Premessa dell`Autore - Comune di Sant`Antioco

Transcript

Premessa dell`Autore - Comune di Sant`Antioco
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Gabriele Loi
ANTIOCHENSI
NELLA
LEGGENDA DEL PIAVE
(La guerra del ‘15-18)
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Indice
Pag. 3
Pag. 7
Pag. 10
Pag. 13
Pag. 21
Pag. 44
Pag. 80
Pag. 138
Premessa dell‘Autore
Introduzione Storica: dal Risorgimento alla Grande Guerra
L‘organizzazione militare della Sardegna
Mobilitazione Generale: ―...la primavera ci sorride bellissima‖
La campagna del 1915: le prime quattro battaglie dell‘Isonzo
La campagna del 1916: l‘offensiva austro-ungarica nel Trentino
La campagna del 1917: dall‘Ortigara a Caporetto
La campagna del 1918: dal Piave a Vittorio Veneto
Appendice
Pag. 181
Pag. 299
Pag. 300
Pag. 308
Pag. 309
Pag. 310
Pag. 324
Pag. 327
Pag. 337
Pag. 357
Pag. 375
Pag. 376
Pag. 377
Pag. 379
Fogli Matricolari dei militari Antiochensi
Bollettino della Vittoria: 4 novembre 1918.
Deceduti in combattimento
Deceduti per cause diverse durante e dopo il conflitto
Decorati al Valor Militare
Poesie e canti della Grande Guerra
Il Generale Carlo Sanna
Diario storico della Brigata ―Reggio‖
Diario storico della Brigata ―Sassari‖
Brigate e Reggimenti della Grande Guerra
La Stampa – 28 marzo 1919.
Ringraziamenti
Bibliografia e volumi citati
Indice dei nomi
Abbreviazioni
 Rgt.= Reggimento, Unità organica del Regio Esercito costituita da più battaglioni al
comando di un Colonnello.
 Btg.= Battaglione, Unità tattica della fanteria suddivisa in Compagnie.
 Cmp.= Compagnia, Unità tattica suddivisa in plotoni.
 M.M.= Milizia Mobile.
 M.T.= Milizia Territoriale.
 D.M.= Distretto Militare.
 C.R.E.= Corpo Regio Equipaggi.
 C.R.E.M.= Corpo Regio Equipaggi Marittimi.
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Premessa dell‘Autore
Sin da bambino, quando vivevo tra una partita di pallone e la lettura di un fumetto
d‘avventure, ho sempre provato un‘attrazione irresistibile per la storia militare. Forse
saranno stati i racconti dei miei nonni Salvatore e Luigino, entrambi veterani delle due
guerre mondiali o chissà cosa, questa, come tutte le passioni, ha qualcosa di irrazionale che
mi riesce difficile spiegare. Ho sempre apprezzato la storie di guerra, che in me hanno
suscitato emozioni e sensazioni che in fondo avrei voluto provare. La guerra per tutto questo
è drammaticamente forse l‘evento più incisivo nella vita di un uomo. Le storie di uomini in
guerra sono quelle che davvero possono dirsi vissute fino in fondo sulla pelle. Del resto
Enzo Biagi diceva che ―nel bene non c‘è romanzo‖.
È stata raccontata tante volte la storia dei sardi in guerra, meno spesso si è raccontata
la guerra dei combattenti di Sant‘Antioco; forse è una storia un po‘ più piccola, ma non per
questo meno istruttiva. Le pagine che seguono sono frutto della mia passione, e delle mie
letture. Questo lavoro l‘ho pensato, non per esaltare il valore bellico dei nostri concittadini,
ma per dare alle future generazioni la possibilità di cercare tra le pietre e le cime della
Grande Guerra, le orme lasciate nella storia e nel tempo dai nostri soldati che con ideali e
coraggio d‘altri tempi diedero la vita per i confini della Patria. Non era la prima volta che
Sant‘Antioco rispondevano alla chiamata alle armi: troviamo soldati Antiochensi nella
famosa ―Battaglia di Solferino‖ durante la 2a Guerra d‘Indipendenza del 18591 che portò
all‘Unità d‘Italia, alla ―Presa di Porta Pia‖ nel 18702 che sancì Roma capitale, e nelle
guerre coloniali del 1885 e del 1911.
Per renderci conto della vastità della 1a guerra mondiale bisogna ricordare che circa
630 giovani Antiochensi lasciarono Sant‘Antioco per conquistare una terra sulla quale oggi
si scia, si fanno escursioni e si trascorrono momenti di villeggiatura. Scrivendo sui nostri
soldati ho cercato di non cadere nella retorica e di non mostrarmi scontatamente contrario
alla guerra, portando così anche tutto il mio rispetto per chi fu, nel fiore della giovinezza,
protagonista di un incredibile storia. Chi leggerà queste righe seguirà, quasi giorno per
giorno, il viaggio dei nostri soldati che ci accompagneranno nelle trincee della grande
guerra. Nella preparazione del libro mi sono mosso come un esploratore che, armato di
penna e taccuino, ha frequentato archivi e biblioteche, animato da un grande entusiasmo, ma
confesso che per la complessità della materia, sono stato tentato parecchie volte di ―gettare
la spugna‖. Per fare questo lavoro era necessario consultare i fogli matricolari di tutti i
militari censiti nelle liste di leva del nostro comune. Tramite il Distretto Militare di Cagliari,
chiesi l‘autorizzazione al Ministero della Difesa specificando che la consultazione era
limitata all‘appartenenza al Corpo e alla zona di guerra. Ottenuta l‘autorizzazione nella
primavera 2004, durante la ricerca ero coadiuvato da un Maresciallo e da un civile che
occultavano ed estrapolavano dal foglio matricolare le parti tutelate dalla legge sulla
privacy. L‘Archivio della Forza in Congedo di Calamosca non è ben tenuto; non era
neppure un archivio, perché non c‘era un solo documento censito e catalogato com‘è in uso
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ACSA, Archivio Storico di Sant’Antioco.
GIORNALE D’ITALIA, 23 febbraio 1933. S.Antioco “La morte di un veterano”. È deceduto il veterano Masala
Francesco, nato a S.Antioco nel 1847. Fu alla presa di Roma nel 1870 quale bersagliere, entrando nella breccia di Porta
Pia, guadagnandosi una medaglia di bronzo. Il vecchio era paralitico da diversi anni.
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negli archivi. Era una sorta di seminterrato dove i fogli matricolari erano custoditi in faldoni
ognuno dei quali corrispondenti ad una classe. Spesso capitava di non trovare il foglio
matricolare, smarrito chissà dove, mentre altri erano incompleti e hanno lasciato pochissime
tracce. Quando chiesi la motivazione dei fogli mancanti mi risposero: ―Booh! Sono tutti lì,
se qualcuno manca…‖ . Inoltre il Maresciallo che mi coadiuvava nella ricerca mi disse che
dovevo considerarmi fortunato, in quanto una circolare ministeriale degli anni ‗90, (al
momento sospesa), intimava di destinare al macero l‘archivio della prima guerra mondiale.
Quando ebbi tra le mani il foglio matricolare di mio nonno Salvatore Loi (classe 1899), ebbi
un tuffo al cuore. Mio nonno, ardito nei battaglioni d‘assalto non può andare al macero! Ma
è mai possibile che una memoria storica così preziosa possa essere oggetto di una eventuale
soppressione. È così difficile che un qualsiasi capoccione prenda un foglio di carta intestata
e una penna e deliberi di destinare il fondo della grande guerra, invece che al macero,
all‘Archivio di Stato di Cagliari, ciò non avrebbe alcun costo e si manterrebbe viva una
memoria storica dal valore inestimabile.
Ritornando alla ricerca, mi sono preoccupato di controllare i dati anagrafici e le foto
di tutti i militari citati. Oltre ai fogli, per fugare ogni dubbio, ho ripassato la ricerca anche
sui ruoli matricolari, per poi ritornare nuovamente sui fogli matricola. Nonostante queste
cautele è possibile che abbia commesso qualche errore e, trattandosi di un lavoro immane e
al tempo stesso minuzioso, chiedo al lettore la giusta comprensione e gli sarò grato se vorrà
segnalarmeli. Inoltre sia nei fogli matricolari che nei Diari Storici ho ravvisato vistose
lacune soprattutto in riferimento alle date degli eventi accaduti ad ogni singolo soldato. Le
più gravi riguardano lo ―storpiamento‖ del nome di qualche località e la collocazione di un
evento in una data sbagliata.
Mentre facevo la ricerca mi capitava spesso di chiedermi se chi compilava il foglio
matricolare sia stato veramente presente ai fatti d‘arme descritti. Non posso e non voglio
illudermi sul fatto che i dati da me reperiti siano esenti da errori o se qualche combattente
risulti addirittura non trascritto sui ruoli. In alcuni casi, nel tentativo di ricostruire la carriera
di ciascun soldato, non sono riuscito a precisare il modo in cui il militare è deceduto, per
altri non è indicato il fatto d‘arme a cui prese parte, per altri ancora non è dato a sapere dove
e quando venne catturato dal nemico, ma ho comunque cercato di inserirli nel contesto in
cui furono coinvolti.
Poi ho raccolto tante foto sia dalla collezione dell‘Archivio Storico che dai privati
che me le hanno gentilmente concesse. Erano fotografie come tante se ne sono viste di
quella guerra, ma quella dei nostri combattenti erano diverse, avevano qualcosa di
particolare rispetto a tante altre. Ciò che mi ha colpito maggiormente era l‘espressione del
viso, quasi prematuramente invecchiato; e commovente era il loro sguardo malinconico e
quasi invisibile, rivolto a cose, a persone e a dolcezze lontane; nei loro occhi così semplici e
fieri sembrava trasparire l‘angoscia della lotta che insanguinava l‘Europa.
E poi c‘è il titolo del libro: ―Antiochensi nella Leggenda del Piave‖, che riporta il
nome di un fiume che oggi è per lo più un corso d‘acqua artificiale, ma quando si pronuncia
il suo nome non lo si ricorda per la sua bellezza o per le sue caratteristiche, lo si rievoca
perché il Piave è il fiume dei sentimenti e riporta alla mente quanto di terribilmente grande
si svolse su quelle sponde dove coraggio e valore si fecero strada tra l‘angoscia e il dolore.
Ho letto tanti libri con interesse e passione, e tra questi c‘erano ―Fanterie Sarde all‘ombra
del Tricolore‖ di Alfredo Graziani, e ―Trincee: i Sardi nella Grande Guerra‖ di Alberto
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Monteverde. Nonché i bellissimi libri di Lorenzo Cadeddu, Paolo Gaspari, Paolo Pozzato e
altri autori, tutti pubblicati dalla Paolo Gaspari Editore, e che rappresentano un punto di
riferimento fondamentale per tutti coloro che vogliono conoscere e raccontare la Grande
Guerra.
Mentre li leggevo pensavo sempre che in quei stessi luoghi dove hanno combattuto
persone ―che contano‖, come Gabriele d‘Annunzio, il soldato semplice Giuseppe Ungaretti,
l‘Alpino Carlo Emilio Gadda, il Bersagliere Benito Mussolini, Umberto Saba e Eugenio
Montale, c‘erano anche uomini sconosciuti, umili ma coraggiosi come i nostri Antioco
Mannai, Salvatore Loi, Ortensio Biggio, i fratelli Bianco, i Pintus Gregu, i Puddu e i Loddo
che avevano combattuto insieme per la stessa causa e sotto la stessa Bandiera.
I nostri nonni andarono a soffrire nelle trincee del Piave, spinti a conquistare un
lembo di terra che non sapevano neppure come si chiamasse, ed erano morti abbracciati a
giovani che portavano la stessa uniforme anche se parlavano un dialetto diverso. Gli fu detto
che dovevano liberare i fratelli oppressi di Trento e Trieste e portare a termine il processo di
Unità Nazionale. Ma al contadino analfabeta, che veniva strappato dalle campagne di Su
Pranu, dalle sue greggi di Cannai o dalle strette viuzze di Monte Cresia, la politica non
interessava. Sapeva solamente che se non andava al fronte l‘aspettava il carcere e se
disertava la fucilazione. Fu così che tanti giovani di Sant‘Antioco, diventarono
all‘improvviso grandi, forse troppo grandi per la loro età; appena maggiorenni indossarono
il grigioverde e imbracciarono il fucile partendo alla volta di terre fredde e lontane per
combattere una guerra di cui forse non riuscivano neppure a capirne le ragioni e che
avrebbero preferito lasciar fare ad altri.
Tra i nostri soldati c‘era persino un Generale, il Cavalier Cesare Augusto Zirano3,
―nato a Sant‘Antioco l‘11 ottobre 1863 da genitori benestanti. Fece i primi studi nel
Collegio Pavesi in Cagliari e li completò nel collegio militare di Modena, dal quale uscì col
grado di Sottotenente di Fanteria. Questo colto e valoroso ufficiale ebbe una grande
passione per le armi. Fu, come Tenente, col generale Baldissera nell‘occupazione
dell‘altipiano dell‘Asmara in Eritrea e combattente a Bir Tobras in Libia. Fu dieci volte
ferito nella sua brillante carriera militare, e specialmente nel combattimento a Dosso Faiti
il 3-4 novembre 1916, ove tanto si distinse, mancò poco che non vi lasciasse la vita. Ebbe
numerose e ben meritate onorificenze, tra le quali, due Medaglie d‘Argento ed una di
Bronzo al Valor Militare, la Croce dei Savoia, quella di Guerra e quella di Cavaliere della
Corona d‘Italia. Così, di grado in grado, per i suoi meriti speciali e per i numerosi fatti
d‘arme a cui prese parte nell‘attuale guerra, sempre con calma e sprezzo del pericolo,
seppe conquistarsi sul campo le spalline da Generale‖.
Alla fine della guerra Sant‘Antioco lascerà sul ―campo dell‘onore‖ 82 uomini, senza
contare i feriti, i mutilati e i tanti che patirono le conseguenze di malattie contratte in guerra
e che ritornarono dal fronte con la pazzia di quella tragedia assurda in cambio della solita
retorica, delle Medaglie al Valore e delle Croci al Merito.
Sulle sponde dell‘Isonzo, nel gelo dell‘Altopiano di Asiago e nelle trincee del Piave,
Sant‘Antioco non offrì all‘Italia solo la sua gioventù, ma anche i suoi valori: il sentimento
dell‘onore, della lealtà, il coraggio, l‘eroismo e un forte spirito di appartenenza regionale e
nazionale. Valori che ne fecero grandi soldati sia in guerra che nei momenti di pace a fianco
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Tratto da “Il villaggio di Sant’Antioco” di Michele Caracciolo. Ristampa del 2002 a cura della Basilica S.Antioco M.
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di chi ha bisogno, come a Nassirya nella Missione di Pace irakena del novembre 2003, dove
Sant‘Antioco ha pagato un altro doloroso tributo, rendendo onore al sacrificio dei suoi
caduti.
Sono tante le vicende umane che si intrecciano nella vita di un soldato che ha
partecipa a una guerra. Vicende che in principio si riaccendono nei racconti dei
sopravvissuti e dei parenti dei caduti, ma che poi, col passar del tempo e l‘avvicendarsi delle
nuove generazioni, quando tali ricordi sbiadiscono, finiscono per disperdersi nell‘oblio del
tempo che cancella ogni traccia dei protagonisti. I nostri nonni chiamavano la grande guerra
―Su quindisci-desciottu‖. Nelle fredde sere invernali trascorse attorno ad un camino o nelle
lunghe sere d‘estate, raccontavano ai più giovani le loro imprese belliche, trasmettendo con
grande realismo la tristezza di quei momenti e le sofferenze patite. Tornavano alla memoria
quegli assurdi assalti all‘arma bianca, e quando non c‘era la baionetta si usava ―s‘arrosoia‖
appesa alla giberna come un ricordo di famiglia. Nel mio libro vengono narrate le brutture
della guerra e le debolezze degli uomini che spesso sono ragazzi strappati dalle loro case e
gettati in un inferno come carne da cannone. Ma nel libro c‘è anche l‘amore per l‘Italia che
è grandissimo, così come è altrettanto grande l‘amore per gli uomini e l‘odio per la guerra.
Scusandomi coi lettori per i difetti strutturali del libro, dedico questa storia ai
Cavalieri di Vittorio Veneto di Sant‘Antioco che portarono nell‘anima il solco profondo del
sacrificio e nel cuore l‘orgoglio isolano della propria italianità. Il torto più grande che
possiamo fargli è quello di considerarli dei fantasmi, nomi su qualche lapide, ombre quasi
svanite, polvere nei cimiteri o un mucchio d‘ossa disperse in qualche fossa del Carso.
E adesso... Forza Paris! Il Piave mormora e ci aspetta. Le sue sponde non sono poi
così lontane; sono proprio lì, a due passi dal cuore...
L‘Autore
Gabriele Loi
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Introduzione Storica: dal Risorgimento alla Grande Guerra
Ogni avvenimento storico ha le sue radici nel passato. E‘ dunque necessario ricordare
che cosa successe in Europa e in Italia dal 1870 al 1914, epoca dalla quale comincia la
nostra storia. Il periodo storico che seguì il Risorgimento vide l‘Italia impegnata a costruire
una società moderna: sorsero le prime industrie, si svilupparono le comunicazioni, i traffici
commerciali e le città iniziano ad espandersi. La chiamarono ―belle époque‖, ma non era
una stagione del tutto felice: lo sviluppo non fu omogeneo per tutte le regioni e il divario
economico e sociale tra il nord e il sud dell‘Italia accentuò i problemi già esistenti e gettò le
basi di quella ―questione meridionale‖ che ancora oggi è uno dei problemi principali del
nostro paese.
Nella politica estera i nostri governanti temevano che la nuova Italia nata dal
Risorgimento venisse soffocata dall‘espansione coloniale degli altri paesi europei, nel
Mediterraneo e nell‘Africa Settentrionale. La Francia che già possedeva l‘Algeria, estese il
suo dominio alla Tunisia vicinissima alle coste siciliane: l‘atto francese spinse l‘Italia a
cercare l‘appoggio di quelle nazioni che storicamente erano contrapposte alla Francia.
Fu così che nel maggio del 1882 stipulò un trattato di adesione con la Germania e l‘AustriaUngheria che prese il nome di Triplice Alleanza. Non era certo facile per l‘Italia allearsi con
un paese come l‘Austria combattuto durante le guerre risorgimentali, fu un‘alleanza
difficile. Infatti nella stragrande maggioranza degli Italiani si verificò una reviviscenza
dell‘irredentismo soprattutto tra i Trentini e i Triestini che spingevano sempre per l‘unione
all‘Italia. Ma il patto di adesione alla Triplice alleanza non poggiava sui sentimenti
patriottici, venne stipulato sulla base di interessi economici, reso necessario per uscire
dall‘isolamento europeo in cui l‘Italia si trovò dopo l‘espansionismo coloniale della Francia,
la cui rivalità creò difficoltà di esportazione dei vini e degli altri prodotti agricoli, tant‘è che
milioni di Italiani a causa della crisi dell‘agricoltura furono costretti a partire per gli Stati
Uniti e per i paesi dell‘America Latina.
Passarono gli anni e nel 1903 un uomo politico, il socialista Giovanni Giolitti, ispirato da un
forte senso dello Stato cercò di rinnovare radicalmente la politica italiana. Pur restando
fedele alla Triplice Alleanza, l‘Italia cominciò a rimuovere i motivi di contrasto con la
Francia ed allargare le proprie relazioni internazionali con altri paesi europei, in particolare
con l‘Inghilterra.
Nel 1908, l‘Austria-Ungheria annesse al suo Impero la Bosnia e l‘Erzegovina allargando il
suo dominio alla regione balcanica e destabilizzandola politicamente. L‘Italia, temendo la
politica espansionistica dell‘Impero Asburgico, nel 1911 cercò di controbilanciare le mosse
dell‘Austria-Ungheria con la Spedizione in Libia e facendosi protettrice dei piccoli stati
balcanici: Albania, Montenegro e Serbia, provocando una sorta di concorrenza con l‘Austria
nel controllo dei territori dell‘Istria, della Dalmazia e delle rotte commerciali nel mare
Adriatico.
Il fragile assetto politico dell‘Europa venne definitivamente sconvolto quando un
complotto ordito da un gruppo di irredentisti serbi, con l‘appoggio di personalità ambigue
dell‘Impero Asburgico, armò la mano di un giovane studente bosniaco: Gavrilo Princip. Il
28 giugno 1914, sotto i colpi della sua pistola cadevano a Sarajevo l‘erede al trono
dell‘Impero Austro-Ungarico Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia. L‘Austria, in
risposta all‘attentato, impose alla Serbia un ultimatum dalle condizioni inaccettabili e il 28
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luglio 1914 le dichiarò guerra; da quel giorno il continente europeo non sarebbe stato più lo
stesso.
In aiuto alla Serbia intervenne la Russia che vantava un diritto di protezione; La
Germania grande potenza militare ed economica, in aiuto all‘Austria dichiarò guerra alla
Russia. La Francia, desiderosa di recuperare i territori dell‘Alsazia e della Lorena persi nel
1870 proprio nella guerra conto i Tedeschi, dichiarò guerra alla Germania. I Tedeschi nel
tentativo di una manovra di accerchiamento contro i Francesi, invasero il Belgio paese
neutrale, provocando la reazione dell‘Inghilterra garante della neutralità belga. Erano
scattati quei complessi meccanismi delle alleanze che contrapposero la Triplice Intesa
costituita da Inghilterra, Francia e Russia, alla Triplice Alleanza della Germania e
dell‘Austria-Ungheria, ma non dell‘Italia il cui governo presieduto dal liberale conservatore
Antonio Salandra, il 2 agosto 1914 si dichiarò neutrale giustificando il suo mancato
intervento col carattere difensivo che aveva il trattato. Ciò significa che l‘Italia sarebbe
dovuta entrare in guerra a fianco dell‘Austria solo se questa fosse stata attaccata. Ma
l‘Austria non subì alcun attacco in quanto fu lei che dichiarò per prima la guerra alla Serbia
apprendo come paese aggressore le ostilità. Inoltre nei mesi successivi, il Ministro degli
Esteri Sonnino aveva iniziato a trattare con l‘Austria chiedendo, sulla base di una clausola
dell‘alleanza, compensi territoriali che controbilanciassero le estensioni che l‘Impero
Austro-Ungarico avrebbe ottenuto nei Balcani con la guerra contro la Serbia. Era quello un
passo decisivo che metteva alla prova l‘alleanza tra l‘Italia e l‘Austria: l‘Italia voleva Trento
e Bolzano, Trieste indipendente (sarebbe stata annessa in seguito), un confine migliore oltre
l‘Isonzo, l‘Istria, la Dalmazia e mano libera in Albania per avere una posizione di dominio
nell‘Adriatico.
Intanto il governo italiano, dubitando della disponibilità austriaca, il 26 aprile 1915
aveva firmato in tutta segretezza un accordo con la Francia, l‘Inghilterra e la Russia, il
cosiddetto Patto di Londra, in base al quale l‘Italia si impegnava ad entrare in guerra contro
l‘Austria e ad ottenere in cambio a guerra finita tutto il Trentino Alto Adige, Trieste, l‘Istria,
la Dalmazia settentrionale, le Isole Adriatiche e Valona con il suo porto in Albania. Questa
era una prospettiva migliore delle condizioni offerte dall‘Impero Austro-Ungarico che
promisero all‘Italia il territorio di Trento, una correzione di confine sull‘Isonzo e la libertà
d‘azione in Albania; niente Bolzano, abitata da Tedeschi, e neppure Trieste con le sue Isole
Adriatiche perché servivano come porto e sbocco commerciale nell‘Adriatico.
Nel Parlamento Italiano cominciavano così a delinearsi le posizioni dei neutralisti e
degli interventisti; per la neutralità, oltre ai socialisti e ai giolittiani, c‘ erano anche i
cattolici, pronti tuttavia a seguire lealmente le decisioni del governo anche in caso
dell‘entrata in guerra. Gli interventisti pur essendo tutti d‘accordo nel volere la guerra,
appartenevano a gruppi politici diversi: c‘erano i liberali che volevano la guerra per la
libertà dei popoli oppressi dall‘Impero Austro-Ungarico e liberare Trento e Trieste, mentre i
nazionalisti come Mussolini e d‘Annunzio vedevano nell‘intervento il mezzo per fare
dell‘Italia una grande potenza economica e militare. Quando si capirono le intenzioni
dell‘Italia che dichiarava conclusa la Triplice Alleanza, in tutto il Paese si ebbero
manifestazioni interventiste a favore della guerra contro l‘Austria. Il Disegno di Legge che
concedeva al Governo i pieni poteri in caso di guerra, verrà approvato con 407 voti
favorevoli, 74 contrari e una sola astensione.
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Le giornate di maggio del 1915 furono definite retoricamente le ―radiose giornate‖, e
aprirono la strada ad una guerra, dichiarata il 23 maggio 1915 e conclusasi vittoriosamente il
4 novembre 1918.
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L‘organizzazione militare della Sardegna
Alla vigilia della guerra la Sardegna era inquadrata nella 25a Divisione Militare
Territoriale di Cagliari, appartenente al IX° Corpo d‘Armata di Roma. Il presidio dell‘Isola
era affidato alla Brigata di Fanteria di Linea ―Reggio‖, costituita dal 45° Reggimento
dipendente dal 17° Distretto di Sassari, e dal 46° Reggimento appartenente al 15° Distretto
di Cagliari. Sarà dai militari provenienti dalla Brigata Reggio che si provvederà, nel 1915,
alla formazione della Brigata Sassari costituita da due reggimenti di fanteria: il 151° si
costituì a Sinnai (Cagliari), e il 152° nella Caserma ―Fadda‖ a Tempio Pausania (Sassari), ed
era composta esclusivamente da Sardi tranne qualche alto Ufficiale.
Con una mobilitazione
di massa senza precedenti,
l‘Arma col maggior numero
di componenti fu la Fanteria
che, in virtù dei compiti ad
essa riservati e per il tipo di
guerra combattuta, fu quella
che pagò il prezzo più alto in
termini di vite umane.
Il sistema di reclutamento,
ante guerra, prevedeva un
Regio Esercito composto da
98 reggimenti. Questi però,
Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde.
ASKÒS Edizioni.
all‘atto della mobilitazione,
non erano sufficienti per cui
vennero creati altri reggimenti che suddivisero l‘organigramma del Regio Esercito in
Esercito Permanente (dal 1° al 98° Reggimento), Milizia Mobile (dal 111° al 164°
Reggimento), e Milizia Territoriale (dal 201° al 282° Reggimento).
L‘Esercito Permanente e la Milizia Mobile costituivano l‘esercito di prima linea e
comprendevano: il primo le classi alle armi per il compimento degli obblighi di leva e le
classi congedate da minor tempo che potevano essere immesse, in caso di richiamo, nel
contingente alle armi; la Milizia Mobile, invece comprendeva tutte quelle classi in congedo
che pur trovandosi ancora nel pieno vigore fisico, avevano lasciato da maggior tempo il
servizio militare. Inoltre costituiva in caso di richiamo, nuove unità che erano previste fin
dal tempo di pace, e che per la omogeneità fisica e morale del contingente che ad esse
affluiva, possedevano i requisiti della coesione, della disciplina, della saldezza e
dell‘addestramento. Alla milizia territoriale erano destinate le classi più avanzate. I suoi
compiti erano: la tutela del paese, i servizi nelle retrovie ed alcune volte l‘impiego con
l‘esercito di prima linea.
Lo stesso criterio valeva per la creazione dei reparti delle compagnie di mitraglieri
inserite in organico nei reggimenti di fanteria. Naturalmente le esigenze belliche ed
operative stravolsero tali criteri di mobilitazione, per cui nel corso del conflitto, anche per
rispettare i turni di trincea e colmare i vuoti di organico, si poteva essere spostati da un
reggimento all‘altro, e le varie ricerche su questo aspetto hanno evidenziato che la presenza
dei Sardi fu spalmata non solo nella Brigata ―Reggio‖ e ―Sassari‖, ma anche in altri reparti.
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Emblematico è il caso
della brigata ―Cremona‖
che, pur avendo come centro
di mobilitazione le città del
continente, vide combattere
nelle sue fila tanti sardi.
Nello stesso tempo
furono tantissimi i nostri
compaesani
che
combatterono in altre Armi,
come
l‘Artiglieria
e
Cavalleria e, naturalmente la
Marina, che per la natura dei
compiti
loro
assegnati,
Cartolina del 22° Rgt. di Fanteria ―Cremona‖.
avevano
un
differente
Editore: Stabilimento A. Marzi, Roma. (Arch. Monteverde Soru).
Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde.
sistema di reclutamento in
ASKÒS Edizioni.
confronto alla Fanteria.
Come avremmo modo di leggere, molti saranno gli Antiochensi inquadrati nella
brigata ―Sassari‖ la cui fama fu motivata, oltreché dalla combattività dell‘intero corpo,
anche dal coraggio di ciascun soldato, nonché dalle numerose citazioni nei bollettini di
guerra e dalle decorazioni al valore concesse alla bandiera e ai singoli. La ―Sassari‖ fu
l‘unica brigata di fanteria che arruolò i suoi effettivi tra i giovani sardi. Questa peculiarità
contribuì a fare della ―Sassari‖ il reparto più combattivo dell‘Esercito, tant‘è che il
Comando Supremo dispose che il rimpiazzo delle perdite avvenisse a mezzo di elementi
sardi provenienti da altri reggimenti.
I reparti del Genio, dove a Cagliari c‘era la sottosezione, erano dislocati oltre che nel
Capoluogo, anche a Sassari dove avevano sede rispettivamente la 6a e la 7a sezione, mentre
La Maddalena era sede della 1a e 2a sezione. Per quanto riguarda la Cavalleria, nel dicembre
del 1914 venne costituito a Cagliari il Reggimento Cavalleggeri di Sardegna, ridenominato
nel novembre del 1915 ―19° Squadrone Sardo‖. Al presidio dell‘Isola provvedeva anche il
13° Reggimento di Artiglieria da Campagna che con la 9a Compagnia e un Battaglione del
46° Rgt. presidiava Sassari, mentre a Terranova Pausania era accasermata una batteria
someggiata. Verso la fine del 1917, per combattere l‘azione dei sommergibili, vennero
costruite due basi aeree equipaggiate con idrovolanti: la base di Cagliari era presidiata dalla
279a Squadriglia Aerea con 10 mitragliatrici e 30 bombe, mentre la base di Terranova
Pausania era presidiata dalla 278a Squadriglia con 12 mitragliatrici e 20 bombe.
Per quanto riguarda le difese costiere, nell‘Arcipelago de La Maddalena, la base
operativa marittima era dotata di infrastrutture tali da fornire un adeguato supporto logistico
ad una potente squadra navale. Inoltre la base era presidiata dal 3° e dal 4° Gruppo
Autonomo del Reggimento d‘Artiglieria da Costa e da Fortezza, mentre il 20° Battaglione
del 3° Reggimento Bersaglieri, acquartierato nella Caserma ―Stagnali‖, presidiava con una
sezione di mitragliatrici l‘isola di Caprera. La difesa delle installazioni costiere venne
ulteriormente rafforzata con la costruzione di posti di avvistamento costieri detti Punti
Rifugio tra i quali figurava il ―Semaforo‖ di Capo Sperone di Sant‘Antioco, costruito nel
1886 su progetto del geometra Giuseppe Mosca, e dove la Regia Marina sin dal 1914 aveva
- 12 -
installato un‘asta Marconi usando il Semaforo come Stazione Radiotelegrafica e di
avvistamento. Inoltre la probabilità di eventuali colpi di mano da parte del nemico spinsero
lo Stato Maggiore a considerare la Base Navale di La Maddalena, le installazioni di
Terranova Pausania e le zone costiere del golfo di Cagliari e Porto Torres ―Territorio in
stato di guerra‖.
Questo schieramento difensivo, all‘entrata in guerra, verrà modificato radicalmente
quando la Brigata Reggio e la Brigata Sassari saranno trasferite in zona di guerra a numerosi
calibri pesanti della piazzaforte marittima di La Maddalena che serviranno per appoggiare
l‘artiglieria italiana sul Carso. A presidiare la Sardegna rimasero i RR.CC. (Reali
Carabinieri) e i Battaglioni M.T. (Milizia Territoriale) che inquadrava militari delle classi
più anziane: il 316° e il 317° battaglione dipendevano dal Distretto di Cagliari, mentre il
318°, il 320°, il 321° e il 322° appartenevano invece al Distretto di Sassari; nel 1916 alcuni
reparti della Milizia Territoriale furono inviati al fronte.
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Mobilitazione Generale: ―...la primavera ci sorride bellissima‖
Le notizie sugli avvenimenti che da lì a poco avrebbero sconvolto l‘intera Europa,
venivano percepite dalla maggioranza degli Antiochensi con una certa indifferenza,
complici l‘analfabetismo e l‘atavica lontananza dal resto della penisola che,
apparentemente, ci rendeva immuni da eventuali conseguenze.
Ai primi anni del ‗900 la nostra cittadina conobbe un discreto sviluppo, testimoniato
dalla realizzazione di importanti opere pubbliche quali il nuovo casamento scolastico ed il
restauro della fonte Is Solus su progetto dell‘Ingenier Dionigi Scano. Il paese cominciava a
guardare anche ad infrastrutture più importanti come la ferrovia ed un porto più funzionale
in grado di soddisfare le esigenze commerciali e marittime. Rimaneva comunque un paese
povero, come tutti quelli del circondario, con una popolazione di circa 4.600 abitanti.
I prezzi dei beni erano pressoché inaccessibili: la mancanza di denaro veniva compensata
quasi sempre dal baratto che seguiva una sorta di mercato libero dove il valore del bene
dipendeva dalle esigenze personali di ciascuno. Intorno al 1915 un carro da lavoro con la
coppia di buoi giovani e sani, costava milla e trexentus francus (1.300 lire). Mentre la paga
giornaliera di un bracciante agricolo era di tres francus (3 lire), con cui provvedeva al
mantenimento della propria famiglia. I contratti di lavoro non esistevano e le assunzioni
venivano fatte giornalmente sulla base delle effettive necessità di lavoro. Erano regole non
scritte, ma accettate da tutti per poter sbarcare il lunario e guadagnare un pezzo di pane.
L‘analfabetismo fu una diretta conseguenza dei tempi: la povertà imponeva la necessità di
contribuire ad integrare il reddito famigliare sin da piccoli. In un ambiente del genere dove
il tempo sembrava quasi fermo, la giornata incominciava quasi sempre prima dell‘alba e si
concludevano all‘imbrunire. In quasi tutte le case era presente una cisterna per la raccolta
dell‘acqua piovana e il forno, indispensabile per la cottura del pane. All‘interno della cucina
era presente sa ziminera per riscaldare l‘ambiente e cucinare i cibi. Chi possedeva un
cortile, oltre agli attrezzi da lavoro, trovava posto anche qualche piccolo animale che veniva
sacrificato nei giorni di festa e, alla bisogna, anche in altri giorni.
L‘Amministrazione comunale presieduta dal Cav. Giuseppino Biggio, fu costretta a
contrarre mutui per pagare il caro vita dovuto alla crisi economica, per compensare
l‘aumento degli stipendi degli impiegati del comune e far fronte ai sussidi dovuti alle
famiglie dei soldati richiamati. Le uniche fonti di reddito erano la pesca e l‘agricoltura.
Prestando fede alle corrispondenze dell‘Unione Sarda4 ―…la miseria sta invadendo pure la
casa di qualche borghese e piccolo proprietario. Dio continua a ridersi di noi, permettendo
che ora il vento impetuoso, ora la pioggia, ora le grandinate, perdurino per impedire così
la pesca ed i lavori della campagna, e rendere più intensa e dolorosa la miseria. Da
Carloforte, da Calasetta, dagli altri Comuni del Sulcis e dal capoluogo del Circondario, ci
arrivano identiche notizie. Disoccupazione! Miseria e dappertutto miseria!!!! Dovere di
tutti è di concorrere secondo i propri mezzi ad attenuare i tristi effetti della crisi che
attraversiamo; ma dovere delle autorità politiche è quello di ottenere l‘affrettamento dei
lavori per la costruzione delle ferrovie sulcitane, nei cui lavori potranno trovar pane tanti
onesti padri di famiglia che altro non chiedono che di poter lavorare‖. È di quei giorni
infatti la notizia5 che la nuova società per le Ferrovie Meridionali Sarde si è impegnata
4
5
L'UNIONE SARDA 4 Febbraio 1915. Da S.Antioco: “Disoccupazione”.
GIORNALE D’ITALIA 25 Aprile 1915. Da Sant’Antioco: “Per la ferrovia del Sulcis”
- 14 -
formalmente a stipulare l‘atto di concessione demaniale per la costruzione della ferrovia del
Sulcis.
Ritornando alle questioni belliche, nell‘Aprile del 1915, quando l‘Italia si decise
all‘intervento e si capì che la guerra era nell‘aria, un‘ondata di entusiasmo pervase li animi:
a Cagliari il Console Francese Monsieur Lecà veniva accolto dagli applausi dei Cagliaritani
mentre i funzionari del Consolati Austriaco e Tedesco venivano apostrofati con ondate di
fischi. In tutta la Sardegna si ebbero manifestazioni interventiste: si pronunciarono per
l‘intervento Ottone Bacaredda, Michele Saba, Enrico Carboni Boy, Giuseppe Sanna
Randaccio, Mario Berlinguer e alcuni socialisti Mussoliniani come Giuseppe Pazzaglia.
Furono, invece per la neutralità personalità come Antonio Cao, Francesco Dore, Giuseppe
Musio e il Parlamentare Francesco Cocco Ortu il più importante uomo politico sardo dopo
l‘Unità. Con il Regio Decreto del 22 maggio 1915 vene proclamata la mobilitazione
generale che interessava le classi dal 1874 al 1900; le classi più anziane del 1874-75
venivano esonerate dal servizio militare se avevano più di tre figli.
Inoltre nell‘aprile del 1917 un Regio Decreto fissava il limite della statura per il sevizio
militare a metri 1,50 ed ordina la rivisita delle classi dal 1889 al 1898 che all‘atto della
prima visita avevano una statura superiore a metri 1,46. Questo Decreto si rese necessario
perché servivano soldati al fronte, ma anche perché il limite in vigore in precedenza era
superiore all‘altezza del Re il quale essendo il Capo Supremo delle Forze Armate non
poteva avere una statura inferiore al limite consentito per l‘idoneità al servizio di leva.
Il 24 maggio 1915, quando
―il Piave mormorava calmo e
placido al passaggio dei primi
fanti‖, i nostri soldati sapevano già
cosa li aspettava; muovevano
disciplinati verso i ―territori in
stato di guerra‖: il Carso, il Piave,
l‘Isonzo, l‘Altipiano di Asiago e la
Bainsizza, luoghi dove tanti di loro
trovarono la morte. In Europa la
grande guerra era scoppiata da
dieci mesi e l‘entità del massacro
era già sotto gli occhi di tutti. Sui
fronti di guerra si moriva ogni
Caserma RR.CC. di Sant‘Antioco sede attuale dell‘Archivio Storico
giorno
come
mosche,
in
Collezione ACSA di Sant‘Antioco.
un‘orrenda poltiglia di sangue e
fango. L‘Europa si stava suicidando tra il frastuono degli obici, le grida degli ufficiali e i
lamenti dei feriti. Grandi masse di uomini si affrontano sul campo di battaglia ed il sangue
scorre a fiumi. La guerra è quella classica di ―posizione‖ con opposte trincee scavate a
poche centinaia di metri di distanza, ed assalti improvvisi che si traducono da entrambe le
parti in una spaventosa ecatombe.
A discapito dell‘indifferenza iniziale, il grido della Patria che chiamava a raccolta il suoi
figli come per una crociata, non poteva lasciare indifferenti i giovani di Sant‘Antioco che
offrirono all‘Italia il loro leggendario eroismo e il loro sangue. Negli uffici del Comune gli
impiegati lavoravano alacremente per aggiornare le liste di leva, mentre i Carabinieri della
- 15 -
Stazione locale si preparavano a recapitare le cartoline precetto. Marcarono visita circa
1.200 antiochensi; di questi solo il 55% furono effettivi potenziali e mobilitati per il fronte.
Questo perché nella foga di costruire un esercito il più numeroso possibile i distretti
utilizzavano criteri insensati di arruolamento sottoponendo a visita di leva, sordomuti,
balbuzienti gravi, tisici, tracomatosi e ritardati mentali; le visite furono pura formalità e
centinaia furono i casi di soldati fatti abili e poi rimandati indietro una volta arrivati in
reparto dal loro comandante perché neppure autosufficienti.
Gli avvisi per la mobilitazione giunsero proprio nei giorni della Sagra di
Sant‘Antioco Martire; chissà quante madri piansero e pregarono il Santo Patrono per la sorte
dei propri figli. In quel maggio dalle ―giornate radiose‖ le prime classi mobilitate
formarono un lungo corteo preceduto dal tricolore il cui alfiere era il maestro elementare
Arturo Laconi6, padre di Renzo, futuro segretario regionale del P.C.I. nel secondo
dopoguerra. Sembrava che ―...la primavera ci sorride bellissima‖: una folla patriottica con
fanfare e bandiere al vento percorse le vie e le piazze del paese con la Banda Musicale
diretta dal Maestro Cesare Manservigi (padre di Gepino) che intonava in continuazione
l‘Inno di Garibaldi e la Marcia Reale, trasmettendo brividi di entusiasmo e di passione.
Il corteo continuò anche nei giorni seguenti; voleva comunicare la sua febbre agli
altri paesi vicini: raggiunse Calasetta, poi proseguì via mare per Carloforte arrivando sino a
Portoscuso.
Ma
nonostante
lo
spirito
patriottico,
nessuno era sicuro di
ciò
che
avrebbe
riservato la guerra e
soprattutto
quanto
sarebbe durata, anche
se lo Stato Maggiore
rassicurava che sarebbe
stata breve. L‘unica
cosa certa era la
Banda Musicale di Sant‘Antioco a Monserrato.
tristezza delle famiglie
Collezione ACSA di Sant‘Antioco.
che si preparavano con
rassegnazione alla partenza dei propri cari. Al momento di lasciare la propria casa e gli
affetti familiari, i nostri soldati noleggiavano un carro oppure andavano a piedi con zaino in
spalla sino a Calasetta dove attendevano il ―vaporetto‖ per Carloforte. Qui, dopo aver
ricevuto il saluto delle autorità comunali, s‘imbarcarono insieme ai richiamati dei paesi
circostanti su un ―postale‖ di linea che li traghettava direttamente a Cagliari. Fu così anche
la partenza del 25 maggio7, giorno successivo alla nostra entrata in guerra, quando
―…passarono a Carloforte i richiamati di Sant‘Antioco, diretti ai depositi di fanteria di
Cagliari ed Ozieri. Erano accompagnati dal loro Sindaco, l‘egregio signor Giuseppino
Biggio, e dalla banda comunale, che discesa a terra per pochi minuti fece un giro per il
paese suonando inni d‘occasione, per infondere coraggio e fiducia negli animi degli uomini
6
7
Libro inedito di Don Armeni.
L'UNIONE SARDA 31 maggio 1915. Da Carloforte: “In onore dei nostri bravi soldati”
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e delle donne. Queste specialmente, già rattristate dal richiamo alle armi dei loro cari, si
abbandonano facilmente allo sconforto fomentato nei loro animi da una trista schiera di
anarcoidi, che vogliono spadroneggiare su Carloforte facendo forza anche sui nobili elevati
sentimenti dei cittadini. Ed è ben triste che di questa schiera facciano parte non pochi
amministratori del Comune, qualcuno dei quali – non sappiamo se per viltà o bassezza
d‘animo, o stomachevole ignoranza – è giunto fino al punto di augurare una clamorosa
sconfitta all‘Italia!‖
Il dualismo tra interventisti e
neutralisti, fu fortemente accentuato
nel distretto minerario d‘Iglesias. Già
da tempo il governo, per favorire
l‘attività estrattiva, istituì la Scuola
Mineraria ―Giorgio Asproni‖ dove
tantissimi giovani appresero, oltre alle
consuete tecniche estrattive, soprattutto
il maneggio degli esplosivi. Non a
caso, durante il conflitto, molti studenti
dell‘istituto minerario, prestarono
Iglesias 1914: reparti del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖
servizio nelle compagnie ―minatori‖
Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖.
dei reggimenti del Genio. Con l‘inizio
Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni.
delle ostilità e l‘invasione del Belgio da
parte della Germania, si interruppe bruscamente l‘esportazione del piombo iglesiente,
causando un forte calo della domanda da parte del mercato estero e una consistente
diminuzione dell‘estrazione del carbone. Il distretto minerario d‘Iglesias entrò in crisi, con il
conseguente licenziamento di operai e tecnici. La crescente disoccupazione poneva padri e
figli in aperta contrapposizione. I figli, come tutti i giovani studenti sostenuti dai loro
insegnanti, erano favorevoli ad un intervento in guerra a fianco dell‘Intesa, mentre i padri,
minatori, capeggiati dal sindaco socialista Angelo Corsi, sostenevano la neutralità.
A Sant‘Antioco la situazione era completamente diversa, in favore dei soldati in
partenza per il fronte, vennero promosse attività ricreative, lotterie e aperte sottoscrizioni
per il Prestito Nazionale che servivano a finanziare lo sforzo bellico. Si formarono dei
comitati, tra i quali ricordiamo il Comitato di Resistenza Civile, costituito il 20 giugno
19158. La presidente era Elena Maccioni che con toni quasi deamicisiani, si attivò, insieme
alla moglie del Sindaco, Antonietta De Fabianis, e altre collaboratrici, per raccogliere
viveri, generi di conforto e indumenti vari. Nel novembre 19159, da Sant‘Antioco verso il
deposito logistico di Ozieri, partirono 26 camicie, 64 paia di calze di lana, 12 mutande e 50
pezzette in tela di cotone da destinare ai soldati antiochensi al fronte. Il 7 febbraio 191610,
invece arrivò in paese il giornalista pubblicista professor Jago Siotto, capo storico del
socialismo sardo e, all‘epoca dei fatti, redattore de ―L‘Unione Sarda‖. Questi fece una
conferenza, invitando il nostro Sindaco Biggio a sottoscrivere il Prestito Nazionale per la
Vittoria. Per l‘occasione, il comune di Sant‘Antioco nel giro di una settimana riuscì a
8
L'UNIONE SARDA 29 giugno-4 luglio-16/17 agosto 1915. A Sant’Antioco: “Partenza pro richiamati”.
L’UNIONE SARDA, 2 novembre 1915. Da Sant’Antioco: “Per i soldati”.
10
L’UNIONE SARDA, 10 febbraio-14 marzo 1916. Sant’Antioco: “Il prestito di guerra in Provincia”.
9
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raccogliere la somma di 100.000 lire, la metà dei quali furono devoluti da un anonimo
sottoscrittore, sino a raggiungere la somma di 155.000 lire ottenuta due giorni prima della
chiusura delle sottoscrizioni. Ma somme ingenti si raccolsero anche nella primavera del
‘1711 quando le sottoscrizioni del Prestito Nazionale raggiunsero la somma di 212.900 lire.
Anche la Stazione Semaforica di Capo Sperone ebbe un gesto di grande generosità nei
confronti dei soldati richiamati di Calasetta12. Su iniziativa del Secondo Capo Telegrafista
Giuseppe Molinari, giunse alla sezione femminile la somma di Lire 41,50 offerti dai
marinai del ―Semaforo‖ i quali contribuirono con il loro obolo alla confezione degli
indumenti utili ad alleviare il freddo dei soldati al fronte.
Più tardi, nel dicembre del 1917, a Sant‘Antioco si costituì anche il comitato ―Le
seminatrici di coraggio‖13, presieduto da Maria Biggio14, figlia del Sindaco, coadiuvata
dalle vice presidenti Anita Giacomina e Angelina Biggio, e dalla cassiera-segretaria Maria
Lay. L‘organizzazione apparteneva alla Lega Nazionale e fu fondata, sul modello di quello
francese, da Sofia Bist Albini di Milano. Il comitato sarà particolarmente attivo dopo la
disfatta di Caporetto, col compito di combattere il pessimismo che, sotto svariate forme, si
manifestava tra la popolazione. Poi, verso la fine della guerra si costituì il Comitato proAsilo Infantile15 che oltre ai denari delle pubbliche sottoscrizioni, il 12 settembre del 1918
ricevette anche la visita della Croce Rossa Americana, rappresentata dal Capitano Ing.
Wrigth. Scopo del suo arrivo fu la consegna di alcuni beni alimentari, 50 abitini
confezionati ed una buona quantità di ―Zephir‖ per fare grembiulini ai bimbi poveri dei
soldati richiamati. Non meno generosa fu l‘offerta del Cavalier Giovanni De Martis, esattore
comunale, che offrì una vasta casa di sua proprietà da adibire allo scopo e che troveranno
alloggio le tre suore che di lì a poco arriveranno in paese.
Alla vigilia dell‘entrata in guerra dell‘Italia, già dal 2 marzo 1915 erano in atto i
richiami degli Ufficiali di Complemento, a cui seguì la chiamata alle armi dei militari di 1a
2a e 3a categoria. La durata del richiamo era prevista in 45 giorni, dopo ci sarebbe stato il
congedo o la guerra. Sull‘isola i centri di reclutamento erano stati allestiti a Cagliari, Sinnai,
Oristano, Macomer, Sassari, Tempio e Ozieri. All‘epoca vigevano le disposizioni volute
dalla riforma del Ministero Ricotti che demandava ai distretti militari e ai depositi di
fanteria il passaggio in zona di guerra delle Unità e dei Comandi.
Arrivate a Cagliari le reclute furono radunate in appositi centri di smistamento dove
appresero i rudimenti della disciplina militare ed effettuarono un primo ciclo addestrativo. I
militari inquadrati nella Brigata Reggio lasciarono la Sardegna alla fine di Aprile del 1915:
il 1° Battaglione del 45° Reggimento si imbarcò a La Maddalena, il 2° e il 3° si imbarcarono
a Porto Torres sul Piroscafo ―Re Umberto‖ diretto a Livorno; il 46° Reggimento, invece si
imbarcò a Cagliari, salutato da un mare di folla. La ―Reggio‖, insieme alla brigata ―Torino‖
costituirà al 17a Divisione di fanteria.
11
L’UNIONE SARDA, 13 aprile 1917. Sant’Antioco: “Il prestito e le opere di guerra”.
L’UNIONE SARDA, 8 ottobre 1915. Da Calasetta: “Un nobile esempio da imitare”.
13
L’UNIONE SARDA, S.Antioco: 19 dicembre 1917, “Per la resistenza interna”, 30 ottobre 1918. “Patriottica attività”.
14
Maria Biggio sposata con Francesco (Cicitu) Giacomina (classe 1895) che nel 1921 sarà il primo segretario del partito
fascista di Sant’Antioco; Francesco Giacomina era fratello di Arturo futuro ufficiale sanitario nel ventennio fascista.
Maria Biggio morirà prestissimo, nel dicembre 1918.
15
L’UNIONE SARDA, 15 agosto, 19 settembre 1918. Sant’Antioco: “Per un Asilo Infantile”.
12
- 18 -
Il pomeriggio del 12 maggio arriva l‘ordine di partenza anche per la brigata
―Sassari‖: il 152° Reggimento, imbarcato a Terranova (Olbia), sbarcherà a Civitavecchia
per dirigersi verso Roma. A Cagliari già dal 10 maggio era radunato il 151° Reggimento con
il Comando di Brigata che, requisito il Transatlantico ―America‖, il 14 maggio s‘imbarcherà
per Napoli e proseguire verso Roma. Al momento dell‘imbarco Cagliari era un brulichio di
soldati: grigio-verde dappertutto, nelle strade, nelle chiese, nei caffè e in ogni ritrovo.
Sembrava un mosaico reso vivo e vibrante dall‘entusiasmo della folla assiepata sul Bastione
di San Remy e nel porto dove c‘era una moltitudine di persone dagli infiniti aspetti umani:
madri, sorelle e spose che piangevano; padri e fratelli che incoraggiano; amici e conoscenti
che salutano e augurano un ritorno pieno di gloria.
I plotoni, ordinatamente inquadrati, con la baionetta in canna, sono passati attraverso
la folla delirante, si sono immersi in quel bagno di entusiasmo e sono partiti al grido di
―Viva l‘Italia, Viva il Re‖. Nelle stive del transatlantico ―America‖ presero posto soldati e
materiali, grappoli di uomini si appendevano alle scalette della nave; plotoni, Compagnie,
Battaglioni; poi i cavalli, i muli, le carrette, e i pezzi dell‘artiglieria leggera e pesante.
Quando il fischio delle sirene annunciava la partenza, le Bande Musicali intonarono le note
della Marcia Reale e si sventolarono migliaia di bandierine tricolori; dalla nave i soldati
rispondevano agitando i berretti appuntati sulla baionetta dei fucili. Questo fu il saluto che la
Sardegna dette ai suoi soldati.
All‘alba tra la foschia, la vista del pinnacolo di fumo del Vesuvio annuncia l‘entrata
nel golfo di Napoli; l‘arrivo della Brigata è accolto da un esercito di ―scugnizzi‖ che si
offrono ai ―Sassarini‖ come lustrascarpe oppure vendevano cartoline al costo di una moneta.
Il 16 maggio la Brigata arriva a Roma, poi il 31 arriva finalmente l‘ordine di partenza: alla
stazione romana di Trastevere alle 3,00 del mattino la Brigata riceve il saluto di un piccolo
gruppo di curiosi e la benedizione di un vecchio sacerdote che attorniato dai suoi
parrocchiani
benedice
ciascuna squadra man
mano che gli passano
davanti. Il viaggio in treno
dura due giorni durante i
quali in ogni stazione i
soldati sardi ricevono
l‘accoglienza festosa e
sincera della gente; le
manifestazioni più calorose
si sono avute nel paesino
toscano di Pontremoli dove
al passaggio della tradotta
Paesino di Calcinato (Brescia) nel 1915.
le ragazze del luogo
Tratto da ―Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: le operazioni
militari del 1915 - Guerra e Società nel 1915 – Calcinato durante la mobilitazione –
lanciarono dei fiori ai fanti
il caso della brigata Sassari‖. Mauro Pellegrini. Paolo Gaspari Editore 2012.
della Brigata Sassari.
Arrivata a destinazione la ―Sassari‖ si stabilisce a Calcinato vicino a Brescia, a pochi
chilometri dalla ferrovia Milano-Venezia, dove unitamente alla brigata ―Macerata‖, al 46°
Rgt. di Artiglieria e alla 15a compagnia del 2° Rgt. Genio, farà parte della 25a Divisione di
fanteria comandata dal maggiore generale Luigi Capello; rimarrà in questa zona per circa
- 19 -
45 giorni durante i quali, tra esercitazioni e l‘attesa di partire per il fronte, il 3° Battaglione
del 151° Reggimento sorveglierà la ferrovia considerata di vitale importanza, in quanto un
attentato a questa linea di comunicazione sarebbe disastroso se si pensa che ogni quarto
d‘ora passano, diretti verso il fronte, treni carichi di truppe di fanteria, munizioni, viveri,
intere batterie e altri vagoni attrezzati a treni ambulanza.
Il 19 luglio il 152° Reggimento riceve la bandiera di guerra; alla sede del Comando,
dopo giorni di tranquillità c‘è un insolito movimento: dentro grosse casse vengono stipate le
munizioni, il cifrario, il protocollo, le carte topografiche e tutto il carteggio dei diversi piani
di mobilitazione; il segnale atteso da giorni è finalmente arrivato: si parte verso il fronte. La
―Sassari‖ al completo è partita in giornata; dopo una sosta a Palmanova presso Udine, si
arriva nella borgata friulana di S. Maria La Longa dove sarà il 151° Reggimento a ricevere
la sua bandiera che fra non molto sventolerà di fronte al nemico e che verrà riportata in
Patria, lacera e sporca, ma vittoriosa e piena di gloria. Nel corso della cerimonia di consegna
la Brigata è disposta in quadrato; il cappellano militare benedice la bandiera nelle mani del
Colonello che l‘affida al Sottotenente più anziano; sono vietate le musiche, ma nel silenzio
della pianura friulana, quando l‘Ufficiale soleva verso l‘alto il Tricolore, 6.000 uomini
lanciano un grido formidabile e possente: ―Viva l‘Italia‖; dopo la cerimonia si rientra negli
accampamenti dove si riceve l‘ordine di partire immediatamente.
Si
arriva
a
Campolongo,
―qui
la
Brigata è ricevuta dal
parroco che per essere un
prete aveva un aspetto
piuttosto insolito: è un
giovanotto alto e possente
con degli occhi vivi e vivaci,
inoltre ad alcune domande
degli Ufficiali ―Sassarini‖
cadeva
spesso
in
contraddizione
destando
sospetti sulla sua vera
identità di sacerdote. Infatti,
Brigata Sassari, 151° e 152° Rgt. Editore Alfieri-Lacroix, Milano.
successivamente, il suddetto
(Arch. Monteverde-Soru). Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖.
Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni.
parroco venne colto il
flagrante
delitto
di
spionaggio mentre col telegrafo faceva segnalazioni all‘artiglieria austriaca e, smascherato
come spia, verrà fucilato dal primo turno di trincea della Sassari‖16. Questa notizia però è
del tutto priva di qualsiasi fondamento, perché a Campolongo non ci fu nessuna spia e non
venne fucilato alcun sacerdote. La falsa notizia riferita dal Tenente Alfredo Graziani in
―Fanterie Sarde‖ e dalla stampa dell‘epoca, trova giustificazione nelle misure preventive
messe in atto dalla Stato Maggiore per dimostrare che le retrovie erano sicure e attentamente
vigilate e che qualsiasi elemento sospetto verrebbe passato per le armi. A Campolongo non
ci fu alcun prete austriaco, ma un tale Don Parmeggiani, italianissimo. Piuttosto fu il
16
Giornale d’Italia 11 giugno 1915. “Non era il parroco di Caporetto”
- 20 -
parroco di Visco, comune di lingua tedesca e confinante con la frontiera austriaca, ad essere
internato con tutta la popolazione e sostituito con il sacerdote soldato di sanità, Don Attilio
Ostruzzi17.
Una mattina di luglio, la Brigata parte per il fronte: dopo mesi di incertezze, stava per
scatenarsi la tempesta. Sant‘Antioco piangerà il suo primo morto di guerra ad appena due
mesi dall‘inizio del conflitto si chiamava Salvatore Lai18. Ma non era un caduto del fronte
del Carso, bensì della Libia sul fronte africano, in conseguenza della guerra italo-turca19
scoppiata il 29 settembre 1911. La Libia era una nostra colonia e come truppe di
occupazione i nostri soldati dovettero affrontare i continui attacchi dei ribelli libici
avvantaggiati dalla riduzione dei presidi italiani destinati quasi tutti sul fronte alpino. Gli
attacchi già cominciati dal gennaio del 1915 sfiancarono i nostri soldati.
Il 4 luglio il governatore italiano in Libia Tassoni, resosi conto dell‘impossibilità di
resistenza, propose al Ministero delle Colonie di raccogliere tutte le truppe nei presidi di
Misurata Marina, Homs, Zuarà e Tripoli, abbandonando quelli dell‘altipiano e attestandosi
sulla difensiva nella fascia costiera. Il 6 luglio, il presidio di Jeffren insieme con la colonna
del presidio di Nigra, giuntavi il giorno prima, ripiegò ordinatamente su Zuarà. Il giorno
stesso il presidio di Giosc, dove prestava servizio Salvatore Lai (380 uomini del 6° Rgt. di
Fanteria ―Aosta‖) e di Fassato (840 uomini del 37° Rgt. di fanteria ―Ravenna‖), oltre a
piccoli reparti di carabinieri, fanteria montata e artiglierie del genio, sgombrarono le località
da loro occupate e puntarono verso Scek-Sciuk, dove giunsero il 7. L‘intera colonna l‘8
luglio arrivò a Bir Ganen, ma trovati i pozzi asciutti, proseguirono disordinatamente la
marcia, privi della guida della maggior parte degli ufficiali, tormentati dalla sete e dal caldo
e inseguiti dagli insorti. I superstiti di quella disastrosa ritirata giunsero il 10 luglio a Zuara.
Salvatore Lai fu dichiarato disperso l‘8 luglio a seguito del combattimento di Tecut in
Tripolitania. Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 venne arruolato a Messina nell‘86° Rgt.
―Verona‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Il 10 gennaio 1913 passa al 6° Rgt ―Aosta‖ e
assegnato al 4° Btg. della 7a Compagnia. L‘11 gennaio 1913 da Messina s‘imbarca per la
Tripolitania e Cirenaica col 6° Rgt. Il 1° gennaio 1915 giunto al termine della leva, viene
trattenuto alle armi per mobilitazione in loco, sino all‘8 luglio 1915 quando si disperse
durante la fase di ripiegamento. Dopo la guerra ―avrà diritto al computo di due campagne
di guerra per essersi trovato, per ragioni di servizio, in territorio in stato di guerra, in
conseguenza della guerra Italo-turca 1911-12‖.
17
“Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: La vita per la Patria” di Lorenzo Cadeddu, Pagina 37.
LAI Salvatore 21/03/1892 di Giovanni e Pintus Maria. (Esercito) Fratello di Giuseppe Lai (1898), e del marinaio
Giovanni Lai (1896), deceduto nell'affondamento della nave “Regina Margherita” l'11 dicembre 1916.
19
Nel 1902, nell’ambito della politica coloniale di espansione, tra l’Italia di Giolitti e la Francia, venne stipulato un
accordo in base al quale l’Italia avrebbe riconosciuto gli interessi francesi sul Marocco, mentre la Francia a sua volta
avrebbe riconosciuto una eventuale occupazione della Libia da parte dell’Italia. Nel 1911, a seguito all’occupazione
francese del Marocco, anche l’Italia si indusse a muovere alla conquista della Libia, che si trovava sotto la dominazione
turca. Dopo un anno di guerra, il 18 ottobre 1912, con la pace di Losanna venne riconosciuto all’Italia il dominio della
Libia che divenne una nostra colonia. Ma in ottemperanza al Patto di Londra, nel 1915 l'Italia é costretta a dichiarare
guerra anche alla Turchia, complicando così la situazione dei nostri soldati in Cirenaica e Tripolitania.
18
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La campagna del 1915: le prime quattro battaglie dell‘Isonzo.
Il 23 maggio del 1915 era una Domenica di Pentecoste e i parroci di tutte le chiese
lungo il confine avvertirono che la guerra era ormai imminente e quel confine fra poco
sarebbe diventato il fronte. Alle 15,30 dello stesso giorno l‘Ambasciatore italiano a Vienna,
Gualtiero Giuseppe Duca d‘Avarna, consegnava al ministro degli esteri Austriaco, Barone
Rajecz Stephan Von Buriàn, la dichiarazione in base alla quale l‘Italia si considerava in stato
di guerra contro l‘Austria-Ungheria a partire dalla mezzanotte del giorno successivo.
Alle 22:40 del 23 maggio, sul fiume Judrio in località Quattroventi di Brazzano
(Udine), alcuni gendarmi austriaci cercarono di minare il grande ponte posto a ridosso della
frontiera, per ostacolare l‘annunciata ed imminente invasione italiana. Due militi delle
Guardie di Finanza, dalla loro guardiola se ne accorgono, escono e spararono alcune fucilate
contro il buio impedendo ai gendarmi austriaci di minare il ponte. Nella notte tutti i soldati
dei reparti dislocati sulla cinta confinaria vennero svegliati e messi in allarme, solo gli
ufficiali comandanti di reparto sapevano che alla mezzanotte sul 24 maggio era scoppiata la
guerra, ed avevano già avuto nel pomeriggio precedente le disposizioni segretissime per
l‘avanzata.
Alle ore 3:00 del giorno 24 un obice da 305 mm dell‘esercito italiano appostato nei
pressi di Palmanova lacerò il silenzio sparando la prima cannonata, che tuonò e rimbombò
per tutta la pianura friulana; era il segnale tanto atteso: le fanterie, zaino in spalla, dovevano
avanzare. Sotto un limpido cielo stellato i nostri soldati raggiunsero i varchi di frontiera e
alle prime luci dell‘alba li superarono ovunque. La Pace di Vienna del 3 ottobre 1866 aveva
lasciato all‘Impero Austro-Ungarico posizioni militari favorevoli su tutta la frontiera. Da
queste posizioni, i territori italiani erano pericolosamente controllati e minacciati. Il fronte
era lungo circa 600 Km; aveva la forma di una grande S coricata: partiva dal Passo dello
Stelvio, scendeva lungo il monte Adamello sino al lago Idro, attraversava il lago di Garda e
il fiume Adige per poi risalire verso il monte Pasubio, divideva gli Altopiani di Folgaria, di
Lavarone e di Asiago, tornava sulle Dolomiti a sud di Cortina d‘Ampezzo, formava quindi
un vasto saliente nella Carnia per poi ridiscendere verso il mare, seguendo a occidente il
corso del fiume Isonzo. Per gli Italiani era dunque un fronte infelice.
La configurazione del terreno favoriva gli Austriaci perché si prestava a opere ben
fortificate e a una guerra difensiva. Tutta la parte occidentale e centrale era aspra e
montagnosa; quella orientale era protetta dal rapido corso dell‘Isonzo e insieme, dalle Alpi
Giulie, dall‘Altopiano della Bainsizza e del Carso goriziano che cadono a strapiombo sul
fiume. Le strade che si diramavano verso est partivano da Tolmino e da Gorizia, cioè da due
centri che gli Austriaci avevano perfettamente fortificato, mentre la strada costiera era
dominata dalle alture carsiche. La prima preoccupazione dello Stato Maggiore presieduto
dal Generale Luigi Cadorna, era quello di impadronirsi di tutte le località dominanti in
modo da iniziare subito una vasta offensiva che avrebbe dovuto portare le Armate Italiane a
nord verso Bolzano e a est, dove si concentrava l‘offensiva principale. Le truppe Italiane
avrebbero proseguito oltre Gorizia nella valle del Vipacco sino a Lubiana e sferrare un
colpo decisivo all‘esercito Austro-Ungherese. Se si fosse attuata la progettata sorpresa, i
primi baluardi austriaci forse sarebbero stati superati senza eccessive perdite. Ma purtroppo
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a causa della lentezza nel raduno delle truppe e del trasporto dell‘artiglieria in zona
d‘operazioni, sino alla fine di maggio si ottennero scarsi risultati.
Comunque il bilancio del primo mese di guerra non fu deludente: le nostre truppe
avevano occupato tutta la conca di Cortina d‘Ampezzo fino a Podestagno e al Passo del
Falzarego. In questo settore del fronte, secondo Grazietta Licheri autrice di ―Eroi Sardi‖, al
Passo del Falzarego morì un certo Vincenzo Scarlata di Sant‘Antioco, sergente di fanteria
che il 15 giugno 1915 venne decorato di Medaglia d‘Argento con la seguente motivazione:
―Dopo l‘assalto, nel ripiegare, formò un plotone, ne assunse il comando e lo condusse con
slancio e risolutezza a successivi assalti alla baionetta, cadendo infine mortalmente ferito. –
Passo di Falzarego 15 giugno 1915‖.
Non è dato a sapere chi fosse questo Vincenzo Scarlata (matricola n°25814). Stando ai
documenti dell‘Archivio di Sant‘Antioco l‘unico Scarlata di nostra conoscenza era Paolo
Scarlata originario di Catania e sposato in paese con Angelina Ennas, residenti in Via
Regina Margherita. Allo scoppio della 2° guerra mondiale, era Capo Semaforista di 1°
classe nel Semaforo di Capo Sperone e si congedò col grado di Tenente di Vascello.
Chi parlò per primo di Vincenzo Scarlata fu L‘Unione Sarda 20 che pubblicò un elenco dei
decorati sardi. Forse è un errore di stampa che indusse in errore anche Grazietta Licheri.
Proseguendo nell‘avanzata, nel fronte orientale le nostre truppe passarono il basso
Isonzo attestandosi a Gradisca e a Monfalcone, sino alle ultime pendici del Carso. Nei
giorni successivi venne forzato il passaggio del medio Isonzo a Plava occupando le alture
circostanti e tutto il massiccio del Monte Nero, e spingendo a nord verso Plezzo e
minacciando a sud Tolmino. Ma la svolta dalla guerra di movimento e di manovra a quella
di posizione in trincea, avvenne attorno al 20 giugno 1915, quando gli Austro-Ungarici si
erano attestati dietro le loro fortificazioni e i loro campi trincerati, facendo affluire tutte le
truppe e i mezzi disponibili, e decisi a resistere ad ogni costo.
Le mutate condizioni di guerra richiesero un cambiamento nelle direttrici strategiche.
Il Generale Cadorna, per proteggere il fronte principale, quello dell‘Isonzo, stabilì di
mantenere sulla difensiva le Armate schierate nel Trentino, in Cadore e in Carnia, e di
preparare violente offensive contro le posizioni austriache nelle Alpi Giulie e nel Carso.
Ciascuna di queste offensive verrà chiamata ―Battaglia dell‘Isonzo‖; né vennero combattute
undici che trasformarono il fronte dell‘Isonzo, il più bel fiume d‘Europa, nel terribile
carnaio umano che si stende tra Tolmino e l‘Adriatico.
Dal giugno al dicembre 1915 ne vennero combattute quattro ed ebbero come teatro
principale l‘Isonzo e il Carso le cui valli furono fortificate dagli Austriaci sino al
parossismo. Per sei mesi le Brigate Italiane si dissanguarono contro questa muraglia
fortificata con scarsi risultati. Le artiglierie erano insufficienti e imprecise: ne risultava che
ogni volta che i nostri soldati andavano all‘assalto, trovavano il filo spinato intatto e
rimanevano li davanti, in attesa di un varco, sotto il fuoco nemico. Oppure quando
coraggiosamente alcune pattuglie durante la notte andavano a tagliare o far saltare i
reticolati, i varchi che potevano aprire erano così stretti che le colonne attaccanti si
affollavano in pochi minuti e si esponevano al fuoco delle shrapnel21, granate imbottite di
20
L’UNIONE SARDA, 14 novembre 1915. Dall’Isola: “I combattenti sardi decorati”.
Deriva il suo nome dal suo inventore, il tenente britannico Henry Shrapnel, che lo mise a punto nel 1784. È un tipo
di proiettile cavo riempito di sfere di piombo usato soprattutto nell’artiglieria, ed è dotato di una carica di esplosivo
collegata ad una spoletta.
21
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pallettoni di piombo che con l‘esplosione irradiavano i piombini in ogni direzione. Una
volta superato il reticolato, i nostri soldati, si scagliavano sulla trincea nemica e la
conquistavano dopo una violenta lotta corpo a corpo. Il grido di esultanza veniva subito
soffocato dalle mitragliatrici che sparavano occultate dal fianco e dal retro della trincea
facendo una carneficina di uomini ormai stanchi e già provati dai continui assalti all‘arma
bianca. Quando poi contrattaccavano gli austriaci, questi erano uomini audaci, decisi e
tenaci che sovente ricacciavano i nostri soldati sulle posizioni di partenza.
Il 23 giugno 1915 il Generale Cadorna iniziò la 1a Battaglia dell‘Isonzo. L‘idea
iniziale era quella di una grande manovra a tenaglia: la 2a Armata avrebbe attaccato dalla
testa di ponte di Plava cercando di prendere la Nord le montagne che circondavano Gorizia.
Una altro attacco sarebbe stato lanciato da occidente verso il Podgora e Oslavia. In tal modo
l‘avversario avrebbe spostato le proprie riserve su queste zone del fronte delle Alpi Giulie, e
allora sarebbe entrata in azione la 3a Armata sul Carso. A Plava, quattro Brigate
combatterono con indomito valore, ma non riuscirono ad avanzare che di pochi metri. Sul
Podgora e a Oslavia furono sei le Brigate che si sacrificarono inutilmente. Sul Carso, infine,
gli effettivi di due Corpi d‘Armata andarono a infrangersi contro il ciglione occidentale,
strappando qualche sperone isolato, ma senza poter far nulla contro le posizioni principali
del San Michele, del Sei Busi, dei Boschi Lancia e Cappuccio. Il 7 luglio la battaglia venne
sospesa. I risultati, come s‘è detto, non corrisposero alle attese; troppo alto il sacrificio in
vite umane. Inoltre le nostre truppe non erano sufficientemente addestrate alla guerra in alta
montagna, e per di più con le difese nemiche ben fortificate.
Già dal 18 luglio il generale Cadorna diede l‘ordine di sferrare un‘altra offensiva:
inizia la 2a Battaglia dell‘Isonzo. Questa volta l‘azione principale spettava alla 3a Armata
che avrebbe dovuto superare il primo ciglione del Carso, fra il Monte San Michele e il Sei
Busi, e minacciare Gorizia da sud. La 2a Armata avrebbe dovuto tenere agganciato il nemico
a Plava e aggredirlo sull‘alto Isonzo per strappargli i monti Sleme e Mrzli. Anche questa
seconda battaglia dell‘Isonzo, però, fallì i suoi obbiettivi. Dal 18 al 22 luglio le Brigate
―Pinerolo‖, ―Acqui‖ e ―Brescia‖, pur combattendo con ostinato valore non riuscirono a
conquistare che alcune trincee nei presi dei paesi di Selz e di Vermegliano (Gorizia). Un pò
più a nord la Brigata ―Regina‖ si impossessò del bosco Cappuccio e mantenne
vigorosamente la posizione contro i furiosi contrattacchi di una divisione ungherese
meritando la medaglia d‘oro per le sue bandiere. Poi, finalmente, l‘11° e il 3° Battaglione
dei Bersaglieri, riuscirono a conquistare la vetta del monte San Michele. L‘indomani però
contrattaccarono ben 12 Battaglioni ungheresi, contro i quali i Bersaglieri resistettero
accanitamente, senza però poter mantenere la vetta. Gli scontri, ancora una volta furono
sanguinosi, soprattutto fra il Podgora e Oslavia. Ben tre divisioni su sei brigate e con il
concorso di due battaglioni di Carabinieri, che combatterono fino ai limiti
dell‘inverosimile, e di un battaglione delle Guardie di Finanza, tentarono inutilmente, fra il
19 e il 24 luglio, di aprirsi la strada verso l‘Isonzo.
Tra i pochi finanzieri Antiochensi mobilitati per il fronte ci fu Raffaele Martucci22,
volontario alle armi nelle Regie Guardie di Finanza. Verrà arruolato il 13 agosto 1912 in
ferma triennale, nella Legione Allievi di Maddaloni (Caserta). Il 1° novembre 1912 viene
trasferito nella Legione Territoriale di Napoli. Trattenuto alle armi per mobilitazione, il 1°
22
MARTUCCI Raffaele 16/09/1892 (Guardia di Finanza) di Carmelo e Maccioni Angelina
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agosto 1915 viene aggregato all‘8° Battaglione mobilitato e il 26 agosto giunge in territorio
in stato di guerra. Il 12 giugno 1918 lascia il fronte per motivi di servizio e rientra nella
Legione di Napoli. Si congederà il 5 settembre 1918. Dopo la guerra sarà autorizzato dal
Comando dell‘8° Battaglione a fregiarsi del distintivo con circolare del Ministero della
Guerra ―Per aver dato ripetute prove d‘arditezza‖; infatti ebbe un encomio solenne perché il
20 ottobre 1915 a Casere Solin Alta si distingueva nella distruzione di una trincea in
prossimità delle linee nemiche, dimostrando intelligenza e ardore. Inoltre il 25 agosto 1916
mentre stava preparando una mina a Cima Val Segnan venne colpito da una mazza al
ginocchio sinistro riportando la tumefazione senza ecchimosi alla parte interna del
ginocchio e abrasioni alla coscia. Infine il 19 ottobre 1916 rimase ferito al capo durante il
bombardamento di Casere Avostany.
Intanto, come già accennato in precedenza, a fine luglio la Brigata Sassari (151° e
152° Rgt.), ricevuta la bandiera di guerra era pronta all‘azione. Già inquadrata nella 25a
Divisione del Generale Capello (dipendente dal III° Corpo d‘Armata del Duca d‘Aosta),
quando entrò in linea la brigata passo alla 22a Divisione e fu schierata lungo il settore che da
San Martino del Carso prosegue sino al Monte San Michele. Obiettivo dei ―Sassarini‖ sono
i boschi di pini che svettano sulla sommità dell‘altopiano del Carso ed il loro compito sarà
quello di far sloggiare gli austriaci dalle pinete site tra le pendici che da San Martino del
Carso proseguono sino al Monte San Michele, e quelle sopra Castelnuovo. Alle 4:30 di una
mattina del 20 luglio, un ciclista del 40° Rgt. della brigata ―Bologna‖ arriva al Comando e
comunica l‘ordine di mobilitazione. Il 21 luglio la brigata, per ferrovia si trasferisce a S.
Maria La Longa (Palmanova, Udine). Il 24 luglio quattro battaglioni della brigata, passano
l‘Isonzo e si ammassano a Sdraussina (comune di Sagrado tra l‘Isonzo e il Carso, in Friuli)
dovendo procedere all‘occupazione di Bosco Cappuccio (S. Michele). Gli altri due
battaglioni restano a Romans a disposizione dell‘XI° Corpo d‘Armata. Nella notte tra il 24 e
il 25 luglio i ―dimonios‖ scattano all‘assalto: è l‘inizio del calvario. Le nostre trincee sono
costituite da muretti a secco che offrono scarsissima protezione; di fronte, quelle austriache,
molto più solide e circondate da reticolati di filo spinato; in mezzo, una striscia di terra di
nessuno con decine di cadaveri di soldati austriaci e italiani in stato di avanzata
decomposizione che emanano un fetore insopportabile. Il saluto dei parenti, gli abbracci
degli amici, la cerimonia della consegna della bandiera e il giuramento svaniscono di colpo,
sono solo un lontano ricordo. Davanti ai nostri soldati si è presentata la guerra così com‘è:
devastante, cruda e feroce, dove non c‘è posto per la pietà. Alle 11:00 precise le nostre
batterie del 46° Rgt. di Artiglieria iniziarono il fuoco di preparazione. Poiché era
severamente proibito parlare, a mezzo di cenni si fecero innestare le baionette e caricare i
fucili; appena giunge l‘ordine, in due secondi i ―Sassarini‖ balzano decisamente all‘assalto
delle postazioni nemiche armati di bombe a mano, tubi di gelatina e pinze tagliafili per
aprire varchi nei reticolati. Poi con una corsa a perdifiato si raggiunge il ciglio della trincea
nemica. Si arriva al corpo a corpo e all‘interno della trincea si svolgono episodi terrificanti
di coraggio e di sangue. Poiché riesce difficile il maneggio della baionetta, entra in azione
―s‘arrosoia‖ rendendo più feroce la lotta corpo a corpo. Il I° Btg. del 151° riuscirà a
conquistare la prima linea nemica catturando 635 prigionieri.
Il 27 luglio la brigata cerca di completare l‘occupazione di Bosco Cappuccio; in tale
giorno abbiamo il primo ferito antiochense di questa zona del fronte. Si chiamava Nicolino
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Uras23 del 151° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Chiamato alle armi per il servizio di leva il 17
novembre 1909 nel Distretto Militare di Catania nel Deposito del 4° Rgt. ―Piemonte‖ in
qualità di telegrafista, si congederà il 3 novembre 1911 nel Deposito di fanteria di Ozieri.
Viene richiamato per mobilitazione (Guerra Italo-Turca) nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖
a Ozieri il 6 agosto 1912; sarà Allievo Musicante, qualifica da cui verrà dispensato dopo
appena un mese. Durante il servizio di leva riuscirà a prendersi il brevetto di tiratore scelto.
Si congederà il 26 febbraio 1913. Richiamato per mobilitazione il 10 maggio 1915 nel
deposito di fanteria di Ozieri, il 17 maggio 1915 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla
6a Compagnia del 2° Btg. con cui giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1915.
Il 27 luglio verso le ore 15:00, si decise di riprendere l‘azione per impadronirsi del
cosiddetto ―trincerone‖ di Bosco Cappuccio, un fortino austriaco costituito da robusti muri a
secco, dove si aprono feritoie per fucili e mitragliatrici, e difeso da un fittissimo reticolato.
Pochi momenti prima dell‘assalto, dalla linea nemica si vide un reparto austriaco di 200
uomini che abbandonava le proprie posizioni e, in segno di resa, si incamminava verso le
posizioni occupate dalla 6a e 8a Compagnia (la 6a è quella di Nicolino Uras); tenevano le
braccia alzate ―Kameraden! Kameraden! Buoni italiani!‖. I nostri soldati incuriositi da
questa inaspettata diserzione, balzarono in piedi sulla trincea senza sparare, ma gli austriaci,
giunti nei pressi della nostra linea difensiva, si gettarono a terra e due mitragliatrici,
appostate alle loro spalle, cominciò a sventagliare sui nostri soldati. Causa lo sbandamento
iniziale i ―Sassarini‖ si trovano in grave difficoltà. La lotta è terribile: la brigata lascia sul
terreno numerosi uomini; è nel corso di tale fatto d‘arme che Nicolino Uras lascerà la zona
di guerra per ―ferite riportate in combattimento‖. La finta resa austriaca non fu l‘unico
strattagemma usato dal nemico per ingannare i nostri soldati. Molto spesso dalle linee
nemiche alcuni soldati austriaci di origine triestina o istriana che sapevano parlare bene
l‘italiano, lanciavano delle urla in direzione delle nostre trincee domandando: ―Perché
sparate sui vostri compagni? Siamo italiani!‖ L‘inganno fu scoperto dal Capitano Gavino
Serra comandante del 1° Btg. del 152° Rgt. che sentendo tali urla rispose: ―Si ses italianu
fuedda in sardu!‖
Alle prime luci dell‘alba del 28 luglio, la strenua resistenza della ―Sassari‖ indusse
gli austriaci a rientrare nelle loro posizioni lasciando sul terreno migliaia di morti e una
infinità di feriti che i ―Sassarini‖ stessi raccolsero con pietà fraterna.
Il 29 luglio, nonostante la battaglia potesse considerarsi conclusa, al settore difensivo venne
assegnata la 10a batteria da montagna che aveva il compito di battere il ―Blockhaus‖ una
posizione austriaca fortificata col calcestruzzo e che dominava la ―Sella di San Martino‖.
Alla data del 30 luglio il settore del 152° Rgt. si mantenne più o meno calmo a meno di
qualche sporadica azione dimostrativa austriaca volta a far indietreggiare la nostra linea
difensiva. Il 151° Rgt., invece, proseguì metodicamente contro l‘ultima linea difensiva di
Bosco Cappuccio. L‘azione doveva essere condotta dal II° e III° Btg., mentre il I° Btg.
doveva occupare una trincea fronteggiante la ―Sella di San Martino‖. Al 151° Rgt. ―Sassari‖
fu affiancato di rincalzo il 155° Rgt. della brigata ―Alessandria‖ che, già esausto, sarebbe
intervenuto solo in caso di evidente necessità. La trincea austriaca venne però trovata
23
URAS Nicolino 03/12/1889 di Nicolò e Sulas Emanuela (Esercito). (Fratello di Uras Antonio 189. Si sposò con Ennas
Antonietta, morirà a Sant'Antioco il 17 settembre 1924).
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abbandonata e alle 17:30 del 31 luglio la linea nemica venne occupata dai due reggimenti
della brigata.
La seconda battaglia dell‘Isonzo esauriva lentamente tutta la sua spinta offensiva. Le
azioni di forza vennero progressivamente sostituite da una più ponderata e metodica
manovra di sgretolamento. Ma il 1° agosto, le manovre offensive vennero riprese
nuovamente: la 19a divisione aveva l‘ordine di continuare l‘avanzata, mentre la 22a, dove
era inquadrata la brigata ―Sassari‖, doveva convergere verso la zona di fuoco della 19 a
divisione e, con una manovra a tenaglia, restringere tutta la linea del fronte. Il settore venne
suddiviso in due sottosettori: in quello di sinistra vennero schierati il I/151° Btg., il I/152°
Btg. e il 20° Rgt. di fanteria ―Brescia‖; in quello di destra il II/155° Btg. di fanteria
―Alessandria‖, 3 battaglioni del 47° Rgt. della brigata ―Ferrara‖ e uno del 19° Rgt. della
brigata ―Brescia‖. Della struttura operativa facevano parte anche il I° Btg. del 40° Rgt. di
fanteria ―Bologna‖, il I° Gruppo del 15° Rgt. di Artiglieria da Campagna e la 6 a e 10a
batteria someggiata.
Il 3 agosto i battaglioni del 151° e 152° Rgt. ―Sassari‖ ebbero l‘ordine di attaccare il
―Trincerone a zeta‖ che avrebbe consentito occupare la ―Sella di San Martino‖, ma si decise
di rinviare l‘azione al giorno successivo. Il 4 agosto la Brigata entra a far parte della 28a
divisione ed effettua con due battaglioni (I e II/152° Rgt.) tentativi di avanzata, riuscendo a
conquistare la quota 177 (occupata dalla 4a Compagnia del 152° Rgt.) e rafforzando le
posizioni. Lo stesso giorno venne ripreso l‘attacco contro il caposaldo austriaco:
un‘ottantina di uomini tutti fradici e infangati avanzano silenziosamente a carponi verso la
linea nemica. Col favore dell‘oscurità e della sorpresa, la trincea viene occupata in un
baleno; alcune squadre riescono ad avvicinarsi e cominciano a lavorare con le pinze
tagliafili, ma il nemico fece brillare le mine predisposte a suo tempo e gli assalitori saltano
in aria. Nonostante ciò altri ―Sassarini‖ riescono a penetrare nel trincerone e sgominano i
difensori. La reazione dell‘artiglieria austriaca fu violentissima; provocò sensibili perdite tra
i nostri reparti, interruppe l‘avanzata e ci costrinse alla difensiva vanificando gli obbiettivi
raggiunti.
Nei giorni seguenti gli austro-ungarici eseguirono contro la nostra linea un nutrito e
continuo fuoco di fucileria appoggiato dal tiro di granate incendiarie, con l‘evidente
intenzione di tenere in costante stato di allarme le nostre truppe impedendo loro il riposo e,
soprattutto, l‘attività logistica che si svolgeva prevalentemente nelle ore notturne.
I ―Sassarini‖ però resistono tenacemente. La difficoltà di movimento indusse il comandante
del XIV° Corpo d‘Armata, e di conseguenza della 28a Divisione, a richiamare le truppe ad
uno sforzo più deciso e definitivo. Venne quindi ripresa l‘azione verso la Sella di San
Martino per il 9 agosto. L‘obbiettivo era quello di acquisire terreno in direzione dell‘abitato
di San Martino del Carso, ma per far ciò era necessario conquistare il ―trincerone a zeta‖
distante 300 metri dalla nostra linea compresa tra la quota 177 e 164.
Alle ore 15:00 del 9 agosto, sotto il tiro violentissimo dell‘artiglieria austriaca, inizia
il movimento delle nostre truppe che d‘impeto riescono a conquistare un tratto di trincea
fortemente presidiato. I combattimenti si susseguono cruenti; dal presidio nemico una
mitragliatrice ―schwarzlose‖ spara in continuazione sui nostri, rendendo impossibile
muoversi nella zona di ―Bosco Cappuccio‖. A far tacere la mitragliatrice ci penseranno
alcuni volontari che tenteranno una incursione nelle linee nemiche. Il primo tentativo
fallisce: gli arditi sono letteralmente falciati. Al secondo tentativo gli assalitori riescono a
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mettere piede nel fortilizio e, baionetta in canna, ingaggiano una lotta all‘ultimo sangue
contro i Kaiserjager ungheresi del 4° reggimento Honved, sino ad espugnare il ―trincerone‖
di ―Bosco Cappuccio‖.
Nella relazione di servizio redatta dal colonnello Ledda si legge che l‘azione
offensiva si concluse alle 18:00 e fu coronato dal pieno successo con la conquista di un
tratto di fronte di circa 150 metri! Non stupisca l‘esiguità dell‘ampiezza del fronte acquisito;
la guerra di trincea era così: per conquistare un metro di linea nemica erano necessari 10
uomini. Il colonnello Ledda nel suo resoconto, oltre a proporre una medaglia d‘argento e
una di bronzo per qualche ufficiale, prosegue affermando che ―nel suddetto fatto d‘arme24 si
distinsero molti militari‖ tra questi c‘era il più giovane dei fratelli Puddu, Salvatore25, già
veterano della guerra di Libia. Richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 a Ozieri nel
deposito del 46° fanteria ―Reggio‖, verrà assegnato al 151° ―Sassari‖ nella 10a Compagnia.
Il 22 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Morì dopo soli tre mesi di
combattimenti: il 9 agosto 1915, fu colpito mortalmente sulle pendici del Monte San
Michele nel fatto d‘arme di ―Bosco Triangolare‖. La notizia della sua morte fu pubblicata
da L‘Unione Sarda26: ―A fianco del proprio fratello (Nicolino) che ne ha dato l‘annuncio è
caduto da eroe il soldato Salvatore Puddu, già fregiato di una medaglia conquistata in
Libia per i suoi atti di valore. Condoglianze alla famiglia e alla fidanzata‖.
Una successiva corrispondenza dell‘11 settembre dello stesso quotidiano27 afferma:
―Giunge notizia che il 20 agosto cadde eroicamente sul campo dell‘onore il nostro
compaesano Nicolò Puddu, fratello del Puddu Salvatore, caduto il giorno 9. Alla desolata
madre che in un breve periodo di tempo ha perduto tre figli (?) nel fiore della giovinezza, le
nostre condoglianze‖. Il quotidiano sardo da l‘annuncio della morte dell‘altro fratello,
Nicolino Puddu28 deceduto il 21 agosto29. Venne assegnato al 151° Rgt. della Brigata
―Sassari‖ il 13 settembre 1915. Morirà dopo sole tre settimane di guerra sul San Michele nel
fatto d‘arme di ―Bosco Cappuccio‖. L‘Unione Sarda parla però della perdita di tre fratelli, si
tratta di un errore, il terzo fratello Luigi Puddu30, come vedremo in seguito, fu gravemente
ferito nei fatti d‘arme del 1917, ma non morì.
Il giorno prima della morte di Nicolino Puddu, il 20 agosto vennero feriti Antonio
Bullegas e Giovanni Orrù. Antonio Bullegas31 del 151° Rgt., il 20 agosto 1915 rimase ferito
al braccio destro dall‘esplosione di una bomba a mano nemica 32 nei fatti d‘arme di Bosco
Cappuccio. La frattura lo costrinse a lasciare la zona di guerra. Ricevete le prime cure
all‘ospedale di Palmanova (Udine), poi fu trasferito a quello di Reggio Emilia e per ultimo a
Cagliari nell‘ospedale della Croce Rossa per una lunga convalescenza che lo accompagnerà
sino al congedo assoluto. Anche L‘Unione Sarda33, seppur in ritardo, pubblicherà la notizia
24
“La vita per la Patria – Sa vida pro sa Patria” di Lorenzo Cadeddu. Pag. 150, note 35-38/a.
PUDDU Salvatore noto Giuseppe 14/03/1890 (Esercito) di Luigi e Caredda Maria (Fratello di Nicolò e Luigi).
26
L’UNIONE SARDA, 23 agosto 1915. Da Sant’Antioco: “I nostri morti”.
27
L’UNIONE SARDA, 11 settembre 1915. Sant’Antioco: “I nostri morti”.
28
PUDDU Nicolò 02/05/1885 (Esercito) di Luigi e Caredda Maria (Fratello di Salvatore e Luigi).
29
“La vita per la Patria – Sa vida pro sa Patria” di Lorenzo Cadeddu. Pag. 153, note 88/a.
30
PUDDU Luigi 17/10/1887 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito N°23330bis)
31
BULLEGAS Antonio Giuseppe 31/01/1885 (Esercito) di Salvatore e Collu Maria. È probabile che si tratti dello stesso
Antonio Bullegas che rientrò a Sant’Antioco insieme al Sottotenente Ortensio Biggio e Antioco Fanni, anch’essi feriti.
32
ACSA, Elenco mutilati e invalidi di guerra. ACSA, Leva e Truppa 10/37.
33
L’UNIONE SARDA, 26 novembre 1915. Da Sant’Antioco: “L’arrivo di un soldato ferito”.
25
- 28 -
del suo ferimento dopo tre mesi, quando verso la fine di novembre giunse in paese ―il nostro
concittadino Antonio Bullegas, prode soldato, il quale a Monte Cappuccio venne ferito da
schegge di mitraglia, e così gravemente che avrà per sempre un braccio paralizzato.
Eppure parla della nostra guerra con grande entusiasmo, e sarebbe ritornato al più presto
sul fronte per combattere ancora contro l‘odiato nemico di nostra gente‖.
Giovanni Orrù34, anch‘egli del 151° Rgt. e già veterano della guerra di Libia, fu
invece ferito gravemente al collo dalla scheggia di una granata mentre era di sentinella a
Bosco ―Cappuccio‖. Verrà ricoverato all‘ospedaletto da campo n°80 di Vino e inviato in
convalescenza. Il 10 novembre 1915, rientra nel deposito di Ozieri. Verrà richiamato al
fronte in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1916 col 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖.
Vedremo nei prossimi capitoli come finirà la sua guerra.
Nei giorni successivi, mentre i soldati sardi rafforzano ulteriormente il ―trincerone‖
del Monte San Michele che apre la strada verso Gorizia, furono colpiti atri due antiochensi:
Giuseppe Vacca e Giuseppe Mei. Giuseppe Vacca35, sodato del 152° Rgt., venne ferito il 28
agosto colpito nei combattimenti tra ―Bosco Lancia‖ e ―Bosco Triangolare‖ sul monte San
Michele. Lo ritroveremo nell‘estate del ‗17 nell‘altopiano di Asiago e purtroppo sarà
l‘ultima volta che parleremo di lui.
Giuseppe Mei36 fu chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 nell‘85° Rgt di fanteria
―Verona‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Giungerà in territorio in stato di guerra il 22
maggio dello stesso anno. Il suo battaglione compiva a turno periodi di trincea nel settore
nord-ovest del Monte San Michele a quota 180 mt. attendendo ai lavori difensivi e alle
ricognizioni di piccoli reparti. A seguito dei combattimenti avvenuti il 29 agosto 1915 sul
San Michele37, morirà il giorno successivo nell‘ospedale da campo n°210 per ferita da arma
da fuoco all‘avambraccio e fianco destro penetrante in cavità toracica. Anche la notizia della
sua morte venne pubblicata sull‘Unione Sarda38.
Si chiude così la prima fase della partecipazione della ―Sassari‖ alla guerra. Dopo
circa un mese di lotta accanita il bilancio si chiude con la cattura di circa 4.000 austriaci, 6
mitragliatrici e con la presa dei boschi ―Lancia‖, ―Triangolare‖ e ―Cappuccio‖. Le azioni
finora svolte costano alla ―Sassari‖ la perdita di 387 uomini, 1956 feriti e 77 dispersi. E
questo è solo l‘inizio dell‘olocausto di sangue della Brigata.
Alla fine di agosto la brigata ―Bari‖ (139°-140° Rgt.) da il cambio di trincea alla ―Sassari‖
che così potrà sganciarsi dalla prima linea e trascorrere un periodo di agognato riposo, prima
a Villa Vicentina (Udine) e poi a Villesse (Gorizia), un paesino al confine con la Slovenia. Il
mese di settembre, i ―Sassarini‖ lo trascorrono in retrovia impiegati nei lavori di
rafforzamento della linea di resistenza sulla riva destra dell‘Isonzo.
Ai primi di novembre la ―Sassari‖ era di nuovo in linea nel settore di Castelnuovo,
nuovamente alle dipendenze della 25a divisione schierandosi col 151° nel sottosettore di
sinistra e col 152° in quello di destra. Il prossimo obbiettivo era ritenuto imprendibile: le
munitissime trincee dei ―razzi‖ e delle ―frasche‖.
34
ORRÙ Giovanni Antonio 20/06/1887 di Antioco e Caddeo Chiara. (Esercito) Fratello di Orrù Giuseppe Nicolino 1884.
VACCA Giuseppe 07/02/1892 di Giuseppe e Cappai Francesca. (Esercito N°38777)
36
MEI Giuseppe 11/05/1895 di Nicolò e Mallus Maria Chiara. (Esercito)
37
ACSA, Leva e truppa, 30/09/1915
38
L’UNIONE SARDA, 9 ottobre 1915. Da Sant’Antioco: “Per la Patria”.
35
- 29 -
Per aiutare indirettamente l‘esercito serbo in ritirata, (il 9 ottobre i Tedeschi erano
entrati a Belgrado), dopo due mesi di relativa stasi, il Generale Cadorna iniziò il 18
ottobre 1915 la 3a Battaglia dell‘Isonzo che durerà, con immutata asprezza, fino al 4
novembre sugli stessi luoghi delle due precedenti. I bollettini e le corrispondenze dei
giornali ripetevano sempre i medesimi nomi: sul fronte Carso, il San Michele, il Sei Busi e
San Martino; sul medio Isonzo, il Podgora, il Sabotino, Oslavia, Plava, Cima Mrzli e lo
Sleme. Cominciava a diventare notevole, non solo la conquista di un dosso o di una cima,
ma anche di una semplice trincea a pochi metri da quella nemica: ed ecco allora la ―Trincea
di morti‖, la ―Trincea della chiesa diruta‖ e la ―Trincea delle frasche‖, teatro di aspri
assalti. Soprattutto la trincea delle ―Frasche‖ e trincea dei ―Razzi‖ saranno due nomi celebri
nel martirologio dei soldati italiani. Quella delle ―Frasche‖ si sviluppava per circa 900 metri
ed era protetta da profondi reticolati, nugoli di mitragliatirici e lanciabombe; era collegata
con quella dei ―Razzi‖ che disponeva di analoghe difese ed era lunga circa 500 metri.
Il Comando Supremo, che reputava indispensabile occupare le due fortificazioni, a ottobre
(3a battaglia dell‘Isonzo) aveva incaricato dell‘impresa i bersaglieri e le brigate ―Regina‖,
―Bologna‖, ―Macerata‖ e ―Siena‖. Ma ogni tentativo è stato vano.
Il 10 novembre 1915 l‘azione riprese con immutata violenza, sempre per aiutare
indirettamente i serbi. Si combatteva la 4a Battaglia dell‘Isonzo; stavolta però, oltre al
nemico, c‘era il mal tempo: il gelo acutissimo aumentava il martirio degli Eroi. Gli
obbiettivi erano sempre gli stessi, la ―Trincea delle frasche‖ e la ―Trincea dei razzi‖ dove si
dissanguò la Brigata Sassari.
In questo settore però, oltre alla ―Sassari‖, combatteva anche la brigata dei ―Granatieri di
Sardegna‖ che, all‘attacco della quota 188 (Oslavia), faranno sentire al nemico il peso del
loro impeto e della loro tenacia. Dal 10 al 18 novembre però, le puntate offensive dei
―Granatieri‖ si infrangono contro l‘ostinazione del nemico che, favorito dal persistente
maltempo e dal terreno impervio, non consente ai nostri soldati alcun avanzamento del
fronte. Il 20 novembre però, gli sforzi dei ―Granatieri‖ trionfano: l‘assalto sarà così deciso
che il generale Boroevic nella sua relazione lo qualifica ―improvvisa irruzione‖. Quota 188
viene strappata al nemico. Il giorno dopo gli austriaci si accaniscono in una violenta
reazione, ma i reiterati contrattacchi non producono alcun beneficio. I ―Granatieri‖, che in
dieci giorni hanno perduto 854 uomini (di cui 50 ufficiali), non cedono. Le Bandiere dei due
reggimenti(1° e 2° Rgt.), per la bella condotta da essi tenuta durante l‘attacco alle
tormentate colline di Monfalcone e le fortissime posizioni del Monte Sabotino, nonché per
l‘aspra e gloriosa conquista della contrastata dorsale di quota 188 (Oslavia), vennero
decorate con Medaglia d‘Argento al Valore Militare.
Protagonista di questi fatti d‘arme fu Ortensio Biggio39 Sottotenente del 2° Rgt. di
fanteria. Purtroppo non sappiamo a quale brigata appartenesse in quanto con la numerazione
1° e 2° Rgt., oltre alla brigata dei ―Granatieri di Sardegna‖, c‘era anche la brigata di
fanteria ―Re‖ che alla data del 20 novembre, come i ―Granatieri di Sardegna‖, sulle alture di
Oslavia il III° battaglione del 2° Rgt., appoggiato dalla brigata ―Pavia‖, respinse con bravura
un poderoso attacco nemico. Dalle poche notizie del suo foglio matricolare si sa che fu
39
BIGGIO Ortensio 18/10/1894 di Giuseppe e De Fabianis Antonietta (Esercito). Figlio del Sindaco Cavalier Giuseppe
Biggio. Dopo il conflitto, con una pensione di invalidità di guerra, nei primi mesi del 1921 andrà via da Sant’Antioco per
completare gli studi presso la Regia Università “Luigi Bocconi” di Milano. Nel luglio del ’23, all’età di 29 anni,
conseguirà la Laurea in Scienze Economiche e Commerciali. (l’Unione Sarda 29 luglio 1923).
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dispensato dalla leva perché studente presso la Regia Università Commerciale ―Luigi
Bocconi‖ di Milano. Verrà chiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 a Ozieri nel
deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ e si congederà il 12 settembre 1919.
Venne ferito nei fatti d‘arme di Oslavia,
durante la 4a battaglia dell‘Isonzo, colpito alla
gamba sinistra da una pallottola di shrapnel40. La
notizia41 arrivò a Sant‘Antioco il 4 dicembre tramite
un telegramma ―diretto al nostro sindaco che gli
annunzia che il figlio Ortensio, sottotenente di
fanteria, è stato ferito da una pallottola al
ginocchio, il proiettile è già stato estratto. Si trova
ora ricoverato nell‘Ospedale di Vicenza. Da notizie
private si seppe, che altri soldati vennero feriti.
Fervidi auguri a questi valorosi‖.
Alcuni mesi dopo, il 6 aprile dell‘anno successivo,
Ortensio Biggio prima di lasciare l‘ospedale di
Vicenza volle salutare la città con una lettera inviata
al prefetto, in cui ricorda amorevolmente anche
un‘infermiera di cui forse s‘era innamorato. La
lettera42 venne pubblicata dal periodico ―La
Ortensio Biggio nell‘ospedale da campo
Provincia di Vicenza‖: ―Ill.mo Signor Prefetto. I
Collezione ACSA di Sant‘Antioco.
sanitari di questo ospedale, visto l‘ottimo
andamento della mia ferita, mi permettono di recarmi a quello di Vercelli, per proseguire
poi per il mio paese: Sant‘Antioco. Prima di abbandonare la gentile Vicenza sento il
dovere di ringraziare quanti si presero a cuore la mia guarigione o cercarono di lenire in
qualche modo i miei dolori. Tra questi in primo luogo viene Lei che, colle sue visite e colla
sua benevolenza mi sollevò non poco nei giorni successivi all‘operazione. La gamba
sinistra mi rimase rigida e più corta di alcuni centimetri della destra: sarà il ricordo della
battaglia per tutta la vita. Questo però, Signor Prefetto, anzi è per me di grande gioia e
consolazione. Dare la vita per la Patria è il dovere di ciascuno. Oh come sarò felice quando
negli anni futuri, narrando ai nipoti l‘epopea colla integrazione della Patria potrò
soggiungere: ―combattei anch‘io‖. Rinnovando i miei ringraziamenti Le porgo i miei
distinti ossequi. Vicenza, 6 aprile 1916. Dev.mo Sottot. Biggio Ortensio‖.
Esattamente un mese dopo, il 6 maggio, Ortensio Biggio ricevette da Sassari una
lettera di Mario Berlinguer43 suo compagno d‘arme, poi ai primi di luglio fa ritorno a
Sant‘Antioco44. Il suo arrivo fu l‘occasione per ―…una bella e vibrante dimostrazione
patriottica che ci ha commosso ed esaltato. Buona parte della popolazione con gli altri due
40
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra.
L’UNIONE SARDA, 7 dicembre 1915. Da S.Antioco: “Un ufficiale ferito”
42
L’UNIONE SARDA, 21 aprile 1916. Da S.Antioco: “Una lettera di un nostro prode ufficiale”
43
Mario Berlinguer, Nato a Sassari nel 1891, uomo di punta dell’interventismo sassarese. Prima della guerra iniziò su
“La Nuova Sardegna” a predicare la necessità dell’entrata in guerra dell’Italia. Fu volontario al fronte col grado di
Ufficiale di fanteria. Morì a Roma nel 1969.
44
L’UNIONE SARDA, 9 luglio 1916. Da S.Antioco: “Una patriottica dimostrazione in onore d’un glorioso ferito”
41
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feriti Antonio Bullegas45 e Antioco Fanni46 e con tutte le scolaresche si era riversata al
punto d‘arrivo. Il Biggio che una ferita alla gamba costringe a zoppicare, fu accolto al suo
primo apparire da un caldo ed entusiastico applauso. Dinanzi alla casa del Biggio, il corteo
si fermò, le scolaresche cantarono vari inni patriottici ed il vice ispettore scolastico ed un
altro cittadino parlarono alla folla inneggiando ai feriti ed a quanti sono caduti versando il
loro sangue sui campi di battaglia ed auspicando alla vittoria che sorgerà dal sacrifizio e
dall‘eroismo‖.
Ma la tragica realtà della trincea era del tutto diversa dalla solita retorica: il fuoco
martellante dell‘artiglieria nemica acuiva la ferocia di un flagello impossibile da
immaginare. Divorava le trincee, stritolava i sassi e fondeva i reticolati. Non rimase più
nulla, fuorché macigni, scheggiami, fumo e cadaveri, come quelli che accolgono la brigata
―Sassari‖ ai primi di novembre, e ancora una volta sul Carso che, come nel luglio
precedente, riceve la brigata col lezzo dei cadaveri dei militari morti nelle battaglie
precedenti e che non si erano potuti seppellire perché il nemico martellava la zona con
l‘artiglieria.
Già dal 4 novembre la ―Sassari‖ era accantonata ai piedi del gradino carsico. Al 151°
Rgt. fu assegnato il settore della brigata ―Siena‖; il III° battaglione del 152° Rgt. venne
destinato al sottosettore di destra presidiato dai reparti della brigata ―Bologna‖. I rimanenti
battaglioni, I° e il II°/152°, furono lasciati momentaneamente accantonati a Villa Vicentina.
Ma il 6 novembre anche il II° Btg. raggiunse Fogliano (Gorizia) per essere avviato al
sottosettore di sinistra retto dalla brigata ―Siena‖.
L‘8 novembre, con l‘ordine di operazione n°23, il Duca d‘Aosta fissò gli obbiettivi da
assegnare ai Corpi d‘Armata. Il XIII° Corpo aveva la 25a Divisione schierata a sinistra e
comprendeva le brigate ―Macerata‖ e ―Sassari‖. Mentre nel settore di destra era schierata la
31a Divisione con le brigate ―Chieti‖ e ―Barletta‖. In riserva era tenuta la brigata ―Cremona‖
dove era elevato il numero dei sardi arruolati.
Il mattino del 10 novembre la ―Sassari‖ era schierata sulla sinistra contro le posizioni
delle trincee delle ―Frasche‖ e dei ―Razzi‖, mentre la ―Macerata‖ nel settore di destra a
fronteggiare le trincee ―Nuove Celle‖ e dei ―Morti‖.
Alle ore 12:00 i Sassarini scattarono con grande impeto. I soldati erano armati di bombe a
mano ed erano state distribuite numerose pinze per tagliare i reticolati. Le truppe di prima
ondata saltarono le nostre trincee e si avventarono contro le posizioni nemiche sicure di
superarle. Ma i reticolati nemici che si credevano distrutti dal tiro della nostra artiglieria si
ergevano intatti davanti ai nostri soldati. In un attimo le mitragliatrici austriache aprirono un
fuoco terribile che falciò gli arditi giunti in prossimità dei reticolati che tentavano di
oltrepassarli saltandovi sopra o sradicarli tirando con le mani i paletti di sostegno. La lotta
fu cruentissima: morti e feriti si allineavano davanti ai reticolati, ma la vista dei morti e dei
feriti non distoglieva i superstiti dal proposito assurdo di conquistare la trincea.
45
È probabile che si tratti dello stesso Antonio Bullegas ferito il 20 agosto 1915 e nato il 31/01/1885 da Salvatore e
Collu Maria.
46
FANNI Antioco 22/01/1881 di Giuseppe e Cabras Serafina (Esercito). Appartenente al 317° Btg. della Milizia Mobile.
Dispensato dal servizio in seguito a ferita al braccio sinistro colpito dalla scheggia di una bomba lanciata da un aereo
nemico. A decorrere dal 1° dicembre 1916 percepiva la pensione di guerra a vita di Lire 1.008. (ACSA, Leva e Truppa
VIII, 8 maggio 1920. Elenco mutilati e invalidi di guerra).
- 32 -
L‘onda dell‘assalto però si infrange irrimediabilmente davanti ai reticolati nemici; le
perdite sono gravissime e non si riesce a superare la trincea austriaca. Il 151° Rgt. è bloccato
davanti ai reticolati delle ―Frasche‖. Anche nella trincea dei ―Razzi‖ dove muove all‘assalto
il 152° Rgt. il nemico protegge la trincea con un fuoco di sbarramento intensissimo aprendo
dei vuoti spaventosi tra le nostre file. La notte tra l‘11 e il 12 novembre fu terribile: vennero
impartiti gli ordini affinché venissero messi in atto tutti quei provvedimenti idonei ad
impedire agli austriaci di riparare i danni alla prima linea. Vennero preparati nuovamente i
tubi di gelatina esplosiva per far saltare i reticolati, molto più efficaci delle pinze tagliafili e
del tiro di artiglieria, quasi sempre poco preciso. Fu tutto inutile; il fuoco di sbarramento
degli austriaci fu micidiale e il tiro delle mitragliatrici falciava impietosamente i nostri
uomini. Il Tenente Giuseppe Tommasi, aiutante maggiore in seconda del II° Btg. del 151°
Rgt. così racconta un episodio di quella notte: ―Ho incontrato nella dolina dei rincalzi un
mucchio di uomini e ho chiesto loro chi fossero. – Hanno risposto: ‘12a Compagnia!‘ – Ho
anche chiesto chi comandasse e mi si è presentato un caporal maggiore. Nell‘attacco di
ieri caddero tutti gli ufficiali e tutti i sottufficiali della Compagnia. E la 12a Compagnia si è
ridotta a 24 uomini‖. Alla 12a Compagnia apparteneva Antonio Steri47, ―Sassarino‖ della del
151° Rgt. ―Sassari‖. Già veterano della Libia venne richiamato per mobilitazione il 26 aprile
1915 nel deposito del 46° Rgt ―Reggio‖, il 18 maggio viene assegnato al 151° Rgt.
―Sassari‖ nella 12a Compagnia e il successivo 1° giugno 1915 giunge in territorio in stato di
guerra. Spirò nell‘ospedale da campo n°85 per ferita di arma da fuoco al torace e alla coscia
sinistra a seguito dei fatti d‘arme dell‘11 novembre 1915. Fu seppellito nel cimitero di
Turriaco (Gorizia).
La giornata del 13 era un sabato grigio e tempestoso. I sardi, nonostante gli scarsi
risultati ottenuti, ebbero l‘ordine di riprendere l‘offensiva. Nella notte vengono collocati
sotto i reticolati che proteggevano il saliente della trincea delle Frasche, due tubi di gelatina
che fatti esplodere produssero due larghi passaggi. Lo stesso si fece sotto i reticolati della
trincea dei Razzi. Non si tenta però l‘attacco perché si aspetta il tiro di demolizione della
nostra artiglieria. L‘assalto inizierà alle 15:00 del pomeriggio. Gli austriaci, fin dall‘inizio di
questo movimento, aprono contro i nostri reparti avanzanti e di retroguardia un massiccio
fuoco di artiglieria causando gravi perdite non solo ai reparti avanzanti ma anche alle
compagnie di rincalzo. Malgrado ciò la posizione viene mantenuta, ma con l‘assoluta
impossibilità di proseguire l‘avanzata.
Durante tali fatti d‘arme morirono Emilio Nocco e Antonio Massa. Emilio Nocco48
era nativo di Giba, allora frazione del comune di Villarios-Masainas ed era sposato a
Sant‘Antioco con Contu Mura Fedela. Dopo la leva del 1905/1906, fu richiamato per
mobilitazione il 2 agosto 1915 nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ e assegnato
alla Milizia Mobile del 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖, morirà sul Carso il 13 novembre
1915. Nell‘ultimo anno di guerra, nel corso di una conferenza per la sottoscrizione a favore
del Prestito Nazionale, l‘Ispettore scolastico professor Mauro, sorteggiò la somma di 100
lire che l‘amministrazione comunale volle assegnare ad uno dei figli dei nostri combattenti
morti in guerra. La sorte è toccata ad una bambina di nome Antonietta, figlia di Emilio
Nocco. La mamma, signora Mura Rosa Fedela, pur avendo due figlioletti, commossa dalla
47
48
STERI Antonio 30/04/1889 di Giovanni e Zigno Cecilia (Esercito).
NOCCO Emilio 10/04/1883 Giba, di Emilio e Nocco Giuseppa. (Esercito N°20066)
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cerimonia ha convertito in Prestito Nazionale49 la somma di 500 lire che le erano state
assegnate quale anticipo di pensione.
Anche Antonio Massa50 morì sul Carso e nello stesso giorno. La sua guerra durò solo 72
giorni: richiamato il 2 settembre 1915, giunse in territorio in stato di guerra il 9 dello stesso
mese col 151° Rgt. ―Sassari‖. Fu colpito alla trincea delle Frasche durante i vani assalti dei
nostri soldati.
Per cercare di scardinare le difese austriache viene decisa la formazione di un gruppo
di uomini col compito di aprire passaggi nei ricolati avversari con tubi di gelatina, ma con
una variante tattica rispetto agli assalti precedenti: il generale Gabriele Berardi decise di
attaccare senza il fuoco di preparazione dell‘artiglieria il cui tiro preventivo avrebbe
allertato gli austriaci, vanificando l‘attacco di sorpresa. Il piano riesce: pali e fili di ferro
saltano in aria. La brigata si lancia all‘assalto con impeto incontenibile, raggiunge il varco e
penetra nella trincea delle ―Frasche‖ dove si svolge un sanguinosissimo duello a colpi di
baionetta in cui i soldati sardi si mostrano particolarmente abili nel combattimento
ravvicinato, soprattutto col coltello. La postazione è conquistata, ma gli austriaci sparano
dalla trincea dei ―Razzi‖ mettendo i nostri in grave difficoltà. L‘assalto contro questa
fortificazione avviene il primo mattino del 14 novembre proseguendo sino al giorno
successivo. Ancora una volta i ―Sassarini‖ hanno la meglio, invadono la trincea e catturano
diversi prigionieri, oltre a due mitragliatrici e una grande quantità di armi e munizioni.
È del tutto probabile che tra i militari che contribuirono a questo successo c‘era
anche Antioco Mannai51 (omonimo della Med. d‘Argento), inquadrato nella 12a Compagnia
del 151° Rgt. (nella stessa del già citato Antonio Steri, 1889). Quando giungerà in territorio
in stato di guerra verrà assegnato alla 300a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖. Il 15 novembre
1915 verrà ferito al secondo e terzo dito del piede sinistro. Sul foglio matricolare pur non
essendo specificato il fatto d‘arme a cui prese parte, è un‘ipotesi quasi certa che,
appartenendo alla 12a Cmp. del 151° Rgt., combattesse nello stesso settore del fronte Carso.
Dopo il ferimento venne ricoverato all‘ospedale di Chioggia (Venezia) e il 10 dicembre fu
trasferito a quello di Firenze. Dopo la convalescenza, rientrerà in servizio il 1° aprile 1916
nel Deposito Mitraglieri Fiat di Brescia. Il 14 novembre 1917 rientra in territorio in stato di
guerra col 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. Cessa di essere in territorio in stato di guerra il 4
novembre 1918 e passerà al deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ a Siracusa. Si congederà nel
Distretto Militare di Cagliari il 21 giugno 1919.
Alla fine gli austriaci hanno ceduto. La conquista delle trincee delle Frasche e dei
Razzi costò, in termini di vite umane, un prezzo altissimo. La ―Sassari‖ perdette 14 ufficiali
morti e 46 feriti, circa 300 soldati tra morti e dispersi e 1.200 feriti. Ma nel Regio Esercito si
parlò a lungo dell‘impresa dei Sardi. Per quest‘ultima azione la ―Sassari‖ il 15 novembre
1915 meritò una citazione nel bollettino di guerra del Comando Supremo: ―Gli intrepidi
sardi della Brigata Sassari resistettero saldamente sulle posizioni e con ammirevole slancio
espugnarono un altro importante trinceramento detto dei Razzi‖. Inoltre, vedendo lo spirito
di corpo che alleggiava tra i soldati sardi della Brigata, gli alti comandi dell‘Esercito
disposero il trasferimento alla ―Sassari‖ di tutti i sardi militanti negli altri reparti,
49
L’UNIONE SARDA, 5 FEBBRAIO 1918. Sant’Antioco: “Nobile atto dell’amministrazione comunale”
MASSA Antonio 22/10/1884 (Esercito) di Antioco Ignazio e Basciu Maria
51
MANNAI Antioco 13/11/1888 (Esercito) di Emanuele e Salis Maria Chiara (Fratello di Sebastiano 1881 e Salvatore
1884)
50
- 34 -
accentuando lo spirito isolano e il carattere etnico della Brigata. Stava nascendo il mito di
coloro che per gli austro-ungarici erano i ―Reute Teufel‖ (Diavoli Rossi), e dal quel giorno
guardano con terrore alle mostrine bianco-rosse, assoggettando la ―Sassari‖ a un rigoroso
controllo per seguirne i movimenti. Bastava ascoltare le bestemmie con cui gli addetti
austriaci alle intercettazioni telefoniche accoglievano quel dialetto incomprensibile con cui
venivano scambiate tutte le comunicazioni tra i reparti italiani.
Dopo aver messo in sicurezza la nuova zona del fronte appena conquistata, la brigata
―Sassari‖ scende in riserva: il 151° si accantona a Fogliano (Gorizia), mentre il 152° si recò
a Villesse (Gorizia). Nelle nuove dislocazioni i reggimenti, dopo aver provveduto alla
pulizia personale e al rinnovo del vestiario, attesero al riordino delle unità. I ranghi lasciati
vuoti cominciarono pian piano a riempirsi. Ma altri Sassarini erano impegnati in ben altre
incombenze: molti di loro continuavano a morire presso le strutture sanitarie campali per le
ferite riportate nei fatti d‘arme dei giorni precedenti.
Il 25 novembre muore Giuseppe Sanna52. Veterano della Libia, verrà richiamato il 14
maggio 1915 per mobilitazione nel deposito del 46° Rgt. a Ozieri e incorporato nel 151°
Rgt. ―Sassari‖ col quale giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1915. Morirà
per ferite riportate in combattimento il 25 novembre 1915 nell‘ospedale da campo n° 85, lo
stesso dove perì qualche giorno prima Antonio Steri (1889, 151° Rgt. ―Sassari‖).
Il 29 novembre fu la volta di Antonio Dessì53, chiamato alle armi da circa un mese, fu
arruolato nel deposito di fanteria del 46° Rgt. a Ozieri. Pochi giorni dopo verrà trasferito in
territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt ―Sassari‖. Morirà il 29 novembre 1915
per ferite riportate in combattimento sul fronte del Carso. Nel corso dei continui assalti
all‘arma bianca con furiosi combattimenti corpo a corpo, l‘unico dei nostri che riuscì a
salvarsi fu Efisio Carboni54 (noto Antioco Luigi). Richiamato per mobilitazione il 25 ottobre
1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, verrà trasferito in territorio in stato di guerra col
152° Rgt. ―Sassari‖. Pure lui lascerà la zona di guerra per ferite riportate in combattimento il
29 novembre 1915. Dopo la convalescenza rientrerà nel deposito di Ozieri e assegnato alla
94a Compagnia Presidiaria, senza essere rimandato in prima linea.
Il 10 dicembre, in previsione del ritorno in linea, il Comando della ―Sassari‖ diramò
alcune direttive organizzative in base alle quali il 152° avrebbe dovuto dare il cambio alla
brigata ―Macerata‖, mentre il 151° avrebbe sostituito la brigata ―Cremona‖.
La mattina del 13 dicembre la brigata era impegnata nei consueti lavori di rafforzamento e
al riattamento della linea difensiva. Gli austriaci invece erano sempre attivi e continuavano a
martellare le nostre posizioni con le loro artiglierie. Una mattina del 15 il comandante della
brigata, Generale Gabriele Berardi, mentre eseguiva una ricognizione alla prima linea, fu
colpito da una scheggia di granata che gli provocò un‘ampia ferita alla coscia; morì
dissanguato nell‘ospedale da campo n°89 di Villesse (Gorizia).
Forse fu uno di questi colpi sporadici che colpì anche Giovanni Piras55, l‘ultimo caduto
antiochense di questo primo anno di guerra. Morì il 19 dicembre nella 25a Sezione di Sanità
(la stessa dove vennero ricoverati Giuseppe Garau56 e Agostino Sitzia57) a seguito di una
52
SANNA Giuseppe 13/02/1890 nato a Palmas Suergiu, (Esercito) di Vincenzo e Piras Ottavia Angela
DESSÌ Antonio 25/09/1883 (Esercito) di Emanuele e Milia Giuseppa N°15401
54
CARBONI Efisio noto Antioco Luigi 03/04/1882 (Esercito) di Giovanni e Massa Felicita
55
PIRAS Giovanni Antonio Francesco 02/11/1893 (Esercito) di Pasquale e Longoni Mariana
56
GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 (Esercito N°37326 bis) di Giuseppe e Sinzu Giovanna
53
- 35 -
ferita provocata da un colpo di arma da fuoco penetrante nel torace. All‘atto della
mobilitazione fu arruolato a Caprera nel deposito Speciale dei Bersaglieri. Dopo il
trasferimento al deposito Bersaglieri di Savona, il 19 ottobre 1915 giunse in territorio in
stato di guerra col 12° Rgt. ―Bersaglieri‖. Ma al momento di entrare in linea fu assegnato al
152° Rgt. ―Sassari‖ nella 12a Compagnia. Verrà sepolto nel cimitero di S. Pietro dell‘Isonzo
(Gorizia).
Nella 25a Sezione di Sanità prestavano servizio Pasqualino Mameli e Francesco
Massoni entrambi appartenenti al Plotone Autonomo di Sanità. Pasqualino Mameli58, già
militare di leva col stesso Plotone Autonomo di Sanità nel 1914, verrà richiamato per
mobilitazione il 20 aprile 1915 e assegnato all‘Ospedale Principale di Cagliari. L‘8 giugno
1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 25a Sezione di Sanità. Lascerà la
zona di guerra il 4 novembre 1918 per essere trasferito ad Ancona all‘Ospedale Principale
nella 73a Sezione di Sanità. Si congederà il 21 agosto 1919. Francesco Massoni59 invece,
nella 25a Sezione di Sanità aveva mansioni di portaferiti. Rimarrà in zona di guerra per
pochi mesi. Il 16 novembre 1915 rientra in Sardegna nel Plotone di Sanità di Cagliari sino al
1° aprile 1917 quando sarà Carabiniere ausiliario nella Legione Territoriale di Cagliari. Si
congederà il 23 febbraio 1920.
Nella notte tra il 20 e il 21 dicembre viene completato lo schieramento della brigata.
Sotto il profilo operativo la situazione era più o meno stabilizzata, anche se ogni tanto per
ricordare che era in corso una guerra, soprattutto durante la notte, venivano sparati isolati
colpi di fucile o lanciata qualche bomba a mano.
A seguito di questi sporadici colpi di fucileria, il 22 dicembre viene ferito Salvatore
Mannai60 del 151° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà il fronte per una ferita di arma da fuoco
perforante alla spalla destra e al calcagno sinistro. Dopo il ricovero all‘ospedale militare di
Firenze e la successiva convalescenza, il 15 marzo 1916 rientra in zona di operazioni.
Riparleremmo di lui nell‘autunno del 1917 durante la disfatta di Caporetto, e vedremo cosa
gli accadde. Per il momento accenniamo solo che era il secondo di altri due fratelli:
Sebastiano del 1881 e Antioco del 1888. Nelle pagine successive parleremo anche di loro.
Le prime quattro battaglie dell‘Isonzo costarono a Sant‘Antioco 8 morti e diversi
feriti. Al termine della quarta battaglia fu ormai chiaro che bisognava trascorrere l‘inverno
in trincea e che la guerra non andava più considerata come una avanzata in territorio
nemico. La posizione da conquistare o da difendere andava ad immortalarsi nei bollettini di
guerra, ma in realtà restava ignota alla maggior parte di coloro che per essa soffrivano e
morivano. I primi sette mesi di guerra avevano richiesto agli italiani il sacrificio di 66.000
morti e di 180.000 feriti. Una cifra spaventosa e, tuttavia inferiore a quella delle truppe
anglo-francesi che nello stesso periodo su fronte occidentale avevano perso 383.000 soldati.
Se il Generale Cadorna scriveva che questo fu ―il periodo più aspro e glorioso della nostra
guerra, nel quale il soldato affrontò con indomito valore e coraggio difficoltà mai
riscontrate in nessun altro teatro di guerra europeo‖, il suo avversario sul Carso e
57
SITZIA Agostino 05/08/1893 (Esercito) di Giovanni e Spiga Antioca
MAMELI Pasqualino 24/12/1891 (Esercito) di Antioco e Cossu Giuseppina
59
MASSONI Francesco 06/07/1888 (Esercito N°29226) di Carlo e Palomba Maria. Commerciante, verrà a Sant'Antioco
dopo la guerra.
60
MANNAI Salvatore Giovanni 21/05/1884 (Esercito) di Emanuele e Salis Maria Chiara (Fratello di Sebastiano 1881 e
Antioco 1888)
58
- 36 -
sull‘Isonzo, il generale austriaco Boroevic, testimoniava che ―gli austriaci dovevano
difendersi da un nemico che, con impeto inaudito, attaccava senza respiro e che gli italiani
erano guidati da ufficiali che davano esempio di valore precedendo i propri soldati in
battaglia‖. Scriverà poi il Veith, combattente e storico austriaco che ―il campo della lotta
era divenuto un inferno e per chi aveva combattuto nell‘Isonzo, ogni altro teatro di lotta gli
pareva privo del senso dell‘orrore‖.
In queste condizioni psicologiche i nostri soldati celebrarono il loro primo natale di
guerra; non lo celebrarono né a Trento né a Trieste come avevano creduto all‘inizio del
conflitto, ma neppure sui vecchi confini. Erano riusciti ad avanzare in territorio austriaco,
ma solo per pochi chilometri e pensavano di trovarsi in condizioni migliori per nuove
offensive. Il lungo inverno in trincea è cominciato. Il Carso è ancora più inospitale. Un
altipiano pietroso, privo di vegetazione, senz‘acqua, brullo, infintamente triste. A rendere
più tormentosa la vita dei nostri fanti ci si mettono anche gli acquazzoni che inzuppano le
divise, il freddo intenso che congela, la violenza della bora che taglia il viso come una lama
affilata, il fango di terra rossa che arriva alle ginocchia, disagi d‘ogni genere. Spesso il
rancio arriva freddo e talvolta non arriva per niente, perché gli austriaci battono
inesorabilmente i camminamenti lungo i quali si muovono i muli e gli uomini delle corvèes.
Bisogna stare sempre all‘erta: la minima distrazione potrebbe essere fatale. I ―cecchini‖
tirano con precisone e colpiscono chiunque osi sporgersi dai rifugi.
Eppoi le forze italiane sono decisamente inferiori. Difettiamo di artiglieria e il nostro
sistema di trincee è nettamente al di sotto di quello del nemico che si avvale di robusti
caposaldi, ottenuti sfruttando le cavità del terreno, rinforzati mediante l‘abbondante impiego
di reticolati e trasformati in nidi di mitragliatirici che sputano un fuoco micidiale. Così è sul
Carso e così sarà per l‘intera guerra, sino a Vittorio Veneto.
In questo primo anno di guerra Sant‘Antioco pianse 13 caduti, dodici fanti e un
marinaio. Oltre a Salvatore Lai, deceduto in Libia, a Giuseppe Mei e agl‘8 soldati caduti sul
fronte dell‘Isonzo, bisogna ricordare Salvatore Soddu e Francesco La Noce. Salvatore
Soddu61 morì giovanissimo il 20 novembre, aveva solo 20 anni. Chiamato alle armi il 2
giugno 1915, verrà arruolato nel Deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15
settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato all‘11a Compagnia
del 92° Rgt ―Basilicata‖ (Deposito di Torino). Il 20 novembre 1915 nel corso dei
combattimenti sul ―dente‖ del Sief (Col di Lana, Dolomiti, alto Cordevole), verrà ferito
mortalmente al cuore da pallottola di fucile, morirà sul campo e la sua salma verrà sepolta
sul posto come risulta dall‘estratto dell‘atto di morte62 firmata dal soldato Enrico Favriga,
dal Caporal Maggiore Paride Gorno e dal Sottotenente Vincenzo Scarlata63.
Francesco La Noce64, soldato dell‘87° Rgt. ―Friuli‖ morto a Siena per malattia il 26 luglio
1915. Dopo il servizio di leva nel 1909-10 nella 2a Compagnia del 45° Rgt. a Ozieri, verrà
dispensato dalle chiamate per mobilitazione del 1911 e del 1914 per avere il fratello Nunzio
(1889) già sotto le armi. Richiamato il 26 maggio 1915 a Siena nel Deposito dell‘87° Rgt. è
assegnato alla 3a Compagnia, morirà due mesi dopo, il 26 luglio nell‘ospedale militare di
61
SODDU Salvatore 30/09/1894 (Esercito) di Antonio e Nocco Luigia
ACSA, Leva e Truppa, 31 gennaio 1917.
63
Omonimo del Vincenzo Scarlata, medaglia d’argento, deceduto al “passo del Falzarego” il 15 giugno 1915.
64
LA NOCE Francesco 12/01/1887 (Esercito) figlio dei possidenti Nunzio La Noce e Caterina Pes, nonché fratello di
Michele La Noce futuro sindaco riformista-socialista del dopoguerra.
62
- 37 -
riserva. Non si seppe con certezza di quale malattia soffrisse; da una informativa dei
Carabinieri di Sant‘Antioco pare che il La Noce sia stato colpito da febbri malariche
recidive, contratte all‘età di 17 anni mentre era impiegato presso la Miniera ―Rosas‖ di
Narcao. L‘Unione Sarda65 ricorda il nostro concittadino così: ―Giunge la dolorosa notizia
che il soldato richiamato Francesco La Noce è morto all‘ospedale di Siena per malattia
sopravvenutagli mentre si disponeva a partire per il campo di battaglia‖.
L‘unica nota di rilievo di questo primo anno di guerra fu la Medaglia di Bronzo che il
Maggiore Augusto Zirano66 prese durante la difesa del settore di Oslavia (fronte Isonzogoriziano). Era il comandante del III° Btg. del 135° Rgt. di fanteria della brigata
―Campania‖. Al dicembre 1915 la brigata era dispiegata nella testa di ponte di Gorizia, sulla
riva destra dell‘Isonzo, dal Monte Sabotino a nord passando per l‘importantissima quota
188 presso ―Lenzuolo Bianco‖, (frazione del comune di Gorizia, Friuli), dove rileva il
comando della brigata ―Ravenna‖ nella difesa del settore di Oslavia, rimanendovi sino alla
fine dell'anno. Teatro di cruenti combattimenti nelle precedenti quattro battaglie dell‘Isonzo,
la zona di Oslavia rimase in mano alle forze austriache, finché il 27 novembre 1915 la 4a e
11a divisione, a prezzo di grandi sacrifici non le espugnarono. La brigata ―Campania‖
giungeva proprio per partecipare al rafforzamento del presidio delle trincee appena
conquistate. È nel corso di questi fatti d‘arme che il Maggiore Zirano meriterà una Medaglia
di Bronzo67 con la seguente motivazione: ―Maggiore di Fanteria, mercé sagge disposizioni,
attività e coraggio, infondendo nei suoi dipendenti calma e fiducia, sosteneva e respingeva
con le sue truppe un attacco del nemico giunto fino sui parapetti della trincea non ancora in
condizioni di efficace resistenza. Oslavia, 19-20 dicembre 1915‖.
La Regia Marina invece
ebbe un solo caduto, Gerolamo
Senis68
deceduto
il
27
settembre 1915. Ma prima di
parlare della sua vicenda, pochi
mesi prima, il 7 luglio 1915
avvenne un altro episodio che
coinvolse un altro marinaio di
Sant‘Antioco, Antonio Salidu69,
imbarcato
sul
Regio
Incrociatore ―Amalfi‖. Nel
Centro Documentale della
Regio Incrociatore ―Amalfi‖
Forza
in
Congedo
di
Tratto da http://www.marina.difesa.it
Calamosca,
il
foglio
matricolare di Antonio Salidu era completamente vuoto, c‘erano indicati solamente le
generalità e nient‘altro. Le uniche notizie che sono riuscito a trovare sono estrapolate da
65
L’UNIONE SARDA, 23 agosto 1915. Da Sant’Antioco: “I nostri morti”.
ZIRANO Augusto Cesare 11/10/1863 (Esercito). Comandante del 3° Btg. del 135° reggimento della brigata
“Campania” dal 1° giugno 1915 al 1° febbraio 1916.
67
ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 9/3-9/4, 15 maggio 1919.
68
SENIS Gerolamo 30/09/1893 di Francesco e Fanni Giovanna
69
SALIDU ANTONIO 26/08/1894 (Marina).
66
- 38 -
L‘Unione Sarda70 in cui si legge che ―…Dopo una breve licenza, è ripartito il giovane
marinaio Antonio Salidu, uno dei superstiti dell‘‖Amalfi‖, salvatosi a nuoto durante
l‘affondamento della bella nave nostra‖. Ma cosa accadde al Regio Incrociatore ―Amalfi‖?
La nave apparteneva alla classe degli incrociatori corazzati tipo ―Pisa‖ e stazzava
10.400 tonnellate. Era inquadrata nella Ia Divisione navale (corazzate ―Vittorio Emanuele‖,
―Roma‖ e ―Napoli‖, incrociatori corazzati ―Pisa‖, ―San Marco‖ e ―Vettor Pisani‖). Il 24
maggio 1915, data dell‘ingresso dell‘Italia nella prima guerra mondiale, l‘unità navale aveva
base a Taranto. La comandava un piemontese, il Capitano di Vascello Cavalier Giacomo
Riaudo. Il 28 giugno71 l‘Amalfi, il Pisa, il San Giorgio (altro incrociatore corazzato) ed il
San Marco furono inviati a Venezia, dove ebbero la loro nuova dislocazione, per poter
meglio contrastare eventuali attacchi da parte di unità austroungariche contro le coste
dell‘Alto Adriatico. Alle tre di notte del 7 luglio 1915 l‘Amalfi, con circa 750 uomini
d‘equipaggio, salpò da Venezia scortato da due torpediniere (Calipso e Procione) per una
crociera di ricognizione fin sotto le coste istriane atta a prevenire le scorrerie delle siluranti
austriache di base a Pola.
L‘Amalfi uscì dal canale di Malamocco e per un'ora filò cautamente, senza incidenti;
poi a circa 30 chilometri dalla costa, a levante di Chioggia dove si sarebbe dovuto incontrare
con le cacciatorpediniere Bersagliere ed Impavido, alle ore 04:00 le vedette segnalarono, ad
un centinaio di metri di distanza, il periscopio di un sommergibile in avvicinamento: si
trattava del sommergibile tedesco UB 14 comandato dal Capitano di Corvetta Heins Von
Heimburg, camuffato da austroungarico U 2672, che aveva già avvistato l‘incrociatore e gli
aveva lanciato un siluro tipo «G 125» (da 450 mm, con testata di 140 kg). L‘arma colpì la
nave sul lato sinistro, a circa 40 metri dal dritto di prua, in corrispondenza del
compartimento centrale delle caldaie a carbone. L‘esplosione provocò un repentino
sbandamento di 20 gradi e l'acqua già irrompeva per lo squarcio enorme prodotto alla
carena. Dopo aver messo la barra a dritta per limitare o, quanto meno rallentare lo
sbandamento, e dopo un infruttuoso tentativo di usare le pompe, apparendo ormai evidente
che la sorte dell‘incrociatore era segnata, il comandante chiamò in coperta tutto l'equipaggio
e diede con calma ed energia l‘ordine di abbandonare la nave; poi, schierati gli uomini a
poppa, innalzò il grido rincuoratore di ―Viva l'Italia! Viva il Re!‖ Poi aggiunse seccamente :
―Si salvi chi può!‖. Nessun panico a bordo; un marinaio corse a baciare la bandiera, un
grappolo umano si aggrappò ad essa; poi man mano che l'incrociatore continuava ad
inclinarsi, i marinai seminudi, chi cinti da salvagente, chi abbandonandosi al vigore dei
propri muscoli, si lanciarono in mare lottando contro l'irresistibile gorgo che si andava
formando e che minacciava di travolgerli. Mentre l‘equipaggio abbandonava la nave, gli
ufficiali di coperta e di macchine rimasero a bordo sino a l'ultimo istante, sino a che la nave
si appruò capovolgendosi completamente con le eliche ancora in movimento. In quel punto
della nave c‘era il direttore di macchine che nuotava anch'egli vigorosamente per
allontanarsi e non essere risucchiato dal roteare dell‘elica, ma un'onda lo ricacciò presso la
nave da poppa; le eliche turbinavano a fior d'acqua e, preso nel vortice, una pala dell‘elica
destra gli troncò un braccio. L'urlo dell'infelice si confuse col clamore di altre grida e con lo
70
L’UNIONE SARDA, 23 agosto 1915. Da Sant’Antioco: “Un superstite dell’”Amalfi”.
“La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 157-158.
72
La Germania infatti, a differenza dell’Impero Austro-Ungarico, non era ancora ufficialmente in guerra con l’Italia,
anche se l’equipaggio, ad esclusione del capitano, era tutto tedesco.
71
- 39 -
sfiatare assordante delle caldaie: il capo macchinista già si abbandonava svenuto alle
correnti, allorché emerse vicino a lui il capitano medico Gallina che, pieno di coraggio e
assai robusto, non dimenticò neppure in quell'estrema contingenza la propria missione
umanitaria; riuscito a togliersi la cinghia che stringeva ai fianchi, con enormi sforzi che
hanno del prodigioso, strinse il braccio monco del collega, frenando l'emorragia, mentre
teneva a galla il ferito. Entrambi furono raccolti poco dopo esausti.
Appena colpito, l'Amalfi aveva chiesto radiotelegraficamente soccorsi alle
torpediniere Calipso e Procione: il mare era tranquillo e il salvataggio si è compiuto con
relativo ordine; ciò spiega come la proporzione delle perdite sia stata relativamente limitata.
A fronte di 72 perdite tra morti e dispersi, fu possibile salvare 652 uomini. Segnalato il
siluramento al Comando di piazza, venivano apprestati i mezzi di soccorso: le piccole naviospedale Roma e Clodia si avviavano tosto incontro ai feriti coi barconi della Croce Rossa.
Poco dopo i feriti e gli ammalati erano già ricoverati all'Ospedale di Marina, a Sant'Anna, e
in altri ospedali della città, e quasi tutti in un stato soddisfacente. Tra questi c‘era il nostro
Antonio Salidu; rientrò dalla licenza intorno al 20 agosto 1915 a poco più di un mese
dall‘affondamento dell‘incrociatore. La guerra era ancora lunga; era appena iniziata da soli
tre mesi.
La nave impiegò solo sei minuti a capovolgersi completamente, ed appena quattro
per affondare. S‘inabissò nel punto 45°12‘ Nord e 12°53‘ Est.
Il relitto dell‘Amalfi fu individuato nel 1921: giaceva capovolto su un fondale di 30 metri,
con la chiglia a 14 metri dalla superficie, le eliche a 18 ed armamento, fumaioli e
sovrastrutture schiacciati sotto il peso dello scafo. A partire dal 1924 il relitto venne in
larghissima parte demolito per recuperarne il metallo. Ritrovato solo nel 1986, a circa 22
miglia da Rovigo, il relitto si presenta oggi come una distesa di rottami contorti che
affiorano dalla sabbia per non più di un metro.
Per
quanto
riguarda Gerolamo Senis,
pure di lui non c‘è traccia
sui fogli matricolari.
Tramite
L‘Unione
Sarda73, sappiamo che
era un cannoniere scelto
del CREM (Corpo Regio
Equipaggi Marittimi) e
morì il 27 settembre 1915
a Brindisi sulla Regia
Nave ―Benedetto Brin‖
Il ―Benedetto Brin‖ dopo il sabotaggio del 27-09-1915
Tratto da ―La Grande Guerra nel mare Adriatico‖ di Orio Di Brazzano
distrutta da una terribile
Luglio Editore 2011.
esplosione. La corazzata
fu varata nel 1901, dislocava 13.430 tonnellate ed era armata di 12 cannoni da 152 mm, 20
da 76 e 2 da 47, due mitragliatrici e due lanciasiluri. Aveva un equipaggio composto da 943
tra marinai e ufficiali. Persero la vita 456 uomini. Fu una delle perdite più dolorose. Ma non
esplose per un‘audace impresa austriaca, ma a causa di una bomba collocata nella sala
73
L’UNIONE SARDA, 9 ottobre 1915. Da Sant’Antioco: “Per la Patria”.
- 40 -
macchine da un agente nemico, mentre si trovava alla fonda nel porto di Brindisi. La perdita
della ―Brin‖ provocò un‘inchiesta e portò alla scoperta di un complotto che diede luogo ad
un processo terminato il 1° di agosto del 1918 con la condanna dei marinai Achille Moschin
e Guglielmo Bartolini e del soldato di cavalleria Giorgio Carpi. Tutti furono accusati di
spionaggio e alto tradimento. Allo scoppio delle ostilità la corazzata ―Benedetto Brin‖ si
trovava nel porto di Brindisi, sede del Comando del Basso Adriatico e delle navi e
sommergibili impegnati nelle operazioni navali. Lunedì 27 novembre 1915, quindici minuti
prima delle ore otto, il sole era già alto sul mare davanti a Brindisi. Al porto c‘erano diverse
navi ormeggiate, con i marinai occupati a svolgere con zelo le loro abituali mansioni. Quel
giorno tornarono a bordo della nave ammiraglia anche quegli ufficiali che, godendo di una
breve licenza, avevano dormito ―a terra‖. Sulla banchina brindisina del lungomare si erano
radunate un buon numero di persone, per assistere al suggestivo rito dell‘alzabandiera,
considerato dai più un appuntamento da non perdere, per l‘emozione che lo spettacolo era in
grado di suscitare. Nel porto c‘erano navi francesi, inglesi ed italiane i cui equipaggi, si
apprestavano ad eseguire i propri inni nazionali. Sulla corazzata la vita ricominciava: gli
ufficiali davano ordini secchi, i marinai correvano sulla tolda, sottocoperta le macchine
ruggivano.
Alle ore 08:00 la tragedia, improvvisa, senza preavviso e perciò ancor più
drammatica. Una esplosione tremenda, dal ventre profondo della nave, squassò il mare. Fu
un boato terrificante che fece tremare l‘intera città: la torre poppiera fu scagliata in aria,
mentre il fumaiolo e l‘albero di poppa, frantumati in piccoli pezzi ricadevano in mare
attorno alla nave. La tremenda onda d‘urto aveva proiettato in alto, per molti metri, i corpi
straziati dei poveri marinai. Sulle banchine del porto, sulle tolde delle altre navi la vita si
fermò. Tutti puntarono gli occhi sulla nube rossa che galleggiava là dove prima dondolava
la ―Brin‖. Pochi attimi di attesa e poi la tragedia apparve in una visione che l‘orrore e il
panico rendevano al rallentatore. Il mostro non tentò di reagire, scivolò di fianco, prima la
poppa poi la prua. Si organizzarono i soccorsi dal porto e dalle navi. Sulla ―Brin‖ si udivano
soltanto i lamenti dei feriti, marinai imprigionati da lamiere contorte, altri bloccati nei
boccaporti; i vivi dominavano il panico; nessuno lasciò la nave prima che fosse dato
l‘ordine. Rimorchiatore e scialuppe caricarono con ordine i superstiti. In un‘ora l‘operazione
di salvataggio era completata. In considerazione dell‘ora della tragedia, tutto l‘equipaggio si
trovava a bordo e dei 943 uomini che in quel momento erano imbarcati, ne morirono 456
dilaniati dagli scoppi, schiacciati dai crolli dei ponti e delle paratie, inabissati con la nave.
Trovarono la morte anche l‘Ammiraglio di Divisione Ernesto Rubin de Cervin ed il
Comandante della nave Capitano di Vascello Gino Fara Forni. La folla muta assistette al
recupero dei corpi dilaniati, (tra i quali il nostro Gerolamo Senis), e dei superstiti che furono
raccolti dalle imbarcazioni delle altre navi italiane e francesi presenti nel porto, e portati
nelle loro infermerie, nell‘ospedale della Croce Rossa e nell‘Albergo Internazionale, subito
adibito ad infermeria d‘emergenza. La Marina emanò un comunicato nel quale si asseriva
che la nave era affondata per lo scoppio del deposito munizioni.
Una speciale commissione d‘inchiesta si mise subito al lavoro. Sulla scia dei primi
accertamenti si creò un‘ondata di nervosismo. Comparvero sui giornali le prime critiche. La
commissione d‘inchiesta continuava i suoi lavori, lasciando intuire un‘ipotesi di sabotaggio
suffragata dal fatto che durante il 1915 si erano verificati diversi sabotaggi ad impianti
militari ed industriali, e l‘anno successivo venne sabotata anche la corazzata ―Leonardo da
- 41 -
Vinci‖ esplosa nel porto di Taranto la notte del 2 agosto 1916. La rete di spie che gli austrotedeschi avevano teso in tutta Europa funzionava da anni. Era una guerra segreta, parallela a
quella combattuta sui fronti, intessuta di intrighi e tradimenti. Un‘arma invisibile che aveva
già dato risultati efficaci, riuscendo a sabotare officine, fabbriche e arsenali. La
commissione trasmise al nostro controspionaggio i propri sospetti, che erano anche quelli
della gente comune. E il nostro servizio segreto si mise alla caccia dei traditori.
Come al solito, é una fortuita e imprevedibile circostanza a mettere sulla buona pista
le indagini. Un uomo viene arrestato dai carabinieri proprio mentre sta piazzando una
potente carica di dinamite sotto la diga del bacino idroelettrico delle Marmore Alte, presso
Terni. La cattura del sabotatore è importante anche perché conferma un sospetto già radicato
nel controspionaggio: si tratta di un italiano, il nemico fa leva su gente disposta a tradire la
patria per denaro. Quasi contemporaneamente altri due individui minano le centrali
elettriche del Chiamonte e del Sempione, ma all‘ultimo istante uno si pente, si costituisce e
parla. Nella rete che gli austriaci stanno tessendo per colpire al cuore l‘Italia, comincia ad
aprirsi una falla. La frequenza dei sabotaggi mise in allerta il controspionaggio della Marina
nella persona del Capitano di Vascello Marino Laurenti. Il Capitano si muove bene. Dagli
interrogatori dei sabotatori arrestati, e dalle confidenze strappate all‘estero da nostri agenti
segreti, oltre che dalle notizie fornite dagli informatori, riesce ad accertare che il centro
organizzativo dell‘azione terroristica si trova in Svizzera. Precisamente a Zurigo, nella sede
del consolato austriaco. Chi tira le fila è il Capitano di Fregata Rudolph Mayer, asso dello
spionaggio con la copertura di Vice-Console. La sua disponibilità di fondi è pressoché
illimitata e strabilianti sono le sue offerte di denaro in cambio dei sabotaggi compiuti sulle
navi.
La prima mossa di Laurenti è di coinvolgere un abile ufficiale di Marina, il Capitano
di Corvetta Pompeo Aloisi, diplomatico di carriera. Viene inviato in Svizzera, alla legazione
di Berna, e si mettono a sua disposizione alcuni dei più abili seguaci italiani. Aloisi
comincia a studiare la situazione e a far sorvegliare la palazzina dove ha sede il consolato
austriaco. Il piano che prepara è arditissimo: entrare nell‘ufficio di Mayer, aprire la
cassaforte, portar via i progetti dei sabotaggi e le cartelle dei sabotatori, smascherando così
l‘intera organizzazione. Al ministero della Marina fanno sapere che non vogliono entrarci. Il
―colpo‖ può suscitare complicazioni internazionali pericolosissime, nessun ufficiale della
Marina deve esservi materialmente coinvolto. La cosa si faccia, ma senza compromettere
nessuno. Laurenti parla con Aloisi, gli dice che lui è d‘accordo: si procede! Comincia una
delle più strabilianti imprese spionistiche di tutti i tempi. Si reclutano i partecipanti al
―colpo‖. In primo luogo l‘avvocato Livio Bini, di Livorno, un rifugiato a Zurigo che è stato
colui che ha segnalato il covo di Mayer. Poi due ingegneri triestini, ottimi agenti segreti:
Salvatore Bonnes e Ugo Cappelletti. Infine, gli ―uomini di mano‖: il marinaio Stenos
Tanzini, di Lodi, divenuto sottocapo per le sue doti di tecnico e di specialista torpediniere,
già arruolato nel controspionaggio navale. Sarà lui il capo della pattuglia. Poi un meccanico
profugo triestino, Remigio Bronzin specialista nel fabbricare chiavi. Ancora, un agente di
Mayer che fa il doppio gioco, di cui non si saprà mai il nome e che agisce dall‘interno del
consolato. Infine, uno scassinatore professionista. Si chiama Natale Papini, è di Livorno,
sono andati a pescarlo in carcere dove si trova per avere svaligiato una banca di Viareggio, è
uno specialista nell‘aprire casseforti. Lo convincono facilmente: o a Zurigo per l‘impresa, e
dopo libero e compensato o subito al fronte. L‘équipe è pronta. Mentre si osserva
- 42 -
dall‘esterno tutto quanto si svolge nella palazzina (abitudini degli impiegati, orari, aspetto
fisico, frequentatori, vie d‘accesso, ronde di polizia, ecc.), l‘agente del doppio gioco
comincia a fornire le prime indicazioni preziose. Dice dove si trova la cassaforte e qual è,
ma avverte anche che per giungervi bisogna passare attraverso ben sedici porte, di ognuna
delle quali occorre possedere la chiave. Pensa lui a fornire le impronte e presto questa che
sembrava una difficoltà insormontabile è superata. Gli uomini di Tanzini hanno le sedici
chiavi in questione. Infine, si disegnano addirittura le piante degli uffici, si traccia la strada,
si scelgono i tempi dell‘assalto. Si stabilisce che si tenterà la notte del 22 febbraio 1917,
perché è Carnevale e in quell‘occasione la sorveglianza della polizia è rallentata, la gente ha
altro da fare che interessarsi alla palazzina del consolato austriaco. Al giovedì grasso,
mentre il resto d‘Europa è in guerra, Zurigo impazza tra veglioni e coriandoli. Carichi di
pacchi e di valigie (bisogna portare anche la fiamma ossidrica per Papini, i teloni di spesso
panno blu per oscurare le finestre), a notte fonda si muovono in quattro: Tanzini, Papini,
Bronzin e Bini. Entrano inosservati, si muovono sicuri, aprono una dopo l‘altra le sedici
porte. Si fermano davanti alla diciassettesima, non prevista da alcuno: l‘agente
doppiogiochista tedesco l‘aveva sempre vista aperta e non pensava che anche quella fosse
chiusa di notte. Bisogna desistere. La sorpresa è terribile. Si raccoglie il bagaglio e si torna
sui propri passi. Si ricomincia da capo con assillante premura. Compiendo autentici
miracoli, l‘agente tedesco fornisce lo stampo della diciassettesima porta a tempo di record.
Bronzini fabbrica la chiave. Si decide di ritentare nella notte del ventiquattro, sabato grasso:
i due guardiani del consolato saranno assenti, un grosso cane lupo che circola all‘interno del
giardino verrà addormentato col cloroformio. Alle 21:00 in punto i quattro aprono la porta
della palazzina del consolato austriaco e, una dopo l‘altra, le sedici porte successive già
aperte la volta precedente. Anche la diciassettesima cede e finalmente si arriva nell‘ufficio
di Mayer, dove si trova la cassaforte da svaligiare. Vengono subito oscurate le finestre con i
panni neri per impedire che trapeli luce. Tanzini accende una grossa torcia portatile. Sotto,
in strada, a far la guardia, restano Bonnes, Cappelletti e Bini. Dentro, Papini si mette
all‘opera con la fiamma ossidrica. Aloisi ha calcolato i tempi: se tutto andrà bene,
l‘operazione durerà poco più di un‘ora. Ne durò quattro. Le pareti d‘acciaio della cassaforte
resistevano all‘attacco, Papini dovette lavorare fino all‘esaurimento della resistenza fisica.
Quando riuscì a perforare la parete esterna, fuoriuscì un getto di gas venefico, perché gli
austriaci avevano fatto ricorso anche a quel marchingegno per garantirsi al massimo contro
gli assalti di eventuali scassinatori. Bisognò spegnere la luce, aprire le finestre per far uscire
il gas, poi Papini si rimise all‘opera coprendosi il naso e la bocca con un panno bagnato,
bevendo ogni tanto lunghe sorsate dell‘acqua d‘un vaso da fiori per placare l‘irritazione
della gola. Era l‘una passata del mattino quando si poté mettere le mani sul bottino:
documenti, codici di cifratura, l‘elenco completo delle spie austriache in Italia, il numero dei
conti correnti della banca di Lugano dove venivano depositate le somme loro pagate per i
sabotaggi, i piani per i futuri attentati (e fu così che si apprese che gli austriaci si stavano
preparando a far saltare la ―Giulio Cesare‖ nel porto di La Spezia: e si intervenne in tempo).
Nella cassaforte vi era anche una grossa somma di denaro, 650 sterline d‘oro e 875 mila
franchi svizzeri che passarono al controspionaggio della Marina. Inoltre gioielli e una
preziosa collezione di francobolli, subito depositati presso il ministero della Marina a Roma.
Con tre valigie piene di materiale il ―commando‖ esce dal consolato all‘una e mezzo di
notte. Nessuno se ne cura. Tanzini e Papini portano le tre valige in stazione. Bini va a casa.
- 43 -
Bronzin invece si reca al consolato italiano ad avvisare gli agenti Cappelletti e Bonnes che
tutto è andato bene. Poi Bonnes e Bronzin raggiungono Tanzini e Papini alla stazione e
partono insieme con loro per Berna, dove Aloisi li attende distrutto dall‘ansia. Arrivano alle
otto del mattino, Bronzin e Papini proseguono per l‘Italia. Per guadagnare tempo e impedire
che lo scasso fosse scoperto troppo presto, Bronzin ha spezzato una chiave nella serratura
dell‘ufficio di Mayer, così che i custodi il mattino successivo dovranno avvertire il capitano
austriaco che l‘uscio non si apre, si ricorrerà a un fabbro, passerà del tempo e i nostri
avranno agio di prendere il largo indisturbati. A Berna, Bonnes consegna le valigie ad Aloisi
e subito fanno lo spoglio del bottino. Tocca a Bonnes stesso, che conosce il tedesco, tradurre
i testi. Subito ci si rende conto dell‘importanza del ―colpo‖. Basti dire che i due si trovano in
mano la relazione completa dell‘affondamento della ―Leonardo‖ (con le iniziali del nome
dell‘affondatore, ing. I. F.) e i piani per far saltare la ―Giulio Cesare‖.
Il giorno dopo Aloisi parte per l‘Italia con i documenti più importanti e con i valori
rinvenuti, mentre Bonnes prosegue a Berna lo spoglio e la traduzione: passati alcuni giorni,
anche lui raggiunge il barone Aloisi nella capitale. E‘ stato un trionfo. I documenti trafugati
permisero di scoprire e arrestare circa quaranta informatori e sabotatori, residenti in Italia.
Tra di essi, i tre responsabili dell‘affondamento della corazzata Benedetto Brin: i marinai
Achille Moschin e Guglielmo Bartolini e il caporale Giorgio Carpi, tre volte disertore del
25° reggimento cavalleggeri di Mantova. Bartolini venne condannato all‘ergastolo, mentre
Carpi e Moschin vennero condannati alla pena di morte, tramutata in ergastolo e graziata tra
il 1937 e il 1942. Il colpo di Zurigo rimase avvolto nel mistero per anni. La polizia Svizzera,
secondo i giornali, si convinse che si trattava di un normale scasso, individuò e arrestò
l‘avvocato Bini e denunciò due suoi presunti complici.
Prima di concludere questo
primo anno di guerra, l‘ultima notizia
che
voglio
dare
è
quella
dell‘affondamento dell‘―Algerien‖, una
nave mercantile francese collata a picco
davanti alle coste di Sant‘Antioco il 28
novembre 1915. Da L‘Unione Sarda74
si apprende che ai primi di dicembre ―fu
rinvenuto lungo la nostra spiaggia il
cadavere
d‘un
marinaio
dell‘equipaggio del piroscafo francese
―Algerien‖, affondato, come è noto, da
un sottomarino nemico. Dai documenti
Superstiti della nave mercantile ―Algerien‖. Archivio Alinari
che furono trovati in dosso al cadavere
Tratto da http://shop.alinari.it
risulta trattarsi di un certo Peraud
Enrico Alessandro nato il 17 gennaio 1896. Oggi (13 dicembre) alle 09:00 ebbero luogo i
funerali. La mesta cerimonia si compì con grande solennità… la bara era ricoperta dalla
bandiera francese e di molte corone‖.
Il siluramento dell‘Algerien fu uno dei primi segnali che movimentarono la guerra
sottomarina nel Mar Mediterraneo.
74
L’UNIONE SARDA, 15 dicembre 1915. Da Sant’Antioco: “I funerali d’un marinaio dell’Algerien”
- 44 -
La campagna del 1916: l‘offensiva austro-ungarica nel Trentino.
Dopo appena sei mesi dall‘inizio delle ostilità, le nostre autorità di Governo si posero
il problema di come organizzare e sistemare i prigionieri austro-ungarici catturati nei primi
mesi di guerra. Per quanto riguarda la Sardegna, allo scopo, fu individuata l‘isola
dell‘Asinara, che vantava una posizione geografica decentrata e facilmente controllabile,
pressoché spopolata e vicina alla Stazione Sanitaria Marittima quarantenaria tra Cala Reale
e Cala d‘Oliva. L‘Asinara fu subito presidiata da un reparto logistico del Regio Esercito
incaricato della sorveglianza dei prigionieri. I primi sbarcarono nell‘agosto 1915 dal
piroscafo ―Tolemaide‖, furono 1.259; poi dal mese di dicembre cominciarono ad affluire
aliquote decisamente più consistenti, con quali conseguenze è facile immaginare.
Al 1° gennaio 1916 erano già sbarcati 18.000 prigionieri di guerra austro-ungarici. Molti
internati furono inviati in altre località dell‘Isola per essere inseriti in varie attività
lavorative: un certo numero fu inviato a Bacu Abis dove era attiva la Società Mineraria e
ove, tra l‘altro prestavano servizio come operai militarizzati i nostri concittadini Efisio
Cocco75 e Salvatore Pau76, entrambi feriti al fronte in maniera tale da doverli esonerare dal
servizio in prima linea.
Alcuni prigionieri furono mandati anche a Sant‘Antioco su richiesta di un gruppo di
possidenti Antiochensi i quali, per sopperire alla carenza di braccianti agricoli nei campi, nel
corso di una riunione, chiesero al Prefetto77 la disponibilità di una quarantina di uomini per
far fronte ai lavori di mietitura e avviare quelli delle successive coltivazioni.
In paese ne arrivarono una trentina, tutti ungheresi78, con tutta probabilità provenienti
dall‘armata del generale Potiorek, catturati dai Serbi in Albania durante la tragica ritirata
verso l‘Adriatico. Prevalevano i cognomi Istvan, Mihai, Sanador e Ianos; furono adibiti
soprattutto al ripascimento del manto stradale e delle piazze principali del paese. Alcuni di
loro si trattennero a Sant‘Antioco anche dopo la guerra, tra i quali c‘era un certo Srednik
MIjò originario di Kukuruzari79 (Croazia), morì il 23 gennaio 192380 (forse per malattia), e
venne seppellito nel cimitero del paese.
A fine dicembre del 1915, a conclusione della quarta offensiva italiana sull‘Isonzo,
erano terminate le favorevoli prospettive dei mesi precedenti. I nostri soldati, che avevano
conquistato importanti posizioni strategiche del confine, erano rimasti inchiodati sul loro
posto, nel rigido inverno. La sera del 17 gennaio, al Comando della Brigata ―Sassari‖ si
formarono numerosi assembramenti di soldati che reclamavano ad alta voce di essere inviati
in licenza. All‘invito di sciogliersi, risposero con beffe e, ad una azione più energica dei
graduati risposero malmenandoli e facendoli finire a ruzzoloni nei fossati e nella melma.
Qua e là si sentivano scariche di fucile; molti soldati rientravano nei baraccamenti e né
uscivano armati. Accorsero allora i vecchi ufficiali tra i quali vi era il Capitano Meloni,
―babbai Meloni‖ con un grande ascendente sui ―Sassarini‖, le cui parole furono accolte,
75
COCCO Efisio 30/06/1891 (Esercito) di Efisio e Caredda Caterina
PAU Salvatore 01/01/1890 (Esercito) di Salvatore e Mameli Peppina
77
L’UNIONE SARDA, 25 giugno 1917. Sant’Antioco: “Pei lavori agricoli”.
78
ACSA, fascicolo Lavori Pubblici, 3/2.
79
Donji Kukuruzari: Comune di 2.830 abitanti dell’odierna Croazia (ex impero austro-ungarico) situato tra le regioni di
Sisak e Moslavina.
80
ACSA, Leva e truppa, fascicolo 10/42, 22 agosto 1923.
76
- 45 -
capite e apprezzate, in un silenzio pieno di rispetto e attenzione. Ristabilita la calma, due
giorni dopo, sull‘ordine del giorno si leggeva: ―Le licenze invernali per la brigata Sassari
sono sospese fino a nuovo ordine‖. E tre giorni dopo si risaliva in trincea.
Intanto gli Austriaci, che si erano potuti preparare da più tempo, cercarono di
sorprenderci con alcuni attacchi nell‘alto e medio Isonzo. Nei primi mesi del 1916 l‘attività
bellica fu contrassegnata soprattutto da una serie di sortite contro i trinceramenti nemici.
Furono le avvisaglie di un‘annata che vide un continuo movimento di truppe e artiglieria,
dopo la relativa stasi del 1915.
Fra il novembre 1915 e il febbraio 1916 maturò la fine dell‘esercito serbo che,
incalzato da austriaci, tedeschi e bulgari, ripiegò disordinatamente cercando scampo in
Albania. Mentre gli Alleati si trovavano in una difficile situazione sul fronte balcanico, su
quello occidentale i tedeschi sferrarono dal 21 al 24 febbraio una violenta offensiva contro il
fronte francese a Verdun, allargandola il 2 marzo sulla sinistra della Mosa. I Francesi
reagirono con la forza della disperazione, e dopo aver perduto le prime linee riuscirono a
contenere la pressione nemica con un massiccio impiego delle riserve.
Sul settore italiano, già dalla primavera del 1916 ripresero le forniture degli
equipaggiamenti e delle armi, si integrarono degli organici e si diede una migliore
sistemazione alle truppe di prima linea. Le fabbriche di Torino, Milano, Genova, Terni e di
altre località ampliarono i loro impianti, introdussero la mano d‘opera femminile,
incrementando i turni di lavoro. Anche il fronte venne trasformato in un immenso cantiere.
Furono richiamate alle armi le classi più anziane che non erano in grado di combattere ma
che erano validissime per i lavori di prima linea e di retrovia. Nacque così la Milizia
―Territoriale‖, dotata di sole zappe, badili e picconi ed era armata di lunghissimi fucili
antidiluviani delle campagne Risorgimentali. I territoriali provvidero a costruire trincee
coperte di stuoie e munite al fondo di un pavimento di tavole; a scavare profonde caverne
per nascondervi cannoni e gallerie per i comandi e i collegamenti; a erigere baracche per
acquartierarvi i soldati alle spalle delle prime linee. Dal canto loro i soldati del genio
rafforzavano e intensificavano i collegamenti telefonici e telegrafici fra i comandi e i reparti.
Per il vestiario e per altro materiale essenziale si cercò di venire incontro ai
combattenti. Vennero distribuite tende impermeabili, maglie di lana, camicie di flanella,
guanti, scarpe, cappotti, pellicce, giubbe, pantaloni. Si inviarono inoltre al fronte stufette,
scalda rancio, impianti potabilizzatori e di sollevamento meccanico dell‘acqua.
Naturalmente non sempre la realtà corrispondeva alle intenzioni: gli indumenti di vestiario
erano poco resistenti e mal confezionati, mentre la distribuzione dei viveri avveniva talvolta
in modo irregolare perché tra i soldati c‘era chi aveva paura di trasportare il rancio in prima
linea sotto il fuoco dell‘artiglieria austriaca. In seguito vennero distribuiti anche i cosiddetti
generi di conforto per alleviare la tensione dei soldati, tabacco, sigari, caffè, cioccolato,
marsala, vino, rhum e acquavite. Con l‘andar del tempo la razione di alcolici venne
aumentata perché gli alti comandi si resero conto che la leggera ebbrezza che procuravano
aiutava a vincere la paura nei momenti cruciali della lotta, soprattutto negli attimi che
precedevano l‘assalto all‘arma bianca; erano attimi terribili durante i quali ci furono casi di
soldati che si uccisero per paura di morire in battaglia.
- 46 -
Nel secondo anno di guerra Sant‘Antioco piangerà il suo primo morto il 20 gennaio
1916. Si chiamava Giovanni Mercenaro81, soldato del 152° Rgt. di fanteria della brigata
―Sassari‖, 2a compagnia. Combatteva sul fronte dell‘Isonzo e perì per un colpo di arma da
fuoco all‘arto inferiore sinistro con frattura del femore. La ferita gli provocò una setticemia
e morì nell‘ospedaletto da campo n°84 di Villesse (Gorizia) per ferite riportate in
combattimento. Fu sepolto nel cimitero di Villesse82.
Qualche mese dopo arrivò anche il primo encomio solenne 83; lo prese un certo Gino Alizeri.
È probabile che si tratti dell‘Ufficiale Luigi Alizeri84, Sottotenente dell‘82° Rgt. di fanteria
della brigata ―Torino‖. ―Comandante di una squadra di soccorso, cooperava
coraggiosamente al pericoloso salvataggio di militari travolti da una valanga, giungendo
fra i primi sul luogo della disgrazia, con gravi stenti e rischio della vita e dopo aver
attraversato una zona scoperta e intensamente battuta dal fuoco di fucileria nemica. –
Falzarego, 9 marzo 1916‖.
Dopo al pausa invernale, l‘11 marzo 1916, inizia la 5a battaglia dell‘Isonzo: a
conclusione della consueta, ma ancora una volta poco efficace preparazione di artiglieria,
dato che i cannoni con il loro tiro lungo e teso raramente potevano abbattere i reticolati, la 2a
Armata attaccò intorno a Tolmino e la 3a davanti a Gorizia e sul Carso. Più che di una vera
battaglia si trattò di una serie di scontri provocati sia dagli italiani per alleggerire la zona del
fronte occupata dai francesi, e sia dagli austriaci per mascherare la loro prossima offensiva
(la Strafexpedition) che stavano organizzando nel Trentino. Questa serie di scontri furono
sanguinosissimi e costarono la perdita di circa un migliaio di soldati italiani.
Tra gli Antiochensi che presero parte a queste puntate offensive, c‘era Emanuele
Longu85 ferito nei combattimenti del 16 aprile. Già rivedibile alla visita di leva del 14
novembre 1914, fu richiamato alle armi il 15 gennaio 1915 per istruzione. Il 27 febbraio
venne arruolato nel 6° Rgt. di fanteria della brigata ―Aosta‖. Il 26 aprile viene trasferito
all‘86° Rgt. di fanteria della brigata ―Verona‖ e assegnato ad una Compagnia Presidiaria. Il
30 luglio viene nominato Caporale. Il 6 gennaio 1916 è in territorio in stato di guerra col 35°
Rgt. di fanteria della brigata ―Pistoia‖. L‘8 gennaio è nel 47° Rgt. di fanteria della brigata
―Ferrara‖ (forse era il 27° Rgt. ―Pavia‖ appartenente al distretto di reclutamento di Ferrara).
Il 4 aprile 1916 lascia il territorio in stato di guerra, perché ferito alla coscia sinistra
dall‘esplosione di una bomba a mano nei fatti d‘arme del Monte San Michele, nei pressi
della ―Cappella Diruta‖ di S. Martino86 (fronte del Carso). Verrà ricoverato nell‘Ospedaletto
da campo n°102 a Santa Maria La Longa (Udine). Dopo 15 giorni fu trasferito all‘ospedale
militare di Cremona, dal quale fu dimesso dopo circa un mese con una licenza di
convalescenza di 20 giorni, ultimata la quale rientrava al deposito di Convalescenza e Tappa
di Modena e da questo a quello di Carpi. Nell‘ottobre dello stesso anno raggiungeva
nuovamente il proprio reparto in linea (1a Compagnia del 47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖ o
27° Rgt. ―Pavia‖) e dal successivo mese di novembre 1916 inizia a frequentare il Corso
81
MERCENARO Giovanni 15/04/1886 (Esercito) nato a Calasetta da Giorgio e Luigina Camboni.
ACSA, Stato Civile, 10 aprile 1917.
83
ACSA, Oggetti Diversi, 24 maggio 1917.
84
ALIZERI Luigi Antioco Pietro 11/08/1891 (Esercito).
85
LONGU Emanuele (noto Nicolò) 16/03/1893 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara Luigia. (Esercito). ACSA, “Leva e
truppa”.
86
Località che ispirò la poesia di Giuseppe Ungaretti “San Martino del Carso”.
82
- 47 -
Allievi Ufficiali di Campolongo sul Brenta (Vicenza) sino al 15 febbraio 1917 quando
rientra in servizio nel 261° Rgt. di fanteria della brigata ―Elba‖ (appena costituito nel
febbraio del ‘17 nel deposito del 27° Rgt. ―Pavia‖, distretto di reclutamento di Ferrara). Il 12
marzo è Aspirante Ufficiale di Complemento.
Parleremmo di Emanuele
Longu ancora più avanti,
quando si racconteranno i
fatti d‘arme di Caporetto.
Il 20 aprile 1916 verrà
ferito
anche
Giovanni
87
Masala . Chiamato alle armi
il 25 giugno 1915 a Ozieri nel
Deposito del 45° Rgt. di
fanteria
―Reggio‖;
il
successivo 20 settembre 1915
passa al 152° Rgt ―Sassari‖
col quale verrà trasferito in
territorio in stato di guerra. Il
1° febbraio 1916 è a Brescia
Tratto da ―Uomini e Mitragliatrici nella grande guerra‖, di Franco Cabrio.
nella caserma ―San Martino‖,
Gino Rossato Editore 2008.
Deposito del 77° Rgt. della
brigata ―Toscana‖ per la costituzione della sezione Mitraglieri e assegnato alla 283a
Compagnia Mitraglieri FIAT.
A seguito della ferita verrà
ricoverato nell‘ospedale di Gorizia, per poi
essere trasferito il 10 giugno all‘ospedale
di Cremona. Dopo la convalescenza
rientrerà al Deposito di Ozieri il 19
dicembre 1916. Il 25 dello stesso mese e
già in zona d‘operazioni con la 283a
Compagnia Mitraglieri. È del tutto
inattendibile la comunicazione inviata al
nostro Comune88 dal Deposito del 72° Rgt.
della brigata ―Puglie‖, in cui si dichiara
che Giovanni Masala il 29 giugno 1916
Tratto da ―Uomini e Mitragliatrici nella grande guerra‖,
risulta disperso nel fatto d‘arme di
di Franco Cabrio. Gino Rossato Editore 2008.
Pozzacchio, (frazione di Trambileno,
Valmorbia provincia di Trento). Infatti a quella data il Masala era ancora in convalescenza e
rientrò in servizio alcuni mesi più tardi. Dal canto suo la brigata ―Puglie‖ (71°-72° Rgt.), era
dispiegata in Albania sino ai primi di maggio alle dipendenze della 38a divisione di fanteria.
Rientrerà in Italia il 10 mentre è in corso l‘offensiva austriaca nel Trentino. Verrà schierata
87
88
MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 (Esercito) di Fortunato e Pinna Antonietta
ACSA, Leva e Truppa, 14 settembre 1916.
- 48 -
sul Pasubio, alla dipendenza della 44a divisione, dove fu subito impiegata nella conquista
del Forte di Pozzacchio e contrastare tenacemente gli attacchi del nemico.
Il successivo 21 aprile, rimase ferito Francesco Sabeddu89, entrato in linea il 1°
giugno 1915 con la 5a Compagnia del 151° Reggimento. Durante la permanenza in trincea a
Castelnovo sul Carso (Vicenza) fu colpito da una scheggia di granata alla sopracciglia
destra. Dopo il ricovero e la convalescenza, il 1° settembre 1916 rientra in servizio a Brescia
nel Deposito Mitraglieri Fiat. Il 5 dicembre 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella
1179a Compagnia Mitraglieri Fiat del 118° Rgt di fanteria ―Padova‖.
Qualche giorno dopo, il 27 aprile morì Enrico Palmizio90. Giunto in territorio di
guerra col la 9a Compagnia del 152° Rgt. ―Sassari‖, fu colpito a morte da una scheggia di
granata austriaca durante il combattimento di Bosco Castelnovo sulle pendici del Monte San
Michele. Verrà sepolto nel cimitero di Castelnuovo.
Il successivo mese di maggio vengono feriti il bersagliere Francesco Porcu e il ―Sassarino‖
Antonio Basciu. Francesco Porcu91 fu arruolato nel deposito dei bersaglieri di Caprera. Il
12 marzo del ‗16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 3° Rgt. Bersaglieri.
Dopo due mesi, lascia la zona di guerra a seguito di una ferita di arma da fuoco alla coscia
sinistra92 per i fatti d‘arme del 4 maggio sul Sief-Col di Lana (Dolomiti), e viene ricoverato
nell‘Ospedale Militare di Novara. Dopo la convalescenza e una licenza straordinaria verrà
giudicato temporaneamente non idoneo al servizio e congedato.
Antonio Basciu93 invece venne ferito il 9
maggio. Giunse in territorio in stato di guerra il 23
settembre 1915 nel deposito della Brigata ―Sassari‖
a Campolongo, (Udine) e assegnato alla zona del
Carso. Mentre percorreva il camminamento che
conduce dalla collina della galleria alla ―Trincea dei
Sacchi‖ venne ferito da pallottola di fucile
all‘emitorace destro con conseguente fuoriuscita del
proiettile all‘altezza della scapola.
Dopo circa sei mesi di cure, il 15 novembre
1916, rientrerà al Deposito di fanteria di Ozieri nel
45° Rgt ―Reggio‖ e assegnato al 7° Battaglione
Complementare di Sassari sino al novembre del
1917. Il 1° novembre di quell‘anno è nella 1549a
Compagnia ―Mitraglieri Fiat‖ e il 15 dello stesso
mese rientra al fronte in territorio in stato di guerra.
Il 20 novembre viene nominato Caporale. Il 10
Basciu Antonio (noto Noniollu) 23/07/1895
luglio del ‗18 viene trasferito alla 1371a Compagnia
Collezione Famiglia Basciu
―Mitraglieri Fiat‖ appartenente al 151° Rgt. della
Brigata ―Sassari‖ sino al termine del conflitto (4 novembre 1918).
89
SABEDDU Francesco 23/04/1887 (Esercito) di Raffaele e Cabras Carmela
PALMIZIO Enrico 08/05/1895 di Enrico e Ruvieri Antioca. (Esercito)
91
PORCU Francesco 06/03/1896 (Esercito) di Emanuele e Sanna Giuseppa
92
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra.
93
BASCIU Antonio (noto Noniollu) 23/07/1895 (Esercito) di Antioco Luigi e Salidu Giuliana
90
- 49 -
Nonostante fosse rientrato in servizio avvertirà sempre forti dolori al petto e il 1° luglio
1919 fa rientro al Deposito di Ozieri dove fu inviato in osservazione all‘ospedale militare di
Cagliari per postumi da ferita al torace. Il Collegio Medico lo giudicherà idoneo ai soli
servizi sedentari e il 30 ottobre 1919 lo invierà in congedo assoluto. Dopo la guerra sarà
Capo Squadra della MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale) nella 7a
Centuria di Sant‘Antioco.
L‘operazione più emozionante e spettacolare, che per oltre un mese tenne in
trepidazione tutta l‘Europa, cominciò il 15 maggio 1916. La predispose ed organizzò il
Capo di Stato Maggiore dell‘Impero Austro-Ungarico, il Generale Franz Conrad Von
Hotzendorff, e prese il nome di Strafexpedition, spedizione punitiva. Il Generale Conrad
nutriva per l‘Italia un profondo rancore, perché col suo Risorgimento la giudicava
responsabile delle inquietudini e del declino dell‘Impero Asburgico. E quando l‘Italia si
staccò dalla Triplice Alleanza accordandosi con i paesi dell‘Intesa, acuì la sua ostilità verso
gli italiani, decidendo di farla finita una volta per tutte col nostro paese.
Nel dicembre del 1915, constatato che le linee austriache del Carso rappresentavano
un ostacolo insormontabile per le armate italiane, decise di vibrare un colpo decisivo su
quello che egli riteneva fosse il punto debole del nostro schieramento, e cioè la zona degli
Altipiani di Lavarone, di Folgaria e di Asiago, fra la valle dell‘Adige e quella del Brenta.
Conrad pensava che, una volta rotte le linee di difesa, non si offrivano agli Italiani molte
possibilità di arroccarsi sulle alture retrostanti, perché il margine montano era molto ridotto,
e quindi non rimaneva altra via di scampo che arretrare precipitosamente nella pianura dove
non esistevano difese. Egli espose il proprio piano al Capo di Stato Maggiore Tedesco, il
Generale Erich Von Falkenhayn, aggiungendo che una volta raggiunte Vicenza e Verona, il
fronte italiano dell‘Isonzo preso alle spalle, sarebbe crollato e si sarebbe potuto così
attraversare tutta la pianura padana e colpire la Francia dalle Alpi Occidentali. Il Generale
Tedesco non mostrò però lo stesso entusiasmo del collega austriaco, perché la Germania
stava preparando l‘offensiva contro la Francia a Verdun. Inoltre i Tedeschi non potevano
partecipare ad una offensiva contro gli Italiani, perché l‘Italia non aveva ancora dichiarato
guerra alla Germania.
Il Generale Conrad decise però di attaccare ugualmente. L‘offensiva venne
pianificata per il 10 aprile, ma le operazioni italiane sul Carso, sull‘Adamello e nelle
Dolomiti, ritardarono la radunata delle forze austriache nel Trentino. Inoltre il prolungarsi
del freddo e della neve costrinsero l‘esercito austriaco a posticipare la data dell‘offensiva al
15 maggio. Ciò consentì agli Italiani di avere informazioni via via sempre più precise sulle
intenzioni dell‘avversario facendo cadere l‘elemento sorpresa su cui contavano gli austriaci.
La prime notizie di una prossima offensiva austriaca sugli Altopiani giunsero al Comando
Italiano il 22 marzo. Ai primi di aprile le informazioni si fecero sempre più precise ed
allarmanti; l‘ufficio informazioni della 1a Armata, minacciata direttamente dall‘eventuale
offensiva austriaca, e quello del Comando Supremo verificarono la veridicità di tale
minaccia e la ritennero molto probabile pur se con qualche riserva.
Appena si seppe dell‘intenzione austriaca di attaccare sugli Altipiani, il Generale
Cadorna, benché non fosse troppo convinto di questi propositi poiché pensava che in caso di
fallimento dell‘offensiva del Generale Conrad il fronte austriaco sull‘Isonzo e sul Carso
sarebbe rimasto pericolosamente esposto ad una controffensiva italiana (come di fatti
- 50 -
accadde), diede tuttavia disposizioni per rafforzare la linea di difesa a oltranza e inviò altre
truppe.
Il comandante della 1a Armata, nonostante le disposizioni impartite dal Comando
Supremo, preferì potenziare la linea di difesa avanzata distribuendovi 79 Battaglioni, 40
nella linea di difesa arretrata e altri 39 erano di riserva. Il Generale Cadorna, nel corso della
sua ispezione sul fronte trentino, espresse la sua insoddisfazione per l‘organizzazione della
difesa e destituì dal suo incarico il Comandante della 1a Armata; si comportò così anche con
il Generale Nava, comandante della 4a Armata, per la sua eccessiva prudenza nelle
operazioni del 1915 in Cadore.
Nella pianura friulana la notte era tiepida e invasa dai profumi della primavera ormai
inoltrata; il cielo era solcato da qualche nuvola e prometteva ancora qualche giornata calda e
un po‘ sonnacchiosa. Gli ―intrepidi sardi‖ della ―Sassari‖ erano accantonati ad Aiello del
Friuli (Udine) per osservare un turno di riposo. Ma la quiete del paesino friulano fu presto
interrotta dai rumori confusi dei reparti in partenza: lo scalpitio di zoccoli ferrati, il cigolio
delle carrette reggimentali, l‘odore acre delle salmerie e lo sbattere di qualche gavetta si
accompagnano ai richiami nervosi degli ufficiali che coprono a stento le imprecazioni dei
nostri soldati che riecheggiano tutte le varianti del dialetto sardo. Un dispaccio del Comando
del XIII° Corpo d‘Armata ordina ai reggimenti della ―Sassari‖ la partenza immediata senza
alcun preavviso per la mattina del 18 maggio, destinazione fronte del Trentino. L‘ordine di
mobilitazione arriva ad appena dieci giorni dall‘inizio del riposo concesso al reparto dopo i
lunghi mesi di guerra sul Carso dove passarono alla storia i già citati fatti d‘arme di ―bosco
cappuccio‖, ―bosco lancia‖, ―bosco triangolare‖, nonché ―trincea delle frasche‖ e dei
―razzi‖.
La prospettiva di lunghi giorni di trasferimento sulle strade polverose della pianura
friulana non faceva certo piacere, ma non spaventava nessuno. Comunque nelle intenzioni
del Comando Supremo, la brigata non avrebbe dovuto essere impegnata direttamente al
fronte, ma almeno per il momento, sarebbe entrata a far parte di quella ―massa di manovra‖
che si stava radunando a valle delle Prealpi vicentine e dell‘Altipiano di Asiago, in attesa
dell‘evolversi della situazione.
Il 15 maggio 1916, 126 Battaglioni Austro-Ungarici appoggiati da 1.193 cannoni,
scattarono per quella che passò alla storia come la ―Strafexpedition‖, la spedizione punitiva
contro l‘Italia, che puntava direttamente su Verona e Vicenza per tagliare in due il
dispositivo italiano, e dilagare nella pianura padana.
Il primo vigoroso attacco fu portato dalle armate dell‘Arciduca Eugenio d‘Asburgo
fra la Val Lagarina e la Val d‘Astico. Questo attacco, pur non sfondando la linea di difesa
italiana, riuscì ad aprire alcune brecce, bloccate successivamente dall‘invio in prima linea
dei battaglioni di riserva. L‘ala sinistra del fronte italiano si ricostituì alla meglio nella Valle
di Terragnolo (vicino a Rovereto, provincia di Trento); ma sull‘Altopiano di Tonezza, al
centro, la 35° Divisione, logoratasi nella difesa ad oltranza di posizioni insostenibili, non fu
più in grado di difendere neppure le posizioni precedentemente fortificate del Col Santo e
dei monti Toraro e Campomolon, nel settore del Pasubio. Gli austriaci se ne impadronirono
senza colpo ferire e procedettero ormai sicuri della vittoria. Il paese fu percosso da un
brivido: a un anno dall‘entrata in guerra, non solo i nostri soldati non liberarono Trento e
Trieste, ma gli austriaci entrarono addirittura in territorio italiano e, come si usava dire
allora, ―calpestava il sacro suolo della Patria‖.
- 51 -
Incominciava a delinearsi la spedizione punitiva pianificata dal Generale Conrad:
delle tre colonne che dal Trentino attaccavano verso la pianura attraverso gli Altipiani, due
avevano già superato gli ostacoli più difficili. Il 20 maggio però, grazie ai rinforzi inviati dal
Comando Supremo e alle condizioni del terreno più favorevole, le difese italiane riuscirono
ad allentare l‘avanzata austriaca. La nuova linea difensiva correva dalla Valle dell‘Adige al
monte Zugna e proseguiva sul Pasubio sino al costone della riva destra del torrente Posina.
Gli austriaci misero allora in moto la terza colonna e iniziarono l‘attacco contro
l‘Altopiano di Asiago. La 34a Divisione, a causa del cedimento della 35a Divisione che le
aveva scoperto il fianco sinistro, abbandonò le posizioni avanzate di prima, seconda e terza
linea, dispiegando le riserve in varie zone senza un piano preordinato e cedendo al nemico i
forti di Velena, Campolongo e la zona delle Portule. I soldati italiani si batterono da
valorosi, ma erano male addestrati alla tattica di difesa: mancava sia alla truppa che agli
ufficiali il senso della manovra elastica e del ripiegamento temporaneo in preparazione di un
successivo attacco; resistevano arroccati nelle trincee sino al limite dell‘impossibile sotto il
fuoco dell‘artiglieria austriaca, subendo perdite spaventose.
Intanto mentre il Generale Cadorna consolida lo schieramento difensivo con la
costituzione della 5a Armata con reparti sottratti agli altri fronti, nel settore delle Dolomiti
sul Monte Sief si dissanguava anche la Brigata ―Reggio‖ (45° e 46° Rgt.), inquadrata nella
4a Armata, al comando del Generale Nava. Per due anni e mezzo, dal maggio 1915
all‘ottobre 1917, le cime del monte Sief, del Sasso di Stria e del Col di Lana, il cosiddetto
―Calvario del Cadore‖, saranno la zona d‘operazioni della ―Reggio‖. Altissimo il prezzo
pagato in quel maggio del 1916 per la conquista della posizione ―Paul‖ sul dente del Sief.
Il 21 maggio una granata Shrapnel colpisce Antonio Cannas94 del 46° Rgt. ―Reggio‖
causandogli una ferita lacero contusa alla regione lombare e al braccio sinistro che lo
costringerà a lasciare la zona di guerra. Già veterano della guerra Italo-Turca, fu richiamato
il 20 aprile 1915 e giungerà in territorio in stato di guerra il 24 maggio. Un anno dopo, il 21
maggio 1916 a seguito della ferita sul Monte Sief verrà ricoverato nella Sezione di Sanità
della 18a Divisione di fanteria presso il 218° Reparto Someggiato. Giudicato non idoneo al
servizio effettivo, il 1° novembre 1917 viene mandato in licenza straordinaria con assegni in
attesa di liquidazione di pensione. Verrà congedato il 30 novembre 1917. A seguito della
ferita sarà autorizzato a fregiarsi del distintivo di onore per i Feriti di Guerra, nonché della
Croce al Merito.
Nei fatti d‘arme del monte Sief, il successivo 22 maggio (1916), venne ferito Efisio
95
Cocco pure lui del 46° Rgt. ―Reggio‖, colpito da una scheggia di granata al palmo della
mano sinistra. Con tutta probabilità era vicinissimo alla postazione di Antonio Cannas, dal
momento che anche Efisio Cocco fu ricoverato nella Sezione di Sanità della 18a Divisione
presso il 218° Reparto Someggiato e subito dopo trasferito all‘ospedale di Vercelli. La ferita
alla mano fu piuttosto seria, dopo la convalescenza non rientrerà più al fronte e dal 15
ottobre del 1917 fu comandato alla Società Mineraria Bacu Abis in attesa del congedo.
In dodici giorni 179.000 soldati italiani vennero concentrati fra Vicenza, Padova e
Cittadella, pronti ad intervenire nel caso in cui il nemico dilagasse verso la pianura padana.
Gli austriaci tentarono il loro sforzo decisivo il 24 maggio; l‘attacco fu rinnovato dalle
94
95
CANNAS Antonio 01/02/1891 - (Gonnesa) di Antonio e Loddo Maria, (Esercito).
COCCO Efisio 30/06/1891 (Esercito) di Efisio e Caredda Caterina
- 52 -
consuete tre colonne dispiegate sul fronte Trentino: a ovest contro il monte Zugna e il
Pasubio, al centro contro il monte Cimone e il paese di Arsiero, a est verso Asiago e la valle
del Brenta. Sul monte Zugna, a Passo Buole, in Vallarsa e sul Pasubio la resistenza italiana
fu accanita e vittoriosa. Al centro, invece, si arretrò perdendo il monte Cimone e l‘abitato di
Arsiero. Dopo di ché gli austriaci non riuscirono ad ottenere ulteriori risultati decisivi: sul
Cengio si sacrificarono i Granatieri di Sardegna, mentre il monte Novegno risultò
imprendibile.
La fase cruciale della battaglia si ebbe fra il 31 maggio e il 1° giugno 1916, allorché
gli austriaci tentarono di far cadere le ultime posizioni italiane. In quei giorni viene dato per
disperso Antioco Meloni96 effettivo del 40° Battaglione del 14° Rgt. Bersaglieri Ciclisti. Le
sue tracce si perdono il 4 giugno durante la battaglia del ―Bosco dei laghetti‖ in territorio
Veneto in prossimità del confine col Trentino-Alto Adige nella parte nord-est
dell‘Altopiano di Asiago. Il ―Bosco dei Laghetti‖ appartiene al comune di Enego (VI) e si
trova a ovest del Monte Cucco (q. 1387) tra la Malga di Mandrielle e la Piana di Marcesina,
sulla linea di massimo arretramento delle truppe italiane durante la Strafexpedition. Dopo
tali fatti scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata
la morte o la prigionia. Successivamente, secondo la ricostruzione degli avvenimenti fatta
dallo stesso Comando del 14° Rgt, si appurò che il Meloni venne catturato dal nemico il 30
maggio 1916 e trattenuto in prigionia durante la quale morì il 4 giugno. Verrà sepolto il
dieci giorni dopo dagli stessi austriaci a Valle di Mandrielle97. Là c‘era il cimitero di Spà
dove nel dicembre dello stesso anno fu sepolto anche il soldato Pietro De Tiana.
Intanto sull‘altro versante dell‘altopiano di Asiago, i ―Granatieri di Sardegna‖
mantennero strenuamente il possesso del pianoro del Monte Cengio contro gli insistenti
attacchi del nemico. La Brigata ―Granatieri‖, lasciato Percotto (Udine), ove ha dimorato per
un mese (20 aprile 20 maggio), il 22 si trasferisce per ferrovia a Bassano e quindi, con
autocarri, i suoi battaglioni raggiungono successivamente la 30a divisione, dalla quale
ricevono il compito di sbarrare il passo al nemico sul tratto Monte Cengio-Monte Lemerle.
La lotta, che accenna a diventare assai dura trova i Granatieri decisi a battersi con tenacia ed
abnegazione. Malgrado ciò la situazione è gravissima. Il 2 giugno gli austriaci, sfruttando
l‘anfrattuosità del terreno, spingono grossi reparti sul Cengio, a Monte Barco e a Monte
Belmonte; i Granatieri, sebbene esausti per la lunga lotta e consci dell‘impossibilità di aiuti
e rifornimenti, riescono tuttavia a mantenere ancora le posizioni. II nemico però riceve
continui rinforzi e i suoi mezzi vanno sempre più aumentando.
Il 3 giugno sul Cengio, preceduto da un poderoso bombardamento, viene sferrato un
furioso assalto contro i nostri: le fanterie austriache, dapprima a piccoli nuclei e quindi con
reparti in formazioni serrate, avanzano accerchiando le nostre difese. I granatieri del I°
battaglione del 2° Rgt. e quelli del IV° battaglione del 1° Rgt., si prodigano in tutti i modi in
una disperata difesa, ma circuiti da soverchianti forze avversarie, soccombono. Nello stesso
giorno del 3 giugno 1916, nel corso di tali fatti d‘arme, sul monte Cengio vengono catturati
Vincenzo Calabrò98 e Giovanni Esu99, entrambi arruolati nel novembre 1915 a Roma nel
deposito del 1° Rgt. ―Granatieri di Sardegna‖.
96
MELONI Antioco Giuseppe 07/02/1890 (Esercito) di Giuseppe e Salidu Giuliana
ACSA, Leva e truppa, 4-26 marzo 1917.
98
CALABRÒ Vincenzo 01/11/1887 (Esercito) di Giuseppe e Camboni Maria
99
ESU Giovanni Antonio 11/04/1896 (Esercito N°7504) di Antioco e Siddi Nicolina. (Fratello di Antonio 1897).
97
- 53 -
Vincenzo Calabrò giunse in territorio in stato di guerra il 22 febbraio 1915 a
Cormons (Gorizia); dopo la cattura sul monte Cengio, viene trasferito al campo di
Siegmundsherberg100, ubicato nel distretto di Horn, Bassa Austria, settore nord orientale.
Rientrerà dalla prigionia a guerra finita, il 20 novembre 1918 presso il Centro Raccolta
Prigionieri di Barletta e il 5 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
Riguardo a Giovanni Esu, egli giunse in territorio in stato di guerra il 9 maggio 1916
e assegnato alla 14a Compagnia. Subito mandato in prima linea, non passa neppure un mese
che pure lui il 3 giungo viene catturato negli stessi fatti d‘arme del monte Cengio. Verrà
rimpatriato il 14 febbraio 1919 e due giorni dopo, viene trasferito in Sardegna a prestare
servizio presso il Campo dei prigionieri di guerra dell‘Asinara. Il 15 maggio 1919 rientra al
Deposito del 1° Granatieri e il 15 dicembre 1919 si congeda.
Giunti sull‘estremo margine dell‘Altopiano di Asiago gli austriaci furono costretti a
fermarsi, mentre con il loro binocoli vedevano il continuo afflusso in pianura dei rinforzi
italiani. A est, l‘avanzata austriaca sembrava invece irresistibile: superò la città di Asiago, il
monte Zebio e le Melette, fino a giungere in vista dell‘altopiano e della valle del Brenta.
La situazione era grave
e per tamponare la
falla si richiama la
―Sassari‖ che, come
già
citato
in
precedenza, aveva un
turno di riposo ad
Aiello
del
Friuli,
vicino a Palmanova
(Udine). La ―Sassari‖
entra in azione in 5
giugno nella zona di
Monte Fior e Monte
Castelgomberto.
La
lotta per la difesa dei
capisaldi durava ormai
Trincea di Monte Fior e Monte Castelgomberto. (Archivio Dal Molin)
Tratto da: Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno
da due giorni, resa
sull‘altipiano con i diavoli rossi, a cura di Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde,
ancora
più
dura
Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006.
dall‘inclemenza
del
tempo che continuava a riversare pioggia, grandine e freddo. Gli austriaci sono bloccati, ma
replicano con un bombardamento di estrema violenza che uccide numerosi fanti. Nei giorni
seguenti perdiamo Monte Fior, ma lo riprendiamo subito dopo con furiosi assalti alla
baionetta. Il nemico si lancia su Monte Castelgomberto: i difensori sono addirittura privi di
munizioni, ma reagiscono all‘arma bianca e ricacciano gli assalitori. Le perdite sono
elevatissime da entrambe le parti.
Il 16 giugno 1916 la Brigata ―Sassari‖ completa il suo trasferimento in Trentino e
ricominciava l‘ennesima controffensiva italiana. Iniziano le operazioni per rigettare il
100
ACSA, Leva e Truppa, Telegramma Postale n°46270.
- 54 -
nemico dalle posizioni di Monte Fior e di Monte Castelgomberto. Si avanza con estrema
lentezza, il nemico spara da tutte le parti e il terreno è irto di difficoltà. Gli attacchi rinnovati
nei giorni successivi contro i due obbiettivi (Monte Fior e Monte Castelgomberto) portano
alla conquista, sulla destra, della quota 1548, cocuzzolo sud del Bosco ―Matta‖. Si combatte
con un accanimento inaudito e un furore mai visto. Contemporaneamente ha inizio la triste
processione del dolore: sulle retrovie e sulle sezioni di sanità arrivano interminabili colonne
di feriti. Sono esasperati dai massacri prodotti tra le nostre file dal tiro dell‘artiglieria
austriaca. Una strage! Piove a dirotto; coi feriti leggeri, che vengono giù da soli, passano
anche i gravi, sorretti dalle braccia dei compagni o trasportati dai pazienti muletti. Ne
passano parecchi in barella, qualcuno invoca un sorso d‘acqua. Tra loro è presente Giuseppe
Piga101, ma non è un ―sassarino‖, apparteneva alla 10a Compagnia del 210° Rgt. della
brigata ―Bisagno‖, dislocata nello stesso settore della ―Sassari‖.
La ―Bisagno‖ aveva il compito, con un‘azione dimostrativa spiegata con la massima
energia, di alleggerire la pressione austriaca sugli Altipiani. Il 27 giugno nel corso dei
combattimenti, Giuseppe Piga viene ferito da una pallottola di shrapnel al terzo inferiore
della coscia sinistra102. Dopo il ricovero e la convalescenza, rientra in territorio in stato di
guerra il 21 novembre 1916 e assegnato al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Lo ritroveremo
nel 1917 durante la disfatta di Caporetto e vedremo cosa gli accadde.
Il successivo 25 giugno, nei fatti d‘arme di Monte Fior, viene ferito anche Pietrino
103
Porcu , ―Sassarino‖ del 152° Rgt. Verrà ricoverato all‘ospedale di Gozzatino (Bologna) e
inviato in licenza di convalescenza per 30 giorni. Al rientro della licenza, il 28 novembre è a
Brescia presso la Scuola Mitraglieri. Il 18 dicembre 1916 rientra in territorio in stato di
guerra e verrà assegnato alla 684a Compagnia Mitraglieri104. Riparleremo di Petrino Porcu
anche nel ‗17 quando sarà impegnato sul fronte dell‘Isonzo, nell‘altopiano della Bainsizza e
a Caporetto.
Il successivo 27 giugno 1916 era una giornata plumbea: sotto una pioggia battente i
―Sassarini‖ risalgono faticosamente il versante occidentale della Val di Nos, alla ricerca
della linea difensiva nemica. Obbiettivo della brigata era la conquista del monte Zebio che
permetteva il raggiungimento della posizione strategica del monte Mosciagh e della Val
Galmarara. I due reggimenti giunsero a Croce di Sant‘Antonio, a metà circa del pendio che
da monte Zebio scende sino alla Val di Nos: al 151° Rgt. venne affidato il settore di destra,
mentre al 152° fu affidato il settore di Casera Zebio. Le difese austriache si poggiavano su
un tratto di fronte tra quota 1673 a destra (il ―torrione‖ e successivamente ―lunetta‖ di monte
Zebio) e la quota 1476 di monte Tondo dove la ―Sassari‖ si collegava con la brigata
―Piacenza‖. Tra le abetaie davanti alle falde del monte, su un terreno impervio e irregolare
per il continuo emergere di spuntoni rocciosi e valloncelli insidiosi, gli uomini avanzano
mantenendo a fatica il collegamento, stando attenti ad evitare l‘agguato dei tiratori scelti
austriaci. I nostri soldati si trascinano verso l‘alto nella direzione delle trincea nemica il cui
tracciato sfruttava abilmente le caratteristiche di un terreno favorevole alla difesa. I
―Sassarini‖ nella loro avanzata si spinsero sin sotto le trincee nemiche, venendo a contatto
dell‘intricatissimo groviglio di rami e filo spinato. Il pandemonio che si scatena è
101
PIGA Giuseppe Efisio 07/03/1891 (Esercito) di Antioco e Orrù Filomena
ACSA, Leva e Truppa, 7 luglio 1916.
103
PORCU Pietrino 15/09/1893 (Esercito) di Nicolino e Fois Giuseppina
104
a
Nella 684 Compagnia Mitraglieri prestava servizio anche Giovanni Cauli (17/11/1893)
102
- 55 -
indescrivibile: urla e bestemmie confuse sono seguite dal fuoco violento di fucileria; i caduti
non si contano. Oltre alle difficoltà naturali si devono aggiungere le formidabili
fortificazioni costruite dagli austriaci: alberi abbattuti e legati tra loro col filo spinato.
Cavalli i frisia, reticolati e trincee dotate di ogni genere di pezzi. Attaccare in quelle
condizioni significa farsi macellare. La conquista di Monte Zebio è materialmente
impossibile. Il comando ordina l‘assalto e i ―Sassarini‖ si lanciano con ardimento contro le
postazioni avversarie, armati soltanto di pinze e tubi di gelatina.
La lotta fu impari. Il nemico spara con pallottole esplosive shrapnel che producono
ferite mostruose, uno di questi proiettili colpisce Salvatore Pintus105, della 3a Compagnia del
152° Rgt. ―Sassari‖. Venne ferito al braccio e al piede sinistro. Ma non ebbe la fortuna di
ripiegare insieme ai suoi compagni, perché fu catturato dalle truppe austriache. La sua
cattura fu comunicata alla famiglia il 7 dicembre 1916 dal Deposito di fanteria di Ozieri. Si
seppe che fu condotto nel campo di concentramento di Siegmundsherberg. Rientrerà dalla
prigionia a guerra finita, il 9 novembre 1918.
Nei fatti d‘arme di Monte Zebio venne ferito anche Francesco Piras106, pure lui del
152° ―Sassari‖. Fu colpito all‘avambraccio sinistro che gli causò un‘invalidità permanente.
Era originario di Gonnesa e a Sant‘Antioco era conosciuto come ―su mutilau‖. Dopo la
guerra gestì una tabaccheria in piazza De Gasperi, la tabaccheria ―Piras‖, ancora oggi gestita
dai nipoti.
Intanto il Comando Supremo Italiano, ignorando la richiesta di artiglieria pesante,
dispone addirittura che si attacchi ―a viva forza‖. Sul Monte Zebio, di fronte alle oggettive
difficoltà dello scontro e agli errori del comando supremo, i ―Sassarini‖ comprendono tutto
questo e mugugnano, ma vanno all‘assalto lo stesso armati di coraggio e dei loro
inseparabili coltelli a serramanico, in uso soprattutto nella Compagnia dove prestava
servizio Emilio Lussu, talmente efficaci che il comandante della Divisione, prima chiese di
sapere il numero di coltelli presenti e poi pretese che fossero a lama fissa per accrescerne
l‘efficacia nel combattimento ravvicinato.
In quella terribile estate del 1916, agl‘occhi dei nostri soldati, la guerra si presenta col
suo volto peggiore: una pazzia collettiva che macina gli uomini come fossero delle cose. La
lotta efferata delle opposte trincee sul monte Zebio, pur sorretta da una logica spietata che
non concede né riceve pietà, troverà nel codice d‘onore una rarissima tregua d‘armi per il
recupero dei cadaveri sul campo. Qualche mese dopo ai primi di agosto arriverà la notizia
che il Ré ha concesso la medaglia d‘Oro ai due reggimenti della brigata con la seguente
motivazione: ―Conquistando sul Carso salde posizioni nemiche e fortissimi trinceramenti
detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco rafforzarono, riconquistando
sull‘Altopiano dei Sette Comuni posizioni dalle nostre armi perdute, a M. Castelgomberto,
a M. Fior ed a Casera Zebio, sempre non curanti delle ingenti perdite, diedero prove di
audacia e di eroica fermezza. (25 luglio 1915 - giugno 1916)‖.
Sul settore del fronte dolomitico, in Cadore, anche la Brigata ―Reggio‖ combatteva
una lotta spietata senza esclusioni di colpi. Il 29 giugno muore Efisio Loddo107 appartenente
105
PINTUS Salvatore 24/03/1894 (Esercito) di Domenico e Brai Annica
PIRAS Francesco __/__/1893 (Gonnesa) di Francesco (ACSA, Leva e Truppa, 10/37. Elenco Mutilati e Invalidi di
guerra).
107
LODDO Efisio Antonio 12/03/1887 (Esercito) di Emanuele e Loddo Bernarda. Fratello di Antonio (1880), Fedele
(1882), Giovanni Salvatore Emanuele (1884), Salvatore Emanuele (1889), Antioco Luigi (1892).
106
- 56 -
all‘8a compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖, caduto sul Col di Lana per ferita da scheggia di
granata nel corso dei combattimenti per la presa di ―montucolo Devio‖ (Monte Cucco, quota
611). Verrà sepolto in loco nel cimitero di Salesei, uno dei tre costoni rocciosi del Col di
Lana.
Morirà anche Francesco Lecca108, soldato della 7a Compagnia del 30° Rgt. della
brigata ―Pisa‖. Dal 13 gennaio 1916 la ―Pisa‖ era asserragliata sul settore di ―Bosco
Cappuccio‖ alle pendici del Monte San Michele, dove i reggimenti si alternano nel
presidiare il tratto di prima linea fra il ―Bosco Cappuccio‖ e la ―Chiesa diruta‖ di S. Martino
del Carso. L‘obiettivo strategico era aumentare la pressione contro le linee nemiche per
impedirgli di spostare truppe verso il Trentino dove il nostro Esercito preparava una
poderosa controffensiva. La lotta fu continua, incessante e accanita, specialmente nei
boschi, ove il nemico si era fortemente trincerato e bisognava snidarlo alla baionetta. Gli
austriaci facevano uso di bombe e granate a gas asfissianti di produzione tedesca, molti
furono infatti i battaglioni bavaresi specialisti nella guerra con i gas asfissianti che
guarnirono le retrovie austriache sul fronte italiano. Merita particolare rilievo il violento
attacco compiuto dagli austriaci per ricacciare le nostre truppe sin sulle linee dell‘Isonzo.
L‘attacco, preparato da qualche tempo, fu sferrato la mattina del 29 giugno. Col
favore di un lieve vento spirante in direzione del settore italiano, il nemico lanciava contro
le nostre posizioni dense nubi di gas che investì tutta la nostra linea fra il monte San
Michele e San Martino. Nelle sue memorie un Tenente dell‘Artiglieria annoterà: ―…quel 29
giugno fu un giorno di terrore e di strage in cui la morte colpiva in silenzio, tra le nubi
ancora non note del gas asfissiante, primo i nostri indifesi e poi, mutatosi il vento, i nemici
non pur vittoriosi. Quella sera, quando cadde la notte e le ultime folate di cloro si furono
disperse nella brezza vespertina, diecimila corpi d‘eroi giacquero per le petraie del Carso,
con le bocche ancora contorte dall‘ultimo rantolo e colanti bava sanguigna…‖
Sotto l‘influsso dei fulminei effetti letali o di annichilimento dei gas, fu possibile alle
colonne nemiche di penetrare in alcuni nostri trinceramenti. Ma accorsi prontamente i
rincalzi, le valorose truppe dell‘XI° Corpo di Armata (21a e 22a divisione) e specialmente le
fanterie delle brigate ―Regina‖, ―Pisa‖ e ―Ferrara‖, sfidando gli effetti dei gas, con
immediato e violento contrattacco, respinsero l‘avversario facendo anche 400 prigionieri.
L‘ignobile attacco finì con il completo insuccesso delle truppe austro-ungariche. Alcuni
austriaci catturati furono trovati in possesso di mazze ferrate, munite di numerose punte.
Interrogati, confermarono di aver avuto l‘incarico di finire a colpi di mazza i nostri soldati
trovati tramortiti dai gas. Questa fu la sorte che toccò Francesco Lecca caduto sul Monte
San Michele il 29 giugno 1916 nel fatto d‘arme di ―Bosco Cappuccio‖ per ―avvelenamento
da gas asfissianti‖.
Vedendo la resistenza accanita dei nostri soldati il comando austriaco si rese conto
che la partita era compromessa. Di fronte a questa situazione, Conrad non poteva più
pensare di riprendere gli attacchi contro le posizioni italiane, diede l‘ordine di cessare
l‘offensiva e di iniziare il ripiegamento a nord di Arsiero e di Asiago. Lo intuì anche il
Cadorna che poté annunciare, con un certo anticipo, il sostanziale esaurimento
dell‘offensiva austriaca. Molte brigate che hanno partecipato alle operazioni sugli Altipiani,
ove la lotta è stata contenuta e il nemico costretto a ristagnare o indietreggiare, sono
108
LECCA Francesco Emanuele 07/09/1895 (Esercito) di Francesco e Mallus Francesca
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trasportate su un‘altra linea del fronte. Sull‘Isonzo infatti, fervono i preparativi per l‘attacco
alla testa di ponte di Gorizia e dell‘altopiano carsico, si preparava la 6a battaglia dell‘Isonzo.
Il 29 giugno, avuto notizia che il nemico si ritira, si raggiunge la linea di Monte Fior,
Meletta e Monte Longara. Sul Monte Mosciagh il 30 giugno, il 1° e 2 luglio convergono gli
sforzi dei nostri soldati, ma le difese nemiche non consentono che venga
raggiunto l‘obbiettivo. Gli attacchi svolti dai reparti della ―Sassari‖ nel mese di luglio, per
quanto accaniti, non danno favorevoli risultati a causa della reazione dell‘avversario e delle
sue robuste difese. Durante questi scontri perdono la vita Giovanni Mariani e Pietro
Uccheddu. Giovanni Mariani109 era un soldato del 5° Rgt. Genio morto il 2 luglio 1916 nel
settore di Tolmino per ferite riportate in combattimento. Pietro Uccheddu110, 24 anni,
apparteneva al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ (225° e 226° Rgt.). Era il fratello di
Salvatore che incontreremo tra poco. Si trovava in zona di guerra da circa un mese e mezzo
e faceva parte del 1° reparto zappatori della 4a Compagnia. Il 5 luglio 1916, mentre si recava
a rinforzare una trincea sul Monte Zebio fu ferito gravemente; al termine della furiosa
battaglia e a seguito della ricognizione dei cadaveri sul campo, venne rinvenuto il suo corpo
ancora in vita. Morì sul posto di medicazione il giorno dopo, il 6 luglio 1916 per ferite
riportate in combattimento.
Anche la brigata ―Sassari‖, sui monti Fior e Castelgomberto, alle pendici del monte
Zebio, continua ad andare all‘assalto innumerevoli volte dissanguandosi, nell‘inutile
tentativo di spezzare la resistenza austriaca. Nella notte fra il 5 e il 6 luglio venne tentato
ancora una volta l‘ennesimo assalto. Sotto la trincea austriaca si riaccende una lotta furiosa
corpo a corpo combattuta col coltello in mano, baionette, bombe a mano e colpi di fucile
usato come una clava. I soldati di ambo le parti si avvinghiano su un terreno cosparso di
cadaveri ridotti a brandelli dalla nostra artiglieria e confusi tra zaini, fucili, elmetti e giberne
rovesciate.
Nel corso di tali combattimenti morirono due ―Sassarini‖ Antiochensi: Giuseppe
Cau111 del 151° Rgt. morì l‘8 luglio ―per ferite riportate in combattimento‖, mentre il
successivo 16 luglio cadde Giuseppe Garau112 del 152° Rgt. durante le prime cure nella 25a
Sezione di Sanità. Quando morì, il comandante del reparto inviò il solito laconico
comunicato di decesso113 al nostro Sindaco a cui affidava ―…il mesto incarico di
partecipare alla famiglia Garau, con tutte le cautele suggerite dalla dolorosa circostanza
che il soldato Garau Giuseppe, noto Antioco, appartenente al 152° Regg.to fanteria, è morto
gloriosamente il 16 luglio 1916. La S.V. Ill.ma si compiacerà esprimere alla famiglia stessa
il mio vivo e sincero cordoglio e nel contempo la mia ammirazione per la morte eroica
incontrata dal suo caro estinto‖.
Il 10 luglio lasciò la zona di guerra Salvatore Uccheddu114 a seguito di una ferita
all‘avambraccio e alla coscia destra. Era il fratello di Pietro deceduto il 6 luglio scorso e,
come lui, appartenente alla 4a Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Il 7 luglio la brigata
combatté con tenacia ed ardimento per la conquista di Casara Zebio-Pastorile a quota 1.646
109
MARIANI Giovanni Antioco 05/01/1893 (Esercito)
UCCHEDDU Pietro Vincenzo 14/09/1892 (Esercito) di Salvatore e Pinna Giuseppa
111
CAU Giuseppe 07/07/1893 (Esercito) di Emanuele e Lusci Caterina
112
GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 (Esercito N°37326 bis) di Giuseppe e Sinzu Giovanna
113
ACSA, Leva e Truppa, 12 settembre 1916.
114
UCCHEDDU Salvatore Emanuele 24/01/1895 (Esercito) di Salvatore e Pinna Giuseppa
110
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mt; ma l‘attacco, benché fosse stato condotto con slancio e risoluta arditezza, non riuscì.
Salvatore Uccheddu, tra accertamenti e convalescenze, rimase per diversi mesi lontano dal
fronte, anche per una sopraggiunta congiuntivite cronica. Il 5 giugno 1918 rientra a
Firenze115, nel deposito dell‘84° Rgt. ―Venezia‖, e il 2 ottobre 1918 viene assegnato al 13°
Reparto d‘assalto sino al 1° agosto 1919. Si congederà il 30 ottobre 1919.
Sulle abetaie del Monte Zebio la resistenza austriaca è accanita e ottimamente
organizzata. Si attacca con tenacia, ma non si riesce nemmeno a raggiungere la trincea
nemica perché tra gli alberi gli austriaci, a fior di terra, hanno disteso del filo spinato che
costringe i nostri soldati a fermarsi. Le giornate che seguono sono un susseguirsi ininterrotto
di sforzi terribilmente sanguinosi e inutili. La linea austriaca domina la nostra; è interamente
ricoperta da una insormontabile barriera di reticolati e si appoggia, alla sua sinistra, ad un
formidabile baluardo: quota 1.646. È un vasto torrione di granito, isolato, al quale si può
accedere soltanto dalla sua destra per via di un lieve pendìo. Per il resto cadde a strapiombo
e non offre alcuna possibilità di scalata. Monte Zebio non si prende. È inespugnabile! Cadrà
solamente nell‘ultima battaglia di Vittorio Veneto. Dal 16 giugno alla fine di luglio 1917, il
monte Zebio ha divorato la brigata ―Sassari‖. È il lungo e sanguinoso anno di guerra che
ispirò Emilio Lussu a scrivere ―Un anno sull‘Altipiano‖, durante la convalescenza in un
sanatorio svizzero. Il regista cinematografico Francesco Rosi trasformò quest‘opera
memorabile in ―Uomini contro‖, famosissimo film dove la guerra viene descritta come un
macello permanente.
Di fronte allo stillicidio di sangue della brigata, l‘Italia sembrò prendere coscienza
del valore dei piccoli e coriacei soldati Sardi, venuti da oltre Tirreno per difendere la Patria.
I nostri uomini non smentiscono la fama di intrepidi combattenti e conservano intatto, anche
nei momenti drammatici, quel patrimonio morale che, sin dall‘inizio del conflitto, ha
richiamato su di loro l‘attenzione e l‘ammirazione, non solo dello Stato Maggiore, ma
dell‘intero Popolo Italiano. Il Presidente del Consiglio di allora Vittorio Emanuele Orlando,
in un discorso alla Camera, ebbe così ad esprimersi: ―Quando vidi i valorosi della Brigata
Sassari, sentii l‘impulso di inginocchiarmi dinanzi a loro, perché sentii in essi riassumere
tutte le virtù dell‘Esercito. L‘Italia ha contratto un grande debito di riconoscenza verso la
Sardegna e questo debito lo pagherà‖.
Un sabato del 22 luglio 1916, alle ore 12:00, le truppe italiane muoveranno ancora
una volta contro la linea nemica, sostenute da tre batterie di bombarde e da una sezione di
lanciaspezzoni. La lunga estate sullo Zebio era appena iniziata.
Nel luglio del 1916 la conquista più importante nella zona dell‘Altopiano dei Sette Comuni
(Asiago), fu quella del Monte Cimone, un caposaldo della difesa austriaca che si erge
dominante sulla confluenza delle valli dell‘Astico e del Posina a quota 1.230 metri.
Completamente in territorio italiano all‘inizio del conflitto, queste due vallate vennero
percorse dall‘esercito austro-ungarico durante la ―Strafexpedition‖ nel tentativo di
raggiungere la pianura veneta e successivamente aggirare il fronte italiano prendendo alle
spalle il grosso del nostro esercito ammassato sul Carso.
Per gli austriaci il possesso del Cimone significava garantire la difesa delle proprie
truppe transitanti in direzione del fronte e fermare ogni eventuale avanzata italiana. Per
l‘esercito italiano, invece, la riconquista avrebbe potuto impedire il ripetersi dell‘avanzata
115
ACSA, Leva e Truppa, 26 agosto 1916.
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austriaca nel fondovalle, e avrebbe assicurato una protezione nell‘eventualità di un avanzata
verso gli altipiani del Trentino. Stabilizzato il fronte, già dalla fine del giugno 1916, i
Comandi italiani ordinarono la riconquista del Cimone. Incaricati dell‘operazione furono il
209° e 210° Rgt. della Brigata ―Bisagno‖ la quale con un‘ampia manovra a tenaglia avrebbe
dovuto circondare le truppe scelte austriache, il 14° Rgt. ―Hessen‖ e il 59° Rgt. ―Rainer‖
stanziate sulla cima. In breve tempo gli italiani riuscirono a conquistare il Caviojo, una
posizione inferiore per altitudine rispetto alla cima principale, il cui controllo era in mano
austriaca. Con poche mitragliatrici ben collocate, infatti, i battaglioni dell‘esercito imperiale
riuscivano a controllare ogni movimento delle nostre truppe che cercavano di risalire gli
ultimi contrafforti della montagna.
Nei combattimenti di
Monte Cimone erano impegnati
Nicolò Garau116 e Antonio
Massa117, entrambi del 210°
Rgt. della brigata ―Bisagno‖. Il
Garau fu catturato dagli
austriaci il 5 luglio e,
nonostante sia stato dichiarato
ufficialmente
disperso118,
rientrerà dalla prigionia il 17
novembre
1918.
Antonio
Massa, invece verrà ferito alla
coscia sinistra durante i
Monte Cimone e la Val d‘Astico
combattimenti del 9 luglio.
Tratto da http://cimeetrincee.it
Stando alla testimonianza di
Don Armeni nel suo libro inedito, Antonio Massa subì la ferita alla gamba ―il 20 agosto
1917, e si congedò dopo la guerra col ricordo della pallottola nemica conficcata sull‘arto‖.
Dai fogli matricolari risulta però che la ferita alla coscia sinistra la subì il 9 luglio 1916 nei
fatti d‘arme di Monte Cimone. Non è l‘unica volta che Antonio Massa viene ferito. Ne
riparleremo meglio nelle prossime pagine quando si guadagnerà una Medaglia d‘Argento.
Dopo il ricovero e la convalescenza, passa provvisoriamente al deposito dell‘88° Rgt.
―Friuli‖ nel Distretto Militare di Livorno. Ritornerà in zona d‘operazioni col 125° Rgt. della
Brigata ―Spezia‖119.
Nell‘Altopiano di Asiago combatteva un altro Antiochense, Domenico Milia120 che,
come Antonio Massa, apparteneva al 125° Rgt. della Brigata ―Spezia‖ nell‘11a Compagnia.
Già dal 4 luglio la Brigata ―Spezia‖ sostituisce la ―Lombardia‖ nel sotto settore di Asiago
dislocandosi sulle pendici orientali di Monte Rasta dove era schierata la 28a divisione. L‘11
luglio passa alle dipendenze della 29a divisione e con questa partecipa ad un‘azione contro
116
GARAU Nicolò 28/01-04/1895 di Nicolò e Pintus Giuseppa (Esercito)
MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela (Esercito)
118
ACSA, Leva e Truppa, 6 ottobre 1916.
119
Il 210° Rgt. “Bisagno” e il 125° Rgt. “Spezia”, furono costituiti a La Spezia dal deposito del 21° Rgt. di fanteria
“Cremona”.
120
MILIA Domenico 23/04/1892 di Antonio e Carboni Francesca (Esercito). Domiciliato a Carloforte.
117
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Monte Rasta - Roccolo del Lino a quota 145 mt. Sul Monte Rasta, che sovrastava l‘abitato
di Camporovere di Roana in posizione dominante sulla conca centrale dell‘Altopiano di
Asiago, si trovavano delle fortificazioni per l‘artiglieria pesante costruite dagli Italiani, ma
ampiamente usato dagli Austriaci, causò molte perdite in vite umane nel tentativo di
riconquistarlo.
Dopo la consueta preparazione di artiglieria, i reparti della brigata tentano ripetute
volte di raggiungere gli obbiettivi, ma sono bloccati dalla intensa reazione del nemico, con
la perdita di 13 ufficiali e 428 militari di truppa. Senza abbandonare il terreno guadagnato, il
giorno 12 i battaglioni ritentano l‘attacco e riescono ad avvicinarsi ancora di poco alle
posizioni avversarie, perdendo altri 15 ufficiali e 398 militari di truppa. Altri 16 ufficiali e
498 militari di truppa vengono persi il giorno successivo senza peraltro poter raggiungere
gli obbiettivi previsti. Il 22 luglio l‘azione è ripresa con carattere dimostrativo e dura fino al
26, allorché la brigata ―Spezia‖ ripassa alle dipendenza della 28a divisione. Il 31 luglio nel
corso dei combattimenti viene ferito Domenico Milia che subisce una frattura alla 1a e 2a
falange dell‘annullare sinistro. Quando fu chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà
arruolato a Livorno nel Deposito dell‘88° Rgt ―Friuli‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 20
maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato all‘11a Compagnia del 125°
Rgt. ―Spezia‖. Il 31 luglio 1916 dopo essere rimasto ferito nei combattimenti di Monte
Rasta, viene ricoverato all‘ospedale ―Garibaldi‖ di Genova e dopo il ricovero, il 17 agosto
1916 viene inviato in licenza per 30 giorni. Il 16 settembre 1916 rientra al Deposito di
fanteria di Ozieri e trasferito in zona di guerra. Il 2 aprile 1917 è a Brescia nel Deposito del
77° Rgt ―Toscana‖ per la costituzione della sezione Mitraglieri e il 24 maggio 1917 viene
assegnato alla 1577a Compagnia Mitraglieri Fiat. Si congederà il 28 agosto 1919.
In quei giorni convulsi di lotta accanita, sul settore del Monte Pasubio muore il
Capitano del Reggimento di Artiglieria da Fortezza Giovanni Putzolu. Dai documenti
d‘archivio non risulta il suo nome tra i militari censiti nelle liste di leva (era forse il figlio
del maestro Putzolu?). Il suo nome è menzionato nel libro ―Eroi Sardi‖ in quanto decorato
di Medaglia d‘Argento alla memoria con la seguente motivazione: ―Comandante di una
batteria formata dopo la ritirata con elementi raccogliticci, seppe infondere nei suoi
dipendenti tale ardimento e sangue freddo, da non venir meno all‘adempimento del proprio
compito, nonostante che per molti giorni consecutivi il suo reparto fosse esposto ai tiri
aggiustati di numerose batterie avversarie di piccolo e medio calibro. Camposilvano,
giugno-luglio 1916‖. Forse apparteneva al 6° Rgt. di Artiglieria da Fortezza dislocato nella
zona di Camposilvano, una delle zone strategiche importanti per la difesa della viabilità
vicina ai confini, la cui vigilanza sin dal periodo anteguerra era affidata alle artiglierie di
confine ed alle fortificazioni d‘assedio. Tale posizione rappresentava un possibile varco in
Trentino nella Vallarsa, con attacco diretto da Camposilvano al passo di Campogrosso, nei
pressi del Monte Pasubio. Tale zona era infatti considerata, anche dagli austroungarici, un
punto debole della difesa italiana dalla quale si poteva entrare in Val d‘Agno (valle dotata di
linea ferroviaria ed importante per le sue stazioni logistiche), per poi tagliare alle spalle le
difese italiane.
I tentativi italiani di espugnare la vetta del Cimone si susseguirono incalzanti, sotto il
tiro delle mitragliatrici austriache. Di questo fatto ci rimane una toccante testimonianza del
Caporale Giovanni Maria Puggioni, ardito sardo del 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖, della
quale riportiamo alcuni stralci: ―Il 4 luglio 1916 è stato un giorno tremendo, quello che
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capitò mi rimarrà impresso per tutta la vita e mai potrò dimenticare quello che successe e i
compagni che rimasero sul terreno o storpiati per tutta la vita. (…) In alto dalle linee
austriache lontane alcune centinaia di metri, non sembrava ci fosse nessuno; si vedevano i
reticolati e la barriera di protezione di sacchetti o di sassi, ma con l‘ombra non si
distingueva nulla di preciso. Ad un certo punto sentii la voce del Tenente Colonello
Nascimbene che gridava come un ossesso: …Bisagno …Savoia! Savoia! Avanti! Gridava ed
impugnava la pistola ―Glisenti‖, subito i Capitani ed i Tenenti iniziarono a soffiare nei
fischietti, e quando smettevano di fischiare gridavano: …avanti Savoia! Le prime squadre
iniziarono a correre in salita urlando: Savoia! (…) ero stupito che dalla linea avversaria
non ci fosse reazione; fu però questione solo di pochi minuti poiché dalle trincee austriache
ci arrivò addosso una scarica di mitraglia e di fucileria. (…) Più passava il tempo e più
soldati cadevano, specie quelli che venivano con i gruppi dietro di noi. Ad un certo punto il
fuoco austriaco diventò infernale e dall‘alto ci pioveva addosso di tutto: massi di roccia ed
anche tamburlane piene di esplosivo che rotolavano e poi scoppiavano con un boato
tremendo. I morti ed i feriti si contavano davanti e dietro a decine… io non capivo più nulla
(…) dietro c‘erano gli altri che correvano e gli Ufficiali che non ci facevano fermare e
continuavano a soffiare nei fischietti. (…) intorno era come un carnaio di soldati morti e
feriti e quelli vivi avevano la testa bassa cercando, mentre stavano sdraiati di ripararsi
dalla grandine di piombo che ci arrivava addosso. (…) Di circa 650 che eravamo siamo
rimasti in 36 sani, gli altri feriti o morti e non rientrati alla conta (…) Così è stato l‘assalto
al Monte Cimone del 4 luglio del 1916 e nonostante debba ringraziare Dio di non essere
morto, ancora oggi mi chiedo come mai ha permesso a tanti di morire come ad un macello
di pecore‖.
Dal punto di vista strettamente tattico, l‘assalto del 4 luglio si risolse in una
carneficina proprio a causa degli errori dei comandi italiani. L‘assalto finale da parte italiana
avvenne nel primo mattino del 23 luglio 1916. L‘artiglieria italiana iniziò a battere le
postazioni avversarie. Dopo diciassette ore di continuo bombardamento che a volte
raggiunse l‘intensità di mille proietti al minuto, l‘artiglieria allungò il tiro per permettere
l‘attacco. Alle quattro e mezza del mattino le truppe alpine del Battaglione ―Val Leogra‖
iniziarono la scalata della parete principale, in quel punto alta trenta metri. La posizione
venne alfine occupata dalle truppe italiane, ma la conquista del monte rimase in parziale
stallo, in quanto le forze austriache arretrarono di poche decine di metri, attestandosi sulla
quota 1217, unico passaggio obbligato dalla vetta all‘altopiano. Il Monte Cimone rimarrà in
mano austriaca sino alla fine del conflitto.
L‘assalto al Monte Cimone fu l‘ennesima azione della controffensiva italiana nel
Trentino, che già da qualche mese languiva di fronte alle posizioni difensive dominanti,
fortemente sistemate dal nemico che si era fermato, ma non per questo rinunciava a sferrare
furiosi e disperati contrattacchi, soprattutto sul monte Zebio dove si distinsero i bersaglieri
del 14° reggimento e, per l‘ennesima volta i fanti della ―Sassari‖ che respinsero per ben due
volte gli assalti del nemico con gravissime perdite.
Comunque la tanto temuta ―spedizione punitiva‖ degli austriaci, a costo di duri sacrifici,
non riuscì a sfondare le nostre linee, pur se alcune posizioni che prima erano italiane
rimasero in mani austriache. Fu una durissima battaglia che richiese sacrifici da una parte e
dall‘altra e che fu illuminata da episodi di alto valore. Il Val Lagarina e in Vallarsa si videro
reparti, privi di ufficiali, guidati e confortati da inermi cappellani, e artiglieri che si
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trinceravano attorno ai loro cannoni e combattevano come fanti all‘arma bianca. Sul Cengio
centinaia di granatieri precipitarono nel vuoto abbracciati agli assalitori in una lotta corpo a
corpo, anziché arrendersi; e altri commilitoni si batterono sino all‘ultimo prima di cedere il
pianoro. Le brigate ―Granatieri‖, ―Liguria‖ (157°-158°) e la celebre Brigata ―Sassari‖ (151°152°) si meritarono la Medaglia d‘Oro. Le perdite furono notevoli: in poco più di un mese
di lotta gli italiani ebbero 6.187 morti, 28.544 feriti e 41.401 dispersi.
Il 24 luglio 1916, con la conclusione della controffensiva italiana, l‘attenzione degli
Alti Comandi si spostò nuovamente sull‘Isonzo. Nel mese di giugno, erano stati lanciati
alcuni attacchi da parte della 3a Armata nella zona di Monfalcone e sul Cosich nell‘intento
di concorrere indirettamente alle operazioni sugli Altipiani. Per reagire a tali attacchi, gli
austriaci lanciarono un assalto il 29 giugno nella zona del San Michele adoperando, per la
prima volta sul fronte italiano, gas asfissianti e mazze ferrate contro i superstiti. L‘assalto
venne respinto, ma a causa della sorpresa e dell‘insufficienza delle maschere antigas,
morirono circa 3.000 italiani. Nel frattempo le Divisioni Italiane che erano state concentrate
sotto gli Altipiani vennero riportate sull‘Isonzo attuando quella che fu definita una
―manovra per linee interne‖. In soli 25 giorni furono trasportati sull‘Isonzo circa 307 mila
uomini. Cadorna aveva ritenuto giunto il momento di rispondere alla ―Strafexpedition‖ con
la battaglia di Gorizia. Il piano, prevedeva un‘azione a tenaglia contro il Sabotino a nord e il
San Michele a sud. L‘attacco sarebbe stato sostenuto dal fuoco di 1.329 pezzi di artiglieria,
fra cui circa 600 bombarde, vecchi cannoni a tiro curvo, riesumati per poter stritolare i
reticolati austriaci.
Fin dal dicembre 1915 era in corso sul Monte Sabotino una minuziosissima opera di
preparazione a base di trincee e camminamenti che portavano le truppe quasi a contatto con
il nemico senza essere viste. Animatore di questi lavori fu il Colonello Pietro Badoglio che,
dopo aver comandato due reggimenti di fanteria, venne nominato Capo di Stato Maggiore
del 6° Corpo d‘Armata, agli ordini del generale Capello, al quale era stato affidato il
compito più impegnativo. Badoglio chiese che gli fosse affidata la colonna che doveva
attaccare la vetta del monte, chiave di volta per l‘esito dell‘azione, e fu accontentato. Sotto il
San Michele vennero ammassate le truppe dell‘11° Corpo d‘Armata nella speranza che
questa volta la tragica altura potesse finalmente cadere. Rimase stabilito che l‘attacco a
Gorizia dovesse cominciare il 6 agosto 1916, preceduto però da alcune azioni dimostrative,
per tenere agganciate le truppe e le riserve avversarie, nell‘estremo settore meridionale.
Iniziava così la 6a battaglia dell‘Isonzo culminata con la presa di Gorizia.
Fondamentale fu la conquista del Monte Sabotino, l‘altura che chiudeva a nord la testa di
ponte austriaca di Gorizia. Le azioni dimostrative durarono due giorni e si risolsero in
sanguinosi attacchi e contrattacchi, sempre incerti, contro le quote ―85‖, ―121‖ e ―Pelata‖ a
est di Monfalcone. Guidava gli attacchi italiani il comandante della 14a Divisione, generale
Chinotto che, pur ferito e febbricitante, si fece portare una sedia e continuò imperterrito a
dirigere le azioni. La mattina del 6 agosto la terribile quota ―85‖, conquistata dalla fanteria
due giorni prima, veniva nuovamente perduta.
L‘ordine di riconquistarla fu dato a tre battaglioni di Bersaglieri ciclisti; tra loro c‘era
Enrico Toti, un portaordini ex ferroviere privo di una gamba, persa sotto un treno prima
della guerra. All‘ordine di mobilitazione si presentò ugualmente al distretto, ma venne
ovviamente scartato; raggiunse allora le retrovie della 3a Armata dove riuscì a farsi arruolare
nuovamente come portaordini nel battaglione dei bersaglieri ciclisti. La mattina del 6 agosto
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andò anche lui in trincea, venne colpito per tre volte, si drizzo disperatamente sulla gamba
sana, prese la stampella e con tutte le sue forze cercò di lanciarla contro le retrovie
austriache, poi stramazzò a terra. Poche ore dopo la morte di Toti, su tutto il fronte venne
dato l‘ordine dell‘attacco.
I ―Lupi‖ della Brigata ―Toscana‖ (77°-78°), sotto la guida di Badoglio, scattarono
dalle loro trincee e in trentacinque minuti conquistarono la vetta del monte Sabotino. Alla
stessa ora anche i fanti della Brigata ―Brescia‖ (19°-20°) passarono all‘attacco sul San
Michele, oltrepassarono d‘impeto la tanto contesa vetta e piombarono sulle batterie austroungariche a oriente del monte. Gli avversari sferrarono violenti attacchi diversivi contro la
quota 85 a est di Monfalcone, ma vennero respinti dalla tenace resistenza di cinque
battaglioni di bersaglieri. Quarantotto ore dopo la perdita del San Michele, gli austriaci si
ritirarono sulla seconda linea del fronte. Riuscita la prima parte della manovra, e cioè la
conquista del Sabotino a nord e del San Michele a sud, non altrettanto immediata fu l‘azione
del settore centrale del fronte.
Ci fu un episodio che indusse il Comando austriaco a ripiegare sulla sinistra
dell‘Isonzo e ad abbandonare Gorizia. Nella massicciata della ferrovia a sud del Calvario
c‘era un sottopassaggio; se i nostri soldati si fossero impadroniti di questo sottopassaggio
avrebbero potuto sorprendere alle spalle gli austriaci. Per arrivare al sottopassaggio
bisognava percorre un camminamento di trecento metri, lo chiamavano il ―camminamento
della morte‖, perché chi lo attraversava veniva inevitabilmente colpito dai cecchini austriaci.
Poi c‘era uno spiazzo e quindi l‘imbocco del sottopassaggio. Fra il 7 e l‘8 agosto dieci fanti
mimetizzati e guidati dal sottotenente Aurelio Baruzzi, riuscì a percorrere il camminamento;
sei uomini vennero messi fuori combattimento, gli altri quattro e il sottotenente riuscirono
ad imboccare il sottopassaggio catturando due ufficiali austriaci, poi il sottotenente penetrò
nel tunnel urlando come se fosse a capo di un reggimento. Gli austriaci, credendo di avere di
fronte forze preponderanti, gettarono le armi; furono così catturati 200 prigionieri.
Attraversato il sottopassaggio e uscito dall‘altra parte, il sottotenente Baruzzi si mise a
sventolare il tricolore segnalando ai nostri soldati di gettarsi all‘attacco dalle colline, mentre
altri reparti, attraverso il sottopassaggio, prendevano alle spalle la linea della ferrovia. Fu
questo episodio che accelerò il ripiegamento degli austriaci, i quali durante la loro ritirata
fecero saltare tutti i ponti impedendo il ripiegamento di alcuni loro reparti e consentendo
agli italiani di catturare 12.000 prigionieri. L‘indomani, il 9 agosto 1916, la bandiera
italiana sventolava su Gorizia. La notizia121 fu festeggiata anche a Sant‘Antioco dove ―un
corteo percorse le vie principali del paese tutto imbandierato. Al Municipio parlarono il
Consigliere delegato, ed alla sede del Tiro a segno l‘Ispettore scolastico Placido Mauro‖.
La ritirata austriaca non fu, comunque, una disfatta e si svolse con un certo ordine,
arrestandosi dietro la seconda linea già predisposta a oriente della città e sulla quale si
trovavano alcuni reggimenti freschi, fatti accorrere da altri settori del fronte. La nuova linea
del fronte da nord a sud era costituita dalle alture del Monte Santo, del San Gabriele, di
Santa Caterina, del San Marco, dalla zona di Vertoiba, e infine dal Carso orientale. I primi
attacchi vennero effettuati nello stesso pomeriggio del 9 agosto, e sino al 16 agosto si
combatté dal medio Isonzo al mare con lo scopo di aggirare e sfondare la seconda linea
austriaca.
121
L’UNIONE SARDA, 17 agosto 1916. Per la presa di Gorizia. “A Sant’Antioco”.
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In quei combattimenti erano impegnati i nostri compaesani Giovanni Cabras122 e
Giuseppe Zurru123. Il Cabras, arruolato nel Distretto Militare di Pisa, apparteneva al 22°
Rgt. della brigata ―Cremona‖ che nell‘ambito della 6a battaglia dell‘Isonzo partecipava alla
poderosa offensiva contro la testa di ponte di Gorizia. Giovanni Cabras venne ferito il 14
agosto, colpito al braccio da una pallottola di shrapnel. Dopo le prime cure, il 27 agosto fu
ricoverato all‘ospedale di riserva di San Giovanni in Persiceto (Bologna). Il 5 maggio del
‗17 passa al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ e rientra in zona d‘operazioni. Il 13 marzo del
‗18 è nel 202° Rgt. della brigata ―Sesia‖ sino al termine del conflitto. L‘8 novembre 1919 è
nel Deposito del 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ e il 4 dicembre dello stesso anno si congeda.
Giuseppe Zurru invece appartenente al 229° Rgt. della Brigata ―Campobasso‖.
Quando fu chiamato alle armi, il 5 maggio 1916, venne arruolato a Gubbio nel deposito del
52° Rgt. della Brigata ―Alpi‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Ma quando raggiunse il
territorio in stato di guerra, il successivo 8 agosto, fu incorporato nella Brigata
―Campobasso‖ (229° e 230°), costituita appena tre mesi prima, il 27 maggio 1916. Quando
iniziò la battaglia di Gorizia, la ―Campobasso‖ venne chiamata a concorrervi e, portatasi il 4
agosto a Villanova dell‘Indrio, raggiunge con successivi trasferimenti le pendici occidentali
del Monte Sabotino. Le è assegnato il compito di passare l‘Isonzo. Il 9 agosto, giorno
dell‘occupazione di Gorizia, la ―Campobasso‖ inizia la marcia di avvicinamento, passa
l‘Isonzo, ma, sopraggiunta la notte, è costretta a sostare sulla sinistra del fiume. All‘alba del
10, muove risolutamente verso gli obbiettivi e, benché sottoposta a violento tiro
d‘artiglieria, riesce ad avanzare e ad occupare le posizioni avversarie.
Giuseppe Zurru per circa un anno fu dato per disperso124. In realtà fu catturato dal
nemico il 14 agosto nel fatto d‘arme di Monte San Marco (Gorizia); rientrerà dalla prigionia
il 15 novembre 1918 e congedato il 1° aprile 1919.
Il successivo 15 agosto morì l‘artigliere Efisio Brau125. Quando venne chiamato alle
armi fu assegnato al 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna in Roma e assegnato alla 9a
Batteria. Poi passerà al 46° Rgt. di Artiglieria col quale giunse in territorio in stato di guerra.
Il 15 agosto 1916 durante i combattimenti sul Carso, una scheggia di granata austriaca di
grosso calibro lo ferisce mortalmente. Il suo corpo verrà rinvenuto a seguito della
ricognizione dei cadaveri sul campo. Nel 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna prestava
servizio anche Ugo Piras126, originario di Siliqua e padre di professor Giampaolo Piras.
Venne arruolato a Roma e assegnato alla 6a Batteria. Quando raggiunse il territorio in stato
di guerra verrà impiegato a Fossalta di Piave (VE).
Negli stessi giorni di agosto del 1916 troviamo anche Antonio Satta127, bersagliere
del 3° Rgt. e assegnato all‘8a Compagnia del 20° battaglione. Il 3° Bersaglieri era dislocato
nella ―selletta‖ fra il Grande e Piccolo Col Bricon, nella zona di San Martino di Castrozza
(Trentino). Oltre al foglio matricolare, la sua carriera militare è contenuta in una domanda di
pensione di guerra128 scritta di suo pugno: ―…fatto abile arruolato di 1a categoria, fui
122
CABRAS Giovanni 28/10/1895 (Esercito) di Giovanni e Garau Fedela
ZURRU Giuseppe 20/03/1887 (Esercito) di Salvatore e Cabras Raffaela
124
ACSA, Leva e Truppa, 13 aprile 1917.
125
BRAU Efisio 29/12/1894 (Esercito) di Francesco e Siddi Maria Chiara
126
PIRAS Ugo (Siliqua) 03/11/1896 (Esercito) di Pietro Agostino e Cardia Clotilde
127
SATTA Antonio 22/03/1896 (Esercito N°7515) di Antonio e Carboni Rita
128
ACSA, Leva e truppa, 5 dicembre 1920.
123
- 65 -
arruolato nel 3° Rgt. Bersaglieri, 8a Compagnia, 20° battaglione al n° 7515 di matricola.
Partii in zona d‘operazioni il 9 marzo 1916. Rimasi ferito da pallottola all‘addome a Col
Bricon il 23 agosto 1916, appartenendo sempre alla suddetta compagnia; fui trasportato
all‘ambulanza chirurgica n°2 di Fiera di Primiera (Trento), trasferito poi all‘ospedale da
Campo n°0129 della 4a Armata a Pederobba (sulla destra del Piave, Treviso) in zona di
guerra, restando fino al 1° ottobre dello stesso anno. Poi trasferito all‘ospedale territoriale
di Riserva di Ivrea (Torino); in quest‘ultimo ospedale ebbi una licenza di convalescenza di
30 giorni partendo con la data del 7 ottobre 1916. Dopo questa licenza di convalescenza
rientrai al deposito del suddetto reggimento a Livorno il giorno 8 novembre 1916 passai
nuova visita e fui proposto in osservazione col modello 41 e nello stesso mese fui rimandato
nuovamente in licenza di convalescenza di 90 giorni. Finita questa convalescenza mi
presentai ancora al deposito il 20 febbraio 1917. Quivi, invece di essere rivisitato, fui da un
ufficiale medico senz‘altro dichiarato abile permanente. Ora in congedo avverto dei piccoli
dolori e disturbi intestinali che m‘impediscono di lavorare, per cui preoccupato per questo
stato di fatto chiedo visita collegiale per vedere se vi siano residuati difetti nell‘organismo
che diminuiscono la mia capacità al lavoro per cui mi possa spettare un‘indennità o una
pensione‖.
Antonio Satta fu ferito da un colpo di arma da fuoco all‘alba del 23 agosto 1916,
giorno in cui iniziava l‘avanzata fra il Grande e Piccolo Col Bricon, ostacolata dal fuoco
nemico. Verrà ferito anche un‘altra volta, il 12 dicembre del ‗17 quando apparteneva alla
789a Compagnia Mitraglieri del 3° Rgt. bersaglieri, ed era impegnato nelle fasi di
ripiegamento sulla linea del Piave, dopo la disfatta di Caporetto.
Questi combattimenti erano per lo più attacchi di logoramento condotti da pochi
reggimenti in quanto alcuni reparti furono impegnati per aiutare i Romeni, che erano entrati
in guerra a fianco dell‘Intesa. Tra quei pochi reggimenti c‘era la Brigata ―Sassari‖ che,
nonostante attendesse un turno di riposo, dal 5 agosto è impegnata a rafforzare i propri
trinceramenti per una probabile sortita oltre le linee austriache. L‘azione pare sia fissata per
il 15 agosto, l‘obbiettivo sempre lo stesso il cucuzzolo del Monte Zebio, per poi avanzare in
Val Gamarara (Altopiano di Asiago). Dopo dodici ore di inutili tentativi, nella vana
speranza di aprirsi qualche varco, ecco che nelle retrovie arriva la prima barella; è un
Capitano, ferito al cranio: non parla, non riconosce nessuno; lo segue un colonello, anche lui
in barella; seguono altri, poi altri ancora, tutti barellati. L‘assalto non è riuscito. Passano
molti feriti leggeri; tristi, silenziosi, a testa bassa. Due artiglieri e due fanti portano un‘altra
barella; si dirigono verso il posto di medicazione, ma il Tenente Medico non può fare più
nulla: il mesto corteo si dirige verso il cimitero; la barella è deposta accanto a tante croci, in
attesa che il fante scavi l‘ennesima fossa. L‘azione del 15 agosto 1916 è finita così; il
cimitero del Monte Zebio si è allargato e le croci sono cresciute di numero.
Finalmente il 2 settembre la ―Sassari‖ è sostituita dalla ―Piacenza‖ (111° e 112° Rgt.) e si
reca per un breve periodo di riposo in Val Ronchi-Val Ghelpak. Ma la licenza dura appena
10 giorni: il 12 settembre il 152° sostituisce la brigata ―Friuli‖ (87° e 88° Rgt.) nel settore di
Camporovere ed il 13 il 151° rileva la brigata ―Piacenza‖ sulla linea del Roccolo di Lino
sulla conca centrale dell‘Altopiano di Asiago. Sino al dicembre 1916 la ―Sassari‖ alterna i
turni di riposo con quelli di prima linea nel settore di Camporovere. L‘obiettivo è sempre lo
stesso il Monte Zebio.
- 66 -
La partecipazione dell‘Italia alla Grande Guerra non si limitò soltanto alle operazioni
in territorio nazionale. Le nostre armi operarono anche altrove: in Albania, Asia, Francia,
più tardi in Russia, e in Macedonia dove l‘Italia dava una mano contro l‘esercito bulgaro
alleato della Germania, Austria e Turchia.
In seguito al disastroso sbarco anglo-francese nel febbraio 1915 a Gallipoli nello
stretto dei Dardanelli, il comando dell‘Intesa decise di dirottare parte delle truppe su
Salonicco, per impedire agli Imperi Centrali di impossessarsi dell‘importante scalo
marittimo. Solo nel luglio del 1916 fu decisa la spedizione di truppe italiane in Macedonia.
Fu scelta la 35a divisione comandata dal generale Carlo Petitti di Roreto e composta dalle
brigate ―Sicilia‖ (61° e 62° Rgt.) e ―Cagliari‖ (63° e 64° Rgt.), uno squadrone di
cavalleggeri ―Lucca‖, il 2° Rgt. di artiglieria da montagna con 8 batterie, tre compagnie
(72a, 75a e 86a) zappatori del genio, una di pontieri, una di telegrafisti e una di minatori e
servizi. Al corpo di spedizione fu aggregato un nucleo d‘ufficiali per il servizio di tappa,
reparti di carabinieri, un autoparco con 5 sezioni di autocarri leggeri e in un secondo
momento, dal 19 ottobre 1916, anche la brigata ―Ivrea‖ (161° e 162° Rgt.) per un totale di
44.000 effettivi.
Nel 61° Rgt. della brigata ―Sicilia‖ prestava servizio Salvatore Inticu129. Fu arruolato
a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖; in seguito passerà al 61° Rgt. della brigata
―Sicilia‖ posta alle dipendenza della 35a divisione; per ferrovia si trasferisce a Taranto e 1‘8
agosto 1916, s‘imbarca col primo scaglione per Salonicco dove i soldati vengono festeggiati
dalle rappresentanze alleate e dalla numerosa colonia italiana; l‘11 agosto l‘ultimo scaglione
vi giunse per il 19 dello stesso mese. A Salonicco fu costituita una base di rifornimento e
sgombero compresi quattro ospedali di 100 letti l‘uno. Da quì le truppe italiane il 21 agosto,
dopo aver percorso 180 chilometri, andarono ad accamparsi nella squallida piana di
Zeitemlik, una zona desertica e malarica. Verso gli ultimi di agosto, la brigata ―Sicilia‖ si
trasferisce nel settore Krusa-Balkan, in sostituzione di truppe francesi, tra il lago di Doiran e
il fiume Carasu, alla difesa di posizioni difficili, dominate dai bulgari. Il 10 settembre la
brigata si schiera nel tratto Akbuzalik-Poroj alto Sokolovo per partecipare all‘offensiva
franco-russa-serba nella regione di Ostrovo. Salvatore Inticu lascerà il fronte Macedone
dopo 4 mesi, il 21 dicembre 1916 per malattia; forse ha contratto la malaria mentre era
accampato nella piana malsana di Zeitemlik. Sbarcherà a Catania e raggiungerà Parma
Nord-Est, deposto del 61° Rgt. della brigata ―Sicilia‖. Riparleremo di lui nel giugno 1917,
quando presterà servizio nel 259° Rgt. della brigata ―Murge‖.
Ma nel periodo considerato il teatro principale della guerra fu il fronte GiulioCarsico. Qui l‘offensiva precedente ci aveva dato il 9 agosto, oltre all‘occupazione di
Gorizia e del sistema difensivo carsico ad ovest del Vallone, anche il possesso delle pendici
occidentali delle alture che, da Monte San Michele al Frigido (Vippacco) si ergono ad
oriente della città di Gorizia. In questo settore il generale Cadorna ritenne opportuno
sferrare un‘offensiva più energica nel periodo autunnale. La prima ―spallata‖ cominciò il 14
settembre 1916 e prese il nome di 7a battaglia dell‘Isonzo. Fu preceduta da fuoco intenso e
rovinoso di artiglierie e di bombarde, che infuriò per più giorni su ampia e profonda zona
colpendo ed annientando ogni cosa. Nel pomeriggio del 14 settembre 1916, accertati da
ardite pattuglie gli effetti distruttivi del fuoco di preparazione, le nostre truppe sotto una
129
INTICU Salvatore 01/10/1888 Nato a Narcao di Gaetano e Floris Raffaela. (Esercito)
- 67 -
pioggia torrenziale furono lanciate all‘assalto. Ad est di Gorizia l‘azione si limitò ad attacchi
dimostrativi per impegnare l‘avversario ed impedirgli spostamenti di forze. Sul Carso
invece le truppe dell‘XI° Corpo d‘Armata, cui era affidato il difficile compito di avanzare
lungo il margine settentrionale dell‘altopiano, occuparono la zona ad est di Opacchiasella,
sino a quota 201, dell‘importante altura di quota 208 e della linea di cresta dell‘altura di
quota 144. Il 14 settembre, proprio durante i combattimenti di Opacchiasella, moriva
l‘artigliere Antonio Bullegas130, appartenente alla 3a Compagnia Bombe del 3° Rgt. di
Artiglieria di Fortezza. Mentre due giorni dopo il 16 settembre, durante un impetuoso
assalto per strappare al nemico la quota 144, nella zona di Doberdò, Tommaso Uras131 della
7a Compagnia del 131° Rgt. ―Lazio‖, viene ferito alla spalla destra da una scheggia di
shrapnel. Fu una ferita piuttosto grave tanto che fu inviato in licenza straordinaria, e al
rientro, il 2 dicembre 1918 verrà congedato.
Lo stesso 16 settembre viene catturato Emanuele Longu132 del 152° Rgt. ―Sassari‖.
Già militare di leva prima della guerra col 46° Rgt. della brigata ―Reggio‖, verrà richiamato
per mobilitazione a Cagliari nello stesso deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Quando
giungerà in territorio in stato di guerra viene assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖.
Come già accennato, il 12 settembre 1916 il 152° Rgt. sostituisce la brigata ―Friuli‖ nel
settore di Camporovere (Vicenza) dove sino alla fine dell‘anno la ―Sassari‖ alterna i turni di
riposo a quelli di prima linea, per la conquista del Monte Zebio. Emanuele Longu verrà
catturato in quel settore del fronte il 16 ottobre. Rientrerà dalla prigionia alla conclusione
del conflitto e inviato in licenza illimitata dal deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri, in
attesa di congedo.
Il 30 settembre viene ferito Francesco Monaco133, del 231° Rgt. della brigata
―Avellino‖. Fu chiamato alle armi a Roma nel deposito dell‘82° Rgt di fanteria ―Torino‖.
Quando giungerà in territorio in stato di guerra verrà incorporato nel 231° Rgt. della brigata
―Avelino‖ costituita a Roma nel Deposito dell‘82° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 231° Rgt.,
che opera dapprima di rincalzo alla brigata Cuneo (7° e 8° Rgt.), nel pomeriggio dell‘8
agosto, apertasi con una vigorosa offensiva un varco nella linea nemica del Grafenberg,
scende rapidamente l‘Isonzo che oltrepassa il 9 mattina costituendovi e mantenendo
saldamente una testa di ponte. Passa quindi, col comando di brigata, alle dipendenza della
48a divisione con il compito di attaccare la quota 227 del Monte S. Marco. Nella mattina
stessa del 9 agosto reparti del 231° Rgt. attraversano Gorizia e muovono arditamente alla
mèta assegnata, riprendendo contatto col nemico nel Borgo S. Rocco ove sostano per
preparare l‘attacco contro l‘obbiettivo. Oltrepassato il 10 il torrente Vertojbica raggiungono
con eroico slancio le prime pendici della citata quota 227 ove si rafforzano e sferrano nei
giorni successivi reiterati attacchi che la violenta reazione avversaria rende infruttuosi.
Duramente provata, la brigata ―Avellino‖ il 19 agosto si ritira dalla linea del fronte
passando alle dipendenza della 3a Divisione. Riordinatasi, è di nuovo in prima linea il 4
settembre nel settore di Plava, non è però impiegata attivamente ma solo in azioni
dimostrative. Il 30 settembre durante una di queste azioni, una pallottola colpisce al capo
Francesco Monaco. Verrà ricoverato nell‘ospedale di Budrio (Bologna), poi a Udine e
130
BULLEGAS Antonio 22/11/1890 di Giuseppe e Pintus Maria Rita (Esercito N°3758)
URAS Tommaso Antonio Emilio (noto Nicolino) 15/03/1886 di Nicolò e Caddeo Nicolina (Esercito)
132
LONGU Emanuele 22/06/1890 di Emanuele e Massidda Teresa (Esercito)
133
MONACO Francesco 27/08/1888 di Gennaro e Steri Peppina (Esercito)
131
- 68 -
successivamente a quello di Alessandria, e inviato in convalescenza. Quando rientrerà al
corpo nel deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖, gli affidarono mansioni da scritturale.
Ad appena due giorni dall‘inizio della 7a battaglia dell‘Isonzo, le violenti piogge, il
forte vento, nonché la tenace resistenza austriaca di fronte alla vana aggressività delle nostre
Brigate, imposero una sosta dei combattimenti. Il rimanente periodo del mese di settembre e
la prima decade di ottobre furono dedicati al rafforzamento e al miglioramento delle
posizioni raggiunte, agli spostamenti delle artiglierie e allo studio delle nuove posizioni del
nemico. Con l‘approssimarsi dell‘inverno, vennero accantonati i piani per le grandi
offensive, rimandate alla primavera del 1917. Incominciarono i turni di trincea, tetri e
monotoni. Ogni tanto c‘era qualche ferito, raramente ci scapava il morto, ucciso dai cecchini
austriaci o dall‘esplosione accidentale di un ordigno inesploso. L‘unica notizia degna di nota
è il ferimento di Salvatore Pistori134 del 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ impeganta nel
settore di Monfalcone. Arruolato inizialmente nel 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖, verrà
trasferito al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ col quale giunse in territorio in stato di guerra.
L‘11 ottobre lascia il fronte a seguito di un ferita di arma da fuoco e viene ricoverato
nell‘Ospedale Militare di Imola. Dopo una lunga convalescenza rientrerà al corpo nel
deposito dell‘84° Rgt. della brigata ―Venezia‖. In seguito passerà al 95° Rgt. della brigata
―Udine‖. Dopo la guerra, è nel 10° Rgt. della brigata ―Regina‖ sino al congedo.
Anche l‘8a battaglia dell‘Isonzo come la 7a durò solo due giorni dal 10 al 12 ottobre
1916. Per merito della Brigata ―Trieste‖ (65°-66°) vennero conquistate alcune posizioni sul
Carso settentrionale e catturati 8.000 soldati nemici.
Intanto nell‘Altopiano di Asiago dove la ―Sassari‖ alternava i turni di riposo con quelli di
prima linea, il 24 ottobre durante un turno di prima linea vengono feriti Domenico
Bernardini135 e Maurizio Cappai136. Il Bernardini era un fante del 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 24
ottobre 1916 un colpo di arma da fuoco gli procura una ferita trafora al 3° medio della
coscia destra con foro d‘entrata e d‘uscita. Rientrerà in zona d‘operazioni dopo tre mesi.
Anche il Cappai rimase ferito nello stesso giorno del Bernardini, apparteneva però alla
brigata ―Bisagno‖. Alla chiamata alle armi fu arruolato nel distretto militare di Pisa, nel
deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖, dove verrà assegnato al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖,
costituito proprio dal deposito137 della brigata ―Cremona‖. Il 24 ottobre 1916 il Cappai
rimase ferito al braccio sinistro nel fatto d‘arme di Dosso Faiti. Con tutta probabilità non si
trattava di un vero e proprio combattimento, ma di una situazione sporadica caratterizzata da
qualche scambio isolato di colpi di fucileria. Questo perché, dai diari storici della ―Bisagno‖
risulta che la brigata rimane in linea sino al 15 ottobre senza partecipare al alcuna azione e il
16 scende a riposo nella zona Malga Cava-Campiello-Val di Gevano. Il 26 ottobre, due
giorni dopo il ferimento del Cappai, la ―Bisagno‖ viene trasferita nella linea di prima
resistenza e vigilanza, sulle due rive della Val d‘Assa. Il 210° occupa la riva destra della
Valle, mentre il 209° la riva sinistra, da Monte Viscali alla strada di Canove-Roana sino a
Camporovere. Mentre la ―Bisagno‖ viene trasferita sul Carso, il Cappai viene ricoverato
134
PISTORI Salvatore 15/11/1896 di Antioco e Porcu Giuseppina (Esercito)
BERNARDINI Domenico 11/03/1894 di Francesco e Carboni Emanuela (Esercito)
136
CAPPAI Maurizio 02/02/1889 di Luigi e Pisu Anna (Esercito)
137
La Brigata “Bisagno” (209° e 210° Rgt. di fanteria) fu costituita il 24 marzo 1916: il Comando di Brigata ed il 209°
Rgt., già formati dal 4 dicembre 1915, dal deposito del 90° Rgt. di fanteria “Salerno”; il 210°, costituito il 12
dicembre 1915, dai depositi del 21°- 22° Rgt. della brigata “Cremona” e 88° Rgt. di fanteria “Friuli”.
135
- 69 -
nell‘ospedale di Villaverla (Vicenza) e rientrerà in zona di guerra il successivo 16 dicembre,
nel deposito del 88° Rgt. ―Friuli‖, sede reggimentale del 210° Rgt. ―Bisagno‖. La sua guerra
si interromperà nel prossimo capitolo, il 17 agosto dell‘anno successivo 1917.
Il 31 ottobre, migliorate le condizioni atmosferiche, ebbe inizio la 9a battaglia
dell‘Isonzo. Ebbe inizio nella zona a Oriente di Gorizia e sul Carso, con la consueta
preparazione di fuoco d‘artiglieria e bombarde, mantenuto vivo per tutta la notte seguente, e
maggiormente intensificato nel mattino successivo. Accertata l‘apertura di larghi squarci
nelle linee nemiche, alle ore 11 del 1° novembre le fanterie furono mandate all‘assalto sotto
il trio del fuoco d‘interdizione del nemico. Nella zona collinosa a oriente di Gorizia,
nonostante l‘accanita resistenza dell‘avversario e le gravi difficoltà del terreno, furono presi
d‘assalto estesi trinceramenti lungo le pendici occidentali del Tivoli e di San Marco e sulle
alture ad est di Sober. Sul Carso, le truppe della IIIa Armata avevano per obiettivo la
seconda delle linee costruite dal nemico, le posizioni di Cima Grande, del Pecinka e,
sempre sul Carso goriziano, del Dosso Faiti. Il 2, 3 e 4 novembre, mentre sulle posizioni ad
oriente di Gorizia si resisteva con successo ai ripetuti ritorni controffensivi dell‘avversario,
sul Carso le fanterie della 4a e 45a Divisione con rinnovata energia conquistavano l‘intero
fronte che, dal Monte Faiti a quota 319 va alla quota 229 sulla strada di CastagnevizzaOpacchiasella. Indi, dopo quattro giorni di combattimenti l‘offensiva fu nuovamente
sospesa. Nel complesso l‘azione permise la 8.982 prigionieri, numerosi pezzi di artiglieria e
altri materiali di ogni genere.
Furono giorni di duri combattimenti dove ci fu spazio per la tragedia, il sacrificio, ma
anche per la gloria. Antonio Massa138, già protagonista del fatto d‘arme di Monte Cimone
col 210° Rgt. della ―Bisagno‖, ora durante la 9a battaglia dell‘Isonzo prestava servizio nel
125° Rgt. della Brigata ―Spezia‖. Il 1° novembre 1916 la brigata avanza, conquista la linea
nemica detta ―Zero‖ e la dolina 172 e, successivamente, il Pecinka, la quota 278 e la quota
291. Gli austriaci muovono al contrattacco e riescono a riprendere le quote 278 e 291, ma
sono vani i loro sforzi contro il Pecinka che resta in saldo possesso dei reparti della
―Spezia‖, la cui resistenza costa la perdita di 21 ufficiali e 621 soldati. Il giorno 2,
nonostante il violento contrattacco del nemico, i reparti della brigata occupano per la
seconda volta le contrastate quote 278 e 291 catturando 29 ufficiali e 1.032 militari di
truppa. La buonanima di Don Armeni, ricordava Antonio Massa con queste parole:
―Scartato in un primo tempo, perché non idoneo, fu abile arruolato alla leva successiva.
Aveva 21 anni e benché illetterato aveva saputo leggere, con l‘intuito meraviglioso degli
eroi, le attese e le speranze della Patria. Col suo reparto del 125° Reggimento di Fanteria,
si trovò proprio nel giorno dei Santi sotto i fili spinati che lo separavano dal territorio
nemico. Senza attendere ordini, si staccò dai suoi commilitoni, per compiere un‘impresa
che ha del leggendario. Riuscì ad infilarsi, col suo fucile ‘91, sotto il reticolato nemico e si
trovò solo, in territorio austriaco. Riparato da un argine, aprì il fuoco contro un reparto e
lo tenne a lungo in scacco, uccidendo e ferendo molti avversari. Altri nemici credettero
opportuno arrendersi. Sventolando i loro fazzoletti, in segno di resa, si consegnarono a lui
che li condusse prigionieri. Questa impresa epica valse a fare abbondante bottino in fucili,
cannoni e cavalli. Non contento, volle ancora avventurarsi con altri tre compagni, il giorno
seguente, ma gli andò male e cadde prigioniero. Era una fine umiliane per lui che si sentiva
138
MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela (Esercito)
- 70 -
fremere il sangue nelle vene. Riuscì a fuggire nello stesso pomeriggio e si nascose in una
buca di granata. Gli austriaci scornati tentarono di vendicarsi sugli altri due che tentavano
la fuga. Mentre uno degli avversari li inseguiva, venne a trovarsi sull‘orlo della buca in cui
si trovava il Massa che, dando di piglio ad un macigno, lo scagliò con violenza contro
l‘austriaco che, colpito al petto, crollò per terra. Con un salto felino gli fu sopra, lo ferì e
col fucile nemico rientrò nelle file italiane, festeggiato dai superiori ed amici. Proposto per
la Medaglia d‘Argento, con la modestia propria dei veri eroi, si schermiva dicendo che il
dovere compiuto per la Patria non ha bisogno di applausi. La Patria lo immortalò,
nell‘albo degli Eroi, con Medaglia d‘Argento motivando la sua impresa con una dicitura
spettacolare‖.
L‘Onorificenza gli fu conferita per i fatti d‘arme in località Segetj (Carso GorizianoIsontino) il 2 novembre 1916139 con la seguente motivazione: ―Piombato per primo sulla
trincea nemica e trovandosi di fronte a parecchi austriaci, senza chiedere né attendere
aiuto, li affrontò da solo, impiegando con essi un combattimento corpo a corpo e riuscendo
ad ucciderne qualcuno, ferirne altri e condurre il resto prigionieri‖.
Il successivo 3-4 novembre nei combattimenti di Monte Faiti fu il Tenente Colonello
Augusto Zirano140, Comandante del III° Btg. del 149° Rgt. di fanteria ―Trapani‖, a
conquistare la sua prima Medaglia d‘Argento: ―Tenente Colonello di fanteria, alla testa del
suo battaglione, in pieno giorno ed in terreno scoperto battuto intensamente dal tiro
d‘interdizione dell‘artiglieria nemica, con calma e sprezzo del pericolo, accorreva sollecito
con le sue truppe a rinforzare un importante posizione conquistata all‘avversario,
mantenendovisi saldamente, nonostante il persistente e violento fuoco dell‘artiglieria
nemica. Rimaneva gravemente ferito. Dosso Faiti, 3-4 novembre 1916‖.
Nei combattimenti del 4 novembre viene ferito anche Vincenzo Milia141, bersagliere
del 3° Reggimento. Arruolato a La Maddalena nel deposito dei Bersaglieri di Caprera,
quando giunse nella penisola in territorio in stato di guerra verrà trasferito al 3° Rgt. e
assegnato all‘8a Compagnia impegnata nel settore di Monfalcone (fronte Isonzo). Il 4
novembre 1916 una scheggia di shrapnel lo ferisce alla gamba destra con probabile
osteomielite. Verrà ricoverato all‘ospedale Militare di Novara e dimesso nella primavera
dell‘anno successivo.
Nei combattimenti di Opacchiasella, il 4 novembre, viene colpito anche Antioco
Bullegas142; lascerà il fronte per una ferita a canale completo riportata al braccio sinistro con
lesione del ramo arterioso. Fu piuttosto seria; dopo il fatto d‘arme venne ricoverato
all‘ospedale ―Regina Margherita‖ di Roma dove verrà proposto a rassegna e inviato in
licenza straordinaria di convalescenza sino al congedo. Antioco Bullegas apparteneva alla
12a Compagnia del 131° Rgt. della brigata ―Lazio‖ (131° e 132°). Il 3 novembre la ―Lazio‖,
passata alle dipendenza della 47a divisione di fanteria, ha ordine di eseguire un‘azione
offensiva in direzione di Versic e di Opatje Selo (Opacchiasella), nella zona di confine con
l‘attuale Slovenia; il giorno 4 i suoi battaglioni raggiungono il ‖Muretto‖ n° 4, sulla strada
139
ACSA, Leva e Truppa. Fascicolo 10/43, 12 settembre 1924.
ZIRANO Augusto Cesare 11/10/1863 (Esercito). Comandante del III° Btg. del 149° Rgt. di fanteria “Trapani” (149° e
150° Rgt.) dal 28 ottobre 1916 al 5 novembre 1916.
141
MILIA Vincenzo 19/01/1896 di Vincenzo e Dessì Grazia (Esercito)
142
BULLEGAS Antioco Giuseppe 02/08/1887 di Salvatore e Collu Giuseppina (Esercito)
140
- 71 -
Opacchiasella-Castagnavizza, e la dolina a sud di quota 202 mt; la reazione avversaria fu
tale che impedì di procedere oltre; le perdite sono di 21 ufficiali e 1.395 militari di truppa.
Tra quei morti c‘era anche il nostro Antioco Sitzia143, pure lui del 131° Rgt. ―Lazio‖.
Probabilmente venne ferito durante i combattimenti del 3-4 novembre; ricoverato in
gravissime condizioni nell‘ospedale da campo n°39, vi morirà il 16 novembre 1916.
Fortissime sono le perdite da ambo le parti: gli austriaci, ricacciati indietro, lasciano sul
terreno circa 200 uomini. Ma dopo aver concentrato sulla cima dell‘osservatorio l‘ennesimo
fuoco di artiglieria, se ne impadronirono nuovamente. Invano il presidio italiano cerca un
riparo nelle opere di difesa non ancora consolidate, e furono vani anche i contrattacchi,
poiché alle difficili condizioni del terreno si aggiunge ora la neve e la tormenta che
paralizzano ogni operazione. In non pochi punti, l‘altezza dello strato di neve raggiunse
anche i 4 metri. Nella zona bassa piogge quasi incessanti provocarono piene di fiumi,
allagamenti e frane. Il suolo invaso dalle acque si rese in più punti impraticabile e obbligò
sovente i nostri soldati a vigilare sulle linee di difesa immersi nel fango. L‘inizio del
secondo inverno di guerra poneva a dura prova la mirabile resistenza delle nostre truppe.
Nei rari intervalli di sosta delle intemperie, si svolsero per iniziativa nostra o del
nemico, piccole azioni tattiche dirette, da parte austriaca a riconquistare alcune posizioni
perdute, e da parte nostra ad ampliare e consolidare il fronte raggiunto. Durante queste
fugaci puntate offensive venne ferito Antioco Giuseppe Trullu144, appartenente alla Milizia
Mobile del 154° Rgt. della brigata ―Novara‖. Alla chiamata alle armi fu arruolato nel
Deposito dell‘85° Rgt. ―Verona‖, fu assegnato alla 9a Compagnia. In seguito passa all‘86a
Compagnia Presidiaria, sempre della brigata ―Verona‖ (85° e 86° Rgt.). Quando giungerà in
territorio in stato di guerra (fronte dell‘Isonzo) verrà aggregato alla Milizia Mobile del 139°
Rgt. della brigata ―Bari‖. Poi, dopo un breve periodo al 10° Rgt. della brigata ―Regina‖,
passa alla Milizia Mobile del 154° Rgt. costituito a Como dal deposito del 67° Rgt. di
fanteria ―Palermo‖.
A causa dei continui movimenti di reparto e ai poco dettagliati riferimenti del foglio
matricolare, dal punto di vista bellico non è possibile verificare l‘esatta posizione del Trullu.
Si sa che la prima zona d‘operazioni fu il fronte dell‘Isonzo con la brigata ―Verona‖,
rimanendo su quel settore anche con la brigata ―Bari‖, ―Regina‖ e ―Novara‖. Nella
primavera del 1916 la brigata ―Novara‖ fu trasferita nella Val d‘Astico settore VenetoTrentino. Nell‘autunno dello stesso anno questa zona del fronte era in una fase di ristagno,
non fu stabilizzata e non venne compiuta alcuna azione importante. La brigata ―Novara‖
(153° e 154° Rgt.), alternava periodi di riposo coi turni in trincea esercitandosi nella
consueta attività di pattuglia e concorrendo al rafforzamento delle posizioni occupate. Forse
è in una situazione del genere che Antioco Giuseppe Trullu, col 154° Rgt. ―Novara‖, il 20
novembre 1916 venne ricoverato all‘ospedale di Bologna per ferita da arma da fuoco. Verrà
trasferito all‘Ospedale di Mantova e dopo 20 giorni di convalescenza, rientrerà al Corpo e
riassegnato alla zona del Veneto-Trentino. Vedremo il prossimo anno come continuò e
concluse la sua guerra.
143
144
SITZIA Antioco 11/09/1890 di Salvatore e Vacca Francesca (Esercito)
TRULLU Antioco Giuseppe 04/04/1894 di Salvatore e Matta Anna (Esercito)
- 72 -
Anche il fronte Carso-Isontino (Friuli Venezia-Giulia) era caratterizzato da
sporadiche iniziative offensive. L‘8 dicembre si disperse Emanuele Orrù145 del 1° Rgt
―Granatieri di Sardegna‖. Dal 3 novembre al 15 dicembre la brigata (1° e 2° Rgt.), pur non
prendendo parte ad alcun rilevante avvenimento, si trova in linea con la 47a divisione di
fanteria nel settore di Bosco Malo (Hudi Log, Slovenia), zona Opacchiasella-Castagnavizza,
ed è proprio nel fatto d‘arme di Opacchiasella dell‘8 dicembre 1916, che Emanuele Orrù
viene dichiarato disperso146. Secondo la ricostruzione dei fatti sembra che il soldato Orrù sia
rimasto ferito a morte nel corso dei combattimenti e dopo tali fatti scomparve e non venne
riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Verrà
dichiarato ufficialmente irreperibile con verbale del 16 dicembre 1917.
Fra i contrattacchi più importanti tentati dal nemico ci fu quello che con accanita
insistenza si diresse nella zona ad oriente di Gorizia contro le nostre posizioni sulle pendici
nord-ovest dall‘altura del San Marco, accompagnandoli con bombardamenti di estrema
violenza. Il 23 dicembre 1916, durante il fatto d‘arme alle pendici del Monte S. Marco,
viene ferito gravemente Emanuele Pillisiu147, colpito al gomito destro da una scheggia di
bomba nemica. Apparteneva al 227° Rgt. della brigata ―Rovigo‖ (227° e 228° Rgt),
trasferita proprio nel mese di dicembre nella zona di Gorizia alle dipendenze della 48a
divisione, ove alterna, fino alla fine dell‘anno, i suoi reparti in turni di prima e seconda
linea. Emanuele Pillisiu dopo la convalescenza verrà inviato in congedo assoluto perché
giudicato non idonea al servizio attivo.
L‘ultimo morto Antiochense del 1916 fu Pietro De Tiana148, deceduto nel settore
dell‘Altopiano di Asiago (Veneto). Dispensato dal servizio di leva perché residente
all‘estero (Bona-Algeria), verrà chiamato per mobilitazione a Ozieri nel deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖. Dopo tre mesi giungerà in territorio in stato di guerra e assegnato come
minatore alla 115a Compagnia del 2° Rgt. Genio. La base logistica del suo reparto si trovava
a Campo Spà, nella Piana di Marcesina, (comune di Enego), dove si raccoglievano le truppe
scese dalla linea del Monte Zebio, Monte Colombara e Monte Ortigara, e che erano avviate
a Bassano del Grappa e poi al Basso Isonzo. Campo Spà si trova proprio nei dintorni
dell‘attuale albergo ―Marcesina‖ forse sede dell‘ex ospedale militare della zona. Il 26
dicembre 1916 sull‘Altipiano di Asiago, durante la costruzione di una galleria in località
Roccolo di Pagarloch morirà per ferite multiple provocate dallo scoppio accidentale di una
mina da cava. Oltre al De Tiana, perirono anche il caporale Giovanni Spagnolo e il soldato
Pietro Mura. Il soldato Spagnolo era specializzato in lavori di minamento e fu promosso
caporale tre mesi prima dell‘incidente; il soldato Mura e il nostro De Tiana erano minatori
di professione e provenivano dal plotone minatori della Brigata ―Sassari‖. Il Plotone nel
novembre del 1915 fu aggregato alla 115a Compagnia del Genio e il successivo 16 ottobre
1916 furono effettivi nel 2° Rgt. Genio (Distretto Militare di Sassari). Stando alla
testimonianza di un militare, che si trovava nelle vicinanze al momento dell‘incidente,
sembra che il caporale Giovanni Spagnolo fosse intento a far riscaldare a bagno-maria
145
ORRÙ Emanuele 05/03/1884 di Antioco e Impera Peppina. (Esercito) Fratello di Antonio 17/08/1877 e Giovanni
Antonio 19/06/1886.
146
ACSA, Leva e truppa, 22 dicembre 1917.
147
PILLISIU Emanuele 04/03/1884 di Antioco e Balia Giuliana. (Esercito) ACSA, Leva e Truppa, 10/37. Elenco Mutilati e
Invalidi di guerra.
148
DE TIANA Pietro 28/05/1889 di Antonio e Serra Peppina (Esercito)
- 73 -
alcune cartucce di gelatina, e dato che l‘esplosivo impiegato era la polvere ―echo‖ è
probabile che una delle cartucce impiegate come innesco non fosse perfettamente
sgelatinata e che sotto la pressione del calcatoio abbia determinato l‘esplosione.
Nell‘incidente, oltre ai tre morti, rimasero feriti altri tre militari; il De Tiana verrà sepolto
nel cimitero di Spà.
Pur essendo l‘ultimo morto Antiochense del 1916, in quel mese di dicembre altri
nostri compaesani sacrificarono la propria vita. Non combattevano sulle trincee del Carso,
sull‘Isonzo o sul Piave, erano marinai e persero la loro vita in mare, nelle acque gelide
dell‘Adriatico, nel corso di una tragedia annoverata tra le più cruente dell‘intero conflitto:
l‘affondamento della corazzata Regina Margherita, nave ammiraglia della nostra Marina,
avvenuto la notte dell‘ 11 dicembre 1916.
La Regina Margherita,
varata nei cantieri di La Spezia e
gemella della Benedetto Brin, era
lunga 130 metri, raggiungeva i 20
nodi di velocità ed era armata con
4 cannoni, 2 mitragliere e 4 tubi
lanciasiluri. Adibita a nave
ospedale durante la Guerra di
Libia (1911-12), aveva poi
partecipato
alle
operazioni
nell‘Egeo e, agli inizi del 1916,
aveva contribuito al salvataggio
dell‘esercito serbo incalzato dalle
truppe austro-ungariche. Ma
Corazzata ―Regina Margherita‖
prima è necessario fare una breve
Tratto da http://it.wikipedia.org
premessa, che ci permette di
capire in quale contesto avvenne la tragedia della Regina Margherita.
Nell‘estate del 1916 i rapporti tra l‘Italia e la Germania si fecero più tesi e il
Governo, sollecitato dagli Alleati e dagli interventisti di sinistra, il 28 agosto 1916 ruppe
l‘alleanza con Berlino e dichiarò guerra alla Germania. L‘entrata in guerra dei tedeschi
movimentò la guerra sul mare che sembrava dovesse languire e ridursi a brevi e isolati
episodi. Nell‘autunno 1916 il Capo di Stato Maggiore della marina tedesca chiese
l‘autorizzazione per intraprendere la guerra a oltranza al traffico mercantile con l‘impiego
dei sommergibili, essendo questo, a suo avviso, l‘unico mezzo che avrebbe potuto mettere
in ginocchio, prima l‘Inghilterra e poi i suoi alleati nel giro di cinque o al massimo sei mesi,
arrivando ad una conclusione rapida del conflitto. Inoltre fra il novembre 1915 e il febbraio
1916, come si è già accennato, maturò la fine dell‘esercito serbo che incalzato, da nord
dall‘esercito austro-tedesco e da est dai Bulgari, ripiegò disordinatamente cercando scampo
in Albania. Bisognava salvare quei soldati!
Era facile prevedere, inoltre, che le forze nemiche avrebbero tentato di occupare
interamente l‘Albania e dominare la costa orientale del Basso Adriatico, attaccando Valona
e il suo porto strategico, dove le nostre forze armate avevano una base stabile. Infatti, i porti
albanesi di Valona e Durazzo erano nelle mani degli italiani che vi avevano dislocato, sin
dall‘inizio delle ostilità, alcuni reparti che vennero potenziati sino a diventare un Corpo
- 74 -
d‘Armata, al comando del Generale Oreste Bandini. Lo Stato Maggiore della Marina e il
Comando del Basso Adriatico decisero di pianificare un ulteriore potenziamento della Base
Navale di Valona, assegnando alla Marina l‘incarico di provvedere a un servizio di trasporto
fra la costa albanese e quella italiana, con l‘impiego di numerosi piroscafi mercantili,
scortati da navi da guerra che assicuravano i rifornimenti e il cambio dei reparti alla
piazzaforte di Valona e al nostro corpo di spedizione.
Venne attuata, inoltre,
la strategia del blocco del
Canale
d‘Otranto,
in
collaborazione con le forze
navali alleate. Allo scopo
vennero destinate, a turno,
alcune navi da guerra:
dapprima una sola divisione
navale, poi dal maggio 1916,
altre due. Una era comandata
dal vice Ammiraglio Millo ed
era composta dalle navi
Regina
Elena
(nave
ammiraglia),
Vittorio
Emanuele, Roma e Napoli.
L‘altra (con base logistica a
Brindisi) era comandata,
invece, dal Contrammiraglio
Cusani e composta dalle navi
Tratto di mare tra l‘isola di Saseno e Capo Linguetta.
Varese (nave ammiraglia),
Elaborazione foto tratta da ―Il Regio Esercito nella bufera della rivolta
Regina Margherita (Com.
albanese‖, Alberto Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008.
Bozzo), Ferruccio e Vettor
Pisani, oltre, s‘intende, a una squadriglia di cacciatorpediniere, torpediniere d‘alto mare e
altre numerose navi accessorie.
La base navale italiana si trovava nell‘isola di Saseno, all‘ingresso della baia, e le sue
navi potevano controllare tutto il traffico da e per il Mar Adriatico. Tale situazione impedì
che la flotta austro-ungarica potesse uscire fuori da tale mare, tant‘ è vero che fu stanata da
nostre unità sottili, principalmente dai leggendari M.A.S.149
La Regina Margherita, posta dunque a difesa della zona minata della baia di Valona,
era al comando del Capitano di Vascello Giovanbattista Bozzo Gravina; l‘unità assunse le
funzioni di nave ammiraglia di divisione, con l‘insegna del contrammiraglio Cusani
Visconti (costui a bordo della Varese).150 Nell‘autunno del 1916, sulla Regina Margherita
s‘imbarcarono i marinai sardi delle classi 1895-96, chiamati alle armi nell‘ottobre del 1916.
Vennero imbarcati alla fine del mese di novembre a Brindisi, con destinazione Base Navale
di Valona. Nel mese di dicembre dello stesso anno, fu disposto che il Generale Oreste
149
“Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese” di Alberto Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008
La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione
Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia)
150
- 75 -
Bandini lasciasse il comando delle Truppe di Occupazione d‘Albania, insieme a 161 soldati,
per essere sostituito dal Generale Giacinto Ferrero.
Il
Generale
Bandini,
richiamato in patria, s‘imbarcò
quindi, sulla Regina Margherita
per il viaggio di ritorno. La
partenza della corazzata era
prevista per la notte dell‘11
dicembre, destinazione Brindisi,
dove si sarebbe dovuta recare in
arsenale per sottoporsi alla
pulitura della carena.
In serata il tempo peggiora:
la notte che sopraggiunge è buia e
fredda e il mare è tempestoso. Il
Imbarco dell‘esercito serbo sulla Regina Margherita
comandante della nave, il
Tratto da Tratto da http://www.marinai.it – Associazione Nazionale
capitano di vascello Giovanni
Marinai d‘Italia Gruppo M.O.V.M. ―Luigi Longobardi‖
Castellamare di Stabia.
Bozzo Gravina, preoccupato per
le condizioni meteo, esterna le
proprie perplessità in merito a una partenza in quella notte. Il vice ammiraglio Millo,
comandante del porto di Valona, è però irremovibile; osservando che alle ore 21 la tempesta
sembrava placarsi, diede ordine di levare le ancore e dirigersi verso l‘uscita della baia. La
partenza è improcrastinabile e Millo assegna, come scorta, due cacciatorpediniere, Ardente
e Indomito, che dovranno pilotare la corazzata nell‘uscita dal porto lungo la rotta di
sicurezza, per la presenza di eventuali mine nemiche. A questo punto, pare che il
comandante della Regina Margherita, stizzito per la conferma dell‘ordine di partenza, abbia
tentato di rifiutare la scorta senza riuscirvi , tant‘è che ritroveremo le due unità navali in
questione impegnate nei soccorsi.
Così, in quella fredda e burrascosa notte, la Regina Margherita molla gli ormeggi e
punta la prua verso l‘uscita del porto; passano pochi minuti e si compie il dramma:
all‘improvviso, nel tratto di mare tra l‘isola di Saseno e Capo Linguetta, lo scafo della nave
colpisce con la prora, a sinistra, una mina, proprio in corrispondenza del deposito
munizioni; subito dopo ne colpisce un‘altra, a dritta, in corrispondenza delle caldaie
prodiere nel locale motori. Le esplosioni lasciarono la nave senza governo e, mentre si
appruava, gli uomini superstiti riuscirono a riunirsi a poppa, ma per breve tempo. Pochi
riescono a mettersi in salvo. La nave affonda, come un ferro, in soli sei minuti!151
Alcuni, al momento dell‘esplosione, riuscirono a gettare in acqua le zattere di
salvataggio, riuscendo anche a caricarvi sopra gli altri compagni che annaspavano nelle
acque gelide. I pochi sopravvissuti all‘affondamento lottarono nel buio, contro il freddo e la
furia del mare, cercando di aiutarsi fra di loro. Tre di essi furono gli allievi fuochisti Antonio
Daniele Porcu, poco più che ventenne, Salvatore Lai, di ventuno anni e, stando alle
testimonianze orali di quest‘ultimo, pure Antonio Longu (noto Chiccu), anche se, dai fogli
151
La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione
Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia)
- 76 -
matricolari, egli risulta effettivo sulla regia nave Varese; con tutta probabilità ha prestato
servizio anche sulla Regina Margherita, dal momento che entrambe le unità facevano parte
della stessa squadra navale che operava su quel teatro di guerra.
Al momento della tragedia, il fuochista Porcu
si trovava, assieme ai superstiti, a poppavia ed ebbe
appena il tempo di lanciarsi nel mare burrascoso,
prima che i flutti inghiottissero la nave. Rapide
bracciate gli permisero di allontanarsi dal luogo
della tragedia per non essere risucchiato dai gorghi.
I fuochisti Salvatore Lai e Antonio Longu,
unitamente ai superstiti, riuscirono ad aggrapparsi a
un relitto della nave, resistendo in acqua al freddo e
alla tempesta, fino a quando non furono recuperati
dai mezzi di soccorso. Il mare agitato e il freddo
dell‘acqua stavano per avere il sopravvento sui
naufraghi, ma fortunatamente furono tutti tratti in
salvo e rifocillati dal cacciatorpediniere di scorta
alle unità Ardente e Indomito.
Nell‘affondamento perirono 13 marinai
antiochensi. Avevano appena due mesi e mezzo di
servizio. Erano tutti allievi fuochisti e
appartenevano alle classi 1895-96, tranne Edmondo
Perella152, già secondo capo del CREM. Gli altri
erano: Nicolò Sitziu153, Francesco Lusci154,
Lai Salvatore 02/08/1895
Emanuele Cabras155, Giuseppe Congiu156, Giovanni
Collezione Famiglia Lai
Lai157, Salvatore Massa158, Efisio Mura159,
Salvatore Mura160, Salvatore Rossu161, Antioco Luigi Salidu162, Giuseppe Salidu163 e
Salvatore Bianco164. Furono tutti decorati con la Croce al Merito di Guerra con nastro,
relativo brevetto e diploma d‘Onore165.
In proporzione al totale dei sardi imbarcati sull‘unità, Sant‘Antioco, per numero di
morti, fu seconda soltanto a Cagliari che ne contò quindici. Gli unici superstiti furono
Antonio Longu e i già citati Salvatore Lai (1895) e Antonio Daniele Porcu, (1896) entrambi
152
PERELLA Edmondo 10/05/1890 (Marina). Nato a Carloforte.
SITZIU Nicolò 19/09/1895 (Marina)
154
LUSCI Francesco 11/09/1895 (Marina)
155
CABRAS Emanuele 10/11/1896 (Marina)
156
CONGIU Giuseppe 09/08/1896 (Marina matric. n°34176) di Priamo
157
LAI Giovanni 09/04/1896 di Giovanni e Pintus Maria. (Marina). Fratello di Salvatore Lai (1892), deceduto in Libia e di
Giuseppe (1898).
158
MASSA Salvatore 07/09/1896 (Marina)
159
MURA Efisio 21/03/1896 (Marina)
160
MURA Salvatore 19/06/1896 (Marina)
161
ROSSU Salvatore 11/09/1896 (Marina)
162
SALIDU Antioco Luigi 06//04/1896 (Marina)
163
SALIDU Giuseppe 24/08/1896 (Marina)
164
BIANCO Salvatore 15/08/1896 ( Marina) Fratello di Giuseppino 1892 e Antonio 1894
165
ACSA Oggetti Diversi, fascicolo 1/19,31 luglio 1922
153
- 77 -
arruolati il 17 ottobre 1916, nella base navale di La Maddalena ed entrambi imbarcatisi
sulla Regina Margherita il successivo 25 novembre.
Riguardo a Salvatore Lai166, pare che dopo
la tragedia, alla famiglia sia arrivata, non si sa
come, la notizia del tutto infondata di una sua
eventuale irreperibilità camuffata da morte
presunta e diventata in seguito, per spirito di
rassegnazione, ―morte certa‖, per poi rivederlo
sano e salvo due anni dopo. Diversi mesi dopo la
tragedia, viene assegnato al distaccamento CRE
(Corpo Regio Equipaggi) di La Spezia. Dopo la
guerra si trova nel deposito CRE di Venezia e in
seguito s‘imbarcherà sul RCT (Regio Caccia
Torpediniere) Ascaro, sino al congedo. Antonio
Daniele Porcu167, invece, dopo l‘affondamento
della corazzata, rientra al deposito CRE di La
Spezia. Poi verrà trasferito al Deposito CRE di
Venezia, dove verrà assegnato alla cannoniera
Longu Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895
Marghera. Successivamente prese imbarco sulla
Collezione famiglia Cabras
nave Carlo Alberto con un breve intervallo di tre
mesi trascorso sul dragamine Pinguino. Alcuni mesi prima della fine del conflitto viene
trasferito alla regia nave Zenson sino al congedo.
Tuttavia, nell‘affondamento della Regina Margherita, furono coinvolti anche altri
marinai antiochensi, in quanto imbarcati su altre unità, ma facenti parte della stessa squadra
navale con base logistica a Valona. Infatti, nella regia nave Varese, prestarono servizio il
già citato Antonio Longu (1895) e Giovanni Aragoni (1895), mentre sulla Ferruccio prestò
servizio Giovanni Pintus. Entrambe le navi però, all‘inizio delle ostilità, furono impiegate in
Alto Adriatico; iniziarono il servizio logistico, da Brindisi a Valona, il 21 dicembre 1915,
con l‘opportuna scorta di cacciatorpediniere.
Dopo l‘affondamento della Regina Margherita, nei primi mesi del 1917, la nave
Varese venne trasferita a Corfù (Grecia), dove attendeva alle esercitazioni e ai tiri e
sorvegliava il servizio delle siluranti di scorta ai convogli diretti in Macedonia.
Antonio Longu168 e Giovanni Aragoni169 vennero arruolati presso il Comando Difesa
Militare Marittima di La Maddalena ed entrarono in servizio nella regia nave Varese col
grado di fuochisti. Antonio Longu vi rimase sino all‘atto del congedo. Inoltre un regio
decreto lo autorizzerà a fregiarsi del distintivo del Comando della quinta Divisione Navale.
Giovanni Aragoni invece, rimase sull‘unità per tutta la durata del conflitto, fatta eccezione
per un breve periodo di degenza, trascorso all‘ospedale di Brindisi. Dopo la guerra viene
trasferito sull‘Amerigo Vespucci, e dopo quattro mesi si congederà nel Deposito CRE di La
Spezia. Lo ritroveremo allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando entrerà a far
parte dell‘UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea).
166
LAI Salvatore 02/08/1895 di Salvatore e Mulas Maria (Marina)
PORCU Antonio Daniele 23/03/1896 di Antonio e Cau Emanuela (Marina)
168
LONGU Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895 di Antonio e Cocco Carmela (Marina)
169
ARAGONI Giovanni Domenico Antioco 19/09/1895 di Salvatore e Farci Grazia. (Marina)
167
- 78 -
Anche Giovanni Pintus170 venne arruolato nel Comando Difesa della Marina Militare
di La Maddalena e col grado di allievo fuochista venne imbarcato sulla regia nave
Ferruccio. Dopo un mese di degenza all‘ospedale militare di La Spezia, rientra sull‘unità e
ottiene la nomina di Marò Navigante. Rimarrà sulla Ferruccio sino al 30 giugno 1917. Al
termine del servizio di leva, non ancora terminata la guerra, verrà trattenuto alle armi sino al
congedo.
Come sempre, a tragedia ultimata si cercarono i responsabili. Lo Stato Maggiore
della Regia Marina si giustificò affermando che il comandante Bozzo non avrebbe rispettato
la normale procedura di uscita dal canale di sicurezza del campo minato, ma avrebbe
scarrocciato di 51 gradi dalla rotta prefissata, urtando contro mine amiche e non contro mine
posate da sommergibile nemico.171
A guerra finita, ulteriori indagini accreditarono una versione differente: il siluramento da
parte dell‘U-Boot tedesco UC-14, al comando dell‘Oberleutnant zur See Caesar Bauer, lo
stesso che l‘anno prima, il 3 dicembre 1915, aveva causato l‘affondamento, sempre nella
baia di Valona, del piroscafo Re Umberto e del cacciatorpediniere Intrepido. Anche in
quell‘occasione fu una strage. La notizia, nonostante fosse filtrata dalla censura, giunse agli
inizi del 1917. Oltre al Generale Oreste Bandini e al suo Capo di Stato Maggiore, il
Colonello Coda Zabetta, morirono anche il Comandante Bozzo e 674 marinai. I
cacciatorpediniere che la scortavano, Ardente e Indomito, a causa dell‘oscurità della notte e
del mare tempestoso, erano riusciti a trarre in salvo appena circa 250 uomini. Su 949 uomini
di equipaggio, si salvarono solo 18 ufficiali e 257 marinai. Nei giorni seguenti, il mare
restituì le salme di oltre 400 uomini, seppelliti, in seguito, nel cimitero di Valona.
Sant‘Antioco, come il resto dell‘Italia, ne conoscerà il sacrificio solo più tardi. ―Anastasia‖
(così viene ribattezzata la censura da ―Il Risveglio‖, quotidiano massimal-socialista locale)
teme le critiche disfattiste cui potrebbe dar luogo un simile disastro.
La corazzata Regina Margherita è stata recentemente rinvenuta sui fondali albanesi.
Le ricerche, iniziate nei primi mesi del 2005, sono state condotte da una spedizione
subacquea del 28° Gruppo Navale della Marina Militare. Dopo sei mesi di immersioni, il
relitto è stato ritrovato adagiato a 70 metri di profondità, in un‘acqua abbastanza limpida da
consentire ancora la visione del nome, marcato sulla poppa più di un secolo fa. I quattro
cannoni da 305/40 mm, che scrutano minacciosi ad alzo zero le profondità, pare quasi che
facciano la guardia al sonno eterno dei marinai caduti.172
Tra i tredici marinai periti nel disastro della ―Regina Margherita‖, vi era un certo
Giovanni Lai fratello minore di Salvatore già disperso in Libia l‘8 luglio del 1915. Quando
morì anche Giovanni la famiglia, temendo per la vita del terzo figlio, scrisse una lettera 173 al
Distretto Militare di Cagliari: ―Avendo un terzo figlio – Peppino – a Calcinato (Brescia),
appartenente al 52° Rgt. di fanteria (Alpi), 15a Compagnia, Sezione Mitragliatrici, per le
ragioni già esposte supplichiamo a provvedere che il medesimo sia esonerato dal servizio di
prima linea e tramutato ad una residenza vicina alla famiglia. All‘uopo uniscono alla
presente una domanda del prenominato diretta al Comando Supremo ed un certificato sul
170
PINTUS Giovanni Antioco 14/11/1893 di Antonio e Spiga Maria (Marina N°40202)
La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 dicembre 1916, a cura di Antonio Cimmino (Associazione
Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia)
172
Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alberto Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008
173
ACSA, Leva e Truppa, 28 marzo 1917 - Oggetti Diversi, 1° dicembre 1917.
171
- 79 -
decesso dei prenominati figli. Nella fiducia di favorevole provvedimento, pregandone
anticipati ringraziamenti‖.
Il terzo figlio di cui la famiglia Lai chiedeva
l‘avvicinamento in Sardegna era Giuseppe Lai174,
ancora 19enne. Venne arruolato a Spoleto nel Deposito
del 52° Rgt. ―Alpi‖ (Gubbio, Perugia) e quando i
genitori fecero la richiesta di esonero, aveva sulle spalle
otto mesi di servizio. Venne assegnato alla 15a
Compagnia Mitraglieri Provvisoria per poi essere
trasferito alla 986a Compagnia. Inutile dire che la
richiesta non fu accolta. Dai fogli matricolari, non
risultano cambiamenti di reggimento, per cui
Giuseppino Lai continuò a prestare servizio in prima
linea col 52° Rgt. di fanteria della brigata ―Alpi‖. Dopo
la guerra viene ricoverato all'ospedale da campo di
Chievo (Verona) per malattia e dopo 3 mesi inviato in
licenza di convalescenza per 60 giorni. Dopo altri due
mesi di convalescenza concessi dall‘ospedale militare
Lai Giuseppe 18/04/1898
Collezione ACSA di Sant‘Antioco
di Cagliari, rientra al Deposito Mitraglieri di Brescia
sino al congedo.
Ormai incombeva l‘inverno, il tempo si faceva cattivo e il nostro Comando decise di
sospendere le operazioni. Nonostante le disavventure della Regia Marina, per gli Alti
Comandi le preoccupazioni maggiori e le più fervide speranze si concentravano sul fronte
terrestre. In linea generale il 1916 finiva con un bilancio di guerra tutto sommato
favorevole. Avevamo catturato circa 45.000 prigionieri, ci eravamo impadroniti di numerose
armi di ogni specie e d‘ingente materiale ed avevamo conquistato più di 3.000 chilometri
quadrati di territorio. Inoltre avevamo conseguito un grande vantaggio accorciando di quasi
200 chilometri la linea di confine.
Ma tra i nostri soldati incominciava ad incombere la stanchezza e si guardava al 1917
con qualche speranza fra ansie e notevoli perplessità. Tre milioni di uomini passarono il
Natale del 1916 in trincea di fronte ai caposaldi di Monte Interrotto, Monte Mosciagh e
Monte Zebio. In alcuni punti le opposte trincee distano tra loro poche decine di metri. Il
freddo è intensissimo e scende in continuazione la neve che ricopre d‘una candida coltre
trincee e opere di difesa. Fu uno degli inverni più rigidi e nevosi degli ultimi sessant‘anni
(53 giorni di nevicate, con il manto di neve che raggiunse i 4 e anche i 10 metri; e quando
era sereno, 28 gradi sottozero). Per quelli di Sant‘Antioco l‘anno che finiva fu una
carneficina, oltre ai 15 feriti e ai 3 caduti prigionieri, muoiono 28 uomini: 13 della Marina e
15 del Regio Esercito (17 con Vincenzo Scarlata e Arturo Laconi).
Il 1917 sarà un anno durissimo. La Germania dispiegherà le sue truppe anche sul
fronte italiano. Il suo sforzo bellico sarà decisivo nello sfondamento di Caporetto, quando
tra le file tedesche combatteva un giovane Tenente: Erwin Rommel la futura ―volpe del
deserto‖ della seconda guerra mondiale.
174
LAI Giuseppe 18/04/1898 (Esercito) di Giovanni e Pintus Maria. Fratello di Salvatore (1892) e Giovanni (1896).
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La campagna del 1917: dall‘Ortigara a Caporetto.
Nel corso del 1916 c‘era stato molto movimento, le linee non erano però quelle
dell‘anno precedente: nel Trentino e sugli Altipiani erano avanzati gli austro-ungarici; sulle
Dolomiti gli italiani erano riusciti a conquistare alcune posizioni importanti; nulla di nuovo
accadde in Carnia e nell‘alto Isonzo. Significativi furono invece i progressi a Gorizia e sul
Carso che però costarono il sacrificio di molte vite umane da ambo le parti. Ogni assalto
lasciava sul terreno cumuli di morti: è la guerra di concezione ―cadorniana‖, in cui ―il
soldato è carne da cannone‖. La sua strategia si basava sulla crudele ma lucida logica di
logoramento dell‘avversario.
Il Generale Luigi Cadorna nel corso della guerra fece miracoli logistici enormi per la
natura del terreno, ma nel condurre uomini e farsi ubbidire si è affidato ai metodi brutali. Al
pari era aumentata l‘incomprensione dei comandi, i quali con questa massa di soldaticontadini, volevano condurre la guerra con il regolamento e la disciplina militare
piemontese alla mano. Cadorna non riuscì a capire che la guerra di massa richiedeva uno
stile di comando del tutto diverso. Per i suoi insuccessi dava la colpa a tutti, ai socialisti, ai
disfattisti, ai politici e perfino al Papa, fuorché a se stesso. Né si rese conto che dopo un
anno e mezzo di guerra, non solo non aveva conquistato nessun territorio (politicamente)
significativo, ma non sembrava neppure in grado di farlo. Non dimentichiamo che l‘Italia
aveva attaccato l‘Austria per ottenere guadagni territoriali, mentre alla fine di questo 1917,
dopo 11 ininfluenti battaglie sull‘Isonzo e dopo Caporetto l‘Italia aveva perso buona parte
del Veneto. Cadorna, pur con le doti di grande stratega, non capì che il problema non è
militare, ma politico e psicologico.
L‘inverno 1916-17 fu molto rigido. Ne soffrirono in primo luogo i soldati, un pò
perché buona parte delle trincee non erano adeguatamente sistemate, e anche perché si
faceva sentire il prolungamento della guerra. Il conflitto faceva sentire i suoi effetti anche
stando lontano dal fronte. La popolazione sopportava in silenzio e cominciava a diffondersi
un malcontento generale e, soprattutto un distacco psicologico fra chi stava al fronte e chi
era rimasto a casa. Gli unici che pensavano con angoscia i combattenti erano i loro
famigliari. Di questa situazione chi ne soffriva maggiormente erano i soldati che oltre ad
essere logorati fisicamente e psicologicamente, rimanevano avviliti e disgustati per
l‘indifferenza e il disinteresse che notavano attorno a loro soprattutto al rientro di una
licenza.
Questa indifferenza fu in parte colmata dalla visita del Rè Vittorio Emanuele III che
volle chiudere il 1916 decorando sul fronte con medaglie d‘oro e d‘argento al valor militare
le bandiere di 38 reggimenti. Il Comando Supremo, il 4 gennaio 1917, con apposito ordine
del giorno annunziò all‘esercito tali onorificenze. Il Re trascorse il Capodanno al fronte in
mezzo ai soldati, e aveva voluto premiare quei reparti che si erano distinti o si erano
immolati nelle precedenti battaglie.
In quasi due anni di guerra l‘Italia aveva perso mezzo milione di uomini fra morti,
prigionieri, mutilati e malati irrecuperabili. All‘inizio del 1917 l‘esercito aveva ricevuto
sedici nuove Divisioni di fanteria, quindici nuovi battaglioni di Bersaglieri e undici di
Alpini; erano quadruplicate le artiglierie pesanti da campo e raddoppiate quelle leggere. Il 9
gennaio 1917 i militari dal 1881 in poi (quindi fino 36 anni) furono destinati alla zona di
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guerra in prima linea, con una disposizione che se ridusse il numero degli ―imboscati‖ non
riuscì ad eliminare la piaga; lo stesso giorno furono richiamate le classi 1875 e 1874 (42 e
41 anni, per le retrovie); il 26 gennaio toccò alla classe 1889 (28 anni), il 1° febbraio anche i
nati nel primo quadrimestre del 1899 (18 anni, per prepararli all‘addestramento e quindi al
successivo impiego).
All‘inizio del 1917 l‘attività di guerra, sia sul fronte italiano che su quello austriaco si
era ridotta, ma mai spenta del tutto. Il settore in cui si svolgevano combattimenti degni di
nota fu quello del Carso goriziano, a Vertojba, a est del Monte San Marco. A oriente di
Gorizia l‘attività bellica era in continuo movimento, soprattutto per l‘iniziativa degli
austriaci che eseguivano piccoli tentativi d‘irruzione contro le nostre linee diretti a
constatare il nostro grado di resistenza nei diversi tratti del fronte.
Durante queste sortite, a Vertojba venne ferito l‘artigliere Antonio Sulas175 della 21a
Batteria Bombardieri. Fu arruolato a Viterbo nella caserma S. Caterina, Deposito del 60°
Rgt. della brigata ―Calabria‖. Verrà poi trasferito alla 21a Batteria Bombardieri
dell‘Artiglieria. L‘8 agosto giunge in territorio in stato di guerra. Il 4 gennaio dell‘anno in
corso, durante i combattimenti sul fronte di Vertojba viene ferito al braccio destro e alla
testa da scheggia di granata nemica. L‘8 gennaio viene ricoverato all‘ospedale di Cormons
(Gorizia) e il 16 febbraio viene trasferito all‘ospedale di Pordenone. Dopo la convalescenza
rientrerà in zona di guerra nella 189a Batteria Bombardieri. In seguito verrà trasferito al 1°
Rgt. Genio Zappatori e al 4° Genio Pontieri sino al congedo.
Anche i nuovi tentativi austriaci effettuati nella prima decade di febbraio ebbero esito
infelice. Ma fu nella notte del 10 che il vero attacco austriaco si scatenò in tutta la sua
violenza. Dopo intensi e prolungati bombardamenti che distrussero in più punti le nostre
linee, forti reparti di fanteria nemica furono lanciati all‘assalto in tre direzioni, e cioè contro
le pendici occidentali di Santa Caterina, da quota 343 a quota 166, a nord-ovest di San
Marco, contro il nostro saliente detto ―Casa dei due pini‖ ad est della Vertoibizza, nei pressi
delle alture di quota 102. In tutti i tre punti, dopo mischie accanite, le fanterie nemiche
riuscirono ad occupare tratti di nostri trinceramenti. Nostri immediati contrattacchi non
riuscirono a sloggiare del tutto l‘avversario. La giornata dell‘11 febbraio passò in violente
azioni delle opposte artiglierie. Nella notte del 12 e il mattino seguente, le nostre fanterie
con insistenti e tenaci attacchi riuscivano a riconquistare tutte le posizioni perdute
prendendo al nemico più di 200 prigionieri e infliggendogli gravissime perdite,
specialmente nel corso degli ostinati contrattacchi lanciati dall‘avversario.
Nei combattimenti del 12 febbraio ritroviamo Antonio Massa176. L‘avevamo già
incontrato nel luglio del 1916 durante i combattimenti di Monte Cimone col 210° Rgt.
―Bisagno‖, e a Segetj (Carso Goriziano-Isontino), col 125° Rgt. ―Spezia‖ quando il 2
novembre dello stesso anno guadagnerà una Medaglia d‘Argento. Stavolta è impegnato nel
settore di Tolmino-Isonzo. Ricordando la testimonianza di Don Armeni, Antonio Massa
―venne nuovamente ferito il 20 agosto 1917, quando fu colpito ad una gamba‖. In verità la
ferita alla gamba la subì nel luglio 1916 nei fatti d‘arme di Monte Cimone. Nel 1917 verrà
nuovamente ferito, ma non il 20 agosto, bensì il 12 febbraio, questa volta alla mano sinistra,
nei fatti d‘arme di Venje-Zelo (Veliki-Selo, settore di Tolmino-Isonzo). Dopo una lunga
175
176
SULAS Antonio 10/04/1892 di Antonio e Lisci Giuseppa (Esercito)
MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela (Esercito)
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convalescenza, rientra ad Alessandria nel deposito del 37° Rgt della brigata ―Ravenna‖ (37°
e 38°). Lascerà definitivamente la zona di guerra per postumi da ferita, continuando a
prestare servizio nel Deposito del 37° Rgt. sino al congedo.
Intanto sull‘altipiano di Asiago (Veneto), un reparto nemico, tenta di prendere di
sorpresa i reparti della ―Sassari‖ irrompendo da gallerie scavate nella neve; penetrò in un
nostro trinceramento presso Casera Zebio, ma dopo una violenta mischia corpo a corpo, fu
ricacciato con sensibili perdite. Durante i combattimenti di Casera Zebio, il 28 febbraio
1917, morì Giovanni Massa177 soldato del 152° Rgt. ―Sassari‖. Il mese successivo, il 19
marzo, morì anche suo fratello Giuseppe Massa178 (23 anni), combattente dell‘86° Rgt.
―Verona‖, 3a Sezione Mitragliatrici. La brigata ―Verona‖ (85° e 86° Rgt.) era dislocata, già
dal novembre 1916, nel sottosettore di Cosmagnon e di Vallarsa (Trentino sudorientale), e
fino al 23 marzo i suoi reggimenti si alternano nel presidiare le trincee del sottosettore di
Vallarsa dove, nelle vicinanze di Chiesa (Trento), Peppino Massa fu colpito a morte da una
pallottola di shrapnel179.
Nello stesso mese di marzo, il 15, lascia la zona di guerra anche Antioco Luigi
Usai180, anch‘esso appartenente al 152° Rgt. ―Sassari‖. Venne ferito gravemente al bulbo
oculare con conseguente perdita dell‘occhio sinistro. Verrà ricoverato nell‘ospedaletto da
campo ―Campanello‖ a Marostica (Vicenza) e successivamente trasferito all‘ospedale
militare ―La Marmora‖ di Torino. Dopo quella data non si hanno più notizie; è probabile
che la ferita, fortemente invalidante, non gli permise di rientrare in servizio.
La successiva notte del 30-31 marzo, in località quota 343 sud, fu il soldato Luigi
181
Puddu che riportò ferite multiple all‘arto destro causato da una scheggia di granata. Era
effettivo nella 5a Compagnia del 229° Rgt. ―Campobasso‖ la cui brigata (229° e 230° Rgt.)
presidiava le pendici occidentali di Santa Caterina, da quota 343 a quota 166, a nord-ovest
di San Marco (Gorizia). Dopo un primo ricovero nell‘ospedale da campo, viene trasferito
all‘ospedale Militare di Milano e dopo le cure inviato in convalescenza. Rientrerà in
servizio a Bologna nel deposito del 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖. Non verrà più inviato al
fronte e rimarrà a disposizione sino alla licenza illimitata in attesa del congedo. Le
motivazione di un ritiro anticipato, forse è dovuto al fatto che ebbe già due fratelli Nicolino
e Salvatore entrambi del 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖ deceduti nel fatto d‘arme del
Monte San Michele il 21 e il 29 agosto 1915.
Nonostante si presumesse una certa supremazia, le incognite sull‘andamento della
guerra erano tante. Come accennato in precedenza, nell‘agosto dell‘anno precedente l‘Italia
aveva dichiarato guerra alla Germania; contemporaneamente anche la Romania era entrata
in guerra a fianco dell‘Intesa, ma il suo fu un intervento sfortunato perché gli austriaci e i
tedeschi ebbero in breve tempo la meglio; in Russia la situazione interna sempre più critica
annunciava la Rivoluzione che poi sarebbe scoppiata ai primi di marzo 1917. Intanto gli
Alleati dell‘Intesa cercavano una linea d‘azione comune: gli inglesi proposero di sferrare
un‘offensiva sul fronte italiano per giungere sino a Lubiana e penetrare nel cuore
dell‘Impero Asburgico. Anche il generale Cadorna era dello stesso parere, ma alla fine
177
MASSA Giovanni 24/12/1889 di Vincenzo e Basciu Antonia (Esercito)
MASSA Giuseppe noto Peppino 30/11/1893 di Vincenzo e Basciu Antonia (Esercito N° 42998)
179
ACSA, Leva e truppa, 21/03/1917
180
USAI Antioco Luigi 23/03/1884 di Raffaele e Garau Francesca (Esercito)
181
PUDDU Luigi 17/10/1887 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito N°23330bis) Fratello di Salvatore e Nicolò.
178
- 83 -
prevalse la tesi dei generali anglo-francesi che stavano preparando una grande offensiva sul
fronte occidentale e che fallirà in pieno. Tra i nostri nemici la Germania commise un
gravissimo errore: sferrando una guerra sottomarina indiscriminata contro qualsiasi
imbarcazione che si fosse trovata in determinate zone da essa indicate, colpì e affondò il
―Lusitana‖ un piroscafo americano, provocando la reazione degli Stati Uniti che intervenne
nel conflitto al fianco dell‘Intesa.
La guerra sottomarina innescata dai tedeschi coinvolse direttamente anche la
Sardegna. La nostra Isola, sul fronte marittimo conobbe solo una serie limitata di episodi,
alcuni dei quali pur tuttavia dolorosi e causati dai sommergibili tedeschi. Infatti la
Germania, considerando assai modesto l‘apporto dei sottomarini austriaci, fin dall‘inizio del
conflitto introdusse alcuni sommergibili nel Mediterraneo che, dotati di motori diesel ad
elevata autonomia, potevano condurre meglio la lotta al traffico mercantile alleato.
Protagonisti assoluti della
guerra sottomarina furono gli
ufficiali
della
Kaiserliche
Marine Wolfgang Steinbauer e
Robert Von Morath.
Quest‘ultimo, sopranominato il
―Lupo del Mediterraneo‖, fu già
protagonista nella primavera del
1917
nell‘anno
precedente
quando, a circa 28 miglia
dall‘isola di Sant‘Antioco182,
affondò la corazzata ―Danton‖,
Corazzata francese ―Danton‖
una nave da battaglia francese di
Tratto da http://www.agenziabozzo.it
quasi 20.000 tonnellate, armata
con quattro pezzi da 305 mm. e dodici da 240. Fin dall‘inizio delle ostilità fu utilizzata per
la scorta ai convogli nel Mediterraneo: nel 1915 stazionava nell‘Adriatico e nel 1916
nell‘Egeo.
Il 10 marzo 1917183 dalla base navale austro-ungarica di Cattaro partiva il
sommergibile U-Boot tedesco U-64 del Kapitänleutnant Robert Von Morath184. Il giorno 12,
a 20 miglia di Capo Passero, incrociava il veliero italiano ―Nina‖ che mandava a picco con
alcune cannonate. Sette giorni dopo il 19 marzo, trovandosi al largo dell‘isola di
Sant‘Antioco, all‘estremità meridionale della Sardegna, avvistava la ―Danton‖ ed aggirando
il cordone delle unità di scorta, lanciò due siluri che colpivano la corazzata e ne
provocarono l‘affondamento nel giro di 45 minuti.
La nave da battaglia francese era in viaggio da Tolone a Corfù ed oltre ai 526 membri
dell‘equipaggio, aveva a bordo circa 200 persone destinate all‘imbarco su altre navi alla
fonda sull‘isola greca. Morirono 256 uomini dell‘equipaggio fra i quali vi era il Capitano di
Vascello Delage, comandante della ―Danton‖ che non volle abbandonare l‘unità. Si
182
ACSA Sant’ Antioco. “LA LETTURA” 1° agosto 1925, rivista mensile del Corriere della Sera, “La nuova Sardegna”.
“La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 285-286.
184
Robert Von Morath, nacque in Germania a Sonderburg il 7 Settembre 1884. Prese il comando del U-64 dal 15 aprile
1916 al 17 giugno 1918 col grado di Kapitänleutnant. Fu decorato di 3 Croci di Ferro e “Pour le Mérite”. Nel 1942
durante la seconda guerra mondiale è un Capitano di Fregata. Morì ad Amburgo il 26 agosto 1956.
183
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salvarono 470 marinai che, recuperati dal ―Massue‖ (cacciatorpediniere di scorta al
―Danton‖), vennero sistemati provvisoriamente nella caserma ―Merello‖ di Cagliari; 21
marinai bisognosi di soccorso vennero ricoverati negli ospedali della città, mentre 4 caduti
recuperati, con un mesto corteo partito dalla Chiesa della Madonna del Carmine furono
seppelliti nel Cimitero di Bonaria.
Il 19 febbraio 2009, nel corso delle ricerche
per la posa del gasdotto che unirà l‘Algeria alla
Sardegna, a poche miglia al di fuori delle acque
territoriali italiane, il ROV della Skandi Inspector,
durante la campagna marina della GALSI185 al largo
delle coste a sud della Sardegna, ha avvistato il
relitto della ―Danton‖ a più di 1000 mt. di
profondità, A riguardo vorrei mi sia perdonato un
peccato di ―campanilismo‖ a favore del mio paese,
in quanto in alcuni giornali e sul web si asserisce che
il relitto della ―Danton‖ sia stato ritrovato al largo
dell‘isola di San Pietro. Non è affatto così, perché il
tracciato del gasdotto, lungo il quale è stato
rinvenuta la ―Danton‖, come si può vedere dalla
foto, dall‘Algeria è diretto verso Porto Botte, quindi
in acque territoriali ―antiochensi‖, ben lontano da
quelle ―carlofortine‖. Detto questo, l‘U-Boot U-64 il
23 marzo silurò un piroscafo greco al largo di Malta
Tracciato del gasdotto della Galsi
ed il 25 affondava il veliero italiano ―Immacolata‖,
Tratto da http://www.liberacittadinanza.it
lo stesso giorno affondava, con tre siluri un
piroscafo inglese. Il 27 marzo rientrava alla base di
Cattaro.
Con l‘arrivo della primavera ripresero in grande stile le operazioni militari. L‘esercito
italiano, risultò meglio armato rispetto all‘anno precedente, ma anche più appesantito,
rischiando di rallentare qualsiasi successo iniziale. Il 12 maggio Cadorna diede il via a
un‘azione militare per poter ampliare la testa di ponte di Plava, conquistata nei primi giorni
di guerra, e raggiungere così sul Carso monfalconese il monte Hermada per poter aprire la
strada verso Trieste. L‘operazione venne affidata alle 12 Divisioni della 2° Armata che
occupava la zona di Gorizia; comandante di questa zona era il generale Luigi Capello, che
alla testa del 6° Corpo d‘Armata aveva conquistato la città nell‘agosto dell‘anno precedente.
La mattina del 12 maggio 1917, 2.300 cannoni e 1.000 bombarde spararono da Tolmino al
mare circa un milione di proiettili. Iniziava la 10° battaglia dell‘Isonzo.
Il 14 maggio, inerpicandosi lungo le pareti scoscese, scattarono i fanti di ben tre corpi
d‘Armata lanciati contro le trincee della dorsale che va dal Monte Cucco (Kuk) al Monte
Santo, ai margini dell‘altopiano della Bainsizza. Sfortunata fu la lotta sul Monte Santo, che
momentaneamente riconquistato, venne definitivamente perso con un enorme dispendio di
uomini e nonostante il valore dei Bersaglieri e dei fanti.
185
L’Unione Sarda 20 febbraio 2009. “Ritrovato il relitto della nave Danton”, pag. 37.
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A quota 681, sul Monte Santo, combatteva Giuseppe Pintus186. Giunto in territorio in
stato di guerra con la brigata ―Cremona‖ (21° e 22° Rgt.), venne trasferito al 68° Rgt. della
brigata ―Palermo‖ (67° e 68° Rgt.). Già dispiegata sul settore goriziano, la brigata è
schierata sulle pendici del Monte Santo, per partecipare alla 10a battaglia dell‘Isonzo. Sino
al 20 maggio la brigata si flagella nella conquista del monte senza risultati. È durante questi
assalti che il 16 maggio 1917, il soldato Giuseppe Pintus fu costretto al lasciare la zona
d‘operazioni per ferita lacero-contusa al gomito destro187. Venne ricoverato prima
all‘ospedale di San Giovanni Manzano (Udine) e in seguito all‘ospedale di Cherasco
(Cuneo). Dopo il ricovero e la convalescenza sarà giudicato inabile al servizio in modo
permanente.
Nel frattempo, il 20 maggio, una colonna d‘attacco composta dal 68° Rgt. e da un
battaglione del 67°, sorpassa di sbalzo le prime difese ed irrompe nel convento del Monte
Santo. Ma mentre i reparti stanno per sistemarsi nella posizione conquistata, forti nuclei
nemici sopraggiungono alle spalle e contrattaccano. Dopo sanguinosi corpo a corpo, gli
animosi conquistatori del Monte Santo, sopraffatti, sono costretti a ripiegare. Nel corso di
questa fase viene ferito Giuseppe Cabras188, Caporale della 440a Compagnia Mitraglieri ―S.
Etienne‖. Il 21 maggio viene colpito da una pallottola di shrapnel all‘avambraccio sinistro.
Dopo il ricovero e la convalescenza, rientra a Torino nel deposito del reparto mitraglieri e
assegnato alla 133a Compagnia Mitraglieri ―S. Etienne‖.
Il 23 maggio il 67° Rgt. riesce a rioccupare la vetta del Monte Santo, ma un nuovo
contrattacco nemico non permette il mantenimento della posizione. Poi, il successivo 27
maggio la brigata, che durante i vari assalti ha avuto sensibili perdite, viene sostituita e
inviata nella zona di Cerovo, alla dipendenza della 11a divisione, sempre sull‘Isonzo dove i
reparti alternano i periodi di riposo ai turni in trincea nei settori di S. Caterina e S. Gabriele.
Prima di proseguire con la guerra sul settore goriziano, è necessario aprire una
piccola parentesi per raccontarvi di un fatto d‘arme accaduto in un‘altra zona del fronte:
quello Veneto-Trentino. In questo settore il 20 novembre dell‘anno precedente (1916)
avevamo lasciato Antioco Giuseppe Trullu189 della Milizia Mobile del 154° Rgt. ―Novara‖
ricoverato all‘ospedale di Mantova per ferita di arma da fuoco. Dopo la convalescenza il 4
gennaio 1917 rientra in zona d‘operazioni. Non abbiamo alcuna certezza se continuò a
rimanere nelle file del 154° Rgt., perché nel frattempo, nel mese di maggio, la brigata
―Novara‖ verrà trasferita sul Carso nel settore di Castagnevizza. Ma dai fogli matricolari
risulta che il Trullu è operativo nel settore del Trentino forse con un altro reggimento, in
quanto il 18 maggio viene catturato dagli austriaci nel fatto d‘arme di Monte Maggio (Quota
1.873 mt., zona del Pasubio, Trentino). Rientrerà dalla prigionia un mese dopo la
conclusione del conflitto e trasferito a Cagliari nel deposito di fanteria del 46° Rgt.
―Reggio‖ sino al congedo.
Tre giorni dopo la cattura del Trullu, il 21 maggio si ha notizia del ferimento di
Salvatore Pau190 del 152° Rgt. ―Sassari‖. Dai fogli matricolari non risulta in quale fatto
d‘arme fu coinvolto, inoltre dal diario storico della brigata si sa che la ―Sassari‖ il 30 aprile
186
PINTUS Giuseppe 19/12/1894 di Antioco e Lampis Chiara (Esercito)
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra.
188
CABRAS Giuseppe 04/03/1886 di Giovanni e Camboni Marianna (Esercito)
189
TRULLU Antioco Giuseppe 04/04/1894 di Salvatore e Matta Anna (Esercito)
190
PAU Salvatore 01/01/1890 di Salvatore e Mameli Peppina (Esercito)
187
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venne sostituita in prima linea dal 5° Rgt. ―Aosta‖, e che il 24 maggio si riunisce a Val
Piana per un turno di riposo. Forse rimase ferito, non in un vero e proprio combattimento,
ma in sporadiche azioni di pattuglia. Fu colpito al piede sinistro in maniera piuttosto seria:
venne ricoverato prima all‘ospedale di Busto Arsizio (Milano), poi trasferito in Sardegna
all‘ospedale della Croce Rossa di Sassari e successivamente a Ozieri nel deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖ dove verrà inviato in licenza di convalescenza. Al rientro della licenza viene
esonerato temporaneamente dal servizio effettivo e comandato presso la Società Mineraria
―Bacu Abis‖ sino al congedo.
Intanto, a causa dell‘andamento
operativo contro la dorsale Monte KukVodice-Monte Santo, l‘offensiva sul Carso
monfalconese, che avrebbe dovuto far cadere
il monte Hermada e aprirci la via verso
Trieste, venne rinviata al 23 maggio
permettendo agli austriaci di far affluire dei
rinforzi. L‘Hermada è un massiccio carsico di
323 metri sul mare (a sud est di Monfalcone);
veniva considerato l‘ultimo baluardo prima di
Trieste, e per questo era ben fortificato. Fu
assalito da 16 Divisioni appoggiate da 1.250
pezzi di artiglieria; ma un forte vento di bora
disturbò i tiri dell‘artiglieria, sicché quando i
fanti balzarono all‘assalto furono accolti da un
violento fuoco di reazione e dai reticolati
rimasti intatti. Durante questi fatti d‘arme, a
Castagnevizza
venne
ferito
Antonio
Carboni191 del 216° Rgt. della brigata
―Tevere‖.
La sera del 23 maggio la ―Tevere‖ è
chiamata in prima linea nel settore del Dosso
Faiti (Castagnevizza), in sostituzione dei
riparti della ―Ferrara‖ e della ―Brescia‖,
passando a disposizione della 22ª divisione,
con la quale deve concorrere alla conquista
Pau Salvatore 01/01/1890
del tratto di fronte compreso fra quota 464 e
Collezione ACSA di Sant‘Antioco.
378 e spingere verso Golnek. Le truppe,
benché giunte solo all‘alba del 24 sulla nuova linea, muovono all‘ora fissata all‘attacco, ma
le prime ondate vengono immediatamente fatte segno di vivissimo fuoco d‘artiglieria e
mitragliatrici smascheratesi improvvisamente da quota 378. Gravi sono le perdite. Altri
tentativi di avanzata vengono fatti successivamente e pur guadagnando terreno, non è
possibile raggiungere le posizioni avversarie, perciò le truppe nella notte vengono ritirate
sulla linea di partenza. Il giorno successivo il nemico, preceduto da violento fuoco
d‘artiglieria, tenta di attaccare le posizioni occupate dal 215° Rgt., ma ovunque viene
191
CARBONI Antonio 10/02/1880 di Giovanni e Nocco Felicina (Esercito)
- 87 -
respinto con gravi perdite. In queste sole due giornate la brigata ha perduto 13 ufficiali e 734
uomini di truppa. Nella notte del 25 la ―Tevere‖ estende il fronte d‘attacco, dando il cambio
alla ―Lecce‖ e passa alla dipendenza della 58ª divisione. Verso la fine di maggio gli
austriaci iniziano un persistente tiro di demolizione sulle posizioni occupate dalla brigata,
concentrandolo specialmente sul tratto Dosso Faiti (quota 432), sul ―Dente‖ e sulle alture di
quota 393 e quota 376. È qui che, il 28 maggio 1917, Antonio Carboni viene colpito al polso
sinistro da una scheggia di granata nemica. È probabile che la ferita fosse piuttosto serie
visto che dopo la convalescenza fu riconosciuto non idoneo192 al proseguimento del servizio
e inviato in congedo assoluto.
Tre giorni prima il 25 maggio veniva catturato Giuseppino Caredda193 del 41° Rgt.
della brigata ―Modena‖. Non sappiamo a quale fatto d‘arme abbia partecipato; il foglio
matricolare non né parla. Quando fu chiamato alle armi venne arruolato nel 21° Rgt. della
brigata ―Cremona‖ e successivamente trasferito al 41° Rgt. della brigata ―Modena‖,
schierata a sud della Valle Daone (Chiese), nel tratto compreso tra Monte Listino, alla
sinistra del Chiese, e quota 1263 di Cima Palone. Il Caredda rientrerà dalla prigionia un
mese dopo la conclusione del conflitto e si si congederà circa dopo un anno.
Il successivo 31 maggio 1917, durante i combattimenti nel settore di Castagnevizza
(fronte goriziano), ritroviamo Giovanni Masala194, già combattente della 283a Compagnia
Mitraglieri ―Fiat‖ e che avevamo già incontrato quando venne ferito durante i
combattimenti del 20 aprile 1916 con la stessa compagnia. Il 31 maggio in località Monte
Vodice si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Durante
l‘attacco nemico contro un importante posizione da poco occupata dai nostri, caduti tutti
gli uomini delle squadre di tiro, sotto un intenso bombardamento che aveva sconvolto le
trincee e sepolto le mitragliatrici, esempio di coraggio e di ardimento, con bella iniziativa
accorreva all‘arma e rimessola prontamente in azione, l‘adoperava con efficacia contro
l‘avversario avanzante‖. Giovanni Masala lo ritroveremo ancora, nell‘estato 1918, quando
verrà catturato dagli austriaci.
Alla fine di maggio, dopo venti giorni di lotta atroce da Plava al Mare, terminava
l‘ennesima battaglia dell‘Isonzo. Tuttavia gli austriaci vollero proseguire la battaglia con
attacchi di sorpresa nella linea di Flondar (zona monte Hermada) sino al 4 giugno. Nel
pomeriggio del 3 il fuoco dell‘artiglieria austriaca diventa violentissimo, specie su Dosso
Faiti e sul tratto fra quota 432 e Dolina dell‘Acqua. Alla sera il nemico attacca la nostra
linea di difesa, distrutta dal violento bombardamento nei quattro giorni precedenti.
Malgrado ciò, i riparti della ―Tevere‖ riescono ad arrestare gli austriaci e mantenersi sulle
proprie linee. Poco dopo però questi, più forti di numero, riescono a sopraffare i difensori
del ―Dente‖ e di Dolina Acqua, e spingersi sul Dosso Faiti ove si rafforzano ulteriormente.
I fanti della ―Tevere‖ però, all‘alba del 4 giugno contrattaccano e dopo accanita lotta,
scacciano dalle nostre posizioni gli austriaci inseguendoli e infliggendo loro gravissime
perdite oltre alla cattura di 62 prigionieri e vario materiale. Queste due giornate di viva lotta
costano alla brigata la perdita di 31 ufficiali e 1030 militari di truppa. Tra gli ufficiali c‘era
192
ACSA, Elenco mutilati e invalidi di guerra.
CAREDDA Giuseppino 18/03/1895 di Antonio e Lai Giuliana (Esercito)
194
MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 di Fortunato e Pinna Antonietta (Esercito)
193
- 88 -
anche l‘insegnante Arturo Laconi195, 29 anni, Sottotenente di Complemento. Arruolato a
Roma nel deposito dell‘82° Rgt. di fanteria ―Torino‖ mobilitato, viene nominato Allievo
Ufficiale Aspirante di Complemento e inquadrato nel 215° Rgt. ―Tevere‖ il cui deposito di
fanteria era lo stesso dell‘81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 17 maggio dell‘anno in corso
(1917), verrà nominato Sottotenente di Complemento. Morirà come gli altri nel fatto d‘arme
di Dosso Faiti il 3 giugno 1917.
In questo settore del fronte combatteva anche Efisio Pinna196 dell‘86° Rgt. della
brigata ―Verona‖. Alla fine di maggio la brigata (85° e 86° Rgt.) è dispiegata sul fronte
dell‘Isonzo e riunita nei pressi di Gradisca. Passata poi a disposizione della 45a divisione,
invia i reggimenti in rincalzo alle truppe operanti contro il massiccio dell‘Hermada.
Si schiera quindi lungo il tratto S. Giovanni di Duino e le posizioni delle quote 110 e 43.
Dal 23 maggio al 4 giugno, lavorando agli apprestamenti difensivi e combattendo
ininterrottamente, i suoi battaglioni mantengono le posizioni, respingendo decisamente i
contrattacchi nemici. Su tale fronte il nemico, all‘alba del 4 giugno, sferra un poderoso
attacco; i reparti della brigata, dopo eroica resistenza ed ingenti perdite, sono costretti a
cedere e a ripiegare su di una linea arretrata. È nel corso di tale fatto d‘arme che Efisio
Pinna viene fatto prigioniero dagli austriaci il 4 giugno 1917.
Il successivo 5 giugno, viene colpito Pietro Longu197 Allievo Zappatore nella 2a
Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Entrata in azione il 28 maggio, la brigata (225° e 226°
Rgt.), anch‘essa alle dipendenza della 45a divisione, si spinge sotto i trinceramenti della
linea di Flondar. Rinforzata da due battaglioni del 259° Rgt. ―Murge‖, avanza ancora e, a
costo di perdite gravissime, si rafforza sulle posizioni di quota 145. Ma il 4 giugno gli
austriaci contrattaccano; un violento tiro di interdizione impedisce l‘accorrere dei rincalzi,
sicché con forze preponderanti il nemico circonda alcuni reparti del 226° Rgt., li
disorganizza e li cattura in parte. Pietro Longu venne ferito il giorno successivo, il 5 giugno
1917, proprio nei furiosi combattimenti di quota 145. Fu colpito dai frammenti di una
granata che provocò una ferita ―a fondo cieco‖ al terzo inferiore della coscia destra con
frattura del femore, lesioni multiple delle parti molli al dorso della mano destra, alla faccia
interna del ginocchio sinistro e al mignolo del piede destro. Venne ricoverato nella clinica
chirurgica dell‘Ospedale Militare di riserva n°13 di Bologna dove gli vennero estratti tre
frammenti metallici dalla coscia destra. Dopo l‘intervento ebbe l‘arto inferiore destro
accorciato di 4 cm con limitazione della funzione articolare del ginocchio destro che non si
piegava oltre l‘angolo retto. Dopo la convalescenza, rientra a Firenze nel deposito dell‘84°
Rgt. ―Venezia‖. Avviato ai servizi di presidio nelle retrovie, viene assegnato alla Milizia
Territoriale del 232° Btg. della brigata ―Avellino‖. Nella primavera dell‘anno successivo
rientra in linea con la 2a Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖ rimanendovi sino al congedo.
In questo settore del fronte Giulio-Carso, come abbiamo già accennato, era dislocato
anche il 259° Rgt. della brigata ―Murge‖ (259° e 260° Rgt.) dove prestava servizio
Salvatore Inticu198. Salvatore Inticu, già reduce del fronte Macedone con la brigata
―Sicilia‖, dopo quasi due mesi di convalescenza per malattia, il 9 febbraio 1917 rientrò a
195
LACONI Arturo 22/08/1888 di Pietro e Lingotti Giovanna (Esercito). Nato a Cagliari e padre del costituzionalista
Renzo Laconi
196
PINNA Efisio Giuseppe Emanuele 08/11/1885 di Peppico e Fanni Emanuela (Esercito)
197
LONGU Pietro 22/09/1896 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara (Esercito)
198
INTICU Salvatore 01/10/1888 Nato a Narcao di Gaetano e Floris Raffaela. (Esercito)
- 89 -
Roma nel deposito del 61° Rgt. della brigata ―Sicilia‖ e assegnato alla 258a Compagnia
Presidiaria. Il 10 marzo rientra in zona d‘operazioni nella 12a Compagnia del 259° Rgt.
―Murge‖ appena costituita. Dopo una breve permanenza nel 260° Rgt., rientrerà nel 259°
Rgt. nella 9a Compagnia. Il 22 giugno 1917 a quota 144/5 viene ferito da scheggia di
granata alla regione scapolare destra a fondo cieco. Dopo sette mesi, verrà trasferito alla 3a
Compagnia del 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖ rimanendovi sino al congedo.
La ―Murge‖ era una nuova brigata costituita il 26 febbraio 1917. Il 23 maggio, alla
nostra offensiva di primavera il comando di brigata ed il 260° si portano verso le falde del
Monte Debeli, schierandosi nei pressi di quota 144 (Monte Cosich) nella linea compresa fra
le quote 145 e 146 di Flondar, mentre il 259°, posto alla dipendenza della 45a divisione, si
trasferisce ad est di Monfalcone, sistemandosi nelle caverne di quota 85.
Il 17 giugno il 259° Rgt., dopo un turno di riposo a Dobbia, si sposta sulle posizioni
di quota 144. Partendo dal lago di Doberdò prosegue per il camminamento n° 2,
immediatamente a nord di quota 144, fino al lago di Pietra Rossa, costituendo riserva
divisionale.
Questa prima offensiva italiana, che si concluse con modesti risultati e con molte
perdite umane, la riprenderemo più avanti, in agosto con l‘11a battaglia dell‘Isonzo, nel
capitolo dell‘infausta conquista dell‘altopiano della Bainsizza. Sarà l‘ennesimo sacrificio fra
morti e feriti, senza alcun risultato decisivo. Anzi persuase l‘Austria e la Germania sulla
possibilità di sferrare con successo una grande offensiva che per noi fu una disfatta, quella
di Caporetto.
Terminate le grandi operazioni di primavera sull‘Isonzo e sul Carso, il Comando
Italiano pensò di eliminare il pericoloso saliente austriaco nel cuore dell‘Altopiano di
Asiago in Veneto, che dalla Valsugana scendeva lungo i monti Ortigara, Zingarella,
Colombara, Zebio fino alla val d‘Assa, saliente dal quale poteva partire sempre qualche
pericolosa offensiva austriaca in direzione del Brenta e della pianura.
In questa zona del fronte come sappiamo era dislocata la brigata ―Sassari‖ col 151° e
152° reggimenti. Già dal mese di aprile del corrente anno alla brigata era arrivato l‘ordine di
risalire la linea della trincea. Tra i ―Sassarini‖, serpeggiava un forte malumore; erano stanchi
degli estenuanti turni al fronte, anche se i turni in trincea si erano susseguiti sempre
regolarmente, alternando ai venti giorni in linea, venti giorni di riposo. La sera del 9 aprile,
appena scesa la notte, negli alloggiamenti del 152° Rgt. un brusio prima confuso lascia
spazio ad un vociare disordinato e invadente di una moltitudine di soldati: ―In trincea no bi
cherimos picare: in totube, no in trincea‖ (In trincea non vogliamo andarci: ovunque, ma
non in trincea). Quella notte scadeva il turno di riposo della ―Sassari‖, ma la partenza per il
fronte non era così vicina. Il mese di maggio viene trascorso a Vallonara (Vicenza) per un
altro turno di riposo dove la brigata si rifocillò in vista dei nuovi impegni. Fu un turno di
riposo degno di questo nome, senza tattiche estenuanti, senza la monotonia della piazza
d‘armi, senza riviste o ispezioni. I soldati della brigata venivano mandati a turno a Villa
Morosini, sulle rive del Brenta, dove finalmente ebbero la possibilità di attendere alla
propria igiene personale che, oltre al cambio radicale della biancheria e della divisa, doveva
garantire in via preventiva dalle malattie infettive e, soprattutto dal diffondersi copioso dei
pidocchi e dei parassiti. Quei giorni furono i più felici di tutta la guerra. Vallonara era un
villaggio di qualche centinaio di abitanti, ma come i paesi vicini di Bassano del Grappa e
Marostica, aveva la campagna circostante disseminata di cascine che nelle ore di libera
- 90 -
uscita diventavano i punti di riunione della brigata. I ―Sassarini‖ vissero quei giorni come
fossero in famiglia. Come erano belle quelle tiepide giornate di maggio di fronte al sorriso
di una donna e un bicchiere di vino buono, senza il boato dei cannoni, le grida degli
ufficiali, la messa in opera dei cavalli di frisia e dei sacchetti di terra, e senza gli estenuanti
turni in trincea. Fu l‘occasione per dimenticare tutti i disagi e le fatiche, e soprattutto per
riallacciare i rapporti con le tante ―madrine di guerra‖ conosciute solo attraverso la
corrispondenza durante l‘inverno in trincea. Tra di esse un posto di assoluto rilievo toccò a
Maria Teresa Guerrato.
Nata a San Donà di Piave nel 1872, era
figlia di un commerciante di granaglie e
apparteneva alla media borghesia veneta. Dotata
di una forte personalità, sin da giovane non
accettò mai il classico ruolo di ragazza che
passava il tempo a prepararsi la dote, in attesa di
un uomo da sposare. Guidava personalmente il
calesse del padre sino al mercato di Treviso e,
pur non avendo potuto frequentare l‘università,
completò la sua istruzione ottenendo una sorta
di
abilitazione
all‘insegnamento
della
matematica. Non più giovane, sposò Valerio
Nardini che insieme ai fratelli era proprietario
della famosa distilleria Nardini di Bassano del
Grappa attiva da 150 anni. Trasferitasi a
Bassano dopo il matrimonio, il suo nome ricorre
ben prima della guerra, in quasi tutte le
organizzazioni benefiche e di assistenza.
Nella primavera del 1916 è crocerossina
Emilio Lussu, Maria Teresa Guerrato e il Tenente
col permesso di acceso all‘ospedale militare
Alfredo Graziani. (Arch. Caneva).
Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖.
alloggiato nei locali dell‘imponente edificio
Alberto Monteverde. ASKÒS Edizioni.
delle scuole elementari ―Umberto I‖ dove
conobbe e curò i feriti di Monte Fior, di
Castelgomberto e del Monte Zebio. Ma il merito di aver aperto questo ―filo diretto‖ tra la
Guerrato e i ―Sassarini‖ fu del famoso Tenente Alfredo Graziani199 che nel suo libro
Fanterie Sarde ricorda il suo primo incontro con Maria Teresa Guerrato la quale, vedendo
passare nelle corsie dell‘ospedale quella moltitudine di ufficiali e soldati feriti, rimase
colpita dal loro contegno fiero e dignitoso: ―Oh! Li ho visti! Li ho potuti vedere ed anche
comprendere, i suoi sardi meravigliosi! Ho potuto giudicarli qua, proprio qua, nel mio
ospedale. Erano silenziosi, un po‘ oscuri, lontani come la vostra terra. Fu allora che li
giudicai: per lo spasimo contenuto, per la superba fierezza, per l‘incrollabile fede; si
esprimevano con gli occhi neri, profondi, ardenti…‖200.
199
a
Alfredo Graziani, Tenente della 12 Compagnia del III° Battaglione del 151° Reggimento della Brigata “Sassari”
autore di “Fanterie Sarde”. Emilio Lussu nel suo libro “Un anno sull’Altipiano” lo chiama il Tenente “Scopa”.
200
Cfr. GRAZIANI Fanterie Sarde , cit., pp. 313-315.
Ibidem: Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno sull‘altipiano con i diavoli rossi, a cura di
Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde, Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006.
- 91 -
Maria Teresa Guerrato non si dimenticherà più dei soldati della brigata ―Sassari‖ e la
nave-asilo ―Azuni‖, che raccoglierà numerosi orfani di guerra, (anche Antiochensi), l‘avrà
tra i sostenitori più fedeli, con un flusso costante di denaro e donazioni.
Il culmine di questo rapporto affettivo si raggiunse alla vigilia del ritorno in linea della
brigata, ed è ancora il Tenente Graziani a raccontarlo. Per l‘occasione tra i militari fu
organizzata una partita di pallone a cui fu invitata ad assistere anche la Guerrato: al termine
dell‘incontro, ―quando, sull‘imbrunire la Madrina ha fatto ritorno a Bassano, la sua
carrozza non era circondata solo dai militari del battaglione, ma dai militari dell‘intera
Brigata. Riconoscenza? Sentimento di simpatia? Ricordi nostalgici? È certo che quella
signora, in quella sera, ci è apparsa quale veramente era, un simbolo. Era l‘amore di tutte
le madri e di tutte le spose, era la Patria. Ed abbiamo sentito di amarla svisceratamente‖201.
Il 1° giugno 1917 la brigata si porta in prossimità del fronte accantonandosi nei vasti
baraccamenti della Val Piana. Qui ascolta la messa celebrata dai cappellani dei due
reggimenti, il francescano Don Michele Todde di Tonara e Don Barracciu. Alla lettura del
Vangelo, Don Todde parla ai seimila uomini in dialetto, incitandoli a battersi con coraggio
per l‘Italia e per la Sardegna. Poi tutti in marcia, dritti al fronte. Si deve tentare di nuovo la
conquista di Monte Zebio per un‘offensiva in grande stile che passerà alla storia come
battaglia dell‘Ortigara, che si svilupperà su tutta la zona degli Altipiani, dal monte Pasubio
al monte Zebio, sino al monte Ortigara, per impedire definitivamente agli austriaci la
possibilità di invadere il Veneto.
Il terreno da
conquistare è aspro,
pieno di anfratti e ben
fortificato. Da ogni
punto
del
fronte
italiano si muovono
batterie di cannoni,
bombarde, convogli
interminabili
di
munizioni e truppe.
Abetaia di Croce S.Antonio, sul Monte Zebio. (Archivio Dal Molin)
Tratto da: ―Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno
L‘azione ha luogo per
sull‘altipiano con i diavoli rossi‖, a cura di Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde,
il
giorno
10
Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006.
col compito
di
attaccare il tratto compreso fra quota 1626 e 1476 sulle pendici di monte Zebio (Altipiano di
Asiago). Ma quando l‘artiglieria italiana comincia il tiro, alle 05:00 del mattino del 10
giugno, i colpi cadono sui nostri, provocando gravi perdite. Una vera iella! I ―Sassarini‖ non
sanno a che santo votarsi e attendono l‘ordine di attacco come una liberazione. I reparti
della ―Sassari‖ balzarono all‘attacco alle ore 15:00 sotto una pioggia battente e, dopo aver
difeso le posizioni per alcune ore respingendo tre contrattacchi, sono costretti a rientrare
nelle trincee di partenza per il violento fuoco di artiglieria nemica. A quota 1476 presso il
bosco di Croce Sant‘Antonio, sullo Zebio, una sezione di bombarde appoggia i sardi della
201
Cfr. GRAZIANI Fanterie Sarde , cit., pp. 254-255.
Ibidem: Storia delle brigate Sassari e Reggio nella grande guerra: Un anno sull‘altipiano con i diavoli rossi, a cura di
Lorenzo Cadeddu, Alberto Monteverde, Paolo Gaspari, Paolo Pozzato. Paolo Gaspari Editore 2006.
- 92 -
brigata ―Sassari‖, che hanno le loro trincee pressoché vicine a quelle degli ungheresi della 4a
Divisione Honved. Questi ultimi attaccano con accanita determinazione, ma ―…i sardi
resistono come macigni; cadono, ma non si muovono d‘un passo, e gli ungheresi che
cercano di infiltrarsi fanno i conti col pugnale implacabile…‖
Il 10 giugno 1917, nel primo giorno d‘attacco durante i combattimenti nell‘abetaia di
Croce S. Antonio (monte Zebio), viene colpito Agostino Sitzia202 del 152° Rgt., 5a
Compagnia. Morirà nella 25a Sezione di sanità, (la stessa dove vennero ricoverati Giuseppe
Garau203 e Giovanni Piras204).
Nello stesso giorno muore anche Giuseppe Vacca205, pure lui del 152° Rgt. nella 9a
Compagnia206, (già ferito sul Monte San Michele nei combattimenti tra Bosco Lancia e
Bosco Triangolare). Morirà nei fatti d‘arme di Monte Mosciagh, nell‘altopiano di Asiago.
Giuseppe Luigi Matzeu207 invece, anch‘egli del 152° Rgt. rimase solamente ferito. Rientrerà
in zona d‘operazioni dopo un mese, il 10 settembre e assegnato al reparto mitraglieri ―Fiat‖
del 152° Rgt. sino al termine del conflitto.
Alle nove del mattino dell‘11 giugno, la violenza del bombardamento da ambo le
parti raggiunge il suo massimo sviluppo. Un infuriare di esplosioni, di schianti e di schegge
si abbattono sui ricoveri e nei camminamenti. Proiettili di ogni genere e di ogni dimensione
piovono sulle trincee; i morti non si contano più, i feriti sono innumerevoli; chi può andar
via da sé infila il primo camminamento e ripiega; chi non può muoversi si raccomanda alla
pietà di qualcuno perché gli procuri una barella. Dagli osservatori di artiglieria posti sulla
linea del fuoco, nessuno è tornato indietro a riferire della situazione, chi è riuscito a salvarsi
riferì che i reticolati sono volati via, la nostra trincea non esiste più. Lo schieramento
difensivo è scomparso. Con la linea completamente devastata, la truppa esasperata e i
battaglioni decimati, si è conclusa ―grondante di lacrime e sangue‖ l‘azione del 10 giugno
1917, dallo Zebio all‘Ortigara. Da assalitori siamo diventati assaliti. E lo saremmo per altre
volte ancora.
L‘11 giugno si ha notizia del ferimento di Raffaele Vacca208 del 152° Rgt. della
brigata ―Sassari‖. Venne arruolato a Girgenti (Rieti) nel 5° Rgt di fanteria ―Aosta‖ e
inquadrato nella 10a Compagnia. Giunto in territorio in stato di guerra nella Carnia, passerà
poi al 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖ sul Carso. L‘11 giugno 1917 lascia il fronte per ferite
riportate in combattimento e ricoverato all‘ospedale da campo n°119 di Merano, (nello
stesso campo dove il 18 giugno 1918 verrà ricoverato anche Nicolino Salis classe 1897). In
seguito venne trasferito all‘ospedale di Arezzo. Dopo la convalescenza, rientrerà a Cagliari
nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Quando rientra in zona d‘operazioni viene
assegnato al 137° Rgt. di fanteria ―Barletta‖. Dopo la nomina a Caporale rientra nelle file
del 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al congedo.
202
SITZIA Agostino 05/08/1893 di Giovanni e Spiga Antioca (Esercito)
GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 di Giuseppe e Sinzu Giovanna (Esercito N°37326 bis)
204
PIRAS Giovanni Antonio Francesco 02/11/1893 di Pasquale e Longoni Mariana (Esercito)
205
VACCA Giuseppe 07/02/1892 di Giuseppe e Cappai Francesca (Esercito N°38777)
206
ACSA, Leva e Truppa, 29 giugno 1917.
207
MATZEU Giuseppe Luigi 23/09/1882 di Salvatore e Pau Maria (Esercito)
208
VACCA Raffaele 12/08/1894 di Emanuele e Cappai Francesca (Esercito)
203
- 93 -
In questo settore del fronte era impegnato anche Gregorio Ennas209. I soldati
Antiochensi lo chiamavano ―A Roma t‘apettu‖ (a Roma ti aspetto!) soprannome che gli fu
attribuito per il fatto che ogni volta che incontrava un commilitone lo salutava con la solita
frase ―a Roma t‘apettu‖ che continuò a ripetere ossessivamente anche dopo la guerra e
motivata, a suo dire, da una eventuale chiamata da Roma per ricevere una Medaglia al
Valore. Quando Gregorio Ennas fu chiamato alle armi venne arruolato proprio a Roma nel
deposito dell‘82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Quando giunse in territorio in stato di guerra
venne assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. L‘11 giugno (nei combattimenti
sull‘abetaia di Croce S.Antonio, sul monte Zebio, altipiano di Asiago) viene ricoverato
nell‘ospedale da campo n°0187, e dopo 6 giorni, il 17 giugno in un centro di sostegno
psicologico di Reggio Emilia. Il 1° luglio viene trasferito al ―San Gerolamo‖ di Volterra
(Pisa), poi verrà trasferito a Cagliari e riformato210.
Gregorio Ennas rimase fortemente scosso dall‘esperienza bellica. Ritornò dal fronte
con i postumi di quella tragedia assurda che provocò irreversibili conseguenze psicofisiche a
tanti soldati che non riusciranno mai a liberarsi dell‘incubo di quella guerra.
A testimonianza delle conseguenze psicofisiche causate dal conflitto, vale la pena ricordare
l‘incontro tra Camillo Bellieni e Emilio Lussu ai tempi della forte pressione sul monte
Zebio. Il Lussu, stremato dall‘angoscia e ridotto quasi a un vecchio, abbracciò il compagno
d‘armi e gli spuntarono le lacrime; poi disse a voce bassa: ―Sono stanco sai di fare il
macellaio. Fino adesso avevo fatto l‘ufficiale. Ora invece devo portare gli uomini al
massacro senza scopo. E alla fine il cuore si spezza‖.
L‘offensiva sul Monte Zebio fallì la sera stessa; l‘ordine di sospendere le azioni
venne dato il giorno stesso ma senza ritirarsi, lasciando le truppe allo scoperto sotto il
maltempo e il violento fuoco dell‘artiglieria austriaca. A deprimere definitivamente gli
animi contribuirono altri due episodi: il presunto ammutinamento della 3a Compagnia della
Brigata ―Sassari‖ e l‘esplosione della mina a quota 1476.
Il primo episodio accadde il 10 giugno 1917 quando la ―Sassari‖ era impegnata
nell‘offensiva dell‘Ortigara, nel settore del Monte Zebio. La 3a Compagnia del I° Btg. del
151° Rgt. ―Sassari‖, si trovava dal alcune ore asserragliato all‘interno di una caverna a quota
1626 dello Zebio, in attesa dello ―scatto‖ fuori dalle trincee. Nel primo pomeriggio di quel
giorno il fuoco di preparazione dell‘artiglieria italiana era in pieno svolgimento quando, a
causa di un imperdonabile errore di tiro, i colpi iniziarono a cadere nelle vicinanze della
caverna occupata dai ―Sassarini‖. Intorno alle 14:00 un proiettile di bombarda da 400 mm
provocò la caduta di alcuni pezzi della volta della grotta. I nostri soldati già tesi per l‘attesa
dell‘attacco e temendo un crollo dell‘intera caverna, furono presi dal panico e urlando: ―la
caverna crolla‖, cominciarono a spingere verso l‘imboccatura della grotta. Il Maggiore
Francesco Marchese comandante del I° Btg., pure lui teso e alterato dalla notevole quantità
di cognac ingerito, mandò il Tenente Flavio Salis a verificare la situazione, ma non essendo
soddisfatto delle sue rassicurazioni, intimò ad alcuni soldati della 3a Compagnia di uscire
fuori dalla grotta, li obbligò a deporre le armi e, accusati di diserzione di fronte al nemico,
ordinò al Tenente Giovanni Rabino di scegliere 4 uomini da condannare a morte mediante
209
ENNAS Gregorio Benigno Mario 21/11/1898 di Edoardo e Loddo Giuliana (Esercito)
210
Bisogna precisare che dai documenti dell’Archivio Storico del Comune Gregorio Ennas alla data del 23 marzo
1920 risulta ancora in servizio, ma ricoverato in un sanatorio di Roma.
210
- 94 -
fucilazione. In quel momento transitava nelle vicinanze il Tenente Alfonso Infantino con un
drappello di 11 uomini della 7a Compagnia a cui il Maggiore Marchese rivolse, prima le
stesse accuse di tradimento e poi gli intimò di radunare i suoi uomini e formare un plotone
per procedere alla fucilazione dei 4 della 3a Compagnia. Incaricato del plotone di esecuzione
era il Tenente Flavio Salis, il quale al momento di eseguire la sentenza ordinò al drappello
di soldati di sparare in aria, e loro obbedirono. Il Maggiore Marchese, sentitosi preso in giro
estrae la pistola dalla sua fondina e spara a bruciapelo sul soldato Giuliano Marceddu,
uccidendolo all‘istante. Immediatamente dopo entrò in gioco anche il ruolo del Tenente
Mario Mariani giunto sul posto, assieme ai caporali maggiori ciclisti Luigi Speranza e
Francesco Cardi, per valutare la situazione su richiesta del comandante del 151° Rgt. che
alle 14:30 aveva ricevuto la notizia che ―il maggiore Marchese era impazzito e voleva
passare per le armi i soldati della 3a Compagnia‖. I due caporali ciclisti, subito dopo
l‘assassinio di Marceddu, su ordine del Tenente Mariani, aprirono il fuoco sul Maggiore
Marchese che stramazzò al suolo, ufficiosamente ―caduto per ferite riportate in
combattimento‖, risolvendo almeno per il momento la situazione.
Nella stessa infausta giornata del 10 giugno, in un'altra zona dello Zebio sul monte
Tondo a quota 1476 dove la ―Sassari‖ si collegava col 112° Rgt. della brigata ―Piacenza‖,
esplodeva la mina posizionata dai nostri genieri. Per l‘occasione ai piedi della nostra trincea
fu scavato un tunnel che arrivava fin sotto le difese austro-ungariche. Tecnicamente
l‘operazione di brillamento raggiunse i suoi scopi: le trincee nemiche furono completamente
distrutte, ma la potente deflagrazione provocò una frana che si riversò sulle nostre trincee
travolgendo i reparti. Inoltre l‘escavazione della mina fu occupata dagli austriaci che
occuparono il cratere e posizionarono delle mitragliatrici, minacciando così il fianco del
152° Rgt. al comando del Capitano Giuseppe Musinu. Consapevole di questo rischio il
Capitano Musino prime dell‘imbrunire provvide a far ripiegare i propri uomini, nel
contempo, per coprire il ripiegamento prese due mitraglieri e, dopo la morte del primo,
avanzò usando l‘altro come un treppiedi e falciando col la mitragliatrice gli austriaci che
avanzavano in forze, fino a consentire l‘arrivo dei rincalzi e ristabilire la situazione.
Dopo circa un‘ora e mezzo di combattimento l‘offensiva della ―Sassari‖ era già
tragicamente conclusa, anche se il Comando di Brigata ne prescriveva la continuazione per
l‘indomani. Le perdite ammontarono a più di 800 uomini. Stavolta il peso dell‘attacco
ricadrà sui soldati della brigata ―Piacenza‖ e sui Bersaglieri del 5° Rgt., pure loro veterani
delle trincee del monte Zebio. Il 19 giugno fu ripreso l‘attacco: l‘azione della 6a Armata
veniva ripetuta, concentrando gli sforzi sullo Zebio e, soprattutto sull‘Ortigara (confine
Veneto-Trentino, zona della Val Sugana).
Sul Monte Ortigara si combatteva già dal 15 giugno. Qui troviamo Antioco
Marroccu211, fratello gemello di Antonio. Ex militare di leva nell‘Artiglieria da Costa a La
Maddalena, verrà richiamato per mobilitazione e arruolato sempre a La Maddalena nello
stesso deposito di Artiglieria. Quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato alla
140a Centuria della Milizia Territoriale. In seguito verrà trasferito al deposito212 del 4° Rgt.
della brigata ―Piemonte‖ (3° e 4° Rgt.) e assegnato al 7° Battaglione. Qui verrà assegnato
211
MARROCCU Antioco 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina (Esercito). Gemello di Antonio.
Dal deposito del 4° Rgt. di fanteria “Piemonte” vennero formati: il 20 gennaio 1915 il 146° Rgt. di fanteria della
brigata “Catania”, e il 1° marzo 1915 il Comando di Brigata dello stesso reggimento.
212
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alla 12a Compagnia del 146° Rgt. della brigata ―Catania‖ (145° e 146° Rgt)213 che dal marzo
fino al 21 giugno 1917, sulle posizioni di monte Zebio, si alternava con reparti della brigata
―Piemonte‖ in tutti i turni di prima linea. Il 15 giugno 1917 Antioco Marroccu viene colpito
da pallottola di Shrapnel alla coscia sinistra sull‘Ortigara, nel fatto d‘arme di ―Baita
dell‘Aja‖ (quota 1579) sulle pendici orientali di Cima Caldiera. Baita dell‘Aja era una base
logistica per le truppe combattenti di importanza tattica enorme. In vista della battaglia
dell'Ortigara del giugno 1917, proprio per la vicinanza alla prima linea, a cui era collegata
da una ragnatela di camminamenti, divenne uno dei principali centri di deposito di viveri,
munizionamento e materiali necessari per il combattimento. Le sei gallerie scavate, l‘una di
seguito all'altra e rese comunicanti al loro interno tramite un corridoio unico, avevano la
funzione di magazzini ed erano celate alla vista da baraccamenti esterni in legno che,
appoggiati alla roccia, ne coprivano gli ingressi. All‘atto del ferimento Antioco Marroccu
verrà ricoverato nell‘ospedale da campo n°53 e dopo la convalescenza lasciato in licenza
illimitata per postumi da ferita214.
Suo fratello gemello Antonio Marroccu215 concluse la sua esperienza sotto le armi nel
giro di un anno. Richiamato per mobilitazione nel deposito di fanteria di Ozieri, in
considerazione dell‘età (36 anni come il fratello) fu assegnato alla Milizia Territoriale
(uomini dai 33 ai 39 anni) nella stessa 140a Compagnia della 321a Compagnia M.T. del 1°
Rgt. Genio con cui giunge in territorio in stato di guerra con compiti di presidio nelle
retrovie del fronte. Si congederà il 1° gennaio 1917 nel Distretto Militare di Cagliari.
In un'altra zona del fronte dell‘altopiano di Asiago, troviamo Francesco Vacca216
della 7a Compagnia del 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Chiamato alle armi nel deposito di
fanteria di Ozieri, verrà trasferito a Marina di Massa (Massa Carrara) nel deposito del 21°
Rgt di fanteria ―Cremona‖ e assegnato alla 7a Compagnia in territorio in stato di guerra con
la 16a Divisione di Fanteria. Il 1° febbraio 1917 parte dalla zona di guerra per malattia;
rientra al fronte dopo venti giorni, il 23 febbraio sempre con la 7a Cmp. del 21° Rgt. alle
dipendenze della 30a Divisione. Stavolta la zona di guerra è il sotto settore di Asiago, sul
Monte Rasta, alla sinistra della Val d‘Assa. Il 18 giugno 1917 lascia il fronte per le ferite
causate da una scheggia di granata riportate al pollice della mano destra nel combattimento
di Monte Interrotto (Monte Rasta) a Camporovere (Vicenza). Al rientro in zona di guerra
viene trasferito alla Brigata ―Sassari‖ combattendo a Montecavaglia, Montenero e Gorizia.
Lo ritroveremo ancora nel giugno del 1918 quando avrà modo di meritarsi una Medaglia di
Bronzo.
Il 19 giugno con una violenta azione offensiva le nostre truppe danneggiarono in
molti punti le difese austriache, compiendo progressi su alcuni tratti del fronte e infliggendo
al nemico perdite gravissime. I nostri soldati, vinta l‘accanita resistenza e superate enormi
difficoltà di terreno, strapparono al nemico favorevoli posizioni in regione di Monte
Ortigara, compresa la vetta (quota 2105), battuta dal violento fuoco concentrico
dell‘artiglieria nemica. Nel corso dei combattimenti una scheggia di granata austriaca
213
La brigata “Catania” (145° e 146° Rgt.) dal 20 maggio 1916 al 12 gennaio 1917 era comandata dal Maggiore
Generale Vittorio Boyl, Marchese di Putifigari.
214
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra.
215
MARROCCU Antonio 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina (Esercito). Gemello di Antioco.
216
VACCA Francesco 21/10/1889 di Emanuele Cappai Francesca (Esercito).
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colpisce Cesare Garau217, anch‘egli soldato del 4° Rgt. ―Piemonte‖. Richiamato alle armi
per mobilitazione, venne arruolato nel distretto Militare di Cagliari nel deposito del 46° Rgt.
―Reggio‖. Quando giunse in territorio in stato di guerra, dopo un intervallo trascorso nel
151° Rgt. della brigata ―Sassari‖, passa al 4° Rgt. della brigata ―Piemonte‖ e assegnato alla
6a Compagnia. Il 19 giugno 1917 mentre era di vedetta sul Monte Ortigara venne colpito
dalla scheggia di una granata austriaca che gli procura una ferita alla mano sinistra e al volto
con frattura della mascella. Dopo la convalescenza, verrà inviato in licenza straordinaria
sino al congedo.
Gli effetti dell‘ennesima puntata offensiva furono ancora più deludenti di quelli del
10 giugno. Nella notte del 25 giugno gli austriaci attaccarono con inaudita violenza le nostre
posizioni sull‘Ortigara, che vennero sconvolte da un uragano di fuoco appoggiato da
insostenibili getti di lanciafiamme e gas asfissianti. Ancora una volta sarebbe stato
necessario ritirare i battaglioni, invece venne nuovamente dato l‘ordine di resistere.
Sull‘altopiano di Asiago, di fronte al prolungarsi del violento bombardamento avversario,
gli ultimi difensori resistettero disperatamente, in attesa dell‘impossibile arrivo dei rinforzi,
sino al 29 giugno quando finalmente ricevettero l‘ordine di ritirarsi dal Passo dell‘Agnella,
mantenendosi sul fianco orientale del passo stesso, e ripiegare sulle posizioni di Cima della
Caldiera. Intorno all‘Ortigara rimasero solo morti, feriti e dispersi.
Dal maggio al settembre 1917 il nostro Esercito perde oltre 680.000 uomini fra morti,
feriti, dispersi e prigionieri. E devono ancora venire i tremendi giorni di Caporetto
Le cause dell‘insuccesso di quest‘offensiva di giugno sull‘Altopiano di Asiago furono
diverse. Mancò la sorpresa, in quanto il controspionaggio austriaco venne a sapere
dell‘offensiva. Per mantenere il segreto su quest'operazione, si era stabilito di indicarla con
la denominazione convenzionale di ―azione K‖, conosciuta meglio come battaglia
dell‘Ortigara. Il nemico ne aveva però avuto sentore, e più volte dalle sue trincee ci aveva
chiesto, a grande voce o esponendo cartelli: ―Quando farete l'azione K‖?
Al fallimento dell‘offensiva contribuirono le avverse condizioni meteorologiche, per
cui gli effetti del tiro delle artiglierie e delle bombarde contro i reticolati e le trincee
nemiche furono scarsi; possono avervi contribuito anche errori di condotta, ma le principali
cause dell‘insuccesso sono da ricercarsi nel diminuito spirito combattivo delle nostre truppe
logorate dagli estenuanti turni in trincea. Il Comando Supremo aveva concepito e
cominciato a preparare un‘offensiva nella zona del Pasubio (Trentino) con lo scopo
d‘allargarne l‘occupazione possibilmente fino a Col Santo, ma, in seguito al suddetto
insuccesso sull‘altopiano di Asiago, vi rinunciò. Nei bollettini di guerra non c‘era traccia del
precario spirito combattivo dei nostri soldati; i rapporti del Comando Supremo erano di un
altro tenore: ―le nostre valorose fanterie, lottarono instancabili per 18 giorni, senza tregua,
senza ristoro‖. Sappiamo invece che a metà luglio, sul fronte giulio-carso, ci fu un grave
episodio di ammutinamento con protagonisti i soldati della brigata ―Catanzaro‖ (141° e
142° Rgt.), alle dirette dipendenze della 3a Armata comandata da Emanuele Filiberto duca
d‘Aosta.
Le vicende della brigata ―Catanzaro‖ si intrecciano con quelle del nostro concittadino
Achille Senis218 carabiniere di carriera arruolatosi nell‘Arma nel settembre del 1901. Alla
217
218
GARAU Cesare 23/05/1880 Nato a Carloforte da Luigi e Lai Canè Antonia (Esercito).
SENIS Achille 29/07/1878 di Francesco e Manca Angelina (Carabinieri N° 9681).
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vigilia della guerra prestava servizio nella Legione Territoriale di Torino. Verrà poi mandato
per qualche mese nella zona del fronte Carso a presidiare le retrovie come servizio di
rinforzo. In zona d‘operazioni è inquadrato nella 45a Sezione Carabinieri Mobilitata
dipendente dalla 45a Divisione di fanteria dislocata nel basso Friuli. Il 13 maggio 1917
durante i combattimenti di San Canziano (Gorizia), viene ferito riportando lesioni alla
natica, al braccio e alla spalla destra prodotte da schegge di granata nemica; venne
ricoverato prima nell‘83a Sezione di Sanità e poi trasferito all‘ospedale di Monfalcone
(Gorizia). La sua carriera militare ebbe una svolta due mesi dopo, il 15 luglio 1917, all‘età
di 39 anni quando venne ―decorato‖ di Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente
motivazione: ―Durante una violenta repressione contro armati, compì arditamente tutto il
suo dovere esponendosi al fuoco micidiale e gettandosi impavido dove più accaniva la lotta,
impegnandosi in violenti corpo a corpo‖.
La motivazione è piuttosto insolita per un militare che combatte su un fronte di
guerra; manca la solita retorica a cui siamo abituati, non c‘è quell‘ammirevole ―slancio per
la conquista delle munitissime posizioni nemiche‖, ma parla di ―violenta repressione contro
armati‖. Chi sono questi rivoltosi armati contro cui si scaglia impavidamente Achille Senis?
Vediamo di spiegarlo. Siamo nelle retrovie del Carso in piena estate, in un afoso luglio
dell‘anno 1917, la brigata ―Catanzaro‖ trascorre il periodo regolamentare di riposo di 10
giorni presso le baracche in località S. Maria la Longa, piccolo paese del basso Friuli posto
sulla strada Palmanova-Udine e importante base logistica del III° Corpo d‘Armata. Una
Circolare del Comando estende a 20 giorni il turno di riposo tra un assalto e l‘altro,
disposizione ben accolta dai fanti Calabresi che si lasciano alle spalle settimane di duri
bombardamenti quotidiani e di accaniti scontri notturni. Quei soldati, dopo oltre due anni di
ininterrotta permanenza nell‘inferno del Carso, scalzi, con gli abiti a brandelli, pieni di
pidocchi, emaciati e stremati dalle fatiche e dalle privazioni, ridotti ad uno stato addirittura
spettrale, furono finalmente mandati a riposo a Santa Maria la Longa. Si portano dietro la
speranza e il miraggio di un lungo riposo, che li tenga lontani da tanta strage. Si dice infatti
che al loro posto potrebbe andare la 45° Divisione arrivata di fresco.
Ma la domenica del 15 luglio del 1917, all‘improvviso, come un fulmine a ciel
sereno, attorno alle 08.30 arriva dalla Divisione un fonogramma che richiamava tutta la
brigata in linea con la massima urgenza in quanto si stava preparando l‘ultima offensiva
italiana sull‘Isonzo. Esplode la protesta. Vistisi turlupinati in modo così barbaro, i poveri
fanti che non erano riusciti nemmeno ancora a spidocchiarsi, perdettero la pazienza e si
ribellarono ai propri ufficiali. Si spara con le mitragliatrici. Si lanciano addirittura alcune
bombe a mano. Si manovra come se si avesse davanti il nemico. Sono prese di mira le
baracche degli ufficiali e si spara ad altezza d‘uomo, cercando di colpire chi tenta di fare da
paciere. Si contano i primi morti e feriti. Alcuni militari si portano nei pressi dell‘abitazione
del Conte di Colloredo Mels, dove risiede il poeta-soldato Gabriele D‘Annunzio219, e
sparano alcuni colpi di fucile all‘indirizzo dell‘abitazione. Il Vate della sedizione scrisse ―Il
fragore sinistro dei carri d‘acciaio lacerava il cuore del Friuli carico di presagi‖. Si
riferiva alle autoblindate accorse a circoscrivere la ribellione. L‘arrivo dei rinforzi da Udine
e dai presidi vicini consentì di circoscrivere e sedare la ribellione entro le quattro del
219
Il D’annunzio, che nelle tre armi ricopriva il ruolo di militare tuttofare e di propagandista itinerante, fu ospite a S.
Maria La Longa in qualità di ufficiale dell’aviazione, prima a Villa Bearzi, poi di quella dei Colloredo.
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mattino del 16 luglio. Sopraggiunsero quattro automitragliatrici, due autocannoni, reparti
della Cavalleria e una Compagnia di Carabinieri (45a Sezione) dove prestava servizio
Achille Senis che in quell‘occasione come già accennato ―… compì arditamente tutto il suo
dovere esponendosi al fuoco micidiale e gettandosi impavido dove più accaniva la lotta,
impegnandosi in violenti corpo a corpo‖.
Nella notte, sedata la ribellione, il Comandante della Brigata ordina la fucilazione dei
rivoltosi, alcuni scoperti con le canne dei fucili ancora calde. All‘alba del 16 luglio, vengono
passati per le armi a ridosso del muro di cinta del cimitero di Santa Cecilia e posti in una
fossa comune. Uno dei fucilati, rimasto solo ferito scivola e si nasconde tra le pannocchie.
Viene scoperto. Un Ufficiale gli da il colpo di grazia. In giornata, la brigata partì per il
fronte, accompagnata da un imponente apparato di sorveglianza armata col compito di
scortare i fanti della ―Catanzaro‖ sino alla trincea. In questo modo si chiudeva la storia
dell‘ammutinamento della Brigata ―Catanzaro‖. Pochi mesi dopo vi fu Caporetto. Non si
trattò di un altro atto di ―codardia‖, ma lo sbandamento di interi reparti e le fucilazioni, a
decine, eseguite sulla strada della ritirata nei confronti dei fuggitivi e disertori, fu un altro
episodio che rivelò quanto profondo fosse lo stato di disagio collettivo dell‘esercito italiano.
Per quanto riguarda Achille Senis, raggiunto il grado di Appuntato, dopo la guerra verrà
collocato a riposo su domanda.
Intanto il mese di luglio venne impiegato per riordinare i reparti e preparare nuove
offensive. Si ha comunque notizia della cattura di Nicolò Lusci220. Il suo foglio matricolare
non specifica minimamente né la zona di guerra, né a quale reggimento apparteneva. Dai
pochi dati trascritti sappiamo che venne arruolato a Salerno nel deposito del 64° Rgt. della
brigata ―Cagliari‖ (che dal luglio 1916 è dislocata in Macedonia) e assegnato alla 4a
Compagnia. Il 21 dicembre del ‗16 viene trasferito alla scuola mitraglieri di Brescia nel
deposito del 77° Rgt. della brigata ―Toscana‖ e il 5 gennaio del ‗17 giunge in territorio in
stato di guerra. Il 10 maggio 1917 lascia il fronte a causa di una ferita riportata in
combattimento e viene ricoverato all‘ospedale di Monte Ortone (Padova). Il 15 giugno dopo
il ricovero viene trasferito al convalescenziario di Padova; il 15 luglio rientra al corpo e
raggiunge la zona di guerra. Verrà catturato in zona imprecisata. L‘11 novembre del ‗18
rientra dalla prigionia e il 1° aprile del ‗20 viene assegnato provvisoriamente al 4° Rgt.
Genio Pontieri. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari.
Intanto la brigata ―Sassari‖, dislocata nella zona di Asiago, stava per concludere il
suo turno di riposo: il 151° Rgt. lo trascorreva in Val di Ronchi, mentre il 152° nella Val
Piana. Ma ai primi di agosto arriva l‘ordine di mobilitazione, destinazione Altopiano della
Bainsizza. Emilio Lussu ricorda che in quei giorni ―Si era tutti allegri. Si respirava ancora
una volta. La guerra sembrava finita e dimenticata, ma il riposo non è fatto per noi‖. Il
trillo del telefono interruppe la conversazione: ―Bisogna prepararsi, domani il reggimento
discende. Andiamo sull‘Altipiano della Bainsizza. L‘offensiva su quel fronte è già
incominciata e la brigata vi è stata richiesta dal comandante di Corpo d‘Armata in
persona‖.
La guerra ricominciava. Il raduno è alla stazione di Bassano del Grappa. Prima della
partenza i ―Sassarini‖ hanno il tempo di scrivere sui vagoni del convoglio. Sul vagone di
220
LUSCI Nicolò 23/04/1897 di Giovanni e Matta Francesca (Esercito).
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testa si legge: ―Passa la Brigata Sassari! È la gloria che passa!‖, mentre sul vagone di coda
verrà scritto: ―Passa la Brigata Sassari! È la vittoria che passa!‖.
Il Generale Cadorna, già il 18 agosto, è pronto per la prossima offensiva che prende il
nome di 11a Battaglia dell‘Isonzo, con obiettivo la conquista di Monte Santo e una parte
dell‘altopiano della Bainsizza. In quei stessi giorni 593 battaglioni con l‘appoggio di 3.743
cannoni e 1.882 bombarde si apprestavano ad attaccare da Tolmino al mare con la speranza
di raggiungere la selva di Tarnova, oltre la Bainsizza, e l‘altopiano di Comeno sul Carso a
nord dell‘Hermada. Nei giorni 14 e 15 agosto la brigata si riunisce ad Azzida (Udine) ove
resta, alla dipendenza della 25a divisione, sino al 25 agosto, allorché si trasferisce a Breg
(Canale d‘Isonzo, a nord della Bainsizza), passando a disposizione del 24° Corpo d‘ Armata
comandato dal generale Caviglia e schierandosi da circa 200 metri ad ovest di Madoni (a
sud della Bainsizza) fino a cingere a semicerchio lo Zgorewnice (quota 878). Il fuoco della
nostra artiglieria, cominciato il 17 agosto, cercava implacabilmente le retrovie, battendo i
nodi stradali, i centri di raccolta, i depositi e i comandi. Proseguì il 18 con una violenza mai
fino allora raggiunta, distruggendo trincee, ricoveri, camminamenti, mentre ardite pattuglie
uscivano al riconoscimento dei varchi, suscitando la viva reazione del nemico.
Già dal mese di luglio però si ha notizia della cattura di due ―Sassarini‖: i fratelli
Onorato e Giovanni Agus. Difficile dire se le date indicate sul foglio matricolare siano
esatte in quanto nel mese di luglio la brigata ―Sassari‖ trascorreva il consueto turno di riposo
sull‘Asiago. Forse vennero catturati durante un normale turno di pattuglia per qualche
estemporanea incursione del nemico. Comunque sia, Onorato Agus221 soldato del 152° Rgt.
della brigata ―Sassari‖, verrà catturato dal nemico il 27 luglio 1917; non si ha notizia né del
fatto d‘arme, né della zona del fronte. Rientrerà dalla prigionia il 20 novembre 1918 e si
congederà un anno dopo.
Del fratello Giovanni Agus222 (noto Emanuele) sappiamo dal foglio matricolare che
combatteva col 151° Rgt. ―Sassari‖ nell‘altopiano della Bainsizza e risulta essere catturato
dal nemico il 22 luglio 1917 e condotto al campo di concentramento di Kleinmunchen. Ma i
fatti d‘arme della Bainsizza relativi all‘11a battaglia dell‘Isonzo ebbero inizio da metà
agosto; ulteriori comunicazioni223 non contribuiscono a chiarire la vicenda in quanto
indicano il soldato Agus come appartenente al 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ e assegnato
alla 336a Compagnia Mitraglieri. Inoltre sembra sia stato catturato il 6 novembre 1917
(disfatta di Caporetto?) e condotto al campo di prigionia di Marchtrenk e successivamente a
quello di Kleinmunchen (entrambi i campi si trovano a Linz, Alta Austria, settore nord
occidentale). L‘unica cosa certa è la sua prigionia al campo di concentramento di
Kleinmunchen dove il nome Agus Emanuele è trascritto nel foglio 233 del Tomo V° del
registro dei prigionieri di guerra compilato dal cappellano militare del campo Friedrich
Meier. Morirà dopo un anno alle ore 12:00 del 16 luglio 1918 per edema polmonare e
sepolto nel cimitero militare due giorni dopo il 18 luglio 1918, (Croce 111- Tomba 4720 141)224.
221
AGUS Onorato Raffaele Antonio 08/02/1895 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito).
AGUS Giovanni Salvatore noto Emanuele 30/12/1882 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito).
223
ACSA, Leva e Truppa, 13 agosto 1919 e 16 agosto 1921.
224
ACSA, Stato Civile, fascicolo 8/33, 26 agosto 1920.
222
- 100 -
Nel campo di Kleinmunchen si trovava anche Francesco Marcialis225, originario di
Palmas. Verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt ―Reggio‖ a Ozieri e assegnato al 322° Btg.
della Milizia Territoriale. Quando giunse in
territorio in stato di guerra fu assegnato alla
Milizia Territoriale del 6° Rgt di fanteria
―Aosta‖. Dopo una breve permanenza nella
482a Centuria M.T., passa al 21° Rgt. di
fanteria ―Cremona‖ nel deposito di Massa
Carrara dove verrà assegnato al 233° Rgt.
della Brigata ―Lario‖, per essere poi
trasferito alla 2a Compagnia del 234° Rgt.
della stessa brigata.
Francesco Marcialis venne dichiarato
disperso, non si sà in quale fatto d‘arme
(forse a Caporetto).
Al termine del conflitto i famigliari
del militare ipotizzando una eventuale
cattura, sollecitarono lo Stato Maggiore del
Regio Esercito per ulteriori ricerche. Anche
Michele La Noce Sindaco del dopoguerra, il
5 marzo 1921 scrisse una lettera alla
Commissione Provinciale per l‘Assistenza
Militare226 segnalando che Maria Contu,
moglie del Marcialis ―non ha avuto ancora
la pensione per la morte di suo marito
Marcialis Francesco 27/09/1880
Collezione ACSA di Sant’Antioco
Marcialis Francesco soldato del 234°
fanteria 2a Compagnia, e siccome essa versa
in condizioni tristissime, prego caldamente codesta On.le Commissione a volersi
interessare, con cortese sollecitudine‖. Qualche settimana dopo in data 31 marzo 1921 al
Comune pervenne una lettera227 trasmessa da Vienna dalla Regia Legazione d‘Italia che
dice testualmente: ―In riferimento al foglio n°12 in data 3 gennaio 1921, si è spiacenti di
dover comunicare che le ricerche eseguite sul militare Marcialis Francesco, hanno dato
esito negativo‖. E ancora nel 1924 il Distretto Militare di Cagliari comunica che il militare
―è da ritenersi scomparso durante la prigionia, non avendo fatto ritorno nel Regno
posteriormente alla data dell‘armistizio, nè essendosi più avute notizie sulla sua sorte‖. Si
seppe poi che fu catturato a Gorizia e morì anche lui nel campo di concentramento di
Kleinmunchen.
Come già accennato a metà agosto ebbe inizio l‘11a battaglia dell‘Isonzo. L‘estate sta
per cedere il passo all‘autunno; tra poco con le prime nevi arriverà l‘inverno cui l‘alto
comando italiano guarda con preoccupazione. Occorre raggiungere e togliere agli austriaci
le posizioni di altura che consentono un ampio campo di osservazione sulle nostre posizioni.
225
MARCIALIS Francesco 27/09/1880 nato a Palmas Suergiu da Antioco e Granella Giovannica (Esercito).
ACSA, 5 marzo 1921.
227
ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 10/43 – 13 marzo 1921.
226
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Il piano preparato della Stato Maggiore è vasto e irto di difficoltà. Si tratta di superare le
difese avversarie sulla sinistra dell‘Isonzo, da Tolmino al mare, circa 80 Km di fronte. La 3a
Armata dovrà puntare verso l‘Hermada, un massiccio di 323 metri di altezza che si erge
sulla strada per Trieste; mentre la 2a Armata dovrà dirigersi verso la Bainsizza, un altipiano
calcareo, desolato e silenzioso, un‘anticipazione dell‘inferno, tra l‘Isonzo e l‘Idria, prossimo
alla foresta di Ternova. In questa spaventosa sassaia segnata dalle voragini carsiche, nel
settembre del 1917, si affrontano Italiani e Austriaci. Le quote 862, 895 e 955 dominano i
nostri soldati sui quali il nemico può far piovere ferro e fuoco. Bisognerà passare per quelle
quote, necessariamente, e ciò costerà molto sangue.
Nel settore dell‘Hermada, dove è impeganta la 3a Armata, i nostri soldati assaltano
per l‘ennesima volta il Monte Faiti, Monte Santo, Plezzo e il settore di Opacchiasella,
subendo gravissime perdite. I difensori austriaci falciano senza pietà gli attaccanti e il
terreno dello scontro si ricopre di cadaveri. Da due anni e mezzo i nostri soldati danno
spallate alla porta dell‘Isonzo, linea naturale di demarcazione. Da quel fiume, tra montagne
di calcare, partono profonde valli che portano fino all‘Austria, ma il nemico le difende
saldamente grazie ad un sistema fortificato irto i cannoni e nidi di mitragliatirici. Fallito il
tentativo di passare nei mesi precedenti di maggio e giugno, l‘offensiva viene ripetuta nel
mese di agosto: comincia così l‘11a battaglia dell‘Isonzo.
La linea del fronte comprende da un lato il Monte San Gabriele e, dall‘altro il Monte
Faiti con la sua ardua quota di 363 metri. Nelle precedenti puntate offensive il Faiti è stato
uno dei luoghi più contesi; per questo, l‘assalto viene affidato a ben otto divisioni con 1.200
cannoni e 700 bombarde. Esplosa la battaglia, gli Italiani fanno di tutto per infrangere la
resistenza avversaria, ma gli Austriaci non mollano: ad ogni attacco, centinaia di uomini
restano sul terreno. Le brigate, decimate, vengono sostituite con altre formazioni; ma anche
queste, nel giro di poche ore, devono essere rilevate perché, nelle lori file, si sono aperti
vuoti paurosi.
Nei giorni del 16 e 17 agosto vennero catturati Antonio Steri228 e Maurizio Cappai. Il
soldato Antonio Steri fu chiamato alle armi a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. di fanteria
―Calabria‖. Giunto in territorio in stato di guerra è assegnato a un battaglione di marcia del
62° Rgt di fanteria ―Sicilia‖. Come sappiamo la ―Sicilia‖ all‘epoca dei fatti era dislocata in
Macedonia sul fronte balcanico, ma bisogna precisare che i battaglioni di marcia erano dei
reparti creati appositamente come riserva di personale. È verosimile che il Btg. di marcia sia
rimasto in Italia per rimpinguare alcuni reparti di altre brigate. Il 16 agosto Antonio Steri
viene catturato nel fatto d‘arme di Plezzo (fronte Carso-Isonzo). Dopo la guerra, rientrato
dalla prigionia, verrà incorporato in altri reparti sino al congedo nel Distretto Militare di
Cagliari.
Maurizio Cappai229, invece l‘abbiamo già incontrato il 24 ottobre del ‗16 nei
combattimenti di Dosso Faiti durante i quali venne ferito al braccio sinistro. Dopo la
convalescenza rientra in zona d‘operazioni col 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ schierata
nel settore di Selo e propriamente nei trinceramenti di 2a linea tra Palichisce-Vizintini-
228
STERI Antonio 09/09/1897 di Giuseppino e Matzella Maria Annica. (Esercito). Forse ricopriva il grado di Capitano.
ACSA, Leva e Truppa VIII, 15 febbraio 1920.
229
CAPPAI Maurizio 02/02/1889 di Luigi e Pisu Anna (Esercito)
- 102 -
Ferleti-Oppacchiasella. Maurizio Cappai venne catturato il 17 agosto 1917. Rientrato dalla
prigionia, si congederà a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖.
A sud della Bainsizza combatteva anche Emanuele Bianco230, era il secondo di sei
fratelli231, tutti mobilitati per il fronte. Il più giovane di essi Salvatore, allievo fuochista
della Marina, l‘abbiamo già incontrato l‘11 dicembre 1916 quando perì nell‘affondamento
della ―Regina Margherita‖; gli altri li troveremo più avanti e sarà una storia tragica e
commovente.
Emanuele Bianco era effettivo del 231° Rgt. ―Avellino‖ la cui brigata (231° e 232°
Rgt.) fino al 16 agosto si alterna con le brigate ―Forlì‖ (43° e 44°) e ―Cuneo‖ (7° e 8°) nel
presidio delle posizioni del Monte Santo a sud della Bainsizza. Alla ripresa delle operazioni
offensive sul fronte della 2a Armata, il 17 agosto, le brigate ―Avellino‖ e ―Forlì‖
lottano nuovamente per la conquista del Monte Santo. Gli sforzi, malgrado la tenacia
dell‘attacco, si infrangono contro le solide trincee nemiche. Il 20 agosto Emanuele Bianco
lascia la zona di guerra per una ferita alla gamba e al piede sinistro. La ferita fu gravissima;
verrà ricoverato prima nell‘ospedale di Milano, poi il 15 settembre trasferito all‘ospedale di
San Remo. Non rientrerà più in zona d‘operazioni. Alternando le visite di controllo alle
convalescenze, si congederà al termine del conflitto a Roma nel deposito dell‘82° Rgt. della
brigata ―Torino‖.
Nel mese di agosto vengono catturati anche Gaetano Ciarloni232 e Antioco Pintus233.
Il Gaetano Ciarloni pur essendo iscritto alle liste di leva della Marina, fu arruolato nel regio
Esercito nel deposito del 59° Rgt. della brigata ―Calabria‖. Quando giunse in territorio in
stato di guerra fu assegnato al Battaglione Complementare del 115° Rgt. della brigata
―Treviso‖, nell‘11a Compagnia. L‘8 agosto 1917 passa al 151° Rgt ―Sassari‖ e pochi giorni
dopo, il 27 agosto viene catturato probabilmente nel settore di Monte Zebio. Morirà durante
la prigionia per malattia il 9 ottobre 1918, nel campo di Hameln234, in Germania.
Antioco Pintus, invece apparteneva al 257° Rgt. della brigata ―Tortona‖. All‘inizio
della battaglia della Bainsizza, la ―Tortona‖ (257° e 258° Rgt.) ha il compito di varcare
l‘Isonzo fra Gorenje Vas e Gorenje Polje, di impadronirsi del Monte Kuk (quota 711) e
dello Jelenik, di procedere all‘occupazione di quota 855 estendendola fino alla sua ala
sinistra, alla selletta compresa fra la quota 856 ed il cucuzzolo di quota 800. Quando
Antioco Pintus venne catturato fu internato nel Campo di Concentramento di Somorja, una
cittadina della Slovacchia (all‘epoca dei fatti appartenente all‘Impero Austro-ungarico),
situata circa 17 chilometri a sud-est di Bratislava, sull‘isola dello Žitný Ostrov, sul Danubio.
Dopo la guerra viene rimpatriato e si congeda nel deposito di fanteria di Ozieri.
Sulla Bainsizza ritroviamo Pietrino Porcu235, già incontrato l‘anno precedente nel
fatto d‘arme di Monte Fior. Mitragliere della 684a Compagnia il 25 agosto, nel corso dei
combattimenti viene ferito al braccio destro e ricoverato all‘ospedale di Treviglio
(Bergamo) e inviato in convalescenza per 30 giorni. Il 18 ottobre rientrerà nel deposito
mitraglieri di Brescia e assegnato alla 210a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖.
230
BIANCO Emanuele 27/09/1886 di Domenico e Massidda Antioca (Esercito)
Francesco Giuseppe 1884, Emanuele 1886, Antioco Luigi 1888, Giuseppino 1892, Antonio 1894, Salvatore 1896.
232
CIARLONI Gaetano Giuseppe 02/12/1897 (Esercito)
233
PINTUS Antioco Luigi 07/10/1890 di Salvatore e Cossu Anna (Esercito)
234
ACSA, Leva e Truppa, 9 aprile 1919.
235
PORCU Pietrino 15/09/1893 di Nicolino e Fois Giuseppina (Esercito).
231
- 103 -
Sul fronte dell‘Isonzo, a sud della Bainsizza combatteva anche il Bersagliere ciclista
Tommaso Dessì236. Apparteneva all‘11a Compagnia del 2° Rgt. Bersaglieri Ciclisti. All‘atto
dell‘arruolamento fu richiamato per mobilitazione a Roma nel deposito del 2° Rgt.
Bersaglieri ciclisti e assegnato alla 5a Compagnia. Quando giunse in territorio in stato di
guerra fu assegnato all‘11a Compagnia.
Il 26 agosto 1917 lascia la zona di guerra per una ferita all‘addome sinistro e al
torace. Fu colpito da una granata di shrapnel durante i combattimenti sulle pendici del
Monte Santo sulla strada Plava-Salcano. Dopo il ferimento sul fronte Isontino venne
ricoverato nell‘ospedale chirurgico da campo ―Città di Milano‖237 a Zagora238, poi a
Piacenza e ad Ascoli Piceno. Venne dimesso con tre mesi di licenza di convalescenza. Al
rientro, alla visita medica presenta sull‘addome vaste cicatrici deformate in due grosse ernie.
Verrà proposto per la riforma239 e riconosciuto non idoneo in modo permanente.
Nei combattimenti dell‘Altipiano della Bainsizza troviamo il futuro sindaco socialista
del dopoguerra Michele La Noce240. La sua permanenza al fronte fu però piuttosto saltuaria
motivata da malesseri avertiti con una frequenza un po‘ sospetta. Dopo la leva nel 3° Genio
Telegrafisti, verrà richiamato per mobilitazione e arruolato a Firenze nel deposito principale
del 3° Rgt. Genio. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato alla 36a Compagnia
Telegrafisti. Il 20 luglio 1916 viene ricoverato nell'ospedale da campo N°20 di Cittadella
(Padova) e dopo alcuni giorni trasferito all'ospedale di Abano (Padova); il 7 agosto 1916
viene inviato in convalescenza per 60 gg. per una broncopolmonite. Rientrerà in territorio in
stato di guerra l'8 ottobre 1916 nella 52a Compagnia Telegrafisti. Il 2 gennaio 1917 viene
ricoverato all'ospedale da campo N° 220 e trasferito a quello di Udine e inviato in licenza
straordinaria per 40 giorni. Rientrerà al corpo il 1° marzo 1917. Il 25 novembre 1917,
accusando frequenti malesseri e male agli occhi, viene ricoverato nuovamente nell'ospedale
da campo N°20. Sottoposto a rassegna per bronco olveolite e acipite dall'ospedale militare
di Cagliari, verrà inviato in licenza straordinaria di un anno. Rientrerà al corpo il 18
dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata.
È un fatto che il La Noce passò più tempo in convalescenza che al fronte. Non
sappiamo se tali malesseri fossero veri o presunti tali, certo è che al termine del conflitto, il
23 aprile 1920, (forse fece domanda per pensione di guerra) la Tenenza dei RR.CC. di P.
Monforte (Milano) stila un rapporto informativo sul soldato La Noce Michele: ―Il soldato
La Noce Michele passò dalla fanteria alle dipendenze della 36a Comp. Telegrafisti verso la
fine del 1917 e vi rimase fino alla fine di marzo del 1918, data in cui la Compagnia lasciò
l‘Altipiano di Asiago per trasferirsi al Piave. Durante la permanenza alla 36 a Comp.
Telegrafisti, fu adibito al servizio dei colombi viaggiatori, dislocato al posto di
internamento di Monte Lemerle (Cesuna, prov. di Vicenza) presso il Comando di un
236
DESSÌ Tommaso 18/02/1887 di Tommaso e Argiolas Peppina (Esercito).
Il “Città di Milano”, ospedale chirurgico mobile, fu creato grazie ad una sottoscrizione dei milanesi su intuizione del
dott. Baldo Rossi chirurgo clinico, rettore dell’Università di Milano, senatore del Regno, volontario di guerra e Med.
d’Argento al V.M. Poiché molti feriti risultavano intrasportabili, il grande chirurgo pensò ad una struttura sanitaria
snella, autotrasportata, che potesse raggiungere velocemente le retrovie della battaglia in corso. La struttura, già
presente nell’Altopiano di Asiago fu poi trasferita nel 1917 sul fronte dell’Isonzo.
238
ZAGORA, si trova a sud-ovest dell’altopiano della Bainsizza nella zona dei Monti Vodice, Cucco e Santo.
239
ACSA, Elenco mutilati e invalidi di guerra.
240
LA NOCE Michele 26/08/1881 di Nunzio e Pes Caterina (Esercito).
237
- 104 -
Reggimento di Linea. Ripetute volte ebbe a lagnarsi di malessere che l‘affliggeva agli
occhi, ma non tale però da farlo esonerare dal servizio cui era preposto, per nulla gravoso.
Le condizioni igieniche del Reparto, al posto di internamento presso il quale il militare
passava parte del servizi, erano ottime, quelle consuete di un Reggimento di Linea‖.
Qualche mese più tardi, il 16 settembre, su richiesta del deposito del 4° Rgt. Genio
Zappatori e Telegrafisti di Corpo d‘Armata (Deposito di Firenze), anche il Comando del 4°
Battaglione Genio Telegrafisti (Deposito di Bologna) redige un rapporto informativo
relativo al periodo in cui il La Noce prestava servizio nella 52a Comp. Telegrafisti. Tale
rapporto viene redatto dal Capitano Paladino, comandante della 52a Comp. Telegrafisti che
ebbe sotto i suoi ordini proprio il La Noce. ―Allo scrivente non consta se all‘atto
dell‘arruolamento o antecedentemente, il La Noce sia stato riconosciuto affetto da qualche
malattia. Lo scrivente non è in grado di affermare se detto militare accusasse di frequente
malesseri di sorta, all‘uopo sarà opportuno consultare i documenti dell‘ex 52a Comp.
Telegrafisti. Il La Noce rimase alle dipendenze del sottoscritto dal luglio al dicembre 1917.
Data la località ove il militare suddetto venne dislocato (Villa Gianazzai) non è da ritenersi
sia stato sottoposto a disagi, quantunque molto si richiese a tutti i militari della compagnia,
specie nell‘azione dell‘agosto 1917 (11a battaglia dell‘Isonzo). La 52a Comp. Telegrafisti
dislocata nella zona della Bainsizza, disimpegnava in 1a linea il servizio telefonico
d‘artiglieria del 2° Corpo d‘Armata. Le condizioni igieniche degli alloggiamenti del reparto
e lo stato sanitario della truppa erano buone‖.
Ritornando all‘offensiva sul fronte Carso-Isonzo, fu la più imponente lanciata
dall‘esercito italiano dall‘inizio della guerra. Durò poco più di tre settimane (si concluse il
15 settembre), senza ottenere risultati decisivi, ma molto modesti rispetto alle aspettative.
L‘undicesima battaglia dell‘Isonzo, che doveva darci il possesso dell‘Altopiano della
Bainsizza, esaurì invece gli ultimi entusiasmi e le residue energie morali dell‘esercito di
Cadorna e costò 40.000 morti. L‘autunno che stava per arrivare riservava anche alla
―Sassari‖ l‘umiliazione di Caporetto e la ritirata sul Piave.
Tuttavia il 26 agosto il Comando supremo pensò di venire ancora incontro alla 3a
Armata ordinando alla 2a di eliminare le difese austriache sulle cime del San Marco e San
Gabriele, terribili spine sul fianco sinistro delle truppe del Duca d‘Aosta. Ma i generosi ed
eroici slanci degli uomini del 6° e del 7° Corpo d‘Armata nulla poterono contro quelle
fortezze naturali. In questa zona del fronte troviamo Giuseppe Mura241, soldato del 276°
Rgt. della brigata ―Belluno‖. Il 26 agosto la ―Belluno‖ (274°, 275° e 276° Rgt.), sostituì la
brigata ―Ferrara‖ nel tratto di fronte fra Hoje e Mesnjak-Testen. Il 274° Rgt. ―Belluno‖,
avuto ragione delle difese apprestate dall‘avversario, può, dopo cinque ore di
combattimento, oltrepassare l‘abitato di Mesnjak-Testen e procedere in direzione della
conca di Canale d‘Isonzo. Durante la notte, la lotta continua ininterrotta per mantenere il
possesso delle case di Mesnjak-Testen. Il 27 la ―Belluno‖ ha l‘ordine di rinnovare con
maggior vigore gli attacchi verso gli obbiettivi, ma l‘avanzata è duramente ostacolata
dall‘efficacissimo fuoco di mitragliatrici nemiche disseminate ovunque. Il 28 agosto, alle
operazioni in corso, viene dato nuovo impulso per fiaccare la resistenza avversaria e
conseguire così i successi voluti. Con slancio ammirevole, le fanterie scattano all‘attacco,
ma ben presto esse vengono nuovamente fermate dal fuoco austriaco. È in questa azione che
241
MURA Giuseppe 03/03/1880 di Daniele e Bianco Maria (Esercito)
- 105 -
viene colpito Giuseppe Mura, ferito durante i combattimenti nel villaggio di Mesnjak
Testen, sulla Bainsizza. Una pallottola di shrapnel lo colpì alla mano sinistra, impedendogli
di riprende il servizio attivo. Si congederà il 29 dicembre 1918.
Sulla Bainsizza, il 30 agosto vengono feriti, nello stesso giorno, Giovanni Cabras242 e
Antonio Milia243, entrambi del 151° Rgt. ―Sassari‖. Giovanni Cabras, giunto in territorio in
stato di guerra, fu assegnato alla 1a sezione mitragliatrici. Il 30 agosto nel corso dei
combattimenti sull‘Altopiano della Bainsizza a quota 878, viene ferito al piede destro da una
scheggia di granata e curato presso il corpo. Antonio Milia invece, sempre sulla Bainsizza,
verrà ferito al braccio destro con lesione della zona ascellare, a seguito di tale fatto venne
autorizzato a fregiarsi del relativo distintivo d‘onore. Dopo la convalescenza rientra al
deposito di Ozieri dove verrà giudicato non idoneo al servizio e congedato.
Nel settore carso-goriziano invece, troviamo Giuseppino Atzori244 e Francesco
Pau245, entrambi del 264° Rgt. di fanteria ―Gaeta‖. Compito della brigata (263° e 264° Rgt.)
era quello di superare le trincee di Flondar, (settore goriziano) occupare il margine orientale
di quota 146 e le sue pendici fino alla strada di Brestovizza per proseguire contro
l‘Hermada. Fino alla metà di agosto la ―Gaeta‖ alterna con la brigata ―Emilia‖, turni di linea
e di riposo, ma il 16, lasciati gli accantonamenti, torna in linea nel consueto settore di
Gorizia per partecipare all‘11a battaglia dell‘Isonzo. In relazione alle operazioni offensive
che si devono svolgere sul fronte della 2a armata, alla brigata viene affidato il compito di
conquistare quota 126, occupare Grazigna e tenersi pronta a sfruttare gli eventuali progressi
ottenuti dalle truppe dell‘VIII° Corpo d‘armata, operante a sud del torrente Corno,
impossessandosi delle quota 163 e 164 est. Poi la ―Gaeta‖ avrebbe dovuto puntare
decisamente verso Na Mokrin e tenersi pronta ad eventuali avanzate verso S. Daniele a
nord, e verso il torrente Liak a sud. Il 263° ed alcuni riparti del 264° si tengono pronti a
scattare al primo accenno di avanzata delle truppe della 48a divisione. Lo scatto delle
fanterie è accolto da forti raffiche di mitragliatrici nemiche poste a quota 163 e sul costone
di S. Caterina. Tale fuoco d‘interdizione non riesce a diminuire lo slancio delle nostre
truppe; il II° Btg. del 264° Rgt. per ben tre volte muove contro le linee nemiche di quota
126, riuscendo alla quarta a rendersi padrone dei ruderi e delle trincee. Ma il mattino del 29
agosto un violento contrattacco costringe i nostri soldati ad abbandonare la linea dei ruderi
su quota 126, che con ostinazione e accanimento le stesse truppe tentano ripetutamente di
riprendere nella giornata del 30 agosto.
Giuseppino Atzori, proprio durante il violento contrattacco austriaco, venne ferito alla
regione occipitale destra e ricoverato nell‘Ospedale Militare Principale di Napoli. Per un
lungo periodo rimarrà in convalescenza e si congederà il 21 novembre 1919.
Francesco Pau invece venne ferito due giorni dopo il 31 agosto. Verrà ricoverato
all‘ospedale di riserva di Milano. Due mesi dopo rientra a Caserta nel Deposito del 15° Rgt.
―Savona‖ (già Centro di reclutamento del 264° Rgt. ―Gaeta‖) e ritornare in territorio in stato
di guerra, nuovamente in prima linea. Riparleremmo di lui nel prossimo capitolo quando
―con sprezzo del pericolo‖ conquisterà una Medaglia di Bronzo.
242
CABRAS Giovanni 07/11/1882 di Salvatore e Matta Antioca (Esercito)
MILIA Antonio 08/07/1885 di Salvatore e Spina Giovanna (Esercito)
244
ATZORI Giuseppino 19/01/1895 di Francesco e Loddo Maria Luigia (Esercito)
245
PAU Francesco 09/11/1898 di Gavino e Orrù Giuseppina (Esercito N°13348).
243
- 106 -
Le perdite sofferte dalla Brigata ―Gaeta‖ assommarono a 62 ufficiali e 1402 nomini
di truppa. Fino al 27 settembre essa permane nel consueto settore di Gorizia alternando i
propri riparti in turni di prima linea e provvedendo al rafforzamento delle trincee.
Nel settore goriziano troviamo anche Antioco Serra246. Assegnato alla Scuola Bombardieri,
giunse in zona d‘operazioni con la 156a Batteria. Il 3 settembre, durante i violenti scontri sul
monte San Marco, in una zona sopranominata dai nostri soldati ―Valletta della morte‖,
morirà in seguito alle ferite multiple riportate agli arti e alla testa. L‘estensione delle ferite
fa presupporre che sia stato colpito da qualche proiettile di mortaio o di artiglieria pesante.
Verrà sepolto a Gorizia nel cimitero dei Cappuccini. Il 15 settembre da Nervesa (Treviso),
deposito della Scuola Bombardieri, viene inviata al nostro Sindaco una raccomandata247
attestante il decesso di Antioco Serra ―…avvenuta il giorno 3 settembre u.s. alle ore 11:30
sul Campo della Gloria, in seguito a ferite riportate mentre compiva il proprio dovere per
la grandezza dell‘Italia‖.
Il giorno successivo
nel settore di Monfalcone
viene
catturato
Luigi
248
Mameli
del 226° Rgt.
della brigata ―Arezzo‖. Il
18 agosto precedente la
brigata si porta nella zona
di
Staranzano per
partecipare a nuove azioni
contro
il
massiccio
dell‘Hermada.
Le
operazioni cominciano il
21 agosto. Rafforzate le
posizioni raggiunte, la
brigata vi resiste sotto
violento tiro di reazione ed
Gruppo di prigionia dove è presente Antonio Locci 03/03/1890
il 24, alla dipendenza della
Collezione ACSA di Sant‘Antioco
34a divisione, si sposta
nella zona di Komarje-Flondar. Con ardite irruzioni, eseguite il 30 ed il 31, concorre a
rettificare in parte la linea ed il 4 settembre contrattacca il nemico che tenta raggiungere le
posizioni di quota 146 e quota 146 bis. Nel corso di questo assalto alla trincea austriaca,
viene catturato Luigi Mameli mitragliere del 1260° reparto mitraglieri ―Fiat‖ del 226°
Reggimento.
Due giorni dopo viene catturato Raffaele Bullegas249 pure lui fante del 226° Rgt.
―Arezzo‖. Quando venne chiamato per mobilitazione fu arruolato nel 22° Rgt. di fanteria
―Cremona‖. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato al 226° Rgt. della brigata
―Arezzo‖ Il 10 aprile dell‘anno in corso lascia la zona di guerra (forse a seguito di ferita) e
viene ricoverato all‘ospedale di Travezzano (Piacenza) e il 24 trasferito all‘ospedale di
246
SERRA Antioco 21/11/1898 di Salvatore e Manca Rosina (Esercito N°13362)
ACSA, Leva e Truppa, 15 settembre 1917.
248
MAMELI Luigi 29/08/1894 di Luigi e Pintus Chiara (Esercito)
249
BULLEGAS Raffaele 15/01/1896 di Emanuele e Mannai Maria (Esercito)
247
- 107 -
Venezia. Il 15 luglio rientra in zona d‘operazioni e il 5 settembre viene catturato dagli
austriaci. Alla brigata di fanteria ―Arezzo‖ apparteneva anche Antonio Locci250, Caporal
Maggiore del 226° Reggimento. Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato e arruolato
nel Distretto Militare di Pisa nell‘11a Compagnia del 22° Rgt. ―Cremona‖. Il 29 aprile 1916
col grado di Caporale passa al 226° Rgt. ―Arezzo‖ e dopo due giorni giunge in territorio in
stato di guerra. Il 14 giugno del ‗17 è Caporal Maggiore e dopo due mesi, il 14 settembre
viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia il 19 gennaio 1919 a Pisa nel deposito
del 22° Rgt. e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
Il 5 settembre morirà invece Salvatore Toro251, soldato del 20° Rgt. di fanteria
―Brescia‖. Richiamato per mobilitazione, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e
assegnato al Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Trasferito in territorio in stato di guerra
verrà incorporato nell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖ con mansioni di zappatore. Il 7 giugno
1917 passa al 20° Rgt. della brigata ―Brescia‖. La brigata ―Brescia‖ dall‘8 al 19 di agosto è
inquadrata nella 49a divisione dislocata ad Orsaria, in riposo; il 22 ritorna a Kambresko e
partecipa alla 11a battaglia dell' Isonzo (17 agosto - 12 settembre), già in pieno svolgimento,
col compito di passare sulla sinistra dell‘Isonzo ad Auzza e puntare contro la linea nemica.
La Brescia inizia il 23 agosto la propria azione fortemente contrastata; il 25 e 26 riesce ad
avere ragione della tenace resistenza nemica e, facendo avanzare i suoi reparti in direzione
di Okroglo-Vrhovec, riesce ad occupare la linea Hovca-Vrhovec, di fronte alle posizioni del
Petreciak e di Okroglo; dal 26 al 30, persistendo con ammirevole costanza nella lotta, il 20°
riesce ad arrivare di fronte alle alture ad est di Vrhovec, ampliando la sua posizione di oltre
un centinaio di metri. Salvatore Toro morirà nel corso di tali fatti d‘arme il 5 settembre
1917 a Cividale del Friuli nell'ospedale da campo n°10 per ferite riportate in combattimento.
Il 7 settembre fu invece Gavino Camboni252 che lasciò il fronte per ferite riportate in
combattimento. Apparteneva al 159° Rgt. della brigata ―Milano‖. Già dal 24 agosto la
brigata era impegnata nell‘altopiano della Bainsizza; poi il 28, sostituita dalla brigata
―Sassari‖, si schiera col 159° a Vrh ed il 160° all‘Oscedrih. Il 3 settembre è raccolta fra
Nosna e Slapnico (prima con la 44a divisione e poi con la 25a). È durante questi
combattimenti che il Camboni viene ferito; verrà ricoverato all‘ospedale di Cormons
(Gorizia). Riparleremmo di lui un po‘ più avanti dopo la disfatta di Caporetto.
Il 12 settembre viene ferito anche Giuseppino Locci253 mitragliere della brigata
―Foggia‖. All‘atto del richiamo fu trasferito dalla Marina ai ruoli del Regio Esercito e
arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Giunto in territorio in stato di guerra
viene assegnato al 117° Rgt. della brigata ―Padova‖. Il 20 maggio 1917 viene trasferito alla
543a Compagnia Mitraglieri che successivamente verrà inquadrata nel 281° Rgt. della
brigata ―Foggia‖ appena costituita il 15 luglio 1917.
Il 4 settembre, la ―Foggia‖ è chiamata in prima linea nel sottosettore del S. Gabriele,
nel goriziano (fronte Isonzo). Le truppe in linea provvedono al rafforzamento delle posizioni
occupate subendo perdite per effetto del continuo tiro d‘artiglieria austriaca e respingendo
infruttuosi attacchi di pattuglie nemiche. Il 12 settembre l‘attacco sarà più violento nel tratto
di fronte compreso fra la selletta nord di quota 552 e l‘estrema falda sud-occidentale del S.
250
LOCCI Antonio 03/03/1890 di Nicolò e Mereu Francesca (Esercito).
TORO Salvatore Domenico 20/07/1884 (Esercito) di Antioco e Siddi Raffaela
252
CAMBONI Gavino 20/01/1889 (Esercito) di Gavino e Mereu Antioca
253
LOCCI Giuseppino 05/10/1890 (Esercito) di Luigi e Maccioni Annica
251
- 108 -
Gabriele occupata da reparti della ―Foggia‖ e della brigata ―Girgenti‖. Alle prime ore del
mattino l‘azione nemica si preannuncia preponderante: l‘avversario è preceduto da reparti
avanzati che lanciano bombe. Trattenuti dal nostro fuoco gli austriaci ingaggiano una lotta
accanita, mentre i rincalzi seguono in masse compatte. Più tardi il nemico comincia in taluni
punti ad avere il sopravvento. Le nostre mitragliatrici, rimaste con scarso personale e
danneggiate dal tiro delle bombe, riducono sensibilmente la loro azione. Con elementi tratti
da vari riparti viene improvvisata una nuova resistenza che si accanisce in una lotta aspra e
violenta riuscendo così a trattenere gli austriaci e ad infrangerne i tentativi più volte ripetuti.
È nel fatto d‘arme del 12 settembre che il mitragliere Giuseppino Locci verrà ferito.
Dopo la convalescenza, rientrerà il 20 ottobre nel deposito mitraglieri di Brescia e assegnato
alla 1697a Compagnia del 95° Rgt. della brigata ―Udine‖254. Lo ritroveremmo nell‘autunno
del 1918 alla fine del conflitto quando verrà nuovamente ferito.
Il 15 settembre sull‘altopiano della Bainsizza (fronte Isonzo) vengono feriti anche
Giuseppino Camboni255 e Antioco Salidu256, rispettivamente del 151° e 152° Rgt. della
brigata ―Sassari‖. Già dal 30 agosto alla ―Sassari‖ è affidato l‘attacco della quota 878 e in
seconda battuta della quota 833. Per facilitare la conquista di quota 878, non riuscita al
primo attacco, il 15 settembre la brigata, assieme a reparti dell‘86° Rgt. ―Verona‖, con
impeto, guadagnò terreno verso il lato sud-orientale della Bainsizza, s‘impadronisce di
sorpresa delle quote 862 e 895 (nord est di Kuscarji) e cattura 450 prigionieri dei quali 17
ufficiali. Giuseppino Camboni verrà ferito gravemente agli arti inferiori dall‘esplosione di
una bomba a mano. Dopo il ricovero verrà inviato in convalescenza per 90 giorni. Al
rientro, nel deposito di fanteria di Ozieri, verrà giudicato idoneo ai soli servizi sedentari sino
al congedo.
Lo stesso 15 settembre venne ferito anche Antioco Salidu. Alla chiamata alle armi fu
assegnato al deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ a Pisa. Poi verrà trasferito al 210° Rgt. della
brigata ―Bisagno‖ che ricordiamo combatteva nello stesso settore della ―Sassari‖. Di lì a
poco passerà infatti al 152° Rgt. ―Sassari‖. Dopo il ferimento e la convalescenza, il 16
novembre rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri permanendo nel reggimento
sino al congedo.
Due giorni più tardi, il 17 settembre fu la volta di Antioco Ignazio Piga257 pure lui del
152° Rgt. ―Sassari‖. Già riformato alla visita di leva, verrà richiamato per mobilitazione a
Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato nel 152° Rgt ―Sassari‖. Sul foglio
matricolare, pur non essendo indicato il fatto d‘arme in cui rimase ferito, è plausibile
pensare che si tratta del fronte isontino, sempre sulla Bainsizza, dove combatteva il resto
della ―Sassari‖. Dopo la convalescenza rientrerà in servizio nel deposito del 2° Reparto
Lagunari sino all‘invio in licenza illimitata in attesa di congedo.
Nello stesso giorno del 17 settembre, sul fronte del Carso muore Francesco
Simbula258 del 216° Rgt. della brigata ―Tevere‖. Il Simbula, già rivedibile allo scaglione di
leva, fu arruolato nell‘86° Rgt. ―Verona‖, ma fu inviato in licenza straordinaria per due
254
Il 95° Rgt di fanteria della Brigata “Udine” (95° e 96° Rgt.) dal 10 novembre 1917 al 19 febbraio 1918 fu comandata
dal Tenete Colonnello Augusto Zirano 11/10/1863 (Esercito).
255
CAMBONI Giuseppino 27/10/1894 di Antioco e Lusci Giuseppina (Esercito)
256
SALIDU Antioco 28/10/1896 di Antonio e Pinna Caterina (Esercito)
257
PIGA Antioco Ignazio 05/01/1884 di Antioco e Orrù Filomena (Esercito)
258
SIMBULA Francesco 14/06/1893– Ussanamanna – di Raimondo e Orrù Filippina (Esercito)
- 109 -
volte consecutive per motivi di salute. Rientrato in servizio e giudicato idoneo al servizio
militare giunge in territorio in stato di guerra, a Gubbio nel deposito del 51° Rgt. della
brigata ―Alpi‖ dove verrà assegnato al 216° Rgt. ―Tevere‖. Già dal 5 settembre, la brigata
―Tevere‖, dopo un turno di riposo venne chiamata nuovamente in linea alle dipendenze
della 58a Divisione, ritornando nelle consuete posizioni del Dosso Faiti nella linea compresa
fra le pendici nord di quota 373 e quelle sud di quota 363 dove esplica la sua attività con
l‘invio di frequenti pattuglie. Francesco Simbula morirà durante uno di questi turni di
pattuglia sul Carso il 17 settembre 1917.
Il 20 settembre perderà la vita Domenico Puliga259 del 45° Rgt. ―Reggio‖. La brigata
―Reggio‖ da sempre dislocata nell‘Alto Cordevole, è impegnata nel mantenere le posizioni
sul Monte Sief (quota 2.426, Col di Lana) con azioni di pattuglia e colpi di mano. Il Puliga
era effettivo della 7a Compagnia e, mentre partecipava al fatto d‘arme di ―Montuccolo
Devio‖ (Monte Cucco, quota 611), scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei
quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Finita la guerra, il Comando del 45°
Rgt. ―Reggio‖ dichiara ufficialmente la sua irreperibilità.
Nella stessa zona del fronte combatteva anche Giovanni Sitzia260, Caporal Maggiore
del 45° Rgt. ―Reggio‖. Come il Puliga anche il Sitzia apparteneva alla 7a Compagnia del 2°
Battaglione. Il giorno del 20 settembre alle ore 7,00 del mattino durante una consueta azione
di ricognizione sul ―dente del Sief‖ verrà colpito alla mano sinistra da una scheggia di
bomba a mano. Verrà riconosciuto temporaneamente inabile al servizio. Lascerà la zona di
guerra dopo tre mesi dal ferimento e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Dopo
la guerra farà il bottaro; il suo magazzino era ubicato in piazza De Gasperi di fronte
all‘attuale biblioteca ―I Suffetti‖ vicino alla tabaccheria dei Piras. Durante il fascismo fu
presidente della Sezione Mutilati, poi alla caduta del regime divenne Democristiano. Mio
nonno paterno, Salvatore, mi raccontava che quando c‘erano i comizi portava con sé un
Tricolore usurato dai continui turni in trincea e che per l‘occasione sventolava con grande
orgoglio.
Intanto la brigata ―Sassari‖, impegnata sul lato sud-orientale della Bainsizza, resiste
ai numerosi e violenti contrattacchi sferrati dal nemico per rioccupare le quote 862 e 895
(nord est di Kuscarji), conquistate qualche giorno prima. Conseguenza di questi
combattimenti fu la morte di Salvatore Longu261, soldato del 152° Rgt., 3a Compagnia262;
morì alcuni giorni dopo, il 28 settembre, nell‘ospedaletto da campo n° 97.
Alla fine di settembre la ―Sassari‖ si porta a fondo valle dell‘Isonzo per un periodo di
riposo. I soldati avevano l‘impressione che non sarebbero mai venuti a capo di questa guerra
interminabile dove, soprattutto i fanti e i bersaglieri, morivano con troppa facilità. Alle volte
il terrore che serpeggiava tra questi ragazzi di vent‘anni e ancora adolescenti faceva venire
la voglia di scappare, correndo il rischio di essere fucilati dai carabinieri appostati nelle
retrovie e pronti ad acciuffare i disertori. Ci sarebbe voluta una maggiore comprensione e
una diversa sistemazione dei reparti, in modo da consentire prolungati riposi, invece nelle
retrovie si faticava di più con un durissimo addestramento e un eccessivo rigore disciplinare.
L‘affiatamento tra i sottufficiali e la truppa era sempre buono perché erano in continuo
259
PULIGA Domenico 22/12/1885 di Salvatore e Longu Francesca (Esercito)
SITZIA Giovanni 20/12/1886 di Giovanni e Spiga Antioca (Esercito)
261
LONGU Salvatore 21/11/1882 di Vincenzo e Nocco Francesca (Esercito)
262
ACSA, Leva e truppa, 8 ottobre 1917.
260
- 110 -
contatto con i propri uomini condividendone le difficoltà. Nascevano invece diffidenza e
rancore verso gli ufficiali superiori e i generali, alcuni dei quali a causa del loro egoismo e
del cattivo trattamento verso i propri uomini, provocarono in alcuni reparti i già citati
episodi di insubordinazione. Le battaglie della Bainsizza e l‘11a dell‘Isonzo, che si
trascinarono sino alla fine di settembre, costarono la vita a 19.000 soldati italiani, 35.000
dispersi e 90.000 feriti.
Anche i russi, sul fronte orientale,
combattevano mal volentieri ed era ormai
imminente la Rivoluzione d‘ottobre, che portò i
Russi a trattare un armistizio e ritirarsi dal
conflitto. Uniche notizie positive: l‘ingresso
della Grecia a fianco degli Alleati e soprattutto
l‘arrivo in Francia il 25 giugno 1917 delle
prime truppe americane.
Nei capitoli precedenti, abbiamo visto
che per tutto il corso della guerra, continuò in
crescendo l‘atteggiamento inflessibile del
generale Cadorna, sull‘obbedienza cieca, sulle
punizioni esemplari per i ―codardi‖ (perfino
con la ―decimazione‖ sul campo), e i suoi
anatemi sulla propaganda dei disfattisti o dei
pacifisti d‘ogni risma. Cadorna era un uomo
austero, un militare della vecchia casta militare
piemontese, autoritario, sprezzante verso i
borghesi, e aveva una visione austera dei suoi
ufficiali. Lo schema offensivo, di tipo classico,
Il Generale Luigi Cadorna
basato su una potente azione delle artiglierie
Tratto da http://www.britannica.com
seguita dall‘attacco dei fanti, era oramai
anacronistico. Fino alla vigilia di Caporetto, conclusasi con una disfatta, aveva già destituito
217 generali e 255 colonnelli. Questo costante rimescolamento dei comandi (a parte il
morale basso per gli inconcludenti attacchi e per le gravissime perdite) non contribuì
certamente all‘efficienza dell‘Esercito, che non era un ―esercito di professionisti‖, ma
composto di circa 5 milioni di ―richiamati‖ uomini maturi, strappati all‘improvviso a ondate
dalle loro case e attività. La maggior parte erano contadini e braccianti agricoli e metà di
questi erano meridionali, per lo più utilizzati nei reggimenti di fanteria in prima linea e per
l‘assalto alla baionetta. Questi soldati del sud erano alti 1,50-1,60 di media! Il loro fucile ‗91
con la baionetta in canna misurava 210 cm! Quelli settentrionali (escludendo i reparti di
Alpini che fecero cose veramente straordinarie) di solito servivano in unità più tecniche,
distanti dalla prima linea e dai pericoli, ed erano di leva. La situazione non era molto diversa
negli ufficiali di livello inferiore, che non erano militari di carriera, ed erano pure loro circa
la metà meridionali, chiamati a fare una guerra per la prima volta nel settentrione per ragioni
che per molti di loro (e ancor di più i loro sottoposti) erano incomprensibili; non c‘era da
meravigliarsi se erano rari gli ideali nazionali, né per loro avevano un significato quelle
distese di roccia attorno all‘Isonzo dove, per conquistarle e difenderle, erano già morti circa
500.000 uomini. L‘Esercito Italiano si presentava sui campi di battaglia in queste condizioni
- 111 -
non certo ideali. Eppure l‘Austria, dopo la battaglia della Bainsizza, era in gravi difficoltà;
ma sfruttando la grave crisi politica e militare italiana, e il disimpegno di alcune divisioni
sul fronte russo, si persuase della necessità di lanciare una controffensiva prima
dell‘inverno.
Già dal 25 agosto 1917, il Comando Supremo austro-ungarico sollecitò dal Comando
Supremo tedesco l‘aiuto di forze germaniche. Gli austriaci lamentavano perdite enormi e lo
Stato Maggiore riteneva di non essere più in grado di sostenere un‘altra offensiva italiana. I
tedeschi si dichiararono disposti ad impiegare loro truppe per un‘offensiva che eliminasse la
minaccia italiana verso Trieste che per gli austro-ungarici rappresentava un pericolo e per
salvarla da un‘eventuale occupazione italiana bisognava inventare qualcosa. Questo
―qualcosa‖ maturò fra la fine dell‘estate e l‘inizio dell‘autunno del 1917 quando Austria e
Germania, preoccupate dei progressi (se pur modesti) fatti dall‘Italia sull‘altipiano della
Bainsizza, stabilirono di sferrare una potente offensiva contro l‘ala sinistra della 2a Armata
italiana, nel settore tra Plezzo e Tolmino, con obiettivo il Tagliamento. A tale scopo fu
costituita con 7 divisioni tedesche e 9 austriache, la 14a Armata agli ordini del generale Otto
Von Below e del generale Krafft Von Dellmensingen come Capo di Stato Maggiore.
Sebbene il 14 settembre gli Imperi centrali avessero ordinato la chiusura della
frontiera svizzera per nascondere i loro movimenti, il Comando Supremo Italiano non
credeva all‘imminenza di un attacco, ma a fargli mutar parere valse il continuo accrescersi
delle forze avversarie sul fronte Giulia, e il 18 settembre il Generale Luigi Cadorna ordinò
ai comandi della 3a e della 2a Armata ―di rinunciare alle progettate operazioni offensive e di
concentrare ogni attività nelle predisposizioni per la difesa ad oltranza‖. L‘ordine di
Cadorna non riuscì gradito al generale Capello, il quale era persuaso che ―di fronte ad
un‘offensiva strategica in grande stile, nessun‘altra manovra può dare risultati decisivi se
non una corrispondente controffensiva strategica, o meglio ancora una pronta offensiva che
sorprenda il nemico in fase di preparazione‖, e aggiungeva: ―non bisogna dimenticare che
spesso un‘offensiva nemica arginata e paralizzata può dare favorevole occasione per una
più grande azione controffensiva‖. Il generale Luigi Capello era il Comandante della 2a
Armata dispiegata a nord sulla sinistra del fronte dell‘Isonzo, e costituita da ben otto corpi
d‘armata; mentre la 3ª Armata comandata dal duca d‘Aosta era costituita da quattro corpi
d‘armata, ed era dislocata a sud sul settore di destra del fronte. Lo sfondamento avvenne sul
fianco sinistro della 2ª Armata tra Tolmino e Plezzo.
In base al piano austriaco un primo sfondamento sarebbe dovuto avvenire quindi a
Plezzo, con direzione Saga e Caporetto, per conquistare monte Stol e puntare verso l‘alto
Tagliamento. Contemporaneamente da Tolmino si sarebbe dovuto risalire, con uomini
decisi, il fondo valle dell‘Isonzo fino a Caporetto, per imboccare la valle del Natisone fino a
Cividale del Friuli; un altro attacco frontale sarebbe partito invece contro il massiccio dello
Iessa per impossessarsi successivamente di tutta la catena del Colovrat, da cui era possibile
dominare la valle del fiume Judrio (Friuli), accerchiando l‘altopiano della Bainsizza e
spingendosi fino al monte Corada. Fu proprio la risalita dell‘Isonzo da Tolmino a Caporetto,
che inizialmente sembrava marginale, a decidere la battaglia.
In questa zona, le linee italiane partivano dal Monte Rombon a nord, scendevano a
Plezzo, poi passavano sulla sinistra dell‘Isonzo, lungo il monte Nero, e del Mrzli, quindi
tornavano sulla destra dell‘Isonzo poco prima di Tolmino sui costoni della catena montuosa
che costeggia il fiume, infine ritornavano al di là dell‘Isonzo per addentrarsi verso la
- 112 -
Bainsizza. Erano le linee spesso infelici, in contropendenza: cioè gli austriaci stavano in alto
e gli italiani in basso. Se a questa difficile disposizione delle trincee si aggiunge la
stanchezza fisica e morale, si comprende come solo una guida adeguata e un intelligente
coordinamento dei comandi avrebbero potuto bloccare l‘offensiva nemica.
Lo Stato Maggiore italiano ebbe i primi sentori di una probabile offensiva nemica tra
la fine di settembre e i primi di ottobre, e di giorno in giorno si facevano sempre più
insistenti, senza però comprendere appieno la loro importanza. L‘unica precauzione che il
Cadorna prese fu quella di arretrare le truppe e le artiglierie troppo esposte, e in particolare
quelle del 27° Corpo d‘Armata del generale Pietro Badoglio che si trovavano sulla
Bainsizza al di là dell‘Isonzo.
Come nel maggio del 1916, Cadorna era incerto sull‘eventualità di un‘offensiva
austro-ungarica. La riteneva comunque probabile perché, a seguito della Rivoluzione
d‘Ottobre, con l‘uscita della Russia dalla guerra, prevedeva uno spostamento massiccio di
forze austriache e tedesche verso altri fronti. Ma la giudicava nello stesso tempo temeraria
perché la stagione non era favorevole. Inoltre temeva sempre che l‘attacco da Tolmino
potesse preludere a un‘altra offensiva dal Trentino.
Ai primi di ottobre, qualche settimana prima dell‘offensiva austriaca su Caporetto,
sulla Bainsizza durante sporadici pattugliamenti in trincea, vengono feriti Nicolò Balia263 e
Francesco Murgia. Il Balia era un militare del 237° Rgt. ―Grosseto‖ 264, la cui brigata (237°
e 238°) era dislocata nel settore dell‘altopiano della Bainsizza. Venne arruolato a Pisa nel
deposito del 22° Fanteria ―Cremona‖ dove c‘era il Comando del 237° Rgt. Il 4 ottobre fu
colpito gravemente; la ferita gli procurò l‘atrofia del nervo sciatico e la conseguente paralisi
della gamba destra265. Verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
Anche Francesco Murgia266, il successivo 6 ottobre, venne colpito alle gambe, ma
sulla coscia sinistra. Apparteneva al 222° Rgt. della brigata ―Ionio‖ posizionata anch‘essa
nel sottosettore della Bainsizza, verso il Goriziano. In seguito passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ e,
all‘atto dell‘armistizio, lascia il territorio in stato di guerra, pur continuando a rimanere in
servizio. Nel deposito dell‘80° Rgt. della brigata ―Roma‖ riceve la nomina a Caporale. Poi
rientra nei ranghi della brigata ―Sassari‖ nel 151° Reggimento. Si congederà a Trieste presso
il Comando della brigata ―Sassari‖. Verrà decorato con la Croce al Merito di guerra.
Intanto giungevano notizie sul nemico, le quali in verità non erano mai mancate. Fin
dal 25 settembre dal Servizio Informazioni Italiano di Berna si era saputo che gli Austriaci
preparavano una grande offensiva su due direzioni; il 7 ottobre lo stesso ufficio, dagli indizi
e dalle notizie raccolte, aveva concluso esser probabile l‘offensiva sul medio Isonzo con il
concorso di truppe germaniche e azioni dimostrative nel Trentino.
Il 20 ottobre il Generale Capello, a causa di una nefrite, partì per Padova per alcuni
giorni di cura e lasciò il Comando interinale della 2a Armata al Generale Montuori. Lo
stesso giorno, alle linee italiane del Vodhil si presentò un ufficiale disertore Czeco, il quale
riferì che un contingente germanico si sarebbe inserito nello schieramento austriaco e
avrebbe sferrato l‘offensiva nella conca di Tolmino, mirando al Kolovrat dopo aver sfondato
263
BALIA Nicolò 07/12/1897 di Raffaele e Carboni Maria (Esercito)
La brigata “Grosseto” (237° e 238° Rgt.) dal 26 gennaio al 3 settembre 1917 era comandata dal Maggiore Generale
Vittorio Boyl Marchese di Putifigari.
265
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra.
266
MURGIA Francesco 27/10/1897 – Calasetta –di Antonio e Balia Petronilla (Esercito)
264
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le linee Dolje e Santa Maria di Sclaunicco. Secondo lui l‘azione avrebbe avuto inizio il 26 e
il concorso tedesco sarebbe stato del tutto certo.
Ma l‘Ufficio Informazioni del Comando Supremo Italiano si manteneva scettico e il
21 riferiva che la notizia della presenza di divisioni germaniche di fronte alle linee italiane
era da accogliere con molte riserve. Però lo stesso giorno due ufficiali rumeni anche loro
disertori si presentavano alle linee del Vodhil, affermavano imminente l‘offensiva nemica,
portavano copia del piano d‘attacco contro la posizione del Mrzli e la linea retrostante del
Pleka; asserivano che l‘attacco risolutivo sarebbe avvenuto nel settore Plezzo-Selo. Dopo le
informazioni fornite dall‘ufficiale czeco e dagli ufficiali rumeni, nessun dubbio poteva più
sussistere. Per ingannare il Comando italiano sulla direzione dell‘attacco, e far credere che
questo dovesse essere sferrato dal Trentino, si fecero passare attraverso il passo del
Brennero le truppe germaniche provenienti dal fronte franco-inglese e alcune di quelle
provenienti dal fronte russo-romeno.
Il 22 ottobre 1917, a mezzogiorno, sul Vrsic, fu intercettata una comunicazione
telefonica del nemico, la quale annunciava che l‘offensiva avrebbe avuto inizio nella notte
tra il 23 e il 24. Il 23 ottobre il Generale Capello riprese il controllo della 2ª Armata. Lo
stesso giorno da un‘altra intercettazione della stazione dello Sleme si veniva a conoscere
l‘ora esatta dell‘inizio del bombardamento nemico: le ore 2:00 del 24 ottobre 1917. Oramai
si sapeva con sufficiente precisione l‘ora e il giorno dell‘attacco, l‘entità delle forze nemiche
e il piano d‘operazione dell‘avversario; ma ormai era tardi! Troppo tardi!
Arrivata la sera, sulla valle dell‘Isonzo cadeva una pioggia finissima, gelida e
uggiosa che si condensava in nevischio sulle vette e sulle creste dei monti circostanti. Nelle
trincee le vedette, inzuppate d‘acqua, aguzzavano invano lo sguardo nell‘oscurità; nei
ricoveri i fanti con uniformi, scarpe e coperte intrise di pioggia, sonnecchiavano. Nelle
seconde linee, nei paeselli diroccati, nelle vallate, i battaglioni ―a riposo‖ erano dispersi fra
baraccamenti e accantonamenti. Le artiglierie tacevano: accanto ai canoni, sonnecchiavano
pochi serventi. Rari colpi di fucile echeggiavano, come sempre accadeva di notte. Una
calma densa, plumbea, regnava dietro le linee italiane. Per i Comandi tedeschi e austriaci
quella calma e quel silenzio erano un enigma. Quale diavoleria stavano preparando gli
italiani? Come mai non giungeva neppure una granata sulle strade ingombre di truppe e
traini di artiglieria, e sulle posizioni di prima e seconda linea?
Purtroppo non stavamo preparando nessuna diavoleria. Oltre ad aver sottovalutato le
iniziative offensive del nemico, strategicamente non eravamo disposti né per un‘offensiva e
neppure per una controffensiva tattica. Troppa artiglieria pesante in posizioni inutilmente
avanzate. Troppi uomini addossati sulle prime linee. Gli apprestamenti e le fortificazioni
retrostanti, destinate alla difesa di ripiegamento, oltreché sguarnite erano vecchie e
malandate. Troppe unità sull‘altipiano della Bainsizza, in confronto a quelle messe a
custodia della valle dell‘Isonzo, da Tolmino a Plezzo.
Per raccontare le vicende dei nostri concittadini protagonisti della ritirata di
Caporetto, bisogna premettere che, come ho già avuto modo di ricordare in premessa, i fogli
matricolari presentano vistose lacune. Le più gravi riguardano proprio la rotta di Caporetto,
in riferimento alla quale, sui fogli mancano i consueti rapporti quotidiani, ad eccezione di
poche annotazioni sommarie, quasi certamente redatte al termine della drammatica ritirata,
se non addirittura dopo la guerra.
- 114 -
Trascorsa la mezzanotte, la pioggia cessò di cadere. All‘improvviso dal ―Pan di
zucchero‖ che si erge a quota 428 nella conca di Tolmino, salve di artiglieria ruppero il
silenzio e vampe di fuoco illuminarono le tenebre. Fu il segnale che scatenò l‘inferno: erano
le 02:00 del 24 ottobre 1917 e lungo la valle dell‘ Isonzo, da Plezzo a Tolmino, le artiglierie
austriache e tedesche aprirono un fuoco violentissimo contro le posizioni italiane, dirigendo
il tiro soprattutto sulle retrovie, sulle vie di comunicazione, sugli osservatori, sulle sedi di
comando e sulle zone di postazione della nostra artiglieria. Sulle nostre difese sibilarono alte
le granate che andavano ad esplodere lontano a fondovalle. I fanti della prima linea
pensavano di essere dei privilegiati perché il fuoco austriaco era diretto verso la seconda
linea, sulle retrovie e sugli abitati. Ma sul fondovalle della conca di Plezzo accadevano cose
strane. Sulla destra del fiume Isonzo cadevano, con tonfi sordi, proiettili sconosciuti. Pareva
che le spolette facessero cilecca, tanto soffocato era il rumore dell‘esplosione. Alcuni fanti
si accasciarono, poi, sempre più numerosi, parvero addormentarsi: i telefonisti si assopirono
con le cuffie sotto l‘elmetto, i mitraglieri rimasero immobili e composti accanto alle armi.
Ma non dormivano affatto! In quel settore alcuni reparti speciali tedeschi, in
posizione al Ravelnik, lanciarono circa un migliaio di bombe che sprigionavano un gas
ottenendo effetti terribili sul battaglione dell‘87° Rgt. della brigata ―Friuli‖ che,
asserragliato dinanzi a Plezzo, fu sommerso dalla nube tossica. Alle 04:15, dopo due ore di
incessante bombardamento, le artiglierie austriache rallentarono il ritmo; solo sporadiche
esplosioni turbavano di tanto in tanto la calma che sembrava ritornata su tutta la valle. Ma
all‘alba le bombarde e le artiglierie austriache e tedesche ripresero a sparare senza sosta e
con crescente violenza: le granate cadevano a grappoli sulle prime linee e sui rincalzi,
sconvolgendo tutto. Nella prima mezz‘ora i collegamenti furono spezzati; invano i
telefonisti dei battaglioni e delle batterie facevano girare rabbiosamente le manovelle; così
pure i Comandi di Divisione e di Brigata che cercavano un contatto coi reggimenti in linea:
nessuno rispondeva!
Alle 07:30 il fuoco raggiunse la massima intensità. Le nostre trincee vennero
sventrate da poderosi colpi di artiglieria. Il tormento al quale erano sottoposte le linee
avanzate era tremendo; i fanti, non solo subivano la sensazione deprimente del pericolo
rappresentato dal diluvio di proiettili, ma anche l‘angoscia di sentirsi abbandonati alle
proprie forze dalle nostre artiglierie che non sparavano. Su questi uomini abbruttiti dalla
violenza del fuoco e rimasti acquattati nei camminamenti e fra le rovine delle trincee di
prima linea, irruppero fra le 08:00 e le 09:00 gli assaltatori austro-tedeschi, apparsi
all‘improvviso dal fumo delle esplosioni, fra i reticolati distrutti, senza essere stati sottoposti
a quel tiro di sbarramento delle artiglierie italiane, sul quale i fanti avevano sempre riposto
fiducia. Ebbe così inizio l‘attacco alle posizioni avanzate che proseguì per tutta la giornata
del 25, e convergeva su Caporetto lungo le due direttrici di Tolmino e di Plezzo, con
l‘intenzione di accerchiare la maggior parte del IV° Corpo d‘Armata e scompaginare le altre
divisioni, provocando così lo sbandamento dell‘intero fronte, dall‘Altopiano della Bainsizza
al Carso.
Tra Caporetto e Tolmino era dislocata la brigata ―Arno‖ (213° e 214° Rgt.), arrivata
in zona tre giorni prima. Stava difendendo il monte Colovrat e le creste circostanti, quando
contro di essa mosse un battaglione della 26ª Divisione di fanteria tedesca. Si trattava del
battaglione ―Wurttemberg‖, unità scelta da montagna costituita da tre distaccamenti. Uno di
essi era comandato dal Tenente Erwin Rommel, la famosa ―volpe del deserto‖ della seconda
- 115 -
guerra mondiale. Il distaccamento di Rommel era formato da due compagnie di fucilieri e
una di mitraglieri, in tutto circa 500 uomini coi quali il futuro feldmaresciallo iniziò a
scalare le pendici del Colovrat giungendo di sorpresa su un plotone di soldati italiani che
presidiava un trinceramento e lo catturò senza sparare.
Dal fronte giungevano notizie allarmanti di masse di sbandati, di truppe in fuga, di
enormi perdite di materiali, del disordine dilagante in zona di guerra. Si giunse persino a
fucilare sul posto i militari in fuga, convinti di poter bloccare la crisi psicologica che era
seguita al disastroso ripiegamento.
Alle 15,00 del 24 ottobre
le truppe tedesche giunsero a
Caporetto. Un ufficiale del
Genio non appena vide i
tedeschi fece saltare il ponte
tagliando fuori al di là
dell‘Isonzo i reparti che
dovevano ancora ripiegare.
Dalla sera del 24 ottobre non
esistevano più comunicazioni
fra i comandi, e dalle retrovie
affluivano i primi sbandati; non
erano però truppe combattenti,
si trattava degli addetti ai servizi
che
colpiti
dall‘artiglieria
pensavano che il nemico avesse
sfondato le nostre linee mentre
Caporetto: Ospedale da Campo (Arch. Amat di San Filippo)
invece
stavano
ancora
Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde.
avanzando
lentamente
con
la
ASKÒS Edizioni.
tattica dell‘infiltrazione che
disorientò i nostri reparti rimasti isolati e senza coordinamento.
I primi Antiochensi che si sbandarono sotto l‘urto dell‘avanzata austriaca furono
proprio quelli che presidiavano le retrovie. Si tratta di soldati della classe 1877: Salvatore
Cocco267, Giò Battista Lobina268, Salvatore Piria269, e Salvatore Tardini270. Pur essendo
richiamati alle armi in date diverse, tutti e quattro furono arruolati nel Distretto Militare di
Cagliari e, considerando l‘età non più giovane (avevano 40 anni), vennero assegnati al 316°
Btg. della Milizia Territoriale. Giunti in territorio in stato di guerra furono assegnati prima
al 174° Btg. M.T. e poi al 100° Btg. M.T. Quando si sbandarono erano in forza al 101°
Battaglione M.T. Sul Foglio Matricolare viene riportata la data del 15 ottobre 1917, ma il
fatto d‘arme di Caporetto ebbe inizio il 24 per cui è plausibile pensare ad un errore di
trascrizione. Inoltre dei quattro, dopo lo sbandamento, non si hanno più notizie tranne che
per Salvatore Piria che dopo il ripiegamento risulta nel Deposito del 39° Rgt. della brigata
―Bologna‖.
267
COCCO Salvatore 24/02/1877 di Efisio e Caredda Caterina (Esercito)
LOBINA Giò Battista 30/05/1877 (Esercito N°7666)
269
PIRIA Salvatore Angelo Emanuele 26/11/1877 (Esercito N°5233)
270
TARDINI Salvatore Emanuele 09/01/1877 (Esercito)
268
- 116 -
Si hanno notizie superficiali e poco precise anche riguardo a Nicolino Atzori271 e
Giovanni Agus272, soprattutto in riferimento alle date (errate) dei fatti d‘arme che li vedono
coinvolti. Nicolino Atzori era originario di Portoscuso. All‘atto del richiamo fu arruolato nel
Deposito del 59° Rgt. della brigata ―Calabria‖. Morirà il 16 ottobre 1917 per ferite riportate
in combattimento nell‘ospedale da campo n° 0131 in località Insòli di Mezzano (Trento).
Anche se nel foglio matricolare non è indicato il fatto d‘arme in cui rimase ferito, è
probabile che sia stato coinvolto nello scontro presso le Buse dell‘Oro (o Buse de Lori, sul
versante settentrionale del Piccolo Colbricon). L‘ipotesi è corroborata dal fatto che la
brigata ―Calabria‖, nell‘autunno del ‗17 era impegnata sulle posizioni del Piccolo Colbricon
e Cima Stradon, nella Catena del Lagorai, in Val Travignolo. Inoltre ci furono altri militari
della ―Calabria‖ che, coinvolti nello stesso fatto d‘arme, vennero ricoverati nell‘ospedale da
campo n° 0131.
Giovanni Agus, invece apparteneva al 152° Rgt. della ―Sassari‖. Fu catturato il 21 (?)
ottobre 1917 (probabile sulla Bainsizza). Rientrato dalla prigionia verrà ricoverato, forse per
malattia contratta in prigionia, nell‘ospedale militare di Reggio Emilia e dopo una lunga
convalescenza si congederà.
Nell‘impossibilità
di
trovare spiegazioni di un crollo
tanto rapido e vasto, si diffusero
lo sgomento e la paura del
peggio che poteva ancora
venire. Per l‘ala sinistra della 2a
Armata non ci fu scampo, il
nemico travolse e catturò interi
reggimenti e, ad una ad una,
caddero in mano austriaca
anche le brigate, oramai allo
sbando, che erano state richieste
Caporetto: La ritirata. Tratto da http://xoomer.virgilio.it
dalle lontane retrovie. La
ritirata o piuttosto la fuga
dell‘ala sinistra pare non debba arrestarsi, innumerevoli famiglie friulane, miste alle truppe,
si allontanavano dai loro paesi. Il giorno 24, gli abitanti dei villaggi prossimi alle conche di
Plezzo e di Tolmino, dove stavano convergendo gli austro-tedeschi, avevano cominciato a
muoversi e a far fagotto. Il pericolo incalzante e imminente indusse squadre di militari ad
imporre discutibili sfratti, creando angosce e un fuggi fuggi caotico e inarrestabile. La massa
fuggì a piedi; e a piedi, portandosi dietro a fatica le cose più care, percorse le melmose
strade, formando un‘immane fiumana, che in certi momenti defluiva come una processione
e in altri si impaludava in intoppi e intasamenti. Ogni tanto ufficiali superiori, con la pistola
in pugno, urlavano ordini confusi, che non erano ascoltati e spesso servivano solo ad
aumentare la confusione. Qui, gruppi di soldati si facevano largo con prepotenza,
scaraventando nei fossati carrette di borghesi con gli animali attaccati; ma capitava anche di
vedere un soldato, che con atto paterno, si portava abbracciato al collo un bambino stanco,
271
272
ATZORI Nicolino (Portoscuso) 26/03/1888 di Francesco e Loddo Maria Luigia (Esercito)
AGUS Giovanni Maria Antioco 08/09/1885 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito)
- 117 -
forse ricordandogli quello lasciato a casa. Le strade ingombravano di mobilia distrutta, di
vetri infranti, di casse e cassette spaccate, frantumi di piatti, di bottiglie, di bicchieri; e tra i
mucchi di rottami scorrevano rivoli di vino e di liquori, sgorganti dalle botti e dai barili
sfondati. Il 26 ottobre i tedeschi conquistano Monte Maggiore e si aprivano così la via per
Cividale del Friuli e Udine. Lo stesso giorno Udine fu invasa dalle ondate di profughi
provenienti da Cividale; dalla stessa Udine vistosamente partivano per Padova molti
ufficiali e famiglie del Comando Supremo. I numerosi feriti e malati degli ospedali di
Udine, se appena si reggevano in piedi, vennero avvertiti che dovevano, a piedi, raggiungere
il Tagliamento. E al Tagliamento si affrettava a confluire tutto il nostro esercito.
Fu così che centinaia di migliaia di soldati italiani scesero in rotta dalle montagne,
alcuni senz‘armi, altri saccheggiando e devastando. Fu uno spettacolo allucinante che segnò
sinistramente l‘Italia per una generazione. Almeno 300.000 soldati persero contatto con i
loro reggimenti, che poi finirono sbandati oltre la linea del Piave, e 265.000 furono fatti
prigionieri.
Tra questi ultimi c‘era Giovanni Cauli273 catturato il 24 ottobre nel fatto d‘arme della
Bainsizza. Arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Reggio, viene trasferito a Brescia nel
deposito ―Mitraglieri‖ e assegnato alla 684a Compagnia274. Dopo un periodo di cure per una
punta d‘ernia, rientrerà in zona di guerra col la 206a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖ con cui
prestava servizio al momento della cattura. Rientrerà dalla prigionia alla conclusione del
conflitto, verrà assegnato al Campo di Affluenza di San Giovanni Manzano (Udine). Si
congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri.
Lo stesso giorno del 24 ottobre fu catturato anche Giovanni Antioco Marianni275,
pure lui alla Bainsizza e, come il Cauli, anche lui mitragliere delle Compagnie ―Fiat‖.
Rientrato dalla prigionia verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
A Tolmino invece, a oriente del monte Kolovrat, viene catturato Giuseppe
Camboni276. Arruolato nel deposito dell‘82° Rgt. della brigata ―Torino‖, dopo tre mesi viene
nominato Caporale e trasferito a Nervesa (Treviso) alla Scuola Bombardieri e assegnato alla
69a Compagnia. Giunge in territorio in stato di guerra con la 126a Batteria Bombarde. Al
momento della cattura prestava servizio nella 217a Batteria e ricopriva il grado di Caporal
Maggiore. Rientrerà dalla prigionia sarà assegnato al deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖ dove
verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
Lo stesso 24 ottobre fu la volta di Antonio Lepori277 artigliere del 3° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza. Richiamato nel deposito di reggimento a La Maddalena, al momento
della cattura apparteneva alla 28a Compagnia. Fu catturato nel fatto d‘arme di Evirich (?)
(forse Ravnica, fronte Carso, a oriente del S. Gabriele nel Vallone di Chiapovano).
Nei giorni successivi, il 25 ottobre, vengono catturati Francesco Calabrò278, e il 26
Antioco Cossu279 e Augusto Piria280. Francesco Calabrò, già esonerato temporaneamente
273
CAULI Giovanni 17/11/1893 di Giovanni e Farci Maria (Esercito)
a
Nella 684 Compagnia Mitraglieri prestava servizio anche Pietrino Porcu (15/09/1893)
275
MARIANNI Giovanni Antioco 10/06/1884 di Salvatore e Marroccu Francesca (Esercito)
276
CAMBONI Giuseppe 14/12/1888 di Carlo e Usai Antonia (Esercito)
277
LEPORI Antonio 18/02/1892 di Benigno e Collu Chiara (Esercito). Fratello di Benigno 1894
278
CALABRO' Francesco Antonio 14/10/1885 di Raffaele e Camboni Giuliana (Esercito)
279
COSSU Antioco Ignazio Giuseppe 13/06/1885 di Antioco Ignazio e Carta Maurizia (Esercito)
280
PIRIA Augusto 11/08/1898 di Efisio e Pinna Emanuela (Esercito N°13353)
274
- 118 -
dal servizio, quando giunse in territorio in stato di guerra fu assegnato al 5° Rgt. Genio
Minatori con mansioni di attendente e cuciniere. Dopo la cattura, rientrerà dalla prigionia a
Torino nel deposito del 5° Genio e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
Antioco Cossu, dopo una permanenza presso il 232° Rgt. della brigata ―Avellino‖,
passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Rientrerà dalla prigionia facendo tappa in Sardegna a Ozieri
nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ dove si congederà.
Augusto Piria, invece giunse in territorio in stato di guerra il 15 giugno del ‗17 col
grado di Caporale e provvisoriamente assegnato al Btg. di marcia della brigata ―Torino‖
(81° e 82° Rgt.). Il 15 agosto è effettivo nell‘89° Rgt. della Brigata ―Salerno‖. Ma le
vicende belliche del Piria non si fermano a Caporetto. Dopo la cattura avvenuta il 26
ottobre, rientra dalla prigionia il 5 gennaio 1919 a Genova nel deposito dell‘89° Rgt.
―Salerno‖. Dopo la guerra continuerà a rimanere sotto le armi. L‘11 aprile 1919 parte da
Siracusa per la Libia. Sbarca a Bengasi il 14 e viene assegnato al Battaglione Autonomo del
34° Rgt. ―Livorno‖ dislocato in Libia. Il 20 giugno del ‗19 è Sergente. Il 25 ottobre è nel
Btg. Autonomo dell‘87° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 2 marzo 1920 viene ammesso nel Regio
Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica (Libia) in ferma biennale e assegnato al 3°
Battaglione Cacciatori d‘Africa di Bengasi. Il 18 settembre 1920 è Sergente Maggiore e
considerato Sottufficiale di Carriera. Il 17 febbraio 1921 parte da Bengasi per rimpatrio
definitivo e sbarca a Napoli. Dopo tre giorni dal rimpatrio, il 20 febbraio del ‗21 è a Genova
nel deposito dell‘89° Rgt. ―Salerno‖ per congedarsi.
All‘atto del congedo gli verranno computate: Una campagna di guerra per il 1917 e
due campagne di guerra 1919-20 in conseguenza della Guerra Italo-Turca (1911-12). Dopo
circa 5 anni verrà nuovamente mobilitato con le truppe coloniali in partenza per l‘Africa
Orientale Italiana e il 13 agosto 1926 dal porto di Napoli s‘imbarca per l‘Eritrea sbarcando a
Massaua dove verrà assegnato col grado di Maresciallo Capo al 3° Battaglione Indigeni del
Distaccamento Autonomo di Cheren. Verrà rimpatriato il 10 settembre 1932. Ma il 7
gennaio 1935 riparte nuovamente per l‘Eritrea a Massaua dove verrà assegnato al Drappello
Servizi Presidiari. Si congederà dopo circa un anno il 12 novembre 1936. La sua carriera
militare si sarebbe dovuta concludere in quell‘anno, ma il 1° settembre 1939 i tedeschi
invadono la Polonia e il 10 giugno 1940 l‘Italia entra nuovamente in guerra. Augusto Piria
fu mobilitato il 22 aprile, due mesi prima della nostra entrata nel conflitto. Ma questa è
un‘altra storia che vi racconterò in ―Antiochensi nella seconda guerra mondiale‖.
Ritornando alle vicende di Caporetto, il giorno 27 ottobre, verso mezzogiorno, le
prime pattuglie nemiche giungono a Cividale, poi a sera la città fu invasa dal grosso
dell‘esercito austro-tedesco. In questo settore del fronte, nel fatto d‘arme di Castel del
Monte (fondo valle del fiume Judrio, Friuli) viene catturato Emanuele Longu281, (già
incontrato quando rimase ferito nei fatti d‘arme di San Martino del Carso il 16 aprile 1916).
Pur essendo in prigionia, ottiene la nomina a Sottotenente di Complemento con anzianità di
servizio. Rientrato in Patria, viene inviato in licenza speciale dal 27° Rgt. di fanteria ―Pavia‖
(Distretto di reclutamento di Ferrara). Si congederà dopo circa un anno dalla conclusione
del conflitto.
281
LONGU Emanuele (noto Nicolò) 16/03/1893 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara Luigia. (Esercito). ACSA. “Leva e
Truppa”.
- 119 -
Il 28 ottobre gli austriaci dilagarono nella pianura friulana ed entrarono in Udine; il
29 la città è occupata dai tedeschi. La ritirata proseguì, così pure la cattura dei nostri soldati.
Il 28 ottobre viene catturato Salvatore Matzedda282. Giunto in territorio di guerra col 152°
Rgt. della brigata ―Sassari‖, verrà trasferito al 4° Rgt. della brigata ―Piemonte‖ e assegnato
alla 12a Compagnia. Il 28 ottobre 1917 viene catturato nel fatto d‘arme di Caporetto e
condotto al campo di prigionia austriaco di Marchtrenk (a circa 25 chilometri da Linz, Alta
Austria, settore nord occidentale); sul registro del campo è il prigioniero n° 779. Il 21 aprile
1918 viene dichiarato morto per esaurimento nell‘ospedale del campo. Verrà sepolto nel
cimitero dei prigionieri di guerra al n°1070.
Nel corso del ripiegamento ritroviamo Pietrino Porcu283, già incontrato nel 1916, sul
Monte Fior e sull‘altopiano della Bainsizza. Mitragliere della 210a Compagnia, il 28 ottobre
viene dato per disperso; riuscì a ripiegare sfuggendo alla cattura e raggiungere il Deposito
Mitraglieri di Brescia dove momentaneamente, verrà assegnato alla Sezione Autonoma
dell‘11° Corpo d‘Armata. Alcuni mesi dopo, passa alla 1581a Compagnia Mitraglieri sino al
termine del conflitto. Dopo la guerra, parte per l‘Albania col 150° Rgt. della brigata
―Trapani‖. Rientrerà dopo 3 mesi e si congederà nel D.M. di Cagliari.
Il 28 ottobre furono catturati anche Francesco Cabras284 e Salvatore Porcu. Il Cabras
già riformato alla leva, verrà richiamato a Napoli nel Deposito del 39° Rgt. di fanteria
―Bologna‖ e assegnato all‘8a Compagnia. Successivamente viene trasferito al 143° Rgt.
della brigata ―Taranto‖ e inviato in territorio in stato di guerra dove ottiene, prima la
nomina a Caporale e poi a quella di Sergente. Durante il ripiegamento il 28 ottobre il 143°
Rgt. raggiunge Udine e da qui procede su due colonne: una verso Martignacco e l‘altra
verso Codroipo dove oppone una valida resistenza. Dopo la cattura, il Cabras verrà
rimpatriato un mese dopo l‘armistizio, facendo tappa nel Centro Raccolta Prigionieri di
Riparbella (Pisa) e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
Salvatore Porcu285 invece, era un mitragliere della 838a Compagnia ―Fiat‖. Rientrato
dalla prigionia, lo ritroviamo a Spoleto nel deposito del 52° Rgt. della brigata ―Alpi‖. Si
congederà nel deposito di fanteria di Cagliari.
Più tragica fu la sorte toccata a Nicolino Serra286. Giunto in territorio in stato di
guerra nel 228° Rgt. della brigata ―Rovigo‖, verrà assegnato alla 2a Compagnia. La brigata,
il 26 ottobre, in conformità del ripiegamento delle unità laterali, si sposta verso Moinacco. Il
29 occupa la linea di resistenza sul canale di Ledra: dalla strada di Farla sino all‘abitato di S.
Daniele del Friuli. Il 30 ottobre, poiché il nemico incalza, dopo aver contenuto il suo urto,
non più sostenuta ai fianchi e minacciata di aggiramento, la ―Rovigo‖ lentamente ripiega
verso Ragogna. Il Serra verrà catturato il giorno prima e condotto nel Campo di Prigionia di
Somorja a pochi chilometri di Bratislava (Slovacchia) sul Danubio, dove dal mese di agosto
era già internato anche Antioco Pintus287 del 257° Rgt. ―Tortona‖. Nicolino Serra morirà nel
campo di Somorja per malattia il 10 aprile 1918.
282
MATZEDDA Salvatore Emanuele Sebastiano, noto Daniele 21/01/1881 di Salvatore e Serra Paolina (Esercito).
PORCU Pietrino 15/09/1893 di Nicolino e Fois Giuseppina (Esercito)
284
CABRAS Francesco 19/12/1887 di Giovanni Matteo e Gallus Antonia (Esercito)
285
PORCU Salvatore 16/05/1898 di Giovanni e Pau Annica (Esercito)
286
SERRA Nicolino 10/05/1887 di Antonio e Pau Luigia (Esercito)
287
PINTUS Antioco Luigi 07/10/1890 di Salvatore e Cossu Anna (Esercito)
283
- 120 -
Il 29 ottobre vengono catturati Francesco Mannai288 e Salvatore Emanuele Piria.
Francesco Mannai, (fratello maggiore della Medaglia d‘Argento Antioco Mannai deceduto
sul Monte Grappa), era un ―Sassarino‖ del 151° Rgt. e fu catturato quando la brigata
―Sassari‖ venne attaccata da pattuglie tedesche a Codroipo (Udine) durante la fase di
ripiegamento. Rientra dalla prigionia a Roma nel deposito dell‘82° Rgt. della brigata
―Torino‖ dove verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
Nel fatto d‘arme di Codroipo fu catturato anche Salvatore Emanuele Piria289. Dal
foglio matricolare risulta essere giunto in territorio in stato di guerra col 55° Rgt. della
brigata ―Marche‖. Ma dal diario storico risulta che la ―Marche‖ passò tutto il 1917 in una
zona del fronte assai più tranquillo; forse il Piria era incorporato nel 155° Rgt. della brigata
―Alessandria‖ inquadrata nel 4° Corpo d‘Armata durante l‘offensiva austro-tedesca. L‘unica
cosa certa è che il 29 ottobre viene catturato dalle truppe tedesche nel fatto d‘arme di
Codroipo (Udine) e condotto in Germania in un campo di concentramento di Monaco di
Baviera (Munchen o Muncheberg ?). Rientrerà dalla prigionia a Treviso e successivamente
in Sardegna nel deposito del 46° Rgt. di Cagliari dove si congederà per tracoma.
Il successivo 30 ottobre la battaglia di Codroipo coinvolse altri due Antiochensi:
Antioco Porcu290 e Francesco Longu. Antioco Porcu, dopo essere giunto in territorio in stato
di guerra col 231° Rgt. ―Avellino‖, pochi giorni prima dei fatti di Caporetto passa al 151°
Rgt. della brigata ―Sassari‖ che, come abbiamo già accennato in precedenza, fu duramente
impegnata a Codroipo da pattuglie tedesche durante le fasi di ripiegamento. Antioco Porcu,
catturato il 30 ottobre, rientrerà dalla prigionia nel campo di affluenza dei prigionieri di
guerra di Lucca. Dopo circa un mese, rientra per un breve periodo nel deposito del 45° Rgt.
di Ozieri e riassegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ per prestare servizio nel continente nella zona
d‘armistizio. Si congederà ne settembre del 1920 dopo aver prestato servizio anche nel 117°
Rgt. ―Padova‖ e, in seguito allo scioglimento della brigata ―Padova‖, nel al 23° Rgt. della
brigata ―Como‖ per poi rientrare al 151° ―Sassari‖.
Per quanto riguarda Francesco Longu291, dal foglio matricolare risulta che, all‘epoca
dei fatti, è alle dipendenze del 245° Rgt. della brigata ―Siracusa‖, la quale però, non risulta
essere impiegata nella zona di Codroipo, bensì nel settore opposto, a nord di Udine. Il 26
ottobre infatti la ―Siracusa‖ è inviata al ponte di Remanzacco, verso Udine, ma
un successivo ordine la dirige, il 27, verso nord a Cassacco, per poi continuare a ripiegare
verso i ponti di Cornino e oltrepassare il Tagliamento. Al di là del dubbio, è comunque
innegabile che Francesco Longu sia stato catturato in conseguenza della disfatta di
Caporetto. Rientrerà dalla prigionia nel deposito del 45° Rgt. di Ozieri sino al congedo.
L‘elenco dei nostri concittadini catturati durante la rotta di Caporetto è ancora lunga. Il 30
ottobre vengono catturati Giovanni Cabras, Giuseppe Nicolino Orrù e Severino Giovanni
Pinna. Giovanni Cabras292 l‘abbiamo già incontrato lo scorso 30 agosto quando era
mitragliere della 1a Sezione Mitragliatrici ―Pistola‖ del 151° Rgt. ―Sassari‖ e ferito nei
combattimenti della Bainsizza. Anche se nel foglio matricolare non è indicato il luogo in cui
fu catturato, è quasi certo che subì la stessa sorte degli altri ―Sassarini‖ catturati nel fatto
288
MANNAI Francesco 24/11/1887 di Salvatore e Nocco Caterina (Esercito). Fratello di Antioco Mannai (1897).
PIRIA Salvatore Emanuele 27/01/1897 di Sebastiano e Alioni Giustina (Esercito)
290
PORCU Antioco 11-13/02/1898 di Vincenzo e Salidu Giuseppe (Esercito)
291
LONGU Francesco 02/08/1885 di Francesco e Salidu Antioca (Esercito)
292
CABRAS Giovanni 07/11/1882 di Salvatore e Matta Antioca (Esercito)
289
- 121 -
d‘arme di Codroipo. Rientrerà dalla prigionia nel campo di affluenza di Pistoia e inviato in
licenza illimitata in attesa di congedo.
Anche Giuseppe Nicolino Orrù293, apparteneva alla brigata ―Sassari‖. Quando giunse
in territorio in stato di guerra fu assegnato alla 6a Compagnia del 152° Rgt. Rientrato dalla
prigionia viene assegnato al deposito del 45° Rgt. a Ozieri e il 9 viene inviato in licenza
illimitata. Vedremmo più avanti che fine fece suo fratello Giovanni anch‘esso coinvolto
nelle concitate fasi di ripiegamento.
Severino Giovanni Pinna294, invece, era un Granatiere di Sardegna del 1°
Reggimento. Fu arruolato a Tivoli (Roma) e assegnato alla 17a Compagnia. Il 30 agosto
dell‘anno in corso è impegnato nell‘11a battaglia dell‘Isonzo nel settore di Monte sei Busi e
rimarrà in linea sino al 24 settembre del ‗17. Durante l‘offensiva austriaca, che portò il
nemico sul Piave e sul Grappa, i ―Granatieri di Sardegna‖ sono inquadrati nella 4a divisione
di fanteria, che ha il delicato incarico di proteggere il ripiegamento della 3a Armata, resosi
ormai ineluttabile dopo la ritirata della 2a. Il 28 ripiegano sulla linea del Cormor,
occupandone il giorno dopo il tratto da Lestizza (Udine) a S.Andrat. Durante la marcia di
arretramento verso il ponte di Madrisio, i ―Granatieri‖ respingono forti attacchi di reparti
celeri, armati di numerose mitragliatrici e di artiglieria. Il Pinna verrà catturato proprio il 30
ottobre nel fatto d‘arme di Lestizza. Rientrato dalla prigionia, viene assegnato al campo di
affluenza di Lucca dove verrà inviato in licenza per 23 giorni (15+8). Dopo un breve rientro
a Tivoli nel deposito del 1° Rgt. ―Granatieri‖, verrà congedato.
Nel giorno del 29 vengono catturati Giuseppe Piga295 e Peppino Senis296. Giuseppe
Piga l‘abbiamo già incontrato quando prestava servizio sul Carso nella 10a Compagnia della
210° Rgt. ―Bisagno‖ e rimase ferito da una pallottola di shrapnel al terzo inferiore della
coscia sinistra. Dopo brevi permanenze nei depositi dell‘88° e del 97° Rgt., fu trasferito
all‘8a Compagnia del 151° Rgt. ―Sassari‖ con cui fu catturato in località sconosciuta, (con
tutta probabilità a Caporetto). Rientrerà dalla prigionia al termine delle ostilità e assegnato
al 46° Rgt. ―Reggio‖ nel deposito di Cagliari. Prima del congedo trascorrerà qualche mese
nell‘Ospedale Militare di Cagliari, Sezione ―Carlo Alberto‖ per una grave polmonite297.
Peppino Senis invece era il fratello di Gerolamo Senis perito sulla nave ―Benedetto
Brin‖. Già riformato dalla Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell‘Esercito e assegnato
alla 7a Compagnia del 39° Rgt. della brigata ―Bologna‖. Giunto in territorio in stato di
guerra, verrà trasferito all‘81° Rgt. della brigata ―Torino‖. In seguito passerà al 239° Rgt.
―Pesaro‖ e assegnato alla 1277a Compagnia Mitraglieri. Il 29 ottobre 1917 viene catturato a
Caporetto durante la ritirata. Rientrerà dalla prigionia nel deposito del 39° Rgt. di fanteria
―Bologna‖. Prima del congedo farà una breve passaggio anche presso il deposito del 144°
Rgt. della brigata ―Taranto‖.
La 3a Armata iniziò il passaggio del Tagliamento su i ponti di Latisana e Mandrisio;
mentre i Corpi 2°, 6° e 24° della 2a Armata si diressero verso i ponti di Codroipo. Specie in
questo tratto il passaggio del fiume fu reso lentissimo e difficile dalla piena e dall‘enorme
293
ORRÙ Giuseppe Nicolino 09/10/1884 di Antioco e Caddeo Chiara (Esercito). Fratello di Antonio Giovanni
20/06/1887.
294
PINNA Severino Giovanni 09/08/1898 di Antioco e Marroccu Caterina (Esercito)
295
PIGA Giuseppe Efisio 07/03/1891 di Antioco e Orrù Filomena (Esercito)
296
SENIS Peppino Francesco Giuseppe Salvatore Umberto 14/03/1891 di Francesco e Fanni Giovanna (Esercito).
297
ACSA, Leva e Truppa, 29 marzo 1919.
- 122 -
contemporanea affluenza ai due ponti di truppe, carriaggi, artiglierie, veicoli militari e civili,
profughi, tutti comodi bersagli degli aeroplani nemici che, mitragliando le colonne in
ritirata, ne aumentarono la ressa e il disordine.
Il nemico proseguì l‘avanzata molto lentamente nella bassa pianura e nella Carnia;
proseguì velocemente invece tra le colline di S. Daniele e la strada Udine-Codroipo. Sui
ponti di Codroipo, sulla sinistra del fiume, anche nella speranza di procedere oltre,
convergevano le truppe del Gruppo del generale Hofacker e delle Armate del Boroevic il cui
obbiettivo era la 3a Armata italiana. Ma al nemico non riuscì di tagliare la ritirata ai nostri
soldati, perché a proteggerne il ripiegamento c‘era ancora una volta la brigata ―Sassari‖, uno
dei pochi reparti che nell‘inferno di Caporetto ha mantenuto la compattezza di sempre. Poco
dopo la brigata riceve l‘ordine di recarsi a Talmasson: l‘intero fronte italiano ha ceduto e gli
austriaci hanno occupato Udine. Raggiunta Talmasson si consuma il rancio; poi ancora in
marcia verso Casarsa, Flambo e Codroipo. Le strade sono letteralmente intasate di profughi
e di soldati; si avanza tra i campi. Raggiunto il centro del paese, la ―Sassari‖ è investita dalle
mitragliatrici nemiche. Si accendono sanguinosi corpo a corpo tra i fanti sardi contro i
cacciatori prussiani e le fanterie bavaresi e wuttemburghesi che colpiscono i ―Sassarini‖ con
le terribili mazze ferrate. Le perdite sono fortissime da entrambe le parti; la resistenza della
brigata consente a forti contingenti italiani di passare il Tagliamento sui ponti di Madrisio e
Latisana. Poi anche la ―Sassari‖ ripiega, raggiungendo San Vito al Tagliamento e
attestandosi sulle rive del fiume Monticano.
Poco dopo mezzogiorno del 30 ottobre, essendo le avanguardie nemiche giunte
presso i ponti di Codroipo, questi furono fatti saltare; sulla sinistra del Tagliamento rimase
una gran parte di truppe, di profughi e di batterie, di cui una parte riuscì a salvarsi superando
il ponte di Mandrisio. Cinque giorni dopo, Codroipo, che era stata teatro di lotte
violentissime, cadeva nelle mani del nemico.
Il 30 ottobre fu comunque il giorno della svolta. L‘Alpenkorps, un reggimento
tedesco della 12ª Divisione di fanteria Slesiana, una volta conquistata definitivamente San
Daniele del Friuli, svoltò in direzione dei ponti di Pinzano al Tagliamento e Cornino. Ma,
veduto distrutto dai genieri italiani il ponte di Bonzicco, arrestò la sua avanzata; così pure
gli austro-ungarici che da Cornino, il cui ponte era stato fatto saltare come quello di
Bonzicco, si diressero per monte Ragogna. La mattina del 31 ottobre queste forze,
riuscirono a raggiungere il ponte di Pinzano al Tagliamento, ma dovettero ritirarsi perché
attaccato alle spalle dalle mitragliatrici della brigata ―Bologna‖ appostate sul monte
Ragogna. Lo stesso giorno del 31 il Generale Cadorna sollecitava il Comando della 4a
Armata di accelerare il ripiegamento al Piave e ordinava al Comando della 2a armata di
prolungare a qualunque costo la resistenza sulla sinistra del Tagliamento.
Il 1° novembre il nemico attaccò in forze le posizioni del monte Ragogna. La
situazione per la brigata ―Bologna‖ divenne sempre più critica; il generale Carlo Sanna,
comandante della 33ª Divisione, viste le truppe austro-tedesche che si avvicinavano sempre
di più, attorno alle 11:00 diede l‘ordine di far saltare il grande ponte di Pinzano al
Tagliamento, impedendone l‘attraversamento, non solo al nemico, ma anche ai fanti della
brigata ―Bologna‖. Questi rimasti intrappolati sulla riva sinistra del Tagliamento non si
arresero, continuarono a combattere disperatamente fino a sera, poi i superstiti, 3.000 soldati
e 50 ufficiali, si consegnarono agli austriaci. Anche la testa di ponte di Latisana fu attaccata
dal nemico e dovette essere sgomberata. Quel giorno il Comando Supremo nel suo
- 123 -
bollettino serale annunciava che ―le nostre truppe, eludendo il piano dell‘avversario con la
manovra prontamente decisa e ritardandone l‘avanzata col valoroso contegno dei reparti di
protezione, avevano compiuto, per quanto in condizioni strategiche e logistiche
estremamente difficili, il ripiegamento al Tagliamento‖. Ma arrivata la sera il nemico
occupava già tutta la sponda sinistra del fiume.
Il 2 novembre il nemico tentò a più riprese di
oltrepassarlo; questi suoi tentativi furono
intensificati la sera fra Cornino e Pinzano, e verso
la mezzanotte, truppe avversarie riuscirono a
mettere piede sulla riva destra allo sbocco del ponte
ferroviario di Cornino spingendosi fin verso il
ponte di Flagogna sull‘Arzino. Anche a sud di
Pinzano, di fronte a Valeriano, forzata la linea
tenuta dalla brigata ―Barletta‖, l‘avversario riuscì a
passare il Tagliamento, puntando quindi su
Clauzetto e Travesio.
Il 3 e 4 novembre nuove forze nemiche
entrarono in azione: le armate austro-tedesche del
maresciallo Conrad dislocate nel Trentino,
cominciarono ad operare al Colbricon, alle Tre
Croci e nell‘alto Boite, e il giorno dopo occuparono
Cortina d‘Ampezzo. Quello stesso giorno iniziò il
ripiegamento della 2a, 3a e 4a Armata italiana.
Ricominciò lo sfilare di colonne interminabili di
fanti, di carriaggi, d‘artiglierie, di profughi,
bersagliate inesorabilmente dagli aeroplani nemici.
Mannai Salvatore 24/08/1896
Il 4 novembre viene dichiarato disperso
Collezione ACSA di Sant’Antioco
Salvatore Mannai298, cugino del già citato Antioco
Mannai. Arruolato a Pisa nel deposito del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖, aggregato
provvisoriamente al 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖, dopo qualche mese, viene trasferito al
deposito mitraglieri ―Fiat‖ dove viene assegnato effettivo alla 263a Compagnia e inviato in
prima linea. Il 4 novembre 1917 viene dichiarato disperso in combattimento sul Carso in
zona sconosciuta. Il 7 novembre vengono catturati Francesco Sabeddu e Salvatore Cauli299.
Francesco Sabeddu300, fu richiamato per mobilitazione a Cagliari nel deposito del 46° Rgt.
della brigata ―Reggio‖ e assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ col quale giunge in
territorio in stato di guerra. Dopo una crisi di congelamento ai piedi e la conseguente
convalescenza, rientra in servizio nel Deposito di fanteria di Ozieri e, arrivato nuovamente
in zona d‘operazioni, verrà assegnato provvisoriamente al 23° Rgt. della brigata ―Como‖.
Rientrato in linea col 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖, il 7 novembre viene catturato.
Rientrerà dalla prigionia a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e inviato in congedo.
298
MANNAI Salvatore 24/08/1896 di Antonio e Nocco Antioca (Esercito). Cugino di Antioco Mannai.
CAULI Salvatore 25/09/1880 di Salvatore e Meloni Mariangela (Ex Marina, Esercito).
300
SABEDDU Francesco 18/11/1891 di Efisio e Soddu Domenica (Esercito).
299
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Per quanto riguarda Salvatore Cauli, dopo il servizio di leva nella Regia Marina,
all‘entrata in guerra dell‘Italia viene richiamato per mobilitazione presso la Tenenza dei
Carabinieri di Sant‘Antioco e assegnato a prestare servizio nel distaccamento costiero di
Capo Sperone. Il 31 gennaio 1917 lascia la stazione semaforica della Marina perché,
nonostante i suoi 37 anni, verrà trasferito ai ruoli dell‘Esercito e inviato al deposito di
fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri per essere trasferito nella penisola in territorio in
stato di guerra. Il 7 novembre 1917 verrà catturato dal nemico e condotto prigioniero in
Ungheria. Verrà rimpatriato al termine del conflitto.
L‘8 novembre, invece fu catturato Antioco Luigi Milia301. Giovanissimo 18enne fu
arruolato a Napoli del deposito del 1° Rgt. ―Bersaglieri‖. Giunse in territorio in stato di
guerra sul Cadore e assegnato al Battaglione Complementare Ciclisti ―XI° bis‖ del 7° Rgt.
―Bersaglieri‖ (l‘XI° era dislocato in Tripolitania, Libia). Il 3 novembre il 7° reggimento,
impegnato nella fase di ripiegamento. Antioco Luigi Milia viene catturato l‘8 novembre nel
fatto d‘arme del Cadore. Al rimpatrio viene trasferito al Distretto Militare di Brescia. Si
congederà nel Distretto Militare di Cagliari dopo una breve tappa nel deposito del 1° Rgt.
―Bersaglieri‖.
Due giorni dopo, il 10 novembre vengono catturati Giovanni Farci e Fedele Fois.
Giovanni Farci302, già chiamato alle armi in conseguenza della guerra Italo-turca, fu
arruolato a Palermo nel deposito dell‘86° Rgt. della brigata ―Verona‖ e assegnato alla 1a
Compagnia. Dal porto siciliano s‘imbarca per la Tripolitania-Cirenaica (Libia). La sua
chiamata alle armi procura al fratello Antonio la dispensa dal servizio (solo per gli scaglioni
del 1914, perché tra poco parleremmo anche di lui impegnato nello stesso settore del
fratello). Al termine della leva, viene trattenuto alle armi per mobilitazione sempre in
territorio Libico. Rientrato in Italia, sbarca a Napoli col 97° Rgt. della brigata ―Genova‖
(97° e 98° Rgt., già costituita in Libia alla metà del giugno 1916). Il 16 ottobre 1917 giunge
in territorio in stato di guerra e passa al 152° Rgt. ―Sassari‖, 6a Compagnia. Dopo poche
settimane, il 10 novembre, durante la disfatta di Caporetto viene catturato dagli austriaci e
condotto prigioniero in territorio austriaco. Rientrato dalla prigionia verrà ricoverato
all‘ospedale ―S. Giustina‖ di Padova per una pleurite. Dopo il ricovero verrà mandato in
licenza di convalescenza in attesa del congedo.
Anche Fedele Fois303 fu catturato nello stesso giorno del Farci. Ex Allievo Musicante
durante la leva, (10a Compagnia del 5° Rgt. ―Aosta‖), venne chiamato per mobilitazione a
Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 novembre viene catturato dal nemico. Sul
foglio matricolare non è specificato in quale fatto d‘arme fu catturato, né a quale reggimento
appartenesse; comunque è plausibile pensare che si tratti della rotta di Caporetto e facesse
parte della brigata ―Reggio‖.
La stessa sorte tocco a Emanuele Basciu304 pure lui del 46° Rgt. ―Reggio‖. Già
militare di leva con la 15a Compagnia del 6° Rgt. ―Aosta‖, verrà richiamato per
mobilitazione a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ col quale giunse in territorio in
stato di guerra e assegnato ad una compagnia di mitraglieri. Verrà catturato l‘11 novembre
1917.
301
MILIA Antioco Luigi 12/08/1898 di Gavino e Mannai Caterina (Esercito)
FARCI Giovanni 04/07/1893 di Luigi e Collu Grazia (Esercito). Fratello di Farci Antonio 04/04/1887.
303
FOIS Fedele 26/08/1889 di Tommaso e Valdes Giuseppina (Esercito)
304
BASCIU Emanuele Salvatore Antonio 16/04/1891 di Antonio e Frau Giuliana (Esercito)
302
- 125 -
Forse apparteneva al 46° Rgt. ―Reggio‖ anche Antonio Domenico Milia305 catturato
come gli altri nel novembre del ‗17. Dai fogli matricolari non risulta né il giorno della
cattura, né il fatto d‘arme in cui fu coinvolto. Ci sono dei dubbi persino a reggimento di
appartenenza al momento dell‘entrata in linea. Dai fogli risulta richiamato per mobilitazione
nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri e catturato in un giorno imprecisato del
novembre 1917. Dopo la prigionia si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri.
Il 9 novembre 1917, mano a mano che si effettuava la ritirata, si cercava di rimettere
ordine nei reparti sbandati. Fra Mortegliano e Codroipo i Bersaglieri e i fanti aiutarono il
deflusso delle truppe che ripiegavano disordinatamente per l‘anticipata distruzione di alcuni
ponti. Un po‘ dovunque erano andati allo sbaraglio anche gli ―Arditi‖, il nuovo corpo
istituito pochi mesi prima, ma che era stato impiegato solo in azioni avventurose sulle
trincee e mai in rapide incursioni, come avrebbero dovuto essere impiegati.
La ―Sassari‖, come abbiamo già ricordato in precedenza, è riuscita ad attestarsi sul
fiume Monticano, ma subito dopo arriva l‘ordine di ripiegare più indietro a Rua di Feletto
(Udine). Bisogna retrocedere ancora: il grosso della brigata attraverserà il Piave, mentre
dodici plotoni resisteranno ad oltranza sul Monticano e un battaglione a Rua di Feletto. La
brigata passa il fiume alle 10:30 del 9 novembre e subito dopo i genieri si preparano a far
saltare il ponte della Priula, il secondo e ultimo ponte che unisce le due rive del Piave. Sono
le ore 14:00 e sulla Priula regna una grande animazione: gli austriaci da un momento
all‘altro potrebbero presentarsi sull‘altra sponda. Gli ufficiali della ―Sassari‖ si oppongono e
chiedono di aspettare ancora: se il ponte della Priula viene fatto saltare, il VII° battaglione al
comando del Maggiore Giuseppe Musinu, rimasto di retroguardia a Rua di Feletto nel
disperato tentativo di rallentare l‘avanzata austriaca, si troverà imbottigliato e sarà costretto
ad arrendersi al nemico.
Dal passaggio della brigata son già passate quattro ore e si guarda oltre il Piave con
trepidazione. All‘improvviso quando la volontà dei genieri sta per prevalere, il miracolo si
compie: annunciato dal crepitio di alcune mitragliatrici nemiche che cercano di ostacolarne
la ritirata, il VII° battaglione compare e, lentamente, attraversa il ponte perfettamente
allineato. La commozione è immensa e i ―Sassarini‖ corrono incontro ai loro compagni. La
―Sassari‖ fu l‘ultima formazione dell‘esercito italiano a ritirarsi oltre il Piave dopo la
disfatta di Caporetto. Dal 10 novembre 1917 la brigata la ―Sassari‖, insieme alla brigata
―Bisagno‖, entrerà a far parte della 33a Divisione di fanteria comandata dal Generale Carlo
Sanna. Il loro ―Babbu mannu‖, che per designazione è colui che è nato nella loro Isola, ne
ha la parlata e l‘Amore. Mio nonno paterno Salvatore Loi amava ricordare che tra i sardi del
suo reparto vigeva un vecchio adagio: ―Opberrei sa porta manna ca esti arribendi su
generali Sanna‖. Agli occhi dei soldati sardi egli appariva veramente così, il Capo; la
parlata sardesca li galvanizzava e quando passava in rassegna i reparti, ascoltava i nomi dei
casati e dei paesi, le anzianità di guerra e il mestiere.
Intanto nello schieramento italiano la ferita di Caporetto comincia a rimarginarsi.
Non c‘era più il disordine dei giorni scorsi: in molti soldati lo scoramento aveva fatto posto
alla rabbia e al desiderio di vendetta, qualcuno cominciò a mormorare ―non passa lo
straniero‖. In molti altri era sorta la convinzione che il gettare le armi e il voltare le spalle al
nemico non avrebbero prodotto la pace, ma giovava solo al nemico. Un nuovo spirito
305
MILIA Antonio Domenico 01/06/1890 di Nicolò e Longu Luigia (Esercito)
- 126 -
animava le truppe ripieganti e intorno ad ufficiali attivi ed energici si raccoglievano soldati
d‘ogni arma per disciplinare il ripiegamento o improvvisare difese e resistenze; gli sbandati
andavano ritrovando i loro corpi, richiamati da cartelli inchiodati su pali che indicavano il
luogo di radunata. E intanto correva voce che gli Alleati mandavano aiuti, mentre le prime
truppe francesi (sei divisioni di fanteria) erano giunte a Mantova già dal 30 ottobre.
Lo stesso impegno fu preso il giorno seguente dagli Inglesi disposti ad inviare 4
divisioni a Brescia, per essere entrambi pronti a fronteggiare sia un‘invasione degli austrotedeschi dal Trentino, sia la temuta avanzata degli stessi se cedeva il Tagliamento. Ma erano
passate solo ventiquattr‘ore, quando il Tagliamento era già perso, e a fatica le armate di
Cadorna riuscirono a raggiungere il Piave.
Parlando di quei giorni, il generale Cadorna sostenne che ―furono i più terribili della
ritirata‖; ma il valore delle truppe della 3a Armata e quello dell‘ala destra della 2a Armata
che eroicamente si sacrificarono, permise all‘esercito di salvarsi sulla destra del
Tagliamento. Venuto a sapere della caduta di Cornino il 2 novembre, e di Codroipo il 4,
Cadorna ordinò all‘intero esercito di ripiegare sul Piave e far saltare i ponti, perché sul
Tagliamento non si poteva più resistere. Paradossalmente nell‘ora più triste molti capirono
che quella sarebbe stata l‘ultima ritirata; il ripiegamento doveva finire lì, sulla linea del
Piave. Ormai non era più una questione politica o militare, ma era diventata una questione
d‘Orgoglio Nazionale. Non era ancora finito il ripiegamento che già cominciava la riscossa.
E furono i nostri soldati, quelli più umili e semplici che presero l‘iniziativa, là dove tutti,
politici e militari, avevano fallito. Ognuno prese coscienza che più la fuga li portava lontani
dal nemico, più mettevano in pericolo la Patria, le famiglie e loro stessi. Fu così, che la
massa di soldati d‘ogni regione scoprì di avere una sua personalità e una sua forza. Loro ora
sapevano cosa dovevano fare, ignorando sia i retorici proclami, sia il disfattismo di alcuni
socialisti, e sia gli incitamenti intellettuali dei Marinettiani. Il nemico non può, non deve
vincere: e non vincerà! Ma l‘esito della cosiddetta 12a battaglia dell‘Isonzo era quello di una
guerra quasi perduta, le cifre erano da capogiro. Nel giro di 15 giorni i territori che avevamo
conquistato a caro prezzo nelle undici battaglie dell‘Isonzo, in Friuli, nel Cadore e nella
Carnia, erano invasi dal nemico. La disfatta di Caporetto iniziata il 24 ottobre e conclusasi
l‘8 novembre, ci costò gravissime perdite di uomini e di materiali: 3.152 cannoni, 1.732
bombarde, circa 3.000 mitragliatrici, 300.000 fucili, 150 aeroplani, 4.000 autocarri; 11.600
morti, 30.000 feriti, 265.000 prigionieri, fra cui una diecina di generali; 350.000 in fuga
verso la Pianura Padana, seguiti da 400.000 profughi civili.
Per quanto riguarda Sant‘Antioco il bilancio della disfatta a causa della superficialità
e incompletezza dei fogli matricolari, è poco esaustivo. Comunque alla luce di ciò che si è
raccolto, la rotta di Caporetto ci costò, a parte i dispersi e i numerosi feriti, 4 morti ( 2 sul
campo e 2 in prigionia), e circa 33 prigionieri. Questi ultimi furono avviati ai campi di
concentramento austriaci e tedeschi. Nel miserabile viaggio gli ufficiali non furono trattati
meglio della truppa. L‘ufficiale italiano patì l‘insulto e la depredazione del soldato austriaco
e tedesco; viaggiò in vagoni-bestiame con le lettiere di sterco bovino; in prigionia come
corredo ricevette quello di un infame galeotto. La brutta reputazione dei campi austriaci di
Marchtrenk, di Siegmundsherberg e di Somorja (Slovacchia), non sembrò esagerata ai
nuovi arrivati, che trovarono i vecchi prigionieri nelle più infime condizioni fisiche e morali.
I prigionieri di Caporetto, che già se la intendevano poco tra loro, con la propaganda
tedesca che li presentava come ―codardi‖, erano visti dagli anziani con sdegno. Inoltre
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l‘avversione contro i ―caporettisti‖ cresceva perché il loro arrivo coincideva con le
restrizioni e la penuria di cibo. Con già i suoi popoli affamati, il Governo austriaco negava
ai prigionieri, ormai troppi, perfino il necessario. Fame e freddo furono i più atroci
persecutori degli Italiani in Austria. Peggio ancora la situazione per i 120.000 Italiani inviati
in Germania ad Augustabad. Nei paesi tedeschi, specie in quelli settentrionali e luterani, il
prigioniero respirò un‘aria di odio e di disprezzo. Unica lettura dei prigionieri i giornali
tedeschi, che riferivano le tristi notizie esagerate e le corredavano di odiose invenzioni:
―Disfatta totale, Cadorna ucciso, il re fuggito, la repubblica proclamata a Roma‖. Precari i
servizi igienici; umilianti le perquisizioni; il cibo, insufficiente e nauseabondo, era fatto
tutto di surrogati coi quali i prigionieri ingannavano lo stomaco. Una fame atroce che
favoriva le malattie, rodeva i nervi, esasperava gli umori e avviliva i caratteri. Alcuni non
ressero e morirono disperati; in altri la bramosia di fuggire divenne ossessione maniaca. Per
lunghi mesi furono trattati in modo riprovevole, costretti nel gelido inverno del ‗17 a
lavorare all‘aperto, digiuni, seminudi e unico riscaldamento le bastonate o i frustini. E si
capisce perché molti di loro preferirono chiedere un lavoro nelle officine militari nemiche.
Superato lo sgomento,
iniziò la resistenza, sugli
Altipiani, sul Grappa, e sul
Piave: ma il bilancio di
questa
ritirata
fu
pesantissimo.
Il
nuovo
schieramento
difensivo
andava dallo Stelvio agli
Altipiani, però in Val di
Brenta, anziché risalire verso
le Dolomiti, continuava
diritto
a
oriente
appoggiandosi sul massiccio
Ponte di San Donà del Piave
del monte Grappa, di qui
Tratto da ―Combattere nelle lagune di Venezia‖, di Antonio L. Rossi
Giuseppe Artesi. Paolo Gaspari Editore 2010.
scendeva al Piave, e seguiva
gli argini del fiume sino al
mare. Questa volta la linea del fronte era lunga circa 200 Km, più breve e quindi più facile
da controllare; in fretta e furia furono scavate trincee e improvvisate postazioni per
mitragliatrici e cannoni. La Ia Armata continuò a presidiare le vecchie e perciò munitissime
linee dell‘Adamello, della Val d‘Adige e degli Altipiani. La IVa Armata, dopo non poche
vicissitudini, dalle Dolomiti e dal Cadore ripiegò sul monte Grappa e si attestò dietro il
Piave sul Montello. Infine la IIIa Armata teneva la linea del Piave da Nervesa al mare.
Alle truppe stremate il generale Luigi Cadorna diramò un ordine del giorno in cui si
affermava l‘inflessibilità delle nuove posizioni raggiunte: ―...dal Piave allo Stelvio si
difende l‘onore e la vita dell‘Italia ...morire, non ripiegare!‖ Fu però il suo ultimo proclama
perché il Re Vittorio Emanuele III, sia per volontà del governo sia per la pressione degli
alleati, destituì il generale Cadorna. Al suo posto venne nominato il generale Armando Diaz.
Gli zelatori dello Stato Maggiore consumeranno molto inchiostro per dimostrare che
Cadorna era un grande stratega e Diaz una ―nullità‖. Ma chi studia sui documenti e nelle
testimonianze il carattere di questo Generale napoletano, si accorge del perché della
- 128 -
preferenza. Il Re lo scelse, non per meriti particolari, ma per le sue doti umane. Quel Re
silenzioso che si aggirava nei campi di battaglia, Diaz lo aveva conosciuto per quelle doti,
che non avevano nulla a che vedere con i piani di battaglia. E dato che il ―marmittone‖
reale, ―re soldato per caso‖, era un attento osservatore, sapeva che i soldati avevano di che
motivare la loro ostilità verso Cadorna definito il ―generalissimo‖ dal ―sadismo mistico‖.
Davanti ad un esercito non professionista ma di massa, i comandanti più che farsi
capire da chi non poteva capire, dovevano loro, che erano in grado di comprendere, cercare
di capire. Era più importante la questione ―psicologica‖ che non quella ―militare‖. E i fatti
successivi diedero ragione a questa scelta. Il generale Diaz fu affiancato da due sottocapi di
Stato Maggiore, il Generale Giardino, che in seguito verrà inviato a Parigi al comando della
4a Armata che combatteva sul fronte francese, e il Generale Pietro Badoglio scelto per le sue
imprese sul monte Sabotino e sui margini dell‘altopiano della Bainsizza e quando ancora
non si conoscevano le responsabilità della sua artiglieria nello sfondamento tedesco da
Tolmino a Caporetto. Insieme con Diaz, che era un galvanizzatore dei soldati e sapeva
tenere buoni rapporti con i dirigenti politici, formerà un binomio utile ed efficace.
Il 10 novembre 1917 il Re, dal Quartier Generale, lanciava alla Nazione e all‘Esercito
il seguente ordine del giorno: ―Italiani ! Il nemico favorito da uno straordinario concorso di
circostanze, ha potuto concentrare contro di noi tutto il suo sforzo. All‘esercito austriaco è
giunto adesso l‘aiuto, lungamente da loro invocato ed atteso, di truppe tedesche numerose
ed agguerrite. La nostra difesa ha dovuto ripiegare; ed oggi il nemico invade e calpesta
quella fiera e gloriosa terra veneta da cui lo avevano ricacciato l‘indomita virtù dei nostri
padri e l‘incrollabile diritto dell‘Italia. Italiani, cittadini e soldati ! Siate un esercito solo.
Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento.
Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d‘ Italia suoni così nelle trincee come in
ogni più remoto lembo della Patria. Al nemico, che ancor più che sulla vittoria militare
conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con una sola
coscienza, con una voce sola: tutti siamo pronti a dare tutto per la vittoria e per l‘onore d‘
Italia‖.
Gli austro-tedeschi aggredirono le nuove difese italiane il 10 novembre. Sfondata la
linea del Tagliamento, il generale tedesco Von Below si era portato sulla nuova linea di
difesa italiana sul Piave, e dalla riva sinistra, minacciava di attraversarlo e sbarcare sulla
riva destra per poi dilagare verso Treviso e la Pianura Padana. A sostegno di quest‘offensiva
il maresciallo Conrad dal Trentino doveva riprendere la marcia attraverso gli Altopiani di
Asiago e il Brenta, per poi scendere su Vicenza o Bassano (come si era tentato di fare nella
Strafexpedition) e invadere la Pianura Padana. Von Below si proponeva così di forzare il
passaggio del Piave, avanzando da ponente e da levante. Attese tre giorni, poi il 9-10
novembre, iniziò la sua ottimistica seconda fase. Ma le cose non andarono come previsto.
Contro la linea italiana, dall‘altopiano d‘Asiago al mare, che solo in parte era
sistemata a difesa, il nemico iniziò l‘11 novembre una violenta offensiva che durò fino alla
fine dell‘anno con due soste di pochi giorni. Con questa offensiva gli austro-tedeschi si
proponevano di conquistare gli sbocchi delle valli alpine nella pianura e di estendere la loro
occupazione della riva destra del Piave; ma trovarono una resistenza che non si aspettavano,
e fin dai primi tentativi compresero che la loro facile avanzata, effetto dello sfondamento di
Caporetto e del ripiegamento italiano, era purtroppo finita. L‘irriducibile generale austriaco
Conrad, fu duramente respinto, mentre fra le imprevidenze gravissime di Von Below,
- 129 -
quando arrivò al Piave, ci fu quella di non avere a disposizione i genieri e quindi il materiale
necessario alla sostituzione o al riattamento dei ponti fatti saltare dagli italiani in ritirata.
Guadare il fiume a novembre, mese delle piogge, era impossibile. E tentare di
attraversarlo con improvvisati natanti era, oltre che difficile, pericoloso, perché si
esponevano al fuoco di sbarramento italiano. Gli austriaci però a monte di S. Donà di Piave,
all‘alba dell‘11 novembre, mediante barconi, riuscirono a passare sulla destra del fiume a
Zenson per costituirvi una testa di ponte, ma rimasero imbrigliati dalla vegetazione, dai
canali e dalla ―sorprendente‖ resistenza degli ―sconfitti‖ che esasperava l‘ira del nemico.
In quel punto il fiume ha un gomito che forma l‘ansa divenuta famosa: un triangolo
di terra, col vertice a levante, rotto da siepi e fossati, coperto da una vegetazione fittissima
che impedisce la vista. Gli austro-tedeschi fecero dei micidiali ―nidi‖ naturali difensivi ad
ogni passo, piazzandovi le loro mitragliatrici, ben celate tra la vegetazione. Poi con delle
passerelle, sfruttando le varie isolette, tentavano di attraversarlo. Fu quell‘ansa motivo di
serie preoccupazioni per gli Italiani; si astennero dal tentarne la conquista, ma trincerarono
quel tratto alla destra del fiume con una salda barriera umana, dove sarebbe stato un vero
suicidio sbarcarvi. Il primo tentativo, fu stroncato da un Sottotenente Sardo, Vincenzo
Onida, che con un manipolo di uomini sbarrava il passo alla prima orda di nemici sbarcati
sulla sponda destra del Piave. Gli austriaci rifugiatisi in un fabbricato trasformato in un
improvvisato fortilizio, ma incalzati dalla furia del manipolo italiano del Sottotenentino, non
rimase altro scampo che la resa. Fatti prigionieri gli austriaci vennero ammassati davanti a
Onida, in quel momento un loro ufficiale slealmente gli scagliò fra le gambe una bomba a
mano, seguì una scena raccapricciante: mutilato del piede destro, perdendo fiotti di sangue
dal moncone, Onida in uno sforzo disperato, con una volontà titanica, raccolte le proprie
energie, vacillando, guardandolo diritto in faccia avanzò verso l‘ufficiale, poi sfoderò la
baionetta, gli si scagliò contro e gli inferse un colpo mortale; e agli altri prigionieri attoniti
gridò loro in faccia: ―Così, sanno battersi gli italiani!‖. Poi morì dissanguato. Vero o
presunto questo grido, una cosa è certa: quello era il grido rabbioso che avevano in corpo i
tre milioni di soldati italiani al fronte, dopo appena tre giorni da quella che sembrava una
funesta disfatta morale oltre che materiale.
Mentre Below il 10 novembre dava inizio alla sua offensiva, l‘11, il Generale Diaz
s‘incontrava con i capi delle forze francesi ed inglesi in Italia per decidere il loro intervento
effettivo sul fronte italiano. Non senza meraviglia Diaz si trovò di fronte al rifiuto dei due
generali, venendo a conoscenza di un accordo segreto stipulato fra Roma, Parigi e Londra,
secondo il quale le truppe anglo-francesi non potevano cimentarsi contro gli austro-tedeschi
senza il consenso dei rispettivi governi. Solo il 24 novembre, gli Inglesi, commossi dalla
stoica resistenza dei fanti italiani, giudicarono poco dignitoso rimanere nelle retrovie di
Mantova e Brescia, e si offersero spontaneamente di entrare in linea. I francesi dimostrando
una sensibilità meno pronta, dissero che sarebbero intervenuti, ma solo in riserva sul Brenta,
salvo muoversi il 5 dicembre, dopo l‘arrivo di un altro contingente. Considerata la necessità
assoluta di infoltire la prima linea, Armando Diaz accettò questa soluzione.
Intanto anche i nostri concittadini sono sempre lì, ad esser feriti, catturati e a…
morire. L‘11 novembre vengono fatti prigionieri Luigi Cappai, Giovanni Orrù e Salvatore
Mannai. Luigi Cappai306, già riformato dalla Leva, fu richiamato a Roma nel deposito del 2°
306
CAPPAI Antioco noto Luigi 26/04/1887 di Antioco e Brugattu Antioca (Esercito).
- 130 -
Rgt. Bersaglieri per poi passare effettivo al 12° Rgt.307 Giungerà in zona con la Compagnia
Mitraglieri ―Fiat‖. L‘11 novembre viene catturato a Feltre, in provincia di Belluno. Verrà
rimpatriato il 28 novembre 1918 e si congederà il 20 aprile 1919 nel Deposito del 12° Rgt
Bersaglieri.
Giovanni Orrù308, l‘abbiamo già incontrato nel fatto d‘arme di Bosco Cappuccio
nell‘agosto del 1915, quando fu ferito gravemente al collo da una scheggia di bomba a mano
mentre svolgeva il turno di guardia. Rientrato in territorio in stato di guerra col 46° Rgt.
―Reggio‖, viene anch‘esso catturato in provincia di Belluno presso Sedico-Bribano.
Rientrerà dalla prigionia in Sardegna nel deposito di smistamento truppe di Ozieri nel 45°
Rgt. ―Reggio‖. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari.
Anche Salvatore Mannai309 abbiamo già incontrato nel dicembre 1915 quando,
―Sassarino‖ del 151° Rgt., lasciò il fronte per una ferita di arma da fuoco perforante alla
spalla destra e al calcagno sinistro. Dopo la convalescenza, rientrerà in zona d‘operazioni
col 46° Rgt. ―Reggio‖, e pure lui fu catturato l‘11 novembre a Belluno. Rientrerà dalla
prigionia nel deposito del 46° Rgt. a Ozieri dove verrà inviato in licenza illimitata.
Nei giorni successivi, il 12 novembre viene catturato Giuseppe Ollargiu310. Già
riformato, verrà chiamato alle armi quando aveva ormai 38 anni. Fu arruolato nel deposito
del 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Giunto in territorio in stato di
guerra viene trasferito al 151° Rgt. e assegnato alla 1492a Compagnia Mitraglieri. Verrà
catturato dal nemico in una zona sconosciuta (con tutta probabilità l‘altopiano della
Bainsizza). Rientrato dalla prigionia verrà inviato in licenza illimitata.
Il 15 novembre nei combattimenti della Bainsizza viene ferito Antioco Basciu311 del
152° Rgt. ―Sassari‖. Apparteneva alla 6a Compagnia, l‘esplosione di una bomba a mano gli
provocò gravi ferite al viso, al braccio, alla gamba e al piede sinistro. Verrà ricoverato
all‘ospedale ―Argento‖ di Lecce. Dopo la convalescenza verrà mandato in osservazione
all‘ospedale di Bari. I danni più gravi li subirà agli occhi: rimarrà ceco all‘occhio sinistro e
visione ridotta per metà a quello destro. Verrà inviato in congedo assoluto con la
concessione della pensione a vita312.
Nella data del 15 novembre rimane ferito anche Antonio Farci, fratello di Giovanni
(1893) del quale abbiamo già parlato in precedenza. Antonio Farci313, già chiamato alle armi
per l‘impiego bellico in Libia (guerra Italo-Turca) col 35° Rgt. ―Pistoia‖, verrà dispensato
dalla mobilitazione del 1914 proprio per avere il fratello Giovanni sotto le armi. Sarà
comunque richiamato nel deposito del 46° Rgt a Ozieri dove passerà effettivo al 151° Rgt.
della brigata ―Sassari‖, col quale giunse in territorio in stato di guerra. A causa di una crisi
di congelamento ai piedi verrà ricoverato all‘ospedale ―Rossini‖ di Brescia e in seguito
trasferito all‘ospedale ―S. Maria Novella‖ di Firenze. Rientrato in zona di guerra dopo una
lunga convalescenza viene assegnato al 215° Rgt. della Brigata ―Tevere‖. Il 15 novembre
307
N.B. nel 12° Rgt. Bersaglieri prestava servizio anche il futuro Capo del Fascismo Benito Mussolini.
ORRÙ Giovanni Antonio 20/06/1887 di Antioco e Caddeo Chiara (Esercito). Fratello di Orrù Giuseppe Nicolino 1884.
309
MANNAI Salvatore Giovanni 21/05/1884 di Emanuele e Salis Maria Chiara (Esercito). Fratello di Sebastiano 1881 e
Antioco 1888.
310
OLLARGIU Giuseppe Giovanni Salvatore 05/06/1879 di Antonio e Santus Filomena (Esercito)
311
BASCIU Antioco 11/07/1889 di Antioco e Pes Carmela (Esercito)
312
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra. La pensione di guerra a vita gli fu concessa a partire dal 1° marzo 1924.
313
FARCI Antonio 04/04/1887 di Luigi e Collu Grazia (Esercito). Fratello di Farci Giovanni 04/07/1893.
308
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dell‘anno in corso (1917) lascerà il fronte per una gravissima ferita al braccio sinistro. Dopo
il ricovero e la convalescenza, rientra in servizio a Roma nel deposito dell‘81° Rgt.
―Torino‖. A causa dei postumi da ferita viene mandato in osservazione all‘ospedale
―R.Margherita‖ di Roma e inviato nuovamente in convalescenza. Terminato il periodo di
riposo rientra al ―Celio‖ di Roma dove viene proposto a riforma per postumi da ferita al
braccio e all‘emitorace sinistro con presenza di proiettile nella cavità toracica. Il proiettile
attraversò tutto il braccio ed è fuoriuscito nella faccia laterale interna rientrando
nell‘emitorace sinistro al dì sotto del cavo ascellare al livello della quinta costola. Trasferito
all‘ospedale militare di Cagliari e inviato in licenza illimitata in attesa del congedo assoluto.
Fu gravissima anche la ferita subita da Giovanni Massa314 impegnato col 233° Rgt.
―Lario‖ appena costituito a Pisa nel gennaio 1917 nel deposito del 21° Rgt. di fanteria della
brigata ―Cremona‖. Giovanni Massa all‘atto della mobilitazione fu arruolato a Pisa nel 21°
Rgt. ―Cremona‖ dove verrà assegnato al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ (costituito il 12
dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. ―Cremona‖ e 88° Rgt. ―Friuli‖), e con tale
reggimento giunge in territorio in stato di guerra. Il 6 luglio 1916 lascia la zona di guerra per
ricovero, e inviato in convalescenza al deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖ nel Distretto Militare
di Livorno. Il 20 settembre rientra in zona di guerra col 125° Rgt. della brigata ―Spezia‖. Poi
il 12 febbraio del 1917 passa effettivo al 233° Rgt. della ―Lario‖. Tale brigata verrà
dislocata sulla sinistra dell‘Isonzo, ed il 25 febbraio, passata alla dipendenza della 34a
divisione, si schiera nel settore Lukatic-Veliki, e propriamente tra la quota 238 e la strada
che conduce da Selo a Nova Vas (sottosettore di destra), quando è in pieno svolgimento la
10a battaglia dell‘Isonzo. Giovanni Massa verrà ferito il 17 novembre, nelle concitate fasi di
ripiegamento, al bulbo oculare destro nei fatti d‘arme di Zelo (Veliki-Selo, Settore TolminoIsonzo) presso ―Dolina Civetta‖, posto di osservazione austriaco. Verrà ricoverato
all‘ospedale di Ferrara e dopo una lunga convalescenza sarà permanentemente inabile al
servizio militare315.
Un altro Antiochense caduto nelle mani degli austriaci fu Giovanni Cabras316.
Chiamato alle armi sin dal 1911 per la guerra Italo-Turca, venne arruolato a Girgenti (Rieti)
nel deposito del 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e mobilitato per il fronte libico. Dal porto di
Messina s‘imbarca per la Tripolitania e Cirenaica col 5° Rgt. ―Aosta‖. Verrà rimpatriato il
10 gennaio 1913. Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 45° Rgt. a
Ozieri, giungerà in territorio in stato di guerra il 24 maggio. Il 19 settembre parte dalla zona
di guerra per una crisi di congelamento ai piedi e ricoverato all‘ospedale di Milano. Il 12
novembre rientra al Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ e dopo due mesi, il 17 gennaio 1916
viene assegnato alla 93a Compagnia Presidiaria. Il 12 agosto giunge in territorio in stato di
guerra e assegnato al 6° Rgt. ―Aosta‖. Il 10 gennaio 1917 viene ricoverato all‘ospedale di
Rovigo per malattia e il 27 marzo è trasferito al convalescenziario di Modena. Il 13 aprile
rientra nel 6° Rgt. ―Aosta‖ a Palmanova da dove la brigata si trasferisce nel settore
operativo della 6a Armata. L‘8 novembre, col ripiegamento delle truppe italiane, iniziato
dagli ultimi giorni di ottobre, la brigata ―Aosta‖ dalle posizioni di prima linea, ripiega verso
il Monte Grappa. Allo sbarramento di Tezze un nucleo di arditi del 6° Rgt. attacca
314
MASSA Giovanni 22/08/1894 di Antioco Ignazio e Lai Speranza (Esercito).
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra.
316
CABRAS Giovanni 24/12/1889 di Antioco e Manca Giuliana (Esercito).
315
- 132 -
audacemente un reparto esplorante austriaco catturando alcuni elementi. Tutto il
reggimento, schierato sulla nuova linea del Grappa tra Col Caprile-Col della Berretta-Col
Bonato alle dipendenza della 51a divisione, resiste tenacemente ai numerosi attacchi del
nemico che non lascia alcun mezzo intentato per conquistare quelle importantissime
posizioni. Il giorno 17 incoraggiati dall‘occupazione di Col Bonato gli austriaci tentano con
forze maggiori di espugnare tutta la linea, ma è ancora sanguinosamente respinto dai reparti
italiani che si sono trincerati qualche centinaio di metri indietro. È in questo fatto d‘arme
(del Monte Grappa) avvenuto il 17 novembre che viene catturato Giovanni Cabras.
Rientrerà dalla prigionia dopo un anno il 20 novembre 1918 e si congederà nel deposto del
45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri il 12 luglio 1919.
Presso Belluno invece, il 18 novembre verrà catturato Nicola Damiano317. Era
originario di Carloforte e da noi era conosciuto col nomignolo di ―Culinu‖. Fu chiamato alle
armi nel Deposito del ‗45° ―Reggio‖ a Ozieri. Giunto in territorio in stato di guerra viene
assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖. Iniziata il 24 ottobre 1917 la grande offensiva austrotedesca e la conseguente nostra ritirata dal fronte giuliano, anche per la 4a Armata s‘impone
il ripiegamento su linee arretrate di resistenza. Il 2 novembre ha inizio la fase di
ripiegamento. Mentre il 46° Rgt. con due battaglioni (I° e III° Btg.) si trasferisce in Val Maè
per costituire, insieme con altri reparti, una retroguardia a protezione del movimento delle
truppe sfilanti dall‘Alto Cadore per la Val Piave, il resto della brigata riesce a sottrarsi alla
pressione nemica e a raggiungere la nuova linea del Piave, ove, il giorno 8 novembre,
assume la difesa del tratto fra Pederobba e Vidor, iniziando senza indugio i lavori di
rafforzamento. La brigata fa sempre parte della 18a Divisione. I due battaglioni del 46° Rgt.
(I° e III° Btg.) invece, che facevano parte delle truppe di copertura in Valle Maè, son
costretti, il 9 novembre, per la grave situazione creatasi in Val Piave ad est di Longarone, a
spostarsi a Soffranco; trovata poi a sud-est di Longarone sbarrata la Val Piave tentano,
rimontando con una penosa marcia la Val Maè, di raggiungere Val Cordevole e quindi
Sedico, ma giunti a Vignole, allo sbocco della Val Cordevole, circondati da forze superiori,
dopo aver lottato per aprirsi un varco, rimangono sopraffatti. È in questo contesto bellico
che Nicola Damiano, il 18 novembre viene catturato dal nemico nel fatto d‘arme di SedicoBribano (Belluno). Verrà rimpatriato un mese prima della conclusione del conflitto. Si
congederà nel Deposito del 46° Rgt. col grado di Caporale.
Nei giorni successivi invece morirà Antonio Agus318. Già veterano di guerra sul fronte
libico col 6° Rgt. ―Aosta‖, verrà richiamato per mobilitazione nel deposito del 46° ―Reggio‖
a Ozieri e trasferito nella penisola nel deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖. In territorio in stato
di guerra passa effettivo alla 1a Compagnia del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖ a Viterbo
nella caserma ―S. Caterina‖. Il 14 novembre, in seguito alla ritirata dal fronte Giuliano, la
brigata ―Calabria‖ inizia pure essa la fase di ripiegamento: riunitasi già dal 5 novembre a
Fiera di Primiero, si porta a Bassano, quindi sul rovescio del Monte Tomba, quale unità di
riserva a disposizione del IX° Corpo d‘Armata. Il 18 novembre occupa la linea difensiva
arretrata Belvedere-Vettorazzi-Castelli, inviando il I° e il II° Btg. del 60° Rgt. in prima linea
nel tratto Osteria Monfenera-Monte Tomba, ove più minacciosa si manifesta la pressione
317
DAMIANO Nicola 25/09/1898 di Domenico e Vitiello Teresa (Esercito).
AGUS Antonio 10/09/1890 di Daniele e Orrù Luigia (Esercito). Suo padre Daniele (classe 1855) fu Consigliere
Comunale nell’amministrazione di Giuseppe Biggio (1899-1920), di Michele La Noce (1921-1922) e di Emanuele Massa
(1926-1927).
318
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del nemico; il 22 novembre, sopraffatti dalla veemenza degli austriaci, sono costretti in un
primo tempo a ripiegare dal Monte Tomba ma, ritornando prontamente in linea, riescono
dopo cinque contrattacchi, a recuperare parte delle posizioni perdute, fino a quota 877. È nel
fatto d‘arme di Monte Tomba (zona Monte Grappa) che Antonio Agus morirà il 22
novembre 1917 in seguito a ferita di arma da fuoco alla testa. Suo fratello minore Luigi
Agus319, invece riuscì a salvarsi. Fu protagonista sul fronte occidentale nella campagna di
Francia, iniziata nella primavera del 1918. Apparteneva al 52° Rgt. di fanteria della brigata
―Alpi‖ e fu assegnato alla 320a Compagnia Mitraglieri ―Fiat‖. Rientrerà in Italia il 9 gennaio
1919 e si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri il 21 agosto dello stesso anno.
Il 23 novembre verrà catturato anche Nicolino Schirru320. Già riformato, verrà
richiamato per mobilitazione a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Giunto
in territorio in stato di guerra viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. In territorio in stato di
guerra viene trasferito all‘85° Rgt. della brigata ―Verona‖ e assegnato alla 673a Compagnia
Mitraglieri ―Fiat‖. Il 23 novembre viene catturato nei combattimenti di Monte Fior
(Altopiano di Asiago). Morirà in prigionia di tisi polmonare il 16 luglio 1918 nell‘ospedale
del campo di concentramento di jindrichovice (Repubblica Ceca), e sepolto nel cimitero del
campo, zona 388, fila 28. Lascerà la moglie Caredda Maria Caterina e due figlioli, Antioca
di 8 anni e Nicolino di appena 1 anno.
Il 23 novembre 1917 i comandanti austro-tedeschi decisero di sospendere l‘attacco;
gli italiani ne approfittarono per riorganizzare le linee e per far affluire truppe fresche. Gli
alleati invece, che si erano offerti di aiutare il nostro Esercito con sei divisioni francesi e
cinque inglesi, tardarono a far affluire le loro truppe in linea perché si voleva vedere se i
nostri soldati erano in grado di resistere sul Grappa, oppure se bisognava apprestare una
nuova linea sul Mincio e sul Po. Gli italiani invece seppero resistere sia sul Grappa che sul
Piave. Il Paese, popolo e soldati, avevano reagito positivamente, perché s‘era intuito che un
crollo sul monte Grappa e sul Piave poteva forse significare la fine del processo verso
l‘Unità del paese.
Ai primi di dicembre l‘offensiva nemica riprese; il generale Conrad ottenne qualche
parziale successo sull‘Altipiano di Asiago, ma alla vigilia di Natale venne definitivamente
fermato. Forse è durante questa nuova offensiva nemica che morì Efisio Longu321. Quando
fu richiamato alle armi aveva un‘età abbastanza avanzata per essere impegnato in prima
linea. I suoi 40 anni lo destinarono a prestare servizio nelle retrovie nel Genio Lavoratori
adibito allo scavo di trincee e ripristinare apprestamenti difensivi. Al momento del decesso
era Caporale del 3° Btg. della Milizia Territoriale; morì sul campo il 1° dicembre 1917 per
ferite riportate in combattimento in località Monte Croce, presso Cima Sperandio322.
Pochi giorni dopo venne catturato Nicolò Perdisci323. Riformato dalla Marina passò
ai ruoli dell‘Esercito e arruolato nei Bersaglieri a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Al
momento della cattura apparteneva al 4° Rgt. della Ia Brigata Bersaglieri, dislocato già dal
20 novembre sulle pendici del Badenecche e sul rovescio del Tondarecar.
319
AGUS Luigi Antonio 02/11/1891 di Daniele e Orrù Luigia (Esercito)
SCHIRRU Nicolino 12/02/1883 di Francesco e Agus Raffaela (Esercito)
321
LONGU Efisio 04/07/1877 di Antioco e Gallus Chiara (Esercito)
322
ACSA, Leva e Truppa, 12 luglio 1918.
323
PERDISCI Nicolò 02/02/1888 di Giovanni e Mallus Emanuela (Esercito)
320
- 134 -
Il 4 dicembre il nemico, dopo un violento bombardamento contro i punti più sensibili del
nostro fronte, sferra due poderosi attacchi; uno contro le posizioni di Monte Zomo e Casare
Melette e l‘altro contro le posizioni dei Monti Tondarecar e Badenecche. Alcuni reparti
vengono investiti da violente raffiche di artiglieria e perdono gran parte dei suoi uomini.
Creatisi così larghi varchi, gli austriaci irrompono in massa dalle trincee antistanti alla Cima
Badenecche, ma i superstiti del reggimento riescono ad arrestarli alla selletta di quota 1441,
passando poi al contrattacco. Poco dopo però, aggirati da riparti nemici che dilagano per il
rovescio del Badenecche, devono sottrarsi all‘accerchiamento retrocedendo, anche perchè
verso la selletta, l‘attacco nemico viene ripreso con forze fresche e più numerose. Padroni
della selletta e della cresta del Badenecche, gli austriaci si spingono a sud del Tondarecar
attaccandolo audacemente, mentre da nord continua fortissima la pressione di numerosi
riparti che, favoriti dal bosco, sono riusciti a portarsi fin sotto le nostre linee. Malgrado il
nemico abbia conseguito tale successo dalla parte del Badenecche, esso non può dilagare
perchè contenuto dai superstiti del 4° Rgt. col concorso di reparti alpini. Nicolò Perdisci
venne catturato proprio il 4 dicembre. Poi il 5 dicembre la minaccia di nuovi attacchi, e la
mancanza di rincalzi consigliano la sostituzione dei reparti tanto provati, dopo aver perso
sul campo quasi tutti i suoi effettivi, 61 ufficiali e 2.043 uomini di truppa. Il Perdisci dopo
la cattura, rientrerà dalla prigionia il 1° novembre del ‗18, qualche giorno prima
dell‘armistizio; questo fa pensare che non sia stato liberato dagli austriaci, ma si sia liberato
da solo con l‘avanzare delle nostre truppe che, incalzando il nemico lo costrinse a lasciare
sul posto anche i prigionieri catturati in precedenza. Dopo una sosta di alcuni mesi a Napoli
presso il deposito del 1° Rgt., il 21 giugno del ‗19 rientra in Sardegna a Caprera nel
Deposito Speciale dei Bersaglieri dove si congederà il 5 luglio 1919.
Finalmente il 5 dicembre, le truppe francesi inviate in Italia davano il cambio alle
truppe italiane nella zona del Monte Tomba andando in trincea. Le unità francesi non erano
numerose, e non venivano davvero a salvare l‘Italia come spavaldamente dicevano, perché
fu tutto merito dei soldati e dei reparti, che sopra abbiamo menzionato, l‘aver resistito
eroicamente sugli altipiani e sul Piave arrestando definitivamente l‘avanzata nemica;
tuttavia quelle francesi erano le benvenute anche perché rappresentavano la prova della
solidarietà degli Alleati che si manifestava pure con la presenza al fronte di truppe inglesi.
In quei giorni altri Antiochensi cadevano nelle mani degli austriaci. Il 20 dicembre
viene catturato Gavino Camboni324 già incontrato qualche mese prima nel settore della
Bainsizza dove rimase ferito. Dopo il consueto ricovero a Cormons (Gorizia), rientrerà in
zona d‘operazioni sempre col 159° Rgt. della brigata ―Milano‖. Il foglio matricolare dice
che fu catturato il 20 dicembre 1917 in località sconosciuta. Bisogna precisare però che la
brigata ―Milano‖ fu sciolta qualche settimana prima della sua cattura, il 29 novembre a
Castelnuovo Fogliani, per cui non sapendo quale sia il nuovo reggimento di appartenenza,
non è possibile ricostruire neppure il fatto d‘arme in cui fu coinvolto. Verrà liberato il 1°
novembre 1918; il 6 è a Milano nel deposito del 68° Rgt. della brigata ―Palermo‖ dove
aveva sede anche il deposito del 159° Rgt. poi fu trasferito in Sardegna a Ozieri nel
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 23 luglio 1919.
324
CAMBONI Gavino 20/01/1889 di Gavino e Mereu Antioca (Esercito)
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Qualche giorno dopo, il 23 dicembre viene catturato anche Antonio Currò325 del 229°
Rgt. della brigata ―Campobasso‖. Dopo la disfatta di Caporetto viene trasferito all‘86° Rgt.
della brigata ―Verona‖. Ai primi di dicembre l‘85° e l‘86° Rgt. sono inviati di rincalzo alla
2a divisione di fanteria schierandosi nel tratto Buso, Zaibena, Portecche. Il 23 dicembre
(giorno della cattura) il nemico sferra un attacco poderoso contro le linee di Col del Rosso e
dopo una lotta violenta se ne impossessa, rendendo in tal modo pericolosa la situazione
della brigata, schierata nelle trincee di Portecche. I suoi reparti, coinvolti nell‘azione,
eseguono con valore e tenacia ripetuti contrattacchi per arginare l‘offesa nemica; anche
nella giornata del 24 viene esplicata la massima resistenza e la lotta continua eroica e tenace
lungo le pendici sud-est di Col del Rosso con alterna vicenda e perdite ingenti per la
―Verona‖. Il 25 dicembre sopraggiunti i rinforzi, i resti della brigata sono ritirati dalla linea
del fronte e riuniti prima a Puffele e quindi a Marostica dove viene sciolta. Il Currò,
condotto in un campo di concentramento austriaco, rientrerà dalla prigionia il 27 febbraio
1919 nel deposito dell‘86° Rgt., e il 7 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa
di congedo.
Lo stesso giorno del 23 dicembre viene catturato Giovanni Nocco326 del 33° Rgt.
della brigata ―Livorno‖. Chiamato alle armi a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖,
verrà trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 205° Rgt. di fanteria ―Lambro‖
per poi essere trasferito al 33° Rgt. della brigata ―Livorno‖ alle dipendenze della 2a
Divisione di fanteria. Dieci giorni prima della cattura, il 13 dicembre, la brigata ―Livorno‖
entra in prima linea sulla fronte Portecche-Monte Valbella-Bertigo. Il nemico già dal mese
precedente continuava i suoi attacchi contro il monte Grappa e l‘altipiano di Asiago, per far
crollare la nuova linea di resistenza italiana. Il 23 dicembre, con un attacco veemente,
preceduto da una intensa preparazione di artiglieria, gli austriaci riescono a sopraffare la
difesa delle Portecche e del ridotto di Monte Valbella, tenuti dal 33° Reggimento e dal I°
Btg. del 34°, ma l‘intervento dei rincalzi, energico e tempestivo, lo arresta nettamente
(Battaglia di Natale). Giovanni Nocco viene catturato nel giorno del poderoso attacco
nemico. Rientrerà dalla prigionia il 4 novembre del ‗18 e assegnato nuovamente al reparto
di appartenenza, nel 33° Rgt. ―Livorno‖. Il 1° aprile del ‗19 con lo stesso Reggimento parte
in missione in Libia. Rientrerà il 27 marzo del ‗20 nel deposito del 40° Rgt. di fanteria
―Bologna‖ e si congeda nel Distretto Militare di Cagliari il 30 aprile 1920.
I soldati Italiani non si risparmiarono nemmeno l‘ultimo giorno dell‘anno! Nella
solita Zenson (Piave), in seguito a una energica pressione nemica, iniziata il giorno 27 e
proseguita senza interruzione, la notte del 31 un‘abile azione combinata di fuoco e di reparti
inflisse agli attaccanti delle perdite gravissime e lo costrinse ad abbandonare la testa di
ponte, così tenacemente difesa, e a ripassare sulla sinistra del fiume.
L‘offensiva austro-tedesca si arrestò definitivamente anche sul monte Grappa che
divenne il ―Monte Sacro‖ degli italiani, difeso accanitamente dai nostri soldati, in
particolare dai sardi della brigata ―Reggio‖. Il 12 dicembre la brigata viene assegnata alla
56a Divisione, schierata sul Grappa. Dal 12 al 28 i suoi battaglioni si alternano sulla linea
del fronte dei monti Solarolo, Valderoa e Spinoncia. Il 17 dicembre il 45° Rgt. ―Reggio‖,
schierato nel tratto tra monte Solarolo e monte Valderoa, resiste ad un poderoso attacco
325
326
CURRÒ Antonio 07/09/1887 di Giuseppe e Arrus Rita (Esercito)
NOCCO Giovanni 09/11/1897 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza (Esercito)
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sferrato da reparti della 200a divisione germanica i quali, dopo aver invano nella giornata
stessa ripetuto l‘assalto, sono costretti a ripiegare. Nella notte sul 28 dicembre la brigata,
sostituita in linea, si trasferisce col comando e il 45° Rgt. nella zona di Mussolente, mentre
il 46° Rgt. rimane ad occupare le posizioni di seconda linea tra monte Boccaor e monte
Medata. Per le prove di valore, fermezza ed ardimento date dalle truppe dal giugno 1915 al
dicembre 1917, le Bandiere di entrambi i reggimenti vennero decorate con Medaglia di
Bronzo al Valore Militare.
Nel 45° Rgt. della brigata ―Reggio‖ prestava servizio Efisio Calabrò327. Già militare
di leva nella Regia Marina, verrà richiamato nel Distretto Militare di Cagliari e assegnato al
316° Battaglione della Milizia Territoriale. L'8 marzo 1917 viene trasferito a Ozieri nel
deposito del 45° Rgt. di fanteria della brigata ―Reggio‖. Il 1° maggio giunge in territorio in
stato di guerra col 45° Rgt. e assegnato alla 6a Compagnia di marcia. Il 10 ottobre ottiene il
grado di Caporale. Nei fatti d‘arme del Monte Grappa venne ferito gravemente agli occhi328
dall‘esplosione di una bomba a mano nemica e il 23 dicembre viene ricoverato
nell'Ospedale di Firenze. L'11 agosto 1918 è inviato in convalescenza in attesa di riforma e
della pensione di invalido di guerra329.
Il nuovo anno trovava il nemico inchiodato nelle sue posizioni, logoro dall‘immane
sforzo sostenuto, incapace (dopo 150 chilometri di avanzata) di fare un solo passo avanti
oltre le difese italiane, deluso per l‘insuccesso riportato dopo un mese e mezzo di poderosa
lotta con la quale sperava di travolgere facilmente dal settentrione le linee montane, e da
oriente, passato il Piave, poter dilagare nelle province venete. Oltre la delusione, iniziarono
a mancare i rifornimenti, creando così nelle sue file per la prima volta una crisi di sfiducia.
A Vienna si diceva: ―pareva quasi impossibile che un esercito uscito da una immane
catastrofe come quella di Caporetto avesse potuto riprendersi così rapidamente‖, e ancora:
―l‘esercito italiano è in piedi. I vuoti sono stati colmati; specialmente l‘artiglieria è stata
ricostituita. Non si possono negare ai soldati italiani grandi elogi per il loro spirito e la
loro resistenza agli attacchi‖.
In realtà il nostro esercito ebbe la sola forza di riassestarsi, fu piuttosto quello
austriaco che adesso subiva l‘estenuante logorio della guerra in trincea. Le truppe austrotedesche erano esauste dopo i combattimenti sostenuti sull‘Isonzo e risultavano molto
provate per la resistenza accanita dei soldati italiani. Il sopraggiungere della cattiva stagione
permise agli austriaci di riposarsi e alle armate italiane di riorganizzare i propri organici e,
soprattutto, il suo spirito messo a dura prova durante la ritirata di Caporetto.
Paradossalmente tale disfatta, pur essendo stata un disastro, permise con il ripiegamento in
massa dei nostri soldati, di salvare gran parte del nostro esercito che ritirandosi
rovinosamente evitò lo scontro a viso aperto col nemico. Dopo tante amarezze e sventure, il
1917 si concluse con i nostri soldati che resistevano sul Grappa e sul Piave; una situazione
che portava a non disperare sull‘esito positivo della guerra. La ―Sassari‖, invece alla fine
dell‘anno, integrata dalle reclute del 1899, si schiera sulle alture di fronte al Col del Rosso,
Col Melaghelto e Col d‘Echele. Il freddo è terribile; molti soldati hanno i piedi congelati,
mentre gli austriaci usano i gas asfissianti.
327
CALABRÒ Efisio Giovanni Luigi 19/06/1883 di Giuseppe e Camboni Giuseppa (Esercito).
ACSA Leva e Truppa VIII, 20 marzo 1919.
329
ACSA, Elenco Mutilati e Invalidi di guerra.
328
- 137 -
Per Sant‘Antioco il 1917 fu meno cruento dell‘anno precedente. I morti furono 16
contro i 31 del 1916. Ma caddero prigionieri circa una sessantina di soldati e numerosi
furono i feriti.
- 138 -
La campagna del 1918: dal Piave a Vittorio Veneto.
Il 1° gennaio 1918 i nostri soldati da circa cinquanta giorni (da quel fatidico 10
novembre 1917) resistevano sugli Altipiani e sul Piave. Nel frattempo i reparti del Regio
Esercito andavano verso una completa riorganizzazione. Si migliorarono le condizioni di
vita dei combattenti sia dal lato morale sia da quello materiale, fu curata la propaganda di
guerra e si istituirono nuovi Reparti d‘Assalto (Arditi), dandone uno in dotazione a ciascun
Corpo d‘Armata e costituendo, nelle immediate retrovie, scuole d‘assalto e battaglioni arditi
di marcia.
Il generale Armando Diaz, rispetto al Cadorna, fu molto più attento ai suoi soldati.
Concesse dieci giorni di licenza in più, fu stipulata un‘assicurazione gratuita sulla vita, ci si
prese più cura delle esigenze delle truppe e dei loro familiari. A seguito della rivoluzione
d‘ottobre in Russia, furono fatte persino promesse di ―terre ai contadini‖ a guerra finita; ed
anche se non venne meno la disciplina, le ―decimazioni alla Cadorna‖ non ci furono più.
Diaz non era una ―nullità‖ come dicevano i suoi denigratori zelatori del vecchio militaresco
Stato Maggiore, era sì un militare, ma era anche un uomo che nell‘esercizio del comando
insieme alla più rigida osservanza dei regolamenti, recava una nozione di umanità e di
bonarietà propria dei napoletani e del tutto nuova nella tradizione militare che era
piemontese. Diaz si prodigò affinché a qualunque costo e in qualunque posto, il rancio
arrivasse caldo, mangiabile e in orario; che la posta arrivasse puntualmente; che i soldati
avessero biancheria e vestiario a sufficienza; che si rispettassero i turni in prima linea; e
volle persino che ogni soldato avesse nel suo corredo qualche ago e un pò di filo. Piccole
cose queste, ma c‘erano anche quelle grandi; e la più grande era che Diaz era prudente e
rifiutò sempre di mettere a rischio la vita dei propri uomini se non era necessario. Persino
alla fine del 1918, anche quando era evidente che l‘Austria stava per crollare, fu riluttante a
sferrare il famoso attacco che poi il 4 novembre portò l‘esercito a Vittorio Veneto.
L‘anno che iniziava doveva essere l‘anno della riscossa, anche se molti erano
pessimisti; era la realtà oggettiva che dava poche speranze. Il nuovo anno trovava gli italiani
―…sulla breccia, fieri e dignitosi anche nell‘avversa fortuna, con in cuore un solo profondo
desiderio: infrangere e ricacciare la marea, nemica e muovere alla riscossa‖. Queste erano
le parole che il Duca d‘Aosta rivolse il 1° gennaio 1918 alle sue truppe della IIIa Armata; e
non faceva della retorica, perché dal comandante supremo all‘ultimo fantaccino, tutti i
soldati ardevano della brama di ritornare sulle posizioni abbandonate, su quel Friuli e parte
del Veneto che il nemico stava calpestando con un‘arroganza inaudita, e con un tale
ottimismo da far gridare agli austriaci: ―A Milano! A Milano!‖.
Gli austro-tedeschi che avevano abbandonato la grande offensiva di fine autunno,
avevano tutte le intenzioni di riprenderla a primavera, dopo aver fatto convergere sul Friuli
una massa imponente di uomini e mezzi, soprattutto dopo il disimpegno sul fronte russo. Le
più nere previsioni erano, che avrebbero scatenato l‘offensiva con circa 500.000 soldati.
Furono poi 400.000, ma era pur sempre il più grande esercito mai visto in Italia in tutti i
tempi. Inoltre era un esercito invasore traboccante di tecnologia bellica; mitragliatrici, aerei,
navi, sottomarini. L‘incognita era solo quando, in che mese e giorno, e quanti giorni avrebbe
resistito l‘esercito italiano al Piave e sugli Altipiani, prima di essere buttato oltre l‘Adige, e
forse oltre il Mincio. In primavera serpeggiava una forte angoscia quando si ebbe la certezza
- 139 -
che il nemico stava preparando una grande offensiva. Infatti, le notizie che giungevano al
Comando Supremo erano tutte concordi nel riferire che numerose truppe affluivano e si
concentravano nelle valli e nei villaggi del Trentino, che artiglierie in gran quantità vi erano
state portate da altri fronti e che vi erano stati istituiti grandi depositi di munizioni. E tutti
questi movimenti erano un sufficiente indizio di non lontani e drammatici avvenimenti.
Ma la stagione era inclemente e non permetteva grandi manovre offensive. Anche
l‘Italia che era in una fase di riorganizzazione e consolidamento delle posizioni difensive,
non poteva pensare ad una prossima rivincita. Tuttavia la guerra non aveva soste. Alcuni
combattimenti, dopo una calma di un paio di settimane, si riaccesero verso la metà di
gennaio.
L‘11 gennaio muore uno dei primi soldati antiochensi del 1918. Si chiamava
Giovanni Sulas330 del 158° Rgt. della brigata ―Liguria‖. Chiamato alle armi nel Deposito
dell‘82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, quando giungerà in territorio in stato di guerra verrà
assegnato al 239° Rgt. di fanteria ―Pesaro‖. Sarà trasferito definitivamente al 158° Rgt. della
brigata ―Liguria‖ il 12 dicembre 1917 nella 5a Compagnia. Dai fogli matricolari non risulta
in quale fatto d‘arme venne ucciso, ma dal diario storico della brigata nel dicembre del ‗17
era impegnata a contenere lo sforzo del nemico contro le posizioni di Monte Zomo,
Campanelle e Meletta (zona Altipiani). Poi il 4 gennaio 1918 i battaglioni della brigata
―Liguria‖ sostituiscono i reparti della ―Sassari‖ e prendono parte all‘azione che la 33a
divisione (Brigate ―Sassari‖ e ―Bisagno‖) svolge alla fine di gennaio per la conquista dei
capisaldi di Monte Valbella, Col Melaghelto, Col del Rosso e Col d‘Echele. Difficile dire
con certezza a quale fatto d‘arme prese parte, l‘estratto dell‘atto di morte331 certifica che fu
colpito mortalmente da una pallottola di fucile penetrante in cavità cranica. Morì l‘11
gennaio 1918 nell‘ospedaletto da campo someggiato n°170 e sepolto nel cimitero di
Fontanelle, in provincia di Treviso.
Quotidiane erano le azioni delle artiglierie austriache contro le prime linee o le
retrovie; sovente il nemico tentava con barche o passerelle, da isolotto a isolotto, di
raggiungere la sponda destra del Piave provocando furiosi concentramenti di fuoco;
frequenti erano gli scontri delle nostre pattuglie in ricognizione e i tentativi di sorprendere
un piccolo avamposto nemico o di catturare qualche implacabile mitragliatrice nascosta tra i
cespugli degli isolotti dell‘ansa del Piave.
Sarà il tiro di una di queste mitragliatrici che il 19 gennaio uccise Giovanni Mei332
zappatore333 del 2° Reparto del 244° Rgt. della brigata ―Cosenza‖. Qualche mese prima, il 6
novembre del ‗17, la ―Cosenza‖ passò il Piave, giunge a Candelù e si schiera tra Col Folina
e Saletto, ma il 7 un nuovo ordine la sposta più a nord, tra Palazzina e C. Oneti, un Km circa
a nord-ovest di Saletto. In questo tratto del fronte rimane sino al 25 dicembre; il 26,
sostituita dalla ―Veneto‖ e dall‘8° Rgt. Bersaglieri, si trasferisce a Treviso, a riposo. Ma il 5
gennaio 1918, conclusa la breve licenza, la ―Cosenza‖ ritorna ad occupare, lungo il Piave, lo
stesso tratto di linea, alternando i suoi battaglioni in attività di sorveglianza, e compiendo
lavori di rafforzamento lungo il greto del Piave e azioni di pattuglia sulle Grave di Lovadina
e Papadopoli. A Lovadina (Treviso) il 19 gennaio Giovanni Mei, forse durante i lavori di
330
SULAS Giovanni 25/01/1886 di Emanuele e Longu Nicolina (Esercito N°21576 bis)
ACSA, Stato Civile, fascicolo 8/33.
332
MEI Giovanni Costanzo Nicolino 03/05/1897 di Antioco e Cabras Annica (Esercito)
333
ACSA, Leva e truppa, fascicolo 10/37, Serie VIII. 12 luglio 1918
331
- 140 -
rafforzamento della trincea, viene colpito mortalmente da una pallottola di mitragliatrice al
cuore. Verrà sepolto nel cimitero di Cascina Morando334 (targhetta n° 53191), presso
Lovadina (Treviso).
Ma la notizia del primo morto Antiochense di questo ultimo anno di guerra è del 2
gennaio. Si chiamava Antioco Ignazio Massa335 e apparteneva al 42° Rgt. della brigata
―Modena‖. Venne catturato dal nemico in luogo e data sconosciuti; considerando che giunse
in territorio in stato di guerra nella primavera del ‗17, è plausibile pensare che si a stato
catturato durante la disfatta di Caporetto. All‘epoca la ―Modena‖ era aggregata alla IIIa
Armata e durante il ripiegamento dall‘Isonzo, la brigata copriva la ritirata con reparti di
retroguardia. Con l‘incalzare degli avvenimenti, il 1° novembre del ‗17 passa il Tagliamento
sui ponti di Madrisio e giunge l‘8 ad est di Padova, nei pressi di Murelle. Trasferitasi l‘11 a
Col Campeggia, il 13 la brigata è in trincea nelle posizioni di Monte Asolone sostenendo in
questo settore i più cruenti combattimenti: uno di questi fu quello sostenuto il 18 novembre
per respingere un contrattacco in forze contro le nostre linee sempre sull‘Asolone. In
quest‘ultimo combattimento nelle condizioni più sfavorevoli, soverchiata dalle forze
d‘attacco e dal tiro preciso delle batterie nemiche, con forti perdite (2613 uomini, di cui 76
ufficiali) dopo aver resistito un‘intera giornata, ripiega abbandonando al nemico la quota
1476 dell‘Asolone, sanguinosamente contrastata. Forse Antioco Massa fu catturato durante
questo fatto d‘arme (ma è solo un‘ipotesi sulla base dei bollettini di guerra della brigata
―Modena‖); fu poi condotto in Austria nel campo di concentramento di Siegmundsherberg.
La funzione principale di questo grande campo fu quello di raccolta e smistamento
dei prigionieri, dei pacchi e della corrispondenza. I prigionieri internati, inizialmente in
ottime condizioni e in gruppi comprendenti anche ufficiali, a partire dal gennaio 1917
cominciarono ad essere colpiti in massa da infezioni, fino a raggiungere percentuali di
morbosità e mortalità altissime nell´inverno 1917-18, quando gli italiani diventano una
moltitudine fra i prigionieri.
Antioco Massa morirà il 2 gennaio 1918 all‘età di 37 anni per edema polmonare
nell‘ospedale del campo che diventò uno dei più famigerati dell‘intero conflitto. Arrivò ad
ospitare fino a 70.000 prigionieri italiani, specie dopo le vicende di Caporetto. Attualmente
il cimitero di guerra del vecchio campo ospita i resti mortali di 2.379 italiani, oltre a 29
austriaci, 72 russi, 19 serbi.
Una decina di giorni dopo, sugli Altipiani, fu combattuta una grande battaglia, quella
chiamata dei ―tre monti‖, il cui obiettivo era la conquista del Valbella, del Col del Rosso e
del Col d‘Èchele. In questo settore era impegnata la brigata ―Bergamo‖ (25°-26° Rgt.), che
vi rimase fino al 22 marzo. Forse in questa zona del fronte comabatteva Francesco Cara336.
Apparteneva al Battaglione Tracomatosi e fu assegnato ai Servizi Sedentari. Una
comunicazione del 18 giugno 1918337 inviata dal deposito del 26° Rgt. della brigata
―Bergamo‖ (Piacenza), informa la famiglia che Francesco Cara, appartenente alla 6a
Compagnia del 26° Rgt. ―Bergamo‖, è stato catturato e condotto prigioniero in Germania
nel campo di Stendal.
334
ACSA, Leva e truppa, 06/06/1918.
MASSA Antioco Ignazio 21/03/1880 di Giovanni e Cossu Maria Efisia (Esercito)
336
CARA Francesco 05/07/1893 di Vincenzo (Esercito)
337
ACSA, Leva e truppa, 18 giugno 1918.
335
- 141 -
Il 27 gennaio l‘artiglieria italiana cominciò con un nutrito fuoco di preparazione di
grossi e medi calibri. Il Valbella fu attaccato frontalmente dal II° Reparto d‘Assalto, che con
impeto, superata l‘accanita resistenza nemica, in poco tempo conquistò la cima del monte;
ma più tardi, per il mancato sopraggiungere di rincalzi e per il ritardo fatale della colonna
che per quota 1200 doveva puntare sulle Portecche, le ―Fiamme Nere‖ dell‘Abbondanza,
contrattaccate da forze fresche e otto volte superiori di numero, dopo una difesa leonina,
dovettero ripiegare decimate verso le posizioni di partenza. A sera la 4a brigata bersaglieri
occupò i costoni occidentali ed orientali del Valbella e la mattina del 29, con il IV° Reparto
d‘Assalto, conquistò la cima. Col del Rosso e Col d‘Èchele furono pure questi attaccati dal
II° Reparto d‘Assalto, che aveva di rincalzo il 151° e il 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖ e due
compagnie di alpini. L‘attacco degli arditi fu travolgente: sebbene il nemico contrastasse il
terreno con grande accanimento e mandasse nella battaglia truppe sempre fresche e
numerose, le ―Fiamme Nere‖, ben assecondate dai fanti della ―Sassari‖, superarono ogni
difesa, respinsero sanguinosamente ogni contrattacco, presero d‘assalto le posizioni nemiche
e si spinsero fino a Stoccaredo e Zaibena.
Il giorno 29 gennaio il successo fu ampliato e le conquiste mantenute nonostante
gl‘immani sforzi fatti dal nemico per riprenderle. Dal bollettino del 30 gennaio: ―Fortissime
furono le perdite inflitte al nemico, che ebbe due divisioni quasi completamente distrutte;
notevole il bottino di guerra, non del tutto calcolato, ma comprendente oltre 100 ufficiali e
2500 uomini di truppa prigionieri, sei cannoni di vario calibro, circa 100 mitragliatrici,
numerosissime bombarde, parecchie migliaia di fucili, ingentissime quantità di munizioni e
materiale di varie specie. Violenta fu la reazione dell‘artiglieria nemica sulle posizioni
conquistate; rapidi e potenti i concentramenti del nostro fuoco fin sui più lontani obiettivi;
numerosi i tentativi di ricognizione e d‘offesa dei velivoli nemici; pronta l‘aggressività dei
nostri e aggiustato il tiro antiaereo, che nelle due giornate abbatterono diciassette
apparecchi avversari‖.
Era quella del 28 e del 29 gennaio la prima azione offensiva operata dalle truppe
italiane dopo il ripiegamento al Piave. Averla compiuta con un così brillante successo era,
una prova dello spirito rabbioso ed elevatissimo dei nostri soldati, che prima avevano
dimostrato tutta la loro forza resistendo ai colpi di maglio del nemico ed ora iniziavano la
riscossa con tutta la loro rabbia in corpo. Il nuovo Comando Supremo del generale Armando
Diaz si mise al lavoro con alacrità e raziocinio per riconsolidare lo schieramento difensivo
sul monte Grappa e sul Piave. Dalle ceneri della 2a Armata sfaldatasi a Caporetto, venne
costituita la 5a Armata, momentaneamente destinata alle funzioni di riserva del Comando
Supremo. Particolare cura venne dedicata al morale dei soldati. L‘artiglieria venne
potenziata con 500 bocche da fuoco francesi e 300 inglesi; in più vennero schierati 2.200
pezzi che l‘industria italiana era riuscita a produrre superando addirittura le commesse del
Governo. Nella tarda primavera del 1918 l‘esercito italiano poteva schierare 54 divisioni,
delle quali due in Francia, una in Macedonia e due in Albania. Al suo fianco combatterono
inoltre alcune divisioni anglo-francesi e una cecoslovacca in fase di costituzione.
Il 21 marzo 1918 sul fronte occidentale (Francia) scattò contro lo schieramento
anglo-francese una imponente offensiva tedesca: dopo i primi successi si arrestò, riprese in
aprile, ma venne definitivamente bloccata nelle Fiandre. A questo punto era logico
attendersi un‘offensiva austriaca sul fronte italiano. Le prime notizie di una probabile
offensiva nemica giunse verso la fine di maggio mentre il nostro Comando stava preparando
- 142 -
una azione d‘attacco sugli Altipiani e nel Grappa dove si riuscì a conquistare il monte
Corno. Al preannuncio dell‘offensiva vennero riorganizzate tutte le linee di difesa e
concentrato nei dintorni di Treviso un buon numero di divisioni da tenere di riserva nel caso
il nemico fosse riuscito ad attraversare il Piave in qualche punto. Si temeva l‘ultima
―spallata‖ degli Asburgo.
Per quanto riguarda la guerra sul mare, nella fase terminale del conflitto, le ostilità si
intensificarono sia nell‘Adriatico che nel Mediterraneo. Nella guerra in Adriatico era
impegnato un nostro marinaio, Genesio Puddu338 incursore nella 1a flottiglia MAS di
Venezia. Chiamato alle armi dal Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il
successivo 5 agosto col grado di Allievo Torpediniere viene ammesso a frequentare il corso
d‘istruzione di tiro presso la Scuola Specialisti di La Maddalena. Il 5 novembre termina il
corso e nel gennaio del ‗18 viene trasferito al Comando Marittimo di Venezia presso la Va
Squadriglia della 1a Flottiglia MAS operante in alto Adriatico. Verrà assegnato al ―MAS
94‖ partecipando a ―numerosi agguati e missioni di guerra sotto costa, e effettuando sbarchi
di personale in territorio nemico‖. Questa sorta di attestazione inserita nel foglio notizie del
suo ruolo matricolare è di una importanza straordinaria in quanto il ―MAS 94‖ partecipò
effettivamente ad alcune missioni di guerra in territorio nemico, decisive per le sorti della
guerra. Tutto si svolse nell‘ultimo anno di guerra (1918).
Dopo la vittoriosa incursione su Trieste del dicembre 1917 da parte dei ―MAS 9‖ e
―MAS 13‖ che affondarono la corazzata austro-ungarica ―Wien‖ e danneggiarono la
―Budapest‖, fu decisa un‘azione di forzamento della baia di Buccari dove erano stanziate
diverse unità navali nemiche. Il 9 gennaio 1918 l‘ammiraglio Luigi Cito e l‘ammiraglio
Casanova, comandante della Divisione Navale di Venezia, emanarono gli ordini dettagliati
per l‘esecuzione di un‘incursione contro la base navale austriaca. Le condizioni
meteorologiche però non consentirono l‘uscita in mare e questa venne rinviata ai primi di
febbraio, quando la ricognizione di un idrovolante su Pola, Fiume e Buccari segnalò la
presenza di quattro unità nemiche in rada. Le unità designate all‘operazione339 furono il
―MAS 94‖ (Sottotenente di Vascello Andrea Ferrarini), il ―MAS 95‖ (Tenente di Vascello
Odoardo De Santis), e il ―MAS 96‖ (Capitano di Corvetta Luigi Rizzo), su quest‘ultimo era
imbarcato anche Gabriele D‘Annunzio il poeta ―soldato-marinaio-aviatore‖ che per
l‘occasione dettò il motto degli incursori della Marina ―Memento Audere Semper‖.
Comandante di squadra e della missione era il Capitano di Fregata Costanzo Ciano che
aveva la sua insegna di comando sul ―MAS 96‖. Gli ordini prevedevano la costituzione di
tre gruppi navali di cacciatorpediniere ed esploratori a traino e sostegno dei tre MAS. Dopo
quattordici ore di navigazione, alle 22:00 circa del 10 febbraio, i tre MAS iniziarono il loro
pericoloso trasferimento dalla zona compresa tra l‘isola di Cherso e la costa istriana sino
alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni dello spionaggio, sostavano unità
nemiche sia mercantili che militari. Alle 22:15, giunti in prossimità del punto previsto, i
MAS lasciarono i rimorchi e iniziarono quindi l‘attraversamento della stretta della Farasina,
senza che la batteria di Porto Re li scorgesse. Giunti ad un miglio dalla costa, spensero i
motori a scoppio per azionare quelli elettrici, più silenziosi. Alle 00:35 i MAS giunsero
all‘imboccatura della baia di Buccari senza incontrare ostruzioni e individuarono gli
338
339
PUDDU Genesio 27/08/1897 di Raffaele e Loi Doloretta (Marina N°64764-5).
“La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 364-365.
- 143 -
obiettivi: tre piroscafi da carico e uno passeggeri. I bersagli vennero quindi suddivisi tra i tre
motosiluranti: al MAS 96 il piroscafo 1, al MAS 95 il piroscafo 4, mentre il MAS 94 sarebbe
stato l‘unico a dover colpire due piroscafi, il 2 e il 3.
Alle 01:20 i MAS lanciarono i loro siluri; il MAS 95 lanciò un siluro contro l‘albero
di trinchetto e un altro al centro sotto il fumaiolo del piroscafo 4; il MAS 94 lanciò un siluro
al centro del piroscafo 2 e al centro del piroscafo 3, mentre il MAS 96 lanciò due siluri al
fumaiolo di cui uno esplose. Dei sei siluri lanciati solo uno esplose, a dimostrazione che le
unità erano protette da reti antisiluranti e che lo scoppio del secondo siluro del MAS 96
indicava la probabile rottura della rete col primo siluro che consentì la penetrazione del
secondo. Allo scoppio del siluro l‘allarme fu immediato e i MAS presero subito la via del
rientro e, giunti al punto di riunione prestabilito, rientrarono ad Ancona alle 07:45 tra
l‘incredulità dei posti di vedetta austriaci che, non credendo possibile che unità italiane
fossero entrate fino in fondo al porto, non reagirono neppure con le armi, ritenendo dovesse
trattarsi di naviglio austriaco. Tre bottiglie suggellate dai colori nazionali furono lasciate su
galleggianti nella parte più interna della baia di Buccari, con all‘interno un messaggio scritto
da D‘Annunzio, fatto che dette all‘azione l‘appellativo di ―Beffa di Buccari‖.
Ma il MAS 94 dove era imbarcato Genesio Puddu partecipò anche ad altre
missioni340: nella notte del 16 maggio, col MAS 95 e con l‘appoggio di tre torpediniere,
tentò di penetrare nel porto di Trieste ma la squadra, scoperta e cannoneggiata, dovette
ritirarsi. Nella notte de l4 giugno partecipò coi MAS 9, MAS 95 e MAS 100 ad una
missione di minamento nei pressi di Grado. Nel mese di settembre partecipò a numerose
missioni di attacco e recupero informatori sulla costa nemica. Infine nella notte del 1°
novembre partecipò sempre col MAS 95 al forzamento del porto di Pola conclusosi con
l‘affondamento della corazzata ―Viribus Unitis‖ da parte della mignatta di Rossetti e
Paolucci. Genesio Puddu Rimarrà presso il Comando Flottiglia MAS sino al 25 febbraio del
‗19 e si congederà il 12 aprile 1920.
Per quanto riguarda la guerra nel Mediterraneo, questa coinvolse ancora una volta la
Sardegna. A distanza di un anno esatto dall‘affondamento della corazzata francese
―Danton‖, il 17 marzo 1918 Von Morath (ancora lui!) affondò il piroscafo postale
―Tripoli‖341. Imbarcava quasi 500 persone; perirono in 288 tra cui tre militi Antiochensi: i
marinai Giovanni Lai e Giuseppe Farci e il carabiniere Antioco Mei. Il ―Tripoli‖ impiegò
quattro ore prima di colare a picco. Per i passeggeri furono ore di terrore e panico, vittime di
una serie di assurde coincidenze: la radio in avaria, i ritardi nei soccorsi e la carenza di
mezzi di salvataggio. Ma vediamo come si svolsero i fatti.
Il ―Tripoli‖ era una nave-ospedale della Marina turca, catturata come preda bellica
dall‘Italia durante la guerra di Libia. Divenne un piroscafo postale sul tipo delle ―tradotte
militari‖ adibito alla navigazione civile; fu utilizzato soprattutto per avviare al fronte
uomini e materiali imbarcati nell‘Isola. Era la notte del 17 marzo 1918, nello scalo di Golfo
Aranci salirono a bordo 489 persone, compresi 63 uomini di equipaggio. I militari erano
379, i civili 47 tra cui solo 6 donne. Quella notte la nave era sovraccarica e una forte risacca
forzava i cavi d‘ormeggio. Destinazione scalo di Civitavecchia. Il barometro segnalava
340
341
M.A.S. E MEZZI D’ASSALTO DI SUPERFICE ITALIANI. Erminio Bagnasco. U.S.M.M. Pag. 120-121
“L’affondamento del Tripoli” di Enrico Alessandro Valsecchi, Fratelli Frilli Editori 2004.
- 144 -
brutto tempo: freddo intenso e forte vento da grecale, mare lungo e mosso, ma le condizioni
per la navigazione non erano proibitive. Quella notte era in navigazione anche la nave
armata ―Principessa Mafalda‖ di scorta al ―Tripoli‖ con una distanza tra le due unità di circa
7 miglia. Alle ore 22:00 il ―Mafalda‖ comunica: ―lasciamo servizio di scorta a nave postale
in navigazione da Golfo Aranci a Civitavecchia per lo stato del mare‖. Più tardi alle 22:30
la stazione semaforica di Capo Figari invia alla
stazione radiotelegrafica di Caprera un concitato
messaggio: ―sentiti colpi di cannone molto lontani in
direzione est‖. A quel punto l‘Ufficiale al comando
della stazione di Caprera intima ai marconisti di
mettersi in contatto con il ―Tripoli‖ e il ―Mafalda‖
sollecitando spiegazioni e ripetendo la chiamata se
necessario. Dal ―Tripoli‖ non pervenne alcun segnale
di risposta, mentre dal ―Mafalda‖ il radiotelegrafista
trasmise laconicamente: ―Abbiamo sentito tuoni in
lontananza; stiamo rientrando a Golfo Aranci‖.
Tuoni?! – Ne era convinto anche il Comandante del
―Mafalda‖, Armando Galazzetti, che decise di
mantenere la rotta verso terra pensando che si
trattasse di fenomeni atmosferici. Ma la verità era
ben diversa, perché il cannoniere in servizio al pezzo
di poppa, notò due o tre vampe, e a suo giudizio si
trattava di cannonate. Nessuna comunicazione giunse
neppure dal ―Bengasi‖ il piroscafo che compiva la
rotta in senso inverso, da Civitavecchia a Golfo
Robert Von Morath
Aranci.
(Arch. CMSC). Tratto da ―Trincee. I sardi
Il segnale d‘allarme delle 22:30 ricevuto dalla
nella grande guerra‖. Alberto Monteverde.
ASKÒS Edizioni.
stazione marittima di Caprera, corrispondeva alla
verità. Al largo di Capo Figari, un sommergibile tedesco aveva colpito il ―Tripoli‖ e la
conseguente esplosione ebbe sul piroscafo effetti devastanti. Si trattava del solito U-Boot U64 comandato dal già citato Robert Von Morath. La ricetrasmittente del sottomarino tedesco
era sintonizzata sulla lunghezza d‘onda della stazione marittima di Kiel per le
comunicazioni a lunga distanza, ed era disturbata da scariche elettriche, le stesse che
disturbarono la ricezione della radio del ―Bengasi‖ che rientrava a Golfo Aranci. L‘U-Boot
tedesco rimase in agguato a 16 miglia da Capo Figari, in attesa che il ―Tripoli‖ si
presentasse alla portata dei suoi siluri. Poi alle 22:20 era arrivato il momento di agire: il
primo siluro di duecento chili esplose sulla fiancata destra del ―Tripoli‖ presso la sala
macchine immediatamente allagata insieme a quella delle caldaie e della stiva n°3.
L‘energia elettrica si interruppe e il bastimento piombò nella totale oscurità. Il panico
a bordo fu immediato e il mare in breve tempo di riempì di naufraghi. All‘una di notte la
luna si nascose dietro le nuvole e fu buio pesto; a fare un po‘ di luce era rimasto solo
qualche fanale a olio. Intanto per i naufraghi faceva freddo, i soccorsi non arrivavano e sulle
scialuppe non c‘era più posto. Secondo le testimonianze di alcuni militari superstiti, il
comandante del ―Tripoli‖, Giuseppe Paturzo ufficiale campano di Mesa di Sorrento,
anziché mettere calma e coordinare i soccorsi, mise scompiglio urlando: ―si affonda,
- 145 -
salvatevi fratelli‖. I soldati
terrorizzati salirono sulle
scialuppe e mentre venivano
calate in mare tagliarono le
funi con i coltelli finendo in
mare aggrappati gli uni agli
altri. Alcune lance affollate
di naufraghi si schiantarono
in mare capovolgendosi,
altre rimasero sbilanciate
per aver tagliato una sola
Regio piroscafo postale ―Tripoli‖
fune e tutti coloro che vi
Tratto da ―Trincee. I sardi nella grande guerra‖. Alberto Monteverde.
ASKÒS Edizioni.
erano dentro caddero in
mare.
Durante le molte ore di buio e disperazione, il marconista del piroscafo riuscì a
riparare l‘apparecchio radio danneggiato dall‘esplosione. Alle 24:22 venne lanciato il primo
SOS. Il messaggio fu intercettato dalla base di La Maddalena e dal ―Mafalda‖ giungendo
sino a Tolone in Francia. Il contatto radio venne mantenuto sino alle 02:05 quando dal
―Tripoli‖ venne lanciato l‘ultimo messaggio di soccorso. Poi dieci minuti dopo alle 02:15 il
―postale‖ sollevò la prua verso l‘alto e colò a picco nel giro di pochi minuti trascinando sul
fondo 288 persone. Il ―Mafalda‖ arrivò alle 03:30 del mattino, seguita dal cacciatorpediniere
―Fulmine‖. I soccorritori poterono recuperare 189 naufraghi ed alcune salme, tra cui c‘erano
quelle dei marinai scelti del CREM Giuseppino Farci342, Giovanni Lai Perdisci343 e il
Carabiniere Antioco Mei344. Quest‘ultimo era insieme ad altri 16 Carabinieri dell‘Arma,
morirono quasi tutti si salvarono solo in tre. Antioco Mei era volontario in ferma triennale e
si arruolò nell‘Arma il 7 settembre 1901 all‘età di 19 anni nella Legione Territoriale di
Cagliari. Dopo aver prestato servizio a Silanus (1902), quartiere Castello (Cagliari 1905) e
Lula (1906), il 31 ottobre 1906 verrà trasferito alla Legione di Milano sino al congedo
avvenuto il 31 ottobre 1909. Richiamato per mobilitazione il 7 maggio 1915 presso la
Legione Territoriale di Milano, verrà assegnato alla Compagnia di Lodi. Il 10 gennaio 1918
è nella Compagnia di Gallarate, sempre nella provincia di Milano. Il 17 marzo 1918 giorno
della tragedia rientrava in servizio dopo una licenza. Saranno tutti decorati alla memoria.
Il disastro è ancora oggi ricordato da una lapide custodita nel Parco delle
Rimembranze di via Sonnino a fianco del Comando Regionale dell‘Arma dei Carabinieri.
A suo tempo l‘affondamento del ―Tripoli‖ fu definito ―il disastro più grande della
navigazione commerciale in Sardegna, ed il più drammatico della prima guerra mondiale
che abbia coinvolto l‘isola‖. All‘epoca dei fatti ci furono gravissimi errori di valutazione del
pericolo: era convinzione diffusa che il ―postale‖ non sarebbe mai stato silurato in quanto
portava la corrispondenza dei prigionieri di guerra dell‘Asinara; tale convinzione era
sostenuta anche dalla presenza degli interessi economici che il Ministro della Marina
tedesca Alfred Von Tirptz aveva in Sardegna. Tali beni si trovavano ad Alghero dove ogni
342
FARCI Giuseppino 26/11/1888 (Marina)
LAI PERDISCI Giovanni 11/07/1895 (Marina)
344
MEI Antioco 22/09/1882 di Antonio e Cossu Giovanna (Carabinieri).
343
- 146 -
anno Von Tirptz ritornava a trascorrere le vacanza col le figlie Ilsen e Margot. Si trattava di
ben 17 unità immobiliari tra terreni e fabbricati, compreso un bellissimo palazzo ubicato in
via Roma dove sovente confluivano tutti i membri della nobiltà locale conosciuti dal
Ministro. Della Sardegna la figlia maggiore Ilsen diceva: ―uno si trova così lontano dal
mondo che è facile immaginare come si possa rimanere incantati da un ambiente così
genuino e primitivo‖. Il 27 marzo, pochi giorni dopo l‘affondamento del ―Tripoli‖, per
rappresaglia il Prefetto di Sassari Serra Caracciolo decretò il sequestro di tutti i beni mobili
e immobili posseduti in Sardegna dal Ministro tedesco.
Dopo un mese dall‘affondamento del
―Tripoli‖ il 18 aprile 1918 la guerra sottomarina si
riavvicina pericolosamente nelle alle acque
Sulcitane. All‘altezza di Buggerru sulla costa
occidentale, pressappoco a nord del canale fra la
Sardegna e l‘isola di San Pietro345, venne silurato
un piccolo convoglio mercantile composto da 4
navi inglesi. Una affondò subito, l‘altra benché
colpita continuò con difficoltà la navigazione,
mentre le altre due furono inseguite dal
sommergibile tedesco che riuscì ad affondarne
un‘altra, mentre la quarta si dileguò. Si trattava del
sottomarino UB-48 partito dalla base navale di Pola
e comandato dall‘Oberleutnant zur See Wolfgang
Steinbauer346 già comandante degli UB-35 e UB47. Il Tenente tedesco, dopo aver colpito le due
unità, tornò indietro per finire quella che colpì in
precedenza senza affondarla, ma non la trovò.
Wolfgang Steinbauer
Informato via radio dalla stazione di Kiel, seppe
Foto tratta da: www.uboat.net
che si rifuggiò a Carloforte insieme a quella che
durante l‘agguato riuscì a dileguarsi, e così una
volta assicuratosi che l‘ingresso del canale di San Pietro non era minato, il 28 aprile
seguendo alcuni pescherecci armati, s‘infilava in immersione nel tratto di mare tra
Carloforte, Sant‘Antioco e Portoscuso per pattugliare meglio il traffico marittimo. In realtà
la posizione non era delle migliori perché la poca profondità del canale non permetteva
adeguate manovre in immersione. Ad ogni modo l‘esplorazione gli permise di scoprire che
le due navi inglesi sfuggite all‘agguato trovarono ricovero nel porto carlofortino. Erano la
―Trentonian‖ e il ―King Stonian‖, quest‘ultimo scaricò alcune barre d‘acciaio per cannoni,
aveva le caldaie in pressione in apparente procinto di ripartire ed era affiancato da due
rimorchiatori uno dei quali, l‘HMS Dalkeith giunto appositamente dal Mediterraneo
Orientale. A quel punto l‘UB-48 sempre in immersione uscì dalla strettoia e attese il ―King
Stonian‖ all‘uscita del canale, ma la nave inglese non comparve. Ciò indusse l‘U.Boot
all‘alba del 29 aprile a rientrare nella rada, stavolta in emersione senza essere avvistato dalle
345
“UB 48 Carloforte 1918” di Paolo Marcias, Cagliari, Edizioni Askòs 2001.
Wolfgang Steinbauer, nacque a Strasburgo in Alsazia il 6 maggio 1888. Prese il comando del UB-48 dall’11 giugno
1917 al 28 ottobre 1918 col grado di Kapitänleutnant. Fu decorato di 3 Croci di Ferro e “Pour le Mérite”, più altre
decorazioni. Morì a Koln il 27 giugno 1978.
346
- 147 -
sentinelle. Alle 05:15 da una distanza di 600 metri dava inizio all‘attacco contro i
rimorchiatori e il ―King Stonian‖. Il mercantile fu colpito al centro e si spezzò in due
tronconi; benché danneggiato riuscì a rispondere al fuoco, ma le shrapnel del sommergibile
ridussero al silenzio il pezzo del ―King Stonian‖ che nel frattempo cominciava ad affondare
insieme ai rimorchiatori anch‘essi colpiti dal fuoco accelerato dell‘U-Boot tedesco. A quel
punto il sottomarino, nonostante il fuoco d‘interdizione delle batterie costiere sia del porto
che di quelle di Capo Sperone e Calasetta, riprendeva a sparare contro le altre imbarcazioni
e il centro abitato dove arrivò una sola granata, ma con gravissime conseguenze. Alle prime
esplosioni i Carlofortini incuriositi, scesero sul lungomare mentre altri si affacciarono dalle
finestre e dai balconi adiacenti le banchine del porto. Fecero così anche due donne che
abitavano nella prima casa all‘angolo destro di via XX Settembre e piazza Carlo Emanuele:
mentre cercavano di capire cosa accadeva, una cannonata colpiva il loro balcone
uccidendole. Si chiamavano Mariangela Novella di 59 anni e Giuseppina Nanni, maestrina
29enne di Iglesias che prese pensione presso l‘abitazione della signora Novella. Tuttavia
sin dal primo momento non fu chiaro se il proiettile che colpì le due donne sia partito dal
sommergibile tedesco o dalla batteria costiera di Calasetta la cui traiettoria a lunga gittata
avrebbe attraversato tutto il canale andando a finire sulle case del paese, evitando il
sommergibile che essendo a pelo d‘acqua era un bersaglio troppo basso. Nel combattimento
perirono altre otto persone, un Ufficiale inglese e un marinaio greco del ―King Stonian‖,
mentre del rimorchiatore Dalkeith perirono cinque marinai greci e uno di origine turca.
Di quella battaglia posseggo come ricordo una bottiglia di terracotta già in possesso
di mio nonno Salvatore Loi. Dopo l'incursione del sottomarino tedesco molti pescatori e
abitanti del paese tabarchino si immersero dentro i mercantili affondati per prendere tutto
ciò che poteva essere utile. Tra questi pescatori c'era un certo Giuannicu Trullu di
Sant'Antioco che riuscì a portare via la bottiglia in questione. Costui era sposato con
Caterina Massa governante della villa del Marchese Pes di Villamarina proprietario e
Barone dell‘Isola Piana.
Rimasta vedova alla morte
del Trullu, sposò in seconde
nozze mio nonno Salvatore
Loi, (pure lui vedovo di
Delfina Manca). La donna
portò con sé vari ricordi tra
cui la bottiglia in oggetto.
Proviene da due distillerie
olandesi di gin di proprietà
della ―A.Houtman & Cº
Schiedam‖347 di Delfshaven,
quartiere
portuale
di
Carloforte: funerali dei superstiti della King Stonian
Tratto da: UB 48 Carloforte 1918, Paolo Marcias. Edizioni Askòs 2001.
Rotterdam sulla riva destra
del fiume Nieuwe Maas,
nell‘ Olanda Meridionale.
347
La “A.Houtman & Cº Schiedam” era una Compagnia olandese fondata da Albert Houtman (1817-1871). Le due
distillerie, l’una accanto all’altra furono costruite nel 1872.
- 148 -
Ma torniamo ai fatti d‘arme. Avevamo lasciato il sommergibile che iniziava ad
allontanarsi fra le cannonate che arrivavano dalle sei batterie poste sulle isole di San Pietro e
Sant‘Antioco (Calasetta e Capo Sperone). Fu il rapido fuoco di interdizione che indusse il
tenente tedesco a lasciare la rada di Carloforte. Ma oltre le cannonate Steinbauer avvistò fra
le imbarcazioni ancorate un MAS della Marina che puntava a tutta velocità verso il
sommergibile. Il motoscafo armato avanzava a grande velocità sparando ad intermittenza
con il cannoncino di prua mentre il sommergibile, sempre in emersione, aumentava la
velocità cercando di mantenersi il più possibile fuori tiro sia dalle batterie costiere che dalle
cannonate del MAS. Poi arrivato all‘uscita del canale fu sottoposto al tiro dell‘artiglieria di
Punta delle Colonne. A quel punto Steinbauer dava l‘ordine di immergersi, ma il motore che
si usa per la manovra di immersione non funziona. Si pensò subito ad una avaria e per non
perdere il sottomarino l‘ordine di immersione venne eseguito ugualmente raggiungendo una
profondità di 50 metri.
Riprese a funzionare anche il motore recalcitrante che si spense non per l‘avaria, ma
a causa dell‘interruttore di sicurezza che durante le fasi del combattimento, tra uno scossone
e l‘altro, si abbassò bloccandone la messa in moto. Prima di proseguire con la rotta del
sommergibile tedesco, dobbiamo menzionare che nelle batterie costiere dell‘isola di San
Pietro, tra gli altri militari, prestava servizio anche Giuseppe Fois348 appartenente alla
Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa (Deposito di La Maddalena). Già marinaio di leva
verrà richiamato alle armi il 13 maggio 1915 a La Maddalena presso il deposito della
Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa. Dal deposito di La Maddalena fu assegnato al
porto di Cagliari, per poi essere trasferito alla Batteria di Artiglieria da Fortezza di
Carloforte349.
Ritornando al sottomarino tedesco, l‘U-Boot riemerse al riparo della ―Vacca‖. Alle
09:50 nascosto dall‘isolotto, lanciò alcuni colpi contro la stazione radiotelegrafica di Capo
Sperone posta a 176 metri di altezza. Pur sottotiro l‘apparecchio radio riuscì comunque a
lanciare un SOS, poi tacque perché due proiettili, uno dei quali incendiario lanciato da una
distanza di circa 6,4 Km, colpì l‘altissima asta ―Marconi‖. L‘SOS fu intercettato, e intorno
alle 11:00 comparve da sud una nave armata che puntò la prua verso il sottomarino tedesco.
Arrivata ad una distanza di 14 miglia vira a 360° per puntare l‘armamento di poppa
perché più potente e apre il fuoco contro l‘U-Boot costringendolo ad immergersi un‘altra
volta; durante la permanenza sott‘acqua si udivano le violente esplosioni delle bombe di
profondità mollate dalla nave italiana. Poi verso le 02:00 del pomeriggio, portatosi a quota
periscopio per esaminare la situazione, Steinbauer vide che nel frattempo giunse anche un
dirigibile a coadiuvare la prima nave. La permanenza sott‘acqua si prolungò sino alle 06:00
della sera, poi diede l‘ordine di allontanarsi dalla zona e rientrare in Adriatico alle basi
austro-ungariche di Pola e Cattaro. Il sommergibile arrivò a Cattaro il 10 maggio, per
trasferirsi successivamente alla base di Pola. La missione durò 21 giorni durante la quale
Wolfgang Steinbauer affondò 10 navi per un totale di 32.250 tonnellate di stazza.
Si ha notizia anche di un altro sommergibile che pattugliò le acque sarde. Si trattava
del U-Boot 75350 che, dopo aver affondato diverso naviglio mercantile nel Mar Tirreno, si
348
FOIS Giuseppe 12/12/1878 di Giuseppe e Sanna Antioca (Esercito n°6737).
ACSA, Leva e truppa 10/37, Serie VIII
350
“LA GRANDE GUERRA NEL MARE ADRIATICO”. Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag.379.
349
- 149 -
diresse a ponente della Sardegna dove nella notte del 15 maggio affondava il piroscafo
spagnolo ―Villa de Soler‖, che trasportava carbone per l‘Italia.
Due mesi dopo, il 17 giugno351 durante una crociera nel Mediterraneo ritroviamo l‘U64 di Von Morath il quale, mentre puntava verso Capo Bon, si imbatté su un convoglio
alleato e silurò il piroscafo inglese ―Kandy‖ che navigava col piroscafo francese ―Maritou‖.
Il ―Kandy‖ riuscì a salvarsi e a raggiungere Biserta (Tunisia), mentre il sommergibile
tedesco attaccato dalla scorta del convoglio, si immerse, ma danneggiato dalle bombe di
profondità fu costretto a riemergere. Venne allora preso a cannonate dalle unità di scorta,
mentre il piroscafo ―Maritou‖ gli puntò la prua addosso e lo speronò. L‘U-64 affondò
rapidamente e solo pochi uomini dell‘equipaggio riuscirono a salvarsi, fra questi il
comandante Robert Von Morath che al termine del conflitto, nelle sue memorie accusò gli
inglesi di aver lasciato morire deliberatamente molti superstiti.
Intanto sul fronte terrestre, gli austriaci preparano l‘ultima ―spallata‖. Ma i nostri
soldati sono pronti: ―O il Piave o tutti accoppati‖. Le avvisaglie dell‘offensiva austriaca si
fanno sentire già dal mese precedente. Nel mese di maggio l‘attività delle pattuglie si faceva
sempre più intensa. Il 4, nei combattimenti del Monte Fior, viene catturato Nicolò
Cirroni352. Apparteneva al 151° Rgt. ―Sassari‖. Dai fogli matricolari risulta che riuscì ad
evadere scappando in Russia. Rientrerà il 20 marzo 1919, nel deposito del 45° Rgt. di
fanteria di Ozieri dove si congederà il 19 luglio 1919. Nel dopoguerra emigrerà in Francia.
Il 9 giugno 1918 troviamo nuovamente Francesco Pau353. L‘avevamo già incontrato
il 31 agosto 1917 quando, col 264° Rgt. ―Gaeta‖ rimase ferito sul fronte carso-goriziano.
Stavolta è impegnato col 50° Rgt. ―Parma‖ in Val di Ledro (Trento) nei combattimenti
avvenuti in località Malga Vies a quota 1.555 mt. dove si guadagnerà una Medaglia di
Bronzo con la seguente motivazione: ―Risolutamente si slanciava in un deposito di
munizioni già in fiamme e sempre fatto bersaglio dell‘artiglieria nemica, per strapparvi a
sicura morte compagni feriti, dimostrando con tale atto, sublime spirito di sacrifizio e
cosciente sprezzo del pericolo, ed incitando, col suo esempio, altri ad imitarlo‖. Il 20 luglio
del ‗18 viene trasferito nel 151° ―Sassari‖. Dopo la guerra rientra in Sardegna e viene
assegnato alla Legione Carabinieri di Cagliari con la qualifica di Carabiniere Aggiunto. Si
congederà l‘8 maggio del ‗19 nel deposito del 46° Rgt. di fanteria di Cagliari col grado di
caporale.
Intanto, avvicinandosi l‘arrivo della bella stagione si aveva la sensazione che il
nemico preparasse contro l‘Italia una grande offensiva. Dopo lo sfondamento di Caporetto e
la travolgente avanzata nel Friuli, e sospinto l‘esercito italiano in rotta fino alla linea del
Piave, gli Austro-Tedeschi per l‘avanzare della brutta stagione, ma anche per aver logorato
quelle divisioni che si erano spinte senza avere alle spalle una altrettanto tempestiva
logistica, avevano non abbandonato, ma solo sospesa la grande offensiva. Rimasero alcuni
reparti nei punti strategici per mantenere le posizioni conquistate, e si erano proposti di
riprenderla a primavera, prendendosi quindi tempo per organizzarsi e far convergere sul
Friuli una massa imponente di uomini e mezzi, soprattutto dopo il disimpegno sul fronte
orientale. Le notizie che giungevano al Comando Supremo erano tutte concordi nel riferire
351
“La Grande Guerra nel mare Adriatico” di Orio Di Brazzano. Luglio Editore. Pag. 380.
CIRRONI Nicolò Francesco Giuseppe 06/11/1888 nato ad Iglesias, di Nicolò e Pinna Emanuela (Esercito).
353
PAU Francesco 09/11/1898 di Gavino e Orrù Giuseppina. (Esercito N°13348)
352
- 150 -
che numerose truppe affluivano e si concentravano nelle valli e nei villaggi del Trentino,
che artiglierie in gran quantità vi erano state portate da altri fronti e che depositi di
munizioni erano stati istituiti a ridosso dei confini. Ma i movimenti del nemico erano
circondati da gran mistero e questo era un sufficiente indizio di recenti e drammatici
avvenimenti avvenuti a Caporetto!
Nell‘imminenza dello sforzo grandioso contro il nostro Esercito, le 60 Divisioni
austro-magiare schierate fra lo Stelvio e l‘Adriatico erano divise in due formidabili masse di
manovra: un Gruppo agli ordini del Feldmaresciallo Franz Conrad Von Hotzendorff, (lo
stesso della Strafexpedition), un altro comandato da Boroevic Von Bojna.
Il Gruppo del generale Conrad, forte di 37 Divisioni, era trincerata fra lo Stelvio,
l‘Astico e Fener. Il Gruppo Boroevic, contava 23 divisioni ed era trincerata da Fener,
passava ai ponti della Priula sino alla foce del Piave;
Il segnale dell‘offensiva scoccò alle 03:00 del mattino del 13 giugno 1918. Sugli
Altipiani, l‘artiglieria della 6a Armata italiana incominciò a sparare mezz‘ora prima di
quella nemica, sorprendendo i reparti austriaci che subirono notevoli perdite, mentre le
truppe di prima linea e in particolare la divisione ―Edelweiss‖, scattarono all‘attacco. Le
nostre difese erano ben predisposte e poterono resistere su quasi tutta la linea del fronte;
tuttavia, favoriti dalla nebbia, alcuni reparti austriaci riuscirono a penetrare verso Cesuna,
nella zona difesa dagli inglesi. Ma l‘artiglieria italiana del 10° Corpo d‘Armata della 12a
divisione bloccarono la penetrazione dei reparti austriaci, mentre i britannici, sostenuti dai
loro cannoni si lanciarono al contrattacco rioccupando le posizione perduta.
A sud-est di Asiago, il violento urto del gruppo di Franz Conrad obbligò gli italiani a
cedere il Col del Rosso, il Col d‘Echele e il monte Valbella, e un‘ulteriore contrattacco
intaccò la linea retrostante fino a Cima Echar e a Busa del Termine. Questa era la zona dove
il generale Conrad intendeva sferrare il colpo decisivo e dove avvennero gli scontri più
sanguinosi. Poco dopo mezzogiorno, gli italiani, col sacrificio delle Brigate ―Pinerolo‖
(13°-14°), ―Casale‖ (11°-12°) e ―Lecce‖ (265°-266°), passarono al contrattacco e
rigettarono indietro gli austriaci di qualche chilometro. Gli austriaci gettarono le loro riserve
per cercare di ristabilire la situazione, ma a seguito della resistenza delle nostre truppe, non
poterono far altro che attestarsi su alcune posizioni attorno a Col del Rosso, da dove
sarebbero state cacciate alcuni giorni dopo. In Val Frenzela e in Val Brenta gli attacchi
austriaci si infransero sul nascere contro i nostri appostamenti. Prima che calasse la sera,
l‘offensiva sugli Altipiani era esaurita. Sul Grappa il tiro di contropreparazione
dell‘artiglieria italiana non fu altrettanto micidiale, tranne che nella zona del monte Tomba e
del Monfenera, dove infatti la pressione austro-ungarica fu quasi nulla perché le truppe che
dovevano muovere all‘attacco erano state decimate dalla nostra artiglieria. Col favore delle
nebbie, due divisioni austriache si incunearono fra la cima del Grappa e gli altri colli a
occidente. Alcune loro pattuglie sgusciarono lungo il vallone San Lorenzo e giunsero sulla
strada che dal Grappa scende a Bassano. Qui vennero sorprese da alcuni fanti della Brigata
―Bari‖ (9°-139°-140°) che le annientarono con attacchi alla baionetta e a colpi di pugnale.
Quando la nebbia si diradò entrò nuovamente in azione l‘artiglieria italiana che
sparava sia dalla cima del Grappa che dalle postazioni orientali degli Altipiani. Inoltre le
truppe austriache, contrattaccate dalla fanteria italiana, dovettero ritirarsi. Al centro del
massiccio, l‘avversario aveva ottenuto alcuni successi sull‘Asolone, sul Pertica e sul
Solarolo, tutte alture antistanti la cima del Grappa. Ma poi non poté proseguire oltre. La
- 151 -
Brigata ―Pesaro‖ (239°-240°) si sacrificò vittoriosamente sulle pendici dell‘Asolone e la
Brigata ―Emilia‖ (119°-120°) respinse per sette volte gli attacchi austriaci. Anche sul
Grappa la sera del 15 giugno i comandanti delle unità imperiali comunicarono che il loro
uomini erano al limite delle forze. Proseguire l‘offensiva sarebbe stato pazzesco. Il generale
Conrad apparve profondamente abbattuto. Parlò con il Capo di Stato Maggiore austriaco,
generale Von Arz, e questi ne trasse la convinzione che ormai la capacità offensiva del
gruppo di Armate del Tirolo era paralizzata.
Dalla
parte
opposta
dello
schieramento austriaco, il generale
Gaetano Giardino, comandante della 4a
Armata, che proprio in quei giorni venne
ufficialmente chiamata Armata del
Grappa, era relativamente ottimista. Il
poderoso sforzo nemico non aveva
conseguito successi risolutivi, anche se la
resistenza aveva richiesto ingenti sacrifici.
Il generale Giardino aveva temuto che le
riserve italiane, schierate in pianura, non
sarebbero state in grado di fermare
tempestivamente le fanterie austriache, se
queste fossero riuscite a varcare il margine
del monte. Ora anche questo pericolo non
c‘era più, bisognava pensare alla
riconquista delle posizioni perdute.
Più fortunato sembrò invece
all‘inizio il generale Boroevic Von Bojna,
comandante il gruppo di armate schierate
sul Piave. Il Generale Boroevic attaccava
sul Montello e sul Piave, dando inizio
Antiochense su un pezzo da 149 mm.
all‘operazione ―Albrecht‖. Forti reparti
Collezione ACSA di Sant’Antioco
austriaci attaccarono le nostre posizioni
sul Tonale, ma furono respinti. Il nostro Comando si rese conto che questa azione, anche se
mirava alla Valtellina e alla Valcamonica, era un diversivo e che la vera offensiva sarebbe
avvenuta sugli Altipiani, sul Grappa, sul medio corso del Piave verso il Montello, e sulla
parte meridionale del fiume. Il Comando italiano rispose a questa nuova minaccia
fortificando al massimo le linee sugli Altipiani e sul Grappa con l‘ordine di resistere fino
all‘estremo limite perché alle spalle c‘era la pianura friulana rimasta sguarnita. Venne
rafforzato il fondo valle, specialmente quello dell‘Astico e del Brenta, per evitare che si
ripetesse la sorpresa del 24 ottobre 1917 sull‘Isonzo; venne predisposto sul Montello e sul
Piave uno schieramento difensivo flessibile tale da consentire un eventuale ripiegamento in
attesa dell‘arrivo dei rinforzi dislocati in precedenza nella zona di Treviso-Padova per
impiegarli al momento opportuno. Sul campo erano schierate 39 divisioni italiane, 3
britanniche e 2 francesi, appoggiate da 7.040 cannoni e 666 velivoli; gli austriaci
fronteggiarono le nostre forze con 50 Divisioni, 7.900 cannoni e 540 velivoli. Si
preannunciava uno scontro gigantesco. Il tiro della nostra artiglieria sorprese il generale
- 152 -
Boroevic solo nella zona a settentrione del Montello, fra Valdobbiadene e Ciano, dove le
sue truppe non poterono o non vollero passare il fiume. Invece dal Montello orientale non
giunsero che pochi colpi di cannone. Su questa collina erano schierati a sinistra, i reggimenti
di un intero corpo d‘armata italiano, mentre a destra, sul saliente orientale che precipita sul
Piave, era schierata la 58a divisione italiana, che proprio in quella notte stava disponendo il
cambio dei reparti. Su questo settore, protette da nubi artificiali, fecero irruzione sei
divisioni austriache. Il 15 giugno 1918 attraversarono il Piave davanti a Falzè in parte su
passerelle e barconi, e in parte a guado. La 58a divisione, però non era sistemata a difesa
rigida, ma su capisaldi e nidi di mitragliatrici collegati tra loro da trincee e camminamenti a
zig-zag consentendo una difesa più flessibile ma ugualmente efficace. Infatti le truppe
austriache, prima di avanzare, dovevano distruggere a uno a uno i nidi di resistenza e ciò le
tenne impegnate più del previsto. Alla loro destra riuscirono a giungere fino ad un casale
quasi al centro del versante nord del Montello, detto Casa Serena, e qui furono bloccate
dalle nostre divisioni del 27° Corpo d‘Armata.
Al centro e alla sinistra, superata la
sistemazione difensiva sbieca detta ―linea della
corda‖, si precipitarono a gruppi sparsi lungo i
numerosi sentieri paralleli che fendono i boschi del
Montello da nord a sud, e nel primo pomeriggio
approdarono in pianura fra Nervesa e Giàvera.
Sulla piazzetta di quest‘ultima località due plotoni
di Lancieri di Firenze travolsero le avanguardie
nemiche e le costrinsero a risalire l‘altura. A
Nervesa il comando della 48a divisione di fanteria,
che controllava il Piave verso oriente, fece
compiere un ―fianco a sinistra‖ ai propri reggimenti
e li schierò prima sulla strada e poi, un po‘ più
sotto, lungo la ferrovia che costeggia a sud il
Montello, da Montebelluna ai Ponti della Prìula.
Contro questo schieramento improvvisato urtò la
valanga dell‘armata austriaca che dilagava dalle
stradette del Montello. La sera del 15 giugno fu
terribile: se la ferrovia di Nervesa fosse stata
superata, gli austro-ungarici avrebbero avuto a
portata di mano il comune di Arcade e poi si
Ruggeri Luigi 04/02/1898
sarebbe loro aperta la strada per Treviso. Accanto ai
Collezione Famiglia Ruggeri
fanti si schierarono anche gli uomini del 79°
battaglione zappatori e tutti insieme si sacrificarono sulla strada ferrata nelle frazioni di
Bavaria e di Sovilla. L‘indomani mattina, quattro brigate di fanteria giunsero a dare man
forte ai difensori e per tutto il 16 giugno 1918 si combatté corpo a corpo nei pochi metri di
campagna che separano la strada dalla ferrovia.
Protagonisti indiscussi di questi giorni di accaniti combattimenti furono gli Arditi
della 1a divisione d‘Assalto dove troviamo il nostro Luigi Ruggeri354 impegnato nei
354
RUGGERI Luigi 04/02/1898 nato a Gonnesa, di Giuseppe e Carboni Giovanna (Esercito).
- 153 -
combattimenti del basso Piave con la Compagnia ―Falzè di Piave‖ del XIII° Reparto
d‘Assalto inquadrato nella 1a Divisione d‘Assalto. Messa in preallarme già dal 14 giugno, la
divisione ebbe l‘ordine di entrare in azione due giorni più tardi con il compito di
contrattaccare gli austriaci che riuscirono ad organizzare una testa di ponte nel settore della
3a Armata. Il XIII° ―Arditi‖ era aggregato al 2° Gruppo d‘Assalto insieme al XII° e al XIV°
e, nell‘ambito del dispositivo d‘attacco divisionale, fu schierato in posizione di riserva.
Iniziato nel pomeriggio l‘attacco, il XIII°
Reparto alle 18:00 prese la direzione di Fossalta ed
entrò in combattimento alle ore 21:00 con il
compito di chiudere una pericolosa falla apertasi sul
fianco sinistro dove forti reparti nemici si erano
spinti oltre il fosso Palombo. Il XIII° ―Arditi‖ si
trovò a combattere su un terreno sconosciuto
percorso da piccoli canali e frammentato in una
miriade di appezzamenti coltivati. In queste
condizioni rese più difficili dalla pioggia e
dall‘oscurità, prevalse il valore dei singoli che
costrinsero gli austriaci a ripiegare oltre il fosso
Palombo e, quando arrivò la mezzanotte, si poteva
vantare la cattura di 212 prigionieri e 12
mitragliatirici. Il 18 giugno la divisione d‘Assalto,
invece di consolidare le posizioni conquistate,
mandò i reparti nelle immediate retrovie per essere
riorganizzati. Il XIII° ―Arditi‖, durante la notte,
Luigi Ruggeri 1° a destra, scherza con i suoi
abbandonò il presidio della prima linea per
Commilitoni. (Collezione famiglia Ruggeri).
raccogliersi nelle immediate retrovie. Ma gli
austriaci tornarono a premere in forze su un fronte di oltre un chilometro a cavallo della
strada Fossalta-Fornaci di Monastir.
L‘attacco preceduto da un breve ma intenso bombardamento, mise a dura prova la
tenuta della nostra linea di resistenza lungo il fosso Palombo e richiese l‘immediato
intervento delle riserve. Il XIII° ―Arditi‖ fu nuovamente lanciato nella battaglia e verso le
14:00 del 19 giugno il suo immediato contrattacco contribuì a ristabilire l‘integrità della
nostra linea e catturare altri 400 austriaci. In serata il reparto viene nuovamente lanciato a
contrastare l‘ennesima infiltrazione nemica penetrata nuovamente sulla sinistra dello
schieramento, catturando una settantina di prigionieri e ristabilendo il collegamento con le
unità che tenevano la linea più a nord. Dopo aver tenuto la posizione fino al mattino del 19,
il XIII° viene rilevato e portato nuovamente in riserva, in previsione di un altro attacco,
fissato anche questa volta per il pomeriggio.
Tra attacchi e contrattacchi, il XIII° ―Arditi‖, per quanto duramente provato dai duri
combattimenti e con numerose perdite, si scagliò in avanti con tutti i suoi lanciafiamme in
prima linea e in due ore di durissimi scontri a distanza ravvicinata, riuscì ad impedire il
precipitare della situazione. Lo slancio del reparto permise non solo di rigettare il nemico,
ma di avviare nelle retrovie 800 prigionieri, numerose mitragliatrici e quattro cannoni di
campagna. L‘efficaccia dell‘azione costò un morto e tredici feriti, tutti per schegge di
bombe a mano o colpi di armi bianche. Poi il 21 giugno il XIII° ―Arditi‖ ebbe il cambio da
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un battaglione della Brigata ―Firenze‖ e si ritirò sulla destra del Sile. Dopo quattro giorni di
duri combattimenti il bilancio delle perdite fu di 35 morti e un centinaio di feriti; per contro
il bottino di guerra fu di oltre 1.500 prigionieri, 32 mitragliatrici e 4 pezzi di artiglieria.
È nel corso di questi combattimenti che il già Caporale Luigi Ruggeri per le azioni
svolte, meritò un ―Encomio solenne perché servente di una mitragliatrice, nonostante il
fuoco avversario, adoperava la propria arma con singolare perizia e coraggio‖, (Basso
Piave, 17-18-19 giugno 1918). Il successivo 9 agosto il Ruggeri viene promosso Caporal
Maggiore e il 21 ottobre veste già i gradi di Sergente. Ai primi di gennaio del 1919, sempre
col XIII° ―Arditi‖, viene mobilitato per la Libia con tutta la 1° divisione d‘Assalto. Il
Ruggeri col suo reparto vengono trasferiti a Mogliano Veneto (Treviso) dove si accaserma
al Collegio dei Salesiani. Il 13 febbraio il reparto viene trasferito a Venezia per prendere
imbarco sui piroscafi ―Sofia‖ e ―Taormina‖ diretti verso la ―quarta sponda‖. Il 17 il
―Taormina‖ arrivò a Tripoli, il ―Sofia‖ attraccò nel porto della capitale libica il giorno
successivo. Le operazioni di sbarco si svolsero
senza incidenti e il 19 febbraio il XIII° ―Arditi‖
si attendò sul lato orientale tra l‘oasi di
Gargaresh ed il mare. In Libia gli arditi non
ebbero modo di entrare in azione e i giorni
furono scanditi dalle esercitazioni giornaliere e
dal cambio dei battaglioni nel presidio
dell‘avamposto di Fonduk el Toghar. I contatti
politici in corso portarono ad un accordo col la
guerriglia locale demotivando la presenza
italiana in Libia. Il 27 giugno il Ruggeri al
seguito del suo reparto si reimbarca dal porto di
Tripoli sul piroscafo ―Brasile‖ e sbarca il 30 a
Venezia.
Dalla città lagunare il XIII° viene
trasferito a Carpi, nel modenese, con compiti di
ordine pubblico. Poi alla fine di luglio un nuovo
trasferimento portò l‘intera Divisione d‘Assalto
al confine orientale, dove perdurava una
situazione di contrasto tra l‘Italia e il nuovo
Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. La zona
contesa era la città di Fiume, allora italiana, ma
oggi croata col nome di Rijeka. Il XIII° ―Arditi‖
Luigi Ruggeri in divisa da Legionario Fiumano
viene dislocato intorno ad Aidussina in località
Collezione Famiglia Ruggeri
S. Croce.
Il 12 settembre 1919 alcuni ufficiali ed un centinaio di Arditi (134 soldati tra cui 2
ufficiali del XIII° Arditi) disertarono per seguire Gabriele D‘Annunzio nella spedizione di
Fiume e si arruolarono volontari nei Legionari Fiumani. Tra essi c‘era, come risulta dai
fogli matricolari, anche Luigi Ruggeri, nonché il Capitano Pier Filippo di Castelbarco
Visconti comandante della Legione (già Compagnia) ―Falzè di Piave‖ del XIII° Reparto
d‘Assalto. Quel giorno 10.773 Legionari entrarono nella città, allontanarono con un colpo di
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mano le truppe interalleate e proclamarono un governo provvisorio, la ―Reggenza del
Carnaro‖, col dichiarato proposito di annettere Fiume al Regno d‘Italia.
All‘impresa fiumana partecipò anche l‘VIII° Battaglione Bersaglieri Ciclisti dove
prestava servizio Antonio Basciu355. Durante il conflitto prestò servizio presso il 1° Rgt.
Bersaglieri Ciclisti sino la 21 marzo 1920 quando, aggregato all‘VIII° Btg., viene inviato a
Fiume. Nel novembre successivo rientra a Napoli nel Deposito del 1° Reggimento. Si
congederà il 10 dicembre 1920 nel deposito Bersaglieri di Caprera dipendente dal
Reggimento Bersaglieri di Livorno. Il fatto che Antonio Basciu lasciò la città di Fiume nel
mese di novembre forse non è un caso. Bisogna ricordare che il 12 novembre 1920 il
Trattato di Rapallo, tra le altre clausole, stabilisce che la città di Fiume venne dichiarata
stato indipendente, per cui è probabile che alcuni reparti abbiano deciso di lasciare la città
prima dell‘arrivo delle truppe regolari. Ma alcuni Legionari decidono di non sottostare alle
condizioni del Trattato e si rifiutano di lasciare la città. Allora il nostro Governo fece
occupare Fiume dal Regio Esercito; le truppe regolari attaccarono i Legionari alla vigilia di
Natale, dando il via a quello che sarebbe stato ricordato come il ―Natale di sangue‖: cinque
giorni di duro scontro armato con numerosi morti, anche fra i civili. D‘Annunzio rassegnò le
dimissioni ed il Consiglio di Fiume accettò le condizioni imposte dal trattato di Rapallo
ponendo fine al sogno della spedizione fiumana.
Il Ruggeri concluse l‘avventura col grado di Aiutante di Battaglia ottenuto il 20
agosto 1920. Rientrerà in Sardegna il 19 gennaio del ‗21 nel Deposito del 45° Rgt. di Ozieri
e si congederà al Distretto Militare di Cagliari.
Quando, nel corso della mia ricerca, andai a trovare la figlia del Ruggeri, mi disse
che dopo l‘impresa fiumana gli venne rilasciato un encomio firmato niente meno che dal
D‘Annunzio in persona, custodito gelosamente dai nipoti emigrati a Brescia. Mi diede anche
una foto che ritrae il Ruggeri con l‘uniforme della Legione ―Falze di Piave‖ su cui
campeggia una dedica: ―Al Legionario A. di Battaglia Ruggeri Luigi degno figlio della
Sardegna Martire‖, scritta e firmata dall‘allora Capitano Pier Filippo di Castelbarco
Visconti.
Luigi Ruggeri non era di Sant‘Antioco, era originario di Gonnesa e per un certo
periodo di tempo, con tutta probabilità abitò anche a Siliqua dal momento che allo scoppio
della seconda guerra mondiale nel giugno del ‗40 verrà richiamato e assegnato alla 3a
Centuria della Milizia di quel villaggio. Verrà a Sant‘Antioco più tardi quando fu assunto
dalla Compagnia portuale ―Michele Bianchi‖. Nel ‗42 viene assegnato alla Dicat, la milizia
contraerea locale, sino al 9 ottobre del ‗43. In paese tutti conoscevano Signor Ruggeri, era
un dipendente della Carbonifera Sarda e abitava in Via Mazzini. In paese divenne un
personaggio conosciuto da tutti per via della sua piccola cagnetta. Si chiamava Tosca e ogni
mattina il suo padrone le metteva in bocca 500 lire di carta (siamo alla fine degli anni ‗70)
con cui la piccola cagnetta si incamminava verso l‘edicola del signor Guido Pinna nel corso
Vittorio Emanuele. Il signor Guido quando vedeva Tosca sapeva già cosa fare: gli portava
via dalla bocca le 500 lire e gli metteva tra i denti il quotidiano, e poi via di corsa di nuovo
dal suo padrone.
355
BASCIU Antonio 05/01/1899. (Esercito)
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Atri militari Antiochensi che prestarono servizio negli ―Arditi‖, furono Emilio
Puddu
(fratello di Giovanni 17/01/1897 impegnato in Macedonia) e Salvatore Loi.
Appartenevano entrambi ai Battaglioni d‘Assalto di marcia, unità che costituivano una
riserva di personale in sostituzione di quei soldati, che per ferite o malattie fossero stati
ricoverati negli ospedali delle retrovie. Accadeva infatti che, all‘uscita dai luoghi di cura,
questi uomini venissero rimandati ai loro reggimenti, nella convinzione che con il ricovero
avessero perso l‘idoneità fisica richiesta nei Reparti d‘Assalto.
Per rimediare a questa situazione, che di fatto impoveriva le compagnie degli Arditi,
sul finire del settembre del ‗17 il Sottocapo di Stato Maggiore il Tenente Generale Carlo
Porro, ordinò che tutti gli Arditi dimessi dagli ospedali e dai luoghi di cura fossero inviati al
deposito di convalescenza e tappa di Treviso. Il successivo 4 marzo 1918 una direttiva del
Comando Supremo ordinava a ciascuna Armata di procedere alla costituzione di un reparto
d‘assalto di marcia, nell‘intento di disporre di elementi già addestrati con i quali mantenere
costante il numero dei reparti. La circolare stabiliva che il compito di tali unità di marcia era
quello di riunire tutti i volontari, fornire loro l‘istruzione necessaria, nonché quello di
incorporare gli arditi dimessi dagli ospedali e dai depositi di convalescenza compresi quelli
che, per disposizione Ministeriale, erano avviati al deposito del 66° Reggimento della
brigata ―Valtellina‖ a Reggio Emilia, centro di mobilitazione dei Reparti d‘Assalto di
marcia.
Emilio Puddu fu chiamato alle armi a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri.
Giunto in territorio in stato di guerra venne assegnato al IV° Reparto d‘Assalto di marcia
prestando servizio nella zona di Treviso, presso Castelfranco Veneto e in seguito a San
Gaetano nella zona di Venezia. Successivamente viene trasferito al 6° Rgt. Bersaglieri
operante nella linea di Fornace, nel Basso Isonzo. Il 20 maggio del ‗18 viene trasferito al
XXVI° Reparto ―Arditi‖, e il mese successivo, il 15 giugno al LXXII°. Il 25 gennaio del ‗19
è nella 1a Divisione d‘Assalto di marcia col VII° ―Arditi‖, assegnazione del tutto provvisoria
in quanto sulla carta il VII° fu sciolto due mesi prima nel novembre del ‗18 e il personale
trasferito al I° Reparto d‘Assalto di marcia. Emilio Puddu si congederà a Gorizia il 27
febbraio 1921.
Salvatore Loi357 invece, fu chiamato alle armi nel Distretto Militare di Cagliari e
arruolato nel 316° Battaglione di Fanteria della Milizia Territoriale. In seguito fu trasferito
nella penisola come effettivo, a Viterbo nella caserma ―Santa Caterina‖, deposito del 60°
Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Giunge in territorio in stato di guerra a Ivrea (Torino) nel
deposito del 54° Rgt. della Brigata ―Umbria‖ e assegnato al Battaglione Complementare. Il
25 febbraio viene costituita la 7a Armata e il 22 marzo, per dare attuazione alla direttiva del
4 marzo precedente, nasce il VII° Reparto d‘Assalto di marcia costituito a Malpaga
(Bergamo o Brescia) su due compagnie. Salvatore Loi quando venne assegnato al VII°
―Arditi‖ proveniva dal deposito del 66° Reggimento della brigata ―Valtellina‖ dislocato a
Reggio Emilia e centro di mobilitazione dei reparti d‘assalto di marcia. Non si hanno notizie
di eventi bellici a cui prese parte il VII° ―Arditi‖ in ragione del fatto che su precise
disposizioni tali reparti di marcia potevano essere impiegati solo in esercitazioni congiunte
356
356
357
PUDDU Emilio 07/08/1899 di Antioco e Salidu Raffaela (Esercito).
LOI Salvatore 11/02/1899 di Raffaele e Sanna Maria (Esercito N° 17593).
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con i reparti d‘assalto della loro Armata, pur non escludendo la possibilità di essere
impiegati in linea, il che effettivamente avvenne molto di rado.
Finita la guerra il VII° ―Arditi‖ viene
sciolto e il 29 novembre 1918 Salvatore Loi
viene trasferito al XXII° Reparto dipendente
della 1a Divisione d‘Assalto per la quale si
stava concretizzando la prospettiva di un
impiego in Tripolitania (Libia) a supporto di
una iniziativa di carattere politico più che
militare, diretta a riprendere il controllo di
quella colonia in larga parte ormai nelle mani
dei ribelli. Il XXII° ―Arditi‖ viene accasermato
a Mortellago, in provincia di Venezia. Il 1°
febbraio 1919, Salvatore Loi col suo Reparto
d‘Assalto viene mobilitato per la Libia. Le
operazioni d‘imbarco avvennero a Venezia.
Nel giro di un mese l‘intera Divisione
d‘Assalto verrà trasferita in Tripolitania. Dal
diario storico del Reparto risulta che il XXII°
Arditi si imbarcò il 19 marzo sul piroscafo
―Umbria‖ che salpò le ancore l‘indomani
facendo rotta verso lo scalo intermedio di
Gallipoli. ―Alle 21:20 il piroscafo urta una
mina provocandone l‘esplosione; malgrado il
grosso squarcio alla stiva e il panico a bordo,
Loi Salvatore 11/02/1899 (Fotomontaggio)
il piroscafo prosegue a tutta velocità verso il
porto di Mola di Bari‖. Al suo arrivo, insieme
ai 18 feriti avviati all‘ospedale militare, vennero sbarcati i corpi di due arditi morti e si
registrò l‘assenza di ben 83 uomini scomparsi in mare. Il 23 marzo il XXII° lasciò Bari in
treno alla volta di Taranto dove a mezzogiorno del 24 salì a bordo del piroscafo ―Taormina‖
e dopo due giorni di navigazione entrò nel porto di Tripoli. Il XXII° Reparto venne
acquartierato nell‘oasi di Gurgi, ad occidente di Tripoli. Durante la permanenza nella
colonia libica, il reparto non ebbe modo di essere impegnato in combattimento; non fece
neppure in tempo a svolgere il previsto turno di servizio all‘avamposto di Fonduk el Toghar,
che il 23 maggio un accordo di pacificazione con i capi ribelli portò al rimpatrio dell‘intera
unità d‘assalto. Il XXII° ―Arditi‖ ultimo a partire, lasciò Tripoli il 30 giugno a bordo del
piroscafo ―Ferdinando Palasciano‖. Arrivati a Taranto il 3 luglio (1919), gli Arditi vennero
trasferiti a Luzzara in provincia di Reggio Emilia e successivamente in varie località del
confine orientale.
Il 9 settembre un nuovo spostamento: il XXII° viene inviato sulla linea di armistizio
in Istria, nel golfo del Carnaro. Era un momento di forte tensione; tre giorni più tardi
Gabriele D‘Annunzio aveva occupato Fiume istituendo la ―Reggenza del Carnaro‖ e
annettendo la città al Regno d‘Italia. Una compagnia del XXII° seguì il poeta, mentre le
altre due rimaste continuarono a prestare servizio negli avamposti assegnati. Il 20 gennaio
1920 il XXII° ―Arditi‖ accolse nei suoi ranghi gli elementi del disciolto XIII° reparto
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(quello di Luigi Ruggeri), e col IX°, il X° ed il XX° costituì il 1° Reggimento d‘Assalto. Dal
foglio matricolare di Salvatore Loi risulta che egli fu mobilitato anche per l‘Albania. Infatti
il 12 giugno il 1° Reggimento d‘Assalto, dal porto di Trieste s‘imbarca sul piroscafo ―Pietro
Calvi‖ facendo rotta verso il porto di Valona. In quella terra inquieta dove stava naufragano
il progetto di un protettorato italiano, gli Arditi furono impegnati in combattimento pochi
giorni dopo il loro arrivo.
Gli scontri avvenuti tra il 19 e il 20 giugno a ridosso del campo trincerato di Valona
costarono al Reggimento 15 morti e 87 feriti, e nuovamente il 23 luglio, tra il Monte Longia
ed il Monte Messovum, dove lamentò 12 morti e 38 feriti. Con la fine dell‘avventura
albanese, il 1° Reggimento d‘Assalto rimpatriò il 19 agosto 1920 sul piroscafo ―Bormida‖
per tornare in Friuli e stanziarsi a Palmanova in provincia di Udine. All‘atto di scioglimento
del 1° Reggimento avvenuto il 17 novembre, uscirono di scena anche i reparti del IX°, del
X° e del XXII° i cui ranghi convogliarono nel XX° Reparto d‘Assalto, l‘unico rimasto in
vita. Infatti dai fogli matricolari Salvatore Loi alla data del 17 novembre 1920 è inquadrato
nel XX° Reparto d‘Assalto e si congederà il 4 dicembre 1920; il XX° Arditi invece verrà
sciolto il 28 febbraio 1921. Salvatore Loi dopo il congedo avrà diritto di fregiarsi della
Croce al Merito di Guerra e di Medaglia Commemorativa Nazionale della guerra 1915-18,
istituita in data 29 luglio 1920 con R.D. n°1241, ed ad apporre sul nastro della Medaglia le
posadde corrispondenti agli anni di campagna 1917-18.
Ritornando sulla linea del fronte, durante questo mese di giugno del 1918 sul
Montello si ricoprì di gloria ancora una volta il Brigadiere Generale Augusto Zirano358,
comandante della Brigata ―Tevere‖, ―Ridotto con poche forze di diversi corpi alla difesa di
un tratto importantissimo della linea, con insuperabile sprezzo del pericolo ed infondendo
in tutti fede e spirito aggressivo, resisteva con mirabile tenacia sul posto, incurante
dell‘incalzare violento delle truppe d‘assalto nemiche, e non ripiegando che in seguito ad
ordine del Comando di Divisione‖. Montello 15-20 giugno 1918. Con tale motivazione gli
venne conferita la Medaglia d‘Argento.
Il Generale Augusto Zirano fu comandante della ―Tevere‖ dal 21 febbraio 1918 sino
al termine del conflitto. La brigata (215° e 216° Rgt.) già dal 5 giugno, in vista della
prossima offensiva nemica, è destinata sul Montello alla difesa del settore Fontane.
Scatenatasi il 15 giugno l‘offensiva sul Piave, la brigata con altri reparti contende al nemico
il terreno palmo a palmo. Casa Facchini, Casa Serena e Dolina Astico sono località ove i
valorosi fanti della ―Tevere‖ hanno paralizzato ogni ulteriore progresso nemico. Il 20
giugno la brigata, che ha perduto, in questa battaglia, 42 ufficiali e 2128 uomini di truppa,
viene riunita per riorganizzarsi ad Albaredo da dove prosegue, per la zona Bessica-Cassola
ed il 7 luglio è nella plaga di Signoressa-Falzè per nuove puntate offensive. Il contegno del
215° Rgt., il 21 giugno 1918, meritò la citazione sul Bollettino di guerra n. 1123 del
Comando Supremo.
Sul Monte Croce invece Francesco Vacca359 conquistò una Medaglia di Bronzo360.
L‘abbiamo già incontrato nel sottosettore di Asiago il 18 giugno del ‗17 impegnato nei
combattimenti del Monte Rasta. Poi dal 10 gennaio 1918 passò alla Brigata ―Sassari‖ e col
358
ZIRANO Cav. Augusto Cesare 11/10/1863 (Esercito)
VACCA Francesco 21/10/1889 (Esercito) di Emanuele Cappai Francesca.
360
ACSA, Oggetti Diversi 1/19 – Leva e Truppa 10/42, 15 maggio 1923
359
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152° Rgt., sul Monte Croce, il 16 giugno 1918 ―Durante un combattimento per ricacciare il
nemico sulla sinistra del Piave si slanciava tra i primi all‘attacco e dopo viva lotta corpo a
corpo faceva tre prigionieri e catturava una mitragliatrice dando bella prova di valore e di
ardimento‖361. Subirà anche un congelamento ai piedi e verrà ricoverato all‘ospedale San
Francesco di Verona. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra e rientra al deposito i
fanteria di Ozieri. Si congederà il 12 luglio 1919 nel Distretto Militare di Cagliari.
Intanto gli austriaci si persuasero che la loro offensiva era ormai fallita; secondo i
piani, entro la sera stessa del 15 giugno doveva essere presa Montebelluna, e invece la città
era distante almeno dieci chilometri; doveva essere superato anche il paese di Arcade, e
invece ad Arcade si stavano ammassando altre divisioni italiane pronte al contrattacco. Il
generale Goiginger decise di sostare per due giorni e far riposare le proprie truppe; furono
due giorni decisivi. Il Comando Supremo italiano ne approfittò per inviare il 30° Corpo
d‘Armata che da Montebelluna a Volpago risalì il lato occidentale del Montello, mentre il
22° Corpo d‘Armata, da Arcade si diresse verso la linea ferroviaria Giàvera-Nervesa. Poi si
mise a piovere e il Piave, già gonfio, diventò una furibonda massa d‘acqua limacciosa e
scura che irrompeva travolgendo ogni cosa là dove le rive sono più strette e proprio dove
erano stati gettati numerosi ponti.
Il 17 giugno vengono catturati Raffaele Pintus362 e Nicolino Piras363 entrambi del
271° Rgt. di fanteria ―Potenza‖. Vennero chiamati alle armi a Ozieri nel deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖. Giunti in territorio in stato di guerra vengono assegnati al 45° Rgt. ―Reggio‖.
Il 6 giugno del ‘17 passano al 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖ e il 13 agosto al 271°
Rgt. di fanteria ―Potenza‖ la cui brigata fu costituita nel luglio del ‗17 dalla fusione di
elementi provenienti da altre brigate e da militari provenienti dai convalescenziari e dai
servizi. Il 15 giugno 1918 è dislocata nel basso Piave occupando la linea difensiva tra Pero,
Rovarè e Isolella, nel settore della 45a divisione. Nelle prime ore del 16, il II° Btg. del 271°
Rgt. sferra un decisivo contrattacco in località Casoni e, benchè fatto segno a fuoco
accanito, riesce ad avanzare oltre l‘argine di San Marco. Gli austriaci, riavutisi dalla
sorpresa e forti del loro numero e con sempre crescente potenza di fuoco, costringono dopo
accanita lotta, i riparti italiani a ripiegare lentamente.
Il III° Btg del 271° Rgt., in linea dal Cimitero di S. Andrea di Barbarano all‘abitato di
La Fossa, dopo strenua difesa, è accerchiato. Per prevenire il completo aggiramento sulla
sinistra, le truppe schierate a sud del caposaldo ―Gaetano‖, ripiegano sulla linea degli
sbarramenti (C. Moretto, Canale Zero, Canale La Fossa). Per tutta la giornata il nemico
preme sull‘argine di S. Marco, tratto più avanzato di tutta la linea di Fogarè-Zenson, per
superarlo, ma gli italiani non cedono. Otto contrattacchi nemici, condotti successivamente
con tenacia ed abbondanza di mezzi, sono arrestati dai superstiti della brigata ―Cosenza‖ e
del 271° Rgt. di fanteria ―Potenza‖, decisi a lottare fino alla morte. Il Pintus e il Piras
vengono catturati durante i combattimenti del 17 giugno. Rimarranno in mano austriaca per
pochi mesi, sino al 4-5 novembre del ‗18 alla conclusione del conflitto. Si congederanno il
10 aprile 1920 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖.
361
Tratto da “Eroi Sardi” di Grazietta Licheri.
PINTUS Raffaele 16/01/1897 di Emanuele e Caddeo Rita (Esercito)
363
PIRAS Nicolino 19/02/1897 di Pasquale e Langorà Maria (Esercito)
362
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Il 18 giugno, sempre sul Piave troviamo il Bersagliere Nicolino Salis364. Fu chiamato
alle armi il 27 settembre 1916 nel Distretto Militare di Napoli, deposito del 1° Rgt
Bersaglieri, e schierato in linea il 1° gennaio del ‗17 col 14° Rgt. Bersaglieri. Il 16 aprile
lascia la zona di guerra per un periodo di degenza all‘ospedale militare di Vicenza, poi
trasferito all‘ospedale di Genova e mandato in convalescenza a Chiavari per 25 giorni.
Rientrerà in zona d‘operazioni il 17 marzo 1918 e il 7 giugno viene schierato in linea col
21° Bersaglieri. Il 18 giugno, nel corso dei combattimenti sul Piave, viene ferito alla spalla
sinistra da un proiettile di Shrapnel e ricoverato a Merano nell‘ospedale da campo n°119 (lo
stesso campo dove l‘11 giugno del ‗17 venne ricoverato anche Raffaele Vacca, classe 1894)
e in seguito trasferito all‘ospedale di Ravenna. Dai fogli matricolare si deduce che il
proiettile non poté essere estratto durante la degenza, tant‘è che tre mesi dopo, finita la
guerra, nel febbraio del ‗19 viene messo in cura nell‘ospedale da campo n°117 per essere
sottoposto all‘estrazione del proiettile e inviato in convalescenza sino al congedo definitivo,
avvenuto il 10 aprile 1920.
Il 19 giugno 1918 i reparti italiani scatenarono violenti contrattacchi che però
condussero a modesti risultati. La battaglia continuò sino al 20 giugno, quando gli austroungarici, sfiniti e privi di rifornimenti, cominciarono a ripiegare lentamente verso il Piave
sotto l‘accanito fuoco dei cannoni italiani. A un certo momento, il panico si impadronì dei
soldati austriaci in ritirata, ed esplose un disordinato assalto ai pochi barconi disponibili
ancorati sul Piave, con spietate zuffe fra i soldati, non pochi dei quali morirono annegati
nelle acque del fiume.
Nella zona a sud di Nervesa troviamo Nicolino Mariani365 del 68° Rgt. di fanteria
―Palermo‖. Fu arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 gennaio 1917
giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. mobilitato. Poi il 31 luglio viene trasferito
al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖ (67° e 68° Rgt.). Iniziata l‘offensiva austriaca (battaglia
del Piave, 15- 24 giugno) la brigata viene dislocata a Carbonera in riserva. Il 16 giugno
1918 il 68° Rgt., a rincalzo di altri reparti, concorre a un tentativo di riconquista della linea
detta ―Caponiera‖; il 67° Rgt., schierato sulle colline ad ovest di Giavera, respinge un
attacco nemico ed il 68° Rgt., nei pressi della Rotonda Bidasio (sud di Nervesa), ricaccia
nuclei nemici, che minacciano i ponti sul Piave. La lotta prosegue accanita fino al 23 giugno
e tutti gli attacchi del nemico vengono respinti. Nel corso di tale fatto d‘arme Nicolino
Mariani, (già disperso il 31 ottobre 1917 durante la rotta di Caporetto366), il 20 giugno viene
catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia l‘11 novembre 1918. Si congederà nel
deposito di Ozieri il 3 marzo 1919.
Negli stessi giorni anche le truppe del generale Boroevic battevano in ritirata.
Anch‘esse erano balzate al di là del Piave la mattina del giorno 15, protette da cortine
fumogene e favorite dallo scarso tiro dell‘artiglieria della 3a Armata italiana che riteneva
improbabile l‘offensiva. Gli austriaci invece riuscirono ad attestarsi sulle rive del Piave dove
costituirono due teste di ponte a Fagaré e a Musile. Ma i progressi erano stati più lenti del
previsto. Attorno a Fagaré tre brigate di fanteria italiane si ritiravano, ma contrattaccando
con violenza; sui bianchi muri di una casa diroccata in vista del fiume campeggiava una
364
SALIS Nicolino 09/02/1897 (Esercito)
MARIANI Nicolino 09/07/1885 di Antonio e Garau Antonia (Esercito N°19348bis).
366
ACSA, Leva e truppa, 11 gennaio/8 luglio 1918.
365
- 161 -
scritta nera che diceva: ―Tutti eroi. O il Piave o tutti accoppati‖. Al termine della guerra
questa frase verrà scolpita sul marmo del Sacrario di Fagaré. Intanto sopraggiungeva la 33a
divisione costituita dalla ―Brigata Sassari‖ e dalla Brigata ―Bisagno‖ che cercarono di
colpire il fianco degli austriaci. A questo punto la battaglia si costellò di episodi di valore
individuale e collettivo davvero eccezionali, compiuti da una parte e dall‘altra. Per due
giorni e due notti consecutive si combatté senza soste, finché la piena rovinosa del Piave
sopravvenne a scuotere il morale degli austriaci. Il giorno 20 giugno la lotta volse a favore
degli italiani. Il 21 giugno il generale Boroevic diede l‘ordine di ripiegare anche alle truppe
del basso Piave, mentre una divisione d‘assalto italiana, addestrata secondo i nuovi metodi,
incalzava da vicino le retroguardie avversarie. Il ripiegamento austro-ungarico si svolse
tuttavia con ordine; la sera del 23 giugno un laconico bollettino del Comando italiano
annunciava la vittoria in quella che fu denominata ―battaglia del Solstizio‖. Fu comunque
una delle più sanguinose e importanti battaglie della Grande Guerra. Di sicuro tutto ciò che
accade dopo, derivò dall‘esito delle battaglie avvenute fra il 15 e il 23 giugno 1918. Gli
italiani furono molto più accorti che a Caporetto schierandosi meglio, mentre gli austriaci
presero decisioni avventate e furono bersagliati dalla sfortuna. La piena del Piave e il vento
che soffiava da ovest impedì loro di sfruttare i gas asfissianti; ciò che li aiutò a Caporetto, li
danneggiò invece otto mesi dopo; inoltre la loro resistenza venne messa a dura prova dalla
fame e dalla mancanza di equipaggiamenti.
La battaglia del Piave, vinta il 24 giugno, fu seguita da azioni di una certa importanza
completando la vittoria. Per gli italiani fu comunque l‘ennesima ecatombe: persero 8.000
uomini, 29.000 feriti e 45.000 prigionieri. Sull‘altopiano di Asiago, il 29 giugno, sostenute
da intenso tiro di artiglieria ed appoggiate da azioni dimostrative di fuoco e di reparti
condotti con decisione dagli Alleati, le truppe italiane attaccarono il Monte Valbella,
riuscendo, dopo un‘aspra lotta, a strapparlo all‘avversario. La posizione conquistata fu poi
mantenuta degnamente. L‘azione sull‘altopiano fu ripresa dalle valorose truppe del XIII°
Corpo d‘Armata la mattina del 30 giugno: ―Il formidabile Col del Rosso fu conquistato di
slancio‖. Il Col d‘Echele fu teatro di un‘aspra lotta durata l‘intera giornata. Alla fine il
valore ebbe ragione dell‘ostinata resistenza avversaria e la contesa posizione restò nelle
mani italiane. Sul mezzogiorno e nel pomeriggio l‘avversario sferrò due forti attacchi contro
il Valbella, ma queste masse mandate allo sbaraglio, furono annientate dal poderoso tiro
della nostra artiglieria. Nelle due giornate si distinsero, per irresistibile slancio nell‘attacco e
per una ferrea saldezza nei ritorni offensivi del nemico, la brigata ―Teramo‖ (241° e 242°
Rgt.) e soprattutto la brigata ―Lecce‖ (265° e 266° Rgt.) dove prestava servizio il compianto
Antioco Mannai367. Furono catturati diversi cannoni, bombarde, 57 mitragliatrici, molte
migliaia di fucili e una grande quantità di munizioni e altro materiale. È nei fatti d‘arme del
29 giugno 1918 che Antioco Mannai immolò la propria vita. Fu chiamato alle armi all‘età di
diciannove anni, ―quando nel cuore – come ricorda Don Armeni – la vita canta prepotente
l‘inno della vitalità e della speranza. Aveva abbandonato, senza rimpianto, la serenità dei
suoi campi. Vibrante di quella passione propria degli eroi, indomito come gli scogli della
sua Isola, quando sono tormentati dal mare in tempesta. Da circa tre anni aveva raggiunto
gli anziani, deciso a dare tutto per la Patria. Ed anche lui volle scrivere col sangue la sua
pagina sublime di ardimento e di coraggio. Non tornò più a Sant‘Antioco, lascò la
367
MANNAI Antioco Luigi 03/03/1897 di Salvatore e Nocco Caterina (Esercito N°9224).
- 162 -
primavera dei suoi 21 anni sul Col del Rosso. Mandò ai famigliari ed ai paesani che gli
avrebbero intitolato una Via, una medaglia d‘Argento, con l‘esaltazione della sua impresa‖.
Antioco Mannai venne arruolato il 27
settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖. Il 23 gennaio del ‗17 giunge
in territorio in stato di guerra e assegnato al
234° Rgt. di fanteria della brigata ―Lario‖. Il
14 aprile viene trasferito alla Milizia Mobile
del 265° Rgt. di fanteria ―Lecce‖ e
assegnato alla 7a Compagnia. Già dall‘inizio
dell‘anno la brigata è dislocata sulla linea
del Piave. I reggimenti si avvicendano nel
servizio di vigilanza e di difesa. Quasi
giornalmente
escono
pattuglie
per
riconoscere le posizioni avversarie e
frequenti sono i colpi di mano per fare
prigionieri.
Il 15 giugno, iniziata l‘offensiva
austriaca, la brigata ha il compito di
presidiare ad oltranza la linea che va dal
Monte Val Bella al Col del Rosso (settore
Monte Grappa). Nelle prime ore del
mattino, il nemico inizia un intenso fuoco di
Mannai Antioco Luigi 03/03/1897
artiglieria, specialmente sulla prima linea e
Collezione Famiglia Mannai e ACSA di Sant‘Antioco
sulle vie di accesso. Allungato il tiro, le
ondate nemiche si lanciano all‘attacco del costone del Val Bella. I primi gruppi vengono
respinti, ma i successivi, riusciti a penetrare nella frazione ―due‖ si dirigono verso
Costalunga e Monte Val Bella. Il combattimento cessato la sera del 15 viene ripreso alle
prime ore del 16 e dura per tutta la giornata con alterne vicende. Il 29 giugno, dopo un
periodo di riordinamento e di sistemazione, viene ripreso l‘attacco per la riconquista delle
posizioni di Monte Val Bella e di Col del Rosso con due colonne, ciascuna di una
compagnia fucilieri (la 7a, quella di Antioco Mannai, e l‘8a del 265° Rgt. ―Lecce‖) ed un
nucleo di truppe Cecoslovacche, collegato a sinistra con la brigata ―Regina‖ e a destra con
la ―Teramo‖. La colonna di sinistra (8a compagnia) con il reparto Cecoslovacco si lancia
animosamente all‘attacco di Monte Val Bella e raggiunge l‘obbiettivo, quella di destra, 7a
compagnia, malgrado il fuoco incessante delle mitragliatrici austriache piazzate a Casera
Melago (Col del Rosso), prosegue imperterrita, ma non ricevendo appoggio sulla destra è
obbligata, in un primo tempo a sostare e poi a ripiegare. È in questo fatto d‘arme che
Antioco Mannai sacrificherà la propria vita. Gli venne conferita una Medaglia d‘Argento
con la seguente motivazione: ―Addetto ad una sezione mitragliatici, con mirabile coraggio e
con assoluto sprezzo del pericolo, si slanciava arditamente all‘attacco, spingendosi fin sotto
il reticolato nemico. Mentre poi, non curante delle raffiche di mitragliatrici avversarie
porgeva munizioni al tiratore della propria arma, cadeva colpito a morte‖.
La mattina del 30 giugno viene ripresa l‘azione: un gruppo di arditi del III°
battaglione, la 7a compagnia e il II° reparto zappatori, tutti appartenenti al 265° Rgt.
- 163 -
―Lecce‖, con scatto fulmineo hanno ragione della resistenza avversaria e la linea è tutta
rioccupata. Ancora pochi mesi e la Vittoria avrebbe baciato le nostre bandiere…
Ma intanto nel basso Piave moriva un altro Antiochense, il marinaio del CREM
Antonio Bianco368. Sotto le armi aveva altri cinque fratelli369 tra i quali due già morti,
anch‘essi della Marina: Salvatore, fuochista deceduto sulla ―Regina Margherita‖ e
Giuseppino370 marinaio del CREM deceduto per malore improvviso a Roma il 5 maggio
1918. La storia di questi poveri fratelli in armi è tragica e allo stesso tempo commovente.
Alla fine maggio del ‘18, quando nella loro casa di Via Belvedere arrivò la notizia della
morte del secondo figlio Giuseppino, il capofamiglia Domenico, un anziano di 67 anni,
decise di scrivere due accorate e struggenti lettere371 al Ministero della Guerra e al Corpo
d‘Armata di Roma in cui chiede, se non il congedo, almeno l‘avvicinamento di Antonio in
Sardegna, nella base navale di La Maddalena. Quella indirizzata al Ministro della Guerra la
scrisse il 22 giugno, e due giorni dopo inviò l‘altra al comandante di Corpo d‘Armata di
Roma. Su quella indirizzata al Generale, Domenico Bianco ricorda i due figli Salvatore e
Giuseppino deceduti sul ―Campo dell‘Onore‖; poi parla di Antonio classe 1894, marinaio
sbarcato a Monfalcone, dove vi permane per otto mesi per poi essere trasferito in zona di
guerra a Cortellazzo (Basso Piave, provincia di Venezia) dove ha già trascorso diciassette
mesi.
Ma la più struggente
la
inviò
all‘Onorevole
Vittorio Italico Zupelli,
Ministro della Guerra, a cui
scrive: ―La chiedo perdono
se in questo momento vengo
a Disturbarla; Senta Ill.mo
Signor Ministro, siccome
appresi dai giornali un
Decreto Luogotenenziale la
quale spiega che un padre
avendo tre figli al fronte dei
quali due già morti per la
Novembre 1917: fanti di Marina trasportati sulla linea di Cortellazzo
salvezza della Patria, ed il
Combattere nelle lagune di Venezia, di Antonio L. Rossi – Giuseppe Artesi.
più piccolo che attualmente
Paolo Gaspari Editore 2010.
trovasi ancora al fronte,
spetterebbe di essere esonerato dalla zona di guerra e tramutato nei dintorni (presso la
famiglia). È con preghiera mi rivolgo alla S.V. Ill.ma se può accontentarmi di ciò che La
chiedo perché io sono già di un‘età avanzata; giacché non ho potuto dare un ultimo bacio
ai miei due cari figli; almeno mi consolerò di vedere il più piccolo vicino a me. Bianco
Antonio marinaio costiero Battaglione ―Monfalcone‖ 1a Compagnia, classe 1894, numero
di matricola 4245, Distretto 15‖. Questa supplica fu spedita il 22 giugno; non sappiamo
368
BIANCO Antonio 23/01/1894 (Marina N°4245-6) di Domenico e Massidda Antioca
Bianco Francesco Giuseppe 28/12/1884 (Esercito), Bianco Emanuele 27/09/1886 (Esercito), Bianco Antioco Luigi
16/08/1888 (Guardia di Finanza), Bianco Salvatore 15/08/1896 (Marina), Bianco Giuseppino 23/06/1892 (Marina).
370
BIANCO Giuseppino noto Peppino 23/06/1892 (Marina N°89806) di Domenico e Massidda Antioca
371
ACSA, Leva e Truppa fascicolo 10/37, 22 e 24 giugno 1918.
369
- 164 -
quando arrivò al Dicastero della Guerra e non sappiamo neppure se il Ministro la lesse,
sappiamo però che undici giorni più tardi, all‘alba di mercoledì del 3 luglio 1918 nei fatti
d‘arme di Cortellazzo, durante un violento contrattato degli austriaci decisi a sfondare il
nostro fronte, Antonio Bianco morirà ―per ferite riportate in combattimento‖. Gli austriaci
verranno respinti e alla sera, al termine dell‘epica giornata, le posizioni rimasero pressoché
invariate.
La zona di guerra dove combatté Antonio Bianco era il Delta del Piave che
comprendeva i territori Cavazuccherina (oggi Jesolo), Caposile e Cortellazzo. Come
abbiamo già ricordato, la disfatta di Caporetto aveva scompaginato il nostro Esercito e i
tentativi di bloccare gli austriaci sull‘Isonzo e sul Tagliamento risultarono vani. Solo
un‘eroica resistenza sulla linea naturale del fiume Piave avrebbe consentito di respingere il
nemico e sperare nella vittoria. Già dai primi di novembre del ‘17 il delta del Piave era
occupato dagli austriaci, e per rallentarne l‘avanzata e opporre un valido ostacolo, il
territorio fu interamente allagato. In questa delicatissima zona del fronte combattevano, in
appoggio alla fanteria, i fanti della Regia Marina inquadrati nel Reggimento di fanteria di
Marina ―San Marco‖ al comando del Capitano di Vascello Alfredo Dentice di Frasso e
composto dai Battaglioni ―Caorle‖, ―Golametto‖, ―Bafile‖ e ―Grado‖. Non sappiamo in
quale battaglione era inquadrato Antonio Bianco, sappiamo però che oltre a lui c‘erano altri
nostri concittadini che contribuirono all‘eroica resistenza sul Piave e inquadrati nel
Battaglione ―Golametto‖.
Si tratta di Nicolino Uras, Salvatore Vacca e Luigi Puddu. Nicolino Uras372 venne
arruolato nella Difesa Militare Marittima di La Maddalena e assegnato al Gruppo Ovest. Il
1° dicembre 1917 viene trasferito al Deposito CRE (Corpo Reggio Equipaggi) di Venezia.
Entrerà nel Battaglione ―Golametto‖ il 4 gennaio 1918 e assegnato alla 1a Compagnia
Mitraglieri. Il 7 agosto 1919 è nel Deposito CRE di Pola e il 29 viene imbarcato sul
Dragamine ―Bufera‖ sino al congedo.
Salvatore Vacca373, pure lui, fu chiamato alle armi nel Comando Marittimo di La
Maddalena Gruppo Est; il 2 dicembre del ‘17 viene trasferito al deposito CRE di La Spezia.
Il 4 gennaio del '18 è nel Reggimento di fanteria di Marina nel Battaglione ―Golametto‖
sino al termine del conflitto. Il 19 agosto del '19 viene assegnato al deposito CRE di Pola
sino al congedo.
Anche Luigi Puddu374 fu chiamato alle armi nel Comando Difesa di La Maddalena. Il
2 dicembre 1917 viene trasferito al deposito CREM di La Spezia. Il 4 gennaio del '18 viene
assegnato al Reggimento di fanteria di Marina. Il 31 maggio del '18 è effettivo presso il
Reggimento ―S. Marco‖. Il 18 agosto del '19 viene assegnato ad una Compagnia del Btg.
―Golametto‖ sino al congedo
Nella stessa zona del fronte, nei combattimenti di Zenson di Piave (Treviso) era
impegnato anche Carlo Gallus375 ―sassarino‖ del 152° Rgt. Chiamato alle armi a Ozieri nel
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà trasferito in territorio in stato di guerra il 5 gennaio
del ‗17 e assegnato provvisoriamente al 234° Rgt. della Brigata ―Lario‖. Il 31 agosto è nel
45° Rgt. ―Reggio‖ e il 18 settembre nel 142° Rgt. della brigata ―Catanzaro‖. Il 12 febbraio
372
URAS Nicolò 14/11/1895 di Salvatore e Gallus Cristina. (Marina)
VACCA Salvatore 03/04/1896 di Antioco e Pistori Maria. (Marina). Fratello di Vacca Nicolò (1893).
374
PUDDU Luigi 03/02/1897 di Francesco e Manca Peppina (Marina N° 65762).
375
GALLUS Carlo 01/11/1896 di Antonio e Garau Carolina (Esercito).
373
- 165 -
1918 verrà trasferito in via definitiva nel 152° Rgt. della ―Sassari‖. Il successivo 5 luglio
lascia la zona di guerra per ferite multiple riportate nei combattimenti di Zenson di Piave: le
schegge di una granata lo feriranno alla coscia, al torace sinistro, all‘orecchio, all‘occhio e
spalla destra. Dopo il ricovero verrà inviato in convalescenza per 80 giorni. Quando rientra
al deposito di Ozieri, il 5 marzo del ‗19, verrà rinviato in licenza illimitata perché idoneo ai
soli servizi sedentari. Dopo la guerra aderì al Fascismo e insieme al fratello Silvio
gestiranno il ―Savoia‖, il cineteatro della sezione locale del Fascio.
Qualche giorno più tardi, il 12 luglio, viene catturato Antonio Mocci376 del 68° Rgt. di
fanteria ―Palermo‖. Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione nel deposito del 60°
Rgt ―Calabria‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Il 24 marzo 1918 giungerà in territorio in
stato di guerra e il 14 giugno, un giorno prima dell‘offensiva austriaca, passa al 68° Rgt.
―Palermo‖. Il 12 luglio viene catturato sul Montello. Rientrato dalla prigionia verrà inviato
in licenza illimitata dal deposito di fanteria di Ozieri.
Il 13 luglio 1918 invece troviamo Antonio Mei377. Richiamato alle armi a Roma nel
deposito del 2° Rgt. Bersaglieri. dopo un periodo di ricovero presso l‘ospedale militare di
Bracciano, il 13 marzo 1917 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato alla
185a Batteria Bombarde. Il 13 luglio 1918 lascia il fronte per una ferita riportata durante i
combattimenti di Monte Val Bella; verrà curato presso il comando del 25° ―Gruppo
Bombarde‖ a Roma.
Il successivo 15 luglio cade nelle mani degli austriaci Giuseppino Basciu378 della
brigata ―Potenza‖. Già rivedibile verrà richiamato per mobilitazione a Ozieri nel deposito
del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Nel gennaio del ‗17 giunge in territorio in stato di guerra
e assegnato, prima nel 273° Rgt. e poi nel 272° Rgt. di fanteria della Brigata ―Potenza‖.
Riorganizzati i reparti dopo l‘offensiva austriaca del 15 giugno, i reggimenti 271°, 272° e
273° della ―Potenza‖ si portano nella zona di Biancade (Treviso) per occupare il 15 luglio, il
settore della Brigata ―Macerata‖ sul Piave. Nello stesso giorno Giuseppino Basciu viene
catturato dagli Austriaci a Udine. Rientrerà dalla prigionia dopo un mese dalla conclusione
del conflitto e si congederà nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri.
Nella stessa data del 15 luglio 1918 viene catturato anche Nicolino Pintus379. Venne
arruolato nel deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Giunto in
territorio in stato di guerra viene assegnato provvisoriamente al 210° Rgt. ―Bisagno‖
(costituito sin dal 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria). Dopo
pochi mesi, passa effettivo al 5° Rgt. ―Genio Zappatori‖. Il 20 aprile del '17 lascia la zona di
guerra per essere ricoverato all'ospedale di Genova. Rientrerà al corpo in zona d'operazioni
dopo due mesi, il 2 giugno. Il 15 luglio viene catturato. Rientrerà dalla prigionia alla
conclusione del conflitto nel deposito del 5° Rgt. Genio.
Tre giorni dopo, il 18 luglio, verrà catturato Giovanni Masala380 già Medaglia di
Bronzo conquistata il 31 maggio 1917 nei combattimenti sul Monte Vodice. Purtroppo
riguardo alla sua cattura le notizie sui fogli matricolari sono scarsamente approfondite, per
cui non sappiamo in che località venne catturato, né sappiamo a quale reparto appartenesse.
376
MOCCI Antonio 26/03/1884 di Antioco e Bullegas Antioca (Esercito).
MEI Antonio 04/09/1884 di Antonio e Cossu Giovanna (Esercito).
378
BASCIU Giuseppino Salvatore Antioco 27/01/1894 di Nicolino e Caddeo Maria (Esercito N°12086).
379
PINTUS Nicolino 21/03/1896 di Salvatore e Cossu Anna (Esercito).
380
MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 di Fortunato e Pinna Antonietta (Esercito).
377
- 166 -
Rientrerà dalla prigionia il 10 gennaio 1919 e assegnato al deposito di fanteria del 46° Rgt. a
Cagliari. Si congederà il 24 settembre 1919.
Il 27 luglio morirà il mitragliere Pasquale Salidu381. Fu chiamato alle armi a Roma
nel deposito dell‘81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 27 gennaio del ‗18 giunge in territorio in
territorio in stato a Brescia nel deposito del 77° Rgt ―Toscana‖ per la costituzione della
sezione Mitraglieri dove verrà assegnato alla 249a Compagnia Mitraglieri FIAT. Morirà il
27 luglio del ‗18 sul Monte Ardanica per ferite riportate in combattimento.
Dopo il ripiegamento austriaco, il Comando italiano non ritenne di sfruttare il
successo lanciando truppe fresche al di là del Piave. Glielo impediva anche il fatto che tutte
le artiglierie erano sistemate a difesa e in pochi giorni non potevano venire proiettate in fase
offensiva. Gli austriaci rafforzarono le loro difese perché ora temevano di essere assaliti,
inoltre dalla scena bellica scomparve il generale Conrad il più acerrimo nemico dell‘Italia.
Il giorno prima della cattura Giovanni Masala, il 19 luglio, venne catturato Emanuele
Mannai382 mitragliere del 90° Rgt. della brigata ―Salerno‖. Verrà arruolato nel deposito
dell‘88° Rgt. della brigata ―Friuli‖ e assegnato al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ col
quale giunge in territorio in stato di guerra. Dopo un breve periodo di ricovero e
convalescenza rientra in servizio nel 97° Rgt. della brigata ―Genova‖. Nella primavera del
‘17 passa al 90° Rgt. della brigata ―Salerno‖ e il 26 giugno è effettivo nel Centro Mitraglieri
Fiat. Riguardo alla sua cattura, nulla sappiamo del luogo e del fatto d‘arme in cui fu
coinvolto; il foglio matricolare cita solo la data della cattura. Se Emanuele Mannai ha
seguito le sorti della brigata ―Salerno‖ allora possiamo ipotizzare che sia stato catturato sul
fronte francese al seguito del 2° Corpo d‘Armata. Trasferitasi nella zona di Montichiari
(Brescia), la ―Salerno‖ continua il periodo di riordinamento e addestramento sino all‘aprile
1918, allorché viene destinata a far parte del II° Corpo d‘Armata in partenza per il fronte
francese. Iniziato il suo trasferimento, il 24 aprile giunge nei pressi di Mailly. Nella
previsione di un‘offensiva nemica in grande stile nella notte sul 14 luglio viene attuato uno
speciale schieramento inteso a concentrare la resistenza ad oltranza sulla linea arretrata:
Bois de Vrigny-Onrezy-Bois de Commetreuil. Sferratasi il 15 successivo l‘offensiva
nemica, i battaglioni della ―Salerno‖, con tenace resistenza, riescono a contendere al nemico
l‘occupazione dell‘importantissimo caposaldo di Vrigny, estrema destra del Corpo
d‘Armata italiano e punto di saldatura colle truppe del Corpo d‘Armata francese operante
sulla destra. Nel pomeriggio la brigata, in seguito all‘arretramento del 75° reggimento
italiano facendo perno al Bois de Bligny, ripiega ordinatamente a sinistra sulle alture
orientali del Vallone di Courmas. Nei giorni 16 e 17 continuano violenti gli attacchi nemici,
sempre respinti. Il 18 luglio il II° Btg. del 90° Rgt. concorre ad un contrattacco verso il Bois
du Petit Champ e Courmas ed occupa la posizione assegnatagli. Nei giorni successivi la
brigata, passata alla dipendenza della 2a divisione coloniale francese, continua a mantenere
un assetto decisamente offensivo e ad avere frequenti scontri col nemico, del quale tenta di
scuoterne la salda resistenza. Se per Emanuele Mannai le cose sono andate così allora fu
catturato durante tali combattimenti, il 19 luglio 1918. Rientrerà dalla prigionia il 10
novembre 1918 e assegnato al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà nell‘agosto
dell‘anno successivo.
381
382
SALIDU Pasquale Antonio 23/12/1898 di Vincenzo e Lusci Giuseppa (Esercito).
MANNAI Emanuele 23/04/1891 di Francesco e Fadda Felicita (Esercito N°34288bis).
- 167 -
In Francia, sul fronte occidentale, anche l‘offensiva tedesca fallì. Il generale tedesco
Ludendorff, il 15 luglio 1918 ordinò un‘offensiva in due direzioni: nel settore Reims-Marna
e, nel caso questo attacco avesse avuto successo, nelle Fiandre. Ma dopo due giorni di
furiosi combattimenti l‘offensiva venne bloccata. La sera del 17 luglio l‘offensiva tedesca
era stroncata e il giorno dopo i soldati dell‘Intesa passarono alla controffensiva iniziando
una lenta avanzata che li porto sino alla linea Hidemburg, il limite estremo della resistenza
tedesca. A questa vittoria contribuirono i 24.000 soldati del 2° Corpo d‘Armata italiano
schierato a Bligny nei dintorni di Reims, che in nove giorni di accaniti attacchi e
contrattacchi perdette 9.334 uomini.
Tra i militari Antiochensi che combatterono sul fronte francese c‘erano Efiso
383
Cossu , Antioco Matta e Antioco Martini. Il Cossu, già riformato alla visita di leva, verrà
chiamato alle armi arruolato nel Distretto Militare di Spoleto. Giunto in territorio in stato di
guerra viene assegnato alla 2a Compagnia del 51° Rgt. di fanteria della brigata ―Alpi‖, nel
deposito di fanteria di Gubbio. Nell‘aprile del 1918 la brigata ―Alpi‖ (51° e 52° Rgt.),
compiuto l‘ennesimo turno di trincea sulle posizioni di Monte Tomba e Monfenera con la
50a divisione, trascorre un periodo di riposo nei pressi di Bassano del Grappa, per poi
concentrarsi presso Crespano (Treviso), dove il 23 aprile inizia il trasferimento per il fronte
francese, passando a far parte della 8a divisione (II° Corpo d‘Armata). La brigata, giunta in
Francia, si raccoglie il 25 aprile nel campo di S. Ouen, dove i reparti si accantonano e
trascorrono un periodo di istruzioni fino al 24 maggio. Dopo essere passata nelle linee del
settore dell‘Aisne (Argonne), si schiera in prima linea a sud-ovest di Reims, occupando i
margini occidentali del Bois des Eclisses e la montagna di Bligny, (Ardenne, confine francobelga). In tali posizioni la brigata non tarda a subire l‘urto di poderosi attacchi germanici. La
notte sul 23 giugno i tedeschi, sferrano un attacco decisivo accompagnato da largo impiego
di mitragliatrici leggere e da un fitto lancio di bombe. L‘attacco, progredendo sulla dorsale
della montagna di Bligny, riesce a travolgere un tratto di linea presidiata da una compagnia
del 51°, che già aveva subito gravissime perdite per il bombardamento. I superstiti ripiegano
sulle posizioni retrostanti e il nemico può così occupare la sella tra il Monte Bligny e il Bois
des Eclisses. Le giornate del 25 e 26 sono dedicate a spazzare il nemico rimasto aggrappato
in alcuni posti avanzati. Il 28-29 l‘avversario tenta nuovi attacchi e la lotta si accanisce con
alterna vicenda, ma alla fine è costretto a ripiegare. I primi giorni di battaglia si chiudono
così, in complesso, a conti pari, ma il nemico ha appreso a sue spese che le truppe italiane
hanno la forza non solo di resistere, ma anche di attaccare con valore. Il 15 luglio alle ore
00:10 le artiglierie nemiche d‘ogni calibro aprono un violentissimo fuoco sull‘intera fronte
della brigata con largo uso di proiettili a gas e liquidi velenosi. Poco prima delle quattro,
folte colonne tedesche d‘attacco, intramezzate e sostenute da numerosi carri d‘assalto,
irrompono in ogni dove. La difesa del caposaldo del Bois des Eclisses, presidiata da un
battaglione del 408° reggimento francese e dal II° Btg. del 51° Rgt. italiano, viene
sorpassata, e dopo le 06:30 del mattino, non senza una resistenza estrema, è travolta dalle
masse nemiche. Minacciato sul tergo, anche il I° Btg. del 51° Rgt. ―Alpi‖, dopo aspra lotta,
conteso il terreno palmo a palmo, è costretto a ripiegare. I superstiti del 51°, ridotti a 28
ufficiali e 493 uomini, si riuniscono sulle posizioni della seconda linea, al Bois de Courton,
per riordinarsi. In questa giornata la brigata ha 13 ufficiali morti e 25 feriti e più di
383
COSSU Efisio 24/05/1889 di Antioco Ignazio e Carta Efisia (Esercito).
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2000 uomini fuori combattimento. Tra essi c‘era Efisio Cossu catturato dai tedeschi proprio
il 15 luglio. Verrà liberato dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 20 novembre è a Gubbio
nel deposito del 51° Rgt. e si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 28 luglio 1919.
Il 5 maggio 1926 gli verrà conferita la Medaglia Commemorativa della Campagna di guerra
francese.
Nei ranghi della brigata ―Alpi‖ combatteva anche Giuseppe Basciu384, assegnato pure
lui al 51° Reggimento. Ma prima di essere destinato al fronte francese combatté sul fronte
italo-austriaco nella compagnia Zappatori del 148° Rgt. di fanteria della brigata
―Caltanissetta‖ (deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖), e nel 3° Rgt. della brigata ―Piemonte‖
venendo ferito per ben due volte. Non sarà l‘unica, la terza la subì con tutta probabilità
durante la sua permanenza nel settore di Bligny (23 aprile – 11 novembre 1918). Nel suo
foglio matricolare, pur essendo lacunoso, è scritto che fu decorato di ―Croce francese con
stella d‘argento‖.
Nello stesso settore del fronte combatteva anche Antioco Matta385, del 75° Rgt. di
fanteria della brigata ―Napoli‖. Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione nel
deposito del 46° Rgt a Ozieri dove verrà assegnato al 152° ―Sassari‖ e inviato in territorio in
stato di guerra. dopo un periodo di riposo per motivi di saluto, rientra in zona di guerra col
212° Rgt. della brigata ―Pescara‖ e dopo tre mesi, passa al Battaglione Complementare del
75° Rgt della Brigata ―Napoli‖. Dopo un lungo periodo d‘istruzione a Rezzato (Brescia) la
brigata ―Napoli‖ il 18 aprile inizia il trasferimento in Francia. Il 22 aprile è tutta riunita al
campo di Mailly Châlons sur Marne ed il 12 maggio entra in prima linea sul fronte di
Avocourt-Vauquois, compiendovi un turno di trincea relativamente calmo fino al 27
maggio. Il 9 giugno si trasferisce ad Epernay (Reims) ed il 12 si schiera sulle posizioni
comprese fra il Bois di Bligny e Villers Ferme. Compiuto senza avvenimenti notevoli un
turno di trincea, si sposta alla fine di giugno a Pourcy quale unità di riserva. All‘inizio
dell‘offensiva tedesca (Battaglia dell‘Ardre) la brigata ―Napoli‖ si trova schierata col 75°
Rgt. nel tratto dal ponte di Bligny sull‘Ardre a Villers Ferme, e col 76° in riserva nei pressi
di Ferme d‘Ecueil. Dopo un violentissimo bombardamento, il nemico all‘alba del 15 luglio
attacca poderosamente tutta la linea del fronte dell‘Ardre; il 75° fanteria, duramente provato
dall‘artiglieria avversaria, resiste tenacemente all‘urto, la cui pressione va sempre più
accentuandosi; ma alla fine ripiega sulla seconda linea per non essere aggirato. Nei giorni 16
e 17 luglio i reparti rimangono fortemente impegnati per fronteggiare le poderose ondate
lanciate dal nemico contro la posizione della seconda linea: la loro valida resistenza riesce
ad arrestarne i progressi in quel tratto del fronte. Proprio il 17 luglio nel corso dei
combattimenti in località Bois du Petit Champ Antioco Matta viene ferito alla coscia e
ricoverato all‘ospedale di Parigi per essere poi trasferito all‘ospedale di Reims il 9 agosto
1918.
Intanto nella notte sul 20 luglio tutta la brigata ―Napoli‖ viene ritirata in zona
arretrata per riordinarsi. Il 24 luglio essa si trasferisce nella zona di Verdun schierandosi, il
12 agosto, nel sottosettore Chalade, ove compie un turno di trincea per poi passare in zona
di riposo nei pressi di Chateau-Tierry. Antioco Matta invece, il 12 ottobre rientra in Italia
nell‘ospedale principale di Torino e il 15 novembre è inviato in convalescenza. Il 4 gennaio
384
385
BASCIU Giuseppe 24/09/1892 di Antioco e Pes Carmela. (Esercito)
MATTA Antioco Ignazio 18/02/1884 di Domenico e Pintus Maria Annica (Esercito)
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1919 verrà mandato in osservazione presso l‘ospedale di Oristano e inviato in licenza
illimitata in attesa di congedo.
Alla spedizione sul fronte francese parteciparono anche Antioco Martini386 e
Giuseppe Salidu. Il Martini fu chiamato alle armi a Palermo nel deposito dell‘86 Rgt. della
brigata ―Verona‖. La sua carriera militare fu contrassegnata da diverse licenze e
convalescenze per motivi di salute, poi il 25 gennaio 1918 viene assegnato alla 109 a
Compagnia Ausiliaria e l‘8 febbraio parte in missione per il fronte francese. Verrà
rimpatriato il 21 ottobre 1919 per essere congedato. Dopo la guerra andò a vivere a Narcao.
Giuseppe Salidu387, invece fu chiamato alle armi nel deposito del 64° Rgt. della
brigata ―Cagliari‖. Giunto in territorio in stato di guerra viene assegnato al 136° Rgt. di
fanteria ―Campania‖. Dopo un periodo di convalescenza durato quasi un anno, il 1°
febbraio del ‘18, giunge nuovamente sul territorio in stato di guerra con la 97a Compagnia
―Centurio‖ in Francia. Il 10 agosto del ‗18 è nell‘83° Rgt. ―Venezia‖. Il 1° gennaio del ‗19
cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra. Il 12 marzo del ‗19 è nel 1° Rgt. ―Genio‖. Il
3 aprile del ‗19 viene trasferito al 2° Rgt. ―Genio‖ Zappatori. Si congederà nel Distretto
Militare di Cagliari il 10 aprile 1920.
Oltre che sul fronte francese, i nostri militari combattevano anche sul fronte greco
dove era dislocata la 35a Divisione di fanteria impegnata in Macedonia a fronteggiare, come
ricordato nei precedenti capitoli, l‘esercito bulgaro alleato della Germania, Austria e
Turchia. La presenza italiana sul fronte macedone inizia nel luglio del 1916 al comando del
generale Carlo Petiti di Roreto, poi dal maggio del 1917 il comando della divisione passò al
generale Pennella che lo mantenne per circa un mese sino al giugno successivo, quando gli
subentrò il generale Mombelli che mantenne il comando sino al termine del conflitto. In
senno alla 35a Divisione, oltre alle consuete brigate di fanteria, è presente anche un reparto
di Carabinieri tra i quali ricordiamo Nicolò Mereu388 inviato in Macedonia negli ultimi mesi
del conflitto. La sua carriera militare ha inizio il 17 ottobre 1907, quando fu chiamato alle
armi e arruolato Allievo Carabiniere a cavallo in ferma quinquennale nella Legione
Territoriale di Cagliari. Il 31 dicembre 1908 è carabiniere nella stazione di Estersili. Il 6
marzo 1913 nella Legione di Napoli. Si congederà il 31 luglio 1914 nella Legione di
Cagliari. Richiamato per mobilitazione dal Comando dell‘Arma di Napoli presso la stazione
di Padula a Torre Annunziata vi rimase sino al 9 maggio 1918 quando verrà deciso il suo
trasferimento sul fronte greco. Il 7 luglio 1918 dal porto di Taranto s‘imbarca per
Salonicco. Sbarcherà in Grecia il 18 luglio e assegnato alla 35a Sez. Macedonia (35a
Divisione). Il 1° febbraio 1919 è Appuntato. Il 4 aprile 1919, da Salonicco s‘imbarca per il
rimpatrio sbarcando a Taranto e il mese successivo, il 14 maggio 1919 viene inviato in
licenza illimitata.
Fra il 14 e il 19 settembre 1918, francesi e serbi ruppero il fronte bulgaro.
All‘operazione partecipò anche la 35a Divisione di fanteria italiana che si batté
valorosamente sulla Cerna e sul Visoko, mentre tutto il fianco sinistro dell‘Armée d‘Orient,
e precisamente il teatro di guerra albanese, nonostante il dilagare di un‘epidemia di
386
MARTINI Antioco 18/05/1895 di Nicolò e Canè Doloretta (Esercito)
SALIDU Giuseppe 08/03/1897 di Antioco e Longu Peppina (Esercito)
388
MEREU Nicolò 05/03/1887 di Salvatore e Garau Efisia (Carabinieri)
387
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spagnola, era vigorosamente protetto dal nostro 16° Corpo d‘Armata. Alla fine del mese, la
Bulgaria chiedeva l‘armistizio, e a ottobre l‘Albania fu occupate da truppe dell‘Intesa.
Sul fronte macedone prestava servizio anche Francesco Nocco389 del 60° Rgt. della
brigata ―Calabria‖ e Giovanni Puddu (fratello dell‘Ardito Bersagliere Emilio Puddu).
Veterano del fronte libico durante la guerra Italo-turca del 1911-12 col l‘86° Rgt. della
brigata ―Verona‖, verrà richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel Deposito del 46°
Rgt. ―Reggio‖ di Cagliari. Il 30 aprile parte per la penisola e viene assegnato al 60° Rgt. di
fanteria ―Calabria‖ a Viterbo nella caserma ―S. Caterina‖. Il 2 novembre giunge in territorio
in stato di guerra. Il 24 marzo 1916 lascia la zona di guerra per malattia. Il 6 luglio 1916 è
Caporale. Il 1° ottobre 1916 rientra in territorio in stato di guerra e assegnato al Btg.
Autonomo di Conegliano (Treviso). Il 4 ottobre 1916 è nuovamente a Viterbo nel deposito
del 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 25 dicembre 1916 viene ricoverato all‘ospedale di Piacenza e il
10 gennaio del ‗17 inviato in convalescenza per 25 gg. Il 5 febbraio 1917 rientra al Deposito
del 60° Rgt. e l‘11 marzo viene assegnato al 3° Reparto Salmerie della 35a Divisione. Il 1°
aprile 1917 parte col le truppe in Macedonia. Il 15 aprile 1917 è Caporal Maggiore. Il 1°
agosto 1919 rientra in Italia a Viterbo nel Deposito del 60° Rgt. Si congederà nel Deposito
di fanteria di Ozieri il 21 agosto 1919. Avrà diritto al computo di una campagna di guerra
Italo-Turca 1911-12 e alle campagna di guerra 1915-16-17-18.
Giovanni Puddu390 fu chiamato alle armi il 7 novembre 1916 a Milano nel Deposito
del 63° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il 24 aprile del ‗17 viene inviato al deposito del 92° Rgt.
―Basilicata‖ dove aveva sede il 161° Rgt. della brigata ―Ivrea‖ e col quale, dal porto di
Taranto, s‘imbarca per la Macedonia, schierandosi nello stesso settore dove furono
impegnate anche le brigate ―Cagliari‖ e ―Sicilia‖ (35a Divisione di Fanteria). Finita la
guerra, dopo un breve passaggio nel 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖, il Puddu si congederà
nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920.
Intanto sul fronte italiano, nel Basso Piave già dal 4 e 5 luglio, gli italiani
guadagnarono ancora terreno, raggiungendo la riva destra del Piave Nuovo dall‘altezza di
Grisolera fino alla foce. Oltre 400 Austriaci si arresero. Un forte contrattacco nemico tentato
in direzione di Chiesanuova fu infranto dopo dura lotta. Il Comando Supremo, nella sua
relazione sulla battaglia del Piave scrive che furono ―messi fuori combattimento 250 mila
nemici e furono fatti prigionieri 524 ufficiali e 23.931 uomini di truppa. Immenso il bottino:
70 cannoni, 75 bombarde, 1234 mitragliatrici, 151 lanciafiamme, 37.000 fucili, 5 milioni di
cartucce, e un‘enorme quantità di altre munizioni e materiale bellico di ogni sorta‖. Notizie
sicure sulle perdite italiane non ne abbiamo. Ma alcune fonti indicano 8.000 morti, 29.000
feriti, con una totale di 90.000 fuori combattimento. Alla fine del 1918, i morti e i feriti
ammontavano a circa 143.000. Gli Austriaci sempre nella battaglia del Piave, subirono circa
11.600 morti e 81.000 feriti e come già detto sopra circa 25.000 prigionieri. Dopo questa
battaglia, si riprese la solita guerra, fatta di bombardamenti, di azioni di pattuglie, di audaci
colpi di mano e di assalti alle reciproche posizioni. Durante una di queste azioni di pattuglia
viene ferito Giovanni Ennas391 del 151° Rgt. ―Sassari‖. Richiamato alle armi, verrà
arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Poi viene trasferito in zona di guerra e
389
NOCCO Francesco Antonio Salvatore 31/07/1891 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza (Esercito)
PUDDU Giovanni 17/01/1897 di Antioco e Salidu Raffaela (Esercito)
391
ENNAS Giovanni Salvatore 29/10/1885 (Esercito) di Giovanni e Cabras Caterina
390
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assegnato al 232° Rgt. della brigata ―Avellino‖. Il 1° giugno 1917 è nel 211° Rgt. ―Pescara‖
e dopo tre mesi, il 1° settembre, passa alla 6a Compagnia del 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30
agosto 1918 durante i combattimenti sul Col del Rosso viene ferito alla testa da una
scheggia di granata. Rientrerà dalla convalescenza il 15 maggio 1918 nel deposito di
fanteria di Ozieri, poi il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata.
Per quasi tutta l‘estate l‘Esercito Italiano rimase praticamente inattivo in attesa di
un‘offensiva risolutiva da sferrare nella primavera del 1919. Ma gli alleati insistevano
affinché in nostro esercito passasse all‘offensiva senza aspettare l‘anno successivo.
Nonostante le titubanze del nostro Comando, alla fine di settembre si decise un tentativo per
cercare di forzare il Piave. Fu elaborato un piano, che alla fine del progetto risultò una vera
e propria offensiva in grande stile, in grado di piegare l‘Austria definitivamente. In meno di
un mese l‘Esercito fu messo nelle condizioni di muovere all‘attacco. La manovra prevedeva
un violento urto contro le posizioni austriache del Grappa e avrebbe dovuto precedere di
dodici ore l‘attacco principale da sferrare sul Piave davanti al Montello. Qui avrebbe dovuto
aver luogo l‘attacco principale mirante a portare tre Armate italiane al di là del Piave con lo
scopo di prendere alle spalle, con una conversione a sinistra, le divisioni austriache del
Grappa e degli Altipiani; puntare su Vittorio Veneto per dividere le forze austriache a sud,
raggiungere le sorgenti della Livenza e discendere lungo il corso del fiume per aggirare le
truppe austriache che sul basso Piave fronteggiavano la 3a Armata. Sul Grappa era schierata
la 4a Armata del generale Giardino. Alla sua destra, sul Monfenera fino a Pederobba la 12a
Armata, composta da tre divisioni italiane e una francese. Quindi, sul Montello fino a sud di
Nervesa, era pronta a scattare l‘8a Armata del generale Caviglia. Infine, davanti alle Grave
di Papadopoli, la 10a Armata, composta da tre divisioni italiane, due britanniche e un
reggimento americano, e affiancata dalla 3a Armata del Duca d‘Aosta. Delle altre forze
alleate, una divisione francese e una inglese erano inquadrate nella 6a Armata sugli
Altipiani, e una divisione cecoslovacca incorporata nella 9a Armata di riserva. La
responsabilità maggiore dell‘offensiva ricadeva sull‘8a Armata, che era la più nutrita di
uomini e armi: ben nove divisioni distribuite su tre corpi d‘armata. La sua azione si
prospettava decisiva ai fini del successo, e così fu.
La 4a Armata del Grappa scattò all‘attacco la mattina del 24 ottobre 1918,
anniversario della disfatta di Caporetto. I soldati delle Brigate ―Bari‖ (9°-139°-140°),
―Pesaro‖ (239°-240°), ―Lombardia‖ (73°-74°) e ―Aosta‖ (5°-6°) conquistano il monte
Asolone, il Valderoa e i fianchi del Pertica e del Solarolo.
Sul Piave però, l‘offensiva non poté essere lanciata, perché il fiume era in piena; gli
austriaci contrattaccarono vigorosamente sul Grappa e per due giorni si svolsero sui vari
colli scontri sanguinosissimi e violenti ai quali parteciparono anche le Brigate ―Bologna‖
(39°-40°), ―Forlì‖ (43°-44°), alcuni battaglioni Alpini e reparti d‘assalto. Lo sfondamento
austriaco non si realizzò, inoltre le divisioni austriache di riserva che furono impiegate sul
Grappa non poterono essere disponibili per la difesa del fronte del Piave. Non solo, nelle
retrovie una decina di reggimenti di diversa etnia avevano deciso di non combattere più per
l‘Impero Asburgico e si rese necessario richiamare in prima linea i reparti di riserva del
generale Boroevic.
La 4a Armata del Grappa, anche se non riuscì a scendere verso il Cismon, stava
tuttavia impegnando le forze del fronte settentrionale. La sera del 26 ottobre 1918 la piena
del Piave accenna a diminuire e si ricominciarono a gettare i primi ponti. La 12 a Armata
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fece passare un reggimento di fanteria francese, due compagnie della Brigata ―Messina‖
(93°-94°), due Battaglioni Alpini, il ―Bassano‖ e il ―Verona‖, e due compagnie di
mitraglieri. Poi i ponti vennero travolti dalle acque e le truppe rimasero isolate sotto il fuoco
della reazione austriaca.
In questo settore del fronte era impegnato Mario Eustachi392, Tenente Medico del
111° Rgt. della brigata ―Piacenza‖ (Milizia Mobile). All‘inizio della nostra grande offensiva
sul Piave la brigata ―Piacenza‖ è schierata da Col Pastrolin a Col Palazzon col compito di
agire verso Col della Tombola, Monte Cucco, Conegliano Veneto. Il 29, dopo vari tentativi
operati nei giorni precedenti, la brigata ―Piacenza‖ passa il Piave su di un ponte di
equipaggio gettato a valle e si dirige a Barco con l‘ordine di incalzare il nemico sino a
Vittorio Veneto. Raggiunge quest‘ultima località alle ore 10 del giorno 30 ottobre dopo 17
ore di marcia ininterrotta e concorre ad imbastire la difesa della stretta di Serravalle che il
nemico ha ancora in suo possesso. Il Tenente medico Mario Eustachi verrà decorato di
Medaglia di Bronzo393 guadagnata sul fronte del Piave nell‘ultima settimana di guerra il 26
ottobre 1918 con la seguente motivazione: ―Sotto violento bombardamento, essendo difficile
il trasporto dei feriti al posto di medicazione, per meglio esplicare la sua opera di soccorso,
si portava sulla linea del fuoco per le cure urgenti ai feriti gravi‖.
Il giorno successivo il 27 ottobre ritroviamo il mitragliere Giuseppino Locci394, già
incontrato il 12 settembre del ‗17 quando venne lievemente ferito nel fatto d‘arme del monte
S. Gabriele e militava nel 281° Rgt. della brigata ―Foggia‖. Terminata la convalescenza
rientrerà in servizio dopo circa un mese nel deposito mitraglieri di Brescia e assegnato alla
1697a Compagnia Mitraglieri del 95° Rgt. della brigata ―Udine‖. Dal 4 ottobre la brigata
presidia, in sostituzione della brigata ―Ravenna‖, il tratto del fronte che va da quota 1308 a
Castel Cesil, Vardenega sino a Costalunga. Il 25, nella battaglia della riscossa, la ―Udine‖
partecipa agli attacchi contro la linea Valderoa, Spinoncia e Punta Zoc. Dopo reiterate prove
ed a costo di gravi perdite, il 31 ottobre conquista la citata linea e la sorpassa incalzando il
nemico, ormai in rotta, verso Monte Medal, Ponte della Stua e Crespano, ove trovasi alla
data dell‘armistizio. Giuseppino Locci verrà ferito qualche giorno prima, il 27 ottobre.
Rientrerà in servizio dopo la guerra nel deposito del 47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖. La
brigata ―Udine‖ invece, tra novembre e dicembre del 1919, è inviata in Albania per
rimpatriare nei primi giorni del settembre 1920 e per essere poi disciolta il 7 dello stesso
mese. Giuseppino Locci concluse la sua esperienza militare il 5 agosto 1919 quando viene
inviato in licenza illimitata in attesa del congedo assoluto.
Intanto dal Montello la 1a divisione d‘assalto riuscì a raggiungere Sernaglia, seguita
dalle Brigate ―Mantova‖ (113°-114°), ―Pisa‖ (29°-30°) e ―Cuneo‖ (7°-8°), ma anche questi
reparti rimasero isolati perché la piena del fiume travolse anche i ponti di quel settore.
L‘unico collegamento fu garantito da un reparto di arditi che andavano e venivano guadando
il fiume in piena. Solo sulle Grave di Papadopoli, dove il Piave rallentava la sua corsa, i
ponti rimasero intatti consentendo il transito alle truppe della 10a Armata che si attestarono
verso Tezze e San Polo. Ma perché la manovra riuscisse, occorreva che anche l‘8a Armata
potesse passare e puntare da Nervesa verso Conegliano Veneto e Pieve di Soglio; l‘8a
392
EUSTACHI Mario 07/04/1888 di Erminio e Lombardi Giuseppina. (Esercito)
Tratto da Boll. Uff. R.D. 4 gennaio 1920 e da “Giornale d’Italia” del 16 febbraio 1920.
394
LOCCI Giuseppino 05/10/1890 di Luigi e Maccioni Annica (Esercito)
393
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Armata non poteva tuttavia passare perché i ponti continuavano a saltare. Il generale
Caviglia diede allora ordine al sul 18° Corpo d‘Armata, che era di riserva, di passare sui
ponti delle Grave di Papadopoli e di risalire il fiume sino ai ponti della Prìula e poi sino a
Sernaglia dove gli arditi e i fanti del generale Vaccari, l‘eroe di Nervesa, resistevano
disperatamente. Il 28 ottobre le Brigate ―Como‖ (23°-24°) e ―Bisagno‖ (209°-210°)
eseguirono la manovra, ma nel pomeriggio la situazione era ancora incerta e confusa. Il
generale Caviglia, lanciò allora alle sue truppe un proclama: ―Tutto il popolo italiano
guarda in questo momento a noi... La storia dell‘Italia futura dipenderà dalla fermezza e
dal fervore di cui saranno capaci gli animi nostri‖.
Finalmente, verso le 16,00 si delinea il successo delle Brigate ―Como‖ (23°-24°) e
―Bisagno‖ (209°-210°) passate alle Grave di Papadopoli. Marciando verso nord, esse
liberarono la zona antistante l‘8a Armata che nella notte gettò i ponti sul Piave. Il 29 ottobre
i Bersaglieri della 10a Armata erano sulle rive del Monticano, le fanterie dell‘8a Armata a
Conegliano Veneto. La manovra stava per riuscire.
Mentre nelle retrovie del Grappa gli austriaci disertavano, la 4a Armata del generale
Giardino riprese l‘offensiva incontrando però la resistenza tenace delle truppe austriache di
prima linea. Intanto però la Cavalleria dell‘8° Corpo d‘Armata entrava a Vittorio Veneto e
alla sua destra la 10a Armata superava la Livenza.
A questo punto tutto il fronte entrava in movimento. La 12a Armata forzava la stretta
di Quero e puntava su Feltre. Il 30 ottobre il Comando austriaco, fallito un tentativo di
stabilire una nuova linea difensiva, decideva di ripiegare ulteriormente. Con la caduta di
Feltre, il Grappa era aggirato da est, e gli austriaci furono costretti ad abbandonare tutto il
massiccio nella notte del 31 ottobre. In pianura fu raggiunto il Tagliamento.
Anche in questi ultimi giorni di guerra i nostri valorosi concittadini ebbero modo di
mostrare ancora una volta tutto il loro valore di soldati. Per l‘ennesima volta ritroviamo il
pluridecorato Generale Augusto Zirano. Col grado di Colonello aveva il comando della
brigata ―Tevere‖. Il 28 ottobre, la brigata passa il Piave a nord di Villa Berti, presso
Nervesa. Ha il compito di fiaccare la resistenza nemica tra Mercadella e Villa Jacur e
conquistare quindi le posizioni di S. Daniele, fino al trivio di quota 194. Assolto questo
primo compito, il mattino del 30 la ―Tevere‖ riceve l‘ordine di trasferirsi a S. Marco di
Felletto ed il giorno successivo a Vittorio Veneto. Il 31 riprende l‘avanzata su Fadalto
dovendo iniziare l‘attacco per espugnarlo. I soldati della ―Tevere‖ riescono ad occupare le
prime case del paese. Allo spuntare dell‘alba la colonna di destra piomba sul nemico e lo
costringe alla resa, mentre quella di sinistra, con uguale azione avvolgente, completa la
manovra di accerchiamento. Occupato Fadalto, la brigata marcia verso Ponte delle Alpi ove
giunge nelle prime ore del mattino del 2 novembre ed estende l‘occupazione fino al Piano di
Vedola fiaccando le ultime resistenze nemiche.
Al Colonello Zirano venne conferito l‘Ordine Militare dei Savoia con la seguente
motivazione: ―Già distintosi in precedenti azioni come soldato e come comandante,
nell‘offensiva dell‘ottobre condusse in modo ammirevole la sua Brigata alla vittoria.
Contro le difese nemiche del Piave, a Fadalto e a Ponte delle Alpi con abile mossa ed
esemplare valore personale ovunque vinse le resistenze nemiche conseguendo pregevoli
risultati per l‘ulteriore avanzata delle nostre truppe. Piave, Fadalto, Ponte delle Alpi 29
ottobre-4 novembre 1918‖.
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Nello stesso settore avanzava anche la 2a Divisione d‘Assalto che alle 08:30 del 3
novembre superò il Piave a Ponte delle Alpi, e a mezzogiorno le prime pattuglie entrarono a
Longarone. Il paese non era difeso, ma alcuni abitanti riferirono al Tenente Colonello
Dalmazzo, comandante della colonna in avanscoperta, che gli austriaci si preparavano a
resistere più a nord a Castel Lavazzo. Il Dalmazzo in tutta fretta chiamò a rapporto i suoi
subalterni dando al XXV° Reparto d‘Assalto il compito di eliminare lo sbarramento di
Castel Lavazzo e all‘XI° Btg. Bersaglieri Ciclisti quello di creare un corridoio di sicurezza a
Longarone e di appoggiare l‘azione degli Arditi. Da una distanza non superiore ai mille
metri le mitragliatrici degli Arditi cominciarono a battere a ―più non posso‖ le posizioni
occupate dagli austriaci e in poco tempo ridussero al silenzio l‘artiglieria da campagna
nemica. Temendo una manovra di accerchiamento, tra le truppe austro-ungariche cominciò
a serpeggiare l‘incertezza e il panico; nel contempo il XXV° Arditi riuscì ad aprirsi un varco
e travolse senza difficoltà alcune retroguardie nemiche. A testimonianza della confusione e
dello sconcerto che dominava nel campo avverso, si presentò agli Arditi del XXV° un
Ufficiale austriaco, il Maggiore Henning, Capo di Stato Maggiore della 25a Divisone austroungarica, che sotto la protezione della bandiera bianca, diede la notizia dell‘avvenuto
armistizio e chiedeva la immediata sospensione delle ostilità. Ma il nostro Comando rifiutò
la richiesta di resa, perché pur essendo vera la notizia dell‘armistizio, nella realtà esso
partiva dalle ore 15:00 del 4 novembre e quando l‘Ufficiale austriaco si presento ai nostri
Arditi erano solo le 16:30 del 3 novembre. La richiesta di resa venne respinta e il Maggiore
Henning venne riaccompagnato indietro alle sue linee.
Di tutto ciò che vi ho raccontato ne fu protagonista indiscusso Nicolò Cabras395
Ardito del XXV° Reparto d‘Assalto. All‘atto della mobilitazione fu chiamato alle armi a
Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, poi trasferito nella penisola nel Distretto
Militare di Livorno e inquadrato nell‘88° Rgt. della brigata ―Friuli‖, 5a Compagnia. Giunto
in territorio in stato di guerra viene assegnato momentaneamente al 44° Rgt. ―Forlì‖, per poi
passare al 152° Rgt. della ―Sassari‖. Vi rimase per circa un anno sino al 1917 quando viene
incorporato negli Arditi del XXV° Reparto d‘Assalto.
Il 3 novembre 1918, il giorno prima dell‘armistizio, a Longarone (Belluno) ebbe un
encomio con la seguente motivazione: ―Coraggioso e impavido nel pericolo, continuava
validamente con preciso lancio di petardi, a far tacere mitragliatrici avversarie, facilitando
così la conquista della posizione‖. Si congederà il 20 settembre 1919; poi sette anni dopo, il
31 agosto 1926 fu decorato di Croce di Guerra al Valor Militare.
Intanto l‘esercito austro-ungarico, ormai fiacco, ripiegava in disordine su tutta la
linea del fronte. Il 1° novembre veniva affondata nel porto di Pola, dal maggiore Rossetti
del Genio Navale e dal Tenente medico Paolucci, la corazzata Viribus Unitis, da poche ore
―consegnata‖ ai marinai slavi. I valorosi ufficiali della Regia Marina riuscirono a penetrare
in rada e portarsi a ridosso della ―Viribus Unitis‖ per piazzarvi delle cariche esplosive.
Come abbiamo ricordato in precedenza, il forzamento del porto di Pola vide come
protagonista (marginale) anche il ―MAS 94‖ dove era imbarcato l‘incursore della Marina
Genesio Puddu.
Il maggiore Rossetti quando arrivò nei pressi della ―Viribus Unitis‖ staccò una delle
torpedini e la trascinò fin sotto lo scafo della nave poi, mentre il Paolucci rimase accanto
395
CABRAS Nicolò Salvatore 24/05/1894 di Antioco e Longu Raffaela (Esercito).
- 175 -
alla ―Mignatta‖, azionò il congegno a orologeria per l‘accensione della carica. Ma pochi
minuti dopo, scoperti, vennero catturati e portati a bordo della nave. Giunti a bordo si
accorsero che i marinai slavi portavano sul berretto la scritta ―Jugoslavia‖, in quanto la
nave, come tutte le altre navi in rada, non era più austriaca, ma vennero ―cedute‖
dall‘Austria ad un ―Consiglio Nazionale Jugoslavo‖ con la speranza di ingraziarsi le
componenti croate e slovene nella speranza vana che quelle etnie avrebbero continuato a far
parte dell‘Impero Asburgico. Intanto Paolucci e Rossetti condotti prigionieri dal
comandante della nave dissero di essere due ufficiali italiani che erano a bordo di un
idrovolante caduto in mare. Ma avvicinandosi l‘ora della esplosione furono costretti ad
informare il personale della nave che sullo scafo era stata piazzata una carica esplosiva.
Venne quindi dato l‘ordine di abbandonare la nave; nel frattempo però avveniva
l‘esplosione e la ―Viribus Unitis‖ cominciò ad inclinarsi. Trasferiti come prigionieri di
guerra sulla ―Hasburg‖ poterono assistere all‘affondamento della nave che avevano minato
in precedenza.
Il 3 novembre veniva firmato l‘armistizio tra l‘Italia e l‘Austria le cui clausole
contrastavano con la ―donazione‖ della flotta austriaca fatta al ―Consiglio Nazionale
Jugoslavo‖ che lanciò un appello alle Potenze Alleate affinché venissero protetti i diritti
della nuova nazione Jugoslava dalle ―ambizioni italiane‖ asserendo che quanto stipulato
nell‘armistizio non aveva alcun valore perché l‘Austria non poteva più disporre il 3
novembre di quello che aveva ceduto il 30 ottobre. La querelle minacciava di prolungarsi
finché il Capo di Stato Maggiore della Marina, l‘Ammiraglio Thaon di Revel, il 5 novembre
(a guerra finita) decise di inviare a Pola una squadra navale al comando del vice ammiraglio
Umberto Cagni che alla testa di reparti dell‘Esercito e della Marina, opera un rapido sbarco
sulla costa orientale del Canale di Fasana ed entra nella rada di Pola, con una formazione
navale partita da Venezia e composta dalla corazzata ―Saint Bon‖, le torpediniere ―Pilo‖,
―Abba‖, ―La Masa‖ (dove era imbarcato Costanzo Ciano), ―Missori‖, ―Climene‖,
―Procione‖, ―4 P.N.‖, ―2 P.N.‖, ―3 P.N.‖, ―41 P.N.‖, ―10 P.N.‖, ―64 P.N.‖, 4 MAS e 1
dragamine. Alla sera l‘Ammiraglio Cagni, imbarcato sulla ―64 P.N.‖, forte di un reparto di
circa 2.000 uomini (sempre con D‘Annunzio al seguito), senza trovare alcuna resistenza,
viene accolto festosamente sia dalla popolazione italiana che dagli hurrà degli equipaggi
delle navi presenti in rada, penetrò nel porto di Pola e intimò al Capitano di Fregata Koch,
reggente provvisorio del ―Consiglio Nazionale Jugoslavo‖, di consegnare l‘intera base
navale e l‘immediata liberazione di Rossetti e Paolucci tenuti ancora prigionieri sulla
―Hasburg‖.
Tutto questo per dirvi che allo sbarco di Pola era presente anche Giuseppe Baghino396
padre dell‘Onorevole Democristiano ed ex Sindaco di Sant‘Antioco Eusebio Baghino.
Venne arruolato il 1° giugno 1918 nel Compartimento Marittimo di Cagliari e assegnato al
Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena. L‘8 luglio viene designato Allievo
Torpediniere M.P. e il 19 settembre frequenta il corso per palombari presso la Regia Scuola
Torpedinieri. Pur non avendo avuto la possibilità di entrare in contatto diretto col nemico,
essendo stato chiamato negli ultimi 5 mesi di guerra, ebbe ugualmente il suo momento di
gloria nel corso dello sbarco a Pola nella squadra dell‘Ammiraglio Cagni. I suoi figlioli,
Marco e Eusebio, lo prendevano sempre in giro: ―Sei sbarcato a guerra finita‖. Ma lui
396
BAGHINO Giuseppe 01/01/1899 di Pasquale e Grosso Antonia (Marina)
- 176 -
orgogliosamente li redarguiva: ―Cosa ridete? - Sono sbarcato a Pola insieme a Gabriele
d‘Annunzio‖. Nella primavera del 1919, consegue il brevetto di ―Palombaro scelto‖ e il 15
maggio viene trasferito al Compartimento Marittimo di La Spezia dove il 5 giugno
s‘imbarca sulla nave talassografica ―Tremiti‖ sino al congedo, 2 febbraio 1920.
Intanto le truppe austro-ungariche capitolavano su tutti i fronti. Le avanguardie
a
dell‘8 Armata Italiana erano ormai in Cadore, mentre sugli Altipiani entravano in azione le
truppe della 6a Armata; esse raggiungevano la Valsugana, quando ormai da due giorni la 3a
Armata avanzava in pianura. I ―Cavalleggeri di Alessandria‖ (14°) entravano a Trento alle
15,15 del 3 novembre e due ore dopo i Bersaglieri sbarcavano a Trieste. Alle 18,00 a
Padova veniva firmato a Villa Giusti l‘armistizio che sarebbe entrato in vigore l‘indomani 4
novembre 1918 alle ore 15,00.
Il Generale Armando Diaz trasmette lo storico comunicato: ―…I resti di quello che fu
uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono, in disordine e senza speranza, le valli che
avevano con orgogliosa sicurezza, disceso‖. La guerra è vinta, l‘esercito nemico
―annientato‖. Trecentomila prigionieri e cinquemila cannoni nemici catturati; ―L‘Unione
Sarda‖, organo della borghesia mercantile cagliaritana, titola: ―l‘orgoglio maligno
dell‘Austria-Ungheria è definitivamente fiaccato‖. La retorica su Trento e Trieste liberate
infiamma anche il resto delle provincie sarde: le dimostrazioni più imponenti sono a Isili,
Barumini, Iglesias e Sant‘Antioco397.
Pochi giorni dopo la capitolazione dell‘esercito Austro-ungarico capitolò anche la
Turchia; l‘11 novembre alle ore 11:00 del mattino si arrese la Germania e fu dato il segnale
di cessate il fuoco su tutto il fronte occidentale. Pochi istanti prima della fine furono sparati
gli ultimi colpi, e da una parte e dall‘altra caddero ufficiali e soldati.
Coloro che parteciparono al conflitto conclusero col loro olocausto una guerra durata
tre anni e mezzo dove tutti, nella sofferenza delle trincee, nel sacrificio delle privazioni,
nelle atrocità degli assalti e dei bombardamenti, si erano comportati valorosamente; dove
tutti in questa terribile prova, avevano riscattato, individualmente, le barbarie e le crudeltà
della specie umana; dove tutti avevano dimostrato come un uomo, per quanto umile e
diseredato, è in grado di elevarsi nel dolore e nella sventura fino alle vette più alte della
dignità umana. Perciò essi hanno meritato tutti rispetto e amore.
Finita la guerra, restavano le rovine immense e una interminabile via disseminata di
croci. Era la via insanguinata di tante giovani vite mietute nelle immani battaglie
dell‘Isonzo, di Caporetto e del Piave. Ed il loro sacrificio cruento sugellava l‘opera
appassionata e travagliata degli Italiani. L‘Isola di Sant‘Antioco era presente validamente a
cementare l‘Unità di tutti gli Italiani, col sangue dei suoi 109 figli, di cui 85 di Sant‘Antioco
e 24 di Calasetta.
Tralasciando la solita retorica, le Medaglie al Valore e le Croci al Merito,
Sant‘Antioco oltre a lasciare sul campo dell‘Onore 85 uomini, ebbe centinaia di feriti e una
ventina tra mutilati e invalidi permanenti, senza contare quei militari che, pur non trovando
la morte sul campo, morirono dopo il conflitto per malattie contrattate in trincea. È il caso di
Giulio Secci398, figlio del possidente Celestino Secci, consigliere comunale col sindaco
Cavalier Giuseppe Biggio (1899-1920). Arruolato nel Distretto Militare di Cagliari il 24
397
398
Almanacco di Cagliari n°21, dicembre 1986.
SECCI Giulio Cesare Agostino 20/04/1899 di Celestino e Bullegas Maria (Esercito).
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febbraio del ‗17 nel 316° Btg. della Milizia Territoriale, il 25 giugno viene trasferito come
effettivo a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri e, quando giunge in territorio in stato
di guerra, passa al 6° Rgt. Bersaglieri nel deposito di Bologna. La sua zona di operazioni era
la Valle del Brenta sul Monte Cormone. Il 2 agosto del ‗18 viene ricoverato nell‘Ospedale
da Campo per febbri causate da una tubercolosi polmonare contratta in trincea, e il
successivo 18 agosto viene mandato in licenza straordinaria per motivi di salute. Rientrato
dalla licenza, non riuscirà più a riprendersi e morirà il 5 giugno 1919 nell‘Ospedale Militare
di Nervi (Genova).
Quasi tutti i militari di Sant‘Antioco hanno trovato un piccolo spazio nel mio
racconto, in quanto i fatti d‘arme a cui presero parte erano ben documentati su ciascun
foglio matricolare. Ma vi devo parlare anche di altri soldati che nel racconto non hanno
potuto trovare una collocazione adeguata per via della incompletezza dei fogli notizie o
perché prestavano servizio in unità ―non di prima linea‖. Non me ne vogliano i propri cari,
ma sono stato costretto a ―rimandare‖ questi soldati nelle pagine successive, in una apposita
appendice. Si tratta di soldati che prestarono servizio nell‘Artiglieria e nella Marina dove i
protagonisti diretti erano i cannoni e le unità navali, e quindi non subirono direttamente gli
effetti devastanti della ―prima linea‖. Mancano anche i militari delle classi più anziane
destinati ai servizi sedentari o ai reparti della Milizia Territoriale che prestarono servizio
nelle retrovie lontane dalla prima linea. A costoro si aggiungono quei militari nei cui fogli
erano indicati solamente le date di arruolamento, di congedo e i trasferimenti di reparto o di
reggimento, senza essere indicato alcun fatto d‘arme di cui eventualmente potevano esserne
protagonisti.
Pur non avendogli dato spazio sono convinto che pure per essi la guerra non fu bella.
Per tutti coloro che parteciparono a questo conflitto disumano, nel freddo, nella fame e nelle
noiose e lunghissime ore d‘attesa dentro una trincea intrisa di fango, in quella sporca vita
quotidiana, le preoccupazioni del Tenente erano identiche a quelle dell‘ultimo fantaccino.
C‘era in gioco il proprio destino: quello della famiglia, della casa, del lavoro e degli affetti,
oltre la propria esistenza; e questa sì fu una esperienza meravigliosa. Perché non era raro in
quelle ore di immediati bisogni materiali e morali, vedere qualche fante ―pastore-soldatoanalfabeta‖, rincuorare lo scoraggiato ufficiale ―sapiente‖ che piangeva e tremava dalla
paura come un bambino.
Ma per Sant‘Antioco questa guerra atroce, oltre ai caduti, lasciò anche ventitré poveri
bimbi orfani di padre399. C‘erano i figlioli di Emilio Nocco (Antonietta e Giuseppino, di 8 e
5 anni), quelli di Antonio Dessì (Luigia e Raffaele, 7 e 4 anni), di Nicolino Schirru (Antioca
e Nicolino, 8 e 1 anno), di Giovanni Sulas (Nicolina e Giovanni, 5 e 2 anni), di Salvatore
Longu (Vincenzo e Salvatore, 3 e 1 anno), il bimbo di Giuseppe Farci (Antioco 5 anni), e
poi c‘erano ancora i figli di Giuseppe Sanna (Giovanni, Dante e Erminia, 9, 6 e 4 anni) uno
di essi Dante morirà volontario nella guerra di Spagna, nel 1939.
Alcuni di loro Vincenzo Longu400 e Antioco Farci401 rispettivamente di 8 e 10 anni, nel 1923
frequentarono la Scuola Marinaretti402 della R. Nave ―D.A. Azuni‖, la Fondazione per gli
399
ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 9/8, “Elenco orfani di guerra del Comune”. 19 settembre 1923
LONGU Vincenzo (27/04/1915) di Salvatore e Bianco Giovanna.
401
FARCI Antioco (29/11/1913) di Giuseppe e Martis Francesca. ACSA, Leva e Truppa, fascicolo 10/42.
402
ACSA Oggetti Diversi, fascicolo 1/21, 9 febbraio 1923.
400
- 178 -
orfani di guerra. Nel primo dopoguerra la Nave Scuola Azuni403 fu un vero e proprio asilo
galleggiante, destinato ai bimbi orfani dei Sardi caduti in guerra, in particolare quelli che
erano in condizioni più disagiate.
La mattina dell‘11 giugno 1920, finalmente l‘ex Regio Avviso ―Staffetta‖,
ridenominato Regia. Nave ―D.A. Azuni‖, andava all‘ormeggio nelle banchine del porto di
Cagliari. Prima di allora era l‘avviso più veloce della Regia Marina facendo servizio
soprattutto durante la guerra Italo-turca e in Africa Orientale, infine fu adibita per i rilievi
idrografici, andando in disarmo al La Maddalena alla fine del conflitto. Ribattezzata
―Domenico Alberto Azuni‖, fu affidata ad un ufficiale della Marina in congedo, il
Sottotenente di Vascello Giovanni De Maria, coadiuvato dal Sottotenente in congedo
Gastone Nencini quale vicecomandante; come Cappellano fu nominato il parroco della
Chiesa di Sant‘Eulalia, vicina al quartiere marina, a due passi dal porto. La vita a bordo fu
organizzata in maniera meticolosa. I bimbi erano tutti vestiti alla marinara e sottoposti ad
una decisa disciplina militare. L‘insegnamento prevedeva l‘apprendimento dei primi
rudimenti delle arti marinare, nonché le normali attività didattiche previste dalla scuola
dell‘obbligo, compresa una ferrea attività ginnica per la cura del corpo. Ogni mattina i
marinaretti, impeccabilmente inquadrati, venivano sbarcati a terra da un ufficiale che li
accompagnava alla vicina scuola elementare. Gli studi poi proseguivano con le scuole
inferiori sino all‘Istituto Industriale. Una volta conseguito il diploma, i giovani sceglievano
l‘arruolamento nella Regia Marina, in quella Mercantile, oppure venivano avviati ad un
lavoro a terra. Ben presto però, nonostante l‘impegno e l‘utilità sociale, poiché i fondi
pubblici si rivelarono insufficienti, la Fondazione fu angustiata da problemi economici. Fu
necessario ricorrere ad una campagna di sensibilizzazione dell‘opinione pubblica per poter
reperire elargizioni e sovvenzioni private. Tanti risposero all‘appello: oltre a Maria Teresa
Guerrato Nardini ―madrina di guerra‖ della brigata ―Sassari‖, anche il nostro comune col
sindaco Michele La Noce404 corrispose la somma di Lire 100 all‘anno.
Durante il Fascismo, nel 1931, la direzione dell‘Azuni passo all‘Opera Nazionale
Balilla significando l‘inserimento della Fondazione fra le opere assistenziali finanziate dal
regime. La storia dell‘Azuni fini cinque anni dopo, nel luglio 1936: l‘attività didattica svolta
sulla nave scuola venne trasferita alla G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio); i marinaretti
vennero sbarcati, mentre l‘Azuni, dopo cinquant‘anni di onorato servizio, andò in disarmo.
A Sant‘Antioco la fine del conflitto arrivò a tarda sera, intorno alle ore 20:00405.
―Tutti gli Antiochensi si riversarono in un attimo in piazza (Umberto I). Una grandiosa
dimostrazione fu subito improvvisata e si protrasse sino alla mezzanotte. L‘indomani la
dimostrazione si ripete, vi parteciparono due gloriosi mutilati (Giovanni Sitzia,
―conchedda‖ e Francesco Piras, ―su mutilau‖?). Pronunciarono splendidi discorsi l‘egregio
signor Sindaco e l‘Ispettore scolastico professor Mauro‖.
Ma tutta questa Gloria, questo Sangue e questo Amore, ancora non bastarono. La
vittoria venne ―mutilata‖ da un trattato di pace le cui clausole non ripagarono l‘Italia dei
sacrifici umani ed economici che la guerra impose. Le Nazioni alleate (Inghilterra, Francia e
Stati Uniti) che appoggiarono l‘Italia nel conflitto imposero al nostro Paese un risarcimento
403
“Trincee: i sardi nella grande guerra” di Alberto Monteverde. Pag 121.
IL RISVEGLIO, 24 marzo 1921.
405
L’Unione Sarda, 10 novembre 1918. “Dall’Isola”
404
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pari a quello di una nazione sconfitta da pagarsi in 62 anni, in pratica sino al 1988.
―Pesantissimo‖ fu il bilancio degli Americani sul fronte italiano: ebbero un solo morto!
(Sic). Senza contare che quando sbarcarono in Europa portarono anche l‘influenza spagnola
impestando tutto il continente e provocando in soli quattro mesi 20.000.000 di morti.
Finiva così la prima guerra mondiale che aveva causato non meno di 10 milioni di
vittime, abbattuto quattro imperi e impoverito l‘Europa intera. Segnò la fine di un‘era:
crollarono il colonialismo e tre imperi storici. Le grandi dinastie dell‘Europa centrale ed
orientale - i Romanov, gli Asburgo e gli Hohenzollern – vennero spazzate via. Dallo sfacelo
nacquero nuovi stati e risorsero vecchie nazioni, ma da un altro punto di vista il conflitto
segnò la fine del dominio dell‘Europa sulla scena mondiale provocando uno spostamento
della potenza internazionale, all‘America da un lato e alla Russia sovietica dall‘altro.
Gli errori del trattato di Versailles furono fatali per gli equilibri europei e sotto le
rovine della grande guerra ardeva il sentimento di rivalsa degli sconfitti. In Germania, nei
giorni della disfatta un giovane caporale austriaco, che aveva combattuto con l‘esercito
tedesco, si aggirava umiliato e sconfortato per le vie di Monaco interrogandosi sul suo
futuro e su quello della patria d‘adozione: ―…Ebrei, Ebrei! Ebrei dappertutto! Detesto con
tutta la forza del mio essere quei parassiti che prosperano in tutti i momenti critici
dell‘Umanità. Ciò per cui noi dobbiamo lottare è la certezza della conservazione e
dell‘accrescimento della nostra razza e del nostro popolo, del cibo ai nostri figli, della
purezza del sangue, della libertà e dell‘indipendenza della Patria. Ogni pensiero, ogni idea,
ogni dottrina e ogni scienza devono servire a questa meta‖.
In Italia invece, qualche giovane soldato antiochense in licenza, che prestava servizio
di leva nel continente, raccontava di avvenimenti importanti che stavano per accadere. Sullo
scenario politico stava irrompendo un ex socialista, attuale direttore del ―Popolo d‘Italia‖.
Costui il 23 marzo 1919 fonda i Fasci di Combattimento. Una sua frase fece molto effetto e
diede speranza ai cinque milioni di uomini appartenenti alla classe media e operaia tornati
dal fronte e ora a spasso delusi, affamati e infuriati: ―La Nazione Italiana è come una
grande Famiglia. Le casse sono vuote. Chi deve riempirle? Noi, forse? Noi che non
possediamo case, automobili, banche, miniere, terre, fabbriche, banconote? Chi può, deve
pagare. Chi può, deve sborsare...E‘ l‘ora dei sacrifici per tutti. Chi non ha dato sangue, dia
denaro!‖. Poi il 28 ottobre 1922, accompagnato dalle sue Camicie Nere, marcia su Roma e
si presenta al Quirinale: ―Maestà, vi porto l‘Italia di Vittorio Veneto‖. Giovanni Giolitti già
Capo del Governo, non gli diede molta importanza, dei Fasci diceva: ―Sono dei fuochi
d‘artificio, fanno molto rumore, ma poi si spengono rapidamente‖. La Storia lo smentirà
clamorosamente, e il Regime che verrà fu il frutto di una generazione di politici e
intellettuali che trascinarono al massacro un‘intera generazione di contadini e analfabeti,
ripetendo assurde insulsaggini come quella del futurista Filippo Tommaso Marinetti che
inneggiava alla guerra come ―la sola igiene del mondo‖.
A Sant‘Antioco, un anno prima della Marcia su Roma, una domenica del 24 aprile
1921, duecento reduci riuniti dal giovane 23enne ragionier Andrea Aste, ex Tenente di
Artiglieria in congedo, fondano i Fasci di combattimento. Iniziavano a fare la grande Storia
di questo paese partendo ognuno dalla sua piccola esperienza personale fatta di sentimenti e
rivendicazioni che, messe insieme, rappresentavano la prima vera acculturazione politica di
Sant‘Antioco. Ma questa è un‘altra storia che vi racconterò nel prossimo lavoro dal titolo
―Sant‘Antioco in camicia nera‖. Sarà la saga di un‘intera generazione, (i Biggio, i
- 180 -
Giacomina, gli Aste, i Ferralasco, gli Eustachi, l‘avvocato ―Pabassa‖, ecc.), una generazione
adottata dal fascismo e sconfitta dal secondo conflitto mondiale che fece svanire le illusioni
maturate durante tutto il ventennio fascista. Come eravamo in quegli anni? Di cosa si
parlava? Quali erano le angosce e gli entusiasmi di allora? E con quale spirito gli
Antiochensi accettarono la politica del regime.
Racconterò degli uomini che hanno fatto la politica del paese con gli ideali e le
contraddizioni che li muovevano e che le scelte di vita avevano portato su fronti opposti. Ci
sono i poderi nei campi squadrati di Funtan‘e Canai, di Su Pranu, e i sentieri perpendicolari
di Bingixedda dove i contadini Antiochensi ritrovavano il gusto dell‘andare in bicicletta e le
massaie a piedi con la brocca o il canestro posato sulla testa. Ci sono le case e le vie del
centro storico, con il Municipio, il Dopolavoro e la Casa del Fascio. Il Bar di ―Chicchinu‖
animato dalle chiacchiere e dalla solita gente, ma frequentato anche da persone particolari
che in paese hanno fatto ―costume‖. Sarà un viaggio attraverso la memoria, costellato dai
ricordi e dai personaggi che oggi sono stati dimenticati perché non ci sono più, ma che
ritornano alla mente non appena viene pronunciato il loro nome o rievocate le loro gesta
curiose. E poi le visite dei gerarchi e del Duce; la nascita di Carbonia, lo stabilimento
A.Ca.I. e il porto che contribuirà alla politica autarchica del regime e diverrà la valvola di
sfogo del bacino carbonifero del Sulcis-Iglesiente. Gli Antiochensi, prima di allora, non
erano mai stati così vicini al centro del potere e così coinvolti a partecipare direttamente alle
grandi e piccole decisioni che riguardavano l‘intera Nazione.
Ma non finisce qui, per concludere il mio tuffo nel novecento, seguirà un terzo tomo
―Sant‘Antioco nella seconda guerra mondiale‖ che racconta gli avvenimenti bellici che i
1.350 combattenti di Sant'Antioco vissero durante i cinque anni di partecipazione al secondo
conflitto mondiale.
Come era difeso il paese per tutto il periodo bellico? E soprattutto dove combatterono
in nostri soldati? Nel libro scopriremo chi fu protagonista delle grandi battaglie navali di
Capo Teulada, Punta Stilo e Capo Matapan; chi partecipò all'epica battaglia di El Alamein
al fianco delle truppe di Rommel e contro gli inglesi del Generale Montgomery; chi
combatté nella tragica campagna di Russia. E ancora, come vissero i nostri soldati l'8
settembre e chi, dopo l'armistizio, seguì il Duce a Salò come Giovannino Biggio e chi,
invece, come Efisio Piria, scelse di andare coi Partigiani. Chi fu prigioniero degli Alleati e
destinato ai campi di lavoro delle colonie inglesi o americani e chi, invece, fu deportato nei
campi di internamento in Germania.
I combattenti di Sant'Antioco nel loro piccolo appartengono a quella generazione che
ha conosciuto i blitz corazzati, i bombardamenti a tappeto e i campi d'internamento.
Abbiamo il dovere di restituirgli, almeno nella memoria, la verità della loro giovinezza, con
gli ideali che li spingevano, con le sofferenze che hanno patito e persino con la ferocia che
hanno messo nello scannarsi a vicenda sino all'ultimo giorno di guerra.
… Arrivederci a presto.
- 181 -
Appendice
Fogli Matricolari dei militari Antiochensi
ZIRANO Cav. Augusto Cesare 11/10/1863 di Antonio e Meloni Teresa. (Esercito)
―Nato a Sant‘Antioco da genitori benestanti, fece i primi studi nel Collegio Pavesi in Cagliari e li
completò nel collegio militare di Modena, dal quale uscì col grado di Sottotenente di Fanteria.
Questo colto e valoroso ufficiale ebbe una grande passione per le armi. Fu, come Tenente, col
generale Baldissera nell‘occupazione dell‘altipiano dell‘Asmara in Eritrea e combattente a Bir
Tobras in Libia. Fu dieci volte ferito nella sua brillante carriera militare, e specialmente nel
combattimento a Dosso Faiti il 3-4 novembre 1916, ove tanto si distinse, mancò poco che non vi
lasciasse la vita. Ebbe numerose e ben meritate onorificenze, tra le quali, due Medaglie d‘Argento
ed una di Bronzo al Valor Militare, la Croce dei Savoia, quella di Guerra, quella di Cavaliere della
Corona d‘Italia. Così, di grado in grado, per i suoi meriti speciali e per i numerosi fatti d‘arme a
cui prese parte nell‘attuale guerra, sempre con calma e sprezzo del pericolo, seppe conquistarsi sul
campo le spalline da generale. Onore al valoroso e benemerito nostro concittadino‖. (Tratto da ―Il
villaggio di Sant'Antioco‖)
ZIRANO Augusto, Maggiore. Comandante del 3° Btg. del 135° reggimento della brigata
―Campania‖ (135° e 136° Rgt.) dal 1° giugno 1915 al 1° febbraio 1916.
Medaglia di Bronzo: ―Maggiore di Fanteria, mercé sagge disposizioni, attività e coraggio,
infondendo nei suoi dipendenti calma e fiducia, sosteneva e respingeva con le sue truppe un attacco
del nemico giunto fino sui parapetti della trincea non ancora in condizioni di efficace resistenza‖
Oslavia, 19-20 dicembre 1915.
ZIRANO Augusto, Capitano. Comandante del 3° Btg. del 149° reggimento della brigata ―Trapani‖
(149° e 150° Rgt.) dal 28 ottobre 1916 al 5 novembre 1916. Ferito.
Medaglia d‘Argento: ―Tenente Colonnello di fanteria, alla testa del suo battaglione, in pieno giorno
ed in terreno scoperto battuto intensamente dal tiro d‘interdizione dell‘artiglieria nemica, con calma
e sprezzo del pericolo, accorreva sollecito con le sue truppe a rinforzare un importante posizione
conquistata all‘avversario, mantenendovisi saldamente, nonostante il persistente e violento fuoco
dell‘artiglieria nemica. Rimaneva gravemente ferito‖. Dosso Faiti, 3-4 novembre 1916.
ZIRANO Augusto, Colonnello. Comandante del 95° reggimento della Brigata ―Udine‖ (95° e 96°
Rgt.) dal 10 novembre 1917 al 19 febbraio 1918.
Medaglia d’Argento: ―Brigadiere Generale Comandante della Brigata Tevere (215°-216° Rgt.),
ridotto con poche forze di diversi corpi alla difesa di un tratto importantissimo della linea, con
insuperabile sprezzo del pericolo ed infondendo in tutti fede e spirito aggressivo, resisteva con
mirabile tenacia sul posto, incurante dell‘incalzare violento delle truppe d‘assalto nemiche, e non
ripiegando che in seguito ad ordine del Comando di Divisione‖. Montello 15-20 giugno 1918.
Ordine Militare dei Savoia: ―Già distintosi in precedenti azioni come soldato e come comandante,
nell‘offensiva dell‘ottobre condusse in modo ammirevole la sua Brigata alla vittoria. Contro le
difese nemiche del Piave, a Fadalto e a Ponte delle Alpi con abile mossa ed esemplare valore
personale ovunque vinse le resistenze nemiche conseguendo pregevoli risultati per l‘ulteriore
avanzata delle nostre truppe. Piave, Fadalto, Ponte delle Alpi 29 ottobre-4 novembre 1918.
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Classe 1877
ARRUS Antioco Ignazio 08/10/1877 di Emanuele e Martini Giovanna. (Esercito Matricola
N°4133)
Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. nel Distretto Militare di
Cagliari. Il 14 giugno 1915 viene trasferito al Distretto Militare di Sassari nel 321° Btg. M.T.. Il 31
agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel Distretto Militare di Bologna. Il 5 settembre
1916 è nel 129° Btg. M.T. presso il deposito di fanteria di Ravenna. Il 15 gennaio 1917 parte dal
territorio in stato di guerra, e il 18 febbraio 1917 è in licenza illimitata in attesa di congedo.
COCCO Salvatore 24/02/1877 di Efisio e Caredda Caterina (Esercito)
Chiamato alle armi il 2 dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al
100° Btg. M.T.. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T.. Il 15 ottobre 1917 è ―sbandato‖ nel fatto
d'arme di Caporetto.
LOBINA Giò Battista 30/05/1877 di Francesco e Stagni Stella. (Esercito Matricola N°7666)
Chiamato alle armi il 1° gennaio 1917, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. Il 21 febbraio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al
100° Btg M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T.. Il 15 ottobre 1917 è sbandato nel fatto
d'arme di Caporetto.
LOI Domenico 06/12/1877 di Salvatore e Santus Annica (Esercito)
Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al
100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 18 novembre 1917 è nel 98° Btg. M.T. Il
2 dicembre 1918 è in licenza illimitata.
LONGU Efisio 04/07/1877 di Antioco e Gallus Chiara (Esercito)
Dopo la leva nel 1899-1900 (campagna di guerra italo-turca), verrà richiamato il 26 maggio 1915
nel 306° Btg. M.T.. Il 31 dicembre 1915 è Caporale. Il 20 gennaio 1916 riportò una ferita da granata
alla regione temporale in combattimento. Il 21 settembre 1916 è nel deposito del 22° Rgt. di
fanteria ―Cremona‖. L'8 ottobre 1916 è nel 3° Genio Lavoratori. Caporale nel 3° Btg. della M.T..
Deceduto il 1° dicembre 1917 sul campo in località sconosciuta per ferite riportate in
combattimento.
MAMELI Cosimo Damiano Nicolino 27/09/1877 di Antioco e Cossu Giuseppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 3 dicembre 1916, verrà arruolato nel 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il
25 novembre 1917 è nella 316a Compagnia Carreggio del Distretto Militare di Como. Il 26 aprile
1918 è nella 317a Compagnia Boscaioli, sempre a Como, sino al congedo.
MARONGIU Giuseppino 30/09/1877 di Domenico e Lusci Domenica (Esercito)
Chiamato alle armi il 3 dicembre 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. di fanteria di
Ozieri. Il 3 gennaio 1917 è nella 989a Centuria del Distretto Militare di Cagliari. Giungerà in
territorio in stato di guerra nel Distretto Militare di Lecco il 1° gennaio 1918 e assegnato alla 323 a
Compagnia Boscaioli. Il 6 dicembre 1918 viene mandato in licenza illimitata.
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MARTIS Fortunato 04/01/1877 di Francesco e Littera Carmela (Esercito)
Arruolato il 18 febbraio 1918, nel 221° Btg. M.T. del Distretto Militare di Caserta, giungerà in
territorio in stato di guerra il 13 maggio 1918 e assegnato al Battaglione Lagunari del 4° Rgt. Genio
2° Reparto, sino al congedo.
MASSA Pietro Domenico Salvatore 25/11/1877 di Antioco e Perdisci Raffaela (Esercito, Matricola
N°3613)
Chiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. del Distretto Militare di
Cagliari. Il 2 giugno 1915 è nel D.M. di Sassari nel 321° Btg. M.T. Il 31 agosto 1916 è nel D.M. di
Bologna. Si congederà il 5 dicembre 1918.
MILIA Antonio 13/08/1877 di Antioco e Mei Caterina. (Esercito Matricola N°4131)
Chiamato alle armi il 26 maggio 1915 nel 316° Btg. M.T., il 9 settembre 1916 viene trasferito nella
penisola nel Distretto Militare di Arezzo nel 181° Btg. M.T. Il 30 aprile 1917 è nel 196° Btg. M.T.
e il successivo 15 maggio 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Il 5 dicembre 1917 è nel 251°
Btg. M.T. sino al congedo.
PINTUS Giovanni Antonio 21/02/1877 di Antonio e Melis Serafina. (Esercito Matricola N°6237)
Chiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al
100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 18 novembre 1917 è nel 39° Btg. M.T.
Deceduto a Terranova Pausania (Olbia) il 13 aprile 1918 per caduta accidentale.
PIRIA Salvatore Angelo Emanuele 26/11/1877 di Salvatore e Atzori Giuliana. (Esercito N°5233)
Chiamato alle armi il 1° giugno 1917, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al
100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 15 ottobre 1917 si sbanda durante la
disfatta di Caporetto. Il 15 novembre 1918 nella 6a Sezione del Genio. Il 6 aprile 1918 è nel 287°
Btg. M.T. Il 5 dicembre 1918 è in licenza illimitata.
PISANO Giuseppino 02/04/1877 di Giuseppe e Pittoni Giuseppa. (Esercito)
Caporale dell'80° Battaglione della M.T. morto per malattia dopo l'armistizio a Loano (Savona) il
14 novembre 1918.
SERRA Salvatore 30/03/1877 di Raimondo e Pistis Stefania. (Esercito)
Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al
100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg. M.T. Il 18 novembre 1917 è nel 98° Btg. M.T. Il
2 dicembre 1918 è in licenza illimitata.
TARDINI Salvatore Emanuele 09/01/1877 di Antonio e Sanna Monserrata. (Esercito)
Chiamato alle armi il 1° dicembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T.. Il 21 febbraio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 174° Btg. M.T. e il 26 dello stesso mese viene trasferito al
100° Btg. M.T. Il 1° maggio 1917 è nel 101° Btg M.T. Il 15 ottobre 1917 si sbanda durante la
disfatta di Caporetto.
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Classe 1878
BALIA Salvatore 09/01/1878 di Nicolò e Pinna Vincenza (Esercito Matricola N°6779)
Dopo la leva in Marina nel 1903, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito nel 1910. Il 24 maggio 1915
viene chiamato alle armi per mobilitazione nel 316° Btg. M.T. e assegnato al Distaccamento
Costiero di Capo Sperone sino al congedo, 6 dicembre 1918.
BULLEGAS Antioco 17/06/1878 di Antioco Ignazio e Maccioni Emanuela. (Esercito N°6241)
Chiamato alle armi il 10 aprile 1899, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 16
settembre 1900 viene assegnato alla 2a Compagnia Cacciatori del Corpo Regio Truppe Coloniali per
la ferma biennale e parte per l'Africa. Giunge nella Colonia Eritrea il 19 settembre 1900. Verrà
rimpatriato per congedo il 13 ottobre 1902. Richiamato per mobilitazione il 26 maggio 1915 nel
316° Btg. M.T. presso il deposito di fanteria di Ozieri, il successivo 8 luglio 1916 è nel 318° M.T.
in territorio in stato di guerra. Si congeda il 5 dicembre 1918.
DIANA Giovanni 14/12/1878 di Antioco e Bullegas Maria. (Esercito)
Richiamato il 16 novembre 1916 nel deposito del 45° Rgt. di Ozieri, giungerà in territorio in stato di
guerra il 4 dicembre 1916 e assegnato alla 752a Centuria Lavoratori. Si congederà con la 993a
Centuria Lavoratori.
DIANA Salvatore 27/12/1878 di Antioco e Littera Anna Maria. (Esercito N°6240)
Dopo la leva nei Carabinieri e un richiamo nei Bersaglieri, verrà nuovamente richiamato per
mobilitazione il 25 maggio 1915 nel 316° Btg. M.T. e inviato in licenza straordinaria.
Rientrerà al corpo il 5 agosto 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 15 maggio 1917
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 44a Batteria d'Assalto. Partirà dalla zona in
stato di guerra il 4 novembre 1918 e inviato in licenza illimitata.
FOIS Giuseppe 12/12/1878 di Giuseppe e Sanna Antioca (Esercito n°6737)
Dopo la leva in Marina nel 1901-1902, verrà trasferito ai ruoli dell‘Esercito e richiamato alle armi il
13 maggio 1915 a La Maddalena presso il deposito della Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa.
Il 14 settembre 1916 parte dal deposito di La Maddalena e assegnato al porto di Cagliari, per poi
essere trasferito alla batteria di Artiglieria da Fortezza di Carloforte. Il 7 giugno 1918 verrà
dispensato dal servizio. (ACSA, Leva e truppa 10/37, Serie VIII).
FOIS Nicolino 18/01/1878 di Giuseppe e Steri Carmela (Esercito N°6733)
Dopo la leva in Marina nel 1901-1902, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato alle armi il
13 maggio 1915 a La Maddalena presso il deposito della Brigata Autonoma di Artiglieria da Costa.
Il 25 giugno 1917 parte dal deposito di La Maddalena e assegnato al porto di Carloforte. L'11
maggio 1918 verrà dispensato dal servizio.
FRACI Giuseppino 20/11/1878 di Antonio e Cannas Lucia (Esercito N°7669)
Richiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. L'8 luglio 1916 è nel
Deposito di Ozieri nel 318° Btg. M.T. e il 21 giunge in territorio in stato di guerra. Il 20 luglio 1917
verrà assegnato al 10° Rgt. di Artiglieria da Fortezza sino al congedo.
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LECCA Salvatore 28/05/1878 di Antioco e Mei Anastasia (Esercito)
Richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nella 6a Compagnia del 316° Btg M.T. Il
20 febbraio 1917 è a Ozieri nel deposito del 45° ―Reggio‖. Verrà prosciolto dal servizio il 30
dicembre 1918.
LOI Raffaele Giuseppe Salvatore 08/11/1878 di Costantino e Soddu Maria (Esercito N°3674)
Chiamato alle armi il 15 novembre 1916, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. Il 20 febbraio 1917 è
nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 maggio 1917 viene esonerato temporaneamente
dal servizio. Il 15 novembre 1917 rientra nel 316° Btg. M.T. e comandato presso la Miniera di Bacu
Abis. Licenziato a seguito di sua domanda dalla Miniera rientrerà al corpo il 9 marzo 1918 e il 24
aprile viene dispensato dal servizio effettivo. Verrà congedato il 31 dicembre 1918.
LUSCI Francesco 14/07/1878 di Antonio e Balia Antioca (Esercito)
Richiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. del Distretto Militare di
Sassari. Il 2 giugno 1915 è nel 321° Btg M.T. Il 31 agosto 1916 viene trasferito nel Distretto
Militare di Bologna e il 15 settembre giunge in territorio in stato di guerra nel 108° Btg M.T. Si
congederà col grado di Caporale.
LUSCI Giovanni Antioco Salvatore Emanuele 16/11/1878 di Luigi e Mereu Domenica (Esercito
N°6244)
Chiamato alle armi il 15 novembre 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a
Ozieri. Il 4 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 752a Centuria
Lavoratori sino al congedo.
MEI Antioco Giuseppe Salvatore 26/11/1878 di Salvatore e Carta Antonica (Esercito N°9679)
Chiamato alle armi il 26 maggio 1915, verrà arruolato nel 316° Btg M.T. Il 2 giugno viene trasferito
nel Distretto Militare di Cagliari nel 321° Btg M.T. Il 20 febbraio 1917 è nel 71° Rgt. di fanteria
della brigata ―Puglie‖... Foglio matricolare incompleto.
SENIS Achille 29/07/1878 di Francesco e Manca Angelina (Carabinieri N°9681)
Carabiniere di carriera dal 18 settembre 1901, alla vigilia della guerra prestava servizio nella
Legione Territoriale di Torino. Giungerà in territorio in stato di guerra il 6 gennaio 1916, e il 28
marzo lascia la zona d'operazioni per aver terminato il servizio di rinforzo. Rientrerà in zona di
guerra il 7 settembre 1916 nella 45a Sezione Carabinieri Mobilitata dipendente dalla 45a Divisione
di fanteria. Il 13 maggio 1917 viene ferito e ricoverato prima nell'83a Sezione di Sanità e poi
trasferito all'ospedale di Monfalcone (Gorizia); il Senis riportò lesioni alla natica, al braccio e alla
spalla destra prodotte da schegge di granata nemica durante il combattimento di San Canziano
(Gorizia). Il 15 luglio 1917, nel basso Friuli, verrà decorato di Medaglia di Bronzo con la seguente
motivazione: ―Durante una violenta repressione contro armati, compì arditamente tutto il suo
dovere esponendosi al fuoco micidiale e gettandosi impavido dove più accaniva la lotta,
impegnandosi in violenti corpo a corpo‖. Il 15 ottobre 1919 è Appuntato. Verrà collocato a riposo
su domanda il 21 aprile 1921.
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Classe 1879
ARGIOLAS Antioco Giuseppe 26/04/1879 di Francesco e Siddi Maria Chiara (Esercito N°7723)
Chiamato alle armi il 13 maggio 1915, verrà arruolato a La Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 22 dicembre 1918.
BALIA Salvatore 01/12/1879 di Antonio e Massa Rosina (Esercito N°7682)
Dopo la leva nel 1900-1902 nel 60° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato per mobilitazione il 25
maggio 1915 nel 317° Battaglione M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il
21 giungo 1916 lascia la zona d'operazioni per essere ricoverato all'ospedale di tappa di Primolano
(Vicenza). Verrà riformato il 24 luglio 1916 dall'ospedale militare di Milano.
BASCIU Andrea Vincenzo 04/04/1879 di Andrea e Mei Giuseppa (Esercito N°7721)
Dopo la leva nel 1900-1902 nel 60° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato il 26 maggio 1915 nel 317°
Btg. della M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel Comando del Genio della
IIa Armata. Il 28 ottobre 1917 è effettivo nel 34° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 28 gennaio
1918 è nella 46a Compagnia Ausiliaria. Il 2 gennaio 1919 parte dal territorio in stato di guerra e
viene inviato in licenza illimitata.
BRUGATTU Francesco Giuseppe 18/07/1879 di Giuseppe e Cappai Caterina (Esercito)
Residente a Bona (Algeria), verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel 322° Btg M.T. nel deposito del
45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Dal 6 settembre al 22 ottobre 1918 è aggregato alla 31a Compagnia del
5° Genio Minatori. Dall'8 novembre 1918 è effettivo nel Btg. Complementare della Brigata
―Pesaro‖ (239° e 240° Rgt.).
DIANA Claudio Roberto Francesco 25/08/1879 di Antioco e Garibaldi Adelaide. (Carabinieri
N°6926)
Arruolatosi volontario nei Carabinieri a Cavallo l'8 luglio 1899 presso la Legione Territoriale di
Cagliari, nell'ottobre del 1914 alla vigilia della guerra, viene trasferito nella Legione di Torino e in
seguito trasferito a Casale Monferrato (Alessandria). Il 10 giugno 1917 è ad Alessandria. Il 31
gennaio 1916 viene nominato Maresciallo d'Alloggio. Il 20 settembre 1917 giunge in territorio in
stato di guerra. Nel novembre del '17 è a Ivrea e il 24 è nell'80a Sezione Carabinieri Mobilitata.
Partirà dal territorio in stato di guerra il 26 gennaio 1919 dal distaccamento ―Tasso‖. Il 1° febbraio
1919 è Maresciallo d'Alloggio Capo. Nel Maggio del '19 è a Bagnolo-Piemonte. Nell'agosto del '19
è a Mondovì. Verrà collocato a riposo il 30 novembre 1920. Morirà nel febbraio del 1930
FAI Efisio 13/08/1879 di Antonio e Lusci Giuliana (Esercito)
Richiamato alle armi il 26 giugno 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. M.T. Il 31 gennaio 1917 è nel
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 4 novembre 1917 giunge in territorio in stato di guerra
nella 55a Sezione Forni Someggiati. Il 2 agosto 1918 è nella 3a squadra della 60a Sezione Panettieri
sino al congedo avvenuto il 22 dicembre 1918.
FONTANA Vittorio Francesco Antonio 17/09/1879 di Ignazio e Farci Giuseppina (Esercito)
Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, viene arruolato a Torino nel 5° Rgt. Genio Minatori. Il 1°
marzo 1917 è nella Scuola Telegrafisti. Il 18 aprile 1917 è nel 4° Plotone della 6 a Compagnia
Telegrafisti. Il 15 ottobre 1917 è nel 3° Plotone della 4a Compagnia telegrafisti. Il 16 dicembre 1918
viene inviato in licenza illimitata.
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GALLUS Antonio Vincenzo 25/09/1879 di Vincenzo e Crobeddu Delfina (Esercito)
Dopo la leva nel 1899-1902 nel 59° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato per mobilitazione il 25
maggio 1915 e arruolato nel 317° Btg M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra.
Il 10 aprile 1916 è Caporale. Il 9 maggio 1916 parte dalla zona di guerra perché giudicato
temporaneamente inabile al servizio effettivo dall'ospedale di Udine. Il 31 agosto 1916 è nel plotone
autonomo presso il distretto militare di Cagliari. Si congederà il 19 gennaio 1919.
GALLUS Salvatore Raffaele 12/10/1879 di Vincenzo e Porcu Caterina (Esercito, fratello di Carlo
Gallus 01/11/1896).
Dopo la leva nel 1898-1900 a Torino nella 10a Compagnia del 2° Rgt. (Artiglieria?), verrà
richiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915 nel 317° Btg. M.T. col grado di Sergente. Il 5
gennaio 1916 è nel 316° Btg M.T. sino al termine del conflitto.
MARIANI Giuseppe Vincenzo 07/06/1879 di Giuseppe e Sulas Francesca (Esercito N°7078)
Richiamato alle armi il 24 maggio 1915, verrà arruolato nel 317° Btg M.T. Il 6 gennaio 1916
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 234° Rgt. ―Lario‖ impegnato sul Carso; (con
tutta probabilità l‘assegnazione al Reggimento avvenne in tempi successivi in quanto il 234° che,
insieme al 233° formavano la brigata ―Lario‖, fu costituito un anno dopo, il 25 gennaio 1917 a
Savona nel deposito del 41° Rgt. ‖Modena‖, mentre il 233° Rgt. fu costituito nella stessa data a la
Spezia nel deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ così come confermato in altri fogli matricolari.). Il 12
aprile 1918 è nel 2° Rgt. Alpini presso la 23a Compagnia del Battaglione ―Saluzzo‖ come
conducente effettivo sui Monti Stelino e Maltirolo. Il 22 dicembre 1918 viene mandato in congedo
illimitato dalla 5a Colonna del 2° Parco Carreggio Salmerie.
MASSA Antonio 01/01/1879 di Luigi e Zurru Antioca (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 30 dicembre 1916, e arruolato il 10 gennaio 1917 nel deposito del
59° Rgt. ―Calabria‖. Il 10 aprile 1917 è nel 66° Rgt. della brigata ―Valtellina‖ e il 24 giunge in
territorio in stato di guerra nel 42° Rgt. di fanteria ―Modena‖. Il 18 ottobre 1917 è nel 6° Reparto
disarmato; il 15 luglio 1918 è nel 14° Rgt. della brigata ―Pinerolo‖. Dopo pochi giorni, il 27 luglio è
nel 7° Btg. della Brigata ―Sassari‖. Partirà dal territorio in stato di guerra l'8 gennaio 1919 e inviato
in licenza illimitata.
MASSA Salvatore Emanuele Lorenzo 10/08/1879 di Vincenzo e Lai Perdisci Chiara. (Esercito
N°7077)
Dopo la leva nel 1899-1900 nel 10° Rgt. di Artiglieria da Campagna, verrà richiamato per
mobilitazione il 13 maggio 1915 a La Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza.
Il 16 novembre 1917 viene esonerato dal servizio attivo.
OLLARGIU Giuseppe Giovanni Salvatore 05/06/1879 di Antonio e Santus Filomena (Esercito)
Già riformato, verrà chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, e arruolato l'11 gennaio 1917 nel
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 12 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra nel 152°
Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 24 aprile del '17 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ e il 12 ottobre è nella
1492a Compagnia Mitraglieri. Il 12 novembre del '17 viene catturato dal nemico (Bainsizza ?).
Rientrerà dalla prigionia l'11 dicembre 1918 e il 4 gennaio 1919 è in licenza illimitata.
PAU Andrea Efisio 30/11/1879 di Giovanni e Porcu Giuseppa (Esercito)
Chiamato alle armi il 13 agosto 1917, giungerà in territorio in stato di guerra presso l'intendenza
della 4a Armata e assegnato al 1° Rgt. Genio del 1° Corpo d'Armata Servizio Treno. Il 19 marzo del
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'18 è nella 74a Compagnia del 1° Rgt. Genio Zappatori. Il 19 dicembre 1918 verrà inviato in licenza
illimitata.
PILLISI Giuseppe Agostino 10/11/1879 di Giuseppe e Pau Caterina. (Esercito N°7047 bis)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 30 dicembre 1916 e arruolato nel deposito del
45° Rgt. a Ozieri. L'11 gennaio 1917 verrà trasferito in zona di guerra al 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 18
maggio 1917 è nella 1096a Compagnia Mitraglieri del 39° Rgt. della brigata ―Bologna‖ in zona di
guerra.
PILLISIO Giovanni Antonio 13/01/1879 di Antioco e Balia Giuliana (Esercito N°7728)
Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato nel 317° Btg M.T. L'8 gennaio 1916 giunge
in territorio in stato di guerra. Il 24 agosto lascia la zona d'operazioni per una licenza di
convalescenza. Il 3 ottobre rientra al corpo. Il 2 gennaio del '17 è nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖
a Ozieri. Il 30 dicembre 1918 verrà prosciolto dal servizio.
PINNA Nicolò 04/03/1879 di Antico e Garau Giuseppa (Esercito N°7728)
Dopo il servizio di leva a Genova nel 1899-1900 presso la 10a Brigata di Artiglieria da Costa, verrà
richiamato il 13 giugno 1915 nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 22 dicembre
1918.
PUDDU Antonio 18/01/1879 di Luigi e Cadeddu Maria (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, verrà assegnato al
322° Btg M.T. Il 19 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 76° Rgt. di fanteria di
Marcia della brigata ―Napoli‖. Il 12 ottobre 1918 è nella 13a Compagnia del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il
20 dicembre 1918 è in licenza illimitata.
SCARIMBOLO Nicola 01/11/1879 Nato a Ponza e residente a Carloforte. (Esercito)
Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà assegnato al distaccamento costiero di Capo Sperone.
Il 25 gennaio 1907 è nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri e l'11 marzo 1917 viene
riformato.
SERCI Antonio 05/03/1879 di Luigi e Mussu Maria Luigia (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 maggio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 23 viene
assegnato alla 564a Centuria e il 28 giunge in territorio in stato di guerra nel 209° Rgt. di fanteria
―Bisagno‖. Il 7 agosto 1917 è nella M.T. del 78° Rgt. della brigata ―Toscana‖. Il 12 ottobre 1917 è
nel 20° Rgt. di fanteria di marcia della brigata ―Brescia‖. Il 29 ottobre 1917 è nel 6° Reparto
Speciale Disarmato. Il 1° marzo 1918 è nella 2a Compagnia. Il 27 dicembre 1918 lascia la zona di
guerra e inviato in licenza illimitata.
SITZIA Giovanni Antioco Agostino noto Salvatore, 13/04/1879 di Giovanni e Spiga Antioca.
(Esercito N°7678)
Dopo la leva nel 1900-1902 nel 60° Rgt. ―Calabria‖, verrà richiamato il 25 maggio 1915 nel 317°
Btg M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 19 marzo 1917 è a Savona nel
deposito del 41° Rgt. di fanteria ―Modena‖ dove verrà assegnato al 234° Rgt. Milizia Mobile della
brigata ―Lario‖, appena costituita il 25 gennaio 1917. Il 18 dicembre 1918 lascia la zona di guerra e
inviato in licenza illimitata.
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Classe 1880
ANGIUS Salvatore 07/04/1880 di Antioca e Esu Luigia (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 aprile 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e
assegnato al 317° Btg. M.T. Il 2 maggio 1916 viene trasferito al 322° Btg M.T. L'11 luglio passa al
6° Rgt. della M.T.. Il 1° gennaio 1917 è nella 482a Centuria. Il 18 marzo 1917 è nel 234° Rgt.
―Lario‖ mobilitato in zona di guerra. Il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
CARBONI Antonio 10/02/1880 di Giovanni e Nocco Felicina (Esercito)
Chiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di
fanteria ―Torino‖. Il 5 aprile 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 216° Rgt. di
fanteria ―Tevere‖. Il 28 maggio 1917 lascia la zona d'operazioni per ferite riportate nel fatto d'arme
di Castagnevizza. Dopo la convalescenza verrà inviato in congedo assoluto e riconosciuto non
idonea al proseguimento del servizio.
CAULI Salvatore 25/09/1880 di Salvatore e Meloni Mariangela (Esercito)
Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato per mobilitazione il 24 maggio 1915 presso la
Tenenza dei Carabinieri di Sant'Antioco e assegnato a prestare servizio nel distaccamento costiero
di Capo Sperone. Il 31 gennaio 1917 lascia la stazione semaforica della Marina perché richiamato
nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Verrà trasferito nella penisola in territorio in stato di
guerra. Il 7 novembre 1917 verrà catturato dal nemico e condotto prigioniero in Ungheria. Verrà
rimpatriato il 26 dicembre 1918.
COSSU Agostino 14/04/1880 di Ignazio e Carta Efisia (Esercito)
Richiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato a La Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza. Il 19 settembre 1915 parte da La Maddalena per raggiungere la sede
reggimentale a Roma. Il 10 aprile del '17 è nel 10° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Dopo un breve
passaggio presso il 3° Rgt. di Artiglieria da fortezza, il 20 dicembre 1917 viene trasferito all'8° Rgt.
di Artiglieria da Fortezza. Il 20 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
FLORIS Francesco 22/11/1880 di Antioco e Daga Giuliana (Esercito)
Chiamato alle armi il 25 maggio 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato
al 317° Btg. M.T. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 28° Rgt. di
fanteria ―Pavia‖ a prestare servizio presso l'infermeria cavalli a Galliano, nel comune di Cantù
(Como). Il 25 giugno 1916 lascia la zona di guerra per motivi di salute e ricoverato all'ospedale di
Alessandria. Dopo un mese, il 25 luglio 1916 viene inviato in licenza straordinaria di 60 gg. Il 31
agosto 1916 rientra in servizio nel Plotone Autonomo del distretto militare di Cagliari. Nell'ottobre
del '17 rientra in territorio in stato di guerra nel battaglione complementare del 45° Rgt. ―Reggio‖
sino al 12 dicembre 1918.
GARAU Cesare 23/05/1880 di Luigi e Lai Canè Antonia, nato a Carloforte. (Esercito)
Richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. della
Brigata ―Reggio‖. Il 16 aprile del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel 151° Rgt. ―Sassari‖.
Il 20 maggio 1917 passa al 4° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 19
giugno 1917 lascia il territorio in stato di guerra per una ferita da scheggia di granata alla mano
sinistra e al volto con frattura della mascella; venne colpito mentre era di vedetta sul Monte
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Ortigara. Dopo la convalescenza, l'11 settembre 1917 verrà inviato in licenza straordinaria sino al
congedo.
GARAU Giovannico 25/09/1880 di Nicolò e Caddeo Vincenza (Esercito)
Chiamato alle armi il 9 novembre 1917, verrà arruolato a Viterbo nel deposito del 60° Rgt. della
Brigata ―Calabria‖ e assegnato alla 3a Compagnia sino al marzo 1918, quando verrà trasferito al
battaglione complementare sino al congedo avvenuto il 15 agosto 1919.
LODDO Antonio 07/12/1880 di Emanuele e Loddo Bernarda (Esercito)
(Fratello di Fedele 1882, Giovanni Salvatore Emanuele 1884, Salvatore Emanuele 1889, Efisio
Antonio 1887, Antioco Luigi 1892).
Richiamato alle armi il 13 maggio 1915, verrà arruolato a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria
da Fortezza e assegnato alla 34a Batteria. Il 3 settembre 1915 parte per la sede reggimentale di
Roma. Giungerà in territorio in stato di guerra il 16 luglio 1916 a Pocol (Belluno) nel 7° Artiglieria
da Fortezza e assegnato al deposito munizioni della 4a Armata. Il 30 agosto 1916 è a Belluno nel 4°
Magazzino di Artiglieria. Il 9 novembre 1917 rientra nel deposito munizioni (401-403) della 4a
Armata. Lascerà la zona di guerra il 24 dicembre 1918 per essere inviato in licenza illimitata.
MARCIALIS Francesco 27/09/1880 di Antioco e Granella Giovannica, nato a Palmas Suergiu.
(Esercito)
Richiamato il 28 aprile 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e
assegnato al 322° Btg M.T. L'11 luglio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla
M.T. del 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 1° gennaio 1917 è nella 482a Centuria. Il 19 marzo del '17 è
a Massa Carrara nel deposito del 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ dove il 25 dello stesso mese verrà
assegnato alla Brigata ―Lario‖, nel 233° Rgt. per essere poi trasferito alla 2a Compagnia del 234°
Rgt. Venne dichiarato disperso non si sà in quale fatto d'arme; qualche anno dopo il termine della
guerra si seppe che fu catturato a Gorizia e morì nel campo di concentramento di Kleinmunchen
(Linz, Alta Austria, settore nord occidentale).
MASSA Antioco Ignazio 21/03/1880 di Giovanni e Cossu Maria Efisia (Esercito)
Richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Frosinone nel deposito del 59° Rgt.
della Brigata ―Calabria‖. Il 24 aprile 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella Brigata
―Modena‖ e assegnato al 42° Rgt. ―Modena‖. Catturato dal nemico in luogo e data sconosciuti,
morirà per edema polmonare il 2 gennaio 1918 nell'ospedale da campo dei prigionieri di guerra in
Siegmundsherberg, Circondario di Hom, Bassa Austria settore nord orientale.
MELONI Giovanni Antioco 10/04/1880 di Giovanni e Argiolas Caterina (Esercito)
Richiamato alle armi il 25 aprile 1916 nel deposito di fanteria a Tempio, giungerà in territorio in
stato di guerra nel giugno del 1916 col 317° Btg. della M.T.. Il 19 marzo 1917 passa al 234° Rgt.
della brigata ―Lario‖ e successivamente al 3° Genio Telegrafisti sino al congedo.
MURA Giuseppe 03/03/1880 di Daniele e Bianco Maria (Esercito)
Richiamato alle armi il 27 aprile 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e
assegnato al 322° Btg della M.T. Il 15 maggio 1916 passa al 54° Btg. M.T.; il 10 novembre del '16
è nel 304° Btg M.T. e dopo 10 giorni giunge in territorio in stato di guerra. Il 25 maggio 1917 lascia
la zona di guerra per essere assegnato provvisoriamente al plotone autonomo del Distretto Militare
di Messina. Rientrerà in zona d'operazioni il 23 luglio 1917 nel deposito del 29° Rgt. di fanteria
―Pisa‖ dove verrà assegnato al 276° Rgt. della Brigata ―Belluno‖. Il 28 agosto 1917 a Mesnjak
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Testen, sulla Bainsizza, verrà ferito alla mano sinistra da pallottola esplosiva e ricoverato
all'ospedale di Milano per 7 giorni; a Torino per 2 mesi, e mandato in convalescenza per 20 gg.
Rientrato al deposito, viene nuovamente ricoverato all'ospedale ―Gentilini‖ di Milano.
Successivamente gli verranno assegnati altri 7 mesi di degenza presso l'ospedale ―Fratelli Bandiera‖
e un mese al ―Galvani‖ sempre a Milano. Si congederà il 29 dicembre 1918.
MURA Giuseppe 06/08/1880 di Michele e Cossu Luigia. Residente a Filadelfia. (Esercito)
Già militare di leva nella Marina, verrà richiamato alle armi il 12 settembre 1916 e assegnato al
316° Btg della M.T. nel deposito di fanteria di Cagliari, per poi passare al 322° Btg M.T. Il 12
marzo 1917 viene trasferito a Salerno nel deposito del 10° Rgt. di fanteria ―Regina‖ dove verrà
assegnato alla Brigata ―Sele‖ prima nel 219° Rgt. e il 25 marzo nel 220° Rgt. Il 30 aprile 1917
lascia la zona di servizio per motivi di salute; rientrerà in servizio il 24 maggio 1917 e assegnato
prima alla Compagnia Presidiaria, prima alla 79a e il 28 dicembre 1917 alla 17a. Il 7 gennaio 1918
verrà esonerato temporaneamente dal servizio sino al congedo.
PIGA Giuseppe 13/05/1880 di Antioco e Orrù Filomena (Esercito N°9691)
Richiamato il 27 maggio 1915, verrà arruolato nel 317° Btg M.T. L'8 gennaio 1917 giunge in
territorio in stato di guerra. Il 19 marzo 1917 è a Savona nel deposito del 41° Rgt. ―Modena‖ e
assegnato alla Milizia Mobile del 234° Rgt. ―Lario‖. Il 24 novembre 1917 è nell'80° Btg. di marcia.
Il 20 febbraio 1918 lascia la zona di guerra. Il 7 marzo 1918 è a Ozieri nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖. Il 1° aprile 1918 viene esonerato temporaneamente dal servizio. Il 18 dicembre 1918 è in
licenza illimitata.
PINNA Salvatore 05/09/1880 di Salvatore e Calabrò Giuseppina. Residente a New York.
(Esercito)
Richiamato alle armi il 16 agosto 1916, verrà arruolato nel 316° Btg. della M.T. Il 25 ottobre 1916
viene trasferito al 322° Btg. nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 9 novembre 1916 giunge
in territorio in stato di guerra. Il 15 marzo 1917 viene assegnato al 219° Rgt. della Brigata ―Sele‖. Il
29 ottobre 1917 è nel 65° Rgt. di fanteria ―Valtellina‖. Il 28 febbraio del '18 è nel 151° Rgt.
―Sassari‖. Il 17 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata.
SALIDU Salvatore Domenico Antonio 01/11/1880 di Giuseppe e Brai Caterina (Esercito)
Richiamato alle armi il 23 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 10
dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della Brigata
―Sassari‖. Il 10 aprile 1916 viene assegnato alla lavanderia del 13° Corpo d'Armata. Nell'Aprile del
'17 è nella 94a Compagnia Presidiaria, il successivo mese di maggio è nel deposito di fanteria di
Piacenza dove viene assegnato alla 4a Compagnia Sanitaria. Il 24 novembre 1917 è nel 95° Rgt.
della brigata ―Udine‖. Il 18 giugno 1918 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 gennaio 1919 lascia la zona
di guerra e viene mandato in licenza illimitata.
Classe 1881
CARACCIOLO Aurelio 08/11/1881 di Michele e Giacomina Raffaela. (Esercito N°10754bis)
Figlio del Direttore Didattico Michele Caracciolo, già riformato al servizio di leva, verrà giudicato
idoneo ai soli servizio sedentari. Verrà richiamato il 28 giugno 1916 nel Plotone Autonomo di
Sanità della Divisione Militare di Cagliari. Nominato Tenente Medico di Complemento il 20 luglio
1916, sarà effettivo presso l'Ospedale Militare di Cagliari.
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CHERCHI Antonio noto Gregorio 02/01/1881 di Antonio e Ennas Annica. (Esercito N°4135)
Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato l'11 maggio 1915 nella Tenenza dei Carabinieri a
Sant'Antioco e incorporato nel 316° Btg della M.T.. Sarà assegnato a prestare servizio al
Distaccamento Costiero Semaforico di Capo Sperone. Verrà esonerato dal servizio il 4 maggio
1918.
DIANA Francesco Antioco 03/10/1881 di Antioco e Littera Anna Maria. (Esercito)
Dopo la leva nel 5° Rgt. Genio Minatori nel 1904, verrà richiamato il 25 maggio 1915 nel deposito
di Ozieri presso la sezione del 5° Genio Minatori e assegnato alla 4a Compagnia. Il 16 settembre
1915 viene trasferito al Distretto Militare di Firenze e in seguito al Comando Tappa di Tolmezzo
(Udine). Durante la ritirata di Caporetto è nella 13a Compagnia del 5° Genio. Lascerà la zona di
guerra il 4 novembre 1918 e congedato dalla 13a Compagnia nel Deposito di Trento.
FANNI Antioco Giuseppe 22/01/1881 di Giuseppe e Cabras Serafina.
Appartenente al 317° Btg. della Milizia Mobile. Dispensato dal servizio in seguito a ferita al braccio
sinistro colpito dalla scheggia di una bomba lanciata da un aereo nemico. A decorrere dal 1°
dicembre 1916 percepiva la pensione di guerra a vita di Lire 1.008. (ACSA, Leva e Truppa VIII, 8
maggio 1920. Elenco mutilati e invalidi di guerra).
L‘UNIONE SARDA, 9 luglio 1916. Da S.Antioco: ―Una patriottica dimostrazione in onore d‘un
glorioso ferito‖
FARRIS Aurelio 02/10/1881 nato a Carloforte e sposato con Mercede Susini, sorella del poeta
Stefano Susini e seconda moglie di Dottor Mario Eustachi. (Esercito)
Già militare di leva nella Marina, verrà richiamato il 7 febbraio 1916 nel 322° Btg. della M.T.. Il 3
gennaio 1917 è a Napoli nel reparto autonomo del 31° Rgt. ―Pinerolo‖ dove verrà comandato presso
la Società Partenopea come operaio.
LAI PERDISCI Efisio 10/02/1881 (Esercito) di Salvatore e Orrù Caterina
Già militare di leva nella Marina, verrà richiamato alle armi il 30 dicembre 1916, verrà arruolato nel
deposito del 51° Rgt. della brigata ―Alpi‖ e assegnato alla 3a Compagnia presso Città di Castello
(Perugia). Il 24 aprile 1917 giungerà in territorio in stato di guerra nel 219° Rgt. ―Sele‖, vi rimarrà
sino all'ottobre del '17 e inviato in licenza illimitata.
LA NOCE Michele 26/08/1881 di Nunzio e Pes Caterina (Esercito)
Dopo la leva nel 3° Genio Telegrafisti nel 1903, verrà richiamato il 17 dicembre 1915 per
mobilitazione e arruolato a Firenze nel deposito principale del 3° Genio. Il 26 maggio 1916 giunge
in territorio in stato di guerra e assegnato alla 36a Compagnia Telegrafisti. Il 20 luglio 1916 viene
ricoverato nell'ospedale da campo N°20 di Cittadella (Padova) e dopo alcuni giorni trasferito
all'ospedale di Abano (Padova); il 7 agosto 1916 viene inviato in convalescenza per 60 gg. per una
broncopolmonite. Rientrerà in territorio in stato di guerra l'8 ottobre 1916 nella 52a Compagnia
Telegrafisti. Il 2 gennaio 1917 viene ricoverato all'ospedale da campo N° 220 e trasferito a quello di
Udine e inviato in licenza straordinaria di 40 gg. Rientrerà al corpo il 1° marzo 1917. Il 25
novembre 1917, accusando frequenti malesseri e male agli occhi, viene ricoverato nuovamente
nell'ospedale da campo N°20; sottoposto a rassegna per bronco olveolite e acipite dall'ospedale
militare di Cagliari, verrà inviato in licenza straordinaria di 1 anno. Rientrerà al corpo il 18
dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata.
È un fatto che il La Noce passò più tempo in convalescenza che al fronte. Non sappiamo se tali
malesseri fossero veri o presunti tali, certo è che al termine del conflitto, il 23 aprile 1920, la
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Tenenza dei RR.CC. di P. Monforte (Milano) stila un rapporto informativo sul soldato La Noce
Michele: ―Il soldato La Noce Michele passo dalla Fanteria alle dipendenze della 36a Comp.
Telegrafisti verso la fine del 1917 e vi rimase fino alla fine di marzo del 1918, data in cui la
Compagnia lasciò l‘Altipiano di Asiago per trasferirsi al Piave. Durante la permanenza alla 36a
Comp. Telegrafisti, fu adibito al servizio dei colombi viaggiatori, dislocato al posto di internamento
di Monte Lemerle presso il Comando di un Reggimento di Linea. Ripetute volte ebbe a lagnarsi di
malessere che l‘affliggeva agli occhi, ma non tale però da farlo esonerare dal servizio cui era
preposto, per nulla gravoso. Le condizioni igieniche del Reparto presso il quale il militare passava
parte del servizio erano ottime; al posto di internamento, quelle consuete di un Reggimento di
Linea‖.
Qualche mese più tardi, il 16 settembre, su richiesta del deposito del 4° Rgt. Genio Zappatori e
Telegrafisti di Corpo d‘Armata, anche il Comando del 4° Battaglione Genio Telegrafisti redige un
rapporto informativo relativo al periodo in cui il La Noce prestava servizio nella 52a Comp.
Telegrafisti. Tale rapporto viene redatto dal Capitano Paladino, comandante della 52 a Comp.
Telegrafisti e che ebbe sotto i suoi ordini proprio il La Noce. ―Allo scrivente non consta se all‘atto
dell‘arruolamento o antecedentemente, il La Noce sia stato riconosciuto affetto da qualche
malattia.
Lo scrivente non è in grado di affermare se detto militare accusasse di frequente malesseri di sorta,
all‘uopo sarà opportuno consultare i documenti dell‘ex 52a Comp. Telegrafisti. Il La Noce rimase
alle dipendenze del sottoscritto dal luglio al dicembre 1917. Data la località ove il militare suddetto
venne dislocato (Villa Gianazzai) non è da ritenersi sia stato sottoposto a disagi, quantunque molto
si richiese a tutti i militari della compagnia, specie nell‘azione dell‘agosto 1917 (11a battaglia
dell‘Isonzo). La 52a Comp. Telegrafisti dislocata nella zona della Bainsizza, disimpegnava in 1a
linea il servizio telefonico d‘artiglieria del 2° Corpo d‘Armata. Le condizioni igieniche degli
alloggiamenti del reparto e lo stato sanitario della truppa era buona‖.
MANNAI Sebastiano 25/11/1881 di Emanuele e Salis Maria Chiara. Fratello di Antioco 1888 e
Salvatore 1884. (Esercito)
Richiamato alle armi l'8 febbraio 1916 e presentatosi il 12 giugno 1916 perché residente a Tunisi,
verrà arruolato nel 316° Btg. della M.T.. Il 12 luglio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 54° Btg. M.T. di Brescia. Il 13 settembre 1916 è nell'88° Rgt. della brigata ―Friuli‖.
L'11 ottobre 1916 è nel 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al 18 febbraio 1917. Il 6 febbraio 1918 è nel 1°
Rgt. (Granatieri di Sardegna?) e assegnato alla 1750a Compagnia Mitraglieri. Lascerà la zona di
guerra il 21 dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata.
MARROCCU Antioco 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina. Gemello di Antonio. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 1902-04 nella Brigata di Artiglieria da Costa a La Maddalena, verrà
richiamato per mobilitazione il 13 maggio 1915 e arruolato al La Maddalena nel deposito di
Artiglieria da Costa. Il 28 febbraio 1916 passa alla 140a Centuria della M.T. in territorio in stato di
guerra. L'8 marzo 1917 viene trasferito al 4° Rgt. ―Piemonte‖ e assegnato al 7° Btg. Qui, nel
deposito del 4° Rgt. (Catania), verrà nuovamente trasferito passando alla 12a Compagnia del 146°
Rgt. di fanteria ―Catania‖ costituito il 20 gennaio 1915 proprio nel deposito del 4° Rgt. ―Piemonte‖.
Il 15 giugno 1917 lascia la zona di guerra per ferita alla coscia sinistra riportata in combattimento
sulla ―Baita dell'Aia‖ sul Monte Ortigara da pallottola di Shrapnel; verrà ricoverato nell'ospedale da
campo n°53 e dopo la convalescenza lasciato in licenza illimitata per postumi da ferita.
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MARROCCU Antonio 07/07/1881 di Antioco e Lepori Caterina. Gemello di Antioco. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri, il 20 febbraio
1916 viene assegnato alla 140a Centuria della 321a Compagnia M.T. del 1° Rgt. Genio. Il 14
maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra con la 140a Centuria. Si congederà il 1° gennaio
1917 nel Distretto Militare di Cagliari.
MASSA Francesco 19/08/1881 di Raffaele e Brai Giuliana. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916 verrà arruolato nel 322° Btg. M.T. e assegnato alla
233a Centuria. Il 1° maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 2 novembre del 1917 è nel
243° Rgt. di fanteria ―Cosenza‖. Il 29 gennaio 1918 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖. Verrà
inviato in licenza illimitata il 13 novembre 1918.
MATZEDDA Salvatore Emanuele Sebastiano noto Daniele 21/01/1881 di Salvatore e Serra
Paolina. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri
nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 14 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152°
Rgt. ―Sassari‖. L'8 luglio 1917 è nel 4° Rgt. ―Piemonte‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Il 28
ottobre 1917 viene catturato nel fatto d'arme di Caporetto. Il 21 aprile 1918 viene dichiarato morto
per esaurimento nell'ospedale da campo di Marchtrenk (a circa 25 chilometri da Linz Alta Austria,
settore nord occidentale). Verrà sepolto nel cimitero dei prigionieri di guerra al n°1070.
MEREU Salvatore Domenico 22/03/1881 di Giovanni e Pau Emanuela (Esercito N°6803)
Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il
1° marzo 1916 viene assegnato alla 141a Centuria del Distretto Militare di Cagliari. Il 4 marzo 1916
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 1° Rgt. Genio sino al congedo, il 5 gennaio
1919.
PALA Giuseppe noto Peppino 06/10/1881 di Giovanni e Pillisio Luigina (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 30 dicembre 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45°
Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 15 aprile 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al
152° ―Sassari‖. Dopo un mese, l'8 maggio 1917 lascia la zona di guerra per malattia. Dopo la
convalescenza rientrerà al deposito di Ozieri il 14 luglio1917. Il 10 settembre è nuovamente nella
penisola a Brescia nel deposito Mitraglieri Fiat. Il 6 novembre 1917 è in territorio in stato di guerra
con la 1466a Compagnia Mitraglieri. Lascerà la zona di guerra il 25 dicembre 1918 per congedo.
PAU Antioco 02/03/1881 di Antioco e Salidu Chiara (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 15 dicembre 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato alla
140a Centuria della M.T.. Il 25 dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra.
Il 15 novembre 1916 viene assegnato al 74° Rgt. di fanteria ―Lombardia‖ sino al congedo il 22
dicembre 1919.
PISANO Salvatore 02/02/1881 di Giuseppe e Pittoni Peppina. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 12 giugno 1916. L'8 gennaio 1916 giunge in territorio in stato di
guerra. Il 26 agosto 1916 viene ricoverato nella sezione sanitaria del seminario di Cividale del
Friuli. Il 1° novembre 1916 sarà riformato.
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RUVIOLI Arnaldo Giuseppe 22/01/1881 di Carlo e Diana Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi l'8 febbraio 1916, si presenterà spontaneamente in territorio in stato di guerra il
29 dicembre 1917 nel 38° Reparto di fanteria. Si congederà il 30 dicembre 1918.
SCANO Antioco Giuseppe 02/07/1881 di Antioca e Casu Filomena. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e
assegnato alla 140a Centuria della 321a Compagnia della M.T. del 1° Rgt. Genio. Il 14 maggio 1916
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato prima al 28° Rgt. della brigata ―Pavia‖ e in seguito
al 152° Rgt. ―Sassari‖ nella 9a Compagnia bis. Si congederà il 17 luglio 1918.
SITZIA Demetrio 30/01/1881 di Antonio e Demurtas Maria Carmine. (Esercito)
Già riformato alla leva, verrà richiamato il 30 dicembre 1916, e arruolato nel deposito di fanteria del
45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 29 marzo 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla
321a Compagnia Boscaioli del 1° Rgt. Genio. Si congederà il 21 dicembre 1918.
TRULLU Salvatore Emanuele 20/01/1881 di Giuseppe e Manca Giovanna (Esercito)
Richiamato alle armi il 7 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e
assegnato alla 140a Centuria M.T. della 321a Compagnia del 1° Genio. Il 14 maggio 1916 giunge in
territorio in stato di guerra con la 140a Centuria. Il 1° dicembre 1917 è nella 1059a Centuria del
Distretto Militare di Gaeta. Il 17 febbraio 1918 è nella 6a Compagnia Lavoratori del Distretto
Militare di Cuneo.
Il 4 novembre 1919 verrà inviato in licenza illimitata.
VERONESI Giacomo 05/11/1881 di Ulisse e Ferrieri Elena, nato a Conselice (Ravenna).
(Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 1° settembre 1915 nella 6a Compagnia di Sanità presso il Distretto
Militare di Bologna. Il 5 giugno 1916 consegue la nomina a Caporale. Il 14 maggio 1917 viene
trasferito all'11a Compagnia di Sanità e assegnato alla 22a Sezione del 26° Reparto Someggiato.
Il 15 ottobre 1918 è nel 3° Rgt. di Artiglieria da Campagna nella 3a Compagnia Automobilisti. Si
congederà il 18 dicembre 1918.
Classe 1882
AGUS Giovanni Salvatore noto Emanuele 30/12/1882 di Vincenzo e Bullegas Grazia (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 26 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri
nel 45° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 12 novembre 1915 viene assegnato al 151° Rgt. dalla Brigata
―Sassari‖ e trasferito in territorio in stato di guerra. Il 22 luglio 1917 viene catturato alla Bainsizza e
condotto prigioniero nel campo di concentramento di Kleinmunchen (Linz, Alta Austria, settore
nord occidentale). Morirà dopo un anno di prigionia il 16 luglio 1918 per edema polmonare. Verrà
sepolto nel cimitero militare del campo il 18 luglio 1918 (Croce 111- Tomba 4720 - 141).
ARRUS Antonio 08/05/1882 di Giovanni e Spina Chiara. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 e arruolato nel deposito di
fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 17 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra
e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 21 dicembre lascia la zona di guerra per motivi di salute.
Rientrerà in servizio il 5 febbraio 1917 nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri e assegnato alla 94 a
Compagnia Presidiaria. Durante questo periodo fu comandato come operaio militarizzato presso la
miniera di Bacu Abis (ACSA, Leva e truppa). Dopo circa un anno, il 17 dicembre 1917 viene
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trasferito nella penisola col 45° Rgt. della brigata ―Reggio‖. Il 3 gennaio 1918 rientra nella Brigata
―Sassari‖, prima nel 152° Rgt. e il 3 febbraio nel 151°. Il 1° giugno si trova in luogo di cura. Dopo
la guerra il 15 novembre 1918 viene trasferito al 63° Rgt. di fanteria di Marcia ―Cagliari‖. Lascerà
la zona di guerra il 31 dicembre 1918 e inviato in licenza illimitata.
CABRAS Giovanni 07/11/1882 di Salvatore e Matta Antioca. (Esercito)
Dopo la leva nel 19° Rgt. nel 1903-1904, verrà richiamato per mobilitazione il 29 ottobre 1915 e
arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Al momento del trasferimento
nella penisola, viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 25 novembre 1915 è in territorio in stato di
guerra e assegnato alla 1a Sezione Mitragliatrici Pistola del 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30 agosto 1917
nel corso dei combattimenti sull'Altopiano della Bainsizza a quota 878, verrà ferito al piede destro
da una scheggia di granata e curato presso il corpo. Il 30 ottobre 1917 viene catturato dal nemico.
Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio 1919 nel campo di affluenza di Pistoia. Il 20 gennaio 1919
verrà inviato in licenza illimitata.
CADDEO Francesco 09/09/1882 di Francesco e Lusci Giuseppa. (Esercito N°12600bis)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato il 23 luglio nel deposito del 16° Rgt. di fanteria
―Savona‖ e assegnato alla 4a Compagnia. L'11 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata.
Decorato di Medaglia Ricordo della Campagna d'Africa.
CANÈ Giovanni 24/06/1882 di Antioco e Sanna Anna. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 16° Rgt. di fanteria ―Savona‖ e
assegnato alla 4a Compagnia. Il 12 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 218° Rgt.
della brigata ―Volturno‖ (costituita nel marzo 1916 nel deposito della brigata ―Savona‖). Lascerà la
zona di guerra per motivi di salute il 2 marzo 1917 e si congederà il 28 dicembre 1918.
CARBONI Efisio noto Antioco Luigi 03/04/1882 di Giovanni e Massa Felicita. (Esercito)
Dopo la leva nel 1903-1905 presso il 20° Rgt., verrà richiamato per mobilitazione il 25 ottobre 1915
nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. Il giorno successivo, 26 ottobre, viene trasferito in
territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra per ferite il
29 novembre 1915. Dopo la convalescenza rientrerà in deposito a Ozieri il 28 febbraio 1916. Il 13
gennaio 1917 viene assegnato alla 94a Compagnia Presidiaria e il 17 rientra in territorio in stato di
guerra. Il 25 settembre 1917 è in licenza agricola. Il 23 maggio 1918 rientra al deposito di Ozieri. Il
27 novembre 1918 è Caporale. Verrà dispensato dal servizio il 24 novembre 1918.
DIANA Francesco Giuseppe 09/12/1882 di Disma e Valdes Eugenia. (Esercito)
Richiamato il 18 luglio 1916 a Torino nel deposito del 31° Rgt. di fanteria ―Siena‖, verrà mobilitato
con lo stesso reggimento, e l'8 ottobre trasferito al 218° Rgt. della brigata ―Volturno‖ e mobilitato
nell'82a Compagnia. L'8 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Partirà dalla zona
d'operazioni il 23 gennaio dopo pochi giorni (forse per ferita?). Il 25 febbraio1917 rientra nel
deposito del 15° Rgt. di fanteria ―Savona‖. Il 25 luglio è nel deposito del 31° Rgt. ―Siena‖ e il 28
dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
LODDO Fedele 05/11/1882 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt.
―Reggio‖ e assegnato alla 13a Compagnia. Il 7 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 1° Rgt. ―Granatieri di Sardegna‖. L'11 settembre 1918 viene trasferito al 66° Rgt. di
Marcia ―Valtellina‖; il 25 ottobre 1918 è nel 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖ e assegnato al 7°
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Battaglione. Il 16 gennaio 1919 lascerà la zona di guerra e verrà inviato in licenza illimitata.
Decorato di Croce al Merito di Guerra e con brevetto n°10024. (ACSA, Leva e Truppa, fascicolo
10/42, 27 aprile 1923)
LONGU Francesco 28/08/1882 di Antioco e Gallus Maria Chiara. (Guardia di Finanza)
Arruolato nella Guardia di Finanza il 4 gennaio 1901 in ferma quinquennale., Il 1° luglio 1901 verrà
trasferito al Circolo di Messina; il 1° agosto 1904 presta servizio a Sassari. Si congederà il 10
settembre 1905.
Il 4 gennaio 1906 viene riammesso in ferma triennale nel Circolo di Roma. Il 15 ottobre 1910 viene
trasferito nella Compagnia di Aosta e assegnato al confine con la Brigata ―Val Polline‖. Il 1° aprile
1912 è nella Legione di Milano nella Compagnia di Como al confine presso la Brigata ―Mulini‖. In
seguito verrà trasferito alla Compagnia di Cernobbio al confine con la Brigata ―Brugeda‖. Il 1°
giugno 1914 è nella Legione Territoriale di Genova e assegnato alla Compagnia di Savona e in
seguito a Ventimiglia presso il confine. Il 17 maggio 1916 rientra a Savona e assegnato alla Brigata
di Arenzano. Il 1° maggio 1917 è nella Legione Territoriale di Torino e assegnato alla Brigata di
Cuneo al confine. Il 1° marzo 1919 è nella Brigata di Saluzzo sempre al confine sino al congedo
avvenuto il 15 ottobre 1927.
LONGU Salvatore 21/11/1882 di Vincenzo e Nocco Francesca. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri.
Giungerà in territorio in stato di guerra il 20 ottobre 1916 e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Morirà
nell'ospedaletto da campo n° 97 il 28 settembre 1917.
MANCA Luigi Carlo Vittorio 15/06/1882 di Giovanni e Balloccu Cristina. (Esercito)
Richiamato alle armi il 15 luglio 1916 sarà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30
maggio 1917 è nel 4° Rgt. ―Piemonte‖ in territorio in stato di guerra. Il 4 agosto 1917 lascerà la
zona di guerra per malattia e il 18 febbraio 1918 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
MARTIS Emanuele Salvatore Antonio 21/09/1882 di Salvatore e Uras Giuseppe. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916, sarà arruolato a Gaeta nel deposito del 16° Rgt.
―Savona‖ e assegnato alla 4a Compagnia. Il 13 novembre 1916 col 16° Rgt. ―Savona‖ viene
trasferito in Eritrea, zona di guerra. Il 5 agosto 1918 viene trasferito in Cirenaica, in Libia. Verrà
rimpatriato per malattia il 4 novembre 1918 a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. ―Savona‖, e il 28
dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
MATZEU Giuseppe Luigi 23/09/1882 di Salvatore e Pau Maria. (Esercito)
Già riformato, sarà richiamato il 16 luglio 1916 e arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri presso
il 45° Rgt. ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 17 ottobre 1916 e assegnato al 152°
Rgt. ―Sassari‖. Il 10 giugno 1917 lascia la zona di guerra per ferita. Il 19 agosto 1917 rientra nel
deposito del 45° Rgt. a Ozieri. Rientrerà in zona d'operazioni il 10 settembre 1917 presso il reparto
mitraglieri Fiat. Il 30 ottobre 1917 è nel deposito del 152° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra
il 4 novembre 1918 e il 28 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata.
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MEDDA Giovanni 08/01/1882 di Antonio e Cabras Antioca. (Esercito)
Già riformato, sarà richiamato il 7 novembre 1917. Il 1° dicembre è nel deposito del 60° Rgt. di
fanteria ―Calabria‖. Il 5 gennaio 1918 è nel 19° Rgt. ―Brescia‖ e il 13 febbraio 1918 giunge in
territorio in stato di guerra nel 79° Rgt. ―Roma‖. Il 17 maggio 1918 è nel 26° Rgt. ―Bergamo‖; il 19
giugno 1918 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra il 13 gennaio 1919 per congedo.
MEI Antioco 22/09/1882 di Antonio e Cossu Giovanna. (Carabinieri)
Volontario nell'Arma dei Carabinieri sarà arruolato il 7 settembre 1901 nella Legione Territoriale di
Cagliari in ferma triennale. Dopo aver prestato servizio a Silanus (1902), quartiere Castello
(Cagliari 1905) e Lula (1906), il 31 ottobre 1906 verrà trasferito alla Legione di Milano sino al
congedo avvenuto il 31 ottobre 1909. Richiamato per mobilitazione il 7 maggio 1915 presso la
Legione Territoriale di Milano, verrà assegnato alla Compagnia di Lodi. Il 7 dicembre 1917 è in
territorio in stato di guerra. Il 10 gennaio 1918 è nella Compagnia di Gallarate. Il 17 marzo 1918 è
disperso nell'affondamento del ―Tripoli‖ silurato nel Mar Tirreno.
MUSU Giovanni Antonio 30/09/1882 di Giovanni e Salidu Giuliana. (Esercito N°13788)
Chiamato alle armi il 25 marzo 1903, sarà arruolato il 3 aprile nel deposito dell'89° Rgt. di fanteria
―Salerno‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Il 5 settembre 1903 viene mobilitato per l'Estremo
Oriente e dal porto di Napoli con la 2a Compagnia del Reparto Misto viene destinato al Deposito
truppe dislocate in Cina. Verrà rimpatriato il 31 maggio 1905 e congedato il 4 giugno 1905 nel
deposito di fanteria a Ozieri. Sarà autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa col motto
―Cina‖ per la Campagna dell'Estremo Oriente nel 1904.
Richiamato il 25 ottobre 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri...... Ruolo Matricolare
incompleto.
PINNA Francesco 06/01/1882 di Damiano e Serci Giuliana. (Esercito)
Dopo la leva in Marina, sarà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato il 10 ottobre 1916 nel
deposito del 39° Rgt. di fanteria ―Bologna‖. Il 13 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di
guerra con la 5a Compagnia del 39° mobilitato. Lascerà la zona di guerra il 12 luglio 1917 per
motivi di salute. Dopo una licenza straordinaria di 6 mesi verrà riformato.
SITZIU Gavino Antioco 08/09/1882 di Salvatore e Vacca Francesca. (Esercito)
Richiamato alle armi il 15 luglio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖.
Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° novembre 1916 presso il 255° Rgt. di fanteria
―Veneto‖. Il 26 agosto 1917 rientra in deposito. Il 15 giugno 1918 è nuovamente in territorio in
stato di guerra nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 28 dicembre 1918 è in licenza illimitata.
SULAS Salvatore 31/05/1882 di Giuseppe e Aresu Rosa. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ nel 1904-05 col grado di Caporal Maggiore
di Contabilità, sarà richiamato per mobilitazione il 24 ottobre 1915 nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ a Ozieri e assegnato alla 109a Compagnia Presidiaria. Il 22 maggio 1917 è nel 4° Btg. a
Oristano. L'11 settembre 1918 dopo aver conseguito il grado di sergente, rientra nel deposito del
45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri e trasferito in zona di guerra. Lascerà la zona d'operazioni il 10
novembre 1918 per motivi di salute e ricoverato all'ospedale di Cuneo. Si congederà il 20 marzo
1919.
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VACCA Antioco 23/01/1882 di Francesco e Matta Giuliana, nato a Carloforte.
Deceduto il 16 gennaio 1905 sul brigantino della Marina Mercantile partito da Sunderland
(Inghilterra) con un carico di carbone destinato al porto di Montevideo (Uruguay), naufragò nei
paraggi dell'isola di Sonda (ORK Ney Island) con la perdita di tutto l'equipaggio.
Classe 1883
BARDI Luigi 06/03/1883 di Luigi e Trullu Anna (Esercito N°17582)
Richiamato alle armi il 3 settembre 1915, verrà arruolato nel deposito del 40° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il
24 febbraio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 14° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il 14
maggio 1918 presta servizio nel Quartier Generale della 69a Divisione di fanteria. Il 19 dicembre
1918 lascia il territorio in stato di guerra e viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
CALABRÒ Efisio Giovanni Luigi 19/06/1883 di Giuseppe e Camboni Giuseppa. (Esercito)
Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato il 7 febbraio 1916 nel 316° Battaglione della
M.T.. L'8 marzo 1917 è a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 1° maggio 1917 giunge in
territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato alla 6a Compagnia di marcia. Il 10
ottobre del '17 è Caporale. Il 23 dicembre 1917 viene ricoverato nell'Ospedale di Firenze, perché
ferito gravemente agli occhi dall‘esplosione di una bomba a mano nemica nei fatti d‘arme del
Monte Grappa. L'11 agosto 1918 viene inviato in convalescenza in attesa di riforma.
CAPPAI Raffaele 07/11/1883 di Antioco e Brugattu Antioca (Esercito N°14606 bis)
Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel Deposito del 63° Rgt. di fanteria
―Cagliari‖. Il 1° novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel deposito dell'86° Rgt. di
fanteria ―Verona‖. Il 15 giugno 1917 è nella 90a Compagnia Presidiaria. Il 28 dicembre 1918 verrà
inviato in licenza illimitata.
CONGIU Antonio Giuseppe Antioco 05/12/1883 di Francesco e Basciu Maria Chiara. (Esercito)
Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. di fanteria
―Reggio‖ a Ozieri. ........ verrà assegnato all'11a Compagnia del 232° Rgt. ―Avellino‖ presso la 3°
Divisione. .........nel 79° Rgt. della Brigata ―Roma‖. ..........giungerà in territorio in stato di guerra.
.........Partito da territorio in stato di guerra (Rikroka-Bainsizza).........Giunto in territorio in stato di
guerra........Partito in territorio in stato di guerra. Il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza
illimitata.
DESSÌ Antonio 25/09/1883 di Emanuele e Milia Giuseppa (Esercito N°15401)
Chiamato alle armi il 24 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria del 46° Rgt. a Ozieri.
Pochi giorni dopo verrà trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖
Morirà sul Carso il 29 novembre 1915 per ferite riportate in combattimento.
DIANA Nicolò 06/07/1883 di Francesco e Salis Giuseppa (Esercito N°9360)
Richiamato alle armi il 15 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri. Il 15
settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 giugno 1917 è
nel 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 22 dicembre 1917 parte dal territorio in stato di guerra e comandato a
lavorare presso la società SIRME nella Miniera di Mercureddu (Calasetta). Si congederà il 28
dicembre 1918.
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FARCI Paolo Giovanni 26/02/1883 di Antonio e Cannas Lucia (Esercito N°16404)
Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato alle armi il 7 febbraio 1916 e assegnato al 316°
Btg. della M.T.. Nello stesso mese di febbraio del 1916 giunge in territorio di stato di guerra e
assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 4 novembre 1918 lascerà la zona di guerra e il 28 dicembre 1918
si congeda nel deposito di fanteria di Ozieri.
FONTANA Cesare Anselmo Efisio 21/02/1883 di Ignazio e Farci Giuseppina. Fratello di Vittorio,
1879. (Marina N°16573)
Chiamato al servizio di leva l'8 febbraio 1904, per la ferma di 4 anni nella Regia Marina. Si
congederà il 1° settembre 1908 col grado di Sottonocchiere. Il 4 novembre 1912 è destinato a
prestare servizio alla Base Navale di Stampalia (isola del Dodecaneso, passata sotto il dominio
italiano in seguito alla guerra italo-turca 1911-12). Il 25 novembre 1916 presta servizio nella Base
Navale di Vallona in Albania. L'8 dicembre 1916 è nella Regia Nave ―Napoli‖. Si congederà il 23
aprile 1919.
LEPORI Antonio 20/04/1883 di Antonio e Lucia Grazia (Esercito N°15398)
Richiamato alle armi il 24 ottobre 1915, verrà arruolato nel deposito del 46° Rgt. di Cagliari. Il 21
dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° ―Sassari‖. Il 18 gennaio
1919 lascia la zona di guerra e inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
LOCCI Giovanni 22/10/1883 di Luigi e Maccioni Anna (Esercito N°14604bis)
Già riformato alla leva, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito del 45°
Rgt. a Ozieri. ........ verrà assegnato all'11a Compagnia del 232° Rgt. di fanteria ―Avellino‖
inquadrato nella 3a Divisione di fanteria. .........nel 79° Rgt. della Brigata ―Roma‖. ..........giungerà in
territorio in stato di guerra (Monte Circeo). .........Partito da territorio in stato di guerra (RikrokaBainsizza).........Giunto in territorio in stato di guerra (Bainsizza)........Partito in territorio in stato di
guerra. Il 28 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
N.B. Particolare curioso: il suo foglio matricolare è identico a quello di Congiu Antonio
(05/12/1883). E non sarà l‘unico caso.
LUSCI Salvatore Emanuele 27/10/1883 di Antioco e Massidda Giuliana (Esercito N°15842bis)
Richiamato alle armi il 7 novembre 1917, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. della Brigata
―Calabria‖. Il 6 ottobre 1918 è nel 25° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖. Il 7 dicembre 1918 è nel
Battaglione Complementare della Brigata ―Bergamo‖. Il 26 dicembre 1918 lascia la zona di guerra
e il 9 gennaio 1919 si congedo nel deposito di Ozieri.
NOCCO Emilio 10/04/1883 di Emilio e Nocco Giuseppa (Esercito N°20066)
(Nato a Giba, frazione di Villarios-Masainas; Sposato con Mura Rosa Fedela). Chiamato alle armi il
23 novembre 1905, verrà arruolato nel 24° Rgt. di fanteria ―Como‖ e congedato il 20 ottobre 1906
nel deposito di fanteria di Ozieri. Richiamato per mobilitazione il 2 agosto 1915 nel deposito del
46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ e assegnato alla Milizia Mobile. Giungerà in territorio in stato di
guerra col 151° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Morirà sul Carso il 13 novembre 1915.
ORLANDO Emilio 10/02/1883 di Andrea e Ennas Giovanna (Esercito N°9226)
Richiamato alle armi il 16 luglio 1916 per mobilitazione, il 26 verrà trasferito nella penisola nel
deposito del 31° Rgt. di fanteria ―Siena‖. Il 26 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra
col 31° Rgt. mobilitato. Il 3 gennaio 1919 lascia la zona di guerra e viene inviato in licenza
illimitata.
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PAGLIETTI Francesco Gregorio Raffaele 04/10/1883 di Efisio e Porcu Raffaella (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Firenze nel deposito del 3° Rgt. Genio
Telegrafisti. Il 17 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 46 a Compagnia
del genio. Lascerà la zona d'operazioni il 4 novembre 1918 e il 5 marzo 1919 è inviato in licenza
illimitata.
PINNA Giovanni Emanuele Salvatore 15/07/1883 di Giuseppe e Fenu Emanuela (Esercito
N°16403)
Richiamato alle armi il 7 febbraio 1916, verrà assegnato al 316° Btg. della M.T.. L'8 marzo 1917 è
nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 21 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
PUSCEDDU Giuseppino 06/07/1883 di Salvatore e Piria Peppina (Esercito N°14603bis)
Già riformato, verrà richiamato il 4 marzo 1918 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 15
maggio 1918 è a Torino nella Compagnia Mitraglieri ―S.Etienne‖. Il 31 ottobre del '18 giunge in
territorio in stato di guerra nell'281° Rgt. di fanteria ―Foggia‖ . Il 27 dicembre 1918 lascia la zona di
guerra e inviato in licenza illimitata.
SCHIRRU Nicolino 12/02/1883 di Francesco e Agus Raffaela. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito del 45°
Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Il 25 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al
152° Rgt. ―Sassari‖. Il 5 luglio 1917 viene trasferito alla 673a Compagnia Mitraglieri Fiat dell'85°
Rgt. di fanteria ―Verona‖. Il 23 novembre 1917 viene catturato nei combattimenti di Monte Fior.
Morirà in prigionia di tisi polmonare il 16 luglio 1918 nell'ospedale del campo di concentramento di
jindrichovice (Repubblica Ceca).
Classe 1884
BALIA Antioco Luigi 10/01/1884 di Salvatore e Caddeo Carmela. (Esercito)
Servizio di leva nel 1905 a Caserta presso il 10° Rgt. di Artiglieria. Si congeda col grado di
Caporale.
Richiamato il 24 maggio 1915 nel 1° Gruppo del 46° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 6 giugno
1915 giunge in territorio in stato di guerra col 46° Rgt. Artiglieria. Il 15 aprile 1916 è Caporal
Maggiore. Il 7 giugno del 1917 lascia la zona di guerra per la formazione di nuovi reparti, e il 10
giugno è nel 10° Rgt. di Artiglieria. Il 2 agosto 1917 viene trasferito al 55° Rgt. di Artiglieria e il 4
rientra in territorio in stato di guerra. Il 18 dicembre 1917 è nel 10° Rgt. di Artiglieria, sino al 28
dicembre 1918 quando verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
BASCIU Antonio 11/09/1884 di Antonio e Lusci Giuseppa. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 26 febbraio 1916, verrà arruolato a La Spezia nel 2° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 4a Compagnia. Il 23 ottobre 1917 lascia la zona di
operazioni per essere trasferito al 33° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Rientrerà in zona di guerra il
30 gennaio 1918. Il 27 maggio del '18 rientra nel deposito reggimentale; il 2 giugno è nel Reparto di
Artiglieria Contraerei e il 30 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
BASCIU Efisio 26/06/1884 di Antioco Luigi e Peis Carmela. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 e arruolato a Roma nel deposito
del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 10 ottobre del '16 è nel 14° Rgt. di Artiglieria; il 20
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gennaio 1917 nel 47° Artiglieria. Giungerà in territorio in stato di guerra il 14 marzo del '17 e
assegnato all'8a Batteria. lascerà la zona di guerra il 20 giugno 1918 e il 28 dicembre 1918 verrà
inviato in licenza illimitata dal deposito del 14° Rgt. Artiglieria.
BULLEGAS Giuseppe 14/01/1884 di Giuseppe e Mura Rita. (Esercito)
Residente a Bona in Algeria, verrà richiamato il 9 giugno 1915 nel Plotone Autonomo di
Sussistenza della Divisione Militare di Cagliari. Il 31 gennaio 1917 è nel Deposito dell'81° Rgt. di
fanteria ―Torino‖ mobilitato. Il 28 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
CAREDDA Antonio 27/06/1884 di Antonio e Perdisci Giuliana. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ a
Ozieri e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 12 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra.
Il 16 dicembre 1917 è nel 207° Rgt. di fanteria ―Taro‖. Il 20 giugno 1918 rientra nel 151° Rgt.
―Sassari‖. Il 24 novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra e il 24 gennaio 1919 verrà
inviato in licenza illimitata.
LA NOCE Nicolino 06/08/1884 di Nunzio e Pes Caterina (Esercito N°10974)
Già riformato, verrà richiamato alle armi il 26 febbraio 1916 e arruolato l'11 marzo a Roma nel
deposito del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 2 giugno 1916 viene trasferito al 51° Rgt. e
assegnato alla 5a Batteria. l'8 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra......(Incompleto).....
LUSCI Giuseppe Antioco noto Peppino 26/07/1884 di Giovanni Antioco e Diana Maria Luigia.
(Esercito)
Nonostante fosse affetto da tracoma venne richiamato ugualmente il 12 agosto 1918 e arruolato nel
deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖ a Viterbo. Morirà il 16 novembre 1918 nell'ospedale
militare di riserva di Viterbo.
LUSCI Peppino 18/06/1884 di Luigi e Mereu Domenica. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 2 settembre 1915, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt.
di fanteria ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° novembre 1915. Lascerà la zona
d'operazioni il 22 febbraio 1917 per motivi di salute, e il 24 marzo 1917 verrà riformato
dall'ospedale militare di Verona.
MANNAI Salvatore Giovanni 21/05/1884 di Emanuele e Salis Maria Chiara. Fratello di Antioco
1888 e Sebastiano 1884. (Esercito)
Dopo la leva nel 1905 presso il 24° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖, verrà richiamato per mobilitazione
il 2 agosto 1915 nel deposito de 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 10 agosto 1915 giunge in territorio in
stato di guerra e viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 22 dicembre 1915 lascerà il fronte per
una ferita di arma da fuoco perforante alla spalla destra e al calcagno sinistro. Verrà ricoverato
all'ospedale militare di Firenze. Rientrerà il 15 marzo 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖. Rientrerà in zona di guerra col 46° Rgt. della stessa brigata ―Reggio‖. L'11 novembre
1917 viene catturato a Belluno. Rientrerà dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 10 gennaio 1919
rientra nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri dove verrà inviato in licenza illimitata.
MARIANNI Giovanni Antioco 10/06/1884 di Salvatore e Marroccu Francesca. (Esercito)
Richiamato alle armi il 25 febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Battaglione
Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
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assegnato al reparto mitraglieri Fiat. Il 24 ottobre 1917 viene catturato alla Bainsizza. Rientrerà
dalla prigionia il 1° gennaio 1919 e il 3 febbraio viene inviato in licenza illimitata dal deposito del
45° Reggimento a Ozieri.
MARIANI Emanuele Salvatore 07/05/1884 di Giuseppe e Sulas Francesca. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 39° Rgt. di fanteria ―Bologna‖ e
assegnato all'11a Compagnia. Il 15 settembre 1916 giugno in territorio in stato di guerra e assegnato
alla 5a Compagnia del 256° Rgt. di fanteria ―Veneto‖. Il 25 luglio 1917 è Caporale; il 1° aprile 1918
è Caporal Maggiore e il 1° luglio 1918 viene nominato Sergente. Lascerà la zona di guerra il 4
novembre 1918 e il successivo 25 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
MARROCU Nicolò Giuseppe 08/02/1884 di Antioco e Lepori Caterina. (Esercito)
Dopo la leva nel 1905 presso la Brigata di Artiglieria da Costa a La Maddalena, verrà richiamato il
17 agosto 1915 presso il distaccamento del 3° Rgt. di Artiglieria da fortezza di La Maddalena. Il 25
marzo 1916 parte per la penisola per la formazioni di nuovi reparti. Giungerà in territorio in stato di
guerra l'8 maggio 1917 e assegnato al 7° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, combatterà sul Piave nella
249a Batteria Cannoni Prolungati. Il 10 dicembre 1918 verrà inviato in licenza illimitata.
MASSA Antonio 22/10/1884 di Antioco Ignazio e Basciu Maria. (Esercito)
Dopo la leva nel 24° Rgt. nel 1905, verrà richiamato il 2 settembre 1915 per mobilitazione nel
deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 9 settembre
1915 e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Morirà il 13 novembre 1915 in trincea sul Carso.
MATTA Antioco Ignazio 18/02/1884 di Domenico e Pintus Maria Annica. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. Il 16 novembre
1916 viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 24 è in territorio in stato di guerra. Il 21 dicembre
1916 lascia la zona di guerra per motivi di salute. Rientrerà in territorio in zona di guerra il 28 luglio
1917 e assegnato al 212° Rgt. di fanteria ―Pescara‖. Dopo tre mesi, il 5 ottobre 1917, passa al
Battaglione Complementare del 75° Rgt. della Brigata ―Napoli‖ e trasferito sul fronte di guerra
francese. Il 17 luglio 1918 nel corso dei combattimenti in località Bois du Petit Champ viene ferito
alla coscia e ricoverato all'ospedale di Parigi. Il 9 agosto 1918 viene trasferito all'ospedale di Reims.
Il 12 ottobre 1918 rientra in Italia nell'Ospedale Principale di Torino e il 15 novembre 1918 inviato
in convalescenza. Il 4 gennaio 1919 verrà mandato in osservazione presso l'ospedale di Oristano e
inviato in licenza illimitata.
MEI Antonio 04/09/1884 di Antonio e Cossu Giovanna. (Esercito)
Richiamato alle armi il 26 febbraio 1916, verrà arruolato a Roma l'8 marzo nel deposito del 2° Rgt.
Bersaglieri. Il 1° maggio 1916 viene ricoverato all'ospedale militare di Bracciano (Roma) per
malattia; rientrerà in servizio a Roma nel 2° Rgt. Bersaglieri il 28 luglio 1916.
Il 13 marzo 1917 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato alla 185a Batteria
Bombarde. Il 13 luglio del '18 lascia il fronte per una ferita durante i combattimenti di Monte Val
Bella; verrà curato presso il comando del 25° Gruppo Bombarde a Roma. Si congederà il 28
dicembre 1918.
MOCCI Antonio 26/03/1884 di Antioco e Bullegas Antioca. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 7 novembre 1917 nel deposito del 60° Rgt.
―Calabria‖ e assegnato alla 2a Compagnia. Il 24 marzo 1918 giungerà in territorio in stato di guerra
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e il 14 giugno passa al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Il 12 luglio 1918 viene catturato sul
Montello. Rientrerà dalla prigionia il 1° novembre 1918. Il 30 gennaio 1919 verrà inviato in licenza
illimitata dal deposito di Ozieri.
ORRÙ Giuseppe Nicolino 09/10/1884 di Antioco e Caddeo Chiara. Fratello di Antonio Giovanni
20/06/1887. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 3
settembre 1916 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il
30 ottobre 1917 viene catturato durante la ritirata di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 22
novembre 1918. Il 6 gennaio 1919 è a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e il 9 viene inviato
in licenza illimitata.
ORRÙ Emanuele 05/03/1884 di Antioco e Impera Peppina. Fratello di Antonio 17/08/1877 e
Giovanni Antonio 19/06/1886. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 ottobre viene trasferito nella penisola a Roma nel deposito del 1° Rgt.
Granatieri di Sardegna e inviato in territorio in stato di guerra col Reggimento mobilitato. A meno
di un mese dall'arrivo al fronte, l'8 dicembre 1916 viene dichiarato disperso nel fatto d'arme di
Oppacchiasella. Secondo la ricostruzione dei fatti sembra che il soldato Orrù sia rimasto ferito a
morte nel corso dei combattimenti e dopo tali fatti scomparve e non venne riconosciuto tra i militari
dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Verrà dichiarato ufficialmente irreperibile
con verbale del 16 dicembre 1917.
PIGA Antioco Ignazio 05/01/1884 di Antioco e Orrù Filomena. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ a Ozieri e assegnato nel 152° Rgt. ―Sassari‖; verrà trasferito in territorio in stato di guerra
il 23 luglio 1916. Il 17 settembre 1917 partirà dal territorio in stato di guerra per ferita. Il 29
gennaio 1918 rientra in servizio e il 19 maggio del '18 viene assegnato al deposito del 2° Reparto
Lagunari. Verrà inviato in licenza illimitata il 22 dicembre 1918.
PILLISIU Emanuele 04/03/1884 di Antioco e Balia Giuliana. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 25 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e
assegnato al Battaglione Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 viene trasferito in
territorio in stato di guerra e assegnato al 227° Rgt. di fanteria ―Rovigo‖. Il 23 dicembre 1916 viene
ferito nel fatto d'arme alle pendici del Monte S. Marco. Dopo la convalescenza verrà inviato in
congedo assoluto perché giudicato non idonea al servizio attivo.
PINNA Emanuele Pasquale 13/12/1884 di Luigi e Mura Rita. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 16 luglio 1916 e comandato presso la miniera di Bacu Abis.
PUSCEDDU Salvatore 26/12/1884 di Salvatore e Piria Giuseppina. (Esercito)
(Domiciliato a Calasetta) Già riformato, verrà richiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel deposito del
45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Il 25 novembre 1916 viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ e trasferito
in territorio in stato di guerra. Il 10 giugno 1917 lascia il territorio in stato di guerra e ricoverato
all'ospedale da campo; successivamente verrà trasferito all'ospedale di Cella Ligure, poi in quello di
Marostica, in seguito a Vicenza e infine a Cagliari con conseguente convalescenza per 60 giorni. Il
28 febbraio 1918 rientra al deposito di fanteria e assegnato al 221° Btg. della M.T.. Il 29 maggio
1918 è nel deposito di Ozieri e il 30 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
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ROSI Amedeo 07/12/1884 di Gabriele e Biggio Filiberta. (Esercito)
Nato a Carloforte, a Sant'Antioco faceva il barbiere. Già riformato nel dicembre del 1904 dal 47°
Rgt. di fanteria ―Ferrara‖, verrà richiamato il 15 luglio 1916 a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. di
fanteria ―Savona‖. Il 25 agosto 1916 è Caporale; il 10 dicembre 1917 verrà inviato in licenza
straordinario di 6 mesi per motivi di salute e congedato il 18 giugno 1918.
SANNA Salvatore noto Giuseppe 15/09/1884 di Giuseppe e Tronci Annetta. (Esercito)
Nato a Santadi e domiciliato a Sant'Antioco dopo la guerra. Già rivedibile al servizio di leva, verrà
richiamato per mobilitazione il 26 febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al
Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 2 luglio 1916 è Caporale. Il 5 marzo 1917 viene trasferito
alla scuola mitraglieri di Brescia. Il 10 marzo è ricoverato all'ospedale militare di Brescia e il 10
trasferito a quello di Sarzana (La Spezia). Il 20 giugno 1917, dopo la convalescenza, rientra in
territorio in stato di guerra a Pozzoleone (prov. di Vicenza, Veneto). Il 30 luglio 1917 è Caporal
Maggiore. Il 18 settembre 1917 è nel 137° Rgt. di fanteria ―Barletta‖. Il 10 settembre 1918 è nel
151° Rgt. ―Sassari‖ distaccamento di Knza (?). Verrà inviato in licenza illimitata il 7 novembre
1918.
SANNA Simone Antioco 14/09/1884 di Simone e Cauli Efisia. (Esercito N°18636)
Richiamato alle armi il 13 febbraio 1917, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖. Il 10 giugno 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Lascerà la zona di guerra
dopo l'armistizio, il 10 novembre 1918. Il 24 dicembre 1918 viene inviato in licenza illimitata.
SERRA Giuseppe 20/02/1884 di Antioco e Longu Antioca. (Esercito)
Dopo la leva nel 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ nel 1905, verrà richiamato il 2 settembre 1915 e
assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 10 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 3
dicembre 1917 nel 241° Rgt. di fanteria ―Teramo‖ (formato il 2 gennaio 1917, dal deposito del 32°
Rgt. della brigata ―Siena‖) e assegnato al 1120a Compagnia Mitraglieri Fiat. Il 4 novembre 1918
parte dal territorio in stato di guerra e il 24 gennaio 1919 viene inviato in licenza illimitata dal
deposito del 32° Rgt. di fanteria ―Siena‖.
SERRA Salvatore Emanuele 13/06/1884 di Antonio e Pau Luigia. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 26 febbraio 1916 verrà arruolato a Ozieri nel Btg. Autonomo del
45° Rgt. ―Reggio‖. Il 20 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 332°
Rgt. (Numero errato, i reggimenti arrivavano sino al 313°). Il 19 maggio 1917 parte dalla zona di
guerra per ferita. Rientrerà in servizio il 5 agosto del '17 nel deposito dell'86° Rgt. di fanteria
―Verona‖. Il 21 novembre 1917 è nel 35° Rgt. ―Pistoia‖. Rientrerà in zona d'operazioni il 1° maggio
1918. L'8 agosto 1918 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖ e il 14 gennaio 1919 viene inviato in licenza
illimitata.
SULAS Giovannino 10/04/1884 di Giuseppe e Aresu Rosa. (Carabiniere a cavallo)
Arruolatosi volontario nei Reali Carabinieri a cavallo nella Legione di Cagliari il 4 luglio 1903, il
25 novembre 1908 viene trasferito alla Legione di Milano. Il 26 novembre 1911 viene mobilitato
per la campagna Italo-Turca e dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica, in Libia.
Sbarcato a Derna il 4 dicembre 1911 viene assegnato alla Legione ―Libia‖. Il 20 gennaio 1912 a
Derna ebbe un encomio per aver partecipato ad una operazione, non di guerra, ma di soccorso civile
insieme al Maresciallo a cav. Gracco Bellasio e ai Carabinieri a cav. Giovanni Dore e Ardemagni
Luigi. L‘encomio fu rilasciato dal Comandante della Legione CC.RR. di Milano e fu indirizzato al
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Tenente, comandante della pattuglia: ―Con soli quattro dipendenti V.S. spingendosi stamane ad
oltre un chilometro dalla linea degli avamposti, in una direzione pericolosa è riuscita, senza alcun
istrumento da lavoro, a ripristinare la conduttura dell‘acqua potabile che serve alle truppe ed alla
città. L‘importanza del risultato ottenuto riceve maggiore risalto dalla semplicità e dalla esiguità
dei mezzi impiegati: il che prova che ben a ragione V.S. aveva sollecitato per se e per tuti i suoi
carabinieri l‘onore di essere impiegato anche fuori dagli avamposti. Mi è perciò grato tributare a
V.S. e ai graduati e militari impiegati nell‘operazione odierna lo speciale encomio che si sono
meritati‖.
Verrà rimpatriato da Tolmetto il 28 dicembre 1913 e sbarcato a Siracusa. Nel 1914 rientrerà
nella Legione di Milano e nel 1916 presta servizio a Varese. Il 23 maggio 1916 e inviato in
territorio in stato di guerra con la 7a Sezione Carabinieri mobilitata. Il 1° giugno 1916 viene
promosso Vicebrigadiere per meriti di guerra. Il 23 ottobre 1916 lascia la zona di guerra, vi rientrerà
senza essere mobilitato il 31 luglio 1917. Il 31 agosto 1918 è Brigadiere. Nel 1920 presta servizio a
Gorgonzola e Salò. Il 30 giugno 1924 è nominato Maresciallo d'Alloggio e il 15 settembre 1924
rientra nella Legione di Cagliari e presterà servizio nella Stazione di Stampace. Verrà collocato a
riposo il 31 luglio 1925.
TORO Salvatore Domenico 20/07/1884 di Antioco e Siddi Raffaela. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 25 febbraio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri e
assegnato al Btg. Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 18 dicembre 1916 viene trasferito in territorio
in stato di guerra con le mansioni di zappatore presso l'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. Il 7 giugno
1917 è nel 20° Rgt. di fanteria ―Brescia‖. Morirà il 5 settembre 1917 a Cividale del Friuli
nell'ospedale da campo n°10 per ferite riportate in combattimento.
TRULLU Giuseppino Salvatore 05/05/1884 di Giovanni e Trullu Luigia. (Esercito)
Domiciliato a Carloforte. Già militare della Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e
richiamato il 4 gennaio 1917 nel deposito di fanteria di Ozieri presso il 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 6
febbraio 1917 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 21
luglio 1917 passa alla 58a Compagnia Presidiaria. Dopo la guerra il 15 agosto 1918 passa all'87°
Rgt. ―Friuli‖. Lascerà la zona di guerra il 20 dicembre 1918 quando verrà inviato in licenza
illimitata.
URAS Giovanni 19/08/1884 di Antonio e Usai Maria Chiara. (Carabinieri)
Arruolatosi volontario il 29 dicembre 1904 nella Carabinieri a Cavallo della Legione di Cagliari,
presterà servizio in varie stazioni della Sardegna (1906 Baunei, 1910 Sarroch e Ittiri, 1914
S.Teodoro, 1916 Dolianova sino al 21 giugno 1918 quando verrà ammesso a domanda nel Regio
Corpo delle truppe coloniali in Cirenaica per la ferma speciale di 3 anni. S'imbarcherà per la Libia
dal porto di Siracusa il 6 agosto 1918. Sbarcherà a Bengasi il 21 agosto e verrà assegnato alla
Divisione Reali Carabinieri di Bengasi. Vi rimarrà sino al collocamento a riposo nel gennaio 1925.
USAI Antioco Luigi 23/03/1884 di Raffaele e Garau Francesca. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖. Il 24 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt.
―Sassari‖. Il 15 marzo 1917 lascia la zona di guerra per una grave ferita al bulbo oculare che gli
provoca la perdita dell'occhio sinistro. Verrà ricoverato nell'ospedaletto da campo ―Campanello‖ a
Marostica (Vicenza). Il 5 aprile 1917 viene trasferito all'ospedale militare ―La Marmora‖ di Torino.
È probabile che non rientrò più in servizio attivo.
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Classe 1885
AGUS Giovanni Maria Antioco 08/09/1885 di Vincenzo e Bullegas Grazia. (Esercito)
Già riformato al servizio di leva, verrà richiamato il 16 luglio 1916 e arruolato nel deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 21 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato
al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 21 ottobre 1917 viene catturato dal nemico (Probabile sulla Bainsizza).
Rientrerà dalla prigionia il 5 novembre 1918 e ricoverato nell'ospedale militare di Reggio Emilia, e
il 13 gennaio 1919 viene inviato in convalescenza. Rientrerà in servizio il 13 aprile nel deposito del
45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri dove si congederà il 24 maggio 1919.
ARGIOLAS Antioco Luigi 14/08/1885 di Francesco e Siddi Maria Chiara. (Esercito N°20136)
Chiamato alle armi il 1° luglio 1915, verrà arruolato nel 1° Rgt. Genio e assegnato alla 39a
Compagnia Ausiliaria. Il 1° agosto 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra, il 10
dicembre 1918 lascia la zona di guerra per una licenza di convalescenza. Rientrato al deposito del
5° Rgt. Genio Minatori il 1° maggio 1919, si congederà il 6 marzo 1919.
BARDI Gioachino Severino 29/08/1885 di Giuseppe e Valdes Rosica. (Esercito)
Dopo la leva nel 1905 nel 21° Rgt. Cavalleggeri di Padova, verrà richiamato il 31 dicembre 1912
nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti presso il Centro di Mobilitazione di Ozieri.
Richiamato per mobilitazione il 29 maggio 1915 nella Sezione del Genio Telegrafisti, il 26 maggio
del 1916 viene trasferito a Firenze presso il deposito principale del 3° Rgt. Genio Telegrafisti. Il 16
ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 52a Compagnia Telegrafisti
(specialità Treno). Partirà dal territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918, e l'11 novembre 1919
viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
BULLEGAS Antonio Giuseppe 31/01/1885 di Salvatore e Collu Maria. (Esercito)
Dopo la leva nel 1907 presso l'85° Rgt. ―Verona‖, verrà richiamato il 12 maggio 1915 e arruolato
nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 24 maggio 1915 viene trasferito al 151° Rgt.
―Sassari‖ e il 1° giugno giunge in territorio in stato di guerra. Il 20 agosto 1915 lascia la zona di
guerra (Bosco Cappuccio) per una ferita provocata dall'esplosione di una bomba a mano che gli
causò una frattura al braccio destro. Venne ricoverato all'ospedale di Palmanova (Udine), poi
trasferito a quello di Reggio Emilia e infine all'ospedale della Croce Rossa di Cagliari. Il 14 aprile
1916 rientra nel deposito di Ozieri e inviato in licenza straordinaria per 3 anni. La ferita non gli
permetterà di rientrare in servizio e il 31 dicembre 1917 viene inviato in congedo assoluto.
CALABRÒ Francesco Antonio 14/10/1885 di Raffaele e Camboni Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito del 13° Rgt. di
Artiglieria. Il 14 ottobre 1916 viene temporaneamente esonerato dal servizio; rientrerà al corpo il 26
dicembre nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato effettivo al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 1° marzo
1917 giunge in territorio in stato di guerra con le mansioni di attendente e cuciniere. Il 15 viene
assegnato al 5° Rgt. Genio Minatori. Il 25 ottobre 1917 viene catturato dal nemico (Caporetto?).
Rientrerà dalla prigionia a Torino nel deposito del 5° Rgt. Genio. Il 3 gennaio 1919 viene inviato in
licenza illimitata nel deposito di Ozieri.
COSSU Antioco Ignazio Giuseppe 13/06/1885 di Antioco Ignazio e Carta Maurizia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 26 febbraio 1916 verrà arruolato nel deposito di Ozieri e assegnato al Btg.
Autonomo del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 ottobre 1916 è nel 232° Rgt. di fanteria ―Avellino‖. Il 13
settembre 1917 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 26 ottobre 1917 è catturato nella ritirata di Caporetto.
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Rientrerà dalla prigionia il 13 novembre 1918. Il 7 febbraio del '19 rientra nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ a Ozieri dove si congederà il 20 marzo 1919.
DIANA Peppino Antioco 21/01/1885 di Peppino e Diana Antioca. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 1905-08 nel 2° Rgt. di Artiglieria da Costa a La Spezia, verrà
richiamato per mobilitazione il 17 agosto 1915 nel deposito speciale di artiglieria da fortezza a La
Maddalena. Cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra il 1° gennaio 1919 e si congeda il 9
marzo 1919.
ENNAS Giovanni Salvatore 29/10/1885 di Giovanni e Cabras Caterina. (Esercito)
Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri.
Il 1° novembre viene trasferito in zona di guerra e assegnato al 232° Rgt. di fanteria ―Avellino‖. Il
1° giugno 1917 è nel 211° Rgt. ―Pescara‖ e dopo tre mesi, il 1° settembre, passa alla 6a Compagnia
del 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 30 agosto 1918 durante i combattimenti sull'Altopiano di
Asiago, sul Col del Rosso viene ferito alla testa da una scheggia di granata. Rientrerà dalla
convalescenza il 15 maggio 1918 nel deposito di fanteria di Ozieri, il 20 marzo 1919 verrà inviato
in licenza illimitata.
FOIS Francesco Salvatore Enrico 23/03/1885 di Emanuele e Pittaluga Adelina. (Esercito)
Dopo la leva nel 1907 e il richiamo nel 1912, verrà richiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915
e arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 30 maggio 1915 giunge in territorio in
stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 dicembre 1917 è Caporale; il 10 maggio
1916 è ricoverato all'ospedale San Giorgio di Nogara (Verona) e il 19 viene trasferito all'ospedale di
Marina di Venezia. Il 24 luglio 1916 è in licenza per una ferita alla mano sinistra. Il 1° luglio 1918 è
Caporal Maggiore. Il 9 luglio 1918 lascia la zona di guerra per licenza e ricoverato all'ospedale
militare di Cagliari. Il 9 marzo 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Dopo la
guerra vivrà a Villarios-Masainas.
GARAU Luigi Giuseppe 21/01/1885 di Antioco Luigi e Canè Antonia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 novembre 1917, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri. Il 1
dicembre 1917 parte per la penisola, destinato alla 1a Compagnia del deposito del 51° Rgt. della
Brigata ―Alpi‖. Il 12 maggio 1918 giunge in territorio in stato di guerra nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Nel
gennaio del '19 lascerà la zona di guerra e si congederà nel deposito di Ozieri il 10 marzo 1919.
LONGU Francesco 02/08/1885 di Francesco e Salidu Antioca. (Esercito)
Richiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri.
Il 12 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 20a Compagnia
Presidiaria. Il 2 luglio 1917 passa all'80° Rgt. di fanteria ―Roma‖. Il 19 agosto è nel 245° Rgt.
―Siracusa‖. Il 30 ottobre 1917 durante lo sfondamento di Caporetto viene catturato a Codroipo
(Udine). Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio 1919; il 30 è nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a
Ozieri sino al congedo.
MARCIALIS Antioco Giuseppe (noto Salvatore) 17/05/1885 di Antonio e Diana Filomena.
(Esercito)
Nato a Tratalias ma residente a Sant'Antioco, dopo la leva nel 1907-08 nell'86° Rgt. ―Verona‖,
verrà richiamato il 25 maggio 1915 nel deposito di fanteria del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖.
(Operaio militarizzato all‘Ilva Alti Forni Acciaierie e Fonderie di Piombino. ACSA, Leva e Truppa,
fascicolo 10/37, 19 febbraio 1918). Morirà per annegamento a Cagliari il 10 luglio 1920.
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MARIANI Nicolino 09/07/1885 di Antonio e Garau Antonia. (Esercito N°19348bis)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri. Il
24 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖ mobilitato. Il 31 luglio
1917 viene trasferito al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Il 20 giugno 1918 viene catturato dal
nemico. Rientrerà dalla prigionia l'11 novembre 1918. Si congederà nel deposito di Ozieri il 3
marzo 1919.
MILIA Antonio 08/07/1885 di Salvatore e Spina Giovanna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il
24 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30
agosto 1917, nel fatto d'arme della Bainsizza, verrà ferito al braccio destro con lesione della zona
ascellare, a seguito di tale fatto venne autorizzato a fregiarsi del relativo distintivo d'onore. Il 10
dicembre 1917, rientrato al deposito di Ozieri verrà giudicato non idoneo al servizio e verrà
congedato.
PINNA Efisio Giuseppe Emanuele 08/11/1885 di Peppico e Fanni Emanuela. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nella Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato il 26
febbraio 1916 nel deposito di fanteria di Ozieri e assegnato al Battaglione Autonomo del 45° Rgt.
―Reggio‖. Il 24 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nell'86° Rgt. ―Verona‖. Il 4
giugno 1917 viene catturato dal nemico; rientra dalla prigionia il 24 giugno 1918. Lascia la zona di
guerra il 23 febbraio 1919 e il 15 marzo 1919 viene inviato in licenza illimitata dal deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri.
PORCU Raffaele Giovanni Luigi 17/02/1885 di Raffaele e Salidu Luigia. (Esercito)
Richiamato alle armi il 7 novembre 1917 nel deposito di fanteria di Ozieri, il 1 dicembre 1917 è
nella 1a Compagnia del 51° Rgt. ―Alpi‖. Il 12 marzo 1918 è effettivo nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Andrà
in licenza illimitata il 10 marzo 1919.
PUDDU Nicolò 02/05/1885 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 1907-1908 presso la 5a Compagnia dell'85° Rgt. della Brigata ―Verona‖,
verrà richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1915 e arruolato a Cagliari nel deposito del 46°
Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Il 13 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e viene
assegnato al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Morirà il 21 agosto 1915 in combattimento nel fatto
d'arme di Bosco Cappuccio.
PULIGA Domenico 22/12/1885 di Salvatore e Longu Francesca. (Esercito)
Richiamato alle armi per mobilitazione il 16 luglio 1916, verrà arruolato nel deposito di fanteria di
Ozieri e assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖ Mobiliato. Il 24 novembre 1916, effettivo nella 7 a
Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖, giunge in territorio in stato di guerra. Il 20 settembre 1917
partecipa al fatto d'arme di ―Montuccolo Devio‖ (Monte Cucco, quota 611); dopo tali fatti
scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la
prigionia. Finita la guerra, il 28 gennaio 1921, il Comando di Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖
dichiara ufficialmente l'irreperibilità del soldato Puliga Domenico.
SALIDU Salvatore Sisinio 15/07/1885 di Domenico e Steri Benedetta. (Esercito)
Riformato dalla Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito nel 1916 e richiamato per
mobilitazione il 10 ottobre dello stesso anno. Il 14 ottobre 1916 è nel deposito del 39° Rgt.
―Bologna‖. Il 4 febbraio del '17 giunge in territorio in stato di guerra con la 19a Compagnia del 39°
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Rgt. ―Bologna‖. Dopo due mesi, il 15 febbraio verrà ricoverato per problemi di salute. Il 15 luglio
1917 rientra in servizio, ma non in prima linea, verrà assegnato alla 59a Compagnia Presidiaria e il
20 novembre 1917 alla 158a Compagnia. Partirà dalla zona di guerra il 1° gennaio 1919 e il 5 marzo
1919 verrà inviato in licenza illimitata.
STERI Emanuele 18/08/1885 di Giuseppe e
Caschi Fortunata. Residente a Genova.
(Esercito)
Durante la leva fece la campagna d‘Africa e con
Regio Decreto del 5 ottobre 1906 verrà
autorizzato a fregiarsi della Medaglia
Commemorativa, (ACSA Oggetti Diversi, 29
luglio 1919).
Richiamato alle armi il 2 agosto 1916 verrà
arruolato a Gaeta nel deposito del 16° Rgt. della
Brigata ―Savona‖. Il 3 novembre 1916 giunge
in territorio in stato di guerra nella colonia
dell'Eritrea. Vi rimarrà sino al 1° agosto 1918,
quando verrà trasferito a Tobruch (Libia). Il 26
marzo 1919, parte dal porto di Tobruch per
rimpatrio e rientra a Gaeta nel deposito del 16°
Rgt. ―Savona‖. Il 2 aprile 1919 verrà inviato in
licenza illimitata.
Encomio di Emanuele Steri (18/08/1885)
Collezione ACSA di Sant‘Antioco
STERI Feliciano Pasquale 25/05/1885 di
Giuseppe e Piras Vincenza. (Esercito)
Dispensato dal servizio attivo, verrà assegnato
alla 63a Compagnia Presidiaria e comandato
presso la Miniera di Monteponi.
TORO Salvatore 05/02/1885 di Salvatore e
Carboni Maria. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 1905-1906 presso la 10a Compagnia del 21° Rgt. Cavalleggeri di
Padova, verrà richiamato per mobilitazione il 24 maggio 1915 e assegnato al 1° Gruppo del 46°
Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 9 giugno 1915 giunge in territorio in stato e assegnato alla 46 a
Colonna Munizioni. L'8 gennaio 1918 viene ricoverato nell'ospedale principale di Firenze, in
seguito trasferito alla 31a Sezione di Sanità, e dopo la convalescenza rientrerà in territorio in stato di
guerra. Il 14 marzo 1919 lascerà la zona di guerra e inviato in licenza illimitata dal deposito di
Ozieri.
VALDES Attilio Francesco 10/04/1885 di Nicolò (Nicolino) e Bardi Caterina. (Esercito n°12115)
Richiamato alle armi il 26 febbraio 1916, verrà arruolato nel 1° Rgt. Genio Zappatori e assegnato
alla 9a Compagnia (Rgt. Genio M.T. 324a Compagnia). Il 15 giugno 1916 giungerà in territorio in
stato di guerra. Cessa di trovarsi in zona di guerra il 1° gennaio 1919. Si congederà nel deposito di
Ozieri il 5 marzo 1919 col grado di Caporale.
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Classe 1886
BIANCO Emanuele 27/09/1886 di Domenico e Massidda Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria
―Torino‖. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e passa effettivo al 231° Rgt.
―Avellino‖ il cui centro di reclutamento era il deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖. Il 20 agosto del '17
lascia la zona di guerra per una ferita alla gamba e al piede sinistro; verrà ricoverato nell'ospedale di
Milano e il 15 settembre 1917 viene trasferito all'ospedale di San Remo. Il 7 gennaio 1918 viene
inviato in licenza di convalescenza. Al rientro, il 20 marzo viene visitato all'ospedale ―Regina
Margherita‖ di Roma e inviato in licenza di convalescenza. Il 1° settembre è nel deposito dell'82°
Rgt. ―Torino‖ e il 25 marzo 1919 si congeda.
CABRAS Giuseppe 04/03/1886 di Giovanni e Camboni Marianna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il
15 novembre 1916 è Caporale. Il 23 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato
alla 440a Compagnia Mitraglieri ―S.Etienne‖. Il 21 maggio 1917, nel corso dei combattimenti sul
Monte Santo, viene ferito da una pallottola di shrapnel all'avambraccio sinistro. Dopo il ricovero e
la convalescenza, il 14 agosto 1917 rientra a Torino nel deposito del reparto mitraglieri ―S.Etienne‖.
Il 15 settembre 1917 rientra in territorio in stato di guerra nella 133a Compagnia Mitraglieri
―S.Etienne‖. Lascerà il fronte il 4 novembre 1918 e il 20 marzo 1919 viene inviato in licenza
illimitata in attesa del congedo.
CHERCHI Giulio 06/01/1886 di Giuseppe e
Pateri Giuseppa. (Esercito N°22076)
Dopo la leva nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti nel
1906-07, verrà richiamato per mobilitazione l'8
agosto 1915 nella Sezione del Genio della
Sardegna. Il 26 maggio 1916 è a Firenze nel
Deposito del 3° Rgt. Genio. Il 9 giugno 1916
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato
alla 36a Compagnia Telegrafisti. Il 15 gennaio
1918 è Caporale. Si congederà il 20 marzo 1919.
CUCCU Giovanni Giuseppe 18/10/1886 di
Emanuele e Rasset Raffaela. (Esercito)
Già riformato dalla Marina, verrà trasferito ai
ruoli dell'Esercito e chiamato alle armi il 10
ottobre 1916 e arruolato a Ozieri nel deposito del
45° Rgt. ―Reggio‖. Il 5 gennaio del '17 giunge in
territorio in stato di guerra nel 151° Rgt. della
Brigata ―Sassari‖. Lascerà la zona di guerra il 28
marzo 1919 e inviato in licenza illimitata in
attesa di congedo.
Giulio Cherchi 06-01-1886
Collezione Famiglia Cherchi e ACSA di Sant‘Antioco
ENNAS Peppino Salvatore Fedele 07/06/1886
di Fedele e Bullegas Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'81° Rgt. ―Torino‖. Il
30 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 18 gennaio del '17 lascia la zona di guerra
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per una crisi di congelamento ai piedi. Il 10 marzo dopo la convalescenza rientra nel deposito
dell'81° Rgt. ―Torino‖ sino la congedo.
GALLUS Antonio Antioco Vincenzo 03/02/1886 di Vincenzo e Porcu Caterina. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione l'11 novembre 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 10
giugno 1916 viene trasferito nella Milizia Mobile del 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖. Il 22 luglio
1916 parte dal fronte per ferita (Monte Zebio?). L'11 settembre 1916 rientra nel deposito del 45°
Rgt. ―Reggio‖. Il 15 gennaio 1917 viene comandato operaio nelle acciaierie di Piombino sino al 20
marzo 1919, quando viene inviato in licenza illimitata.
GARAU Antioco Luigi 22/11/1886 di Giuseppe e Steri Rosa. (Esercito)
Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, viene arruolato nel deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖.
Il 1° giugno 1916 è nel 51° Rgt. ―Alpi‖ e assegnato alla 637a Centuria. Il 19 maggio 1917 giunge in
territorio in stato di guerra nel 277° Rgt. della brigata ―Vicenza‖. Il 9 febbraio 1918 è nel 152° Rgt.
―Sassari‖ e assegnato alla 7a Compagnia. Il 20 marzo 1919 parte dal territorio in stato di guerra in
licenza illimitata.
LECCA Giovanni Antioco 06/10/1886 di Antioco e Mei Anastasia. (Esercito)
Già riformato al servizio di leva, verrà richiamato il 4 maggio 1916 e arruolato a Roma nel deposito
dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. L'11 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra come
conducente. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e assegnato al 2° Reparto Salmerie
dell'81° Rgt. ―Torino‖. Il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
LEPORI Antioco Luigi 19/01/1886 di Antonio e Lusci Grazia. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 7 novembre 1917 e arruolato il 1°
dicembre 1917 a Viterbo nel deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 25 dicembre viene
trasferito a Roma e assegnato al Battaglione Tracomatosi perché affetto da febbre spagnola. Morirà
il 28 ottobre 1918 a Roma nell'ospedale militare di riserva ―Goffredo Mameli‖.
LOBINA Umberto Innocenzo Enrico (noto Stefanino) 28/01/1886 di Francesco e Stagni Stella.
(Esercito)
Arruolatosi volontario il 31 dicembre 1915 nel 57° Rgt. di fanteria ―Abruzzi‖, il 30 giugno 1906 è
Caporale; il 31 dicembre 1906 è sergente a Milano nel deposito del 67° Rgt. di fanteria ―Palermo‖.
Il 31 dicembre 1908 viene trattenuto in servizio a domanda per la carriera di Sottufficiale con grado
di Sergente Maggiore. Il 16 settembre 1912 è tale nel 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖ e dal porto di
Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. L'8 gennaio 1913 ha il grado di Maresciallo; verrà
rimpatriato a Siracusa il 19 novembre 1913 nel deposito del 67° Rgt. ―Palermo‖.
Trattenuto alle armi per mobilitazione, il 22 maggio 1915 è in territorio in stato di guerra. Il 17
settembre 1917 è nei Reparti d'Assalto del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ alle dipendenze della 2a
Armata. Il 15 ottobre 1917 è Maresciallo Maggiore per meriti di guerra. Il 24 dicembre dello stesso
anno viene trasferito nel deposito del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. L'8 maggio 1918 parte dal
territorio in stato di guerra perché comandato nel deposito di fanteria del 76° Rgt. ―Napoli‖. Il 18
dello stesso mese giunge all'ospedale di Caltanissetta dove verrà comandato all‘impiego civile. Il 24
luglio 1919 è comandato presso la fabbrica di armi di Terni. Il 15 settembre 1919 è nel deposito del
46° Rgt. ―Reggio‖ con mansioni di applicato civile. Il 4 ottobre 1920 si congeda.
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MERCENARO Giovanni 15/04/1886 nato a Calasetta da Giorgio e Camboni Luigina. (Esercito)
Soldato del 152° Rgt. ―Sassari‖, morto il 20 gennaio 1916 nell‘ospedaletto da campo n°84 per ferite
riportate in combattimento.
NOCCO Antonio Vincenzo 18/01/1886 di Antioco e Mereu Antioca. (Esercito)
Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Spoleto nel deposito del 52° Rgt. di
fanteria ―Alpi‖. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 229° Rgt. di
fanteria ―Campobasso‖. Il 2 aprile del '17 lascia la zona di guerra per ricovero nell'ospedale militare
di Milano. Il 24 giugno 1917 a Milano, nel deposito del 68° Rgt. ―Palermo‖, verrà riformato per
miopia bilaterale.
ORRÙ Giovanni Antonio 19/06/1886 di Antioco Ignazio e Impera Giuseppa. Fratello di Antonio
1877 e Emanuele 1884. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 22 maggio 1915 nel 1° Gruppo del 46° Rgt. di Artiglieria, giungerà
in territorio in stato di guerra il 7 agosto 1916. Il 1 gennaio 1919 cessa di trovarsi in territorio in
stato di guerra (9° Artiglieria da Campagna ?), e il 15 agosto 1919 si congeda nel Distretto Militare
di Cagliari.
PORCU Giuseppe 03/05/1886 di Vincenzo e Salidu Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, è arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria
―Torino‖. Il 6 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 231° Rgt. di fanteria
―Avellino‖ il cui centro di reclutamento era il deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖. Il 26 aprile 1917
viene ricoverato per malattia nell'ospedale militare di Treviso. Dopo il ricovero rientra al corpo e
viene trasferito al 221° Rgt. ―Ionio‖. Nei primi mesi del 1918 è nel 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 4
novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra. Si congederà il 20 marzo 1919 nel deposito di
fanteria di Ozieri.
PUDDU Efisio Antonio 10/02/1886 di Antonio e Bardi Antioca. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 6 novembre 1915, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt.
della Brigata ―Reggio‖. Il 20 dicembre 1915 viene mobilitato e giunge in territorio in stato di guerra
col 45° Rgt. ―Reggio‖. L'11 ottobre 1916 lascia la zona di guerra per una contusione alla sezione
inguinale sinistra provocata da una fondella di granata. Il 31 dicembre 1916 rientra in zona
d'operazioni nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 4 novembre 1918 parte dal territorio in stato di guerra e si
congederà il 20 marzo 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri.
SCANO Salvatore 09/03/1886 di Salvatore e Murgia Antioca. Nato a Villarios-Masainas.
(Esercito)
Riformato alla visita di leva, verrà richiamato alle armi il 5 maggio 1916. Giungerà in territorio in
stato di guerra l'11 settembre e assegnato come conducente nel 229° Rgt. di fanteria ―Campobasso‖.
Il 25 marzo 1917 lascia la zona di guerra per una crisi di congelamento ai piedi. Il 25 maggio rientra
in servizio a Bologna nel deposito del 35° Rgt. ―Pistoia‖ che fungeva da centro di reclutamento
anche per il 229° Rgt. ―Campobasso‖. Rientrerà in territorio in stato di guerra il 10 luglio 1917 nella
41a Compagnia Presidiaria del 35° Rgt. ―Pistoia‖. Partirà dalla zona di guerra il 4 novembre 1918 e
il 20 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata.
SERRENTI Giovanni Ignazio 06/06/1886 di Giovanni e Salis Maria. (Esercito)
Marinaio del CRE durante la leva del 1907-08 e durante la mobilitazione nel 1911-12 per la
campagna Italo-Turca, verrà trasferito ai ruoli dell'esercito e richiamato il 5 maggio 1917 nel
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deposito di fanteria di Ozieri. Il 4 giugno giunge in territorio in stato di guerra nel 101° Btg. della
M.T. e assegnato alla 3a Compagnia. Il 20 dicembre 1918 lascia la zona di guerra e rientra nel
deposito di fanteria di Ozieri. Si congederà il 15 agosto 1919 nel Distretto Militare di Cagliari.
SIDDI Giuseppe Antioco Vincenzo 16/12/1886 di Giuseppe e Garau Giuseppa. (Esercito)
Già riformato al richiamo del maggio 1916, verrà rivisitato e giudicato idoneo il 18 febbraio 1918 a
Roma nel deposito dell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Giungerà in zona di guerra il 4 marzo 1918.
Il 25 maggio è nel 9° Rgt. ―Regina‖; il 20 giugno è nel 14° Rgt. ―Pinerolo‖ e il 1° luglio 1918 e nel
151° Rgt. ―Sassari‖. Il 28 ottobre 1918 lascia la zona di guerra; il 5 dicembre rientra nel deposito di
fanteria del 46° ―Reggio‖ a Cagliari e il 25 marzo 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
SITZIA Giovanni 20/12/1886 di Giovanni e Spiga Antioca. (Esercito)
Conchedda; presidente della Sezione Mutilati; falegname Bottaro.
Richiamato alle armi per mobilitazione il 6 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria
di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 4 gennaio 1916 è effettivo col grado di Caporal Maggiore nel
45° Rgt. ―Reggio‖ e giunge in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato alla 7 a Compagnia
del 2° Battaglione. Il 20 settembre 1917 (alle 7,00 del mattino) viene ferito alla mano sinistra da una
scheggia di bomba a mano sul Monte Sief. Verrà riconosciuto temporaneamente inabile al servizio.
Lascerà la zona di guerra il 15 dicembre 1917 e verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
Dopo la guerra divenne presidente della Sezione Mutilati; sopranominato ―Conchedda‖, farà il
bottaro. L‘attività era ubicata in Piazza Parrocchia davanti alla Biblioteca Comunale.
STERI Giuseppe 13/10/1886 di Antonio e Chiaretta Nunzia. (Esercito)
Dopo la leva nel 1908 verrà richiamato per mobilitazione il 6 novembre 1915 a Ozieri nel deposito
del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30 aprile 1916 giunge col 45° Rgt. ―Reggio‖ in territorio in stato di guerra.
Il 6 giugno 1917 è nel 21° Rgt. di fanteria di marcia ―Cremona‖. Il 13 agosto 1917 è nel 271° Rgt.
di fanteria ―Potenza‖; il 12 ottobre 1917 è nella 4a Compagnia del 66° Rgt. ―Valtellina‖. Il 20 marzo
1919 verrà inviato in licenza illimitata.
SULAS Giovanni 25/01/1886 di Emanuele e Longu Nicolina. (Esercito N°21576bis)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria
―Torino‖. Il 3 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 febbraio 1917 è nel 239°
Rgt. di fanteria ―Pesaro‖. Il 12 dicembre 1917 è nel 158° Rgt. ―Liguria‖. Morirà l'11 gennaio 1918
nell'ospedale da campo n°170.
URAS Tommaso Antonio Emilio (noto Nicolino) 15/03/1886 di Nicolò e Caddeo Nicolina.
(Esercito)
Già riformato, verrà richiamato il 5 maggio 1916 e arruolato a Frosinone nel deposito del 59° Rgt.
di fanteria ―Calabria‖. Il 12 agosto viene trasferito alla 7a compagnia del 131° Rgt. ―Lazio‖ il cui
centro di reclutamento era lo stesso deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 18 giunge in territorio in
stato di guerra. Il 16 settembre 1916 lascia la zona di guerra per ferita alla spalla destra da scheggia
di shrapnel a quota 144 (Doberdò). Verrà inviato in licenza straordinaria e al rientro, il 2 dicembre
1918 verrà congedato.
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Classe 1887
BRAU Giovanni 13/05/1887 di Francesco e Siddi Chiara. (Esercito)
Richiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, giungerà in
territorio in stato di guerra il 16 agosto e assegnato al 231° Rgt. ―Avellino‖, il cui centro di
reclutamento era il deposito dell‘82° Rgt. ―Torino‖. Partirà dalla zona di guerra il 22 novembre
1916 per una crisi di congelamento ai piedi e ricoverato all'ospedale di Cormons (Gorizia) e
successivamente a quello di Asti. Dopo la convalescenza il 2 marzo 1917 rientrerà al Deposito
dell'82° Rgt. ―Torino‖. Rientrerà in zona d'operazioni il 12 aprile 1917 nel 1° Btg. del 157° Rgt.
―Liguria‖. Il 20 luglio del '17 viene ricoverato per malattia all'ospedale di Recoaro (prov. di Vicenza
in Val dell‘Agno), poi trasferito a quello di Torino il 29 settembre 1917. Rientrerà il 5 novembre a
Cuneo nel deposito del 33° Rgt. ―Livorno‖ centro di reclutamento del 1° Btg. del 157° Rgt.
―Liguria‖. Il 7 dicembre 1917 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 18 gennaio 1918 viene
ricoverato per ferita all'ospedale di Vicenza, in seguito a quello di Vercelli. Il 4 maggio 1918, dopo
la convalescenza, rientra al deposito di fanteria di Ozieri dove verrò inviato in licenza illimitata in
attesa di congedo.
BULLEGAS Antioco Giuseppe 02/08/1887 di Salvatore e Collu Giuseppina. (Esercito)
Riformato alla leva del 1909, verrà richiamato il 5 maggio 1916 a Frosinone del Deposito del 59°
Rgt. di fanteria ―Calabria‖ centro di reclutamento del 131° Rgt. della brigata ―Lazio‖. Il 4 ottobre
1916 giunge in territorio in stato di guerra col 131° Rgt. ―Lazio‖ e assegnato alla 12 a Compagnia.
Dopo un mese di combattimenti, il 4 novembre 1916, lascerà il fronte per una ferita a canale
completo riportata al braccio sinistro con lesione del ramo arterioso nel fatto d‘arme di
Oppacchiasella. Verrà ricoverato all'ospedale ―Regina Margherita‖ di Roma dove verrà proposto a
rassegna e inviato in licenza straordinario di convalescenza sino al congedo avvenuto il 1° luglio
1919.
CABRAS Francesco 19/12/1887 di Giovanni Matteo e Gallus Antonia. (Esercito)
Già riformato alla leva, verrà richiamato il 24 agosto 1916 a Napoli nel Deposito del 39° Rgt. di
fanteria ―Bologna‖ e assegnato all'8a Compagnia. Il 26 ottobre 1916 viene trasferito al 143° Rgt.
della brigata ―Taranto‖, costituito il 7 giugno 1916 dal deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖, e
inviato in territorio in stato di guerra. (Caporale il 15 novembre 1916 e Sergente il 1° marzo 1917).
Il 28 ottobre 1917 viene catturato nella disfatta di Caporetto. Verrà rimpatriato il 29 dicembre 1918
nel Centro Raccolta Prigionieri di Riparbella (Pisa) e inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
CALABRÒ Vincenzo 01/11/1887 di Giuseppe e Camboni Maria. (Esercito)
Richiamato alle armi il 9 novembre 1915 verrà arruolato a Roma nel Deposito del 1° Reggimento
―Granatieri di Sardegna‖. Il 22 febbraio 1916 giunge a Cormons (Gorizia) in territorio in stato di
guerra. Il 3 giugno 1916, viene catturato dal nemico sul Monte Cengio e trasferito al campo di
Siegmundsherberg, (ACSA, Leva e Truppa, Telegramma Postale n°46270). Rientrerà dalla
prigionia il 20 novembre 1918 nel Centro Raccolta Prigionieri di Barletta (Bari). Il 5 gennaio 1919
è a Roma nel Deposito del 1° Rgt. ―Granatieri‖ e il 5 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata
in attesa di congedo.
CAPPAI Antioco noto Luigi 26/04/1887 di Antioco e Brugattu Antioca. (Esercito)
Già riformato, verrà richiamato per mobilitazione il 5 maggio 1916 e arruolato il 15 maggio a Roma
nel deposito del 2° Rgt. Bersaglieri. Il 22 agosto passa effettivo al 12° Rgt. Bersaglieri. Il 20
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febbraio del '17 è nella Compagnia Mitraglieri Fiat con la quale giungerà in zona d'operazioni il 16
maggio 1917. L'11 novembre 1917 viene catturato a Feltre (Belluno). Verrà rimpatriato il 28
novembre 1918 e si congederà il 20 aprile 1919 nel Deposito del 12° Rgt. Bersaglieri.
CARBONI Vincenzo 18/08/1887 di Giovanni e Massa Felicita. (Esercito)
Richiamato alle armi il 7 novembre 1917, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ e
assegnato alla 6a Compagnia. L'11 febbraio del '18 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato
alla 108a Compagnia Mitraglieri. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e il 21 aprile del '19
verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
CURRÒ Antonio 07/09/1887 di Giuseppe e Arrus Rita. (Esercito)
Già riformato, verrà chiamato alle armi il 5 maggio 1916 e arruolato nel deposito del 52° Rgt. di
fanteria ―Alpi‖. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 229° Rgt. di fanteria
―Campobasso‖. Il 23 novembre 1917 viene trasferito all'86° Rgt. ―Verona‖ e il mese successivo, il
23 dicembre 1917 viene catturato dagli austriaci e condotto in Austria. Rientrerà dalla prigionia il
27 febbraio 1919 nel deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖ e il 7 aprile 1919 viene inviato in licenza
illimitata in attesa di congedo.
DESSÌ Tommaso 18/02/1887 di Tommaso e Argiolas Peppina. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 1907-08 nella M.T. di Cagliari, verrà richiamato per mobilitazione il 6
novembre 1915, e arruolato il 15 dello stesso mese a Roma nel deposito del 2° Rgt. Bersaglieri e
assegnato alla 5a Compagnia. Il 3 febbraio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato
all'11a Compagnia del 2° Btg. Bersaglieri Ciclisti. Il 26 agosto 1917 lascia la zona di guerra per una
ferita all'addome sinistro e al torace. Venne ferito da una pallottola di shrapnel durante i
combattimenti sulle pendici del Monte Santo nella strada Plava-Salcano. Venne ricoverato a
Zagora nell'ospedaletto da campo ―Città di Milano‖, poi a Piacenza e ad Ascoli Piceno; venne
dimesso con tre mesi di licenza di convalescenza. Al rientro, alla visita medica presenta sull'addome
vaste cicatrici deformate in due grosse ernie. Verrà proposto per la riforma. Infatti il 23 maggio
1918 verrà inviato in licenza straordinaria e successivamente congedato perché riconosciuto non
idoneo in modo permanente.
GARAU Antonio 14/01/1887 di Giuseppe e Sinzu Giovanna. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà richiamato il 5 maggio 1916 e arruolato nel deposito del 59°
Rgt. della Brigata ―Calabria‖. Sottoposto a riforma dall'ospedale militare di Bari, verrà rivisitato il
18 febbraio 1918 e, giudicato idoneo, verrà assegnato al deposito dell'81° Rgt. ―Torino‖. Il 9
maggio passa al Btg. Autonomo della Brigata ―Regina‖ in territorio in stato di guerra. Il 1°
settembre1918 è effettivo nel 10° Rgt. ―Regina‖. Cesserà di trovarsi in territorio in stato di guerra il
1° gennaio 1919 e il successivo 1° aprile si congeda.
FARCI Antonio 04/04/1887 di Luigi e Collu Grazia. Fratello di Farci Giovanni 1893. (Esercito)
Chiamato alle armi il 19 novembre 1909, verrà arruolato per istruzione nel deposito di fanteria di
Ozieri nel 45° Rgt. della Brigata ―Reggio‖; si congederà il 1° settembre 1910.
Richiamato il 9 novembre 1911 e giunto a Ozieri nel deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖; il
21 aprile 1912 viene trasferito al Distretto Militare di Bologna nel 35° Rgt. Mobilitato della Brigata
―Pistoia‖. Il giorno successivo, il 22 aprile 1912, dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e
Cirenaica (Campagna Italo-Turca 1911-12). Verrà rimpatriato il 18 agosto 1912 e dopo essere
sbarcato a Napoli si congederà nel deposito di Ozieri il 22 agosto 1912.
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Dispensato inizialmente dalla mobilitazione del 1914 per avere il fratello Giovanni (04/07/1893)
sotto le armi, verrà richiamato il 12 maggio 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 20
maggio 1915 passa effettivo al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e dopo 4 giorni di viaggio, il 24
giunge in territorio in stato di guerra.
Il 10 gennaio 1916 lascia la zona d'operazioni per una crisi di congelamento ai piedi e ricoverato
all'ospedale ―Rossini‖ di Brescia. Il 16 gennaio viene trasferito all'ospedale ―S. Maria Novella‖ di
Firenze. Rientrerà in zona di guerra il 4 ottobre 1916 e assegnato al 215° Rgt. della Brigata
―Tevere‖.
Il 15 novembre 1917 lascerà il fronte per una grave ferita al braccio sinistro. Dopo il ricovero e la
convalescenza, rientra in servizio il 18 febbraio 1918 a Roma nel deposito dell'81° Rgt. ―Torino‖
(sede di reclutamento del 215° Rgt. ―Tevere‖). Il 4 marzo viene mandato in osservazione
all'ospedale ―R.Margherita‖ di Roma e inviato nuovamente in convalescenza. Il 16 settembre 1918
rientra al ―Celio‖ di Roma dove viene proposto a riforma per postumi da ferita al braccio e
all'emitorace sinistro con presenza di proiettile nella cavità toracica. Il proiettile attraversò tutto il
braccio ed è fuoriuscito nella faccia laterale interna rientrando nell'emitorace sinistro al dì sotto del
cavo ascellare al livello della quinta costola. Il 24 settembre 1918 viene trasferito all'ospedale
militare di Cagliari e inviato in licenza illimitata in attesa del congedo definitivo, (18 marzo 1919).
LA NOCE Francesco 12/01/1887 di Nunzio e Pes Caterina. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 1909-10 nella 2a Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, verrà
dispensato dalle chiamate per le mobilitazioni del 1911 e 1914 per avere già il fratello Nunzio
(1889) sotto le armi. Richiamato per mobilitazione il 26 maggio 1915 a Siena nel Deposito dell'87°
Rgt. della brigata ―Friuli‖ e assegnato alla 3a Compagnia, morirà due mesi dopo, il 26 luglio 1915
per malattia nell'ospedale militare di riserva di Siena. Non si seppe con certezza di quale malattia
soffrisse; sembra che il La Noce fu colpito da febbri malariche recidive, in quanto da una
informativa dei Carabinieri di Sant'Antioco pare che ne soffrisse già dall'età di 17 anni mentre era
impiegato presso la Miniera ―Rosas‖ di Narcao.
LODDO Efisio Antonio 12/03/1887 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito)
Fratello di Antioco Luigi (1892), Antonio (1880), Fedele (1882), Giovanni Salvatore Emanuele
(1884), Salvatore Emanuele (1889).
Richiamato alle armi il 6 novembre 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, l'11 novembre passa
effettivo al 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 marzo 1916 giunge in territorio in stato di guerra col l'8 a
Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 29 giugno 1916 morirà nei combattimenti di ―Montucolo
Devio‖ sul Col di Lana per ferita da scheggia di granata. Verrà sepolto in loco nel cimitero del
costone Saleni.
MADAU Antonio 03/08/1887 di Antioco e Orrù Domenica. (Esercito)
Già riformato alla leva della sua classe, verrà mobilitato il 10 agosto 1918 nel Btg. tracomatosi di
Cagliari e assegnato alla Stazione dei Carabinieri di Gonnesa. In seguito verrà assegnato a prestare
servizio presso il Distaccamento Prigionieri di Guerra di Bacu Abis sino al 1° aprile 1919 quando
verrà inviato in congedo dal deposito del 46° Rgt. di Cagliari.
MANNAI Francesco 24/11/1887 di Salvatore e Nocco Caterina. Fratello di Antioco Mannai,
1897. (Esercito)
Richiamato per mobilitazione il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di
fanteria ―Torino‖, (sede di reclutamento di un Btg. del 231° Rgt. ―Avellino‖). Il 12 agosto del '16
giunge in territorio in stato di guerra col 231° Rgt. della brigata di fanteria ―Avellino‖. Il 15
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settembre del '17 viene trasferito nel 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 29 ottobre 1917 viene
catturato a Codroipo (Udine) durante la ritirata di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 15 febbraio
1919 a Roma nel deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖ dove verrà inviato in licenza illimitata il 5 aprile
1919.
MARTIS Antonio Vincenzo 17/11/1887 di Vincenzo e Pintus Maria. (Esercito)
Dopo il servizio di leva in Marina (Matricola n°13867) viene trasferito ai ruoli dell'Esercito e
richiamato per mobilitazione il 9 novembre 1915 e arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖. Il 15 aprile 1916 è in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 6 giugno 1917
è nel 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖. Il 13 agosto 1917 nel 271° Rgt. ―Potenza‖. Il 14
settembre 1917 nel 46° Rgt. di fanteria di marcia ―Reggio‖. Il 24 febbraio 1918 nel Btg.
Complementare del 27° Rgt. della Brigata ―Abruzzi‖. Il 1° gennaio 1919 lascia la zona di guerra e il
7 aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata dal deposito del 57° Rgt. ―Abruzzi‖.
MEI Antioco 22/11/1887 di Salvatore e Diana Grazia. (Esercito)
Già assolti gli obblighi di leva nella Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e richiamato
per mobilitazione il 5 maggio 1917. Presterà servizio in territorio in stato di guerra nel 101° Btg.
della M.T. e assegnato alla 3a Compagnia. Il 29 marzo 1919 viene trasferito al 14° Btg. nella 39a
Compagnia Presidiaria. Il 1° aprile 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
MEREU Nicolò 05/03/1887 di Salvatore e Garau Efisia. (Carabinieri)
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1907, verrà arruolato Allievo Carabiniere a cavallo in ferma
quinquennale nella Legione Territoriale di Cagliari. Il 31 dicembre 1908 è carabiniere nella stazione
di Estersili. Il 6 marzo 1913 nella Legione di Napoli. Si congederà il 31 luglio 1914 nella Legione
di Cagliari. Richiamato per mobilitazione dal Comando dell'Arma di Napoli presso la stazione di
Padula a Torre Annunziata sino al 9 maggio 1918. Il 7 luglio 1918 dal porto di Taranto s'imbarca
per Salonicco. Sbarcherà in Grecia il 18 luglio e assegnato alla 35a Sez. Macedonia (35a Divisione).
Il 1° febbraio 1919 è Appuntato. Il 4 aprile 1919 da Salonicco s'imbarca per il rimpatrio e sbarca a
Taranto il 7 aprile 1919. Il 14 maggio 1919 in licenza illimitata.
MILIA Emanuele 26/08/1887 di Giovanni e Mura Giuliana. (Esercito)
Servizio di leva nel 1907-1909 durante il quale ebbe modo di meritarsi una Medaglia
Commemorativa istituita col R.D. n°79 del 20 febbraio 1910 per l'opera di soccorso prestata nei
luoghi devastati dal terremoto del 2 dicembre 1908(Messina). Verrà richiamato per mobilitazione il
12 maggio 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ dove verrà assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il
2 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra dove verrà trasferito al 3° Rgt. Genio e
assegnato alla 34a Compagnia Telegrafisti. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra. Rientrerà a
Ozieri il 28 gennaio 1919 nel deposito del 3° Genio Telegrafisti e il 1° aprile 1919 verrà inviato in
licenza illimitata in attesa di congedo.
MULAS Antonio 11/09/1887 di Salvatore e Puddu Antioca. (Esercito)
Dispensato dalla leva marittima per avere un fratello sotto le armi verrà trasferito ai ruoli
dell'esercito il 31 dicembre 1909. Riformato il 19 novembre 1915, verrà rivisitato il 4 marzo 1917 e
giudicato idoneo verrà arruolato nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 maggio 1917
giunge in territorio in stato di guerra nel 202° Rgt. di fanteria ―Sesia‖. Il 23 giugno 1917 passa al
Btg. Complementare della Brigata ―Siracusa‖ (245° e 246°) nei depositi di Reggio Calabria e
Potenza. Il 1° luglio 1918 viene ricoverato nell'ospedale di Mestre, il 20 dello stesso mese viene
trasferito all'ospedale da campo di Stanghella (Padova). Rientrerà in territorio in stato di guerra il 1°
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agosto 1918. Il 15 dicembre 1918 passa al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 4 novembre 1918
parte dal territorio in stato di guerra e l'11 aprile 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo.
OLLARGIU Antioco Vincenzo 28/04/1887 di Emanuele e Serra Maria. (Guardia di Finanza)
Dopo la leva in Marina dal 1907 al marzo del 1911 nei Pompieri del CRE a La Maddalena, viene
richiamato, nei ruoli della Guardia di Finanza il 27 settembre 1911 nella campagna Italo-Turca sino
al 17 marzo 1912. Il 9 settembre 1915 viene richiamato nella Legione Territoriale di Roma. Il 1°
agosto 1917 è nella Legione Territoriale di Cagliari sino al congedo, 1° aprile 1919.
ORRÙ Giovanni Antonio 20/06/1887 di Antioco e Caddeo Chiara. Fratello di Orrù Giuseppe
Nicolino 1884. (Esercito)
Dopo la leva nel 1910 nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà richiamato per
mobilitazione il 9 novembre 1911 sempre a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 1°
dicembre 1911 viene trasferito nel 35° Rgt. di fanteria ―Pistoia‖ e dal porto di Napoli s'imbarca per
la Tripolitania e Cirenaica. rientrerà a Napoli per rimpatrio il 18 agosto 1912 e il 22 dello stesso
mese si congeda nel deposito di Ozieri.
Richiamato il 12 maggio 1915 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 18 viene assegnato al
151° Rgt. ―Sassari‖ e il 1° giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 21 agosto lascia il
fronte perché il giorno prima, il 20 agosto 1915, mentre era di sentinella a Bosco Cappuccio venne
ferito gravemente al collo dalla scheggia di una bomba a mano. Verrà ricoverato all'ospedaletto da
campo n° 80 di Vino (?) e inviato in convalescenza. Il 10 novembre 1915, dopo la convalescenza,
rientra nel deposito di Ozieri e inviato in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1916 col 46° Rgt.
della Brigata ―Reggio‖. L'11 novembre 1917 viene catturato nel Sedico-Bribano (Belluno).
Rientrerà dalla prigionia il 12 novembre 1918. Il 4 dicembre rientra in Sardegna nel deposito di
smistamento truppe di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, e il successivo 10 aprile 1919 si congeda nel
Distretto Militare di Cagliari.
PUDDU Luigi 17/10/1887 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito N°23330bis)
Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Spoleto nel deposito del 52° Rgt. di
fanteria ―Alpi‖. Il 16 agosto 1916 viene trasferito in zona d'operazioni e assegnato effettivo nella 5a
Compagnia del 229° Rgt. della Brigata ―Campobasso‖. Nella notte del 30-31 marzo 1917 in località
quota 343 sud riportava ferite multiple all'arto destro causato da una scheggia di granata. Dopo un
primo ricovero nell'ospedale da campo, il 30 maggio viene trasferito all'ospedale Militare di Milano.
Il 31 agosto viene inviato in convalescenza e rientrerà il 21 settembre 1917 a Bologna nel deposito
del 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ (Sede di reclutamento del 229° Rgt. ―Campobasso‖). Non
rientrerà più al fronte e rimarrà a disposizione sino al 5 aprile 1919 quando verrà inviato in licenza
illimitata in attesa del congedo.
SABEDDU Francesco 23/04/1887 di Raffaele e Cabras Carmela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 18 novembre 1909 verrà assegnato alla 6a Compagnia del 45° Rgt. ―Reggio‖
nel deposito di fanteria di Ozieri, e si congederà per fine ferma il 1° settembre 1910.
Richiamato il 9 novembre 1911 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 21 aprile 1912 passa
effettivo nel 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ e il giorno successivo dal porto di Napoli s'imbarca per
la Tripolitania e Cirenaica. l'8 luglio 1912 rientra in Italia per malattia e il 15 agosto 1912 si
congeda.
Richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1915 a Ozieri nel deposito di fanteria del 45° Rgt.
―Reggio‖, il 18 passa effettivo al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e assegnato alla 5a Compagnia. Il
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1° giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 27 aprile 1916 lascia il fronte perché sei
giorni prima, il 21 aprile, durante la permanenza in trincea a Castelnovo sul Carso (Vicenza), una
scheggia di granata gli procurò una ferita alla sopracciglia destra. Dopo il ricovero e la
convalescenza, il 1° settembre 1916 rientra in servizio a Brescia nel Deposito Mitraglieri Fiat. Il 5
dicembre 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella 1179a Compagnia Mitraglieri Fiat del
118° Rgt. di fanteria ―Padova‖. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918, il 10 dicembre 1918 è
nel deposito del 71° Rgt. ―Puglie‖ (sede di reclutamento del 118° Rgt. ―Padova‖), sino al 7 aprile
1919 quando verrà inviato in licenza illimitata dal deposito di fanteria di Ozieri.
SALIDU Giovanni 16/02/1887 di Vincenzo e Pinna Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. di
fanteria ―Calabria‖. Il 13 agosto giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 7a Compagnia
del 131° Rgt. ―Lazio‖ (costituito il 1° marzo 1915 dal deposito del 59° fanteria ―Calabria‖). Il 26
novembre 1917 viene trasferito al 23° Rgt. della Brigata ―Como‖ e assegnato alla 4a Compagnia. Il
1° giugno 1918 lascia la zona di guerra e ricoverato nell'ospedaletto da campo di Este (Padova, a
sud dei colli Euganei). Il 17 luglio viene trasferito al convalescenziario di Borgo S. Domino. Il 15
agosto 1918 rientra in servizio nell'86° Rgt. di fanteria di marcia ―Verona‖, e quando rientrerà in
zona d'operazioni verrà assegnato al Btg. Complementare della Brigata ―Como‖. Finita la guerra, il
9 novembre 1918 è nella 9a Compagnia del 24° Rgt. ―Como‖. Il 1° gennaio 1919 cessa di trovarsi in
territorio in stato di guerra. Nel marzo del 1919 parte da Lasiz (frazione del comune di Pulfero,
prov. di Udine) e il 1° aprile 1919 si congeda nel Distretto Militare di Cagliari.
SERRA Nicolino 10/05/1887 di Antonio e Pau Luigia. (Esercito)
Richiamato il 5 maggio 1916 verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖.
Il 30 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 228° Rgt. di fanteria ―Rovigo‖ e
assegnato alla 2a Compagnia. Verrà catturato il 29 ottobre 1917 durante la ritirata di Caporetto.
Morirà il 10 aprile 1918 nel Campo di Prigionia di Somorja, una cittadina della Slovacchia
(all‘epoca dei fatti appartenente all‘Impero Austro-ungarico), situata circa 17 chilometri a sud-est di
Bratislava, sull'isola dello Žitný Ostrov, sul Danubio.
SGRÒ Bartolomeo 03/05/1887 (Calasetta) di Giacomo e Vigo Francesca. (Guardia di Finanza)
Trasferito dalla Marina al Regio Esercito nei ruoli della Guardia di Finanza, verrà richiamato l'8
novembre 1915 e assegnato alla Legione Territoriale di Cagliari. Il 1° giugno 1916 viene trasferito a
Sant'Antioco nella Caserma di ―Ponti Mannu‖. Il 1° agosto del '18 viene trasferito al Circolo di La
Maddalena, e il 1° aprile 1919 viene inviato in licenza illimitata.
STERI Giuseppe 10/09/1887 di Giuseppe e Piras Vincenza. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà richiamato il 5 maggio 1916 nella 93a Compagnia Presidiaria
del 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖. Non verrà destinato al fronte, ma verrà comandato come
operaio militarizzato nelle miniere di Monteponi. Il 22 maggio 1918 viene trasferito a Roma nel
deposito dell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖, e il 16 settembre 1918 presta servizio come operaio
nelle acciaierie di Terni. Si congederà il 1° aprile 1919. C'è una curiosità che riguarda lo Steri, nel
suo foglio notizie, alla domanda: in quale lingue estere può disimpegnare le mansioni d'interprete,
risponde: l'arabo!
ZURRU Giuseppe 20/03/1887 di Salvatore e Cabras Raffaela. (Esercito)
Richiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel deposito del 52° Rgt. della Brigata
―Alpi‖ e assegnato alla 2a Compagnia dislocata a Gubbio. L'8 agosto 1916 giunge in territorio in
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stato di guerra e assegnato al 229° Rgt. di fanteria ―Campobasso‖. Il 14 agosto 1916 viene catturato
nel fatto d'arme di monte S. Marco (Gorizia). Rientrerà dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 21
gennaio 1919 è nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, e il 1° aprile 1919 si
congeda nel Distretto Militare di Cagliari.
Classe 1888
ANGIUS Antonio 06/07/1888 di Daniele e Marongiu Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 agosto 1911 per istruzione, viene arruolato nel Deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ a Ozieri e congedato il 6 novembre 1911.
Richiamato per mobilitazione il 24 maggio 1915, dal 46° Rgt. ―Reggio‖, verrà aggregato al Plotone
Autonomo di Sanità della Sardegna e assegnato al 102° ospedale da campo di Cagliari come
infermiere. Il 3 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Lascerà la zona d'operazioni il 5
maggio 1919 e si congederà nel Deposito di Ozieri il 5 settembre 1919.
ATZORI Nicolino 26/03/1888 (Portoscuso) di Francesco e Loddo Maria Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel Deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 1° ottobre 1916
giunge in territorio in stato di guerra. Morirà dopo un anno, il 16 ottobre 1917 per ferite riportate in
combattimento nell'ospedale da campo n° 0131.
BALLOCCO Carlo 06/03/1888 di Antonio e Aste Purifica. (Esercito)
Chiamato alle armi il 1° giugno 1915 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, conseguirà il grado di
Caporale dopo tre mesi di servizio, il 15 settembre 1915. Il 17 febbraio 1917 è comandato operaio
nello stabilimento minerario di Ingurtosu. Il 1° luglio 1918 viene trasferito nella penisola e
aggregato al 180° Battaglione della M.T. e comandato operaio della Società Ilva e assegnato allo
stabilimento Ilva Alti Forni Acciaierie e Fonderie di Piombino. Il 15 gennaio 1919 verrà inviato in
licenza illimitata in attesa di congedo.
BASCIU Antioco Luigi 14/02/1888 di Giuseppe e Matta Maria Teresa. (Esercito)
Trasferito dalla Marina al Regio Esercito, verrà chiamato alle armi il 6 luglio 1912 e arruolato a La
Maddalena nel Deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato all'8 a Compagnia. Si
congederà il 14 novembre 1912.
Il 13 maggio 1915 viene richiamato per mobilitazione nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La
Maddalena. Il mese successivo, il 5 giugno, giungerà in territorio in stato di guerra col 3° Rgt. a
Mestre per la formazione di nuovi reparti. Qualche giorno dopo viene trasferito in zona d'operazioni
e assegnato alla 5a Batteria Assedio nella Val Padola, in Alto Cadore. Il 13 novembre 1915 è in Val
Grande, sempre in Cadore, con la 34a Batteria Assedio. Il 16 agosto 1916 è sempre in Cadore in Val
Grande e assegnato alla 13a Batteria Assedio, (3° Rgt. di Art. da Fortezza). Il 26 novembre 1916
viene assegnato alla 36a Batteria Assedio del 5° Rgt. di Art. da Fortezza alle dipendenze del 4°
Corpo d'Armata. Partirà dal territorio in stato di guerra il 23 giugno 1919, e inviato in licenza
illimitata.
BIANCO Antioco Luigi 16/08/1888 di Domenico e Massidda Antioca. (Guardia di Finanza
n°26991)
Arruolato il 17 novembre 1908 nella Regia Marina, il 7 gennaio 1910 verrà trasferito a domanda
nella Guardia di Finanza di Mare in ferma triennale. Il 1° maggio 1910 viene assegnato alla Legione
Territoriale di Venezia. Il 1° novembre 1912 è nella Legione Territoriale di Roma. Il 7 gennaio
1913 viene ammesso alla ferma triennale. Il 12 agosto 1915 è sempre nella Legione Territoriale di
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Roma. Il 7 gennaio 1916 trattenuto per mobilitazione. Il 9 agosto 1916 viene inviato in licenza di
convalescenza a seguito di rassegna per 6 mesi. Dai fogli matricolari non è dato a sapere se
proseguirà il suo servizio, verrà congedato definitivamente il 19 settembre 1927.
CAMBONI Giuseppe 14/12/1888 di Carlo e Usai Antonia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel Deposito dell'82° Rgt. di Fanteria
―Torino‖. Il 3 agosto 1916 viene promosso Caporale, e il 25 dello stesso mese viene trasferito a
Nervesa (Treviso) alla Scuola Bombardieri e assegnato alla 69a Compagnia. Il 10 novembre 1916
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 126a Batteria Bombarde. Nel giugno del '17 è
nella 217a Batteria. Il 15 agosto 1917 è Caporal Maggiore. Il 24 ottobre 1917 viene catturato a
Tolmino a seguito della disfatta di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 15 dicembre 1918 nel
deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖ e il 30 giugno 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo. Morirà nel 1934.
CAREDDA Giuseppino 16/08/1888 di Giuseppe e Frau Efisia. (Guardia di Finanza)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1909 nel compartimento marittimo di Cagliari, il 16 febbraio
1911 viene trasferito alla Guardia di Finanza di Mare e destinato a Genova. Il 1° gennaio 1912
viene trasferito a Tripoli. Dai fogli matricolari risulta che il 1° agosto 1913 è assegnato alla Scuola
Allievi Ufficiali di Caserta.
Richiamato per mobilitazione il 12 agosto 1915 dalla Legione Territoriale di Roma, il 1° settembre
1915 viene assegnato alla Compagnia mobilitata in territorio in stato di guerra e assegnato in Egeo
nell'isola di Rodi. Lascerà il territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918, il 1° gennaio 1919
viene trasferito nel Circolo della Guardia di Finanza di Sassari. Si congederà il 15 agosto 1919.
CAU Giuseppe 26/11/1888 di Emanuele e Lusci Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. di fanteria
―Alpi‖ con la qualifica di Zappatore. Il 16 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato alla Milizia Mobile del 229° Rgt. ―Campobasso‖. Il 15 settembre 1917 è a Brescia nel
Deposito Mitraglieri Fiat e assegnato alla 276a Compagnia. L'8 ottobre del '17 passa al 96° Rgt. di
fanteria ―Udine‖. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖
sino al 27 giugno 1919 quando verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
CIRRONI Nicolò Francesco Giuseppe 06/11/1888 (Iglesias) di Nicolò e Pinna Emanuela.
(Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 1910-11 nel Deposito del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖, verrà richiamato
per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 maggio
passa al 151° Rgt. ―Sassari‖ e giunge in territorio in stato di guerra. Il 4 maggio 1918 viene
catturato sul Monte Fior. Riuscirà ad evadere in Russia e rientrerà in Italia dopo la fine del conflitto.
Il 20 marzo 1919 rientra in Sardegna nel Deposito di Ozieri e si congederà il 19 luglio 1919.
Emigrerà in Francia.
EUSTACHI Mario 07/04/1888 di Erminio e Lombardi Giuseppina. (Esercito).
Tenente Medico dell‘111° Rgt. di fanteria della Brigata ―Piacenza‖ (Milizia Mobile), verrà decorato
di Medaglia di Bronzo guadagnata sulla fronte del Piave nell‘ultima settimana di guerra il 26
ottobre 1918 con la seguente motivazione: ―Sotto violento bombardamento, essendo difficile il
trasporto dei feriti al posto di medicazione, per meglio esplicare la sua opera di soccorso, si
portava sulla linea del fuoco per le cure urgenti ai feriti gravi‖. (Tratto da Boll. Uff. R.D. 4 gennaio
1920 e da Giornale d‘Italia del 16 febbraio 1920)
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FAI Giovanni 25/12/1888 di Efisio e Porcu Anna. (Esercito)
Chiamato alle armi per istruzione il 16 agosto 1911, verrà arruolato a La Maddalena nel 3° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 10a Compagnia. Si congederà il 6 novembre 1911.
Richiamato per mobilitazione il 15 novembre 1915 nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza verrà
assegnato alla 39a Batteria. Il 6 settembre 1915 lascia il Deposito de La Maddalena per raggiungere
la sede reggimentale a Roma. Il 13 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 6° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 285a Batteria da posizione. Il 1° gennaio del '17 è nel 213°
Gruppo Autonomo di Artiglieria. Il 16 settembre 1918 passa all'8° Rgt. di Artiglieria da Campagna
nella 2a Batteria. Il 1° luglio del '19 lascia il territorio in stato di guerra per fare rientro a Ozieri nel
deposito di fanteria dove si congederà il 12 luglio 1919.
FARCI Giuseppino 26/11/1888 di Antioco Ignazio e Manca Francesca. (Marina)
Marinaio scelto del CREM scomparso in mare a seguito del siluramento del piroscafo postale
―Tripoli‖ il 18 marzo 1918.
INTICU Salvatore 01/10/1888 nato a Narcao, di Gaetano e Floris Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖, giungerà in
territorio in stato di guerra il 2 agosto 1916 e assegnato al 61° Rgt. di fanteria ―Sicilia‖ (D.M. di
Roma). Dopo 5 giorni l'8 agosto del '16 parte per la Macedonia da Taranto. Rientrerà in Italia dopo
4 mesi, il 21 dicembre 1916 per malattia e sbarca a Catania per fare rientro al deposito di fanteria
della brigata ―Sicilia‖ a Parma Nord-Est. Rientrerà in territorio in stato di guerra il 9 febbraio 1917
e assegnato alla 258a Compagnia Presidiaria del 61° Rgt. ―Sicilia‖. Il 10 marzo 1917 viene trasferito
al 259° Rgt. di fanteria ―Murge‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Dopo una breve aggregazione al
260° Rgt. (brigata ―Murge‖), il 5 giugno del '17 rientra al 259° Rgt. ―Murge‖ e assegnato alla 9 a
Compagnia. Il 22 giugno 1917 a quota 144/5 viene ferito da scheggia di granata alla regione
scapolare destra a fondo cieco. Il 10 febbraio 1918 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 3a Compagnia. Il
23 giugno 1919 parte dal territorio in stato di guerra e inviato in congedo dal deposito di fanteria di
Ozieri.
LACONI Arturo 22/08/1888 di Pietro e Lingotti Giovanna. (Esercito)
Nato a Cagliari faceva l‘insegnante, era il padre del costituzionalista e deputato comunista Renzo
Laconi.
Già idoneo ai soli servizi sedentari, verrà richiamato il 29 aprile 1916 e assegnato all‘82° Rgt. di
fanteria ―Torino‖. Il 3 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 1° Ottobre 1916 è
Allievo Ufficiale Aspirante di Complemento a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖
mobilitato. Il 25 dicembre 1916 è Aspirante Ufficiale di Complemento nel 215° Rgt. della brigata
―Tevere‖, nomina conferitagli a Roma nel deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖, già sede di reclutamento
del 215° Rgt. di fanteria. Verrà nominato Sottotenente di Complemento il 17 maggio 1917.
Deceduto nel fatto d‘arme di Dosso Faiti il 3 giugno 1917.
LEPURI Antonio 05/01/1888 di Salvatore e Mereu Benedetta. (Esercito)
Dispensato dal servizio di leva perché figlio unico di madre vedova, verrà comunque mobilitato l'11
giugno 1915 e inviato in convalescenza per un anno a seguito di un'artrite cronica. Il 9 agosto 1916,
rientra al deposito di fanteria di Ozieri (45° Rgt. ―Reggio‖); non verrà destinato al fronte. L'11
maggio del '18 viene trasferito a Brescia nella Scuola Mitraglieri Antiaerea e il 6 giugno viene
assegnato al Distaccamento antiaereo di Bari. Il 15 novembre 1918, sempre a Bari, viene assegnato
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al deposito del 10° Rgt. ―Regina‖. Verrà riformato definitivamente il 23 agosto 1919 per artrite
cronica al ginocchio sinistro.
MANNAI Antioco 13/11/1888 di Emanuele e Salis Maria Chiara. Fratello di Sebastiano 1881 e
Salvatore 1884. (Esercito)
Chiamato alle armi per istruzione il 20 ottobre 1908 nel 33° Rgt. di fanteria ―Livorno‖ si congederà
il 2 settembre 1910. Verrà richiamato in conseguenza della guerra italo-turca il 26 settembre 1911
nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e smobilitato il 20 marzo 1912.
Il 10 maggio 1915 è richiamato per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. a Ozieri. Il 20 maggio
viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 12a Compagnia. Il 2 giugno 1915 giunge in
territorio in stato di guerra nella 300a Compagnia Mitraglieri Fiat. Il 15 novembre 1915 viene ferito
al 2° e 3° dito del piede sinistro e ricoverato all'ospedale di Chioggia (Venezia) per essere poi
trasferito, il 10 dicembre, a quello di Firenze. Il 14 febbraio 1916 viene inviato in convalescenza per
40 giorni. Il 1° aprile 1916 è nel Deposito Mitraglieri Fiat a Brescia. Il 14 novembre 1917 rientra in
territorio in stato di guerra nel 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖. Cessa di essere in territorio in stato di
guerra il 4 novembre 1918. Raggiunge il deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ a Siracusa e il 21 giugno
1919 si congederà nel Distretto Militare di Cagliari.
MASSA Emanuele Salvatore 11/05/1888 di Antonio e Lusci Peppina. (Esercito)
Già riformato durante il servizio di leva, verrà richiamato per mobilitazione il 5 maggio 1916 nel
Deposito del 81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 23 maggio
1917 nel 30° Rgt. di Artiglieria. Il 25 luglio del '17 è nel 216° Rgt. ―Tevere‖ (Gubbio, Deposito del
51° Rgt. ―Alpi‖). Ricoverato all'ospedale di Casale Monferrato (Alessandria) per ferite alla mano
destra. Il 1° gennaio del '18 è Caporale e il 20 dello stesso mese è nel 51° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di
Gubbio), partirà dalla zona di guerra il 15 settembre 1918 e assegnato alla 42 a Compagnia
Presidiaria. Il 6 gennaio 1919 verrà inviato in esonero e congedato il 15 agosto 1919.
MASSIDDA Antioco Luigi 31/08/1888 di Giovanni e Milia Francesca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 agosto 1917 verrà arruolato nel 164° Btg. della M.T. nel D.M. di
Campobasso. Il 28 dicembre 1917 è nell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Giungerà in territorio in stato
di guerra il 4 gennaio 1918 nel 138° Rgt. di fanteria ―Barletta‖. Dopo un anno, il 1° gennaio 1918
lascerà la zona di guerra e verrà assegnato nel 156° Distaccamento della sezione di sussistenza. Il
12 luglio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
MASSONI Francesco 06/07/1888 di Carlo e Palomba Maria. (Esercito N°29226)
Dopo il servizio di leva prestato nel 1909-10 a Cagliari presso il Plotone Autonomo di Sanità, verrà
richiamato per mobilitazione il 16 maggio 1915 nello stesso Plotone e trasferito in zona di guerra
come portaferiti presso la 25a Sezione di Sanità. Rimarrà in zona di guerra per pochi mesi; il 16
novembre 1915 rientra in Sardegna nel Plotone di Sanità di Cagliari sino al 1° aprile 1917 quando
sarà Carabiniere ausiliario nella Legione Territoriale di Cagliari. Si congederà il 23 febbraio 1920.
Commerciante, verrà a Sant'Antioco dopo la guerra.
MONACO Francesco 27/08/1888 di Gennaro e Steri Peppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Roma nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria
―Torino‖. Giungerà in territorio in stato di guerra il 9 agosto 1916 e assegnato al 231° Rgt. della
brigata ―Avellino‖ costituita il precedente 27 maggio 1916 a Roma nel Deposito dell‘82° Rgt.
―Torino‖. Dopo un mese di guerra lascia il fronte per una ferita da pallottola riportata al capo nei
combattimenti del 30 settembre 1916; verrà ricoverato nell'ospedale di Budrio (Bologna), poi a
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Udine e successivamente a quello di Alessandria, e inviato in convalescenza. Rientrerà al corpo nel
deposito dell'82° Rgt. ―Torino‖ il 29 gennaio 1917 e dopo la ferita gli affidarono mansioni da
scritturale. Lascerà la zona di guerra il 18 aprile 1917: viene inviato nuovamente in licenza per 6
mesi. Quando rientrerà verrà assegnato al Btg. Tracomatosi di Cagliari e il 15 marzo del '19 viene
inviato in licenza illimitata in attesa del congedo.
PERDISCI Nicolò 02/02/1888 di Giovanni e Mallus Carmela. (Esercito)
Già riformato dalla Regia Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e arruolato il 10 ottobre 1916
nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri a Napoli. Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° gennaio
1917 presso il 18° Rgt. Bersaglieri e assegnato al 67° Battaglione. Il 12 maggio 1917 è nel 16°
Battaglione di Marcia. Il 27 agosto '17 è nel 9° Rgt. Bersaglieri e dopo un mese, il 23 ottobre è nel
4° Rgt. Bersaglieri. Il 4 dicembre 1917 viene catturato dal nemico e liberato il 1° novembre 1918.
Dopo due mesi, il 1° gennaio 1919, rientra a Napoli nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il 21
giugno del '19 rientra in Sardegna nel Deposito Speciale dei Bersaglieri di Caprera. Si congederà
dopo un mese, il 5 luglio 1919.
PINTUS Emanuele 21/07/1888 di Emanuele e Caddeo Rita. (Esercito)
Idoneo ai soli servizi sedentari, verrà chiamato alle armi il 7 novembre 1917 e arruolato nel
deposito del 51° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ (Deposito di Gubbio). Il 17 dicembre 1917 è nell'80° Rgt. di
fanteria ―Roma‖; il 10 gennaio 1918 è nel 63° Rgt. ―Cagliari‖. Il 20 febbraio 1918 giunge in
territorio in stato di guerra nella 55a Compagnia Presidiaria. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre
1918; si congederà il 15 agosto 1919.
ROSI Luigi 29/07/1888 (Carloforte) di Gabriele e Biggio Filiberta. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti nel 1909-10 e un richiamo per la
mobilitazione nel 3° Rgt. Genio Telegrafisti nel 1911-12, verrà nuovamente mobilitato per le armi il
17 maggio 1915 e assegnato ad un Reparto Autonomo Operai presso una fabbrica di armi a Roma.
Si congederà il 21 giugno 1919. Dopo la guerra rimarrà a lavorare a Roma.
SERRA Domenico 07/04/1888 di Antonio e Longu Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato nel deposito del 82° Rgt. di fanteria ―Torino‖.
Giungerà in territorio in stato di guerra il 12 agosto 1916 in un battaglione del 231° Rgt. di fanteria
―Avellino‖ (costituito a Roma nel deposito del 82° Rgt. di fanteria ―Torino‖). Dopo un anno, il 12
agosto del '17 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al termine del conflitto. Lascerà la zona di guerra il
4 novembre 1918 e si congederà il 26 giugno 1919.
SODDU Salvatore 11/06/1888 di Salvatore e Pintus Nicolina. (Marina)
Secondo Capo Torpediniere del CREM morto a Palau il 22 maggio 1918. Era sposato con Maria
Angius. (ACSA, Leva e truppa, 10/37, 30 marzo-17 giugno 1918).
VACCA Antioco Ignazio 29/01/1888 di Giuseppe e Cappai Francesca. (Esercito)
Dopo il servizio di leva nella 3° Batteria del 10° Rgt. di Artiglieria da Campagna nel 1909, verrà
trattenuto alle armi per la guerra italo-turca il 20 novembre 1911 e trasferito a Roma nel deposito
del 13° Rgt. di Artiglieria. Il 21 aprile 1912 viene aggregato al 2° Rgt. di Artiglieria e dal porto di
Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Rientrerà il 15 dicembre 1912 nel deposito del 13°
Rgt. Artiglieria a Roma e si congederà a Ozieri il 15 agosto 1912.
Richiamato per mobilitazione il 10 giugno 1916, verrà assegnato al 1° Gruppo del 46° Rgt. di
Artiglieria da Campagna. Il 15 settembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 1° Gruppo
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del 38° Rgt. di Artiglieria sino al termine del conflitto. Lascerà la zona di guerra il 1° gennaio 1919
e si congederà il 4 luglio 1919.
Classe 1889
BASCIU Antioco 11/07/1889 di Antioco e Pes Carmela. (Esercito)
Riformato alla leva, verrà richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1916 a Ozieri nel Deposito del
45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 6a
Compagnia del 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 novembre del '17 lascia la zona d'operazioni per ferita
riportata nei combattimenti sull'Altopiano della Bainsizza: l'esplosione di una bomba a mano gli
provocò gravi ferite al viso, al braccio, alla gamba e al piede. Verrà ricoverato all'ospedale
―Argento‖ di Lecce. Dopo la convalescenza, il 16 agosto 1918 verrà mandato in osservazione
all'ospedale di Bari. I danni più gravi li subirà agli occhi: rimarrà ceco all'occhio sinistro e visione
ridotta per metà a quello destro. Verrà inviato in congedo assoluto e il 1° marzo 1924 gli verrà
concessa la pensione a vita.
CABRAS Giovanni 24/12/1889 di Antioco e Manca Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 e arruolato a Girgenti (Rieti), verrà assegnato al 5° Rgt. di
fanteria ―Aosta‖. Il 30 luglio 1912 parte da Messina per la Tripolitania e Cirenaica e il 2 agosto
1912 è effettivo nel 5° Rgt. ―Aosta‖. Verrà rimpatriato il 10 gennaio 1913: sbarca a Messina e si
congeda nel Deposito del 5° Rgt. ―Aosta‖
Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in
territorio in stato di guerra il 24 maggio. Il 19 settembre 1915 parte dalla zona di guerra per
congelamento ai piedi e ricoverato all'ospedale di Milano. Il 12 novembre 1915 rientra al Deposito
del 45° Rgt. ―Reggio‖ e dopo due mesi, il 17 gennaio 1916 viene assegnato alla 93 a Compagnia
Presidiaria. Il 12 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 6° Rgt. ―Aosta‖. Il
10 gennaio 1917 viene ricoverato all'ospedale di Rovigo per malattia e il 27 marzo è trasferito al
convalescenziario di Modena. Il 13 aprile del '17 rientra nel 6° Rgt. ―Aosta‖ in territorio in stato di
guerra. Il 17 novembre 1917 viene catturato sul Monte Grappa. Rientrerà dalla prigionia dopo un
anno il 20 novembre 1918 nel Deposito del 6° Rgt. ―Aosta‖. Si congederà a Ozieri il 12 luglio 1919.
CAMBONI Gavino 20/01/1889 di Gavino e Mereu Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 a Viterbo nella caserma S. Caterina, deposito del 60° Rgt. di
fanteria ―Calabria‖, giungerà in territorio in stato di guerra il 10 agosto 1916 e assegnato al 159°
Rgt. ―Milano‖. Il 7 settembre 1917 lascia il fronte per ferite riportate in combattimento, verrà
ricoverato all'ospedale di Cormons (Gorizia). Rientrerà in zona d'operazioni il 24 ottobre 1917 nel
159° Rgt. ―Milano‖. Il 20 dicembre 1917 viene catturato. Verrà liberato il 1° novembre 1918; il 6
novembre è nel deposito del 159° Rgt. ―Milano‖ e successivamente trasferito in Sardegna nel
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 23 luglio 1919.
CAPPAI Maurizio 02/02/1889 di Luigi e Pisu Anna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 28 novembre 1915 verrà arruolato nel Distretto Militare di Pisa nel 22° Rgt.
―Cremona‖. Il 10 marzo 1916 viene assegnato al 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito dai deposti del
21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria) e il 21 dello stesso mese giunge in territorio in stato di guerra. Il 24
ottobre 1916 parte dalla zona di guerra e ricoverato all'ospedale di Villaverla (Vicenza) per ferite al
braccio sinistro riportate nel combattimento di Dosso Faiti. Il 16 dicembre rientra al 210° Rgt.
(deposito dell‘88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖). Il 17 agosto 1917 è prigioniero di guerra. Rientrerà
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dalla prigionia il 17 marzo1919. Si congederà il 15 luglio 1919 nel deposito del 45° Rgt. di fanteria
―Reggio‖, (Sassari).
COSSU Efisio 24/05/1889 di Antioco Ignazio e Carta Efisia. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 5 maggio 1916 e arruolato nel Distretto
Militare di Spoleto. Il 23 agosto del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 2 a
Compagnia del 51° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di Gubbio). Il 15 luglio 1918 è prigioniero nel fronte
francese; verrà liberato dalla prigionia il 15 novembre 1918. Il 20 novembre è nel deposito del 51°
Rgt. ―Alpi‖ (Gubbio) e si congederà nel D.M. di Cagliari il 28 luglio 1919. Il 5 maggio 1926 verrà
decorato di Medaglia Commemorativa della Campagna di guerra francese.
DE TIANA Pietro 28/05/1889 di Antonio e Serra Peppina. (Esercito)
Dispensato dal servizio di leva perché residente all'estero (Bona-Algeria), verrà chiamato per
mobilitazione il 6 luglio 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Giungerà in territorio in stato di
guerra il 18 settembre 1915 e dopo tre mesi, il 15 dicembre verrà assegnato come minatore alla 115a
Compagnia del 2° Rgt. Genio. Il 26 dicembre 1916 sull'Altipiano di Asiago, durante la costruzione
di una galleria in località Roccolo di Pagarlak morirà per ferite multiple provocate dallo scoppio
accidentale di una mina da cava. Oltre al De Tiana, perirono anche il caporale Giovanni Spagnolo e
il soldato Pietro Mura. Il soldato Spagnolo era specializzato in lavori di minamento e fu promosso
caporale tre mesi prima dell'incidente; il soldato Mura e il nostro De Tiana erano minatori di
professione e provenivano dal plotone minatori della Brigata ―Sassari‖. Il Plotone nel novembre del
1915 fu aggregato alla 115a Compagnia del Genio e il successivo 16 ottobre 1916 furono effettivi
nel 2° Rgt. Genio (Distretto Militare di Sassari). Stando alla testimonianza di un militare, che si
trovava nelle vicinanze al momento dell'incidente, sembra che il caporale Giovanni Spagnolo fosse
intento a far riscaldare a bagno-maria alcune cartucce di gelatina, e dato che l'esplosivo impiegato
era la polvere ―echo‖ è probabile che una delle cartucce impiegate come innesco non fosse
perfettamente sgelatinata e che sotto la pressione del calcatoio abbia determinato l'esplosione.
Nell'incidente, oltre ai tre morti, rimasero feriti altri tre militari; il De Tiana verrà sepolto nel
cimitero di Spà.
FOIS Fedele 26/08/1889 di Tommaso e Valdes Giuseppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 nel 5° Rgt. ―Aosta‖ e assegnato alla 10 a Compagnia (Allievo
Musicante il 31 luglio 1911). Dopo la leva verrà richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel
deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 7 giugno giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 novembre
1917 viene catturato. Rientrerà dalla prigionia il 7 novembre 1918 e si congederà il 15 luglio 1919.
FRAU Antonio Giuseppe 15/11/1889 di Giuseppe e Puddu Francesca. (Esercito N°29386)
Chiamato alle armi il 7 luglio 1917 verrà arruolato a Viterbo nella caserma S. Caterina, Deposito
del 60° Rgt. ―Calabria‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Presterà servizio nella 6a Compagnia del
215° Rgt. di fanteria ―Tevere‖ (Deposito di Roma). Il 15 luglio 1919 verrà inviato in licenza
illimitata dal deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ in attesa di congedo.
GALLUS Antioco Vincenzo 17/10/1889 di Vincenzo e Mannai Maria. (Esercito)
Fratello di Gallus Giuseppe Emanuele 22/02/1899. Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel
deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, il 12 luglio verrà assegnato alla 63a Compagnia
Presidiaria e riformato per tracoma. Il 5 agosto 1918 è idoneo ai soli servizi sedentari e assegnato al
Battaglione tracomatosi di Cagliari. Presterà servizio nella caserma dei Reali Carabinieri di
Sant'Antioco.
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LA NOCE Nunzio 24/01/1889 di Nunzio e Pes Caterina. (Guardia di Finanza)
Fratello del futuro sindaco La Noce Michele, si arruolerà volontario nelle Regie Guardie di Finanza
in ferma triennale dal 13 settembre 1907 al 13 settembre 1910. Il 15 maggio 1915 verrà richiamato
per mobilitazione e assegnato al 18° Btg. Mobilitato delle Guardie di Finanza. Il 25 maggio 1915
giunge in territorio in stato di guerra. Nel 1917 risulta ricoverato a Feltre (Belluno). Nel novembre
del '18 al termine del conflitto viene aggregato al 91° Rgt. ―Basilicata‖ e il 12 luglio 1919 verrà
inviato in licenza illimitata in attesa di congedo. Nel 1927 si trasferì a Giuliano di Roma
(Frosinone) e nel 1930 a Maccarese (Roma) dove lavorava nell'impresa ―Puricelli‖.
LODDO Salvatore Emanuele 07/02/1889 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito)
Fratello di Antioco Luigi, 1892 – Antonio, 1880 - Efisio Antonio, 1887 – Fedele, 1882 - Giovanni
Salvatore Emanuele, 1884. Chiamato alle armi il 28 ottobre 1910 verrà arruolato nel 5° Rgt. di
fanteria ―Aosta‖ e si congederà il 3 novembre 1911. Richiamato per mobilitazione il 14 maggio
1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 17 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 19 novembre 1915 lascia il territorio in stato di guerra per
congelamento ai piedi e ricoverato nell'ospedale di riserva di Cremona. Il 26 dicembre 1916 rientra
in zona d'operazioni nel 138° Rgt. ―Barletta‖. Il 21 ottobre 1917 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖; il 19
febbraio del '18 è nel 63° Rgt. ―Cagliari‖ in Macedonia. Il 4 febbraio 1919 si congederà nel deposito
del 152° Rgt. ―Sassari‖ .
MASSA Giuseppino 20/03/1889 di Antioco Luigi e Basciu Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 13 maggio 1917 verrà arruolato a Terni (D.M. di Orvieto) nel deposito del
207° Rgt. di fanteria ―Taro‖. L'11 gennaio 1918 giunge in territorio in stato di guerra nel 52° Rgt. di
fanteria ―Alpi‖ (Deposito di Spoleto) e assegnato alla 3a Compagnia Mitraglieri di marcia. Il 4
novembre 1918 lascia la zona di guerra per armistizio e si congederà il 15 luglio 1919 nel deposito
del 142° Rgt. di fanteria ―Catanzaro‖.
MASSA Giovanni 24/12/1889 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖, il 27 luglio 1912 da Messina
s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Verrà rimpatriato per congedo a Messina il 15 gennaio
1913.
Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 2 ottobre
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Morirà il 28 febbraio 1917
a Casera Zebio (Monte Zebio).
MEREU Salvatore Nicolò Domenico 22/10/1889 di Francesco e Pintus Maddalena. (Esercito)
Chiamato alle armi il 18 maggio 1917, verrà arruolato a Terni (D.M. di Orvieto) nel deposito del
207° Rgt. di fanteria ―Taro‖. Il 29 ottobre 1917 è nella 2159a Compagnia Mitraglieri ―S.Etienne‖ in
territorio in stato di guerra. L'11 gennaio del '18 è nel 52° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di Spoleto); lascerà
la zona di guerra il 4 novembre 1918. Il 24 viene trasferito al 141° Rgt. ―Catanzaro‖ nella 1206 a
Compagnia Mitraglieri. Il 14 maggio 1919 verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
MULAS Salvatore 18/08/1889 di Salvatore e Puddu Antioca. (Guardia di Finanza)
Chiamato alla leva nella Regia Marina l'11 dicembre 1909, dopo un anno il 16 dicembre 1910 viene
trasferito ai ruoli delle Regie Guardie di Finanza. Viene richiamato per mobilitazione in territorio in
stato di guerra il 24 maggio 1915. Il 28 ottobre 1915 è nella Legione Territoriale di Roma. Il 1°
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maggio del '16 lascia il territorio in stato di guerra. Il 1° agosto del '17 è nella Legione Territoriale
di Cagliari e il 15 agosto 1919 si congeda. Campagna di guerra 1915-16.
PINTUS Salvatore 23/12/1889 di Antioco e Floris Giuseppa. (Guardia di Finanza)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911. Il 2 gennaio 1912 è Allievo Guardia di Finanza di terra nella
Legione Allievi di Maddaloni (Caserta). Il 1° maggio 1912 è Guardia di Mare nella Legione
Territoriale di Napoli. Si congederà nella Legione Territoriale di Roma il 9 dicembre 1914.
Richiamato per mobilitazione il 28 aprile 1915, viene assegnato al 19° Battaglione Mobilitato delle
Guardie di Finanza. Il 23 maggio 1915 giunge a Tolmezzo (Udine) in territorio in stato di guerra. Il
13 luglio 1916 viene aggregato al 25° Rgt. di fanteria ―Bergamo‖ a S. Maria Trincea. L'11
settembre 1916 lascia la zona di guerra e rientra al Centro di Mobilitazione di Napoli sino al
congedo. Campagna 1915-16.
PITZUS Giovanni Francesco Antonio 03/11/1889 di Mario e Gabbia Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 nel 66° Rgt. ―Valtellina‖, il 1° agosto viene trasferito nel
Deposito del 239° Rgt. ―Pesaro‖ e inviato in territorio in stato di guerra. Il 30 ottobre 1916 parte dal
territorio in stato di guerra e ricoverato all'ospedale di San Giovanni Manzano (Udine); il 5
novembre 1916 viene trasferito all'ospedale di Roma e inviato in convalescenza. Il 4 gennaio 1917
rientra al Deposito del 66° Rgt. ―Valtellina‖ e il 4 febbraio viene trasferito alla 223 a Compagnia
Mitraglieri del 151° Rgt. ―Sassari‖ in zona d'operazioni. Cesserà di trovarsi in territorio in stato di
guerra il 1° gennaio 1919. Si congederà il 15 luglio 1919.
RASSET Efisio 06/04/1889 di Giuseppe e Cauli Bonaria. (Esercito)
Trasferito dalla Marina ai ruoli dell'Esercito verrà chiamato alle armi il 26 agosto 1911 a La
Maddalena nel Deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 1° Maggio 1912.
Richiamato per mobilitazione il 15 maggio 1915, a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza, giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1916. Si congederà a Cremona nel
Deposito del 4° Rgt. di Artiglieria il 13 luglio 1919.
SABEDDU Antonio 04/08/1889 di Raffaele e Cabras Carmela. (Esercito N°28135)
Fratello di Francesco, 1887. Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 a Piacenza nel Deposito del 76°
Rgt. ―Napoli‖ e assegnato all'8a Compagnia. Si congederà nel Deposito di Ozieri il 29 ottobre 1911.
Richiamato per mobilitazione il 12 maggio 1915 nel Deposito di Ozieri del 45° Rgt. ―Reggio‖ dopo
pochi giorni, il 20 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 151° Rgt.
―Sassari‖. Il 1° marzo 1919 è nel Deposito del 77° Rgt. ―Toscana‖. Si congederà il 15 luglio 1919.
Gli verrà conferita la Croce al Merito di Guerra, (ACSA, Oggetti Diversi, 31 gennaio 1919)
SIDDI Vincenzo 01/06/1889 di Francesco e Bullegas Caterina. (Marina)
Marinaio del CREM morto a Cagliari per malattia il 30 ottobre 1918.
STERI Antonio 30/04/1889 di Giovanni e Zigno Cecilia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, il 7 novembre giunge nella penisola a Piacenza nel Deposito
del 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ e assegnato all'8 a Compagnia. Il 15 settembre 1912 viene trasferito
al 26° Rgt. ―Bergamo‖ e dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica sbarcando a
Derna e assegnato alla 7a Compagnia del 26° Rgt. ―Bergamo‖. Il 23 gennaio 1913 viene rimpatriato
per congedo sbarcando a Messina e congedandosi nel deposito del 76° Rgt. ―Napoli‖.
Richiamato per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri il 26 aprile 1915, il 18
maggio viene assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 12a Compagnia e il successivo 1° giugno 1915
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giunge in territorio in stato di guerra. L'11 novembre 1915 morirà nell'ospedale da campo n° 85 a
seguito di ferita di arma da fuoco al torace e alla coscia sinistra. Verrà sepolto nel cimitero di
Turriaco (Gorizia).
TARDINI Cesare Angelo 22/12/1889 di Salvatore e Biggio Agostina. (Marina)
Secondo nocchiere del CREM deceduto ad Arcola (La Spezia) per malattia il 20 agosto 1916.
URAS Nicolino 03/12/1889 di Nicolò e Sulas Emanuela. (Esercito)
(Fratello di Uras Antonio 1895, si sposò con Ennas Antonietta, morirà a Sant'Antioco il 17
settembre 1924).
Chiamato alle armi per il servizio di leva il 17 novembre 1909 nel Distretto Militare di Catania nel
Deposito del 4° Rgt. di fanteria della brigata ―Piemonte‖ in qualità di telegrafista. Si congederà il 3
novembre 1911 nel Deposito di fanteria di Ozieri. Viene richiamato per mobilitazione (Guerra ItaloTurca) nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri il 6 agosto 1912; sarà Allievo Musicante,
qualifica da cui verrà dispensato dopo appena un mese, il 15 settembre 1912. Durante il periodo di
richiamo riuscirà a prendersi il brevetto di tiratore scelto. Si congederà il 26 febbraio 1913.
Richiamato il 10 maggio 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, il successivo 17 maggio è nel 151°
Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno
1915 e dopo un mese, il 27 luglio 1915 lascia la zona di guerra per ferite. Si congederà il 15 luglio
1919.
VACCA Francesco 21/10/1889 di Emanuele Cappai Francesca. (Esercito)
Residente all'estero (Francia), verrà chiamato alle armi il 30 dicembre 1915 nel deposito di fanteria
di Ozieri e il 2 gennaio 1916 viene assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ a Marina di Massa (Massa
Carrara). L'8 aprile 1916 giunge in territorio in stato di guerra col 21° Rgt. ―Cremona‖ e assegnato
alla 7a Compagnia schierata con la 16a Divisione di Fanteria. Il 1° febbraio 1917 parte dalla zona di
guerra per malattia; rientra al fronte dopo venti giorni, il 23 febbraio sempre con la 7a Compagnia
del 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 18 giugno 1917 parte dal territorio in stato di guerra per ferite da
scheggia di granata riportate al pollice della mano destra nel combattimento di Monte Interrotto a
Camporovere (Vicenza). Il 10 gennaio 1918 viene trasferito alla Brigata Sassari con la quale
combatterà a Montecavaglia, Montenero e Gorizia. (Il 16 giugno 1918 col 152° Rgt. ―Sassari‖ sul
Monte Croce si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: ―Durante un
combattimento per ricacciare il nemico sulla sinistra del Piave si slanciava tra i primi all‘attacco e
dopo viva lotta corpo a corpo faceva tre prigionieri e catturava una mitragliatrice dando bella
prova di valore e di ardimento‖. Tratto da Eroi Sardi). Subirà anche un congelamento ai piedi e
verrà ricoverato all'ospedale San Francesco di Verona. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra e
rientra al deposito di Ozieri. Si congederà il 12 luglio 1919 nel D.M. di Cagliari.
Classe 1890
AGUS Antonio 10/09/1890 di Daniele e Orrù Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, il 9 novembre verrà assegnato alla 15a Compagnia del 6°
Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 27 luglio 1912 parte da Messina per la Tripolitania e Cirenaica. Il 15
gennaio 1913 rientra in Italia per rimpatrio e si congeda il 25 gennaio 1913 al deposito di fanteria di
Ozieri.
Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, il 12
dicembre 1915 viene trasferito nella penisola nel deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖. Il 2 settembre
1916 a Viterbo, nella caserma S. Caterina, passa effettivo alla 1a Compagnia del 60° Rgt.
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―Calabria‖. Morirà il 22 novembre 1917 sul Monte Tomba (zona del monte Grappa) in seguito a
ferita di arma da fuoco alla testa.
AGUS Salvatore 28/04/1890 di Daniele e Longu Mariannica. (Esercito)
Già riformato al servizio di leva, verrà chiamato alle armi per mobilitazione il 5 maggio 1916 a
Frosinone nel Deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 25 agosto 1916 giunge in territorio in stato di
guerra. Il 30 aprile del 1918 è nel Deposito del 55° Rgt. ―Marche‖ per la formazione della 923 a
Compagnia Mitraglieri Fiat; il 29 giugno 1918 è Caporale. Si congederà il 20 agosto 1919 al
deposito di fanteria di Ozieri.
BALIA Antioco 12/08/1890 di Giuseppe e Usai Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà assegnato alla 2a Compagnia dell'86° Rgt. di fanteria
―Verona‖. Il 26 giugno 1912 passa effettivo al 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e dal porto di Siracusa
s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. Il 10 gennaio 1913 rientra in Italia per motivi di salute;
sbarca a Napoli e rientra al deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Si congederà il 24 gennaio 1913 nel
D.M. di Palermo. Avrà diritto al computo della Campagna di guerra Italo-turca 1911-12.
Richiamato per mobilitazione il 15 aprile 1915 nel deposito del 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖, con
lo stesso 46° Rgt. giungerà in territorio in stato di guerra con mansioni di portaferiti. Lascerà la
zona di guerra l'8 giugno 1919 e si congederà a Napoli il 7 agosto 1919. Verrà decorato di Croce al
merito di guerra.
BASCIU Antonio 04/04/1890 di Nicolino e Brau Fedela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, giungerà in
territorio in stato di guerra il 20 dello stesso mese. Il 10
agosto 1917 passa al 95° Rgt. della brigata ―Udine‖. Il 20
giugno 1918 è nella 18a Sezione Aerostatica Campale; il
5 agosto 1918 è nella 15a, il 20 ottobre nella 33a e il 1°
novembre nella 14a. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di
guerra. Si congederà il 5 agosto 1919 nel deposito di
fanteria di Ozieri.
BULLEGAS Antonio 22/11/1890 di Giuseppe e Pintus
Maria Rita. (Esercito N°3758)
Dopo la leva nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La
Maddalena, verrà richiamato per mobilitazione il 26
maggio 1915 e nella 3° Compagnia Bombe del 3° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza e assegnato alla Scuola di Tiro
per Bombardieri. Il 10 maggio 1916 giunge in territorio
in stato di guerra. Morirà il 14 settembre 1916 nei
Combattimenti di Oppacchiasella.
DIANA Italo 19/05/1890 di Efisio e Passarella Marietta.
(Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 verrà assegnato al
deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 13 ottobre del 1916 viene assegnato al 3° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza e comandato alla fabbrica di armi di Terni. Il 16 novembre viene assegnato
al 6° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e trasferito a Torino presso l'Ufficio Collaudo di Artiglieria. Il
30 agosto del '18, in qualità di aggiunto al 41° Rgt. di fanteria ―Modena‖, verrà comandato
Italo Diana 19/05/1890
Collezione ACSA di Sant‘Antioco
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all'Ufficio Collaudo di Artiglieria di Savona. Il 21 giugno 1919 rientrerà a La Maddalena nel
Deposito di Artiglieria da Fortezza e il 5 agosto 1919 verrà inviato in licenza illimitata e dopo 10
giorni, il 15 agosto 1919 si congeda.
FARRIS Angelino 15/02/1890 di Raimondo e Orioni Maria Elisabetta. (Esercito)
Posticipata la chiamata alle armi per un ernia inguinale, verrà arruolato il 9 dicembre 1917 nel 316°
Battaglione della M.T. a Cagliari. Il 27 febbraio 1918 parte con le truppe destinate in Francia nella
190a Compagnia Lavoratori. Il 1° marzo 1918 giunge in territorio in stato di guerra francese. Verrà
rimpatriato in Italia il 6 febbraio 1919 nel 19° Btg. Lavoratori. Si congederà il 9 aprile 1919 nel
D.M. di Cagliari.
GALLUS Silvio 14/10/1890 di Antonio e Garau Carolina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910, verrà assegnato all'8a Compagnia del 5° Rgt. di fanteria
―Aosta‖. Il 30 ottobre 1911 col 6° Rgt. ―Aosta‖ da Palermo s'imbarca per la Tripolitania e
Cirenaica. Il 7 dicembre 1911 rientra in Italia e il 30 marzo 1912 è nel 5° Rgt. ―Aosta‖ come
Allievo Musicante. Il 31 gennaio 1913 si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri. Richiamato
per mobilitazione il 10 maggio 1915 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, il 15 settembre
1915 verrà inviato all'ospedale Militare di Cagliari in osservazione. Tra ricoveri e convalescenze
verrà congedato il 15 agosto 1919. Avrà diritto al computo della sola campagna di guerra italo-turca
1911-12.
LOCCI Antonio 03/03/1890 di Nicolò e Mereu Francesca. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 27 novembre 1915 e arruolato nell'11 a
Compagnia del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ nel D.M. di Pisa. Il 29 aprile 1916 col grado di
Caporale passa al 1° Btg. del 226° Rgt. ―Arezzo‖ (costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖) e
dopo due giorni giunge in territorio in stato di guerra. Il 14 giugno del '17 è Caporal Maggiore e
dopo due mesi, il 14 settembre 1917 viene catturato. Rientrerà dalla prigionia il 19 gennaio 1919 nel
deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖ e verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
LOCCI Giuseppino 05/10/1890 di Luigi e Maccioni Annica. (Esercito)
Trasferito dalla Marina al Regio Esercito, verrà arruolato il 16 luglio 1916 nel deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ a Ozieri. Il 12 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 117°
Rgt. ―Padova‖. Il 20 maggio 1917 è nella 543a Compagnia Mitraglieri del 281° Rgt. di fanteria
―Foggia‖. Il 12 settembre 1917 viene ricoverato per ferite riportate in combattimento, rientrerà il 20
ottobre nel deposito mitraglieri di Brescia e assegnato alla 1697a Compagnia Mitraglieri del 95°
Rgt. di fanteria ―Udine‖. Il 27 ottobre 1918 viene ferito nuovamente e rientrerà in servizio dopo la
guerra nel deposito del 47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖ (Sede di reclutamento del 95° Rgt. ―Udine‖).
Il 5 agosto 1919 viene inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
LONGU Emanuele 22/06/1890 di Emanuele e Massidda Teresa. (Esercito)
Chiamato alle armi per istruzione il 16 agosto 1911 verrà assegnato al 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖
di Cagliari e congedato il 6 novembre 1911.
Verrà richiamato per mobilitazione il 28 maggio 1915 a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. di
fanteria ―Reggio‖. Il 16 ottobre 1915 giunge in territorio in stato di guerra nel 152° Rgt. ―Sassari‖.
Dopo un anno, il 16 ottobre 1916 viene catturato. Rientrerà dalla prigionia il giorno dell'armistizio,
il 4 novembre 1918. Il 19 gennaio 1919 verrà inviato in licenza illimitata dal deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ di Ozieri, in attesa di congedo.
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LUSCI Giuseppe 02/11/1890 di Antonio e Bullegas Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 4 dicembre giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 16 febbraio 1917 è nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e il 10 aprile lascia la
zona di guerra per malattia. Il 12 febbraio del '18 viene assegnato ai servizi sedentari dall'ospedale
militare di Cagliari. Si congederà il 31 agosto 1918.
MATTA Emanuele 10/07/1890 di Domenico e Pintus Marianna. (Esercito)
Riformato dalla Marina, verrà arruolato nell'Esercito nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 14
novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 232° Rgt. di fanteria
―Avellino‖. Il 17 ottobre 1917 passa al 151° Rgt. della brigata ―Sassari‖. L'8 agosto del '19 lascia la
zona di guerra e si congederà l'11 agosto 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri.
MELONI Antioco Giuseppe 07/02/1890 di Giuseppe e Salidu Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà arruolato a Livorno nell'8° Rgt. Bersaglieri e assegnato
alla 10a Compagnia. Il 28 giugno 1912 dal porto di Siracusa s'imbarca per la Tripolitania e
Cirenaica. Rientrerà per rimpatrio il 30 dicembre 1912 a Messina e si congederà il 25 gennaio 1913
nel deposito dei Bersaglieri di Caprera.
Il 22 aprile 1915 viene richiamato per mobilitazione a Caprera presso il Deposito Bersaglieri e
assegnato al 40° Rgt. ―Bologna‖. Il 31 dicembre 1915 viene trasferito nella penisola in territorio in
stato di guerra. Il 24 febbraio 1916 passa effettivo al 14° Rgt. Bersaglieri Ciclisti. Ai primi di
giugno nel corso dei combattimenti si perdono le sue tracce. Nella primavera del '17, con una
dichiarazione ufficiale di irreperibilità fatta dal Comando del 14° Rgt. Bersaglieri il Meloni prese
parte alla battaglia del ―Bosco dei Laghetti‖ avvenuta il 4 giugno 1916 e che dopo tali fatti egli
scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la
prigionia. Successivamente secondo la ricostruzione degli avvenimenti fatta dallo stesso Comando
del 14° Rgt. Bersaglieri, il Meloni venne catturato dal nemico il 30 maggio 1916 e condotto
prigioniero nelle retrovie austriache dove morirà il 4 giugno 1916. Verrà sepolto a Valle di
Mandrielle il 14 giugno 1916.
Il ―Bosco dei Laghetti‖ si trova in Veneto in prossimità del confine col Trentino-Alto Adige nella
parte nord-est dell‘Altopiano di Asiago (conosciuto come Altopiano dei sette Comuni, e
comprendente i comuni di Asiago, Lusiana, Enego, Roana, Rotzo, Gallio e Foza). Il ―Bosco dei
Laghetti‖ appartiene al comune di Enego (VI) e si trova a ovest del Monte Cucco (q. 1387) tra la
Malga di Mandrielle e la Piana di Marcesina, sulla linea di massimo arretramento delle truppe
italiane nel giugno 1916 durante la ―Strafexpedition‖.
MILIA Antonio Domenico 01/06/1890 di Nicolò e Longu Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà arruolato a Siracusa nell'8a Compagnia del 75° Rgt. di
fanteria ―Napoli‖. Il 7 agosto 1912 dal porto di Messina parte per la Tripolitania-Cirenaica. Il 4
gennaio 1913 rientrerà per rimpatrio sbarcando a Siracusa nel Deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ e si
congeda. Richiamato il 20 aprile 1915 per mobilitazione nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a
Ozieri, giungerà in territorio in stato di guerra il 4 giugno 1915. Nel novembre del '16 viene
ricoverato per malattia all'ospedale di Borga. Dopo un anno nel novembre 1917 viene catturato dal
nemico. Il 25 novembre del '18 rientra dalla prigionia e assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖. Si
congederà nel deposito di Ozieri il 10 agosto 1919.
MURRU Salvatore 25/09/1890 di Salvatore e Mallus Francesca. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 5 maggio 1916 a Viterbo nella caserma
S. Caterina, deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. L'8 giugno viene assegnato all'86° Rgt. di
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fanteria ―Verona‖, e il mese successivo, il 15 luglio, giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato alla 663a Centuria. Il 10 luglio 1918 è nella 342a Compagnia Boscaioli alle dipendenze
della 6a Armata. Il 20 settembre del '18 è nel 2° Rgt. Genio Zappatori. Il 2 novembre 1918 nell'83a
Compagnia Presidiaria. Il 7 aprile 1919 nel 24° Rgt. di fanteria della brigata ―Como‖. Lascerà la
zona di guerra il 5 agosto 1919 e si congeda nel deposito di fanteria di Ozieri.
PAU Salvatore 01/01/1890 di Salvatore e Mameli Peppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 2 giugno 1915 per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 16
agosto 1915 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 2 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra.
Il 21 maggio 1917 nel corso dei combattimenti viene ferito al piede sinistro e ricoverato all'ospedale
di Busto Arsizio (Milano). Il 4 settembre 1917 viene trasferito in Sardegna all'ospedale della Croce
Rossa di Sassari. Il 22 settembre viene inviato in licenza di convalescenza dal deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖. Il 29 dicembre 1917 viene esonerato temporaneamente dal servizio effettivo. Il 16 marzo
del '18 verrà comandato presso la Società Mineraria ―Bacu Abis‖. Verrà congedato definitivamente
il 15 agosto 1919.
PERDISCI Giuseppe 07/06/1890 di Giovanni e Mallus Carmela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1915 nell'81° Rgt. ―Torino‖, dopo due mesi, il 2 luglio viene
ricoverato all'ospedale S. Marta di Roma diretto dall'Associazione dei Cavalieri Italiani Ordine di
Malta. Il 25 ottobre viene trasferito all'ospedale di Grottaferrata (Roma). Il 15 dicembre del '16
rientra temporaneamente all'81° Rgt. ―Torino‖. Il 3 gennaio 1917 viene trasferito all'ospedale S.
Croce di Roma e il 28 dello stesso mese viene inviato in licenza illimitata in attesa del congedo
avvenuto il 5 agosto 1919.
PERELLA Edmondo 10/05/1890 nato a Carloforte. (Marina)
Secondo Capo del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
PINTUS Antioco Luigi 07/10/1890 di Salvatore e Cossu Anna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916 verrà assegnato all'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 21 maggio
1917 giunge in territorio in stato di guerra a Monza nel deposito dell'8° Rgt. ―Cuneo‖ dove verrà
assegnato al 258° Rgt. di fanteria ―Tortona‖, (costituito dal deposito dell‘8° Rgt. ―Cuneo‖). Il 10
agosto 1917 passa al 257° Rgt. della brigata ―Tortona‖; nello stesso mese viene catturato dal
nemico e internato nel Campo di Concentramento di Somorja, una cittadina della Slovacchia
(all‘epoca dei fatti appartenente all‘Impero Austro-ungarico), situata circa 17 chilometri a sud-est di
Bratislava, sull'isola dello Žitný Ostrov, sul Danubio. Il 22 novembre 1918 viene rimpatriato e si
congeda il 9 agosto 1919 nel deposito di fanteria di Ozieri.
PISTORI Salvatore 12/04/1890 di Giuseppe e Carboni Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi per istruzione il 16 agosto 1911 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, si
congederà il 6 novembre 1911. Richiamato per mobilitazione il 27 maggio 1915 nel deposito di
Ozieri, verrà assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖ e con lo stesso reggimento giunge in territorio in stato
di guerra l'8 giugno 1916. Il 17 marzo 1917 è nella 781a Compagnia Mitraglieri Fiat; il 21 ottobre
1917 è nella 1144a Compagnia Mitraglieri. Il 21 luglio 1918 è nella 1220a Compagnia Mitraglieri. Il
20 marzo 1919 lascia il territorio in stato di guerra e inviato in esonero agricolo. Si congederà nel
deposito di Ozieri il 5 agosto 1919.
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PORCU Antonio 03/06/1890 (Esercito) di Salvatore e Digoni Vincenza.
Riformato dalla Marina, verrà trasferito ai ruoli dell'Esercito e arruolato il 16 luglio 1916 nel
deposito di fanteria di Ozieri. Il 15 novembre 1916 passa al 152° Rgt. di fanteria della brigata
―Sassari‖ e giunge in territorio in stato di guerra. Il 29 dicembre 1917 lascia il fronte per una crisi di
congelamento. Rientrato in servizio il 16 aprile del '18 nel deposito di fanteria di Ozieri dove verrà
esonerato temporaneamente dal servizio effettivo. Si congederà il 3 maggio 1919.
PUDDU Salvatore noto Giuseppe 14/03/1890 di Luigi e Caredda Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 a Siracusa e assegnato alla 7a Compagnia del 75° Rgt. di
fanteria ―Napoli‖. Il 2 ottobre 1911 viene trasferito a Catania nel 4° Rgt. ―Piemonte‖ e assegnato
alla 3a Compagnia. Il 14 ottobre da Catania parte per la Tripolitania-Cirenaica. Verrà rimpatriato il
2 gennaio 1913, sbarca a Siracusa nel deposito del 75° Rgt. ―Napoli‖ (9a Compagnia) e si congeda.
Richiamato per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito di fanteria di Ozieri, verrà assegnato
al 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 10a Compagnia. Il 22 maggio 1915 giunge in territorio in stato di
guerra. Morirà dopo tre mesi di guerra il 9 agosto 1915 nel fatto d'arme di ―Bosco Triangolare‖
(Monte San Michele).
SALIDU Giovanni 03/02/1890 di Giovanni e Gallus Peppica. (Esercito)
Rivedibile alla chiamata dell'aprile del 1911, verrà richiamato il 23 agosto 1914 per istruzione a La
Maddalena nel deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 25 marzo 1916 parte per la penisola
per raggiungere la sede reggimentale a Roma. Il 28 marzo è nella 575a Batteria del 3° Rgt. con la
quale giunge in territorio in stato di guerra. L'11 agosto del '16 è nella 573a Batteria del 9° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza. Il 16 settembre 1917 è nella 293a Batteria del 1° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza. Il 15 marzo 1918 è nella 9a Batteria del 33° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 6 agosto
1919 rientra nel deposito di La Maddalena (3° Rgt.) e il 15 agosto 1919 si congeda.
SANNA Giuseppe 13/02/1890 di Vincenzo e Piras Ottavia Angela. Nato a Palmas Suergiu
(Esercito).
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 verrà arruolato a Messina nell'86° Rgt. ―Verona‖ e assegnato
all'8a Compagnia. il 1° ottobre 1911 passa al 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e il 9 ottobre dal porto di
Palermo s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica. L'8 gennaio 1913 viene rimpatriato, sbarca a
Palermo e rientra a Messina nel deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Si congederà il 24 gennaio 1913
nel deposito di Ozieri.
Richiamato il 14 maggio 1915 per mobilitazione nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, verrà
assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖ col quale giungerà in territorio in stato di guerra il 1° giugno 1915.
Morirà dopo cinque mesi di guerra il 25 novembre 1915 nell'ospedale da campo n° 85 per ferite
riportate in combattimento.
SERPI Luigi 02/10/1890 di Antioco e Cabras Giovanna. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 18 maggio 1917 nel 51° Rgt. di fanteria
―Alpi‖ (Deposito di Gubbio). Il 20 giugno 1917 viene trasferito nel D.M. di Orvieto e assegnato al
207° Btg. della M.T.. L'8 marzo 1918 giunge in territorio in Stato di Guerra dove verrà assegnato al
42° Rgt. di fanteria ―Modena‖. Il mese successivo, il 12 aprile passa al 41° Rgt. (brigata ―Modena‖)
sino al 14 aprile 1919 quando verrà trasferito al 34° Rgt. ―Livorno‖ e assegnato alla 484a Sezione
Salmerie della 77a Colonna Carreggio. Il 4 novembre 1918 lascia la zona di guerra e viene trasferito
a Feltre (Belluno). Rientrerà in Sardegna il 5 agosto e il 10 agosto 1919 si congeda nel D.M. di
Cagliari.
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SERVENTI Giuseppino 29/02/1890 di Antioco e Pinna Costanza. (Esercito)
Nato a Villarios-Masainas, dopo la 1° guerra mondiale si trasferirà a Giba dove nascerà anche
suo figlio Tito (Classe 1923). Finita la 2° Guerra mondiale si trasferisce a Sant'Antioco in Via Fra
Ignazio. (Foto Alpino ?)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1910 verrà assegnato al 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Il 1° maggio
1911 è Caporale; il 31 luglio 1911 è Caporal Maggiore e il 30 gennaio 1913 si congeda.
Richiamato alle armi per mobilitazione il 14 maggio 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, verrà
trasferito in territorio in stato di guerra il 24 maggio 1915 e assegnato alla 6a Compagnia del 151°
Rgt. ―Sassari‖. Il 15 agosto 1915 viene assegnato ad una Compagnia di Mitraglieri Fiat, combatterà
su Monte Cappuccio, nell'Altopiano di Doberdò (Gorizia) e in seguito sul Monte Fior, sul Monte
Zebio e nell'Altopiano della Bainsizza. Il 1° novembre 1916 è sergente presso il 97° Rgt. ―Genova‖
(Reparto Mitraglieri). Il 17 aprile del '18 è nel 149° Rgt. ―Trapani‖ (902a Compagnia); dal 17 al 19
ottobre 1917 è in licenza. Il 1° agosto 1919 lascia la zona di guerra e l'8 agosto 1919 si congeda nel
D.M. di Cagliari. Volontario in AOI si arruolerà il 10 ottobre 1935 nel 315° CCNN e sbarca a
Massaua. Si congederà l'11 gennaio 1938.
SITZIA Antioco 11/09/1890 di Salvatore e Vacca Francesca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, verrà arruolato a Frosinone nel deposito del 59°Rgt. di
fanteria ―Calabria‖. Il 15 giugno 1916 viene trasferito al 131° Rgt. ―Lazio‖ (costituito il 1°
marzo 1915 dal deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖) e giunge in territorio in stato di guerra. Morirà
dopo cinque mesi di guerra il 16 novembre 1916 nell'ospedale da campo n°39 per ferite riportate in
combattimento.
ZURRU Antonio 30/11/1890 di Salvatore e Cabras Raffaela. (Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel deposito del 21°
Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 12 dicembre 1915 passa al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖
(costituito sin dal 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖ e
dell‘88° Rgt. ―Friuli‖). In seguito il 30 aprile 1916 è nel 1° Btg. del 226° Rgt. della brigata
―Arezzo‖ (Costituito il 18 maggio 1916 dal deposito del 22° Rgt. della brigata ―Cremona‖), con
mansioni di Zappatore. Giungerà in territorio in stato di guerra il 10 aprile 1917. Il 20 novembre
viene trasferito all'89° Rgt. di fanteria ―Salerno‖. Si congederà il 5 agosto 1919. Campagna di
guerra 1917-18
Classe 1891
AGUS Luigi Antonio 02/11/1891 di Daniele e Orrù Luigi. (Esercito)
Fratello di Antonio (1890) del 60° Rgt., deceduto sul Monte Grappa il 22 novembre 1917.
Riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 18 maggio 1917, viene assegnato al 207°
Battaglione M.T. nel D.M. di Orvieto. Il 10 dicembre 1917 è nel Deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖
(Gubbio). Il 9 febbraio è a Crema (Cremona) nel Reparto Mitraglieri FIAT. Il 21 aprile 1918 è nel
52° Rgt. ―Alpi‖ (Deposito di Spoleto) e assegnato al 320a Compagnia Mitraglieri. Il 24 dello stesso
mese parte con le truppe destinate in Francia. Rientrerà in Italia per esonero il 9 gennaio 1919. Si
congederà nel Deposito di fanteria di Ozieri il 21 agosto 1919.
ALIZERI Luigi Antioco Pietro (noto Gino?)11/08/1891 di Giovanni e Altieri Ignazia. (Esercito)
Alizeri Gino, Sottotenente dell‘82° Rgt. di fanteria della brigata ―Torino‖. ―Comandante di una
squadra di soccorso, cooperava coraggiosamente al pericoloso salvataggio di militari travolti da
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una valanga, giungendo fra i primi sul luogo della disgrazia, con gravi stenti e rischio della vita e
dopo aver attraversato una zona scoperta e intensamente battuta dal fuoco di fucileria nemica. –
Falzarego, 9 marzo 1916‖. (ACSA, Oggetti Diversi, 24 maggio 1917).
ARANGINO Salvatore 24/02/1891 di Pietro Michele e Poddighe Giuseppa. Nato a Belvì, Nuoro.
(Esercito)
Già riformato alla visita di leva, verrà chiamato alle armi il 26 novembre 1915 nel D.M. di Livorno
e assegnato all'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 26 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra
e viene assegnato al 44° Rgt. ―Forlì‖. Il 21 novembre 1916 passa al 152° Rgt. di fanteria ―Sassari‖.
Il 12 giugno 1917 al 263° Rgt. ―Gaeta‖ e assegnato alla 1758a Compagnia Mitraglieri FIAT. Si
congederà ad Ozieri nel deposito di fanteria il 24 agosto 1919. Dopo la guerra nel gennaio 1920 si
arruolerà nella Guardia di Finanza in ferma triennale.
BASCIU Emanuele Salvatore Antonio 16/04/1891 di Antonio e Frau Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi dopo il congedo del fratello Antioco Luigi, verrà arruolato il 5 dicembre 1912
nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato alla 15a Compagnia e in seguito in una Milizia Mobile.
Si congederà il 12 gennaio 1914 nel deposito di fanteria di Ozieri.
Richiamato il 20 aprile 1915 per mobilitazione a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 24
maggio giunge in territorio in stato di guerra col 46° Rgt. ―Reggio‖ e assegnato ad una compagnia
di mitraglieri. L'11 novembre del '17 viene catturato; rientrerà il 12 gennaio del '19. Si congederà il
19 agosto 1919.
BIANCO Giuseppino noto Peppino 23/06/1892 di Domenico e Massidda Antioca (Marina
n°89806)
Marinaio del CREM morto a Roma per malattia il 5 maggio 1918
BULLEGAS Antonio 02/01/1891 di Giuseppe e Cabras Caterina. (Esercito)
Trasferito dai ruoli della Marina a quelli dell'Esercito, verrà chiamato alle armi il 20 luglio 1913 nel
Deposito di Artiglieria di La Maddalena e assegnato alla 14a Compagnia del 3° Rgt. di Artiglieria
da Fortezza. Si congederà nel dicembre del 1913.
Richiamato il 13 maggio 1915 per mobilitazione nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La
Maddalena. Il 17 maggio del '16 parte per Piacenza per la formazione di nuovi reparti, e il mese
successivo il 10 giugno giunge in territorio in stato di guerra col 482° Battaglione. Il 20 maggio del
'17 parte dalla zona di guerra per malattia e viene ricoverato all'Ospedale di San Remo. Rientrato in
Sardegna, il 29 luglio dopo la prima convalescenza verrà rimandato a riposo dall'ospedale di Palau
per altri 6 mesi. Rientrerà al deposito del 3° Rgt. a La Maddalena il 18 marzo 1918 e il 26 parte per
il deposito reggimentale del 3° Rgt. da Fortezza a Roma. Si congederà il 4 settembre 1919.
CANNAS Antonio 01/02/1891 di Antonio e Loddo Maria. Nato a Gonnesa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, verrà arruolato in Sicilia nell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖. il
5 giugno 1912 viene trasferito al 50° Rgt. di fanteria ―Parma‖ e dal porto di Messina s'imbarca per
la Tripolitania e Cirenaica. Verrà rimpatriato il 5 dicembre 1913 a Messina nel Deposito dell'86°
Rgt. di fanteria ―Verona‖, e il 15 dicembre 1913 si congeda al deposito di Ozieri. Avrà diritto di due
campagne di guerra Italo-Turca 1911-12 in quanto era presente al combattimento di Fanzura e
Misinata per i quali il 50° Rgt. ―Parma‖ ebbe la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Richiamato il 20 aprile 1915 per mobilitazione nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in
territorio in stato di guerra il 24 maggio 1915. Il 21 maggio 1916 sul Monte Sief una ferita lacero
contusa da Shrapnel alla regione lombare e al braccio sinistro lo costringe a lasciare la zona di
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guerra; verrà ricoverato nella Sezione di Sanità della 18a Divisione presso il 218° Reparto
Someggiato. Giudicato non idoneo al servizio effettivo, il 1° novembre 1917 viene mandato in
licenza straordinaria con assegni in attesa di liquidazione di pensione. Verrà congedato il 30
novembre 1917. A seguito della ferita sarà autorizzato a fregiarsi del distintivo d‘onore per i feriti di
guerra, nonché della Croce al Merito di Guerra.
COCCO Efisio 30/06/1891 di Efisio e Caredda Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato a Girgenti (Rieti) nel 5° Rgt. di fanteria
―Aosta‖ e assegnato ad una compagnia di zappatori. Verrà congedato nel deposito di Ozieri il 28
novembre 1913.
Richiamato il 4 gennaio 1915 nel 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖, giungerà in territorio in stato di
guerra il 24 maggio 1915. Il 22 maggio 1916 sul Monte Sief una ferita da scheggia di granata al
palmo della mano sinistra lo costringe a lasciare la zona di guerra; verrà ricoverato nella Sezione di
Sanità della 18a Divisione presso il 218° Reparto Someggiato e subito dopo trasferito all'ospedale di
Vercelli. L'11 agosto 1916 viene inviato in licenza di convalescenza per 30 giorni. L'11 settembre
rientra al Deposito di fanteria di Ozieri dove verrà esonerato dal servizio effettivo. Il 15 ottobre
1917 verrà assegnato alla Società Mineraria Bacu Abis in attesa del congedo.
CORTESE Vincenzo 21/10/1891 di Costantino e Barbato Serafina. (Esercito)
Nato a Secondigliano (Napoli) ma residente a Calasetta al momento della chiamata alle armi, era
conosciuto come Cavalier Cortese. Già riformato della Marina, verrà arruolato il 16 luglio 1916 nel
deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 26 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 20° Rgt. di fanteria ―Brescia‖. Il 12 marzo 1917 lascia la zona di guerra e aggregato al
Deposito Convalescenza e Tappa di Modena. Rientrerà in zona d'operazioni nel 20° Rgt. ―Brescia‖
il 10 luglio del '17. Dopo 5 giorni passa al 46° Rgt. ―Reggio‖ e il mese successivo, il 3 agosto passa
al 76° Rgt. della brigata ―Napoli‖. Il 27 dicembre è nella 1235a Centuria, il 16 dicembre 1918 nella
1227a e il 27 marzo del '19 nella 1039a sino al congedo avvenuto il 28 agosto 1919.
CRASTUS Antioco Luigi 20/09/1891 di Antioco e Garau Nicolina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato
alla 7a Compagnia. L'11 gennaio 1913 con la 7a Compagnia del 6° Rgt. ―Aosta‖ s'imbarca dal porto
di Messina per la Tripolitania e Cirenaica in qualità di conducente. Verrà rimpatriato il 2 dicembre
1913 a Siracusa e l'8 dicembre 1913 si congeda nel D.M. di Cagliari. Avrà diritto al computo di una
Campagna di guerra Italo-Turca 1911-12.
Richiamato alle armi per mobilitazione il 6 gennaio 1915 nel 46° Rgt. ―Reggio‖, il 15 viene
trasferito a Cagliari nel 1° Battaglione. Il 30 aprile 1915 giungerà a Conegliano (Treviso) in
territorio in stato di guerra. Il 29 maggio 1915 parte per la zona di guerra e verrà mandato in linea il
4 giugno 1915 a Sasso di Stria. Il 2 settembre 1916 è a Susegana (Treviso) nella Scuola
Bombardieri. Il 4 viene ricoverato all'ospedale di Conegliano e il 15 inviato in convalescenza.
Rientrerà il 10 ottobre 1916 a Nervesa (Treviso) nel Deposito Bombardieri e il 18 viene assegnato
alla 6a Batteria del 2° Raggruppamento Bombardieri. Il 30 dicembre 1916 lascia la zona di guerra e
viene ricoverato per bronchite all'ospedale di Montebelluna (Treviso). Il 15 gennaio 1917 viene
trasferito all'ospedale di Monza e inviato in convalescenza. Rientrerà al corpo nella 6a Batteria del
2° Raggruppamento il 27 marzo 1917. Il 26 novembre del '17 viene trasferito alla 314° Batteria del
2° Raggruppamento, e il 6 agosto del '18 alla 313a batteria aggregato al 17° Rgt. di Artiglieria. Il 9
agosto viene inviato in licenza illimitata in attesa del congedo, 21 agosto 1919.
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DINISIO Cesare Pietro Umberto 15/12/1891 di Francesco e Noli Maria Teresa. (Esercito N°4661)
Dopo la leva nella Regia Marina, verrà richiamato per mobilitazione il 26 maggio 1915, e arruolato
nel deposito di fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 24 giugno 1915 giunge il territorio in stato di
guerra col 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 24 luglio 1915 viene ricoverato all'ospedale di Palmanova. Dopo
due mesi lascia la zona di guerra per essere trasferito all'ospedale militare di Cagliari. Il 15
dicembre 1915 rientra al deposito di fanteria di Ozieri. Si congederà il 15 luglio 1919.
FRAU Nicolino 21/05/1891 di Vincenzo e Elias Giovanna. (Esercito)
Dopo il periodo di istruzione a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, verrà
richiamato per mobilitazione il 13 maggio 1915 sempre a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza e assegnato alla 19a Compagnia.
Dopo un anno, il 17 maggio 1916 parte per Piacenza per la formazione di nuovi reparti e il
successivo 10 giugno giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 482° Battaglione (come
Bullegas Antonio 1891). Il 20 agosto 1916 rientra nel Deposito del 3° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza a La Maddalena e ripartirà per la formazione di ulteriori reparti il 5 dicembre 1916 a
Genova dove verrà assegnato al 145° Battaglione. Il 21 ottobre 1917 viene inviato in zona di guerra
col 145° Btg. e aggregato al 1° Rgt. di Artiglieria Pesante da Campo e assegnato alla 114 a Batteria.
Si congederà il 21 agosto 1919.
MAMELI Pasqualino 24/12/1891 di Antioco e Cossu Giuseppina. (Esercito)
Chiamato alle armi per mobilitazione il 15 luglio 1914, verrà assegnato al Plotone Autonomo di
Sanità di Cagliari; si congederà il 25 novembre 1914.
Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel Plotone Autonomo di Sanità, verrà assegnato
all'Ospedale Principale di Cagliari. L'8 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato alla 25a Sezione di Sanità. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918 per essere
trasferito ad Ancona all'Ospedale Principale nella 73a Sezione di Sanità. Si congederà il 21 agosto
1919.
MANNAI Emanuele 23/04/1891 di Francesco e Fadda Felicita. (Esercito N°34288bis)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato a Livorno nel deposito dell'88° Rgt. della
brigata ―Friuli‖. Il 15 marzo 1916 viene trasferito al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖ (costituito
dai deposti del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria) e il successivo 21 marzo giunge in territorio in stato
di guerra. Il 1° luglio del '16 lascia la zona di guerra per essere ricoverato all'ospedale militare di
Torino e inviato in convalescenza per 30 giorni. Rientrato al corpo il 18 agosto 1916 verrà
assegnato al 97° Rgt. della brigata ―Genova‖ (Costituito in Libia alla metà del giugno 1916 gli
venne assegnato come deposito quello dell‘88° Rgt. ―Friuli‖ a Livorno) e rientra in territorio in
stato di guerra il 1° novembre 1916. Il 3 maggio 1917 passa al 90° Rgt. della brigata ―Salerno‖ e il
26 giugno è effettivo nel Centro Mitraglieri Fiat. Il 19 luglio 1918 viene catturato dal nemico.
Rientrerà dalla prigionia il 10 novembre 1918 e assegnato al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si
congederà il 21 agosto 1919.
MASSA Antioco Vincenzo Salvatore 27/12/1891 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito
N°35658)
Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in
territorio in stato di guerra col 46° Rgt. ―Reggio‖ il 24 maggio 1915. Partito da territorio in stato di
guerra per malattia il 5 gennaio 1918. Si congederà al deposito di Ozieri il 20 agosto 1919.
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MASSIDDA Giuseppino 18/04/1891 di Salvatore e Lai Perdisci Luigia. (Esercito N° 34650)
Richiamato il 15 maggio 1915 a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, giungerà in
territorio in stato di guerra il 25 settembre 1915 col 3° Rgt. Si congederà il 21 agosto 1919.
MONTEI Francesco 05/08/1891 di Emanuele e Salis Anna Luigia. (Carabinieri).
Allievo Carabiniere volontario venne arruolato il 1° ottobre 1909 nella Legione Carabinieri di
Cagliari. Il 30 aprile 1910 consegue il grado di Carabiniere a piedi e il successivo 13 maggio viene
assegnato alla Legione territoriale di Torino. Il 27 agosto 1916 viene assegnato al Battaglione
Mobilitato e giunge in territorio in Stato di Guerra. Il 31 luglio del '17 è Vice Brigadiere. L'11 aprile
1918 parte dal territorio in stato di guerra e rientra nella legione di Torino. L'11 marzo del '18
giunge al Comando di Divisione a Novara. Il 31 marzo del '18 consegue il grado di Brigadiere. Al
termine del conflitto, l'11 giugno 1919 dal porto di Siracusa s'imbarca per la Tripolitania e
Cirenaica con le truppe coloniali. Il 29 giugno giunge a Bengasi nella Divisione CC.RR. della
Cirenaica. Verrà rimpatriato l'11 gennaio 1920 per motivi di salute. Rimarrà in servizio nell'Arma
sino ai primi anni '30. Verrà collocato a riposo per anzianità di servizio il 30 settembre 1934.
NOCCO Francesco Antonio Salvatore 31/07/1891 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza.
(Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 nell'86° Rgt. ―Verona‖, il 7 agosto 1912 viene trasferito al
30° Rgt. ―Pisa‖ e dal porto di Messina imbarcato per la Tripolitania e Cirenaica. Il 10 novembre
1913 rientra per rimpatrio, sbarca a Messina nel Deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Si congederà nel
Deposito di fanteria di Ozieri il 25 novembre 1913.
Richiamato per mobilitazione il 20 aprile 1915 nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖, il 30 aprile
parte per la penisola e viene assegnato al 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 2 novembre 1915 giunge
in territorio in stato di guerra. Il 24 marzo 1916 lascia la zona di guerra per malattia. Il 6 luglio 1916
è Caporale. Il 1° ottobre 1916 rientra in territorio in stato di guerra e assegnato al Btg. Autonomo di
Conegliano (Treviso). Il 4 ottobre 1916 è nel 60° Rgt. della brigata ―Calabria‖ a Viterbo caserma S.
Caterina. Il 25 dicembre 1916 ricoverato all'ospedale di Piacenza e il 10 gennaio del '17 inviato in
convalescenza per 25 gg. Il 5 febbraio 1917 rientra al Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ a Viterbo e
l'11 marzo viene assegnato al 3° Reparto Salmerie della 35a Divisione. Il 1° aprile 1917 parte col le
truppe in Macedonia. Il 15 aprile 1917 è Caporal Maggiore. Il 1° agosto 1919 rientra in Italia nel
Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ a Viterbo caserma S. Caterina. Si congederà nel Deposito di
fanteria di Ozieri il 21 agosto 1919. Avrà diritto al computo di una campagna di guerra Italo-Turca
1911-12 e alle campagna di guerra 1915-16-17-18.
PIGA Giuseppe Efisio 07/03/1891 di Antioco e Orrù Filomena. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato nel 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 4 dicembre
giunge in territorio in stato di guerra e il 12 viene assegnato alla 10a Compagnia del 210° Rgt. della
brigata ―Bisagno‖ (costituito dai deposti del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria). Il 27 giugno 1916 nel
corso dei combattimenti, viene ferito da pallottola di shrapnel al terzo inferiore della coscia sinistra;
verrà ricoverato in un ospedale del Trentino e dopo due giorni viene trasferito all'ospedale di
Piacenza e inviato in convalescenza. Il 1° settembre 1916 rientra a Livorno nel Deposito dell'88°
Rgt. ―Friuli‖. Il 1° ottobre 1916 è nel 97° Rgt. di fanteria ―Genova‖ (Costituito in Libia alla metà
del giugno 1916 gli venne assegnato come deposito quello dell‘88° Rgt. ―Friuli‖ a Livorno). Il 21
novembre 1916 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖ e rientra in territorio in stato di guerra.
Il 29 ottobre 1917 viene catturato durante la disfatta di Caporetto. Rientrato il 4 novembre del '18,
lascia il territorio in stato di guerra e si congeda il 21 agosto 1919.
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PORCU Giuseppe 27/11/1891 di Raffaele e Soddu Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 verrà assegnato alla 1a Compagnia di Sussistenza con
mansioni da Macellaio. Si congederà il 27 novembre 1913 nel D.M. di Cagliari.
Richiamato il 25 maggio 1915 per mobilitazione, verrà assegnato al Plotone Autonomo di
Sussistenza di Cagliari. L'11 maggio 1917 viene trasferito a Roma nella 9a Compagnia di
Sussistenza. Il 20 giugno 1917 viene distaccato a Scanzano (Perugia) presso lo Stabilimento Carnefi
Militari. Si congederà il 20 febbraio 1919.
PORCU Nicolò 10/12/1891 di Emanuele e Sanna Peppina. (Esercito N°35037bis)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il
15 novembre 1916 è Caporale e il 24 dello stesso mese giunge in territorio in stato di guerra. Il 18
luglio 1917 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 4 novembre 1919 rientra nel deposito di Ozieri nel 45° Rgt.
―Reggio‖ e si congeda il 29 agosto 1919.
SABEDDU Francesco 18/11/1891 di Efisio e Soddu Domenica. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 per istruzione militare a Trapani nella 10a Compagnia dell'85°
Rgt. della brigata ―Verona‖, il 16 marzo 1912 rientra al deposito di Ozieri e si congeda.
Richiamato per mobilitazione il 27 maggio 1915 a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. della brigata
―Reggio‖, viene trasferito dopo tre giorni nel 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ e il 10 giugno giunge
in territorio in stato di guerra. Il 19 novembre 1916 lascia il fronte per una crisi di congelamento ai
piedi e viene ricoverato all'ospedale di Brescia e inviato in convalescenza per 30 gg.
Il 14 febbraio 1917 rientra al Deposito di Ozieri e il 19 rientra in territorio in stato di guerra nel 23°
Rgt. ―Como‖. Il 14 settembre del '17 è nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 7 novembre 1917 viene catturato.
Rientrerà dalla prigionia il 1° dicembre 1918 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e si congederà il
30 agosto 1919.
SALIDU Salvatore 16/04/1891 di Giuseppe e Atzeni Emanuela. (Esercito N°35663)
Fratello di Salidu Francesco 1893. Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911, viene arruolato a Milano
nel Deposito del 75° Rgt. della brigata ―Napoli‖. Il 10 luglio 1912 dal porto di Napoli s'imbarca per
la Tripolitania-Cirenaica. L'11 dicembre 1913 rientra per rimpatrio, sbarca a Napoli e si congeda al
Deposito di Ozieri il 12 dicembre 1913.
Richiamato per mobilitazione nel 46° Rgt. ―Reggio‖, giunge in territorio in stato di guerra il 24
maggio 1915. Il 6 settembre 1915 è costretto a lasciare il fronte per una crisi di congelamento ai
piedi e ricoverato all'ospedale di Varese e inviato in convalescenza per 30 gg. il 22 ottobre.
Rientrerà al Deposito di Ozieri il 25 novembre 1915 e giudicato non idoneo al servizio effettivo,
non verrà più impiegato in prima linea. Il 13 dicembre 1916 verrà inviato in licenza illimitata in
attesa di congedo. Il 20 aprile 1918 rientra nel deposito di Ozieri e il 23 luglio 1918 verrà
comandato in servizio civile presso la Società Mineraria di Lanusei-Masua. Il 20 dicembre 1918
rientra nel Deposito di Ozieri e il 5 gennaio 1919 viene assegnato al 3° Btg. Misto di Cagliari. Il 2
marzo viene trasferito nel Btg. Misto di Lanusei e si congeda il 24 agosto 1919.
SENIS Peppino Francesco Giuseppe Salvatore Umberto 14/03/1891 di Francesco e Fanni
Giovanna. (Esercito)
Già riformato della Marina, verrà assegnato ai ruoli dell'esercito e arruolato il 16 luglio 1916 e
assegnato alla 7a Compagnia del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 15 ottobre del '16 giunge in territorio in
stato di guerra viene trasferito nell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 28 febbraio 1917 viene
trasferito al 239° Rgt. ―Pesaro‖ e assegnato alla 1277a Compagnia Mitraglieri. Il 29 ottobre 1917
viene catturato a Caporetto durante la ritirata. Rientrerà dalla prigionia il 7 novembre 1918 e
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assegnato al deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 6 giugno 1919 passa al Deposito del 144° Rgt.
―Taranto‖ e il 24 agosto 1919 si congeda.
SULAS Antonio Giuseppe 21/01/1891 di Antioco e Bullegas Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1911 verrà arruolato a La Maddalena nel Deposito del 2° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza, e assegnato prima ad una Compagnia Autonoma e in seguito alla 9° Rgt.
―Regina‖. Il 31 gennaio 1912 viene trasferito all'11a Compagnia del 7° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza. Il 30 luglio 1912 dal porto di Napoli s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica. Rientrerà in
Italia il 2 gennaio 1914, sbarca a Napoli e rientra a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza e si congeda il 5 gennaio 1914.
Richiamato per mobilitazione il 23 aprile 1915 nel 3° Rgt. a La Maddalena, il 30 parte per Mestre
per la formazione di nuovi reparti e in seguito trasferito a Roma nel Deposito Reggimentale. Il 15
maggio 1915 rientra al Corpo a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Il 24 maggio
1915 giunge in territorio in stato di guerra e si congederà il 3 settembre 1919. Gli verrà computata
una campagna di guerra Italo-Turca e autorizzato a fregiarsi di relativa Medaglia Commemorativa.
Nonché la Campagna di guerra 1915-16-17-18.
Classe 1892
AGUS Salvatore Daniele 16/11/1892 di Giovanni e Gallus Carmela. (Esercito)
Dopo il servizio di istruzione nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza a La Maddalena nel secondo
semestre del 1913, venne richiamato il 13 maggio 1915 a La Maddalena nel 3° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza e assegnato alla 19a Compagnia con mansioni di puntatore. Il 17 maggio 1916 parte per
Piacenza per la formazione di nuovi reparti e viene assegnato al 483° Battaglione. Il 20 agosto 1916
rientra al deposito di La Maddalena e riparte per la penisola il 5 dicembre per Genova per la
formazione di nuovi reparti, dove verrà assegnato al 145° Battaglione. Il 5 gennaio del '18 viene
nominato Caporale e il 28 agosto 1919 si congeda. Verrà decorato con la Croce al Merito di Guerra.
ATZORI Antonio 26/09/1892 di Francesco e Loddo Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, venne arruolato nel 21° Rgt. ―Cremona‖ col quale giunge
in territorio in stato di guerra. Il 20 maggio 1916 lascia la zona di guerra per malattia. Al rientro
della convalescenza, il 5 settembre 1916 rientra al Deposito e rientra in zona d'operazioni. Il 1°
maggio del '17 viene assegnato al 182° Battaglione M.T. Il 30 dicembre 1918 è nel Deposito del
21° Rgt. ―Cremona‖ dove verrà inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
BASCIU Giovanni 08/01/1892 di Giovanni e Massa Grazia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 18 maggio 1917 verrà assegnato al 207° Btg. M.T. nel Distretto Militare di
Orvieto. L'11 dicembre 1917 viene assegnato al 52° Rgt. ―Alpi‖ a Spoleto e il 1° gennaio 1918
giunge in territorio in stato di guerra. Il 21 giugno 1918 lascia la zona di guerra e viene ricoverato
all'ospedale di Rovigo e inviato in convalescenza. Al rientro, il 1° novembre 1918, viene assegnato
al Deposito Mitraglieri di Torino. Il 3 giugno 1919 fa rientro al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a
Ozieri e si congeda.
BASCIU Giuseppe 24/09/1892 di Antioco e Pes Carmela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 14 settembre 1914, verrà arruolato nel 75° Rgt. ―Napoli‖. Il 5 gennaio 1915
nel 148° Rgt. ―Caltanissetta‖ (costituito fin dal 7 marzo 1915, dal deposito del 75°), nella
compagnia Zappatori. L'8 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 16 novembre 1915
parte dalla zona di guerra per ferita. Il 15 dicembre rientra al corpo e il 17 febbraio 1916 passa al 3°
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Rgt. di fanteria ―Piemonte‖. Il 10 giugno 1916 viene nuovamente ferito e ricoverato nell'ospedale di
Sagrado (Gorizia) e successivamente trasferito a quello di Bologna. Il 15 luglio 1916 rientra a
Siracusa nel 75° Rgt. ―Napoli‖. Il 4 ottobre 1916 è nella 89a Compagnia Presidiaria. Il 26 febbraio
del '17 è nel 33° Rgt. ―Livorno‖, e il successivo '8 marzo è a Gubbio (Perugia) nel deposito del 51°
Rgt. della brigata ―Alpi‖. Si congederà il 10 settembre 1919. Nel corso del conflitto è stato ferito
tre volte; verrà decorato con la Croce Francese con stella d'argento. Anche se sui fogli matricolari
non c‘è scritto appare chiaro che è stato impegnato sul fronte francese col 52° Rgt. della brigata
―Alpi‖ schierata in prima linea a sud-ovest di Reims, occupando i margini occidentali del Bois des
Eclisses e la montagna di Bligny (Ardenne, confine franco-belga), 23 aprile – 11 novembre 1918.
BRUGATTU Nicolino 19/10/1892 di Efisio e Soddu Sebastiana. (Esercito)
Già rivedibile alla visita di leva, verrà arruolato il 26 novembre 1915 nel'88° Rgt. di fanteria
―Friuli‖ a Livorno. A circa un anno dall'arruolamento, il 26 dicembre 1916 morirà, forse per
malattia, nell'ospedale di Livorno.
CABRAS Salvatore 09/04/1892 di Giovanni Matteo e Gallus Antonia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 6 novembre 1912 verrà arruolato nel 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ e assegnato
alla 6a Compagnia. Il 1° luglio 1913 è Telegrafista; il 30 novembre 1913 è Caporale di contabilità e
il 1° maggio 1914 è Caporal Maggiore di contabilità. Il 1° gennaio 1915 viene trattenuto alle armi
per mobilitazione. Il 24 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato al 50°
Gruppo di Artiglieria Campale Pesante. Il 2 dicembre 1915 è nell'88° Rgt. ―Friuli‖. Il 6 giugno 1916
è nel 44° Rgt. ―Forlì‖, poi in data imprecisata avrà un breve passaggio nella Brigata Sassari (152°).
L'8 febbraio 1917 è nel 95° Rgt. ―Udine‖; il 4 novembre 1917 parte dal territorio in stato di guerra.
Il 12 ottobre 1918 è nell'11° Parco Automobilisti e il 22 maggio 1919 si congeda.
CABRAS Salvatore 17/04/1892 di Antioco e Longu Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato nel 3° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖ e
assegnato all'8a Compagnia. Il 12 gennaio 1913 è a Messina dove s'imbarca col 4° Rgt. ―Piemonte‖
(12a Compagnia) per la Tripolitania-Cirenaica. Verrà rimpatriato l'8 maggio 1919 da Bengasi e
congedato il 5 settembre 1919. Avrà ―Diritto al computo di una campagna di guerra per essersi
trovato, per ragioni di servizio, in territorio in stato di guerra, in conseguenza della guerra Italoturca 1911-12‖.
CAREDDA Antioco 08/03/1892 di Antonio e Perdisci Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 verrà arruolato nell'86° Rgt. ―Verona‖ e assegnato alla 3 a
Compagnia. Il 10 gennaio 1913 è nel 6° Rgt. di fanteria ―Aosta‖, col quale, dal porto di Messina
s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica. Il 1° aprile 1913 viene rimpatriato per malattia. Il 24 aprile
1913 sbarca a Siracusa nel deposito dell'86° Rgt. ―Verona‖. Il 1° gennaio 1915 viene trattenuto alle
armi per mobilitazione, e il 15 maggio 1915 riparte da Palermo per la Tripolitania-Cirenaica. Dopo
un anno, il 15 giugno 1916, rientra in Italia, sbarca a Napoli e viene assegnato al deposito del 143°
Rgt. di fanteria ―Taranto‖. Dopo 15 giorni, (29 giugno 1916), giunge in territorio in stato di guerra.
Dopo la guerra, il 7 luglio 1919 è nella 41a Colonna P.C. (Artiglieria da Montagna). Il 28 agosto
1919 si congeda.
CAULI Gerolamo 02/09/1892 di Emanuele e Salis Bernarda. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 18
novembre 1916 viene trasferito a Roma nel 1° Rgt. Genio e assegnato alla compagnia di zappatori.
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L'8 gennaio 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Il 28 agosto 1919 si congeda a Pavia nel
Deposito del 1° Rgt. Genio.
DIANA Angelo 21/04/1892 di Giovanni e Bianco Grazia. (Ufficiale della Regia Marina)
Partito volontario il 16 dicembre 1911, verrà arruolato nel Corpo Regio Equipaggi di La Maddalena
con mansioni di Marinaio sino al 2 aprile 1912. Il giorno successivo verrà imbarcato sulla Regia
Nave ―Bisagno‖ sino al 15 ottobre 1912. Il 16 ottobre 1912 è sulla Regia Nave ―Sarno‖ (Marinaio
scelto) sino al 30 maggio 1914. Il 1° giugno 1914 è sulla Regia Nave ―Tanaro‖ (farà una breve
interruzione dall'8 al 13 ottobre 1914 presso l'ospedale di La Maddalena - sottonocchiere) sino al 6
marzo 1915, quando viene sbarcato nella Base di La Maddalena. Il 19 maggio 1917 viene
nuovamente imbarcato nella Regia Nave ―Dandolo‖ dove conseguirà il grado di 2° Capo nocchiere.
Il 20 gennaio 1918 è nel Battaglione Navale di Vallona sino al 16 marzo 1918. Il 17 marzo 1918 è
nel CRE di Taranto sino al 29 maggio 1918. Il 30 maggio 1918 è nella Base di Ancona sino al 15
luglio 1919. Il 9 ottobre 1919 è nel CRE di La Spezia sino al 9 dicembre 1919. Dopo la guerra, il 1°
luglio 1919, rimane in servizio senza vincolo di ferma e verrà ammesso al servizio attivo
permanente. Concluderà il servizio presso la Marina Militare nei primi mesi del 1924 nella Base
Navale di Taranto. Il 15 luglio 1924 viene trasferito ai ruoli della Regia Aeronautica e assegnato al
centro di reclutamento di Cagliari. Il 25 febbraio 1926 è all'Aeroporto di Cinisello Balsamo
(Milano). Il 17 marzo 1926 frequenta la scuola per Aviatori a Sesto S.Giovanni (Milano) e il 29
luglio 1926 consegue il grado di Maresciallo. Rimarrà nei ranghi dell'Aeronautica anche nel corso
del 2° conflitto mondiale. Verrà collocato a riposo d'Autorità il 1° luglio 1948.
Già veterano della Marina durante la prima guerra mondiale, verrà ammesso al servizio attivo
permanente e il 15 luglio 1924 verrà trasferito ai ruoli dell'Aeronautica. All'entrata in guerra
dell'Italia, l'11 giugno 1940 è nel 56° Deposito dell'Aeronautica di Cagliari. Il 31 luglio 1941 viene
trasferito a Elmas e assegnato al 291° Magazzino Campo Base. Il 15 marzo 1944 viene trasferito
all'Aeroporto di Monserrato. L'11 ottobre 1944 viene trasferito al 2° CEPARA di Cagliari presso il
Deposito Servizi sino al termine del conflitto. Il 1° luglio 1948 verrà collocato a riposo d'Autorità.
Avrà diritto al computo di 5 campagne di guerra: 1917 e 1918 nella 1° Guerra Mondiale, mentre
nella 2° gli verranno computate una nel Fronte Alpino Occidentale (Francia) dall'11 al 25 giugno
1940; Campagna di guerra nel Mediteranno dal 26 giugno 1940 all'8 settembre 1943. E una
campagna di Liberazione dal 9 al 18 settembre 1943.
FOIS Ettore 11/03/1892 di Tommaso e Valdes Giuseppino. (Esercito)
Chiamato alle armi il 28 novembre 1915 viene arruolato a Livorno nell'88° Rgt. ―Friuli‖ e assegnato
alla 6a Compagnia come Trombettiere. Il 26 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 44° Rgt. ―Forlì‖. Il 21 novembre 1916 viene trasferito al 152° Rgt. ―Sassari‖ poi al
254° Rgt. ―Porto Maurizio‖ al 3° Rgt. ―Piemonte‖ e al 41° Rgt. ―Modena‖ (Deposito di Savona). Il
10 luglio 1917 lascia il fronte per malattia e viene ricoverato prima nell'Ospedale da Campo e in
seguito trasferito all'ospedale di riserva di Vicenza. Il 19 ottobre 1917 rientra nel Deposito di
fanteria di Ozieri e il 5 novembre viene trasferito al Reparto Mitraglieri Fiat.
GARAU Giuseppe noto Antioco 28/12/1892 di Giuseppe e Sinzu Giovanna. (Esercito N°37326bis)
Chiamato alle armi il 28 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di Ozieri nel 45°
Rgt. ―Reggio‖. Il 10 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt.
―Sassari‖. Morirà il mese successivo, il 16 luglio 1916 nella 25a Sezione di Sanità per le ferite
riportate in combattimento.
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LAI Salvatore 21/03/1892 di Giovanni e Pintus Maria. (Esercito)
Fratello di Giovanni 1896 e Giuseppe 1898.
Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 viene arruolato a Messina nell'86° Rgt. ―Verona‖ e
assegnato alla 2a Compagnia. Il 10 gennaio 1913 passa al 6° Rgt. ―Aosta‖ e assegnato al 4° Btg.
della 7a Compagnia. L'11 gennaio 1913 da Messina s'imbarca per la Tripolitania e Cirenaica col 6°
Rgt. ―Aosta‖. Il 1° gennaio 1915 giunto al termine della leva, viene trattenuto alle armi per
mobilitazione. L'8 luglio 1915 viene dichiarato disperso nel combattimento di Tecut in Tripolitania.
Dopo la guerra ―avrà diritto al computo di due campagne di guerra per essersi trovato, per ragioni
di servizio, in territorio in stato di guerra, in conseguenza della guerra Italo-turca 1911-12‖.
LEPORI Antonio 18/02/1892 di Benigno e Collu Chiara. (Esercito)
Fratello di Benigno 1894.
Chiamato alle armi il 7 settembre 1912 verrà arruolato nel Deposito di La Spezia nel 2° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza e assegnato alla 9a Compagnia. Il 29 aprile 1913 rientra in Sardegna a La
Maddalena nel Deposito di Artiglieria da Fortezza e si congeda in seguito a rassegna.
Richiamato il 28 gennaio 1915 per mobilitazione nel Deposito di Artiglieria da Fortezza di La
Maddalena, il 19 settembre 1915 parte da La Maddalena per raggiungere la sede reggimentale a
Roma. Il 10 ottobre 1915 giunge in territorio in stato di guerra per la formazione di nuovi reparti
(149a Batteria e 5a Batteria). Il 10 agosto 1916 è nella 28a Compagnia. Il 24 ottobre 1917 viene
catturato nel fatto d'arme di Evirich ? (Ravnica, Ravelnik o Rifugio Erjavceva koca - 1525 M.T.
Slovenia, Alpi Giulie. È situata su una piccola altura lungo la strada Kranjska Gora - Vršic, nella
sua parte settentrionale). Il 9 novembre 1918 rientra dalla prigionia e il 23 gennaio rientra nel
Deposito di La Maddalena del 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato all'8a Compagnia. Si
congederà il 31 agosto 1919.
LODDO Antioco Luigi 07/04/1892 di Emanuele e Loddo Bernarda. (Esercito)
(Fratello di Antonio 1880 - Fedele 1882 - Giovanni Salvatore Emanuele 1884 - Efisio Antonio 1887
-Salvatore Emanuele 1889)
Chiamato alle armi il 5 novembre 1914 dopo il congedo del Fratello Salvatore, verrà arruolato a
Palermo nel deposito del 10° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 5a Compagnia. Il 25 dicembre 1914
dal porto di Palermo s'imbarca per Vallona (Albania) col 10° Rgt. Bersaglieri. Il 12 aprile 1919
viene rimpatriato, sbarca a Palermo e il 28 aprile 1919 si congeda nel Deposito Bersaglieri di
Palermo.
MANNAI Giuseppino 20/03/1892 di Salvatore e Nocco Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 18 maggio 1917, verrà arruolato a Roma nel Deposito del 210° Rgt.
―Bisagno‖ e assegnato alla 1a Compagnia M.T. Il 24 giugno 1917 giunge in territorio in stato di
guerra; il 2 ottobre è nell'88° Rgt. ―Friuli‖ sino al termine del conflitto. Il 1° gennaio 1919 passa al
77° e il 28 agosto 1919 si congeda.
MARONGIU Antonio noto Salvatore 22/03/1892 di Giovanni e Locci Caterina. (Esercito)
Ammesso al ritardo alla chiamata alle armi perché figlio unico di padre entrato nel 65° anno di età,
verrà arruolato il 20 luglio 1913 nel deposito fanteria del 46° Rgt. ―Reggio‖ e si congederà il 20
dicembre 1914. Richiamato il 27 maggio 1915 nel 46° Rgt. ―Reggio‖ dopo un anno viene trasferito,
il 24 maggio 1916 nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 14 ottobre 1917 conclude la sua guerra perché verrà
inviato in osservazione per debolezza di costituzione e inviato in licenza di convalescenza per 1
anno.
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MARTUCCI Raffaele 16/09/1892 di Carmelo e Maccioni Angelina. (Guardia di Finanza)
Volontario alle armi nella Guardia di Finanza, verrà arruolato il 13 agosto 1912 in ferma triennale,
nella Legione Allievi di Maddaloni (Caserta). Il 1° novembre 1912 viene trasferito nella Legione
Territoriale di Napoli. Trattenuto alle armi per mobilitazione, il 1° agosto 1915 viene aggregato
all'8° Battaglione mobilitato e il 26 agosto giunge in territorio in stato di guerra. Il 12 giugno 1918
lascia il fronte per motivi di servizio e rientra nella Legione di Napoli. Si congederà il 5 settembre
1918.
Dopo la guerra sarà autorizzato dal Comando dell'8° Battaglione a fregiarsi del distintivo con
circolare del Ministero della Guerra ―Per aver dato ripetute prove d'arditezza‖; infatti ebbe un
encomio solenne perché il 20 ottobre 1915 a Casere Solin Alta si distingueva nella distruzione di
una trincea in prossimità delle linee nemiche, dimostrando intelligenza e ardore. Inoltre il 25 agosto
1916 mentre stava preparando una mina a Cima Val Segnan venne colpito da una mazza al
ginocchio sinistro riportando la tumefazione senza ecchimosi alla parte interna del ginocchio e
abrasioni alla coscia. Infine il 19 ottobre 1916 rimase ferito al capo durante il bombardamento di
Casere Avostany.
MASSIDDA Francesco 02/07/1892 di Giuseppe e Carta Caterina. (Esercito)
Dopo il periodo di istruzione militare nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ nel 1913, verrà richiamato
il 26 maggio 1915 sempre nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 giugno 1915 giunge in
territorio in stato di guerra e assegnato al 155° Rgt. di fanteria ―Alessandria‖. Il 10 agosto 1915
viene trasferito al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 15 dicembre 1915 parte dal territorio in stato di guerra e
viene ricoverato all'ospedale di Cremona. Dopo la convalescenza, il 4 gennaio 1916 rientra al
Deposito di Ozieri (45° Rgt. ―Reggio‖) e comandato come operaio militarizzato nella Fabbrica
d‘Armi di Terni (ACSA, Leva e Truppa, 14 settembre 1916). Il 17 marzo 1917 ritorna in zona
d'operazioni. Il 4 novembre 1918 lascia il territorio in stato di guerra rientra nel Distretto Militare di
Cagliari e si congeda il 28 agosto 1919.
MELONI Giuseppe 17/02/1892 di Giuseppe e Salidu Giuliana. (Esercito)
Fratello di Antioco Giuseppe 1890.
Ritardata la chiamata alle armi in attesa del congedo del fratello Antioco 1890, verrà arruolato il 12
febbraio 1913 nel 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza di stanza a La Spezia e assegnato alla 6 a
Compagnia. Dopo la leva, il 1° gennaio 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Il 24
maggio 1915 viene trasferito a Marano (Parma) e nei giorni seguenti giunge in territorio in stato di
guerra. Il 1° febbraio 1917 viene nominato Caporale. Il 1° luglio 1917 viene trasferito al 2° Rgt. di
Artiglieria Pesante appartenente al 22° Gruppo di Artiglieria e assegnato alla 66 a Batteria Cannoni
da 105 mm. con mansioni di Capopezzo. Il 1° agosto 1917 è Caporal Maggiore, il 12 marzo 1918 è
sergente; si congederà il 1° gennaio 1919.
MILIA Domenico 23/04/1892 di Antonio e Carboni Francesca. Domiciliato a Carloforte.
(Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato a Livorno nel Deposito dell'88° Rgt.
―Friuli‖ e assegnato alla 6a Compagnia. Il 20 maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel
125° Rgt. ―Spezia‖ e assegnato all'11a Compagnia. Il 31 luglio 1916 lascia il fronte per ferita
riportata in combattimento all'annullare sinistro con frattura della 1a e 2a falange. Verrà ricoverato
all'ospedale ―Garibaldi‖ di Genova e dopo il ricovero, il 17 agosto 1916 viene inviato in licenza per
30 giorni. Il 16 settembre 1916 rientra al Deposito di fanteria di Ozieri e ritrasferito in zona di
guerra. Il 2 aprile 1917 è nel Deposito del 77° Rgt. della brigata ―Toscana‖ per la costituzione della
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sezione Mitraglieri e il 24 maggio 1917 viene assegnato alla 1577a Compagnia Mitraglieri Fiat. Si
congederà il 28 agosto 1919.
MURA Antioco 22/08/1892 di Antioco e Piras Anna. (Esercito)
Esentato dal servizio di leva perché residente all'estero (Bona-Algeria), verrà chiamato alle armi il 2
giugno 1915 e arruolato nel Deposito Bersaglieri di Caprera. Il 10 ottobre 1915 parte per
trasferimento nella penisola e giunge a Savona nel Deposito del 4° Rgt. Bersaglieri. Giunto in zona
di guerra verrà assegnato alla 4a Compagnia del 6° Rgt. Bersaglieri. Morirà dopo la guerra il 28
dicembre 1918 nell'ospedale di Faenza (Ravenna) per edema polmonare.
MUSU Antioco 04/02/1892 di Antioco e Salidu Giuliana. (Esercito N°37323bis)
Chiamato alle armi il 26 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖. Il 26
giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra, e viene assegnato al 44° Rgt. ―Forlì‖. Il 19
dicembre 1916 viene trasferito alla Brigata ―Sassari‖, prima nel 151° Rgt. e il 6 febbraio 1917 nel
152° Reggimento. Ricoverato nell'ospedale da campo n°112. Cessa di trovarsi in territorio in stato
di guerra il 1° gennaio 1919 e si congeda il 28 agosto 1919.
NOCCO Salvatore 06/02/1892 di Antioco e Mereu Anastasia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 settembre 1913 verrà arruolato a Messina nel Deposito dell'86° Rgt.
―Verona‖ in qualità di attendente. Il 24 novembre 1913
viene trasferito all'82° Rgt. ―Torino‖ e con la 6a
Compagnia dal porto di Siracusa s'imbarca per la
Tripolitania-Cirenaica. Il 1° gennaio 1916 dopo la leva
viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Rimarrà in
territorio libico sino al congedo, 5 settembre 1919.
ORLANDO Cirillo 28/01/1892 di Andrea e Ennas
Giovanna. Padre di Pinuccio Orlando. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato
a Pisa nel Deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 12
dicembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 210° Rgt. della brigata ―Bisagno‖. Il 9
marzo 1916 rientra nel 21° Rgt. ―Cremona‖. Il 13 ottobre
1918 è nel 207° e assegnato alla 77a Sezione di
Sussistenza. Il 4 novembre 1918 da Tolmino lascia la
zona di guerra. Si congederà il 28 agosto 1919.
SALIDU Giuseppino 16/11/1892 di Antioco e Pinna
Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato
a Livorno nel deposito dell'88° Rgt. ―Friuli‖ ed assegnato alla 4a Compagnia. Il 15 aprile 1916
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 57a Compagnia Presidiaria appartenente al 25°
Rgt. di fanteria ―Bergamo‖, deposito di Piacenza. Tale compagnia era adibita alla custodia dei
prigionieri di guerra e dislocata a Pizzighettone, una cittadina sulle sponde dell‘Adda in provincia di
Cremona. Morirà il 18 giugno 1917 per annegamento nel fiume Adda, come risulta dalla relazione
di servizio fatta del Tenente comandante del Distaccamento il 18 luglio 1917 e indirizzata al
Sindaco di Sant‘Antioco: ―Il soldato Salidu Giuseppe nativo di codesto Comune veniva a perire qui
a Pizzighettone nel fiume Adda il 30 giugno scorso. Nonostante il divieto fatto dai superiori, a voce
Orlando Cirillo 28/01/1892
Collezione Famiglia Pinuccio Orlando
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e con appositi ordini di bagnarsi nell‘Adda, il disgraziato giovane insieme ed altri compagni si
ricava al fiume dove durante il bagno, preso da malore e vinto dalla forte corrente, miseramente
spariva annegando; a nulla servirono gli sforzi e i tentativi dei compagni per salvarlo. Ho avvertito
subito della dolorosa perdita, il Comando della 57a Compagnia Presidiaria di stanza a Milano,
donde era passato qui aggregato perché ne desse comunicazione alla famiglia. Continuando però a
giungere qui la corrispondenza indirizzata al Salidu, lo scrivente suppone che finora la famiglia
non sia stata informata della disgrazia. Ond‘è che prego la S.V. Ill.ma a voler adempiere al pietoso
ufficio, significando all‘addolorata famiglia le condoglianze di questo Comando e dei compagni del
povero Salidu. Il cadavere è stato rinvenuto il 4 c.m. nel fiume Po presso Monticelli d‘Ongina
(Cremona, oggi provincia di Piacenza) nel cui cimitero è stato sepolto. Nel taschino del gilet furono
trovate Lire 12,49 che vennero spedite al Comando della detta Compagnia‖. (ACSA, Stato Civile,
18 luglio 1917)
SERRA Giovannino 27/02/1892 di Antioco e Longu Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 settembre 1912, verrà arruolato a Trapani nel Deposito dell'85° Rgt.
―Verona‖ e assegnato all'8a Compagnia. Il 10 gennaio 1913 viene trasferito al 6° Rgt. ―Aosta‖ in
partenza da Brindisi per la Tripolitania e Cirenaica. Il 5 novembre 1913 è nel 22° Rgt. ―Cremona‖.
Rientrerà in Italia il 5 maggio 1919. Si congederà nel deposito di fanteria di Ozieri il 29 agosto
1919. ―Ha diritto al computo di una campagna di guerra per essersi trovato per ragioni di servizio
in territorio in stato di guerra, in conseguenza della guerra italo-turca 1911-12, e sarà autorizzato
a fregiarsi della Medaglia Commemorativa col moto ―Libia‖.
SULAS Antonio 10/04/1892 di Antonio e Lisci Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 maggio 1916, viene arruolato a Viterbo nel Deposito del 60° Rgt.
―Calabria‖ caserma S. Caterina. Il 4 giugno viene trasferito alla 21a Batteria Bombardieri
dell'Artiglieria. L'8 agosto 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 4 gennaio 1917 nel corso
dei combattimenti a Vertojba viene ferito al braccio destro e alla testa da scheggia di granata, l'8
gennaio viene ricoverato all'ospedale di Cormons (Gorizia) e il 16 febbraio viene trasferito
all'ospedale di Pordenone. Dopo la convalescenza rientrerà in zona di guerra il 10 aprile 1917 nella
189° Batteria Bombardieri. Il 6 giugno del '17 viene trasferito al 1° Rgt. Genio Zappatori e dopo un
mese, il 6 luglio al 4° Genio Pontieri. Si congederà il 29 agosto 1919.
UCCHEDDU Pietro Vincenzo 14/09/1892 di Salvatore e Pinna Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà arruolato nel D.M. di Pisa nel 22° Rgt. ―Cremona‖ e
assegnato all'11a Compagnia. Il 29 aprile 1916 è nel 226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖ e assegnato al
1° reparto zappatori della 4a Compagnia. Dopo un mese, il 24 maggio 1916, giunge in territorio in
stato di guerra. Due mesi dopo, il 5 luglio 1916, mentre si recava a rinforzare una trincea fu ferito
gravemente nella battaglia sul Monte Zebio, al termine della furiosa battaglia e a seguito della
ricognizione dei cadaveri sul campo, venne rinvenuto il suo corpo ancora in vita. Morì sul posto di
medicazione il giorno dopo, il 6 luglio 1916.
VACCA Giuseppe 07/02/1892 di Giuseppe e Cappai Francesca. (Esercito N°38777)
Chiamato alle armi il 22 luglio 1914, viene arruolato nel deposito dell'85° Rgt. di fanteria ―Verona‖.
È in territorio in stato di guerra col 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ già dall'inizio del conflitto. Il
28 agosto 1915 verrà ferito nei combattimenti sul monte San Michele. Morirà il 10 luglio del 1917
sull'Altopiano di Asiago per ferite riportate nei combattimenti di Monte Mosciagh.
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CLASSE 1893
AGUS Daniele 13/10/1893 di Daniele e Longu Mariana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 viene arruolato nel 10° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 6a
Compagnia. Il 27 dicembre 1914 dal porto di Brindisi s'imbarca per Vallona (Albania) col 10° Rgt.
Bersaglieri. Rimarrà in territorio albanese sino al termine del conflitto e si congederà il 10 dicembre
1919.
BENATTI Virgilio 30/10/1893 di Eugenio e Serra Maria. Nato ad Iglesias. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 settembre 1913 verrà arruolato nel 5° Rgt. Genio Minatori e assegnato alla
12a Compagnia. Il 15 luglio 1914 ha procurato al fratello (1891) la dispensa alla chiamata alle armi.
Il 31 dicembre 1914 è Caporale, il 15 marzo 1915 è Caporale di contabilità in fureria. Il 23 maggio
1915 giunge in territorio in stato di guerra a Caprile (Vicenza). Il 1° gennaio 1916 viene trattenuto
alle armi; il 1° dicembre 1916 è Sergente. Si congederà il 16 agosto 1919 a Spilimbergo
(Pordenone). Verrà decorato con la Croce al Merito di Guerra.
CARA Francesco 05/07/1893 di Vincenzo e Siddi Maria Chiara. (Esercito)
Apparteneva al Battaglioni Tracomatosi e fu assegnato ai Servizi Sedentari. Una comunicazione del
18 giugno 1918 (ACSA) inviata dal deposito del 26° Rgt. della brigata ―Bergamo‖ (Piacenza)
informa la famiglia che Francesco Cara appartenente alla 6a Compagnia del 26° Rgt., è stato
catturato e condotto prigioniero in Germania nel campo di Stendal.
CAU Giuseppe 07/07/1893 di Emanuele e Lusci Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà arruolato nel Distretto Militare di Palermo nel 6° Rgt.
di fanteria ―Aosta‖ e assegnato alla 16a Compagnia. Il 20 dicembre 1915 viene trasferito al 151°
Rgt. ―Sassari‖. Morirà l'8 luglio 1916 sul Monte Zebio per ferite riportate in combattimento.
CAULI Giovanni 17/11/1893 di Giovanni e Farci Maria. (Esercito)
Riformato dalla leva di mare, verrà chiamato alle armi il 16 luglio 1916 a Ozieri nel Deposito del
45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Il 25 gennaio 1917 viene trasferito a Brescia nel Deposito Mitraglieri.
Il 15 febbraio 1917 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato alla 684 a Compagnia
Mitraglieri FIAT. Il 24 maggio è nel Deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ e lascia la zona di guerra per
una punta d'ernia. Verrà ricoverato all'ospedale di Bologna, in seguito a Trevalcuore e mandato in
convalescenza per 40 giorni.
Il 20 luglio 1917 rientra al deposito Mitraglieri di Brescia; il 15 ottobre 1917 giunge in territorio in
stato di guerra e assegnato alla 206a Compagnia Mitraglieri. Il 24 ottobre 1917 viene catturato nel
fatto d'arme della Bainsizza. Rientrerà dalla prigionia alla conclusione del conflitto e verrà
assegnato al Campo di Affluenza di San Giovanni Manzano (Udine). Si congederà nel Deposito di
fanteria di Ozieri il 7 gennaio 1919.
DESSÌ Giuseppe Disma 20/12/1893 di Giovanni e Lenzu Emanuela. (Marina)
Cannoniere del CREM a Termoli (Campobasso) servente sul Treno Armato n° 8. Scomparve in
mare in seguito all‘affondamento del piroscafo ―San Spiridione‖ a Venezia il 27 marzo 1919 sul
quale si trovava di passaggio. (Sul disastro vedi appendice a pag. 377)
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FARCI Giovanni 04/07/1893 di Luigi e Collu Grazia. (Esercito)
Fratello di Farci Antonio 04/04/1887.
Chiamato alle armi il 15 settembre 1913, verrà arruolato nel Distretto Militare di Palermo nell'86°
Rgt. di fanteria ―Verona‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Il 7 aprile 1914 dal porto palermitano
s'imbarca per la Tripolitania-Cirenaica (Libia) in conseguenza della guerra Italo-Turca. L'8 agosto
1914 procura al fratello Antonio (1887) la dispensa dalla chiamata. Il 1° gennaio 1916 al termine
della leva, viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Il 30 giugno 1916 rientra in Italia, sbarca a
Napoli e viene assegnato al 97° Rgt. di fanteria ―Genova‖. Il 16 ottobre 1917 giunge in territorio in
stato di guerra e passa al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖, 6a Compagnia. Dopo un mese, il 10
novembre 1917, durante la disfatta di Caporetto viene catturato dagli austriaci e condotto
prigioniero in territorio austriaco. Rientrerà dalla prigionia il 20 dicembre 1918 e verrà ricoverato
all'ospedale ―S. Giustina‖ di Padova per una pleurite. Dopo il ricovero verrà mandato in licenza di
convalescenza in attesa del congedo.
LONGU Emanuele (noto Nicolò) 16/03/1893 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara Luigia.
(Esercito)
(Interamente tratto dalla corrispondenza ―Leva e Truppa‖ dell‘Archivio Storico di Sant‘Antioco).
Già rivedibile alla visita di leva il 14 novembre 1914, fu richiamato alle armi il 15 gennaio 1915 per
istruzione. Il 27 febbraio venne arruolato nel 6° Rgt. di fanteria della brigata ―Aosta‖. Il 26 aprile
viene trasferito all‘86° Rgt. di fanteria della brigata ―Verona‖ e assegnato ad una Compagnia
Presidiaria. Il 30 luglio viene nominato Caporale.
Il 6 gennaio 1916 è in territorio in stato di guerra col 35° Rgt. di fanteria della brigata ―Pistoia‖. L‘8
gennaio è nel 47° Rgt. di fanteria della brigata ―Ferrara‖ (Distretto di reclutamento di Ferrara).
Il 4 aprile 1916 lascia il territorio in stato di guerra, perché ferito alla coscia sinistra dall‘esplosione
di una bomba a mano nei fatti d‘arme sul Monte San Michele, nei pressi della ―Cappella Diruta‖ di
S. Martino (fronte del Carso), e ricoverato nell‘Ospedaletto da campo n°102 a Santa Maria La
Longa (Udine). Dopo 15 giorni fu trasferito all‘ospedale militare di Cremona, dal quale fu dimesso
dopo circa un mese con una licenza di convalescenza di 20 giorni, ultimata la quale rientrava al
deposito di Convalescenza e Tappa di Modena e da questo a quello di Carpi. Nell‘ottobre dello
stesso anno raggiungeva nuovamente il proprio reparto in linea (47° Rgt. di fanteria ―Ferrara‖, 1 a
Compagnia) e dal successivo mese di novembre 1916 inizia a frequentare il Corso Allievi Ufficiali
di Campolongo sul Brenta (Vicenza) sino al 15 febbraio 1917 quando rientra in servizio nel 261°
Rgt. di fanteria della brigata ―Elba‖ (appena costituito nel febbraio del ‘17 nel deposito del 27° Rgt.
―Pavia‖, Distretto di reclutamento di Ferrara). Il 12 marzo è Aspirante Ufficiale di Complemento. Il
27 ottobre, durante la disfatta di Caporetto, fu catturato nel fatto d‘arme di Castel del Monte (fondo
valle del fiume Judrio, Friuli). Il 9 dicembre viene confermata la nomina e il successivo 17 gennaio
1918 è Sottotenente di Complemento con anzianità di servizio a partire dal 1° aprile del ‘17.
Il 1° gennaio 1919 rientra dalla prigionia e il successivo 16 febbraio viene inviato in licenza
speciale dal 27° Rgt. di fanteria ―Pavia‖ (Distretto di reclutamento di Ferrara). Si congederà il 14
settembre 1919. Il 18 giugno 1936 ottenne la nomina di Capitano con anzianità di servizio a partire
dal 1° luglio 1935.
MARIANI Giovanni Antioco 05/01/1893 di Antioco e Pintus Trullu Maddalena. (Esercito)
Soldato del 5° Rgt. Genio morto il 2 luglio 1916 nel settore di Tolmino per ferite riportate in
combattimento.
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MASSA Peppino Giuseppe 30/11/1893 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito N°42998)
Chiamato alle armi il 14 settembre 1914, verrà arruolato nel deposito dell'86° Rgt. di fanteria della
Brigata ―Verona‖. Il 24 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 19 marzo 1917 muore
in combattimento a Vallarsa (TN) nelle vicinanze di Chiesa, (Trentino sud orientale).
MORDINI Ettore 29/03/1893 di Domenico e Fois Margherita. (Esercito N°5903)
Chiamato alle armi il 23 agosto 1914, verrà arruolato nel 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Il 21
febbraio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 31 dicembre 1915 è Aspirante Ufficiale nel
59° Rgt. ―Calabria‖. Il 21 aprile 1917 è nel Deposito Convalescenza e Tappa della 4a Armata e dopo
alcuni giorni, il 3 maggio 1917 viene trasferito alla 4a Brigata di Marcia (Deposito di Avellino,
Centro di Mobilitazione del 32° Rgt. della brigata ―Siena‖). Il 6 giugno 1917 è Sottotenente di
Complemento nel Deposito di Frosinone. Il 15 settembre 1917 viene messo a disposizione della 2a
Armata e il 23 settembre passa al 32° Rgt. di marcia ―Siena‖. Il 5 ottobre del '17 è nel Deposito
Convalescenza e Tappa della 4a Armata. Il 21 giugno 1918 è a disposizione dell'Ispettorato di
Marcia della 4a Armata in attesa di destinazione e dopo un mese, il 24 luglio 1918 è effettivo nel
Battaglione Complementare della Brigata ―Abruzzi‖ (57° e 58° Rgt.). Il 24 ottobre del '18 è nella
Milizia Mobile del 128° Rgt. della brigata ―Firenze‖ (costituito il 1° marzo 1915 a Firenze nel
deposito del 70° Rgt. ―Ancona‖. Il 28 febbraio 1919 è in territorio in stato di guerra presso il
deposito del 70° Rgt. ―Ancona‖. Il 3 aprile 1919 viene inviato in licenza di convalescenza per 30
giorni. Il 3 maggio del '19 rientra al deposito del 70° Rgt. della brigata ―Ancona‖. Il 14 maggio
1919 è idoneo ai soli servizi sedentari. Si congederà il 4 ottobre 1919.
NOCCO Giovanni Antonio 05/08/1893 di Giovanni Antonio e Porcu Vincenza. (Esercito
N°40337bis)
Richiamato alle armi il 23 dicembre 1917, verrà arruolato nel deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 10
marzo 1918 giunge in territorio in stato di guerra nel 255° Rgt. della brigata ―Veneto‖. Partirà dalla
zona d'operazioni il 10 ottobre 1918. Dopo l'armistizio, il 12 novembre 1918, è nel 19° Rgt.
―Brescia‖. Si congederà il 5 settembre 1919.
PAU Francesco 10/01/1893 di Vincenzo e Cossu Giuseppina. (Esercito)
Già rivedibile dell'Esercito, verrà chiamato alle armi il 16 luglio 1916 a Ozieri nel deposito di
fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 24 dicembre 1916, sino al 5 agosto 1917, è nella
91a Compagnia Presidiaria. Dal 6 agosto 1917 al 9 marzo 1918 è nel 71° Rgt. di fanteria ―Puglie‖. Il
10 marzo rientra nel 152° Rgt. ―Sassari‖ sino al congedo, 18 settembre 1919.
PAU Francesco Antonio 25/07/1893 di Francesco e Pau Vincenza. (Esercito)
Già rivedibile dell'Esercito, verrà chiamato alle armi il 16 luglio 1916 nel Deposito di fanteria di
Ozieri. Il 25 dicembre 1916, a seguito di rassegna, verrà mandato in licenza straordinaria per 6
mesi. Il 25 giugno 1917 rientra a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 29 settembre 1917 è
nel 71° Rgt. di fanteria ―Puglie‖; il 17 ottobre 1917 nel 152° Rgt. ―Sassari‖; il 15 dicembre 1917 in
licenza straordinaria di 90 giorni. Il 15 aprile 1918 ricoverato all'Ospedale di Cagliari e il 26 in
licenza straordinaria per altri 90 giorni. Il 25 luglio del '18 rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖
e assegnato al Battaglione Tracomatosi di Cagliari. Partirà ugualmente al fronte il 14 ottobre 1918
nella 169a Compagnia del Genio Telegrafisti come L.T. (Lavoratori Territoriali). Lascerà la zona di
guerra il 4 novembre 1918 e si congederà il 7 settembre 1919.
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PINTUS Giovanni Antioco 14/11/1893 di Antonio e Spiga Maria. (Marina N°40202)
Arruolato il 28 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, l'8 dicembre
viene classificato allievo fuochista e il 22 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Ferruccio‖. Il 16
marzo è fuochista; il 21 maggio 1916 è ricoverato all'ospedale Militare di La Spezia per un mese. Il
22 giugno 1916 rientra sull'Unità. Il 1° agosto del '16 è Marò Navigante; rimarrà sulla ―Ferruccio‖
sino al 30 giugno 1917. Il 28 ottobre 1918 al termine della leva viene trattenuto alle armi, si
congederà il 31 agosto 1919.
PINTUS GREGU Andrea 15/10/1893 di Nicolò e Basciu Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 settembre 1913, verrà arruolato a Trapani nell'85° Rgt. ―Verona‖ e
assegnato alla 12a Compagnia. Il 25 novembre 1913 dal porto di Siracusa s'imbarca per la
Tripolitania-Cirenaica e assegnato all'84° Rgt. di fanteria ―Venezia‖ nell'11a Compagnia dislocata a
Tripoli sino al 7 settembre 1918 presso il Corpo Truppe Coloniali della Tripolitania in ferma
triennale. Dal 17 settembre 1918 all'8 ottobre 1918 sarà in licenza. Il 1° novembre 1918, partito per
fare rientro al Corpo, verrà ricoverato all'Ospedale ―Portici‖ di Napoli. Il 1° dicembre 1918 è in
convalescenza di 60 giorni. Rientrerà a Tripoli l'8 febbraio 1919 e assegnato al 2° Battaglione
―Africa‖. Il 16 luglio 1919 verrà inviato in licenza straordinaria in attesa di congedo. Avrà diritto al
computo di una Campagna di Guerra per essersi trovato, per ragioni di servizio, in territorio in stato
di guerra in conseguenza della guerra italo-turca 1911-12.
PIRAS Francesco __/__/1893 nato a Gonnesa, di Francesco (Esercito, Foglio Matricolare non
trovato). Soldato del 152° Rgt. ―Sassari‖. Ferito all‘avambraccio sinistro da pallottola nemica nei
fatti d‘arme del Monte Zebio (ACSA, Leva e Truppa, 10/37. Elenco Mutilati e Invalidi di guerra).
PIRAS Giovanni Antonio Francesco 02/11/1893 di Pasquale e Longoni Mariana. (Esercito)
Chiamato alle armi per mobilitazione il 3 giugno 1915, verrà arruolato a Caprera nel Deposito
Speciale Bersaglieri. Il 10 ottobre 1915 parte per trasferimento nella penisola e giunge al Deposito
Bersaglieri di Savona. Il 19 ottobre del '15 è in territorio in stato di guerra e assegnato
provvisoriamente al 12° Rgt. Bersaglieri, e subito dopo al 152° Rgt. ―Sassari‖ nella 12 a Compagnia.
Il 19 dicembre 1915 muore nella 25a Sezione di Sanità per ferita riportata in combattimento a
seguito di colpo di arma da fuoco penetrante nel torace. Verrà sepolto nel cimitero di S.Pietro
dell'Isonzo (Gorizia).
PORCU Pietrino 15/09/1893 di Nicolino e Fois Giuseppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 22 luglio 1915 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà inviato in
convalescenza per 6 mesi. Rientrerà al deposito il 18 febbraio 1916; il 17 maggio 1916 giunge in
territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 25 giugno 1916 parte da Monte fior
per ferite riportate in combattimento e ricoverato all'ospedale di Gozzatino (Bologna) e inviato in
licenza di convalescenza per 30 giorni.
Il 1° settembre 1916 rientra al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ e il 28 novembre è a Brescia presso
la Scuola Mitraglieri. Il 18 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato
alla 684a Compagnia. Il 25 agosto 1917 parte dalla zona di guerra (Altopiano della Bainsizza) per
ferite riportate in combattimento al braccio destro e ricoverato all'ospedale di Treviglio (Bergamo) e
inviato in convalescenza per 30 giorni. Rientrerà al deposito mitraglieri di Brescia il 18 ottobre
1917; il 22 giunge in territorio in stato di guerra nella 210a Compagnia Mitraglieri Fiat. Il 28 ottobre
1917 a seguito della disfatta di Caporetto viene dato per disperso. Riuscì a sfuggire alla cattura
raggiungendo la Caserma di Brescia (Deposito Mitraglieri) il 2 novembre 1917 e momentaneamente
verrà assegnato alla Sezione Autonoma dell'11° Corpo d'Armata. Il 3 marzo 1918 passa alla 1581a
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Compagnia Mitraglieri sino al termine del conflitto. Dopo la guerra, il 2 marzo 1919 parte per
l'Albania nel 150° Rgt. ―Trapani‖ rientrerà il 6 giugno dopo 3 mesi, e si congederà al Distretto
Militare di Cagliari il 5 settembre 1919.
RASPA Angelo 19/05/1893 di Salvatore e Serra Giuseppina. (Esercito)
Chiamato alle armi per mobilitazione il 18 giugno 1915, verrà arruolato nel deposito di fanteria di
Ozieri presso il 45° Rgt. ―Reggio‖ e trasferito nella penisola in territorio in stato di guerra dove
verrà assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 5 luglio 1916 viene nominato Caporale e dopo pochi
giorni è Caporal Maggiore. Conseguirà il grado di Sergente il 17 settembre 1916. Il 15 settembre
1917 presta servizio nel Comando della 10a Divisione di fanteria. Lascia la zona di guerra il 4
novembre 1918 e si congederà il 5 settembre 1919. Morirà il 21 febbraio 1945. Invece suo figlio
Angioletto morirà nella seconda guerra mondiale a Baura (Ferrara) durante il bombardamento
alleato del '44.
SALIDU Francesco Nicolò 02/11/1893 di Giuseppe e Atzeni Emanuela. (Esercito N°41581)
(Fratello di Salidu Salvatore 1891) Chiamato alle armi il 7 novembre 1914, verrà arruolato nel 5°
Rgt. Genio Minatori. Il 23 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 9 luglio 1916 viene
ricoverato all'ospedale di Alleghe (prov. di Belluno, Veneto, Dolomiti). Partirà dalla zona di guerra
il 1° gennaio 1919 e il 9 settembre 1919 si congeda.
SERRA Raimondo 23/03/1893 di Antonio e Mei
Peppina. (Esercito N°5905)
Chiamato alla armi il 23 agosto 1914, verrà arruolato
nel 3° Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato alla
12a Compagnia. Al termine del servizio di leva, il 29
marzo 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione
e trasferito al Deposito Reggimentale di Roma per
formare nuovi reparti. Il 29 maggio 1915 è a Mestre in
territorio in stato di guerra. Partirà dal territorio in stato
di guerra il 1° gennaio 1919 e si congederà il 15
settembre 1919.
SIMBULA
Francesco
14/06/1893
nato
a
Ussanamanna, di Raimondo e Orrù Filippina. (Esercito)
Rivedibile allo scaglione del dicembre 1914, verrò
richiamato alle armi il 13 gennaio 1915 e assegnato
all'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖ dove verrà inviato in
licenza straordinaria per motivi di salute. Rientrerà al
corpo nell'86° Rgt. ―Verona‖ il 1° agosto 1915, ma il
Serra Raimondo 23/03/1893
10 dicembre 1915 verrà nuovamente inviato in licenza
Collezione Associazione “Terza età”
straordinaria per altri 4 mesi. Rientrato al corpo il 12
aprile 1916 verrà confermato idoneo al servizio militare e il 28 giugno 1916 giunge ―in territorio in
stato di guerra‖ a Gubbio, deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖, dove verrà assegnato al 216° Rgt. di
fanteria ―Tevere‖ (costituito il 9 dicembre 1915 dal deposito del 51° Fanteria). Morto nei
combattimenti sul Carso il 17 settembre 1917.
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SITZIA Agostino 05/08/1893 di Giovanni e Spiga Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 verrà arruolato nel 76° Rgt. di fanteria ―Napoli‖ e
assegnato alla 7a Compagnia. Nel 1917 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152°
Rgt. ―Sassari‖, 5a Compagnia. Verrà ferito gravemente nei combattimenti di Croce S.Antonio,
morirà il 10 giugno 1917 nella 25a Sezione di sanità.
CLASSE 1894
BASCIU Antonio 27/03/1894 di Antioco e Chirigu Siddi Giuseppa. (Carabinieri)
Chiamato alle armi il 25 giugno 1915, viene assegnato al 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖ a Ozieri. Il
12 luglio 1915 viene inviato in licenza straordinaria per 6 mesi. Il 18 novembre 1915 rientra al
Corpo nel Deposito di Ozieri. Il 30 novembre 1916 è Allievo Carabiniere a piedi nella Legione
Territoriale di Cagliari il ferma triennale. Si congederà il 14 settembre 1919.
BASCIU Giuseppino Salvatore Antioco 27/01/1894 di Nicolino e Caddeo Maria. (Esercito
N°12086)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà inviato rivedibile alla prossima leva. Verrà richiamato
il 26 settembre 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Nel gennaio del '17
giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato alla brigata ―Potenza‖, prima nel 273° e poi
nel 272° Rgt. Il 15 luglio 1918 viene catturato dagli Austriaci a Udine. Rientrerà dalla prigionia
dopo cinque mesi nel dicembre del 1918, alla conclusione del conflitto. Farà rientro al Deposito del
45° Rgt. ―Regio‖ a Ozieri e si congederà il 12 settembre 1919.
BERNARDINI Domenico 11/03/1894 di Francesco e Carboni Emanuela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 25 giugno 1915 a Ozieri nel Deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 1°
novembre 1915 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 29 giunge in territorio in stato di guerra. La zona
d'operazioni è l'Altopiano di Asiago (Vicenza) dove il 24 ottobre 1916 un colpo di arma da fuoco
gli procura una ferita trafora al 3° medio della coscia destra con foro d'entrata e d'uscita. Rientrerà
in zona di guerra dopo tre mesi, il 22 gennaio 1917 nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Si congederà il 18
settembre 1919. Dopo la guerra sarà cantoniere delle Ferrovie Meridionali Sarde nella Cantoniera di
Cussorgia.
BIANCO Antonio 23/01/1894 di Domenico e Massidda Antioca. (Marina)
Marinaio del CREM morto sul Piave a Cortellazzo nelle lagune veneziane per ferite riportate in
combattimento il 3 luglio 1918.
BIGGIO Ortensio 18/10/1894 di Giuseppe e De Fabianis Antonietta. (Esercito N°6562)
Dispensato dalla leva perché studente presso la Regia Università Commerciale ―Luigi Bocconi‖ di
Milano, verrà chiamato per mobilitazione il 25 maggio 1915, e arruolato a Ozieri nel deposito del
45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖. Si congederà il 12 settembre 1919.
BRAU Efisio 29/12/1894 di Francesco e Siddi Maria Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 verrà assegnato al 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna in
Roma nella 9a Batteria. Il 19 gennaio 1915 passa al 46° Rgt. di Artiglieria e il 4 giugno giunge in
territorio in stato di guerra. Il 15 agosto 1916 durante i combattimenti sul Carso, una scheggia di
granata austriaca di grosso calibro lo ferisce mortalmente. Il suo corpo verrà rinvenuto a seguito
della ricognizione dei cadaveri sul campo.
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CABRAS Nicolò Salvatore 24/05/1894 di Antioco e Longu Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel Deposito di fanteria di Cagliari, l'8 dicembre dello
stesso anno verrà trasferito al Distretto Militare di Livorno nell'88° Rgt. ―Friuli‖ e assegnato alla 5 a
Compagnia. Il 26 giugno 1916 giunge in territorio in stato di guerra nel 44° Rgt. ―Forlì‖. Nel luglio
del 1916 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Nel 1917 viene aggregato al 25° Reparto d'Assalto (Arditi).
In seno al reparto avrà il suo momento di gloria: il 3 novembre 1918, il giorno prima dell'armistizio,
a Longarone (Belluno) ebbe un encomio con la seguente motivazione: ―Coraggioso e impavido nel
pericolo, continuava validamente con preciso lancio di petardi, a far tacere mitragliatrici
avversarie, facilitando così la conquista della posizione‖. Si congederà il 20 settembre 1919 e il 31
agosto 1926 fu decorato di Croce di Guerra al Valor Militare.
CAMBONI Giuseppino 27/10/1894 di Antioco e Lusci Giuseppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà assegnato alla 1a Compagnia del 6° Rgt. di fanteria
―Aosta‖. Nel dicembre del 1915 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ e giunge in territorio in stato
di guerra. La sua zona d'operazioni sarà l'Altopiano della Bainsizza dove il 15 settembre 1917 viene
ferito gravemente agli arti inferiori dall'esplosione di una bomba a mano. Dopo il ricovero verrà
inviato in convalescenza per 90 giorni. Al rientro, nel Deposito di fanteria di Ozieri, verrà giudicato
idoneo ai soli servizi sedentari. Il 13 ottobre 1918 verrà inviato in licenza straordinaria in attesa di
congedo.
LEPORI Benigno 18/03/1894 di Benigno e Collu Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 14 settembre 1914 viene assegnato al 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna di
Roma e assegnato alla 9a Batteria. (28 gennaio 1915 ha procurato al fratello Antonio, 1892, la
dispensa dal richiamo). Il 10 giugno 1915 viene assegnato al 9° Rgt. di Artiglieria da Campagna e il
16 giunge in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra, il 25 novembre 1918 viene trasferito al 16°
Rgt. di Artiglieria. Si congederà il 10 settembre 1919.
LEPORI Antonio 27/11/1894 di Tommaso e Milia Mariannica. (Esercito)
Chiamato alle armi il 18 maggio 1917 verrà assegnato al 207° Battaglione di fanteria nel Distretto
Militare di Orvieto. Il 1° ottobre passa al 65° Btg. di fanteria di marcia. Il 1° maggio 1918 nel 36°
Btg. di fanteria a Modena; il 19 agosto 1919 si congeda.
LUSCI Giovanni 27/07/1894 di Priamo e Bullegas Carmela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel Distretto Militare di Pisa, verrà assegnato al 22° Rgt. di
fanteria ―Cremona‖. Il 24 maggio 1916 giunge in Trentino in territorio dichiarato in stato di guerra
e assegnato al 56° Rgt. di fanteria ―Marche‖. Il 19 maggio del '18 è a Monfalcone (Gorizia), e dopo
tre mesi, il 19 agosto del '18 passa alla 9a Compagnia di Sussistenza a Marostica (Vicenza). Si
congederà il 12 settembre 1919.
MAMELI Luigi 29/08/1894 di Luigi e Pintus Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto
Militare di Pisa. Il 29 aprile 1916 passa al Distretto Militare di Firenze nel 1° Btg. del 226° Rgt.
della brigata ―Arezzo‖ (costituito dal depositi del 22° Rgt. ―Cremona‖) e dopo un mese, il 25
maggio giunge in territorio in stato di guerra. Il 30 aprile 1917 è nel 1260° reparto mitraglieri FIAT
del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Il 4 settembre 1917 viene catturato dal nemico nel fatto d'arme di
Monfalcone. Rientrerà dalla prigionia il 17 novembre 1918 nel Comando di Prato (Distretto
Militare di Pistoia). Il 6 marzo 1919 è nel deposito del 233° Rgt. di fanteria ―Lario‖ (già deposito
del 21° Rgt. Cremona‖) e il 12 settembre 1919 si congeda.
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MASALA Giovanni Battista 01/07/1894 di Fortunato e Pinna Antonietta. (Esercito)
Chiamato alle armi il 25 giugno 1915 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. di fanteria ―Reggio‖, il 20
settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 1°
febbraio 1916 è a Brescia nel Deposito del 77° Rgt. ―Toscana‖ per la costituzione della sezione
Mitraglieri e assegnato alla 283a Compagnia Mitraglieri FIAT. Il 20 aprile 1916 nel corso dei
combattimenti, viene ferito e ricoverato nell'ospedale di Gorizia. Il 10 giugno 1916 viene trasferito
all'ospedale di Cremona. Dopo la licenza di convalescenza rientrerà al Deposito di Ozieri il 19
dicembre 1916. Il 25 dello stesso mese e già in zona d'operazioni con la 283a Compagnia
Mitraglieri. Il 31 maggio 1917 in località Monte Vodice si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con
la seguente motivazione: ―Durante l'attacco nemico contro un importante posizione da poco
occupata dai nostri, caduti tutti gli uomini delle squadre di tiro, sotto un intenso bombardamento
che aveva sconvolto le trincee e sepolto le mitragliatrici, esempio di coraggio e di ardimento, con
bella iniziativa accorreva all'arma e rimessola prontamente in azione, l'adoperava con efficacia
contro l'avversario avanzante‖.
Il 18 luglio 1918 viene catturato e rientrerà dalla prigionia il 10 gennaio 1919 e assegnato al
Deposito di fanteria del 46° Rgt. a Cagliari. Si congederà il 24 settembre 1919.
MASSA Antonio Giuseppe Raffaele 22/01/1894 di Giovanni e Caddeo Emanuela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto
Militare di Pisa. Il 12 dicembre 1915 viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al
210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito il 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt.
―Cremona‖ e 88° Rgt. ―Friuli‖). Il 9 luglio 1916 durante i combattimenti sul Monte Cimone viene
ferito alla coscia sinistra. Dopo il ricovero e la convalescenza, passa provvisoriamente al deposito
dell'88° Rgt. del Distretto Militare di Livorno. Giungerà in zona d'operazioni il 15 settembre del '16
col 125° Rgt. ―Spezia‖. Il 1-2 novembre 1916 in località Segetj (Carso Goriziano-Isontino) si
guadagnerà una Medaglia d‘Argento con la seguente motivazione: ―Piombato per primo sulla
trincea nemica e trovandosi di fronte a parecchi austriaci, senza chiedere né attendere aiuto, li
affrontò da solo, impiegando con essi un combattimento corpo a corpo e riuscendo ad ucciderne
qualcuno, ferirne altri e condurre il resto prigionieri‖.
Il 12 febbraio del '17 viene nuovamente ferito, questa volta alla mano sinistra, nel combattimento di
Venje-Zelo (Veliki-Selo, Settore di Tolmino-Isonzo); (gli verrà conferita la Medaglia d'Argento il
01/11/1916 Vedi libro di Don Armeni). Dopo la convalescenza, il 4 dicembre 1917 rientra al
deposito del 37° Rgt. ―Ravenna‖. Lascerà la zona di guerra il 9 gennaio 1918 per postumi da ferita,
continuerà a prestare servizio nel Deposito del 37° Rgt. ―Ravenna‖ sino al congedo, 16 aprile 1919.
MASSA Giovanni 22/08/1894 di Antioco Ignazio e Lai Speranza. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al 21° Rgt. del Distretto Militare di Pisa.
Il 12 dicembre 1915 passa al 210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito il 12 dicembre 1915 dai depositi del
21°, 22° Rgt. ―Cremona‖ e 88° Rgt. ―Friuli‖) e giunge in territorio in stato di guerra. Il 6 luglio
1916 lascia la zona di guerra per ricovero, e assegnato in convalescenza nel deposito dell'88° Rgt.
―Friuli‖ del Distretto Militare di Livorno. Il 20 settembre 1916 rientra in zona di guerra col 125°
Rgt. della brigata ―Spezia‖. Il 12 febbraio del '17 viene trasferito al 233° Rgt. di fanteria ―Lario‖. Il
17 novembre 1917 viene ferito al bulbo oculare destro nel combattimento di Zelo (Veliki-Selo,
Settore di Tolmino-Isonzo) presso ―Dolina Civetta‖. Verrà ricoverato all'ospedale di Ferrara e dopo
una lunga convalescenza sarà permanentemente inabile al servizio militare.
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NOCCO Salvatore 30/11/1894 di Giovanni e Piras Dorotea. (Marina)
Chiamato alle armi il 28 novembre 1914 verrà assegnato al Comando Difesa Militare Marittima di
La Maddalena a Forte Capellini. L'8 maggio del 1915 viene trasferito a Brindisi. Il 26 giugno 1916
verrà trasferito a Vallona (Albania) sul Pontone ―Valente‖. Il 14 luglio del '16 viene ricoverato
all'Ospedale di Brindisi e dopo pochi giorni di degenza rientra il 19 a Vallona. Il 25 dicembre del
'16 rientra in Italia e assegnato al Comando di Monfalcone (Gorizia). Il 4 novembre 1918 viene
ricoverato all'ospedale di Pola, dopo cinque giorni, il 19 novembre 1918, muore di polmonite.
PAU Gavino 02/12/1894 di Gavino e Arrus Peppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 14 settembre 1914, verrà arruolato nell'8a Compagnia del 10° Rgt. Bersaglieri.
il 25 dicembre 1914 dal porto di Palermo parte per Vallona (Albania) col 10° Rgt. Bersaglieri.
Rientrerà dall'Albania il 7 settembre 1919, e il 17 si congeda.
PINTUS Giuseppe 19/12/1894 di Antioco e Lampis Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà arruolato nel 21° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto
Militare di Pisa col quale giunge in territorio in stato di guerra. Il 12 dicembre passa al 210° Rgt.
―Bisagno‖ (costituito il 12 dicembre 1915 dai depositi del 21°, 22° Rgt. ―Cremona‖ e 88° Rgt.
―Friuli‖). Il 16 marzo del '16 rientra nel deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ e assegnato alla 60 a
Compagnia Presidiaria. Il 22 agosto 1916 passa al 68° Rgt. di fanteria ―Palermo‖. Il 16 maggio del
1917 lascia il fronte per ferita lacero-contusa al gomito destro sul Monte Santo; verrà ricoverato
prima all'ospedale di San Giovanni Manzano (Udine) e subito dopo all'ospedale di Cherasco
(Cuneo). Dopo il ricovero e la convalescenza sarà giudicato inabile al servizio in modo permanente.
L'8 ottobre 1917 rientra a Milano nel Deposito del 68° Rgt. ―Palermo‖. (Da quella data in poi non
si hanno più notizie).
PINTUS Salvatore 24/03/1894 di Domenico e Brai Annica. (Esercito)
Chiamato alle armi per mobilitazione il 3 giugno 1915, a Ozieri nel Deposito di fanteria del 45°
Rgt. ―Reggio‖, verrà inviato in licenza straordinaria per 6 mesi. Rientrerà al Corpo (45° Rgt.
―Reggio‖) il 13 gennaio 1916. Il 15 febbraio giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato
al 152° della brigata ―Sassari‖. Il 27 giugno 1916, nel corso dei combattimenti, con una ferita al
braccio e al piede destro, venne catturato dalle truppe austriache. Rientrerà il 9 novembre 1918 e
assegnato al Deposito di fanteria del 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 12 settembre 1919.
PULIGA Salvatore Emanuele Efisio 30/04/1894 di Nicolino e Angius Emanuela. (Esercito)
Chiamato alle armi l'11 novembre 1914 verrà arruolato a Cagliari nel deposito del 46° Rgt. di
fanteria ―Reggio‖. L'11 maggio 1915 viene trattenuto alle armi per mobilitazione. Il 27 dicembre
1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 7a Compagnia del 272° Rgt. di fanteria
―Potenza‖ e subito dopo, il 18 gennaio 1917 passa al 53° Rgt. della brigata ―Umbria‖. Il 14 aprile
1917 parte dal territorio in stato di guerra per malattia, verrà ricoverato all'Ospedale di Pordenone
(presso Udine). Il 20 maggio rientra in zona di guerra nel 53° Rgt. ―Umbria‖, e dopo un mese viene
trasferito alla 9a Compagnia del 74° Rgt. di fanteria ―Lombardia‖. Il 7 febbraio del '18 parte dal
fronte e viene assegnato alla 77a Compagnia Presidiaria di Bassano del Grappa (Vicenza). Si
congederà il 12 settembre 1919.
SODDU Salvatore 30/09/1894 di Antonio e Nocco Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 2 giugno 1915, verrà arruolato nel Deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt.
―Reggio‖. Il 15 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato all'11 a
Compagnia del 92° Rgt. ―Basilicata‖ (Deposito di Torino). Il 20 novembre 1915 nel corso dei
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combattimenti sul ―dente‖ del Sief (Col di Lana- Dolomiti, alto cordevole), verrà ferito mortalmente
al cuore da pallottola di fucile, morirà sul campo e la sua salma verrà sepolta sul posto. (Vedi
ACSA).
TRULLU Antioco Giuseppe 04/04/1894 di Salvatore e Matta Anna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 gennaio 1915, verrà arruolato nel Deposito dell'85° Rgt. ―Verona‖ e
assegnato alla 9a Compagnia. Il 2 giugno 1915 passa all'86a Compagnia Presidiaria. Il 30 agosto
1915 giunge in territorio in stato di guerra (fronte dell'Isonzo) e assegnato alla Milizia Mobile del
139° Rgt. di fanteria ―Bari‖. Il 19 novembre del '15 passa provvisoriamente al 10° Rgt. di fanteria
―Regina‖ e il 26 dicembre 1915 alla Milizia Mobile del 154° Rgt. della brigata ―Novara‖ a Como
(dove il 20 gennaio 1915, dal deposito del 67° Rgt. di fanteria ―Palermo‖, fu costituito il 154° Rgt.
―Novara‖). Il 20 novembre del '16 viene ricoverato all'ospedale di Bologna per ferita da arma da
fuoco, e il 7 dicembre viene trasferito all'Ospedale di Mantova. Dopo 20 giorni di convalescenza,
rientrerà al Corpo il 4 gennaio 1917 e verrà assegnato alla zona del Trentino. Il 18 maggio 1917
viene catturato dal nemico nel fatto d'arme di Monte Maggio (zona del Pasubio, Trentino).
Rientrerà dalla prigionia il 2 dicembre 1918 e verrà trasferito a Cagliari al deposito di fanteria del
46° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà il 16 settembre 1919.
VACCA Raffaele 12/08/1894 di Emanuele e Cappai Francesca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà arruolato a Girgenti (Rieti) nel 5° Rgt. di fanteria
―Aosta‖ e assegnato alla 10a Compagnia. Il 23 maggio 1915 giunge in territorio in stato di guerra
(nella Carnia). Il 5 dicembre 1915 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ sul Carso. L'11 giugno 1917 lascia il
fronte per ferita e verrà ricoverato all'ospedale da campo n°119 a Merano (lo stesso di Salis
Nicolino 1897) e in seguito all'ospedale di Arezzo. Il 9 agosto 1917, dopo la convalescenza rientrerà
al deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ a Cagliari. Il 19 rientra in zona d'operazioni e viene assegnato al
137° Rgt. della brigata ―Barletta‖. Il 23 settembre viene nominato Caporale. Il 15 gennaio 1918
rientra nelle file del 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖ sino al congedo, il 18 settembre 1919.
VALLEBONA Antonio Arturo Egidio 03/12/1894 di Onorato e Manca Speranza. (Esercito)
Volontario alle armi per il servizio di leva, verrà arruolato a Palermo nel 22° Rgt. di Artiglieria da
Campagna e assegnato alla 5a Batteria. Il 7 ottobre 1914 viene trasferito a Napoli presso il Comando
del Regio Corpo Truppe Coloniali. Il giorno successivo (8 ottobre 1914) parte per l'Africa
Orientale, sbarcherà a Massaua e proseguirà per Asmara dove verrà assegnato alla Legione Operai
del Comando di Artiglieria. Il 30 ottobre 1915 viene nominato Caporale. Il 10 agosto 1916
s'imbarca da Massaua e fa rientro in Italia cessando di far parte delle Truppe Coloniali per esubero
di organico; riprenderà servizio nel 22° Rgt. di Artiglieria. Il 23 febbraio 1918 è nel Deposito dell'8°
Rgt. di Artiglieria da Fortezza e assegnato al 41° Gruppo Assedio. Si congederà il 10 luglio 1919.
Il 26 gennaio 1936 viene mobilitato presso il Centro di Mobilitazione di Palermo nella 171a Legione
CCNN ―Vespri‖ in partenza per l'AOI e assegnato al 276° Battaglione di CCNN. L'8 marzo del '36
dal porto di Napoli s'imbarca sul piroscafo ―Piemonte‖ e sbarca a Tobruch, in Libia, dove verrà
assegnato al 271° Rgt. Il 16 agosto del '36 è nel 276° Btg, poi nel 176° quale centro di
mobilitazione, e il 21 è nella 352a Legione CCNN. Il 25 s'imbarca dal porto di Derna, e il 1°
settembre 1936 sbarca a Massaua in AOI. Rientrerà in Italia il 28 maggio 1937, imbarcandosi dal
porto di Massaua sul piroscafo ―Lombardia‖ e sbarcando a Napoli il 5 giugno 1937 dove verrà
smobilitato.
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Classe 1895
AGUS Onorato Raffaele Antonio 08/02/1895 di Vincenzo e Bullegas Grazia. (Esercito)
Arruolato il 15 gennaio 1915, verrà assegnato al 3° Rgt. di Fanteria ‖Piemonte‖. Il 24 maggio 1915
è in territorio in stato di guerra. Il 18 dicembre del '15, per trasferimento del deposito, passa al 152°
Rgt. della Brigata Sassari. Il 27 luglio 1917 viene catturato dal nemico. Rientrerà dalla prigionia il
20 novembre 1918, rimarrà nel 152° Rgt. ―Sassari‖ e si congederà il 30 ottobre 1919.
ANGIUS Antioco 13/04/1895 di Nicolino e Piras Giuseppina. (Marina)
Arruolato il 23 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 3 gennaio
del '16 viene imbarcato sulla nave ―Ammiraglio Saint-Bon‖ dove avrà modo di frequentare le
scuole elementari, vi rimarrà sino al 2 novembre 1918. Sbarcherà al Comando di Venezia per essere
imbarcato, il 3 novembre e per pochi mesi, sulla ―Filiberto‖. Il 17 gennaio del '19 rientra sulla
―Ammiraglio Saint-Bon‖ sino al congedo (30/08/1919).
ARAGONI Giovanni Domenico Antioco 19/09/1895 di Salvatore e Farci Grazia. (Marina)
Arruolato il 29 ottobre del '15 presso il Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 22
dicembre del '15 viene imbarcato sulla nave ―Varese‖ per tutta la durata del conflitto, interrotto da
un breve periodo di degenza presso l‘ospedale di Brindisi dal 17 al 28 settembre 1918. Il 6 marzo
1919 viene trasferito sulla ―A.Vespucci‖. Sbarcherà il 10 luglio 1919 al Deposito CRE di La Spezia
sino al congedo. Nella 2° Guerra Mondiale fa parte dell'UNPA (Unione Nazionale Protezione
Antiaerea).
ATZORI Giuseppino 19/01/1895 di Francesco e Loddo Maria Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915, verrà assegnato al Deposito del 3° Rgt. di Fanteria
―Piemonte‖ dove venne sottoposto a controlli sanitari e passato in rassegna. Verrà richiamato l'8
agosto del '17 e assegnato al 264° Rgt. di fanteria ―Gaeta‖ col quale giunge in territorio in stato di
guerra. Dopo pochi giorni al fronte, il 29 agosto del '17 viene ferito alla regione occipitale destra e
ricoverato nell'Ospedale Militare Principale di Napoli. Per un lungo periodo rimarrà in
convalescenza e si congederà il 21 novembre 1919.
BARDI Raffaele Francesco Giacomo 19/07/1895 di Luigi e Trullu Anna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 verrà assegnato al 3° Rgt. di Fanteria ―Piemonte‖. Il 17
maggio 1915 viene trasferito al Distaccamento del 3° Rgt. Genio Telegrafisti dislocato ad Ozieri e
incorporato nella 22a Compagnia. Il 26 maggio del '16 parte per la penisola e viene assegnato al
Deposito Principale del 3° Rgt. Genio a Firenze. Il 9 giugno 1916 giunge in territorio in stato di
guerra presso la 36a Compagnia Telegrafisti Mobilitata. Il 5 marzo del '17 lascia la zona di guerra
per essere ricoverato per malaria nell'Ospedale di smistamento di Cormons (Gorizia); il 7 settembre
1919 rientra al corpo presso la 7a Compagnia Telegrafisti sino al congedo.
BASCIU Antonio (Noniollu) 23/07/1895 di Antioco Luigi e Salidu Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 giugno 1915, farà la prima tappa il 20 giugno al Deposito di fanteria di
Ozieri presso il 45° Reggimento della Brigata ―Reggio‖. Il 18 settembre (1915) passa effettivo al
152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e dopo cinque giorni, il 23 settembre 1915 giunge in territorio in
stato di guerra nel deposito della ―Sassari‖ a Campolongo, (Udine) e assegnato alla zona del Carso.
Il 9 maggio 1916 lascia il fronte per ferita da arma da fuoco: mentre percorreva il camminamento
che conduce dalla collina della galleria alla ―Trincea dei Sacchi‖ venne ferito da pallottola di fucile
all'emitorace destro con conseguente fuoriuscita del proiettile all'altezza della scapola. Verrà
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ricoverato all'ospedale da campo di Fogliano-Redipuglia (Gorizia) per 10 giorni; all'Ospedale da
campo n°210 per 15 giorni; in quello di Chioggia (Verona) per 2 mesi, e in quello di Ascoli Piceno
per 20 giorni, dove verrà dimesso con 90 giorni di convalescenza. Al termine della convalescenza, il
15 novembre 1916, rientrerà al Deposito di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖ e inviato al 7°
Battaglione Complementare di Sassari sino al novembre del 1917. Il 1° novembre 1917 è assegnato
alla 1549a Compagnia ―Mitraglieri Fiat‖ e il 15 dello stesso mese rientra al fronte in territorio in
stato di guerra. Il 20 novembre viene nominato Caporale. Il 10 luglio del '18 viene trasferito alla
1371a Compagnia ―Mitraglieri Fiat‖ appartenente al 151° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ sino al
termine del conflitto (4 novembre 1918). Nonostante fosse rientrato in servizio avvertirà sempre
forti dolori al petto e il 1° luglio 1919 fa rientro al Deposito di Ozieri dove fu inviato in
osservazione all'ospedale militare di Cagliari per postumi da ferita al torace. Il Collegio Medico lo
giudicherà idoneo ai soli servizi sedentari e il 30 ottobre 1919 lo invierà in congedo assoluto. Dopo
la guerra sarà Capo Squadra della MVSN nella 7a Centuria di Sant'Antioco.
BIGGIO Alessandro 21/08/1895 di Giuseppe e Loddo Cristina. (Guardia di Finanza)
Chiamato volontario alle armi il 15 gennaio 1915 verrà incorporato quale Allievo finanziere di terra
nella Legione della Guardia di Finanza di Cagliari in ferma triennale.
Il 1° agosto del '15 viene trasferito alla Legione di Genova e dopo 20 giorni viene trasferito in
territorio in stato di guerra e assegnato al 2° Battaglione. Dopo un anno, il 1° agosto del '16, il 2°
Battaglione viene soppresso e verrà trasferito al Messina in una sezione del 12° Btg. Il 28 giugno
del '17, dal porto di Taranto s'imbarca per l'Albania. Verrà rimpatriato il 14 ottobre del '18,
sbarcherà a Brindisi e il 3 novembre del '18 giunge al Centro di Mobilitazione di Messina.
Terminato il conflitto, presterà servizio nella Brigata di Trapani e nel palermitano. Il 15 maggio
1919 verrà mandato in congedo illimitato e assunto su richiesta dell'ente dall'Amministrazione delle
Poste e Telegrafi di Cagliari. Verrà a lavorare a Sant'Antioco come guardiafili.
CABRAS Giovanni 28/10/1895 di Giovanni e Garau Fedela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto
Militare di Pisa. Il 19 giugno del '16 passa al 21° Rgt. ―Cremona‖ per mobilitazione e giunge in
territorio in stato di guerra. Il 14 agosto del '16 parte dalla zona di guerra per ferita al braccio da
pallottola di shrapnel e verrà ricoverato all'ospedale di riserva di San Giovanni in Persiceto
(Bologna) il 27 agosto 1916. Il 5 maggio del '17 passa al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito
il 24 marzo 1916 dai depositi del 21°, 22° e 88° Rgt. di fanteria) e rientra in zona d'operazioni. Il 13
marzo del '18 è nel 202° Rgt. della brigata ―Sesia‖ (deposito del 23° Rgt. di fanteria ―Como‖) sino
al termine del conflitto. L'8 novembre del '19 è nel Deposito del 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ e il 4
dicembre 1919 si congeda.
CAREDDA Giuseppino 18/03/1895 di Antonio e Lai Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 verrà inviato in territorio in stato di guerra e assegnato al
deposito del 21° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 12 giugno del '16 è nel 41° Rgt. di fanteria
―Modena‖. Il 25 maggio del '17 viene catturato dagli austriaci. Rientrerà dalla prigionia il 1°
dicembre 1918 e si congederà il 30 ottobre 1919.
CAULI Salvatore Giuseppe Emilio 12/01/1895 di Giovanni e Dessì Giuseppina. (Marina)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena e
assegnato al Gruppo Est. Il 7 febbraio del '17 viene assegnato alla Stazione Semaforica di Cala
Battistoni (Arzachena). Il 22 aprile del '18 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Verde‖ sino al 17
giugno 1918. Verrà sbarcato a La Maddalena dove rimarrà sino al congedo, il 31 agosto 1919.
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DESSÌ Luigi 22/09/1895 di Antonio e Puliga Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi per istruzione il 14 novembre 1914, verrà assegnato provvisoriamente al 6° Rgt.
di fanteria ―Aosta‖. Il 15 febbraio del '15 passa al 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖ e successivamente
alla Milizia Mobile del 142° Rgt. di fanteria ―Catanzaro‖ (costituito il 1° marzo 1915 dal deposito
del 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖). L'8 giugno 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 24
settembre del '16 viene ricoverato per malattia nell'ospedale da campo n°87. Dopo una lunga
degenza, rientrerà il 1° gennaio 1918 nel 243° Rgt. di fanteria ―Cosenza‖ (costituito il 25 gennaio
dal deposito del 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖). Ma il 14 maggio verrà ricoverato nuovamente
all'ospedale tappa di Rovigo. Il 6 giugno del '18 viene trasferito all'ospedale ―Carlo Rosi‖ di Firenze
e il 17 si congeda.
FARCI Luigi 02/09/1895 di Antioco e Manca Francesca. (Marina)
Chiamato alle armi il 21 novembre 1916 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena,
verrà assegnato al Gruppo Ovest. Il 19 dicembre 1917 viene trasferito a Comando di Venezia e
assegnato alla Stazioni Idrovolanti. Il 27 febbraio 1918 viene incorporato nella Brigata di Marina.
Dopo la guerra, il 30 novembre 1918 rientra al Deposito CRE di Venezia e verrà imbarcato sul
Rimorchiatore ―11‖ sino al congedo, 1° dicembre 1919.
FONTANA Pietro Efisio Carmelo Maria 21/01/1895 di Carmelo e Bardi Speranza. (Marina)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 nel Comando Difesa di La Maddalena. L'11 gennaio del '16
frequenterà nella stessa base la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 4 ottobre verrà trasferito al Deposito
CRE di Napoli dove verrà imbarcato sulla Regia Nave ―Tobruk‖ sino al termine del conflitto. Si
congederà il 28 settembre 1919.
GARAU Nicolò 28/01-04/1895 di Nicolò e Pintus Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 17 gennaio 1915 verrà mandato rivedibile dal 3° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖.
Richiamato il 17 settembre nel 22° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa, l'8 marzo del '16
verrà trasferito al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito il 24 marzo 1916 dai depositi del 21°,
22° e 88° Rgt. di fanteria) e il 21 è in territorio in stato di guerra. Il 5 luglio del '16 viene catturato
nei fatti d'arme di Monte Cimone. Rientrerà dalla prigionia il 17 novembre 1918 e assegnato 141°
Rgt. della brigata ―Catanzaro‖ sino alla data di congedo, 22 marzo 1919. Morirà a Cagliari
nell'aprile del 1940.
GARAU Virgilio Andrea Salvatore 07/03/1895 di Antonio e Aste Peppina. (Carabinieri)
Arruolatosi volontario il 30 agosto 1915 quale Allievo Carabiniere a piedi in ferma triennale nella
Legione di Cagliari. Il 1° febbraio 1919 col grado di brigadiere presta servizio nella Legione
Provvisoria Autonoma Mobilitata dei Carabinieri Reali del Trentino sotto la giurisdizione della
Legione Territoriale di Verona. Nel paesino di Lavis (TN), nel luglio-agosto del 1920 avrà un
encomio con la seguente motivazione: ―Dando prova ammirevole di non comune attività di zelo e
perspicacia, addivenne mediante lunghe, pazienti e difficilissime indagini, alla identificazione,
arresto e denuncia degli autori e ricettatori di ingenti furti, condannati a pene esemplari ed al
sequestro di parte della refurtiva per un valore di 60.000 lire‖. Nell'agosto del '21 viene trasferito
alla Tenenza di Pergine Valsugana (TN). Il 31 marzo 1926 è nominato Maresciallo d'Alloggio
Comandante di Stazione. Morirà il 28 luglio 1929 nell'Ospedale Civile di Civitavecchia.
- 262 -
LECCA Francesco Emanuele 07/09/1895 di Francesco e Mallus Francesca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915, verrà assegnato al 5° Rgt. di fanteria ―Aosta‖ e assegnato
all'11a Compagnia. L'8 giugno 1915 passa al 23° Btg. Presidiario di Girgenti (Rieti). Nei mesi
successivi giungerà in territorio in stato di guerra col 30° Rgt. di fanteria ―Pisa‖ e assegnato alla 7 a
Compagnia. Morirà il 29 giugno 1916 in combattimento a Bosco Cappuccio (Monte San Michele)
per asfissia da gas.
LAI PERDISCI Giovanni 11/07/1895 di
Giovanni e Mallus Carmela. (Marina)
Marinaio scelto del CREM scomparso in mare a
seguito del siluramento del piroscafo postale
―Tripoli‖ il 18 marzo 1918.
Loi Antonio 22/11/1895, primo a sinistra.
Collezione Famiglia Loi
LAI Salvatore 02/08/1895 di Salvatore e Mulas
Maria. (Marina)
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 alla Base
Navale di La Maddalena, il 25 novembre verrà
imbarcato sulla Regia Nave ―Regina Margherita‖
(colata a picco la notte del 12 dicembre 1916). Pare
che dopo la tragedia alla famiglia sia arrivata, non
si sa come, una notizia del tutto infondata di una
sua eventuale irreperibilità camuffata da morte
presunta, diventata in seguito, per spirito di
rassegnazione, ―morte certa‖, per poi rivederlo sano
e salvo due anni dopo. Il 6 settembre 1917 è nel
distaccamento del CRE di La Spezia. Dopo la
guerra, il 15 novembre 1918 è al Deposito CRE
(Corpo Regio Equipaggi) di Venezia; il 4 maggio
del '19 s'imbarca sul RCT (Regio Caccia
Torpediniere) ―Ascaro‖. Si congederà il 19
novembre 1919.
LOI Antonio 22/11/1895 di Raffaele e Sanna
Maria. (Marina)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 a La Maddalena e assegnato al Gruppo Ovest, il 22 luglio del
'16 viene trasferito al Varignano di La Spezia nel Distaccamento Carbone. Si congederà il 20 agosto
1919.
LOI Gioachino 05/06/1895 di Gioachino e Loi Grazia. (Marina)
Nato a Teulada, ma domiciliato a Sant'Antioco all'atto dell'arruolamento, dove faceva il pescatore.
Verrà arruolato (24 giugno 1917?) nel Comando Difesa di La Maddalena, il 21 agosto verrà
imbarcato nella Regia Nave ―Roma‖ come fuochista sino alla data del congedo, il 28 dicembre
1919.
LONGU Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895 di Antonio e Cocco Carmela. (Marina)
Arruolato il 29 ottobre 1915 al Comando Marina di La Maddalena, verrà imbarcato il 22 dicembre
sulla Regia Nave ―Varese‖ col grado di fuochista sino al congedo, agosto 1919. Un Regio Decreto
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n° 641 del 21 maggio 1916 lo autorizzerà a fregiarsi del distintivo del Comando della 5 a Divisione
Navale.
LUSCI Francesco Giovanni Antonio 11/09/1895 di Francesco e Steri Maria Annica. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
MARTINI Antioco 18/05/1895 di Nicolò e Canè Doloretta. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915, venne inviato a Palermo nell'86° Rgt. di fanteria ―Verona‖.
e mandato in licenza straordinaria per 1 anno. Il 1° agosto 1916 rientra al Corpo e rimandato in
licenza di convalescenza con ricovero all'Ospedale di Palermo per malaria. Il 29 dicembre 1916
rientra al Corpo e assegnato al 143° Rgt. ―Taranto‖ (costituito fin dal 27 aprile 1915 dal deposito
dell'86° Rgt. in prima formazione e da quello del 39° Rgt. in seconda formazione) con quale giunge
in territorio in stato di guerra. Il 7 agosto 1917 viene trasferito al 479° Reparto Bombardieri dell'86°
Rgt. ―Verona‖. Il 10 agosto '17 viene ricoverato all'Ospedale Militare di Arezzo. Il 25 gennaio 1918
viene trasferito nella 109a Compagnia Ausiliaria e l'8 febbraio 1918 parte in missione per la Francia.
Verrà rimpatriato il 21 ottobre 1919 e il 30 ottobre 1919 si congeda. Dopo la guerra andò a vivere a
Narcao.
MATZEU Antioco 22/01/1895 di Salvatore e Lusci Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, verrà
mandato in licenza straordinaria per 6 mesi per congiuntivite cronica (tracoma). Il 26 luglio 1916
rientra al deposito di fanteria di Ozieri e rimandato in licenza per altri 6 mesi. Il 18 giugno 1917,
rientra al Deposito di Ozieri e il 14 novembre '17 viene assegnato alla reparto oftalmici di Cagliari.
Il 20 giugno 1918 è nella 159a Compagnia L.T. (Lavoratori Territoriali) e giunge in territorio in
stato di guerra. Verrà assegnato ai servizi sedentari sino al congedo.
MEI Giuseppe 11/05/1895 di Nicolò e Mallus Maria Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 nell'85° Rgt. di fanteria ―Verona‖ e assegnato alla 1 a
Compagnia, giungerà in territorio in stato di guerra il 22 maggio dello stesso anno. Ad appena 8
mesi di guerra morirà nell'ospedale da campo n°210 per ferita da arma da fuoco all'avambraccio e
fianco destro penetrante in cavità, a seguito dei combattimenti avvenuti il 29 agosto 1915 sul Monte
San Michele.
MELONI Antonio 14/02/1895 di Giuseppe e Salidu Giuliana. (Marina)
Arruolato il 29 ottobre 1915 nel Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 10
gennaio 1916 frequenta la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 4 ottobre 1916 viene trasferito al
Deposito CRE di Napoli e il 9 novembre viene assegnato al Distaccamento di Capo Miseno. Il 7
maggio 1917 viene imbarcato sul piroscafo ―Zebor‖. Il 26 novembre del '18 sbarca al deposito CRE
di La Spezia. Il 21 marzo 1919 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Cunfila‖ sino al congedo
avvenuto il 31 agosto 1919.
PALMIZIO Enrico 08/05/1895 di Enrico e Ruvieri Antioca. (Esercito)
Di ritorno dall'estero venne chiamato alle armi il 14 luglio 1915 nel Deposito dei Bersaglieri di
Caprera. Il 15 dicembre 1915 viene trasferito al 152° Rgt. ―Sassari‖ e assegnato alla 9 a Compagnia
con la quale giungerà in territorio in stato di guerra. Morirà il 27 aprile 1916 nel combattimento di
Bosco Castelnuovo (Monte San Michele) per scoppio di granata nemica. Verrà sepolto nel cimitero
di Castelnuovo.
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PINNA Daniele 19/01/1895 di Efisio e Longu Caterina. (Marina)
Arruolato il 29 ottobre 1915 nel Comando di La Maddalena, dopo circa due mesi, il 3 gennaio 1916
verrà imbarcato sulla Regia Nave ―Città di Catania‖ sino al 9 dicembre 1918. Dopo la guerra, il 20
gennaio 1919 verrà trasferito sulla Regia Vedetta ―G.S.‖. Verrà sbarcato il 12 giugno 1919 al
distaccamento CRE di La Spezia e assegnato all'Arsenale. Si congederà dopo un mese, il 1° luglio
1919.
PINTUS Salvatore Emanuele 12/05/1895 di Antioco e Bullegas Caterina. (Marina)
Partito in ritardo per un ernia inguinale destra, verrà arruolato il 6 dicembre 1917 nel Comando di
La Maddalena sino al 13 novembre 1918. Il 14 novembre 1918 presterà servizio per pochi mesi al
Deposito CRE di La Spezia. Rientrerà a La Maddalena il 7 marzo del '19 al congedo.
PITTONI Giuseppino 07/07/1895 di Vincenzo e Corda Raffaella. (Marina)
Padre di Signor Rino Pittoni, abitava nel Corso Vittorio Emanuele n°29. Verrà chiamato alle armi il
29 ottobre 1915 al Comando di La Maddalena. (Foglio Matricolare incompleto).
PUDDU Efisio 26/08/1895 di Raffaele e Loi Doloretta. (Marina)
Nato a Cagliari ma domiciliato a Sant'Antioco all'atto dell'arruolamento. Verrà chiamato alle armi il
29 ottobre 1915 nel Comando difesa Militare Marittima di La Maddalena. Il 26 gennaio 1916 viene
trasferito al Deposito CRE di Venezia e dopo tre giorni s'imbarca sulla Nave ―Carlo Alberto‖. Il 24
novembre 1916 viene assegnato alla 5a Squadriglia MAS con la qualifica di motorista scelto. Il 25
febbraio 1917 è nell'Accademia Navale sino al 27 aprile, il giorno successivo, il 28 aprile 1917 è
nella 1a Squadriglia MAS. Dal 29 ottobre 1918 al 3 dicembre 1918 è ricoverato presso l'ospedale di
Brindisi. Poi rientrerà in servizio presso la 1a Squadriglia MAS e si congederà il 26 agosto 1919.
SCHIFFINO Salvatore 03/05/1895 di Giovanni e Medda Maria Angela. (Marina)
Arruolato il 29 ottobre 1915 nella Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 10 gennaio 1916
frequenterà la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 4 ottobre 1916 viene trasferito al Deposito CRE di
Napoli e l'11 viene trasferito alla Difesa Militare Marittima di Grado (Gorizia). Il 29 ottobre 1917
viene assegnato al Rgt. di Fanteria di Marina ―San Marco‖. Dal 6 luglio 1917 al 2 novembre 1918 e
ricoverato all'ospedale di La Spezia. continuerà a prestare servizio nel ―San Marco‖ sino al 19
ottobre 1919.
SERRA Giuseppe Antioco Salvatore 30/05/1895 di Salvatore e Mura Emanuela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 15 gennaio 1915 nel 3° Rgt. di fanteria ―Piemonte‖, il 23 maggio 1915 giunge
in territorio in stato di guerra. Il 18 dicembre 1915 parte dal territorio in stato di guerra per
trasferimento del Deposito e passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 12 agosto 1916 viene ricoverato
nell'ospedale da campo di Valstagna (Vicenza) e dopo tre giorni, il 15 agosto 1916 è nell'ospedale
militare di Brescia. Il 1° settembre 1916 viene mandato in convalescenza e rientrerà nel deposito del
152° Rgt. ―Sassari‖ il 16 settembre. Il 30 settembre viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ sino al 1°
novembre 1917 quando verrà trasferito in una Compagnia di Marcia del 32° Rgt. della brigata
―Siena‖. Il 14 febbraio 1918 è a Massa Carrara nel deposito del 21° Rgt. della brigata ―Cremona‖.
(Foglio Matricolare incompleto).
SITZIU NICOLÒ 19/09/1895 di Salvatore e Vacca Francesca. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
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STERI Franceschino Pasquale Salvatore (Pabassa) 12/04/1895 di Antonio e Chiaretta Nunzia.
(Marina)
Chiamato alle armi il 29 ottobre 1915 nella Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 10
gennaio 1916 frequenterà la Scuola Cannonieri Naviganti. Il 3 ottobre 1916 è nella Difesa Militare
Marittima di Messina. Il 3 aprile 1917 è nella vedetta ―Peloro‖ sino al congedo.
TRULLU Giovanni 27/02/1895 di Efisio e Brai Giuseppa. (Marina)
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 al Comando di La Maddalena, frequenterà la Scuola
Cannonieri Naviganti. Il 20 maggio 1917 viene imbarcato sul Cacciatorpediniere ―Carlo
Mirabello‖. Durante il 1917 sarà in licenza dal 15 settembre al 7 ottobre, e dal 12 al 23 novembre. Il
13 marzo 1919 è nel deposito CRE di Taranto e il 2 aprile 1919 è sul Dragamine ―Nisida‖ sino al
congedo.
UCCHEDDU Salvatore Emanuele 24/01/1895 di Salvatore e Pinna Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 7 dicembre verrà assegnato al 22° Rgt. della brigata
―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 29 aprile 1916 viene trasferito in territorio in stato di
guerra nel 226° Rgt. di fanteria ―Arezzo‖ e assegnato alla 4a Compagnia del 1° Battaglione
(quest‘ultimo costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖). Il 10 luglio 1916 lascia la zona di
guerra a seguito di ferita all'avambraccio e alla coscia destra nel combattimento di Monte Zebio.
Dopo il ricovero verrà mandato in licenza per 6 mesi per una sopraggiunta congiuntivite cronica.
Rientrerà in zona di guerra il 12 giugno 1917 nell'89° Rgt. di fanteria ―Salerno‖ nel Distretto
Militare di Firenze, dipendente dal 13° Corpo d'Armata. l'8 agosto 1917 viene ricoverato per
accertamenti nell'Ospedale Militare di Verona e il 19 trasferito all'ospedale militare di Caserta. Il 27
agosto del '17 rientra nel deposito dell'84° Rgt. di fanteria ―Venezia‖. Il 6 febbraio 1918 è in
convalescenza. Il 5 giugno 1918 rientra nel deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Il 2 ottobre 1918 è nel
13° Reparto d'Assalto (Arditi) sino al 1° agosto 1919. Si congederà il 30 ottobre 1919.
URAS Nicolò 14/11/1895 di Salvatore e Gallus Cristina. (Marina)
Chiamato il 17 ottobre 1916 alla Difesa Militare Marittima di La Maddalena e assegnato al Gruppo
Ovest. Il 1° dicembre 1917 è nel Deposito CRE (Corpo Reggio Equipaggi) di Venezia. Il 4 gennaio
1918 viene trasferito nel Battaglione ―Golametto‖ del Reggimento di fanteria di Marina e assegnato
alla 1a Compagnia Mitraglieri. Il 7 agosto 1919 è nel Deposito CRE di Pola e il 29 viene imbarcato
sul Dragamine ―Bufera‖ sino al congedo.
Classe 1896
BALIA Giovanni 04/09/1896 di Francesco e Piras Eulalia. (Esercito)
Arruolato il 27 novembre 1915 e assegnato al 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖ nel Distretto Militare
di Pisa. Verrà riformato per miopia nell'ospedale militare di Livorno.
BARABINO Antonio 25/01/1896 di Antonio Giuseppe e Cabras Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 novembre 1916 viene assegnato al Deposito del'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖
nel Distretto Militare di Livorno. Il 22 gennaio del '17 è effettivo al 237° Rgt. di fanteria ―Grosseto‖
(costituito alla fine di gennaio del ‗17 dal deposito del 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖) e il
1°febbrario 1917 giunge in territorio in stato di guerra. Il 17 settembre de l'17 è nel 48° Rgt.
―Ferrara‖ sino al termine del conflitto. Il 4 settembre del '19 è nel 223° Rgt. ―Etna‖ sino al congedo
avvenuto il 28 novembre 1919.
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BARBATO Aniello 30/06/1896 di Giustino e Ciarloni Rosina. (Esercito)
Chiamato alle armi e giunto il 27 novembre 1915, viene assegnato al Deposito del 22° Rgt.
―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 24 giugno del 1916 passa effettivo al 56° Rgt. della
brigata ―Marche‖ e viene inviato in territorio in stato di guerra. Il 9 febbraio del '18 viene accusato
ingiustamente di diserzione per essere rientrato al reparto con due giorni di ritardo al termine della
licenza. Il ritardo fu dovuto alla mancanza di coincidenze col piroscafo in partenza per il continente
e verrà scagionato e assolto con formula piena dal Tribunale del 3° Corpo d'Armata, con la stessa
motivazione con cui fu assolto per lo stesso motivo anche Giovanni Antonio Bullegas (06/05/1896).
Dopo la guerra verrà assegnato alla 3a Compagnia di Sanità sino al congedo avvenuto il 16
dicembre 1919.
BASCIU Efisio 04/04/1896 di Antonio e Frau Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi e giunto il 6 novembre 1916 e assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ col quale
giunse in territorio in stato di guerra. Il 6 ottobre del '17 passa al 207° Rgt. ―Taro‖. Dopo la guerra,
l'8 novembre 1918, a seguito di un'ernia inguinale verrà assegnato prima alla 6a e poi alla 4a
Compagnia della Sussistenza sino al congedo, 15 dicembre 1919.
BASCIU Luigi 22/03/1896 di Nicolino e Brai Fedele. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 marzo 1917 viene assegnato al 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 10 ottobre lascia la
zona di guerra per un tracoma congiuntivale e viene ricoverato prima all'ospedale di Udine e poi a
quello di Roma. Il 12 gennaio del '18, al termine della licenza e dopo la visita di controllo
all'ospedale di Roma, rientra al deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖ nella caserma ―S. Caterina‖. Dopo
il conflitto verrà assegnato alla 153a Compagnia Lavoratori sino al congedo, 19 dicembre 1919.
BIANCO Salvatore 15/08/1896 di Domenico e Massidda Antioca. (Marina)
Fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
BIGGIO Guido 24/01/1896 (Carloforte) di Leopoldo e Penco Maddalena. (Marina)
Fratello di Bruno Biggio (1899).
Arruolato il 26 ottobre 1916 nel Compartimento Marittimo di Genova, il successivo 26 novembre
presta giuramento al deposito CRE di La Spezia. L'8 dicembre frequenta il corso di torpediniere e
col grado di torpediniere scelto, il 15 maggio del '17 viene imbarcato sulla Regia Nave ―Vespucci‖.
Dopo due mesi viene trasferito nella Nave Scuola Sommergibili e il 1° maggio del '18 viene
imbarcato sul Regio Sommergibile ―3‖. Al termine del conflitto, il 29 maggio del '19, viene
sbarcato al CRE di Venezia. Qui l'8 giugno del '19 è sul Regio Cacciatorpediniere ―Faa di Bruno‖.
Il 1° novembre del '19, ultimo mese di servizio viene nominato sottocapo torpediniere, e il 30 si
congeda.
BULLEGAS Giovanni Antonio 06/05/1896 di Antioco Luigi e Siddi Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, viene assegnato al 1° Rgt. ―Genio Zappatori‖, 64 a
Compagnia. Il 7 marzo 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Il 15 giugno del '18 viene
accusato ingiustamente di diserzione per non essere rientrato al reparto allo scadere della licenza.
Per un atto dovuto fu messo sotto accusa dal Tribunale della 1a Armata per poi essere
immediatamente scagionato con formula piena il 21 agosto per inesistenza del reato con la seguente
motivazione: ―Appartenente ad un reparto di prima linea ed inviato in licenza a Sant'Antioco il 22
maggio 1918, non vi faceva ritorno al termine di essa, il 15 giugno 1918. Ritenuto che agli atti il
Bullegas fece ritorno al Corpo il 24 luglio, il ritardo è giustificato dalla mancanza d'imbarco per la
- 267 -
Sardegna sia all'andata che al ritorno come emerge dalle annotazioni apposte sul foglio di
licenza.‖ Al termine del conflitto, il 12 novembre del '18 viene trasferito al 5° Rgt. Genio sino al 17
dicembre 1918 quando si congeda.
BULLEGAS Raffaele 15/01/1896 di Emanuele e Mannai Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 1°
maggio 1916 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 1° Battaglione del 226° Rgt. della
brigata ―Arezzo‖ (costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖). Il 10 aprile 1917 lascia la zona
di guerra (forse a seguito di ferita) e viene ricoverato all'ospedale di Travezzano (Piacenza) e il 24
trasferito all'ospedale di Venezia. Il 15 luglio rientra in zona d'operazioni e il 5 settembre 1917
viene catturato dagli austriaci. Rientrerà dalla prigionia il 12 novembre 1918 e assegnato al 22° Rgt.
Il 12 marzo del '19 passa al 141° Rgt. della brigata ―Catanzaro‖ e il 12 novembre 1919 si congeda.
CABRAS Emanuele 10/11/1896 di Antioco Giuseppe e Manca Giuliana. (Marina)
Fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
CAULI Efisio 29/08/1896 di Giovanni e Cabras Antioca. (Marina)
Arruolato il 26 ottobre 1916 al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena e assegnato a
prestare servizio sul motoscafo ―S. Vincenzo‖. Il 18 gennaio del '19 viene trasferito alla SRT
(Stazione Radio Telegrafica) di Punta Sperone (Capo Sperone) sino al 15 dicembre 1919, data del
congedo.
COCCO Angelo 17/04/1896 di Efisio e Caredda Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 26 novembre 1915 verrà assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ del Distretto
Militare di Pisa. Il 4 febbraio viene trasferito al Distretto Militare di Livorno nella 5a Compagnia del
210° Rgt. ―Bisagno‖ (costituito sin dal 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Fanteria) e
il successivo 21 marzo giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 ottobre del '16 viene trasferito al
152° Rgt. della Brigata Sassari. La notte del 28 gennaio 1918, mentre era impegnato col 3° plotone
della 3a Compagnia in operazioni di manovra sul monte Catz (Altopiano di Asiago), riporta delle
contusioni al piede destro che finì sotto la ruota del traino cannoni. Verrà ricoverato prima
all'ospedale da campo di Corven, poi all'ospedale di Marostica, in seguito a quello di Vicenza e poi
a Vercelli. Dopo 28 gg. di convalescenza, il 3 aprile del '18 rientra al Deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖ a Ozieri. L'8 maggio del '18 viene trasferito a Torino nel reparto automobilistico; il 15
novembre passa al 63° reparto di stanza a Padova; il 15 novembre al 70° reparto e il 15 dicembre
1919 si congeda.
COCCO Antonio 02/03/1896 nato a Teulada, di Salvatore e Loi Sebastiana. (Esercito N°7641)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà arruolato nel deposito dell'88° Rgt. di fanteria
―Friuli‖. L'11 luglio 1916 giunge in territorio in stato di guerra. Lascerà il fronte il 10 ottobre 1916
e ricoverato all'ospedale di Roma. Il 24 novembre 1916 rientra al Corpo e passa al 210° Rgt.
―Bisagno‖ (costituito sin dal 12 dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Fanteria). Il 2 marzo
del '17 è nella 43a Compagnia del 28° Rgt. ―Pavia‖. Il 10 giugno 1918 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖.
Partirà dal territorio in stato di guerra il 4 novembre 1918 e il 28 dicembre 1919 si congeda.
CONGIU Giuseppe 09/08/1896 di Priamo e Cabras Francesca. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
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CONGIU Peppino 15/10/1896 di Peppino e Congiu Antonia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 28 novembre 1915, l'8 dicembre viene assegnato all'88° Rgt. ―Friuli‖ nel
Distretto Militare di Livorno. Il 26 giugno del '16 giunge a Novi Ligure nel Deposito del 44° Rgt.
―Forlì‖ e con lo stesso Rgt. viene trasferito in territorio stato di guerra, nell'Altopiano di Asiago. Il
28 agosto del '16 lascia la zona di guerra per essere ricoverato prima all'ospedale di Vicenza e poi di
Torino. Il 28 gennaio del '17 rientra in zona d'operazioni a Tolmino col 155° Rgt. ―Alessandria‖. Il
20 settembre però viene passato in visita collegiale a Torino e dichiarato inabile permanente. Il 15
agosto del '18 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ e ricoverato all'ospedale da campo n° 004 di
San Giovanni di Mongione, poi all'ospedale di Bologna e in seguito all'ospedale civile di Siena.
Successivamente verrà inviato in convalescenza per 40 gg. Dopo la licenza rientra nel deposito del
151° Rgt. ―Sassari‖: visitato rientra a Cagliari nell'ospedale-seminario e il 19 dicembre del '19 si
congeda.
ESU Giovanni Antonio 11/04/1896 di Antioco e Siddi Nicolina. (Esercito N°7504)
(Fratello di Antonio 1897) Chiamato alle armi il 24 novembre 1915, viene arruolato nel deposito del
1° Rgt. ―Granatieri‖. Il 9 maggio 1916 viene mobilitato col 1° Granatieri e trasferito in territorio in
stato di guerra. Dopo un mese di guerra, il 3 giugno 1916, viene catturato sul Monte Cengio. Verrà
rimpatriato il 14 febbraio 1919 e dopo due giorni il 16 febbraio, viene trasferito in Sardegna a
prestare servizio presso il Campo dei prigionieri di guerra dell'Asinara. Il 15 maggio 1919 rientra al
Deposito del 1° Rgt. Granatieri e il 15 dicembre 1919 si congeda.
FOIS Giuseppe 03/12/1896 di Gerolamo e Porcu Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 novembre 1916 viene assegnato al 22° Rgt. di fanteria ―Cremona‖. Il 18
dicembre del ‘16 viene inviato in licenza straordinaria di 60 gg. per motivi di salute. Rientrerà al
corpo il 18 febbraio 1917 e dopo visita all‘ospedale di Livorno, è nuovamente in licenza per altri
due mesi. Il 1° aprile 1917 passa al 210° Rgt. di fanteria ―Bisagno‖ (costituito sin dal 12
dicembre 1915, dai depositi del 21°, 22° e 88° Fanteria) e giunge in territorio in stato di guerra. Il
13 agosto del ‘17 viene ricoverato all‘ospedale di Villa Vicentina (Udine) e il 28 all‘ospedale di
Folignano (Ascoli Piceno). Il 1° gennaio 1918 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 4 novembre 1919
lascia la zona di guerra e il 12 dicembre 1919 si congeda al Distretto Militare di Cagliari.
GALLUS Carlo 01/11/1896 di Antonio e Garau Carolina. (Esercito)
(Cugino di Giuseppe Garau 20/01/1900). Chiamato alle armi il 10 novembre 1916 a Ozieri nel
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 5 gennaio del '17 viene assegnato 234° Rgt. ―Lario‖ in territorio
in stato di guerra. Il 31 agosto del '17 è nel 45° Rgt. ―Reggio‖; il 18 settembre nel 142° Rgt. della
brigata ―Catanzaro‖; il 12 febbraio 1918 nel 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 5 luglio del '18 lascia la zona di
guerra per ferita riportata nei combattimenti di Zenson di Piave (Treviso): le schegge di una granata
lo ferirono alla coscia e al torace sinistro, e all'orecchio, occhio e spalla destra. Dopo il ricovero
verrà inviato in convalescenza per 80 gg. Quando rientra al deposito di Ozieri, il 5 marzo del '19,
verrà rinviato in licenza illimitata perché idoneo ai soli servizi sedentari.
GHISU Antonio 08/03/1896 di Antonio Cambarau Antonia. (Esercito)
Arruolato con la classe del 1898 verrà chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e assegnato al 59° Rgt.
―Calabria‖. L'11 ottobre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 243° Rgt.
―Cosenza‖. Al termine della guerra, il 9 giugno del '19 e nel deposito del 19° Rgt. ―Brescia‖ (Centro
di formazione del 243° Rgt. ―Cosenza‖), sino al congedo, 16 dicembre 1919.
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LAI Antioco 04/12/1896 di Efisio e Orrù Giuliana. (Marina)
Arruolato il 17 ottobre del '16 al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, verrà
classificato allievo cannoniere navigante. Si congederà il 1° dicembre 1919.
LAI Antonio 17/10/1896 di Salvatore e Orrù Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 e giunto a Pavia presso la 66 a Compagnia del 1° Rgt.
―Genio Zappatori‖; il 5 marzo del '16 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 settembre del '17
consegue la nomina a Caporale. Lascerà la zona di guerra il 4 novembre 1918. E si congederà il 17
dicembre 1919. Per tutta la durata del servizio sarà nel Genio Zappatori.
LAI Giovanni 09/04/1896 di Giovanni e Pintus Maria. (Marina)
Fratello di Salvatore Lai (classe 1892) deceduto in Libia. Allievo fuochista del CREM (Corpo
Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916 nell‘affondamento della nave ―Regina
Margherita‖.
LOCCI Emanuele 15/12/1896 di Nicolò e Mereu Francesca. (Esercito)
Fratello di Antonio Locci 03/03/1890. Chiamato alle armi e giunto a Roma il 27 settembre 1916 al
13° Rgt. di Artiglieria; verrà riformato per congiuntivite bilaterale. Il 4 marzo del '17 viene
richiamato nel Btg. Oftalmici di Cagliari. Giungerà in zona di guerra il 1° giugno del '18 nella 159 a
Compagnia Lavoratori Territoriali. Lascia la zona di guerra il 4 novembre 1918 e si congederà il 30
marzo 1919.
LONGU Antonio 29/10/1896 di Giuseppe e Sulas Giovanna. (Esercito)
Arruolato il 27 novembre 1915 nell'88° Rgt. di fanteria ―Friuli‖ verrà riformato per tracoma il 26
gennaio del 1916. Il 4 marzo 1917 verrà richiamato e mandato più volte in convalescenza. Il 6
giugno del '18 viene assegnato al Btg. Tracomatosi di Cagliari e il successivo 16 giugno del '18
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 159° Compagnia Lavoratori Territoriali. Il 21
marzo del 1919 lascia in territorio in stato di guerra e il 29 viene inviato in licenza illimitata in
attesa di congedo.
LONGU Pietro 22/09/1896 di Antioco Ignazio e Gallus Chiara. (Esercito)
Arruolato il 27 novembre 1915 e assegnato al 22° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il
29 aprile del '16 è a Firenze Allievo Zappatore del 226° Rgt. ―Arezzo‖, nella 2a Compagnia del 1°
Btg. (costituito dal deposito del 22° Rgt. ―Cremona‖) e il 30 giunge in territorio in stato di guerra.
L'11 giugno del '17 lascia la zona di guerra a seguito di una ferita e inviato in convalescenza: il 5
giugno del '17 nel corso dei furiosi combattimenti a quota 145 sul Carso. Venne ferito dai
frammenti di una granata provocando una ferita ―a fondo cieco‖ al terzo inferiore della coscia destra
con frattura del femore, e ferite multiple delle parti molli del dorso della mano destra, alla faccia
interna del ginocchio sinistro e al mignolo del piede destro. Venne ricoverato nella clinica
chirurgica dell'Ospedale Militari di riserva n°13 di Bologna, dove gli vennero estratti tre frammenti
metallici dalla coscia destra. Dopo l'intervento ebbe l'arto inferiore destro accorciato di 4 cm con
limitazione della funzione articolare del ginocchio destro che non si piegava oltre l'angolo retto.
Dopo la convalescenza, il 27 febbraio del '18 rientra nel deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖ a Firenze.
Il 23 marzo viene assegnato alla M.T. del 232° Rgt. ―Avellino‖ e il 3 aprile rientra nella 2 a
Compagnia del 226° Rgt. ―Arezzo‖. Ci rimase per circa un anno sino al 18 marzo 1919 viene
inviato in licenza illimitata in attesa di congedo.
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LUSCI Fedele 13/10/1896 di Giovanni Antioco e Diana Luisa. (Esercito)
Arruolato il 27 novembre 1915 nel 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa, il 12
dicembre giunge in territorio in stato di guerra e dopo una breve passaggio al 210° Rgt. ―Bisagno‖,
viene assegnato al 60° Rgt. ―Calabria‖. Il 2 giugno del '16 lascia la zona di guerra per essere
ricoverato nell'Ospedale Territoriale. Dopo il ricovero verrà aggregato all'88° Rgt. ―Friuli‖ del
Distretto Militare di Livorno; i suoi problemi di salute lo manterranno lontano dalla prima linea e
verrà assegnato come operaio militarizzato alla Società Ilva Alti Forni di Piombino sino al 7
novembre 1918 giorno in cui morirà a Viterbo per malattia nell'ospedale di riserva.
MALLUS Efisio Nicolino Salvatore 23/09/1896 di Giuseppe Antonio e Cauli Doloretta. (Marina)
Arruolato il 17 ottobre 1916 nel Dipartimento Militare Marittimo di La Maddalena e assegnato al
Gruppo Ovest. Il 4 luglio del '17 verrà assegnato al distaccamento Infermieri dell'ospedale militare
di La Maddalena. Il 30 novembre viene trasferito al deposito CRE di La Spezia sino al 4 gennaio
quando verrà assegnato alla Brigata di Marina nell'11a Compagnia del Btg. ―Colametto‖. Dopo la
guerra il 19 agosto del '19 viene trasferito al deposito CRE di Pola e dopo pochi giorni imbarcato
sulla ―Miramar‖ sino al congedo, 6 dicembre 1919.
MANNAI Salvatore 24/08/1896 di Antonio e Nocco Antioca. (Esercito)
Cugino di Antioco Mannai, 03/03/1897. Chiamato alle armi il 23 novembre 1915 nel 22° Rgt.
―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 29 aprile del 1916 viene aggregato provvisoriamente al
226° Rgt. della brigata ―Arezzo‖, dopo qualche mese, nel luglio dello stesso anno viene trasferito al
deposito mitraglieri ―Fiat‖ dove viene assegnato effettivo alla 263a Compagnia Mitraglieri e inviato
in prima linea. Il 4 novembre 1917 viene dichiarato disperso in combattimento sul Carso in zona
sconosciuta.
MASSA Salvatore 07/09/1896 di Giovanni e Caddeo Emanuele. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
MATTA Raffaele 29/10/1896 di Raffaele e Marietta. (Esercito)
Arruolato il 3 settembre 1917 nel Distretto Militare di Firenze presso il deposito del 3° Rgt. ―Genio
Telegrafisti‖, dopo un mese, il 15 ottobre, è Allievo Aspirante Ufficiale di Complemento nella
Scuola Militare di Caserta. Il 17 marzo del '18 e Aspirante Ufficiale e viene assegnato al 45° Rgt. di
fanteria ―Reggio‖.
MATZEU Salvatore Emanuele 10/05/1896 di Giuseppe e Milia Caterina. (Esercito)
Arruolato il 23 novembre 1915 e assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 7
marzo del '16 viene incorporato nel 210° Rgt. ―Bisagno‖ e il 4 aprile giunge in territorio in stato di
guerra e assegnato alla 60a Compagnia Presidiaria sino al termine del conflitto. Il 4 novembre 1918
lascia la zona di guerra e dopo quasi tre mesi, il 30 gennaio 1919 viene trasferito al 4° Autoparco di
manovra sino al congedo, 15 dicembre 1919.
MILIA Vincenzo 19/01/1896 di Vincenzo e Dessì Grazia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, verrà assegnato al deposito speciale Bersaglieri di
Caprera. Il 9 marzo 1916 parte dal deposito di Caprera e il 12 giunge nella penisola e assegnato
all'8a Compagnia del 3° Rgt. Bersaglieri. Il 4 novembre del '16 una scheggia di shrapnel lo ferisce
alla gamba destra con probabile osteomielite. Verrà ricoverato all'ospedale Militare di Novara e
dimesso il 9 aprile del '17. Il 16 aprile del '18 è nella 104a Compagnia Presidiaria. Il 13 ottobre 1918
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viene ricoverato all'ospedale da campo n°089, il 19 marzo 1919 all‘ospedale da campo n°075. Poi il
20 gennaio 1920 viene trasferito all'ospedale militare di Trieste e il giorno successivo viene
riassegnato al deposito del 3° Rgt. Bersaglieri e inviato in congedo.
MURA Efisio 21/03/1896 di Gavino e Cara Mariannica. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
MURA Salvatore 19/06/1896 di Giuseppe e Pala Gaudiosa. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
PINNA Emilio 28/05/1896 di Antioco e Marroccu Caterina. (Marina)
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Dipartimento Militare Marittimo di La Maddalena, il 7
giugno del '17 viene trasferito al Distaccamento CRE S. Bartolomeo di Cagliari. Il 2 agosto del '17 è
nella Regia Accademia Navale di Livorno. Il 10 gennaio del '18 è al Deposito CRE di La Spezia. Il
12 febbraio viene trasferito al Comando Difesa Militare Marittima di Ancona sino al congedo, 2
dicembre 1919.
PINTUS Antonio Fedele 09/10/1896 di Antioco e Puddu Emanuela. (Marina)
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 a La Maddalena, il 27 gennaio del '18 viene trasferito al
Comando Marittimo di Messina. Il 18 aprile del '18 viene assegnato ala Brigata di Marina sino al
termine del conflitto. Il 20 dicembre del '18 è al Comando Gruppo ―C‖ dove il 23 luglio del '19
s'imbarca sulla ―Prinz Eugen‖ (nave austriaca bottino di guerra) sino al 24 settembre quando verrà
sbarcato al Comando di Pola dove si congederà l'11 dicembre 1919.
PINTUS Giuseppe 19/06/1896 di Antioco e Garau Raffaele. (Marina)
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Comando di La Maddalena, l'8 gennaio del '17 s'imbarca
sulla nave ―Ferruccio‖ in armamento, (licenza dall'11 al 27 luglio), sino al 18 agosto del '17 quando
verrà sbarcato alla Base di Taranto. L'8 novembre del '17 è sulla nave ―Re Umberto‖ vi rimase per
un anno (licenza dal 31 marzo al 15 aprile 1918) sino al 4 novembre 1918 data dell'armistizio,
quando verrà imbarcato sulla nave ―Emanuele Filiberto‖. Il 10 gennaio del '19 sbarca al Comando
Marittimo di Pola e assegnato al Comando Gruppo Dragamine. L'11 novembre del '19 è alla Base
Navale di Triste sino al 5 dicembre 1919 quando si congeda.
PINTUS Gregu Nicolò 06/05/1896 di Nicolò e Basciu Caterina. (Marina)
Riformato alla visita di leva, verrà arruolato il 31 gennaio del '18. Il 24 aprile del '18 viene trasferito
al Deposito CRE di Taranto sino al 30 maggio. Il 1° giugno viene trasferito al CRE di Napoli dove
verrà assegnato al rimorchiatore ―RD22‖. Dopo il conflitto, l'11 agosto del '19 viene trasferito a
Taranto e assegnato a prestare servizio nei dragamine sino al congedo, 7 gennaio 1920.
PINTUS Nicolino 21/03/1896 di Salvatore e Cossu Anna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 4 dicembre viene assegnato al 21° Rgt. ―Cremona‖ nel
Distretto Militare di Pisa. Il 5 marzo del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato
provvisoriamente al 210° Rgt. ―Bisagno‖, e dopo pochi mesi, il 25 maggio del '16 passa effettivo al
5° Rgt. ―Genio Zappatori‖. Il 20 aprile del '17 lascia la zona di guerra per essere ricoverato
all'ospedale di Genova. Rientrerà al corpo e in zona d'operazioni dopo due mesi, il 2 giugno del '17.
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Il 15 luglio del '18 viene catturato, rientrerà dalla prigionia il 4 novembre 1918 e assegnato al 5°
Rgt. Genio. Si congederà il 15 dicembre 1919.
PIRAS Ugo 03/11/1896 (Siliqua), di Pietro Agostino e
Cardia Clotilde. (Esercito)
Padre di Professor Giampaolo Piras. Chiamato alle armi
il 27 novembre 1915, il 2 giugno viene assegnato al 13°
Rgt. di Artiglieria da Campo di stanza a Roma e
destinato alla 6° Batteria. L'8 novembre del '17 giunge in
territorio in stato di guerra col 13° Artiglieria e verrà
impiegato a Fossalta di Piave (VE). Si congederà il 16
dicembre 1919.
Piras Ugo 03/11/1896
Collezione Biblioteca “Stefano Susini”
(Arch. Prof. Giampaolo Piras)
PISTORI Salvatore 15/11/1896 di Antioco e Porcu
Giuseppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 nel deposito del
22° Rgt. ―Cremona‖. Il 1° maggio del '16 è nel 226° Rgt.
―Arezzo‖ e il 24 dello stesso mese giunge in territorio in
stato di guerra. L'11 ottobre del '16 lascia il fronte a
seguito di ferita di arma da fuoco e viene ricoverato
nell'Ospedale Militare di Imola. Dopo una lunga
convalescenza rientrerà al corpo l'8 febbraio del '17 nel
deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Il 20 ottobre viene
assegnato al 95° Rgt. ―Udine‖ e rientra in territorio in
stato di guerra. Dopo la guerra, il 10 ottobre del '19
passa al 10° Rgt. ―Regina‖ sino al congedo, 18 dicembre
1919.
PORCU Antonio Daniele 23/03/1896 di Antonio e Cau Emanuela. (Marina)
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Comando di La Maddalena, il 24 novembre del '16 lascia
la Base Navale di La Maddalena e il giorno successivo s'imbarca sulla Regia Nave ―Regina
Margherita‖. L'11 dicembre 1916 la nave affonda e fu uno dei pochi a salvarsi. Il 12 dicembre
rientra al Deposito CRE di La Spezia. Il 14 giugno del '17 viene trasferito al Deposito CRE di
Venezia dove verrà assegnato alla Cannoniera ―Marghera‖. Il 6 ottobre del '17 s'imbarca sulla nave
―Carlo Alberto‖ sino all'8 gennaio del '18 quando viene assegnato provvisoriamente al Dragamine
―Pinguino‖ sino al 18 aprile del '18 quando rientra alla ―Carlo Alberto‖. Il 22 luglio del '18 viene
trasferito alla Regia Nave ―Zenson‖ sino al congedo, 30 novembre 1919.
PORCU Francesco 06/03/1896 di Emanuele e Sanna Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915 e assegnato al Deposito Bersaglieri di Caprera. Il 12 marzo
del '16 giunge in territorio in stato di guerra col 3° Rgt. ―Bersaglieri‖. Dopo due mesi, il 4 maggio
del '16 lascia la zona di guerra a seguito di ferita di arma da fuoco alla coscia sinistra nei fatti
d‘arme del Sief-Col di Lana e ricoverato nell'Ospedale Militare di Novara. Dopo la convalescenza e
una licenza straordinaria verrà giudicato temporaneamente non idoneo al servizio e congedato.
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RAGAZZO Raffaele Salvatore 01/09/1896 di Raffaele e Tardini Rosa. (Marina)
Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 al Comando Militare Marittimo di La Maddalena e
classificato Marò S.V. (Servizi Vari). Dopo 10 giorni, il 26 giugno viene riformato per tracoma.
Dopo la guerra aderì al fascio e sarà Capo Squadra della 7a Centuria della MVSN.
ROSSU Salvatore 11/09/1896 di Raffaele e Basciu Giovannica. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
SALIDU Antioco 28/10/1896 di Antonio e Pinna Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 novembre 1915, il 4 dicembre parte per la penisola dove giungerà al
deposito del 21° Rgt. ―Cremona‖ nel Distretto Militare di Pisa. Il 24 maggio del '16 passa al 210°
Rgt. ―Bisagno‖ in territorio in stato di guerra. Il 10 ottobre passa al 152° Rgt. ―Sassari‖. Il 15
settembre del '17 lascia la zona di guerra per ferita da arma da fuoco. Il 16 novembre rientra a
Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 12 marzo del '18 passa effettivo al 45° Rgt. ―Reggio‖
sino al congedo, 18 dicembre 1919.
SALIDU Antioco Luigi 06/04/1896 di Vincenzo e Lusci Giuseppa. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
SALIDU Giuseppe 24/08/1896 di Antonio e Siddi Anna. (Marina)
Allievo fuochista del CREM (Corpo Regio Equipaggi Marittimi) scomparso l‘11 dicembre 1916
nell‘affondamento della nave ―Regina Margherita‖.
SATTA Antonio 22/03/1896 di Antonio e Carboni Rita. (Esercito N°7515)
Chiamato alle armi il 29 novembre 1915 presso il Deposito Bersaglieri di Caprera, verrà assegnato
al 3° Rgt. Il 9 marzo del '16 viene trasferito col reparto in territorio in stato di guerra. Il 23 agosto
del '16 lascia la zona di guerra per ferita da arma da fuoco e ricoverato prima all'ospedale di Fiera di
Primiero (Trento) e poi trasferito a quello di Ivrea in Piemonte. Al rientro della convalescenza, il 17
febbraio del '17 rientra al corpo e il 6 giugno quando giunge in zona d'operazioni verrà assegnato
alla 789a Compagnia Mitraglieri. Il 12 dicembre del '17 viene ferito per la seconda volta. Rientrerà
in servizio il 20 aprile 1918 nella 229a Compagnia Mitraglieri. Il 19 settembre del '19 è nel 7° Rgt.
Bersaglieri sino al congedo, 15 dicembre 1919.
VACCA Salvatore 03/04/1896 di Antioco e Pistori Maria. (Marina)
Fratello di Vacca Nicolò, 1893. Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 nel Comando Marittimo di
La Maddalena Gruppo Est, il 2 dicembre viene trasferito al Deposito CRE di La Spezia. Il 4
gennaio del '18 è nel Battaglione ―Golametto‖ del Reggimento di fanteria di Marina sino al termine
del conflitto. Il 19 agosto del '19 viene assegnato al Deposito CRE di Pola sino al congedo, 17
dicembre 1919.
Classe 1897
BALDO Giuseppe Angelo 02/05/1897 di Angelo e Sedda Chiara. (Esercito)
Rinviata la chiamata alle armi per motivi di salute, verrà arruolato con la classe del '98 il 4 marzo
19'17. Il 17 novembre è a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. della brigata ―Alpi‖. Successivamente,
il 5 gennaio del '18, giunge in territorio in stato di guerra nel Reparto Mitraglieri FIAT.
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BALIA Nicolò 07/12/1897 di Raffaele e Carboni Maria. (Esercito)
Rinviata la chiamata alle armi per motivi di salute, verrà arruolato con la classe del '98 il 4 marzo a
Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 5 settembre del '17 giunge in territorio in stato di
guerra e assegnato al 237° Rgt. di fanteria ―Grosseto‖. Il mese successivo, il 4 ottobre del '17, lascia
la zona d'operazioni per ferita riportata in combattimento e rientra a Pisa nel deposito del 22° Rgt.
di fanteria ―Cremona‖ (Centro di reclutamento del 237° Rgt. ―Grosseto‖). Non verrà più impiegato
in combattimento a causa della ferita che gli procurò l'atrofia del nervo sciatico e la conseguente
paralisi della gamba destra. Il 26 maggio del '18 viene inviato in licenza illimitata in attesa di
congedo perché riconosciuto permanentemente inabile a seguito di lesioni dipendenti da cause di
servizio.
BASCIU Antioco Vincenzo 11/08/1897 di Efisio e Carta Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre del '16 e giunto a Salerno nel Deposito del 63° Rgt. di fanteria
―Cagliari‖. Il 3 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato all'86° Rgt.
―Verona‖. Il 3 maggio del '18 viene ricoverato all'ospedale militare di Mestre; il 1° giugno del '18
viene trasferito all'ospedale tappa di Rovigo e il 3 luglio è nel convalescenziario di Pistoia. Rientra
in zona di guerra il 15 luglio del '18 nel 202° Rgt. ―Sesia‖ sino al termine del conflitto. Dopo la
guerra, il 12 novembre del '18 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖. Rientrerà in Sardegna il 1 gennaio del
'19 e si congeda il 5 maggio 1920.
BASCIU Giovanni Antonio Battista 03/02/1897 di Antonio e Lusci Peppina (Giuseppa?).
(Carabinieri)
Giunto alle armi per anticipazione il 29 luglio del '16 quale aspirante Allievo Carabiniere a piedi nel
Deposito della Legione Territoriale di Cagliari in ferma triennale.
Il 30 settembre 1916 è Carabiniere a Cavallo effettivo nella Legione di Cagliari. Il 23 marzo del '18
giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato al 456° Plotone RR.CC. Mobilitato. Lascerà
la zona di guerra il 15 febbraio del '19 e trasferito alla 57a Legione Territoriale di Ancona. Il 30
giugno del '19 è nella Legione di Roma. Il 31 agosto '19 rientra nella Legione di Cagliari e si
congeda il 31 marzo 1920.
BULLEGAS Antioco 30/04/1897 di Salvatore e Collu Peppina. (Esercito N°2408 o 9408)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916, verrà arruolato a Napoli nel deposito del 1° Rgt.
―Bersaglieri‖. Il 31 dicembre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e dopo due mesi, il 1°
febbraio 1917 viene assegnato al 67° Battaglione del 18° Rgt. ―Bersaglieri‖. Il 1° gennaio 1918 è
nel 4° Rgt. ―Bersaglieri‖. Dopo l'armistizio, il 10 dicembre 1918 viene trasferito all'Arma del Genio
nel 5° Rgt. Il 1° gennaio 1919 lascia la zona di guerra e il 10 aprile 1920 si congeda nel Distretto
Militare di Cagliari.
CIARLONI Gaetano Giuseppe 02/12/1897 di Antonio e Diana Giovanna. (Esercito)
Appartenente alla leva marittima, viene trasferito ai ruoli del Regio Esercito e chiamato alle armi il
1° maggio del '17 nel deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Il 9 luglio giunge in territorio in
stato di guerra e assegnato al Battaglione Complementare della Brigata ―Treviso‖ nel 115°
Reggimento.
L'8 agosto del '17 è nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 27 agosto del '17 viene catturato dal nemico. Morirà
in prigionia per malattia il 9 ottobre 1918.
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CRASTUS Salvatore 23/12/1897 di Antonio e Rais Giuseppina. (Marina)
Già rivedibile della Marina, verrà arruolato il 24 gennaio del '18 nel Deposito di La Maddalena.
Il 24 aprile del '18 viene trasferito al Deposito CREM di Taranto, dove il 27 maggio del '18 prende
imbarco sulla Regia Nave ―Napoli‖. Dopo 5 mesi d'imbarco, il 2 novembre del '18 viene sbarcato al
Distaccamento di Marina di Lagosta (isolotto dell‘arcipelago della Dalmazia centrale, Croazia)
dove vi rimane sino al 7 settembre del '19 quando s'imbarca per trasferimento sulla nave ―C.
Acheronte‖ e dopo alcuni giorni di navigazione, il 12 settembre del '19 sbarca al Comando Difesa
Militare Marittima di Sebenico (Croazia) sino al congedo.
CROBEDDU Giuseppe 20/04/1897 (Palmas Suergiu) di Giuseppe e Muscas Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 9 novembre 1917 e giunto nel Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Morirà il 25
dicembre 1917 nell'Ospedale Militare di Viterbo per broncopolmonite.
CROBU Salvatore Francesco Giuseppe 29/04/1897 di Antioco e Atzeni Filomena. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre del 1916 e giunto nel deposito del 3° Rgt. ―Genio‖ Telegrafisti
nel Distretto Militare di Firenze. Il 23 marzo del '17 giunge in territorio in stato di guerra presso la
46a Compagnia Telegrafisti Mobilitata e successivamente alla 45a e alla 154a. Il 1° luglio del '18
passa alla 145a Compagnia Telegrafisti del 7° Rgt. Genio. Il 1° aprile 1920 passa al deposito
Zappatori del Genio aggregato al 10° Corpo d'Armata nel Distretto Militare di Piacenza. Si congeda
il 15 aprile 1920.
ESU Antonio 26/10/1897 di Antioco e Siddi Nicolina. (Esercito)
Fratello di Giovanni 1896. Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Roma nel Deposito del 13°
Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 21 marzo del '17 viene assegnato al 51° Rgt. di Artiglieria e il
successivo 3 aprile giunge in territorio in stato di guerra. Dopo la guerra il 16 giugno del '19 viene
trasferito al 29° Rgt. di Artiglieria sino al congedo, il 12 maggio 1920.
FARCI Raffaele Salvatore 03/08/1897 di Salvatore e Cauli Maria Luigia. (Marina)
Chiamato alle armi il 13 giugno 1917 e giunto al Deposito Militare Marittimo di La Maddalena.
Il 19 agosto del '17 viene destinato a bordo della Regia Nave ―Pisa‖. Con la stessa nave il 22
dicembre del '17 viene sbarcato a terra nel deposito CREM di Taranto per essere nuovamente
imbarcato il 4 gennaio del '18 sulla Regia Nave ―Vettor Pisani‖. Rimarrà nella base di Taranto sino
al congedo il 24 marzo 1920.
GABBIA Antonio Domenico 27/07/1897 di Antonio e Steri Emanuela. (Esercito)
Fratello di Domenico 1900. Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 e giunto nel Deposito del 59°
Rgt. ―Calabria‖. Il 10 maggio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 231° Rgt.
―Avellino‖. Deceduto l'8 agosto 1917 nell'Ospedale da Campo n°222 per enterocolite e peritonite
secondaria. Verrà sepolto nel cimitero di Buttuni.
GARAU Andrea Mario Salvatore 06/03/1897 di Antonio e Aste Peppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel Deposito del 39° Rgt. ―Bologna‖. Il 15 marzo
del '17 viene assegnato in qualità di meccanico presso il Deposito Aviatori di Torino. Si congederà
il 13 aprile 1920.
GARAU Emanuele 22/01/1897 di Antioco e Cabras Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel deposito del 64° Rgt. ―Cagliari‖. Il 10 ottobre
del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 5a Compagnia. Dopo la guerra, il 1°
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gennaio del '19 cessa di essere in territorio in stato di guerra. Il 18 aprile del '19 passa al 151° Rgt.
―Sassari‖. Il 10 settembre del '19 rientra in Sardegna a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il
15 gennaio del '20 viene inviato in licenza straordinaria di 60 gg. e quando rientra, il 20 aprile 1920
si congeda.
LUSCI Antonio Giuseppe 05/12/1897 di Salvatore e Dessì Giovanna. (Esercito)
Rivedibile alla chiamata del 27 settembre 1916 per tracoma e congiuntivite cronica. Verrà
richiamato il 28 agosto del '17 nel deposito dell'82° Rgt. della brigata ―Torino‖ e idoneo ai soli
servizio sedentari. Il 1° ottobre 1918 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 154a
Compagnia Lavoratori Territoriali sino al congedo, 29 marzo 1919.
LUSCI Nicolò 23/04/1897 di Giovanni e Matta Francesca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 nel deposito del 64° Rgt. della brigata ―Cagliari‖ e
assegnato alla 4a Compagnia (Distretto Militare Salerno). Il 21 dicembre del '16 viene trasferito a
Brescia nel deposito del 77° Rgt. di fanteria ―Toscana‖, Centro di formazione della sezione
Mitraglieri; poi il 5 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra. Il 10 maggio del '17 lascia
il fronte a causa di una ferita riportata in combattimento e viene ricoverato all'ospedale di Monte
Ortone (Padova). Il 15 giugno dopo il ricovero viene trasferito al convalescenziario di Padova.
Dopo un mese, il 15 luglio '17 rientra al corpo e raggiunge la zona di guerra. Verrà catturato in zona
imprecisata. L'11 novembre del '18 rientra dalla prigionia. Rimarrà in zona sino al 1° aprile del '20 e
assegnato la 4° Rgt. Genio Pontieri. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920.
MANNAI Antioco Luigi 03/03/1897 di Salvatore e Nocco Caterina. (Esercito N°9224)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 23 gennaio
del '17 giunge in territorio e assegnato nel 234° Rgt. della brigata ―Lario‖. Il 14 aprile del '17 viene
trasferito alla Milizia Mobile della Brigata ―Lecce‖ nel 265° Rgt. e assegnato alla 7 a Compagnia.
Morirà in combattimento a Col de Rosso (Monte Grappa) il 29 giugno 1918 guadagnandosi una
Medaglia d‘Argento con la seguente motivazione: ―Addetto ad una sezione mitragliatici, con
mirabile coraggio e con assoluto sprezzo del pericolo, si slanciava arditamente all‘attacco,
spingendosi fin sotto il reticolato nemico. Mentre poi, non curante delle raffiche di mitragliatrici
avversarie porgeva munizioni al tiratore della propria arma, cadeva colpito a morte‖.
MARONGIU Nunzio 25/03/1897 di Francesco e Gallus Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 agosto del '17 nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖, con lo stesso
reggimento giunge in territorio in stato di guerra. Il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in territorio
in stato di guerra. Si congederà il 10 aprile 1920 nel Distretto Militare di Cagliari.
MASSA Antioco 02/08/1897 di Antioco e Basciu Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 29 novembre 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 30
dicembre del '16 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖. Cesserà di trovarsi in
territorio in stato di guerra il 1° gennaio del '19. Si congederà il 10 aprile 1920 nel Distretto Militare
di Cagliari.
MATZEU Salvatore 04/03/1897 di Salvatore e Lusci Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 21 gennaio
del '17 giunge in territorio in stato di guerra col 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 14 settembre viene trasferito
al 153° Rgt. della brigata ―Novara‖ e l'8 dicembre viene trasferito volontario nel 21° Reparto
d'Assalto ―Arditi‖. Il 15 giugno del '18, viene trasferito nel 13° Reparto d'Assalto (è lo stesso XXI°
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Reparto che dal 20 maggio cambiò numero distintivo) sino al 1° gennaio del '19 quando cessa di
trovarsi in territorio in stato di guerra. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile
1920.
MEI Giovanni Costanzo Nicolino 03/05/1897 di Antioco e Cabras Annica. (Esercito)
Chiamato alle armi il 19 novembre 1916 nel deposito del 64° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖, il 29
dicembre '16 giunge in territorio in stato di guerra e il 1° febbraio del '17 passa al 244° Rgt. della
brigata ―Cosenza‖ nel 2° Reparto Zappatori.
Il 19 gennaio 1918 verrà colpito mortalmente da una pallottola di mitragliatrice al cuore durante i
furiosi combattimenti sul Piave a Lovadina (Treviso). Verrà sepolto nel cimitero di Lovadina.
MEREU Giuseppe 11/02/1897 di Salvatore e Garau Efisia. (Carabinieri)
Chiamato alle armi il 29 luglio del '16 per anticipazione in quanto volontario aspirante allievo
carabiniere a piedi nella Legione Territoriale di Cagliari in ferma triennale. Raggiungerà la zona di
servizio dopo il conflitto, il 5 febbraio 1919, e verrà assegnato al 419° Plotone mobilitato. Il 1°
marzo del '19 viene ricovera nell'ospedale da campo n° 206 e dopo 6 giorni lascia la zona
d‘operazioni per motivi di salute. Il 26 marzo del '19 rientra nella Legione di Cagliari e si congeda.
MURGIA Francesco 27/10/1897 (Calasetta) di Antonio e Balia Petronilla. (Esercito)
Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30 giugno
del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 122° Rgt. della brigata ―Macerata‖. Il 26
settembre del '17 viene trasferito al 222° Rgt. di fanteria ―Ionio‖. Il 6 ottobre del '17 viene ferito alla
coscia sinistra sulla Bainsizza. Il 27 agosto del '18 passa al 152° Rgt. ―Sassari‖ e il 4 novembre
parte dal territorio in stato di guerra. L'11 novembre è nel deposito dell'80° Rgt. della brigata
―Roma‖ dove verrà promosso Caporale il 19 novembre 1918. Il 17 giugno del '19 passa al 151° Rgt.
―Sassari‖. Si congederà il 5 maggio del '20 a Trieste presso il Comando della Brigata ―Sassari‖.
Verrà decorato con la Croce al Merito di guerra.
NOCCO Giovanni 09/11/1897 di Giovanni Antonio e
Porcu Vincenza. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 30 luglio 1917 passa al
205° Rgt. di fanteria ―Lambro‖ e il giorno successivo
giunge in territorio in stato di guerra. Il 30 novembre
passa al 33° Rgt. della brigata ―Livorno‖. Il 23 dicembre
(1917) viene catturato dagli austriaci. Rientrerà dalla
prigionia il 4 novembre 1918 e assegnato nuovamente al
reparto di appartenenza, nel 33° Rgt. ―Livorno‖. Il 1°
aprile del '19 con lo stesso Reggimento parte in missione
in Libia rientrerà il 27 marzo del '20 nel deposito del 40°
Rgt. di fanteria ―Bologna‖ e si congeda al Distretto
Militare di Cagliari il 30 aprile 1920.
ORLANDO Giuseppe 16/02/1897 di Andrea e Ennas
Giovanna. (Esercito)
Orlando Giuseppe 16/02/1897
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel
Collezione Famiglia Pinuccio Orlando
deposito del 1° Rgt. Bersaglieri a Napoli. Il 31 dicembre
del '16 giunge in territorio in stato di guerra e il 1° febbraio del '17 passa al 18° Btg. Bersaglieri. Il
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20 novembre del '18 parte dal territorio in stato di guerra e il 10 aprile del '20 si congeda nel
Distretto Militare di Cagliari.
PERELLA Abele Francesco Efisio 06/05/1897 di Raffaele e Porcu Vincenza. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 1° gennaio
del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 259° Reparto Mitraglieri. Il 16 luglio del
'17 lascia la zona d'operazioni e viene ricoverato all'ospedale di Reggio Emilia e inviato in
convalescenza di 40 gg. Il 17 ottobre del '17 rientra al Deposito Mitraglieri di Brescia e il 27 giunge
in territorio in stato di guerra. Dopo il conflitto, il 5 ottobre del '19 passa al 35° Rgt. di Artiglieria da
Campagna. Il 1° gennaio del '20 è nel 35° Autoreparto Automobilisti. Si congederà nel Distretto
Militare di Cagliari il 10 aprile 1920.
PINTUS Raffaele 16/01/1897 di Emanuele e Caddeo Rita. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre del '16 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 25
novembre del '16 viene assegnato provvisoriamente al 234° Rgt. ―Lario‖ sino al 16 gennaio del '17.
Successivamente, il 21 gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 45° Rgt.
―Reggio‖. Il 6 giugno del '17 passa al 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖. Il 13 agosto del '17 è
nel 271° Rgt. della brigata ―Potenza‖. Il 17 giugno del '18 viene catturato dagli Austro-Ungarici
rimanendo prigioniero sino al 5 novembre del '18. Rientrato dalla prigionia dopo l‘armistizio, si
congederà il 10 aprile 1920 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖.
PIRAS Nicolino 19/02/1897 di Pasquale e Longoni Maria Anna. (Esercito)
(Il suo foglio matricolare è quasi identico a quello di Pintus Raffaele, 1897. Con tutta probabilità
erano insieme per tutta la durata della guerra). Chiamato alle armi il 27 settembre del '16 a Ozieri
nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 21 gennaio del '17 giunge col 45° Rgt. ―Reggio‖ in territorio
in stato di guerra. Il 6 giugno del '17 passa al 31° Rgt. di fanteria di marcia ―Siena‖ e il 13 agosto
del '17 passa al 271° Rgt. ―Potenza‖. Il 17 giugno del '18 viene catturato dagli austriaci. Rientrato
dalla prigionia il 4 novembre 1918, viene assegnato al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ dove si
congederà il 10 aprile 1920.
PIRIA Salvatore Emanuele 27/01/1897 di Sebastiano e Alioni Giustina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 31 maggio
passa al 55° Rgt. di fanteria ―Marche‖ e il 7 luglio giunge in territorio in stato di guerra. Il 29
ottobre (1917) viene catturato dalle truppe tedesche nel fatto d'arme di Codroipo (Udine) e condotto
in Germania in un campo di concentramento di Monaco di Baviera. Rientrerà dalla prigionia il 1°
gennaio del '19 a Treviso. Il 25 gennaio del '19 rientra in Sardegna nel deposito del 46° Rgt.
―Reggio‖ a Cagliari e si congeda il 30 maggio del '19 per tracoma.
PORCU Giuseppe 21/11/1897 di Salvatore e Di Gani Vincenza. (Marina)
Chiamato il 13 giugno del '17 e ammesso a ritardare la presentazione alle armi perché imbarcato sul
Piroscafo Mercantile ―Fratelli Angelo‖ dal 4 giugno del '17 al 1° aprile del '19. Farà il consueto
servizio di leva dopo la guerra.
PUDDU Emanuele 27/04/1897 di Giuseppe e Sanna Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 nel deposito del 31° Rgt. di fanteria ―Siena‖ e assegnato
alla 4a Compagnia del Distretto Militare di Napoli. Il 15 gennaio del '17 giunge in territorio in stato
di guerra. Il 24 ottobre del '17 è nell'83° Rgt. di fanteria di marcia ―Venezia‖ e assegnato alla 2 a
Compagnia. Il 14 giugno del '18 è nel 232° Rgt. della brigata ―Avellino‖ e assegnato alla 4a
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Compagnia. Il 21 luglio del '18 viene trasferito al 151° Rgt. ―Sassari‖ nella 1a Compagnia sino al 4
novembre del '18, quando lascia il territorio in stato di guerra e si congeda due anni dopo, il 10
aprile del '20 nel Distretto Militare di Cagliari.
PUDDU Genesio 27/08/1897 di Raffaele e Loi Doloretta. (Marina N°64764-5)
Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 dal Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena,
viene assegnato al grado di Allievo Torpediniere. Il 5 agosto del '17 viene ammesso a frequentare il
corso d'istruzione di tiro presso la Scuola Specialisti di La Maddalena. Il 5 novembre del '17
termina il corso e nel gennaio del '18 viene trasferito al Comando Marittimo di Venezia presso la V a
Squadriglia della 1a Flottiglia MAS operante in alto Adriatico. Verrà imbarcato a bordo del ―MAS
94‖ ―partecipando a numerosi agguati e missioni di guerra sotto costa, e effettuando sbarchi di
personale in territorio nemico‖. Rimarrà presso il Comando Flottiglia MAS sino al 25 febbraio del
'19, si congederà il 12 aprile 1920.
PUDDU Giovanni 17/01/1897 di Antioco e Salidu Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 novembre 1916 a Milano nel Deposito del 63° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il
24 aprile del '17 viene inviato al deposito del 92° Rgt. ―Basilicata‖ dove aveva sede il 161° Rgt.
della brigata ―Ivrea‖ col quale, nello stesso giorno, dal porto di Taranto s'imbarca per la Macedonia.
Il 27 giugno del '19 è nel 19° Rgt. di fanteria ―Brescia‖ sino al congedo ottenuto il 10 aprile 1920
nel Distretto Militare di Cagliari.
PUDDU Luigi 03/02/1897 di Francesco e Manca Peppina. (Marina N° 65762)
Chiamato alle armi il 13 giugno del '17 e giunto al Comando Difesa Militare Marittima di La
Maddalena, il 2 dicembre '17 viene trasferito al deposito CREM di La Spezia. Il 4 gennaio del '18
viene assegnato alla Brigata di fanteria di marina. Il 31 maggio del '18 è effettivo presso il
Reggimento di fanteria di Marina. Il 18 agosto del '19 viene assegnato alla Compagnia ―Golametto‖
sino al congedo, 12 aprile 1920.
QUARTU Attilio 06/12/1897 di Fedele e Pinna Maria Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 21 settembre del '16 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 23
gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra a Lentiai (Belluno) presso il deposito del 234°
Rgt. della brigata ―Lario‖. Il 28 marzo del '17 viene assegnato effettivo presso il 265° Rgt. ―Lecce‖
e assegnato alla 1305a Compagnia Mitraglieri. Il 15 giugno del '18 è Caporale; il 20 luglio '18 lascia
la zona di guerra di Frisanco-Poffabro (Pordenone) nella Carnia, per essere ricoverato prima
all'Ospedale di Vicenza, poi trasferito all'ospedale da Campo n°128 di San Bonifacio (Verona). Il
28 agosto del '18 è trasferito all'Ospedale di Padova e il 3 settembre del '18 all'Ospedale di
Menaggio (Como). Il 30 ottobre del '18 quando rientra in zona d'operazioni viene assegnato al 6°
Rgt. di fanteria ―Aosta‖. Dopo la guerra, il 15 settembre del '19, passa la 22° Rgt. ―Cremona‖ nel
Distretto Militare di Pisa. Il 30 dicembre del '19 è Caporal Maggiore e il 18 giugno del '20 si
congeda nel Distretto Militare di Cagliari.
SALIDU Francesco Emanuele 12/07/1897 di Salvatore e Corda Rita. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel Deposito del 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza
nel Distretto Militare di La Spezia. Il 15 ottobre 1916 giunge in territorio in stato di guerra e
schierato sulla linea del fronte dal febbraio del '17. Il 28 novembre del '17 è nel 10° Rgt. Artiglieria
da Fortezza e assegnato alla 454a Batteria. Il 16 luglio del '18 è nel 6° Rgt. di Artiglieria da
Campagna e dopo un mese, il 12 agosto del '18 rientra al 2° Rgt. Artiglieria da Fortezza. Dopo la
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guerra, il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in stato di guerra. Il 20 agosto del '19 rientra nel 6°
Rgt. di Artiglieria da Campagna sino al congedo nel Distretto Militare di Cagliari il 5 maggio 1920.
SALIDU Giuseppe 08/03/1897 di Antioco e Longu Peppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 novembre del '16 nel deposito del 64° Rgt. di fanteria ―Cagliari‖. Il 1°
gennaio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 136° Rgt. di fanteria
―Campania‖. Il 14 gennaio del '17 lascia la zona di guerra perché ricoverato per malattia e inviato in
convalescenza. Il 19 marzo del '17 rientra all'ospedale militare di Cagliari e gli vengono assegnati
altri 3 mesi di convalescenza. Il 16 settembre del '17 è nel deposito del 64° Rgt. ―Cagliari‖ (Centro
di reclutamento del 136° Rgt. ―Campania‖). Il 1° febbraio del '18 giunge nuovamente sul territorio
in stato di guerra nella 97a Compagnia ―Centurio‖ in Francia. Il 10 agosto del '18 è nell'83° Rgt.
della brigata ―Venezia‖. Il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra. Il 12
marzo del '19 è nel 1° Rgt. ―Genio‖. Il 3 aprile del '19 viene trasferito al 2° Rgt. Genio Zappatori. Si
congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920.
SALIS Nicolino 09/02/1897 di Antioco e Patta Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 e giunto nel deposito del 1° Rgt. Bersaglieri nel Distretto
Militare di Napoli. Il 1° gennaio del '17 viene schierato in linea col 14° Rgt. Bersaglieri. Il 16 aprile
del '17 parte dal territorio in stato di guerra per malattia e viene ricoverato all'ospedale militare di
Vicenza, successivamente viene trasferito all'ospedale di Genova e mandato in convalescenza a
Chiavari per 25 gg. Rientrerà al corpo il 17 marzo del '18 e il 7 giugno viene schierato in linea col
21° Rgt. Bersaglieri. Il 18 giugno del '18, nel corso dei combattimenti sul Piave, viene ferito alla
spalla sinistra da un proiettile di Shrapnel e ricoverato all'ospedale da campo n°119 a Merano (lo
stesso di Raffaele Vacca, 1894) e in seguito trasferito all'ospedale di Ravenna. Dopo la
convalescenza rientra al fronte. Finita la guerra, nel febbraio del '19 viene messo in cura
nell'ospedale da campo n°117 per essere sottoposto all'estrazione del proiettile e inviato in
convalescenza sino al congedo definitivo avvenuto il 10 aprile 1920.
SERRENTI Antonio 12/04/1897 di Antioco Ignazio e Sanna Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 30 agosto del '17, il successivo 9 settembre giunge nel deposito dell'82° Rgt.
della brigata ―Torino‖. Il 4 dicembre del '17 viene ricoverato nell'ospedale militare di S. Croce
(Trieste o Belluno). Il 14 giugno del '18 viene trasferito all'ospedale militare di Cagliari e il 14
agosto inviato in convalescenza per 90 gg. Il 14 novembre del '18 rientra nell'ospedale militare di
Milano nel reparto tracomatosi e dopo due giorni, il 16 novembre del '18, è nell'83° Rgt. di fanteria
di marcia ―Venezia‖ sino al 16 aprile del '19. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 5
marzo 1919.
SITZIA Salvatore Giuseppe 13/08/1897 di Giuseppe e Lai-Perdisci Nicolina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916, l'11 ottobre giunge nel deposito del 31° Rgt. di fanteria
―Siena‖. Il 25 novembre del '16 è nell'82° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 15 gennaio del '17 giunge
in territorio in stato di guerra nella Valsugana. Il 7 giugno del '17 viene ricoverato nell'ospedale da
campo n°4 vicino a Redipuglia (Gorizia). L'8 novembre del '17 rientra nell'82° Rgt. ―Torino‖
accampato a Treviso e subito dopo trasferito all'81° Rgt. della stessa brigata ―Torino‖ nei pressi di
Padova. Il 26 maggio del '18 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖, successivamente, il 16 gennaio del '19
viene trasferito al 27° Rgt. di Artiglieria da Campagna sino al 5 maggio 1920 quando rientra in
Sardegna nel deposito di fanteria di Ozieri; si congederà il 12 maggio 1920 nel Distretto Militare di
Cagliari.
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STERI Antonio 09/09/1897 di Giuseppino e Matzella Maria Annica. (Esercito)
Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 a Frosinone nel deposito del 59° Rgt. di fanteria ―Calabria‖.
Il 9 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel 62° Rgt. di fanteria di marcia ―Sicilia‖
(C‘è un errore: la brigata ―Sicilia‖ all‘epoca dei fatti era impegnata in Macedonia). Il 16 agosto del
'17 viene catturato nel fatto d'arme di Plezzo. Rientrerà dalla prigionia il 1° gennaio del '19 a
Frosinone nel deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 6 marzo passa al 139° Rgt. della brigata ―Bari‖ e
il mese successivo, il 28 aprile del '19 nel 16° Rgt. della brigata ―Savona‖. Si congederà nel
Distretto Militare di Cagliari il 7 gennaio 1920.
TRULLU Salvatore 20/10/1897 di Salvatore e Lai Longu Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 3 novembre
del '16 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 233° Rgt. della brigata ―Lario‖. Dopo il
conflitto, il 15 novembre del '18 passa al 145° Rgt. della brigata ―Catania‖. Il 1° gennaio del '19
cessa di trovarsi in territorio in stato di guerra e il 10 aprile del '20 si congeda nel Distretto Militare
di Cagliari.
VALDES Nicolino Salvatore 16/06/1897 di Nicolò e Bardi Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 27 settembre 1916 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 16 febbraio
del '17 giunge in territorio in stato di guerra. L'8 maggio del '17 lascia momentaneamente la zona di
guerra (sarà a Torino); rientrerà al fronte il 3 novembre del '17, e il 20 gennaio del '18 viene
assegnato effettivo al 151° Rgt. ―Sassari‖. Dopo la guerra, il 15 marzo del '19 è nella sezione
carreggio del 295° Rgt. di Artiglieria e il 13 agosto del '19 passa alla sezione carreggi del 197° Rgt.
di Artiglieria. Il 20 febbraio 1920 viene trasferito al 29° Rgt. Artiglieria da Campagna. Si congederà
nel Distretto Militare di Cagliari il 10 aprile 1920.
VISCONTI Venerando Giovanni 07/04/1897 di Francesco e Milia Emanuela. (Esercito N°12246)
Arruolatosi volontario il 14 giugno 1915, verrà assegnato al 32° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il
25 settembre 1915 giunge in territorio in stato di guerra. Il 16 dicembre 1915 è Aspirante Ufficiale
di Complemento nell'Arma di Artiglieria. Nominato Sottotenente di Complemento il 15 luglio 1917
viene assegnato effettivo nell'8° Rgt. di Artiglieria da Campagna. (Foglio Matricolare incompleto).
Classe 1898
ANGELONE Giuseppino Giovannino 12/07/1898 di Luigi e Milia Francesca. (Marina)
Arruolato il 28 gennaio del '18 nel compartimento marittimo di Messina e classificato Allievo
fuochista. Il 2 marzo del '18 viene trasferito al Deposito CREM di Napoli dove, dal 4 aprile al 14
ottobre del '18 è imbarcato sulla Regia Vedetta ―G.8‖. Dopo la guerra il 15 novembre del '18 viene
trasferito alla Direzione ―Artiglieria ed Armamento‖ del Dipartimento Marittimo di Venezia. Si
congederà il 1° Dicembre 1920. Dopo la guerra si trasferì a Salerno.
BULLEGAS Peppino 20/10/1898 di Giovanni e Vacca Maria. (Esercito N°13329)
Chiamato alle armi il 4 marzo 1917, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il
20 dicembre 1917 passa effettivo alla 5a Compagnia di Sanità e assegnato all'ospedale da campo N°
140. Dopo la guerra, il 28 ottobre 1919 passa alla 33a Sezione Disinfezione della 4a Compagnia di
Sanità. Il 29 maggio 1920 è nella 10a Compagnia di Sanità. Si congederà il 26 ottobre 1920.
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CABRAS Antonio 07/04/1898 di Francesco e Schirru Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 1° maggio del '17 e arruolato nel Deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖, il 9 luglio
del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al Battaglione Complementare della Brigata
―Treviso‖ (115° e 116° Rgt.) col grado di Caporale. Il 14 agosto del '17 lascia la zona di guerra per
motivi di salute. Dopo due mesi, il 20 ottobre, rientra a Belluno nel Deposito del 56° Rgt. ―Marche‖
e giunge nuovamente in territorio in stato di guerra. Il 18 novembre del '17 viene trasferito nel 91°
Rgt. ―Basilicata‖; il 24 marzo del '18 è nel 9° Rgt. Genio Pontieri e Lagunari. Il 1° settembre del '18
è Caporal Maggiore. Si congederà nel Distretto Militare di Venezia il 19 settembre 1920
(confermato a Cagliari il 20 settembre). Nel secondo conflitto mondiale verrà richiamato nella
contraerea e assegnato alla Batteria di Matzaccara dove morirà di malaria il 29 ottobre 1942.
CABRAS Antonio 16/07/1898 (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 e giunto al Deposito del 45° a Ozieri, verrà assegnato al
Battaglione Tracomatosi del Distretto Militare e giudicato idoneo ai soli servizi sedentari.
Nonostante ciò, il 1° luglio del '18 giunge ugualmente in territorio in stato di guerra e verrà
assegnato alla 159° Compagnia L.T. (Lavoratori Territoriali). Si congederà al Distretto Militare di
Cagliari il 3 aprile del 1919.
CABRAS Francesco 17/03/1898 di Antioco Giuseppe e Salidu Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. di fanteria
―Alpi‖. Il 30 ottobre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato alla 63 a
Compagnia Presidiaria dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. L'8 agosto del '18 passa alla 173a
Compagnia Lavoratori Territoriali dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Il 1° settembre del '18 parte dal
territorio in stato di guerra per tracoma. Il 25 ottobre, dopo una convalescenza di 20 gg rientra al
Deposito dell'84° Rgt. ―Venezia‖. Si congederà il 17 agosto del '19 nel Distretto Militare di
Cagliari.
CABRAS Giovanni Pietro 29/06/1898 di Francesco e Perdisci Maria Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto nel Deposito del 13° Reggimento di Artiglieria da
Campagna. Si congederà il 15 ottobre 1920. (Foglio Matricolare incompleto).
CABRAS Vincenzo 14/12/1898 di Antonio Luigi e Uras Caterina. (Esercito N°13330)
Chiamato alle armi il 4 marzo 1917, verrà arruolato a Roma nel Deposito del 13° Rgt. di Artiglieria.
Il 12 giugno 1917 giunge in territorio in stato di guerra nella 125a Batteria Contraerei. Il 27 febbraio
1918 è nella 9a Batteria Autocampale. Il 15 marzo del '19 è nel 3° Reparto Autocarreggiato. Il 5
novembre 1920 è nel 50° Autocarreggiato. Si congederà il 6 novembre nel Distretto Militare di
Cagliari.
CADDEO Francesco 30/10/1898 di Nicolò e Schirru Giovanna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Gubbio nel Deposito del 51° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Dopo
una breve permanenza nel 1° Rgt. Alpini, il 23 maggio viene assegnato la Battaglione
Complementare del 79° Rgt. della Brigata ―Roma‖. Il 10 settembre del '17 giunge in territorio in
stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 22 ottobre del '17 lascia la zona di
guerra per motivi di salute e viene ricoverato all'Ospedale Militare di Udine; il 25 ottobre viene
trasferito all'Ospedale di Siena e inviato in convalescenza. Rientra nel Deposito del 152° Rgt.
―Sassari‖ il 15 novembre del '17. Il 19 ottobre del '18 viene trasferito al Battaglione ―Bassano‖ del
6° Rgt. Alpini. Il 18 gennaio del '19 è a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖; si congederà il
21 febbraio 1920 nel Distretto Militare di Cagliari.
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CARA Nicolò Andrea Francesco 30/11/1898 di Francesco e Siddi Antonietta. (Esercito)
Arruolato il 10 marzo del '17, viene assegnato prima al 319° Battaglione della M.T. e in seguito
passa al 45° Rgt. ―Reggio‖. Nel marzo del '18 viene trasferito al Distretto Militare di Torino dove
verrà assegnato alla 39a Compagnia Telegrafisti del 3° Rgt. ―Genio‖. Il 12 maggio giunge in
territorio in stato di guerra. Si congederà il 21 aprile del '19 nel Distretto Militare di Cagliari. Dopo
la guerra scelse la fede sacerdotale e dopo gli studi al Seminario di Bosa, verrà assegnato al comune
di Domusnovas dove morirà nel dicembre del '37 all'età di 40 anni.
CAREDDA Efisio 22/06/1898 di Antonio e Lai Giuliana. (Esercito)
Arruolato il 13 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 22 agosto giunge in
territorio in stato di guerra e viene assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Dopo 2 mesi, il 12
ottobre lascia la zona di guerra per malattia. Rientrerà al Deposito di fanteria il 14 gennaio del '18, e
giungerà in zona d'operazioni il 12 marzo del '18. Il 22 aprile viene assegnato al 207° Rgt. ―Taro‖.
Il 4 novembre del '18, giorno dell'armistizio, lascia il territorio in stato di guerra. Il 5 gennaio del '20
è nel Deposito dell'85° Rgt. ―Verona‖. Si congederà al Distretto Militare di Cagliari il 15 ottobre
1920.
CAREDDA Giuseppe 12/04/1898 (Palmas Suergiu) di Antioco e Sanna Giovanna. (Esercito)
Arruolato il 4 marzo del '17 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, giungerà in territorio in stato di
guerra il 1° giugno dello steso anno e assegnato alla 2a Compagnia del 233° Rgt. ―Lario‖. Il 23
settembre passa al 79° Rgt. della brigata ―Roma‖ e assegnato alla 1a Compagnia. Dopo un anno di
guerra passa al 117° Rgt. ―Padova‖. A guerra finita, il 25 gennaio del '19, è nel 48° Rgt. ―Ferrara‖.
L'ultimo passaggio di reggimento avverrà il 22 luglio del '20 quando verrà trasferito per pochi mesi
nel 152° Rgt. ―Sassari‖ nel deposito di fanteria di Trieste. Il 16 settembre del '20 è nel deposito di
fanteria del Distretto Militare di Cagliari dove si congeda.
DAMIANO Nicola 25/09/1898 (Carloforte) di Domenico e Vitiello Teresa. (Esercito)
(noto Culinu). Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del '45° Rgt. ―Reggio‖, il
6 giugno giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 18 novembre
viene catturato dal nemico nel fatto d'arme di Sedico-Bribano (Belluno). Verrà rimpatriato il 10
ottobre del '18, un mese prima della conclusione del conflitto. Il 10 giugno del '19 è nel Deposito
del 46° Rgt. ―Reggio‖ e si congederà il 28 ottobre 1920 col grado di Caporale.
ENNAS Gregorio Benigno Mario 21/11/1898 di Edoardo e Loddo Giuliana. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Roma nel Deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖.
Giunge in territorio in stato di guerra il 1° febbraio del '18 e viene assegnato al 152° Rgt. ―Sassari‖.
L'11 giugno del '18 viene ricoverato nell'ospedale da campo n°0187, e dopo 6 giorni, il 17 giugno
viene trasferito in un centro di sostegno psicologico di Reggio Emilia. Il 1° luglio del '18 viene
trasferito al ―San Gerolamo‖ di Volterra (Pisa) sino al 6 marzo del '19 quando viene trasferito a
Cagliari e riformato.
FARCI Luigino 09/07/1898 di Nicolò e Lai Perdisci Rosa. (Marina)
Arruolato il 16 gennaio del '18 al Comando Marina di La Maddalena e classificato allievo fuochista.
Il 7 luglio del '18 viene trasferito al deposito CREM di La Spezia dove il 25 dello stesso mese verrà
imbarcato sul torpediniere ―PE 56‖ sino al 31 agosto del '19.
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FRAU Nicolino 15/08/1898 di Cesare e Basciu Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto alle armi nel Deposito del 2° Rgt. di Artiglieria da
Fortezza dislocato nel Distretto Militare di La Spezia. Il 21 marzo del '17 giunge in territorio in
stato di guerra e assegnato alla 48a Compagnia. Dopo al guerra, il 16 luglio del '19, viene trasferito
all'8° Rgt. di Artiglieria da Fortezza. Si congederà il 15 ottobre 1920 presso il 3° Rgt. di Artiglieria
pesante.
FRAU Luigino 01/07/1898 di Giovanni e Scano Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖. Il 15 dicembre del '17
viene trasferito a Frosinone nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖ e giunge in territorio in
stato di guerra dove verrà assegnato alla 1818a Compagnia Mitraglieri Divisionale. Dopo la guerra,
il 14 aprile del '19, viene trasferito nella 264a Compagnia Mitraglieri. Successivamente il 24
dicembre del '19 viene trasferito nel Corpo dei Bersaglieri, prima nel 4° Rgt. e il 3 gennaio del '20
al 5° Rgt. presso l'8a Compagnia Mitraglieri sino al 21 ottobre 1920, data del congedo,.
GIACOMINA Arturo 23/08/1898 di Giuseppe e Pitzurra Fannì. (Esercito N°13338)
Arruolato il 12 gennaio del '17 e lasciato in congedo illimitato provvisorio sino al 4 marzo del '17,
quando verrà ammesso a frequentare il corso d'istruzione accelerato per la nomina a Sottotenente di
Complemento. Il 22 aprile del '17 è Allievo Aspirante Ufficiale di Complemento nella Scuola
Militare di Caserta. Il 3 ottobre del '17 è Aspirante Ufficiale di Complemento e verrà assegnato al
deposito del 46° Rgt. della Brigata ―Reggio‖ a Cagliari. Quando giungerà in territorio in stato di
guerra verrà assegnato ad una Compagnia di Sanità della Brigata ―Sassari‖.
LAI Antioco Luigi 21/10/1898 di Salvatore e Mulas Maria Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 18 maggio del '17 e giunto nel Battaglione della M.T. del Distretto Militare di
Orvieto, l'11 dicembre del '18 viene trasferito a Gubbio (Deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖) e assegnato
al 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ nel deposito di Spoleto. Il 4 marzo del '18 passa alla brigata ―Pistoia‖:
prima nel 35° Rgt. e il 9 dello stesso mese nel 36° Rgt. Dopo la guerra, il 1 gennaio del '19, viene
assegnato all'8° Rgt. del Genio. Finita la guerra, il 1 aprile del '20, passa al Rgt. Genio Pontieri e
Lagunari e assegnato alla 3a Compagnia ―Lagunari di Venezia‖. Si congederà il 26 ottobre del '20
nel Distretto Militare di Cagliari.
LAI Giovanni 28/06/1898 di Giovanni e Fai Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 7 novembre del '17 e giunto al deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Giungerà in
territorio in stato di guerra il 6 marzo del '18 dove verrà assegnato alla 6a Compagnia del 60° Rgt.
―Calabria‖. L'8 aprile del '18 è nel 19° Btg. di marcia e il 10 maggio è nel 25° Rgt. di fanteria
―Bergamo‖. Al termine del conflitto, il 4 novembre del '18 lascia il territorio dichiarato in stato di
guerra e viene mobilitato per la Libia. Giungerà in Tripolitania l'8 febbraio del '19 col 25° Rgt.
―Bergamo‖. Verrà rimpatriato il 10 maggio del '19 e il 5 luglio del '20 viene trasferito nel deposito
della Brigata ―Reggio‖ (46° Rgt.) dove si congeda il 20 ottobre 1920.
LAI Giuseppe 18/04/1898 di Giovanni e Pintus Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. ―Alpi‖, il 3 luglio viene
assegnato alla 15a Compagnia Mitraglieri Provvisoria. Il 9 agosto del '17 passa alla 986a
Compagnia. Il 2 gennaio del '19 viene ricoverato all'ospedale da campo di Chievo (Verona) per
malattia e dopo 3 mesi inviato in licenza di convalescenza per 60 gg. Il 6 giugno del '19 rientra
all'ospedale militare di Cagliari dove viene nuovamente inviato in convalescenza per altri 60 gg. Il
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16 agosto del '19 rientra al Deposito Mitraglieri di Brescia sino al 16 settembre del '20 quando
rientrerà al Deposito di fanteria di Ozieri e si congeda.
LEPURI Salvatore 23/04/1898 (Carloforte) di Benigno e Collu Chiara. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖, il 20 maggio
viene trasferito nel continente e assegnato al 62° Rgt. di fanteria ―Sicilia‖. Il 6 luglio del '17 è nel
144° Rgt. ―Taranto‖. Dopo la guerra, il 9 settembre del '19 passa al 263° Rgt. ―Gaeta‖. Si congederà
il 22 settembre del '20 nel deposito di fanteria di Cagliari.
MALLUS Giuseppe 23/09/1898 di Salvatore e Arrius Maria Fedela. (Marina)
Arruolato il 12 gennaio del '18 nel Compartimento Marittimo di Cagliari e classificato Marò ai
Servizi Vari, si congederà per riforma il 16 febbraio del '19.
MARONGIU Antioco Giuseppe Antonio 30/07/1898 di Antonio e Marongiu Francesca.
(Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto il 17 a Roma presso il Deposito del 13° Rgt. di
Artiglieria da Campagna. Il 1° luglio del '17 dal porto di Taranto s'imbarca per l'Albania dove
rimarrà sino al termine del conflitto. Il 14 novembre del '18 viene inviato in licenza per 25+8 gg.
Rientrerà nel deposito del 13° Rgt. Artiglieria il 16 gennaio del '19, passa alla 2a categoria e si
congeda il 27 agosto 1920.
MASSIDDA Antonio Agostino 03/01/1898 di Giuseppe e Diana Antioca Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel 2° Rgt. di Artiglieria da Fortezza, il 21 successivo giunge
in territorio in stato di guerra e assegnato alla 12a Compagnia del Distretto Militare di Alessandria.
Dopo la guerra, il 16 novembre del '18 viene trasferito al 349° Btg. mobilitato del 7° Rgt. di
Artiglieria da Fortezza nel Distretto Militare di La Spezia. Il 9 aprile del 19 rientra nel 2° Rgt.
Artiglieria da Fortezza e il 18 maggio 1919 si congeda.
MEI Virgilio Paolino Giovanni 28/06/1898 di Benedetto e Cauli Vincenza. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto nel 6° Rgt. Ferrovieri dislocato a Torino. Il 28 marzo
del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla sezione fotoelettrica operante nel
settore della 1a Armata. Il 2 gennaio del '19, cessa di essere in territorio in stato di guerra e passa
alla Direzione Tecnica Automobilistica di Torino dove si congederà il 6 gennaio 1920.
MILIA Antioco Luigi 12/08/1898 di Gavino e Mannai Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Napoli nel Deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il 25
giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al Battaglione
Complementare del 7° Rgt. Bersaglieri. L'8 novembre del '17 viene catturato nel fatto d'arme del
Cadore. Verrà rimpatriato il 5 novembre del '18 e trasferito al Distretto Militare di Brescia. Il 25
gennaio del '19 rientra nel 1° Rgt. Bersaglieri sino al 5 maggio del '20 quando si congeda nel
Distretto Militare di Cagliari.
PALMAS Pietro 25/01/1898 di Pietro e Pau Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 18 maggio del '17, il successivo 20 giugno viene trasferito nella penisola e
assegnato al 207° Btg. di fanteria M.T. nel Distretto Militare di Orvieto. Nell'ottobre del '17 viene
trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato al 35° Rgt. della Brigata ―Pistoia‖ (Distretto
Militare di Bologna). Dopo la guerra nel novembre del '18 viene trasferito al 36° Rgt. della brigata
―Pistoia‖. Dopo circa un mese, nel dicembre del '18, parte dal territorio in stato di guerra per
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malattia e viene ricoverato nell'ospedale principale di Bologna. Dopo il ricovero e la convalescenza
rientra nel Deposito di fanteria a Bologna. Poi il 13 settembre del '20 viene trasferito a Modena
sempre nel 36° Rgt. ―Pistoia‖ dove dopo tre giorni viene smobilitato e inviato al Distretto Militare
di Cagliari dove si congeda il 16 settembre 1920.
PAU Antioco Luigi 17/11/1898 di Francesco e Canè Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 23 giugno
viene trasferito nella penisola e assegnato al Battaglione Complementare della Brigata ―Piacenza‖
(271°-272°-273° Rgt.) presso il deposito di fanteria di Potenza. Il successivo 20 luglio giunge in
territorio in stato di guerra e assegnato al 245° Rgt. della brigata ―Siracusa‖. Il 19 dicembre del '17
passa al 13° Reparto d'Assalto ―Arditi‖. Il 19 agosto del '18 lascia la zona di guerra e viene
trasferito momentaneamente all'11° Reparto d'Assalto di Reggio Emilia. Quando rientra in territorio
in stato di guerra, il 14 settembre del '18, viene assegnato al 5° Reparto d'Assalto sino al termine del
conflitto. Il 10 aprile del '19 passa al 9° Reparto d‘Assalto. Il 25 luglio del '19 lascia il territorio in
stato di guerra e il successivo 30 luglio 1919 e al deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ nel Distretto
Militare di Cagliari dove si congeda il 28 ottobre 1920. Morirà a Sant'Antioco nel 1922
PAU Francesco 09/11/1898 di Gavino e Orrù Giuseppina. (Esercito N°13348)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Viterbo nella caserma ―S. Caterina‖, deposito del 60° Rgt.
―Calabria‖. Il 16 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 264° Rgt.
della brigata ―Gaeta‖. Il 31 agosto del '17, a seguito di una ferita riportata in combattimento, viene
ricoverato all'ospedale di riserva di Milano. Dopo 2 mesi, il 15 ottobre del '17, rientra al Deposito
del 15° Rgt. ―Savona‖ (già Centro di reclutamento del 264° Rgt. ―Gaeta‖) e il 25 rientra in territorio
in stato di guerra e assegnato al 50° Rgt. ―Parma‖. Con lo stesso Reggimento il 9 giugno 1918 in
località Malga Vies si guadagnerà una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione:
―Risolutamente si slanciava in un deposito di munizione già in fiamme e sempre fatto bersaglio
dell‘artiglieria nemica, per strapparvi a sicura morte compagni feriti, dimostrando con tale atto,
sublime spirito di sacrifizio e cosciente sprezzo del pericolo, ed incitando, col suo esempio, altri ad
imitarlo‖.
Il 20 luglio del '18 viene trasferito nel 151° Rgt. ―Sassari‖. Dopo la guerra rientra in Sardegna e
viene assegnato alla Legione Carabinieri di Cagliari con la qualifica di Carabiniere aggiunto. Si
congederà l'8 maggio del '19 nel Deposito del 46° Rgt. ―Reggio‖ col grado di caporale.
PERDISCI Salvatore 02/04/1898 di Salvatore Emanuele e Vacca Maria Antioca. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Viterbo nella caserma ―S. Caterina‖, deposito del 60° Rgt. di
fanteria ―Calabria‖. Il 18 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 264°
Rgt. ―Gaeta‖. Nell'ottobre del '17, lascia la zona di guerra per essere ricoverato nell'ospedale di
Mestre sino al 6 dicembre del '17, quando rientra al Deposito del 60° Rgt. ―Calabria‖. Dopo
l'armistizio lascia la zona guerra e il successivo 19 dicembre passa al 25° Rgt. di fanteria
―Bergamo‖ dislocato a Fiume, sino al congedo avvenuto il 2 ottobre 1919.
PINNA Severino Giovanni 09/08/1898 di Antioco e Marroccu Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Tivoli nel deposito del 1° Rgt. ―Granatieri di
Sardegna‖ e assegnato all'8a Compagnia. Il 18 luglio viene mobilitato per il fronte: giungerà in
territorio in stato di guerra il 20 luglio, assegnato alla 17a Compagnia del Battaglione di marcia del
1° Rgt. Granatieri e inviato a Belgrado (in Serbia ? – Piuttosto improbabile! La Serbia era occupata
dagli austriaci e l‘esercito serbo, incalzato dagli austro-ungarici si rovesciò in Albania. Si tratta di
un errore di trascrizione come tanti ce ne sono nei fogli matricolari). Con tutta probabilità si trattava
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della città di Sagrado, nei pressi del Monte Sei Busi, tra Redipuglia e San Martino del Carso. Il 30
agosto del '17 viene inviato a Monte sei Busi e rimarrà in linea sino al 24 settembre del '17. Verrà
catturato il 30 ottobre del '17 nel fatto d'arme di Lestizza (Udine). Rientrerà in Italia il 7 gennaio del
'19 e assegnato al campo di affluenza di Lucca dove verrà inviato in licenza per 15+8 gg. Il 7 marzo
rientra nel deposito del 1° Granatieri a Tivoli. Si congederà il 21 ottobre 1920.
PINNA Vincenzo 04/02/1898 di Vincenzo e Matzedda Emanuela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Torino nel Deposito del 6° Rgt. Genio Ferrovieri. Il
1° giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra presso l'11a Compagnia ferrovieri mobilitata
e rimarrà in zona d'operazioni sino all'armistizio. Morirà di febbre spagnola nell'ospedale di Rovigo
il 12 gennaio 1919.
PIRIA Augusto 11/08/1898 di Efisio e Pinna Emanuela. (Esercito N°13353)
Chiamato alle armi il 4 marzo 1917, verrà arruolato nel deposito dell'82° Rgt. di fanteria ―Torino‖.
Il 1° giugno 1917 è Caporale e il 15 dello stesso mese giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato all'81° Battaglione di Marcia. Il 2 agosto 1917 è nell'82° Rgt. ―Torino‖ e il successivo 15
agosto è effettivo nell'89° Rgt. della Brigata ―Salerno‖. Il 26 ottobre 1917 viene catturato durante la
ritirata di Caporetto. Rientrerà dalla prigionia il 5 gennaio 1919 nel deposito dell'89° Rgt.
―Salerno‖.
L'11 aprile 1919 parte da Siracusa per la Libia. Sbarca a Bengasi il 14 e viene assegnato al
Battaglione Autonomo del 34° Rgt. ―Livorno‖ dislocato in Libia. Il 20 giugno del '19 è Sergente. Il
25 ottobre è nel Btg. Autonomo dell'87° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 2 marzo 1920 viene ammesso
nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Cirenaica in ferma biennale e assegnato al 3° Battaglione
Cacciatori d'Africa a Bengasi. Il 18 settembre 1920 è Sergente Maggiore e considerato Sottufficiale
di Carriera. Il 17 febbraio 1921 parte da Bengasi per rimpatrio definitivo e sbarca a Napoli. Dopo
tre giorni dal rimpatrio, il 20 febbraio è a Genova nel deposito dell'89° Rgt. ―Salerno‖.
All'atto del congedo gli verranno computate: Una campagna di guerra per il 1917; Due campagne di
guerra in conseguenza della Guerra Italo-Turca 1911-12.
Dopo circa 5 anni viene nuovamente mobilitato con le truppe coloniali dell'Eritrea e il 13 agosto
1926 dal porto di Napoli s'imbarca per l'Africa Orientale Italiana sbarcando a Massaua dove verrà
assegnato col grado di Maresciallo Capo al 3° Battaglione Indigeni del Distaccamento Autonomo di
Cheren. Verrà rimpatriato il 10 settembre 1932. Ripartirà per Massaua il 7 gennaio 1935 e
assegnato al Drappello Servizi Presidiari. Si congederà definitivamente dopo circa un anno il 12
novembre 1936.
Il 22 aprile 1940 viene richiamato per mobilitazione e assegnato alle truppe coloniali dislocate in
Eritrea. Il 24 aprile 1941 a seguito della resa di Asmara, viene catturato dalle truppe inglesi. Evaso
dalla prigionia il 30 maggio 1942, si congederà definitivamente il 13 novembre 1942. Verrà
decorato di Croce d'Argento per anzianità di servizio.
PIRIA Salvatore 20/03/1898 di Efisio e Gabbia Luigia. (Esercito N°16786)
Chiamato alle armi il 16 giugno 1917, verrà arruolato nel deposito del 59° Rgt. di fanteria della
Brigata ―Calabria‖. L'8 febbraio 1918 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt.
di fanteria ―Sassari‖. Dopo la guerra, il 30 giugno 1919 passa alla 35a Compagnia Presidiaria e il
mese successivo, il 24 luglio 1919 viene assegnato ai servizi sedentari sino al 3 settembre 1919
quando si congeda.
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PISTORI Giuseppe Antonio 16/03/1898 di Salvatore e Mannai Maria. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto alle armi a Spoleto nel Deposito del 52° Rgt. ―Alpi‖ e
assegnato alla 3a Compagnia. Il 27 giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel 130° Rgt.
della brigata ―Perugia‖ (Roma, deposito dell‘81° Rgt. ―Torino‖) e assegnato al Battaglione
Complementare della Brigata ―Bari‖ (139°-140° Rgt.). Il 17 febbraio del 18 viene trasferito al 140°
Rgt. di fanteria ―Bari‖. Il 5 marzo viene ricoverato all'ospedale di Cuneo sino al 10 aprile. Dopo la
licenza di convalescenza, il 20 aprile rientra nell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖ a Roma.
Dopo la guerra, il 7 aprile del '19 viene assegnato al ―Treno Armato n°130‖, distaccamento
dell'artiglieria da campagna. Si congederà il 5 gennaio 1920.
PORCU Antioco 11-13/02/1898 di Vincenzo e Salidu Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 5 marzo del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt ―Reggio‖. Il 15 giugno del
'17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato provvisoriamente al 231° Rgt. ―Avellino‖. Il 12
ottobre del '17 viene trasferito effettivo al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 30 ottobre del '17 viene catturato
nel fatto d'arme di Codroipo. Rientra dalla prigionia il 25 gennaio del '19 e trasferito nel campo di
affluenza dei prigionieri di guerra di Lucca. Il 19 febbraio del '19 rientra per un breve periodo al
deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri; dopo un mese, il 25 marzo rientra al 151° Rgt. di fanteria
―Sassari‖ e assegnato alla zona d'armistizio. Nell'agosto del '19 passa al 117° Rgt. della brigata
―Padova‖, nel gennaio del '20 al 23° Rgt. di fanteria ―Como‖ e il 23 luglio rientra nel 151° Rgt.
―Sassari‖ sino la congedo avvenuto il 16 settembre 1920.
PORCU Antioco Ignazio 17/05/1898 di Antonio e Cau Emanuela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Trono‖. Il 16 giugno
viene trasferito al deposito Bombardieri. Il 28 luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra. Il
18 luglio del '18 viene assegnato alla 9a Compagnia di Sussistenza. Dopo la guerra, il 19 giugno del
'19 viene ricoverato all'ospedale principale di Ancona per cause non dipendenti da servizio e inviato
in convalescenza per un anno dalla 7a Compagnia di Sussistenza. Al rientro, il 30 giugno del '20
viene trasferito alla 7a Compagnia di Sussistenza, sino al 22 settembre 1920 quando si congeda.
Dopo la guerra si trasferirà a Giba.
PORCU Peppino 14/04/1898 di Nicolò e Fois Peppina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 e giunto a Torino nel deposito del 6° Rgt. Genio Ferrovieri
dove verrà assegnato alla 5a Compagnia. Il 20 ottobre del '17 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato nel settore del 1° Corpo d'Armata. Si congederà il 17 novembre del '20 nel Distretto
Militare di Cagliari. Dopo la guerra andrà a vivere a Roma nel quartiere di Porta Pia. (Rientrato nel
1925/26?).
PORCU Salvatore 16/05/1898 di Giovanni e Pau Annica. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Spoleto Deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖ e assegnato
alla 3a Compagnia. Il 1° giugno del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato alla 838a
Compagnia Mitraglieri FIAT. Il 28 ottobre del '17 viene catturato durante la disastrosa ritirata di
Caporetto e condotto in un campo di prigionia austriaco. Rientrerà dalla prigionia il 1° dicembre del
'18. Il 25 ottobre del '19, rientra al deposito del 52° Rgt. di fanteria ―Alpi‖. Si congederà il 5
gennaio del '20 nel deposito di fanteria di Cagliari.
ROSSU Antonio 26/09/1898 di Raffaele e Basciu Giovanna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Gubbio deposito del 51° Rgt. ―Alpi‖ e assegnato alla 5 a
Compagnia. Il 26 aprile del '17 è nel 67° Rgt. della brigata ―Palermo‖. Il 1° maggio del '17 giunge
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in territorio in stato di guerra e aggregato alla 22a Brigata di Marcia. Il 25 maggio viene trasferito in
un Btg. Complementare del 68° Rgt. della Brigata ―Palermo‖ come Mitragliere. Il 19 agosto parte
dal territorio in stato di guerra per malattia. Il 10 settembre giunge nuovamente in territorio in stato
di guerra nel deposito mitraglieri FIAT di Brescia nella 1379a Compagnia alle dipendenze del
Comando Divisionale di Milano. Il 17 marzo del '18 viene trasferito alla 1220a Compagnia
Mitraglieri aggregata al 151° Rgt. ―Sassari‖. Si congederà il 28 ottobre 1920 nel deposito di fanteria
di Ozieri.
RUGGERI Luigi 04/02/1898 (Gonnesa) di Giuseppe e Carboni Giovanna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il 10 maggio del
'17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 234° Rgt. di fanteria ―Lario‖. Il 7 ottobre del
'17 si arruola volontario negli Arditi e viene assegnato al XXI° Reparto d'Assalto. Il 20 novembre
'17 viene promosso caporale. Il 20 maggio del '18 il XXI° Arditi cambia numero distintivo in XIII°
Reparto ―Arditi‖ dipendente della 1a Divisione d'Assalto operante nel Basso Piave, dove il Ruggeri
si meritò un ―Encomio solenne perché servente di una mitragliatrice, nonostante il fuoco
avversario, adoperava la propria arma con singolare perizia e coraggio‖, (Basso Piave, 17-18-19
giugno 1918). Il 9 agosto del '18 è Caporal Maggiore e il 21 ottobre Sergente. Dopo qualche mese
dalla fine della guerra parte per la Libia con la 1a Divisione d'Assalto. Rientra in Italia il 27 giugno
del '19 per rimpatrio del proprio reparto. Dopo tre mesi, il 12 settembre 1919 è volontario nei
Legionari Fiumani di Gabriele d'Annunzio. Sara Aiutante di Battaglia il 1° agosto del '20. Rientrerà
in Sardegna il 19 gennaio del '21 nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ a Ozieri, si congederà al
Distretto Militare di Cagliari. Quando andai a trovare la figlia di signor Ruggeri mi disse che dopo
l‘impresa fiumana gli venne rilasciato un encomio firmato niente meno che dal D‘Annunzio in
persona, custodito gelosamente dai nipoti emigrati a Brescia.
Verrà richiamato nel giugno del '40 e assegnato alla 3a Centuria di Siliqua; nel '42 viene assegnato
alla Dicat di Sant'Antioco sino al 9 ottobre del '43. A Sant'Antioco tutti conoscevano Signor
Ruggeri, era un dipendente della Carbonifera Sarda e aveva una cagnetta di nome Tosca che tutte le
mattina andava a ―comprargli‖ il giornale. Il titolare dell'edicola del corso Vittorio Emanuele,
Guido Pinna, quando vedeva entrare la cagnetta, sapeva già cosa fare: gli portava via dalla bocca le
500 lire di carta e gli metteva tra i denti il quotidiano, e poi via di corsa, dal suo padrone.
SALIDU Pasquale Antonio 23/12/1898 di Vincenzo e Lusci Giuseppa. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Roma nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖; il 27
gennaio del ‗18 giunge in territorio in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato alla 249a
Compagnia Mitraglieri FIAT (Deposito di Brescia). Morirà il 27 luglio del '18 sul Monte Ardanica
per ferite riportate in combattimento.
SATTA Giovanni Antonio noto Efisio 10/10/1898 di Antonio e Carboni Rita. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel 2° Reggimento di Artiglieria da Fortezza del Distretto
Militare di La Spezia e assegnato alla 4a Compagnia con la quale giunge in territorio in stato di
guerra il 21 marzo del '17. L'11 novembre viene trasferito al 3° Rgt. di Artiglieria da Campagna e
assegnato all'11a Batteria da 105 mm. Dopo la guerra, il 1° gennaio del '19 cessa di trovarsi in
territorio in stato di guerra e dopo quattro mesi, il 30 aprile del '19 viene smobilitato nel deposito
del 3° Rgt. di Artiglieria e il 26 maggio 1919 si congeda.
SERRA Antioco 21/11/1898 di Salvatore e Manca Rosina. (Esercito N°13362)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 a Roma nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 15
luglio del '17 giunge in territorio in stato di guerra nella Scuola Bombardieri e assegnato alla 156a
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Batteria. Il 3 settembre durante i violenti scontri a San Marco (Valletta della morte), morirà in
seguito alle ferite multiple riportate agli arti e alla testa, è probabile che sia stato colpito da qualche
proiettile di mortaio o di artiglieria pesante. Verrà sepolto a Gorizia nel cimitero dei Frati
Cappuccini.
SERRA Salvatore Antonio 29/05/1898 di Salvatore e Mura Emanuela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 19 maggio del '17 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖, il 22 viene
trasferito al 205° Btg. di marcia nel Distretto Militare di Spoleto. L'8 novembre è nel 163° Rgt. di
fanteria ―Lucca‖ e assegnato alla 6a Compagnia.
Il 7 marzo del '18 è nel Btg. Complementi del 164° Rgt. della brigata ―Lucca‖. Il 30 maggio del '19
è nel 10° Deposito Quadrupedi; il 25 dicembre nel 3° Reparto Carreggio; il 22 gennaio del '20 nella
56a Colonna Carreggio della 330a Sezione. Il 18 agosto è nella 1a Compagnia Treno di Artiglieria
del 5° Gruppo del 16° Rgt. di Artiglieria da Campagna di Brescia. Il 20 ottobre del '20 rientra al
Distretto Militare di Cagliari e si congeda.
SPADA Dario 28/08/1898 di Giuseppe e Floris Maria Luigia. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. L'11 giugno
del '17 giunge in territorio in stato di guerra nel deposito Bombardieri di Nervesa (Treviso) e dopo
un mese, l'11 luglio passa alla 156a Batteria Bombarde del deposito di Scandiano (Reggio Emilia).
Il 1° gennaio del '19 lascia il territorio in stato di guerra. Il 27 febbraio del '19 viene mandato in
convalescenza per ricovero all'ospedale militare di Cagliari. Il 24 settembre rientra al corpo nel 4°
Rgt. di Artiglieria pesante a Piacenza e assegnato alla compagnia automobilisti. Si congederà il 27
dicembre 1919. Dopo la guerra avrà diritto a fregiarsi della Medaglia Commemorativa nazionale
della guerra 1915-18 istituita con Regio Decreto n°1241 del 2907/1920 e ad apporre sul nastrino
della medaglia la fascetta corrispondente agli anni di compagna (1917-1918). Concessa la Croce al
Merito di Guerra con determinazione del Ministro in data 10/11/1922, Brevetto n° 103658. Dopo la
guerra farà il farmacista.
VACCA Giovanni 10/09/1898 di Antonio e Mura Caterina. (Esercito)
Chiamato alle armi il 4 marzo del '17 nel 51° Rgt. di fanteria ―Alpi‖, (Deposito di Gubbio). Il 16
maggio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato prima al 205° Rgt. della brigata
―Lambro‖ e in seguito al 206° Rgt. della stessa brigata. Il 12 agosto viene ricoverato all'ospedale di
Cormons (Gorizia). Rientrerà il 31 dello stesso mese e verrà assegnato al 96° Rgt. di fanteria
―Udine‖. Il 19 giugno del '18 passa al 151° Rgt. ―Sassari‖ e vi rimarrà anche dopo la conclusione
del conflitto; si congederà nel distretto militare di Cagliari il 28 ottobre 1920.
CLASSE 1899
ANGIUS Giuseppe 26/01/1899 di Nicolò e Piras Giuseppa. (Esercito)
Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Btg. di Fanteria M.T. nel Distretto Militare di Cagliari. Il
24 giugno nel viene assegnato al 45° Rgt. ―Reggio‖, nel deposito di fanteria di Ozieri. Nell'agosto
del '17 parte per il continente e giunge in territorio in stato di guerra dove verrà assegnato al 152°
Rgt. della ―Brigata Sassari‖. Poi al 219° Rgt. della brigata ―Sele‖. Nel novembre del '17 lascia la
zona di guerra per una crisi di congelamento e viene ricoverato nell'Ospedale Militare di Pavia.
Dopo la consueta convalescenza, rientra a Ozieri nel Deposito del '45° Rgt. ―Reggio‖ e da lì rientra
nella penisola a Brescia nel deposito Mitraglieri Fiat. Terminato il conflitto, il 18 aprile del '19 è
nella 2a Compagnia Automobilisti a Monza (50° Autoreparto). Il 30 dello stesso mese viene
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nuovamente ricoverato all'Ospedale ―Carlo Cattaneo‖ di Milano sino al 6 giugno del '19. Si
congederà il 5 dicembre 1920 nel Distretto Militare di Cagliari.
BAGHINO Giuseppe 01/01/1899 di Pasquale e Grosso Antonia. (Marina)
Padre dell'onorevole Eusebio Baghino. Viene arruolato il 1° giugno 1918 nel Compartimento
Marittimo di Cagliari e assegnato (12 giugno) al Comando Difesa Militare Marittima di La
Maddalena. L'8 luglio viene designato Allievo Torpediniere M.P. e il 19 settembre viene ammesso a
frequentare il corso per palombari presso la Regia Scuola Torpedinieri. Pur non avendo avuto la
possibilità di entrare in contatto diretto col nemico, essendo stato chiamato negli ultimi 5 mesi di
guerra, ebbe ugualmente il suo momento di gloria nel corso di uno sbarco a Pola pochi giorni dopo
l'armistizio, durante il quale fu accanto al poeta-soldato Gabriele d'Annunzio. I suoi figlioli,
Marco e Eusebio, lo prendevano sempre in giro: ―Sei sbarcato a guerra finita‖. Ma lui
orgogliosamente li zittiva: ―Cosa ridete? - Sono sbarcato a Pola insieme a Gabriele d'Annunzio‖.
Al termine del corso, nella primavera del '19, consegue il brevetto di Palombaro scelto e il 15
maggio 1919 viene trasferito al Compartimento Marittimo di La Spezia dove il 5 giugno s'imbarca
sulla nave talassografica ―Tremiti‖ sino al congedo, 2 febbraio 1920. (Talassografia: Scienza che
studia il mare dal punto di vista fisico e chimico).
BALLOCCO Antioco Luigi 22/11/1899 di Salvatore e Toro Maria. (Esercito)
Arruolato il 4 febbraio 1918 nel deposito dell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 28 maggio viene
tradotto in territorio in stato di guerra e assegnato al 46° Rgt. ―Reggio‖. Il 28 ottobre del '18 viene
ricoverato nell'ospedale militare di Firenze e dopo la consueta convalescenza, il 20 gennaio del '19
rientra al 46° Rgt. ―Reggio‖ e trasferito al 1° Battaglione di stanza ad Iglesias. Il 10 marzo del '19
viene trasferito a Cagliari in una Compagnia della Sussistenza e il 1° aprile del '19 viene inviato in
licenza illimitata in attesa di congedo.
BASCIU Antonio 05/01/1899 di Antonio e Frau Giuliana. (Esercito, N°17588)
Arruolato il 27 febbraio del '17 nel 316° Btg. di fanteria della M.T., il 15 giugno viene assegnato al
deposito del 1° Rgt. Bersaglieri Ciclisti a Napoli. Il 13 dicembre viene tradotto in territorio in stato
di guerra e assegnato ad una compagnia di zappatori del 1° Battaglione Ciclisti. Dopo l'armistizio
continuerà a rimanere in zona d‘operazioni nel 1° Battaglione Bersaglieri Ciclisti, sino al 21 marzo
del 1920 quando, con l'8° Btg. Bersaglieri Ciclisti viene inviato a Fiume. Nel novembre del 1920
rientra al Deposito dell'8° Battaglione Bersaglieri Ciclisti del 1° Reggimento di Napoli. Si
congederà il successivo 10 dicembre 1920 nel Deposito Bersaglieri di Caprera dipendente dal
Reggimento Bersaglieri di Livorno.
BASCIU Luigi 26/10/1899 di Salvatore e Usai Maria Antioca. (Esercito)
Arruolato il 16 giugno del '17 nel Deposto di fanteria di Ozieri nel 45° Rgt. ―Reggio‖, il 25
settembre giunge in territorio in stato di guerra e verrà assegnato come effettivo nel 152° Rgt. della
Brigata ―Sassari‖. Dopo la guerra il 1° agosto del '19 viene assegnato al 5° Ufficio Raccolta
Rottami di Vicenza, e dopo un mese (settembre del '19) viene aggregato al 10° Battaglione della
M.T.. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 6 gennaio 1920.
BIGGIO Bruno Onorato Bartolomeo 07/03/1899 di Leopoldo e Penco Maddalena. (Esercito)
Arruolato il 20 gennaio del '18 nell'81° Rgt. della brigata ―Torino‖. Il 1° maggio consegue la
nomina a Caporale. Non è dato a sapere se sia stato impiegato in zona d'operazioni. Al termine del
conflitto, il 28 luglio del '19, viene mandato in osservazione all'Ospedale Militare di Roma e
giudicato idoneo ai servizi sedentari. Si congederà il mese successivo, il 20 agosto del '19.
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BULLEGAS Nicolino 06/09/1899 di Emanuele e Siddi Maria Luigia. (Esercito)
Arruolato il 16 giugno del '17 a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Giunge in territorio
dichiarato in stato di guerra il 20 novembre e assegnato al 152° Rgt. della brigata ―Sassari‖. Il 29
dicembre è costretto a lasciare al zona di guerra per una crisi di congelamento. Dopo il ricovero e la
licenza di convalescenza, il 10 febbraio del '18 rientra al deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri e
il successivo 13 settembre giunge in territorio dichiarato in stato di guerra e assegnato alla 24 a
Compagnia Presidiaria. Dopo l'armistizio, il 20 novembre del '18, rientra per un certo periodo al
Deposito di Ozieri; ripartirà per la zona di mobilitazione il 15 settembre 1919 e verrà assegnato al
151° Rgt. ―Sassari‖ a Trieste sino al congedo ottenuto il 24 febbraio 1921.
BULLEGAS Raffaele 16/11/1899 di Raffaele e Milia Antonia. (Esercito)
Arruolato il 24 giugno 1917 nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri, il 15 agosto viene
promosso Caporale e il successivo 30 ottobre giunge in territorio in stato di guerra dove verrà
assegnato all'83° Rgt. di fanteria di marcia ―Venezia‖, centro di reclutamento del 267° Rgt. della
brigata ―Caserta‖. Infatti il 1° giugno del '18 viene trasferito al 267° Rgt. di fanteria ―Caserta‖.
Dopo la guerra, il 26 febbraio del '19 viene trasferito all'87° Rgt. di fanteria ―Friuli‖. Il 19 agosto è
ricoverato all'Ospedale da Campo di Anduins, nei pressi di Forgaria del Friuli (Udine), il 26 agosto
è trasferito all'Ospedale Militare di Trieste. Il 5 ottobre del '19 viene inviato in convalescenza.
Rientrerà il 22 aprile del 1920 a Siena nel deposito dell'87° Rgt. ―Friuli‖. Il 12 maggio del 1920
viene trasferito all'Ospedale Militare di Cagliari per convalescenza. Si congederà il 30 gennaio
1921. Nel 1935 parte volontario per la Campagna in AOI. Sarà destinato in Somalia a Mogadiscio
vi rimarrà sino al '41 quando verrà catturato dalle truppe inglesi. Verrà rimpatriato il 15 aprile 1946.
BUZZO Giuseppe Bartolomeo 14/11/1899 di Agostino (noto Antonio) e Caridolle Emma.
(Esercito)
Nato a Carloforte.
Arruolato il 16 giugno 1917 nel 2° Reggimento di Artiglieria da Fortezza nel Distretto Militare di
La Spezia, giunge in territorio in stato di guerra, il 27 giugno '17. Il 13 novembre del '18, viene
trasferito al 6° Rgt. Artiglieria da Fortezza e in seguito trasferito al Deposito Aviatori di Torino. Si
congeda a Cagliari il 9 marzo 1920.
CARACCIOLO Alberto Mario Beniamino 04/03/1899 di Michele e Giacomina Raffaela.
(Esercito)
Ufficiale. Figlio del Direttore Didattico Michele Caracciolo. Chiamato alle armi il 24 febbraio 1917,
viene lasciato in congedo illimitato provvisorio sino all'inizio dei corsi di istruzione per gli
Aspiranti Ufficiali di Complemento. Il 22 aprile del '17 viene ammesso, in qualità di Allievo
Aspirante Ufficiale di Complemento, nella Scuola Militare di Caserta. Il 19 agosto durante
l'istruzione tattica, riporta una contusione alla fronte in seguito a caduta in un fossato. Il 3 ottobre
viene nominato aspirante Ufficiale di Complemento e assegnato al 46° Rgt. di fanteria ―Reggio‖.
Avrà il grado di Sottotenente Medico di Complemento.
CARBONI Giuseppe 28/02/1899 nato a Tonara, di Antioco e Sulis Anna. (Esercito)
Il 24 febbraio 1917 viene chiamato alle armi nel Distretto Militare di Cagliari e assegnato al 316°
Btg. di fanteria della M.T.. Il 19 giugno viene trasferito a Ozieri nel Deposito del 45° Rgt.
―Reggio‖. Il 23 dicembre del '17 viene tradotto in territorio in stato di guerra e assegnato al 152°
Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 7 febbraio del '18 lascia provvisoriamente la zona di guerra per
motivi di salute; verrà richiamato il 5 aprile e assegnato all'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖. Il 10
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ottobre rientra in Sardegna nel 45° Rgt. ―Reggio‖. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il
10 dicembre 1918.
DESSÌ Ottavio Emilio Francesco 01/11/1899 di Bernardo e Garau Marianna. (Marina)
Arruolato il 1° giugno del '18 presso il Comando Difesa Marittima di La Maddalena, il 9 luglio del
'18 viene classificato Allievo Cannoniere, e il 4 settembre viene assegnato al Comando di La Spezia
al S. Bartolomeo, nella Direzione Torpedini e Munizionamento. L'8 settembre del '20 rientra al
Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, dove si congederà l'11 febbraio 1921.
FARCI Luigi 27/07/1899 di Salvatore e Cauli Maria Luigia. (Marina)
Arruolato il 1° giugno del '18 al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena, il 7 luglio
viene classificato Allievo fuochista navigante e imbarcato sulla Torpediniera ―55 A.S.‖ Si
congederà l'8 febbraio 1920 con 21 mesi di servizio.
GALLUS Giuseppe Emanuele 22/02/1899 di Vincenzo e Mannai Maria. (Esercito)
Fratello di Antioco Vincenzo 17/10/1889. Arruolato il 24 febbraio 1917 nel 316° Btg di fanteria
della M.T. nel Distretto Militare di Cagliari, il 30 giugno del '17 viene trasferito effettivo al deposito
del 5° Rgt. Genio Minatori di Torino. Giunge in territorio in stato di guerra il 10 agosto del '17 e
assegnato al 43° Corpo Minatori. Il 15 luglio viene riformato dall'ospedale di Verona per otite.
GARAU Luigi Mario Attilio 20/09/1899 di Antonio e Aste Peppina. (Esercito)
Arruolato il 16 giugno 1917 nel 45° Rgt. ―Reggio‖, l'8 novembre viene nominato Caporale e il 26
giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖. Il 10 gennaio
del '18 viene trasferito al 118° Rgt. della brigata ―Padova‖. Il 14 dicembre è nella 9a Compagnia di
Sussistenza, 109a Squadra V.N. Il 22 maggio 1919 parte dal territorio in stato di guerra e rientra al
proprio centro di mobilitazione. Il 25 maggio viene trasferito al Comando Aeronautico Aviatori di
Roma. Il 1° agosto del '19 è nella Sezione Rifornimento Aviazione mobilitato di Padova. Il 26
febbraio del '22 rientra al Distretto Militare di Cagliari e si congeda. Verrà decorato con la Croce al
Merito di Guerra 1917-18.
IBBA Emanuele di 26/07/1899 (Villarios-Masainas) di Efisio Antonio e Aramini Fortunata.
(Esercito)
Chiamato alle armi il 24 luglio de '17 , il 9 agosto viene assegnato al Deposito dell'82° Rgt. di
fanteria ―Torino‖. Il 2 febbraio del '18 viene trasferito al Deposito del 1° Rgt. Mitraglieri ―Fiat‖. Il 3
marzo giunge in territorio in stato di guerra. Il 24 agosto viene ricoverato all'Ospedale. Il 3
novembre rientra al deposito e il 7 gennaio del '19 è nel convalescenziario di Como. Il 18 maggio
rientra a Brescia deposito del 77° Rgt. di fanteria ―Toscana‖ e centro di reclutamento delle
compagnie dei Mitraglieri. Il 28 febbraio del '21 si congeda nel deposito di fanteria di Cagliari.
LECCA Antioco 15/01/1899 di Francesco e Mallus Francesca. (Esercito)
Arruolato il 24 febbraio 1917 nel 316° Btg. di fanteria della M.T., il 25 giugno viene assegnato al
deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra e il 28 dello
stesso mese viene assegnato al 20° Rgt. Bersaglieri del 5° Corpo d'Armata. Dopo la guerra, l'11
novembre del '18 viene trasferito al 4° Rgt. Bersaglieri nel deposito di Torino e il 20 novembre
viene assegnato alla zona di Trento, da Folgaria a Lavis. Successivamente verrà trasferito al
Comando Tappa del Deposito Bersaglieri di Livorno. Si congederà il 13 dicembre 1920.
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LOI Salvatore 11/02/1899 di Raffaele e Sanna Maria. (Esercito N° 17593)
Chiamato alle armi il 24 febbraio del '17 dal Distretto Militare di Cagliari, verrà arruolato nel 316°
Battaglione di fanteria della M.T.. Vi rimane sino al 26 luglio quando viene trasferito effettivo a
Viterbo nel Deposito del 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖, caserma ―S. Caterina‖. Il 20 novembre
giunge in territorio in stato di guerra e il 24 dello stesso mese viene trasferito nel Battaglione
Complementare del 54° Rgt. della Brigata ―Umbria‖, deposito di Ivrea (TO). Il 12 gennaio del '18 è
effettivo nel 54° Rgt. ―Umbria‖ e dopo un mese, il 25 febbraio del '18 , si arruola nel 7° Reparto
d'Assalto di marcia nel deposito del 66° Rgt. della brigata ―Valtellina‖. Il 1° febbraio 1918 venne
punito (P.R.) per 10 giorni per essersi allontanato dal servizio arbitrariamente. Dopo l'armistizio, il
29 novembre del '18, viene trasferito al XXII° Reparto d'Assalto. Il 1° febbraio del '19, lascia la
zona di guerra col XXII° Reparto d‘Assalto prestando servizio prima in Libia e poi in Albania.
Rientra in Italia il 17 novembre 1920 nel XX° Reparto d‘Assalto e si congederà il 4 dicembre 1920.
Dopo il congedo avrà diritto di fregiarsi della Croce al Merito di Guerra e di Medaglia
Commemorativa Nazionale della guerra 1915-18, istituita in data 29 luglio 1920 con R.D. n°1241,
ed ad apporre sul nastro della Medaglia le posadde corrispondenti agli anni di campagna 1917-18.
LUSCI Daniele Antioco Giovanni 05/10/1899 di Francesco e Steri Marianna. (Esercito)
Chiamato alle armi il 17 novembre del '17 a Gubbio nel deposito del 51° Rgt. della brigata ―Alpi‖.
Il 15 maggio del '17 giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 1
gennaio del '19 parte dal territorio in stato di guerra e il 18 giugno rientra al Deposito di fanteria del
Distretto Militare di Cagliari dove si congeda il 21/06/1919.
MASSA Antonio 29/04/1899 di Vincenzo e Basciu Antonia. (Esercito)
Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Battaglione di fanteria della M.T. Il 21 giugno viene
assegnato al 60° Rgt. di fanteria ―Calabria‖. Giunge in territorio in stato di guerra il 20 novembre
del '17 e il 24 viene assegnato al Battaglione Complementare del 54° Rgt. della Brigata ―Umbria‖.
Il 12 gennaio del '18 è effettivo presso il 54° Rgt. ―Umbria‖; successivamente, l'8 agosto del '18
viene esonerato dai servizi di prima linea e trasferito al 10° Battaglione della M.T. del Distretto
Militare di Vercelli. Il 26 giugno del '19 lascia il territorio in stato di guerra e viene assegnato al 79°
Rgt. della brigata ―Roma‖. Si congederà nel Distretto Militare di Cagliari il 1° dicembre 1920.
MATTA Giuseppe Giovanni Domenico 28/10/1899 di Patrocinio e Salidu Domenica. (Esercito n°
18731)
Chiamato alle armi il 16 giugno 1917, verrà arruolato a Napoli nel deposito del 1° Rgt.
―Bersaglieri‖. Il 31 ottobre è Caporale e il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra. Il 12
dicembre è effettivo nel 6° Rgt. Bersaglieri. Il 1° aprile 1918 è passato di forza perché ricoverato
per motivi di salute. Il 13 dicembre 1918 è nel 6° Autoreparto Automobilisti di Artiglieria. Il 15
maggio 1920 rientra in Sardegna e si arruola nell'Arma dei Carabinieri in ferma triennale. Si
congederà il 14 maggio 1923.
MIGLIARDI Mario Pietro Giuseppe 26/02/1899 di Raimondo e Coè Riccarda. (Esercito)
Ufficiale. Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Battaglione di fanteria della M.T. nel Distretto
Militare di Cagliari. Il 21 giugno viene trasferito effettivo al Deposito dell'81° Rgt. della brigata
―Roma‖ e assegnato alla 7a Compagnia. Il 6 gennaio del '18 giunge in territorio in stato di guerra e
assegnato al 92° Rgt. di fanteria ―Basilicata‖. Il 5 marzo lascia il territorio in stato di guerra per
essere avviato alla Scuola di Applicazione di fanteria a Parma dove verrà avviato al Corso
d'Istruzione per Allievi Aspiranti Ufficiali di Complemento. Il 14 luglio del '18 viene nominato
Aspirante Ufficiale e assegnato al Deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖ di Ozieri.
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MURA Salvatore 09/07/1899 di Salvatore e Frau Chiara. (Esercito N°21171)
Chiamato con la classe del 1901, verrà arruolato il 9 novembre 1920.
Arruolatosi volontario il 2 novembre 1936 per l'Africa Orientale Italiana, verrà assegnato all'8°
Battaglione Camice Nere d'Africa. Il 4 dello stesso mese è a Messina nel deposito della 166 a
Legione CCNN e parte alla volta dell'Eritrea. Sbarcherà a Massaua il 15 novembre 1936 con l'8°
Btg CCNN e smobilitato dopo circa due anni, il 3 febbraio 1939. Verrà richiamato per pochi mesi
tra il 1940-41 nel 406° e 408° Battaglione Costiero.
PINNA Antioco Luigi 20/04/1899 di Efisio e Longu Caterina. (Esercito)
Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Btg. di fanteria della M.T.. Il 25 giugno viene assegnato al
1° Rgt. Bersaglieri deposito di Napoli. Il 25 novembre giunge in territorio in stato di guerra e il 12
dicembre viene assegnato effettivo al 6° Rgt. Bersaglieri. Il 20 ottobre del '19 lascia la zona di
guerra e, in prossimità di fine ferma, il 25 ottobre 1920 si arruola volontario in ferma triennale
nell'Arma dei Carabinieri a Cavallo. All'entrata in guerra dell'Italia nel secondo conflitto mondiale,
il 17 giugno del '40 viene richiamato nella Legione Territoriale di Cagliari e assegnato alla Stazione
di Iglesias sino al congedo, 31 maggio 1945.
PINTUS Nicolino 12/05/1899 di Antioco e Garau Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 nel Deposito del 45° ―Reggio‖ a Ozieri. Il 14 novembre
viene trasferito al 152° Rgt. della Brigata ―Sassari‖ e il successivo 18 novembre raggiunge il
territorio in stato di guerra. Il 13 settembre del '19 è nella 4a Compagnia di Sanità, effettivo
all'Ospedale di Genova, il 15 giugno del '20 è nella 6a Compagnia di Sanità sempre all'Ospedale di
Genova. Si congederà il 25 febbraio 1921.
PISTORI Antioco Luigi 21/10/1899 di Antioco e Porcu Peppina. (Esercito)
Arruolato il 20 giugno del '17 nel Deposito del 45° ―Reggio‖ a Ozieri. L'11 gennaio del '18 viene
assegnato al 4° Reparto Mitraglieri ―Fiat‖. Il 18 settembre giunge col reparto in territorio in stato di
guerra. Dopo la guerra, il 24 settembre del '19 passa al 111° Rgt. della brigata ―Piacenza‖ e il 18
maggio del '20 al 313° Rgt. di fanteria costituito il 21 aprile 1920 a Parma nel deposito del 62° Rgt.
di fanteria ―Sicilia‖. Il 6 giugno del '20 viene trasferito nelle truppe operanti in Albania. Verrà
rimpatriato il 20 ottobre del '20 e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Si congederà il 28 febbraio
1921.
PUDDU Emilio 07/08/1899 di Antioco e Salidu Raffaela. (Esercito)
Chiamato alle armi il 16 giugno del '17 nel 1° Rgt. Bersaglieri a Napoli, il 25 novembre giunge in
territorio in stato di guerra e assegnato al IV° Reparto d'Assalto di marcia nella zona di Treviso,
presso Castelfranco Veneto e in seguito a San Gaetano nella zona di Venezia. Il 12 dicembre 1917
viene assegnato al 6° Rgt. Bersaglieri operante nella linea di Fornace nel Basso Isonzo. Il 20
maggio del '18 viene trasferito al 26° Reparto ―Arditi‖, e il mese successivo, il 15 giugno al 72°
―Arditi‖. Il 25 gennaio del '19 viene trasferito al 7° ―Arditi‖ della 1a Divisione d'Assalto di marcia.
Si congederà a Gorizia il 27 febbraio 1921.
SALIDU Giuseppe 08/05/1899 di Antonio e Pinna Caterina. (Esercito)
Arruolato il 16 giugno 1917 nel deposito del 59° Rgt. ―Calabria‖ e assegnato ai servizi sedentari per
congiuntivite. Il 4 settembre del '18 parte per la zona di guerra e verrà assegnato ad una Compagnia
Lavoratori Territoriali. Il 1 gennaio del '19 parte dal territorio in stato di guerra e si congeda al
Distretto Militare di Cagliari il 24 aprile 1919.
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SALIS Sebastiano noto Giovanni 13/01/1899 di Nicolò e Pinna Maria. (Esercito)
Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Battaglione della M.T.. Il 25 giugno è nel Distretto Militare
di Napoli nel 1° Rgt. Bersaglieri e assegnato alla 6a Compagnia di Sanità col grado di Caporale. Il
25 novembre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al 6° Rgt. Bersaglieri. Il 18 marzo
del '18 è a Bologna nel Deposito del 6° Bersaglieri. Il 1° aprile del '18 rientra al fronte col 6° Rgt.
Bersaglieri. Il 27 aprile è nel 12° Rgt. Bersaglieri. Dopo la guerra, il 10 gennaio del '19 viene
assegnato all'Ospedale da Campo n°206. Il 15 giugno del '20, col grado di Caporal Maggiore, viene
trasferito all'Ospedale Militare di Udine. Si congeda il 5 luglio del '20 nella 5a Compagnia di Sanità.
SCHIFFINO Alessandro 06/10/1899 di Giovanni e Medda Maria. (Esercito)
Arruolato il 16 giugno del '17 nel Distretto Militare di Viterbo e assegnato al 60° Rgt. ―Calabria‖
presso la caserma ―S. Caterina‖. Il 16 ottobre giunge in territorio in stato di guerra e assegnato al
46° Rgt. ―Reggio‖. Il 15 novembre viene trasferito alla Colonna Carreggio di Riserva del 30° Rgt.
di Artiglieria Campale. Il 4 novembre del '18 lascia la zona di guerra e il 15 dello stesso mese, viene
assegnato al 2° Reparto ―Carreggio e Salmerie‖. Il 31 maggio del '19 è Caporale e dopo 4 mesi, il
15 settembre viene assegnato alla 1a Sezione Autonoma della 30a Compagnia Carreggio. Il 21
febbraio del '20 è a Torino nel Deposito del 30° Rgt. di Artiglieria da Campagna. Il 16 agosto è
nella 4a Compagnia Autonoma Munizioni Esplosive. Si congeda l'11 marzo 1921.
SECCI Giulio Cesare Agostino 20/04/1899 di Celestino e Bullegas Maria. (Esercito)
Figlio di Celestino Secci, possidente e consigliere comunale di maggioranza durante il mandato del
Cavalier Giuseppe Biggio (1899-1920).
Arruolato il 24 febbraio del '17 nel 316° Btg. della M.T. nel Distretto Militare di Cagliari. Il 25
giugno del '17, nel Distretto Militare di Napoli, passa effettivo al 1° Rgt. Bersaglieri e giunge in
territorio in stato di guerra dove passa al 6° Rgt. Bersaglieri (Deposito di fanteria di Bologna). La
sua zona di operazioni era la Valle del Brenta sul Monte Cormone. Il 2 agosto del '18 viene
ricoverato nell'Ospedale da Campo per febbri causate da una tubercolosi polmonare contratta in
trincea, e il successivo 18 agosto viene mandato in licenza straordinaria per motivi di salute.
Rientrato dalla licenza, non riuscirà più a riprendersi e morirà il 5 giugno 1919 all'Ospedale
Militare di Nervi (Genova).
SERCI Giovanni 24/06/1899 di Luigi e Rosso Luigia. (Esercito)
Arruolato il 16 giugno del '17 a Roma nel Deposito del 13° Rgt. di Artiglieria da Campagna, il 29
novembre giunge in territorio in stato di guerra e viene assegnato al 56° Rgt. di Artiglieria da
Campagna. Dopo la guerra, il 12 novembre del '18 viene ricoverato all'Ospedale di Udine. Rientrerà
al 13° Rgt. il 12 gennaio del '19. Si congederà il 25 febbraio 1921.
SERRENTI Erminio Salvatore Pietro 19/06/1899 di Giovanni Antonio e Selis Maria Luigia.
(Marina)
Arruolato il 15 luglio del '18 nel Compartimento Marittimo di Cagliari, il 28 luglio viene assegnato
al Comando Difesa Militare Marittima di La Maddalena e classificato Marinaio. Si congederà il 18
marzo 1921. Richiamato il 1° giugno del '40 sino al 20 settembre del '43 nella Dicat di
Sant'Antioco.
SODDU Francesco 09/02/1899 di Antioco Ignazio e Idili Anna Loretta. (Esercito)
Arruolato il 17 gennaio del '18 nell'81° Rgt. di fanteria ―Torino‖, il 18 maggio viene trasferito al
Deposito del 2° Rgt. Bersaglieri (Distretto Militare di Livorno). Il 26 settembre giunge in territorio
in stato di guerra e assegnato al 151° Rgt. ―Sassari‖. Il 1 gennaio del '19 cessa di trovarsi in
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territorio in stato di guerra. L'8 dicembre 1920 rientra al deposito di fanteria di Cagliari e si
congeda.
SPIGNESI Silvio 17/08/1899 nato a Ponza, di Silvio e Prost Carmen. (Marina). Non è di
Sant'Antioco, era di Cagliari e faceva il fabbro, verrà nella nostra città alla fine degli anni '30 come
Console della Compagnia Portuale ―Michele Bianchi‖ e sarà l'ultimo segretario politico del fascio
antiochense (25 luglio 1943). Venne arruolato il 26 maggio del '18 dal Comando Difesa Militare
Marittima di La Maddalena col grado di Cannoniere. Dal 22 dicembre del '19 al 12 ottobre del '20
era imbarcato sulla nave ―Conte di Cavour‖.
Classe 1900
COSSU Antioco Luigi 15/04/1900 di Antonio e Careddu Giovanna. (Esercito N°23459)
Chiamato alle armi il 25 marzo 1918, verrà arruolato a Ozieri nel deposito del 45° Rgt. ―Reggio‖. Il
23 agosto viene assegnato alla 173a Compagnia Lavoratori e il 31 è in territorio in stato di guerra.
Lascerà la zona d'operazioni il 4 novembre 1918 e si congederà il 21 febbraio 1919 nel deposito di
fanteria di Ozieri.
DESSÌ Emanuele Agostino Giuseppe 06/03/1900 di Giuseppe Luigi e Nocco Antioca. (Esercito)
Arruolato il 25 marzo del '18 nel Distretto Militare di Napoli nel Deposito del 1° Rgt. Bersaglieri. Il
2 novembre, due giorni prima dell'armistizio, viene inviato in zona di guerra e assegnato al 22° Rgt.
Bersaglieri. Si congederà il 25 marzo 1919 nel Distretto Militare di Barletta.
GARAU Giuseppe 20/01/1900 di Salvatore e Rombi Mariana. (Esercito-Aviazione N°25167)
Soldato volontario nella Scuola Aspiranti Ufficiali Piloti Aviatori di Caserta per la durata della
guerra a partire dal 16 aprile 1918. Sottotenente dell‘Aviazione. (ACSA, Leva e truppa VIII, 21
aprile 1920).
PUSCEDDU Vincenzo 11/01/1900 di Salvatore e Piria Giuseppa. (Esercito)
Arruolato il 25 luglio del '18 nel Battaglione Tracomatosi di Cagliari. Il 12 novembre, otto giorni
dopo l'armistizio, viene trasferito in territorio in stato di guerra e assegnato alla 143a Compagnia
Lavoratori Territoriali. Il 15 gennaio del '19 viene trasferito al 122° Rg