1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati

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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi: smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
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Fermacarte in onice
Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in lana e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale
dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO XLIX - N. 5 - SETT./OTT. 2010 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma
ELENCO DELLE FEDERAZIONI PROVINCIALI
Come di consueto, questo numero avrebbe
dovuto riportare, nelle pagine centrali della rivista, l’elenco delle “Federazioni Provinciali”, ma
al fine di guadagnare spazio da dedicare ai sempre più numerosi articoli che i soci stanno
inviando alla redazione della rivista, si è preferito pubblicare solo gli aggiornamenti all’elenco
già esistente. I lettori potranno trovare l’elenco
delle Federazioni interessate da cambiamenti a
pag. 38.
In questa maniera, pur dando doveroso aggiornamento dei numerosi cambi degli organi sociali e dei recapiti di molte Federazioni Provinciali,
abbiamo potuto dedicare più pagine ai nostri
servizi giornalistici, sperando di fare cosa gradita a tutti i lettori.
L’elenco aggiornato completo sarà pubblicato
sul n.° 2-2011 relativo ai prossimi mesi di marzo
aprile.
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QUINTA EDIZIONE DEL LIBRO DI ZANARDI
La segreteria della
Presidenza Nazionale
dell’Istituto del Nastro
Azzurro è finalmente in
condizione di accontentare tutte le richieste,
rivolteci al Congresso di
Bologna, di acquistare il
libro del Comandante
Zanardi che ad ottobre
2009 era esaurito e del
quale è stata pubblicata
una quinta edizione.
Il libro potrà essere
acquistato al prezzo di
15 (quindici) Euro più
spese postali pari a 5,20
Euro, con le seguenti modalità: versamento di
20,20 Euro totali sul CCB dell’Istituto del Nastro
Azzurro (IBAN IT69A0615503200000000002122),
i cui dati completi sono nel riquadro sottostante, con la causale “Libro Zanardi”. Copia della
ricevuta del versamento dovrà essere allegata
alla lettera di richiesta su cui dovrà essere indicato l’indirizzo della persona alla quale
recapitare il libro.
• Comunicazioni
• Editoriale
• Lettere al Direttore
• 10 giugno: la festa della Marina celebrata
a Napoli
• Celebrato alla Stadio dei Marmi il 236° anniversario
dell’istituzione della Guardia di Finanaza
• Marcia dell’Unità d’Italia
• Esplosione uccide due artificieri italiani
in Afghanistan
• Tutti a scuola per costruire il futuro
• Medaglie d’Oro Eccellenti: Don Giovanni Mazzoni
• 24 dicembre 1941
• Il generale Bellomo: criminale di guerra o eroe?
• Detto fra noi
• Notizie in Azzurro
• Enti e città Decorati al VM: il libero comune di
Zara in esilio
• Il premio di studio della Federazione di Napoli
è intitolato alla memoria del magg. Buscaglia
• Buscaglia creatore della specialità aerosiluranti
• Savoia Marchetti SM.79 Sparviero
• L’ultima missione
• Prolusione del Presidente della Federazione
Provinciale di Napoli
• L’intervento del cap. Antonio Spiezia
• Addio a Guillet Comandante Diavolo
• Amedeo Guillet: una vita da romanzo
• Verona 8 e 9 settembre: noi c’eravamo
• Aggiornamento Federazioni Provinciali
• Consigli Direttivi
• Azzurri nell’azzurro del cielo
• Cronache delle Federazioni
• Recensioni
• Oggettistica del Nastro Azzurro
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In copertina:
Il Valor Militare italiano ha superato prove
difficilissime e oggi è al servizio della pace
“IL NASTRO AZZURRO”
Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924
(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)
Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org
- E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi,
Giuseppe Picca, Francesco Maria Atanasio, Antonio Teja, Antonio Valeri, Graziano Maron - Segretaria di Redazione: Barbara
Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: settembre 2010
Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588
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Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
IL NASTRO AZZURRO
I CARABINIERI: “USI OBBEDIR TACENDO”
S
re Gondar, ultimo avamposto dell'Impero, assegna al
ono trascorsi trent'anni
1° Gruppo Carabinieri Mobilitati in A.O.I., al comando
da quella sera del 4
del Maggiore Alfredo Serranti, il presidio del
maggio
1980:
a
"Costone dei Roccioni". I Carabinieri lo trasformano
Monreale tutti sono in attein una fortezza nella quale resistono per mesi ad ogni
sa del grande spettacolo
genere di assalto, nonché alla fame ed alla sete impopirotecnico che celebrerà la
sti dal lunghissimo assedio inglese. Alle 3 del mattino
festa
del
Santissimo
del 21 novembre, il Caposaldo è contemporaneamenSacramento.
Anche
il
te investito da Nord, da Sud e da Est da non meno di
Capitano Emanuele Basile,
20 mila assalitori. I Carabinieri si difendono con furiocomandante della locale
si corpo a corpo nei quali quasi tutti perdono la vita.
Compagnia Carabinieri, con
Il Costone dei Roccioni diviene così la "via dei cadavein braccio la figlia Barbara di quattro anni ed in comri". Per l'epica resistenza di Culqualber la Bandiera
pagnia della moglie Silvana, è presente ma non riudell'Arma è stata insignita di Medaglia d'Oro al Valor
scirà a vedere i fuochi artificiali perchè il suo impegno
Militare.
contro la mafia gli sarà fatale: tre killer gli sparano
In una località presso il confine nord orientale,
alle spalle e lo uccidono. Barbara rimane incolume,
Malga Bala, la mattina del 25 marzo 1944, il
mentre la moglie viene salvata da un'agendina d'arVicebrigadiere Dino Perpignano, da due giorni prigento che devia il proiettile. Emanuele, insignito di
gioniero dei partigiani slavi insieme ad altri undici
Medaglia d'Oro al Valor Civile, era un mio collega di
Carabinieri del distaccamento posto a protezione
corso di Accademia ed io ricordo ancora con viva comdella centrale idroelettrica di Bretto di Sotto, nella
mozione il momento in cui, dopo tre anni dalla sua
zona di Tarvisio, è arpionato ad un calcagno con un
morte, ci trovammo tutti a Monreale per deporre un
uncino, appeso a testa in giù e costretto a vedere la
mazzo di fiori al busto che avevamo fatto realizzare
fine dei propri dipendenti sterminati in modo barbanella sua caserma. Nella sua memoria e per rendere
ro ed inenarrabile. Alla loro memoria solo nel 2009
un doveroso omaggio a tutti i Carabinieri caduti nelviene concessa la Medaglia d'Oro al Merito Civile.
l'adempimento del dovere, ho ritenuto opportuno
Nanto (Vicenza) 17 luglio 2009: un uomo di 84
riservare loro questo editoriale.
anni, armato ed in stato di squilibrio, si barrica in
La prima Medaglia d'Oro al Valor Militare della
casa. Intervengono i Carabinieri coordinati dal
storia viene conferita al Carabiniere a cavallo Giovan
Ten.Col. Valerio Gildoni, da soli
Battista Scapaccino. Nel febcinque giorni comandante del
braio 1834 i fuoriusciti repubbliIL CARABINIERE A CAVALLO
reparto operativo di Vicenza.
cani, spinti da Mazzini, tentano
L'Ufficiale, in borghese e con il
SCAPACCINO ED IL
di invadere la Savoia ed il
Piemonte ed occupano la caserCOLONNELLO GILDONI SONO LA giubbotto antiproiettile, prova
a convincere l'anziano a desistema dei Carabinieri di Les
PRIMA E L'ULTIMA MEDAGLIA
re dai suoi intendimenti, ma
Echelles. Verso le 9 di sera il
D'ORO AL VALOR MILITARE DI
quest'ultimo fa fuoco e l'ufficiaCarabiniere Scapaccino, di rienUNA STORIA LUNGA
le, colpito alla testa, muore.
tro da un servizio, giunge in
Alla memoria del Colonnello
paese e, fermato dagli insorti, è
CENTONOVANTASEI ANNI ...
Gildoni viene conferita la
invitato a riconoscere come sua
Medaglia d'Oro al Valor
una
bandiera
tricolore.
Militare.
Risponde "Io non riconosco che la bandiera del mio
Il Carabiniere a Cavallo Scapaccino ed il Colonnello
Re" e cerca di passare oltre. Ma viene ucciso da due
Gildoni sono la prima e l'ultima Medaglia d'Oro al
colpi di arma da fuoco.
Valor Militare di una storia lunga centonovantasei
Da allora, molti episodi che hanno visto protagoanni nella quale l'Arma dei Carabinieri, per la silennisti i carabinieri, sono stati oggetto di Decorazioni al
ziosa abnegazione con la quale ha adempiuto in pace
Valor Militare. Il 30 aprile 1848, a Pastrengo, Re Carlo
ai suoi doveri d'istituto e per il valore costantemente
Alberto, espostosi improvvidamente al fuoco
dimostrato, in guerra è stata definita dalla viva voce
Austriaco, viene salvato dalla travolgente "carica" dei
del popolo "Arma fedele e benemerita per eccellencarabinieri a cavallo comandata d'iniziativa dal
za" in ossequio a quel principio che ne informa lo spiMaggiore Negri di San Front. Per questa azione alla
rito e le azioni: "Usi a obbedir tacendo e tacendo
Bandiera dell'Arma viene conferita la Medaglia
morir".
d'Argento al Valor Militare.
A tutti voi consentitemi un ideale abbraccio
Agosto 1941 Africa Orientale Italiana. Il Generale
Nasi, arroccato nel ridotto di Culqualber per difendeCarlo Maria Magnani
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IL NASTRO AZZURRO
LETTERE AL DIRETTORE
Caro Direttore
poiché promesse e minacce vanno sempre mantenute, eccoti la preannunciata chiosa sull'argomento da te ottimamente trattato in risposta alle lettere dell’avv. Atanasio e della Sig.ra Cecconi.
Considerata la mia tenera età (ricordo che da alcuni giorni ho girato la boa degli ottantacinque) ho vissuto in prima
persona gli avvenimenti di cui avete trattato (il referendum del 1946 è stato il mio battesimo di cittadino votante, avendo compiuto da poco i 21 anni) e, pertanto, le mie conoscenze dei fatti si riferiscono, oltre a quanto è stato scritto al
riguardo (per la verità, non sempre, in maniera scevra da evidenti interessi "utilitaristici"), a quanto visto ed udito in
quei giorni.
Vorrei peraltro precisare che, discendendo da una famiglia di militari, fedeli servitori della Patria e della Monarchia,
sono cresciuto in mezzo a cerimonie militari e patriottiche nonché vivendo l'importanza mondiale di alcuni avvenimenti dell'epoca (come ad esempio i superbi voli dell’Aeronautica Militare ai comandi di Italo Balbo e di Biseo; il record
mondiale di velocità con idrovolante di Agello; il Nastro Azzurro per il record di traversata atlantica conquistato dal
REX; le meravigliose realizzazioni di Guglielmo Marconi; nonché il rispetto che l'Italia godeva in campo internazionale), mi sono sentito, entrando a 15 anni alla Scuola Militare di Roma, un naturale suddito della mia Patria e, conseguentemente, di Casa Savoia.
Poi, però, ci fu l'8 settembre ed il panorama militare di allora restò tristemente, in tantissimi casi, quello del "tutti
a casa", della "fuga", fra l'altro indecorosa, di tutte le Istituzioni; l'abbandono delle nostre truppe, ed in specie di quelle fuori dei confini della Patria, senza ordini (ha scritto in proposito un mio amico Alpino reduce dall'URSS: "Quando
sui tumuli ancora freschi si ergevano croci in ricordo di un olocausto glorioso sui vari fronti di guerra, agli italiani arrivò
l'ordine di considerare nemico l'alleato ed amico il nemico"); l'abbandono degli Italiani di Istria e di Dalmazia alla mercé
delle orde titine con le ben note drammatiche conseguenze (foibe e pulizia etnica!); senza contare che la prevedibile
ira dell'ex alleato fu terribilmente alimentata, anche se non unicamente, dalle assicurazioni date all'Ambasciatore tedesco, sul loro onore, da Badoglio alcuni giorni prima e dal Re addirittura lo stesso 8 settembre alle ore 12, in ordine alla
piena lealtà ed alla prosecuzione della guerra a fianco dell'alleato, mentre la capitolazione (non l'armistizio, come è
stato sempre "definito") era stata firmata a Cassibile già da cinque giorni!
L'8 settembre fu reso noto solo il così detto "armistizio corto" mentre la seconda parte, contenente le clausole della
resa senza condizioni ed il famigerato art. 16, fu firmata da Badoglio a Malta a bordo della corazzata Nelson e restò
segretata fino al 6 novembre 1945.
Il Capitano di Corvetta MOVM Fecia di Cossato così concludeva il suo testamento spirituale, scrivendo alla madre,
prima di togliersi la vita: "siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile e senza
alcun risultato.".
Alla luce di quanto precede, pertanto, condivido appieno quanto da te risposto alle precedenti lettere in materia.
Nello scusarmi per la lunghezza della mia "chiosa", ti saluto con viva cordialità.
Giuseppe Cigliana
(Socio della Federazione di Roma)
Caro amico Cigliana,
ho sempre sostenuto, e lo ribadisco, che l'8 settembre è la data più tragica della storia della nostra Patria, e in base
a quanto Tu mi scrivi, da testimone oculare dell’evento, me ne convinco ancora di più.
Nel rispodere all'amico avv. Atanasio ed alla gentile signora Cecconi non avevo alcun intento polemico, né volevo
contrapporre le rispettive idee, ma intendevo solo sottolineare come, non Casa Savoia, senza l'intraprendenza della
quale il Risorgimento Italiano non avrebbe avuto luogo, ma Re Vittorio Emanuele III non abbia brillato, in particolare durante la seconda parte del suo lungo regno e proprio nel momento cruciale del cambio di fronte. Tutto qui.
Il particolare del colloquio delle ore 12 dell'8 settembre tra il Re e l'Ambasciatore tedesco mi era ben noto ma,
sempre per non esasperare un confronto di idee pacato e civile su un triste momento storico, avevo evitato di citarlo. Ebbene, si tratta di uno dei tanti episodi che non richiedono commento.
Un caro saluto.
Antonio Daniele
Egregio Direttore
Sono il Presidente dell'Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia, nonché membro del Consiglio Direttivo della Federazione di Trieste dell'Istituto del Nastro Azzurro con l'incarico di
Coordinatore del Centro Studi istituito dal Presidente dott. Vuxani.
Ho letto nel nostro giornale (n° 2 mar.-apr. 2010) l'articolo pubblicato a pag. 19, dedicato al Giorno del Ricordo delle
Foibe e dell'Esodo, a firma di Carlo Cetteo Cipriani. Tra l'altro, ma non soltanto su quel punto, mi ha colpito l'affermazione: "Si dice che le vittime delle foibe furono ventimila, forse qualche migliaio in meno,…"
So con quanto sentimento, più di ogni altra Associazione combattentistica, l'Istituto del Nastro Azzurro ha preso a
cuore la sorte di coloro che furono infoibati dai partigiani titini e quella dei 350.000 esuli istriani, fiumani e dalmati. So
l'impegno della Federazione di Trieste, con il Centro Studi, per portare alla luce la sorte dei militari e appartenenti a
corpi militarizzati uccisi dai partigiani titini, mediante la laboriosa compilazione di appositi elenchi secondo le località
di nascita delle povere vittime. Ed è ciò che mi spinge a scrivere questa missiva.
Da almeno 5 anni, cioè dall'istituzione del Giorno del Ricordo, che è in atto una collerica e spietata campagna negazionista, condotta con dovizia di mezzi e determinazione, che si basa proprio sulla confutazione di affermazioni inconsistenti, sulla loro demolizione e sull'estensione del giudizio di falso storico a tutti gli aspetti di questa tragedia. Parlare
di "… ventimila vittime, forse qualche migliaio in meno, …" significa fornire ai negazionisti una formidabile occasione
per giocare sull'equivoco e, confutando questa cifra spropositata, sostenere che tutto quanto viene detto sulle foibe è
propaganda anti slava ed anti comunista.
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IL NASTRO AZZURRO
Esistono studi, ricerche storiche, elenchi nominativi di Scomparsi e di Caduti che vanno dal primo elenco edito dall'allora Sindaco di Trieste, ing. Gianni Bartoli, all'Albo d'Oro di Luigi Papo edito dall'Unione degli Istriani, ai volumi dei
Caduti e Dispersi dei Comuni del Friuli Venezia Giulia, editi dall'Istituto della Resistenza di Udine, secondo i quali risulta che fortunatamente il numero dei Caduti nella difesa del nostro Confine orientale dal settembre 1943 in poi (e sono
tali tutti i militari o civili assassinati dalle bande partigiane di Tito), è di molto inferiore ai quasi ventimila dichiarati
dall'Autore dell'articolo.
Dagli studi del nostro Centro e dell'Associazione Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia
risultano individuati i nomi di circa 7.600 Scomparsi o Caduti, tra Civili, Guardie di Finanza, Carabinieri, Agenti di
Pubblica Sicurezza, Militari dell'Esercito del Nord e perfino di quello del Sud. All'incirca il 34% di queste vittime ha trovato la sua tragica sorte in Istria, il 25% nella provincia di Trieste, il 23% in quella di Gorizia, l’11% in quella di Fiume
ed il 7% in Dalmazia.
È mio profondo desiderio inviare, per il tramite della Federazione di Trieste, alcuni studi su queste vicende, con particolare riferimento al ricordo di nostri Caduti delle Foibe decorati al Valor Militare alla Memoria, per confutare l'infame calunnia di crimini di guerra che la campagna negazionista lancia contro l'Esercito Italiano per le operazioni militari in Jugoslavia nella seconda guerra mondiale.
Con le più sentite cordialità
Dr. Giorgio Rustia
(Socio della Federazione di Trieste)
Gent.mo dott. Rustia,
l'articolo al quale si riferisce la Sua precisa e puntuale lettera narra in modo molto interessante, anche se stringato, ma la
storia dell'insediamento italiano nelle terre giuliano dalmate fino al tragico epilogo della seconda guerra mondiale.
La frase incriminata (se così possiamo dire), "... ventimila, forse qualche migliaio in meno ...", denuncia sicuramente
una certa imprecisione nel descrivere le conseguenze degli eccidi delle foibe, ma anche se tra quella cifra e i "... 7600 ..."
oggettivamente accertati c'è una notevole differenza, l'articolo descrive senza alcuna possibilità di contrasto l'inconfutabile realtà di quel triste periodo vissuto dalle popolazioni istriano dalmate di ceppo italiano.
Sono d'accordo con Lei (e come potei non esserlo) che la storia è una, quindi non c'è alcun bisogno di aumentare le
cifre per sottolineare l’efferatezza di un genocidio, ma non credo che sia in alcun modo possibile, prendendo a pretesto
un "errore di conteggio", azzerarne gli effetti e negarne l'esistenza. È vero che più di uno ci prova, ma nessuno può riuscirci. ormai, a differenza di quanto avveniva solo qualche decennio fa, nella comune accezione del termine, le foibe non
sono più semplici "particolarità del territorio carsico", ma evocano, senza alcun dubbio, lo spettro di una terribile persecuzione ai danni di migliaia di persone che avevano la sola “colpa” di essere italiani. I cosiddetti negazionisti, sono solo
tristi figure di "venduti" e "anti italiani". Attendo con interesse gli studi che invierà alla redazione de “Il Nastro Azzurro”.
Un cordiale saluto.
Antonio Daniele
Caro Nastro Azzurro,
prima di tutto Vi ringrazio per avermi "scovato" e ciò mi è talmente gradito da farmi sentire vivo ancora un pochino
di più.
Nelle pagine 28, 29 e 30 del n° 2 ho letto con particolare interesse ciò che riguarda la triste battaglia di Adua del
1896 e, a proposito di ciò, ho anch'io alcune cose da dire. Premetto che facevo parte dell'autodrappello del Comando
del 4° Corpo d'Armata del generale Ezio Babbini e il mio compito era di condurre, con la "mia" Balilla, gli ufficiali del
Comando in ogni direzione.
La battaglia così detta di Adua fu combattuta precisamente in località Monte Raio, a quaranta chilometri di strada
rotabile e, ovviamente, più vicina in linea retta. Il Monte Raio è attorniato da una immensa quantità di pietrame di
tutte le dimensioni sotto il quale Menelik fece seppellire i morti del nostro esercito, facendo incidere sulla pietra più
grossa di ogni sepoltura, con martello e scalpello, le generalità di ogni sepolto. Le ho lette con i miei occhi e ancora mi
pento per non averne annotate alcune nel mio quaderno. I pochi soldati che ebbero salva la vita furono evirati e agli
eritrei che avevano combattuto col nostro esercito furono amputati la mano destra e il piede sinistro. Ne conobbi due
ad Arresa, grosso villaggio poco lontano da Adi Ugri: erano due fratelli gemelli che vivevano con la pensione
dell'Esercito Italiano.
In una settimana tornai per tre volte in zona Monte Raio assieme ad altri compagni di reparto e quindi con molti
ufficiali, partendo da Adua città di capanne più o meno decenti, ove ci eravamo trasferiti da Adi Ugri appena riconquistata, prendendo posto, il comando, nella bella villa che era stata la sede del Governatore Italiano, durante gli amichevoli rapporti con il Negus. Alla seconda andata partecipò anche un maggiore medico, ormai sulla settantina, sopravvissuto a quella battaglia e restato a vivere all'Asmara, il quale ricostruì con i suoi racconti le varie fasi dello scontro e dagli
interventi di alcuni ufficiali risultò che alcuni particolari erano ancora inediti.
Quando mi fu ordinato di prepararmi per la terza visita nello stesso posto, mi parve di capire che doveva esserci
qualche ragione particolare. Infatti, era il sabato santo, e mentre ci preparavamo per la partenza, notai nuovamente,
fra gli altri ufficiali del Comando, il maggiore medico e la presenza di una signora e di tre ragazze. Erano la signora
Badoglio, la figlia e due amiche di famiglia, le quali, giunte al Monte Raio appresero, con le descrizioni del maggiore
medico, molte notizie più convincenti di qualche libro di storia.
Federico Nardi
(nato il 21 novembre 1913)
Carissimo Nardi,
i suoi ricordi squarciano il velo del tempo e contemporaneamente aprono mille interrogativi e curiosità. Sarebbe molto
bello se quanto Lei ha solo accennato, circa i ricordi dell'anziano ufficiale medico, diventasse un Suo articolo testimonianza da pubblicare su questa rivista. Quei "particolari inediti" relativi alla battaglia di Adua non possono andare perduti!
Nell'attesa, Le invio un pubblico cordiale saluto.
Antonio Daniele
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IL NASTRO AZZURRO
10 GIUGNO 2010:
LA FESTA DELLA MARINA CELEBRATA A NAPOLI
Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio
Branciforte, e il generale Vincenzo Camporini, Capo di
Stato Maggiore della Difesa, anche il sindaco di Napoli
Rosa Russo Iervolino, il presidente della Provincia Luigi
Cesaro e quello della Regione Stefano Caldoro, il presidente del Tribunale di Napoli Carlo Alemi, il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore, il
Questore Giuffrè, il Prefetto Pansa, il Presidente della
Corte d'Appello Bonaiuto, Monsignor Vincenzo Pelvi, i
vertici delle Forze Armate ed altri esponenti della politica cittadina e della vita sociale.
Nel porto di Napoli, città dagli antichi e profondi
legami storici con la Marina Militare, hanno defilato
davanti al lungomare Caracciolo le navi “Cavour”,
“Caio Duilio”, “Cigala Fulgosi”, “Etna”, unità della
Guardia Costiera e, gioiello di ultima generazione frutto di un programma italo-tedesco, il sommergibile
“Scirè”. Sui ponti delle superbe unità, i marinai schierati per rendere gli onori al Capo dello Stato con il tradizionale "Saluto alla Voce".
Il veliero Amerigo Vespucci, al suo ottantesimo
I
l 10 Giugno u.s. a Napoli, sul lungomare di via
Caracciolo, le massime autorità militari, politiche,
religiose e civili, hanno presenziato alla parata delle
navi militari in occasione della Festa della Marina
Militare.
Il Presidente della Repubblica, On. Sen. Giorgio
Napolitano, è stato accolto davanti alla rotonda Diaz
dal Ministro della Difesa, on. Avv. Ignazio La Russa, e
dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare,
Ammiraglio Bruno Branciforte. Ad accompagnare il
passaggio del Presidente della Repubblica, l'inno di
Mameli, eseguito dalla Banda Musicale della Marina e
le 21 "salve di cannone" d'onore sparate dalla nave
scuola "Amerigo Vespucci".
La festa si celebra il 10 giugno di ogni anno in ricordo di una delle più significative ed ardite azioni compiute sul mare nel corso della 1ª Guerra Mondiale: l'impresa di Premuda da parte del Comandante Luigi Rizzo,
appunto il 10 giugno del 1918.
Davanti al palco delle autorità, dove erano oltre al
Napoli - Il Presidente della Repubblica consegna la Medaglia d’Oro
al Merito di Marina alla Bandiera di Guerra del 3° Gruppo Elicotteri
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IL NASTRO AZZURRO
Lo schieramento e, sullo sfondo, la portaeromobili
Cavour, ammiraglia della Marina Militare
Marina Militare e la seconda alla campionessa olimpica di windsurf Alessandra Sensini,
per i suoi meriti sportivi.
Nelle parole espresse dal generale
Camporini, dal ministro La Russa e dall'ammiraglio Branciforte, dopo i formali ringraziamenti al sindaco della città, Rosa Russo
Jervolino, sono emersi i particolari valori
della Marina Militare, il cui contributo,
come strumento operativo nelle numerose
missioni in Patria e fuori area, è determinante. L'impegno sul mare di uomini e donne
con le stellette, abituati al sacrificio, non
muterà, anche a fronte delle continue diminuzioni di finanziamento alla Difesa.
La cerimonia si è conclusa con le evoluzioni di 9 “Sea-Harrier” in formazione a diamante che hanno sorvolato il luogo dell’evento, mentre 5 paracadutisti, prima di lanciarsi, hanno sventolato il tricolore e gli
aerei, hanno lasciato nel cielo, una scia con i
colori della nostra bandiera.
anno di vita, con le ventuno "salve d'onore" creava
uno scenario particolarmente
suggestivo, reso imponente
anche dallo schieramento dei
vari reparti della Marina, dal
Battaglione “San Marco” agli
Incursori del “Varignano”,
dalla Banda diretta dal maestro capitano di fregata
Antonio Barbaglio, agli allievi
dell'Accademia Navale di
Livorno e del Collegio Navale
"Francesco
Morosini"
di
Venezia, dalla discesa dal cielo
dei paracadutisti incursori
(COMSUBIN) al passaggio in
formazione a rombo di 9 "SeaHarrier" imbarcati sul Cavour.
Nel corso della cerimonia,
il Presidente della Repubblica
ha consegnato due Medaglie
L’impeccabile formazione a rombo dei 9 “Sea-Harrier”
d'Oro al Merito di Marina: la
imbarcati sulle portaeromobili della Marina Militare
prima alla Bandiera di Guerra
del 3° gruppo elicotteri della
L’ORIGINE DELLA FESTA
L'istituzione della "Festa della Marina Militare" risale al 13 marzo 1939. All'epoca ogni singola Forza
Armata ebbe l'opportunità di scegliere il giorno in cui celebrare la propria festa: per la Marina Militare
fu indicata la data del 10 giugno quale ricordo di una delle più significative ed ardite azioni compiute
sul mare nel corso della 1ª Guerra Mondiale: l'impresa di Premuda.
Precedentemente al 1939, la festa della Marina veniva celebrata il 4 dicembre, festa di Santa
Barbara patrona della Forza Armata. Istituita la giornata celebrativa e scelta la data 10 giugno, la festa
fu celebrata per la prima volta proprio nel 1939 con solenni cerimonie in tutte le piazze marittime militari, a bordo delle Unità Navali e all'interno di tutti gli stabilimenti di lavoro. A Roma affluirono per la
circostanza ventiduemila marinai, con 150 stendardi di unità di superficie e 105 di sommergibili. Essi
resero omaggio alla tomba del Milite Ignoto e sfilarono su via dei Fori Imperiali.
7
IL NASTRO AZZURRO
CELEBRATO ALLO STADIO DEI MARMI IL 236O
ANNIVERSARIO DELL’ISTITUZIONE
DELLA GUARDIA DI FINANZA
Napolitano, ha quindi consegnato la
l 22 giugno 2010 si è celebrato alle
Medaglia d'Oro al Merito Civile alla
20.00, allo "Stadio dei Marmi" del
Bandiera di Guerra della Guardia di
Foro Italico di Roma, il 236°
Finanza, a testimonianza dell'opera di
Anniversario di Fondazione della
soccorso alle popolazioni e di supporto
Guardia di Finanza.
alle istituzioni locali in occasione del
Hanno presenziato all'evento il
tragico evento sismico che il 6 aprile
Presidente della Repubblica, On. Sen.
2009 ha colpito la città dell'Aquila e
Giorgio Napolitano, il Presidente del
l'Abruzzo.
Consiglio dei Ministri, On. Silvio
L'evento è stato anche occasione
Berlusconi, il Ministro dell'Economia e
per tracciare il bilancio delle attività del
delle Finanze, On. Prof. Giulio
Corpo nei primi 5 mesi del 2010, bilanTremonti, e le massime Autorità politicio decisamente positivo, soprattutto
che, civili, militari e religiose, nonché
grazie all'avvenuta rimodulazione, da
numerosi
Ufficiali,
Ispettori,
un punto di vista qualitativo, delle straSovrintendenti, Appuntati e Finanzieri,
tegie adottate nella lotta agli illeciti
in servizio ed in congedo.
economico-finanziari.
Le
celebrazioni
legate
Nella continua lotta all'evasione
all'Anniversario di Fondazione del
fiscale, nei primi cinque mesi del 2010,
Corpo erano iniziate già dalla mattina,
la Guardia di Finanza ha:
a Roma, con la deposizione da parte
Roma (Stadio dei Marmi) – scoperto redditi non dichiarati al
dei vertici della Guardia di Finanza di
La Bandiera di Guerra della
fisco per 22,2 miliardi di euro;
tre corone d'alloro: la prima al
– scopertto omessi versamenti di IVA
Guardia di Finanza
Monumento al Finanziere in Largo XXI
per 3,1 miliardi di euro;
Aprile; la seconda al Sacrario dei Caduti
– individuato 3.790 evasori totali che avevano occultato
del Corpo nella Caserma "Sante Laria" di Piazza
redditi per 7,9 miliardi di euro;
Armellini; la terza presso la Tomba del Milite Ignoto,
– identificato 12.927 lavoratori irregolari, di cui 8.937
all'Altare della Patria.
completamente in nero, impiegati da 3.477 datori di
La cerimonia allo Stadio dei Marmi si è aperta con la
lavoro;
rassegna da parte del Capo dello Stato alla Brigata di
– accertato un'evasione fraudolenta all'IVA per 1,4
Formazione, schierata con la Banda del Corpo, i
miliardi;
Medaglieri
e
i
Labari
delle
Associazioni
– individuato filoni di evasione fiscale internazionale
Combattentistiche e d'Arma, i Gonfaloni della Regione
per 4,3 miliardi di euro.
Lazio, della Provincia e della città di Roma, il Medagliere
– accertato oltre 31,5 milioni di euro di diritti doganali
dell'Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia e la
e più di 16 milioni di euro di accise evasi;
Bandiera di Guerra della Guardia di Finanza, insignita di
– scoperto truffe per l'ottenimento di finanziamenti
57 ricompense al Valore. Ha poi preso la parola il Ministro
comunitari e nazionali per 318 milioni;
dell'Economia e delle Finanze On. Giulio Tremonti, che ha
– segnalato alla Corte dei Conti danni erariali per 873
approfondito le mille sfaccettature dell'attività della
milioni;
Guardia di Finanza.
– denunciato alle Procure della Repubblica 2.140 sogIl Presidente della Repubblica, On. Sen. Giorgio
– getti che, attestando falsamente un basso
tenore di vita, hanno indebitamente fruito di agevolazioni, contributi e sussidi;
– sequestrati 48 milioni di prodotti contraffatti e arrestate 92 persone per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione.
– sequestrati alle "mafie" beni per 1,2
miliardi;
– denunciati per riciclaggio di denaro 382
soggetti per complessivi 328 milioni di euro;
– denunciate 430 persone per abusivismo
bancario e finanziario ed altre 262 per
usura;
– le indagini antidroga hanno portato alla
denuncia di 3.500 persone, di cui 1.400 tratti in arresto, ed al sequestro di circa 6 tonRoma (Stadio dei Marmi) - La rassegna del Capo dello Stato
nellate di sostanze stupefacenti;
I
8
IL NASTRO AZZURRO
specificità dei compiti attribuiti alla Guardia di Finanza,
moderna forza di polizia a tutela della collettività e della
sicurezza economico finanziaria dello Stato e dell'Unione
Europea.
"Sono lieto di passare il testimone al Gen. Di Paolo,
del quale ho potuto in questi anni apprezzare il profondo senso istituzionale e le grandi qualità umane e professionali. La Guardia di Finanza meritava questa attenzione
e sono onorato di averla accompagnata a questo storico
traguardo ", ha dichiarato il Comandante uscente, Gen.
C. A. Cosimo D'Arrigo.
"Ringrazio il Governo - ha commentato il Generale
Di Paolo - per la fiducia accordata alla Guardia di
Finanza, con la nomina di un Comandante proveniente
dalle sue fila. Il mio pensiero, in questo momento, è
rivolto a tutti i Finanzieri, al cui merito, per l'attività svolta al servizio del Paese, è da ascrivere questo prestigioso
riconoscimento".
(dal sito web della GdF)
–
eseguiti 1.077 interventi di polizia ambientale con la
scoperta di 1.159 violazioni ed il sequestro di 173 ettari di aree demaniali, 919 discariche abusive e 122.000
tonnellate di rifiuti industriali.
Va ricordata, infine, l'attività delle 26 stazioni di
Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, che nei primi 4
mesi dell'anno hanno svolto 1.351 interventi, prestando
assistenza a 1.362 persone.
Alle ore 20.50, ha avuto luogo, alla presenza del
Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del Ministro
Tremonti, la cerimonia di avvicendamento, nella carica di
Comandante Generale della Guardia di Finanza, tra il
Generale di Corpo d'Armata Cosimo D'Arrigo, che ha
lasciato l'incarico dopo quasi tre anni, ed il Generale di
Corpo d'Armata Nino Di Paolo.
La recente legge 79/2010, votata all'unanimità dal
Parlamento, consente al Governo di scegliere e nominare
al vertice del Corpo anche un Generale di Corpo
d'Armata delle Fiamme Gialle. La designazione del
Generale Di Paolo quale Comandante Generale della
Guardia di Finanza è stata deliberata lo scorso 10 giugno
dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro
dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro
della Difesa. Si tratta di una svolta nella storia della
Corpo, un evento che costituisce il riconoscimento della
L’Istituto del Nastro Azzurro ringrazia il generale
Cosimo D’Arrigo, e se ne congratula, per l’opera svolta
e formula al generale Nino di Paolo i più fervidi auguri
di fulgidi successi alla guida del Corpo della Guardia di
Finanza.
IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA NINO DI PAOLO È IL NUOVO
COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA
Il Generale di Corpo d'Armata Nino Di Paolo, nato il 19 agosto 1946 a
Cansano, in provincia de L'Aquila, il 25 ottobre 1965 è stato ammesso a
frequentare l'Accademia della Guardia di Finanza.
Nominato Sottotenente nel 1967, inizia la sua carriera presso la Scuola
Alpina di Predazzo in Val di Fiemme. Avvio, questo sulle Dolomiti, che
segnerà il suo profondo e intenso legame con la montagna, mai affievolito. Nei gradi di Tenente (1969), Capitano (1976) e Maggiore (1985) ha
comandato Reparti Operativi dell'Italia Settentrionale e prestato servizio
presso il Reparto "Operazioni" del Comando Generale. Da Colonnello
(1992) ha comandato il Nucleo Centrale di Polizia Tributaria di Roma, è
stato Capo del I Reparto del Comando Generale (Personale) e Sottocapo
di Stato Maggiore per l'Area Operativa. Nei gradi di Generale di Brigata
(1997) e di Divisione (2002) è stato Comandante Regionale della
Campania e Capo di Stato Maggiore del Comando Generale della Guardia di Finanza. Nel grado di vertice (2005) è stato Comandante Interregionale dell'Italia Centro Settentrionale, con competenza sulle
regioni Toscana, Emilia Romagna e Marche, e dal 15 settembre 2008 ha assunto la carica di Comandante
in Seconda della Guardia di Finanza.
Laureato in Giurisprudenza, Scienze Politiche, Scienze della Sicurezza Economico Finanziaria presso
l'Università La Sapienza di Roma, Economia e Commercio presso l'Università di Bergamo e Scienze
Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Trieste, è titolato di Scuola di Polizia Tributaria al
termine del biennio di formazione dell'11° corso.
Ha svolto pluriennale attività di insegnamento presso gli Istituti di Istruzione del Corpo, inclusi
quelli di alta formazione. È stato docente a contratto presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli
dove ha insegnato "Storia dell'emigrazione italiana in America".
Il suo ultimo volume "Ellis Island, Storia versi e immagini dello sradicamento" del 2007, inserito
nella Biblioteca del Congresso Americano, ha tra l'altro fornito la base scientifica ed i materiali per il
Museo dell'Emigrazione realizzato nel suo paese d'origine nonché per la mostra ed il convegno di studi
"Ellis Island: italiani d'America" organizzati dal Comune di Roma presso la "Casa della Memoria e della
Storia".
Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, è insignito della Medaglia d'Oro al
Merito di Lungo Comando e della Medaglia Mauriziana.
L'alpinismo, i viaggi e la fotografia, sono le passioni che gli consentono di mantenere solide e
profonde radici con la sua terra d'origine, l'Abruzzo.
È sposato con la Dott.ssa Maria Paola Ingo ed ha tre figli: Luca, Laura e Sara.
Dal 23 giugno 2010 è Comandante Generale della Guardia di Finanza.
9
IL NASTRO AZZURRO
MARCIA DELL’UNIT À D’ITALIA
L'impresa, quindi, avrà una
durata complessiva di quattro
mesi e mezzo, durante i quali
l'Istituto del Nastro Azzurro
seguirà giorno per giorno il suo
sviluppo. Non siamo ancora in
grado di dirvi quale sarà la portata mediatica dell'impresa, ma
una cosa è certa: il sito internet
dell'Istituto del Nastro Azzurro
gli dedicherà uno spazio particolare e tale spazio sarà aggiornato in tempo reale per fornire a
tutti coloro che lo vorranno,
giorno per giorno, l'avanzare del
percorso di Michele Maddalena.
La rivista, essendo a cadenza
bimestrale, potrà solo riportare
ampi consuntivi dell'evento sui
numeri 6 del 2010 e 1, 2 e 3 del
2011.
Ma ciò che interessa di più
all'Istituto del Nastro Azzurro è
che la "Marcia dell'Unità
d'Italia" sia l'occasione per far
conoscere l'Istituto stesso al più
vasto pubblico e per diffondere
il messaggio della cultura del
Valor Militare, senza il quale
l'Unità d'Italia, ottenuta mediante i moti rivoluzionari, le guerre
d'indipendenza e l'intraprendenza politica di molti patrioti
che non esitarono a rischiare la
vita per quell'ideale, non si
sarebbe realizzata.
Il marciatore porterà con sé una pergamena sulla
quale è scritto un messaggio di Unità e di Italianità
che verrà firmato da
tutti i Presidenti di
Regione (fac simile
alla pagina accanto),
man
mano
che
Michele Maddalena
raggiungerà i diversi
capoluoghi, e infine
sarà consegnato nelle
mani del Presidente
della Repubblica a
conclusione
della
Marcia. Nei mesi successivi, copie numerate della pergamena
Michele Maddalena
originale, complete di
N
ella ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità
d'Italia, l'Istituto del Nastro Azzurro, accogliendo la proposta della Federazione Provinciale di
Latina, ha voluto promuovere la “Marcia dell’Unità
d’Italia”, che sarà realizzata in solitaria dal suo stesso
ideatore: l'azzurro Michele Maddalena, classe 1940,
socio della citata Federazione.
La Marcia partirà da Trieste, in piazza dell'Unità
d'Italia, il prossimo 3 novembre 2010 e, dopo aver
percorso tutto il territorio nazionale, isole comprese,
toccando ogni Capoluogo di Regione, raggiungerà
Torino dove avrà termine in piazza Castello il 17
marzo 2011, giorno del 150° Anniversario della proclamazione dello Stato Unitario. In quel momento,
Michele Maddalena avrà percorso ben 4215 chilometri suddivisi in 112 tappe giornaliere di lunghezza
media di circa 38 chilometri. Ogni dieci giorni circa
effettuerà una giornata di riposo.
10
IL NASTRO AZZURRO
tutte le firme delle diverse autorità istituzionali, saranno consegnate ad ogni Presidente di
Regione.
Al momento in cui la rivista
va in stampa, l'Istituto del Nastro
Azzurro può già annoverare il
patrocinio morale del Comando
Generale della Guardia di
Finanza e della Provincia di
Latina. È stato richiesto quello
dell'U.N.U.C.I. e quello dell'Arma
dei Carabinieri. Ovviamente, il
Presidente della Repubblica ha
già concesso il suo Alto
Patronato.
È stato inviato al Comitato
dei Garanti per le celebrazioni
del 150° Anniversario dell'Unità
d'Italia una informativa, completa di programma, dell'iniziativa
di Maddalena. Il Comitato, sebbene non si sia ancora ufficialmente pronunciato, già per le
vie brevi ha dato lusinghieri giudizi positivi sull'idea.
Il nostro marciatore verrà
supportato lungo tutto il percorso dalla Guardia di Finanza e
dall'Arma dei Carabinieri. È stato
richiesto il supporto a queste
due Forze Armate non solo per il
particolare
contributo
che
entrambe
diedero
al
Risorgimento
italiano,
ma
soprattutto per la loro capillare
diffusione sul territorio nazionale, che consente ad esse, meglio
che ad altre organizzazioni mili-
Schema della pergamena
Michele Maddalena alla
presentazione di un suo
libro
storici, uno sportivo, soprattutto un Azzurro che
ama la sua Patria e vuole, con l'impresa che si
accinge a compiere, dare un contributo personale
alla celebrazione del 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, che sanciva finalmente la nostra Unità Nazionale dopo la seconda
guerra d'indipendenza e il successo dell'impresa
dei mille di Garibaldi. All'epoca, mancava ancora
Roma capitale e Venezia, Trento, Trieste, l'Istria e la
Dalmazia erano ancora sotto il tallone asburgico,
ma l'Italia era finalmente riunita! Non lo era più
stata dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente
(476 d.C.).
tari, di poter assistere
senza particolari difficoltà il nostro marciatore lungo tutto il
percorso che egli
seguirà.
Ma chi è Michele
Maddalena? Un ex
finanziere, un insegnante in pensione,
un uomo di cultura,
uno storico, uno
scrittore di romanzi
11
IL NASTRO AZZURRO
ESPLOSIONE UCCIDE DUE ARTIFICIERI ITALIANI
IN AFGHANISTAN - (IL FATTO)
Afghanistan - Militari italiani di pattuglia
U
agguato in operazioni del genere, pur affidate a
uomini di grandissima esperienza. Le due vittime,
infatti, avevano al loro attivo un elevato numero
di interventi di disinnesco di ordigni esplosivi.
"Provo dolore" e "sono rattristato per la notizia", è stato il commento del Presidente del
Consiglio On. Silvio Berlusconi, che ha espresso il
proprio cordoglio "alle famiglie" dei militari morti
ed ha ricordato che queste azioni "rafforzano l'idea che dobbiamo esserci". Anche il Presidente
della Repubblica, On. Sen. Giorgio Napolitano, ha
espresso "sentimenti di solidale partecipazione al
dolore dei familiari dei caduti".
Il ministro della Difesa, On. Avv. Ignazio La
Russa, nell'audizione parlamentare sulla vicenda, ha spiegato che "In base alle prime informazioni, sembra che il primo maresciallo Gigli, capo
team di bonifica, dopo il primo intervento, resosi conto del pericolo di una nuova imminente
esplosione, abbia prontamente fatto allontanare gli altri
militari presenti nell'area, rimanendo sul posto per intervenire insieme all'altro specialista, caporal maggiore
capo De Cillis. Questo ha probabilmente evitato ulteriori danni al nostro personale". La Russa ha poi ricostruito
nel dettaglio tutte le fasi dell'attentato, rivelando che il
primo maresciallo Gigli ha fatto scudo col suo corpo al
capitano Federica Luciani, rimasta solo lievemente ferita
nell'attentato. Il Ministro ha anche comunicato "con
grande orgoglio la determinazione del capitano Luciani
di non voler lasciare la zona" di operazioni. "Comunque
il Governo Italiano", ha proseguito il ministro della
Difesa, "intende confermare pienamente il proprio
impegno" in Afghanistan "teso … ad affidare entro la
fine del 2013 al governo afghano legittimamente insediato ed alla polizia afghana il controllo del territorio ed
n ordigno improvvisato (IED) ha ucciso altri due
militari italiani. Lievemente ferita anche una soldatessa. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio del 28
luglio, in una zona a circa 8 km dal centro di Herat. La polizia afgana ha individuato la presenza di una bomba rudimentale e, come avviene in questi casi, ha chiesto l'intervento degli specialisti artificieri degli Alpini. È intervenuto
un team del 3° reggimento Genio, specializzato nella rimozione di ordigni esplosivi improvvisati, composto da 36
militari su 8 veicoli blindati Lince, uno dei quali in versione
ambulanza. Gli artificieri hanno disinnescato la bomba, ma
mentre perlustravano a piedi la zona circostante per accertare l'eventuale presenza di altri ordigni, il primo maresciallo Mauro Gigli, di Sassari, 41 anni, ed il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis, di Bisceglie (Bari), 33, sono
stati investiti ed uccisi da una forte esplosione. A seguito
dello scoppio, ha riportato lievi
escoriazioni anche il capitano
Aeroporto di Ciampino (Roma) - Il Presidente della Repubblica
Federica Luciani. Ferito lieveNapolitano accoglie le salme dei militari italiani uccisi
mente un civile afgano.
Gli IED costituiscono la principale minaccia nell'Ovest, per i
militari italiani, ma anche per
forze armate e civili afgani. Nei
giorni immediatamente precedenti questo tragico episodio,
nella zona di Shindand, gli specialisti degli Alpini, insieme alle
forze di sicurezza afgane, hanno
disinnescato quattro ordigni
esplosivi improvvisati. Gli artificieri del contingente si servono
di mezzi blindati, robot telecomandati, cani, pinze e strumenti
sofisticati per disinnescare in
sicurezza gli ordigni. Ma l'imprevisto, il pericolo, è sempre in
12
IL NASTRO AZZURRO
il prosieguo dell'azione di contrasto al terrorismo"
avviato dalla forze di pace.
Un C-130 dell'Aeronautica Militare, proveniente da
Herat, ha riportato in Italia le salme dei due militari morti
nell'attentato. Alla cerimonia, svoltasi all'aeroporto militare di Ciampino, hanno reso omaggio alle vittime, oltre ai
rispettivi familiari, il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, il Ministro della Difesa Ignazio la Russa, il
Presidente del Senato Renato Schifani, il capo di Stato
maggiore della Difesa gen. Vincenzo Camporini, i Capi di
stato Maggiore delle tre Armi.
I funerali dei due militari si sono svolti in forma solenne a Roma il 30 luglio nella Basilica di Santa Maria degli
Angeli.
IL COMMENTO
A
ncora una volta la notizia della tragica morte di nostri
militari in Afghanistan è motivo di profonda tristezza.
Tutti noi dell'Istituto del Nastro Azzurro ci stringiamo
accanto alle famiglie delle vittime nel loro incommensurabile dolore.
L'auspicio che lanciammo già in precedenti tragiche analoghe occasioni, circa l’esigenza che la politica nazionale
dichiari, senza reticenze e difficoltà, la necessità di contribuire col massimo sforzo possibile alla pacificazione internazionale, inviando contingenti militari proprio nelle zone di maggiore instabilità politica (e quindi di maggior rischio) del pianeta, sembrava corroborato da un atteggiamento per la
prima volta maturo e cosciente da parte di tutte le forze politiche presenti in parlamento.
Oggi dobbiamo registrare una battuta d'arresto in tale
maturazione. Molte dichiarazioni a caldo di esponenti politici, trasversali a tutti gli schieramenti, sono state, seppur relativamente sobrie, improntate sulla messa in dubbio dell’opportunità della nostra permanenza in Afghanistan, tanto che
il Ministro della Difesa ha dovuto dichiarare il termine del
2013 come obiettivo politico del raggiungimento dell'autonoma capacità di gestione degli affari interni di quel martoriato paese da parte delle proprie Forze Armate e di Polizia,
e quindi del ritiro dei nostri militari dal teatro afgano.
Obiettivo che sarà ben difficile da cogliere.
Recentemente è balzato all'onore delle cronache il cosiddetto dossier "wikileaks", un faldone di oltre 90.000 pagine di documenti classificati sfuggiti al controllo delle numerose agenzie governative statunitensi e pubblicati su internet, dal quale viene disinvoltamente desunto, dalla solita
stampa "contro", che gli Stati Uniti starebbero conducendo in Afghanistan una “sporca guerra” contro tutto e contro
tutti. Il coinvolgimento nella “sporca guerra” della NATO e dell’Italia, è una disinvolta “conseguenza”.
In realtà, il dossier “wikileaks” è costituito in massima parte solo di rapporti di operazioni tattiche le quali, disgiunte dalla visione strategica e politica in cui si inquadrano, non hanno alcun significato, se non quello proprio di essere
singole operazioni tattiche. È ovvio che nelle operazioni tattiche c'è qualcuno che spara, qualcuno che muore, qualcuno che rimane ferito, qualcosa che viene distrutto o danneggiato, eccetera, ma nella singolarità di ciascuna di esse non
si può cogliere alcun significato politico o strategico.
È altrettanto ovvio quindi che, in 90.000 pagine, si
può "selezionare" qualsiasi cosa dimostrando tutto e
il contrario di tutto.
Questo modo di presentare le informazioni ricorda lo scontro politico ideologico sviluppatosi all’epoca della guerra del Viet Nam. Rinnovare tale scontro
per l’Afghanistan potrebbe far fallire del tutto gli
obiettivi della missione militare internazionale, pur
cogliendo il discutibile successo di una vittoria di Pirro
nei confronti degli Stati Uniti. Essi, infatti, uscirono
sconfitti dal Viet Nam, ma la loro supremazia politica
e militare nel mondo non venne meno per questo.
Nel caso dell’Afghanistan, cercare di farne uscire sconfitti gli Stati Uniti, coinvolgerebbe anche i suoi alleati
della NATO (tra cui l’Italia), ma lascerebbe, alla fine,
l'Asia centrale in balia dei terroristi appoggiati dai
Talebani, e il mondo intero, tra cui sempre l'Italia, con
maggiori difficoltà di approvvigionamento energetiIl Ministro della Difesa La Russa ha ribadito la
co. Allora si che i nostri militari sarebbero davvero
necessità di rimanere in Afghanistan, almeno
morti invano.
fino al 2013
13
TUTTI A SCUOLA PER COSTRUIRE IL FUTURO
(PROGETTO DI SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE DELLA FEDERAZIONE DI SONDRIO)
Distribuzione dei kit scolastici ai bambini afgani
da parte dei soldati italiani
due giornate di raccolta "sul campo" organizzate presso i centri commerciali IPERAL di Castione e Fuentes, sia
con le donazioni effettuate presso le cartolerie ed i
negozi che hanno svolto sul territorio provinciale l'importante funzione di punti di raccolta; così come consistenti sono stati i contributi degli stessi commercianti
coinvolti nell'iniziativa e dei Circoli Culturali Filatelici e
Numismatici di Morbegno e Chiavenna.
Il grande altruismo dimostrato da tutti ha consentito, quindi, il raggiungimento, anzi, il superamento,
degli obiettivi che l'organizzazione si era posta e ciò è
dimostrato tangibilmente dal quantitativo di materiale
raccolto, tale da consentire la predisposizione di dodici
pallets di tipo commerciale, per un peso complessivo di
36 quintali ed un valore di circa 26.000,00 €, che sono
stati allestiti e completati secondo le specifiche tecniche
giunte appositamente per il tramite del Comando
Truppe Alpine di Bolzano, per consentirne il trasporto
aereo, atto a favorire un arrivo più celere del materiale
alla destinazione finale.
In questa fase del progetto, faticoso e complesso è
stato il lavoro del personale incaricato (cui va ovviamente il ringraziamento di tutti noi), che ha contribuito con oltre mille ore di volontariato alla composizione
dei kit scolastici e ed alla preparazione dei pallets, e
preziosa è stata la collaborazione dei Soci S.Ten. CRI
Fausto Giugni e S. Ten. CRI Pierangelo Leoni che, oltre a
coordinare le operazioni di carico, si sono occupati di
attivare i contatti necessari all'invio del materiale per il
tramite della Forza Armata, nonché di gestirne tutto il
succesivo iter.
In particolare le operazioni di "spedizione" sono iniziate con l'ottenimento, in tre giorni, del primo nullaosta dal Ministero della Difesa, per il tramite del Ten.
Sergio Rizzini della Riserva Selezionata, in quel periodo
richiamato in servizio.
N
el corso dell’anno 2009 la Federazione
Provinciale di Sondrio ha svolto diverse attività
di carattere culturale e sociale che hanno contribuito a ridare lustro all'immagine dell'Istituto in una
provincia dove, per dieci anni, vi è stata solo una simbolica presenza del Labaro.
Tra tutte le attività svolte, degna di particolare nota,
perché ha riscosso un notevole successo ed il plauso
delle autorità sia civili che militari, è il progetto “Tutti a
scuola per costruire il futuro”, promosso in collaborazione con il Corpo Militare della Croce Rossa,
l'Associazione Nazionale Carabinieri - Coordinamento
Provinciale di Sondrio, il 105° Club Frecce Tricolori
Valtellina e Valchiavenna; con il patrocinio della
Prefettura e della Provincia di Sondrio, dei Comuni di
Sondrio, Morbegno, Tirano e Bormio ed il sostegno del
Comando Provinciale di Sondrio dei Vigili del Fuoco,
nella loro qualità di Goodwill Ambassadors dell'UNICEF,
nonché della Sezione ANA di Tirano, nella fase della
raccolta del materiale nelle scuole dell'Alta Valle.
La perfetta riuscita di questa nostra iniziativa è,
peraltro dovuta non solo al lavoro svolto con dedizione
da tutti gli associati, ma anche al contributo attivo e
numeroso degli istituti scolastici della Provincia.
Essi, nonostante nel corso dell'anno avessero già
promosso altre iniziative di carattere sociale non meno
interessanti, hanno aderito alla realizzazione di questo
importante progetto umanitario con oltre 250 classi
delle scuole primarie e secondarie.
Gli alunni, con entusiasmo e grande partecipazione
hanno donato una cospicua quantità di materiale e,
con nostra immensa sorpresa, hanno lasciato nei contenitori della raccolta disegni e bigliettini con frasi di solidarietà per i propri coetanei più sfortunati.
Allo stesso modo, larga generosità è stata dimostrata dai cittadini della provincia, sia in occasione delle
14
IL NASTRO AZZURRO
Il Consigliere del Presidente della Repubblica
per gli Affari Militari e del Consiglio Supremo di Difesa
Illustre Presidente,
in occasione della conferenza conclusiva del progetto
"Tutti a scuola per costruire il futuro", mi è particolarmente gradito manifestare il vivo apprezzamento deI Capo
dello Stato per la meritoria opera svolta a sostegno dei
bambini afghani, in nome dei valori della solidarietà.
umana e della cooperazione fra i popoli.
L'impegno della Federazione Provinciale di Sondrio
dell'”Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati
al Valor Militare”, e di tutti coloro che si sono adoperati per
la realizzazione dell'importante iniziativa, contribuisce ad
alimentare nelle giovani generazioni il senso di appartenenza attiva ad una comunità umana che va ben oltre i confini nazionali, nonché la consapevolezza che molto è possibile fare per le popolazioni che vivono in condizioni di
grave disagio nelle tante aree di crisi del mondo, nella prospettiva di uno sviluppo sociale ed economico sempre più
esteso e duraturo.
Con questi sentimenti, invio a Lei ed a tutti i convenuti il cordiale saluto del Capo dello Stato, cui unisco il mio
personale con l'augurio di un pieno successo dell'evento.
Rolando Mosca Moschin
A questo primo passo è
seguita la fase più impegnativa e laboriosa dei contatti con
l'ufficio J9 del CIMIC, prima a
Roma, con la Sig.ra Maria
Vittoria Vista, poi ad Herat ed
infine col Dott. Federico
Calabrese,
funzionario
dell'Ambasciata di Kabul: preziosi collaboratori che ci
hanno permesso di dare inizio
all'impegnativo "cammino"
del materiale verso la destinazione finale.
In questo periodo, però, le
notevoli difficoltà sotto ogni
aspetto (si era, infatti, nel
periodo elettorale), rendevano
difficoltosa l'operatività anche
della cellula CIMIC, ma con un
po' di fortuna venivano superate tutte le problematiche.
Fortuna che, nel nostro
caso, aveva un nome ed un
cognome precisi: Generale di
Divisione Claudio Mora, già Vice Comandante
delle Truppe Alpine di Bolzano. Questi, infatti, si
insediava proprio in quel periodo a Kabul ed,
entusiasta del progetto, incaricava il Capitano
Paolo Crociani di mettersi a nostra completa
disposizione per il buon esito dell'iniziativa. I suoi
contatti con la cellula J9 del Comando RC-W di
Herat nella persona del responsabile, il Capitano
Paolo Obbedio, permettevano, quindi, la ricezione via aerea del materiale partito in data 1 dicembre 2009 con un aeromobile C-130J della 46^
Brigata Aerea di Pisa, ed in seguito quelli con il
Capitano Domenico Cavicchia, rendevano possibile in tempi estremamente rapidi lo stoccaggio ed
il successivo "sdoganamento" dei pallets destinati
a Kabul, per la consegna all'Ambasciata d'Italia
per la successiva distribuzione.
Per meglio quantificare il risultato conseguito,
possiamo elencare alcune cifre: sono stati predisposti, infatti, 2.000 kit scolastici contenenti: 2
quaderni, 2 penne, gomma, temperino, matita e
righello, nonché alcune decine di kit da disegno
con album, matita, gomma, temperino e una scatola di matite colorate; altresì sono stati inviati
oltre 3.200 quaderni "di riserva", carta per disegno, decine di scatole di matite colorate, oltre
3.000 matite ed oltre 6.500 penne, che verranno
successivamente predisposte per la distribuzione
sul campo da parte dei militari dopo un attento
esame di eventuali situazioni di bisogno delle istituzioni scolastiche afgane insistenti sul territorio
di competenza del nostro contingente di pace.
A quanto donato dai privati cittadini si uniscono, poi, oltre 150 risme di carta e 10 computer
Il materiale pronto per l’imbarco sul C-130J
della 46^ Brigata Aerea
15
IL NASTRO AZZURRO
Illustre Presidente,
in occasione della conferenza di chiusura del progetto "Tutti a
scuola per costruire il futuro", desidero far giungere a Lei, alle
Autorità civili, militari, religiose, e a tutti i presenti, il saluto delle
Forze Armate e mio personale.
Questa iniziativa, organizzata dalla Federazione Provinciale
di Sondrio dell'Istituto del Nastro Azzurro tra Combattenti
Decorati al Valor Militare, con la preziosa collaborazione
dell'Associazione Nazionale Carabinieri, del 105° Club Frecce
Tricolori Valtellina e Valchiavenna e del Corpo Militare della
Croce Rossa Italiana, con il patrocinio della Prefettura, della
Provincia e dell'Amministrazione comunale di Sondrio, dei
Comuni di Morbegno, Tirano e Bormio, e con il sostegno del
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, costituisce un ulteriore
passo verso la costruzione di un percorso di pace.
La raccolta di materiale scolastico da destinare ai bambini
afgani è, infatti, un grande gesto di solidarietà verso chi ha la
sfortuna di dover crescere in un Paese devastato dalla guerra e
dal terrorismo. Un gesto umanitario che può contribuire a trasformare la scuola e gli alunni afgani in una inesauribile sorgente di costruttori di pace.
La speranza è quella che si possa proseguire su questa strada,
gestendo con saggezza quanto costruito per poter diffondere
soprattutto tra i più giovani, coloro che rappresentano il futuro
dell'Afghanistan, i giusti valori del rispetto reciproco, della
libertà e della democrazia.
Desidero rivolgere un ringraziamento particolare agli alunni
delle scuole che hanno partecipato a questo progetto, perché
hanno capito l'importanza di aiutare i bambini meno fortunati di
loro.
A Lei, a tutti coloro che hanno reso possibile realizzare questa iniziativa dall'alto significato sociale, desidero esprimere il
mio più sincero apprezzamento.
Nel rinnovarLe il mio compiacimento, l'occasione mi è gradita per esprimerLe i sensi della mia migliore considerazione.
Il Ministro della Difesa
Ignazio La Russa
donati, unitamente ad altri materiali di cancelleria e non, dal Credito Valtellinese - che è
intervenuto volontariamente nell'iniziativa.
I numeri sopra elencati oltre a testimoniare in maniera tangibile la generosità dei
Valtellinesi possono dare l'idea dell'impegno
con cui si è voluto aiutare quel martoriato
paese ad uscire dalla difficile situazione di
guerra permanente in cui versa da oltre
vent'anni.
Secondo noi, del resto, aiutare lo sviluppo della cultura e l'alfabetizzazione dei più
piccoli è il primo passo per promuovere la
rinascita delle istituzioni democratiche e
quella culturale.
Nel momento in cui scriviamo questo articolo continuano a giungere aggiornamenti e
le ultime notizie provenienti dal nostro contingente di pace confermano che tutto il
materiale giunto a Kabul è stato consegnato
alla
scuola
dell'Afghan
National
Assoociation of the Deaf di Kabul (grazie al
funzionario Dott. Calabrese ed ai suoi contatti diretti con la Sig.ra Parween
dell'UNESCO), mentre il restante materiale arrivato
in Teatro è stato consegnato al personale della Task
Force Center e distribuito in parte dagli uomini
della Brigata Sassari, guidati dal Gen. B. Alessandro
Veltri, negli istituti scolastici della provincia di
Herat nell'area di Shindand.
In attesa, dunque, che tutto quanto donato
possa essere consegnato ad altri distretti scolastici
(e forse sarà gia stato fatto, ma le notizie giungono
dal Teatro Operativo dopo lunghi periodi), cari
Azzurri, possiamo essere molto orgogliosi e fieri
che il nostro Istituto risulti tra quelle poche
Associazioni d'Arma che hanno tangibilmente aiutato l'Afghanistan.
In conclusione, una riflessione personale:
debbo confessare che nel corso di questi mesi, talvolta, ci si è domandati quale sia stata la forza che
ci ha spinti ad intraprendere con le nostre poche e
modeste disponibilità questo ambizioso progetto;
ebbene credo che lo stimolo maggiore sia stato la
convinzione che incoraggiando nelle nuove generazioni l'educazione scolastica in entrambi i sessi,
si possano gettare le basi per una nuova e più
moderna società afghana, eliminando quei divari
ancestrali che ancora oggi esistono e che, per noi
occidentali, sono assolutamente inconcepibili da
accettare.
Sappiamo, per certo, che questo sarà un cammino lungo e accidentato ma, come recita un noto
proverbio, "la speranza è l'ultima a morire", e noi
possiamo così sperare di aver contribuito nel nostro
piccolo a cambiare qualcosa.
Maristella Ravelli
(Socio Federazione di Sondrio)
POSTE ITALIANE S.P.A. - UDR SONDRIO
Pagina 1 di 1 00100 ROMATELGRAM 76 22 1058
CAV. ALBERTO VIDO - PRESIDENTE ISTITUTO DEL
NASTRO AZZURRO FEDERAZIONE PROVINCIALE DI SONDRIO
VIA FELICE FOSSATI, 7
23100 SONDRIO
CARO PRESIDENTE, LA RINGRAZIO PER LE CORTESI
NOTIZIE RELATIVE ALL'INTERESSANTE INIZIATIVA UMANITARIA A FAVORE DEI BAMBINI AFGHANI REALIZZATA
CON LA EFFICIENTE E GENEROSA COLLABORAZIONE DEI
NOSTRI SOLDATI DELLA BRIGATA SASSARI.
MI COMPLIMENTO CON I RAGAZZI DELLE SCUOLE PER
L'ENTUSIASMO CHE SOLO I GIOVANI SANNO DIMOSTRARE
E PER L'ATTIVA PARTECIPAZIONE ALLA REALIZZAZIONE
DI UN IMPORTANTE PROGETTO SOSTENUTO ANCHE DA
ISTITUZIONI MILITARI E SOCIALI ITALIANE. INVIO A
TUTTI IL MIO PIU' CALOROSO SALUTO.
SILVIO BERLUSCONI
PRESIDENTE CONSIGLIO MINISTRI
16
IL NASTRO AZZURRO
MESSAGGIO DI SALUTO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE
DELL'ESERCITO IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA CONCLUSIVA
DELL'INIZIATIVA "TUTTI A SCUOLA PER COSTRUIRE IL FUTURO"
(Sondrio 23 aprile 2010)
Carissimi Alunni,
in occasione della conferenza conclusiva dell'iniziativa "Tutti a scuola per costruire il futuro ", promossa dalla
Federazione di Sondrio dell'"Istituto del Nastro Azzurro", sono particolarmente lieto di rivolgervi il saluto di tutto
l'Esercito Italiano e quello mio personale.
L'importante iniziativa a cui avete aderito numerosi è la chiara dimostrazione di come nella nostra società vi siano
sempre persone animate da un genuino e autentico senso di solidarietà nei confronti di chi è più bisognoso e meno
fortunato.
E cosa c'è di più vero, genuino e autentico di voi Alunni! Sono rimasto, infatti, impressionato dalla larga adesione a questa lodevole iniziativa e dall'ingente quantità di materiale scolastico che siete riusciti a raccogliere. I vostri
sforzi e i vostri doni, credetemi, si sono trasformati in sorrisi per tutti quei bambini afghani che, anche grazie al vostro
piccolo... grande gesto, stanno ritrovando un po' più di serenità e, soprattutto, la speranza per un futuro migliore.
Coloro che hanno distribuito nelle scuole e nei villaggi afgani il materiale scolastico da voi raccolto sono i circa
7.000 uomini e donne dell'Esercito che, in condizioni climatiche a volte estreme e in ambienti talvolta non "pienamente amichevoli", svolgono attività tanto difficili e pericolose quanto importanti, al fine di supportare le nascenti
istituzioni democratiche. Vi posso assicurare che, nelle molteplici visite fatte ai nostri contingenti militari in
Afghanistan, ho sempre visto brillare negli occhi dei nostri Soldati straordinario orgoglio, proverbiale determinazione ed indefettibile impegno: elementi questi che sono alla base dell'efficienza e dell'affidabilità del Soldato italiano.
Ma c'è un ulteriore aspetto che da sempre caratterizza i nostri Soldati impegnati all'estero in aree di crisi e che ci
viene unanimemente riconosciuto. Sto parlando del "modo italiano" di concepire le operazioni militari: accanto alla
professionalità e alla preparazione tecnica, che devono sempre caratterizzare un buon Soldato, vi è una spiccata sensibilità e un'attenzione particolare nei confronti delle popolazioni locali e, in particolar modo, degli strati più deboli
ed emarginati della popolazione.
Ed ecco che, allora, accanto alle attività prettamente militari (controllo del territorio, addestramento delle forze
armate locali, attività di sminamento e bonifica da ordigni esplosivi, protezione di luoghi sensibili, contrasto alla criminalità), i nostri Soldati svolgono attività non esplicitamente previste, quali: la ricostruzione di scuole e d'infrastrutture di uso comune, il sostegno sanitario, la distribuzione di alimenti e medicinali, la riattivazione di acquedotti e di
linee elettriche, la progettazione di opere pubbliche, la donazione di macchinari agricoli ed industriali, il sostegno ad
attività di aggregazione (corsi di lingua, attività culturali e ricreative). Ed ho voluto citare solo alcune delle attività
che l'Esercito svolge con maggior frequenza a favore delle popolazioni ed istituzioni locali. Si tratta di un impegno
di non poco conto e che coinvolge i nostri Soldati ben oltre quelle che sono le loro incombenze. Ma i numerosi attestati di stima, di fiducia e di riconoscenza che ci giungono dalla popolazione e dalle Autorità afgane ripagano quei
Soldati dei sacrifici compiuti.
Tuttavia, noi militari, da soli, non potremo mai riuscire nell'intento di ridare vita e speranza ad un popolo martoriato senza l'appoggio di tutto il nostro Paese. Sono, quindi, iniziative come la Vostra che ci consentono di realizzare il "modo italiano" delle operazioni militari. Dovete esserne intimamente orgogliosi perché il vostro gesto costituisce un contributo importantissimo per permetterci di creare le condizioni di stabilità e di normalità necessarie per
la rinascita, la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni del popolo afghano. Posso garantirvi che il vostro aiuto
rappresenta un concreto e importante sostegno ai bambini afghani, che troppe sofferenze e privazioni hanno finora subito. Ed è un gesto nobile e bellissimo perché assolutamente disinteressato: avete scelto di schierarvi al fianco
di bambini afgani senza neppure conoscerli, spinti solo un sentimento di umana solidarietà verso chi è meno fortunato di voi.
Non è stato facile, credetemi, far conciliare i pressanti impegni operativi con le attività di distribuzione di materiale, ma i nostri splendidi Soldati italiani hanno anche in questo dimostrato una professionalità unica, che tutti ci invidiano. Da Comandante dell'Esercito sono orgoglioso di come le donne e gli uomini della nostra Forza Armata abbiano fattivamente contribuito a portare a termine una cosi nobile iniziativa. Ma ancor di più sono orgoglioso di essere
cittadino di un Paese in cui dei giovani Alunni, quali voi siete, sono capaci di slanci di generosità e di solidarietà fuori
dal comune.
Nel rivolgere un sentito ringraziamento al Presidente della Federazione di Sondrio dell'"Istituto del Nastro
Azzurro", a quanti hanno collaborato e patrocinato l'iniziativa "Tutti a scuola per costruire il futuro" e, soprattutto,
a voi, giovani Alunni, formulo a tutti i più fervidi auguri di buona fortuna.
IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO
Generale di Corpo d'Armata Giuseppe VALOTTO
17
IL NASTRO AZZURRO
MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI:
DON GIOVANNI MAZZONI
monia politica sulla popolazione.
ato alla Chiassa Superiore, nel
Sfruttò la sua posizione di Medaglia
Don Giovanni Mazzoni
Comune di Arezzo, il 17 ottod'Oro, a cui nessuno chiude la porta,
bre 1886, abbracciò la vita reliper far rinascere il paese e le sue istigiosa sin da ragazzo, studiando nel
tuzioni; costruì un asilo, costituì un
Convento dei Carmelitani Scalzi dove
reparto di Boy Scout e, successivail 15 agosto 1909 ricevette l'ordinaziomente, il primo nucleo di Azione
ne sacerdotale dalle mani di Mons.
Cattolica in Val d'Arno. Il fascismo,
Falcini Vescovo di S.Miniato. Nel 1911
che aveva le sue organizzazioni giopartì volontario come Cappellano
vanili, e l'azione cattolica non potevaMilitare nella guerra di Libia, proseguì
no che scontrarsi con esiti irreparabiil suo servizio nell'Egeo, dove durante
li. Don Mazzoni venne isolato politil'occupazione di Rodi ricevette un
camente e coinvolto in uno scandalo
Encomio Solenne. Dopo il congedo fu
finanziario, dovette subire processi e
Missionario Apostolico e Direttore
condanne, conobbe il carcere e il condelle scuole Italiane in Siria ad
fino, ma mai si diede per vinto. I suoi
Alessandretta, da dove rimpatriò
appelli direttamente indirizzati a
volontariamente nel maggio 1915 per
Mussolini rimasero sempre inascoltapartecipare alla prima guerra monti. La sua situazione diveniva sempre
diale. Arruolato in Sanità e nominato
più precaria. Ne uscì arruolandosi nei
Tenente Cappellano in un ospedale di
Bersaglieri in partenza per la Russia.
riserva, fu in seguito destinato al 226°
All'età di 55 anni, Don Mazzoni era di
Reggimento Fanteria della Brigata
nuovo sul campo.
"Arezzo" col quale nel maggio 1916
Assegnato per la sua età ad un
raggiunse l'Altipiano di Asiago,
ospedale da campo della Divisione
durante l'offensiva Austriaca. Il 30
"Torino", chiese, appena giunto in
agosto 1917, in un critico momento
linea, di essere trasferito ad un repardella battaglia al costone di Selo, sul
to operante e fu assegnato al 3°
Carso, rimase ferito in combattimento
Reggimento bersaglieri, dove fu apoe decorato della MOVM.
stolo di fede e di patriottismo. Cadde durante la vittoriosa
Guarito, ritornò al fronte nel gennaio 1918 quale
battaglia difensiva del Natale 1941, mentre soccorreva un
Cappellano del Reggimento "Cavalleggeri di Treviso".
bersagliere della 6° compagnia ferito nel corso dell'attacco
Congedato nel maggio 1919, fu prima Arciprete a
di Petropawlowka, piccolo paese di minatori nel bacino
Lusimpiccolo, nell'Isola di Cherso, e poi nel 1923 fu nominaminerario del Donetz.
to dal Vescovo di Arezzo, Mons. Mignone, Parroco di Loro
I Suoi resti mortali furono riportati in Patria nel 1996 e
Ciuffenna, in provincia di Arezzo.
tumulati in una tomba monumento nel Cimitero di Loro
Il 4 novenbre 1921 fu scorta d'onore alla salma del Milite
Ciuffenna.
Ignoto per la cerimonia di tumulazione all'Altare della
Nel 1990, la Federazione Provinciale di Arezzo
Patria.
dell'Istituto del Nastro Azzurro, su iniziativa dell'allora
A Loro Ciuffenna dovette combattere ogni giorno contro
Presidente Col. Roberto Perticcucci, fu intitolata alla memogli eccessi dell'una e altra parte politica: fascisti e comunisti
ria di Don Giovanni Mazzoni.
che si contendevano, talvolta anche con la violenza, l’ege-
N
MEDAGLIA D'ORO AL VM ALLA MEMORIA
“Medaglia d'Oro per la guerra 1915-18, dopo avere fieramente chiesto ed ottenuto l'assegnazione ad
una unità di prima linea impegnata in aspra lotta, dava continua e chiara testimonianza del suo fervore di apostolo e della sua tempra di soldato, fuse nella esplicazione più nobile delle attribuzioni sacerdotali e nell'ascendente del più schietto ardimento e di ineguagliabile abnegazione. In giornate di
cruenti combattimenti divideva, con raro spirito di sacrificio, gli eroismi di un reggimento bersaglieri,
portando a tutti, pur tra i maggiori pericoli, le parole infiammate della fede e la voce trascinante del
suo coraggio. In una alterna vicenda dell'accanita lotta, accortosi che un ferito, rimasto isolato, invocava aiuto, e nonostante che altri tentativi fossero rimasti soffocati nel sangue, con ammirevole temerità e consapevolezza, si lanciava per soccorrere il dipendente, né desisteva dal suo nobile intento pur
quando il piombo lo colpiva ad un fianco. Ferito di nuovo e mortalmente, alle estreme risorse vitali
affidava la sublimità mistica della sua intrepidezza, raggiungendo l'agonizzante, e spirando al suo fianco. Esempio mirabile delle più elette virtù, e di sublime coscienza dell'ideale patrio.”
Rassypnaia Petropawlowka (Fronte russo), 1 - 26 dicembre 1941.
18
IL NASTRO AZZURRO
24 DICEMBRE 1941
È
la Vigilia di natale. Alla mensa avevo visto per
la prima volta Don Giovanni Mazzoni, da
poco al 3°. Dopo aver visitato tutti i reparti
era venuto al Comando da Caretto. Il colonello se
ne era un po’ risentito di essere stato messo in
fondo alla lista, ma conoscendo il personaggio...
Chiese di visitare nelle retrovie i feriti a Karsiak. Fui
io ad accompagnarlo, prima di tornare al comando
dove per la notte era previsto il cenone! E una
messa. Io timido sottotenente e l'anziano cappellano col petto pieno di nastrini. Non ci fu pranzo perchè i russi iniziarono a sparare e la messa venne
celebrata in fretta in un corridoio, poi anche gli
scritturali andarono a comporre una linea di difesa.
Don Mazzoni aveva chiesto di tornare fra i bersaglieri per celebrare il Natale, che si preannunciava
difficile, e il maggiore Cini:
– Stando alle disposizioni, come ufficiale e per di
più di notte, dovrei farti scortare da un plotone,
ma date le circostanze devi accontentarti di una
squadra, ridotta.
Don mazzoni aveva chiesto di andare solo ma
Cini:
– In assenza del colonnello qui comando io, quindi partirai con la scorta. È un ordine!
Don Mazzoni dopo un chilometro, oltre le ultime casupole si era rivolto alla scorta dicendo:
– Ora questa pattuglia la comando io, quindi rientrate ai vostri reparti. È un ordine!
Solo, col suo attendente e il conducente della
slitta, era sparito nel buio.
Loro
Loro Ciuffenna
Ciuffenna (AR) - Il Presidente
Presidente della
Federazione di Arezzo
Arezzo cav.
cav. Stefano Mangiavacchi,
nei pressi
pressi della tomba monumentale eretta
eretta a Don
Giovanni Mazzoni nel locale cimitero
cimitero
D
on Mazzoni, non era più giovane per noi
ventenni, un pò appesantito, sempre alla mano
sapeva conquistare subito la fiducia e la simpatia. Aveva due nastrini azzurri, era uno che ci sapeva
fare. Il fatto di non essere in prima linea, di ascoltare
la messa il giorno di Natale e ricevere la posta da casa
aveva creato una atmosfera famigliare.
Da lontano venivano rimbombi di colpi che si avvicinavano sempre più. Già molti dei nostri dovevano
essere sotto pressione. Il maggiore Tarsia mandò qualcuno in avanscoperta per capire la situazione. La pianura si stava infittendo di colonne che marciavano
nella nostra direzione. Il XVIII e il battaglione moto
erano già circondati. Rimanemmo tutto il giorno
inchiodati a terra, con una scatoletta di carne e gallette. I tedeschi avevano fatto capolino sul fronte con
alcuni parà giovanissimi e un carro armato, poi tutto
era ritornato tranquillo.
Il giorno dopo alle 5 muovemmo verso
Petropawlowka. Don Mazzoni aveva l'ordine di restare a Stoshkowo e di raggiungere il battaglione solo ad
azione ultimata. ma non ci fu modo di farlo desistere.
Lo vedemmo oltrepassare la compagnia di riserva portarsi sulla 5^ al fuoco col suo parabellum sulle spalle.
Di snidare i russi dal bosco, non c'era verso. I nostri
cannoni si erano impantanati in una balca e i tedeschi
a corto di carburante avevano tenuto indietro i pezzi.
Di mortai neanche a parlarne: non li avevamo mentre
i russi li avevano e li usavano molto bene.
Arrivò l’ordine di ripiegare sulle prime case. I primi
a ripiegare furono quelli in retroguardia, lui che era
davanti fù l'ultimo a raggiungere le case. Un terzo del
paese era ancora occupato dai russi. Dove le isbe erano
raggruppate fummo accolti a colpi di fucile e molti
bersaglieri caddero. In un avvallamento non lontano
un bersagliere ferito al ventre rantolava fra indicibili
sofferenze. Pochi istanti, solo pochi minuti di vita lo
separavano dalla morte. A lui, sacerdote, l'uomo
morente che invocava i suoi cari sembrò ancor più
bisognoso e gettato il parabellum, che non gli era mai
servito, volle portare il conforto al morente. Mi chiese
due bersaglieri per tentare di soccorrerlo, ma io glielo
sconsigliai, ci stavano sparando a vista. Mentre insisteva due volontari gli si affiancarono erano il trombettiere Gadda e il caporale Falcettone. Se ne andarono e
lui a testa alta si lanciò nel fosso. A testa alta, senza
ascoltare chi lo esortava ad aspettare. Sollevò il capo al
bersagliere morente gli impartì la benedizione mentre
il distendersi del suo viso testimoniava che la sua
anima si era già alzata in volo. Poi fu uno schianto.
Una bomba di mortaio centrò il fossato e quando il
fumo si diradò Don Mazzoni giaceva esanime accanto
al morto, così pure Gadda. Falcettone si salverà nonostante le ferite.
19
IL NASTRO AZZURRO
IL GENERALE BELLOMO:
CRIMINALE DI GUERRA O EROE?
tamente? Anche se il caso è
l’alba dell’11 settembre
ampiamente noto, sento il
1945, nel forte di Nisida
dovere, a 65 anni di distanza,
(NA) viene fucilato il
di ricordare sinteticamente gli
generale italiano che, un mese
episodi e le motivazioni che
e mezzo prima, era stato
portarono alla condanna a
dichiarato “criminale di guermorte di questo eroe discusso e
ra” dal tribunale militare inglecontroverso, ma sicuramente
se, insediato per l’occasione
ricco di umanità, che, oltre ad
nell’aula della Corte d’Assise di
essere mio conterraneo, è stato
Bari. A premere i grilletti è un
anche socio della Federazione
plotone dello stesso reggimenche ho l’onore di presiedere.
to inglese al quale, esattamen– 10-11 febbraio 1941. Il gen.
te due anni prima (11 settemBellomo, da poco richiamabre ‘43), il gen. Nicola Bellomo
to in servizio, cattura in
(questo il nome dell’ufficiale
breve tempo, nella zona del
giustiziato) aveva consegnato
Monte Vulture, un commanla città di Bari ed in particolare
do inglese di 40 uomini
il suo grande porto.
paracadutati che, agli ordini
L’11 aprile 1951, a quasi 6
del maggiore Pritchard,
anni dall’esecuzione, il gen.
stava sabotando l’acquedotBellomo viene Decorato di
Il generale Nicola Bellomo
to pugliese (operazione
Medaglia d’Argento al Valor
Colussus). Bellomo trattiene,
Militare (1) per aver liberato il
come preda bellica, la pistola del magg.
porto di Bari dalle truppe tedesche. Passano altri 7
Pritchard: una Colt Pocket 1903.
anni e questa volta è il Comune di Bari a rendere
– 30 novembre 1941. Dal campo di prigionia di
omaggio al suo cittadino (2) e con delibera n. 616 del
Torre Tresca (BA) fuggono due prigionieri inglesi:
4 aprile 1958 intitola una strada di un quartiere
il capitano George Playne ed il tenente Roy
moderno al gen. Bellomo. Non è finita! Ancora 18
Roston Cooke; ma vengono ripresi poco dopo
anni (27 novembre 1976) e la salma di Bellomo viene
dallo stesso personale di sorveglianza. Il gen.
traslata dal fossato di Pozzuoli (NA) ed inumata con
Bellomo, responsabile del campo (3), ordina che i
tutti gli onori in un sacello di granito rosso nel Sacrario
due prigionieri indichino il punto della recinzione
dei Caduti Oltremare che sorge a Bari in via Gentile.
dal quale è avvenuta la fuga. Durante la ricostruMa a questo punto sorge un dubbio: il Gen.
zione i due tentano nuovamente di evadere: le
Bellomo era o no un criminale di guerra? Secondo il
sentinelle aprono il fuoco. Playne, raggiunto da
Tribunale inglese si! Ma il processo, come vedremo,
due colpi, all’orecchio e alla nuca, muore. Cooke,
non fu condotto con tutte le garanzie previste per la
colpito ad un gluteo viene nuovamente catturato.
difesa, e furono praticamente trascurate quasi tutte
Le autorità italiane aprono due inchieste, una
le prove favorevoli all’imputato. Per tanti altri, inveterza inchiesta viene aperta dalla Croce Rossa
ce (storici, giornalisti. semplici cittadini ecc..), la
Internazionale. Il gen. Bellomo, che si era assunto
risposta categorica è: no! Chi ha ragione? Alla
maniera di Pilato, il Ministero della Difesa italiano
la piena responsabilità dell’accaduto, viene comnon ha mai fatto chiarezza in proposito, ed ha tratpletamente scagionato in quanto le leggi di guertato il caso con imbarazzo e contraddizioni. A pag.
ra prevedono l’apertura del fuoco sui prigionieri
470 della dispensa n. 6 del B.U. 1941, tanto per fare
in fuga; e che questi la stessero tentando era
un esempio, lo SMD indica la morte del generale con
dimostrato dalla posizione delle ferite.
queste parole: “Fu collocato in congedo l’11.9.45.
– 9 settembre 1943. Il Gen. Bellomo, informato
Deceduto a Nisida per ferite d’arma da fuoco”.
nella tarda mattinata che un battaglione di guaSi coglie In queste brevi note la natura profondastatori paracadutisti della Fallschirm Jager
mente controversa del caso: “l’esecuzione” diventa
Divisionen si era impadronito del porto di Bari ed
“decesso”; la “fucilazione” viene indicata come
aveva iniziato a distruggerlo e ad affondare le
“ferite d’arma da fuoco”. Ma cos’era successo esatnavi, alla testa di qualche decina di militari raci-
È
20
IL NASTRO AZZURRO
molati in fretta sul posto (2 ufficiali, 5 marinai,
alcuni genieri, 40 camicie nere), conduce un
primo assalto fra le 13,45 e le 14,45. Ricevuti altri
rinforzi (12 genieri, alcuni fanti, semplici cittadini, un portuale e 48 camicie nere) (4), Bellomo,
pur essendo rimasto ferito, guida un secondo
assalto, risolutivo, tra le 15,00 e le 16.15. I tedeschi, bloccati all’interno del porto, desistono dal
portarne a termine la distruzione e chiedono di
parlamentare. Bellomo, nuovamente ferito, vene
ricoverato all’ospedale; le trattative vengono così
condotte dai Comandi superiori che, incredibilmente, concedono al “vecchio alleato” di ritirarsi con “armi e bagagli” e gli procurano persino il
treno: ovviamente gratis.
– 11 settembre 1943. Il Gen. Bellomo consegna
solennemente al reggimento inglese, giunto in
avanguardia, la piazza di Bari ed in particolare il
porto destinato a diventare il perno principale
dell’alimentazione logistica delle armate anglo
americane nella campagna d’Italia.
– 15 settembre 1945. Il generale, dimesso ormai dall’ospedale, fa marciare per le strade di Bari esercito e popolo preceduti dalle fanfare militari. È considerato un eroe ed è diventato popolarissimo.
La sua fama è alle stelle ma commette un errore.
Un errore che gli costerà la vita. Come riferisce lo
storico Emilio Gin, in un recente numero della
“Nuova Rivista Storica”, Bellomo si rende protagonista di un’ampia opera di denunzia e di rimozione di
tutti coloro che durante gli eventi avevano tenuto
un comportamento passivo o sospetto di connivenza
con i tedeschi.
Le sue accuse contro quanti il 9 settembre non
avevano preso apertamente posizione contro il
“vecchio alleato” e anzi ne avevano consentito la
facile ritirata dal porto ed il trasferimento in treno
verso il nord barese (dove lo stesso “vecchio alleato”
perpetrò le stragi e gli eccidi di Barletta, Spinazzola,
Murgetta Rossa, ecc.), incominciarono a impressionare seriamente Badoglio e il suo Stato Maggiore,
insediatisi nel frattempo a Brindisi.
Oltretutto, costoro, così come sostiene il Prof.
Vito Antonio Leuzzi, direttore del Centro Studi
dell’Antifascismo di Bari, temevano che Inglesi e
Americani, a guerra finita, potessero istituire una
Norimberga italiana sui crimini di guerra commessi
da alcuni generali italiani, specie nei Balcani. Ma
forse si sarebbe potuto scongiurare tale pericolo
offrendo, su un piatto d’argento, la testa del Gen.
Bellomo alle Autorità Inglesi (sempre severe e
intransigenti, malgrado la cobelligeranza, nei confronti dell’Italia che aveva osato sfidare la “perfida
Albione”). E perché proprio Bellomo? Perché cosi si
sarebbe eliminato lo scomodo testimone dei fatti
dell’8 e 9 settembre. Due piccioni con una fava dun-
que! Ma come farlo? Semplicissimo! Si fa pervenire
alle Autorità inglesi una lettera anonima che accusa
Bellomo di essere l’autore materiale dell’uccisione di
Playne e del ferimento di Cooke. Bellomo addirittura potrebbe aver sparato con la pistola del magg.
Pritchard, la colt pocket 1903, trattenuta come
preda bellica.
– 28 gennaio 1944. Il cap. Perkins, della Military
Security, si reca nell’ufficio del gen. Bellomo e gli
comunica che il Generale Comandante del
Second District, allocato al n° 83 di Corso Cavour,
desidera parlargli in merito alla vicenda del 30
novembre 1941. Negli uffici di Corso Cavour
Bellomo viene arrestato e rinchiuso nel campo di
prigionia di Grumo. Successivamente a Padula,
Afragola e poi a Bari.
– 14 luglio 1945. Un anno e mezzo dopo il suo arresto, finalmente, Bellomo viene a sapere di essere
stato deferito alla corte marziale e che il processo avrà inizio, con comodo, solo nove giorni
dopo. La famiglia gli ha procurato un difensore
di fiducia, un luminare dell’arte forense, l’Avv.
Russo Frattasi. Questo “trascurabile” dettaglio
viene “volutamente” tenuto nascosto a Bellomo
che non sa nulla dell’avvocato. Addirittura, all’inizio del processo, verrà impedito che Russo
Frattasi entri in aula. Il Generale, che comunque
avrebbe rinunciato ad un avvocato di fiducia perché orgogliosamente convinto di potersela cavare da solo con dei giudici militari come lui, non
può rifiutare il difensore d’ufficio, nominato da
tribunale, il capitano Carmichael.
– 23 luglio 1945. Alla domanda rituale che la Corte
gli rivolge in apertura del processo, se si ritiene o
no colpevole, Bellomo risponde fieramente “I’m
a soldier not a murderer” (sono un soldato non
un assassino). Ha inizio così alle 10.00 un processo che andrà avanti a senso unico, verso un epilogo già scritto in partenza, contro cui nulla poterono i generosi sforzi di un volenteroso
Carmichael.
A detta di molti, tra i quali il già citato Emilio Gin,
la corte militare inglese non solo non prende in alcuna considerazione le risultanze delle tre precedenti
inchieste, ma conduce il processo avvalendosi soltanto di alcuni dei testimoni disponibili, escludendo
praticamente quasi tutti coloro che avrebbero potuto scagionare l’imputato. A rendere meno liete le
prospettive della difesa provvedono alcuni testimoni che nelle precedenti inchieste avevano appoggiato l’innocenza dell’imputato, ma ora cambiano versione (5). Tra i testimoni principali anche il cap.
Cooke (tenente all’epoca dei fatti) che, pur avendo
per quattro anni testimoniato sempre a favore di
Bellomo, all’ultimo momento (Il 5 giugno ’45, cioè
un mese prima dell’apertura del processo), cambia
21
IL NASTRO AZZURRO
Copertina del libro di Federico Pirro su Bellomo
22
idea e presenta alla
corte una denuncia
contro Bellomo, ritrattando le sue precedenti versioni.
Le ritrattazioni dell’ultima ora sono la
prova più evidente
che il processo fu
manipolato sin dall’inizio, così come ipotizzato dal Prof. Leuzzi.
Ma se quest’ultimo
può essere sospettato
di simpatie verso il suo
concittadino,
altre
fonti non sospette
affermano in sostanza
la stessa cosa. Peter
Hopkins (referente del
Servizio
Segreto
Americano a Roma nel
1944 ) rileva che il
gen. Bellomo fu vittima delle macchinazioni di Badoglio e dei
Monarchici che volevano eliminare un
testimone pericoloso
dei “giorni della fuga”
(“Holy Betrayed” New
York 1966). E parimenti Ruggero Zangrandi
afferma che “la corte
britannica fu tratta in
inganno da Badoglio e
da agenti monarchici
che... in tutta segretezza fecero ricorso al
falso per favorire la
fucilazione di Bellomo
che, con le sue denunce, rappresentava una
minaccia per il Re e
per Badoglio, in quanto
rivelavano
al
mondo lo squallore
del loro tradimento”.
Sono tantissimi i libri, i
saggi, gli articoli che
riportano la stessa
convinzione;
citerò
per tutti il saggio scritto sull’argomento da
Gianni Di Giovanni,
che assistette al pro-
IL NASTRO AZZURRO
dopo (16 novembre) la commissione si riunisce
per la prima volta presso lo SMD.
La Commissione lavora alacremente. Ci sono
varie difficoltà da superare; ad esempio chiedere a
Londra gli atti del processo (migliaia di pagine finora Top Secret), tradurli ed esaminarli. C’è però da
superare anche quella che sembra una piccola formalità. È necessario che la domanda di revisione sia
firmata da Andrea il figlio maggiore del generale.
Ma questi oppone un netto rifiuto. Troppo tempo è
passato, la famiglia ha già sofferto tanto. I resti del
padre sono stati inumati con tutti gli onori nel
Sacrario di Bari. Questo può bastare. Lasciamolo
riposare in pace.
Cala il sipario sul dramma Bellomo.
Definitivamente? Non sappiamo. La Commissione si
è sciolta senza poter raggiungere lo scopo desiderato da tanti, tantissimi. Resta in ognuno di noi il cruccio che da qualche parte, sulle rive sabbiose del
Tamigi, resterà dimenticato in un archivio polveroso
un fascicolo (migliaia di pagine ormai non più Top
Secret) firmato Maggiore Generale Cloves (presidente della corte), Brigadiere Generale Calwell,
Colonnelli Dracula e Cunning (giudici) nel quale
risulta che il gen. Bellomo fu condannato a morte
perché ritenuto criminale di guerra da un tribunale
inglese. Unico caso in Italia nel dopoguerra!
cesso come inviato della Gazzetta del Mezzogiorno.
Un saggio dal titolo inequivocabile: “Bellomo: un
delitto di Stato”.
– 28 luglio 1945. Termina il processo. Alle 13.30
viene letta la sentenza di condanna a morte.
Bellomo ha 48 ore di tempo per presentare la
domanda di grazia. Non la presenterà mai! Se lo
facesse ammetterebbe implicitamente di essere
colpevole. Lui sa di essere innocente ma non è
tipo di venire a patto con la propria coscienza e
preferisce affrontare a testa alta il plotone di esecuzione. Chiede di essere lui stesso a dare l’ordine di fuoco ma i giustizieri della perfida Albione
gli negano anche questa soddisfazione. Morirà
gridando “Viva l’Italia!”
– 12 novembre 2005. Viene celebrata a Brindisi, nel
piazzale del Monumento al Marinaio, la
“Giornata del ricordo dei Marinai scomparsi in
mare” (da poco istituita dal Presidente Ciampi),
alla quale partecipo in rappresentanza dell’allora
Presidente Zanardi. Durante il “vin d’honneur”
qualcuno fa notare al Sottosegretario alla Difesa,
Sen. Salvatore Costa, intervenuto alla cerimonia
in rappresentanza del Governo, che sono passati
giusto 60 anni dal processo Bellomo e che perciò
dovrebbe essere caduto il vincolo di segretezza
sugli atti del processo celebrato a Bari nel lontano 1945. Forse è la volta buona per chiederne
ufficialmente la revisione. Costa non se lo fa ripetere due volte. Tre giorni dopo viene nominata la
Commissione per la revisione del processo
Bellomo, nella quale entro a far parte. Il giorno
Bari 11 settembre 2010
Gen. Giuseppe Dr. Picca
Presidente della Federazione di Bari
NOTE:
(1) Il gen. Bellomo era già stato Decorato nella prima guerra mondiale di una MAVM ed era Cavaliere dell’Ordine
Militare di Savoia
(2) Bellomo era nato a Bari il 12 febbraio 1881
(3) Dal 26 febbraio 1941 il gen. Bellomo aveva assunto il comando della XII Zona della Milizia e del Presidio Militare
di Bari.
(4) Fra questi, il quattordicenne Michele Romito fu decorato di Medaglia d’Oro ed è stato Socio effettivo dell’Istituto
fino al 2009, anno della sua morte.
(5) Nomi e cognomi, e relative ricompense per aver cambiato versione, sono riportati nel libro “Il generale Bellomo”
di Federico Pirro (edizioni Palomar 2004)
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE CONCESSA CON DECRETO
PRESIDENZIALE 21 APRILE 1951 AL GENERALE DI DIVISIONE NICOLA
BELLOMO IN SERVIZIO PRESSO IL COMANDO DEL IX CORPO D’ARMATA
“Avuto sentore che nuclei nemici avevano con azione fulminea attaccato gli impianti portuali per tentarne la distruzione, alla testa di pochi ardimentosi si lanciava all’attacco dell’avversario riuscendo a sconcertarne i piani. Ferito, organizzava un nuovo attacco. Lasciava
poi il terreno della lotta, a seguito di nuova ferita e dopo il sopraggiungere dei rinforzi.”
Bari, 9 settembre 1943
23
IL NASTRO AZZURRO
D
E
T
T
O
F
R
A
N
O
I
LA PAROLA KAMIKAZE PUÒ SIGNIFICARE
PATRIOTA O ANCHE TERRORISTA
Due precise osservazioni in merito: la prima è il discutibile uso del vocabolo "terroristi", da parte
dei politici e dei giornalisti, infatti qualsiasi dizionario, nel riportare il vocabolo "terrorista" lo definisce come autore di atti di terrore, la seconda osservazione, "il patriota" si attribuisce all'individuo
votato all'esaltazione e alla difesa della Patria, o di un fine al supremo sacrificio.
Nella seconda guerra mondiale i giapponesi hanno organizzato una micidiale guerra terroristica,
mediante gruppi di "Kamikaze", cioè, volontari della morte, tutti martiri eroici. Il vocabolo
Kamikaze significa "Vento Divino" essendo composto dal nome di una divinità scintoista Kami a cui
era unito il sostantivo kaze ossia "vento".
Questi erano piloti da caccia e di idrovolanti, successivamente di aerei leggeri disarmati, ma carichi di esplosivo i quali si dovevano gettare in picchiata su navi da battaglia, o grossi trasporti, su arsenali, basi navali, fabbriche, ecc. ecc., insomma su qualunque obbiettivo strategico, che in genere
venivano centrati e distrutti. Tali azioni erano effettuate sia di giorno che di notte da aerei isolati, o
da massicce formazioni a secondo dell'importanza degli obbiettivi. Se l'aereo veniva colpito sia da
un altro aereo o dalla contraerea, il pilota giapponese doveva assolutamente fare in modo di cadere sopra un qualsiasi obbiettivo bellico. Tutti i piloti erano estremamente orgogliosi di immolarsi per
il "Tenno", l'Imperatore e per la Patria! Questi eroi atterrivano il nemico effettivamente.
I giapponesi sperimentarono pure i siluri umani (copiati da noi italiani dal Comandante M.O.V.M.
Iunio Valerio Borghese) che distrussero decine e decine di tonnellate di naviglio nemico. Nella primavera del 1943 fu sperimentato con successo il "Kaiten", ossia lo "scuotitore divino": era di piccole dimensioni, il pilota era ristretto in un limitato e scomodo abitacolo situato fra l'ogiva esplosiva e
i motori e veniva sganciato dal sommergibile guida a soli 500 metri dal bersaglio e navigando ad
appena 3 metri di profondità, centrava quasi sempre l'obbiettivo.
La resa incondizionata, imposta al Giappone con lo sganciamento delle due atomiche sulle due
città martiri, avvenuta il 2 Settembre 1945, dopo i tantissimi caduti in guerra, ha dato il via a un pauroso stuolo di suicidi. Secondo le tradizioni mistiche e guerriere del glorioso Giappone, molti uomini e soldati hanno preferito morire piuttosto che vedere il Giappone arreso al nemico.
Di recente, si usa lo stesso sostantivo nipponico in modo improprio, ma sempre sotto l'ala dell'eroismo da parte di patrioti arabo palestinesi, o stranieri islamici (anche ragazzi e ragazze), che si
imbottiscono di esplosivo rinforzato da chiodi, bulloni ecc. ecc., poi penetrano disinvolti in locali
affollati, sui bus, stazioni, insomma dove possono uccidere più persone e, volontariamente, si suicidano. È ovvio che questi martiri, diciamo eroici, è bene sottolinearlo, muoiono sempre, a meno di
essere scoperti ed arrestati prima che si facciano esplodere.
Roberto Stocchi
I terroristi si differenziano dagli originali Kamikaze giapponesi per una cosa importantissima: i giapponesi erano militari che attaccavano "a viso aperto" navi e installazioni militari irte di armi di difesa, i terroristi sono persone che si mescolano tra la folla e si fanno saltare in aria tra civili ignari ed
indifesi (ndr).
ACCETTIAMO IL MONDO COM'È
Uno dei problemi che deve affrontare chi, una volta lasciato il servizio attivo nelle Forze Armate
come me, si è inserito in un'Associazione d'Arma, è l'incapacità di comprendere talvolta
l'atteggiamento generalizzato nei confronti del mondo militare.
Vi possono essere varie ragioni per spiegare questa incapacità, ma una sola via è quella che
consente di superarla: accettare la società per quella che è, senza pensare di cambiarne i canoni e i
punti di riferimento, solo perché non ci piacciono o non ci soddisfano, o peggio, riteniamo che essi
ci siano in un certo qual modo "contrari" o "ostili".
Talvolta si pretende che la pubblica opinione, i giovani, la classe politica, e tante altre entità, si
adeguino a noi, al nostro modo di vedere le cose. Ciò non avviene e ne rimaniamo frustrati.
L’incapacità di relazionarci con gli altri, che spesso ha caratterizzato il mondo dell'associazionismo
militare, costituisce uno dei maggiori ostacoli al contatto tra il mondo culturale e quello militare e
scava un fosso profondissimo con le nuove generazioni.
Non siamo noi che possiamo cambiare il mondo: è il mondo che cambia continuamente, sempre,
comunque ed in ogni caso. Noi possiamo, anzi dobbiamo, accettarne il cambiamento, seguirlo e
adeguarci. Chissà, prendendolo in questa maniera, forse potrebbe anche piacerci.
Una cosa è certa: così potremo sicuramente noi piacere di più agli altri e ciò faciliterà di molto la
reciproca comprensione.
Antonio Daniele
24
IL NASTRO AZZURRO
NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO
INSEDIATO AL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE IL "GRUPPO DI LAVORO PER LA CONOSCENZA
DELLA STORIA DEGLI ESULI DELL'ISTRIA, DI FIUME E DELLA DALMAZIA"
Dopo il Congresso dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, svoltosi a Varese il 27, 28 e 29
novembre 2009, si è tenuta a Roma, nella sede del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Università e della
Ricerca, la prima riunione del "Gruppo di lavoro per la conoscenza della storia degli esuli dell'Istria, di Fiume e
della Dalmazia" istituito ad hoc in seno al "Tavolo di coordinamento" FederEsuli-Governo. Il gruppo di lavoro
è composto da sei dirigenti del Dicastero mentre la rappresentanza della FederEsuli era formata da Guido
Brazzoduro (per la FederEsuli), Lucio Toth (per l'ANVGD), Lorenzo Rovis (per l'Associazione Comunità Istriane)
e Renzo de' Vidovich (per i Dalmati Italiani nel Mondo). L'Ordine del Giorno della prima convocazione prevedeva l'insediamento del Gruppo e la presentazione di proposte operative. Gli esponenti della FederEsuli hanno
rimarcato agli interlocutori istituzionali le ragioni che hanno sostenuto la richiesta di istituire tale Gruppo di
lavoro presso il MIUR: la sensibilizzazione dei docenti alla storia del confine orientale e l'elaborazione di linee
guida nella didattica, che sollecitino insegnanti ed allievi all'approfondimento di eventi non ancora ben presenti nella manualistica scolastica, alla luce della più aggiornata produzione storiografica. Sono state già individuate alcune linee operative immediate ed è stata fissata una nuova riunione per elaborare una strategia di
intervento a lungo termine, anche in vista delle celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia.
CONSEGNATA LA BORSA DI STUDIO "FILIPPO RACITI" ALLA SIG.NA MARGHERITA CUDEMO
Il Presidente del Circolo "Principe Eugenio di Savoia Soissons" Comm. Niccolò Rocco di Torrepadula ha consegnato alla Signorina Margherita Cudemo la Borsa di Studio "Filippo Raciti" di € 2.000,00, realizzata in collaborazione con EMILBANCA per onorare la figura dell'Ispettore Superiore della Polizia di Stato Filippo Raciti
caduto nell'adempimento del proprio dovere; la Borsa di Studio, a carattere permanente, è giunta alla terza
edizione ed è destinata a figlio/a di appartenente alle Forze dell'Ordine deceduto o invalido per causa di servizio. La consegna è avvenuta durante la tradizionale "Cena degli Auguri", alla presenza di circa sessanta fra Soci
ed ospiti del circolo.
MOSTRA A BOLOGNA A CENTO ANNI DALL'ASSEGNAZIONE DEL PREMIO NOBEL A GUGLIELMO
MARCONI
Il 10 dicembre 1909 Guglielmo Marconi ricevette a Stoccolma il Premio Nobel per la Fisica. Il 10 dicembre
2009 - esattamente cento anni dopo - è stata inaugurata a Palazzo d'Accursio, in Piazza Maggiore a Bologna,
la mostra "Guglielmo Marconi Premio Nobel 1909-2009", che ha ricordato l'inventore bolognese e la formidabile impresa che lo portò a meritare quel premio. Sede principale dell'allestimento è stata la Sala d'Ercole in
Palazzo d'Accursio, con isole espositive collaterali in Salaborsa e nel cortile dello stesso Palazzo d'Accursio. Sedi
periferiche il Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123, Bologna), il Museo Marconi di Villa
Griffone, a Pontecchio Marconi (BO) e il Museo Mille Voci Mille Suoni (via Col di Lana 7/N, Bologna). La mostra
si è avvalsa del contributo scientifico del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano.
Obiettivo della mostra "Guglielmo Marconi Premio Nobel 1909-2009" è stato restituire alla figura dell'inventore quella "nobiltà" che proprio il Premio Nobel - ottenuto a soli 35 anni - gli attribuì nel 1909. Tanto ammirato e osannato in vita quanto trascurato nella seconda parte del Novecento, Marconi - ritornato alla pubblica
attenzione a partire dal 1995 (centenario dei primi esperimenti di radiotelegrafia) - sta infatti risalendo i gradini della notorietà con la sola forza della sua invenzione: il wireless, vale a dire la modalità tecnica che maggiormente connota, in tutto il mondo, l'inizio del Terzo Millennio.
La mostra è stata promossa e realizzata da Regione Emilia - Romagna, Comune di Bologna, Fondazione
Marconi, Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario del Premio Nobel a Guglielmo Marconi, con il
patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione Generale per i beni librari e gli istituti culturali, dell'Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia Romagna e della Provincia di Bologna, con il contributo di
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Telecom Italia, Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale Emilia-Romagna, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna.
25
IL NASTRO AZZURRO
ENTI E CITTÀ DECORATI AL VALOR MILITARE:
IL LIBERO COMUNE DI ZARA IN ESILIO
ro soltanto il Prefetto Serrentino, il
Vice Prefetto Vuxani e il Capo di
Gabinetto Fiengo.
Lo storico zaratino Gino Bambara
nel suo libro "Zara - Uno zaratino racconta la sua città". scrive:
"Serrentino fece quel che poté: era
poco per chi chiedeva, ma era molto
rispetto alle possibilità di chi dava in
circostanze estremamente difficili. In
quest'opera di assistenza si rese benemerito assieme ad alcuni funzionari,
tra i quali il vice-prefetto dottor
Giacomo Vuxani e il capo di gabinetto
professor Vincenzo Fiengo. ...per aiutare la popolazione e contribuire alla
difesa, civile difesa, dell'italianità di
Zara”, quando Zara si trovava allo
sbando ed era contesa dai croati.
Allora, a Serrentino, Vuxani, Fiengo e a
quant'altri si adoperarono con grave
rischio personale a favore di una popolazione smarrita e già dispersa, va il
pensiero riconoscente degli zaratini
che non dimenticano. La responsabilità concreta di assicurarle un minimo
di aiuto, di tutelarla dalle prevaricazioni tedesche e dalle
pretese degli ustascia croati, di soccorrerla nel difficile
momento dell'esodo, venne assunta da Serrentino e
Fiengo, persone di origine meridionale, e da pochi zaratini autorevoli di buona coscienza. È il caso del dottor
Vuxani, oriundo da Borgo Erizzo, una frazione del
Comune di Zara, di origine albanese.
Va precisato che nella notte dell'8 settembre 1943,
alla notizia dell'armistizio italiano, Hitler decise che tutti
i territori italiani della Dalmazia passassero allo Stato
croato di Pavelic, compresa Zara. Il giorno seguente aeroplani croati sorvolarono Zara lanciando manifesti inneggianti al ritorno della città alla madrepatria croata. Il proclama di Pavelic contro l'Italia fu pesante. L'ingresso a
Zara dei croati di Pavelic, con la fama che avevano acquisito gli ustascia, si presentava come il pericolo di un massacro. La presenza di quel coraggioso minuscolo presidio
di autorità italiana salvò la città dall'ingresso delle truppe croate di Pavelic. (Vedansi dettagliate precisazioni nel
sopraccitato libro di Talpo).
Prima di partire con la ritirata tedesca, Serrentino
affidò la reggenza della Prefettura al vice-prefetto
Vuxani, per il passaggio dei poteri alle forze armate
subentranti, affidandosi ad un tenue angoscioso filo di
speranza che sarebbe avvenuto secondo le leggi di diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra. Ma, anche
nella consapevolezza di un elevato rischio della vita,
Vuxani accettò l'incarico con l'impegno di assolvere il
mandato, nell'interesse della città e dello Stato italiano,
insieme a un Comitato formato da zaratini e da forze dell'ordine rimaste sul posto.
Le cose andarono in tutt'altro modo: i vincitori stracciarono ogni brandello di legalità, Vuxani e i suoi collabo-
Veduta aerea dell’odierna Zadar
(nome slavo di Zara)
L
a Medaglia d'Oro all'ultima amministrazione di Zara
è anche la storia di una coraggiosa impresa altamente patriottica compiuta, con il rischio della vita, per
salvare la gloriosa bandiera di Zara, che tanti eventi storici aveva conosciuto, da parte di uno dei suoi tre ultimi
"samurai" rimasti a difenderla.
Avvenne quando il Comune di Zara fu soppresso con
la forza dai partigiani di Tito e la sua bandiera, imbarcata fortunosamente, navigò fino a Trieste.
Giacomo Vuxani era vice prefetto di Zara, al tempo
del prefetto Vincenzo Serrentino, e, quale funzionario di
ruolo, assolse i suoi compiti istituzionali da servitore dello
Stato. Ricoprì inoltre anche l'incarico di Commissario
Prefettizio del Comune di Zara.
Rimase al suo posto quando la città venne investita
dalla furia di 54 bombardamenti aerei, che distrussero
gran parte del tessuto urbano, e con la partenza del
Prefetto Serrentino, avvenuta il 30 ottobre 1944 insieme
alla ritirata delle forze armate tedesche, assunse la
Reggenza della Prefettura. Il giorno successivo (31 ottobre), mentre sul campanile del Duomo sventolava un
grande tricolore, trattò la resa di Zara alle formazioni
partigiane jugoslave quale rappresentante del governo
legittimo italiano. Il mattino del giorno successivo (1
novembre) venne arrestato e da quel momento cessò
l'Amministrazione italiana di Zara. La città, per le distruzioni subite, fu definita la "Dresda dell'Adriatico".
Del periodo dei bombardamenti che distrussero Zara
dal 2 novembre 1943 al 31 ottobre 1944 tratta ampiamente e dettagliatamente l'opera storica "Dalmazia Una cronaca per la storia" di Oddone Talpo, edito dallo
Stato maggiore dell'Esercito - Ufficio storico - Roma
1994 Volume III. Nell'amministrazione della città rimase-
26
IL NASTRO AZZURRO
MOTIVAZIONE
DELLA
MOVM
A
ZARA
"Zara, città italiana per lingua, cultura e storia, ha dato alla patria nell'ultimo conflitto, tra morti e
dispersi militari e civili, un decimo della sua popolazione. 7 Medaglie d'Oro. 22 Medaglie d'Argento e
molte altre Medaglie al Valor Militare stanno a testimoniare la valorosa determinazione del suo popolo nei momenti supremi. Dal settembre 1943 in avanti la città ha continuato a battersi per mantenere
la sua identità. I fanti, bersaglieri, alpini, marinai e avieri, tra cui molti zaratini del neo costituito battaglione partigiano italiano Mameli furono i primi ad affrontare l'invasore tedesco. Le molte decine di
caduti in combattimento e le centinaia di italiani vittime di esecuzioni sommarie o morti nei lager,
annegati, sono stati il prezzo della resistenza. Sottoposta a violenti bombardamenti aerei a tappeto,
distrutto più di ogni altro capoluogo di provincia del nostro Paese, per l'eroica lotta Zara ha aggiunto
alla sua storia altre pagine di grande coraggio. Alla fine della guerra, Zara desistette solo quando ogni
ulteriore resistenza era materialmente impossibile. Le vestigia veneto - romane e le rovine dell'ultimo
combattuto periodo restano a memoria della presenza della nostra gente. Il Gonfalone del Comune di
Zara, fortunosamente riportato in Patria, testimonia un glorioso passato e quanto sia, comunque,
rimasto forte nella gente di Zara l'amore per la Patria comune e la fiducia nei valori che uniscono tutti
gli italiani. Fulgido esempio di attaccamento alla Patria e delle più elevate virtù militari,
Zara: giugno 1940-aprile 1945"
bozza di Motivazione della Medaglia concordata con le
ratori furono tutti arrestati e rimasero in prigione per
34 associazioni combattentistiche, d'Arma e partigiane.
mesi. Molti di essi furono trucidati (Fiengo, Antissini, il
Il conferimento della Medaglia d'Oro al Valor Militare
magg. dei Carabinieri Trafficante, il Tenente dei
è avvenuto "motu proprio" da parte del Presidente della
Carabinieri Terranova, Luxardo, Relja, Kiswarday, trenta
Repubblica Ciampi con decreto firmato il 21 sett. 2001 e
agenti di pubblica sicurezza), i carabinieri furono deporpubblicato sul sito internet del Qurinale.
tati; fu arrestato persino l'arcivescovo Pietro Doimo
Seguirono rimostranze da parte croata sulla concesMunzani.
sione della medaglia e in campo italiano contestazioni sul
Nei mesi che seguirono numerosi furono gli eccidi a
secondo comma della motivazione.
danno degli zaratini, colpevoli soltanto di essere italiani.
Il decreto non venne pubblicato sulla Gazzetta
La stampa croata odierna riporta queste vicende consideUfficiale e la motivazione è stata tolta da Internet. Né vi
randoli tutti vittime innocenti.
furono cerimonie di consegna della Medaglia.
I giovani zaratini rimasti furono reclutati a forza, conSugli atti di valore compiuti dal battaglione "Mameli"
tro il diritto internazionale, e inviati a combattere contro
e sulla morte del suo comandante, il capitano zaratino
i tedeschi nelle brigate d'assalto o adibiti ai reparti di smiMario Martinelli, che pagò con la vita, da parte jugoslanatori. Furono definiti "i forzati della morte". Tra essi
va, la indomita italianità, ben consapevole del pericolo
anche il figlio diciottenne del dott. Vuxani.
che per questo motivo correva, ne tratta il libro sopra
Nelle drammatiche ore del passaggio di consegne e
menzionato "Dalmazia - Una cronaca per la storia" di
profittando di tre bombardamenti anglo - americani
Oddone Talpo. Viene anche descritto il tentativo di insuravvenuti per errore il 31 ottobre 1944, giorno della entrarezione a Zara, fallito per l'allarme provocato nei tedeta delle truppe jugoslave, il dott. Vuxani riuscì a mettere
schi da una pattuglia di partigiani jugoslavi.
in salvo la bandiera deI Comune e, al momento dell'esodo, a recarla in Italia nascondendola entro un cuscino per
Giuseppe Vuxani
superare il controllo della dogana jugoslava.
(Presidente della Federazione di Trieste)
Successivamente, dopo la morte del dott. Vuxani,
i figli col. Giorgio e dott. Giuseppe, consegnarono la
storica bandiera al Libero Comune di Zara in esilio.
Questo avvenne in Ancona il 19 settembre 1965. La
bandiera era contenuta in un artistico cofanetto
fatto confezionare appositamente dal figlio
Giuseppe e recante sul coperchio l'effigie di S.
Grisogono, patrono e simbolo della città. Il Libero
Comune di Zara in esilio consegnò ai figli la medaglia
d'Oro concessa alla memoria del loro padre.
L'evento, corredato di fotografie, venne divulgato
dalla stampa.
Nel 1997 il Libero Comune di Zara in esilio, per
ottenere l'ambita Medaglia d'Oro, falliti precedenti
tentativi, si rivolse al compianto Avv. Furio Lauri,
zaratino, Presidente del Gruppo Medaglie d'Oro al
Valor Militare, decorato di Medaglia d'Oro quale
partigiano combattente, e inoltre di 3 Medaglie
d'Argento e 2 Croci di guerra concesse prima dell'8
Zara bombardata
bombardata - La cattedrale di San
settembre 1943. L'Avv. Lauri presentò sul giornale "Il
Demetrio ancora miracolosamente in piedi
Nastro azzurro" n. 2/3 - febbraio marzo 1998, la
27
IL NASTRO AZZURRO
IL IV° PREMIO DI STUDIO CONFERITO DALLA FEDERAZIONE
PROVINCIALE DI NAPOLI È INTITOLATO ALLA MEMORIA
DEL MAGG. PIL. CARLO EMANUELE BUSCAGLIA
A
nche quest'anno la Federazione Provinciale di Napoli dell'Istituto del Nastro Azzurro ha conferito il
"Premio di Studio" agli studenti di un istituto superiore della città. Si tratta degli studenti della classe II B dell'Istituto Tecnico Professionale di Napoli "G. Rossini", che hanno svolto, sotto la supervisione dell'insegnante di Lettere, Professoressa Anna Rubinelli, un'interessante ricerca sul maggiore pilota Carlo
Emanuele Buscaglia, asso degli aerosiluranti italiani e pluridecorato eroe di guerra, morto a seguito delle
ferite ed ustioni riportate in un incidente di volo sull'aeroporto di Campo Vesuvio, nei pressi di Napoli, il 24
agosto 1944.
L'episodio cruciale nel quale Buscaglia ha perso la vita è stato oggetto di un articolo comparso a pag. 29
dello scorso numero 4-2010 di questa rivista, ma non deve sembrare strano che, per due numeri consecutivi,
si parli di lui: si tratta dell'aviatore italiano indubbiamente più famoso della seconda guerra mondiale, annoverato tra i più eroici, dall'alto della sua Medaglia d'Oro al Valor Militare, cinque Medaglie d'Argento al Valor
Militare, una promozione per Merito di Guerra e la Croce di Ferro di Seconda Classe, massima Decorazione
tedesca.
Di seguito, due brani, intervallati da una scheda tecnica sul velivolo SM.79, il tutto tratto dalla ricerca dei
ragazzi, intitolata “Una guerra senza meta”, a cui fanno seguito la prolusione tenuta dal Presidente della
Federazione di Napoli, cav. GC Gennaro Perrella, e un intervento dell’Azzurro cap. Antonio Spiezia.
BUSCAGLIA CREATORE DELLA SPECIALITÀ
AEROSILURANTI
(dalla ricerca svolta dagli studenti dell’Istituto “G. Rossini” di Napoli)
italiani, che impegnarono a bassa quota i caccia di scorta Fairey Fulmar partiti dalla portaerei inglese
Illustrious, permise ai bombardieri in picchiata Junkers
Ju 87 Stuka della Luftwaffe, che partecipavano all'azio-
C
arlo Emanuele Buscaglia è stato l’aviatore italiano
tra i piloti più famosi della seconda guerra mondiale, decorato con la Medaglia d'Oro.
Buscaglia nacque in Piemonte, a Novara nel 1915 ed
è entrato nell'Accademia Aeronautica nel mese di ottobre 1934. Il 1 luglio 1937 Buscaglia è stato assegnato alla
50^ Squadriglia (32° Stormo bombardamento), dotata
di obsoleti Savoia-Marchetti SM.81, in seguito sostituiti
con l'SM.79 più efficiente. Sempre nel 1937 fu nominato Sottotenente.
Nel 1939 è stato promosso tenente. A febbraio successivo, è stato trasferito alla 252^ Squadriglia (46°
Stormo Bombardamento) e con questa unità ha partecipato alla sua prima missione di guerra il 21 giugno 1940.
Il 25 luglio si offrì volontario per aderire al Reparto
Speciale Aerosiluranti della Regia Aeronautica, in seguito ribattezzato 240^ Squadriglia Aerosiluranti, con sede
in Libia. La base operativa del reparto venne fissata inizialmente ad El Adem, da dove partì, il 15 agosto 1940,
la prima azione italiana di aerosiluramento, effettuata
da 5 S.79, contro il porto di Alessandria: l'azione ebbe
scarso successo a causa del fondale fangoso ma fu
comunque utile per affinare le tattiche operative per
questa nuova specialità.
Nella notte del 17 settembre 1940, Buscaglia ottenne il suo primo successo. Con un aerosilurante SM.79
armato pesantemente, danneggiò un incrociatore
inglese. Ai primi di dicembre attaccò con successo l'incrociatore HMS Glasgow.
Tra il 9 e l'11 gennaio 1941, la 278^ Squadriglia
venne rischierata a Catania, in Sicilia, per partecipare a
un'azione contro la flotta inglese impegnata a forzare il
blocco dell'isola di Malta. L'azione degli aerosiluranti
Carlo Emanuele Buscaglia
28
IL NASTRO AZZURRO
La 281^ Squadriglia posa sotto all’S.79: il Comandante Buscaglia in piedi al centro
mento e venne Decorato con ulteriori quattro Medaglie
d'Argento al Valor Militare ed una Croce di Ferro di 2^
Classe conferita dall'alleato tedesco.
Il 1 gennaio 1942, la squadriglia venne sciolta e
Buscaglia venne nominato comandante del nuovo 132°
Gruppo aerosiluranti. In tale ruolo ebbe occasione
dimostrare le sue elevate doti di organizzatore riuscendo ad equipaggiare ed addestrare il reparto nonostante le numerose difficoltà incontrate.
Alla fine di maggio il Gruppo venne trasferito presso la base operativa di Catania da dove partecipò a
numerose missioni di guerra contro il traffico marittimo
nemico ottenendo ottimi successi e diversi affondamenti. Il 12 agosto dello stesso anno, insieme con l'asso della
caccia tedesco Hans Joachim Marseille, fu ricevuto a
Roma da Mussolini, che lo promosse Maggiore per
Merito di Guerra.
ne, di danneggiare gravemente la portaerei.
Nel febbraio 1941 la squadriglia venne rischierata, a
seguito della conquista inglese della Cirenaica, prima
presso Tripoli e successivamente sull'isola di Pantelleria,
dove Buscaglia ricevette una licenza di 15 giorni dopo
mesi di intenso servizio operativo.
Il 5 marzo 1941 venne costituita una nuova unità
aerosiluranti, la 281^ Squadriglia con base sull'aeroporto di Grottaglie. Buscaglia, promosso capitano, ne venne
nominato comandante e con essa partecipò alla battaglia di Capo Matapan attaccando, senza esito, la portaerei britannica Formidable. Svolse quindi numerose missioni nella zona di Creta, sia contro naviglio da guerra
che contro convogli di rifornimento nemici, venendo colpito più volte dal fuoco contraereo avversario.
Durante il periodo passato al comando della 281^
Squadriglia egli totalizzò circa 20 missioni di combatti-
MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE AL MAGG. PIL. CARLO EMANUELE BUSCAGLIA
"Comandante di un gruppo aerosiluranti, fiaccola dell'eroismo e maestro dell'arma nuovissima, in
trentadue vittoriose azioni di sfondamento tra uragani di ferro e di fuoco, confermava lo spirito guerriero dell'italica gente, infliggendo alla marina nemica la perdita di oltre centomila tonnellate di naviglio. Alla testa dei sui gregari, dopo aver compiuto con ardimento e perizia inimitabili un'azione con
risultati brillantissimi, contro navi angloamericane, alla fonda di una base dell'Africa del Nord, ripeteva, il giorno appresso, l'attacco. Sulle vampe della violenta difesa contraerea, sotto la mitraglia rabbiosa di numerosi caccia che gravemente colpivano il suo velivolo incendiandolo, si lanciava come folgore sull'obiettivo prescelto e, a distanza ravvicinata, mentre un'ala dell'apparecchio era già consumata dal fuoco, sganciava il siluro contro un grosso piroscafo che, colpito, si incendiava."
Cielo del Mediterraneo maggio - novembre 1942
29
IL NASTRO AZZURRO
SAVOIA MARCHETTI SM.79 “Sparviero”
(dalla ricerca svolta dagli studenti dell’Istituto “G. Rossini” di Napoli)
Rappresentazione pittorica di una squadriglia di SM.79 all’attacco di un convoglio
L'autonomia variava da 1900 a 2300 km.
Con un peso massimo al decollo di 11.300 kg. poteva imbarcare fino a 1250 kg. di bombe o, nella versione aerosilurante, un siluro da 450 mm pesante 875 kg.
L'equipaggio era di 5 o 6 uomini.
L'armamento era costituito da 3 mitragliatrici da
12,7 mm (una delle quali fissa in caccia, annegata nella
famosa "gobba", le altre due brandeggiabili a difesa
del settore di coda: una dorsale, l'altra ventrale) e 1 o 2
da 7,7 mm brandeggiabili laterali.
I
l Savoia-Marchetti S.M.79 Sparviero era un trimotore
ad ala bassa multiruolo, inizialmente progettato
come aereo da trasporto civile veloce. Negli anni
1937-39 stabilì 26 record mondiali e fu, per un certo
periodo, il più veloce bombardiere medio del mondo.
Costruito in legno, tela e metallo, si riconosceva per la
tipica "gobba" dietro l'abitacolo che gli valse il nomignolo di "Gobbo maledetto". Fu impiegato per la
prima volta nella guerra civile spagnola nelle file
dell'Aviazione Legionaria italiana. La Regia
Aeronautica lo impiegò durante la seconda guerra
mondiale in tutto il teatro del Mediterraneo, prima
come bombardiere e poi, con maggior efficacia, come
aerosilurante. L'aeronautica romena (FARR), dove fu
costruito anche su licenza, lo impiegò con successo sul
fronte orientale. Restò in servizio, in Italia, fino al 1952.
Fu il bombardiere italiano costruito nel maggior numero di esemplari (circa 1.300).
COSÌ NE PARLANO
"Si trattava indubbiamente di un aeroplano riuscitissimo, ma non si può pretendere che un aeroplano,
per quanto riuscito, possa rimanere sulla breccia per
ben dieci anni senza subire alcuna notevole modifica. E
se alla fine della guerra i nostri reparti operavano ancora con quell'apparecchio costruito in tela, legno e tubi
d'acciaio, vuol dire che i nostri equipaggi meritavano
un monumento, ma vuole anche dire che in questo
campo l'industria non era riuscita a far nulla di
meglio”.
Franco Pagliano
(Storia di 10 mila aeroplani, 1947)
CARATTERISTICHE E PRESTAZIONI
I motori erano 3 radiali, generalmente Alfa Romeo
RC 34 da 780 CV, oppure i più potenti Piaggio P.XI RC40
da 1000 CV, che gli imprimevano una velocità massima
di 430 km/h. ed una quota di tangenza di 6500 metri.
30
IL NASTRO AZZURRO
L’ULTIMA MISSIONE
(dalla ricerca svolta dagli studenti dell’Istituto “G. Rossini” di Napoli)
N
el novembre 1942, in conseguenza degli sbarchi
americani sulle coste del
Marocco previsti dalla operazione
Torch, Buscaglia si trovò impegnato, con il 132° Gruppo, ad affrontare questa nuova minaccia. Il 12
novembre 1942, durante una missione sulla baia di Bougie, l'SM.79
di Buscaglia venne intercettato ed
abbattuto da caccia Supermarine
Spitfire. Buscaglia venne dichiarato dalla Regia Aeronautica
"disperso in azione" e, alla sua
memoria, venne conferita una
Medaglia d'Oro al Valor Militare.
In realtà, Buscaglia era riuscito,
seppur gravemente ferito ed ustionato, a salvarsi insieme ad un
membro del suo equipaggio
(morto in seguito in ospedale). Recuperato dagli
alleati era stato curato e poi internato in un campo
di prigionia negli Stati Uniti (Fort Meade nel
Maryland). L'8 settembre 1943, all'atto della firma
dell'armistizio, Buscaglia decise di tornare a volare
con i nuovi alleati ed entrò a far parte
dell'Aeronautica Cobelligerante Italiana. Per ironia
della sorte molti suoi ex commilitoni del 132°
Gruppo fecero la scelta opposta e si schierarono con
l'Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR) intito-
Baltimore italiani in formazione
lando proprio a Buscaglia (che credevano morto) lo
Stormo Aerosiluranti che era stato creato.
Buscaglia, dopo essere rientrato in Italia, il 15
luglio 1944 assunse il comando del 28° Gruppo
Bombardamento facente parte dello stormo
Baltimore, equipaggiato con il bombardiere bimotore medio Martin A-30 Baltimore, basato a
Campo Vesuvio (Napoli). Nonostante lo scarso
addestramento sul bombardiere Baltimore e le difficili condizioni dell'aeroporto di Campo Vesuvio,
Buscaglia decise, il 23 agosto
1944, di decollare da solo approfittando dell'assenza del personale che si trovava in mensa. L'aereo
al decollo imbardò verso sinistra
toccando con l'ala il suolo e incendiandosi. Buscaglia, seppur gravemente ustionato riuscì a fuggire
dall'aereo in fiamme e venne
immediatamente ricoverato presso l'ospedale militare di Napoli. Si
spense il giorno successivo (24
agosto 1944) in seguito alle gravi
ferite riportate, all'età di 29 anni.
In onore di Carlo Emanuele
Buscaglia l'Aeronautica Militare
ha dedicato il 3° Stormo “Quattro
Gatti” di stanza a Villafranca, che
opera con i ben più moderni velivoli AMX (ora in posizione “quadro”. ndr).
Il lancio del siluro dall’SM.79
31
IL NASTRO AZZURRO
PROLUSIONE DEL PRESIDENTE DELLA
FEDERAZIONE PROVINCIALE DI NAPOLI
Pilota Carlo Emanuele Buscaglia, Eroe della seconda
entili Signore, Signori, Cari Ragazzi, innanzitutguerra mondiale, che, benché nato a Novara, concluto desidero ringraziare tutti coloro che ci hanno
se la sua giovane vita a Napoli nell'adempimento del
onorati del loro intervento ed il prestigioso
suo dovere.
Circolo Ufficiali di Marina che ancora una volta ci
Abbiamo ritenuto quest'anno di designare per il
hanno ospitati per la cerimonia del conferimento del
premio l'Istituto Tecnico Professionale "G. Rossini" di
nostro Premio di Studio annuale.
Napoli per diversificare opportunamente il tipo di scuoL'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti
la al fine di rendere partecipi realtà diverse.
Decorati al Valor Militare fu costituito con Regio
Possiamo affermare che il tema è stato ben centraDecreto all'indomani della fine della prima guerra
to e che il premio è stato meritatamente attribuito alla
mondiale, cioè il 23 maggio 1923, al fine di riunire e
Classe II B dell'Istituto Tecnico Professionale di Napoli
tutelare i Combattenti Decorati al Valor Militare. Ad
"G. Rossini", che lo ha svolto con la supervisione dell'inessi vennero aggiunti i familiari dei Decorati e successisegnante di Lettere Professoressa Anna Rubinelli.
vamente i Soci Simpatizzanti al fine di colmare i vuoti
I giovanissimi studenti hanno tratteggiato mirabilche purtroppo si andavano creando per motivi anagramente la figura del Maggiore Buscaglia, cui furono
fici, ed evitare la scomparsa di una nobile Istituzione.
conferite cinque Medaglie d'Argento al Valor Militare,
All'art. 2 dello Statuto Sociale, tra l'altro, è sancito
una d'Oro ed una Promozione per Merito di Guerra,
che l’Istituto si propone di affermare ed esaltare, con
ma fu anche il precursore e perfezionatore di una
opere di propaganda, il Valore e le Virtù Militari italianuova arma, cioè gli aerosiluranti, con la quale compì
ne, tutelare il rispetto per la Patria e diffondere, partitutti gli atti eroici di cui fu protagonista.
colarmente nelle nuove generazioni, la coscienza dei
Sono state ricordate tutte la gesta dell'Eroe, che
doveri verso di essa.
affondò, con i suoi siluri sganciati dall'alto, numerose
È ciò che la Federazione Provinciale di Napoli intennavi da guerra e di trasporto truppe e rifornimenti
de fare con l’istituzione di Premi di Studio annuali intitolati a Decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare
nemiche ed è anche illustrato compiutamente l'aereo
napoletani e destinati ad istituti scolastici del territorio,
pilotato da Buscaglia, il famoso gobbo per una giocononché con visite culturali, come quella al Museo
sità all'altezza del posto di pilotaggio, cioè il Savoia
Storico dell'Aeronautica di Vigna di Valle, sul lago di
Marchetti SM.79.
Bracciano, ove abbiamo "accompagnato" un gruppo di
In una delle tante imprese di alto eroismo, Buscaglia
studenti del Liceo Elsa Morante, che si aggiudicò molto
fu abbattuto e riuscì miracolosamente a salvarsi cadenmeritatamente il nostro III Premio di Studio, intitolato
do prigioniero degli americani, e fu internato in un
alla Medaglia d'Oro al
Valor Militare Cap. Ottavio
Museo Storico AM di Vigna di Valle (Roma): sotto l’SM.79
Caiazzo, Eroe della prima
campeggia il busto di Carlo Emanuele Buscaglia
guerra mondiale.
La visita del Museo
Storico si inserisce in quel
filone perché, non solo
ripercorre il cammino entusiasmante del Volo, che in
poco più di cento anni è
passato dai piccoli aerei di
legno e tela alle attuali
macchine volanti che raggiungono velocità supersoniche, costruite con altissima tecnologia e materiali
sempre più progrediti e
sofisticati, ma reca anche la
testimonianza di tanti atti
di eroismo nei vari conflitti
compiuti dai nostri piloti,
tutt'ora impegnati in missioni di Pace in vari luoghi
del mondo.
Quest'anno il nostro IV
Premio di Studio è intitolato alla Medaglia d'Oro al
Valor Militare Maggiore
G
32
IL NASTRO AZZURRO
campo di prigionia negli Stati Uniti.
Dopo l'Armistizio del 1943, Buscaglia ottenne di
essere rimpatriato e volle riprendere servizio per combattere contro i tedeschi che calpestavano il territorio
Nazionale e, mentre si addestrava con i nuovi bombardieri che gli americani avevano concesso all'Italia, non
ancora in pieno possesso delle sue facoltà fisiche, ebbe
un incidente di volo e precipitò presso Casoria il 24 agosto 1944. Gravemente ferito, fu ricoverato presso
l'Ospedale Militare di Napoli ove si spense il giorno
dopo a soli 29 anni.
Dell'elaborato premiato vi parlerà il nostro
Consigliere addetto alla Cultura Prof. Antonio Spiezia
più compiutamente.
Io, per concludere posso solo dire a questi ragaz-
zi, ispiratevi a questi eroi per servire la Patria, che si
può servire giorno per giorno in qualsiasi campo:
militare, da liberi professionisti, artisti, imprenditori,
e così via; e ricordate anche che stanno per avere
luogo le manifestazioni dei 150 anni dell'Unità
d'Italia, che fu raggiunta dal sacrificio di tanti patrioti che conclusero la nostra età storica più alta: il
Risorgimento, che ebbe poi a suggello la gloriosa
Vittoria di Vittorio Veneto.
Il ricordo della nostra millenaria storia deve essere
un imperativo categorico per tutti noi, perché, ricordate, un Paese che non ha memoria storica del proprio
passato non ha alcun avvenire.
Grazie.
Cav GC Gennaro Perrella
L’INTERVENTO DEL CAP. ANTONIO SPIEZIA
sociale o religiosa, hanno portato l'eroismo del Soldato
entili Signore e Signori, cari Ragazzi, io e i compoitaliano nel mondo: Patria comune di vincitori e vinti.
nenti dell'Istituto del Nastro Azzurro, desideriamo
Quest'anno ricorre il 150° anniversario dell'Unità
innanzitutto ringraziare tutti coloro che ci hanno
d'Italia
ed anche il 213° anniversario della Giornata
onorato della loro presenza, la Direzione del prestigioso
Nazionale del Tricolore. Il nostro Tricolore trova la sua
Circolo Ufficiali della Marina Militare che ci ha gentilmenadozione nel lontano 7 gennaio 1797 e dobbiamo ringrate concesso ospitalità per questa manifestazione, la
ziare di cuore l'ex Presidente della Repubblica Carlo
Preside Prof.ssa Maria Teresa Vessella dell'Istituto
Azeglio Ciampi per avere istituito proprio il 7 gennaio
"Rossini", che ci ha dato la disponibilità per il nostro 4°
"La Giornata del Tricolore".
Premio di Studio, il corpo docenti e le Prof.sse Anna
La Bandiera Nazionale è un simbolo. Ogni Nazione si
Rubinelli e Antonella Longo che hanno seguito i ragazzi
in questo progetto.
riconosce in esso e lo onora perché rappresenta la
L'elaborato premiato è frutto del lavoro svolto dagli
Nazione stessa e, non si potrà mai scindere il concetto di
studenti della classe 2^ B dell'Istituto "Rossini" di Napoli.
Nazione da quello di Patria perché, se è vero che una
Il lavoro intitolato "Una Guerra senza meta", oltre al
Nazione è un popolo che si unisce su un territorio e si dà
testo di ricerca sull'Eroico Maggiore Pilota Carlo
un ordinamento statuale per convivere civilmente, la
Emanuele Buscaglia, decorato di Medaglia d'Oro al Valor
Patria è il luogo in cui ciascuna persona ritrova la propria
Militare, al quale è intitolato questo premio, è anche corNazione, cioè le proprie usanze e le proprie tradizioni
redato di fotografie con esaurienti didascalie con cenni
condivise con altre persone di simili sentimenti.
storici di fatti e personaggi. Da ciò si evince che gli stuQuindi onoriamo la nostra Nazione, onoriamo la
denti si sono veramente impegnati e per questo i nostri
nostra Patria, onoriamo il nostro Tricolore.
più vivi e sinceri ringraziamenti.
Ci si può chiedere il perché di questo premio: la Federazione Provinciale di Napoli
dell'Istituto del Nastro Azzurro fra
Combattenti Decorati al Valor Militare,
come prima iniziativa al momento del suo
insediamento, decise di istituire un premio
di studio intitolato ad insigniti di Medaglia
d'Oro al Valor Militare napoletani. Questa
iniziativa venne non solo approvata dalla
Presidenza Nazionale ma anche, con successiva circolare, raccomandata alle altre
Federazioni Provinciali di intraprendere
analoghe iniziative.
Il Nastro Azzurro trova la sua ragion d'essere nella riunione in una sola ideale associazione di tutti i Decorati al Valor Militare, dalle
guerre preunitarie fino ad oltre la Seconda
Guerra Mondiale. Attraverso il proprio periodico "Il Nastro Azzurro", l'Istituto mantiene in
vita il ricordo di tutti quegli eroi che, senza
SM.79 aerosilurante della 281^ Squadriglia
distinzione di classe, di ideologia politica,
G
33
IL NASTRO AZZURRO
ADDIO A GUILLET COMANDANTE DIAVOLO
(anche Bari rende omaggio al Commander es Sciaitan)
A
nemici di ieri, ora alleati) ed anche a Bari.
E proprio Bari ha avuto una parte importante nelle
celebrazioni del 100° anniversario dell'inossidabile
ambasciatore (7). Se ne è occupala la signora Rosangela
Barone, a lungo docente all'Università di Bari, direttrice dell'Istituto di Cultura di Dublino, nella nuova Patria
acquisita di Guillet. Non a caso, sabato 7 febbraio 2009,
nel corso dei festeggiamenti per i suoi 100 anni tenutisi al Circolo Ufficiali di Roma, si sono esibiti nel concerto in onore del nostro generale, tre artisti baresi: il violinista Carmelo Andriani, sua madre il soprano Maria
Andriani Apruzzese, suo padre il pianista compositore
Antonio Andriani; faceva parte del repertorio la
"Canzone per Bari".
Oltre all’ampio resoconto sulla vita di Guillet publicato sul n.° 2-2009 di questa rivista, di seguito una interessante biografia reperita sul web.
lla domanda: "Carneade (1), chi era costui?",
secondo Manzoni, era normale che la classe erudita dei 17° secolo non conoscesse la risposta (2).
"Guillet, chi era costui?" A questa domanda, secondo
me, è difficile trovare un Azzurro che non conosca la
risposta. E dopo la trasmissione televisiva (andata in onda
in prima serata il 6 febbraio 2009) che ne ha illustrato le
eccezionali capacità, le romanzesche avventure, le numerose decorazioni, è difficile trovare, anche tra chi Azzurro
non è, chi non sia rimasto affascinato dalle gesta di questo eccezionale personaggio.
Dopo una vita che farebbe invidia ad un romanzo di
Salgari (3), il barone Guillet ci ha lasciati il 16 giugno
2010, qualcuno ha detto, "in punta di piedi" (4). Dieci
anni fa il giornalista e scrittore Indro Montanelli, che già
gli aveva dedicato alcune pagine del volume 8° della sua
monumentale "Storia d'Italia", in un articolo scritto per il
90° genetliaco, cosi scriveva di lui: "Il Comandante
Diavolo, per poter continuare indomito nelle sue diavole-
Gen. Giuseppe Dr. Picca
(Presidente della Federazione di Bari)
NOTE:
1. Carneade di Cirene, Filosofo greco (214-129 aC), fu
insegnante all'Accademia Platonica di Atene, dove tenne
lezioni sullo scetticismo radicale, affermando che la conoscenza certa è impossibile e che non esiste un criterio
assoluto di verità.
2. Alessandro Manzoni (Milano 1785 - ivi 1873), autore
dei "Promessi sposi", fa pronunciare a Don Ferrante (lo
svagato marito di una nobildonna milanese "di pelosa
carità" Donna Prassede) la famosa frase "carneadiana",
che ne ha fatto il simbolo ironico e imperituro della vuota
erudizione del 17° secolo.
3. Emilio Salgari, scrittore (Verona 1862 - Torino 1911),
scrisse 85 romanzi ed un centinaio di racconti. La sua produzione è caratterizzata da una vena narrativa colorita e
fantastica.
4. L'espressione "… in punta di piedi …" nei riguardi di
Amedeo Guillet è stata usata dall'amico vicepresidente
della Federazione di Lecco, ten. Giovanni Bartolozzi, in
una sua lettera al Direttore pubblicata a pag. 4 dello scorso numero di questa rivista.
5. Dal 14° al 17° secolo il nome indicava alcune truppe
scelte della cavalleria ottomana. Il termine passò successivamente ad indicare le truppe indigene arruolate in loco
dalle potenze coloniali (il termine inglese "sepoy" ed i
francesi "cipaye" e "spahi" derivano dallo stesso ceppo
linguistico di spahis).
6. Lawrence Thomas Edward. Ufficiale inglese, spregiudicato agente politico e scrittore, inviato al Cairo durante
la prima guerra mondiale, fu protagonista di una lunga
lista di imprese avventurose che fecero di lui una figura
leggendaria.
7. Dopo l'avvento della repubblica, Guillet, fedele al giuramento prestato al Re d'Italia, si dimise dall'esercito.
Laureatosi in Scienze Politiche, si diede alla carriera
diplomatica. L'ultimo suo incarico fu quello di ambasciatore in India.
Il Comandante Diavolo e i suoi “Spahis”
rie, oggi vive in Irlanda ove i cavalli sono a buon costo e
vi sono ampi spazi per poterli cavalcare, e a 90 anni suonati, con nessun osso del corpo al posto giusto, egli
monta ogni santo giorno".
E infatti il Comandante Diavolo ovvero Commander
es Sciaitan, cosi era stato soprannominato dai suoi fedelissimi Spahis (5), è sopravvissuto a 5 gravi ferite ognuna
delle quali, da sola, avrebbe accoppato un toro ma non
lui. Ed è sopravvissuto anche ad una "guerra personale"
condotta da solo in Africa Orientale quando, giunto da
Roma l'ordine di cessare ogni resistenza e ammainato il
Tricolore sul ridotto dell'Amba Alagi, egli decise di combattere da solo insieme ad un centinaio di Ascari a cavallo. Per otto mesi fu la spina nel fianco degli inglesi, che
invano gli diedero la caccia, e fu chiamato il "Lawrence
d'Arabia italiano"(6).Quando, rimasto privo di mezzi e
con pochissimi Spahis ancora vivi, non gli fu più possibile
continuare la guerriglia, si sottrasse alla caccia serrata
degli inglesi e, dopo rocambolesche avventure, raggiunse Roma il 3 settembre '43. Dopo l'8 settembre attraversò la linea Gustav, raggiunse la Puglia, si mise a disposizione del Re e di Badoglio (che lo impiegò nei servizi
segreti) ed operò nell'Italia occupata dagli inglesi (i suoi
34
IL NASTRO AZZURRO
AMEDEO GUILLET: UNA VITA DA ROMANZO
A
suo dono. Si scherniva delle sua capacità di pittore ma era
un buon acquarellista. Non era né un asceta né un santo
combattente. Possedeva innata l'umiltà dell'aristocratico
che antepone il dovere al diritto. Umiltà che gli aveva
permesso di vivere come venditore d'acqua fra i poveri di
Massaua. Esperienza che lo aveva avvicinato all'Islam, di
cui ammirava la totale sottomissione al divino. Questa
fede, che Guillet aveva conosciuta in Libia studiando l'arabo coi bambini di una scuola indigena, dava una
dimensione mistica al suo senso dell'onore cavalleresco.
L'onore che gli aveva impedito di accettare la resa e l'ingiustizia delle leggi razziali. A Tripoli, nel 1938 dopo aver
ammaestrato il cavallo su cui Mussolini aveva levato al
cielo la "Spada dell'Islam", era andato a insegnare matematica e storia a ragazze ebree, cacciate da scuola, perché potessero affrontare l'esame di maturità.
Fu un grande ambasciatore: nello Yemen, risolse uno
scontro fra quel paese e l'Italia e salvò la vita all'Imam
Badr, figlio di quel principe arabo Yahia che lo aveva
accolto in fuga dagli inglesi. Nella Giordania, re Hussein
lo considerò "zio". Nel Marocco, fu accanto a re Hassan
durante un fallito colpo di Stato. In India, amico della
signora Ghandi, istruì la guardia presidenziale e moltiplicò il traffico commerciale fra i due paesi. All'Onu, il suo
intervento presso i delegati dei paesi arabi fu decisivo per
il mantenimento dell'Alto Adige in Italia.
Tutta questa parte della sua vita è ancora da scrivere.
Come la storia dei suoi tentativi di avvicinare Israele ai
Palestinesi. Ne aveva parlato a Nasser come a Dayan;
all'Imam Yahia come a Indira Ghandi; al Dalai Lama come
a Carlo d'Inghilterra. Aveva messo a rischio la sua carriera militare nel 1946, nella sua qualità di capo degli affari
arabi del SIM, architettando la cattura del Mufti di
Gerusalemme e prendendo contatto
coi membri dell'Irgun esiliati dagli
inglesi in Eritrea.
Ambasciatore in Giordania, visitò
più volte Israele per perorare la causa
dei yemeniti che combattevano le
truppe di Nasser, proponendo alla
radio di Gerusalemme in lingua
araba di sostenerli nelle sue emissioni. In queste iniziative non autorizzate, come in altre di carattere umanitario, c'era una vena di donchisciottismo, sempre accompagnata da un
realismo che permetteva "di frenare
il cavallo prima dell'ostacolo per
meglio farlo saltare".
Non perdette mai la speranza in
una soluzione pacifica del conflitto
palestinese, pur restando conscio che
tanto lui quanto quella soluzione
"appartenevano a un'epoca di passato
L’Ambasciatore Amedeo Guillet insieme al Presidente della
patriottismo in attesa di un altro ancoRepubblica pro tempore Carlo Azeglio Ciampi
ra da inventare".
medeo Guillet, a 101 anni di età, è uscito dalla
leggenda per entrare nella storia: la sua morte,
avvenuta il 16 giugno, ne consegna l'eccezionale
figura ai posteri. Si tratta di un personaggio straordinario
che ha influenzato la storia d'Italia, del mondo arabo ed
ebraico, nella diplomazia e nel pensiero militare. Parlare
di lui come di un Lawrence d'Arabia italiano è uno dei
miti da sfatare. Anzitutto perché, se così fosse, si tratterebbe di un Lawrence d'Africa. Poi perché è uno sminuire le sue gesta. Lawrence aveva dietro di sé un impero
ricco e vittorioso; Guillet un impero vinto e senza risorse.
Lawrence pagava in sterline d'oro e con la razzia la cooperazione dei beduini contro l'esercito turco; Guillet, su
cui pesava una taglia di mille sterline, combatté per 14
mesi le forze britanniche in Eritrea con un pugno di indigeni ai quali aveva proibito persino di appropriarsi di una
gallina e che lo seguivano, nella miseria, per pura lealtà
al leader e per fratellanza umana. Valori che testimoniano delle sue qualità d'animo ma anche di applicazione
all'arte della guerra apprese da Clausewitz e Tucidide. Fu
certo un grande soldato che con la carica di "Cherù", in
Etiopia, alla testa del Gruppo di Bande a cavallo
"Amhara", permise la ritirata delle truppe italiane a
Cheren, alla cui difesa partecipò aggiungendo alle altre
la più dolorosa delle sue ferite.
Dietro l'immagine stereotipata di "Comandante
Diavolo" che gli avevano affibbiato i suoi uomini, e i suoi
avversari sul campo di battaglia, c'era quella schiva dell'artista. Artista nell'equitazione, che lo aveva candidato
alle Olimpiadi e nella quale aveva sviluppato un linguaggio equino con cui otteneva tutto dai cavalli.
Dotato di una memoria ferrea, recitava a memoria
interi canti dell'Orlando Furioso. Era stato un ottimo pianista sino a tanto che una ferita alla mano limitò questo
35
IL NASTRO AZZURRO
VERONA 8 E 9 SETTEMBRE: NOI C’ERAVAMO
tero che la guerra fosse finita.
L'euforia fu però di breve durata. Auto
con altoparlanti ordinavano ai militari
in libera uscita di rientrare immediatamente nelle rispettive caserme. Poi,
silenzio. Il nostro servizio alla Questura
continuò a svolgersi nel modo usuale:
due carristi alla mitragliatrice, piazzata
all'ingresso, con avvicendamento ogni
due ore. Durante l'intervallo, tra un
turno e l'altro si sonnecchiava sulle
panche. Io trascorsi le prime ore della
notte conversando con il Commissario
di servizio che, felice per l'annunciato
armistizio, mi offri da bere inneggiando a Badoglio, definendolo "un cattolico che ha voluto la pace". Ma il suo
entusiasmo si spense quando, dopo la
mezzanotte, gli venne chiesto, telefonicamente da una non bene precisata
autorità, di inviare delle ronde in giro
per la città a vedere un po' cosa stesse
accadendo.
"Manifestazioni
sovversive?
Minacce all'ordine pubblico?"
"Macché ordine pubblico!” gli fu risposto, “Si tratta
dei tedeschi".
Il Commissario cominciò allora ad inveire verso chi
impartiva tali ordini esclamando significativamente:
"Ma che posso fare io senza mezzi a disposizione?".
Comunque, due agenti uscirono con la bicicletta in
perlustrazione per le vie della città. Dopo quasi un'ora
tornarono e imprecando, a loro dire, per uno scampato
pericolo: riferirono che i tedeschi avevano occupato la
stazione ferroviaria di Porta Nuova ed il palazzo delle
Poste che ospitava il telegrafo, mentre pattuglie armate
circolavano per le strade deserte.
Noi militari restammo svegli ed allertati per tutta la
notte. Il Commissario, ad alta voce, si poneva tutti i possibili interrogativi. Quella notte in Questura, con ben
altre preoccupazioni, non ci fu il consueto movimento
degli abituali "ospiti" dei posti di polizia.
Ricordo un solo episodio: si presentò un uomo di
mezza età, claudicante con la moglie, una povera donna
dall'espressione triste, e tre figli di cui uno in tenera età,
chiedendo ospitalità. Senza fissa dimora, non sapevano
dove trascorrere quella notte così diversa da tutte le
altre e così densa di incognite. Un agente disse che l'uomo era una vecchia conoscenza della Polizia: non aveva
lavoro, viveva di elemosine e, durante le frequenti sbornie di vino, picchiava moglie e figli, e così dicendo stava
assumendo un atteggiamento duro; senonché un
Maresciallo, forse reso più sensibile dall'esperienza, propose al Commissario di accontentare quella povera famiglia facendole trascorrere la notte in camera di sicurezza. Il Commissario acconsentì e l'uomo fu lieto di quella
soluzione.
Le ore trascorrevano lente. Intanto giungevano notizie di movimenti di truppe tedesche, motorizzate e
La maggior parte dei soldati italiani
rimasero sorpresi dall’armistizio
I
n seguito ai noti eventi connessi alla caduta del regime fascista determinata dal voto del Gran Consiglio
del Fascismo espresso nella seduta del 25 luglio 1943,
le Forze Armate ebbero, fra gli altri, il compito di garantire l'ordine pubblico in tutto il Paese: in particolare, col
pattugliamento nelle strade durante il coprifuoco e con
la presenza armata a protezione di importanti Uffici
pubblici.
A quell'epoca ero in forza ad un reparto del 32°
Reggimento Carristi distaccato nel territorio del comune
di Montorio Veronese distante circa 20 Km da Verona,
con il grado di Sergente in attesa della "nomina diretta"
a Sottotenente di complemento. In considerazione della
mia esperienza militare acquisita "sul campo" in Africa
Settentrionale con la Divisione Ariete, il cui annientamento finale si consumò ad El Alamein, ero addetto
all'addestramento delle reclute da destinare alla ricostituenda Divisione Ariete.
L'8 settembre 1943 mi fu dato l'ordine di presidiare la
Questura di Verona con sei carristi dotati di armamento
regolamentare ed una mitragliatrice Breda.
Raggiungemmo la Questura nel primo pomeriggio a
bordo di un autocarro che, al termine del servizio della
durata di 24 ore, sarebbe dovuto tornare per rilevarci e
ricondurci in sede. Le prime ore trascorsero tranquille
come tranquilli furono del resto, per l'ordine pubblico
nelle varie città, quei 45 giorni successivi al 25 luglio.
Alle ore 20.00 la radio trasmise il comunicato del
Maresciallo Badoglio che dava notizia dell'avvenuto
armistizio con le soverchianti Forze Angloamericane e
concludeva con la sibillina esortazione a reagire ad attacchi "di qualurnque provenienza". A quell'annuncio ci
furono, come in tutte le località italiane, improvvisate e
spontanee esplosioni di gioia: non tutti, ma molti credet-
36
IL NASTRO AZZURRO
ci trovammo d'accordo su un punto: scappare per
paura? Mai!
Quindi ci affrettammo decisamente verso la caserma
dell'8° Artiglieria dove il Comandante, Colonnello
Eugenio Spiazzi, ci accolse affettuosamente:
"Benvenuti ragazzi e benvenuta anche la mitragliatrice. Qui, siamo decisi a resistere ad oltranza, se saremo
attaccati".
Il senso dell'onore si concretizzava finalmente nella
realtà di un Comandante Militare che di fronte al fuggifuggi generale, noncurante del comportamento di altri, e
senza atteggiamenti autoritari, teneva compatto e pronto a morire, in nome della Patria, un reparto composto da
elementi di varie estrazioni sociali e culture diverse.
Prendemmo posizione con la mitragliatrice, per ordine del Colonnello, sul tetto del locale che ospitava il
Corpo di Guardia, alto circa tre metri, per tenere sotto
controllo il vicolo di accesso alla caserma. Eravamo soddisfatti, convinti di avere fatto la scelta giusta. Un solo cruccio: data l'eccezionalità della situazione, non c'erano
state le consuete formalità di "presi in forza" e simili, per
cui eravamo degli sconosciuti, con tutte le possibili conseguenze negative.
All'ingresso della caserma c'era un viavai di ragazzi
che davano informazioni sui movimenti dei tedeschi e
spesso consegnavano i fucili abbandonati dai soldati italiani in fuga. Intorno alle ore 17.00 dalla mia postazione
vidi avvicinarsi un auto tedesca con bandiera bianca dalla
quale scesero due ufficiali che rivolsero al Colonnello
Comandante un ultimatum: tutta la città era nelle loro
mani ed ogni resistenza si rivelava perciò inutile. In segno
di riconoscimento del coraggio degli artiglieri donarono
una cassa di bottiglie di birra.
L'ultimatum fu respinto e gli attacchi ripresero, sempre in direzione della porta carraia.
Al tramonto il Col. Spiazzi, vista la preponderanza
delle forze avversarie e quindi
l'impossibilità di ogni ulteriore
resistenza, decise la cessazione
delle ostilità. I tedeschi concessero la resa con l'onore delle
armi e non entrarono nella
caserma.
La lunga giornata veronese
del 9 settembre 1943 era finita.
Scese la notte e gli artiglieri
si ritirarono nelle loro camerate. Noi carristi, volontari ed
ospiti, preferimmo restare all'aperto. La notte era chiara e la
temperatura mite. Ci sdraiammo sul prato della caserma e ci
addormentammo sotto le stelle. Del tutto ignari che in quel
giorno, senza rendercene conto
avevamo guadagnato un pezzo
della Medaglia d'Oro concessa
anni dopo al Comune di Verona
per la resistenza dell'8°
Reggimento Artiglieria.
corazzate: quelle stesse che subito dopo il 25 luglio erano
scese a Verona e vi si erano installate. Doveva essere una
breve sosta, prima di proseguire per la Sicilia invasa dagli
Alleati. La sosta durò ben 40 giorni, cosicché l’8 settembre non colse i tedeschi di sorpresa.
Il mattino del 9 settembre, il Vice Questore, giunto
in ufficio, mi chiamò e mi fece osservare che la presenza di militari in Questura poteva provocare la reazione
dei tedeschi. Gli feci presente che ero in attesa dell'auto, sollecitata per telefono, la quale avrebbe dovuto
condurci nella nostra caserma. Quell'auto, seppi poi,
partì effettivamente da Montorio Veronese, ma prese
una direzione diversa.
Il Vice Questore, sempre più preoccupato, per la
nostra presenza, mi propose di raggiungere la caserma
dell'8° Reggimento Artiglieria che si trovava a poca
distanza dalla Questura: era zona militare ed aggiunse
che lì tutto era tranquillo. Ci avviammo con la mitragliatrice Breda verso quella caserma.
Lungo la strada ci vennero incontro donne e uomini
che, preoccupati per la nostra sorte, ci scongiuravano di
metterci in salvo, perché i tedeschi si stavano muovendo
minacciosamente. I soldati italiani, che potevano farlo,
stavano fuggendo abbandonando armi e divise. Noi
eravamo all'oscuro del quadro che ci veniva descritto. Le
uniche notizie in nostro possesso erano quelle apprese
in Questura dove, peraltro, non si era parlato di sbandamento di militari. Venivamo ora esortati a scappare,
seguendo l'esempio di tutti gli altri. Quelle esortazioni
ci apparvero inconcepibili. Indossavamo una divisa. Ma
soprattutto avevamo le stellette che per i soldati hanno
sempre rappresentato l'essenza, al di là di ogni militarismo, di quel senso dell'onore puro ed onnipresente sui
campi di battaglia, nelle fortune e, maggiormente,
nelle sfortune. Possibile che quei valori, nel giro di
poche ore, si stavano dissolvendo? Fra tanta confusione
Le distruzioni e la certezza di aver perso la guerra contribuirono
allo sbandamento generale l’8 settembre 1943
37
Aldo Menichelli
(“Presenza” Lug-Set 2003)
IL NASTRO AZZURRO
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UDINE
38
IL NASTRO AZZURRO
CONSIGLI DIRETTIVI
Fed. BIELLA e VERCELLI: Presidente: Dott. Tomaso VIALARDI di SANDIGLIANO - Vice Presidente: Ing. Emanuele
SCRIBANTI - Segretario-Tesoriere: Cap. Roberto BONA Consiglieri: Rag. Enzo FABRIS; Sig. Mario GALLEANI;
Sig.ra Fernanda PERONA; Cav. Renzo RASTELLO; Presidente del Collegio provinciale dei Sindaci: Dott.
Andrea CECCARELLI - Sindaci: Dott.ssa Antonella NEGGIA; Dott.ssa Daniela TALLIA
Fed. MESSINA: Presidente: Magg. f.(ris.) Vincenzo RANDAZZO - Vice Presidente: Luog. Giuseppe CARISTI Segretario-Tesoriere: S.Ten.Com. Dr. Giovanni PRESTOPINO - Consiglieri: Serg. Magg. Antonino DONATO; Prof.
Dott. Biagio RICCIARDI; Sig. Paolo TURIACO; Prof.
Antonino BONCODDO; Avv. Antonino BRANCATELLI Presidente del Collegio provinciale dei Sindaci: Sig.
Antonino PALELLA - Sindaci: Prof. Giuseppe BONCODDO;
Sig. Paolo TIANO
Fed. BOLOGNA - Comitato Dame Patronesse:
Presidente onorario: Gr.Uff. Maria Teresa MASCHIO Presidente: Dott.ssa Vittoria BUSI - Vice Presidente:
Dott.ssa Cristina SAMOGGIA - Segretaria-Tesoriere:
Dott.ssa Sandra SAMOGGIA - Consigliere: N.D. Mafalda
BAIETTI; Dott.ssa Cristiana BUCCI SABBATINI; N.D. Licia
FABIETTI; N.D. Luciana FRANCESCHINI; N.D. Dott.ssa
Cristina GALLI; N.D. Daniela GALLI SGOBBI; N.D.
Domenica LUCCHESI; N.D. Patrizia MONTANARI; N.D.
Anna Maria STEFANELLI; N.D. Luciana TIZIANI BULGARELLI; N.D. Marie Paule VEDRINE ANDOLFATTO
Fed. NOVARA: Presidente: Gen. Delio COSTANZO Vice Presidente: Ass. San. Maria Lucia TAGLIONI Segretario-Tesoriere: Gen. Antonio PETROSINO Consiglieri: Mar. Aiu. Vincenzo DEL GIUDICE; Ten.
Claudio LIMONTINI; Prof.ssa Silvana MOSCATELLI; Ten.
Gilberto TABARINI
Fed. PESARO E URBINO: Presidente: Dott. Giorgio
RAZZI - Vice Presidente: Sig.ra Rosaria SECCHIAROLI Segretario-Tesoriere: Sig. Giuseppe PAZZAGLIA Consiglieri: Prof.ssa Giorgetta BUCCELLATI GUIDARELLI;
Cav. Cesare GORI; Dott. Alfredo LEONARDI; Sig. Ugo
SABBATINI
Fed. LA SPEZIA: Consiglieri: Sig. Carlomaria SCENA Revisori dei Conti: Sig.ra Maria BORDONARO; Sig.
Carlomaria SCENA
Nella composizione del Consiglio Direttivo della Federazione di Palermo pubblicata sul n.° 6-2009 a pag. 46, uno
dei Consiglieri è il Gr.Uff. Gaetano BALISTRERI e non il Cav.Lav. Balestrieri come erroneamente riportato. Ce ne scusiamo con l'interessato e con i lettori.
AZZURRI NELL’AZZURRO DEL CIELO
Fed. ALESSANDRIA:
(M.A.V.M.).
Col.
Filippo
Fed. LA SPEZIA:
(M.B.V.M.)
PERCIVALLE
Azzurro
Ubaldo
LAVAGNINI
Fed. LATINA: Sig.ra Fernanda FRANCO figlia
dell'Azzurro Enrico FRANCO (M.O.V.M.); S.Ten. (R.O.)
Cav. Roberto MARRA (M.B.V.M.-3 C.G.V.M.).
Fed. AREZZO: Sig. Carlo MEUCCI, Alfiere della
Federazione.
Fed. BARI: Sig.ra Angela FORTUNATO vedova
dell'Azzurro Rella Emanuele.
Fed. PESCARA: Azzurro Antonio PICCIANO, già
Sindaco della Federazione.
Fed. BOLOGNA: Sig.ra Agata CAVARZERANI figlia del
Gen.A.A. Costantino Cavarzerani (O.M.I.-2 M.A.V.M.);
Sig.ra Francesca CASATI VERNA vedova dell'Azzurro
Cap.Pil. Giusellino Verna (M.O.V.M.).
Fed. PIACENZA: Azzurro Alessandro Moia (M.B.V.M.)
Fed. PORDENONE: Azzurro Giorgio FENOS (C.G.V.M.).
Fed. CAGLIARI: Signora Delia Campagnola vedova del
Magg.pil. Gaetano Toschi (M.A.V.M.).
Fed. ROMA: Amm.Sq. Gr.Uff. Antonio FEDELE
(M.B.V.M. sul campo); Guardiamarina (R.O.) Cav. Attilio
PILLADE (C.G.V.M.).
Fed. CATANIA: Dott. Comm. Antonino PREVITERA.
Fed. SIENA: Prefetto Alessandro GIORNI (C.G.V.M.).
Fed. FERRARA: Sig.ra Maria DROGHETTI; Sig. Paride
FINETTI; Prof. Renato RESCA.
Fed. VENEZIA: Azzurro Italo ANGELINI (M.B.V.M.).
MARZANO
Fed. VICENZA: Sig.ra Lidia PUPA vedova dell'Azzurro
Giuseppe Pupa (M.A.V.M.).
Fed. GENOVA: Sig.ra Amalia ROTELLI CHECCHI vedova
dell'Azzurro Francesco VALDETTARO (4 C.G.V.M.).
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite
giungano le espressioni del più vivo cordoglio
della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
Fed. FIRENZE:
(M.O.V.M.).
Gen.C.A.
Giovanni
39
IL NASTRO AZZURRO
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
AREZZO
Il 29 marzo 2010 il Presidente della Federazione del
Nastro Azzurro di Biella e Vercelli Tomaso Vialardi di
Sandigliano, ha consegnato al tenente pilota (RO) CGVM
Amedeo Nigra l'Emblema Araldico dell'Istituto in occasione dei suoi 95 anni (classe 1915), alla presenza della
signora Nigra e del Presidente della Sezione di Biella
dell'Associazione Arma Aeronautica, Renzo Rastello, che
ha consegnato il Crest d'Onore della Sezione.
Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Arezzo ci ha
comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– sabato 20 marzo 2010 il Labaro della Federazione
Provinciale di Arezzo è stato ufficialmente presente
alla cerimonia inaugurale del monumento agli
"Aviatori d'Italia" nella città di Arezzo. La cerimonia si
è svolta in un clima di sentita commozione specialmente quando sono stati letti i nomi degli Aviatori Caduti
della provincia di Arezzo, tra i cui il Col. Pilota
Ermanno Bartolini Caduto nella guerra coloniale in
Etiopia il 1 marzo 1936, Decorato di tre MAVM e
padre del Consigliere della Federazione Provinciale
Cap. Riccardo Bartolini. Erano presenti Autorità e
rappresentanze Civili e Militari, il Sindaco di Arezzo
On. Giuseppe Fanfani, la Vice Presidente della
Provincia di Arezzo Dott.ssa Mirella Ricci, numerose
delegazioni dell'Associazione Arma Aeronautica, promotrice dell'iniziativa. La Federazione del Nastro
Azzurro era rappresentata dai Consiglieri Cap.
Riccardo Bartolini e Sig. Alberto Romanelli;
– a Pisa, presso il coro della Chiesa di San Domenico, sede
del Sovrano Militare Ordine di Malta, si è tenuta dal 6
al 27 marzo la retrospettiva dedicata alle opere
dell'Azzurro Nino Villanti. Definito il "pittore degli
alberi", Nino Villanti era nato a Palermo nel 1921,
dove aveva vissuto fino al 1938. Militare di carriera nel
corpo dei paracadutisti, ha partecipato alla seconda
guerra mondiale distinguendosi in varie imprese belliche fra cui la cattura di 260 prigionieri tedeschi, che gli
valse la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Nel
1955 si stabilisce a Pisa, città che lo ha accolto, amato
ed apprezzato, e dove muore il 1 gennaio 2009. Alla
sua memoria sono stati dedicati dall'Associazione
Musicale Contemporanea una serie di concerti, nel
corso dei quali il Sindaco di Pisa Marco Filippeschi ha
donato una targa ricordo alla vedova, ND Liliana
Bosetti Villanti, benemerita socia dell'Istituto del
Nastro Azzurro. Nino Villanti era stato protagonista
della mitica Operazione Herring durante la quale, nella
notte del 20 aprile 1945, sul territorio del mantovano e
nelle confinanti province di Bologna, Ferrara e
Modena, vennero lanciati, da 14 aerei "C-47 Dakota",
226 paracadutisti degli squadroni "Folgore" e
"Nembo" alle spalle del nemico asserragliato nell'ultima disperata difesa.
BOLOGNA
In occasione del 65° Anniversario della Liberazione, la
Federazione Provinciale ha deposto una corona presso il
Lapidario dei Caduti nella Chiesa di Santo Stefano e ha
presenziato col Labaro in P.za Nettuno all’Alzabandiera,
alla deposizione di corone e agli Onori ai Caduti, alla presenza delle massime Autorità Civili, Militari e Religiose di
Città e Provincia.
BRESCIA
La Federazione Provinciale di Brescia dell’Istituto del
Nastro Azzurro ha partecipato col Labaro alla S. Messa per
i Caduti al cimitero Vantiniano in occasione del 65°
Anniversario della Liberazione.
CATANZARO
Lunedì 22 marzo in Catanzaro, nell'ambito della preparazione spirituale alla Santa Pasqua, il “Comando Militare
Esercito Calabria", guidato dal Generale di Brigata Liborio
Volpe, ha organizzato il Precetto Pasquale per il personale
delle Forze Armate e le loro famiglie. La Santa Messa,
tenutasi in Cattedrale, è stata concelebrata da Mons.
Martino Tinello, Cappellano Militare della “Legione
Carabinieri Calabria", dal Cap. Don Fausto Amantea
Ferrari, Cappellano Militare del Comando Regionale della
Guardia di Finanza e dell'Esercito, da Don Biagio
Maimone, Cappellano della Polizia di Stato e da Don
Franco Lorenzo. Alla cerimonia hanno partecipato le più
alte autorità militari e civili, tra cui il Prefetto Giuseppina
Di Rosa, e le Associazioni Combattentistiche e d'Arma con
Labari e Stendardi. Per la Federazione "Gli Azzurri dei Due
Mari", presieduta dall'avv. Giuseppe Palaja, ha assistito
alla sacra funzione il segretario-tesoriere avv. Antonio
Palaja di Tocco. Scandita da squilli di tromba, in conclusione è stata data lettura della Preghiera della Patria.
BIELLA e VERCELLI
FERRARA
Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Ferrara ci ha
comunicato i seguenti eventi e cerimonie:
– La cerimonia dell'87° Anniversario della Costituzione
dell'Aeronautica Militare, organizzata dal Comando
Operativo delle Forze Aeree, si è svolta nella piazza
centrale di Poggio Renatico (FE). Il Labaro della
Federazione Provinciale di Ferrara ha sfilato in testa
alle Associazioni d'Arma mentre il Presidente, Ten. Col.
Avv. Giorgio Anselmi, era ospite nella tribuna delle
autorità. Dopo la lettura dei messaggi e l'intervento
del Comandante il C.O.F.A., Gen. S.A. Leandro De
Vincenti, è stata deposta una corona d'alloro sul monumento ai Caduti;
Biella - Consegnato l’Emblema Araldico al
ten. pil. CGVM Amedeo Nigra
40
IL NASTRO AZZURRO
Generale della Diocesi e Consigliere del Nastro Azzurro
Mons. Eligio Francioni, aiutato dal Cavaliere del Sacro
Cingolo e nostro socio Marco Paolieri, alla presenza di
Autorità civili, militari e religiose e di numerose bandiere e labari delle varie Associazioni d'Arma. Dopo la
benedizione della Bandiera da parte di Mons. Vicario,
presso il Monumento ai Caduti è stata deposta una corona di alloro dal capitano Giulio Padelletti e dal
Presidente della Sezione di Artiglieria Giorgio Oneto.
L’alzabandiera, il "Silenzio", e la lettura della motivazione della Medaglia d'Oro al V.M. alla memoria del
Capitano Francesco Vannetti Donnini, nato a Prato
nel 1917 e Caduto a Porta San Paolo nell'estremo tentativo della difesa di Roma il 10 settembre 1943, hanno
completato la cerimonia. La nuova Bandiera Tricolore,
portata dall'Alfiere guardiamarina Francesco Valentini e
dalla Scorta capitano Vito Cataldo, è stata consegnata
alla Madrina che ne ha baciato un lembo prima di passarla al Presidente Orlandini, il quale ha attaccato all'alabarda la fascia azzurra col nome ricamato in oro del
valoroso Francesco Vannetti Donnini. Alla cerimonia,
che è stata diretta dal tenente Gabriele Paloscia, hanno
assistito, oltre al Prefetto di Prato dott.ssa Maria Gioia
Federico, il Presidente Nazionale U.N.U.C.I. generale di
Squadra Aerea Giovanni Tricomi, il Vice Presidente
dell'Associazione Nazionale Artiglieria, generale di
Brigata Rocco Viglietta, il delegato regionale U.N.U.C.I.
generale di Divisione Calogero Cirneco, il delegato
regionale Associazione Artiglieri capitano Allegretti, il
Cavaliere Ufficiale Raniero Chelli, Presidente
dell'Isitituto del Nastro Azzurro di Livorno, il Presidente
Provinciale dell'Associazioone Nazionale Bersaglieri
generale Vito Antonio Garofalo, l'Assessore della
Provincia di Prato dott. Giorgio Silli, il sindaco di Vernio
Paolo Cecconi e molte altre personalità.
Poggio Renatico (FE) - 87° Anniversario
della costituzione dell’Aeronautica Militare
–
per la celebrazione del 25 aprile, Festa della
Liberazione, in rappresentanza delle associazioni combattentistiche e d'arma, era presente l'avv. ten. col.
Giorgio Anselmi, presidente provinciale del Nastro
Azzurro e presidente onorario dell'Unuci di Ferrara.
Anselmi è stato protagonista di un reportage effettuato dalla giornalista Isabella Cattania, pubblicato
nell’edizione locale de “Il Resto del Carlino” del 24
aprile, dove si narrano le vicende vissute in prima persona susseguitesi all'8 settembre e della Battaglia di
Montelungo. Nel 1943 Anselmi era Aiutante
Maggiore in Prima del 67° Reggimento Fanteria col
grado di Capitano. Il 16 dicembre 1943, giorno del
secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche,
volontariamente si offri per prendere il comando del II°
Battaglione del 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante.
Decorato con due Medaglie di Bronzo al Valor
Militare: la prima per aver combattuto sul fronte
greco-albanese in Val Voiussa (1940-41) e la seconda
per la Battaglia di Montelungo (1943). Nel 1946 col
grado di Maggiore, lascia la carriera militare per dedicarsi all'attività forense. Attualmente è Presidente
Onorario dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo
d'Italia sez. di Ferrara e Presidente Provinciale
dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti
Decorati al Valor Militare, Federazione Provinciale di
Ferrara.
MESSINA
La Federazione Provinciale di Messina, dal settembre
2009 al maggio 2010, ha partecipato con il Labaro e una
rappresentanza di soci ai seguenti eventi e cerimonie:
– 6 settembre 2009, a Villaggio Contesse (Me), in occasione della festa dell'Immacolata, in collaborazione col
parroco, Pier Giorgio Rosano, nell'annuale ricordo
patriottico del sacrificio dei Caduti di tutte le guerre,
la Federazione Provinciale del Nastro Azzurro ha deposto una corona al Monumento ai Caduti. Hanno eseguito la deposizione l'Azzurro Antonino Palella
figlio della Medaglia d'Oro Carmelo e il Sig. Santi
Cammaroto;
Ferrara - Celebrazione della “Festa della
Liberazione”
FIRENZE
Sez. Prato
Contesse (ME) - Ricordo Patriottico dei
Caduti di tutte le guerre
Sabato 24 aprile scorso la Presidente della sezione
del Nastro Azzurro di Prato, signorina Anna Cecconi, è
stata la Madrina della nuova Bandiera dell'Associazione
U.N.U.C.I. pratese. La cerimonia si è aperta con la S.
Messa nella chiesa di San Francesco, celebrata dal Vicario
–
41
23 novembre 2009, presso la Caserma "Emilio Ainis",
sede del 24°Reggimento Artiglieria "Peloritani",
Socio d'Onore dell’Istituto del Nastro Azzurro, alla
IL NASTRO AZZURRO
presenza del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito
Generale Giuseppe Vallotto, del Comandante delle
Forze Operative Terrestri Gen. C.A. Armando Novelli e
del Comandante delle Forze di Difesa Gen. C.A.
Francesco Tarriconi, si è svolta la cerimonia di saluto
alle unità della Brigata Aosta, rientrate dai teatri operativi del Kosovo e del Libano, e del contemporaneo
avvicendamento al Comando della Brigata "Aosta" tra
il Gen. B. Luigi Vinaccia che è subentrato al Gen. B.
Roberto Perretti;
–
–
–
13 febbraio 2010, Notte della Cultura organizzata dal
comune presso la scuola Mario Passamonte
"Medaglia d'Argento al Valor Militare": sono stati
ricordati due messinesi, Medaglie d'Oro della Grande
Guerra, Filippo Zuccarello e Antonio Sabato, cui
sono intitolate due caserme in Messina;
30 marzo 2010, Precetto Pasquale interforze: la funzione religiosa è stata officiata da S. E. l'Arcivescovo
Metropolita di Messina Monsignor Calogero La Piana;
31 marzo 2010 agli onori resi ai Caduti del sacrario di
Cristo Re di Messina dalla delegazione austriaca della
Croce Nera;
Messina - Cerimonia cambio comando
Brigata “Aosta”
–
–
Messina - “Onori ai Caduti”
al Sacrario di Cristo Re
2 dicembre 2009 festa di corpo del 5° Reggimento
Meccanizzato "Aosta" Decorato con due
Medaglie d'Oro al Valor Militare, Socio d'Onore
del Istituto del Nastro Azzurro, che commemora, nelle
più antiche tradizioni,
la battaglia della riscossa del 22-26 novembre
del 1917 sul Col della
Beretta dove contribuisce ad arrestare definitivamente il nemico;
4 dicembre 2009, cerimonia di passaggio di
consegne alla Caserma
Scagliosi
sede
del
Dipartimento Militare
di Medicina Legale di
Messina, tra il dirigenMessina te Colonnello Medico
Avvicendamento al
Luigi
Camillo
che
Dipartimento di
subentra al Col. Med.
Medicina Legale
Stefano Tiano;
–
–
10 aprile 2010, ha organizzato la deposizione della
corona al monumento ai Caduti, è intervenuta alla
manifestazione presso l'Auditorium della parrocchia
San Giovanni Battista del villaggio S. Stefano Briga
ricordando gli scopi dell'Istituto Nastro azzurro;
25 aprile 2010: ha partecipato alla presenza delle massime autorità della città alla cerimonia del 65°
Anniversario della Liberazione in piazza Unità Europea
dove vi è il Monumento ai Caduti;
Messina - 65° Anniversario della Liberazione
–
28 aprile 2010, al saluto alla Bandiera di Guerra del
24° Reggimento Art. Terrestre. "Peloritani" per l'impiego nella missione in Kosovo.
NAPOLI
La Federazione Provinciale di Napoli, ha avuto il
Precetto Pasquale il 26 marzo c.a. nella Basilica di Santa
Lucia con la celebrazione dell'Eucaristia, officiata dal
Parroco, don Franco. Ha partecipato anche un gruppo di
Messina - “Notte della Cultura”
42
IL NASTRO AZZURRO
valore dei nostri ideali e la visione di essi. Il successo della
conviviale, ottima la cena e delizioso l’omaggio floreale
alle signore, lo si deve all'impegno ed alla capacità organizzativa del Vice Presidente cav. Pietro Pelizza.
Cavalieri Templari dell'"Ordine Sovrano Militare del Tempio
di Jerusalemme - Priorato Generale d'Italia - Gran Balivo
della Magna Grecia" - nelle persone del Comander
Giancarlo Sichenze, del Cav. Enzo Amato e del Cav. Raffaele
Nappo ed il Cav. Sandro Carrozzo del "Comitato Diocesano
San Gennaro". Il Labaro del nostro Istituto è stato issato dal
Mar.llo Pietro Caputo con la scorta del Mar.llo Antonio
Malalasomma e del Mar.llo Nicola Maraglino. Alla cerimonia ha partecipato, oltre ai soci del "Nastro Azzurro",
anche un numeroso gruppo dell'"ANIOC", associazione con
la quale da sempre sono condivisi ideali e progetti.
Napoli - Precetto pasquale
Padova - Conviviale annuale
ROMA
Sabato
10
aprile,
l'Associazione
Nazionale
Combattenti Italiani in Spagna ha ricordato il 71° anniversario della vittoria nella Cruzada di Spagna del 1936-1939,
con una celebrazione divisa in due momenti. Prima, la
rituale deposizione di una corona d'alloro al Sacello del
Milite Ignoto, poi, una Santa Messa nella chiesa di San
Marco, a poca distanza dall'Altare della Patria, dove gli
alfieri delle Associazioni d'arma intervenute si sono recati
inquadrati, marciando al seguito del segretario
dell'A.N.C.I.S., avv. Juan Carlos Gentile, da parecchi anni
impeccabile organizzatore dell'annuale celebrazione. La
Messa solenne si è conclusa con le sentite parole di ringraziamento del presidente dell'A.N.C.I.S., prof. Aldo Mele. Al
termine, un "vino italiano" è stato gentilmente servito dai
soci, concludendo serenamente una giornata di ricordo
dedicata al Valore del soldato italiano. Per l'Istituto del
Nastro Azzurro erano presenti il Consigliere della
Federazione di Roma Dott. Alessandro Carpinelli, nell'occasione Alfiere del Labaro della Presidenza Nazionale,
ed il Socio Ing. Bruno Lazzarotto.
PADOVA
Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Padova ci
ha comunicato i seguenti eventi e cerimonie:
– per la ricorrenza del 25 aprile, la Federazione
Provinciale di Padova ha partecipato alla cerimonia
effettuata come ogni anno nel centro storico della
città, di fronte alla sede dell'Ateneo Patavino del 1214.
L'Università di Padova è Decorata di Medaglia
d’Oro al Valor Militare e nove eroi Decorati di
Medaglia d’Oro sono stati studenti universitari;
Padova - 65° Anniversario della Liberazione
–
Anche quest'anno , come consolidato da tempo, si è
tenuta presso il Circolo Unificato di Padova, la serata
conviviale dei Soci della Federazione Provinciale con la
presenza di iscritti della nostra Sezione di Monselice.
Ospite gradito il Comandante Militare Esercito
"Veneto" Gen di Div. Enrico Pino. Il Presidente della
Federazione, Francesco Scapolo, nel suo intervento
d’apertura, ha illustrato l'attività svolta nell'anno e alcune proposte per il futuro. È stata distribuita una memoria storica del socio Bruno D'Orazio, che spiega cosa noi
dell'Istituto del Nastro Azzurro testimoniamo, qual'è il
Roma - L’ANCIS commemora il 71° anniversario della vittoria nella Cruzada di Spagna
ROVIGO
Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Rovigo ci
ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e
cerimonie:
43
IL NASTRO AZZURRO
–
Il 17 aprile, il Presidente della Federazione Provinciale
di Rovigo dell'Istituto del Nastro Azzurro, Graziano
Maron, ha incontrato nella sede Comunale di Recco
(GE) il Cardinale Angelo Bagnasco al quale ha fatto
dono del gagliardetto dell'Istituto;
–
organizzata;
Il 7 febbraio, presso la chiesa dell'Immacolata, è stata
celebrata una solenne Santa Messa in memoria dei
Caduti alla quale sono intervenute le principali
Associazioni Combattentistiche e d'Arma della
Provincia di Siracusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento e
Palermo, giunte per il Quinto Raduno Regionale. Al
termine del rito sono stati consegnati Attestati di
Benemerenza al Sindaco di Lentini, Alfio Mangiameli,
e al Cappellano della Sezione, Don Enzo Salemi.
Recco (GE) - Il Presidente Maron incontra il
Cardinale Bagnasco
–
il 18 aprile, il presidente della Federazione
Provinciale di Rovigo dell'Istituto del Nastro
Azzurro, Graziano Maron, con l’Alfiere e le
Autorità Militari e Civili, tra cui il Presidente della
Provincia di Rovigo, il Vice Prefetto, i sindaci dei
paesi limitrofi, hanno partecipato a Lusia (RO) alla
commemorazione del 65° Anniversario del bombardamento che distrusse il paese causando 74 vittime.
Nell'occasione, nella Sala Consiliare del Comune, è
stata inaugurata la mostra "Incontro dei cimeli di
guerra" ove hanno trovato eco numerose storie in
ricordo e testimonianza.
Lentini - Commemorazione dei Caduti
SONDRIO
Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Sondrio ci
ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– ha presenziato con il Labaro alla celebrazione del
Precetto Pasquale Interforze nella Collegiata di
Sondrio, con il Presidente, l'Alfiere, il Segretario ed
altri Soci appartenenti anche ad altre Associazioni
d'Arma;
– in collaborazione con le altre Associazioni
Combattentistiche e d'Arma, nello specifico con il
gruppo Alpini di Aprica della sezione ANA di Tirano,
nell'ambito del "6° Trofeo Alpini Aprica", una classica
delle gare di sci alpino svoltasi domenica 14 marzo
2010, che ha visto ai nastri di partenza oltre quattrocento concorrenti, ha inserito il "1° Trofeo di sci Istituto
del Nastro Azzurro - Federazione provinciale di
Sondrio". La competizione è stata dedicata alla memo-
Lusia (RO) - Commemorazione 65° anniversario del bombardamento del paese
SIRACUSA
Sez. LENTINI
La sezione di Lentini, presieduta dal Cav. Ivan
Grancagnolo, ci ha comunicato che.
– ha organizzato la prima edizione del premio dedicato
alla M.O.V.M Luigi Briganti con il patrocinio della
Federazione Provinciale di Siracusa e del Comune, che
ha avuto luogo il 6 febbraio presso la Sala Consiliare. Il
premio, che aveva come madrina la Dott.ssa Policastro
Briganti e la Sig.ra Aparo Ciciulla, è stato conferito ai
rappresentanti delle Forze dell'Ordine presenti sul territorio e impegnate nel duro contrasto alla criminalità
Sondrio - Premiazione Trofeo sciistico
44
IL NASTRO AZZURRO
–
–
–
ria dell'ultimo presidente della Federazione, il maggiore Gino Azzola C.G.V.M., reduce di Russia. "Una scelta" spiega il presidente Alberto Vido "dettata dalla
volontà di rendere omaggio ad una figura particolarmente importante per la Federazione". Alla manifestazione hanno presenziato i figli del Decorato,
Massimo, Maurizio, Marco e Maddalena, nonché il
Presidente, il Vicepresidente, il Segretario, il Vice
Alfiere Franco Silva ed i Soci Carlo Plozza, Giuseppe
Balestreri, Effren Robustellini e Maristella Ravelli.
Alla gara hanno potuto competere non solo gli atleti,
ma anche i semplici iscritti all'Istituto del Nastro
Azzurro, gli ufficiali in servizio ed in congedo delle
forze armate (anche tesserati ANA) e dei corpi armati
dello Stato sia italiani che esteri ed i membri delle
FF.AA. o delle forze di Polizia in servizio attivo. Per
quanto concerne l'Istituto erano in gara l'Alfiere
Mattiussi ed il Socio Alberto Zulian che è giunto
secondo, oltre alla nipote del Commissario
Straordinario della Federazione di Pavia, signorina
Maria Bottinelli, ed al piccolissimo Lorenzo Vaccari,
nipote del Decorato cui era dedicato il Trofeo;
ha presenziato con il Presidente, il Segretario ed i Soci
Maristella Ravelli e Filippo Zotti, quest'ultimo
anche come Coordinatore Provinciale dell'Associazione
Nazionale Carabinieri, alla cerimonia di intitolazione
della Caserma dei Carabinieri di Villa di Chiavenna (SO)
alla M.B.V.M. Brig. Francesco Lucchinetti, che si è
svolta il 21 marzo 2010;
ha organizzato in data 11 aprile l'Assemblea Generale
annuale alla presenza del Presidente Nazionale Gen. B.
(r) Carlo Maria Magnani e del Vicepresidente
Nazionale Vicario Gen. B. (r) Arnaldo Cassano, nel
corso della quale sono state consegnate alcune nuove
tessere ed è stata presentata la Cartolina
Commemorativa della Giornata del Decorato realizzata su incarico della Presidenza Nazionale dalla Socia
Maristella Ravelli;
ha partecipato in data 17 aprile, con una squadra composta da 6 tiratori, alla competizione di tiro "Dagli
appenni alle Alpi 2010" organizzata dalla Sezione
UNUCI di Monterosi presso il Poligono di Lugano (CH)
con arma lunga (FASS 90) e corta (SIG. 210) in dotazione alle Forze Armate Elvetiche. Una competizione ricca
di soddisfazioni per la Federazione in quanto l'Alfiere
Sgt. Franco Silva è arrivato 2° nella classifica generale, a solo un punto dalla vetta conquistata
dall'Aiutante
Sottufficiale
Brenno
Regazzoni
dell'Esercito Svizzero, ed il Socio Guido Confortola, in
coppia con il Magg. Sergio Gervasoni di UNUCI
Monterosi ha conquistato il terzo posto nella classifica
a squadre;
–
Ha organizzato in data 23 aprile la manifestazione
conclusiva del progetto "Tutti a scuola per costruire il
futuro" (vds. alle pagg. 10-14).
TORINO
Nel bimestre, la Federazione Provinciale di Torino ci
ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e
cerimonie:
– il 26 marzo, presso la Caserma Monte Grappa di Torino,
ha avuto luogo la cerimonia di saluto del personale
della Brigata Alpina “Taurinense” in partenza per
l'Afghanistan. Nell'occasione è stato inaugurato il
Cortile d'Onore ed il Complesso Monumentale. Alla
presenza delle Autorità Militari, degli Enti istituzionali
e dei Rappresentanti di numerose Associazioni
Combattentistiche e d'Arma con le loro insegne, del
Labaro della Federazione Provinciale di Torino
dell'Istituto del Nastro Azzurro e allo schieramento dei
reparti in armi, si sono svolti gli Onori alle Bandiere di
Guerra e alla Massima Autorità. Ai militari in partenza
è stato rivolto un indirizzo di saluto del Comandante di
Brigata e una allocuzione della Massima Autorità.
– il 31 marzo, presso la Caserma Presidiaria "O. Abello"
di Torino, è stato celebrato l’87° anniversario della
fondazione dell'Aeronautica Militare con la cerimonia
dell'Alza Bandiera e la deposizione di una corona in
onore dei Caduti. Durante la celebrazione sono stati
letti i messaggi del Presidente della Repubblica, del
Ministro della Difesa, del Capo di Stato Maggiore
della Difesa e del Capo di Stato Maggiore
dell'Aeronautica. Numerosa la presenza delle Autorità
Militari, degli Enti istituzionali e dei rappresentanti
delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma con le
loro insegne precedute, come sempre, dal Labaro
della Federazione Provinciale di Torino dell'Istituto del
Nastro Azzurro.
– 7 aprile 2010: presso il Sacrario del Martinetto di
Torino, ha avuto luogo la Commemorazione solenne
del 65° anniversario del sacrificio dei Componenti il
Primo Comitato Militare Regionale Piemontese. Anche
quest'anno erano presenti tutte le Autorità Militari
della Città, della Provincia, della Regione, e molte religiose e civili. La Federazione Provinciale di Torino era
presente con alcuni Consiglieri e Azzurri;
– 16 aprile: ha avuto luogo la cerimonia del Cambio del
Comandante della Scuola di Applicazione e Istituto di
Studi Militari dell'Esercito e sono state invitate tutte le
Associazioni combattentistiche e d'Arma per dare il
benvenuto al nuovo Comandante. In gran numero
hanno aderito all'invito con le loro insegne precedute
dal Labaro della Federazione di Torino dell'Istituto
del Nastro Azzurro, accanto a numerose Autorità
Militari e Civili.
TRIESTE
Il 15 marzo 2010 ha avuto luogo al Parco della
Rimembranza di Trieste, sul Colle S.Giusto, a cura della
Federazione Grigioverde di Trieste, la cerimonia dello scoprimento della restaurata stele che reca la motivazione
della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Città di
Trieste. La Federazione di Trieste dell'Istituto del Nastro
Azzurro, ha partecipato col Labaro, Alfiere il Col. Sergio
Di Cesare, accompagnato dal Presidente e Consigliere
Nazionale Giuseppe Vuxani. Presenti anche i labari delle
altre Associazioni combattentistiche e d'Arma e il
Gonfalone Decorato della Città.
Sondrio - Confortola e Gervasoni
45
IL NASTRO AZZURRO
RECENSIONI
tare, per determinare l'efficienza dello strumento militare italiano nel periodo in esame. In
questo volume, vengono utilizzati documenti provenienti
dagli archivi militari italiani e
privati, come l'Ufficio Storico
dell'Esercito, l'Istituto Storico e
di Cultura dell'Arma del Genio,
l'archivio del generale Pietro
Mirandoli, Comandante del
Genio della 1ª Armata, fino ad
ora sconosciuti. A corredo del
libro, ci sono cartine che seguono lo svolgersi delle operazioni
e fotografie del fronte.
L'autore, Leonardo Malatesta,
nato a Malo (Vicenza) nel 1978,
si occupa di storia militare italiana ed europea dell'età contemporanea. Tra i suoi volumi possiamo ricordare “Il difensore della Val d'Astico: il forte di Punta Corbin”: la storia
costruttiva e bellica di un'opera permanente della grande
guerra (Temi, Trento, 2010); “Il dramma del forte Verena:
12 giugno 1915”, nel 90° anniversario dalla distruzione del
forte Verena, le sconvolgenti verità provenienti dagli
archivi militari (Temi, Trento, 2005); “Il forte di Cima
Campolongo”: la storia di una fortificazione italiana di
montagna della grande guerra dell'Altopiano di Asiago
(Temi, Trento, 2009); “La guerra dei forti. Dal 1870 alla
grande guerra le fortificazioni italiane ed austriache negli
archivi privati e militari” (Nordpress, Chiari, 2003).
Malatesta è il Vice Direttore della “Fondazione Museo
Storico del Nastro Azzurro di Salò” e il Direttore del
Comitato Scientifico dell'“Associazione Culturale Tagliata
della Scala” e dirige, per la casa editrice Temi, la collana
storica “Le Sentinelle di Pietra”.
DUE GUERRE di Emerico Maria Laccetti - Edizioni MEMORI - maggio 2008 - ISBN 978-88-89475-43-X - 13 x 21 pp. 160
- Euro 13,00
Entrato nel corpo militare della Croce
Rossa per vocazione, Emerico Maria
Laccetti ha conosciuto gli orrori della
guerra. Durante le missioni nei
Balcani, ha visto con i propri occhi le
devastazioni, i lutti, le ferite provocate
dall'odio etnico e religioso. Nel 1999,
con la firma degli accordi di pace, pensava che finalmente fosse tutto finito,
ma si sbagliava. Pochi mesi dopo si è
trovato a combattere un'altra e, forse,
più difficile guerra, quella per la vita. Il
colonnello Laccetti, infatti, è uno dei
tanti militari e volontari italiani rimasti
vittime dell'uranio impoverito, che si è
insinuato nel suo corpo trasformandosi in un "mostro" feroce. Ma Laccetti non si è arreso: ha
lottato e ha vinto. La sua battaglia, però, non è ancora finita: oggi ha di fronte un nuovo nemico, l'indifferenza.
PAGINE DI DIARIO di Leonida Colombo - LoGisma - maggio 2009 - ISBN 978-88-87621-778 - 17 x 24 pp. 110 - Euro
12,00
Dai fogli sparsi di Leonida
Colombo, sergente radiotelegrafista della Regia Aeronautica, ecco
le pagine della campagna d'Africa,
della guerra di Spagna e della caccia agli incrociatori inglesi
nell'Egeo. Sette anni di esperienze
belliche, dal 1936 al 1943, attraverso quattro diverse guerre, in scenari lontani fra loro ma accomunati
dal profondo senso del dovere di
un militare che racconta gli avvenimenti, anche per i giornali della
sua città, senza entrare nel merito
della storia e della politica. Le sue
testimonianze, così spontanee, ci
ricordano che dietro ogni guerra
c'è prima di tutto l'uomo, con i suoi sacrifici, fatiche e speranze; che alla fine non può che sperare in un mondo
senza guerra.
L'AVIAZIONE LEGIONARIA DA BOMBARDAMENTO di
Edoardo Grassia - IBN editore - dicembre 2009 - ISBN 887565-074-8 - 17x24 - pp. 208 - testo e foto B/N - Euro 18,00
La maggior parte dell'ampia saggistica che ha analizzato
l'intervento
dell'Aviazione Legionaria
Italiana a fianco delle forze
del generale Francisco
Franco, forse per esigenze
di opportunità, si è spesso
limitata a dare trattazione
delle azioni compiute dalla
specialità della "caccia",
limitandosi solo a dei cenni
sul "bombardamento".
Questo testo, invece, partendo dalle fonti primarie
reperite negli archivi storici
delle Forze Armate e
dell'Ordinariato Militare in
Italia, lette in maniera "incrociata" con altre fonti documentali quali i diari di Galeazzo Ciano, che visse questa
campagna militare dal punto di vista "diplomatico", e gli
articoli della stampa nazionale ed estera, che per la prima
volta nella storia diveniva parte attiva nei conflitti armati,
pone in luce sia alcuni accadimenti storici relativi alle operazioni belliche, sia precise responsabilità circa i bombarda-
ALTIPIANI DI FUOCO. La Strafexpedition austriaca del
maggio - giugno 1916 di Leonardo Malatesta, - Istrit
Treviso - 2009 - Illustrato - Euro 20
Il volume, edito dall'Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano, Comitato di Treviso, tratta dell'offensiva austriaca
del maggio - giugno 1916 in Trentino. L'opera, inizia parlando della genesi dell'idea di effettuare l'operazione contro l'alleata Italia, da fine '800 fino allo scoppio del conflitto mondiale, soffermandosi sulle dottrine della guerra di
montagna allora in voga, sul ruolo del saliente trentino nel
teatro strategico di confine e sulle prime azioni belliche
nel 1915. Successivamente, si parla dei preparativi dell'offensiva da parte austroungarica, per giungere al nucleo
centrale del volume; l'analisi delle operazioni militari. Non
è la solita storia delle battaglie, ma si prendono in esame
vari fattori; quali la funzione dell'apparato logistico, le
rimozioni degli alti ufficiali, come il caso del generale
Roberto Brusati, comandante la 1ª armata, la giustizia mili-
46
IL NASTRO AZZURRO
diario di guerra dei sette mesi
di combattimenti del 1° Stormo
in Nordafrica. Si tratta del classico manuale storico che può
soddisfare la curiosità di chi
desidera conoscere nei dettagli
l'argomento trattato, con la
particolarità del testo bilingue
(italiano e inglese) che conferisce al libro un raro taglio internazionale. Il testo è impreziosito da numerose fotografie e da
un'appendice ricca di dati tecnici.
menti effettuati anche su popolazioni civili. I bombardamenti su Barcellona, ordinati personalmente da Mussolini
come "messaggio non scritto" di risposta all'Anschluss di
Hitler, costituiscono un episodio cui è dedicata particolare
attenzione. Un aspetto del conflitto civile spagnolo che,
infine, viene messo in evidenza, riguarda le responsabilità
relative alla forte penuria di materiale bellico causata dal
pressoché totale svuotamento dei magazzini, per sostenere tale campagna, e dall'arretratezza dell’apparato militare italiano dovuta essenzialmente alla scarsa lungimiranza
degli stati maggiori che non hanno pianificato investimenti adeguiati nella ricerca verso il futuro impiego della
Regia Aeronautica quando ormai la seconda guerra mondiale appariva imminente.
GIACINTO COVA - a cura dell’Associazione e Fondazione
“La Memoria Storica di Brisighella - I Naldi - Gli Spada” - I
quadri della Fondazione edizioni - ottobre 2008 - Illustrato
- Edizione limitata a 300 copie - Può essere richiesto (fino
ad esaurimento) sul sito www.memoriastorica.org
Il tenente Giacinto Cova,
Medaglia d'Oro al Valor
Militare, è nato a Poggio,
presso la chiesa di cui lo zio
don Giuseppe Cova fu parroco per cinquant'anni.
Quarto di otto fratelli,
Giacinto visse i primi anni
della fanciullezza in quella
campagna a cui, anche da
adulto, sempre ritornava il
suo cuore. Un'atmosfera
calda, di famiglia, vissuta
tra i campi di una terra
ospitale. Poi i Cova si trasferirono a Faenza, dove Giacinto fece le scuole, frequentò l'oratorio salesiano, fu giovane di Azione
Cattolica e membro attivo della parrocchia di S. Ippolito.
Crebbe in una fede religiosa, giovane e schietta, che ispirò
tutta la sua vita. Era un giovane esuberante, sempre sorridente, che si entusiasmava per ogni impresa e iniziativa. A
diciotto anni, nel 1928, intraprese il servizio militare, da
lui desiderato e anelato nei bersaglieri, prima come sergente, poi come allievo dell'Accademia Militare di
Modena dalla quale uscì sottotenente. Ottimista e tenace,
si dedicò ai reparti motociclistici, affermandosi in competizioni sportivo-militari, anche a carattere internazionale,
in Belgio e in Germania. Si era sposato con Elena Bonetti,
da cui ebbe una prima figlia, Valeria, e nel 1941, al
momento dell'imbarco per la Libia, il figlio Alberto.
L'Africa, con i deserti assetati, con le asperità del terreno
impervio e accidentato, fu da febbraio a maggio del 1941
il teatro della vicenda gloriosa dell'8° Reggimento
Bersaglieri. Il libro ripercorre le vicende, le testimonianze
e i combattimenti in cui rifulsero la determinazione e il
coraggio intrepido del tenente Giacinto Cova che guidò i
suoi Bersaglieri fino allo scontro in cui trovò la morte. Il
testo, curato dall'Associazione e Fondazione "La Memoria
Storica di Brisighella - I Naldi - Gli Spada" narra la vicenda
umana dell'eroico tenente dei Bersaglieri in una veste
grafica insolitamente originale e sontuosa.
DIRITTO PENALE: PARTE GENERALE – a cura di Luigi
Delfino (Magistrato di Cassazione) – Edizioni Giuridiche
“Simone” – Gruppo Esse Libri “Simone” – n.° volumi 4:
“Codice Penale e di Procedura Penale” - 15 x 21 - 30 Euro
- 2270 pagg. - “Codice Penale” - 17 x 24 - 52 Euro - 1810
pagg. - “Diritto Penale” - 17,5 x 24,5 - 52 Euro - 1120 pagg.
- “Catalogo Simone”.
La Edizioni Giuridiche Delfino
presenta la nuova collana
“Codici Studi Superiori” che si
compone di quattro volumi: Il
“Codice Penale” con annesso
il primo codice italiano in
materia,
il
“Codice
Zanardelli”, il “Codice di
Procedura Penale” e la “parte
generale del Diritto Penale”.
La collana si rivolge, non solo
ai professionisti del settore
(magistrati, avvocati, ecc …),
ma anche, forse è meglio dire
soprattutto, alla formazione e
alla preparazione per i concorsi di fascia alta, grazie a
testi che vanno oltre la mera
raccolta delle norme vigenti ma che presentano un completo excursus storico del diritto penale italiano, dalle
origini (Codice Zanardelli) all’attualità. La normativa, sia
essa storica che attuale, è presentata senza commento,
allo scopo di consentirne il libero utilizzo durante esami
e prove scritte di concorso per l’accesso alle carriere della
magistratura e del notariato. Per facilitare la lettura
comparata della vecchia e nuova codicistica, gli articoli
dei codici storici sono stati corredati di richiami e note di
riferimento alle norme vigenti. L’esigenza di pubblicare
un’opera di questa portata, a soli quattro anni dalla precedente edizione, nasce dalla constatazione che, nel
breve volgere di due legislature, la materia penale italiana è stata quasi completamente rinnovata (per non dire
capovolta), essendo, nel frattempo, intervenute non
poche leggi che hanno modificato o riscritto parecchi
articoli del “Codice Penale”, mentre ancora più numerosi
e rilevanti sono stati gli interventi della
Giurisprudenza, che ha definitivamente consolidato
oppure ha messo in discussione importanti principi della
materia. Dal sito www.simone.it si può prendere visione
di un congruo numero di pagine dei volumi e se ne possono ottenere gli aggiornamenti on-line, il primo dei
quali è previsto entro il 30 dicembre 2010.
ALI D'AFRICA di Michele Palermo con la collaborazione di
Ludovico Slongo - IBN Editore - 17 x 24 - pp. 240 - illustrato B/N - Euro 18,00 - ISBN 88-7565-060-8
Il 1° Stormo fu il primo reparto della Regia Aeronautica ad
avere in linea il Macchi Mc 202, caccia dalle superbe qualità di volo, che permise ai piloti italiani di battersi nuovamente ad armi pari contro gli alleati. Il libro costituisce il
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