Intervista ad Arturo e Giulia - Aramacao Let`s colour the world
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Intervista ad Arturo e Giulia - Aramacao Let`s colour the world
n° 1- gennaio 2008 Intervista ad Arturo e Giulia Quali sono le tue abitudini rispetto alla televisione, alla play station, al game boy e al video telefono? A Io gioco mezzora al giorno di play station e poi guardo un po’ di televisione dopo pranzo e la sera, tipo 2 ore. G Ho tutte queste cose, e guardo la televisione quasi tutto il giorno con la play station certe volte si certe volte no, anche il telefono certe volte. Cosa ti piace vedere in televisione? A Alcuni cartoni e i film. G Eh.. Spogebob, i Simpson e come film Malcom. Usi il computer per fare ricerche o per altro? A Si, lo uso per fare ricerche per scuola o per guardare dei filmati su you tube. G No, non uso il computer. Sei a conoscenza che l’eccesso di uso di questi strumenti tecnologici può essere dannoso alla salute? A Si, lo so infatti ne faccio un uso abbastanza… diciamo non è che li uso tanto. G Si, me lo dice certe volte la mamma e anche zio. Quali sono i tuoi giochi preferiti quando usi la play station? A Quello di calcio e basta. G A me piace più il Nintendogs, gioco con i cani. Sono violenti o no? A No, il calcio non lo è, a parte vari falli agli avversari ma ci sono alcuni giochi che sono un po’ violenti. G No, devi curare i cani se no muoiono. Io ne ho avuti 5. Tu pensi che alcuni bambini che vedono questi giochi violenti possono essere suggestionati, tanto da divenire loro stessi violenti? A Si, infatti ho tanti amici che diventano violenti, c’è un amico che gioca alla play station con un gioco che ti fa segue a pag.2 I colori dall’Ara Macao Onlus 3 Quanti animali a Roma, scopriamoli con il Safari d’Arte Ara-Macao Onlus accanto ai bambini del Malawi Chi educa gli educatori? 5 Non esiste la patente di buon genitore. Per esserlo bisogna sognare, immaginare il futuro Cucino anch’io 6 Il Crumble di frutta. Spegniamo la tv! 8 Due scimmie in cucina, di Giovanna Zoboli Il castello errante di Howl, di Hayao Miyazaki Il Mondo in tasca 10 Come usare la stampante risparmiando inchiostro, carta e ......alberi Una favola per la Buona Notte 11 I doni di Re Leone Colora e ritaglia 14 Il pappagallo Qualcuno ha detto... “Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l’odio con l’amore, la menzogna con la verità, la violenza con l’abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell’educazione di un bambino” Mohandas Karamchand Gandhi Intervista ad Arturo e Giulia diventare violento perché devi uccidere tutti e c’è tutto sangue. G Si c’è Emanuele che gioca alla play station a golf ma ci sono bambini che giocano con le pistole finte che sembrano vere. A queste domande hanno risposto Arturo di 11 anni e Giulia di 8 anni. U no degli argomenti più “caldi” ed attuali dibattuti nelle famiglie, nelle scuole e negli ambienti sociali in genere, è quello che riguarda l’uso della tecnologia da parte dei bambini e degli adolescenti. E’ un argomento questo che interessa diversi filoni conoscitivi quali: l’educazione familiare, lo stato di salute dei bambini e dei ragazzi, la loro capacità di apprendimento, le loro necessità ludiche, l’invadente protagonismo dei mezzi tecnologici. Da un po’ di tempo a questa parte, sta salendo nel mondo una sorta di accorata richiesta volta ad esercitare una maggiore attenzione su un fenomeno ormai di larghissima diffusione e che comincia a preoccupare seriamente gli adulti, siano essi genitori, insegnanti, psicologi, medici, sociologi. Si stanno realizzando, con sempre più frequenza, statistiche che documentano e quantificano l’uso della tecnologia da parte dei bambini e dei ragazzi. Per quanto attiene alla Medicina, si è aperto un nuovo capitolo negli studi clinici ed è quello che riguarda le patologie da uso improprio degli oggetti tecnologici. Si parla sempre più frequentemente di “disturbi dell’attenzione”, di “autismo tecnodipendente”, di “disturbi delle capacità riflessive e concentrative”, di “ razionalizzazione eccessiva”, del tramonto della fantasia, della diminuita capacità di articolare il pensiero, di relazionarsi con il mondo solo in modo virtuale. Esistono già casi documentati di patologie cerebrali, di distonie neuro-vegetative, di perdite di coscienza a seguito di un abuso tecnologico. Si sospetta che l’aumento rapido dei cosiddetti “bambini ipercinetici” sia dovuto ad una vera e propria indigestione di imput cerebrali iperveloci, subiti dagli interessati, che finiscono con il creare un cortocircuito nel tessuto mentale. Ne consegue che proprio dall’America arriva la notizia che qualcuno sta già pensando di eliminare i computer dalle aule scolastiche. E non è a caso che è proprio in America che c’è il maggior uso di psicofarmaci per bambini e dove l’attività dei neuropsichiatri infantili è notevolmente fiorente. segue dalla prima 2 A questo punto un genitore, un insegnante si chiede: cosa dobbiamo fare? Certamente non dobbiamo negare l’utilizzo del computer, della televisione, della playstation, del videotelefono, ecc.ecc. Certamente no. Ma decidere di amministrarli in modo oculato si. È utile, ad esempio, stabilire un tetto massimo di tempo da dedicare agli schermi, qualunque essi siano, di non far morire nei bambini la loro innata capacità immaginativa, la fantasia, la creatività pura e semplice, l’originalità espressiva individuale e di gruppo. E qui sta la capacità di un genitore, di un insegnante di saper catturare nei bambini e nei ragazzi l’attenzione, di non far morire in loro l’entusiasmo, la volontà di divenire soggetti attivi nel movimento volto ad apprendere e a giocare. Quindi, non più il bambino succube, passivo, contenitore vuoto dinanzi ad un congegno, ma creatore della propria capacità a relazionarsi, a scoprire attivamente, e in tutta la sua libera potenzialità decisionale, il mondo esterno, la sana opportunità dei rapporti con i propri simili. La vita è innanzitutto relazione viva ed autocreativa che si svolge fra gli esseri umani e la natura circostante. Gli eventi sono il prodotto di tali relazioni e se non vogliamo che i nostri figli diventino cammin facendo degli umanoidi robotizzati privi di sana e originale vitalità, anestetizzati dall’abuso tecnologico, dobbiamo urgentemente rimboccarci le fatidiche maniche per affrontare lo scottante problema del corretto uso degli oggetti su di noi ed in particolare sui bambini e sugli adolescenti che, non dimentichiamolo, sono ancora organismi in formazione. Dobbiamo far si che i bambini non siano privati dell’approccio autosvelante alla vita, del prezioso lievito della curiosità, della passione ad apprendere in prima persona alle fonti della vita. I bambini, i ragazzi non sono recipienti vuoti e passivi a disposizione dei meccanismi consumistici, ma dei forzieri carichi di quei valori genuini che soli possono dare significato e valore alla continuità della vita umana. Iris Paciotti Iris Paciotti è medico specialista in Pediatria e Omeopatia. Vive ed esercita la professione a Cesano di Roma. Ha pubblicato con le Edizioni Mediterranee: “L’amore creativo”, “L’Amore come terapia”, “ La Salute Integrale”,”Il suono della Vita”, “I bambini pionieri di un nuovo mondo” e per i bambini in ospedale “Un arcobaleno nell’ospedale dei cuccioli”. Curerà in particolare il dialogo diretto bambini-adulti e l’aspetto della salute intesa come equilibrio armonico dell’essere umano in formazione. I colori dall’Ara Macao Onlus 3 Quanti animali a Roma, scopriamoli con il Safari d’Arte Delfini, tartarughe, elefantini, leoni: sono tantissimi gli animali che si nascondono tra i monumenti di Roma. Opere di grandi scultori, come Bernini, ma capaci di accendere anche la fantasia dei più piccoli. Niente di meglio per partire, divertendosi, alla scoperta delle bellezze artistiche della città. Nasce così il “Safari d’arte”, una caccia al tesoro organizzata dall’Ara-Macao Onlus in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche della Famiglia e dell’Infanzia del Comune di Roma. Un’avventura alla ricerca degli animali che popolano gli angoli più suggestivi del centro di Roma. Alla fine del gioco noi sapremo qualcosa di più della città in cui abitiamo e i nostri figli impareranno ad amarla. Ogni squadra-famiglia, provvista di una scheda con le fotografie degli animali scolpiti e di una mappa che delimita l’area di esplorazione, dovrà ritrovare il maggior numero di animali nel giro di due ore. Da un animale all’altro, le squadre potranno sviluppare la loro capacità di osservazione, conservando la libertà di costruire un proprio itinerario. La mappa fornita per il gioco è corredata di schede informative utili per conoscere meglio i monumenti, la storia e l’arte romana. Insomma, un modo diverso e accattivante di fare cultura, particolarmente adatto a bambini e ragazzi che imparano divertendosi. Nello spirito di Ara-Macao, impegnata da anni in iniziative culturali e ambientali rivolte alle famiglie, per riassaporare il gusto della vita assieme a chi amiamo. L'iniziativa si svolgerà tutte le prime e le terze domeniche del periodo da ottobre 2007 a giugno 2008, tutte le domeniche ecologiche organizzate dal Comune di Roma che si svolgeranno in tale periodo, le festività natalizie e il 1 novembre, 8 dicembre, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno. L’appuntamento è allo stand in Piazza delle Cinque Lune tra le 10.00 e le 18.00. Il contributo è di Euro 10,00 a famiglia e serve a sostenere il progetto "Let's colour the world" in Malawi. Per informazioni chiamare la responsabile, Raffaella Tiribocchi, al numero 333 9409352 I colori dall’Ara Macao Onlus 4 Ara-Macao Onlus accanto ai bambini del Malawi Colorare il mondo, l’inizio di un sogno Tutto è cominciato con un laboratorio per bambini, realizzato attraverso l’associazione Ara-Macao Onlus, che io e Raffaella Tiribocchi abbiamo fondato, cinque anni fa. Per un intero anno scolastico, tra il 2004 e il 2005, abbiamo lavorato, in una classe di seconda elementare, su un progetto di scrittura, illustrazione, educazione alla natura e alla solidarietà. Entusiaste dei risultati ottenuti con i bambini, abbiamo deciso di stampare il frutto del nostro lavoro nel libro “Il viaggio di Al”. La vendita del volumetto ci ha permesso di raccogliere i primi fondi da destinare ai bambini del Malawi. Ci piaceva l’idea di tirare su un ponte tra i nostri bambini e i bambini del Malawi, uno dei paesi africani più poveri. È nato così il progetto “Coloriamo il mondo – Let’s colour the world”. I colori che avevano rallegrato i lavori dei ragazzi della II° D erano gli stessi che avrebbero sostenuto il diritto allo studio e allo sviluppo creativo dei bambini del Malawi. Perché pensiamo che anche questo sia un diritto primario, proprio come il diritto all’alimentazione, all’abitazione e alla libertà. Noi però non sapevamo esattamente di che cosa avessero bisogno quei bambini. Allora abbiamo deciso di andare a capire e vedere come potevamo aiutarli concretamente. Nel febbraio del 2007, siamo arrivate in Malawi. Lì abbiamo visitato numerose scuole e svolto un corso di formazione per le insegnanti della scuola materna di Koche. A loro e ad altre scuole abbiamo consegnano materiale didattico che purtroppo si è rivelato non più di una “goccia d’acqua” nel mare delle necessità. Al nostro ritorno a Roma i sorrisi e le mani di tutti quei bambini rimangono impresse nella memoria come un segno indelebile, che ci spinge a continuare il nostro gesto di solidarietà. Abbiamo messo in cantiere diversi progetti di cooperazione Italia Malawi. Un primo progetto per la realizzazione di un “Centro permanente di formazione” CPF per insegnanti delle scuole materne, da promuovere alle aziende e agli Enti pubblici. Mentre incontrando il consenso e il sostegno di tanti amici, abbiamo iniziato una raccolta fondi per aiutare i 1600 bambini della scuola primaria statale di “Wanga F.B.” nel distretto di Mangochi. Il referente locale è la professoressa Miriam Chirombo, insegnante energica e tenace con i suoi 120 alunni, seduti per terra uno a fianco all’altro. Siamo rimaste a lungo in contatto via e-mail. In uno dei messaggi la professoressa Miriam mi segnalava il costo del materiale di cui aveva bisogno: uniformi: 15 dollari, palloni: 20 dollari, quaderni: 1,8 dollari, banchi: 40 dollari, sedie: 10 dollari, un edificio per due aule: 5000 dollari. Diceva di indicare il costo per unità perché così chiunque sarebbe stato in grado di donare secondo le sue possibilità, in questo modo anche la cifra più piccola sarebbe stata utile. Naturalmente il prezzo di un pallone in rapporto con una sedia è un po’ elevato per noi, alcune cose potranno essere spedite dall’Italia. Già sono stati inviati più di 100 libri in lingua inglese per avviare una piccola biblioteca interna alla scuola. Il nostro intento è quello di realizzare con la professoressa Miriam Chirombo e i suoi alunni una collaborazione per facilitare il collegamento e lo scambio solidale tra il mondo del nord e quello del sud. Se siete interessati a partecipare attivamente al progetto e a “colorare” il mondo insieme a noi, siete i benvenuti. Noi stiamo traducendo un sogno in realtà. E voi? Un grazie speciale va alla Signora Ariana Iacomelli per aver raccolto in occasione del battesimo dei suoi 2 gemelli, una somma che aiuterà i bambini del Malawi. Grazie a tutti Voi. Stella Marina Gallas Per maggiori informazioni potete contattare Stella Marina Gallas [email protected] 5 Chi educa gli educatori? Non esiste la patente di buon genitore Per esserlo bisogna sognare, immaginare il futuro Q uali sono le fonti dell’educazione? Qual è il suo vero scopo? Anzi, quali sono i suoi molteplici scopi? A quale fonte del suo sapere attinge colui che educa? Da chi, come, quando egli ha imparato? Da dove prende inizio questa catena? Dove inizia questo filo rosso che tiene insieme generazioni e generazioni e che, rintracciato, potrebbe portarci così indietro nel tempo? Eppure noi sappiamo con chiarezza che oggi tutto il passato non basta, perché in realtà c’è il futuro che aspetta, un futuro pensato, immaginato, fantasticato che sarà infine realizzato sì da noi, ma soprattutto da coloro che noi educhiamo. Siamo un po’ tutti educatori e non serve essere “insegnanti”. Educatori si è come genitori, come fratelli più grandi e semplicemente come coloro che danno un esempio. Perché in realtà quella dell’educazione è una dimensione della nostra vita, infatti ciascuno di noi nei propri atti testimonia la ricchezza e il peso del proprio passato e, che lo sappia o no, porta la propria visione del futuro. Ma quante volte nell’esercizio di questo compito ci siamo sentiti inutili, o deboli di fronte alle critiche, quante volte siamo stati assaliti dal dubbio, quante volte abbiamo dovuto constatare la differenza fra ciò che avevamo creduto e ciò che è? In questi casi si è soli e si attinge alla propria esperienza o al proprio buon senso, ma il rischio è sempre quello: ricadere all’indietro, nel nostro passato. E invece per educare occorre anche saper sognare, immaginare il mondo che vorremmo. Ecco, questo spazio può servire proprio a pensare e a scegliere con lo sguardo rivolto al futuro, dove sarebbe davvero bello poter scambiare pensieri, idee, sentimenti, esperienze. Se ogni nostro gesto potesse illuminarsi di questa consapevolezza, una luce nuova potrebbe rischiarare anche la vita quotidiana. Parole giuste, giuste scelte e giuste azioni: tutto potrebbe trasformarsi e diventare la freccia che viene scoccata dal nostro arco. Raffaella Palieri (Satyam) 6 Cucino anch’io Q uesta è la rubrica di cucina, e come tale ci troveremo ricette: precise quantità di ingredienti e istruzioni sulla modalità di mischiarli, cuocerli, trasformarli. Però, però…pensando a come scrivere un piccolo contributo sulla cucina come spazio creativo nella rubrica di una nascente pagina on-line rivolta a genitori curiosi, avrei voglia di premettere qualche riga di chiacchiera. Vorrei insomma dire perché può essere grandioso stare con i propri figli in cucina. Credo davvero nel valore del tempo passato con i figli, naturalmente per chi ne ha il desiderio e la possibilità. Non parlo di un tempo necessariamente riempito di attività produttive specificamente costruite per i figli, e non voglio qui proporre “mille idee per (far) passare il tempo con i bambini”. Piuttosto il contrario: io desidero attraversare la giornata insieme a loro, trovando il modo di fare le cose più normali insieme, il più possibile con piacere. Piacere di scoprire significati, emozioni e, perché no, sapori. Non è sempre facile né possibile, lo so; proprio per questo la capacità di trasformare anche le attività più quotidiane e talvolta inevitabili, come il cucinare e fare la spesa, in momenti di piacere, vale la pena di essere coltivata. La cucina è il mio spazio preferito dove stare con i miei bambini; li invito spesso lì anche ad attaccare le figurine o a fare i compiti, mentre io sistemo la spesa o preparo qualcosa per merenda. Ma la cosa più bella, è certamente cucinare insieme… Ecco perché, attraverso questo mio contributo alla rubrica “cucino anch’io” (e nei prossimi che, eventualmente, verranno), vorrei riuscire a dire quello che ho scoperto di poter condividere con i miei figli in cucina. In cucina e intorno ad essa si può, a mio parere, trasmettere ai propri figli, nipotini, amici: • il cibo come espressione di amore e di cura (per gli altri e per se stessi) • il gusto della sorpresa • il gusto dei particolari • il piacere della tavola (preparare una tavola; stare a tavola) • il gusto dell’ospitalità, il piacere di offrire • la convivialità e i valori del tempo • il saper distinguere (gli odori, i sapori, i colori), saper scegliere, sperimentare ed inventare • la soddisfazione del manipolare, trasformare, dare forma: di un rapporto finalizzato con la materia • la consapevolezza che ognuno ha i suoi gusti e insieme la responsabilità e autonomia del proprio gusto • la comprensione e il rispetto per alcune regole (estetiche, di gusto, degli altri, dell’ordine…) Sono tutti aspetti oggi un po’ desueti ma, a me sembra, molto preziosi. Proprio perché mi preme e mi attira ciò che passa attraverso il cucinare, mi piace pensare dei temi, o delle situazioni tematiche, intorno alle quali organizzare le ricette, componendo talvolta dei veri e propri menù. Il primo tema che voglio proporre ha per titolo: “Cuciniamo per una persona speciale”. All’interno di questo tema ricadono tutte quelle occasioni nelle quali si può sperimentare cibo come espressione di amore e di cura e il gusto della sorpresa, nonché sbizzarrire il senso estetico e il gusto dei particolari per inventare presentazioni che riempiano di soddisfazione noi “cuochi” e le fortunate persone cui dedichiamo le nostre sorprese. Una torta a sorpresa è la più semplice e frequente di queste occasioni. Nella nostra esperienza una situazione frequente di questo tipo riguarda il papà, che passa molte ore chiuso nel suo studio a scrivere e studiare, e allora io propongo ai bambini di fare in segreto una torta per lui… Come poi presentarla –se chiamarlo in cucina dove avremo preparato la torta decorata al centro del tavolo, con un bigliettino, un disegno, della frutta intorno o quant’altro; o se portarla su di un vassoio, bussando al suo studio, con una tazza di tè e un fioreè tutto da inventare e fa a pieno titolo parte del gioco… Le idee di tutti vanno ascoltate, e si può sperimentare! Se offrendogli la nostra sorpresa mettessimo una musica che piace al papà? Vi propongo qui una ricetta molto semplice e molto divertente da fare: il crumble di frutta. Cucino anch’io 7 Il Crumble di frutta Ingredienti: - 120 g di zucchero (io ne uso metà di canna e metà bianco; ma si può anche prenderlo tutto di canna) - 180 di farina biologica - 120 di burro morbido- 1 cucchiaino di cannella (facoltativo) - 1 kg di frutta fresca di stagione (va benissimo anche un po’ ammaccata, comunque possibilmente ben matura): io prediligo o solo mele, o un misto di pesche, prugne, pere, mele… Preparazione: Lavare bene e tagliare a pezzi grossolani la frutta dopo averla sbucciata (io non sbuccio né le pesche né le prugne) Imburrare una teglia e fare uno strato alto 2 cm circa di frutta In una ciotola mescolare con la punta delle dita la farina allo zucchero e alla cannella. Unire poi il burro morbido a pezzetti e, sempre con la punta delle dita, mescolare gli ingredienti fino ad ottenere un composto “sbricioloso”: non deve compattarsi tipo pasta frolla ma restare, appunto, sbriciolato: eventualmente aggiungere a questo scopo un poco di farina in più. Questo lavoro piace moltissimo ai bambini! Spargere lo sbriciolamento sulla frutta in modo più o meno uniforme Mettere in forno a 180 per 45 minuti, fino a che si è formata una crosta dorata Servire sempre tiepido, volendo con panna liquida o montata (a cui possiamo aggiungere ancora un pizzico di cannella). Sta benissimo anche con una cucchiaiata di gelato di crema. I crumble sono buonissimi e veloci, ottimi sia per merenda che per dessert a fine cena… Il vassoio della colazione a letto (ad esempio per papà e mamma!) e una cena a sorpresa (per un amico, per la baby-sitter preferita..) sono altre due occasioni per sperimentare il cucinare per una persona speciale che, magari, proporrò con altre ricette un'altra volta…. Buona cucina a tutti… Spegniamo la tv! Due scimmie in cucina, di Giovanna Zoboli, illustrazioni di Guido Scarabattolo, editore Topipittori Michele adora le scimmie. Dal suo libro preferito, infatti, ha scoperto che le scimmie trascorrono il tempo felicemente, abitano insieme, mangiano frutta, trascorrono tutto il giorno a leggere, ballare, scoprire il mondo e farsi dichiarazioni d’amore. Perseguitano le formiche che camminano in fila indiana, sentono la radio con le cuffiette in un mondo magico pieno di colori, dove la notte di luna piena è bordeaux e si riempie di stelle, in compagnia di coccodrilli e ghepardi sonnacchiosi. La magia di Michele dura anche durante il giorno, neanche quella smorfiosa della sorella piena di sapienza e scetticismo lo riporta alla realtà. Anzi, Michele riesce a coinvolgere perfino lei nel gioco delle scimmie. Basta portarla sul mobile della cucina dove la prospettiva del mondo cambia totalmente e lo sguardo può perdersi nella vista della finestra aperta. Lì, anche la sorella di Michele comincia a sognare e a giocare a essere un po’ scimmiotta. Nella mente dei bambini, come nel mondo di Michele, tutto si confonde, colori oggetti e soprattutto animali, ma anche la percezione di se stessi e dei confini del mondo che normalmente circonda i più piccoli: in un attimo dal gioco si passa al sogno. E’ l’immagine del mondo attraverso la fantasia di un bambino che l’autrice Giovanna Zoboli, assieme all’illustratore Guido Scarabattolo, alla loro seconda collaborazione, ci propongono con grande successo. Un racconto di facile lettura e ricco di spunti fantastici, adatto a bambini fino ai 6 anni. Gli spunti non mancano poi, nemmeno per gli adulti. La sorella di Michele, infatti, impersona il bambino cui bisogna occupare il tempo con attività che non danno molto spazio alla fantasia. Lei ci fa pensare a quel piccolo adulto per il quale il mondo equivale solo a quello che si vede e si tocca e tutto il resto è una perdita di tempo. Il libro ha vinto il premio Andersen 2007, il principale riconoscimento italiano ai migliori libri per ragazzi e ai loro autori, illustratori, editori. Ideato e fondato nel 1982 da Gualtiero Schiaffino, la storia del premio è legata a quella della rivista Andersen, che ogni anno lo dirige e organizza. Roberta Mereu 8 Spegniamo la tv! 9 Il castello errante di Howl, di Hayao Miyazaki, Giappone, 2004 Per bambini dai 7 ai 14 anni Un film insolito, decisamente diverso dalle fiabe che siamo abituati a proporre ai nostri ragazzi. Metafora del difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta, complesso e spesso di non facile lettura, racchiude temi antichi e moderni, tradizioni popolari, principi azzurri, streghe cattive, l’amore e l’eterna lotta tra il bene e il male. E con i suoi disegni a mano, rappresenta una valida alternativa ai cartoni supertecnologici che popolano le giornate dei bambini. A dimostrare che per far galoppare la fantasia non c’è poi bisogno di troppi effetti speciali. I protagonisti: Howl, un principe azzurro molto speciale, un oscuro mago, fuggiasco. Sophie, una ragazzina che all’inizio del film viene trasformata, per opera di un maleficio, in una vecchietta. Gli incantevoli personaggi di contorno, Calcifer, divertentissimo avido demone di fuoco che, bruciando nel camino del castello, ne costituisce il motore e il cuore (infatti non deve spegnersi mai), lo spaventapasseri fatato Rapa, i cattivi uomini-gomma e infine un cagnolino dall’aria trasandata e poco sveglia, designato come "spia" dalla regina, che non ce la fa nemmeno ad abbaiare. Non mancano temi forti e contemporanei quali la guerra e lo sviluppo tecnologico visto come eccellente espressione creativa (il castello errante) e allo stesso tempo come mezzo di distruzione (macchine volanti e uomini mostro). La magia e l’amore dunque sembrano i cardini della storia. Ma ci accorgiamo presto che l’originalità e la modernità della pellicola sono racchiuse nel tema della crescita. La crescita di Sophie che, attraverso la vecchiaia e tutte le difficoltà che ne derivano, acquista sicurezza, calma e quella serenità di chi è ormai oltre le passioni e può cercare di agire con il buon senso. Il suo aspetto ne è il simbolo: varia con il variare delle passioni e dei sentimenti che l’attraversano, a volte giovane a volte anziana. Fino alla conclusione dove il tornare alla giovinezza e mantenere i capelli d’argento fanno di lei la persona matura che è diventata. La crescita di Howl, anche questa filtrata attraverso i cambiamenti del corpo, da creatura oscura e affascinante si scopre un capriccioso essere umano con la paura di invecchiare e di diventare brutto. Il cambio accidentale del colore dei capelli è il segno che il cambiamento, una sorta di ritorno alle origini con una maggiore consapevolezza di sé, è in atto. I mutamenti dell’anima, l’estetismo rimandano per certi aspetti all’opera “Il ritratto di Dorian Gray”di Oscar Wilde. Anche la guerra però è un tema sempre presente e tuttavia mai risolto. Insomma le chiavi di lettura sono molteplici e profonde, la conclusione è una non conclusione, quasi che la fine del loro percorso interiore rimettesse a posto ogni cosa, senza però chiarirlo apertamente lasciando dunque, nello spettatore adulto, la sensazione che non sia la fine ma solo una presa di coscienza di una realtà non facile e di un cambiamento inarrestabile. Tratto dall'omonimo romanzo dell’autrice inglese Diana Wynne Jones, ambientato nella cornice fiabesca delle lande nordiche, in cui sono incastonati paesini con atmosfere d’altri tempi, questo film consacra il regista Hayao Miyazaki a Venezia con il Leone d’oro alla carriera nel 2005, ed è giudicato dalla critica uno dei migliori lungometraggi esistenti. Roberta Mereu I l Mondo in tasca 10 V i chiederete cosa diavolo c’entri una rubrica sull’ambiente con una newsletter dedicata ai bambini. Beh, ormai sembra chiaro a tutti che, se continuiamo così, ai nostri figli resterà ben poco della bella terra che noi abbiamo conosciuto. Proprio così: le stime dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sui mutamenti climatici istituito dalle Nazioni Unite, parlano chiaro: entro il 2015, al massimo 2030, si dovrà fermare la crescita dei gas serra (obiettivo “stabilizzazione”), dopo si dovrà progressivamente ridurli. Invece negli ultimi trenta anni – i migliori anni della nostra vita, e non ce ne siamo nemmeno accorti – le emissioni sono cresciute del 70%. E continuano: crescono un po’ di più ogni anno che passa. Mentre svezziamo i nostri piccoletti, mentre li portiamo in piscina e ripassiamo le tabelline con loro. Siamo la “generazione gas serra”. Non c’è rimasto davvero molto tempo: circa una decina di anni. Pensateci: quanti anni avranno i nostri figli tra dieci anni? Al di là delle scelte dei vari governi, pensiamo che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo impegnarci, fare piccole cose per rispettare la terra. Magari possiamo rinunciare a qualche comodità, a qualche gesto automatico, in cambio della speranza di un avvenire migliore. Non ridete: questi consigli su un utilizzo più economico della stampante vi potranno sembrare irrilevanti. Invece sono un inizio. Rispetto per la terra e per i bambini di tutto il mondo, perché non meritano di ereditare un ambiente snaturato. Pensateci, la prossima volta che cliccate sul pulsante della stampante. I consigli che riproduciamo sono tratti da un articolo di Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink: [email protected] Come usare la stampante risparmiando inchiostro, carta e .... alberi 1° passo: rompere la pigrizia degli automatismi Occorre evitare di cliccare direttamente sul simbolo della stampante altrimenti tutto va avanti in automatico e sprechiamo carta e inchiostro. Ci baseremo su Word ma una simile procedura la troviamo su altri programmi simili basati su Linux. 2° passo: scegliere di risparmiare inchiostro Dobbiamo pertanto cliccare in alto a sinistra su "File", scende il menù a tendina e poi clicchiamo su "Stampa". Si apre una prima finestra di dialogo. Dobbiamo cliccare sulle "Proprietà" della stampante (in alto a destra). Si apre una seconda finestra di dialogo (dipendente dal software della stampante) e scegliamo "qualità bozza" (o una scelta equivalente di economizzazione dell'inchiostro). Bene: abbiamo scelto come risparmiare sull'inchiostro. E la seconda finestra di dialogo si chiude. 3° passo: scegliere di risparmiare carta Ora tocca alla carta. Clicchiamo in basso a destra nella prima finestra di dialogo: c'è scritto Stampa "tutte le pagine nell'intervallo". Dobbiamo cambiare selezionando "pagine dispari" e poi stampare. La procedura va completata impostando la stampa sulle "pagine pari" dopo aver voltato le pagine e averle predisposte nella stampante affinché vengano stampate sul retro. Conclusione In questo modo un documento di 40 pagine viene stampato su 20 venti fogli e non 40. Usando circa la metà dell'inchiostro. Sono piccoli accorgimenti ma che ci orientano verso un consumo responsabile e un po' più sostenibile: non solo avremo risparmiato denaro ma avremo anche evitato di far tagliare qualche albero. Paolo Cortese Una favola per la Buona Notte 11 La prima fiaba che abbiamo scelto è tratta dal libro “Le mie fiabe Africane” di Nelson Mandela, pubblicato in italiano nella collana narrativa Donzelli. Queste storie antiche quanto l’Africa, raccontate la sera attorno ai falò da tempo immemorabile, rimangono universali nella loro capacità di ritrarre gli animali e la loro umanissima magia. Chi è Nelson Mandela? Nelson Mandela, Premio Nobel per la Pace nel 1993, è forse la voce più rappresentativa dell’Africa nel mondo. Sudafricano, a causa delle sue battaglie contro l’apartheid ha trascorso ventisei anni in un carcere di massima sicurezza. Nel 1994 è stato eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica. Dal 1999 ha abbandonato la vita politica attiva. «Il mio più profondo desiderio è che in Africa la voce del cantastorie possa non morire mai». Nelson Mandela I doni di Re Leone R (Namibia) e Leone dava una grande festa e nessun animale poteva mancare, poiché un invito di Re Leone era legge, e non ci si poteva rifiutare. Solo l’antilope puntava le zampe.”Oh no - disse la signora Kudu -. Leone di certo non vede l’ora di banchettare con la nostra famiglia. Se andiamo a questa festa chi ci assicura che non ci mangerà?”. “E’ vero, è vero!” disse in coro un gruppo di antilopi. “Allora ci andrò da solo-rispose Kudu-. Se non ci vado potremmo avere dei problemi”. “D’accordo, andiamo” disse l’altro maschio. L’antilope sbuffò rabbiosamente e non mosse una zampa. Solo la vecchia Nonna Antilope non poteva resistere a un invito che prevedeva un banchetto anche se c’era il rischio che gli ospiti finissero col mangiare lei! E così gli animali cominciarono ad arrivare. Leopardo e Coniglio, Zebra e Talpa, Elefante, Puzzola e Serpente. Babbuino era troppo curioso per tenersi alla larga; Scimmia era troppo stupida. C’erano anche Irace, Ippopotamo e Lucertola, e anche Iena e Sciacallo. Oh, sì – quella festa era proprio la fini del mondo. Dapprima ballarono un po’ e Babbuino menava le danze. Poi si misero a cantare e lo Sciacallo sfoggiò una bella voce. Dopo di che mangiarono miele e bevvero latte. Anche Leone, Leopardo e Iena mangiarono insieme agli altri, come se non avessero mai assaggiato il sangue. Leone riteneva che ad una festa non fosse il caso di servire i famigliari degli ospiti. “Adesso ascoltatemi, miei animali!” disse Leone quando ebbe ripulito con la lingua la ciotola del miele (poiché un re mangia per primo, per ultimo e un bel po’ anche nel mezzo, agli altri non resta che prendere quel che capita). “Ascoltate, miei animali! – disse di nuovo -. Vorrei offrire un dono a ciascuno di voi per dimostrarvi che sono un buon re”. “Grazie, grazie, grazie!” urlarono gli animali, e si accalcarono, ognuno col timore che prima ancora di poter giungere in testa al gruppo qualcuno altro potesse ricevere il regalo migliore. “Calma!- ruggì Leone -. Chi scalpita non avrà nulla – e gli avidi avranno il loro dono per ultimi”. Il che riportò un po’ di calma. “Quelli di voi che vorrebbero le corna Una favola per la Buona Notte – disse Leone – si mettano di lato!”. “Corna? – chiese Kudu ai suoi compagni -. Non vi pare che a noi starebbero bene le corna?”. “E’ vero! E’ vero!”, urlarono le antilopi, e si raggrupparono da un lato. “Ecco – disse Leone, ed esse si misero le corna . Ma le vostre femmine che non sono venute non avranno niente”. Elefante vide le antilopi filare in parata e cominciò ad agitare la sua mole imponente per avvicinarsi a Leone.”Anch’io voglio le corna”, disse e con la bocca ne afferrò un bel paio bianche. Sfacciato insolente! – ringhiò Leone -. Visto che sei stato così sfacciato, le corna ti resteranno attaccate alla bocca, e non potrai spostarle sulla testa, come le antilopi”. “Oh, santo cielo! – balbettò Elefante -. Ma adesso ho il naso troppo corto. Non riesco….non riesco…non riesco…a respirare!” “Prendi questo!” disse Leone, e tirò il naso di Elefante fin quasi a farlo strisciare per terra. “Va meglio così?”. “Grazie“, mormorò Elefante, e si allontanò strascinando le zampe, con un paio di corna a mò di denti e il naso a penzoloni. Ma attorno al mucchio di corna era già in corso un altro parapiglia. Era Rinoceronte che ficcava il naso qua e là. “Ma bene – disse leone -, dal momento che ti piace ficcare il naso dappertutto, tu avrai le corna ficcate dritto sul naso”. “Oh, no – io non le voglio affatto!” disse Rinoceronte, e subito tentò di aggredire il re con le sue nuova corna. Ma Leone gli diede una zampata tale da accorciargliene una e da fargli quasi uscire gli occhi dalle orbite. Ecco perché, ancora oggi, Rinoceronte ci vede così male e ha uno strano paio di corna. Leone si diresse al mucchio successivo.”E qui abbiamo delle bellissime orecchie!”,disse. A dire il vero, gli animali sono proprio come bambini: non hanno orecchie, e neppure le vogliono. Ma Leone ne aveva già afferrato un paio lunghe, e non aveva intenzione di rimettere giù una cosa una volta che l’aveva presa, perché lui era il re. “Allora, prendete queste!” - disse, e le mise sui primi due animali che gli capitarono a tiro. Erano Asino e Coniglio. E a loro non restò altro che rin- 12 graziare. “Chi vuole dei bei vestiti?”, incitò Leone. La cosa destò stupore. Leone di certo sapeva il fatto suo, poiché agli animali piace un mondo mettersi in mostra. Ognuno vorrebbe sempre avere un aspetto migliore di chi gli sta vicino. A Leopardo toccò un vestito maculato. Zebra fu vestita con giacca a strisce. Quando a Cavallo e Mucca, quella è una lunga storia. “Noi lavoriamo nella fattoria”, disse Cavallo. “E ci tocca vestirci per bene tutti i giorni”,disse Mucca. “Un abito solo non ci basta”, disse Cavallo. “Non vorremo certo che il contadino rida di noi animali”, disse Mucca. “D’accordo, d’accordo”, disse Leone, poiché la coda del Cavallo gli piaceva e Mucca aveva una voce così soave da intenerire persino il cuore di un re. “Venite qua!”. Cavallo fu il primo. Oh, ma definirlo bello non gli rende giustizia! A lui toccarono degli abiti pezzati grigio e nocciola, marrone scuro e bianchi come la neve, e neri come la notte. “Grazie mille”, disse e trottò via. Ma dopo qualche tempo si stufò di tutto quel vestirsi e rivestirsi, cosicché spartì gli abiti tra i suoi figli. Ed ecco perché, ancora adesso, oggi cavallo ha un unico abito, ma l’aspetto di ogni cavallo è diverso dall’altro. A Mucca toccò un abito variopinto, una giacca rossiccia e un abito da festa nero. Ma dopo un po’ fece come Cavallo e li passò ai figli. Mentre leone era ancora alle prese con Mucca, una voce stridula si levò dal gruppo: “Ehi, e a me? Non vorrai dare tutti i vestiti migliori a Cavallo e Mucca!”. Era Giraffa. “ Che villana!esclamò Leone – Come osi urlare al tuo re?D’ora in poi non parlerai più!”. E così avvenne che Giraffa perse la voce. Tanto per far capire agli animali che non voleva che gli mettessero fretta, Leone fece un altro giretto intorno al mucchio delle corna e ne scelse un paio per Mucca, da abbinare ai completi che le aveva donato. “Grazie mille”, disse Mucca e se ne andò via con i suoi doni. Ma giraffa, pur non potendo dire una parola, sembrava così sconsolata che leone ebbe pena di lei.” Ecco un abito speciale per te – disse Leone -, e un paio di corna da abbinarci”. Una favola per la Buona Notte Giraffa indossò l’abito e le corna, e già aveva un aspetto migliore. Leone la guardò dalla testa ai piedi.”E ti darò anche un collo lungo così potrai vedere i nemici da lontano – disse -. E delle gambe lunghe così potrai scappare velocemente”. A quel punto Giraffa era contenta, e trotterellò via soddisfatta. Proprio quando Leone stava per voltarsi, qualcosa si mosse tra le sue zampe.”Ehi!” urlò facendo un salto in aria, e prima che il colpevole potesse scappare, Leone lo aveva già schiacciato. Era Lucertola, che sgusciò dalle zampe di Leone con la testa livida, nera e blu. “la colpa è tua – disse re -.D’ora in poi avrai la testa bluastra*”. Leone cominciava a diventare impaziente, poiché il sole stava calando e il suo stomaco iniziava a brontolare. Latte e miele non sono cibo vero per il re delle bestie. E così agli animali non restava che prendere quel che trovavano. Babbuino raccattò una coda a forma di falce. A Coniglio e Talpa ne toccò una lunga e sottile ma, poiché a loro non piaceva, andarono quatti quatti a seppellirla. E così restarono senza niente. Capra ebbe una barba e prima ancora che Nonna Capra capisse quel che accadeva ne toccò una anche a lei. Gli animali ridacchiavano tra loro, ma Re Leone incalzava. “Avanti! Avanti! “, chiamava. A Ippopotamo furono appioppati quattro denti giganti, e a Serpente toccò accidentalmente la ciotola ricavata da una zucca che Leone aveva rubato a un cacciatore e che conteneva delle erbe medicinali. Serpente mandò giù l’intruglio in un unico sorso. Il liquido cominciò a fermentare e Serpente aveva solo voglia di sputarlo; l’intruglio si trasformò in veleno e Serpente aveva solo voglia di mordere. “Tagliategli le zampe!” urlò Re Leone. Ma non servì a niente. Serpente a quel punto era talmente fuori di sé che strisciò via sulla pancia, e ancora oggi morde tutto quello che gli capita a tiro e il suo veleno è più pericoloso che mai. A Puzzola, dal canto suo, toccò la boccetta di profumo di Re Leone e se la rovesciò tutta addosso. Delizioso, quasi quanto una puzza! Gli animali si turarono il naso e arraffarono quel che potevano: corna,zoccoli e code svolazzanti. E poi se la squagliarono. “E a noi?” lagnarono Iena e Sciacallo, 13 che ancora non avevano avuto nulla perché erano troppo schizzinosi. Stanco di tante fatiche, Leone si guardò intorno, ma restavano soltanto un ululato e una risata.”Prendete quel che vi pare – disse – e tra un minuto non voglio più vedervi qua attorno!”. I due dovettero afferrare quel che c’era. Ed ecco perché, ancora oggi, Iena ha la risata più forte di tutti gli animali e quanto a ululati non c’è bestia che possa superare Sciacallo. Quando la vecchia Tartaruga raggiunse finalmente il posto in cui erano stati distribuiti i doni, non c’era più l’ombra di un animale né di un regalo. Ecco perché ancora oggi si aggira nel suo guscio corneo che Coccodrillo ha fatto per lei. E Rana vive completamente nuda nell’acqua. La lunga attesa l’aveva talmente accaldata che era andata a fare una nuotatina, ma qualcuno le rubò i vestiti. Ora è troppo timida per mostrarsi agli altri animali. Quando se ne sta per un po’ al sole, non appena sente qualcosa che si muove, si tuffa subito in acqua. Ma la notte, quando è buio, lei e le sue sorelle escono allo scoperto e allora si può sentire il loro lamento. ”Strazio! Strazio! Strazio!”, si lamenta una. “Grave! Grave! Grave!”,lamentano le altre. *La lucertola del Marocco, di colore verde scuro con la testa bluastra. Scheda del libro da cui è tratto: Titolo: Le mie fiabe africane Autore: Nelson Mandela Collana: Narrativa Editore: Donzelli 14 Colora e ritaglia il pappagallo. Unisci ali e coda al corpo con l’aiuto di tre fermacampioni