1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi: smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) Fermacarte in onice Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in lana e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO XLIX - N. 5 - SETT./OTT. 2010 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma ELENCO DELLE FEDERAZIONI PROVINCIALI Come di consueto, questo numero avrebbe dovuto riportare, nelle pagine centrali della rivista, l’elenco delle “Federazioni Provinciali”, ma al fine di guadagnare spazio da dedicare ai sempre più numerosi articoli che i soci stanno inviando alla redazione della rivista, si è preferito pubblicare solo gli aggiornamenti all’elenco già esistente. I lettori potranno trovare l’elenco delle Federazioni interessate da cambiamenti a pag. 38. In questa maniera, pur dando doveroso aggiornamento dei numerosi cambi degli organi sociali e dei recapiti di molte Federazioni Provinciali, abbiamo potuto dedicare più pagine ai nostri servizi giornalistici, sperando di fare cosa gradita a tutti i lettori. L’elenco aggiornato completo sarà pubblicato sul n.° 2-2011 relativo ai prossimi mesi di marzo aprile. * * * QUINTA EDIZIONE DEL LIBRO DI ZANARDI La segreteria della Presidenza Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro è finalmente in condizione di accontentare tutte le richieste, rivolteci al Congresso di Bologna, di acquistare il libro del Comandante Zanardi che ad ottobre 2009 era esaurito e del quale è stata pubblicata una quinta edizione. Il libro potrà essere acquistato al prezzo di 15 (quindici) Euro più spese postali pari a 5,20 Euro, con le seguenti modalità: versamento di 20,20 Euro totali sul CCB dell’Istituto del Nastro Azzurro (IBAN IT69A0615503200000000002122), i cui dati completi sono nel riquadro sottostante, con la causale “Libro Zanardi”. Copia della ricevuta del versamento dovrà essere allegata alla lettera di richiesta su cui dovrà essere indicato l’indirizzo della persona alla quale recapitare il libro. • Comunicazioni • Editoriale • Lettere al Direttore • 10 giugno: la festa della Marina celebrata a Napoli • Celebrato alla Stadio dei Marmi il 236° anniversario dell’istituzione della Guardia di Finanaza • Marcia dell’Unità d’Italia • Esplosione uccide due artificieri italiani in Afghanistan • Tutti a scuola per costruire il futuro • Medaglie d’Oro Eccellenti: Don Giovanni Mazzoni • 24 dicembre 1941 • Il generale Bellomo: criminale di guerra o eroe? • Detto fra noi • Notizie in Azzurro • Enti e città Decorati al VM: il libero comune di Zara in esilio • Il premio di studio della Federazione di Napoli è intitolato alla memoria del magg. Buscaglia • Buscaglia creatore della specialità aerosiluranti • Savoia Marchetti SM.79 Sparviero • L’ultima missione • Prolusione del Presidente della Federazione Provinciale di Napoli • L’intervento del cap. Antonio Spiezia • Addio a Guillet Comandante Diavolo • Amedeo Guillet: una vita da romanzo • Verona 8 e 9 settembre: noi c’eravamo • Aggiornamento Federazioni Provinciali • Consigli Direttivi • Azzurri nell’azzurro del cielo • Cronache delle Federazioni • Recensioni • Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” 2 3 4 “” 6 “” “” 8 10 “” “” “” “” “” “” “” 12 14 18 19 20 24 25 “” 26 “” “” “” “” 28 28 30 31 “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 32 33 34 35 36 38 39 39 40 46 48 In copertina: Il Valor Militare italiano ha superato prove difficilissime e oggi è al servizio della pace “IL NASTRO AZZURRO” Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe Picca, Francesco Maria Atanasio, Antonio Teja, Antonio Valeri, Graziano Maron - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: settembre 2010 Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588 Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana IL NASTRO AZZURRO I CARABINIERI: “USI OBBEDIR TACENDO” S re Gondar, ultimo avamposto dell'Impero, assegna al ono trascorsi trent'anni 1° Gruppo Carabinieri Mobilitati in A.O.I., al comando da quella sera del 4 del Maggiore Alfredo Serranti, il presidio del maggio 1980: a "Costone dei Roccioni". I Carabinieri lo trasformano Monreale tutti sono in attein una fortezza nella quale resistono per mesi ad ogni sa del grande spettacolo genere di assalto, nonché alla fame ed alla sete impopirotecnico che celebrerà la sti dal lunghissimo assedio inglese. Alle 3 del mattino festa del Santissimo del 21 novembre, il Caposaldo è contemporaneamenSacramento. Anche il te investito da Nord, da Sud e da Est da non meno di Capitano Emanuele Basile, 20 mila assalitori. I Carabinieri si difendono con furiocomandante della locale si corpo a corpo nei quali quasi tutti perdono la vita. Compagnia Carabinieri, con Il Costone dei Roccioni diviene così la "via dei cadavein braccio la figlia Barbara di quattro anni ed in comri". Per l'epica resistenza di Culqualber la Bandiera pagnia della moglie Silvana, è presente ma non riudell'Arma è stata insignita di Medaglia d'Oro al Valor scirà a vedere i fuochi artificiali perchè il suo impegno Militare. contro la mafia gli sarà fatale: tre killer gli sparano In una località presso il confine nord orientale, alle spalle e lo uccidono. Barbara rimane incolume, Malga Bala, la mattina del 25 marzo 1944, il mentre la moglie viene salvata da un'agendina d'arVicebrigadiere Dino Perpignano, da due giorni prigento che devia il proiettile. Emanuele, insignito di gioniero dei partigiani slavi insieme ad altri undici Medaglia d'Oro al Valor Civile, era un mio collega di Carabinieri del distaccamento posto a protezione corso di Accademia ed io ricordo ancora con viva comdella centrale idroelettrica di Bretto di Sotto, nella mozione il momento in cui, dopo tre anni dalla sua zona di Tarvisio, è arpionato ad un calcagno con un morte, ci trovammo tutti a Monreale per deporre un uncino, appeso a testa in giù e costretto a vedere la mazzo di fiori al busto che avevamo fatto realizzare fine dei propri dipendenti sterminati in modo barbanella sua caserma. Nella sua memoria e per rendere ro ed inenarrabile. Alla loro memoria solo nel 2009 un doveroso omaggio a tutti i Carabinieri caduti nelviene concessa la Medaglia d'Oro al Merito Civile. l'adempimento del dovere, ho ritenuto opportuno Nanto (Vicenza) 17 luglio 2009: un uomo di 84 riservare loro questo editoriale. anni, armato ed in stato di squilibrio, si barrica in La prima Medaglia d'Oro al Valor Militare della casa. Intervengono i Carabinieri coordinati dal storia viene conferita al Carabiniere a cavallo Giovan Ten.Col. Valerio Gildoni, da soli Battista Scapaccino. Nel febcinque giorni comandante del braio 1834 i fuoriusciti repubbliIL CARABINIERE A CAVALLO reparto operativo di Vicenza. cani, spinti da Mazzini, tentano L'Ufficiale, in borghese e con il SCAPACCINO ED IL di invadere la Savoia ed il Piemonte ed occupano la caserCOLONNELLO GILDONI SONO LA giubbotto antiproiettile, prova a convincere l'anziano a desistema dei Carabinieri di Les PRIMA E L'ULTIMA MEDAGLIA re dai suoi intendimenti, ma Echelles. Verso le 9 di sera il D'ORO AL VALOR MILITARE DI quest'ultimo fa fuoco e l'ufficiaCarabiniere Scapaccino, di rienUNA STORIA LUNGA le, colpito alla testa, muore. tro da un servizio, giunge in Alla memoria del Colonnello paese e, fermato dagli insorti, è CENTONOVANTASEI ANNI ... Gildoni viene conferita la invitato a riconoscere come sua Medaglia d'Oro al Valor una bandiera tricolore. Militare. Risponde "Io non riconosco che la bandiera del mio Il Carabiniere a Cavallo Scapaccino ed il Colonnello Re" e cerca di passare oltre. Ma viene ucciso da due Gildoni sono la prima e l'ultima Medaglia d'Oro al colpi di arma da fuoco. Valor Militare di una storia lunga centonovantasei Da allora, molti episodi che hanno visto protagoanni nella quale l'Arma dei Carabinieri, per la silennisti i carabinieri, sono stati oggetto di Decorazioni al ziosa abnegazione con la quale ha adempiuto in pace Valor Militare. Il 30 aprile 1848, a Pastrengo, Re Carlo ai suoi doveri d'istituto e per il valore costantemente Alberto, espostosi improvvidamente al fuoco dimostrato, in guerra è stata definita dalla viva voce Austriaco, viene salvato dalla travolgente "carica" dei del popolo "Arma fedele e benemerita per eccellencarabinieri a cavallo comandata d'iniziativa dal za" in ossequio a quel principio che ne informa lo spiMaggiore Negri di San Front. Per questa azione alla rito e le azioni: "Usi a obbedir tacendo e tacendo Bandiera dell'Arma viene conferita la Medaglia morir". d'Argento al Valor Militare. A tutti voi consentitemi un ideale abbraccio Agosto 1941 Africa Orientale Italiana. Il Generale Nasi, arroccato nel ridotto di Culqualber per difendeCarlo Maria Magnani 3 IL NASTRO AZZURRO LETTERE AL DIRETTORE Caro Direttore poiché promesse e minacce vanno sempre mantenute, eccoti la preannunciata chiosa sull'argomento da te ottimamente trattato in risposta alle lettere dell’avv. Atanasio e della Sig.ra Cecconi. Considerata la mia tenera età (ricordo che da alcuni giorni ho girato la boa degli ottantacinque) ho vissuto in prima persona gli avvenimenti di cui avete trattato (il referendum del 1946 è stato il mio battesimo di cittadino votante, avendo compiuto da poco i 21 anni) e, pertanto, le mie conoscenze dei fatti si riferiscono, oltre a quanto è stato scritto al riguardo (per la verità, non sempre, in maniera scevra da evidenti interessi "utilitaristici"), a quanto visto ed udito in quei giorni. Vorrei peraltro precisare che, discendendo da una famiglia di militari, fedeli servitori della Patria e della Monarchia, sono cresciuto in mezzo a cerimonie militari e patriottiche nonché vivendo l'importanza mondiale di alcuni avvenimenti dell'epoca (come ad esempio i superbi voli dell’Aeronautica Militare ai comandi di Italo Balbo e di Biseo; il record mondiale di velocità con idrovolante di Agello; il Nastro Azzurro per il record di traversata atlantica conquistato dal REX; le meravigliose realizzazioni di Guglielmo Marconi; nonché il rispetto che l'Italia godeva in campo internazionale), mi sono sentito, entrando a 15 anni alla Scuola Militare di Roma, un naturale suddito della mia Patria e, conseguentemente, di Casa Savoia. Poi, però, ci fu l'8 settembre ed il panorama militare di allora restò tristemente, in tantissimi casi, quello del "tutti a casa", della "fuga", fra l'altro indecorosa, di tutte le Istituzioni; l'abbandono delle nostre truppe, ed in specie di quelle fuori dei confini della Patria, senza ordini (ha scritto in proposito un mio amico Alpino reduce dall'URSS: "Quando sui tumuli ancora freschi si ergevano croci in ricordo di un olocausto glorioso sui vari fronti di guerra, agli italiani arrivò l'ordine di considerare nemico l'alleato ed amico il nemico"); l'abbandono degli Italiani di Istria e di Dalmazia alla mercé delle orde titine con le ben note drammatiche conseguenze (foibe e pulizia etnica!); senza contare che la prevedibile ira dell'ex alleato fu terribilmente alimentata, anche se non unicamente, dalle assicurazioni date all'Ambasciatore tedesco, sul loro onore, da Badoglio alcuni giorni prima e dal Re addirittura lo stesso 8 settembre alle ore 12, in ordine alla piena lealtà ed alla prosecuzione della guerra a fianco dell'alleato, mentre la capitolazione (non l'armistizio, come è stato sempre "definito") era stata firmata a Cassibile già da cinque giorni! L'8 settembre fu reso noto solo il così detto "armistizio corto" mentre la seconda parte, contenente le clausole della resa senza condizioni ed il famigerato art. 16, fu firmata da Badoglio a Malta a bordo della corazzata Nelson e restò segretata fino al 6 novembre 1945. Il Capitano di Corvetta MOVM Fecia di Cossato così concludeva il suo testamento spirituale, scrivendo alla madre, prima di togliersi la vita: "siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile e senza alcun risultato.". Alla luce di quanto precede, pertanto, condivido appieno quanto da te risposto alle precedenti lettere in materia. Nello scusarmi per la lunghezza della mia "chiosa", ti saluto con viva cordialità. Giuseppe Cigliana (Socio della Federazione di Roma) Caro amico Cigliana, ho sempre sostenuto, e lo ribadisco, che l'8 settembre è la data più tragica della storia della nostra Patria, e in base a quanto Tu mi scrivi, da testimone oculare dell’evento, me ne convinco ancora di più. Nel rispodere all'amico avv. Atanasio ed alla gentile signora Cecconi non avevo alcun intento polemico, né volevo contrapporre le rispettive idee, ma intendevo solo sottolineare come, non Casa Savoia, senza l'intraprendenza della quale il Risorgimento Italiano non avrebbe avuto luogo, ma Re Vittorio Emanuele III non abbia brillato, in particolare durante la seconda parte del suo lungo regno e proprio nel momento cruciale del cambio di fronte. Tutto qui. Il particolare del colloquio delle ore 12 dell'8 settembre tra il Re e l'Ambasciatore tedesco mi era ben noto ma, sempre per non esasperare un confronto di idee pacato e civile su un triste momento storico, avevo evitato di citarlo. Ebbene, si tratta di uno dei tanti episodi che non richiedono commento. Un caro saluto. Antonio Daniele Egregio Direttore Sono il Presidente dell'Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia, nonché membro del Consiglio Direttivo della Federazione di Trieste dell'Istituto del Nastro Azzurro con l'incarico di Coordinatore del Centro Studi istituito dal Presidente dott. Vuxani. Ho letto nel nostro giornale (n° 2 mar.-apr. 2010) l'articolo pubblicato a pag. 19, dedicato al Giorno del Ricordo delle Foibe e dell'Esodo, a firma di Carlo Cetteo Cipriani. Tra l'altro, ma non soltanto su quel punto, mi ha colpito l'affermazione: "Si dice che le vittime delle foibe furono ventimila, forse qualche migliaio in meno,…" So con quanto sentimento, più di ogni altra Associazione combattentistica, l'Istituto del Nastro Azzurro ha preso a cuore la sorte di coloro che furono infoibati dai partigiani titini e quella dei 350.000 esuli istriani, fiumani e dalmati. So l'impegno della Federazione di Trieste, con il Centro Studi, per portare alla luce la sorte dei militari e appartenenti a corpi militarizzati uccisi dai partigiani titini, mediante la laboriosa compilazione di appositi elenchi secondo le località di nascita delle povere vittime. Ed è ciò che mi spinge a scrivere questa missiva. Da almeno 5 anni, cioè dall'istituzione del Giorno del Ricordo, che è in atto una collerica e spietata campagna negazionista, condotta con dovizia di mezzi e determinazione, che si basa proprio sulla confutazione di affermazioni inconsistenti, sulla loro demolizione e sull'estensione del giudizio di falso storico a tutti gli aspetti di questa tragedia. Parlare di "… ventimila vittime, forse qualche migliaio in meno, …" significa fornire ai negazionisti una formidabile occasione per giocare sull'equivoco e, confutando questa cifra spropositata, sostenere che tutto quanto viene detto sulle foibe è propaganda anti slava ed anti comunista. 4 IL NASTRO AZZURRO Esistono studi, ricerche storiche, elenchi nominativi di Scomparsi e di Caduti che vanno dal primo elenco edito dall'allora Sindaco di Trieste, ing. Gianni Bartoli, all'Albo d'Oro di Luigi Papo edito dall'Unione degli Istriani, ai volumi dei Caduti e Dispersi dei Comuni del Friuli Venezia Giulia, editi dall'Istituto della Resistenza di Udine, secondo i quali risulta che fortunatamente il numero dei Caduti nella difesa del nostro Confine orientale dal settembre 1943 in poi (e sono tali tutti i militari o civili assassinati dalle bande partigiane di Tito), è di molto inferiore ai quasi ventimila dichiarati dall'Autore dell'articolo. Dagli studi del nostro Centro e dell'Associazione Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia risultano individuati i nomi di circa 7.600 Scomparsi o Caduti, tra Civili, Guardie di Finanza, Carabinieri, Agenti di Pubblica Sicurezza, Militari dell'Esercito del Nord e perfino di quello del Sud. All'incirca il 34% di queste vittime ha trovato la sua tragica sorte in Istria, il 25% nella provincia di Trieste, il 23% in quella di Gorizia, l’11% in quella di Fiume ed il 7% in Dalmazia. È mio profondo desiderio inviare, per il tramite della Federazione di Trieste, alcuni studi su queste vicende, con particolare riferimento al ricordo di nostri Caduti delle Foibe decorati al Valor Militare alla Memoria, per confutare l'infame calunnia di crimini di guerra che la campagna negazionista lancia contro l'Esercito Italiano per le operazioni militari in Jugoslavia nella seconda guerra mondiale. Con le più sentite cordialità Dr. Giorgio Rustia (Socio della Federazione di Trieste) Gent.mo dott. Rustia, l'articolo al quale si riferisce la Sua precisa e puntuale lettera narra in modo molto interessante, anche se stringato, ma la storia dell'insediamento italiano nelle terre giuliano dalmate fino al tragico epilogo della seconda guerra mondiale. La frase incriminata (se così possiamo dire), "... ventimila, forse qualche migliaio in meno ...", denuncia sicuramente una certa imprecisione nel descrivere le conseguenze degli eccidi delle foibe, ma anche se tra quella cifra e i "... 7600 ..." oggettivamente accertati c'è una notevole differenza, l'articolo descrive senza alcuna possibilità di contrasto l'inconfutabile realtà di quel triste periodo vissuto dalle popolazioni istriano dalmate di ceppo italiano. Sono d'accordo con Lei (e come potei non esserlo) che la storia è una, quindi non c'è alcun bisogno di aumentare le cifre per sottolineare l’efferatezza di un genocidio, ma non credo che sia in alcun modo possibile, prendendo a pretesto un "errore di conteggio", azzerarne gli effetti e negarne l'esistenza. È vero che più di uno ci prova, ma nessuno può riuscirci. ormai, a differenza di quanto avveniva solo qualche decennio fa, nella comune accezione del termine, le foibe non sono più semplici "particolarità del territorio carsico", ma evocano, senza alcun dubbio, lo spettro di una terribile persecuzione ai danni di migliaia di persone che avevano la sola “colpa” di essere italiani. I cosiddetti negazionisti, sono solo tristi figure di "venduti" e "anti italiani". Attendo con interesse gli studi che invierà alla redazione de “Il Nastro Azzurro”. Un cordiale saluto. Antonio Daniele Caro Nastro Azzurro, prima di tutto Vi ringrazio per avermi "scovato" e ciò mi è talmente gradito da farmi sentire vivo ancora un pochino di più. Nelle pagine 28, 29 e 30 del n° 2 ho letto con particolare interesse ciò che riguarda la triste battaglia di Adua del 1896 e, a proposito di ciò, ho anch'io alcune cose da dire. Premetto che facevo parte dell'autodrappello del Comando del 4° Corpo d'Armata del generale Ezio Babbini e il mio compito era di condurre, con la "mia" Balilla, gli ufficiali del Comando in ogni direzione. La battaglia così detta di Adua fu combattuta precisamente in località Monte Raio, a quaranta chilometri di strada rotabile e, ovviamente, più vicina in linea retta. Il Monte Raio è attorniato da una immensa quantità di pietrame di tutte le dimensioni sotto il quale Menelik fece seppellire i morti del nostro esercito, facendo incidere sulla pietra più grossa di ogni sepoltura, con martello e scalpello, le generalità di ogni sepolto. Le ho lette con i miei occhi e ancora mi pento per non averne annotate alcune nel mio quaderno. I pochi soldati che ebbero salva la vita furono evirati e agli eritrei che avevano combattuto col nostro esercito furono amputati la mano destra e il piede sinistro. Ne conobbi due ad Arresa, grosso villaggio poco lontano da Adi Ugri: erano due fratelli gemelli che vivevano con la pensione dell'Esercito Italiano. In una settimana tornai per tre volte in zona Monte Raio assieme ad altri compagni di reparto e quindi con molti ufficiali, partendo da Adua città di capanne più o meno decenti, ove ci eravamo trasferiti da Adi Ugri appena riconquistata, prendendo posto, il comando, nella bella villa che era stata la sede del Governatore Italiano, durante gli amichevoli rapporti con il Negus. Alla seconda andata partecipò anche un maggiore medico, ormai sulla settantina, sopravvissuto a quella battaglia e restato a vivere all'Asmara, il quale ricostruì con i suoi racconti le varie fasi dello scontro e dagli interventi di alcuni ufficiali risultò che alcuni particolari erano ancora inediti. Quando mi fu ordinato di prepararmi per la terza visita nello stesso posto, mi parve di capire che doveva esserci qualche ragione particolare. Infatti, era il sabato santo, e mentre ci preparavamo per la partenza, notai nuovamente, fra gli altri ufficiali del Comando, il maggiore medico e la presenza di una signora e di tre ragazze. Erano la signora Badoglio, la figlia e due amiche di famiglia, le quali, giunte al Monte Raio appresero, con le descrizioni del maggiore medico, molte notizie più convincenti di qualche libro di storia. Federico Nardi (nato il 21 novembre 1913) Carissimo Nardi, i suoi ricordi squarciano il velo del tempo e contemporaneamente aprono mille interrogativi e curiosità. Sarebbe molto bello se quanto Lei ha solo accennato, circa i ricordi dell'anziano ufficiale medico, diventasse un Suo articolo testimonianza da pubblicare su questa rivista. Quei "particolari inediti" relativi alla battaglia di Adua non possono andare perduti! Nell'attesa, Le invio un pubblico cordiale saluto. Antonio Daniele 5 IL NASTRO AZZURRO 10 GIUGNO 2010: LA FESTA DELLA MARINA CELEBRATA A NAPOLI Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Branciforte, e il generale Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa, anche il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il presidente della Provincia Luigi Cesaro e quello della Regione Stefano Caldoro, il presidente del Tribunale di Napoli Carlo Alemi, il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore, il Questore Giuffrè, il Prefetto Pansa, il Presidente della Corte d'Appello Bonaiuto, Monsignor Vincenzo Pelvi, i vertici delle Forze Armate ed altri esponenti della politica cittadina e della vita sociale. Nel porto di Napoli, città dagli antichi e profondi legami storici con la Marina Militare, hanno defilato davanti al lungomare Caracciolo le navi “Cavour”, “Caio Duilio”, “Cigala Fulgosi”, “Etna”, unità della Guardia Costiera e, gioiello di ultima generazione frutto di un programma italo-tedesco, il sommergibile “Scirè”. Sui ponti delle superbe unità, i marinai schierati per rendere gli onori al Capo dello Stato con il tradizionale "Saluto alla Voce". Il veliero Amerigo Vespucci, al suo ottantesimo I l 10 Giugno u.s. a Napoli, sul lungomare di via Caracciolo, le massime autorità militari, politiche, religiose e civili, hanno presenziato alla parata delle navi militari in occasione della Festa della Marina Militare. Il Presidente della Repubblica, On. Sen. Giorgio Napolitano, è stato accolto davanti alla rotonda Diaz dal Ministro della Difesa, on. Avv. Ignazio La Russa, e dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio Bruno Branciforte. Ad accompagnare il passaggio del Presidente della Repubblica, l'inno di Mameli, eseguito dalla Banda Musicale della Marina e le 21 "salve di cannone" d'onore sparate dalla nave scuola "Amerigo Vespucci". La festa si celebra il 10 giugno di ogni anno in ricordo di una delle più significative ed ardite azioni compiute sul mare nel corso della 1ª Guerra Mondiale: l'impresa di Premuda da parte del Comandante Luigi Rizzo, appunto il 10 giugno del 1918. Davanti al palco delle autorità, dove erano oltre al Napoli - Il Presidente della Repubblica consegna la Medaglia d’Oro al Merito di Marina alla Bandiera di Guerra del 3° Gruppo Elicotteri 6 IL NASTRO AZZURRO Lo schieramento e, sullo sfondo, la portaeromobili Cavour, ammiraglia della Marina Militare Marina Militare e la seconda alla campionessa olimpica di windsurf Alessandra Sensini, per i suoi meriti sportivi. Nelle parole espresse dal generale Camporini, dal ministro La Russa e dall'ammiraglio Branciforte, dopo i formali ringraziamenti al sindaco della città, Rosa Russo Jervolino, sono emersi i particolari valori della Marina Militare, il cui contributo, come strumento operativo nelle numerose missioni in Patria e fuori area, è determinante. L'impegno sul mare di uomini e donne con le stellette, abituati al sacrificio, non muterà, anche a fronte delle continue diminuzioni di finanziamento alla Difesa. La cerimonia si è conclusa con le evoluzioni di 9 “Sea-Harrier” in formazione a diamante che hanno sorvolato il luogo dell’evento, mentre 5 paracadutisti, prima di lanciarsi, hanno sventolato il tricolore e gli aerei, hanno lasciato nel cielo, una scia con i colori della nostra bandiera. anno di vita, con le ventuno "salve d'onore" creava uno scenario particolarmente suggestivo, reso imponente anche dallo schieramento dei vari reparti della Marina, dal Battaglione “San Marco” agli Incursori del “Varignano”, dalla Banda diretta dal maestro capitano di fregata Antonio Barbaglio, agli allievi dell'Accademia Navale di Livorno e del Collegio Navale "Francesco Morosini" di Venezia, dalla discesa dal cielo dei paracadutisti incursori (COMSUBIN) al passaggio in formazione a rombo di 9 "SeaHarrier" imbarcati sul Cavour. Nel corso della cerimonia, il Presidente della Repubblica ha consegnato due Medaglie L’impeccabile formazione a rombo dei 9 “Sea-Harrier” d'Oro al Merito di Marina: la imbarcati sulle portaeromobili della Marina Militare prima alla Bandiera di Guerra del 3° gruppo elicotteri della L’ORIGINE DELLA FESTA L'istituzione della "Festa della Marina Militare" risale al 13 marzo 1939. All'epoca ogni singola Forza Armata ebbe l'opportunità di scegliere il giorno in cui celebrare la propria festa: per la Marina Militare fu indicata la data del 10 giugno quale ricordo di una delle più significative ed ardite azioni compiute sul mare nel corso della 1ª Guerra Mondiale: l'impresa di Premuda. Precedentemente al 1939, la festa della Marina veniva celebrata il 4 dicembre, festa di Santa Barbara patrona della Forza Armata. Istituita la giornata celebrativa e scelta la data 10 giugno, la festa fu celebrata per la prima volta proprio nel 1939 con solenni cerimonie in tutte le piazze marittime militari, a bordo delle Unità Navali e all'interno di tutti gli stabilimenti di lavoro. A Roma affluirono per la circostanza ventiduemila marinai, con 150 stendardi di unità di superficie e 105 di sommergibili. Essi resero omaggio alla tomba del Milite Ignoto e sfilarono su via dei Fori Imperiali. 7 IL NASTRO AZZURRO CELEBRATO ALLO STADIO DEI MARMI IL 236O ANNIVERSARIO DELL’ISTITUZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA Napolitano, ha quindi consegnato la l 22 giugno 2010 si è celebrato alle Medaglia d'Oro al Merito Civile alla 20.00, allo "Stadio dei Marmi" del Bandiera di Guerra della Guardia di Foro Italico di Roma, il 236° Finanza, a testimonianza dell'opera di Anniversario di Fondazione della soccorso alle popolazioni e di supporto Guardia di Finanza. alle istituzioni locali in occasione del Hanno presenziato all'evento il tragico evento sismico che il 6 aprile Presidente della Repubblica, On. Sen. 2009 ha colpito la città dell'Aquila e Giorgio Napolitano, il Presidente del l'Abruzzo. Consiglio dei Ministri, On. Silvio L'evento è stato anche occasione Berlusconi, il Ministro dell'Economia e per tracciare il bilancio delle attività del delle Finanze, On. Prof. Giulio Corpo nei primi 5 mesi del 2010, bilanTremonti, e le massime Autorità politicio decisamente positivo, soprattutto che, civili, militari e religiose, nonché grazie all'avvenuta rimodulazione, da numerosi Ufficiali, Ispettori, un punto di vista qualitativo, delle straSovrintendenti, Appuntati e Finanzieri, tegie adottate nella lotta agli illeciti in servizio ed in congedo. economico-finanziari. Le celebrazioni legate Nella continua lotta all'evasione all'Anniversario di Fondazione del fiscale, nei primi cinque mesi del 2010, Corpo erano iniziate già dalla mattina, la Guardia di Finanza ha: a Roma, con la deposizione da parte Roma (Stadio dei Marmi) – scoperto redditi non dichiarati al dei vertici della Guardia di Finanza di La Bandiera di Guerra della fisco per 22,2 miliardi di euro; tre corone d'alloro: la prima al – scopertto omessi versamenti di IVA Guardia di Finanza Monumento al Finanziere in Largo XXI per 3,1 miliardi di euro; Aprile; la seconda al Sacrario dei Caduti – individuato 3.790 evasori totali che avevano occultato del Corpo nella Caserma "Sante Laria" di Piazza redditi per 7,9 miliardi di euro; Armellini; la terza presso la Tomba del Milite Ignoto, – identificato 12.927 lavoratori irregolari, di cui 8.937 all'Altare della Patria. completamente in nero, impiegati da 3.477 datori di La cerimonia allo Stadio dei Marmi si è aperta con la lavoro; rassegna da parte del Capo dello Stato alla Brigata di – accertato un'evasione fraudolenta all'IVA per 1,4 Formazione, schierata con la Banda del Corpo, i miliardi; Medaglieri e i Labari delle Associazioni – individuato filoni di evasione fiscale internazionale Combattentistiche e d'Arma, i Gonfaloni della Regione per 4,3 miliardi di euro. Lazio, della Provincia e della città di Roma, il Medagliere – accertato oltre 31,5 milioni di euro di diritti doganali dell'Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia e la e più di 16 milioni di euro di accise evasi; Bandiera di Guerra della Guardia di Finanza, insignita di – scoperto truffe per l'ottenimento di finanziamenti 57 ricompense al Valore. Ha poi preso la parola il Ministro comunitari e nazionali per 318 milioni; dell'Economia e delle Finanze On. Giulio Tremonti, che ha – segnalato alla Corte dei Conti danni erariali per 873 approfondito le mille sfaccettature dell'attività della milioni; Guardia di Finanza. – denunciato alle Procure della Repubblica 2.140 sogIl Presidente della Repubblica, On. Sen. Giorgio – getti che, attestando falsamente un basso tenore di vita, hanno indebitamente fruito di agevolazioni, contributi e sussidi; – sequestrati 48 milioni di prodotti contraffatti e arrestate 92 persone per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione. – sequestrati alle "mafie" beni per 1,2 miliardi; – denunciati per riciclaggio di denaro 382 soggetti per complessivi 328 milioni di euro; – denunciate 430 persone per abusivismo bancario e finanziario ed altre 262 per usura; – le indagini antidroga hanno portato alla denuncia di 3.500 persone, di cui 1.400 tratti in arresto, ed al sequestro di circa 6 tonRoma (Stadio dei Marmi) - La rassegna del Capo dello Stato nellate di sostanze stupefacenti; I 8 IL NASTRO AZZURRO specificità dei compiti attribuiti alla Guardia di Finanza, moderna forza di polizia a tutela della collettività e della sicurezza economico finanziaria dello Stato e dell'Unione Europea. "Sono lieto di passare il testimone al Gen. Di Paolo, del quale ho potuto in questi anni apprezzare il profondo senso istituzionale e le grandi qualità umane e professionali. La Guardia di Finanza meritava questa attenzione e sono onorato di averla accompagnata a questo storico traguardo ", ha dichiarato il Comandante uscente, Gen. C. A. Cosimo D'Arrigo. "Ringrazio il Governo - ha commentato il Generale Di Paolo - per la fiducia accordata alla Guardia di Finanza, con la nomina di un Comandante proveniente dalle sue fila. Il mio pensiero, in questo momento, è rivolto a tutti i Finanzieri, al cui merito, per l'attività svolta al servizio del Paese, è da ascrivere questo prestigioso riconoscimento". (dal sito web della GdF) – eseguiti 1.077 interventi di polizia ambientale con la scoperta di 1.159 violazioni ed il sequestro di 173 ettari di aree demaniali, 919 discariche abusive e 122.000 tonnellate di rifiuti industriali. Va ricordata, infine, l'attività delle 26 stazioni di Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, che nei primi 4 mesi dell'anno hanno svolto 1.351 interventi, prestando assistenza a 1.362 persone. Alle ore 20.50, ha avuto luogo, alla presenza del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del Ministro Tremonti, la cerimonia di avvicendamento, nella carica di Comandante Generale della Guardia di Finanza, tra il Generale di Corpo d'Armata Cosimo D'Arrigo, che ha lasciato l'incarico dopo quasi tre anni, ed il Generale di Corpo d'Armata Nino Di Paolo. La recente legge 79/2010, votata all'unanimità dal Parlamento, consente al Governo di scegliere e nominare al vertice del Corpo anche un Generale di Corpo d'Armata delle Fiamme Gialle. La designazione del Generale Di Paolo quale Comandante Generale della Guardia di Finanza è stata deliberata lo scorso 10 giugno dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro della Difesa. Si tratta di una svolta nella storia della Corpo, un evento che costituisce il riconoscimento della L’Istituto del Nastro Azzurro ringrazia il generale Cosimo D’Arrigo, e se ne congratula, per l’opera svolta e formula al generale Nino di Paolo i più fervidi auguri di fulgidi successi alla guida del Corpo della Guardia di Finanza. IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA NINO DI PAOLO È IL NUOVO COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA Il Generale di Corpo d'Armata Nino Di Paolo, nato il 19 agosto 1946 a Cansano, in provincia de L'Aquila, il 25 ottobre 1965 è stato ammesso a frequentare l'Accademia della Guardia di Finanza. Nominato Sottotenente nel 1967, inizia la sua carriera presso la Scuola Alpina di Predazzo in Val di Fiemme. Avvio, questo sulle Dolomiti, che segnerà il suo profondo e intenso legame con la montagna, mai affievolito. Nei gradi di Tenente (1969), Capitano (1976) e Maggiore (1985) ha comandato Reparti Operativi dell'Italia Settentrionale e prestato servizio presso il Reparto "Operazioni" del Comando Generale. Da Colonnello (1992) ha comandato il Nucleo Centrale di Polizia Tributaria di Roma, è stato Capo del I Reparto del Comando Generale (Personale) e Sottocapo di Stato Maggiore per l'Area Operativa. Nei gradi di Generale di Brigata (1997) e di Divisione (2002) è stato Comandante Regionale della Campania e Capo di Stato Maggiore del Comando Generale della Guardia di Finanza. Nel grado di vertice (2005) è stato Comandante Interregionale dell'Italia Centro Settentrionale, con competenza sulle regioni Toscana, Emilia Romagna e Marche, e dal 15 settembre 2008 ha assunto la carica di Comandante in Seconda della Guardia di Finanza. Laureato in Giurisprudenza, Scienze Politiche, Scienze della Sicurezza Economico Finanziaria presso l'Università La Sapienza di Roma, Economia e Commercio presso l'Università di Bergamo e Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Trieste, è titolato di Scuola di Polizia Tributaria al termine del biennio di formazione dell'11° corso. Ha svolto pluriennale attività di insegnamento presso gli Istituti di Istruzione del Corpo, inclusi quelli di alta formazione. È stato docente a contratto presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli dove ha insegnato "Storia dell'emigrazione italiana in America". Il suo ultimo volume "Ellis Island, Storia versi e immagini dello sradicamento" del 2007, inserito nella Biblioteca del Congresso Americano, ha tra l'altro fornito la base scientifica ed i materiali per il Museo dell'Emigrazione realizzato nel suo paese d'origine nonché per la mostra ed il convegno di studi "Ellis Island: italiani d'America" organizzati dal Comune di Roma presso la "Casa della Memoria e della Storia". Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, è insignito della Medaglia d'Oro al Merito di Lungo Comando e della Medaglia Mauriziana. L'alpinismo, i viaggi e la fotografia, sono le passioni che gli consentono di mantenere solide e profonde radici con la sua terra d'origine, l'Abruzzo. È sposato con la Dott.ssa Maria Paola Ingo ed ha tre figli: Luca, Laura e Sara. Dal 23 giugno 2010 è Comandante Generale della Guardia di Finanza. 9 IL NASTRO AZZURRO MARCIA DELL’UNIT À D’ITALIA L'impresa, quindi, avrà una durata complessiva di quattro mesi e mezzo, durante i quali l'Istituto del Nastro Azzurro seguirà giorno per giorno il suo sviluppo. Non siamo ancora in grado di dirvi quale sarà la portata mediatica dell'impresa, ma una cosa è certa: il sito internet dell'Istituto del Nastro Azzurro gli dedicherà uno spazio particolare e tale spazio sarà aggiornato in tempo reale per fornire a tutti coloro che lo vorranno, giorno per giorno, l'avanzare del percorso di Michele Maddalena. La rivista, essendo a cadenza bimestrale, potrà solo riportare ampi consuntivi dell'evento sui numeri 6 del 2010 e 1, 2 e 3 del 2011. Ma ciò che interessa di più all'Istituto del Nastro Azzurro è che la "Marcia dell'Unità d'Italia" sia l'occasione per far conoscere l'Istituto stesso al più vasto pubblico e per diffondere il messaggio della cultura del Valor Militare, senza il quale l'Unità d'Italia, ottenuta mediante i moti rivoluzionari, le guerre d'indipendenza e l'intraprendenza politica di molti patrioti che non esitarono a rischiare la vita per quell'ideale, non si sarebbe realizzata. Il marciatore porterà con sé una pergamena sulla quale è scritto un messaggio di Unità e di Italianità che verrà firmato da tutti i Presidenti di Regione (fac simile alla pagina accanto), man mano che Michele Maddalena raggiungerà i diversi capoluoghi, e infine sarà consegnato nelle mani del Presidente della Repubblica a conclusione della Marcia. Nei mesi successivi, copie numerate della pergamena Michele Maddalena originale, complete di N ella ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, l'Istituto del Nastro Azzurro, accogliendo la proposta della Federazione Provinciale di Latina, ha voluto promuovere la “Marcia dell’Unità d’Italia”, che sarà realizzata in solitaria dal suo stesso ideatore: l'azzurro Michele Maddalena, classe 1940, socio della citata Federazione. La Marcia partirà da Trieste, in piazza dell'Unità d'Italia, il prossimo 3 novembre 2010 e, dopo aver percorso tutto il territorio nazionale, isole comprese, toccando ogni Capoluogo di Regione, raggiungerà Torino dove avrà termine in piazza Castello il 17 marzo 2011, giorno del 150° Anniversario della proclamazione dello Stato Unitario. In quel momento, Michele Maddalena avrà percorso ben 4215 chilometri suddivisi in 112 tappe giornaliere di lunghezza media di circa 38 chilometri. Ogni dieci giorni circa effettuerà una giornata di riposo. 10 IL NASTRO AZZURRO tutte le firme delle diverse autorità istituzionali, saranno consegnate ad ogni Presidente di Regione. Al momento in cui la rivista va in stampa, l'Istituto del Nastro Azzurro può già annoverare il patrocinio morale del Comando Generale della Guardia di Finanza e della Provincia di Latina. È stato richiesto quello dell'U.N.U.C.I. e quello dell'Arma dei Carabinieri. Ovviamente, il Presidente della Repubblica ha già concesso il suo Alto Patronato. È stato inviato al Comitato dei Garanti per le celebrazioni del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia una informativa, completa di programma, dell'iniziativa di Maddalena. Il Comitato, sebbene non si sia ancora ufficialmente pronunciato, già per le vie brevi ha dato lusinghieri giudizi positivi sull'idea. Il nostro marciatore verrà supportato lungo tutto il percorso dalla Guardia di Finanza e dall'Arma dei Carabinieri. È stato richiesto il supporto a queste due Forze Armate non solo per il particolare contributo che entrambe diedero al Risorgimento italiano, ma soprattutto per la loro capillare diffusione sul territorio nazionale, che consente ad esse, meglio che ad altre organizzazioni mili- Schema della pergamena Michele Maddalena alla presentazione di un suo libro storici, uno sportivo, soprattutto un Azzurro che ama la sua Patria e vuole, con l'impresa che si accinge a compiere, dare un contributo personale alla celebrazione del 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, che sanciva finalmente la nostra Unità Nazionale dopo la seconda guerra d'indipendenza e il successo dell'impresa dei mille di Garibaldi. All'epoca, mancava ancora Roma capitale e Venezia, Trento, Trieste, l'Istria e la Dalmazia erano ancora sotto il tallone asburgico, ma l'Italia era finalmente riunita! Non lo era più stata dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.). tari, di poter assistere senza particolari difficoltà il nostro marciatore lungo tutto il percorso che egli seguirà. Ma chi è Michele Maddalena? Un ex finanziere, un insegnante in pensione, un uomo di cultura, uno storico, uno scrittore di romanzi 11 IL NASTRO AZZURRO ESPLOSIONE UCCIDE DUE ARTIFICIERI ITALIANI IN AFGHANISTAN - (IL FATTO) Afghanistan - Militari italiani di pattuglia U agguato in operazioni del genere, pur affidate a uomini di grandissima esperienza. Le due vittime, infatti, avevano al loro attivo un elevato numero di interventi di disinnesco di ordigni esplosivi. "Provo dolore" e "sono rattristato per la notizia", è stato il commento del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi, che ha espresso il proprio cordoglio "alle famiglie" dei militari morti ed ha ricordato che queste azioni "rafforzano l'idea che dobbiamo esserci". Anche il Presidente della Repubblica, On. Sen. Giorgio Napolitano, ha espresso "sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari dei caduti". Il ministro della Difesa, On. Avv. Ignazio La Russa, nell'audizione parlamentare sulla vicenda, ha spiegato che "In base alle prime informazioni, sembra che il primo maresciallo Gigli, capo team di bonifica, dopo il primo intervento, resosi conto del pericolo di una nuova imminente esplosione, abbia prontamente fatto allontanare gli altri militari presenti nell'area, rimanendo sul posto per intervenire insieme all'altro specialista, caporal maggiore capo De Cillis. Questo ha probabilmente evitato ulteriori danni al nostro personale". La Russa ha poi ricostruito nel dettaglio tutte le fasi dell'attentato, rivelando che il primo maresciallo Gigli ha fatto scudo col suo corpo al capitano Federica Luciani, rimasta solo lievemente ferita nell'attentato. Il Ministro ha anche comunicato "con grande orgoglio la determinazione del capitano Luciani di non voler lasciare la zona" di operazioni. "Comunque il Governo Italiano", ha proseguito il ministro della Difesa, "intende confermare pienamente il proprio impegno" in Afghanistan "teso … ad affidare entro la fine del 2013 al governo afghano legittimamente insediato ed alla polizia afghana il controllo del territorio ed n ordigno improvvisato (IED) ha ucciso altri due militari italiani. Lievemente ferita anche una soldatessa. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio del 28 luglio, in una zona a circa 8 km dal centro di Herat. La polizia afgana ha individuato la presenza di una bomba rudimentale e, come avviene in questi casi, ha chiesto l'intervento degli specialisti artificieri degli Alpini. È intervenuto un team del 3° reggimento Genio, specializzato nella rimozione di ordigni esplosivi improvvisati, composto da 36 militari su 8 veicoli blindati Lince, uno dei quali in versione ambulanza. Gli artificieri hanno disinnescato la bomba, ma mentre perlustravano a piedi la zona circostante per accertare l'eventuale presenza di altri ordigni, il primo maresciallo Mauro Gigli, di Sassari, 41 anni, ed il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis, di Bisceglie (Bari), 33, sono stati investiti ed uccisi da una forte esplosione. A seguito dello scoppio, ha riportato lievi escoriazioni anche il capitano Aeroporto di Ciampino (Roma) - Il Presidente della Repubblica Federica Luciani. Ferito lieveNapolitano accoglie le salme dei militari italiani uccisi mente un civile afgano. Gli IED costituiscono la principale minaccia nell'Ovest, per i militari italiani, ma anche per forze armate e civili afgani. Nei giorni immediatamente precedenti questo tragico episodio, nella zona di Shindand, gli specialisti degli Alpini, insieme alle forze di sicurezza afgane, hanno disinnescato quattro ordigni esplosivi improvvisati. Gli artificieri del contingente si servono di mezzi blindati, robot telecomandati, cani, pinze e strumenti sofisticati per disinnescare in sicurezza gli ordigni. Ma l'imprevisto, il pericolo, è sempre in 12 IL NASTRO AZZURRO il prosieguo dell'azione di contrasto al terrorismo" avviato dalla forze di pace. Un C-130 dell'Aeronautica Militare, proveniente da Herat, ha riportato in Italia le salme dei due militari morti nell'attentato. Alla cerimonia, svoltasi all'aeroporto militare di Ciampino, hanno reso omaggio alle vittime, oltre ai rispettivi familiari, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Ministro della Difesa Ignazio la Russa, il Presidente del Senato Renato Schifani, il capo di Stato maggiore della Difesa gen. Vincenzo Camporini, i Capi di stato Maggiore delle tre Armi. I funerali dei due militari si sono svolti in forma solenne a Roma il 30 luglio nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. IL COMMENTO A ncora una volta la notizia della tragica morte di nostri militari in Afghanistan è motivo di profonda tristezza. Tutti noi dell'Istituto del Nastro Azzurro ci stringiamo accanto alle famiglie delle vittime nel loro incommensurabile dolore. L'auspicio che lanciammo già in precedenti tragiche analoghe occasioni, circa l’esigenza che la politica nazionale dichiari, senza reticenze e difficoltà, la necessità di contribuire col massimo sforzo possibile alla pacificazione internazionale, inviando contingenti militari proprio nelle zone di maggiore instabilità politica (e quindi di maggior rischio) del pianeta, sembrava corroborato da un atteggiamento per la prima volta maturo e cosciente da parte di tutte le forze politiche presenti in parlamento. Oggi dobbiamo registrare una battuta d'arresto in tale maturazione. Molte dichiarazioni a caldo di esponenti politici, trasversali a tutti gli schieramenti, sono state, seppur relativamente sobrie, improntate sulla messa in dubbio dell’opportunità della nostra permanenza in Afghanistan, tanto che il Ministro della Difesa ha dovuto dichiarare il termine del 2013 come obiettivo politico del raggiungimento dell'autonoma capacità di gestione degli affari interni di quel martoriato paese da parte delle proprie Forze Armate e di Polizia, e quindi del ritiro dei nostri militari dal teatro afgano. Obiettivo che sarà ben difficile da cogliere. Recentemente è balzato all'onore delle cronache il cosiddetto dossier "wikileaks", un faldone di oltre 90.000 pagine di documenti classificati sfuggiti al controllo delle numerose agenzie governative statunitensi e pubblicati su internet, dal quale viene disinvoltamente desunto, dalla solita stampa "contro", che gli Stati Uniti starebbero conducendo in Afghanistan una “sporca guerra” contro tutto e contro tutti. Il coinvolgimento nella “sporca guerra” della NATO e dell’Italia, è una disinvolta “conseguenza”. In realtà, il dossier “wikileaks” è costituito in massima parte solo di rapporti di operazioni tattiche le quali, disgiunte dalla visione strategica e politica in cui si inquadrano, non hanno alcun significato, se non quello proprio di essere singole operazioni tattiche. È ovvio che nelle operazioni tattiche c'è qualcuno che spara, qualcuno che muore, qualcuno che rimane ferito, qualcosa che viene distrutto o danneggiato, eccetera, ma nella singolarità di ciascuna di esse non si può cogliere alcun significato politico o strategico. È altrettanto ovvio quindi che, in 90.000 pagine, si può "selezionare" qualsiasi cosa dimostrando tutto e il contrario di tutto. Questo modo di presentare le informazioni ricorda lo scontro politico ideologico sviluppatosi all’epoca della guerra del Viet Nam. Rinnovare tale scontro per l’Afghanistan potrebbe far fallire del tutto gli obiettivi della missione militare internazionale, pur cogliendo il discutibile successo di una vittoria di Pirro nei confronti degli Stati Uniti. Essi, infatti, uscirono sconfitti dal Viet Nam, ma la loro supremazia politica e militare nel mondo non venne meno per questo. Nel caso dell’Afghanistan, cercare di farne uscire sconfitti gli Stati Uniti, coinvolgerebbe anche i suoi alleati della NATO (tra cui l’Italia), ma lascerebbe, alla fine, l'Asia centrale in balia dei terroristi appoggiati dai Talebani, e il mondo intero, tra cui sempre l'Italia, con maggiori difficoltà di approvvigionamento energetiIl Ministro della Difesa La Russa ha ribadito la co. Allora si che i nostri militari sarebbero davvero necessità di rimanere in Afghanistan, almeno morti invano. fino al 2013 13 TUTTI A SCUOLA PER COSTRUIRE IL FUTURO (PROGETTO DI SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE DELLA FEDERAZIONE DI SONDRIO) Distribuzione dei kit scolastici ai bambini afgani da parte dei soldati italiani due giornate di raccolta "sul campo" organizzate presso i centri commerciali IPERAL di Castione e Fuentes, sia con le donazioni effettuate presso le cartolerie ed i negozi che hanno svolto sul territorio provinciale l'importante funzione di punti di raccolta; così come consistenti sono stati i contributi degli stessi commercianti coinvolti nell'iniziativa e dei Circoli Culturali Filatelici e Numismatici di Morbegno e Chiavenna. Il grande altruismo dimostrato da tutti ha consentito, quindi, il raggiungimento, anzi, il superamento, degli obiettivi che l'organizzazione si era posta e ciò è dimostrato tangibilmente dal quantitativo di materiale raccolto, tale da consentire la predisposizione di dodici pallets di tipo commerciale, per un peso complessivo di 36 quintali ed un valore di circa 26.000,00 €, che sono stati allestiti e completati secondo le specifiche tecniche giunte appositamente per il tramite del Comando Truppe Alpine di Bolzano, per consentirne il trasporto aereo, atto a favorire un arrivo più celere del materiale alla destinazione finale. In questa fase del progetto, faticoso e complesso è stato il lavoro del personale incaricato (cui va ovviamente il ringraziamento di tutti noi), che ha contribuito con oltre mille ore di volontariato alla composizione dei kit scolastici e ed alla preparazione dei pallets, e preziosa è stata la collaborazione dei Soci S.Ten. CRI Fausto Giugni e S. Ten. CRI Pierangelo Leoni che, oltre a coordinare le operazioni di carico, si sono occupati di attivare i contatti necessari all'invio del materiale per il tramite della Forza Armata, nonché di gestirne tutto il succesivo iter. In particolare le operazioni di "spedizione" sono iniziate con l'ottenimento, in tre giorni, del primo nullaosta dal Ministero della Difesa, per il tramite del Ten. Sergio Rizzini della Riserva Selezionata, in quel periodo richiamato in servizio. N el corso dell’anno 2009 la Federazione Provinciale di Sondrio ha svolto diverse attività di carattere culturale e sociale che hanno contribuito a ridare lustro all'immagine dell'Istituto in una provincia dove, per dieci anni, vi è stata solo una simbolica presenza del Labaro. Tra tutte le attività svolte, degna di particolare nota, perché ha riscosso un notevole successo ed il plauso delle autorità sia civili che militari, è il progetto “Tutti a scuola per costruire il futuro”, promosso in collaborazione con il Corpo Militare della Croce Rossa, l'Associazione Nazionale Carabinieri - Coordinamento Provinciale di Sondrio, il 105° Club Frecce Tricolori Valtellina e Valchiavenna; con il patrocinio della Prefettura e della Provincia di Sondrio, dei Comuni di Sondrio, Morbegno, Tirano e Bormio ed il sostegno del Comando Provinciale di Sondrio dei Vigili del Fuoco, nella loro qualità di Goodwill Ambassadors dell'UNICEF, nonché della Sezione ANA di Tirano, nella fase della raccolta del materiale nelle scuole dell'Alta Valle. La perfetta riuscita di questa nostra iniziativa è, peraltro dovuta non solo al lavoro svolto con dedizione da tutti gli associati, ma anche al contributo attivo e numeroso degli istituti scolastici della Provincia. Essi, nonostante nel corso dell'anno avessero già promosso altre iniziative di carattere sociale non meno interessanti, hanno aderito alla realizzazione di questo importante progetto umanitario con oltre 250 classi delle scuole primarie e secondarie. Gli alunni, con entusiasmo e grande partecipazione hanno donato una cospicua quantità di materiale e, con nostra immensa sorpresa, hanno lasciato nei contenitori della raccolta disegni e bigliettini con frasi di solidarietà per i propri coetanei più sfortunati. Allo stesso modo, larga generosità è stata dimostrata dai cittadini della provincia, sia in occasione delle 14 IL NASTRO AZZURRO Il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli Affari Militari e del Consiglio Supremo di Difesa Illustre Presidente, in occasione della conferenza conclusiva del progetto "Tutti a scuola per costruire il futuro", mi è particolarmente gradito manifestare il vivo apprezzamento deI Capo dello Stato per la meritoria opera svolta a sostegno dei bambini afghani, in nome dei valori della solidarietà. umana e della cooperazione fra i popoli. L'impegno della Federazione Provinciale di Sondrio dell'”Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare”, e di tutti coloro che si sono adoperati per la realizzazione dell'importante iniziativa, contribuisce ad alimentare nelle giovani generazioni il senso di appartenenza attiva ad una comunità umana che va ben oltre i confini nazionali, nonché la consapevolezza che molto è possibile fare per le popolazioni che vivono in condizioni di grave disagio nelle tante aree di crisi del mondo, nella prospettiva di uno sviluppo sociale ed economico sempre più esteso e duraturo. Con questi sentimenti, invio a Lei ed a tutti i convenuti il cordiale saluto del Capo dello Stato, cui unisco il mio personale con l'augurio di un pieno successo dell'evento. Rolando Mosca Moschin A questo primo passo è seguita la fase più impegnativa e laboriosa dei contatti con l'ufficio J9 del CIMIC, prima a Roma, con la Sig.ra Maria Vittoria Vista, poi ad Herat ed infine col Dott. Federico Calabrese, funzionario dell'Ambasciata di Kabul: preziosi collaboratori che ci hanno permesso di dare inizio all'impegnativo "cammino" del materiale verso la destinazione finale. In questo periodo, però, le notevoli difficoltà sotto ogni aspetto (si era, infatti, nel periodo elettorale), rendevano difficoltosa l'operatività anche della cellula CIMIC, ma con un po' di fortuna venivano superate tutte le problematiche. Fortuna che, nel nostro caso, aveva un nome ed un cognome precisi: Generale di Divisione Claudio Mora, già Vice Comandante delle Truppe Alpine di Bolzano. Questi, infatti, si insediava proprio in quel periodo a Kabul ed, entusiasta del progetto, incaricava il Capitano Paolo Crociani di mettersi a nostra completa disposizione per il buon esito dell'iniziativa. I suoi contatti con la cellula J9 del Comando RC-W di Herat nella persona del responsabile, il Capitano Paolo Obbedio, permettevano, quindi, la ricezione via aerea del materiale partito in data 1 dicembre 2009 con un aeromobile C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, ed in seguito quelli con il Capitano Domenico Cavicchia, rendevano possibile in tempi estremamente rapidi lo stoccaggio ed il successivo "sdoganamento" dei pallets destinati a Kabul, per la consegna all'Ambasciata d'Italia per la successiva distribuzione. Per meglio quantificare il risultato conseguito, possiamo elencare alcune cifre: sono stati predisposti, infatti, 2.000 kit scolastici contenenti: 2 quaderni, 2 penne, gomma, temperino, matita e righello, nonché alcune decine di kit da disegno con album, matita, gomma, temperino e una scatola di matite colorate; altresì sono stati inviati oltre 3.200 quaderni "di riserva", carta per disegno, decine di scatole di matite colorate, oltre 3.000 matite ed oltre 6.500 penne, che verranno successivamente predisposte per la distribuzione sul campo da parte dei militari dopo un attento esame di eventuali situazioni di bisogno delle istituzioni scolastiche afgane insistenti sul territorio di competenza del nostro contingente di pace. A quanto donato dai privati cittadini si uniscono, poi, oltre 150 risme di carta e 10 computer Il materiale pronto per l’imbarco sul C-130J della 46^ Brigata Aerea 15 IL NASTRO AZZURRO Illustre Presidente, in occasione della conferenza di chiusura del progetto "Tutti a scuola per costruire il futuro", desidero far giungere a Lei, alle Autorità civili, militari, religiose, e a tutti i presenti, il saluto delle Forze Armate e mio personale. Questa iniziativa, organizzata dalla Federazione Provinciale di Sondrio dell'Istituto del Nastro Azzurro tra Combattenti Decorati al Valor Militare, con la preziosa collaborazione dell'Associazione Nazionale Carabinieri, del 105° Club Frecce Tricolori Valtellina e Valchiavenna e del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, con il patrocinio della Prefettura, della Provincia e dell'Amministrazione comunale di Sondrio, dei Comuni di Morbegno, Tirano e Bormio, e con il sostegno del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, costituisce un ulteriore passo verso la costruzione di un percorso di pace. La raccolta di materiale scolastico da destinare ai bambini afgani è, infatti, un grande gesto di solidarietà verso chi ha la sfortuna di dover crescere in un Paese devastato dalla guerra e dal terrorismo. Un gesto umanitario che può contribuire a trasformare la scuola e gli alunni afgani in una inesauribile sorgente di costruttori di pace. La speranza è quella che si possa proseguire su questa strada, gestendo con saggezza quanto costruito per poter diffondere soprattutto tra i più giovani, coloro che rappresentano il futuro dell'Afghanistan, i giusti valori del rispetto reciproco, della libertà e della democrazia. Desidero rivolgere un ringraziamento particolare agli alunni delle scuole che hanno partecipato a questo progetto, perché hanno capito l'importanza di aiutare i bambini meno fortunati di loro. A Lei, a tutti coloro che hanno reso possibile realizzare questa iniziativa dall'alto significato sociale, desidero esprimere il mio più sincero apprezzamento. Nel rinnovarLe il mio compiacimento, l'occasione mi è gradita per esprimerLe i sensi della mia migliore considerazione. Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa donati, unitamente ad altri materiali di cancelleria e non, dal Credito Valtellinese - che è intervenuto volontariamente nell'iniziativa. I numeri sopra elencati oltre a testimoniare in maniera tangibile la generosità dei Valtellinesi possono dare l'idea dell'impegno con cui si è voluto aiutare quel martoriato paese ad uscire dalla difficile situazione di guerra permanente in cui versa da oltre vent'anni. Secondo noi, del resto, aiutare lo sviluppo della cultura e l'alfabetizzazione dei più piccoli è il primo passo per promuovere la rinascita delle istituzioni democratiche e quella culturale. Nel momento in cui scriviamo questo articolo continuano a giungere aggiornamenti e le ultime notizie provenienti dal nostro contingente di pace confermano che tutto il materiale giunto a Kabul è stato consegnato alla scuola dell'Afghan National Assoociation of the Deaf di Kabul (grazie al funzionario Dott. Calabrese ed ai suoi contatti diretti con la Sig.ra Parween dell'UNESCO), mentre il restante materiale arrivato in Teatro è stato consegnato al personale della Task Force Center e distribuito in parte dagli uomini della Brigata Sassari, guidati dal Gen. B. Alessandro Veltri, negli istituti scolastici della provincia di Herat nell'area di Shindand. In attesa, dunque, che tutto quanto donato possa essere consegnato ad altri distretti scolastici (e forse sarà gia stato fatto, ma le notizie giungono dal Teatro Operativo dopo lunghi periodi), cari Azzurri, possiamo essere molto orgogliosi e fieri che il nostro Istituto risulti tra quelle poche Associazioni d'Arma che hanno tangibilmente aiutato l'Afghanistan. In conclusione, una riflessione personale: debbo confessare che nel corso di questi mesi, talvolta, ci si è domandati quale sia stata la forza che ci ha spinti ad intraprendere con le nostre poche e modeste disponibilità questo ambizioso progetto; ebbene credo che lo stimolo maggiore sia stato la convinzione che incoraggiando nelle nuove generazioni l'educazione scolastica in entrambi i sessi, si possano gettare le basi per una nuova e più moderna società afghana, eliminando quei divari ancestrali che ancora oggi esistono e che, per noi occidentali, sono assolutamente inconcepibili da accettare. Sappiamo, per certo, che questo sarà un cammino lungo e accidentato ma, come recita un noto proverbio, "la speranza è l'ultima a morire", e noi possiamo così sperare di aver contribuito nel nostro piccolo a cambiare qualcosa. Maristella Ravelli (Socio Federazione di Sondrio) POSTE ITALIANE S.P.A. - UDR SONDRIO Pagina 1 di 1 00100 ROMATELGRAM 76 22 1058 CAV. ALBERTO VIDO - PRESIDENTE ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FEDERAZIONE PROVINCIALE DI SONDRIO VIA FELICE FOSSATI, 7 23100 SONDRIO CARO PRESIDENTE, LA RINGRAZIO PER LE CORTESI NOTIZIE RELATIVE ALL'INTERESSANTE INIZIATIVA UMANITARIA A FAVORE DEI BAMBINI AFGHANI REALIZZATA CON LA EFFICIENTE E GENEROSA COLLABORAZIONE DEI NOSTRI SOLDATI DELLA BRIGATA SASSARI. MI COMPLIMENTO CON I RAGAZZI DELLE SCUOLE PER L'ENTUSIASMO CHE SOLO I GIOVANI SANNO DIMOSTRARE E PER L'ATTIVA PARTECIPAZIONE ALLA REALIZZAZIONE DI UN IMPORTANTE PROGETTO SOSTENUTO ANCHE DA ISTITUZIONI MILITARI E SOCIALI ITALIANE. INVIO A TUTTI IL MIO PIU' CALOROSO SALUTO. SILVIO BERLUSCONI PRESIDENTE CONSIGLIO MINISTRI 16 IL NASTRO AZZURRO MESSAGGIO DI SALUTO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA CONCLUSIVA DELL'INIZIATIVA "TUTTI A SCUOLA PER COSTRUIRE IL FUTURO" (Sondrio 23 aprile 2010) Carissimi Alunni, in occasione della conferenza conclusiva dell'iniziativa "Tutti a scuola per costruire il futuro ", promossa dalla Federazione di Sondrio dell'"Istituto del Nastro Azzurro", sono particolarmente lieto di rivolgervi il saluto di tutto l'Esercito Italiano e quello mio personale. L'importante iniziativa a cui avete aderito numerosi è la chiara dimostrazione di come nella nostra società vi siano sempre persone animate da un genuino e autentico senso di solidarietà nei confronti di chi è più bisognoso e meno fortunato. E cosa c'è di più vero, genuino e autentico di voi Alunni! Sono rimasto, infatti, impressionato dalla larga adesione a questa lodevole iniziativa e dall'ingente quantità di materiale scolastico che siete riusciti a raccogliere. I vostri sforzi e i vostri doni, credetemi, si sono trasformati in sorrisi per tutti quei bambini afghani che, anche grazie al vostro piccolo... grande gesto, stanno ritrovando un po' più di serenità e, soprattutto, la speranza per un futuro migliore. Coloro che hanno distribuito nelle scuole e nei villaggi afgani il materiale scolastico da voi raccolto sono i circa 7.000 uomini e donne dell'Esercito che, in condizioni climatiche a volte estreme e in ambienti talvolta non "pienamente amichevoli", svolgono attività tanto difficili e pericolose quanto importanti, al fine di supportare le nascenti istituzioni democratiche. Vi posso assicurare che, nelle molteplici visite fatte ai nostri contingenti militari in Afghanistan, ho sempre visto brillare negli occhi dei nostri Soldati straordinario orgoglio, proverbiale determinazione ed indefettibile impegno: elementi questi che sono alla base dell'efficienza e dell'affidabilità del Soldato italiano. Ma c'è un ulteriore aspetto che da sempre caratterizza i nostri Soldati impegnati all'estero in aree di crisi e che ci viene unanimemente riconosciuto. Sto parlando del "modo italiano" di concepire le operazioni militari: accanto alla professionalità e alla preparazione tecnica, che devono sempre caratterizzare un buon Soldato, vi è una spiccata sensibilità e un'attenzione particolare nei confronti delle popolazioni locali e, in particolar modo, degli strati più deboli ed emarginati della popolazione. Ed ecco che, allora, accanto alle attività prettamente militari (controllo del territorio, addestramento delle forze armate locali, attività di sminamento e bonifica da ordigni esplosivi, protezione di luoghi sensibili, contrasto alla criminalità), i nostri Soldati svolgono attività non esplicitamente previste, quali: la ricostruzione di scuole e d'infrastrutture di uso comune, il sostegno sanitario, la distribuzione di alimenti e medicinali, la riattivazione di acquedotti e di linee elettriche, la progettazione di opere pubbliche, la donazione di macchinari agricoli ed industriali, il sostegno ad attività di aggregazione (corsi di lingua, attività culturali e ricreative). Ed ho voluto citare solo alcune delle attività che l'Esercito svolge con maggior frequenza a favore delle popolazioni ed istituzioni locali. Si tratta di un impegno di non poco conto e che coinvolge i nostri Soldati ben oltre quelle che sono le loro incombenze. Ma i numerosi attestati di stima, di fiducia e di riconoscenza che ci giungono dalla popolazione e dalle Autorità afgane ripagano quei Soldati dei sacrifici compiuti. Tuttavia, noi militari, da soli, non potremo mai riuscire nell'intento di ridare vita e speranza ad un popolo martoriato senza l'appoggio di tutto il nostro Paese. Sono, quindi, iniziative come la Vostra che ci consentono di realizzare il "modo italiano" delle operazioni militari. Dovete esserne intimamente orgogliosi perché il vostro gesto costituisce un contributo importantissimo per permetterci di creare le condizioni di stabilità e di normalità necessarie per la rinascita, la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni del popolo afghano. Posso garantirvi che il vostro aiuto rappresenta un concreto e importante sostegno ai bambini afghani, che troppe sofferenze e privazioni hanno finora subito. Ed è un gesto nobile e bellissimo perché assolutamente disinteressato: avete scelto di schierarvi al fianco di bambini afgani senza neppure conoscerli, spinti solo un sentimento di umana solidarietà verso chi è meno fortunato di voi. Non è stato facile, credetemi, far conciliare i pressanti impegni operativi con le attività di distribuzione di materiale, ma i nostri splendidi Soldati italiani hanno anche in questo dimostrato una professionalità unica, che tutti ci invidiano. Da Comandante dell'Esercito sono orgoglioso di come le donne e gli uomini della nostra Forza Armata abbiano fattivamente contribuito a portare a termine una cosi nobile iniziativa. Ma ancor di più sono orgoglioso di essere cittadino di un Paese in cui dei giovani Alunni, quali voi siete, sono capaci di slanci di generosità e di solidarietà fuori dal comune. Nel rivolgere un sentito ringraziamento al Presidente della Federazione di Sondrio dell'"Istituto del Nastro Azzurro", a quanti hanno collaborato e patrocinato l'iniziativa "Tutti a scuola per costruire il futuro" e, soprattutto, a voi, giovani Alunni, formulo a tutti i più fervidi auguri di buona fortuna. IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO Generale di Corpo d'Armata Giuseppe VALOTTO 17 IL NASTRO AZZURRO MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI: DON GIOVANNI MAZZONI monia politica sulla popolazione. ato alla Chiassa Superiore, nel Sfruttò la sua posizione di Medaglia Don Giovanni Mazzoni Comune di Arezzo, il 17 ottod'Oro, a cui nessuno chiude la porta, bre 1886, abbracciò la vita reliper far rinascere il paese e le sue istigiosa sin da ragazzo, studiando nel tuzioni; costruì un asilo, costituì un Convento dei Carmelitani Scalzi dove reparto di Boy Scout e, successivail 15 agosto 1909 ricevette l'ordinaziomente, il primo nucleo di Azione ne sacerdotale dalle mani di Mons. Cattolica in Val d'Arno. Il fascismo, Falcini Vescovo di S.Miniato. Nel 1911 che aveva le sue organizzazioni giopartì volontario come Cappellano vanili, e l'azione cattolica non potevaMilitare nella guerra di Libia, proseguì no che scontrarsi con esiti irreparabiil suo servizio nell'Egeo, dove durante li. Don Mazzoni venne isolato politil'occupazione di Rodi ricevette un camente e coinvolto in uno scandalo Encomio Solenne. Dopo il congedo fu finanziario, dovette subire processi e Missionario Apostolico e Direttore condanne, conobbe il carcere e il condelle scuole Italiane in Siria ad fino, ma mai si diede per vinto. I suoi Alessandretta, da dove rimpatriò appelli direttamente indirizzati a volontariamente nel maggio 1915 per Mussolini rimasero sempre inascoltapartecipare alla prima guerra monti. La sua situazione diveniva sempre diale. Arruolato in Sanità e nominato più precaria. Ne uscì arruolandosi nei Tenente Cappellano in un ospedale di Bersaglieri in partenza per la Russia. riserva, fu in seguito destinato al 226° All'età di 55 anni, Don Mazzoni era di Reggimento Fanteria della Brigata nuovo sul campo. "Arezzo" col quale nel maggio 1916 Assegnato per la sua età ad un raggiunse l'Altipiano di Asiago, ospedale da campo della Divisione durante l'offensiva Austriaca. Il 30 "Torino", chiese, appena giunto in agosto 1917, in un critico momento linea, di essere trasferito ad un repardella battaglia al costone di Selo, sul to operante e fu assegnato al 3° Carso, rimase ferito in combattimento Reggimento bersaglieri, dove fu apoe decorato della MOVM. stolo di fede e di patriottismo. Cadde durante la vittoriosa Guarito, ritornò al fronte nel gennaio 1918 quale battaglia difensiva del Natale 1941, mentre soccorreva un Cappellano del Reggimento "Cavalleggeri di Treviso". bersagliere della 6° compagnia ferito nel corso dell'attacco Congedato nel maggio 1919, fu prima Arciprete a di Petropawlowka, piccolo paese di minatori nel bacino Lusimpiccolo, nell'Isola di Cherso, e poi nel 1923 fu nominaminerario del Donetz. to dal Vescovo di Arezzo, Mons. Mignone, Parroco di Loro I Suoi resti mortali furono riportati in Patria nel 1996 e Ciuffenna, in provincia di Arezzo. tumulati in una tomba monumento nel Cimitero di Loro Il 4 novenbre 1921 fu scorta d'onore alla salma del Milite Ciuffenna. Ignoto per la cerimonia di tumulazione all'Altare della Nel 1990, la Federazione Provinciale di Arezzo Patria. dell'Istituto del Nastro Azzurro, su iniziativa dell'allora A Loro Ciuffenna dovette combattere ogni giorno contro Presidente Col. Roberto Perticcucci, fu intitolata alla memogli eccessi dell'una e altra parte politica: fascisti e comunisti ria di Don Giovanni Mazzoni. che si contendevano, talvolta anche con la violenza, l’ege- N MEDAGLIA D'ORO AL VM ALLA MEMORIA “Medaglia d'Oro per la guerra 1915-18, dopo avere fieramente chiesto ed ottenuto l'assegnazione ad una unità di prima linea impegnata in aspra lotta, dava continua e chiara testimonianza del suo fervore di apostolo e della sua tempra di soldato, fuse nella esplicazione più nobile delle attribuzioni sacerdotali e nell'ascendente del più schietto ardimento e di ineguagliabile abnegazione. In giornate di cruenti combattimenti divideva, con raro spirito di sacrificio, gli eroismi di un reggimento bersaglieri, portando a tutti, pur tra i maggiori pericoli, le parole infiammate della fede e la voce trascinante del suo coraggio. In una alterna vicenda dell'accanita lotta, accortosi che un ferito, rimasto isolato, invocava aiuto, e nonostante che altri tentativi fossero rimasti soffocati nel sangue, con ammirevole temerità e consapevolezza, si lanciava per soccorrere il dipendente, né desisteva dal suo nobile intento pur quando il piombo lo colpiva ad un fianco. Ferito di nuovo e mortalmente, alle estreme risorse vitali affidava la sublimità mistica della sua intrepidezza, raggiungendo l'agonizzante, e spirando al suo fianco. Esempio mirabile delle più elette virtù, e di sublime coscienza dell'ideale patrio.” Rassypnaia Petropawlowka (Fronte russo), 1 - 26 dicembre 1941. 18 IL NASTRO AZZURRO 24 DICEMBRE 1941 È la Vigilia di natale. Alla mensa avevo visto per la prima volta Don Giovanni Mazzoni, da poco al 3°. Dopo aver visitato tutti i reparti era venuto al Comando da Caretto. Il colonello se ne era un po’ risentito di essere stato messo in fondo alla lista, ma conoscendo il personaggio... Chiese di visitare nelle retrovie i feriti a Karsiak. Fui io ad accompagnarlo, prima di tornare al comando dove per la notte era previsto il cenone! E una messa. Io timido sottotenente e l'anziano cappellano col petto pieno di nastrini. Non ci fu pranzo perchè i russi iniziarono a sparare e la messa venne celebrata in fretta in un corridoio, poi anche gli scritturali andarono a comporre una linea di difesa. Don Mazzoni aveva chiesto di tornare fra i bersaglieri per celebrare il Natale, che si preannunciava difficile, e il maggiore Cini: – Stando alle disposizioni, come ufficiale e per di più di notte, dovrei farti scortare da un plotone, ma date le circostanze devi accontentarti di una squadra, ridotta. Don mazzoni aveva chiesto di andare solo ma Cini: – In assenza del colonnello qui comando io, quindi partirai con la scorta. È un ordine! Don Mazzoni dopo un chilometro, oltre le ultime casupole si era rivolto alla scorta dicendo: – Ora questa pattuglia la comando io, quindi rientrate ai vostri reparti. È un ordine! Solo, col suo attendente e il conducente della slitta, era sparito nel buio. Loro Loro Ciuffenna Ciuffenna (AR) - Il Presidente Presidente della Federazione di Arezzo Arezzo cav. cav. Stefano Mangiavacchi, nei pressi pressi della tomba monumentale eretta eretta a Don Giovanni Mazzoni nel locale cimitero cimitero D on Mazzoni, non era più giovane per noi ventenni, un pò appesantito, sempre alla mano sapeva conquistare subito la fiducia e la simpatia. Aveva due nastrini azzurri, era uno che ci sapeva fare. Il fatto di non essere in prima linea, di ascoltare la messa il giorno di Natale e ricevere la posta da casa aveva creato una atmosfera famigliare. Da lontano venivano rimbombi di colpi che si avvicinavano sempre più. Già molti dei nostri dovevano essere sotto pressione. Il maggiore Tarsia mandò qualcuno in avanscoperta per capire la situazione. La pianura si stava infittendo di colonne che marciavano nella nostra direzione. Il XVIII e il battaglione moto erano già circondati. Rimanemmo tutto il giorno inchiodati a terra, con una scatoletta di carne e gallette. I tedeschi avevano fatto capolino sul fronte con alcuni parà giovanissimi e un carro armato, poi tutto era ritornato tranquillo. Il giorno dopo alle 5 muovemmo verso Petropawlowka. Don Mazzoni aveva l'ordine di restare a Stoshkowo e di raggiungere il battaglione solo ad azione ultimata. ma non ci fu modo di farlo desistere. Lo vedemmo oltrepassare la compagnia di riserva portarsi sulla 5^ al fuoco col suo parabellum sulle spalle. Di snidare i russi dal bosco, non c'era verso. I nostri cannoni si erano impantanati in una balca e i tedeschi a corto di carburante avevano tenuto indietro i pezzi. Di mortai neanche a parlarne: non li avevamo mentre i russi li avevano e li usavano molto bene. Arrivò l’ordine di ripiegare sulle prime case. I primi a ripiegare furono quelli in retroguardia, lui che era davanti fù l'ultimo a raggiungere le case. Un terzo del paese era ancora occupato dai russi. Dove le isbe erano raggruppate fummo accolti a colpi di fucile e molti bersaglieri caddero. In un avvallamento non lontano un bersagliere ferito al ventre rantolava fra indicibili sofferenze. Pochi istanti, solo pochi minuti di vita lo separavano dalla morte. A lui, sacerdote, l'uomo morente che invocava i suoi cari sembrò ancor più bisognoso e gettato il parabellum, che non gli era mai servito, volle portare il conforto al morente. Mi chiese due bersaglieri per tentare di soccorrerlo, ma io glielo sconsigliai, ci stavano sparando a vista. Mentre insisteva due volontari gli si affiancarono erano il trombettiere Gadda e il caporale Falcettone. Se ne andarono e lui a testa alta si lanciò nel fosso. A testa alta, senza ascoltare chi lo esortava ad aspettare. Sollevò il capo al bersagliere morente gli impartì la benedizione mentre il distendersi del suo viso testimoniava che la sua anima si era già alzata in volo. Poi fu uno schianto. Una bomba di mortaio centrò il fossato e quando il fumo si diradò Don Mazzoni giaceva esanime accanto al morto, così pure Gadda. Falcettone si salverà nonostante le ferite. 19 IL NASTRO AZZURRO IL GENERALE BELLOMO: CRIMINALE DI GUERRA O EROE? tamente? Anche se il caso è l’alba dell’11 settembre ampiamente noto, sento il 1945, nel forte di Nisida dovere, a 65 anni di distanza, (NA) viene fucilato il di ricordare sinteticamente gli generale italiano che, un mese episodi e le motivazioni che e mezzo prima, era stato portarono alla condanna a dichiarato “criminale di guermorte di questo eroe discusso e ra” dal tribunale militare inglecontroverso, ma sicuramente se, insediato per l’occasione ricco di umanità, che, oltre ad nell’aula della Corte d’Assise di essere mio conterraneo, è stato Bari. A premere i grilletti è un anche socio della Federazione plotone dello stesso reggimenche ho l’onore di presiedere. to inglese al quale, esattamen– 10-11 febbraio 1941. Il gen. te due anni prima (11 settemBellomo, da poco richiamabre ‘43), il gen. Nicola Bellomo to in servizio, cattura in (questo il nome dell’ufficiale breve tempo, nella zona del giustiziato) aveva consegnato Monte Vulture, un commanla città di Bari ed in particolare do inglese di 40 uomini il suo grande porto. paracadutati che, agli ordini L’11 aprile 1951, a quasi 6 del maggiore Pritchard, anni dall’esecuzione, il gen. stava sabotando l’acquedotBellomo viene Decorato di Il generale Nicola Bellomo to pugliese (operazione Medaglia d’Argento al Valor Colussus). Bellomo trattiene, Militare (1) per aver liberato il come preda bellica, la pistola del magg. porto di Bari dalle truppe tedesche. Passano altri 7 Pritchard: una Colt Pocket 1903. anni e questa volta è il Comune di Bari a rendere – 30 novembre 1941. Dal campo di prigionia di omaggio al suo cittadino (2) e con delibera n. 616 del Torre Tresca (BA) fuggono due prigionieri inglesi: 4 aprile 1958 intitola una strada di un quartiere il capitano George Playne ed il tenente Roy moderno al gen. Bellomo. Non è finita! Ancora 18 Roston Cooke; ma vengono ripresi poco dopo anni (27 novembre 1976) e la salma di Bellomo viene dallo stesso personale di sorveglianza. Il gen. traslata dal fossato di Pozzuoli (NA) ed inumata con Bellomo, responsabile del campo (3), ordina che i tutti gli onori in un sacello di granito rosso nel Sacrario due prigionieri indichino il punto della recinzione dei Caduti Oltremare che sorge a Bari in via Gentile. dal quale è avvenuta la fuga. Durante la ricostruMa a questo punto sorge un dubbio: il Gen. zione i due tentano nuovamente di evadere: le Bellomo era o no un criminale di guerra? Secondo il sentinelle aprono il fuoco. Playne, raggiunto da Tribunale inglese si! Ma il processo, come vedremo, due colpi, all’orecchio e alla nuca, muore. Cooke, non fu condotto con tutte le garanzie previste per la colpito ad un gluteo viene nuovamente catturato. difesa, e furono praticamente trascurate quasi tutte Le autorità italiane aprono due inchieste, una le prove favorevoli all’imputato. Per tanti altri, inveterza inchiesta viene aperta dalla Croce Rossa ce (storici, giornalisti. semplici cittadini ecc..), la Internazionale. Il gen. Bellomo, che si era assunto risposta categorica è: no! Chi ha ragione? Alla maniera di Pilato, il Ministero della Difesa italiano la piena responsabilità dell’accaduto, viene comnon ha mai fatto chiarezza in proposito, ed ha tratpletamente scagionato in quanto le leggi di guertato il caso con imbarazzo e contraddizioni. A pag. ra prevedono l’apertura del fuoco sui prigionieri 470 della dispensa n. 6 del B.U. 1941, tanto per fare in fuga; e che questi la stessero tentando era un esempio, lo SMD indica la morte del generale con dimostrato dalla posizione delle ferite. queste parole: “Fu collocato in congedo l’11.9.45. – 9 settembre 1943. Il Gen. Bellomo, informato Deceduto a Nisida per ferite d’arma da fuoco”. nella tarda mattinata che un battaglione di guaSi coglie In queste brevi note la natura profondastatori paracadutisti della Fallschirm Jager mente controversa del caso: “l’esecuzione” diventa Divisionen si era impadronito del porto di Bari ed “decesso”; la “fucilazione” viene indicata come aveva iniziato a distruggerlo e ad affondare le “ferite d’arma da fuoco”. Ma cos’era successo esatnavi, alla testa di qualche decina di militari raci- È 20 IL NASTRO AZZURRO molati in fretta sul posto (2 ufficiali, 5 marinai, alcuni genieri, 40 camicie nere), conduce un primo assalto fra le 13,45 e le 14,45. Ricevuti altri rinforzi (12 genieri, alcuni fanti, semplici cittadini, un portuale e 48 camicie nere) (4), Bellomo, pur essendo rimasto ferito, guida un secondo assalto, risolutivo, tra le 15,00 e le 16.15. I tedeschi, bloccati all’interno del porto, desistono dal portarne a termine la distruzione e chiedono di parlamentare. Bellomo, nuovamente ferito, vene ricoverato all’ospedale; le trattative vengono così condotte dai Comandi superiori che, incredibilmente, concedono al “vecchio alleato” di ritirarsi con “armi e bagagli” e gli procurano persino il treno: ovviamente gratis. – 11 settembre 1943. Il Gen. Bellomo consegna solennemente al reggimento inglese, giunto in avanguardia, la piazza di Bari ed in particolare il porto destinato a diventare il perno principale dell’alimentazione logistica delle armate anglo americane nella campagna d’Italia. – 15 settembre 1945. Il generale, dimesso ormai dall’ospedale, fa marciare per le strade di Bari esercito e popolo preceduti dalle fanfare militari. È considerato un eroe ed è diventato popolarissimo. La sua fama è alle stelle ma commette un errore. Un errore che gli costerà la vita. Come riferisce lo storico Emilio Gin, in un recente numero della “Nuova Rivista Storica”, Bellomo si rende protagonista di un’ampia opera di denunzia e di rimozione di tutti coloro che durante gli eventi avevano tenuto un comportamento passivo o sospetto di connivenza con i tedeschi. Le sue accuse contro quanti il 9 settembre non avevano preso apertamente posizione contro il “vecchio alleato” e anzi ne avevano consentito la facile ritirata dal porto ed il trasferimento in treno verso il nord barese (dove lo stesso “vecchio alleato” perpetrò le stragi e gli eccidi di Barletta, Spinazzola, Murgetta Rossa, ecc.), incominciarono a impressionare seriamente Badoglio e il suo Stato Maggiore, insediatisi nel frattempo a Brindisi. Oltretutto, costoro, così come sostiene il Prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore del Centro Studi dell’Antifascismo di Bari, temevano che Inglesi e Americani, a guerra finita, potessero istituire una Norimberga italiana sui crimini di guerra commessi da alcuni generali italiani, specie nei Balcani. Ma forse si sarebbe potuto scongiurare tale pericolo offrendo, su un piatto d’argento, la testa del Gen. Bellomo alle Autorità Inglesi (sempre severe e intransigenti, malgrado la cobelligeranza, nei confronti dell’Italia che aveva osato sfidare la “perfida Albione”). E perché proprio Bellomo? Perché cosi si sarebbe eliminato lo scomodo testimone dei fatti dell’8 e 9 settembre. Due piccioni con una fava dun- que! Ma come farlo? Semplicissimo! Si fa pervenire alle Autorità inglesi una lettera anonima che accusa Bellomo di essere l’autore materiale dell’uccisione di Playne e del ferimento di Cooke. Bellomo addirittura potrebbe aver sparato con la pistola del magg. Pritchard, la colt pocket 1903, trattenuta come preda bellica. – 28 gennaio 1944. Il cap. Perkins, della Military Security, si reca nell’ufficio del gen. Bellomo e gli comunica che il Generale Comandante del Second District, allocato al n° 83 di Corso Cavour, desidera parlargli in merito alla vicenda del 30 novembre 1941. Negli uffici di Corso Cavour Bellomo viene arrestato e rinchiuso nel campo di prigionia di Grumo. Successivamente a Padula, Afragola e poi a Bari. – 14 luglio 1945. Un anno e mezzo dopo il suo arresto, finalmente, Bellomo viene a sapere di essere stato deferito alla corte marziale e che il processo avrà inizio, con comodo, solo nove giorni dopo. La famiglia gli ha procurato un difensore di fiducia, un luminare dell’arte forense, l’Avv. Russo Frattasi. Questo “trascurabile” dettaglio viene “volutamente” tenuto nascosto a Bellomo che non sa nulla dell’avvocato. Addirittura, all’inizio del processo, verrà impedito che Russo Frattasi entri in aula. Il Generale, che comunque avrebbe rinunciato ad un avvocato di fiducia perché orgogliosamente convinto di potersela cavare da solo con dei giudici militari come lui, non può rifiutare il difensore d’ufficio, nominato da tribunale, il capitano Carmichael. – 23 luglio 1945. Alla domanda rituale che la Corte gli rivolge in apertura del processo, se si ritiene o no colpevole, Bellomo risponde fieramente “I’m a soldier not a murderer” (sono un soldato non un assassino). Ha inizio così alle 10.00 un processo che andrà avanti a senso unico, verso un epilogo già scritto in partenza, contro cui nulla poterono i generosi sforzi di un volenteroso Carmichael. A detta di molti, tra i quali il già citato Emilio Gin, la corte militare inglese non solo non prende in alcuna considerazione le risultanze delle tre precedenti inchieste, ma conduce il processo avvalendosi soltanto di alcuni dei testimoni disponibili, escludendo praticamente quasi tutti coloro che avrebbero potuto scagionare l’imputato. A rendere meno liete le prospettive della difesa provvedono alcuni testimoni che nelle precedenti inchieste avevano appoggiato l’innocenza dell’imputato, ma ora cambiano versione (5). Tra i testimoni principali anche il cap. Cooke (tenente all’epoca dei fatti) che, pur avendo per quattro anni testimoniato sempre a favore di Bellomo, all’ultimo momento (Il 5 giugno ’45, cioè un mese prima dell’apertura del processo), cambia 21 IL NASTRO AZZURRO Copertina del libro di Federico Pirro su Bellomo 22 idea e presenta alla corte una denuncia contro Bellomo, ritrattando le sue precedenti versioni. Le ritrattazioni dell’ultima ora sono la prova più evidente che il processo fu manipolato sin dall’inizio, così come ipotizzato dal Prof. Leuzzi. Ma se quest’ultimo può essere sospettato di simpatie verso il suo concittadino, altre fonti non sospette affermano in sostanza la stessa cosa. Peter Hopkins (referente del Servizio Segreto Americano a Roma nel 1944 ) rileva che il gen. Bellomo fu vittima delle macchinazioni di Badoglio e dei Monarchici che volevano eliminare un testimone pericoloso dei “giorni della fuga” (“Holy Betrayed” New York 1966). E parimenti Ruggero Zangrandi afferma che “la corte britannica fu tratta in inganno da Badoglio e da agenti monarchici che... in tutta segretezza fecero ricorso al falso per favorire la fucilazione di Bellomo che, con le sue denunce, rappresentava una minaccia per il Re e per Badoglio, in quanto rivelavano al mondo lo squallore del loro tradimento”. Sono tantissimi i libri, i saggi, gli articoli che riportano la stessa convinzione; citerò per tutti il saggio scritto sull’argomento da Gianni Di Giovanni, che assistette al pro- IL NASTRO AZZURRO dopo (16 novembre) la commissione si riunisce per la prima volta presso lo SMD. La Commissione lavora alacremente. Ci sono varie difficoltà da superare; ad esempio chiedere a Londra gli atti del processo (migliaia di pagine finora Top Secret), tradurli ed esaminarli. C’è però da superare anche quella che sembra una piccola formalità. È necessario che la domanda di revisione sia firmata da Andrea il figlio maggiore del generale. Ma questi oppone un netto rifiuto. Troppo tempo è passato, la famiglia ha già sofferto tanto. I resti del padre sono stati inumati con tutti gli onori nel Sacrario di Bari. Questo può bastare. Lasciamolo riposare in pace. Cala il sipario sul dramma Bellomo. Definitivamente? Non sappiamo. La Commissione si è sciolta senza poter raggiungere lo scopo desiderato da tanti, tantissimi. Resta in ognuno di noi il cruccio che da qualche parte, sulle rive sabbiose del Tamigi, resterà dimenticato in un archivio polveroso un fascicolo (migliaia di pagine ormai non più Top Secret) firmato Maggiore Generale Cloves (presidente della corte), Brigadiere Generale Calwell, Colonnelli Dracula e Cunning (giudici) nel quale risulta che il gen. Bellomo fu condannato a morte perché ritenuto criminale di guerra da un tribunale inglese. Unico caso in Italia nel dopoguerra! cesso come inviato della Gazzetta del Mezzogiorno. Un saggio dal titolo inequivocabile: “Bellomo: un delitto di Stato”. – 28 luglio 1945. Termina il processo. Alle 13.30 viene letta la sentenza di condanna a morte. Bellomo ha 48 ore di tempo per presentare la domanda di grazia. Non la presenterà mai! Se lo facesse ammetterebbe implicitamente di essere colpevole. Lui sa di essere innocente ma non è tipo di venire a patto con la propria coscienza e preferisce affrontare a testa alta il plotone di esecuzione. Chiede di essere lui stesso a dare l’ordine di fuoco ma i giustizieri della perfida Albione gli negano anche questa soddisfazione. Morirà gridando “Viva l’Italia!” – 12 novembre 2005. Viene celebrata a Brindisi, nel piazzale del Monumento al Marinaio, la “Giornata del ricordo dei Marinai scomparsi in mare” (da poco istituita dal Presidente Ciampi), alla quale partecipo in rappresentanza dell’allora Presidente Zanardi. Durante il “vin d’honneur” qualcuno fa notare al Sottosegretario alla Difesa, Sen. Salvatore Costa, intervenuto alla cerimonia in rappresentanza del Governo, che sono passati giusto 60 anni dal processo Bellomo e che perciò dovrebbe essere caduto il vincolo di segretezza sugli atti del processo celebrato a Bari nel lontano 1945. Forse è la volta buona per chiederne ufficialmente la revisione. Costa non se lo fa ripetere due volte. Tre giorni dopo viene nominata la Commissione per la revisione del processo Bellomo, nella quale entro a far parte. Il giorno Bari 11 settembre 2010 Gen. Giuseppe Dr. Picca Presidente della Federazione di Bari NOTE: (1) Il gen. Bellomo era già stato Decorato nella prima guerra mondiale di una MAVM ed era Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia (2) Bellomo era nato a Bari il 12 febbraio 1881 (3) Dal 26 febbraio 1941 il gen. Bellomo aveva assunto il comando della XII Zona della Milizia e del Presidio Militare di Bari. (4) Fra questi, il quattordicenne Michele Romito fu decorato di Medaglia d’Oro ed è stato Socio effettivo dell’Istituto fino al 2009, anno della sua morte. (5) Nomi e cognomi, e relative ricompense per aver cambiato versione, sono riportati nel libro “Il generale Bellomo” di Federico Pirro (edizioni Palomar 2004) MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE CONCESSA CON DECRETO PRESIDENZIALE 21 APRILE 1951 AL GENERALE DI DIVISIONE NICOLA BELLOMO IN SERVIZIO PRESSO IL COMANDO DEL IX CORPO D’ARMATA “Avuto sentore che nuclei nemici avevano con azione fulminea attaccato gli impianti portuali per tentarne la distruzione, alla testa di pochi ardimentosi si lanciava all’attacco dell’avversario riuscendo a sconcertarne i piani. Ferito, organizzava un nuovo attacco. Lasciava poi il terreno della lotta, a seguito di nuova ferita e dopo il sopraggiungere dei rinforzi.” Bari, 9 settembre 1943 23 IL NASTRO AZZURRO D E T T O F R A N O I LA PAROLA KAMIKAZE PUÒ SIGNIFICARE PATRIOTA O ANCHE TERRORISTA Due precise osservazioni in merito: la prima è il discutibile uso del vocabolo "terroristi", da parte dei politici e dei giornalisti, infatti qualsiasi dizionario, nel riportare il vocabolo "terrorista" lo definisce come autore di atti di terrore, la seconda osservazione, "il patriota" si attribuisce all'individuo votato all'esaltazione e alla difesa della Patria, o di un fine al supremo sacrificio. Nella seconda guerra mondiale i giapponesi hanno organizzato una micidiale guerra terroristica, mediante gruppi di "Kamikaze", cioè, volontari della morte, tutti martiri eroici. Il vocabolo Kamikaze significa "Vento Divino" essendo composto dal nome di una divinità scintoista Kami a cui era unito il sostantivo kaze ossia "vento". Questi erano piloti da caccia e di idrovolanti, successivamente di aerei leggeri disarmati, ma carichi di esplosivo i quali si dovevano gettare in picchiata su navi da battaglia, o grossi trasporti, su arsenali, basi navali, fabbriche, ecc. ecc., insomma su qualunque obbiettivo strategico, che in genere venivano centrati e distrutti. Tali azioni erano effettuate sia di giorno che di notte da aerei isolati, o da massicce formazioni a secondo dell'importanza degli obbiettivi. Se l'aereo veniva colpito sia da un altro aereo o dalla contraerea, il pilota giapponese doveva assolutamente fare in modo di cadere sopra un qualsiasi obbiettivo bellico. Tutti i piloti erano estremamente orgogliosi di immolarsi per il "Tenno", l'Imperatore e per la Patria! Questi eroi atterrivano il nemico effettivamente. I giapponesi sperimentarono pure i siluri umani (copiati da noi italiani dal Comandante M.O.V.M. Iunio Valerio Borghese) che distrussero decine e decine di tonnellate di naviglio nemico. Nella primavera del 1943 fu sperimentato con successo il "Kaiten", ossia lo "scuotitore divino": era di piccole dimensioni, il pilota era ristretto in un limitato e scomodo abitacolo situato fra l'ogiva esplosiva e i motori e veniva sganciato dal sommergibile guida a soli 500 metri dal bersaglio e navigando ad appena 3 metri di profondità, centrava quasi sempre l'obbiettivo. La resa incondizionata, imposta al Giappone con lo sganciamento delle due atomiche sulle due città martiri, avvenuta il 2 Settembre 1945, dopo i tantissimi caduti in guerra, ha dato il via a un pauroso stuolo di suicidi. Secondo le tradizioni mistiche e guerriere del glorioso Giappone, molti uomini e soldati hanno preferito morire piuttosto che vedere il Giappone arreso al nemico. Di recente, si usa lo stesso sostantivo nipponico in modo improprio, ma sempre sotto l'ala dell'eroismo da parte di patrioti arabo palestinesi, o stranieri islamici (anche ragazzi e ragazze), che si imbottiscono di esplosivo rinforzato da chiodi, bulloni ecc. ecc., poi penetrano disinvolti in locali affollati, sui bus, stazioni, insomma dove possono uccidere più persone e, volontariamente, si suicidano. È ovvio che questi martiri, diciamo eroici, è bene sottolinearlo, muoiono sempre, a meno di essere scoperti ed arrestati prima che si facciano esplodere. Roberto Stocchi I terroristi si differenziano dagli originali Kamikaze giapponesi per una cosa importantissima: i giapponesi erano militari che attaccavano "a viso aperto" navi e installazioni militari irte di armi di difesa, i terroristi sono persone che si mescolano tra la folla e si fanno saltare in aria tra civili ignari ed indifesi (ndr). ACCETTIAMO IL MONDO COM'È Uno dei problemi che deve affrontare chi, una volta lasciato il servizio attivo nelle Forze Armate come me, si è inserito in un'Associazione d'Arma, è l'incapacità di comprendere talvolta l'atteggiamento generalizzato nei confronti del mondo militare. Vi possono essere varie ragioni per spiegare questa incapacità, ma una sola via è quella che consente di superarla: accettare la società per quella che è, senza pensare di cambiarne i canoni e i punti di riferimento, solo perché non ci piacciono o non ci soddisfano, o peggio, riteniamo che essi ci siano in un certo qual modo "contrari" o "ostili". Talvolta si pretende che la pubblica opinione, i giovani, la classe politica, e tante altre entità, si adeguino a noi, al nostro modo di vedere le cose. Ciò non avviene e ne rimaniamo frustrati. L’incapacità di relazionarci con gli altri, che spesso ha caratterizzato il mondo dell'associazionismo militare, costituisce uno dei maggiori ostacoli al contatto tra il mondo culturale e quello militare e scava un fosso profondissimo con le nuove generazioni. Non siamo noi che possiamo cambiare il mondo: è il mondo che cambia continuamente, sempre, comunque ed in ogni caso. Noi possiamo, anzi dobbiamo, accettarne il cambiamento, seguirlo e adeguarci. Chissà, prendendolo in questa maniera, forse potrebbe anche piacerci. Una cosa è certa: così potremo sicuramente noi piacere di più agli altri e ciò faciliterà di molto la reciproca comprensione. Antonio Daniele 24 IL NASTRO AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO INSEDIATO AL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE IL "GRUPPO DI LAVORO PER LA CONOSCENZA DELLA STORIA DEGLI ESULI DELL'ISTRIA, DI FIUME E DELLA DALMAZIA" Dopo il Congresso dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, svoltosi a Varese il 27, 28 e 29 novembre 2009, si è tenuta a Roma, nella sede del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Università e della Ricerca, la prima riunione del "Gruppo di lavoro per la conoscenza della storia degli esuli dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia" istituito ad hoc in seno al "Tavolo di coordinamento" FederEsuli-Governo. Il gruppo di lavoro è composto da sei dirigenti del Dicastero mentre la rappresentanza della FederEsuli era formata da Guido Brazzoduro (per la FederEsuli), Lucio Toth (per l'ANVGD), Lorenzo Rovis (per l'Associazione Comunità Istriane) e Renzo de' Vidovich (per i Dalmati Italiani nel Mondo). L'Ordine del Giorno della prima convocazione prevedeva l'insediamento del Gruppo e la presentazione di proposte operative. Gli esponenti della FederEsuli hanno rimarcato agli interlocutori istituzionali le ragioni che hanno sostenuto la richiesta di istituire tale Gruppo di lavoro presso il MIUR: la sensibilizzazione dei docenti alla storia del confine orientale e l'elaborazione di linee guida nella didattica, che sollecitino insegnanti ed allievi all'approfondimento di eventi non ancora ben presenti nella manualistica scolastica, alla luce della più aggiornata produzione storiografica. Sono state già individuate alcune linee operative immediate ed è stata fissata una nuova riunione per elaborare una strategia di intervento a lungo termine, anche in vista delle celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia. CONSEGNATA LA BORSA DI STUDIO "FILIPPO RACITI" ALLA SIG.NA MARGHERITA CUDEMO Il Presidente del Circolo "Principe Eugenio di Savoia Soissons" Comm. Niccolò Rocco di Torrepadula ha consegnato alla Signorina Margherita Cudemo la Borsa di Studio "Filippo Raciti" di € 2.000,00, realizzata in collaborazione con EMILBANCA per onorare la figura dell'Ispettore Superiore della Polizia di Stato Filippo Raciti caduto nell'adempimento del proprio dovere; la Borsa di Studio, a carattere permanente, è giunta alla terza edizione ed è destinata a figlio/a di appartenente alle Forze dell'Ordine deceduto o invalido per causa di servizio. La consegna è avvenuta durante la tradizionale "Cena degli Auguri", alla presenza di circa sessanta fra Soci ed ospiti del circolo. MOSTRA A BOLOGNA A CENTO ANNI DALL'ASSEGNAZIONE DEL PREMIO NOBEL A GUGLIELMO MARCONI Il 10 dicembre 1909 Guglielmo Marconi ricevette a Stoccolma il Premio Nobel per la Fisica. Il 10 dicembre 2009 - esattamente cento anni dopo - è stata inaugurata a Palazzo d'Accursio, in Piazza Maggiore a Bologna, la mostra "Guglielmo Marconi Premio Nobel 1909-2009", che ha ricordato l'inventore bolognese e la formidabile impresa che lo portò a meritare quel premio. Sede principale dell'allestimento è stata la Sala d'Ercole in Palazzo d'Accursio, con isole espositive collaterali in Salaborsa e nel cortile dello stesso Palazzo d'Accursio. Sedi periferiche il Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123, Bologna), il Museo Marconi di Villa Griffone, a Pontecchio Marconi (BO) e il Museo Mille Voci Mille Suoni (via Col di Lana 7/N, Bologna). La mostra si è avvalsa del contributo scientifico del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano. Obiettivo della mostra "Guglielmo Marconi Premio Nobel 1909-2009" è stato restituire alla figura dell'inventore quella "nobiltà" che proprio il Premio Nobel - ottenuto a soli 35 anni - gli attribuì nel 1909. Tanto ammirato e osannato in vita quanto trascurato nella seconda parte del Novecento, Marconi - ritornato alla pubblica attenzione a partire dal 1995 (centenario dei primi esperimenti di radiotelegrafia) - sta infatti risalendo i gradini della notorietà con la sola forza della sua invenzione: il wireless, vale a dire la modalità tecnica che maggiormente connota, in tutto il mondo, l'inizio del Terzo Millennio. La mostra è stata promossa e realizzata da Regione Emilia - Romagna, Comune di Bologna, Fondazione Marconi, Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario del Premio Nobel a Guglielmo Marconi, con il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione Generale per i beni librari e gli istituti culturali, dell'Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia Romagna e della Provincia di Bologna, con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Telecom Italia, Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale Emilia-Romagna, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna. 25 IL NASTRO AZZURRO ENTI E CITTÀ DECORATI AL VALOR MILITARE: IL LIBERO COMUNE DI ZARA IN ESILIO ro soltanto il Prefetto Serrentino, il Vice Prefetto Vuxani e il Capo di Gabinetto Fiengo. Lo storico zaratino Gino Bambara nel suo libro "Zara - Uno zaratino racconta la sua città". scrive: "Serrentino fece quel che poté: era poco per chi chiedeva, ma era molto rispetto alle possibilità di chi dava in circostanze estremamente difficili. In quest'opera di assistenza si rese benemerito assieme ad alcuni funzionari, tra i quali il vice-prefetto dottor Giacomo Vuxani e il capo di gabinetto professor Vincenzo Fiengo. ...per aiutare la popolazione e contribuire alla difesa, civile difesa, dell'italianità di Zara”, quando Zara si trovava allo sbando ed era contesa dai croati. Allora, a Serrentino, Vuxani, Fiengo e a quant'altri si adoperarono con grave rischio personale a favore di una popolazione smarrita e già dispersa, va il pensiero riconoscente degli zaratini che non dimenticano. La responsabilità concreta di assicurarle un minimo di aiuto, di tutelarla dalle prevaricazioni tedesche e dalle pretese degli ustascia croati, di soccorrerla nel difficile momento dell'esodo, venne assunta da Serrentino e Fiengo, persone di origine meridionale, e da pochi zaratini autorevoli di buona coscienza. È il caso del dottor Vuxani, oriundo da Borgo Erizzo, una frazione del Comune di Zara, di origine albanese. Va precisato che nella notte dell'8 settembre 1943, alla notizia dell'armistizio italiano, Hitler decise che tutti i territori italiani della Dalmazia passassero allo Stato croato di Pavelic, compresa Zara. Il giorno seguente aeroplani croati sorvolarono Zara lanciando manifesti inneggianti al ritorno della città alla madrepatria croata. Il proclama di Pavelic contro l'Italia fu pesante. L'ingresso a Zara dei croati di Pavelic, con la fama che avevano acquisito gli ustascia, si presentava come il pericolo di un massacro. La presenza di quel coraggioso minuscolo presidio di autorità italiana salvò la città dall'ingresso delle truppe croate di Pavelic. (Vedansi dettagliate precisazioni nel sopraccitato libro di Talpo). Prima di partire con la ritirata tedesca, Serrentino affidò la reggenza della Prefettura al vice-prefetto Vuxani, per il passaggio dei poteri alle forze armate subentranti, affidandosi ad un tenue angoscioso filo di speranza che sarebbe avvenuto secondo le leggi di diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra. Ma, anche nella consapevolezza di un elevato rischio della vita, Vuxani accettò l'incarico con l'impegno di assolvere il mandato, nell'interesse della città e dello Stato italiano, insieme a un Comitato formato da zaratini e da forze dell'ordine rimaste sul posto. Le cose andarono in tutt'altro modo: i vincitori stracciarono ogni brandello di legalità, Vuxani e i suoi collabo- Veduta aerea dell’odierna Zadar (nome slavo di Zara) L a Medaglia d'Oro all'ultima amministrazione di Zara è anche la storia di una coraggiosa impresa altamente patriottica compiuta, con il rischio della vita, per salvare la gloriosa bandiera di Zara, che tanti eventi storici aveva conosciuto, da parte di uno dei suoi tre ultimi "samurai" rimasti a difenderla. Avvenne quando il Comune di Zara fu soppresso con la forza dai partigiani di Tito e la sua bandiera, imbarcata fortunosamente, navigò fino a Trieste. Giacomo Vuxani era vice prefetto di Zara, al tempo del prefetto Vincenzo Serrentino, e, quale funzionario di ruolo, assolse i suoi compiti istituzionali da servitore dello Stato. Ricoprì inoltre anche l'incarico di Commissario Prefettizio del Comune di Zara. Rimase al suo posto quando la città venne investita dalla furia di 54 bombardamenti aerei, che distrussero gran parte del tessuto urbano, e con la partenza del Prefetto Serrentino, avvenuta il 30 ottobre 1944 insieme alla ritirata delle forze armate tedesche, assunse la Reggenza della Prefettura. Il giorno successivo (31 ottobre), mentre sul campanile del Duomo sventolava un grande tricolore, trattò la resa di Zara alle formazioni partigiane jugoslave quale rappresentante del governo legittimo italiano. Il mattino del giorno successivo (1 novembre) venne arrestato e da quel momento cessò l'Amministrazione italiana di Zara. La città, per le distruzioni subite, fu definita la "Dresda dell'Adriatico". Del periodo dei bombardamenti che distrussero Zara dal 2 novembre 1943 al 31 ottobre 1944 tratta ampiamente e dettagliatamente l'opera storica "Dalmazia Una cronaca per la storia" di Oddone Talpo, edito dallo Stato maggiore dell'Esercito - Ufficio storico - Roma 1994 Volume III. Nell'amministrazione della città rimase- 26 IL NASTRO AZZURRO MOTIVAZIONE DELLA MOVM A ZARA "Zara, città italiana per lingua, cultura e storia, ha dato alla patria nell'ultimo conflitto, tra morti e dispersi militari e civili, un decimo della sua popolazione. 7 Medaglie d'Oro. 22 Medaglie d'Argento e molte altre Medaglie al Valor Militare stanno a testimoniare la valorosa determinazione del suo popolo nei momenti supremi. Dal settembre 1943 in avanti la città ha continuato a battersi per mantenere la sua identità. I fanti, bersaglieri, alpini, marinai e avieri, tra cui molti zaratini del neo costituito battaglione partigiano italiano Mameli furono i primi ad affrontare l'invasore tedesco. Le molte decine di caduti in combattimento e le centinaia di italiani vittime di esecuzioni sommarie o morti nei lager, annegati, sono stati il prezzo della resistenza. Sottoposta a violenti bombardamenti aerei a tappeto, distrutto più di ogni altro capoluogo di provincia del nostro Paese, per l'eroica lotta Zara ha aggiunto alla sua storia altre pagine di grande coraggio. Alla fine della guerra, Zara desistette solo quando ogni ulteriore resistenza era materialmente impossibile. Le vestigia veneto - romane e le rovine dell'ultimo combattuto periodo restano a memoria della presenza della nostra gente. Il Gonfalone del Comune di Zara, fortunosamente riportato in Patria, testimonia un glorioso passato e quanto sia, comunque, rimasto forte nella gente di Zara l'amore per la Patria comune e la fiducia nei valori che uniscono tutti gli italiani. Fulgido esempio di attaccamento alla Patria e delle più elevate virtù militari, Zara: giugno 1940-aprile 1945" bozza di Motivazione della Medaglia concordata con le ratori furono tutti arrestati e rimasero in prigione per 34 associazioni combattentistiche, d'Arma e partigiane. mesi. Molti di essi furono trucidati (Fiengo, Antissini, il Il conferimento della Medaglia d'Oro al Valor Militare magg. dei Carabinieri Trafficante, il Tenente dei è avvenuto "motu proprio" da parte del Presidente della Carabinieri Terranova, Luxardo, Relja, Kiswarday, trenta Repubblica Ciampi con decreto firmato il 21 sett. 2001 e agenti di pubblica sicurezza), i carabinieri furono deporpubblicato sul sito internet del Qurinale. tati; fu arrestato persino l'arcivescovo Pietro Doimo Seguirono rimostranze da parte croata sulla concesMunzani. sione della medaglia e in campo italiano contestazioni sul Nei mesi che seguirono numerosi furono gli eccidi a secondo comma della motivazione. danno degli zaratini, colpevoli soltanto di essere italiani. Il decreto non venne pubblicato sulla Gazzetta La stampa croata odierna riporta queste vicende consideUfficiale e la motivazione è stata tolta da Internet. Né vi randoli tutti vittime innocenti. furono cerimonie di consegna della Medaglia. I giovani zaratini rimasti furono reclutati a forza, conSugli atti di valore compiuti dal battaglione "Mameli" tro il diritto internazionale, e inviati a combattere contro e sulla morte del suo comandante, il capitano zaratino i tedeschi nelle brigate d'assalto o adibiti ai reparti di smiMario Martinelli, che pagò con la vita, da parte jugoslanatori. Furono definiti "i forzati della morte". Tra essi va, la indomita italianità, ben consapevole del pericolo anche il figlio diciottenne del dott. Vuxani. che per questo motivo correva, ne tratta il libro sopra Nelle drammatiche ore del passaggio di consegne e menzionato "Dalmazia - Una cronaca per la storia" di profittando di tre bombardamenti anglo - americani Oddone Talpo. Viene anche descritto il tentativo di insuravvenuti per errore il 31 ottobre 1944, giorno della entrarezione a Zara, fallito per l'allarme provocato nei tedeta delle truppe jugoslave, il dott. Vuxani riuscì a mettere schi da una pattuglia di partigiani jugoslavi. in salvo la bandiera deI Comune e, al momento dell'esodo, a recarla in Italia nascondendola entro un cuscino per Giuseppe Vuxani superare il controllo della dogana jugoslava. (Presidente della Federazione di Trieste) Successivamente, dopo la morte del dott. Vuxani, i figli col. Giorgio e dott. Giuseppe, consegnarono la storica bandiera al Libero Comune di Zara in esilio. Questo avvenne in Ancona il 19 settembre 1965. La bandiera era contenuta in un artistico cofanetto fatto confezionare appositamente dal figlio Giuseppe e recante sul coperchio l'effigie di S. Grisogono, patrono e simbolo della città. Il Libero Comune di Zara in esilio consegnò ai figli la medaglia d'Oro concessa alla memoria del loro padre. L'evento, corredato di fotografie, venne divulgato dalla stampa. Nel 1997 il Libero Comune di Zara in esilio, per ottenere l'ambita Medaglia d'Oro, falliti precedenti tentativi, si rivolse al compianto Avv. Furio Lauri, zaratino, Presidente del Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, decorato di Medaglia d'Oro quale partigiano combattente, e inoltre di 3 Medaglie d'Argento e 2 Croci di guerra concesse prima dell'8 Zara bombardata bombardata - La cattedrale di San settembre 1943. L'Avv. Lauri presentò sul giornale "Il Demetrio ancora miracolosamente in piedi Nastro azzurro" n. 2/3 - febbraio marzo 1998, la 27 IL NASTRO AZZURRO IL IV° PREMIO DI STUDIO CONFERITO DALLA FEDERAZIONE PROVINCIALE DI NAPOLI È INTITOLATO ALLA MEMORIA DEL MAGG. PIL. CARLO EMANUELE BUSCAGLIA A nche quest'anno la Federazione Provinciale di Napoli dell'Istituto del Nastro Azzurro ha conferito il "Premio di Studio" agli studenti di un istituto superiore della città. Si tratta degli studenti della classe II B dell'Istituto Tecnico Professionale di Napoli "G. Rossini", che hanno svolto, sotto la supervisione dell'insegnante di Lettere, Professoressa Anna Rubinelli, un'interessante ricerca sul maggiore pilota Carlo Emanuele Buscaglia, asso degli aerosiluranti italiani e pluridecorato eroe di guerra, morto a seguito delle ferite ed ustioni riportate in un incidente di volo sull'aeroporto di Campo Vesuvio, nei pressi di Napoli, il 24 agosto 1944. L'episodio cruciale nel quale Buscaglia ha perso la vita è stato oggetto di un articolo comparso a pag. 29 dello scorso numero 4-2010 di questa rivista, ma non deve sembrare strano che, per due numeri consecutivi, si parli di lui: si tratta dell'aviatore italiano indubbiamente più famoso della seconda guerra mondiale, annoverato tra i più eroici, dall'alto della sua Medaglia d'Oro al Valor Militare, cinque Medaglie d'Argento al Valor Militare, una promozione per Merito di Guerra e la Croce di Ferro di Seconda Classe, massima Decorazione tedesca. Di seguito, due brani, intervallati da una scheda tecnica sul velivolo SM.79, il tutto tratto dalla ricerca dei ragazzi, intitolata “Una guerra senza meta”, a cui fanno seguito la prolusione tenuta dal Presidente della Federazione di Napoli, cav. GC Gennaro Perrella, e un intervento dell’Azzurro cap. Antonio Spiezia. BUSCAGLIA CREATORE DELLA SPECIALITÀ AEROSILURANTI (dalla ricerca svolta dagli studenti dell’Istituto “G. Rossini” di Napoli) italiani, che impegnarono a bassa quota i caccia di scorta Fairey Fulmar partiti dalla portaerei inglese Illustrious, permise ai bombardieri in picchiata Junkers Ju 87 Stuka della Luftwaffe, che partecipavano all'azio- C arlo Emanuele Buscaglia è stato l’aviatore italiano tra i piloti più famosi della seconda guerra mondiale, decorato con la Medaglia d'Oro. Buscaglia nacque in Piemonte, a Novara nel 1915 ed è entrato nell'Accademia Aeronautica nel mese di ottobre 1934. Il 1 luglio 1937 Buscaglia è stato assegnato alla 50^ Squadriglia (32° Stormo bombardamento), dotata di obsoleti Savoia-Marchetti SM.81, in seguito sostituiti con l'SM.79 più efficiente. Sempre nel 1937 fu nominato Sottotenente. Nel 1939 è stato promosso tenente. A febbraio successivo, è stato trasferito alla 252^ Squadriglia (46° Stormo Bombardamento) e con questa unità ha partecipato alla sua prima missione di guerra il 21 giugno 1940. Il 25 luglio si offrì volontario per aderire al Reparto Speciale Aerosiluranti della Regia Aeronautica, in seguito ribattezzato 240^ Squadriglia Aerosiluranti, con sede in Libia. La base operativa del reparto venne fissata inizialmente ad El Adem, da dove partì, il 15 agosto 1940, la prima azione italiana di aerosiluramento, effettuata da 5 S.79, contro il porto di Alessandria: l'azione ebbe scarso successo a causa del fondale fangoso ma fu comunque utile per affinare le tattiche operative per questa nuova specialità. Nella notte del 17 settembre 1940, Buscaglia ottenne il suo primo successo. Con un aerosilurante SM.79 armato pesantemente, danneggiò un incrociatore inglese. Ai primi di dicembre attaccò con successo l'incrociatore HMS Glasgow. Tra il 9 e l'11 gennaio 1941, la 278^ Squadriglia venne rischierata a Catania, in Sicilia, per partecipare a un'azione contro la flotta inglese impegnata a forzare il blocco dell'isola di Malta. L'azione degli aerosiluranti Carlo Emanuele Buscaglia 28 IL NASTRO AZZURRO La 281^ Squadriglia posa sotto all’S.79: il Comandante Buscaglia in piedi al centro mento e venne Decorato con ulteriori quattro Medaglie d'Argento al Valor Militare ed una Croce di Ferro di 2^ Classe conferita dall'alleato tedesco. Il 1 gennaio 1942, la squadriglia venne sciolta e Buscaglia venne nominato comandante del nuovo 132° Gruppo aerosiluranti. In tale ruolo ebbe occasione dimostrare le sue elevate doti di organizzatore riuscendo ad equipaggiare ed addestrare il reparto nonostante le numerose difficoltà incontrate. Alla fine di maggio il Gruppo venne trasferito presso la base operativa di Catania da dove partecipò a numerose missioni di guerra contro il traffico marittimo nemico ottenendo ottimi successi e diversi affondamenti. Il 12 agosto dello stesso anno, insieme con l'asso della caccia tedesco Hans Joachim Marseille, fu ricevuto a Roma da Mussolini, che lo promosse Maggiore per Merito di Guerra. ne, di danneggiare gravemente la portaerei. Nel febbraio 1941 la squadriglia venne rischierata, a seguito della conquista inglese della Cirenaica, prima presso Tripoli e successivamente sull'isola di Pantelleria, dove Buscaglia ricevette una licenza di 15 giorni dopo mesi di intenso servizio operativo. Il 5 marzo 1941 venne costituita una nuova unità aerosiluranti, la 281^ Squadriglia con base sull'aeroporto di Grottaglie. Buscaglia, promosso capitano, ne venne nominato comandante e con essa partecipò alla battaglia di Capo Matapan attaccando, senza esito, la portaerei britannica Formidable. Svolse quindi numerose missioni nella zona di Creta, sia contro naviglio da guerra che contro convogli di rifornimento nemici, venendo colpito più volte dal fuoco contraereo avversario. Durante il periodo passato al comando della 281^ Squadriglia egli totalizzò circa 20 missioni di combatti- MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE AL MAGG. PIL. CARLO EMANUELE BUSCAGLIA "Comandante di un gruppo aerosiluranti, fiaccola dell'eroismo e maestro dell'arma nuovissima, in trentadue vittoriose azioni di sfondamento tra uragani di ferro e di fuoco, confermava lo spirito guerriero dell'italica gente, infliggendo alla marina nemica la perdita di oltre centomila tonnellate di naviglio. Alla testa dei sui gregari, dopo aver compiuto con ardimento e perizia inimitabili un'azione con risultati brillantissimi, contro navi angloamericane, alla fonda di una base dell'Africa del Nord, ripeteva, il giorno appresso, l'attacco. Sulle vampe della violenta difesa contraerea, sotto la mitraglia rabbiosa di numerosi caccia che gravemente colpivano il suo velivolo incendiandolo, si lanciava come folgore sull'obiettivo prescelto e, a distanza ravvicinata, mentre un'ala dell'apparecchio era già consumata dal fuoco, sganciava il siluro contro un grosso piroscafo che, colpito, si incendiava." Cielo del Mediterraneo maggio - novembre 1942 29 IL NASTRO AZZURRO SAVOIA MARCHETTI SM.79 “Sparviero” (dalla ricerca svolta dagli studenti dell’Istituto “G. Rossini” di Napoli) Rappresentazione pittorica di una squadriglia di SM.79 all’attacco di un convoglio L'autonomia variava da 1900 a 2300 km. Con un peso massimo al decollo di 11.300 kg. poteva imbarcare fino a 1250 kg. di bombe o, nella versione aerosilurante, un siluro da 450 mm pesante 875 kg. L'equipaggio era di 5 o 6 uomini. L'armamento era costituito da 3 mitragliatrici da 12,7 mm (una delle quali fissa in caccia, annegata nella famosa "gobba", le altre due brandeggiabili a difesa del settore di coda: una dorsale, l'altra ventrale) e 1 o 2 da 7,7 mm brandeggiabili laterali. I l Savoia-Marchetti S.M.79 Sparviero era un trimotore ad ala bassa multiruolo, inizialmente progettato come aereo da trasporto civile veloce. Negli anni 1937-39 stabilì 26 record mondiali e fu, per un certo periodo, il più veloce bombardiere medio del mondo. Costruito in legno, tela e metallo, si riconosceva per la tipica "gobba" dietro l'abitacolo che gli valse il nomignolo di "Gobbo maledetto". Fu impiegato per la prima volta nella guerra civile spagnola nelle file dell'Aviazione Legionaria italiana. La Regia Aeronautica lo impiegò durante la seconda guerra mondiale in tutto il teatro del Mediterraneo, prima come bombardiere e poi, con maggior efficacia, come aerosilurante. L'aeronautica romena (FARR), dove fu costruito anche su licenza, lo impiegò con successo sul fronte orientale. Restò in servizio, in Italia, fino al 1952. Fu il bombardiere italiano costruito nel maggior numero di esemplari (circa 1.300). COSÌ NE PARLANO "Si trattava indubbiamente di un aeroplano riuscitissimo, ma non si può pretendere che un aeroplano, per quanto riuscito, possa rimanere sulla breccia per ben dieci anni senza subire alcuna notevole modifica. E se alla fine della guerra i nostri reparti operavano ancora con quell'apparecchio costruito in tela, legno e tubi d'acciaio, vuol dire che i nostri equipaggi meritavano un monumento, ma vuole anche dire che in questo campo l'industria non era riuscita a far nulla di meglio”. Franco Pagliano (Storia di 10 mila aeroplani, 1947) CARATTERISTICHE E PRESTAZIONI I motori erano 3 radiali, generalmente Alfa Romeo RC 34 da 780 CV, oppure i più potenti Piaggio P.XI RC40 da 1000 CV, che gli imprimevano una velocità massima di 430 km/h. ed una quota di tangenza di 6500 metri. 30 IL NASTRO AZZURRO L’ULTIMA MISSIONE (dalla ricerca svolta dagli studenti dell’Istituto “G. Rossini” di Napoli) N el novembre 1942, in conseguenza degli sbarchi americani sulle coste del Marocco previsti dalla operazione Torch, Buscaglia si trovò impegnato, con il 132° Gruppo, ad affrontare questa nuova minaccia. Il 12 novembre 1942, durante una missione sulla baia di Bougie, l'SM.79 di Buscaglia venne intercettato ed abbattuto da caccia Supermarine Spitfire. Buscaglia venne dichiarato dalla Regia Aeronautica "disperso in azione" e, alla sua memoria, venne conferita una Medaglia d'Oro al Valor Militare. In realtà, Buscaglia era riuscito, seppur gravemente ferito ed ustionato, a salvarsi insieme ad un membro del suo equipaggio (morto in seguito in ospedale). Recuperato dagli alleati era stato curato e poi internato in un campo di prigionia negli Stati Uniti (Fort Meade nel Maryland). L'8 settembre 1943, all'atto della firma dell'armistizio, Buscaglia decise di tornare a volare con i nuovi alleati ed entrò a far parte dell'Aeronautica Cobelligerante Italiana. Per ironia della sorte molti suoi ex commilitoni del 132° Gruppo fecero la scelta opposta e si schierarono con l'Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR) intito- Baltimore italiani in formazione lando proprio a Buscaglia (che credevano morto) lo Stormo Aerosiluranti che era stato creato. Buscaglia, dopo essere rientrato in Italia, il 15 luglio 1944 assunse il comando del 28° Gruppo Bombardamento facente parte dello stormo Baltimore, equipaggiato con il bombardiere bimotore medio Martin A-30 Baltimore, basato a Campo Vesuvio (Napoli). Nonostante lo scarso addestramento sul bombardiere Baltimore e le difficili condizioni dell'aeroporto di Campo Vesuvio, Buscaglia decise, il 23 agosto 1944, di decollare da solo approfittando dell'assenza del personale che si trovava in mensa. L'aereo al decollo imbardò verso sinistra toccando con l'ala il suolo e incendiandosi. Buscaglia, seppur gravemente ustionato riuscì a fuggire dall'aereo in fiamme e venne immediatamente ricoverato presso l'ospedale militare di Napoli. Si spense il giorno successivo (24 agosto 1944) in seguito alle gravi ferite riportate, all'età di 29 anni. In onore di Carlo Emanuele Buscaglia l'Aeronautica Militare ha dedicato il 3° Stormo “Quattro Gatti” di stanza a Villafranca, che opera con i ben più moderni velivoli AMX (ora in posizione “quadro”. ndr). Il lancio del siluro dall’SM.79 31 IL NASTRO AZZURRO PROLUSIONE DEL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE DI NAPOLI Pilota Carlo Emanuele Buscaglia, Eroe della seconda entili Signore, Signori, Cari Ragazzi, innanzitutguerra mondiale, che, benché nato a Novara, concluto desidero ringraziare tutti coloro che ci hanno se la sua giovane vita a Napoli nell'adempimento del onorati del loro intervento ed il prestigioso suo dovere. Circolo Ufficiali di Marina che ancora una volta ci Abbiamo ritenuto quest'anno di designare per il hanno ospitati per la cerimonia del conferimento del premio l'Istituto Tecnico Professionale "G. Rossini" di nostro Premio di Studio annuale. Napoli per diversificare opportunamente il tipo di scuoL'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti la al fine di rendere partecipi realtà diverse. Decorati al Valor Militare fu costituito con Regio Possiamo affermare che il tema è stato ben centraDecreto all'indomani della fine della prima guerra to e che il premio è stato meritatamente attribuito alla mondiale, cioè il 23 maggio 1923, al fine di riunire e Classe II B dell'Istituto Tecnico Professionale di Napoli tutelare i Combattenti Decorati al Valor Militare. Ad "G. Rossini", che lo ha svolto con la supervisione dell'inessi vennero aggiunti i familiari dei Decorati e successisegnante di Lettere Professoressa Anna Rubinelli. vamente i Soci Simpatizzanti al fine di colmare i vuoti I giovanissimi studenti hanno tratteggiato mirabilche purtroppo si andavano creando per motivi anagramente la figura del Maggiore Buscaglia, cui furono fici, ed evitare la scomparsa di una nobile Istituzione. conferite cinque Medaglie d'Argento al Valor Militare, All'art. 2 dello Statuto Sociale, tra l'altro, è sancito una d'Oro ed una Promozione per Merito di Guerra, che l’Istituto si propone di affermare ed esaltare, con ma fu anche il precursore e perfezionatore di una opere di propaganda, il Valore e le Virtù Militari italianuova arma, cioè gli aerosiluranti, con la quale compì ne, tutelare il rispetto per la Patria e diffondere, partitutti gli atti eroici di cui fu protagonista. colarmente nelle nuove generazioni, la coscienza dei Sono state ricordate tutte la gesta dell'Eroe, che doveri verso di essa. affondò, con i suoi siluri sganciati dall'alto, numerose È ciò che la Federazione Provinciale di Napoli intennavi da guerra e di trasporto truppe e rifornimenti de fare con l’istituzione di Premi di Studio annuali intitolati a Decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare nemiche ed è anche illustrato compiutamente l'aereo napoletani e destinati ad istituti scolastici del territorio, pilotato da Buscaglia, il famoso gobbo per una giocononché con visite culturali, come quella al Museo sità all'altezza del posto di pilotaggio, cioè il Savoia Storico dell'Aeronautica di Vigna di Valle, sul lago di Marchetti SM.79. Bracciano, ove abbiamo "accompagnato" un gruppo di In una delle tante imprese di alto eroismo, Buscaglia studenti del Liceo Elsa Morante, che si aggiudicò molto fu abbattuto e riuscì miracolosamente a salvarsi cadenmeritatamente il nostro III Premio di Studio, intitolato do prigioniero degli americani, e fu internato in un alla Medaglia d'Oro al Valor Militare Cap. Ottavio Museo Storico AM di Vigna di Valle (Roma): sotto l’SM.79 Caiazzo, Eroe della prima campeggia il busto di Carlo Emanuele Buscaglia guerra mondiale. La visita del Museo Storico si inserisce in quel filone perché, non solo ripercorre il cammino entusiasmante del Volo, che in poco più di cento anni è passato dai piccoli aerei di legno e tela alle attuali macchine volanti che raggiungono velocità supersoniche, costruite con altissima tecnologia e materiali sempre più progrediti e sofisticati, ma reca anche la testimonianza di tanti atti di eroismo nei vari conflitti compiuti dai nostri piloti, tutt'ora impegnati in missioni di Pace in vari luoghi del mondo. Quest'anno il nostro IV Premio di Studio è intitolato alla Medaglia d'Oro al Valor Militare Maggiore G 32 IL NASTRO AZZURRO campo di prigionia negli Stati Uniti. Dopo l'Armistizio del 1943, Buscaglia ottenne di essere rimpatriato e volle riprendere servizio per combattere contro i tedeschi che calpestavano il territorio Nazionale e, mentre si addestrava con i nuovi bombardieri che gli americani avevano concesso all'Italia, non ancora in pieno possesso delle sue facoltà fisiche, ebbe un incidente di volo e precipitò presso Casoria il 24 agosto 1944. Gravemente ferito, fu ricoverato presso l'Ospedale Militare di Napoli ove si spense il giorno dopo a soli 29 anni. Dell'elaborato premiato vi parlerà il nostro Consigliere addetto alla Cultura Prof. Antonio Spiezia più compiutamente. Io, per concludere posso solo dire a questi ragaz- zi, ispiratevi a questi eroi per servire la Patria, che si può servire giorno per giorno in qualsiasi campo: militare, da liberi professionisti, artisti, imprenditori, e così via; e ricordate anche che stanno per avere luogo le manifestazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, che fu raggiunta dal sacrificio di tanti patrioti che conclusero la nostra età storica più alta: il Risorgimento, che ebbe poi a suggello la gloriosa Vittoria di Vittorio Veneto. Il ricordo della nostra millenaria storia deve essere un imperativo categorico per tutti noi, perché, ricordate, un Paese che non ha memoria storica del proprio passato non ha alcun avvenire. Grazie. Cav GC Gennaro Perrella L’INTERVENTO DEL CAP. ANTONIO SPIEZIA sociale o religiosa, hanno portato l'eroismo del Soldato entili Signore e Signori, cari Ragazzi, io e i compoitaliano nel mondo: Patria comune di vincitori e vinti. nenti dell'Istituto del Nastro Azzurro, desideriamo Quest'anno ricorre il 150° anniversario dell'Unità innanzitutto ringraziare tutti coloro che ci hanno d'Italia ed anche il 213° anniversario della Giornata onorato della loro presenza, la Direzione del prestigioso Nazionale del Tricolore. Il nostro Tricolore trova la sua Circolo Ufficiali della Marina Militare che ci ha gentilmenadozione nel lontano 7 gennaio 1797 e dobbiamo ringrate concesso ospitalità per questa manifestazione, la ziare di cuore l'ex Presidente della Repubblica Carlo Preside Prof.ssa Maria Teresa Vessella dell'Istituto Azeglio Ciampi per avere istituito proprio il 7 gennaio "Rossini", che ci ha dato la disponibilità per il nostro 4° "La Giornata del Tricolore". Premio di Studio, il corpo docenti e le Prof.sse Anna La Bandiera Nazionale è un simbolo. Ogni Nazione si Rubinelli e Antonella Longo che hanno seguito i ragazzi in questo progetto. riconosce in esso e lo onora perché rappresenta la L'elaborato premiato è frutto del lavoro svolto dagli Nazione stessa e, non si potrà mai scindere il concetto di studenti della classe 2^ B dell'Istituto "Rossini" di Napoli. Nazione da quello di Patria perché, se è vero che una Il lavoro intitolato "Una Guerra senza meta", oltre al Nazione è un popolo che si unisce su un territorio e si dà testo di ricerca sull'Eroico Maggiore Pilota Carlo un ordinamento statuale per convivere civilmente, la Emanuele Buscaglia, decorato di Medaglia d'Oro al Valor Patria è il luogo in cui ciascuna persona ritrova la propria Militare, al quale è intitolato questo premio, è anche corNazione, cioè le proprie usanze e le proprie tradizioni redato di fotografie con esaurienti didascalie con cenni condivise con altre persone di simili sentimenti. storici di fatti e personaggi. Da ciò si evince che gli stuQuindi onoriamo la nostra Nazione, onoriamo la denti si sono veramente impegnati e per questo i nostri nostra Patria, onoriamo il nostro Tricolore. più vivi e sinceri ringraziamenti. Ci si può chiedere il perché di questo premio: la Federazione Provinciale di Napoli dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, come prima iniziativa al momento del suo insediamento, decise di istituire un premio di studio intitolato ad insigniti di Medaglia d'Oro al Valor Militare napoletani. Questa iniziativa venne non solo approvata dalla Presidenza Nazionale ma anche, con successiva circolare, raccomandata alle altre Federazioni Provinciali di intraprendere analoghe iniziative. Il Nastro Azzurro trova la sua ragion d'essere nella riunione in una sola ideale associazione di tutti i Decorati al Valor Militare, dalle guerre preunitarie fino ad oltre la Seconda Guerra Mondiale. Attraverso il proprio periodico "Il Nastro Azzurro", l'Istituto mantiene in vita il ricordo di tutti quegli eroi che, senza SM.79 aerosilurante della 281^ Squadriglia distinzione di classe, di ideologia politica, G 33 IL NASTRO AZZURRO ADDIO A GUILLET COMANDANTE DIAVOLO (anche Bari rende omaggio al Commander es Sciaitan) A nemici di ieri, ora alleati) ed anche a Bari. E proprio Bari ha avuto una parte importante nelle celebrazioni del 100° anniversario dell'inossidabile ambasciatore (7). Se ne è occupala la signora Rosangela Barone, a lungo docente all'Università di Bari, direttrice dell'Istituto di Cultura di Dublino, nella nuova Patria acquisita di Guillet. Non a caso, sabato 7 febbraio 2009, nel corso dei festeggiamenti per i suoi 100 anni tenutisi al Circolo Ufficiali di Roma, si sono esibiti nel concerto in onore del nostro generale, tre artisti baresi: il violinista Carmelo Andriani, sua madre il soprano Maria Andriani Apruzzese, suo padre il pianista compositore Antonio Andriani; faceva parte del repertorio la "Canzone per Bari". Oltre all’ampio resoconto sulla vita di Guillet publicato sul n.° 2-2009 di questa rivista, di seguito una interessante biografia reperita sul web. lla domanda: "Carneade (1), chi era costui?", secondo Manzoni, era normale che la classe erudita dei 17° secolo non conoscesse la risposta (2). "Guillet, chi era costui?" A questa domanda, secondo me, è difficile trovare un Azzurro che non conosca la risposta. E dopo la trasmissione televisiva (andata in onda in prima serata il 6 febbraio 2009) che ne ha illustrato le eccezionali capacità, le romanzesche avventure, le numerose decorazioni, è difficile trovare, anche tra chi Azzurro non è, chi non sia rimasto affascinato dalle gesta di questo eccezionale personaggio. Dopo una vita che farebbe invidia ad un romanzo di Salgari (3), il barone Guillet ci ha lasciati il 16 giugno 2010, qualcuno ha detto, "in punta di piedi" (4). Dieci anni fa il giornalista e scrittore Indro Montanelli, che già gli aveva dedicato alcune pagine del volume 8° della sua monumentale "Storia d'Italia", in un articolo scritto per il 90° genetliaco, cosi scriveva di lui: "Il Comandante Diavolo, per poter continuare indomito nelle sue diavole- Gen. Giuseppe Dr. Picca (Presidente della Federazione di Bari) NOTE: 1. Carneade di Cirene, Filosofo greco (214-129 aC), fu insegnante all'Accademia Platonica di Atene, dove tenne lezioni sullo scetticismo radicale, affermando che la conoscenza certa è impossibile e che non esiste un criterio assoluto di verità. 2. Alessandro Manzoni (Milano 1785 - ivi 1873), autore dei "Promessi sposi", fa pronunciare a Don Ferrante (lo svagato marito di una nobildonna milanese "di pelosa carità" Donna Prassede) la famosa frase "carneadiana", che ne ha fatto il simbolo ironico e imperituro della vuota erudizione del 17° secolo. 3. Emilio Salgari, scrittore (Verona 1862 - Torino 1911), scrisse 85 romanzi ed un centinaio di racconti. La sua produzione è caratterizzata da una vena narrativa colorita e fantastica. 4. L'espressione "… in punta di piedi …" nei riguardi di Amedeo Guillet è stata usata dall'amico vicepresidente della Federazione di Lecco, ten. Giovanni Bartolozzi, in una sua lettera al Direttore pubblicata a pag. 4 dello scorso numero di questa rivista. 5. Dal 14° al 17° secolo il nome indicava alcune truppe scelte della cavalleria ottomana. Il termine passò successivamente ad indicare le truppe indigene arruolate in loco dalle potenze coloniali (il termine inglese "sepoy" ed i francesi "cipaye" e "spahi" derivano dallo stesso ceppo linguistico di spahis). 6. Lawrence Thomas Edward. Ufficiale inglese, spregiudicato agente politico e scrittore, inviato al Cairo durante la prima guerra mondiale, fu protagonista di una lunga lista di imprese avventurose che fecero di lui una figura leggendaria. 7. Dopo l'avvento della repubblica, Guillet, fedele al giuramento prestato al Re d'Italia, si dimise dall'esercito. Laureatosi in Scienze Politiche, si diede alla carriera diplomatica. L'ultimo suo incarico fu quello di ambasciatore in India. Il Comandante Diavolo e i suoi “Spahis” rie, oggi vive in Irlanda ove i cavalli sono a buon costo e vi sono ampi spazi per poterli cavalcare, e a 90 anni suonati, con nessun osso del corpo al posto giusto, egli monta ogni santo giorno". E infatti il Comandante Diavolo ovvero Commander es Sciaitan, cosi era stato soprannominato dai suoi fedelissimi Spahis (5), è sopravvissuto a 5 gravi ferite ognuna delle quali, da sola, avrebbe accoppato un toro ma non lui. Ed è sopravvissuto anche ad una "guerra personale" condotta da solo in Africa Orientale quando, giunto da Roma l'ordine di cessare ogni resistenza e ammainato il Tricolore sul ridotto dell'Amba Alagi, egli decise di combattere da solo insieme ad un centinaio di Ascari a cavallo. Per otto mesi fu la spina nel fianco degli inglesi, che invano gli diedero la caccia, e fu chiamato il "Lawrence d'Arabia italiano"(6).Quando, rimasto privo di mezzi e con pochissimi Spahis ancora vivi, non gli fu più possibile continuare la guerriglia, si sottrasse alla caccia serrata degli inglesi e, dopo rocambolesche avventure, raggiunse Roma il 3 settembre '43. Dopo l'8 settembre attraversò la linea Gustav, raggiunse la Puglia, si mise a disposizione del Re e di Badoglio (che lo impiegò nei servizi segreti) ed operò nell'Italia occupata dagli inglesi (i suoi 34 IL NASTRO AZZURRO AMEDEO GUILLET: UNA VITA DA ROMANZO A suo dono. Si scherniva delle sua capacità di pittore ma era un buon acquarellista. Non era né un asceta né un santo combattente. Possedeva innata l'umiltà dell'aristocratico che antepone il dovere al diritto. Umiltà che gli aveva permesso di vivere come venditore d'acqua fra i poveri di Massaua. Esperienza che lo aveva avvicinato all'Islam, di cui ammirava la totale sottomissione al divino. Questa fede, che Guillet aveva conosciuta in Libia studiando l'arabo coi bambini di una scuola indigena, dava una dimensione mistica al suo senso dell'onore cavalleresco. L'onore che gli aveva impedito di accettare la resa e l'ingiustizia delle leggi razziali. A Tripoli, nel 1938 dopo aver ammaestrato il cavallo su cui Mussolini aveva levato al cielo la "Spada dell'Islam", era andato a insegnare matematica e storia a ragazze ebree, cacciate da scuola, perché potessero affrontare l'esame di maturità. Fu un grande ambasciatore: nello Yemen, risolse uno scontro fra quel paese e l'Italia e salvò la vita all'Imam Badr, figlio di quel principe arabo Yahia che lo aveva accolto in fuga dagli inglesi. Nella Giordania, re Hussein lo considerò "zio". Nel Marocco, fu accanto a re Hassan durante un fallito colpo di Stato. In India, amico della signora Ghandi, istruì la guardia presidenziale e moltiplicò il traffico commerciale fra i due paesi. All'Onu, il suo intervento presso i delegati dei paesi arabi fu decisivo per il mantenimento dell'Alto Adige in Italia. Tutta questa parte della sua vita è ancora da scrivere. Come la storia dei suoi tentativi di avvicinare Israele ai Palestinesi. Ne aveva parlato a Nasser come a Dayan; all'Imam Yahia come a Indira Ghandi; al Dalai Lama come a Carlo d'Inghilterra. Aveva messo a rischio la sua carriera militare nel 1946, nella sua qualità di capo degli affari arabi del SIM, architettando la cattura del Mufti di Gerusalemme e prendendo contatto coi membri dell'Irgun esiliati dagli inglesi in Eritrea. Ambasciatore in Giordania, visitò più volte Israele per perorare la causa dei yemeniti che combattevano le truppe di Nasser, proponendo alla radio di Gerusalemme in lingua araba di sostenerli nelle sue emissioni. In queste iniziative non autorizzate, come in altre di carattere umanitario, c'era una vena di donchisciottismo, sempre accompagnata da un realismo che permetteva "di frenare il cavallo prima dell'ostacolo per meglio farlo saltare". Non perdette mai la speranza in una soluzione pacifica del conflitto palestinese, pur restando conscio che tanto lui quanto quella soluzione "appartenevano a un'epoca di passato L’Ambasciatore Amedeo Guillet insieme al Presidente della patriottismo in attesa di un altro ancoRepubblica pro tempore Carlo Azeglio Ciampi ra da inventare". medeo Guillet, a 101 anni di età, è uscito dalla leggenda per entrare nella storia: la sua morte, avvenuta il 16 giugno, ne consegna l'eccezionale figura ai posteri. Si tratta di un personaggio straordinario che ha influenzato la storia d'Italia, del mondo arabo ed ebraico, nella diplomazia e nel pensiero militare. Parlare di lui come di un Lawrence d'Arabia italiano è uno dei miti da sfatare. Anzitutto perché, se così fosse, si tratterebbe di un Lawrence d'Africa. Poi perché è uno sminuire le sue gesta. Lawrence aveva dietro di sé un impero ricco e vittorioso; Guillet un impero vinto e senza risorse. Lawrence pagava in sterline d'oro e con la razzia la cooperazione dei beduini contro l'esercito turco; Guillet, su cui pesava una taglia di mille sterline, combatté per 14 mesi le forze britanniche in Eritrea con un pugno di indigeni ai quali aveva proibito persino di appropriarsi di una gallina e che lo seguivano, nella miseria, per pura lealtà al leader e per fratellanza umana. Valori che testimoniano delle sue qualità d'animo ma anche di applicazione all'arte della guerra apprese da Clausewitz e Tucidide. Fu certo un grande soldato che con la carica di "Cherù", in Etiopia, alla testa del Gruppo di Bande a cavallo "Amhara", permise la ritirata delle truppe italiane a Cheren, alla cui difesa partecipò aggiungendo alle altre la più dolorosa delle sue ferite. Dietro l'immagine stereotipata di "Comandante Diavolo" che gli avevano affibbiato i suoi uomini, e i suoi avversari sul campo di battaglia, c'era quella schiva dell'artista. Artista nell'equitazione, che lo aveva candidato alle Olimpiadi e nella quale aveva sviluppato un linguaggio equino con cui otteneva tutto dai cavalli. Dotato di una memoria ferrea, recitava a memoria interi canti dell'Orlando Furioso. Era stato un ottimo pianista sino a tanto che una ferita alla mano limitò questo 35 IL NASTRO AZZURRO VERONA 8 E 9 SETTEMBRE: NOI C’ERAVAMO tero che la guerra fosse finita. L'euforia fu però di breve durata. Auto con altoparlanti ordinavano ai militari in libera uscita di rientrare immediatamente nelle rispettive caserme. Poi, silenzio. Il nostro servizio alla Questura continuò a svolgersi nel modo usuale: due carristi alla mitragliatrice, piazzata all'ingresso, con avvicendamento ogni due ore. Durante l'intervallo, tra un turno e l'altro si sonnecchiava sulle panche. Io trascorsi le prime ore della notte conversando con il Commissario di servizio che, felice per l'annunciato armistizio, mi offri da bere inneggiando a Badoglio, definendolo "un cattolico che ha voluto la pace". Ma il suo entusiasmo si spense quando, dopo la mezzanotte, gli venne chiesto, telefonicamente da una non bene precisata autorità, di inviare delle ronde in giro per la città a vedere un po' cosa stesse accadendo. "Manifestazioni sovversive? Minacce all'ordine pubblico?" "Macché ordine pubblico!” gli fu risposto, “Si tratta dei tedeschi". Il Commissario cominciò allora ad inveire verso chi impartiva tali ordini esclamando significativamente: "Ma che posso fare io senza mezzi a disposizione?". Comunque, due agenti uscirono con la bicicletta in perlustrazione per le vie della città. Dopo quasi un'ora tornarono e imprecando, a loro dire, per uno scampato pericolo: riferirono che i tedeschi avevano occupato la stazione ferroviaria di Porta Nuova ed il palazzo delle Poste che ospitava il telegrafo, mentre pattuglie armate circolavano per le strade deserte. Noi militari restammo svegli ed allertati per tutta la notte. Il Commissario, ad alta voce, si poneva tutti i possibili interrogativi. Quella notte in Questura, con ben altre preoccupazioni, non ci fu il consueto movimento degli abituali "ospiti" dei posti di polizia. Ricordo un solo episodio: si presentò un uomo di mezza età, claudicante con la moglie, una povera donna dall'espressione triste, e tre figli di cui uno in tenera età, chiedendo ospitalità. Senza fissa dimora, non sapevano dove trascorrere quella notte così diversa da tutte le altre e così densa di incognite. Un agente disse che l'uomo era una vecchia conoscenza della Polizia: non aveva lavoro, viveva di elemosine e, durante le frequenti sbornie di vino, picchiava moglie e figli, e così dicendo stava assumendo un atteggiamento duro; senonché un Maresciallo, forse reso più sensibile dall'esperienza, propose al Commissario di accontentare quella povera famiglia facendole trascorrere la notte in camera di sicurezza. Il Commissario acconsentì e l'uomo fu lieto di quella soluzione. Le ore trascorrevano lente. Intanto giungevano notizie di movimenti di truppe tedesche, motorizzate e La maggior parte dei soldati italiani rimasero sorpresi dall’armistizio I n seguito ai noti eventi connessi alla caduta del regime fascista determinata dal voto del Gran Consiglio del Fascismo espresso nella seduta del 25 luglio 1943, le Forze Armate ebbero, fra gli altri, il compito di garantire l'ordine pubblico in tutto il Paese: in particolare, col pattugliamento nelle strade durante il coprifuoco e con la presenza armata a protezione di importanti Uffici pubblici. A quell'epoca ero in forza ad un reparto del 32° Reggimento Carristi distaccato nel territorio del comune di Montorio Veronese distante circa 20 Km da Verona, con il grado di Sergente in attesa della "nomina diretta" a Sottotenente di complemento. In considerazione della mia esperienza militare acquisita "sul campo" in Africa Settentrionale con la Divisione Ariete, il cui annientamento finale si consumò ad El Alamein, ero addetto all'addestramento delle reclute da destinare alla ricostituenda Divisione Ariete. L'8 settembre 1943 mi fu dato l'ordine di presidiare la Questura di Verona con sei carristi dotati di armamento regolamentare ed una mitragliatrice Breda. Raggiungemmo la Questura nel primo pomeriggio a bordo di un autocarro che, al termine del servizio della durata di 24 ore, sarebbe dovuto tornare per rilevarci e ricondurci in sede. Le prime ore trascorsero tranquille come tranquilli furono del resto, per l'ordine pubblico nelle varie città, quei 45 giorni successivi al 25 luglio. Alle ore 20.00 la radio trasmise il comunicato del Maresciallo Badoglio che dava notizia dell'avvenuto armistizio con le soverchianti Forze Angloamericane e concludeva con la sibillina esortazione a reagire ad attacchi "di qualurnque provenienza". A quell'annuncio ci furono, come in tutte le località italiane, improvvisate e spontanee esplosioni di gioia: non tutti, ma molti credet- 36 IL NASTRO AZZURRO ci trovammo d'accordo su un punto: scappare per paura? Mai! Quindi ci affrettammo decisamente verso la caserma dell'8° Artiglieria dove il Comandante, Colonnello Eugenio Spiazzi, ci accolse affettuosamente: "Benvenuti ragazzi e benvenuta anche la mitragliatrice. Qui, siamo decisi a resistere ad oltranza, se saremo attaccati". Il senso dell'onore si concretizzava finalmente nella realtà di un Comandante Militare che di fronte al fuggifuggi generale, noncurante del comportamento di altri, e senza atteggiamenti autoritari, teneva compatto e pronto a morire, in nome della Patria, un reparto composto da elementi di varie estrazioni sociali e culture diverse. Prendemmo posizione con la mitragliatrice, per ordine del Colonnello, sul tetto del locale che ospitava il Corpo di Guardia, alto circa tre metri, per tenere sotto controllo il vicolo di accesso alla caserma. Eravamo soddisfatti, convinti di avere fatto la scelta giusta. Un solo cruccio: data l'eccezionalità della situazione, non c'erano state le consuete formalità di "presi in forza" e simili, per cui eravamo degli sconosciuti, con tutte le possibili conseguenze negative. All'ingresso della caserma c'era un viavai di ragazzi che davano informazioni sui movimenti dei tedeschi e spesso consegnavano i fucili abbandonati dai soldati italiani in fuga. Intorno alle ore 17.00 dalla mia postazione vidi avvicinarsi un auto tedesca con bandiera bianca dalla quale scesero due ufficiali che rivolsero al Colonnello Comandante un ultimatum: tutta la città era nelle loro mani ed ogni resistenza si rivelava perciò inutile. In segno di riconoscimento del coraggio degli artiglieri donarono una cassa di bottiglie di birra. L'ultimatum fu respinto e gli attacchi ripresero, sempre in direzione della porta carraia. Al tramonto il Col. Spiazzi, vista la preponderanza delle forze avversarie e quindi l'impossibilità di ogni ulteriore resistenza, decise la cessazione delle ostilità. I tedeschi concessero la resa con l'onore delle armi e non entrarono nella caserma. La lunga giornata veronese del 9 settembre 1943 era finita. Scese la notte e gli artiglieri si ritirarono nelle loro camerate. Noi carristi, volontari ed ospiti, preferimmo restare all'aperto. La notte era chiara e la temperatura mite. Ci sdraiammo sul prato della caserma e ci addormentammo sotto le stelle. Del tutto ignari che in quel giorno, senza rendercene conto avevamo guadagnato un pezzo della Medaglia d'Oro concessa anni dopo al Comune di Verona per la resistenza dell'8° Reggimento Artiglieria. corazzate: quelle stesse che subito dopo il 25 luglio erano scese a Verona e vi si erano installate. Doveva essere una breve sosta, prima di proseguire per la Sicilia invasa dagli Alleati. La sosta durò ben 40 giorni, cosicché l’8 settembre non colse i tedeschi di sorpresa. Il mattino del 9 settembre, il Vice Questore, giunto in ufficio, mi chiamò e mi fece osservare che la presenza di militari in Questura poteva provocare la reazione dei tedeschi. Gli feci presente che ero in attesa dell'auto, sollecitata per telefono, la quale avrebbe dovuto condurci nella nostra caserma. Quell'auto, seppi poi, partì effettivamente da Montorio Veronese, ma prese una direzione diversa. Il Vice Questore, sempre più preoccupato, per la nostra presenza, mi propose di raggiungere la caserma dell'8° Reggimento Artiglieria che si trovava a poca distanza dalla Questura: era zona militare ed aggiunse che lì tutto era tranquillo. Ci avviammo con la mitragliatrice Breda verso quella caserma. Lungo la strada ci vennero incontro donne e uomini che, preoccupati per la nostra sorte, ci scongiuravano di metterci in salvo, perché i tedeschi si stavano muovendo minacciosamente. I soldati italiani, che potevano farlo, stavano fuggendo abbandonando armi e divise. Noi eravamo all'oscuro del quadro che ci veniva descritto. Le uniche notizie in nostro possesso erano quelle apprese in Questura dove, peraltro, non si era parlato di sbandamento di militari. Venivamo ora esortati a scappare, seguendo l'esempio di tutti gli altri. Quelle esortazioni ci apparvero inconcepibili. Indossavamo una divisa. Ma soprattutto avevamo le stellette che per i soldati hanno sempre rappresentato l'essenza, al di là di ogni militarismo, di quel senso dell'onore puro ed onnipresente sui campi di battaglia, nelle fortune e, maggiormente, nelle sfortune. Possibile che quei valori, nel giro di poche ore, si stavano dissolvendo? Fra tanta confusione Le distruzioni e la certezza di aver perso la guerra contribuirono allo sbandamento generale l’8 settembre 1943 37 Aldo Menichelli (“Presenza” Lug-Set 2003) IL NASTRO AZZURRO AGGIORNAMENTO FEDERAZIONI PROVINCIALI FEDERAZIONE RECAPITI ANCONA Via XXIX Settembre 2/E – 60122 Ancona – Tel. 348 2415225 [email protected] Via dello Sportico 27 – 52025 Montevarchi (AR) – Cell. 3395792396 – [email protected] Via S. Pietro 1 – 83012 Cervinara (AV) Tel. 0824836098 AREZZO AVELLINO PRESIDENTE O COMMISSARIO (*) APERTURA Magg. Maurizio MONDAINI Su appuntamento Cav. Stefano MANGIAVACCHI Lun/Ven h.9-12 Augusto GENOVESE (*) Su appuntamento Gen. Giuseppe PICCA Mar/Gio/Sab h.10-12 Dott. Raffaele RIVOLTA Martedi h.9.30-11.30 Sabato h.9.30-11.30 C.te Comm. Vincenzo CAFARO Da Lun. a Ven. h.10-12 Dr. Claudio MANTOVANI (*) Su appuntamento Corso Giovecca 165 (C. Patria) – 44100 Ferrara – Tel. 0532.203368 [email protected] Via Marchianò 46 – 71100 Foggia – Tel. 0881.636341 Avv. Giorgio ANSELMI Mar/Gio h.9.30-11.30 T.Col. Comm. Giovanni Battista CORVINO Su appuntamento Salita San Francesco da Paola 44 – 16126 Genova – Tel. 010.398113 Com.te Tullio PISACANE Mercoledi h.15-18 [email protected] BARI BRESCIA BRINDISI CREMONA FERRARA FOGGIA GENOVA Via Cardassi 50 – 70122 Bari – Tel. 080.5541443 – Cell.3401535050 [email protected] Via delle Grazie 37 – 25122 Brescia – Tel. 030.3751225 – [email protected] Via Spalato Box n.1 – 72100 Brindisi Tel. 0831.590198 [email protected] Via XXV Aprile 13/C – 26038 - Cappella de Picenardi (Bs) [email protected] GROSSETO MESSINA MONZA-BRIANZA Via dell’Appetito 226 58019 Porto S.Stefano (GR) Tel. 0564.814098 – Cell. 3349564364 Viale Europa 162 – 98123 Messina - Cell. 3288972643 Cav. Giovanni SCLANO (*) Su appuntamento Magg. f. ris. Vincenzo RANDAZZO Venerdì 17:00-19:30 Martedì su appuntamento Corso Milano 39 – 20052 Monza Dott. Federico Vido (*) [email protected] NAPOLI c/o Palazzo Salerno - Piazza Plebiscito 28 – 80132 Napoli – Tel. 081.7640758 Avv. Cav. Gr.Cr. Gennaro PERRELLA Mar/Giov h.9.30-11.30 Via D. Alighieri 7 (c/o EDILGEO) – 42123 Reggio Emilia – Tel. 0522435394 – Cell. 348.1522406 – 348.6048054 [email protected] [email protected] Via A. Ghepardi 70 – 02100 Rieti – Tel./Fax 0746.203077 Geom. Giuseppe RONCHETTI Da Lun a Sab h.9-11 Col. Dr. Giancarlo Giulio MARTINI (*) Su appuntamento Via Cugini 1 – 74100 Taranto – Tel. 099.7752829 C.F. Luca BELLONE de GRECIS Da Lun a Ven h.9-11 TORINO Via S. Domenico 28 – 10122 Torino – Tel. 011.5217733 – Fax 011.6698308 – Magg. Carlo BERTOLOTTI Mercoledi 15-18 TREVISO Vicolo S. Pancrazio 7 – 31100 Treviso – Tel. 0422.545242 Comm. Gino TESO da Lun. a Ven h.8.30-11 Via Stabernao 2 – 33100 Udine – Cell. 333.5731909 Geom. Sergio BERTINI (*) Mer/Sab h.10-12 VERONA Largo Don Chiot 27/A – 37122 Verona – Tel. 045.8402145 Prof. Leone MAZZEO Sabato h.10-12 VITERBO Via XIII Settembre 70 01030 MONTEROSI (VT) Gen. C.A.(r) Antonio Luciano CANU (*) Lun/Mer h.16-18.30 Gio h.9.30-11.30 e 16-18 Ven h.8.30-10.30 REGGIO EMILIA RIETI [email protected] TARANTO [email protected] UDINE 38 IL NASTRO AZZURRO CONSIGLI DIRETTIVI Fed. BIELLA e VERCELLI: Presidente: Dott. Tomaso VIALARDI di SANDIGLIANO - Vice Presidente: Ing. Emanuele SCRIBANTI - Segretario-Tesoriere: Cap. Roberto BONA Consiglieri: Rag. Enzo FABRIS; Sig. Mario GALLEANI; Sig.ra Fernanda PERONA; Cav. Renzo RASTELLO; Presidente del Collegio provinciale dei Sindaci: Dott. Andrea CECCARELLI - Sindaci: Dott.ssa Antonella NEGGIA; Dott.ssa Daniela TALLIA Fed. MESSINA: Presidente: Magg. f.(ris.) Vincenzo RANDAZZO - Vice Presidente: Luog. Giuseppe CARISTI Segretario-Tesoriere: S.Ten.Com. Dr. Giovanni PRESTOPINO - Consiglieri: Serg. Magg. Antonino DONATO; Prof. Dott. Biagio RICCIARDI; Sig. Paolo TURIACO; Prof. Antonino BONCODDO; Avv. Antonino BRANCATELLI Presidente del Collegio provinciale dei Sindaci: Sig. Antonino PALELLA - Sindaci: Prof. Giuseppe BONCODDO; Sig. Paolo TIANO Fed. BOLOGNA - Comitato Dame Patronesse: Presidente onorario: Gr.Uff. Maria Teresa MASCHIO Presidente: Dott.ssa Vittoria BUSI - Vice Presidente: Dott.ssa Cristina SAMOGGIA - Segretaria-Tesoriere: Dott.ssa Sandra SAMOGGIA - Consigliere: N.D. Mafalda BAIETTI; Dott.ssa Cristiana BUCCI SABBATINI; N.D. Licia FABIETTI; N.D. Luciana FRANCESCHINI; N.D. Dott.ssa Cristina GALLI; N.D. Daniela GALLI SGOBBI; N.D. Domenica LUCCHESI; N.D. Patrizia MONTANARI; N.D. Anna Maria STEFANELLI; N.D. Luciana TIZIANI BULGARELLI; N.D. Marie Paule VEDRINE ANDOLFATTO Fed. NOVARA: Presidente: Gen. Delio COSTANZO Vice Presidente: Ass. San. Maria Lucia TAGLIONI Segretario-Tesoriere: Gen. Antonio PETROSINO Consiglieri: Mar. Aiu. Vincenzo DEL GIUDICE; Ten. Claudio LIMONTINI; Prof.ssa Silvana MOSCATELLI; Ten. Gilberto TABARINI Fed. PESARO E URBINO: Presidente: Dott. Giorgio RAZZI - Vice Presidente: Sig.ra Rosaria SECCHIAROLI Segretario-Tesoriere: Sig. Giuseppe PAZZAGLIA Consiglieri: Prof.ssa Giorgetta BUCCELLATI GUIDARELLI; Cav. Cesare GORI; Dott. Alfredo LEONARDI; Sig. Ugo SABBATINI Fed. LA SPEZIA: Consiglieri: Sig. Carlomaria SCENA Revisori dei Conti: Sig.ra Maria BORDONARO; Sig. Carlomaria SCENA Nella composizione del Consiglio Direttivo della Federazione di Palermo pubblicata sul n.° 6-2009 a pag. 46, uno dei Consiglieri è il Gr.Uff. Gaetano BALISTRERI e non il Cav.Lav. Balestrieri come erroneamente riportato. Ce ne scusiamo con l'interessato e con i lettori. AZZURRI NELL’AZZURRO DEL CIELO Fed. ALESSANDRIA: (M.A.V.M.). Col. Filippo Fed. LA SPEZIA: (M.B.V.M.) PERCIVALLE Azzurro Ubaldo LAVAGNINI Fed. LATINA: Sig.ra Fernanda FRANCO figlia dell'Azzurro Enrico FRANCO (M.O.V.M.); S.Ten. (R.O.) Cav. Roberto MARRA (M.B.V.M.-3 C.G.V.M.). Fed. AREZZO: Sig. Carlo MEUCCI, Alfiere della Federazione. Fed. BARI: Sig.ra Angela FORTUNATO vedova dell'Azzurro Rella Emanuele. Fed. PESCARA: Azzurro Antonio PICCIANO, già Sindaco della Federazione. Fed. BOLOGNA: Sig.ra Agata CAVARZERANI figlia del Gen.A.A. Costantino Cavarzerani (O.M.I.-2 M.A.V.M.); Sig.ra Francesca CASATI VERNA vedova dell'Azzurro Cap.Pil. Giusellino Verna (M.O.V.M.). Fed. PIACENZA: Azzurro Alessandro Moia (M.B.V.M.) Fed. PORDENONE: Azzurro Giorgio FENOS (C.G.V.M.). Fed. CAGLIARI: Signora Delia Campagnola vedova del Magg.pil. Gaetano Toschi (M.A.V.M.). Fed. ROMA: Amm.Sq. Gr.Uff. Antonio FEDELE (M.B.V.M. sul campo); Guardiamarina (R.O.) Cav. Attilio PILLADE (C.G.V.M.). Fed. CATANIA: Dott. Comm. Antonino PREVITERA. Fed. SIENA: Prefetto Alessandro GIORNI (C.G.V.M.). Fed. FERRARA: Sig.ra Maria DROGHETTI; Sig. Paride FINETTI; Prof. Renato RESCA. Fed. VENEZIA: Azzurro Italo ANGELINI (M.B.V.M.). MARZANO Fed. VICENZA: Sig.ra Lidia PUPA vedova dell'Azzurro Giuseppe Pupa (M.A.V.M.). Fed. GENOVA: Sig.ra Amalia ROTELLI CHECCHI vedova dell'Azzurro Francesco VALDETTARO (4 C.G.V.M.). Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. Fed. FIRENZE: (M.O.V.M.). Gen.C.A. Giovanni 39 IL NASTRO AZZURRO CRONACHE DELLE FEDERAZIONI AREZZO Il 29 marzo 2010 il Presidente della Federazione del Nastro Azzurro di Biella e Vercelli Tomaso Vialardi di Sandigliano, ha consegnato al tenente pilota (RO) CGVM Amedeo Nigra l'Emblema Araldico dell'Istituto in occasione dei suoi 95 anni (classe 1915), alla presenza della signora Nigra e del Presidente della Sezione di Biella dell'Associazione Arma Aeronautica, Renzo Rastello, che ha consegnato il Crest d'Onore della Sezione. Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Arezzo ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – sabato 20 marzo 2010 il Labaro della Federazione Provinciale di Arezzo è stato ufficialmente presente alla cerimonia inaugurale del monumento agli "Aviatori d'Italia" nella città di Arezzo. La cerimonia si è svolta in un clima di sentita commozione specialmente quando sono stati letti i nomi degli Aviatori Caduti della provincia di Arezzo, tra i cui il Col. Pilota Ermanno Bartolini Caduto nella guerra coloniale in Etiopia il 1 marzo 1936, Decorato di tre MAVM e padre del Consigliere della Federazione Provinciale Cap. Riccardo Bartolini. Erano presenti Autorità e rappresentanze Civili e Militari, il Sindaco di Arezzo On. Giuseppe Fanfani, la Vice Presidente della Provincia di Arezzo Dott.ssa Mirella Ricci, numerose delegazioni dell'Associazione Arma Aeronautica, promotrice dell'iniziativa. La Federazione del Nastro Azzurro era rappresentata dai Consiglieri Cap. Riccardo Bartolini e Sig. Alberto Romanelli; – a Pisa, presso il coro della Chiesa di San Domenico, sede del Sovrano Militare Ordine di Malta, si è tenuta dal 6 al 27 marzo la retrospettiva dedicata alle opere dell'Azzurro Nino Villanti. Definito il "pittore degli alberi", Nino Villanti era nato a Palermo nel 1921, dove aveva vissuto fino al 1938. Militare di carriera nel corpo dei paracadutisti, ha partecipato alla seconda guerra mondiale distinguendosi in varie imprese belliche fra cui la cattura di 260 prigionieri tedeschi, che gli valse la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Nel 1955 si stabilisce a Pisa, città che lo ha accolto, amato ed apprezzato, e dove muore il 1 gennaio 2009. Alla sua memoria sono stati dedicati dall'Associazione Musicale Contemporanea una serie di concerti, nel corso dei quali il Sindaco di Pisa Marco Filippeschi ha donato una targa ricordo alla vedova, ND Liliana Bosetti Villanti, benemerita socia dell'Istituto del Nastro Azzurro. Nino Villanti era stato protagonista della mitica Operazione Herring durante la quale, nella notte del 20 aprile 1945, sul territorio del mantovano e nelle confinanti province di Bologna, Ferrara e Modena, vennero lanciati, da 14 aerei "C-47 Dakota", 226 paracadutisti degli squadroni "Folgore" e "Nembo" alle spalle del nemico asserragliato nell'ultima disperata difesa. BOLOGNA In occasione del 65° Anniversario della Liberazione, la Federazione Provinciale ha deposto una corona presso il Lapidario dei Caduti nella Chiesa di Santo Stefano e ha presenziato col Labaro in P.za Nettuno all’Alzabandiera, alla deposizione di corone e agli Onori ai Caduti, alla presenza delle massime Autorità Civili, Militari e Religiose di Città e Provincia. BRESCIA La Federazione Provinciale di Brescia dell’Istituto del Nastro Azzurro ha partecipato col Labaro alla S. Messa per i Caduti al cimitero Vantiniano in occasione del 65° Anniversario della Liberazione. CATANZARO Lunedì 22 marzo in Catanzaro, nell'ambito della preparazione spirituale alla Santa Pasqua, il “Comando Militare Esercito Calabria", guidato dal Generale di Brigata Liborio Volpe, ha organizzato il Precetto Pasquale per il personale delle Forze Armate e le loro famiglie. La Santa Messa, tenutasi in Cattedrale, è stata concelebrata da Mons. Martino Tinello, Cappellano Militare della “Legione Carabinieri Calabria", dal Cap. Don Fausto Amantea Ferrari, Cappellano Militare del Comando Regionale della Guardia di Finanza e dell'Esercito, da Don Biagio Maimone, Cappellano della Polizia di Stato e da Don Franco Lorenzo. Alla cerimonia hanno partecipato le più alte autorità militari e civili, tra cui il Prefetto Giuseppina Di Rosa, e le Associazioni Combattentistiche e d'Arma con Labari e Stendardi. Per la Federazione "Gli Azzurri dei Due Mari", presieduta dall'avv. Giuseppe Palaja, ha assistito alla sacra funzione il segretario-tesoriere avv. Antonio Palaja di Tocco. Scandita da squilli di tromba, in conclusione è stata data lettura della Preghiera della Patria. BIELLA e VERCELLI FERRARA Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Ferrara ci ha comunicato i seguenti eventi e cerimonie: – La cerimonia dell'87° Anniversario della Costituzione dell'Aeronautica Militare, organizzata dal Comando Operativo delle Forze Aeree, si è svolta nella piazza centrale di Poggio Renatico (FE). Il Labaro della Federazione Provinciale di Ferrara ha sfilato in testa alle Associazioni d'Arma mentre il Presidente, Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi, era ospite nella tribuna delle autorità. Dopo la lettura dei messaggi e l'intervento del Comandante il C.O.F.A., Gen. S.A. Leandro De Vincenti, è stata deposta una corona d'alloro sul monumento ai Caduti; Biella - Consegnato l’Emblema Araldico al ten. pil. CGVM Amedeo Nigra 40 IL NASTRO AZZURRO Generale della Diocesi e Consigliere del Nastro Azzurro Mons. Eligio Francioni, aiutato dal Cavaliere del Sacro Cingolo e nostro socio Marco Paolieri, alla presenza di Autorità civili, militari e religiose e di numerose bandiere e labari delle varie Associazioni d'Arma. Dopo la benedizione della Bandiera da parte di Mons. Vicario, presso il Monumento ai Caduti è stata deposta una corona di alloro dal capitano Giulio Padelletti e dal Presidente della Sezione di Artiglieria Giorgio Oneto. L’alzabandiera, il "Silenzio", e la lettura della motivazione della Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria del Capitano Francesco Vannetti Donnini, nato a Prato nel 1917 e Caduto a Porta San Paolo nell'estremo tentativo della difesa di Roma il 10 settembre 1943, hanno completato la cerimonia. La nuova Bandiera Tricolore, portata dall'Alfiere guardiamarina Francesco Valentini e dalla Scorta capitano Vito Cataldo, è stata consegnata alla Madrina che ne ha baciato un lembo prima di passarla al Presidente Orlandini, il quale ha attaccato all'alabarda la fascia azzurra col nome ricamato in oro del valoroso Francesco Vannetti Donnini. Alla cerimonia, che è stata diretta dal tenente Gabriele Paloscia, hanno assistito, oltre al Prefetto di Prato dott.ssa Maria Gioia Federico, il Presidente Nazionale U.N.U.C.I. generale di Squadra Aerea Giovanni Tricomi, il Vice Presidente dell'Associazione Nazionale Artiglieria, generale di Brigata Rocco Viglietta, il delegato regionale U.N.U.C.I. generale di Divisione Calogero Cirneco, il delegato regionale Associazione Artiglieri capitano Allegretti, il Cavaliere Ufficiale Raniero Chelli, Presidente dell'Isitituto del Nastro Azzurro di Livorno, il Presidente Provinciale dell'Associazioone Nazionale Bersaglieri generale Vito Antonio Garofalo, l'Assessore della Provincia di Prato dott. Giorgio Silli, il sindaco di Vernio Paolo Cecconi e molte altre personalità. Poggio Renatico (FE) - 87° Anniversario della costituzione dell’Aeronautica Militare – per la celebrazione del 25 aprile, Festa della Liberazione, in rappresentanza delle associazioni combattentistiche e d'arma, era presente l'avv. ten. col. Giorgio Anselmi, presidente provinciale del Nastro Azzurro e presidente onorario dell'Unuci di Ferrara. Anselmi è stato protagonista di un reportage effettuato dalla giornalista Isabella Cattania, pubblicato nell’edizione locale de “Il Resto del Carlino” del 24 aprile, dove si narrano le vicende vissute in prima persona susseguitesi all'8 settembre e della Battaglia di Montelungo. Nel 1943 Anselmi era Aiutante Maggiore in Prima del 67° Reggimento Fanteria col grado di Capitano. Il 16 dicembre 1943, giorno del secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche, volontariamente si offri per prendere il comando del II° Battaglione del 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante. Decorato con due Medaglie di Bronzo al Valor Militare: la prima per aver combattuto sul fronte greco-albanese in Val Voiussa (1940-41) e la seconda per la Battaglia di Montelungo (1943). Nel 1946 col grado di Maggiore, lascia la carriera militare per dedicarsi all'attività forense. Attualmente è Presidente Onorario dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia sez. di Ferrara e Presidente Provinciale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, Federazione Provinciale di Ferrara. MESSINA La Federazione Provinciale di Messina, dal settembre 2009 al maggio 2010, ha partecipato con il Labaro e una rappresentanza di soci ai seguenti eventi e cerimonie: – 6 settembre 2009, a Villaggio Contesse (Me), in occasione della festa dell'Immacolata, in collaborazione col parroco, Pier Giorgio Rosano, nell'annuale ricordo patriottico del sacrificio dei Caduti di tutte le guerre, la Federazione Provinciale del Nastro Azzurro ha deposto una corona al Monumento ai Caduti. Hanno eseguito la deposizione l'Azzurro Antonino Palella figlio della Medaglia d'Oro Carmelo e il Sig. Santi Cammaroto; Ferrara - Celebrazione della “Festa della Liberazione” FIRENZE Sez. Prato Contesse (ME) - Ricordo Patriottico dei Caduti di tutte le guerre Sabato 24 aprile scorso la Presidente della sezione del Nastro Azzurro di Prato, signorina Anna Cecconi, è stata la Madrina della nuova Bandiera dell'Associazione U.N.U.C.I. pratese. La cerimonia si è aperta con la S. Messa nella chiesa di San Francesco, celebrata dal Vicario – 41 23 novembre 2009, presso la Caserma "Emilio Ainis", sede del 24°Reggimento Artiglieria "Peloritani", Socio d'Onore dell’Istituto del Nastro Azzurro, alla IL NASTRO AZZURRO presenza del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Generale Giuseppe Vallotto, del Comandante delle Forze Operative Terrestri Gen. C.A. Armando Novelli e del Comandante delle Forze di Difesa Gen. C.A. Francesco Tarriconi, si è svolta la cerimonia di saluto alle unità della Brigata Aosta, rientrate dai teatri operativi del Kosovo e del Libano, e del contemporaneo avvicendamento al Comando della Brigata "Aosta" tra il Gen. B. Luigi Vinaccia che è subentrato al Gen. B. Roberto Perretti; – – – 13 febbraio 2010, Notte della Cultura organizzata dal comune presso la scuola Mario Passamonte "Medaglia d'Argento al Valor Militare": sono stati ricordati due messinesi, Medaglie d'Oro della Grande Guerra, Filippo Zuccarello e Antonio Sabato, cui sono intitolate due caserme in Messina; 30 marzo 2010, Precetto Pasquale interforze: la funzione religiosa è stata officiata da S. E. l'Arcivescovo Metropolita di Messina Monsignor Calogero La Piana; 31 marzo 2010 agli onori resi ai Caduti del sacrario di Cristo Re di Messina dalla delegazione austriaca della Croce Nera; Messina - Cerimonia cambio comando Brigata “Aosta” – – Messina - “Onori ai Caduti” al Sacrario di Cristo Re 2 dicembre 2009 festa di corpo del 5° Reggimento Meccanizzato "Aosta" Decorato con due Medaglie d'Oro al Valor Militare, Socio d'Onore del Istituto del Nastro Azzurro, che commemora, nelle più antiche tradizioni, la battaglia della riscossa del 22-26 novembre del 1917 sul Col della Beretta dove contribuisce ad arrestare definitivamente il nemico; 4 dicembre 2009, cerimonia di passaggio di consegne alla Caserma Scagliosi sede del Dipartimento Militare di Medicina Legale di Messina, tra il dirigenMessina te Colonnello Medico Avvicendamento al Luigi Camillo che Dipartimento di subentra al Col. Med. Medicina Legale Stefano Tiano; – – 10 aprile 2010, ha organizzato la deposizione della corona al monumento ai Caduti, è intervenuta alla manifestazione presso l'Auditorium della parrocchia San Giovanni Battista del villaggio S. Stefano Briga ricordando gli scopi dell'Istituto Nastro azzurro; 25 aprile 2010: ha partecipato alla presenza delle massime autorità della città alla cerimonia del 65° Anniversario della Liberazione in piazza Unità Europea dove vi è il Monumento ai Caduti; Messina - 65° Anniversario della Liberazione – 28 aprile 2010, al saluto alla Bandiera di Guerra del 24° Reggimento Art. Terrestre. "Peloritani" per l'impiego nella missione in Kosovo. NAPOLI La Federazione Provinciale di Napoli, ha avuto il Precetto Pasquale il 26 marzo c.a. nella Basilica di Santa Lucia con la celebrazione dell'Eucaristia, officiata dal Parroco, don Franco. Ha partecipato anche un gruppo di Messina - “Notte della Cultura” 42 IL NASTRO AZZURRO valore dei nostri ideali e la visione di essi. Il successo della conviviale, ottima la cena e delizioso l’omaggio floreale alle signore, lo si deve all'impegno ed alla capacità organizzativa del Vice Presidente cav. Pietro Pelizza. Cavalieri Templari dell'"Ordine Sovrano Militare del Tempio di Jerusalemme - Priorato Generale d'Italia - Gran Balivo della Magna Grecia" - nelle persone del Comander Giancarlo Sichenze, del Cav. Enzo Amato e del Cav. Raffaele Nappo ed il Cav. Sandro Carrozzo del "Comitato Diocesano San Gennaro". Il Labaro del nostro Istituto è stato issato dal Mar.llo Pietro Caputo con la scorta del Mar.llo Antonio Malalasomma e del Mar.llo Nicola Maraglino. Alla cerimonia ha partecipato, oltre ai soci del "Nastro Azzurro", anche un numeroso gruppo dell'"ANIOC", associazione con la quale da sempre sono condivisi ideali e progetti. Napoli - Precetto pasquale Padova - Conviviale annuale ROMA Sabato 10 aprile, l'Associazione Nazionale Combattenti Italiani in Spagna ha ricordato il 71° anniversario della vittoria nella Cruzada di Spagna del 1936-1939, con una celebrazione divisa in due momenti. Prima, la rituale deposizione di una corona d'alloro al Sacello del Milite Ignoto, poi, una Santa Messa nella chiesa di San Marco, a poca distanza dall'Altare della Patria, dove gli alfieri delle Associazioni d'arma intervenute si sono recati inquadrati, marciando al seguito del segretario dell'A.N.C.I.S., avv. Juan Carlos Gentile, da parecchi anni impeccabile organizzatore dell'annuale celebrazione. La Messa solenne si è conclusa con le sentite parole di ringraziamento del presidente dell'A.N.C.I.S., prof. Aldo Mele. Al termine, un "vino italiano" è stato gentilmente servito dai soci, concludendo serenamente una giornata di ricordo dedicata al Valore del soldato italiano. Per l'Istituto del Nastro Azzurro erano presenti il Consigliere della Federazione di Roma Dott. Alessandro Carpinelli, nell'occasione Alfiere del Labaro della Presidenza Nazionale, ed il Socio Ing. Bruno Lazzarotto. PADOVA Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Padova ci ha comunicato i seguenti eventi e cerimonie: – per la ricorrenza del 25 aprile, la Federazione Provinciale di Padova ha partecipato alla cerimonia effettuata come ogni anno nel centro storico della città, di fronte alla sede dell'Ateneo Patavino del 1214. L'Università di Padova è Decorata di Medaglia d’Oro al Valor Militare e nove eroi Decorati di Medaglia d’Oro sono stati studenti universitari; Padova - 65° Anniversario della Liberazione – Anche quest'anno , come consolidato da tempo, si è tenuta presso il Circolo Unificato di Padova, la serata conviviale dei Soci della Federazione Provinciale con la presenza di iscritti della nostra Sezione di Monselice. Ospite gradito il Comandante Militare Esercito "Veneto" Gen di Div. Enrico Pino. Il Presidente della Federazione, Francesco Scapolo, nel suo intervento d’apertura, ha illustrato l'attività svolta nell'anno e alcune proposte per il futuro. È stata distribuita una memoria storica del socio Bruno D'Orazio, che spiega cosa noi dell'Istituto del Nastro Azzurro testimoniamo, qual'è il Roma - L’ANCIS commemora il 71° anniversario della vittoria nella Cruzada di Spagna ROVIGO Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Rovigo ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: 43 IL NASTRO AZZURRO – Il 17 aprile, il Presidente della Federazione Provinciale di Rovigo dell'Istituto del Nastro Azzurro, Graziano Maron, ha incontrato nella sede Comunale di Recco (GE) il Cardinale Angelo Bagnasco al quale ha fatto dono del gagliardetto dell'Istituto; – organizzata; Il 7 febbraio, presso la chiesa dell'Immacolata, è stata celebrata una solenne Santa Messa in memoria dei Caduti alla quale sono intervenute le principali Associazioni Combattentistiche e d'Arma della Provincia di Siracusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo, giunte per il Quinto Raduno Regionale. Al termine del rito sono stati consegnati Attestati di Benemerenza al Sindaco di Lentini, Alfio Mangiameli, e al Cappellano della Sezione, Don Enzo Salemi. Recco (GE) - Il Presidente Maron incontra il Cardinale Bagnasco – il 18 aprile, il presidente della Federazione Provinciale di Rovigo dell'Istituto del Nastro Azzurro, Graziano Maron, con l’Alfiere e le Autorità Militari e Civili, tra cui il Presidente della Provincia di Rovigo, il Vice Prefetto, i sindaci dei paesi limitrofi, hanno partecipato a Lusia (RO) alla commemorazione del 65° Anniversario del bombardamento che distrusse il paese causando 74 vittime. Nell'occasione, nella Sala Consiliare del Comune, è stata inaugurata la mostra "Incontro dei cimeli di guerra" ove hanno trovato eco numerose storie in ricordo e testimonianza. Lentini - Commemorazione dei Caduti SONDRIO Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Sondrio ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – ha presenziato con il Labaro alla celebrazione del Precetto Pasquale Interforze nella Collegiata di Sondrio, con il Presidente, l'Alfiere, il Segretario ed altri Soci appartenenti anche ad altre Associazioni d'Arma; – in collaborazione con le altre Associazioni Combattentistiche e d'Arma, nello specifico con il gruppo Alpini di Aprica della sezione ANA di Tirano, nell'ambito del "6° Trofeo Alpini Aprica", una classica delle gare di sci alpino svoltasi domenica 14 marzo 2010, che ha visto ai nastri di partenza oltre quattrocento concorrenti, ha inserito il "1° Trofeo di sci Istituto del Nastro Azzurro - Federazione provinciale di Sondrio". La competizione è stata dedicata alla memo- Lusia (RO) - Commemorazione 65° anniversario del bombardamento del paese SIRACUSA Sez. LENTINI La sezione di Lentini, presieduta dal Cav. Ivan Grancagnolo, ci ha comunicato che. – ha organizzato la prima edizione del premio dedicato alla M.O.V.M Luigi Briganti con il patrocinio della Federazione Provinciale di Siracusa e del Comune, che ha avuto luogo il 6 febbraio presso la Sala Consiliare. Il premio, che aveva come madrina la Dott.ssa Policastro Briganti e la Sig.ra Aparo Ciciulla, è stato conferito ai rappresentanti delle Forze dell'Ordine presenti sul territorio e impegnate nel duro contrasto alla criminalità Sondrio - Premiazione Trofeo sciistico 44 IL NASTRO AZZURRO – – – ria dell'ultimo presidente della Federazione, il maggiore Gino Azzola C.G.V.M., reduce di Russia. "Una scelta" spiega il presidente Alberto Vido "dettata dalla volontà di rendere omaggio ad una figura particolarmente importante per la Federazione". Alla manifestazione hanno presenziato i figli del Decorato, Massimo, Maurizio, Marco e Maddalena, nonché il Presidente, il Vicepresidente, il Segretario, il Vice Alfiere Franco Silva ed i Soci Carlo Plozza, Giuseppe Balestreri, Effren Robustellini e Maristella Ravelli. Alla gara hanno potuto competere non solo gli atleti, ma anche i semplici iscritti all'Istituto del Nastro Azzurro, gli ufficiali in servizio ed in congedo delle forze armate (anche tesserati ANA) e dei corpi armati dello Stato sia italiani che esteri ed i membri delle FF.AA. o delle forze di Polizia in servizio attivo. Per quanto concerne l'Istituto erano in gara l'Alfiere Mattiussi ed il Socio Alberto Zulian che è giunto secondo, oltre alla nipote del Commissario Straordinario della Federazione di Pavia, signorina Maria Bottinelli, ed al piccolissimo Lorenzo Vaccari, nipote del Decorato cui era dedicato il Trofeo; ha presenziato con il Presidente, il Segretario ed i Soci Maristella Ravelli e Filippo Zotti, quest'ultimo anche come Coordinatore Provinciale dell'Associazione Nazionale Carabinieri, alla cerimonia di intitolazione della Caserma dei Carabinieri di Villa di Chiavenna (SO) alla M.B.V.M. Brig. Francesco Lucchinetti, che si è svolta il 21 marzo 2010; ha organizzato in data 11 aprile l'Assemblea Generale annuale alla presenza del Presidente Nazionale Gen. B. (r) Carlo Maria Magnani e del Vicepresidente Nazionale Vicario Gen. B. (r) Arnaldo Cassano, nel corso della quale sono state consegnate alcune nuove tessere ed è stata presentata la Cartolina Commemorativa della Giornata del Decorato realizzata su incarico della Presidenza Nazionale dalla Socia Maristella Ravelli; ha partecipato in data 17 aprile, con una squadra composta da 6 tiratori, alla competizione di tiro "Dagli appenni alle Alpi 2010" organizzata dalla Sezione UNUCI di Monterosi presso il Poligono di Lugano (CH) con arma lunga (FASS 90) e corta (SIG. 210) in dotazione alle Forze Armate Elvetiche. Una competizione ricca di soddisfazioni per la Federazione in quanto l'Alfiere Sgt. Franco Silva è arrivato 2° nella classifica generale, a solo un punto dalla vetta conquistata dall'Aiutante Sottufficiale Brenno Regazzoni dell'Esercito Svizzero, ed il Socio Guido Confortola, in coppia con il Magg. Sergio Gervasoni di UNUCI Monterosi ha conquistato il terzo posto nella classifica a squadre; – Ha organizzato in data 23 aprile la manifestazione conclusiva del progetto "Tutti a scuola per costruire il futuro" (vds. alle pagg. 10-14). TORINO Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Torino ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 26 marzo, presso la Caserma Monte Grappa di Torino, ha avuto luogo la cerimonia di saluto del personale della Brigata Alpina “Taurinense” in partenza per l'Afghanistan. Nell'occasione è stato inaugurato il Cortile d'Onore ed il Complesso Monumentale. Alla presenza delle Autorità Militari, degli Enti istituzionali e dei Rappresentanti di numerose Associazioni Combattentistiche e d'Arma con le loro insegne, del Labaro della Federazione Provinciale di Torino dell'Istituto del Nastro Azzurro e allo schieramento dei reparti in armi, si sono svolti gli Onori alle Bandiere di Guerra e alla Massima Autorità. Ai militari in partenza è stato rivolto un indirizzo di saluto del Comandante di Brigata e una allocuzione della Massima Autorità. – il 31 marzo, presso la Caserma Presidiaria "O. Abello" di Torino, è stato celebrato l’87° anniversario della fondazione dell'Aeronautica Militare con la cerimonia dell'Alza Bandiera e la deposizione di una corona in onore dei Caduti. Durante la celebrazione sono stati letti i messaggi del Presidente della Repubblica, del Ministro della Difesa, del Capo di Stato Maggiore della Difesa e del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Numerosa la presenza delle Autorità Militari, degli Enti istituzionali e dei rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma con le loro insegne precedute, come sempre, dal Labaro della Federazione Provinciale di Torino dell'Istituto del Nastro Azzurro. – 7 aprile 2010: presso il Sacrario del Martinetto di Torino, ha avuto luogo la Commemorazione solenne del 65° anniversario del sacrificio dei Componenti il Primo Comitato Militare Regionale Piemontese. Anche quest'anno erano presenti tutte le Autorità Militari della Città, della Provincia, della Regione, e molte religiose e civili. La Federazione Provinciale di Torino era presente con alcuni Consiglieri e Azzurri; – 16 aprile: ha avuto luogo la cerimonia del Cambio del Comandante della Scuola di Applicazione e Istituto di Studi Militari dell'Esercito e sono state invitate tutte le Associazioni combattentistiche e d'Arma per dare il benvenuto al nuovo Comandante. In gran numero hanno aderito all'invito con le loro insegne precedute dal Labaro della Federazione di Torino dell'Istituto del Nastro Azzurro, accanto a numerose Autorità Militari e Civili. TRIESTE Il 15 marzo 2010 ha avuto luogo al Parco della Rimembranza di Trieste, sul Colle S.Giusto, a cura della Federazione Grigioverde di Trieste, la cerimonia dello scoprimento della restaurata stele che reca la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Città di Trieste. La Federazione di Trieste dell'Istituto del Nastro Azzurro, ha partecipato col Labaro, Alfiere il Col. Sergio Di Cesare, accompagnato dal Presidente e Consigliere Nazionale Giuseppe Vuxani. Presenti anche i labari delle altre Associazioni combattentistiche e d'Arma e il Gonfalone Decorato della Città. Sondrio - Confortola e Gervasoni 45 IL NASTRO AZZURRO RECENSIONI tare, per determinare l'efficienza dello strumento militare italiano nel periodo in esame. In questo volume, vengono utilizzati documenti provenienti dagli archivi militari italiani e privati, come l'Ufficio Storico dell'Esercito, l'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio, l'archivio del generale Pietro Mirandoli, Comandante del Genio della 1ª Armata, fino ad ora sconosciuti. A corredo del libro, ci sono cartine che seguono lo svolgersi delle operazioni e fotografie del fronte. L'autore, Leonardo Malatesta, nato a Malo (Vicenza) nel 1978, si occupa di storia militare italiana ed europea dell'età contemporanea. Tra i suoi volumi possiamo ricordare “Il difensore della Val d'Astico: il forte di Punta Corbin”: la storia costruttiva e bellica di un'opera permanente della grande guerra (Temi, Trento, 2010); “Il dramma del forte Verena: 12 giugno 1915”, nel 90° anniversario dalla distruzione del forte Verena, le sconvolgenti verità provenienti dagli archivi militari (Temi, Trento, 2005); “Il forte di Cima Campolongo”: la storia di una fortificazione italiana di montagna della grande guerra dell'Altopiano di Asiago (Temi, Trento, 2009); “La guerra dei forti. Dal 1870 alla grande guerra le fortificazioni italiane ed austriache negli archivi privati e militari” (Nordpress, Chiari, 2003). Malatesta è il Vice Direttore della “Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò” e il Direttore del Comitato Scientifico dell'“Associazione Culturale Tagliata della Scala” e dirige, per la casa editrice Temi, la collana storica “Le Sentinelle di Pietra”. DUE GUERRE di Emerico Maria Laccetti - Edizioni MEMORI - maggio 2008 - ISBN 978-88-89475-43-X - 13 x 21 pp. 160 - Euro 13,00 Entrato nel corpo militare della Croce Rossa per vocazione, Emerico Maria Laccetti ha conosciuto gli orrori della guerra. Durante le missioni nei Balcani, ha visto con i propri occhi le devastazioni, i lutti, le ferite provocate dall'odio etnico e religioso. Nel 1999, con la firma degli accordi di pace, pensava che finalmente fosse tutto finito, ma si sbagliava. Pochi mesi dopo si è trovato a combattere un'altra e, forse, più difficile guerra, quella per la vita. Il colonnello Laccetti, infatti, è uno dei tanti militari e volontari italiani rimasti vittime dell'uranio impoverito, che si è insinuato nel suo corpo trasformandosi in un "mostro" feroce. Ma Laccetti non si è arreso: ha lottato e ha vinto. La sua battaglia, però, non è ancora finita: oggi ha di fronte un nuovo nemico, l'indifferenza. PAGINE DI DIARIO di Leonida Colombo - LoGisma - maggio 2009 - ISBN 978-88-87621-778 - 17 x 24 pp. 110 - Euro 12,00 Dai fogli sparsi di Leonida Colombo, sergente radiotelegrafista della Regia Aeronautica, ecco le pagine della campagna d'Africa, della guerra di Spagna e della caccia agli incrociatori inglesi nell'Egeo. Sette anni di esperienze belliche, dal 1936 al 1943, attraverso quattro diverse guerre, in scenari lontani fra loro ma accomunati dal profondo senso del dovere di un militare che racconta gli avvenimenti, anche per i giornali della sua città, senza entrare nel merito della storia e della politica. Le sue testimonianze, così spontanee, ci ricordano che dietro ogni guerra c'è prima di tutto l'uomo, con i suoi sacrifici, fatiche e speranze; che alla fine non può che sperare in un mondo senza guerra. L'AVIAZIONE LEGIONARIA DA BOMBARDAMENTO di Edoardo Grassia - IBN editore - dicembre 2009 - ISBN 887565-074-8 - 17x24 - pp. 208 - testo e foto B/N - Euro 18,00 La maggior parte dell'ampia saggistica che ha analizzato l'intervento dell'Aviazione Legionaria Italiana a fianco delle forze del generale Francisco Franco, forse per esigenze di opportunità, si è spesso limitata a dare trattazione delle azioni compiute dalla specialità della "caccia", limitandosi solo a dei cenni sul "bombardamento". Questo testo, invece, partendo dalle fonti primarie reperite negli archivi storici delle Forze Armate e dell'Ordinariato Militare in Italia, lette in maniera "incrociata" con altre fonti documentali quali i diari di Galeazzo Ciano, che visse questa campagna militare dal punto di vista "diplomatico", e gli articoli della stampa nazionale ed estera, che per la prima volta nella storia diveniva parte attiva nei conflitti armati, pone in luce sia alcuni accadimenti storici relativi alle operazioni belliche, sia precise responsabilità circa i bombarda- ALTIPIANI DI FUOCO. La Strafexpedition austriaca del maggio - giugno 1916 di Leonardo Malatesta, - Istrit Treviso - 2009 - Illustrato - Euro 20 Il volume, edito dall'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Comitato di Treviso, tratta dell'offensiva austriaca del maggio - giugno 1916 in Trentino. L'opera, inizia parlando della genesi dell'idea di effettuare l'operazione contro l'alleata Italia, da fine '800 fino allo scoppio del conflitto mondiale, soffermandosi sulle dottrine della guerra di montagna allora in voga, sul ruolo del saliente trentino nel teatro strategico di confine e sulle prime azioni belliche nel 1915. Successivamente, si parla dei preparativi dell'offensiva da parte austroungarica, per giungere al nucleo centrale del volume; l'analisi delle operazioni militari. Non è la solita storia delle battaglie, ma si prendono in esame vari fattori; quali la funzione dell'apparato logistico, le rimozioni degli alti ufficiali, come il caso del generale Roberto Brusati, comandante la 1ª armata, la giustizia mili- 46 IL NASTRO AZZURRO diario di guerra dei sette mesi di combattimenti del 1° Stormo in Nordafrica. Si tratta del classico manuale storico che può soddisfare la curiosità di chi desidera conoscere nei dettagli l'argomento trattato, con la particolarità del testo bilingue (italiano e inglese) che conferisce al libro un raro taglio internazionale. Il testo è impreziosito da numerose fotografie e da un'appendice ricca di dati tecnici. menti effettuati anche su popolazioni civili. I bombardamenti su Barcellona, ordinati personalmente da Mussolini come "messaggio non scritto" di risposta all'Anschluss di Hitler, costituiscono un episodio cui è dedicata particolare attenzione. Un aspetto del conflitto civile spagnolo che, infine, viene messo in evidenza, riguarda le responsabilità relative alla forte penuria di materiale bellico causata dal pressoché totale svuotamento dei magazzini, per sostenere tale campagna, e dall'arretratezza dell’apparato militare italiano dovuta essenzialmente alla scarsa lungimiranza degli stati maggiori che non hanno pianificato investimenti adeguiati nella ricerca verso il futuro impiego della Regia Aeronautica quando ormai la seconda guerra mondiale appariva imminente. GIACINTO COVA - a cura dell’Associazione e Fondazione “La Memoria Storica di Brisighella - I Naldi - Gli Spada” - I quadri della Fondazione edizioni - ottobre 2008 - Illustrato - Edizione limitata a 300 copie - Può essere richiesto (fino ad esaurimento) sul sito www.memoriastorica.org Il tenente Giacinto Cova, Medaglia d'Oro al Valor Militare, è nato a Poggio, presso la chiesa di cui lo zio don Giuseppe Cova fu parroco per cinquant'anni. Quarto di otto fratelli, Giacinto visse i primi anni della fanciullezza in quella campagna a cui, anche da adulto, sempre ritornava il suo cuore. Un'atmosfera calda, di famiglia, vissuta tra i campi di una terra ospitale. Poi i Cova si trasferirono a Faenza, dove Giacinto fece le scuole, frequentò l'oratorio salesiano, fu giovane di Azione Cattolica e membro attivo della parrocchia di S. Ippolito. Crebbe in una fede religiosa, giovane e schietta, che ispirò tutta la sua vita. Era un giovane esuberante, sempre sorridente, che si entusiasmava per ogni impresa e iniziativa. A diciotto anni, nel 1928, intraprese il servizio militare, da lui desiderato e anelato nei bersaglieri, prima come sergente, poi come allievo dell'Accademia Militare di Modena dalla quale uscì sottotenente. Ottimista e tenace, si dedicò ai reparti motociclistici, affermandosi in competizioni sportivo-militari, anche a carattere internazionale, in Belgio e in Germania. Si era sposato con Elena Bonetti, da cui ebbe una prima figlia, Valeria, e nel 1941, al momento dell'imbarco per la Libia, il figlio Alberto. L'Africa, con i deserti assetati, con le asperità del terreno impervio e accidentato, fu da febbraio a maggio del 1941 il teatro della vicenda gloriosa dell'8° Reggimento Bersaglieri. Il libro ripercorre le vicende, le testimonianze e i combattimenti in cui rifulsero la determinazione e il coraggio intrepido del tenente Giacinto Cova che guidò i suoi Bersaglieri fino allo scontro in cui trovò la morte. Il testo, curato dall'Associazione e Fondazione "La Memoria Storica di Brisighella - I Naldi - Gli Spada" narra la vicenda umana dell'eroico tenente dei Bersaglieri in una veste grafica insolitamente originale e sontuosa. DIRITTO PENALE: PARTE GENERALE – a cura di Luigi Delfino (Magistrato di Cassazione) – Edizioni Giuridiche “Simone” – Gruppo Esse Libri “Simone” – n.° volumi 4: “Codice Penale e di Procedura Penale” - 15 x 21 - 30 Euro - 2270 pagg. - “Codice Penale” - 17 x 24 - 52 Euro - 1810 pagg. - “Diritto Penale” - 17,5 x 24,5 - 52 Euro - 1120 pagg. - “Catalogo Simone”. La Edizioni Giuridiche Delfino presenta la nuova collana “Codici Studi Superiori” che si compone di quattro volumi: Il “Codice Penale” con annesso il primo codice italiano in materia, il “Codice Zanardelli”, il “Codice di Procedura Penale” e la “parte generale del Diritto Penale”. La collana si rivolge, non solo ai professionisti del settore (magistrati, avvocati, ecc …), ma anche, forse è meglio dire soprattutto, alla formazione e alla preparazione per i concorsi di fascia alta, grazie a testi che vanno oltre la mera raccolta delle norme vigenti ma che presentano un completo excursus storico del diritto penale italiano, dalle origini (Codice Zanardelli) all’attualità. La normativa, sia essa storica che attuale, è presentata senza commento, allo scopo di consentirne il libero utilizzo durante esami e prove scritte di concorso per l’accesso alle carriere della magistratura e del notariato. Per facilitare la lettura comparata della vecchia e nuova codicistica, gli articoli dei codici storici sono stati corredati di richiami e note di riferimento alle norme vigenti. L’esigenza di pubblicare un’opera di questa portata, a soli quattro anni dalla precedente edizione, nasce dalla constatazione che, nel breve volgere di due legislature, la materia penale italiana è stata quasi completamente rinnovata (per non dire capovolta), essendo, nel frattempo, intervenute non poche leggi che hanno modificato o riscritto parecchi articoli del “Codice Penale”, mentre ancora più numerosi e rilevanti sono stati gli interventi della Giurisprudenza, che ha definitivamente consolidato oppure ha messo in discussione importanti principi della materia. Dal sito www.simone.it si può prendere visione di un congruo numero di pagine dei volumi e se ne possono ottenere gli aggiornamenti on-line, il primo dei quali è previsto entro il 30 dicembre 2010. ALI D'AFRICA di Michele Palermo con la collaborazione di Ludovico Slongo - IBN Editore - 17 x 24 - pp. 240 - illustrato B/N - Euro 18,00 - ISBN 88-7565-060-8 Il 1° Stormo fu il primo reparto della Regia Aeronautica ad avere in linea il Macchi Mc 202, caccia dalle superbe qualità di volo, che permise ai piloti italiani di battersi nuovamente ad armi pari contro gli alleati. Il libro costituisce il 47