economia investimenti - Trusvalt Consulting SA
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economia investimenti su ruote Alti rendimenti, bassa volatilità e un rischio limitato dalla natura concreta dell’investimento: questi i vantaggi dell’auto da collezione, che ha registrato l’asset class con i ritorni probabilmente più alti e soprattutto più solidi negli ultimi trent’anni. 76 · TM Settembre 2012 raturo nel tempo, con una overperformance sistematica rispetto all’indice borsistico Dax (crescita media annuale di circa il 6%, contro un virtuale 0% del Dax). I dati a corto termine confermano questa versione, come dimostrato dalla Indice Doi vs indice Dax 250 200 150 100 Doi Fonte: Verband der Automobilindustrie (Vda) Dax 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 0 2000 50 1999 N el 1971 Gordon Barrett comprò, vicino a Berna, una Ferrari 250Gto per 8.500 dollari. Nel maggio di quest’anno Craig McCaw ha acquistato un’identica Ferrari per 35 milioni di dollari. L’aumento di valore è stato del 411’665%, equivalente a oltre il 23% di aumento annuo su un periodo di quarant’anni. Per dare prospettiva a queste cifre si pensi che le azioni della Apple Inc, sovente citata per la sua leggendaria crescita, dalla loro prima quotazione nel 1980 sono aumentate ‘solamente’ del 22’918%, cioè un misero 19.2% su base annua. Se poi pensiamo ad aziende più tradizionali, come Nestlé, vediamo un aumento del 2655% in quarant’anni, cioè una crescita annua di meno del 9%. Questo esempio è solo la punta di diamante di un fenomeno che fa dell’automobile classica l’asset class con i ritorni probabilmente più alti e soprattutto più solidi negli ultimi trent’anni. I dati del Deutsche Oldtimer Index, preparati per l’associazione dell’industria automobilistica tedesca (Vda), dimostrano infatti come il fenomeno sia generalizzato e du- performance degli indici inglesi Hagi, preparati sulla base dei valori di mercato di 50 vetture storiche. In questo caso si nota che nel 2011 e 2012, nonostante la crisi finanziaria, questi indici sono aumentati di oltre il 20% in diciotto mesi, ben oltre i mercati finanziari (dove anche l’indice Dow Jones ha guadagnato solo il 6%). Il mercato dell’automobile da collezione offre ritorni non solo più alti ma anche più stabili rispetto ai mercati finanziari tradizionali. La volatilità dei prezzi è infatti limitatissima e l’unica bolla, in oltre trent’anni, si è manifestata alla fine degli anni Ottanta, quando la morte di Enzo Ferrari, l’arrivo degli investitori giapponesi e la forte crescita economica mondiale hanno fatto impazzire i prezzi di molte automobili, in particolare di marca Ferrari. Va però detto che i picchi raggiunti nel 1990 sono già stati superati, almeno per i modelli più validi. In seguito a questa bolla il mercato si è poi consolidato in modo molto consistente: né l’epopea ‘dotcom’ né la crescita ‘subprime’ del 2005-2008 hanno avuto ripercussioni negative sulle quotazioni delle vetture da collezione (in termini di crescita incontrollata e successivo crollo). Alti rendimenti, bassa volatilità e un rischio limitato dalla natura concreta dell’investimento: siamo di fronte ad un nuovo Eldorado? Sembrerebbe proprio di sì. Eppure il settore sembra ignorato dai mercati finanziari: se persino banche provinciali offrono ormai alla loro clientela prodotti finanziari estremamente complessi o specialistici (da prodotti derivati su tassi d’interesse esotici a fondi di investimento su vini pregiati), virtualmente nessuno investe in modo professionale in automobili da collezione. Ad oggi si contano solo due fondi operanti nel settore, entrambi ancora allo stato embrionale. Le ragioni di questa freddezza dei mer- Indici Hagi vs Mercati azionari 2011-2012 130 120 100 90 80 70 11 .en G 1 -1 ar. M 1 -1 M . ag L Hagi Top 1 et. S .-1 ov N Hagi Top ex. P&F Djia 12 1 11 -1 . ug Dax G .en 2 2 -1 ar. M Hagi F .-1 ay M Hagi P Smi Fonte: Historic Automobile Group International cati finanziari sono specificità e volumi. Da un lato si tratta di un mercato particolare, con meccanismi specifici, che richiede una competenza spesso estranea al mondo della finanza: scegliere in quali vetture investire richiede competenze In apertura la Mercedes-Benz 300SL (Ali di gabbiano), 1956. Sotto, Aston Martin DB6 Gran Turismo, lanciata nel 1965 per sostituire il precedente modello DB5 e prodotta fino al 1971. TM Settembre 2012 · 77 Evoluzione prezzi 2004-2012 (1/1/2004=100) Top Performers 600 500 400 300 200 100 0 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 20 10 20 Lamborgini Miura Ferrari 250 Ferrari 255GTB Mercedes 300SL Ferrari 55-64 Top Porsche 356 11 20 12 20 Dow Jones SMI Fonte: Trusvalt Consulting SA Il grafico mostra l’evoluzione del valore di alcuni tra i modelli che sono più cresciuti dal 2004 in poi. Analisi basata su regressioni (polinomiali o esponenziali) da dati di vendita effettivi. Nota: per Ferrari 55-64 Top si intendono modelli da competizione, modelli America e versioni speciali della Ferrari 250 (Swb, California, ecc.), queste ultime escluse dall’analisi per il modello Ferrari 250. Sotto, La Mangusta della casa automobilistica De Tomaso. 78 · TM Settembre 2012 che trascendono l’ambito bancario. In più si tratta di un prodotto inusuale: per un gestore di patrimoni è più facile giustificare una perdita del 20% su azioni ‘bluechip’ che un guadagno di ‘solamente’ il 6% su un prodotto innovativo ed inusuale. D’altro lato, vi è una preoccupazione logicamente più valida, legata ai volumi limitati del mercato: investire in prodotti poco liquidi può essere rischioso, perché se è vero che la macchina non fallisce, è pur vero che può essere difficile venderla. Questo è un argomento le- gittimo, in quanto il mercato delle automobili da collezione è effettivamente meno liquido rispetto a quello delle azioni quotate in borsa. Detto ciò, i volumi, pur inferiori a quelli di altri prodotti, rimangono significativi. La capitalizzazione delle vetture da collezione esistenti è difficile da stimare, come i volumi annuali di vendita, ma Hagi ha prodotto una stima superiore ai 20 miliardi di euro come capitalizzazione (considerando solo veicoli storici di alto livello, dal valore superiore ai 100 mila euro). Il volume annuo di vendite si attesta statisticamente su circa il 10% delle vetture esistenti, il che, estrapolato, implicherebbe un volume annuale di transazioni superiore ai 2 miliardi di euro. Un dato che permette una liquidità di mercato certo sufficiente a limitare i rischi di investimento. Natura fisica dell’investimento, volumi di mercato e contenuta volatilità della domanda sono tutti fattori che limitano, significativamente, il rischio d’investimento nel settore. Detto questo, un rischio ridotto non implica necessariamente grandi ritorni futuri. In altre parole, se è vero che investire in un’automobile classica è un investimento solido e sicuro, che probabilità vi è che i ritorni da favola creati negli ultimi vent’anni siano ripetibili in futuro? Le indicazioni sono promettenti: i dati degli ultimi mesi presentano varie vendite da record. Due Ferrari Gto (tra cui quella menzionata all’inizio) hanno segnato vendite oltre i 20 milioni di euro negli ultimi sei mesi; in giugno una Bentley 4.5 Litre Blower ed una Rolls-Royce 40/50hp hanno segnato prezzi record per le rispettive marche (entrambe oltre Il grafico mostra le differenti evoluzioni dei valori di modelli relativamente simili ma differenziati in termine di volumi di produzione, riuniti in due gruppi: Aston Martin DB6 con Jaguar E-Type e Lamborghini 350GT; Mustang Boss 429 con Shelby GT500. Evoluzione prezzi 2004-2012 (1/1/2004 = 100) Effetto rarità 600 400 350 i 5 milioni di euro); in marzo una 917/30 aveva segnato, con 3.3 milioni di euro, un nuovo record per il marchio Porsche; due Alfa Romeo 33 (1 ed 1.2 milioni) ed una Mercedes 300SL alluminio (3.6 milioni) sono diventate le vetture post 1945 più care mai vendute per i rispettivi marchi. Insomma, segni di boom e non certo di rallentamento. Questi positivi segnali a corto termine si riflettono poi con indicazioni positive anche per il lungo termine. Al momento il mercato è infatti concentrato in Europa Occidentale, Nord-America, Giappone ed Australia. In Paesi emergenti come Cina e Russia la passione per le automobili da collezione è ancora limitata, nonostante un incredibile boom di vendite di automobili nuove di lusso nell’ultimo decennio. Data l’offerta fissa, l’accensione della passione per le auto storiche in questi Paesi potrebbe sovralimentare significativamente la crescita dei prezzi: si pensi all’effetto del collezionismo giapponese sul mondo dell’automobile (e dell’arte in generale) nella seconda metà degli anni ottanta. Le potenzialità di una futura crescita sussistono anche all’interno di mercati già maturi, come l’Europa occidentale. Se fino a pochi anni fa il mercato era occupato esclusivamente da appassionati esperti del settore, negli ultimi anni la vettura da collezione sta rimpiazzando la vettura nuova di lusso come status symbol, in particolare per le classi giovani ed urbane. Per ragioni di coscienza sociale ed ecologica, ma anche di gusto, davanti ad un locale ‘in’ di Londra o Berlino è più desiderabile parcheggiare una Ferrari Daytona che la sua erede contemporanea F12 berlinetta. Questo fenomeno potrebbe aprire ed allargare significativamente il mercato, introducendo al settore un vasto numero di persone che, pur non essendo appassionati, sono semplicemente interessati ad avere un bell’oggetto come mezzo di trasporto saltuario in città. Va inoltre considerato che l’automobile classi- 300 250 200 150 100 50 0 04 20 05 20 06 20 Aston Martin DB6 07 20 08 20 09 20 Lamborghini 350/400GT Jaguar E S1 FHC 10 20 11 20 12 20 Mustang Shelby GT500 Mustang Boss 429 Fonte: Trusvalt Consulting SA ca sta diventando sempre più interessante anche per gli appassionati della guida sportiva: le costrizioni stradali odierne unite alle prestazioni fantascientifiche delle supercar di oggi rendono il loro utilizzo su strada sempre più frustrante. Una sportiva anni ‘60 può invece essere sfruttata anche al limite su strade aperte al pubblico, senza risultare in com- portamenti pericolosi o antisociali. Tutti questi fattori sembrano indicare che la crescita del mercato continuerà e potrebbe persino accelerare a medio/lungo termine. Ciò però non significa che La Bentley Blower No.1 Brooklands Battleship. TM Settembre 2012 · 79 Il grafico mostra le differenti evoluzioni dei valori di modelli relativamente simili ma differenziati in termine di anni di produzione, divisi in tre gruppi: Aston Martin DB6 e DB4; Porsche ‘ur-911’ e 911 ‘G’; Ferrari F40 e 288 Gto. Sotto, la Bugatti EB 110, prodotta tra il 1991 ed il 1995 dalla Casa automobilistica Bugatti, durante la sua breve gestione italiana. Evoluzione prezzi 2004-2012 (1/1/2004 = 100) Effetto età 450 350 300 250 200 150 100 50 0 04 20 05 20 06 20 07 08 20 20 09 20 10 20 11 20 Aston Martin DB6 Porsche Ur-911 Ferrari F40 Aston Martin DB4 Porsche 911 (G-serie) Ferrari 288GTO 12 20 Fonte: Trusvalt Consulting SA comprar qualunque automobile un po’ vecchia significhi fare un ottimo investimento. Senza voler preparare una guida all’acquisto, qualche considerazione può essere utile per capire i meccanismi del mercato. Un’occhiata ad alcune delle macchine che più sono aumentate negli ultimi anni è eloquente: queste automobili, che hanno tutte generato livelli di crescita superiori al 10% annui (con punte oltre il 20%), sono tutte automobili di assoluta qualità, con marchi di prestigio. Più precisamente, i criteri che fanno di un’automobile un investimento dai ritorni eccezionali possono essere classificati in tre gruppi. Il primo, e più facilmente identificabile, è la rarità: più una vettura è rara, più il suo valore ha potenzialità di crescita. Un’analisi preparata da Trusvalt Consulting, paragonante l’evoluzione del valore di due gruppi di vetture relativamente simili ma con diversi volumi di produzione, mostra questo fenomeno abbastanza chiaramente: una Jaguar E, prodotta in circa 17 mila esemplari, ha aumentato annualmente il suo valore del 3%, mentre sia l’Aston Martin DB6 (1800 esemplari) che la Lamborghini 350Gt/400Gt (400 esemplari), vetture direttamente paragonabili alla Ja80 · TM Settembre 2012 guar, hanno avuto aumenti ben oltre il 15% annuale. Stesso discorso per Mustang Boss 429 (1368 esemplari, crescita annua del 12.5%) paragonata alla simile Mustang Shelby Gt500 (7500 esemplari, crescita del 2.7%). Un altro fattore chiave è l’aspetto demografico, cioè l’età della vettura. In generale, il valore di una vettu- ra cresce stabilmente, ma vi sono momenti in cui la crescita accelera, sia perché una vettura sta vivendo il passaggio dallo stato di vettura contemporanea/usata a vettura d’epoca, o perché demograficamente un gruppo di appassionati di un certo tipo di vetture sta raggiungendo l’età nella quale permettersi di acquistarle (esempio principe: il boom delle muscle car americane d’inizio anni ‘70, che all’inizio degli anni 2000 andavano a ruba tra i baby boomers che avevano 20 anni nel 1970). Anche qui, l’analisi di modelli simili differenziati dall’età dimostra questo fenomeno. La Ferrari 288 Gto, d’inizio anni ‘80, ha visto il suo valore crescere di oltre il 10% annuo, mentre la F40, di pochi anni successiva e del tutto simile come valore intrinseco, è aumentata solo del 6.8% annuo. Discorso simile tra le Porsche Ur911 (cioè pre-1973, 17.4% annuale di crescita) e le 911 ‘G’ (1973-1989, 5.4%), che iniziano solo ora ad essere percepite come auto classiche anziché Porsche usate. Il fenomeno può anche andare in Porsche 911 Carrera RS, 1973. senso opposto: l’Aston DB6 (1965-1971) è aumentata del 20% annuale, mentre la DB4 (1958-1963) solo del 10%, principalmente perché la DB4 aveva già vissuto una forte crescita negli anni ‘90 (il valore di una DB4 è al momento superiore alla DB6). Il terzo fattore sottostante all’aumento del valore è il più difficile da carpire: si tratta, in parole povere, della grandezza intrinseca della vettura. Parte di ciò è composta da fattori misurabili, come il palmares per vetture che hanno corso, o il marchio (Ferrari, Lamborghini, Maserati, Porsche, Aston Martin, Bugatti sono per esempio nomi solidissimi). Altri fattori, però, sono difficilmente misurabili. Per esempio, Lamborghini Countach e Ferrari Bb hanno presentato crescite largamente superiori a quelle di una De Tomaso Pantera. La cosa è riconducibile all’appeal dei marchi certo, ma altri fattori sono importanti: il prestigio della meccanica (dodici cilindri purosangue contro un V8 Ford), l’aspetto estetico o le prestazioni. Ed anche questi stentano a dimostrare il perché della superiorità sul mercato della Countach rispetto alla Bb, probabil82 · TM Settembre 2012 mente legata all’impatto sull’immaginario collettivo della prima (riconosciuta da tutti rispetto alla meno famosa Ferrari). Differenze simili appaiono persino all’interno dello stesso marchio, come determinato dal paragone tra Maserati 3500/Sebring e Merak/Indy/Kyalami. Con marchi e numeri di produzione simili, i risultati sono discrepanti, perché il mercato considera ancora queste ultime non abbastanza nobili nella meccanica (Merak), belle (Indy) o pure (Kyalami) per essere apprezzate come una 3500Gt. Insomma, il mercato potrà essere un Eldorado, ma trovare l’oro richiede comunque un livello superiore di analisi e competenze settoriali. Consigli per la crescita futura si trovano, facilmente e per tutte le tasche (ma tenendo presente che un investitore professionale punterebbe solo a vetture di valore già alto, per le quali i costi di manutenzione e stoccaggio hanno un impatto minore sul ritorno annuale). Sicuramente gli anni 1985-1995 sono un periodo al quale guardare con molta attenzione. Da un lato le supercar del periodo (su tutte Porsche 959, Bugatti Eb110 e Ferrari F40) sembrano ancora sottovalutate, considerando rarità, palmares, e soprattutto la qualità dei pro- dotti stessi. A livelli più bassi vi sono le vetture da rally del periodo (lancia Integrale, Ford Escort Cosworth, ma anche Subaru Impreza Wrx e le prime Mitsubishi Evo), ancora viste come vetture ‘usate’, ma con palmares da purosangue da collezione. Ai livelli d’entrata (sotto i 20 mila franchi), i grandi coupé e cabrio Mercedes (SL, Sec) sono promettenti, considerando i valori già alti dei loro predecessori (SL pagoda, 190SL, W111). Da periodi precedenti rimangono chicche sottovalutate, come la Ferrari 365Gtc/4 (che certo deve valere più di un terzo di una Daytona), la De Tomaso Mangusta (rarissima e storicamente importante), o la Fiat Dino Coupé (rara e molto più nobile di quanto il suo valore attuale suggerisca). Le opportunità sono tante, ma per una buona scelta, più che semplici ‘consigli per gli acquisti, contano fatica e passione per l’analisi, come per qualunque prodotto finanziario. Di certo si può dire che rispetto a questi ultimi il rischio è più limitato ed i ritorni più alti, anche perché la musica di un dodici cilindri vale certo più del fruscio di un plico di azioni… Virgilio Pellandini, Partner di Trusvalt Consulting Sa