economia investimenti - Trusvalt Consulting SA

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economia investimenti - Trusvalt Consulting SA
economia investimenti
su ruote
Alti rendimenti, bassa volatilità e un rischio limitato
dalla natura concreta dell’investimento: questi i
vantaggi dell’auto da collezione, che ha
registrato l’asset class con i ritorni
probabilmente più alti e
soprattutto più solidi negli
ultimi trent’anni.
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raturo nel tempo, con una overperformance sistematica rispetto all’indice borsistico Dax (crescita media annuale di circa il 6%, contro un virtuale 0% del Dax).
I dati a corto termine confermano questa versione, come dimostrato dalla
Indice Doi vs indice Dax
250
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Doi
Fonte: Verband der Automobilindustrie (Vda)
Dax
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1999
N
el 1971 Gordon Barrett comprò, vicino a Berna, una Ferrari 250Gto per 8.500 dollari.
Nel maggio di quest’anno Craig McCaw
ha acquistato un’identica Ferrari per 35
milioni di dollari. L’aumento di valore è
stato del 411’665%, equivalente a oltre
il 23% di aumento annuo su un periodo
di quarant’anni. Per dare prospettiva a
queste cifre si pensi che le azioni della
Apple Inc, sovente citata per la sua leggendaria crescita, dalla loro prima quotazione nel 1980 sono aumentate ‘solamente’ del 22’918%, cioè un misero
19.2% su base annua. Se poi pensiamo
ad aziende più tradizionali, come Nestlé,
vediamo un aumento del 2655% in quarant’anni, cioè una crescita annua di meno del 9%.
Questo esempio è solo la punta di diamante di un fenomeno che fa dell’automobile classica l’asset class con i ritorni
probabilmente più alti e soprattutto più
solidi negli ultimi trent’anni. I dati del
Deutsche Oldtimer Index, preparati per
l’associazione dell’industria automobilistica tedesca (Vda), dimostrano infatti come il fenomeno sia generalizzato e du-
performance degli indici inglesi Hagi, preparati sulla base dei valori di mercato di 50 vetture storiche. In questo caso si nota che nel 2011 e 2012, nonostante la crisi finanziaria, questi indici sono aumentati di oltre il 20% in
diciotto mesi, ben oltre i mercati finanziari (dove anche l’indice Dow Jones ha
guadagnato solo il 6%). Il mercato dell’automobile da collezione offre ritorni non
solo più alti ma anche più stabili rispetto ai mercati finanziari tradizionali. La
volatilità dei prezzi è infatti limitatissima
e l’unica bolla, in oltre trent’anni, si è manifestata alla fine degli anni Ottanta, quando la morte di Enzo Ferrari, l’arrivo degli investitori giapponesi e la forte crescita economica mondiale hanno fatto
impazzire i prezzi di molte automobili,
in particolare di marca Ferrari. Va però
detto che i picchi raggiunti nel 1990 sono già stati superati, almeno per i modelli
più validi. In seguito a questa bolla il mercato si è poi consolidato in modo molto
consistente: né l’epopea ‘dotcom’ né la
crescita ‘subprime’ del 2005-2008 hanno avuto ripercussioni negative sulle quotazioni delle vetture da collezione (in termini di crescita incontrollata e successivo crollo).
Alti rendimenti, bassa volatilità e un rischio limitato dalla natura concreta
dell’investimento: siamo di fronte ad un
nuovo Eldorado? Sembrerebbe proprio
di sì. Eppure il settore sembra ignorato
dai mercati finanziari: se persino banche
provinciali offrono ormai alla loro clientela prodotti finanziari estremamente
complessi o specialistici (da prodotti derivati su tassi d’interesse esotici a fondi di
investimento su vini pregiati), virtualmente nessuno investe in modo professionale in automobili da collezione. Ad
oggi si contano solo due fondi operanti
nel settore, entrambi ancora allo stato
embrionale.
Le ragioni di questa freddezza dei mer-
Indici Hagi vs Mercati azionari 2011-2012
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G
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Hagi Top
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Hagi Top ex. P&F
Djia
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ug
Dax
G
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2
2
-1
ar.
M
Hagi F
.-1
ay
M
Hagi P
Smi
Fonte: Historic Automobile Group International
cati finanziari sono specificità e volumi.
Da un lato si tratta di un mercato particolare, con meccanismi specifici, che richiede una competenza spesso estranea
al mondo della finanza: scegliere in quali vetture investire richiede competenze
In apertura la Mercedes-Benz 300SL
(Ali di gabbiano), 1956.
Sotto, Aston Martin DB6 Gran Turismo,
lanciata nel 1965 per sostituire il
precedente modello DB5 e prodotta
fino al 1971.
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Evoluzione prezzi 2004-2012 (1/1/2004=100)
Top Performers
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Lamborgini Miura
Ferrari 250
Ferrari 255GTB
Mercedes 300SL
Ferrari 55-64 Top
Porsche 356
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Dow Jones
SMI
Fonte: Trusvalt Consulting SA
Il grafico mostra l’evoluzione del
valore di alcuni tra i modelli che sono
più cresciuti dal 2004 in poi. Analisi
basata su regressioni (polinomiali o
esponenziali) da dati di vendita effettivi. Nota: per Ferrari 55-64 Top si
intendono modelli da competizione,
modelli America e versioni speciali della Ferrari 250 (Swb, California, ecc.),
queste ultime escluse dall’analisi per
il modello Ferrari 250.
Sotto, La Mangusta della casa automobilistica De Tomaso.
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che trascendono l’ambito bancario. In più
si tratta di un prodotto inusuale: per un
gestore di patrimoni è più facile giustificare una perdita del 20% su azioni ‘bluechip’ che un guadagno di ‘solamente’ il
6% su un prodotto innovativo ed inusuale. D’altro lato, vi è una preoccupazione logicamente più valida, legata ai volumi limitati del mercato: investire in prodotti poco liquidi può essere rischioso,
perché se è vero che la macchina non
fallisce, è pur vero che può essere difficile venderla. Questo è un argomento le-
gittimo, in quanto il mercato delle automobili da collezione è effettivamente meno liquido rispetto a quello delle azioni
quotate in borsa. Detto ciò, i volumi, pur
inferiori a quelli di altri prodotti, rimangono significativi. La capitalizzazione delle vetture da collezione esistenti è difficile da stimare, come i volumi annuali di
vendita, ma Hagi ha prodotto una stima
superiore ai 20 miliardi di euro come
capitalizzazione (considerando solo veicoli storici di alto livello, dal valore superiore ai 100 mila euro). Il volume annuo di vendite si attesta statisticamente
su circa il 10% delle vetture esistenti, il
che, estrapolato, implicherebbe un volume annuale di transazioni superiore ai 2
miliardi di euro. Un dato che permette
una liquidità di mercato certo sufficiente a limitare i rischi di investimento.
Natura fisica dell’investimento, volumi di mercato e contenuta volatilità della domanda sono tutti fattori che limitano, significativamente, il rischio d’investimento nel settore. Detto questo, un rischio ridotto non implica necessariamente
grandi ritorni futuri. In altre parole, se è
vero che investire in un’automobile classica è un investimento solido e sicuro, che
probabilità vi è che i ritorni da favola creati negli ultimi vent’anni siano ripetibili
in futuro?
Le indicazioni sono promettenti: i dati degli ultimi mesi presentano varie vendite da record. Due Ferrari Gto (tra cui
quella menzionata all’inizio) hanno segnato vendite oltre i 20 milioni di euro
negli ultimi sei mesi; in giugno una Bentley 4.5 Litre Blower ed una Rolls-Royce 40/50hp hanno segnato prezzi record
per le rispettive marche (entrambe oltre
Il grafico mostra le differenti evoluzioni dei valori di modelli relativamente simili ma differenziati in termine di volumi di produzione, riuniti in due gruppi: Aston Martin DB6 con Jaguar E-Type e Lamborghini 350GT; Mustang Boss
429 con Shelby GT500.
Evoluzione prezzi 2004-2012 (1/1/2004 = 100)
Effetto rarità
600
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350
i 5 milioni di euro); in marzo una 917/30
aveva segnato, con 3.3 milioni di euro,
un nuovo record per il marchio Porsche;
due Alfa Romeo 33 (1 ed 1.2 milioni) ed
una Mercedes 300SL alluminio (3.6 milioni) sono diventate le vetture post 1945
più care mai vendute per i rispettivi marchi. Insomma, segni di boom e non certo di rallentamento.
Questi positivi segnali a corto termine si riflettono poi con indicazioni positive anche per il lungo termine. Al momento il mercato è infatti concentrato
in Europa Occidentale, Nord-America,
Giappone ed Australia. In Paesi emergenti come Cina e Russia la passione per
le automobili da collezione è ancora limitata, nonostante un incredibile boom
di vendite di automobili nuove di lusso
nell’ultimo decennio. Data l’offerta fissa, l’accensione della passione per le auto storiche in questi Paesi potrebbe sovralimentare significativamente la crescita dei prezzi: si pensi all’effetto del collezionismo giapponese sul mondo dell’automobile (e dell’arte in generale) nella seconda metà degli anni ottanta.
Le potenzialità di una futura crescita
sussistono anche all’interno di mercati
già maturi, come l’Europa occidentale.
Se fino a pochi anni fa il mercato era occupato esclusivamente da appassionati
esperti del settore, negli ultimi anni la
vettura da collezione sta rimpiazzando la
vettura nuova di lusso come status symbol, in particolare per le classi giovani
ed urbane. Per ragioni di coscienza sociale ed ecologica, ma anche di gusto, davanti ad un locale ‘in’ di Londra o Berlino è più desiderabile parcheggiare una
Ferrari Daytona che la sua erede contemporanea F12 berlinetta.
Questo fenomeno potrebbe aprire ed
allargare significativamente il mercato,
introducendo al settore un vasto numero di persone che, pur non essendo appassionati, sono semplicemente interessati ad avere un bell’oggetto come mezzo di trasporto saltuario in città. Va inoltre considerato che l’automobile classi-
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Aston Martin DB6
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Lamborghini 350/400GT
Jaguar E S1 FHC
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Mustang Shelby GT500
Mustang Boss 429
Fonte: Trusvalt Consulting SA
ca sta diventando sempre più interessante anche per gli appassionati della guida sportiva: le costrizioni stradali odierne unite alle prestazioni fantascientifiche
delle supercar di oggi rendono il loro utilizzo su strada sempre più frustrante.
Una sportiva anni ‘60 può invece essere sfruttata anche al limite su strade
aperte al pubblico, senza risultare in com-
portamenti pericolosi o antisociali.
Tutti questi fattori sembrano indicare
che la crescita del mercato continuerà e
potrebbe persino accelerare a medio/lungo termine. Ciò però non significa che
La Bentley Blower No.1 Brooklands
Battleship.
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Il grafico mostra le differenti evoluzioni dei valori di modelli relativamente
simili ma differenziati in termine di
anni di produzione, divisi in tre gruppi: Aston Martin DB6 e DB4; Porsche
‘ur-911’ e 911 ‘G’; Ferrari F40 e 288 Gto.
Sotto, la Bugatti EB 110, prodotta tra il
1991 ed il 1995 dalla Casa automobilistica Bugatti, durante la sua breve gestione italiana.
Evoluzione prezzi 2004-2012 (1/1/2004 = 100)
Effetto età
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Aston Martin DB6
Porsche Ur-911
Ferrari F40
Aston Martin DB4
Porsche 911 (G-serie)
Ferrari 288GTO
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Fonte: Trusvalt Consulting SA
comprar qualunque automobile un po’
vecchia significhi fare un ottimo investimento. Senza voler preparare una guida
all’acquisto, qualche considerazione può
essere utile per capire i meccanismi del
mercato. Un’occhiata ad alcune delle macchine che più sono aumentate negli ultimi anni è eloquente: queste automobili,
che hanno tutte generato livelli di crescita superiori al 10% annui (con punte
oltre il 20%), sono tutte automobili di assoluta qualità, con marchi di prestigio.
Più precisamente, i criteri che fanno di
un’automobile un investimento dai ritorni eccezionali possono essere classificati in tre gruppi. Il primo, e più facilmente identificabile, è la rarità: più una
vettura è rara, più il suo valore ha potenzialità di crescita. Un’analisi preparata da Trusvalt Consulting, paragonante l’evoluzione del valore di due gruppi
di vetture relativamente simili ma con diversi volumi di produzione, mostra questo fenomeno abbastanza chiaramente:
una Jaguar E, prodotta in circa 17 mila
esemplari, ha aumentato annualmente il
suo valore del 3%, mentre sia l’Aston
Martin DB6 (1800 esemplari) che la Lamborghini 350Gt/400Gt (400 esemplari),
vetture direttamente paragonabili alla Ja80 · TM Settembre 2012
guar, hanno avuto aumenti ben oltre il
15% annuale.
Stesso discorso per Mustang Boss 429
(1368 esemplari, crescita annua del
12.5%) paragonata alla simile Mustang
Shelby Gt500 (7500 esemplari, crescita
del 2.7%). Un altro fattore chiave è
l’aspetto demografico, cioè l’età della vettura. In generale, il valore di una vettu-
ra cresce stabilmente, ma vi sono momenti in cui la crescita accelera, sia perché una vettura sta vivendo il passaggio
dallo stato di vettura contemporanea/usata a vettura d’epoca, o perché demograficamente un gruppo di appassionati di
un certo tipo di vetture sta raggiungendo l’età nella quale permettersi di acquistarle (esempio principe: il boom delle
muscle car americane d’inizio anni ‘70,
che all’inizio degli anni 2000 andavano
a ruba tra i baby boomers che avevano 20
anni nel 1970). Anche qui, l’analisi di modelli simili differenziati dall’età dimostra
questo fenomeno.
La Ferrari 288 Gto, d’inizio anni ‘80,
ha visto il suo valore crescere di oltre il
10% annuo, mentre la F40, di pochi anni successiva e del tutto simile come valore intrinseco, è aumentata solo del 6.8%
annuo. Discorso simile tra le Porsche Ur911 (cioè pre-1973, 17.4% annuale di crescita) e le 911 ‘G’ (1973-1989, 5.4%), che
iniziano solo ora ad essere percepite come auto classiche anziché Porsche
usate. Il fenomeno può anche andare in
Porsche 911 Carrera RS, 1973.
senso opposto: l’Aston DB6 (1965-1971)
è aumentata del 20% annuale, mentre la
DB4 (1958-1963) solo del 10%, principalmente perché la DB4 aveva già vissuto una forte crescita negli anni ‘90 (il valore di una DB4 è al momento superiore alla DB6).
Il terzo fattore sottostante all’aumento del valore è il più difficile da carpire:
si tratta, in parole povere, della grandezza intrinseca della vettura. Parte di ciò
è composta da fattori misurabili, come il
palmares per vetture che hanno corso, o
il marchio (Ferrari, Lamborghini, Maserati, Porsche, Aston Martin, Bugatti sono per esempio nomi solidissimi). Altri
fattori, però, sono difficilmente misurabili. Per esempio, Lamborghini Countach e Ferrari Bb hanno presentato crescite largamente superiori a quelle di una De
Tomaso Pantera.
La cosa è riconducibile all’appeal dei
marchi certo, ma altri fattori sono importanti: il prestigio della meccanica (dodici cilindri purosangue contro un V8
Ford), l’aspetto estetico o le prestazioni.
Ed anche questi stentano a dimostrare il
perché della superiorità sul mercato della Countach rispetto alla Bb, probabil82 · TM Settembre 2012
mente legata all’impatto sull’immaginario collettivo della prima (riconosciuta da
tutti rispetto alla meno famosa Ferrari).
Differenze simili appaiono persino all’interno dello stesso marchio, come determinato dal paragone tra Maserati
3500/Sebring e Merak/Indy/Kyalami.
Con marchi e numeri di produzione simili, i risultati sono discrepanti, perché
il mercato considera ancora queste ultime non abbastanza nobili nella meccanica (Merak), belle (Indy) o pure (Kyalami) per essere apprezzate come una
3500Gt.
Insomma, il mercato potrà essere un
Eldorado, ma trovare l’oro richiede comunque un livello superiore di analisi e
competenze settoriali. Consigli per la crescita futura si trovano, facilmente e per
tutte le tasche (ma tenendo presente che
un investitore professionale punterebbe
solo a vetture di valore già alto, per le
quali i costi di manutenzione e stoccaggio hanno un impatto minore sul ritorno annuale).
Sicuramente gli anni 1985-1995 sono
un periodo al quale guardare con molta
attenzione. Da un lato le supercar del periodo (su tutte Porsche 959, Bugatti
Eb110 e Ferrari F40) sembrano ancora
sottovalutate, considerando rarità, palmares, e soprattutto la qualità dei pro-
dotti stessi. A livelli più bassi vi sono le
vetture da rally del periodo (lancia Integrale, Ford Escort Cosworth, ma anche
Subaru Impreza Wrx e le prime Mitsubishi Evo), ancora viste come vetture ‘usate’, ma con palmares da purosangue da
collezione.
Ai livelli d’entrata (sotto i 20 mila franchi), i grandi coupé e cabrio Mercedes
(SL, Sec) sono promettenti, considerando i valori già alti dei loro predecessori
(SL pagoda, 190SL, W111).
Da periodi precedenti rimangono chicche sottovalutate, come la Ferrari
365Gtc/4 (che certo deve valere più di un
terzo di una Daytona), la De Tomaso
Mangusta (rarissima e storicamente importante), o la Fiat Dino Coupé (rara e
molto più nobile di quanto il suo valore
attuale suggerisca).
Le opportunità sono tante, ma per una
buona scelta, più che semplici ‘consigli
per gli acquisti, contano fatica e passione per l’analisi, come per qualunque prodotto finanziario. Di certo si può dire che
rispetto a questi ultimi il rischio è più limitato ed i ritorni più alti, anche perché
la musica di un dodici cilindri vale certo
più del fruscio di un plico di azioni…
Virgilio Pellandini,
Partner di Trusvalt Consulting Sa