Puzzle d`Artista

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Puzzle d`Artista
Intervista sull’opera
“Puzzle d’Artista”
a cura di Silvia Mannu
Cagliari 1 Dicembre 2009
Intervista sull’opera “PUZZLE D’ARTISTA”
Le espressioni sottolineate sono presenti nell’opera, mentre quelle tra parentesi ampliano la narrazione
per rendere più comprensibile il messaggio.
Com’è nata l’idea del puzzle?
Ho voluto sperimentare l’uso delle tele come fossero frammenti di un unico insieme. Sono rimasta
affascinata dal gioco in se stesso che si prestava per essere proiettato in un contesto artistico. Ho provato
così ad unire tante piccole tele per poi scomporle nuovamente una volta che si era delineato il tema
principale. Il pensiero di ag-gregare e dis-gregare le varie parti di un tutto lo collego simbolicamente
all’unicità individuale vissuta nella globalità che la contiene.
Quali sono stati i primi passi?
Al principio sono rimasta davanti alla tela bianca senza sapere cosa realizzare per diversi giorni fino a che
non è arrivata l’ispirazione. Poi ho sperimentato il colore e mi sono lasciata trasportare dall’emozione
della sfumatura: dal giallo, all’arancio, al rosso. Passando e ripassando il pennello sopra gli strati di
tempera mi sono accorta che era rilassante, molto rilassante! Appena terminato lo sfondo è sopraggiunta
un’altra piccola crisi; era così bello che non osavo sporcarlo. Nei giorni successivi ho maturato l’idea
dell’intervento del nero in netto contrasto con i colori caldi che avevo scelto e ho creato delle quinte che
rimanessero marginali rispetto ai personaggi in primo piano. Sopra “la vegetazione d’ombra” ho iniziato a
scegliere gli attori del mio teatrino curiosando tra le centinaia di immagini che avevo precedentemente
selezionato e ritagliato: volevo che raccontassero il mio percorso interiore di quel periodo e che dessero
voce a quello che la mia anima non era riuscita ad esprimere sino a quel momento. Potevo scegliere tra
un’infinità di parole e frasi che avevano richiamavato la mia attenzione e contemporaneamente avevano
invaso lo studio dove lavoro. Ero cirdondata da testi di tutti i tipi che si prestavano a condensare il mio
pensiero in tanti giochi di parole. Ogni immagine e ogni espressione scelta ha quindi un significato ben
preciso, a volte celato, a volte più diretto: un lavoro lento e progressivo che ha permesso alla mia parte
inconscia di venire fuori attraverso il divertimento e la creatività. Arte terapia? Credo si chiami così!
Qual’ è stato l’ultimo passo della costruzione dell’opera?
Una volta terminato il collage mi è venuto il desiderio di conservare il tutto come un puzzle vero e proprio
e ho cercato una scatola che lo contenesse smontato. Così ho trovato la confezione adatta ad accogliere
le 18 tele dipinte e l’ho sistemata per l’occasione: il nero al coperchio per fare risaltare l’immagine
stampata a colori e il grigio sul fondo per ricordare le fotografie degli anni ’50. Ora poteva essere usato!
Cosa hai voluto raccontare allo spettatore?
Inizialmente ho lavorato sulla simbologia dei numeri.
Ho raffigurato 1 numero UNO, 2 numeri DUE, 3 numeri TRE, 4 numeri QUATTRO per rafforzare le qualità
della loro singola potenza. Uno come unità, individualità, personalità. Due come dualità, come contrasto
degli opposti (positivo e negativo, caldo e freddo, bello e brutto), come le scelte della vita (o una cosa o
l’altra). Tre come numero perfetto, come metodologia occidentale, come riserva o alternativa, come via
di mezzo. Quattro come le direzioni, le stagioni e le realtà cicliche del cosmo. Mi sembra di essere passata
dall’1 al 4 attraverso la mia coscienza.
Successivamente ho lavorato sulle icone e sul testo relativo ad ogni immagine.
In alto a sinistra accanto al N. 1 troviamo la figurina femminile che in questo contesto mi rappresenta: la
signorina ritratta nella foto è perplessa e indecisa sul da farsi, non sa se parlare di se e aprirsi o se
continuare a tenersi tutto dentro, non sa se rimanere nel suo piccolo mondo (a piedi) o partire verso
nuove esperienze (in aereo) ed è in procinto di compiere qualche piccola pazzia che la riempia di gioia e
di entusiasmo (In attesa di follie!).
“Per la prima volta dico tutto di me SI/NO” (Si, ho deciso di farlo a modo mio | No, ho ancora tanta
paura) testo seguito da un grande punto interrogativo. - Cosa voglio fare adesso? Ho il coraggio di
esprimere ciò che sento attraverso l’arte? – Questa è la prima domanda che mi sono fatta e dopo varie
riflessioni ho trovato la risposta: - Voglio darmi la possibilità di raccontare agli altri chi sono veramente,
senza maschere, senza finzione e voglio farlo attraverso il colore, le immagini, i testi. Voglio comunicare
in maniera silenziosa e tranquilla; a volte sarò più diretta, altre volte celerò i messaggi dietro le
preferenze grafiche del momento. –
Trovare il mio modo di dire le cose è stato un passaggio molto importante, sono felice di averlo fatto!
Qui la simbologia si ricollega al N. 2: le scelte che si prendono portano sempre a delle conseguenze nel
bene e nel male, è la legge di Causa ed Effetto (Un po’ di luce, un po’ di ombra). La soluzione da me
proposta è l’auto-guarigione, la ricerca interiore, la conoscenza di se stessi. Le cose che si dicono e quelle
che si fanno possono avere pesi diversi, bisogna stare attenti! Le Parole ingiallite sono quelle sbiadite dal
tempo perché ormai ci siamo abituati ad usare sempre le stesse e il più delle volte non abbiamo la forza
di trovarne nuove. (La medicina da prendere è questa!) sta dicendo l’immagine che tiene in mano le
pastiglie della salute e ammonisce con la frase “Curatevi a domicilio” (Fate da soli, cercate dentro di voi il
rimedio giusto perché un’attenta analisi interiore può aiutarvi ad evitare gravi pericoli e solo chi si guarda
dentro impara a conoscere che effetto può avere ogni evento sulla propria vita). L’incoraggiamento è
puntato sul guardare in faccia le malattie senza imbottirci di pillole; ci si potrebbe sforzare di accettare un
minimo di dolore per capire cosa ci sta dicendo il nostro corpo. Potremo utilizzare il sintomo come un
campanello d’allarme per un problema interiore non risolto, per un’emozione che non siamo riusciti a
gestire coscientemente. Ascoltare se stessi anziché reprimersi, questo era il messaggio che volevo dare!
Ma torniamo alla signorina in bianco e nero sulla sinistra: vive nella sua individualità e si porta dentro
l’educazione e i conflitti che ha appreso nella fase di crescita. Questa volta però l’esortazione è rivolta alle
madri di famiglia: “Mamme attenzione!” (state attente a come educate i vostri figli!) Il tubetto d’oro puro
striglia il signor N. 1 che trema dalla paura perché ha timore di essere sgridato per le sue mosse errate.
In questa durezza esercitata dal genitore si muove la flebile voce dei figli che spesso non riescono ad
esprimersi come vorrebbero per paura di contraddire la figura genitoriale e per timore di non esserne
all’altezza. Nel pagliaio della vita (vegetazione nera in sottofondo) si agitano i desideri del singolo. Questi
li cucio da me = a questo ci penso io | Una vita più sana = potrebbe aiutarmi a stare meglio | E buona
fortuna! (sopra la penna bic) = la scrittura potrebbe aiutarmi a sciogliere i conflitti | Più rapida della
paura = potrei provare ad ingannare il mio inconscio e a batterlo sul tempo | L’umorismo non inaridisce =
comicità e brio sono il rimedio più potente. Tutto questo groviglio di pensieri termina in un consiglio
efficace (la mano punta l’indice sulla ragazza) e la frase sopra lo spazzolino Svelena l’organismo! le
suggerisce: Air-fresh! (Dai una ventata d’aria fresca alla tua vita) (E se è necessario apri un) Forum (una
discussione per confrontarti con qualcuno).
Qui la simbologia si ricollega al N. 3. Un, due, tre.. stella! è un gioco che si faceva da ragazzi e ci ricorda
che quando il gioco sopraggiunge ci si diverte. Lo svago, qualsiasi esso sia, provoca Un colpo di vento
(interiore) e si apre Una visione di bellezza: un soffio di aria nuova porta gioia intorno a noi. Le farfalle
simboleggiano la freschezza, il volo, la meraviglia della vita. Un, due, tre come l’A B C, l’alfabeto che
impariamo da piccoli per poter comunicare con gli altri.
In basso a sinistra troviamo un bimbo che si diverte col pallone, il gioco è il tema principale di tutta
l’opera. Lo slogan dice Messaggio Speciale Invisibile – Il Goal non si vede, ma c’è! Il primo indizio della
caccia al tesoro sta sulla maglia del bambino Dall’infanzia alla vecchiaia e ci sprona: (Divertitevi come in
una partita di calcio! Qualunque sia la vostra età non perdete l’entusiasmo per vivere la vita! Puntate
sulla leggerezza, lasciatevi trasportare dall’ironia e dal sorriso!). Il goal simboleggia la realizzazione dei
propri desideri, è la vittoria, la riuscita in un qualcosa che dà soddisfazione. Il messaggio principale è
proprio qui! Mi sono divertita a giocare col puzzle, a scegliere i personaggi e le loro parole. Ho segnato un
goal, cioè sono riuscita a realizzare quello che sentivo dentro in quel momento. Adoro giocare e mi piace
l’idea che l’arte sia uno strumento con il quale esprimere gioia. Ci sono tanti modi di svagarsi, anche da
adulti e vale la pena cercare di divertirsi piuttosto che lasciarsi sopraffare dalla tristezza, altrimenti si
rischia di rimanere impantanati nel vortice della negatività e non si possono più godere le meraviglie della
vita (rappresentate dal volo delle farfalle colorate che portano allegria e spensieratezza al solo sguardo).
L’aria fresca libera il nostro inconscio che ha bisogno di essere svincolato dalle catene dei nostri pregiudizi
e dei nostri condizionamenti. Non a caso le immagini vicine azzardano alla possibilità di partecipare alla
Biennale d’Arte con un’opera come questa, così bizzarra. Il desiderio è quello di provarci, di essere
presenti, di confrontarsi anche con l’arte degli altri. Il sapone fa le bollicine così come l’arte effervescente
lava via i pensieri tristi e porta vivacità nella nostra giornata. Dentro le bollicine di sapone sono raffigurati
anelli con diamanti e pietre preziose a significare l’importanza del tesoro che potremo trovare
nell’esercitare i nostri talenti!
Dal N. 3 escono fuori tre coniglietti che saltellano allegramente sopra la tela: la natura ci mostra la strada
da prendere con semplicità. E’ un’esortazione a muoverci ognuno verso la propria direzione e a darci una
mossa per tentare di essere più dinamici e vigorosi. Dobbiamo fare dei piccoli saltelli per smettere di
essere pigri e passivi. Cercasi maestri irresistibilmente pieni di allegria è una richiesta dettata dal cuore
nella speranza di incontrare nel nostro cammino chi sarà in grado di farci sorridere; maestri di vita che
possono essere amici, fidanzati o parenti non necessariamente guru scesi da chissà quale montagna.
Affianco ai coniglietti troviamo l’immagine di un uomo elegante che accavalla i piedi in posizione
rilassante e lo slogan dice Qualunque sia la vostra esperienza, regalate libri, agiscono in profondità. Qui il
messaggio è chiaro: qualsiasi siano le vostre esperienze e a prescindere dal vostro vissuto, dal ceto
sociale, dalle aspirazioni, dal sesso o da qualsiasi altra cosa, leggete! La lettura apre la mente alla visione
ampliata delle cose e promuove la conoscenza di realtà che non potremo apprendere altrimenti. La
cultura è un mezzo stupendo che non tutti hanno la fortuna di avere a disposizione: usiamolo nel migliore
dei modi! Attualmente siamo bombardati da immagini televisive e pubblicitarie che ci distraggono spesso
e volentieri dalla ricerca di noi stessi. Attraverso i libri invece, soprattutto quelli dai quali ci sentiamo più
attratti, possiamo scoprire grandi cose su di noi, sugli altri, sul mondo e sulla vita, già da piccoli.
Nell’infanzia infatti l’uso delle fiabe è importantissimo perché stimola nei bambini la creatività. Perciò
W La fatina della nostra infanzia (W i nostri eroi, quelli con cui siamo cresciuti, quelli che ci hanno fatto
compagnia quando ci sentivamo soli, quelli che ci hanno amato pur essendo immaginari!). La fatina è
sbalordita e a gran voce dice: “Una bambinata! Fantastico…” Queste parole reggono il filo conduttore di
tutta l’opera. Ho immaginato che la fatina si rivolgesse proprio a me: - Oh bella, questa sì che è proprio
una ragazzata! E’ meraviglioso che tu ti sia lasciata andare e abbia ceduto: ti sei data la possibilità di
giocare, di osare, ti sei divertita, evviva! Prima eri molto rigida e non riuscivi ad esprimerti, avevi paura
di mostrare chi eri, avevi paura di fare qualcosa di sbagliato e di non essere all’altezza delle aspettative
degli altri. Ora sei riuscita a vincere le tue paure facendo una bambinata come questa, mi sembra un
ottimo punto di partenza per rompere le catene delle limitazioni familiari radicate profondamente nel tuo
essere. Sono orgogliosa di te! Finalmente sei riuscita a seguire il tuo istinto, hai fatto GOAL!!! La fatina è accompagnata dal suo dolce felino, come le streghe che non giravano mai senza il proprio
famiglio, un animale che era più di un semplice compagno, era la loro guida, il loro guardiano; in questo
caso troviamo la presenza di un carissimo amico d’infanzia, di una protezione, di un sostegno, un gattino
che miagola dolcemente alle parole della fatina.. Mao.
Da qui in poi il senso di lettura si apre in due direzioni, una sale verso l’alto e l’altra prosegue sulla
destra. Per il momento continuiamo ad analizzare la simbologia che si muove verso destra per poi
ritornare all’immagine della bambina sorridente al centro del puzzle.
Sopra la punta dell’erba nera si erge una lapide che cita A peso d’oro; parole con un significato ben
preciso e sopra ancora c’è un dottore che scaglia la freccia in direzione della fatina e lo slogan dice:
Il dottore ha paura del contagio. Con questa simbologia volevo rivolgere l’attenzione sul fatto che la
medicina tradizionale non prende in considerazione gli aspetti caratteriali, comportamentali e psicologici,
nonché emotivi dell’essere umano e per questo non valuta le cose a 360°. Qui c’è la paura del medico in
camice bianco di essere contagiato dall’euforia e dalla frivolezza della donna immaginaria: la sua
professione lo porta a rimanere coi piedi per terra senza dare spazio al suo intuito e al suo estro.
Bevete arte casearia, se avete ancora sete, agisce da se: per casearia s’intende casalinga, è un gioco di
parole. (Bevete) Arte pura con ghiaccio triturato all’acqua ghiacciata è un altro gioco di parole. Affianco
notiamo un termometro che regola la temperatura della Salute e un pesce con il farfallino da gran soirè
che nel mezzo dei fondali marini si distende sorseggiando una bevanda fresca con la cannuccia.
E’ un pesce particolare perché Non unge e la sua Più che una bibita è una conquista, come a dire che
arrivare all’arte è una vera e propria realizzazione, lo ribadisce anche la segretaria: Che gusto!
L’uccellino ha sugli occhi lo slogan Seduction perché viene sedotto e affascinato dalla situazione
divertente, un po’ come la signorina in giallo che si rivolge al pesce con una certa ammirazione. Sopra di
loro qualcuno immortala la scena e qualcun’altro rimane esterrefatto dalla fantastica bionda al centro del
qudro, unica figura a colori. I Fantastici Quattro (per sottolineare ancora la presenza del N. 4), sono
sbigottiti. “Hai sentito?” “E’ un miracolo!” “Ohhhh, quali mirabili espedienti!” “Ha tutta l’aria di non dirci la
verità!” gridano a gran voce. Ma per capire gli altri personaggi dobbiamo ritornare al centro dell’opera.
La bionda sorridente è il personaggio principale perché tutto ruota intorno a lei. Ha rotto gli schemi, guida
verso mete sconosciute, è felice di andare incontro al nuovo e saluta il pubblico in senso ironico:
“Arrivederci!” (Io me ne vado, Aurevoir!) Alla sua sinistra un omino rimane sbigottito: “Non hai visto il
cartello, cara?” (Ma come? Non hai seguito le regole? Non sarai troppo azzardata?). Il cartello Tenere la
destra potrebbe sembrare un messaggio politico, ma non lo è. E’ riferito al fatto che di solito nella nostra
società si da più spazio alla razionalità, al conosciuto, alla logica (la destra intesa come maschile) anziché
all’inconscio, alla fantasia e all’intuito (la sinistra intesa come femminile).
Sotto l’omino c’è una bimba in adorazione che dice alla ragazza bionda: “Che bella!”. Il più delle volte
solo nell’infanzia riusciamo a cogliere il fascino delle cose con ingenua innocenza, mentre da grandi ci
dimentichiamo la freschezza e la spontaneità di uno sguardo puro e privo di pregiudizi.
Lo slogan Meglio di qualunque altra cosa si riferisce al fatto che il gioco è meglio di qualsiasi altro
espediente. E qualcuno dall’alto urla “Adesso lo sanno tutti!” (ora la protagonista si è esposta in prima
persona e tutti vedono ciò che combina!) A pochi passi un viandante è perplesso perché pensa che la
ragazza possa fare di più “Per me può fare di meglio” ed evita di chiedere un passaggio, ma il cagnetto è
più svelto del suo padroncino e si mette sulla coda il cartello Autostop. Il cane che fuma la pipa e il turista
che parte con la valigetta dei passatempi in mano alludono sempre al bisogno di spensieratezza.
La bionda parte in quarta e se ne va per la sua strada esortando gli ammiratori e chiunque creda in lei a
fare altrettanto: “Scegli anche tu” (Prendi anche tu la tua strada, opta per una vita migliore, dai
importanza a ciò che desideri fare, cerca di scoprire quello che ti fa stare bene!) e guida la sua
autovettura orgogliosa e raggiante. Sopra il volante un omino parla con il vicino sottostante: “La ragazza
ha sbalordito i genitori” e l’altro risponde: “Che cosa ti avevo detto?” E l’uccellino: “Sfido io!”(Ci credo,
con quella verve!)
L’attrice sotto di lei rimane a bocca aperta: “Che brio!”. La ragazza ha avuto coraggio a superare la figura
della madre opprimente, rappresentata dalla signora col cappellino e la borsetta. “Se le chiedo attenzione
non può essere che in questa occasione!” La mamma sta urlando contro la ragazza per farla rimanere al
centro della sua attenzione. Impartisce ordini perché vorrebbe che la figlia li eseguisse senza fiatare,
vorrebbe continuare ad esercitare il suo potere su di lei, ma è spiazzata perché la ragazza ha deciso di
fare di testa sua e non ha più intenzione di ascoltarla. La madre porta al collo un grosso lucchetto,
simbolo di chiusura e blocco totale, un qualcosa che però le si ritorce contro, invece di servire ad
incatenare gli altri limita solo se stessa.
Dietro la madre appare un’icona del cinema, forte come può essere quella del personaggio di Stanlio &
Olio, che le dice: “Si, ma senza alzare la voce!”. L’uomo cerca di tranquillizzarla e al pubblico confida:
- (In fondo) “Non è una cattiva madre” - La donna ha paura di perdere la figlia che sta andando per i fatti
suoi e che così facendo si allontana da lei, ma non lo fa per male. Se solo capisse l’importanza di lasciarla
andare e prendesse questa decisione con filosofia e umorismo (elemento rappresentato da Stanlio)
riuscirebbe a sbloccare la situazione e a togliersi da dosso il lucchetto che porta addosso.
L’uccellino vicino a questi personaggi ha un cuoricino verde sugli occhi ed è proiettato sul sentimento che
unisce genitori e figli, fidanzati o amanti e tutti quelli che nella scelta del proprio compagno ricercano
inconsciamente la figura materna o paterna con la quale non hanno risolto il conflitto di base. Qui
qualcuno non ha superato ancora le problematiche familiari: “Ahi, l’amore!” (che cos’è?!).
Salendo ancora verso l’alto troviamo lo slogan La vantaggiosa cavalcata della risata affiancata dal famoso
omino della pubblicità della Permaflex che se la dorme beatamente e se frega di tutto. Qui la simbologia
sta ad indicare l’importanza dell’ironia che agisce anche durante le ore notturne. Le emozioni si
ripercuotono in tutto il nostro organismo sia di giorno che di notte e agiscono in diverse forme su
differenti strati di coscenza; per questo l’umorismo è l’unica strada possibile per la salvezza! L’humour
insieme all’Arte può diventare un connubio fortissimo che agisce a livello inconscio attraverso le immagini
che ci comunicano qualcosa, che fanno vibrare le corde giuste dentro di noi.
“Non lederle!” Il sorriso è vitale: non ignorarlo, lascia che sia, rilassati e vivi meglio! “Questa è vita!” dice
l’uomo d’affari che chiude la scena, a ricordare a chi vive unicamente per il lavoro e non riesce a godersi
un bel niente di destarsi dall’attaccamento morboso nei confronti del dovere e di prendere le cose
diversamente. L’uomo è pronto ad andare in ufficio con la sua 24 ore, ma sorride all’idea della dormitina
rilassante. Chi ha detto che l’ozio è il padre dei vizi? Quel tizio si sbagliava di grosso, non è vero! L’ozio,
in misura opportuna, serve a staccare la mente dalle preoccupazioni del quotidiano ed è salutare. Chi
prende la vita con serenità e riesce a trovare il lato divertente delle cose vive più a lungo!
Sopra la scena principale arrivano Gli anni muggenti, quelli che hanno qualcosa da dire, anni in cui ci si
mette in discussione. Un signore distinto chiede con fare gentile alla mucca: “Dica signora mucca, per
gustarla bene e digerirla facilmente?...” La mucca non gli risponde per cortesia e il fattore, nascosto
dietro la coda di lei, appende un cartello sul suo fondoschiena: Si consiglia ai turisti di portarsi il pane
(i turisti sono i visitatori di passaggio che arrivano con assurde pretese che il contadino riesce a sgonfiare
in un battibaleno).
La coda della mucca rimanda la direzione all’uccellino appoggiato sul ramo sovrastante che nella lettura
dello slogan Il tempo lavora per il bene dell’umanità esclama: - “Alleluia!” (Ce l’abbiamo fatta! Col tempo
siamo riusciti a raggiungere una maggiore consapevolezza su tanti aspetti della vita; uno fra tutti quello
di liberarsi dalle cose di cui non abbiamo più bisogno e di cercare di andare dove ci porta il cuore.
Finalmente!) –
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In due parole come illustreresti il messaggio contenuto nel Puzzle?
“Meglio giocare con l’Arte che farsi prendere dallo sconforto: provare per credere!”
Silvia Mannu