ucraina, l`ombra di una guerra civile

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ucraina, l`ombra di una guerra civile
UCRAINA, L’OMBRA DI UNA GUERRA CIVILE
Domenica 27 Maggio 2007 01:07
di Carlo Benedetti
Le armate ucraine ribelli, fedeli al Presidente Yushenko (filoccidentale), sono in marcia verso
Kiev. L’obiettivo è quello di intimorire la maggioranza governativa del filorusso Yanukovic. Si
assiste ad una sorta di armiamoci e partite, con il grande capo ribelle che sta in finestra a
guardare dopo aver sollecitato una guerra civile che è già all’orizzonte. E così l’Ucraina vive ore
difficili. Divisa tra un ovest contadino, filoamericano, cattolico e occidentale e un est industriale,
ortodosso e filorusso. Ma questa volta si sta superando la soglia dell’allarme. Perché a
muoversi sono i militari che, sollecitati dal presidente Yushenko (appunto: l’uomo dell’ovest),
convergono sulla capitale Kiev attaccando l’uomo di Mosca, Yanukovic. E questo vuol dire che
si è ad un’insurrezione. La rivolta, manovrata dal presidente, trova adesioni nel campo
dell’Armata Ucraina e, comunque, del suo Stato maggiore. Ci sono già migliaia di soldati delle
“forze speciali” (una sorta di carabinieri) mobilitati e pronti a seguire gli ordini del loro
comandante Alexandr Kikhtenko che respinge gli ordini del ministro degli Interni Vassili
Tzushko. Si va verso un conflitto che potrebbe portare a veri e propri scontri armati. La strategia
passa dalla politica alle soluzioni armate. Intanto il contenzioso che sconvolge il vertice del
Paese è quello noto già da tempo. Perché l'Ucraina sconta una forte disparità territoriale fra
l’Est più industrializzato e l'Ovest nazionalista ancora rurale. La stessa disparità si nota nella
componente etnica, linguistica e religiosa. Territorialmente, l'assetto postsovietico è stato
definito dagli accordi del 1991 che posero fine all'Urss: ma una questione resta risolta solo sulla
carta, quella della Repubblica autonoma di Crimea - unica entità a fregiarsi di questo titolo,
accanto a 24 regioni - che fu «regalata» nel 1954 a Kiev dall'allora Segretario generale del
partito comunista sovietico, Nikita Kruscev. Mosca ha accettato di non mettere in discussione
l'appartenenza della penisola al vicino solo dopo duri negoziati e uno scambio con la base
navale di Sebastopoli e la divisione della Flotta ex sovietica del Mar Nero. Ma l’Ucraina resta
pur sempre a rischio. E la sua posizione nel cuore dell’Europa diviene sempre più una mina
vagante. Intanto la scena politico-istituzionale è occupata da tre personaggi - Yushenko,
Yanukovic e Timoscenko – dai quali dipendono i prossimi avvenimenti. Tutti a cavallo tra scelte
democratiche o soluzioni autoritarie. Ecco gli attori di questa vicenda ucraina.
VIKTOR ANDRIJOVIC YUSHENKO nato il 23 febbraio 1954 è l'attuale presidente della
Repubblica ucraina. Guida il partito "Jaklupova Garadinikov" dal 1978; nel periodo sovietico
finisce in carcere per attività antisovietiche. Dal 1990 riprende la guida del partito che ha come
simbolo la bandiera ucraina con una spiga di grano rossa e un sole. Nel dicembre 1999 è
nominato Primo ministro dal presidente Leonid Kucma. Nel 2002 diviene presidente della
coalizione politica “Nasa Ukrajina” (Nostra Ucraina). Risulta sconfitto nelle contestate elezioni
presidenziali del 2004. A seguito di una manifestazione di piazza, voluta dalla coalizione
Arancione, le autorità ucraine decidono di scongiurare rischi di una possibile guerra civile
rifacendo le elezioni. Il 26 dicembre 2004 le consultazioni sono ripetute e Yushenko è eletto
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presidente. Si insedia il 23 gennaio 2005. Dal 2004 soffre di una grave patologia che ha
visibilmente deformato il suo viso; diverse sono state le speculazioni sull'origine del male a
partire da un supposto avvelenamento da diossina. Nel luglio del 2006 un professore di
medicina, il russo Igor Gundarov avanza invece l'ipotesi che il presidente sia affetto da una
forma contagiosa di lebbra. Intanto numerose sono le accuse contro Yushenko. E’ considerato
un filoamericano ed antirusso. E sono in molti a far rilevare che sua moglie è nata negli Usa da
una famiglia di ucraini emigrati.
VIKTOR FEDOROVYC YANUKOVYC nato nella regione del Donetsk il 9 luglio 1950, è il
primo ministro dell'Ucraina. È inoltre il leader del partito che rappresenta le regioni. Ingegnere.
E’ stato governatore della città di Donetsk.
JULIA VOLODYMYRIVNA TIMOSHENKO è nata il 27 novembre 1960. In Ucraina la
chiamano “Lady di ferro”, ma anche “Pasionaria di Kiev”. E viene spesso paragonata a
Giovanna d’Arco, a Lady Macbeth, a Margaret Thatcher e a Imelda Marcos. Imprenditrice nel
settore energetico con una parentesi in carcere per corruzione. E’ stata una delle protagoniste
della protesta "arancione" contro Yanukovic. E’ considerata come la paladina di una
"rivoluzione", che vorrebbe esportare anche nelle altre ex-repubbliche sovietiche. Da sempre
accanita critica della Russia, è, per Mosca, il simbolo del tradimento ucraino. E’ stata vice
premier nel primo governo di Yushenko (1999-2000). Ma il premier l’ha anche criticata
aspramente accusandola di aver approfittato del ruolo favorendo gli interessi di lobby industriali
invece che pensare al bene del Paese. Secondo la rivista
Forbes
(edizione del 28 luglio 2005) è la terza più potente donna del mondo, dopo il segretario di Stato
Usa Condoleezza Rice e la ministra cinese Wu Yi. In Ucraina è anche nota per aver ispirato un
film porno e su Internet, nel motore di ricerca russo “Jandex”, si trova un fotomontaggio che
spopola tra i suoi fan. Lei è nuda e sorridente. Ora è anche al centro di un romanzo giallo che si
intitola “Juliana Vikos” e che ha già venduto un milione e settecentomila copie.
Personaggi a parte la scena ucraina è dominata dai suoi problemi, dalle sue cifre, dai suoi
dati. Con Yanukovic che respinge le mosse dei suoi avversari scaricando tutte le colpe per i
mancati successi economici sulla congiuntura negativa e sulla recente “guerra del gas”. Con la
Russia che ha evidenziato tut¬te le debolezze di un Paese che si vuole aprire all'Occidente e
affrancare dall'ombra di Mosca, ma ne dipende quasi totalmente in un settore chiave come
quello dell'energia. L'Ucraina – è noto - possiede il 40% delle riserve mondiale di manganese, il
12% di quelle di ferro, l’8% di quelle di mercurio, ha ricche miniere di uranio e di carbone,
nonché vaste estensioni di campi fertilizzanti chiamate "terre nere”, ma resta un Paese
fondamentalmente povero, in parte a causa delle obsolete industrie e infrastrutture rimaste dai
tempi sovietici, in parte per una cattiva gestione dell'economia. Con i suoi 603.700 chilometri
quadrati di territorio e oltre 50 milioni di abitanti, potrebbe ambire ad un posto di rilievo fra i
grandi Paesi europei: è questa la scommessa della leadership nata dalla "rivoluzione
arancione” e che ora prova nuovamente a portare in prima linea il Paese sfuggendo così al
potere del gigante russo.
Intanto la marcia su Kiev continua. La capitale vive ore d’allarme con tutte le finestre del
parlamento e del governo che di notte illuminano una città che assume un tono spettrale perchè
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pattugliata da mezzi blindati. Ma anche a Mosca il Cremlino veglia. La situazione potrebbe
precipitare e l’Ucraina di Yanukovic, per respingere le mosse del presidente ribelle e del suo
popolo arancione, potrebbe appellarsi alla Csi, la Confederazione di Stati Indipendenti, che si
troverebbe coinvolta, per la prima volta, in un’operazione di sicurezza all’interno di un paese
dell’ex Unione Sovietica. L’Ucraina, appunto, catapultata sulla scena internazionale con il
dramma di un golpe e di una rivolta militare. Un’Ucraina da guerra civile dove l’America di Bush
e la Polonia hanno già le loro quinte colonne. Alla parte filorussa del Paese – quella delle
industrie e della classe operaia – non resterà che fare appello alla tradizionale amicizia slava. E
la Russia è un paese slavo.
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