Ritratto di un cartografo - Elena e Michela Martignoni

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Ritratto di un cartografo - Elena e Michela Martignoni
La Storia è un Romanzo
a cura di Elena & Michela Martignoni
www.elenaemichelamartignoni.com
Ritratto di un cartografo
vicende poco note, di quotidiani e quasi sconosciuti eroismi,
ma anche, e soprattutto, di un
clima di generale e genuina
esaltazione che coinvolse,
oltre al combattente e giornalista Ansaldo, tanti giovani della
sua generazione. Un clima
che aiuta a spiegare anche i
percorsi personali dell’Autore, un Ansaldo di estrazione
borghese che, allo scoppio del
primo conflitto mondiale, collabora al «Lavoro» di Genova
(l’unico quotidiano socialista
schieratosi, insieme al «Popolo
d’Italia» di Mussolini, a favore
dell’intervento dell’Italia),
per poi avvicinarsi, dopo la
parentesi antifascista pagata
con il confino, al Fascismo.
Decisivo risulterà, per questa
sua «conversione», accanto
alla collaborazione a «l’Italiano» di Longanesi e al rinnovato
impegno al «Lavoro» di Canepa (interrotto bruscamente
dopo la decisione di Ansaldo
di arruolarsi volontario per la
guerra d’Etiopia), il rapporto
di amicizia nato con Galeazzo
Ciano, arrivando a dirigere,
al ritorno dalla Cirenaica,
«Il Telegrafo» di Livorno, di
proprietà della famiglia Ciano.
Una «conversione», rafforzata,
se si vuole, dall’iscrizione al
PNF, dettata – come sottolinea
uno dei biografi di Ansaldo,
Marcello Staglieno – non da
opportunismo, ma giustificata
dal clima di generale consenso
al Regime dopo la conquista
dell’Etiopia, prima che l’alleanza con la Germania nazista
e i contraccolpi negativi della
guerra dessero inizio a una
rapida e inarrestabile parabola
discendente. (G.Sal.) n
Maggio 2012
«Il mondo ha bisogno di uomini
capaci di muovere gli orizzonti»
P
ochi scrittori italiani sanno creare
una lingua affascinante come Francesco Ongaro. In
questo caso una lingua anticata nella giusta misura che
accompagna la narrazione
senza cadute di tono o effetti
ridicoli, una lingua che come
un abito di sartoria veste su
misura il romanzo valorizzandone il contenuto. Questa
premessa serve per sottolineare che oltre alla coinvolgente vicenda trattata nel
romanzo è proprio la scelta
linguistica dell’autore a rendere originale e avvincente la
narrazione. I lettori che amano la bella lingua troveranno
in questo romanzo una prova d’autore degna di essere
sottolineata. Sebastiano Caboto (1484-1557?) - figlio di
Giovanni, navigatore a torto
dimenticato per anni dalla
storia e solo alla metà del XIX
secolo recuperato all’oblio racconta in prima persona la
sua vita, le sue esperienze di
cartografo, i suoi viaggi oltre
Atlantico verso una nuova
terra tutta da esplorare, gli incontri con altre civiltà, i suoi
sogni, i suoi amori. Singolare
e un po’ pulp l’attacco che
vede il piccolo Sebastiano
privato del sesto dito della
mano sinistra da un’abile colpo di coltellessa infertogli dal
padre che non vuole un figlio
penalizzato da una deformità: una mano con sei dita era
l’insegna del demonio. L’infanzia di Sebastiano si svolge
a Venezia, città amatissima
dal navigatore. Evocativa e
calzante questa definizione
della città lagunare che si trova tra le pagine del romanzo:
«Venezia è una melanconia
che alberga nel nostro cuore
come un calore di brace che
si mantiene». La Venezia del
1500 oltre che ricca di suggestioni è anche luogo di ritrovo
di astronomi, geografi, navigatori e stampatori e il giovane Sebastiano assorbe dagli
incontri con questi personaggi la passione per le scoperte
e le tecniche della cartogra-
fia. Fondamentali per il suo
futuro sono anche i viaggi per
mare compiuti con il padre a
partire dal 1497: dall’Inghilterra verso Terranova. Un’iniziazione alla navigazione pionieristica dura ma formativa.
Anche in un mondo fatto di
viaggi rischiosi e di lunghe
lontananze c’è posto per
l’amore. Quando da Venezia
la famiglia Caboto si sposta
a Bristol, Sebastiano incontra
Catalina, la donna della sua
vita. Vivere l’amore non è facile per chi come Sebastiano
ha nel cuore il mare e l’avventura, e non lo è nemmeno
per la bella e volitiva Catalina
che deve sempre aspettarlo.
Dopo aver servito Enrico VIII,
re d’Inghilterra, Caboto diviene piloto mayor per la Corona
di Spagna. Ai rischi dell’oceano però si accompagnano anche quelli di terra: dopo una
sfortunata impresa Caboto
conosce il carcere a Siviglia,
subisce un processo, deve
affrontare l’esilio e una serie
di dolori familiari. Viaggi ed
esistenza tra il vero e il fantastico si intrecciano in questo
romanzo storico che, come
dichiara l’autore, ha dovuto
basarsi sui pochi documenti
relativi alla vita, soprattutto
personale, di Caboto e lunghi
periodi della sua esistenza rimasti nell’ombra. Mancando
quindi riferimenti storici precisi, Ongaro si serve della sua
fantasia mantenendola però
nell’ambito della plausibilità
e creando situazioni romanzesche credibili e piene di fascino. Sempre per ammissione dell’autore permane una
certa freddezza nella descrizione del personaggio dovuta alle scarse informazioni su
di lui. Uno dei sogni di Sebastiano era trovare il passaggio a Nord-Ovest per la Cina,
il mitico Cathay, e trovare
l’impossibile coincidenza tra
polo magnetico e polo geografico. Nel libro sono anche
trattati argomenti tecnici
riguardanti la navigazione e
la cartografia, e libro è correlato da una bibliografia essenziale per chi voglia approfondire questi argomenti. Di
grande bellezza l’ultima pagina del romanzo nella quale Sebastiano Caboto cerca
di chiarire il senso del suo
viaggiare: non sono stati la
sete di guadagno e di gloria
ad averlo spinto in avventure
pericolose, ma il desiderio di
arrivare per primo in luoghi
sconosciuti, perché «La gloria del mondo è un fuoco che
dà luce ma non scalda». n
Memorie di un cartografo
veneziano
di Francesco Ongaro
Corbaccio
pp. 337, € 18.60
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