Organizzazione dello spazio, del conflitto molecolare e della
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Organizzazione dello spazio, del conflitto molecolare e della
Organizzazione dello spazio, del conflitto molecolare e della sicurezza in Europa “ Perciò dico: conosci il nemico come conosci te stesso. Se farai così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo” Sun Tzu – l’Arte della guerra Quella del terrorismo di matrice jihadista posto in essere dall’ISIL è una delle principali minacce alla sicurezza delle Istituzioni e dei cittadini in Europa. Tale minaccia si colloca in una complessa dinamica geopolitica che chiamerà in causa, sul medio periodo, la postura e l’atteggiamento delle istituzioni europee rispetto ai grandi temi del nostro tempo conducendo alla valorizzazione ovvero alla irrilevanza politica ed istituzionale del progetto unionale; sul lungo periodo, il tema del terrorismo è espressione di una dinamica storica e politica che concerne l’ordine geopolitico che assumerà il Medio Oriente. Sul breve periodo, la minaccia del terrorismo pone alcune questioni che concernono: • L’organizzazione di una risposta, convenzionale e non convenzionale alla minaccia; • Il cambiamento di stili e comportamenti che siano idonei a interfacciarsi con il mutato contesto di sicurezza; • L’adeguamento scalare delle politiche di sicurezza. Lo stato del problema Preliminare ad ogni risposta efficace è la capacità di porre domande pertinenti. Molta enfasi è stata posta sulla presunta novità della minaccia costituita dal terrorismo, in particolare, per quanto attiene forme e modalità di conduzione del conflitto. Tuttavia, sia quando ci si confronta con una guerra strictu sensu, ovvero con un conflitto asimmetrico di tipo contemporaneo, si tratta, in entrambi i casi, di fenomeni di lunga durata i quali hanno una natura persistente che consiste in una serie organizzata di atti di forza fnalizzati a detronizzare l’avversario. Le modalità operative mutano ma, la natura del fenomeno non cambia. Pertanto il presente contributo, seppur incentrato sull’analisi degli elementi caratteristici della minaccia posta in essere dal terrorismo di tipo religioso, è consapevole che il quadro concettuale di insieme in cui si colloca ogni conflitto umano è caratterizzato da una natura permanente – l’eliminazione dell’avversario – che ne costituisce lo sfondo generale. Questo aspetto assume rilievo sopratutto ai fini tattici, dove la consapevolezza della natura persistente del fenomeno “conflitto” rileva per l’approntamento di idonee misure di risposta. Sotto il profilo strategico emergono altri elementi che operano su diverse dimensioni – culturale, economica, istituzionale che operano quali “fattori” complementari all’instaurazione e conservazione dell’ordine in un contesto determinato. Affronteremo qui di seguito gli aspetti operativi e le pratiche innovative del conflitto che potrebbero aiutarci nel comprendere la forma e la scala cui il terrorismo opera. Nello specifico caso del terrorismo di tipo religioso, volendo sottolineare gli elementi tattici di maggior rilievo, emergono tre questioni. Esse concernono lo spazio, la forma e il potere ovvero: la conoscenza del contesto spaziale di riferimento, il tipo di minaccia che si deve fronteggiare, e la specifica visione di ordine che essa, eventualmente, pone in essere. Definite le domande potremo successivamente verificare in che modo si debba fronteggiare tale minaccia. Organizzazione dello spazio e conflitto La cifra principale che caratterizza l’attuale assetto mediorientale può essere definita dal concetto di destrutturazione spaziale. Vaste porzioni di territorio dalla Libia all’Iraq alla Siria sono attualmente sottratti al controllo statuale determinando l’emersione di fazioni e movimenti che rischiano di mettere in discussione l’intero assetto regionale determinando una riconfigurazione spaziale del settore. L’ISIL si inserisce in questa dinamica quale attore determinato a innescare un conflitto che ridefinisca gli assetti in Medio Oriente. Tuttavia, la specifica geopolitica con cui l’ISIL opera è di tipo globale ingenerando una intersecazione tra scala regionale e globale. Le due scale, regionale e globale, operano quale sfondo mobile di conduzione del conflitto. Questo aspetto spaziale del conflitto è primario: l’ISIL cerca di combinare un potere territoriale determinate – quale fulcro economico-politico della sua azione e “inveramento” agli occhi dei proseliti o potenziali proseliti della del califfato inteso quale fondamento spaziale-globale dell’ISIL. Modalità di conduzione del conflitto Le caratteristiche principali delle modalità di conduzione del conflitto d matrice terroristica cui stiamo assistendo sono: TRANSCALARITÀ: il carattere transcalare è una caratteristica determinante delle forme della conflittualità contemporanea. Se appartiene in una certa misura alla moderna dimensione del conflitto fra Stati – operante anche grazie alle nuove forme dei ICT su diverse scale anche contestualmente, essa, sopratutto, concerne le modalità di conduzione del conflitto da parte di gruppi e organizzazione di matrice terroristica. Come anzidetto, si combinano nel caso di specie dimensione locale, regionale, europea e globale. I conflitti molecolari operano su più fronti e necessariamente, in quanto sono concepiti come parte di un unico campo che, contestualmente è funzionale al conflitto. Per l’ISIL l’instaurazione dell’“ordine” in Medio Oriente, non è distinguibile dal conflitto in Europa, e successivamente, da quello su scala mondiale. Esiste una geopolitica “mobile” che ha una tattica e una strategia che si estende su scala planetaria. ASIMMETRIA E NON CONVENZIONALITÀ: si indica con il termine asimmetria la disparità nella disponibilità di mezzi in possesso agli attori coinvolti in un conflitto in cui una parte ha capacità nettamente inferiori rispetto ad un’altra. L’uso dei mezzi in campo di tipo ibrido rende la conduzione del conflitto più complessa e ne aumenta il grado di imprevedibilità. La non convenzionalità implica l’adeguamento costante dello strumento di risposta alle modalità di conduzione del conflitto. DIMENSIONE TOTALE DEL CONFLITTO: “Secondo la logica del valore deve sempre valere il principio che per il valore supremo il prezzo supremo non è mai troppo alto, e va pagato”.1 La logica connessa al conflitto religioso non è finalizzata ad obiettivi tipici di una logica statuale del conflitto, ma sono caratterizzati da una prospettiva “totale”. La strategia – razionale entro una prospettiva religiosa – del conflitto importa una logica in cui la diffusione territoriale dell’ISIL rileva quanto l’annientamento del nemico: consolidamento territoriale e distruzione indiscriminata del nemico sono aspetti complementari del conflitto. La sua portata è quindi in sé asimmetrica, ibrida, multiforme e organizzata su più fronti. MOLECOLARITÀ: è la caratteristica dimensione e struttura, o meglio ne definisce l’habitat. In assenza della medesima disponibilità di armi convenzionali, l’attore non statuale ovvero proto-statuale, usa la forma di conflitto di matrice terroristica: si tratta di una modalità operative che prevede il combattimento sulle strade, nei luoghi della vita quotidiana, attraverso gli snodi di traffici e reti tradizionalmente estranei al conflitto. Ogni ambito può essere oggetto di un attacco. Una prassi evidente, osservando le attuali forme di conflitto, è quella che vede lo spostamento dal centro alla periferia quali luoghi – fulcro oggetto di attacchi. Tale questione investe la capacità di prevenzione degli attori, ed il controllo del territorio. USO INTENSIVO DELLA TECNOLOGIA: questo fattore è dato dall’uso massiccio delle tecnologie dell’ITC, dei social media usati quali vettori di amplificazione ed estensione del conflitto su di una scala mondiale. Con detti mezzi si amplificano le possibilità di coinvolgimento emotivo, di soggetti che seppur non direttamente connessi alla minaccia-sorgente, possono mutuare e raccogliere il messaggio e in proprio assumerlo e divenire diffusori tattici della minaccia con single azioni che poi, ex post sono assunte dalla minaccia-sorgente. Si tratta della capacità di sfruttare il fattore emulazione e connessione intrinseco ad internet che in un conflitto non convenzionale e microfisico, assume il ruolo di amplificatore. In generale, il ruolo strategico della comunicazione in guerra, non è un fattore nuovo, è rilevante, ai fini della presente analisi, la connessione con la scala molecolare che non sviluppa – solo – una comunicazione organizzata, ma punta anche ad una comunicazione casual che può intercettare soggetti che in via casuale o estemporanea aderiscono al messaggio diventando “parte” del conflitto senza un’organizzazione o una formazione nell’organizzazione terroristica. Questo aspetto pone importanti problemi di controllo della moltitudine di soggetti – potenzialmente – recettori investendo l’aspetto del controllo preventivo. 1 C. Schmitt, La tirannia dei valori. Adelphi, 2008, p. 63. Conclusione Posti gli elementi di cui sopra, è necessario definire gli obiettivi di una politica di sicurezza adatta alle caratteristiche del conflitto in atto. Partendo dalla constatazione che obiettivo delle politiche di sicurezza è quello di proteggere dalle minacce che mettono a repentaglio l’indipendenza politica, l’integrità territoriale e la popolazione di una organizzazione politica determinate, le organizzazioni statali hanno sempre adeguato il modo di condurre i conflitti alle minacce in atto, adeguando gli strumenti, la forma e la scala delle loro iniziative: anche in questa forma – non nuova – ma asimmetrica e totale di conflitto gli Stati sono chiamati a tale riorganizzazione tattica. Un altro aspetto che è storicamente correlato ai conflitti umani è la definizione degli obiettivi strategici. Il problema in generale concerne la geopolitica del Medio Oriente e la configurazione degli assetti di potere nel settore. L’aspetto sociale ed economico è un ulteriore elemento strategico che, tanto quanto gli assetti di potere, contribuisce alla stabilizzazione della convivenza umana e di aree geografiche. L’insieme degli elementi organizzativi e socioeconomici sono entrambi fattori decisive in una visione dell’area di medio lungo periodo. In definitiva, in considerazione della portata, intensità e durata della attuale minaccia terroristica, e delle caratteristiche del conflitto sopra citate, si può parlare del terrorismo come di minaccia totale: si tratta di forme di conflitto prive di limite che operano in una concezione in cui la detronizzazione totale dell’avversario coincide con il fine strategico; elementi tattici e strategici contribuiscono alla comprensione della risposta adeguata al tipo di minaccia. ■Ciro Luigi Tuccillo