Le foto raccontano svolte I 5 annide «la Lettura» e il successo di

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Le foto raccontano svolte I 5 annide «la Lettura» e il successo di
CULTURA
Corriere della Sera Lunedì 21 Novembre 2016
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Londra
Tutto pronto
per il nuovo
Design Museum
Il 24 novembre aprirà a Londra, nell’ex Commonwealth Institute a
South Kensington, la nuova sede del Design Museum disegnata
dall’architetto britannico John Pawson: sono serviti 83 milioni di
sterline e cinque anni di lavori per completare uno spazio di diecimila
metri quadrati (il triplo di quello precedente a Shad Thames) che
ospiterà, oltre alla collezione permanente, esibizioni temporanee,
ristorante, bar, auditorium, biblioteca, aree e laboratori.
Il museo debutta con una grande mostra, curata da Justin McGuirk,
dal titolo «Fear and Love: Reactions to a Complex World» con
installazioni, tra gli altri, di OMA, Hussein Chalayan e Neri Oxman.
quelli che hanno più bisogno d’aiuto, perché tutti trovano naturale che
siano loro a portare i pesi. C’è anche
una congiura dei deboli: «Sta attenta, i deboli ci faranno la pelle», le
sussurra la madre morente.
«Questo mondo l’ho guardato
molto», dice alla fine la protagonista e in questo sguardo ci sono tante
cose: felicità, tenerezza, curiosità,
caparbia decisione, dissimulazione,
disincanto… Anche freddezza, dura
consapevolezza e accettazione della
lotta per la vita, della necessità del
trionfo… Chi ti conosce, pur riconoscendo la totale autonomia poetica
del testo, non può fare a meno di
chiedere quando parla solo lei o
quando parli anche tu… Forse poesia e verità combaciano nel racconto
dell’infanzia e dell’adolescenza; poi
non è più possibile, una vita deve
sempre essere ritoccata, reinventata…
TERESA CREMISI — Provo sentimenti aggrovigliati per il binomio
vittoria/sconfitta e per quello, più
adatto a destini modesti, successo/
fallimento. Non si può cominciare
una guerra personale con l’esistenza
senza volerla vincere. Solo la vittoria
è bella e vigorosa. Eppure la vittoria
è sempre anche orribilmente amara
la sua indipendenza. Abbiamo però
fino alla fine gli stessi gusti!
CLAUDIO MAGRIS — La Triomphante è un affascinante romanzo
di formazione, degno della grande
tradizione in cui s’inserisce con intensità. Storie di una vita, del suo divenire, del presente che diventa presto passato e — come dice un bellissimo passo del libro — deve venire
amputato senza lasciare cicatrici.
Ma queste cicatrici cancellate ci sono; forse — ed è questa la poesia del
romanzo — non sono cicatrici ma
echi, fiumi sotterranei come l’amore, che c’è e non c’è. Questa dura e
rattenuta emozione del proprio divenire e del proprio scorrere si riflette pure nel ruolo che ha la lingua
o meglio — in questo caso — che
hanno le lingue nell’odissea dell’Io;
lingue che prendono successivamente dimora nella testa e nel cuore
per ritrarsi e defilarsi quando ne arriva un’altra che s’installa al loro posto o accanto ad esse. Lingue, voci
della mente, del cuore, del corpo.
Vere trasmigrazioni e mai esodi dell’anima…
TERESA CREMISI — C’è un modo
abbastanza sicuro perché le cicatrici
diventino indolori e invisibili: consiste nel posare uno sguardo divertito ma non sarcastico
sulle nostre povere avEditrice
venture. Nulla protegNata ad
ge come l’umorismo
Alessandria
rivolto a se stessi. E
d’Egitto nel 1945,
l’ilare coscienza di esTeresa Cremisi
sere poca cosa, un picha guidato a
colo miscuglio di aclungo il gruppo
qua e qualche mineraeditoriale
le, ma dall’organizzaFlammarion
zione e dalle reazioni
(foto Le Figaro)
così misteriose! Un intruglio di elementi
semplici e fragili che
(idem per il fratellino successo). Es- sente, vede, pensa e ride. E parla linsere sconfitti è un orrore, vincere è gue diverse, ognuna portatrice di
l’unica soluzione per sopravvivere, mondi e culture, capaci di influenma so benissimo che non è nulla di zare un destino. Talvolta queste linpiù che una via di scampo tempora- gue e questi mondi cozzano le une
nea, talvolta un po’ vergognosa, da contro gli altri come per annientarsi
dimenticare al più presto. Allo stes- in una lotta senza quartiere.
so modo le categorie umane forti/
Ricordi, Claudio, l’estate in cui
deboli e lo sguardo, universalmente avevi deciso di fare una full immeraffettuoso, che avvolge il debole mi sion in inglese (Dio solo sa perché ti
mettono a disagio, anche se so che eri sottoposto in età matura a una
l’argomento è spinoso da affronta- tale tortura…)? Una mattina, il risvere: personalmente l’episodio di glio fu strano e brutale: non potevi
Marta e Maria mi è sempre sembra- più articolare una parola di tedesco,
to incomprensibile, un po’ scanda- la tua lingua di lavoro e di cuore…
loso come è scandalosa l’ingiustizia. nulla di nulla, solo silenzio e paura.
I rapporti tra la narratrice e me? Una convalescenza adriatica e molte
All’inizio del racconto, pur con for- nuotate ti salvarono dall’oscuro tunzature cronologiche, parlano al- nel. Non so trovare una morale a
l’unisono, l’infanzia e i genitori ri- questa storia stupefacente. Ma tu ci
spettano una memoria poetica, poi, racconterai…
piano piano, la narratrice conquista
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G
ià nel 1931 Paul Valéry
osservava che «il futuro non
è più quello di una volta».
Ma oggi l’aforisma (ripreso anche
da Mark Strand) appare davvero
calzante, perché gli eventi che si
succedono nel mondo continuano
a sorprenderci e l’incertezza regna
ormai sovrana. Bisogna quindi
lodare l’intraprendenza con cui
Carlo Bordoni ha interpellato
esperti di ogni genere (sociologi,
filosofi, antropologi, scienziati)
per poi raccogliere i loro contributi
nel volume Immaginare il futuro,
d’imminente uscita per Mimesis
(pp. 171, € 16). Gli scenari delineati
dai diversi autori sono in genere
inquietanti. Wolgang Streeck
prevede «una lunga e dolorosa
transizione verso qualcosa di
ancora impercettibile». Keith
Tester ipotizza «la fine del
futuro», con la scomparsa
dell’umanità. Donatella Di Cesare
vede nel terrorismo un’avvisaglia
«del peggio che deve ancora
venire». Una nota più ottimista
viene da Edoardo Boncinelli, per il
quale la civiltà riesce di solito a
«riprendere il sopravvento» dopo
le catastrofi. Invece Zygmunt
Bauman, con scettica saggezza,
scrive che serve a poco «scrutare
l’imperscrutabile», anche se non
possiamo evitare di farlo.
Antonio Carioti
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Indiani d’America
Una mostra
e un convegno
Lo storico americano Alan Taylor, premio Pulitzer nel 1996 e nel
2014, è il relatore di maggior spicco del convegno internazionale
«Vanishing Indians /Painting Indians», che si tiene a Milano oggi
all’Università Statale (via del Conservatorio 7) e domani al Museo del
Risorgimento (via Borgonuovo 23). L’incontro riguarda l’esperienza
dei nativi nordamericani nel primo Ottocento e in particolare Thomas
McKenney (1785-1859), che fu il primo sovrintendente agli affari
indiani negli Stati Uniti. Da domani fino all’8 gennaio è aperta inoltre
al Museo del Risorgimento la mostra di stampe d’epoca Ritratti
indiani dai Grandi Laghi alla Florida, a cura di Marco Sioli.
Le foto raccontano svolte
I 5 anni de «la Lettura»
e il successo di BookCity
Lo scudetto alla Lazio per Piperno, l’uomo sulla Luna per Van de Sfroos:
lo scatto del cuore di scrittori e artisti. In 160 mila alla rassegna milanese
Un momento dell’evento «Una foto, una storia»: sul palco Fabio Genovesi con un’immagine di quando era bambino, travestito da Uomo Ragno
Protagonisti
di Cecilia Bressanelli
U
Un volume curato da Bordoni
Chi scruta il futuro vede grigio
Ma la civiltà finora si è salvata
Milano
 Ieri «la Lettura» del
«Corriere della Sera»
ha festeggiato il 5°
compleanno con
l’evento Una foto, una
storia. Protagonisti:
Valentina D’Urbano,
Fabio Genovesi,
Davide Van de Sfroos
(qui sopra), Maurizio
Nichetti, Alessandro
Piperno (in alto), i
theShow, Licia Troisi.
Tutti hanno portato
una foto del cuore e
l’hanno commentata.
L’appuntamento si è
tenuto nell’ambito di
BookCity. Nella foto al
centro Piergaetano
Marchetti, presidente
della Fondazione
Corriere della Sera,
tra gli organizzatori
della rassegna
milanese (Servizio
Fotogramma)
na foto, una storia. «la Lettura» ha festeggiato ieri il quinto compleanno
nella Sala Buzzati del «Corriere della
Sera» a Milano con scrittori e artisti
che hanno raccontato una storia proprio a partire da una fotografia per loro importante. L’appuntamento si è svolto nell’ambito delle iniziative per i 140 anni del «Corriere» e di BookCity.
«“la Lettura” è un mezzo per prendere coscienza, decifrare il panorama culturale e la società. E tra gli strumenti per leggere il mondo vi
è la fotografia», apre l’evento Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere
della Sera, tra gli organizzatori della rassegna
milanese.
Ed ecco le foto scorrere una dopo l’altra. La
prima è quella dello scrittore Fabio Genovesi:
nello scatto c’è lui a cinque anni vestito da Uomo Ragno. «La foto di una grande umiliazione
e di una grande lezione», spiega. La grande
umiliazione è stata la sua, costretto a travestirsi
pur odiando il Carnevale e arrivato ultimo nella
gara di costumi. La lezione per la madre, che da
quel giorno capì che non doveva più obbligarlo
e divenne per il figlio un’amica carissima.
Licia Troisi, scrittrice di fantasy laureata in
Astrofisica con un dottorato in Astronomia,
propone uno scatto «scientifico»: il campo profondo di Hubble che rappresenta «tremila galassie in una capocchia di spillo». «Potrebbe
dirci che non siamo niente davanti all’immensità ma in realtà fa capire la centralità delle nostre menti rispetto all’universo, che possono
guardarlo e capirlo. La conoscenza non sottrae
bellezza ma l’aggiunge».
Buster Keaton con la sua «faccia di pietra»,
non solo in scena ma anche dietro la macchina
da presa, è l’immagine di Maurizio Nichetti, attore, sceneggiatore, regista, «prossimamente
scrittore». Una foto nostalgica che «esprime un
tipo di serietà che oggi vediamo poco». Valentina D’Urbano, scrittrice e illustratrice, sceglie
una foto personale, «molto brutta ma che rappresenta un punto di svolta». La ritrae nella periferia romana dove è cresciuta, che ha ispirato
la Fortezza protagonista di alcuni suoi romanzi.
Il cantautore Davide Van de Sfroos guarda alla luna, con una foto dello sbarco. La luna allora
era ovunque e poi ritornata sempre nel suo immaginario, anche nella Ninna nanna del contrabbandiere intonata ieri sul palco. Arrivano
poi i theShow, vincitori di Pechino Express, con
una foto che li mostra nel programma, durante
il viaggio in America Latina: «Un’esperienza in
cui siamo cresciuti, piena di sorrisi sinceri».
L’ultima foto è di Alessandro Piperno: lo Stadio Olimpico di Roma il 14 maggio 2000, quando la Lazio vinse lo scudetto. «Finalmente avevo vinto — dice —, io laziale cresciuto in mezzo
a tanti romanisti». Piperno dialoga poi con Antonio Troiano, responsabile delle pagine culturali del «Corriere»: una conversazione a partire
dal nuovo romanzo, Dove la storia finisce
(Mondadori), incentrata sulla scrittura, sulla
costruzione dei personaggi e sul rapporto di
uno scrittore con i giornali.
«“la Lettura” è uno spazio per approfondire e
riflettere — conclude il direttore del «Corriere»
Luciano Fontana —. E lo fa attraverso diversi
Le scelte
Genovesi bambino e mascherato:
«Mia madre capì che odiavo il
Carnevale». Le galassie della Troisi:
«Conoscere accresce la bellezza»
linguaggi, dal contributo di scrittori e scienziati, alle graphic novel, visual data e, appunto, la
fotografia». Accade anche nel nuovo numero
del supplemento, in edicola per tutta la settimana. E sempre alla fotografia, in particolare al
suo rapporto con il giornalismo, l’inserto ha dedicato anche un convegno e la mostra FotoStorie alla Triennale di Milano (in corso fino all’11
dicembre, poi dal 20 dicembre al 27 gennaio,
all’Università Iulm, catalogo Fondazione Corriere).
Eventi svoltisi nell’ambito di BookCity e accolti da un grande successo di pubblico. Forte è
andata anche la rassegna milanese: più di 160
mila persone per oltre 1.000 appuntamenti in
250 spazi della città e dell’area metropolitana.
Con una crescita anche sui social: l’hashtag
#BCM16 è stato sempre nei tranding topic di
Twitter.
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