UILCamera Sindacale Provinciale Cesena

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UIL Camera Sindacale Provinciale
Cesena
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Oggi si concretizza un’iniziativa che la UIL di Cesena ha fortemente voluto, ovvero portare a Cesena il nostro
segretario Generale Luigi Angeletti per dare vita ad una occasione d’incontro con le lavoratrici e i lavoratori del
nostro territorio.
Abbiamo pensato di creare un’occasione di dibattito su temi di attualità e di carattere nazionale, invitando a
questo proposito anche un esponente del Governo attuale;
è quindi con profonda soddisfazione e con grande piacere che salutiamo Luigi Angeletti e l’Onorevole Roberto
Pinza.
Nello stesso tempo per dare la migliore impostazione a questo dibattito, abbiamo avuto la disponibilità del Dott.
Giancarlo Mazzuca Direttore del Quotidiano Nazionale, che salutiamo con gratitudine per la sua presenza.
Naturalmente un grazie per la presenza a tutte le lavoratrici e lavoratori e a tutti gli illustri ospiti.
Il mio saluto non vuole essere una semplice formalità, nello stesso tempo intendo molto velocemente cedere la
parola ai protagonisti di questo confronto.
Mi limiterò ad affrontare in linea di massima ed in estrema sintesi solo alcune questioni.
Noi tutti pensiamo che la vera chiave di volta per risvegliare l’orgoglio del Paese sarà costituita dalla capacità
di creare, di perseguire e di realizzare nuove prospettive di sviluppo per il Paese.
Creare in buona sostanza le occasioni favorevoli per una maggiore competività strutturale sui mercati mondiali
allo scopo di creare nuova ricchezza da ridistribuire, attraverso lo stato sociale e nella disponibilità diretta dei
cittadini; questa per noi è una politica riformista.
Su questo necessità, credo ci possiamo trovare tutti d’accordo!
Il punto di domanda è:
quali scelte sono necessarie per perseguire questo strategico obiettivo?
Investire sullo sviluppo significa cercare la disponibilità di risorse, tenendo conto che l’Europa pone dei vincoli
alla possibilità di spesa di un Governo.
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Di conseguenza in molti si affannano a spiegarci che le scelte necessarie per lo sviluppo comportano, almeno
inizialmente, sacrifici, che normalmente, aggiungiamo noi, riguardano le masse più deboli, ovvero i pensionati,
i lavoratori dipendenti, i giovani precari.
Qual’è quindi il prezzo che i cittadini, in particolare i più deboli, devono pagare per lo sviluppo, e per
quanto tempo ancora?
In un Paese che ha un evasione fiscale a livelli insostenibili, un vero furto organizzato di massa e di classe,
la principale preoccupazione sembra rimanere ad ogni livello in Italia e in Europa e piuttosto trasversalmente
nelle forze politiche, non quella di una radicale e strutturale riforma del sistema fiscale, ma quella di un
ridimensionamento ulteriore dello stato sociale.
In questi tempi è in atto una discussione sulla riforma del sistema previdenziale.
Stando agli impegni assunti in campagna elettorale, il nodo della questione era l’eliminazione del cosiddetto
scalone;
sentiamo viceversa allarmanti dichiarazioni del Ministro dell’Economia in ordine alla sostenibilità del sistema
pensionistico e alla necessità di alzare l’età di pensionamento e addirittura di diminuire i coefficienti di
rendimento.
Non vorremmo si trattasse semplicemente di una operazione per fare cassa.
Viceversa auspichiamo un chiarimento definitivo sui conti dell’Inps, in particolare rispetto alla questione
dell’assistenza che non può gravare sull’Inps ma che deve agire a carico della fiscalità generale.
Nello stesso tempo una riforma del sistema pensionistico, sarebbe sostenibile se si eliminassero i privilegi
ancora esistenti e se, nel rispetto della libertà di scelta sull’età di pensionamento si introducessero
esclusivamente misure incentivanti.
La finanziaria 2007 era attesa come una finanziaria con l’ambizione di ridistribuire risorse, anche per restituire
giustizia e dignità a chi ha subito la speculazione realizzatasi con l’ingresso dell’Euro.
In realtà dei cinque punti di abbattimento del costo del lavoro, tre punti sono andati alle imprese, e i due punti
che dovevano andare ai lavoratori e ai pensionati, sono andati per la rimodulazione degli scaglioni irpef e degli
assegni familiari, laddove si trincerano tanti furbi evasori fiscali.
Il beneficio per i cittadini con reddito fisso si traduce in briciole quando va bene, queste briciole peraltro sono
vanificate in molti casi dalle varie addizionali, dai ticket, e dalle tariffe locali sulle quali le liberalizzazioni non
incidono.
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Naturalmente ho voluto evidenziare quello che appare al nostro punto di vista, il nodo critico di questa legge
finanziaria, sappiamo che qualche misura sull’evasione è stata introdotta, che qualche liberalizzazione è stata
fatta e certamente vi sono anche altri aspetti positivi e innovativi che per sintesi non affronterò.
Ma nella sostanza siamo ancora molto lontani dalla risposta attesa in termini di giustizia sociale e di
redistribuzione.
Chiudo quindi con una domanda, la finanziaria 2007 segna una pur debolissima inversione di tendenza rispetto
al tema della giustizia sociale e della redistribuzione, e quindi si sta già lavorando per dare concretamente
ossigeno alle retribuzioni, alle pensioni e speranze ai giovani,
o come disse Luigi Angeletti al nostro congresso siamo e saremo anche nei prossimi anni posti di fronte alla
mistica dei sacrifici, sempre e solo a carico dei soliti noti?
Con questa domanda chiudo il mio intervento, ringraziandovi per l’attenzione e augurandovi un buon ascolto.