Intervista ad Arturo e Giulia - Aramacao Let`s colour the world

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Intervista ad Arturo e Giulia - Aramacao Let`s colour the world
n° 1- gennaio 2008
Intervista ad Arturo e Giulia
Quali sono le tue abitudini rispetto alla televisione, alla
play station, al game boy e al video telefono?
A Io gioco mezzora al giorno di play station e poi guardo un
po’ di televisione dopo pranzo e la sera, tipo 2 ore.
G Ho tutte queste cose, e guardo la televisione quasi tutto
il giorno con la play station certe volte si certe volte no,
anche il telefono certe volte.
Cosa ti piace vedere in televisione?
A Alcuni cartoni e i film.
G Eh.. Spogebob, i Simpson e come film Malcom.
Usi il computer per fare ricerche o per altro?
A Si, lo uso per fare ricerche per scuola o per guardare dei
filmati su you tube.
G No, non uso il computer.
Sei a conoscenza che l’eccesso di uso di questi strumenti
tecnologici può essere dannoso alla salute?
A Si, lo so infatti ne faccio un uso abbastanza… diciamo non
è che li uso tanto.
G Si, me lo dice certe volte la mamma e anche zio.
Quali sono i tuoi giochi preferiti quando usi la play station?
A Quello di calcio e basta.
G A me piace più il Nintendogs, gioco con i cani.
Sono violenti o no?
A No, il calcio non lo è, a parte vari falli agli avversari ma
ci sono alcuni giochi che sono un po’ violenti.
G No, devi curare i cani se no muoiono. Io ne ho avuti 5.
Tu pensi che alcuni bambini che vedono questi giochi violenti possono essere suggestionati, tanto da divenire loro
stessi violenti?
A Si, infatti ho tanti amici che diventano violenti, c’è un
amico che gioca alla play station con un gioco che ti fa
segue a pag.2
I colori dall’Ara Macao Onlus
3
Quanti animali a Roma,
scopriamoli con il Safari d’Arte
Ara-Macao Onlus accanto ai
bambini del Malawi
Chi educa gli educatori?
5
Non esiste la patente di buon
genitore. Per esserlo bisogna
sognare, immaginare il futuro
Cucino anch’io
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Il Crumble di frutta.
Spegniamo la tv!
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Due scimmie in cucina,
di Giovanna Zoboli
Il castello errante di Howl,
di Hayao Miyazaki
Il Mondo in tasca
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Come usare la stampante
risparmiando inchiostro, carta
e ......alberi
Una favola per la Buona Notte 11
I doni di Re Leone
Colora e ritaglia
14
Il pappagallo
Qualcuno ha detto...
“Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l’odio con l’amore,
la menzogna con la verità, la violenza con l’abnegazione dovrebbe essere un elemento
fondamentale nell’educazione di un bambino”
Mohandas Karamchand Gandhi
Intervista ad Arturo e Giulia
diventare violento perché devi uccidere tutti e
c’è tutto sangue.
G Si c’è Emanuele che gioca alla play station a
golf ma ci sono bambini che giocano con le
pistole finte che sembrano vere.
A queste domande hanno risposto Arturo di 11 anni e Giulia di 8 anni.
U
no degli argomenti più “caldi” ed attuali
dibattuti nelle famiglie, nelle scuole e
negli ambienti sociali in genere, è quello
che riguarda l’uso della tecnologia da parte dei
bambini e degli adolescenti. E’ un argomento
questo che interessa diversi filoni conoscitivi
quali: l’educazione familiare, lo stato di salute
dei bambini e dei ragazzi, la loro capacità di
apprendimento, le loro necessità ludiche, l’invadente protagonismo dei mezzi tecnologici.
Da un po’ di tempo a questa parte, sta salendo nel mondo una sorta di accorata richiesta
volta ad esercitare una maggiore attenzione su
un fenomeno ormai di larghissima diffusione e
che comincia a preoccupare seriamente gli
adulti, siano essi genitori, insegnanti, psicologi,
medici, sociologi. Si stanno realizzando, con
sempre più frequenza, statistiche che documentano e quantificano l’uso della tecnologia
da parte dei bambini e dei ragazzi. Per quanto
attiene alla Medicina, si è aperto un nuovo capitolo negli studi clinici ed è quello che riguarda
le patologie da uso improprio degli oggetti tecnologici. Si parla sempre più frequentemente di
“disturbi dell’attenzione”, di “autismo tecnodipendente”, di “disturbi delle capacità riflessive
e concentrative”, di “ razionalizzazione eccessiva”, del tramonto della fantasia, della diminuita
capacità di articolare il pensiero, di relazionarsi
con il mondo solo in modo virtuale.
Esistono già casi documentati di patologie
cerebrali, di distonie neuro-vegetative, di perdite di coscienza a seguito di un abuso tecnologico. Si sospetta che l’aumento rapido dei cosiddetti “bambini ipercinetici” sia dovuto ad una
vera e propria indigestione di imput cerebrali
iperveloci, subiti dagli interessati, che finiscono
con il creare un cortocircuito nel tessuto mentale. Ne consegue che proprio dall’America
arriva la notizia che qualcuno sta già pensando
di eliminare i computer dalle aule scolastiche. E
non è a caso che è proprio in America che c’è il
maggior uso di psicofarmaci per bambini e dove
l’attività dei neuropsichiatri infantili è notevolmente fiorente.
segue dalla prima
2
A questo punto un genitore, un insegnante si
chiede: cosa dobbiamo fare? Certamente non
dobbiamo negare l’utilizzo del computer, della
televisione, della playstation, del videotelefono,
ecc.ecc. Certamente no. Ma decidere di amministrarli in modo oculato si. È utile, ad esempio,
stabilire un tetto massimo di tempo da dedicare
agli schermi, qualunque essi siano, di non far
morire nei bambini la loro innata capacità immaginativa, la fantasia, la creatività pura e semplice,
l’originalità espressiva individuale e di gruppo. E
qui sta la capacità di un genitore, di un insegnante di saper catturare nei bambini e nei ragazzi
l’attenzione, di non far morire in loro l’entusiasmo, la volontà di divenire soggetti attivi nel
movimento volto ad apprendere e a giocare.
Quindi, non più il bambino succube, passivo,
contenitore vuoto dinanzi ad un congegno, ma
creatore della propria capacità a relazionarsi, a
scoprire attivamente, e in tutta la sua libera
potenzialità decisionale, il mondo esterno, la
sana opportunità dei rapporti con i propri simili.
La vita è innanzitutto relazione viva ed autocreativa che si svolge fra gli esseri umani e la
natura circostante. Gli eventi sono il prodotto di
tali relazioni e se non vogliamo che i nostri figli
diventino cammin facendo degli umanoidi robotizzati privi di sana e originale vitalità, anestetizzati dall’abuso tecnologico, dobbiamo urgentemente rimboccarci le fatidiche maniche per
affrontare lo scottante problema del corretto uso
degli oggetti su di noi ed in particolare sui bambini e sugli adolescenti che, non dimentichiamolo,
sono ancora organismi in formazione. Dobbiamo
far si che i bambini non siano privati dell’approccio autosvelante alla vita, del prezioso lievito della
curiosità, della passione ad apprendere in prima
persona alle fonti della vita.
I bambini, i ragazzi non sono recipienti vuoti e
passivi a disposizione dei meccanismi consumistici, ma dei forzieri carichi di quei valori genuini
che soli possono dare significato e valore alla
continuità della vita umana.
Iris Paciotti
Iris Paciotti è medico specialista in Pediatria e Omeopatia.
Vive ed esercita la professione a Cesano di Roma. Ha pubblicato
con le Edizioni Mediterranee: “L’amore creativo”, “L’Amore come
terapia”, “ La Salute Integrale”,”Il suono della Vita”, “I bambini
pionieri di un nuovo mondo” e per i bambini in ospedale “Un arcobaleno nell’ospedale dei cuccioli”. Curerà in particolare il dialogo
diretto bambini-adulti e l’aspetto della salute intesa come equilibrio armonico dell’essere umano in formazione.
I colori dall’Ara Macao Onlus
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Quanti animali a Roma,
scopriamoli con il Safari d’Arte
Delfini, tartarughe, elefantini, leoni: sono tantissimi gli animali che si nascondono tra i monumenti
di Roma. Opere di grandi scultori, come Bernini,
ma capaci di accendere anche la fantasia dei più
piccoli. Niente di meglio per partire, divertendosi,
alla scoperta delle bellezze artistiche della città.
Nasce così il “Safari d’arte”, una caccia al tesoro
organizzata dall’Ara-Macao Onlus in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche della
Famiglia e dell’Infanzia del Comune di Roma.
Un’avventura alla ricerca degli animali che popolano gli angoli più suggestivi del centro di Roma.
Alla fine del gioco noi sapremo qualcosa di più
della città in cui abitiamo e i nostri figli impareranno ad amarla.
Ogni squadra-famiglia, provvista di una scheda
con le fotografie degli animali scolpiti e di una
mappa che delimita l’area di esplorazione, dovrà
ritrovare il maggior numero di animali nel giro di
due ore. Da un animale all’altro, le squadre
potranno sviluppare la loro capacità di osservazione, conservando la libertà di costruire un proprio itinerario. La mappa fornita per il gioco è corredata di schede informative utili per conoscere
meglio i monumenti, la storia e l’arte romana.
Insomma, un modo
diverso e accattivante di fare cultura, particolarmente
adatto a bambini e
ragazzi che imparano
divertendosi.
Nello spirito di Ara-Macao, impegnata da anni in
iniziative culturali e ambientali rivolte alle famiglie, per riassaporare il gusto della vita assieme a
chi amiamo.
L'iniziativa si svolgerà tutte le prime e le terze
domeniche del periodo da ottobre 2007 a
giugno 2008, tutte le domeniche ecologiche
organizzate dal Comune di Roma che si svolgeranno in tale periodo, le festività natalizie e il 1
novembre, 8 dicembre, 25 aprile, 1 maggio e 2
giugno. L’appuntamento è allo stand in Piazza
delle Cinque Lune tra le 10.00 e le 18.00.
Il contributo è di Euro 10,00 a famiglia e serve a
sostenere il progetto "Let's colour the world" in
Malawi.
Per informazioni chiamare la responsabile,
Raffaella Tiribocchi, al numero 333 9409352
I colori dall’Ara Macao Onlus
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Ara-Macao Onlus accanto ai bambini del Malawi
Colorare il mondo, l’inizio di un sogno
Tutto è cominciato con un laboratorio per bambini, realizzato attraverso l’associazione Ara-Macao
Onlus, che io e Raffaella Tiribocchi abbiamo fondato, cinque anni fa. Per un intero anno scolastico, tra il 2004 e il 2005, abbiamo lavorato, in una
classe di seconda elementare, su un progetto di
scrittura, illustrazione, educazione alla natura e
alla solidarietà.
Entusiaste dei risultati ottenuti con i bambini,
abbiamo deciso di stampare il frutto del nostro
lavoro nel libro “Il viaggio di Al”. La vendita del
volumetto ci ha permesso di raccogliere i primi
fondi da destinare ai bambini del Malawi.
Ci piaceva l’idea di tirare su un ponte tra i nostri
bambini e i bambini del Malawi, uno dei paesi africani più poveri.
È nato così il progetto “Coloriamo il mondo –
Let’s colour the world”. I colori che avevano rallegrato i lavori dei ragazzi della II° D erano gli
stessi che avrebbero sostenuto il diritto allo studio
e allo sviluppo creativo dei bambini del Malawi.
Perché pensiamo che anche questo sia un diritto
primario, proprio come il diritto all’alimentazione,
all’abitazione e alla libertà. Noi però non sapevamo esattamente di che cosa avessero bisogno
quei bambini.
Allora abbiamo deciso di andare a capire e vedere
come potevamo aiutarli concretamente.
Nel febbraio del 2007, siamo arrivate in Malawi. Lì
abbiamo visitato numerose scuole e svolto un
corso di formazione per le insegnanti della scuola materna di Koche. A loro e ad altre scuole
abbiamo consegnano materiale didattico che purtroppo si è rivelato non più di una “goccia d’acqua” nel mare delle necessità. Al nostro ritorno a
Roma i sorrisi e le mani di tutti quei bambini
rimangono impresse nella memoria come un
segno indelebile, che ci spinge a continuare il
nostro gesto di solidarietà. Abbiamo messo in
cantiere diversi progetti di cooperazione Italia Malawi. Un primo progetto per la realizzazione di
un “Centro permanente di formazione” CPF per
insegnanti delle scuole materne, da promuovere
alle aziende e agli Enti pubblici. Mentre incontrando il consenso e il sostegno di tanti amici,
abbiamo iniziato una raccolta fondi per aiutare i
1600 bambini della scuola primaria statale di
“Wanga F.B.” nel distretto di Mangochi. Il referente locale è la professoressa Miriam Chirombo,
insegnante energica e tenace con i suoi 120 alunni, seduti per terra uno a fianco all’altro. Siamo
rimaste a lungo in contatto via e-mail. In uno dei
messaggi la professoressa Miriam mi segnalava il
costo del materiale di cui aveva bisogno: uniformi:
15 dollari, palloni: 20 dollari, quaderni: 1,8 dollari, banchi: 40 dollari, sedie: 10 dollari, un edificio
per due aule: 5000 dollari. Diceva di indicare il
costo per unità perché così chiunque sarebbe
stato in grado di donare secondo le sue possibilità, in questo modo anche la cifra più piccola
sarebbe stata utile. Naturalmente il prezzo di un
pallone in rapporto con una sedia è un po’ elevato
per noi, alcune cose potranno essere spedite
dall’Italia. Già sono stati inviati più di 100 libri in
lingua inglese per avviare una piccola biblioteca
interna alla scuola.
Il nostro intento è quello di realizzare con la professoressa Miriam Chirombo e i suoi alunni una
collaborazione per facilitare il collegamento e lo
scambio solidale tra il mondo del nord e quello
del sud.
Se siete interessati a partecipare attivamente al
progetto e a “colorare” il mondo insieme a noi,
siete i benvenuti.
Noi stiamo traducendo un sogno in realtà. E voi?
Un grazie speciale va alla Signora Ariana
Iacomelli per aver raccolto in occasione del battesimo dei suoi 2 gemelli, una somma che aiuterà
i bambini del Malawi.
Grazie a tutti Voi.
Stella Marina Gallas
Per maggiori informazioni potete contattare
Stella Marina Gallas [email protected]
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Chi educa gli educatori?
Non esiste la patente di buon
genitore
Per esserlo bisogna sognare,
immaginare il futuro
Q
uali sono le fonti dell’educazione? Qual è il suo vero
scopo? Anzi, quali sono i suoi molteplici scopi? A quale
fonte del suo sapere attinge colui che educa? Da chi, come,
quando egli ha imparato? Da dove prende inizio questa catena? Dove inizia questo filo rosso che tiene insieme generazioni e generazioni e che, rintracciato, potrebbe portarci così
indietro nel tempo?
Eppure noi sappiamo con chiarezza che oggi tutto il passato
non basta, perché in realtà c’è il futuro che aspetta, un futuro
pensato, immaginato, fantasticato che sarà infine realizzato sì
da noi, ma soprattutto da coloro che noi educhiamo. Siamo un
po’ tutti educatori e non serve essere “insegnanti”. Educatori
si è come genitori, come fratelli più grandi e semplicemente
come coloro che danno un esempio. Perché in realtà quella
dell’educazione è una dimensione della nostra vita, infatti ciascuno di noi nei propri atti testimonia la ricchezza e il peso del
proprio passato e, che lo sappia o no, porta la propria visione
del futuro.
Ma quante volte nell’esercizio di questo compito ci siamo sentiti inutili, o deboli di fronte alle critiche, quante volte siamo
stati assaliti dal dubbio, quante volte abbiamo dovuto constatare la differenza fra ciò che avevamo creduto e ciò che è?
In questi casi si è soli e si attinge alla propria esperienza o al
proprio buon senso, ma il rischio è sempre quello: ricadere
all’indietro, nel nostro passato.
E invece per educare occorre anche saper sognare, immaginare il mondo che vorremmo.
Ecco, questo spazio può servire proprio a pensare e a scegliere con lo sguardo rivolto al futuro, dove sarebbe davvero bello
poter scambiare pensieri, idee, sentimenti, esperienze.
Se ogni nostro gesto potesse illuminarsi di questa consapevolezza, una luce nuova potrebbe rischiarare anche la vita quotidiana.
Parole giuste, giuste scelte e giuste azioni: tutto potrebbe trasformarsi e diventare la freccia che viene scoccata dal nostro
arco.
Raffaella Palieri
(Satyam)
6
Cucino anch’io
Q
uesta è la rubrica di cucina, e come tale ci
troveremo ricette: precise quantità di ingredienti e istruzioni sulla modalità di mischiarli,
cuocerli, trasformarli. Però, però…pensando a
come scrivere un piccolo contributo sulla cucina
come spazio creativo nella rubrica di una nascente pagina on-line rivolta a genitori curiosi, avrei
voglia di premettere qualche riga di chiacchiera.
Vorrei insomma dire perché può essere grandioso
stare con i propri figli in cucina.
Credo davvero nel valore del tempo passato con i
figli, naturalmente per chi ne ha il desiderio e la
possibilità. Non parlo di un tempo necessariamente riempito di attività produttive specificamente costruite per i figli, e non voglio qui proporre “mille idee per (far) passare il tempo con i bambini”. Piuttosto il contrario: io desidero attraversare la giornata insieme a loro, trovando il modo
di fare le cose più normali insieme, il più possibile con piacere. Piacere di scoprire significati,
emozioni e, perché no, sapori. Non è sempre facile né possibile, lo so; proprio per questo la capacità di trasformare anche le attività più quotidiane
e talvolta inevitabili, come il cucinare e fare la
spesa, in momenti di piacere, vale la pena di essere coltivata.
La cucina è il mio spazio preferito dove stare con i
miei bambini; li invito spesso lì anche ad attaccare le figurine o a fare i compiti, mentre io sistemo
la spesa o preparo qualcosa per merenda. Ma la
cosa più bella, è certamente cucinare insieme…
Ecco perché, attraverso questo mio contributo
alla rubrica “cucino anch’io” (e nei prossimi che,
eventualmente, verranno), vorrei riuscire a dire
quello che ho scoperto di poter condividere con i
miei figli in cucina.
In cucina e intorno ad essa si può, a mio parere,
trasmettere ai propri figli, nipotini, amici:
• il cibo come espressione di amore e di cura
(per gli altri e per se stessi)
• il gusto della sorpresa
• il gusto dei particolari
• il piacere della tavola (preparare una tavola;
stare a tavola)
• il gusto dell’ospitalità, il piacere di offrire
• la convivialità e i valori del tempo
• il saper distinguere (gli odori, i sapori, i colori),
saper scegliere, sperimentare ed inventare
• la soddisfazione del manipolare, trasformare,
dare forma: di un rapporto finalizzato con la
materia
• la consapevolezza che ognuno ha i suoi gusti
e insieme la responsabilità e autonomia del
proprio gusto
• la comprensione e il rispetto per alcune regole
(estetiche, di gusto, degli altri, dell’ordine…)
Sono tutti aspetti oggi un po’ desueti ma, a me
sembra, molto preziosi.
Proprio perché mi preme e mi attira ciò che passa
attraverso il cucinare, mi piace pensare dei temi,
o delle situazioni tematiche, intorno alle quali
organizzare le ricette, componendo talvolta dei
veri e propri menù. Il primo tema che voglio proporre ha per titolo: “Cuciniamo per una persona
speciale”.
All’interno di questo tema ricadono tutte quelle
occasioni nelle quali si può sperimentare cibo
come espressione di amore e di cura e il gusto
della sorpresa, nonché sbizzarrire il senso estetico e il gusto dei particolari per inventare presentazioni che riempiano di soddisfazione noi “cuochi” e le fortunate persone cui dedichiamo le
nostre sorprese.
Una torta a sorpresa è la più semplice e frequente di queste occasioni. Nella nostra esperienza
una situazione frequente di questo tipo riguarda il
papà, che passa molte ore chiuso nel suo studio a
scrivere e studiare, e allora io propongo ai bambini di fare in segreto una torta per lui… Come poi
presentarla –se chiamarlo in cucina dove avremo
preparato la torta decorata al centro del tavolo,
con un bigliettino, un disegno, della frutta intorno
o quant’altro; o se portarla su di un vassoio, bussando al suo studio, con una tazza di tè e un fioreè tutto da inventare e fa a pieno titolo parte del
gioco… Le idee di tutti vanno ascoltate, e si può
sperimentare! Se offrendogli la nostra sorpresa
mettessimo una musica che piace al papà?
Vi propongo qui una ricetta molto semplice e
molto divertente da fare: il crumble di frutta.
Cucino anch’io
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Il Crumble di frutta
Ingredienti:
- 120 g di zucchero (io ne uso metà di canna e metà bianco; ma si può anche
prenderlo tutto di canna)
- 180 di farina biologica
- 120 di burro morbido- 1 cucchiaino di cannella (facoltativo)
- 1 kg di frutta fresca di stagione (va benissimo anche un po’ ammaccata,
comunque possibilmente ben matura): io prediligo o solo mele, o un misto di
pesche, prugne, pere, mele…
Preparazione:
Lavare bene e tagliare a pezzi grossolani la frutta dopo averla sbucciata
(io non sbuccio né le pesche né le prugne)
Imburrare una teglia e fare uno strato alto 2 cm circa di frutta
In una ciotola mescolare con la punta delle dita la farina allo zucchero e
alla cannella. Unire poi il burro morbido a pezzetti e, sempre con la punta
delle dita, mescolare gli ingredienti fino ad ottenere un composto “sbricioloso”: non deve compattarsi tipo pasta frolla ma restare, appunto,
sbriciolato: eventualmente aggiungere a questo scopo un poco di farina in
più. Questo lavoro piace moltissimo ai bambini!
Spargere lo sbriciolamento sulla frutta in modo più o meno uniforme
Mettere in forno a 180 per 45 minuti, fino a che si è formata una crosta
dorata
Servire sempre tiepido, volendo con panna liquida o montata (a cui possiamo aggiungere ancora un pizzico di cannella). Sta benissimo anche con una
cucchiaiata di gelato di crema.
I crumble sono buonissimi e veloci, ottimi sia per merenda che per dessert a
fine cena…
Il vassoio della colazione a letto (ad esempio per papà e mamma!) e una cena
a sorpresa (per un amico, per la baby-sitter preferita..) sono altre due
occasioni per sperimentare il cucinare per una persona speciale che, magari,
proporrò con altre ricette un'altra volta….
Buona cucina a tutti…
Spegniamo la tv!
Due scimmie in cucina,
di Giovanna Zoboli,
illustrazioni di Guido Scarabattolo, editore Topipittori
Michele adora le scimmie. Dal suo libro preferito, infatti, ha scoperto che le scimmie trascorrono il tempo felicemente, abitano
insieme, mangiano frutta, trascorrono tutto il giorno a leggere,
ballare, scoprire il mondo e farsi dichiarazioni d’amore.
Perseguitano le formiche che camminano in fila indiana, sentono
la radio con le cuffiette in un mondo magico pieno di colori, dove la
notte di luna piena è bordeaux e si riempie di stelle, in compagnia
di coccodrilli e ghepardi sonnacchiosi.
La magia di Michele dura anche durante il giorno, neanche quella
smorfiosa della sorella piena di sapienza e scetticismo lo riporta
alla realtà. Anzi, Michele riesce a coinvolgere perfino lei nel gioco
delle scimmie. Basta portarla sul mobile della cucina dove la prospettiva del mondo cambia totalmente e lo sguardo può perdersi
nella vista della finestra aperta.
Lì, anche la sorella di Michele comincia a sognare e a giocare a
essere un po’ scimmiotta.
Nella mente dei bambini, come nel mondo di Michele, tutto si confonde, colori oggetti e soprattutto animali, ma anche la percezione
di se stessi e dei confini del mondo che normalmente circonda i più
piccoli: in un attimo dal gioco si passa al sogno.
E’ l’immagine del mondo attraverso la fantasia di un bambino che
l’autrice Giovanna Zoboli, assieme all’illustratore Guido
Scarabattolo, alla loro seconda collaborazione, ci propongono con
grande successo. Un racconto di facile lettura e ricco di spunti fantastici, adatto a bambini fino ai 6 anni.
Gli spunti non mancano poi, nemmeno per gli adulti. La sorella di
Michele, infatti, impersona il bambino cui bisogna occupare il
tempo con attività che non danno molto spazio alla fantasia. Lei ci
fa pensare a quel piccolo adulto per il quale il mondo equivale solo
a quello che si vede e si tocca e tutto il resto è una perdita di tempo.
Il libro ha vinto il premio Andersen 2007, il principale riconoscimento italiano ai migliori libri per ragazzi e ai loro autori, illustratori, editori. Ideato e fondato nel 1982 da Gualtiero Schiaffino, la
storia del premio è legata a quella della rivista Andersen, che ogni
anno lo dirige e organizza.
Roberta Mereu
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Spegniamo la tv!
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Il castello errante di Howl,
di Hayao Miyazaki, Giappone, 2004
Per bambini dai 7 ai 14 anni
Un film insolito, decisamente diverso dalle fiabe che siamo abituati a proporre ai
nostri ragazzi. Metafora del difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta, complesso e spesso di non facile lettura, racchiude temi antichi e moderni, tradizioni popolari, principi azzurri, streghe cattive, l’amore e l’eterna lotta tra il bene e
il male. E con i suoi disegni a mano, rappresenta una valida alternativa ai cartoni supertecnologici che popolano le giornate dei bambini. A dimostrare che per
far galoppare la fantasia non c’è poi bisogno di troppi effetti speciali.
I protagonisti: Howl, un principe azzurro molto speciale, un oscuro mago, fuggiasco. Sophie, una ragazzina che all’inizio del film viene trasformata, per opera di
un maleficio, in una vecchietta.
Gli incantevoli personaggi di contorno, Calcifer, divertentissimo avido demone di
fuoco che, bruciando nel camino del castello, ne costituisce il motore e il cuore
(infatti non deve spegnersi
mai), lo spaventapasseri fatato Rapa, i cattivi uomini-gomma e infine un cagnolino dall’aria trasandata e poco sveglia, designato come "spia" dalla regina, che
non ce la fa nemmeno ad abbaiare.
Non mancano temi forti e contemporanei quali la guerra e lo sviluppo tecnologico visto come eccellente espressione creativa (il castello errante) e allo stesso
tempo come mezzo di distruzione (macchine volanti e uomini mostro).
La magia e l’amore dunque sembrano i cardini della storia. Ma ci accorgiamo presto che l’originalità e la modernità della pellicola sono racchiuse nel tema della
crescita. La crescita di Sophie che, attraverso la vecchiaia e tutte le difficoltà che
ne derivano, acquista sicurezza, calma e quella serenità di chi è ormai oltre le
passioni e può cercare di agire con il buon senso. Il suo aspetto ne è il simbolo:
varia con il variare delle passioni e dei sentimenti che l’attraversano, a volte giovane a volte anziana. Fino alla conclusione dove il tornare alla giovinezza e mantenere i capelli d’argento fanno di lei la persona matura che è diventata.
La crescita di Howl, anche questa filtrata attraverso i cambiamenti del corpo, da
creatura oscura e affascinante si scopre un capriccioso essere umano con la
paura di invecchiare e di diventare brutto. Il cambio accidentale del colore dei
capelli è il segno che il cambiamento, una sorta di ritorno alle origini con una
maggiore consapevolezza di sé, è in atto. I mutamenti dell’anima, l’estetismo
rimandano per certi aspetti all’opera “Il ritratto di Dorian Gray”di Oscar Wilde.
Anche la guerra però è un tema sempre presente e tuttavia mai risolto.
Insomma le chiavi di lettura sono molteplici e profonde, la conclusione è una non
conclusione, quasi che la fine del loro percorso interiore rimettesse a posto ogni
cosa, senza però chiarirlo apertamente lasciando dunque, nello spettatore adulto, la sensazione che non sia la fine ma solo una presa di coscienza di una realtà non facile e di un cambiamento inarrestabile.
Tratto dall'omonimo romanzo dell’autrice inglese Diana Wynne Jones, ambientato nella cornice fiabesca delle lande nordiche, in cui sono incastonati paesini
con atmosfere d’altri tempi, questo film consacra il regista Hayao Miyazaki a
Venezia con il Leone d’oro alla carriera nel 2005, ed è giudicato dalla critica uno
dei migliori lungometraggi esistenti.
Roberta Mereu
I l Mondo in tasca
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V
i chiederete cosa diavolo c’entri una rubrica sull’ambiente con una newsletter dedicata ai bambini. Beh, ormai sembra chiaro a tutti che, se continuiamo così, ai nostri figli resterà ben poco della
bella terra che noi abbiamo conosciuto. Proprio così: le stime dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sui
mutamenti climatici istituito dalle Nazioni Unite, parlano chiaro: entro il 2015, al massimo 2030, si
dovrà fermare la crescita dei gas serra (obiettivo “stabilizzazione”), dopo si dovrà progressivamente
ridurli.
Invece negli ultimi trenta anni – i migliori anni della nostra vita, e non ce ne siamo nemmeno accorti –
le emissioni sono cresciute del 70%. E continuano: crescono un po’ di più ogni anno che passa. Mentre
svezziamo i nostri piccoletti, mentre li portiamo in piscina e ripassiamo le tabelline con loro. Siamo la
“generazione gas serra”. Non c’è rimasto davvero molto tempo: circa una decina di anni. Pensateci:
quanti anni avranno i nostri figli tra dieci anni?
Al di là delle scelte dei vari governi, pensiamo che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo impegnarci, fare piccole cose per rispettare la terra. Magari possiamo rinunciare a qualche comodità, a qualche
gesto automatico, in cambio della speranza di un avvenire migliore.
Non ridete: questi consigli su un utilizzo più economico della stampante vi potranno sembrare irrilevanti. Invece sono un inizio. Rispetto per la terra e per i bambini di tutto il mondo, perché non meritano di ereditare un ambiente snaturato. Pensateci, la prossima volta che cliccate sul pulsante della
stampante.
I consigli che riproduciamo sono tratti da un articolo di Alessandro Marescotti, presidente di
Peacelink: [email protected]
Come usare la stampante risparmiando inchiostro, carta e .... alberi
1° passo: rompere la pigrizia degli automatismi
Occorre evitare di cliccare direttamente sul simbolo della stampante altrimenti tutto va avanti in automatico e sprechiamo carta e inchiostro. Ci baseremo su Word ma una simile procedura la troviamo su
altri programmi simili basati su Linux.
2° passo: scegliere di risparmiare inchiostro
Dobbiamo pertanto cliccare in alto a sinistra su "File", scende il menù a tendina e poi clicchiamo su
"Stampa". Si apre una prima finestra di dialogo. Dobbiamo cliccare sulle "Proprietà" della stampante
(in alto a destra). Si apre una seconda finestra di dialogo (dipendente dal software della stampante) e
scegliamo "qualità bozza" (o una scelta equivalente di economizzazione dell'inchiostro). Bene: abbiamo scelto come risparmiare sull'inchiostro. E la seconda finestra di dialogo si chiude.
3° passo: scegliere di risparmiare carta
Ora tocca alla carta. Clicchiamo in basso a destra nella prima finestra di dialogo: c'è scritto Stampa
"tutte le pagine nell'intervallo". Dobbiamo cambiare selezionando "pagine dispari" e poi stampare. La
procedura va completata impostando la stampa sulle "pagine pari" dopo aver voltato le pagine e averle predisposte nella stampante affinché vengano stampate sul retro.
Conclusione
In questo modo un documento di 40 pagine viene stampato su 20 venti fogli e non 40. Usando circa la
metà dell'inchiostro.
Sono piccoli accorgimenti ma che ci orientano verso un consumo responsabile e un po' più sostenibile: non solo avremo risparmiato denaro ma avremo anche evitato di far tagliare qualche albero.
Paolo Cortese
Una favola per la Buona Notte
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La prima fiaba che abbiamo scelto è tratta dal libro “Le mie
fiabe Africane” di Nelson Mandela, pubblicato in italiano nella
collana narrativa Donzelli. Queste storie antiche quanto
l’Africa, raccontate la sera attorno ai falò da tempo immemorabile, rimangono universali nella loro capacità di ritrarre gli
animali e la loro umanissima magia.
Chi è Nelson Mandela?
Nelson Mandela, Premio Nobel per la Pace nel 1993, è forse la
voce più rappresentativa dell’Africa nel mondo. Sudafricano, a
causa delle sue battaglie contro l’apartheid ha trascorso ventisei anni in un carcere di massima sicurezza. Nel 1994 è stato
eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica. Dal 1999 ha
abbandonato la vita politica attiva.
«Il mio più profondo desiderio è che in Africa la voce del cantastorie possa non morire mai». Nelson Mandela
I doni di Re Leone
R
(Namibia)
e Leone dava una grande festa e nessun animale poteva mancare, poiché un invito di Re
Leone era legge, e non ci si poteva rifiutare. Solo
l’antilope puntava le zampe.”Oh no - disse la
signora Kudu -. Leone di certo non vede l’ora di
banchettare con la nostra famiglia. Se andiamo a
questa festa chi ci assicura che non ci mangerà?”.
“E’ vero, è vero!” disse in coro un gruppo di antilopi.
“Allora ci andrò da solo-rispose Kudu-. Se non ci
vado potremmo avere dei problemi”. “D’accordo,
andiamo” disse l’altro maschio.
L’antilope sbuffò rabbiosamente e non mosse una
zampa. Solo la vecchia Nonna Antilope non poteva resistere a un invito che prevedeva un banchetto anche se c’era il rischio che gli ospiti finissero
col mangiare lei!
E così gli animali cominciarono ad arrivare.
Leopardo e Coniglio, Zebra e Talpa, Elefante,
Puzzola e Serpente. Babbuino era troppo curioso
per tenersi alla larga; Scimmia era troppo stupida. C’erano anche Irace, Ippopotamo e Lucertola,
e anche Iena e Sciacallo. Oh, sì – quella festa era
proprio la fini del mondo.
Dapprima ballarono un po’ e Babbuino menava le
danze.
Poi si misero a cantare e lo Sciacallo sfoggiò una
bella voce. Dopo di che mangiarono miele e bevvero latte. Anche Leone, Leopardo e Iena mangiarono insieme agli altri, come se non avessero mai
assaggiato il sangue. Leone riteneva che ad una
festa non fosse il caso di servire i famigliari degli
ospiti.
“Adesso ascoltatemi, miei animali!” disse Leone
quando ebbe ripulito con la lingua la ciotola del
miele (poiché un re mangia per primo, per ultimo
e un bel po’ anche nel mezzo, agli altri non resta
che prendere quel che capita).
“Ascoltate, miei animali! – disse di nuovo -. Vorrei
offrire un dono a ciascuno di voi per dimostrarvi
che sono un buon re”.
“Grazie, grazie, grazie!” urlarono gli animali, e si
accalcarono, ognuno col timore che prima ancora
di poter giungere in testa al gruppo qualcuno altro
potesse ricevere il regalo migliore. “Calma!- ruggì
Leone -. Chi scalpita non avrà nulla – e gli avidi
avranno il loro dono per ultimi”. Il che riportò un
po’ di calma. “Quelli di voi che vorrebbero le corna
Una favola per la Buona Notte
– disse Leone – si mettano di lato!”. “Corna? –
chiese Kudu ai suoi compagni -. Non vi pare che
a noi starebbero bene le corna?”.
“E’ vero! E’ vero!”, urlarono le antilopi, e si raggrupparono da un lato.
“Ecco – disse Leone, ed esse si misero le corna . Ma le vostre femmine che non sono venute non
avranno niente”.
Elefante vide le antilopi filare in parata e cominciò ad agitare la sua mole imponente per avvicinarsi a Leone.”Anch’io voglio le corna”, disse e
con la bocca ne afferrò un bel paio bianche.
Sfacciato insolente! – ringhiò Leone -. Visto che
sei stato così sfacciato, le corna ti resteranno
attaccate alla bocca, e non potrai spostarle sulla
testa, come le antilopi”.
“Oh, santo cielo! – balbettò Elefante -. Ma adesso ho il naso troppo corto. Non riesco….non riesco…non riesco…a respirare!”
“Prendi questo!” disse Leone, e tirò il naso di
Elefante fin quasi a farlo strisciare per terra. “Va
meglio così?”.
“Grazie“, mormorò Elefante, e si allontanò strascinando le zampe, con un paio di corna a mò di
denti e il naso a penzoloni.
Ma attorno al mucchio di corna era già in corso
un altro parapiglia.
Era Rinoceronte che ficcava il naso qua e là.
“Ma bene – disse leone -, dal momento che ti
piace ficcare il naso dappertutto, tu avrai le
corna ficcate dritto sul naso”.
“Oh, no – io non le voglio affatto!” disse
Rinoceronte, e subito tentò di aggredire il re con
le sue nuova corna. Ma Leone gli diede una zampata tale da accorciargliene una e da fargli quasi
uscire gli occhi dalle orbite. Ecco perché, ancora
oggi, Rinoceronte ci vede così male e ha uno
strano paio di corna.
Leone si diresse al mucchio successivo.”E qui
abbiamo delle bellissime orecchie!”,disse.
A dire il vero, gli animali sono proprio come
bambini: non hanno orecchie, e neppure le
vogliono. Ma Leone ne aveva già afferrato un
paio lunghe, e non aveva intenzione di rimettere
giù una cosa una volta che l’aveva presa, perché
lui era il re.
“Allora, prendete queste!” - disse, e le mise sui
primi due animali che gli capitarono a tiro. Erano
Asino e Coniglio. E a loro non restò altro che rin-
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graziare.
“Chi vuole dei bei vestiti?”, incitò Leone. La cosa
destò stupore. Leone di certo sapeva il fatto suo,
poiché agli animali piace un mondo mettersi in
mostra.
Ognuno vorrebbe sempre avere un aspetto
migliore di chi gli sta vicino.
A Leopardo toccò un vestito maculato. Zebra fu
vestita con giacca a strisce. Quando a Cavallo e
Mucca, quella è una lunga storia.
“Noi lavoriamo nella fattoria”, disse Cavallo.
“E ci tocca vestirci per bene tutti i giorni”,disse
Mucca.
“Un abito solo non ci basta”, disse Cavallo.
“Non vorremo certo che il contadino rida di noi
animali”, disse Mucca.
“D’accordo, d’accordo”, disse Leone, poiché la
coda del Cavallo gli piaceva e Mucca aveva una
voce così soave da intenerire persino il cuore di
un re. “Venite qua!”. Cavallo fu il primo. Oh, ma
definirlo bello non gli rende giustizia! A lui toccarono degli abiti pezzati grigio e nocciola, marrone scuro e bianchi come la neve, e neri come la
notte. “Grazie mille”, disse e trottò via. Ma dopo
qualche tempo si stufò di tutto quel vestirsi e
rivestirsi, cosicché spartì gli abiti tra i suoi figli.
Ed ecco perché, ancora adesso, oggi cavallo ha
un unico abito, ma l’aspetto di ogni cavallo è
diverso dall’altro.
A Mucca toccò un abito variopinto, una giacca
rossiccia e un abito da festa nero. Ma dopo un po’
fece come Cavallo e li passò ai figli.
Mentre leone era ancora alle prese con Mucca,
una voce stridula si levò dal gruppo: “Ehi, e a
me? Non vorrai dare tutti i vestiti migliori a
Cavallo e Mucca!”. Era Giraffa. “ Che villana!esclamò Leone – Come osi urlare al tuo re?D’ora
in poi non parlerai più!”. E così avvenne che
Giraffa perse la voce.
Tanto per far capire agli animali che non voleva
che gli mettessero fretta, Leone fece un altro
giretto intorno al mucchio delle corna e ne scelse un paio per Mucca, da abbinare ai completi
che le aveva donato. “Grazie mille”, disse Mucca
e se ne andò via con i suoi doni. Ma giraffa, pur
non potendo dire una parola, sembrava così
sconsolata che leone ebbe pena di lei.” Ecco un
abito speciale per te – disse Leone -, e un paio di
corna da abbinarci”.
Una favola per la Buona Notte
Giraffa indossò l’abito e le corna, e già aveva un
aspetto migliore. Leone la guardò dalla testa ai
piedi.”E ti darò anche un collo lungo così potrai
vedere i nemici da lontano – disse -. E delle
gambe lunghe così potrai scappare velocemente”.
A quel punto Giraffa era contenta, e trotterellò via
soddisfatta.
Proprio quando Leone stava per voltarsi, qualcosa si mosse tra le sue zampe.”Ehi!” urlò facendo
un salto in aria, e prima che il colpevole potesse
scappare, Leone lo aveva già schiacciato. Era
Lucertola, che sgusciò dalle zampe di Leone con
la testa livida, nera e blu. “la colpa è tua – disse re
-.D’ora in poi avrai la testa bluastra*”.
Leone cominciava a diventare impaziente, poiché
il sole stava calando e il suo stomaco iniziava a
brontolare. Latte e miele non sono cibo vero per il
re delle bestie.
E così agli animali non restava che prendere quel
che trovavano. Babbuino raccattò una coda a
forma di falce. A Coniglio e Talpa ne toccò una
lunga e sottile ma, poiché a loro non piaceva,
andarono quatti quatti a seppellirla.
E così restarono senza niente. Capra ebbe una
barba e prima ancora che Nonna Capra capisse
quel che accadeva ne toccò una anche a lei. Gli
animali ridacchiavano tra loro, ma Re Leone
incalzava. “Avanti! Avanti! “, chiamava.
A Ippopotamo furono appioppati quattro denti
giganti, e a Serpente toccò accidentalmente la
ciotola ricavata da una zucca che Leone aveva
rubato a un cacciatore e che conteneva delle erbe
medicinali. Serpente mandò giù l’intruglio in un
unico sorso. Il liquido cominciò a fermentare e
Serpente aveva solo voglia di sputarlo; l’intruglio
si trasformò in veleno e Serpente aveva solo
voglia di mordere.
“Tagliategli le zampe!” urlò Re Leone. Ma non
servì a niente. Serpente a quel punto era talmente fuori di sé che strisciò via sulla pancia, e ancora oggi morde tutto quello che gli capita a tiro e il
suo veleno è più pericoloso che mai.
A Puzzola, dal canto suo, toccò la boccetta di profumo di Re Leone e se la rovesciò tutta addosso.
Delizioso, quasi quanto una puzza! Gli animali si
turarono il naso e arraffarono quel che potevano:
corna,zoccoli e code svolazzanti. E poi se la squagliarono. “E a noi?” lagnarono Iena e Sciacallo,
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che ancora non avevano avuto nulla perché erano
troppo schizzinosi.
Stanco di tante fatiche, Leone si guardò intorno,
ma restavano soltanto un ululato e una
risata.”Prendete quel che vi pare – disse – e tra un
minuto non voglio più vedervi qua attorno!”.
I due dovettero afferrare quel che c’era. Ed ecco
perché, ancora oggi, Iena ha la risata più forte di
tutti gli animali e quanto a ululati non c’è bestia
che possa superare Sciacallo. Quando la vecchia
Tartaruga raggiunse finalmente il posto in cui
erano stati distribuiti i doni, non c’era più l’ombra
di un animale né di un regalo. Ecco perché ancora oggi si aggira nel suo guscio corneo che
Coccodrillo ha fatto per lei. E Rana vive completamente nuda nell’acqua. La lunga attesa l’aveva
talmente accaldata che era andata a fare una nuotatina, ma qualcuno le rubò i vestiti. Ora è troppo
timida per mostrarsi agli altri animali. Quando se
ne sta per un po’ al sole, non appena sente qualcosa che si muove, si tuffa subito in acqua. Ma la
notte, quando è buio, lei e le sue sorelle escono
allo scoperto e allora si può sentire il loro lamento.
”Strazio! Strazio! Strazio!”, si lamenta una.
“Grave! Grave! Grave!”,lamentano le altre.
*La lucertola del Marocco, di colore verde scuro
con la testa bluastra.
Scheda del libro da cui è tratto:
Titolo: Le mie fiabe africane
Autore: Nelson Mandela
Collana: Narrativa
Editore: Donzelli
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Colora e ritaglia il pappagallo. Unisci ali e coda al corpo con l’aiuto di tre fermacampioni