Il marmo di Paladino è un segno di Croce

Transcript

Il marmo di Paladino è un segno di Croce
DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
29
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
•
SANTA CROCE
RESTERÀ COSÌ
FINO ALL’UNDICI
Migliaia di persone
ieri hanno ammirato,
toccato e commentato
l’installazione di
Mimmo Paladino
in piazza Santa Croce,
una delle più grandi
mai realizzate
al mondo: una Croce
che misura 80 metri
per 50, realizzata
con 50 blocchi
di marmo di Carrara
FLORENS 2012 UN’OPERA DI 50 METRI PER 80 COMPOSTA DA BLOCCHI DI PIETRA DAVANTI ALLA BASILICA
Il marmo di Paladino è un segno di Croce
Olga Mugnaini
· FIRENZE
L’UNIVERSALITÀ del simbolo cristiano si distende ai piedi dell’antica basilica francescana, cercando
un dialogo con i marmi della facciata ottocentesca. Allo stesso tempo,
quegli enormi blocchi si offrono
all’assalto dei visitatori, diventando materia da toccare, attraversare,
incidere, in un rimando di significati religiosi e laici che si rincorrono e si intrecciano. Mimmo Paladino, con la purezza dei suoi segni,
ha portato in piazza Santa Croce a
Firenze un’opera site specific dal forte impatto visivo e dal delicato sentimento spirituale. Realizzata in occasione di Florens 2012 - seconda
edizione della biennale dedicata ai
Paolo Pejrone
IN ITALIA il Giardino, sta rivivendo momenti nuovi, quasi avesse subito una lunga vacanza di idee e di
proposte.
Sull’onda della sobrietà e della semplicità i giardini “naturali”, stanno
diffondendosi: un ritorno calibrato e
soppesato “all’autoctono” e al “trasandato” dovrebbe portare il giardino, verso la salute e soprattutto al
poco lavoro. Verso quel giardino
“povero” e semplice che la crisi e i
tempi favoriscono: un giardino che
necessita una conoscenza botanica
ed uno speciale approfondimento
sul (non) governo delle piante stes-
beni culturali e ambientali - l’opera
rappresenta un’enorme croce di ottanta metri per cinquanta, adagiata
su un tappeto di quattromila metri
quadrati di ciottoli bianchi e formata da più di cinquanta blocchi di
marmo di Carrara, alcuni dei quali
alti fino a quattro metri e pesanti
più di 38 tonnellate. Su ogni blocco
Paladino ha inciso segni arcaici,
volti, arti, cifre e lettere. Elementi
che contraddistinguono il suo linguaggio figurativo e che vanno oltre l’iconografia cristiana per abbracciare significati ancora più arcani.
«È un’opera che non si deve cogliere nella sua interezza - ha detto l’artista campano ieri all’inaugurazione - ma che va percorsa, accarezzata, attraversata. Solo così è possibile comprenderne la lettura spiritua-
EVENTI PER LA BIENNALE
Migliaia di persone in piazza
per ammirare l’installazione
Tre capolavori nel Battistero
le ma anche civile. È come se ognuno diventasse parte di quell’insieme, lasciando un segno tangibile
del suo passaggio».
E questo è stato l’effetto spontaneo
suscitato nelle migliaia di persone
che da ieri pomeriggio sono passate
di blocco in blocco, ricostruendo
idealmente la frammentazione del
dolore rappresentato dal simbolo
della croce. In tanti hanno fatto la
fila per posare la mano su un blocco di marmo e aspettare che uno
scalpellino ne delineasse il profilo,
così come facevano nei secoli passa-
ti i pellegrini nei luoghi della spiritualità.
L’INSTALLAZIONE è stata realizzata su progetto di Sergio Risaliti in
collaborazione con Pino Brugellis,
col contributo di ChiantiBanca e
della fondazi
fondazione Hen
Henrauxx che ha
fornito i blocchi di marmo. Sarà visibile per tutto Florens e cioè fino
all’11 novembre. In questo periodo
l’enorme croce dialogherà a distanza con l’altro grande evento della
biennale: l’ostensione nel Battistero di San Giovanni, sotto i mosaici
medievali col Cristo Pantocratore,
dei tre più celebri crocifissi lignei
del Quattrocento fiorentino scolpiti da Donatello (dalla basilica di
Santa Croce), Brunelleschi (da Santa Maria Novella), Michelangelo
(da Santo Spirito). Ognuno di quei
FLORENS LA LECTIO MAGISTRALIS DELL’ ARCHITETTO PEJRONE
Nel giardino “ben temperato”
la risposta italiana alla crisi
se. In Italia usare per esempio le ruvide (ed affascinanti) essenze della
macchia mediterranea per i giardini
e per i terrazzi è semplice e sostenibile. L’ economia d’ acqua, nei giardini, è diventato un obbligo: non soltanto un fatto di civiltà. La prima
vittima è già da tempo, il prato che
da “inglese”, giocoforza da noi deve
diventare “all’italiana”: non teme
durante l’estate un po’ di sana e giu-
sta siccità. Di questi tempi i tappetoni verdi dovrebbero diventare ridotti
tappetini...
LA CRISI pretende e impone giardini “intelligenti”, non sono più i tempi delle piante sbagliate al posto sbagliato, dell’artificialità, degli sprechi e dell’eccesso: un giardino sobrio
e “ben temperato” diventa sicuramente il simbolo di un’epoca.
Stesso ragionamento viene fatto sui
fiori: c’è veramente bisogno di un
variopinto show durante tutto l’anno? Non è tanto più bello un giardino tranquillo, quieto e colorato in
primavera e tenue (ed elegante) per
tutto il resto dell’anno? Un giardino
di belle foglie è forse meno bello di
un giardino di fiori colorati?
(...) Trasversali e sostenibili sono le
proposte per un giardino senza vele-
tre capolavori assoluti della cultura
occidentale esprime un’idea di fede
e di arte. Il loro confronto ravvicinato è frutto di un’intuizione di Risaliti con la supervisione di monsignor Timothy Verdon e la collaborazione di Francesco Vossilla, che
riassume il senso mistico della visio
Constantini, la visione dell’imperatore Costantino che nel 312, alla vigilia della battaglia sul Ponte Milvio, fu abbagliato da una grande
croce luminosa accompagnata dalle parole In hoc signo vinces, sotto
questo segno tu vincerai. Intanto,
fuori dal Battistero è cresciuto una
specie di Giardino dei Getsemani,
con 70 olivi secolari a occupare tutta la piazza: ieri pomeriggio hanno
idealmente accolto il dialogo dal titolo “Il mistero della Croce”, a cura
di monsignor Verdon con il cardinale Giuseppe Betori.
ni, che potrebbero configurarsi molto meno utopiche di quanto, al primo momento possano sembrare. Il
definitivo bando (e rifiuto) dell’uso
di trattamenti: insetticidi, anticrittogamici, concimazioni chimiche fanno parte integrante, a nostro avviso,
di un nuovo giardino diventando la
irrinunciabile e corretta base di un
mondo vicino a noi e tra di noi, chimicamente “pulito”, biologicamente molto (più) puro...Un giardino
che possa diventare quindi una bandiera, un chiaro esempio, un sincero
monito nel privato e soprattutto nel
pubblico: sarà sicuramente questione di scelte e di indirizzi. E soprattutto di onestà intellettuale.