G 2-4 maggio - Dipartimento di Culture, Politica e Società

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G 2-4 maggio - Dipartimento di Culture, Politica e Società
Sociologia G
-Argomenti della settimana 2-4 maggio 2005 ( questa settimana ci sono un po’ più di
pagine….)
1. Parsons e il concetto di controllo sociale.
Laureato in biologia, allievo di Malinowski, Parsons introduce e traduce Weber in America
(1930). Parsons testimonia la fase di maturità teorica a cui la sociologia perviene verso la metà del
‘900 in America ma anche il rischio di chiusura che ad essa risulta sovente connesso.
1.1. A Parsons si deve la teorizzazione dell’importanza di norme e valori quali strumenti base di
controllo sociale.
Il concetto di controllo sociale viene inteso da P. come insieme di meccanismi, processi, iniziative,
che una comunità elabora per assicurare la conformità alle norme e ai modelli, sia prevenendo la
devianza, sia riportando la devianza a conformità.
è basato sull’assunto che l’individuo è un animale morale, che fa proprie le norme della società in
cui vive.
Far propri valori e norme richiede meccanismi/processi/agenzie specifici.
-Il primo meccanismo di cont rollo sociale è la socializzazione, la modalità più radicale ed efficace
di controllo sociale:àperché avviene attraverso l’interiorizzazione dei valorià genera dunque un
controllo anticipato (agenzie: famiglia, scuola).
La famiglia in particolare è il principale serbatoio in cui si forgiano personalità adatte ai compiti che
la società moderna richiede. Perse le tradizionali funzioni economiche la famiglia si specializza nei
compiti della socializzazione: la figura paterna costituisce l’indispensabile tramite tra mondo delle
occupazioni e mondo degli affetti
-Un secondo meccanismo di controllo sociale è dato dalle istituzioni (dal matrimonio alle istituzioni
terapeutiche, al pensionamento, ad altri riti di passaggio), in cui si regolano e stabilizzano
comportamenti specifici indicando tempi e modalità attese di entrata/uscita e gestione dei compiti in
ruoli àsi tratta di un vero e proprio “controllo di processo” che avviene attraverso l’imposizione di
norme che consentono e vietano certi comportamenti in quel dato contesto e tempo sociale
-Un terzo meccanismo di controllo sociale è la differenziazione sociale e la divisione del lavoro da
essa generataàgli individui fanno capo a diversi ruoli che richiedono ad essi conformità alle
aspettative degli altri interdipendenti .
2. Parsons e la teoria volontaristica dell’azione
Parsons intese dimostrare (“ La Teoria dell’azione sociale” ,1937), che una società può trovare il
modo di organizzarsi razionalmente, non su base utilitaristica, ma volontaristica, cioè sulla base
dell’adesione individuale alla cultura e alle relative norme in vigore in quella società.
Secondo Parsons esistono, nell'agire sociale, elementi normativi irriducibili al postulato della
razionalità, e segnatamente della razionalità economica: il non averli saputi cogliere ha costituito
precisamente il limite dell'utilitarismo, del positivismo e della scienza economica classica. Ogni
società si attrezza per produrre sia le strutture che i valori atti a soddisfare le sue esigenze di
funzionamento.
2.1. Parsons crede pertanto che si possano integrare esigenze di funzionamento sociale e adesione
soggettiva alle norme e ai valori. Autori di riferimento sono Weber ( il senso orientato dell’ azione),
Durkheim, ( il problema della coesione sociale) Pareto (il problema dell’equilibrio) oltre che
l’economista neoclassico Marshall ( critica della scienza economica classica).
Ancora studente Parsons era stato attratto dalla complessità dei rapporti intercorrenti tra strutture
economiche e strutture sociali e politiche; ma fu durante la redazione della tesi di dottorato che egli
andò maturando la convinzione che una spiegazione meramente economicistica del capitalismo
moderno fosse assolutamente insufficiente: il capitalismo costituiva sì per l'autore una istituzione
eminentemente economica (basata su meccanismi di proprietà e produzione), ma nettamente e
profondamente dipendente da strutture sociali, valori, attitudini e comportamenti non economici
Nella società in cui siano all’opera meccanismi di integrazione su base non utilitaristica, ma
volontaristica si conciliano le esigenze funzionali del sistema con gli orientamenti soggettivi degli
individui, nell'ipotesi che la personalità individuale rechi su di se, sotto forma di motivazione
all'agire e di criteri morali, l'impronta della cultura di quella società
Lo sviluppo della personalità viene da Parsons ricondotto al sistema di ruoli della famiglia nucleare
( nucleare significa che sono presenti due generazioni : genitori e figli) nel cui ambito si svolge la
parte più importante della socializzazione degli individui.
Il fatto che l’ordine sociale si basi su una base normativa e non utilitaristica non significa che l’
individuo non abbia chances di scelta. Gli individui contribuiscono a rispondere ai bisogni della
società anche perseguendo i propri scopi, dal momento che questi sono inscritti nelle indicazioni
culturali e normative della società. Ruolo chiave in questo processo è quello della socializzazione,
ovvero il processo di assimilazione profonda ( interiorizzazione) dei valori e delle norme sociali
quale avviene nella famiglia: se la socializzazione funziona tutti i membri della società si atterranno
a valori condivisi facendo nelle diverse situazioni la scelta appropriata.
Il concetto di stratificazione sociale è illuminante in proposito. (secondo il Funzionalismo di
Parsons e dei suoi seguaci. la stratificazione è collegata alla necessità di attribuire più ricompense
economiche e sociali a quelli che sono in grado di rispondere a specifiche esigenze di attività
qualificate e per farlo si sottopongono allo sforzo della formazione e della qualificazione)
Dice Parsons:" in una società moderna e aperta l’esigenza di collocare e motivare gli individui nella
struttura sociale è soddisfatta attraverso il sistema di stratificazione sociale".
à Nel sistema si distribuiscono diverse capacità individuali e diversa rilevanza delle funzioni
àLa stratificazione sociale raccorda capacità e rilevanza delle funzioni, disponendo individui
capaci e qualificati in posti in cui si svolgono funzioni importanti per il sistema à queste funzioni
importanti per il sistema sono altamente remunerate, in maniera da soddisfare, oltre le esigenze del
sistema, anche le esigenze di gratificazione individuale.
àla stratificazione sociale svolge dunque funzioni indispensabili alla sopravvivenza del sistema
tramite un adeguato bilanciamento di motivazioni individuali ed esigenze di funzionamento del
sistema.
Naturalmente questa posizione è criticabile ( vedi anche lezioni della prossima settimana sulla, parte
relativa a diseguaglianze e stratificazione
La posizione marxiana ad esempio sostiene che la stratificazione sociale non è un dato naturale del
sistema ma un dato storico, legato al costituirsi di rapporti di diseguaglianza nella società
capitalisticaà la diseguaglianza si esprime nella divisione in classi sociali che hanno interessi
irriducibili e contrapposti.
( Bagnasco, parte lV, Differenziazione e diseguaglianza, cap.su "Stratificazione sociale…")
2.2. La teoria dell’azione e le componenti strutturali dell’azione.
Parsons individua componenti stabili della società, altrimenti dette componenti strutturali in una
serie di elementi che connettono motivazioni individuali e esigenze del sistema.
Le componenti strutturalià sono elementi relativamente costanti del sistema sociale, che cioè non
soffrono le oscillazioni di breve momento, ovvero che possono essere considerati costanti ai fini
dell’ analisi: à sono i ruoli, le collettività, le norme e i valori oltre che le istituzioni ( per cui si
veda le dispense della settimana precedente).
Ruoli àè un cocnetto basilare per capire la doppia faccia che nel funzionalismo riveste l'azione
umana. La società prodiuce e distribuisce posizioni in base alle proprie esigenze di funzionamento.
Ogni ruolo richiede una identificazione tra sentire individuale e richieste fdi funzioanmento della
società. Questa identificazione si costruisce sulla base dei valori forniti dalla cultura di quella
società. I ruoli sono dunque modi di appartenenza alla collettività dei singoli individui socializzati
verso e identificati in quella certa posizione.àI ruoli sono oggi definibili come "insieme dei
comportamenti che tipicamente ci si può aspettare da una persona che fa parte di una collettività"
(Collettivitàà insieme di individui che si riconosce come unitaria rispetto a certi valori
Normeàregole che strutturano l’azione in conformità a valori
Valorià insieme di orientamenti coerente, condiviso entro una collettività, che è relativo al “dover
essere” di quella collettività, ovvero a comportamenti che si ritengono preferibili; esso viene
appreso e orienta l’azione dei membri di quella collettività..
2.3. Avvertenza
Parsons fornisce, attraverso i concetti della teoria volontaristica dell’azione sociale ampia base al
vocabolario sociologico che si riferisce al modo di stare insieme della società (socializzazione,
valori, norme, ruoli, devianza, ecc.).Su questo si veda anche Bagnasco i capitoli su norme e valori,
socializzazione, identità.
Naturalmente il lessico sociologico oggi utilizzato dai sociologi deve necessariamente combinare e
integrare i presupposti funzionalisti con altri presupposti provenienti da altre tradizioni come quella
ad esempio, dell’interazionismo simbolico, o dell’azione razionale.
Dunque i concetti di socializzazione, di devianza, e altri presentati dal manuale vi compaiono nella
forma articolata che è già il risultato della integrazione operata da chi organizza il sapere
sociologico in termini sistematici ( come fanno appunto i manuali).
3. Le alternative offerte all’individuo nell’esercizio di un ruolo. Le pattern variables (variabili
modello) e l’individuazione delle scelte di comportamento improntate ai caratteri essenziali
della modernità.
La concettualizzazione delle pattern variables (variabili modello) da parte di Parsons viene fatta a
partire dallo scenario del passaggio dalla società tradizionale a quella moderna.
Il carattere “evoluto” della modernità sta in particolari condizioni e processi che aumentano la sua
capacità di risolvere un’ampia gamma di problemi complessi.
3.1.àQuesta capacità si basa su fattori che riguardano e coinvolgono sia la società e le sue
strutture sia gli orientamenti dell’azione
non spiegato a lezione
-fattori che riguardano la società e le sue strutture
Differenziazioneàcapacità di distribuire funzioni tradizionalmente concentrate (oggi la comunità
religiosa non può essere una comunità politica, la famiglia non può essere un’impresa, la collettività
culturale non può essere una collettività giudiziaria).
- adattività àcapacità di una struttura di sormontare le difficoltà realizzando un‘ampia varietà di
fini;
inclusioneà capacità di coinvolgere, di “tirar dentro” individui al di là del loro status ascritto;
generalizzazione dei valorià capacità di rendere i valori sociali sempre più diffusi, generalizzabili
e poco discriminanti (religione civile, cultura di pace, difesa del bambino, valori della vita, ecc).
-fattori relativi agli orientamenti d’azione
Gli individui che vivono in una società moderna vengono posti di fronte a dilemmi che, in realtà
sono risolti attingendo al patrimonio culturale di quella stessa società
3.2. Il modello adottato da Parsons per parlare di modernità attraverso le pattern variables è ancora
quello dicotomico, come tra i classici della sociologia (Durkheim, Tonnies), per i quali la società
moderna è tale in quanto si sta spostando, come afferma Tonnies, dalla dimensione della
Gemeinschaft (comunitàà prossimità, simiglianza, collettività) a quella della Geselschaft
(societàà lontananza, eterogeneità, individualità.
A questa opposizione può essere riferita la coppia concettuale proposta di Durkheim (solidarietà
meccanica versus solidarietà organica), ad esempio.
Nel caso di Parsons l’opposizione tradizione/modernità è comunque più articolata (le dimensioni
implicate dalla dicotomia tradizione/modernità sono almeno quattro e non soltanto una).
Secondo Parsons la modernità è segnata non soltanto da grandi trasformazioni economiche,
politiche, sociali e culturali ( per cui si veda Bagnasco, capitolo secondo), ma dalla costante
capacità degli individui, nell’esercizio dei propri ruoli sociali e professionali, di considerare
situazioni e relazioni sociali in modo diverso da quello che era proprio della società tradizionale.
.Questo passaggio è segnato da una conversione dei modi di pensare e di agire che si incanalano in
cinque (poi diventate quattro) grandi alternative tra dimensioni proprie delle società tradizionali (
affettività, diffusione particolarismo, ascrizione) e dimensioni proprie della società moderna
(neutralità affettiva, specificità, universalismo, acquisizione).
Su questo anche Bagnasco, parte I, cap. II:5 su" La concettualizzazione della modernità in alcuni
classici"
Ogni ruolo sociale o professionale ha un pattern di orientamento preferenziale, in riferimento ad
azioni tipiche.
I ruoli genitoriali e più in generale ruoli che fanno riferimento a famiglia, parentela, e a legami di
intimità e amicizia si sottraggono, in certo modo all’imperativo della modernità
àProfilo tipico di ruolo di un padre: affettività, particolarismo, diffusione, ascrizione.
àProfilo tipico di un medico: neutralità affettiva, universalismo, specificità, acquisizione
Esercizi:
si consideri il lavoro di un commerciante. Si indichino quali tipi di comportamento nei confronti
della clientela corrispondono ai requisiti di neutralità affettiva, specificità, universalismo e
acquisizione.
3.3. .Problema: si può discutere se le alternative indicate come preferite dalla modernità possano
essere tenute radicalmente separate da quelle proprie della società tradizionale. Basti pensare a
quanto avviene nella discussione sugli specialismi che caratterizzano la professione medica e che
evidenziano crescenti limiti nella mancata considerazione delle connessioni tra diverse patologie
ovvero nella mancata attenzione al quadro di insieme in cui sorge e si sviluppa una patologia.
Analogo discorso potrebbe essere fatto per le professioni a forte contenuto relazionale come quelle
dell’insegnante, dell’assistente sociale, ecc.che richiedono insieme a specificità una buona dose di
diffusione, ovvero di attenzione al tutto.
3.4. Critiche
Critica al concetto di "valore"
-dice Merton ( e si riconosce oggi) che i sistemi normativi non sono sempre perfettamente coerenti
(vedi la teoria della devianza e il dilemma etico dello scienziato) (Merton) (su questo anche
Bagnasco: parte III, su "La cultura e le regole della società", cap. Valori, norme e istituzioni).
Critica al concetto di ruolo
Non tutti le relazioni sociali si configurano come relazioni di ruolo. Ad esempio ci sono relazioni
costruite su specifiche situazioni, ma che non fanno necessariamente capo a ruoli come nell'ambito
delle relazioni di rete (Boudon).
àIndicazioni valoriali e normative: Non sempre l’esercizio di ruolo è semplice e univoco . Infatti
valori e connessi sistemi normativi non sono sempre perfettamente coerenti (vedi anche il dilemma
etico dello scienziato di Merton).
àIl problema dei conflitti di ruolo (Merton). Non solo siamo inseriti in un fitto intreccio di
posizioni che richiedono l’esercizio di ruoli plurimi ( lavoratore, padre o madre di famiglia, partner,
amico, socio, ecc.) che possono entrare in conflitto tra loro, ma, anche a ciascuna posizione sociale
corrisponde un set di ruoli ( role-set) che ci mettono in relazione con posizioni diverse dalla nostra
(ad esempio il ruolo di insegnante ha a che fare non solo con gli allievi, ma con genitori, con
l’amministrazione, ecc; un dirigente di livello intermedio ha a che fare con colleghi, sottopposti,
ma anche con persone più in alto nella gerarchia, ecc.) Il role set fa talora emergere conflitti e
tensioni.
.à L’ambivalenza ( Smelser). Nei confronti del ruolo esercitato l’individuo può avere sentimenti
contrastanti o ambivalenti: il senso di integrazione e di appartenenza può essere vissuto in termini di
intrappolamento, il far parte di una comunità di lavoro può scatenare, a fianco di sentimenti di
cooperazione, sentimenti di odio-amore, ecc. “Le persone sono costrette a convivere, ciò non
significa che debbano piacersi: ciò implica che si amano e si odiano…”(cit. da Smelser, allievo di
Parsons).
Critica al presupposto della portata generale di norme, valori e ruoli.
-Molti valori e molte norme hanno una portata che non può essere considerata generale, ma
circoscritta a particolari cerchie sociali (vedi anche i suggerimenti dell'interazionismo simbolico) e
inoltre sono sottoposti a mutamento.
à-In definitiva
non è né assoluta né scontata la plasmabilità del soggetto di fronte ai messaggi societari. Ci sono alti
gradi di variabilità nell’interpretazione e nell’esecuzione dei ruoli (quindi di imprevedibilità del
comportamento).
3.5. àLe critiche di Anthony Giddens a Parsons (cfr. il testo di Giddens: “Le conseguenze della
modernità) si dirigono invece contro l’idea parsonsiana che le scienze sociali siano in grado di
classificare e prevedere in anticipo il funzionamento o i mancati funzionament i della società. Ciò,
secondo Giddens, è sempre più difficile in contesti, come quelli attraversati dalla globalizzazione,
in cui si è diffusamente esposti alle conseguenze di processi che sorgono e si sviluppano anche
fuori dai nostri confini e che non sappiamo né prevedere né controllare (dai processi di
globalizzazione dell’economia e della finanza ai grandi rischi della conflittualità a livello
mondiale).
Tutti noi subiamo altresì le conseguenze di processi innescati dallo stesso nostro sapere esperto e
dalle sue molteplici applicazioni: effetti che, per quanto siamo razionalmente orientati e
tecnologicamente attrezzati non sappiamo o non possiamo per varie ragioni , anticipare, arginare o
gestire (dagli effetti devastanti di una chemioterapia alle conseguenze distruttive dell’erosione del
suolo, ai risultati dello sfruttamento ambientale, agli effetti squilibranti di spostamenti di grandi
masse di persone tra nazioni e continenti).
Questa auto-alimentazione-di processi le cui conseguenze non siamo sempre in grado di gestire
richiama il concetto di rischio.
Rischio: risultato di un’azione che al di là della razionalità del soggetto che la compie può rivelarsi
costosa o dannosa rispetto alle previsioni.
Quello che manca al sistema di Parsons è dunque la capacità del sistema di riflettere su se stesso e
sulle conseguenze non volute delle azioni che avvengono al suo interno. Molte di queste azioni sono
frutto di decisioni prese in seguito a processi conoscitivi e di ricerca.
4. Parsons, la teoria funzionalista , i concetti di sistema e di funzione
Il termine funzionalismo (*Funzionalismo: analisi di fenomeni sociali e culturali nei termini delle
funzioni (contributi, apporti ) che essi svolgono per la sopravvivenza e l’equilibrio di un qualsiasi
sistema socioculturale)
è nato come etichetta teorica e accademica per nominare una corrente di pensiero che si afferma
negli anni Stati Uniti a partire dagli anni ’30, che si sviluppa soprattutto negli anni ’50 e ’60.
Essa sarà fortemente discussa e per certi versi abbandonata a seguito della contestazione
studentesca e delle critiche al sistema e alle sue istituzioni che nacquero in quell’occasione e che si
svilupparono negli anni successivi in America e in Europa.
4.1. Scenario del funzionalismo sono gli Stati Uniti e le grandi università dell’Est (come Harvard e
Columbia) dove si vuole sviluppare, attraverso la sociologia un sapere codificato (paradigma) per
l’analisi di sistemi sociali complessi e differenziati come la società americana a partire dal secondo
dopoguerra.
Ma tale approccio è di fatto operante, come approccio, fin dalla fine dell’800 (Durkheim).
La logica di tipo funzionalista è ravvisabile ad esempio nei seguenti assunti di Durkheim:
àtra i bisogni individuabili a priori per la sopravvivenza della società vi è quello dell’integrazione
o coesione della società.
Ne consegue che le punizioni dei crimini hanno, oltre la funzione di sanzionare la devianza, quella,
importantissima di ripristinare o rafforzare i valori condivisi, violati dal crimine.
La religione è una potente forza di integrazione sociale che inculca negli individui valori comuni.
Quanto meno socialmente strutturati sono l’appartenenza e la pratica religiosa (come nella religione
protestante) tanto più alto il rischio di anomia e quindi di disintegrazione sociale.
4.2. L’approccio funzionalista raggiunge la sociologia anche attraverso le opere degli antropologi
inglesi (Malinowski e Radcliffe Brown) che negli anni’ 30 svolgono ricerche sulle società non
letterate con un approccio fortemente critico nei confronti della prospettiva evoluzionistica, che
aveva tradizionalmente pilotato gli studi antropologici fino ad allora.
L’antropologia funzionalista (Malinowski e Radcliffe Brown) che si afferma contro
l’*evoluzionismo della antropologia coloniale ottocentesca costituisce come si ò già visto nella
passata settimana di lezione, un riferimento cruciale per Parsons
(*-Evoluzionismo: le pratiche sociali nei diversi paesi devono raggiungere un grado di maturità che
è segnalato e misurato dai paesi occidentali evoluti. Tutte le pratiche sociali che si discostano da
quelle vigenti in quei paesi sono considerate primitive, irrazionali, inspiegabili).
àAntropologia funzionalista: il significato di un elemento sociale dipende dalla funzione che gli è
attribuita in quel certo contesto, cioè esso non può essere valutato indipendentemente da esso. I
significati di una pratica sociale, ammesso che questa si possa trasmettere, non possono essere
trasmessi tout court, ma vengono riadattati al contesto di arrivo.
Le pratiche sociali adempiono una funzione in quel contesto se realizzano la soddisfazione dei
bisogni di quel dato contesto.
4.3. Parsons arriva alla nozione di sistema e di funzione anche su ispirazione dei suoi studi di
biologia, e dunque anche su ispirazione del concetto di organismo come un tutto integrato e
interdipendente.
Il suo concetto di sistema e di funzione dunque risentono di queste ispirazioni disciplinari diverse.
Vocabolario
*Sistema: insieme di parti interrelate, dotato di confini che lo individuano rispetto all’ambiente
esterno.
Il sistema possiede uno stato nomale di funzionamento ( equilibrio) che tende a ripristinarsi se
perturbato.
*Funzione: tra le diverse accezioni del termine di funzione ( dipendenza in termini matematici,
attività propria di un organismo , incarico, compito proprio di una professione), il funzionalismo
sceglie quella che definisce la funzione come un contributo che le diverse parti del sistema
forniscono alla sopravvivenza del sistema.
Funzione . tutto ciò che apporta un contributo all’adattamento del sistema.
Di qui la conseguenza in termini di analisi causale. àPer il funzionalismo si può dire che
la causa di certe pratiche sociali sta negli effetti che esse producono per il sistema. àDa cui anche
l’assunto ispirato dalla antropologia funzionalista per cui le pratiche sociali apparentemente
inspiegabili si possono spiegare una volta chiaritane la funzione sociale
Questo modo di ragionare è molto diverso da quello che sottolinea, come causa di un fatto sociale,
i fattori storici, ovvero ciò che preesiste al fatto studiato
4.4. Secondo Parsons
àE’ possibile individuare e classificare a-priori i prerequisiti funzionali, cioè i bisogni generali
che devono essere soddisfatti perché un qualsiasi sistema e quindi anche la società, sopravviva
Questa capacità della scienza sociale di parlare della società muovendosi ad un alto grado di
astrazione è riconosciuta da tutti gli studiosi.
àPiuttosto, come si vedrà, molte critiche a Parsons si appunteranno sull’assunto parsonsiano per
cui è possibile individuare a priori non solo i prerequisiti funzionali, ma anche le istituzioni
specializzate e programmate per soddisfare tali prerequisiti ( vedi la critica di Merton al postulato
dell’indispensabilità funzionale).
4.5. I requisiti funzionali di un sistema e il modello AGIL applicato al sistema sociale
Il concetto di sistema. secondo Parsons, si può applicare non solo a livello di società nel suo
insieme ma a qualsiasi sistema di azione laddove siano ravvisabili i concetti di interdipendenza e
interrelazione delle parti,.di confini con l’ambiente, di equilibrio (come stato normale di
funzionamento del sistema.
(Dunque un gruppo di lavoro, una famiglia, una squadra, un aereoporto, un ospedale, possono
essere analizzati come sistemi).
Il problema di Parsons è a questo punto quello di identificare a livello molto generale i fini o i
prerequisiti funzionali di qualsiasi sistema di azione ( ivi compreso il sistema sociale)
Dall’osservazione sperimentale sulla leadership nei piccoli gruppi ( l’esperimento era condotto
dall’amico e collega Bales) Parsons aveva derivato l’idea che l’azione di tali gruppi tipicamente si
organizzava cercando di risolvere una serie di fini o obiettivi generali (dunque requisiti funzionali)
che si potevano ridurre a quattro: l’acquisizione di risorse, la presa di decisioni, il coordinamento
degli sforzi e il controllo sulla conformità alle aspettative, il mantenimento della coesione del
gruppo.
I primi due obiettivi riguardano il rapporto o scambio con l’ambiente esterno, i secondi due i
rapporti interni.Di qui l’idea generale che il funzionamento di qualsiasi sistema richieda
investimenti sia sul fronte dello scambio con l’esterno sia sul fronte della gestio ne e del controllo
interno ( idea fatta propria da molti studi sulle organizzazioni che seguono la teoria sistemica).
4.6. I quattro obiettivi / requisiti entrano dunque nello schema parsonsiano in cui codifica il ruolo
essenziale ed esclusivo di ciascun requisito (A.G.I.L)
Secondo Parsons qualsiasi sistema di azione esiste se sono soddisfatti quattro generali bisogni o
requisiti funzionali:quello dell’adattamento A (acquisizione di risorse,) del raggiungimento dei fini,
G; dell’integrazione I, del mantenimento del modello latente (o mantenimento del modello
culturale) L.
Nella sua opera " The Social system " (Il sistema sociale) scritto nel 1951, Parsons propone il suo
noto schema di identificazione dei bisogni e delle funzioni fondamentali del sistema applicandolo al
sistema sociale.
A ciascun bisogno fanno capo specifiche funzioni esercitate da specifiche istituzioni
La funzione di adaptation è svolta dalle istituzioni dell’economia, quella del goal attainment dalle
istituzioni della politica, la funzione di integrazione dagli apparati normativi, la funzione di
mantenimento del modello latente dalla famiglia e dalle altre agenzie di socializzazione
Sull’argomento si veda lo schema e il commento sul testo di Bagnasco (parte III: Valori, norme e
istituzioni, paragrafo su Tipi di istituzioni).
4.6..Critiche e considerazioni dell’attualità del modello
àNon sempre l’agire delle istituzioni può rigidamente inquadrarsi in una e una sola casella (un
regime come quello cambogiano ai tempi della dittatura e molti altri simili a quello, non
distingue(va) tra istituzioni deputate alla gestione economica e quelle deputate alla gestione degli
affari politici.
E possibile dunque che una istituzione eserciti di fatto più di una funzione ( multifunzionalità).
Il problema di un’eccessiva generalità e rigidità dello schema AGIL e più in generale del
funzionalismo parsonsiano, è trattato in maniera sistematica dall’allievo e collega di Parsons,
Robert Merton.
5.
Le critiche di Merton al funzionalismo assoluto di Parsons
Merton, allievo e critico di Parsons, teorico del funzionalismo relativo, forte assertore di un
paradigma funzionalista che consenta di tabulare non solo concetti e teorie, ma anche risultati di
ricerca, teorico delle teorie di medio raggio (vedi lezione prossima settimana).
5.1. Nella sua opera più nota, Teoria e struttura sociale (1949), Merton sistematizza e codifica il suo
pensiero come paradigma del Funzionalismo relativo ( vedi anche lezione prossima settimanaà
teorie di medio raggio)
Secondo Merton il lavoro del sociologo è prima di tutto quello di descrivere con grande accuratezza
e dettaglio i vari contesti sociali che osserva, le componenti che lo costituiscono, le collocazioni
reciproche, le alternative presenti alla loro azione, e anche i significati che un elemento ha per i
membri di un gruppo o i partecipanti a una pratica sociale.
La analisi funzionale che deve dunque basarsi su attente descrizioni dei contesti analizzati, può
essere in generale codificata secondo alcuni principi:
-gli elementi cui le funzioni vengono imputate: tutti i dati sociologici possono essere soggetti
all’analisi funzionale. Perché ciò avvenga bisogna che l’elemento osservato sia standardizzato, cioè
tipico e ricorrente
-motivazioni o scopi. Occorre distinguere tra motivazioni date per certe e motivazioni non scontate
o problematiche, che quindi vanno attentamente studiate.
Un attento studio dei significati che le persone coinvolte in una pratica sociale attribuiscono a tale
pratica vi fa avanzare molto verso un’appropriata impostazione dell’analisi funzionale ( esempio del
modello di consumo vistoso di Thorstein . Veblen (1928).
Secondo Veblen il consumo vistoso è quel consumo guidato non già dall’ intenzione di usare la più
elevata qualità del bene di lusso acquistato, ma dal fatto di segnalare attraverso il suo alto costo, la
collocazione sociale elevata di chi lo acquista.
-conseguenza oggettive. In taluni casi le conseguenze oggettive convergono, in altri casi divergono
rispetto alle motivazioni all’agire : nella realizzazione di funzioni manifeste le conseguenze
oggettive convergono con le motivazioni all’agire, nelle funzioni latenti ( vedi più oltre il concetto
di funzione latente)..
Altri termini chiave del modello di Merton, alcuni dei quali spiegati più avanti in questo testo, sono
costituiti dal concetto di
alternative funzionali, di disfunzione, di funzione latente (punti 5.2 e 5.3) di meccanismi, di
tensione strutturale (cfr lezione prossima settimana).
5.2. Base di partenza della teoria del funzionalismo relativo di Merton è la critica ai postulati del
funzionalismo
(che definisce funzionalismo assoluto) di Parsons.
a- critica al postulato dell’unità funzionale (tutte le parti- ovvero ogni forma sociale
standardizzata- cooperano alla sopravvivenza del tutto: ogni forma sociale standardizzata .
Dice Mertonà Il presupposto dell’unità funzionale è pienamente ragionevole applicato a
società semplici come le società non letterate studiate dagli antropologi funzionalisti. Applicato
a società complesse, l’unità funzionale non può essere data per scontata. L’unità funzionale di
una società è una variabile empirica che cambia da periodo a periodo nella stessa società ed è
diversa da una società all’altra. Non tutte le società hanno quel grado di integrazione nel quale
ogni pratica è funzionale per la società stessa. Ad esempio la religione non è di per sé fattore di
integrazione. Anzi può diventare fattore di conflitto. Un elemento funzionale per una “zona del
sistema sociale può non esserlo per un’altra ( esempio della guerra).
La conformità alle procedure burocratiche è funzionale per certi aspetti,ma può diventare
disfunzionale per altri ad esempio quando essa faccia perdere di vista i fini dell’azione (Merton
ne parlerà come una forma di devianza, vedi lezione della prossima settimana)
b-critica al postulato del funzionalismo universale ( tutte le parti ovvero ogni forma sociale
standardizzata ha una funzione positiva per l’adattamento del sistema).
Un sistema sociale sociale racchiude in sé forzature rappresentate dal mancato o cessato
adempimento da parte di certe strutture, degli scopi o fini cui erano preposte
Nella società esistono dunque forme sociali standardizzate che non hanno più alcuna funzione o
che addirittura sono disfunzionali. (
Disfunzione. à*Un fatto, una pratica, una forma sociale standardizzata sono disfunzionali
quando producono conseguenze che riducono il grado di adattamento del sistema).
Non riconoscere, ad esempio, che molte forme sociali sono semplici sopravvivenze rispetto al
passato è, secondo Merton un errore che Parsons commette seguendo gli antropologi
funzionalisti. Per costoro la lotta all’idea evoluzionista passava appunto dal negare valore
all’idea di sopravvivenza per basarsi esclusivamente sull’idea che ciò che c’è esiste non già
perché “proviene dal passato” ma è richiesto dal contesto presente.
à Merton propone il concetto di Equivalenti (o sostituti) funzionali: con questo concetto si
concentra a l’attenzione sulla gamma di variazioni possibili attraverso cui si può soddisfare
una certa funzione (il volontariato è un sostituto funzionale del welfare assistenziale nelle
attività di assistenza e cura di persone bisognose, ecc.)
Quindi, dato un certo bisogno o requisito da soddisfare è possibile individuare più di un
elemento che nel sistema è di fatto in grado di esercitare una data funzione anche se questa
non è prevista o programmata dal sistema.
c- critica al postulato dell’indispensabilità funzionale (per cui alcune istituzioni specializzate,
quelle e non altre, sono indispensabili a soddisfare certi requisiti di funzionamento del sistema)
Dice Merton àsi può dire che è indispensabile quella certa funzione, non si può dire a priori
che quella funzione sia svolta da quella sola indispensabile istituzione (vedi anche
prossimamente: il concetto di alternative funzionali e disfunzioni). Indispensabilità della
funzione e indispensabilità di una certa istituzione o struttura o pratica sociale vanno quindi
tenute analiticamente distinte
5.3. Altri concetti chiave del funzionalismo relativo
à Merton propone il concetto di Funzione latente come contrapposto a quello di funzione
manifesta.
Le funzioni manifeste sono le funzioni intese e riconosciute dal sistema in riferimento al
soddisfacimento di un certo bisogno. Le funzioni latenti sono quelle né intese né riconosciute
dal sistema.
La distinzione tra manifesto e latente ha diverse funzioni; la più importante è quella di
consentire al sociologo di smarcarsi da giudizi meramente tecnici, politici o moralisti cerca la
valutazione della funzione di una data istituzione in quella società: Le istituzioni preposte a far
rispettare la legge devono ovviamente condannare e sanzionare tutta una serie di comportamenti
illegali. Il sociologo ha il compito di capire come questi comportamenti si inseriscano nel
tessuto della società.
Quando si valutano, ad esempio, le caratteristiche di illegalità di un’istituzione presente in un
sistema ( dal clientelismo politico al contrabbando, ad altre ancora) il sociologo deve
interrogarsi, in maniera differente dal politico o dal giudice, quali funzioni, diverse da quelle
manifeste, esse di fatto esercitano, dunque che cosa le possa tenere in piedi, in quel dato
contesto sociale, al di là del fatto la di infrangere la legge per scopi di appropriazione, di
potere, ecc.
Spesso si può scoprire che un’istituzione illegale è per certi versi necessaria a compensare
deficit di funzionamento della amministrazione pubblica o deficit di distribuzione delle risorse
provenienti dall’economia formale, o, ancora, a ridurre il grado di marginalità di una parte della
popolazione, ecc
Per capire a fondo il concetto di funzione latente bisogna tenere ben distinto il livello delle
motivazioni da quelle delle conseguenze oggettive.
La funzione latente si esercita in termini di conseguenze osservabili e prescinde dalle
motivazioni dei soggetti.
àSegue prossima settimana con commenti ed esempi sulla funzione latente e inoltre con la
spiegazione dei concetti di tensione strutturale, meccanismi, teorie di medio raggio
AVVISO
Criteri di lettura del manuale.
Le dispense costituiscono il riferimento per la successione degli argomenti da una settimana
all’altra e per la loro connessione a teorie e filoni della sociologia
IL manuale organizza un apprendimento di tipo sistematico della sociologia basato su temi e
concetti chiave, e non già su autori e periodi storici di sviluppo e diffusione della sociologia (
operazione che viene fatto maggiormente sulle dispense)
IL manuale va pertanto studiato per acquisire un vocabolario rigoroso relativo ai concetti ( presenti
nelle parti selezionate per l’esame) che sono attualmente in uso nella sociologia e ai principali
campi di indagine.
Il Manuale ha diversi livelli di uso (va comunque studiato nelle parti indicate dalla Guida dello
studente)
AàIl manuale costituisce una fonte primaria per l’apprendimento di alcuni argomenti non trattati
nelle dispense, TALORA presentati a lezione, TALORA LASCIATI TOTALMENTE AL
MANUALE
Cfr. i capitoli
à-Le origini della società moderna in Occidente (parte prima)
àForme elementari di interazione( parte seconda) : capitoli su
-I gruppi sociali e le loro proprietà,
Potere e conflitto,
Il comportamento collettivo
-I gruppi organizzati: associazioni e organizzazioni ( parte seconda)
Questioni di definizione
-Le associazioni
Il modello della burocrazia
Forme diverse di organizzazione
- Razze etnie e nazioni ( parte quarta)
- Le differenze di genere ( parte quarta)
BàIl manuale costituisce la fonte per l’approfondimento e l’estensione di concetti e teorie su
particolari argomenti che vengono trattati dal docente a lezione e nelle dispense ma ad un livello
diverso da quello del manuale (riferimenti ad autori e a filoni teorici, notazioni metodologiche,
ecc.) oppure vengono trattati con un ordine espositivo diverso da quello del manuale
Cfr. i capitoli su:
Valori e norme
Identità e socializzazione
Devianza e criminalità ( parte terza)
Religione ( parte terza)
Stratificazione sociale (parte quarta)
La mobilità sociale (parte quarta)
Età e corso della vita (parte quarta)