoglie il bagaglio e si torna sui propri passi. Si ricomincia da capo con assillante premura. Compiendo autentici miracoli, l‘agente tedesco fornisce lo stampo della diciassettesima porta a tempo di record. Bronzini fabbrica la chiave. Si decide di ritentare nella notte del ventiquattro, sabato grasso: i due guardiani del consolato saranno assenti, un grosso cane lupo che circola all‘interno del giardino verrà addormentato col cloroformio. Alle 21:00 in punto i quattro aprono la porta della palazzina del consolato austriaco e, una dopo l‘altra, le sedici porte successive già aperte la volta precedente. Anche la diciassettesima cede e finalmente si arriva nell‘ufficio di Mayer, dove si trova la cassaforte da svaligiare. Vengono subito oscurate le finestre con i panni neri per impedire che trapeli luce. Tanzini accende una grossa torcia portatile. Sotto, in strada, a far la guardia, restano Bonnes, Cappelletti e Bini. Dentro, Papini si mette all‘opera con la fiamma ossidrica. Aloisi ha calcolato i tempi: se tutto andrà bene, l‘operazione durerà poco più di un‘ora. Ne durò quattro. Le pareti d‘acciaio della cassaforte resistevano all‘attacco, Papini dovette lavorare fino all‘esaurimento della resistenza fisica. Quando riuscì a perforare la parete esterna, fuoriuscì un getto di gas venefico, perché gli austriaci avevano fatto ricorso anche a quel marchingegno per garantirsi al massimo contro gli assalti di eventuali scassinatori. Bisognò spegnere la luce, aprire le finestre per far uscire il gas, poi Papini si rimise all‘opera coprendosi il naso e la bocca con un panno bagnato, bevendo ogni tanto lunghe sorsate dell‘acqua d‘un vaso da fiori per placare l‘irritazione della gola. Era l‘una passata del mattino quando si poté mettere le mani sul bottino: documenti, codici di cifratura, l‘elenco completo delle spie austriache in Italia, il numero dei conti correnti della banca di Lugano dove venivano depositate le somme loro pagate per i sabotaggi, i piani per i futuri attentati (e fu così che si apprese che gli austriaci si stavano preparando a far saltare la ―Giulio Cesare‖ nel porto di La Spezia: e si intervenne in tempo). Nella cassaforte vi era anche una grossa somma di denaro, 650 sterline d‘oro e 875 mila franchi svizzeri che passarono al controspionaggio della Marina. Inoltre gioielli e una preziosa collezione di francobolli, subito depositati presso il ministero della Marina a Roma. Con tre valigie piene di materiale il ―commando‖ esce dal consolato all‘una e mezzo di notte. Nessuno se ne cura. Tanzini e Papini portano le tre valige in stazione. Bini va a casa. - 43 - Bronzin invece si reca al consolato italiano ad avvisare gli agenti Cappelletti e Bonnes che tutto è andato bene. Poi Bonnes e Bronzin raggiungono Tanzini e Papini alla stazione e partono insieme con loro per Berna, dove Aloisi li attende distrutto dall‘ansia. Arrivano alle otto del mattino, Bronzin e Papini proseguono per l‘Italia. Per guadagnare tempo e impedire che lo scasso fosse scoperto troppo presto, Bronzin ha spezzato una chiave nella serratura dell‘ufficio di Mayer, così che i custodi il mattino successivo dovranno avvertire il capitano austriaco che l‘uscio non si apre, si ricorrerà a un fabbro, passerà del tempo e i nostri avranno agio di prendere il largo indisturbati. A Berna, Bonnes consegna le valigie ad Aloisi e subito fanno lo spoglio del bottino. Tocca a Bonnes stesso, che conosce il tedesco, tradurre i testi. Subito ci si rende conto dell‘importanza del ―colpo‖. Basti dire che i due si trovano in mano la relazione completa dell‘affondamento della ―Leonardo‖ (con le iniziali del nome dell‘affondatore, ing. I. F.) e i piani per far saltare la ―Giulio Cesare‖. Il giorno dopo Aloisi parte per l‘Italia con i documenti più importanti e con i valori rinvenuti, mentre Bonnes prosegue a Berna lo spoglio e la traduzione: passati alcuni giorni, anche lui raggiunge il barone Aloisi nella capitale. E‘ stato un trionfo. I documenti trafugati permisero di scoprire e arrestare circa quaranta informatori e sabotatori, residenti in Italia. Tra di essi, i tre responsabili dell‘affondamento della corazzata Benedetto Brin: i marinai Achille Moschin e Guglielmo Bartolini e il caporale Giorgio Carpi, tre volte disertore del 25° reggimento cavalleggeri di Mantova. Bartolini venne condannato all‘ergastolo, mentre Carpi e Moschin vennero condannati alla pena di morte, tramutata in ergastolo e graziata tra il 1937 e il 1942. Il colpo di Zurigo rimase avvolto nel mistero per anni. La polizia Svizzera, secondo i giornali, si convinse che si trattava di un normale scasso, individuò e arrestò l‘avvocato Bini e denunciò due suoi presunti complici. Prima di concludere questo primo anno di guerra, l‘ultima notizia che voglio dare è quella dell‘affondamento dell‘―Algerien‖, una nave mercantile francese collata a picco davanti alle coste di Sant‘Antioco il 28 novembre 1915. Da L‘Unione Sarda74 si apprende che ai primi di dicembre ―fu rinvenuto lungo la nostra spiaggia il cadavere d‘un marinaio dell‘equipaggio del piroscafo francese ―Algerien‖, affondato, come è noto, da un sottomarino nemico. Dai documenti Superstiti della nave mercantile ―Algerien‖. Archivio Alinari che furono trovati in dosso al cadavere Tratto da http://shop.alinari.it risulta trattarsi di un certo Peraud Enrico Alessandro nato il 17 gennaio 1896. Oggi (13 dicembre) alle 09:00 ebbero luogo i funerali. La mesta cerimonia si compì con grande solennità… la bara era ricoperta dalla bandiera francese e di molte corone‖. Il siluramento dell‘Algerien fu uno dei primi segnali che movimentarono la guerra sottomarina nel Mar Mediterraneo. 74 L’UNIONE SARDA, 15 dicembre 1915. Da Sant’Antioco: “I funerali d’un marinaio dell’Algerien” - 44 - La campagna del 1916: l‘offensiva austro-ungarica nel Trentino. Dopo appena sei mesi dall‘inizio delle ostilità, le nostre autorità di Governo si posero il problema di come organizzare e sistemare i prigionieri austro-ungarici catturati nei primi mesi di guerra. Per quanto riguarda la Sardegna, allo scopo, fu individuata l‘isola dell‘Asinara, che vantava una posizione geografica decentrata e facilmente controllabile, pressoché spopolata e vicina alla Stazione Sanitaria Marittima quarantenaria tra Cala Reale e Cala d‘Oliva. L‘Asinara fu subito presidiata da un reparto logistico del Regio Esercito incaricato della sorveglianza dei prigionieri. I primi sbarcarono nell‘agosto 1915 dal piroscafo ―Tolemaide‖, furono 1.259; poi dal mese di dicembre cominciarono ad affluire aliquote decisamente più consistenti, con quali conseguenze è facile immaginare. Al 1° gennaio 1916 erano già sbarcati 18.000 prigionieri di guerra austro-ungarici. Molti internati furono inviati in altre località dell‘Isola per essere inseriti in varie attività lavorative: un certo numero fu inviato a Bacu Abis dove era attiva la Società Mineraria e ove, tra l‘altro prestavano servizio come operai militarizzati i nostri concittadini Efisio Cocco75 e Salvatore Pau76, entrambi feriti al fronte in maniera tale da doverli esonerare dal servizio in prima linea. Alcuni prigionieri furono mandati anche a Sant‘Antioco su richiesta di un gruppo di possidenti Antiochensi i quali, per sopperire alla carenza di braccianti agricoli nei campi, nel corso di una riunione, chiesero al Prefetto77 la disponibilità di una quarantina di uomini per far fronte ai lavori di mietitura e avviare quelli delle successive coltivazioni. In paese ne arrivarono una trentina, tutti ungheresi78, con tutta probabilità provenienti dall‘armata del generale Potiorek, catturati dai Serbi in Albania durante la tragica ritirata verso l‘Adriatico. Prevalevano i cognomi Istvan, Mihai, Sanador e Ianos; furono adibiti soprattutto al ripascimento del manto stradale e delle piazze principali del paese. Alcuni di loro si trattennero a Sant‘Antioco anche dopo la guerra, tra i quali c‘era un certo Srednik MIjò originario di Kukuruzari79 (Croazia), morì il 23 gennaio 192380 (forse per malattia), e venne seppellito nel cimitero del paese. A fine dicembre del 1915, a conclusione della quarta offensiva italiana sull‘Isonzo, erano terminate le favorevoli prospettive dei mesi precedenti. I nostri soldati, che avevano conquistato importanti posizioni strategiche del confine, erano rimasti inchiodati sul loro posto, nel rigido inverno. La sera del 17 gennaio, al Comando della Brigata ―Sassari‖ si formarono numerosi assembramenti di soldati che reclamavano ad alta voce di essere inviati in licenza. All‘invito di sciogliersi, risposero con beffe e, ad una azione più energica dei graduati risposero malmenandoli e facendoli finire a ruzzoloni nei fossati e nella melma. Qua e là si sentivano scariche di fucile; molti soldati rientravano nei baraccamenti e né uscivano armati. Accorsero allora i vecchi ufficiali tra i quali vi era il Capitano Meloni, ―babbai Meloni‖ con un grande ascendente sui ―Sassarini‖, le cui parole furono accolte, 75 COCCO Efisio 30/06/1891 (Esercito) di Efisio e Caredda Caterina PAU Salvatore 01/01/1890 (Esercito) di Salvatore e Mameli Peppina 77 L’UNIONE SARDA, 25 giugno 1917. Sant’Antioco: “Pei lavori agricoli”. 78 ACSA, fascicolo Lavori Pubblici, 3/2. 79 Donji Kukuruzari: Comune di 2.830 abitanti dell’odierna Croazia (ex impero austro-ungarico) situato tra le regioni di Sisak e Moslavina. 80 ACSA, Leva e truppa, fascicolo 10/42, 22 agosto 1923. 76 - 45 - capite e apprezzate, in un silenzio pieno di rispetto e attenzione. Ristabilita la calma, due giorni dopo, sull‘ordine del giorno si leggeva: ―Le licenze invernali per la brigata Sassari sono sospese fino a nuovo ordine‖. E tre giorni dopo si risaliva in trincea. Intanto gli Austriaci, che si erano potuti preparare da più tempo, cercarono di sorprenderci con alcuni attacchi nell‘alto e medio Isonzo. Nei primi mesi del 1916 l‘attività bellica fu contrassegnata soprattutto da una serie di sortite contro i trinceramenti nemici. Furono le avvisaglie di un‘annata che vide un continuo movimento di truppe e artiglieria, dopo la relativa stasi del 1915. Fra il novembre 1915 e il febbraio 1916 maturò la fine dell‘esercito serbo che, incalzato da austriaci, tedeschi e bulgari, ripiegò disordinatamente cercando scampo in Albania. Mentre gli Alleati si trovavano in una difficile situazione sul fronte balcanico, su quello occidentale i tedeschi sferrarono dal 21 al 24 febbraio una violenta offensiva contro il fronte francese a Verdun, allargandola il 2 marzo sulla sinistra della Mosa. I Francesi reagirono con la forza della disperazione, e dopo aver perduto le prime linee riuscirono a contenere la pressione nemica con un massiccio impiego delle riserve. Sul settore italiano, già dalla primavera del 1916 ripresero le forniture degli equipaggiamenti e delle armi, si integrarono degli organici e si diede una migliore sistemazione alle truppe di prima linea. Le fabbriche di Torino, Milano, Genova, Terni e di altre località ampliarono i loro impianti, introdussero la mano d‘opera femminile, incrementando i turni di lavoro. Anche il fronte venne trasformato in un immenso cantiere. Furono richiamate alle armi le classi più anziane che non erano in grado di combattere ma che erano validissime per i lavori di prima linea e di retrovia. Nacque così la Milizia ―Territoriale‖, dotata di sole zappe, badili e picconi ed era armata di lunghissimi fucili antidiluviani delle campagne Risorgimentali. I territoriali provvidero a costruire trincee coperte di stuoie e munite al fondo di un pavimento di tavole; a scavare profonde caverne per nascondervi cannoni e gallerie per i comandi e i collegamenti; a erigere baracche per acquartierarvi i soldati alle spalle delle prime linee. Dal canto loro i soldati del genio rafforzavano e intensificavano i collegamenti telefonici e telegrafici fra i comandi e i reparti. Per il vestiario e per altro materiale essenziale si cercò di venire incontro ai combattenti. Vennero distribuite tende impermeabili, maglie di lana, camicie di flanella, guanti, scarpe, cappotti, pellicce, giubbe, pantaloni. Si inviarono inoltre al fronte stufette, scalda rancio, impianti potabilizzatori e di sollevamento meccanico dell‘acqua. Naturalmente non sempre la realtà corrispondeva alle intenzioni: gli indumenti di vestiario erano poco resistenti e mal confezionati, mentre la distribuzione dei viveri avveniva talvolta in modo irregolare perché tra i soldati c‘era chi aveva paura di trasportare il rancio in prima linea sotto il fuoco dell‘artiglieria austriaca. In seguito vennero distribuiti anche i cosiddetti generi di conforto per alleviare la tensione dei soldati, tabacco, sigari, caffè, cioccolato, marsala, vino, rhum e acquavite. Con l‘andar del tempo la razione di alcolici venne aumentata perché gli alti comandi si resero conto che la leggera ebbrezza che procuravano aiutava a vincere la paura nei momenti cruciali della lotta, soprattutto negli attimi che precedevano l‘assalto all‘arma bianca; erano attimi terribili durante i quali ci furono casi di soldati che si uccisero per paura di morire in battaglia. - 46 - Nel secondo anno di guerra Sant‘Antioco piangerà il suo primo morto il 20 gennaio 1916. Si chiamava Giovanni Mercenaro81, soldato del 152° Rgt. di fanteria della brigata ―Sassari‖, 2a compagnia. Combatteva sul fronte dell‘Isonzo e perì per un colpo di arma da fuoco all‘arto inferiore sinistro con frattura del femore. La ferita gli provocò una setticemia e morì nell‘ospedaletto da campo n°84 di Villesse (Gorizia) per ferite riportate in combattimento. Fu sepolto nel cimitero di Villesse82. Qualche mese dopo arrivò anche il primo encomio solenne 83; lo prese un certo Gino Alizeri. È probabile che si tratti dell‘Ufficiale Luigi Alizeri84, Sottotenente dell‘82° Rgt. di fanteria della brigata ―Torino‖. ―Comandante di una squadra di soccorso, cooperava coraggiosamente al pericoloso salvataggio di militari travolti da una valanga, giungendo fra i primi sul luogo della disgrazia, con gravi stenti e rischio della vita e dopo aver attraversato una zona scoperta e intensamente battuta dal fuoco di fucileria nemica. – Falzarego, 9 marzo 1916‖. Dopo al pausa invernale, l‘11 marzo 1916, inizia la 5a battaglia dell‘Isonzo: a conclusione della consueta, ma ancora una volta poco efficace preparazione di artiglieria, dato che i cannoni con il loro tiro lungo e teso raramente potevano abbattere i reticolati, la 2a Armata attaccò intorno a Tolmino e la 3a davanti a Gorizia e sul Carso. Più che di una vera battaglia si trattò di una serie di scontri provocati sia dagli italiani per alleggerire la zona del fronte occupata dai francesi, e sia dagli austriaci per mascherare la loro prossima offensiva (la Strafexpedition) che stavano organizzando nel Trentino. Questa serie di scontri furono sanguinosissimi e costarono la perdita di circa un migliaio di soldati italiani. Tra gli Antiochensi che presero parte a queste puntate offensive, c‘era Emanuele Longu85 ferito nei combattimenti del 16 aprile. Già rivedibile alla visita di leva del 14 novembre 1914, fu richiamato alle armi il 15 gennaio 1915 per istruzione. Il 27 febbraio venne arruolato nel 6° Rgt. di fanteria della brigata ―Aosta‖. Il 26 aprile viene trasferito all‘86° Rgt. di fanteria della brigata ―Verona‖ e assegnato ad una Compagnia Presidiaria. Il 30 luglio viene nominato Caporale. Il 6 gennaio 1916 è in territorio in stato di guerra col 35° Rgt. di fanteria della brigata ―Pistoia‖. L‘8 gennaio è nel 47° Rgt. di fanteria della brigata ―Ferrara‖ (forse era il 27° Rgt. ―Pavia‖ appartenente al distretto di reclutamento di Ferrara). Il 4 aprile 1916 lascia il territorio in stato di guerra, perché ferito alla coscia sinistra dall‘esplosione di una bomba a mano nei fatti d‘arme del Monte San Michele, nei pressi della ―Cappella Diruta‖ di S. Martino86 (fronte del Carso). Verrà ricoverato nell‘Ospedaletto da campo n°102 a Santa Maria La Longa (Udine). Dopo 15 giorni fu trasferito all‘ospedale militare di Cremona, dal quale fu dimesso dopo circa un mese con una licenza di convalescenza di 20 giorni, ultimata la quale rientrava al deposito di Convalescenza e Tappa di Modena e da questo a quello di Carpi. Nell‘ottobre dello stesso anno raggiungeva nuovamente il proprio reparto in linea (1a Compagnia del 47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖ o 27° Rgt. ―Pavia‖) e dal successivo mese di novembre 1916 inizia a frequentare il Corso 81 MERCENARO Giovanni 15/04/1886 (Esercito) nato a Calasetta da Giorgio e Luigina Camboni. ACSA, Stato Civile, 10 aprile 1917. 83 ACSA, Oggetti Diversi, 24 maggio 1917. 84 ALIZERI Luigi Antioco Pietro 11/08/1891 (Esercito). 85 LONGU Emanuele (noto Nicolò) 16/03/1893 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara Luigia. (Esercito). ACSA, “Leva e truppa”. 86 Località che ispirò la poesia di Giuseppe Ungaretti “San Martino del Carso”. 82 - 47 - Allievi Ufficiali di Campolongo sul Brenta (Vicenza) sino al 15 febbraio 1917 quando rientra in servizio nel 261° Rgt. di fanteria della brigata ―Elba‖ (appena costituito nel febbraio del ‘17 nel deposito del 27° Rgt. ―Pavia‖, distretto di reclutamento di Ferrara). Il 12 marzo è Aspirante Ufficiale di Complemento. Parleremmo di Emanuele Longu ancora più avanti, quando si racconteranno i fatti d‘arme di Caporetto. Il 20 aprile 1916 verrà ferito anche Giovanni 87 Masala . Chiamato alle armi il 25 giugno 1915 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖; il successivo 20 settembre 1915 passa al 152° Rgt ―Sassari‖ col quale verrà trasferito in territorio in stato di guerra. Il 1° febbraio 1916 è a Brescia Tratto da ―Uomini e Mitragliatrici nella grande guerra‖, di Franco Cabrio. nella caserma ―San Martino‖, Gino Rossato Editore 2008. Deposito del 77° Rgt. della brigata ―Toscana‖ per la costituzione della sezione Mitraglieri e assegnato alla 283a Compagnia Mitraglieri FIAT. A seguito della ferita verrà ricoverato nell‘ospedale di Gorizia, per poi essere trasferito il 10 giugno all‘ospedale di Cremona. Dopo la convalescenza rientrerà al Deposito di Ozieri il 19 dicembre 1916. Il 25 dello stesso mese e già in zona d‘operazioni con la 283a Compagnia Mitraglieri. È del tutto inattendibile la comunicazione inviata al nostro Comune88 dal Deposito del 72° Rgt. della brigata ―Puglie‖, in cui si dichiara che Giovanni Masala il 29 giugno 1916 Tratto da ―Uomini e Mitragliatrici nella grande guerra‖, risulta disperso nel fatto d‘arme di di Franco Cabrio. Gino Rossato Editore 2008. Pozzacchio, (frazione di Trambileno, Valmorbia provincia di Trento). Infatti a quella data il Masala era ancora in convalescenza e rientrò in servizio alcuni mesi più tardi. Dal canto suo la brigata ―Puglie‖ (71°-72° Rgt.), era dispiegata in Albania sino ai primi di maggio alle dipendenze della 38a divisione di fanteria. Rientrerà in Italia il 10 mentre è in corso l‘offensiva austriaca nel Trentino. Verrà schierata 87 88 MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 (Esercito) di Fortunato e Pinna Antonietta ACSA, Leva e Truppa, 14 settembre 1916. - 48 - sul Pasubio, alla dipendenza della 44a divisione, dove fu subito impiegata nella conquista del Forte di Pozzacchio e contrastare tenacemente gli attacchi del nemico. Il successivo 21 aprile, rimase ferito Francesco Sabeddu89, entrato in linea il 1° giugno 1915 con la 5a Compagnia del 151° Reggimento. Durante la permanenza in trincea a Castelnovo sul Carso (Vicenza) fu colpito da una scheggia di granata alla sopracciglia destra. Dopo il ricovero e la convalescenza, il 1° settembre 1916 rientra in servizio a Brescia nel Deposito Mitraglieri Fiat. Il 5 dicembre 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella 1179a Compagnia Mitraglieri Fiat del 118° Rgt di fanteria ―Padova‖. Qualche giorno dopo, il 27 aprile morì Enrico Palmizio90. Giunto in territorio di guerra col la 9a Compagnia del 152° Rgt. ―Sassari‖, fu colpito a morte da una scheggia di granata austriaca durante il combattimento di Bosco Castelnovo sulle pendici del Monte San Michele. Verrà sepolto nel cimitero di Castelnuovo. Il successivo mese di maggio vengono feriti il bersagliere Francesco Porcu e il ―Sassarino‖ Antonio Basciu. Francesco Porcu91 fu arruolato nel deposito dei bersaglieri di Caprera. Il 12 marzo del ‗16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 3° Rgt. Bersaglieri. Dopo due mesi, lascia la zona di guerra a seguito di una ferita di arma da fuoco alla coscia sinistra92 per i fatti d‘arme del 4 maggio sul Sief-Col di Lana (Dolomiti), e viene ricoverato nell‘Ospedale Militare di Novara. Dopo la convalescenza e una licenza straordinaria verrà giudicato temporaneamente non idoneo al servizio e congedato. Antonio Basciu93 invece venne ferito il 9 maggio. Giunse in territorio in stato di guerra il 23 settembre 1915 nel deposito della Brigata ―Sassari‖ a Campolongo, (Udine) e assegnato alla zona del Carso. Mentre percorreva il camminamento che conduce dalla collina della galleria alla ―Trincea dei Sacchi‖ venne ferito da pallottola di fucile all‘emitorace destro con conseguente fuoriuscita del proiettile all‘altezza della scapola. Dopo circa sei mesi di cure, il 15 novembre 1916, rientrerà al Deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt ―Reggio‖ e assegnato al 7° Battaglione Complementare di Sassari sino al novembre del 1917. Il 1° novembre di quell‘anno è nella 1549a Compagnia ―Mitraglieri Fiat‖ e il 15 dello stesso mese rientra al fronte in territorio in stato di guerra. Il 20 novembre viene nominato Caporale. Il 10 Basciu Antonio (noto Noniollu) 23/07/1895 luglio del ‗18 viene trasferito alla 1371a Compagnia Collezione Famiglia Basciu ―Mitraglieri Fiat‖ appartenente al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ sino al termine del conflitto (4 novembre 1918). 89 SABEDDU Francesco 23/04/1887 (Esercito) di Raffaele e Cabras Carmela PALMIZIO Enrico 08/05/1895 di Enrico e Ruvieri Antioca. (Esercito) 91 PORCU Francesco 06/03/1896 (Esercito) di Emanuele e Sanna Giuseppa 92 ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. 93 BASCIU Antonio (noto Noniollu) 23/07/1895 (Esercito) di Antioco Luigi e Salidu Giuliana 90 - 49 - Nonostante fosse rientrato in servizio avvertirà sempre forti dolori al petto e il 1° luglio 1919 fa rientro al Deposito di Ozieri dove fu inviato in osservazione all‘ospedale militare di Cagliari per postumi da ferita al torace. Il Collegio Medico lo giudicherà idoneo ai soli servizi sedentari e il 30 ottobre 1919 lo invierà in congedo assoluto. Dopo la guerra sarà Capo Squadra della MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale) nella 7a Centuria di Sant‘Antioco. L‘operazione più emozionante e spettacolare, che per oltre un mese tenne in trepidazione tutta l‘Europa, cominciò il 15 maggio 1916. La predispose ed organizzò il Capo di Stato Maggiore dell‘Impero Austro-Ungarico, il Generale Franz Conrad Von Hotzendorff, e prese il nome di Strafexpedition, spedizione punitiva. Il Generale Conrad nutriva per l‘Italia un profondo rancore, perché col suo Risorgimento la giudicava responsabile delle inquietudini e del declino dell‘Impero Asburgico. E quando l‘Italia si staccò dalla Triplice Alleanza accordandosi con i paesi dell‘Intesa, acuì la sua ostilità verso gli italiani, decidendo di farla finita una volta per tutte col nostro paese. Nel dicembre del 1915, constatato che le linee austriache del Carso rappresentavano un ostacolo insormontabile per le armate italiane, decise di vibrare un colpo decisivo su quello che egli riteneva fosse il punto debole del nostro schieramento, e cioè la zona degli Altipiani di Lavarone, di Folgaria e di Asiago, fra la valle dell‘Adige e quella del Brenta. Conrad pensava che, una volta rotte le linee di difesa, non si offrivano agli Italiani molte possibilità di arroccarsi sulle alture retrostanti, perché il margine montano era molto ridotto, e quindi non rimaneva altra via di scampo che arretrare precipitosamente nella pianura dove non esistevano difese. Egli espose il proprio piano al Capo di Stato Maggiore Tedesco, il Generale Erich Von Falkenhayn, aggiungendo che una volta raggiunte Vicenza e Verona, il fronte italiano dell‘Isonzo preso alle spalle, sarebbe crollato e si sarebbe potuto così attraversare tutta la pianura padana e colpire la Francia dalle Alpi Occidentali. Il Generale Tedesco non mostrò però lo stesso entusiasmo del collega austriaco, perché la Germania stava preparando l‘offensiva contro la Francia a Verdun. Inoltre i Tedeschi non potevano partecipare ad una offensiva contro gli Italiani, perché l‘Italia non aveva ancora dichiarato guerra alla Germania. Il Generale Conrad decise però di attaccare ugualmente. L‘offensiva venne pianificata per il 10 aprile, ma le operazioni italiane sul Carso, sull‘Adamello e nelle Dolomiti, ritardarono la radunata delle forze austriache nel Trentino. Inoltre il prolungarsi del freddo e della neve costrinsero l‘esercito austriaco a posticipare la data dell‘offensiva al 15 maggio. Ciò consentì agli Italiani di avere informazioni via via sempre più precise sulle intenzioni dell‘avversario facendo cadere l‘elemento sorpresa su cui contavano gli austriaci. La prime notizie di una prossima offensiva austriaca sugli Altopiani giunsero al Comando Italiano il 22 marzo. Ai primi di aprile le informazioni si fecero sempre più precise ed allarmanti; l‘ufficio informazioni della 1a Armata, minacciata direttamente dall‘eventuale offensiva austriaca, e quello del Comando Supremo verificarono la veridicità di tale minaccia e la ritennero molto probabile pur se con qualche riserva. Appena si seppe dell‘intenzione austriaca di attaccare sugli Altipiani, il Generale Cadorna, benché non fosse troppo convinto di questi propositi poiché pensava che in caso di fallimento dell‘offensiva del Generale Conrad il fronte austriaco sull‘Isonzo e sul Carso sarebbe rimasto pericolosamente esposto ad una controffensiva italiana (come di fatti - 50 - accadde), diede tuttavia disposizioni per rafforzare la linea di difesa a oltranza e inviò altre truppe. Il comandante della 1a Armata, nonostante le disposizioni impartite dal Comando Supremo, preferì potenziare la linea di difesa avanzata distribuendovi 79 Battaglioni, 40 nella linea di difesa arretrata e altri 39 erano di riserva. Il Generale Cadorna, nel corso della sua ispezione sul fronte trentino, espresse la sua insoddisfazione per l‘organizzazione della difesa e destituì dal suo incarico il Comandante della 1a Armata; si comportò così anche con il Generale Nava, comandante della 4a Armata, per la sua eccessiva prudenza nelle operazioni del 1915 in Cadore. Nella pianura friulana la notte era tiepida e invasa dai profumi della primavera ormai inoltrata; il cielo era solcato da qualche nuvola e prometteva ancora qualche giornata calda e un po‘ sonnacchiosa. Gli ―intrepidi sardi‖ della ―Sassari‖ erano accantonati ad Aiello del Friuli (Udine) per osservare un turno di riposo. Ma la quiete del paesino friulano fu presto interrotta dai rumori confusi dei reparti in partenza: lo scalpitio di zoccoli ferrati, il cigolio delle carrette reggimentali, l‘odore acre delle salmerie e lo sbattere di qualche gavetta si accompagnano ai richiami nervosi degli ufficiali che coprono a stento le imprecazioni dei nostri soldati che riecheggiano tutte le varianti del dialetto sardo. Un dispaccio del Comando del XIII° Corpo d‘Armata ordina ai reggimenti della ―Sassari‖ la partenza immediata senza alcun preavviso per la mattina del 18 maggio, destinazione fronte del Trentino. L‘ordine di mobilitazione arriva ad appena dieci giorni dall‘inizio del riposo concesso al reparto dopo i lunghi mesi di guerra sul Carso dove passarono alla storia i già citati fatti d‘arme di ―bosco cappuccio‖, ―bosco lancia‖, ―bosco triangolare‖, nonché ―trincea delle frasche‖ e dei ―razzi‖. La prospettiva di lunghi giorni di trasferimento sulle strade polverose della pianura friulana non faceva certo piacere, ma non spaventava nessuno. Comunque nelle intenzioni del Comando Supremo, la brigata non avrebbe dovuto essere impegnata direttamente al fronte, ma almeno per il momento, sarebbe entrata a far parte di quella ―massa di manovra‖ che si stava radunando a valle delle Prealpi vicentine e dell‘Altipiano di Asiago, in attesa dell‘evolversi della situazione. Il 15 maggio 1916, 126 Battaglioni Austro-Ungarici appoggiati da 1.193 cannoni, scattarono per quella che passò alla storia come la ―Strafexpedition‖, la spedizione punitiva contro l‘Italia, che puntava direttamente su Verona e Vicenza per tagliare in due il dispositivo italiano, e dilagare nella pianura padana. Il primo vigoroso attacco fu portato dalle armate dell‘Arciduca Eugenio d‘Asburgo fra la Val Lagarina e la Val d‘Astico. Questo attacco, pur non sfondando la linea di difesa italiana, riuscì ad aprire alcune brecce, bloccate successivamente dall‘invio in prima linea dei battaglioni di riserva. L‘ala sinistra del fronte italiano si ricostituì alla meglio nella Valle di Terragnolo (vicino a Rovereto, provincia di Trento); ma sull‘Altopiano di Tonezza, al centro, la 35° Divisione, logoratasi nella difesa ad oltranza di posizioni insostenibili, non fu più in grado di difendere neppure le posizioni precedentemente fortificate del Col Santo e dei monti Toraro e Campomolon, nel settore del Pasubio. Gli austriaci se ne impadronirono senza colpo ferire e procedettero ormai sicuri della vittoria. Il paese fu percosso da un brivido: a un anno dall‘entrata in guerra, non solo i nostri soldati non liberarono Trento e Trieste, ma gli austriaci entrarono addirittura in territorio italiano e, come si usava dire allora, ―calpestava il sacro suolo della Patria‖. - 51 - Incominciava a delinearsi la spedizione punitiva pianificata dal Generale Conrad: delle tre colonne che dal Trentino attaccavano verso la pianura attraverso gli Altipiani, due avevano già superato gli ostacoli più difficili. Il 20 maggio però, grazie ai rinforzi inviati dal Comando Supremo e alle condizioni del terreno più favorevole, le difese italiane riuscirono ad allentare l‘avanzata austriaca. La nuova linea difensiva correva dalla Valle dell‘Adige al monte Zugna e proseguiva sul Pasubio sino al costone della riva destra del torrente Posina. Gli austriaci misero allora in moto la terza colonna e iniziarono l‘attacco contro l‘Altopiano di Asiago. La 34a Divisione, a causa del cedimento della 35a Divisione che le aveva scoperto il fianco sinistro, abbandonò le posizioni avanzate di prima, seconda e terza linea, dispiegando le riserve in varie zone senza un piano preordinato e cedendo al nemico i forti di Velena, Campolongo e la zona delle Portule. I soldati italiani si batterono da valorosi, ma erano male addestrati alla tattica di difesa: mancava sia alla truppa che agli ufficiali il senso della manovra elastica e del ripiegamento temporaneo in preparazione di un successivo attacco; resistevano arroccati nelle trincee sino al limite dell‘impossibile sotto il fuoco dell‘artiglieria austriaca, subendo perdite spaventose. Intanto mentre il Generale Cadorna consolida lo schieramento difensivo con la costituzione della 5a Armata con reparti sottratti agli altri fronti, nel settore delle Dolomiti sul Monte Sief si dissanguava anche la Brigata ―Reggio‖ (45° e 46° Rgt.), inquadrata nella 4a Armata, al comando del Generale Nava. Per due anni e mezzo, dal maggio 1915 all‘ottobre 1917, le cime del monte Sief, del Sasso di Stria e del Col di Lana, il cosiddetto ―Calvario del Cadore‖, saranno la zona d‘operazioni della ―Reggio‖. Altissimo il prezzo pagato in quel maggio del 1916 per la conquista della posizione ―Paul‖ sul dente del Sief. Il 21 maggio una granata Shrapnel colpisce Antonio Cannas94 del 46° Rgt. ―Reggio‖ causandogli una ferita lacero contusa alla regione lombare e al braccio sinistro che lo costringerà a lasciare la zona di guerra. Già veterano della guerra Italo-Turca, fu richiamato il 20 aprile 1915 e giungerà in territorio in stato di guerra il 24 maggio. Un anno dopo, il 21 maggio 1916 a seguito della ferita sul Monte Sief verrà ricoverato nella Sezione di Sanità della 18a Divisione di fanteria presso il 218° Reparto Someggiato. Giudicato non idoneo al servizio effettivo, il 1° novembre 1917 viene mandato in licenza straordinaria con assegni in attesa di liquidazione di pensione. Verrà congedato il 30 novembre 1917. A seguito della ferita sarà autorizzato a fregiarsi del distintivo di onore per i Feriti di Guerra, nonché della Croce al Merito. Nei fatti d‘arme del monte Sief, il successivo 22 maggio (1916), venne ferito Efisio 95 Cocco pure lui del 46° Rgt. ―Reggio‖, colpito da una scheggia di granata al palmo della mano sinistra. Con tutta probabilità era vicinissimo alla postazione di Antonio Cannas, dal momento che anche Efisio Cocco fu ricoverato nella Sezione di Sanità della 18a Divisione presso il 218° Reparto Someggiato e subito dopo trasferito all‘ospedale di Vercelli. La ferita alla mano fu piuttosto seria, dopo la convalescenza non rientrerà più al fronte e dal 15 ottobre del 1917 fu comandato alla Società Mineraria Bacu Abis in attesa del congedo. In dodici giorni 179.000 soldati italiani vennero concentrati fra Vicenza, Padova e Cittadella, pronti ad intervenire nel caso in cui il nemico dilagasse verso la pianura padana. Gli austriaci tentarono il loro sforzo decisivo il 24 maggio; l‘attacco fu rinnovato dalle 94 95 CANNAS Antonio 01/02/1891 - (Gonnesa) di Antonio e Loddo Maria, (Esercito). COCCO Efisio 30/06/1891 (Esercito) di Efisio e Caredda Caterina - 52 - consuete tre colonne dispiegate sul fronte Trentino: a ovest contro il monte Zugna e il Pasubio, al centro contro il monte Cimone e il paese di Arsiero, a est verso Asiago e la valle del Brenta. Sul monte Zugna, a Passo Buole, in Vallarsa e sul Pasubio la resistenza italiana fu accanita e vittoriosa. Al centro, invece, si arretrò perdendo il monte Cimone e l‘abitato di Arsiero. Dopo di ché gli austriaci non riuscirono ad ottenere ulteriori risultati decisivi: sul Cengio si sacrificarono i Granatieri di Sardegna, mentre il monte Novegno risultò imprendibile. La fase cruciale della battaglia si ebbe fra il 31 maggio e il 1° giugno 1916, allorché gli austriaci tentarono di far cadere le ultime posizioni italiane. In quei giorni viene dato per disperso Antioco Meloni96 effettivo del 40° Battaglione del 14° Rgt. Bersaglieri Ciclisti. Le sue tracce si perdono il 4 giugno durante la battaglia del ―Bosco dei laghetti‖ in territorio Veneto in prossimità del confine col Trentino-Alto Adige nella parte nord-est dell‘Altopiano di Asiago. Il ―Bosco dei Laghetti‖ appartiene al comune di Enego (VI) e si trova a ovest del Monte Cucco (q. 1387) tra la Malga di Mandrielle e la Piana di Marcesina, sulla linea di massimo arretramento delle truppe italiane durante la Strafexpedition. Dopo tali fatti scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Successivamente, secondo la ricostruzione degli avvenimenti fatta dallo stesso Comando del 14° Rgt, si appurò che il Meloni venne catturato dal nemico il 30 maggio 1916 e trattenuto in prigionia durante la quale morì il 4 giugno. Verrà sepolto il dieci giorni dopo dagli stessi austriaci a Valle di Mandrielle97. Là c‘era il cimitero di Spà dove nel dicembre dello stesso anno fu sepolto anche il soldato Pietro De Tiana. Intanto sull‘altro versante dell‘altopiano di Asiago, i ―Granatieri di Sardegna‖ mantennero strenuamente il possesso del pianoro del Monte Cengio contro gli insistenti attacchi del nemico. La Brigata ―Granatieri‖, lasciato Percotto (Udine), ove ha dimorato per un mese (20 aprile 20 maggio), il 22 si trasferisce per ferrovia a Bassano e quindi, con autocarri, i suoi battaglioni raggiungono successivamente la 30a divisione, dalla quale ricevono il compito di sbarrare il passo al nemico sul tratto Monte Cengio-Monte Lemerle. La lotta, che accenna a diventare assai dura trova i Granatieri decisi a battersi con tenacia ed abnegazione. Malgrado ciò la situazione è gravissima. Il 2 giugno gli austriaci, sfruttando l‘anfrattuosità del terreno, spingono grossi reparti sul Cengio, a Monte Barco e a Monte Belmonte; i Granatieri, sebbene esausti per la lunga lotta e consci dell‘impossibilità di aiuti e rifornimenti, riescono tuttavia a mantenere ancora le posizioni. II nemico però riceve continui rinforzi e i suoi mezzi vanno sempre più aumentando. Il 3 giugno sul Cengio, preceduto da un poderoso bombardamento, viene sferrato un furioso assalto contro i nostri: le fanterie austriache, dapprima a piccoli nuclei e quindi con reparti in formazioni serrate, avanzano accerchiando le nostre difese. I granatieri del I° battaglione del 2° Rgt. e quelli del IV° battaglione del 1° Rgt., si prodigano in tutti i modi in una disperata difesa, ma circuiti da soverchianti forze avversarie, soccombono. Nello stesso giorno del 3 giugno 1916, nel corso di tali fatti d‘arme, sul monte Cengio vengono catturati Vincenzo Calabrò98 e Giovanni Esu99, entrambi arruolati nel novembre 1915 a Roma nel deposito del 1° Rgt. ―Granatieri di Sardegna‖. 96 MELONI Antioco Giuseppe 07/02/1890 (Esercito) di Giuseppe e Salidu Giuliana ACSA, Leva e truppa, 4-26 marzo 1917. 98 CALABRÒ Vincenzo 01/11/1887 (Esercito) di Giuseppe e Camboni Maria 99 ESU Giovanni Antonio 11/04/1896 (Esercito N°7504) di Antioco e Siddi Nicolina. (Fratello di Antonio 1897). 97 - 53 - Vincenzo Calabrò giunse in territorio in stato di guerra il 22 febbraio 1915 a Cormons (Gorizia); dopo la cattura sul monte Cengio, viene trasferito al campo di Siegmundsherberg100, ubicato nel distretto di Horn, Bassa Austria, settore nord orientale. Rientrerà dalla prigionia a guerra finita, il 20 novembre 1918 presso il Centro Raccolta Prigionieri di Barletta e il 5 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Riguardo a Giovanni Esu, egli giunse in territorio in stato di guerra il 9 maggio 1916 e assegnato alla 14a Compagnia. Subito mandato in prima linea, non passa neppure un mese che pure lui il 3 giungo viene catturato negli stessi fatti d‘arme del monte Cengio. Verrà rimpatriato il 14 febbraio 1919 e due giorni dopo, viene trasferito in Sardegna a prestare servizio presso il Campo dei prigionieri di guerra dell‘Asinara. Il 15 maggio 1919 rientra al Deposito del 1° Granatieri e il 15 dicembre 1919 si congeda. Giunti sull‘estremo margine dell‘Altopiano di Asiago gli austriaci furono costretti a fermarsi, mentre con il loro binocoli vedevano il continuo afflusso in pianura dei rinforzi italiani. A est, l‘avanzata austriaca sembrava invece irresistibile: superò la città di Asiago, il monte Zebio e le Melette, fino a giungere in vista dell‘altopiano e della valle del Brenta. La situazione era grave e per tamponare la falla si richiama la ―Sassari‖ che, come già citato in precedenza, aveva un turno di riposo ad Aiello del Friuli, vicino a Palmanova (Udine). La ―Sassari‖ entra in azione in 5 giugno nella zona di Monte Fior e Monte Castelgomberto. La lotta per la difesa dei capisaldi durava ormai Trincea di Monte Fior e Monte Castelgomberto. (Archivio Dal Molin) Tratto da: Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno da due giorni, resa sull‘altipiano con i diavoli rossi, a cura di Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde, ancora più dura Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006. dall‘inclemenza del tempo che continuava a riversare pioggia, grandine e freddo. Gli austriaci sono bloccati, ma replicano con un bombardamento di estrema violenza che uccide numerosi fanti. Nei giorni seguenti perdiamo Monte Fior, ma lo riprendiamo subito dopo con furiosi assalti alla baionetta. Il nemico si lancia su Monte Castelgomberto: i difensori sono addirittura privi di munizioni, ma reagiscono all‘arma bianca e ricacciano gli assalitori. Le perdite sono elevatissime da entrambe le parti. Il 16 giugno 1916 la Brigata ―Sassari‖ completa il suo trasferimento in Trentino e ricominciava l‘ennesima controffensiva italiana. Iniziano le operazioni per rigettare il 100 ACSA, Leva e Truppa, Telegramma Postale n°46270. - 54 - nemico dalle posizioni di Monte Fior e di Monte Castelgomberto. Si avanza con estrema lentezza, il nemico spara da tutte le parti e il terreno è irto di difficoltà. Gli attacchi rinnovati nei giorni successivi contro i due obbiettivi (Monte Fior e Monte Castelgomberto) portano alla conquista, sulla destra, della quota 1548, cocuzzolo sud del Bosco ―Matta‖. Si combatte con un accanimento inaudito e un furore mai visto. Contemporaneamente ha inizio la triste processione del dolore: sulle retrovie e sulle sezioni di sanità arrivano interminabili colonne di feriti. Sono esasperati dai massacri prodotti tra le nostre file dal tiro dell‘artiglieria austriaca. Una strage! Piove a dirotto; coi feriti leggeri, che vengono giù da soli, passano anche i gravi, sorretti dalle braccia dei compagni o trasportati dai pazienti muletti. Ne passano parecchi in barella, qualcuno invoca un sorso d‘acqua. Tra loro è presente Giuseppe Piga101, ma non è un ―sassarino‖, apparteneva alla 10a Compagnia del 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖, dislocata nello stesso settore della ―Sassari‖. La ―Bisagno‖ aveva il compito, con un‘azione dimostrativa spiegata con la massima energia, di alleggerire la pressione austriaca sugli Altipiani. Il 27 giugno nel corso dei combattimenti, Giuseppe Piga viene ferito da una pallottola di shrapnel al terzo inferiore della coscia sinistra102. Dopo il ricovero e la convalescenza, rientra in territorio in stato di guerra il 21 novembre 1916 e assegnato al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Lo ritroveremo nel 1917 durante la disfatta di Caporetto e vedremo cosa gli accadde. Il successivo 25 giugno, nei fatti d‘arme di Monte Fior, viene ferito anche Pietrino 103 Porcu , ―Sassarino‖ del 152° Rgt. Verrà ricoverato all‘ospedale di Gozzatino (Bologna) e inviato in licenza di convalescenza per 30 giorni. Al rientro della licenza, il 28 novembre è a Brescia presso la Scuola Mitraglieri. Il 18 dicembre 1916 rientra in territorio in stato di guerra e verrà assegnato alla 684a Compagnia Mitraglieri104. Riparleremo di Petrino Porcu anche nel ‗17 quando sarà impegnato sul fronte dell‘Isonzo, nell‘altopiano della Bainsizza e a Caporetto. Il successivo 27 giugno 1916 era una giornata plumbea: sotto una pioggia battente i ―Sassarini‖ risalgono faticosamente il versante occidentale della Val di Nos, alla ricerca della linea difensiva nemica. Obbiettivo della brigata era la conquista del monte Zebio che permetteva il raggiungimento della posizione strategica del monte Mosciagh e della Val Galmarara. I due reggimenti giunsero a Croce di Sant‘Antonio, a metà circa del pendio che da monte Zebio scende sino alla Val di Nos: al 151° Rgt. venne affidato il settore di destra, mentre al 152° fu affidato il settore di Casera Zebio. Le difese austriache si poggiavano su un tratto di fronte tra quota 1673 a destra (il ―torrione‖ e successivamente ―lunetta‖ di monte Zebio) e la quota 1476 di monte Tondo dove la ―Sassari‖ si collegava con la brigata ―Piacenza‖. Tra le abetaie davanti alle falde del monte, su un terreno impervio e irregolare per il continuo emergere di spuntoni rocciosi e valloncelli insidiosi, gli uomini avanzano mantenendo a fatica il collegamento, stando attenti ad evitare l‘agguato dei tiratori scelti austriaci. I nostri soldati si trascinano verso l‘alto nella direzione delle trincea nemica il cui tracciato sfruttava abilmente le caratteristiche di un terreno favorevole alla difesa. I ―Sassarini‖ nella loro avanzata si spinsero sin sotto le trincee nemiche, venendo a contatto dell‘intricatissimo groviglio di rami e filo spinato. Il pandemonio che si scatena è 101 PIGA Giuseppe Efisio 07/03/1891 (Esercito) di Antioco e Orrù Filomena ACSA, Leva e Truppa, 7 luglio 1916. 103 PORCU Pietrino 15/09/1893 (Esercito) di Nicolino e Fois Giuseppina 104 a Nella 684 Compagnia Mitraglieri prestava servizio anche Giovanni Cauli (17/11/1893) 102 - 55 - indescrivibile: urla e bestemmie confuse sono seguite dal fuoco violento di fucileria; i caduti non si contano. Oltre alle difficoltà naturali si devono aggiungere le formidabili fortificazioni costruite dagli austriaci: alberi abbattuti e legati tra loro col filo spinato. Cavalli i frisia, reticolati e trincee dotate di ogni genere di pezzi. Attaccare in quelle condizioni significa farsi macellare. La conquista di Monte Zebio è materialmente impossibile. Il comando ordina l‘assalto e i ―Sassarini‖ si lanciano con ardimento contro le postazioni avversarie, armati soltanto di pinze e tubi di gelatina. La lotta fu impari. Il nemico spara con pallottole esplosive shrapnel che producono ferite mostruose, uno di questi proiettili colpisce Salvatore Pintus105, della 3a Compagnia del 152° Rgt. ―Sassari‖. Venne ferito al braccio e al piede sinistro. Ma non ebbe la fortuna di ripiegare insieme ai suoi compagni, perché fu catturato dalle truppe austriache. La sua cattura fu comunicata alla famiglia il 7 dicembre 1916 dal Deposito di fanteria di Ozieri. Si seppe che fu condotto nel campo di concentramento di Siegmundsherberg. Rientrerà dalla prigionia a guerra finita, il 9 novembre 1918. Nei fatti d‘arme di Monte Zebio venne ferito anche Francesco Piras106, pure lui del 152° ―Sassari‖. Fu colpito all‘avambraccio sinistro che gli causò un‘invalidità permanente. Era originario di Gonnesa e a Sant‘Antioco era conosciuto come ―su mutilau‖. Dopo la guerra gestì una tabaccheria in piazza De Gasperi, la tabaccheria ―Piras‖, ancora oggi gestita dai nipoti. Intanto il Comando Supremo Italiano, ignorando la richiesta di artiglieria pesante, dispone addirittura che si attacchi ―a viva forza‖. Sul Monte Zebio, di fronte alle oggettive difficoltà dello scontro e agli errori del comando supremo, i ―Sassarini‖ comprendono tutto questo e mugugnano, ma vanno all‘assalto lo stesso armati di coraggio e dei loro inseparabili coltelli a serramanico, in uso soprattutto nella Compagnia dove prestava servizio Emilio Lussu, talmente efficaci che il comandante della Divisione, prima chiese di sapere il numero di coltelli presenti e poi pretese che fossero a lama fissa per accrescerne l‘efficacia nel combattimento ravvicinato. In quella terribile estate del 1916, agl‘occhi dei nostri soldati, la guerra si presenta col suo volto peggiore: una pazzia collettiva che macina gli uomini come fossero delle cose. La lotta efferata delle opposte trincee sul monte Zebio, pur sorretta da una logica spietata che non concede né riceve pietà, troverà nel codice d‘onore una rarissima tregua d‘armi per il recupero dei cadaveri sul campo. Qualche mese dopo ai primi di agosto arriverà la notizia che il Ré ha concesso la medaglia d‘Oro ai due reggimenti della brigata con la seguente motivazione: ―Conquistando sul Carso salde posizioni nemiche e fortissimi trinceramenti detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco rafforzarono, riconquistando sull‘Altopiano dei Sette Comuni posizioni dalle nostre armi perdute, a M. Castelgomberto, a M. Fior ed a Casera Zebio, sempre non curanti delle ingenti perdite, diedero prove di audacia e di eroica fermezza. (25 luglio 1915 - giugno 1916)‖. Sul settore del fronte dolomitico, in Cadore, anche la Brigata ―Reggio‖ combatteva una lotta spietata senza esclusioni di colpi. Il 29 giugno muore Efisio Loddo107 appartenente 105 PINTUS Salvatore 24/03/1894 (Esercito) di Domenico e Brai Annica PIRAS Francesco __/__/1893 (Gonnesa) di Francesco (ACSA, Leva e Truppa, 10/37. Elenco Mutilati e Invalidi di guerra). 107 LODDO Efisio Antonio 12/03/1887 (Esercito) di Emanuele e Loddo Bernarda. Fratello di Antonio (1880), Fedele (1882), Giovanni Salvatore Emanuele (1884), Salvatore Emanuele (1889), Antioco Luigi (1892). 106 - 56 - all‘8a compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖, caduto sul Col di Lana per ferita da scheggia di granata nel corso dei combattimenti per la presa di ―montucolo Devio‖ (Monte Cucco, quota 611). Verrà sepolto in loco nel cimitero di Salesei, uno dei tre costoni rocciosi del Col di Lana. Morirà anche Francesco Lecca108, soldato della 7a Compagnia del 30° Rgt. della brigata ―Pisa‖. Dal 13 gennaio 1916 la ―Pisa‖ era asserragliata sul settore di ―Bosco Cappuccio‖ alle pendici del Monte San Michele, dove i reggimenti si alternano nel presidiare il tratto di prima linea fra il ―Bosco Cappuccio‖ e la ―Chiesa diruta‖ di S. Martino del Carso. L‘obiettivo strategico era aumentare la pressione contro le linee nemiche per impedirgli di spostare truppe verso il Trentino dove il nostro Esercito preparava una poderosa controffensiva. La lotta fu continua, incessante e accanita, specialmente nei boschi, ove il nemico si era fortemente trincerato e bisognava snidarlo alla baionetta. Gli austriaci facevano uso di bombe e granate a gas asfissianti di produzione tedesca, molti furono infatti i battaglioni bavaresi specialisti nella guerra con i gas asfissianti che guarnirono le retrovie austriache sul fronte italiano. Merita particolare rilievo il violento attacco compiuto dagli austriaci per ricacciare le nostre truppe sin sulle linee dell‘Isonzo. L‘attacco, preparato da qualche tempo, fu sferrato la mattina del 29 giugno. Col favore di un lieve vento spirante in direzione del settore italiano, il nemico lanciava contro le nostre posizioni dense nubi di gas che investì tutta la nostra linea fra il monte San Michele e San Martino. Nelle sue memorie un Tenente dell‘Artiglieria annoterà: ―…quel 29 giugno fu un giorno di terrore e di strage in cui la morte colpiva in silenzio, tra le nubi ancora non note del gas asfissiante, primo i nostri indifesi e poi, mutatosi il vento, i nemici non pur vittoriosi. Quella sera, quando cadde la notte e le ultime folate di cloro si furono disperse nella brezza vespertina, diecimila corpi d‘eroi giacquero per le petraie del Carso, con le bocche ancora contorte dall‘ultimo rantolo e colanti bava sanguigna…‖ Sotto l‘influsso dei fulminei effetti letali o di annichilimento dei gas, fu possibile alle colonne nemiche di penetrare in alcuni nostri trinceramenti. Ma accorsi prontamente i rincalzi, le valorose truppe dell‘XI° Corpo di Armata (21a e 22a divisione) e specialmente le fanterie delle brigate ―Regina‖, ―Pisa‖ e ―Ferrara‖, sfidando gli effetti dei gas, con immediato e violento contrattacco, respinsero l‘avversario facendo anche 400 prigionieri. L‘ignobile attacco finì con il completo insuccesso delle truppe austro-ungariche. Alcuni austriaci catturati furono trovati in possesso di mazze ferrate, munite di numerose punte. Interrogati, confermarono di aver avuto l‘incarico di finire a colpi di mazza i nostri soldati trovati tramortiti dai gas. Questa fu la sorte che toccò Francesco Lecca caduto sul Monte San Michele il 29 giugno 1916 nel fatto d‘arme di ―Bosco Cappuccio‖ per ―avvelenamento da gas asfissianti‖. Vedendo la resistenza accanita dei nostri soldati il comando austriaco si rese conto che la partita era compromessa. Di fronte a questa situazione, Conrad non poteva più pensare di riprendere gli attacchi contro le posizioni italiane, diede l‘ordine di cessare l‘offensiva e di iniziare il ripiegamento a nord di Arsiero e di Asiago. Lo intuì anche il Cadorna che poté annunciare, con un certo anticipo, il sostanziale esaurimento dell‘offensiva austriaca. Molte brigate che hanno partecipato alle operazioni sugli Altipiani, ove la lotta è stata contenuta e il nemico costretto a ristagnare o indietreggiare, sono 108 LECCA Francesco Emanuele 07/09/1895 (Esercito) di Francesco e Mallus Francesca - 57 - trasportate su un‘altra linea del fronte. Sull‘Isonzo infatti, fervono i preparativi per l‘attacco alla testa di ponte di Gorizia e dell‘altopiano carsico, si preparava la 6a battaglia dell‘Isonzo. Il 29 giugno, avuto notizia che il nemico si ritira, si raggiunge la linea di Monte Fior, Meletta e Monte Longara. Sul Monte Mosciagh il 30 giugno, il 1° e 2 luglio convergono gli sforzi dei nostri soldati, ma le difese nemiche non consentono che venga raggiunto l‘obbiettivo. Gli attacchi svolti dai reparti della ―Sassari‖ nel mese di luglio, per quanto accaniti, non danno favorevoli risultati a causa della reazione dell‘avversario e delle sue robuste difese. Durante questi scontri perdono la vita Giovanni Mariani e Pietro Uccheddu. Giovanni Mariani109 era un soldato del 5° Rgt. Genio morto il 2 luglio 1916 nel settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento. Pietro Uccheddu110, 24 anni, apparteneva al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ (225° e 226° Rgt.). Era il fratello di Salvatore che incontreremo tra poco. Si trovava in zona di guerra da circa un mese e mezzo e faceva parte del 1° reparto zappatori della 4a Compagnia. Il 5 luglio 1916, mentre si recava a rinforzare una trincea sul Monte Zebio fu ferito gravemente; al termine della furiosa battaglia e a seguito della ricognizione dei cadaveri sul campo, venne rinvenuto il suo corpo ancora in vita. Morì sul posto di medicazione il giorno dopo, il 6 luglio 1916 per ferite riportate in combattimento. Anche la brigata ―Sassari‖, sui monti Fior e Castelgomberto, alle pendici del monte Zebio, continua ad andare all‘assalto innumerevoli volte dissanguandosi, nell‘inutile tentativo di spezzare la resistenza austriaca. Nella notte fra il 5 e il 6 luglio venne tentato ancora una volta l‘ennesimo assalto. Sotto la trincea austriaca si riaccende una lotta furiosa corpo a corpo combattuta col coltello in mano, baionette, bombe a mano e colpi di fucile usato come una clava. I soldati di ambo le parti si avvinghiano su un terreno cosparso di cadaveri ridotti a brandelli dalla nostra artiglieria e confusi tra zaini, fucili, elmetti e giberne rovesciate. Nel corso di tali combattimenti morirono due ―Sassarini‖ Antiochensi: Giuseppe Cau111 del 151° Rgt. morì l‘8 luglio ―per ferite riportate in combattimento‖, mentre il successivo 16 luglio cadde Giuseppe Garau112 del 152° Rgt. durante le prime cure nella 25a Sezione di Sanità. Quando morì, il comandante del reparto inviò il solito laconico comunicato di decesso113 al nostro Sindaco a cui affidava ―…il mesto incarico di partecipare alla famiglia Garau, con tutte le cautele suggerite dalla dolorosa circostanza che il soldato Garau Giuseppe, noto Antioco, appartenente al 152° Regg.to fanteria, è morto gloriosamente il 16 luglio 1916. La S.V. Ill.ma si compiacerà esprimere alla famiglia stessa il mio vivo e sincero cordoglio e nel contempo la mia ammirazione per la morte eroica incontrata dal suo caro estinto‖. Il 10 luglio lasciò la zona di guerra Salvatore Uccheddu114 a seguito di una ferita all‘avambraccio e alla coscia destra. Era il fratello di Pietro deceduto il 6 luglio scorso e, come lui, appartenente alla 4a Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Il 7 luglio la brigata combatté con tenacia ed ardimento per la conquista di Casara Zebio-Pastorile a quota 1.646 109 MARIANI Giovanni Antioco 05/01/1893 (Esercito) UCCHEDDU Pietro Vincenzo 14/09/1892 (Esercito) di Salvatore e Pinna Giuseppa 111 CAU Giuseppe 07/07/1893 (Esercito) di Emanuele e Lusci Caterina 112 GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 (Esercito N°37326 bis) di Giuseppe e Sinzu Giovanna 113 ACSA, Leva e Truppa, 12 settembre 1916. 114 UCCHEDDU Salvatore Emanuele 24/01/1895 (Esercito) di Salvatore e Pinna Giuseppa 110 - 58 - mt; ma l‘attacco, benché fosse stato condotto con slancio e risoluta arditezza, non riuscì. Salvatore Uccheddu, tra accertamenti e convalescenze, rimase per diversi mesi lontano dal fronte, anche per una sopraggiunta congiuntivite cronica. Il 5 giugno 1918 rientra a Firenze115, nel deposito dell‘84° Rgt. ―Venezia‖, e il 2 ottobre 1918 viene assegnato al 13° Reparto d‘assalto sino al 1° agosto 1919. Si congederà il 30 ottobre 1919. Sulle abetaie del Monte Zebio la resistenza austriaca è accanita e ottimamente organizzata. Si attacca con tenacia, ma non si riesce nemmeno a raggiungere la trincea nemica perché tra gli alberi gli austriaci, a fior di terra, hanno disteso del filo spinato che costringe i nostri soldati a fermarsi. Le giornate che seguono sono un susseguirsi ininterrotto di sforzi terribilmente sanguinosi e inutili. La linea austriaca domina la nostra; è interamente ricoperta da una insormontabile barriera di reticolati e si appoggia, alla sua sinistra, ad un formidabile baluardo: quota 1.646. È un vasto torrione di granito, isolato, al quale si può accedere soltanto dalla sua destra per via di un lieve pendìo. Per il resto cadde a strapiombo e non offre alcuna possibilità di scalata. Monte Zebio non si prende. È inespugnabile! Cadrà solamente nell‘ultima battaglia di Vittorio Veneto. Dal 16 giugno alla fine di luglio 1917, il monte Zebio ha divorato la brigata ―Sassari‖. È il lungo e sanguinoso anno di guerra che ispirò Emilio Lussu a scrivere ―Un anno sull‘Altipiano‖, durante la convalescenza in un sanatorio svizzero. Il regista cinematografico Francesco Rosi trasformò quest‘opera memorabile in ―Uomini contro‖, famosissimo film dove la guerra viene descritta come un macello permanente. Di fronte allo stillicidio di sangue della brigata, l‘Italia sembrò prendere coscienza del valore dei piccoli e coriacei soldati Sardi, venuti da oltre Tirreno per difendere la Patria. I nostri uomini non smentiscono la fama di intrepidi combattenti e conservano intatto, anche nei momenti drammatici, quel patrimonio morale che, sin dall‘inizio del conflitto, ha richiamato su di loro l‘attenzione e l‘ammirazione, non solo dello Stato Maggiore, ma dell‘intero Popolo Italiano. Il Presidente del Consiglio di allora Vittorio Emanuele Orlando, in un discorso alla Camera, ebbe così ad esprimersi: ―Quando vidi i valorosi della Brigata Sassari, sentii l‘impulso di inginocchiarmi dinanzi a loro, perché sentii in essi riassumere tutte le virtù dell‘Esercito. L‘Italia ha contratto un grande debito di riconoscenza verso la Sardegna e questo debito lo pagherà‖. Un sabato del 22 luglio 1916, alle ore 12:00, le truppe italiane muoveranno ancora una volta contro la linea nemica, sostenute da tre batterie di bombarde e da una sezione di lanciaspezzoni. La lunga estate sullo Zebio era appena iniziata. Nel luglio del 1916 la conquista più importante nella zona dell‘Altopiano dei Sette Comuni (Asiago), fu quella del Monte Cimone, un caposaldo della difesa austriaca che si erge dominante sulla confluenza delle valli dell‘Astico e del Posina a quota 1.230 metri. Completamente in territorio italiano all‘inizio del conflitto, queste due vallate vennero percorse dall‘esercito austro-ungarico durante la ―Strafexpedition‖ nel tentativo di raggiungere la pianura veneta e successivamente aggirare il fronte italiano prendendo alle spalle il grosso del nostro esercito ammassato sul Carso. Per gli austriaci il possesso del Cimone significava garantire la difesa delle proprie truppe transitanti in direzione del fronte e fermare ogni eventuale avanzata italiana. Per l‘esercito italiano, invece, la riconquista avrebbe potuto impedire il ripetersi dell‘avanzata 115 ACSA, Leva e Truppa, 26 agosto 1916. - 59 - austriaca nel fondovalle, e avrebbe assicurato una protezione nell‘eventualità di un avanzata verso gli altipiani del Trentino. Stabilizzato il fronte, già dalla fine del giugno 1916, i Comandi italiani ordinarono la riconquista del Cimone. Incaricati dell‘operazione furono il 209° e 210° Rgt. della Brigata ―Bisagno‖ la quale con un‘ampia manovra a tenaglia avrebbe dovuto circondare le truppe scelte austriache, il 14° Rgt. ―Hessen‖ e il 59° Rgt. ―Rainer‖ stanziate sulla cima. In breve tempo gli italiani riuscirono a conquistare il Caviojo, una posizione inferiore per altitudine rispetto alla cima principale, il cui controllo era in mano austriaca. Con poche mitragliatrici ben collocate, infatti, i battaglioni dell‘esercito imperiale riuscivano a controllare ogni movimento delle nostre truppe che cercavano di risalire gli ultimi contrafforti della montagna. Nei combattimenti di Monte Cimone erano impegnati Nicolò Garau116 e Antonio Massa117, entrambi del 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖. Il Garau fu catturato dagli austriaci il 5 luglio e, nonostante sia stato dichiarato ufficialmente disperso118, rientrerà dalla prigionia il 17 novembre 1918. Antonio Massa, invece verrà ferito alla coscia sinistra durante i Monte Cimone e la Val d‘Astico combattimenti del 9 luglio. Tratto da http://cimeetrincee.it Stando alla testimonianza di Don Armeni nel suo libro inedito, Antonio Massa subì la ferita alla gamba ―il 20 agosto 1917, e si congedò dopo la guerra col ricordo della pallottola nemica conficcata sull‘arto‖. Dai fogli matricolari risulta però che la ferita alla coscia sinistra la subì il 9 luglio 1916 nei fatti d‘arme di Monte Cimone. Non è l‘unica volta che Antonio Massa viene ferito. Ne riparleremo meglio nelle prossime pagine quando si guadagnerà una Medaglia d‘Argento. Dopo il ricovero e la convalescenza, passa provvisoriamente al deposito dell‘88° Rgt. ―Friuli‖ nel Distretto Militare di Livorno. Ritornerà in zona d‘operazioni col 125° Rgt. della Brigata ―Spezia‖119. Nell‘Altopiano di Asiago combatteva un altro Antiochense, Domenico Milia120 che, come Antonio Massa, apparteneva al 125° Rgt. della Brigata ―Spezia‖ nell‘11a Compagnia. Già dal 4 luglio la Brigata ―Spezia‖ sostituisce la ―Lombardia‖ nel sotto settore di Asiago dislocandosi sulle pendici orientali di Monte Rasta dove era schierata la 28a divisione. L‘11 luglio passa alle dipendenze della 29a divisione e con questa partecipa ad un‘azione contro 116 GARAU Nicolò 28/01-04/1895 di Nicolò e Pintus Giuseppa (Esercito) MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela (Esercito) 118 ACSA, Leva e Truppa, 6 ottobre 1916. 119 Il 210° Rgt. “Bisagno” e il 125° Rgt. “Spezia”, furono costituiti a La Spezia dal deposito del 21° Rgt. di fanteria “Cremona”. 120 MILIA Domenico 23/04/1892 di Antonio e Carboni Francesca (Esercito). Domiciliato a Carloforte. 117 - 60 - Monte Rasta - Roccolo del Lino a quota 145 mt. Sul Monte Rasta, che sovrastava l‘abitato di Camporovere di Roana in posizione dominante sulla conca centrale dell‘Altopiano di Asiago, si trovavano delle fortificazioni per l‘artiglieria pesante costruite dagli Italiani, ma ampiamente usato dagli Austriaci, causò molte perdite in vite umane nel tentativo di riconquistarlo. Dopo la consueta preparazione di artiglieria, i reparti della brigata tentano ripetute volte di raggiungere gli obbiettivi, ma sono bloccati dalla intensa reazione del nemico, con la perdita di 13 ufficiali e 428 militari di truppa. Senza abbandonare il terreno guadagnato, il giorno 12 i battaglioni ritentano l‘attacco e riescono ad avvicinarsi ancora di poco alle posizioni avversarie, perdendo altri 15 ufficiali e 398 militari di truppa. Altri 16 ufficiali e 498 militari di truppa vengono persi il giorno successivo senza peraltro poter raggiungere gli obbiettivi previsti. Il 22 luglio l‘azione è ripresa con carattere dimostrativo e dura fino al 26, allorché la brigata ―Spezia‖ ripassa alle dipendenza della 28a divisione. Il 31 luglio nel corso dei combattimenti viene ferito Domenico Milia che subisce una frattura alla 1a e 2a falange dell‘annullare sinistro. Quando fu chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato a Livorno nel Deposito dell‘88° Rgt ―Friuli‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 20 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato all‘11a Compagnia del 125° Rgt. ―Spezia‖. Il 31 luglio 1916 dopo essere rimasto ferito nei combattimenti di Monte Rasta, viene ricoverato all‘ospedale ―Garibaldi‖ di Genova e dopo il ricovero, il 17 agosto 1916 viene inviato in licenza per 30 giorni. Il 16 settembre 1916 rientra al Deposito di fanteria di Ozieri e trasferito in zona di guerra. Il 2 aprile 1917 è a Brescia nel Deposito del 77° Rgt ―Toscana‖ per la costituzione della sezione Mitraglieri e il 24 maggio 1917 viene assegnato alla 1577a Compagnia Mitraglieri Fiat. Si congederà il 28 agosto 1919. In quei giorni convulsi di lotta accanita, sul settore del Monte Pasubio muore il Capitano del Reggimento di Artiglieria da Fortezza Giovanni Putzolu. Dai documenti d‘archivio non risulta il suo nome tra i militari censiti nelle liste di leva (era forse il figlio del maestro Putzolu?). Il suo nome è menzionato nel libro ―Eroi Sardi‖ in quanto decorato di Medaglia d‘Argento alla memoria con la seguente motivazione: ―Comandante di una batteria formata dopo la ritirata con elementi raccogliticci, seppe infondere nei suoi dipendenti tale ardimento e sangue freddo, da non venir meno all‘adempimento del proprio compito, nonostante che per molti giorni consecutivi il suo reparto fosse esposto ai tiri aggiustati di numerose batterie avversarie di piccolo e medio calibro. Camposilvano, giugno-luglio 1916‖. Forse apparteneva al 6° Rgt. di Artiglieria da Fortezza dislocato nella zona di Camposilvano, una delle zone strategiche importanti per la difesa della viabilità vicina ai confini, la cui vigilanza sin dal periodo anteguerra era affidata alle artiglierie di confine ed alle fortificazioni d‘assedio. Tale posizione rappresentava un possibile varco in Trentino nella Vallarsa, con attacco diretto da Camposilvano al passo di Campogrosso, nei pressi del Monte Pasubio. Tale zona era infatti considerata, anche dagli austroungarici, un punto debole della difesa italiana dalla quale si poteva entrare in Val d‘Agno (valle dotata di linea ferroviaria ed importante per le sue stazioni logistiche), per poi tagliare alle spalle le difese italiane. I tentativi italiani di espugnare la vetta del Cimone si susseguirono incalzanti, sotto il tiro delle mitragliatrici austriache. Di questo fatto ci rimane una toccante testimonianza del Caporale Giovanni Maria Puggioni, ardito sardo del 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖, della quale riportiamo alcuni stralci: ―Il 4 luglio 1916 è stato un giorno tremendo, quello che - 61 - capitò mi rimarrà impresso per tutta la vita e mai potrò dimenticare quello che successe e i compagni che rimasero sul terreno o storpiati per tutta la vita. (…) In alto dalle linee austriache lontane alcune centinaia di metri, non sembrava ci fosse nessuno; si vedevano i reticolati e la barriera di protezione di sacchetti o di sassi, ma con l‘ombra non si distingueva nulla di preciso. Ad un certo punto sentii la voce del Tenente Colonello Nascimbene che gridava come un ossesso: …Bisagno …Savoia! Savoia! Avanti! Gridava ed impugnava la pistola ―Glisenti‖, subito i Capitani ed i Tenenti iniziarono a soffiare nei fischietti, e quando smettevano di fischiare gridavano: …avanti Savoia! Le prime squadre iniziarono a correre in salita urlando: Savoia! (…) ero stupito che dalla linea avversaria non ci fosse reazione; fu però questione solo di pochi minuti poiché dalle trincee austriache ci arrivò addosso una scarica di mitraglia e di fucileria. (…) Più passava il tempo e più soldati cadevano, specie quelli che venivano con i gruppi dietro di noi. Ad un certo punto il fuoco austriaco diventò infernale e dall‘alto ci pioveva addosso di tutto: massi di roccia ed anche tamburlane piene di esplosivo che rotolavano e poi scoppiavano con un boato tremendo. I morti ed i feriti si contavano davanti e dietro a decine… io non capivo più nulla (…) dietro c‘erano gli altri che correvano e gli Ufficiali che non ci facevano fermare e continuavano a soffiare nei fischietti. (…) intorno era come un carnaio di soldati morti e feriti e quelli vivi avevano la testa bassa cercando, mentre stavano sdraiati di ripararsi dalla grandine di piombo che ci arrivava addosso. (…) Di circa 650 che eravamo siamo rimasti in 36 sani, gli altri feriti o morti e non rientrati alla conta (…) Così è stato l‘assalto al Monte Cimone del 4 luglio del 1916 e nonostante debba ringraziare Dio di non essere morto, ancora oggi mi chiedo come mai ha permesso a tanti di morire come ad un macello di pecore‖. Dal punto di vista strettamente tattico, l‘assalto del 4 luglio si risolse in una carneficina proprio a causa degli errori dei comandi italiani. L‘assalto finale da parte italiana avvenne nel primo mattino del 23 luglio 1916. L‘artiglieria italiana iniziò a battere le postazioni avversarie. Dopo diciassette ore di continuo bombardamento che a volte raggiunse l‘intensità di mille proietti al minuto, l‘artiglieria allungò il tiro per permettere l‘attacco. Alle quattro e mezza del mattino le truppe alpine del Battaglione ―Val Leogra‖ iniziarono la scalata della parete principale, in quel punto alta trenta metri. La posizione venne alfine occupata dalle truppe italiane, ma la conquista del monte rimase in parziale stallo, in quanto le forze austriache arretrarono di poche decine di metri, attestandosi sulla quota 1217, unico passaggio obbligato dalla vetta all‘altopiano. Il Monte Cimone rimarrà in mano austriaca sino alla fine del conflitto. L‘assalto al Monte Cimone fu l‘ennesima azione della controffensiva italiana nel Trentino, che già da qualche mese languiva di fronte alle posizioni difensive dominanti, fortemente sistemate dal nemico che si era fermato, ma non per questo rinunciava a sferrare furiosi e disperati contrattacchi, soprattutto sul monte Zebio dove si distinsero i bersaglieri del 14° reggimento e, per l‘ennesima volta i fanti della ―Sassari‖ che respinsero per ben due volte gli assalti del nemico con gravissime perdite. Comunque la tanto temuta ―spedizione punitiva‖ degli austriaci, a costo di duri sacrifici, non riuscì a sfondare le nostre linee, pur se alcune posizioni che prima erano italiane rimasero in mani austriache. Fu una durissima battaglia che richiese sacrifici da una parte e dall‘altra e che fu illuminata da episodi di alto valore. Il Val Lagarina e in Vallarsa si videro reparti, privi di ufficiali, guidati e confortati da inermi cappellani, e artiglieri che si - 62 - trinceravano attorno ai loro cannoni e combattevano come fanti all‘arma bianca. Sul Cengio centinaia di granatieri precipitarono nel vuoto abbracciati agli assalitori in una lotta corpo a corpo, anziché arrendersi; e altri commilitoni si batterono sino all‘ultimo prima di cedere il pianoro. Le brigate ―Granatieri‖, ―Liguria‖ (157°-158°) e la celebre Brigata ―Sassari‖ (151°152°) si meritarono la Medaglia d‘Oro. Le perdite furono notevoli: in poco più di un mese di lotta gli italiani ebbero 6.187 morti, 28.544 feriti e 41.401 dispersi. Il 24 luglio 1916, con la conclusione della controffensiva italiana, l‘attenzione degli Alti Comandi si spostò nuovamente sull‘Isonzo. Nel mese di giugno, erano stati lanciati alcuni attacchi da parte della 3a Armata nella zona di Monfalcone e sul Cosich nell‘intento di concorrere indirettamente alle operazioni sugli Altipiani. Per reagire a tali attacchi, gli austriaci lanciarono un assalto il 29 giugno nella zona del San Michele adoperando, per la prima volta sul fronte italiano, gas asfissianti e mazze ferrate contro i superstiti. L‘assalto venne respinto, ma a causa della sorpresa e dell‘insufficienza delle maschere antigas, morirono circa 3.000 italiani. Nel frattempo le Divisioni Italiane che erano state concentrate sotto gli Altipiani vennero riportate sull‘Isonzo attuando quella che fu definita una ―manovra per linee interne‖. In soli 25 giorni furono trasportati sull‘Isonzo circa 307 mila uomini. Cadorna aveva ritenuto giunto il momento di rispondere alla ―Strafexpedition‖ con la battaglia di Gorizia. Il piano, prevedeva un‘azione a tenaglia contro il Sabotino a nord e il San Michele a sud. L‘attacco sarebbe stato sostenuto dal fuoco di 1.329 pezzi di artiglieria, fra cui circa 600 bombarde, vecchi cannoni a tiro curvo, riesumati per poter stritolare i reticolati austriaci. Fin dal dicembre 1915 era in corso sul Monte Sabotino una minuziosissima opera di preparazione a base di trincee e camminamenti che portavano le truppe quasi a contatto con il nemico senza essere viste. Animatore di questi lavori fu il Colonello Pietro Badoglio che, dopo aver comandato due reggimenti di fanteria, venne nominato Capo di Stato Maggiore del 6° Corpo d‘Armata, agli ordini del generale Capello, al quale era stato affidato il compito più impegnativo. Badoglio chiese che gli fosse affidata la colonna che doveva attaccare la vetta del monte, chiave di volta per l‘esito dell‘azione, e fu accontentato. Sotto il San Michele vennero ammassate le truppe dell‘11° Corpo d‘Armata nella speranza che questa volta la tragica altura potesse finalmente cadere. Rimase stabilito che l‘attacco a Gorizia dovesse cominciare il 6 agosto 1916, preceduto però da alcune azioni dimostrative, per tenere agganciate le truppe e le riserve avversarie, nell‘estremo settore meridionale. Iniziava così la 6a battaglia dell‘Isonzo culminata con la presa di Gorizia. Fondamentale fu la conquista del Monte Sabotino, l‘altura che chiudeva a nord la testa di ponte austriaca di Gorizia. Le azioni dimostrative durarono due giorni e si risolsero in sanguinosi attacchi e contrattacchi, sempre incerti, contro le quote ―85‖, ―121‖ e ―Pelata‖ a est di Monfalcone. Guidava gli attacchi italiani il comandante della 14a Divisione, generale Chinotto che, pur ferito e febbricitante, si fece portare una sedia e continuò imperterrito a dirigere le azioni. La mattina del 6 agosto la terribile quota ―85‖, conquistata dalla fanteria due giorni prima, veniva nuovamente perduta. L‘ordine di riconquistarla fu dato a tre battaglioni di Bersaglieri ciclisti; tra loro c‘era Enrico Toti, un portaordini ex ferroviere privo di una gamba, persa sotto un treno prima della guerra. All‘ordine di mobilitazione si presentò ugualmente al distretto, ma venne ovviamente scartato; raggiunse allora le retrovie della 3a Armata dove riuscì a farsi arruolare nuovamente come portaordini nel battaglione dei bersaglieri ciclisti. La mattina del 6 agosto - 63 - andò anche lui in trincea, venne colpito per tre volte, si drizzo disperatamente sulla gamba sana, prese la stampella e con tutte le sue forze cercò di lanciarla contro le retrovie austriache, poi stramazzò a terra. Poche ore dopo la morte di Toti, su tutto il fronte venne dato l‘ordine dell‘attacco. I ―Lupi‖ della Brigata ―Toscana‖ (77°-78°), sotto la guida di Badoglio, scattarono dalle loro trincee e in trentacinque minuti conquistarono la vetta del monte Sabotino. Alla stessa ora anche i fanti della Brigata ―Brescia‖ (19°-20°) passarono all‘attacco sul San Michele, oltrepassarono d‘impeto la tanto contesa vetta e piombarono sulle batterie austroungariche a oriente del monte. Gli avversari sferrarono violenti attacchi diversivi contro la quota 85 a est di Monfalcone, ma vennero respinti dalla tenace resistenza di cinque battaglioni di bersaglieri. Quarantotto ore dopo la perdita del San Michele, gli austriaci si ritirarono sulla seconda linea del fronte. Riuscita la prima parte della manovra, e cioè la conquista del Sabotino a nord e del San Michele a sud, non altrettanto immediata fu l‘azione del settore centrale del fronte. Ci fu un episodio che indusse il Comando austriaco a ripiegare sulla sinistra dell‘Isonzo e ad abbandonare Gorizia. Nella massicciata della ferrovia a sud del Calvario c‘era un sottopassaggio; se i nostri soldati si fossero impadroniti di questo sottopassaggio avrebbero potuto sorprendere alle spalle gli austriaci. Per arrivare al sottopassaggio bisognava percorre un camminamento di trecento metri, lo chiamavano il ―camminamento della morte‖, perché chi lo attraversava veniva inevitabilmente colpito dai cecchini austriaci. Poi c‘era uno spiazzo e quindi l‘imbocco del sottopassaggio. Fra il 7 e l‘8 agosto dieci fanti mimetizzati e guidati dal sottotenente Aurelio Baruzzi, riuscì a percorrere il camminamento; sei uomini vennero messi fuori combattimento, gli altri quattro e il sottotenente riuscirono ad imboccare il sottopassaggio catturando due ufficiali austriaci, poi il sottotenente penetrò nel tunnel urlando come se fosse a capo di un reggimento. Gli austriaci, credendo di avere di fronte forze preponderanti, gettarono le armi; furono così catturati 200 prigionieri. Attraversato il sottopassaggio e uscito dall‘altra parte, il sottotenente Baruzzi si mise a sventolare il tricolore segnalando ai nostri soldati di gettarsi all‘attacco dalle colline, mentre altri reparti, attraverso il sottopassaggio, prendevano alle spalle la linea della ferrovia. Fu questo episodio che accelerò il ripiegamento degli austriaci, i quali durante la loro ritirata fecero saltare tutti i ponti impedendo il ripiegamento di alcuni loro reparti e consentendo agli italiani di catturare 12.000 prigionieri. L‘indomani, il 9 agosto 1916, la bandiera italiana sventolava su Gorizia. La notizia121 fu festeggiata anche a Sant‘Antioco dove ―un corteo percorse le vie principali del paese tutto imbandierato. Al Municipio parlarono il Consigliere delegato, ed alla sede del Tiro a segno l‘Ispettore scolastico Placido Mauro‖. La ritirata austriaca non fu, comunque, una disfatta e si svolse con un certo ordine, arrestandosi dietro la seconda linea già predisposta a oriente della città e sulla quale si trovavano alcuni reggimenti freschi, fatti accorrere da altri settori del fronte. La nuova linea del fronte da nord a sud era costituita dalle alture del Monte Santo, del San Gabriele, di Santa Caterina, del San Marco, dalla zona di Vertoiba, e infine dal Carso orientale. I primi attacchi vennero effettuati nello stesso pomeriggio del 9 agosto, e sino al 16 agosto si combatté dal medio Isonzo al mare con lo scopo di aggirare e sfondare la seconda linea austriaca. 121 L’UNIONE SARDA, 17 agosto 1916. Per la presa di Gorizia. “A Sant’Antioco”. - 64 - In quei combattimenti erano impegnati i nostri compaesani Giovanni Cabras122 e Giuseppe Zurru123. Il Cabras, arruolato nel Distretto Militare di Pisa, apparteneva al 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖ che nell‘ambito della 6a battaglia dell‘Isonzo partecipava alla poderosa offensiva contro la testa di ponte di Gorizia. Giovanni Cabras venne ferito il 14 agosto, colpito al braccio da una pallottola di shrapnel. Dopo le prime cure, il 27 agosto fu ricoverato all‘ospedale di riserva di San Giovanni in Persiceto (Bologna). Il 5 maggio del ‗17 passa al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ e rientra in zona d‘operazioni. Il 13 marzo del ‗18 è nel 202° Rgt. della brigata ―Sesia‖ sino al termine del conflitto. L‘8 novembre 1919 è nel Deposito del 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ e il 4 dicembre dello stesso anno si congeda. Giuseppe Zurru invece appartenente al 229° Rgt. della Brigata ―Campobasso‖. Quando fu chiamato alle armi, il 5 maggio 1916, venne arruolato a Gubbio nel deposito del 52° Rgt. della Brigata ―Alpi‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Ma quando raggiunse il territorio in stato di guerra, il successivo 8 agosto, fu incorporato nella Brigata ―Campobasso‖ (229° e 230°), costituita appena tre mesi prima, il 27 maggio 1916. Quando iniziò la battaglia di Gorizia, la ―Campobasso‖ venne chiamata a concorrervi e, portatasi il 4 agosto a Villanova dell‘Indrio, raggiunge con successivi trasferimenti le pendici occidentali del Monte Sabotino. Le è assegnato il compito di passare l‘Isonzo. Il 9 agosto, giorno dell‘occupazione di Gorizia, la ―Campobasso‖ inizia la marcia di avvicinamento, passa l‘Isonzo, ma, sopraggiunta la notte, è costretta a sostare sulla sinistra del fiume. All‘alba del 10, muove risolutamente verso gli obbiettivi e, benché sottoposta a violento tiro d‘artiglieria, riesce ad avanzare e ad occupare le posizioni avversarie. Giuseppe Zurru per circa un anno fu dato per disperso124. In realtà fu catturato dal nemico il 14 agosto nel fatto d‘arme di Monte San Marco (Gorizia); rientrerà dalla prigionia il 15 novembre 1918 e congedato il 1° aprile 1919. Il successivo 15 agosto morì l‘artigliere Efisio Brau125. Quando venne chiamato alle armi fu assegnato al 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna in Roma e assegnato alla 9a Batteria. Poi passerà al 46° Rgt. di Artiglieria col quale giunse in territorio in stato di guerra. Il 15 agosto 1916 durante i combattimenti sul Carso, una scheggia di granata austriaca di grosso calibro lo ferisce mortalmente. Il suo corpo verrà rinvenuto a seguito della ricognizione dei cadaveri sul campo. Nel 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna prestava servizio anche Ugo Piras126, originario di Siliqua e padre di professor Giampaolo Piras. Venne arruolato a Roma e assegnato alla 6a Batteria. Quando raggiunse il territorio in stato di guerra verrà impiegato a Fossalta di Piave (VE). Negli stessi giorni di agosto del 1916 troviamo anche Antonio Satta127, bersagliere del 3° Rgt. e assegnato all‘8a Compagnia del 20° battaglione. Il 3° Bersaglieri era dislocato nella ―selletta‖ fra il Grande e Piccolo Col Bricon, nella zona di San Martino di Castrozza (Trentino). Oltre al foglio matricolare, la sua carriera militare è contenuta in una domanda di pensione di guerra128 scritta di suo pugno: ―…fatto abile arruolato di 1a categoria, fui 122 CABRAS Giovanni 28/10/1895 (Esercito) di Giovanni e Garau Fedela ZURRU Giuseppe 20/03/1887 (Esercito) di Salvatore e Cabras Raffaela 124 ACSA, Leva e Truppa, 13 aprile 1917. 125 BRAU Efisio 29/12/1894 (Esercito) di Francesco e Siddi Maria Chiara 126 PIRAS Ugo (Siliqua) 03/11/1896 (Esercito) di Pietro Agostino e Cardia Clotilde 127 SATTA Antonio 22/03/1896 (Esercito N°7515) di Antonio e Carboni Rita 128 ACSA, Leva e truppa, 5 dicembre 1920. 123 - 65 - arruolato nel 3° Rgt. Bersaglieri, 8a Compagnia, 20° battaglione al n° 7515 di matricola. Partii in zona d‘operazioni il 9 marzo 1916. Rimasi ferito da pallottola all‘addome a Col Bricon il 23 agosto 1916, appartenendo sempre alla suddetta compagnia; fui trasportato all‘ambulanza chirurgica n°2 di Fiera di Primiera (Trento), trasferito poi all‘ospedale da Campo n°0129 della 4a Armata a Pederobba (sulla destra del Piave, Treviso) in zona di guerra, restando fino al 1° ottobre dello stesso anno. Poi trasferito all‘ospedale territoriale di Riserva di Ivrea (Torino); in quest‘ultimo ospedale ebbi una licenza di convalescenza di 30 giorni partendo con la data del 7 ottobre 1916. Dopo questa licenza di convalescenza rientrai al deposito del suddetto reggimento a Livorno il giorno 8 novembre 1916 passai nuova visita e fui proposto in osservazione col modello 41 e nello stesso mese fui rimandato nuovamente in licenza di convalescenza di 90 giorni. Finita questa convalescenza mi presentai ancora al deposito il 20 febbraio 1917. Quivi, invece di essere rivisitato, fui da un ufficiale medico senz‘altro dichiarato abile permanente. Ora in congedo avverto dei piccoli dolori e disturbi intestinali che m‘impediscono di lavorare, per cui preoccupato per questo stato di fatto chiedo visita collegiale per vedere se vi siano residuati difetti nell‘organismo che diminuiscono la mia capacità al lavoro per cui mi possa spettare un‘indennità o una pensione‖. Antonio Satta fu ferito da un colpo di arma da fuoco all‘alba del 23 agosto 1916, giorno in cui iniziava l‘avanzata fra il Grande e Piccolo Col Bricon, ostacolata dal fuoco nemico. Verrà ferito anche un‘altra volta, il 12 dicembre del ‗17 quando apparteneva alla 789a Compagnia Mitraglieri del 3° Rgt. bersaglieri, ed era impegnato nelle fasi di ripiegamento sulla linea del Piave, dopo la disfatta di Caporetto. Questi combattimenti erano per lo più attacchi di logoramento condotti da pochi reggimenti in quanto alcuni reparti furono impegnati per aiutare i Romeni, che erano entrati in guerra a fianco dell‘Intesa. Tra quei pochi reggimenti c‘era la Brigata ―Sassari‖ che, nonostante attendesse un turno di riposo, dal 5 agosto è impegnata a rafforzare i propri trinceramenti per una probabile sortita oltre le linee austriache. L‘azione pare sia fissata per il 15 agosto, l‘obbiettivo sempre lo stesso il cucuzzolo del Monte Zebio, per poi avanzare in Val Gamarara (Altopiano di Asiago). Dopo dodici ore di inutili tentativi, nella vana speranza di aprirsi qualche varco, ecco che nelle retrovie arriva la prima barella; è un Capitano, ferito al cranio: non parla, non riconosce nessuno; lo segue un colonello, anche lui in barella; seguono altri, poi altri ancora, tutti barellati. L‘assalto non è riuscito. Passano molti feriti leggeri; tristi, silenziosi, a testa bassa. Due artiglieri e due fanti portano un‘altra barella; si dirigono verso il posto di medicazione, ma il Tenente Medico non può fare più nulla: il mesto corteo si dirige verso il cimitero; la barella è deposta accanto a tante croci, in attesa che il fante scavi l‘ennesima fossa. L‘azione del 15 agosto 1916 è finita così; il cimitero del Monte Zebio si è allargato e le croci sono cresciute di numero. Finalmente il 2 settembre la ―Sassari‖ è sostituita dalla ―Piacenza‖ (111° e 112° Rgt.) e si reca per un breve periodo di riposo in Val Ronchi-Val Ghelpak. Ma la licenza dura appena 10 giorni: il 12 settembre il 152° sostituisce la brigata ―Friuli‖ (87° e 88° Rgt.) nel settore di Camporovere ed il 13 il 151° rileva la brigata ―Piacenza‖ sulla linea del Roccolo di Lino sulla conca centrale dell‘Altopiano di Asiago. Sino al dicembre 1916 la ―Sassari‖ alterna i turni di riposo con quelli di prima linea nel settore di Camporovere. L‘obiettivo è sempre lo stesso il Monte Zebio. - 66 - La partecipazione dell‘Italia alla Grande Guerra non si limitò soltanto alle operazioni in territorio nazionale. Le nostre armi operarono anche altrove: in Albania, Asia, Francia, più tardi in Russia, e in Macedonia dove l‘Italia dava una mano contro l‘esercito bulgaro alleato della Germania, Austria e Turchia. In seguito al disastroso sbarco anglo-francese nel febbraio 1915 a Gallipoli nello stretto dei Dardanelli, il comando dell‘Intesa decise di dirottare parte delle truppe su Salonicco, per impedire agli Imperi Centrali di impossessarsi dell‘importante scalo marittimo. Solo nel luglio del 1916 fu decisa la spedizione di truppe italiane in Macedonia. Fu scelta la 35a divisione comandata dal generale Carlo Petitti di Roreto e composta dalle brigate ―Sicilia‖ (61° e 62° Rgt.) e ―Cagliari‖ (63° e 64° Rgt.), uno squadrone di cavalleggeri ―Lucca‖, il 2° Rgt. di artiglieria da montagna con 8 batterie, tre compagnie (72a, 75a e 86a) zappatori del genio, una di pontieri, una di telegrafisti e una di minatori e servizi. Al corpo di spedizione fu aggregato un nucleo d‘ufficiali per il servizio di tappa, reparti di carabinieri, un autoparco con 5 sezioni di autocarri leggeri e in un secondo momento, dal 19 ottobre 1916, anche la brigata ―Ivrea‖ (161° e 162° Rgt.) per un totale di 44.000 effettivi. Nel 61° Rgt. della brigata ―Sicilia‖ prestava servizio Salvatore Inticu129. Fu arruolato a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖; in seguito passerà al 61° Rgt. della brigata ―Sicilia‖ posta alle dipendenza della 35a divisione; per ferrovia si trasferisce a Taranto e 1‘8 agosto 1916, s‘imbarca col primo scaglione per Salonicco dove i soldati vengono festeggiati dalle rappresentanze alleate e dalla numerosa colonia italiana; l‘11 agosto l‘ultimo scaglione vi giunse per il 19 dello stesso mese. A Salonicco fu costituita una base di rifornimento e sgombero compresi quattro ospedali di 100 letti l‘uno. Da quì le truppe italiane il 21 agosto, dopo aver percorso 180 chilometri, andarono ad accamparsi nella squallida piana di Zeitemlik, una zona desertica e malarica. Verso gli ultimi di agosto, la brigata ―Sicilia‖ si trasferisce nel settore Krusa-Balkan, in sostituzione di truppe francesi, tra il lago di Doiran e il fiume Carasu, alla difesa di posizioni difficili, dominate dai bulgari. Il 10 settembre la brigata si schiera nel tratto Akbuzalik-Poroj alto Sokolovo per partecipare all‘offensiva franco-russa-serba nella regione di Ostrovo. Salvatore Inticu lascerà il fronte Macedone dopo 4 mesi, il 21 dicembre 1916 per malattia; forse ha contratto la malaria mentre era accampato nella piana malsana di Zeitemlik. Sbarcherà a Catania e raggiungerà Parma Nord-Est, deposto del 61° Rgt. della brigata ―Sicilia‖. Riparleremo di lui nel giugno 1917, quando presterà servizio nel 259° Rgt. della brigata ―Murge‖. Ma nel periodo considerato il teatro principale della guerra fu il fronte GiulioCarsico. Qui l‘offensiva precedente ci aveva dato il 9 agosto, oltre all‘occupazione di Gorizia e del sistema difensivo carsico ad ovest del Vallone, anche il possesso delle pendici occidentali delle alture che, da Monte San Michele al Frigido (Vippacco) si ergono ad oriente della città di Gorizia. In questo settore il generale Cadorna ritenne opportuno sferrare un‘offensiva più energica nel periodo autunnale. La prima ―spallata‖ cominciò il 14 settembre 1916 e prese il nome di 7a battaglia dell‘Isonzo. Fu preceduta da fuoco intenso e rovinoso di artiglierie e di bombarde, che infuriò per più giorni su ampia e profonda zona colpendo ed annientando ogni cosa. Nel pomeriggio del 14 settembre 1916, accertati da ardite pattuglie gli effetti distruttivi del fuoco di preparazione, le nostre truppe sotto una 129 INTICU Salvatore 01/10/1888 Nato a Narcao di Gaetano e Floris Raffaela. (Esercito) - 67 - pioggia torrenziale furono lanciate all‘assalto. Ad est di Gorizia l‘azione si limitò ad attacchi dimostrativi per impegnare l‘avversario ed impedirgli spostamenti di forze. Sul Carso invece le truppe dell‘XI° Corpo d‘Armata, cui era affidato il difficile compito di avanzare lungo il margine settentrionale dell‘altopiano, occuparono la zona ad est di Opacchiasella, sino a quota 201, dell‘importante altura di quota 208 e della linea di cresta dell‘altura di quota 144. Il 14 settembre, proprio durante i combattimenti di Opacchiasella, moriva l‘artigliere Antonio Bullegas130, appartenente alla 3a Compagnia Bombe del 3° Rgt. di Artiglieria di Fortezza. Mentre due giorni dopo il 16 settembre, durante un impetuoso assalto per strappare al nemico la quota 144, nella zona di Doberdò, Tommaso Uras131 della 7a Compagnia del 131° Rgt. ―Lazio‖, viene ferito alla spalla destra da una scheggia di shrapnel. Fu una ferita piuttosto grave tanto che fu inviato in licenza straordinaria, e al rientro, il 2 dicembre 1918 verrà congedato. Lo stesso 16 settembre viene catturato Emanuele Longu132 del 152° Rgt. ―Sassari‖. Già militare di leva prima della guerra col 46° Rgt. della brigata ―Reggio‖, verrà richiamato per mobilitazione a Cagliari nello stesso deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Quando giungerà in territorio in stato di guerra viene assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Come già accennato, il 12 settembre 1916 il 152° Rgt. sostituisce la brigata ―Friuli‖ nel settore di Camporovere (Vicenza) dove sino alla fine dell‘anno la ―Sassari‖ alterna i turni di riposo a quelli di prima linea, per la conquista del Monte Zebio. Emanuele Longu verrà catturato in quel settore del fronte il 16 ottobre. Rientrerà dalla prigionia alla conclusione del conflitto e inviato in licenza illimitata dal deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri, in attesa di congedo. Il 30 settembre viene ferito Francesco Monaco133, del 231° Rgt. della brigata ―Avellino‖. Fu chiamato alle armi a Roma nel deposito dell‘82° Rgt di fanteria ―Torino‖. Quando giungerà in territorio in stato di guerra verrà incorporato nel 231° Rgt. della brigata ―Avelino‖ costituita a Roma nel Deposito dell‘82° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 231° Rgt., che opera dapprima di rincalzo alla brigata Cuneo (7° e 8° Rgt.), nel pomeriggio dell‘8 agosto, apertasi con una vigorosa offensiva un varco nella linea nemica del Grafenberg, scende rapidamente l‘Isonzo che oltrepassa il 9 mattina costituendovi e mantenendo saldamente una testa di ponte. Passa quindi, col comando di brigata, alle dipendenza della 48a divisione con il compito di attaccare la quota 227 del Monte S. Marco. Nella mattina stessa del 9 agosto reparti del 231° Rgt. attraversano Gorizia e muovono arditamente alla mèta assegnata, riprendendo contatto col nemico nel Borgo S. Rocco ove sostano per preparare l‘attacco contro l‘obbiettivo. Oltrepassato il 10 il torrente Vertojbica raggiungono con eroico slancio le prime pendici della citata quota 227 ove si rafforzano e sferrano nei giorni successivi reiterati attacchi che la violenta reazione avversaria rende infruttuosi. Duramente provata, la brigata ―Avellino‖ il 19 agosto si ritira dalla linea del fronte passando alle dipendenza della 3a Divisione. Riordinatasi, è di nuovo in prima linea il 4 settembre nel settore di Plava, non è però impiegata attivamente ma solo in azioni dimostrative. Il 30 settembre durante una di queste azioni, una pallottola colpisce al capo Francesco Monaco. Verrà ricoverato nell‘ospedale di Budrio (Bologna), poi a Udine e 130 BULLEGAS Antonio 22/11/1890 di Giuseppe e Pintus Maria Rita (Esercito N°3758) URAS Tommaso Antonio Emilio (noto Nicolino) 15/03/1886 di Nicolò e Caddeo Nicolina (Esercito) 132 LONGU Emanuele 22/06/1890 di Emanuele e Massidda Teresa (Esercito) 133 MONACO Francesco 27/08/1888 di Gennaro e Steri Peppina (Esercito) 131 - 68 - successivamente a quello di Alessandria, e inviato in convalescenza. Quando rientrerà al corpo nel deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖, gli affidarono mansioni da scritturale. Ad appena due giorni dall‘inizio della 7a battaglia dell‘Isonzo, le violenti piogge, il forte vento, nonché la tenace resistenza austriaca di fronte alla vana aggressività delle nostre Brigate, imposero una sosta dei combattimenti. Il rimanente periodo del mese di settembre e la prima decade di ottobre furono dedicati al rafforzamento e al miglioramento delle posizioni raggiunte, agli spostamenti delle artiglierie e allo studio delle nuove posizioni del nemico. Con l‘approssimarsi dell‘inverno, vennero accantonati i piani per le grandi offensive, rimandate alla primavera del 1917. Incominciarono i turni di trincea, tetri e monotoni. Ogni tanto c‘era qualche ferito, raramente ci scapava il morto, ucciso dai cecchini austriaci o dall‘esplosione accidentale di un ordigno inesploso. L‘unica notizia degna di nota è il ferimento di Salvatore Pistori134 del 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ impeganta nel settore di Monfalcone. Arruolato inizialmente nel 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖, verrà trasferito al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ col quale giunse in territorio in stato di guerra. L‘11 ottobre lascia il fronte a seguito di un ferita di arma da fuoco e viene ricoverato nell‘Ospedale Militare di Imola. Dopo una lunga convalescenza rientrerà al corpo nel deposito dell‘84° Rgt. della brigata ―Venezia‖. In seguito passerà al 95° Rgt. della brigata ―Udine‖. Dopo la guerra, è nel 10° Rgt. della brigata ―Regina‖ sino al congedo. Anche l‘8a battaglia dell‘Isonzo come la 7a durò solo due giorni dal 10 al 12 ottobre 1916. Per merito della Brigata ―Trieste‖ (65°-66°) vennero conquistate alcune posizioni sul Carso settentrionale e catturati 8.000 soldati nemici. Intanto nell‘Altopiano di Asiago dove la ―Sassari‖ alternava i turni di riposo con quelli di prima linea, il 24 ottobre durante un turno di prima linea vengono feriti Domenico Bernardini135 e Maurizio Cappai136. Il Bernardini era un fante del 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 24 ottobre 1916 un colpo di arma da fuoco gli procura una ferita trafora al 3° medio della coscia destra con foro d‘entrata e d‘uscita. Rientrerà in zona d‘operazioni dopo tre mesi. Anche il Cappai rimase ferito nello stesso giorno del Bernardini, apparteneva però alla brigata ―Bisagno‖. Alla chiamata alle armi fu arruolato nel distretto militare di Pisa, nel deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖, dove verrà assegnato al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖, costituito proprio dal deposito137 della brigata ―Cremona‖. Il 24 ottobre 1916 il Cappai rimase ferito al braccio sinistro nel fatto d‘arme di Dosso Faiti. Con tutta probabilità non si trattava di un vero e proprio combattimento, ma di una situazione sporadica caratterizzata da qualche scambio isolato di colpi di fucileria. Questo perché, dai diari storici della ―Bisagno‖ risulta che la brigata rimane in linea sino al 15 ottobre senza partecipare al alcuna azione e il 16 scende a riposo nella zona Malga Cava-Campiello-Val di Gevano. Il 26 ottobre, due giorni dopo il ferimento del Cappai, la ―Bisagno‖ viene trasferita nella linea di prima resistenza e vigilanza, sulle due rive della Val d‘Assa. Il 210° occupa la riva destra della Valle, mentre il 209° la riva sinistra, da Monte Viscali alla strada di Canove-Roana sino a Camporovere. Mentre la ―Bisagno‖ viene trasferita sul Carso, il Cappai viene ricoverato 134 PISTORI Salvatore 15/11/1896 di Antioco e Porcu Giuseppina (Esercito) BERNARDINI Domenico 11/03/1894 di Francesco e Carboni Emanuela (Esercito) 136 CAPPAI Maurizio 02/02/1889 di Luigi e Pisu Anna (Esercito) 137 La Brigata “Bisagno” (209° e 210° Rgt. di fanteria) fu costituita il 24 marzo 1916: il Comando di Brigata ed il 209° Rgt., già formati dal 4 dicembre 1915, dal deposito del 90° Rgt. di fanteria “Salerno”; il 210°, costituito il 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°- 22° Rgt. della brigata “Cremona” e 88° Rgt. di fanteria “Friuli”. 135 - 69 - nell‘ospedale di Villaverla (Vicenza) e rientrerà in zona di guerra il successivo 16 dicembre, nel deposito del 88° Rgt. ―Friuli‖, sede reggimentale del 210° Rgt. ―Bisagno‖. La sua guerra si interromperà nel prossimo capitolo, il 17 agosto dell‘anno successivo 1917. Il 31 ottobre, migliorate le condizioni atmosferiche, ebbe inizio la 9a battaglia dell‘Isonzo. Ebbe inizio nella zona a Oriente di Gorizia e sul Carso, con la consueta preparazione di fuoco d‘artiglieria e bombarde, mantenuto vivo per tutta la notte seguente, e maggiormente intensificato nel mattino successivo. Accertata l‘apertura di larghi squarci nelle linee nemiche, alle ore 11 del 1° novembre le fanterie furono mandate all‘assalto sotto il trio del fuoco d‘interdizione del nemico. Nella zona collinosa a oriente di Gorizia, nonostante l‘accanita resistenza dell‘avversario e le gravi difficoltà del terreno, furono presi d‘assalto estesi trinceramenti lungo le pendici occidentali del Tivoli e di San Marco e sulle alture ad est di Sober. Sul Carso, le truppe della IIIa Armata avevano per obiettivo la seconda delle linee costruite dal nemico, le posizioni di Cima Grande, del Pecinka e, sempre sul Carso goriziano, del Dosso Faiti. Il 2, 3 e 4 novembre, mentre sulle posizioni ad oriente di Gorizia si resisteva con successo ai ripetuti ritorni controffensivi dell‘avversario, sul Carso le fanterie della 4a e 45a Divisione con rinnovata energia conquistavano l‘intero fronte che, dal Monte Faiti a quota 319 va alla quota 229 sulla strada di CastagnevizzaOpacchiasella. Indi, dopo quattro giorni di combattimenti l‘offensiva fu nuovamente sospesa. Nel complesso l‘azione permise la 8.982 prigionieri, numerosi pezzi di artiglieria e altri materiali di ogni genere. Furono giorni di duri combattimenti dove ci fu spazio per la tragedia, il sacrificio, ma anche per la gloria. Antonio Massa138, già protagonista del fatto d‘arme di Monte Cimone col 210° Rgt. della ―Bisagno‖, ora durante la 9a battaglia dell‘Isonzo prestava servizio nel 125° Rgt. della Brigata ―Spezia‖. Il 1° novembre 1916 la brigata avanza, conquista la linea nemica detta ―Zero‖ e la dolina 172 e, successivamente, il Pecinka, la quota 278 e la quota 291. Gli austriaci muovono al contrattacco e riescono a riprendere le quote 278 e 291, ma sono vani i loro sforzi contro il Pecinka che resta in saldo possesso dei reparti della ―Spezia‖, la cui resistenza costa la perdita di 21 ufficiali e 621 soldati. Il giorno 2, nonostante il violento contrattacco del nemico, i reparti della brigata occupano per la seconda volta le contrastate quote 278 e 291 catturando 29 ufficiali e 1.032 militari di truppa. La buonanima di Don Armeni, ricordava Antonio Massa con queste parole: ―Scartato in un primo tempo, perché non idoneo, fu abile arruolato alla leva successiva. Aveva 21 anni e benché illetterato aveva saputo leggere, con l‘intuito meraviglioso degli eroi, le attese e le speranze della Patria. Col suo reparto del 125° Reggimento di Fanteria, si trovò proprio nel giorno dei Santi sotto i fili spinati che lo separavano dal territorio nemico. Senza attendere ordini, si staccò dai suoi commilitoni, per compiere un‘impresa che ha del leggendario. Riuscì ad infilarsi, col suo fucile ‘91, sotto il reticolato nemico e si trovò solo, in territorio austriaco. Riparato da un argine, aprì il fuoco contro un reparto e lo tenne a lungo in scacco, uccidendo e ferendo molti avversari. Altri nemici credettero opportuno arrendersi. Sventolando i loro fazzoletti, in segno di resa, si consegnarono a lui che li condusse prigionieri. Questa impresa epica valse a fare abbondante bottino in fucili, cannoni e cavalli. Non contento, volle ancora avventurarsi con altri tre compagni, il giorno seguente, ma gli andò male e cadde prigioniero. Era una fine umiliane per lui che si sentiva 138 MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela (Esercito) - 70 - fremere il sangue nelle vene. Riuscì a fuggire nello stesso pomeriggio e si nascose in una buca di granata. Gli austriaci scornati tentarono di vendicarsi sugli altri due che tentavano la fuga. Mentre uno degli avversari li inseguiva, venne a trovarsi sull‘orlo della buca in cui si trovava il Massa che, dando di piglio ad un macigno, lo scagliò con violenza contro l‘austriaco che, colpito al petto, crollò per terra. Con un salto felino gli fu sopra, lo ferì e col fucile nemico rientrò nelle file italiane, festeggiato dai superiori ed amici. Proposto per la Medaglia d‘Argento, con la modestia propria dei veri eroi, si schermiva dicendo che il dovere compiuto per la Patria non ha bisogno di applausi. La Patria lo immortalò, nell‘albo degli Eroi, con Medaglia d‘Argento motivando la sua impresa con una dicitura spettacolare‖. L‘Onorificenza gli fu conferita per i fatti d‘arme in località Segetj (Carso GorizianoIsontino) il 2 novembre 1916139 con la seguente motivazione: ―Piombato per primo sulla trincea nemica e trovandosi di fronte a parecchi austriaci, senza chiedere né attendere aiuto, li affrontò da solo, impiegando con essi un combattimento corpo a corpo e riuscendo ad ucciderne qualcuno, ferirne altri e condurre il resto prigionieri‖. Il successivo 3-4 novembre nei combattimenti di Monte Faiti fu il Tenente Colonello Augusto Zirano140, Comandante del III° Btg. del 149° Rgt. di fanteria ―Trapani‖, a conquistare la sua prima Medaglia d‘Argento: ―Tenente Colonello di fanteria, alla testa del suo battaglione, in pieno giorno ed in terreno scoperto battuto intensamente dal tiro d‘interdizione dell‘artiglieria nemica, con calma e sprezzo del pericolo, accorreva sollecito con le sue truppe a rinforzare un importante posizione conquistata all‘avversario, mantenendovisi saldamente, nonostante il persistente e violento fuoco dell‘artiglieria nemica. Rimaneva gravemente ferito. Dosso Faiti, 3-4 novembre 1916‖. Nei combattimenti del 4 novembre viene ferito anche Vincenzo Milia141, bersagliere del 3° Reggimento. Arruolato a La Maddalena nel deposito dei Bersaglieri di Caprera, quando giunse nella penisola in territorio in stato di guerra verrà trasferito al 3° Rgt. e assegnato all‘8a Compagnia impegnata nel settore di Monfalcone (fronte Isonzo). Il 4 novembre 1916 una scheggia di shrapnel lo ferisce alla gamba destra con probabile osteomielite. Verrà ricoverato all‘ospedale Militare di Novara e dimesso nella primavera dell‘anno successivo. Nei combattimenti di Opacchiasella, il 4 novembre, viene colpito anche Antioco Bullegas142; lascerà il fronte per una ferita a canale completo riportata al braccio sinistro con lesione del ramo arterioso. Fu piuttosto seria; dopo il fatto d‘arme venne ricoverato all‘ospedale ―Regina Margherita‖ di Roma dove verrà proposto a rassegna e inviato in licenza straordinaria di convalescenza sino al congedo. Antioco Bullegas apparteneva alla 12a Compagnia del 131° Rgt. della brigata ―Lazio‖ (131° e 132°). Il 3 novembre la ―Lazio‖, passata alle dipendenza della 47a divisione di fanteria, ha ordine di eseguire un‘azione offensiva in direzione di Versic e di Opatje Selo (Opacchiasella), nella zona di confine con l‘attuale Slovenia; il giorno 4 i suoi battaglioni raggiungono il ‖Muretto‖ n° 4, sulla strada 139 ACSA, Leva e Truppa. Fascicolo 10/43, 12 settembre 1924. ZIRANO Augusto Cesare 11/10/1863 (Esercito). Comandante del III° Btg. del 149° Rgt. di fanteria “Trapani” (149° e 150° Rgt.) dal 28 ottobre 1916 al 5 novembre 1916. 141 MILIA Vincenzo 19/01/1896 di Vincenzo e Dessì Grazia (Esercito) 142 BULLEGAS Antioco Giuseppe 02/08/1887 di Salvatore e Collu Giuseppina (Esercito) 140 - 71 - Opacchiasella-Castagnavizza, e la dolina a sud di quota 202 mt; la reazione avversaria fu tale che impedì di procedere oltre; le perdite sono di 21 ufficiali e 1.395 militari di truppa. Tra quei morti c‘era anche il nostro Antioco Sitzia143, pure lui del 131° Rgt. ―Lazio‖. Probabilmente venne ferito durante i combattimenti del 3-4 novembre; ricoverato in gravissime condizioni nell‘ospedale da campo n°39, vi morirà il 16 novembre 1916. Fortissime sono le perdite da ambo le parti: gli austriaci, ricacciati indietro, lasciano sul terreno circa 200 uomini. Ma dopo aver concentrato sulla cima dell‘osservatorio l‘ennesimo fuoco di artiglieria, se ne impadronirono nuovamente. Invano il presidio italiano cerca un riparo nelle opere di difesa non ancora consolidate, e furono vani anche i contrattacchi, poiché alle difficili condizioni del terreno si aggiunge ora la neve e la tormenta che paralizzano ogni operazione. In non pochi punti, l‘altezza dello strato di neve raggiunse anche i 4 metri. Nella zona bassa piogge quasi incessanti provocarono piene di fiumi, allagamenti e frane. Il suolo invaso dalle acque si rese in più punti impraticabile e obbligò sovente i nostri soldati a vigilare sulle linee di difesa immersi nel fango. L‘inizio del secondo inverno di guerra poneva a dura prova la mirabile resistenza delle nostre truppe. Nei rari intervalli di sosta delle intemperie, si svolsero per iniziativa nostra o del nemico, piccole azioni tattiche dirette, da parte austriaca a riconquistare alcune posizioni perdute, e da parte nostra ad ampliare e consolidare il fronte raggiunto. Durante queste fugaci puntate offensive venne ferito Antioco Giuseppe Trullu144, appartenente alla Milizia Mobile del 154° Rgt. della brigata ―Novara‖. Alla chiamata alle armi fu arruolato nel Deposito dell‘85° Rgt. ―Verona‖, fu assegnato alla 9a Compagnia. In seguito passa all‘86a Compagnia Presidiaria, sempre della brigata ―Verona‖ (85° e 86° Rgt.). Quando giungerà in territorio in stato di guerra (fronte dell‘Isonzo) verrà aggregato alla Milizia Mobile del 139° Rgt. della brigata ―Bari‖. Poi, dopo un breve periodo al 10° Rgt. della brigata ―Regina‖, passa alla Milizia Mobile del 154° Rgt. costituito a Como dal deposito del 67° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. A causa dei continui movimenti di reparto e ai poco dettagliati riferimenti del foglio matricolare, dal punto di vista bellico non è possibile verificare l‘esatta posizione del Trullu. Si sa che la prima zona d‘operazioni fu il fronte dell‘Isonzo con la brigata ―Verona‖, rimanendo su quel settore anche con la brigata ―Bari‖, ―Regina‖ e ―Novara‖. Nella primavera del 1916 la brigata ―Novara‖ fu trasferita nella Val d‘Astico settore VenetoTrentino. Nell‘autunno dello stesso anno questa zona del fronte era in una fase di ristagno, non fu stabilizzata e non venne compiuta alcuna azione importante. La brigata ―Novara‖ (153° e 154° Rgt.), alternava periodi di riposo coi turni in trincea esercitandosi nella consueta attività di pattuglia e concorrendo al rafforzamento delle posizioni occupate. Forse è in una situazione del genere che Antioco Giuseppe Trullu, col 154° Rgt. ―Novara‖, il 20 novembre 1916 venne ricoverato all‘ospedale di Bologna per ferita da arma da fuoco. Verrà trasferito all‘Ospedale di Mantova e dopo 20 giorni di convalescenza, rientrerà al Corpo e riassegnato alla zona del Veneto-Trentino. Vedremo il prossimo anno come continuò e concluse la sua guerra. 143 144 SITZIA Antioco 11/09/1890 di Salvatore e Vacca Francesca (Esercito) TRULLU Antioco Giuseppe 04/04/1894 di Salvatore e Matta Anna (Esercito) - 72 - Anche il fronte Carso-Isontino (Friuli Venezia-Giulia) era caratterizzato da sporadiche iniziative offensive. L‘8 dicembre si disperse Emanuele Orrù145 del 1° Rgt ―Granatieri di Sardegna‖. Dal 3 novembre al 15 dicembre la brigata (1° e 2° Rgt.), pur non prendendo parte ad alcun rilevante avvenimento, si trova in linea con la 47a divisione di fanteria nel settore di Bosco Malo (Hudi Log, Slovenia), zona Opacchiasella-Castagnavizza, ed è proprio nel fatto d‘arme di Opacchiasella dell‘8 dicembre 1916, che Emanuele Orrù viene dichiarato disperso146. Secondo la ricostruzione dei fatti sembra che il soldato Orrù sia rimasto ferito a morte nel corso dei combattimenti e dopo tali fatti scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Verrà dichiarato ufficialmente irreperibile con verbale del 16 dicembre 1917. Fra i contrattacchi più importanti tentati dal nemico ci fu quello che con accanita insistenza si diresse nella zona ad oriente di Gorizia contro le nostre posizioni sulle pendici nord-ovest dall‘altura del San Marco, accompagnandoli con bombardamenti di estrema violenza. Il 23 dicembre 1916, durante il fatto d‘arme alle pendici del Monte S. Marco, viene ferito gravemente Emanuele Pillisiu147, colpito al gomito destro da una scheggia di bomba nemica. Apparteneva al 227° Rgt. della brigata ―Rovigo‖ (227° e 228° Rgt), trasferita proprio nel mese di dicembre nella zona di Gorizia alle dipendenze della 48a divisione, ove alterna, fino alla fine dell‘anno, i suoi reparti in turni di prima e seconda linea. Emanuele Pillisiu dopo la convalescenza verrà inviato in congedo assoluto perché giudicato non idonea al servizio attivo. L‘ultimo morto Antiochense del 1916 fu Pietro De Tiana148, deceduto nel settore dell‘Altopiano di Asiago (Veneto). Dispensato dal servizio di leva perché residente all‘estero (Bona-Algeria), verrà chiamato per mobilitazione a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Dopo tre mesi giungerà in territorio in stato di guerra e assegnato come minatore alla 115a Compagnia del 2° Rgt. Genio. La base logistica del suo reparto si trovava a Campo Spà, nella Piana di Marcesina, (comune di Enego), dove si raccoglievano le truppe scese dalla linea del Monte Zebio, Monte Colombara e Monte Ortigara, e che erano avviate a Bassano del Grappa e poi al Basso Isonzo. Campo Spà si trova proprio nei dintorni dell‘attuale albergo ―Marcesina‖ forse sede dell‘ex ospedale militare della zona. Il 26 dicembre 1916 sull‘Altipiano di Asiago, durante la costruzione di una galleria in località Roccolo di Pagarloch morirà per ferite multiple provocate dallo scoppio accidentale di una mina da cava. Oltre al De Tiana, perirono anche il caporale Giovanni Spagnolo e il soldato Pietro Mura. Il soldato Spagnolo era specializzato in lavori di minamento e fu promosso caporale tre mesi prima dell‘incidente; il soldato Mura e il nostro De Tiana erano minatori di professione e provenivano dal plotone minatori della Brigata ―Sassari‖. Il Plotone nel novembre del 1915 fu aggregato alla 115a Compagnia del Genio e il successivo 16 ottobre 1916 furono effettivi nel 2° Rgt. Genio (Distretto Militare di Sassari). Stando alla testimonianza di un militare, che si trovava nelle vicinanze al momento dell‘incidente, sembra che il caporale Giovanni Spagnolo fosse intento a far riscaldare a bagno-maria 145 ORRÙ Emanuele 05/03/1884 di Antioco e Impera Peppina. (Esercito) Fratello di Antonio 17/08/1877 e Giovanni Antonio 19/06/1886. 146 ACSA, Leva e truppa, 22 dicembre 1917. 147 PILLISIU Emanuele 04/03/1884 di Antioco e Balia Giuliana. (Esercito) ACSA, Leva e Truppa, 10/37. Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. 148 DE TIANA Pietro 28/05/1889 di Antonio e Serra Peppina (Esercito) - 73 - alcune cartucce di gelatina, e dato che l‘esplosivo impiegato era la polvere ―echo‖ è probabile che una delle cartucce impiegate come innesco non fosse perfettamente sgelatinata e che sotto la pressione del calcatoio abbia determinato l‘esplosione. Nell‘incidente, oltre ai tre morti, rimasero feriti altri tre militari; il De Tiana verrà sepolto nel cimitero di Spà. Pur essendo l‘ultimo morto Antiochense del 1916, in quel mese di dicembre altri nostri compaesani sacrificarono la propria vita. Non combattevano sulle trincee del Carso, sull‘Isonzo o sul Piave, erano marinai e persero la loro vita in mare, nelle acque gelide dell‘Adriatico, nel corso di una tragedia annoverata tra le più cruente dell‘intero conflitto: l‘affondamento della corazzata Regina Margherita, nave ammiraglia della nostra Marina, avvenuto la notte dell‘ 11 dicembre 1916. La Regina Margherita, varata nei cantieri di La Spezia e gemella della Benedetto Brin, era lunga 130 metri, raggiungeva i 20 nodi di velocità ed era armata con 4 cannoni, 2 mitragliere e 4 tubi lanciasiluri. Adibita a nave ospedale durante la Guerra di Libia (1911-12), aveva poi partecipato alle operazioni nell‘Egeo e, agli inizi del 1916, aveva contribuito al salvataggio dell‘esercito serbo incalzato dalle truppe austro-ungariche. Ma Corazzata ―Regina Margherita‖ prima è necessario fare una breve Tratto da http://it.wikipedia.org premessa, che ci permette di capire in quale contesto avvenne la tragedia della Regina Margherita. Nell‘estate del 1916 i rapporti tra l‘Italia e la Germania si fecero più tesi e il Governo, sollecitato dagli Alleati e dagli interventisti di sinistra, il 28 agosto 1916 ruppe l‘alleanza con Berlino e dichiarò guerra alla Germania. L‘entrata in guerra dei tedeschi movimentò la guerra sul mare che sembrava dovesse languire e ridursi a brevi e isolati episodi. Nell‘autunno 1916 il Capo di Stato Maggiore della marina tedesca chiese l‘autorizzazione per intraprendere la guerra a oltranza al traffico mercantile con l‘impiego dei sommergibili, essendo questo, a suo avviso, l‘unico mezzo che avrebbe potuto mettere in ginocchio, prima l‘Inghilterra e poi i suoi alleati nel giro di cinque o al massimo sei mesi, arrivando ad una conclusione rapida del conflitto. Inoltre fra il novembre 1915 e il febbraio 1916, come si è già accennato, maturò la fine dell‘esercito serbo che incalzato, da nord dall‘esercito austro-tedesco e da est dai Bulgari, ripiegò disordinatamente cercando scampo in Albania. Bisognava salvare quei soldati! Era facile prevedere, inoltre, che le forze nemiche avrebbero tentato di occupare interamente l‘Albania e dominare la costa orientale del Basso Adriatico, attaccando Valona e il suo porto strategico, dove le nostre forze armate avevano una base stabile. Infatti, i porti albanesi di Valona e Durazzo erano nelle mani degli italiani che vi avevano dislocato, sin dall‘inizio delle ostilità, alcuni reparti che vennero potenziati sino a diventare un Corpo - 74 - d‘Armata, al comando del Generale Oreste Bandini. Lo Stato Maggiore della Marina e il Comando del Basso Adriatico decisero di pianificare un ulteriore potenziamento della Base Navale di Valona, assegnando alla Marina l‘incarico di provvedere a un servizio di trasporto fra la costa albanese e quella italiana, con l‘impiego di numerosi piroscafi mercantili, scortati da navi da guerra che assicuravano i rifornimenti e il cambio dei reparti alla piazzaforte di Valona e al nostro corpo di spedizione. Venne attuata, inoltre, la strategia del blocco del Canale d‘Otranto, in collaborazione con le forze navali alleate. Allo scopo vennero destinate, a turno, alcune navi da guerra: dapprima una sola divisione navale, poi dal maggio 1916, altre due. Una era comandata dal vice Ammiraglio Millo ed era composta dalle navi Regina Elena (nave ammiraglia), Vittorio Emanuele, Roma e Napoli. L‘altra (con base logistica a Brindisi) era comandata, invece, dal Contrammiraglio Cusani e composta dalle navi Tratto di mare tra l‘isola di Saseno e Capo Linguetta. Varese (nave ammiraglia), Elaborazione foto tratta da ―Il Regio Esercito nella bufera della rivolta Regina Margherita (Com. albanese‖, Alberto Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008. Bozzo), Ferruccio e Vettor Pisani, oltre, s‘intende, a una squadriglia di cacciatorpediniere, torpediniere d‘alto mare e altre numerose navi accessorie. La base navale italiana si trovava nell‘isola di Saseno, all‘ingresso della baia, e le sue navi potevano controllare tutto il traffico da e per il Mar Adriatico. Tale situazione impedì che la flotta austro-ungarica potesse uscire fuori da tale mare, tant‘ è vero che fu stanata da nostre unità sottili, principalmente dai leggendari M.A.S.149 La Regina Margherita, posta dunque a difesa della zona minata della baia di Valona, era al comando del Capitano di Vascello Giovanbattista Bozzo Gravina; l‘unità assunse le funzioni di nave ammiraglia di divisione, con l‘insegna del contrammiraglio Cusani Visconti (costui a bordo della Varese).150 Nell‘autunno del 1916, sulla Regina Margherita s‘imbarcarono i marinai sardi delle classi 1895-96, chiamati alle armi nell‘ottobre del 1916. Vennero imbarcati alla fine del mese di novembre a Brindisi, con destinazione Base Navale di Valona. Nel mese di dicembre dello stesso anno, fu disposto che il Generale Oreste 149 “Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese” di Alberto Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia) 150 - 75 - Bandini lasciasse il comando delle Truppe di Occupazione d‘Albania, insieme a 161 soldati, per essere sostituito dal Generale Giacinto Ferrero. Il Generale Bandini, richiamato in patria, s‘imbarcò quindi, sulla Regina Margherita per il viaggio di ritorno. La partenza della corazzata era prevista per la notte dell‘11 dicembre, destinazione Brindisi, dove si sarebbe dovuta recare in arsenale per sottoporsi alla pulitura della carena. In serata il tempo peggiora: la notte che sopraggiunge è buia e fredda e il mare è tempestoso. Il Imbarco dell‘esercito serbo sulla Regina Margherita comandante della nave, il Tratto da Tratto da http://www.marinai.it – Associazione Nazionale capitano di vascello Giovanni Marinai d‘Italia Gruppo M.O.V.M. ―Luigi Longobardi‖ Castellamare di Stabia. Bozzo Gravina, preoccupato per le condizioni meteo, esterna le proprie perplessità in merito a una partenza in quella notte. Il vice ammiraglio Millo, comandante del porto di Valona, è però irremovibile; osservando che alle ore 21 la tempesta sembrava placarsi, diede ordine di levare le ancore e dirigersi verso l‘uscita della baia. La partenza è improcrastinabile e Millo assegna, come scorta, due cacciatorpediniere, Ardente e Indomito, che dovranno pilotare la corazzata nell‘uscita dal porto lungo la rotta di sicurezza, per la presenza di eventuali mine nemiche. A questo punto, pare che il comandante della Regina Margherita, stizzito per la conferma dell‘ordine di partenza, abbia tentato di rifiutare la scorta senza riuscirvi , tant‘è che ritroveremo le due unità navali in questione impegnate nei soccorsi. Così, in quella fredda e burrascosa notte, la Regina Margherita molla gli ormeggi e punta la prua verso l‘uscita del porto; passano pochi minuti e si compie il dramma: all‘improvviso, nel tratto di mare tra l‘isola di Saseno e Capo Linguetta, lo scafo della nave colpisce con la prora, a sinistra, una mina, proprio in corrispondenza del deposito munizioni; subito dopo ne colpisce un‘altra, a dritta, in corrispondenza delle caldaie prodiere nel locale motori. Le esplosioni lasciarono la nave senza governo e, mentre si appruava, gli uomini superstiti riuscirono a riunirsi a poppa, ma per breve tempo. Pochi riescono a mettersi in salvo. La nave affonda, come un ferro, in soli sei minuti!151 Alcuni, al momento dell‘esplosione, riuscirono a gettare in acqua le zattere di salvataggio, riuscendo anche a caricarvi sopra gli altri compagni che annaspavano nelle acque gelide. I pochi sopravvissuti all‘affondamento lottarono nel buio, contro il freddo e la furia del mare, cercando di aiutarsi fra di loro. Tre di essi furono gli allievi fuochisti Antonio Daniele Porcu, poco più che ventenne, Salvatore Lai, di ventuno anni e, stando alle testimonianze orali di quest‘ultimo, pure Antonio Longu (noto Chiccu), anche se, dai fogli 151 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia) - 76 - matricolari, egli risulta effettivo sulla regia nave Varese; con tutta probabilità ha prestato servizio anche sulla Regina Margherita, dal momento che entrambe le unità facevano parte della stessa squadra navale che operava su quel teatro di guerra. Al momento della tragedia, il fuochista Porcu si trovava, assieme ai superstiti, a poppavia ed ebbe appena il tempo di lanciarsi nel mare burrascoso, prima che i flutti inghiottissero la nave. Rapide bracciate gli permisero di allontanarsi dal luogo della tragedia per non essere risucchiato dai gorghi. I fuochisti Salvatore Lai e Antonio Longu, unitamente ai superstiti, riuscirono ad aggrapparsi a un relitto della nave, resistendo in acqua al freddo e alla tempesta, fino a quando non furono recuperati dai mezzi di soccorso. Il mare agitato e il freddo dell‘acqua stavano per avere il sopravvento sui naufraghi, ma fortunatamente furono tutti tratti in salvo e rifocillati dal cacciatorpediniere di scorta alle unità Ardente e Indomito. Nell‘affondamento perirono 13 marinai antiochensi. Avevano appena due mesi e mezzo di servizio. Erano tutti allievi fuochisti e appartenevano alle classi 1895-96, tranne Edmondo Perella152, già secondo capo del CREM. Gli altri erano: Nicolò Sitziu153, Francesco Lusci154, Lai Salvatore 02/08/1895 Emanuele Cabras155, Giuseppe Congiu156, Giovanni Collezione Famiglia Lai Lai157, Salvatore Massa158, Efisio Mura159, Salvatore Mura160, Salvatore Rossu161, Antioco Luigi Salidu162, Giuseppe Salidu163 e Salvatore Bianco164. Furono tutti decorati con la Croce al Merito di Guerra con nastro, relativo brevetto e diploma d‘Onore165. In proporzione al totale dei sardi imbarcati sull‘unità, Sant‘Antioco, per numero di morti, fu seconda soltanto a Cagliari che ne contò quindici. Gli unici superstiti furono Antonio Longu e i già citati Salvatore Lai (1895) e Antonio Daniele Porcu, (1896) entrambi 152 PERELLA Edmondo 10/05/1890 (Marina). Nato a Carloforte. SITZIU Nicolò 19/09/1895 (Marina) 154 LUSCI Francesco 11/09/1895 (Marina) 155 CABRAS Emanuele 10/11/1896 (Marina) 156 CONGIU Giuseppe 09/08/1896 (Marina matric. n°34176) di Priamo 157 LAI Giovanni 09/04/1896 di Giovanni e Pintus Maria. (Marina). Fratello di Salvatore Lai (1892), deceduto in Libia e di Giuseppe (1898). 158 MASSA Salvatore 07/09/1896 (Marina) 159 MURA Efisio 21/03/1896 (Marina) 160 MURA Salvatore 19/06/1896 (Marina) 161 ROSSU Salvatore 11/09/1896 (Marina) 162 SALIDU Antioco Luigi 06//04/1896 (Marina) 163 SALIDU Giuseppe 24/08/1896 (Marina) 164 BIANCO Salvatore 15/08/1896 ( Marina) Fratello di Giuseppino 1892 e Antonio 1894 165 ACSA Oggetti Diversi, fascicolo 1/19,31 luglio 1922 153 - 77 - arruolati il 17 ottobre 1916, nella base navale di La Maddalena ed entrambi imbarcatisi sulla Regina Margherita il successivo 25 novembre. Riguardo a Salvatore Lai166, pare che dopo la tragedia, alla famiglia sia arrivata, non si sa come, la notizia del tutto infondata di una sua eventuale irreperibilità camuffata da morte presunta e diventata in seguito, per spirito di rassegnazione, ―morte certa‖, per poi rivederlo sano e salvo due anni dopo. Diversi mesi dopo la tragedia, viene assegnato al distaccamento CRE (Corpo Regio Equipaggi) di La Spezia. Dopo la guerra si trova nel deposito CRE di Venezia e in seguito s‘imbarcherà sul RCT (Regio Caccia Torpediniere) Ascaro, sino al congedo. Antonio Daniele Porcu167, invece, dopo l‘affondamento della corazzata, rientra al deposito CRE di La Spezia. Poi verrà trasferito al Deposito CRE di Venezia, dove verrà assegnato alla cannoniera Longu Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895 Marghera. Successivamente prese imbarco sulla Collezione famiglia Cabras nave Carlo Alberto con un breve intervallo di tre mesi trascorso sul dragamine Pinguino. Alcuni mesi prima della fine del conflitto viene trasferito alla regia nave Zenson sino al congedo. Tuttavia, nell‘affondamento della Regina Margherita, furono coinvolti anche altri marinai antiochensi, in quanto imbarcati su altre unità, ma facenti parte della stessa squadra navale con base logistica a Valona. Infatti, nella regia nave Varese, prestarono servizio il già citato Antonio Longu (1895) e Giovanni Aragoni (1895), mentre sulla Ferruccio prestò servizio Giovanni Pintus. Entrambe le navi però, all‘inizio delle ostilità, furono impiegate in Alto Adriatico; iniziarono il servizio logistico, da Brindisi a Valona, il 21 dicembre 1915, con l‘opportuna scorta di cacciatorpediniere. Dopo l‘affondamento della Regina Margherita, nei primi mesi del 1917, la nave Varese venne trasferita a Corfù (Grecia), dove attendeva alle esercitazioni e ai tiri e sorvegliava il servizio delle siluranti di scorta ai convogli diretti in Macedonia. Antonio Longu168 e Giovanni Aragoni169 vennero arruolati presso il Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena ed entrarono in servizio nella regia nave Varese col grado di fuochisti. Antonio Longu vi rimase sino all‘atto del congedo. Inoltre un regio decreto lo autorizzerà a fregiarsi del distintivo del Comando della quinta Divisione Navale. Giovanni Aragoni invece, rimase sull‘unità per tutta la durata del conflitto, fatta eccezione per un breve periodo di degenza, trascorso all‘ospedale di Brindisi. Dopo la guerra viene trasferito sull‘Amerigo Vespucci, e dopo quattro mesi si congederà nel Deposito CRE di La Spezia. Lo ritroveremo allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando entrerà a far parte dell‘UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea). 166 LAI Salvatore 02/08/1895 di Salvatore e Mulas Maria (Marina) PORCU Antonio Daniele 23/03/1896 di Antonio e Cau Emanuela (Marina) 168 LONGU Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895 di Antonio e Cocco Carmela (Marina) 169 ARAGONI Giovanni Domenico Antioco 19/09/1895 di Salvatore e Farci Grazia. (Marina) 167 - 78 - Anche Giovanni Pintus170 venne arruolato nel Comando Difesa della Marina Militare di La Maddalena e col grado di allievo fuochista venne imbarcato sulla regia nave Ferruccio. Dopo un mese di degenza all‘ospedale militare di La Spezia, rientra sull‘unità e ottiene la nomina di Marò Navigante. Rimarrà sulla Ferruccio sino al 30 giugno 1917. Al termine del servizio di leva, non ancora terminata la guerra, verrà trattenuto alle armi sino al congedo. Come sempre, a tragedia ultimata si cercarono i responsabili. Lo Stato Maggiore della Regia Marina si giustificò affermando che il comandante Bozzo non avrebbe rispettato la normale procedura di uscita dal canale di sicurezza del campo minato, ma avrebbe scarrocciato di 51 gradi dalla rotta prefissata, urtando contro mine amiche e non contro mine posate da sommergibile nemico.171 A guerra finita, ulteriori indagini accreditarono una versione differente: il siluramento da parte dell‘U-Boot tedesco UC-14, al comando dell‘Oberleutnant zur See Caesar Bauer, lo stesso che l‘anno prima, il 3 dicembre 1915, aveva causato l‘affondamento, sempre nella baia di Valona, del piroscafo Re Umberto e del cacciatorpediniere Intrepido. Anche in quell‘occasione fu una strage. La notizia, nonostante fosse filtrata dalla censura, giunse agli inizi del 1917. Oltre al Generale Oreste Bandini e al suo Capo di Stato Maggiore, il Colonello Coda Zabetta, morirono anche il Comandante Bozzo e 674 marinai. I cacciatorpediniere che la scortavano, Ardente e Indomito, a causa dell‘oscurità della notte e del mare tempestoso, erano riusciti a trarre in salvo appena circa 250 uomini. Su 949 uomini di equipaggio, si salvarono solo 18 ufficiali e 257 marinai. Nei giorni seguenti, il mare restituì le salme di oltre 400 uomini, seppelliti, in seguito, nel cimitero di Valona. Sant‘Antioco, come il resto dell‘Italia, ne conoscerà il sacrificio solo più tardi. ―Anastasia‖ (così viene ribattezzata la censura da ―Il Risveglio‖, quotidiano massimal-socialista locale) teme le critiche disfattiste cui potrebbe dar luogo un simile disastro. La corazzata Regina Margherita è stata recentemente rinvenuta sui fondali albanesi. Le ricerche, iniziate nei primi mesi del 2005, sono state condotte da una spedizione subacquea del 28° Gruppo Navale della Marina Militare. Dopo sei mesi di immersioni, il relitto è stato ritrovato adagiato a 70 metri di profondità, in un‘acqua abbastanza limpida da consentire ancora la visione del nome, marcato sulla poppa più di un secolo fa. I quattro cannoni da 305/40 mm, che scrutano minacciosi ad alzo zero le profondità, pare quasi che facciano la guardia al sonno eterno dei marinai caduti.172 Tra i tredici marinai periti nel disastro della ―Regina Margherita‖, vi era un certo Giovanni Lai fratello minore di Salvatore già disperso in Libia l‘8 luglio del 1915. Quando morì anche Giovanni la famiglia, temendo per la vita del terzo figlio, scrisse una lettera 173 al Distretto Militare di Cagliari: ―Avendo un terzo figlio – Peppino – a Calcinato (Brescia), appartenente al 52° Rgt. di fanteria (Alpi), 15a Compagnia, Sezione Mitragliatrici, per le ragioni già esposte supplichiamo a provvedere che il medesimo sia esonerato dal servizio di prima linea e tramutato ad una residenza vicina alla famiglia. All‘uopo uniscono alla presente una domanda del prenominato diretta al Comando Supremo ed un certificato sul 170 PINTUS Giovanni Antioco 14/11/1893 di Antonio e Spiga Maria (Marina N°40202) La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 dicembre 1916, a cura di Antonio Cimmino (Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia) 172 Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alberto Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008 173 ACSA, Leva e Truppa, 28 marzo 1917 - Oggetti Diversi, 1° dicembre 1917. 171 - 79 - decesso dei prenominati figli. Nella fiducia di favorevole provvedimento, pregandone anticipati ringraziamenti‖. Il terzo figlio di cui la famiglia Lai chiedeva l‘avvicinamento in Sardegna era Giuseppe Lai174, ancora 19enne. Venne arruolato a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. ―Alpi‖ (Gubbio, Perugia) e quando i genitori fecero la richiesta di esonero, aveva sulle spalle otto mesi di servizio. Venne assegnato alla 15a Compagnia Mitraglieri Provvisoria per poi essere trasferito alla 986a Compagnia. Inutile dire che la richiesta non fu accolta. Dai fogli matricolari, non risultano cambiamenti di reggimento, per cui Giuseppino Lai continuò a prestare servizio in prima linea col 52° Rgt. di fanteria della brigata ―Alpi‖. Dopo la guerra viene ricoverato all'ospedale da campo di Chievo (Verona) per malattia e dopo 3 mesi inviato in licenza di convalescenza per 60 giorni. Dopo altri due mesi di convalescenza concessi dall‘ospedale militare Lai Giuseppe 18/04/1898 Collezione ACSA di Sant‘Antioco di Cagliari, rientra al Deposito Mitraglieri di Brescia sino al congedo. Ormai incombeva l‘inverno, il tempo si faceva cattivo e il nostro Comando decise di sospendere le operazioni. Nonostante le disavventure della Regia Marina, per gli Alti Comandi le preoccupazioni maggiori e le più fervide speranze si concentravano sul fronte terrestre. In linea generale il 1916 finiva con un bilancio di guerra tutto sommato favorevole. Avevamo catturato circa 45.000 prigionieri, ci eravamo impadroniti di numerose armi di ogni specie e d‘ingente materiale ed avevamo conquistato più di 3.000 chilometri quadrati di territorio. Inoltre avevamo conseguito un grande vantaggio accorciando di quasi 200 chilometri la linea di confine. Ma tra i nostri soldati incominciava ad incombere la stanchezza e si guardava al 1917 con qualche speranza fra ansie e notevoli perplessità. Tre milioni di uomini passarono il Natale del 1916 in trincea di fronte ai caposaldi di Monte Interrotto, Monte Mosciagh e Monte Zebio. In alcuni punti le opposte trincee distano tra loro poche decine di metri. Il freddo è intensissimo e scende in continuazione la neve che ricopre d‘una candida coltre trincee e opere di difesa. Fu uno degli inverni più rigidi e nevosi degli ultimi sessant‘anni (53 giorni di nevicate, con il manto di neve che raggiunse i 4 e anche i 10 metri; e quando era sereno, 28 gradi sottozero). Per quelli di Sant‘Antioco l‘anno che finiva fu una carneficina, oltre ai 15 feriti e ai 3 caduti prigionieri, muoiono 28 uomini: 13 della Marina e 15 del Regio Esercito (17 con Vincenzo Scarlata e Arturo Laconi). Il 1917 sarà un anno durissimo. La Germania dispiegherà le sue truppe anche sul fronte italiano. Il suo sforzo bellico sarà decisivo nello sfondamento di Caporetto, quando tra le file tedesche combatteva un giovane Tenente: Erwin Rommel la futura ―volpe del deserto‖ della seconda guerra mondiale. 174 LAI Giuseppe 18/04/1898 (Esercito) di Giovanni e Pintus Maria. Fratello di Salvatore (1892) e Giovanni (1896). - 80 - La campagna del 1917: dall‘Ortigara a Caporetto. Nel corso del 1916 c‘era stato molto movimento, le linee non erano però quelle dell‘anno precedente: nel Trentino e sugli Altipiani erano avanzati gli austro-ungarici; sulle Dolomiti gli italiani erano riusciti a conquistare alcune posizioni importanti; nulla di nuovo accadde in Carnia e nell‘alto Isonzo. Significativi furono invece i progressi a Gorizia e sul Carso che però costarono il sacrificio di molte vite umane da ambo le parti. Ogni assalto lasciava sul terreno cumuli di morti: è la guerra di concezione ―cadorniana‖, in cui ―il soldato è carne da cannone‖. La sua strategia si basava sulla crudele ma lucida logica di logoramento dell‘avversario. Il Generale Luigi Cadorna nel corso della guerra fece miracoli logistici enormi per la natura del terreno, ma nel condurre uomini e farsi ubbidire si è affidato ai metodi brutali. Al pari era aumentata l‘incomprensione dei comandi, i quali con questa massa di soldaticontadini, volevano condurre la guerra con il regolamento e la disciplina militare piemontese alla mano. Cadorna non riuscì a capire che la guerra di massa richiedeva uno stile di comando del tutto diverso. Per i suoi insuccessi dava la colpa a tutti, ai socialisti, ai disfattisti, ai politici e perfino al Papa, fuorché a se stesso. Né si rese conto che dopo un anno e mezzo di guerra, non solo non aveva conquistato nessun territorio (politicamente) significativo, ma non sembrava neppure in grado di farlo. Non dimentichiamo che l‘Italia aveva attaccato l‘Austria per ottenere guadagni territoriali, mentre alla fine di questo 1917, dopo 11 ininfluenti battaglie sull‘Isonzo e dopo Caporetto l‘Italia aveva perso buona parte del Veneto. Cadorna, pur con le doti di grande stratega, non capì che il problema non è militare, ma politico e psicologico. L‘inverno 1916-17 fu molto rigido. Ne soffrirono in primo luogo i soldati, un pò perché buona parte delle trincee non erano adeguatamente sistemate, e anche perché si faceva sentire il prolungamento della guerra. Il conflitto faceva sentire i suoi effetti anche stando lontano dal fronte. La popolazione sopportava in silenzio e cominciava a diffondersi un malcontento generale e, soprattutto un distacco psicologico fra chi stava al fronte e chi era rimasto a casa. Gli unici che pensavano con angoscia i combattenti erano i loro famigliari. Di questa situazione chi ne soffriva maggiormente erano i soldati che oltre ad essere logorati fisicamente e psicologicamente, rimanevano avviliti e disgustati per l‘indifferenza e il disinteresse che notavano attorno a loro soprattutto al rientro di una licenza. Questa indifferenza fu in parte colmata dalla visita del Rè Vittorio Emanuele III che volle chiudere il 1916 decorando sul fronte con medaglie d‘oro e d‘argento al valor militare le bandiere di 38 reggimenti. Il Comando Supremo, il 4 gennaio 1917, con apposito ordine del giorno annunziò all‘esercito tali onorificenze. Il Re trascorse il Capodanno al fronte in mezzo ai soldati, e aveva voluto premiare quei reparti che si erano distinti o si erano immolati nelle precedenti battaglie. In quasi due anni di guerra l‘Italia aveva perso mezzo milione di uomini fra morti, prigionieri, mutilati e malati irrecuperabili. All‘inizio del 1917 l‘esercito aveva ricevuto sedici nuove Divisioni di fanteria, quindici nuovi battaglioni di Bersaglieri e undici di Alpini; erano quadruplicate le artiglierie pesanti da campo e raddoppiate quelle leggere. Il 9 gennaio 1917 i militari dal 1881 in poi (quindi fino 36 anni) furono destinati alla zona di - 81 - guerra in prima linea, con una disposizione che se ridusse il numero degli ―imboscati‖ non riuscì ad eliminare la piaga; lo stesso giorno furono richiamate le classi 1875 e 1874 (42 e 41 anni, per le retrovie); il 26 gennaio toccò alla classe 1889 (28 anni), il 1° febbraio anche i nati nel primo quadrimestre del 1899 (18 anni, per prepararli all‘addestramento e quindi al successivo impiego). All‘inizio del 1917 l‘attività di guerra, sia sul fronte italiano che su quello austriaco si era ridotta, ma mai spenta del tutto. Il settore in cui si svolgevano combattimenti degni di nota fu quello del Carso goriziano, a Vertojba, a est del Monte San Marco. A oriente di Gorizia l‘attività bellica era in continuo movimento, soprattutto per l‘iniziativa degli austriaci che eseguivano piccoli tentativi d‘irruzione contro le nostre linee diretti a constatare il nostro grado di resistenza nei diversi tratti del fronte. Durante queste sortite, a Vertojba venne ferito l‘artigliere Antonio Sulas175 della 21a Batteria Bombardieri. Fu arruolato a Viterbo nella caserma S. Caterina, Deposito del 60° Rgt. della brigata ―Calabria‖. Verrà poi trasferito alla 21a Batteria Bombardieri dell‘Artiglieria. L‘8 agosto giunge in territorio in stato di guerra. Il 4 gennaio dell‘anno in corso, durante i combattimenti sul fronte di Vertojba viene ferito al braccio destro e alla testa da scheggia di granata nemica. L‘8 gennaio viene ricoverato all‘ospedale di Cormons (Gorizia) e il 16 febbraio viene trasferito all‘ospedale di Pordenone. Dopo la convalescenza rientrerà in zona di guerra nella 189a Batteria Bombardieri. In seguito verrà trasferito al 1° Rgt. Genio Zappatori e al 4° Genio Pontieri sino al congedo. Anche i nuovi tentativi austriaci effettuati nella prima decade di febbraio ebbero esito infelice. Ma fu nella notte del 10 che il vero attacco austriaco si scatenò in tutta la sua violenza. Dopo intensi e prolungati bombardamenti che distrussero in più punti le nostre linee, forti reparti di fanteria nemica furono lanciati all‘assalto in tre direzioni, e cioè contro le pendici occidentali di Santa Caterina, da quota 343 a quota 166, a nord-ovest di San Marco, contro il nostro saliente detto ―Casa dei due pini‖ ad est della Vertoibizza, nei pressi delle alture di quota 102. In tutti i tre punti, dopo mischie accanite, le fanterie nemiche riuscirono ad occupare tratti di nostri trinceramenti. Nostri immediati contrattacchi non riuscirono a sloggiare del tutto l‘avversario. La giornata dell‘11 febbraio passò in violente azioni delle opposte artiglierie. Nella notte del 12 e il mattino seguente, le nostre fanterie con insistenti e tenaci attacchi riuscivano a riconquistare tutte le posizioni perdute prendendo al nemico più di 200 prigionieri e infliggendogli gravissime perdite, specialmente nel corso degli ostinati contrattacchi lanciati dall‘avversario. Nei combattimenti del 12 febbraio ritroviamo Antonio Massa176. L‘avevamo già incontrato nel luglio del 1916 durante i combattimenti di Monte Cimone col 210° Rgt. ―Bisagno‖, e a Segetj (Carso Goriziano-Isontino), col 125° Rgt. ―Spezia‖ quando il 2 novembre dello stesso anno guadagnerà una Medaglia d‘Argento. Stavolta è impegnato nel settore di Tolmino-Isonzo. Ricordando la testimonianza di Don Armeni, Antonio Massa ―venne nuovamente ferito il 20 agosto 1917, quando fu colpito ad una gamba‖. In verità la ferita alla gamba la subì nel luglio 1916 nei fatti d‘arme di Monte Cimone. Nel 1917 verrà nuovamente ferito, ma non il 20 agosto, bensì il 12 febbraio, questa volta alla mano sinistra, nei fatti d‘arme di Venje-Zelo (Veliki-Selo, settore di Tolmino-Isonzo). Dopo una lunga 175 176 SULAS Antonio 10/04/1892 di Antonio e Lisci Giuseppa (Esercito) MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela (Esercito) - 82 - convalescenza, rientra ad Alessandria nel deposito del 37° Rgt della brigata ―Ravenna‖ (37° e 38°). Lascerà definitivamente la zona di guerra per postumi da ferita, continuando a prestare servizio nel Deposito del 37° Rgt. sino al congedo. Intanto sull‘altipiano di Asiago (Veneto), un reparto nemico, tenta di prendere di sorpresa i reparti della ―Sassari‖ irrompendo da gallerie scavate nella neve; penetrò in un nostro trinceramento presso Casera Zebio, ma dopo una violenta mischia corpo a corpo, fu ricacciato con sensibili perdite. Durante i combattimenti di Casera Zebio, il 28 febbraio 1917, morì Giovanni Massa177 soldato del 152° Rgt. ―Sassari‖. Il mese successivo, il 19 marzo, morì anche suo fratello Giuseppe Massa178 (23 anni), combattente dell‘86° Rgt. ―Verona‖, 3a Sezione Mitragliatrici. La brigata ―Verona‖ (85° e 86° Rgt.) era dislocata, già dal novembre 1916, nel sottosettore di Cosmagnon e di Vallarsa (Trentino sudorientale), e fino al 23 marzo i suoi reggimenti si alternano nel presidiare le trincee del sottosettore di Vallarsa dove, nelle vicinanze di Chiesa (Trento), Peppino Massa fu colpito a morte da una pallottola di shrapnel179. Nello stesso mese di marzo, il 15, lascia la zona di guerra anche Antioco Luigi Usai180, anch‘esso appartenente al 152° Rgt. ―Sassari‖. Venne ferito gravemente al bulbo oculare con conseguente perdita dell‘occhio sinistro. Verrà ricoverato nell‘ospedaletto da campo ―Campanello‖ a Marostica (Vicenza) e successivamente trasferito all‘ospedale militare ―La Marmora‖ di Torino. Dopo quella data non si hanno più notizie; è probabile che la ferita, fortemente invalidante, non gli permise di rientrare in servizio. La successiva notte del 30-31 marzo, in località quota 343 sud, fu il soldato Luigi 181 Puddu che riportò ferite multiple all‘arto destro causato da una scheggia di granata. Era effettivo nella 5a Compagnia del 229° Rgt. ―Campobasso‖ la cui brigata (229° e 230° Rgt.) presidiava le pendici occidentali di Santa Caterina, da quota 343 a quota 166, a nord-ovest di San Marco (Gorizia). Dopo un primo ricovero nell‘ospedale da campo, viene trasferito all‘ospedale Militare di Milano e dopo le cure inviato in convalescenza. Rientrerà in servizio a Bologna nel deposito del 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖. Non verrà più inviato al fronte e rimarrà a disposizione sino alla licenza illimitata in attesa del congedo. Le motivazione di un ritiro anticipato, forse è dovuto al fatto che ebbe già due fratelli Nicolino e Salvatore entrambi del 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖ deceduti nel fatto d‘arme del Monte San Michele il 21 e il 29 agosto 1915. Nonostante si presumesse una certa supremazia, le incognite sull‘andamento della guerra erano tante. Come accennato in precedenza, nell‘agosto dell‘anno precedente l‘Italia aveva dichiarato guerra alla Germania; contemporaneamente anche la Romania era entrata in guerra a fianco dell‘Intesa, ma il suo fu un intervento sfortunato perché gli austriaci e i tedeschi ebbero in breve tempo la meglio; in Russia la situazione interna sempre più critica annunciava la Rivoluzione che poi sarebbe scoppiata ai primi di marzo 1917. Intanto gli Alleati dell‘Intesa cercavano una linea d‘azione comune: gli inglesi proposero di sferrare un‘offensiva sul fronte italiano per giungere sino a Lubiana e penetrare nel cuore dell‘Impero Asburgico. Anche il generale Cadorna era dello stesso parere, ma alla fine 177 MASSA Giovanni 24/12/1889 di Vincenzo e Basciu Antonia (Esercito) MASSA Giuseppe noto Peppino 30/11/1893 di Vincenzo e Basciu Antonia (Esercito N° 42998) 179 ACSA, Leva e truppa, 21/03/1917 180 USAI Antioco Luigi 23/03/1884 di Raffaele e Garau Francesca (Esercito) 181 PUDDU Luigi 17/10/1887 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito N°23330bis) Fratello di Salvatore e Nicolò. 178 - 83 - prevalse la tesi dei generali anglo-francesi che stavano preparando una grande offensiva sul fronte occidentale e che fallirà in pieno. Tra i nostri nemici la Germania commise un gravissimo errore: sferrando una guerra sottomarina indiscriminata contro qualsiasi imbarcazione che si fosse trovata in determinate zone da essa indicate, colpì e affondò il ―Lusitana‖ un piroscafo americano, provocando la reazione degli Stati Uniti che intervenne nel conflitto al fianco dell‘Intesa. La guerra sottomarina innescata dai tedeschi coinvolse direttamente anche la Sardegna. La nostra Isola, sul fronte marittimo conobbe solo una serie limitata di episodi, alcuni dei quali pur tuttavia dolorosi e causati dai sommergibili tedeschi. Infatti la Germania, considerando assai modesto l‘apporto dei sottomarini austriaci, fin dall‘inizio del conflitto introdusse alcuni sommergibili nel Mediterraneo che, dotati di motori diesel ad elevata autonomia, potevano condurre meglio la lotta al traffico mercantile alleato. Protagonisti assoluti della guerra sottomarina furono gli ufficiali della Kaiserliche Marine Wolfgang Steinbauer e Robert Von Morath. Quest‘ultimo, sopranominato il ―Lupo del Mediterraneo‖, fu già protagonista nella primavera del 1917 nell‘anno precedente quando, a circa 28 miglia dall‘isola di Sant‘Antioco182, affondò la corazzata ―Danton‖, Corazzata francese ―Danton‖ una nave da battaglia francese di Tratto da http://www.agenziabozzo.it quasi 20.000 tonnellate, armata con quattro pezzi da 305 mm. e dodici da 240. Fin dall‘inizio delle ostilità fu utilizzata per la scorta ai convogli nel Mediterraneo: nel 1915 stazionava nell‘Adriatico e nel 1916 nell‘Egeo. Il 10 marzo 1917183 dalla base navale austro-ungarica di Cattaro partiva il sommergibile U-Boot tedesco U-64 del Kapitänleutnant Robert Von Morath184. Il giorno 12, a 20 miglia di Capo Passero, incrociava il veliero italiano ―Nina‖ che mandava a picco con alcune cannonate. Sette giorni dopo il 19 marzo, trovandosi al largo dell‘isola di Sant‘Antioco, all‘estremità meridionale della Sardegna, avvistava la ―Danton‖ ed aggirando il cordone delle unità di scorta, lanciò due siluri che colpivano la corazzata e ne provocarono l‘affondamento nel giro di 45 minuti. La nave da battaglia francese era in viaggio da Tolone a Corfù ed oltre ai 526 membri dell‘equipaggio, aveva a bordo circa 200 persone destinate all‘imbarco su altre navi alla fonda sull‘isola greca. Morirono 256 uomini dell‘equipaggio fra i quali vi era il Capitano di Vascello Delage, comandante della ―Danton‖ che non volle abbandonare l‘unità. Si 182 ACSA Sant’ Antioco. “LA LETTURA” 1° agosto 1925, rivista mensile del Corriere della Sera, “La nuova Sardegna”. “La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 285-286. 184 Robert Von Morath, nacque in Germania a Sonderburg il 7 Settembre 1884. Prese il comando del U-64 dal 15 aprile 1916 al 17 giugno 1918 col grado di Kapitänleutnant. Fu decorato di 3 Croci di Ferro e “Pour le Mérite”. Nel 1942 durante la seconda guerra mondiale è un Capitano di Fregata. Morì ad Amburgo il 26 agosto 1956. 183 - 84 - salvarono 470 marinai che, recuperati dal ―Massue‖ (cacciatorpediniere di scorta al ―Danton‖), vennero sistemati provvisoriamente nella caserma ―Merello‖ di Cagliari; 21 marinai bisognosi di soccorso vennero ricoverati negli ospedali della città, mentre 4 caduti recuperati, con un mesto corteo partito dalla Chiesa della Madonna del Carmine furono seppelliti nel Cimitero di Bonaria. Il 19 febbraio 2009, nel corso delle ricerche per la posa del gasdotto che unirà l‘Algeria alla Sardegna, a poche miglia al di fuori delle acque territoriali italiane, il ROV della Skandi Inspector, durante la campagna marina della GALSI185 al largo delle coste a sud della Sardegna, ha avvistato il relitto della ―Danton‖ a più di 1000 mt. di profondità, A riguardo vorrei mi sia perdonato un peccato di ―campanilismo‖ a favore del mio paese, in quanto in alcuni giornali e sul web si asserisce che il relitto della ―Danton‖ sia stato ritrovato al largo dell‘isola di San Pietro. Non è affatto così, perché il tracciato del gasdotto, lungo il quale è stato rinvenuta la ―Danton‖, come si può vedere dalla foto, dall‘Algeria è diretto verso Porto Botte, quindi in acque territoriali ―antiochensi‖, ben lontano da quelle ―carlofortine‖. Detto questo, l‘U-Boot U-64 il 23 marzo silurò un piroscafo greco al largo di Malta Tracciato del gasdotto della Galsi ed il 25 affondava il veliero italiano ―Immacolata‖, Tratto da http://www.liberacittadinanza.it lo stesso giorno affondava, con tre siluri un piroscafo inglese. Il 27 marzo rientrava alla base di Cattaro. Con l‘arrivo della primavera ripresero in grande stile le operazioni militari. L‘esercito italiano, risultò meglio armato rispetto all‘anno precedente, ma anche più appesantito, rischiando di rallentare qualsiasi successo iniziale. Il 12 maggio Cadorna diede il via a un‘azione militare per poter ampliare la testa di ponte di Plava, conquistata nei primi giorni di guerra, e raggiungere così sul Carso monfalconese il monte Hermada per poter aprire la strada verso Trieste. L‘operazione venne affidata alle 12 Divisioni della 2° Armata che occupava la zona di Gorizia; comandante di questa zona era il generale Luigi Capello, che alla testa del 6° Corpo d‘Armata aveva conquistato la città nell‘agosto dell‘anno precedente. La mattina del 12 maggio 1917, 2.300 cannoni e 1.000 bombarde spararono da Tolmino al mare circa un milione di proiettili. Iniziava la 10° battaglia dell‘Isonzo. Il 14 maggio, inerpicandosi lungo le pareti scoscese, scattarono i fanti di ben tre corpi d‘Armata lanciati contro le trincee della dorsale che va dal Monte Cucco (Kuk) al Monte Santo, ai margini dell‘altopiano della Bainsizza. Sfortunata fu la lotta sul Monte Santo, che momentaneamente riconquistato, venne definitivamente perso con un enorme dispendio di uomini e nonostante il valore dei Bersaglieri e dei fanti. 185 L’Unione Sarda 20 febbraio 2009. “Ritrovato il relitto della nave Danton”, pag. 37. - 85 - A quota 681, sul Monte Santo, combatteva Giuseppe Pintus186. Giunto in territorio in stato di guerra con la brigata ―Cremona‖ (21° e 22° Rgt.), venne trasferito al 68° Rgt. della brigata ―Palermo‖ (67° e 68° Rgt.). Già dispiegata sul settore goriziano, la brigata è schierata sulle pendici del Monte Santo, per partecipare alla 10a battaglia dell‘Isonzo. Sino al 20 maggio la brigata si flagella nella conquista del monte senza risultati. È durante questi assalti che il 16 maggio 1917, il soldato Giuseppe Pintus fu costretto al lasciare la zona d‘operazioni per ferita lacero-contusa al gomito destro187. Venne ricoverato prima all‘ospedale di San Giovanni Manzano (Udine) e in seguito all‘ospedale di Cherasco (Cuneo). Dopo il ricovero e la convalescenza sarà giudicato inabile al servizio in modo permanente. Nel frattempo, il 20 maggio, una colonna d‘attacco composta dal 68° Rgt. e da un battaglione del 67°, sorpassa di sbalzo le prime difese ed irrompe nel convento del Monte Santo. Ma mentre i reparti stanno per sistemarsi nella posizione conquistata, forti nuclei nemici sopraggiungono alle spalle e contrattaccano. Dopo sanguinosi corpo a corpo, gli animosi conquistatori del Monte Santo, sopraffatti, sono costretti a ripiegare. Nel corso di questa fase viene ferito Giuseppe Cabras188, Caporale della 440a Compagnia Mitraglieri ―S. Etienne‖. Il 21 maggio viene colpito da una pallottola di shrapnel all‘avambraccio sinistro. Dopo il ricovero e la convalescenza, rientra a Torino nel deposito del reparto mitraglieri e assegnato alla 133a Compagnia Mitraglieri ―S. Etienne‖. Il 23 maggio il 67° Rgt. riesce a rioccupare la vetta del Monte Santo, ma un nuovo contrattacco nemico non permette il mantenimento della posizione. Poi, il successivo 27 maggio la brigata, che durante i vari assalti ha avuto sensibili perdite, viene sostituita e inviata nella zona di Cerovo, alla dipendenza della 11a divisione, sempre sull‘Isonzo dove i reparti alternano i periodi di riposo ai turni in trincea nei settori di S. Caterina e S. Gabriele. Prima di proseguire con la guerra sul settore goriziano, è necessario aprire una piccola parentesi per raccontarvi di un fatto d‘arme accaduto in un‘altra zona del fronte: quello Veneto-Trentino. In questo settore il 20 novembre dell‘anno precedente (1916) avevamo lasciato Antioco Giuseppe Trullu189 della Milizia Mobile del 154° Rgt. ―Novara‖ ricoverato all‘ospedale di Mantova per ferita di arma da fuoco. Dopo la convalescenza il 4 gennaio 1917 rientra in zona d‘operazioni. Non abbiamo alcuna certezza se continuò a rimanere nelle file del 154° Rgt., perché nel frattempo, nel mese di maggio, la brigata ―Novara‖ verrà trasferita sul Carso nel settore di Castagnevizza. Ma dai fogli matricolari risulta che il Trullu è operativo nel settore del Trentino forse con un altro reggimento, in quanto il 18 maggio viene catturato dagli austriaci nel fatto d‘arme di Monte Maggio (Quota 1.873 mt., zona del Pasubio, Trentino). Rientrerà dalla prigionia un mese dopo la conclusione del conflitto e trasferito a Cagliari nel deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖ sino al congedo. Tre giorni dopo la cattura del Trullu, il 21 maggio si ha notizia del ferimento di Salvatore Pau190 del 152° Rgt. ―Sassari‖. Dai fogli matricolari non risulta in quale fatto d‘arme fu coinvolto, inoltre dal diario storico della brigata si sa che la ―Sassari‖ il 30 aprile 186 PINTUS Giuseppe 19/12/1894 di Antioco e Lampis Chiara (Esercito) ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. 188 CABRAS Giuseppe 04/03/1886 di Giovanni e Camboni Marianna (Esercito) 189 TRULLU Antioco Giuseppe 04/04/1894 di Salvatore e Matta Anna (Esercito) 190 PAU Salvatore 01/01/1890 di Salvatore e Mameli Peppina (Esercito) 187 - 86 - venne sostituita in prima linea dal 5° Rgt. ―Aosta‖, e che il 24 maggio si riunisce a Val Piana per un turno di riposo. Forse rimase ferito, non in un vero e proprio combattimento, ma in sporadiche azioni di pattuglia. Fu colpito al piede sinistro in maniera piuttosto seria: venne ricoverato prima all‘ospedale di Busto Arsizio (Milano), poi trasferito in Sardegna all‘ospedale della Croce Rossa di Sassari e successivamente a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ dove verrà inviato in licenza di convalescenza. Al rientro della licenza viene esonerato temporaneamente dal servizio effettivo e comandato presso la Società Mineraria ―Bacu Abis‖ sino al congedo. Intanto, a causa dell‘andamento operativo contro la dorsale Monte KukVodice-Monte Santo, l‘offensiva sul Carso monfalconese, che avrebbe dovuto far cadere il monte Hermada e aprirci la via verso Trieste, venne rinviata al 23 maggio permettendo agli austriaci di far affluire dei rinforzi. L‘Hermada è un massiccio carsico di 323 metri sul mare (a sud est di Monfalcone); veniva considerato l‘ultimo baluardo prima di Trieste, e per questo era ben fortificato. Fu assalito da 16 Divisioni appoggiate da 1.250 pezzi di artiglieria; ma un forte vento di bora disturbò i tiri dell‘artiglieria, sicché quando i fanti balzarono all‘assalto furono accolti da un violento fuoco di reazione e dai reticolati rimasti intatti. Durante questi fatti d‘arme, a Castagnevizza venne ferito Antonio Carboni191 del 216° Rgt. della brigata ―Tevere‖. La sera del 23 maggio la ―Tevere‖ è chiamata in prima linea nel settore del Dosso Faiti (Castagnevizza), in sostituzione dei riparti della ―Ferrara‖ e della ―Brescia‖, passando a disposizione della 22ª divisione, con la quale deve concorrere alla conquista Pau Salvatore 01/01/1890 del tratto di fronte compreso fra quota 464 e Collezione ACSA di Sant‘Antioco. 378 e spingere verso Golnek. Le truppe, benché giunte solo all‘alba del 24 sulla nuova linea, muovono all‘ora fissata all‘attacco, ma le prime ondate vengono immediatamente fatte segno di vivissimo fuoco d‘artiglieria e mitragliatrici smascheratesi improvvisamente da quota 378. Gravi sono le perdite. Altri tentativi di avanzata vengono fatti successivamente e pur guadagnando terreno, non è possibile raggiungere le posizioni avversarie, perciò le truppe nella notte vengono ritirate sulla linea di partenza. Il giorno successivo il nemico, preceduto da violento fuoco d‘artiglieria, tenta di attaccare le posizioni occupate dal 215° Rgt., ma ovunque viene 191 CARBONI Antonio 10/02/1880 di Giovanni e Nocco Felicina (Esercito) - 87 - respinto con gravi perdite. In queste sole due giornate la brigata ha perduto 13 ufficiali e 734 uomini di truppa. Nella notte del 25 la ―Tevere‖ estende il fronte d‘attacco, dando il cambio alla ―Lecce‖ e passa alla dipendenza della 58ª divisione. Verso la fine di maggio gli austriaci iniziano un persistente tiro di demolizione sulle posizioni occupate dalla brigata, concentrandolo specialmente sul tratto Dosso Faiti (quota 432), sul ―Dente‖ e sulle alture di quota 393 e quota 376. È qui che, il 28 maggio 1917, Antonio Carboni viene colpito al polso sinistro da una scheggia di granata nemica. È probabile che la ferita fosse piuttosto serie visto che dopo la convalescenza fu riconosciuto non idoneo192 al proseguimento del servizio e inviato in congedo assoluto. Tre giorni prima il 25 maggio veniva catturato Giuseppino Caredda193 del 41° Rgt. della brigata ―Modena‖. Non sappiamo a quale fatto d‘arme abbia partecipato; il foglio matricolare non né parla. Quando fu chiamato alle armi venne arruolato nel 21° Rgt. della brigata ―Cremona‖ e successivamente trasferito al 41° Rgt. della brigata ―Modena‖, schierata a sud della Valle Daone (Chiese), nel tratto compreso tra Monte Listino, alla sinistra del Chiese, e quota 1263 di Cima Palone. Il Caredda rientrerà dalla prigionia un mese dopo la conclusione del conflitto e si si congederà circa dopo un anno. Il successivo 31 maggio 1917, durante i combattimenti nel settore di Castagnevizza (fronte goriziano), ritroviamo Giovanni Masala194, già combattente della 283a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖ e che avevamo già incontrato quando venne ferito durante i combattimenti del 20 aprile 1916 con la stessa compagnia. Il 31 maggio in località Monte Vodice si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Durante l‘attacco nemico contro un importante posizione da poco occupata dai nostri, caduti tutti gli uomini delle squadre di tiro, sotto un intenso bombardamento che aveva sconvolto le trincee e sepolto le mitragliatrici, esempio di coraggio e di ardimento, con bella iniziativa accorreva all‘arma e rimessola prontamente in azione, l‘adoperava con efficacia contro l‘avversario avanzante‖. Giovanni Masala lo ritroveremo ancora, nell‘estato 1918, quando verrà catturato dagli austriaci. Alla fine di maggio, dopo venti giorni di lotta atroce da Plava al Mare, terminava l‘ennesima battaglia dell‘Isonzo. Tuttavia gli austriaci vollero proseguire la battaglia con attacchi di sorpresa nella linea di Flondar (zona monte Hermada) sino al 4 giugno. Nel pomeriggio del 3 il fuoco dell‘artiglieria austriaca diventa violentissimo, specie su Dosso Faiti e sul tratto fra quota 432 e Dolina dell‘Acqua. Alla sera il nemico attacca la nostra linea di difesa, distrutta dal violento bombardamento nei quattro giorni precedenti. Malgrado ciò, i riparti della ―Tevere‖ riescono ad arrestare gli austriaci e mantenersi sulle proprie linee. Poco dopo però questi, più forti di numero, riescono a sopraffare i difensori del ―Dente‖ e di Dolina Acqua, e spingersi sul Dosso Faiti ove si rafforzano ulteriormente. I fanti della ―Tevere‖ però, all‘alba del 4 giugno contrattaccano e dopo accanita lotta, scacciano dalle nostre posizioni gli austriaci inseguendoli e infliggendo loro gravissime perdite oltre alla cattura di 62 prigionieri e vario materiale. Queste due giornate di viva lotta costano alla brigata la perdita di 31 ufficiali e 1030 militari di truppa. Tra gli ufficiali c‘era 192 ACSA, Elenco mutilati e invalidi di guerra. CAREDDA Giuseppino 18/03/1895 di Antonio e Lai Giuliana (Esercito) 194 MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 di Fortunato e Pinna Antonietta (Esercito) 193 - 88 - anche l‘insegnante Arturo Laconi195, 29 anni, Sottotenente di Complemento. Arruolato a Roma nel deposito dell‘82° Rgt. di fanteria ―Torino‖ mobilitato, viene nominato Allievo Ufficiale Aspirante di Complemento e inquadrato nel 215° Rgt. ―Tevere‖ il cui deposito di fanteria era lo stesso dell‘81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 17 maggio dell‘anno in corso (1917), verrà nominato Sottotenente di Complemento. Morirà come gli altri nel fatto d‘arme di Dosso Faiti il 3 giugno 1917. In questo settore del fronte combatteva anche Efisio Pinna196 dell‘86° Rgt. della brigata ―Verona‖. Alla fine di maggio la brigata (85° e 86° Rgt.) è dispiegata sul fronte dell‘Isonzo e riunita nei pressi di Gradisca. Passata poi a disposizione della 45a divisione, invia i reggimenti in rincalzo alle truppe operanti contro il massiccio dell‘Hermada. Si schiera quindi lungo il tratto S. Giovanni di Duino e le posizioni delle quote 110 e 43. Dal 23 maggio al 4 giugno, lavorando agli apprestamenti difensivi e combattendo ininterrottamente, i suoi battaglioni mantengono le posizioni, respingendo decisamente i contrattacchi nemici. Su tale fronte il nemico, all‘alba del 4 giugno, sferra un poderoso attacco; i reparti della brigata, dopo eroica resistenza ed ingenti perdite, sono costretti a cedere e a ripiegare su di una linea arretrata. È nel corso di tale fatto d‘arme che Efisio Pinna viene fatto prigioniero dagli austriaci il 4 giugno 1917. Il successivo 5 giugno, viene colpito Pietro Longu197 Allievo Zappatore nella 2a Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Entrata in azione il 28 maggio, la brigata (225° e 226° Rgt.), anch‘essa alle dipendenza della 45a divisione, si spinge sotto i trinceramenti della linea di Flondar. Rinforzata da due battaglioni del 259° Rgt. ―Murge‖, avanza ancora e, a costo di perdite gravissime, si rafforza sulle posizioni di quota 145. Ma il 4 giugno gli austriaci contrattaccano; un violento tiro di interdizione impedisce l‘accorrere dei rincalzi, sicché con forze preponderanti il nemico circonda alcuni reparti del 226° Rgt., li disorganizza e li cattura in parte. Pietro Longu venne ferito il giorno successivo, il 5 giugno 1917, proprio nei furiosi combattimenti di quota 145. Fu colpito dai frammenti di una granata che provocò una ferita ―a fondo cieco‖ al terzo inferiore della coscia destra con frattura del femore, lesioni multiple delle parti molli al dorso della mano destra, alla faccia interna del ginocchio sinistro e al mignolo del piede destro. Venne ricoverato nella clinica chirurgica dell‘Ospedale Militare di riserva n°13 di Bologna dove gli vennero estratti tre frammenti metallici dalla coscia destra. Dopo l‘intervento ebbe l‘arto inferiore destro accorciato di 4 cm con limitazione della funzione articolare del ginocchio destro che non si piegava oltre l‘angolo retto. Dopo la convalescenza, rientra a Firenze nel deposito dell‘84° Rgt. ―Venezia‖. Avviato ai servizi di presidio nelle retrovie, viene assegnato alla Milizia Territoriale del 232° Btg. della brigata ―Avellino‖. Nella primavera dell‘anno successivo rientra in linea con la 2a Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖ rimanendovi sino al congedo. In questo settore del fronte Giulio-Carso, come abbiamo già accennato, era dislocato anche il 259° Rgt. della brigata ―Murge‖ (259° e 260° Rgt.) dove prestava servizio Salvatore Inticu198. Salvatore Inticu, già reduce del fronte Macedone con la brigata ―Sicilia‖, dopo quasi due mesi di convalescenza per malattia, il 9 febbraio 1917 rientrò a 195 LACONI Arturo 22/08/1888 di Pietro e Lingotti Giovanna (Esercito). Nato a Cagliari e padre del costituzionalista Renzo Laconi 196 PINNA Efisio Giuseppe Emanuele 08/11/1885 di Peppico e Fanni Emanuela (Esercito) 197 LONGU Pietro 22/09/1896 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara (Esercito) 198 INTICU Salvatore 01/10/1888 Nato a Narcao di Gaetano e Floris Raffaela. (Esercito) - 89 - Roma nel deposito del 61° Rgt. della brigata ―Sicilia‖ e assegnato alla 258a Compagnia Presidiaria. Il 10 marzo rientra in zona d‘operazioni nella 12a Compagnia del 259° Rgt. ―Murge‖ appena costituita. Dopo una breve permanenza nel 260° Rgt., rientrerà nel 259° Rgt. nella 9a Compagnia. Il 22 giugno 1917 a quota 144/5 viene ferito da scheggia di granata alla regione scapolare destra a fondo cieco. Dopo sette mesi, verrà trasferito alla 3a Compagnia del 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖ rimanendovi sino al congedo. La ―Murge‖ era una nuova brigata costituita il 26 febbraio 1917. Il 23 maggio, alla nostra offensiva di primavera il comando di brigata ed il 260° si portano verso le falde del Monte Debeli, schierandosi nei pressi di quota 144 (Monte Cosich) nella linea compresa fra le quote 145 e 146 di Flondar, mentre il 259°, posto alla dipendenza della 45a divisione, si trasferisce ad est di Monfalcone, sistemandosi nelle caverne di quota 85. Il 17 giugno il 259° Rgt., dopo un turno di riposo a Dobbia, si sposta sulle posizioni di quota 144. Partendo dal lago di Doberdò prosegue per il camminamento n° 2, immediatamente a nord di quota 144, fino al lago di Pietra Rossa, costituendo riserva divisionale. Questa prima offensiva italiana, che si concluse con modesti risultati e con molte perdite umane, la riprenderemo più avanti, in agosto con l‘11a battaglia dell‘Isonzo, nel capitolo dell‘infausta conquista dell‘altopiano della Bainsizza. Sarà l‘ennesimo sacrificio fra morti e feriti, senza alcun risultato decisivo. Anzi persuase l‘Austria e la Germania sulla possibilità di sferrare con successo una grande offensiva che per noi fu una disfatta, quella di Caporetto. Terminate le grandi operazioni di primavera sull‘Isonzo e sul Carso, il Comando Italiano pensò di eliminare il pericoloso saliente austriaco nel cuore dell‘Altopiano di Asiago in Veneto, che dalla Valsugana scendeva lungo i monti Ortigara, Zingarella, Colombara, Zebio fino alla val d‘Assa, saliente dal quale poteva partire sempre qualche pericolosa offensiva austriaca in direzione del Brenta e della pianura. In questa zona del fronte come sappiamo era dislocata la brigata ―Sassari‖ col 151° e 152° reggimenti. Già dal mese di aprile del corrente anno alla brigata era arrivato l‘ordine di risalire la linea della trincea. Tra i ―Sassarini‖, serpeggiava un forte malumore; erano stanchi degli estenuanti turni al fronte, anche se i turni in trincea si erano susseguiti sempre regolarmente, alternando ai venti giorni in linea, venti giorni di riposo. La sera del 9 aprile, appena scesa la notte, negli alloggiamenti del 152° Rgt. un brusio prima confuso lascia spazio ad un vociare disordinato e invadente di una moltitudine di soldati: ―In trincea no bi cherimos picare: in totube, no in trincea‖ (In trincea non vogliamo andarci: ovunque, ma non in trincea). Quella notte scadeva il turno di riposo della ―Sassari‖, ma la partenza per il fronte non era così vicina. Il mese di maggio viene trascorso a Vallonara (Vicenza) per un altro turno di riposo dove la brigata si rifocillò in vista dei nuovi impegni. Fu un turno di riposo degno di questo nome, senza tattiche estenuanti, senza la monotonia della piazza d‘armi, senza riviste o ispezioni. I soldati della brigata venivano mandati a turno a Villa Morosini, sulle rive del Brenta, dove finalmente ebbero la possibilità di attendere alla propria igiene personale che, oltre al cambio radicale della biancheria e della divisa, doveva garantire in via preventiva dalle malattie infettive e, soprattutto dal diffondersi copioso dei pidocchi e dei parassiti. Quei giorni furono i più felici di tutta la guerra. Vallonara era un villaggio di qualche centinaio di abitanti, ma come i paesi vicini di Bassano del Grappa e Marostica, aveva la campagna circostante disseminata di cascine che nelle ore di libera - 90 - uscita diventavano i punti di riunione della brigata. I ―Sassarini‖ vissero quei giorni come fossero in famiglia. Come erano belle quelle tiepide giornate di maggio di fronte al sorriso di una donna e un bicchiere di vino buono, senza il boato dei cannoni, le grida degli ufficiali, la messa in opera dei cavalli di frisia e dei sacchetti di terra, e senza gli estenuanti turni in trincea. Fu l‘occasione per dimenticare tutti i disagi e le fatiche, e soprattutto per riallacciare i rapporti con le tante ―madrine di guerra‖ conosciute solo attraverso la corrispondenza durante l‘inverno in trincea. Tra di esse un posto di assoluto rilievo toccò a Maria Teresa Guerrato. Nata a San Donà di Piave nel 1872, era figlia di un commerciante di granaglie e apparteneva alla media borghesia veneta. Dotata di una forte personalità, sin da giovane non accettò mai il classico ruolo di ragazza che passava il tempo a prepararsi la dote, in attesa di un uomo da sposare. Guidava personalmente il calesse del padre sino al mercato di Treviso e, pur non avendo potuto frequentare l‘università, completò la sua istruzione ottenendo una sorta di abilitazione all‘insegnamento della matematica. Non più giovane, sposò Valerio Nardini che insieme ai fratelli era proprietario della famosa distilleria Nardini di Bassano del Grappa attiva da 150 anni. Trasferitasi a Bassano dopo il matrimonio, il suo nome ricorre ben prima della guerra, in quasi tutte le organizzazioni benefiche e di assistenza. Nella primavera del 1916 è crocerossina Emilio Lussu, Maria Teresa Guerrato e il Tenente col permesso di acceso all‘ospedale militare Alfredo Graziani. (Arch. Caneva). Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. alloggiato nei locali dell‘imponente edificio Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni. delle scuole elementari ―Umberto I‖ dove conobbe e curò i feriti di Monte Fior, di Castelgomberto e del Monte Zebio. Ma il merito di aver aperto questo ―filo diretto‖ tra la Guerrato e i ―Sassarini‖ fu del famoso Tenente Alfredo Graziani199 che nel suo libro Fanterie Sarde ricorda il suo primo incontro con Maria Teresa Guerrato la quale, vedendo passare nelle corsie dell‘ospedale quella moltitudine di ufficiali e soldati feriti, rimase colpita dal loro contegno fiero e dignitoso: ―Oh! Li ho visti! Li ho potuti vedere ed anche comprendere, i suoi sardi meravigliosi! Ho potuto giudicarli qua, proprio qua, nel mio ospedale. Erano silenziosi, un po‘ oscuri, lontani come la vostra terra. Fu allora che li giudicai: per lo spasimo contenuto, per la superba fierezza, per l‘incrollabile fede; si esprimevano con gli occhi neri, profondi, ardenti…‖200. 199 a Alfredo Graziani, Tenente della 12 Compagnia del III° Battaglione del 151° Reggimento della Brigata “Sassari” autore di “Fanterie Sarde”. Emilio Lussu nel suo libro “Un anno sull’Altipiano” lo chiama il Tenente “Scopa”. 200 Cfr. GRAZIANI Fanterie Sarde , cit., pp. 313-315. Ibidem: Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno sull‘altipiano con i diavoli rossi, a cura di Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde, Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006. - 91 - Maria Teresa Guerrato non si dimenticherà più dei soldati della brigata ―Sassari‖ e la nave-asilo ―Azuni‖, che raccoglierà numerosi orfani di guerra, (anche Antiochensi), l‘avrà tra i sostenitori più fedeli, con un flusso costante di denaro e donazioni. Il culmine di questo rapporto affettivo si raggiunse alla vigilia del ritorno in linea della brigata, ed è ancora il Tenente Graziani a raccontarlo. Per l‘occasione tra i militari fu organizzata una partita di pallone a cui fu invitata ad assistere anche la Guerrato: al termine dell‘incontro, ―quando, sull‘imbrunire la Madrina ha fatto ritorno a Bassano, la sua carrozza non era circondata solo dai militari del battaglione, ma dai militari dell‘intera Brigata. Riconoscenza? Sentimento di simpatia? Ricordi nostalgici? È certo che quella signora, in quella sera, ci è apparsa quale veramente era, un simbolo. Era l‘amore di tutte le madri e di tutte le spose, era la Patria. Ed abbiamo sentito di amarla svisceratamente‖201. Il 1° giugno 1917 la brigata si porta in prossimità del fronte accantonandosi nei vasti baraccamenti della Val Piana. Qui ascolta la messa celebrata dai cappellani dei due reggimenti, il francescano Don Michele Todde di Tonara e Don Barracciu. Alla lettura del Vangelo, Don Todde parla ai seimila uomini in dialetto, incitandoli a battersi con coraggio per l‘Italia e per la Sardegna. Poi tutti in marcia, dritti al fronte. Si deve tentare di nuovo la conquista di Monte Zebio per un‘offensiva in grande stile che passerà alla storia come battaglia dell‘Ortigara, che si svilupperà su tutta la zona degli Altipiani, dal monte Pasubio al monte Zebio, sino al monte Ortigara, per impedire definitivamente agli austriaci la possibilità di invadere il Veneto. Il terreno da conquistare è aspro, pieno di anfratti e ben fortificato. Da ogni punto del fronte italiano si muovono batterie di cannoni, bombarde, convogli interminabili di munizioni e truppe. Abetaia di Croce S.Antonio, sul Monte Zebio. (Archivio Dal Molin) Tratto da: ―Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno L‘azione ha luogo per sull‘altipiano con i diavoli rossi‖, a cura di Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde, il giorno 10 Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006. col compito di attaccare il tratto compreso fra quota 1626 e 1476 sulle pendici di monte Zebio (Altipiano di Asiago). Ma quando l‘artiglieria italiana comincia il tiro, alle 05:00 del mattino del 10 giugno, i colpi cadono sui nostri, provocando gravi perdite. Una vera iella! I ―Sassarini‖ non sanno a che santo votarsi e attendono l‘ordine di attacco come una liberazione. I reparti della ―Sassari‖ balzarono all‘attacco alle ore 15:00 sotto una pioggia battente e, dopo aver difeso le posizioni per alcune ore respingendo tre contrattacchi, sono costretti a rientrare nelle trincee di partenza per il violento fuoco di artiglieria nemica. A quota 1476 presso il bosco di Croce Sant‘Antonio, sullo Zebio, una sezione di bombarde appoggia i sardi della 201 Cfr. GRAZIANI Fanterie Sarde , cit., pp. 254-255. Ibidem: Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno sull‘altipiano con i diavoli rossi, a cura di Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde, Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006. - 92 - brigata ―Sassari‖, che hanno le loro trincee pressoché vicine a quelle degli ungheresi della 4a Divisione Honved. Questi ultimi attaccano con accanita determinazione, ma ―…i sardi resistono come macigni; cadono, ma non si muovono d‘un passo, e gli ungheresi che cercano di infiltrarsi fanno i conti col pugnale implacabile…‖ Il 10 giugno 1917, nel primo giorno d‘attacco durante i combattimenti nell‘abetaia di Croce S. Antonio (monte Zebio), viene colpito Agostino Sitzia202 del 152° Rgt., 5a Compagnia. Morirà nella 25a Sezione di sanità, (la stessa dove vennero ricoverati Giuseppe Garau203 e Giovanni Piras204). Nello stesso giorno muore anche Giuseppe Vacca205, pure lui del 152° Rgt. nella 9a Compagnia206, (già ferito sul Monte San Michele nei combattimenti tra Bosco Lancia e Bosco Triangolare). Morirà nei fatti d‘arme di Monte Mosciagh, nell‘altopiano di Asiago. Giuseppe Luigi Matzeu207 invece, anch‘egli del 152° Rgt. rimase solamente ferito. Rientrerà in zona d‘operazioni dopo un mese, il 10 settembre e assegnato al reparto mitraglieri ―Fiat‖ del 152° Rgt. sino al termine del conflitto. Alle nove del mattino dell‘11 giugno, la violenza del bombardamento da ambo le parti raggiunge il suo massimo sviluppo. Un infuriare di esplosioni, di schianti e di schegge si abbattono sui ricoveri e nei camminamenti. Proiettili di ogni genere e di ogni dimensione piovono sulle trincee; i morti non si contano più, i feriti sono innumerevoli; chi può andar via da sé infila il primo camminamento e ripiega; chi non può muoversi si raccomanda alla pietà di qualcuno perché gli procuri una barella. Dagli osservatori di artiglieria posti sulla linea del fuoco, nessuno è tornato indietro a riferire della situazione, chi è riuscito a salvarsi riferì che i reticolati sono volati via, la nostra trincea non esiste più. Lo schieramento difensivo è scomparso. Con la linea completamente devastata, la truppa esasperata e i battaglioni decimati, si è conclusa ―grondante di lacrime e sangue‖ l‘azione del 10 giugno 1917, dallo Zebio all‘Ortigara. Da assalitori siamo diventati assaliti. E lo saremmo per altre volte ancora. L‘11 giugno si ha notizia del ferimento di Raffaele Vacca208 del 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Venne arruolato a Girgenti (Rieti) nel 5° Rgt di fanteria ―Aosta‖ e inquadrato nella 10a Compagnia. Giunto in territorio in stato di guerra nella Carnia, passerà poi al 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖ sul Carso. L‘11 giugno 1917 lascia il fronte per ferite riportate in combattimento e ricoverato all‘ospedale da campo n°119 di Merano, (nello stesso campo dove il 18 giugno 1918 verrà ricoverato anche Nicolino Salis classe 1897). In seguito venne trasferito all‘ospedale di Arezzo. Dopo la convalescenza, rientrerà a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Quando rientra in zona d‘operazioni viene assegnato al 137° Rgt. di fanteria ―Barletta‖. Dopo la nomina a Caporale rientra nelle file del 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al congedo. 202 SITZIA Agostino 05/08/1893 di Giovanni e Spiga Antioca (Esercito) GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 di Giuseppe e Sinzu Giovanna (Esercito N°37326 bis) 204 PIRAS Giovanni Antonio Francesco 02/11/1893 di Pasquale e Longoni Mariana (Esercito) 205 VACCA Giuseppe 07/02/1892 di Giuseppe e Cappai Francesca (Esercito N°38777) 206 ACSA, Leva e Truppa, 29 giugno 1917. 207 MATZEU Giuseppe Luigi 23/09/1882 di Salvatore e Pau Maria (Esercito) 208 VACCA Raffaele 12/08/1894 di Emanuele e Cappai Francesca (Esercito) 203 - 93 - In questo settore del fronte era impegnato anche Gregorio Ennas209. I soldati Antiochensi lo chiamavano ―A Roma t‘apettu‖ (a Roma ti aspetto!) soprannome che gli fu attribuito per il fatto che ogni volta che incontrava un commilitone lo salutava con la solita frase ―a Roma t‘apettu‖ che continuò a ripetere ossessivamente anche dopo la guerra e motivata, a suo dire, da una eventuale chiamata da Roma per ricevere una Medaglia al Valore. Quando Gregorio Ennas fu chiamato alle armi venne arruolato proprio a Roma nel deposito dell‘82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Quando giunse in territorio in stato di guerra venne assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. L‘11 giugno (nei combattimenti sull‘abetaia di Croce S.Antonio, sul monte Zebio, altipiano di Asiago) viene ricoverato nell‘ospedale da campo n°0187, e dopo 6 giorni, il 17 giugno in un centro di sostegno psicologico di Reggio Emilia. Il 1° luglio viene trasferito al ―San Gerolamo‖ di Volterra (Pisa), poi verrà trasferito a Cagliari e riformato210. Gregorio Ennas rimase fortemente scosso dall‘esperienza bellica. Ritornò dal fronte con i postumi di quella tragedia assurda che provocò irreversibili conseguenze psicofisiche a tanti soldati che non riusciranno mai a liberarsi dell‘incubo di quella guerra. A testimonianza delle conseguenze psicofisiche causate dal conflitto, vale la pena ricordare l‘incontro tra Camillo Bellieni e Emilio Lussu ai tempi della forte pressione sul monte Zebio. Il Lussu, stremato dall‘angoscia e ridotto quasi a un vecchio, abbracciò il compagno d‘armi e gli spuntarono le lacrime; poi disse a voce bassa: ―Sono stanco sai di fare il macellaio. Fino adesso avevo fatto l‘ufficiale. Ora invece devo portare gli uomini al massacro senza scopo. E alla fine il cuore si spezza‖. L‘offensiva sul Monte Zebio fallì la sera stessa; l‘ordine di sospendere le azioni venne dato il giorno stesso ma senza ritirarsi, lasciando le truppe allo scoperto sotto il maltempo e il violento fuoco dell‘artiglieria austriaca. A deprimere definitivamente gli animi contribuirono altri due episodi: il presunto ammutinamento della 3a Compagnia della Brigata ―Sassari‖ e l‘esplosione della mina a quota 1476. Il primo episodio accadde il 10 giugno 1917 quando la ―Sassari‖ era impegnata nell‘offensiva dell‘Ortigara, nel settore del Monte Zebio. La 3a Compagnia del I° Btg. del 151° Rgt. ―Sassari‖, si trovava dal alcune ore asserragliato all‘interno di una caverna a quota 1626 dello Zebio, in attesa dello ―scatto‖ fuori dalle trincee. Nel primo pomeriggio di quel giorno il fuoco di preparazione dell‘artiglieria italiana era in pieno svolgimento quando, a causa di un imperdonabile errore di tiro, i colpi iniziarono a cadere nelle vicinanze della caverna occupata dai ―Sassarini‖. Intorno alle 14:00 un proiettile di bombarda da 400 mm provocò la caduta di alcuni pezzi della volta della grotta. I nostri soldati già tesi per l‘attesa dell‘attacco e temendo un crollo dell‘intera caverna, furono presi dal panico e urlando: ―la caverna crolla‖, cominciarono a spingere verso l‘imboccatura della grotta. Il Maggiore Francesco Marchese comandante del I° Btg., pure lui teso e alterato dalla notevole quantità di cognac ingerito, mandò il Tenente Flavio Salis a verificare la situazione, ma non essendo soddisfatto delle sue rassicurazioni, intimò ad alcuni soldati della 3a Compagnia di uscire fuori dalla grotta, li obbligò a deporre le armi e, accusati di diserzione di fronte al nemico, ordinò al Tenente Giovanni Rabino di scegliere 4 uomini da condannare a morte mediante 209 ENNAS Gregorio Benigno Mario 21/11/1898 di Edoardo e Loddo Giuliana (Esercito) 210 Bisogna precisare che dai documenti dell’Archivio Storico del Comune Gregorio Ennas alla data del 23 marzo 1920 risulta ancora in servizio, ma ricoverato in un sanatorio di Roma. 210 - 94 - fucilazione. In quel momento transitava nelle vicinanze il Tenente Alfonso Infantino con un drappello di 11 uomini della 7a Compagnia a cui il Maggiore Marchese rivolse, prima le stesse accuse di tradimento e poi gli intimò di radunare i suoi uomini e formare un plotone per procedere alla fucilazione dei 4 della 3a Compagnia. Incaricato del plotone di esecuzione era il Tenente Flavio Salis, il quale al momento di eseguire la sentenza ordinò al drappello di soldati di sparare in aria, e loro obbedirono. Il Maggiore Marchese, sentitosi preso in giro estrae la pistola dalla sua fondina e spara a bruciapelo sul soldato Giuliano Marceddu, uccidendolo all‘istante. Immediatamente dopo entrò in gioco anche il ruolo del Tenente Mario Mariani giunto sul posto, assieme ai caporali maggiori ciclisti Luigi Speranza e Francesco Cardi, per valutare la situazione su richiesta del comandante del 151° Rgt. che alle 14:30 aveva ricevuto la notizia che ―il maggiore Marchese era impazzito e voleva passare per le armi i soldati della 3a Compagnia‖. I due caporali ciclisti, subito dopo l‘assassinio di Marceddu, su ordine del Tenente Mariani, aprirono il fuoco sul Maggiore Marchese che stramazzò al suolo, ufficiosamente ―caduto per ferite riportate in combattimento‖, risolvendo almeno per il momento la situazione. Nella stessa infausta giornata del 10 giugno, in un'altra zona dello Zebio sul monte Tondo a quota 1476 dove la ―Sassari‖ si collegava col 112° Rgt. della brigata ―Piacenza‖, esplodeva la mina posizionata dai nostri genieri. Per l‘occasione ai piedi della nostra trincea fu scavato un tunnel che arrivava fin sotto le difese austro-ungariche. Tecnicamente l‘operazione di brillamento raggiunse i suoi scopi: le trincee nemiche furono completamente distrutte, ma la potente deflagrazione provocò una frana che si riversò sulle nostre trincee travolgendo i reparti. Inoltre l‘escavazione della mina fu occupata dagli austriaci che occuparono il cratere e posizionarono delle mitragliatrici, minacciando così il fianco del 152° Rgt. al comando del Capitano Giuseppe Musinu. Consapevole di questo rischio il Capitano Musino prime dell‘imbrunire provvide a far ripiegare i propri uomini, nel contempo, per coprire il ripiegamento prese due mitraglieri e, dopo la morte del primo, avanzò usando l‘altro come un treppiedi e falciando col la mitragliatrice gli austriaci che avanzavano in forze, fino a consentire l‘arrivo dei rincalzi e ristabilire la situazione. Dopo circa un‘ora e mezzo di combattimento l‘offensiva della ―Sassari‖ era già tragicamente conclusa, anche se il Comando di Brigata ne prescriveva la continuazione per l‘indomani. Le perdite ammontarono a più di 800 uomini. Stavolta il peso dell‘attacco ricadrà sui soldati della brigata ―Piacenza‖ e sui Bersaglieri del 5° Rgt., pure loro veterani delle trincee del monte Zebio. Il 19 giugno fu ripreso l‘attacco: l‘azione della 6a Armata veniva ripetuta, concentrando gli sforzi sullo Zebio e, soprattutto sull‘Ortigara (confine Veneto-Trentino, zona della Val Sugana). Sul Monte Ortigara si combatteva già dal 15 giugno. Qui troviamo Antioco Marroccu211, fratello gemello di Antonio. Ex militare di leva nell‘Artiglieria da Costa a La Maddalena, verrà richiamato per mobilitazione e arruolato sempre a La Maddalena nello stesso deposito di Artiglieria. Quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato alla 140a Centuria della Milizia Territoriale. In seguito verrà trasferito al deposito212 del 4° Rgt. della brigata ―Piemonte‖ (3° e 4° Rgt.) e assegnato al 7° Battaglione. Qui verrà assegnato 211 MARROCCU Antioco 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina (Esercito). Gemello di Antonio. Dal deposito del 4° Rgt. di fanteria “Piemonte” vennero formati: il 20 gennaio 1915 il 146° Rgt. di fanteria della brigata “Catania”, e il 1° marzo 1915 il Comando di Brigata dello stesso reggimento. 212 - 95 - alla 12a Compagnia del 146° Rgt. della brigata ―Catania‖ (145° e 146° Rgt)213 che dal marzo fino al 21 giugno 1917, sulle posizioni di monte Zebio, si alternava con reparti della brigata ―Piemonte‖ in tutti i turni di prima linea. Il 15 giugno 1917 Antioco Marroccu viene colpito da pallottola di Shrapnel alla coscia sinistra sull‘Ortigara, nel fatto d‘arme di ―Baita dell‘Aja‖ (quota 1579) sulle pendici orientali di Cima Caldiera. Baita dell‘Aja era una base logistica per le truppe combattenti di importanza tattica enorme. In vista della battaglia dell'Ortigara del giugno 1917, proprio per la vicinanza alla prima linea, a cui era collegata da una ragnatela di camminamenti, divenne uno dei principali centri di deposito di viveri, munizionamento e materiali necessari per il combattimento. Le sei gallerie scavate, l‘una di seguito all'altra e rese comunicanti al loro interno tramite un corridoio unico, avevano la funzione di magazzini ed erano celate alla vista da baraccamenti esterni in legno che, appoggiati alla roccia, ne coprivano gli ingressi. All‘atto del ferimento Antioco Marroccu verrà ricoverato nell‘ospedale da campo n°53 e dopo la convalescenza lasciato in licenza illimitata per postumi da ferita214. Suo fratello gemello Antonio Marroccu215 concluse la sua esperienza sotto le armi nel giro di un anno. Richiamato per mobilitazione nel deposito di fanteria di Ozieri, in considerazione dell‘età (36 anni come il fratello) fu assegnato alla Milizia Territoriale (uomini dai 33 ai 39 anni) nella stessa 140a Compagnia della 321a Compagnia M.T. del 1° Rgt. Genio con cui giunge in territorio in stato di guerra con compiti di presidio nelle retrovie del fronte. Si congederà il 1° gennaio 1917 nel Distretto Militare di Cagliari. In un'altra zona del fronte dell‘altopiano di Asiago, troviamo Francesco Vacca216 della 7a Compagnia del 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Chiamato alle armi nel deposito di fanteria di Ozieri, verrà trasferito a Marina di Massa (Massa Carrara) nel deposito del 21° Rgt di fanteria ―Cremona‖ e assegnato alla 7a Compagnia in territorio in stato di guerra con la 16a Divisione di Fanteria. Il 1° febbraio 1917 parte dalla zona di guerra per malattia; rientra al fronte dopo venti giorni, il 23 febbraio sempre con la 7a Cmp. del 21° Rgt. alle dipendenze della 30a Divisione. Stavolta la zona di guerra è il sotto settore di Asiago, sul Monte Rasta, alla sinistra della Val d‘Assa. Il 18 giugno 1917 lascia il fronte per le ferite causate da una scheggia di granata riportate al pollice della mano destra nel combattimento di Monte Interrotto (Monte Rasta) a Camporovere (Vicenza). Al rientro in zona di guerra viene trasferito alla Brigata ―Sassari‖ combattendo a Montecavaglia, Montenero e Gorizia. Lo ritroveremo ancora nel giugno del 1918 quando avrà modo di meritarsi una Medaglia di Bronzo. Il 19 giugno con una violenta azione offensiva le nostre truppe danneggiarono in molti punti le difese austriache, compiendo progressi su alcuni tratti del fronte e infliggendo al nemico perdite gravissime. I nostri soldati, vinta l‘accanita resistenza e superate enormi difficoltà di terreno, strapparono al nemico favorevoli posizioni in regione di Monte Ortigara, compresa la vetta (quota 2105), battuta dal violento fuoco concentrico dell‘artiglieria nemica. Nel corso dei combattimenti una scheggia di granata austriaca 213 La brigata “Catania” (145° e 146° Rgt.) dal 20 maggio 1916 al 12 gennaio 1917 era comandata dal Maggiore Generale Vittorio Boyl, Marchese di Putifigari. 214 ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. 215 MARROCCU Antonio 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina (Esercito). Gemello di Antioco. 216 VACCA Francesco 21/10/1889 di Emanuele Cappai Francesca (Esercito). - 96 - colpisce Cesare Garau217, anch‘egli soldato del 4° Rgt. ―Piemonte‖. Richiamato alle armi per mobilitazione, venne arruolato nel distretto Militare di Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. Quando giunse in territorio in stato di guerra, dopo un intervallo trascorso nel 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖, passa al 4° Rgt. della brigata ―Piemonte‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 19 giugno 1917 mentre era di vedetta sul Monte Ortigara venne colpito dalla scheggia di una granata austriaca che gli procura una ferita alla mano sinistra e al volto con frattura della mascella. Dopo la convalescenza, verrà inviato in licenza straordinaria sino al congedo. Gli effetti dell‘ennesima puntata offensiva furono ancora più deludenti di quelli del 10 giugno. Nella notte del 25 giugno gli austriaci attaccarono con inaudita violenza le nostre posizioni sull‘Ortigara, che vennero sconvolte da un uragano di fuoco appoggiato da insostenibili getti di lanciafiamme e gas asfissianti. Ancora una volta sarebbe stato necessario ritirare i battaglioni, invece venne nuovamente dato l‘ordine di resistere. Sull‘altopiano di Asiago, di fronte al prolungarsi del violento bombardamento avversario, gli ultimi difensori resistettero disperatamente, in attesa dell‘impossibile arrivo dei rinforzi, sino al 29 giugno quando finalmente ricevettero l‘ordine di ritirarsi dal Passo dell‘Agnella, mantenendosi sul fianco orientale del passo stesso, e ripiegare sulle posizioni di Cima della Caldiera. Intorno all‘Ortigara rimasero solo morti, feriti e dispersi. Dal maggio al settembre 1917 il nostro Esercito perde oltre 680.000 uomini fra morti, feriti, dispersi e prigionieri. E devono ancora venire i tremendi giorni di Caporetto Le cause dell‘insuccesso di quest‘offensiva di giugno sull‘Altopiano di Asiago furono diverse. Mancò la sorpresa, in quanto il controspionaggio austriaco venne a sapere dell‘offensiva. Per mantenere il segreto su quest'operazione, si era stabilito di indicarla con la denominazione convenzionale di ―azione K‖, conosciuta meglio come battaglia dell‘Ortigara. Il nemico ne aveva però avuto sentore, e più volte dalle sue trincee ci aveva chiesto, a grande voce o esponendo cartelli: ―Quando farete l'azione K‖? Al fallimento dell‘offensiva contribuirono le avverse condizioni meteorologiche, per cui gli effetti del tiro delle artiglierie e delle bombarde contro i reticolati e le trincee nemiche furono scarsi; possono avervi contribuito anche errori di condotta, ma le principali cause dell‘insuccesso sono da ricercarsi nel diminuito spirito combattivo delle nostre truppe logorate dagli estenuanti turni in trincea. Il Comando Supremo aveva concepito e cominciato a preparare un‘offensiva nella zona del Pasubio (Trentino) con lo scopo d‘allargarne l‘occupazione possibilmente fino a Col Santo, ma, in seguito al suddetto insuccesso sull‘altopiano di Asiago, vi rinunciò. Nei bollettini di guerra non c‘era traccia del precario spirito combattivo dei nostri soldati; i rapporti del Comando Supremo erano di un altro tenore: ―le nostre valorose fanterie, lottarono instancabili per 18 giorni, senza tregua, senza ristoro‖. Sappiamo invece che a metà luglio, sul fronte giulio-carso, ci fu un grave episodio di ammutinamento con protagonisti i soldati della brigata ―Catanzaro‖ (141° e 142° Rgt.), alle dirette dipendenze della 3a Armata comandata da Emanuele Filiberto duca d‘Aosta. Le vicende della brigata ―Catanzaro‖ si intrecciano con quelle del nostro concittadino Achille Senis218 carabiniere di carriera arruolatosi nell‘Arma nel settembre del 1901. Alla 217 218 GARAU Cesare 23/05/1880 Nato a Carloforte da Luigi e Lai Canè Antonia (Esercito). SENIS Achille 29/07/1878 di Francesco e Manca Angelina (Carabinieri N° 9681). - 97 - vigilia della guerra prestava servizio nella Legione Territoriale di Torino. Verrà poi mandato per qualche mese nella zona del fronte Carso a presidiare le retrovie come servizio di rinforzo. In zona d‘operazioni è inquadrato nella 45a Sezione Carabinieri Mobilitata dipendente dalla 45a Divisione di fanteria dislocata nel basso Friuli. Il 13 maggio 1917 durante i combattimenti di San Canziano (Gorizia), viene ferito riportando lesioni alla natica, al braccio e alla spalla destra prodotte da schegge di granata nemica; venne ricoverato prima nell‘83a Sezione di Sanità e poi trasferito all‘ospedale di Monfalcone (Gorizia). La sua carriera militare ebbe una svolta due mesi dopo, il 15 luglio 1917, all‘età di 39 anni quando venne ―decorato‖ di Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione: ―Durante una violenta repressione contro armati, compì arditamente tutto il suo dovere esponendosi al fuoco micidiale e gettandosi impavido dove più accaniva la lotta, impegnandosi in violenti corpo a corpo‖. La motivazione è piuttosto insolita per un militare che combatte su un fronte di guerra; manca la solita retorica a cui siamo abituati, non c‘è quell‘ammirevole ―slancio per la conquista delle munitissime posizioni nemiche‖, ma parla di ―violenta repressione contro armati‖. Chi sono questi rivoltosi armati contro cui si scaglia impavidamente Achille Senis? Vediamo di spiegarlo. Siamo nelle retrovie del Carso in piena estate, in un afoso luglio dell‘anno 1917, la brigata ―Catanzaro‖ trascorre il periodo regolamentare di riposo di 10 giorni presso le baracche in località S. Maria la Longa, piccolo paese del basso Friuli posto sulla strada Palmanova-Udine e importante base logistica del III° Corpo d‘Armata. Una Circolare del Comando estende a 20 giorni il turno di riposo tra un assalto e l‘altro, disposizione ben accolta dai fanti Calabresi che si lasciano alle spalle settimane di duri bombardamenti quotidiani e di accaniti scontri notturni. Quei soldati, dopo oltre due anni di ininterrotta permanenza nell‘inferno del Carso, scalzi, con gli abiti a brandelli, pieni di pidocchi, emaciati e stremati dalle fatiche e dalle privazioni, ridotti ad uno stato addirittura spettrale, furono finalmente mandati a riposo a Santa Maria la Longa. Si portano dietro la speranza e il miraggio di un lungo riposo, che li tenga lontani da tanta strage. Si dice infatti che al loro posto potrebbe andare la 45° Divisione arrivata di fresco. Ma la domenica del 15 luglio del 1917, all‘improvviso, come un fulmine a ciel sereno, attorno alle 08.30 arriva dalla Divisione un fonogramma che richiamava tutta la brigata in linea con la massima urgenza in quanto si stava preparando l‘ultima offensiva italiana sull‘Isonzo. Esplode la protesta. Vistisi turlupinati in modo così barbaro, i poveri fanti che non erano riusciti nemmeno ancora a spidocchiarsi, perdettero la pazienza e si ribellarono ai propri ufficiali. Si spara con le mitragliatrici. Si lanciano addirittura alcune bombe a mano. Si manovra come se si avesse davanti il nemico. Sono prese di mira le baracche degli ufficiali e si spara ad altezza d‘uomo, cercando di colpire chi tenta di fare da paciere. Si contano i primi morti e feriti. Alcuni militari si portano nei pressi dell‘abitazione del Conte di Colloredo Mels, dove risiede il poeta-soldato Gabriele D‘Annunzio219, e sparano alcuni colpi di fucile all‘indirizzo dell‘abitazione. Il Vate della sedizione scrisse ―Il fragore sinistro dei carri d‘acciaio lacerava il cuore del Friuli carico di presagi‖. Si riferiva alle autoblindate accorse a circoscrivere la ribellione. L‘arrivo dei rinforzi da Udine e dai presidi vicini consentì di circoscrivere e sedare la ribellione entro le quattro del 219 Il D’annunzio, che nelle tre armi ricopriva il ruolo di militare tuttofare e di propagandista itinerante, fu ospite a S. Maria La Longa in qualità di ufficiale dell’aviazione, prima a Villa Bearzi, poi di quella dei Colloredo. - 98 - mattino del 16 luglio. Sopraggiunsero quattro automitragliatrici, due autocannoni, reparti della Cavalleria e una Compagnia di Carabinieri (45a Sezione) dove prestava servizio Achille Senis che in quell‘occasione come già accennato ―… compì arditamente tutto il suo dovere esponendosi al fuoco micidiale e gettandosi impavido dove più accaniva la lotta, impegnandosi in violenti corpo a corpo‖. Nella notte, sedata la ribellione, il Comandante della Brigata ordina la fucilazione dei rivoltosi, alcuni scoperti con le canne dei fucili ancora calde. All‘alba del 16 luglio, vengono passati per le armi a ridosso del muro di cinta del cimitero di Santa Cecilia e posti in una fossa comune. Uno dei fucilati, rimasto solo ferito scivola e si nasconde tra le pannocchie. Viene scoperto. Un Ufficiale gli da il colpo di grazia. In giornata, la brigata partì per il fronte, accompagnata da un imponente apparato di sorveglianza armata col compito di scortare i fanti della ―Catanzaro‖ sino alla trincea. In questo modo si chiudeva la storia dell‘ammutinamento della Brigata ―Catanzaro‖. Pochi mesi dopo vi fu Caporetto. Non si trattò di un altro atto di ―codardia‖, ma lo sbandamento di interi reparti e le fucilazioni, a decine, eseguite sulla strada della ritirata nei confronti dei fuggitivi e disertori, fu un altro episodio che rivelò quanto profondo fosse lo stato di disagio collettivo dell‘esercito italiano. Per quanto riguarda Achille Senis, raggiunto il grado di Appuntato, dopo la guerra verrà collocato a riposo su domanda. Intanto il mese di luglio venne impiegato per riordinare i reparti e preparare nuove offensive. Si ha comunque notizia della cattura di Nicolò Lusci220. Il suo foglio matricolare non specifica minimamente né la zona di guerra, né a quale reggimento apparteneva. Dai pochi dati trascritti sappiamo che venne arruolato a Salerno nel deposito del 64° Rgt. della brigata ―Cagliari‖ (che dal luglio 1916 è dislocata in Macedonia) e assegnato alla 4a Compagnia. Il 21 dicembre del ‗16 viene trasferito alla scuola mitraglieri di Brescia nel deposito del 77° Rgt. della brigata ―Toscana‖ e il 5 gennaio del ‗17 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 maggio 1917 lascia il fronte a causa di una ferita riportata in combattimento e viene ricoverato all‘ospedale di Monte Ortone (Padova). Il 15 giugno dopo il ricovero viene trasferito al convalescenziario di Padova; il 15 luglio rientra al corpo e raggiunge la zona di guerra. Verrà catturato in zona imprecisata. L‘11 novembre del ‗18 rientra dalla prigionia e il 1° aprile del ‗20 viene assegnato provvisoriamente al 4° Rgt. Genio Pontieri. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari. Intanto la brigata ―Sassari‖, dislocata nella zona di Asiago, stava per concludere il suo turno di riposo: il 151° Rgt. lo trascorreva in Val di Ronchi, mentre il 152° nella Val Piana. Ma ai primi di agosto arriva l‘ordine di mobilitazione, destinazione Altopiano della Bainsizza. Emilio Lussu ricorda che in quei giorni ―Si era tutti allegri. Si respirava ancora una volta. La guerra sembrava finita e dimenticata, ma il riposo non è fatto per noi‖. Il trillo del telefono interruppe la conversazione: ―Bisogna prepararsi, domani il reggimento discende. Andiamo sull‘Altipiano della Bainsizza. L‘offensiva su quel fronte è già incominciata e la brigata vi è stata richiesta dal comandante di Corpo d‘Armata in persona‖. La guerra ricominciava. Il raduno è alla stazione di Bassano del Grappa. Prima della partenza i ―Sassarini‖ hanno il tempo di scrivere sui vagoni del convoglio. Sul vagone di 220 LUSCI Nicolò 23/04/1897 di Giovanni e Matta Francesca (Esercito). - 99 - testa si legge: ―Passa la Brigata Sassari! È la gloria che passa!‖, mentre sul vagone di coda verrà scritto: ―Passa la Brigata Sassari! È la vittoria che passa!‖. Il Generale Cadorna, già il 18 agosto, è pronto per la prossima offensiva che prende il nome di 11a Battaglia dell‘Isonzo, con obiettivo la conquista di Monte Santo e una parte dell‘altopiano della Bainsizza. In quei stessi giorni 593 battaglioni con l‘appoggio di 3.743 cannoni e 1.882 bombarde si apprestavano ad attaccare da Tolmino al mare con la speranza di raggiungere la selva di Tarnova, oltre la Bainsizza, e l‘altopiano di Comeno sul Carso a nord dell‘Hermada. Nei giorni 14 e 15 agosto la brigata si riunisce ad Azzida (Udine) ove resta, alla dipendenza della 25a divisione, sino al 25 agosto, allorché si trasferisce a Breg (Canale d‘Isonzo, a nord della Bainsizza), passando a disposizione del 24° Corpo d‘ Armata comandato dal generale Caviglia e schierandosi da circa 200 metri ad ovest di Madoni (a sud della Bainsizza) fino a cingere a semicerchio lo Zgorewnice (quota 878). Il fuoco della nostra artiglieria, cominciato il 17 agosto, cercava implacabilmente le retrovie, battendo i nodi stradali, i centri di raccolta, i depositi e i comandi. Proseguì il 18 con una violenza mai fino allora raggiunta, distruggendo trincee, ricoveri, camminamenti, mentre ardite pattuglie uscivano al riconoscimento dei varchi, suscitando la viva reazione del nemico. Già dal mese di luglio però si ha notizia della cattura di due ―Sassarini‖: i fratelli Onorato e Giovanni Agus. Difficile dire se le date indicate sul foglio matricolare siano esatte in quanto nel mese di luglio la brigata ―Sassari‖ trascorreva il consueto turno di riposo sull‘Asiago. Forse vennero catturati durante un normale turno di pattuglia per qualche estemporanea incursione del nemico. Comunque sia, Onorato Agus221 soldato del 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖, verrà catturato dal nemico il 27 luglio 1917; non si ha notizia né del fatto d‘arme, né della zona del fronte. Rientrerà dalla prigionia il 20 novembre 1918 e si congederà un anno dopo. Del fratello Giovanni Agus222 (noto Emanuele) sappiamo dal foglio matricolare che combatteva col 151° Rgt. ―Sassari‖ nell‘altopiano della Bainsizza e risulta essere catturato dal nemico il 22 luglio 1917 e condotto al campo di concentramento di Kleinmunchen. Ma i fatti d‘arme della Bainsizza relativi all‘11a battaglia dell‘Isonzo ebbero inizio da metà agosto; ulteriori comunicazioni223 non contribuiscono a chiarire la vicenda in quanto indicano il soldato Agus come appartenente al 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ e assegnato alla 336a Compagnia Mitraglieri. Inoltre sembra sia stato catturato il 6 novembre 1917 (disfatta di Caporetto?) e condotto al campo di prigionia di Marchtrenk e successivamente a quello di Kleinmunchen (entrambi i campi si trovano a Linz, Alta Austria, settore nord occidentale). L‘unica cosa certa è la sua prigionia al campo di concentramento di Kleinmunchen dove il nome Agus Emanuele è trascritto nel foglio 233 del Tomo V° del registro dei prigionieri di guerra compilato dal cappellano militare del campo Friedrich Meier. Morirà dopo un anno alle ore 12:00 del 16 luglio 1918 per edema polmonare e sepolto nel cimitero militare due giorni dopo il 18 luglio 1918, (Croce 111- Tomba 4720 141)224. 221 AGUS Onorato Raffaele Antonio 08/02/1895 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito). AGUS Giovanni Salvatore noto Emanuele 30/12/1882 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito). 223 ACSA, Leva e Truppa, 13 agosto 1919 e 16 agosto 1921. 224 ACSA, Stato Civile, fascicolo 8/33, 26 agosto 1920. 222 - 100 - Nel campo di Kleinmunchen si trovava anche Francesco Marcialis225, originario di Palmas. Verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato al 322° Btg. della Milizia Territoriale. Quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato alla Milizia Territoriale del 6° Rgt di fanteria ―Aosta‖. Dopo una breve permanenza nella 482a Centuria M.T., passa al 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ nel deposito di Massa Carrara dove verrà assegnato al 233° Rgt. della Brigata ―Lario‖, per essere poi trasferito alla 2a Compagnia del 234° Rgt. della stessa brigata. Francesco Marcialis venne dichiarato disperso, non si sà in quale fatto d‘arme (forse a Caporetto). Al termine del conflitto i famigliari del militare ipotizzando una eventuale cattura, sollecitarono lo Stato Maggiore del Regio Esercito per ulteriori ricerche. Anche Michele La Noce Sindaco del dopoguerra, il 5 marzo 1921 scrisse una lettera alla Commissione Provinciale per l‘Assistenza Militare226 segnalando che Maria Contu, moglie del Marcialis ―non ha avuto ancora la pensione per la morte di suo marito Marcialis Francesco 27/09/1880 Collezione ACSA di Sant’Antioco Marcialis Francesco soldato del 234° fanteria 2a Compagnia, e siccome essa versa in condizioni tristissime, prego caldamente codesta On.le Commissione a volersi interessare, con cortese sollecitudine‖. Qualche settimana dopo in data 31 marzo 1921 al Comune pervenne una lettera227 trasmessa da Vienna dalla Regia Legazione d‘Italia che dice testualmente: ―In riferimento al foglio n°12 in data 3 gennaio 1921, si è spiacenti di dover comunicare che le ricerche eseguite sul militare Marcialis Francesco, hanno dato esito negativo‖. E ancora nel 1924 il Distretto Militare di Cagliari comunica che il militare ―è da ritenersi scomparso durante la prigionia, non avendo fatto ritorno nel Regno posteriormente alla data dell‘armistizio, nè essendosi più avute notizie sulla sua sorte‖. Si seppe poi che fu catturato a Gorizia e morì anche lui nel campo di concentramento di Kleinmunchen. Come già accennato a metà agosto ebbe inizio l‘11a battaglia dell‘Isonzo. L‘estate sta per cedere il passo all‘autunno; tra poco con le prime nevi arriverà l‘inverno cui l‘alto comando italiano guarda con preoccupazione. Occorre raggiungere e togliere agli austriaci le posizioni di altura che consentono un ampio campo di osservazione sulle nostre posizioni. 225 MARCIALIS Francesco 27/09/1880 nato a Palmas Suergiu da Antioco e Granella Giovannica (Esercito). ACSA, 5 marzo 1921. 227 ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 10/43 – 13 marzo 1921. 226 - 101 - Il piano preparato della Stato Maggiore è vasto e irto di difficoltà. Si tratta di superare le difese avversarie sulla sinistra dell‘Isonzo, da Tolmino al mare, circa 80 Km di fronte. La 3a Armata dovrà puntare verso l‘Hermada, un massiccio di 323 metri di altezza che si erge sulla strada per Trieste; mentre la 2a Armata dovrà dirigersi verso la Bainsizza, un altipiano calcareo, desolato e silenzioso, un‘anticipazione dell‘inferno, tra l‘Isonzo e l‘Idria, prossimo alla foresta di Ternova. In questa spaventosa sassaia segnata dalle voragini carsiche, nel settembre del 1917, si affrontano Italiani e Austriaci. Le quote 862, 895 e 955 dominano i nostri soldati sui quali il nemico può far piovere ferro e fuoco. Bisognerà passare per quelle quote, necessariamente, e ciò costerà molto sangue. Nel settore dell‘Hermada, dove è impeganta la 3a Armata, i nostri soldati assaltano per l‘ennesima volta il Monte Faiti, Monte Santo, Plezzo e il settore di Opacchiasella, subendo gravissime perdite. I difensori austriaci falciano senza pietà gli attaccanti e il terreno dello scontro si ricopre di cadaveri. Da due anni e mezzo i nostri soldati danno spallate alla porta dell‘Isonzo, linea naturale di demarcazione. Da quel fiume, tra montagne di calcare, partono profonde valli che portano fino all‘Austria, ma il nemico le difende saldamente grazie ad un sistema fortificato irto i cannoni e nidi di mitragliatirici. Fallito il tentativo di passare nei mesi precedenti di maggio e giugno, l‘offensiva viene ripetuta nel mese di agosto: comincia così l‘11a battaglia dell‘Isonzo. La linea del fronte comprende da un lato il Monte San Gabriele e, dall‘altro il Monte Faiti con la sua ardua quota di 363 metri. Nelle precedenti puntate offensive il Faiti è stato uno dei luoghi più contesi; per questo, l‘assalto viene affidato a ben otto divisioni con 1.200 cannoni e 700 bombarde. Esplosa la battaglia, gli Italiani fanno di tutto per infrangere la resistenza avversaria, ma gli Austriaci non mollano: ad ogni attacco, centinaia di uomini restano sul terreno. Le brigate, decimate, vengono sostituite con altre formazioni; ma anche queste, nel giro di poche ore, devono essere rilevate perché, nelle lori file, si sono aperti vuoti paurosi. Nei giorni del 16 e 17 agosto vennero catturati Antonio Steri228 e Maurizio Cappai. Il soldato Antonio Steri fu chiamato alle armi a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Giunto in territorio in stato di guerra è assegnato a un battaglione di marcia del 62° Rgt di fanteria ―Sicilia‖. Come sappiamo la ―Sicilia‖ all‘epoca dei fatti era dislocata in Macedonia sul fronte balcanico, ma bisogna precisare che i battaglioni di marcia erano dei reparti creati appositamente come riserva di personale. È verosimile che il Btg. di marcia sia rimasto in Italia per rimpinguare alcuni reparti di altre brigate. Il 16 agosto Antonio Steri viene catturato nel fatto d‘arme di Plezzo (fronte Carso-Isonzo). Dopo la guerra, rientrato dalla prigionia, verrà incorporato in altri reparti sino al congedo nel Distretto Militare di Cagliari. Maurizio Cappai229, invece l‘abbiamo già incontrato il 24 ottobre del ‗16 nei combattimenti di Dosso Faiti durante i quali venne ferito al braccio sinistro. Dopo la convalescenza rientra in zona d‘operazioni col 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ schierata nel settore di Selo e propriamente nei trinceramenti di 2a linea tra Palichisce-Vizintini- 228 STERI Antonio 09/09/1897 di Giuseppino e Matzella Maria Annica. (Esercito). Forse ricopriva il grado di Capitano. ACSA, Leva e Truppa VIII, 15 febbraio 1920. 229 CAPPAI Maurizio 02/02/1889 di Luigi e Pisu Anna (Esercito) - 102 - Ferleti-Oppacchiasella. Maurizio Cappai venne catturato il 17 agosto 1917. Rientrato dalla prigionia, si congederà a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. A sud della Bainsizza combatteva anche Emanuele Bianco230, era il secondo di sei fratelli231, tutti mobilitati per il fronte. Il più giovane di essi Salvatore, allievo fuochista della Marina, l‘abbiamo già incontrato l‘11 dicembre 1916 quando perì nell‘affondamento della ―Regina Margherita‖; gli altri li troveremo più avanti e sarà una storia tragica e commovente. Emanuele Bianco era effettivo del 231° Rgt. ―Avellino‖ la cui brigata (231° e 232° Rgt.) fino al 16 agosto si alterna con le brigate ―Forlì‖ (43° e 44°) e ―Cuneo‖ (7° e 8°) nel presidio delle posizioni del Monte Santo a sud della Bainsizza. Alla ripresa delle operazioni offensive sul fronte della 2a Armata, il 17 agosto, le brigate ―Avellino‖ e ―Forlì‖ lottano nuovamente per la conquista del Monte Santo. Gli sforzi, malgrado la tenacia dell‘attacco, si infrangono contro le solide trincee nemiche. Il 20 agosto Emanuele Bianco lascia la zona di guerra per una ferita alla gamba e al piede sinistro. La ferita fu gravissima; verrà ricoverato prima nell‘ospedale di Milano, poi il 15 settembre trasferito all‘ospedale di San Remo. Non rientrerà più in zona d‘operazioni. Alternando le visite di controllo alle convalescenze, si congederà al termine del conflitto a Roma nel deposito dell‘82° Rgt. della brigata ―Torino‖. Nel mese di agosto vengono catturati anche Gaetano Ciarloni232 e Antioco Pintus233. Il Gaetano Ciarloni pur essendo iscritto alle liste di leva della Marina, fu arruolato nel regio Esercito nel deposito del 59° Rgt. della brigata ―Calabria‖. Quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato al Battaglione Complementare del 115° Rgt. della brigata ―Treviso‖, nell‘11a Compagnia. L‘8 agosto 1917 passa al 151° Rgt ―Sassari‖ e pochi giorni dopo, il 27 agosto viene catturato probabilmente nel settore di Monte Zebio. Morirà durante la prigionia per malattia il 9 ottobre 1918, nel campo di Hameln234, in Germania. Antioco Pintus, invece apparteneva al 257° Rgt. della brigata ―Tortona‖. All‘inizio della battaglia della Bainsizza, la ―Tortona‖ (257° e 258° Rgt.) ha il compito di varcare l‘Isonzo fra Gorenje Vas e Gorenje Polje, di impadronirsi del Monte Kuk (quota 711) e dello Jelenik, di procedere all‘occupazione di quota 855 estendendola fino alla sua ala sinistra, alla selletta compresa fra la quota 856 ed il cucuzzolo di quota 800. Quando Antioco Pintus venne catturato fu internato nel Campo di Concentramento di Somorja, una cittadina della Slovacchia (all‘epoca dei fatti appartenente all‘Impero Austro-ungarico), situata circa 17 chilometri a sud-est di Bratislava, sull‘isola dello Žitný Ostrov, sul Danubio. Dopo la guerra viene rimpatriato e si congeda nel deposito di fanteria di Ozieri. Sulla Bainsizza ritroviamo Pietrino Porcu235, già incontrato l‘anno precedente nel fatto d‘arme di Monte Fior. Mitragliere della 684a Compagnia il 25 agosto, nel corso dei combattimenti viene ferito al braccio destro e ricoverato all‘ospedale di Treviglio (Bergamo) e inviato in convalescenza per 30 giorni. Il 18 ottobre rientrerà nel deposito mitraglieri di Brescia e assegnato alla 210a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖. 230 BIANCO Emanuele 27/09/1886 di Domenico e Massidda Antioca (Esercito) Francesco Giuseppe 1884, Emanuele 1886, Antioco Luigi 1888, Giuseppino 1892, Antonio 1894, Salvatore 1896. 232 CIARLONI Gaetano Giuseppe 02/12/1897 (Esercito) 233 PINTUS Antioco Luigi 07/10/1890 di Salvatore e Cossu Anna (Esercito) 234 ACSA, Leva e Truppa, 9 aprile 1919. 235 PORCU Pietrino 15/09/1893 di Nicolino e Fois Giuseppina (Esercito). 231 - 103 - Sul fronte dell‘Isonzo, a sud della Bainsizza combatteva anche il Bersagliere ciclista Tommaso Dessì236. Apparteneva all‘11a Compagnia del 2° Rgt. Bersaglieri Ciclisti. All‘atto dell‘arruolamento fu richiamato per mobilitazione a Roma nel deposito del 2° Rgt. Bersaglieri ciclisti e assegnato alla 5a Compagnia. Quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato all‘11a Compagnia. Il 26 agosto 1917 lascia la zona di guerra per una ferita all‘addome sinistro e al torace. Fu colpito da una granata di shrapnel durante i combattimenti sulle pendici del Monte Santo sulla strada Plava-Salcano. Dopo il ferimento sul fronte Isontino venne ricoverato nell‘ospedale chirurgico da campo ―Città di Milano‖237 a Zagora238, poi a Piacenza e ad Ascoli Piceno. Venne dimesso con tre mesi di licenza di convalescenza. Al rientro, alla visita medica presenta sull‘addome vaste cicatrici deformate in due grosse ernie. Verrà proposto per la riforma239 e riconosciuto non idoneo in modo permanente. Nei combattimenti dell‘Altipiano della Bainsizza troviamo il futuro sindaco socialista del dopoguerra Michele La Noce240. La sua permanenza al fronte fu però piuttosto saltuaria motivata da malesseri avertiti con una frequenza un po‘ sospetta. Dopo la leva nel 3° Genio Telegrafisti, verrà richiamato per mobilitazione e arruolato a Firenze nel deposito principale del 3° Rgt. Genio. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato alla 36a Compagnia Telegrafisti. Il 20 luglio 1916 viene ricoverato nell'ospedale da campo N°20 di Cittadella (Padova) e dopo alcuni giorni trasferito all'ospedale di Abano (Padova); il 7 agosto 1916 viene inviato in convalescenza per 60 gg. per una broncopolmonite. Rientrerà in territorio in stato di guerra l'8 ottobre 1916 nella 52a Compagnia Telegrafisti. Il 2 gennaio 1917 viene ricoverato all'ospedale da campo N° 220 e trasferito a quello di Udine e inviato in licenza straordinaria per 40 giorni. Rientrerà al corpo il 1° marzo 1917. Il 25 novembre 1917, accusando frequenti malesseri e male agli occhi, viene ricoverato nuovamente nell'ospedale da campo N°20. Sottoposto a rassegna per bronco olveolite e acipite dall'ospedale militare di Cagliari, verrà inviato in licenza straordinaria di un anno. Rientrerà al corpo il 18 dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata. È un fatto che il La Noce passò più tempo in convalescenza che al fronte. Non sappiamo se tali malesseri fossero veri o presunti tali, certo è che al termine del conflitto, il 23 aprile 1920, (forse fece domanda per pensione di guerra) la Tenenza dei RR.CC. di P. Monforte (Milano) stila un rapporto informativo sul soldato La Noce Michele: ―Il soldato La Noce Michele passò dalla fanteria alle dipendenze della 36a Comp. Telegrafisti verso la fine del 1917 e vi rimase fino alla fine di marzo del 1918, data in cui la Compagnia lasciò l‘Altipiano di Asiago per trasferirsi al Piave. Durante la permanenza alla 36 a Comp. Telegrafisti, fu adibito al servizio dei colombi viaggiatori, dislocato al posto di internamento di Monte Lemerle (Cesuna, prov. di Vicenza) presso il Comando di un 236 DESSÌ Tommaso 18/02/1887 di Tommaso e Argiolas Peppina (Esercito). Il “Città di Milano”, ospedale chirurgico mobile, fu creato grazie ad una sottoscrizione dei milanesi su intuizione del dott. Baldo Rossi chirurgo clinico, rettore dell’Università di Milano, senatore del Regno, volontario di guerra e Med. d’Argento al V.M. Poiché molti feriti risultavano intrasportabili, il grande chirurgo pensò ad una struttura sanitaria snella, autotrasportata, che potesse raggiungere velocemente le retrovie della battaglia in corso. La struttura, già presente nell’Altopiano di Asiago fu poi trasferita nel 1917 sul fronte dell’Isonzo. 238 ZAGORA, si trova a sud-ovest dell’altopiano della Bainsizza nella zona dei Monti Vodice, Cucco e Santo. 239 ACSA, Elenco mutilati e invalidi di guerra. 240 LA NOCE Michele 26/08/1881 di Nunzio e Pes Caterina (Esercito). 237 - 104 - Reggimento di Linea. Ripetute volte ebbe a lagnarsi di malessere che l‘affliggeva agli occhi, ma non tale però da farlo esonerare dal servizio cui era preposto, per nulla gravoso. Le condizioni igieniche del Reparto, al posto di internamento presso il quale il militare passava parte del servizi, erano ottime, quelle consuete di un Reggimento di Linea‖. Qualche mese più tardi, il 16 settembre, su richiesta del deposito del 4° Rgt. Genio Zappatori e Telegrafisti di Corpo d‘Armata (Deposito di Firenze), anche il Comando del 4° Battaglione Genio Telegrafisti (Deposito di Bologna) redige un rapporto informativo relativo al periodo in cui il La Noce prestava servizio nella 52a Comp. Telegrafisti. Tale rapporto viene redatto dal Capitano Paladino, comandante della 52a Comp. Telegrafisti che ebbe sotto i suoi ordini proprio il La Noce. ―Allo scrivente non consta se all‘atto dell‘arruolamento o antecedentemente, il La Noce sia stato riconosciuto affetto da qualche malattia. Lo scrivente non è in grado di affermare se detto militare accusasse di frequente malesseri di sorta, all‘uopo sarà opportuno consultare i documenti dell‘ex 52a Comp. Telegrafisti. Il La Noce rimase alle dipendenze del sottoscritto dal luglio al dicembre 1917. Data la località ove il militare suddetto venne dislocato (Villa Gianazzai) non è da ritenersi sia stato sottoposto a disagi, quantunque molto si richiese a tutti i militari della compagnia, specie nell‘azione dell‘agosto 1917 (11a battaglia dell‘Isonzo). La 52a Comp. Telegrafisti dislocata nella zona della Bainsizza, disimpegnava in 1a linea il servizio telefonico d‘artiglieria del 2° Corpo d‘Armata. Le condizioni igieniche degli alloggiamenti del reparto e lo stato sanitario della truppa erano buone‖. Ritornando all‘offensiva sul fronte Carso-Isonzo, fu la più imponente lanciata dall‘esercito italiano dall‘inizio della guerra. Durò poco più di tre settimane (si concluse il 15 settembre), senza ottenere risultati decisivi, ma molto modesti rispetto alle aspettative. L‘undicesima battaglia dell‘Isonzo, che doveva darci il possesso dell‘Altopiano della Bainsizza, esaurì invece gli ultimi entusiasmi e le residue energie morali dell‘esercito di Cadorna e costò 40.000 morti. L‘autunno che stava per arrivare riservava anche alla ―Sassari‖ l‘umiliazione di Caporetto e la ritirata sul Piave. Tuttavia il 26 agosto il Comando supremo pensò di venire ancora incontro alla 3a Armata ordinando alla 2a di eliminare le difese austriache sulle cime del San Marco e San Gabriele, terribili spine sul fianco sinistro delle truppe del Duca d‘Aosta. Ma i generosi ed eroici slanci degli uomini del 6° e del 7° Corpo d‘Armata nulla poterono contro quelle fortezze naturali. In questa zona del fronte troviamo Giuseppe Mura241, soldato del 276° Rgt. della brigata ―Belluno‖. Il 26 agosto la ―Belluno‖ (274°, 275° e 276° Rgt.), sostituì la brigata ―Ferrara‖ nel tratto di fronte fra Hoje e Mesnjak-Testen. Il 274° Rgt. ―Belluno‖, avuto ragione delle difese apprestate dall‘avversario, può, dopo cinque ore di combattimento, oltrepassare l‘abitato di Mesnjak-Testen e procedere in direzione della conca di Canale d‘Isonzo. Durante la notte, la lotta continua ininterrotta per mantenere il possesso delle case di Mesnjak-Testen. Il 27 la ―Belluno‖ ha l‘ordine di rinnovare con maggior vigore gli attacchi verso gli obbiettivi, ma l‘avanzata è duramente ostacolata dall‘efficacissimo fuoco di mitragliatrici nemiche disseminate ovunque. Il 28 agosto, alle operazioni in corso, viene dato nuovo impulso per fiaccare la resistenza avversaria e conseguire così i successi voluti. Con slancio ammirevole, le fanterie scattano all‘attacco, ma ben presto esse vengono nuovamente fermate dal fuoco austriaco. È in questa azione che 241 MURA Giuseppe 03/03/1880 di Daniele e Bianco Maria (Esercito) - 105 - viene colpito Giuseppe Mura, ferito durante i combattimenti nel villaggio di Mesnjak Testen, sulla Bainsizza. Una pallottola di shrapnel lo colpì alla mano sinistra, impedendogli di riprende il servizio attivo. Si congederà il 29 dicembre 1918. Sulla Bainsizza, il 30 agosto vengono feriti, nello stesso giorno, Giovanni Cabras242 e Antonio Milia243, entrambi del 151° Rgt. ―Sassari‖. Giovanni Cabras, giunto in territorio in stato di guerra, fu assegnato alla 1a sezione mitragliatrici. Il 30 agosto nel corso dei combattimenti sull‘Altopiano della Bainsizza a quota 878, viene ferito al piede destro da una scheggia di granata e curato presso il corpo. Antonio Milia invece, sempre sulla Bainsizza, verrà ferito al braccio destro con lesione della zona ascellare, a seguito di tale fatto venne autorizzato a fregiarsi del relativo distintivo d‘onore. Dopo la convalescenza rientra al deposito di Ozieri dove verrà giudicato non idoneo al servizio e congedato. Nel settore carso-goriziano invece, troviamo Giuseppino Atzori244 e Francesco Pau245, entrambi del 264° Rgt. di fanteria ―Gaeta‖. Compito della brigata (263° e 264° Rgt.) era quello di superare le trincee di Flondar, (settore goriziano) occupare il margine orientale di quota 146 e le sue pendici fino alla strada di Brestovizza per proseguire contro l‘Hermada. Fino alla metà di agosto la ―Gaeta‖ alterna con la brigata ―Emilia‖, turni di linea e di riposo, ma il 16, lasciati gli accantonamenti, torna in linea nel consueto settore di Gorizia per partecipare all‘11a battaglia dell‘Isonzo. In relazione alle operazioni offensive che si devono svolgere sul fronte della 2a armata, alla brigata viene affidato il compito di conquistare quota 126, occupare Grazigna e tenersi pronta a sfruttare gli eventuali progressi ottenuti dalle truppe dell‘VIII° Corpo d‘armata, operante a sud del torrente Corno, impossessandosi delle quota 163 e 164 est. Poi la ―Gaeta‖ avrebbe dovuto puntare decisamente verso Na Mokrin e tenersi pronta ad eventuali avanzate verso S. Daniele a nord, e verso il torrente Liak a sud. Il 263° ed alcuni riparti del 264° si tengono pronti a scattare al primo accenno di avanzata delle truppe della 48a divisione. Lo scatto delle fanterie è accolto da forti raffiche di mitragliatrici nemiche poste a quota 163 e sul costone di S. Caterina. Tale fuoco d‘interdizione non riesce a diminuire lo slancio delle nostre truppe; il II° Btg. del 264° Rgt. per ben tre volte muove contro le linee nemiche di quota 126, riuscendo alla quarta a rendersi padrone dei ruderi e delle trincee. Ma il mattino del 29 agosto un violento contrattacco costringe i nostri soldati ad abbandonare la linea dei ruderi su quota 126, che con ostinazione e accanimento le stesse truppe tentano ripetutamente di riprendere nella giornata del 30 agosto. Giuseppino Atzori, proprio durante il violento contrattacco austriaco, venne ferito alla regione occipitale destra e ricoverato nell‘Ospedale Militare Principale di Napoli. Per un lungo periodo rimarrà in convalescenza e si congederà il 21 novembre 1919. Francesco Pau invece venne ferito due giorni dopo il 31 agosto. Verrà ricoverato all‘ospedale di riserva di Milano. Due mesi dopo rientra a Caserta nel Deposito del 15° Rgt. ―Savona‖ (già Centro di reclutamento del 264° Rgt. ―Gaeta‖) e ritornare in territorio in stato di guerra, nuovamente in prima linea. Riparleremmo di lui nel prossimo capitolo quando ―con sprezzo del pericolo‖ conquisterà una Medaglia di Bronzo. 242 CABRAS Giovanni 07/11/1882 di Salvatore e Matta Antioca (Esercito) MILIA Antonio 08/07/1885 di Salvatore e Spina Giovanna (Esercito) 244 ATZORI Giuseppino 19/01/1895 di Francesco e Loddo Maria Luigia (Esercito) 245 PAU Francesco 09/11/1898 di Gavino e Orrù Giuseppina (Esercito N°13348). 243 - 106 - Le perdite sofferte dalla Brigata ―Gaeta‖ assommarono a 62 ufficiali e 1402 nomini di truppa. Fino al 27 settembre essa permane nel consueto settore di Gorizia alternando i propri riparti in turni di prima linea e provvedendo al rafforzamento delle trincee. Nel settore goriziano troviamo anche Antioco Serra246. Assegnato alla Scuola Bombardieri, giunse in zona d‘operazioni con la 156a Batteria. Il 3 settembre, durante i violenti scontri sul monte San Marco, in una zona sopranominata dai nostri soldati ―Valletta della morte‖, morirà in seguito alle ferite multiple riportate agli arti e alla testa. L‘estensione delle ferite fa presupporre che sia stato colpito da qualche proiettile di mortaio o di artiglieria pesante. Verrà sepolto a Gorizia nel cimitero dei Cappuccini. Il 15 settembre da Nervesa (Treviso), deposito della Scuola Bombardieri, viene inviata al nostro Sindaco una raccomandata247 attestante il decesso di Antioco Serra ―…avvenuta il giorno 3 settembre u.s. alle ore 11:30 sul Campo della Gloria, in seguito a ferite riportate mentre compiva il proprio dovere per la grandezza dell‘Italia‖. Il giorno successivo nel settore di Monfalcone viene catturato Luigi 248 Mameli del 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖. Il 18 agosto precedente la brigata si porta nella zona di Staranzano per partecipare a nuove azioni contro il massiccio dell‘Hermada. Le operazioni cominciano il 21 agosto. Rafforzate le posizioni raggiunte, la brigata vi resiste sotto violento tiro di reazione ed Gruppo di prigionia dove è presente Antonio Locci 03/03/1890 il 24, alla dipendenza della Collezione ACSA di Sant‘Antioco 34a divisione, si sposta nella zona di Komarje-Flondar. Con ardite irruzioni, eseguite il 30 ed il 31, concorre a rettificare in parte la linea ed il 4 settembre contrattacca il nemico che tenta raggiungere le posizioni di quota 146 e quota 146 bis. Nel corso di questo assalto alla trincea austriaca, viene catturato Luigi Mameli mitragliere del 1260° reparto mitraglieri ―Fiat‖ del 226° Reggimento. Due giorni dopo viene catturato Raffaele Bullegas249 pure lui fante del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Quando venne chiamato per mobilitazione fu arruolato nel 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ Il 10 aprile dell‘anno in corso lascia la zona di guerra (forse a seguito di ferita) e viene ricoverato all‘ospedale di Travezzano (Piacenza) e il 24 trasferito all‘ospedale di 246 SERRA Antioco 21/11/1898 di Salvatore e Manca Rosina (Esercito N°13362) ACSA, Leva e Truppa, 15 settembre 1917. 248 MAMELI Luigi 29/08/1894 di Luigi e Pintus Chiara (Esercito) 249 BULLEGAS Raffaele 15/01/1896 di Emanuele e Mannai Maria (Esercito) 247 - 107 - Venezia. Il 15 luglio rientra in zona d‘operazioni e il 5 settembre viene catturato dagli austriaci. Alla brigata di fanteria ―Arezzo‖ apparteneva anche Antonio Locci250, Caporal Maggiore del 226° Reggimento. Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato e arruolato nel Distretto Militare di Pisa nell‘11a Compagnia del 22° Rgt. ―Cremona‖. Il 29 aprile 1916 col grado di Caporale passa al 226° Rgt. ―Arezzo‖ e dopo due giorni giunge in territorio in stato di guerra. Il 14 giugno del ‗17 è Caporal Maggiore e dopo due mesi, il 14 settembre viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia il 19 gennaio 1919 a Pisa nel deposito del 22° Rgt. e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Il 5 settembre morirà invece Salvatore Toro251, soldato del 20° Rgt. di fanteria ―Brescia‖. Richiamato per mobilitazione, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Trasferito in territorio in stato di guerra verrà incorporato nell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖ con mansioni di zappatore. Il 7 giugno 1917 passa al 20° Rgt. della brigata ―Brescia‖. La brigata ―Brescia‖ dall‘8 al 19 di agosto è inquadrata nella 49a divisione dislocata ad Orsaria, in riposo; il 22 ritorna a Kambresko e partecipa alla 11a battaglia dell' Isonzo (17 agosto - 12 settembre), già in pieno svolgimento, col compito di passare sulla sinistra dell‘Isonzo ad Auzza e puntare contro la linea nemica. La Brescia inizia il 23 agosto la propria azione fortemente contrastata; il 25 e 26 riesce ad avere ragione della tenace resistenza nemica e, facendo avanzare i suoi reparti in direzione di Okroglo-Vrhovec, riesce ad occupare la linea Hovca-Vrhovec, di fronte alle posizioni del Petreciak e di Okroglo; dal 26 al 30, persistendo con ammirevole costanza nella lotta, il 20° riesce ad arrivare di fronte alle alture ad est di Vrhovec, ampliando la sua posizione di oltre un centinaio di metri. Salvatore Toro morirà nel corso di tali fatti d‘arme il 5 settembre 1917 a Cividale del Friuli nell'ospedale da campo n°10 per ferite riportate in combattimento. Il 7 settembre fu invece Gavino Camboni252 che lasciò il fronte per ferite riportate in combattimento. Apparteneva al 159° Rgt. della brigata ―Milano‖. Già dal 24 agosto la brigata era impegnata nell‘altopiano della Bainsizza; poi il 28, sostituita dalla brigata ―Sassari‖, si schiera col 159° a Vrh ed il 160° all‘Oscedrih. Il 3 settembre è raccolta fra Nosna e Slapnico (prima con la 44a divisione e poi con la 25a). È durante questi combattimenti che il Camboni viene ferito; verrà ricoverato all‘ospedale di Cormons (Gorizia). Riparleremmo di lui un po‘ più avanti dopo la disfatta di Caporetto. Il 12 settembre viene ferito anche Giuseppino Locci253 mitragliere della brigata ―Foggia‖. All‘atto del richiamo fu trasferito dalla Marina ai ruoli del Regio Esercito e arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato al 117° Rgt. della brigata ―Padova‖. Il 20 maggio 1917 viene trasferito alla 543a Compagnia Mitraglieri che successivamente verrà inquadrata nel 281° Rgt. della brigata ―Foggia‖ appena costituita il 15 luglio 1917. Il 4 settembre, la ―Foggia‖ è chiamata in prima linea nel sottosettore del S. Gabriele, nel goriziano (fronte Isonzo). Le truppe in linea provvedono al rafforzamento delle posizioni occupate subendo perdite per effetto del continuo tiro d‘artiglieria austriaca e respingendo infruttuosi attacchi di pattuglie nemiche. Il 12 settembre l‘attacco sarà più violento nel tratto di fronte compreso fra la selletta nord di quota 552 e l‘estrema falda sud-occidentale del S. 250 LOCCI Antonio 03/03/1890 di Nicolò e Mereu Francesca (Esercito). TORO Salvatore Domenico 20/07/1884 (Esercito) di Antioco e Siddi Raffaela 252 CAMBONI Gavino 20/01/1889 (Esercito) di Gavino e Mereu Antioca 253 LOCCI Giuseppino 05/10/1890 (Esercito) di Luigi e Maccioni Annica 251 - 108 - Gabriele occupata da reparti della ―Foggia‖ e della brigata ―Girgenti‖. Alle prime ore del mattino l‘azione nemica si preannuncia preponderante: l‘avversario è preceduto da reparti avanzati che lanciano bombe. Trattenuti dal nostro fuoco gli austriaci ingaggiano una lotta accanita, mentre i rincalzi seguono in masse compatte. Più tardi il nemico comincia in taluni punti ad avere il sopravvento. Le nostre mitragliatrici, rimaste con scarso personale e danneggiate dal tiro delle bombe, riducono sensibilmente la loro azione. Con elementi tratti da vari riparti viene improvvisata una nuova resistenza che si accanisce in una lotta aspra e violenta riuscendo così a trattenere gli austriaci e ad infrangerne i tentativi più volte ripetuti. È nel fatto d‘arme del 12 settembre che il mitragliere Giuseppino Locci verrà ferito. Dopo la convalescenza, rientrerà il 20 ottobre nel deposito mitraglieri di Brescia e assegnato alla 1697a Compagnia del 95° Rgt. della brigata ―Udine‖254. Lo ritroveremmo nell‘autunno del 1918 alla fine del conflitto quando verrà nuovamente ferito. Il 15 settembre sull‘altopiano della Bainsizza (fronte Isonzo) vengono feriti anche Giuseppino Camboni255 e Antioco Salidu256, rispettivamente del 151° e 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Già dal 30 agosto alla ―Sassari‖ è affidato l‘attacco della quota 878 e in seconda battuta della quota 833. Per facilitare la conquista di quota 878, non riuscita al primo attacco, il 15 settembre la brigata, assieme a reparti dell‘86° Rgt. ―Verona‖, con impeto, guadagnò terreno verso il lato sud-orientale della Bainsizza, s‘impadronisce di sorpresa delle quote 862 e 895 (nord est di Kuscarji) e cattura 450 prigionieri dei quali 17 ufficiali. Giuseppino Camboni verrà ferito gravemente agli arti inferiori dall‘esplosione di una bomba a mano. Dopo il ricovero verrà inviato in convalescenza per 90 giorni. Al rientro, nel deposito di fanteria di Ozieri, verrà giudicato idoneo ai soli servizi sedentari sino al congedo. Lo stesso 15 settembre venne ferito anche Antioco Salidu. Alla chiamata alle armi fu assegnato al deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ a Pisa. Poi verrà trasferito al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ che ricordiamo combatteva nello stesso settore della ―Sassari‖. Di lì a poco passerà infatti al 152° Rgt. ―Sassari‖. Dopo il ferimento e la convalescenza, il 16 novembre rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri permanendo nel reggimento sino al congedo. Due giorni più tardi, il 17 settembre fu la volta di Antioco Ignazio Piga257 pure lui del 152° Rgt. ―Sassari‖. Già riformato alla visita di leva, verrà richiamato per mobilitazione a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato nel 152° Rgt ―Sassari‖. Sul foglio matricolare, pur non essendo indicato il fatto d‘arme in cui rimase ferito, è plausibile pensare che si tratta del fronte isontino, sempre sulla Bainsizza, dove combatteva il resto della ―Sassari‖. Dopo la convalescenza rientrerà in servizio nel deposito del 2° Reparto Lagunari sino all‘invio in licenza illimitata in attesa di congedo. Nello stesso giorno del 17 settembre, sul fronte del Carso muore Francesco Simbula258 del 216° Rgt. della brigata ―Tevere‖. Il Simbula, già rivedibile allo scaglione di leva, fu arruolato nell‘86° Rgt. ―Verona‖, ma fu inviato in licenza straordinaria per due 254 Il 95° Rgt di fanteria della Brigata “Udine” (95° e 96° Rgt.) dal 10 novembre 1917 al 19 febbraio 1918 fu comandata dal Tenete Colonnello Augusto Zirano 11/10/1863 (Esercito). 255 CAMBONI Giuseppino 27/10/1894 di Antioco e Lusci Giuseppina (Esercito) 256 SALIDU Antioco 28/10/1896 di Antonio e Pinna Caterina (Esercito) 257 PIGA Antioco Ignazio 05/01/1884 di Antioco e Orrù Filomena (Esercito) 258 SIMBULA Francesco 14/06/1893– Ussanamanna – di Raimondo e Orrù Filippina (Esercito) - 109 - volte consecutive per motivi di salute. Rientrato in servizio e giudicato idoneo al servizio militare giunge in territorio in stato di guerra, a Gubbio nel deposito del 51° Rgt. della brigata ―Alpi‖ dove verrà assegnato al 216° Rgt. ―Tevere‖. Già dal 5 settembre, la brigata ―Tevere‖, dopo un turno di riposo venne chiamata nuovamente in linea alle dipendenze della 58a Divisione, ritornando nelle consuete posizioni del Dosso Faiti nella linea compresa fra le pendici nord di quota 373 e quelle sud di quota 363 dove esplica la sua attività con l‘invio di frequenti pattuglie. Francesco Simbula morirà durante uno di questi turni di pattuglia sul Carso il 17 settembre 1917. Il 20 settembre perderà la vita Domenico Puliga259 del 45° Rgt. ―Reggio‖. La brigata ―Reggio‖ da sempre dislocata nell‘Alto Cordevole, è impegnata nel mantenere le posizioni sul Monte Sief (quota 2.426, Col di Lana) con azioni di pattuglia e colpi di mano. Il Puliga era effettivo della 7a Compagnia e, mentre partecipava al fatto d‘arme di ―Montuccolo Devio‖ (Monte Cucco, quota 611), scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Finita la guerra, il Comando del 45° Rgt. ―Reggio‖ dichiara ufficialmente la sua irreperibilità. Nella stessa zona del fronte combatteva anche Giovanni Sitzia260, Caporal Maggiore del 45° Rgt. ―Reggio‖. Come il Puliga anche il Sitzia apparteneva alla 7a Compagnia del 2° Battaglione. Il giorno del 20 settembre alle ore 7,00 del mattino durante una consueta azione di ricognizione sul ―dente del Sief‖ verrà colpito alla mano sinistra da una scheggia di bomba a mano. Verrà riconosciuto temporaneamente inabile al servizio. Lascerà la zona di guerra dopo tre mesi dal ferimento e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Dopo la guerra farà il bottaro; il suo magazzino era ubicato in piazza De Gasperi di fronte all‘attuale biblioteca ―I Suffetti‖ vicino alla tabaccheria dei Piras. Durante il fascismo fu presidente della Sezione Mutilati, poi alla caduta del regime divenne Democristiano. Mio nonno paterno, Salvatore, mi raccontava che quando c‘erano i comizi portava con sé un Tricolore usurato dai continui turni in trincea e che per l‘occasione sventolava con grande orgoglio. Intanto la brigata ―Sassari‖, impegnata sul lato sud-orientale della Bainsizza, resiste ai numerosi e violenti contrattacchi sferrati dal nemico per rioccupare le quote 862 e 895 (nord est di Kuscarji), conquistate qualche giorno prima. Conseguenza di questi combattimenti fu la morte di Salvatore Longu261, soldato del 152° Rgt., 3a Compagnia262; morì alcuni giorni dopo, il 28 settembre, nell‘ospedaletto da campo n° 97. Alla fine di settembre la ―Sassari‖ si porta a fondo valle dell‘Isonzo per un periodo di riposo. I soldati avevano l‘impressione che non sarebbero mai venuti a capo di questa guerra interminabile dove, soprattutto i fanti e i bersaglieri, morivano con troppa facilità. Alle volte il terrore che serpeggiava tra questi ragazzi di vent‘anni e ancora adolescenti faceva venire la voglia di scappare, correndo il rischio di essere fucilati dai carabinieri appostati nelle retrovie e pronti ad acciuffare i disertori. Ci sarebbe voluta una maggiore comprensione e una diversa sistemazione dei reparti, in modo da consentire prolungati riposi, invece nelle retrovie si faticava di più con un durissimo addestramento e un eccessivo rigore disciplinare. L‘affiatamento tra i sottufficiali e la truppa era sempre buono perché erano in continuo 259 PULIGA Domenico 22/12/1885 di Salvatore e Longu Francesca (Esercito) SITZIA Giovanni 20/12/1886 di Giovanni e Spiga Antioca (Esercito) 261 LONGU Salvatore 21/11/1882 di Vincenzo e Nocco Francesca (Esercito) 262 ACSA, Leva e truppa, 8 ottobre 1917. 260 - 110 - contatto con i propri uomini condividendone le difficoltà. Nascevano invece diffidenza e rancore verso gli ufficiali superiori e i generali, alcuni dei quali a causa del loro egoismo e del cattivo trattamento verso i propri uomini, provocarono in alcuni reparti i già citati episodi di insubordinazione. Le battaglie della Bainsizza e l‘11a dell‘Isonzo, che si trascinarono sino alla fine di settembre, costarono la vita a 19.000 soldati italiani, 35.000 dispersi e 90.000 feriti. Anche i russi, sul fronte orientale, combattevano mal volentieri ed era ormai imminente la Rivoluzione d‘ottobre, che portò i Russi a trattare un armistizio e ritirarsi dal conflitto. Uniche notizie positive: l‘ingresso della Grecia a fianco degli Alleati e soprattutto l‘arrivo in Francia il 25 giugno 1917 delle prime truppe americane. Nei capitoli precedenti, abbiamo visto che per tutto il corso della guerra, continuò in crescendo l‘atteggiamento inflessibile del generale Cadorna, sull‘obbedienza cieca, sulle punizioni esemplari per i ―codardi‖ (perfino con la ―decimazione‖ sul campo), e i suoi anatemi sulla propaganda dei disfattisti o dei pacifisti d‘ogni risma. Cadorna era un uomo austero, un militare della vecchia casta militare piemontese, autoritario, sprezzante verso i borghesi, e aveva una visione austera dei suoi ufficiali. Lo schema offensivo, di tipo classico, Il Generale Luigi Cadorna basato su una potente azione delle artiglierie Tratto da http://www.britannica.com seguita dall‘attacco dei fanti, era oramai anacronistico. Fino alla vigilia di Caporetto, conclusasi con una disfatta, aveva già destituito 217 generali e 255 colonnelli. Questo costante rimescolamento dei comandi (a parte il morale basso per gli inconcludenti attacchi e per le gravissime perdite) non contribuì certamente all‘efficienza dell‘Esercito, che non era un ―esercito di professionisti‖, ma composto di circa 5 milioni di ―richiamati‖ uomini maturi, strappati all‘improvviso a ondate dalle loro case e attività. La maggior parte erano contadini e braccianti agricoli e metà di questi erano meridionali, per lo più utilizzati nei reggimenti di fanteria in prima linea e per l‘assalto alla baionetta. Questi soldati del sud erano alti 1,50-1,60 di media! Il loro fucile ‗91 con la baionetta in canna misurava 210 cm! Quelli settentrionali (escludendo i reparti di Alpini che fecero cose veramente straordinarie) di solito servivano in unità più tecniche, distanti dalla prima linea e dai pericoli, ed erano di leva. La situazione non era molto diversa negli ufficiali di livello inferiore, che non erano militari di carriera, ed erano pure loro circa la metà meridionali, chiamati a fare una guerra per la prima volta nel settentrione per ragioni che per molti di loro (e ancor di più i loro sottoposti) erano incomprensibili; non c‘era da meravigliarsi se erano rari gli ideali nazionali, né per loro avevano un significato quelle distese di roccia attorno all‘Isonzo dove, per conquistarle e difenderle, erano già morti circa 500.000 uomini. L‘Esercito Italiano si presentava sui campi di battaglia in queste condizioni - 111 - non certo ideali. Eppure l‘Austria, dopo la battaglia della Bainsizza, era in gravi difficoltà; ma sfruttando la grave crisi politica e militare italiana, e il disimpegno di alcune divisioni sul fronte russo, si persuase della necessità di lanciare una controffensiva prima dell‘inverno. Già dal 25 agosto 1917, il Comando Supremo austro-ungarico sollecitò dal Comando Supremo tedesco l‘aiuto di forze germaniche. Gli austriaci lamentavano perdite enormi e lo Stato Maggiore riteneva di non essere più in grado di sostenere un‘altra offensiva italiana. I tedeschi si dichiararono disposti ad impiegare loro truppe per un‘offensiva che eliminasse la minaccia italiana verso Trieste che per gli austro-ungarici rappresentava un pericolo e per salvarla da un‘eventuale occupazione italiana bisognava inventare qualcosa. Questo ―qualcosa‖ maturò fra la fine dell‘estate e l‘inizio dell‘autunno del 1917 quando Austria e Germania, preoccupate dei progressi (se pur modesti) fatti dall‘Italia sull‘altipiano della Bainsizza, stabilirono di sferrare una potente offensiva contro l‘ala sinistra della 2a Armata italiana, nel settore tra Plezzo e Tolmino, con obiettivo il Tagliamento. A tale scopo fu costituita con 7 divisioni tedesche e 9 austriache, la 14a Armata agli ordini del generale Otto Von Below e del generale Krafft Von Dellmensingen come Capo di Stato Maggiore. Sebbene il 14 settembre gli Imperi centrali avessero ordinato la chiusura della frontiera svizzera per nascondere i loro movimenti, il Comando Supremo Italiano non credeva all‘imminenza di un attacco, ma a fargli mutar parere valse il continuo accrescersi delle forze avversarie sul fronte Giulia, e il 18 settembre il Generale Luigi Cadorna ordinò ai comandi della 3a e della 2a Armata ―di rinunciare alle progettate operazioni offensive e di concentrare ogni attività nelle predisposizioni per la difesa ad oltranza‖. L‘ordine di Cadorna non riuscì gradito al generale Capello, il quale era persuaso che ―di fronte ad un‘offensiva strategica in grande stile, nessun‘altra manovra può dare risultati decisivi se non una corrispondente controffensiva strategica, o meglio ancora una pronta offensiva che sorprenda il nemico in fase di preparazione‖, e aggiungeva: ―non bisogna dimenticare che spesso un‘offensiva nemica arginata e paralizzata può dare favorevole occasione per una più grande azione controffensiva‖. Il generale Luigi Capello era il Comandante della 2a Armata dispiegata a nord sulla sinistra del fronte dell‘Isonzo, e costituita da ben otto corpi d‘armata; mentre la 3ª Armata comandata dal duca d‘Aosta era costituita da quattro corpi d‘armata, ed era dislocata a sud sul settore di destra del fronte. Lo sfondamento avvenne sul fianco sinistro della 2ª Armata tra Tolmino e Plezzo. In base al piano austriaco un primo sfondamento sarebbe dovuto avvenire quindi a Plezzo, con direzione Saga e Caporetto, per conquistare monte Stol e puntare verso l‘alto Tagliamento. Contemporaneamente da Tolmino si sarebbe dovuto risalire, con uomini decisi, il fondo valle dell‘Isonzo fino a Caporetto, per imboccare la valle del Natisone fino a Cividale del Friuli; un altro attacco frontale sarebbe partito invece contro il massiccio dello Iessa per impossessarsi successivamente di tutta la catena del Colovrat, da cui era possibile dominare la valle del fiume Judrio (Friuli), accerchiando l‘altopiano della Bainsizza e spingendosi fino al monte Corada. Fu proprio la risalita dell‘Isonzo da Tolmino a Caporetto, che inizialmente sembrava marginale, a decidere la battaglia. In questa zona, le linee italiane partivano dal Monte Rombon a nord, scendevano a Plezzo, poi passavano sulla sinistra dell‘Isonzo, lungo il monte Nero, e del Mrzli, quindi tornavano sulla destra dell‘Isonzo poco prima di Tolmino sui costoni della catena montuosa che costeggia il fiume, infine ritornavano al di là dell‘Isonzo per addentrarsi verso la - 112 - Bainsizza. Erano le linee spesso infelici, in contropendenza: cioè gli austriaci stavano in alto e gli italiani in basso. Se a questa difficile disposizione delle trincee si aggiunge la stanchezza fisica e morale, si comprende come solo una guida adeguata e un intelligente coordinamento dei comandi avrebbero potuto bloccare l‘offensiva nemica. Lo Stato Maggiore italiano ebbe i primi sentori di una probabile offensiva nemica tra la fine di settembre e i primi di ottobre, e di giorno in giorno si facevano sempre più insistenti, senza però comprendere appieno la loro importanza. L‘unica precauzione che il Cadorna prese fu quella di arretrare le truppe e le artiglierie troppo esposte, e in particolare quelle del 27° Corpo d‘Armata del generale Pietro Badoglio che si trovavano sulla Bainsizza al di là dell‘Isonzo. Come nel maggio del 1916, Cadorna era incerto sull‘eventualità di un‘offensiva austro-ungarica. La riteneva comunque probabile perché, a seguito della Rivoluzione d‘Ottobre, con l‘uscita della Russia dalla guerra, prevedeva uno spostamento massiccio di forze austriache e tedesche verso altri fronti. Ma la giudicava nello stesso tempo temeraria perché la stagione non era favorevole. Inoltre temeva sempre che l‘attacco da Tolmino potesse preludere a un‘altra offensiva dal Trentino. Ai primi di ottobre, qualche settimana prima dell‘offensiva austriaca su Caporetto, sulla Bainsizza durante sporadici pattugliamenti in trincea, vengono feriti Nicolò Balia263 e Francesco Murgia. Il Balia era un militare del 237° Rgt. ―Grosseto‖ 264, la cui brigata (237° e 238°) era dislocata nel settore dell‘altopiano della Bainsizza. Venne arruolato a Pisa nel deposito del 22° Fanteria ―Cremona‖ dove c‘era il Comando del 237° Rgt. Il 4 ottobre fu colpito gravemente; la ferita gli procurò l‘atrofia del nervo sciatico e la conseguente paralisi della gamba destra265. Verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Anche Francesco Murgia266, il successivo 6 ottobre, venne colpito alle gambe, ma sulla coscia sinistra. Apparteneva al 222° Rgt. della brigata ―Ionio‖ posizionata anch‘essa nel sottosettore della Bainsizza, verso il Goriziano. In seguito passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ e, all‘atto dell‘armistizio, lascia il territorio in stato di guerra, pur continuando a rimanere in servizio. Nel deposito dell‘80° Rgt. della brigata ―Roma‖ riceve la nomina a Caporale. Poi rientra nei ranghi della brigata ―Sassari‖ nel 151° Reggimento. Si congederà a Trieste presso il Comando della brigata ―Sassari‖. Verrà decorato con la Croce al Merito di guerra. Intanto giungevano notizie sul nemico, le quali in verità non erano mai mancate. Fin dal 25 settembre dal Servizio Informazioni Italiano di Berna si era saputo che gli Austriaci preparavano una grande offensiva su due direzioni; il 7 ottobre lo stesso ufficio, dagli indizi e dalle notizie raccolte, aveva concluso esser probabile l‘offensiva sul medio Isonzo con il concorso di truppe germaniche e azioni dimostrative nel Trentino. Il 20 ottobre il Generale Capello, a causa di una nefrite, partì per Padova per alcuni giorni di cura e lasciò il Comando interinale della 2a Armata al Generale Montuori. Lo stesso giorno, alle linee italiane del Vodhil si presentò un ufficiale disertore Czeco, il quale riferì che un contingente germanico si sarebbe inserito nello schieramento austriaco e avrebbe sferrato l‘offensiva nella conca di Tolmino, mirando al Kolovrat dopo aver sfondato 263 BALIA Nicolò 07/12/1897 di Raffaele e Carboni Maria (Esercito) La brigata “Grosseto” (237° e 238° Rgt.) dal 26 gennaio al 3 settembre 1917 era comandata dal Maggiore Generale Vittorio Boyl Marchese di Putifigari. 265 ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. 266 MURGIA Francesco 27/10/1897 – Calasetta –di Antonio e Balia Petronilla (Esercito) 264 - 113 - le linee Dolje e Santa Maria di Sclaunicco. Secondo lui l‘azione avrebbe avuto inizio il 26 e il concorso tedesco sarebbe stato del tutto certo. Ma l‘Ufficio Informazioni del Comando Supremo Italiano si manteneva scettico e il 21 riferiva che la notizia della presenza di divisioni germaniche di fronte alle linee italiane era da accogliere con molte riserve. Però lo stesso giorno due ufficiali rumeni anche loro disertori si presentavano alle linee del Vodhil, affermavano imminente l‘offensiva nemica, portavano copia del piano d‘attacco contro la posizione del Mrzli e la linea retrostante del Pleka; asserivano che l‘attacco risolutivo sarebbe avvenuto nel settore Plezzo-Selo. Dopo le informazioni fornite dall‘ufficiale czeco e dagli ufficiali rumeni, nessun dubbio poteva più sussistere. Per ingannare il Comando italiano sulla direzione dell‘attacco, e far credere che questo dovesse essere sferrato dal Trentino, si fecero passare attraverso il passo del Brennero le truppe germaniche provenienti dal fronte franco-inglese e alcune di quelle provenienti dal fronte russo-romeno. Il 22 ottobre 1917, a mezzogiorno, sul Vrsic, fu intercettata una comunicazione telefonica del nemico, la quale annunciava che l‘offensiva avrebbe avuto inizio nella notte tra il 23 e il 24. Il 23 ottobre il Generale Capello riprese il controllo della 2ª Armata. Lo stesso giorno da un‘altra intercettazione della stazione dello Sleme si veniva a conoscere l‘ora esatta dell‘inizio del bombardamento nemico: le ore 2:00 del 24 ottobre 1917. Oramai si sapeva con sufficiente precisione l‘ora e il giorno dell‘attacco, l‘entità delle forze nemiche e il piano d‘operazione dell‘avversario; ma ormai era tardi! Troppo tardi! Arrivata la sera, sulla valle dell‘Isonzo cadeva una pioggia finissima, gelida e uggiosa che si condensava in nevischio sulle vette e sulle creste dei monti circostanti. Nelle trincee le vedette, inzuppate d‘acqua, aguzzavano invano lo sguardo nell‘oscurità; nei ricoveri i fanti con uniformi, scarpe e coperte intrise di pioggia, sonnecchiavano. Nelle seconde linee, nei paeselli diroccati, nelle vallate, i battaglioni ―a riposo‖ erano dispersi fra baraccamenti e accantonamenti. Le artiglierie tacevano: accanto ai canoni, sonnecchiavano pochi serventi. Rari colpi di fucile echeggiavano, come sempre accadeva di notte. Una calma densa, plumbea, regnava dietro le linee italiane. Per i Comandi tedeschi e austriaci quella calma e quel silenzio erano un enigma. Quale diavoleria stavano preparando gli italiani? Come mai non giungeva neppure una granata sulle strade ingombre di truppe e traini di artiglieria, e sulle posizioni di prima e seconda linea? Purtroppo non stavamo preparando nessuna diavoleria. Oltre ad aver sottovalutato le iniziative offensive del nemico, strategicamente non eravamo disposti né per un‘offensiva e neppure per una controffensiva tattica. Troppa artiglieria pesante in posizioni inutilmente avanzate. Troppi uomini addossati sulle prime linee. Gli apprestamenti e le fortificazioni retrostanti, destinate alla difesa di ripiegamento, oltreché sguarnite erano vecchie e malandate. Troppe unità sull‘altipiano della Bainsizza, in confronto a quelle messe a custodia della valle dell‘Isonzo, da Tolmino a Plezzo. Per raccontare le vicende dei nostri concittadini protagonisti della ritirata di Caporetto, bisogna premettere che, come ho già avuto modo di ricordare in premessa, i fogli matricolari presentano vistose lacune. Le più gravi riguardano proprio la rotta di Caporetto, in riferimento alla quale, sui fogli mancano i consueti rapporti quotidiani, ad eccezione di poche annotazioni sommarie, quasi certamente redatte al termine della drammatica ritirata, se non addirittura dopo la guerra. - 114 - Trascorsa la mezzanotte, la pioggia cessò di cadere. All‘improvviso dal ―Pan di zucchero‖ che si erge a quota 428 nella conca di Tolmino, salve di artiglieria ruppero il silenzio e vampe di fuoco illuminarono le tenebre. Fu il segnale che scatenò l‘inferno: erano le 02:00 del 24 ottobre 1917 e lungo la valle dell‘ Isonzo, da Plezzo a Tolmino, le artiglierie austriache e tedesche aprirono un fuoco violentissimo contro le posizioni italiane, dirigendo il tiro soprattutto sulle retrovie, sulle vie di comunicazione, sugli osservatori, sulle sedi di comando e sulle zone di postazione della nostra artiglieria. Sulle nostre difese sibilarono alte le granate che andavano ad esplodere lontano a fondovalle. I fanti della prima linea pensavano di essere dei privilegiati perché il fuoco austriaco era diretto verso la seconda linea, sulle retrovie e sugli abitati. Ma sul fondovalle della conca di Plezzo accadevano cose strane. Sulla destra del fiume Isonzo cadevano, con tonfi sordi, proiettili sconosciuti. Pareva che le spolette facessero cilecca, tanto soffocato era il rumore dell‘esplosione. Alcuni fanti si accasciarono, poi, sempre più numerosi, parvero addormentarsi: i telefonisti si assopirono con le cuffie sotto l‘elmetto, i mitraglieri rimasero immobili e composti accanto alle armi. Ma non dormivano affatto! In quel settore alcuni reparti speciali tedeschi, in posizione al Ravelnik, lanciarono circa un migliaio di bombe che sprigionavano un gas ottenendo effetti terribili sul battaglione dell‘87° Rgt. della brigata ―Friuli‖ che, asserragliato dinanzi a Plezzo, fu sommerso dalla nube tossica. Alle 04:15, dopo due ore di incessante bombardamento, le artiglierie austriache rallentarono il ritmo; solo sporadiche esplosioni turbavano di tanto in tanto la calma che sembrava ritornata su tutta la valle. Ma all‘alba le bombarde e le artiglierie austriache e tedesche ripresero a sparare senza sosta e con crescente violenza: le granate cadevano a grappoli sulle prime linee e sui rincalzi, sconvolgendo tutto. Nella prima mezz‘ora i collegamenti furono spezzati; invano i telefonisti dei battaglioni e delle batterie facevano girare rabbiosamente le manovelle; così pure i Comandi di Divisione e di Brigata che cercavano un contatto coi reggimenti in linea: nessuno rispondeva! Alle 07:30 il fuoco raggiunse la massima intensità. Le nostre trincee vennero sventrate da poderosi colpi di artiglieria. Il tormento al quale erano sottoposte le linee avanzate era tremendo; i fanti, non solo subivano la sensazione deprimente del pericolo rappresentato dal diluvio di proiettili, ma anche l‘angoscia di sentirsi abbandonati alle proprie forze dalle nostre artiglierie che non sparavano. Su questi uomini abbruttiti dalla violenza del fuoco e rimasti acquattati nei camminamenti e fra le rovine delle trincee di prima linea, irruppero fra le 08:00 e le 09:00 gli assaltatori austro-tedeschi, apparsi all‘improvviso dal fumo delle esplosioni, fra i reticolati distrutti, senza essere stati sottoposti a quel tiro di sbarramento delle artiglierie italiane, sul quale i fanti avevano sempre riposto fiducia. Ebbe così inizio l‘attacco alle posizioni avanzate che proseguì per tutta la giornata del 25, e convergeva su Caporetto lungo le due direttrici di Tolmino e di Plezzo, con l‘intenzione di accerchiare la maggior parte del IV° Corpo d‘Armata e scompaginare le altre divisioni, provocando così lo sbandamento dell‘intero fronte, dall‘Altopiano della Bainsizza al Carso. Tra Caporetto e Tolmino era dislocata la brigata ―Arno‖ (213° e 214° Rgt.), arrivata in zona tre giorni prima. Stava difendendo il monte Colovrat e le creste circostanti, quando contro di essa mosse un battaglione della 26ª Divisione di fanteria tedesca. Si trattava del battaglione ―Wurttemberg‖, unità scelta da montagna costituita da tre distaccamenti. Uno di essi era comandato dal Tenente Erwin Rommel, la famosa ―volpe del deserto‖ della seconda - 115 - guerra mondiale. Il distaccamento di Rommel era formato da due compagnie di fucilieri e una di mitraglieri, in tutto circa 500 uomini coi quali il futuro feldmaresciallo iniziò a scalare le pendici del Colovrat giungendo di sorpresa su un plotone di soldati italiani che presidiava un trinceramento e lo catturò senza sparare. Dal fronte giungevano notizie allarmanti di masse di sbandati, di truppe in fuga, di enormi perdite di materiali, del disordine dilagante in zona di guerra. Si giunse persino a fucilare sul posto i militari in fuga, convinti di poter bloccare la crisi psicologica che era seguita al disastroso ripiegamento. Alle 15,00 del 24 ottobre le truppe tedesche giunsero a Caporetto. Un ufficiale del Genio non appena vide i tedeschi fece saltare il ponte tagliando fuori al di là dell‘Isonzo i reparti che dovevano ancora ripiegare. Dalla sera del 24 ottobre non esistevano più comunicazioni fra i comandi, e dalle retrovie affluivano i primi sbandati; non erano però truppe combattenti, si trattava degli addetti ai servizi che colpiti dall‘artiglieria pensavano che il nemico avesse sfondato le nostre linee mentre Caporetto: Ospedale da Campo (Arch. Amat di San Filippo) invece stavano ancora Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde. avanzando lentamente con la ASKÒS Edizioni. tattica dell‘infiltrazione che disorientò i nostri reparti rimasti isolati e senza coordinamento. I primi Antiochensi che si sbandarono sotto l‘urto dell‘avanzata austriaca furono proprio quelli che presidiavano le retrovie. Si tratta di soldati della classe 1877: Salvatore Cocco267, Giò Battista Lobina268, Salvatore Piria269, e Salvatore Tardini270. Pur essendo richiamati alle armi in date diverse, tutti e quattro furono arruolati nel Distretto Militare di Cagliari e, considerando l‘età non più giovane (avevano 40 anni), vennero assegnati al 316° Btg. della Milizia Territoriale. Giunti in territorio in stato di guerra furono assegnati prima al 174° Btg. M.T. e poi al 100° Btg. M.T. Quando si sbandarono erano in forza al 101° Battaglione M.T. Sul Foglio Matricolare viene riportata la data del 15 ottobre 1917, ma il fatto d‘arme di Caporetto ebbe inizio il 24 per cui è plausibile pensare ad un errore di trascrizione. Inoltre dei quattro, dopo lo sbandamento, non si hanno più notizie tranne che per Salvatore Piria che dopo il ripiegamento risulta nel Deposito del 39° Rgt. della brigata ―Bologna‖. 267 COCCO Salvatore 24/02/1877 di Efisio e Caredda Caterina (Esercito) LOBINA Giò Battista 30/05/1877 (Esercito N°7666) 269 PIRIA Salvatore Angelo Emanuele 26/11/1877 (Esercito N°5233) 270 TARDINI Salvatore Emanuele 09/01/1877 (Esercito) 268 - 116 - Si hanno notizie superficiali e poco precise anche riguardo a Nicolino Atzori271 e Giovanni Agus272, soprattutto in riferimento alle date (errate) dei fatti d‘arme che li vedono coinvolti. Nicolino Atzori era originario di Portoscuso. All‘atto del richiamo fu arruolato nel Deposito del 59° Rgt. della brigata ―Calabria‖. Morirà il 16 ottobre 1917 per ferite riportate in combattimento nell‘ospedale da campo n° 0131 in località Insòli di Mezzano (Trento). Anche se nel foglio matricolare non è indicato il fatto d‘arme in cui rimase ferito, è probabile che sia stato coinvolto nello scontro presso le Buse dell‘Oro (o Buse de Lori, sul versante settentrionale del Piccolo Colbricon). L‘ipotesi è corroborata dal fatto che la brigata ―Calabria‖, nell‘autunno del ‗17 era impegnata sulle posizioni del Piccolo Colbricon e Cima Stradon, nella Catena del Lagorai, in Val Travignolo. Inoltre ci furono altri militari della ―Calabria‖ che, coinvolti nello stesso fatto d‘arme, vennero ricoverati nell‘ospedale da campo n° 0131. Giovanni Agus, invece apparteneva al 152° Rgt. della ―Sassari‖. Fu catturato il 21 (?) ottobre 1917 (probabile sulla Bainsizza). Rientrato dalla prigionia verrà ricoverato, forse per malattia contratta in prigionia, nell‘ospedale militare di Reggio Emilia e dopo una lunga convalescenza si congederà. Nell‘impossibilità di trovare spiegazioni di un crollo tanto rapido e vasto, si diffusero lo sgomento e la paura del peggio che poteva ancora venire. Per l‘ala sinistra della 2a Armata non ci fu scampo, il nemico travolse e catturò interi reggimenti e, ad una ad una, caddero in mano austriaca anche le brigate, oramai allo sbando, che erano state richieste Caporetto: La ritirata. Tratto da http://xoomer.virgilio.it dalle lontane retrovie. La ritirata o piuttosto la fuga dell‘ala sinistra pare non debba arrestarsi, innumerevoli famiglie friulane, miste alle truppe, si allontanavano dai loro paesi. Il giorno 24, gli abitanti dei villaggi prossimi alle conche di Plezzo e di Tolmino, dove stavano convergendo gli austro-tedeschi, avevano cominciato a muoversi e a far fagotto. Il pericolo incalzante e imminente indusse squadre di militari ad imporre discutibili sfratti, creando angosce e un fuggi fuggi caotico e inarrestabile. La massa fuggì a piedi; e a piedi, portandosi dietro a fatica le cose più care, percorse le melmose strade, formando un‘immane fiumana, che in certi momenti defluiva come una processione e in altri si impaludava in intoppi e intasamenti. Ogni tanto ufficiali superiori, con la pistola in pugno, urlavano ordini confusi, che non erano ascoltati e spesso servivano solo ad aumentare la confusione. Qui, gruppi di soldati si facevano largo con prepotenza, scaraventando nei fossati carrette di borghesi con gli animali attaccati; ma capitava anche di vedere un soldato, che con atto paterno, si portava abbracciato al collo un bambino stanco, 271 272 ATZORI Nicolino (Portoscuso) 26/03/1888 di Francesco e Loddo Maria Luigia (Esercito) AGUS Giovanni Maria Antioco 08/09/1885 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito) - 117 - forse ricordandogli quello lasciato a casa. Le strade ingombravano di mobilia distrutta, di vetri infranti, di casse e cassette spaccate, frantumi di piatti, di bottiglie, di bicchieri; e tra i mucchi di rottami scorrevano rivoli di vino e di liquori, sgorganti dalle botti e dai barili sfondati. Il 26 ottobre i tedeschi conquistano Monte Maggiore e si aprivano così la via per Cividale del Friuli e Udine. Lo stesso giorno Udine fu invasa dalle ondate di profughi provenienti da Cividale; dalla stessa Udine vistosamente partivano per Padova molti ufficiali e famiglie del Comando Supremo. I numerosi feriti e malati degli ospedali di Udine, se appena si reggevano in piedi, vennero avvertiti che dovevano, a piedi, raggiungere il Tagliamento. E al Tagliamento si affrettava a confluire tutto il nostro esercito. Fu così che centinaia di migliaia di soldati italiani scesero in rotta dalle montagne, alcuni senz‘armi, altri saccheggiando e devastando. Fu uno spettacolo allucinante che segnò sinistramente l‘Italia per una generazione. Almeno 300.000 soldati persero contatto con i loro reggimenti, che poi finirono sbandati oltre la linea del Piave, e 265.000 furono fatti prigionieri. Tra questi ultimi c‘era Giovanni Cauli273 catturato il 24 ottobre nel fatto d‘arme della Bainsizza. Arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Reggio, viene trasferito a Brescia nel deposito ―Mitraglieri‖ e assegnato alla 684a Compagnia274. Dopo un periodo di cure per una punta d‘ernia, rientrerà in zona di guerra col la 206a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖ con cui prestava servizio al momento della cattura. Rientrerà dalla prigionia alla conclusione del conflitto, verrà assegnato al Campo di Affluenza di San Giovanni Manzano (Udine). Si congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri. Lo stesso giorno del 24 ottobre fu catturato anche Giovanni Antioco Marianni275, pure lui alla Bainsizza e, come il Cauli, anche lui mitragliere delle Compagnie ―Fiat‖. Rientrato dalla prigionia verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. A Tolmino invece, a oriente del monte Kolovrat, viene catturato Giuseppe Camboni276. Arruolato nel deposito dell‘82° Rgt. della brigata ―Torino‖, dopo tre mesi viene nominato Caporale e trasferito a Nervesa (Treviso) alla Scuola Bombardieri e assegnato alla 69a Compagnia. Giunge in territorio in stato di guerra con la 126a Batteria Bombarde. Al momento della cattura prestava servizio nella 217a Batteria e ricopriva il grado di Caporal Maggiore. Rientrerà dalla prigionia sarà assegnato al deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖ dove verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Lo stesso 24 ottobre fu la volta di Antonio Lepori277 artigliere del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Richiamato nel deposito di reggimento a La Maddalena, al momento della cattura apparteneva alla 28a Compagnia. Fu catturato nel fatto d‘arme di Evirich (?) (forse Ravnica, fronte Carso, a oriente del S. Gabriele nel Vallone di Chiapovano). Nei giorni successivi, il 25 ottobre, vengono catturati Francesco Calabrò278, e il 26 Antioco Cossu279 e Augusto Piria280. Francesco Calabrò, già esonerato temporaneamente 273 CAULI Giovanni 17/11/1893 di Giovanni e Farci Maria (Esercito) a Nella 684 Compagnia Mitraglieri prestava servizio anche Pietrino Porcu (15/09/1893) 275 MARIANNI Giovanni Antioco 10/06/1884 di Salvatore e Marroccu Francesca (Esercito) 276 CAMBONI Giuseppe 14/12/1888 di Carlo e Usai Antonia (Esercito) 277 LEPORI Antonio 18/02/1892 di Benigno e Collu Chiara (Esercito). Fratello di Benigno 1894 278 CALABRO' Francesco Antonio 14/10/1885 di Raffaele e Camboni Giuliana (Esercito) 279 COSSU Antioco Ignazio Giuseppe 13/06/1885 di Antioco Ignazio e Carta Maurizia (Esercito) 280 PIRIA Augusto 11/08/1898 di Efisio e Pinna Emanuela (Esercito N°13353) 274 - 118 - dal servizio, quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato al 5° Rgt. Genio Minatori con mansioni di attendente e cuciniere. Dopo la cattura, rientrerà dalla prigionia a Torino nel deposito del 5° Genio e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Antioco Cossu, dopo una permanenza presso il 232° Rgt. della brigata ―Avellino‖, passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Rientrerà dalla prigionia facendo tappa in Sardegna a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ dove si congederà. Augusto Piria, invece giunse in territorio in stato di guerra il 15 giugno del ‗17 col grado di Caporale e provvisoriamente assegnato al Btg. di marcia della brigata ―Torino‖ (81° e 82° Rgt.). Il 15 agosto è effettivo nell‘89° Rgt. della Brigata ―Salerno‖. Ma le vicende belliche del Piria non si fermano a Caporetto. Dopo la cattura avvenuta il 26 ottobre, rientra dalla prigionia il 5 gennaio 1919 a Genova nel deposito dell‘89° Rgt. ―Salerno‖. Dopo la guerra continuerà a rimanere sotto le armi. L‘11 aprile 1919 parte da Siracusa per la Libia. Sbarca a Bengasi il 14 e viene assegnato al Battaglione Autonomo del 34° Rgt. ―Livorno‖ dislocato in Libia. Il 20 giugno del ‗19 è Sergente. Il 25 ottobre è nel Btg. Autonomo dell‘87° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 2 marzo 1920 viene ammesso nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica (Libia) in ferma biennale e assegnato al 3° Battaglione Cacciatori d‘Africa di Bengasi. Il 18 settembre 1920 è Sergente Maggiore e considerato Sottufficiale di Carriera. Il 17 febbraio 1921 parte da Bengasi per rimpatrio definitivo e sbarca a Napoli. Dopo tre giorni dal rimpatrio, il 20 febbraio del ‗21 è a Genova nel deposito dell‘89° Rgt. ―Salerno‖ per congedarsi. All‘atto del congedo gli verranno computate: Una campagna di guerra per il 1917 e due campagne di guerra 1919-20 in conseguenza della Guerra Italo-Turca (1911-12). Dopo circa 5 anni verrà nuovamente mobilitato con le truppe coloniali in partenza per l‘Africa Orientale Italiana e il 13 agosto 1926 dal porto di Napoli s‘imbarca per l‘Eritrea sbarcando a Massaua dove verrà assegnato col grado di Maresciallo Capo al 3° Battaglione Indigeni del Distaccamento Autonomo di Cheren. Verrà rimpatriato il 10 settembre 1932. Ma il 7 gennaio 1935 riparte nuovamente per l‘Eritrea a Massaua dove verrà assegnato al Drappello Servizi Presidiari. Si congederà dopo circa un anno il 12 novembre 1936. La sua carriera militare si sarebbe dovuta concludere in quell‘anno, ma il 1° settembre 1939 i tedeschi invadono la Polonia e il 10 giugno 1940 l‘Italia entra nuovamente in guerra. Augusto Piria fu mobilitato il 22 aprile, due mesi prima della nostra entrata nel conflitto. Ma questa è un‘altra storia che vi racconterò in ―Antiochensi nella seconda guerra mondiale‖. Ritornando alle vicende di Caporetto, il giorno 27 ottobre, verso mezzogiorno, le prime pattuglie nemiche giungono a Cividale, poi a sera la città fu invasa dal grosso dell‘esercito austro-tedesco. In questo settore del fronte, nel fatto d‘arme di Castel del Monte (fondo valle del fiume Judrio, Friuli) viene catturato Emanuele Longu281, (già incontrato quando rimase ferito nei fatti d‘arme di San Martino del Carso il 16 aprile 1916). Pur essendo in prigionia, ottiene la nomina a Sottotenente di Complemento con anzianità di servizio. Rientrato in Patria, viene inviato in licenza speciale dal 27° Rgt. di fanteria ―Pavia‖ (Distretto di reclutamento di Ferrara). Si congederà dopo circa un anno dalla conclusione del conflitto. 281 LONGU Emanuele (noto Nicolò) 16/03/1893 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara Luigia. (Esercito). ACSA. “Leva e Truppa”. - 119 - Il 28 ottobre gli austriaci dilagarono nella pianura friulana ed entrarono in Udine; il 29 la città è occupata dai tedeschi. La ritirata proseguì, così pure la cattura dei nostri soldati. Il 28 ottobre viene catturato Salvatore Matzedda282. Giunto in territorio di guerra col 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖, verrà trasferito al 4° Rgt. della brigata ―Piemonte‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Il 28 ottobre 1917 viene catturato nel fatto d‘arme di Caporetto e condotto al campo di prigionia austriaco di Marchtrenk (a circa 25 chilometri da Linz, Alta Austria, settore nord occidentale); sul registro del campo è il prigioniero n° 779. Il 21 aprile 1918 viene dichiarato morto per esaurimento nell‘ospedale del campo. Verrà sepolto nel cimitero dei prigionieri di guerra al n°1070. Nel corso del ripiegamento ritroviamo Pietrino Porcu283, già incontrato nel 1916, sul Monte Fior e sull‘altopiano della Bainsizza. Mitragliere della 210a Compagnia, il 28 ottobre viene dato per disperso; riuscì a ripiegare sfuggendo alla cattura e raggiungere il Deposito Mitraglieri di Brescia dove momentaneamente, verrà assegnato alla Sezione Autonoma dell‘11° Corpo d‘Armata. Alcuni mesi dopo, passa alla 1581a Compagnia Mitraglieri sino al termine del conflitto. Dopo la guerra, parte per l‘Albania col 150° Rgt. della brigata ―Trapani‖. Rientrerà dopo 3 mesi e si congederà nel D.M. di Cagliari. Il 28 ottobre furono catturati anche Francesco Cabras284 e Salvatore Porcu. Il Cabras già riformato alla leva, verrà richiamato a Napoli nel Deposito del 39° Rgt. di fanteria ―Bologna‖ e assegnato all‘8a Compagnia. Successivamente viene trasferito al 143° Rgt. della brigata ―Taranto‖ e inviato in territorio in stato di guerra dove ottiene, prima la nomina a Caporale e poi a quella di Sergente. Durante il ripiegamento il 28 ottobre il 143° Rgt. raggiunge Udine e da qui procede su due colonne: una verso Martignacco e l‘altra verso Codroipo dove oppone una valida resistenza. Dopo la cattura, il Cabras verrà rimpatriato un mese dopo l‘armistizio, facendo tappa nel Centro Raccolta Prigionieri di Riparbella (Pisa) e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Salvatore Porcu285 invece, era un mitragliere della 838a Compagnia ―Fiat‖. Rientrato dalla prigionia, lo ritroviamo a Spoleto nel deposito del 52° Rgt. della brigata ―Alpi‖. Si congederà nel deposito di fanteria di Cagliari. Più tragica fu la sorte toccata a Nicolino Serra286. Giunto in territorio in stato di guerra nel 228° Rgt. della brigata ―Rovigo‖, verrà assegnato alla 2a Compagnia. La brigata, il 26 ottobre, in conformità del ripiegamento delle unità laterali, si sposta verso Moinacco. Il 29 occupa la linea di resistenza sul canale di Ledra: dalla strada di Farla sino all‘abitato di S. Daniele del Friuli. Il 30 ottobre, poiché il nemico incalza, dopo aver contenuto il suo urto, non più sostenuta ai fianchi e minacciata di aggiramento, la ―Rovigo‖ lentamente ripiega verso Ragogna. Il Serra verrà catturato il giorno prima e condotto nel Campo di Prigionia di Somorja a pochi chilometri di Bratislava (Slovacchia) sul Danubio, dove dal mese di agosto era già internato anche Antioco Pintus287 del 257° Rgt. ―Tortona‖. Nicolino Serra morirà nel campo di Somorja per malattia il 10 aprile 1918. 282 MATZEDDA Salvatore Emanuele Sebastiano, noto Daniele 21/01/1881 di Salvatore e Serra Paolina (Esercito). PORCU Pietrino 15/09/1893 di Nicolino e Fois Giuseppina (Esercito) 284 CABRAS Francesco 19/12/1887 di Giovanni Matteo e Gallus Antonia (Esercito) 285 PORCU Salvatore 16/05/1898 di Giovanni e Pau Annica (Esercito) 286 SERRA Nicolino 10/05/1887 di Antonio e Pau Luigia (Esercito) 287 PINTUS Antioco Luigi 07/10/1890 di Salvatore e Cossu Anna (Esercito) 283 - 120 - Il 29 ottobre vengono catturati Francesco Mannai288 e Salvatore Emanuele Piria. Francesco Mannai, (fratello maggiore della Medaglia d‘Argento Antioco Mannai deceduto sul Monte Grappa), era un ―Sassarino‖ del 151° Rgt. e fu catturato quando la brigata ―Sassari‖ venne attaccata da pattuglie tedesche a Codroipo (Udine) durante la fase di ripiegamento. Rientra dalla prigionia a Roma nel deposito dell‘82° Rgt. della brigata ―Torino‖ dove verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Nel fatto d‘arme di Codroipo fu catturato anche Salvatore Emanuele Piria289. Dal foglio matricolare risulta essere giunto in territorio in stato di guerra col 55° Rgt. della brigata ―Marche‖. Ma dal diario storico risulta che la ―Marche‖ passò tutto il 1917 in una zona del fronte assai più tranquillo; forse il Piria era incorporato nel 155° Rgt. della brigata ―Alessandria‖ inquadrata nel 4° Corpo d‘Armata durante l‘offensiva austro-tedesca. L‘unica cosa certa è che il 29 ottobre viene catturato dalle truppe tedesche nel fatto d‘arme di Codroipo (Udine) e condotto in Germania in un campo di concentramento di Monaco di Baviera (Munchen o Muncheberg ?). Rientrerà dalla prigionia a Treviso e successivamente in Sardegna nel deposito del 46° Rgt. di Cagliari dove si congederà per tracoma. Il successivo 30 ottobre la battaglia di Codroipo coinvolse altri due Antiochensi: Antioco Porcu290 e Francesco Longu. Antioco Porcu, dopo essere giunto in territorio in stato di guerra col 231° Rgt. ―Avellino‖, pochi giorni prima dei fatti di Caporetto passa al 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖ che, come abbiamo già accennato in precedenza, fu duramente impegnata a Codroipo da pattuglie tedesche durante le fasi di ripiegamento. Antioco Porcu, catturato il 30 ottobre, rientrerà dalla prigionia nel campo di affluenza dei prigionieri di guerra di Lucca. Dopo circa un mese, rientra per un breve periodo nel deposito del 45° Rgt. di Ozieri e riassegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ per prestare servizio nel continente nella zona d‘armistizio. Si congederà ne settembre del 1920 dopo aver prestato servizio anche nel 117° Rgt. ―Padova‖ e, in seguito allo scioglimento della brigata ―Padova‖, nel al 23° Rgt. della brigata ―Como‖ per poi rientrare al 151° ―Sassari‖. Per quanto riguarda Francesco Longu291, dal foglio matricolare risulta che, all‘epoca dei fatti, è alle dipendenze del 245° Rgt. della brigata ―Siracusa‖, la quale però, non risulta essere impiegata nella zona di Codroipo, bensì nel settore opposto, a nord di Udine. Il 26 ottobre infatti la ―Siracusa‖ è inviata al ponte di Remanzacco, verso Udine, ma un successivo ordine la dirige, il 27, verso nord a Cassacco, per poi continuare a ripiegare verso i ponti di Cornino e oltrepassare il Tagliamento. Al di là del dubbio, è comunque innegabile che Francesco Longu sia stato catturato in conseguenza della disfatta di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia nel deposito del 45° Rgt. di Ozieri sino al congedo. L‘elenco dei nostri concittadini catturati durante la rotta di Caporetto è ancora lunga. Il 30 ottobre vengono catturati Giovanni Cabras, Giuseppe Nicolino Orrù e Severino Giovanni Pinna. Giovanni Cabras292 l‘abbiamo già incontrato lo scorso 30 agosto quando era mitragliere della 1a Sezione Mitragliatrici ―Pistola‖ del 151° Rgt. ―Sassari‖ e ferito nei combattimenti della Bainsizza. Anche se nel foglio matricolare non è indicato il luogo in cui fu catturato, è quasi certo che subì la stessa sorte degli altri ―Sassarini‖ catturati nel fatto 288 MANNAI Francesco 24/11/1887 di Salvatore e Nocco Caterina (Esercito). Fratello di Antioco Mannai (1897). PIRIA Salvatore Emanuele 27/01/1897 di Sebastiano e Alioni Giustina (Esercito) 290 PORCU Antioco 11-13/02/1898 di Vincenzo e Salidu Giuseppe (Esercito) 291 LONGU Francesco 02/08/1885 di Francesco e Salidu Antioca (Esercito) 292 CABRAS Giovanni 07/11/1882 di Salvatore e Matta Antioca (Esercito) 289 - 121 - d‘arme di Codroipo. Rientrerà dalla prigionia nel campo di affluenza di Pistoia e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Anche Giuseppe Nicolino Orrù293, apparteneva alla brigata ―Sassari‖. Quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato alla 6a Compagnia del 152° Rgt. Rientrato dalla prigionia viene assegnato al deposito del 45° Rgt. a Ozieri e il 9 viene inviato in licenza illimitata. Vedremmo più avanti che fine fece suo fratello Giovanni anch‘esso coinvolto nelle concitate fasi di ripiegamento. Severino Giovanni Pinna294, invece, era un Granatiere di Sardegna del 1° Reggimento. Fu arruolato a Tivoli (Roma) e assegnato alla 17a Compagnia. Il 30 agosto dell‘anno in corso è impegnato nell‘11a battaglia dell‘Isonzo nel settore di Monte sei Busi e rimarrà in linea sino al 24 settembre del ‗17. Durante l‘offensiva austriaca, che portò il nemico sul Piave e sul Grappa, i ―Granatieri di Sardegna‖ sono inquadrati nella 4a divisione di fanteria, che ha il delicato incarico di proteggere il ripiegamento della 3a Armata, resosi ormai ineluttabile dopo la ritirata della 2a. Il 28 ripiegano sulla linea del Cormor, occupandone il giorno dopo il tratto da Lestizza (Udine) a S.Andrat. Durante la marcia di arretramento verso il ponte di Madrisio, i ―Granatieri‖ respingono forti attacchi di reparti celeri, armati di numerose mitragliatrici e di artiglieria. Il Pinna verrà catturato proprio il 30 ottobre nel fatto d‘arme di Lestizza. Rientrato dalla prigionia, viene assegnato al campo di affluenza di Lucca dove verrà inviato in licenza per 23 giorni (15+8). Dopo un breve rientro a Tivoli nel deposito del 1° Rgt. ―Granatieri‖, verrà congedato. Nel giorno del 29 vengono catturati Giuseppe Piga295 e Peppino Senis296. Giuseppe Piga l‘abbiamo già incontrato quando prestava servizio sul Carso nella 10a Compagnia della 210° Rgt. ―Bisagno‖ e rimase ferito da una pallottola di shrapnel al terzo inferiore della coscia sinistra. Dopo brevi permanenze nei depositi dell‘88° e del 97° Rgt., fu trasferito all‘8a Compagnia del 151° Rgt. ―Sassari‖ con cui fu catturato in località sconosciuta, (con tutta probabilità a Caporetto). Rientrerà dalla prigionia al termine delle ostilità e assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖ nel deposito di Cagliari. Prima del congedo trascorrerà qualche mese nell‘Ospedale Militare di Cagliari, Sezione ―Carlo Alberto‖ per una grave polmonite297. Peppino Senis invece era il fratello di Gerolamo Senis perito sulla nave ―Benedetto Brin‖. Già riformato dalla Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell‘Esercito e assegnato alla 7a Compagnia del 39° Rgt. della brigata ―Bologna‖. Giunto in territorio in stato di guerra, verrà trasferito all‘81° Rgt. della brigata ―Torino‖. In seguito passerà al 239° Rgt. ―Pesaro‖ e assegnato alla 1277a Compagnia Mitraglieri. Il 29 ottobre 1917 viene catturato a Caporetto durante la ritirata. Rientrerà dalla prigionia nel deposito del 39° Rgt. di fanteria ―Bologna‖. Prima del congedo farà una breve passaggio anche presso il deposito del 144° Rgt. della brigata ―Taranto‖. La 3a Armata iniziò il passaggio del Tagliamento su i ponti di Latisana e Mandrisio; mentre i Corpi 2°, 6° e 24° della 2a Armata si diressero verso i ponti di Codroipo. Specie in questo tratto il passaggio del fiume fu reso lentissimo e difficile dalla piena e dall‘enorme 293 ORRÙ Giuseppe Nicolino 09/10/1884 di Antioco e Caddeo Chiara (Esercito). Fratello di Antonio Giovanni 20/06/1887. 294 PINNA Severino Giovanni 09/08/1898 di Antioco e Marroccu Caterina (Esercito) 295 PIGA Giuseppe Efisio 07/03/1891 di Antioco e Orrù Filomena (Esercito) 296 SENIS Peppino Francesco Giuseppe Salvatore Umberto 14/03/1891 di Francesco e Fanni Giovanna (Esercito). 297 ACSA, Leva e Truppa, 29 marzo 1919. - 122 - contemporanea affluenza ai due ponti di truppe, carriaggi, artiglierie, veicoli militari e civili, profughi, tutti comodi bersagli degli aeroplani nemici che, mitragliando le colonne in ritirata, ne aumentarono la ressa e il disordine. Il nemico proseguì l‘avanzata molto lentamente nella bassa pianura e nella Carnia; proseguì velocemente invece tra le colline di S. Daniele e la strada Udine-Codroipo. Sui ponti di Codroipo, sulla sinistra del fiume, anche nella speranza di procedere oltre, convergevano le truppe del Gruppo del generale Hofacker e delle Armate del Boroevic il cui obbiettivo era la 3a Armata italiana. Ma al nemico non riuscì di tagliare la ritirata ai nostri soldati, perché a proteggerne il ripiegamento c‘era ancora una volta la brigata ―Sassari‖, uno dei pochi reparti che nell‘inferno di Caporetto ha mantenuto la compattezza di sempre. Poco dopo la brigata riceve l‘ordine di recarsi a Talmasson: l‘intero fronte italiano ha ceduto e gli austriaci hanno occupato Udine. Raggiunta Talmasson si consuma il rancio; poi ancora in marcia verso Casarsa, Flambo e Codroipo. Le strade sono letteralmente intasate di profughi e di soldati; si avanza tra i campi. Raggiunto il centro del paese, la ―Sassari‖ è investita dalle mitragliatrici nemiche. Si accendono sanguinosi corpo a corpo tra i fanti sardi contro i cacciatori prussiani e le fanterie bavaresi e wuttemburghesi che colpiscono i ―Sassarini‖ con le terribili mazze ferrate. Le perdite sono fortissime da entrambe le parti; la resistenza della brigata consente a forti contingenti italiani di passare il Tagliamento sui ponti di Madrisio e Latisana. Poi anche la ―Sassari‖ ripiega, raggiungendo San Vito al Tagliamento e attestandosi sulle rive del fiume Monticano. Poco dopo mezzogiorno del 30 ottobre, essendo le avanguardie nemiche giunte presso i ponti di Codroipo, questi furono fatti saltare; sulla sinistra del Tagliamento rimase una gran parte di truppe, di profughi e di batterie, di cui una parte riuscì a salvarsi superando il ponte di Mandrisio. Cinque giorni dopo, Codroipo, che era stata teatro di lotte violentissime, cadeva nelle mani del nemico. Il 30 ottobre fu comunque il giorno della svolta. L‘Alpenkorps, un reggimento tedesco della 12ª Divisione di fanteria Slesiana, una volta conquistata definitivamente San Daniele del Friuli, svoltò in direzione dei ponti di Pinzano al Tagliamento e Cornino. Ma, veduto distrutto dai genieri italiani il ponte di Bonzicco, arrestò la sua avanzata; così pure gli austro-ungarici che da Cornino, il cui ponte era stato fatto saltare come quello di Bonzicco, si diressero per monte Ragogna. La mattina del 31 ottobre queste forze, riuscirono a raggiungere il ponte di Pinzano al Tagliamento, ma dovettero ritirarsi perché attaccato alle spalle dalle mitragliatrici della brigata ―Bologna‖ appostate sul monte Ragogna. Lo stesso giorno del 31 il Generale Cadorna sollecitava il Comando della 4a Armata di accelerare il ripiegamento al Piave e ordinava al Comando della 2a armata di prolungare a qualunque costo la resistenza sulla sinistra del Tagliamento. Il 1° novembre il nemico attaccò in forze le posizioni del monte Ragogna. La situazione per la brigata ―Bologna‖ divenne sempre più critica; il generale Carlo Sanna, comandante della 33ª Divisione, viste le truppe austro-tedesche che si avvicinavano sempre di più, attorno alle 11:00 diede l‘ordine di far saltare il grande ponte di Pinzano al Tagliamento, impedendone l‘attraversamento, non solo al nemico, ma anche ai fanti della brigata ―Bologna‖. Questi rimasti intrappolati sulla riva sinistra del Tagliamento non si arresero, continuarono a combattere disperatamente fino a sera, poi i superstiti, 3.000 soldati e 50 ufficiali, si consegnarono agli austriaci. Anche la testa di ponte di Latisana fu attaccata dal nemico e dovette essere sgomberata. Quel giorno il Comando Supremo nel suo - 123 - bollettino serale annunciava che ―le nostre truppe, eludendo il piano dell‘avversario con la manovra prontamente decisa e ritardandone l‘avanzata col valoroso contegno dei reparti di protezione, avevano compiuto, per quanto in condizioni strategiche e logistiche estremamente difficili, il ripiegamento al Tagliamento‖. Ma arrivata la sera il nemico occupava già tutta la sponda sinistra del fiume. Il 2 novembre il nemico tentò a più riprese di oltrepassarlo; questi suoi tentativi furono intensificati la sera fra Cornino e Pinzano, e verso la mezzanotte, truppe avversarie riuscirono a mettere piede sulla riva destra allo sbocco del ponte ferroviario di Cornino spingendosi fin verso il ponte di Flagogna sull‘Arzino. Anche a sud di Pinzano, di fronte a Valeriano, forzata la linea tenuta dalla brigata ―Barletta‖, l‘avversario riuscì a passare il Tagliamento, puntando quindi su Clauzetto e Travesio. Il 3 e 4 novembre nuove forze nemiche entrarono in azione: le armate austro-tedesche del maresciallo Conrad dislocate nel Trentino, cominciarono ad operare al Colbricon, alle Tre Croci e nell‘alto Boite, e il giorno dopo occuparono Cortina d‘Ampezzo. Quello stesso giorno iniziò il ripiegamento della 2a, 3a e 4a Armata italiana. Ricominciò lo sfilare di colonne interminabili di fanti, di carriaggi, d‘artiglierie, di profughi, bersagliate inesorabilmente dagli aeroplani nemici. Mannai Salvatore 24/08/1896 Il 4 novembre viene dichiarato disperso Collezione ACSA di Sant’Antioco Salvatore Mannai298, cugino del già citato Antioco Mannai. Arruolato a Pisa nel deposito del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖, aggregato provvisoriamente al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖, dopo qualche mese, viene trasferito al deposito mitraglieri ―Fiat‖ dove viene assegnato effettivo alla 263a Compagnia e inviato in prima linea. Il 4 novembre 1917 viene dichiarato disperso in combattimento sul Carso in zona sconosciuta. Il 7 novembre vengono catturati Francesco Sabeddu e Salvatore Cauli299. Francesco Sabeddu300, fu richiamato per mobilitazione a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. della brigata ―Reggio‖ e assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ col quale giunge in territorio in stato di guerra. Dopo una crisi di congelamento ai piedi e la conseguente convalescenza, rientra in servizio nel Deposito di fanteria di Ozieri e, arrivato nuovamente in zona d‘operazioni, verrà assegnato provvisoriamente al 23° Rgt. della brigata ―Como‖. Rientrato in linea col 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖, il 7 novembre viene catturato. Rientrerà dalla prigionia a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e inviato in congedo. 298 MANNAI Salvatore 24/08/1896 di Antonio e Nocco Antioca (Esercito). Cugino di Antioco Mannai. CAULI Salvatore 25/09/1880 di Salvatore e Meloni Mariangela (Ex Marina, Esercito). 300 SABEDDU Francesco 18/11/1891 di Efisio e Soddu Domenica (Esercito). 299 - 124 - Per quanto riguarda Salvatore Cauli, dopo il servizio di leva nella Regia Marina, all‘entrata in guerra dell‘Italia viene richiamato per mobilitazione presso la Tenenza dei Carabinieri di Sant‘Antioco e assegnato a prestare servizio nel distaccamento costiero di Capo Sperone. Il 31 gennaio 1917 lascia la stazione semaforica della Marina perché, nonostante i suoi 37 anni, verrà trasferito ai ruoli dell‘Esercito e inviato al deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri per essere trasferito nella penisola in territorio in stato di guerra. Il 7 novembre 1917 verrà catturato dal nemico e condotto prigioniero in Ungheria. Verrà rimpatriato al termine del conflitto. L‘8 novembre, invece fu catturato Antioco Luigi Milia301. Giovanissimo 18enne fu arruolato a Napoli del deposito del 1° Rgt. ―Bersaglieri‖. Giunse in territorio in stato di guerra sul Cadore e assegnato al Battaglione Complementare Ciclisti ―XI° bis‖ del 7° Rgt. ―Bersaglieri‖ (l‘XI° era dislocato in Tripolitania, Libia). Il 3 novembre il 7° reggimento, impegnato nella fase di ripiegamento. Antioco Luigi Milia viene catturato l‘8 novembre nel fatto d‘arme del Cadore. Al rimpatrio viene trasferito al Distretto Militare di Brescia. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari dopo una breve tappa nel deposito del 1° Rgt. ―Bersaglieri‖. Due giorni dopo, il 10 novembre vengono catturati Giovanni Farci e Fedele Fois. Giovanni Farci302, già chiamato alle armi in conseguenza della guerra Italo-turca, fu arruolato a Palermo nel deposito dell‘86° Rgt. della brigata ―Verona‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Dal porto siciliano s‘imbarca per la Tripolitania-Cirenaica (Libia). La sua chiamata alle armi procura al fratello Antonio la dispensa dal servizio (solo per gli scaglioni del 1914, perché tra poco parleremmo anche di lui impegnato nello stesso settore del fratello). Al termine della leva, viene trattenuto alle armi per mobilitazione sempre in territorio Libico. Rientrato in Italia, sbarca a Napoli col 97° Rgt. della brigata ―Genova‖ (97° e 98° Rgt., già costituita in Libia alla metà del giugno 1916). Il 16 ottobre 1917 giunge in territorio in stato di guerra e passa al 152° Rgt. ―Sassari‖, 6a Compagnia. Dopo poche settimane, il 10 novembre, durante la disfatta di Caporetto viene catturato dagli austriaci e condotto prigioniero in territorio austriaco. Rientrato dalla prigionia verrà ricoverato all‘ospedale ―S. Giustina‖ di Padova per una pleurite. Dopo il ricovero verrà mandato in licenza di convalescenza in attesa del congedo. Anche Fedele Fois303 fu catturato nello stesso giorno del Farci. Ex Allievo Musicante durante la leva, (10a Compagnia del 5° Rgt. ―Aosta‖), venne chiamato per mobilitazione a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 novembre viene catturato dal nemico. Sul foglio matricolare non è specificato in quale fatto d‘arme fu catturato, né a quale reggimento appartenesse; comunque è plausibile pensare che si tratti della rotta di Caporetto e facesse parte della brigata ―Reggio‖. La stessa sorte tocco a Emanuele Basciu304 pure lui del 46° Rgt. ―Reggio‖. Già militare di leva con la 15a Compagnia del 6° Rgt. ―Aosta‖, verrà richiamato per mobilitazione a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ col quale giunse in territorio in stato di guerra e assegnato ad una compagnia di mitraglieri. Verrà catturato l‘11 novembre 1917. 301 MILIA Antioco Luigi 12/08/1898 di Gavino e Mannai Caterina (Esercito) FARCI Giovanni 04/07/1893 di Luigi e Collu Grazia (Esercito). Fratello di Farci Antonio 04/04/1887. 303 FOIS Fedele 26/08/1889 di Tommaso e Valdes Giuseppina (Esercito) 304 BASCIU Emanuele Salvatore Antonio 16/04/1891 di Antonio e Frau Giuliana (Esercito) 302 - 125 - Forse apparteneva al 46° Rgt. ―Reggio‖ anche Antonio Domenico Milia305 catturato come gli altri nel novembre del ‗17. Dai fogli matricolari non risulta né il giorno della cattura, né il fatto d‘arme in cui fu coinvolto. Ci sono dei dubbi persino a reggimento di appartenenza al momento dell‘entrata in linea. Dai fogli risulta richiamato per mobilitazione nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri e catturato in un giorno imprecisato del novembre 1917. Dopo la prigionia si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 9 novembre 1917, mano a mano che si effettuava la ritirata, si cercava di rimettere ordine nei reparti sbandati. Fra Mortegliano e Codroipo i Bersaglieri e i fanti aiutarono il deflusso delle truppe che ripiegavano disordinatamente per l‘anticipata distruzione di alcuni ponti. Un po‘ dovunque erano andati allo sbaraglio anche gli ―Arditi‖, il nuovo corpo istituito pochi mesi prima, ma che era stato impiegato solo in azioni avventurose sulle trincee e mai in rapide incursioni, come avrebbero dovuto essere impiegati. La ―Sassari‖, come abbiamo già ricordato in precedenza, è riuscita ad attestarsi sul fiume Monticano, ma subito dopo arriva l‘ordine di ripiegare più indietro a Rua di Feletto (Udine). Bisogna retrocedere ancora: il grosso della brigata attraverserà il Piave, mentre dodici plotoni resisteranno ad oltranza sul Monticano e un battaglione a Rua di Feletto. La brigata passa il fiume alle 10:30 del 9 novembre e subito dopo i genieri si preparano a far saltare il ponte della Priula, il secondo e ultimo ponte che unisce le due rive del Piave. Sono le ore 14:00 e sulla Priula regna una grande animazione: gli austriaci da un momento all‘altro potrebbero presentarsi sull‘altra sponda. Gli ufficiali della ―Sassari‖ si oppongono e chiedono di aspettare ancora: se il ponte della Priula viene fatto saltare, il VII° battaglione al comando del Maggiore Giuseppe Musinu, rimasto di retroguardia a Rua di Feletto nel disperato tentativo di rallentare l‘avanzata austriaca, si troverà imbottigliato e sarà costretto ad arrendersi al nemico. Dal passaggio della brigata son già passate quattro ore e si guarda oltre il Piave con trepidazione. All‘improvviso quando la volontà dei genieri sta per prevalere, il miracolo si compie: annunciato dal crepitio di alcune mitragliatrici nemiche che cercano di ostacolarne la ritirata, il VII° battaglione compare e, lentamente, attraversa il ponte perfettamente allineato. La commozione è immensa e i ―Sassarini‖ corrono incontro ai loro compagni. La ―Sassari‖ fu l‘ultima formazione dell‘esercito italiano a ritirarsi oltre il Piave dopo la disfatta di Caporetto. Dal 10 novembre 1917 la brigata la ―Sassari‖, insieme alla brigata ―Bisagno‖, entrerà a far parte della 33a Divisione di fanteria comandata dal Generale Carlo Sanna. Il loro ―Babbu mannu‖, che per designazione è colui che è nato nella loro Isola, ne ha la parlata e l‘Amore. Mio nonno paterno Salvatore Loi amava ricordare che tra i sardi del suo reparto vigeva un vecchio adagio: ―Opberrei sa porta manna ca esti arribendi su generali Sanna‖. Agli occhi dei soldati sardi egli appariva veramente così, il Capo; la parlata sardesca li galvanizzava e quando passava in rassegna i reparti, ascoltava i nomi dei casati e dei paesi, le anzianità di guerra e il mestiere. Intanto nello schieramento italiano la ferita di Caporetto comincia a rimarginarsi. Non c‘era più il disordine dei giorni scorsi: in molti soldati lo scoramento aveva fatto posto alla rabbia e al desiderio di vendetta, qualcuno cominciò a mormorare ―non passa lo straniero‖. In molti altri era sorta la convinzione che il gettare le armi e il voltare le spalle al nemico non avrebbero prodotto la pace, ma giovava solo al nemico. Un nuovo spirito 305 MILIA Antonio Domenico 01/06/1890 di Nicolò e Longu Luigia (Esercito) - 126 - animava le truppe ripieganti e intorno ad ufficiali attivi ed energici si raccoglievano soldati d‘ogni arma per disciplinare il ripiegamento o improvvisare difese e resistenze; gli sbandati andavano ritrovando i loro corpi, richiamati da cartelli inchiodati su pali che indicavano il luogo di radunata. E intanto correva voce che gli Alleati mandavano aiuti, mentre le prime truppe francesi (sei divisioni di fanteria) erano giunte a Mantova già dal 30 ottobre. Lo stesso impegno fu preso il giorno seguente dagli Inglesi disposti ad inviare 4 divisioni a Brescia, per essere entrambi pronti a fronteggiare sia un‘invasione degli austrotedeschi dal Trentino, sia la temuta avanzata degli stessi se cedeva il Tagliamento. Ma erano passate solo ventiquattr‘ore, quando il Tagliamento era già perso, e a fatica le armate di Cadorna riuscirono a raggiungere il Piave. Parlando di quei giorni, il generale Cadorna sostenne che ―furono i più terribili della ritirata‖; ma il valore delle truppe della 3a Armata e quello dell‘ala destra della 2a Armata che eroicamente si sacrificarono, permise all‘esercito di salvarsi sulla destra del Tagliamento. Venuto a sapere della caduta di Cornino il 2 novembre, e di Codroipo il 4, Cadorna ordinò all‘intero esercito di ripiegare sul Piave e far saltare i ponti, perché sul Tagliamento non si poteva più resistere. Paradossalmente nell‘ora più triste molti capirono che quella sarebbe stata l‘ultima ritirata; il ripiegamento doveva finire lì, sulla linea del Piave. Ormai non era più una questione politica o militare, ma era diventata una questione d‘Orgoglio Nazionale. Non era ancora finito il ripiegamento che già cominciava la riscossa. E furono i nostri soldati, quelli più umili e semplici che presero l‘iniziativa, là dove tutti, politici e militari, avevano fallito. Ognuno prese coscienza che più la fuga li portava lontani dal nemico, più mettevano in pericolo la Patria, le famiglie e loro stessi. Fu così, che la massa di soldati d‘ogni regione scoprì di avere una sua personalità e una sua forza. Loro ora sapevano cosa dovevano fare, ignorando sia i retorici proclami, sia il disfattismo di alcuni socialisti, e sia gli incitamenti intellettuali dei Marinettiani. Il nemico non può, non deve vincere: e non vincerà! Ma l‘esito della cosiddetta 12a battaglia dell‘Isonzo era quello di una guerra quasi perduta, le cifre erano da capogiro. Nel giro di 15 giorni i territori che avevamo conquistato a caro prezzo nelle undici battaglie dell‘Isonzo, in Friuli, nel Cadore e nella Carnia, erano invasi dal nemico. La disfatta di Caporetto iniziata il 24 ottobre e conclusasi l‘8 novembre, ci costò gravissime perdite di uomini e di materiali: 3.152 cannoni, 1.732 bombarde, circa 3.000 mitragliatrici, 300.000 fucili, 150 aeroplani, 4.000 autocarri; 11.600 morti, 30.000 feriti, 265.000 prigionieri, fra cui una diecina di generali; 350.000 in fuga verso la Pianura Padana, seguiti da 400.000 profughi civili. Per quanto riguarda Sant‘Antioco il bilancio della disfatta a causa della superficialità e incompletezza dei fogli matricolari, è poco esaustivo. Comunque alla luce di ciò che si è raccolto, la rotta di Caporetto ci costò, a parte i dispersi e i numerosi feriti, 4 morti ( 2 sul campo e 2 in prigionia), e circa 33 prigionieri. Questi ultimi furono avviati ai campi di concentramento austriaci e tedeschi. Nel miserabile viaggio gli ufficiali non furono trattati meglio della truppa. L‘ufficiale italiano patì l‘insulto e la depredazione del soldato austriaco e tedesco; viaggiò in vagoni-bestiame con le lettiere di sterco bovino; in prigionia come corredo ricevette quello di un infame galeotto. La brutta reputazione dei campi austriaci di Marchtrenk, di Siegmundsherberg e di Somorja (Slovacchia), non sembrò esagerata ai nuovi arrivati, che trovarono i vecchi prigionieri nelle più infime condizioni fisiche e morali. I prigionieri di Caporetto, che già se la intendevano poco tra loro, con la propaganda tedesca che li presentava come ―codardi‖, erano visti dagli anziani con sdegno. Inoltre - 127 - l‘avversione contro i ―caporettisti‖ cresceva perché il loro arrivo coincideva con le restrizioni e la penuria di cibo. Con già i suoi popoli affamati, il Governo austriaco negava ai prigionieri, ormai troppi, perfino il necessario. Fame e freddo furono i più atroci persecutori degli Italiani in Austria. Peggio ancora la situazione per i 120.000 Italiani inviati in Germania ad Augustabad. Nei paesi tedeschi, specie in quelli settentrionali e luterani, il prigioniero respirò un‘aria di odio e di disprezzo. Unica lettura dei prigionieri i giornali tedeschi, che riferivano le tristi notizie esagerate e le corredavano di odiose invenzioni: ―Disfatta totale, Cadorna ucciso, il re fuggito, la repubblica proclamata a Roma‖. Precari i servizi igienici; umilianti le perquisizioni; il cibo, insufficiente e nauseabondo, era fatto tutto di surrogati coi quali i prigionieri ingannavano lo stomaco. Una fame atroce che favoriva le malattie, rodeva i nervi, esasperava gli umori e avviliva i caratteri. Alcuni non ressero e morirono disperati; in altri la bramosia di fuggire divenne ossessione maniaca. Per lunghi mesi furono trattati in modo riprovevole, costretti nel gelido inverno del ‗17 a lavorare all‘aperto, digiuni, seminudi e unico riscaldamento le bastonate o i frustini. E si capisce perché molti di loro preferirono chiedere un lavoro nelle officine militari nemiche. Superato lo sgomento, iniziò la resistenza, sugli Altipiani, sul Grappa, e sul Piave: ma il bilancio di questa ritirata fu pesantissimo. Il nuovo schieramento difensivo andava dallo Stelvio agli Altipiani, però in Val di Brenta, anziché risalire verso le Dolomiti, continuava diritto a oriente appoggiandosi sul massiccio Ponte di San Donà del Piave del monte Grappa, di qui Tratto da ―Combattere nelle lagune di Venezia‖, di Antonio L. Rossi Giuseppe Artesi. Paolo Gaspari Editore 2010. scendeva al Piave, e seguiva gli argini del fiume sino al mare. Questa volta la linea del fronte era lunga circa 200 Km, più breve e quindi più facile da controllare; in fretta e furia furono scavate trincee e improvvisate postazioni per mitragliatrici e cannoni. La Ia Armata continuò a presidiare le vecchie e perciò munitissime linee dell‘Adamello, della Val d‘Adige e degli Altipiani. La IVa Armata, dopo non poche vicissitudini, dalle Dolomiti e dal Cadore ripiegò sul monte Grappa e si attestò dietro il Piave sul Montello. Infine la IIIa Armata teneva la linea del Piave da Nervesa al mare. Alle truppe stremate il generale Luigi Cadorna diramò un ordine del giorno in cui si affermava l‘inflessibilità delle nuove posizioni raggiunte: ―...dal Piave allo Stelvio si difende l‘onore e la vita dell‘Italia ...morire, non ripiegare!‖ Fu però il suo ultimo proclama perché il Re Vittorio Emanuele III, sia per volontà del governo sia per la pressione degli alleati, destituì il generale Cadorna. Al suo posto venne nominato il generale Armando Diaz. Gli zelatori dello Stato Maggiore consumeranno molto inchiostro per dimostrare che Cadorna era un grande stratega e Diaz una ―nullità‖. Ma chi studia sui documenti e nelle testimonianze il carattere di questo Generale napoletano, si accorge del perché della - 128 - preferenza. Il Re lo scelse, non per meriti particolari, ma per le sue doti umane. Quel Re silenzioso che si aggirava nei campi di battaglia, Diaz lo aveva conosciuto per quelle doti, che non avevano nulla a che vedere con i piani di battaglia. E dato che il ―marmittone‖ reale, ―re soldato per caso‖, era un attento osservatore, sapeva che i soldati avevano di che motivare la loro ostilità verso Cadorna definito il ―generalissimo‖ dal ―sadismo mistico‖. Davanti ad un esercito non professionista ma di massa, i comandanti più che farsi capire da chi non poteva capire, dovevano loro, che erano in grado di comprendere, cercare di capire. Era più importante la questione ―psicologica‖ che non quella ―militare‖. E i fatti successivi diedero ragione a questa scelta. Il generale Diaz fu affiancato da due sottocapi di Stato Maggiore, il Generale Giardino, che in seguito verrà inviato a Parigi al comando della 4a Armata che combatteva sul fronte francese, e il Generale Pietro Badoglio scelto per le sue imprese sul monte Sabotino e sui margini dell‘altopiano della Bainsizza e quando ancora non si conoscevano le responsabilità della sua artiglieria nello sfondamento tedesco da Tolmino a Caporetto. Insieme con Diaz, che era un galvanizzatore dei soldati e sapeva tenere buoni rapporti con i dirigenti politici, formerà un binomio utile ed efficace. Il 10 novembre 1917 il Re, dal Quartier Generale, lanciava alla Nazione e all‘Esercito il seguente ordine del giorno: ―Italiani ! Il nemico favorito da uno straordinario concorso di circostanze, ha potuto concentrare contro di noi tutto il suo sforzo. All‘esercito austriaco è giunto adesso l‘aiuto, lungamente da loro invocato ed atteso, di truppe tedesche numerose ed agguerrite. La nostra difesa ha dovuto ripiegare; ed oggi il nemico invade e calpesta quella fiera e gloriosa terra veneta da cui lo avevano ricacciato l‘indomita virtù dei nostri padri e l‘incrollabile diritto dell‘Italia. Italiani, cittadini e soldati ! Siate un esercito solo. Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d‘ Italia suoni così nelle trincee come in ogni più remoto lembo della Patria. Al nemico, che ancor più che sulla vittoria militare conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con una sola coscienza, con una voce sola: tutti siamo pronti a dare tutto per la vittoria e per l‘onore d‘ Italia‖. Gli austro-tedeschi aggredirono le nuove difese italiane il 10 novembre. Sfondata la linea del Tagliamento, il generale tedesco Von Below si era portato sulla nuova linea di difesa italiana sul Piave, e dalla riva sinistra, minacciava di attraversarlo e sbarcare sulla riva destra per poi dilagare verso Treviso e la Pianura Padana. A sostegno di quest‘offensiva il maresciallo Conrad dal Trentino doveva riprendere la marcia attraverso gli Altopiani di Asiago e il Brenta, per poi scendere su Vicenza o Bassano (come si era tentato di fare nella Strafexpedition) e invadere la Pianura Padana. Von Below si proponeva così di forzare il passaggio del Piave, avanzando da ponente e da levante. Attese tre giorni, poi il 9-10 novembre, iniziò la sua ottimistica seconda fase. Ma le cose non andarono come previsto. Contro la linea italiana, dall‘altopiano d‘Asiago al mare, che solo in parte era sistemata a difesa, il nemico iniziò l‘11 novembre una violenta offensiva che durò fino alla fine dell‘anno con due soste di pochi giorni. Con questa offensiva gli austro-tedeschi si proponevano di conquistare gli sbocchi delle valli alpine nella pianura e di estendere la loro occupazione della riva destra del Piave; ma trovarono una resistenza che non si aspettavano, e fin dai primi tentativi compresero che la loro facile avanzata, effetto dello sfondamento di Caporetto e del ripiegamento italiano, era purtroppo finita. L‘irriducibile generale austriaco Conrad, fu duramente respinto, mentre fra le imprevidenze gravissime di Von Below, - 129 - quando arrivò al Piave, ci fu quella di non avere a disposizione i genieri e quindi il materiale necessario alla sostituzione o al riattamento dei ponti fatti saltare dagli italiani in ritirata. Guadare il fiume a novembre, mese delle piogge, era impossibile. E tentare di attraversarlo con improvvisati natanti era, oltre che difficile, pericoloso, perché si esponevano al fuoco di sbarramento italiano. Gli austriaci però a monte di S. Donà di Piave, all‘alba dell‘11 novembre, mediante barconi, riuscirono a passare sulla destra del fiume a Zenson per costituirvi una testa di ponte, ma rimasero imbrigliati dalla vegetazione, dai canali e dalla ―sorprendente‖ resistenza degli ―sconfitti‖ che esasperava l‘ira del nemico. In quel punto il fiume ha un gomito che forma l‘ansa divenuta famosa: un triangolo di terra, col vertice a levante, rotto da siepi e fossati, coperto da una vegetazione fittissima che impedisce la vista. Gli austro-tedeschi fecero dei micidiali ―nidi‖ naturali difensivi ad ogni passo, piazzandovi le loro mitragliatrici, ben celate tra la vegetazione. Poi con delle passerelle, sfruttando le varie isolette, tentavano di attraversarlo. Fu quell‘ansa motivo di serie preoccupazioni per gli Italiani; si astennero dal tentarne la conquista, ma trincerarono quel tratto alla destra del fiume con una salda barriera umana, dove sarebbe stato un vero suicidio sbarcarvi. Il primo tentativo, fu stroncato da un Sottotenente Sardo, Vincenzo Onida, che con un manipolo di uomini sbarrava il passo alla prima orda di nemici sbarcati sulla sponda destra del Piave. Gli austriaci rifugiatisi in un fabbricato trasformato in un improvvisato fortilizio, ma incalzati dalla furia del manipolo italiano del Sottotenentino, non rimase altro scampo che la resa. Fatti prigionieri gli austriaci vennero ammassati davanti a Onida, in quel momento un loro ufficiale slealmente gli scagliò fra le gambe una bomba a mano, seguì una scena raccapricciante: mutilato del piede destro, perdendo fiotti di sangue dal moncone, Onida in uno sforzo disperato, con una volontà titanica, raccolte le proprie energie, vacillando, guardandolo diritto in faccia avanzò verso l‘ufficiale, poi sfoderò la baionetta, gli si scagliò contro e gli inferse un colpo mortale; e agli altri prigionieri attoniti gridò loro in faccia: ―Così, sanno battersi gli italiani!‖. Poi morì dissanguato. Vero o presunto questo grido, una cosa è certa: quello era il grido rabbioso che avevano in corpo i tre milioni di soldati italiani al fronte, dopo appena tre giorni da quella che sembrava una funesta disfatta morale oltre che materiale. Mentre Below il 10 novembre dava inizio alla sua offensiva, l‘11, il Generale Diaz s‘incontrava con i capi delle forze francesi ed inglesi in Italia per decidere il loro intervento effettivo sul fronte italiano. Non senza meraviglia Diaz si trovò di fronte al rifiuto dei due generali, venendo a conoscenza di un accordo segreto stipulato fra Roma, Parigi e Londra, secondo il quale le truppe anglo-francesi non potevano cimentarsi contro gli austro-tedeschi senza il consenso dei rispettivi governi. Solo il 24 novembre, gli Inglesi, commossi dalla stoica resistenza dei fanti italiani, giudicarono poco dignitoso rimanere nelle retrovie di Mantova e Brescia, e si offersero spontaneamente di entrare in linea. I francesi dimostrando una sensibilità meno pronta, dissero che sarebbero intervenuti, ma solo in riserva sul Brenta, salvo muoversi il 5 dicembre, dopo l‘arrivo di un altro contingente. Considerata la necessità assoluta di infoltire la prima linea, Armando Diaz accettò questa soluzione. Intanto anche i nostri concittadini sono sempre lì, ad esser feriti, catturati e a… morire. L‘11 novembre vengono fatti prigionieri Luigi Cappai, Giovanni Orrù e Salvatore Mannai. Luigi Cappai306, già riformato dalla Leva, fu richiamato a Roma nel deposito del 2° 306 CAPPAI Antioco noto Luigi 26/04/1887 di Antioco e Brugattu Antioca (Esercito). - 130 - Rgt. Bersaglieri per poi passare effettivo al 12° Rgt.307 Giungerà in zona con la Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖. L‘11 novembre viene catturato a Feltre, in provincia di Belluno. Verrà rimpatriato il 28 novembre 1918 e si congederà il 20 aprile 1919 nel Deposito del 12° Rgt Bersaglieri. Giovanni Orrù308, l‘abbiamo già incontrato nel fatto d‘arme di Bosco Cappuccio nell‘agosto del 1915, quando fu ferito gravemente al collo da una scheggia di bomba a mano mentre svolgeva il turno di guardia. Rientrato in territorio in stato di guerra col 46° Rgt. ―Reggio‖, viene anch‘esso catturato in provincia di Belluno presso Sedico-Bribano. Rientrerà dalla prigionia in Sardegna nel deposito di smistamento truppe di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari. Anche Salvatore Mannai309 abbiamo già incontrato nel dicembre 1915 quando, ―Sassarino‖ del 151° Rgt., lasciò il fronte per una ferita di arma da fuoco perforante alla spalla destra e al calcagno sinistro. Dopo la convalescenza, rientrerà in zona d‘operazioni col 46° Rgt. ―Reggio‖, e pure lui fu catturato l‘11 novembre a Belluno. Rientrerà dalla prigionia nel deposito del 46° Rgt. a Ozieri dove verrà inviato in licenza illimitata. Nei giorni successivi, il 12 novembre viene catturato Giuseppe Ollargiu310. Già riformato, verrà chiamato alle armi quando aveva ormai 38 anni. Fu arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Giunto in territorio in stato di guerra viene trasferito al 151° Rgt. e assegnato alla 1492a Compagnia Mitraglieri. Verrà catturato dal nemico in una zona sconosciuta (con tutta probabilità l‘altopiano della Bainsizza). Rientrato dalla prigionia verrà inviato in licenza illimitata. Il 15 novembre nei combattimenti della Bainsizza viene ferito Antioco Basciu311 del 152° Rgt. ―Sassari‖. Apparteneva alla 6a Compagnia, l‘esplosione di una bomba a mano gli provocò gravi ferite al viso, al braccio, alla gamba e al piede sinistro. Verrà ricoverato all‘ospedale ―Argento‖ di Lecce. Dopo la convalescenza verrà mandato in osservazione all‘ospedale di Bari. I danni più gravi li subirà agli occhi: rimarrà ceco all‘occhio sinistro e visione ridotta per metà a quello destro. Verrà inviato in congedo assoluto con la concessione della pensione a vita312. Nella data del 15 novembre rimane ferito anche Antonio Farci, fratello di Giovanni (1893) del quale abbiamo già parlato in precedenza. Antonio Farci313, già chiamato alle armi per l‘impiego bellico in Libia (guerra Italo-Turca) col 35° Rgt. ―Pistoia‖, verrà dispensato dalla mobilitazione del 1914 proprio per avere il fratello Giovanni sotto le armi. Sarà comunque richiamato nel deposito del 46° Rgt a Ozieri dove passerà effettivo al 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖, col quale giunse in territorio in stato di guerra. A causa di una crisi di congelamento ai piedi verrà ricoverato all‘ospedale ―Rossini‖ di Brescia e in seguito trasferito all‘ospedale ―S. Maria Novella‖ di Firenze. Rientrato in zona di guerra dopo una lunga convalescenza viene assegnato al 215° Rgt. della Brigata ―Tevere‖. Il 15 novembre 307 N.B. nel 12° Rgt. Bersaglieri prestava servizio anche il futuro Capo del Fascismo Benito Mussolini. ORRÙ Giovanni Antonio 20/06/1887 di Antioco e Caddeo Chiara (Esercito). Fratello di Orrù Giuseppe Nicolino 1884. 309 MANNAI Salvatore Giovanni 21/05/1884 di Emanuele e Salis Maria Chiara (Esercito). Fratello di Sebastiano 1881 e Antioco 1888. 310 OLLARGIU Giuseppe Giovanni Salvatore 05/06/1879 di Antonio e Santus Filomena (Esercito) 311 BASCIU Antioco 11/07/1889 di Antioco e Pes Carmela (Esercito) 312 ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. La pensione di guerra a vita gli fu concessa a partire dal 1° marzo 1924. 313 FARCI Antonio 04/04/1887 di Luigi e Collu Grazia (Esercito). Fratello di Farci Giovanni 04/07/1893. 308 - 131 - dell‘anno in corso (1917) lascerà il fronte per una gravissima ferita al braccio sinistro. Dopo il ricovero e la convalescenza, rientra in servizio a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖. A causa dei postumi da ferita viene mandato in osservazione all‘ospedale ―R.Margherita‖ di Roma e inviato nuovamente in convalescenza. Terminato il periodo di riposo rientra al ―Celio‖ di Roma dove viene proposto a riforma per postumi da ferita al braccio e all‘emitorace sinistro con presenza di proiettile nella cavità toracica. Il proiettile attraversò tutto il braccio ed è fuoriuscito nella faccia laterale interna rientrando nell‘emitorace sinistro al dì sotto del cavo ascellare al livello della quinta costola. Trasferito all‘ospedale militare di Cagliari e inviato in licenza illimitata in attesa del congedo assoluto. Fu gravissima anche la ferita subita da Giovanni Massa314 impegnato col 233° Rgt. ―Lario‖ appena costituito a Pisa nel gennaio 1917 nel deposito del 21° Rgt. di fanteria della brigata ―Cremona‖. Giovanni Massa all‘atto della mobilitazione fu arruolato a Pisa nel 21° Rgt. ―Cremona‖ dove verrà assegnato al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ (costituito il 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. ―Cremona‖ e 88° Rgt. ―Friuli‖), e con tale reggimento giunge in territorio in stato di guerra. Il 6 luglio 1916 lascia la zona di guerra per ricovero, e inviato in convalescenza al deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖ nel Distretto Militare di Livorno. Il 20 settembre rientra in zona di guerra col 125° Rgt. della brigata ―Spezia‖. Poi il 12 febbraio del 1917 passa effettivo al 233° Rgt. della ―Lario‖. Tale brigata verrà dislocata sulla sinistra dell‘Isonzo, ed il 25 febbraio, passata alla dipendenza della 34a divisione, si schiera nel settore Lukatic-Veliki, e propriamente tra la quota 238 e la strada che conduce da Selo a Nova Vas (sottosettore di destra), quando è in pieno svolgimento la 10a battaglia dell‘Isonzo. Giovanni Massa verrà ferito il 17 novembre, nelle concitate fasi di ripiegamento, al bulbo oculare destro nei fatti d‘arme di Zelo (Veliki-Selo, Settore TolminoIsonzo) presso ―Dolina Civetta‖, posto di osservazione austriaco. Verrà ricoverato all‘ospedale di Ferrara e dopo una lunga convalescenza sarà permanentemente inabile al servizio militare315. Un altro Antiochense caduto nelle mani degli austriaci fu Giovanni Cabras316. Chiamato alle armi sin dal 1911 per la guerra Italo-Turca, venne arruolato a Girgenti (Rieti) nel deposito del 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e mobilitato per il fronte libico. Dal porto di Messina s‘imbarca per la Tripolitania e Cirenaica col 5° Rgt. ―Aosta‖. Verrà rimpatriato il 10 gennaio 1913. Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri, giungerà in territorio in stato di guerra il 24 maggio. Il 19 settembre parte dalla zona di guerra per una crisi di congelamento ai piedi e ricoverato all‘ospedale di Milano. Il 12 novembre rientra al Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ e dopo due mesi, il 17 gennaio 1916 viene assegnato alla 93a Compagnia Presidiaria. Il 12 agosto giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 6° Rgt. ―Aosta‖. Il 10 gennaio 1917 viene ricoverato all‘ospedale di Rovigo per malattia e il 27 marzo è trasferito al convalescenziario di Modena. Il 13 aprile rientra nel 6° Rgt. ―Aosta‖ a Palmanova da dove la brigata si trasferisce nel settore operativo della 6a Armata. L‘8 novembre, col ripiegamento delle truppe italiane, iniziato dagli ultimi giorni di ottobre, la brigata ―Aosta‖ dalle posizioni di prima linea, ripiega verso il Monte Grappa. Allo sbarramento di Tezze un nucleo di arditi del 6° Rgt. attacca 314 MASSA Giovanni 22/08/1894 di Antioco Ignazio e Lai Speranza (Esercito). ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. 316 CABRAS Giovanni 24/12/1889 di Antioco e Manca Giuliana (Esercito). 315 - 132 - audacemente un reparto esplorante austriaco catturando alcuni elementi. Tutto il reggimento, schierato sulla nuova linea del Grappa tra Col Caprile-Col della Berretta-Col Bonato alle dipendenza della 51a divisione, resiste tenacemente ai numerosi attacchi del nemico che non lascia alcun mezzo intentato per conquistare quelle importantissime posizioni. Il giorno 17 incoraggiati dall‘occupazione di Col Bonato gli austriaci tentano con forze maggiori di espugnare tutta la linea, ma è ancora sanguinosamente respinto dai reparti italiani che si sono trincerati qualche centinaio di metri indietro. È in questo fatto d‘arme (del Monte Grappa) avvenuto il 17 novembre che viene catturato Giovanni Cabras. Rientrerà dalla prigionia dopo un anno il 20 novembre 1918 e si congederà nel deposto del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri il 12 luglio 1919. Presso Belluno invece, il 18 novembre verrà catturato Nicola Damiano317. Era originario di Carloforte e da noi era conosciuto col nomignolo di ―Culinu‖. Fu chiamato alle armi nel Deposito del ‗45° ―Reggio‖ a Ozieri. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖. Iniziata il 24 ottobre 1917 la grande offensiva austrotedesca e la conseguente nostra ritirata dal fronte giuliano, anche per la 4a Armata s‘impone il ripiegamento su linee arretrate di resistenza. Il 2 novembre ha inizio la fase di ripiegamento. Mentre il 46° Rgt. con due battaglioni (I° e III° Btg.) si trasferisce in Val Maè per costituire, insieme con altri reparti, una retroguardia a protezione del movimento delle truppe sfilanti dall‘Alto Cadore per la Val Piave, il resto della brigata riesce a sottrarsi alla pressione nemica e a raggiungere la nuova linea del Piave, ove, il giorno 8 novembre, assume la difesa del tratto fra Pederobba e Vidor, iniziando senza indugio i lavori di rafforzamento. La brigata fa sempre parte della 18a Divisione. I due battaglioni del 46° Rgt. (I° e III° Btg.) invece, che facevano parte delle truppe di copertura in Valle Maè, son costretti, il 9 novembre, per la grave situazione creatasi in Val Piave ad est di Longarone, a spostarsi a Soffranco; trovata poi a sud-est di Longarone sbarrata la Val Piave tentano, rimontando con una penosa marcia la Val Maè, di raggiungere Val Cordevole e quindi Sedico, ma giunti a Vignole, allo sbocco della Val Cordevole, circondati da forze superiori, dopo aver lottato per aprirsi un varco, rimangono sopraffatti. È in questo contesto bellico che Nicola Damiano, il 18 novembre viene catturato dal nemico nel fatto d‘arme di SedicoBribano (Belluno). Verrà rimpatriato un mese prima della conclusione del conflitto. Si congederà nel Deposito del 46° Rgt. col grado di Caporale. Nei giorni successivi invece morirà Antonio Agus318. Già veterano di guerra sul fronte libico col 6° Rgt. ―Aosta‖, verrà richiamato per mobilitazione nel deposito del 46° ―Reggio‖ a Ozieri e trasferito nella penisola nel deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖. In territorio in stato di guerra passa effettivo alla 1a Compagnia del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖ a Viterbo nella caserma ―S. Caterina‖. Il 14 novembre, in seguito alla ritirata dal fronte Giuliano, la brigata ―Calabria‖ inizia pure essa la fase di ripiegamento: riunitasi già dal 5 novembre a Fiera di Primiero, si porta a Bassano, quindi sul rovescio del Monte Tomba, quale unità di riserva a disposizione del IX° Corpo d‘Armata. Il 18 novembre occupa la linea difensiva arretrata Belvedere-Vettorazzi-Castelli, inviando il I° e il II° Btg. del 60° Rgt. in prima linea nel tratto Osteria Monfenera-Monte Tomba, ove più minacciosa si manifesta la pressione 317 DAMIANO Nicola 25/09/1898 di Domenico e Vitiello Teresa (Esercito). AGUS Antonio 10/09/1890 di Daniele e Orrù Luigia (Esercito). Suo padre Daniele (classe 1855) fu Consigliere Comunale nell’amministrazione di Giuseppe Biggio (1899-1920), di Michele La Noce (1921-1922) e di Emanuele Massa (1926-1927). 318 - 133 - del nemico; il 22 novembre, sopraffatti dalla veemenza degli austriaci, sono costretti in un primo tempo a ripiegare dal Monte Tomba ma, ritornando prontamente in linea, riescono dopo cinque contrattacchi, a recuperare parte delle posizioni perdute, fino a quota 877. È nel fatto d‘arme di Monte Tomba (zona Monte Grappa) che Antonio Agus morirà il 22 novembre 1917 in seguito a ferita di arma da fuoco alla testa. Suo fratello minore Luigi Agus319, invece riuscì a salvarsi. Fu protagonista sul fronte occidentale nella campagna di Francia, iniziata nella primavera del 1918. Apparteneva al 52° Rgt. di fanteria della brigata ―Alpi‖ e fu assegnato alla 320a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖. Rientrerà in Italia il 9 gennaio 1919 e si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri il 21 agosto dello stesso anno. Il 23 novembre verrà catturato anche Nicolino Schirru320. Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. In territorio in stato di guerra viene trasferito all‘85° Rgt. della brigata ―Verona‖ e assegnato alla 673a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖. Il 23 novembre viene catturato nei combattimenti di Monte Fior (Altopiano di Asiago). Morirà in prigionia di tisi polmonare il 16 luglio 1918 nell‘ospedale del campo di concentramento di jindrichovice (Repubblica Ceca), e sepolto nel cimitero del campo, zona 388, fila 28. Lascerà la moglie Caredda Maria Caterina e due figlioli, Antioca di 8 anni e Nicolino di appena 1 anno. Il 23 novembre 1917 i comandanti austro-tedeschi decisero di sospendere l‘attacco; gli italiani ne approfittarono per riorganizzare le linee e per far affluire truppe fresche. Gli alleati invece, che si erano offerti di aiutare il nostro Esercito con sei divisioni francesi e cinque inglesi, tardarono a far affluire le loro truppe in linea perché si voleva vedere se i nostri soldati erano in grado di resistere sul Grappa, oppure se bisognava apprestare una nuova linea sul Mincio e sul Po. Gli italiani invece seppero resistere sia sul Grappa che sul Piave. Il Paese, popolo e soldati, avevano reagito positivamente, perché s‘era intuito che un crollo sul monte Grappa e sul Piave poteva forse significare la fine del processo verso l‘Unità del paese. Ai primi di dicembre l‘offensiva nemica riprese; il generale Conrad ottenne qualche parziale successo sull‘Altipiano di Asiago, ma alla vigilia di Natale venne definitivamente fermato. Forse è durante questa nuova offensiva nemica che morì Efisio Longu321. Quando fu richiamato alle armi aveva un‘età abbastanza avanzata per essere impegnato in prima linea. I suoi 40 anni lo destinarono a prestare servizio nelle retrovie nel Genio Lavoratori adibito allo scavo di trincee e ripristinare apprestamenti difensivi. Al momento del decesso era Caporale del 3° Btg. della Milizia Territoriale; morì sul campo il 1° dicembre 1917 per ferite riportate in combattimento in località Monte Croce, presso Cima Sperandio322. Pochi giorni dopo venne catturato Nicolò Perdisci323. Riformato dalla Marina passò ai ruoli dell‘Esercito e arruolato nei Bersaglieri a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Al momento della cattura apparteneva al 4° Rgt. della Ia Brigata Bersaglieri, dislocato già dal 20 novembre sulle pendici del Badenecche e sul rovescio del Tondarecar. 319 AGUS Luigi Antonio 02/11/1891 di Daniele e Orrù Luigia (Esercito) SCHIRRU Nicolino 12/02/1883 di Francesco e Agus Raffaela (Esercito) 321 LONGU Efisio 04/07/1877 di Antioco e Gallus Chiara (Esercito) 322 ACSA, Leva e Truppa, 12 luglio 1918. 323 PERDISCI Nicolò 02/02/1888 di Giovanni e Mallus Emanuela (Esercito) 320 - 134 - Il 4 dicembre il nemico, dopo un violento bombardamento contro i punti più sensibili del nostro fronte, sferra due poderosi attacchi; uno contro le posizioni di Monte Zomo e Casare Melette e l‘altro contro le posizioni dei Monti Tondarecar e Badenecche. Alcuni reparti vengono investiti da violente raffiche di artiglieria e perdono gran parte dei suoi uomini. Creatisi così larghi varchi, gli austriaci irrompono in massa dalle trincee antistanti alla Cima Badenecche, ma i superstiti del reggimento riescono ad arrestarli alla selletta di quota 1441, passando poi al contrattacco. Poco dopo però, aggirati da riparti nemici che dilagano per il rovescio del Badenecche, devono sottrarsi all‘accerchiamento retrocedendo, anche perchè verso la selletta, l‘attacco nemico viene ripreso con forze fresche e più numerose. Padroni della selletta e della cresta del Badenecche, gli austriaci si spingono a sud del Tondarecar attaccandolo audacemente, mentre da nord continua fortissima la pressione di numerosi riparti che, favoriti dal bosco, sono riusciti a portarsi fin sotto le nostre linee. Malgrado il nemico abbia conseguito tale successo dalla parte del Badenecche, esso non può dilagare perchè contenuto dai superstiti del 4° Rgt. col concorso di reparti alpini. Nicolò Perdisci venne catturato proprio il 4 dicembre. Poi il 5 dicembre la minaccia di nuovi attacchi, e la mancanza di rincalzi consigliano la sostituzione dei reparti tanto provati, dopo aver perso sul campo quasi tutti i suoi effettivi, 61 ufficiali e 2.043 uomini di truppa. Il Perdisci dopo la cattura, rientrerà dalla prigionia il 1° novembre del ‗18, qualche giorno prima dell‘armistizio; questo fa pensare che non sia stato liberato dagli austriaci, ma si sia liberato da solo con l‘avanzare delle nostre truppe che, incalzando il nemico lo costrinse a lasciare sul posto anche i prigionieri catturati in precedenza. Dopo una sosta di alcuni mesi a Napoli presso il deposito del 1° Rgt., il 21 giugno del ‗19 rientra in Sardegna a Caprera nel Deposito Speciale dei Bersaglieri dove si congederà il 5 luglio 1919. Finalmente il 5 dicembre, le truppe francesi inviate in Italia davano il cambio alle truppe italiane nella zona del Monte Tomba andando in trincea. Le unità francesi non erano numerose, e non venivano davvero a salvare l‘Italia come spavaldamente dicevano, perché fu tutto merito dei soldati e dei reparti, che sopra abbiamo menzionato, l‘aver resistito eroicamente sugli altipiani e sul Piave arrestando definitivamente l‘avanzata nemica; tuttavia quelle francesi erano le benvenute anche perché rappresentavano la prova della solidarietà degli Alleati che si manifestava pure con la presenza al fronte di truppe inglesi. In quei giorni altri Antiochensi cadevano nelle mani degli austriaci. Il 20 dicembre viene catturato Gavino Camboni324 già incontrato qualche mese prima nel settore della Bainsizza dove rimase ferito. Dopo il consueto ricovero a Cormons (Gorizia), rientrerà in zona d‘operazioni sempre col 159° Rgt. della brigata ―Milano‖. Il foglio matricolare dice che fu catturato il 20 dicembre 1917 in località sconosciuta. Bisogna precisare però che la brigata ―Milano‖ fu sciolta qualche settimana prima della sua cattura, il 29 novembre a Castelnuovo Fogliani, per cui non sapendo quale sia il nuovo reggimento di appartenenza, non è possibile ricostruire neppure il fatto d‘arme in cui fu coinvolto. Verrà liberato il 1° novembre 1918; il 6 è a Milano nel deposito del 68° Rgt. della brigata ―Palermo‖ dove aveva sede anche il deposito del 159° Rgt. poi fu trasferito in Sardegna a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 23 luglio 1919. 324 CAMBONI Gavino 20/01/1889 di Gavino e Mereu Antioca (Esercito) - 135 - Qualche giorno dopo, il 23 dicembre viene catturato anche Antonio Currò325 del 229° Rgt. della brigata ―Campobasso‖. Dopo la disfatta di Caporetto viene trasferito all‘86° Rgt. della brigata ―Verona‖. Ai primi di dicembre l‘85° e l‘86° Rgt. sono inviati di rincalzo alla 2a divisione di fanteria schierandosi nel tratto Buso, Zaibena, Portecche. Il 23 dicembre (giorno della cattura) il nemico sferra un attacco poderoso contro le linee di Col del Rosso e dopo una lotta violenta se ne impossessa, rendendo in tal modo pericolosa la situazione della brigata, schierata nelle trincee di Portecche. I suoi reparti, coinvolti nell‘azione, eseguono con valore e tenacia ripetuti contrattacchi per arginare l‘offesa nemica; anche nella giornata del 24 viene esplicata la massima resistenza e la lotta continua eroica e tenace lungo le pendici sud-est di Col del Rosso con alterna vicenda e perdite ingenti per la ―Verona‖. Il 25 dicembre sopraggiunti i rinforzi, i resti della brigata sono ritirati dalla linea del fronte e riuniti prima a Puffele e quindi a Marostica dove viene sciolta. Il Currò, condotto in un campo di concentramento austriaco, rientrerà dalla prigionia il 27 febbraio 1919 nel deposito dell‘86° Rgt., e il 7 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Lo stesso giorno del 23 dicembre viene catturato Giovanni Nocco326 del 33° Rgt. della brigata ―Livorno‖. Chiamato alle armi a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 205° Rgt. di fanteria ―Lambro‖ per poi essere trasferito al 33° Rgt. della brigata ―Livorno‖ alle dipendenze della 2a Divisione di fanteria. Dieci giorni prima della cattura, il 13 dicembre, la brigata ―Livorno‖ entra in prima linea sulla fronte Portecche-Monte Valbella-Bertigo. Il nemico già dal mese precedente continuava i suoi attacchi contro il monte Grappa e l‘altipiano di Asiago, per far crollare la nuova linea di resistenza italiana. Il 23 dicembre, con un attacco veemente, preceduto da una intensa preparazione di artiglieria, gli austriaci riescono a sopraffare la difesa delle Portecche e del ridotto di Monte Valbella, tenuti dal 33° Reggimento e dal I° Btg. del 34°, ma l‘intervento dei rincalzi, energico e tempestivo, lo arresta nettamente (Battaglia di Natale). Giovanni Nocco viene catturato nel giorno del poderoso attacco nemico. Rientrerà dalla prigionia il 4 novembre del ‗18 e assegnato nuovamente al reparto di appartenenza, nel 33° Rgt. ―Livorno‖. Il 1° aprile del ‗19 con lo stesso Reggimento parte in missione in Libia. Rientrerà il 27 marzo del ‗20 nel deposito del 40° Rgt. di fanteria ―Bologna‖ e si congeda nel Distretto Militare di Cagliari il 30 aprile 1920. I soldati Italiani non si risparmiarono nemmeno l‘ultimo giorno dell‘anno! Nella solita Zenson (Piave), in seguito a una energica pressione nemica, iniziata il giorno 27 e proseguita senza interruzione, la notte del 31 un‘abile azione combinata di fuoco e di reparti inflisse agli attaccanti delle perdite gravissime e lo costrinse ad abbandonare la testa di ponte, così tenacemente difesa, e a ripassare sulla sinistra del fiume. L‘offensiva austro-tedesca si arrestò definitivamente anche sul monte Grappa che divenne il ―Monte Sacro‖ degli italiani, difeso accanitamente dai nostri soldati, in particolare dai sardi della brigata ―Reggio‖. Il 12 dicembre la brigata viene assegnata alla 56a Divisione, schierata sul Grappa. Dal 12 al 28 i suoi battaglioni si alternano sulla linea del fronte dei monti Solarolo, Valderoa e Spinoncia. Il 17 dicembre il 45° Rgt. ―Reggio‖, schierato nel tratto tra monte Solarolo e monte Valderoa, resiste ad un poderoso attacco 325 326 CURRÒ Antonio 07/09/1887 di Giuseppe e Arrus Rita (Esercito) NOCCO Giovanni 09/11/1897 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza (Esercito) - 136 - sferrato da reparti della 200a divisione germanica i quali, dopo aver invano nella giornata stessa ripetuto l‘assalto, sono costretti a ripiegare. Nella notte sul 28 dicembre la brigata, sostituita in linea, si trasferisce col comando e il 45° Rgt. nella zona di Mussolente, mentre il 46° Rgt. rimane ad occupare le posizioni di seconda linea tra monte Boccaor e monte Medata. Per le prove di valore, fermezza ed ardimento date dalle truppe dal giugno 1915 al dicembre 1917, le Bandiere di entrambi i reggimenti vennero decorate con Medaglia di Bronzo al Valore Militare. Nel 45° Rgt. della brigata ―Reggio‖ prestava servizio Efisio Calabrò327. Già militare di leva nella Regia Marina, verrà richiamato nel Distretto Militare di Cagliari e assegnato al 316° Battaglione della Milizia Territoriale. L'8 marzo 1917 viene trasferito a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria della brigata ―Reggio‖. Il 1° maggio giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. e assegnato alla 6a Compagnia di marcia. Il 10 ottobre ottiene il grado di Caporale. Nei fatti d‘arme del Monte Grappa venne ferito gravemente agli occhi328 dall‘esplosione di una bomba a mano nemica e il 23 dicembre viene ricoverato nell'Ospedale di Firenze. L'11 agosto 1918 è inviato in convalescenza in attesa di riforma e della pensione di invalido di guerra329. Il nuovo anno trovava il nemico inchiodato nelle sue posizioni, logoro dall‘immane sforzo sostenuto, incapace (dopo 150 chilometri di avanzata) di fare un solo passo avanti oltre le difese italiane, deluso per l‘insuccesso riportato dopo un mese e mezzo di poderosa lotta con la quale sperava di travolgere facilmente dal settentrione le linee montane, e da oriente, passato il Piave, poter dilagare nelle province venete. Oltre la delusione, iniziarono a mancare i rifornimenti, creando così nelle sue file per la prima volta una crisi di sfiducia. A Vienna si diceva: ―pareva quasi impossibile che un esercito uscito da una immane catastrofe come quella di Caporetto avesse potuto riprendersi così rapidamente‖, e ancora: ―l‘esercito italiano è in piedi. I vuoti sono stati colmati; specialmente l‘artiglieria è stata ricostituita. Non si possono negare ai soldati italiani grandi elogi per il loro spirito e la loro resistenza agli attacchi‖. In realtà il nostro esercito ebbe la sola forza di riassestarsi, fu piuttosto quello austriaco che adesso subiva l‘estenuante logorio della guerra in trincea. Le truppe austrotedesche erano esauste dopo i combattimenti sostenuti sull‘Isonzo e risultavano molto provate per la resistenza accanita dei soldati italiani. Il sopraggiungere della cattiva stagione permise agli austriaci di riposarsi e alle armate italiane di riorganizzare i propri organici e, soprattutto, il suo spirito messo a dura prova durante la ritirata di Caporetto. Paradossalmente tale disfatta, pur essendo stata un disastro, permise con il ripiegamento in massa dei nostri soldati, di salvare gran parte del nostro esercito che ritirandosi rovinosamente evitò lo scontro a viso aperto col nemico. Dopo tante amarezze e sventure, il 1917 si concluse con i nostri soldati che resistevano sul Grappa e sul Piave; una situazione che portava a non disperare sull‘esito positivo della guerra. La ―Sassari‖, invece alla fine dell‘anno, integrata dalle reclute del 1899, si schiera sulle alture di fronte al Col del Rosso, Col Melaghelto e Col d‘Echele. Il freddo è terribile; molti soldati hanno i piedi congelati, mentre gli austriaci usano i gas asfissianti. 327 CALABRÒ Efisio Giovanni Luigi 19/06/1883 di Giuseppe e Camboni Giuseppa (Esercito). ACSA Leva e Truppa VIII, 20 marzo 1919. 329 ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. 328 - 137 - Per Sant‘Antioco il 1917 fu meno cruento dell‘anno precedente. I morti furono 16 contro i 31 del 1916. Ma caddero prigionieri circa una sessantina di soldati e numerosi furono i feriti. - 138 - La campagna del 1918: dal Piave a Vittorio Veneto. Il 1° gennaio 1918 i nostri soldati da circa cinquanta giorni (da quel fatidico 10 novembre 1917) resistevano sugli Altipiani e sul Piave. Nel frattempo i reparti del Regio Esercito andavano verso una completa riorganizzazione. Si migliorarono le condizioni di vita dei combattenti sia dal lato morale sia da quello materiale, fu curata la propaganda di guerra e si istituirono nuovi Reparti d‘Assalto (Arditi), dandone uno in dotazione a ciascun Corpo d‘Armata e costituendo, nelle immediate retrovie, scuole d‘assalto e battaglioni arditi di marcia. Il generale Armando Diaz, rispetto al Cadorna, fu molto più attento ai suoi soldati. Concesse dieci giorni di licenza in più, fu stipulata un‘assicurazione gratuita sulla vita, ci si prese più cura delle esigenze delle truppe e dei loro familiari. A seguito della rivoluzione d‘ottobre in Russia, furono fatte persino promesse di ―terre ai contadini‖ a guerra finita; ed anche se non venne meno la disciplina, le ―decimazioni alla Cadorna‖ non ci furono più. Diaz non era una ―nullità‖ come dicevano i suoi denigratori zelatori del vecchio militaresco Stato Maggiore, era sì un militare, ma era anche un uomo che nell‘esercizio del comando insieme alla più rigida osservanza dei regolamenti, recava una nozione di umanità e di bonarietà propria dei napoletani e del tutto nuova nella tradizione militare che era piemontese. Diaz si prodigò affinché a qualunque costo e in qualunque posto, il rancio arrivasse caldo, mangiabile e in orario; che la posta arrivasse puntualmente; che i soldati avessero biancheria e vestiario a sufficienza; che si rispettassero i turni in prima linea; e volle persino che ogni soldato avesse nel suo corredo qualche ago e un pò di filo. Piccole cose queste, ma c‘erano anche quelle grandi; e la più grande era che Diaz era prudente e rifiutò sempre di mettere a rischio la vita dei propri uomini se non era necessario. Persino alla fine del 1918, anche quando era evidente che l‘Austria stava per crollare, fu riluttante a sferrare il famoso attacco che poi il 4 novembre portò l‘esercito a Vittorio Veneto. L‘anno che iniziava doveva essere l‘anno della riscossa, anche se molti erano pessimisti; era la realtà oggettiva che dava poche speranze. Il nuovo anno trovava gli italiani ―…sulla breccia, fieri e dignitosi anche nell‘avversa fortuna, con in cuore un solo profondo desiderio: infrangere e ricacciare la marea, nemica e muovere alla riscossa‖. Queste erano le parole che il Duca d‘Aosta rivolse il 1° gennaio 1918 alle sue truppe della IIIa Armata; e non faceva della retorica, perché dal comandante supremo all‘ultimo fantaccino, tutti i soldati ardevano della brama di ritornare sulle posizioni abbandonate, su quel Friuli e parte del Veneto che il nemico stava calpestando con un‘arroganza inaudita, e con un tale ottimismo da far gridare agli austriaci: ―A Milano! A Milano!‖. Gli austro-tedeschi che avevano abbandonato la grande offensiva di fine autunno, avevano tutte le intenzioni di riprenderla a primavera, dopo aver fatto convergere sul Friuli una massa imponente di uomini e mezzi, soprattutto dopo il disimpegno sul fronte russo. Le più nere previsioni erano, che avrebbero scatenato l‘offensiva con circa 500.000 soldati. Furono poi 400.000, ma era pur sempre il più grande esercito mai visto in Italia in tutti i tempi. Inoltre era un esercito invasore traboccante di tecnologia bellica; mitragliatrici, aerei, navi, sottomarini. L‘incognita era solo quando, in che mese e giorno, e quanti giorni avrebbe resistito l‘esercito italiano al Piave e sugli Altipiani, prima di essere buttato oltre l‘Adige, e forse oltre il Mincio. In primavera serpeggiava una forte angoscia quando si ebbe la certezza - 139 - che il nemico stava preparando una grande offensiva. Infatti, le notizie che giungevano al Comando Supremo erano tutte concordi nel riferire che numerose truppe affluivano e si concentravano nelle valli e nei villaggi del Trentino, che artiglierie in gran quantità vi erano state portate da altri fronti e che vi erano stati istituiti grandi depositi di munizioni. E tutti questi movimenti erano un sufficiente indizio di non lontani e drammatici avvenimenti. Ma la stagione era inclemente e non permetteva grandi manovre offensive. Anche l‘Italia che era in una fase di riorganizzazione e consolidamento delle posizioni difensive, non poteva pensare ad una prossima rivincita. Tuttavia la guerra non aveva soste. Alcuni combattimenti, dopo una calma di un paio di settimane, si riaccesero verso la metà di gennaio. L‘11 gennaio muore uno dei primi soldati antiochensi del 1918. Si chiamava Giovanni Sulas330 del 158° Rgt. della brigata ―Liguria‖. Chiamato alle armi nel Deposito dell‘82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, quando giungerà in territorio in stato di guerra verrà assegnato al 239° Rgt. di fanteria ―Pesaro‖. Sarà trasferito definitivamente al 158° Rgt. della brigata ―Liguria‖ il 12 dicembre 1917 nella 5a Compagnia. Dai fogli matricolari non risulta in quale fatto d‘arme venne ucciso, ma dal diario storico della brigata nel dicembre del ‗17 era impegnata a contenere lo sforzo del nemico contro le posizioni di Monte Zomo, Campanelle e Meletta (zona Altipiani). Poi il 4 gennaio 1918 i battaglioni della brigata ―Liguria‖ sostituiscono i reparti della ―Sassari‖ e prendono parte all‘azione che la 33a divisione (Brigate ―Sassari‖ e ―Bisagno‖) svolge alla fine di gennaio per la conquista dei capisaldi di Monte Valbella, Col Melaghelto, Col del Rosso e Col d‘Echele. Difficile dire con certezza a quale fatto d‘arme prese parte, l‘estratto dell‘atto di morte331 certifica che fu colpito mortalmente da una pallottola di fucile penetrante in cavità cranica. Morì l‘11 gennaio 1918 nell‘ospedaletto da campo someggiato n°170 e sepolto nel cimitero di Fontanelle, in provincia di Treviso. Quotidiane erano le azioni delle artiglierie austriache contro le prime linee o le retrovie; sovente il nemico tentava con barche o passerelle, da isolotto a isolotto, di raggiungere la sponda destra del Piave provocando furiosi concentramenti di fuoco; frequenti erano gli scontri delle nostre pattuglie in ricognizione e i tentativi di sorprendere un piccolo avamposto nemico o di catturare qualche implacabile mitragliatrice nascosta tra i cespugli degli isolotti dell‘ansa del Piave. Sarà il tiro di una di queste mitragliatrici che il 19 gennaio uccise Giovanni Mei332 zappatore333 del 2° Reparto del 244° Rgt. della brigata ―Cosenza‖. Qualche mese prima, il 6 novembre del ‗17, la ―Cosenza‖ passò il Piave, giunge a Candelù e si schiera tra Col Folina e Saletto, ma il 7 un nuovo ordine la sposta più a nord, tra Palazzina e C. Oneti, un Km circa a nord-ovest di Saletto. In questo tratto del fronte rimane sino al 25 dicembre; il 26, sostituita dalla ―Veneto‖ e dall‘8° Rgt. Bersaglieri, si trasferisce a Treviso, a riposo. Ma il 5 gennaio 1918, conclusa la breve licenza, la ―Cosenza‖ ritorna ad occupare, lungo il Piave, lo stesso tratto di linea, alternando i suoi battaglioni in attività di sorveglianza, e compiendo lavori di rafforzamento lungo il greto del Piave e azioni di pattuglia sulle Grave di Lovadina e Papadopoli. A Lovadina (Treviso) il 19 gennaio Giovanni Mei, forse durante i lavori di 330 SULAS Giovanni 25/01/1886 di Emanuele e Longu Nicolina (Esercito N°21576 bis) ACSA, Stato Civile, fascicolo 8/33. 332 MEI Giovanni Costanzo Nicolino 03/05/1897 di Antioco e Cabras Annica (Esercito) 333 ACSA, Leva e truppa, fascicolo 10/37, Serie VIII. 12 luglio 1918 331 - 140 - rafforzamento della trincea, viene colpito mortalmente da una pallottola di mitragliatrice al cuore. Verrà sepolto nel cimitero di Cascina Morando334 (targhetta n° 53191), presso Lovadina (Treviso). Ma la notizia del primo morto Antiochense di questo ultimo anno di guerra è del 2 gennaio. Si chiamava Antioco Ignazio Massa335 e apparteneva al 42° Rgt. della brigata ―Modena‖. Venne catturato dal nemico in luogo e data sconosciuti; considerando che giunse in territorio in stato di guerra nella primavera del ‗17, è plausibile pensare che si a stato catturato durante la disfatta di Caporetto. All‘epoca la ―Modena‖ era aggregata alla IIIa Armata e durante il ripiegamento dall‘Isonzo, la brigata copriva la ritirata con reparti di retroguardia. Con l‘incalzare degli avvenimenti, il 1° novembre del ‗17 passa il Tagliamento sui ponti di Madrisio e giunge l‘8 ad est di Padova, nei pressi di Murelle. Trasferitasi l‘11 a Col Campeggia, il 13 la brigata è in trincea nelle posizioni di Monte Asolone sostenendo in questo settore i più cruenti combattimenti: uno di questi fu quello sostenuto il 18 novembre per respingere un contrattacco in forze contro le nostre linee sempre sull‘Asolone. In quest‘ultimo combattimento nelle condizioni più sfavorevoli, soverchiata dalle forze d‘attacco e dal tiro preciso delle batterie nemiche, con forti perdite (2613 uomini, di cui 76 ufficiali) dopo aver resistito un‘intera giornata, ripiega abbandonando al nemico la quota 1476 dell‘Asolone, sanguinosamente contrastata. Forse Antioco Massa fu catturato durante questo fatto d‘arme (ma è solo un‘ipotesi sulla base dei bollettini di guerra della brigata ―Modena‖); fu poi condotto in Austria nel campo di concentramento di Siegmundsherberg. La funzione principale di questo grande campo fu quello di raccolta e smistamento dei prigionieri, dei pacchi e della corrispondenza. I prigionieri internati, inizialmente in ottime condizioni e in gruppi comprendenti anche ufficiali, a partire dal gennaio 1917 cominciarono ad essere colpiti in massa da infezioni, fino a raggiungere percentuali di morbosità e mortalità altissime nell´inverno 1917-18, quando gli italiani diventano una moltitudine fra i prigionieri. Antioco Massa morirà il 2 gennaio 1918 all‘età di 37 anni per edema polmonare nell‘ospedale del campo che diventò uno dei più famigerati dell‘intero conflitto. Arrivò ad ospitare fino a 70.000 prigionieri italiani, specie dopo le vicende di Caporetto. Attualmente il cimitero di guerra del vecchio campo ospita i resti mortali di 2.379 italiani, oltre a 29 austriaci, 72 russi, 19 serbi. Una decina di giorni dopo, sugli Altipiani, fu combattuta una grande battaglia, quella chiamata dei ―tre monti‖, il cui obiettivo era la conquista del Valbella, del Col del Rosso e del Col d‘Èchele. In questo settore era impegnata la brigata ―Bergamo‖ (25°-26° Rgt.), che vi rimase fino al 22 marzo. Forse in questa zona del fronte comabatteva Francesco Cara336. Apparteneva al Battaglione Tracomatosi e fu assegnato ai Servizi Sedentari. Una comunicazione del 18 giugno 1918337 inviata dal deposito del 26° Rgt. della brigata ―Bergamo‖ (Piacenza), informa la famiglia che Francesco Cara, appartenente alla 6a Compagnia del 26° Rgt. ―Bergamo‖, è stato catturato e condotto prigioniero in Germania nel campo di Stendal. 334 ACSA, Leva e truppa, 06/06/1918. MASSA Antioco Ignazio 21/03/1880 di Giovanni e Cossu Maria Efisia (Esercito) 336 CARA Francesco 05/07/1893 di Vincenzo (Esercito) 337 ACSA, Leva e truppa, 18 giugno 1918. 335 - 141 - Il 27 gennaio l‘artiglieria italiana cominciò con un nutrito fuoco di preparazione di grossi e medi calibri. Il Valbella fu attaccato frontalmente dal II° Reparto d‘Assalto, che con impeto, superata l‘accanita resistenza nemica, in poco tempo conquistò la cima del monte; ma più tardi, per il mancato sopraggiungere di rincalzi e per il ritardo fatale della colonna che per quota 1200 doveva puntare sulle Portecche, le ―Fiamme Nere‖ dell‘Abbondanza, contrattaccate da forze fresche e otto volte superiori di numero, dopo una difesa leonina, dovettero ripiegare decimate verso le posizioni di partenza. A sera la 4a brigata bersaglieri occupò i costoni occidentali ed orientali del Valbella e la mattina del 29, con il IV° Reparto d‘Assalto, conquistò la cima. Col del Rosso e Col d‘Èchele furono pure questi attaccati dal II° Reparto d‘Assalto, che aveva di rincalzo il 151° e il 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖ e due compagnie di alpini. L‘attacco degli arditi fu travolgente: sebbene il nemico contrastasse il terreno con grande accanimento e mandasse nella battaglia truppe sempre fresche e numerose, le ―Fiamme Nere‖, ben assecondate dai fanti della ―Sassari‖, superarono ogni difesa, respinsero sanguinosamente ogni contrattacco, presero d‘assalto le posizioni nemiche e si spinsero fino a Stoccaredo e Zaibena. Il giorno 29 gennaio il successo fu ampliato e le conquiste mantenute nonostante gl‘immani sforzi fatti dal nemico per riprenderle. Dal bollettino del 30 gennaio: ―Fortissime furono le perdite inflitte al nemico, che ebbe due divisioni quasi completamente distrutte; notevole il bottino di guerra, non del tutto calcolato, ma comprendente oltre 100 ufficiali e 2500 uomini di truppa prigionieri, sei cannoni di vario calibro, circa 100 mitragliatrici, numerosissime bombarde, parecchie migliaia di fucili, ingentissime quantità di munizioni e materiale di varie specie. Violenta fu la reazione dell‘artiglieria nemica sulle posizioni conquistate; rapidi e potenti i concentramenti del nostro fuoco fin sui più lontani obiettivi; numerosi i tentativi di ricognizione e d‘offesa dei velivoli nemici; pronta l‘aggressività dei nostri e aggiustato il tiro antiaereo, che nelle due giornate abbatterono diciassette apparecchi avversari‖. Era quella del 28 e del 29 gennaio la prima azione offensiva operata dalle truppe italiane dopo il ripiegamento al Piave. Averla compiuta con un così brillante successo era, una prova dello spirito rabbioso ed elevatissimo dei nostri soldati, che prima avevano dimostrato tutta la loro forza resistendo ai colpi di maglio del nemico ed ora iniziavano la riscossa con tutta la loro rabbia in corpo. Il nuovo Comando Supremo del generale Armando Diaz si mise al lavoro con alacrità e raziocinio per riconsolidare lo schieramento difensivo sul monte Grappa e sul Piave. Dalle ceneri della 2a Armata sfaldatasi a Caporetto, venne costituita la 5a Armata, momentaneamente destinata alle funzioni di riserva del Comando Supremo. Particolare cura venne dedicata al morale dei soldati. L‘artiglieria venne potenziata con 500 bocche da fuoco francesi e 300 inglesi; in più vennero schierati 2.200 pezzi che l‘industria italiana era riuscita a produrre superando addirittura le commesse del Governo. Nella tarda primavera del 1918 l‘esercito italiano poteva schierare 54 divisioni, delle quali due in Francia, una in Macedonia e due in Albania. Al suo fianco combatterono inoltre alcune divisioni anglo-francesi e una cecoslovacca in fase di costituzione. Il 21 marzo 1918 sul fronte occidentale (Francia) scattò contro lo schieramento anglo-francese una imponente offensiva tedesca: dopo i primi successi si arrestò, riprese in aprile, ma venne definitivamente bloccata nelle Fiandre. A questo punto era logico attendersi un‘offensiva austriaca sul fronte italiano. Le prime notizie di una probabile offensiva nemica giunse verso la fine di maggio mentre il nostro Comando stava preparando - 142 - una azione d‘attacco sugli Altipiani e nel Grappa dove si riuscì a conquistare il monte Corno. Al preannuncio dell‘offensiva vennero riorganizzate tutte le linee di difesa e concentrato nei dintorni di Treviso un buon numero di divisioni da tenere di riserva nel caso il nemico fosse riuscito ad attraversare il Piave in qualche punto. Si temeva l‘ultima ―spallata‖ degli Asburgo. Per quanto riguarda la guerra sul mare, nella fase terminale del conflitto, le ostilità si intensificarono sia nell‘Adriatico che nel Mediterraneo. Nella guerra in Adriatico era impegnato un nostro marinaio, Genesio Puddu338 incursore nella 1a flottiglia MAS di Venezia. Chiamato alle armi dal Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il successivo 5 agosto col grado di Allievo Torpediniere viene ammesso a frequentare il corso d‘istruzione di tiro presso la Scuola Specialisti di La Maddalena. Il 5 novembre termina il corso e nel gennaio del ‗18 viene trasferito al Comando Marittimo di Venezia presso la Va Squadriglia della 1a Flottiglia MAS operante in alto Adriatico. Verrà assegnato al ―MAS 94‖ partecipando a ―numerosi agguati e missioni di guerra sotto costa, e effettuando sbarchi di personale in territorio nemico‖. Questa sorta di attestazione inserita nel foglio notizie del suo ruolo matricolare è di una importanza straordinaria in quanto il ―MAS 94‖ partecipò effettivamente ad alcune missioni di guerra in territorio nemico, decisive per le sorti della guerra. Tutto si svolse nell‘ultimo anno di guerra (1918). Dopo la vittoriosa incursione su Trieste del dicembre 1917 da parte dei ―MAS 9‖ e ―MAS 13‖ che affondarono la corazzata austro-ungarica ―Wien‖ e danneggiarono la ―Budapest‖, fu decisa un‘azione di forzamento della baia di Buccari dove erano stanziate diverse unità navali nemiche. Il 9 gennaio 1918 l‘ammiraglio Luigi Cito e l‘ammiraglio Casanova, comandante della Divisione Navale di Venezia, emanarono gli ordini dettagliati per l‘esecuzione di un‘incursione contro la base navale austriaca. Le condizioni meteorologiche però non consentirono l‘uscita in mare e questa venne rinviata ai primi di febbraio, quando la ricognizione di un idrovolante su Pola, Fiume e Buccari segnalò la presenza di quattro unità nemiche in rada. Le unità designate all‘operazione339 furono il ―MAS 94‖ (Sottotenente di Vascello Andrea Ferrarini), il ―MAS 95‖ (Tenente di Vascello Odoardo De Santis), e il ―MAS 96‖ (Capitano di Corvetta Luigi Rizzo), su quest‘ultimo era imbarcato anche Gabriele D‘Annunzio il poeta ―soldato-marinaio-aviatore‖ che per l‘occasione dettò il motto degli incursori della Marina ―Memento Audere Semper‖. Comandante di squadra e della missione era il Capitano di Fregata Costanzo Ciano che aveva la sua insegna di comando sul ―MAS 96‖. Gli ordini prevedevano la costituzione di tre gruppi navali di cacciatorpediniere ed esploratori a traino e sostegno dei tre MAS. Dopo quattordici ore di navigazione, alle 22:00 circa del 10 febbraio, i tre MAS iniziarono il loro pericoloso trasferimento dalla zona compresa tra l‘isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni dello spionaggio, sostavano unità nemiche sia mercantili che militari. Alle 22:15, giunti in prossimità del punto previsto, i MAS lasciarono i rimorchi e iniziarono quindi l‘attraversamento della stretta della Farasina, senza che la batteria di Porto Re li scorgesse. Giunti ad un miglio dalla costa, spensero i motori a scoppio per azionare quelli elettrici, più silenziosi. Alle 00:35 i MAS giunsero all‘imboccatura della baia di Buccari senza incontrare ostruzioni e individuarono gli 338 339 PUDDU Genesio 27/08/1897 di Raffaele e Loi Doloretta (Marina N°64764-5). “La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 364-365. - 143 - obiettivi: tre piroscafi da carico e uno passeggeri. I bersagli vennero quindi suddivisi tra i tre motosiluranti: al MAS 96 il piroscafo 1, al MAS 95 il piroscafo 4, mentre il MAS 94 sarebbe stato l‘unico a dover colpire due piroscafi, il 2 e il 3. Alle 01:20 i MAS lanciarono i loro siluri; il MAS 95 lanciò un siluro contro l‘albero di trinchetto e un altro al centro sotto il fumaiolo del piroscafo 4; il MAS 94 lanciò un siluro al centro del piroscafo 2 e al centro del piroscafo 3, mentre il MAS 96 lanciò due siluri al fumaiolo di cui uno esplose. Dei sei siluri lanciati solo uno esplose, a dimostrazione che le unità erano protette da reti antisiluranti e che lo scoppio del secondo siluro del MAS 96 indicava la probabile rottura della rete col primo siluro che consentì la penetrazione del secondo. Allo scoppio del siluro l‘allarme fu immediato e i MAS presero subito la via del rientro e, giunti al punto di riunione prestabilito, rientrarono ad Ancona alle 07:45 tra l‘incredulità dei posti di vedetta austriaci che, non credendo possibile che unità italiane fossero entrate fino in fondo al porto, non reagirono neppure con le armi, ritenendo dovesse trattarsi di naviglio austriaco. Tre bottiglie suggellate dai colori nazionali furono lasciate su galleggianti nella parte più interna della baia di Buccari, con all‘interno un messaggio scritto da D‘Annunzio, fatto che dette all‘azione l‘appellativo di ―Beffa di Buccari‖. Ma il MAS 94 dove era imbarcato Genesio Puddu partecipò anche ad altre missioni340: nella notte del 16 maggio, col MAS 95 e con l‘appoggio di tre torpediniere, tentò di penetrare nel porto di Trieste ma la squadra, scoperta e cannoneggiata, dovette ritirarsi. Nella notte de l4 giugno partecipò coi MAS 9, MAS 95 e MAS 100 ad una missione di minamento nei pressi di Grado. Nel mese di settembre partecipò a numerose missioni di attacco e recupero informatori sulla costa nemica. Infine nella notte del 1° novembre partecipò sempre col MAS 95 al forzamento del porto di Pola conclusosi con l‘affondamento della corazzata ―Viribus Unitis‖ da parte della mignatta di Rossetti e Paolucci. Genesio Puddu Rimarrà presso il Comando Flottiglia MAS sino al 25 febbraio del ‗19 e si congederà il 12 aprile 1920. Per quanto riguarda la guerra nel Mediterraneo, questa coinvolse ancora una volta la Sardegna. A distanza di un anno esatto dall‘affondamento della corazzata francese ―Danton‖, il 17 marzo 1918 Von Morath (ancora lui!) affondò il piroscafo postale ―Tripoli‖341. Imbarcava quasi 500 persone; perirono in 288 tra cui tre militi Antiochensi: i marinai Giovanni Lai e Giuseppe Farci e il carabiniere Antioco Mei. Il ―Tripoli‖ impiegò quattro ore prima di colare a picco. Per i passeggeri furono ore di terrore e panico, vittime di una serie di assurde coincidenze: la radio in avaria, i ritardi nei soccorsi e la carenza di mezzi di salvataggio. Ma vediamo come si svolsero i fatti. Il ―Tripoli‖ era una nave-ospedale della Marina turca, catturata come preda bellica dall‘Italia durante la guerra di Libia. Divenne un piroscafo postale sul tipo delle ―tradotte militari‖ adibito alla navigazione civile; fu utilizzato soprattutto per avviare al fronte uomini e materiali imbarcati nell‘Isola. Era la notte del 17 marzo 1918, nello scalo di Golfo Aranci salirono a bordo 489 persone, compresi 63 uomini di equipaggio. I militari erano 379, i civili 47 tra cui solo 6 donne. Quella notte la nave era sovraccarica e una forte risacca forzava i cavi d‘ormeggio. Destinazione scalo di Civitavecchia. Il barometro segnalava 340 341 M.A.S. E MEZZI D’ASSALTO DI SUPERFICE ITALIANI. Erminio Bagnasco. U.S.M.M. Pag. 120-121 “L’affondamento del Tripoli” di Enrico Alessandro Valsecchi, Fratelli Frilli Editori 2004. - 144 - brutto tempo: freddo intenso e forte vento da grecale, mare lungo e mosso, ma le condizioni per la navigazione non erano proibitive. Quella notte era in navigazione anche la nave armata ―Principessa Mafalda‖ di scorta al ―Tripoli‖ con una distanza tra le due unità di circa 7 miglia. Alle ore 22:00 il ―Mafalda‖ comunica: ―lasciamo servizio di scorta a nave postale in navigazione da Golfo Aranci a Civitavecchia per lo stato del mare‖. Più tardi alle 22:30 la stazione semaforica di Capo Figari invia alla stazione radiotelegrafica di Caprera un concitato messaggio: ―sentiti colpi di cannone molto lontani in direzione est‖. A quel punto l‘Ufficiale al comando della stazione di Caprera intima ai marconisti di mettersi in contatto con il ―Tripoli‖ e il ―Mafalda‖ sollecitando spiegazioni e ripetendo la chiamata se necessario. Dal ―Tripoli‖ non pervenne alcun segnale di risposta, mentre dal ―Mafalda‖ il radiotelegrafista trasmise laconicamente: ―Abbiamo sentito tuoni in lontananza; stiamo rientrando a Golfo Aranci‖. Tuoni?! – Ne era convinto anche il Comandante del ―Mafalda‖, Armando Galazzetti, che decise di mantenere la rotta verso terra pensando che si trattasse di fenomeni atmosferici. Ma la verità era ben diversa, perché il cannoniere in servizio al pezzo di poppa, notò due o tre vampe, e a suo giudizio si trattava di cannonate. Nessuna comunicazione giunse neppure dal ―Bengasi‖ il piroscafo che compiva la rotta in senso inverso, da Civitavecchia a Golfo Robert Von Morath Aranci. (Arch. CMSC). Tratto da ―Trincee. I sardi Il segnale d‘allarme delle 22:30 ricevuto dalla nella grande guerra‖. Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni. stazione marittima di Caprera, corrispondeva alla verità. Al largo di Capo Figari, un sommergibile tedesco aveva colpito il ―Tripoli‖ e la conseguente esplosione ebbe sul piroscafo effetti devastanti. Si trattava del solito U-Boot U64 comandato dal già citato Robert Von Morath. La ricetrasmittente del sottomarino tedesco era sintonizzata sulla lunghezza d‘onda della stazione marittima di Kiel per le comunicazioni a lunga distanza, ed era disturbata da scariche elettriche, le stesse che disturbarono la ricezione della radio del ―Bengasi‖ che rientrava a Golfo Aranci. L‘U-Boot tedesco rimase in agguato a 16 miglia da Capo Figari, in attesa che il ―Tripoli‖ si presentasse alla portata dei suoi siluri. Poi alle 22:20 era arrivato il momento di agire: il primo siluro di duecento chili esplose sulla fiancata destra del ―Tripoli‖ presso la sala macchine immediatamente allagata insieme a quella delle caldaie e della stiva n°3. L‘energia elettrica si interruppe e il bastimento piombò nella totale oscurità. Il panico a bordo fu immediato e il mare in breve tempo di riempì di naufraghi. All‘una di notte la luna si nascose dietro le nuvole e fu buio pesto; a fare un po‘ di luce era rimasto solo qualche fanale a olio. Intanto per i naufraghi faceva freddo, i soccorsi non arrivavano e sulle scialuppe non c‘era più posto. Secondo le testimonianze di alcuni militari superstiti, il comandante del ―Tripoli‖, Giuseppe Paturzo ufficiale campano di Mesa di Sorrento, anziché mettere calma e coordinare i soccorsi, mise scompiglio urlando: ―si affonda, - 145 - salvatevi fratelli‖. I soldati terrorizzati salirono sulle scialuppe e mentre venivano calate in mare tagliarono le funi con i coltelli finendo in mare aggrappati gli uni agli altri. Alcune lance affollate di naufraghi si schiantarono in mare capovolgendosi, altre rimasero sbilanciate per aver tagliato una sola Regio piroscafo postale ―Tripoli‖ fune e tutti coloro che vi Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni. erano dentro caddero in mare. Durante le molte ore di buio e disperazione, il marconista del piroscafo riuscì a riparare l‘apparecchio radio danneggiato dall‘esplosione. Alle 24:22 venne lanciato il primo SOS. Il messaggio fu intercettato dalla base di La Maddalena e dal ―Mafalda‖ giungendo sino a Tolone in Francia. Il contatto radio venne mantenuto sino alle 02:05 quando dal ―Tripoli‖ venne lanciato l‘ultimo messaggio di soccorso. Poi dieci minuti dopo alle 02:15 il ―postale‖ sollevò la prua verso l‘alto e colò a picco nel giro di pochi minuti trascinando sul fondo 288 persone. Il ―Mafalda‖ arrivò alle 03:30 del mattino, seguita dal cacciatorpediniere ―Fulmine‖. I soccorritori poterono recuperare 189 naufraghi ed alcune salme, tra cui c‘erano quelle dei marinai scelti del CREM Giuseppino Farci342, Giovanni Lai Perdisci343 e il Carabiniere Antioco Mei344. Quest‘ultimo era insieme ad altri 16 Carabinieri dell‘Arma, morirono quasi tutti si salvarono solo in tre. Antioco Mei era volontario in ferma triennale e si arruolò nell‘Arma il 7 settembre 1901 all‘età di 19 anni nella Legione Territoriale di Cagliari. Dopo aver prestato servizio a Silanus (1902), quartiere Castello (Cagliari 1905) e Lula (1906), il 31 ottobre 1906 verrà trasferito alla Legione di Milano sino al congedo avvenuto il 31 ottobre 1909. Richiamato per mobilitazione il 7 maggio 1915 presso la Legione Territoriale di Milano, verrà assegnato alla Compagnia di Lodi. Il 10 gennaio 1918 è nella Compagnia di Gallarate, sempre nella provincia di Milano. Il 17 marzo 1918 giorno della tragedia rientrava in servizio dopo una licenza. Saranno tutti decorati alla memoria. Il disastro è ancora oggi ricordato da una lapide custodita nel Parco delle Rimembranze di via Sonnino a fianco del Comando Regionale dell‘Arma dei Carabinieri. A suo tempo l‘affondamento del ―Tripoli‖ fu definito ―il disastro più grande della navigazione commerciale in Sardegna, ed il più drammatico della prima guerra mondiale che abbia coinvolto l‘isola‖. All‘epoca dei fatti ci furono gravissimi errori di valutazione del pericolo: era convinzione diffusa che il ―postale‖ non sarebbe mai stato silurato in quanto portava la corrispondenza dei prigionieri di guerra dell‘Asinara; tale convinzione era sostenuta anche dalla presenza degli interessi economici che il Ministro della Marina tedesca Alfred Von Tirptz aveva in Sardegna. Tali beni si trovavano ad Alghero dove ogni 342 FARCI Giuseppino 26/11/1888 (Marina) LAI PERDISCI Giovanni 11/07/1895 (Marina) 344 MEI Antioco 22/09/1882 di Antonio e Cossu Giovanna (Carabinieri). 343 - 146 - anno Von Tirptz ritornava a trascorrere le vacanza col le figlie Ilsen e Margot. Si trattava di ben 17 unità immobiliari tra terreni e fabbricati, compreso un bellissimo palazzo ubicato in via Roma dove sovente confluivano tutti i membri della nobiltà locale conosciuti dal Ministro. Della Sardegna la figlia maggiore Ilsen diceva: ―uno si trova così lontano dal mondo che è facile immaginare come si possa rimanere incantati da un ambiente così genuino e primitivo‖. Il 27 marzo, pochi giorni dopo l‘affondamento del ―Tripoli‖, per rappresaglia il Prefetto di Sassari Serra Caracciolo decretò il sequestro di tutti i beni mobili e immobili posseduti in Sardegna dal Ministro tedesco. Dopo un mese dall‘affondamento del ―Tripoli‖ il 18 aprile 1918 la guerra sottomarina si riavvicina pericolosamente nelle alle acque Sulcitane. All‘altezza di Buggerru sulla costa occidentale, pressappoco a nord del canale fra la Sardegna e l‘isola di San Pietro345, venne silurato un piccolo convoglio mercantile composto da 4 navi inglesi. Una affondò subito, l‘altra benché colpita continuò con difficoltà la navigazione, mentre le altre due furono inseguite dal sommergibile tedesco che riuscì ad affondarne un‘altra, mentre la quarta si dileguò. Si trattava del sottomarino UB-48 partito dalla base navale di Pola e comandato dall‘Oberleutnant zur See Wolfgang Steinbauer346 già comandante degli UB-35 e UB47. Il Tenente tedesco, dopo aver colpito le due unità, tornò indietro per finire quella che colpì in precedenza senza affondarla, ma non la trovò. Wolfgang Steinbauer Informato via radio dalla stazione di Kiel, seppe Foto tratta da: www.uboat.net che si rifuggiò a Carloforte insieme a quella che durante l‘agguato riuscì a dileguarsi, e così una volta assicuratosi che l‘ingresso del canale di San Pietro non era minato, il 28 aprile seguendo alcuni pescherecci armati, s‘infilava in immersione nel tratto di mare tra Carloforte, Sant‘Antioco e Portoscuso per pattugliare meglio il traffico marittimo. In realtà la posizione non era delle migliori perché la poca profondità del canale non permetteva adeguate manovre in immersione. Ad ogni modo l‘esplorazione gli permise di scoprire che le due navi inglesi sfuggite all‘agguato trovarono ricovero nel porto carlofortino. Erano la ―Trentonian‖ e il ―King Stonian‖, quest‘ultimo scaricò alcune barre d‘acciaio per cannoni, aveva le caldaie in pressione in apparente procinto di ripartire ed era affiancato da due rimorchiatori uno dei quali, l‘HMS Dalkeith giunto appositamente dal Mediterraneo Orientale. A quel punto l‘UB-48 sempre in immersione uscì dalla strettoia e attese il ―King Stonian‖ all‘uscita del canale, ma la nave inglese non comparve. Ciò indusse l‘U.Boot all‘alba del 29 aprile a rientrare nella rada, stavolta in emersione senza essere avvistato dalle 345 “UB 48 Carloforte 1918” di Paolo Marcias, Cagliari, Edizioni Askòs 2001. Wolfgang Steinbauer, nacque a Strasburgo in Alsazia il 6 maggio 1888. Prese il comando del UB-48 dall’11 giugno 1917 al 28 ottobre 1918 col grado di Kapitänleutnant. Fu decorato di 3 Croci di Ferro e “Pour le Mérite”, più altre decorazioni. Morì a Koln il 27 giugno 1978. 346 - 147 - sentinelle. Alle 05:15 da una distanza di 600 metri dava inizio all‘attacco contro i rimorchiatori e il ―King Stonian‖. Il mercantile fu colpito al centro e si spezzò in due tronconi; benché danneggiato riuscì a rispondere al fuoco, ma le shrapnel del sommergibile ridussero al silenzio il pezzo del ―King Stonian‖ che nel frattempo cominciava ad affondare insieme ai rimorchiatori anch‘essi colpiti dal fuoco accelerato dell‘U-Boot tedesco. A quel punto il sottomarino, nonostante il fuoco d‘interdizione delle batterie costiere sia del porto che di quelle di Capo Sperone e Calasetta, riprendeva a sparare contro le altre imbarcazioni e il centro abitato dove arrivò una sola granata, ma con gravissime conseguenze. Alle prime esplosioni i Carlofortini incuriositi, scesero sul lungomare mentre altri si affacciarono dalle finestre e dai balconi adiacenti le banchine del porto. Fecero così anche due donne che abitavano nella prima casa all‘angolo destro di via XX Settembre e piazza Carlo Emanuele: mentre cercavano di capire cosa accadeva, una cannonata colpiva il loro balcone uccidendole. Si chiamavano Mariangela Novella di 59 anni e Giuseppina Nanni, maestrina 29enne di Iglesias che prese pensione presso l‘abitazione della signora Novella. Tuttavia sin dal primo momento non fu chiaro se il proiettile che colpì le due donne sia partito dal sommergibile tedesco o dalla batteria costiera di Calasetta la cui traiettoria a lunga gittata avrebbe attraversato tutto il canale andando a finire sulle case del paese, evitando il sommergibile che essendo a pelo d‘acqua era un bersaglio troppo basso. Nel combattimento perirono altre otto persone, un Ufficiale inglese e un marinaio greco del ―King Stonian‖, mentre del rimorchiatore Dalkeith perirono cinque marinai greci e uno di origine turca. Di quella battaglia posseggo come ricordo una bottiglia di terracotta già in possesso di mio nonno Salvatore Loi. Dopo l'incursione del sottomarino tedesco molti pescatori e abitanti del paese tabarchino si immersero dentro i mercantili affondati per prendere tutto ciò che poteva essere utile. Tra questi pescatori c'era un certo Giuannicu Trullu di Sant'Antioco che riuscì a portare via la bottiglia in questione. Costui era sposato con Caterina Massa governante della villa del Marchese Pes di Villamarina proprietario e Barone dell‘Isola Piana. Rimasta vedova alla morte del Trullu, sposò in seconde nozze mio nonno Salvatore Loi, (pure lui vedovo di Delfina Manca). La donna portò con sé vari ricordi tra cui la bottiglia in oggetto. Proviene da due distillerie olandesi di gin di proprietà della ―A.Houtman & Cº Schiedam‖347 di Delfshaven, quartiere portuale di Carloforte: funerali dei superstiti della King Stonian Tratto da: UB 48 Carloforte 1918, Paolo Marcias. Edizioni Askòs 2001. Rotterdam sulla riva destra del fiume Nieuwe Maas, nell‘ Olanda Meridionale. 347 La “A.Houtman & Cº Schiedam” era una Compagnia olandese fondata da Albert Houtman (1817-1871). Le due distillerie, l’una accanto all’altra furono costruite nel 1872. - 148 - Ma torniamo ai fatti d‘arme. Avevamo lasciato il sommergibile che iniziava ad allontanarsi fra le cannonate che arrivavano dalle sei batterie poste sulle isole di San Pietro e Sant‘Antioco (Calasetta e Capo Sperone). Fu il rapido fuoco di interdizione che indusse il tenente tedesco a lasciare la rada di Carloforte. Ma oltre le cannonate Steinbauer avvistò fra le imbarcazioni ancorate un MAS della Marina che puntava a tutta velocità verso il sommergibile. Il motoscafo armato avanzava a grande velocità sparando ad intermittenza con il cannoncino di prua mentre il sommergibile, sempre in emersione, aumentava la velocità cercando di mantenersi il più possibile fuori tiro sia dalle batterie costiere che dalle cannonate del MAS. Poi arrivato all‘uscita del canale fu sottoposto al tiro dell‘artiglieria di Punta delle Colonne. A quel punto Steinbauer dava l‘ordine di immergersi, ma il motore che si usa per la manovra di immersione non funziona. Si pensò subito ad una avaria e per non perdere il sottomarino l‘ordine di immersione venne eseguito ugualmente raggiungendo una profondità di 50 metri. Riprese a funzionare anche il motore recalcitrante che si spense non per l‘avaria, ma a causa dell‘interruttore di sicurezza che durante le fasi del combattimento, tra uno scossone e l‘altro, si abbassò bloccandone la messa in moto. Prima di proseguire con la rotta del sommergibile tedesco, dobbiamo menzionare che nelle batterie costiere dell‘isola di San Pietro, tra gli altri militari, prestava servizio anche Giuseppe Fois348 appartenente alla Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa (Deposito di La Maddalena). Già marinaio di leva verrà richiamato alle armi il 13 maggio 1915 a La Maddalena presso il deposito della Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa. Dal deposito di La Maddalena fu assegnato al porto di Cagliari, per poi essere trasferito alla Batteria di Artiglieria da Fortezza di Carloforte349. Ritornando al sottomarino tedesco, l‘U-Boot riemerse al riparo della ―Vacca‖. Alle 09:50 nascosto dall‘isolotto, lanciò alcuni colpi contro la stazione radiotelegrafica di Capo Sperone posta a 176 metri di altezza. Pur sottotiro l‘apparecchio radio riuscì comunque a lanciare un SOS, poi tacque perché due proiettili, uno dei quali incendiario lanciato da una distanza di circa 6,4 Km, colpì l‘altissima asta ―Marconi‖. L‘SOS fu intercettato, e intorno alle 11:00 comparve da sud una nave armata che puntò la prua verso il sottomarino tedesco. Arrivata ad una distanza di 14 miglia vira a 360° per puntare l‘armamento di poppa perché più potente e apre il fuoco contro l‘U-Boot costringendolo ad immergersi un‘altra volta; durante la permanenza sott‘acqua si udivano le violente esplosioni delle bombe di profondità mollate dalla nave italiana. Poi verso le 02:00 del pomeriggio, portatosi a quota periscopio per esaminare la situazione, Steinbauer vide che nel frattempo giunse anche un dirigibile a coadiuvare la prima nave. La permanenza sott‘acqua si prolungò sino alle 06:00 della sera, poi diede l‘ordine di allontanarsi dalla zona e rientrare in Adriatico alle basi austro-ungariche di Pola e Cattaro. Il sommergibile arrivò a Cattaro il 10 maggio, per trasferirsi successivamente alla base di Pola. La missione durò 21 giorni durante la quale Wolfgang Steinbauer affondò 10 navi per un totale di 32.250 tonnellate di stazza. Si ha notizia anche di un altro sommergibile che pattugliò le acque sarde. Si trattava del U-Boot 75350 che, dopo aver affondato diverso naviglio mercantile nel Mar Tirreno, si 348 FOIS Giuseppe 12/12/1878 di Giuseppe e Sanna Antioca (Esercito n°6737). ACSA, Leva e truppa 10/37, Serie VIII 350 “LA GRANDE GUERRA NEL MARE ADRIATICO”. Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag.379. 349 - 149 - diresse a ponente della Sardegna dove nella notte del 15 maggio affondava il piroscafo spagnolo ―Villa de Soler‖, che trasportava carbone per l‘Italia. Due mesi dopo, il 17 giugno351 durante una crociera nel Mediterraneo ritroviamo l‘U64 di Von Morath il quale, mentre puntava verso Capo Bon, si imbatté su un convoglio alleato e silurò il piroscafo inglese ―Kandy‖ che navigava col piroscafo francese ―Maritou‖. Il ―Kandy‖ riuscì a salvarsi e a raggiungere Biserta (Tunisia), mentre il sommergibile tedesco attaccato dalla scorta del convoglio, si immerse, ma danneggiato dalle bombe di profondità fu costretto a riemergere. Venne allora preso a cannonate dalle unità di scorta, mentre il piroscafo ―Maritou‖ gli puntò la prua addosso e lo speronò. L‘U-64 affondò rapidamente e solo pochi uomini dell‘equipaggio riuscirono a salvarsi, fra questi il comandante Robert Von Morath che al termine del conflitto, nelle sue memorie accusò gli inglesi di aver lasciato morire deliberatamente molti superstiti. Intanto sul fronte terrestre, gli austriaci preparano l‘ultima ―spallata‖. Ma i nostri soldati sono pronti: ―O il Piave o tutti accoppati‖. Le avvisaglie dell‘offensiva austriaca si fanno sentire già dal mese precedente. Nel mese di maggio l‘attività delle pattuglie si faceva sempre più intensa. Il 4, nei combattimenti del Monte Fior, viene catturato Nicolò Cirroni352. Apparteneva al 151° Rgt. ―Sassari‖. Dai fogli matricolari risulta che riuscì ad evadere scappando in Russia. Rientrerà il 20 marzo 1919, nel deposito del 45° Rgt. di fanteria di Ozieri dove si congederà il 19 luglio 1919. Nel dopoguerra emigrerà in Francia. Il 9 giugno 1918 troviamo nuovamente Francesco Pau353. L‘avevamo già incontrato il 31 agosto 1917 quando, col 264° Rgt. ―Gaeta‖ rimase ferito sul fronte carso-goriziano. Stavolta è impegnato col 50° Rgt. ―Parma‖ in Val di Ledro (Trento) nei combattimenti avvenuti in località Malga Vies a quota 1.555 mt. dove si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Risolutamente si slanciava in un deposito di munizioni già in fiamme e sempre fatto bersaglio dell‘artiglieria nemica, per strapparvi a sicura morte compagni feriti, dimostrando con tale atto, sublime spirito di sacrifizio e cosciente sprezzo del pericolo, ed incitando, col suo esempio, altri ad imitarlo‖. Il 20 luglio del ‗18 viene trasferito nel 151° ―Sassari‖. Dopo la guerra rientra in Sardegna e viene assegnato alla Legione Carabinieri di Cagliari con la qualifica di Carabiniere Aggiunto. Si congederà l‘8 maggio del ‗19 nel deposito del 46° Rgt. di fanteria di Cagliari col grado di caporale. Intanto, avvicinandosi l‘arrivo della bella stagione si aveva la sensazione che il nemico preparasse contro l‘Italia una grande offensiva. Dopo lo sfondamento di Caporetto e la travolgente avanzata nel Friuli, e sospinto l‘esercito italiano in rotta fino alla linea del Piave, gli Austro-Tedeschi per l‘avanzare della brutta stagione, ma anche per aver logorato quelle divisioni che si erano spinte senza avere alle spalle una altrettanto tempestiva logistica, avevano non abbandonato, ma solo sospesa la grande offensiva. Rimasero alcuni reparti nei punti strategici per mantenere le posizioni conquistate, e si erano proposti di riprenderla a primavera, prendendosi quindi tempo per organizzarsi e far convergere sul Friuli una massa imponente di uomini e mezzi, soprattutto dopo il disimpegno sul fronte orientale. Le notizie che giungevano al Comando Supremo erano tutte concordi nel riferire 351 “La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 380. CIRRONI Nicolò Francesco Giuseppe 06/11/1888 nato ad Iglesias, di Nicolò e Pinna Emanuela (Esercito). 353 PAU Francesco 09/11/1898 di Gavino e Orrù Giuseppina. (Esercito N°13348) 352 - 150 - che numerose truppe affluivano e si concentravano nelle valli e nei villaggi del Trentino, che artiglierie in gran quantità vi erano state portate da altri fronti e che depositi di munizioni erano stati istituiti a ridosso dei confini. Ma i movimenti del nemico erano circondati da gran mistero e questo era un sufficiente indizio di recenti e drammatici avvenimenti avvenuti a Caporetto! Nell‘imminenza dello sforzo grandioso contro il nostro Esercito, le 60 Divisioni austro-magiare schierate fra lo Stelvio e l‘Adriatico erano divise in due formidabili masse di manovra: un Gruppo agli ordini del Feldmaresciallo Franz Conrad Von Hotzendorff, (lo stesso della Strafexpedition), un altro comandato da Boroevic Von Bojna. Il Gruppo del generale Conrad, forte di 37 Divisioni, era trincerata fra lo Stelvio, l‘Astico e Fener. Il Gruppo Boroevic, contava 23 divisioni ed era trincerata da Fener, passava ai ponti della Priula sino alla foce del Piave; Il segnale dell‘offensiva scoccò alle 03:00 del mattino del 13 giugno 1918. Sugli Altipiani, l‘artiglieria della 6a Armata italiana incominciò a sparare mezz‘ora prima di quella nemica, sorprendendo i reparti austriaci che subirono notevoli perdite, mentre le truppe di prima linea e in particolare la divisione ―Edelweiss‖, scattarono all‘attacco. Le nostre difese erano ben predisposte e poterono resistere su quasi tutta la linea del fronte; tuttavia, favoriti dalla nebbia, alcuni reparti austriaci riuscirono a penetrare verso Cesuna, nella zona difesa dagli inglesi. Ma l‘artiglieria italiana del 10° Corpo d‘Armata della 12a divisione bloccarono la penetrazione dei reparti austriaci, mentre i britannici, sostenuti dai loro cannoni si lanciarono al contrattacco rioccupando le posizione perduta. A sud-est di Asiago, il violento urto del gruppo di Franz Conrad obbligò gli italiani a cedere il Col del Rosso, il Col d‘Echele e il monte Valbella, e un‘ulteriore contrattacco intaccò la linea retrostante fino a Cima Echar e a Busa del Termine. Questa era la zona dove il generale Conrad intendeva sferrare il colpo decisivo e dove avvennero gli scontri più sanguinosi. Poco dopo mezzogiorno, gli italiani, col sacrificio delle Brigate ―Pinerolo‖ (13°-14°), ―Casale‖ (11°-12°) e ―Lecce‖ (265°-266°), passarono al contrattacco e rigettarono indietro gli austriaci di qualche chilometro. Gli austriaci gettarono le loro riserve per cercare di ristabilire la situazione, ma a seguito della resistenza delle nostre truppe, non poterono far altro che attestarsi su alcune posizioni attorno a Col del Rosso, da dove sarebbero state cacciate alcuni giorni dopo. In Val Frenzela e in Val Brenta gli attacchi austriaci si infransero sul nascere contro i nostri appostamenti. Prima che calasse la sera, l‘offensiva sugli Altipiani era esaurita. Sul Grappa il tiro di contropreparazione dell‘artiglieria italiana non fu altrettanto micidiale, tranne che nella zona del monte Tomba e del Monfenera, dove infatti la pressione austro-ungarica fu quasi nulla perché le truppe che dovevano muovere all‘attacco erano state decimate dalla nostra artiglieria. Col favore delle nebbie, due divisioni austriache si incunearono fra la cima del Grappa e gli altri colli a occidente. Alcune loro pattuglie sgusciarono lungo il vallone San Lorenzo e giunsero sulla strada che dal Grappa scende a Bassano. Qui vennero sorprese da alcuni fanti della Brigata ―Bari‖ (9°-139°-140°) che le annientarono con attacchi alla baionetta e a colpi di pugnale. Quando la nebbia si diradò entrò nuovamente in azione l‘artiglieria italiana che sparava sia dalla cima del Grappa che dalle postazioni orientali degli Altipiani. Inoltre le truppe austriache, contrattaccate dalla fanteria italiana, dovettero ritirarsi. Al centro del massiccio, l‘avversario aveva ottenuto alcuni successi sull‘Asolone, sul Pertica e sul Solarolo, tutte alture antistanti la cima del Grappa. Ma poi non poté proseguire oltre. La - 151 - Brigata ―Pesaro‖ (239°-240°) si sacrificò vittoriosamente sulle pendici dell‘Asolone e la Brigata ―Emilia‖ (119°-120°) respinse per sette volte gli attacchi austriaci. Anche sul Grappa la sera del 15 giugno i comandanti delle unità imperiali comunicarono che il loro uomini erano al limite delle forze. Proseguire l‘offensiva sarebbe stato pazzesco. Il generale Conrad apparve profondamente abbattuto. Parlò con il Capo di Stato Maggiore austriaco, generale Von Arz, e questi ne trasse la convinzione che ormai la capacità offensiva del gruppo di Armate del Tirolo era paralizzata. Dalla parte opposta dello schieramento austriaco, il generale Gaetano Giardino, comandante della 4a Armata, che proprio in quei giorni venne ufficialmente chiamata Armata del Grappa, era relativamente ottimista. Il poderoso sforzo nemico non aveva conseguito successi risolutivi, anche se la resistenza aveva richiesto ingenti sacrifici. Il generale Giardino aveva temuto che le riserve italiane, schierate in pianura, non sarebbero state in grado di fermare tempestivamente le fanterie austriache, se queste fossero riuscite a varcare il margine del monte. Ora anche questo pericolo non c‘era più, bisognava pensare alla riconquista delle posizioni perdute. Più fortunato sembrò invece all‘inizio il generale Boroevic Von Bojna, comandante il gruppo di armate schierate sul Piave. Il Generale Boroevic attaccava sul Montello e sul Piave, dando inizio Antiochense su un pezzo da 149 mm. all‘operazione ―Albrecht‖. Forti reparti Collezione ACSA di Sant’Antioco austriaci attaccarono le nostre posizioni sul Tonale, ma furono respinti. Il nostro Comando si rese conto che questa azione, anche se mirava alla Valtellina e alla Valcamonica, era un diversivo e che la vera offensiva sarebbe avvenuta sugli Altipiani, sul Grappa, sul medio corso del Piave verso il Montello, e sulla parte meridionale del fiume. Il Comando italiano rispose a questa nuova minaccia fortificando al massimo le linee sugli Altipiani e sul Grappa con l‘ordine di resistere fino all‘estremo limite perché alle spalle c‘era la pianura friulana rimasta sguarnita. Venne rafforzato il fondo valle, specialmente quello dell‘Astico e del Brenta, per evitare che si ripetesse la sorpresa del 24 ottobre 1917 sull‘Isonzo; venne predisposto sul Montello e sul Piave uno schieramento difensivo flessibile tale da consentire un eventuale ripiegamento in attesa dell‘arrivo dei rinforzi dislocati in precedenza nella zona di Treviso-Padova per impiegarli al momento opportuno. Sul campo erano schierate 39 divisioni italiane, 3 britanniche e 2 francesi, appoggiate da 7.040 cannoni e 666 velivoli; gli austriaci fronteggiarono le nostre forze con 50 Divisioni, 7.900 cannoni e 540 velivoli. Si preannunciava uno scontro gigantesco. Il tiro della nostra artiglieria sorprese il generale - 152 - Boroevic solo nella zona a settentrione del Montello, fra Valdobbiadene e Ciano, dove le sue truppe non poterono o non vollero passare il fiume. Invece dal Montello orientale non giunsero che pochi colpi di cannone. Su questa collina erano schierati a sinistra, i reggimenti di un intero corpo d‘armata italiano, mentre a destra, sul saliente orientale che precipita sul Piave, era schierata la 58a divisione italiana, che proprio in quella notte stava disponendo il cambio dei reparti. Su questo settore, protette da nubi artificiali, fecero irruzione sei divisioni austriache. Il 15 giugno 1918 attraversarono il Piave davanti a Falzè in parte su passerelle e barconi, e in parte a guado. La 58a divisione, però non era sistemata a difesa rigida, ma su capisaldi e nidi di mitragliatrici collegati tra loro da trincee e camminamenti a zig-zag consentendo una difesa più flessibile ma ugualmente efficace. Infatti le truppe austriache, prima di avanzare, dovevano distruggere a uno a uno i nidi di resistenza e ciò le tenne impegnate più del previsto. Alla loro destra riuscirono a giungere fino ad un casale quasi al centro del versante nord del Montello, detto Casa Serena, e qui furono bloccate dalle nostre divisioni del 27° Corpo d‘Armata. Al centro e alla sinistra, superata la sistemazione difensiva sbieca detta ―linea della corda‖, si precipitarono a gruppi sparsi lungo i numerosi sentieri paralleli che fendono i boschi del Montello da nord a sud, e nel primo pomeriggio approdarono in pianura fra Nervesa e Giàvera. Sulla piazzetta di quest‘ultima località due plotoni di Lancieri di Firenze travolsero le avanguardie nemiche e le costrinsero a risalire l‘altura. A Nervesa il comando della 48a divisione di fanteria, che controllava il Piave verso oriente, fece compiere un ―fianco a sinistra‖ ai propri reggimenti e li schierò prima sulla strada e poi, un po‘ più sotto, lungo la ferrovia che costeggia a sud il Montello, da Montebelluna ai Ponti della Prìula. Contro questo schieramento improvvisato urtò la valanga dell‘armata austriaca che dilagava dalle stradette del Montello. La sera del 15 giugno fu terribile: se la ferrovia di Nervesa fosse stata superata, gli austro-ungarici avrebbero avuto a portata di mano il comune di Arcade e poi si Ruggeri Luigi 04/02/1898 sarebbe loro aperta la strada per Treviso. Accanto ai Collezione Famiglia Ruggeri fanti si schierarono anche gli uomini del 79° battaglione zappatori e tutti insieme si sacrificarono sulla strada ferrata nelle frazioni di Bavaria e di Sovilla. L‘indomani mattina, quattro brigate di fanteria giunsero a dare man forte ai difensori e per tutto il 16 giugno 1918 si combatté corpo a corpo nei pochi metri di campagna che separano la strada dalla ferrovia. Protagonisti indiscussi di questi giorni di accaniti combattimenti furono gli Arditi della 1a divisione d‘Assalto dove troviamo il nostro Luigi Ruggeri354 impegnato nei 354 RUGGERI Luigi 04/02/1898 nato a Gonnesa, di Giuseppe e Carboni Giovanna (Esercito). - 153 - combattimenti del basso Piave con la Compagnia ―Falzè di Piave‖ del XIII° Reparto d‘Assalto inquadrato nella 1a Divisione d‘Assalto. Messa in preallarme già dal 14 giugno, la divisione ebbe l‘ordine di entrare in azione due giorni più tardi con il compito di contrattaccare gli austriaci che riuscirono ad organizzare una testa di ponte nel settore della 3a Armata. Il XIII° ―Arditi‖ era aggregato al 2° Gruppo d‘Assalto insieme al XII° e al XIV° e, nell‘ambito del dispositivo d‘attacco divisionale, fu schierato in posizione di riserva. Iniziato nel pomeriggio l‘attacco, il XIII° Reparto alle 18:00 prese la direzione di Fossalta ed entrò in combattimento alle ore 21:00 con il compito di chiudere una pericolosa falla apertasi sul fianco sinistro dove forti reparti nemici si erano spinti oltre il fosso Palombo. Il XIII° ―Arditi‖ si trovò a combattere su un terreno sconosciuto percorso da piccoli canali e frammentato in una miriade di appezzamenti coltivati. In queste condizioni rese più difficili dalla pioggia e dall‘oscurità, prevalse il valore dei singoli che costrinsero gli austriaci a ripiegare oltre il fosso Palombo e, quando arrivò la mezzanotte, si poteva vantare la cattura di 212 prigionieri e 12 mitragliatirici. Il 18 giugno la divisione d‘Assalto, invece di consolidare le posizioni conquistate, mandò i reparti nelle immediate retrovie per essere riorganizzati. Il XIII° ―Arditi‖, durante la notte, Luigi Ruggeri 1° a destra, scherza con i suoi abbandonò il presidio della prima linea per Commilitoni. (Collezione famiglia Ruggeri). raccogliersi nelle immediate retrovie. Ma gli austriaci tornarono a premere in forze su un fronte di oltre un chilometro a cavallo della strada Fossalta-Fornaci di Monastir. L‘attacco preceduto da un breve ma intenso bombardamento, mise a dura prova la tenuta della nostra linea di resistenza lungo il fosso Palombo e richiese l‘immediato intervento delle riserve. Il XIII° ―Arditi‖ fu nuovamente lanciato nella battaglia e verso le 14:00 del 19 giugno il suo immediato contrattacco contribuì a ristabilire l‘integrità della nostra linea e catturare altri 400 austriaci. In serata il reparto viene nuovamente lanciato a contrastare l‘ennesima infiltrazione nemica penetrata nuovamente sulla sinistra dello schieramento, catturando una settantina di prigionieri e ristabilendo il collegamento con le unità che tenevano la linea più a nord. Dopo aver tenuto la posizione fino al mattino del 19, il XIII° viene rilevato e portato nuovamente in riserva, in previsione di un altro attacco, fissato anche questa volta per il pomeriggio. Tra attacchi e contrattacchi, il XIII° ―Arditi‖, per quanto duramente provato dai duri combattimenti e con numerose perdite, si scagliò in avanti con tutti i suoi lanciafiamme in prima linea e in due ore di durissimi scontri a distanza ravvicinata, riuscì ad impedire il precipitare della situazione. Lo slancio del reparto permise non solo di rigettare il nemico, ma di avviare nelle retrovie 800 prigionieri, numerose mitragliatrici e quattro cannoni di campagna. L‘efficaccia dell‘azione costò un morto e tredici feriti, tutti per schegge di bombe a mano o colpi di armi bianche. Poi il 21 giugno il XIII° ―Arditi‖ ebbe il cambio da - 154 - un battaglione della Brigata ―Firenze‖ e si ritirò sulla destra del Sile. Dopo quattro giorni di duri combattimenti il bilancio delle perdite fu di 35 morti e un centinaio di feriti; per contro il bottino di guerra fu di oltre 1.500 prigionieri, 32 mitragliatrici e 4 pezzi di artiglieria. È nel corso di questi combattimenti che il già Caporale Luigi Ruggeri per le azioni svolte, meritò un ―Encomio solenne perché servente di una mitragliatrice, nonostante il fuoco avversario, adoperava la propria arma con singolare perizia e coraggio‖, (Basso Piave, 17-18-19 giugno 1918). Il successivo 9 agosto il Ruggeri viene promosso Caporal Maggiore e il 21 ottobre veste già i gradi di Sergente. Ai primi di gennaio del 1919, sempre col XIII° ―Arditi‖, viene mobilitato per la Libia con tutta la 1° divisione d‘Assalto. Il Ruggeri col suo reparto vengono trasferiti a Mogliano Veneto (Treviso) dove si accaserma al Collegio dei Salesiani. Il 13 febbraio il reparto viene trasferito a Venezia per prendere imbarco sui piroscafi ―Sofia‖ e ―Taormina‖ diretti verso la ―quarta sponda‖. Il 17 il ―Taormina‖ arrivò a Tripoli, il ―Sofia‖ attraccò nel porto della capitale libica il giorno successivo. Le operazioni di sbarco si svolsero senza incidenti e il 19 febbraio il XIII° ―Arditi‖ si attendò sul lato orientale tra l‘oasi di Gargaresh ed il mare. In Libia gli arditi non ebbero modo di entrare in azione e i giorni furono scanditi dalle esercitazioni giornaliere e dal cambio dei battaglioni nel presidio dell‘avamposto di Fonduk el Toghar. I contatti politici in corso portarono ad un accordo col la guerriglia locale demotivando la presenza italiana in Libia. Il 27 giugno il Ruggeri al seguito del suo reparto si reimbarca dal porto di Tripoli sul piroscafo ―Brasile‖ e sbarca il 30 a Venezia. Dalla città lagunare il XIII° viene trasferito a Carpi, nel modenese, con compiti di ordine pubblico. Poi alla fine di luglio un nuovo trasferimento portò l‘intera Divisione d‘Assalto al confine orientale, dove perdurava una situazione di contrasto tra l‘Italia e il nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. La zona contesa era la città di Fiume, allora italiana, ma oggi croata col nome di Rijeka. Il XIII° ―Arditi‖ Luigi Ruggeri in divisa da Legionario Fiumano viene dislocato intorno ad Aidussina in località Collezione Famiglia Ruggeri S. Croce. Il 12 settembre 1919 alcuni ufficiali ed un centinaio di Arditi (134 soldati tra cui 2 ufficiali del XIII° Arditi) disertarono per seguire Gabriele D‘Annunzio nella spedizione di Fiume e si arruolarono volontari nei Legionari Fiumani. Tra essi c‘era, come risulta dai fogli matricolari, anche Luigi Ruggeri, nonché il Capitano Pier Filippo di Castelbarco Visconti comandante della Legione (già Compagnia) ―Falzè di Piave‖ del XIII° Reparto d‘Assalto. Quel giorno 10.773 Legionari entrarono nella città, allontanarono con un colpo di - 155 - mano le truppe interalleate e proclamarono un governo provvisorio, la ―Reggenza del Carnaro‖, col dichiarato proposito di annettere Fiume al Regno d‘Italia. All‘impresa fiumana partecipò anche l‘VIII° Battaglione Bersaglieri Ciclisti dove prestava servizio Antonio Basciu355. Durante il conflitto prestò servizio presso il 1° Rgt. Bersaglieri Ciclisti sino la 21 marzo 1920 quando, aggregato all‘VIII° Btg., viene inviato a Fiume. Nel novembre successivo rientra a Napoli nel Deposito del 1° Reggimento. Si congederà il 10 dicembre 1920 nel deposito Bersaglieri di Caprera dipendente dal Reggimento Bersaglieri di Livorno. Il fatto che Antonio Basciu lasciò la città di Fiume nel mese di novembre forse non è un caso. Bisogna ricordare che il 12 novembre 1920 il Trattato di Rapallo, tra le altre clausole, stabilisce che la città di Fiume venne dichiarata stato indipendente, per cui è probabile che alcuni reparti abbiano deciso di lasciare la città prima dell‘arrivo delle truppe regolari. Ma alcuni Legionari decidono di non sottostare alle condizioni del Trattato e si rifiutano di lasciare la città. Allora il nostro Governo fece occupare Fiume dal Regio Esercito; le truppe regolari attaccarono i Legionari alla vigilia di Natale, dando il via a quello che sarebbe stato ricordato come il ―Natale di sangue‖: cinque giorni di duro scontro armato con numerosi morti, anche fra i civili. D‘Annunzio rassegnò le dimissioni ed il Consiglio di Fiume accettò le condizioni imposte dal trattato di Rapallo ponendo fine al sogno della spedizione fiumana. Il Ruggeri concluse l‘avventura col grado di Aiutante di Battaglia ottenuto il 20 agosto 1920. Rientrerà in Sardegna il 19 gennaio del ‗21 nel Deposito del 45° Rgt. di Ozieri e si congederà al Distretto Militare di Cagliari. Quando, nel corso della mia ricerca, andai a trovare la figlia del Ruggeri, mi disse che dopo l‘impresa fiumana gli venne rilasciato un encomio firmato niente meno che dal D‘Annunzio in persona, custodito gelosamente dai nipoti emigrati a Brescia. Mi diede anche una foto che ritrae il Ruggeri con l‘uniforme della Legione ―Falze di Piave‖ su cui campeggia una dedica: ―Al Legionario A. di Battaglia Ruggeri Luigi degno figlio della Sardegna Martire‖, scritta e firmata dall‘allora Capitano Pier Filippo di Castelbarco Visconti. Luigi Ruggeri non era di Sant‘Antioco, era originario di Gonnesa e per un certo periodo di tempo, con tutta probabilità abitò anche a Siliqua dal momento che allo scoppio della seconda guerra mondiale nel giugno del ‗40 verrà richiamato e assegnato alla 3a Centuria della Milizia di quel villaggio. Verrà a Sant‘Antioco più tardi quando fu assunto dalla Compagnia portuale ―Michele Bianchi‖. Nel ‗42 viene assegnato alla Dicat, la milizia contraerea locale, sino al 9 ottobre del ‗43. In paese tutti conoscevano Signor Ruggeri, era un dipendente della Carbonifera Sarda e abitava in Via Mazzini. In paese divenne un personaggio conosciuto da tutti per via della sua piccola cagnetta. Si chiamava Tosca e ogni mattina il suo padrone le metteva in bocca 500 lire di carta (siamo alla fine degli anni ‗70) con cui la piccola cagnetta si incamminava verso l‘edicola del signor Guido Pinna nel corso Vittorio Emanuele. Il signor Guido quando vedeva Tosca sapeva già cosa fare: gli portava via dalla bocca le 500 lire e gli metteva tra i denti il quotidiano, e poi via di corsa di nuovo dal suo padrone. 355 BASCIU Antonio 05/01/1899. (Esercito) - 156 - Atri militari Antiochensi che prestarono servizio negli ―Arditi‖, furono Emilio Puddu (fratello di Giovanni 17/01/1897 impegnato in Macedonia) e Salvatore Loi. Appartenevano entrambi ai Battaglioni d‘Assalto di marcia, unità che costituivano una riserva di personale in sostituzione di quei soldati, che per ferite o malattie fossero stati ricoverati negli ospedali delle retrovie. Accadeva infatti che, all‘uscita dai luoghi di cura, questi uomini venissero rimandati ai loro reggimenti, nella convinzione che con il ricovero avessero perso l‘idoneità fisica richiesta nei Reparti d‘Assalto. Per rimediare a questa situazione, che di fatto impoveriva le compagnie degli Arditi, sul finire del settembre del ‗17 il Sottocapo di Stato Maggiore il Tenente Generale Carlo Porro, ordinò che tutti gli Arditi dimessi dagli ospedali e dai luoghi di cura fossero inviati al deposito di convalescenza e tappa di Treviso. Il successivo 4 marzo 1918 una direttiva del Comando Supremo ordinava a ciascuna Armata di procedere alla costituzione di un reparto d‘assalto di marcia, nell‘intento di disporre di elementi già addestrati con i quali mantenere costante il numero dei reparti. La circolare stabiliva che il compito di tali unità di marcia era quello di riunire tutti i volontari, fornire loro l‘istruzione necessaria, nonché quello di incorporare gli arditi dimessi dagli ospedali e dai depositi di convalescenza compresi quelli che, per disposizione Ministeriale, erano avviati al deposito del 66° Reggimento della brigata ―Valtellina‖ a Reggio Emilia, centro di mobilitazione dei Reparti d‘Assalto di marcia. Emilio Puddu fu chiamato alle armi a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Giunto in territorio in stato di guerra venne assegnato al IV° Reparto d‘Assalto di marcia prestando servizio nella zona di Treviso, presso Castelfranco Veneto e in seguito a San Gaetano nella zona di Venezia. Successivamente viene trasferito al 6° Rgt. Bersaglieri operante nella linea di Fornace, nel Basso Isonzo. Il 20 maggio del ‗18 viene trasferito al XXVI° Reparto ―Arditi‖, e il mese successivo, il 15 giugno al LXXII°. Il 25 gennaio del ‗19 è nella 1a Divisione d‘Assalto di marcia col VII° ―Arditi‖, assegnazione del tutto provvisoria in quanto sulla carta il VII° fu sciolto due mesi prima nel novembre del ‗18 e il personale trasferito al I° Reparto d‘Assalto di marcia. Emilio Puddu si congederà a Gorizia il 27 febbraio 1921. Salvatore Loi357 invece, fu chiamato alle armi nel Distretto Militare di Cagliari e arruolato nel 316° Battaglione di Fanteria della Milizia Territoriale. In seguito fu trasferito nella penisola come effettivo, a Viterbo nella caserma ―Santa Caterina‖, deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Giunge in territorio in stato di guerra a Ivrea (Torino) nel deposito del 54° Rgt. della Brigata ―Umbria‖ e assegnato al Battaglione Complementare. Il 25 febbraio viene costituita la 7a Armata e il 22 marzo, per dare attuazione alla direttiva del 4 marzo precedente, nasce il VII° Reparto d‘Assalto di marcia costituito a Malpaga (Bergamo o Brescia) su due compagnie. Salvatore Loi quando venne assegnato al VII° ―Arditi‖ proveniva dal deposito del 66° Reggimento della brigata ―Valtellina‖ dislocato a Reggio Emilia e centro di mobilitazione dei reparti d‘assalto di marcia. Non si hanno notizie di eventi bellici a cui prese parte il VII° ―Arditi‖ in ragione del fatto che su precise disposizioni tali reparti di marcia potevano essere impiegati solo in esercitazioni congiunte 356 356 357 PUDDU Emilio 07/08/1899 di Antioco e Salidu Raffaela (Esercito). LOI Salvatore 11/02/1899 di Raffaele e Sanna Maria (Esercito N° 17593). - 157 - con i reparti d‘assalto della loro Armata, pur non escludendo la possibilità di essere impiegati in linea, il che effettivamente avvenne molto di rado. Finita la guerra il VII° ―Arditi‖ viene sciolto e il 29 novembre 1918 Salvatore Loi viene trasferito al XXII° Reparto dipendente della 1a Divisione d‘Assalto per la quale si stava concretizzando la prospettiva di un impiego in Tripolitania (Libia) a supporto di una iniziativa di carattere politico più che militare, diretta a riprendere il controllo di quella colonia in larga parte ormai nelle mani dei ribelli. Il XXII° ―Arditi‖ viene accasermato a Mortellago, in provincia di Venezia. Il 1° febbraio 1919, Salvatore Loi col suo Reparto d‘Assalto viene mobilitato per la Libia. Le operazioni d‘imbarco avvennero a Venezia. Nel giro di un mese l‘intera Divisione d‘Assalto verrà trasferita in Tripolitania. Dal diario storico del Reparto risulta che il XXII° Arditi si imbarcò il 19 marzo sul piroscafo ―Umbria‖ che salpò le ancore l‘indomani facendo rotta verso lo scalo intermedio di Gallipoli. ―Alle 21:20 il piroscafo urta una mina provocandone l‘esplosione; malgrado il grosso squarcio alla stiva e il panico a bordo, Loi Salvatore 11/02/1899 (Fotomontaggio) il piroscafo prosegue a tutta velocità verso il porto di Mola di Bari‖. Al suo arrivo, insieme ai 18 feriti avviati all‘ospedale militare, vennero sbarcati i corpi di due arditi morti e si registrò l‘assenza di ben 83 uomini scomparsi in mare. Il 23 marzo il XXII° lasciò Bari in treno alla volta di Taranto dove a mezzogiorno del 24 salì a bordo del piroscafo ―Taormina‖ e dopo due giorni di navigazione entrò nel porto di Tripoli. Il XXII° Reparto venne acquartierato nell‘oasi di Gurgi, ad occidente di Tripoli. Durante la permanenza nella colonia libica, il reparto non ebbe modo di essere impegnato in combattimento; non fece neppure in tempo a svolgere il previsto turno di servizio all‘avamposto di Fonduk el Toghar, che il 23 maggio un accordo di pacificazione con i capi ribelli portò al rimpatrio dell‘intera unità d‘assalto. Il XXII° ―Arditi‖ ultimo a partire, lasciò Tripoli il 30 giugno a bordo del piroscafo ―Ferdinando Palasciano‖. Arrivati a Taranto il 3 luglio (1919), gli Arditi vennero trasferiti a Luzzara in provincia di Reggio Emilia e successivamente in varie località del confine orientale. Il 9 settembre un nuovo spostamento: il XXII° viene inviato sulla linea di armistizio in Istria, nel golfo del Carnaro. Era un momento di forte tensione; tre giorni più tardi Gabriele D‘Annunzio aveva occupato Fiume istituendo la ―Reggenza del Carnaro‖ e annettendo la città al Regno d‘Italia. Una compagnia del XXII° seguì il poeta, mentre le altre due rimaste continuarono a prestare servizio negli avamposti assegnati. Il 20 gennaio 1920 il XXII° ―Arditi‖ accolse nei suoi ranghi gli elementi del disciolto XIII° reparto - 158 - (quello di Luigi Ruggeri), e col IX°, il X° ed il XX° costituì il 1° Reggimento d‘Assalto. Dal foglio matricolare di Salvatore Loi risulta che egli fu mobilitato anche per l‘Albania. Infatti il 12 giugno il 1° Reggimento d‘Assalto, dal porto di Trieste s‘imbarca sul piroscafo ―Pietro Calvi‖ facendo rotta verso il porto di Valona. In quella terra inquieta dove stava naufragano il progetto di un protettorato italiano, gli Arditi furono impegnati in combattimento pochi giorni dopo il loro arrivo. Gli scontri avvenuti tra il 19 e il 20 giugno a ridosso del campo trincerato di Valona costarono al Reggimento 15 morti e 87 feriti, e nuovamente il 23 luglio, tra il Monte Longia ed il Monte Messovum, dove lamentò 12 morti e 38 feriti. Con la fine dell‘avventura albanese, il 1° Reggimento d‘Assalto rimpatriò il 19 agosto 1920 sul piroscafo ―Bormida‖ per tornare in Friuli e stanziarsi a Palmanova in provincia di Udine. All‘atto di scioglimento del 1° Reggimento avvenuto il 17 novembre, uscirono di scena anche i reparti del IX°, del X° e del XXII° i cui ranghi convogliarono nel XX° Reparto d‘Assalto, l‘unico rimasto in vita. Infatti dai fogli matricolari Salvatore Loi alla data del 17 novembre 1920 è inquadrato nel XX° Reparto d‘Assalto e si congederà il 4 dicembre 1920; il XX° Arditi invece verrà sciolto il 28 febbraio 1921. Salvatore Loi dopo il congedo avrà diritto di fregiarsi della Croce al Merito di Guerra e di Medaglia Commemorativa Nazionale della guerra 1915-18, istituita in data 29 luglio 1920 con R.D. n°1241, ed ad apporre sul nastro della Medaglia le posadde corrispondenti agli anni di campagna 1917-18. Ritornando sulla linea del fronte, durante questo mese di giugno del 1918 sul Montello si ricoprì di gloria ancora una volta il Brigadiere Generale Augusto Zirano358, comandante della Brigata ―Tevere‖, ―Ridotto con poche forze di diversi corpi alla difesa di un tratto importantissimo della linea, con insuperabile sprezzo del pericolo ed infondendo in tutti fede e spirito aggressivo, resisteva con mirabile tenacia sul posto, incurante dell‘incalzare violento delle truppe d‘assalto nemiche, e non ripiegando che in seguito ad ordine del Comando di Divisione‖. Montello 15-20 giugno 1918. Con tale motivazione gli venne conferita la Medaglia d‘Argento. Il Generale Augusto Zirano fu comandante della ―Tevere‖ dal 21 febbraio 1918 sino al termine del conflitto. La brigata (215° e 216° Rgt.) già dal 5 giugno, in vista della prossima offensiva nemica, è destinata sul Montello alla difesa del settore Fontane. Scatenatasi il 15 giugno l‘offensiva sul Piave, la brigata con altri reparti contende al nemico il terreno palmo a palmo. Casa Facchini, Casa Serena e Dolina Astico sono località ove i valorosi fanti della ―Tevere‖ hanno paralizzato ogni ulteriore progresso nemico. Il 20 giugno la brigata, che ha perduto, in questa battaglia, 42 ufficiali e 2128 uomini di truppa, viene riunita per riorganizzarsi ad Albaredo da dove prosegue, per la zona Bessica-Cassola ed il 7 luglio è nella plaga di Signoressa-Falzè per nuove puntate offensive. Il contegno del 215° Rgt., il 21 giugno 1918, meritò la citazione sul Bollettino di guerra n. 1123 del Comando Supremo. Sul Monte Croce invece Francesco Vacca359 conquistò una Medaglia di Bronzo360. L‘abbiamo già incontrato nel sottosettore di Asiago il 18 giugno del ‗17 impegnato nei combattimenti del Monte Rasta. Poi dal 10 gennaio 1918 passò alla Brigata ―Sassari‖ e col 358 ZIRANO Cav. Augusto Cesare 11/10/1863 (Esercito) VACCA Francesco 21/10/1889 (Esercito) di Emanuele Cappai Francesca. 360 ACSA, Oggetti Diversi 1/19 – Leva e Truppa 10/42, 15 maggio 1923 359 - 159 - 152° Rgt., sul Monte Croce, il 16 giugno 1918 ―Durante un combattimento per ricacciare il nemico sulla sinistra del Piave si slanciava tra i primi all‘attacco e dopo viva lotta corpo a corpo faceva tre prigionieri e catturava una mitragliatrice dando bella prova di valore e di ardimento‖361. Subirà anche un congelamento ai piedi e verrà ricoverato all‘ospedale San Francesco di Verona. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra e rientra al deposito i fanteria di Ozieri. Si congederà il 12 luglio 1919 nel Distretto Militare di Cagliari. Intanto gli austriaci si persuasero che la loro offensiva era ormai fallita; secondo i piani, entro la sera stessa del 15 giugno doveva essere presa Montebelluna, e invece la città era distante almeno dieci chilometri; doveva essere superato anche il paese di Arcade, e invece ad Arcade si stavano ammassando altre divisioni italiane pronte al contrattacco. Il generale Goiginger decise di sostare per due giorni e far riposare le proprie truppe; furono due giorni decisivi. Il Comando Supremo italiano ne approfittò per inviare il 30° Corpo d‘Armata che da Montebelluna a Volpago risalì il lato occidentale del Montello, mentre il 22° Corpo d‘Armata, da Arcade si diresse verso la linea ferroviaria Giàvera-Nervesa. Poi si mise a piovere e il Piave, già gonfio, diventò una furibonda massa d‘acqua limacciosa e scura che irrompeva travolgendo ogni cosa là dove le rive sono più strette e proprio dove erano stati gettati numerosi ponti. Il 17 giugno vengono catturati Raffaele Pintus362 e Nicolino Piras363 entrambi del 271° Rgt. di fanteria ―Potenza‖. Vennero chiamati alle armi a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Giunti in territorio in stato di guerra vengono assegnati al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 6 giugno del ‘17 passano al 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖ e il 13 agosto al 271° Rgt. di fanteria ―Potenza‖ la cui brigata fu costituita nel luglio del ‗17 dalla fusione di elementi provenienti da altre brigate e da militari provenienti dai convalescenziari e dai servizi. Il 15 giugno 1918 è dislocata nel basso Piave occupando la linea difensiva tra Pero, Rovarè e Isolella, nel settore della 45a divisione. Nelle prime ore del 16, il II° Btg. del 271° Rgt. sferra un decisivo contrattacco in località Casoni e, benchè fatto segno a fuoco accanito, riesce ad avanzare oltre l‘argine di San Marco. Gli austriaci, riavutisi dalla sorpresa e forti del loro numero e con sempre crescente potenza di fuoco, costringono dopo accanita lotta, i riparti italiani a ripiegare lentamente. Il III° Btg del 271° Rgt., in linea dal Cimitero di S. Andrea di Barbarano all‘abitato di La Fossa, dopo strenua difesa, è accerchiato. Per prevenire il completo aggiramento sulla sinistra, le truppe schierate a sud del caposaldo ―Gaetano‖, ripiegano sulla linea degli sbarramenti (C. Moretto, Canale Zero, Canale La Fossa). Per tutta la giornata il nemico preme sull‘argine di S. Marco, tratto più avanzato di tutta la linea di Fogarè-Zenson, per superarlo, ma gli italiani non cedono. Otto contrattacchi nemici, condotti successivamente con tenacia ed abbondanza di mezzi, sono arrestati dai superstiti della brigata ―Cosenza‖ e del 271° Rgt. di fanteria ―Potenza‖, decisi a lottare fino alla morte. Il Pintus e il Piras vengono catturati durante i combattimenti del 17 giugno. Rimarranno in mano austriaca per pochi mesi, sino al 4-5 novembre del ‗18 alla conclusione del conflitto. Si congederanno il 10 aprile 1920 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. 361 Tratto da “Eroi Sardi” di Grazietta Licheri. PINTUS Raffaele 16/01/1897 di Emanuele e Caddeo Rita (Esercito) 363 PIRAS Nicolino 19/02/1897 di Pasquale e Langorà Maria (Esercito) 362 - 160 - Il 18 giugno, sempre sul Piave troviamo il Bersagliere Nicolino Salis364. Fu chiamato alle armi il 27 settembre 1916 nel Distretto Militare di Napoli, deposito del 1° Rgt Bersaglieri, e schierato in linea il 1° gennaio del ‗17 col 14° Rgt. Bersaglieri. Il 16 aprile lascia la zona di guerra per un periodo di degenza all‘ospedale militare di Vicenza, poi trasferito all‘ospedale di Genova e mandato in convalescenza a Chiavari per 25 giorni. Rientrerà in zona d‘operazioni il 17 marzo 1918 e il 7 giugno viene schierato in linea col 21° Bersaglieri. Il 18 giugno, nel corso dei combattimenti sul Piave, viene ferito alla spalla sinistra da un proiettile di Shrapnel e ricoverato a Merano nell‘ospedale da campo n°119 (lo stesso campo dove l‘11 giugno del ‗17 venne ricoverato anche Raffaele Vacca, classe 1894) e in seguito trasferito all‘ospedale di Ravenna. Dai fogli matricolare si deduce che il proiettile non poté essere estratto durante la degenza, tant‘è che tre mesi dopo, finita la guerra, nel febbraio del ‗19 viene messo in cura nell‘ospedale da campo n°117 per essere sottoposto all‘estrazione del proiettile e inviato in convalescenza sino al congedo definitivo, avvenuto il 10 aprile 1920. Il 19 giugno 1918 i reparti italiani scatenarono violenti contrattacchi che però condussero a modesti risultati. La battaglia continuò sino al 20 giugno, quando gli austroungarici, sfiniti e privi di rifornimenti, cominciarono a ripiegare lentamente verso il Piave sotto l‘accanito fuoco dei cannoni italiani. A un certo momento, il panico si impadronì dei soldati austriaci in ritirata, ed esplose un disordinato assalto ai pochi barconi disponibili ancorati sul Piave, con spietate zuffe fra i soldati, non pochi dei quali morirono annegati nelle acque del fiume. Nella zona a sud di Nervesa troviamo Nicolino Mariani365 del 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Fu arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. mobilitato. Poi il 31 luglio viene trasferito al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖ (67° e 68° Rgt.). Iniziata l‘offensiva austriaca (battaglia del Piave, 15- 24 giugno) la brigata viene dislocata a Carbonera in riserva. Il 16 giugno 1918 il 68° Rgt., a rincalzo di altri reparti, concorre a un tentativo di riconquista della linea detta ―Caponiera‖; il 67° Rgt., schierato sulle colline ad ovest di Giavera, respinge un attacco nemico ed il 68° Rgt., nei pressi della Rotonda Bidasio (sud di Nervesa), ricaccia nuclei nemici, che minacciano i ponti sul Piave. La lotta prosegue accanita fino al 23 giugno e tutti gli attacchi del nemico vengono respinti. Nel corso di tale fatto d‘arme Nicolino Mariani, (già disperso il 31 ottobre 1917 durante la rotta di Caporetto366), il 20 giugno viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia l‘11 novembre 1918. Si congederà nel deposito di Ozieri il 3 marzo 1919. Negli stessi giorni anche le truppe del generale Boroevic battevano in ritirata. Anch‘esse erano balzate al di là del Piave la mattina del giorno 15, protette da cortine fumogene e favorite dallo scarso tiro dell‘artiglieria della 3a Armata italiana che riteneva improbabile l‘offensiva. Gli austriaci invece riuscirono ad attestarsi sulle rive del Piave dove costituirono due teste di ponte a Fagaré e a Musile. Ma i progressi erano stati più lenti del previsto. Attorno a Fagaré tre brigate di fanteria italiane si ritiravano, ma contrattaccando con violenza; sui bianchi muri di una casa diroccata in vista del fiume campeggiava una 364 SALIS Nicolino 09/02/1897 (Esercito) MARIANI Nicolino 09/07/1885 di Antonio e Garau Antonia (Esercito N°19348bis). 366 ACSA, Leva e truppa, 11 gennaio/8 luglio 1918. 365 - 161 - scritta nera che diceva: ―Tutti eroi. O il Piave o tutti accoppati‖. Al termine della guerra questa frase verrà scolpita sul marmo del Sacrario di Fagaré. Intanto sopraggiungeva la 33a divisione costituita dalla ―Brigata Sassari‖ e dalla Brigata ―Bisagno‖ che cercarono di colpire il fianco degli austriaci. A questo punto la battaglia si costellò di episodi di valore individuale e collettivo davvero eccezionali, compiuti da una parte e dall‘altra. Per due giorni e due notti consecutive si combatté senza soste, finché la piena rovinosa del Piave sopravvenne a scuotere il morale degli austriaci. Il giorno 20 giugno la lotta volse a favore degli italiani. Il 21 giugno il generale Boroevic diede l‘ordine di ripiegare anche alle truppe del basso Piave, mentre una divisione d‘assalto italiana, addestrata secondo i nuovi metodi, incalzava da vicino le retroguardie avversarie. Il ripiegamento austro-ungarico si svolse tuttavia con ordine; la sera del 23 giugno un laconico bollettino del Comando italiano annunciava la vittoria in quella che fu denominata ―battaglia del Solstizio‖. Fu comunque una delle più sanguinose e importanti battaglie della Grande Guerra. Di sicuro tutto ciò che accade dopo, derivò dall‘esito delle battaglie avvenute fra il 15 e il 23 giugno 1918. Gli italiani furono molto più accorti che a Caporetto schierandosi meglio, mentre gli austriaci presero decisioni avventate e furono bersagliati dalla sfortuna. La piena del Piave e il vento che soffiava da ovest impedì loro di sfruttare i gas asfissianti; ciò che li aiutò a Caporetto, li danneggiò invece otto mesi dopo; inoltre la loro resistenza venne messa a dura prova dalla fame e dalla mancanza di equipaggiamenti. La battaglia del Piave, vinta il 24 giugno, fu seguita da azioni di una certa importanza completando la vittoria. Per gli italiani fu comunque l‘ennesima ecatombe: persero 8.000 uomini, 29.000 feriti e 45.000 prigionieri. Sull‘altopiano di Asiago, il 29 giugno, sostenute da intenso tiro di artiglieria ed appoggiate da azioni dimostrative di fuoco e di reparti condotti con decisione dagli Alleati, le truppe italiane attaccarono il Monte Valbella, riuscendo, dopo un‘aspra lotta, a strapparlo all‘avversario. La posizione conquistata fu poi mantenuta degnamente. L‘azione sull‘altopiano fu ripresa dalle valorose truppe del XIII° Corpo d‘Armata la mattina del 30 giugno: ―Il formidabile Col del Rosso fu conquistato di slancio‖. Il Col d‘Echele fu teatro di un‘aspra lotta durata l‘intera giornata. Alla fine il valore ebbe ragione dell‘ostinata resistenza avversaria e la contesa posizione restò nelle mani italiane. Sul mezzogiorno e nel pomeriggio l‘avversario sferrò due forti attacchi contro il Valbella, ma queste masse mandate allo sbaraglio, furono annientate dal poderoso tiro della nostra artiglieria. Nelle due giornate si distinsero, per irresistibile slancio nell‘attacco e per una ferrea saldezza nei ritorni offensivi del nemico, la brigata ―Teramo‖ (241° e 242° Rgt.) e soprattutto la brigata ―Lecce‖ (265° e 266° Rgt.) dove prestava servizio il compianto Antioco Mannai367. Furono catturati diversi cannoni, bombarde, 57 mitragliatrici, molte migliaia di fucili e una grande quantità di munizioni e altro materiale. È nei fatti d‘arme del 29 giugno 1918 che Antioco Mannai immolò la propria vita. Fu chiamato alle armi all‘età di diciannove anni, ―quando nel cuore – come ricorda Don Armeni – la vita canta prepotente l‘inno della vitalità e della speranza. Aveva abbandonato, senza rimpianto, la serenità dei suoi campi. Vibrante di quella passione propria degli eroi, indomito come gli scogli della sua Isola, quando sono tormentati dal mare in tempesta. Da circa tre anni aveva raggiunto gli anziani, deciso a dare tutto per la Patria. Ed anche lui volle scrivere col sangue la sua pagina sublime di ardimento e di coraggio. Non tornò più a Sant‘Antioco, lascò la 367 MANNAI Antioco Luigi 03/03/1897 di Salvatore e Nocco Caterina (Esercito N°9224). - 162 - primavera dei suoi 21 anni sul Col del Rosso. Mandò ai famigliari ed ai paesani che gli avrebbero intitolato una Via, una medaglia d‘Argento, con l‘esaltazione della sua impresa‖. Antioco Mannai venne arruolato il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 23 gennaio del ‗17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 234° Rgt. di fanteria della brigata ―Lario‖. Il 14 aprile viene trasferito alla Milizia Mobile del 265° Rgt. di fanteria ―Lecce‖ e assegnato alla 7a Compagnia. Già dall‘inizio dell‘anno la brigata è dislocata sulla linea del Piave. I reggimenti si avvicendano nel servizio di vigilanza e di difesa. Quasi giornalmente escono pattuglie per riconoscere le posizioni avversarie e frequenti sono i colpi di mano per fare prigionieri. Il 15 giugno, iniziata l‘offensiva austriaca, la brigata ha il compito di presidiare ad oltranza la linea che va dal Monte Val Bella al Col del Rosso (settore Monte Grappa). Nelle prime ore del mattino, il nemico inizia un intenso fuoco di Mannai Antioco Luigi 03/03/1897 artiglieria, specialmente sulla prima linea e Collezione Famiglia Mannai e ACSA di Sant‘Antioco sulle vie di accesso. Allungato il tiro, le ondate nemiche si lanciano all‘attacco del costone del Val Bella. I primi gruppi vengono respinti, ma i successivi, riusciti a penetrare nella frazione ―due‖ si dirigono verso Costalunga e Monte Val Bella. Il combattimento cessato la sera del 15 viene ripreso alle prime ore del 16 e dura per tutta la giornata con alterne vicende. Il 29 giugno, dopo un periodo di riordinamento e di sistemazione, viene ripreso l‘attacco per la riconquista delle posizioni di Monte Val Bella e di Col del Rosso con due colonne, ciascuna di una compagnia fucilieri (la 7a, quella di Antioco Mannai, e l‘8a del 265° Rgt. ―Lecce‖) ed un nucleo di truppe Cecoslovacche, collegato a sinistra con la brigata ―Regina‖ e a destra con la ―Teramo‖. La colonna di sinistra (8a compagnia) con il reparto Cecoslovacco si lancia animosamente all‘attacco di Monte Val Bella e raggiunge l‘obbiettivo, quella di destra, 7a compagnia, malgrado il fuoco incessante delle mitragliatrici austriache piazzate a Casera Melago (Col del Rosso), prosegue imperterrita, ma non ricevendo appoggio sulla destra è obbligata, in un primo tempo a sostare e poi a ripiegare. È in questo fatto d‘arme che Antioco Mannai sacrificherà la propria vita. Gli venne conferita una Medaglia d‘Argento con la seguente motivazione: ―Addetto ad una sezione mitragliatici, con mirabile coraggio e con assoluto sprezzo del pericolo, si slanciava arditamente all‘attacco, spingendosi fin sotto il reticolato nemico. Mentre poi, non curante delle raffiche di mitragliatrici avversarie porgeva munizioni al tiratore della propria arma, cadeva colpito a morte‖. La mattina del 30 giugno viene ripresa l‘azione: un gruppo di arditi del III° battaglione, la 7a compagnia e il II° reparto zappatori, tutti appartenenti al 265° Rgt. - 163 - ―Lecce‖, con scatto fulmineo hanno ragione della resistenza avversaria e la linea è tutta rioccupata. Ancora pochi mesi e la Vittoria avrebbe baciato le nostre bandiere… Ma intanto nel basso Piave moriva un altro Antiochense, il marinaio del CREM Antonio Bianco368. Sotto le armi aveva altri cinque fratelli369 tra i quali due già morti, anch‘essi della Marina: Salvatore, fuochista deceduto sulla ―Regina Margherita‖ e Giuseppino370 marinaio del CREM deceduto per malore improvviso a Roma il 5 maggio 1918. La storia di questi poveri fratelli in armi è tragica e allo stesso tempo commovente. Alla fine maggio del ‘18, quando nella loro casa di Via Belvedere arrivò la notizia della morte del secondo figlio Giuseppino, il capofamiglia Domenico, un anziano di 67 anni, decise di scrivere due accorate e struggenti lettere371 al Ministero della Guerra e al Corpo d‘Armata di Roma in cui chiede, se non il congedo, almeno l‘avvicinamento di Antonio in Sardegna, nella base navale di La Maddalena. Quella indirizzata al Ministro della Guerra la scrisse il 22 giugno, e due giorni dopo inviò l‘altra al comandante di Corpo d‘Armata di Roma. Su quella indirizzata al Generale, Domenico Bianco ricorda i due figli Salvatore e Giuseppino deceduti sul ―Campo dell‘Onore‖; poi parla di Antonio classe 1894, marinaio sbarcato a Monfalcone, dove vi permane per otto mesi per poi essere trasferito in zona di guerra a Cortellazzo (Basso Piave, provincia di Venezia) dove ha già trascorso diciassette mesi. Ma la più struggente la inviò all‘Onorevole Vittorio Italico Zupelli, Ministro della Guerra, a cui scrive: ―La chiedo perdono se in questo momento vengo a Disturbarla; Senta Ill.mo Signor Ministro, siccome appresi dai giornali un Decreto Luogotenenziale la quale spiega che un padre avendo tre figli al fronte dei quali due già morti per la Novembre 1917: fanti di Marina trasportati sulla linea di Cortellazzo salvezza della Patria, ed il Combattere nelle lagune di Venezia, di Antonio L. Rossi – Giuseppe Artesi. più piccolo che attualmente Paolo Gaspari Editore 2010. trovasi ancora al fronte, spetterebbe di essere esonerato dalla zona di guerra e tramutato nei dintorni (presso la famiglia). È con preghiera mi rivolgo alla S.V. Ill.ma se può accontentarmi di ciò che La chiedo perché io sono già di un‘età avanzata; giacché non ho potuto dare un ultimo bacio ai miei due cari figli; almeno mi consolerò di vedere il più piccolo vicino a me. Bianco Antonio marinaio costiero Battaglione ―Monfalcone‖ 1a Compagnia, classe 1894, numero di matricola 4245, Distretto 15‖. Questa supplica fu spedita il 22 giugno; non sappiamo 368 BIANCO Antonio 23/01/1894 (Marina N°4245-6) di Domenico e Massidda Antioca Bianco Francesco Giuseppe 28/12/1884 (Esercito), Bianco Emanuele 27/09/1886 (Esercito), Bianco Antioco Luigi 16/08/1888 (Guardia di Finanza), Bianco Salvatore 15/08/1896 (Marina), Bianco Giuseppino 23/06/1892 (Marina). 370 BIANCO Giuseppino noto Peppino 23/06/1892 (Marina N°89806) di Domenico e Massidda Antioca 371 ACSA, Leva e Truppa fascicolo 10/37, 22 e 24 giugno 1918. 369 - 164 - quando arrivò al Dicastero della Guerra e non sappiamo neppure se il Ministro la lesse, sappiamo però che undici giorni più tardi, all‘alba di mercoledì del 3 luglio 1918 nei fatti d‘arme di Cortellazzo, durante un violento contrattato degli austriaci decisi a sfondare il nostro fronte, Antonio Bianco morirà ―per ferite riportate in combattimento‖. Gli austriaci verranno respinti e alla sera, al termine dell‘epica giornata, le posizioni rimasero pressoché invariate. La zona di guerra dove combatté Antonio Bianco era il Delta del Piave che comprendeva i territori Cavazuccherina (oggi Jesolo), Caposile e Cortellazzo. Come abbiamo già ricordato, la disfatta di Caporetto aveva scompaginato il nostro Esercito e i tentativi di bloccare gli austriaci sull‘Isonzo e sul Tagliamento risultarono vani. Solo un‘eroica resistenza sulla linea naturale del fiume Piave avrebbe consentito di respingere il nemico e sperare nella vittoria. Già dai primi di novembre del ‘17 il delta del Piave era occupato dagli austriaci, e per rallentarne l‘avanzata e opporre un valido ostacolo, il territorio fu interamente allagato. In questa delicatissima zona del fronte combattevano, in appoggio alla fanteria, i fanti della Regia Marina inquadrati nel Reggimento di fanteria di Marina ―San Marco‖ al comando del Capitano di Vascello Alfredo Dentice di Frasso e composto dai Battaglioni ―Caorle‖, ―Golametto‖, ―Bafile‖ e ―Grado‖. Non sappiamo in quale battaglione era inquadrato Antonio Bianco, sappiamo però che oltre a lui c‘erano altri nostri concittadini che contribuirono all‘eroica resistenza sul Piave e inquadrati nel Battaglione ―Golametto‖. Si tratta di Nicolino Uras, Salvatore Vacca e Luigi Puddu. Nicolino Uras372 venne arruolato nella Difesa Militare Marittima di La Maddalena e assegnato al Gruppo Ovest. Il 1° dicembre 1917 viene trasferito al Deposito CRE (Corpo Reggio Equipaggi) di Venezia. Entrerà nel Battaglione ―Golametto‖ il 4 gennaio 1918 e assegnato alla 1a Compagnia Mitraglieri. Il 7 agosto 1919 è nel Deposito CRE di Pola e il 29 viene imbarcato sul Dragamine ―Bufera‖ sino al congedo. Salvatore Vacca373, pure lui, fu chiamato alle armi nel Comando Marittimo di La Maddalena Gruppo Est; il 2 dicembre del ‘17 viene trasferito al deposito CRE di La Spezia. Il 4 gennaio del '18 è nel Reggimento di fanteria di Marina nel Battaglione ―Golametto‖ sino al termine del conflitto. Il 19 agosto del '19 viene assegnato al deposito CRE di Pola sino al congedo. Anche Luigi Puddu374 fu chiamato alle armi nel Comando Difesa di La Maddalena. Il 2 dicembre 1917 viene trasferito al deposito CREM di La Spezia. Il 4 gennaio del '18 viene assegnato al Reggimento di fanteria di Marina. Il 31 maggio del '18 è effettivo presso il Reggimento ―S. Marco‖. Il 18 agosto del '19 viene assegnato ad una Compagnia del Btg. ―Golametto‖ sino al congedo Nella stessa zona del fronte, nei combattimenti di Zenson di Piave (Treviso) era impegnato anche Carlo Gallus375 ―sassarino‖ del 152° Rgt. Chiamato alle armi a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà trasferito in territorio in stato di guerra il 5 gennaio del ‗17 e assegnato provvisoriamente al 234° Rgt. della Brigata ―Lario‖. Il 31 agosto è nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e il 18 settembre nel 142° Rgt. della brigata ―Catanzaro‖. Il 12 febbraio 372 URAS Nicolò 14/11/1895 di Salvatore e Gallus Cristina. (Marina) VACCA Salvatore 03/04/1896 di Antioco e Pistori Maria. (Marina). Fratello di Vacca Nicolò (1893). 374 PUDDU Luigi 03/02/1897 di Francesco e Manca Peppina (Marina N° 65762). 375 GALLUS Carlo 01/11/1896 di Antonio e Garau Carolina (Esercito). 373 - 165 - 1918 verrà trasferito in via definitiva nel 152° Rgt. della ―Sassari‖. Il successivo 5 luglio lascia la zona di guerra per ferite multiple riportate nei combattimenti di Zenson di Piave: le schegge di una granata lo feriranno alla coscia, al torace sinistro, all‘orecchio, all‘occhio e spalla destra. Dopo il ricovero verrà inviato in convalescenza per 80 giorni. Quando rientra al deposito di Ozieri, il 5 marzo del ‗19, verrà rinviato in licenza illimitata perché idoneo ai soli servizi sedentari. Dopo la guerra aderì al Fascismo e insieme al fratello Silvio gestiranno il ―Savoia‖, il cineteatro della sezione locale del Fascio. Qualche giorno più tardi, il 12 luglio, viene catturato Antonio Mocci376 del 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione nel deposito del 60° Rgt ―Calabria‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Il 24 marzo 1918 giungerà in territorio in stato di guerra e il 14 giugno, un giorno prima dell‘offensiva austriaca, passa al 68° Rgt. ―Palermo‖. Il 12 luglio viene catturato sul Montello. Rientrato dalla prigionia verrà inviato in licenza illimitata dal deposito di fanteria di Ozieri. Il 13 luglio 1918 invece troviamo Antonio Mei377. Richiamato alle armi a Roma nel deposito del 2° Rgt. Bersaglieri. dopo un periodo di ricovero presso l‘ospedale militare di Bracciano, il 13 marzo 1917 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato alla 185a Batteria Bombarde. Il 13 luglio 1918 lascia il fronte per una ferita riportata durante i combattimenti di Monte Val Bella; verrà curato presso il comando del 25° ―Gruppo Bombarde‖ a Roma. Il successivo 15 luglio cade nelle mani degli austriaci Giuseppino Basciu378 della brigata ―Potenza‖. Già rivedibile verrà richiamato per mobilitazione a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Nel gennaio del ‗17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato, prima nel 273° Rgt. e poi nel 272° Rgt. di fanteria della Brigata ―Potenza‖. Riorganizzati i reparti dopo l‘offensiva austriaca del 15 giugno, i reggimenti 271°, 272° e 273° della ―Potenza‖ si portano nella zona di Biancade (Treviso) per occupare il 15 luglio, il settore della Brigata ―Macerata‖ sul Piave. Nello stesso giorno Giuseppino Basciu viene catturato dagli Austriaci a Udine. Rientrerà dalla prigionia dopo un mese dalla conclusione del conflitto e si congederà nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Nella stessa data del 15 luglio 1918 viene catturato anche Nicolino Pintus379. Venne arruolato nel deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato provvisoriamente al 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito sin dal 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria). Dopo pochi mesi, passa effettivo al 5° Rgt. ―Genio Zappatori‖. Il 20 aprile del '17 lascia la zona di guerra per essere ricoverato all'ospedale di Genova. Rientrerà al corpo in zona d'operazioni dopo due mesi, il 2 giugno. Il 15 luglio viene catturato. Rientrerà dalla prigionia alla conclusione del conflitto nel deposito del 5° Rgt. Genio. Tre giorni dopo, il 18 luglio, verrà catturato Giovanni Masala380 già Medaglia di Bronzo conquistata il 31 maggio 1917 nei combattimenti sul Monte Vodice. Purtroppo riguardo alla sua cattura le notizie sui fogli matricolari sono scarsamente approfondite, per cui non sappiamo in che località venne catturato, né sappiamo a quale reparto appartenesse. 376 MOCCI Antonio 26/03/1884 di Antioco e Bullegas Antioca (Esercito). MEI Antonio 04/09/1884 di Antonio e Cossu Giovanna (Esercito). 378 BASCIU Giuseppino Salvatore Antioco 27/01/1894 di Nicolino e Caddeo Maria (Esercito N°12086). 379 PINTUS Nicolino 21/03/1896 di Salvatore e Cossu Anna (Esercito). 380 MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 di Fortunato e Pinna Antonietta (Esercito). 377 - 166 - Rientrerà dalla prigionia il 10 gennaio 1919 e assegnato al deposito di fanteria del 46° Rgt. a Cagliari. Si congederà il 24 settembre 1919. Il 27 luglio morirà il mitragliere Pasquale Salidu381. Fu chiamato alle armi a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 27 gennaio del ‗18 giunge in territorio in territorio in stato a Brescia nel deposito del 77° Rgt ―Toscana‖ per la costituzione della sezione Mitraglieri dove verrà assegnato alla 249a Compagnia Mitraglieri FIAT. Morirà il 27 luglio del ‗18 sul Monte Ardanica per ferite riportate in combattimento. Dopo il ripiegamento austriaco, il Comando italiano non ritenne di sfruttare il successo lanciando truppe fresche al di là del Piave. Glielo impediva anche il fatto che tutte le artiglierie erano sistemate a difesa e in pochi giorni non potevano venire proiettate in fase offensiva. Gli austriaci rafforzarono le loro difese perché ora temevano di essere assaliti, inoltre dalla scena bellica scomparve il generale Conrad il più acerrimo nemico dell‘Italia. Il giorno prima della cattura Giovanni Masala, il 19 luglio, venne catturato Emanuele Mannai382 mitragliere del 90° Rgt. della brigata ―Salerno‖. Verrà arruolato nel deposito dell‘88° Rgt. della brigata ―Friuli‖ e assegnato al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ col quale giunge in territorio in stato di guerra. Dopo un breve periodo di ricovero e convalescenza rientra in servizio nel 97° Rgt. della brigata ―Genova‖. Nella primavera del ‘17 passa al 90° Rgt. della brigata ―Salerno‖ e il 26 giugno è effettivo nel Centro Mitraglieri Fiat. Riguardo alla sua cattura, nulla sappiamo del luogo e del fatto d‘arme in cui fu coinvolto; il foglio matricolare cita solo la data della cattura. Se Emanuele Mannai ha seguito le sorti della brigata ―Salerno‖ allora possiamo ipotizzare che sia stato catturato sul fronte francese al seguito del 2° Corpo d‘Armata. Trasferitasi nella zona di Montichiari (Brescia), la ―Salerno‖ continua il periodo di riordinamento e addestramento sino all‘aprile 1918, allorché viene destinata a far parte del II° Corpo d‘Armata in partenza per il fronte francese. Iniziato il suo trasferimento, il 24 aprile giunge nei pressi di Mailly. Nella previsione di un‘offensiva nemica in grande stile nella notte sul 14 luglio viene attuato uno speciale schieramento inteso a concentrare la resistenza ad oltranza sulla linea arretrata: Bois de Vrigny-Onrezy-Bois de Commetreuil. Sferratasi il 15 successivo l‘offensiva nemica, i battaglioni della ―Salerno‖, con tenace resistenza, riescono a contendere al nemico l‘occupazione dell‘importantissimo caposaldo di Vrigny, estrema destra del Corpo d‘Armata italiano e punto di saldatura colle truppe del Corpo d‘Armata francese operante sulla destra. Nel pomeriggio la brigata, in seguito all‘arretramento del 75° reggimento italiano facendo perno al Bois de Bligny, ripiega ordinatamente a sinistra sulle alture orientali del Vallone di Courmas. Nei giorni 16 e 17 continuano violenti gli attacchi nemici, sempre respinti. Il 18 luglio il II° Btg. del 90° Rgt. concorre ad un contrattacco verso il Bois du Petit Champ e Courmas ed occupa la posizione assegnatagli. Nei giorni successivi la brigata, passata alla dipendenza della 2a divisione coloniale francese, continua a mantenere un assetto decisamente offensivo e ad avere frequenti scontri col nemico, del quale tenta di scuoterne la salda resistenza. Se per Emanuele Mannai le cose sono andate così allora fu catturato durante tali combattimenti, il 19 luglio 1918. Rientrerà dalla prigionia il 10 novembre 1918 e assegnato al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà nell‘agosto dell‘anno successivo. 381 382 SALIDU Pasquale Antonio 23/12/1898 di Vincenzo e Lusci Giuseppa (Esercito). MANNAI Emanuele 23/04/1891 di Francesco e Fadda Felicita (Esercito N°34288bis). - 167 - In Francia, sul fronte occidentale, anche l‘offensiva tedesca fallì. Il generale tedesco Ludendorff, il 15 luglio 1918 ordinò un‘offensiva in due direzioni: nel settore Reims-Marna e, nel caso questo attacco avesse avuto successo, nelle Fiandre. Ma dopo due giorni di furiosi combattimenti l‘offensiva venne bloccata. La sera del 17 luglio l‘offensiva tedesca era stroncata e il giorno dopo i soldati dell‘Intesa passarono alla controffensiva iniziando una lenta avanzata che li porto sino alla linea Hidemburg, il limite estremo della resistenza tedesca. A questa vittoria contribuirono i 24.000 soldati del 2° Corpo d‘Armata italiano schierato a Bligny nei dintorni di Reims, che in nove giorni di accaniti attacchi e contrattacchi perdette 9.334 uomini. Tra i militari Antiochensi che combatterono sul fronte francese c‘erano Efiso 383 Cossu , Antioco Matta e Antioco Martini. Il Cossu, già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi arruolato nel Distretto Militare di Spoleto. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato alla 2a Compagnia del 51° Rgt. di fanteria della brigata ―Alpi‖, nel deposito di fanteria di Gubbio. Nell‘aprile del 1918 la brigata ―Alpi‖ (51° e 52° Rgt.), compiuto l‘ennesimo turno di trincea sulle posizioni di Monte Tomba e Monfenera con la 50a divisione, trascorre un periodo di riposo nei pressi di Bassano del Grappa, per poi concentrarsi presso Crespano (Treviso), dove il 23 aprile inizia il trasferimento per il fronte francese, passando a far parte della 8a divisione (II° Corpo d‘Armata). La brigata, giunta in Francia, si raccoglie il 25 aprile nel campo di S. Ouen, dove i reparti si accantonano e trascorrono un periodo di istruzioni fino al 24 maggio. Dopo essere passata nelle linee del settore dell‘Aisne (Argonne), si schiera in prima linea a sud-ovest di Reims, occupando i margini occidentali del Bois des Eclisses e la montagna di Bligny, (Ardenne, confine francobelga). In tali posizioni la brigata non tarda a subire l‘urto di poderosi attacchi germanici. La notte sul 23 giugno i tedeschi, sferrano un attacco decisivo accompagnato da largo impiego di mitragliatrici leggere e da un fitto lancio di bombe. L‘attacco, progredendo sulla dorsale della montagna di Bligny, riesce a travolgere un tratto di linea presidiata da una compagnia del 51°, che già aveva subito gravissime perdite per il bombardamento. I superstiti ripiegano sulle posizioni retrostanti e il nemico può così occupare la sella tra il Monte Bligny e il Bois des Eclisses. Le giornate del 25 e 26 sono dedicate a spazzare il nemico rimasto aggrappato in alcuni posti avanzati. Il 28-29 l‘avversario tenta nuovi attacchi e la lotta si accanisce con alterna vicenda, ma alla fine è costretto a ripiegare. I primi giorni di battaglia si chiudono così, in complesso, a conti pari, ma il nemico ha appreso a sue spese che le truppe italiane hanno la forza non solo di resistere, ma anche di attaccare con valore. Il 15 luglio alle ore 00:10 le artiglierie nemiche d‘ogni calibro aprono un violentissimo fuoco sull‘intera fronte della brigata con largo uso di proiettili a gas e liquidi velenosi. Poco prima delle quattro, folte colonne tedesche d‘attacco, intramezzate e sostenute da numerosi carri d‘assalto, irrompono in ogni dove. La difesa del caposaldo del Bois des Eclisses, presidiata da un battaglione del 408° reggimento francese e dal II° Btg. del 51° Rgt. italiano, viene sorpassata, e dopo le 06:30 del mattino, non senza una resistenza estrema, è travolta dalle masse nemiche. Minacciato sul tergo, anche il I° Btg. del 51° Rgt. ―Alpi‖, dopo aspra lotta, conteso il terreno palmo a palmo, è costretto a ripiegare. I superstiti del 51°, ridotti a 28 ufficiali e 493 uomini, si riuniscono sulle posizioni della seconda linea, al Bois de Courton, per riordinarsi. In questa giornata la brigata ha 13 ufficiali morti e 25 feriti e più di 383 COSSU Efisio 24/05/1889 di Antioco Ignazio e Carta Efisia (Esercito). - 168 - 2000 uomini fuori combattimento. Tra essi c‘era Efisio Cossu catturato dai tedeschi proprio il 15 luglio. Verrà liberato dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 20 novembre è a Gubbio nel deposito del 51° Rgt. e si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 28 luglio 1919. Il 5 maggio 1926 gli verrà conferita la Medaglia Commemorativa della Campagna di guerra francese. Nei ranghi della brigata ―Alpi‖ combatteva anche Giuseppe Basciu384, assegnato pure lui al 51° Reggimento. Ma prima di essere destinato al fronte francese combatté sul fronte italo-austriaco nella compagnia Zappatori del 148° Rgt. di fanteria della brigata ―Caltanissetta‖ (deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖), e nel 3° Rgt. della brigata ―Piemonte‖ venendo ferito per ben due volte. Non sarà l‘unica, la terza la subì con tutta probabilità durante la sua permanenza nel settore di Bligny (23 aprile – 11 novembre 1918). Nel suo foglio matricolare, pur essendo lacunoso, è scritto che fu decorato di ―Croce francese con stella d‘argento‖. Nello stesso settore del fronte combatteva anche Antioco Matta385, del 75° Rgt. di fanteria della brigata ―Napoli‖. Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione nel deposito del 46° Rgt a Ozieri dove verrà assegnato al 152° ―Sassari‖ e inviato in territorio in stato di guerra. dopo un periodo di riposo per motivi di saluto, rientra in zona di guerra col 212° Rgt. della brigata ―Pescara‖ e dopo tre mesi, passa al Battaglione Complementare del 75° Rgt della Brigata ―Napoli‖. Dopo un lungo periodo d‘istruzione a Rezzato (Brescia) la brigata ―Napoli‖ il 18 aprile inizia il trasferimento in Francia. Il 22 aprile è tutta riunita al campo di Mailly Châlons sur Marne ed il 12 maggio entra in prima linea sul fronte di Avocourt-Vauquois, compiendovi un turno di trincea relativamente calmo fino al 27 maggio. Il 9 giugno si trasferisce ad Epernay (Reims) ed il 12 si schiera sulle posizioni comprese fra il Bois di Bligny e Villers Ferme. Compiuto senza avvenimenti notevoli un turno di trincea, si sposta alla fine di giugno a Pourcy quale unità di riserva. All‘inizio dell‘offensiva tedesca (Battaglia dell‘Ardre) la brigata ―Napoli‖ si trova schierata col 75° Rgt. nel tratto dal ponte di Bligny sull‘Ardre a Villers Ferme, e col 76° in riserva nei pressi di Ferme d‘Ecueil. Dopo un violentissimo bombardamento, il nemico all‘alba del 15 luglio attacca poderosamente tutta la linea del fronte dell‘Ardre; il 75° fanteria, duramente provato dall‘artiglieria avversaria, resiste tenacemente all‘urto, la cui pressione va sempre più accentuandosi; ma alla fine ripiega sulla seconda linea per non essere aggirato. Nei giorni 16 e 17 luglio i reparti rimangono fortemente impegnati per fronteggiare le poderose ondate lanciate dal nemico contro la posizione della seconda linea: la loro valida resistenza riesce ad arrestarne i progressi in quel tratto del fronte. Proprio il 17 luglio nel corso dei combattimenti in località Bois du Petit Champ Antioco Matta viene ferito alla coscia e ricoverato all‘ospedale di Parigi per essere poi trasferito all‘ospedale di Reims il 9 agosto 1918. Intanto nella notte sul 20 luglio tutta la brigata ―Napoli‖ viene ritirata in zona arretrata per riordinarsi. Il 24 luglio essa si trasferisce nella zona di Verdun schierandosi, il 12 agosto, nel sottosettore Chalade, ove compie un turno di trincea per poi passare in zona di riposo nei pressi di Chateau-Tierry. Antioco Matta invece, il 12 ottobre rientra in Italia nell‘ospedale principale di Torino e il 15 novembre è inviato in convalescenza. Il 4 gennaio 384 385 BASCIU Giuseppe 24/09/1892 di Antioco e Pes Carmela. (Esercito) MATTA Antioco Ignazio 18/02/1884 di Domenico e Pintus Maria Annica (Esercito) - 169 - 1919 verrà mandato in osservazione presso l‘ospedale di Oristano e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Alla spedizione sul fronte francese parteciparono anche Antioco Martini386 e Giuseppe Salidu. Il Martini fu chiamato alle armi a Palermo nel deposito dell‘86 Rgt. della brigata ―Verona‖. La sua carriera militare fu contrassegnata da diverse licenze e convalescenze per motivi di salute, poi il 25 gennaio 1918 viene assegnato alla 109 a Compagnia Ausiliaria e l‘8 febbraio parte in missione per il fronte francese. Verrà rimpatriato il 21 ottobre 1919 per essere congedato. Dopo la guerra andò a vivere a Narcao. Giuseppe Salidu387, invece fu chiamato alle armi nel deposito del 64° Rgt. della brigata ―Cagliari‖. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato al 136° Rgt. di fanteria ―Campania‖. Dopo un periodo di convalescenza durato quasi un anno, il 1° febbraio del ‘18, giunge nuovamente sul territorio in stato di guerra con la 97a Compagnia ―Centurio‖ in Francia. Il 10 agosto del ‗18 è nell‘83° Rgt. ―Venezia‖. Il 1° gennaio del ‗19 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra. Il 12 marzo del ‗19 è nel 1° Rgt. ―Genio‖. Il 3 aprile del ‗19 viene trasferito al 2° Rgt. ―Genio‖ Zappatori. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920. Oltre che sul fronte francese, i nostri militari combattevano anche sul fronte greco dove era dislocata la 35a Divisione di fanteria impegnata in Macedonia a fronteggiare, come ricordato nei precedenti capitoli, l‘esercito bulgaro alleato della Germania, Austria e Turchia. La presenza italiana sul fronte macedone inizia nel luglio del 1916 al comando del generale Carlo Petiti di Roreto, poi dal maggio del 1917 il comando della divisione passò al generale Pennella che lo mantenne per circa un mese sino al giugno successivo, quando gli subentrò il generale Mombelli che mantenne il comando sino al termine del conflitto. In senno alla 35a Divisione, oltre alle consuete brigate di fanteria, è presente anche un reparto di Carabinieri tra i quali ricordiamo Nicolò Mereu388 inviato in Macedonia negli ultimi mesi del conflitto. La sua carriera militare ha inizio il 17 ottobre 1907, quando fu chiamato alle armi e arruolato Allievo Carabiniere a cavallo in ferma quinquennale nella Legione Territoriale di Cagliari. Il 31 dicembre 1908 è carabiniere nella stazione di Estersili. Il 6 marzo 1913 nella Legione di Napoli. Si congederà il 31 luglio 1914 nella Legione di Cagliari. Richiamato per mobilitazione dal Comando dell‘Arma di Napoli presso la stazione di Padula a Torre Annunziata vi rimase sino al 9 maggio 1918 quando verrà deciso il suo trasferimento sul fronte greco. Il 7 luglio 1918 dal porto di Taranto s‘imbarca per Salonicco. Sbarcherà in Grecia il 18 luglio e assegnato alla 35a Sez. Macedonia (35a Divisione). Il 1° febbraio 1919 è Appuntato. Il 4 aprile 1919, da Salonicco s‘imbarca per il rimpatrio sbarcando a Taranto e il mese successivo, il 14 maggio 1919 viene inviato in licenza illimitata. Fra il 14 e il 19 settembre 1918, francesi e serbi ruppero il fronte bulgaro. All‘operazione partecipò anche la 35a Divisione di fanteria italiana che si batté valorosamente sulla Cerna e sul Visoko, mentre tutto il fianco sinistro dell‘Armée d‘Orient, e precisamente il teatro di guerra albanese, nonostante il dilagare di un‘epidemia di 386 MARTINI Antioco 18/05/1895 di Nicolò e Canè Doloretta (Esercito) SALIDU Giuseppe 08/03/1897 di Antioco e Longu Peppina (Esercito) 388 MEREU Nicolò 05/03/1887 di Salvatore e Garau Efisia (Carabinieri) 387 - 170 - spagnola, era vigorosamente protetto dal nostro 16° Corpo d‘Armata. Alla fine del mese, la Bulgaria chiedeva l‘armistizio, e a ottobre l‘Albania fu occupate da truppe dell‘Intesa. Sul fronte macedone prestava servizio anche Francesco Nocco389 del 60° Rgt. della brigata ―Calabria‖ e Giovanni Puddu (fratello dell‘Ardito Bersagliere Emilio Puddu). Veterano del fronte libico durante la guerra Italo-turca del 1911-12 col l‘86° Rgt. della brigata ―Verona‖, verrà richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ di Cagliari. Il 30 aprile parte per la penisola e viene assegnato al 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖ a Viterbo nella caserma ―S. Caterina‖. Il 2 novembre giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 marzo 1916 lascia la zona di guerra per malattia. Il 6 luglio 1916 è Caporale. Il 1° ottobre 1916 rientra in territorio in stato di guerra e assegnato al Btg. Autonomo di Conegliano (Treviso). Il 4 ottobre 1916 è nuovamente a Viterbo nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 25 dicembre 1916 viene ricoverato all‘ospedale di Piacenza e il 10 gennaio del ‗17 inviato in convalescenza per 25 gg. Il 5 febbraio 1917 rientra al Deposito del 60° Rgt. e l‘11 marzo viene assegnato al 3° Reparto Salmerie della 35a Divisione. Il 1° aprile 1917 parte col le truppe in Macedonia. Il 15 aprile 1917 è Caporal Maggiore. Il 1° agosto 1919 rientra in Italia a Viterbo nel Deposito del 60° Rgt. Si congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri il 21 agosto 1919. Avrà diritto al computo di una campagna di guerra Italo-Turca 1911-12 e alle campagna di guerra 1915-16-17-18. Giovanni Puddu390 fu chiamato alle armi il 7 novembre 1916 a Milano nel Deposito del 63° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il 24 aprile del ‗17 viene inviato al deposito del 92° Rgt. ―Basilicata‖ dove aveva sede il 161° Rgt. della brigata ―Ivrea‖ e col quale, dal porto di Taranto, s‘imbarca per la Macedonia, schierandosi nello stesso settore dove furono impegnate anche le brigate ―Cagliari‖ e ―Sicilia‖ (35a Divisione di Fanteria). Finita la guerra, dopo un breve passaggio nel 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖, il Puddu si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920. Intanto sul fronte italiano, nel Basso Piave già dal 4 e 5 luglio, gli italiani guadagnarono ancora terreno, raggiungendo la riva destra del Piave Nuovo dall‘altezza di Grisolera fino alla foce. Oltre 400 Austriaci si arresero. Un forte contrattacco nemico tentato in direzione di Chiesanuova fu infranto dopo dura lotta. Il Comando Supremo, nella sua relazione sulla battaglia del Piave scrive che furono ―messi fuori combattimento 250 mila nemici e furono fatti prigionieri 524 ufficiali e 23.931 uomini di truppa. Immenso il bottino: 70 cannoni, 75 bombarde, 1234 mitragliatrici, 151 lanciafiamme, 37.000 fucili, 5 milioni di cartucce, e un‘enorme quantità di altre munizioni e materiale bellico di ogni sorta‖. Notizie sicure sulle perdite italiane non ne abbiamo. Ma alcune fonti indicano 8.000 morti, 29.000 feriti, con una totale di 90.000 fuori combattimento. Alla fine del 1918, i morti e i feriti ammontavano a circa 143.000. Gli Austriaci sempre nella battaglia del Piave, subirono circa 11.600 morti e 81.000 feriti e come già detto sopra circa 25.000 prigionieri. Dopo questa battaglia, si riprese la solita guerra, fatta di bombardamenti, di azioni di pattuglie, di audaci colpi di mano e di assalti alle reciproche posizioni. Durante una di queste azioni di pattuglia viene ferito Giovanni Ennas391 del 151° Rgt. ―Sassari‖. Richiamato alle armi, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Poi viene trasferito in zona di guerra e 389 NOCCO Francesco Antonio Salvatore 31/07/1891 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza (Esercito) PUDDU Giovanni 17/01/1897 di Antioco e Salidu Raffaela (Esercito) 391 ENNAS Giovanni Salvatore 29/10/1885 (Esercito) di Giovanni e Cabras Caterina 390 - 171 - assegnato al 232° Rgt. della brigata ―Avellino‖. Il 1° giugno 1917 è nel 211° Rgt. ―Pescara‖ e dopo tre mesi, il 1° settembre, passa alla 6a Compagnia del 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30 agosto 1918 durante i combattimenti sul Col del Rosso viene ferito alla testa da una scheggia di granata. Rientrerà dalla convalescenza il 15 maggio 1918 nel deposito di fanteria di Ozieri, poi il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata. Per quasi tutta l‘estate l‘Esercito Italiano rimase praticamente inattivo in attesa di un‘offensiva risolutiva da sferrare nella primavera del 1919. Ma gli alleati insistevano affinché in nostro esercito passasse all‘offensiva senza aspettare l‘anno successivo. Nonostante le titubanze del nostro Comando, alla fine di settembre si decise un tentativo per cercare di forzare il Piave. Fu elaborato un piano, che alla fine del progetto risultò una vera e propria offensiva in grande stile, in grado di piegare l‘Austria definitivamente. In meno di un mese l‘Esercito fu messo nelle condizioni di muovere all‘attacco. La manovra prevedeva un violento urto contro le posizioni austriache del Grappa e avrebbe dovuto precedere di dodici ore l‘attacco principale da sferrare sul Piave davanti al Montello. Qui avrebbe dovuto aver luogo l‘attacco principale mirante a portare tre Armate italiane al di là del Piave con lo scopo di prendere alle spalle, con una conversione a sinistra, le divisioni austriache del Grappa e degli Altipiani; puntare su Vittorio Veneto per dividere le forze austriache a sud, raggiungere le sorgenti della Livenza e discendere lungo il corso del fiume per aggirare le truppe austriache che sul basso Piave fronteggiavano la 3a Armata. Sul Grappa era schierata la 4a Armata del generale Giardino. Alla sua destra, sul Monfenera fino a Pederobba la 12a Armata, composta da tre divisioni italiane e una francese. Quindi, sul Montello fino a sud di Nervesa, era pronta a scattare l‘8a Armata del generale Caviglia. Infine, davanti alle Grave di Papadopoli, la 10a Armata, composta da tre divisioni italiane, due britanniche e un reggimento americano, e affiancata dalla 3a Armata del Duca d‘Aosta. Delle altre forze alleate, una divisione francese e una inglese erano inquadrate nella 6a Armata sugli Altipiani, e una divisione cecoslovacca incorporata nella 9a Armata di riserva. La responsabilità maggiore dell‘offensiva ricadeva sull‘8a Armata, che era la più nutrita di uomini e armi: ben nove divisioni distribuite su tre corpi d‘armata. La sua azione si prospettava decisiva ai fini del successo, e così fu. La 4a Armata del Grappa scattò all‘attacco la mattina del 24 ottobre 1918, anniversario della disfatta di Caporetto. I soldati delle Brigate ―Bari‖ (9°-139°-140°), ―Pesaro‖ (239°-240°), ―Lombardia‖ (73°-74°) e ―Aosta‖ (5°-6°) conquistano il monte Asolone, il Valderoa e i fianchi del Pertica e del Solarolo. Sul Piave però, l‘offensiva non poté essere lanciata, perché il fiume era in piena; gli austriaci contrattaccarono vigorosamente sul Grappa e per due giorni si svolsero sui vari colli scontri sanguinosissimi e violenti ai quali parteciparono anche le Brigate ―Bologna‖ (39°-40°), ―Forlì‖ (43°-44°), alcuni battaglioni Alpini e reparti d‘assalto. Lo sfondamento austriaco non si realizzò, inoltre le divisioni austriache di riserva che furono impiegate sul Grappa non poterono essere disponibili per la difesa del fronte del Piave. Non solo, nelle retrovie una decina di reggimenti di diversa etnia avevano deciso di non combattere più per l‘Impero Asburgico e si rese necessario richiamare in prima linea i reparti di riserva del generale Boroevic. La 4a Armata del Grappa, anche se non riuscì a scendere verso il Cismon, stava tuttavia impegnando le forze del fronte settentrionale. La sera del 26 ottobre 1918 la piena del Piave accenna a diminuire e si ricominciarono a gettare i primi ponti. La 12 a Armata - 172 - fece passare un reggimento di fanteria francese, due compagnie della Brigata ―Messina‖ (93°-94°), due Battaglioni Alpini, il ―Bassano‖ e il ―Verona‖, e due compagnie di mitraglieri. Poi i ponti vennero travolti dalle acque e le truppe rimasero isolate sotto il fuoco della reazione austriaca. In questo settore del fronte era impegnato Mario Eustachi392, Tenente Medico del 111° Rgt. della brigata ―Piacenza‖ (Milizia Mobile). All‘inizio della nostra grande offensiva sul Piave la brigata ―Piacenza‖ è schierata da Col Pastrolin a Col Palazzon col compito di agire verso Col della Tombola, Monte Cucco, Conegliano Veneto. Il 29, dopo vari tentativi operati nei giorni precedenti, la brigata ―Piacenza‖ passa il Piave su di un ponte di equipaggio gettato a valle e si dirige a Barco con l‘ordine di incalzare il nemico sino a Vittorio Veneto. Raggiunge quest‘ultima località alle ore 10 del giorno 30 ottobre dopo 17 ore di marcia ininterrotta e concorre ad imbastire la difesa della stretta di Serravalle che il nemico ha ancora in suo possesso. Il Tenente medico Mario Eustachi verrà decorato di Medaglia di Bronzo393 guadagnata sul fronte del Piave nell‘ultima settimana di guerra il 26 ottobre 1918 con la seguente motivazione: ―Sotto violento bombardamento, essendo difficile il trasporto dei feriti al posto di medicazione, per meglio esplicare la sua opera di soccorso, si portava sulla linea del fuoco per le cure urgenti ai feriti gravi‖. Il giorno successivo il 27 ottobre ritroviamo il mitragliere Giuseppino Locci394, già incontrato il 12 settembre del ‗17 quando venne lievemente ferito nel fatto d‘arme del monte S. Gabriele e militava nel 281° Rgt. della brigata ―Foggia‖. Terminata la convalescenza rientrerà in servizio dopo circa un mese nel deposito mitraglieri di Brescia e assegnato alla 1697a Compagnia Mitraglieri del 95° Rgt. della brigata ―Udine‖. Dal 4 ottobre la brigata presidia, in sostituzione della brigata ―Ravenna‖, il tratto del fronte che va da quota 1308 a Castel Cesil, Vardenega sino a Costalunga. Il 25, nella battaglia della riscossa, la ―Udine‖ partecipa agli attacchi contro la linea Valderoa, Spinoncia e Punta Zoc. Dopo reiterate prove ed a costo di gravi perdite, il 31 ottobre conquista la citata linea e la sorpassa incalzando il nemico, ormai in rotta, verso Monte Medal, Ponte della Stua e Crespano, ove trovasi alla data dell‘armistizio. Giuseppino Locci verrà ferito qualche giorno prima, il 27 ottobre. Rientrerà in servizio dopo la guerra nel deposito del 47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖. La brigata ―Udine‖ invece, tra novembre e dicembre del 1919, è inviata in Albania per rimpatriare nei primi giorni del settembre 1920 e per essere poi disciolta il 7 dello stesso mese. Giuseppino Locci concluse la sua esperienza militare il 5 agosto 1919 quando viene inviato in licenza illimitata in attesa del congedo assoluto. Intanto dal Montello la 1a divisione d‘assalto riuscì a raggiungere Sernaglia, seguita dalle Brigate ―Mantova‖ (113°-114°), ―Pisa‖ (29°-30°) e ―Cuneo‖ (7°-8°), ma anche questi reparti rimasero isolati perché la piena del fiume travolse anche i ponti di quel settore. L‘unico collegamento fu garantito da un reparto di arditi che andavano e venivano guadando il fiume in piena. Solo sulle Grave di Papadopoli, dove il Piave rallentava la sua corsa, i ponti rimasero intatti consentendo il transito alle truppe della 10a Armata che si attestarono verso Tezze e San Polo. Ma perché la manovra riuscisse, occorreva che anche l‘8a Armata potesse passare e puntare da Nervesa verso Conegliano Veneto e Pieve di Soglio; l‘8a 392 EUSTACHI Mario 07/04/1888 di Erminio e Lombardi Giuseppina. (Esercito) Tratto da Boll. Uff. R.D. 4 gennaio 1920 e da “Giornale d’Italia” del 16 febbraio 1920. 394 LOCCI Giuseppino 05/10/1890 di Luigi e Maccioni Annica (Esercito) 393 - 173 - Armata non poteva tuttavia passare perché i ponti continuavano a saltare. Il generale Caviglia diede allora ordine al sul 18° Corpo d‘Armata, che era di riserva, di passare sui ponti delle Grave di Papadopoli e di risalire il fiume sino ai ponti della Prìula e poi sino a Sernaglia dove gli arditi e i fanti del generale Vaccari, l‘eroe di Nervesa, resistevano disperatamente. Il 28 ottobre le Brigate ―Como‖ (23°-24°) e ―Bisagno‖ (209°-210°) eseguirono la manovra, ma nel pomeriggio la situazione era ancora incerta e confusa. Il generale Caviglia, lanciò allora alle sue truppe un proclama: ―Tutto il popolo italiano guarda in questo momento a noi... La storia dell‘Italia futura dipenderà dalla fermezza e dal fervore di cui saranno capaci gli animi nostri‖. Finalmente, verso le 16,00 si delinea il successo delle Brigate ―Como‖ (23°-24°) e ―Bisagno‖ (209°-210°) passate alle Grave di Papadopoli. Marciando verso nord, esse liberarono la zona antistante l‘8a Armata che nella notte gettò i ponti sul Piave. Il 29 ottobre i Bersaglieri della 10a Armata erano sulle rive del Monticano, le fanterie dell‘8a Armata a Conegliano Veneto. La manovra stava per riuscire. Mentre nelle retrovie del Grappa gli austriaci disertavano, la 4a Armata del generale Giardino riprese l‘offensiva incontrando però la resistenza tenace delle truppe austriache di prima linea. Intanto però la Cavalleria dell‘8° Corpo d‘Armata entrava a Vittorio Veneto e alla sua destra la 10a Armata superava la Livenza. A questo punto tutto il fronte entrava in movimento. La 12a Armata forzava la stretta di Quero e puntava su Feltre. Il 30 ottobre il Comando austriaco, fallito un tentativo di stabilire una nuova linea difensiva, decideva di ripiegare ulteriormente. Con la caduta di Feltre, il Grappa era aggirato da est, e gli austriaci furono costretti ad abbandonare tutto il massiccio nella notte del 31 ottobre. In pianura fu raggiunto il Tagliamento. Anche in questi ultimi giorni di guerra i nostri valorosi concittadini ebbero modo di mostrare ancora una volta tutto il loro valore di soldati. Per l‘ennesima volta ritroviamo il pluridecorato Generale Augusto Zirano. Col grado di Colonello aveva il comando della brigata ―Tevere‖. Il 28 ottobre, la brigata passa il Piave a nord di Villa Berti, presso Nervesa. Ha il compito di fiaccare la resistenza nemica tra Mercadella e Villa Jacur e conquistare quindi le posizioni di S. Daniele, fino al trivio di quota 194. Assolto questo primo compito, il mattino del 30 la ―Tevere‖ riceve l‘ordine di trasferirsi a S. Marco di Felletto ed il giorno successivo a Vittorio Veneto. Il 31 riprende l‘avanzata su Fadalto dovendo iniziare l‘attacco per espugnarlo. I soldati della ―Tevere‖ riescono ad occupare le prime case del paese. Allo spuntare dell‘alba la colonna di destra piomba sul nemico e lo costringe alla resa, mentre quella di sinistra, con uguale azione avvolgente, completa la manovra di accerchiamento. Occupato Fadalto, la brigata marcia verso Ponte delle Alpi ove giunge nelle prime ore del mattino del 2 novembre ed estende l‘occupazione fino al Piano di Vedola fiaccando le ultime resistenze nemiche. Al Colonello Zirano venne conferito l‘Ordine Militare dei Savoia con la seguente motivazione: ―Già distintosi in precedenti azioni come soldato e come comandante, nell‘offensiva dell‘ottobre condusse in modo ammirevole la sua Brigata alla vittoria. Contro le difese nemiche del Piave, a Fadalto e a Ponte delle Alpi con abile mossa ed esemplare valore personale ovunque vinse le resistenze nemiche conseguendo pregevoli risultati per l‘ulteriore avanzata delle nostre truppe. Piave, Fadalto, Ponte delle Alpi 29 ottobre-4 novembre 1918‖. - 174 - Nello stesso settore avanzava anche la 2a Divisione d‘Assalto che alle 08:30 del 3 novembre superò il Piave a Ponte delle Alpi, e a mezzogiorno le prime pattuglie entrarono a Longarone. Il paese non era difeso, ma alcuni abitanti riferirono al Tenente Colonello Dalmazzo, comandante della colonna in avanscoperta, che gli austriaci si preparavano a resistere più a nord a Castel Lavazzo. Il Dalmazzo in tutta fretta chiamò a rapporto i suoi subalterni dando al XXV° Reparto d‘Assalto il compito di eliminare lo sbarramento di Castel Lavazzo e all‘XI° Btg. Bersaglieri Ciclisti quello di creare un corridoio di sicurezza a Longarone e di appoggiare l‘azione degli Arditi. Da una distanza non superiore ai mille metri le mitragliatrici degli Arditi cominciarono a battere a ―più non posso‖ le posizioni occupate dagli austriaci e in poco tempo ridussero al silenzio l‘artiglieria da campagna nemica. Temendo una manovra di accerchiamento, tra le truppe austro-ungariche cominciò a serpeggiare l‘incertezza e il panico; nel contempo il XXV° Arditi riuscì ad aprirsi un varco e travolse senza difficoltà alcune retroguardie nemiche. A testimonianza della confusione e dello sconcerto che dominava nel campo avverso, si presentò agli Arditi del XXV° un Ufficiale austriaco, il Maggiore Henning, Capo di Stato Maggiore della 25a Divisone austroungarica, che sotto la protezione della bandiera bianca, diede la notizia dell‘avvenuto armistizio e chiedeva la immediata sospensione delle ostilità. Ma il nostro Comando rifiutò la richiesta di resa, perché pur essendo vera la notizia dell‘armistizio, nella realtà esso partiva dalle ore 15:00 del 4 novembre e quando l‘Ufficiale austriaco si presento ai nostri Arditi erano solo le 16:30 del 3 novembre. La richiesta di resa venne respinta e il Maggiore Henning venne riaccompagnato indietro alle sue linee. Di tutto ciò che vi ho raccontato ne fu protagonista indiscusso Nicolò Cabras395 Ardito del XXV° Reparto d‘Assalto. All‘atto della mobilitazione fu chiamato alle armi a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, poi trasferito nella penisola nel Distretto Militare di Livorno e inquadrato nell‘88° Rgt. della brigata ―Friuli‖, 5a Compagnia. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato momentaneamente al 44° Rgt. ―Forlì‖, per poi passare al 152° Rgt. della ―Sassari‖. Vi rimase per circa un anno sino al 1917 quando viene incorporato negli Arditi del XXV° Reparto d‘Assalto. Il 3 novembre 1918, il giorno prima dell‘armistizio, a Longarone (Belluno) ebbe un encomio con la seguente motivazione: ―Coraggioso e impavido nel pericolo, continuava validamente con preciso lancio di petardi, a far tacere mitragliatrici avversarie, facilitando così la conquista della posizione‖. Si congederà il 20 settembre 1919; poi sette anni dopo, il 31 agosto 1926 fu decorato di Croce di Guerra al Valor Militare. Intanto l‘esercito austro-ungarico, ormai fiacco, ripiegava in disordine su tutta la linea del fronte. Il 1° novembre veniva affondata nel porto di Pola, dal maggiore Rossetti del Genio Navale e dal Tenente medico Paolucci, la corazzata Viribus Unitis, da poche ore ―consegnata‖ ai marinai slavi. I valorosi ufficiali della Regia Marina riuscirono a penetrare in rada e portarsi a ridosso della ―Viribus Unitis‖ per piazzarvi delle cariche esplosive. Come abbiamo ricordato in precedenza, il forzamento del porto di Pola vide come protagonista (marginale) anche il ―MAS 94‖ dove era imbarcato l‘incursore della Marina Genesio Puddu. Il maggiore Rossetti quando arrivò nei pressi della ―Viribus Unitis‖ staccò una delle torpedini e la trascinò fin sotto lo scafo della nave poi, mentre il Paolucci rimase accanto 395 CABRAS Nicolò Salvatore 24/05/1894 di Antioco e Longu Raffaela (Esercito). - 175 - alla ―Mignatta‖, azionò il congegno a orologeria per l‘accensione della carica. Ma pochi minuti dopo, scoperti, vennero catturati e portati a bordo della nave. Giunti a bordo si accorsero che i marinai slavi portavano sul berretto la scritta ―Jugoslavia‖, in quanto la nave, come tutte le altre navi in rada, non era più austriaca, ma vennero ―cedute‖ dall‘Austria ad un ―Consiglio Nazionale Jugoslavo‖ con la speranza di ingraziarsi le componenti croate e slovene nella speranza vana che quelle etnie avrebbero continuato a far parte dell‘Impero Asburgico. Intanto Paolucci e Rossetti condotti prigionieri dal comandante della nave dissero di essere due ufficiali italiani che erano a bordo di un idrovolante caduto in mare. Ma avvicinandosi l‘ora della esplosione furono costretti ad informare il personale della nave che sullo scafo era stata piazzata una carica esplosiva. Venne quindi dato l‘ordine di abbandonare la nave; nel frattempo però avveniva l‘esplosione e la ―Viribus Unitis‖ cominciò ad inclinarsi. Trasferiti come prigionieri di guerra sulla ―Hasburg‖ poterono assistere all‘affondamento della nave che avevano minato in precedenza. Il 3 novembre veniva firmato l‘armistizio tra l‘Italia e l‘Austria le cui clausole contrastavano con la ―donazione‖ della flotta austriaca fatta al ―Consiglio Nazionale Jugoslavo‖ che lanciò un appello alle Potenze Alleate affinché venissero protetti i diritti della nuova nazione Jugoslava dalle ―ambizioni italiane‖ asserendo che quanto stipulato nell‘armistizio non aveva alcun valore perché l‘Austria non poteva più disporre il 3 novembre di quello che aveva ceduto il 30 ottobre. La querelle minacciava di prolungarsi finché il Capo di Stato Maggiore della Marina, l‘Ammiraglio Thaon di Revel, il 5 novembre (a guerra finita) decise di inviare a Pola una squadra navale al comando del vice ammiraglio Umberto Cagni che alla testa di reparti dell‘Esercito e della Marina, opera un rapido sbarco sulla costa orientale del Canale di Fasana ed entra nella rada di Pola, con una formazione navale partita da Venezia e composta dalla corazzata ―Saint Bon‖, le torpediniere ―Pilo‖, ―Abba‖, ―La Masa‖ (dove era imbarcato Costanzo Ciano), ―Missori‖, ―Climene‖, ―Procione‖, ―4 P.N.‖, ―2 P.N.‖, ―3 P.N.‖, ―41 P.N.‖, ―10 P.N.‖, ―64 P.N.‖, 4 MAS e 1 dragamine. Alla sera l‘Ammiraglio Cagni, imbarcato sulla ―64 P.N.‖, forte di un reparto di circa 2.000 uomini (sempre con D‘Annunzio al seguito), senza trovare alcuna resistenza, viene accolto festosamente sia dalla popolazione italiana che dagli hurrà degli equipaggi delle navi presenti in rada, penetrò nel porto di Pola e intimò al Capitano di Fregata Koch, reggente provvisorio del ―Consiglio Nazionale Jugoslavo‖, di consegnare l‘intera base navale e l‘immediata liberazione di Rossetti e Paolucci tenuti ancora prigionieri sulla ―Hasburg‖. Tutto questo per dirvi che allo sbarco di Pola era presente anche Giuseppe Baghino396 padre dell‘Onorevole Democristiano ed ex Sindaco di Sant‘Antioco Eusebio Baghino. Venne arruolato il 1° giugno 1918 nel Compartimento Marittimo di Cagliari e assegnato al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena. L‘8 luglio viene designato Allievo Torpediniere M.P. e il 19 settembre frequenta il corso per palombari presso la Regia Scuola Torpedinieri. Pur non avendo avuto la possibilità di entrare in contatto diretto col nemico, essendo stato chiamato negli ultimi 5 mesi di guerra, ebbe ugualmente il suo momento di gloria nel corso dello sbarco a Pola nella squadra dell‘Ammiraglio Cagni. I suoi figlioli, Marco e Eusebio, lo prendevano sempre in giro: ―Sei sbarcato a guerra finita‖. Ma lui 396 BAGHINO Giuseppe 01/01/1899 di Pasquale e Grosso Antonia (Marina) - 176 - orgogliosamente li redarguiva: ―Cosa ridete? - Sono sbarcato a Pola insieme a Gabriele d‘Annunzio‖. Nella primavera del 1919, consegue il brevetto di ―Palombaro scelto‖ e il 15 maggio viene trasferito al Compartimento Marittimo di La Spezia dove il 5 giugno s‘imbarca sulla nave talassografica ―Tremiti‖ sino al congedo, 2 febbraio 1920. Intanto le truppe austro-ungariche capitolavano su tutti i fronti. Le avanguardie a dell‘8 Armata Italiana erano ormai in Cadore, mentre sugli Altipiani entravano in azione le truppe della 6a Armata; esse raggiungevano la Valsugana, quando ormai da due giorni la 3a Armata avanzava in pianura. I ―Cavalleggeri di Alessandria‖ (14°) entravano a Trento alle 15,15 del 3 novembre e due ore dopo i Bersaglieri sbarcavano a Trieste. Alle 18,00 a Padova veniva firmato a Villa Giusti l‘armistizio che sarebbe entrato in vigore l‘indomani 4 novembre 1918 alle ore 15,00. Il Generale Armando Diaz trasmette lo storico comunicato: ―…I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono, in disordine e senza speranza, le valli che avevano con orgogliosa sicurezza, disceso‖. La guerra è vinta, l‘esercito nemico ―annientato‖. Trecentomila prigionieri e cinquemila cannoni nemici catturati; ―L‘Unione Sarda‖, organo della borghesia mercantile cagliaritana, titola: ―l‘orgoglio maligno dell‘Austria-Ungheria è definitivamente fiaccato‖. La retorica su Trento e Trieste liberate infiamma anche il resto delle provincie sarde: le dimostrazioni più imponenti sono a Isili, Barumini, Iglesias e Sant‘Antioco397. Pochi giorni dopo la capitolazione dell‘esercito Austro-ungarico capitolò anche la Turchia; l‘11 novembre alle ore 11:00 del mattino si arrese la Germania e fu dato il segnale di cessate il fuoco su tutto il fronte occidentale. Pochi istanti prima della fine furono sparati gli ultimi colpi, e da una parte e dall‘altra caddero ufficiali e soldati. Coloro che parteciparono al conflitto conclusero col loro olocausto una guerra durata tre anni e mezzo dove tutti, nella sofferenza delle trincee, nel sacrificio delle privazioni, nelle atrocità degli assalti e dei bombardamenti, si erano comportati valorosamente; dove tutti in questa terribile prova, avevano riscattato, individualmente, le barbarie e le crudeltà della specie umana; dove tutti avevano dimostrato come un uomo, per quanto umile e diseredato, è in grado di elevarsi nel dolore e nella sventura fino alle vette più alte della dignità umana. Perciò essi hanno meritato tutti rispetto e amore. Finita la guerra, restavano le rovine immense e una interminabile via disseminata di croci. Era la via insanguinata di tante giovani vite mietute nelle immani battaglie dell‘Isonzo, di Caporetto e del Piave. Ed il loro sacrificio cruento sugellava l‘opera appassionata e travagliata degli Italiani. L‘Isola di Sant‘Antioco era presente validamente a cementare l‘Unità di tutti gli Italiani, col sangue dei suoi 109 figli, di cui 85 di Sant‘Antioco e 24 di Calasetta. Tralasciando la solita retorica, le Medaglie al Valore e le Croci al Merito, Sant‘Antioco oltre a lasciare sul campo dell‘Onore 85 uomini, ebbe centinaia di feriti e una ventina tra mutilati e invalidi permanenti, senza contare quei militari che, pur non trovando la morte sul campo, morirono dopo il conflitto per malattie contrattate in trincea. È il caso di Giulio Secci398, figlio del possidente Celestino Secci, consigliere comunale col sindaco Cavalier Giuseppe Biggio (1899-1920). Arruolato nel Distretto Militare di Cagliari il 24 397 398 Almanacco di Cagliari n°21, dicembre 1986. SECCI Giulio Cesare Agostino 20/04/1899 di Celestino e Bullegas Maria (Esercito). - 177 - febbraio del ‗17 nel 316° Btg. della Milizia Territoriale, il 25 giugno viene trasferito come effettivo a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri e, quando giunge in territorio in stato di guerra, passa al 6° Rgt. Bersaglieri nel deposito di Bologna. La sua zona di operazioni era la Valle del Brenta sul Monte Cormone. Il 2 agosto del ‗18 viene ricoverato nell‘Ospedale da Campo per febbri causate da una tubercolosi polmonare contratta in trincea, e il successivo 18 agosto viene mandato in licenza straordinaria per motivi di salute. Rientrato dalla licenza, non riuscirà più a riprendersi e morirà il 5 giugno 1919 nell‘Ospedale Militare di Nervi (Genova). Quasi tutti i militari di Sant‘Antioco hanno trovato un piccolo spazio nel mio racconto, in quanto i fatti d‘arme a cui presero parte erano ben documentati su ciascun foglio matricolare. Ma vi devo parlare anche di altri soldati che nel racconto non hanno potuto trovare una collocazione adeguata per via della incompletezza dei fogli notizie o perché prestavano servizio in unità ―non di prima linea‖. Non me ne vogliano i propri cari, ma sono stato costretto a ―rimandare‖ questi soldati nelle pagine successive, in una apposita appendice. Si tratta di soldati che prestarono servizio nell‘Artiglieria e nella Marina dove i protagonisti diretti erano i cannoni e le unità navali, e quindi non subirono direttamente gli effetti devastanti della ―prima linea‖. Mancano anche i militari delle classi più anziane destinati ai servizi sedentari o ai reparti della Milizia Territoriale che prestarono servizio nelle retrovie lontane dalla prima linea. A costoro si aggiungono quei militari nei cui fogli erano indicati solamente le date di arruolamento, di congedo e i trasferimenti di reparto o di reggimento, senza essere indicato alcun fatto d‘arme di cui eventualmente potevano esserne protagonisti. Pur non avendogli dato spazio sono convinto che pure per essi la guerra non fu bella. Per tutti coloro che parteciparono a questo conflitto disumano, nel freddo, nella fame e nelle noiose e lunghissime ore d‘attesa dentro una trincea intrisa di fango, in quella sporca vita quotidiana, le preoccupazioni del Tenente erano identiche a quelle dell‘ultimo fantaccino. C‘era in gioco il proprio destino: quello della famiglia, della casa, del lavoro e degli affetti, oltre la propria esistenza; e questa sì fu una esperienza meravigliosa. Perché non era raro in quelle ore di immediati bisogni materiali e morali, vedere qualche fante ―pastore-soldatoanalfabeta‖, rincuorare lo scoraggiato ufficiale ―sapiente‖ che piangeva e tremava dalla paura come un bambino. Ma per Sant‘Antioco questa guerra atroce, oltre ai caduti, lasciò anche ventitré poveri bimbi orfani di padre399. C‘erano i figlioli di Emilio Nocco (Antonietta e Giuseppino, di 8 e 5 anni), quelli di Antonio Dessì (Luigia e Raffaele, 7 e 4 anni), di Nicolino Schirru (Antioca e Nicolino, 8 e 1 anno), di Giovanni Sulas (Nicolina e Giovanni, 5 e 2 anni), di Salvatore Longu (Vincenzo e Salvatore, 3 e 1 anno), il bimbo di Giuseppe Farci (Antioco 5 anni), e poi c‘erano ancora i figli di Giuseppe Sanna (Giovanni, Dante e Erminia, 9, 6 e 4 anni) uno di essi Dante morirà volontario nella guerra di Spagna, nel 1939. Alcuni di loro Vincenzo Longu400 e Antioco Farci401 rispettivamente di 8 e 10 anni, nel 1923 frequentarono la Scuola Marinaretti402 della R. Nave ―D.A. Azuni‖, la Fondazione per gli 399 ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 9/8, “Elenco orfani di guerra del Comune”. 19 settembre 1923 LONGU Vincenzo (27/04/1915) di Salvatore e Bianco Giovanna. 401 FARCI Antioco (29/11/1913) di Giuseppe e Martis Francesca. ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 10/42. 402 ACSA Oggetti Diversi, fascicolo 1/21, 9 febbraio 1923. 400 - 178 - orfani di guerra. Nel primo dopoguerra la Nave Scuola Azuni403 fu un vero e proprio asilo galleggiante, destinato ai bimbi orfani dei Sardi caduti in guerra, in particolare quelli che erano in condizioni più disagiate. La mattina dell‘11 giugno 1920, finalmente l‘ex Regio Avviso ―Staffetta‖, ridenominato Regia. Nave ―D.A. Azuni‖, andava all‘ormeggio nelle banchine del porto di Cagliari. Prima di allora era l‘avviso più veloce della Regia Marina facendo servizio soprattutto durante la guerra Italo-turca e in Africa Orientale, infine fu adibita per i rilievi idrografici, andando in disarmo al La Maddalena alla fine del conflitto. Ribattezzata ―Domenico Alberto Azuni‖, fu affidata ad un ufficiale della Marina in congedo, il Sottotenente di Vascello Giovanni De Maria, coadiuvato dal Sottotenente in congedo Gastone Nencini quale vicecomandante; come Cappellano fu nominato il parroco della Chiesa di Sant‘Eulalia, vicina al quartiere marina, a due passi dal porto. La vita a bordo fu organizzata in maniera meticolosa. I bimbi erano tutti vestiti alla marinara e sottoposti ad una decisa disciplina militare. L‘insegnamento prevedeva l‘apprendimento dei primi rudimenti delle arti marinare, nonché le normali attività didattiche previste dalla scuola dell‘obbligo, compresa una ferrea attività ginnica per la cura del corpo. Ogni mattina i marinaretti, impeccabilmente inquadrati, venivano sbarcati a terra da un ufficiale che li accompagnava alla vicina scuola elementare. Gli studi poi proseguivano con le scuole inferiori sino all‘Istituto Industriale. Una volta conseguito il diploma, i giovani sceglievano l‘arruolamento nella Regia Marina, in quella Mercantile, oppure venivano avviati ad un lavoro a terra. Ben presto però, nonostante l‘impegno e l‘utilità sociale, poiché i fondi pubblici si rivelarono insufficienti, la Fondazione fu angustiata da problemi economici. Fu necessario ricorrere ad una campagna di sensibilizzazione dell‘opinione pubblica per poter reperire elargizioni e sovvenzioni private. Tanti risposero all‘appello: oltre a Maria Teresa Guerrato Nardini ―madrina di guerra‖ della brigata ―Sassari‖, anche il nostro comune col sindaco Michele La Noce404 corrispose la somma di Lire 100 all‘anno. Durante il Fascismo, nel 1931, la direzione dell‘Azuni passo all‘Opera Nazionale Balilla significando l‘inserimento della Fondazione fra le opere assistenziali finanziate dal regime. La storia dell‘Azuni fini cinque anni dopo, nel luglio 1936: l‘attività didattica svolta sulla nave scuola venne trasferita alla G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio); i marinaretti vennero sbarcati, mentre l‘Azuni, dopo cinquant‘anni di onorato servizio, andò in disarmo. A Sant‘Antioco la fine del conflitto arrivò a tarda sera, intorno alle ore 20:00405. ―Tutti gli Antiochensi si riversarono in un attimo in piazza (Umberto I). Una grandiosa dimostrazione fu subito improvvisata e si protrasse sino alla mezzanotte. L‘indomani la dimostrazione si ripete, vi parteciparono due gloriosi mutilati (Giovanni Sitzia, ―conchedda‖ e Francesco Piras, ―su mutilau‖?). Pronunciarono splendidi discorsi l‘egregio signor Sindaco e l‘Ispettore scolastico professor Mauro‖. Ma tutta questa Gloria, questo Sangue e questo Amore, ancora non bastarono. La vittoria venne ―mutilata‖ da un trattato di pace le cui clausole non ripagarono l‘Italia dei sacrifici umani ed economici che la guerra impose. Le Nazioni alleate (Inghilterra, Francia e Stati Uniti) che appoggiarono l‘Italia nel conflitto imposero al nostro Paese un risarcimento 403 “Trincee: i sardi nella grande guerra” di Alberto Monteverde. Pag 121. IL RISVEGLIO, 24 marzo 1921. 405 L’Unione Sarda, 10 novembre 1918. “Dall’Isola” 404 - 179 - pari a quello di una nazione sconfitta da pagarsi in 62 anni, in pratica sino al 1988. ―Pesantissimo‖ fu il bilancio degli Americani sul fronte italiano: ebbero un solo morto! (Sic). Senza contare che quando sbarcarono in Europa portarono anche l‘influenza spagnola impestando tutto il continente e provocando in soli quattro mesi 20.000.000 di morti. Finiva così la prima guerra mondiale che aveva causato non meno di 10 milioni di vittime, abbattuto quattro imperi e impoverito l‘Europa intera. Segnò la fine di un‘era: crollarono il colonialismo e tre imperi storici. Le grandi dinastie dell‘Europa centrale ed orientale - i Romanov, gli Asburgo e gli Hohenzollern – vennero spazzate via. Dallo sfacelo nacquero nuovi stati e risorsero vecchie nazioni, ma da un altro punto di vista il conflitto segnò la fine del dominio dell‘Europa sulla scena mondiale provocando uno spostamento della potenza internazionale, all‘America da un lato e alla Russia sovietica dall‘altro. Gli errori del trattato di Versailles furono fatali per gli equilibri europei e sotto le rovine della grande guerra ardeva il sentimento di rivalsa degli sconfitti. In Germania, nei giorni della disfatta un giovane caporale austriaco, che aveva combattuto con l‘esercito tedesco, si aggirava umiliato e sconfortato per le vie di Monaco interrogandosi sul suo futuro e su quello della patria d‘adozione: ―…Ebrei, Ebrei! Ebrei dappertutto! Detesto con tutta la forza del mio essere quei parassiti che prosperano in tutti i momenti critici dell‘Umanità. Ciò per cui noi dobbiamo lottare è la certezza della conservazione e dell‘accrescimento della nostra razza e del nostro popolo, del cibo ai nostri figli, della purezza del sangue, della libertà e dell‘indipendenza della Patria. Ogni pensiero, ogni idea, ogni dottrina e ogni scienza devono servire a questa meta‖. In Italia invece, qualche giovane soldato antiochense in licenza, che prestava servizio di leva nel continente, raccontava di avvenimenti importanti che stavano per accadere. Sullo scenario politico stava irrompendo un ex socialista, attuale direttore del ―Popolo d‘Italia‖. Costui il 23 marzo 1919 fonda i Fasci di Combattimento. Una sua frase fece molto effetto e diede speranza ai cinque milioni di uomini appartenenti alla classe media e operaia tornati dal fronte e ora a spasso delusi, affamati e infuriati: ―La Nazione Italiana è come una grande Famiglia. Le casse sono vuote. Chi deve riempirle? Noi, forse? Noi che non possediamo case, automobili, banche, miniere, terre, fabbriche, banconote? Chi può, deve pagare. Chi può, deve sborsare...E‘ l‘ora dei sacrifici per tutti. Chi non ha dato sangue, dia denaro!‖. Poi il 28 ottobre 1922, accompagnato dalle sue Camicie Nere, marcia su Roma e si presenta al Quirinale: ―Maestà, vi porto l‘Italia di Vittorio Veneto‖. Giovanni Giolitti già Capo del Governo, non gli diede molta importanza, dei Fasci diceva: ―Sono dei fuochi d‘artificio, fanno molto rumore, ma poi si spengono rapidamente‖. La Storia lo smentirà clamorosamente, e il Regime che verrà fu il frutto di una generazione di politici e intellettuali che trascinarono al massacro un‘intera generazione di contadini e analfabeti, ripetendo assurde insulsaggini come quella del futurista Filippo Tommaso Marinetti che inneggiava alla guerra come ―la sola igiene del mondo‖. A Sant‘Antioco, un anno prima della Marcia su Roma, una domenica del 24 aprile 1921, duecento reduci riuniti dal giovane 23enne ragionier Andrea Aste, ex Tenente di Artiglieria in congedo, fondano i Fasci di combattimento. Iniziavano a fare la grande Storia di questo paese partendo ognuno dalla sua piccola esperienza personale fatta di sentimenti e rivendicazioni che, messe insieme, rappresentavano la prima vera acculturazione politica di Sant‘Antioco. Ma questa è un‘altra storia che vi racconterò nel prossimo lavoro dal titolo ―Sant‘Antioco in camicia nera‖. Sarà la saga di un‘intera generazione, (i Biggio, i - 180 - Giacomina, gli Aste, i Ferralasco, gli Eustachi, l‘avvocato ―Pabassa‖, ecc.), una generazione adottata dal fascismo e sconfitta dal secondo conflitto mondiale che fece svanire le illusioni maturate durante tutto il ventennio fascista. Come eravamo in quegli anni? Di cosa si parlava? Quali erano le angosce e gli entusiasmi di allora? E con quale spirito gli Antiochensi accettarono la politica del regime. Racconterò degli uomini che hanno fatto la politica del paese con gli ideali e le contraddizioni che li muovevano e che le scelte di vita avevano portato su fronti opposti. Ci sono i poderi nei campi squadrati di Funtan‘e Canai, di Su Pranu, e i sentieri perpendicolari di Bingixedda dove i contadini Antiochensi ritrovavano il gusto dell‘andare in bicicletta e le massaie a piedi con la brocca o il canestro posato sulla testa. Ci sono le case e le vie del centro storico, con il Municipio, il Dopolavoro e la Casa del Fascio. Il Bar di ―Chicchinu‖ animato dalle chiacchiere e dalla solita gente, ma frequentato anche da persone particolari che in paese hanno fatto ―costume‖. Sarà un viaggio attraverso la memoria, costellato dai ricordi e dai personaggi che oggi sono stati dimenticati perché non ci sono più, ma che ritornano alla mente non appena viene pronunciato il loro nome o rievocate le loro gesta curiose. E poi le visite dei gerarchi e del Duce; la nascita di Carbonia, lo stabilimento A.Ca.I. e il porto che contribuirà alla politica autarchica del regime e diverrà la valvola di sfogo del bacino carbonifero del Sulcis-Iglesiente. Gli Antiochensi, prima di allora, non erano mai stati così vicini al centro del potere e così coinvolti a partecipare direttamente alle grandi e piccole decisioni che riguardavano l‘intera Nazione. Ma non finisce qui, per concludere il mio tuffo nel novecento, seguirà un terzo tomo ―Sant‘Antioco nella seconda guerra mondiale‖ che racconta gli avvenimenti bellici che i 1.350 combattenti di Sant'Antioco vissero durante i cinque anni di partecipazione al secondo conflitto mondiale. Come era difeso il paese per tutto il periodo bellico? E soprattutto dove combatterono in nostri soldati? Nel libro scopriremo chi fu protagonista delle grandi battaglie navali di Capo Teulada, Punta Stilo e Capo Matapan; chi partecipò all'epica battaglia di El Alamein al fianco delle truppe di Rommel e contro gli inglesi del Generale Montgomery; chi combatté nella tragica campagna di Russia. E ancora, come vissero i nostri soldati l'8 settembre e chi, dopo l'armistizio, seguì il Duce a Salò come Giovannino Biggio e chi, invece, come Efisio Piria, scelse di andare coi Partigiani. Chi fu prigioniero degli Alleati e destinato ai campi di lavoro delle colonie inglesi o americani e chi, invece, fu deportato nei campi di internamento in Germania. I combattenti di Sant'Antioco nel loro piccolo appartengono a quella generazione che ha conosciuto i blitz corazzati, i bombardamenti a tappeto e i campi d'internamento. Abbiamo il dovere di restituirgli, almeno nella memoria, la verità della loro giovinezza, con gli ideali che li spingevano, con le sofferenze che hanno patito e persino con la ferocia che hanno messo nello scannarsi a vicenda sino all'ultimo giorno di guerra. … Arrivederci a presto. - 181 - Appendice Fogli Matricolari dei militari Antiochensi ZIRANO Cav. Augusto Cesare 11/10/1863 di Antonio e Meloni Teresa. (Esercito) ―Nato a Sant‘Antioco da genitori benestanti, fece i primi studi nel Collegio Pavesi in Cagliari e li completò nel collegio militare di Modena, dal quale uscì col grado di Sottotenente di Fanteria. Questo colto e valoroso ufficiale ebbe una grande passione per le armi. Fu, come Tenente, col generale Baldissera nell‘occupazione dell‘altipiano dell‘Asmara in Eritrea e combattente a Bir Tobras in Libia. Fu dieci volte ferito nella sua brillante carriera militare, e specialmente nel combattimento a Dosso Faiti il 3-4 novembre 1916, ove tanto si distinse, mancò poco che non vi lasciasse la vita. Ebbe numerose e ben meritate onorificenze, tra le quali, due Medaglie d‘Argento ed una di Bronzo al Valor Militare, la Croce dei Savoia, quella di Guerra, quella di Cavaliere della Corona d‘Italia. Così, di grado in grado, per i suoi meriti speciali e per i numerosi fatti d‘arme a cui prese parte nell‘attuale guerra, sempre con calma e sprezzo del pericolo, seppe conquistarsi sul campo le spalline da generale. Onore al valoroso e benemerito nostro concittadino‖. (Tratto da ―Il villaggio di Sant'Antioco‖) ZIRANO Augusto, Maggiore. Comandante del 3° Btg. del 135° reggimento della brigata ―Campania‖ (135° e 136° Rgt.) dal 1° giugno 1915 al 1° febbraio 1916. Medaglia di Bronzo: ―Maggiore di Fanteria, mercé sagge disposizioni, attività e coraggio, infondendo nei suoi dipendenti calma e fiducia, sosteneva e respingeva con le sue truppe un attacco del nemico giunto fino sui parapetti della trincea non ancora in condizioni di efficace resistenza‖ Oslavia, 19-20 dicembre 1915. ZIRANO Augusto, Capitano. Comandante del 3° Btg. del 149° reggimento della brigata ―Trapani‖ (149° e 150° Rgt.) dal 28 ottobre 1916 al 5 novembre 1916. Ferito. Medaglia d‘Argento: ―Tenente Colonnello di fanteria, alla testa del suo battaglione, in pieno giorno ed in terreno scoperto battuto intensamente dal tiro d‘interdizione dell‘artiglieria nemica, con calma e sprezzo del pericolo, accorreva sollecito con le sue truppe a rinforzare un importante posizione conquistata all‘avversario, mantenendovisi saldamente, nonostante il persistente e violento fuoco dell‘artiglieria nemica. Rimaneva gravemente ferito‖. Dosso Faiti, 3-4 novembre 1916. ZIRANO Augusto, Colonnello. Comandante del 95° reggimento della Brigata ―Udine‖ (95° e 96° Rgt.) dal 10 novembre 1917 al 19 febbraio 1918. Medaglia d’Argento: ―Brigadiere Generale Comandante della Brigata Tevere (215°-216° Rgt.), ridotto con poche forze di diversi corpi alla difesa di un tratto importantissimo della linea, con insuperabile sprezzo del pericolo ed infondendo in tutti fede e spirito aggressivo, resisteva con mirabile tenacia sul posto, incurante dell‘incalzare violento delle truppe d‘assalto nemiche, e non ripiegando che in seguito ad ordine del Comando di Divisione‖. Montello 15-20 giugno 1918. Ordine Militare dei Savoia: ―Già distintosi in precedenti azioni come soldato e come comandante, nell‘offensiva dell‘ottobre condusse in modo ammirevole la sua Brigata alla vittoria. Contro le difese nemiche del Piave, a Fadalto e a Ponte delle Alpi con abile mossa ed esemplare valore personale ovunque vinse le resistenze nemiche conseguendo pregevoli risultati per l‘ulteriore avanzata delle nostre truppe. Piave, Fadalto, Ponte delle Alpi 29 ottobre-4 novembre 1918. - 182 - Classe 1877 ARRUS Antioco Ignazio 08/10/1877 di Emanuele e Martini Giovanna. (Esercito Matricola N°4133) Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. nel Distretto Militare di Cagliari. Il 14 giugno 1915 viene trasferito al Distretto Militare di Sassari nel 321° Btg. M.T.. Il 31 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel Distretto Militare di Bologna. Il 5 settembre 1916 è nel 129° Btg. M.T. presso il deposito di fanteria di Ravenna. Il 15 gennaio 1917 parte dal territorio in stato di guerra, e il 18 febbraio 1917 è in licenza illimitata in attesa di congedo. COCCO Salvatore 24/02/1877 di Efisio e Caredda Caterina (Esercito) Chiamato alle armi il 2 dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al 100° Btg. M.T.. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T.. Il 15 ottobre 1917 è ―sbandato‖ nel fatto d'arme di Caporetto. LOBINA Giò Battista 30/05/1877 di Francesco e Stagni Stella. (Esercito Matricola N°7666) Chiamato alle armi il 1° gennaio 1917, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. Il 21 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al 100° Btg M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T.. Il 15 ottobre 1917 è sbandato nel fatto d'arme di Caporetto. LOI Domenico 06/12/1877 di Salvatore e Santus Annica (Esercito) Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al 100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 18 novembre 1917 è nel 98° Btg. M.T. Il 2 dicembre 1918 è in licenza illimitata. LONGU Efisio 04/07/1877 di Antioco e Gallus Chiara (Esercito) Dopo la leva nel 1899-1900 (campagna di guerra italo-turca), verrà richiamato il 26 maggio 1915 nel 306° Btg. M.T.. Il 31 dicembre 1915 è Caporale. Il 20 gennaio 1916 riportò una ferita da granata alla regione temporale in combattimento. Il 21 settembre 1916 è nel deposito del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. L'8 ottobre 1916 è nel 3° Genio Lavoratori. Caporale nel 3° Btg. della M.T.. Deceduto il 1° dicembre 1917 sul campo in località sconosciuta per ferite riportate in combattimento. MAMELI Cosimo Damiano Nicolino 27/09/1877 di Antioco e Cossu Giuseppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 3 dicembre 1916, verrà arruolato nel 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 25 novembre 1917 è nella 316a Compagnia Carreggio del Distretto Militare di Como. Il 26 aprile 1918 è nella 317a Compagnia Boscaioli, sempre a Como, sino al congedo. MARONGIU Giuseppino 30/09/1877 di Domenico e Lusci Domenica (Esercito) Chiamato alle armi il 3 dicembre 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. di fanteria di Ozieri. Il 3 gennaio 1917 è nella 989a Centuria del Distretto Militare di Cagliari. Giungerà in territorio in stato di guerra nel Distretto Militare di Lecco il 1° gennaio 1918 e assegnato alla 323 a Compagnia Boscaioli. Il 6 dicembre 1918 viene mandato in licenza illimitata. - 183 - MARTIS Fortunato 04/01/1877 di Francesco e Littera Carmela (Esercito) Arruolato il 18 febbraio 1918, nel 221° Btg. M.T. del Distretto Militare di Caserta, giungerà in territorio in stato di guerra il 13 maggio 1918 e assegnato al Battaglione Lagunari del 4° Rgt. Genio 2° Reparto, sino al congedo. MASSA Pietro Domenico Salvatore 25/11/1877 di Antioco e Perdisci Raffaela (Esercito, Matricola N°3613) Chiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. del Distretto Militare di Cagliari. Il 2 giugno 1915 è nel D.M. di Sassari nel 321° Btg. M.T. Il 31 agosto 1916 è nel D.M. di Bologna. Si congederà il 5 dicembre 1918. MILIA Antonio 13/08/1877 di Antioco e Mei Caterina. (Esercito Matricola N°4131) Chiamato alle armi il 26 maggio 1915 nel 316° Btg. M.T., il 9 settembre 1916 viene trasferito nella penisola nel Distretto Militare di Arezzo nel 181° Btg. M.T. Il 30 aprile 1917 è nel 196° Btg. M.T. e il successivo 15 maggio 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Il 5 dicembre 1917 è nel 251° Btg. M.T. sino al congedo. PINTUS Giovanni Antonio 21/02/1877 di Antonio e Melis Serafina. (Esercito Matricola N°6237) Chiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al 100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 18 novembre 1917 è nel 39° Btg. M.T. Deceduto a Terranova Pausania (Olbia) il 13 aprile 1918 per caduta accidentale. PIRIA Salvatore Angelo Emanuele 26/11/1877 di Salvatore e Atzori Giuliana. (Esercito N°5233) Chiamato alle armi il 1° giugno 1917, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al 100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 15 ottobre 1917 si sbanda durante la disfatta di Caporetto. Il 15 novembre 1918 nella 6a Sezione del Genio. Il 6 aprile 1918 è nel 287° Btg. M.T. Il 5 dicembre 1918 è in licenza illimitata. PISANO Giuseppino 02/04/1877 di Giuseppe e Pittoni Giuseppa. (Esercito) Caporale dell'80° Battaglione della M.T. morto per malattia dopo l'armistizio a Loano (Savona) il 14 novembre 1918. SERRA Salvatore 30/03/1877 di Raimondo e Pistis Stefania. (Esercito) Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al 100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 18 novembre 1917 è nel 98° Btg. M.T. Il 2 dicembre 1918 è in licenza illimitata. TARDINI Salvatore Emanuele 09/01/1877 di Antonio e Sanna Monserrata. (Esercito) Chiamato alle armi il 1° dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al 100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg M.T. Il 15 ottobre 1917 si sbanda durante la disfatta di Caporetto. - 184 - Classe 1878 BALIA Salvatore 09/01/1878 di Nicolò e Pinna Vincenza (Esercito Matricola N°6779) Dopo la leva in Marina nel 1903, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito nel 1910. Il 24 maggio 1915 viene chiamato alle armi per mobilitazione nel 316° Btg. M.T. e assegnato al Distaccamento Costiero di Capo Sperone sino al congedo, 6 dicembre 1918. BULLEGAS Antioco 17/06/1878 di Antioco Ignazio e Maccioni Emanuela. (Esercito N°6241) Chiamato alle armi il 10 aprile 1899, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 16 settembre 1900 viene assegnato alla 2a Compagnia Cacciatori del Corpo Regio Truppe Coloniali per la ferma biennale e parte per l'Africa. Giunge nella Colonia Eritrea il 19 settembre 1900. Verrà rimpatriato per congedo il 13 ottobre 1902. Richiamato per mobilitazione il 26 maggio 1915 nel 316° Btg. M.T. presso il deposito di fanteria di Ozieri, il successivo 8 luglio 1916 è nel 318° M.T. in territorio in stato di guerra. Si congeda il 5 dicembre 1918. DIANA Giovanni 14/12/1878 di Antioco e Bullegas Maria. (Esercito) Richiamato il 16 novembre 1916 nel deposito del 45° Rgt. di Ozieri, giungerà in territorio in stato di guerra il 4 dicembre 1916 e assegnato alla 752a Centuria Lavoratori. Si congederà con la 993a Centuria Lavoratori. DIANA Salvatore 27/12/1878 di Antioco e Littera Anna Maria. (Esercito N°6240) Dopo la leva nei Carabinieri e un richiamo nei Bersaglieri, verrà nuovamente richiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 nel 316° Btg. M.T. e inviato in licenza straordinaria. Rientrerà al corpo il 5 agosto 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 15 maggio 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 44a Batteria d'Assalto. Partirà dalla zona in stato di guerra il 4 novembre 1918 e inviato in licenza illimitata. FOIS Giuseppe 12/12/1878 di Giuseppe e Sanna Antioca (Esercito n°6737) Dopo la leva in Marina nel 1901-1902, verrà trasferito ai ruoli dell‘Esercito e richiamato alle armi il 13 maggio 1915 a La Maddalena presso il deposito della Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa. Il 14 settembre 1916 parte dal deposito di La Maddalena e assegnato al porto di Cagliari, per poi essere trasferito alla batteria di Artiglieria da Fortezza di Carloforte. Il 7 giugno 1918 verrà dispensato dal servizio. (ACSA, Leva e truppa 10/37, Serie VIII). FOIS Nicolino 18/01/1878 di Giuseppe e Steri Carmela (Esercito N°6733) Dopo la leva in Marina nel 1901-1902, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato alle armi il 13 maggio 1915 a La Maddalena presso il deposito della Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa. Il 25 giugno 1917 parte dal deposito di La Maddalena e assegnato al porto di Carloforte. L'11 maggio 1918 verrà dispensato dal servizio. FRACI Giuseppino 20/11/1878 di Antonio e Cannas Lucia (Esercito N°7669) Richiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. L'8 luglio 1916 è nel Deposito di Ozieri nel 318° Btg. M.T. e il 21 giunge in territorio in stato di guerra. Il 20 luglio 1917 verrà assegnato al 10° Rgt. di Artiglieria da Fortezza sino al congedo. - 185 - LECCA Salvatore 28/05/1878 di Antioco e Mei Anastasia (Esercito) Richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nella 6a Compagnia del 316° Btg M.T. Il 20 febbraio 1917 è a Ozieri nel deposito del 45° ―Reggio‖. Verrà prosciolto dal servizio il 30 dicembre 1918. LOI Raffaele Giuseppe Salvatore 08/11/1878 di Costantino e Soddu Maria (Esercito N°3674) Chiamato alle armi il 15 novembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. Il 20 febbraio 1917 è nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 maggio 1917 viene esonerato temporaneamente dal servizio. Il 15 novembre 1917 rientra nel 316° Btg. M.T. e comandato presso la Miniera di Bacu Abis. Licenziato a seguito di sua domanda dalla Miniera rientrerà al corpo il 9 marzo 1918 e il 24 aprile viene dispensato dal servizio effettivo. Verrà congedato il 31 dicembre 1918. LUSCI Francesco 14/07/1878 di Antonio e Balia Antioca (Esercito) Richiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. del Distretto Militare di Sassari. Il 2 giugno 1915 è nel 321° Btg M.T. Il 31 agosto 1916 viene trasferito nel Distretto Militare di Bologna e il 15 settembre giunge in territorio in stato di guerra nel 108° Btg M.T. Si congederà col grado di Caporale. LUSCI Giovanni Antioco Salvatore Emanuele 16/11/1878 di Luigi e Mereu Domenica (Esercito N°6244) Chiamato alle armi il 15 novembre 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 4 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 752a Centuria Lavoratori sino al congedo. MEI Antioco Giuseppe Salvatore 26/11/1878 di Salvatore e Carta Antonica (Esercito N°9679) Chiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. Il 2 giugno viene trasferito nel Distretto Militare di Cagliari nel 321° Btg M.T. Il 20 febbraio 1917 è nel 71° Rgt. di fanteria della brigata ―Puglie‖... Foglio matricolare incompleto. SENIS Achille 29/07/1878 di Francesco e Manca Angelina (Carabinieri N°9681) Carabiniere di carriera dal 18 settembre 1901, alla vigilia della guerra prestava servizio nella Legione Territoriale di Torino. Giungerà in territorio in stato di guerra il 6 gennaio 1916, e il 28 marzo lascia la zona d'operazioni per aver terminato il servizio di rinforzo. Rientrerà in zona di guerra il 7 settembre 1916 nella 45a Sezione Carabinieri Mobilitata dipendente dalla 45a Divisione di fanteria. Il 13 maggio 1917 viene ferito e ricoverato prima nell'83a Sezione di Sanità e poi trasferito all'ospedale di Monfalcone (Gorizia); il Senis riportò lesioni alla natica, al braccio e alla spalla destra prodotte da schegge di granata nemica durante il combattimento di San Canziano (Gorizia). Il 15 luglio 1917, nel basso Friuli, verrà decorato di Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Durante una violenta repressione contro armati, compì arditamente tutto il suo dovere esponendosi al fuoco micidiale e gettandosi impavido dove più accaniva la lotta, impegnandosi in violenti corpo a corpo‖. Il 15 ottobre 1919 è Appuntato. Verrà collocato a riposo su domanda il 21 aprile 1921. - 186 - Classe 1879 ARGIOLAS Antioco Giuseppe 26/04/1879 di Francesco e Siddi Maria Chiara (Esercito N°7723) Chiamato alle armi il 13 maggio 1915, verrà arruolato a La Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 22 dicembre 1918. BALIA Salvatore 01/12/1879 di Antonio e Massa Rosina (Esercito N°7682) Dopo la leva nel 1900-1902 nel 60° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 nel 317° Battaglione M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 21 giungo 1916 lascia la zona d'operazioni per essere ricoverato all'ospedale di tappa di Primolano (Vicenza). Verrà riformato il 24 luglio 1916 dall'ospedale militare di Milano. BASCIU Andrea Vincenzo 04/04/1879 di Andrea e Mei Giuseppa (Esercito N°7721) Dopo la leva nel 1900-1902 nel 60° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato il 26 maggio 1915 nel 317° Btg. della M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel Comando del Genio della IIa Armata. Il 28 ottobre 1917 è effettivo nel 34° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 28 gennaio 1918 è nella 46a Compagnia Ausiliaria. Il 2 gennaio 1919 parte dal territorio in stato di guerra e viene inviato in licenza illimitata. BRUGATTU Francesco Giuseppe 18/07/1879 di Giuseppe e Cappai Caterina (Esercito) Residente a Bona (Algeria), verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel 322° Btg M.T. nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Dal 6 settembre al 22 ottobre 1918 è aggregato alla 31a Compagnia del 5° Genio Minatori. Dall'8 novembre 1918 è effettivo nel Btg. Complementare della Brigata ―Pesaro‖ (239° e 240° Rgt.). DIANA Claudio Roberto Francesco 25/08/1879 di Antioco e Garibaldi Adelaide. (Carabinieri N°6926) Arruolatosi volontario nei Carabinieri a Cavallo l'8 luglio 1899 presso la Legione Territoriale di Cagliari, nell'ottobre del 1914 alla vigilia della guerra, viene trasferito nella Legione di Torino e in seguito trasferito a Casale Monferrato (Alessandria). Il 10 giugno 1917 è ad Alessandria. Il 31 gennaio 1916 viene nominato Maresciallo d'Alloggio. Il 20 settembre 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Nel novembre del '17 è a Ivrea e il 24 è nell'80a Sezione Carabinieri Mobilitata. Partirà dal territorio in stato di guerra il 26 gennaio 1919 dal distaccamento ―Tasso‖. Il 1° febbraio 1919 è Maresciallo d'Alloggio Capo. Nel Maggio del '19 è a Bagnolo-Piemonte. Nell'agosto del '19 è a Mondovì. Verrà collocato a riposo il 30 novembre 1920. Morirà nel febbraio del 1930 FAI Efisio 13/08/1879 di Antonio e Lusci Giuliana (Esercito) Richiamato alle armi il 26 giugno 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. Il 31 gennaio 1917 è nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 4 novembre 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella 55a Sezione Forni Someggiati. Il 2 agosto 1918 è nella 3a squadra della 60a Sezione Panettieri sino al congedo avvenuto il 22 dicembre 1918. FONTANA Vittorio Francesco Antonio 17/09/1879 di Ignazio e Farci Giuseppina (Esercito) Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, viene arruolato a Torino nel 5° Rgt. Genio Minatori. Il 1° marzo 1917 è nella Scuola Telegrafisti. Il 18 aprile 1917 è nel 4° Plotone della 6 a Compagnia Telegrafisti. Il 15 ottobre 1917 è nel 3° Plotone della 4a Compagnia telegrafisti. Il 16 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. - 187 - GALLUS Antonio Vincenzo 25/09/1879 di Vincenzo e Crobeddu Delfina (Esercito) Dopo la leva nel 1899-1902 nel 59° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 e arruolato nel 317° Btg M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 aprile 1916 è Caporale. Il 9 maggio 1916 parte dalla zona di guerra perché giudicato temporaneamente inabile al servizio effettivo dall'ospedale di Udine. Il 31 agosto 1916 è nel plotone autonomo presso il distretto militare di Cagliari. Si congederà il 19 gennaio 1919. GALLUS Salvatore Raffaele 12/10/1879 di Vincenzo e Porcu Caterina (Esercito, fratello di Carlo Gallus 01/11/1896). Dopo la leva nel 1898-1900 a Torino nella 10a Compagnia del 2° Rgt. (Artiglieria?), verrà richiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 nel 317° Btg. M.T. col grado di Sergente. Il 5 gennaio 1916 è nel 316° Btg M.T. sino al termine del conflitto. MARIANI Giuseppe Vincenzo 07/06/1879 di Giuseppe e Sulas Francesca (Esercito N°7078) Richiamato alle armi il 24 maggio 1915, verrà arruolato nel 317° Btg M.T. Il 6 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 234° Rgt. ―Lario‖ impegnato sul Carso; (con tutta probabilità l‘assegnazione al Reggimento avvenne in tempi successivi in quanto il 234° che, insieme al 233° formavano la brigata ―Lario‖, fu costituito un anno dopo, il 25 gennaio 1917 a Savona nel deposito del 41° Rgt. ‖Modena‖, mentre il 233° Rgt. fu costituito nella stessa data a la Spezia nel deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ così come confermato in altri fogli matricolari.). Il 12 aprile 1918 è nel 2° Rgt. Alpini presso la 23a Compagnia del Battaglione ―Saluzzo‖ come conducente effettivo sui Monti Stelino e Maltirolo. Il 22 dicembre 1918 viene mandato in congedo illimitato dalla 5a Colonna del 2° Parco Carreggio Salmerie. MASSA Antonio 01/01/1879 di Luigi e Zurru Antioca (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 30 dicembre 1916, e arruolato il 10 gennaio 1917 nel deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 10 aprile 1917 è nel 66° Rgt. della brigata ―Valtellina‖ e il 24 giunge in territorio in stato di guerra nel 42° Rgt. di fanteria ―Modena‖. Il 18 ottobre 1917 è nel 6° Reparto disarmato; il 15 luglio 1918 è nel 14° Rgt. della brigata ―Pinerolo‖. Dopo pochi giorni, il 27 luglio è nel 7° Btg. della Brigata ―Sassari‖. Partirà dal territorio in stato di guerra l'8 gennaio 1919 e inviato in licenza illimitata. MASSA Salvatore Emanuele Lorenzo 10/08/1879 di Vincenzo e Lai Perdisci Chiara. (Esercito N°7077) Dopo la leva nel 1899-1900 nel 10° Rgt. di Artiglieria da Campagna, verrà richiamato per mobilitazione il 13 maggio 1915 a La Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 16 novembre 1917 viene esonerato dal servizio attivo. OLLARGIU Giuseppe Giovanni Salvatore 05/06/1879 di Antonio e Santus Filomena (Esercito) Già riformato, verrà chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, e arruolato l'11 gennaio 1917 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 12 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 24 aprile del '17 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ e il 12 ottobre è nella 1492a Compagnia Mitraglieri. Il 12 novembre del '17 viene catturato dal nemico (Bainsizza ?). Rientrerà dalla prigionia l'11 dicembre 1918 e il 4 gennaio 1919 è in licenza illimitata. PAU Andrea Efisio 30/11/1879 di Giovanni e Porcu Giuseppa (Esercito) Chiamato alle armi il 13 agosto 1917, giungerà in territorio in stato di guerra presso l'intendenza della 4a Armata e assegnato al 1° Rgt. Genio del 1° Corpo d'Armata Servizio Treno. Il 19 marzo del - 188 - '18 è nella 74a Compagnia del 1° Rgt. Genio Zappatori. Il 19 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata. PILLISI Giuseppe Agostino 10/11/1879 di Giuseppe e Pau Caterina. (Esercito N°7047 bis) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 30 dicembre 1916 e arruolato nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri. L'11 gennaio 1917 verrà trasferito in zona di guerra al 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 18 maggio 1917 è nella 1096a Compagnia Mitraglieri del 39° Rgt. della brigata ―Bologna‖ in zona di guerra. PILLISIO Giovanni Antonio 13/01/1879 di Antioco e Balia Giuliana (Esercito N°7728) Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato nel 317° Btg M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 agosto lascia la zona d'operazioni per una licenza di convalescenza. Il 3 ottobre rientra al corpo. Il 2 gennaio del '17 è nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 30 dicembre 1918 verrà prosciolto dal servizio. PINNA Nicolò 04/03/1879 di Antico e Garau Giuseppa (Esercito N°7728) Dopo il servizio di leva a Genova nel 1899-1900 presso la 10a Brigata di Artiglieria da Costa, verrà richiamato il 13 giugno 1915 nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 22 dicembre 1918. PUDDU Antonio 18/01/1879 di Luigi e Cadeddu Maria (Esercito) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, verrà assegnato al 322° Btg M.T. Il 19 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 76° Rgt. di fanteria di Marcia della brigata ―Napoli‖. Il 12 ottobre 1918 è nella 13a Compagnia del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 20 dicembre 1918 è in licenza illimitata. SCARIMBOLO Nicola 01/11/1879 Nato a Ponza e residente a Carloforte. (Esercito) Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà assegnato al distaccamento costiero di Capo Sperone. Il 25 gennaio 1907 è nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri e l'11 marzo 1917 viene riformato. SERCI Antonio 05/03/1879 di Luigi e Mussu Maria Luigia (Esercito) Chiamato alle armi il 15 maggio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 23 viene assegnato alla 564a Centuria e il 28 giunge in territorio in stato di guerra nel 209° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖. Il 7 agosto 1917 è nella M.T. del 78° Rgt. della brigata ―Toscana‖. Il 12 ottobre 1917 è nel 20° Rgt. di fanteria di marcia della brigata ―Brescia‖. Il 29 ottobre 1917 è nel 6° Reparto Speciale Disarmato. Il 1° marzo 1918 è nella 2a Compagnia. Il 27 dicembre 1918 lascia la zona di guerra e inviato in licenza illimitata. SITZIA Giovanni Antioco Agostino noto Salvatore, 13/04/1879 di Giovanni e Spiga Antioca. (Esercito N°7678) Dopo la leva nel 1900-1902 nel 60° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato il 25 maggio 1915 nel 317° Btg M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 19 marzo 1917 è a Savona nel deposito del 41° Rgt. di fanteria ―Modena‖ dove verrà assegnato al 234° Rgt. Milizia Mobile della brigata ―Lario‖, appena costituita il 25 gennaio 1917. Il 18 dicembre 1918 lascia la zona di guerra e inviato in licenza illimitata. - 189 - Classe 1880 ANGIUS Salvatore 07/04/1880 di Antioca e Esu Luigia (Esercito) Chiamato alle armi il 27 aprile 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato al 317° Btg. M.T. Il 2 maggio 1916 viene trasferito al 322° Btg M.T. L'11 luglio passa al 6° Rgt. della M.T.. Il 1° gennaio 1917 è nella 482a Centuria. Il 18 marzo 1917 è nel 234° Rgt. ―Lario‖ mobilitato in zona di guerra. Il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. CARBONI Antonio 10/02/1880 di Giovanni e Nocco Felicina (Esercito) Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 5 aprile 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 216° Rgt. di fanteria ―Tevere‖. Il 28 maggio 1917 lascia la zona d'operazioni per ferite riportate nel fatto d'arme di Castagnevizza. Dopo la convalescenza verrà inviato in congedo assoluto e riconosciuto non idonea al proseguimento del servizio. CAULI Salvatore 25/09/1880 di Salvatore e Meloni Mariangela (Esercito) Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato per mobilitazione il 24 maggio 1915 presso la Tenenza dei Carabinieri di Sant'Antioco e assegnato a prestare servizio nel distaccamento costiero di Capo Sperone. Il 31 gennaio 1917 lascia la stazione semaforica della Marina perché richiamato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Verrà trasferito nella penisola in territorio in stato di guerra. Il 7 novembre 1917 verrà catturato dal nemico e condotto prigioniero in Ungheria. Verrà rimpatriato il 26 dicembre 1918. COSSU Agostino 14/04/1880 di Ignazio e Carta Efisia (Esercito) Richiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato a La Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 19 settembre 1915 parte da La Maddalena per raggiungere la sede reggimentale a Roma. Il 10 aprile del '17 è nel 10° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Dopo un breve passaggio presso il 3° Rgt. di Artiglieria da fortezza, il 20 dicembre 1917 viene trasferito all'8° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 20 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. FLORIS Francesco 22/11/1880 di Antioco e Daga Giuliana (Esercito) Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al 317° Btg. M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 28° Rgt. di fanteria ―Pavia‖ a prestare servizio presso l'infermeria cavalli a Galliano, nel comune di Cantù (Como). Il 25 giugno 1916 lascia la zona di guerra per motivi di salute e ricoverato all'ospedale di Alessandria. Dopo un mese, il 25 luglio 1916 viene inviato in licenza straordinaria di 60 gg. Il 31 agosto 1916 rientra in servizio nel Plotone Autonomo del distretto militare di Cagliari. Nell'ottobre del '17 rientra in territorio in stato di guerra nel battaglione complementare del 45° Rgt. ―Reggio‖ sino al 12 dicembre 1918. GARAU Cesare 23/05/1880 di Luigi e Lai Canè Antonia, nato a Carloforte. (Esercito) Richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 16 aprile del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 20 maggio 1917 passa al 4° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 19 giugno 1917 lascia il territorio in stato di guerra per una ferita da scheggia di granata alla mano sinistra e al volto con frattura della mascella; venne colpito mentre era di vedetta sul Monte - 190 - Ortigara. Dopo la convalescenza, l'11 settembre 1917 verrà inviato in licenza straordinaria sino al congedo. GARAU Giovannico 25/09/1880 di Nicolò e Caddeo Vincenza (Esercito) Chiamato alle armi il 9 novembre 1917, verrà arruolato a Viterbo nel deposito del 60° Rgt. della Brigata ―Calabria‖ e assegnato alla 3a Compagnia sino al marzo 1918, quando verrà trasferito al battaglione complementare sino al congedo avvenuto il 15 agosto 1919. LODDO Antonio 07/12/1880 di Emanuele e Loddo Bernarda (Esercito) (Fratello di Fedele 1882, Giovanni Salvatore Emanuele 1884, Salvatore Emanuele 1889, Efisio Antonio 1887, Antioco Luigi 1892). Richiamato alle armi il 13 maggio 1915, verrà arruolato a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 34a Batteria. Il 3 settembre 1915 parte per la sede reggimentale di Roma. Giungerà in territorio in stato di guerra il 16 luglio 1916 a Pocol (Belluno) nel 7° Artiglieria da Fortezza e assegnato al deposito munizioni della 4a Armata. Il 30 agosto 1916 è a Belluno nel 4° Magazzino di Artiglieria. Il 9 novembre 1917 rientra nel deposito munizioni (401-403) della 4a Armata. Lascerà la zona di guerra il 24 dicembre 1918 per essere inviato in licenza illimitata. MARCIALIS Francesco 27/09/1880 di Antioco e Granella Giovannica, nato a Palmas Suergiu. (Esercito) Richiamato il 28 aprile 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato al 322° Btg M.T. L'11 luglio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla M.T. del 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 1° gennaio 1917 è nella 482a Centuria. Il 19 marzo del '17 è a Massa Carrara nel deposito del 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ dove il 25 dello stesso mese verrà assegnato alla Brigata ―Lario‖, nel 233° Rgt. per essere poi trasferito alla 2a Compagnia del 234° Rgt. Venne dichiarato disperso non si sà in quale fatto d'arme; qualche anno dopo il termine della guerra si seppe che fu catturato a Gorizia e morì nel campo di concentramento di Kleinmunchen (Linz, Alta Austria, settore nord occidentale). MASSA Antioco Ignazio 21/03/1880 di Giovanni e Cossu Maria Efisia (Esercito) Richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. della Brigata ―Calabria‖. Il 24 aprile 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella Brigata ―Modena‖ e assegnato al 42° Rgt. ―Modena‖. Catturato dal nemico in luogo e data sconosciuti, morirà per edema polmonare il 2 gennaio 1918 nell'ospedale da campo dei prigionieri di guerra in Siegmundsherberg, Circondario di Hom, Bassa Austria settore nord orientale. MELONI Giovanni Antioco 10/04/1880 di Giovanni e Argiolas Caterina (Esercito) Richiamato alle armi il 25 aprile 1916 nel deposito di fanteria a Tempio, giungerà in territorio in stato di guerra nel giugno del 1916 col 317° Btg. della M.T.. Il 19 marzo 1917 passa al 234° Rgt. della brigata ―Lario‖ e successivamente al 3° Genio Telegrafisti sino al congedo. MURA Giuseppe 03/03/1880 di Daniele e Bianco Maria (Esercito) Richiamato alle armi il 27 aprile 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato al 322° Btg della M.T. Il 15 maggio 1916 passa al 54° Btg. M.T.; il 10 novembre del '16 è nel 304° Btg M.T. e dopo 10 giorni giunge in territorio in stato di guerra. Il 25 maggio 1917 lascia la zona di guerra per essere assegnato provvisoriamente al plotone autonomo del Distretto Militare di Messina. Rientrerà in zona d'operazioni il 23 luglio 1917 nel deposito del 29° Rgt. di fanteria ―Pisa‖ dove verrà assegnato al 276° Rgt. della Brigata ―Belluno‖. Il 28 agosto 1917 a Mesnjak - 191 - Testen, sulla Bainsizza, verrà ferito alla mano sinistra da pallottola esplosiva e ricoverato all'ospedale di Milano per 7 giorni; a Torino per 2 mesi, e mandato in convalescenza per 20 gg. Rientrato al deposito, viene nuovamente ricoverato all'ospedale ―Gentilini‖ di Milano. Successivamente gli verranno assegnati altri 7 mesi di degenza presso l'ospedale ―Fratelli Bandiera‖ e un mese al ―Galvani‖ sempre a Milano. Si congederà il 29 dicembre 1918. MURA Giuseppe 06/08/1880 di Michele e Cossu Luigia. Residente a Filadelfia. (Esercito) Già militare di leva nella Marina, verrà richiamato alle armi il 12 settembre 1916 e assegnato al 316° Btg della M.T. nel deposito di fanteria di Cagliari, per poi passare al 322° Btg M.T. Il 12 marzo 1917 viene trasferito a Salerno nel deposito del 10° Rgt. di fanteria ―Regina‖ dove verrà assegnato alla Brigata ―Sele‖ prima nel 219° Rgt. e il 25 marzo nel 220° Rgt. Il 30 aprile 1917 lascia la zona di servizio per motivi di salute; rientrerà in servizio il 24 maggio 1917 e assegnato prima alla Compagnia Presidiaria, prima alla 79a e il 28 dicembre 1917 alla 17a. Il 7 gennaio 1918 verrà esonerato temporaneamente dal servizio sino al congedo. PIGA Giuseppe 13/05/1880 di Antioco e Orrù Filomena (Esercito N°9691) Richiamato il 27 maggio 1915, verrà arruolato nel 317° Btg M.T. L'8 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Il 19 marzo 1917 è a Savona nel deposito del 41° Rgt. ―Modena‖ e assegnato alla Milizia Mobile del 234° Rgt. ―Lario‖. Il 24 novembre 1917 è nell'80° Btg. di marcia. Il 20 febbraio 1918 lascia la zona di guerra. Il 7 marzo 1918 è a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 1° aprile 1918 viene esonerato temporaneamente dal servizio. Il 18 dicembre 1918 è in licenza illimitata. PINNA Salvatore 05/09/1880 di Salvatore e Calabrò Giuseppina. Residente a New York. (Esercito) Richiamato alle armi il 16 agosto 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. della M.T. Il 25 ottobre 1916 viene trasferito al 322° Btg. nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 9 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 15 marzo 1917 viene assegnato al 219° Rgt. della Brigata ―Sele‖. Il 29 ottobre 1917 è nel 65° Rgt. di fanteria ―Valtellina‖. Il 28 febbraio del '18 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 17 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata. SALIDU Salvatore Domenico Antonio 01/11/1880 di Giuseppe e Brai Caterina (Esercito) Richiamato alle armi il 23 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 10 dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 10 aprile 1916 viene assegnato alla lavanderia del 13° Corpo d'Armata. Nell'Aprile del '17 è nella 94a Compagnia Presidiaria, il successivo mese di maggio è nel deposito di fanteria di Piacenza dove viene assegnato alla 4a Compagnia Sanitaria. Il 24 novembre 1917 è nel 95° Rgt. della brigata ―Udine‖. Il 18 giugno 1918 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 gennaio 1919 lascia la zona di guerra e viene mandato in licenza illimitata. Classe 1881 CARACCIOLO Aurelio 08/11/1881 di Michele e Giacomina Raffaela. (Esercito N°10754bis) Figlio del Direttore Didattico Michele Caracciolo, già riformato al servizio di leva, verrà giudicato idoneo ai soli servizio sedentari. Verrà richiamato il 28 giugno 1916 nel Plotone Autonomo di Sanità della Divisione Militare di Cagliari. Nominato Tenente Medico di Complemento il 20 luglio 1916, sarà effettivo presso l'Ospedale Militare di Cagliari. - 192 - CHERCHI Antonio noto Gregorio 02/01/1881 di Antonio e Ennas Annica. (Esercito N°4135) Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato l'11 maggio 1915 nella Tenenza dei Carabinieri a Sant'Antioco e incorporato nel 316° Btg della M.T.. Sarà assegnato a prestare servizio al Distaccamento Costiero Semaforico di Capo Sperone. Verrà esonerato dal servizio il 4 maggio 1918. DIANA Francesco Antioco 03/10/1881 di Antioco e Littera Anna Maria. (Esercito) Dopo la leva nel 5° Rgt. Genio Minatori nel 1904, verrà richiamato il 25 maggio 1915 nel deposito di Ozieri presso la sezione del 5° Genio Minatori e assegnato alla 4a Compagnia. Il 16 settembre 1915 viene trasferito al Distretto Militare di Firenze e in seguito al Comando Tappa di Tolmezzo (Udine). Durante la ritirata di Caporetto è nella 13a Compagnia del 5° Genio. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e congedato dalla 13a Compagnia nel Deposito di Trento. FANNI Antioco Giuseppe 22/01/1881 di Giuseppe e Cabras Serafina. Appartenente al 317° Btg. della Milizia Mobile. Dispensato dal servizio in seguito a ferita al braccio sinistro colpito dalla scheggia di una bomba lanciata da un aereo nemico. A decorrere dal 1° dicembre 1916 percepiva la pensione di guerra a vita di Lire 1.008. (ACSA, Leva e Truppa VIII, 8 maggio 1920. Elenco mutilati e invalidi di guerra). L‘UNIONE SARDA, 9 luglio 1916. Da S.Antioco: ―Una patriottica dimostrazione in onore d‘un glorioso ferito‖ FARRIS Aurelio 02/10/1881 nato a Carloforte e sposato con Mercede Susini, sorella del poeta Stefano Susini e seconda moglie di Dottor Mario Eustachi. (Esercito) Già militare di leva nella Marina, verrà richiamato il 7 febbraio 1916 nel 322° Btg. della M.T.. Il 3 gennaio 1917 è a Napoli nel reparto autonomo del 31° Rgt. ―Pinerolo‖ dove verrà comandato presso la Società Partenopea come operaio. LAI PERDISCI Efisio 10/02/1881 (Esercito) di Salvatore e Orrù Caterina Già militare di leva nella Marina, verrà richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nel deposito del 51° Rgt. della brigata ―Alpi‖ e assegnato alla 3a Compagnia presso Città di Castello (Perugia). Il 24 aprile 1917 giungerà in territorio in stato di guerra nel 219° Rgt. ―Sele‖, vi rimarrà sino all'ottobre del '17 e inviato in licenza illimitata. LA NOCE Michele 26/08/1881 di Nunzio e Pes Caterina (Esercito) Dopo la leva nel 3° Genio Telegrafisti nel 1903, verrà richiamato il 17 dicembre 1915 per mobilitazione e arruolato a Firenze nel deposito principale del 3° Genio. Il 26 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 36a Compagnia Telegrafisti. Il 20 luglio 1916 viene ricoverato nell'ospedale da campo N°20 di Cittadella (Padova) e dopo alcuni giorni trasferito all'ospedale di Abano (Padova); il 7 agosto 1916 viene inviato in convalescenza per 60 gg. per una broncopolmonite. Rientrerà in territorio in stato di guerra l'8 ottobre 1916 nella 52a Compagnia Telegrafisti. Il 2 gennaio 1917 viene ricoverato all'ospedale da campo N° 220 e trasferito a quello di Udine e inviato in licenza straordinaria di 40 gg. Rientrerà al corpo il 1° marzo 1917. Il 25 novembre 1917, accusando frequenti malesseri e male agli occhi, viene ricoverato nuovamente nell'ospedale da campo N°20; sottoposto a rassegna per bronco olveolite e acipite dall'ospedale militare di Cagliari, verrà inviato in licenza straordinaria di 1 anno. Rientrerà al corpo il 18 dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata. È un fatto che il La Noce passò più tempo in convalescenza che al fronte. Non sappiamo se tali malesseri fossero veri o presunti tali, certo è che al termine del conflitto, il 23 aprile 1920, la - 193 - Tenenza dei RR.CC. di P. Monforte (Milano) stila un rapporto informativo sul soldato La Noce Michele: ―Il soldato La Noce Michele passo dalla Fanteria alle dipendenze della 36a Comp. Telegrafisti verso la fine del 1917 e vi rimase fino alla fine di marzo del 1918, data in cui la Compagnia lasciò l‘Altipiano di Asiago per trasferirsi al Piave. Durante la permanenza alla 36a Comp. Telegrafisti, fu adibito al servizio dei colombi viaggiatori, dislocato al posto di internamento di Monte Lemerle presso il Comando di un Reggimento di Linea. Ripetute volte ebbe a lagnarsi di malessere che l‘affliggeva agli occhi, ma non tale però da farlo esonerare dal servizio cui era preposto, per nulla gravoso. Le condizioni igieniche del Reparto presso il quale il militare passava parte del servizio erano ottime; al posto di internamento, quelle consuete di un Reggimento di Linea‖. Qualche mese più tardi, il 16 settembre, su richiesta del deposito del 4° Rgt. Genio Zappatori e Telegrafisti di Corpo d‘Armata, anche il Comando del 4° Battaglione Genio Telegrafisti redige un rapporto informativo relativo al periodo in cui il La Noce prestava servizio nella 52a Comp. Telegrafisti. Tale rapporto viene redatto dal Capitano Paladino, comandante della 52 a Comp. Telegrafisti e che ebbe sotto i suoi ordini proprio il La Noce. ―Allo scrivente non consta se all‘atto dell‘arruolamento o antecedentemente, il La Noce sia stato riconosciuto affetto da qualche malattia. Lo scrivente non è in grado di affermare se detto militare accusasse di frequente malesseri di sorta, all‘uopo sarà opportuno consultare i documenti dell‘ex 52a Comp. Telegrafisti. Il La Noce rimase alle dipendenze del sottoscritto dal luglio al dicembre 1917. Data la località ove il militare suddetto venne dislocato (Villa Gianazzai) non è da ritenersi sia stato sottoposto a disagi, quantunque molto si richiese a tutti i militari della compagnia, specie nell‘azione dell‘agosto 1917 (11a battaglia dell‘Isonzo). La 52a Comp. Telegrafisti dislocata nella zona della Bainsizza, disimpegnava in 1a linea il servizio telefonico d‘artiglieria del 2° Corpo d‘Armata. Le condizioni igieniche degli alloggiamenti del reparto e lo stato sanitario della truppa era buona‖. MANNAI Sebastiano 25/11/1881 di Emanuele e Salis Maria Chiara. Fratello di Antioco 1888 e Salvatore 1884. (Esercito) Richiamato alle armi l'8 febbraio 1916 e presentatosi il 12 giugno 1916 perché residente a Tunisi, verrà arruolato nel 316° Btg. della M.T.. Il 12 luglio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 54° Btg. M.T. di Brescia. Il 13 settembre 1916 è nell'88° Rgt. della brigata ―Friuli‖. L'11 ottobre 1916 è nel 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al 18 febbraio 1917. Il 6 febbraio 1918 è nel 1° Rgt. (Granatieri di Sardegna?) e assegnato alla 1750a Compagnia Mitraglieri. Lascerà la zona di guerra il 21 dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata. MARROCCU Antioco 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina. Gemello di Antonio. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 1902-04 nella Brigata di Artiglieria da Costa a La Maddalena, verrà richiamato per mobilitazione il 13 maggio 1915 e arruolato al La Maddalena nel deposito di Artiglieria da Costa. Il 28 febbraio 1916 passa alla 140a Centuria della M.T. in territorio in stato di guerra. L'8 marzo 1917 viene trasferito al 4° Rgt. ―Piemonte‖ e assegnato al 7° Btg. Qui, nel deposito del 4° Rgt. (Catania), verrà nuovamente trasferito passando alla 12a Compagnia del 146° Rgt. di fanteria ―Catania‖ costituito il 20 gennaio 1915 proprio nel deposito del 4° Rgt. ―Piemonte‖. Il 15 giugno 1917 lascia la zona di guerra per ferita alla coscia sinistra riportata in combattimento sulla ―Baita dell'Aia‖ sul Monte Ortigara da pallottola di Shrapnel; verrà ricoverato nell'ospedale da campo n°53 e dopo la convalescenza lasciato in licenza illimitata per postumi da ferita. - 194 - MARROCCU Antonio 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina. Gemello di Antioco. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri, il 20 febbraio 1916 viene assegnato alla 140a Centuria della 321a Compagnia M.T. del 1° Rgt. Genio. Il 14 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra con la 140a Centuria. Si congederà il 1° gennaio 1917 nel Distretto Militare di Cagliari. MASSA Francesco 19/08/1881 di Raffaele e Brai Giuliana. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916 verrà arruolato nel 322° Btg. M.T. e assegnato alla 233a Centuria. Il 1° maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 2 novembre del 1917 è nel 243° Rgt. di fanteria ―Cosenza‖. Il 29 gennaio 1918 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖. Verrà inviato in licenza illimitata il 13 novembre 1918. MATZEDDA Salvatore Emanuele Sebastiano noto Daniele 21/01/1881 di Salvatore e Serra Paolina. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 14 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. L'8 luglio 1917 è nel 4° Rgt. ―Piemonte‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Il 28 ottobre 1917 viene catturato nel fatto d'arme di Caporetto. Il 21 aprile 1918 viene dichiarato morto per esaurimento nell'ospedale da campo di Marchtrenk (a circa 25 chilometri da Linz Alta Austria, settore nord occidentale). Verrà sepolto nel cimitero dei prigionieri di guerra al n°1070. MEREU Salvatore Domenico 22/03/1881 di Giovanni e Pau Emanuela (Esercito N°6803) Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 1° marzo 1916 viene assegnato alla 141a Centuria del Distretto Militare di Cagliari. Il 4 marzo 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 1° Rgt. Genio sino al congedo, il 5 gennaio 1919. PALA Giuseppe noto Peppino 06/10/1881 di Giovanni e Pillisio Luigina (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 15 aprile 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° ―Sassari‖. Dopo un mese, l'8 maggio 1917 lascia la zona di guerra per malattia. Dopo la convalescenza rientrerà al deposito di Ozieri il 14 luglio1917. Il 10 settembre è nuovamente nella penisola a Brescia nel deposito Mitraglieri Fiat. Il 6 novembre 1917 è in territorio in stato di guerra con la 1466a Compagnia Mitraglieri. Lascerà la zona di guerra il 25 dicembre 1918 per congedo. PAU Antioco 02/03/1881 di Antioco e Salidu Chiara (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 15 dicembre 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato alla 140a Centuria della M.T.. Il 25 dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 15 novembre 1916 viene assegnato al 74° Rgt. di fanteria ―Lombardia‖ sino al congedo il 22 dicembre 1919. PISANO Salvatore 02/02/1881 di Giuseppe e Pittoni Peppina. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 12 giugno 1916. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 26 agosto 1916 viene ricoverato nella sezione sanitaria del seminario di Cividale del Friuli. Il 1° novembre 1916 sarà riformato. - 195 - RUVIOLI Arnaldo Giuseppe 22/01/1881 di Carlo e Diana Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi l'8 febbraio 1916, si presenterà spontaneamente in territorio in stato di guerra il 29 dicembre 1917 nel 38° Reparto di fanteria. Si congederà il 30 dicembre 1918. SCANO Antioco Giuseppe 02/07/1881 di Antioca e Casu Filomena. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato alla 140a Centuria della 321a Compagnia della M.T. del 1° Rgt. Genio. Il 14 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato prima al 28° Rgt. della brigata ―Pavia‖ e in seguito al 152° Rgt. ―Sassari‖ nella 9a Compagnia bis. Si congederà il 17 luglio 1918. SITZIA Demetrio 30/01/1881 di Antonio e Demurtas Maria Carmine. (Esercito) Già riformato alla leva, verrà richiamato il 30 dicembre 1916, e arruolato nel deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 29 marzo 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 321a Compagnia Boscaioli del 1° Rgt. Genio. Si congederà il 21 dicembre 1918. TRULLU Salvatore Emanuele 20/01/1881 di Giuseppe e Manca Giovanna (Esercito) Richiamato alle armi il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato alla 140a Centuria M.T. della 321a Compagnia del 1° Genio. Il 14 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra con la 140a Centuria. Il 1° dicembre 1917 è nella 1059a Centuria del Distretto Militare di Gaeta. Il 17 febbraio 1918 è nella 6a Compagnia Lavoratori del Distretto Militare di Cuneo. Il 4 novembre 1919 verrà inviato in licenza illimitata. VERONESI Giacomo 05/11/1881 di Ulisse e Ferrieri Elena, nato a Conselice (Ravenna). (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 1° settembre 1915 nella 6a Compagnia di Sanità presso il Distretto Militare di Bologna. Il 5 giugno 1916 consegue la nomina a Caporale. Il 14 maggio 1917 viene trasferito all'11a Compagnia di Sanità e assegnato alla 22a Sezione del 26° Reparto Someggiato. Il 15 ottobre 1918 è nel 3° Rgt. di Artiglieria da Campagna nella 3a Compagnia Automobilisti. Si congederà il 18 dicembre 1918. Classe 1882 AGUS Giovanni Salvatore noto Emanuele 30/12/1882 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 26 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 12 novembre 1915 viene assegnato al 151° Rgt. dalla Brigata ―Sassari‖ e trasferito in territorio in stato di guerra. Il 22 luglio 1917 viene catturato alla Bainsizza e condotto prigioniero nel campo di concentramento di Kleinmunchen (Linz, Alta Austria, settore nord occidentale). Morirà dopo un anno di prigionia il 16 luglio 1918 per edema polmonare. Verrà sepolto nel cimitero militare del campo il 18 luglio 1918 (Croce 111- Tomba 4720 - 141). ARRUS Antonio 08/05/1882 di Giovanni e Spina Chiara. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 e arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 17 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 21 dicembre lascia la zona di guerra per motivi di salute. Rientrerà in servizio il 5 febbraio 1917 nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri e assegnato alla 94 a Compagnia Presidiaria. Durante questo periodo fu comandato come operaio militarizzato presso la miniera di Bacu Abis (ACSA, Leva e truppa). Dopo circa un anno, il 17 dicembre 1917 viene - 196 - trasferito nella penisola col 45° Rgt. della brigata ―Reggio‖. Il 3 gennaio 1918 rientra nella Brigata ―Sassari‖, prima nel 152° Rgt. e il 3 febbraio nel 151°. Il 1° giugno si trova in luogo di cura. Dopo la guerra il 15 novembre 1918 viene trasferito al 63° Rgt. di fanteria di Marcia ―Cagliari‖. Lascerà la zona di guerra il 31 dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata. CABRAS Giovanni 07/11/1882 di Salvatore e Matta Antioca. (Esercito) Dopo la leva nel 19° Rgt. nel 1903-1904, verrà richiamato per mobilitazione il 29 ottobre 1915 e arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Al momento del trasferimento nella penisola, viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 25 novembre 1915 è in territorio in stato di guerra e assegnato alla 1a Sezione Mitragliatrici Pistola del 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30 agosto 1917 nel corso dei combattimenti sull'Altopiano della Bainsizza a quota 878, verrà ferito al piede destro da una scheggia di granata e curato presso il corpo. Il 30 ottobre 1917 viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio 1919 nel campo di affluenza di Pistoia. Il 20 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata. CADDEO Francesco 09/09/1882 di Francesco e Lusci Giuseppa. (Esercito N°12600bis) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato il 23 luglio nel deposito del 16° Rgt. di fanteria ―Savona‖ e assegnato alla 4a Compagnia. L'11 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata. Decorato di Medaglia Ricordo della Campagna d'Africa. CANÈ Giovanni 24/06/1882 di Antioco e Sanna Anna. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 16° Rgt. di fanteria ―Savona‖ e assegnato alla 4a Compagnia. Il 12 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 218° Rgt. della brigata ―Volturno‖ (costituita nel marzo 1916 nel deposito della brigata ―Savona‖). Lascerà la zona di guerra per motivi di salute il 2 marzo 1917 e si congederà il 28 dicembre 1918. CARBONI Efisio noto Antioco Luigi 03/04/1882 di Giovanni e Massa Felicita. (Esercito) Dopo la leva nel 1903-1905 presso il 20° Rgt., verrà richiamato per mobilitazione il 25 ottobre 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. Il giorno successivo, 26 ottobre, viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra per ferite il 29 novembre 1915. Dopo la convalescenza rientrerà in deposito a Ozieri il 28 febbraio 1916. Il 13 gennaio 1917 viene assegnato alla 94a Compagnia Presidiaria e il 17 rientra in territorio in stato di guerra. Il 25 settembre 1917 è in licenza agricola. Il 23 maggio 1918 rientra al deposito di Ozieri. Il 27 novembre 1918 è Caporale. Verrà dispensato dal servizio il 24 novembre 1918. DIANA Francesco Giuseppe 09/12/1882 di Disma e Valdes Eugenia. (Esercito) Richiamato il 18 luglio 1916 a Torino nel deposito del 31° Rgt. di fanteria ―Siena‖, verrà mobilitato con lo stesso reggimento, e l'8 ottobre trasferito al 218° Rgt. della brigata ―Volturno‖ e mobilitato nell'82a Compagnia. L'8 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Partirà dalla zona d'operazioni il 23 gennaio dopo pochi giorni (forse per ferita?). Il 25 febbraio1917 rientra nel deposito del 15° Rgt. di fanteria ―Savona‖. Il 25 luglio è nel deposito del 31° Rgt. ―Siena‖ e il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. LODDO Fedele 05/11/1882 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato alla 13a Compagnia. Il 7 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 1° Rgt. ―Granatieri di Sardegna‖. L'11 settembre 1918 viene trasferito al 66° Rgt. di Marcia ―Valtellina‖; il 25 ottobre 1918 è nel 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖ e assegnato al 7° - 197 - Battaglione. Il 16 gennaio 1919 lascerà la zona di guerra e verrà inviato in licenza illimitata. Decorato di Croce al Merito di Guerra e con brevetto n°10024. (ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 10/42, 27 aprile 1923) LONGU Francesco 28/08/1882 di Antioco e Gallus Maria Chiara. (Guardia di Finanza) Arruolato nella Guardia di Finanza il 4 gennaio 1901 in ferma quinquennale., Il 1° luglio 1901 verrà trasferito al Circolo di Messina; il 1° agosto 1904 presta servizio a Sassari. Si congederà il 10 settembre 1905. Il 4 gennaio 1906 viene riammesso in ferma triennale nel Circolo di Roma. Il 15 ottobre 1910 viene trasferito nella Compagnia di Aosta e assegnato al confine con la Brigata ―Val Polline‖. Il 1° aprile 1912 è nella Legione di Milano nella Compagnia di Como al confine presso la Brigata ―Mulini‖. In seguito verrà trasferito alla Compagnia di Cernobbio al confine con la Brigata ―Brugeda‖. Il 1° giugno 1914 è nella Legione Territoriale di Genova e assegnato alla Compagnia di Savona e in seguito a Ventimiglia presso il confine. Il 17 maggio 1916 rientra a Savona e assegnato alla Brigata di Arenzano. Il 1° maggio 1917 è nella Legione Territoriale di Torino e assegnato alla Brigata di Cuneo al confine. Il 1° marzo 1919 è nella Brigata di Saluzzo sempre al confine sino al congedo avvenuto il 15 ottobre 1927. LONGU Salvatore 21/11/1882 di Vincenzo e Nocco Francesca. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Giungerà in territorio in stato di guerra il 20 ottobre 1916 e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Morirà nell'ospedaletto da campo n° 97 il 28 settembre 1917. MANCA Luigi Carlo Vittorio 15/06/1882 di Giovanni e Balloccu Cristina. (Esercito) Richiamato alle armi il 15 luglio 1916 sarà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30 maggio 1917 è nel 4° Rgt. ―Piemonte‖ in territorio in stato di guerra. Il 4 agosto 1917 lascerà la zona di guerra per malattia e il 18 febbraio 1918 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. MARTIS Emanuele Salvatore Antonio 21/09/1882 di Salvatore e Uras Giuseppe. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916, sarà arruolato a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. ―Savona‖ e assegnato alla 4a Compagnia. Il 13 novembre 1916 col 16° Rgt. ―Savona‖ viene trasferito in Eritrea, zona di guerra. Il 5 agosto 1918 viene trasferito in Cirenaica, in Libia. Verrà rimpatriato per malattia il 4 novembre 1918 a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. ―Savona‖, e il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. MATZEU Giuseppe Luigi 23/09/1882 di Salvatore e Pau Maria. (Esercito) Già riformato, sarà richiamato il 16 luglio 1916 e arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri presso il 45° Rgt. ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 17 ottobre 1916 e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 giugno 1917 lascia la zona di guerra per ferita. Il 19 agosto 1917 rientra nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri. Rientrerà in zona d'operazioni il 10 settembre 1917 presso il reparto mitraglieri Fiat. Il 30 ottobre 1917 è nel deposito del 152° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e il 28 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata. - 198 - MEDDA Giovanni 08/01/1882 di Antonio e Cabras Antioca. (Esercito) Già riformato, sarà richiamato il 7 novembre 1917. Il 1° dicembre è nel deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 5 gennaio 1918 è nel 19° Rgt. ―Brescia‖ e il 13 febbraio 1918 giunge in territorio in stato di guerra nel 79° Rgt. ―Roma‖. Il 17 maggio 1918 è nel 26° Rgt. ―Bergamo‖; il 19 giugno 1918 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra il 13 gennaio 1919 per congedo. MEI Antioco 22/09/1882 di Antonio e Cossu Giovanna. (Carabinieri) Volontario nell'Arma dei Carabinieri sarà arruolato il 7 settembre 1901 nella Legione Territoriale di Cagliari in ferma triennale. Dopo aver prestato servizio a Silanus (1902), quartiere Castello (Cagliari 1905) e Lula (1906), il 31 ottobre 1906 verrà trasferito alla Legione di Milano sino al congedo avvenuto il 31 ottobre 1909. Richiamato per mobilitazione il 7 maggio 1915 presso la Legione Territoriale di Milano, verrà assegnato alla Compagnia di Lodi. Il 7 dicembre 1917 è in territorio in stato di guerra. Il 10 gennaio 1918 è nella Compagnia di Gallarate. Il 17 marzo 1918 è disperso nell'affondamento del ―Tripoli‖ silurato nel Mar Tirreno. MUSU Giovanni Antonio 30/09/1882 di Giovanni e Salidu Giuliana. (Esercito N°13788) Chiamato alle armi il 25 marzo 1903, sarà arruolato il 3 aprile nel deposito dell'89° Rgt. di fanteria ―Salerno‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Il 5 settembre 1903 viene mobilitato per l'Estremo Oriente e dal porto di Napoli con la 2a Compagnia del Reparto Misto viene destinato al Deposito truppe dislocate in Cina. Verrà rimpatriato il 31 maggio 1905 e congedato il 4 giugno 1905 nel deposito di fanteria a Ozieri. Sarà autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa col motto ―Cina‖ per la Campagna dell'Estremo Oriente nel 1904. Richiamato il 25 ottobre 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri...... Ruolo Matricolare incompleto. PINNA Francesco 06/01/1882 di Damiano e Serci Giuliana. (Esercito) Dopo la leva in Marina, sarà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato il 10 ottobre 1916 nel deposito del 39° Rgt. di fanteria ―Bologna‖. Il 13 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra con la 5a Compagnia del 39° mobilitato. Lascerà la zona di guerra il 12 luglio 1917 per motivi di salute. Dopo una licenza straordinaria di 6 mesi verrà riformato. SITZIU Gavino Antioco 08/09/1882 di Salvatore e Vacca Francesca. (Esercito) Richiamato alle armi il 15 luglio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° novembre 1916 presso il 255° Rgt. di fanteria ―Veneto‖. Il 26 agosto 1917 rientra in deposito. Il 15 giugno 1918 è nuovamente in territorio in stato di guerra nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 28 dicembre 1918 è in licenza illimitata. SULAS Salvatore 31/05/1882 di Giuseppe e Aresu Rosa. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ nel 1904-05 col grado di Caporal Maggiore di Contabilità, sarà richiamato per mobilitazione il 24 ottobre 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato alla 109a Compagnia Presidiaria. Il 22 maggio 1917 è nel 4° Btg. a Oristano. L'11 settembre 1918 dopo aver conseguito il grado di sergente, rientra nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e trasferito in zona di guerra. Lascerà la zona d'operazioni il 10 novembre 1918 per motivi di salute e ricoverato all'ospedale di Cuneo. Si congederà il 20 marzo 1919. - 199 - VACCA Antioco 23/01/1882 di Francesco e Matta Giuliana, nato a Carloforte. Deceduto il 16 gennaio 1905 sul brigantino della Marina Mercantile partito da Sunderland (Inghilterra) con un carico di carbone destinato al porto di Montevideo (Uruguay), naufragò nei paraggi dell'isola di Sonda (ORK Ney Island) con la perdita di tutto l'equipaggio. Classe 1883 BARDI Luigi 06/03/1883 di Luigi e Trullu Anna (Esercito N°17582) Richiamato alle armi il 3 settembre 1915, verrà arruolato nel deposito del 40° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il 24 febbraio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 14° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il 14 maggio 1918 presta servizio nel Quartier Generale della 69a Divisione di fanteria. Il 19 dicembre 1918 lascia il territorio in stato di guerra e viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. CALABRÒ Efisio Giovanni Luigi 19/06/1883 di Giuseppe e Camboni Giuseppa. (Esercito) Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato il 7 febbraio 1916 nel 316° Battaglione della M.T.. L'8 marzo 1917 è a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 1° maggio 1917 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato alla 6a Compagnia di marcia. Il 10 ottobre del '17 è Caporale. Il 23 dicembre 1917 viene ricoverato nell'Ospedale di Firenze, perché ferito gravemente agli occhi dall‘esplosione di una bomba a mano nemica nei fatti d‘arme del Monte Grappa. L'11 agosto 1918 viene inviato in convalescenza in attesa di riforma. CAPPAI Raffaele 07/11/1883 di Antioco e Brugattu Antioca (Esercito N°14606 bis) Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel Deposito del 63° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il 1° novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel deposito dell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. Il 15 giugno 1917 è nella 90a Compagnia Presidiaria. Il 28 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata. CONGIU Antonio Giuseppe Antioco 05/12/1883 di Francesco e Basciu Maria Chiara. (Esercito) Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ a Ozieri. ........ verrà assegnato all'11a Compagnia del 232° Rgt. ―Avellino‖ presso la 3° Divisione. .........nel 79° Rgt. della Brigata ―Roma‖. ..........giungerà in territorio in stato di guerra. .........Partito da territorio in stato di guerra (Rikroka-Bainsizza).........Giunto in territorio in stato di guerra........Partito in territorio in stato di guerra. Il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. DESSÌ Antonio 25/09/1883 di Emanuele e Milia Giuseppa (Esercito N°15401) Chiamato alle armi il 24 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria del 46° Rgt. a Ozieri. Pochi giorni dopo verrà trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ Morirà sul Carso il 29 novembre 1915 per ferite riportate in combattimento. DIANA Nicolò 06/07/1883 di Francesco e Salis Giuseppa (Esercito N°9360) Richiamato alle armi il 15 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri. Il 15 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 giugno 1917 è nel 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 22 dicembre 1917 parte dal territorio in stato di guerra e comandato a lavorare presso la società SIRME nella Miniera di Mercureddu (Calasetta). Si congederà il 28 dicembre 1918. - 200 - FARCI Paolo Giovanni 26/02/1883 di Antonio e Cannas Lucia (Esercito N°16404) Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato alle armi il 7 febbraio 1916 e assegnato al 316° Btg. della M.T.. Nello stesso mese di febbraio del 1916 giunge in territorio di stato di guerra e assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 4 novembre 1918 lascerà la zona di guerra e il 28 dicembre 1918 si congeda nel deposito di fanteria di Ozieri. FONTANA Cesare Anselmo Efisio 21/02/1883 di Ignazio e Farci Giuseppina. Fratello di Vittorio, 1879. (Marina N°16573) Chiamato al servizio di leva l'8 febbraio 1904, per la ferma di 4 anni nella Regia Marina. Si congederà il 1° settembre 1908 col grado di Sottonocchiere. Il 4 novembre 1912 è destinato a prestare servizio alla Base Navale di Stampalia (isola del Dodecaneso, passata sotto il dominio italiano in seguito alla guerra italo-turca 1911-12). Il 25 novembre 1916 presta servizio nella Base Navale di Vallona in Albania. L'8 dicembre 1916 è nella Regia Nave ―Napoli‖. Si congederà il 23 aprile 1919. LEPORI Antonio 20/04/1883 di Antonio e Lucia Grazia (Esercito N°15398) Richiamato alle armi il 24 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito del 46° Rgt. di Cagliari. Il 21 dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° ―Sassari‖. Il 18 gennaio 1919 lascia la zona di guerra e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. LOCCI Giovanni 22/10/1883 di Luigi e Maccioni Anna (Esercito N°14604bis) Già riformato alla leva, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri. ........ verrà assegnato all'11a Compagnia del 232° Rgt. di fanteria ―Avellino‖ inquadrato nella 3a Divisione di fanteria. .........nel 79° Rgt. della Brigata ―Roma‖. ..........giungerà in territorio in stato di guerra (Monte Circeo). .........Partito da territorio in stato di guerra (RikrokaBainsizza).........Giunto in territorio in stato di guerra (Bainsizza)........Partito in territorio in stato di guerra. Il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. N.B. Particolare curioso: il suo foglio matricolare è identico a quello di Congiu Antonio (05/12/1883). E non sarà l‘unico caso. LUSCI Salvatore Emanuele 27/10/1883 di Antioco e Massidda Giuliana (Esercito N°15842bis) Richiamato alle armi il 7 novembre 1917, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. della Brigata ―Calabria‖. Il 6 ottobre 1918 è nel 25° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖. Il 7 dicembre 1918 è nel Battaglione Complementare della Brigata ―Bergamo‖. Il 26 dicembre 1918 lascia la zona di guerra e il 9 gennaio 1919 si congedo nel deposito di Ozieri. NOCCO Emilio 10/04/1883 di Emilio e Nocco Giuseppa (Esercito N°20066) (Nato a Giba, frazione di Villarios-Masainas; Sposato con Mura Rosa Fedela). Chiamato alle armi il 23 novembre 1905, verrà arruolato nel 24° Rgt. di fanteria ―Como‖ e congedato il 20 ottobre 1906 nel deposito di fanteria di Ozieri. Richiamato per mobilitazione il 2 agosto 1915 nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ e assegnato alla Milizia Mobile. Giungerà in territorio in stato di guerra col 151° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Morirà sul Carso il 13 novembre 1915. ORLANDO Emilio 10/02/1883 di Andrea e Ennas Giovanna (Esercito N°9226) Richiamato alle armi il 16 luglio 1916 per mobilitazione, il 26 verrà trasferito nella penisola nel deposito del 31° Rgt. di fanteria ―Siena‖. Il 26 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra col 31° Rgt. mobilitato. Il 3 gennaio 1919 lascia la zona di guerra e viene inviato in licenza illimitata. - 201 - PAGLIETTI Francesco Gregorio Raffaele 04/10/1883 di Efisio e Porcu Raffaella (Esercito) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Firenze nel deposito del 3° Rgt. Genio Telegrafisti. Il 17 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 46 a Compagnia del genio. Lascerà la zona d'operazioni il 4 novembre 1918 e il 5 marzo 1919 è inviato in licenza illimitata. PINNA Giovanni Emanuele Salvatore 15/07/1883 di Giuseppe e Fenu Emanuela (Esercito N°16403) Richiamato alle armi il 7 febbraio 1916, verrà assegnato al 316° Btg. della M.T.. L'8 marzo 1917 è nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 21 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. PUSCEDDU Giuseppino 06/07/1883 di Salvatore e Piria Peppina (Esercito N°14603bis) Già riformato, verrà richiamato il 4 marzo 1918 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 15 maggio 1918 è a Torino nella Compagnia Mitraglieri ―S.Etienne‖. Il 31 ottobre del '18 giunge in territorio in stato di guerra nell'281° Rgt. di fanteria ―Foggia‖ . Il 27 dicembre 1918 lascia la zona di guerra e inviato in licenza illimitata. SCHIRRU Nicolino 12/02/1883 di Francesco e Agus Raffaela. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Il 25 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 5 luglio 1917 viene trasferito alla 673a Compagnia Mitraglieri Fiat dell'85° Rgt. di fanteria ―Verona‖. Il 23 novembre 1917 viene catturato nei combattimenti di Monte Fior. Morirà in prigionia di tisi polmonare il 16 luglio 1918 nell'ospedale del campo di concentramento di jindrichovice (Repubblica Ceca). Classe 1884 BALIA Antioco Luigi 10/01/1884 di Salvatore e Caddeo Carmela. (Esercito) Servizio di leva nel 1905 a Caserta presso il 10° Rgt. di Artiglieria. Si congeda col grado di Caporale. Richiamato il 24 maggio 1915 nel 1° Gruppo del 46° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 6 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra col 46° Rgt. Artiglieria. Il 15 aprile 1916 è Caporal Maggiore. Il 7 giugno del 1917 lascia la zona di guerra per la formazione di nuovi reparti, e il 10 giugno è nel 10° Rgt. di Artiglieria. Il 2 agosto 1917 viene trasferito al 55° Rgt. di Artiglieria e il 4 rientra in territorio in stato di guerra. Il 18 dicembre 1917 è nel 10° Rgt. di Artiglieria, sino al 28 dicembre 1918 quando verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. BASCIU Antonio 11/09/1884 di Antonio e Lusci Giuseppa. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 26 febbraio 1916, verrà arruolato a La Spezia nel 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 4a Compagnia. Il 23 ottobre 1917 lascia la zona di operazioni per essere trasferito al 33° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Rientrerà in zona di guerra il 30 gennaio 1918. Il 27 maggio del '18 rientra nel deposito reggimentale; il 2 giugno è nel Reparto di Artiglieria Contraerei e il 30 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. BASCIU Efisio 26/06/1884 di Antioco Luigi e Peis Carmela. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 e arruolato a Roma nel deposito del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 10 ottobre del '16 è nel 14° Rgt. di Artiglieria; il 20 - 202 - gennaio 1917 nel 47° Artiglieria. Giungerà in territorio in stato di guerra il 14 marzo del '17 e assegnato all'8a Batteria. lascerà la zona di guerra il 20 giugno 1918 e il 28 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata dal deposito del 14° Rgt. Artiglieria. BULLEGAS Giuseppe 14/01/1884 di Giuseppe e Mura Rita. (Esercito) Residente a Bona in Algeria, verrà richiamato il 9 giugno 1915 nel Plotone Autonomo di Sussistenza della Divisione Militare di Cagliari. Il 31 gennaio 1917 è nel Deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖ mobilitato. Il 28 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. CAREDDA Antonio 27/06/1884 di Antonio e Perdisci Giuliana. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 12 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 16 dicembre 1917 è nel 207° Rgt. di fanteria ―Taro‖. Il 20 giugno 1918 rientra nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 24 novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra e il 24 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata. LA NOCE Nicolino 06/08/1884 di Nunzio e Pes Caterina (Esercito N°10974) Già riformato, verrà richiamato alle armi il 26 febbraio 1916 e arruolato l'11 marzo a Roma nel deposito del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 2 giugno 1916 viene trasferito al 51° Rgt. e assegnato alla 5a Batteria. l'8 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra......(Incompleto)..... LUSCI Giuseppe Antioco noto Peppino 26/07/1884 di Giovanni Antioco e Diana Maria Luigia. (Esercito) Nonostante fosse affetto da tracoma venne richiamato ugualmente il 12 agosto 1918 e arruolato nel deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖ a Viterbo. Morirà il 16 novembre 1918 nell'ospedale militare di riserva di Viterbo. LUSCI Peppino 18/06/1884 di Luigi e Mereu Domenica. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 2 settembre 1915, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° novembre 1915. Lascerà la zona d'operazioni il 22 febbraio 1917 per motivi di salute, e il 24 marzo 1917 verrà riformato dall'ospedale militare di Verona. MANNAI Salvatore Giovanni 21/05/1884 di Emanuele e Salis Maria Chiara. Fratello di Antioco 1888 e Sebastiano 1884. (Esercito) Dopo la leva nel 1905 presso il 24° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖, verrà richiamato per mobilitazione il 2 agosto 1915 nel deposito de 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 10 agosto 1915 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 22 dicembre 1915 lascerà il fronte per una ferita di arma da fuoco perforante alla spalla destra e al calcagno sinistro. Verrà ricoverato all'ospedale militare di Firenze. Rientrerà il 15 marzo 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Rientrerà in zona di guerra col 46° Rgt. della stessa brigata ―Reggio‖. L'11 novembre 1917 viene catturato a Belluno. Rientrerà dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 10 gennaio 1919 rientra nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri dove verrà inviato in licenza illimitata. MARIANNI Giovanni Antioco 10/06/1884 di Salvatore e Marroccu Francesca. (Esercito) Richiamato alle armi il 25 febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Battaglione Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e - 203 - assegnato al reparto mitraglieri Fiat. Il 24 ottobre 1917 viene catturato alla Bainsizza. Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio 1919 e il 3 febbraio viene inviato in licenza illimitata dal deposito del 45° Reggimento a Ozieri. MARIANI Emanuele Salvatore 07/05/1884 di Giuseppe e Sulas Francesca. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 39° Rgt. di fanteria ―Bologna‖ e assegnato all'11a Compagnia. Il 15 settembre 1916 giugno in territorio in stato di guerra e assegnato alla 5a Compagnia del 256° Rgt. di fanteria ―Veneto‖. Il 25 luglio 1917 è Caporale; il 1° aprile 1918 è Caporal Maggiore e il 1° luglio 1918 viene nominato Sergente. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e il successivo 25 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. MARROCU Nicolò Giuseppe 08/02/1884 di Antioco e Lepori Caterina. (Esercito) Dopo la leva nel 1905 presso la Brigata di Artiglieria da Costa a La Maddalena, verrà richiamato il 17 agosto 1915 presso il distaccamento del 3° Rgt. di Artiglieria da fortezza di La Maddalena. Il 25 marzo 1916 parte per la penisola per la formazioni di nuovi reparti. Giungerà in territorio in stato di guerra l'8 maggio 1917 e assegnato al 7° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, combatterà sul Piave nella 249a Batteria Cannoni Prolungati. Il 10 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata. MASSA Antonio 22/10/1884 di Antioco Ignazio e Basciu Maria. (Esercito) Dopo la leva nel 24° Rgt. nel 1905, verrà richiamato il 2 settembre 1915 per mobilitazione nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 9 settembre 1915 e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Morirà il 13 novembre 1915 in trincea sul Carso. MATTA Antioco Ignazio 18/02/1884 di Domenico e Pintus Maria Annica. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. Il 16 novembre 1916 viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 24 è in territorio in stato di guerra. Il 21 dicembre 1916 lascia la zona di guerra per motivi di salute. Rientrerà in territorio in zona di guerra il 28 luglio 1917 e assegnato al 212° Rgt. di fanteria ―Pescara‖. Dopo tre mesi, il 5 ottobre 1917, passa al Battaglione Complementare del 75° Rgt. della Brigata ―Napoli‖ e trasferito sul fronte di guerra francese. Il 17 luglio 1918 nel corso dei combattimenti in località Bois du Petit Champ viene ferito alla coscia e ricoverato all'ospedale di Parigi. Il 9 agosto 1918 viene trasferito all'ospedale di Reims. Il 12 ottobre 1918 rientra in Italia nell'Ospedale Principale di Torino e il 15 novembre 1918 inviato in convalescenza. Il 4 gennaio 1919 verrà mandato in osservazione presso l'ospedale di Oristano e inviato in licenza illimitata. MEI Antonio 04/09/1884 di Antonio e Cossu Giovanna. (Esercito) Richiamato alle armi il 26 febbraio 1916, verrà arruolato a Roma l'8 marzo nel deposito del 2° Rgt. Bersaglieri. Il 1° maggio 1916 viene ricoverato all'ospedale militare di Bracciano (Roma) per malattia; rientrerà in servizio a Roma nel 2° Rgt. Bersaglieri il 28 luglio 1916. Il 13 marzo 1917 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato alla 185a Batteria Bombarde. Il 13 luglio del '18 lascia il fronte per una ferita durante i combattimenti di Monte Val Bella; verrà curato presso il comando del 25° Gruppo Bombarde a Roma. Si congederà il 28 dicembre 1918. MOCCI Antonio 26/03/1884 di Antioco e Bullegas Antioca. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 7 novembre 1917 nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Il 24 marzo 1918 giungerà in territorio in stato di guerra - 204 - e il 14 giugno passa al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Il 12 luglio 1918 viene catturato sul Montello. Rientrerà dalla prigionia il 1° novembre 1918. Il 30 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata dal deposito di Ozieri. ORRÙ Giuseppe Nicolino 09/10/1884 di Antioco e Caddeo Chiara. Fratello di Antonio Giovanni 20/06/1887. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 3 settembre 1916 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 30 ottobre 1917 viene catturato durante la ritirata di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 22 novembre 1918. Il 6 gennaio 1919 è a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e il 9 viene inviato in licenza illimitata. ORRÙ Emanuele 05/03/1884 di Antioco e Impera Peppina. Fratello di Antonio 17/08/1877 e Giovanni Antonio 19/06/1886. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 ottobre viene trasferito nella penisola a Roma nel deposito del 1° Rgt. Granatieri di Sardegna e inviato in territorio in stato di guerra col Reggimento mobilitato. A meno di un mese dall'arrivo al fronte, l'8 dicembre 1916 viene dichiarato disperso nel fatto d'arme di Oppacchiasella. Secondo la ricostruzione dei fatti sembra che il soldato Orrù sia rimasto ferito a morte nel corso dei combattimenti e dopo tali fatti scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Verrà dichiarato ufficialmente irreperibile con verbale del 16 dicembre 1917. PIGA Antioco Ignazio 05/01/1884 di Antioco e Orrù Filomena. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato nel 152° Rgt. ―Sassari‖; verrà trasferito in territorio in stato di guerra il 23 luglio 1916. Il 17 settembre 1917 partirà dal territorio in stato di guerra per ferita. Il 29 gennaio 1918 rientra in servizio e il 19 maggio del '18 viene assegnato al deposito del 2° Reparto Lagunari. Verrà inviato in licenza illimitata il 22 dicembre 1918. PILLISIU Emanuele 04/03/1884 di Antioco e Balia Giuliana. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 25 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Battaglione Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 227° Rgt. di fanteria ―Rovigo‖. Il 23 dicembre 1916 viene ferito nel fatto d'arme alle pendici del Monte S. Marco. Dopo la convalescenza verrà inviato in congedo assoluto perché giudicato non idonea al servizio attivo. PINNA Emanuele Pasquale 13/12/1884 di Luigi e Mura Rita. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 e comandato presso la miniera di Bacu Abis. PUSCEDDU Salvatore 26/12/1884 di Salvatore e Piria Giuseppina. (Esercito) (Domiciliato a Calasetta) Già riformato, verrà richiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Il 25 novembre 1916 viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ e trasferito in territorio in stato di guerra. Il 10 giugno 1917 lascia il territorio in stato di guerra e ricoverato all'ospedale da campo; successivamente verrà trasferito all'ospedale di Cella Ligure, poi in quello di Marostica, in seguito a Vicenza e infine a Cagliari con conseguente convalescenza per 60 giorni. Il 28 febbraio 1918 rientra al deposito di fanteria e assegnato al 221° Btg. della M.T.. Il 29 maggio 1918 è nel deposito di Ozieri e il 30 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. - 205 - ROSI Amedeo 07/12/1884 di Gabriele e Biggio Filiberta. (Esercito) Nato a Carloforte, a Sant'Antioco faceva il barbiere. Già riformato nel dicembre del 1904 dal 47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖, verrà richiamato il 15 luglio 1916 a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. di fanteria ―Savona‖. Il 25 agosto 1916 è Caporale; il 10 dicembre 1917 verrà inviato in licenza straordinario di 6 mesi per motivi di salute e congedato il 18 giugno 1918. SANNA Salvatore noto Giuseppe 15/09/1884 di Giuseppe e Tronci Annetta. (Esercito) Nato a Santadi e domiciliato a Sant'Antioco dopo la guerra. Già rivedibile al servizio di leva, verrà richiamato per mobilitazione il 26 febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 2 luglio 1916 è Caporale. Il 5 marzo 1917 viene trasferito alla scuola mitraglieri di Brescia. Il 10 marzo è ricoverato all'ospedale militare di Brescia e il 10 trasferito a quello di Sarzana (La Spezia). Il 20 giugno 1917, dopo la convalescenza, rientra in territorio in stato di guerra a Pozzoleone (prov. di Vicenza, Veneto). Il 30 luglio 1917 è Caporal Maggiore. Il 18 settembre 1917 è nel 137° Rgt. di fanteria ―Barletta‖. Il 10 settembre 1918 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ distaccamento di Knza (?). Verrà inviato in licenza illimitata il 7 novembre 1918. SANNA Simone Antioco 14/09/1884 di Simone e Cauli Efisia. (Esercito N°18636) Richiamato alle armi il 13 febbraio 1917, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 giugno 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Lascerà la zona di guerra dopo l'armistizio, il 10 novembre 1918. Il 24 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata. SERRA Giuseppe 20/02/1884 di Antioco e Longu Antioca. (Esercito) Dopo la leva nel 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ nel 1905, verrà richiamato il 2 settembre 1915 e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 3 dicembre 1917 nel 241° Rgt. di fanteria ―Teramo‖ (formato il 2 gennaio 1917, dal deposito del 32° Rgt. della brigata ―Siena‖) e assegnato al 1120a Compagnia Mitraglieri Fiat. Il 4 novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra e il 24 gennaio 1919 viene inviato in licenza illimitata dal deposito del 32° Rgt. di fanteria ―Siena‖. SERRA Salvatore Emanuele 13/06/1884 di Antonio e Pau Luigia. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 26 febbraio 1916 verrà arruolato a Ozieri nel Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 20 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 332° Rgt. (Numero errato, i reggimenti arrivavano sino al 313°). Il 19 maggio 1917 parte dalla zona di guerra per ferita. Rientrerà in servizio il 5 agosto del '17 nel deposito dell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. Il 21 novembre 1917 è nel 35° Rgt. ―Pistoia‖. Rientrerà in zona d'operazioni il 1° maggio 1918. L'8 agosto 1918 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖ e il 14 gennaio 1919 viene inviato in licenza illimitata. SULAS Giovannino 10/04/1884 di Giuseppe e Aresu Rosa. (Carabiniere a cavallo) Arruolatosi volontario nei Reali Carabinieri a cavallo nella Legione di Cagliari il 4 luglio 1903, il 25 novembre 1908 viene trasferito alla Legione di Milano. Il 26 novembre 1911 viene mobilitato per la campagna Italo-Turca e dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica, in Libia. Sbarcato a Derna il 4 dicembre 1911 viene assegnato alla Legione ―Libia‖. Il 20 gennaio 1912 a Derna ebbe un encomio per aver partecipato ad una operazione, non di guerra, ma di soccorso civile insieme al Maresciallo a cav. Gracco Bellasio e ai Carabinieri a cav. Giovanni Dore e Ardemagni Luigi. L‘encomio fu rilasciato dal Comandante della Legione CC.RR. di Milano e fu indirizzato al - 206 - Tenente, comandante della pattuglia: ―Con soli quattro dipendenti V.S. spingendosi stamane ad oltre un chilometro dalla linea degli avamposti, in una direzione pericolosa è riuscita, senza alcun istrumento da lavoro, a ripristinare la conduttura dell‘acqua potabile che serve alle truppe ed alla città. L‘importanza del risultato ottenuto riceve maggiore risalto dalla semplicità e dalla esiguità dei mezzi impiegati: il che prova che ben a ragione V.S. aveva sollecitato per se e per tuti i suoi carabinieri l‘onore di essere impiegato anche fuori dagli avamposti. Mi è perciò grato tributare a V.S. e ai graduati e militari impiegati nell‘operazione odierna lo speciale encomio che si sono meritati‖. Verrà rimpatriato da Tolmetto il 28 dicembre 1913 e sbarcato a Siracusa. Nel 1914 rientrerà nella Legione di Milano e nel 1916 presta servizio a Varese. Il 23 maggio 1916 e inviato in territorio in stato di guerra con la 7a Sezione Carabinieri mobilitata. Il 1° giugno 1916 viene promosso Vicebrigadiere per meriti di guerra. Il 23 ottobre 1916 lascia la zona di guerra, vi rientrerà senza essere mobilitato il 31 luglio 1917. Il 31 agosto 1918 è Brigadiere. Nel 1920 presta servizio a Gorgonzola e Salò. Il 30 giugno 1924 è nominato Maresciallo d'Alloggio e il 15 settembre 1924 rientra nella Legione di Cagliari e presterà servizio nella Stazione di Stampace. Verrà collocato a riposo il 31 luglio 1925. TORO Salvatore Domenico 20/07/1884 di Antioco e Siddi Raffaela. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 25 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 18 dicembre 1916 viene trasferito in territorio in stato di guerra con le mansioni di zappatore presso l'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. Il 7 giugno 1917 è nel 20° Rgt. di fanteria ―Brescia‖. Morirà il 5 settembre 1917 a Cividale del Friuli nell'ospedale da campo n°10 per ferite riportate in combattimento. TRULLU Giuseppino Salvatore 05/05/1884 di Giovanni e Trullu Luigia. (Esercito) Domiciliato a Carloforte. Già militare della Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato il 4 gennaio 1917 nel deposito di fanteria di Ozieri presso il 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 6 febbraio 1917 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 21 luglio 1917 passa alla 58a Compagnia Presidiaria. Dopo la guerra il 15 agosto 1918 passa all'87° Rgt. ―Friuli‖. Lascerà la zona di guerra il 20 dicembre 1918 quando verrà inviato in licenza illimitata. URAS Giovanni 19/08/1884 di Antonio e Usai Maria Chiara. (Carabinieri) Arruolatosi volontario il 29 dicembre 1904 nella Carabinieri a Cavallo della Legione di Cagliari, presterà servizio in varie stazioni della Sardegna (1906 Baunei, 1910 Sarroch e Ittiri, 1914 S.Teodoro, 1916 Dolianova sino al 21 giugno 1918 quando verrà ammesso a domanda nel Regio Corpo delle truppe coloniali in Cirenaica per la ferma speciale di 3 anni. S'imbarcherà per la Libia dal porto di Siracusa il 6 agosto 1918. Sbarcherà a Bengasi il 21 agosto e verrà assegnato alla Divisione Reali Carabinieri di Bengasi. Vi rimarrà sino al collocamento a riposo nel gennaio 1925. USAI Antioco Luigi 23/03/1884 di Raffaele e Garau Francesca. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 marzo 1917 lascia la zona di guerra per una grave ferita al bulbo oculare che gli provoca la perdita dell'occhio sinistro. Verrà ricoverato nell'ospedaletto da campo ―Campanello‖ a Marostica (Vicenza). Il 5 aprile 1917 viene trasferito all'ospedale militare ―La Marmora‖ di Torino. È probabile che non rientrò più in servizio attivo. - 207 - Classe 1885 AGUS Giovanni Maria Antioco 08/09/1885 di Vincenzo e Bullegas Grazia. (Esercito) Già riformato al servizio di leva, verrà richiamato il 16 luglio 1916 e arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 21 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 21 ottobre 1917 viene catturato dal nemico (Probabile sulla Bainsizza). Rientrerà dalla prigionia il 5 novembre 1918 e ricoverato nell'ospedale militare di Reggio Emilia, e il 13 gennaio 1919 viene inviato in convalescenza. Rientrerà in servizio il 13 aprile nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri dove si congederà il 24 maggio 1919. ARGIOLAS Antioco Luigi 14/08/1885 di Francesco e Siddi Maria Chiara. (Esercito N°20136) Chiamato alle armi il 1° luglio 1915, verrà arruolato nel 1° Rgt. Genio e assegnato alla 39a Compagnia Ausiliaria. Il 1° agosto 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra, il 10 dicembre 1918 lascia la zona di guerra per una licenza di convalescenza. Rientrato al deposito del 5° Rgt. Genio Minatori il 1° maggio 1919, si congederà il 6 marzo 1919. BARDI Gioachino Severino 29/08/1885 di Giuseppe e Valdes Rosica. (Esercito) Dopo la leva nel 1905 nel 21° Rgt. Cavalleggeri di Padova, verrà richiamato il 31 dicembre 1912 nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti presso il Centro di Mobilitazione di Ozieri. Richiamato per mobilitazione il 29 maggio 1915 nella Sezione del Genio Telegrafisti, il 26 maggio del 1916 viene trasferito a Firenze presso il deposito principale del 3° Rgt. Genio Telegrafisti. Il 16 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 52a Compagnia Telegrafisti (specialità Treno). Partirà dal territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918, e l'11 novembre 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. BULLEGAS Antonio Giuseppe 31/01/1885 di Salvatore e Collu Maria. (Esercito) Dopo la leva nel 1907 presso l'85° Rgt. ―Verona‖, verrà richiamato il 12 maggio 1915 e arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 24 maggio 1915 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ e il 1° giugno giunge in territorio in stato di guerra. Il 20 agosto 1915 lascia la zona di guerra (Bosco Cappuccio) per una ferita provocata dall'esplosione di una bomba a mano che gli causò una frattura al braccio destro. Venne ricoverato all'ospedale di Palmanova (Udine), poi trasferito a quello di Reggio Emilia e infine all'ospedale della Croce Rossa di Cagliari. Il 14 aprile 1916 rientra nel deposito di Ozieri e inviato in licenza straordinaria per 3 anni. La ferita non gli permetterà di rientrare in servizio e il 31 dicembre 1917 viene inviato in congedo assoluto. CALABRÒ Francesco Antonio 14/10/1885 di Raffaele e Camboni Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito del 13° Rgt. di Artiglieria. Il 14 ottobre 1916 viene temporaneamente esonerato dal servizio; rientrerà al corpo il 26 dicembre nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato effettivo al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 1° marzo 1917 giunge in territorio in stato di guerra con le mansioni di attendente e cuciniere. Il 15 viene assegnato al 5° Rgt. Genio Minatori. Il 25 ottobre 1917 viene catturato dal nemico (Caporetto?). Rientrerà dalla prigionia a Torino nel deposito del 5° Rgt. Genio. Il 3 gennaio 1919 viene inviato in licenza illimitata nel deposito di Ozieri. COSSU Antioco Ignazio Giuseppe 13/06/1885 di Antioco Ignazio e Carta Maurizia. (Esercito) Chiamato alle armi il 26 febbraio 1916 verrà arruolato nel deposito di Ozieri e assegnato al Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 ottobre 1916 è nel 232° Rgt. di fanteria ―Avellino‖. Il 13 settembre 1917 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 26 ottobre 1917 è catturato nella ritirata di Caporetto. - 208 - Rientrerà dalla prigionia il 13 novembre 1918. Il 7 febbraio del '19 rientra nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri dove si congederà il 20 marzo 1919. DIANA Peppino Antioco 21/01/1885 di Peppino e Diana Antioca. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 1905-08 nel 2° Rgt. di Artiglieria da Costa a La Spezia, verrà richiamato per mobilitazione il 17 agosto 1915 nel deposito speciale di artiglieria da fortezza a La Maddalena. Cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra il 1° gennaio 1919 e si congeda il 9 marzo 1919. ENNAS Giovanni Salvatore 29/10/1885 di Giovanni e Cabras Caterina. (Esercito) Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 1° novembre viene trasferito in zona di guerra e assegnato al 232° Rgt. di fanteria ―Avellino‖. Il 1° giugno 1917 è nel 211° Rgt. ―Pescara‖ e dopo tre mesi, il 1° settembre, passa alla 6a Compagnia del 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 30 agosto 1918 durante i combattimenti sull'Altopiano di Asiago, sul Col del Rosso viene ferito alla testa da una scheggia di granata. Rientrerà dalla convalescenza il 15 maggio 1918 nel deposito di fanteria di Ozieri, il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata. FOIS Francesco Salvatore Enrico 23/03/1885 di Emanuele e Pittaluga Adelina. (Esercito) Dopo la leva nel 1907 e il richiamo nel 1912, verrà richiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 e arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 30 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 dicembre 1917 è Caporale; il 10 maggio 1916 è ricoverato all'ospedale San Giorgio di Nogara (Verona) e il 19 viene trasferito all'ospedale di Marina di Venezia. Il 24 luglio 1916 è in licenza per una ferita alla mano sinistra. Il 1° luglio 1918 è Caporal Maggiore. Il 9 luglio 1918 lascia la zona di guerra per licenza e ricoverato all'ospedale militare di Cagliari. Il 9 marzo 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Dopo la guerra vivrà a Villarios-Masainas. GARAU Luigi Giuseppe 21/01/1885 di Antioco Luigi e Canè Antonia. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 novembre 1917, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 1 dicembre 1917 parte per la penisola, destinato alla 1a Compagnia del deposito del 51° Rgt. della Brigata ―Alpi‖. Il 12 maggio 1918 giunge in territorio in stato di guerra nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Nel gennaio del '19 lascerà la zona di guerra e si congederà nel deposito di Ozieri il 10 marzo 1919. LONGU Francesco 02/08/1885 di Francesco e Salidu Antioca. (Esercito) Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 20a Compagnia Presidiaria. Il 2 luglio 1917 passa all'80° Rgt. di fanteria ―Roma‖. Il 19 agosto è nel 245° Rgt. ―Siracusa‖. Il 30 ottobre 1917 durante lo sfondamento di Caporetto viene catturato a Codroipo (Udine). Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio 1919; il 30 è nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri sino al congedo. MARCIALIS Antioco Giuseppe (noto Salvatore) 17/05/1885 di Antonio e Diana Filomena. (Esercito) Nato a Tratalias ma residente a Sant'Antioco, dopo la leva nel 1907-08 nell'86° Rgt. ―Verona‖, verrà richiamato il 25 maggio 1915 nel deposito di fanteria del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. (Operaio militarizzato all‘Ilva Alti Forni Acciaierie e Fonderie di Piombino. ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 10/37, 19 febbraio 1918). Morirà per annegamento a Cagliari il 10 luglio 1920. - 209 - MARIANI Nicolino 09/07/1885 di Antonio e Garau Antonia. (Esercito N°19348bis) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Il 24 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖ mobilitato. Il 31 luglio 1917 viene trasferito al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Il 20 giugno 1918 viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia l'11 novembre 1918. Si congederà nel deposito di Ozieri il 3 marzo 1919. MILIA Antonio 08/07/1885 di Salvatore e Spina Giovanna. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30 agosto 1917, nel fatto d'arme della Bainsizza, verrà ferito al braccio destro con lesione della zona ascellare, a seguito di tale fatto venne autorizzato a fregiarsi del relativo distintivo d'onore. Il 10 dicembre 1917, rientrato al deposito di Ozieri verrà giudicato non idoneo al servizio e verrà congedato. PINNA Efisio Giuseppe Emanuele 08/11/1885 di Peppico e Fanni Emanuela. (Esercito) Dopo il servizio di leva nella Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato il 26 febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Battaglione Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nell'86° Rgt. ―Verona‖. Il 4 giugno 1917 viene catturato dal nemico; rientra dalla prigionia il 24 giugno 1918. Lascia la zona di guerra il 23 febbraio 1919 e il 15 marzo 1919 viene inviato in licenza illimitata dal deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. PORCU Raffaele Giovanni Luigi 17/02/1885 di Raffaele e Salidu Luigia. (Esercito) Richiamato alle armi il 7 novembre 1917 nel deposito di fanteria di Ozieri, il 1 dicembre 1917 è nella 1a Compagnia del 51° Rgt. ―Alpi‖. Il 12 marzo 1918 è effettivo nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Andrà in licenza illimitata il 10 marzo 1919. PUDDU Nicolò 02/05/1885 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 1907-1908 presso la 5a Compagnia dell'85° Rgt. della Brigata ―Verona‖, verrà richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1915 e arruolato a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 13 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Morirà il 21 agosto 1915 in combattimento nel fatto d'arme di Bosco Cappuccio. PULIGA Domenico 22/12/1885 di Salvatore e Longu Francesca. (Esercito) Richiamato alle armi per mobilitazione il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖ Mobiliato. Il 24 novembre 1916, effettivo nella 7 a Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖, giunge in territorio in stato di guerra. Il 20 settembre 1917 partecipa al fatto d'arme di ―Montuccolo Devio‖ (Monte Cucco, quota 611); dopo tali fatti scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Finita la guerra, il 28 gennaio 1921, il Comando di Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ dichiara ufficialmente l'irreperibilità del soldato Puliga Domenico. SALIDU Salvatore Sisinio 15/07/1885 di Domenico e Steri Benedetta. (Esercito) Riformato dalla Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito nel 1916 e richiamato per mobilitazione il 10 ottobre dello stesso anno. Il 14 ottobre 1916 è nel deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 4 febbraio del '17 giunge in territorio in stato di guerra con la 19a Compagnia del 39° - 210 - Rgt. ―Bologna‖. Dopo due mesi, il 15 febbraio verrà ricoverato per problemi di salute. Il 15 luglio 1917 rientra in servizio, ma non in prima linea, verrà assegnato alla 59a Compagnia Presidiaria e il 20 novembre 1917 alla 158a Compagnia. Partirà dalla zona di guerra il 1° gennaio 1919 e il 5 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata. STERI Emanuele 18/08/1885 di Giuseppe e Caschi Fortunata. Residente a Genova. (Esercito) Durante la leva fece la campagna d‘Africa e con Regio Decreto del 5 ottobre 1906 verrà autorizzato a fregiarsi della Medaglia Commemorativa, (ACSA Oggetti Diversi, 29 luglio 1919). Richiamato alle armi il 2 agosto 1916 verrà arruolato a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. della Brigata ―Savona‖. Il 3 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nella colonia dell'Eritrea. Vi rimarrà sino al 1° agosto 1918, quando verrà trasferito a Tobruch (Libia). Il 26 marzo 1919, parte dal porto di Tobruch per rimpatrio e rientra a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. ―Savona‖. Il 2 aprile 1919 verrà inviato in licenza illimitata. Encomio di Emanuele Steri (18/08/1885) Collezione ACSA di Sant‘Antioco STERI Feliciano Pasquale 25/05/1885 di Giuseppe e Piras Vincenza. (Esercito) Dispensato dal servizio attivo, verrà assegnato alla 63a Compagnia Presidiaria e comandato presso la Miniera di Monteponi. TORO Salvatore 05/02/1885 di Salvatore e Carboni Maria. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 1905-1906 presso la 10a Compagnia del 21° Rgt. Cavalleggeri di Padova, verrà richiamato per mobilitazione il 24 maggio 1915 e assegnato al 1° Gruppo del 46° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 9 giugno 1915 giunge in territorio in stato e assegnato alla 46 a Colonna Munizioni. L'8 gennaio 1918 viene ricoverato nell'ospedale principale di Firenze, in seguito trasferito alla 31a Sezione di Sanità, e dopo la convalescenza rientrerà in territorio in stato di guerra. Il 14 marzo 1919 lascerà la zona di guerra e inviato in licenza illimitata dal deposito di Ozieri. VALDES Attilio Francesco 10/04/1885 di Nicolò (Nicolino) e Bardi Caterina. (Esercito n°12115) Richiamato alle armi il 26 febbraio 1916, verrà arruolato nel 1° Rgt. Genio Zappatori e assegnato alla 9a Compagnia (Rgt. Genio M.T. 324a Compagnia). Il 15 giugno 1916 giungerà in territorio in stato di guerra. Cessa di trovarsi in zona di guerra il 1° gennaio 1919. Si congederà nel deposito di Ozieri il 5 marzo 1919 col grado di Caporale. - 211 - Classe 1886 BIANCO Emanuele 27/09/1886 di Domenico e Massidda Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e passa effettivo al 231° Rgt. ―Avellino‖ il cui centro di reclutamento era il deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖. Il 20 agosto del '17 lascia la zona di guerra per una ferita alla gamba e al piede sinistro; verrà ricoverato nell'ospedale di Milano e il 15 settembre 1917 viene trasferito all'ospedale di San Remo. Il 7 gennaio 1918 viene inviato in licenza di convalescenza. Al rientro, il 20 marzo viene visitato all'ospedale ―Regina Margherita‖ di Roma e inviato in licenza di convalescenza. Il 1° settembre è nel deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖ e il 25 marzo 1919 si congeda. CABRAS Giuseppe 04/03/1886 di Giovanni e Camboni Marianna. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 è Caporale. Il 23 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 440a Compagnia Mitraglieri ―S.Etienne‖. Il 21 maggio 1917, nel corso dei combattimenti sul Monte Santo, viene ferito da una pallottola di shrapnel all'avambraccio sinistro. Dopo il ricovero e la convalescenza, il 14 agosto 1917 rientra a Torino nel deposito del reparto mitraglieri ―S.Etienne‖. Il 15 settembre 1917 rientra in territorio in stato di guerra nella 133a Compagnia Mitraglieri ―S.Etienne‖. Lascerà il fronte il 4 novembre 1918 e il 20 marzo 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa del congedo. CHERCHI Giulio 06/01/1886 di Giuseppe e Pateri Giuseppa. (Esercito N°22076) Dopo la leva nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti nel 1906-07, verrà richiamato per mobilitazione l'8 agosto 1915 nella Sezione del Genio della Sardegna. Il 26 maggio 1916 è a Firenze nel Deposito del 3° Rgt. Genio. Il 9 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 36a Compagnia Telegrafisti. Il 15 gennaio 1918 è Caporale. Si congederà il 20 marzo 1919. CUCCU Giovanni Giuseppe 18/10/1886 di Emanuele e Rasset Raffaela. (Esercito) Già riformato dalla Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e chiamato alle armi il 10 ottobre 1916 e arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 5 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra il 28 marzo 1919 e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Giulio Cherchi 06-01-1886 Collezione Famiglia Cherchi e ACSA di Sant‘Antioco ENNAS Peppino Salvatore Fedele 07/06/1886 di Fedele e Bullegas Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'81° Rgt. ―Torino‖. Il 30 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 18 gennaio del '17 lascia la zona di guerra - 212 - per una crisi di congelamento ai piedi. Il 10 marzo dopo la convalescenza rientra nel deposito dell'81° Rgt. ―Torino‖ sino la congedo. GALLUS Antonio Antioco Vincenzo 03/02/1886 di Vincenzo e Porcu Caterina. (Esercito) Richiamato per mobilitazione l'11 novembre 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 10 giugno 1916 viene trasferito nella Milizia Mobile del 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Il 22 luglio 1916 parte dal fronte per ferita (Monte Zebio?). L'11 settembre 1916 rientra nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 gennaio 1917 viene comandato operaio nelle acciaierie di Piombino sino al 20 marzo 1919, quando viene inviato in licenza illimitata. GARAU Antioco Luigi 22/11/1886 di Giuseppe e Steri Rosa. (Esercito) Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, viene arruolato nel deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Il 1° giugno 1916 è nel 51° Rgt. ―Alpi‖ e assegnato alla 637a Centuria. Il 19 maggio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 277° Rgt. della brigata ―Vicenza‖. Il 9 febbraio 1918 è nel 152° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 7a Compagnia. Il 20 marzo 1919 parte dal territorio in stato di guerra in licenza illimitata. LECCA Giovanni Antioco 06/10/1886 di Antioco e Mei Anastasia. (Esercito) Già riformato al servizio di leva, verrà richiamato il 4 maggio 1916 e arruolato a Roma nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. L'11 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra come conducente. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e assegnato al 2° Reparto Salmerie dell'81° Rgt. ―Torino‖. Il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. LEPORI Antioco Luigi 19/01/1886 di Antonio e Lusci Grazia. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 7 novembre 1917 e arruolato il 1° dicembre 1917 a Viterbo nel deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 25 dicembre viene trasferito a Roma e assegnato al Battaglione Tracomatosi perché affetto da febbre spagnola. Morirà il 28 ottobre 1918 a Roma nell'ospedale militare di riserva ―Goffredo Mameli‖. LOBINA Umberto Innocenzo Enrico (noto Stefanino) 28/01/1886 di Francesco e Stagni Stella. (Esercito) Arruolatosi volontario il 31 dicembre 1915 nel 57° Rgt. di fanteria ―Abruzzi‖, il 30 giugno 1906 è Caporale; il 31 dicembre 1906 è sergente a Milano nel deposito del 67° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Il 31 dicembre 1908 viene trattenuto in servizio a domanda per la carriera di Sottufficiale con grado di Sergente Maggiore. Il 16 settembre 1912 è tale nel 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖ e dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. L'8 gennaio 1913 ha il grado di Maresciallo; verrà rimpatriato a Siracusa il 19 novembre 1913 nel deposito del 67° Rgt. ―Palermo‖. Trattenuto alle armi per mobilitazione, il 22 maggio 1915 è in territorio in stato di guerra. Il 17 settembre 1917 è nei Reparti d'Assalto del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ alle dipendenze della 2a Armata. Il 15 ottobre 1917 è Maresciallo Maggiore per meriti di guerra. Il 24 dicembre dello stesso anno viene trasferito nel deposito del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. L'8 maggio 1918 parte dal territorio in stato di guerra perché comandato nel deposito di fanteria del 76° Rgt. ―Napoli‖. Il 18 dello stesso mese giunge all'ospedale di Caltanissetta dove verrà comandato all‘impiego civile. Il 24 luglio 1919 è comandato presso la fabbrica di armi di Terni. Il 15 settembre 1919 è nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ con mansioni di applicato civile. Il 4 ottobre 1920 si congeda. - 213 - MERCENARO Giovanni 15/04/1886 nato a Calasetta da Giorgio e Camboni Luigina. (Esercito) Soldato del 152° Rgt. ―Sassari‖, morto il 20 gennaio 1916 nell‘ospedaletto da campo n°84 per ferite riportate in combattimento. NOCCO Antonio Vincenzo 18/01/1886 di Antioco e Mereu Antioca. (Esercito) Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Spoleto nel deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 229° Rgt. di fanteria ―Campobasso‖. Il 2 aprile del '17 lascia la zona di guerra per ricovero nell'ospedale militare di Milano. Il 24 giugno 1917 a Milano, nel deposito del 68° Rgt. ―Palermo‖, verrà riformato per miopia bilaterale. ORRÙ Giovanni Antonio 19/06/1886 di Antioco Ignazio e Impera Giuseppa. Fratello di Antonio 1877 e Emanuele 1884. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 22 maggio 1915 nel 1° Gruppo del 46° Rgt. di Artiglieria, giungerà in territorio in stato di guerra il 7 agosto 1916. Il 1 gennaio 1919 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra (9° Artiglieria da Campagna ?), e il 15 agosto 1919 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. PORCU Giuseppe 03/05/1886 di Vincenzo e Salidu Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, è arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 6 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 231° Rgt. di fanteria ―Avellino‖ il cui centro di reclutamento era il deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖. Il 26 aprile 1917 viene ricoverato per malattia nell'ospedale militare di Treviso. Dopo il ricovero rientra al corpo e viene trasferito al 221° Rgt. ―Ionio‖. Nei primi mesi del 1918 è nel 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 4 novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra. Si congederà il 20 marzo 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri. PUDDU Efisio Antonio 10/02/1886 di Antonio e Bardi Antioca. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 6 novembre 1915, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 20 dicembre 1915 viene mobilitato e giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖. L'11 ottobre 1916 lascia la zona di guerra per una contusione alla sezione inguinale sinistra provocata da una fondella di granata. Il 31 dicembre 1916 rientra in zona d'operazioni nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 4 novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra e si congederà il 20 marzo 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri. SCANO Salvatore 09/03/1886 di Salvatore e Murgia Antioca. Nato a Villarios-Masainas. (Esercito) Riformato alla visita di leva, verrà richiamato alle armi il 5 maggio 1916. Giungerà in territorio in stato di guerra l'11 settembre e assegnato come conducente nel 229° Rgt. di fanteria ―Campobasso‖. Il 25 marzo 1917 lascia la zona di guerra per una crisi di congelamento ai piedi. Il 25 maggio rientra in servizio a Bologna nel deposito del 35° Rgt. ―Pistoia‖ che fungeva da centro di reclutamento anche per il 229° Rgt. ―Campobasso‖. Rientrerà in territorio in stato di guerra il 10 luglio 1917 nella 41a Compagnia Presidiaria del 35° Rgt. ―Pistoia‖. Partirà dalla zona di guerra il 4 novembre 1918 e il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata. SERRENTI Giovanni Ignazio 06/06/1886 di Giovanni e Salis Maria. (Esercito) Marinaio del CRE durante la leva del 1907-08 e durante la mobilitazione nel 1911-12 per la campagna Italo-Turca, verrà trasferito ai ruoli dell'esercito e richiamato il 5 maggio 1917 nel - 214 - deposito di fanteria di Ozieri. Il 4 giugno giunge in territorio in stato di guerra nel 101° Btg. della M.T. e assegnato alla 3a Compagnia. Il 20 dicembre 1918 lascia la zona di guerra e rientra nel deposito di fanteria di Ozieri. Si congederà il 15 agosto 1919 nel Distretto Militare di Cagliari. SIDDI Giuseppe Antioco Vincenzo 16/12/1886 di Giuseppe e Garau Giuseppa. (Esercito) Già riformato al richiamo del maggio 1916, verrà rivisitato e giudicato idoneo il 18 febbraio 1918 a Roma nel deposito dell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Giungerà in zona di guerra il 4 marzo 1918. Il 25 maggio è nel 9° Rgt. ―Regina‖; il 20 giugno è nel 14° Rgt. ―Pinerolo‖ e il 1° luglio 1918 e nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 28 ottobre 1918 lascia la zona di guerra; il 5 dicembre rientra nel deposito di fanteria del 46° ―Reggio‖ a Cagliari e il 25 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. SITZIA Giovanni 20/12/1886 di Giovanni e Spiga Antioca. (Esercito) Conchedda; presidente della Sezione Mutilati; falegname Bottaro. Richiamato alle armi per mobilitazione il 6 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 4 gennaio 1916 è effettivo col grado di Caporal Maggiore nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e giunge in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato alla 7 a Compagnia del 2° Battaglione. Il 20 settembre 1917 (alle 7,00 del mattino) viene ferito alla mano sinistra da una scheggia di bomba a mano sul Monte Sief. Verrà riconosciuto temporaneamente inabile al servizio. Lascerà la zona di guerra il 15 dicembre 1917 e verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Dopo la guerra divenne presidente della Sezione Mutilati; sopranominato ―Conchedda‖, farà il bottaro. L‘attività era ubicata in Piazza Parrocchia davanti alla Biblioteca Comunale. STERI Giuseppe 13/10/1886 di Antonio e Chiaretta Nunzia. (Esercito) Dopo la leva nel 1908 verrà richiamato per mobilitazione il 6 novembre 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30 aprile 1916 giunge col 45° Rgt. ―Reggio‖ in territorio in stato di guerra. Il 6 giugno 1917 è nel 21° Rgt. di fanteria di marcia ―Cremona‖. Il 13 agosto 1917 è nel 271° Rgt. di fanteria ―Potenza‖; il 12 ottobre 1917 è nella 4a Compagnia del 66° Rgt. ―Valtellina‖. Il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata. SULAS Giovanni 25/01/1886 di Emanuele e Longu Nicolina. (Esercito N°21576bis) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 3 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 febbraio 1917 è nel 239° Rgt. di fanteria ―Pesaro‖. Il 12 dicembre 1917 è nel 158° Rgt. ―Liguria‖. Morirà l'11 gennaio 1918 nell'ospedale da campo n°170. URAS Tommaso Antonio Emilio (noto Nicolino) 15/03/1886 di Nicolò e Caddeo Nicolina. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato il 5 maggio 1916 e arruolato a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 12 agosto viene trasferito alla 7a compagnia del 131° Rgt. ―Lazio‖ il cui centro di reclutamento era lo stesso deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 18 giunge in territorio in stato di guerra. Il 16 settembre 1916 lascia la zona di guerra per ferita alla spalla destra da scheggia di shrapnel a quota 144 (Doberdò). Verrà inviato in licenza straordinaria e al rientro, il 2 dicembre 1918 verrà congedato. - 215 - Classe 1887 BRAU Giovanni 13/05/1887 di Francesco e Siddi Chiara. (Esercito) Richiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 16 agosto e assegnato al 231° Rgt. ―Avellino‖, il cui centro di reclutamento era il deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖. Partirà dalla zona di guerra il 22 novembre 1916 per una crisi di congelamento ai piedi e ricoverato all'ospedale di Cormons (Gorizia) e successivamente a quello di Asti. Dopo la convalescenza il 2 marzo 1917 rientrerà al Deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖. Rientrerà in zona d'operazioni il 12 aprile 1917 nel 1° Btg. del 157° Rgt. ―Liguria‖. Il 20 luglio del '17 viene ricoverato per malattia all'ospedale di Recoaro (prov. di Vicenza in Val dell‘Agno), poi trasferito a quello di Torino il 29 settembre 1917. Rientrerà il 5 novembre a Cuneo nel deposito del 33° Rgt. ―Livorno‖ centro di reclutamento del 1° Btg. del 157° Rgt. ―Liguria‖. Il 7 dicembre 1917 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 18 gennaio 1918 viene ricoverato per ferita all'ospedale di Vicenza, in seguito a quello di Vercelli. Il 4 maggio 1918, dopo la convalescenza, rientra al deposito di fanteria di Ozieri dove verrò inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. BULLEGAS Antioco Giuseppe 02/08/1887 di Salvatore e Collu Giuseppina. (Esercito) Riformato alla leva del 1909, verrà richiamato il 5 maggio 1916 a Frosinone del Deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖ centro di reclutamento del 131° Rgt. della brigata ―Lazio‖. Il 4 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra col 131° Rgt. ―Lazio‖ e assegnato alla 12 a Compagnia. Dopo un mese di combattimenti, il 4 novembre 1916, lascerà il fronte per una ferita a canale completo riportata al braccio sinistro con lesione del ramo arterioso nel fatto d‘arme di Oppacchiasella. Verrà ricoverato all'ospedale ―Regina Margherita‖ di Roma dove verrà proposto a rassegna e inviato in licenza straordinario di convalescenza sino al congedo avvenuto il 1° luglio 1919. CABRAS Francesco 19/12/1887 di Giovanni Matteo e Gallus Antonia. (Esercito) Già riformato alla leva, verrà richiamato il 24 agosto 1916 a Napoli nel Deposito del 39° Rgt. di fanteria ―Bologna‖ e assegnato all'8a Compagnia. Il 26 ottobre 1916 viene trasferito al 143° Rgt. della brigata ―Taranto‖, costituito il 7 giugno 1916 dal deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖, e inviato in territorio in stato di guerra. (Caporale il 15 novembre 1916 e Sergente il 1° marzo 1917). Il 28 ottobre 1917 viene catturato nella disfatta di Caporetto. Verrà rimpatriato il 29 dicembre 1918 nel Centro Raccolta Prigionieri di Riparbella (Pisa) e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. CALABRÒ Vincenzo 01/11/1887 di Giuseppe e Camboni Maria. (Esercito) Richiamato alle armi il 9 novembre 1915 verrà arruolato a Roma nel Deposito del 1° Reggimento ―Granatieri di Sardegna‖. Il 22 febbraio 1916 giunge a Cormons (Gorizia) in territorio in stato di guerra. Il 3 giugno 1916, viene catturato dal nemico sul Monte Cengio e trasferito al campo di Siegmundsherberg, (ACSA, Leva e Truppa, Telegramma Postale n°46270). Rientrerà dalla prigionia il 20 novembre 1918 nel Centro Raccolta Prigionieri di Barletta (Bari). Il 5 gennaio 1919 è a Roma nel Deposito del 1° Rgt. ―Granatieri‖ e il 5 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. CAPPAI Antioco noto Luigi 26/04/1887 di Antioco e Brugattu Antioca. (Esercito) Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 5 maggio 1916 e arruolato il 15 maggio a Roma nel deposito del 2° Rgt. Bersaglieri. Il 22 agosto passa effettivo al 12° Rgt. Bersaglieri. Il 20 - 216 - febbraio del '17 è nella Compagnia Mitraglieri Fiat con la quale giungerà in zona d'operazioni il 16 maggio 1917. L'11 novembre 1917 viene catturato a Feltre (Belluno). Verrà rimpatriato il 28 novembre 1918 e si congederà il 20 aprile 1919 nel Deposito del 12° Rgt. Bersaglieri. CARBONI Vincenzo 18/08/1887 di Giovanni e Massa Felicita. (Esercito) Richiamato alle armi il 7 novembre 1917, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ e assegnato alla 6a Compagnia. L'11 febbraio del '18 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 108a Compagnia Mitraglieri. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e il 21 aprile del '19 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. CURRÒ Antonio 07/09/1887 di Giuseppe e Arrus Rita. (Esercito) Già riformato, verrà chiamato alle armi il 5 maggio 1916 e arruolato nel deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 229° Rgt. di fanteria ―Campobasso‖. Il 23 novembre 1917 viene trasferito all'86° Rgt. ―Verona‖ e il mese successivo, il 23 dicembre 1917 viene catturato dagli austriaci e condotto in Austria. Rientrerà dalla prigionia il 27 febbraio 1919 nel deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖ e il 7 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. DESSÌ Tommaso 18/02/1887 di Tommaso e Argiolas Peppina. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 1907-08 nella M.T. di Cagliari, verrà richiamato per mobilitazione il 6 novembre 1915, e arruolato il 15 dello stesso mese a Roma nel deposito del 2° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 5a Compagnia. Il 3 febbraio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato all'11a Compagnia del 2° Btg. Bersaglieri Ciclisti. Il 26 agosto 1917 lascia la zona di guerra per una ferita all'addome sinistro e al torace. Venne ferito da una pallottola di shrapnel durante i combattimenti sulle pendici del Monte Santo nella strada Plava-Salcano. Venne ricoverato a Zagora nell'ospedaletto da campo ―Città di Milano‖, poi a Piacenza e ad Ascoli Piceno; venne dimesso con tre mesi di licenza di convalescenza. Al rientro, alla visita medica presenta sull'addome vaste cicatrici deformate in due grosse ernie. Verrà proposto per la riforma. Infatti il 23 maggio 1918 verrà inviato in licenza straordinaria e successivamente congedato perché riconosciuto non idoneo in modo permanente. GARAU Antonio 14/01/1887 di Giuseppe e Sinzu Giovanna. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà richiamato il 5 maggio 1916 e arruolato nel deposito del 59° Rgt. della Brigata ―Calabria‖. Sottoposto a riforma dall'ospedale militare di Bari, verrà rivisitato il 18 febbraio 1918 e, giudicato idoneo, verrà assegnato al deposito dell'81° Rgt. ―Torino‖. Il 9 maggio passa al Btg. Autonomo della Brigata ―Regina‖ in territorio in stato di guerra. Il 1° settembre1918 è effettivo nel 10° Rgt. ―Regina‖. Cesserà di trovarsi in territorio in stato di guerra il 1° gennaio 1919 e il successivo 1° aprile si congeda. FARCI Antonio 04/04/1887 di Luigi e Collu Grazia. Fratello di Farci Giovanni 1893. (Esercito) Chiamato alle armi il 19 novembre 1909, verrà arruolato per istruzione nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. della Brigata ―Reggio‖; si congederà il 1° settembre 1910. Richiamato il 9 novembre 1911 e giunto a Ozieri nel deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖; il 21 aprile 1912 viene trasferito al Distretto Militare di Bologna nel 35° Rgt. Mobilitato della Brigata ―Pistoia‖. Il giorno successivo, il 22 aprile 1912, dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica (Campagna Italo-Turca 1911-12). Verrà rimpatriato il 18 agosto 1912 e dopo essere sbarcato a Napoli si congederà nel deposito di Ozieri il 22 agosto 1912. - 217 - Dispensato inizialmente dalla mobilitazione del 1914 per avere il fratello Giovanni (04/07/1893) sotto le armi, verrà richiamato il 12 maggio 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 20 maggio 1915 passa effettivo al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e dopo 4 giorni di viaggio, il 24 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 gennaio 1916 lascia la zona d'operazioni per una crisi di congelamento ai piedi e ricoverato all'ospedale ―Rossini‖ di Brescia. Il 16 gennaio viene trasferito all'ospedale ―S. Maria Novella‖ di Firenze. Rientrerà in zona di guerra il 4 ottobre 1916 e assegnato al 215° Rgt. della Brigata ―Tevere‖. Il 15 novembre 1917 lascerà il fronte per una grave ferita al braccio sinistro. Dopo il ricovero e la convalescenza, rientra in servizio il 18 febbraio 1918 a Roma nel deposito dell'81° Rgt. ―Torino‖ (sede di reclutamento del 215° Rgt. ―Tevere‖). Il 4 marzo viene mandato in osservazione all'ospedale ―R.Margherita‖ di Roma e inviato nuovamente in convalescenza. Il 16 settembre 1918 rientra al ―Celio‖ di Roma dove viene proposto a riforma per postumi da ferita al braccio e all'emitorace sinistro con presenza di proiettile nella cavità toracica. Il proiettile attraversò tutto il braccio ed è fuoriuscito nella faccia laterale interna rientrando nell'emitorace sinistro al dì sotto del cavo ascellare al livello della quinta costola. Il 24 settembre 1918 viene trasferito all'ospedale militare di Cagliari e inviato in licenza illimitata in attesa del congedo definitivo, (18 marzo 1919). LA NOCE Francesco 12/01/1887 di Nunzio e Pes Caterina. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 1909-10 nella 2a Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, verrà dispensato dalle chiamate per le mobilitazioni del 1911 e 1914 per avere già il fratello Nunzio (1889) sotto le armi. Richiamato per mobilitazione il 26 maggio 1915 a Siena nel Deposito dell'87° Rgt. della brigata ―Friuli‖ e assegnato alla 3a Compagnia, morirà due mesi dopo, il 26 luglio 1915 per malattia nell'ospedale militare di riserva di Siena. Non si seppe con certezza di quale malattia soffrisse; sembra che il La Noce fu colpito da febbri malariche recidive, in quanto da una informativa dei Carabinieri di Sant'Antioco pare che ne soffrisse già dall'età di 17 anni mentre era impiegato presso la Miniera ―Rosas‖ di Narcao. LODDO Efisio Antonio 12/03/1887 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito) Fratello di Antioco Luigi (1892), Antonio (1880), Fedele (1882), Giovanni Salvatore Emanuele (1884), Salvatore Emanuele (1889). Richiamato alle armi il 6 novembre 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, l'11 novembre passa effettivo al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 marzo 1916 giunge in territorio in stato di guerra col l'8 a Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 29 giugno 1916 morirà nei combattimenti di ―Montucolo Devio‖ sul Col di Lana per ferita da scheggia di granata. Verrà sepolto in loco nel cimitero del costone Saleni. MADAU Antonio 03/08/1887 di Antioco e Orrù Domenica. (Esercito) Già riformato alla leva della sua classe, verrà mobilitato il 10 agosto 1918 nel Btg. tracomatosi di Cagliari e assegnato alla Stazione dei Carabinieri di Gonnesa. In seguito verrà assegnato a prestare servizio presso il Distaccamento Prigionieri di Guerra di Bacu Abis sino al 1° aprile 1919 quando verrà inviato in congedo dal deposito del 46° Rgt. di Cagliari. MANNAI Francesco 24/11/1887 di Salvatore e Nocco Caterina. Fratello di Antioco Mannai, 1897. (Esercito) Richiamato per mobilitazione il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, (sede di reclutamento di un Btg. del 231° Rgt. ―Avellino‖). Il 12 agosto del '16 giunge in territorio in stato di guerra col 231° Rgt. della brigata di fanteria ―Avellino‖. Il 15 - 218 - settembre del '17 viene trasferito nel 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 29 ottobre 1917 viene catturato a Codroipo (Udine) durante la ritirata di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 15 febbraio 1919 a Roma nel deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖ dove verrà inviato in licenza illimitata il 5 aprile 1919. MARTIS Antonio Vincenzo 17/11/1887 di Vincenzo e Pintus Maria. (Esercito) Dopo il servizio di leva in Marina (Matricola n°13867) viene trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato per mobilitazione il 9 novembre 1915 e arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 aprile 1916 è in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 6 giugno 1917 è nel 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖. Il 13 agosto 1917 nel 271° Rgt. ―Potenza‖. Il 14 settembre 1917 nel 46° Rgt. di fanteria di marcia ―Reggio‖. Il 24 febbraio 1918 nel Btg. Complementare del 27° Rgt. della Brigata ―Abruzzi‖. Il 1° gennaio 1919 lascia la zona di guerra e il 7 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata dal deposito del 57° Rgt. ―Abruzzi‖. MEI Antioco 22/11/1887 di Salvatore e Diana Grazia. (Esercito) Già assolti gli obblighi di leva nella Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato per mobilitazione il 5 maggio 1917. Presterà servizio in territorio in stato di guerra nel 101° Btg. della M.T. e assegnato alla 3a Compagnia. Il 29 marzo 1919 viene trasferito al 14° Btg. nella 39a Compagnia Presidiaria. Il 1° aprile 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. MEREU Nicolò 05/03/1887 di Salvatore e Garau Efisia. (Carabinieri) Chiamato alle armi il 17 ottobre 1907, verrà arruolato Allievo Carabiniere a cavallo in ferma quinquennale nella Legione Territoriale di Cagliari. Il 31 dicembre 1908 è carabiniere nella stazione di Estersili. Il 6 marzo 1913 nella Legione di Napoli. Si congederà il 31 luglio 1914 nella Legione di Cagliari. Richiamato per mobilitazione dal Comando dell'Arma di Napoli presso la stazione di Padula a Torre Annunziata sino al 9 maggio 1918. Il 7 luglio 1918 dal porto di Taranto s'imbarca per Salonicco. Sbarcherà in Grecia il 18 luglio e assegnato alla 35a Sez. Macedonia (35a Divisione). Il 1° febbraio 1919 è Appuntato. Il 4 aprile 1919 da Salonicco s'imbarca per il rimpatrio e sbarca a Taranto il 7 aprile 1919. Il 14 maggio 1919 in licenza illimitata. MILIA Emanuele 26/08/1887 di Giovanni e Mura Giuliana. (Esercito) Servizio di leva nel 1907-1909 durante il quale ebbe modo di meritarsi una Medaglia Commemorativa istituita col R.D. n°79 del 20 febbraio 1910 per l'opera di soccorso prestata nei luoghi devastati dal terremoto del 2 dicembre 1908(Messina). Verrà richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ dove verrà assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 2 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra dove verrà trasferito al 3° Rgt. Genio e assegnato alla 34a Compagnia Telegrafisti. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra. Rientrerà a Ozieri il 28 gennaio 1919 nel deposito del 3° Genio Telegrafisti e il 1° aprile 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. MULAS Antonio 11/09/1887 di Salvatore e Puddu Antioca. (Esercito) Dispensato dalla leva marittima per avere un fratello sotto le armi verrà trasferito ai ruoli dell'esercito il 31 dicembre 1909. Riformato il 19 novembre 1915, verrà rivisitato il 4 marzo 1917 e giudicato idoneo verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 maggio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 202° Rgt. di fanteria ―Sesia‖. Il 23 giugno 1917 passa al Btg. Complementare della Brigata ―Siracusa‖ (245° e 246°) nei depositi di Reggio Calabria e Potenza. Il 1° luglio 1918 viene ricoverato nell'ospedale di Mestre, il 20 dello stesso mese viene trasferito all'ospedale da campo di Stanghella (Padova). Rientrerà in territorio in stato di guerra il 1° - 219 - agosto 1918. Il 15 dicembre 1918 passa al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 4 novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra e l'11 aprile 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. OLLARGIU Antioco Vincenzo 28/04/1887 di Emanuele e Serra Maria. (Guardia di Finanza) Dopo la leva in Marina dal 1907 al marzo del 1911 nei Pompieri del CRE a La Maddalena, viene richiamato, nei ruoli della Guardia di Finanza il 27 settembre 1911 nella campagna Italo-Turca sino al 17 marzo 1912. Il 9 settembre 1915 viene richiamato nella Legione Territoriale di Roma. Il 1° agosto 1917 è nella Legione Territoriale di Cagliari sino al congedo, 1° aprile 1919. ORRÙ Giovanni Antonio 20/06/1887 di Antioco e Caddeo Chiara. Fratello di Orrù Giuseppe Nicolino 1884. (Esercito) Dopo la leva nel 1910 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà richiamato per mobilitazione il 9 novembre 1911 sempre a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 1° dicembre 1911 viene trasferito nel 35° Rgt. di fanteria ―Pistoia‖ e dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. rientrerà a Napoli per rimpatrio il 18 agosto 1912 e il 22 dello stesso mese si congeda nel deposito di Ozieri. Richiamato il 12 maggio 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 18 viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ e il 1° giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 21 agosto lascia il fronte perché il giorno prima, il 20 agosto 1915, mentre era di sentinella a Bosco Cappuccio venne ferito gravemente al collo dalla scheggia di una bomba a mano. Verrà ricoverato all'ospedaletto da campo n° 80 di Vino (?) e inviato in convalescenza. Il 10 novembre 1915, dopo la convalescenza, rientra nel deposito di Ozieri e inviato in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1916 col 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. L'11 novembre 1917 viene catturato nel Sedico-Bribano (Belluno). Rientrerà dalla prigionia il 12 novembre 1918. Il 4 dicembre rientra in Sardegna nel deposito di smistamento truppe di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, e il successivo 10 aprile 1919 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. PUDDU Luigi 17/10/1887 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito N°23330bis) Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Spoleto nel deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Il 16 agosto 1916 viene trasferito in zona d'operazioni e assegnato effettivo nella 5a Compagnia del 229° Rgt. della Brigata ―Campobasso‖. Nella notte del 30-31 marzo 1917 in località quota 343 sud riportava ferite multiple all'arto destro causato da una scheggia di granata. Dopo un primo ricovero nell'ospedale da campo, il 30 maggio viene trasferito all'ospedale Militare di Milano. Il 31 agosto viene inviato in convalescenza e rientrerà il 21 settembre 1917 a Bologna nel deposito del 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ (Sede di reclutamento del 229° Rgt. ―Campobasso‖). Non rientrerà più al fronte e rimarrà a disposizione sino al 5 aprile 1919 quando verrà inviato in licenza illimitata in attesa del congedo. SABEDDU Francesco 23/04/1887 di Raffaele e Cabras Carmela. (Esercito) Chiamato alle armi il 18 novembre 1909 verrà assegnato alla 6a Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖ nel deposito di fanteria di Ozieri, e si congederà per fine ferma il 1° settembre 1910. Richiamato il 9 novembre 1911 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 21 aprile 1912 passa effettivo nel 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ e il giorno successivo dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. l'8 luglio 1912 rientra in Italia per malattia e il 15 agosto 1912 si congeda. Richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1915 a Ozieri nel deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 18 passa effettivo al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e assegnato alla 5a Compagnia. Il - 220 - 1° giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 27 aprile 1916 lascia il fronte perché sei giorni prima, il 21 aprile, durante la permanenza in trincea a Castelnovo sul Carso (Vicenza), una scheggia di granata gli procurò una ferita alla sopracciglia destra. Dopo il ricovero e la convalescenza, il 1° settembre 1916 rientra in servizio a Brescia nel Deposito Mitraglieri Fiat. Il 5 dicembre 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella 1179a Compagnia Mitraglieri Fiat del 118° Rgt. di fanteria ―Padova‖. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918, il 10 dicembre 1918 è nel deposito del 71° Rgt. ―Puglie‖ (sede di reclutamento del 118° Rgt. ―Padova‖), sino al 7 aprile 1919 quando verrà inviato in licenza illimitata dal deposito di fanteria di Ozieri. SALIDU Giovanni 16/02/1887 di Vincenzo e Pinna Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 13 agosto giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 7a Compagnia del 131° Rgt. ―Lazio‖ (costituito il 1° marzo 1915 dal deposito del 59° fanteria ―Calabria‖). Il 26 novembre 1917 viene trasferito al 23° Rgt. della Brigata ―Como‖ e assegnato alla 4a Compagnia. Il 1° giugno 1918 lascia la zona di guerra e ricoverato nell'ospedaletto da campo di Este (Padova, a sud dei colli Euganei). Il 17 luglio viene trasferito al convalescenziario di Borgo S. Domino. Il 15 agosto 1918 rientra in servizio nell'86° Rgt. di fanteria di marcia ―Verona‖, e quando rientrerà in zona d'operazioni verrà assegnato al Btg. Complementare della Brigata ―Como‖. Finita la guerra, il 9 novembre 1918 è nella 9a Compagnia del 24° Rgt. ―Como‖. Il 1° gennaio 1919 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra. Nel marzo del 1919 parte da Lasiz (frazione del comune di Pulfero, prov. di Udine) e il 1° aprile 1919 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. SERRA Nicolino 10/05/1887 di Antonio e Pau Luigia. (Esercito) Richiamato il 5 maggio 1916 verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 30 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 228° Rgt. di fanteria ―Rovigo‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Verrà catturato il 29 ottobre 1917 durante la ritirata di Caporetto. Morirà il 10 aprile 1918 nel Campo di Prigionia di Somorja, una cittadina della Slovacchia (all‘epoca dei fatti appartenente all‘Impero Austro-ungarico), situata circa 17 chilometri a sud-est di Bratislava, sull'isola dello Žitný Ostrov, sul Danubio. SGRÒ Bartolomeo 03/05/1887 (Calasetta) di Giacomo e Vigo Francesca. (Guardia di Finanza) Trasferito dalla Marina al Regio Esercito nei ruoli della Guardia di Finanza, verrà richiamato l'8 novembre 1915 e assegnato alla Legione Territoriale di Cagliari. Il 1° giugno 1916 viene trasferito a Sant'Antioco nella Caserma di ―Ponti Mannu‖. Il 1° agosto del '18 viene trasferito al Circolo di La Maddalena, e il 1° aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata. STERI Giuseppe 10/09/1887 di Giuseppe e Piras Vincenza. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà richiamato il 5 maggio 1916 nella 93a Compagnia Presidiaria del 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Non verrà destinato al fronte, ma verrà comandato come operaio militarizzato nelle miniere di Monteponi. Il 22 maggio 1918 viene trasferito a Roma nel deposito dell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖, e il 16 settembre 1918 presta servizio come operaio nelle acciaierie di Terni. Si congederà il 1° aprile 1919. C'è una curiosità che riguarda lo Steri, nel suo foglio notizie, alla domanda: in quale lingue estere può disimpegnare le mansioni d'interprete, risponde: l'arabo! ZURRU Giuseppe 20/03/1887 di Salvatore e Cabras Raffaela. (Esercito) Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel deposito del 52° Rgt. della Brigata ―Alpi‖ e assegnato alla 2a Compagnia dislocata a Gubbio. L'8 agosto 1916 giunge in territorio in - 221 - stato di guerra e assegnato al 229° Rgt. di fanteria ―Campobasso‖. Il 14 agosto 1916 viene catturato nel fatto d'arme di monte S. Marco (Gorizia). Rientrerà dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 21 gennaio 1919 è nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, e il 1° aprile 1919 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. Classe 1888 ANGIUS Antonio 06/07/1888 di Daniele e Marongiu Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 agosto 1911 per istruzione, viene arruolato nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e congedato il 6 novembre 1911. Richiamato per mobilitazione il 24 maggio 1915, dal 46° Rgt. ―Reggio‖, verrà aggregato al Plotone Autonomo di Sanità della Sardegna e assegnato al 102° ospedale da campo di Cagliari come infermiere. Il 3 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Lascerà la zona d'operazioni il 5 maggio 1919 e si congederà nel Deposito di Ozieri il 5 settembre 1919. ATZORI Nicolino 26/03/1888 (Portoscuso) di Francesco e Loddo Maria Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel Deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 1° ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Morirà dopo un anno, il 16 ottobre 1917 per ferite riportate in combattimento nell'ospedale da campo n° 0131. BALLOCCO Carlo 06/03/1888 di Antonio e Aste Purifica. (Esercito) Chiamato alle armi il 1° giugno 1915 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, conseguirà il grado di Caporale dopo tre mesi di servizio, il 15 settembre 1915. Il 17 febbraio 1917 è comandato operaio nello stabilimento minerario di Ingurtosu. Il 1° luglio 1918 viene trasferito nella penisola e aggregato al 180° Battaglione della M.T. e comandato operaio della Società Ilva e assegnato allo stabilimento Ilva Alti Forni Acciaierie e Fonderie di Piombino. Il 15 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. BASCIU Antioco Luigi 14/02/1888 di Giuseppe e Matta Maria Teresa. (Esercito) Trasferito dalla Marina al Regio Esercito, verrà chiamato alle armi il 6 luglio 1912 e arruolato a La Maddalena nel Deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato all'8 a Compagnia. Si congederà il 14 novembre 1912. Il 13 maggio 1915 viene richiamato per mobilitazione nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La Maddalena. Il mese successivo, il 5 giugno, giungerà in territorio in stato di guerra col 3° Rgt. a Mestre per la formazione di nuovi reparti. Qualche giorno dopo viene trasferito in zona d'operazioni e assegnato alla 5a Batteria Assedio nella Val Padola, in Alto Cadore. Il 13 novembre 1915 è in Val Grande, sempre in Cadore, con la 34a Batteria Assedio. Il 16 agosto 1916 è sempre in Cadore in Val Grande e assegnato alla 13a Batteria Assedio, (3° Rgt. di Art. da Fortezza). Il 26 novembre 1916 viene assegnato alla 36a Batteria Assedio del 5° Rgt. di Art. da Fortezza alle dipendenze del 4° Corpo d'Armata. Partirà dal territorio in stato di guerra il 23 giugno 1919, e inviato in licenza illimitata. BIANCO Antioco Luigi 16/08/1888 di Domenico e Massidda Antioca. (Guardia di Finanza n°26991) Arruolato il 17 novembre 1908 nella Regia Marina, il 7 gennaio 1910 verrà trasferito a domanda nella Guardia di Finanza di Mare in ferma triennale. Il 1° maggio 1910 viene assegnato alla Legione Territoriale di Venezia. Il 1° novembre 1912 è nella Legione Territoriale di Roma. Il 7 gennaio 1913 viene ammesso alla ferma triennale. Il 12 agosto 1915 è sempre nella Legione Territoriale di - 222 - Roma. Il 7 gennaio 1916 trattenuto per mobilitazione. Il 9 agosto 1916 viene inviato in licenza di convalescenza a seguito di rassegna per 6 mesi. Dai fogli matricolari non è dato a sapere se proseguirà il suo servizio, verrà congedato definitivamente il 19 settembre 1927. CAMBONI Giuseppe 14/12/1888 di Carlo e Usai Antonia. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel Deposito dell'82° Rgt. di Fanteria ―Torino‖. Il 3 agosto 1916 viene promosso Caporale, e il 25 dello stesso mese viene trasferito a Nervesa (Treviso) alla Scuola Bombardieri e assegnato alla 69a Compagnia. Il 10 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 126a Batteria Bombarde. Nel giugno del '17 è nella 217a Batteria. Il 15 agosto 1917 è Caporal Maggiore. Il 24 ottobre 1917 viene catturato a Tolmino a seguito della disfatta di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 15 dicembre 1918 nel deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖ e il 30 giugno 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Morirà nel 1934. CAREDDA Giuseppino 16/08/1888 di Giuseppe e Frau Efisia. (Guardia di Finanza) Chiamato alle armi il 27 novembre 1909 nel compartimento marittimo di Cagliari, il 16 febbraio 1911 viene trasferito alla Guardia di Finanza di Mare e destinato a Genova. Il 1° gennaio 1912 viene trasferito a Tripoli. Dai fogli matricolari risulta che il 1° agosto 1913 è assegnato alla Scuola Allievi Ufficiali di Caserta. Richiamato per mobilitazione il 12 agosto 1915 dalla Legione Territoriale di Roma, il 1° settembre 1915 viene assegnato alla Compagnia mobilitata in territorio in stato di guerra e assegnato in Egeo nell'isola di Rodi. Lascerà il territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918, il 1° gennaio 1919 viene trasferito nel Circolo della Guardia di Finanza di Sassari. Si congederà il 15 agosto 1919. CAU Giuseppe 26/11/1888 di Emanuele e Lusci Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ con la qualifica di Zappatore. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla Milizia Mobile del 229° Rgt. ―Campobasso‖. Il 15 settembre 1917 è a Brescia nel Deposito Mitraglieri Fiat e assegnato alla 276a Compagnia. L'8 ottobre del '17 passa al 96° Rgt. di fanteria ―Udine‖. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al 27 giugno 1919 quando verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. CIRRONI Nicolò Francesco Giuseppe 06/11/1888 (Iglesias) di Nicolò e Pinna Emanuela. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 1910-11 nel Deposito del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖, verrà richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 maggio passa al 151° Rgt. ―Sassari‖ e giunge in territorio in stato di guerra. Il 4 maggio 1918 viene catturato sul Monte Fior. Riuscirà ad evadere in Russia e rientrerà in Italia dopo la fine del conflitto. Il 20 marzo 1919 rientra in Sardegna nel Deposito di Ozieri e si congederà il 19 luglio 1919. Emigrerà in Francia. EUSTACHI Mario 07/04/1888 di Erminio e Lombardi Giuseppina. (Esercito). Tenente Medico dell‘111° Rgt. di fanteria della Brigata ―Piacenza‖ (Milizia Mobile), verrà decorato di Medaglia di Bronzo guadagnata sulla fronte del Piave nell‘ultima settimana di guerra il 26 ottobre 1918 con la seguente motivazione: ―Sotto violento bombardamento, essendo difficile il trasporto dei feriti al posto di medicazione, per meglio esplicare la sua opera di soccorso, si portava sulla linea del fuoco per le cure urgenti ai feriti gravi‖. (Tratto da Boll. Uff. R.D. 4 gennaio 1920 e da Giornale d‘Italia del 16 febbraio 1920) - 223 - FAI Giovanni 25/12/1888 di Efisio e Porcu Anna. (Esercito) Chiamato alle armi per istruzione il 16 agosto 1911, verrà arruolato a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 10a Compagnia. Si congederà il 6 novembre 1911. Richiamato per mobilitazione il 15 novembre 1915 nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza verrà assegnato alla 39a Batteria. Il 6 settembre 1915 lascia il Deposito de La Maddalena per raggiungere la sede reggimentale a Roma. Il 13 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 6° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 285a Batteria da posizione. Il 1° gennaio del '17 è nel 213° Gruppo Autonomo di Artiglieria. Il 16 settembre 1918 passa all'8° Rgt. di Artiglieria da Campagna nella 2a Batteria. Il 1° luglio del '19 lascia il territorio in stato di guerra per fare rientro a Ozieri nel deposito di fanteria dove si congederà il 12 luglio 1919. FARCI Giuseppino 26/11/1888 di Antioco Ignazio e Manca Francesca. (Marina) Marinaio scelto del CREM scomparso in mare a seguito del siluramento del piroscafo postale ―Tripoli‖ il 18 marzo 1918. INTICU Salvatore 01/10/1888 nato a Narcao, di Gaetano e Floris Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 2 agosto 1916 e assegnato al 61° Rgt. di fanteria ―Sicilia‖ (D.M. di Roma). Dopo 5 giorni l'8 agosto del '16 parte per la Macedonia da Taranto. Rientrerà in Italia dopo 4 mesi, il 21 dicembre 1916 per malattia e sbarca a Catania per fare rientro al deposito di fanteria della brigata ―Sicilia‖ a Parma Nord-Est. Rientrerà in territorio in stato di guerra il 9 febbraio 1917 e assegnato alla 258a Compagnia Presidiaria del 61° Rgt. ―Sicilia‖. Il 10 marzo 1917 viene trasferito al 259° Rgt. di fanteria ―Murge‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Dopo una breve aggregazione al 260° Rgt. (brigata ―Murge‖), il 5 giugno del '17 rientra al 259° Rgt. ―Murge‖ e assegnato alla 9 a Compagnia. Il 22 giugno 1917 a quota 144/5 viene ferito da scheggia di granata alla regione scapolare destra a fondo cieco. Il 10 febbraio 1918 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 3a Compagnia. Il 23 giugno 1919 parte dal territorio in stato di guerra e inviato in congedo dal deposito di fanteria di Ozieri. LACONI Arturo 22/08/1888 di Pietro e Lingotti Giovanna. (Esercito) Nato a Cagliari faceva l‘insegnante, era il padre del costituzionalista e deputato comunista Renzo Laconi. Già idoneo ai soli servizi sedentari, verrà richiamato il 29 aprile 1916 e assegnato all‘82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 3 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 1° Ottobre 1916 è Allievo Ufficiale Aspirante di Complemento a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖ mobilitato. Il 25 dicembre 1916 è Aspirante Ufficiale di Complemento nel 215° Rgt. della brigata ―Tevere‖, nomina conferitagli a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖, già sede di reclutamento del 215° Rgt. di fanteria. Verrà nominato Sottotenente di Complemento il 17 maggio 1917. Deceduto nel fatto d‘arme di Dosso Faiti il 3 giugno 1917. LEPURI Antonio 05/01/1888 di Salvatore e Mereu Benedetta. (Esercito) Dispensato dal servizio di leva perché figlio unico di madre vedova, verrà comunque mobilitato l'11 giugno 1915 e inviato in convalescenza per un anno a seguito di un'artrite cronica. Il 9 agosto 1916, rientra al deposito di fanteria di Ozieri (45° Rgt. ―Reggio‖); non verrà destinato al fronte. L'11 maggio del '18 viene trasferito a Brescia nella Scuola Mitraglieri Antiaerea e il 6 giugno viene assegnato al Distaccamento antiaereo di Bari. Il 15 novembre 1918, sempre a Bari, viene assegnato - 224 - al deposito del 10° Rgt. ―Regina‖. Verrà riformato definitivamente il 23 agosto 1919 per artrite cronica al ginocchio sinistro. MANNAI Antioco 13/11/1888 di Emanuele e Salis Maria Chiara. Fratello di Sebastiano 1881 e Salvatore 1884. (Esercito) Chiamato alle armi per istruzione il 20 ottobre 1908 nel 33° Rgt. di fanteria ―Livorno‖ si congederà il 2 settembre 1910. Verrà richiamato in conseguenza della guerra italo-turca il 26 settembre 1911 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e smobilitato il 20 marzo 1912. Il 10 maggio 1915 è richiamato per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri. Il 20 maggio viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Il 2 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra nella 300a Compagnia Mitraglieri Fiat. Il 15 novembre 1915 viene ferito al 2° e 3° dito del piede sinistro e ricoverato all'ospedale di Chioggia (Venezia) per essere poi trasferito, il 10 dicembre, a quello di Firenze. Il 14 febbraio 1916 viene inviato in convalescenza per 40 giorni. Il 1° aprile 1916 è nel Deposito Mitraglieri Fiat a Brescia. Il 14 novembre 1917 rientra in territorio in stato di guerra nel 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. Cessa di essere in territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918. Raggiunge il deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ a Siracusa e il 21 giugno 1919 si congederà nel Distretto Militare di Cagliari. MASSA Emanuele Salvatore 11/05/1888 di Antonio e Lusci Peppina. (Esercito) Già riformato durante il servizio di leva, verrà richiamato per mobilitazione il 5 maggio 1916 nel Deposito del 81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 23 maggio 1917 nel 30° Rgt. di Artiglieria. Il 25 luglio del '17 è nel 216° Rgt. ―Tevere‖ (Gubbio, Deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖). Ricoverato all'ospedale di Casale Monferrato (Alessandria) per ferite alla mano destra. Il 1° gennaio del '18 è Caporale e il 20 dello stesso mese è nel 51° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di Gubbio), partirà dalla zona di guerra il 15 settembre 1918 e assegnato alla 42 a Compagnia Presidiaria. Il 6 gennaio 1919 verrà inviato in esonero e congedato il 15 agosto 1919. MASSIDDA Antioco Luigi 31/08/1888 di Giovanni e Milia Francesca. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 agosto 1917 verrà arruolato nel 164° Btg. della M.T. nel D.M. di Campobasso. Il 28 dicembre 1917 è nell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 4 gennaio 1918 nel 138° Rgt. di fanteria ―Barletta‖. Dopo un anno, il 1° gennaio 1918 lascerà la zona di guerra e verrà assegnato nel 156° Distaccamento della sezione di sussistenza. Il 12 luglio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. MASSONI Francesco 06/07/1888 di Carlo e Palomba Maria. (Esercito N°29226) Dopo il servizio di leva prestato nel 1909-10 a Cagliari presso il Plotone Autonomo di Sanità, verrà richiamato per mobilitazione il 16 maggio 1915 nello stesso Plotone e trasferito in zona di guerra come portaferiti presso la 25a Sezione di Sanità. Rimarrà in zona di guerra per pochi mesi; il 16 novembre 1915 rientra in Sardegna nel Plotone di Sanità di Cagliari sino al 1° aprile 1917 quando sarà Carabiniere ausiliario nella Legione Territoriale di Cagliari. Si congederà il 23 febbraio 1920. Commerciante, verrà a Sant'Antioco dopo la guerra. MONACO Francesco 27/08/1888 di Gennaro e Steri Peppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 9 agosto 1916 e assegnato al 231° Rgt. della brigata ―Avellino‖ costituita il precedente 27 maggio 1916 a Roma nel Deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖. Dopo un mese di guerra lascia il fronte per una ferita da pallottola riportata al capo nei combattimenti del 30 settembre 1916; verrà ricoverato nell'ospedale di Budrio (Bologna), poi a - 225 - Udine e successivamente a quello di Alessandria, e inviato in convalescenza. Rientrerà al corpo nel deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖ il 29 gennaio 1917 e dopo la ferita gli affidarono mansioni da scritturale. Lascerà la zona di guerra il 18 aprile 1917: viene inviato nuovamente in licenza per 6 mesi. Quando rientrerà verrà assegnato al Btg. Tracomatosi di Cagliari e il 15 marzo del '19 viene inviato in licenza illimitata in attesa del congedo. PERDISCI Nicolò 02/02/1888 di Giovanni e Mallus Carmela. (Esercito) Già riformato dalla Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e arruolato il 10 ottobre 1916 nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri a Napoli. Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° gennaio 1917 presso il 18° Rgt. Bersaglieri e assegnato al 67° Battaglione. Il 12 maggio 1917 è nel 16° Battaglione di Marcia. Il 27 agosto '17 è nel 9° Rgt. Bersaglieri e dopo un mese, il 23 ottobre è nel 4° Rgt. Bersaglieri. Il 4 dicembre 1917 viene catturato dal nemico e liberato il 1° novembre 1918. Dopo due mesi, il 1° gennaio 1919, rientra a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il 21 giugno del '19 rientra in Sardegna nel Deposito Speciale dei Bersaglieri di Caprera. Si congederà dopo un mese, il 5 luglio 1919. PINTUS Emanuele 21/07/1888 di Emanuele e Caddeo Rita. (Esercito) Idoneo ai soli servizi sedentari, verrà chiamato alle armi il 7 novembre 1917 e arruolato nel deposito del 51° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ (Deposito di Gubbio). Il 17 dicembre 1917 è nell'80° Rgt. di fanteria ―Roma‖; il 10 gennaio 1918 è nel 63° Rgt. ―Cagliari‖. Il 20 febbraio 1918 giunge in territorio in stato di guerra nella 55a Compagnia Presidiaria. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918; si congederà il 15 agosto 1919. ROSI Luigi 29/07/1888 (Carloforte) di Gabriele e Biggio Filiberta. (Esercito) Dopo il servizio di leva nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti nel 1909-10 e un richiamo per la mobilitazione nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti nel 1911-12, verrà nuovamente mobilitato per le armi il 17 maggio 1915 e assegnato ad un Reparto Autonomo Operai presso una fabbrica di armi a Roma. Si congederà il 21 giugno 1919. Dopo la guerra rimarrà a lavorare a Roma. SERRA Domenico 07/04/1888 di Antonio e Longu Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel deposito del 82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 12 agosto 1916 in un battaglione del 231° Rgt. di fanteria ―Avellino‖ (costituito a Roma nel deposito del 82° Rgt. di fanteria ―Torino‖). Dopo un anno, il 12 agosto del '17 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al termine del conflitto. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e si congederà il 26 giugno 1919. SODDU Salvatore 11/06/1888 di Salvatore e Pintus Nicolina. (Marina) Secondo Capo Torpediniere del CREM morto a Palau il 22 maggio 1918. Era sposato con Maria Angius. (ACSA, Leva e truppa, 10/37, 30 marzo-17 giugno 1918). VACCA Antioco Ignazio 29/01/1888 di Giuseppe e Cappai Francesca. (Esercito) Dopo il servizio di leva nella 3° Batteria del 10° Rgt. di Artiglieria da Campagna nel 1909, verrà trattenuto alle armi per la guerra italo-turca il 20 novembre 1911 e trasferito a Roma nel deposito del 13° Rgt. di Artiglieria. Il 21 aprile 1912 viene aggregato al 2° Rgt. di Artiglieria e dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Rientrerà il 15 dicembre 1912 nel deposito del 13° Rgt. Artiglieria a Roma e si congederà a Ozieri il 15 agosto 1912. Richiamato per mobilitazione il 10 giugno 1916, verrà assegnato al 1° Gruppo del 46° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 15 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 1° Gruppo - 226 - del 38° Rgt. di Artiglieria sino al termine del conflitto. Lascerà la zona di guerra il 1° gennaio 1919 e si congederà il 4 luglio 1919. Classe 1889 BASCIU Antioco 11/07/1889 di Antioco e Pes Carmela. (Esercito) Riformato alla leva, verrà richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 6a Compagnia del 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 novembre del '17 lascia la zona d'operazioni per ferita riportata nei combattimenti sull'Altopiano della Bainsizza: l'esplosione di una bomba a mano gli provocò gravi ferite al viso, al braccio, alla gamba e al piede. Verrà ricoverato all'ospedale ―Argento‖ di Lecce. Dopo la convalescenza, il 16 agosto 1918 verrà mandato in osservazione all'ospedale di Bari. I danni più gravi li subirà agli occhi: rimarrà ceco all'occhio sinistro e visione ridotta per metà a quello destro. Verrà inviato in congedo assoluto e il 1° marzo 1924 gli verrà concessa la pensione a vita. CABRAS Giovanni 24/12/1889 di Antioco e Manca Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 e arruolato a Girgenti (Rieti), verrà assegnato al 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 30 luglio 1912 parte da Messina per la Tripolitania e Cirenaica e il 2 agosto 1912 è effettivo nel 5° Rgt. ―Aosta‖. Verrà rimpatriato il 10 gennaio 1913: sbarca a Messina e si congeda nel Deposito del 5° Rgt. ―Aosta‖ Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 24 maggio. Il 19 settembre 1915 parte dalla zona di guerra per congelamento ai piedi e ricoverato all'ospedale di Milano. Il 12 novembre 1915 rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e dopo due mesi, il 17 gennaio 1916 viene assegnato alla 93 a Compagnia Presidiaria. Il 12 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 6° Rgt. ―Aosta‖. Il 10 gennaio 1917 viene ricoverato all'ospedale di Rovigo per malattia e il 27 marzo è trasferito al convalescenziario di Modena. Il 13 aprile del '17 rientra nel 6° Rgt. ―Aosta‖ in territorio in stato di guerra. Il 17 novembre 1917 viene catturato sul Monte Grappa. Rientrerà dalla prigionia dopo un anno il 20 novembre 1918 nel Deposito del 6° Rgt. ―Aosta‖. Si congederà a Ozieri il 12 luglio 1919. CAMBONI Gavino 20/01/1889 di Gavino e Mereu Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 a Viterbo nella caserma S. Caterina, deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 10 agosto 1916 e assegnato al 159° Rgt. ―Milano‖. Il 7 settembre 1917 lascia il fronte per ferite riportate in combattimento, verrà ricoverato all'ospedale di Cormons (Gorizia). Rientrerà in zona d'operazioni il 24 ottobre 1917 nel 159° Rgt. ―Milano‖. Il 20 dicembre 1917 viene catturato. Verrà liberato il 1° novembre 1918; il 6 novembre è nel deposito del 159° Rgt. ―Milano‖ e successivamente trasferito in Sardegna nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 23 luglio 1919. CAPPAI Maurizio 02/02/1889 di Luigi e Pisu Anna. (Esercito) Chiamato alle armi il 28 novembre 1915 verrà arruolato nel Distretto Militare di Pisa nel 22° Rgt. ―Cremona‖. Il 10 marzo 1916 viene assegnato al 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito dai deposti del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria) e il 21 dello stesso mese giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 ottobre 1916 parte dalla zona di guerra e ricoverato all'ospedale di Villaverla (Vicenza) per ferite al braccio sinistro riportate nel combattimento di Dosso Faiti. Il 16 dicembre rientra al 210° Rgt. (deposito dell‘88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖). Il 17 agosto 1917 è prigioniero di guerra. Rientrerà - 227 - dalla prigionia il 17 marzo1919. Si congederà il 15 luglio 1919 nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖, (Sassari). COSSU Efisio 24/05/1889 di Antioco Ignazio e Carta Efisia. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 5 maggio 1916 e arruolato nel Distretto Militare di Spoleto. Il 23 agosto del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 2 a Compagnia del 51° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di Gubbio). Il 15 luglio 1918 è prigioniero nel fronte francese; verrà liberato dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 20 novembre è nel deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖ (Gubbio) e si congederà nel D.M. di Cagliari il 28 luglio 1919. Il 5 maggio 1926 verrà decorato di Medaglia Commemorativa della Campagna di guerra francese. DE TIANA Pietro 28/05/1889 di Antonio e Serra Peppina. (Esercito) Dispensato dal servizio di leva perché residente all'estero (Bona-Algeria), verrà chiamato per mobilitazione il 6 luglio 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 18 settembre 1915 e dopo tre mesi, il 15 dicembre verrà assegnato come minatore alla 115a Compagnia del 2° Rgt. Genio. Il 26 dicembre 1916 sull'Altipiano di Asiago, durante la costruzione di una galleria in località Roccolo di Pagarlak morirà per ferite multiple provocate dallo scoppio accidentale di una mina da cava. Oltre al De Tiana, perirono anche il caporale Giovanni Spagnolo e il soldato Pietro Mura. Il soldato Spagnolo era specializzato in lavori di minamento e fu promosso caporale tre mesi prima dell'incidente; il soldato Mura e il nostro De Tiana erano minatori di professione e provenivano dal plotone minatori della Brigata ―Sassari‖. Il Plotone nel novembre del 1915 fu aggregato alla 115a Compagnia del Genio e il successivo 16 ottobre 1916 furono effettivi nel 2° Rgt. Genio (Distretto Militare di Sassari). Stando alla testimonianza di un militare, che si trovava nelle vicinanze al momento dell'incidente, sembra che il caporale Giovanni Spagnolo fosse intento a far riscaldare a bagno-maria alcune cartucce di gelatina, e dato che l'esplosivo impiegato era la polvere ―echo‖ è probabile che una delle cartucce impiegate come innesco non fosse perfettamente sgelatinata e che sotto la pressione del calcatoio abbia determinato l'esplosione. Nell'incidente, oltre ai tre morti, rimasero feriti altri tre militari; il De Tiana verrà sepolto nel cimitero di Spà. FOIS Fedele 26/08/1889 di Tommaso e Valdes Giuseppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 nel 5° Rgt. ―Aosta‖ e assegnato alla 10 a Compagnia (Allievo Musicante il 31 luglio 1911). Dopo la leva verrà richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 7 giugno giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 novembre 1917 viene catturato. Rientrerà dalla prigionia il 7 novembre 1918 e si congederà il 15 luglio 1919. FRAU Antonio Giuseppe 15/11/1889 di Giuseppe e Puddu Francesca. (Esercito N°29386) Chiamato alle armi il 7 luglio 1917 verrà arruolato a Viterbo nella caserma S. Caterina, Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Presterà servizio nella 6a Compagnia del 215° Rgt. di fanteria ―Tevere‖ (Deposito di Roma). Il 15 luglio 1919 verrà inviato in licenza illimitata dal deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ in attesa di congedo. GALLUS Antioco Vincenzo 17/10/1889 di Vincenzo e Mannai Maria. (Esercito) Fratello di Gallus Giuseppe Emanuele 22/02/1899. Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, il 12 luglio verrà assegnato alla 63a Compagnia Presidiaria e riformato per tracoma. Il 5 agosto 1918 è idoneo ai soli servizi sedentari e assegnato al Battaglione tracomatosi di Cagliari. Presterà servizio nella caserma dei Reali Carabinieri di Sant'Antioco. - 228 - LA NOCE Nunzio 24/01/1889 di Nunzio e Pes Caterina. (Guardia di Finanza) Fratello del futuro sindaco La Noce Michele, si arruolerà volontario nelle Regie Guardie di Finanza in ferma triennale dal 13 settembre 1907 al 13 settembre 1910. Il 15 maggio 1915 verrà richiamato per mobilitazione e assegnato al 18° Btg. Mobilitato delle Guardie di Finanza. Il 25 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Nel 1917 risulta ricoverato a Feltre (Belluno). Nel novembre del '18 al termine del conflitto viene aggregato al 91° Rgt. ―Basilicata‖ e il 12 luglio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Nel 1927 si trasferì a Giuliano di Roma (Frosinone) e nel 1930 a Maccarese (Roma) dove lavorava nell'impresa ―Puricelli‖. LODDO Salvatore Emanuele 07/02/1889 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito) Fratello di Antioco Luigi, 1892 – Antonio, 1880 - Efisio Antonio, 1887 – Fedele, 1882 - Giovanni Salvatore Emanuele, 1884. Chiamato alle armi il 28 ottobre 1910 verrà arruolato nel 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e si congederà il 3 novembre 1911. Richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 17 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 19 novembre 1915 lascia il territorio in stato di guerra per congelamento ai piedi e ricoverato nell'ospedale di riserva di Cremona. Il 26 dicembre 1916 rientra in zona d'operazioni nel 138° Rgt. ―Barletta‖. Il 21 ottobre 1917 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖; il 19 febbraio del '18 è nel 63° Rgt. ―Cagliari‖ in Macedonia. Il 4 febbraio 1919 si congederà nel deposito del 152° Rgt. ―Sassari‖ . MASSA Giuseppino 20/03/1889 di Antioco Luigi e Basciu Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 13 maggio 1917 verrà arruolato a Terni (D.M. di Orvieto) nel deposito del 207° Rgt. di fanteria ―Taro‖. L'11 gennaio 1918 giunge in territorio in stato di guerra nel 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ (Deposito di Spoleto) e assegnato alla 3a Compagnia Mitraglieri di marcia. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra per armistizio e si congederà il 15 luglio 1919 nel deposito del 142° Rgt. di fanteria ―Catanzaro‖. MASSA Giovanni 24/12/1889 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖, il 27 luglio 1912 da Messina s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Verrà rimpatriato per congedo a Messina il 15 gennaio 1913. Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 2 ottobre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Morirà il 28 febbraio 1917 a Casera Zebio (Monte Zebio). MEREU Salvatore Nicolò Domenico 22/10/1889 di Francesco e Pintus Maddalena. (Esercito) Chiamato alle armi il 18 maggio 1917, verrà arruolato a Terni (D.M. di Orvieto) nel deposito del 207° Rgt. di fanteria ―Taro‖. Il 29 ottobre 1917 è nella 2159a Compagnia Mitraglieri ―S.Etienne‖ in territorio in stato di guerra. L'11 gennaio del '18 è nel 52° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di Spoleto); lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918. Il 24 viene trasferito al 141° Rgt. ―Catanzaro‖ nella 1206 a Compagnia Mitraglieri. Il 14 maggio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. MULAS Salvatore 18/08/1889 di Salvatore e Puddu Antioca. (Guardia di Finanza) Chiamato alla leva nella Regia Marina l'11 dicembre 1909, dopo un anno il 16 dicembre 1910 viene trasferito ai ruoli delle Regie Guardie di Finanza. Viene richiamato per mobilitazione in territorio in stato di guerra il 24 maggio 1915. Il 28 ottobre 1915 è nella Legione Territoriale di Roma. Il 1° - 229 - maggio del '16 lascia il territorio in stato di guerra. Il 1° agosto del '17 è nella Legione Territoriale di Cagliari e il 15 agosto 1919 si congeda. Campagna di guerra 1915-16. PINTUS Salvatore 23/12/1889 di Antioco e Floris Giuseppa. (Guardia di Finanza) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911. Il 2 gennaio 1912 è Allievo Guardia di Finanza di terra nella Legione Allievi di Maddaloni (Caserta). Il 1° maggio 1912 è Guardia di Mare nella Legione Territoriale di Napoli. Si congederà nella Legione Territoriale di Roma il 9 dicembre 1914. Richiamato per mobilitazione il 28 aprile 1915, viene assegnato al 19° Battaglione Mobilitato delle Guardie di Finanza. Il 23 maggio 1915 giunge a Tolmezzo (Udine) in territorio in stato di guerra. Il 13 luglio 1916 viene aggregato al 25° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖ a S. Maria Trincea. L'11 settembre 1916 lascia la zona di guerra e rientra al Centro di Mobilitazione di Napoli sino al congedo. Campagna 1915-16. PITZUS Giovanni Francesco Antonio 03/11/1889 di Mario e Gabbia Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel 66° Rgt. ―Valtellina‖, il 1° agosto viene trasferito nel Deposito del 239° Rgt. ―Pesaro‖ e inviato in territorio in stato di guerra. Il 30 ottobre 1916 parte dal territorio in stato di guerra e ricoverato all'ospedale di San Giovanni Manzano (Udine); il 5 novembre 1916 viene trasferito all'ospedale di Roma e inviato in convalescenza. Il 4 gennaio 1917 rientra al Deposito del 66° Rgt. ―Valtellina‖ e il 4 febbraio viene trasferito alla 223 a Compagnia Mitraglieri del 151° Rgt. ―Sassari‖ in zona d'operazioni. Cesserà di trovarsi in territorio in stato di guerra il 1° gennaio 1919. Si congederà il 15 luglio 1919. RASSET Efisio 06/04/1889 di Giuseppe e Cauli Bonaria. (Esercito) Trasferito dalla Marina ai ruoli dell'Esercito verrà chiamato alle armi il 26 agosto 1911 a La Maddalena nel Deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 1° Maggio 1912. Richiamato per mobilitazione il 15 maggio 1915, a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1916. Si congederà a Cremona nel Deposito del 4° Rgt. di Artiglieria il 13 luglio 1919. SABEDDU Antonio 04/08/1889 di Raffaele e Cabras Carmela. (Esercito N°28135) Fratello di Francesco, 1887. Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 a Piacenza nel Deposito del 76° Rgt. ―Napoli‖ e assegnato all'8a Compagnia. Si congederà nel Deposito di Ozieri il 29 ottobre 1911. Richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1915 nel Deposito di Ozieri del 45° Rgt. ―Reggio‖ dopo pochi giorni, il 20 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 1° marzo 1919 è nel Deposito del 77° Rgt. ―Toscana‖. Si congederà il 15 luglio 1919. Gli verrà conferita la Croce al Merito di Guerra, (ACSA, Oggetti Diversi, 31 gennaio 1919) SIDDI Vincenzo 01/06/1889 di Francesco e Bullegas Caterina. (Marina) Marinaio del CREM morto a Cagliari per malattia il 30 ottobre 1918. STERI Antonio 30/04/1889 di Giovanni e Zigno Cecilia. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, il 7 novembre giunge nella penisola a Piacenza nel Deposito del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ e assegnato all'8 a Compagnia. Il 15 settembre 1912 viene trasferito al 26° Rgt. ―Bergamo‖ e dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica sbarcando a Derna e assegnato alla 7a Compagnia del 26° Rgt. ―Bergamo‖. Il 23 gennaio 1913 viene rimpatriato per congedo sbarcando a Messina e congedandosi nel deposito del 76° Rgt. ―Napoli‖. Richiamato per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri il 26 aprile 1915, il 18 maggio viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 12a Compagnia e il successivo 1° giugno 1915 - 230 - giunge in territorio in stato di guerra. L'11 novembre 1915 morirà nell'ospedale da campo n° 85 a seguito di ferita di arma da fuoco al torace e alla coscia sinistra. Verrà sepolto nel cimitero di Turriaco (Gorizia). TARDINI Cesare Angelo 22/12/1889 di Salvatore e Biggio Agostina. (Marina) Secondo nocchiere del CREM deceduto ad Arcola (La Spezia) per malattia il 20 agosto 1916. URAS Nicolino 03/12/1889 di Nicolò e Sulas Emanuela. (Esercito) (Fratello di Uras Antonio 1895, si sposò con Ennas Antonietta, morirà a Sant'Antioco il 17 settembre 1924). Chiamato alle armi per il servizio di leva il 17 novembre 1909 nel Distretto Militare di Catania nel Deposito del 4° Rgt. di fanteria della brigata ―Piemonte‖ in qualità di telegrafista. Si congederà il 3 novembre 1911 nel Deposito di fanteria di Ozieri. Viene richiamato per mobilitazione (Guerra ItaloTurca) nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri il 6 agosto 1912; sarà Allievo Musicante, qualifica da cui verrà dispensato dopo appena un mese, il 15 settembre 1912. Durante il periodo di richiamo riuscirà a prendersi il brevetto di tiratore scelto. Si congederà il 26 febbraio 1913. Richiamato il 10 maggio 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, il successivo 17 maggio è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1915 e dopo un mese, il 27 luglio 1915 lascia la zona di guerra per ferite. Si congederà il 15 luglio 1919. VACCA Francesco 21/10/1889 di Emanuele Cappai Francesca. (Esercito) Residente all'estero (Francia), verrà chiamato alle armi il 30 dicembre 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri e il 2 gennaio 1916 viene assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ a Marina di Massa (Massa Carrara). L'8 aprile 1916 giunge in territorio in stato di guerra col 21° Rgt. ―Cremona‖ e assegnato alla 7a Compagnia schierata con la 16a Divisione di Fanteria. Il 1° febbraio 1917 parte dalla zona di guerra per malattia; rientra al fronte dopo venti giorni, il 23 febbraio sempre con la 7a Compagnia del 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 18 giugno 1917 parte dal territorio in stato di guerra per ferite da scheggia di granata riportate al pollice della mano destra nel combattimento di Monte Interrotto a Camporovere (Vicenza). Il 10 gennaio 1918 viene trasferito alla Brigata Sassari con la quale combatterà a Montecavaglia, Montenero e Gorizia. (Il 16 giugno 1918 col 152° Rgt. ―Sassari‖ sul Monte Croce si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Durante un combattimento per ricacciare il nemico sulla sinistra del Piave si slanciava tra i primi all‘attacco e dopo viva lotta corpo a corpo faceva tre prigionieri e catturava una mitragliatrice dando bella prova di valore e di ardimento‖. Tratto da Eroi Sardi). Subirà anche un congelamento ai piedi e verrà ricoverato all'ospedale San Francesco di Verona. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra e rientra al deposito di Ozieri. Si congederà il 12 luglio 1919 nel D.M. di Cagliari. Classe 1890 AGUS Antonio 10/09/1890 di Daniele e Orrù Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, il 9 novembre verrà assegnato alla 15a Compagnia del 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 27 luglio 1912 parte da Messina per la Tripolitania e Cirenaica. Il 15 gennaio 1913 rientra in Italia per rimpatrio e si congeda il 25 gennaio 1913 al deposito di fanteria di Ozieri. Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, il 12 dicembre 1915 viene trasferito nella penisola nel deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖. Il 2 settembre 1916 a Viterbo, nella caserma S. Caterina, passa effettivo alla 1a Compagnia del 60° Rgt. - 231 - ―Calabria‖. Morirà il 22 novembre 1917 sul Monte Tomba (zona del monte Grappa) in seguito a ferita di arma da fuoco alla testa. AGUS Salvatore 28/04/1890 di Daniele e Longu Mariannica. (Esercito) Già riformato al servizio di leva, verrà chiamato alle armi per mobilitazione il 5 maggio 1916 a Frosinone nel Deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 25 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 30 aprile del 1918 è nel Deposito del 55° Rgt. ―Marche‖ per la formazione della 923 a Compagnia Mitraglieri Fiat; il 29 giugno 1918 è Caporale. Si congederà il 20 agosto 1919 al deposito di fanteria di Ozieri. BALIA Antioco 12/08/1890 di Giuseppe e Usai Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà assegnato alla 2a Compagnia dell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. Il 26 giugno 1912 passa effettivo al 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e dal porto di Siracusa s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Il 10 gennaio 1913 rientra in Italia per motivi di salute; sbarca a Napoli e rientra al deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Si congederà il 24 gennaio 1913 nel D.M. di Palermo. Avrà diritto al computo della Campagna di guerra Italo-turca 1911-12. Richiamato per mobilitazione il 15 aprile 1915 nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖, con lo stesso 46° Rgt. giungerà in territorio in stato di guerra con mansioni di portaferiti. Lascerà la zona di guerra l'8 giugno 1919 e si congederà a Napoli il 7 agosto 1919. Verrà decorato di Croce al merito di guerra. BASCIU Antonio 04/04/1890 di Nicolino e Brau Fedela. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, giungerà in territorio in stato di guerra il 20 dello stesso mese. Il 10 agosto 1917 passa al 95° Rgt. della brigata ―Udine‖. Il 20 giugno 1918 è nella 18a Sezione Aerostatica Campale; il 5 agosto 1918 è nella 15a, il 20 ottobre nella 33a e il 1° novembre nella 14a. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra. Si congederà il 5 agosto 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri. BULLEGAS Antonio 22/11/1890 di Giuseppe e Pintus Maria Rita. (Esercito N°3758) Dopo la leva nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La Maddalena, verrà richiamato per mobilitazione il 26 maggio 1915 e nella 3° Compagnia Bombe del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla Scuola di Tiro per Bombardieri. Il 10 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Morirà il 14 settembre 1916 nei Combattimenti di Oppacchiasella. DIANA Italo 19/05/1890 di Efisio e Passarella Marietta. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 verrà assegnato al deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 13 ottobre del 1916 viene assegnato al 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e comandato alla fabbrica di armi di Terni. Il 16 novembre viene assegnato al 6° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e trasferito a Torino presso l'Ufficio Collaudo di Artiglieria. Il 30 agosto del '18, in qualità di aggiunto al 41° Rgt. di fanteria ―Modena‖, verrà comandato Italo Diana 19/05/1890 Collezione ACSA di Sant‘Antioco - 232 - all'Ufficio Collaudo di Artiglieria di Savona. Il 21 giugno 1919 rientrerà a La Maddalena nel Deposito di Artiglieria da Fortezza e il 5 agosto 1919 verrà inviato in licenza illimitata e dopo 10 giorni, il 15 agosto 1919 si congeda. FARRIS Angelino 15/02/1890 di Raimondo e Orioni Maria Elisabetta. (Esercito) Posticipata la chiamata alle armi per un ernia inguinale, verrà arruolato il 9 dicembre 1917 nel 316° Battaglione della M.T. a Cagliari. Il 27 febbraio 1918 parte con le truppe destinate in Francia nella 190a Compagnia Lavoratori. Il 1° marzo 1918 giunge in territorio in stato di guerra francese. Verrà rimpatriato in Italia il 6 febbraio 1919 nel 19° Btg. Lavoratori. Si congederà il 9 aprile 1919 nel D.M. di Cagliari. GALLUS Silvio 14/10/1890 di Antonio e Garau Carolina. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910, verrà assegnato all'8a Compagnia del 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 30 ottobre 1911 col 6° Rgt. ―Aosta‖ da Palermo s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Il 7 dicembre 1911 rientra in Italia e il 30 marzo 1912 è nel 5° Rgt. ―Aosta‖ come Allievo Musicante. Il 31 gennaio 1913 si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri. Richiamato per mobilitazione il 10 maggio 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, il 15 settembre 1915 verrà inviato all'ospedale Militare di Cagliari in osservazione. Tra ricoveri e convalescenze verrà congedato il 15 agosto 1919. Avrà diritto al computo della sola campagna di guerra italo-turca 1911-12. LOCCI Antonio 03/03/1890 di Nicolò e Mereu Francesca. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 27 novembre 1915 e arruolato nell'11 a Compagnia del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ nel D.M. di Pisa. Il 29 aprile 1916 col grado di Caporale passa al 1° Btg. del 226° Rgt. ―Arezzo‖ (costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖) e dopo due giorni giunge in territorio in stato di guerra. Il 14 giugno del '17 è Caporal Maggiore e dopo due mesi, il 14 settembre 1917 viene catturato. Rientrerà dalla prigionia il 19 gennaio 1919 nel deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖ e verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. LOCCI Giuseppino 05/10/1890 di Luigi e Maccioni Annica. (Esercito) Trasferito dalla Marina al Regio Esercito, verrà arruolato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 117° Rgt. ―Padova‖. Il 20 maggio 1917 è nella 543a Compagnia Mitraglieri del 281° Rgt. di fanteria ―Foggia‖. Il 12 settembre 1917 viene ricoverato per ferite riportate in combattimento, rientrerà il 20 ottobre nel deposito mitraglieri di Brescia e assegnato alla 1697a Compagnia Mitraglieri del 95° Rgt. di fanteria ―Udine‖. Il 27 ottobre 1918 viene ferito nuovamente e rientrerà in servizio dopo la guerra nel deposito del 47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖ (Sede di reclutamento del 95° Rgt. ―Udine‖). Il 5 agosto 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. LONGU Emanuele 22/06/1890 di Emanuele e Massidda Teresa. (Esercito) Chiamato alle armi per istruzione il 16 agosto 1911 verrà assegnato al 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ di Cagliari e congedato il 6 novembre 1911. Verrà richiamato per mobilitazione il 28 maggio 1915 a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Il 16 ottobre 1915 giunge in territorio in stato di guerra nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Dopo un anno, il 16 ottobre 1916 viene catturato. Rientrerà dalla prigionia il giorno dell'armistizio, il 4 novembre 1918. Il 19 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata dal deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri, in attesa di congedo. - 233 - LUSCI Giuseppe 02/11/1890 di Antonio e Bullegas Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 4 dicembre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 16 febbraio 1917 è nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e il 10 aprile lascia la zona di guerra per malattia. Il 12 febbraio del '18 viene assegnato ai servizi sedentari dall'ospedale militare di Cagliari. Si congederà il 31 agosto 1918. MATTA Emanuele 10/07/1890 di Domenico e Pintus Marianna. (Esercito) Riformato dalla Marina, verrà arruolato nell'Esercito nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 14 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 232° Rgt. di fanteria ―Avellino‖. Il 17 ottobre 1917 passa al 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖. L'8 agosto del '19 lascia la zona di guerra e si congederà l'11 agosto 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri. MELONI Antioco Giuseppe 07/02/1890 di Giuseppe e Salidu Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà arruolato a Livorno nell'8° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 10a Compagnia. Il 28 giugno 1912 dal porto di Siracusa s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Rientrerà per rimpatrio il 30 dicembre 1912 a Messina e si congederà il 25 gennaio 1913 nel deposito dei Bersaglieri di Caprera. Il 22 aprile 1915 viene richiamato per mobilitazione a Caprera presso il Deposito Bersaglieri e assegnato al 40° Rgt. ―Bologna‖. Il 31 dicembre 1915 viene trasferito nella penisola in territorio in stato di guerra. Il 24 febbraio 1916 passa effettivo al 14° Rgt. Bersaglieri Ciclisti. Ai primi di giugno nel corso dei combattimenti si perdono le sue tracce. Nella primavera del '17, con una dichiarazione ufficiale di irreperibilità fatta dal Comando del 14° Rgt. Bersaglieri il Meloni prese parte alla battaglia del ―Bosco dei Laghetti‖ avvenuta il 4 giugno 1916 e che dopo tali fatti egli scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Successivamente secondo la ricostruzione degli avvenimenti fatta dallo stesso Comando del 14° Rgt. Bersaglieri, il Meloni venne catturato dal nemico il 30 maggio 1916 e condotto prigioniero nelle retrovie austriache dove morirà il 4 giugno 1916. Verrà sepolto a Valle di Mandrielle il 14 giugno 1916. Il ―Bosco dei Laghetti‖ si trova in Veneto in prossimità del confine col Trentino-Alto Adige nella parte nord-est dell‘Altopiano di Asiago (conosciuto come Altopiano dei sette Comuni, e comprendente i comuni di Asiago, Lusiana, Enego, Roana, Rotzo, Gallio e Foza). Il ―Bosco dei Laghetti‖ appartiene al comune di Enego (VI) e si trova a ovest del Monte Cucco (q. 1387) tra la Malga di Mandrielle e la Piana di Marcesina, sulla linea di massimo arretramento delle truppe italiane nel giugno 1916 durante la ―Strafexpedition‖. MILIA Antonio Domenico 01/06/1890 di Nicolò e Longu Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà arruolato a Siracusa nell'8a Compagnia del 75° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. Il 7 agosto 1912 dal porto di Messina parte per la Tripolitania-Cirenaica. Il 4 gennaio 1913 rientrerà per rimpatrio sbarcando a Siracusa nel Deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ e si congeda. Richiamato il 20 aprile 1915 per mobilitazione nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, giungerà in territorio in stato di guerra il 4 giugno 1915. Nel novembre del '16 viene ricoverato per malattia all'ospedale di Borga. Dopo un anno nel novembre 1917 viene catturato dal nemico. Il 25 novembre del '18 rientra dalla prigionia e assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà nel deposito di Ozieri il 10 agosto 1919. MURRU Salvatore 25/09/1890 di Salvatore e Mallus Francesca. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 5 maggio 1916 a Viterbo nella caserma S. Caterina, deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. L'8 giugno viene assegnato all'86° Rgt. di - 234 - fanteria ―Verona‖, e il mese successivo, il 15 luglio, giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 663a Centuria. Il 10 luglio 1918 è nella 342a Compagnia Boscaioli alle dipendenze della 6a Armata. Il 20 settembre del '18 è nel 2° Rgt. Genio Zappatori. Il 2 novembre 1918 nell'83a Compagnia Presidiaria. Il 7 aprile 1919 nel 24° Rgt. di fanteria della brigata ―Como‖. Lascerà la zona di guerra il 5 agosto 1919 e si congeda nel deposito di fanteria di Ozieri. PAU Salvatore 01/01/1890 di Salvatore e Mameli Peppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 2 giugno 1915 per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 16 agosto 1915 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 2 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 21 maggio 1917 nel corso dei combattimenti viene ferito al piede sinistro e ricoverato all'ospedale di Busto Arsizio (Milano). Il 4 settembre 1917 viene trasferito in Sardegna all'ospedale della Croce Rossa di Sassari. Il 22 settembre viene inviato in licenza di convalescenza dal deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 29 dicembre 1917 viene esonerato temporaneamente dal servizio effettivo. Il 16 marzo del '18 verrà comandato presso la Società Mineraria ―Bacu Abis‖. Verrà congedato definitivamente il 15 agosto 1919. PERDISCI Giuseppe 07/06/1890 di Giovanni e Mallus Carmela. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1915 nell'81° Rgt. ―Torino‖, dopo due mesi, il 2 luglio viene ricoverato all'ospedale S. Marta di Roma diretto dall'Associazione dei Cavalieri Italiani Ordine di Malta. Il 25 ottobre viene trasferito all'ospedale di Grottaferrata (Roma). Il 15 dicembre del '16 rientra temporaneamente all'81° Rgt. ―Torino‖. Il 3 gennaio 1917 viene trasferito all'ospedale S. Croce di Roma e il 28 dello stesso mese viene inviato in licenza illimitata in attesa del congedo avvenuto il 5 agosto 1919. PERELLA Edmondo 10/05/1890 nato a Carloforte. (Marina) Secondo Capo del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. PINTUS Antioco Luigi 07/10/1890 di Salvatore e Cossu Anna. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 verrà assegnato all'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 21 maggio 1917 giunge in territorio in stato di guerra a Monza nel deposito dell'8° Rgt. ―Cuneo‖ dove verrà assegnato al 258° Rgt. di fanteria ―Tortona‖, (costituito dal deposito dell‘8° Rgt. ―Cuneo‖). Il 10 agosto 1917 passa al 257° Rgt. della brigata ―Tortona‖; nello stesso mese viene catturato dal nemico e internato nel Campo di Concentramento di Somorja, una cittadina della Slovacchia (all‘epoca dei fatti appartenente all‘Impero Austro-ungarico), situata circa 17 chilometri a sud-est di Bratislava, sull'isola dello Žitný Ostrov, sul Danubio. Il 22 novembre 1918 viene rimpatriato e si congeda il 9 agosto 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri. PISTORI Salvatore 12/04/1890 di Giuseppe e Carboni Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi per istruzione il 16 agosto 1911 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, si congederà il 6 novembre 1911. Richiamato per mobilitazione il 27 maggio 1915 nel deposito di Ozieri, verrà assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ e con lo stesso reggimento giunge in territorio in stato di guerra l'8 giugno 1916. Il 17 marzo 1917 è nella 781a Compagnia Mitraglieri Fiat; il 21 ottobre 1917 è nella 1144a Compagnia Mitraglieri. Il 21 luglio 1918 è nella 1220a Compagnia Mitraglieri. Il 20 marzo 1919 lascia il territorio in stato di guerra e inviato in esonero agricolo. Si congederà nel deposito di Ozieri il 5 agosto 1919. - 235 - PORCU Antonio 03/06/1890 (Esercito) di Salvatore e Digoni Vincenza. Riformato dalla Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e arruolato il 16 luglio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 15 novembre 1916 passa al 152° Rgt. di fanteria della brigata ―Sassari‖ e giunge in territorio in stato di guerra. Il 29 dicembre 1917 lascia il fronte per una crisi di congelamento. Rientrato in servizio il 16 aprile del '18 nel deposito di fanteria di Ozieri dove verrà esonerato temporaneamente dal servizio effettivo. Si congederà il 3 maggio 1919. PUDDU Salvatore noto Giuseppe 14/03/1890 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 a Siracusa e assegnato alla 7a Compagnia del 75° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. Il 2 ottobre 1911 viene trasferito a Catania nel 4° Rgt. ―Piemonte‖ e assegnato alla 3a Compagnia. Il 14 ottobre da Catania parte per la Tripolitania-Cirenaica. Verrà rimpatriato il 2 gennaio 1913, sbarca a Siracusa nel deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ (9a Compagnia) e si congeda. Richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, verrà assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 10a Compagnia. Il 22 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Morirà dopo tre mesi di guerra il 9 agosto 1915 nel fatto d'arme di ―Bosco Triangolare‖ (Monte San Michele). SALIDU Giovanni 03/02/1890 di Giovanni e Gallus Peppica. (Esercito) Rivedibile alla chiamata dell'aprile del 1911, verrà richiamato il 23 agosto 1914 per istruzione a La Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 25 marzo 1916 parte per la penisola per raggiungere la sede reggimentale a Roma. Il 28 marzo è nella 575a Batteria del 3° Rgt. con la quale giunge in territorio in stato di guerra. L'11 agosto del '16 è nella 573a Batteria del 9° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 16 settembre 1917 è nella 293a Batteria del 1° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 15 marzo 1918 è nella 9a Batteria del 33° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 6 agosto 1919 rientra nel deposito di La Maddalena (3° Rgt.) e il 15 agosto 1919 si congeda. SANNA Giuseppe 13/02/1890 di Vincenzo e Piras Ottavia Angela. Nato a Palmas Suergiu (Esercito). Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 verrà arruolato a Messina nell'86° Rgt. ―Verona‖ e assegnato all'8a Compagnia. il 1° ottobre 1911 passa al 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e il 9 ottobre dal porto di Palermo s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. L'8 gennaio 1913 viene rimpatriato, sbarca a Palermo e rientra a Messina nel deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Si congederà il 24 gennaio 1913 nel deposito di Ozieri. Richiamato il 14 maggio 1915 per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, verrà assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ col quale giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1915. Morirà dopo cinque mesi di guerra il 25 novembre 1915 nell'ospedale da campo n° 85 per ferite riportate in combattimento. SERPI Luigi 02/10/1890 di Antioco e Cabras Giovanna. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 18 maggio 1917 nel 51° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ (Deposito di Gubbio). Il 20 giugno 1917 viene trasferito nel D.M. di Orvieto e assegnato al 207° Btg. della M.T.. L'8 marzo 1918 giunge in territorio in Stato di Guerra dove verrà assegnato al 42° Rgt. di fanteria ―Modena‖. Il mese successivo, il 12 aprile passa al 41° Rgt. (brigata ―Modena‖) sino al 14 aprile 1919 quando verrà trasferito al 34° Rgt. ―Livorno‖ e assegnato alla 484a Sezione Salmerie della 77a Colonna Carreggio. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra e viene trasferito a Feltre (Belluno). Rientrerà in Sardegna il 5 agosto e il 10 agosto 1919 si congeda nel D.M. di Cagliari. - 236 - SERVENTI Giuseppino 29/02/1890 di Antioco e Pinna Costanza. (Esercito) Nato a Villarios-Masainas, dopo la 1° guerra mondiale si trasferirà a Giba dove nascerà anche suo figlio Tito (Classe 1923). Finita la 2° Guerra mondiale si trasferisce a Sant'Antioco in Via Fra Ignazio. (Foto Alpino ?) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 verrà assegnato al 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 1° maggio 1911 è Caporale; il 31 luglio 1911 è Caporal Maggiore e il 30 gennaio 1913 si congeda. Richiamato alle armi per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, verrà trasferito in territorio in stato di guerra il 24 maggio 1915 e assegnato alla 6a Compagnia del 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 agosto 1915 viene assegnato ad una Compagnia di Mitraglieri Fiat, combatterà su Monte Cappuccio, nell'Altopiano di Doberdò (Gorizia) e in seguito sul Monte Fior, sul Monte Zebio e nell'Altopiano della Bainsizza. Il 1° novembre 1916 è sergente presso il 97° Rgt. ―Genova‖ (Reparto Mitraglieri). Il 17 aprile del '18 è nel 149° Rgt. ―Trapani‖ (902a Compagnia); dal 17 al 19 ottobre 1917 è in licenza. Il 1° agosto 1919 lascia la zona di guerra e l'8 agosto 1919 si congeda nel D.M. di Cagliari. Volontario in AOI si arruolerà il 10 ottobre 1935 nel 315° CCNN e sbarca a Massaua. Si congederà l'11 gennaio 1938. SITZIA Antioco 11/09/1890 di Salvatore e Vacca Francesca. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Frosinone nel deposito del 59°Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 15 giugno 1916 viene trasferito al 131° Rgt. ―Lazio‖ (costituito il 1° marzo 1915 dal deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖) e giunge in territorio in stato di guerra. Morirà dopo cinque mesi di guerra il 16 novembre 1916 nell'ospedale da campo n°39 per ferite riportate in combattimento. ZURRU Antonio 30/11/1890 di Salvatore e Cabras Raffaela. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel deposito del 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 12 dicembre 1915 passa al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ (costituito sin dal 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖ e dell‘88° Rgt. ―Friuli‖). In seguito il 30 aprile 1916 è nel 1° Btg. del 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ (Costituito il 18 maggio 1916 dal deposito del 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖), con mansioni di Zappatore. Giungerà in territorio in stato di guerra il 10 aprile 1917. Il 20 novembre viene trasferito all'89° Rgt. di fanteria ―Salerno‖. Si congederà il 5 agosto 1919. Campagna di guerra 1917-18 Classe 1891 AGUS Luigi Antonio 02/11/1891 di Daniele e Orrù Luigi. (Esercito) Fratello di Antonio (1890) del 60° Rgt., deceduto sul Monte Grappa il 22 novembre 1917. Riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 18 maggio 1917, viene assegnato al 207° Battaglione M.T. nel D.M. di Orvieto. Il 10 dicembre 1917 è nel Deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖ (Gubbio). Il 9 febbraio è a Crema (Cremona) nel Reparto Mitraglieri FIAT. Il 21 aprile 1918 è nel 52° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di Spoleto) e assegnato al 320a Compagnia Mitraglieri. Il 24 dello stesso mese parte con le truppe destinate in Francia. Rientrerà in Italia per esonero il 9 gennaio 1919. Si congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri il 21 agosto 1919. ALIZERI Luigi Antioco Pietro (noto Gino?)11/08/1891 di Giovanni e Altieri Ignazia. (Esercito) Alizeri Gino, Sottotenente dell‘82° Rgt. di fanteria della brigata ―Torino‖. ―Comandante di una squadra di soccorso, cooperava coraggiosamente al pericoloso salvataggio di militari travolti da - 237 - una valanga, giungendo fra i primi sul luogo della disgrazia, con gravi stenti e rischio della vita e dopo aver attraversato una zona scoperta e intensamente battuta dal fuoco di fucileria nemica. – Falzarego, 9 marzo 1916‖. (ACSA, Oggetti Diversi, 24 maggio 1917). ARANGINO Salvatore 24/02/1891 di Pietro Michele e Poddighe Giuseppa. Nato a Belvì, Nuoro. (Esercito) Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 26 novembre 1915 nel D.M. di Livorno e assegnato all'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 26 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 44° Rgt. ―Forlì‖. Il 21 novembre 1916 passa al 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Il 12 giugno 1917 al 263° Rgt. ―Gaeta‖ e assegnato alla 1758a Compagnia Mitraglieri FIAT. Si congederà ad Ozieri nel deposito di fanteria il 24 agosto 1919. Dopo la guerra nel gennaio 1920 si arruolerà nella Guardia di Finanza in ferma triennale. BASCIU Emanuele Salvatore Antonio 16/04/1891 di Antonio e Frau Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi dopo il congedo del fratello Antioco Luigi, verrà arruolato il 5 dicembre 1912 nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato alla 15a Compagnia e in seguito in una Milizia Mobile. Si congederà il 12 gennaio 1914 nel deposito di fanteria di Ozieri. Richiamato il 20 aprile 1915 per mobilitazione a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 24 maggio giunge in territorio in stato di guerra col 46° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato ad una compagnia di mitraglieri. L'11 novembre del '17 viene catturato; rientrerà il 12 gennaio del '19. Si congederà il 19 agosto 1919. BIANCO Giuseppino noto Peppino 23/06/1892 di Domenico e Massidda Antioca (Marina n°89806) Marinaio del CREM morto a Roma per malattia il 5 maggio 1918 BULLEGAS Antonio 02/01/1891 di Giuseppe e Cabras Caterina. (Esercito) Trasferito dai ruoli della Marina a quelli dell'Esercito, verrà chiamato alle armi il 20 luglio 1913 nel Deposito di Artiglieria di La Maddalena e assegnato alla 14a Compagnia del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà nel dicembre del 1913. Richiamato il 13 maggio 1915 per mobilitazione nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La Maddalena. Il 17 maggio del '16 parte per Piacenza per la formazione di nuovi reparti, e il mese successivo il 10 giugno giunge in territorio in stato di guerra col 482° Battaglione. Il 20 maggio del '17 parte dalla zona di guerra per malattia e viene ricoverato all'Ospedale di San Remo. Rientrato in Sardegna, il 29 luglio dopo la prima convalescenza verrà rimandato a riposo dall'ospedale di Palau per altri 6 mesi. Rientrerà al deposito del 3° Rgt. a La Maddalena il 18 marzo 1918 e il 26 parte per il deposito reggimentale del 3° Rgt. da Fortezza a Roma. Si congederà il 4 settembre 1919. CANNAS Antonio 01/02/1891 di Antonio e Loddo Maria. Nato a Gonnesa. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà arruolato in Sicilia nell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. il 5 giugno 1912 viene trasferito al 50° Rgt. di fanteria ―Parma‖ e dal porto di Messina s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Verrà rimpatriato il 5 dicembre 1913 a Messina nel Deposito dell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖, e il 15 dicembre 1913 si congeda al deposito di Ozieri. Avrà diritto di due campagne di guerra Italo-Turca 1911-12 in quanto era presente al combattimento di Fanzura e Misinata per i quali il 50° Rgt. ―Parma‖ ebbe la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Richiamato il 20 aprile 1915 per mobilitazione nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 24 maggio 1915. Il 21 maggio 1916 sul Monte Sief una ferita lacero contusa da Shrapnel alla regione lombare e al braccio sinistro lo costringe a lasciare la zona di - 238 - guerra; verrà ricoverato nella Sezione di Sanità della 18a Divisione presso il 218° Reparto Someggiato. Giudicato non idoneo al servizio effettivo, il 1° novembre 1917 viene mandato in licenza straordinaria con assegni in attesa di liquidazione di pensione. Verrà congedato il 30 novembre 1917. A seguito della ferita sarà autorizzato a fregiarsi del distintivo d‘onore per i feriti di guerra, nonché della Croce al Merito di Guerra. COCCO Efisio 30/06/1891 di Efisio e Caredda Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato a Girgenti (Rieti) nel 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato ad una compagnia di zappatori. Verrà congedato nel deposito di Ozieri il 28 novembre 1913. Richiamato il 4 gennaio 1915 nel 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 24 maggio 1915. Il 22 maggio 1916 sul Monte Sief una ferita da scheggia di granata al palmo della mano sinistra lo costringe a lasciare la zona di guerra; verrà ricoverato nella Sezione di Sanità della 18a Divisione presso il 218° Reparto Someggiato e subito dopo trasferito all'ospedale di Vercelli. L'11 agosto 1916 viene inviato in licenza di convalescenza per 30 giorni. L'11 settembre rientra al Deposito di fanteria di Ozieri dove verrà esonerato dal servizio effettivo. Il 15 ottobre 1917 verrà assegnato alla Società Mineraria Bacu Abis in attesa del congedo. CORTESE Vincenzo 21/10/1891 di Costantino e Barbato Serafina. (Esercito) Nato a Secondigliano (Napoli) ma residente a Calasetta al momento della chiamata alle armi, era conosciuto come Cavalier Cortese. Già riformato della Marina, verrà arruolato il 16 luglio 1916 nel deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 26 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 20° Rgt. di fanteria ―Brescia‖. Il 12 marzo 1917 lascia la zona di guerra e aggregato al Deposito Convalescenza e Tappa di Modena. Rientrerà in zona d'operazioni nel 20° Rgt. ―Brescia‖ il 10 luglio del '17. Dopo 5 giorni passa al 46° Rgt. ―Reggio‖ e il mese successivo, il 3 agosto passa al 76° Rgt. della brigata ―Napoli‖. Il 27 dicembre è nella 1235a Centuria, il 16 dicembre 1918 nella 1227a e il 27 marzo del '19 nella 1039a sino al congedo avvenuto il 28 agosto 1919. CRASTUS Antioco Luigi 20/09/1891 di Antioco e Garau Nicolina. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato alla 7a Compagnia. L'11 gennaio 1913 con la 7a Compagnia del 6° Rgt. ―Aosta‖ s'imbarca dal porto di Messina per la Tripolitania e Cirenaica in qualità di conducente. Verrà rimpatriato il 2 dicembre 1913 a Siracusa e l'8 dicembre 1913 si congeda nel D.M. di Cagliari. Avrà diritto al computo di una Campagna di guerra Italo-Turca 1911-12. Richiamato alle armi per mobilitazione il 6 gennaio 1915 nel 46° Rgt. ―Reggio‖, il 15 viene trasferito a Cagliari nel 1° Battaglione. Il 30 aprile 1915 giungerà a Conegliano (Treviso) in territorio in stato di guerra. Il 29 maggio 1915 parte per la zona di guerra e verrà mandato in linea il 4 giugno 1915 a Sasso di Stria. Il 2 settembre 1916 è a Susegana (Treviso) nella Scuola Bombardieri. Il 4 viene ricoverato all'ospedale di Conegliano e il 15 inviato in convalescenza. Rientrerà il 10 ottobre 1916 a Nervesa (Treviso) nel Deposito Bombardieri e il 18 viene assegnato alla 6a Batteria del 2° Raggruppamento Bombardieri. Il 30 dicembre 1916 lascia la zona di guerra e viene ricoverato per bronchite all'ospedale di Montebelluna (Treviso). Il 15 gennaio 1917 viene trasferito all'ospedale di Monza e inviato in convalescenza. Rientrerà al corpo nella 6a Batteria del 2° Raggruppamento il 27 marzo 1917. Il 26 novembre del '17 viene trasferito alla 314° Batteria del 2° Raggruppamento, e il 6 agosto del '18 alla 313a batteria aggregato al 17° Rgt. di Artiglieria. Il 9 agosto viene inviato in licenza illimitata in attesa del congedo, 21 agosto 1919. - 239 - DINISIO Cesare Pietro Umberto 15/12/1891 di Francesco e Noli Maria Teresa. (Esercito N°4661) Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato per mobilitazione il 26 maggio 1915, e arruolato nel deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 giugno 1915 giunge il territorio in stato di guerra col 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 24 luglio 1915 viene ricoverato all'ospedale di Palmanova. Dopo due mesi lascia la zona di guerra per essere trasferito all'ospedale militare di Cagliari. Il 15 dicembre 1915 rientra al deposito di fanteria di Ozieri. Si congederà il 15 luglio 1919. FRAU Nicolino 21/05/1891 di Vincenzo e Elias Giovanna. (Esercito) Dopo il periodo di istruzione a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, verrà richiamato per mobilitazione il 13 maggio 1915 sempre a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 19a Compagnia. Dopo un anno, il 17 maggio 1916 parte per Piacenza per la formazione di nuovi reparti e il successivo 10 giugno giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 482° Battaglione (come Bullegas Antonio 1891). Il 20 agosto 1916 rientra nel Deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La Maddalena e ripartirà per la formazione di ulteriori reparti il 5 dicembre 1916 a Genova dove verrà assegnato al 145° Battaglione. Il 21 ottobre 1917 viene inviato in zona di guerra col 145° Btg. e aggregato al 1° Rgt. di Artiglieria Pesante da Campo e assegnato alla 114 a Batteria. Si congederà il 21 agosto 1919. MAMELI Pasqualino 24/12/1891 di Antioco e Cossu Giuseppina. (Esercito) Chiamato alle armi per mobilitazione il 15 luglio 1914, verrà assegnato al Plotone Autonomo di Sanità di Cagliari; si congederà il 25 novembre 1914. Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel Plotone Autonomo di Sanità, verrà assegnato all'Ospedale Principale di Cagliari. L'8 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 25a Sezione di Sanità. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 per essere trasferito ad Ancona all'Ospedale Principale nella 73a Sezione di Sanità. Si congederà il 21 agosto 1919. MANNAI Emanuele 23/04/1891 di Francesco e Fadda Felicita. (Esercito N°34288bis) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato a Livorno nel deposito dell'88° Rgt. della brigata ―Friuli‖. Il 15 marzo 1916 viene trasferito al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ (costituito dai deposti del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria) e il successivo 21 marzo giunge in territorio in stato di guerra. Il 1° luglio del '16 lascia la zona di guerra per essere ricoverato all'ospedale militare di Torino e inviato in convalescenza per 30 giorni. Rientrato al corpo il 18 agosto 1916 verrà assegnato al 97° Rgt. della brigata ―Genova‖ (Costituito in Libia alla metà del giugno 1916 gli venne assegnato come deposito quello dell‘88° Rgt. ―Friuli‖ a Livorno) e rientra in territorio in stato di guerra il 1° novembre 1916. Il 3 maggio 1917 passa al 90° Rgt. della brigata ―Salerno‖ e il 26 giugno è effettivo nel Centro Mitraglieri Fiat. Il 19 luglio 1918 viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia il 10 novembre 1918 e assegnato al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 21 agosto 1919. MASSA Antioco Vincenzo Salvatore 27/12/1891 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito N°35658) Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in territorio in stato di guerra col 46° Rgt. ―Reggio‖ il 24 maggio 1915. Partito da territorio in stato di guerra per malattia il 5 gennaio 1918. Si congederà al deposito di Ozieri il 20 agosto 1919. - 240 - MASSIDDA Giuseppino 18/04/1891 di Salvatore e Lai Perdisci Luigia. (Esercito N° 34650) Richiamato il 15 maggio 1915 a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, giungerà in territorio in stato di guerra il 25 settembre 1915 col 3° Rgt. Si congederà il 21 agosto 1919. MONTEI Francesco 05/08/1891 di Emanuele e Salis Anna Luigia. (Carabinieri). Allievo Carabiniere volontario venne arruolato il 1° ottobre 1909 nella Legione Carabinieri di Cagliari. Il 30 aprile 1910 consegue il grado di Carabiniere a piedi e il successivo 13 maggio viene assegnato alla Legione territoriale di Torino. Il 27 agosto 1916 viene assegnato al Battaglione Mobilitato e giunge in territorio in Stato di Guerra. Il 31 luglio del '17 è Vice Brigadiere. L'11 aprile 1918 parte dal territorio in stato di guerra e rientra nella legione di Torino. L'11 marzo del '18 giunge al Comando di Divisione a Novara. Il 31 marzo del '18 consegue il grado di Brigadiere. Al termine del conflitto, l'11 giugno 1919 dal porto di Siracusa s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica con le truppe coloniali. Il 29 giugno giunge a Bengasi nella Divisione CC.RR. della Cirenaica. Verrà rimpatriato l'11 gennaio 1920 per motivi di salute. Rimarrà in servizio nell'Arma sino ai primi anni '30. Verrà collocato a riposo per anzianità di servizio il 30 settembre 1934. NOCCO Francesco Antonio Salvatore 31/07/1891 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 nell'86° Rgt. ―Verona‖, il 7 agosto 1912 viene trasferito al 30° Rgt. ―Pisa‖ e dal porto di Messina imbarcato per la Tripolitania e Cirenaica. Il 10 novembre 1913 rientra per rimpatrio, sbarca a Messina nel Deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Si congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri il 25 novembre 1913. Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 30 aprile parte per la penisola e viene assegnato al 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 2 novembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 marzo 1916 lascia la zona di guerra per malattia. Il 6 luglio 1916 è Caporale. Il 1° ottobre 1916 rientra in territorio in stato di guerra e assegnato al Btg. Autonomo di Conegliano (Treviso). Il 4 ottobre 1916 è nel 60° Rgt. della brigata ―Calabria‖ a Viterbo caserma S. Caterina. Il 25 dicembre 1916 ricoverato all'ospedale di Piacenza e il 10 gennaio del '17 inviato in convalescenza per 25 gg. Il 5 febbraio 1917 rientra al Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ a Viterbo e l'11 marzo viene assegnato al 3° Reparto Salmerie della 35a Divisione. Il 1° aprile 1917 parte col le truppe in Macedonia. Il 15 aprile 1917 è Caporal Maggiore. Il 1° agosto 1919 rientra in Italia nel Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ a Viterbo caserma S. Caterina. Si congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri il 21 agosto 1919. Avrà diritto al computo di una campagna di guerra Italo-Turca 1911-12 e alle campagna di guerra 1915-16-17-18. PIGA Giuseppe Efisio 07/03/1891 di Antioco e Orrù Filomena. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato nel 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 4 dicembre giunge in territorio in stato di guerra e il 12 viene assegnato alla 10a Compagnia del 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ (costituito dai deposti del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria). Il 27 giugno 1916 nel corso dei combattimenti, viene ferito da pallottola di shrapnel al terzo inferiore della coscia sinistra; verrà ricoverato in un ospedale del Trentino e dopo due giorni viene trasferito all'ospedale di Piacenza e inviato in convalescenza. Il 1° settembre 1916 rientra a Livorno nel Deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖. Il 1° ottobre 1916 è nel 97° Rgt. di fanteria ―Genova‖ (Costituito in Libia alla metà del giugno 1916 gli venne assegnato come deposito quello dell‘88° Rgt. ―Friuli‖ a Livorno). Il 21 novembre 1916 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ e rientra in territorio in stato di guerra. Il 29 ottobre 1917 viene catturato durante la disfatta di Caporetto. Rientrato il 4 novembre del '18, lascia il territorio in stato di guerra e si congeda il 21 agosto 1919. - 241 - PORCU Giuseppe 27/11/1891 di Raffaele e Soddu Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 verrà assegnato alla 1a Compagnia di Sussistenza con mansioni da Macellaio. Si congederà il 27 novembre 1913 nel D.M. di Cagliari. Richiamato il 25 maggio 1915 per mobilitazione, verrà assegnato al Plotone Autonomo di Sussistenza di Cagliari. L'11 maggio 1917 viene trasferito a Roma nella 9a Compagnia di Sussistenza. Il 20 giugno 1917 viene distaccato a Scanzano (Perugia) presso lo Stabilimento Carnefi Militari. Si congederà il 20 febbraio 1919. PORCU Nicolò 10/12/1891 di Emanuele e Sanna Peppina. (Esercito N°35037bis) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 è Caporale e il 24 dello stesso mese giunge in territorio in stato di guerra. Il 18 luglio 1917 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 4 novembre 1919 rientra nel deposito di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e si congeda il 29 agosto 1919. SABEDDU Francesco 18/11/1891 di Efisio e Soddu Domenica. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 per istruzione militare a Trapani nella 10a Compagnia dell'85° Rgt. della brigata ―Verona‖, il 16 marzo 1912 rientra al deposito di Ozieri e si congeda. Richiamato per mobilitazione il 27 maggio 1915 a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. della brigata ―Reggio‖, viene trasferito dopo tre giorni nel 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ e il 10 giugno giunge in territorio in stato di guerra. Il 19 novembre 1916 lascia il fronte per una crisi di congelamento ai piedi e viene ricoverato all'ospedale di Brescia e inviato in convalescenza per 30 gg. Il 14 febbraio 1917 rientra al Deposito di Ozieri e il 19 rientra in territorio in stato di guerra nel 23° Rgt. ―Como‖. Il 14 settembre del '17 è nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 7 novembre 1917 viene catturato. Rientrerà dalla prigionia il 1° dicembre 1918 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e si congederà il 30 agosto 1919. SALIDU Salvatore 16/04/1891 di Giuseppe e Atzeni Emanuela. (Esercito N°35663) Fratello di Salidu Francesco 1893. Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, viene arruolato a Milano nel Deposito del 75° Rgt. della brigata ―Napoli‖. Il 10 luglio 1912 dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica. L'11 dicembre 1913 rientra per rimpatrio, sbarca a Napoli e si congeda al Deposito di Ozieri il 12 dicembre 1913. Richiamato per mobilitazione nel 46° Rgt. ―Reggio‖, giunge in territorio in stato di guerra il 24 maggio 1915. Il 6 settembre 1915 è costretto a lasciare il fronte per una crisi di congelamento ai piedi e ricoverato all'ospedale di Varese e inviato in convalescenza per 30 gg. il 22 ottobre. Rientrerà al Deposito di Ozieri il 25 novembre 1915 e giudicato non idoneo al servizio effettivo, non verrà più impiegato in prima linea. Il 13 dicembre 1916 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Il 20 aprile 1918 rientra nel deposito di Ozieri e il 23 luglio 1918 verrà comandato in servizio civile presso la Società Mineraria di Lanusei-Masua. Il 20 dicembre 1918 rientra nel Deposito di Ozieri e il 5 gennaio 1919 viene assegnato al 3° Btg. Misto di Cagliari. Il 2 marzo viene trasferito nel Btg. Misto di Lanusei e si congeda il 24 agosto 1919. SENIS Peppino Francesco Giuseppe Salvatore Umberto 14/03/1891 di Francesco e Fanni Giovanna. (Esercito) Già riformato della Marina, verrà assegnato ai ruoli dell'esercito e arruolato il 16 luglio 1916 e assegnato alla 7a Compagnia del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 15 ottobre del '16 giunge in territorio in stato di guerra viene trasferito nell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 28 febbraio 1917 viene trasferito al 239° Rgt. ―Pesaro‖ e assegnato alla 1277a Compagnia Mitraglieri. Il 29 ottobre 1917 viene catturato a Caporetto durante la ritirata. Rientrerà dalla prigionia il 7 novembre 1918 e - 242 - assegnato al deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 6 giugno 1919 passa al Deposito del 144° Rgt. ―Taranto‖ e il 24 agosto 1919 si congeda. SULAS Antonio Giuseppe 21/01/1891 di Antioco e Bullegas Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 verrà arruolato a La Maddalena nel Deposito del 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, e assegnato prima ad una Compagnia Autonoma e in seguito alla 9° Rgt. ―Regina‖. Il 31 gennaio 1912 viene trasferito all'11a Compagnia del 7° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 30 luglio 1912 dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica. Rientrerà in Italia il 2 gennaio 1914, sbarca a Napoli e rientra a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e si congeda il 5 gennaio 1914. Richiamato per mobilitazione il 23 aprile 1915 nel 3° Rgt. a La Maddalena, il 30 parte per Mestre per la formazione di nuovi reparti e in seguito trasferito a Roma nel Deposito Reggimentale. Il 15 maggio 1915 rientra al Corpo a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 24 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e si congederà il 3 settembre 1919. Gli verrà computata una campagna di guerra Italo-Turca e autorizzato a fregiarsi di relativa Medaglia Commemorativa. Nonché la Campagna di guerra 1915-16-17-18. Classe 1892 AGUS Salvatore Daniele 16/11/1892 di Giovanni e Gallus Carmela. (Esercito) Dopo il servizio di istruzione nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La Maddalena nel secondo semestre del 1913, venne richiamato il 13 maggio 1915 a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 19a Compagnia con mansioni di puntatore. Il 17 maggio 1916 parte per Piacenza per la formazione di nuovi reparti e viene assegnato al 483° Battaglione. Il 20 agosto 1916 rientra al deposito di La Maddalena e riparte per la penisola il 5 dicembre per Genova per la formazione di nuovi reparti, dove verrà assegnato al 145° Battaglione. Il 5 gennaio del '18 viene nominato Caporale e il 28 agosto 1919 si congeda. Verrà decorato con la Croce al Merito di Guerra. ATZORI Antonio 26/09/1892 di Francesco e Loddo Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, venne arruolato nel 21° Rgt. ―Cremona‖ col quale giunge in territorio in stato di guerra. Il 20 maggio 1916 lascia la zona di guerra per malattia. Al rientro della convalescenza, il 5 settembre 1916 rientra al Deposito e rientra in zona d'operazioni. Il 1° maggio del '17 viene assegnato al 182° Battaglione M.T. Il 30 dicembre 1918 è nel Deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ dove verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. BASCIU Giovanni 08/01/1892 di Giovanni e Massa Grazia. (Esercito) Chiamato alle armi il 18 maggio 1917 verrà assegnato al 207° Btg. M.T. nel Distretto Militare di Orvieto. L'11 dicembre 1917 viene assegnato al 52° Rgt. ―Alpi‖ a Spoleto e il 1° gennaio 1918 giunge in territorio in stato di guerra. Il 21 giugno 1918 lascia la zona di guerra e viene ricoverato all'ospedale di Rovigo e inviato in convalescenza. Al rientro, il 1° novembre 1918, viene assegnato al Deposito Mitraglieri di Torino. Il 3 giugno 1919 fa rientro al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e si congeda. BASCIU Giuseppe 24/09/1892 di Antioco e Pes Carmela. (Esercito) Chiamato alle armi il 14 settembre 1914, verrà arruolato nel 75° Rgt. ―Napoli‖. Il 5 gennaio 1915 nel 148° Rgt. ―Caltanissetta‖ (costituito fin dal 7 marzo 1915, dal deposito del 75°), nella compagnia Zappatori. L'8 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 16 novembre 1915 parte dalla zona di guerra per ferita. Il 15 dicembre rientra al corpo e il 17 febbraio 1916 passa al 3° - 243 - Rgt. di fanteria ―Piemonte‖. Il 10 giugno 1916 viene nuovamente ferito e ricoverato nell'ospedale di Sagrado (Gorizia) e successivamente trasferito a quello di Bologna. Il 15 luglio 1916 rientra a Siracusa nel 75° Rgt. ―Napoli‖. Il 4 ottobre 1916 è nella 89a Compagnia Presidiaria. Il 26 febbraio del '17 è nel 33° Rgt. ―Livorno‖, e il successivo '8 marzo è a Gubbio (Perugia) nel deposito del 51° Rgt. della brigata ―Alpi‖. Si congederà il 10 settembre 1919. Nel corso del conflitto è stato ferito tre volte; verrà decorato con la Croce Francese con stella d'argento. Anche se sui fogli matricolari non c‘è scritto appare chiaro che è stato impegnato sul fronte francese col 52° Rgt. della brigata ―Alpi‖ schierata in prima linea a sud-ovest di Reims, occupando i margini occidentali del Bois des Eclisses e la montagna di Bligny (Ardenne, confine franco-belga), 23 aprile – 11 novembre 1918. BRUGATTU Nicolino 19/10/1892 di Efisio e Soddu Sebastiana. (Esercito) Già rivedibile alla visita di leva, verrà arruolato il 26 novembre 1915 nel'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖ a Livorno. A circa un anno dall'arruolamento, il 26 dicembre 1916 morirà, forse per malattia, nell'ospedale di Livorno. CABRAS Salvatore 09/04/1892 di Giovanni Matteo e Gallus Antonia. (Esercito) Chiamato alle armi il 6 novembre 1912 verrà arruolato nel 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 1° luglio 1913 è Telegrafista; il 30 novembre 1913 è Caporale di contabilità e il 1° maggio 1914 è Caporal Maggiore di contabilità. Il 1° gennaio 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Il 24 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato al 50° Gruppo di Artiglieria Campale Pesante. Il 2 dicembre 1915 è nell'88° Rgt. ―Friuli‖. Il 6 giugno 1916 è nel 44° Rgt. ―Forlì‖, poi in data imprecisata avrà un breve passaggio nella Brigata Sassari (152°). L'8 febbraio 1917 è nel 95° Rgt. ―Udine‖; il 4 novembre 1917 parte dal territorio in stato di guerra. Il 12 ottobre 1918 è nell'11° Parco Automobilisti e il 22 maggio 1919 si congeda. CABRAS Salvatore 17/04/1892 di Antioco e Longu Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato nel 3° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖ e assegnato all'8a Compagnia. Il 12 gennaio 1913 è a Messina dove s'imbarca col 4° Rgt. ―Piemonte‖ (12a Compagnia) per la Tripolitania-Cirenaica. Verrà rimpatriato l'8 maggio 1919 da Bengasi e congedato il 5 settembre 1919. Avrà ―Diritto al computo di una campagna di guerra per essersi trovato, per ragioni di servizio, in territorio in stato di guerra, in conseguenza della guerra Italoturca 1911-12‖. CAREDDA Antioco 08/03/1892 di Antonio e Perdisci Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 verrà arruolato nell'86° Rgt. ―Verona‖ e assegnato alla 3 a Compagnia. Il 10 gennaio 1913 è nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖, col quale, dal porto di Messina s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica. Il 1° aprile 1913 viene rimpatriato per malattia. Il 24 aprile 1913 sbarca a Siracusa nel deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Il 1° gennaio 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione, e il 15 maggio 1915 riparte da Palermo per la Tripolitania-Cirenaica. Dopo un anno, il 15 giugno 1916, rientra in Italia, sbarca a Napoli e viene assegnato al deposito del 143° Rgt. di fanteria ―Taranto‖. Dopo 15 giorni, (29 giugno 1916), giunge in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra, il 7 luglio 1919 è nella 41a Colonna P.C. (Artiglieria da Montagna). Il 28 agosto 1919 si congeda. CAULI Gerolamo 02/09/1892 di Emanuele e Salis Bernarda. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 18 novembre 1916 viene trasferito a Roma nel 1° Rgt. Genio e assegnato alla compagnia di zappatori. - 244 - L'8 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Il 28 agosto 1919 si congeda a Pavia nel Deposito del 1° Rgt. Genio. DIANA Angelo 21/04/1892 di Giovanni e Bianco Grazia. (Ufficiale della Regia Marina) Partito volontario il 16 dicembre 1911, verrà arruolato nel Corpo Regio Equipaggi di La Maddalena con mansioni di Marinaio sino al 2 aprile 1912. Il giorno successivo verrà imbarcato sulla Regia Nave ―Bisagno‖ sino al 15 ottobre 1912. Il 16 ottobre 1912 è sulla Regia Nave ―Sarno‖ (Marinaio scelto) sino al 30 maggio 1914. Il 1° giugno 1914 è sulla Regia Nave ―Tanaro‖ (farà una breve interruzione dall'8 al 13 ottobre 1914 presso l'ospedale di La Maddalena - sottonocchiere) sino al 6 marzo 1915, quando viene sbarcato nella Base di La Maddalena. Il 19 maggio 1917 viene nuovamente imbarcato nella Regia Nave ―Dandolo‖ dove conseguirà il grado di 2° Capo nocchiere. Il 20 gennaio 1918 è nel Battaglione Navale di Vallona sino al 16 marzo 1918. Il 17 marzo 1918 è nel CRE di Taranto sino al 29 maggio 1918. Il 30 maggio 1918 è nella Base di Ancona sino al 15 luglio 1919. Il 9 ottobre 1919 è nel CRE di La Spezia sino al 9 dicembre 1919. Dopo la guerra, il 1° luglio 1919, rimane in servizio senza vincolo di ferma e verrà ammesso al servizio attivo permanente. Concluderà il servizio presso la Marina Militare nei primi mesi del 1924 nella Base Navale di Taranto. Il 15 luglio 1924 viene trasferito ai ruoli della Regia Aeronautica e assegnato al centro di reclutamento di Cagliari. Il 25 febbraio 1926 è all'Aeroporto di Cinisello Balsamo (Milano). Il 17 marzo 1926 frequenta la scuola per Aviatori a Sesto S.Giovanni (Milano) e il 29 luglio 1926 consegue il grado di Maresciallo. Rimarrà nei ranghi dell'Aeronautica anche nel corso del 2° conflitto mondiale. Verrà collocato a riposo d'Autorità il 1° luglio 1948. Già veterano della Marina durante la prima guerra mondiale, verrà ammesso al servizio attivo permanente e il 15 luglio 1924 verrà trasferito ai ruoli dell'Aeronautica. All'entrata in guerra dell'Italia, l'11 giugno 1940 è nel 56° Deposito dell'Aeronautica di Cagliari. Il 31 luglio 1941 viene trasferito a Elmas e assegnato al 291° Magazzino Campo Base. Il 15 marzo 1944 viene trasferito all'Aeroporto di Monserrato. L'11 ottobre 1944 viene trasferito al 2° CEPARA di Cagliari presso il Deposito Servizi sino al termine del conflitto. Il 1° luglio 1948 verrà collocato a riposo d'Autorità. Avrà diritto al computo di 5 campagne di guerra: 1917 e 1918 nella 1° Guerra Mondiale, mentre nella 2° gli verranno computate una nel Fronte Alpino Occidentale (Francia) dall'11 al 25 giugno 1940; Campagna di guerra nel Mediteranno dal 26 giugno 1940 all'8 settembre 1943. E una campagna di Liberazione dal 9 al 18 settembre 1943. FOIS Ettore 11/03/1892 di Tommaso e Valdes Giuseppino. (Esercito) Chiamato alle armi il 28 novembre 1915 viene arruolato a Livorno nell'88° Rgt. ―Friuli‖ e assegnato alla 6a Compagnia come Trombettiere. Il 26 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 44° Rgt. ―Forlì‖. Il 21 novembre 1916 viene trasferito al 152° Rgt. ―Sassari‖ poi al 254° Rgt. ―Porto Maurizio‖ al 3° Rgt. ―Piemonte‖ e al 41° Rgt. ―Modena‖ (Deposito di Savona). Il 10 luglio 1917 lascia il fronte per malattia e viene ricoverato prima nell'Ospedale da Campo e in seguito trasferito all'ospedale di riserva di Vicenza. Il 19 ottobre 1917 rientra nel Deposito di fanteria di Ozieri e il 5 novembre viene trasferito al Reparto Mitraglieri Fiat. GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 di Giuseppe e Sinzu Giovanna. (Esercito N°37326bis) Chiamato alle armi il 28 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Morirà il mese successivo, il 16 luglio 1916 nella 25a Sezione di Sanità per le ferite riportate in combattimento. - 245 - LAI Salvatore 21/03/1892 di Giovanni e Pintus Maria. (Esercito) Fratello di Giovanni 1896 e Giuseppe 1898. Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 viene arruolato a Messina nell'86° Rgt. ―Verona‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Il 10 gennaio 1913 passa al 6° Rgt. ―Aosta‖ e assegnato al 4° Btg. della 7a Compagnia. L'11 gennaio 1913 da Messina s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica col 6° Rgt. ―Aosta‖. Il 1° gennaio 1915 giunto al termine della leva, viene trattenuto alle armi per mobilitazione. L'8 luglio 1915 viene dichiarato disperso nel combattimento di Tecut in Tripolitania. Dopo la guerra ―avrà diritto al computo di due campagne di guerra per essersi trovato, per ragioni di servizio, in territorio in stato di guerra, in conseguenza della guerra Italo-turca 1911-12‖. LEPORI Antonio 18/02/1892 di Benigno e Collu Chiara. (Esercito) Fratello di Benigno 1894. Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 verrà arruolato nel Deposito di La Spezia nel 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 9a Compagnia. Il 29 aprile 1913 rientra in Sardegna a La Maddalena nel Deposito di Artiglieria da Fortezza e si congeda in seguito a rassegna. Richiamato il 28 gennaio 1915 per mobilitazione nel Deposito di Artiglieria da Fortezza di La Maddalena, il 19 settembre 1915 parte da La Maddalena per raggiungere la sede reggimentale a Roma. Il 10 ottobre 1915 giunge in territorio in stato di guerra per la formazione di nuovi reparti (149a Batteria e 5a Batteria). Il 10 agosto 1916 è nella 28a Compagnia. Il 24 ottobre 1917 viene catturato nel fatto d'arme di Evirich ? (Ravnica, Ravelnik o Rifugio Erjavceva koca - 1525 M.T. Slovenia, Alpi Giulie. È situata su una piccola altura lungo la strada Kranjska Gora - Vršic, nella sua parte settentrionale). Il 9 novembre 1918 rientra dalla prigionia e il 23 gennaio rientra nel Deposito di La Maddalena del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato all'8a Compagnia. Si congederà il 31 agosto 1919. LODDO Antioco Luigi 07/04/1892 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito) (Fratello di Antonio 1880 - Fedele 1882 - Giovanni Salvatore Emanuele 1884 - Efisio Antonio 1887 -Salvatore Emanuele 1889) Chiamato alle armi il 5 novembre 1914 dopo il congedo del Fratello Salvatore, verrà arruolato a Palermo nel deposito del 10° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 5a Compagnia. Il 25 dicembre 1914 dal porto di Palermo s'imbarca per Vallona (Albania) col 10° Rgt. Bersaglieri. Il 12 aprile 1919 viene rimpatriato, sbarca a Palermo e il 28 aprile 1919 si congeda nel Deposito Bersaglieri di Palermo. MANNAI Giuseppino 20/03/1892 di Salvatore e Nocco Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 18 maggio 1917, verrà arruolato a Roma nel Deposito del 210° Rgt. ―Bisagno‖ e assegnato alla 1a Compagnia M.T. Il 24 giugno 1917 giunge in territorio in stato di guerra; il 2 ottobre è nell'88° Rgt. ―Friuli‖ sino al termine del conflitto. Il 1° gennaio 1919 passa al 77° e il 28 agosto 1919 si congeda. MARONGIU Antonio noto Salvatore 22/03/1892 di Giovanni e Locci Caterina. (Esercito) Ammesso al ritardo alla chiamata alle armi perché figlio unico di padre entrato nel 65° anno di età, verrà arruolato il 20 luglio 1913 nel deposito fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖ e si congederà il 20 dicembre 1914. Richiamato il 27 maggio 1915 nel 46° Rgt. ―Reggio‖ dopo un anno viene trasferito, il 24 maggio 1916 nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 14 ottobre 1917 conclude la sua guerra perché verrà inviato in osservazione per debolezza di costituzione e inviato in licenza di convalescenza per 1 anno. - 246 - MARTUCCI Raffaele 16/09/1892 di Carmelo e Maccioni Angelina. (Guardia di Finanza) Volontario alle armi nella Guardia di Finanza, verrà arruolato il 13 agosto 1912 in ferma triennale, nella Legione Allievi di Maddaloni (Caserta). Il 1° novembre 1912 viene trasferito nella Legione Territoriale di Napoli. Trattenuto alle armi per mobilitazione, il 1° agosto 1915 viene aggregato all'8° Battaglione mobilitato e il 26 agosto giunge in territorio in stato di guerra. Il 12 giugno 1918 lascia il fronte per motivi di servizio e rientra nella Legione di Napoli. Si congederà il 5 settembre 1918. Dopo la guerra sarà autorizzato dal Comando dell'8° Battaglione a fregiarsi del distintivo con circolare del Ministero della Guerra ―Per aver dato ripetute prove d'arditezza‖; infatti ebbe un encomio solenne perché il 20 ottobre 1915 a Casere Solin Alta si distingueva nella distruzione di una trincea in prossimità delle linee nemiche, dimostrando intelligenza e ardore. Inoltre il 25 agosto 1916 mentre stava preparando una mina a Cima Val Segnan venne colpito da una mazza al ginocchio sinistro riportando la tumefazione senza ecchimosi alla parte interna del ginocchio e abrasioni alla coscia. Infine il 19 ottobre 1916 rimase ferito al capo durante il bombardamento di Casere Avostany. MASSIDDA Francesco 02/07/1892 di Giuseppe e Carta Caterina. (Esercito) Dopo il periodo di istruzione militare nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ nel 1913, verrà richiamato il 26 maggio 1915 sempre nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 155° Rgt. di fanteria ―Alessandria‖. Il 10 agosto 1915 viene trasferito al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 dicembre 1915 parte dal territorio in stato di guerra e viene ricoverato all'ospedale di Cremona. Dopo la convalescenza, il 4 gennaio 1916 rientra al Deposito di Ozieri (45° Rgt. ―Reggio‖) e comandato come operaio militarizzato nella Fabbrica d‘Armi di Terni (ACSA, Leva e Truppa, 14 settembre 1916). Il 17 marzo 1917 ritorna in zona d'operazioni. Il 4 novembre 1918 lascia il territorio in stato di guerra rientra nel Distretto Militare di Cagliari e si congeda il 28 agosto 1919. MELONI Giuseppe 17/02/1892 di Giuseppe e Salidu Giuliana. (Esercito) Fratello di Antioco Giuseppe 1890. Ritardata la chiamata alle armi in attesa del congedo del fratello Antioco 1890, verrà arruolato il 12 febbraio 1913 nel 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza di stanza a La Spezia e assegnato alla 6 a Compagnia. Dopo la leva, il 1° gennaio 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Il 24 maggio 1915 viene trasferito a Marano (Parma) e nei giorni seguenti giunge in territorio in stato di guerra. Il 1° febbraio 1917 viene nominato Caporale. Il 1° luglio 1917 viene trasferito al 2° Rgt. di Artiglieria Pesante appartenente al 22° Gruppo di Artiglieria e assegnato alla 66 a Batteria Cannoni da 105 mm. con mansioni di Capopezzo. Il 1° agosto 1917 è Caporal Maggiore, il 12 marzo 1918 è sergente; si congederà il 1° gennaio 1919. MILIA Domenico 23/04/1892 di Antonio e Carboni Francesca. Domiciliato a Carloforte. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato a Livorno nel Deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 20 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 125° Rgt. ―Spezia‖ e assegnato all'11a Compagnia. Il 31 luglio 1916 lascia il fronte per ferita riportata in combattimento all'annullare sinistro con frattura della 1a e 2a falange. Verrà ricoverato all'ospedale ―Garibaldi‖ di Genova e dopo il ricovero, il 17 agosto 1916 viene inviato in licenza per 30 giorni. Il 16 settembre 1916 rientra al Deposito di fanteria di Ozieri e ritrasferito in zona di guerra. Il 2 aprile 1917 è nel Deposito del 77° Rgt. della brigata ―Toscana‖ per la costituzione della - 247 - sezione Mitraglieri e il 24 maggio 1917 viene assegnato alla 1577a Compagnia Mitraglieri Fiat. Si congederà il 28 agosto 1919. MURA Antioco 22/08/1892 di Antioco e Piras Anna. (Esercito) Esentato dal servizio di leva perché residente all'estero (Bona-Algeria), verrà chiamato alle armi il 2 giugno 1915 e arruolato nel Deposito Bersaglieri di Caprera. Il 10 ottobre 1915 parte per trasferimento nella penisola e giunge a Savona nel Deposito del 4° Rgt. Bersaglieri. Giunto in zona di guerra verrà assegnato alla 4a Compagnia del 6° Rgt. Bersaglieri. Morirà dopo la guerra il 28 dicembre 1918 nell'ospedale di Faenza (Ravenna) per edema polmonare. MUSU Antioco 04/02/1892 di Antioco e Salidu Giuliana. (Esercito N°37323bis) Chiamato alle armi il 26 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖. Il 26 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra, e viene assegnato al 44° Rgt. ―Forlì‖. Il 19 dicembre 1916 viene trasferito alla Brigata ―Sassari‖, prima nel 151° Rgt. e il 6 febbraio 1917 nel 152° Reggimento. Ricoverato nell'ospedale da campo n°112. Cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra il 1° gennaio 1919 e si congeda il 28 agosto 1919. NOCCO Salvatore 06/02/1892 di Antioco e Mereu Anastasia. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 settembre 1913 verrà arruolato a Messina nel Deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖ in qualità di attendente. Il 24 novembre 1913 viene trasferito all'82° Rgt. ―Torino‖ e con la 6a Compagnia dal porto di Siracusa s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica. Il 1° gennaio 1916 dopo la leva viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Rimarrà in territorio libico sino al congedo, 5 settembre 1919. ORLANDO Cirillo 28/01/1892 di Andrea e Ennas Giovanna. Padre di Pinuccio Orlando. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato a Pisa nel Deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 12 dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖. Il 9 marzo 1916 rientra nel 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 13 ottobre 1918 è nel 207° e assegnato alla 77a Sezione di Sussistenza. Il 4 novembre 1918 da Tolmino lascia la zona di guerra. Si congederà il 28 agosto 1919. SALIDU Giuseppino 16/11/1892 di Antioco e Pinna Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato a Livorno nel deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖ ed assegnato alla 4a Compagnia. Il 15 aprile 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 57a Compagnia Presidiaria appartenente al 25° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖, deposito di Piacenza. Tale compagnia era adibita alla custodia dei prigionieri di guerra e dislocata a Pizzighettone, una cittadina sulle sponde dell‘Adda in provincia di Cremona. Morirà il 18 giugno 1917 per annegamento nel fiume Adda, come risulta dalla relazione di servizio fatta del Tenente comandante del Distaccamento il 18 luglio 1917 e indirizzata al Sindaco di Sant‘Antioco: ―Il soldato Salidu Giuseppe nativo di codesto Comune veniva a perire qui a Pizzighettone nel fiume Adda il 30 giugno scorso. Nonostante il divieto fatto dai superiori, a voce Orlando Cirillo 28/01/1892 Collezione Famiglia Pinuccio Orlando - 248 - e con appositi ordini di bagnarsi nell‘Adda, il disgraziato giovane insieme ed altri compagni si ricava al fiume dove durante il bagno, preso da malore e vinto dalla forte corrente, miseramente spariva annegando; a nulla servirono gli sforzi e i tentativi dei compagni per salvarlo. Ho avvertito subito della dolorosa perdita, il Comando della 57a Compagnia Presidiaria di stanza a Milano, donde era passato qui aggregato perché ne desse comunicazione alla famiglia. Continuando però a giungere qui la corrispondenza indirizzata al Salidu, lo scrivente suppone che finora la famiglia non sia stata informata della disgrazia. Ond‘è che prego la S.V. Ill.ma a voler adempiere al pietoso ufficio, significando all‘addolorata famiglia le condoglianze di questo Comando e dei compagni del povero Salidu. Il cadavere è stato rinvenuto il 4 c.m. nel fiume Po presso Monticelli d‘Ongina (Cremona, oggi provincia di Piacenza) nel cui cimitero è stato sepolto. Nel taschino del gilet furono trovate Lire 12,49 che vennero spedite al Comando della detta Compagnia‖. (ACSA, Stato Civile, 18 luglio 1917) SERRA Giovannino 27/02/1892 di Antioco e Longu Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato a Trapani nel Deposito dell'85° Rgt. ―Verona‖ e assegnato all'8a Compagnia. Il 10 gennaio 1913 viene trasferito al 6° Rgt. ―Aosta‖ in partenza da Brindisi per la Tripolitania e Cirenaica. Il 5 novembre 1913 è nel 22° Rgt. ―Cremona‖. Rientrerà in Italia il 5 maggio 1919. Si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri il 29 agosto 1919. ―Ha diritto al computo di una campagna di guerra per essersi trovato per ragioni di servizio in territorio in stato di guerra, in conseguenza della guerra italo-turca 1911-12, e sarà autorizzato a fregiarsi della Medaglia Commemorativa col moto ―Libia‖. SULAS Antonio 10/04/1892 di Antonio e Lisci Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, viene arruolato a Viterbo nel Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ caserma S. Caterina. Il 4 giugno viene trasferito alla 21a Batteria Bombardieri dell'Artiglieria. L'8 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 4 gennaio 1917 nel corso dei combattimenti a Vertojba viene ferito al braccio destro e alla testa da scheggia di granata, l'8 gennaio viene ricoverato all'ospedale di Cormons (Gorizia) e il 16 febbraio viene trasferito all'ospedale di Pordenone. Dopo la convalescenza rientrerà in zona di guerra il 10 aprile 1917 nella 189° Batteria Bombardieri. Il 6 giugno del '17 viene trasferito al 1° Rgt. Genio Zappatori e dopo un mese, il 6 luglio al 4° Genio Pontieri. Si congederà il 29 agosto 1919. UCCHEDDU Pietro Vincenzo 14/09/1892 di Salvatore e Pinna Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà arruolato nel D.M. di Pisa nel 22° Rgt. ―Cremona‖ e assegnato all'11a Compagnia. Il 29 aprile 1916 è nel 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ e assegnato al 1° reparto zappatori della 4a Compagnia. Dopo un mese, il 24 maggio 1916, giunge in territorio in stato di guerra. Due mesi dopo, il 5 luglio 1916, mentre si recava a rinforzare una trincea fu ferito gravemente nella battaglia sul Monte Zebio, al termine della furiosa battaglia e a seguito della ricognizione dei cadaveri sul campo, venne rinvenuto il suo corpo ancora in vita. Morì sul posto di medicazione il giorno dopo, il 6 luglio 1916. VACCA Giuseppe 07/02/1892 di Giuseppe e Cappai Francesca. (Esercito N°38777) Chiamato alle armi il 22 luglio 1914, viene arruolato nel deposito dell'85° Rgt. di fanteria ―Verona‖. È in territorio in stato di guerra col 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ già dall'inizio del conflitto. Il 28 agosto 1915 verrà ferito nei combattimenti sul monte San Michele. Morirà il 10 luglio del 1917 sull'Altopiano di Asiago per ferite riportate nei combattimenti di Monte Mosciagh. - 249 - CLASSE 1893 AGUS Daniele 13/10/1893 di Daniele e Longu Mariana. (Esercito) Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 viene arruolato nel 10° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 6a Compagnia. Il 27 dicembre 1914 dal porto di Brindisi s'imbarca per Vallona (Albania) col 10° Rgt. Bersaglieri. Rimarrà in territorio albanese sino al termine del conflitto e si congederà il 10 dicembre 1919. BENATTI Virgilio 30/10/1893 di Eugenio e Serra Maria. Nato ad Iglesias. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 settembre 1913 verrà arruolato nel 5° Rgt. Genio Minatori e assegnato alla 12a Compagnia. Il 15 luglio 1914 ha procurato al fratello (1891) la dispensa alla chiamata alle armi. Il 31 dicembre 1914 è Caporale, il 15 marzo 1915 è Caporale di contabilità in fureria. Il 23 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra a Caprile (Vicenza). Il 1° gennaio 1916 viene trattenuto alle armi; il 1° dicembre 1916 è Sergente. Si congederà il 16 agosto 1919 a Spilimbergo (Pordenone). Verrà decorato con la Croce al Merito di Guerra. CARA Francesco 05/07/1893 di Vincenzo e Siddi Maria Chiara. (Esercito) Apparteneva al Battaglioni Tracomatosi e fu assegnato ai Servizi Sedentari. Una comunicazione del 18 giugno 1918 (ACSA) inviata dal deposito del 26° Rgt. della brigata ―Bergamo‖ (Piacenza) informa la famiglia che Francesco Cara appartenente alla 6a Compagnia del 26° Rgt., è stato catturato e condotto prigioniero in Germania nel campo di Stendal. CAU Giuseppe 07/07/1893 di Emanuele e Lusci Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà arruolato nel Distretto Militare di Palermo nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato alla 16a Compagnia. Il 20 dicembre 1915 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖. Morirà l'8 luglio 1916 sul Monte Zebio per ferite riportate in combattimento. CAULI Giovanni 17/11/1893 di Giovanni e Farci Maria. (Esercito) Riformato dalla leva di mare, verrà chiamato alle armi il 16 luglio 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Il 25 gennaio 1917 viene trasferito a Brescia nel Deposito Mitraglieri. Il 15 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato alla 684 a Compagnia Mitraglieri FIAT. Il 24 maggio è nel Deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ e lascia la zona di guerra per una punta d'ernia. Verrà ricoverato all'ospedale di Bologna, in seguito a Trevalcuore e mandato in convalescenza per 40 giorni. Il 20 luglio 1917 rientra al deposito Mitraglieri di Brescia; il 15 ottobre 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 206a Compagnia Mitraglieri. Il 24 ottobre 1917 viene catturato nel fatto d'arme della Bainsizza. Rientrerà dalla prigionia alla conclusione del conflitto e verrà assegnato al Campo di Affluenza di San Giovanni Manzano (Udine). Si congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri il 7 gennaio 1919. DESSÌ Giuseppe Disma 20/12/1893 di Giovanni e Lenzu Emanuela. (Marina) Cannoniere del CREM a Termoli (Campobasso) servente sul Treno Armato n° 8. Scomparve in mare in seguito all‘affondamento del piroscafo ―San Spiridione‖ a Venezia il 27 marzo 1919 sul quale si trovava di passaggio. (Sul disastro vedi appendice a pag. 377) - 250 - FARCI Giovanni 04/07/1893 di Luigi e Collu Grazia. (Esercito) Fratello di Farci Antonio 04/04/1887. Chiamato alle armi il 15 settembre 1913, verrà arruolato nel Distretto Militare di Palermo nell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Il 7 aprile 1914 dal porto palermitano s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica (Libia) in conseguenza della guerra Italo-Turca. L'8 agosto 1914 procura al fratello Antonio (1887) la dispensa dalla chiamata. Il 1° gennaio 1916 al termine della leva, viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Il 30 giugno 1916 rientra in Italia, sbarca a Napoli e viene assegnato al 97° Rgt. di fanteria ―Genova‖. Il 16 ottobre 1917 giunge in territorio in stato di guerra e passa al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖, 6a Compagnia. Dopo un mese, il 10 novembre 1917, durante la disfatta di Caporetto viene catturato dagli austriaci e condotto prigioniero in territorio austriaco. Rientrerà dalla prigionia il 20 dicembre 1918 e verrà ricoverato all'ospedale ―S. Giustina‖ di Padova per una pleurite. Dopo il ricovero verrà mandato in licenza di convalescenza in attesa del congedo. LONGU Emanuele (noto Nicolò) 16/03/1893 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara Luigia. (Esercito) (Interamente tratto dalla corrispondenza ―Leva e Truppa‖ dell‘Archivio Storico di Sant‘Antioco). Già rivedibile alla visita di leva il 14 novembre 1914, fu richiamato alle armi il 15 gennaio 1915 per istruzione. Il 27 febbraio venne arruolato nel 6° Rgt. di fanteria della brigata ―Aosta‖. Il 26 aprile viene trasferito all‘86° Rgt. di fanteria della brigata ―Verona‖ e assegnato ad una Compagnia Presidiaria. Il 30 luglio viene nominato Caporale. Il 6 gennaio 1916 è in territorio in stato di guerra col 35° Rgt. di fanteria della brigata ―Pistoia‖. L‘8 gennaio è nel 47° Rgt. di fanteria della brigata ―Ferrara‖ (Distretto di reclutamento di Ferrara). Il 4 aprile 1916 lascia il territorio in stato di guerra, perché ferito alla coscia sinistra dall‘esplosione di una bomba a mano nei fatti d‘arme sul Monte San Michele, nei pressi della ―Cappella Diruta‖ di S. Martino (fronte del Carso), e ricoverato nell‘Ospedaletto da campo n°102 a Santa Maria La Longa (Udine). Dopo 15 giorni fu trasferito all‘ospedale militare di Cremona, dal quale fu dimesso dopo circa un mese con una licenza di convalescenza di 20 giorni, ultimata la quale rientrava al deposito di Convalescenza e Tappa di Modena e da questo a quello di Carpi. Nell‘ottobre dello stesso anno raggiungeva nuovamente il proprio reparto in linea (47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖, 1 a Compagnia) e dal successivo mese di novembre 1916 inizia a frequentare il Corso Allievi Ufficiali di Campolongo sul Brenta (Vicenza) sino al 15 febbraio 1917 quando rientra in servizio nel 261° Rgt. di fanteria della brigata ―Elba‖ (appena costituito nel febbraio del ‘17 nel deposito del 27° Rgt. ―Pavia‖, Distretto di reclutamento di Ferrara). Il 12 marzo è Aspirante Ufficiale di Complemento. Il 27 ottobre, durante la disfatta di Caporetto, fu catturato nel fatto d‘arme di Castel del Monte (fondo valle del fiume Judrio, Friuli). Il 9 dicembre viene confermata la nomina e il successivo 17 gennaio 1918 è Sottotenente di Complemento con anzianità di servizio a partire dal 1° aprile del ‘17. Il 1° gennaio 1919 rientra dalla prigionia e il successivo 16 febbraio viene inviato in licenza speciale dal 27° Rgt. di fanteria ―Pavia‖ (Distretto di reclutamento di Ferrara). Si congederà il 14 settembre 1919. Il 18 giugno 1936 ottenne la nomina di Capitano con anzianità di servizio a partire dal 1° luglio 1935. MARIANI Giovanni Antioco 05/01/1893 di Antioco e Pintus Trullu Maddalena. (Esercito) Soldato del 5° Rgt. Genio morto il 2 luglio 1916 nel settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento. - 251 - MASSA Peppino Giuseppe 30/11/1893 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito N°42998) Chiamato alle armi il 14 settembre 1914, verrà arruolato nel deposito dell'86° Rgt. di fanteria della Brigata ―Verona‖. Il 24 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 19 marzo 1917 muore in combattimento a Vallarsa (TN) nelle vicinanze di Chiesa, (Trentino sud orientale). MORDINI Ettore 29/03/1893 di Domenico e Fois Margherita. (Esercito N°5903) Chiamato alle armi il 23 agosto 1914, verrà arruolato nel 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Il 21 febbraio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 31 dicembre 1915 è Aspirante Ufficiale nel 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 21 aprile 1917 è nel Deposito Convalescenza e Tappa della 4a Armata e dopo alcuni giorni, il 3 maggio 1917 viene trasferito alla 4a Brigata di Marcia (Deposito di Avellino, Centro di Mobilitazione del 32° Rgt. della brigata ―Siena‖). Il 6 giugno 1917 è Sottotenente di Complemento nel Deposito di Frosinone. Il 15 settembre 1917 viene messo a disposizione della 2a Armata e il 23 settembre passa al 32° Rgt. di marcia ―Siena‖. Il 5 ottobre del '17 è nel Deposito Convalescenza e Tappa della 4a Armata. Il 21 giugno 1918 è a disposizione dell'Ispettorato di Marcia della 4a Armata in attesa di destinazione e dopo un mese, il 24 luglio 1918 è effettivo nel Battaglione Complementare della Brigata ―Abruzzi‖ (57° e 58° Rgt.). Il 24 ottobre del '18 è nella Milizia Mobile del 128° Rgt. della brigata ―Firenze‖ (costituito il 1° marzo 1915 a Firenze nel deposito del 70° Rgt. ―Ancona‖. Il 28 febbraio 1919 è in territorio in stato di guerra presso il deposito del 70° Rgt. ―Ancona‖. Il 3 aprile 1919 viene inviato in licenza di convalescenza per 30 giorni. Il 3 maggio del '19 rientra al deposito del 70° Rgt. della brigata ―Ancona‖. Il 14 maggio 1919 è idoneo ai soli servizi sedentari. Si congederà il 4 ottobre 1919. NOCCO Giovanni Antonio 05/08/1893 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza. (Esercito N°40337bis) Richiamato alle armi il 23 dicembre 1917, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 10 marzo 1918 giunge in territorio in stato di guerra nel 255° Rgt. della brigata ―Veneto‖. Partirà dalla zona d'operazioni il 10 ottobre 1918. Dopo l'armistizio, il 12 novembre 1918, è nel 19° Rgt. ―Brescia‖. Si congederà il 5 settembre 1919. PAU Francesco 10/01/1893 di Vincenzo e Cossu Giuseppina. (Esercito) Già rivedibile dell'Esercito, verrà chiamato alle armi il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 24 dicembre 1916, sino al 5 agosto 1917, è nella 91a Compagnia Presidiaria. Dal 6 agosto 1917 al 9 marzo 1918 è nel 71° Rgt. di fanteria ―Puglie‖. Il 10 marzo rientra nel 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al congedo, 18 settembre 1919. PAU Francesco Antonio 25/07/1893 di Francesco e Pau Vincenza. (Esercito) Già rivedibile dell'Esercito, verrà chiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel Deposito di fanteria di Ozieri. Il 25 dicembre 1916, a seguito di rassegna, verrà mandato in licenza straordinaria per 6 mesi. Il 25 giugno 1917 rientra a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 29 settembre 1917 è nel 71° Rgt. di fanteria ―Puglie‖; il 17 ottobre 1917 nel 152° Rgt. ―Sassari‖; il 15 dicembre 1917 in licenza straordinaria di 90 giorni. Il 15 aprile 1918 ricoverato all'Ospedale di Cagliari e il 26 in licenza straordinaria per altri 90 giorni. Il 25 luglio del '18 rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato al Battaglione Tracomatosi di Cagliari. Partirà ugualmente al fronte il 14 ottobre 1918 nella 169a Compagnia del Genio Telegrafisti come L.T. (Lavoratori Territoriali). Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e si congederà il 7 settembre 1919. - 252 - PINTUS Giovanni Antioco 14/11/1893 di Antonio e Spiga Maria. (Marina N°40202) Arruolato il 28 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, l'8 dicembre viene classificato allievo fuochista e il 22 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Ferruccio‖. Il 16 marzo è fuochista; il 21 maggio 1916 è ricoverato all'ospedale Militare di La Spezia per un mese. Il 22 giugno 1916 rientra sull'Unità. Il 1° agosto del '16 è Marò Navigante; rimarrà sulla ―Ferruccio‖ sino al 30 giugno 1917. Il 28 ottobre 1918 al termine della leva viene trattenuto alle armi, si congederà il 31 agosto 1919. PINTUS GREGU Andrea 15/10/1893 di Nicolò e Basciu Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 settembre 1913, verrà arruolato a Trapani nell'85° Rgt. ―Verona‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Il 25 novembre 1913 dal porto di Siracusa s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica e assegnato all'84° Rgt. di fanteria ―Venezia‖ nell'11a Compagnia dislocata a Tripoli sino al 7 settembre 1918 presso il Corpo Truppe Coloniali della Tripolitania in ferma triennale. Dal 17 settembre 1918 all'8 ottobre 1918 sarà in licenza. Il 1° novembre 1918, partito per fare rientro al Corpo, verrà ricoverato all'Ospedale ―Portici‖ di Napoli. Il 1° dicembre 1918 è in convalescenza di 60 giorni. Rientrerà a Tripoli l'8 febbraio 1919 e assegnato al 2° Battaglione ―Africa‖. Il 16 luglio 1919 verrà inviato in licenza straordinaria in attesa di congedo. Avrà diritto al computo di una Campagna di Guerra per essersi trovato, per ragioni di servizio, in territorio in stato di guerra in conseguenza della guerra italo-turca 1911-12. PIRAS Francesco __/__/1893 nato a Gonnesa, di Francesco (Esercito, Foglio Matricolare non trovato). Soldato del 152° Rgt. ―Sassari‖. Ferito all‘avambraccio sinistro da pallottola nemica nei fatti d‘arme del Monte Zebio (ACSA, Leva e Truppa, 10/37. Elenco Mutilati e Invalidi di guerra). PIRAS Giovanni Antonio Francesco 02/11/1893 di Pasquale e Longoni Mariana. (Esercito) Chiamato alle armi per mobilitazione il 3 giugno 1915, verrà arruolato a Caprera nel Deposito Speciale Bersaglieri. Il 10 ottobre 1915 parte per trasferimento nella penisola e giunge al Deposito Bersaglieri di Savona. Il 19 ottobre del '15 è in territorio in stato di guerra e assegnato provvisoriamente al 12° Rgt. Bersaglieri, e subito dopo al 152° Rgt. ―Sassari‖ nella 12 a Compagnia. Il 19 dicembre 1915 muore nella 25a Sezione di Sanità per ferita riportata in combattimento a seguito di colpo di arma da fuoco penetrante nel torace. Verrà sepolto nel cimitero di S.Pietro dell'Isonzo (Gorizia). PORCU Pietrino 15/09/1893 di Nicolino e Fois Giuseppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 22 luglio 1915 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà inviato in convalescenza per 6 mesi. Rientrerà al deposito il 18 febbraio 1916; il 17 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 25 giugno 1916 parte da Monte fior per ferite riportate in combattimento e ricoverato all'ospedale di Gozzatino (Bologna) e inviato in licenza di convalescenza per 30 giorni. Il 1° settembre 1916 rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e il 28 novembre è a Brescia presso la Scuola Mitraglieri. Il 18 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato alla 684a Compagnia. Il 25 agosto 1917 parte dalla zona di guerra (Altopiano della Bainsizza) per ferite riportate in combattimento al braccio destro e ricoverato all'ospedale di Treviglio (Bergamo) e inviato in convalescenza per 30 giorni. Rientrerà al deposito mitraglieri di Brescia il 18 ottobre 1917; il 22 giunge in territorio in stato di guerra nella 210a Compagnia Mitraglieri Fiat. Il 28 ottobre 1917 a seguito della disfatta di Caporetto viene dato per disperso. Riuscì a sfuggire alla cattura raggiungendo la Caserma di Brescia (Deposito Mitraglieri) il 2 novembre 1917 e momentaneamente verrà assegnato alla Sezione Autonoma dell'11° Corpo d'Armata. Il 3 marzo 1918 passa alla 1581a - 253 - Compagnia Mitraglieri sino al termine del conflitto. Dopo la guerra, il 2 marzo 1919 parte per l'Albania nel 150° Rgt. ―Trapani‖ rientrerà il 6 giugno dopo 3 mesi, e si congederà al Distretto Militare di Cagliari il 5 settembre 1919. RASPA Angelo 19/05/1893 di Salvatore e Serra Giuseppina. (Esercito) Chiamato alle armi per mobilitazione il 18 giugno 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri presso il 45° Rgt. ―Reggio‖ e trasferito nella penisola in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 5 luglio 1916 viene nominato Caporale e dopo pochi giorni è Caporal Maggiore. Conseguirà il grado di Sergente il 17 settembre 1916. Il 15 settembre 1917 presta servizio nel Comando della 10a Divisione di fanteria. Lascia la zona di guerra il 4 novembre 1918 e si congederà il 5 settembre 1919. Morirà il 21 febbraio 1945. Invece suo figlio Angioletto morirà nella seconda guerra mondiale a Baura (Ferrara) durante il bombardamento alleato del '44. SALIDU Francesco Nicolò 02/11/1893 di Giuseppe e Atzeni Emanuela. (Esercito N°41581) (Fratello di Salidu Salvatore 1891) Chiamato alle armi il 7 novembre 1914, verrà arruolato nel 5° Rgt. Genio Minatori. Il 23 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 9 luglio 1916 viene ricoverato all'ospedale di Alleghe (prov. di Belluno, Veneto, Dolomiti). Partirà dalla zona di guerra il 1° gennaio 1919 e il 9 settembre 1919 si congeda. SERRA Raimondo 23/03/1893 di Antonio e Mei Peppina. (Esercito N°5905) Chiamato alla armi il 23 agosto 1914, verrà arruolato nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 12a Compagnia. Al termine del servizio di leva, il 29 marzo 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione e trasferito al Deposito Reggimentale di Roma per formare nuovi reparti. Il 29 maggio 1915 è a Mestre in territorio in stato di guerra. Partirà dal territorio in stato di guerra il 1° gennaio 1919 e si congederà il 15 settembre 1919. SIMBULA Francesco 14/06/1893 nato a Ussanamanna, di Raimondo e Orrù Filippina. (Esercito) Rivedibile allo scaglione del dicembre 1914, verrò richiamato alle armi il 13 gennaio 1915 e assegnato all'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖ dove verrà inviato in licenza straordinaria per motivi di salute. Rientrerà al corpo nell'86° Rgt. ―Verona‖ il 1° agosto 1915, ma il Serra Raimondo 23/03/1893 10 dicembre 1915 verrà nuovamente inviato in licenza Collezione Associazione “Terza età” straordinaria per altri 4 mesi. Rientrato al corpo il 12 aprile 1916 verrà confermato idoneo al servizio militare e il 28 giugno 1916 giunge ―in territorio in stato di guerra‖ a Gubbio, deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖, dove verrà assegnato al 216° Rgt. di fanteria ―Tevere‖ (costituito il 9 dicembre 1915 dal deposito del 51° Fanteria). Morto nei combattimenti sul Carso il 17 settembre 1917. - 254 - SITZIA Agostino 05/08/1893 di Giovanni e Spiga Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 verrà arruolato nel 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ e assegnato alla 7a Compagnia. Nel 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖, 5a Compagnia. Verrà ferito gravemente nei combattimenti di Croce S.Antonio, morirà il 10 giugno 1917 nella 25a Sezione di sanità. CLASSE 1894 BASCIU Antonio 27/03/1894 di Antioco e Chirigu Siddi Giuseppa. (Carabinieri) Chiamato alle armi il 25 giugno 1915, viene assegnato al 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 luglio 1915 viene inviato in licenza straordinaria per 6 mesi. Il 18 novembre 1915 rientra al Corpo nel Deposito di Ozieri. Il 30 novembre 1916 è Allievo Carabiniere a piedi nella Legione Territoriale di Cagliari il ferma triennale. Si congederà il 14 settembre 1919. BASCIU Giuseppino Salvatore Antioco 27/01/1894 di Nicolino e Caddeo Maria. (Esercito N°12086) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà inviato rivedibile alla prossima leva. Verrà richiamato il 26 settembre 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Nel gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato alla brigata ―Potenza‖, prima nel 273° e poi nel 272° Rgt. Il 15 luglio 1918 viene catturato dagli Austriaci a Udine. Rientrerà dalla prigionia dopo cinque mesi nel dicembre del 1918, alla conclusione del conflitto. Farà rientro al Deposito del 45° Rgt. ―Regio‖ a Ozieri e si congederà il 12 settembre 1919. BERNARDINI Domenico 11/03/1894 di Francesco e Carboni Emanuela. (Esercito) Chiamato alle armi il 25 giugno 1915 a Ozieri nel Deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 1° novembre 1915 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 29 giunge in territorio in stato di guerra. La zona d'operazioni è l'Altopiano di Asiago (Vicenza) dove il 24 ottobre 1916 un colpo di arma da fuoco gli procura una ferita trafora al 3° medio della coscia destra con foro d'entrata e d'uscita. Rientrerà in zona di guerra dopo tre mesi, il 22 gennaio 1917 nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Si congederà il 18 settembre 1919. Dopo la guerra sarà cantoniere delle Ferrovie Meridionali Sarde nella Cantoniera di Cussorgia. BIANCO Antonio 23/01/1894 di Domenico e Massidda Antioca. (Marina) Marinaio del CREM morto sul Piave a Cortellazzo nelle lagune veneziane per ferite riportate in combattimento il 3 luglio 1918. BIGGIO Ortensio 18/10/1894 di Giuseppe e De Fabianis Antonietta. (Esercito N°6562) Dispensato dalla leva perché studente presso la Regia Università Commerciale ―Luigi Bocconi‖ di Milano, verrà chiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915, e arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Si congederà il 12 settembre 1919. BRAU Efisio 29/12/1894 di Francesco e Siddi Maria Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 verrà assegnato al 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna in Roma nella 9a Batteria. Il 19 gennaio 1915 passa al 46° Rgt. di Artiglieria e il 4 giugno giunge in territorio in stato di guerra. Il 15 agosto 1916 durante i combattimenti sul Carso, una scheggia di granata austriaca di grosso calibro lo ferisce mortalmente. Il suo corpo verrà rinvenuto a seguito della ricognizione dei cadaveri sul campo. - 255 - CABRAS Nicolò Salvatore 24/05/1894 di Antioco e Longu Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel Deposito di fanteria di Cagliari, l'8 dicembre dello stesso anno verrà trasferito al Distretto Militare di Livorno nell'88° Rgt. ―Friuli‖ e assegnato alla 5 a Compagnia. Il 26 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 44° Rgt. ―Forlì‖. Nel luglio del 1916 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Nel 1917 viene aggregato al 25° Reparto d'Assalto (Arditi). In seno al reparto avrà il suo momento di gloria: il 3 novembre 1918, il giorno prima dell'armistizio, a Longarone (Belluno) ebbe un encomio con la seguente motivazione: ―Coraggioso e impavido nel pericolo, continuava validamente con preciso lancio di petardi, a far tacere mitragliatrici avversarie, facilitando così la conquista della posizione‖. Si congederà il 20 settembre 1919 e il 31 agosto 1926 fu decorato di Croce di Guerra al Valor Militare. CAMBONI Giuseppino 27/10/1894 di Antioco e Lusci Giuseppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà assegnato alla 1a Compagnia del 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Nel dicembre del 1915 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ e giunge in territorio in stato di guerra. La sua zona d'operazioni sarà l'Altopiano della Bainsizza dove il 15 settembre 1917 viene ferito gravemente agli arti inferiori dall'esplosione di una bomba a mano. Dopo il ricovero verrà inviato in convalescenza per 90 giorni. Al rientro, nel Deposito di fanteria di Ozieri, verrà giudicato idoneo ai soli servizi sedentari. Il 13 ottobre 1918 verrà inviato in licenza straordinaria in attesa di congedo. LEPORI Benigno 18/03/1894 di Benigno e Collu Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 viene assegnato al 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna di Roma e assegnato alla 9a Batteria. (28 gennaio 1915 ha procurato al fratello Antonio, 1892, la dispensa dal richiamo). Il 10 giugno 1915 viene assegnato al 9° Rgt. di Artiglieria da Campagna e il 16 giunge in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra, il 25 novembre 1918 viene trasferito al 16° Rgt. di Artiglieria. Si congederà il 10 settembre 1919. LEPORI Antonio 27/11/1894 di Tommaso e Milia Mariannica. (Esercito) Chiamato alle armi il 18 maggio 1917 verrà assegnato al 207° Battaglione di fanteria nel Distretto Militare di Orvieto. Il 1° ottobre passa al 65° Btg. di fanteria di marcia. Il 1° maggio 1918 nel 36° Btg. di fanteria a Modena; il 19 agosto 1919 si congeda. LUSCI Giovanni 27/07/1894 di Priamo e Bullegas Carmela. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel Distretto Militare di Pisa, verrà assegnato al 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 24 maggio 1916 giunge in Trentino in territorio dichiarato in stato di guerra e assegnato al 56° Rgt. di fanteria ―Marche‖. Il 19 maggio del '18 è a Monfalcone (Gorizia), e dopo tre mesi, il 19 agosto del '18 passa alla 9a Compagnia di Sussistenza a Marostica (Vicenza). Si congederà il 12 settembre 1919. MAMELI Luigi 29/08/1894 di Luigi e Pintus Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto Militare di Pisa. Il 29 aprile 1916 passa al Distretto Militare di Firenze nel 1° Btg. del 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ (costituito dal depositi del 22° Rgt. ―Cremona‖) e dopo un mese, il 25 maggio giunge in territorio in stato di guerra. Il 30 aprile 1917 è nel 1260° reparto mitraglieri FIAT del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Il 4 settembre 1917 viene catturato dal nemico nel fatto d'arme di Monfalcone. Rientrerà dalla prigionia il 17 novembre 1918 nel Comando di Prato (Distretto Militare di Pistoia). Il 6 marzo 1919 è nel deposito del 233° Rgt. di fanteria ―Lario‖ (già deposito del 21° Rgt. Cremona‖) e il 12 settembre 1919 si congeda. - 256 - MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 di Fortunato e Pinna Antonietta. (Esercito) Chiamato alle armi il 25 giugno 1915 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖, il 20 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 1° febbraio 1916 è a Brescia nel Deposito del 77° Rgt. ―Toscana‖ per la costituzione della sezione Mitraglieri e assegnato alla 283a Compagnia Mitraglieri FIAT. Il 20 aprile 1916 nel corso dei combattimenti, viene ferito e ricoverato nell'ospedale di Gorizia. Il 10 giugno 1916 viene trasferito all'ospedale di Cremona. Dopo la licenza di convalescenza rientrerà al Deposito di Ozieri il 19 dicembre 1916. Il 25 dello stesso mese e già in zona d'operazioni con la 283a Compagnia Mitraglieri. Il 31 maggio 1917 in località Monte Vodice si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Durante l'attacco nemico contro un importante posizione da poco occupata dai nostri, caduti tutti gli uomini delle squadre di tiro, sotto un intenso bombardamento che aveva sconvolto le trincee e sepolto le mitragliatrici, esempio di coraggio e di ardimento, con bella iniziativa accorreva all'arma e rimessola prontamente in azione, l'adoperava con efficacia contro l'avversario avanzante‖. Il 18 luglio 1918 viene catturato e rientrerà dalla prigionia il 10 gennaio 1919 e assegnato al Deposito di fanteria del 46° Rgt. a Cagliari. Si congederà il 24 settembre 1919. MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto Militare di Pisa. Il 12 dicembre 1915 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito il 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. ―Cremona‖ e 88° Rgt. ―Friuli‖). Il 9 luglio 1916 durante i combattimenti sul Monte Cimone viene ferito alla coscia sinistra. Dopo il ricovero e la convalescenza, passa provvisoriamente al deposito dell'88° Rgt. del Distretto Militare di Livorno. Giungerà in zona d'operazioni il 15 settembre del '16 col 125° Rgt. ―Spezia‖. Il 1-2 novembre 1916 in località Segetj (Carso Goriziano-Isontino) si guadagnerà una Medaglia d‘Argento con la seguente motivazione: ―Piombato per primo sulla trincea nemica e trovandosi di fronte a parecchi austriaci, senza chiedere né attendere aiuto, li affrontò da solo, impiegando con essi un combattimento corpo a corpo e riuscendo ad ucciderne qualcuno, ferirne altri e condurre il resto prigionieri‖. Il 12 febbraio del '17 viene nuovamente ferito, questa volta alla mano sinistra, nel combattimento di Venje-Zelo (Veliki-Selo, Settore di Tolmino-Isonzo); (gli verrà conferita la Medaglia d'Argento il 01/11/1916 Vedi libro di Don Armeni). Dopo la convalescenza, il 4 dicembre 1917 rientra al deposito del 37° Rgt. ―Ravenna‖. Lascerà la zona di guerra il 9 gennaio 1918 per postumi da ferita, continuerà a prestare servizio nel Deposito del 37° Rgt. ―Ravenna‖ sino al congedo, 16 aprile 1919. MASSA Giovanni 22/08/1894 di Antioco Ignazio e Lai Speranza. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al 21° Rgt. del Distretto Militare di Pisa. Il 12 dicembre 1915 passa al 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito il 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. ―Cremona‖ e 88° Rgt. ―Friuli‖) e giunge in territorio in stato di guerra. Il 6 luglio 1916 lascia la zona di guerra per ricovero, e assegnato in convalescenza nel deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖ del Distretto Militare di Livorno. Il 20 settembre 1916 rientra in zona di guerra col 125° Rgt. della brigata ―Spezia‖. Il 12 febbraio del '17 viene trasferito al 233° Rgt. di fanteria ―Lario‖. Il 17 novembre 1917 viene ferito al bulbo oculare destro nel combattimento di Zelo (Veliki-Selo, Settore di Tolmino-Isonzo) presso ―Dolina Civetta‖. Verrà ricoverato all'ospedale di Ferrara e dopo una lunga convalescenza sarà permanentemente inabile al servizio militare. - 257 - NOCCO Salvatore 30/11/1894 di Giovanni e Piras Dorotea. (Marina) Chiamato alle armi il 28 novembre 1914 verrà assegnato al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena a Forte Capellini. L'8 maggio del 1915 viene trasferito a Brindisi. Il 26 giugno 1916 verrà trasferito a Vallona (Albania) sul Pontone ―Valente‖. Il 14 luglio del '16 viene ricoverato all'Ospedale di Brindisi e dopo pochi giorni di degenza rientra il 19 a Vallona. Il 25 dicembre del '16 rientra in Italia e assegnato al Comando di Monfalcone (Gorizia). Il 4 novembre 1918 viene ricoverato all'ospedale di Pola, dopo cinque giorni, il 19 novembre 1918, muore di polmonite. PAU Gavino 02/12/1894 di Gavino e Arrus Peppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 14 settembre 1914, verrà arruolato nell'8a Compagnia del 10° Rgt. Bersaglieri. il 25 dicembre 1914 dal porto di Palermo parte per Vallona (Albania) col 10° Rgt. Bersaglieri. Rientrerà dall'Albania il 7 settembre 1919, e il 17 si congeda. PINTUS Giuseppe 19/12/1894 di Antioco e Lampis Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà arruolato nel 21° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto Militare di Pisa col quale giunge in territorio in stato di guerra. Il 12 dicembre passa al 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito il 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. ―Cremona‖ e 88° Rgt. ―Friuli‖). Il 16 marzo del '16 rientra nel deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ e assegnato alla 60 a Compagnia Presidiaria. Il 22 agosto 1916 passa al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Il 16 maggio del 1917 lascia il fronte per ferita lacero-contusa al gomito destro sul Monte Santo; verrà ricoverato prima all'ospedale di San Giovanni Manzano (Udine) e subito dopo all'ospedale di Cherasco (Cuneo). Dopo il ricovero e la convalescenza sarà giudicato inabile al servizio in modo permanente. L'8 ottobre 1917 rientra a Milano nel Deposito del 68° Rgt. ―Palermo‖. (Da quella data in poi non si hanno più notizie). PINTUS Salvatore 24/03/1894 di Domenico e Brai Annica. (Esercito) Chiamato alle armi per mobilitazione il 3 giugno 1915, a Ozieri nel Deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà inviato in licenza straordinaria per 6 mesi. Rientrerà al Corpo (45° Rgt. ―Reggio‖) il 13 gennaio 1916. Il 15 febbraio giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato al 152° della brigata ―Sassari‖. Il 27 giugno 1916, nel corso dei combattimenti, con una ferita al braccio e al piede destro, venne catturato dalle truppe austriache. Rientrerà il 9 novembre 1918 e assegnato al Deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 12 settembre 1919. PULIGA Salvatore Emanuele Efisio 30/04/1894 di Nicolino e Angius Emanuela. (Esercito) Chiamato alle armi l'11 novembre 1914 verrà arruolato a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. L'11 maggio 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Il 27 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 7a Compagnia del 272° Rgt. di fanteria ―Potenza‖ e subito dopo, il 18 gennaio 1917 passa al 53° Rgt. della brigata ―Umbria‖. Il 14 aprile 1917 parte dal territorio in stato di guerra per malattia, verrà ricoverato all'Ospedale di Pordenone (presso Udine). Il 20 maggio rientra in zona di guerra nel 53° Rgt. ―Umbria‖, e dopo un mese viene trasferito alla 9a Compagnia del 74° Rgt. di fanteria ―Lombardia‖. Il 7 febbraio del '18 parte dal fronte e viene assegnato alla 77a Compagnia Presidiaria di Bassano del Grappa (Vicenza). Si congederà il 12 settembre 1919. SODDU Salvatore 30/09/1894 di Antonio e Nocco Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 2 giugno 1915, verrà arruolato nel Deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato all'11 a Compagnia del 92° Rgt. ―Basilicata‖ (Deposito di Torino). Il 20 novembre 1915 nel corso dei - 258 - combattimenti sul ―dente‖ del Sief (Col di Lana- Dolomiti, alto cordevole), verrà ferito mortalmente al cuore da pallottola di fucile, morirà sul campo e la sua salma verrà sepolta sul posto. (Vedi ACSA). TRULLU Antioco Giuseppe 04/04/1894 di Salvatore e Matta Anna. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 gennaio 1915, verrà arruolato nel Deposito dell'85° Rgt. ―Verona‖ e assegnato alla 9a Compagnia. Il 2 giugno 1915 passa all'86a Compagnia Presidiaria. Il 30 agosto 1915 giunge in territorio in stato di guerra (fronte dell'Isonzo) e assegnato alla Milizia Mobile del 139° Rgt. di fanteria ―Bari‖. Il 19 novembre del '15 passa provvisoriamente al 10° Rgt. di fanteria ―Regina‖ e il 26 dicembre 1915 alla Milizia Mobile del 154° Rgt. della brigata ―Novara‖ a Como (dove il 20 gennaio 1915, dal deposito del 67° Rgt. di fanteria ―Palermo‖, fu costituito il 154° Rgt. ―Novara‖). Il 20 novembre del '16 viene ricoverato all'ospedale di Bologna per ferita da arma da fuoco, e il 7 dicembre viene trasferito all'Ospedale di Mantova. Dopo 20 giorni di convalescenza, rientrerà al Corpo il 4 gennaio 1917 e verrà assegnato alla zona del Trentino. Il 18 maggio 1917 viene catturato dal nemico nel fatto d'arme di Monte Maggio (zona del Pasubio, Trentino). Rientrerà dalla prigionia il 2 dicembre 1918 e verrà trasferito a Cagliari al deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 16 settembre 1919. VACCA Raffaele 12/08/1894 di Emanuele e Cappai Francesca. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà arruolato a Girgenti (Rieti) nel 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato alla 10a Compagnia. Il 23 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra (nella Carnia). Il 5 dicembre 1915 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ sul Carso. L'11 giugno 1917 lascia il fronte per ferita e verrà ricoverato all'ospedale da campo n°119 a Merano (lo stesso di Salis Nicolino 1897) e in seguito all'ospedale di Arezzo. Il 9 agosto 1917, dopo la convalescenza rientrerà al deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ a Cagliari. Il 19 rientra in zona d'operazioni e viene assegnato al 137° Rgt. della brigata ―Barletta‖. Il 23 settembre viene nominato Caporale. Il 15 gennaio 1918 rientra nelle file del 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ sino al congedo, il 18 settembre 1919. VALLEBONA Antonio Arturo Egidio 03/12/1894 di Onorato e Manca Speranza. (Esercito) Volontario alle armi per il servizio di leva, verrà arruolato a Palermo nel 22° Rgt. di Artiglieria da Campagna e assegnato alla 5a Batteria. Il 7 ottobre 1914 viene trasferito a Napoli presso il Comando del Regio Corpo Truppe Coloniali. Il giorno successivo (8 ottobre 1914) parte per l'Africa Orientale, sbarcherà a Massaua e proseguirà per Asmara dove verrà assegnato alla Legione Operai del Comando di Artiglieria. Il 30 ottobre 1915 viene nominato Caporale. Il 10 agosto 1916 s'imbarca da Massaua e fa rientro in Italia cessando di far parte delle Truppe Coloniali per esubero di organico; riprenderà servizio nel 22° Rgt. di Artiglieria. Il 23 febbraio 1918 è nel Deposito dell'8° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato al 41° Gruppo Assedio. Si congederà il 10 luglio 1919. Il 26 gennaio 1936 viene mobilitato presso il Centro di Mobilitazione di Palermo nella 171a Legione CCNN ―Vespri‖ in partenza per l'AOI e assegnato al 276° Battaglione di CCNN. L'8 marzo del '36 dal porto di Napoli s'imbarca sul piroscafo ―Piemonte‖ e sbarca a Tobruch, in Libia, dove verrà assegnato al 271° Rgt. Il 16 agosto del '36 è nel 276° Btg, poi nel 176° quale centro di mobilitazione, e il 21 è nella 352a Legione CCNN. Il 25 s'imbarca dal porto di Derna, e il 1° settembre 1936 sbarca a Massaua in AOI. Rientrerà in Italia il 28 maggio 1937, imbarcandosi dal porto di Massaua sul piroscafo ―Lombardia‖ e sbarcando a Napoli il 5 giugno 1937 dove verrà smobilitato. - 259 - Classe 1895 AGUS Onorato Raffaele Antonio 08/02/1895 di Vincenzo e Bullegas Grazia. (Esercito) Arruolato il 15 gennaio 1915, verrà assegnato al 3° Rgt. di Fanteria ‖Piemonte‖. Il 24 maggio 1915 è in territorio in stato di guerra. Il 18 dicembre del '15, per trasferimento del deposito, passa al 152° Rgt. della Brigata Sassari. Il 27 luglio 1917 viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia il 20 novembre 1918, rimarrà nel 152° Rgt. ―Sassari‖ e si congederà il 30 ottobre 1919. ANGIUS Antioco 13/04/1895 di Nicolino e Piras Giuseppina. (Marina) Arruolato il 23 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 3 gennaio del '16 viene imbarcato sulla nave ―Ammiraglio Saint-Bon‖ dove avrà modo di frequentare le scuole elementari, vi rimarrà sino al 2 novembre 1918. Sbarcherà al Comando di Venezia per essere imbarcato, il 3 novembre e per pochi mesi, sulla ―Filiberto‖. Il 17 gennaio del '19 rientra sulla ―Ammiraglio Saint-Bon‖ sino al congedo (30/08/1919). ARAGONI Giovanni Domenico Antioco 19/09/1895 di Salvatore e Farci Grazia. (Marina) Arruolato il 29 ottobre del '15 presso il Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 22 dicembre del '15 viene imbarcato sulla nave ―Varese‖ per tutta la durata del conflitto, interrotto da un breve periodo di degenza presso l‘ospedale di Brindisi dal 17 al 28 settembre 1918. Il 6 marzo 1919 viene trasferito sulla ―A.Vespucci‖. Sbarcherà il 10 luglio 1919 al Deposito CRE di La Spezia sino al congedo. Nella 2° Guerra Mondiale fa parte dell'UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea). ATZORI Giuseppino 19/01/1895 di Francesco e Loddo Maria Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915, verrà assegnato al Deposito del 3° Rgt. di Fanteria ―Piemonte‖ dove venne sottoposto a controlli sanitari e passato in rassegna. Verrà richiamato l'8 agosto del '17 e assegnato al 264° Rgt. di fanteria ―Gaeta‖ col quale giunge in territorio in stato di guerra. Dopo pochi giorni al fronte, il 29 agosto del '17 viene ferito alla regione occipitale destra e ricoverato nell'Ospedale Militare Principale di Napoli. Per un lungo periodo rimarrà in convalescenza e si congederà il 21 novembre 1919. BARDI Raffaele Francesco Giacomo 19/07/1895 di Luigi e Trullu Anna. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà assegnato al 3° Rgt. di Fanteria ―Piemonte‖. Il 17 maggio 1915 viene trasferito al Distaccamento del 3° Rgt. Genio Telegrafisti dislocato ad Ozieri e incorporato nella 22a Compagnia. Il 26 maggio del '16 parte per la penisola e viene assegnato al Deposito Principale del 3° Rgt. Genio a Firenze. Il 9 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra presso la 36a Compagnia Telegrafisti Mobilitata. Il 5 marzo del '17 lascia la zona di guerra per essere ricoverato per malaria nell'Ospedale di smistamento di Cormons (Gorizia); il 7 settembre 1919 rientra al corpo presso la 7a Compagnia Telegrafisti sino al congedo. BASCIU Antonio (Noniollu) 23/07/1895 di Antioco Luigi e Salidu Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 giugno 1915, farà la prima tappa il 20 giugno al Deposito di fanteria di Ozieri presso il 45° Reggimento della Brigata ―Reggio‖. Il 18 settembre (1915) passa effettivo al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e dopo cinque giorni, il 23 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra nel deposito della ―Sassari‖ a Campolongo, (Udine) e assegnato alla zona del Carso. Il 9 maggio 1916 lascia il fronte per ferita da arma da fuoco: mentre percorreva il camminamento che conduce dalla collina della galleria alla ―Trincea dei Sacchi‖ venne ferito da pallottola di fucile all'emitorace destro con conseguente fuoriuscita del proiettile all'altezza della scapola. Verrà - 260 - ricoverato all'ospedale da campo di Fogliano-Redipuglia (Gorizia) per 10 giorni; all'Ospedale da campo n°210 per 15 giorni; in quello di Chioggia (Verona) per 2 mesi, e in quello di Ascoli Piceno per 20 giorni, dove verrà dimesso con 90 giorni di convalescenza. Al termine della convalescenza, il 15 novembre 1916, rientrerà al Deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e inviato al 7° Battaglione Complementare di Sassari sino al novembre del 1917. Il 1° novembre 1917 è assegnato alla 1549a Compagnia ―Mitraglieri Fiat‖ e il 15 dello stesso mese rientra al fronte in territorio in stato di guerra. Il 20 novembre viene nominato Caporale. Il 10 luglio del '18 viene trasferito alla 1371a Compagnia ―Mitraglieri Fiat‖ appartenente al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ sino al termine del conflitto (4 novembre 1918). Nonostante fosse rientrato in servizio avvertirà sempre forti dolori al petto e il 1° luglio 1919 fa rientro al Deposito di Ozieri dove fu inviato in osservazione all'ospedale militare di Cagliari per postumi da ferita al torace. Il Collegio Medico lo giudicherà idoneo ai soli servizi sedentari e il 30 ottobre 1919 lo invierà in congedo assoluto. Dopo la guerra sarà Capo Squadra della MVSN nella 7a Centuria di Sant'Antioco. BIGGIO Alessandro 21/08/1895 di Giuseppe e Loddo Cristina. (Guardia di Finanza) Chiamato volontario alle armi il 15 gennaio 1915 verrà incorporato quale Allievo finanziere di terra nella Legione della Guardia di Finanza di Cagliari in ferma triennale. Il 1° agosto del '15 viene trasferito alla Legione di Genova e dopo 20 giorni viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 2° Battaglione. Dopo un anno, il 1° agosto del '16, il 2° Battaglione viene soppresso e verrà trasferito al Messina in una sezione del 12° Btg. Il 28 giugno del '17, dal porto di Taranto s'imbarca per l'Albania. Verrà rimpatriato il 14 ottobre del '18, sbarcherà a Brindisi e il 3 novembre del '18 giunge al Centro di Mobilitazione di Messina. Terminato il conflitto, presterà servizio nella Brigata di Trapani e nel palermitano. Il 15 maggio 1919 verrà mandato in congedo illimitato e assunto su richiesta dell'ente dall'Amministrazione delle Poste e Telegrafi di Cagliari. Verrà a lavorare a Sant'Antioco come guardiafili. CABRAS Giovanni 28/10/1895 di Giovanni e Garau Fedela. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto Militare di Pisa. Il 19 giugno del '16 passa al 21° Rgt. ―Cremona‖ per mobilitazione e giunge in territorio in stato di guerra. Il 14 agosto del '16 parte dalla zona di guerra per ferita al braccio da pallottola di shrapnel e verrà ricoverato all'ospedale di riserva di San Giovanni in Persiceto (Bologna) il 27 agosto 1916. Il 5 maggio del '17 passa al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito il 24 marzo 1916 dai depositi del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria) e rientra in zona d'operazioni. Il 13 marzo del '18 è nel 202° Rgt. della brigata ―Sesia‖ (deposito del 23° Rgt. di fanteria ―Como‖) sino al termine del conflitto. L'8 novembre del '19 è nel Deposito del 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ e il 4 dicembre 1919 si congeda. CAREDDA Giuseppino 18/03/1895 di Antonio e Lai Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà inviato in territorio in stato di guerra e assegnato al deposito del 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 12 giugno del '16 è nel 41° Rgt. di fanteria ―Modena‖. Il 25 maggio del '17 viene catturato dagli austriaci. Rientrerà dalla prigionia il 1° dicembre 1918 e si congederà il 30 ottobre 1919. CAULI Salvatore Giuseppe Emilio 12/01/1895 di Giovanni e Dessì Giuseppina. (Marina) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena e assegnato al Gruppo Est. Il 7 febbraio del '17 viene assegnato alla Stazione Semaforica di Cala Battistoni (Arzachena). Il 22 aprile del '18 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Verde‖ sino al 17 giugno 1918. Verrà sbarcato a La Maddalena dove rimarrà sino al congedo, il 31 agosto 1919. - 261 - DESSÌ Luigi 22/09/1895 di Antonio e Puliga Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi per istruzione il 14 novembre 1914, verrà assegnato provvisoriamente al 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 15 febbraio del '15 passa al 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖ e successivamente alla Milizia Mobile del 142° Rgt. di fanteria ―Catanzaro‖ (costituito il 1° marzo 1915 dal deposito del 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖). L'8 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 settembre del '16 viene ricoverato per malattia nell'ospedale da campo n°87. Dopo una lunga degenza, rientrerà il 1° gennaio 1918 nel 243° Rgt. di fanteria ―Cosenza‖ (costituito il 25 gennaio dal deposito del 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖). Ma il 14 maggio verrà ricoverato nuovamente all'ospedale tappa di Rovigo. Il 6 giugno del '18 viene trasferito all'ospedale ―Carlo Rosi‖ di Firenze e il 17 si congeda. FARCI Luigi 02/09/1895 di Antioco e Manca Francesca. (Marina) Chiamato alle armi il 21 novembre 1916 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, verrà assegnato al Gruppo Ovest. Il 19 dicembre 1917 viene trasferito a Comando di Venezia e assegnato alla Stazioni Idrovolanti. Il 27 febbraio 1918 viene incorporato nella Brigata di Marina. Dopo la guerra, il 30 novembre 1918 rientra al Deposito CRE di Venezia e verrà imbarcato sul Rimorchiatore ―11‖ sino al congedo, 1° dicembre 1919. FONTANA Pietro Efisio Carmelo Maria 21/01/1895 di Carmelo e Bardi Speranza. (Marina) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 nel Comando Difesa di La Maddalena. L'11 gennaio del '16 frequenterà nella stessa base la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 4 ottobre verrà trasferito al Deposito CRE di Napoli dove verrà imbarcato sulla Regia Nave ―Tobruk‖ sino al termine del conflitto. Si congederà il 28 settembre 1919. GARAU Nicolò 28/01-04/1895 di Nicolò e Pintus Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 17 gennaio 1915 verrà mandato rivedibile dal 3° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖. Richiamato il 17 settembre nel 22° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa, l'8 marzo del '16 verrà trasferito al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito il 24 marzo 1916 dai depositi del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria) e il 21 è in territorio in stato di guerra. Il 5 luglio del '16 viene catturato nei fatti d'arme di Monte Cimone. Rientrerà dalla prigionia il 17 novembre 1918 e assegnato 141° Rgt. della brigata ―Catanzaro‖ sino alla data di congedo, 22 marzo 1919. Morirà a Cagliari nell'aprile del 1940. GARAU Virgilio Andrea Salvatore 07/03/1895 di Antonio e Aste Peppina. (Carabinieri) Arruolatosi volontario il 30 agosto 1915 quale Allievo Carabiniere a piedi in ferma triennale nella Legione di Cagliari. Il 1° febbraio 1919 col grado di brigadiere presta servizio nella Legione Provvisoria Autonoma Mobilitata dei Carabinieri Reali del Trentino sotto la giurisdizione della Legione Territoriale di Verona. Nel paesino di Lavis (TN), nel luglio-agosto del 1920 avrà un encomio con la seguente motivazione: ―Dando prova ammirevole di non comune attività di zelo e perspicacia, addivenne mediante lunghe, pazienti e difficilissime indagini, alla identificazione, arresto e denuncia degli autori e ricettatori di ingenti furti, condannati a pene esemplari ed al sequestro di parte della refurtiva per un valore di 60.000 lire‖. Nell'agosto del '21 viene trasferito alla Tenenza di Pergine Valsugana (TN). Il 31 marzo 1926 è nominato Maresciallo d'Alloggio Comandante di Stazione. Morirà il 28 luglio 1929 nell'Ospedale Civile di Civitavecchia. - 262 - LECCA Francesco Emanuele 07/09/1895 di Francesco e Mallus Francesca. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915, verrà assegnato al 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato all'11a Compagnia. L'8 giugno 1915 passa al 23° Btg. Presidiario di Girgenti (Rieti). Nei mesi successivi giungerà in territorio in stato di guerra col 30° Rgt. di fanteria ―Pisa‖ e assegnato alla 7 a Compagnia. Morirà il 29 giugno 1916 in combattimento a Bosco Cappuccio (Monte San Michele) per asfissia da gas. LAI PERDISCI Giovanni 11/07/1895 di Giovanni e Mallus Carmela. (Marina) Marinaio scelto del CREM scomparso in mare a seguito del siluramento del piroscafo postale ―Tripoli‖ il 18 marzo 1918. Loi Antonio 22/11/1895, primo a sinistra. Collezione Famiglia Loi LAI Salvatore 02/08/1895 di Salvatore e Mulas Maria. (Marina) Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 alla Base Navale di La Maddalena, il 25 novembre verrà imbarcato sulla Regia Nave ―Regina Margherita‖ (colata a picco la notte del 12 dicembre 1916). Pare che dopo la tragedia alla famiglia sia arrivata, non si sa come, una notizia del tutto infondata di una sua eventuale irreperibilità camuffata da morte presunta, diventata in seguito, per spirito di rassegnazione, ―morte certa‖, per poi rivederlo sano e salvo due anni dopo. Il 6 settembre 1917 è nel distaccamento del CRE di La Spezia. Dopo la guerra, il 15 novembre 1918 è al Deposito CRE (Corpo Regio Equipaggi) di Venezia; il 4 maggio del '19 s'imbarca sul RCT (Regio Caccia Torpediniere) ―Ascaro‖. Si congederà il 19 novembre 1919. LOI Antonio 22/11/1895 di Raffaele e Sanna Maria. (Marina) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 a La Maddalena e assegnato al Gruppo Ovest, il 22 luglio del '16 viene trasferito al Varignano di La Spezia nel Distaccamento Carbone. Si congederà il 20 agosto 1919. LOI Gioachino 05/06/1895 di Gioachino e Loi Grazia. (Marina) Nato a Teulada, ma domiciliato a Sant'Antioco all'atto dell'arruolamento, dove faceva il pescatore. Verrà arruolato (24 giugno 1917?) nel Comando Difesa di La Maddalena, il 21 agosto verrà imbarcato nella Regia Nave ―Roma‖ come fuochista sino alla data del congedo, il 28 dicembre 1919. LONGU Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895 di Antonio e Cocco Carmela. (Marina) Arruolato il 29 ottobre 1915 al Comando Marina di La Maddalena, verrà imbarcato il 22 dicembre sulla Regia Nave ―Varese‖ col grado di fuochista sino al congedo, agosto 1919. Un Regio Decreto - 263 - n° 641 del 21 maggio 1916 lo autorizzerà a fregiarsi del distintivo del Comando della 5 a Divisione Navale. LUSCI Francesco Giovanni Antonio 11/09/1895 di Francesco e Steri Maria Annica. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. MARTINI Antioco 18/05/1895 di Nicolò e Canè Doloretta. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915, venne inviato a Palermo nell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. e mandato in licenza straordinaria per 1 anno. Il 1° agosto 1916 rientra al Corpo e rimandato in licenza di convalescenza con ricovero all'Ospedale di Palermo per malaria. Il 29 dicembre 1916 rientra al Corpo e assegnato al 143° Rgt. ―Taranto‖ (costituito fin dal 27 aprile 1915 dal deposito dell'86° Rgt. in prima formazione e da quello del 39° Rgt. in seconda formazione) con quale giunge in territorio in stato di guerra. Il 7 agosto 1917 viene trasferito al 479° Reparto Bombardieri dell'86° Rgt. ―Verona‖. Il 10 agosto '17 viene ricoverato all'Ospedale Militare di Arezzo. Il 25 gennaio 1918 viene trasferito nella 109a Compagnia Ausiliaria e l'8 febbraio 1918 parte in missione per la Francia. Verrà rimpatriato il 21 ottobre 1919 e il 30 ottobre 1919 si congeda. Dopo la guerra andò a vivere a Narcao. MATZEU Antioco 22/01/1895 di Salvatore e Lusci Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà mandato in licenza straordinaria per 6 mesi per congiuntivite cronica (tracoma). Il 26 luglio 1916 rientra al deposito di fanteria di Ozieri e rimandato in licenza per altri 6 mesi. Il 18 giugno 1917, rientra al Deposito di Ozieri e il 14 novembre '17 viene assegnato alla reparto oftalmici di Cagliari. Il 20 giugno 1918 è nella 159a Compagnia L.T. (Lavoratori Territoriali) e giunge in territorio in stato di guerra. Verrà assegnato ai servizi sedentari sino al congedo. MEI Giuseppe 11/05/1895 di Nicolò e Mallus Maria Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 nell'85° Rgt. di fanteria ―Verona‖ e assegnato alla 1 a Compagnia, giungerà in territorio in stato di guerra il 22 maggio dello stesso anno. Ad appena 8 mesi di guerra morirà nell'ospedale da campo n°210 per ferita da arma da fuoco all'avambraccio e fianco destro penetrante in cavità, a seguito dei combattimenti avvenuti il 29 agosto 1915 sul Monte San Michele. MELONI Antonio 14/02/1895 di Giuseppe e Salidu Giuliana. (Marina) Arruolato il 29 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 10 gennaio 1916 frequenta la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 4 ottobre 1916 viene trasferito al Deposito CRE di Napoli e il 9 novembre viene assegnato al Distaccamento di Capo Miseno. Il 7 maggio 1917 viene imbarcato sul piroscafo ―Zebor‖. Il 26 novembre del '18 sbarca al deposito CRE di La Spezia. Il 21 marzo 1919 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Cunfila‖ sino al congedo avvenuto il 31 agosto 1919. PALMIZIO Enrico 08/05/1895 di Enrico e Ruvieri Antioca. (Esercito) Di ritorno dall'estero venne chiamato alle armi il 14 luglio 1915 nel Deposito dei Bersaglieri di Caprera. Il 15 dicembre 1915 viene trasferito al 152° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 9 a Compagnia con la quale giungerà in territorio in stato di guerra. Morirà il 27 aprile 1916 nel combattimento di Bosco Castelnuovo (Monte San Michele) per scoppio di granata nemica. Verrà sepolto nel cimitero di Castelnuovo. - 264 - PINNA Daniele 19/01/1895 di Efisio e Longu Caterina. (Marina) Arruolato il 29 ottobre 1915 nel Comando di La Maddalena, dopo circa due mesi, il 3 gennaio 1916 verrà imbarcato sulla Regia Nave ―Città di Catania‖ sino al 9 dicembre 1918. Dopo la guerra, il 20 gennaio 1919 verrà trasferito sulla Regia Vedetta ―G.S.‖. Verrà sbarcato il 12 giugno 1919 al distaccamento CRE di La Spezia e assegnato all'Arsenale. Si congederà dopo un mese, il 1° luglio 1919. PINTUS Salvatore Emanuele 12/05/1895 di Antioco e Bullegas Caterina. (Marina) Partito in ritardo per un ernia inguinale destra, verrà arruolato il 6 dicembre 1917 nel Comando di La Maddalena sino al 13 novembre 1918. Il 14 novembre 1918 presterà servizio per pochi mesi al Deposito CRE di La Spezia. Rientrerà a La Maddalena il 7 marzo del '19 al congedo. PITTONI Giuseppino 07/07/1895 di Vincenzo e Corda Raffaella. (Marina) Padre di Signor Rino Pittoni, abitava nel Corso Vittorio Emanuele n°29. Verrà chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 al Comando di La Maddalena. (Foglio Matricolare incompleto). PUDDU Efisio 26/08/1895 di Raffaele e Loi Doloretta. (Marina) Nato a Cagliari ma domiciliato a Sant'Antioco all'atto dell'arruolamento. Verrà chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 nel Comando difesa Militare Marittima di La Maddalena. Il 26 gennaio 1916 viene trasferito al Deposito CRE di Venezia e dopo tre giorni s'imbarca sulla Nave ―Carlo Alberto‖. Il 24 novembre 1916 viene assegnato alla 5a Squadriglia MAS con la qualifica di motorista scelto. Il 25 febbraio 1917 è nell'Accademia Navale sino al 27 aprile, il giorno successivo, il 28 aprile 1917 è nella 1a Squadriglia MAS. Dal 29 ottobre 1918 al 3 dicembre 1918 è ricoverato presso l'ospedale di Brindisi. Poi rientrerà in servizio presso la 1a Squadriglia MAS e si congederà il 26 agosto 1919. SCHIFFINO Salvatore 03/05/1895 di Giovanni e Medda Maria Angela. (Marina) Arruolato il 29 ottobre 1915 nella Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 10 gennaio 1916 frequenterà la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 4 ottobre 1916 viene trasferito al Deposito CRE di Napoli e l'11 viene trasferito alla Difesa Militare Marittima di Grado (Gorizia). Il 29 ottobre 1917 viene assegnato al Rgt. di Fanteria di Marina ―San Marco‖. Dal 6 luglio 1917 al 2 novembre 1918 e ricoverato all'ospedale di La Spezia. continuerà a prestare servizio nel ―San Marco‖ sino al 19 ottobre 1919. SERRA Giuseppe Antioco Salvatore 30/05/1895 di Salvatore e Mura Emanuela. (Esercito) Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 nel 3° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖, il 23 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 18 dicembre 1915 parte dal territorio in stato di guerra per trasferimento del Deposito e passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 12 agosto 1916 viene ricoverato nell'ospedale da campo di Valstagna (Vicenza) e dopo tre giorni, il 15 agosto 1916 è nell'ospedale militare di Brescia. Il 1° settembre 1916 viene mandato in convalescenza e rientrerà nel deposito del 152° Rgt. ―Sassari‖ il 16 settembre. Il 30 settembre viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ sino al 1° novembre 1917 quando verrà trasferito in una Compagnia di Marcia del 32° Rgt. della brigata ―Siena‖. Il 14 febbraio 1918 è a Massa Carrara nel deposito del 21° Rgt. della brigata ―Cremona‖. (Foglio Matricolare incompleto). SITZIU NICOLÒ 19/09/1895 di Salvatore e Vacca Francesca. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. - 265 - STERI Franceschino Pasquale Salvatore (Pabassa) 12/04/1895 di Antonio e Chiaretta Nunzia. (Marina) Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 nella Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 10 gennaio 1916 frequenterà la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 3 ottobre 1916 è nella Difesa Militare Marittima di Messina. Il 3 aprile 1917 è nella vedetta ―Peloro‖ sino al congedo. TRULLU Giovanni 27/02/1895 di Efisio e Brai Giuseppa. (Marina) Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 al Comando di La Maddalena, frequenterà la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 20 maggio 1917 viene imbarcato sul Cacciatorpediniere ―Carlo Mirabello‖. Durante il 1917 sarà in licenza dal 15 settembre al 7 ottobre, e dal 12 al 23 novembre. Il 13 marzo 1919 è nel deposito CRE di Taranto e il 2 aprile 1919 è sul Dragamine ―Nisida‖ sino al congedo. UCCHEDDU Salvatore Emanuele 24/01/1895 di Salvatore e Pinna Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 7 dicembre verrà assegnato al 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 29 aprile 1916 viene trasferito in territorio in stato di guerra nel 226° Rgt. di fanteria ―Arezzo‖ e assegnato alla 4a Compagnia del 1° Battaglione (quest‘ultimo costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖). Il 10 luglio 1916 lascia la zona di guerra a seguito di ferita all'avambraccio e alla coscia destra nel combattimento di Monte Zebio. Dopo il ricovero verrà mandato in licenza per 6 mesi per una sopraggiunta congiuntivite cronica. Rientrerà in zona di guerra il 12 giugno 1917 nell'89° Rgt. di fanteria ―Salerno‖ nel Distretto Militare di Firenze, dipendente dal 13° Corpo d'Armata. l'8 agosto 1917 viene ricoverato per accertamenti nell'Ospedale Militare di Verona e il 19 trasferito all'ospedale militare di Caserta. Il 27 agosto del '17 rientra nel deposito dell'84° Rgt. di fanteria ―Venezia‖. Il 6 febbraio 1918 è in convalescenza. Il 5 giugno 1918 rientra nel deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Il 2 ottobre 1918 è nel 13° Reparto d'Assalto (Arditi) sino al 1° agosto 1919. Si congederà il 30 ottobre 1919. URAS Nicolò 14/11/1895 di Salvatore e Gallus Cristina. (Marina) Chiamato il 17 ottobre 1916 alla Difesa Militare Marittima di La Maddalena e assegnato al Gruppo Ovest. Il 1° dicembre 1917 è nel Deposito CRE (Corpo Reggio Equipaggi) di Venezia. Il 4 gennaio 1918 viene trasferito nel Battaglione ―Golametto‖ del Reggimento di fanteria di Marina e assegnato alla 1a Compagnia Mitraglieri. Il 7 agosto 1919 è nel Deposito CRE di Pola e il 29 viene imbarcato sul Dragamine ―Bufera‖ sino al congedo. Classe 1896 BALIA Giovanni 04/09/1896 di Francesco e Piras Eulalia. (Esercito) Arruolato il 27 novembre 1915 e assegnato al 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Verrà riformato per miopia nell'ospedale militare di Livorno. BARABINO Antonio 25/01/1896 di Antonio Giuseppe e Cabras Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 novembre 1916 viene assegnato al Deposito del'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖ nel Distretto Militare di Livorno. Il 22 gennaio del '17 è effettivo al 237° Rgt. di fanteria ―Grosseto‖ (costituito alla fine di gennaio del ‗17 dal deposito del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖) e il 1°febbrario 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Il 17 settembre de l'17 è nel 48° Rgt. ―Ferrara‖ sino al termine del conflitto. Il 4 settembre del '19 è nel 223° Rgt. ―Etna‖ sino al congedo avvenuto il 28 novembre 1919. - 266 - BARBATO Aniello 30/06/1896 di Giustino e Ciarloni Rosina. (Esercito) Chiamato alle armi e giunto il 27 novembre 1915, viene assegnato al Deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 24 giugno del 1916 passa effettivo al 56° Rgt. della brigata ―Marche‖ e viene inviato in territorio in stato di guerra. Il 9 febbraio del '18 viene accusato ingiustamente di diserzione per essere rientrato al reparto con due giorni di ritardo al termine della licenza. Il ritardo fu dovuto alla mancanza di coincidenze col piroscafo in partenza per il continente e verrà scagionato e assolto con formula piena dal Tribunale del 3° Corpo d'Armata, con la stessa motivazione con cui fu assolto per lo stesso motivo anche Giovanni Antonio Bullegas (06/05/1896). Dopo la guerra verrà assegnato alla 3a Compagnia di Sanità sino al congedo avvenuto il 16 dicembre 1919. BASCIU Efisio 04/04/1896 di Antonio e Frau Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi e giunto il 6 novembre 1916 e assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ col quale giunse in territorio in stato di guerra. Il 6 ottobre del '17 passa al 207° Rgt. ―Taro‖. Dopo la guerra, l'8 novembre 1918, a seguito di un'ernia inguinale verrà assegnato prima alla 6a e poi alla 4a Compagnia della Sussistenza sino al congedo, 15 dicembre 1919. BASCIU Luigi 22/03/1896 di Nicolino e Brai Fedele. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 marzo 1917 viene assegnato al 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 10 ottobre lascia la zona di guerra per un tracoma congiuntivale e viene ricoverato prima all'ospedale di Udine e poi a quello di Roma. Il 12 gennaio del '18, al termine della licenza e dopo la visita di controllo all'ospedale di Roma, rientra al deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ nella caserma ―S. Caterina‖. Dopo il conflitto verrà assegnato alla 153a Compagnia Lavoratori sino al congedo, 19 dicembre 1919. BIANCO Salvatore 15/08/1896 di Domenico e Massidda Antioca. (Marina) Fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. BIGGIO Guido 24/01/1896 (Carloforte) di Leopoldo e Penco Maddalena. (Marina) Fratello di Bruno Biggio (1899). Arruolato il 26 ottobre 1916 nel Compartimento Marittimo di Genova, il successivo 26 novembre presta giuramento al deposito CRE di La Spezia. L'8 dicembre frequenta il corso di torpediniere e col grado di torpediniere scelto, il 15 maggio del '17 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Vespucci‖. Dopo due mesi viene trasferito nella Nave Scuola Sommergibili e il 1° maggio del '18 viene imbarcato sul Regio Sommergibile ―3‖. Al termine del conflitto, il 29 maggio del '19, viene sbarcato al CRE di Venezia. Qui l'8 giugno del '19 è sul Regio Cacciatorpediniere ―Faa di Bruno‖. Il 1° novembre del '19, ultimo mese di servizio viene nominato sottocapo torpediniere, e il 30 si congeda. BULLEGAS Giovanni Antonio 06/05/1896 di Antioco Luigi e Siddi Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, viene assegnato al 1° Rgt. ―Genio Zappatori‖, 64 a Compagnia. Il 7 marzo 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 15 giugno del '18 viene accusato ingiustamente di diserzione per non essere rientrato al reparto allo scadere della licenza. Per un atto dovuto fu messo sotto accusa dal Tribunale della 1a Armata per poi essere immediatamente scagionato con formula piena il 21 agosto per inesistenza del reato con la seguente motivazione: ―Appartenente ad un reparto di prima linea ed inviato in licenza a Sant'Antioco il 22 maggio 1918, non vi faceva ritorno al termine di essa, il 15 giugno 1918. Ritenuto che agli atti il Bullegas fece ritorno al Corpo il 24 luglio, il ritardo è giustificato dalla mancanza d'imbarco per la - 267 - Sardegna sia all'andata che al ritorno come emerge dalle annotazioni apposte sul foglio di licenza.‖ Al termine del conflitto, il 12 novembre del '18 viene trasferito al 5° Rgt. Genio sino al 17 dicembre 1918 quando si congeda. BULLEGAS Raffaele 15/01/1896 di Emanuele e Mannai Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 1° maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 1° Battaglione del 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ (costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖). Il 10 aprile 1917 lascia la zona di guerra (forse a seguito di ferita) e viene ricoverato all'ospedale di Travezzano (Piacenza) e il 24 trasferito all'ospedale di Venezia. Il 15 luglio rientra in zona d'operazioni e il 5 settembre 1917 viene catturato dagli austriaci. Rientrerà dalla prigionia il 12 novembre 1918 e assegnato al 22° Rgt. Il 12 marzo del '19 passa al 141° Rgt. della brigata ―Catanzaro‖ e il 12 novembre 1919 si congeda. CABRAS Emanuele 10/11/1896 di Antioco Giuseppe e Manca Giuliana. (Marina) Fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. CAULI Efisio 29/08/1896 di Giovanni e Cabras Antioca. (Marina) Arruolato il 26 ottobre 1916 al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena e assegnato a prestare servizio sul motoscafo ―S. Vincenzo‖. Il 18 gennaio del '19 viene trasferito alla SRT (Stazione Radio Telegrafica) di Punta Sperone (Capo Sperone) sino al 15 dicembre 1919, data del congedo. COCCO Angelo 17/04/1896 di Efisio e Caredda Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 26 novembre 1915 verrà assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto Militare di Pisa. Il 4 febbraio viene trasferito al Distretto Militare di Livorno nella 5a Compagnia del 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito sin dal 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Fanteria) e il successivo 21 marzo giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 ottobre del '16 viene trasferito al 152° Rgt. della Brigata Sassari. La notte del 28 gennaio 1918, mentre era impegnato col 3° plotone della 3a Compagnia in operazioni di manovra sul monte Catz (Altopiano di Asiago), riporta delle contusioni al piede destro che finì sotto la ruota del traino cannoni. Verrà ricoverato prima all'ospedale da campo di Corven, poi all'ospedale di Marostica, in seguito a quello di Vicenza e poi a Vercelli. Dopo 28 gg. di convalescenza, il 3 aprile del '18 rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. L'8 maggio del '18 viene trasferito a Torino nel reparto automobilistico; il 15 novembre passa al 63° reparto di stanza a Padova; il 15 novembre al 70° reparto e il 15 dicembre 1919 si congeda. COCCO Antonio 02/03/1896 nato a Teulada, di Salvatore e Loi Sebastiana. (Esercito N°7641) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito dell'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. L'11 luglio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Lascerà il fronte il 10 ottobre 1916 e ricoverato all'ospedale di Roma. Il 24 novembre 1916 rientra al Corpo e passa al 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito sin dal 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Fanteria). Il 2 marzo del '17 è nella 43a Compagnia del 28° Rgt. ―Pavia‖. Il 10 giugno 1918 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Partirà dal territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918 e il 28 dicembre 1919 si congeda. CONGIU Giuseppe 09/08/1896 di Priamo e Cabras Francesca. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. - 268 - CONGIU Peppino 15/10/1896 di Peppino e Congiu Antonia. (Esercito) Chiamato alle armi il 28 novembre 1915, l'8 dicembre viene assegnato all'88° Rgt. ―Friuli‖ nel Distretto Militare di Livorno. Il 26 giugno del '16 giunge a Novi Ligure nel Deposito del 44° Rgt. ―Forlì‖ e con lo stesso Rgt. viene trasferito in territorio stato di guerra, nell'Altopiano di Asiago. Il 28 agosto del '16 lascia la zona di guerra per essere ricoverato prima all'ospedale di Vicenza e poi di Torino. Il 28 gennaio del '17 rientra in zona d'operazioni a Tolmino col 155° Rgt. ―Alessandria‖. Il 20 settembre però viene passato in visita collegiale a Torino e dichiarato inabile permanente. Il 15 agosto del '18 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ e ricoverato all'ospedale da campo n° 004 di San Giovanni di Mongione, poi all'ospedale di Bologna e in seguito all'ospedale civile di Siena. Successivamente verrà inviato in convalescenza per 40 gg. Dopo la licenza rientra nel deposito del 151° Rgt. ―Sassari‖: visitato rientra a Cagliari nell'ospedale-seminario e il 19 dicembre del '19 si congeda. ESU Giovanni Antonio 11/04/1896 di Antioco e Siddi Nicolina. (Esercito N°7504) (Fratello di Antonio 1897) Chiamato alle armi il 24 novembre 1915, viene arruolato nel deposito del 1° Rgt. ―Granatieri‖. Il 9 maggio 1916 viene mobilitato col 1° Granatieri e trasferito in territorio in stato di guerra. Dopo un mese di guerra, il 3 giugno 1916, viene catturato sul Monte Cengio. Verrà rimpatriato il 14 febbraio 1919 e dopo due giorni il 16 febbraio, viene trasferito in Sardegna a prestare servizio presso il Campo dei prigionieri di guerra dell'Asinara. Il 15 maggio 1919 rientra al Deposito del 1° Rgt. Granatieri e il 15 dicembre 1919 si congeda. FOIS Giuseppe 03/12/1896 di Gerolamo e Porcu Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 novembre 1916 viene assegnato al 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 18 dicembre del ‘16 viene inviato in licenza straordinaria di 60 gg. per motivi di salute. Rientrerà al corpo il 18 febbraio 1917 e dopo visita all‘ospedale di Livorno, è nuovamente in licenza per altri due mesi. Il 1° aprile 1917 passa al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito sin dal 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Fanteria) e giunge in territorio in stato di guerra. Il 13 agosto del ‘17 viene ricoverato all‘ospedale di Villa Vicentina (Udine) e il 28 all‘ospedale di Folignano (Ascoli Piceno). Il 1° gennaio 1918 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 4 novembre 1919 lascia la zona di guerra e il 12 dicembre 1919 si congeda al Distretto Militare di Cagliari. GALLUS Carlo 01/11/1896 di Antonio e Garau Carolina. (Esercito) (Cugino di Giuseppe Garau 20/01/1900). Chiamato alle armi il 10 novembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 5 gennaio del '17 viene assegnato 234° Rgt. ―Lario‖ in territorio in stato di guerra. Il 31 agosto del '17 è nel 45° Rgt. ―Reggio‖; il 18 settembre nel 142° Rgt. della brigata ―Catanzaro‖; il 12 febbraio 1918 nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 5 luglio del '18 lascia la zona di guerra per ferita riportata nei combattimenti di Zenson di Piave (Treviso): le schegge di una granata lo ferirono alla coscia e al torace sinistro, e all'orecchio, occhio e spalla destra. Dopo il ricovero verrà inviato in convalescenza per 80 gg. Quando rientra al deposito di Ozieri, il 5 marzo del '19, verrà rinviato in licenza illimitata perché idoneo ai soli servizi sedentari. GHISU Antonio 08/03/1896 di Antonio Cambarau Antonia. (Esercito) Arruolato con la classe del 1898 verrà chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e assegnato al 59° Rgt. ―Calabria‖. L'11 ottobre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 243° Rgt. ―Cosenza‖. Al termine della guerra, il 9 giugno del '19 e nel deposito del 19° Rgt. ―Brescia‖ (Centro di formazione del 243° Rgt. ―Cosenza‖), sino al congedo, 16 dicembre 1919. - 269 - LAI Antioco 04/12/1896 di Efisio e Orrù Giuliana. (Marina) Arruolato il 17 ottobre del '16 al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, verrà classificato allievo cannoniere navigante. Si congederà il 1° dicembre 1919. LAI Antonio 17/10/1896 di Salvatore e Orrù Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 e giunto a Pavia presso la 66 a Compagnia del 1° Rgt. ―Genio Zappatori‖; il 5 marzo del '16 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 settembre del '17 consegue la nomina a Caporale. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918. E si congederà il 17 dicembre 1919. Per tutta la durata del servizio sarà nel Genio Zappatori. LAI Giovanni 09/04/1896 di Giovanni e Pintus Maria. (Marina) Fratello di Salvatore Lai (classe 1892) deceduto in Libia. Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. LOCCI Emanuele 15/12/1896 di Nicolò e Mereu Francesca. (Esercito) Fratello di Antonio Locci 03/03/1890. Chiamato alle armi e giunto a Roma il 27 settembre 1916 al 13° Rgt. di Artiglieria; verrà riformato per congiuntivite bilaterale. Il 4 marzo del '17 viene richiamato nel Btg. Oftalmici di Cagliari. Giungerà in zona di guerra il 1° giugno del '18 nella 159 a Compagnia Lavoratori Territoriali. Lascia la zona di guerra il 4 novembre 1918 e si congederà il 30 marzo 1919. LONGU Antonio 29/10/1896 di Giuseppe e Sulas Giovanna. (Esercito) Arruolato il 27 novembre 1915 nell'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖ verrà riformato per tracoma il 26 gennaio del 1916. Il 4 marzo 1917 verrà richiamato e mandato più volte in convalescenza. Il 6 giugno del '18 viene assegnato al Btg. Tracomatosi di Cagliari e il successivo 16 giugno del '18 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 159° Compagnia Lavoratori Territoriali. Il 21 marzo del 1919 lascia in territorio in stato di guerra e il 29 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. LONGU Pietro 22/09/1896 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara. (Esercito) Arruolato il 27 novembre 1915 e assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 29 aprile del '16 è a Firenze Allievo Zappatore del 226° Rgt. ―Arezzo‖, nella 2a Compagnia del 1° Btg. (costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖) e il 30 giunge in territorio in stato di guerra. L'11 giugno del '17 lascia la zona di guerra a seguito di una ferita e inviato in convalescenza: il 5 giugno del '17 nel corso dei furiosi combattimenti a quota 145 sul Carso. Venne ferito dai frammenti di una granata provocando una ferita ―a fondo cieco‖ al terzo inferiore della coscia destra con frattura del femore, e ferite multiple delle parti molli del dorso della mano destra, alla faccia interna del ginocchio sinistro e al mignolo del piede destro. Venne ricoverato nella clinica chirurgica dell'Ospedale Militari di riserva n°13 di Bologna, dove gli vennero estratti tre frammenti metallici dalla coscia destra. Dopo l'intervento ebbe l'arto inferiore destro accorciato di 4 cm con limitazione della funzione articolare del ginocchio destro che non si piegava oltre l'angolo retto. Dopo la convalescenza, il 27 febbraio del '18 rientra nel deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖ a Firenze. Il 23 marzo viene assegnato alla M.T. del 232° Rgt. ―Avellino‖ e il 3 aprile rientra nella 2 a Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Ci rimase per circa un anno sino al 18 marzo 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. - 270 - LUSCI Fedele 13/10/1896 di Giovanni Antioco e Diana Luisa. (Esercito) Arruolato il 27 novembre 1915 nel 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa, il 12 dicembre giunge in territorio in stato di guerra e dopo una breve passaggio al 210° Rgt. ―Bisagno‖, viene assegnato al 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 2 giugno del '16 lascia la zona di guerra per essere ricoverato nell'Ospedale Territoriale. Dopo il ricovero verrà aggregato all'88° Rgt. ―Friuli‖ del Distretto Militare di Livorno; i suoi problemi di salute lo manterranno lontano dalla prima linea e verrà assegnato come operaio militarizzato alla Società Ilva Alti Forni di Piombino sino al 7 novembre 1918 giorno in cui morirà a Viterbo per malattia nell'ospedale di riserva. MALLUS Efisio Nicolino Salvatore 23/09/1896 di Giuseppe Antonio e Cauli Doloretta. (Marina) Arruolato il 17 ottobre 1916 nel Dipartimento Militare Marittimo di La Maddalena e assegnato al Gruppo Ovest. Il 4 luglio del '17 verrà assegnato al distaccamento Infermieri dell'ospedale militare di La Maddalena. Il 30 novembre viene trasferito al deposito CRE di La Spezia sino al 4 gennaio quando verrà assegnato alla Brigata di Marina nell'11a Compagnia del Btg. ―Colametto‖. Dopo la guerra il 19 agosto del '19 viene trasferito al deposito CRE di Pola e dopo pochi giorni imbarcato sulla ―Miramar‖ sino al congedo, 6 dicembre 1919. MANNAI Salvatore 24/08/1896 di Antonio e Nocco Antioca. (Esercito) Cugino di Antioco Mannai, 03/03/1897. Chiamato alle armi il 23 novembre 1915 nel 22° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 29 aprile del 1916 viene aggregato provvisoriamente al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖, dopo qualche mese, nel luglio dello stesso anno viene trasferito al deposito mitraglieri ―Fiat‖ dove viene assegnato effettivo alla 263a Compagnia Mitraglieri e inviato in prima linea. Il 4 novembre 1917 viene dichiarato disperso in combattimento sul Carso in zona sconosciuta. MASSA Salvatore 07/09/1896 di Giovanni e Caddeo Emanuele. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. MATTA Raffaele 29/10/1896 di Raffaele e Marietta. (Esercito) Arruolato il 3 settembre 1917 nel Distretto Militare di Firenze presso il deposito del 3° Rgt. ―Genio Telegrafisti‖, dopo un mese, il 15 ottobre, è Allievo Aspirante Ufficiale di Complemento nella Scuola Militare di Caserta. Il 17 marzo del '18 e Aspirante Ufficiale e viene assegnato al 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. MATZEU Salvatore Emanuele 10/05/1896 di Giuseppe e Milia Caterina. (Esercito) Arruolato il 23 novembre 1915 e assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 7 marzo del '16 viene incorporato nel 210° Rgt. ―Bisagno‖ e il 4 aprile giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 60a Compagnia Presidiaria sino al termine del conflitto. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra e dopo quasi tre mesi, il 30 gennaio 1919 viene trasferito al 4° Autoparco di manovra sino al congedo, 15 dicembre 1919. MILIA Vincenzo 19/01/1896 di Vincenzo e Dessì Grazia. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al deposito speciale Bersaglieri di Caprera. Il 9 marzo 1916 parte dal deposito di Caprera e il 12 giunge nella penisola e assegnato all'8a Compagnia del 3° Rgt. Bersaglieri. Il 4 novembre del '16 una scheggia di shrapnel lo ferisce alla gamba destra con probabile osteomielite. Verrà ricoverato all'ospedale Militare di Novara e dimesso il 9 aprile del '17. Il 16 aprile del '18 è nella 104a Compagnia Presidiaria. Il 13 ottobre 1918 - 271 - viene ricoverato all'ospedale da campo n°089, il 19 marzo 1919 all‘ospedale da campo n°075. Poi il 20 gennaio 1920 viene trasferito all'ospedale militare di Trieste e il giorno successivo viene riassegnato al deposito del 3° Rgt. Bersaglieri e inviato in congedo. MURA Efisio 21/03/1896 di Gavino e Cara Mariannica. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. MURA Salvatore 19/06/1896 di Giuseppe e Pala Gaudiosa. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. PINNA Emilio 28/05/1896 di Antioco e Marroccu Caterina. (Marina) Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Dipartimento Militare Marittimo di La Maddalena, il 7 giugno del '17 viene trasferito al Distaccamento CRE S. Bartolomeo di Cagliari. Il 2 agosto del '17 è nella Regia Accademia Navale di Livorno. Il 10 gennaio del '18 è al Deposito CRE di La Spezia. Il 12 febbraio viene trasferito al Comando Difesa Militare Marittima di Ancona sino al congedo, 2 dicembre 1919. PINTUS Antonio Fedele 09/10/1896 di Antioco e Puddu Emanuela. (Marina) Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 a La Maddalena, il 27 gennaio del '18 viene trasferito al Comando Marittimo di Messina. Il 18 aprile del '18 viene assegnato ala Brigata di Marina sino al termine del conflitto. Il 20 dicembre del '18 è al Comando Gruppo ―C‖ dove il 23 luglio del '19 s'imbarca sulla ―Prinz Eugen‖ (nave austriaca bottino di guerra) sino al 24 settembre quando verrà sbarcato al Comando di Pola dove si congederà l'11 dicembre 1919. PINTUS Giuseppe 19/06/1896 di Antioco e Garau Raffaele. (Marina) Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Comando di La Maddalena, l'8 gennaio del '17 s'imbarca sulla nave ―Ferruccio‖ in armamento, (licenza dall'11 al 27 luglio), sino al 18 agosto del '17 quando verrà sbarcato alla Base di Taranto. L'8 novembre del '17 è sulla nave ―Re Umberto‖ vi rimase per un anno (licenza dal 31 marzo al 15 aprile 1918) sino al 4 novembre 1918 data dell'armistizio, quando verrà imbarcato sulla nave ―Emanuele Filiberto‖. Il 10 gennaio del '19 sbarca al Comando Marittimo di Pola e assegnato al Comando Gruppo Dragamine. L'11 novembre del '19 è alla Base Navale di Triste sino al 5 dicembre 1919 quando si congeda. PINTUS Gregu Nicolò 06/05/1896 di Nicolò e Basciu Caterina. (Marina) Riformato alla visita di leva, verrà arruolato il 31 gennaio del '18. Il 24 aprile del '18 viene trasferito al Deposito CRE di Taranto sino al 30 maggio. Il 1° giugno viene trasferito al CRE di Napoli dove verrà assegnato al rimorchiatore ―RD22‖. Dopo il conflitto, l'11 agosto del '19 viene trasferito a Taranto e assegnato a prestare servizio nei dragamine sino al congedo, 7 gennaio 1920. PINTUS Nicolino 21/03/1896 di Salvatore e Cossu Anna. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 4 dicembre viene assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 5 marzo del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato provvisoriamente al 210° Rgt. ―Bisagno‖, e dopo pochi mesi, il 25 maggio del '16 passa effettivo al 5° Rgt. ―Genio Zappatori‖. Il 20 aprile del '17 lascia la zona di guerra per essere ricoverato all'ospedale di Genova. Rientrerà al corpo e in zona d'operazioni dopo due mesi, il 2 giugno del '17. - 272 - Il 15 luglio del '18 viene catturato, rientrerà dalla prigionia il 4 novembre 1918 e assegnato al 5° Rgt. Genio. Si congederà il 15 dicembre 1919. PIRAS Ugo 03/11/1896 (Siliqua), di Pietro Agostino e Cardia Clotilde. (Esercito) Padre di Professor Giampaolo Piras. Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 2 giugno viene assegnato al 13° Rgt. di Artiglieria da Campo di stanza a Roma e destinato alla 6° Batteria. L'8 novembre del '17 giunge in territorio in stato di guerra col 13° Artiglieria e verrà impiegato a Fossalta di Piave (VE). Si congederà il 16 dicembre 1919. Piras Ugo 03/11/1896 Collezione Biblioteca “Stefano Susini” (Arch. Prof. Giampaolo Piras) PISTORI Salvatore 15/11/1896 di Antioco e Porcu Giuseppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖. Il 1° maggio del '16 è nel 226° Rgt. ―Arezzo‖ e il 24 dello stesso mese giunge in territorio in stato di guerra. L'11 ottobre del '16 lascia il fronte a seguito di ferita di arma da fuoco e viene ricoverato nell'Ospedale Militare di Imola. Dopo una lunga convalescenza rientrerà al corpo l'8 febbraio del '17 nel deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Il 20 ottobre viene assegnato al 95° Rgt. ―Udine‖ e rientra in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra, il 10 ottobre del '19 passa al 10° Rgt. ―Regina‖ sino al congedo, 18 dicembre 1919. PORCU Antonio Daniele 23/03/1896 di Antonio e Cau Emanuela. (Marina) Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Comando di La Maddalena, il 24 novembre del '16 lascia la Base Navale di La Maddalena e il giorno successivo s'imbarca sulla Regia Nave ―Regina Margherita‖. L'11 dicembre 1916 la nave affonda e fu uno dei pochi a salvarsi. Il 12 dicembre rientra al Deposito CRE di La Spezia. Il 14 giugno del '17 viene trasferito al Deposito CRE di Venezia dove verrà assegnato alla Cannoniera ―Marghera‖. Il 6 ottobre del '17 s'imbarca sulla nave ―Carlo Alberto‖ sino all'8 gennaio del '18 quando viene assegnato provvisoriamente al Dragamine ―Pinguino‖ sino al 18 aprile del '18 quando rientra alla ―Carlo Alberto‖. Il 22 luglio del '18 viene trasferito alla Regia Nave ―Zenson‖ sino al congedo, 30 novembre 1919. PORCU Francesco 06/03/1896 di Emanuele e Sanna Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 e assegnato al Deposito Bersaglieri di Caprera. Il 12 marzo del '16 giunge in territorio in stato di guerra col 3° Rgt. ―Bersaglieri‖. Dopo due mesi, il 4 maggio del '16 lascia la zona di guerra a seguito di ferita di arma da fuoco alla coscia sinistra nei fatti d‘arme del Sief-Col di Lana e ricoverato nell'Ospedale Militare di Novara. Dopo la convalescenza e una licenza straordinaria verrà giudicato temporaneamente non idoneo al servizio e congedato. - 273 - RAGAZZO Raffaele Salvatore 01/09/1896 di Raffaele e Tardini Rosa. (Marina) Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 al Comando Militare Marittimo di La Maddalena e classificato Marò S.V. (Servizi Vari). Dopo 10 giorni, il 26 giugno viene riformato per tracoma. Dopo la guerra aderì al fascio e sarà Capo Squadra della 7a Centuria della MVSN. ROSSU Salvatore 11/09/1896 di Raffaele e Basciu Giovannica. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. SALIDU Antioco 28/10/1896 di Antonio e Pinna Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 4 dicembre parte per la penisola dove giungerà al deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 24 maggio del '16 passa al 210° Rgt. ―Bisagno‖ in territorio in stato di guerra. Il 10 ottobre passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 settembre del '17 lascia la zona di guerra per ferita da arma da fuoco. Il 16 novembre rientra a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 12 marzo del '18 passa effettivo al 45° Rgt. ―Reggio‖ sino al congedo, 18 dicembre 1919. SALIDU Antioco Luigi 06/04/1896 di Vincenzo e Lusci Giuseppa. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. SALIDU Giuseppe 24/08/1896 di Antonio e Siddi Anna. (Marina) Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖. SATTA Antonio 22/03/1896 di Antonio e Carboni Rita. (Esercito N°7515) Chiamato alle armi il 29 novembre 1915 presso il Deposito Bersaglieri di Caprera, verrà assegnato al 3° Rgt. Il 9 marzo del '16 viene trasferito col reparto in territorio in stato di guerra. Il 23 agosto del '16 lascia la zona di guerra per ferita da arma da fuoco e ricoverato prima all'ospedale di Fiera di Primiero (Trento) e poi trasferito a quello di Ivrea in Piemonte. Al rientro della convalescenza, il 17 febbraio del '17 rientra al corpo e il 6 giugno quando giunge in zona d'operazioni verrà assegnato alla 789a Compagnia Mitraglieri. Il 12 dicembre del '17 viene ferito per la seconda volta. Rientrerà in servizio il 20 aprile 1918 nella 229a Compagnia Mitraglieri. Il 19 settembre del '19 è nel 7° Rgt. Bersaglieri sino al congedo, 15 dicembre 1919. VACCA Salvatore 03/04/1896 di Antioco e Pistori Maria. (Marina) Fratello di Vacca Nicolò, 1893. Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 nel Comando Marittimo di La Maddalena Gruppo Est, il 2 dicembre viene trasferito al Deposito CRE di La Spezia. Il 4 gennaio del '18 è nel Battaglione ―Golametto‖ del Reggimento di fanteria di Marina sino al termine del conflitto. Il 19 agosto del '19 viene assegnato al Deposito CRE di Pola sino al congedo, 17 dicembre 1919. Classe 1897 BALDO Giuseppe Angelo 02/05/1897 di Angelo e Sedda Chiara. (Esercito) Rinviata la chiamata alle armi per motivi di salute, verrà arruolato con la classe del '98 il 4 marzo 19'17. Il 17 novembre è a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. della brigata ―Alpi‖. Successivamente, il 5 gennaio del '18, giunge in territorio in stato di guerra nel Reparto Mitraglieri FIAT. - 274 - BALIA Nicolò 07/12/1897 di Raffaele e Carboni Maria. (Esercito) Rinviata la chiamata alle armi per motivi di salute, verrà arruolato con la classe del '98 il 4 marzo a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 5 settembre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 237° Rgt. di fanteria ―Grosseto‖. Il mese successivo, il 4 ottobre del '17, lascia la zona d'operazioni per ferita riportata in combattimento e rientra a Pisa nel deposito del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ (Centro di reclutamento del 237° Rgt. ―Grosseto‖). Non verrà più impiegato in combattimento a causa della ferita che gli procurò l'atrofia del nervo sciatico e la conseguente paralisi della gamba destra. Il 26 maggio del '18 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo perché riconosciuto permanentemente inabile a seguito di lesioni dipendenti da cause di servizio. BASCIU Antioco Vincenzo 11/08/1897 di Efisio e Carta Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre del '16 e giunto a Salerno nel Deposito del 63° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il 3 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato all'86° Rgt. ―Verona‖. Il 3 maggio del '18 viene ricoverato all'ospedale militare di Mestre; il 1° giugno del '18 viene trasferito all'ospedale tappa di Rovigo e il 3 luglio è nel convalescenziario di Pistoia. Rientra in zona di guerra il 15 luglio del '18 nel 202° Rgt. ―Sesia‖ sino al termine del conflitto. Dopo la guerra, il 12 novembre del '18 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Rientrerà in Sardegna il 1 gennaio del '19 e si congeda il 5 maggio 1920. BASCIU Giovanni Antonio Battista 03/02/1897 di Antonio e Lusci Peppina (Giuseppa?). (Carabinieri) Giunto alle armi per anticipazione il 29 luglio del '16 quale aspirante Allievo Carabiniere a piedi nel Deposito della Legione Territoriale di Cagliari in ferma triennale. Il 30 settembre 1916 è Carabiniere a Cavallo effettivo nella Legione di Cagliari. Il 23 marzo del '18 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato al 456° Plotone RR.CC. Mobilitato. Lascerà la zona di guerra il 15 febbraio del '19 e trasferito alla 57a Legione Territoriale di Ancona. Il 30 giugno del '19 è nella Legione di Roma. Il 31 agosto '19 rientra nella Legione di Cagliari e si congeda il 31 marzo 1920. BULLEGAS Antioco 30/04/1897 di Salvatore e Collu Peppina. (Esercito N°2408 o 9408) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916, verrà arruolato a Napoli nel deposito del 1° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il 31 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e dopo due mesi, il 1° febbraio 1917 viene assegnato al 67° Battaglione del 18° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il 1° gennaio 1918 è nel 4° Rgt. ―Bersaglieri‖. Dopo l'armistizio, il 10 dicembre 1918 viene trasferito all'Arma del Genio nel 5° Rgt. Il 1° gennaio 1919 lascia la zona di guerra e il 10 aprile 1920 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. CIARLONI Gaetano Giuseppe 02/12/1897 di Antonio e Diana Giovanna. (Esercito) Appartenente alla leva marittima, viene trasferito ai ruoli del Regio Esercito e chiamato alle armi il 1° maggio del '17 nel deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 9 luglio giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al Battaglione Complementare della Brigata ―Treviso‖ nel 115° Reggimento. L'8 agosto del '17 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 27 agosto del '17 viene catturato dal nemico. Morirà in prigionia per malattia il 9 ottobre 1918. - 275 - CRASTUS Salvatore 23/12/1897 di Antonio e Rais Giuseppina. (Marina) Già rivedibile della Marina, verrà arruolato il 24 gennaio del '18 nel Deposito di La Maddalena. Il 24 aprile del '18 viene trasferito al Deposito CREM di Taranto, dove il 27 maggio del '18 prende imbarco sulla Regia Nave ―Napoli‖. Dopo 5 mesi d'imbarco, il 2 novembre del '18 viene sbarcato al Distaccamento di Marina di Lagosta (isolotto dell‘arcipelago della Dalmazia centrale, Croazia) dove vi rimane sino al 7 settembre del '19 quando s'imbarca per trasferimento sulla nave ―C. Acheronte‖ e dopo alcuni giorni di navigazione, il 12 settembre del '19 sbarca al Comando Difesa Militare Marittima di Sebenico (Croazia) sino al congedo. CROBEDDU Giuseppe 20/04/1897 (Palmas Suergiu) di Giuseppe e Muscas Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 9 novembre 1917 e giunto nel Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Morirà il 25 dicembre 1917 nell'Ospedale Militare di Viterbo per broncopolmonite. CROBU Salvatore Francesco Giuseppe 29/04/1897 di Antioco e Atzeni Filomena. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre del 1916 e giunto nel deposito del 3° Rgt. ―Genio‖ Telegrafisti nel Distretto Militare di Firenze. Il 23 marzo del '17 giunge in territorio in stato di guerra presso la 46a Compagnia Telegrafisti Mobilitata e successivamente alla 45a e alla 154a. Il 1° luglio del '18 passa alla 145a Compagnia Telegrafisti del 7° Rgt. Genio. Il 1° aprile 1920 passa al deposito Zappatori del Genio aggregato al 10° Corpo d'Armata nel Distretto Militare di Piacenza. Si congeda il 15 aprile 1920. ESU Antonio 26/10/1897 di Antioco e Siddi Nicolina. (Esercito) Fratello di Giovanni 1896. Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Roma nel Deposito del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 21 marzo del '17 viene assegnato al 51° Rgt. di Artiglieria e il successivo 3 aprile giunge in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra il 16 giugno del '19 viene trasferito al 29° Rgt. di Artiglieria sino al congedo, il 12 maggio 1920. FARCI Raffaele Salvatore 03/08/1897 di Salvatore e Cauli Maria Luigia. (Marina) Chiamato alle armi il 13 giugno 1917 e giunto al Deposito Militare Marittimo di La Maddalena. Il 19 agosto del '17 viene destinato a bordo della Regia Nave ―Pisa‖. Con la stessa nave il 22 dicembre del '17 viene sbarcato a terra nel deposito CREM di Taranto per essere nuovamente imbarcato il 4 gennaio del '18 sulla Regia Nave ―Vettor Pisani‖. Rimarrà nella base di Taranto sino al congedo il 24 marzo 1920. GABBIA Antonio Domenico 27/07/1897 di Antonio e Steri Emanuela. (Esercito) Fratello di Domenico 1900. Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 e giunto nel Deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 10 maggio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 231° Rgt. ―Avellino‖. Deceduto l'8 agosto 1917 nell'Ospedale da Campo n°222 per enterocolite e peritonite secondaria. Verrà sepolto nel cimitero di Buttuni. GARAU Andrea Mario Salvatore 06/03/1897 di Antonio e Aste Peppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel Deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 15 marzo del '17 viene assegnato in qualità di meccanico presso il Deposito Aviatori di Torino. Si congederà il 13 aprile 1920. GARAU Emanuele 22/01/1897 di Antioco e Cabras Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel deposito del 64° Rgt. ―Cagliari‖. Il 10 ottobre del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 5a Compagnia. Dopo la guerra, il 1° - 276 - gennaio del '19 cessa di essere in territorio in stato di guerra. Il 18 aprile del '19 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 settembre del '19 rientra in Sardegna a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 gennaio del '20 viene inviato in licenza straordinaria di 60 gg. e quando rientra, il 20 aprile 1920 si congeda. LUSCI Antonio Giuseppe 05/12/1897 di Salvatore e Dessì Giovanna. (Esercito) Rivedibile alla chiamata del 27 settembre 1916 per tracoma e congiuntivite cronica. Verrà richiamato il 28 agosto del '17 nel deposito dell'82° Rgt. della brigata ―Torino‖ e idoneo ai soli servizio sedentari. Il 1° ottobre 1918 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 154a Compagnia Lavoratori Territoriali sino al congedo, 29 marzo 1919. LUSCI Nicolò 23/04/1897 di Giovanni e Matta Francesca. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 nel deposito del 64° Rgt. della brigata ―Cagliari‖ e assegnato alla 4a Compagnia (Distretto Militare Salerno). Il 21 dicembre del '16 viene trasferito a Brescia nel deposito del 77° Rgt. di fanteria ―Toscana‖, Centro di formazione della sezione Mitraglieri; poi il 5 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 maggio del '17 lascia il fronte a causa di una ferita riportata in combattimento e viene ricoverato all'ospedale di Monte Ortone (Padova). Il 15 giugno dopo il ricovero viene trasferito al convalescenziario di Padova. Dopo un mese, il 15 luglio '17 rientra al corpo e raggiunge la zona di guerra. Verrà catturato in zona imprecisata. L'11 novembre del '18 rientra dalla prigionia. Rimarrà in zona sino al 1° aprile del '20 e assegnato la 4° Rgt. Genio Pontieri. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920. MANNAI Antioco Luigi 03/03/1897 di Salvatore e Nocco Caterina. (Esercito N°9224) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 23 gennaio del '17 giunge in territorio e assegnato nel 234° Rgt. della brigata ―Lario‖. Il 14 aprile del '17 viene trasferito alla Milizia Mobile della Brigata ―Lecce‖ nel 265° Rgt. e assegnato alla 7 a Compagnia. Morirà in combattimento a Col de Rosso (Monte Grappa) il 29 giugno 1918 guadagnandosi una Medaglia d‘Argento con la seguente motivazione: ―Addetto ad una sezione mitragliatici, con mirabile coraggio e con assoluto sprezzo del pericolo, si slanciava arditamente all‘attacco, spingendosi fin sotto il reticolato nemico. Mentre poi, non curante delle raffiche di mitragliatrici avversarie porgeva munizioni al tiratore della propria arma, cadeva colpito a morte‖. MARONGIU Nunzio 25/03/1897 di Francesco e Gallus Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 agosto del '17 nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, con lo stesso reggimento giunge in territorio in stato di guerra. Il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra. Si congederà il 10 aprile 1920 nel Distretto Militare di Cagliari. MASSA Antioco 02/08/1897 di Antioco e Basciu Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 29 novembre 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 30 dicembre del '16 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖. Cesserà di trovarsi in territorio in stato di guerra il 1° gennaio del '19. Si congederà il 10 aprile 1920 nel Distretto Militare di Cagliari. MATZEU Salvatore 04/03/1897 di Salvatore e Lusci Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 21 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 14 settembre viene trasferito al 153° Rgt. della brigata ―Novara‖ e l'8 dicembre viene trasferito volontario nel 21° Reparto d'Assalto ―Arditi‖. Il 15 giugno del '18, viene trasferito nel 13° Reparto d'Assalto (è lo stesso XXI° - 277 - Reparto che dal 20 maggio cambiò numero distintivo) sino al 1° gennaio del '19 quando cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920. MEI Giovanni Costanzo Nicolino 03/05/1897 di Antioco e Cabras Annica. (Esercito) Chiamato alle armi il 19 novembre 1916 nel deposito del 64° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖, il 29 dicembre '16 giunge in territorio in stato di guerra e il 1° febbraio del '17 passa al 244° Rgt. della brigata ―Cosenza‖ nel 2° Reparto Zappatori. Il 19 gennaio 1918 verrà colpito mortalmente da una pallottola di mitragliatrice al cuore durante i furiosi combattimenti sul Piave a Lovadina (Treviso). Verrà sepolto nel cimitero di Lovadina. MEREU Giuseppe 11/02/1897 di Salvatore e Garau Efisia. (Carabinieri) Chiamato alle armi il 29 luglio del '16 per anticipazione in quanto volontario aspirante allievo carabiniere a piedi nella Legione Territoriale di Cagliari in ferma triennale. Raggiungerà la zona di servizio dopo il conflitto, il 5 febbraio 1919, e verrà assegnato al 419° Plotone mobilitato. Il 1° marzo del '19 viene ricovera nell'ospedale da campo n° 206 e dopo 6 giorni lascia la zona d‘operazioni per motivi di salute. Il 26 marzo del '19 rientra nella Legione di Cagliari e si congeda. MURGIA Francesco 27/10/1897 (Calasetta) di Antonio e Balia Petronilla. (Esercito) Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 122° Rgt. della brigata ―Macerata‖. Il 26 settembre del '17 viene trasferito al 222° Rgt. di fanteria ―Ionio‖. Il 6 ottobre del '17 viene ferito alla coscia sinistra sulla Bainsizza. Il 27 agosto del '18 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 4 novembre parte dal territorio in stato di guerra. L'11 novembre è nel deposito dell'80° Rgt. della brigata ―Roma‖ dove verrà promosso Caporale il 19 novembre 1918. Il 17 giugno del '19 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Si congederà il 5 maggio del '20 a Trieste presso il Comando della Brigata ―Sassari‖. Verrà decorato con la Croce al Merito di guerra. NOCCO Giovanni 09/11/1897 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30 luglio 1917 passa al 205° Rgt. di fanteria ―Lambro‖ e il giorno successivo giunge in territorio in stato di guerra. Il 30 novembre passa al 33° Rgt. della brigata ―Livorno‖. Il 23 dicembre (1917) viene catturato dagli austriaci. Rientrerà dalla prigionia il 4 novembre 1918 e assegnato nuovamente al reparto di appartenenza, nel 33° Rgt. ―Livorno‖. Il 1° aprile del '19 con lo stesso Reggimento parte in missione in Libia rientrerà il 27 marzo del '20 nel deposito del 40° Rgt. di fanteria ―Bologna‖ e si congeda al Distretto Militare di Cagliari il 30 aprile 1920. ORLANDO Giuseppe 16/02/1897 di Andrea e Ennas Giovanna. (Esercito) Orlando Giuseppe 16/02/1897 Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel Collezione Famiglia Pinuccio Orlando deposito del 1° Rgt. Bersaglieri a Napoli. Il 31 dicembre del '16 giunge in territorio in stato di guerra e il 1° febbraio del '17 passa al 18° Btg. Bersaglieri. Il - 278 - 20 novembre del '18 parte dal territorio in stato di guerra e il 10 aprile del '20 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. PERELLA Abele Francesco Efisio 06/05/1897 di Raffaele e Porcu Vincenza. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 1° gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 259° Reparto Mitraglieri. Il 16 luglio del '17 lascia la zona d'operazioni e viene ricoverato all'ospedale di Reggio Emilia e inviato in convalescenza di 40 gg. Il 17 ottobre del '17 rientra al Deposito Mitraglieri di Brescia e il 27 giunge in territorio in stato di guerra. Dopo il conflitto, il 5 ottobre del '19 passa al 35° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 1° gennaio del '20 è nel 35° Autoreparto Automobilisti. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920. PINTUS Raffaele 16/01/1897 di Emanuele e Caddeo Rita. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre del '16 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 25 novembre del '16 viene assegnato provvisoriamente al 234° Rgt. ―Lario‖ sino al 16 gennaio del '17. Successivamente, il 21 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 6 giugno del '17 passa al 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖. Il 13 agosto del '17 è nel 271° Rgt. della brigata ―Potenza‖. Il 17 giugno del '18 viene catturato dagli Austro-Ungarici rimanendo prigioniero sino al 5 novembre del '18. Rientrato dalla prigionia dopo l‘armistizio, si congederà il 10 aprile 1920 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. PIRAS Nicolino 19/02/1897 di Pasquale e Longoni Maria Anna. (Esercito) (Il suo foglio matricolare è quasi identico a quello di Pintus Raffaele, 1897. Con tutta probabilità erano insieme per tutta la durata della guerra). Chiamato alle armi il 27 settembre del '16 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 21 gennaio del '17 giunge col 45° Rgt. ―Reggio‖ in territorio in stato di guerra. Il 6 giugno del '17 passa al 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖ e il 13 agosto del '17 passa al 271° Rgt. ―Potenza‖. Il 17 giugno del '18 viene catturato dagli austriaci. Rientrato dalla prigionia il 4 novembre 1918, viene assegnato al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ dove si congederà il 10 aprile 1920. PIRIA Salvatore Emanuele 27/01/1897 di Sebastiano e Alioni Giustina. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 31 maggio passa al 55° Rgt. di fanteria ―Marche‖ e il 7 luglio giunge in territorio in stato di guerra. Il 29 ottobre (1917) viene catturato dalle truppe tedesche nel fatto d'arme di Codroipo (Udine) e condotto in Germania in un campo di concentramento di Monaco di Baviera. Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio del '19 a Treviso. Il 25 gennaio del '19 rientra in Sardegna nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ a Cagliari e si congeda il 30 maggio del '19 per tracoma. PORCU Giuseppe 21/11/1897 di Salvatore e Di Gani Vincenza. (Marina) Chiamato il 13 giugno del '17 e ammesso a ritardare la presentazione alle armi perché imbarcato sul Piroscafo Mercantile ―Fratelli Angelo‖ dal 4 giugno del '17 al 1° aprile del '19. Farà il consueto servizio di leva dopo la guerra. PUDDU Emanuele 27/04/1897 di Giuseppe e Sanna Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 nel deposito del 31° Rgt. di fanteria ―Siena‖ e assegnato alla 4a Compagnia del Distretto Militare di Napoli. Il 15 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 ottobre del '17 è nell'83° Rgt. di fanteria di marcia ―Venezia‖ e assegnato alla 2 a Compagnia. Il 14 giugno del '18 è nel 232° Rgt. della brigata ―Avellino‖ e assegnato alla 4a - 279 - Compagnia. Il 21 luglio del '18 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 1a Compagnia sino al 4 novembre del '18, quando lascia il territorio in stato di guerra e si congeda due anni dopo, il 10 aprile del '20 nel Distretto Militare di Cagliari. PUDDU Genesio 27/08/1897 di Raffaele e Loi Doloretta. (Marina N°64764-5) Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 dal Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, viene assegnato al grado di Allievo Torpediniere. Il 5 agosto del '17 viene ammesso a frequentare il corso d'istruzione di tiro presso la Scuola Specialisti di La Maddalena. Il 5 novembre del '17 termina il corso e nel gennaio del '18 viene trasferito al Comando Marittimo di Venezia presso la V a Squadriglia della 1a Flottiglia MAS operante in alto Adriatico. Verrà imbarcato a bordo del ―MAS 94‖ ―partecipando a numerosi agguati e missioni di guerra sotto costa, e effettuando sbarchi di personale in territorio nemico‖. Rimarrà presso il Comando Flottiglia MAS sino al 25 febbraio del '19, si congederà il 12 aprile 1920. PUDDU Giovanni 17/01/1897 di Antioco e Salidu Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 novembre 1916 a Milano nel Deposito del 63° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il 24 aprile del '17 viene inviato al deposito del 92° Rgt. ―Basilicata‖ dove aveva sede il 161° Rgt. della brigata ―Ivrea‖ col quale, nello stesso giorno, dal porto di Taranto s'imbarca per la Macedonia. Il 27 giugno del '19 è nel 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖ sino al congedo ottenuto il 10 aprile 1920 nel Distretto Militare di Cagliari. PUDDU Luigi 03/02/1897 di Francesco e Manca Peppina. (Marina N° 65762) Chiamato alle armi il 13 giugno del '17 e giunto al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 2 dicembre '17 viene trasferito al deposito CREM di La Spezia. Il 4 gennaio del '18 viene assegnato alla Brigata di fanteria di marina. Il 31 maggio del '18 è effettivo presso il Reggimento di fanteria di Marina. Il 18 agosto del '19 viene assegnato alla Compagnia ―Golametto‖ sino al congedo, 12 aprile 1920. QUARTU Attilio 06/12/1897 di Fedele e Pinna Maria Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 21 settembre del '16 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 23 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra a Lentiai (Belluno) presso il deposito del 234° Rgt. della brigata ―Lario‖. Il 28 marzo del '17 viene assegnato effettivo presso il 265° Rgt. ―Lecce‖ e assegnato alla 1305a Compagnia Mitraglieri. Il 15 giugno del '18 è Caporale; il 20 luglio '18 lascia la zona di guerra di Frisanco-Poffabro (Pordenone) nella Carnia, per essere ricoverato prima all'Ospedale di Vicenza, poi trasferito all'ospedale da Campo n°128 di San Bonifacio (Verona). Il 28 agosto del '18 è trasferito all'Ospedale di Padova e il 3 settembre del '18 all'Ospedale di Menaggio (Como). Il 30 ottobre del '18 quando rientra in zona d'operazioni viene assegnato al 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Dopo la guerra, il 15 settembre del '19, passa la 22° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 30 dicembre del '19 è Caporal Maggiore e il 18 giugno del '20 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. SALIDU Francesco Emanuele 12/07/1897 di Salvatore e Corda Rita. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel Deposito del 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza nel Distretto Militare di La Spezia. Il 15 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e schierato sulla linea del fronte dal febbraio del '17. Il 28 novembre del '17 è nel 10° Rgt. Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 454a Batteria. Il 16 luglio del '18 è nel 6° Rgt. di Artiglieria da Campagna e dopo un mese, il 12 agosto del '18 rientra al 2° Rgt. Artiglieria da Fortezza. Dopo la - 280 - guerra, il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in stato di guerra. Il 20 agosto del '19 rientra nel 6° Rgt. di Artiglieria da Campagna sino al congedo nel Distretto Militare di Cagliari il 5 maggio 1920. SALIDU Giuseppe 08/03/1897 di Antioco e Longu Peppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 novembre del '16 nel deposito del 64° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il 1° gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 136° Rgt. di fanteria ―Campania‖. Il 14 gennaio del '17 lascia la zona di guerra perché ricoverato per malattia e inviato in convalescenza. Il 19 marzo del '17 rientra all'ospedale militare di Cagliari e gli vengono assegnati altri 3 mesi di convalescenza. Il 16 settembre del '17 è nel deposito del 64° Rgt. ―Cagliari‖ (Centro di reclutamento del 136° Rgt. ―Campania‖). Il 1° febbraio del '18 giunge nuovamente sul territorio in stato di guerra nella 97a Compagnia ―Centurio‖ in Francia. Il 10 agosto del '18 è nell'83° Rgt. della brigata ―Venezia‖. Il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra. Il 12 marzo del '19 è nel 1° Rgt. ―Genio‖. Il 3 aprile del '19 viene trasferito al 2° Rgt. Genio Zappatori. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920. SALIS Nicolino 09/02/1897 di Antioco e Patta Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri nel Distretto Militare di Napoli. Il 1° gennaio del '17 viene schierato in linea col 14° Rgt. Bersaglieri. Il 16 aprile del '17 parte dal territorio in stato di guerra per malattia e viene ricoverato all'ospedale militare di Vicenza, successivamente viene trasferito all'ospedale di Genova e mandato in convalescenza a Chiavari per 25 gg. Rientrerà al corpo il 17 marzo del '18 e il 7 giugno viene schierato in linea col 21° Rgt. Bersaglieri. Il 18 giugno del '18, nel corso dei combattimenti sul Piave, viene ferito alla spalla sinistra da un proiettile di Shrapnel e ricoverato all'ospedale da campo n°119 a Merano (lo stesso di Raffaele Vacca, 1894) e in seguito trasferito all'ospedale di Ravenna. Dopo la convalescenza rientra al fronte. Finita la guerra, nel febbraio del '19 viene messo in cura nell'ospedale da campo n°117 per essere sottoposto all'estrazione del proiettile e inviato in convalescenza sino al congedo definitivo avvenuto il 10 aprile 1920. SERRENTI Antonio 12/04/1897 di Antioco Ignazio e Sanna Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 30 agosto del '17, il successivo 9 settembre giunge nel deposito dell'82° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 4 dicembre del '17 viene ricoverato nell'ospedale militare di S. Croce (Trieste o Belluno). Il 14 giugno del '18 viene trasferito all'ospedale militare di Cagliari e il 14 agosto inviato in convalescenza per 90 gg. Il 14 novembre del '18 rientra nell'ospedale militare di Milano nel reparto tracomatosi e dopo due giorni, il 16 novembre del '18, è nell'83° Rgt. di fanteria di marcia ―Venezia‖ sino al 16 aprile del '19. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 5 marzo 1919. SITZIA Salvatore Giuseppe 13/08/1897 di Giuseppe e Lai-Perdisci Nicolina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916, l'11 ottobre giunge nel deposito del 31° Rgt. di fanteria ―Siena‖. Il 25 novembre del '16 è nell'82° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 15 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra nella Valsugana. Il 7 giugno del '17 viene ricoverato nell'ospedale da campo n°4 vicino a Redipuglia (Gorizia). L'8 novembre del '17 rientra nell'82° Rgt. ―Torino‖ accampato a Treviso e subito dopo trasferito all'81° Rgt. della stessa brigata ―Torino‖ nei pressi di Padova. Il 26 maggio del '18 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖, successivamente, il 16 gennaio del '19 viene trasferito al 27° Rgt. di Artiglieria da Campagna sino al 5 maggio 1920 quando rientra in Sardegna nel deposito di fanteria di Ozieri; si congederà il 12 maggio 1920 nel Distretto Militare di Cagliari. - 281 - STERI Antonio 09/09/1897 di Giuseppino e Matzella Maria Annica. (Esercito) Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 9 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel 62° Rgt. di fanteria di marcia ―Sicilia‖ (C‘è un errore: la brigata ―Sicilia‖ all‘epoca dei fatti era impegnata in Macedonia). Il 16 agosto del '17 viene catturato nel fatto d'arme di Plezzo. Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio del '19 a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 6 marzo passa al 139° Rgt. della brigata ―Bari‖ e il mese successivo, il 28 aprile del '19 nel 16° Rgt. della brigata ―Savona‖. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 7 gennaio 1920. TRULLU Salvatore 20/10/1897 di Salvatore e Lai Longu Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 3 novembre del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 233° Rgt. della brigata ―Lario‖. Dopo il conflitto, il 15 novembre del '18 passa al 145° Rgt. della brigata ―Catania‖. Il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra e il 10 aprile del '20 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. VALDES Nicolino Salvatore 16/06/1897 di Nicolò e Bardi Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 16 febbraio del '17 giunge in territorio in stato di guerra. L'8 maggio del '17 lascia momentaneamente la zona di guerra (sarà a Torino); rientrerà al fronte il 3 novembre del '17, e il 20 gennaio del '18 viene assegnato effettivo al 151° Rgt. ―Sassari‖. Dopo la guerra, il 15 marzo del '19 è nella sezione carreggio del 295° Rgt. di Artiglieria e il 13 agosto del '19 passa alla sezione carreggi del 197° Rgt. di Artiglieria. Il 20 febbraio 1920 viene trasferito al 29° Rgt. Artiglieria da Campagna. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920. VISCONTI Venerando Giovanni 07/04/1897 di Francesco e Milia Emanuela. (Esercito N°12246) Arruolatosi volontario il 14 giugno 1915, verrà assegnato al 32° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 25 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 16 dicembre 1915 è Aspirante Ufficiale di Complemento nell'Arma di Artiglieria. Nominato Sottotenente di Complemento il 15 luglio 1917 viene assegnato effettivo nell'8° Rgt. di Artiglieria da Campagna. (Foglio Matricolare incompleto). Classe 1898 ANGELONE Giuseppino Giovannino 12/07/1898 di Luigi e Milia Francesca. (Marina) Arruolato il 28 gennaio del '18 nel compartimento marittimo di Messina e classificato Allievo fuochista. Il 2 marzo del '18 viene trasferito al Deposito CREM di Napoli dove, dal 4 aprile al 14 ottobre del '18 è imbarcato sulla Regia Vedetta ―G.8‖. Dopo la guerra il 15 novembre del '18 viene trasferito alla Direzione ―Artiglieria ed Armamento‖ del Dipartimento Marittimo di Venezia. Si congederà il 1° Dicembre 1920. Dopo la guerra si trasferì a Salerno. BULLEGAS Peppino 20/10/1898 di Giovanni e Vacca Maria. (Esercito N°13329) Chiamato alle armi il 4 marzo 1917, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 20 dicembre 1917 passa effettivo alla 5a Compagnia di Sanità e assegnato all'ospedale da campo N° 140. Dopo la guerra, il 28 ottobre 1919 passa alla 33a Sezione Disinfezione della 4a Compagnia di Sanità. Il 29 maggio 1920 è nella 10a Compagnia di Sanità. Si congederà il 26 ottobre 1920. - 282 - CABRAS Antonio 07/04/1898 di Francesco e Schirru Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 e arruolato nel Deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖, il 9 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al Battaglione Complementare della Brigata ―Treviso‖ (115° e 116° Rgt.) col grado di Caporale. Il 14 agosto del '17 lascia la zona di guerra per motivi di salute. Dopo due mesi, il 20 ottobre, rientra a Belluno nel Deposito del 56° Rgt. ―Marche‖ e giunge nuovamente in territorio in stato di guerra. Il 18 novembre del '17 viene trasferito nel 91° Rgt. ―Basilicata‖; il 24 marzo del '18 è nel 9° Rgt. Genio Pontieri e Lagunari. Il 1° settembre del '18 è Caporal Maggiore. Si congederà nel Distretto Militare di Venezia il 19 settembre 1920 (confermato a Cagliari il 20 settembre). Nel secondo conflitto mondiale verrà richiamato nella contraerea e assegnato alla Batteria di Matzaccara dove morirà di malaria il 29 ottobre 1942. CABRAS Antonio 16/07/1898 (Esercito) Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 e giunto al Deposito del 45° a Ozieri, verrà assegnato al Battaglione Tracomatosi del Distretto Militare e giudicato idoneo ai soli servizi sedentari. Nonostante ciò, il 1° luglio del '18 giunge ugualmente in territorio in stato di guerra e verrà assegnato alla 159° Compagnia L.T. (Lavoratori Territoriali). Si congederà al Distretto Militare di Cagliari il 3 aprile del 1919. CABRAS Francesco 17/03/1898 di Antioco Giuseppe e Salidu Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Il 30 ottobre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato alla 63 a Compagnia Presidiaria dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. L'8 agosto del '18 passa alla 173a Compagnia Lavoratori Territoriali dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Il 1° settembre del '18 parte dal territorio in stato di guerra per tracoma. Il 25 ottobre, dopo una convalescenza di 20 gg rientra al Deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Si congederà il 17 agosto del '19 nel Distretto Militare di Cagliari. CABRAS Giovanni Pietro 29/06/1898 di Francesco e Perdisci Maria Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto nel Deposito del 13° Reggimento di Artiglieria da Campagna. Si congederà il 15 ottobre 1920. (Foglio Matricolare incompleto). CABRAS Vincenzo 14/12/1898 di Antonio Luigi e Uras Caterina. (Esercito N°13330) Chiamato alle armi il 4 marzo 1917, verrà arruolato a Roma nel Deposito del 13° Rgt. di Artiglieria. Il 12 giugno 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella 125a Batteria Contraerei. Il 27 febbraio 1918 è nella 9a Batteria Autocampale. Il 15 marzo del '19 è nel 3° Reparto Autocarreggiato. Il 5 novembre 1920 è nel 50° Autocarreggiato. Si congederà il 6 novembre nel Distretto Militare di Cagliari. CADDEO Francesco 30/10/1898 di Nicolò e Schirru Giovanna. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Gubbio nel Deposito del 51° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Dopo una breve permanenza nel 1° Rgt. Alpini, il 23 maggio viene assegnato la Battaglione Complementare del 79° Rgt. della Brigata ―Roma‖. Il 10 settembre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 22 ottobre del '17 lascia la zona di guerra per motivi di salute e viene ricoverato all'Ospedale Militare di Udine; il 25 ottobre viene trasferito all'Ospedale di Siena e inviato in convalescenza. Rientra nel Deposito del 152° Rgt. ―Sassari‖ il 15 novembre del '17. Il 19 ottobre del '18 viene trasferito al Battaglione ―Bassano‖ del 6° Rgt. Alpini. Il 18 gennaio del '19 è a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖; si congederà il 21 febbraio 1920 nel Distretto Militare di Cagliari. - 283 - CARA Nicolò Andrea Francesco 30/11/1898 di Francesco e Siddi Antonietta. (Esercito) Arruolato il 10 marzo del '17, viene assegnato prima al 319° Battaglione della M.T. e in seguito passa al 45° Rgt. ―Reggio‖. Nel marzo del '18 viene trasferito al Distretto Militare di Torino dove verrà assegnato alla 39a Compagnia Telegrafisti del 3° Rgt. ―Genio‖. Il 12 maggio giunge in territorio in stato di guerra. Si congederà il 21 aprile del '19 nel Distretto Militare di Cagliari. Dopo la guerra scelse la fede sacerdotale e dopo gli studi al Seminario di Bosa, verrà assegnato al comune di Domusnovas dove morirà nel dicembre del '37 all'età di 40 anni. CAREDDA Efisio 22/06/1898 di Antonio e Lai Giuliana. (Esercito) Arruolato il 13 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 22 agosto giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Dopo 2 mesi, il 12 ottobre lascia la zona di guerra per malattia. Rientrerà al Deposito di fanteria il 14 gennaio del '18, e giungerà in zona d'operazioni il 12 marzo del '18. Il 22 aprile viene assegnato al 207° Rgt. ―Taro‖. Il 4 novembre del '18, giorno dell'armistizio, lascia il territorio in stato di guerra. Il 5 gennaio del '20 è nel Deposito dell'85° Rgt. ―Verona‖. Si congederà al Distretto Militare di Cagliari il 15 ottobre 1920. CAREDDA Giuseppe 12/04/1898 (Palmas Suergiu) di Antioco e Sanna Giovanna. (Esercito) Arruolato il 4 marzo del '17 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno dello steso anno e assegnato alla 2a Compagnia del 233° Rgt. ―Lario‖. Il 23 settembre passa al 79° Rgt. della brigata ―Roma‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Dopo un anno di guerra passa al 117° Rgt. ―Padova‖. A guerra finita, il 25 gennaio del '19, è nel 48° Rgt. ―Ferrara‖. L'ultimo passaggio di reggimento avverrà il 22 luglio del '20 quando verrà trasferito per pochi mesi nel 152° Rgt. ―Sassari‖ nel deposito di fanteria di Trieste. Il 16 settembre del '20 è nel deposito di fanteria del Distretto Militare di Cagliari dove si congeda. DAMIANO Nicola 25/09/1898 (Carloforte) di Domenico e Vitiello Teresa. (Esercito) (noto Culinu). Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del '45° Rgt. ―Reggio‖, il 6 giugno giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 18 novembre viene catturato dal nemico nel fatto d'arme di Sedico-Bribano (Belluno). Verrà rimpatriato il 10 ottobre del '18, un mese prima della conclusione del conflitto. Il 10 giugno del '19 è nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ e si congederà il 28 ottobre 1920 col grado di Caporale. ENNAS Gregorio Benigno Mario 21/11/1898 di Edoardo e Loddo Giuliana. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Roma nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Giunge in territorio in stato di guerra il 1° febbraio del '18 e viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. L'11 giugno del '18 viene ricoverato nell'ospedale da campo n°0187, e dopo 6 giorni, il 17 giugno viene trasferito in un centro di sostegno psicologico di Reggio Emilia. Il 1° luglio del '18 viene trasferito al ―San Gerolamo‖ di Volterra (Pisa) sino al 6 marzo del '19 quando viene trasferito a Cagliari e riformato. FARCI Luigino 09/07/1898 di Nicolò e Lai Perdisci Rosa. (Marina) Arruolato il 16 gennaio del '18 al Comando Marina di La Maddalena e classificato allievo fuochista. Il 7 luglio del '18 viene trasferito al deposito CREM di La Spezia dove il 25 dello stesso mese verrà imbarcato sul torpediniere ―PE 56‖ sino al 31 agosto del '19. - 284 - FRAU Nicolino 15/08/1898 di Cesare e Basciu Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto alle armi nel Deposito del 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza dislocato nel Distretto Militare di La Spezia. Il 21 marzo del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 48a Compagnia. Dopo al guerra, il 16 luglio del '19, viene trasferito all'8° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 15 ottobre 1920 presso il 3° Rgt. di Artiglieria pesante. FRAU Luigino 01/07/1898 di Giovanni e Scano Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 15 dicembre del '17 viene trasferito a Frosinone nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖ e giunge in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato alla 1818a Compagnia Mitraglieri Divisionale. Dopo la guerra, il 14 aprile del '19, viene trasferito nella 264a Compagnia Mitraglieri. Successivamente il 24 dicembre del '19 viene trasferito nel Corpo dei Bersaglieri, prima nel 4° Rgt. e il 3 gennaio del '20 al 5° Rgt. presso l'8a Compagnia Mitraglieri sino al 21 ottobre 1920, data del congedo,. GIACOMINA Arturo 23/08/1898 di Giuseppe e Pitzurra Fannì. (Esercito N°13338) Arruolato il 12 gennaio del '17 e lasciato in congedo illimitato provvisorio sino al 4 marzo del '17, quando verrà ammesso a frequentare il corso d'istruzione accelerato per la nomina a Sottotenente di Complemento. Il 22 aprile del '17 è Allievo Aspirante Ufficiale di Complemento nella Scuola Militare di Caserta. Il 3 ottobre del '17 è Aspirante Ufficiale di Complemento e verrà assegnato al deposito del 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖ a Cagliari. Quando giungerà in territorio in stato di guerra verrà assegnato ad una Compagnia di Sanità della Brigata ―Sassari‖. LAI Antioco Luigi 21/10/1898 di Salvatore e Mulas Maria Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 18 maggio del '17 e giunto nel Battaglione della M.T. del Distretto Militare di Orvieto, l'11 dicembre del '18 viene trasferito a Gubbio (Deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖) e assegnato al 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ nel deposito di Spoleto. Il 4 marzo del '18 passa alla brigata ―Pistoia‖: prima nel 35° Rgt. e il 9 dello stesso mese nel 36° Rgt. Dopo la guerra, il 1 gennaio del '19, viene assegnato all'8° Rgt. del Genio. Finita la guerra, il 1 aprile del '20, passa al Rgt. Genio Pontieri e Lagunari e assegnato alla 3a Compagnia ―Lagunari di Venezia‖. Si congederà il 26 ottobre del '20 nel Distretto Militare di Cagliari. LAI Giovanni 28/06/1898 di Giovanni e Fai Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 7 novembre del '17 e giunto al deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 6 marzo del '18 dove verrà assegnato alla 6a Compagnia del 60° Rgt. ―Calabria‖. L'8 aprile del '18 è nel 19° Btg. di marcia e il 10 maggio è nel 25° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖. Al termine del conflitto, il 4 novembre del '18 lascia il territorio dichiarato in stato di guerra e viene mobilitato per la Libia. Giungerà in Tripolitania l'8 febbraio del '19 col 25° Rgt. ―Bergamo‖. Verrà rimpatriato il 10 maggio del '19 e il 5 luglio del '20 viene trasferito nel deposito della Brigata ―Reggio‖ (46° Rgt.) dove si congeda il 20 ottobre 1920. LAI Giuseppe 18/04/1898 di Giovanni e Pintus Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. ―Alpi‖, il 3 luglio viene assegnato alla 15a Compagnia Mitraglieri Provvisoria. Il 9 agosto del '17 passa alla 986a Compagnia. Il 2 gennaio del '19 viene ricoverato all'ospedale da campo di Chievo (Verona) per malattia e dopo 3 mesi inviato in licenza di convalescenza per 60 gg. Il 6 giugno del '19 rientra all'ospedale militare di Cagliari dove viene nuovamente inviato in convalescenza per altri 60 gg. Il - 285 - 16 agosto del '19 rientra al Deposito Mitraglieri di Brescia sino al 16 settembre del '20 quando rientrerà al Deposito di fanteria di Ozieri e si congeda. LEPURI Salvatore 23/04/1898 (Carloforte) di Benigno e Collu Chiara. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 20 maggio viene trasferito nel continente e assegnato al 62° Rgt. di fanteria ―Sicilia‖. Il 6 luglio del '17 è nel 144° Rgt. ―Taranto‖. Dopo la guerra, il 9 settembre del '19 passa al 263° Rgt. ―Gaeta‖. Si congederà il 22 settembre del '20 nel deposito di fanteria di Cagliari. MALLUS Giuseppe 23/09/1898 di Salvatore e Arrius Maria Fedela. (Marina) Arruolato il 12 gennaio del '18 nel Compartimento Marittimo di Cagliari e classificato Marò ai Servizi Vari, si congederà per riforma il 16 febbraio del '19. MARONGIU Antioco Giuseppe Antonio 30/07/1898 di Antonio e Marongiu Francesca. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto il 17 a Roma presso il Deposito del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 1° luglio del '17 dal porto di Taranto s'imbarca per l'Albania dove rimarrà sino al termine del conflitto. Il 14 novembre del '18 viene inviato in licenza per 25+8 gg. Rientrerà nel deposito del 13° Rgt. Artiglieria il 16 gennaio del '19, passa alla 2a categoria e si congeda il 27 agosto 1920. MASSIDDA Antonio Agostino 03/01/1898 di Giuseppe e Diana Antioca Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, il 21 successivo giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 12a Compagnia del Distretto Militare di Alessandria. Dopo la guerra, il 16 novembre del '18 viene trasferito al 349° Btg. mobilitato del 7° Rgt. di Artiglieria da Fortezza nel Distretto Militare di La Spezia. Il 9 aprile del 19 rientra nel 2° Rgt. Artiglieria da Fortezza e il 18 maggio 1919 si congeda. MEI Virgilio Paolino Giovanni 28/06/1898 di Benedetto e Cauli Vincenza. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto nel 6° Rgt. Ferrovieri dislocato a Torino. Il 28 marzo del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla sezione fotoelettrica operante nel settore della 1a Armata. Il 2 gennaio del '19, cessa di essere in territorio in stato di guerra e passa alla Direzione Tecnica Automobilistica di Torino dove si congederà il 6 gennaio 1920. MILIA Antioco Luigi 12/08/1898 di Gavino e Mannai Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Napoli nel Deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il 25 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al Battaglione Complementare del 7° Rgt. Bersaglieri. L'8 novembre del '17 viene catturato nel fatto d'arme del Cadore. Verrà rimpatriato il 5 novembre del '18 e trasferito al Distretto Militare di Brescia. Il 25 gennaio del '19 rientra nel 1° Rgt. Bersaglieri sino al 5 maggio del '20 quando si congeda nel Distretto Militare di Cagliari. PALMAS Pietro 25/01/1898 di Pietro e Pau Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 18 maggio del '17, il successivo 20 giugno viene trasferito nella penisola e assegnato al 207° Btg. di fanteria M.T. nel Distretto Militare di Orvieto. Nell'ottobre del '17 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ (Distretto Militare di Bologna). Dopo la guerra nel novembre del '18 viene trasferito al 36° Rgt. della brigata ―Pistoia‖. Dopo circa un mese, nel dicembre del '18, parte dal territorio in stato di guerra per - 286 - malattia e viene ricoverato nell'ospedale principale di Bologna. Dopo il ricovero e la convalescenza rientra nel Deposito di fanteria a Bologna. Poi il 13 settembre del '20 viene trasferito a Modena sempre nel 36° Rgt. ―Pistoia‖ dove dopo tre giorni viene smobilitato e inviato al Distretto Militare di Cagliari dove si congeda il 16 settembre 1920. PAU Antioco Luigi 17/11/1898 di Francesco e Canè Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 23 giugno viene trasferito nella penisola e assegnato al Battaglione Complementare della Brigata ―Piacenza‖ (271°-272°-273° Rgt.) presso il deposito di fanteria di Potenza. Il successivo 20 luglio giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 245° Rgt. della brigata ―Siracusa‖. Il 19 dicembre del '17 passa al 13° Reparto d'Assalto ―Arditi‖. Il 19 agosto del '18 lascia la zona di guerra e viene trasferito momentaneamente all'11° Reparto d'Assalto di Reggio Emilia. Quando rientra in territorio in stato di guerra, il 14 settembre del '18, viene assegnato al 5° Reparto d'Assalto sino al termine del conflitto. Il 10 aprile del '19 passa al 9° Reparto d‘Assalto. Il 25 luglio del '19 lascia il territorio in stato di guerra e il successivo 30 luglio 1919 e al deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ nel Distretto Militare di Cagliari dove si congeda il 28 ottobre 1920. Morirà a Sant'Antioco nel 1922 PAU Francesco 09/11/1898 di Gavino e Orrù Giuseppina. (Esercito N°13348) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Viterbo nella caserma ―S. Caterina‖, deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 16 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 264° Rgt. della brigata ―Gaeta‖. Il 31 agosto del '17, a seguito di una ferita riportata in combattimento, viene ricoverato all'ospedale di riserva di Milano. Dopo 2 mesi, il 15 ottobre del '17, rientra al Deposito del 15° Rgt. ―Savona‖ (già Centro di reclutamento del 264° Rgt. ―Gaeta‖) e il 25 rientra in territorio in stato di guerra e assegnato al 50° Rgt. ―Parma‖. Con lo stesso Reggimento il 9 giugno 1918 in località Malga Vies si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Risolutamente si slanciava in un deposito di munizione già in fiamme e sempre fatto bersaglio dell‘artiglieria nemica, per strapparvi a sicura morte compagni feriti, dimostrando con tale atto, sublime spirito di sacrifizio e cosciente sprezzo del pericolo, ed incitando, col suo esempio, altri ad imitarlo‖. Il 20 luglio del '18 viene trasferito nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Dopo la guerra rientra in Sardegna e viene assegnato alla Legione Carabinieri di Cagliari con la qualifica di Carabiniere aggiunto. Si congederà l'8 maggio del '19 nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ col grado di caporale. PERDISCI Salvatore 02/04/1898 di Salvatore Emanuele e Vacca Maria Antioca. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Viterbo nella caserma ―S. Caterina‖, deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 18 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 264° Rgt. ―Gaeta‖. Nell'ottobre del '17, lascia la zona di guerra per essere ricoverato nell'ospedale di Mestre sino al 6 dicembre del '17, quando rientra al Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Dopo l'armistizio lascia la zona guerra e il successivo 19 dicembre passa al 25° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖ dislocato a Fiume, sino al congedo avvenuto il 2 ottobre 1919. PINNA Severino Giovanni 09/08/1898 di Antioco e Marroccu Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Tivoli nel deposito del 1° Rgt. ―Granatieri di Sardegna‖ e assegnato all'8a Compagnia. Il 18 luglio viene mobilitato per il fronte: giungerà in territorio in stato di guerra il 20 luglio, assegnato alla 17a Compagnia del Battaglione di marcia del 1° Rgt. Granatieri e inviato a Belgrado (in Serbia ? – Piuttosto improbabile! La Serbia era occupata dagli austriaci e l‘esercito serbo, incalzato dagli austro-ungarici si rovesciò in Albania. Si tratta di un errore di trascrizione come tanti ce ne sono nei fogli matricolari). Con tutta probabilità si trattava - 287 - della città di Sagrado, nei pressi del Monte Sei Busi, tra Redipuglia e San Martino del Carso. Il 30 agosto del '17 viene inviato a Monte sei Busi e rimarrà in linea sino al 24 settembre del '17. Verrà catturato il 30 ottobre del '17 nel fatto d'arme di Lestizza (Udine). Rientrerà in Italia il 7 gennaio del '19 e assegnato al campo di affluenza di Lucca dove verrà inviato in licenza per 15+8 gg. Il 7 marzo rientra nel deposito del 1° Granatieri a Tivoli. Si congederà il 21 ottobre 1920. PINNA Vincenzo 04/02/1898 di Vincenzo e Matzedda Emanuela. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Torino nel Deposito del 6° Rgt. Genio Ferrovieri. Il 1° giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra presso l'11a Compagnia ferrovieri mobilitata e rimarrà in zona d'operazioni sino all'armistizio. Morirà di febbre spagnola nell'ospedale di Rovigo il 12 gennaio 1919. PIRIA Augusto 11/08/1898 di Efisio e Pinna Emanuela. (Esercito N°13353) Chiamato alle armi il 4 marzo 1917, verrà arruolato nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 1° giugno 1917 è Caporale e il 15 dello stesso mese giunge in territorio in stato di guerra e assegnato all'81° Battaglione di Marcia. Il 2 agosto 1917 è nell'82° Rgt. ―Torino‖ e il successivo 15 agosto è effettivo nell'89° Rgt. della Brigata ―Salerno‖. Il 26 ottobre 1917 viene catturato durante la ritirata di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 5 gennaio 1919 nel deposito dell'89° Rgt. ―Salerno‖. L'11 aprile 1919 parte da Siracusa per la Libia. Sbarca a Bengasi il 14 e viene assegnato al Battaglione Autonomo del 34° Rgt. ―Livorno‖ dislocato in Libia. Il 20 giugno del '19 è Sergente. Il 25 ottobre è nel Btg. Autonomo dell'87° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 2 marzo 1920 viene ammesso nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica in ferma biennale e assegnato al 3° Battaglione Cacciatori d'Africa a Bengasi. Il 18 settembre 1920 è Sergente Maggiore e considerato Sottufficiale di Carriera. Il 17 febbraio 1921 parte da Bengasi per rimpatrio definitivo e sbarca a Napoli. Dopo tre giorni dal rimpatrio, il 20 febbraio è a Genova nel deposito dell'89° Rgt. ―Salerno‖. All'atto del congedo gli verranno computate: Una campagna di guerra per il 1917; Due campagne di guerra in conseguenza della Guerra Italo-Turca 1911-12. Dopo circa 5 anni viene nuovamente mobilitato con le truppe coloniali dell'Eritrea e il 13 agosto 1926 dal porto di Napoli s'imbarca per l'Africa Orientale Italiana sbarcando a Massaua dove verrà assegnato col grado di Maresciallo Capo al 3° Battaglione Indigeni del Distaccamento Autonomo di Cheren. Verrà rimpatriato il 10 settembre 1932. Ripartirà per Massaua il 7 gennaio 1935 e assegnato al Drappello Servizi Presidiari. Si congederà definitivamente dopo circa un anno il 12 novembre 1936. Il 22 aprile 1940 viene richiamato per mobilitazione e assegnato alle truppe coloniali dislocate in Eritrea. Il 24 aprile 1941 a seguito della resa di Asmara, viene catturato dalle truppe inglesi. Evaso dalla prigionia il 30 maggio 1942, si congederà definitivamente il 13 novembre 1942. Verrà decorato di Croce d'Argento per anzianità di servizio. PIRIA Salvatore 20/03/1898 di Efisio e Gabbia Luigia. (Esercito N°16786) Chiamato alle armi il 16 giugno 1917, verrà arruolato nel deposito del 59° Rgt. di fanteria della Brigata ―Calabria‖. L'8 febbraio 1918 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Dopo la guerra, il 30 giugno 1919 passa alla 35a Compagnia Presidiaria e il mese successivo, il 24 luglio 1919 viene assegnato ai servizi sedentari sino al 3 settembre 1919 quando si congeda. - 288 - PISTORI Giuseppe Antonio 16/03/1898 di Salvatore e Mannai Maria. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto alle armi a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. ―Alpi‖ e assegnato alla 3a Compagnia. Il 27 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel 130° Rgt. della brigata ―Perugia‖ (Roma, deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖) e assegnato al Battaglione Complementare della Brigata ―Bari‖ (139°-140° Rgt.). Il 17 febbraio del 18 viene trasferito al 140° Rgt. di fanteria ―Bari‖. Il 5 marzo viene ricoverato all'ospedale di Cuneo sino al 10 aprile. Dopo la licenza di convalescenza, il 20 aprile rientra nell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖ a Roma. Dopo la guerra, il 7 aprile del '19 viene assegnato al ―Treno Armato n°130‖, distaccamento dell'artiglieria da campagna. Si congederà il 5 gennaio 1920. PORCU Antioco 11-13/02/1898 di Vincenzo e Salidu Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 5 marzo del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt ―Reggio‖. Il 15 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato provvisoriamente al 231° Rgt. ―Avellino‖. Il 12 ottobre del '17 viene trasferito effettivo al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30 ottobre del '17 viene catturato nel fatto d'arme di Codroipo. Rientra dalla prigionia il 25 gennaio del '19 e trasferito nel campo di affluenza dei prigionieri di guerra di Lucca. Il 19 febbraio del '19 rientra per un breve periodo al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri; dopo un mese, il 25 marzo rientra al 151° Rgt. di fanteria ―Sassari‖ e assegnato alla zona d'armistizio. Nell'agosto del '19 passa al 117° Rgt. della brigata ―Padova‖, nel gennaio del '20 al 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ e il 23 luglio rientra nel 151° Rgt. ―Sassari‖ sino la congedo avvenuto il 16 settembre 1920. PORCU Antioco Ignazio 17/05/1898 di Antonio e Cau Emanuela. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Trono‖. Il 16 giugno viene trasferito al deposito Bombardieri. Il 28 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra. Il 18 luglio del '18 viene assegnato alla 9a Compagnia di Sussistenza. Dopo la guerra, il 19 giugno del '19 viene ricoverato all'ospedale principale di Ancona per cause non dipendenti da servizio e inviato in convalescenza per un anno dalla 7a Compagnia di Sussistenza. Al rientro, il 30 giugno del '20 viene trasferito alla 7a Compagnia di Sussistenza, sino al 22 settembre 1920 quando si congeda. Dopo la guerra si trasferirà a Giba. PORCU Peppino 14/04/1898 di Nicolò e Fois Peppina. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Torino nel deposito del 6° Rgt. Genio Ferrovieri dove verrà assegnato alla 5a Compagnia. Il 20 ottobre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato nel settore del 1° Corpo d'Armata. Si congederà il 17 novembre del '20 nel Distretto Militare di Cagliari. Dopo la guerra andrà a vivere a Roma nel quartiere di Porta Pia. (Rientrato nel 1925/26?). PORCU Salvatore 16/05/1898 di Giovanni e Pau Annica. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Spoleto Deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ e assegnato alla 3a Compagnia. Il 1° giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 838a Compagnia Mitraglieri FIAT. Il 28 ottobre del '17 viene catturato durante la disastrosa ritirata di Caporetto e condotto in un campo di prigionia austriaco. Rientrerà dalla prigionia il 1° dicembre del '18. Il 25 ottobre del '19, rientra al deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Si congederà il 5 gennaio del '20 nel deposito di fanteria di Cagliari. ROSSU Antonio 26/09/1898 di Raffaele e Basciu Giovanna. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Gubbio deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖ e assegnato alla 5 a Compagnia. Il 26 aprile del '17 è nel 67° Rgt. della brigata ―Palermo‖. Il 1° maggio del '17 giunge - 289 - in territorio in stato di guerra e aggregato alla 22a Brigata di Marcia. Il 25 maggio viene trasferito in un Btg. Complementare del 68° Rgt. della Brigata ―Palermo‖ come Mitragliere. Il 19 agosto parte dal territorio in stato di guerra per malattia. Il 10 settembre giunge nuovamente in territorio in stato di guerra nel deposito mitraglieri FIAT di Brescia nella 1379a Compagnia alle dipendenze del Comando Divisionale di Milano. Il 17 marzo del '18 viene trasferito alla 1220a Compagnia Mitraglieri aggregata al 151° Rgt. ―Sassari‖. Si congederà il 28 ottobre 1920 nel deposito di fanteria di Ozieri. RUGGERI Luigi 04/02/1898 (Gonnesa) di Giuseppe e Carboni Giovanna. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 maggio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 234° Rgt. di fanteria ―Lario‖. Il 7 ottobre del '17 si arruola volontario negli Arditi e viene assegnato al XXI° Reparto d'Assalto. Il 20 novembre '17 viene promosso caporale. Il 20 maggio del '18 il XXI° Arditi cambia numero distintivo in XIII° Reparto ―Arditi‖ dipendente della 1a Divisione d'Assalto operante nel Basso Piave, dove il Ruggeri si meritò un ―Encomio solenne perché servente di una mitragliatrice, nonostante il fuoco avversario, adoperava la propria arma con singolare perizia e coraggio‖, (Basso Piave, 17-18-19 giugno 1918). Il 9 agosto del '18 è Caporal Maggiore e il 21 ottobre Sergente. Dopo qualche mese dalla fine della guerra parte per la Libia con la 1a Divisione d'Assalto. Rientra in Italia il 27 giugno del '19 per rimpatrio del proprio reparto. Dopo tre mesi, il 12 settembre 1919 è volontario nei Legionari Fiumani di Gabriele d'Annunzio. Sara Aiutante di Battaglia il 1° agosto del '20. Rientrerà in Sardegna il 19 gennaio del '21 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, si congederà al Distretto Militare di Cagliari. Quando andai a trovare la figlia di signor Ruggeri mi disse che dopo l‘impresa fiumana gli venne rilasciato un encomio firmato niente meno che dal D‘Annunzio in persona, custodito gelosamente dai nipoti emigrati a Brescia. Verrà richiamato nel giugno del '40 e assegnato alla 3a Centuria di Siliqua; nel '42 viene assegnato alla Dicat di Sant'Antioco sino al 9 ottobre del '43. A Sant'Antioco tutti conoscevano Signor Ruggeri, era un dipendente della Carbonifera Sarda e aveva una cagnetta di nome Tosca che tutte le mattina andava a ―comprargli‖ il giornale. Il titolare dell'edicola del corso Vittorio Emanuele, Guido Pinna, quando vedeva entrare la cagnetta, sapeva già cosa fare: gli portava via dalla bocca le 500 lire di carta e gli metteva tra i denti il quotidiano, e poi via di corsa, dal suo padrone. SALIDU Pasquale Antonio 23/12/1898 di Vincenzo e Lusci Giuseppa. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Roma nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖; il 27 gennaio del ‗18 giunge in territorio in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato alla 249a Compagnia Mitraglieri FIAT (Deposito di Brescia). Morirà il 27 luglio del '18 sul Monte Ardanica per ferite riportate in combattimento. SATTA Giovanni Antonio noto Efisio 10/10/1898 di Antonio e Carboni Rita. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel 2° Reggimento di Artiglieria da Fortezza del Distretto Militare di La Spezia e assegnato alla 4a Compagnia con la quale giunge in territorio in stato di guerra il 21 marzo del '17. L'11 novembre viene trasferito al 3° Rgt. di Artiglieria da Campagna e assegnato all'11a Batteria da 105 mm. Dopo la guerra, il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra e dopo quattro mesi, il 30 aprile del '19 viene smobilitato nel deposito del 3° Rgt. di Artiglieria e il 26 maggio 1919 si congeda. SERRA Antioco 21/11/1898 di Salvatore e Manca Rosina. (Esercito N°13362) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Roma nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 15 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra nella Scuola Bombardieri e assegnato alla 156a - 290 - Batteria. Il 3 settembre durante i violenti scontri a San Marco (Valletta della morte), morirà in seguito alle ferite multiple riportate agli arti e alla testa, è probabile che sia stato colpito da qualche proiettile di mortaio o di artiglieria pesante. Verrà sepolto a Gorizia nel cimitero dei Frati Cappuccini. SERRA Salvatore Antonio 29/05/1898 di Salvatore e Mura Emanuela. (Esercito) Chiamato alle armi il 19 maggio del '17 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖, il 22 viene trasferito al 205° Btg. di marcia nel Distretto Militare di Spoleto. L'8 novembre è nel 163° Rgt. di fanteria ―Lucca‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 7 marzo del '18 è nel Btg. Complementi del 164° Rgt. della brigata ―Lucca‖. Il 30 maggio del '19 è nel 10° Deposito Quadrupedi; il 25 dicembre nel 3° Reparto Carreggio; il 22 gennaio del '20 nella 56a Colonna Carreggio della 330a Sezione. Il 18 agosto è nella 1a Compagnia Treno di Artiglieria del 5° Gruppo del 16° Rgt. di Artiglieria da Campagna di Brescia. Il 20 ottobre del '20 rientra al Distretto Militare di Cagliari e si congeda. SPADA Dario 28/08/1898 di Giuseppe e Floris Maria Luigia. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. L'11 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel deposito Bombardieri di Nervesa (Treviso) e dopo un mese, l'11 luglio passa alla 156a Batteria Bombarde del deposito di Scandiano (Reggio Emilia). Il 1° gennaio del '19 lascia il territorio in stato di guerra. Il 27 febbraio del '19 viene mandato in convalescenza per ricovero all'ospedale militare di Cagliari. Il 24 settembre rientra al corpo nel 4° Rgt. di Artiglieria pesante a Piacenza e assegnato alla compagnia automobilisti. Si congederà il 27 dicembre 1919. Dopo la guerra avrà diritto a fregiarsi della Medaglia Commemorativa nazionale della guerra 1915-18 istituita con Regio Decreto n°1241 del 2907/1920 e ad apporre sul nastrino della medaglia la fascetta corrispondente agli anni di compagna (1917-1918). Concessa la Croce al Merito di Guerra con determinazione del Ministro in data 10/11/1922, Brevetto n° 103658. Dopo la guerra farà il farmacista. VACCA Giovanni 10/09/1898 di Antonio e Mura Caterina. (Esercito) Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel 51° Rgt. di fanteria ―Alpi‖, (Deposito di Gubbio). Il 16 maggio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato prima al 205° Rgt. della brigata ―Lambro‖ e in seguito al 206° Rgt. della stessa brigata. Il 12 agosto viene ricoverato all'ospedale di Cormons (Gorizia). Rientrerà il 31 dello stesso mese e verrà assegnato al 96° Rgt. di fanteria ―Udine‖. Il 19 giugno del '18 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖ e vi rimarrà anche dopo la conclusione del conflitto; si congederà nel distretto militare di Cagliari il 28 ottobre 1920. CLASSE 1899 ANGIUS Giuseppe 26/01/1899 di Nicolò e Piras Giuseppa. (Esercito) Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Btg. di Fanteria M.T. nel Distretto Militare di Cagliari. Il 24 giugno nel viene assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖, nel deposito di fanteria di Ozieri. Nell'agosto del '17 parte per il continente e giunge in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato al 152° Rgt. della ―Brigata Sassari‖. Poi al 219° Rgt. della brigata ―Sele‖. Nel novembre del '17 lascia la zona di guerra per una crisi di congelamento e viene ricoverato nell'Ospedale Militare di Pavia. Dopo la consueta convalescenza, rientra a Ozieri nel Deposito del '45° Rgt. ―Reggio‖ e da lì rientra nella penisola a Brescia nel deposito Mitraglieri Fiat. Terminato il conflitto, il 18 aprile del '19 è nella 2a Compagnia Automobilisti a Monza (50° Autoreparto). Il 30 dello stesso mese viene - 291 - nuovamente ricoverato all'Ospedale ―Carlo Cattaneo‖ di Milano sino al 6 giugno del '19. Si congederà il 5 dicembre 1920 nel Distretto Militare di Cagliari. BAGHINO Giuseppe 01/01/1899 di Pasquale e Grosso Antonia. (Marina) Padre dell'onorevole Eusebio Baghino. Viene arruolato il 1° giugno 1918 nel Compartimento Marittimo di Cagliari e assegnato (12 giugno) al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena. L'8 luglio viene designato Allievo Torpediniere M.P. e il 19 settembre viene ammesso a frequentare il corso per palombari presso la Regia Scuola Torpedinieri. Pur non avendo avuto la possibilità di entrare in contatto diretto col nemico, essendo stato chiamato negli ultimi 5 mesi di guerra, ebbe ugualmente il suo momento di gloria nel corso di uno sbarco a Pola pochi giorni dopo l'armistizio, durante il quale fu accanto al poeta-soldato Gabriele d'Annunzio. I suoi figlioli, Marco e Eusebio, lo prendevano sempre in giro: ―Sei sbarcato a guerra finita‖. Ma lui orgogliosamente li zittiva: ―Cosa ridete? - Sono sbarcato a Pola insieme a Gabriele d'Annunzio‖. Al termine del corso, nella primavera del '19, consegue il brevetto di Palombaro scelto e il 15 maggio 1919 viene trasferito al Compartimento Marittimo di La Spezia dove il 5 giugno s'imbarca sulla nave talassografica ―Tremiti‖ sino al congedo, 2 febbraio 1920. (Talassografia: Scienza che studia il mare dal punto di vista fisico e chimico). BALLOCCO Antioco Luigi 22/11/1899 di Salvatore e Toro Maria. (Esercito) Arruolato il 4 febbraio 1918 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 28 maggio viene tradotto in territorio in stato di guerra e assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 28 ottobre del '18 viene ricoverato nell'ospedale militare di Firenze e dopo la consueta convalescenza, il 20 gennaio del '19 rientra al 46° Rgt. ―Reggio‖ e trasferito al 1° Battaglione di stanza ad Iglesias. Il 10 marzo del '19 viene trasferito a Cagliari in una Compagnia della Sussistenza e il 1° aprile del '19 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. BASCIU Antonio 05/01/1899 di Antonio e Frau Giuliana. (Esercito, N°17588) Arruolato il 27 febbraio del '17 nel 316° Btg. di fanteria della M.T., il 15 giugno viene assegnato al deposito del 1° Rgt. Bersaglieri Ciclisti a Napoli. Il 13 dicembre viene tradotto in territorio in stato di guerra e assegnato ad una compagnia di zappatori del 1° Battaglione Ciclisti. Dopo l'armistizio continuerà a rimanere in zona d‘operazioni nel 1° Battaglione Bersaglieri Ciclisti, sino al 21 marzo del 1920 quando, con l'8° Btg. Bersaglieri Ciclisti viene inviato a Fiume. Nel novembre del 1920 rientra al Deposito dell'8° Battaglione Bersaglieri Ciclisti del 1° Reggimento di Napoli. Si congederà il successivo 10 dicembre 1920 nel Deposito Bersaglieri di Caprera dipendente dal Reggimento Bersaglieri di Livorno. BASCIU Luigi 26/10/1899 di Salvatore e Usai Maria Antioca. (Esercito) Arruolato il 16 giugno del '17 nel Deposto di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, il 25 settembre giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato come effettivo nel 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Dopo la guerra il 1° agosto del '19 viene assegnato al 5° Ufficio Raccolta Rottami di Vicenza, e dopo un mese (settembre del '19) viene aggregato al 10° Battaglione della M.T.. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 6 gennaio 1920. BIGGIO Bruno Onorato Bartolomeo 07/03/1899 di Leopoldo e Penco Maddalena. (Esercito) Arruolato il 20 gennaio del '18 nell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 1° maggio consegue la nomina a Caporale. Non è dato a sapere se sia stato impiegato in zona d'operazioni. Al termine del conflitto, il 28 luglio del '19, viene mandato in osservazione all'Ospedale Militare di Roma e giudicato idoneo ai servizi sedentari. Si congederà il mese successivo, il 20 agosto del '19. - 292 - BULLEGAS Nicolino 06/09/1899 di Emanuele e Siddi Maria Luigia. (Esercito) Arruolato il 16 giugno del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Giunge in territorio dichiarato in stato di guerra il 20 novembre e assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 29 dicembre è costretto a lasciare al zona di guerra per una crisi di congelamento. Dopo il ricovero e la licenza di convalescenza, il 10 febbraio del '18 rientra al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri e il successivo 13 settembre giunge in territorio dichiarato in stato di guerra e assegnato alla 24 a Compagnia Presidiaria. Dopo l'armistizio, il 20 novembre del '18, rientra per un certo periodo al Deposito di Ozieri; ripartirà per la zona di mobilitazione il 15 settembre 1919 e verrà assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ a Trieste sino al congedo ottenuto il 24 febbraio 1921. BULLEGAS Raffaele 16/11/1899 di Raffaele e Milia Antonia. (Esercito) Arruolato il 24 giugno 1917 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri, il 15 agosto viene promosso Caporale e il successivo 30 ottobre giunge in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato all'83° Rgt. di fanteria di marcia ―Venezia‖, centro di reclutamento del 267° Rgt. della brigata ―Caserta‖. Infatti il 1° giugno del '18 viene trasferito al 267° Rgt. di fanteria ―Caserta‖. Dopo la guerra, il 26 febbraio del '19 viene trasferito all'87° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 19 agosto è ricoverato all'Ospedale da Campo di Anduins, nei pressi di Forgaria del Friuli (Udine), il 26 agosto è trasferito all'Ospedale Militare di Trieste. Il 5 ottobre del '19 viene inviato in convalescenza. Rientrerà il 22 aprile del 1920 a Siena nel deposito dell'87° Rgt. ―Friuli‖. Il 12 maggio del 1920 viene trasferito all'Ospedale Militare di Cagliari per convalescenza. Si congederà il 30 gennaio 1921. Nel 1935 parte volontario per la Campagna in AOI. Sarà destinato in Somalia a Mogadiscio vi rimarrà sino al '41 quando verrà catturato dalle truppe inglesi. Verrà rimpatriato il 15 aprile 1946. BUZZO Giuseppe Bartolomeo 14/11/1899 di Agostino (noto Antonio) e Caridolle Emma. (Esercito) Nato a Carloforte. Arruolato il 16 giugno 1917 nel 2° Reggimento di Artiglieria da Fortezza nel Distretto Militare di La Spezia, giunge in territorio in stato di guerra, il 27 giugno '17. Il 13 novembre del '18, viene trasferito al 6° Rgt. Artiglieria da Fortezza e in seguito trasferito al Deposito Aviatori di Torino. Si congeda a Cagliari il 9 marzo 1920. CARACCIOLO Alberto Mario Beniamino 04/03/1899 di Michele e Giacomina Raffaela. (Esercito) Ufficiale. Figlio del Direttore Didattico Michele Caracciolo. Chiamato alle armi il 24 febbraio 1917, viene lasciato in congedo illimitato provvisorio sino all'inizio dei corsi di istruzione per gli Aspiranti Ufficiali di Complemento. Il 22 aprile del '17 viene ammesso, in qualità di Allievo Aspirante Ufficiale di Complemento, nella Scuola Militare di Caserta. Il 19 agosto durante l'istruzione tattica, riporta una contusione alla fronte in seguito a caduta in un fossato. Il 3 ottobre viene nominato aspirante Ufficiale di Complemento e assegnato al 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Avrà il grado di Sottotenente Medico di Complemento. CARBONI Giuseppe 28/02/1899 nato a Tonara, di Antioco e Sulis Anna. (Esercito) Il 24 febbraio 1917 viene chiamato alle armi nel Distretto Militare di Cagliari e assegnato al 316° Btg. di fanteria della M.T.. Il 19 giugno viene trasferito a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 23 dicembre del '17 viene tradotto in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 7 febbraio del '18 lascia provvisoriamente la zona di guerra per motivi di salute; verrà richiamato il 5 aprile e assegnato all'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 10 - 293 - ottobre rientra in Sardegna nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 dicembre 1918. DESSÌ Ottavio Emilio Francesco 01/11/1899 di Bernardo e Garau Marianna. (Marina) Arruolato il 1° giugno del '18 presso il Comando Difesa Marittima di La Maddalena, il 9 luglio del '18 viene classificato Allievo Cannoniere, e il 4 settembre viene assegnato al Comando di La Spezia al S. Bartolomeo, nella Direzione Torpedini e Munizionamento. L'8 settembre del '20 rientra al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, dove si congederà l'11 febbraio 1921. FARCI Luigi 27/07/1899 di Salvatore e Cauli Maria Luigia. (Marina) Arruolato il 1° giugno del '18 al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 7 luglio viene classificato Allievo fuochista navigante e imbarcato sulla Torpediniera ―55 A.S.‖ Si congederà l'8 febbraio 1920 con 21 mesi di servizio. GALLUS Giuseppe Emanuele 22/02/1899 di Vincenzo e Mannai Maria. (Esercito) Fratello di Antioco Vincenzo 17/10/1889. Arruolato il 24 febbraio 1917 nel 316° Btg di fanteria della M.T. nel Distretto Militare di Cagliari, il 30 giugno del '17 viene trasferito effettivo al deposito del 5° Rgt. Genio Minatori di Torino. Giunge in territorio in stato di guerra il 10 agosto del '17 e assegnato al 43° Corpo Minatori. Il 15 luglio viene riformato dall'ospedale di Verona per otite. GARAU Luigi Mario Attilio 20/09/1899 di Antonio e Aste Peppina. (Esercito) Arruolato il 16 giugno 1917 nel 45° Rgt. ―Reggio‖, l'8 novembre viene nominato Caporale e il 26 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 10 gennaio del '18 viene trasferito al 118° Rgt. della brigata ―Padova‖. Il 14 dicembre è nella 9a Compagnia di Sussistenza, 109a Squadra V.N. Il 22 maggio 1919 parte dal territorio in stato di guerra e rientra al proprio centro di mobilitazione. Il 25 maggio viene trasferito al Comando Aeronautico Aviatori di Roma. Il 1° agosto del '19 è nella Sezione Rifornimento Aviazione mobilitato di Padova. Il 26 febbraio del '22 rientra al Distretto Militare di Cagliari e si congeda. Verrà decorato con la Croce al Merito di Guerra 1917-18. IBBA Emanuele di 26/07/1899 (Villarios-Masainas) di Efisio Antonio e Aramini Fortunata. (Esercito) Chiamato alle armi il 24 luglio de '17 , il 9 agosto viene assegnato al Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 2 febbraio del '18 viene trasferito al Deposito del 1° Rgt. Mitraglieri ―Fiat‖. Il 3 marzo giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 agosto viene ricoverato all'Ospedale. Il 3 novembre rientra al deposito e il 7 gennaio del '19 è nel convalescenziario di Como. Il 18 maggio rientra a Brescia deposito del 77° Rgt. di fanteria ―Toscana‖ e centro di reclutamento delle compagnie dei Mitraglieri. Il 28 febbraio del '21 si congeda nel deposito di fanteria di Cagliari. LECCA Antioco 15/01/1899 di Francesco e Mallus Francesca. (Esercito) Arruolato il 24 febbraio 1917 nel 316° Btg. di fanteria della M.T., il 25 giugno viene assegnato al deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra e il 28 dello stesso mese viene assegnato al 20° Rgt. Bersaglieri del 5° Corpo d'Armata. Dopo la guerra, l'11 novembre del '18 viene trasferito al 4° Rgt. Bersaglieri nel deposito di Torino e il 20 novembre viene assegnato alla zona di Trento, da Folgaria a Lavis. Successivamente verrà trasferito al Comando Tappa del Deposito Bersaglieri di Livorno. Si congederà il 13 dicembre 1920. - 294 - LOI Salvatore 11/02/1899 di Raffaele e Sanna Maria. (Esercito N° 17593) Chiamato alle armi il 24 febbraio del '17 dal Distretto Militare di Cagliari, verrà arruolato nel 316° Battaglione di fanteria della M.T.. Vi rimane sino al 26 luglio quando viene trasferito effettivo a Viterbo nel Deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖, caserma ―S. Caterina‖. Il 20 novembre giunge in territorio in stato di guerra e il 24 dello stesso mese viene trasferito nel Battaglione Complementare del 54° Rgt. della Brigata ―Umbria‖, deposito di Ivrea (TO). Il 12 gennaio del '18 è effettivo nel 54° Rgt. ―Umbria‖ e dopo un mese, il 25 febbraio del '18 , si arruola nel 7° Reparto d'Assalto di marcia nel deposito del 66° Rgt. della brigata ―Valtellina‖. Il 1° febbraio 1918 venne punito (P.R.) per 10 giorni per essersi allontanato dal servizio arbitrariamente. Dopo l'armistizio, il 29 novembre del '18, viene trasferito al XXII° Reparto d'Assalto. Il 1° febbraio del '19, lascia la zona di guerra col XXII° Reparto d‘Assalto prestando servizio prima in Libia e poi in Albania. Rientra in Italia il 17 novembre 1920 nel XX° Reparto d‘Assalto e si congederà il 4 dicembre 1920. Dopo il congedo avrà diritto di fregiarsi della Croce al Merito di Guerra e di Medaglia Commemorativa Nazionale della guerra 1915-18, istituita in data 29 luglio 1920 con R.D. n°1241, ed ad apporre sul nastro della Medaglia le posadde corrispondenti agli anni di campagna 1917-18. LUSCI Daniele Antioco Giovanni 05/10/1899 di Francesco e Steri Marianna. (Esercito) Chiamato alle armi il 17 novembre del '17 a Gubbio nel deposito del 51° Rgt. della brigata ―Alpi‖. Il 15 maggio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 1 gennaio del '19 parte dal territorio in stato di guerra e il 18 giugno rientra al Deposito di fanteria del Distretto Militare di Cagliari dove si congeda il 21/06/1919. MASSA Antonio 29/04/1899 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito) Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Battaglione di fanteria della M.T. Il 21 giugno viene assegnato al 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Giunge in territorio in stato di guerra il 20 novembre del '17 e il 24 viene assegnato al Battaglione Complementare del 54° Rgt. della Brigata ―Umbria‖. Il 12 gennaio del '18 è effettivo presso il 54° Rgt. ―Umbria‖; successivamente, l'8 agosto del '18 viene esonerato dai servizi di prima linea e trasferito al 10° Battaglione della M.T. del Distretto Militare di Vercelli. Il 26 giugno del '19 lascia il territorio in stato di guerra e viene assegnato al 79° Rgt. della brigata ―Roma‖. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 1° dicembre 1920. MATTA Giuseppe Giovanni Domenico 28/10/1899 di Patrocinio e Salidu Domenica. (Esercito n° 18731) Chiamato alle armi il 16 giugno 1917, verrà arruolato a Napoli nel deposito del 1° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il 31 ottobre è Caporale e il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra. Il 12 dicembre è effettivo nel 6° Rgt. Bersaglieri. Il 1° aprile 1918 è passato di forza perché ricoverato per motivi di salute. Il 13 dicembre 1918 è nel 6° Autoreparto Automobilisti di Artiglieria. Il 15 maggio 1920 rientra in Sardegna e si arruola nell'Arma dei Carabinieri in ferma triennale. Si congederà il 14 maggio 1923. MIGLIARDI Mario Pietro Giuseppe 26/02/1899 di Raimondo e Coè Riccarda. (Esercito) Ufficiale. Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Battaglione di fanteria della M.T. nel Distretto Militare di Cagliari. Il 21 giugno viene trasferito effettivo al Deposito dell'81° Rgt. della brigata ―Roma‖ e assegnato alla 7a Compagnia. Il 6 gennaio del '18 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 92° Rgt. di fanteria ―Basilicata‖. Il 5 marzo lascia il territorio in stato di guerra per essere avviato alla Scuola di Applicazione di fanteria a Parma dove verrà avviato al Corso d'Istruzione per Allievi Aspiranti Ufficiali di Complemento. Il 14 luglio del '18 viene nominato Aspirante Ufficiale e assegnato al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. - 295 - MURA Salvatore 09/07/1899 di Salvatore e Frau Chiara. (Esercito N°21171) Chiamato con la classe del 1901, verrà arruolato il 9 novembre 1920. Arruolatosi volontario il 2 novembre 1936 per l'Africa Orientale Italiana, verrà assegnato all'8° Battaglione Camice Nere d'Africa. Il 4 dello stesso mese è a Messina nel deposito della 166 a Legione CCNN e parte alla volta dell'Eritrea. Sbarcherà a Massaua il 15 novembre 1936 con l'8° Btg CCNN e smobilitato dopo circa due anni, il 3 febbraio 1939. Verrà richiamato per pochi mesi tra il 1940-41 nel 406° e 408° Battaglione Costiero. PINNA Antioco Luigi 20/04/1899 di Efisio e Longu Caterina. (Esercito) Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Btg. di fanteria della M.T.. Il 25 giugno viene assegnato al 1° Rgt. Bersaglieri deposito di Napoli. Il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra e il 12 dicembre viene assegnato effettivo al 6° Rgt. Bersaglieri. Il 20 ottobre del '19 lascia la zona di guerra e, in prossimità di fine ferma, il 25 ottobre 1920 si arruola volontario in ferma triennale nell'Arma dei Carabinieri a Cavallo. All'entrata in guerra dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, il 17 giugno del '40 viene richiamato nella Legione Territoriale di Cagliari e assegnato alla Stazione di Iglesias sino al congedo, 31 maggio 1945. PINTUS Nicolino 12/05/1899 di Antioco e Garau Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 nel Deposito del 45° ―Reggio‖ a Ozieri. Il 14 novembre viene trasferito al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e il successivo 18 novembre raggiunge il territorio in stato di guerra. Il 13 settembre del '19 è nella 4a Compagnia di Sanità, effettivo all'Ospedale di Genova, il 15 giugno del '20 è nella 6a Compagnia di Sanità sempre all'Ospedale di Genova. Si congederà il 25 febbraio 1921. PISTORI Antioco Luigi 21/10/1899 di Antioco e Porcu Peppina. (Esercito) Arruolato il 20 giugno del '17 nel Deposito del 45° ―Reggio‖ a Ozieri. L'11 gennaio del '18 viene assegnato al 4° Reparto Mitraglieri ―Fiat‖. Il 18 settembre giunge col reparto in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra, il 24 settembre del '19 passa al 111° Rgt. della brigata ―Piacenza‖ e il 18 maggio del '20 al 313° Rgt. di fanteria costituito il 21 aprile 1920 a Parma nel deposito del 62° Rgt. di fanteria ―Sicilia‖. Il 6 giugno del '20 viene trasferito nelle truppe operanti in Albania. Verrà rimpatriato il 20 ottobre del '20 e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Si congederà il 28 febbraio 1921. PUDDU Emilio 07/08/1899 di Antioco e Salidu Raffaela. (Esercito) Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 nel 1° Rgt. Bersaglieri a Napoli, il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al IV° Reparto d'Assalto di marcia nella zona di Treviso, presso Castelfranco Veneto e in seguito a San Gaetano nella zona di Venezia. Il 12 dicembre 1917 viene assegnato al 6° Rgt. Bersaglieri operante nella linea di Fornace nel Basso Isonzo. Il 20 maggio del '18 viene trasferito al 26° Reparto ―Arditi‖, e il mese successivo, il 15 giugno al 72° ―Arditi‖. Il 25 gennaio del '19 viene trasferito al 7° ―Arditi‖ della 1a Divisione d'Assalto di marcia. Si congederà a Gorizia il 27 febbraio 1921. SALIDU Giuseppe 08/05/1899 di Antonio e Pinna Caterina. (Esercito) Arruolato il 16 giugno 1917 nel deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖ e assegnato ai servizi sedentari per congiuntivite. Il 4 settembre del '18 parte per la zona di guerra e verrà assegnato ad una Compagnia Lavoratori Territoriali. Il 1 gennaio del '19 parte dal territorio in stato di guerra e si congeda al Distretto Militare di Cagliari il 24 aprile 1919. - 296 - SALIS Sebastiano noto Giovanni 13/01/1899 di Nicolò e Pinna Maria. (Esercito) Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Battaglione della M.T.. Il 25 giugno è nel Distretto Militare di Napoli nel 1° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 6a Compagnia di Sanità col grado di Caporale. Il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 6° Rgt. Bersaglieri. Il 18 marzo del '18 è a Bologna nel Deposito del 6° Bersaglieri. Il 1° aprile del '18 rientra al fronte col 6° Rgt. Bersaglieri. Il 27 aprile è nel 12° Rgt. Bersaglieri. Dopo la guerra, il 10 gennaio del '19 viene assegnato all'Ospedale da Campo n°206. Il 15 giugno del '20, col grado di Caporal Maggiore, viene trasferito all'Ospedale Militare di Udine. Si congeda il 5 luglio del '20 nella 5a Compagnia di Sanità. SCHIFFINO Alessandro 06/10/1899 di Giovanni e Medda Maria. (Esercito) Arruolato il 16 giugno del '17 nel Distretto Militare di Viterbo e assegnato al 60° Rgt. ―Calabria‖ presso la caserma ―S. Caterina‖. Il 16 ottobre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre viene trasferito alla Colonna Carreggio di Riserva del 30° Rgt. di Artiglieria Campale. Il 4 novembre del '18 lascia la zona di guerra e il 15 dello stesso mese, viene assegnato al 2° Reparto ―Carreggio e Salmerie‖. Il 31 maggio del '19 è Caporale e dopo 4 mesi, il 15 settembre viene assegnato alla 1a Sezione Autonoma della 30a Compagnia Carreggio. Il 21 febbraio del '20 è a Torino nel Deposito del 30° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 16 agosto è nella 4a Compagnia Autonoma Munizioni Esplosive. Si congeda l'11 marzo 1921. SECCI Giulio Cesare Agostino 20/04/1899 di Celestino e Bullegas Maria. (Esercito) Figlio di Celestino Secci, possidente e consigliere comunale di maggioranza durante il mandato del Cavalier Giuseppe Biggio (1899-1920). Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Btg. della M.T. nel Distretto Militare di Cagliari. Il 25 giugno del '17, nel Distretto Militare di Napoli, passa effettivo al 1° Rgt. Bersaglieri e giunge in territorio in stato di guerra dove passa al 6° Rgt. Bersaglieri (Deposito di fanteria di Bologna). La sua zona di operazioni era la Valle del Brenta sul Monte Cormone. Il 2 agosto del '18 viene ricoverato nell'Ospedale da Campo per febbri causate da una tubercolosi polmonare contratta in trincea, e il successivo 18 agosto viene mandato in licenza straordinaria per motivi di salute. Rientrato dalla licenza, non riuscirà più a riprendersi e morirà il 5 giugno 1919 all'Ospedale Militare di Nervi (Genova). SERCI Giovanni 24/06/1899 di Luigi e Rosso Luigia. (Esercito) Arruolato il 16 giugno del '17 a Roma nel Deposito del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna, il 29 novembre giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 56° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Dopo la guerra, il 12 novembre del '18 viene ricoverato all'Ospedale di Udine. Rientrerà al 13° Rgt. il 12 gennaio del '19. Si congederà il 25 febbraio 1921. SERRENTI Erminio Salvatore Pietro 19/06/1899 di Giovanni Antonio e Selis Maria Luigia. (Marina) Arruolato il 15 luglio del '18 nel Compartimento Marittimo di Cagliari, il 28 luglio viene assegnato al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena e classificato Marinaio. Si congederà il 18 marzo 1921. Richiamato il 1° giugno del '40 sino al 20 settembre del '43 nella Dicat di Sant'Antioco. SODDU Francesco 09/02/1899 di Antioco Ignazio e Idili Anna Loretta. (Esercito) Arruolato il 17 gennaio del '18 nell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖, il 18 maggio viene trasferito al Deposito del 2° Rgt. Bersaglieri (Distretto Militare di Livorno). Il 26 settembre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 1 gennaio del '19 cessa di trovarsi in - 297 - territorio in stato di guerra. L'8 dicembre 1920 rientra al deposito di fanteria di Cagliari e si congeda. SPIGNESI Silvio 17/08/1899 nato a Ponza, di Silvio e Prost Carmen. (Marina). Non è di Sant'Antioco, era di Cagliari e faceva il fabbro, verrà nella nostra città alla fine degli anni '30 come Console della Compagnia Portuale ―Michele Bianchi‖ e sarà l'ultimo segretario politico del fascio antiochense (25 luglio 1943). Venne arruolato il 26 maggio del '18 dal Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena col grado di Cannoniere. Dal 22 dicembre del '19 al 12 ottobre del '20 era imbarcato sulla nave ―Conte di Cavour‖. Classe 1900 COSSU Antioco Luigi 15/04/1900 di Antonio e Careddu Giovanna. (Esercito N°23459) Chiamato alle armi il 25 marzo 1918, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 23 agosto viene assegnato alla 173a Compagnia Lavoratori e il 31 è in territorio in stato di guerra. Lascerà la zona d'operazioni il 4 novembre 1918 e si congederà il 21 febbraio 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri. DESSÌ Emanuele Agostino Giuseppe 06/03/1900 di Giuseppe Luigi e Nocco Antioca. (Esercito) Arruolato il 25 marzo del '18 nel Distretto Militare di Napoli nel Deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il 2 novembre, due giorni prima dell'armistizio, viene inviato in zona di guerra e assegnato al 22° Rgt. Bersaglieri. Si congederà il 25 marzo 1919 nel Distretto Militare di Barletta. GARAU Giuseppe 20/01/1900 di Salvatore e Rombi Mariana. (Esercito-Aviazione N°25167) Soldato volontario nella Scuola Aspiranti Ufficiali Piloti Aviatori di Caserta per la durata della guerra a partire dal 16 aprile 1918. Sottotenente dell‘Aviazione. (ACSA, Leva e truppa VIII, 21 aprile 1920). PUSCEDDU Vincenzo 11/01/1900 di Salvatore e Piria Giuseppa. (Esercito) Arruolato il 25 luglio del '18 nel Battaglione Tracomatosi di Cagliari. Il 12 novembre, otto giorni dopo l'armistizio, viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato alla 143a Compagnia Lavoratori Territoriali. Il 15 gennaio del '19 viene trasferito al 122° Rg