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MASCHERINA ELABORATI.cdr
REGIONE
TOSCANA
COMUNE DI SAN MINIATO
(Provincia di Pisa)
SECONDO REGOLAMENTO URBANISTICO
E VARIANTE GENERALE AL PIANO STRUTTURALE
AI SENSI DELLA L.R.T. 1/05
VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS)
RAPPORTO AMBIENTE E DI SINTESI
Il Responsabile e Referente
dell’incarico
Dott. Geol. Fabio Mezzetti
Chiaromondo Soc. coop.
Via Vittorio Alfieri n. 5
Tel. 0744 406849 (Fax 0744 407311)
email: [email protected]
Novembre 2013
INDICE
pagina
1 INTRODUZIONE
2 AREE TEMATICHE AMBIENTALI
2.1 ACQUA
2.1.1 Qualità delle acque superficiali (S)
2.1.2 Qualità delle acque sotterranee (S)
2.1.3 Disponibilità di risorse idriche (S)
2.1.4 Consumi e Prelievi idrici (P)
2.1.5 La rete acquedottistica (R)
2.1.6 La rete fognaria (R)
2.1.7 La depurazione (R)
2.1.8 Elementi di criticità
2.2 ARIA
2.2.1 Meteorologia (S)
2.2.2 Qualità dell’aria-monitoraggio chimico (S)
2.2.3 Qualità dell’aria-monitoraggio biologico (S)
2.2.4 Emissioni in atmosfera (P)
2.2.5 Monitoraggio dell’inquinamento atmosferico (R)
2.2.6 Elementi di criticità
2.3 SUOLO E SOTTOSUOLO
2.3.1 Pericolosità geomorfologica (S)
2.3.2 Pericolosità sismica (S)
2.3.3 Pericolosità idraulica (S)
2.3.4 Vulnerabilità idrogeologica (S)
2.3.5 Uso del suolo (S)
2.3.6 Attività estrattive (P)
2.3.7 Livelli di contaminazione dei terreni (P)
2.3.8 Siti inquinati - da bonificare (P)
2.3.9 Bonifica dei siti inquinati (R)
2.3.10 Elementi di criticità
2.4 PAESAGGIO E NATURA
2.4.1 Paesaggio (S)
2.4.2 Flora e fauna (S)
2.4.3 Superficie percorsa da incendi (P)
2.4.4 Le aree protette (R)
2.4.5 La difesa della fauna (R)
2.4.6 Elementi di criticità
2.5 ENERGIA
2.5.1 Consumi energetici (P)
2.5.2 La rete elettrica (R)
2.5.3 Impianti fotovoltaici (R)
2.5.4 Elementi di criticità
2.6 RIFIUTI
2.6.1 Produzione di rifiuti urbani (P) e raccolta differenziata (R)
2.6.2 Produzione di rifiuti speciali (P)
2.6.3 Gestione dei rifiuti urbani (R)
2.6.4 Gestione dei rifiuti speciali (R)
2.6.5 Elementi di criticità
2.7 RUMORE
2.7.1 Superamento dei limiti di esposizione al rumore (S)
2.7.2 Zonizzazione acustica (R)
2.7.3 Elementi di criticità
01
02
02
02
11
18
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30
33
35
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37
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85
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104
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105
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2.8 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO
2.8.1 Sorgenti di inquinamento elettromagnetico (P)
2.8.2 Monitoraggio e controllo dell’inquinamento elettromagnetico (R)
2.8.3 Elementi di criticità
2.9 MOBILITA’ E TRASPORTI
2.9.1 Infrastrutture di trasporto (P)
2.9.2 Veicoli circolanti (P)
2.9.3 Elementi di criticità
2.10 SISTEMA ECONOMICO
2.10.1 Attività produttive (P)
2.10.2 Elementi di criticità
2.11 SISTEMA SOCIO-INSEDIATIVO
2.11.1 Popolazione (S/P)
2.11.2 Elementi di criticità
2.12 STATO DI SALUTE
2.12.1 Mortalità (S/P)
2.12.2 Morbosità (S/P)
2.12.3 Elementi di criticità
3 CONDIZIONI DI FRAGILITÀ AMBIENTALE
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122
124
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124
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1 INTRODUZIONE
Il presente rapporto redatto a supporto del secondo Regolamento Urbanistico e della
Variante generale al Piano Strutturale del Comune di San Miniato (PI), aggiorna il quadro
conoscitivo per gli aspetti ambientali rispetto a quanto allestito per la formazione del vigente Piano
Strutturale 2005 e del successivo primo Regolamento Urbanistico 2008 ed è conseguente al
Documento preliminare per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del nuovo strumento
urbanistico redatto nel Maggio 2013.
La valutazione dello stato attuale dell’ambiente è stata eseguita, ai sensi della L.R. 1/2005 e della
L.R. 10/2010 e successive modificazioni, attraverso l’analisi delle risorse essenziali del territorio
che consente di definire un quadro di conoscenze dei sistemi ambientali indispensabile per la
programmazione delle scelte urbanistiche, in funzione del mantenimento e/o dell’incremento della
qualità ambientale. Nelle aree individuate come caratterizzate da condizioni di fragilità, la
trasformabilità del territorio risulta condizionata dalla realizzazione di interventi volti ad evitare,
ridurre o compensare incrementi di criticità; anche in assenza di trasformazioni sono da prevedere
interventi di risanamento delle condizioni critiche e/o dei deficit esistenti in tali aree.
Le principali fonti dei dati disponibili che sono stati utilizzati per questo aggiornamento sono riferibili
a: ISTAT, ATO 2, Regione Toscana e ARPAT, IRPET, ISPRA, ASL n.11 Empoli, Provincia di Pisa,
Autorità di Bacino del F.Arno, Agenzia Energetica della Provincia di Pisa, ACQUE s.p.a, ENEL ed
ENELGAS, GEOFOR s.p.a..
Lo stato dell’ambiente viene analizzato utilizzando i cosiddetti “indicatori ambientali” classificati
secondo il modello concettuale più consolidato in letteratura (DPSIR) come indicatori di
Determinanti (D), di Stato (S), di Pressione (P), di Impatto (I) e di Risposta (R) che consentono la
definizione delle condizioni di fragilità comunale attraverso un’analisi della qualità e della
disponibilità di risorse ambientali, dei fenomeni di inquinamento e di degrado, dei fattori di sviluppo.
Le aree tematiche considerate sono: acqua, aria, suolo e sottosuolo, paesaggio e natura, energia,
rifiuti, rumore, inquinamento elettromagnetico, mobilità e trasporti, sistema economico, sistema
socio-insediativo, stato di salute; per ogni area tematica sono delineate le evidenze e le
problematiche rilevate attraverso l’analisi degli indicatori ritenuti più significativi, segnalando le
eventuali difficoltà incontrate come l’assenza o la indisponibilità dei dati, nonché le considerazioni
circa gli obiettivi ambientali auspicabili.
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2 AREE TEMATICHE AMBIENTALI
2.1 ACQUA
2.1.1 Qualità delle acque superficiali (S)
I principali corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale di San Miniato sono il fiume
Arno ed i suoi quattro affluenti di sinistra: il fiume Elsa (al confine orientale), il torrente Egola, il
torrente Vaghera ed il torrente Chiecina (al confine occidentale); solo i primi due affluenti
confluiscono in Arno in territorio comunale sanminiatese mentre gli altri due si immettono in Arno
più a valle in territorio comunale di Montopoli in Val d’Arno. Questi cinque corsi d’acqua principali
suddividono il territorio comunale nei rispettivi bacini idrografici che a loro volta racchiudono
numerosi sottobacini relativi ai vari corsi d’acqua minori che originandosi dai rilievi collinari si
dirigono, lungo i versanti e seguendo varie ramificazioni, verso i fondovalle intracollinari per poi
proseguire verso nord fino ad immettersi nel fiume Arno.
Nella seguente Fig.1 sono evidenziati i corsi d’acqua principali, alcuni dei corsi d’acqua secondari
ed il reticolo di scolo delle acque basse nei fondovalle.
Fig.1 Idrografia principale e di scolo
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Torrente Vaghera
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a
Rio di San Maiano
sante
Rio del Pae
I corsi d’acqua secondari che interessano il territorio comunale, come detto, sono molti, riportiamo
quindi di seguito un elenco alfabetico di quelli più significativi: Rio Arnino, Rio di Bacoli, Rio di
Barbinaia, Rio Bassi, Rio Brama Sole, Il Botro, Rio di Bucciano, Rio Cafaggiolo, Rio di Canovico,
Rio di Capitroni, Rio Carigana, Rio di Carporeto, Rio Cava Sonno, Rio Cerreto, Rio Daino, Rio di
Dogaja, Torrente Enzi, Rio Enzino, Rio di Gabbiano, Rio Gargozzi, Rio di Macone, Rio
Maremmana, Rio di Montarcone, Rio di Noceto,Torrente Orlo, Rio del Palagio, Rio del Paesante,
Botro di Pellicciano, Rio della Pescaia, Rio Pilerno, Rio di Pinocchio, Rio di Pinocchietto, Rio del
Prataccio, Rio di Regli, Fosso Riale, Rio di Riosoli, Rio di San Bartolomeo, Rio di San Maiano, Rio
di Sambuca, Rio di Santa Maria, Rio Santo Vecchio, Rio della Valle
Nella seguente Fig.2 sono evidenziati i cinque bacini dei principali corsi d’acqua Arno, Elsa, Egola,
Chiecina, Vaghera ed i rispettivi sottobacini; inoltre, con diversa colorazione, viene indicato il
reticolo idrografico di gestione (ai sensi della LR 79/2012) e quello non gestito, oltre alla
individuazione dei tratti dei corsi d’acqua che risultano tombati.
I dati disponibili per i principali corsi d’acqua sono quelli relativi al Fiume Arno (che contribuisce
alla ricarica delle acque sotterranee nella porzione settentrionale del Comune con apporti idrici di
subalveo), al Fiume Elsa ed al Torrente Egola.
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Fig.2 Bacini sottobacini e reticolo idrografico
LE GEN DA
Reticolo Idrografico
(non gestito)
Reticolo di gestione
(LR 79/2012)
Tratti tombati
Arno
Elsa
Egola
Vaghera
Chiecina
L’Arno entra nella provincia di Pisa alla sua confluenza con il Fiume Elsa e percorre un tratto nel
sottobacino denominato Valdarno Inferiore coprendo gli ultimi 60 Km dell'asta fluviale prima dello
sbocco in mare. Dopo Fucecchio riceve, sulla sinistra idrografica, le acque del Torrente Egola nel
quale confluiscono gli scarichi civili non depurati di alcune frazioni dell'Alta Val d'Egola. Nei pressi
di Castelfranco di Sotto riceve in riva sinistra, attraverso il Rio Malucco, gli scarichi depurati
dell'impianto centralizzato "Cuoiodepur" e, poco più a valle dopo la confluenza con il torrente
Vaghera, riceve quelli del depuratore civile di Capanne di Montopoli attraverso il torrente Chiecina.
Scendendo a valle si ha la confluenza del Canale Usciana che raccoglie gli scarichi civili della Val
di Nievole, di Pescia, del depuratore centralizzato dell'industria cartaria di Veneri, nonché gli
scarichi depurati degli impianti centralizzati del Consorzio Conciatori di Fucecchio e di Aquarno
(Consorzio Conciatori di Santa Croce sull’Arno e di Castelfranco di Sotto).
Il D.Lgs. n.152/06 e le successive modifiche apportate dal D.Lgs. n.205/10, hanno definito i
parametri standard necessari per esprimere la qualità ambientale complessiva delle risorse idriche
superficiali, attraverso i quali è possibile costruire gli indici sintetici di stato qualitativo ecologico ed
ambientale: il SECA (Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua) ed il SACA (Stato Ambientale dei Corsi
d’Acqua). Per la costruzione dell’indice SECA è necessario disporre dei valori dell’Indice Biotico
Esteso (IBE) che mostra il grado del danno ecologico, valutato attraverso lo studio delle comunità
di macroinvertebrati, e del Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM). Quest’ultimo si basa
sulla concentrazione di sette parametri “macrodescrittori” indicati dal D.Lgs. n.152/06 che sono:
ossigeno disciolto, BOD5, COD, azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale ed Escherichia
Coli e calcolando il 75° percentile dei valori ottenuti mensilmente; tali risultati consentono di fornire
sufficienti informazioni sulla qualità del corso d’acqua anche relativamente all’inquinamento di tipo
civile e industriale. La classificazione dello stato ecologico viene effettuata incrociando il dato
risultante dai macrodescrittori (LIM) con il risultato dell’IBE, attribuendo alla sezione in esame o al
tratto da essa rappresentato il risultato peggiore di quelli delle valutazioni relative ad IBE e
macrodescrittori (vedi Fig.3).
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Fig.3 Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA)
La costruzione dell’indice SACA (vedi Fig.4) si basa sulla determinazione dei valori relativi ad un
elenco di sostanze pericolose presenti nelle acque aggiornato con le modifiche al D.Lgs. n.152/06;
nel contesto del bacino dell’Arno, sulla base delle risultanze della valutazione delle pressioni
gravanti sul fiume, si fa riferimento alle concentrazioni rilevate di metalli pesanti come arsenico,
cadmio, cromo totale, mercurio, nichel, piombo, i cui valori limite sono riportati in tabella 1/A,
Allegato 1, parte terza del D.Lgs n.152/06.
Fig.4 Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua (SACA)
I controlli per questo tratto dell’Arno vengono eseguiti con frequenza mensile nelle stazioni più
vicine a San Miniato che sono quella presso il ponte di Fucecchio e quella presso il ponte di
Calcinaia (più a valle), rispettivamente identificate dal SIRA (Sistema Informativo Regionale
Ambientale dell’ARPAT) come stazioni di monitoraggio acque superficiali interne MAS-109 e MAS110; per il Fiume Elsa la stazione di controllo di riferimento è quella denominata MAS-135 ubicata
subito a monte della confluenza in Arno nella frazione di Isola, mentre per il torrente Egola la
stazione più vicina risultava quella della presa di Rodilosso Latino nel Comune di Montaione
denominata MAS-136 fino al 2011, anno in cui sono divenuti disponibili i dati della stazione MAS542 posta nella frazione di Balconevisi. Nella Fig.5 è riportata l’ubicazione delle stazioni di misura
presenti sul territorio sanminiatese.
Fig.5 Stazioni di monitoraggio acque superficiali interne (MAS)
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I dati del fiume Arno, del fiume Elsa e del torrente Egola nelle stazioni sopra citate, sono stati
utilizzati per la classificazione della qualità delle acque; come risulta dalla seguente tabella è stato
possibile valutare il livello di inquinamento da macrodescrittori (indice LIM) per il periodo di
monitoraggio considerato dal 1995 al 2009, mentre solo dall’anno 2002 sono disponibili maggiori
dati per la valutazione anche dello stato ecologico del corso d’acqua (in virtù della disponibilità del
dato IBE) e dello stato ambientale.
Si riporta quindi in Fig.6 la tabella contenente gli indici, calcolati secondo i criteri del D.Lgs.
n.152/06, relativi alle campagne di monitoraggio eseguite negli anni dal 1995 al 2009 nelle stazioni
di Fucecchio e Calcinaia per l’Arno, di Isola per l’Elsa e di Montaione per l’Egola:
Fig.6 Indici sintetici per il fiume Arno relativi alle campagne di monitoraggio 1995-2009
Stazione
1995
1996
MAS-109
1997
1998
1999
2000
2001
2002
4 LIM
3 LIM
4 LIM
3 LIM
4 LIM
3 LIM
F.ARNO
5 IBE
4 IBE
Ponte di
5 SECA
4 SECA
Fucecchio
pessimo
SACA
scadente
SACA
MAS-110
4 LIM
4 LIM
4 LIM
F.ARNO
3 LIM
4 LIM
4 LIM
4 LIM
4 LIM
5 IBE
3 IBE
Ponte di
5 SECA
4 SECA
Calcinaia
pessimo
SACA
scadente
SACA
MAS-135
3 LIM
3 LIM
F.ELSA
A monte
4 SECA
4 SECA
confluenza in
Arno (Isola)
scadente
SACA
scadente
SACA
MAS-136
2 LIM
2 LIM
Presa di
2 SECA
2 SECA
Rodilosso a
Montaione
buono
SACA
buono
SACA
T.EGOLA
Stazione
2003
2004
2005
2006
2007
2008
MAS-109
4 LIM
3 LIM
3 LIM
3 LIM
3 LIM
4 LIM
F.ARNO
5 IBE
2 IBE
3/4 IBE
4/5 IBE
4 IBE
2 IBE
Ponte di
4 SECA
5 SECA
4/5 SECA
4 SECA
4 SECA
4 SECA
3 LIM
4 LIM
4/5 IBE
5 IBE
4 SECA
4 SECA
Fucecchio
4 IBE
pessimo
SACA*
o
MAS-110
3 LIM
3 LIM
3 LIM
F.ARNO
5 IBE
6 IBE
5/6 IBE
Ponte di
4 SECA
3 SECA
3 SECA
5 IBE
5 IBE
scadente
SACA*
Calcinaia
MAS-135
2009
3 LIM
3 LIM
3 LIM
3 LIM
4 SECA
4 SECA
4 SECA
4 SECA
2 LIM
3 LIM
3 LIM
2 LIM
2 LIM
2 LIM
2 SECA
3 SECA
3 SECA
2 SECA
2 SECA
2 SECA
F.ELSA
A monte
confluenza in
Arno (Isola)
MAS-136
T.EGOLA
Presa di
Rodilosso a
Montaione
(*) media del periodo 2003-2006
5
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Nella stazione di campionamento di Fucecchio, il fiume Arno risulta, per tutto il periodo di tempo
considerato, caratterizzato da una qualità delle acque da scadente (indice SECA e SACA in classe
4) a pessima (indice SECA e SACA in classe 5) ed anche nella stazione di Calcinaia, più a valle,
l’andamento risulta analogo a quello di Fucecchio con una qualità delle acque ancora da scadente
a pessima. Nella stazione di Calcinaia però, gli indici di stato ecologico ed ambientale sono risultati
meno negativi di quelli a Fucecchio, specie negli anni 2004 e 2005 dove l’indice SECA ha
raggiunto la classe 3 di qualità.
Secondo il D.Lgs. n.152/06 il tratto del fiume Arno, compreso nel territorio in esame, è quindi da
considerare di qualità scadente.
Nella stazione di campionamento di Isola, il fiume Elsa risulta caratterizzato, per l’intero periodo
considerato, da una qualità delle acque scadente (indice SECA in classe 4), mentre nella stazione
di campionamento di Montaione, il tratto di monte del torrente Egola risulta caratterizzato da una
qualità delle acque da buona (indice SECA in classe 2) a sufficiente (indice SECA in classe 3).
Di recente sono stati resi noti da Arpat i risultati del monitoraggio delle acque superficiali interne
per il periodo 2010-2012 con l’elaborazione, ai sensi del DM 260/2010, degli indici dello stato
ecologico e dello stato chimico dei corsi d’acqua. Lo stato ecologico è stato elaborato dai risultati
ottenuti per degli elementi di qualità biologica (macroinvertebrati bentonici e diatomee), il LimECO
e gli inquinanti chimici di tab.1B del suddetto decreto; lo stato chimico è stato elaborato dai risultati
ottenuti per le sostanze prioritarie e pericolose della tab.1A sempre dello stesso decreto.
Nel 2010 sono stati monitorati soltanto i corpi idrici cosiddetti “probabilmente a rischio” sui quali
l’analisi del rischio non era stata definitiva; i risultati hanno permesso di classificare tali corpi idrici,
assegnando loro un monitoraggio di operativo o di sorveglianza. Nel 2011 è iniziato, e proseguito
nel 2012, il monitoraggio operativo sui corpi idrici “a rischio” e il monitoraggio di sorveglianza sui
corpi idrici “non a rischio” seguendo le frequenze di campionamento indicate dalla norma per
l’anno e per il triennio di monitoraggio. Nel corso del triennio poi la rete di monitoraggio ha subito
alcune variazioni soprattutto per accorpamento di più corpi idrici. Nelle tabelle di Figg.7 e 8 è
indicato lo stato ecologico e lo stato chimico del F.Arno, F.Elsa e T.Egola per i singoli anni di
monitoraggio e quello complessivo risultante dal peggiore stato nei tre anni.
Fig.7 Stato di qualità ecologica nel triennio 2010-2012
Fig.8 Stato chimico nel triennio 2010-2012
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Di seguito si riporta lo schema delle principali sostanze prioritarie e pericolose (tab. 1/A) che nel
2011 e 2012 nei fiumi e torrenti, hanno determinano lo stato chimico non buono; per il territorio
sanminiatese i dati si riferiscono al F.Arno.
Fig.9 Sostanze pericolose rilevate nel triennio 2010-2012
Il mercurio (Hg) si conferma l’elemento che più diffusamente determina superamenti di soglia nel
triennio di misure e una conseguente classificazione di stato chimico non buono. Per questa
sostanza non si esclude anche un apporto di origine naturale, oggetto di uno specifico
approfondimento in corso. Per quanto riguarda il tributilstagno (TBT) si sono avuti superamenti di
soglia in un numero di stazioni minore; il TBT è prodotto antimuffa un tempo presente in numerosi
preparati ed oggi non più utilizzato. Per questa sostanza va precisato che i metodi disponibili non
raggiungono sensibilità adeguate per cui i superamenti registrati nel triennio rappresentano un
dato sicuramente sotto stimato.
I risultati del monitoraggio Arpat nel triennio 2010-2012 sono riassunti nelle seguenti tabelle
esplicative dello stato di qualità ecologico e chimico dei tre corsi d’acqua principali interessanti il
territorio comunale di San Miniato.
Fig.10 Stato di qualità F.Arno - risultati del monitoraggio nel triennio 2010-2012
Lungo l’asta del fiume Arno si rileva uno stato ecologico scarso e cattivo; il tratto più a monte,
Casentinese in monitoraggio nel 2011, ha restituito uno stato sufficiente, mentre il secondo tratto
del Valdarno inferiore monitorato nel 2011 ha restituito uno stato cattivo.
Diffusi superamenti dei valori soglia per mercurio in vari tratti dell’Arno e anche di TBT nel
Valdarno superiore e fiorentino.
Fig.11 Stato di qualità F.Elsa - risultati del monitoraggio nel triennio 2010-2012
Nessun tratta dell’Elsa raggiunge obiettivo di qualità come del resto anche gli altri corsi d’acqua.
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Il sottobacino dell’Elsa riporta una qualità ecologico scadente, soprattutto dovuta alla comunità di
macroinvertebrati; lo stato chimico risulta buono.
Fig.12 Stato di qualità T.Egola - risultati del monitoraggio nel triennio 2010-2012
Lo stato di qualità, sia ecologico che chimico è buono nel tratto Egola a valle; mentre la stazione di
Rodilosso non è stata campionata per cause legate alla siccità e relativa scarsità di acqua per
eseguire i campionamenti biologici.
Si riportano infine di seguito in Fig.13 alcune delle ultime analisi disponibili dalla banca dati SIRA
(Sistema Informativo Regionale Ambientale) della Toscana per quanto riguarda le stazioni di
monitoraggio delle acque superficiali interne interessanti il territorio comunale e relative al F.Arno
(MAS-109), al F.Elsa (MAS-135) ed al T.Egola (MAS-542).
Fig.13 Risultati analisi acque F.Arno - F.Elsa - T.Egola (stazioni MAS)
PARAMETRO
OSSIGENO DISCIOLTO - mg/L O2
OSSIGENO DISCIOLTO TASSO SATURAZIONE - %
TEMPERATURA DELL' ACQUA - °C
pH - unità pH
CONDUCIBILITA' ELETTRICA A 25°C - μS/cm
SOLIDI SOSPESI TOTALI - mg/L
CLORURI - mg/L
AZOTO NITRICO - mg/L N
CALCIO - mg/L
DUREZZA - mg/L CaCO3
FOSFORO TOTALE - mg/L
AZOTO NITROSO (COME N) - mg/L
AZOTO TOTALE (COME N) - mg/L
RICHIESTA BIOCHIMICA DI OSSIGENO (BOD5) - mg/L
ORTOFOSFATI SOLUBILI (COME P) - mg/L
RICHIESTA CHIMICA DI OSSIGENO (COD) - mg/L
AZOTO AMMONIACALE (COME N) - mg/L
ALCALINITA' - mg/L
NICHEL - μg/L Ni
ARSENICO - μg/L
CROMO - μg/L
PIOMBO - μg/L
F.Arno
MAS-109
04/09/2013
6.5
77.5
24.8
8.3
784
26
94.5 (27/2/12)
2.5
79.9
318 (27/2/12)
0.39
0.093
3.4
5
0.23
28
0.34
292
4.5
1.7
<1
<2
F.Elsa
MAS-135
16/05/2012
8,5
95,5
21
8,2
1478
63
84.7 (11/7/11)
1,4
207,1
734
0,2
0.13
2.5
2.2
0.039
15
<0.04
336
3.4 (14/09/11)
2.1 (14/09/11)
< 1 (14/09/11)
1.6 (14/09/11)
T.Egola
MAS-542
05/11/2012
8.4
87.3
16.2
8.4
1018
39
57.4
1.1
126.4
455
0.13
0.11
2.8
1.2
0.061
22
0.54
299
1.1 (17/10/11)
< 1 (17/10/11)
2.9 (17/10/11)
< 1 (17/10/11)
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Il Centro Funzionale Regionale provvede, oltre alla realizzazione di una copertura omogenea delle
reti meteo-idropluviometriche di monitoraggio, al collegamento ed all'interconnessione di tutte le
componenti dei vari sistemi di monitoraggio censiti, oltre all'ottimizzazione delle funzionalità e della
diffusione dei dati e il potenziamento dei centri esistenti ed operativi.
Il compito della rete dei Centri Funzionali ai sensi della DPCM 27/02/2004 è quello di far confluire,
concentrare ed integrare tra loro:
-i dati qualitativi e quantitativi rilevati dalle reti meteoidro-pluviometriche, dalla rete
radarmeteorologica nazionale, dalle diverse piattaforme satellitari disponibili per l'osservazione
della terra;
- i dati territoriali idrologici, geologici, geomorfologici e quelli derivanti dai sistemi di monitoraggio
delle frane;
- le modellazioni meteorologiche, idrologiche, idrogeologiche ed idrauliche.
La finalità di tale compito è di fornire un servizio continuativo per tutti i giorni dell'anno e, se del
caso, su tutto l'arco delle 24 ore giornaliere che sia di supporto alle decisioni delle autorità
competenti per le allerte e per la gestione dell'emergenza, nonché assolva alle necessità operative
dei sistemi di protezione civile.
Il servizio svolto dalle rete dei Centri Funzionali comprende anche la gestione della rete di
rilevamento dati in tempo reale ed in tempo differito, afferente il proprio territorio, così come la
realizzazione degli adeguamenti e degli ampliamenti necessari nonché la raccolta, concentrazione,
elaborazione, archiviazione e validazione dei dati rilevati.
Per assolvere a quest'ultimi compiti il Centro Funzionale della Regione Toscana, ha provveduto ad
integrare la rete di monitoraggio in diretta gestione del Settore "Servizio Idrologico Regionale", con
le stazioni automatiche agro-meteorologiche ex-Arsia, per un totale di oltre 450 stazioni di
monitoraggio meteo-idrologiche.
Il territorio comunale di San Miniato è direttamente interessato da 3 di queste stazioni automatiche
di monitoraggio meteo-idropluviometrico ed in particolare dalla:
- Stazione autom. TOS01001491 • San Miniato (Cimitero), posta ad una quota di 102 m su lmm e
dotata di sensori quali Igrometro - Pluviometro - Termometro;
- Stazione autom. OS01005005 • Fornacino, posta ad una quota di 45.9 m su lmm e dotata di
sensori quali Idrometro (torrente Egola) - Pluviometro;
- Stazione autom. TOS19000071 • Cerreto Guidi1, posta ad una quota di 70 m su lmm e dotata di
sensori quali Anemometro - Igrometro - Pluviometro - Termometro.
Riportiamo nella seguente Fig.14 l’ubicazione delle suddette stazioni automatiche di monitoraggio
meteo-idropluviometrico gestite dal Servizio Idrologico Regionale ed in Fig.15 un esempio dei
report acquisiti in riferimento alle portate idrometriche medie giornaliere del torrente Egola
registrate presso la stazione di Fornacino per l’anno 2012.
Fig.14 Stazioni di monitoraggio del Servizio Idrologico Regionale
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Fig.15 Stazione Fornacino portate idrometriche T. Egola anno 2012
Su una piccola porzione del territorio comunale di San Miniato, al confine sud occidentale con i
comuni di Montopoli e Palaia, vige una Concessione Mineraria, rilasciata con D.R.T. n.1060 del
03.03.1997, dell’acqua Tesorino per lo sfruttamento e l’imbottigliamento dell’acqua emunta da
sorgenti e pozzi dalla società Tesorino s.p.a. L’area in concessione si estende per circa 325 ettari
prevalentemente sul territorio comunale di Montopoli in Val d’Arno ma interessa, in parte, anche
quelli di San Miniato e Palaia.
Nella seguente Fig.16 è riportato il perimetro dell’area di concessione mineraria, quello della zona
di rispetto ai sensi dell’art.31 della L.R. 86/94 e quello della zona di protezione ambientale ai sensi
dell’art.32 della L.R. 86/94 (per quest’ultima è stata avanzata una proposta di ridelimitazione
ancora in istruttoria), oltre all’ubicazione della sorgente e dei pozzi di prelievo.
Fig.16 Sorgente Tesorino
MONTOPOLI
SAN MINIATO
PALAIA
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2.1.2 Qualità delle acque sotterranee (S)
Nel territorio comunale di San Miniato sono presenti tre principali falde acquifere in pressione ed
una falda freatica superficiale con caratteristiche idrochimiche scadenti. Le falde sfruttate sono
quelle in pressione che sono così schematizzate:
1) Il complesso acquifero dell’Arno, individuato da depositi alluvionali recenti e da depositi lagunari
e fluvio lacustri, risulta in gran parte libero e talora semiconfinato superficialmente; tale complesso
risulta alimentato da una ricarica indiretta esercitata dalle unità plio-pleistoceniche dell’area
collinare che si immergono al di sotto dei depositi della pianura.
Il PTC individua questa falda come Sistema acquifero semiconfinato A1 ed è il più superficiale
essendo localizzato tra i 25 e 40 metri dal piano di campagna; dal punto di vista litologico è
costituito principalmente da sabbie e ghiaie.
2) Il complesso acquifero di San Miniato, rappresentato da orizzonti permeabili, viene individuato
dal PTC come Sistema acquifero confinato A2 ed è situato tra i 70 e 80 metri di profondità dal
piano di campagna; presenta le stesse caratteristiche litologiche (sabbie e ghiaie) dell’acquifero
A1.
3) Il complesso acquifero di Montaione, rappresentato da sabbie interposte fra le soprastanti argille
azzurre, viene individuato dal PTC come Sistema acquifero pliocenico A3. E’ il più profondo
essendo localizzato ad oltre 100 metri dal piano di campagna ed è caratterizzato da una litologia
prevalentemente sabbiosa.
Le tre falde sono separate da depositi argillosi impermeabili e limo-argillosi scarsamente
permeabili e vengono alimentate presumibilmente dalle zone limitrofe alla pianura dell’Arno dove
affiorano formazioni sabbioso-conglomeratiche; inoltre l’acquifero A1 è in parte alimentato
dall’acqua di sub-alveo del fiume Arno.
I risultati analitici sui tre acquiferi mettono in evidenza caratteristiche chimico - fisiche
sostanzialmente omogenee; questa situazione può essere dovuta al fatto che le eccessive
perforazioni hanno messo in comunicazione le tre falde.
All’inizio degli anni Ottanta (’79 – ‘81), quando sono stati abbandonati i vecchi pozzi diventati poco
produttivi a causa dell’abbassamento dei livelli piezometrici, la ricerca di nuove risorse idriche più
profonde è stata realizzata attraverso perforazioni eseguite in modo non corretto. Tali perforazioni
hanno prodotto due conseguenze:
- la creazione di vie di comunicazione fra i diversi orizzonti di acqua sotterranea;
- maggiori condizioni di vulnerabilità per l’acquifero più superficiale dovute alla migrazione di
sostanze inquinanti dalla superficie.
Nella zona del comprensorio del cuoio, che comprende la frazione di Ponte a Egola, dal 1980 i
pozzi più vecchi sono stati progressivamente dismessi; nonostante l’eliminazione della potenziale
causa dell’inquinamento, il processo di autodepurazione appare non del tutto completato.
Va inoltre ricordato che la depressione piezometrica provocata dagli eccessivi emungimenti degli
acquiferi può richiamare e concentrare nell’area le sostanze inquinanti.
Nella seguente Fig.17 sono individuati i corpi idrici sotterranei, delimitati a livello regionale,
interessanti il territorio comunale di San Miniato e relativi al bacino dell’Arno; in particolare
l’“acquifero del valdarno inferiore - zona santa croce” che comprende la pianura alluvionale
dell’Arno ed il fondovalle del torrente Egola e l’”acquifero dell’Elsa” che interessa il fondovalle
dell’omonimo corso d’acqua.
E’ inoltre evidenziato l’“acquifero del valdarno inferiore - zona empoli” più ad est. Sulla stessa
figura sono riportate anche le stazioni (MAT) di monitoraggio dell’ARPAT del rispettivo corpo idrico
sotterraneo (per San Miniato è presente una sola stazione la MAT-P317 nella zona di Ponte a
Egola) ed i punti di controllo ARPAT delle acque sotterranee distinti per i tipi di falda interessata.
Le analisi disponibili delle acque eseguite dall’ARPAT sui pozzi individuati come stazioni di
monitoraggio nel territorio sanminiatese e nei suoi immediati dintorni, sono tutte relative
all’“acquifero del valdarno inferiore - zona santa croce” ed in particolare si riferiscono alla stazione
MAT-P317 di Ponte a Egola (pozzo Organazoto relativo alla prima falda), alla stazione MAT-P316
di San Romano (pozzo Bottai relativo alla seconda falda) ed alla stazione MAT-P049 di Cerreto
Guidi (pozzo 1 Ter Bassa destinato al consumo umano).
I risultati di alcuni parametri chimico fisici significativi di queste acque sotterranee sono riportati
nella seguente tabella di Fig.18 per un arco temporale che va dal 2002 al 2013.
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Fig.17 Stazioni di monitoraggio acque sotterranee (MAT)
LEGENDA
Corpi idrici ARPAT: acquifero del valdarno inferiore – zona santa croce (Bacino Arno)
Corpi idrici ARPAT: acquifero del valdarno inferiore – zona empoli (Bacino Arno)
Corpi idrici ARPAT: acquifero dell’Elsa (Bacino Arno)
Punto di controllo ARPAT di acque destinate al consumo umano (CUM)
Stazione di monitoraggio ARPAT di acquiferi sotterranei (MAT)
Punto di controllo ARPAT di acque relative alla prima falda artesiana
Punto di controllo ARPAT di acque relative alla seconda falda artesiana
MAT-P049 = pozzo 1 Ter Bassa in loc. Cerreto Guidi
MAT-P316 = pozzo Bottai P. in loc. San Romano (prof.100 m)
MAT-P317 = pozzo Organazoto in loc. Ponte a Egola (prof.50 m)
Fig.18 Analisi chimico fisiche acque sotterranee (stazioni MAT)
STAZIONE
V.L
CORPO
CLORURI
ANNO
IDRICO
(mg/l)
CONDUCI
IONE MANGA
ARSE MERCU
FERRO
SOLFATI NITRATI
NICHEL ZINCO BORO
BILITA'
AMMONIO NESE
NICO RIO
(mg/l)
(mg/l) (mg/l)
(ug/l) (ug/l) (ug/l)
(uS/cm20°C)
(mg/l)
(mg/l)
(ug/l) (ug/l)
250
2500
0,2
0,5
0,05
250
50
MATP317 1afalda 2002
98,9
1187
0,38
<0,1
MATP317 1afalda 2003
73,6
1105
2,41
<0,1
MATP317 1afalda 2004
95,3
1363,5
8,59
MATP317 1afalda 2005
87,5
1404,5
MATP317 1afalda 2006
95
MATP317 1afalda 2007
99
MATP317 1afalda 2008
10
1
20
3000
<5
119
1000
0,03
143,1
<0,1
0,11
132,75
0,65
<3
<0,07
2,65 352,95
<0,1
0,16
180,8
0,1
1,1
<0,1
1,45
47,1
2,06
<0,06
0,03
188,5
0,55
<1
<1
<1
116
1330
0,39
<0,06
0,07
194
<1
1357
2,50
<0,06
0,05
201
<2
<1
97
1392
0,58
0,16
0,06
198
<2
<1
1,3
95,6
MATP317 1afalda 2009
108
1393
1,51
0,6
0,06
209
<2
<1
1,4
35
90
MATP317 1afalda 2010
111
1392
0,3
233
<0,5
<1
<0,1
<1
1339
60
MATP317 1afalda 2011
104
1439
2,63
0,4
0,06
203
<1
<1
<0,1
<1
113
110
MATP317 1afalda 2012
103
1411
2,56
0,5
0,05
184,1
<1
<1
<0,1
<1
100
MATP317 1afalda 2013
105
1420
4,15
0,45
0,07
186,8
<1
<1
<0,1
1
90
MATP316 2afalda 2002
52,6
863
<0,01
<0,1
<0,01
78,2
2,5
<5
71
MATP316 2afalda 2003
25,4
408
<0,01
<0,1
<0,02
25,3
1,5
<5
0,1
<4,3
63,2
MATP316 2afalda 2004
48,6
866,5
0,24
<0,1
0,10
53,8
1,7
<1
0,3
2,15 221,4
12
Chiaromondo Soc. coop. - 05100 Terni - Via Vittorio Alfieri n. 5 - Tel. 0744 406849 (Fax 0744 407311)
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MATP316 2afalda 2005
36
853
<0,02
<0,06
<0,01
40
<1
1,1
<0,1
<1
67
MATP316 2afalda 2006
43
517
0,02
<0,06
<0,01
50
MATP316 2afalda 2008
73
967
0,61
<0,06
0,17
81
<1
2
<1
1,8
MATP316 2afalda 2009
62
978
0,21
0,51
0,11
77
3,5
50
<1
3,8
235
MATP316 2afalda 2010
42
881
0,2
65
1,5
50
<1
<0,1
<1
233
20
MATP316 2afalda 2011
50,6
952
0,49
MATP316 2afalda 2012
32,4
633
2,59
<0,05
0,08
80,1
<0,05
0,06
58,3
1,4
1
<0,1
<1
345
30
<1
<1
MATP316 2afalda 2013
14,2
355
0,05
<0,05
0,01
17,5
1,2
<1
MATP049
2002
61,8
1100
<0,05
1,6
2,4
133
0,8
<3
<5
70
20
291
MATP049
2003
67,4
935
0,05
0,6
2,5
119
1,1
<3
<5
20
198
MATP049
MATP049
2004
74,1
1189
2005
66,5
1096
0,06
1,9
2,06
110
0,6
<3
<5
73
143
0,01
1,8
1,68
108
3
<3
<5
30
MATP049
2006
68,7
224
1088
0,22
1,7
1,61
113
1
<1
2,1
38
181
MATP049
2007
1252
0,08
0,82
1,09
1,3
<1
MATP049
2008
MATP049
2009
76,5
1082
0,13
1,5
0,83
114
4,4
<1
<0,3
75,1
1075
0,06
1,43
0,017
109
<2,5
<1
<0,3
MATP049
2010
MATP049
2011
MATP049
MATP049
2012
66
1130
0,5
1,99
128
<1
<0,1
<2
180
2013
87,1
1070
0,12
2,2
121
<1
<0,1
3,8
140
1,7
0,7
<1
<0,1
100
1
In generale lo stato chimico del corpo idrico del valdarno inferiore - zona santa croce ha
presentato, negli ultimi dieci anni, valori critici per la presenza di Cloruri, Ammonio, Ferro e
Manganese. I Cloruri meritano una attenzione particolare volta a verificare le cause e le eventuali
correlazioni con le caratteristiche del processo produttivo della concia delle pelli che origina un
refluo particolarmente inquinato da sali inorganici ed anche la presenza in concentrazioni critiche
delle ultime tre specie, che hanno in genere un’origine per lo più naturale, appare più sospetta, in
questo caso, considerata la presenza diffusa di reflui conciari con elevato carico organico. Una
presenza di Ammonio non è da escludere che possa essere legata ad impatti antropici per quanto,
almeno sulle stazioni che compongono la rete di monitoraggio del corpo idrico di Santa Croce, non
sono stati rilevati ulteriori elementi critici di impatto antropico, a carico ad esempio di un
caratteristico indicatore di contaminazione da reflui conciari rappresentato dal Cromo VI.
Fino al 2010 per il monitoraggio della qualità delle acque sotterranee si utilizzavano tre indici
secondo gli indirizzi del D.Lgs. 152/2006 che erano:
- SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee), si basa sulle concentrazioni medie di alcuni
parametri di base macrodescrittori, valutando quello che determina le condizioni peggiori, quali
conducibilità, cloro e cloruri, manganese, ferro, azoto nitrico e ammoniacale, solfati e parametri
addizionali quali inquinanti organici ed inorganici; risulta classificato nelle seguenti cinque classi:
- SquAS (Stato Quantitativo delle Acque Sotterranee), si basa sulle caratteristiche dell’acquifero
(tipologia, permeabilità, coefficienti di immagazzinamento) e del relativo sfruttamento (tendenza
piezometrica e della portata, prelievi) e risulta classificato nelle seguenti quattro classi:
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- SAAS (Stato Ambientale dei Corpi Idrici), è determinato incrociando i valori dello stato
quantitativo (SquAS) e chimico (SCAS), secondo il seguente prospetto.
Nelle tabelle di Figg.19 e 20 che seguono sono riportati i risultati sullo stato di qualità ambientale
rilevato per gli anni di monitoraggio dal 2003 al 2006 e sulle classificazioni prodotte fino al 2008:
Fig.19 Stato di qualità ambientale 2003-2006
Fig.20 Classificazione dei corpi idrici monitorati fino al 2008
Lo stato chimico del corpo idrico Acquifero del Valdarno Inferiore sia per la zona di Santa Croce
(11AR024) che per quella di Empoli (11AR025) è risultato riferibile alla classe 2 con una maggiore
criticità della prima falda confinata rispetto alla seconda più profonda. Anche lo stato chimico
dell’Acquifero dell’Elsa (11AR060) è risultato riferibile alla classe 2. Lo stato quantitativo è risultato
in classe C di sovra sfruttamento per la zona di Santa Croce e di Empoli, mentre è risultato in
classe B per l’acquifero dell’Elsa. Lo stato ambientale è quindi risultato “scadente” per i primi due e
“particolare” per l’Elsa con un trend stabile per tutti.
14
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Per gli anni successivi al 2008 possiamo fare riferimento al rapporto sul monitoraggio delle acque
sotterranee di Arpat relativo al 2011-2012 condotto ai sensi della DGR 100/2010 della legislazione
nazionale (DLgs 152/06, DLgs 30/2010, DLgs 260/2010) e comunitaria (WFD 2000/60, GWD
2006/118/). Il programma prevedeva un monitoraggio operativo (O) di frequenza annuale per quelli
considerati “a rischio” (aR) ed un monitoraggio di sorveglianza (S) a cadenza triennale, con estesa
ricerca di potenziali inquinanti, per quelli considerati “non a rischio” e per qualcuno anche di quelli
considerati “a rischio”.
Per i corpi idrici interessanti il territorio sanminiatese riportiamo nella seguente Fig.21 il quadro di
sintesi del tipo di monitoraggio effettuato con il numero delle stazioni programmate e quelle
effettivamente risultate oggetto di controllo.
Fig.21 Programma 2011 monitoraggio Arpat
La presenza nelle acque toscane di tenori, anche elevati, di sostanze inorganiche di possibile
origine naturale è nota e tali valori osservati nelle stazioni della rete MAT sono ancora oggetto di
studi per la determinazione dei valori di fondo naturale.
L’analisi dei dati ha evidenziato che per distinte tipologie (depositi fluviolacustri e marino costieri,
vulcaniti, carbonati) e raggruppamenti di corpi idrici su base geografica e di contesto geologico, è
possibile isolare e verificare popolazioni omogenee di valori dai quali estrarre possibili statistiche
rappresentativa del valore di fondo.
In attesa del completamento degli studi, nella tabella di Fig.22 sono riportati i valori massimi
eccedenti i Valori Soglia, riscontrati nel monitoraggio 2011 dei corpi idrici sotterranei interessanti
San Miniato, per situazioni riferibili a possibile fondo naturale.
Fig.22 Valori massimi per sostanze di possibile origine naturale
Il processo di incremento delle concentrazioni di inquinanti nei corpi idrici sotterranei può essere
interpretato come derivante dal rapporto tra flussi e concentrazioni di sostanze inquinanti
trasportate con la ricarica superficiale ed i volumi e concentrazioni residenti nel corpo idrico
serbatoio:
- nei casi in cui, misure di contenimento e riduzione delle fonti inquinanti in superficie determinano
ricariche con concentrazioni inferiori al corpo idrico serbatoio, oltre ad un generale trend
discendente si attendono ulteriori relativi miglioramenti in anni di morbida e peggioramenti in anni
di magra;
- viceversa, nel caso di fonti inquinanti superficiali ancora tali che determinano ricariche con
concentrazioni in eccesso rispetto al serbatoio, oltre a un generale trend ascendente, si attendono
miglioramenti questa volta in anni di magra e peggioramenti in anni di morbida.
Riportiamo di seguito in Figg.23-24 la qualità dei corpi idrici monitorati rispettivamente nel 2011 e
nel 2012.
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Fig.23 Classificazione dei corpi idrici monitorati nel 2011
Fig.24 Superamenti valori limite nel 2012
Negli ultimi anni lo stato chimico dei corpi idrici interessanti il territorio sanminiatese e considerati a
rischio ha avuto una tendenza al peggioramento con l’acquifero della zona di Santa Croce e
dell’Elsa risultati scadenti rispettivamente per il parametro ammonio e per alogenuri organici
(tetracloroetilene) con alogenuri alchilici (tricloroetano) e nitrati a rischio imminente. Sono inoltre
risultati scadenti per fondo naturale per parametri quali conducibilità, arsenico, boro, cloruri, ferro,
manganese e solfati, il primo e solo per solfati l’acquifero dell’Elsa.
La falda profonda della zona di Santa Croce e la zona di Empoli hanno evidenziato uno stato
chimico buono ma scadente da fondo naturale per ferro, manganese, ammonio per entrambi e da
conducibilità, boro, cloruri e solfati per la prima.
Tali considerazioni riguardano l’intero corpo idrico preso in esame in quanto la situazione scadente
monitorata nelle tre stazioni di riferimento per il territorio comunale di San Miniato (MAT-P317,
MAT-P316, MAT-P049) evidenzia superamenti specie per ferro, manganese e ammonio.
Nella seguente Fig.25 è riportata la distribuzione sul territorio di San Miniato dei pozzi ad uso
domestico e di quelli risultanti concessionati negli elaborati grafici del PTC provinciale. Si può
notare come la diffusione dei pozzi concessionati sia concentrata prevalentemente nella zona
produttiva (conciaria) di Ponte a Egola e come i pozzi ad uso domestico siano sparsi un po’ su
tutto il territorio comunale concentrandosi maggiormente nelle zone più abitate.
Nelle seguenti tabelle di Fig.26 riportiamo i parametrici chimici delle acque sotterranee del
Comune di San Miniato che sono stati ottenuti da analisi eseguite dell’ARPAT a seguito di alcune
campagne di misura eseguite negli anni 2003-2006-2009-2010, su alcuni punti oggetto di
monitoraggio relativi alle acque circolanti nella rete di distribuzione pubblica.
La fonte dei dati è il Sistema Informativo Regionale Ambientale (S.I.R.A) dell’ARPAT.
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Fig.25 Pozzi domestici e concessionati dal PTC
Pozzi ad uso domestico (dati PTC Provincia di Pisa)
Pozzi concessionari (dati PTC Provincia di Pisa)
Per quanto attiene la qualità delle acque sotterranee emunte dai pozzi delle Cerbaie ed immessi
nella rete idrica comunale, l’Azienda di servizio Acque spa rileva, per quanto riguarda la presenza
di sostanze inquinanti, una diffusa eccessiva concentrazione di Ferro e Manganese; tali quantità,
maggiormente presenti negli acquiferi più profondi, richiedono un loro abbattimento durante il
trattamento di potabilizzazione e quindi prima della distribuzione delle acque in rete.
Fig.26 Parametri chimici acque sotterranee nella rete di distribuzione
PNT
SIRA ID
CUM-6784
CUM-6470
CUM-6554
CUM-7461
CUM-6290
CUM-7880
CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
CUM-7880
CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
CUM-7461
PUNTO NOME
DATA
ST10 - Corazzano
2003/11/06
via Zara
ST09 - La Serra 2003/10/02
via XXIV Maqggio
ST04 - Catena - via
2003/05/05
ToscoRomagn. Est
ST12 - Moriolo 2003/01/16
ST11 - Balconevisi
2003/07/02
P.zza I Maggio
ST08 - Ponte a
2003/03/05
Elsa - Cimitero
ST02-Ponte a Egola
2003/01/16
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
2003/03/05
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
2003/05/05
Basso-via Marconi
ST08 - Ponte a
2006/06/10
Elsa - Cimitero
ST02-Ponte a Egola
2006/08/07
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
2006/10/16
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
2006/01/31
Basso-via Marconi
ST12 - Moriolo 2009/05/06
Arsenico
ug/L
Cadmio Cromo
ug/L
ug/L
Rame
mg/L
Fluoruro
mg/L
Piombo
ug/L
-
-
-
-
0.11
-
<3
0.17
1.09
-
0.32
<1
<3
< 0.1
2.01
-
0.01
1.03
<3
0.13
1.09
-
0.19
1.03
<3
< 0.1
1.04
-
< 0.1
<1
<3
< 0.1
2
-
< 0.1
1.08
<3
0.12
2.01
-
< 0.1
1.01
<3
0.12
1.07
-
< 0.1
2.01
<3
0.15
1.09
-
0.01
1.06
-
-
-
-
< 0.1
-
<1
< 0.5
2.03
0.0027
0.14
0.07
<1
< 0.5
2.01
0.0025
0.16
1.04
-
-
-
< 0.0025
0.17
0.09
<1
-
2.03
0.0028
0.16
0.05
17
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CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
PNT
SIRA ID
CUM-6784
CUM-6470
CUM-6554
CUM-7461
CUM-6290
CUM-7880
CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
CUM-7880
CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
CUM-7461
CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
CUM-5963
CUM-6289
CUM-6147
ST02-Ponte a Egola
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
Basso-via Marconi
ST02-Ponte a Egola
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
Basso-via Marconi
PUNTO NOME
2009/09/08
<1
-
<2
< 0.0053
0.11
1.02
2009/10/29
<1
-
<2
< 0.0025
0.18
0.09
2009/02/05
<1
-
<2
0.0035
0.14
0.05
2010/09/15
<1
-
<2
0.0015
0.13
0.06
2010/05/05
<1
-
3.02
0.0014
0.21
< 0.5
2010/02/23
<1
-
<2
0.0093
0.15
2.04
DATA
ST10 - Corazzano
2003/11/06
via Zara
ST09 - La Serra 2003/10/02
via XXIV Maqggio
ST04 - Catena - via
2003/05/05
ToscoRomagn. Est
ST12 - Moriolo 2003/01/16
ST11 - Balconevisi
2003/07/02
P.zza I Maggio
ST08 - Ponte a
2003/03/05
Elsa - Cimitero
ST02-Ponte a Egola
2003/01/16
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
2003/03/05
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
2003/05/05
Basso-via Marconi
ST08 - Ponte a
2006/06/10
Elsa - Cimitero
ST02-Ponte a Egola
2006/08/07
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
2006/10/16
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
2006/01/31
Basso-via Marconi
ST12 - Moriolo 2009/05/06
ST02-Ponte a Egola
2009/09/08
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
2009/10/29
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
2009/02/05
Basso-via Marconi
ST02-Ponte a Egola
2010/09/15
P.zza Spalletti
ST01 - P.zza XX
2010/05/05
Settembre-Ospedale
ST03 - S.Miniato
2010/02/23
Basso-via Marconi
Ferro
ug/L
Manganese Nichel Nitrato (come Nitrito (come Selenio
ug/L
ug/L
NO3) mg/L
NO2) mg/L
ug/L
-
-
-
8.08
< 0.01
-
< 50
35
<5
8.09
< 0.01
<5
< 50
25
<5
7.07
< 0.01
<5
< 50
23
<5
7.07
< 0.01
<5
< 50
30
<5
8.02
< 0.01
<5
50
40
<5
7.06
< 0.01
<5
< 50
< 10
<5
9.03
< 0.01
<5
< 50
20
<5
7.06
< 0.01
<5
60
10
<5
8
< 0.01
<5
-
-
-
7.08
< 0.01
-
24.1
23
-
10.09
< 0.03
-
189
152
-
7.09
< 0.03
<5
129
32
-
8
< 0.03
-
24.3
10.7
-
9
< 0.01
-
25.2
8
-
9
< 0.01
-
51.6
29.6
-
9
< 0.01
-
41.2
20.9
-
9
< 0.01
-
63.7
38.4
-
9
< 0.01
-
67.7
36.1
-
10
< 0.01
-
93.7
42.2
-
9
< 0.01
-
2.1.3 Disponibilità di risorse idriche (S)
Nella zona del comprensorio del cuoio l’attività conciaria necessita di grossi quantitativi d’acqua (i
consumi idrici industriali dell’intero comprensorio si attestano intorno ai 4/5.000.000 m3/anno) e
l’approvvigionamento idrico per uso industriale avviene attraverso pozzi privati; ne consegue che
gli acquiferi presenti nel sottosuolo di questa porzione di pianura alluvionale del fiume Arno sono
sovra sfruttati. L’eccessivo sfruttamento, oltre ad un impoverimento della risorsa idrica, potrebbe
generare altresì fenomeni di subsidenza del terreno a causa della compattazione indotta
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dall’abbassamento della superficie piezometrica nei livelli argillosi compresi tra i diversi orizzonti
acquiferi. Sul fenomeno della subsidenza in quest’area, per quanto di nostra conoscenza, non
sono stati comunque eseguiti studi specifici.
Sulla piezometria dell’acquifero freatico superficiale del territorio di San Miniato sono disponibili
informazioni derivanti da un censimento sui pozzi che attingono esclusivamente da tale acquifero
contenuto negli elaborati geologici a supporto del Piano Strutturale comunale. Nella seguente
Fig.27 viene riportata la piezometria dell’acquifero superficiale e la direzione dei flussi idrici
sotterranei evidenziata nella carta idrogeologica del Piano Strutturale; nelle porzioni pianeggianti di
fondovalle il livello piezometrico si attesta mediamente a pochi metri sotto il piano di campagna.
Fig.27 Piezometria acquifero superficiale
Depositi
praticamente impermeabili
a permeabilità molto bassa
15
a permeabilità da molto bassa a bassa
20
20
a permeabilità da molto bassa a media
a permeabilità da bassa a elevata
20
a permeabilità media
a permeabilità da media a elevata
faglie (faglie sepolte in tratteggio)
15
25
20
20
25
25
30
35
40
45
40
Principali assi di alimentazione
direzione dei flussi idrici sotterranei
in corrispondenza dei principali assi
di drenaggio
isopiezometriche (m s.l.m. in rosso)
Per quanto riguarda la disponibilità delle risorse idriche l’Autorità di Bacino del Fiume Arno, con
Del. Comitato Istituzionale n.204 del 28.02.2008, ha adottato il Piano di Bacino Stralcio Bilancio
Idrico che contiene un bilancio delle acque superficiali con una valutazione del loro deflusso
minimo vitale (DMV) ed un bilancio delle acque sotterranee con una valutazione della disponibilità
idrica. Il Piano individua delle criticità sull’intero bacino dell’Arno e fissa degli indirizzi normativi
gestionali a supporto del Piano di Tutela delle Acque della Regione Toscana. Il Comune di San
Miniato risulta interessato dal bacino idrografico dell’Elsa, dal bacino idrografico del Valdarno
inferiore e medio (confluenza con il torrente Egola) e, per la sua porzione di fondovalle, risulta
ricompreso nel sistema acquifero dell’Elsa ed in quello di Santa Croce sull’Arno.
Per le acque superficiali il bilancio è stato calcolato per il periodo estivo; i risultati delle curve di
durata elaborate per i bacini interessati sono espressi in numero di giorni per i quali la portata
fluente è inferiore o superiore al DMV. La criticità rilevata alla sezione significativa di valle si
estende all’interbacino sino alla sezione di monte. La curva, ottenuta ordinando i valori in senso
decrescente, viene mostrata in un grafico semilogaritmico, assumendo in ordinate i valori
(logaritmici) delle portate, e in ascisse il numero dei giorni da 0 a 122 (numero dei giorni del
periodo estivo). Il valore dell’ascissa rappresenta il numero di giorni per cui è mantenuto un valore
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di portata uguale o superiore a quello rappresentato nella corrispondente ordinata. Di seguito
riportiamo le schede che sintetizzano i risultati per il sottobacino di interesse individuati nel piano:
Bacino: Valdarno Inferiore
Curve di durata del periodo estivo e confronto con il valore del DMV
Valdarno Inferiore:
a monte della confluenza con il fiume Era
Classe di criticità 1 (deficit idrico nullo)
Valdarno Inferiore:
tratto di foce
Classe di criticità 1 (deficit idrico nullo)
Entrambi i tratti del Valdarno inferiore presentano portate che risultano sempre superiori al valore
del DMV.
Bilancio idrologico - Periodo estate
bacino
tratto descrizione
valdarnoinf 30680
Valdarno
Inferiore
valdarnoinf 29917 Foce Arno
Vol
Q10
Q30
Q60
Q91
Q135
Q182
Q274
Q355
Q7,2
giorni
[MLmc] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] critici
242.80 79.384 42.193 28.046 21.985 18.282 16.386 13.267 8.426 6.696
0
242.17 76.766 41.529 28.379 22.519 18.531 16.629 13.505 8.693 6.940
0
Bacino: Elsa e Valdarno Medio confluenza con Torrente Egola
Curve di durata del periodo estivo e confronto con il valore del DMV
Elsa Alta:
Classe di criticità 3 (deficit idrico elevato)
Elsa alla confluenza con il F. Arno:
Classe di criticità 2 (deficit idrico medio)
Elsa Media:
Classe di criticità 3 (deficit idrico elevato)
Torrente Egola:
Classe di criticità 4 (deficit idrico molto elevato)
20
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La parte alta e media del bacino dell’Elsa risultano in condizioni di criticità elevata, con un numero
di giorni per i quali la portata è inferiore al DMV sotto ai 60 giorni. La situazione risulta meno
gravosa per il tratto terminale, in cui il livello di criticità passa a medio, con una durata delle portate
inferiori al DMV che si mantiene – anche se di poco – sotto ai 30 giorni.
Il tratto terminale del Torrente Egola con la confluenza del F.Arno è di elevata criticità, con durate
della portata inferiore al DMV per oltre 90 giorni.
Bilancio idrologico - Periodo estate
bacino
tratto descrizione
Vol
Q10
Q30
Q60
Q91
Q135
Q182
Q274
Q355
Q7,2
giorni
[MLmc] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] [mc/s] critici
elsa
50366 Elsa Alta
11.90 4.192 2.332 1.844 1.393 1.097 0.780 0.414 0.178 0.508
40
elsa
36937 Elsa Media
18.02 7.444 4.361 2.872 2.061 1.481 1.038 0.455 0.138 0.961
58
elsa
27239
26.82 8.892 5.717 3.897 3.027 2.362 1.784 1.109 0.727 1.054
26
2.44 2.186 0.690 0.232 0.092 0.025 0.010 0.005 0.004 0.136
95
valdarnomed 27717
Elsa confl.
con F.Arno
Egola confl
con F.Arno
Per le acque sotterranee il bilancio dell’acquifero di Santa Croce che risiede negli orizzonti
acquiferi in ghiaia e sabbia intercalati ai sedimenti argillosi alluvionali e pliocenici, risulta nel
complesso positivo con circa l’ 82% delle aree a disponibilità idrica elevata sebbene siano presenti
alcune zone in cui la risorsa è oggetto di maggior sfruttamento che risultano caratterizzate da un
deficit idrico locale (porzione nord ovest del territorio sanminiatese).
Per l’acquifero dell’Elsa che risiede nei sedimenti alluvionali recenti del fondovalle dell’Elsa in
corrispondenza di una coltre sabbiosa-ghiaiosa spessa mediamente circa 20 m, il bilancio è meno
positivo con circa il 10% delle aree a disponibilità idrica inferiore alla capacità di ricarica e circa il
52% delle aree a disponibilità prossima alla capacità di ricarica.
Riportiamo di seguito le schede del bilancio dell’acquifero di Santa Croce e dell’acquifero dell’Elsa
e la cartografia della zonazione delle aree a diversa disponibilità di risorsa idrica del sottosuolo
dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno, Fig.28, riguardanti il territorio comunale di San Miniato:
Autorità di bacino del fiume Arno
Scheda Bilancio Acquiferi
Caratteristiche
Acquifero
Area Bilancio
Santa Croce
Codice
A13
Area [kmq]
94,04
Precipitazione media sul periodo 1993/2006 [mm]
817
Infiltrazione efficace sul periodo 1993/2006 [mm]
90
Riserve totali immagazinate dall’acquifero in [Mmc]
Bilancio
Saldo di bilancio dell’acquifero [Mmc]
Ricarica totale dell’acquifero [Mmc]
Prelievi di acque sotterranee [Mmc]
185810
15,97
Volume di subalveo prelevato da pozzi [Mmc]
Prelievi per tipologia d’uso
0,57
17,50
Ricarica su unità di superficie [mc/kmq]
Prelievi
107
0,00
acquedottistico [Mmc] annui 2,20
domestico [Mmc] annui 2,15
irriguo [Mmc] annui 0,76
produttivo [Mmc] annui 10,71
servizi [Mmc] annui 0,25
21
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Uso del Suolo
Corine Land Cover
19
78
Classe 1 - Territori modellati artificialmente [%]
Classe 2 - Territori agricoli [%]
Classe 4 - Zone umide [%]
0
0
Classe 5 - Corpi idrici [%]
3
Classe 3 - Territori boscati e ambienti semi-naturali [%]
Zonazione
Classi di zonazione
82,5
D1 - Aree a disponibilità elevata [%]
3,5
11,0
D4 - Aree a disponibilità molto inferiore alla capacità di ricarica [%] 3,0
D2 - Aree a disponibilità prossima alla capacità di ricarica [%]
D3 - Aree a disponibilità inferiore alla capacità di ricarica [%]
Autorità di bacino del Fiume Arno : 2013
Autorità di bacino del fiume Arno
Scheda Bilancio Acquiferi
Caratteristiche
Acquifero
Area Bilancio
Elsa
Codice
A12
Area [kmq]
Bilancio
46,14
Precipitazione media sul periodo 1993/2006 [mm]
746
Infiltrazione efficace sul periodo 1993/2006 [mm]
75
Riserve totali immagazinate dall’acquifero in [Mmc]
31
Saldo di bilancio dell’acquifero [Mmc]
2,63
Ricarica totale dell’acquifero [Mmc]
4,50
Ricarica su unità di superficie [mc/kmq]
Prelievi
97962
Prelievi di acque sotterranee [Mmc]
5,74
Volume di subalveo prelevato da pozzi [Mmc]
3,86
Prelievi per tipologia d’uso
acquedottistico [Mmc] annui 3,88
domestico [Mmc] annui 0,35
irriguo [Mmc] annui 0,83
produttivo [Mmc] annui 0,44
servizi [Mmc] annui 0,25
Uso del Suolo
Zonazione
Corine Land Cover
Classi di zonazione
Classe 1 - Territori modellati artificialmente [%]
20
Classe 2 - Territori agricoli [%]
75
Classe 3 - Territori boscati e ambienti semi-naturali [%]
5
Classe 4 - Zone umide [%]
0
Classe 5 - Corpi idrici [%]
0
D1 - Aree a disponibilità elevata [%]
37,8
D2 - Aree a disponibilità prossima alla capacità di ricarica [%]
51,9
D3 - Aree a disponibilità inferiore alla capacità di ricarica [%]
9,0
D4 - Aree a disponibilità molto inferiore alla capacità di ricarica [%]
1,4
Autorità di bacino del Fiume Arno : 2013
22
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Fig.28 Piano Stralcio Bilancio Idrico - disponibilità idrica di acque sotterranee
Legenda: D1 - Aree a disponibilità elevata
D2 - Aree a disponibilità prossima alla capacità di ricarica
D3 - Aree a disponibilità inferiore alla capacità di ricarica
D4 - Aree a disponibilità molto inferiore alla capacità di ricarica
La Fig.28 mostra che nella zona produttiva di Romaiano ed in loc. Malucco (impianto Cuoiodepur)
sono state individuate due aree caratterizzate da un deficit idrico locale (disponibilità della risorsa
idrica sotterranea molto inferiore alla capacità di ricarica) circondate da un’unica zona più ampia,
interessante anche Ponte a Egola, in cui la disponibilità idrica è ancora inferiore alla capacità di
ricarica. A San Donato è invece stata individuata un’area interessata da una disponibilità idrica
prossima alla capacità di ricarica.
2.1.4 Consumi e Prelievi idrici (P)
Il comune di San Miniato aderisce all’A.T.O. 2, Acque spa gestisce il Servizio idrico integrato
costituito dall’insieme dei servizi pubblici di adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili ed
industriali e di fognatura per le acque reflue. L’approvvigionamento idrico per uso civile è quindi
garantito dall’acquedotto comunale che per mezzo del macrosistema idrico delle Cerbaie attinge
acqua di falda (tramite pozzi) nei territori comunali limitrofi e per mezzo di condotte adduttrici
vengono alimentati i due serbatoi di Stibbio e di Poggio di San Miniato; l’approvvigionamento idrico
per gli usi industriale ed agricolo è invece garantito dal prelievo da pozzi privati.
Per quanto riguarda i prelievi idrici industriali, la quasi totalità di questi è rappresentata dai prelievi
idrici del settore conciario, che vengono monitorati costantemente, tramite specifici misuratori, dai
depuratori consortili che utilizzano il dato sul prelevato di ogni conceria per calcolare le tariffe di
depurazione. In questo modo è possibile determinare con esattezza l’entità dei prelievi idrici per il
settore conciario. Nella seguente Fig.29 vengono riportati i dati dei prelievi idrici industriali relativi
al periodo 2001-2012 per i depuratori del comprensorio del cuoio ovvero di Aquarno (S. Croce
S/A), Cuoiodepur (San Miniato) e Fucecchio acquisiti presso lo stesso distretto depuratori:
Fig.29 Prelievi idrici industriali depuratori del comprensorio (mc/anno)
Depuratori
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Aquarno
3.525.000 3.475.000 3.200.000 3.328.337 3.626.718 3.644.130
Cuoiodepur 1.261.656 1.322.227 1.178.134 1.162.331 1.174.753 1.201.272
Fucecchio 854.931 870.955
789.210
647.089
667.680
655.155
Totale
5.641.587 5.668.182 5.167.344 5.137.757 5.469.151 5.500.557
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Depuratori
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Aquarno 3.423.729 3.256.361
Cuoiodepur 1.124.446 954.794
Fucecchio 584.468 525.826
3.003.625 3.298.563 3.525.035 3.428.348
522.353
384.658
382.537
325.273
511.511
551.405
565.401
541.941
Totale
4.037.489 4.234.626 4.472.973 4.295.562
5.132.643 4.736.981
Esaminando la tabella possiamo evidenziare un generale trend in diminuzione dei consumi
complessivi del comprensorio che da circa 5,6 mil. di mc prelevati nel 2001 sono passati a circa
4,3 mil. di mc prelevati nel 2012, con un minimo toccato nel 2009 con circa 4,0 mil. di mc prelevati;
questa situazione è messa in evidenza anche dal grafico di Fig.30.
Per quanto riguarda San Miniato e quindi l’impianto di trattamento Cuoiodepur, la diminuzione dei
consumi industriali dal 2001 al 2012 è stata anch’essa progressiva e particolarmente rilevante
nell’anno 2009, con un crollo dei prelievi che ha visto una riduzione dei valori a più della metà di
quelli del 2001 (da circa 1,2 a 0,5 mil. di mc prelevati), fino ad arrivare al valore minimo di 0,32 mil.
di mc prelevati nel 2012. Tale situazione è ben messa in evidenza dal grafico di Fig.31 relativa ai
dati Cuoiodepur che rispetto agli impianti di Santa Croce e di Fucecchio ha messo in rilievo le
maggiori diminuzioni, risentendo evidentemente più degli altri della crisi economica che ha colpito
tutte le attività del settore conciario.
Fig.30 Prelievi idrici industriali totali (mc/anno) del comprensorio nel periodo 2001-2012
5.800.000
5.600.000
5.400.000
5.200.000
5.000.000
4.800.000
4.600.000
4.400.000
4.200.000
4.000.000
3.800.000
3.600.000
2001 2002
2003 2004 2005 2006 2007
2008 2009 2010 2011 2012
Fig.31 Prelievi idrici industriali totali (mc/anno) Cuoiodepur nel periodo 2001-2012
1.400.000
1.200.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
200.000
0
2001 2002 2003 2004
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
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Per quanto riguarda le tipologie di utilizzo dell’acqua fatturata da Acque spa a livello distrettuale
riportiamo la seguente tabella in Fig.32 relativa agli anni 2010 e 2011 per i comuni di Castelfranco,
Fucecchio, San Miniato e Santa Croce ed i valori per l’uso domestico, non domestico, allevamento,
pubblico, comunale e per gli idranti ed i fontanelli.
Fig.32 Tipologia di utilizzo dell’acqua fatturata (in mc) per gli anni 2010-2011
La tabella mostra per il 2010 come le tipologie di utilizzo dell'acqua fatturata, a livello distrettuale,
siano per l’82% circa dei consumi dedicate all’uso domestico, il 14% circa per l’uso non domestico,
lo 0,1% circa per l’allevamento, l’1,4% circa per l’uso pubblico ed il 2,2% per l’uso comunale. Nel
2011 si ripropone un’analoga ripartizione dei consumi percentuali di acqua per i vari usi ad
eccezione di una diminuzione dei consumi per l’allevamento che scende allo 0,03% ed a un
aumento relativo all’uso di idranti e fontanelli (questi ultimi in particolare) fino a raggiungere lo
0,03%, ad opera di un quasi esclusivo contributo del comune di San Miniato.
In particolare per San Miniato possiamo fare riferimento alla seguente tabella di Fig.33 che
comunque rispecchia l’andamento della distribuzione dei consumi nel distretto.
Fig.33 Tipologia di utilizzo dell’acqua fatturata (in %) per San Miniato
2010
2011
Uso
Usonon
Uso
Uso
domesticodomestico allevamento pubblico
83,23%
12,7%
0,08%
2,49%
82,03%
13,36%
0,05%
2,76%
Uso
comunale
1,495%
1,73%
Usoidranti
fontanelli
0,005%
0,07%
Per quanto riguarda gli usi idrici civili del Comune di San Miniato sono disponibili i dati forniti dal
gestore del servizio idrico integrato Acque spa che vengono riportati nella seguente tabella di
Fig.34 come portate medie mensili ed annuali erogate nella rete idrica per il periodo 2010-2013,
con evidenziate le differenze dei valori tra gli ultimi due anni di letture 2012-2013.
Fig.34 Rete idrica di San Miniato: portata erogata in rete anni 2010 - 2013
La richiesta della rete è in progressiva diminuzione negli ultimi 4 anni, la riduzione è dovuta ad
interventi di ottimizzazione ed efficientamento della rete idrica, con il risultato di una decisa
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riduzione delle perdite occulte in rete ed una conseguente maggiore disponibilità di risorse a
disposizione degli utenti. Nella Fig.35 è infatti diagrammato l’andamento nel tempo delle perdite
annuali di risorsa idrica in rete negli anni dal 2002 al 2012; negli ultimi anni gli interventi attuati
hanno consentito di ridurre tali quantità fino a raggiungere il 28% di perdite in rete nel 2012.
Fig.35 Rete idrica di San Miniato: andamento nel tempo delle perdite annuali della risorsa idrica
A fronte di questa maggiore disponibilità di risorsa idrica derivante da una riduzione delle perdite in
rete per gli ultimi anni di erogazione, possiamo considerare anche i dati relativi all’andamento del
numero degli utenti dell’acquedotto e della popolazione residente. Come illustrato nei seguenti due
diagrammi di Figg. 36 e 37, si evidenzia un progressivo marcato aumento delle utenze registrato
dal 2002 al 2008 correlato ad un incremento della popolazione residente passata da circa 26.500 a
28.000; negli anni successivi l’andamento tende a stabilizzarsi ad 11.200 utenze per 28.200
residenti fino ad invertire leggermente il trend negli ultimi due anni in termini di popolazione
residente.
Fig.36 Rete idrica di San Miniato: utenti acquedotto nel periodo 2003-2012
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Fig.37 Comune di San Miniato: andamento popolazione residente periodo 2002-2012
Secondo quanto disposto dal D.P.C.M. 4/03/96 la dotazione idrica per usi civili domestici deve
essere pari almeno a 150 l/ab/g, mentre per le utenze civili totali (usi civili domestici ed usi civili
non domestici) esiste un valore medio di riferimento riconosciuto a livello nazionale di 250 l/ab/g.
Dai dati riportati nella tabella di Fig.38, da noi derivati dalle portate medie annuali in rapporto al
numero dei residenti per il periodo 2010-2012, emerge una sostanziale corrispondenza con
quest’ultimo valore per quanto riguarda la quantità erogata nella rete, ma considerando le perdite
nella stessa la corrispondenza decade, sebbene sia comunque mantenuta con il primo valore
impartito.
Fig.38 Rete idrica di San Miniato: dotazione idrica civile (litri/abitante/giorno)
Anno
Erogati in rete
l/ab/g
Effettivi
2010
299
194
2011
277
189
2012
260
187
l/ab/g
Nella seguente Fig.39 riportiamo l’andamento grafico della portata media mensile immessa in
ingresso alla rete idrica di San Miniato al 30.09.2013; la barra blu (106 L/s ) indica in linea di
massima la portata media massima sostenibile dal sistema acquedottistico e quella prelevabile
dall’ambiente per l’anno 2013 nel periodo di massimo consumo per l’approvvigionamento della rete
idrica di San Miniato.
Il limite massimo di 106 L/s è determinato non dalla scarsezza della risorsa ma dai limiti delle
attuali tubazioni adduttrici; da notare l’aumento di risorsa disponibile per la rete idrica nel periodo
2010 – 2013 a seguito degli interventi di ottimizzazione ed efficientamento della rete idrica.
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Fig.39 Portata media mensile erogata in ingresso alla rete idrica di San Miniato nel periodo 2010-2013
La barra Blu (106 l/s) indica la portata massima sostenibile dal sistema acquedottistico
2.1.5 La rete acquedottistica (R)
La rete idrica comunale di San Miniato fa parte ed è alimentata dal macrosistema idrico delle
Cerbaie che attinge acqua di falda (pozzi) principalmente dai territori dei comuni di Bientina,
Calcinaia, Cascina, Santa Maria a Monte, Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull’Arno ed
alimenta oltre a San Miniato anche i comuni di Bientina, Calcinaia, Cascina, Castelfranco di Sotto,
Pontedera, Santa Maria a Monte, Santa Croce sull’Arno e Vicopisano.
Il macrosistema idrico delle Cerbaie è stato oggetto del progetto ASAP cofinanziato anche dalla
comunità europea e volto tra l’altro alla riduzione delle perdite di risorsa idrica all’interno delle reti
idriche (sopra dette) che fanno parte di tale sistema acquedottistico. L’obbiettivo del progetto era la
salvaguardia della falda acquifera di Bientina, principale acquifero del macrosistema Cerbaie, ma
di riflesso, anche quello di recuperare risorse idriche per continuare a garantire
l’approvvigionamento delle reti idriche del macrosistema, risorse che attualmente sono sufficienti
ad alimentare le 9 reti idriche di competenza anche nei momenti di massimo consumo estivo.
In particolare poi la rete idrica di San Miniato è alimentata da due soli sistemi adduttrici che
derivano acqua degli acquedotti delle Cerbaie verso questa rete. Il primo sistema idrico si sviluppa
partendo dalla centrale n.2 di Bientina con un impianto di sollevamento ed una tubazione di spinta
che alimenta il serbatoio di transito di S. Agata posto in località Pregiuntino nel comune di Santa
Maria a Monte; dal serbatoio di S. Agata, un ulteriore impianto di sollevamento ed una condotta
alimentano il serbatoio di Stibbio (località Ponte a Egola) di San Miniato. Presso il serbatoio di S.
Agata c’è il piccolo pozzo di S. Agata che alimenta direttamente il serbatoio. Il secondo sistema
idrico utilizza la risorsa dei pozzi dell’acquedotto di Staffoli con un impianto di sollevamento ed una
condotta che dal serbatoio di Poggio Adorno (Santa Croce) alimentano il serbatoio di Poggio di
San Miniato. I serbatoi di Stibbio e Poggio dai quali transita tutta la risorsa idrica per
l’alimentazione della rete idrica di San Miniato sono interconnessi tra loro.
La risorsa idrica che attualmente può essere convogliata (portata massima) verso la rete idrica di
San Miniato dai due sistemi adduttrici, fermo restando la tenuta degli impianti di produzione, è la
seguente: portata massima trasferibile dalla centrale n.2 di Bientina al serbatoio di Stibbio = 50 52 L/s, portata massima in uscita dal serbatoio di Poggio Adorno per il serbatoio del Poggio e per
la rete di San Miniato = 56 - 54 L/s. Totale portata massima in ingresso alla rete idrica di San
Miniato = 106 L/s.
La portata massima sostenibile (fermo restando la tenuta degli impianti di produzione) per la rete
idrica di San Miniato è quindi di 106 L/s; nel caso la richiesta della rete superi tale portata si
verificherebbe una carenza di approvvigionamento per l’utenza, ma attualmente con il consistente
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recupero di risorse dovuto alla riduzione delle perdite occulte in rete le risorse idriche a
disposizione della rete idrica di San Miniato sono sufficienti a soddisfare la richiesta degli utenti
anche nei periodi di massimo consumo estivo.
Nella seguente Fig.40 riportiamo un estratto dello schema della rete acquedottistica di San
Miniato, fornito da Acque spa, che riguarda San Miniato Basso con individuate: le opere di
accumulo, gli impianti di pompaggio, gli impianti di sollevamento, le tubazioni adduttrici e le
condotte con i relativi materiali e diametri. Sul territorio sanminiatese non ci sono impianti di
potabilizzazione, in quanto la risorsa arriva da impianti localizzati al di fuori del comune.
Nella Fig.41 riportiamo anche un estratto dello schema di funzionamento della rete dell’acquedotto,
fornito da Acque spa, che riguarda la zona sud del territorio comunale.
L’acquedotto del comune di San Miniato è sostanzialmente suddiviso in due macro-zone,
corrispondenti alla zona di Ponte a Egola/San Donato e quella di San Miniato capoluogo, che
serve anche le località periferiche.
Dato che l’orografia dell’intero territorio comunale è caratterizzata da un’alternanza di zone collinari
e pianeggianti, con dislivelli superiori anche a 100m, le pressioni registrate nelle condotte delle
zone pianeggianti risultano in genere piuttosto elevate. Per tale motivo, le condotte principali di
distribuzione sono state dotate di opportune valvole di controllo della pressione, in modo da non
sottoporre la rete a inutili stress.
Fig.40 Rete acquedottistica di San Miniato Basso
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Fig.41 Schema acquedotto di San Miniato zona sud
Dal punto di vista delle criticità esistenti, si evidenziano le maggiori problematiche relativamente
alla generale vetustà delle condotte esistenti, sia di adduzione che di distribuzione, nonostante
Acque SPA abbia già provveduto al risanamento di alcuni dei tratti più critici. La condotta di
adduzione che collega i serbatoi di Stibbio e Poggio, oltre alla vetustà, presenta anche enormi
problemi logistici di accessibilità in caso di perdita idrica.
Si evidenziano inoltre alcuni limiti strutturali della rete di distribuzione nelle aree periferiche, sia
nelle località ubicate fra l’Arno e la ferrovia, sia in quelle ubicate a sud del capoluogo, in particolare
in località Bucciano, dove già attualmente le utenze esistenti sono alimentate con limitazioni sulla
portata e pressioni garantite.
I margini di sicurezza per l’approvvigionamento della rete idrica di San Miniato sono attualmente
appena sufficienti, con talvolta qualche difficoltà nel periodo estivo non tanto per la mancanza di
risorsa idrica, ma a causa delle tubazioni adduttrici inadeguate.
2.1.6 La rete fognaria (R)
La rete fognaria di San Miniato è sostanzialmente divisa in due parti: la maggior parte dei reflui
sono sollevati e collettati al depuratore Cuoiodepur, nella frazione di San Romano, mentre piccoli
agglomerati di abitazioni, dopo un trattamento locale con fosse biologiche, scaricano direttamente
in ambiente o sono serviti da depuratori locali di piccoli dimensioni.
Riportiamo nella seguente Fig.42 uno schema della rete fognaria di San Miniato i cui dati tecnici
sono stati acquisiti presso il gestore Acque spa.
Il collettore principale (FG00455), che raccoglie i reflui estendendosi dalla parte est del comune
verso ovest, fino a raggiungere Cuoiodepur, ha origine dalla località Palazzo Torto, passa
attraverso la località Scala, via Capitini, e raggiunge il primo sollevamento (SL00348, sollevamento
Parini).
Sono necessari altri due sollevamenti per arrivare a depurazione:
- SL00325 (sollevamento Castellonchio, zona industriale),
- SL00323 (sollevamento Casa Bonello, via Montanelli).
Complessivamente il comune è servito da una serie di collettori e reti di raccolta articolate nel
modo seguente:
• Collettore di Roffia (CL00202) - Collettore di San Donato (CL00137) - Rete fognaria della frazione
Ponte a Egola (FG00453) - Rete fognaria di San Miniato alto (FG00454) sono già confluenti
all’impianto di depurazione Cuoiodepur;
• Rete fognaria di Corazzano (FG00565) è solo parzialmente collegata all’omonimo depuratore;
• Rete fognaria della frazione Poggio di Cecio fa riferimento al depuratore Poggio di Cecio;
• Rete delle frazioni di Ponte a Elsa (FG00536) - la Serra (FG00567) - Stibbio (FG00573) Balconevisi (FG00566) - Fornacino (FG00577) scaricano in ambiente.
30
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Fig.42 Rete fognaria di San Miniato
Una delle caratteristiche principali da considerare è che la rete fognaria di San Miniato è formata
sia da reti separate (bianca e nera) che da reti miste; le condotte presenti sono dimensionate per
ricevere i reflui neri delle utenze attuali, quindi consistenti interventi di urbanizzazione futuri
potrebbero creare problemi a causa di mancanza di strutture di raccolta adeguate.
Nella seguente Fig.43 riportiamo uno schema dello sviluppo idraulico delle principali dorsali
fognarie che dal centro storico di San Miniato e da alcune frazioni si collegano con il depuratore
Cuoidepur.
Fig.43 Rete fognaria di San Miniato - dettaglio parte nord
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Riportiamo di seguito la sintetica descrizione tecnica della rete fognaria, così come ci è stata
fornita da Acque spa, relativa ai nuclei abitati più importanti di San Miniato:
- San Miniato centro: il centro di San Miniato è servito da fognatura sia nera che mista. La maggior
parte delle utenze sono servite da condotte fognarie che convogliano i reflui a stazioni di
sollevamento, che spingono in un collettore in pressione che trasporta il refluo a depurazione, nella
frazione di San Romano. L’unica eccezione a questo funzionamento riguarda un gruppo di
abitazioni nel centro storico e dintorni, in particolare quelle che interessano il versante esposto a
sud, che per la loro posizione geografica, non recapitano all’impianto di depurazione centralizzato;
alcune utenze inviano i propri reflui a piccoli impianti di depurazione locali (per esempio l’abitato di
Poggio di Cecio che fa riferimento al depuratore medesimo DE00226), mentre altre scaricano
direttamente in ambiente. Nella maggior parte del territorio del centro di San Miniato, la rete
fognaria è articolata in modo da raccogliere i reflui di tutte le utenze; la quasi totalità delle condotte
ha un funzionamento a gravità. I reflui si raccolgono a valle in collettori principali che arrivano a
depurazione anche attraverso impianti di sollevamento, quindi alcune condotte sono in pressione.
Nella seguente Fig.44 riportiamo lo schema di dettaglio della rete del centro di San Miniato.
Fig.44 Rete fognaria di San Miniato - dettaglio parte centrale
- Ponte a Elsa: i reflui prodotti nella frazione sono raccolti attraverso una condotta fognaria mista a
gravità (FG00356) e rilasciati nel fiume Elsa attraverso 4 scarichi diretti.
- Isola e Roffia: le reti di raccolta delle due frazioni (FG00484, rete di Isola e FG00486, rete di
Roffia) sono in parte a gravità e in parte in pressione. Ci sono, infatti, tre sollevamenti che
permettono di raggiungere la condotta in via del Palagetto e ricollegarsi quindi al tratto di rete che
scorre lungo via Capitini, fino al sollevamento di via Parini (il primo dei tre sollevamenti per
raggiungere Cuoiodepur).
- San Donato: l’agglomerato di abitazioni presenti nella frazione di San Donato sono servite da
fognatura mista che raccoglie e convoglia i reflui a un sollevamento, (sollevamento fraz. San
Donato); da questo punto, un collettore in pressione arriva direttamente al depuratore Cuoiodepur.
Nell’intera frazione non è presente nemmeno uno scarico diretto e ogni abitazione è servita da
fognatura inviata a depurazione. Si evidenzia però un problema di carattere strutturale: dato che la
rete fognaria è di tipo misto, in condizioni di pioggia particolarmente abbondante, le condotte di
raccolta non hanno un diametro sufficiente a ricevere l’intera portata e il sollevamento, in queste
condizioni, risulta insufficiente.
- Ponte a Egola: questa frazione del comune di San Miniato è servita da rete fognaria sia nera che
mista. La maggior parte della rete, a metà degli anni cinquanta, era destinata alla raccolta degli
scarichi industriali; infatti, quando nel 1967 nacque il Consorzio Conciatori, a Ponte a Egola era già
in atto uno sviluppo di aziende e di produzione di pellame che ben presto ha dato inizio a un vero e
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proprio processo di industrializzazione. In seguito, con la crisi dell’ultimo decennio e la cessazione
della maggior parte delle attività, la rete fognaria a servizio delle concerie è stata dismessa e
utilizzata per servire utenze civili. La maggior parte della portata raccolta confluisce al
sollevamento Oberdan, di via Pruneta (SL00324), e inviata a Cuoiodepur; alcuni tratti di condotta
invece terminano in scarichi diretti, immessi nel fiume Egola.
- Corrazzano: nella frazione di Corazzano è in funzione un piccolo depuratore a servizio
dell’urbanizzazione più recente; date le ridotte dimensioni dell’impianto, il carico massimo è già
stato raggiunto e questa condizione di saturazione non permette di poterlo utilizzare per il
trattamento di scarichi di altre eventuali nuove utenze. Le abitazioni meno recenti recapitano
direttamente in ambiente; in particolare quelle poste sulla sinistra di via Zara vanno ad un collettore
che raccoglie le acque di scarico per disperderle nell’ambiente tramite lo scarico ID00147; quasi
tutti gli edifici sulla destra della via non sono allacciati a pubblica fognatura.
- Serra, Stibbio, Balconevisi, Fornacino: queste frazioni a causa della posizione geografica rispetto
a dove sono dislocati gli impianti di depurazione, scaricano direttamente in ambiente.
In definitiva le maggiori criticità della rete, come sopra più ampiamente descritto, sono riconducibili
alle forti variazioni di portata che si verificano in caso di eventi meteorici; l’intensità e la durata di
questi, pur in presenza di sistemi di sfioro utili ad allontanare le portate derivanti da tali eventi,
condizionano in maniera importante il funzionamento di tutta la rete fognaria di San Miniato.
Le situazioni a cui deve essere prestata particolare attenzione risultano essere:
- San Donato: le abitazioni sono servite da una rete fognaria di raccolta mista a gravità, inviata al
depuratore cuoiodepur attraverso il sollevamento fraz. San Donato (SL00334) che in caso di
piogge abbondanti e frequenti non è sufficiente a sollevare l’intera portata;
- Ponte a Egola: questa frazione è servita da rete fognaria sia separata che mista; si evidenzia un
problema strutturale in via Contrada Nuova, riferita a un restringimento di diametro di una
tubazione. Questa strozzatura, in caso di portate elevate dovute a eventi meteorici rilevanti, causa
problemi nella parte di rete che si trova a monte;
- la frazione di Ponte a Elsa non è ancora collettata a depurazione;
- il territorio è per sua natura sottoposto ad erosioni, smottamenti e frane dello stesso, cosa che
non poche criticità sta creando nella zona del centro storico, compreso Poggio di Cecio;
- parte del Centro Storico non è collettato a depurazione ma si avvale di piccoli sistemi fognari che
recapitano in scarichi diretti in ambiente, dove non è possibile accettare ulteriori allacciamenti;
- sempre nel centro storico alcuni edifici non sono collettati ad alcun sistema fognario pubblico,
riversando i propri scarichi in ambiente in modo autonomo.
2.1.7 La depurazione (R)
La depurazione delle acque reflue nel Comune di San Miniato è legata alla presenza dell’impianto
industriale di grosse dimensioni Cuoiodepur che tratta la depurazione sia dei reflui delle attività
produttive (concerie) presenti nel territorio che quelli di origine civile.
Nella successiva Fig.45 è riportata una immagine aerea dell’impianto di depurazione Cuoiodepur
mentre nella Fig.46 è riportato lo schema a blocchi di funzionamento del depuratore secondo
quanto indicato dallo stesso gestore.
Fig.45 Veduta aerea impianto di depurazione Cuoiodepur
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Fig.46 Schema di funzionamento depuratore Cuoiodepur
L’impianto è del tipo a fanghi attivi, dotato di tutti i comparti necessari ad un corretto trattamento
dei reflui (grigliatura, dissabbiatura, disoleazione, preaccumulo, sedimentazione primaria, vasca di
ossidazione, sgrossatore, miscelazione-flocculazione, comparto di denitrificazione, sedimentazione
biologica, sedimentatore finale, deodorizzazione), oltre che di un’adeguata linea fanghi; la
potenzialità di progetto in ingresso ed in uscita è illustrata nella seguente tabella di Fig.47.
Fig.47 Dati tecnici progettuali depuratore Cuoiodepur
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Nelle tabelle che seguono di Figg.48-49 sono riassunti i dati relativi alla quantità ed alla qualità
(concentrazione media annua) dei reflui civili e industriali pervenuti al depuratore consortile
Cuoiodepur nel periodo 2010-2012; sono stati presi in considerazione per la qualità dei reflui gli
indici monitorati all’ingresso dell’impianto.
Fig.48 Liquami industriali in ingresso a Cuoiodepur (portata e caratteristiche chimiche)
Portata CODtq
mc/anno mg/l
1.316.844 10.675
1.093.586 11.826
1.257.339 11.720
2010
2011
2012
SolidiSosp.
mg/l
4.625
4.860
4.600
NNH4+
mg/l
308
331
321
Cl
mg/l
6.951
7.919
6.900
Fig.49 Liquami civili in ingresso a Cuoiodepur (portata e caratteristiche chimiche)
2010
2011
2012
Portata
mc/anno
1.437.935
1.399.676
1.537.925
CODtq
mg/l
145
188
246
NNH4+
mg/l
19,5
27,1
27
Cl
mg/l
194
265
255
Nella tabella sotto riportata di Fig.50 sono disponibili e forniti direttamente dal gestore per gli anni
2010-2012, i dati relativi alle quantità ed alla qualità dei reflui scaricati da Cuoiodepur nel corpo
idrico ricettore che è costituito dal fiume Arno, il quale riceve le acque depurate tramite il tratto
terminale del Rio Malucco.
Fig.50 Qualità acque scaricate da Cuoiodepur
RefluiUscitaimpianto
Portata
mc/anno
Media2010mg/l
Quantità2010inquin.
3.377.392
neirefluiinuscita(kg)
Media2011mg/l
Quantità2011inquin.
3.040.131
neirefluiinuscita(kg)
Media2012mg/l
Quantità2012inquin.
3.152.120
neirefluiinuscita(kg)
NO3
9,7
NO2
0,15
NH4+
1,3
415.982
32.760
506
4.250
130
9,1
0,8
1,4
396.484
27.737
2.310
4.247
136
5,8
1,5
2,2
3.165
1.451
428.688
18.282
4.728
6.934
9.976
4.573
CODtq
123
Cl
2.644
SO42
1.228
8.930.397 4.147.437
2.885
1.372
8.771.285 4.171.200
2.1.8 Elementi di criticità
I principali elementi critici emersi dagli indicatori analizzati riguardano la qualità e la disponibilità
delle acque superficiali e sotterranee, i prelievi ad uso industriale delle acque sotterranee, la rete
acquedottistica e quella fognaria.
Per quanto riguarda il primo punto è emerso che il fiume Arno risulta caratterizzato da una qualità
delle acque da scadente a pessima sia nella stazione di campionamento di Fucecchio che di
Calcinaia; in quest’ultima più a valle, gli indici di stato ecologico ed ambientale sono però risultati
meno negativi di quelli a Fucecchio. Il mercurio si conferma come l’elemento principalmente
responsabile dello stato chimico non buono. Il fiume Elsa, nella stazione di campionamento di
Isola, risulta caratterizzato da una qualità ecologica delle acque scadente ma con uno stato
chimico del sottobacino buono. Il tratto di monte del torrente Egola, nella stazione di Montaione,
risulta caratterizzato da una qualità delle acque da buona a sufficiente, così come il tratto di valle
dello stesso risulta con uno stato ecologico e chimico buono.
Dagli anni ottanta la ricerca di nuove risorse idriche più profonde ha prodotto due conseguenze
negative: la creazione di vie di comunicazione fra i diversi orizzonti di acqua sotterranea a seguito
delle numerose perforazioni eseguite in modo non corretto e maggiori condizioni di vulnerabilità
per l’acquifero più superficiale dovute alla migrazione di sostanze inquinanti dalla superficie.
Lo stato chimico del corpo idrico Acquifero del Valdarno Inferiore sia per la zona di Santa Croce
che per quella di Empoli evidenziava un impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo
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con una maggiore criticità della prima falda confinata rispetto alla seconda più profonda; anche lo
stato chimico dell’Acquifero dell’Elsa risultava analogo. Negli ultimi anni lo stato chimico ha però
avuto una tendenza al peggioramento con l’acquifero della zona di Santa Croce e dell’Elsa risultati
scadenti rispettivamente per il parametro ammonio e per alogenuri organici, con alogenuri alchilici
e nitrati a rischio imminente. Sono inoltre risultati scadenti per fondo naturale per parametri quali
conducibilità, arsenico, boro, cloruri, ferro, manganese e solfati, il primo e solo per solfati
l’acquifero dell’Elsa. La falda profonda sanminiatese ha evidenziato uno stato chimico buono ma
scadente da fondo naturale per ferro, manganese e ammonio. Lo stato quantitativo è risultato di
sovra sfruttamento per la zona di Santa Croce e di Empoli mentre è risultato con moderate
condizioni di disequilibrio per l’acquifero dell’Elsa; lo stato ambientale è risultato scadente per i
primi due e particolare per l’Elsa.
I prelievi delle acque di falda risultano nel fondovalle dell’Arno particolarmente elevati per uso
industriale ed oltre ad impoverire la risorsa idrica sono tali da provocare locali accentuate
depressioni piezometriche potenzialmente responsabili di fenomeni di subsidenza non ancora ben
valutati.
La parte alta e media del bacino dell’Elsa risultano in condizioni di criticità elevata, con un numero
di giorni per i quali la portata è inferiore al DMV inferiore ai 60 giorni; la situazione risulta meno
gravosa per il tratto terminale, in cui il livello di criticità passa a medio, con una durata delle portate
inferiori al DMV che si mantiene, anche se di poco, sotto ai 30 giorni. Il tratto terminale del Torrente
Egola con la confluenza del F.Arno è di elevata criticità, con durate della portata inferiore al DMV
per oltre 90 giorni.
Per le acque sotterranee il bilancio dell’acquifero di Santa Croce risulta nel complesso positivo con
circa l’ 82% delle aree a disponibilità idrica elevata sebbene siano presenti alcune zone in cui la
risorsa è oggetto di maggior sfruttamento che risultano caratterizzate da un deficit idrico locale
(porzione nord ovest del territorio comunale). Per l’acquifero dell’Elsa il bilancio è meno positivo
con circa il 10% delle aree a disponibilità idrica inferiore alla capacità di ricarica e circa il 52% delle
aree a disponibilità prossima alla capacità di ricarica.
Per quanto riguarda i prelievi idrici industriali possiamo evidenziare dal 2001 al 2012 un generale
trend in diminuzione dei consumi complessivi del comprensorio con quelli relativi a San Miniato
che hanno subito un crollo nel 2009 passando da circa 1,2 a 0,5 mil. di mc prelevati, fino ad
arrivare al valore minimo di 0,32 mil. di mc prelevati nel 2012 risentendo evidentemente più degli
altri della crisi economica che ha colpito tutte le attività del settore conciario.
La portata massima attualmente sostenibile per la rete idrica civile di San Miniato, fermo restando
la tenuta degli impianti di produzione, è sufficiente a soddisfare la richiesta degli utenti anche nei
periodi di massimo consumo estivo seppur talvolta con qualche difficoltà; questo a seguito del
consistente recupero di risorse idriche dovuto alla riduzione delle perdite occulte in rete. Nel caso
in cui la richiesta della rete superi tale portata massima si verificherebbe una carenza di
approvvigionamento per l’utenza, non tanto per la mancanza effettiva di risorsa idrica, ma a causa
delle tubazioni adduttrici inadeguate. Esistono limiti strutturali della rete idrica relativamente alla
generale vetustà delle condotte esistenti, sia di adduzione che di distribuzione, e nelle aree
periferiche alcune utenze sono già alimentate con limitazioni sulla portata e pressioni garantite.
Riportiamo quanto indicato dal gestore Acque spa, in termini di misure di salvaguardia, che
sarebbero opportunamente da prevedere per quelle utenze con elevata idroesigenza, come per
esempio: agriturismi e strutture ricettive in genere, ristoranti e bar, parrucchieri.
Per questi tipi di utenze potrebbe essere previsto:
- installazione obbligatoria di deposito e autoclave,
- vasche di recupero delle acque meteoriche,
- installazione di servizi igienici e rubinetti a chiusura automatica temporizzata e di limitatori della
portata,
- divieto di riempimento piscine private con acqua potabile prelevata dalla rete di pubblica
distribuzione.
Per la rete fognaria sussistono problematiche legate al dislivello altimetrico dei vari nuclei abitati
infatti la maggior parte dei reflui sono sollevati e collettati al depuratore Cuoiodepur di San
Romano, mentre altri piccoli agglomerati di abitazioni, dopo un trattamento locale con fosse
biologiche, scaricano direttamente in ambiente o sono serviti da depuratori locali di piccole
dimensioni. Le condotte presenti sono dimensionate per ricevere i reflui delle utenze attuali per cui
consistenti urbanizzazioni future potrebbero creare problemi a causa di mancanza di strutture di
raccolta adeguate. Tale criticità si accentua in condizioni di pioggia particolarmente abbondante in
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quanto alcune condotte di raccolta della rete, che è di tipo misto, non hanno un diametro
sufficiente a ricevere l’intera portata e il sollevamento risulta così insufficiente.
Facciamo presente che gli obiettivi di gestione delle risorse idriche individuati nel PTC della
Provincia di Pisa riguardano, per le acque sotterranee: l’individuazione di nuove fonti
d’approvvigionamento idrico, minor emungimento delle acque del sottosuolo, ottimizzazione dello
sfruttamento di quelle esistenti ed il completamento e l’ammodernamento della rete degli
acquedotti; per le acque superficiali: l’ammodernamento e il rifacimento delle reti fognarie urbane e
dei sistemi di depurazione.
Nel Piano di Ambito dell’ATO 2 si affermano gli obiettivi di: ridurre la vulnerabilità migliorando gli
scarichi, ridurre le perdite di rete, valutare il riutilizzo delle acque reflue a scopo industriale ed
estendere la rete di monitoraggio e telecontrollo per monitorare le risorse idriche e la loro
evoluzione nel tempo.
2.2 ARIA
2.2.1 Meteorologia (S)
Le considerazioni sotto esposte fanno riferimento alla centralina meteorologica più vicina al
territorio comunale di San Miniato ovvero quella di San Romano (via A. Gramsci) posta nel vicino
Comune di Montopoli in Val d’Arno ed appartenente alla rete di controllo della qualità dell’aria della
Provincia di Pisa. Tale centralina risulta però dismessa dal 2011 a seguito del recepimento del
Decreto Legislativo 155/2010 con il quale è stata introdotta una revisione delle modalità attraverso
le quali si effettua il rilevamento e la successiva valutazione della qualità dell’aria che non deve
essere più gestita su base provinciale ma su scala regionale, nell’ambito di zone omogenee dal
punto di vista delle fonti di inquinamento e della loro influenza sul territorio.
I dati disponibili per una caratterizzazione del territorio dal punto di vista meteoclimatico sono quelli
compresi tra l’anno 1997 ed il 2000 ed i principali parametri presi in considerazione per i quali sono
state fatte elaborazioni sono:
x direzione del vento,
x velocità del vento in m/sec,
x irraggiamento in watt/m.
Dalle analisi eseguite negli anni è emerso che nella zona del comprensorio del cuoio la
disposizione dei rilievi e l’orografia in genere è tale da determinare una amplificazione degli effetti
dell’inquinamento nelle aree a ridosso delle colline, sia quelle delle Cerbaie a nord che quelle di
Montopoli e San Miniato a sud.
Direzione dei venti
L’area è interessata da due distinti regimi di venti, uno caratteristico delle ore diurne l’altro delle ore
notturne.
Fig. 51 - Rosa del vento diurna, n° dati:
3776 Periodo: 1.1.2000 – 31.12.2000 Stazione: S. Romano – validità: 78%
330
0
Fig.52 - Rosa del vento notturna, n° dati:
2032 – n° suddiv.: 16 – soglia validità
VV>=0.01 m/sec – validità: 51%
30
300
330
60
100200300400
90
270
240
120
210
180
150
0
30
60
300
400 800 1200
90
270
120
240
210
180
150
La centralina di S. Romano è caratterizzata, di giorno, da venti prevalenti secondo la direttrice
OSO – ENE (vedi Fig.51). Risentono relativamente poco della collina di S. Romano i venti che
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hanno una velocità maggiore di 1 m/s mentre la notte, i venti ad intensità inferiore a 1 m/s, si
adagiano sul profilo della collina in quanto viene ad aggiungersi all’effetto calma di vento un
accentuato effetto di schiacciamento verso il basso dovuto al fenomeno dell’inversione termica
(vedi Fig.52). Facendo uso di un processore meteorologico (Wind) che riceve in ingresso i dati di
direzione, velocità e stabilità di un numero massimo di centraline pari a tre, è stato possibile
ricostruire campi cinetici dettagliati che tengono conto dell’orografia.
Il comportamento della direzione del vento è influenzato molto anche dalle stagioni.
Nella stazione di San Romano, come anche per le altre del comprensorio, i venti prevalenti nel
periodo primavera–estate sono da OSO (vedi Figg.53 e 54) quindi tendono ad allontanare gli
inquinanti dalle zone più densamente abitate di Montopoli e San Miniato mentre nel periodo
invernale si fanno sentire molto di più i venti da ENE (vedi Figg.55 e 56).
Fig. 53 - Rosa del vento diurna, n° dati:
2314 Periodo: 1.4.2000 – 30.9.2000 –
Stazione: S. Romano – validità: 83%
0
330
Fig.54 - Rosa del vento notturna, n°
dati: 900 – n° suddiv.: 16 – soglia
validità VV>=0.01 m/sec – validità: 56%
30
60
300
0
330
300
60
200400 600 800
270
90
240
120
210
180
330
0
90
240
120
210
330
60
90
240
120
210
180
150
150
0
30
60
300
200 400 600 800
270
180
Fig.56 - Rosa del vento notturna, n°
dati: 1142 – n° suddiv.: 16 – soglia
validità VV>=0.01 m/sec – validità: 49%
30
300
50100150 200 250
270
150
Fig.55 - Rosa del vento diurna, n° dati:
1483 Periodo: 1.10.1999 – 31.3.2000 –
Stazione: S. Romano – validità: 72%
30
50100150 200 250
270
90
240
120
210
180
150
Velocità media dei venti
Negli anni è stata verificata una diminuzione costante dell’intensità del vento in tutte le centraline
del comprensorio ed in particolare la velocità media del vento che si è registrata dal 1997 al 2000 è
diminuita del valore medio mensile del 23% (vedi Fig.57); questa variazione è probabilmente da
mettere in relazione ai cambiamenti climatici avvenuti in questi anni. Tale fattore influenza
direttamente il numero delle calme di vento.
Nella Fig.58 è riportato il numero complessivo delle calme mensili della Zona del Cuoio negli anni
dal 1997 al 2000 di cui si evidenzia un aumento del 16%. Analizzando i dati nel tempo si è
evidenziato come nel corso degli anni si verifichi un andamento ciclico del numero delle calme.
I mesi peggiori per la dispersione degli inquinanti sono Gennaio, Febbraio e Ottobre; i migliori
vanno da Marzo a Settembre. Ciò significa che la meteorologia può influire negativamente sulla
concentrazione di tutti gli inquinanti nella Zona del Cuoio (come ovunque) accentuando gli effetti
delle maleodoranze (vedi Figg.59 e 60).
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Fig.57 - Velocità del vento – Dati complessivi Zona Cuoio – medie mensili
1,8
1,6
1,4
m/sec
1,2
1
0,8
0,6
0,4
0,2
0
gen-97
giu-97
nov-97
apr-98
set-98
feb-99
lug-99
dic-99
mag-00
ott-00
mesi dell'anno
Fig.58 - Numero di calme – Dati mensili complessivi Zona Cuoio
1600
numero di calme
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
gen-97
giu-97
nov-97
apr-98
set-98
feb-99
lug-99
dic-99
mag-00
ott-00
mesi dell'anno
Fig.59 - Velocità del vento – Confronto fra gli anni delle medie mensili Zona Cuoio
1,8
1,6
1,4
m/sec
1,2
1997
1
1998
0,8
1999
2000
0,6
0,4
0,2
0
gennaio
aprile
luglio
ottobre
Fig.60 - Numero di calme del vento mensili – Confronto fra gli anni dei dati rilevati Zona Cuoio
1600
numero di calme
1400
1200
1997
1000
1998
800
1999
600
2000
400
200
0
gennaio
aprile
luglio
ottobre
39
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Irraggiamento
Gli andamenti non si discostano da quelli tipici riportati nei profili delle seguenti Figg.61 e 62.
Fig.61 - Irraggiamento solare medio estivo ed invernale nelle ore del giorno
800
Watt/m2
600
Estate
Inverno
400
200
0
0
5
10
15
20
25
Fig.62 - Pressione atmosferica media estiva ed invernale nelle ore del giorno
1026
Inverno
mBar
1024
1022
Estate
1020
1018
0
5
10
15
20
25
2.2.2 Qualità dell’aria-monitoraggio chimico (S)
La normativa che disciplina la qualità dell’aria ha segnato significativi cambiamenti negli ultimi anni,
anche per quanto attiene il sistema di misurazione. I passaggi più rilevanti sono rappresentati dal
D.Lgs. n°155/2010, dalla D.G.R.T. n°1025 del 6/12/2010 e dalla D.G.R.T. n°22 del 17/01/2011. Al
fine della valutazione della qualità dell’aria, il D.Lgs. 155/2010 prevedeva che le Regioni
individuassero la propria rete di misurazione mediante un progetto di adeguamento conforme alla
zonizzazione del territorio regionale. La D.G.R.T. 1025/2010 ha suddiviso il territorio della Regione
Toscana in 6 zone (agglomerato Firenze, zona Prato-Pistoia, zona costiera, zona Valdarno pisano
e piana lucchese, zona Valdarno aretino e Valdichiana e zona collinare montana) per quanto
riguarda gli inquinati indicati nell’allegato V del D.Lgs. 155/2010 (biossido di zolfo, biossido di
azoto, ossidi di azoto, materiale particolato PM10-PM2,5, benzene, monossido di carbonio) e 3
zone (zona pianure costiere, zona pianure interne e zona collinare montana) per quanto attiene
l’ozono indicato nell’appendice I del D.Lgs. 155/2010. Oltre alla zonizzazione, la D.G.R.T.
1025/2010 ha provveduto ad individuare le stazioni di misurazione appartenenti alla rete regionale;
l’identificazione delle stazioni è stata effettuata mediante l’applicazione dei criteri previsti
dall’allegato V del D.Lgs. 155/2010 riconducibile sostanzialmente alla popolazione residente nella
zona ed ai livelli misurati in relazione ai livelli di valutazione inferiore e superiore. Questa
operazione, ha comportato una significativa riduzione delle stazioni per la rete regionale, rispetto al
numero complessivo iniziale delle stazioni provinciali in esercizio nel territorio della regione
toscana.
Per quanto attiene il territorio della Provincia di Pisa, l’allegato 3 della Deliberazione sopra citata,
ha identificato le stazioni di misurazione di Pisa Borghetto, Pisa Passi e S. Croce Coop per la zona
Valdarno pisano e Piana lucchese e la stazione di Pomarance- Montecerboli per la zona collinare
montana. La configurazione della rete regionale risulta operativa a partire dal 1 gennaio 2011 e
chiude un ciclo di misurazioni fortemente improntato su base locale. In particolare, per quanto
riguarda il Comune di San Miniato, la vicina centralina di qualità dell’aria di San Romano è stata
dismessa dal 10.06.2011 per PM10 e H2S.
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Riportiamo di seguito gli ultimi dati disponibili sul comprensorio del cuoio su base locale e
contenuti nel rapporto annuale sulla qualità dell’aria dell’ARPAT, Dipartimento Provinciale di Pisa,
relativi alla rete di monitoraggio della Provincia di Pisa dell’anno 2010 e trend delle misure nel
periodo 2006-2010. In tale periodo di controllo, vedi Fig.63, erano quattro le centraline di
monitoraggio operanti sull’area del comprensorio, una nel Comune di Montopoli (San Romano-via
A.Gramsci) e tre nel Comune di Santa Croce sull’Arno (Serao, Coop, Cerri).
Fig.63 Gruppo di stazioni del “Comprensorio del Cuoio”
Sottoinsieme 3 della rete di monitoraggio provinciale
CERRI
FUCECCHIO
SERAO
COOP
SANTA CROCE
CASTELFRANCO
SAN MINIATO
SAN ROMANO
MONTOPOLI
Nella Fig.64 è fornita una descrizione delle stazioni di rilevamento su base locale della qualità
dell’aria del comprensorio del cuoio in termini di tipo di zona, tipo di stazione ed appartenenza alla
rete regionale.
Fig.64 - Stazioni fisse di misura nel comprensorio del cuoio - anno 2010
LEGENDA (Allegato III D.Lgs. 155/2010):
- INDUSTRIALE: stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato
prevalentemente da singole fonti industriali o da zone industriali limitrofe.
- URBANA: siti fissi inseriti in aree edificate in continuo o almeno in modo predominante.
- SUBURBANA (PERIFERICA): siti fissi inseriti in aree largamente edificate in cui sono presenti sia zone
edificate, sia zone non urbanizzate.
- RURALE: siti fissi inseriti in tutte le aree diverse da quelle Urbane e Suburbane. Il sito fisso si definisce
rurale remoto se é localizzato ad una distanza maggiore di 50 km dalle fonti di emissione.
- TRAFFICO: stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato
prevalentemente da emissioni da traffico, provenienti da strade limitrofe con intensità di traffico medio alta.
- FONDO: stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento non sia influenzato
prevalentemente da emissioni da specifiche fonti (industrie, traffico, riscaldamento residenziale, ecc.) ma
dal contributo integrato di tutte le fonti poste sopravento alla stazione rispetto alle direzioni predominanti
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La localizzazione delle stazioni di rilevamento con i dati sulla relativa georeferenziazione
(coordinate Gauss Boaga) della postazione è sintetizzata in Fig.65.
Fig.65 - Localizzazione stazioni di misura comprensorio del cuoio - anno 2010
I parametri monitorati in ciascuna stazione di misura fino all’anno 2010 sono invece riportati in
Fig.66.
Come già detto, dall’anno 2011 risulta in esercizio la rete regionale di misurazione della qualità
dell’aria, che per quanto attiene il territorio del comprensorio del cuoio, è rappresentata dalla sola
stazione S.Croce-Coop come riportata in Fig.67.
La stazione di Montopoli - S.Romano, pur non facendo parte delle rete regionale, è rimasta
comunque attiva per un certo periodo del 2011.
Fig.66 - Parametri monitorati nelle stazioni del comprensorio del cuoio - anno 2010
LEGENDA:
SO2 = biossido di zolfo; H2S = idrogeno solforato; CO = monossido di carbonio; O3 = ozono;
NOx = ossidi di azoto totali, ovvero monossido di azoto (NO) e biossido di azoto (NO2);
PM10 = polveri con diametro aerodinamico inferiore a 10 micron;
PM10 = polveri con diametro aerodinamico inferiore a 2,5 micron;
VV = velocità vento; DV = direzione vento; UR = umidità relativa; T = temperatura; RT = radiazione solare;
P = pressione;
Fig.67 - Rete regionale - stazioni del comprensorio del cuoio e strumentazioni
* Strumenti presenti nella configurazione della stazione dal 2011 in poi
Ai fini della valutazione della qualità dell’aria su base annua, per ogni inquinante misurato in
continuo, l’insieme dei dati raccolti è considerato conforme alla normativa ed utilizzabile per il
calcolo dei parametri statistici che caratterizzano gli indicatori di qualità dell’aria qualora la raccolta
minima dei dati (rendimento strumentale) sia almeno pari al 90% per SOx, NOx, NO2, PM10, Pb,
benzene, CO ed O3 (Allegato I D.Lgs. 155/2010).
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La raccolta minima dei dati, è calcolata come percentuale dei dati generati e validati rispetto al
totale teorico al netto delle tarature periodiche e dell’attività di manutenzione ordinaria. Nella
seguente Fig.68 sono riportati le percentuali dei dati orari (giornalieri per PM10 e PM2,5) validi
elaborati secondo i criteri definiti dalla normativa (D.Lgs. 155/2010) per l’anno 2010.
Fig.68 - Rendimento % degli analizzatori delle stazioni del comprensorio (anno 2010)
I rendimenti strumentali sono tutti superiori al 90% del periodo minimo di copertura, è pertanto
ragionevole considerare le misure rappresentative, in quanto gli analizzatori hanno avuto soltanto
dei fermi sporadici limitati a qualche giorno, o soltanto ad alcune ore.
I valori limite che esprimono gli indicatori di qualità dell’aria erano stati ridefiniti dalla Comunità
Europea (Direttiva 2008/50/CE) e sono stati recepiti dallo Stato Italiano con il D.Lgs. n° 155 del 13
agosto 2010 pubblicato nella G.U. n° 216 del 15 settembre 2010.
Tale norma, oltre a regolare l’intera materia integrando le precedenti normative che disciplinavano
la qualità dell’aria, introduce la misurazione del materiale particolato PM2,5.
Nella Fig.69 sono riportati i riferimenti normativi ed i limiti di riferimento per ciascun inquinante
monitorato.
Fig.69 - Normativa e limiti degli indicatori di qualità dell’aria
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Per ogni indicatore monitorato nelle stazioni del comprensorio del cuoio vengono riportati di
seguito i valori delle concentrazioni rilevate nell’anno 2010 ed i grafici relativi ai trend delle misure
effettuate nel periodo 2006-2010 al fine di illustrare l’evoluzione dei singoli inquinanti nel corso
degli anni. Tutti i valori di concentrazione espressi in unità di massa (g o mg) per metro cubo di
aria (m3) sono riferiti ad una pressione di 101,3 KPa ed alla temperatura di 20°C (293° K) ad
esclusione del materiale particolato PM10 e PM2,5 (ed eventuali metalli) il cui volume di
campionamento si riferisce alle condizioni ambiente in termini di temperatura e di pressione
atmosferica alla data delle misurazioni.
Polveri (PM10)
Il particolato aerodisperso (PM, Particulate Matter) è costituito da un insieme di particelle molto
piccole (liquide, solide e aerosol) presenti nell’atmosfera. Le particelle vengono classificate
secondo il diametro aerodinamico: il PM10 include tutte le particelle di dimensioni molecolari fino a
10 micrometri di diametro e il PM2.5 comprende tutte le particelle “fini”, di diametro fino a 2.5
micrometri.
Si parla di particolato “primario” quando le particelle sono emesse direttamente nell’atmosfera,
provenendo da fonti come i veicoli, gli impianti industriali, i cantieri, le combustioni del legno. Le
particelle “secondarie”, invece, hanno origine da processi di trasformazione chimica e di
condensazione delle sostanze gassose primarie e sono costituite principalmente da solfati e nitrati,
derivati dalle reazioni di SO2 e NOx con l’ammoniaca. In generale, il PM grossolano si compone in
gran parte di particelle primarie ed il PM fine contiene soprattutto particelle secondarie. Il
particolato aerodisperso è di origine naturale ed antropica: quello di origine naturale proviene dalle
sabbie, dalle polveri delle eruzioni vulcaniche, dall’erosione, dai pollini, dalle spore, ecc.; quello
antropico proviene dalla combustione e dai processi industriali. Il particolato prodotto dalla
combustione (qualsiasi tipo di combustione: i motori delle auto, le sigarette, le candele, il
riscaldamento, i caminetti, ecc.) è prevalentemente al di sotto del micrometro e quindi il più
pericoloso.
Nella Fig.70 sono riportati gli esiti delle misure delle concentrazioni di PM10 per l’anno 2010 nelle
stazioni di misura del comprensorio del cuoio con i limiti di riferimento individuati come sopra.
Fig.70 - PM10 Dati anno 2010
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Si osserva che entrambi i limiti di legge risultano rispettati nelle tre stazione del comprensorio in cui
vengono monitorate le PM10, compresa quella di S.Romano.
Nella Fig.71 sono riportate le medie annuali delle concentrazioni di PM10 per il periodo di
misurazione 2006-2010 della rete di monitoraggio provinciale.
Fig.71 - PM10 – Medie annue nel periodo 2006-2010
La linea rossa rappresenta il valore limite
Il trend nel tempo dei valori delle PM10 nella stazione di monitoraggio di S.Romano indica un
significativo miglioramento della situazione dal 2008 al 2010; infatti, sebbene i valori restino
sempre al di sotto del limite di criticità, si registra una inversione del trend che risultava negativo
dal 2006 al 2008 e che diventa positivo dal 2008 al 2010 passando dal valore di 36 μg/m3 a quello
di 29 μg/m3.
Nella Fig.72 vengono riportati i valori massimi della media giornaliera ed il valore di concentrazione
delle PM10 corrispondente alla 36a posizione della scala decrescente relativa ai superamenti della
media giornaliera (50 μg/m3).
Di fatto, tutti i superamenti della media giornaliera, per ciascuna stazione, vengono ordinati in
modo decrescente a partire dal valore massimo rilevato. I primi 35 superamenti sono consentiti
dalla normativa vigente.
Il valore alla 36a posizione nella serie, individua la concentrazione del primo superamento
eccedente i 35 consentiti. Se questo valore si colloca molto vicino a 50 μg/m3 significa che i
superamenti eccedenti sono molto concentrati intorno al valore limite e quindi facilmente
riconducibili a questo con interventi di modesta entità sulle fonti di emissione.
Fig.72 - PM10 – Medie giornaliere anno 2010 (superamenti limite di 50 μg/m3)
Si osserva che le tre stazioni di monitoraggio non eccedono mai il numero max. di superamenti
consentiti per le PM10.
Nella Fig.73 sono riportati i superamenti annuali del valore limite di 50 μg/m3 delle medie
giornaliere di PM10 per il periodo di misurazione 2006-2010 della rete di monitoraggio provinciale.
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Fig.73 - PM10 – Superamenti limite giornaliero nel periodo 2006-2010
La linea rossa rappresenta il valore limite
Analogamente a quanto sopra esposto si rileva, per la stazione di monitoraggio di S.Romano,
un’inversione del trend negativo che aveva portato a superamenti del limite giornaliero di 50 μg/m3
oltre il numero di 35 e quindi della soglia consentita per gli anni dal 2007 al 2009. Nel 2010 i valori
rientrano entro i limiti così come lo erano nel 2006.
I dati relativi agli ultimi anni sono contenuti nell’annuario 2013 dei dati ambientali dell’Arpat la cui
rete di monitoraggio regionale è stata ridotta alla sola stazione di S.Croce-Coop; per il periodo
2008-2012 riportiamo nella seguente Fig.74 i risultati delle medie annuali di PM10 e nella Fig.75 i
superamenti del limite giornaliero.
Fig.74 - PM10 – Medie annuali (μg/m3) nel periodo 2008-2012
Limite di legge: media annuale 40 μg/m3
Fig.75 - PM10 – Superamenti limite giornaliero nel periodo 2008-2012
Limite di legge: 35 superamenti della media giornaliera di 50 μg/m3
Nella stazione di monitoraggio di S.Croce-Coop i valori delle PM10 nel periodo 2008-2012 restano
sempre al di sotto del limite di criticità di 40 μg/m3, mentre per quanto riguarda i superamenti del
limite giornaliero (limite di n.35 superamenti della media giornaliera di 50 μg/m3) solo nel 2011 non
sono stati rispettati.
Biossido di Azoto (NO2)
Il biossido di azoto è un gas tossico con grande potere irritante, trattandosi di un ossidante
altamente reattivo e corrosivo; svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog
fotochimico, essendo l’intermedio di base per la produzione di tutta una serie di inquinanti
secondari molto pericolosi (come l’ozono, l’acido nitrico, l’acido nitroso, ecc.). Il biossido di azoto
merita di essere menzionato anche come il maggior responsabile, insieme al biossido di zolfo, del
fenomeno delle piogge acide. Il biossido d’azoto si origina principalmente nei motori a scoppio e
negli impianti termici per ossidazione dell’azoto atmosferico, durante i processi di combustione
caratterizzati da elevate temperature.
Nella Fig.76 sono riportati gli esiti delle misure delle concentrazioni di Biossido di Azoto NO2 per
l’anno 2010 con i limiti di riferimento assegnati dalla normativa vigente.
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Fig.76 - Biossido di Azoto dati anno 2010
I valori massimi registrati delle concentrazioni orarie, espressi in mg/m3, sono stati evidenziati tra
parentesi.
Si osserva che entrambi i limiti di legge risultano rispettati nell’unica stazione del comprensorio
S.Croce-Coop in cui viene monitorato il Biossido di Azoto.
Nella Fig.77 sono riportate le medie annuali delle concentrazioni di Biossido di Azoto per il periodo
di misurazione 2006-2010 della rete di monitoraggio provinciale.
Fig.77 - NO2 – Medie annue nel periodo 2006-2010
La linea rossa rappresenta il valore limite
Il trend nel tempo dei valori della concentrazione media della stazione S.Croce-Coop di riferimento
per il comprensorio del cuoio non indica significativi peggioramenti dei livelli di NO2 che negli anni
2006-2010 oscilla tra 25 e 30 μg/m3.
Nessuna criticità emerge quindi dalle elaborazioni per questo parametro i cui livelli medi non hanno
subito variazioni nel corso degli ultimi anni di indagini con stazioni di rilevamento mirate al controllo
delle ricadute di origine industriale.
Anche i dati relativi agli ultimi anni 2011 e 2012 di monitoraggio della stazione S.Croce-Coop
confermano la costanza dei valori di NO2 ed il range di oscillazione che rientra sempre tra 25 e 30
μg/m3 quindi senza alcun superamento del limite di legge di 40 μg/m3.
Nella seguente Fig.78 riportiamo le medie annuali di NO2 per il periodo 2008-2012.
Fig.78 - NO2 – Medie annuali (μg/m3) nel periodo 2008-2012
Limite di legge: media annuale 40 μg/m3
Biossido di Zolfo (SO2)
Il biossido di zolfo (anidride solforosa) si origina principalmente nei processi industriali di
combustione dei combustibili fossili e liquidi (carbone, petrolio, gasolio) e negli impianti termici per
ossidazione dello zolfo, insieme al biossido di azoto è il maggior responsabile del fenomeno delle
piogge acide.
Nella Fig.79 sono riportati gli esiti delle misure delle concentrazioni di Biossido di Zolfo SO2 per
l’anno 2010 con i limiti di riferimento assegnati dalla normativa vigente.
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Fig.79 - Biossido di Zolfo dati anno 2010
I valori massimi registrati, espressi in μg/m3, sono stati evidenziati tra parentesi.
Si osserva che non è stato registrato nessun superamento dei valori limite vigenti nell’unica
stazione di rilevamento del Biossido di Zolfo del comprensorio, quella di S.Croce-Cerri.
Per quanto riguarda il trend evolutivo dei valori registriamo che dall’anno 2007 di inizio
monitoraggio del Biossido di Zolfo all’anno 2010 non si sono avuti eventi di superamento dei limiti
di legge sia come valore medio orario che giornaliero; per questo risulta superfluo diagrammare tali
dati. In sostanza sebbene le stazioni di misura di questo parametro siano opportunamente
collocate nelle vicinanze di siti industriali si osservano solo contaminazioni blande di alcune zone
di ricaduta degli inquinanti di origine industriale.
Benzene
Il benzene, di cui è stata accertata la cancerogenicità per l’uomo, è un composto organico volatile
costituente del petrolio greggio la cui presenza nell’atmosfera urbana è dovuta generalmente per
più del 70% agli scarichi degli autoveicoli alimentati a benzina, per il 20% alle perdite per
evaporazione durante lo stoccaggio e per il restante 10% alla fase di distribuzione. E’ un
idrocarburo aromatico ampiamente utilizzato nei processi industriali per produrre altri composti
chimici come lo stirene, il cumene (per realizzare varie resine), il cicloesano (per creare il nylon e
altre fibre sintetiche), ecc., inoltre viene impiegato nella produzione di alcuni tipi di gomme,
lubrificanti, coloranti, inchiostri, collanti, detergenti, solventi e pesticidi.
Nella Fig.80 sono riportati gli esiti delle misure delle concentrazioni di Benzene nell’unica stazione
di rilevamento del Biossido di Zolfo del comprensorio, quella di S.Croce-Cerri, per l’anno 2010 con
i limiti di riferimento assegnati dalla normativa vigente.
Fig.80 - Benzene dati anno 2010
Non si osserva alcun superamento del valore limite della media annuale su base oraria.
Nella Fig.81 sono riportate le medie annuali delle concentrazioni di Benzene per il periodo di
misurazione 2006-2010 della rete di monitoraggio provinciale.
Fig.81 - Benzene – Medie annue nel periodo 2006-2010
La linea rossa rappresenta il valore limite
Le medie relative a San Romano (misurate nel periodo 2007-2009) non appaiono nel grafico in quanto esattamente
sottostanti a quelle di CERRI.
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Nessun elemento di criticità da segnalare per il parametro Benzene. Il trend nel tempo dei valori
medi sull’anno denunciano una situazione di pieno raggiungimento del limite di riferimento in
vigore dall’inizio dell’anno 2010; il valore di 1 μg/m3 costantemente rilevato presso il comprensorio
del cuoio deve verosimilmente ritenersi un valore di “fondo” che difficilmente potrà essere
ulteriormente ridotto. D’altro canto questo inquinante è stato pressoché bandito dalle miscele dei
prodotti utilizzati nelle operazioni di rifinizione ed i livelli residui che sono stati rilevati nelle zone
industriali (circa il 30% di quelli presenti in zone ad alto flusso di traffico) sono da imputare al
traffico autoveicolare circolante per il trasporto delle merci.
Ozono (O3 )
L’ozono è un gas velenoso ed instabile presente negli strati alti dell’atmosfera (stratosfera), ma
anche, in piccole quantità, nell’aria che respiriamo (troposfera). Lo strato di ozono presente nella
stratosfera ha un effetto protettivo dalle radiazioni ultraviolette del sole; quello presente nella
troposfera, invece, contribuisce all’inquinamento dell’aria, è nocivo per l’uomo e per l’ambiente.
L’ozono troposferico è generato da reazioni chimiche a partire dagli ossidi di azoto, da monossido
di carbonio, da composti organici volatili e dalla contemporanea presenza di un intenso
irraggiamento. Ben si comprende come l’ozono sia un inquinante preoccupante soprattutto nei
periodi estivi, in cui si presentano le condizioni favorevoli (forti insolazioni, scarsa ventilazione) alla
formazione di ozono. Peculiarità dell’ozono è quella di essere facilmente trasportato dal vento a
grandi distanze: si può quindi accumulare nelle zone meno inquinate, dove la scarsa
concentrazione di sostanze che lo consumano ne impedisce la diminuzione.
Il D.Lgs. n°155/2010 fissa per l’inquinante ozono dei valori obiettivo, sia per la protezione della
salute umana che per quella della vegetazione, da conseguire a partire dall’anno 2010; pertanto
una prima verifica dell’avvenuto rispetto dei valori di riferimento stabiliti per le concentrazioni di
ozono nell’aria non potrà essere effettuata prima del 2013 (sulla base della media dei superamenti
dei tre anni precedenti), per i valori concernenti la protezione della salute umana, e prima del 2015
(sulla base della media dei superamenti dei cinque anni precedenti), per i valori concernenti la
protezione della vegetazione.
Anticipando la scadenza futura del 2013, già ad oggi, con i dati disponibili del periodo 2006-2010,
possiamo fare una valutazione circa il rispetto del valori di riferimento suddetti.
Nella Fig.82 è riportato l’esito dell’elaborazione del numero di medie massime giornaliere su 8 ore
>120 g/m3 nel triennio 2008-2010 considerato per l’unica stazione di rilevamento dell’Ozono del
comprensorio, quella di S.Croce-Serao.
Fig.82 - Ozono – Misure triennio 2008-2010
Si osserva che per il triennio considerato risulta rispettato il valore obiettivo per la protezione della
salute umana nell’unica stazione del comprensorio S.Croce-Serao in cui viene monitorato l’Ozono.
Per tale parametro sono inoltre previsti due valori soglia definiti rispettivamente “soglia di
informazione” e “soglia di allarme”; questi due valori sono tenuti in particolare considerazione nelle
zone che presentano criticità particolari, ma essendo calcolati per un periodo molto breve (1 ora)
possono fornirci un elemento utile per valutare la frequenza e l’entità di eventuali fenomeni acuti di
formazione della specie chimica “ozono”.
Nella Fig.83 sono riportati i dati di Ozono registrati nel corso dell’anno 2010 in funzione dei due
valori soglia.
Fig.83 - Ozono - Dati anno 2010
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Per AOT40 si intende la somma delle differenze tra le concentrazioni orarie superiori a 80 g/mc e
80 g/mc, rilevate da maggio a luglio, utilizzando solo i valori orari giornalieri compresi tra le 8 e le
20.
Entrambi i valori “soglia” (di informazione e di allarme) su base oraria, previsti per questo
inquinante (rispettivamente uguali a 180 g/m3 e 240 g/m3), risultano rispettati nella stazione del
comprensorio S.Croce-Serao e sostanzialmente confermano i valori medi rilevati nell’anno 2009.
Nella Fig.84 sono riportate le medie annuali delle concentrazioni di Ozono per il periodo di
misurazione 2006-2010 della rete di monitoraggio provinciale.
Fig.84 - Ozono – Medie annue nel periodo 2006-2010
Il trend nel tempo dei valori della concentrazione media di Ozono nella stazione S.Croce-Serao, di
riferimento per il comprensorio del cuoio, non mostra significative oscillazioni ma solo spostamenti
in senso positivo o negativo di lieve entità; tale situazione risulta quindi priva di criticità sia per
quanto riguarda i valori normati a tutela della salute umana sia per quanto concerne i valori privi di
riferimenti di legge (valore max. orario e valore medio annuale).
Dal Giugno 2011 la stazione di monitoraggio regionale S.Croce-Coop, unica di riferimento per la
zona del comprensorio del cuoio, è divenuta attiva per il rilevamento dell’Ozono. I valori acquisiti
sono essenzialmente relativi al 2012 e riportati nelle seguente figure dove, in particolare, sono
esposte: le misure di AOT40 (Accumulated exposure Over Threshold of 40 ppb) per la valutazione
della qualità dell’aria tramite la somma delle differenze tra le concentrazioni orarie superiori a 80
g/m3 e 80 g/m3 rilevate da maggio a luglio in orario 8-20 in Fig.85; il numero dei giorni con
superamenti della media di 8 ore di 120 g/m3 in Fig.86 ed il numero di superamenti della soglia di
informazione pari a 180 g/m3 come media oraria in Fig.87.
Fig.85 - AOT40 – Andamenti nel periodo 2008-2012
Fig.86 - Ozono – Superamenti della media nel periodo 2008-2012
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Fig.87 - Ozono – Superamenti della soglia di informazione nel periodo 2008-2012
I dati esposti confermano quindi l’assenza di criticità per l’ozono.
Idrogeno Solforato (H2S)
L'idrogeno solforato è un gas tossico che viene emesso durante le attività di concia, con
particolare riferimento alle fasi di purga e pickel, e dagli impianti di depurazione delle acque con un
odore particolarmente sgradevole di uova marce.
In mancanza di un limite vigente per l’Idrogeno Solforato nella legislazione italiana il commento dei
risultati viene essenzialmente effettuato attraverso il raffronto dei dati prodotti con valori-guida
elaborati da enti europei qualificati, in particolare con:
- il valore guida di tutela sanitaria consigliato dalla O.M.S (150 g/m3), massima concentrazione
media giornaliera;
- il valore soglia di percettibilità odorigena dell’Idrogeno solforato (7 g/m3), come valore orario.
Nella Fig.88 sono riportati gli esiti delle misure delle concentrazioni di Idrogeno solforato nelle
stazioni di rilevamento del comprensorio del cuoio per l’anno 2010.
Fig.88 - H2S - Dati anno 2010
Si osserva che per tutte le stazioni presenti nel comprensorio del cuoio, anche per l’anno 2010, è
risultata rispettata la concentrazione massima giornaliera di 150 g/m3 da non superare per non
incorrere in problematiche di tipo sanitario sulla popolazione residente; inoltre la percentuale di dati
che eccedono la soglia olfattiva non supera mai il 7% circa del complesso dei valori orari.
Nella Fig.89 sono riportati i dati più recenti di H2S relativi alla stazione di monitoraggio regionale
S.Croce-Coop, rimasta come riferimento per la zona del comprensorio del cuoio, ripresi dalla
relazione Arpat del 2012 sulla qualità dell’aria.
Fig.89 - H2S - Dati anno 2012
I valori di H2S del 2012 sono in linea con quelli del 2010 e denotano concentrazioni prive di alcuna
criticità.
Tra i dati ottenuti quelli che meritano una certa attenzione per l’inquinante Idrogeno Solforato sono
quelli relativi alla stazione S.Croce-Cerri; vengono rilevati infatti valori nettamente più elevati
rispetto alle altre stazioni del comprensorio sia della massima media oraria che del valore medio
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giornaliero anche se sostanzialmente il valore medio annuale oscilla di poco. Questi valori sono
giustificati dal fatto che, effettivamente, la zona “Cerri” è stata ripetutamente interessata nel corso
dell’anno 2010 da frequenti episodi di breve durata di contaminazione da Idrogeno Solforato,
divenuti più frequenti in particolare nell’ultima parte dell’anno. La contaminazione della zona in
questione trova origine, con una certa probabilità, nel grande impianto di depurazione di reflui
conciari che si trova collocato nelle immediate vicinanze; gli accertamenti di ordine tecnico condotti
all’interno del suddetto hanno messo in evidenza alcune disfunzioni impiantistiche che nel tempo
sono state riportate nella norma.
Resta comunque un punto di controllo da tenere nella massima attenzione.
Nella Fig.90 si vuole dare un’indicazione degli andamenti delle misure nell’arco degli ultimi cinque
anni e per questa finalità è stato ritenuto opportuno adottare il 95° percentile delle misure orarie
che bene descrivono la variabilità nel tempo di questo inquinante legata alla localizzazione dei
punti emissivi sul territorio e alla percettibilità olfattiva.
Fig.90 - H2S - 95° percentile dei dati orari nel periodo 2006-2010
La distribuzione dei valori di concentrazione sulle quattro stazioni di misura non denuncia grandi
variazioni da un anno all’altro; si nota una costanza del 95° percentile, o deboli oscillazioni dello
stesso, intorno a concentrazioni di pochi g/m3, a significare nel caso di tutte le stazioni, fatta
eccezione per “Cerri” ed in parte per San Romano, che il 95% dei dati orari si colloca addirittura al
di sotto della soglia di percettibilità olfattiva.
Riportiamo nella Fig.91 la sintesi dei valori medi annuali per ciascun parametro monitorato nelle
stazioni del comprensorio del cuoio, gli indicatori a freccia rappresentano una comoda
visualizzazione della tendenza di un inquinante a crescere, o decrescere, rispetto all’anno
precedente.
Fig.91 - Valori medi annuali - anno 2010
I valori evidenziati in rosso sono quelli che mostrano una tendenza a crescere nel corso dell’anno
2010; i parametri che prevedono un valore limite medio, su base annuale, vigente (PM10, NO2 e
Benzene) mostrano tutti il rispetto di questo limite.
Il rapporto sulla qualità dell’aria dell’ ARPAT riporta le seguenti considerazioni per i parametri
normati rilevati nelle quattro stazioni del comprensorio del cuoio:
- PM10 - la situazione descritta fino al 2010 permane all’interno di una sostanziale regolarità con la
stazione di Montopoli-S.Romano nuovamente a norma dal punto di vista degli episodi di
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superamento delle PM10, oltre i 50 g/m3 giornalieri consentiti. Tale miglioramento dei valori,
rispetto a quelli del 2009, può essere imputabile a diversi fattori tra cui sicuramente il fattore
pioggia che interferisce direttamente con i meccanismi di persistenza in atmosfera di tutti gli
inquinanti. Nel corso dell’anno 2010 il livello globale della caduta di pioggia è infatti risultato di 100
mm superiore all’anno precedente, ma soprattutto per i due anni considerati (2010-2009) abbiamo
avuto rispettivamente 91 contro 72 giorni di pioggia di media-bassa portata (è notorio che gli effetti
migliori non si hanno con piogge intense di breve durata, ma piuttosto con piogge di medio-bassa
intensità tendenzialmente persistenti ovvero estese a più giorni). Nella stazione di monitoraggio
regionale di S.Croce-Coop, rimasta l’unica per il comprensorio del cuoio, i valori delle PM10 negli
ultimi due anni sono rimasti ancora sempre al di sotto del limite di criticità di 40 μg/m3; solo nel
2011 non sono stati rispettati i superamenti del limite giornaliero.
- NO2 - la situazione presenta analogie con quanto visto per le PM10. Anche in questo caso non ci
sono situazioni critiche indirizzate verso un trend di crescita, con i valori medi repertati che
indicano una certa stabilità senza alcun superamento del limite di legge.
- Benzene - la valutazione degli indici di questo parametro per l’ultimo anno di misure disponibili
(2010) non apporta valore aggiunto a quanto elaborato per l’anno precedente in fatto di assenza di
criticità. Questo inquinante “primario” una volta estromesso pressoché in modo completo dalla
produzione industriale rimane a tutti gli effetti un inquinante di derivazione autoveicolare che in
ambito urbano ormai da anni si colloca, nel comprensorio del cuoio, in una fascia di concentrazioni
compresa tra 1 e 2 g/m3.
- SO2 - tale inquinante primario ha un valore limite di riferimento estremamente ampio rispetto agli
indici delle misure effettuate che non rilevano criticità; di conseguenza le fluttuazioni rilevabili di
anno in anno, anche se riscontrabili, diventano irrilevanti.
- O3 - la situazione descritta non mostra significative oscillazioni ma solo spostamenti in senso
positivo o negativo di lieve entità; tale situazione risulta quindi priva di criticità sia per quanto
riguarda i valori obiettivo a tutela della salute umana sia per i valori soglia.
Nel corso del 2011 sono state condotte sul territorio sanminiatese delle campagne di misura degli
inquinanti atmosferici su brevi periodi, eseguite dal Dipartimento ARPAT di Pisa utilizzando il
Laboratorio Mobile di Q.A. di proprietà della Provincia di Pisa.
Tali indagini assumono una duplice funzione in base alla zona di collocazione: fornire dati
integrativi sulla Qualita dell’Aria a fronte di una riduzione della rete di monitoraggio e caratterizzare
situazioni ambientali non ancora sottoposte ad indagini che su tempi lunghi potrebbero
determinare un superamento degli standard di Q.A. a causa di fattori locali (incidenza di industrie,
alti flussi di traffico, condizioni meteoclimatiche sfavorevoli, etc.). Nel caso specifico le campagne
di misura sono state effettuate al fine di acquisire informazioni ambientali a garanzia della
compatibilità della struttura scolastica ospitante il Liceo scientifico G. Marconi (loc. San Donato)
con un sito ad alta incidenza di traffico (Zona Interporto) e su cui insistono varie e diversificate
attività di cantiere per l’edificazione di nuove strutture industriali. Nella seguente Fig.92 è riportata
l’ubicazione del sito di misura con laboratorio mobile.
Fig.92 - Sito di misura con laboratorio mobile - anno 2011
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Nel corso del 2011 le due campagne sono state condotte in periodi dell’anno aventi tra di loro
caratteristiche meteoclimatiche sostanzialmente diverse (periodo primaverile e seguente periodo
autunnale). Per questo motivo ed in considerazione della durata complessiva della campagna di
misure (117 gg.) l’indagine ha sufficienti requisiti per essere assimilabile ad una “misurazione
indicativa” della Qualita dell’Aria, come previsto dal D. Lgs. 155/10 (vedi Fig.93).
Fig.93 - Sintesi della campagna di misura con laboratorio mobile - anno 2011
Di seguito sono presi in considerazione i singoli inquinanti per ognuno dei quali sono riportati gli
indici sintetici relativi al periodo di monitoraggio, nonché i corrispondenti limiti di riferimento previsti
dalla normativa vigente in materia di Qualità dell’Aria (D.Lgs. 155/2010).
Nelle tabelle a seguire di Figg.94-99 sono stati riportati, per un utile confronto, anche gli esiti delle
misure della campagna 2010. Il segno ( - ) presente in alcune tabelle riassuntive indica l’assenza
di un limite di riferimento relativo alla normativa vigente.
Fig.94 - Dati CO - anno 2011
I dati relativi alle campagne 2011 non aggiungono nuovi elementi di valutazione in merito a questo
inquinante che da molto tempo è divenuto scarsamente caratterizzante anche per siti di misura ad
alta incidenza di traffico autoveicolare.
Fig.95 - Dati NO2 - anno 2011
Nessun elemento di criticità dei dati misurati è emerso nei periodi di misura rispetto ai limiti di
riferimento. L’unico elemento degno di nota è rappresentato dal valore max. orario rilevato alla
data indicata che è risultato più marcato rispetto all’anno 2010, mentre la media delle
concentrazioni orarie, pur avendo carattere indicativo sulle campagne di breve durata, è rimasta
sostanzialmente invariata.
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Fig.96 - Dati SO2 - anno 2011
I valori limite previsti dal D.Lgs. 155/10 per la protezione della salute umana, intesi come 350
g/m3 con tempo di mediazione di 1 ora, da non superare più di 24 volte per anno civile, e 125
g/m3, con tempo di mediazione di 24 ore, da non superare più di 3 volte per anno civile, risultano
ampiamente rispettati nel senso che presso la postazione indagata non si è mai verificato neppure
un superamento delle due concentrazioni limite sopra indicate.
Gli stessi valori massimi riportati in tabella, orario e della media giornaliera, estremamente
contenuti rispetto a 350 g/m3 e 125 g/m3, confermano che nei periodi di indagine, come pure lo
scorso anno, non si sono verificati episodi acuti significativamente rilevanti di inquinamento da
biossido di zolfo. Nessun valore, elaborato nel rispetto della normativa per il parametro in
considerazione, ha evidenziato criticità particolari nel periodo di monitoraggio preso in
considerazione.
Fig.97 - Dati PM10 - anno 2011
La polverosità locale espressa dalle PM10, ovvero il parametro che per la finalità dell’indagine
merita di essere considerato con la massima attenzione, in questa occasione è stato calcolato su
un numero di medie giornaliere (36) più che doppio rispetto all’anno 2010 e ripartite su due periodi
diversi nell’arco dell’anno.
A fronte di questa maggiore rappresentatività delle condizioni locali l’insieme dei dati permane
soddisfacente soprattutto per il fatto che non è stato evidenziato neppure un superamento del
limite giornaliero (50 g/m3), che rappresenta l’indicatore più idoneo da considerare su campagne
di breve durata.
Fig.98 - Dati Benzene - anno 2011
La normativa vigente prevede per questo parametro solo un limite su base annua (come
evidenziato nella tabella di cui sopra) e nessun valore limite su periodi di mediazione più brevi che,
nel caso di campagne di misura con il Laboratorio Mobile, potrebbe rivelarsi maggiormente utile
per facilitare l’interpretazione dei pochi dati raccolti.
Il dato ottenuto come valore medio delle misure sul periodo di indagine è comunque risultato
nettamente inferiore rispetto al valore limite annuo e ciò induce a considerare che anche nel caso
di un monitoraggio esteso ad un anno intero il valore di 5 g/ m3 (limite sulla media annua)
risulterebbe rispettato con ampi margini di sicurezza.
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Fig.99 - Idrogeno solforato - anno 2011
Pur in assenza di riferimenti normativi si ritiene opportuno riportare i risultati ottenuti per questo
inquinante di derivazione industriale che nel Comprensorio del Cuoio riveste importanza prioritaria.
L’attenzione deve essere focalizzata sul valore percentuale degli episodi di superamento, su base
oraria, della soglia olfattiva (4a riga della tabella) in quanto questo dato può dare un’indicazione
sulla possibilità di innesco di maleodoranze locali che è strettamente legata alla frequenza di
condizioni favorenti.
Frequenze molto basse come quelle emerse, specialmente nel corso delle ultime due campagne e
valori orari “di punta” estremamente contenuti, concorrono insieme a definire una situazione di
scarsa contaminazione locale da Idrogeno Solforato in tutti i periodi di osservazione e pertanto una
bassa probabilità di formazione di odori molesti anche di breve durata.
L’indagine condotta essenzialmente per fornire elementi di valutazione dello stato di salubrità
ambientale dell’area considerata ai fini della presenza di un istituto scolastico non ha evidenziato
particolari elementi di criticità. La campagna di misure ha confermato i risultati ottenuti dall’indagine
condotta nell’anno precedente approdando alle medesime conclusioni: il sito in cui si trova inserito
il complesso liceale G. Marconi presenta caratteristiche assimilabili ad una stazione classificata
“Urbana Fondo” in quanto caratterizzata dalla presenza di tutti gli inquinanti a concentrazioni
generalmente modeste.
Alla luce delle ultime misure è possibile aggiungere che tra le postazioni rispondenti a tale
classificazione, il sito in oggetto presenta indici medio-bassi delle PM10 e degli Ossidi di Azoto ed
un inquinamento scarsamente significativo da Benzene. Analoghe considerazioni possono essere
estese anche agli inquinanti di derivazione prettamente industriale.
Per quanto riguarda le maleodoranze, particolare interesse assume l’andamento del numero degli
esposti pervenuti all’Arpat per inquinamento atmosferico nella zona del comprensorio del cuoio
che, in generale, risultano essere in diminuzione nel tempo. Infatti facendo riferimento ai dati
riguardanti Ponte a Egola, il collegamento in continuo con il sistema di telerilevamento alle sorgenti
relative agli impianti di pretrattamento liquami ha portato a una sensibile riduzione delle emissioni
specifiche; in particolare, come riportato nella Fig.100, il numero degli esposti per maleodoranze a
piè di fabbrica a Ponte a Egola nel periodo 1999-2007, dopo aver subito un innalzamento negli
anni dal 2001 al 2003, risulta successivamente molto diminuito.
Fig.100 - Esposti per maleodoranze - periodo 1999-2007
Dati recenti indicano però che le segnalazioni di maleodoranze nella zona di Ponte a Egola sono
proseguite tanto che nel periodo settembre/novembre 2012 sono stati effettuati dei sopralluoghi
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dall’ARPAT e dall’ASL. Sono state monitorate una dozzina di postazioni sparse su tutta la zona a
vocazione conciaria e quasi tutte sono risultate effettivamente interessate da maleodoranze, anche
se con frequenze variabili. In particolare nell’area di Ponte a Egola controllata (rotonda
superstrada) sono stati rilevati odori molto marcati riferibili in maniera chiara alla presenza di
idrogeno solforato e di solventi idrosolubili con frequenza di 12 giorni su 26. Le principali cause di
queste maleodoranze, secondo il rapporto sulle indagini relative alle maleodoranze a cura
dell’Arpat di Pisa e dell’Asl 11 di Empoli, vanno ricercate in alcuni deficit impiantistici e gestionali di
alcune attività produttive presenti in zona che devono mettere in atto interventi di adeguamento nel
rispetto delle normative vigenti.
2.2.3 Qualità dell’aria-monitoraggio biologico (S)
Per valutare gli effetti dell’inquinamento dell’aria risulta particolarmente utile affiancare metodiche
di monitoraggio biologico a quelle di tipo chimico-fisico.
Il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico tramite parametri biologici (biomonitoraggio) si basa
sulla stima delle variazioni ecologiche indotte dall’inquinamento sull’ambiente. Queste si riflettono
sugli organismi in tre modi principali:
x modificazioni morfo-strutturali di singoli organismi;
x accumulo di sostanze inquinanti all’interno degli organismi (ad esempio metalli pesanti);
x variazioni della composizioni della biocenosi floristica di un dato ambiente.
La scelta di un organismo o di un gruppo di organismi adatti ad essere utilizzati per il
biomonitoraggio ambientale dipende da vari fattori, tra i quali i principali sono: accertata sensibilità
all’inquinamento, scarsa mobilità nell’ambito dell’area d’indagine, presenza diffusa sul territorio da
esaminare, eventuale capacità di accumulo di sostanze inquinanti.
Tra gli organismi più utilizzati per il biomonitoraggio dell’inquinamento atmosferico i licheni
occupano sicuramente il primo posto; questi organismi sono simbionti composti da un fungo
(micobionte), generalmente ascomicete, e da un’alga verde e/o un cianobatterio (fotobionte); è
importante precisare che i licheni considerati per la valutazione della biodiversità sono quelli che
crescono sui tronchi e sui rami degli alberi (licheni epifiti).
Questi vegetali hanno delle peculiari caratteristiche eco-fisiologiche che ne fanno degli ottimi
“biomonitor” dell’inquinamento atmosferico:
x sono pressoché esclusivamente dipendenti dall’atmosfera per la loro nutrizione, assorbendo e
ritenendo cationi da soluzioni estremamente diluite quali l’acqua piovana e l’umidità
atmosferica;
x non hanno meccanismi di difesa nei confronti di eventuali sostanze nocive presenti
nell’atmosfera, sia sotto forma gassosa sia in soluzione o associate al particellato;
x hanno elevata resistenza agli stress ambientali idrico e termico.
I licheni epifiti sono stati quindi impiegati nel monitoraggio dell’inquinamento atmosferico come
bioindicatori sfruttando la loro estrema sensibilità all’inquinamento da gas fitotossici, in primo luogo
SO2 e NO2 i cui effetti determinano diminuzione sia del numero di specie che della loro
copertura/frequenza.
Il metodo, proposto da Nimis et al. nel 1989 ed ampiamente adottato in Italia, si basa su una
misura di biodiversità, definita come la somma delle frequenze delle specie presenti entro un
reticolo a dieci maglie di area costante.
Il reticolo di rilevamento è di 30 x 50 cm, suddiviso in 10 unità minori di 15 x 10 cm.
Nelle linee guida pubblicate negli atti del Workshop: “Biomonitoraggio della qualità dell’aria sul
territorio nazionale” pubblicati dall’ANPA nel 1999 viene espresso il concetto secondo il quale
risulta più idoneo sostituire il termine di Indice di Purezza Atmosferica (IAP) con quello di Indice di
Biodiversità Lichenica, (IBL) che rappresenta in maniera corretta ciò che viene effettivamente
misurato con questa metodica.
Infatti, la somma delle frequenze delle specie presenti entro il reticolo di rilevamento non è altro
che una misura di biodiversità che esprime in maniera quantitativa la deviazione da condizioni
normali di componenti degli ecosistemi reattivi all’inquinamento.
La quantificazione di questa deviazione è espressa attraverso un numero compreso,
generalmente, tra 0 (deserto lichenico) e 50 o più (naturalità molto alta) e divisa in sette classi.
Nella seguente analisi è stata adottata questa scala di interpretazione dei risultati tuttavia, per
poter confrontare i risultati con quelli di studi precedenti, nei quali era stato utilizzato l’indice di
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Purezza Atmosferica con i relativi giudizi sulla qualità dell’aria, di seguito viene inserita la tabella di
conversione dei giudizi correlati allo IAP con quelli correlati all’IBL.
La tabella di conversione di Fig.101 è corretta in quanto la metodologia utilizzata per il calcolo dei
due indici è la stessa.
Fig.101 Tabella di conversione
IAP
Giudizio
IBL
Giudizio
0-2
Deserto lichenico
0-2
Alteraz. molto alta (des. Lich.)
2-10
Qual. Aria molto. deteriorata
2-10
Alterazione alta
10-20
Qual. Aria relativamente deteriorata
10-20
Alterazione media
20-30
Qual. Aria discreta
20-30
Natural.bassa/alteraz. bassa
30-40
Qual. Aria relativamente buona
30-40
Naturalità media
40-50
Qual. Aria buona
40-50
Naturalità alta
50-60
Qual. Aria molto buona
>50
Naturalità molto alta
Nella seguente tabella di Fig.102 è riportata la posizione delle singole stazioni identificate nel
Comune di San Miniato e il valore di IBL medio per ciascuna stazione, come esposto nel rapporto
sullo stato dell’ambiente dell’Agenda 21 relativo alla campagna di biomonitoraggio lichenico
dell’anno 2000.
Fig.102 Indice di Biodiversità Lichenica - anno 2000
Stazione
IBL
S.Romano-Parco pubblico
40,6
S.Romano-Parco pubblico
53,0
S.Donato-Cuoiodepur
20,0
S.Donato-Cuoiodepur
23,5
S.Donato-Via L. da Vinci
21,3
Ponte a Egola -Via G.Bruno
13,0
Ponte a Egola -Via I° Maggio
8,0
Nel territorio sanminiatese sono stati calcolati valori di IBL variabili da un minimo di 8 (flora
lichenica scarsamente differenziata e di esigue dimensioni) ad un massimo di 53; il valore minimo
è stato rilevato in un’area situata nel centro urbano di Ponte a Egola, valori piuttosto bassi sempre
a Ponte a Egola in prossimità della via principale, (IBL = 13) ed a S.Donato zona Cuoiodepur (IBL
= 20). Il massimo valore di IBL è stato calcolato nel parco pubblico di S. Romano.
Per il biomonitoraggio effettuato nel 2005 dall’Arpat di Pisa è stato sostituito l’indice di valutazione
ed è stato utilizzato l’indice di qualità ambientale IAP (IAP: Index Air Purity), mediante il quale sono
state costruite le mappe. Tale indice, fornisce in maniera sintetica la misura della biodiversità
lichenica di un determinato territorio, basandosi sul numero, la frequenza e la tolleranza delle
specie licheniche presenti in una data area: ad un valore basso dell’indice corrispondono
generalmente aree inquinate, ad un valore alto corrispondono invece aree pulite dal punto di vista
atmosferico e relativamente a quegli inquinanti cui i licheni sono sensibili (principalmente gas
fitotossici: ossidi zolfo e di azoto, ma anche idrocarburi, metalli pesanti). L’indice è articolato in 6
classi di qualità dell’aria, come riportato in Fig.103, sulla base dei valori di IAP ricavati ed è
rappresentato attraverso la mappa della ripartizione del territorio nelle diverse classi.
Fig.103 Tabella qualità ambientale IAP
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La misura viene intesa come somma delle frequenze delle specie licheniche in un reticolo di
rilevamento di dimensioni fisse; nello studio effettuato da Arpat, il territorio è stato suddiviso in aree
quadrate con un lato di 3 km. Il monitoraggio effettuato sul territorio comunale di San Miniato
(compreso il parco pubblico della frazione di San Romano in prossimità del confine con il comune
di montopoli) ha visto l’analisi di stazioni interessate da condizioni di traffico ed esposizione ad
inquinanti atmosferici da scarse ad elevate. I risultati sono riassunti nella seguente tabella di
Fig.104:
Fig.104 Indice IAP di qualità ambientale - anno 2005
I dati rilevano una situazione di maggiore criticità delle alterazioni della qualità dell’aria a Ponte a
Egola (via G. Bruno), ma anche a San Donato e San Romano sono presenti situazioni con medie
alterazioni della qualità dell’aria indicative di una vulnerabilità concentrata nelle zone
maggiormente interessate da attività industriali, traffici, e trasformazione reflui e rifiuti attinenti al
distretto conciario.
2.2.4 Emissioni in atmosfera (P)
Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione
In questo capitolo vengono riportati, in sintesi, i dati estratti dal database del 2007 dell’Inventario
Regionale delle Sorgenti di Emissione in aria ambiente (I.R.S.E.). La metodologia di elaborazione
dei dati utilizzata è variata rispetto ai rapporti precedenti a seguito del recepimento delle nuove
direttive europee che hanno aggiornato il quadro normativo di quanto indicato dal D.M. n.261/02; il
censimento delle emissioni riguarda gli anni 1995, 2000, 2003, 2005, 2007 contenuto nel rapporto
I.R.S.E. 2007, a cui si rimanda per ulteriori dettagli. Gli inquinanti principali analizzati e la loro
origine sono:
- Metano (CH4): il metano è un gas serra presente nell'atmosfera terrestre in concentrazioni molto
inferiori a quelle della CO2 ma con un potenziale riscaldamento globale ben 23 volte superiore. E’
il risultato della decomposizione di alcune sostanze organiche in assenza di ossigeno e per questo
è classificato anche come biogas. Il metano è il principale componente del gas naturale ed è un
eccellente combustibile utilizzato per autotrazione e riscaldamento. Le principali fonti di emissione
di metano nell'atmosfera sono riconducibili alla decomposizione dei rifiuti solidi urbani nelle
discariche, alle fonti naturali (paludi), all’estrazione dei combustibili fossili, al processo di digestione
degli animali (bestiame), ai batteri trovati nelle risaie ed al riscaldamento o digestione anaerobica
delle biomasse.
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- Monossido di carbonio (CO): il monossido di carbonio è un gas che causa una mancata
ossigenazione dei tessuti provocando danni al sistema nervoso centrale e al sistema
cardiovascolare e per forti esposizioni può condurre alla morte per asfissia. Le sorgenti di CO sono
rappresentate dai processi di combustione quando questa avviene in difetto di ossigeno e, nelle
aree urbane, dal traffico autoveicolare a causa dei bassi regimi di marcia.
- Anidride carbonica (CO2): l’anidride carbonica è responsabile per il 15% dell’effetto serra
naturale ed interagisce con l’atmosfera per cause naturali e antropiche: i serbatoi naturali della
CO2 sono gli oceani (che contengono il 78% della CO2), i sedimenti fossili (22%), la biosfera
terrestre(6%), l’atmosfera (1%). Gran parte dell’anidride carbonica degli ecosistemi viene immessa
nell’atmosfera. Un certo numero di organismi hanno la capacità di assimilare la CO2 atmosferica
così il carbonio, grazie alla fotosintesi delle piante, che combina l’anidride carbonica e l’acqua in
presenza dell’energia solare, entra nei composti organici e quindi nella catena alimentare,
ritornando infine all’atmosfera attraverso la respirazione. Gli oceani svolgono un ruolo di
equilibratori infatti l’incremento di temperatura dell’acqua diminuisce la solubilità del biossido di
carbonio, pertanto l’aumento della temperatura degli oceani sposta CO2 dal mare all’atmosfera,
mentre una diminuzione fa avvenire il contrario, così gli oceani assorbendo la CO2 atmosferica
mantengono bassa la sua concentrazione e se la concentrazione tendesse ad abbassarsi possono
allora liberare anidride carbonica.
Le emissioni antropiche, per quanto piccole rispetto al totale, sono però sufficienti a squilibrare
l’intero sistema. L’anidride carbonica si va così accumulando nell’atmosfera, in quanto i processi di
assorbimento da parte dello strato rimescolato dell’oceano non riescono a compensare del tutto il
flusso entrante di carbonio. Le emissioni legate all’attività umana sono dovute all’uso di energia
fossile, ossia petrolio, carbone e gas naturale utilizzati come combustibili, in particolare per
impianti di riscaldamento e per veicoli; la restante parte è dovuta a fenomeni di deforestazione e
cambiamenti d’uso delle superfici agricole.
- Composti organici volatili, con l'esclusione del metano (COV): i composti organici volatili, con
l'esclusione del metano in quanto componente naturale dell'atmosfera, concorrono alla produzione
dello smog fotochimico insieme agli ossidi di azoto portando alla formazione di ozono troposferico.
Contribuiscono maggiormente alle emissioni di questa classe di inquinanti le attività umane, i
trasporti stradali e le attività industriali, ma anche fonti naturali come numerose specie vegetali.
- Protossido di azoto (N2O): il protossido di azoto è un gas serra presente nell’atmosfera mille
volte meno della CO2 ma quasi 300 volte più potente nel trattenere il calore. La maggior parte del
protossido di azoto in atmosfera deriva da processi microbiologici. Nei terreni e nelle acque, le
maggiori fonti di emissione di N2O sono i processi di nitrificazione e denitrificazione, quest'ultimo è
il principale responsabile delle emissioni di N2O in ambienti sotterranei. Si sono osservati anche
fenomeni di assorbimento del protossido di azoto da parte degli oceani, ma ad oggi la conoscenza
su come il suolo e i sistemi marini fungano da sink per questo gas è troppo ridotta per considerare
la loro importanza su scala globale. Il protossido di azoto, noto anche come gas esilarante per via
dei suoi effetti euforizzanti, è utilizzato in alcune bombolette spray, come quelle della panna, come
propellente per aerosol; viene anche utilizzato nelle applicazioni motoristiche.
- Ossidi di azoto (NOx): gli ossidi di azoto si formano nei processi di combustione nei quali l'azoto
libero, che costituisce circa l'80% dell'atmosfera, si ossida. Dei vari ossidi di azoto quelli più
importanti per l'inquinamento atmosferico sono il monossido di azoto (NO) e il biossido di azoto
(NO2) quest'ultimo, è il più aggressivo. Il contributo maggiore all'inquinamento da ossidi di azoto
pertanto si ha dai trasporti stradali, dai processi di combustione, dagli impianti termici, e da alcuni
processi industriali. Trasformandosi in atmosfera formano acido nitrico e sali derivati contribuendo,
con il biossido di zolfo, al fenomeno delle piogge acide.
- Particelle sospese con diametro inferiore a 10 micron (PM10): la composizione del particolato è
molto varia e la sua pericolosità è in funzione della sua composizione (eventuale presenza di
sostanze dannose) e delle dimensioni medie delle particelle che se inferiori a 10 micron (1 micron
= 10-3 mm) possono superare le vie aeree superiori arrivando agli alveoli polmonari. Il PM10 è
originato prevalentemente da impianti di combustione e dai motori degli autoveicoli e possono
veicolare metalli pesanti, idrocarburi incombusti e idrocarburi policiclici aromatici.
- Particelle sospese con diametro inferiore a 2,5 micron (PM2,5): il particolato aerodisperso è
costituito da un insieme di particelle molto piccole (liquide, solide e aerosol) presenti
nell’atmosfera, il PM2,5 comprende tutte le particelle “fini” di dimensioni molecolari fino a 2.5
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micrometri. Questo particolato “secondario” ha origine soprattutto da processi di trasformazione
chimica e di condensazione delle sostanze gassose primarie e sono costituite principalmente da
solfati e nitrati, derivati dalle reazioni di SO2 e NOx con l’ammoniaca. Il particolato aerodisperso è
di origine naturale ed antropica: quello di origine naturale proviene dalle sabbie, dalle polveri delle
eruzioni vulcaniche, dall’erosione, dai pollini, dalle spore, ecc.; quello antropico proviene dalla
combustione e dai processi industriali. Il particolato prodotto dalla combustione (qualsiasi tipo di
combustione: i motori delle auto, le sigarette, le candele, il riscaldamento, i caminetti, ecc.) è
prevalentemente al di sotto del micrometro e quindi il più pericoloso.
- Ossidi di zolfo (SOx): le emissioni di ossidi di zolfo, costituite quasi esclusivamente da biossido di
zolfo, sono dovute principalmente ai processi di ossidazione termica di combustibili contenenti
zolfo (centrali termoelettriche, impianti di riscaldamento, autotrazione). La sua concentrazione in
atmosfera specialmente nelle aree urbane, ha un andamento stagionale con valori massimi nel
periodo invernale quando alle altre fonti di emissione si aggiunge il riscaldamento domestico. In
atmosfera il biossido di zolfo si trasforma in acido solforico e sali derivati contribuendo al fenomeno
delle cosiddette piogge acide con effetti negativi sulla salute dei vegetali e corrosivi su alcuni
materiali lapidei.
Per gli anni 1995, 2000, 2003, 2005, 2007 sono riportati in Fig.105 i dati del Comune di San
Miniato sulle principali emissioni totali di inquinanti in atmosfera attribuibili alle attività
socioeconomiche che ivi si svolgono, mentre per gli anni 2005 e 2007 è riportato in Fig.106 anche
il dettaglio dei dati suddivisi per macrosettore. Sono comunque disponibili anche gli altri dati di
dettaglio dell’I.R.S.E. 2007 circa il censimento delle emissioni di inquinanti dell’aria rilasciati dal
Centro Regionale Tutela Qualità dell’Aria dell’ARPAT di Livorno.
Fig.105 Emissioni totali in atmosfera (in tonnellate) anni 1995-2000-2003-2005-2007
ANNO
CH4
CO
CO2
COV
N2O
NOX
PM10
PM2,5
SOX
1995
314,21
3.095,69
78.689,80
3.089,04
19,32
458,82
65,18
43,30
39,49
2000
292,34
2.254,77
99.413,51
3.017,47
19,49
400,44
67,43
48,13
18,09
2003
213,74
1.875,57
94.543,92
2.958,85
12,95
367,88
64,13
52,52
14,92
2005
470,16
1.442,61
192.341,27
3.026,53
18,17
462,99
68,39
53,87
9,43
2007
214,84
1.122,75
108.386,45
2.832,32
12,74
324,27
54,72
40,00
8,00
Fig.106 Emissioni totali per macrosettore in atmosfera (in tonnellate) anni 2005-2007
Anno 2005
MACROSETTORE
Impianti di combustione
non industriali
Impianti di combustione
industriale e processi con
combustione
Processi produttivi
Estrazione e distribuz.
combustibili fossili ed
energia geotermica
Uso di solventi
Trasporti stradali
Altre sorgenti mobili e
macchine
Agricoltura
Altre sorgenti/Natura
Totale
CH4
CO
CO2
COV
N2O
NOX
PM10
PM2,5
SOX
30,14
230,39
142.997,08
42,98
2,73
176,57
27,82
27,35
7,80
0,02
0,35
971,61
0,03
0,02
1,21
0,01
0,01
0,01
0,00
0,00
30,31
10,82
0,00
0,00
0,02
0,00
0,00
375,00
0,00
3,63
47,94
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
2.432,63
0,00
0,00
2,97
0,00
0,00
16,97
1.183,34
44.795,67
454,23
2,94
248,31
25,22
22,43
1,49
0,19
11,71
3.386,18
3,64
1,31
36,66
1,94
1,94
0,11
43,82
5,59
0,00
21,26
11,16
0,23
9,76
1,54
0,03
4,02
11,24
156,80
12,99
0,01
0,01
0,66
0,60
0,00
470,16
1.442,61
192.341,27
3.026,53
18,17
462,99
68,39
53,87
9,43
Anno 2007
MACROSETTORE
Impianti di combustione
non industriali
Impianti di combustione
industriale e processi con
combustione
CH4
CO
CO2
COV
N2O
NOX
PM10
PM2,5
SOX
19,61
141,29
56.447,89
27,64
1,12
69,39
18,64
18,26
6,35
0,07
1,35
3.715,14
0,13
0,07
4,68
0,03
0,03
0,05
62
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Processi produttivi
Estrazione e distribuz.
combustibili fossili ed
energia geotermica
Uso di solventi
Trasporti stradali
Altre sorgenti mobili e
macchine
Agricoltura
Altre sorgenti/Natura
Totale
0,00
0,00
29,98
10,94
0,00
0,00
0,02
0,00
0,00
138,47
0,00
1,36
18,32
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
2.427,63
0,00
0,00
6,22
0,00
0,00
13,08
963,45
45.086,53
314,79
3,10
216,52
21,45
18,64
1,47
0,18
10,71
3.096,14
3,33
1,19
33,47
1,78
1,78
0,10
40,15
5,28
0,00
17,43
7,26
0,21
6,54
1,25
0,03
3,30
0,68
9,42
12,10
0,00
0,00
0,04
0,04
0,00
214,84
1.122,75
108.386,45
2.832,32
12,74
324,27
54,72
40,00
8,00
Per il Comune di San Miniato si registrano livelli di criticità dalle emissioni di COV, come per le
altre aree industriali del comprensorio del cuoio di Santa Croce, Fucecchio e Castelfranco, che
superano anche abbondantemente valori di 1.000 tonn.; dal 1995 al 2007 si è registrata una
progressiva diminuzione dei valori di monossido di carbonio e di ossidi di zolfo, mentre se pur con
qualche oscillazione negativa sono comunque in diminuzione anche i valori del protossido di azoto
e degli ossidi di azoto.
Nel 2007 si è invece invertito il trend negativo per le PM10, le PM2,5 ed in parte i COV fino a
raggiungere per tutti i valori più bassi registrati nel periodo di monitoraggio. Il metano presenta dei
valori leggermente oscillanti negli anni considerati e nell’ultimo anno di censimento mostra un dato
in ribasso. Per l’anidride carbonica si è confermato il trend negativo che vede i valori aumentare
dal 1995 al 2007 passando da circa 79.000 tonn. a circa 108.000 tonn. con un massimo di circa
192.000 tonn. nel 2005; tale aumento riguarda in particolare il settore degli impianti di combustione
non industriali ed i trasporti stradali. Data l’analisi della situazione attuale di San Miniato che
comprende comunque la presenza dell’attività industriale è da sottolineare come il contributo di
emissioni inquinanti più consistente derivi dagli impianti di combustione non industriali, dai trasporti
stradali e da altre sorgenti mobili e macchine che si riflettono quindi in un aumento dei flussi di
traffico e degli impianti di riscaldamento.
Sorgenti emissive
L’elevata concentrazione, su un territorio limitato e fortemente antropizzato, di nuclei produttivi di
piccole e grandi dimensioni posizionati all’interno o nelle immediate vicinanze di centri abitati, ha
costituito negli ultimi 20-30 anni un elemento di forte disagio per la popolazione (v. maleodoranze)
oltre che enormi costi di risanamento ambientale.
Le sorgenti emissive, secondo la qualità delle sostanze emesse e dei riflessi ambientali che
determinano, si possono dividere in due tipologie: la prima è caratteristica delle sostanze che
producono effetti maleodoranti sull’olfatto. Le maleodoranze derivano sia dalla materia prima
lavorata, materiale organico facilmente putrescibile, sia dall’uso in conceria di Solfuro di Sodio, di
Sali di Ammonio, di Ammine Alifatiche sin dalle prime fasi del processo di concia che può dar
luogo allo sviluppo di Ammoniaca, Ammine e Idrogeno Solforato in particolari condizioni.
Quest’ultimo è una sostanza gassosa con una soglia olfattiva molto bassa emessa a livello di
conceria, di fognatura e di impianti di depurazione.
Il secondo tipo d’emissione in atmosfera è costituito dalle Sostanze Organiche Volatili (SOV) che
derivano dall’uso di solventi nelle operazioni di rifinitura delle pelli conciate (anche queste talora
sono percepibili nettamente all’olfatto – es. Acetato di Butile).
Il rapporto sullo stato dell’ambiente del Comprensorio del cuoio dell’Agenda 21 espone i risultati di
un’indagine mirata alla valutazione dei livelli d’inquinamento atmosferico, derivanti dalle emissioni
industriali, nel periodo che va dal 1997 al 2000. I composti che sono stati considerati per la
valutazione dei livelli d’inquinamento dell’aria sono due: uno di natura inorganica, principale
responsabile delle maleodoranze avvertite nella zona: l’acido solfidrico (H2S); l’altro, il toluene,
scelto fra altri solventi organici perché è l’unico monitorato dalle centraline dislocate sul territorio
che dia indicazione diretta dell’inquinamento di sostanze organiche volatili (SOV) impiegate nel
ciclo conciario.
Riportiamo nelle seguenti Figg.107 e 108 la distribuzione delle concentrazioni rispettivamente di
idrogeno solforato e di toluene al suolo nel comprensorio del cuoio, per l’anno 2000.
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Fig.107 Distribuzione delle concentrazioni di Idrogeno Solforato anno 2000
Fig.108 Distribuzione delle concentrazioni di Toluene anno 2000
Le due cartografie evidenziano chiaramente come il territorio di San Miniato sia interessato dalle
esposizioni degli inquinanti analizzati derivanti dalle emissioni industriali conciarie nella zona di
Ponte a Egola e San Romano; il livello di esposizione risultava nel 2000 elevato per l’idrogeno
solforato ed alquanto più basso per il toluene.
2.2.5 Monitoraggio dell’inquinamento atmosferico (R)
A partire dal 1 Gennaio 2011, come già sopra esposto, è diventata operativa la configurazione
della rete regionale che ha comportato una significativa riduzione delle stazioni di monitoraggio
della qualità dell’aria, rispetto al numero complessivo iniziale delle stazioni provinciali in esercizio
nel territorio della Regione Toscana. Tale operazione, attuata in ottemperanza delle nuove
disposizioni normative, si è basata su criteri di valutazione riconducibili sostanzialmente alla
popolazione residente nella zona ed ai valori misurati in relazione ai livelli di valutazione inferiore e
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superiore; la conseguenza di ciò, per il Comune di San Miniato, è stata la dismissione della vicina
centralina di qualità dell’aria di San Romano (in Comune di Montopoli in Val d’Arno).
I controlli che svolge ARPAT nell’unica centralina rimasta nell’area del comprensorio (S. Croce Coop) sono finalizzati ad una verifica diretta e puntuale su ciò che viene rilasciato dalle aziende a
livello di reflui gassosi valutando la qualità dell’aria, in continuo, per monitorare la presenza degli
inquinanti maggiormente diffusi; per far questo l’ARPAT utilizza una Rete di Telerilevamento. Il
Servizio di Telerilevamento è costituito da due sottosistemi di gestione dei dati:
x Sistema di Acquisizione Dati (SAD) che permette di trasferire i dati dalle periferiche (depuratori
e centraline della qualità dell’aria) al Centro ARPAT e consente il monitoraggio delle unità
periferiche;
x Sistema di Archiviazione e Rappresentazione del Territorio (SART) che ha lo scopo di
interfacciare il modello di simulazione e permettere la rappresentazione della situazione sul
territorio.
Inoltre vengono eseguite da ARPAT anche campagne periodiche di rilevamento di breve periodo
con laboratorio mobile nella zona di San Donato.
2.2.6 Elementi di criticità
I dati misurati dalla rete di monitoraggio chimico provinciale, costituita fino al 2010 da quattro
centraline, relativi al periodo 2006-2010 e quelli misurati dalla rete di monitoraggio chimico
regionale, costituita dal 2011 da un’unica centralina, hanno permesso di delineare un quadro
conoscitivo relativo all’andamento dei livelli dei principali inquinanti atmosferici e di quelli non
tradizionali. In sintesi possono essere fatte le seguenti considerazioni:
- situazione nel complesso soddisfacente per il parametro PM10; i valori limite di legge risultano
rispettati nelle tre stazione del comprensorio in cui sono state monitorate dal 2006 al 2010,
compresa quella di S.Romano che nel 2010 ha visto rientrare i valori entro i limiti così come lo
erano nel 2006; dal 2010 nell’unica stazione regionale di S.Croce-Coop i valori delle PM10 restano
sempre al di sotto del limite di criticità, mentre per quanto riguarda i superamenti del limite
giornaliero solo nel 2011 non sono stati rispettati.
- nessuna criticità è stata rilevata per il parametro Biossido di Azoto; i valori limite di legge risultano
rispettati nell’unica stazione del comprensorio S.Croce-Coop in cui è stata monitorata e dove i
livelli medi nel corso degli ultimi anni non hanno subito sostanziali variazioni.
- nessuna criticità è stata rilevata per il parametro Biossido di Zolfo; i valori limite di legge risultano
rispettati nell’unica stazione del comprensorio S.Croce-Cerri in cui è stata monitorata e dove non si
sono avuti eventi di superamento dei limiti sia come valore medio orario che giornaliero; sebbene
la stazione di misura sia opportunamente collocata nelle vicinanze di siti industriali si osservano
solo contaminazioni blande di alcune zone di ricaduta degli inquinanti di origine industriale.
- nessuna criticità è stata rilevata per il parametro Benzene; i valori limite di legge risultano
rispettati nell’unica stazione del comprensorio S.Croce-Cerri in cui è stata monitorata e dove il
trend nel tempo dei valori medi sull’anno denunciano una situazione di pieno raggiungimento del
limite di riferimento in vigore dall’inizio dell’anno 2010; il valore di 1 μg/m3 costantemente rilevato
presso il comprensorio del cuoio deve verosimilmente ritenersi un valore di “fondo” che
difficilmente potrà essere ulteriormente ridotto, d’altro canto questo inquinante è stato pressoché
bandito dalle miscele dei prodotti utilizzati nelle operazioni di rifinizione ed i livelli residui che sono
stati rilevati nelle zone industriali sono da imputare al traffico autoveicolare circolante per il
trasporto delle merci.
- nessuna criticità è stata rilevata per il parametro Ozono; il valore obiettivo per la protezione della
salute umana risulta rispettato per il triennio 2008-20010 nell’unica stazione del comprensorio
S.Croce-Serao in cui è stato monitorato e dove il trend nel tempo dei valori non mostra significative
oscillazioni ma solo spostamenti in senso positivo o negativo di lieve entità; anche il monitoraggio
nel periodo 2011-2012 sull’unica stazione regionale di S.Croce-Coop divenuta attiva per il
rilevamento dell’ozono ha confermato l’assenza di criticità sulla base dei mancati superamenti
previsti per i valori soglia cosiddetti di informazione e di allarme.
- situazione stabilizzata a livelli sostenibili per il parametro Idrogeno Solforato; per tutte le stazioni
presenti nel comprensorio è risultata rispettata la concentrazione massima giornaliera che non
deve essere superata per non incorrere in problematiche di tipo sanitario sulla popolazione
residente; anche i valori del 2012 ripresi dall’unica stazione regionale rimasta denotano
concentrazioni prive di alcuna criticità; inoltre la percentuale dei dati che eccedono la soglia
olfattiva non supera mai il 7% circa del complesso dei valori orari.
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Nella zona di Ponte a Egola a vocazione conciaria però, controlli recenti hanno rilevato
maleodoranze riferibili in maniera chiara alla presenza di idrogeno solforato e di solventi
idrosolubili la cui causa va ricercata in alcuni deficit impiantistici e gestionali di alcune attività
produttive presenti in zona che devono mettere in atto interventi di adeguamento nel rispetto delle
normative vigenti. Questa situazione rappresenta quindi un aspetto di criticità da dover tenere sotto
controllo specie in termini di verifica dell’effettivo corretto funzionamento di tali impianti produttivi.
La campagna di misure condotta nel 2011 da Arpat con laboratorio mobile presso il complesso
liceale G. Marconi di San Donato ha confermato i risultati ottenuti nell’anno precedente ovvero che
il sito in cui si trova inserito presenta caratteristiche assimilabili ad una stazione classificata
“Urbana Fondo” in quanto caratterizzata dalla presenza di tutti gli inquinanti a concentrazioni
generalmente modeste quindi prive di criticità. Il sito presenta indici medio-bassi delle PM10 e
degli Ossidi di Azoto ed un inquinamento scarsamente significativo da Benzene; analoghe
considerazioni possono essere estese anche agli inquinanti di derivazione prettamente industriale.
Le analisi di qualità ambientale su base lichenica hanno rilevato una situazione di maggiore criticità
delle alterazioni della qualità dell’aria a Ponte a Egola (via G. Bruno), ma anche a San Donato e
San Romano sono presenti situazioni con medie alterazioni della qualità dell’aria indicative di una
vulnerabilità concentrata nelle zone maggiormente interessate da attività industriali, traffico, e
trasformazione reflui e rifiuti attinenti al distretto conciario.
Per San Miniato si registrano livelli di criticità dalle emissioni di COV, come per le altre aree
industriali del comprensorio del cuoio di Santa Croce, Fucecchio e Castelfranco, che superano
anche abbondantemente valori di 1.000 tonn.; il metano presenta dei valori leggermente oscillanti
negli anni considerati e nell’ultimo anno di censimento mostra un dato in ribasso mentre l’anidride
carbonica conferma il trend negativo che vede i valori aumentare dal 1995 al 2007 passando da
circa 79.000 tonn. a circa 108.000 tonn. con un massimo di circa 192.000 tonn. nel 2005; tale
aumento riguarda in particolare il settore degli impianti di combustione non industriali ed i trasporti
stradali.
Data l’analisi della situazione attuale di San Miniato che comprende comunque la presenza
dell’attività industriale è da sottolineare come il contributo di emissioni inquinanti più consistente
derivi dagli impianti di combustione non industriali, dai trasporti stradali e da altre sorgenti mobili e
macchine che si riflettono quindi in un aumento dei flussi di traffico e degli impianti di
riscaldamento.
2.3 SUOLO E SOTTOSUOLO
2.3.1 Pericolosità geomorfologica (S)
La carta della pericolosità geomorfologica del Comune di San Miniato, redatta a supporto del
vigente Piano Strutturale sintetizza la zonizzazione di pericolosità di tipo geomorfologico nella
quale sono distinte le varie porzioni del territorio comunale in conformità con gli elaborati
cartografici di pericolosità da fenomeni geomorfologici di versante del Piano stralcio di Assetto
Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno. Nella seguente Fig.109 riportiamo la carta
della pericolosità geomorfologica prodotta nel 2008 a supporto degli strumenti di pianificazione
urbanistica comunale.
Per la redazione della stessa furono acquisiti tutti gli studi di dettaglio e gli esiti degli interventi di
difesa del suolo realizzati dal comune nel corso degli anni, soprattutto per quanto riguarda il centro
storico di San Miniato che fu oggetto di una restituzione cartografica a scala di maggior dettaglio di
cui riportiamo un estratto nella seguente Fig.110.
La pericolosità geomorfologica di versante veniva suddivisa in sei classi a crescente criticità come
di seguito descritta:
- pericolosità irrilevante (classe 1) - non si rilevano aree a pericolosità geomorfologica;
- pericolosità bassa (classe 2) - aree con pendenza <20% purché distanti da scarpate, nicchie e
accumuli di frana, e con sottosuolo costituito da rocce incoerenti, prevalentemente di buone
caratteristiche fisico-meccaniche;
- pericolosità medio-bassa (classe 3a) - aree in cui non sono presenti fenomeni attivi, con
pendenza dei versanti compresa fra 20% e 35%, compreso l’orlo delle scarpate, e con sottosuolo
costituito da rocce incoerenti, prevalentemente di buone caratteristiche fisico-meccaniche. Si tratta
di aree con condizioni favorevoli alla stabilità, per le quali i fenomeni di dissesto, pur possibili,
possono attivarsi con forme di ampiezza e profondità contenute;
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Fig.109 Carta della pericolosità geomorfologica
Fig.110 Carta della pericolosità geomorfologica del capoluogo
- pericolosità media (classe 3b) - aree in cui non sono presenti fenomeni attivi, con sottosuolo
costituito da rocce incoerenti, prevalentemente di buone caratteristiche fisico-meccaniche, ma con
pendenza dei versanti > 35% che determina condizioni al limite dell’equilibrio, per cui sono
possibili fenomeni di dissesto anche di significativa ampiezza e profondità;
- pericolosità medio-elevata (classe 4a) - aree interessate da fenomeni di dissesto attivi di
ampiezza e profondità contenute quali denudamenti superficiali che si manifestano
prevalentemente in forma di erosione e ruscellamento;
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- pericolosità medio-elevata (classe 4b) - aree interessate da fenomeni di dissesto attivi di
significativa ampiezza e profondità quali frane, e deformazioni profonde.
A seguito della presenza di numerosi e frequenti episodi di movimenti gravitativi di versante dovuti
alla conformazione sia morfologica, strutturale che litotecnica dei terreni costituenti il territorio
collinare sanminiatese, il comune, oltre a tenere sotto controllo le situazioni di maggiore criticità,
tiene aggiornata la propria banca dati dei fenomeni franosi suddivisi per tipologia che costituisce
anche un aggiornamento del quadro conoscitivo del PAI, così come si è già verificato per le nuove
perimetrazioni delle aree interessate da frane approvate dall’AdB del F.Arno con Dec. n.100 del
7.12.2007 e più recentemente con Dec. n.13 del 17.02.2012, di cui riportiamo un estratto nella
seguente Fig.111 sempre per il capoluogo.
Fig.111 Carta della pericolosità da frana PAI del capoluogo
Tale cartografia di dettaglio del PAI individua le aree da pericolosità da frana secondo la seguente
gradazione:
- pericolosità molto elevata da frana (P.F.4) - pericolosità indotta da fenomeni franosi attivi che
siano anche causa di rischio molto elevato;
- pericolosità elevata da frana (P.F.3) - pericolosità indotta da fenomeni franosi attivi o da fenomeni
franosi inattivi che presentano segni di potenziale instabilità (frane quiescenti) causa potenziale di
rischio elevato;
- pericolosità media da frana (P.F.2) - pericolosità indotta da fenomeni franosi inattivi stabilizzati
(naturalmente o artificialmente) causa di rischio medio.
Il territorio collinare di San Miniato risulta interessato da frequenti movimenti franosi sia in termini di
denudamenti superficiali che di vere e proprie frane, con aumento della propensione al dissesto
nelle aree a forte pendenza (vedi testate vallive e margini delle aree di cresta) e laddove i livelli
argillosi intercalati ai livelli sabbiosi pliocenici risultano più frequenti, soprattutto in assenza di
opere di regimazione delle acque superficiali. La stabilità di questi terreni argillosi e sabbiosi che
costituiscono la gran parte delle colline sanminiatesi è fortemente condizionata dal grado di
cementazione del sedimento per cui i fenomeni di dissesto che possono manifestarsi per tali
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formazioni risultano piuttosto variabili e per lo più rappresentati da fenomeni di erosione, frane con
crolli nelle sabbie e forme rotazionali nelle alternanze sabbia-argilla, soliflussi nelle unità argillose e
reptazione nei depositi eterogenei sabbia-argilla. La circolazione delle acque superficiali e
sotterranee unitamente al grado di alternanza di livelli a diversa granulometria e competenza,
giocano quindi un ruolo di primaria importanza sulla propensione al dissesto. Per i fenomeni più
superficiali di denudamento un ulteriore parametro da considerare è la copertura vegetazionale
locale che in alcuni casi riduce i fenomeni di erosione, ma in altri casi può favorire fenomeni di
distacco, come ad esempio in corrispondenza di pareti a forte pendenza (vedi tagli stradali) al cui
margine si sviluppano essenze fittonanti.
A supporto della presente Variante al P.S. comunale vengono nuovamente rivisitati gli aspetti
geomorfologici sia in riferimento ai più recenti fenomeni franosi verificatisi sul territorio comunale
(perimetrati e distinti tipologicamente in frane di scorrimento, di colamento, di crollo,di ribaltamento,
di espansione e per stato di attività) che ai criteri impartiti dalla normativa vigente per la redazione
delle indagini geologiche di supporto alla pianificazione urbanistica DPGR 53/R/2011, per quanto
riguarda la distinzione delle classi di pericolosità geologica (geomorfologica) così definite:
- pericolosità geologica molto elevata (G.4) - aree in cui sono presenti fenomeni attivi e relative
aree di influenza, aree interessate da soliflussi;
- pericolosità geologica elevata (G.3) - aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con
potenziale instabilità connessa alla giacitura, all'acclività, alla litologia, alla presenza di acque
superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da
intensi fenomeni erosivi e da subsidenza; aree caratterizzate da terreni con scadenti caratteristiche
geotecniche; corpi detritici su versanti con pendenze superiori al 25%;
- pericolosità geologica media (G.2) - aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi e
stabilizzati (naturalmente o artificialmente); aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali
dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto; corpi detritici su versanti con
pendenze inferiori al 25%;
- pericolosità geologica bassa (G.1) - aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche
litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di processi morfoevolutivi.
2.3.2 Pericolosità sismica (S)
La classificazione sismica del territorio regionale ai sensi dell’O.P.C.M. n.3519 del 28.04.2006 e
della D.G.R.T. n.431 del 19.06.2006 inseriva il Comune di San Miniato nella “zona 3S” con un
valore di accelerazione massima del suolo (ag) compreso tra 0,100g e 0,150g. Tale classificazione
che in termini di pericolosità sismica rappresentava un declassamento dalla precedente zona 2,
non prevedeva una diminuzione del livello di protezione; infatti le costruzioni dovevano essere
progettate e realizzate con le azioni sismiche della vecchia zona 2 (Ag/g=0,25) ai sensi delle
Norme tecniche per le Costruzioni del D.M. 14.01.08. Con la D.G.R.T. n.878 del 08.10.2012 il
territorio comunale viene riclassificato nella zona sismica 3 con Ag/g=0,125-0,150, come si evince
dall’estratto cartografico di aggiornamento 2012 della classificazione sismica della Regione
Toscana di seguito riportato in Fig.112.
Fig.112 Classificazione sismica della Regione Toscana - aggiornamento 2012
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A supporto della presente Variante al P.S. comunale viene redatta la carta della pericolosità
sismica di San Miniato secondo i criteri dal DPGR 53/R/2011, di cui riportiamo un estratto in
Fig.113 relativo al capoluogo, che prevedono la realizzazione di studi di approfondimento di
microzonazione sismica di Livello 1 finalizzati alla stesura delle cartografie delle microzone
omogenee in prospettiva sismica (MOPS) caratterizzanti:
- le zone stabili nelle quali non si ipotizzano effetti locali di alcuna natura e pertanto gli scuotimenti
attesi sono equivalenti a quelli forniti dagli studi di pericolosità di base;
- le zone stabili suscettibili di amplificazione sismica in cui il moto sismico viene modificato a causa
delle caratteristiche litostratigrafiche e/o geomorfologiche del territorio;
- le zone suscettibili di instabilità per l’attivazione dei fenomeni di deformazione permanente del
territorio indotti o innescati dal sisma (instabilità di versante, liquefazioni, fagliazioni superficiali).
Sulla base di tali studi vengono valutate le condizioni di pericolosità sismica del territorio comunale,
con particolare riferimento ai centri urbani ed alle nuove aree di espansione urbanistica (UTOE),
secondo le seguenti graduazioni di pericolosità:
- pericolosità sismica locale molto elevata (S.4) - zone suscettibili di instabilità di versante attiva
che pertanto potrebbero subire una accentuazione dovuta ad effetti dinamici quali possono
verificarsi in occasione di eventi sismici; terreni suscettibili di liquefazione dinamica in comuni
classificati in zona sismica 2;
- pericolosità sismica locale elevata (S.3) - zone suscettibili di instabilità di versante quiescente che
pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in
occasione di eventi sismici; zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti che possono
dar luogo a cedimenti diffusi; terreni suscettibili di liquefazione dinamica (per tutti i comuni tranne
quelli classificati in zona sismica 2); zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisicomeccaniche significativamente diverse; aree interessate da deformazioni legate alla presenza di
faglie attive e faglie capaci (faglie che potenzialmente possono creare deformazione in superficie);
zone stabili suscettibili di amplificazioni locali caratterizzati da un alto contrasto di impedenza
sismica atteso tra copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri;
Fig.113 Carta della pericolosità sismica del capoluogo
AREE A PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE
(ai sensi del D.P.G.R. n.53/R del 25/10/’11)
Zona sismica di riferimento del territorio comunale: Zona 3
(ai sensi del D.G.R.T. n.878 del 08.10.2012)
S.2 - Pericolosità sismica locale media
zone suscettibili di instabilità di versante inattiva e che pertanto potrebbero
subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi
in occasione di eventi sismici; zone stabili suscettibili di amplificazioni locali
(che non rientrano tra quelli previsti per la classe di pericolosità sismica S.3)
S.3 - Pericolosità sismica locale elevata
zone suscettibili di instabilità di versante quiescente che pertanto potrebbero
subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in
occasione di eventi sismici; zone con terreni di fondazione particolarmente
scadenti che possono dar luogo a cedimenti diffusi; terreni suscettibili di
liquefazione dinamica (per tutti i comuni tranne quelli classificati in zona
sismica 2); zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche
significativamente diverse; aree interessate da deformazioni legate alla
presenza di faglie attive e faglie capaci (faglie che potenzialmente possono
creare deformazione in superficie); zone stabili suscettibili di amplificazioni
locali caratterizzate da un alto contrasto di impedenza sismica atteso tra
copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri
S.4 - Pericolosità sismica locale molto elevata
zone suscettibili di instabilità di versante attiva che pertanto potrebbero subire
una accentuazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in
occasione di eventi sismici; terreni suscettibili di liquefazione dinamica in
comuni classificati in zona sismica 2
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- pericolosità sismica locale media (S.2) - zone suscettibili di instabilità di versante inattiva e che
pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in
occasione di eventi sismici; zone stabili suscettibili di amplificazioni locali (che non rientrano tra
quelli previsti per la classe di pericolosità sismica S.3);
- pericolosità sismica locale bassa (S.1) - zone stabili caratterizzate dalla presenza di litotipi
assimilabili al substrato rigido in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata e dove
non si ritengono probabili fenomeni di amplificazione o instabilità indotta dalla sollecitazione
sismica.
Per il territorio sanminiatese rientrano in classe di pericolosità sismica locale molto elevata
essenzialmente le numerose frane attive sparse un po’ su tutto il territorio collinare; in classe di
pericolosità sismica locale elevata prevalentemente le frane quiescenti e le zone stabili suscettibili
di amplificazioni locali caratterizzati da un alto contrasto di impedenza sismica atteso tra copertura
e substrato rigido, messo in evidenza dalle indagini di sismica passiva svolte su 58 stazioni di
misura, individuate prevalentemente in alcune parti dei fondovalle alluvionali; in classe di
pericolosità sismica locale media essenzialmente le zone stabili suscettibili di amplificazioni locali
prive di un alto contrasto di impedenza sismica come rilevato in diverse porzioni dei fondovalle
alluvionali e diffusamente nelle aree collinari caratterizzate da depositi pliocenici che per anche le
loro caratteristiche litotecniche si avvicinano molto a quello che può essere considerato un
substrato sismico.
2.3.3 Pericolosità idraulica (S)
La carta della pericolosità idraulica di San Miniato è stata oggetto di aggiornamenti successivi del
quadro conoscitivo in funzione delle verifiche idrauliche che venivano condotte di concerto tra il
Comune e l’AdB del F.Arno, a seguito della progettazione degli interventi per la messa in sicurezza
idraulica dei terreni prospicienti l’asta principale del corso del F.Arno, con particolare riferimento
all’area di espansione di Roffia (cassa dei Piaggioni e cassa di Scaletta).
Nelle seguenti Figg.114 e 115 sono riportati gli schemi planimetrici progettuali della cassa dei
Piaggioni e della cassa di Scaletta nell’area di Roffia, posta nella parte nord est del territorio
comunale di San Miniato.
Fig.114 Planimetria schematica di orientamento cassa dei Piaggioni
F1 - diaframma plastico impermeabile nel corpo del setto tra Arno e Bacino;
F2p - ringrossi lato bacino e diaframma plastico impermeabile nel corpo del setto tra Arno e Bacino;
F2s - ringrossi lato bacino e diaframma di tenuta idraulica in palancole nel corpo del setto tra Arno e Bacino;
F3 - contenute riprofilature sulle due sponde del setto tra Arno e Bacino;
F4 - nuove scarpate e argini del bacino lato SE; escavazione e conseguente rimodellazione della sponda interna;
F5 - arginature del bacino lato SW; chiusura del perimetro arginale esteso verso valle (W) con rilevati che corrono parallelamente al
nuovo alveo in scavo del Rio Arnino; formazione di un nuovo perimetro arginale lato sud dell’invaso;
F6-p - diaframma impermeabile in fondazione al fine di prevenire flussi di filtrazione nei terreni sabbiosi del setto in corrispondenza del
manufatto di sfioro-alimentazione;
F6-s - diaframma impermeabile in fondazione al fine di prevenire flussi di filtrazione in corrispondenza del manufatto di scarico.
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Fig.115 Planimetria schematica di orientamento cassa di Scaletta
Argine di progetto
Area di scavo di progetto
Le vigenti perimetrazioni delle aree interessate da pericolosità idraulica derivanti da verifiche
idrauliche di approfondimento condotte sia sull’Arno che sull’Elsa, hanno costituito un
aggiornamento degli elaborati cartografici di pericolosità idraulica del PAI dell’AdB del F.Arno e
sono state approvate dalla stessa autorità con Dec.S.G. n.59 dell’agosto 2012 e n.41 del giugno
2013; tali perimetrazioni sono riportate nella seguente Fig.116.
Fig.116 Carta della pericolosità idraulica PAI
PERICOLOSITA’ IDRAULICA MOLTO ELEVATA
PERICOLOSITA’ IDRAULICA ELEVATA
PERICOLOSITA’ IDRAULICA MEDIA
PERICOLOSITA’ IDRAULICA BASSA
Tale cartografia di dettaglio del PAI individua le aree con pericolosità idraulica secondo la
seguente gradazione:
- pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4) - comprende aree inondabili da eventi con tempo di
ritorno TR30 anni e con battente h30 cm;
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- pericolosità idraulica elevata (P.I.3) - comprende aree inondabili da eventi con tempo di ritorno
TR30 anni con battente h<30 cm e aree inondabili da un evento con tempo di ritorno 30<TR100
anni e con battente h30cm;
- pericolosità idraulica media (P.I.2) - comprende aree inondabili da eventi con tempo di ritorno
30<TR100 anni e con battente h<30 cm e aree inondabili da un evento con tempo di ritorno
100<TR200 anni;
- pericolosità idraulica bassa (P.I.1) - comprende aree inondabili da eventi con tempo di ritorno
200<TR500 anni.
Per quanto riguarda le aree interessate da pericolosità idraulica molto elevata queste sono
prevalentemente diffuse nelle zone prossime al corso del F.Arno, del F.Elsa e del T.Egola ed
anche in alcune zone della pianura alluvionale prive di agglomerati urbani come quella tra
Romaiano e San Donato, quella a San Miniato Basso e quella tra Dogaia ed Isola; le aree inserite
in pericolosità idraulica elevata riguardano gran parte del fondovalle dell’Arno compreso l’abitato di
San Donato e la zona produttiva di Romaiano ed ampie porzioni del fondovalle dell’Egola; in
pericolosità idraulica media ricade la fascia pedecollinare di Ponte a Egola e di San Miniato Basso,
una porzione di fondovalle a sud di Roffia e parte della fascia pedecollinare dell’Egola, mentre in
pericolosità idraulica bassa sono prevalentemente inseriti i fondovalle dei corsi d’acqua minori
collinari.
A tal proposito riportiamo nella seguente Fig.117 anche l’estratto della cartografia di pericolosità
idraulica PAI relativa alla porzione collinare del territorio sanminiatese basata su criteri storico
inventariali e non supportata quindi da puntuali verifiche idrauliche.
Fig.117 Carta della pericolosità idraulica PAI
PERICOLOSI TA’ IDRAULICA MOLTO ELEVATA
PERICOLOSI TA’ IDRAULICA ELEVATA
PERICOLOSI TA’ IDRAULICA MEDIA
PERICOLOSI TA’ IDRAULICA BASSA
A supporto della presente Variante al P.S. comunale vengono rivisitati nuovamente gli aspetti
idraulici con particolare riferimento alle verifiche idrauliche sui corsi d’acqua minori ed ai criteri
impartiti dalla normativa vigente per la redazione delle indagini geologiche di supporto alla
pianificazione urbanistica DPGR 53/R/2011, per quanto riguarda la distinzione delle classi di
pericolosità idraulica così definite:
- pericolosità idraulica molto elevata (I.4) - aree interessate da allagamenti per eventi con Tr30
anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in
presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e
in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità molto elevata le aree di
fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrano contestualmente le seguenti
condizioni: a)vi sono notizie storiche di inondazioni; b)sono morfologicamente in situazione
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sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede
esterno dell'argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda;
- pericolosità idraulica elevata (I.3) - aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra
30<TR200 anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e
infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di
pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità
elevata le aree di fondovalle per le quali ricorra almeno una delle seguenti condizioni: a)vi sono
notizie storiche di inondazioni; b)sono morfologicamente in condizione sfavorevole di norma a
quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell'argine o, in
mancanza, sopra il ciglio di sponda;
- pericolosità idraulica media (I.2) - aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra
200<TR500 anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e
infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di
pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici rientrano in classe di pericolosità
media le aree di fondovalle per le quali ricorrano le seguenti condizioni: a)non vi sono notizie
storiche di inondazioni; b)sono in situazione di alto morfologico rispetto alla piana alluvionale
adiacente, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell'argine o,
in mancanza, al ciglio di sponda;
- pericolosità idraulica bassa (I.1) - aree collinari o montane prossime ai corsi d'acqua per le quali
ricorrono le seguenti condizioni: a)non vi sono notizie storiche di inondazioni; b)sono in situazioni
favorevoli di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede
esterno dell'argine o, in mancanza, al ciglio di sponda.
2.3.4 Vulnerabilità idrogeologica (S)
La carta di vulnerabilità idrogeologica di San Miniato, redatta a supporto del vigente P.S.
comunale, sintetizza la zonizzazione di pericolosità per quanto riguarda la vulnerabilità potenziale
degli acquiferi, in funzione del grado di protezione da eventuali elementi inquinanti, nella quale i
parametri che giocano un ruolo di primaria importanza nella classificazione risultano la
permeabilità dei terreni superficiali e la profondità della superficie piezometrica della falda più
superficiale; viene quindi considerato il presunto tempo di contatto dell’inquinante con il terreno
come fattore primario nella determinazione della vulnerabilità.
Le caratteristiche di vulnerabilità della risorsa idrica, in riferimento ai criteri del P.T.C. provinciale,
sono riconducibili per il territorio sanminiatese a sei classi così definite:
- vulnerabilità irrilevante (1) - aree in cui la risorsa idrica è assente e che non costituiscono zone di
alimentazione; si tratta di aree in cui affiorano unità litologiche impermeabili per uno spessore
significativo e comunque sufficiente a garantire l’assoluto confinamento di eventuali acquiferi
profondi;
- vulnerabilità bassa (2) - aree in cui la falda acquifera più superficiale e/o l’area di alimentazione
presentano un grado di protezione apparentemente sufficiente a garantire la salvaguardia della
risorsa idrica; tuttavia permangono dubbi sull’assoluta protezione dell’acquifero che potranno
essere chiariti localmente con indagini di maggior dettaglio; tale classe di vulnerabilità, secondo le
prescrizioni del P.T.C., comprende le aree per cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda di
eventuali inquinanti superficiali superiori a 30 giorni;
- vulnerabilità medio-bassa (3a) - aree in cui la falda acquifera più superficiale e/o l’area di
alimentazione presentano un certo grado di protezione, insufficiente tuttavia a garantire la
salvaguardia della risorsa idrica;
- vulnerabilità media (3b) - aree in cui la falda acquifera più superficiale e/o l’area di alimentazione
presentano un grado di protezione mediocre;
- vulnerabilità medio-elevata (4a) - aree in cui la falda acquifera più superficiale e/o l’area di
alimentazione presentano un grado di protezione insufficiente;
- vulnerabilità elevata (4b) - corrisponde a situazioni in cui il tetto della falda acquifera più
superficiale raggiunge la superficie topografica, per cui la risorsa idrica risulta esposta ad un
immediato contatto con eventuali inquinanti superficiali.
Nella seguente Fig.118 riportiamo la carta di vulnerabilità idrogeologica di supporto alla
pianificazione urbanistica comunale.
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Fig.118 Carta di vulnerabilità idrogeologica
I depositi affioranti nel territorio comunale di San Miniato presentano un grado di permeabilità
superficiale variabile da bassa a elevata in cui le zone più vulnerabili, oltre ai corpi idrici che sono
direttamente esposti, sono rappresentate dall’area di affioramento dei depositi alluvionali terrazzati
e di fondovalle; sempre a vulnerabilità significativa risultano le unità prevalentemente sabbiose
dell’area collinare e l’intera pianura dell’Arno dove, anche se affiorano terreni a permeabilità talora
molto bassa, la piezometrica si approssima al piano di campagna.
Le zone meno vulnerabili sono rappresentate dalle aree costituite dai sedimenti argillosi pliocenici,
dalle aree collinari dove la piezometrica si mantiene profonda (alcune decine di metri) ed i terreni
affioranti risultano a molto bassa e bassa permeabilità e dalle aree collinari o di transizione
pianura-collina, con terreni affioranti a permeabilità bassa laddove la piezometrica è superficiale o
a permeabilità molto bassa laddove la piezometrica è prossima al piano di campagna.
2.3.5 Uso del suolo (S)
Il territorio di San Miniato è posto nel Valdarno Inferiore, sulla riva orografica sinistra del Fiume
Arno che ne costituisce per due lunghi tratti il confine settentrionale; il Fiume Elsa, tributario
dell’Arno, segna il limite orientale mentre il Torrente Chiecina coincide con un lungo tratto del
confine occidentale. Il limite meridionale invece attraversa con linea sinuosa le colline interne;
quest’ultime costituiscono la gran parte del territorio comunale e sono solcate da numerosi corsi
d’acqua molti dei quali afferiscono nel fondovalle del Torrente Egola che attraversando da sud a
nord la porzione occidentale del comune, si getta anch’esso nel Fiume Arno.
Il territorio sanminiatese si estende per una superficie di 102,56 kmq con quote altimetriche
comprese fra i 18 m s.l.m. nella porzione di pianura occidentale prospiciente il Fiume Arno (zona
Romaiano) ed i 215 m s.l.m. nella porzione di collina sud-occidentale, sui rilievi sopra la frazione di
Corrazzano.
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La morfologia del territorio si presenta, in generale, caratterizzata da un’alternanza di pianure
vallive e di colline: nelle pianure alluvionali prevale l’agricoltura, prevalentemente seminativo con
macchie di colture permanenti quali il vigneto e colture arboree da legno (prevalentemente
pioppeti). Le colline sono invece interessate prevalentemente da colture agrarie quali l’olivo e la
vite o sono coperte di boschi, in prevalenza cedui di latifoglie e rimboschimenti di conifere.
Nella seguente Fig.119 riportiamo il mosaico degli usi delle superfici agricole e boscate del
territorio sanminiatese, ripresa dal quadro conoscitivo del P.S. comunale.
Fig.119 Carta dell’uso del suolo
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Il territorio si presenta completamente antropizzato seppur a diversi gradi di intensità: nella piana
dell’Arno sono presenti infrastrutture ed insediamenti produttivi artigianali e industriali, sebbene si
conservino ancora alcune ampie aree agricole, anche con elementi tradizionali interessanti.
Nelle valli interne e sulle colline, invece, l’urbanizzazione è assai più contenuta e mantenuta entro
schemi tradizionali, sia nel capoluogo (dove è stato conservato e valorizzato l’antico tessuto
urbano), sia nelle frazioni minori, quasi tutte a carattere residenziale o con piccole attività
produttive. Vasti tratti delle colline, soprattutto di quelle meridionali, sono ancora a basso livello
insediativo, anche a seguito dell’abbandono di numerosi poderi che solo in tempi recentissimi sono
stati recuperati o avviati al recupero, generalmente in funzione di un utilizzo a fini agro-turistici o di
residenza rurale. In queste stesse zone, inoltre, permangono estesi boschi di origine naturale ma
parzialmente modificati e sfruttati dalle popolazioni locali, le quali però portano un contributo al
mantenimento degli equilibri idrogeologici.
La vegetazione nel complesso può essere suddivisa in due grandi categorie: i boschi con gli altri
tipi di vegetazione di origine naturale e le colture agrarie. I boschi presenti sulla porzione collinare
del territorio comunale sono in gran parte di origine naturale, anche se più o meno modificati dagli
interventi selvicolturali (tagli periodici e coniferamenti), ma esistono anche boschi di origine
artificiale, cioè veri e propri rimboschimenti di conifere o robinia. Gli altri tipi di vegetazione
spontanea sono la vegetazione riparia (distinta in arborea e non arborea) e le fitocenosi arbustive
e pioniere, che si sviluppano solitamente sui terreni collinari abbandonati, al margine dei boschi o
in boschi degradati, sulle scarpate, ecc.. Gli incolti derivano da terreni un tempo coltivati a
seminativo ed oggi abbandonati.; la vegetazione ivi presente è costituita da erbe annuali o perenni
(in prevalenza graminacee, leguminose, composite) associati a specie arbustive. Quest’ultime
possono derivare da terreni agricoli abbandonati da diversi anni e ricolonizzati dalle specie
arbustive come primo stadio verso la formazione di un bosco, oppure possono derivare da un
eccessivo sfruttamento dei boschi (o delle loro aree marginali), con inaridimento ed impoverimento
dei suoli a scapito delle specie arboree esigenti. Simili ambienti possono avere un aspetto
degradato, ma nei casi derivanti da colture abbandonate contribuiscono a consolidare e a
proteggere il suolo dal dilavamento; le specie pioniere, inoltre, arricchiscono il terreno in sostanza
organica, favorendo l’ingresso di specie più esigenti.
2.3.6 Attività estrattive (P)
Per quanto concerne l’attività estrattiva, all’interno del territorio di San Miniato è presente una sola
cava attiva, in loc. La Serra, per l’estrazione di sabbie per costruzioni ed argille per industria
(fornaci, impermeabilizzazioni), la cui società Cava La Serra srl risulta titolare di una recente
autorizzazione all’estrazione rilasciata dal Comune nel novembre 2013.
Sul territorio sono presenti anche altre piccole cave ormai inattive da diversi anni tra cui quelle a
Poggio a Isola ed a Poggio al Pino entrambe sui rilievi prospicienti il corso del Fiume Elsa, quella
sul rilievo di Poggio al Lupo (nei pressi del cimitero di San Miniato) e quella in loc. Le Case nella
zona di fondovalle di Roffia; tutte precedentemente individuate nella carta delle aree sensibili o
degradate del vigente P.S..
La cava attiva La Serra, di cui riportiamo un immagine in Fig.120, ha un’estensione del suo
complesso estrattivo, comprensivo della viabilità interna di accesso alle aree in lavorazione, di
circa 99.520 mq.
Fig.120 Cava La Serra
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Si sviluppa su tre diversi piazzali di lavorazione le cui quote seguono la direzione di immersione
degli strati dei materiali ivi presenti: il piano più basso è attestato su sabbie ad una quota media di
50 m su lmm, il piano intermedio sullo strato delle sabbie miste ad una quota media di 65 m su
lmm ed il piano superiore sulle argille ad una quota media di 68 m su lmm. Le lavorazioni vengono
eseguite secondo le usuali metodologie utilizzate nell’escavazione di inerti e quindi per
splateamenti successivi mediante l’utilizzo di escavatore meccanico. Nella seguente Fig.121,
estratta dagli elaborati progettuali, riportiamo la planimetria dello stato attuale della cava La Serra.
Fig.121 Planimetria stato attuale Cava La Serra
Il piano di coltivazione della cava deve essere ancora completato e le operazioni di recupero
ambientale inizieranno solo dopo il raggiungimento della quota inferiore di scavo autorizzata che
nel punto più basso di escavazione raggiunge circa 44 m su lmm; gli scavi procederanno
indicativamente dall’alto verso il basso ed in direzione SW-NE seguendo la stratificazione del
materiale escavato, sia per non mescolare i materiali durante lo scavo e sia per garantire profili di
scavo più sicuri. Nella seguente Fig.122 è riportato un profilo longitudinale dell’attuale area di
escavazione con individuato il profilo di progetto a completamento della coltivazione.
Fig.122 Profilo longitudinale attuale e di progetto Cava La Serra
La recente autorizzazione comunale prevede un quantitativo rimanente di materiale complessivo
da coltivare pari a 324.753 mc di scavo in banco (di cui il 65% di sabbie ed il 35% di argille) da
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completare entro sei anni ed un volume di riempimento di circa 58.000 mc, relativo al solo apporto
del materiale per le opere di rinaturalizzazione, per ottenere il profilo morfologico definitivo di
recupero ambientale dell’area estrattiva previsto da ultimare entro un anno. Nella seguente Fig.124
è riportata la tabella riassuntiva dei tempi e dei volumi autorizzati per il definitivo completamento
della cava La Serra.
Fig.123 Tempi e volumi di completamento Cava La Serra
Il riempimento avverrà con materiali provenienti da impianti di recupero di materiali inerti,
conformemente alle norme in materia, fino al raggiungimento dell’assetto morfologico definitivo
dell’area di cava; il ripristino oltre a prevedere uno strato di fondo in argilla rullata per garantirne
l’impermeabilizzazione, sarà costituito da gradonature, da opere per la regimazione delle acque
superficiali compreso un piccolo lagone artificiale a valenza serbatoio e dalla deposizione di uno
strato finalizzato alla rinaturalizzazione e messa a dimora delle essenze vegetali quali olivi,
alberelli e prateria cespugliata. Nella seguente Fig.124 è riportata la planimetria di progetto dello
stato finale della cava a seguito degli interventi conclusivi di ripristino ambientale.
Fig.124 Planimetria stato finale interventi di ripristino ambientale Cava La Serra
Limite di escavazione progetto
autorizzato con dgm n.1
del 29/01/2002
Limite delle aree interessate
dalle coltivazioni in variante
Limite area in disponibilita’
Il Piano Regionale delle Attività Estrattive di Recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui
recuperabili (P.R.A.E.R.), approvato con D.C.R. n.27 del 27.02.07, indirizza la pianificazione
dell’attività estrattiva ad uno sfruttamento della risorsa litica secondo criteri di sviluppo sostenibile.
Il Piano delle Attività Estrattive, di Recupero delle aree escavate e Riutilizzo dei residui recuperabili
della Provincia di Pisa (P.A.E.R.P.) relativo al settore inerti del 2° stralcio territoriale riguardante la
Valdera ed il Valdarno inferiore, approvato con Del.C.P. n.14 del 22.03.2012, individua sul territorio
di San Miniato una cava bacino del Settore I ovvero “materiali per usi industriali, per costruzioni e
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opere civili” (identificata con la sigla 732 I 5) perimetrata come area di risorsa e confermata come
giacimento; si tratta proprio della suddetta cava La Serra.
Riportiamo di seguito i riferimenti dell’area e gli estratti cartografici del P.R.A.E.R. relativi alle aree
delle risorse ed alle aree dei giacimenti per San Miniato, rispettivamente nelle seguenti Figg.125 e
126. Il codice di riferimento per le risorse e per i giacimenti (nel nostro caso 732 I 5) è unico e
comprende tre elementi di riconoscimento distinti in tre parti, come da schema seguente:
- 732: è il codice regionale del Comune di San Miniato dove ricade l’area di previsione del piano;
- I: numero romano indicante la prima area di risorsa ed il primo giacimento nel Comune;
- 5: codice di accorpamento delle formazioni geologiche (corrisponde a depositi sabbiosi di origine
fluvio lacustre; arenarie poco cementate tipo "panchina"; molasse; depositi sabbiosi con ciottoli).
Fig.125 Aree delle risorse P.R.A.E.R.
Fig.126 Aree dei giacimenti P.R.A.E.R.
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La cava 732 I 5 è posta poco a nord della frazione La Serra, alla confluenza del Rio Enzi con il
Torrente Egola in sponda destra di entrambi, ed alla base di una digitazione collinare che separa
l’incisione valliva del Rio Enzi, a sud, dall’incisione valliva del botro di Pellicciano, a nord. Il sito
insiste sulle sabbie e argille di ambiente marino del pliocene ed è attualmente attiva come sopra
descritto.
Con l’approvazione dell’atto di pianificazione settoriale P.A.E.R.P., la Provincia attua gli indirizzi e
le prescrizioni contenute nel P.R.A.E.R. relativamente ai due settori del piano (materiali industriali
e materiali ornamentali e storici); inoltre il piano assume i principi sull’uso e la tutela delle risorse
del territorio contenuti nel Piano di Indirizzo Territoriale di cui all’art.3 della L.R. 1/2005 e del Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale del quale diviene parte integrante.
Il P.A.E.R.P. definisce anche gli indirizzi che la pianificazione comunale deve adottare nel recepire
la pianificazione dell’attività estrattiva, con particolare riguardo alla necessità di coordinamento
delle attività estrattive sviluppate nelle aree di cava ricadenti all’interno dello stesso bacino o in
bacini contermini, al fine di garantire un migliore sfruttamento della risorsa, ridurre gli impatti sul
territorio mediante la condivisione delle opere accessorie (viabilità di accesso all’area estrattiva,
impianti di prima lavorazione, frantumazione e selezione) e dei servizi a supporto delle attività oltre
ad un adeguato ripristino ambientale delle aree dismesse. Il piano individua inoltre le cave e le
aree di reperimento dei materiali, compatibilmente con la tutela delle risorse e del territorio
interessato, al fine dell’autosufficienza a livello provinciale per i materiali stessi.
Riportiamo nelle seguenti Figg.127-128-129 la carta dei giacimenti di materiali lapidei, la carta
delle risorse lapidee e la carta delle prescrizioni localizzative delle attività estrattive riguardanti il
territorio comunale di San Miniato (ovvero cava La Serra).
Fig.127 Carta dei giacimenti di materiali lapidei P.A.E.R.P.
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Fig.128 Carta delle risorse lapidee P.A.E.R.P.
Fig.129 P.A.E.R.P. Carta delle prescrizioni localizzative delle attività estrattive
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2.3.7 Livelli di contaminazione dei terreni (P)
Nel settore conciario vengono utilizzati numerosi prodotti chimici di tipo organico ed inorganico che
in qualche modo vengono successivamente ritrovati nell’ambiente (aria, acque e suolo). È il caso
del cromo trivalente, utilizzato come conciante nella fase di concia dei pellami. Il metallo, dopo il
processo, rimaneva nelle acque di scarico che andavano agli impianti di depurazione, per poi
passare nei fanghi prodotti e ritrovarsi nel suolo; attualmente i liquidi al cromo sono separati dal
resto dei reflui.
Studi condotti tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 sui terreni presenti nel centro del
comprensorio, evidenziarono un andamento della distribuzione del cromo maggiore nella zona del
depuratore di Santa Croce e gradualmente minore spostandosi dall’area del depuratore al centro
abitato. Furono riscontrate concentrazioni di cromo comprese fra 75 e 5.000 g/g nell’orizzonte
agronomico analizzato, 0-60 cm (Ceccanti & Masciandaro, 1995). Questi studi rivelarono anche
che la concentrazione di questo metallo persisteva pressoché costante per alcuni anni dopo la
cessazione dello spandimento della parte solida dei reflui conciari (inizio anni ‘70) e del
conferimento di fanghi di depurazione in discariche.
Uno studio più recente (Strati et al., 1998) condotto nell’area agro-industriale tra Castelfranco e
San Miniato, invece, campionando solo i primi 15 centimetri del terreno, ha evidenziato
concentrazioni comprese tra 20 e 35 g/g, di Cr, valori molto inferiori a quelli riscontrati nello studio
precedente (anche se si tratta di zone diverse) e molto simili ai valori dei terreni al di fuori della
zona industriale (Ghizzano – Peccioli = 24,60 g/g).
Anche se queste due indagini non sono confrontabili dato che sono studi realizzati in aree diverse,
è importante far notare che attualmente i reflui contenenti cromo sono separati dal resto dei
liquami di conceria e convogliati in serbatoi nelle singole ditte per poi essere mandati all’impianto di
Recupero Cromo (CRC), funzionante dal 1983 nel Comune di Santa Croce sull’Arno. Inoltre, la
lisciviazione del metallo dagli strati superficiali verso i livelli più profondi dei terreni e le naturali
cause che controllano la sua mobilità e che quindi determinano il suo comportamento nel profilo
del suolo o la sua permanenza in superficie (stato di ossidazione, pH, contenuto di sostanze
organiche e caratteristiche granulometriche del terreno), possono essere alcune delle cause del
perché non si trova questo metallo nei livelli superficiali del suolo.
Per questo motivo e considerando che il cromo non è un elemento che si trova naturalmente in
grande quantità nei terreni del comprensorio, esso può essere utilizzato come un tracciante per
determinare l’inquinamento dovuto ad attività conciaria.
È importante sottolineare che il Cr+3 è mutagenicamente inattivo ed è un micronutriente essenziale,
che solo in alte dosi risulta teratogeno.
Non risultano disponibili indagini più recenti nei terreni interessati, però le analisi periodiche
realizzate nelle discariche presenti nel comprensorio hanno evidenziato che alcune di esse, le più
antiche, presentano ancora considerevoli quantità del metallo concentrato nei rifiuti.
2.3.8 Siti inquinati - da bonificare (P)
Per “sito contaminato” si intende un’area geograficamente definita e determinata, intesa nelle
diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acque sotterranee, ecc.) e comprensiva delle
eventuali strutture edilizie ed impiantistiche presenti dove i valori delle concentrazioni soglia di
rischio (CSR) risultano superati.
In base al Piano Regionale di Bonifica dei siti inquinati (Delibera Regionale n.384/99) risulta che le
aree contaminate presenti nel comprensorio del cuoio corrispondono a discariche dismesse di
rifiuti urbani e speciali prodotti nella lavorazione del cuoio e nella depurazione dei reflui industriali.
Prima dell’emanazione della normativa specifica in materia di rifiuti, la zona del comprensorio del
cuoio ha subito un forte impatto ambientale in tutte le sue componenti; in particolare, prima
dell’entrata in vigore della Legge 915/82, i fanghi prodotti dalla depurazione dei reflui industriali ed
urbani così come i rifiuti urbani e speciali, venivano conferiti in cave dismesse o zone depresse
fino al totale riempimento della cavità e il più delle volte superando il livello del piano di campagna.
Nel territorio comunale di San Miniato sono state censite n.5 discariche esaurite le cui
caratteristiche sono riportate nella seguente tabella di Fig.130.
Tali siti da bonificare derivano da una mancata adeguata progettazione delle discariche, da una
mancata messa in sicurezza durante il periodo del loro utilizzo e da una non continua idonea
manutenzione delle stesse.
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Fig.130 Discariche esaurite censite
L’ubicazione di queste discariche esaurite censite è riportata nella carta delle aree sensibili e
degradate del vigente P.S. e di cui riportiamo un estratto nella seguente Fig.131.
La discarica di Casa Carraia, posta alla estremità Sud-Est del territorio comunale è l’unica
presenta una posizione compatibile con l’assetto geologico dell’intera area ed è stata attivata in
tempi relativamente recenti quindi nel rispetto di normative più consolidate.
Per le altre discariche la situazione è sicuramente più difficile; in ogni caso la bonifica delle
discariche di Scacciapulci (ubicata a Sud-Est dell’abitato di San Miniato) e Cigoli (ubicata
nell’incisione valliva del botro della Bestemmia in prossimità della frazione di Cigoli) rappresenta
una priorità proprio in ragione della loro sensibile localizzazione.
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Fig.131 Ubicazione delle discariche esaurite censite
2.3.9 Bonifica dei siti inquinati (R)
Si intende per bonifica di un sito contaminato l'insieme di interventi atti ad eliminare la fonte di
inquinamento ed eliminare le sostanze inquinanti o ridurre le concentrazioni delle stesse presenti
nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle
concentrazioni soglia di rischio (CSR).
Su scala regionale risulta condivisa la banca dati dei Siti Interessati da Procedimento di Bonifica
supportata da uno strumento informatico applicativo, come previsto dalla DGRT n.301/2010,
denominato SISBON (Sistema Informativo Siti interessati da procedimento di BONifica) che
consente la consultazione e/o l’aggiornamento da parte dei referenti delle amministrazioni
coinvolte nel procedimento stesso di bonifica (Comune, Provincia, ARPAT, AUSL, Prefettura,
Regione, MATTM).
In termini di struttura della banca dati é stato affrontato il problema interpretativo relativo "al
momento in cui un sito entra in Anagrafe" ai sensi del D.Lgs. 152/06 e della normativa
antecedente, ricostruendo l'ambito normativo in cui si è sviluppato l'iter ed associando alcune
informazioni di sintesi relative al procedimento in corso.
I dati di sintesi forniscono informazioni sul numero di siti ricadenti su un determinato territorio, su
dati anagrafici essenziali e sul motivo di inserimento del sito in banca dati nonché sull'ultimo stato
iter registrato; la banca dati comprende quindi sia gli siti iscritti nell'Anagrafe di cui all'Art. 251 del
D.Lgs. 152/06 che quelli non iscritti (sia in procedura ordinaria sia in procedura semplificata e
anche ricadenti sui SIN) e sia con procedimento in corso (siti con ITER ATTIVI) che concluso (siti
con ITER CHIUSI).
Nella seguente Fig.132 è riportato l’attuale elenco dei Siti Interessati da Procedimento di Bonifica
(SISBON) ricadenti nel territorio di San Miniato.
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Iscritta alla C.C.I.A.A. di Terni al n. REA 44929/1976 - P IVA 00173850553 - Iscritta all'Albo delle Cooperative al n. A15281
Fig.132 Elenco siti San Miniato interessati da procedimento di bonifica - SIRA SISBON
Legenda:
siti contaminati = i siti riconosciuti tali ai sensi della normativa vigente in fase di riconoscimento dello
stato di contaminazione (SITI IN ANAGRAFE CON ITER ATTIVO);
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siti bonificati o in messa in sicurezza operativa o permanente (MISO/MISP) = i siti riconosciuti tali ai
sensi della normativa vigente in fase di certificazione dell'avvenuta bonifica o messa in sicurezza operativa o
permanente (SITI IN ANAGRAFE CON ITER CHIUSO);
siti potenzialmente contaminati = i siti per i quali é stata accertata la potenziale contaminazione e da
sottoporre ad ulteriori indagini (SITI NON IN ANAGRAFE CON ITER ATTIVO);
siti con non necessità di intervento = i siti per i quali é stata accertata la mancata contaminazione (SITI
NON IN ANAGRAFE CON ITER CHIUSO).
In corrispondenza di ogni possibile regime normativo sono riportate le corrispondenti fasi e le
corrispondenti sottofasi; il possibile regime normativo per i siti inseriti in Banca Dati appartiene ad
uno dei seguenti elencati di seguito:
ANTE 471/99: sono i siti inseriti nel PRB 384/99 (con procedimento tutt'ora fermo al momento
dell'iscrizione nel PRB 384/99 o con procedimento chiuso già all'atto di inserimento nel PRB
384/99);
471/99: sono i siti che hanno visto l'attivazione del procedimento ai sensi del 471/99 (con
procedimento tutt'ora attivo in 471 o con procedimento chiuso ai sensi del 471);
152/06 AA 152/06: sono i siti che hanno visto l'attivazione del procedimento ai sensi del 471/99 e
che all'entrata in vigore del 152 sono passati in 152 (possono essere siti con procedimento tutt'ora
attivo o con procedimento chiuso);
152/06: sono i siti che si sono attivati ai sensi del 152 e che hanno un procedimento in corso in
regime di 152 o che si sono conclusi ai sensi del 152.
Nella seguente tabella di Fig.133 viene evidenziata la variazione del numero di siti soggetti a
obbligo di bonifica nel quinquennio 2009 – 2013 riferito a quattro comuni facenti parte del
comprensorio del cuoio (Fucecchio, San Miniato, Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto.
Fig.133 Siti comprensorio interessati da procedimento di bonifica - SIRA SISBON
3
Dall’analisi dei dati dei singoli comuni si evidenzia un generale aumento del numero dei siti nel
corso del periodo considerato; tale aumento risulta più marcato tra il 2009 e il 2010, riducendosi
progressivamente negli anni successivi e interrompendosi nel comune di Fucecchio dove il numero
di siti è rimasto stabile negli ultimi quattro anni. San Miniato invece non ha ancora fermato il trend
in aumento del numero dei siti arrivando a 14, come sopra descritti, nel 2013.
2.3.10 Elementi di criticità
Per quanto riguarda gli aspetti geomorfologici il territorio collinare di San Miniato è interessato da
frequenti movimenti franosi sia in termini di denudamenti superficiali che di vere e proprie frane,
con aumento della propensione al dissesto nelle aree a forte pendenza e laddove i livelli argillosi
intercalati ai livelli sabbiosi pliocenici risultano più frequenti, soprattutto in assenza di opere di
regimazione delle acque superficiali. I fenomeni di dissesto che possono manifestarsi risultano
piuttosto variabili e per lo più rappresentati da fenomeni di erosione, frane con crolli nelle sabbie e
forme rotazionali nelle alternanze sabbia-argilla, soliflussi nelle unità argillose e reptazione
discendente nei depositi eterogenei sabbia-argilla. Queste zone, distinte per tipologia,
rappresentano delle aree morfologicamente instabili che in funzione del loro stato di attività
vengono classificate a pericolosità molto elevata (fenomeni attivi) ed elevata (fenomeni quiescenti).
San Miniato è classificato come comune in zona sismica 3 e le indagini condotte di
microzonazione sismica di livello 1 hanno consentito di individuare le zone suscettibili di
amplificazioni locali caratterizzate da un alto contrasto di impedenza sismica. Queste risultano
presenti prevalentemente in alcune porzioni dei fondovalle alluvionali in corrispondenza del
passaggio tra copertura e substrato sismico rigido ed insieme alle zone suscettibili di instabilità di
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versante quiescente sparse un po’ su tutta la porzione collinare sanminiatese rappresentano le
aree soggette a pericolosità sismica locale elevata. Anche per gli aspetti sismici i fenomeni di
instabilità di versante attiva rappresentano le aree più critiche a pericolosità sismica molto elevata.
Per quanto riguarda gli aspetti idraulici, le vigenti perimetrazioni del PAI dell’AdB del F.Arno
individuano come aree interessate da pericolosità idraulica molto elevata quelle prevalentemente
diffuse nelle zone prossime al corso del F.Arno, del F.Elsa e del T.Egola ed anche in alcune zone
della pianura alluvionale prive di agglomerati urbani come quella tra Romaiano e San Donato,
quella a San Miniato Basso e quella tra Dogaia ed Isola. Le aree inserite in pericolosità idraulica
elevata riguardano la gran parte del fondovalle dell’Arno compreso l’abitato di San Donato e la
zona produttiva di Romaiano ed ampie porzioni del fondovalle dell’Egola; mentre in pericolosità
idraulica media ricade la fascia pedecollinare di Ponte a Egola e di San Miniato Basso, una
porzione di fondovalle a sud di Roffia e parte della fascia pedecollinare dell’Egola.
La zonizzazione di vulnerabilità idrogeologica, in riferimento ai criteri del P.T.C. sul grado di
protezione della falda acquifera più superficiale da eventuali elementi inquinanti, evidenzia per il
territorio di San Miniato come zone più vulnerabili quelle interessata dai corpi idrici che sono
direttamente esposti e quelle di affioramento dei depositi alluvionali terrazzati e di fondovalle.
Sempre a vulnerabilità idrogeologica di una certa criticità risultano le zone collinari interessate in
affioramento da terreni prevalentemente sabbiosi e l’intera pianura alluvionale dell’Arno dove,
anche se affiorano terreni a permeabilità talora molto bassa, la piezometrica della falda superficiale
risulta prossima al piano di campagna.
Altre criticità riguardanti il territorio sanminiatese concernono l’attività estrattiva dell’unica cava
rimasta in loc. La Serra con il suo piano definitivo di ripristino ambientale da concludersi tra sette
anni ed i siti inquinati da bonificare, con particolare riferimento alle ex discariche di Scacciapulci,
Cigoli e Cava dei Gronchi oggetto di progettazione e realizzazione di interventi di bonifica in
quanto riconosciuti come siti contaminati ed iscritti in anagrafe con iter procedurale attivo di
bonifica.
2.4 PAESAGGIO E NATURA
2.4.1 Paesaggio (S)
Nel territorio del Comune di San Miniato si possono individuare tre unità di paesaggio principali: la
pianura alluvionale dell’Arno, i fondovalle secondari e le colline; la prima e la terza unità sono a
loro volta distinte in due sub-unità ovvero rispettivamente in pianura agricola e pianura urbanizzata
e colline di San Miniato e colline orientali, meridionali ed occidentali. Riportiamo di seguito una
descrizione delle caratteristiche di tali unità di paesaggio.
Pianura alluvionale dell’Arno
- La pianura agricola
Si tratta di un vasto comprensorio pianeggiante e coltivato delimitato a nord dal fiume Arno, ad est
dal tratto terminale dell’Elsa, ed a sud ed ovest dalla statale Tosco-Romagnola e dagli
insediamenti urbani e industriali. A causa dell’espansione di questi ultimi, nel settore occidentale
l’area agricola si fa più discontinua e meno estesa, restando con diversi lembi nelle aree ancora
non edificate. La gran parte del territorio in questione è sottoposto a colture di tipo seminativo, a
cui si interpongono frequenti vigneti, pioppeti e più raramente oliveti e frutteti (sempre di piccola
estensione).
Il paesaggio planiziale è segnato da una maglia regolare rettangolare di fossi, scoline e strade
campestri e vicinali. Queste ultime, aventi andamento talvolta indipendente dalla regolatità del
disegno dei campi, collegano le frazioni minori e le case coloniche e residenziali sparse.
Attorno alle abitazioni sono presenti piccoli appezzamenti e resedi con orti e colture arboree miste
ad uso familiare, compresi piccoli o medi giardini.
Elementi vegetali caratteristici del paesaggio sono salici rossi e salici da vimini sparsi (soprattutto
nel settore orientale) e cipressi isolati sugli argini dei campi (nel settore centrale). Scarsa invece la
presenza di siepi naturali, eliminate, con tutta la loro biodiversità, perché di intralcio alle lavorazioni
meccanizzate del terreno.
Interessante invece la presenza di alcune specie vegetali palustri in alcuni fossi di drenaggio. Le
sponde dei corsi d’acqua maggiori, invece, mostrano una flora meno pregiata, a causa delle
ripetute opere di manutenzione (sfalci meccanizzati).
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- La pianura urbanizzata.
Le aree pianeggianti poste lungo la statale Tosco-Romagnola da San Miniato Basso a Ponte a
Egola e fino agli abitati di San Romano e San Donato formano un sistema pressoché continuo di
edifici, in parte residenziali ed in parte artigianali e industriali.
Nelle aree residenziali il tessuto urbano mantiene elementi architettonici tradizionali, soprattutto le
vie principali, presso la stazione e nelle frazioni di più antica fondazione. Frequente è la presenza
di piccoli giardini privati, compresi orti residuali tra le case, e di verde pubblico (alberature stradali).
Nelle aree industriali, invece, si ha un’edilizia comprensibilmente essenziale e funzionale, anche se
in tempi recenti sembra essere stata prestata attenzione anche alle componenti architettoniche
esteriori. Sono inoltre presenti alcuni spazi residuali liberi da edifici caratterizzati da vegetazione
pioniera e ruderale.
Fondovalle secondari
I fondovalle secondari considerati sono quelli del torrente Egola e del suo affluente Rio Enzi, oltre
alla sponda sinistra del fiume Elsa. Si tratta di aree essenzialmente pianeggianti, solcate da corsi
d’acqua naturali e da fossi di drenaggio e quasi interamente coltivate. Sono poche infatti le frazioni
abitate (La Serra, Corazzano, Parrino, Ponte a Elsa); per il resto si tratta di poderi sparsi o di
aziende zootecniche.
La coltura prevalente è il seminativo, a cui si aggiungono frequentemente la pioppicoltura e in
misura minore altre colture da legno e la vite (in coltura specializzata o consociata al seminativo).
Nei tratti pedecollinari è presente anche l’olivo. Si hanno inoltre interessanti testimonianze della
ormai abbandonata coltura del tabacco nelle antiche “tabacchiere” della valle dell’Egola.
Di un certo valore paesaggistico sono poi le varie presenze arboree di origine antropica: i viali di
pioppi cipressini, i salici capitozzati lungo i fossi e i corsi d’acqua minori, i cipressi sparsi nelle aree
meno depresse e umide.
Come nella piana dell’Arno, anche qui si ha una generale scarsità di siepi naturali tra i campi,
eccettuati i densi canneti lungo le sponde dell’Egola e dell’Elsa (residui delle pregresse formazioni
riparie a galleria).
Colline
- La collina di San Miniato
Il complesso collinare su cui sorge il capoluogo si distingue dalle colline circostanti non solo per la
posizione più avanzata verso l’Arno, ma soprattutto per un assetto più parcellizzato delle colture e
dei boschi ancora presenti.
Il centro abitato medievale si allunga sui crinali interessando poca parte dei versanti. Questi sono
mantenuti a bosco dove le pendenze sono forti, mentre sono coltivati nelle situazioni meno acclivi:
si tratta di colture generalmente di piccole dimensioni, con un’alternanza di vigneti, oliveti e
seminativi. Le aree coltivate sono punteggiate di poderi e case sparse collegate da vie vicinali
solitamente di crinale e in questo contesto non sono rare sistemazioni del terreno quali
terrazzamenti.
Sono presenti anche nuclei storici minori, in particolare Cigoli.
I boschi presenti sono in prevalenza cedui misti di latifoglie (compresi lembi di robinieto a
consolidamento di aree prossime alle strade), ma non sono rare parcelle rimboschite a pino
marittimo.
- Le colline orientali, meridionali e occidentali
Le colline a est di Calenzano, a sud della valle del Rio Enzi e ad ovest del torrente Egola hanno un
assetto in qualche misura diverso da quello sopra descritto: pur mantenendo un’alternanza di aree
coltivate, di boschi cedui di latifoglie e rimboschimenti di conifere, l’estensione media degli
appezzamenti è molto maggiore. Le colture presenti sono quelle tipiche del paesaggio toscano:
vigneti, oliveti e seminativi. I versanti sono spesso caratterizzati da frequenti balze franose che
rendono tipico il territorio delle colline sanminiatesi.
Si hanno insediamenti abitativi spesso di antica origine: borghi e fattorie fortificate che in certi casi
hanno avuto fasi di sviluppo anche recenti (Stibbio, Balconevisi, Cusignano), mentre altri hanno
mantenuto la loro struttura originaria seppur con adeguamenti alle attività agricole odierne
(Montebicchieri, Bucciano, San Quintino, Collebrunacchi, Canneto).
La densità abitativa è in genere scarsa e concentrata in questi piccoli centri, risultando invece
scarsi i poderi isolati, alcuni dei quali ancora abbandonati nonostante la tendenza al recupero
anche a fini agrituristici.
I boschi sono spesso più estesi e si tratta di cedui misti di latifoglie decidue sulle colline orientali e
meridionali, mentre a sud ovest si hanno più estesi popolamenti con dominanza o elevata
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frequenza del leccio. Sono ovunque presenti rimboschimenti di pino marittimo (in misura contenuta
anche di cipresso).
2.4.2 Flora e fauna (S)
La flora nel complesso può essere suddivisa in due grandi categorie: i boschi e gli altri tipi di
vegetazione di origine naturale e le colture agrarie.
I boschi presenti nel territorio sanminiatese sono in gran parte di origine naturale, anche se più o
meno modificati dagli interventi selvicolturali (tagli periodici e coniferamenti), ma esistono anche
boschi di origine artificiale, cioè veri e propri rimboschimenti di conifere o robinia.
Gli altri tipi di vegetazione spontanea sono la vegetazione riparia (distinta in arborea e non
arborea) e le fitocenosi arbustive e pioniere, che si sviluppano solitamente sui terreni collinari
abbandonati, al margine dei boschi o in boschi degradati, sulle scarpate, ecc..
Tra i boschi si distinguono quelli di latifoglie decidue, di latifoglie decidue e sempreverdi, misti di
latifoglie e conifere, di conifere e di robinia.
I boschi di latifoglie decidue presenti sul territorio rientrano in prevalenza nell’ambito delle cerrete e
dei querco-carpineti, boschi cioè caratterizzati da una dominanza di querce, soprattutto cerro
(Quercus cerris L.) e in misura minore roverella (Quercus pubescens Willd.), variamente associate
al carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop) e ad altre specie di caducifoglie. Simili boschi
interessano gran parte del comprensorio collinare di San Miniato, soprattutto ad est del Torrente
Egola; ad ovest di questo, invece, si hanno consociazioni di latifoglie con sclerofille sempreverdi a
leccio (Quercus ilex L.) dominante. La totalità dei boschi di latifoglie nel territorio sanminiatese
sono cedui, ossia sottoposti (soprattutto in passato) a tagli periodici per produrre legna. Dal
secondo dopoguerra in poi le pratiche selvicolturali di questo tipo sono state in gran parte
abbandonate o ridotte, con un generale allungamento del turno di taglio (minimo 18 anni). Questo
solitamente ha comportato un miglioramento dei suoli e un arricchimento del corredo floristico. Nei
boschi radi le prime specie che si insediano sono il ginepro comune (Juniperus communis L.),
l’orniello (Fraxinus ornus L.), l’olmo campestre (Ulmus minor Miller), l’acero campestre (Acer
campestre L.), il biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), il prugnolo (Prunus spinosa L.), la
sanguinella (Cornus sanguinea L.), la coronilla (Coronilla emerus L.), il corniolo (Cornus mas L.),
ecc., che nei primi tempi formano un denso strato arbustivo. Una specie che merita una particolare
segnalazione nell’area in questione è il castagno (Castanea sativa Miller), presente in nuclei sparsi
nei cedui di querce e carpino nero dei versanti esposti a nord. Il sottobosco erbaceo dei boschi di
latifoglie di San Miniato è formato da specie molto comuni quali il paleo (Brachypodium sylvaticum
(Hudson) Beauv.) ed altre graminacee (Festuca heterophylla Lam., Dactylis hispanica Roth.),
l’edera (Hedera helix L.), alcune felci come la felce aquilina (Pterydium aquilinum (L.) Kuhn) e
l’adianto nero (Asplenium adiantum-nigrum L.), il rovo (Rubus ulmifolius Schott) ed inoltre la
clematide (Clematis flammula L.), il caglio e la robbia (Galium aparine L., Rubia peregrina L.), il
ciclamino (Cyclamen hederifolium Aiton), le viole (Viola odorata L., Viola alba Besser), il pungitopo
(Ruscus aculeatus L.), la rosa sempreverde (Rosa sempervirens L.), la salsapariglia (Smilax
aspera L.), l’asparago (Asparagus acutifolius L.), il tamo (Tamus communis L.), la cicerchia
silvestre (Lathyrus sylvestris L.), la scorodonia (Teucrium scorodonia L.) ed altre ancora con
diffusione più localizzata. I cedui di latifoglie non più sottoposti a taglio e non pascolati, una volta
colonizzati dalle specie di arbusti, rampicanti ed erbe sopra citate, spesso produttrici di frutti
selvatici, germogli e tuberi, divengono importanti anche per la fauna selvatica, in particolare per gli
uccelli e i roditori che trovano qui maggiori quantità di cibo e rifugi indisturbati; ma anche gli
ungulati possono esserne avvantaggiati (e fra questi soprattutto il cinghiale). I boschi di
caducifoglie infine, soprattutto quelli con prevalenza di querce, sono talvolta assai importanti per le
loro potenzialità tartufigene: sui suoli calcarei (quindi alcalini), asciutti e drenati e non troppo ricchi
di sostanza organica vive il tartufo nero (Tuber melanosporum Vitt.), che stabilisce simbiosi
micorriziche con la roverella, il leccio e il carpino nero. E’ presente anche il meno pregiato
scorzone (Tuber aestivum Vitt.). La presenza del tartufo bianco (Tuber magnatum Pico) è
solitamente limitata alle zone più fresche, alle valli boscose, soprattutto ai piedi delle balze, e su
suoli alluvionali planiziali.
I boschi di latifoglie decidue e sempreverdi sostituiscono, nel settore sud occidentale del comune, i
boschi di caducifoglie e la specie di quercia sempreverde autoctona dominante è il leccio; in tali
boschi il corredo floristico arbustivo è costituito dal corbezzolo (Arbutus unedo L.), il lentisco
(Pistacia lentiscus L.), l’erica (Erica arborea L.), la lentaggine (Viburnum tinus L.) e nelle vallecole
umide e negli impluvi naturali compare anche l’alloro (Laurus nobilis L.). Negli strati più bassi si
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incontra la ginestrella (Osyris alba L.) assieme alle specie erbacee e rampicanti precedentemente
descritte: paleo, felci, salsapariglia, caglio, clematide, asparago, edera, pungitopo, ecc..
I boschi misti di latifoglie e conifere sono in prevalenza cedui di querce coniferati con pino
marittimo (Pinus pinaster Aiton) ed in misura minore con cipresso (Cupressus sempervirens L.);
proprio il pino marittimo ed il cipresso come pioniere si rinnovano spontaneamente solo su terreni
scoperti (ad esempio dopo un incendio), mentre in presenza di un bosco misto con latifoglie lo
sviluppo di nuove generazioni è più difficoltosa, cosicché il bosco sul lungo periodo evolverà
senz’altro verso la dominanza delle latifoglie.
I boschi di conifere sono rappresentati nella zona di San Miniato dalla specie di conifera
maggiormente usata per i rimboschimenti ovvero il pino marittimo; questa è una specie autoctona
in Toscana, diffusa spontaneamente soprattutto nel settore nord-occidentale della regione, mentre
nel resto del territorio la sua presenza spesso massiccia e caratterizzante il paesaggio è dovuta a
rimboschimenti o a diffusioni spontanee su terreni degradati per varie cause. In particolare sono
soprattutto i crinali delle colline, cioè i terreni che per loro natura sono più aridi, ad essere soggetti
alla diffusione del pino marittimo.
I boschi di robinia o acacia (Robinia pseudacacia L.) di provenienza nordamericana, sono costituiti
da una delle principali piante infestanti, a causa della sua energica e rapida capacità di ricaccio per
polloni dopo il taglio (anche se totale e ripetuto); inoltre, data l’abbondante fioritura e fruttificazione,
la robinia si diffonde facilmente anche per seme. Se dal punto di vista economico e forestale i
robinieti possono avere un certo valore, sotto l’aspetto ecologico e floristico essi rappresentano un
problema: l’invasività della robinia, capace di insinuarsi in altre associazioni vegetazionali e di
dominarle, l’ha fatta definire in molti casi un vero e proprio “cancro verde”; inoltre la biodiversità nei
boschi di robinia è molto bassa e le specie arbustive ed erbacee presenti, oltre che in numero
ridotto, sono sempre specie molto comuni che tendono a escludere per competizione quelle più
rare. Nel comune di San Miniato i robinieti sono più diffusi nel settore nord-occidentale dove si
hanno boschi più consistenti su più estesi versanti collinari (sempre rivolti a nord e nord-ovest).
Per quanto riguarda la vegetazione riparia arborea, in un contesto fortemente antropizzato
(urbanizzazione, agricoltura, selvicoltura) come quello di San Miniato, resta purtroppo poco spazio
per la tale vegetazione naturale; degli originari boschi fluviali di pioppi bianco e nero (Populus alba
L., Populus nigra L.), salici (Salix alba L., Salix cinerea L., Salix purpurea L.), ontano nero (Alnus
glutinosa Gaertner), frassino (Fraxinus oxycarpa Bieb.), farnia (Quercus robur L.), olmo (Ulmus
minor Miller), carpino bianco (Carpinus betulus L.) non restano che pochi lembi. Si tratta in genere
di ristrette formazioni lineari sulle sponde ed alle confluenze di fiumi e torrenti ampiamente regimati
ed arginati, oppure nel fondo delle valli di testata, nell’ambito dei boschi di latifoglie o misti.
La vegetazione erbacea igrofila è assai più diffusa di quella arborea riparia, deriva da una forte
manomissione di quest’ultima, con disboscamenti, risagomatura degli argini, sfalci periodici. Si
tratta di una vegetazione prevalentemente “erbacea”, anche se quasi sempre assume la forma di
densi canneti. Le specie di alberi eventualmente presenti, quali il salice bianco (Salix alba L.) e il
pioppo nero (Populus nigra L.), si mantengono a portamento arbustivo, non tanto per i danni subiti
durante le piene quanto per gli interventi antropici sopra accennati. Le specie dominanti in questi
ambienti sono le canne (Arundo donax L. e in misura minore Arundo pliniana Turra), presenti
soprattutto sugli argini, e la cannuccia di palude (Phragmites australis (Cav.) Trin.), localizzata di
preferenza nell’alveo vero e proprio dei corsi d’acqua.
Per quanto riguarda gli incolti questi derivano da terreni un tempo coltivati a seminativo ed oggi
abbandonati; la vegetazione ivi presente è costituita da erbe annuali o perenni (in prevalenza
graminacee, leguminose, composite) associati a specie arbustive esercitanti una copertura del
suolo inferiore al 40% per cui non sono assimilati ai boschi.
Gli arbusteti sono invece cenosi in cui le componenti arbustiva ed arborea ricoprono il suolo in
misura superiore al 40 % e sono assimilati ai boschi; essi possono derivare da terreni agricoli
abbandonati da diversi anni e ricolonizzati dalle specie arbustive come primo stadio verso la
formazione di un bosco, oppure possono derivare da un eccessivo sfruttamento dei boschi (o delle
loro aree marginali), con inaridimento ed impoverimento dei suoli a scapito delle specie arboree
esigenti. Le cenosi più diffuse nell’area sanminiatese sono i ginestreti, presenti soprattutto sui
versanti esposti a sud e ovest, più asciutti e caldi, e i pruneti, presenti indifferentemente in tutte le
posizioni, con composizioni floristiche diverse.
Le colture agrarie nel comune di San Miniato possono essere suddivise in due tipologie: il sistema
agricolo di pianura ed il sistema agricolo di collina.
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L’agricoltura cosiddetta di pianura è praticata nei terreni della pianura alluvionale dell’Arno e nei
fondovalle alluvionali dell’Egola, dell’Elsa e del Rio Enzi e affluenti; i terreni particolarmente fertili
con buona disponibilità idrica sono destinati prevalentemente a seminativo, dove vengono
praticate colture estensive quali i cereali (mais e cereali autunno vernini) e colture industriali
(girasole, barbabietola e più raramente ortive e tabacco). Piuttosto diffuse sono le colture arboree
da legno quali il pioppo e soprattutto nei fondovalle ciliegio, noce e alcune specie tartufigene.
La frutticoltura e l’orticoltura sono scarsamente presenti sebbene il territorio potrebbe offrire un
certo grado di potenzialità.
La parte nord-orientale del fondovalle dell’Arno è stata meno invasa dall’urbanizzazione ed è
riuscita a conservare in parte gli elementi caratterizzanti dell’economia rurale; è evidente, infatti, in
questa area un assetto poderale più marcato e una presenza agricola più organizzata sebbene il
paesaggio abbia perso molta della sua caratterizzazione.
Le colture presenti nelle colline di San Miniato sono quelle tipiche della Toscana: la vite, l’olivo e i
seminativi (soprattutto cereali autunno vernini, leguminose da granella e foraggere). L’olivo è
diffuso in maniera omogenea su tutte le colline del territorio comunale e prevalentemente in coltura
specializzata, mentre la maggiore concentrazione di vigneti si trova nella parte orientale del
comune con una presenza piuttosto diffusa anche nella parte centrale e nella parte meridionale.
Nel paesaggio agrario dei fondovalle e delle colline sanminiatesi sono da evidenziare anche
alcune presenze arboree isolate interessanti: le alberature sparse o disposte in filari che
conferiscono al paesaggio una fisionomia caratteristica; si tratta in particolare di: cipressi (isolati e
sparsi, in filari o a gruppi), salici da vimini (sparsi) e vite maritata.
In sintesi possono essere segnalati come elementi di criticità: la diffusione della specie arborea
infestante robinia che può diffondersi con grave danno in contesti naturali di pregio, la diffusione
dei boschi di conifere a discapito di quelli di latifoglie ed una scarsa naturalità di ampi tratti di corsi
d’acqua in seguito ad artificializzazione. Da un altro punto di vista si deve sottolineare come la
salvaguardia delle zone tartufigene ampiamente diffuse sul territorio comunale sanminiatese
costituisca un aspetto preponderante per l’economia locale.
Per quanto riguarda la fauna, possiamo indicare tra le classi di vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili,
anfibi) quali siano le specie presenti e segnalate nei boschi e nelle campagne del territorio
sanminiatese. Tra i mammiferi sono presenti il cinghiale (Sus scrofa), il capriolo (Capreolus
capreolus), la volpe (Vulpes vulpes), la faina (Martes foina), il tasso (Meles meles), la donnola
(Mustela nivalis), il ghiro (Glis glis), il topo quercino (Eliomys quercinus), il moscardino
(Muscardinus avellanarius), lo scoiattolo (Sciurus sciurus), l’istrice (Hystrix cristata), l’arvicola
rossastra (Clethrionomys glareolus), il topo di campagna (Apodemus sylvaticus), il ratto grigio
(Rattus norvegicus), la lepre comune (Lepus europaea), il riccio (Erinaceus erinaceus), i toporagni
(Sorex araneus, Sorex minutus, Sorex samniticus), le crocidure (Crocidura leucodon, Crocidura
suaveolens) ed i pipistrelli (Rhinolophus ferrumequinum).
Tra l’avifauna sono da segnalare: l’allodola (Alauda arvensis), il passero d'Italia (Passer italiae,
Passeridi), la rondine comune (Hirundo domestica), il balestruccio (Delichon urbica), la gazza (Pica
pica), la ghiandaia (Garrulus glandarius), la cornacchia grigia (Corvus corone cornix), lo storno
(Sturnus vulgaris), il pettirosso (Erithacus rubecula), il merlo (Turdus merula), l'usignolo (Luscinia
megarhynchos), il tordo sassello (Turdus iliacus), la tordela (Turdus viscivorus), il tordo bottaccio
(Turdus philomelos), il fringuello (Fringilla coelebs), il cardellino (Carduelis carduelis), lo zigolo
nero (Emberiza cirlus), lo strillozzo (Emberiza calandra), l’averla (Lanius), la poiana (Buteo buteo),
il gheppio (Falco tinnunculus), il barbagianni (Tyto alba), la civetta (Athene noctua), l'assiolo (Otus
scops), il fagiano (Phasianus colchicus), il piccione selvatico (Columba livia), il colombaccio
(Columba palumbus), la tortora comune (Streptopelia turtur), l'upupa (Upupa epops), il gruccione
(Merops apiaster), il rondone (Apus apus), le pavoncelle (Vanellus vanellus), il beccaccino
(Gallinago gallinago), il gabbiano comune (Larus ridibundus), la cinciallegra (Parus major), la
capinera (Sylvia atricapilla), il cuculo (Cuculus canorus), il picchio verde (Picus viridis), la
beccaccia (Scolopax rusticola), l’allocco (Stryx aluco), la garzetta (Egretta garzetta), l'airone
cenerino (Ardea cinerea), il germano reale (Anas platyrhynchos), l'alzavola (Anas crecca), la
folaga (Fulica atra) e la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus).
Tra i rettili sono invece da segnalare: il biacco (Coluber viridiflavus), la vipera comune (Vipera
aspis francisciredi), la biscia dal collare (Natrix natrix helvetica), il ramarro (Lacerta bilineata), la
lucertola campestre (Podacris sicula campestris), l’orbettino (Anguis fragilis), il geco verrucoso
(Hemidactylus turcicus) e la testuggine terrestre (Testudo hermanni) e d’acqua (Emys orbicularis)
divenute ormai alquanto rare.
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Tra gli anfibi infine: il rospo comune o rospo spinoso (Bufo bufo spinosus), le rane verdi (Rana
esculenta), la raganella (Hyla intermedia) e il tritone punteggiato (Triturus vulgaris).
2.4.3 Superficie percorsa da incendi (P)
Un altro fattore di pressione che influenza la qualità paesaggistica e la naturalità delle boscaglie è
rappresentato dagli incendi. I comuni dell’area del comprensorio maggiormente colpiti da incendi
boschivi nel periodo di riferimento 1997-2000, secondo i dati disponibili del Corpo Forestale dello
Stato sono il comune di Santa Maria a Monte e quello di Castelfranco di Sotto.
I due comuni sono stati rispettivamente interessati dal 62,50% e dal 31,25% degli incendi boschivi
sviluppatisi in tale periodo. L’evento maggiormente devastante per superficie boschiva percorsa
dal fuoco (30 ha di superficie boscata) e per i danni causati (54.041 euro) è stato quello che ha
colpito nel 1999 il comune di Castelfranco di Sotto. Per il comune di San Miniato si è verificato nel
periodo di riferimento solo un incendio che ha riguardato 0,70 ettari di superficie boscata. Nelle
seguenti Figg.134 e 135 riportiamo, per il periodo 1997-2000, il diagramma relativo al numero degli
incendi boschivi nell’area del comprensorio ed in tutta la Provincia di Pisa e la relativa tabella delle
superfici percorse dal fuoco.
Fig.134 Numero di incendi boschivi in Provincia e nel comprensorio
60
50
40
Provincia di
Pisa
Area del
Comprensorio
30
20
10
0
1997
1998
1999
2000
Fig.135 Incendi boschivi, superficie percorsa dal fuoco e danni prodotti dal 1997 al 2000
N. Incendi
Comune/Provincia
Castelfranco di Sotto
Montopoli in Val d'Arno
San Miniato
Santa Maria a Monte
Totale
Provincia di Pisa
1
1
1
9
12
54
Superficie percorsa dal fuoco in ha
Boscata
Non boscata
Totale
1997
1,00
0,00
1,00
0,50
0,00
0,50
0,70
0,00
0,70
39,50
0,00
39,50
41,70
0,00
41,70
187,23
89,83
277,06
Danno (in euro)
2.071
10.753
12.824
161.431
8
8
16
47
1998
18,30
6,00
24,30
79,25
3,60
8,60
12,20
112,95
21,90
14,60
36,50
192,20
13.753
15.494
29.247
269.599
Castelfranco di Sotto
Provincia di Pisa
1
24
1999
30,00
104,16
0,00
55,13
30,00
159,29
54.041
131.357
Santa Maria a Monte
Provincia di Pisa
3
21
2000
4,05
20,58
1,00
11,27
5,05
31,85
1.549
61.202
Castelfranco di Sotto
Santa Maria a Monte
Totale
Provincia di Pisa
Fonte: Corpo Forestale dello Stato – Servizio antincendio boschivo
La Regione Toscana a seguito della L.R. 39/2000 ha già avviato a suo tempo l’iter per la
costituzione di un sistema informatico regionale per l’archiviazione e gestione dei dati riguardanti
gli incendi boschivi e riconfermato nel Piano operativo anticendi boschivi 2009-2011 approvato con
D.G.R.T. n.55/2009. I dati disponibili a livello provinciale degli ultimi anni (periodo 2006-2012)
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rivelano un diverso trend dei valori registrati con un sensibile aumento sia del numero degli incendi
che delle superfici percorse dal fuoco specie per gli anni 2009, 2011 e 2012.
Nella seguente Fig.136 riportiamo, per il periodo 2006-2012, la tabella del numero degli incendi e
delle superfici percorse dal fuoco, in ettari, per la Provincia di Pisa ripresi dai dati disponibili sugli
incendi boschivi del Corpo Forestale dello Stato.
Fig.136 Provincia di Pisa - Incendi boschivi e superficie percorsa dal fuoco dal 2006 al 2012
ANNI
NUMERO INCENDI
SUPERFICIE PERCORSA
DAL
FUOCO (HA)
BOSCATA
NON BOSCATA
TOTALE
2006
52
18
44
62
2007
57
43
10
53
2008
48
36
49
85
2009
69
554
88
642
2010
25
4
6
10
2011
103
90
106
196
2012
126
149
204
353
Il territorio comunale di San Miniato risulta classificato nel Piano operativo Antincendi Boschivi
2009-2011 con un alto indice di rischio di sviluppo incendi boschivi; nella seguente Fig.137
riportiamo un estratto della cartografia contenuta nel suddetto piano che evidenzia l’indice di
rischio incendi boschivi per ciascun comune della Toscana.
In Toscana nove incendi forestali su dieci sono legati direttamente o indirettamente ad attività
antropiche e la probabilità che un incendio si inneschi è legata ad un alto numero di fattori che
interagiscono tra loro tra cui le caratteristiche territoriali, morfologiche, della vegetazione,
climatiche, socio economiche e naturalmente l’analisi statistica degli incendi verificatisi negli anni
precedenti. La stima del livello di rischio nei diversi ecosistemi viene quindi presa a riferimento per
la calibrazione delle attività di monitoraggio, prevenzione ed intervento.
Fig.137 Indice di rischio incendi boschivi
2.4.4 Le aree protette (R)
Il territorio comunale di San Miniato è interessato dall’Area Naturale Protetta di Interesse Locale
(A.N.P.I.L.) denominata “Boschi di Germagnana e Montalto” (codice regionale APPI09) istituita tra i
Comuni di San Miniato (con Del.C.C. n.108 del 30.11.2005) e Montopoli in Val d’Arno (con
Del.C.C. n.87 del 31.11.2005). L’area protetta è situata fra la valle di Germagnana e le colline di
Montalto (vedi seguente Fig.138) e si estende per circa 300 ha di cui la maggioranza nel territorio
comunale di San Miniato.
La zona interessata rappresenta un frammento del sistema collinare che, iniziando
immediatamente a sud dell’Arno, si estende fra i torrenti Egola e Chiecina e che fa parte del più
ampio territorio boscoso di ondulazioni plio-pleistoceniche compreso fra i fiumi Era e Elsa. Il
dislivello altitudinale complessivo è piuttosto modesto, andando dai 170 m slm a sud di “Casa
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Germagnana alta” ai 35 m slm a sud di “Casa Cafaggio” presso l’incontro del vertice settentrionale
dell’area con la superstrada FI-PI-LI.
I limiti topografici dell’area seguono per lo più elementi significativi del paesaggio come linee di
crinale, aste fluviali o cambiamenti repentini nell’uso del suolo; nell’insieme, l’area si presenta
come un rilievo ‘tagliato’ da un fitto e irregolare reticolo idrografico che origina fondovalle profondi
fiancheggiati da pendii acclivi che nascondono le parti alte delle colline. L’elemento fluviale
maggiormente caratterizzante l’area è rappresentato dal tratto medio-superiore del torrente
Vàghera, corso d’acqua che, come detto nella premessa, si origina nell’alta valle di Germagnana. I
tre sottosistemi morfologici principali (fondovalle, versanti, sommità) sono caratterizzati da
altrettanti tipi di uso del suolo che rimangono costanti, con poche, significative eccezioni, per tutta
l’estensione dell’area. Se infatti i versanti, anche per la loro acclività, sono pressoché lasciati a
bosco, i fondovalle e le sommità vedono permanere un utilizzo prevalentemente agricolo legato nel
primo caso a colture di cereali e girasole, nel secondo alle attività connesse alle abitazioni che
punteggiano molte cime collinari (olivi, orti, frutteti…). Per quanto concerne le sommità collinari,
importante è la zona di Montalto, coperta da boschi senza soluzione di continuità nonché alcuni
crinali interamente boscosi a sud di Casa Germagnana Bassa. Nel complesso, l’elemento bosco
domina di gran lunga anche grazie a evidenti tracce di abbandono più o meno recente delle
campagne, soprattutto per alcune porzioni di versante esposte a sud un tempo adibite a oliveta e
oggi invase da boscaglie semi-impenetrabili.
Il territorio di Germagnana-Montalto possiede, per un insieme di ragioni geografico-fisiche, un
tasso di diversità ecologica e biologica assai elevato, grazie ad un numero di ambienti e di specie
vegetali inconsueto per un territorio così limitato. In sintesi, gli ambienti del territorio si distinguono
in boschi, ecotoni, prati e zone umide.
- i boschi presentano nei tratti meno disturbati piante erbacee tipicamente nemorali (primule,
ellebori, crochi, ciclamini, viole selvatiche, pervinche) che conferiscono all’intero ambiente un
importante valore ecologico; le vari tipologie di bosco che si ritrovano nel territorio dell’ANPIL sono:
• querceto misto termoxerofilo a dominanza di leccio alternato variamente a roverella con orniello
e/o carpino nero;
Fig.138 Anpil Boschi di Germagnana e Montalto
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• querceto misto mesoxerofilo a dominanza di cerro alternato variamente a roverella con castagno
e/o carpino nero; coniferamento sparso
• bosco misto mesofilo con cerro, carpino bianco, castagno e nocciolo;
• pinete a pino marittimo, nero, domestico o altre conifere.
- gli ecotoni sono elementi del paesaggio al confine fra due zone a differente uso: i margini dei
boschi, le siepi fluviali, i diradamenti operati dai sentieri nella volta degli alberi. Negli ecotoni
crescono piante erbacee e arbustive e vivono specie animali che non potrebbero trovarsi negli
ambienti che l’ecotono stesso delimita. Esistono specie vegetali che hanno necessità idriche e
luminose che solo al margine del bosco riescono a soddisfare (la buglossoide purpureo-cerulea –
Buglossoides purpureocaerulea (L.) Johnston, l’astragalo glicifillo – Astragalus glyciphyllos L.) o
che hanno precisi rapporti biologici con gli animali (insetti e uccelli) dell’ecotono. La maggioranza
delle farfalle predilige questi ambienti in cui l’abbondanza di risorse è notevole. Nella valle di
Germagnana gli ecotoni più significativi sono rappresentati dagli arbusteti dominati da eriche e
corbezzolo, che sostituiscono la lecceta, e da quelli dominati da olmo ed acero minore, localizzati
nei fondovalle. Lungo i rii minori è inoltre diffuso un arbusteto dominato da Salix alba L., rovo Rubus ulmifolius Schott e sanguinello - Cornus sanguinea L..
- i prati sono sede elettiva di peculiari relazioni biologiche, per le ricche e mutevoli fioriture che
favoriscono la presenza di innumerevoli specie di insetti ed altri invertebrati essenziali nella
complessità delle catene alimentari, nonché spesso utili per la lotta biologica nelle coltivazioni.
Nella valle di Germagnana e nelle colline di Montalto si possono distinguere quattro diverse
tipologie prative principali: il prato naturale mesofilo, il prato naturale xero-termofilo; la vegetazione
terofitica di fondovalle;la vegetazione terofitica degli oliveti sommatali.
- le zone umide si rinvengono principalmente alla confluenza del Rio Germagnana con il Vàghera.
Tali zone offrono rifugio a specie vegetali d’indubbio valore come il cardo cretese (Cirsium
creticum (Lam.) D’Urv.) e l’epilobio a foglie piccole (Epilobium parviflorum Schreber), sebbene
risultino ben più rilevanti dal punto di vista faunistico, offrendo rifugio al raro granchio d’acqua
dolce e ad un’indefinibile moltitudine di insetti e altri invertebrati che in tutte le stagioni popolano le
aree interessate da ristagno d’acqua. Notevole è pure la presenza di anfibi (rospo comune, rana
rossa e verde, tritone punteggiato e crestato) che trovano qui un luogo idoneo per la riproduzione.
In relazione agli habitat individuati dalla ‘Direttiva Habitat 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche si possono ritrovare:
- querceti di rovere subatlantici del Carpinion betuli;
- castagneti;
- fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion;
- foreste di Quercus ilex.
Prendendo in considerazione gli allegati della L. R. 56/2000 (Norme per la conservazione e la
tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche) relativi alle specie
vegetali, si può affermare, che nell’area in esame sono presenti almeno 15 specie d’interesse
regionale ed due specie protette a livello regionale:
- Abies alba Miller;
- Lilium croceum Chaix (specie protetta);
- Allium pendulinum Ten.;
- Polygala flavescens DC.;
- Arisarum proboscideum (L.) Savi;
- Pulmonaria saccharata Miller;
- Asarum europaeum L.;
- Pulmonaria vallarsae A. Kern.;
- Digitalis lutea L. subsp. australis (Ten.) Arcang.;
- Quercus robur L.;
- Helleborus bocconei Ten.;
- Serapias neglecta De Not.;
- Laurus nobilis L.;
- Vinca minor L.;
- Leucojum vernum L. (specie protetta).
Inoltre tre specie di invertebrati risultano d’interesse regionale:
- Granchio d’acqua dolce - Potamon fluviatile, presente nel torrente Vàghera con una esigua
popolazione presso Casa Germagnana bassa;
- Ninfa del corbezzolo - Charaxes jasius, la farfalla diurna più grande d’Italia, dai magnifici
colori e originaria delle foreste tropicali, che in Italia vive in stretta associazione con il
corbezzolo delle cui foglie la larva si nutre;
- Cervo volante - Lucanus cervus, il coleottero più grande d’Italia, con gli esemplari di sesso
maschile dalle caratteristiche mandibole ingrossate.
Infine due specie di anfibi sono inserite negli elenchi regionali delle specie protette:nelle acque del
Vàghera trovano rifugio il tritone punteggiato (Triturus vulgaris) e il tritone crestato (Triturus
carnifex).
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Nel corso della redazione della presente variante urbanistica sono stati condotti degli
approfondimenti del quadro conoscitivo dell’ANPIL, con particolare riferimento alla sentieristica, ai
punti di accesso ed a quelli di interesse, all’uso del suolo, ecc. ed è stato predisposto
congiuntamente tra i due comuni di San Miniato e di Montopoli in Val d’Arno, il regolamento di
gestione dell’ANPIL; rimandiamo a tale documentazione per ulteriori dettagli informativi.
2.4.5 La difesa della fauna (R)
In attuazione degli indirizzi regionali le Province individuano le Zone di Ripopolamento e Cattura
(ZRC) localizzandole e disponendole relativamente all’estensione. Tali zone, secondo quanto
stabilito dall’articolo 16 della L. 3/94 sono “destinate alla riproduzione della fauna selvatica allo
stato naturale, alla cattura della stessa per l’immissione e al suo irradiamento sul territorio fino a
che non sia ricostituita e stabilizzata la densità faunistica ottimale per il territorio”. Le stesse
vengono costituite anche per la salvaguardia, la sosta, durante la migrazione, lo sviluppo e la
riproduzione dei soggetti appartenenti a specie migratrici.
Allo scopo di migliorare la gestione delle ZRC la legge prevede la predisposizione di un piano
annuale di gestione che indirizzi e coordini gli interventi di tutti i soggetti implicati nella gestione.
Il Piano prevede:
- i miglioramenti ambientali;
- il foraggiamento della specie in indirizzo;
- la prevenzione dei danni alle colture agricole;
- le catture, oppure il numero, il sesso e l’età degli animali catturati e i relativi ripopolamenti;
- i censimenti, oppure le stime quantitative delle presenze faunistiche dopo le catture;
- il contenimento della presenza dei predatori e degli animali che arrecano danni alle colture;
- la vigilanza, ovvero i programmi articolati in modo tale da assicurare una equilibrata
partecipazione degli agenti di vigilanza volontaria sia per quanto attiene al controllo sia per quanto
riguarda la gestione della ZRC;
- il bilancio preventivo di gestione.
La Provincia controlla che l’attività della zona sia svolta secondo le indicazioni contenute nell’atto
di autorizzazione all’istituzione della stessa; attualmente sul territorio di San Miniato è istituita una
ZRC come riportato nella seguente tabella di Fig.139 che comprende le ZRC del comprensorio
oggetto di rinnovo e modifica ai sensi della Del.G.P. n.116 del 31.07.2013.
Fig.139 Zone di Ripopolamento e Cattura nel comprensorio (Del.G.P. 116/2013)
Denominazione della ZRC
Comune
Superficie (in ha)
pre-modifica
Superficie (in ha)
post-modifica
Collebrunacchi
San Miniato
1.030
1.030
Varramista
Montopoli
799
1.258
Riportiamo di seguito nella Fig.140 anche il perimetro della ZRC Collebrunacchi.
Fig.140 ZRC Collebrunacchi (Del.G.P. 116/2013)
SAN MINIATO
LA SERRA
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2.4.6 Elementi di criticità
Il territorio di San Miniato è caratterizzato da una elevata potenzialità naturale e paesaggistica
rappresentata da un mosaico di ambienti e biotipi di notevole valore ecologico ed ambientale.
L’intensa pressione da parte dell’uomo ha prodotto una riduzione di molti degli elementi naturali
dell’ambiente originario soprattutto in pianura e nelle zone umide mentre la minore incidenza nella
collina delle superfici urbanizzate si accompagna a un discreto livello di integrità strutturale degli
ambienti naturali presenti, favorendo la potenziale conservazione delle risorse bioecologiche.
Tale patrimonio risulta comunque soggetto a un complesso di fattori di rischio che sono in grado
nel tempo di erodere tali risorse e ridurre il valore complessivo dei territori. La naturalità del
paesaggio dipende innanzitutto dalle modalità di gestione dei vari tipi di soprassuolo, in primo
luogo quello forestale che rappresenta uno degli elementi di maggior pregio dell’intero territorio.
Come in altre aree della Toscana, i metodi e le scelte legate alle attività selvicolturali incidono sulla
conservazione complessiva delle risorse del bosco; anche le attività agrituristiche, instaurate a
recupero dei poderi isolati abbandonati, possono incidere, suppur in misura minore, se non ben
regolamentate.
Altri elementi di criticità possono essere segnalati in una diffusione della specie arborea infestante
robinia che può diffondersi con grave danno in contesti naturali di pregio, la diffusione dei boschi di
conifere a discapito di quelli di latifoglie ed una scarsa naturalità di ampi tratti di corsi d’acqua in
seguito ad artificializzazione.
Da un altro punto di vista si deve sottolineare come la salvaguardia delle zone tartufigene,
ampiamente diffuse sul tutto il territorio comunale sanminiatese, costituisca un aspetto
preponderante per l’economia e l’interesse locale.
Il dato più rilevante nel territorio comunale di San Miniato, così come per il comune di Montopoli in
Val d’Arno, risulta la presenza dell’area naturale protetta di interesse locale Boschi di Germagnana
e Montalto istituita per salvaguardare le risorse naturali preservandone le peculiarità tipologiche e
valorizzandone i pregi. Anche la zona di ripopolamento e cattura di Collebrunacchi rappresenta per
il territorio un elemento di salvaguardia ambientale e faunistica.
Nel Piano operativo Antincendi Boschivi 2009-2011 il territorio comunale di San Miniato è stato
classificato con un alto indice di rischio di sviluppo incendi boschivi e quindi inserito in una
conseguente attività di monitoraggio, prevenzione ed intervento; gli incendi rimangono infatti un
importante fattore di rischio per l’integrità strutturale del paesaggio del territorio data l’ancora
elevata superficie delle aree boschive presenti.
2.5 ENERGIA
2.5.1 Consumi energetici (P)
Nella seguente tabella di Fig.141 sono riportati i dati disponibili ENEL sui consumi di energia
elettrica per il periodo 2002 – 2010 suddivisi per settori (agricoltura, domestico, industria, terziario)
relativi ai comuni del comprensorio.
Guardando i dati relativi al comune di San Miniato è possibile evidenziare come gli ultimi consumi
disponibili del 2010 abbiano fatto registrare un generale incremento rispetto a quelli dell’anno
precedente, in particolare per il settore industria.
Tale dato non deve fuorviare in quanto i trend effettivamente in crescita progressiva dal 2002 al
2010 risultano quelli del settore agricoltura (passato da 754 a 1.467 Mwh) e del settore terziario
(passato da 22.472 a 29.849 Mwh), mentre per il settore domestico la crescita non è stata
progressiva, ma un po’ altalenante con un passaggio di consumi comunque dai 28.009 Mwh del
2002 ai 32.104 Mwh del 2010 (massimo consumo registrato nel periodo).
Per il settore industria si tratta invece di una inversione del trend negativo in quanto dal 2002 al
2009, per effetto della crisi economica che via via colpiva sempre più il settore conciario ed in
particolare quello sanminiatese, i consumi sono discesi dai 83.143 Mwh del 2002 ai 66.949 Mwh
del 2009 (minimo consumo registrato nel periodo) per poi risalire nel 2010 ai 70.154 Mwh.
Il consumo energetico annuale per il comune di San Miniato si attesta nel 2010 a 133.574 Mwh;
tale valore risulta quello più basso nel periodo analizzato dopo il minimo di 129.356 Mwh registrato
nel 2009.
Nel seguente diagramma di Fig.142 è messa in evidenza, nel corso degli anni, l'incidenza dei
consumi di energia elettrica dei comuni rispetto al totale distrettuale che è rimasta sostanzialmente
stabile. Il comune che incide maggiormente è Santa Croce seguito da San Miniato.
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Fig.141 Consumi energetici comuni comprensorio per settore (Mwh) 2002-2010
Fig.142 Incidenza consumi comunali di energia elettrica sul totale comprensorio 2002-2010
Fig.143 Composizione percentuale consumi energia elettrica del comprensorio 2002-2010
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La composizione percentuale dei consumi di energia elettrica del comprensorio, riportata nel
diagramma di Fig.143, mostra che l'industria nel corso del tempo ha sempre mantenuto
un'incidenza superiore rispetto agli altri settori (oltre il 50%), seguita dal terziario (poco meno del
30%) e domestico (20% circa), l'agricoltura ha un ruolo piuttosto marginale (meno del 1%).
Per valutare ulteriormente l’incidenza dei vari settori produttivi è stato costruito un indicatore
relativo al consumo della singola utenza come Mwh/Utente. Dalla tabella realizzata su fonte dati
ENEL riportata in Fig.144, si rileva che per l’anno 2010 (dati più recenti disponibili) le utenze
domestiche presentano un consumo molto ridotto insieme alle utenze del settore primario; i
consumi industriali sono i più corposi, attestandosi ad una media distrettuale di circa 109
MWh/utente in un anno.
Per il comune di San Miniato i consumi totali per utenti totali sono risultati per l’anno 2010 pari a
9,07 Mwh ovvero meno della metà di quelli per il comune di Santa Croce (21,75 Mwh) e di poco
inferiori anche a quelli di Castelfranco di Sotto (9,98 Mwh).
Fig.144 Consumi energetici per utente dati comunali (Mwh/utente) 2010
Per quanto riguarda i consumi di energia da utilizzo dei carburanti quali GPL, benzina e gasolio
prendiamo in esame i dati disponibili dall’Agenzia delle Dogane per il periodo 2008-2011, mentre
per i consumi di metano facciamo riferimento ai dati disponibili 2009-2011 di Toscana Energia.
Una prima tipologia di carburante rispetto alla quale è possibile verificare la quantità di erogazione
sul territorio del comprensorio è il GPL; questo tipo di carburante è utilizzato principalmente per
autotrazione, pur presentando una diffusione decisamente più scarsa rispetto a benzina e gasolio,
come si può rilevare guardando la seguente tabella di Fig.145 e confrontandola con i valori riportati
in quelle successive.
Fig.145 Consumi GPL 2008-2011
Nella tabella non sono riportati i dati del comune di Fucecchio in quanto non disponibili e quelli del
comune di Santa Croce in quanto non sono presenti distributori di GPL.
Nei comuni di San Miniato e Castelfranco di Sotto l'andamento dell'indicatore per il GPL calcolato
sugli abitanti ha mostrato un andamento crescente, dal 2008 al 2011 l'incremento di Castelfranco e
stato del 23% circa, mentre per San Miniato del 61% circa, così come meglio evidenziato nel
grafico riportato nella seguente Fig.146.
Fig.146 Grafico consumi GPL (mc/abitante) 2008-2011
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La seconda tipologia di carburante presa in esame è la benzina che viene impiegata
principalmente per autotrazione; riportiamo nella seguente tabella di Fig.147 i dati disponibili
relativi ai comuni del comprensorio per il periodo 2008-2011.
Fig.147 Consumi Benzina 2008-2011
Il dato annuale del comune di San Miniato risulta molto più alto degli altri perché il numero di
distributori presenti sul suo territorio è notevolmente elevato rispetto a quello degli altri comuni del
comprensorio del cuoio.
Nel periodo 2008-2011 i consumi di benzina per San Miniato sono oscillati da circa 8,2 milioni di
litri a circa 6,8 milioni di litri ed in particolare i consumi procapite sono progressivamente diminuiti
da 296 l/ab nel 2008/2009 a circa 234 l/ab nel 2011; tale andamento è messo meglio in evidenza
dal grafico riportato in Fig.148.
Fig.148 Grafico consumi Benzina (l/abitante) 2008-2011
La progressiva diminuzione dei consumi per San Miniato è dell’ordine del 18%, anche per
Castelfranco si è registrata una progressiva diminuzione ben più marcata fino al 31%, mentre per
Santa Croce dal 2010 al 2011 si è invertito il trend con una crescita del 37%.
Per quanto concerne il gasolio che viene utilizzato principalmente come combustibile per
autotrazione (insieme alla benzina sicuramente il più utilizzato) nel settore agricolo per il
funzionamento dei macchinari e per riscaldamento (seppure in questo caso sia sempre più
frequente la sostituzione con il metano), riportiamo nella seguente tabella di Fig.149 i dati
disponibili relativi ai comuni del comprensorio per il periodo 2008-2011.
Fig.149 Consumi Gasolio 2008-2011
Nel periodo 2008-2011 i consumi di gasolio per San Miniato sono oscillati da circa 15 milioni di litri
a circa 12,2 milioni di litri ed in particolare i consumi procapite sono diminuiti da circa 520-530 l/ab
nel 2008/2010 a circa 433 l/ab nel 2011; tale andamento è messo meglio in evidenza dal grafico
riportato in Fig.150.
Analogamente ai consumi di benzina il comune di Santa Croce ha mostrato un leggero incremento
dell'indicatore dal 2008 al 2010 per poi decrescere leggermente di circa il 4,5%, mentre
Castelfranco e San Miniato, come detto, hanno fatto registrare nel 2011 una diminuzione
rispettivamente del 17% e 18% circa.
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Fig.150 Grafico consumi Gasolio (l/abitante) 2008-2011
Il metano è utilizzato per produrre energia elettrica, termica, meccanica, al posto di carbone,
gasolio e benzine. Date le sue caratteristiche (potere calorifico doppio rispetto a quello dello stesso
volume di gas ricavato dalla distillazione del carbone, mancanza di impurità, e di residui di
combustione), è la fonte primaria di energia “più pulita” di cui disponiamo.
La tabella successiva di Fig.151 mostra i consumi totali di metano dei comuni del comprensorio nel
triennio 2009-2011; nel complesso del distretto i dati mostrano un aumento del consumo del 2,7%,
ma in dettaglio i comuni di San Miniato e Fucecchio hanno fatto registrare una diminuzione
rispettivamente del 7,9% e del 22%, mentre Castelfranco e Santa Croce hanno avuto un
incremento rispettivamente del 8% e del 23%.
Fig.151 Consumi Metano (mc) 2009-2011
Il grafico riportato nella seguente Fig.152 riporta l'andamento dei consumi totali di metano a livello
procapite per il triennio 2009-2011; anche qui il distretto ha evidenziato un incrementato di circa il
1,4% dei propri consumi procapite, ma il comune di San Miniato ha visto un decremento del 8,3%
come il comune di Fucecchio (22%), a dispetto dell’incremento invece registrato nei comuni di
Santa Croce (20%) e Castelfranco (6,2%).
Fig.152 Grafico consumi Metano (mc/abitante) 2009-2011
Nella seguente tabella di Fig.153 riportiamo i consumi di metano (mc) suddivisi tra civili ed
industriali per il 2011; circa il 62% dei consumi distrettuali sono riconducibili agli usi industriali.
In particolare i comuni di Castelfranco e Santa Croce hanno rispettivamente il 60% ed 79% di
consumi dediti all'attività industriale, mentre Fucecchio e San Miniato riconduco i loro consumi
principalmente all'uso civile, rispettivamente il 55% ed il 53%.
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Fig.153 Consumi Metano (mc) civili ed industriali 2011
2.5.2 La rete elettrica (R)
Nella seguente Fig.154 è riportata la rete di alta tensione per la distribuzione di energia elettrica
(132 Kv - 220 Kv - 380 Kv) presente sul territorio di San Miniato, estratta dai dati del P.T.C. della
Provincia di Pisa. All’interno dei limiti comunali sono presenti solo linee elettriche da 132 Kv,
mentre si può notare che una linea da 380 Kv passa più a sud est del confine meridionale.
Fig.154 Rete ENEL alta tensione
485
ROFFIA
58
SAN DONATO
449
469
PONTE A ELSA
PONTE A EGOLA
SAN MINIATO
431
LA SERRA
CORRAZZANO
328
Le linee di alta tensione presenti sono identificate nella seguente tabella di Fig.155 dove viene
riportata anche la società proprietaria:
Fig.155 Linee elettriche ENEL alta tensione
Tensione (Kv)
N.
Nome
Proprietario
380
328
Calenzano - Suvereto
Terna spa
132
58
Empoli FS - Cascina FS
R.F.I. spa
132
431
San Romano - Castelfiorentino
ENEL Distribuzione
132
449
Ponzano - La Roffia
ENEL Distribuzione
132
469
La Roffia - San Romano
ENEL Distribuzione
132
485
La Roffia - Lamporecchio
ENEL Distribuzione
L’ ARPAT nel 2005 ha provveduto ad effettuare il calcolo della fascia di rispetto in base a quanto
previsto dalla Circolare ministeriale del 15-11-04 e utilizzando i dati tecnici sui conduttori di
diametro minimo; con tali dati la semilarghezza della fascia risulta pari a 16 m. In realtà Terna usa
per il calcolo i dati sui conduttori di diametro massimo e quindi la semilarghezza della fascia risulta
pari a 18 m.
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2.5.3 Impianti fotovoltaici (R)
Il Comune di San Miniato ha recepito le linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da
fonti rinnovabili di cui al D.M. 10/09/2010, integrando normativamente il vigente regolamento
urbanistico con il regolamento degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili,
sezione impianti fotovoltaici, non integrati e non destinati ad autoconsumo, di potenza superiore a
5 kWp approvato con Del.C.C. n.8 del 10.02.2011.
Il regolamento prevede un dimensionamento massimo ovvero non potranno essere installati
impianti fotovoltaici oltre il limite complessivo di 40 MWp, di cui 10 MWp riservati ad interventi
diretti dell’Amministrazione comunale; inoltre lo stesso contiene una tabella prescrittiva relativa alle
aree del territorio comunale ritenute non idonee all’installazione di tali impianti fotovoltaici a terra
che riportiamo di seguito nella Fig.156.
Fig.156 Aree non idonee per impianti fotovoltaici
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Attualmente la produzione di energia da impianti fotovoltaici per il San Miniato si aggira intorno ai 3
Mwatt, si tratta per circa una sessantina di casi dall’anno 2005 di piccole installazioni, mediamente
di circa 8 kwatt ciascuna e solo in pochi casi sono presenti impianti un po’ più grandi tra cui quello
più importante a terra, di circa 2 Mwatt, nei pressi di Le Capanne.
Facciamo presente che negli anni precedenti il 2011 il Comune di San Miniato è stato interessato
da una elevata richiesta di installazione di impianti fotovoltaici che ha suscitato un’attenzione
particolare da parte degli enti preposti al controllo e dell’opinione pubblica. Infatti in un breve arco
temporale erano state presentate 32 domande per l’installazione di impianti fotovoltaici di potenza
inferiore a 1 Mw su un'area complessiva di 32 ettari nelle campagne di Isola e Roffia, per lo più
riconducibili a 3/4 aziende. Gli impianti risultavano pressoché contigui fino quasi a costituire
un'unica distesa ininterrotta dando in pratica luogo ad una megacentrale da 32 Mwh; è quindi
intervenuta la Provincia di Pisa a respingere parte delle richieste.
2.5.4 Elementi di criticità
Il comune di San Miniato registra un leggero aumento della domanda di energia elettrica dopo il
minimo consumo registrato nel 2009 (anno di massima crisi economica del settore conciario); la
composizione percentuale dei consumi rimane invariata con l'industria che ha sempre mantenuto
nel corso del tempo un'incidenza superiore rispetto agli altri settori, ovvero il terziario seguito dal
domestico e dall'agricoltura che ha un ruolo nei consumi piuttosto marginale.
A parte i consumi di GPL sempre in progressivo aumento quelli di benzina, gasolio e metano sono
in diminuzione. La tendenza non evidenzia problemi legati alla criticità della disponibilità delle
risorse ma piuttosto di risparmio per le famiglie. L’attuale tendenza ad organizzare un mercato
delle forniture elettriche, con la distinzione fra società di produzione e di gestione, favorisce un
sistema che punta a vendere più che a risparmiare energia.
Le azioni locali del governo del territorio devono comunque essere mirate alla riduzione dei
consumi, da ottenere mediante regolamenti che consentano, ad esempio, il controllo della
disposizione dei nuovi complessi edilizi e delle loro caratteristiche costruttive, l’incremento della
produzione di energia da fonti rinnovabili, biomasse, fonte solare termica e solare fotovoltaica ed il
controllo dell’inquinamento luminoso.
2.6 RIFIUTI
2.6.1 Produzione di rifiuti urbani (P) e raccolta differenziata (R)
Il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani sul territorio comunale di San
Miniato è affidato alla ditta GEOFOR spa, società partecipata dal comune, che serve
complessivamente 24 comuni dell’ATO Toscana Costa.
Il servizio è gestito tramite il sistema della raccolta stradale, diffuso per la maggior parte del
territorio comunale e tramite il sistema della raccolta domiciliare, il cosiddetto porta a porta, in
alcune frazioni.
Il sistema raccolta stradale prevede la collocazione in spazi pubblici (strade o piazze) di cassonetti
di diverso colore per raccogliere in maniera differenziata i rifiuti:
x cassonetto marrone per l’organico;
x cassonetto bianco per la carta;
x cassonetto grigio per materiale non differenziato;
x campana blu per vetro e plastica.
Il sistema raccolta porta a porta prevede il ritiro periodico al domicilio delle utenze dei rifiuti urbani
e assimilabili agli urbani. Ad ogni utenza viene distribuito un kit composto da un bidoncino piccolo
ed uno più grande per la differenziazione dell’organico, sacchi per la raccolta della carta e cartone
e sacchi per la raccolta dei rifiuti indifferenziati. Non è previsto il ritiro di vetro e plastica che sono
smaltiti nelle campane stradali.
La raccolta dei rifiuti tramite il sistema del porta a porta consente di raggiungere più elevate
percentuali di raccolta differenziata ed iI servizio è attivo nelle seguenti frazioni:
x Ponte a Elsa (da oltre dieci anni);
x La Scala ( da oltre dieci anni);
x San Donato (da giugno 2012);
x Isola ( da novembre 2012);
x Roffia (da novembre 2012);
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x Ontraino (novembre 2012).
Sul territorio non viene effettuato il servizio di raccolta dei rifiuti industriali ed il servizio di
spazzamento delle strade\piazze viene svolto sempre da Geofor che si occupa anche della
raccolta delle pile esauste e dei farmaci scaduti, i cui raccoglitori sono rispettivamente dislocati
anche presso le farmacie e sedi USL e presso ogni esercizio commerciale che lo ha richiesto.
San Miniato è inoltre dotato di una Stazione Ecologica Comunale "Alessandro Nannetti",
inaugurata il 16 luglio 2010 su di un’area attrezzata di circa 4.000 mq tra via Castellonchi e via
Guerrazzi; nella stazione vengono raccolti i rifiuti urbani conferiti direttamente dai cittadini, per il
successivo trasferimento a specifici impianti di trattamento e riciclaggio. La stessa stazione è stata
realizzata impiegando materiali di recupero come manufatti in cemento non più utilizzabili,
pneumatici in disuso, legno, ecc.. Nella seguente Fig.157 viene riportata un’immagine della
stazione ecologica ed il numero di presenze per conferimenti da parte delle utenze registrati nel
periodo 2007-2013.
Fig.157 Stazione ecologica comunale - n. presenze per conferimenti 2007-2013
I dati Geofor riportati nelle seguenti Figg.158 e 159 prendono in esame la produzione dei Rifiuti
Solidi Urbani per il comune di San Miniato evidenziando l’andamento della produzione totale
annua (raccolta differenziata + raccolta indifferenziata) e procapite dei rifiuti relativa al periodo
2006-2013.
Fig.158 Produzione totale annua di rifiuti urbani - RSU tot. (t/anno)
Comune
San Miniato
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
15.564,88 15.641,52 15.234,98 15.216,39 15.945,53 15.963,17 16.918,41 16.515,85
Fig.159 Produzione totale annua procapite di rifiuti urbani - RSU tot. procapite (kg/ab x anno)
Comune
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
San Miniato
557,46
560,21
542,00
539,03
562,23
563,00
612,36
600,00
La produzione totale di rifiuti solidi urbani si è mantenuta piuttosto stabile dal 2006 al 2011 mentre
negli ultimi due anni si è registrato un leggero aumento tra l’altro più consistente nel 2012;
analogamente risulta aumentato anche il valore della produzione procapite dei rifiuti che da una
media di circa 550 kg/abitante è salita a circa 600 kg/abitante.
Quest’ultimo valore risulta comunque inferiore alla media regionale che si è aggirata per gli ultimi
due anni sui 615-630 kg/abitante; inoltre il leggero trend in risalita non sembra correlarsi con la
popolazione residente che è leggermente diminuita dal 2011 al 2013 passando da circa 28.350
abitanti a circa 27.525.
Nelle seguenti Figg.160, 161 e 162 riportiamo, per lo stesso periodo, i dati relativi alla raccolta
differenziata totale annua, procapite ed in percentuale del comune di San Miniato.
Fig.160 Raccolta differenziata totale annua - RD tot. (t/anno)
Comune
San Miniato
2006
2007
2008
2009
2010
5.350,69 5.566,47 6.047,01 6.321,66 6.847,47
2011
6.544,93
2012
2013
6.681,13 7.119,91
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Fig.161 Raccolta differenziata totale annua procapite - RD procapite (kg/ab x anno)
Comune
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
San Miniato
192
199
215
224
241
231
242
259
Fig.162 Raccolta differenziata percentuale annua - RD (%/anno)
Comune
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
San Miniato
36,57
37,86
42,23
44,20
45,68
43,62
42,01
45,86
incluso biocomposter e inerti
37,77
39,06
43,43
46,40
46,88
45,85
44,21
-
La raccolta differenziata mostra valori in costante aumento fino al 2011, anno in cui si è avuta una
leggera flessione, per poi riprendere nel 2012 il trend positivo fino ad arrivare al valore massimo di
circa 7.120 tonn/anno registrato nel 2013, con una relativa produzione procapite di raccolta
differenziata di circa 260 kg/abitante pari al 45,86%. dei rifiuti totali annui.
Gli andamenti mensili di produzione di RSU totale, di RU indifferenziato e di RD differenziato per il
comune di San Miniato sono riportati, relativamente agli ultimi due anni 2012-2013, nei seguenti
diagrammi di Fig.163 estratti dalla banca dati Geofor. Da notare la progressione positiva della
percentuale di raccolta differenziata che mostra i valori mensili del 2013 sempre marcatamente
superiori rispetto ai rispettivi del 2012.
Fig.163 Andamento mensile di RSU TOT, RD e RU anni 2012-2013
Riportiamo invece nella seguente tabella di Fig.164 i dati Geofor relativi alla composizione
merceologica dei rifiuti prodotti da San Miniato per gli anni 2011 e 2012 suddivisi per produzione
totale, raccolta domiciliare, raccolta strade e raccolta dal centro di raccolta (cdr) ovvero dalla
stazione ecologica.
La tabella mostra come le frazioni merceologiche maggiormente differenziate sono l’organico, la
carta, il vetro e la plastica quest’ultimi due compresi negli imballaggi in materiale misti
(multimateriale). Proprio questo multimateriale ha fatto registrare un raddoppio della sua quantità
raccolta a domicilio dal 2011 al 2012 ed anche i rifiuti biodegradabili di cucine e mense sono
sensibilmente aumentati nella raccolta domiciliare.
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Fig.164 Composizione merceologica rifiuti prodotti (kg/anno) - 2011-2012
San Miniato
produzione raccolta
raccolta
totale 2011 domiciliare stradale
Toner per stampa
260
esauriti
Altri oli per motori,
1.150
ingranaggi e lubrif.
Imballaggi in carta e
210.060
cartone
Imballaggi in
materiali misti
1.054.940
(Multimateriale)
Imballaggi metallici
contenenti matrici
pericolose
Pneumatici fuori uso
7.760
Rifiuti misti attività di
costruz. e demoliz.
Carta e cartone
1.402.220
Rifiuti biodegradabili
2.137.070
di cucine e mense
Abbigliamento
60.950
Tubi fluorescenti ed
altri rifiuti contenenti
903
mercurio
Apparecchiature
fuori uso contenenti
35.340
clorofluorocarburi
Oli e grassi
5.036
commestibili
Vernici, inchiostri,
adesivi e resine con
sostanze pericolose
Vernici, inchiostri,
adesivi e resine con
3.790
sostanze pericolose
Medicinali diversi
1.690
da produzione
Batterie e
6.070
accumulatori
Altre batterie e
880
accumulatori
Apparecchiature
elettriche ed
69.500
elettroniche pericol.
Apparecchiature
elettriche ed
49.236
elettroniche altro tipo
Legno
359.280
raccolta
raccolta produzione raccolta
da cdr totale 2012 domiciliare stradale
raccolta
da cdr
0
260
190
0
190
0
1.150
1.200
0
1.200
210.060
0
233.770
230.310
3.460
74.340
980.600
1.140.600
125.550
982.990
32.060
0
101
0
101
6.760
0
6.760
0
98.360
0
98.360
295.850
1.106.370
1.390.820
324.600
1.017.270
48.950
362.670
1.774.400
2.411.100
583.200
1.827.900
0
7.760
0
60.950
58.090
58.090
0
903
808
0
808
0
35.340
34.150
0
34.150
0
5.036
6.800
0
6.800
5.679
0
5.679
0
3.790
0
1.690
0
6.070
880
1.820
400
1.420
9.380
0
9.380
2.720
1.000
1.720
0
69.500
80.220
0
80.220
0
49.236
66.787
0
66.787
0
359.280
337.270
0
329.880
7.390
Metallo
191.850
0
191.850
144.680
0
144.680
Rifiuti biodegradabili
Rifiuti urbani non
differenziati
Rifiuti ingombranti
Rifiuti urbani non
specificati altrimenti
Totale prodotto
859.110
0
859.110
756.230
0
756.230
(presente a sistema)
9.299.450
709.190
207.160
11.070
15.974.775
8.590.260
0
11.070
0
10.023.420
207.160
709.290
195.740
20.490
9.314.130
0
20.490
195.740
0
1.663.180 12.457.990 1.853.605 17.027.185 2.000.830 13.205.240 1.821.115
Il contributo percentuale dei diversi sistemi di raccolta a San Miniato sulla percentuale di raccolta
differenziata per gli anni 2011-2012 è evidenziato nel grafico Geofor di Fig.165, dove prevale la
raccolta stradale per circa il 58% del totale, seguita dalla raccolta presso la stazione ecologica con
circa il 24% e dalla raccolta domiciliare, in aumento rispetto al 2011, con circa il 18% del totale.
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Fig.165 Contributo % dei diversi sistemi di raccolta sulla % di raccolta differenziata - 2011-2012
anno 2012
anno 2011
14,38%
19,03%
23,16%
26,64%
domiciliare
domiciliare
58,98%
stradale
centri raccolta
57,81%
stradale
centri raccolta
Un ulteriore grafico Geofor riportato nella seguente Fig.166 mette in evidenza la produzione
procapite della raccolta differenziata suddivisa per frazione merceologica sempre relativa agli anni
2011 e 2012.
Fig.166 Produzione procapite differenziata (kg) per frazione merceologica - 2011-2012
Il grafico mostra come oltre ai rifiuti di cucine e mense, di carta e cartone e di multimateriale, già
sopra evidenziati, anche i rifiuti differenziati provenienti da sfalci e potature hanno una loro
significativa produzione procapite annua.
2.6.2 Produzione di rifiuti speciali (P)
Il D.Lgs. n.22/97 e le successive normative in materia definiscono come rifiuti speciali tutti quei
rifiuti che derivano da lavorazione agricola, industriale, artigianale, commerciale e di servizio, che
non sono dichiarati assimilati agli urbani così come tutti i rifiuti non assimilabili agli urbani
provenienti da ospedali e case di cura, o provenienti da demolizioni, costruzioni e scavi.
Sono considerati rifiuti speciali anche macchinari ed apparecchiature deteriorati, veicoli e rimorchi
fuori uso, residui derivanti da attività di recupero e smaltimento dei rifiuti, nonché i fanghi di
potabilizzazione, di depurazione delle acque reflue e di abbattimento fumi.
I rifiuti speciali vengono inoltre suddivisi tra pericolosi e non pericolosi e ne viene monitorato
l’andamento sulla base dei capitoli CER (catalogo europeo rifiuti) e della classificazione ATECO
(attività economiche ISTAT) ovvero secondo le attività produttive da cui hanno origine.
In particolare, la produzione di rifiuti nel comprensorio è caratterizzata principalmente dai fanghi di
depurazione provenienti dal trattamento dei reflui conciari, nonché da altri rifiuti solidi tipici del
processo della concia, dalla preparazione alla finitura, compreso gli imballaggi.
I rifiuti speciali liquidi, invece, sono costituiti da bagni di concia esausti al cromo e altri liquami
industriali destinati ad impianti di recupero o di depurazione.
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I dati disponibili del Catasto Rifiuti e derivanti dal MUD (modello unico di dichiarazione ambientale)
del 2011, di seguito riportati in Fig.167, sono relativi alla produzione di rifiuti speciali nel
comprensorio del cuoio nell’anno 2010 e sono suddivisi per capitoli CER.
Fig.167 Produzione di rifiuti speciali nel comprensorio (t/a) per capitoli CER - anno 2010
La tabella rimarca come la grande maggioranza della produzione di rifiuti speciali del comprensorio
riguardi l’attività conciaria e quindi derivante dagli impianti di trattamento rifiuti ed acque reflue
(59%) e dalle concerie (31%).
A seguire, in misura minore, dalle costruzioni e demolizioni (4%), dagli imballaggi (3%) e dalla
lavorazione del legno (1%).
La successiva tabella riportata in Fig.168 mostra il dato relativo alla produzione di rifiuti speciali per
i singoli comuni appartenenti al comprensorio, suddiviso per capitoli CER e relativo agli anni 2007
e 2010.
A livello comunale Santa Croce e Castelfranco sono i maggiori produttori di rifiuti speciali (dove si
concentrano il maggior numero delle attività produttive del settore conciario) seguiti da San Miniato
e Fucecchio con valori decisamente inferiori.
Per San Miniato dal 2007 al 2010 si è comunque registrato un aumento della produzione dei rifiuti
speciali che risulta legata prevalentemente agli impianti di trattamento di rifiuti ed acque reflue; da
segnalare, in misura molto minore, anche un aumento dei rifiuti della lavorazione del legno, di
sostanze usate come solventi e di costruzioni e demolizioni.
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Fig.168 Produzione di rifiuti speciali per comune (t/a) - anni 2007 e 2010
Per quanto riguarda la produzione dei rifiuti speciali pericolosi possiamo dire che questa, in
generale, per il comprensorio del cuoio non supera il 5% del totale; riportiamo nella seguente
tabella di Fig.169 i dati disponibili del Catasto Rifiuti per il periodo 2007-2009.
Fig.169 Produzione di rifiuti speciali pericolosi per comune (t/a) - anni 2007 e 2009
Anche per i rifiuti speciali pericolosi si è registrato per San Miniato un aumento delle quantità nel
periodo 2007-2009 ed in particolare per l’anno 2009, come mostra la seguente tabella di Fig.170
che riporta l’analisi per codice ATECO, i settori predominanti per San Miniato nella produzione di
rifiuti speciali pericolosi sono da costruzioni e demolizioni e dalla riparazione e manutenzione degli
autoveicoli.
A differenza dei dati complessivi del comprensorio in cui i settori predominanti sono la raccolta e
smaltimento rifiuti ed il conciario.
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Fig.170 Produzione di rifiuti speciali pericolosi (t/a) per codice attività ATECO- anno 2009
2.6.3 Gestione dei rifiuti urbani (R)
Nell’area del comprensorio del cuoio non sono presenti impianti di trattamento e smaltimento dei
rifiuti urbani. Questi ultimi (raccolta differenziata + raccolta indifferenziata) vengono conferiti dai
diversi Comuni alla GEOFOR spa che smaltisce i prodotti della raccolta indifferenziata presso
discarica o impianto di termovalorizzazione. Per il Comune di San Miniato viene attualmente
utilizzato il termovalorizzatore di Pisa e la discarica di Peccioli.
Il termovalorizzatore di Pisa è un impianto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani finalizzato alla
produzione di energia elettrica. I rifiuti, non utilmente riciclabili, subiscono un processo chimico di
combustione, o termodistruzione, a temperature superiori a 850°C. Il calore sviluppato durante la
combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore, che passando attraverso
una turbina accoppiata ad un alternatore ne trasforma l‘energia termica in energia elettrica. I gas
sviluppati dal processo di combustione, in gergo tecnico chiamati fumi, subiscono specifici processi
chimici e meccanici di trattamento e depurazione prima di essere rilasciati in atmosfera così da
abbattere al minimo, se non eliminare totalmente, le sostanze inquinanti contenute nei fumi stessi.
Riportiamo di seguito nella seguente Fig.171 i dati relativi alla quantità di rifiuto prodotto dal
comune di San Miniato che Geofor ha indirizzato presso il termovalorizzatore di Pisa nel periodo
2006-2012.
Fig.171 Rifiuto termovalorizzato (kg) all’impianto di Pisa
Comune
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
San Miniato
0
5.480
216.313
493.344
300.570
368.865
892.237
La tabella mette in evidenza come nel 2012 la quantità di rifiuto destinata al termovalorizzatore sia
più che raddoppiata rispetto ai due anni precedenti.
La discarica di Peccioli è ubicata in loc. Legoli e gestita dalla società Belvedere spa, ha una
superficie di 110.000 mq ed una volumetria di 1.900.000 mc. Nella seguente Fig.172 riportiamo i
dati relativi alla quantità di rifiuto prodotto dal comune di San Miniato che Geofor ha smaltito
presso la discarica di Peccioli nel periodo 2006-2012.
Fig.172 Rifiuto in discarica (kg) a Peccioli
Comune
San Miniato
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
9.534.435 9.484.740 8.863.132 8.309.396 8.683.350 8.930.585 9.131.183
I valori rilevano uno smaltimento che oscilla tra le 8,3 e le 9,5 tonn/anno.
Per quanto riguarda i rifiuti urbani pericolosi facciamo presente che questi vengono conferiti da tutti
i comuni del comprensorio presso impianti di trattamento situati prevalentemente in Toscana.
2.6.4 Gestione dei rifiuti speciali (R)
Con riferimento all’individuazione dei soggetti autorizzati all’esercizio delle operazioni di
trattamento dei rifiuti speciali (secondo quanto disposto dal D.Lgs. 152/06), sono riportate nella
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seguente tabella di Fig.173 le ditte autorizzate ubicate all’interno dei Comuni del comprensorio,
con la descrizione delle tipologie di impianti esistenti considerando che alcuni impianti effettuano
più di un’attività; la fonte dei dati è il SIRA.
Come si evince in tutto il comprensorio sono presenti 27 impianti di trattamento e smaltimento per i
rifiuti speciali, la maggior parte dei quali presenti nel comune di Santa Croce. Gli impianti di
recupero sono in numero maggiore rispetto agli altri (11) seguiti dagli impianti di stoccaggio
provvisorio (9).
Fig.173 Impianti di trattamento e smaltimento rifiuti speciali - 2010
San Miniato presenta in tutto 9 impianti, il secondo più alto in numero dopo Santa Croce, di cui 3 di
recupero, 5 di stoccaggio provvisorio ed 1 autodemolizione.
Del totale dei rifiuti speciali dichiarati nel comprensorio quasi la metà (40% circa) è rappresentato
dal liquido di concia contente cromo conferito esclusivamente all’impianto di Santa Croce sull’Arno
adibito al recupero del cromo, un altro 20% circa va a recupero per produzione di fertilizzanti in vari
impianti in Provincia di Pisa, un altro 10% circa viene sottoposto a selezione in un impianto
dedicato ed un rimanente 30% circa viene sottoposto a trattamenti intermedi o a recupero.
Gli impianti di depurazione attualmente a servizio del comparto del cuoio sono due: Ecoespanso (a
Santa Croce) e Cuoiodepur (a San Miniato). All’impianto Ecoespanso i fanghi di risulta dalla
depurazione arrivano, tramite due fangodotti distinti, dai depuratori centralizzati di Fucecchio
(Ponte a Cappiano) e Santa Croce; qui vengono trattati e trasformati tramite impianti di
centrifugazione, inertizzazione a caldo, trattamento gas di scarico in un materiale inerte e quindi un
filler (Plastofill), utilizzato in edilizia nei conglomerati bituminosi per asfalti e cementizi.
Riportiamo nella Fig.174 lo schema del ciclo produttivo di Ecoespanso.
Fig.174 Schema ciclo produttivo impianto Ecoespanso
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Nella seguente tabella di Fig.175 sono riportati i dati complessivi di Ecoespanso disponibili del
periodo 2005-2010 dove si può notare la diminuzione dei conferimenti dei fanghi negli ultimi due
anni derivante dalla crisi che ha colpito il settore conciario.
Fig.175 Fanghi trattati all’impianto Ecoespanso periodo 2005-2010
Per quanto riguarda l’impianto Cuoiodepur, già trattato nel paragrafo sulla depurazione, riportiamo
di seguito in Fig.176 lo schema di trattamento dei fanghi tramite essiccamento e in Fig.177 le
caratteristiche qualitative del fango dopo l’essiccazione; tale materiale opportunamente miscelato
con fertilizzanti porta, a seguito di specifiche sperimentazioni, alla produzione di pellicino integrato
quale concime organo-azotato per l’utilizzo in agricoltura.
Fig.176 Schema trattamento fanghi Cuoiodepur
Fig.177 Caratteristiche fanghi Cuoiodepur
2.6.5 Elementi di criticità
L’analisi dei dati relativi ai rifiuti urbani non evidenzia particolari criticità; le previsioni di incremento
volumetrico dei RU non comportano problematiche di grosso impatto relative alla gestione degli
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stessi, in quanto in buona parte la crescita edilizia è dedicata ad accogliere la domanda che
emerge dalla dinamica sociale e quindi senza aumento di popolazione. Inoltre l’offerta rivolta a
nuovi cittadini/utenti, si riferisce comunque a popolazione che vive nel comprensorio e si sposta
per ottenere una migliore qualità della vita, corrispondere ad aspettative di un proprio stile di vita o
trovare prezzi più convenienti per la propria sistemazione. Dunque siamo sempre nell’ambito di un
bacino di utenza che già rientra nelle statistiche di servizio dell’Azienda di gestione dei rifiuti.
Risulta invece opportuno cercare di incrementare la raccolta differenziata migliorando la qualità del
servizio dell’Azienda gestore.
Per quanto riguarda i rifiuti speciali la loro stima basata sui dati disponibili indica quantitativi di rifiuti
prodotti e smaltiti di una certa entità per l’intero comprensorio ma sicuramente in misura inferiore
per quelli prodotti nel territorio di Montopoli; è comunque opportuno incentivare ulteriormente le
attività di recupero, riciclaggio, e riduzione all’origine della produzione di rifiuti.
La situazione per i fanghi non è ancora completamente risolta, dal momento che allo stato attuale
una gran parte è ancora conferita in discarica e le nuove prospettive di utilizzo (argille espanse,
fertilizzanti, ecc.) devono ancora essere sperimentate nella realtà dei mercati.
2.7 RUMORE
2.7.1 Superamento dei limiti di esposizione al rumore (S)
Il Comune di San Miniato ha approvato nell’anno 2005 il Piano Comunale di Classificazione
Acustica (PCCA) ai sensi della L. n.447/95 e della L.R. n.89/98 e ss. mm., a cui si riferiscono i dati
di questo capitolo ed a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.
Il PCCA è lo strumento con il quale i Comuni provvedono alla riduzione dell’inquinamento acustico
suddividendo il territorio in zone con caratteristiche acustiche omogenee, sulla base dei criteri
stabiliti dalle regioni e dei valori limite delle sorgenti sonore.
Il Comune di San Miniato ha affidato all’ARPAT l’effettuazione di una campagna di misura del
rumore ambientale, al fine di definire il clima acustico del territorio comunale; la stessa ha
provveduto a svolgere, tra l’aprile 2002 e il febbraio 2003, la campagna di misurazione del rumore
ambientale in 15 siti rappresentativi di varie situazioni (strade, zone densamente abitate) e/o di
punti particolarmente critici (scuole, ospedali, case di cura), questo ha consentito di valutare i livelli
generali del rumore prodotto sul territorio comunale e di individuare i recettori sensibili.
Nella seguente Fig.178 riportiamo l’ubicazione dei 15 siti di monitoraggio acustico eseguito da
ARPAT sul territorio sanminiatese.
Fig.178 Distribuzione dei siti di monitoraggio acustico ARPAT - anni 2002 2003
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Nella tabella di Fig.179 è riportato un elenco riassuntivo dei siti indagati con i corrispondenti valori
dei livelli di rumore notturno e diurno rilevati nel periodo a lungo termine (ovvero per almeno una
settimana).
Fig.179 Risultati del monitoraggio acustico ARPAT - anni 2002 2003
I risultati mostrano la presenza di un elevato inquinamento acustico nelle zone attorno alla Via
Tosco Romagnola, su cui scorre un intenso traffico autoveicolare, sia nel periodo notturno (valori
superiori a 65 dB(A)) che nel periodo diurno (valori superiori a 70 dB(A)).
Nelle zone del centro storico di San Miniato, a causa della presenza delle principali attività di
servizio e di tre scuole che ospitano una popolazione di circa 1500 studenti, si registrano livelli di
inquinamento acustico nel periodo diurno molto vicini al limite massimo di 65 dB(A) ammesso dalla
normativa italiana e dall'O.M.S. per le aree contenenti abitazioni.
In particolare, è stato riscontrato un valore di 64.5 dB(A) in prossimità della casa di riposo per
anziani di Via Bagnoli che, in base a quanto stabilito dalla normativa vigente riguardo ai criteri di
zonizzazione acustica, dovrebbe trovarsi in una zona particolarmente protetta (con limiti massimi di
immissione molto bassi: 40 dB(A) nel periodo notturno e 50 dB(A) nel periodo diurno).
Questi aspetti sono stati considerati in sede di classificazione acustica del territorio ma, soprattutto,
ognuno di questi siti dovrà essere oggetto di ulteriori controlli al fine di valutare la necessità di
interventi mirati alla riduzione del rumore; tali interventi saranno poi contenuti nel piano di
risanamento acustico comunale.
In generale comunque il clima acustico delle zone più densamente abitate del comune risulta
essere abbastanza compromesso.
I ricettori sensibili in termini di acustica del territorio sanminiatese sono stati individuati nelle scuole
e nei luoghi di cura e di degenza e sono riportati nel seguente schema di Fig.180 con le relative
misure fonometriche registrate di superamento diurno e notturno.
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Fig.180 Misure fonometriche dei ricettori sensibili
2.7.2 Zonizzazione acustica (R)
Lo schema della zonizzazione acustica del territorio di San Miniato, ripreso dal piano di
classificazione del 2005, è riportato nella seguente Fig.181 con la definizione delle classi di
destinazione d’uso ed i relativi valori limite associati dalla normativa DPCM 14.11.97.
Da segnalare come le infrastrutture di trasporto ovvero gli assi di scorrimento della viabilità di
grande comunicazione rappresentino una fonte principale di inquinamento acustico nel territorio;
una di queste è la linea ferroviaria Firenze-Pisa-Genova (a tale proposito le FFSS hanno già da
tempo predisposto un piano di risanamento), un’altra è il tracciato della superstrada FI-PI-LI e della
Via Tosco Romagnola che insieme al traffico stradale locale arreca il disturbo maggiore.
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Fig.181 Classificazione acustica di San Miniato
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La zona immediatamente a sud di San Donato (zona industriale e scalo ferroviario con
attraversamento ferroviario e stradale) è inserita in classe V, con la creazione di una zona
cuscinetto in classe IV per assicurare il graduale passaggio alla classe III dei territori agricoli
circostanti; la classe IV è estesa anche all’area di pertinenza dell’impianto di depurazione.
La parte del territorio a ridosso delle vie principali di comunicazione è compresa in classe IV così
come le fasce cuscinetto di 100 m attorno alle zone produttive (poste in classe V); il resto del
territorio circostante è inserito in classe III, considerata anche la prevalente vocazione agricola di
gran parte dell’area.
I recettori sensibili ricadono in classe IV (scuole, centro di igiene mentale) con gli edifici in classe II
e le rispettive pertinenze in classe III; gran parte del centro storico di San Miniato è inserito in
classe IV per la consistente presenza di attività commerciali e di servizi, nonché dei livelli di rumore
registrati dalla campagna di misura ARPAT. L’ospedale ricade in classe II con la sua area
circostante in classe III, anche l’area del parco di Montebicchieri risulta in classe II così come le
ampie zone boschive a sud del comune.
La gran parte centro-meridionale del comune è posta in classe III, data la natura agricola di tale
area, ad eccezione delle fasce territoriali in classe IV attorno alle due infrastrutture di trasporto
principali della zona: la SP di Montatone e la SP San Miniato – San Lorenzo.
Il PCCA infine individua alcune situazioni da risanare con il conseguente Piano di Risanamento
Acustico che sono così riassunte:
- Edifici scolastici e istituti sanitari: sulla base di quanto sopra esposto, sono state create piccole
aree in classe II o III all’interno, o a contatto, con aree in classe IV. In questi casi non sono inserite
zone di interposizione (cuscinetto) tra due classi non contigue, a causa della vicinanza di
importanti infrastrutture viarie la cui rumorosità avrebbe reso necessari onerosi interventi di
risanamento anche per le zone circostanti che non necessitano di particolare tutela acustica. Per le
aree in classe II a contatto con aree in classe IV è necessario intervenire con opportune azioni di
risanamento acustico per garantire il rispetto dei limiti relativi alla classe più bassa. Sono quindi
necessari interventi sia passivi direttamente sugli edifici (infissi fonoisolanti) che procedere con
modifiche locali di viabilità e con la posa di asfalti speciali. Da valutare con indagini strumentali la
necessità di interventi di risanamento anche presso le aree scolastiche in Classe III o quelle in
Classe II confinanti con aree in Classe III, ma al cui interno i livelli di rumore ambientale sono
superiori ai limiti della classe di appartenenza.
- Aree in prossimità di strade con intensi flussi di traffico: verificare con indagini strumentali e studi
approfonditi, per quelle zone non comprese nella campagna di misura ARPAT, che la rumorosità
presente non sia superiore ai limiti della classe corrispondente; per tali indagini saranno coinvolti,
ai sensi del DM 29.11.2000, anche i gestori delle infrastrutture dei trasporti responsabili del
superamento dei limiti.
2.7.3 Elementi di criticità
La normativa vigente prevede che le azioni di risanamento acustico connesse ai trasporti vengano
affrontate dalle società e dagli enti gestori dei servizi, compresi Comuni, Province e Regioni
mediante una programmazione pluriennale di interventi, secondo quanto disciplinato dal D.M.
29.11.2000. Inoltre il D.P.R. 142/2004 stabilisce i limiti di immissione per le infrastrutture stradali e
le priorità per le attività di risanamento.
Un piano comunale di risanamento acustico dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi:
- interventi di risanamento su tutti i ricettori sensibili poiché posti all’interno della classe IV e dove è
stato misurato un superamento dei limiti di classe III per la resede;
- approfondimenti, anche mediante misurazioni all’interno e nella resede dei ricettori sensibili sulla
rumorosità ambientale;
- intervenire, secondo quanto previsto dal D.M. 29/11/2000, sulla rete viaria comunale;
- concertare e pianificare, con gli altri gestori delle infrastrutture di trasporto stradali presenti sul
comune (Provincia di Pisa, Regione Toscana) le azioni di risanamento previste.
Sebbene il clima acustico delle zone più densamente abitate del comune, in generale, risulta
essere abbastanza compromesso, non si presentano situazioni di conflitto fra classi non contigue,
tali da rendere necessarie misure di bonifica specifiche.
Le situazioni di criticità emerse dalla campagna di misura ARPAT per alcuni recettori sensibili
(scuole, luoghi di cura e di degenza) ed altre situazioni di possibile criticità da verificare dovranno
essere oggetto di ulteriori indagini di approfondimento al fine di valutare gli interventi da adottare
per garantire il rispetto dei limiti di legge attraverso la redazione di un Piano di Risanamento
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Acustico comunale, nel quale saranno altresì indicati i modi e i tempi per riportare nella norma le
situazioni di criticità.
2.8 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO
2.8.1 Sorgenti di inquinamento elettromagnetico (P)
Basse frequenze
L'inquinamento elettrico e magnetico associato alle basse frequenze ELF (comprese tra 30 Hz e
300 Hz) è quello derivante dal sistema di produzione, trasporto e utilizzo finale dell'energia
elettrica: linee elettriche di trasmissione, distribuzione, cabine di trasformazione ed
elettrodomestici. Gli elettrodotti svolgono la funzione di trasportare e distribuire l'energia elettrica, e
sono classificati in funzione della tensione, il cui aumento determina l'incremento del campo
elettrico. Sono quindi suddivisi in:
x linee ad altissima tensione (380 KV) per il trasporto di energia elettrica su grandi distanze;
x linee ad alta tensione (220 KV e 132 KV) per la distribuzione dell'energia elettrica;
x linee a media tensione (15-20 KV) per la fornitura a industrie, centri commerciali e grandi
condomini, possono essere aeree o interrate;
x linee a bassa tensione (220-380 V) per la fornitura a singole abitazioni e piccole utenze,
possono essere aeree o interrate.
Ci sono inoltre le cabine di trasformazione primarie o secondarie: le primarie sono di norma isolate
dalle abitazione e non dovrebbero porre problemi, le secondarie sono poste vicino o all'interno
degli edifici.
A basse frequenze il campo elettrico espresso come valore efficace E (V/m), generato dalla
tensione, si misura separatamente dal campo magnetico H, generato invece dalla corrente
elettrica che si misura in microtesla mT (induzione magnetica). Essendo la tensione della linea un
fattore costante, il campo elettrico E in un dato punto risulta costante nel tempo e la sua intensità
diminuisce all'aumentare della distanza dal conduttore. Il campo elettrico è inoltre facilmente
schermabile e tra l'interno e l'esterno di un edificio si ha una notevole riduzione della sua intensità.
Il campo magnetico H varia con l'intensità della corrente elettrica che transita sulla linea e dipende
dal carico della linea stessa. L'intensità del campo H diminuisce con l'aumentare della distanza
dalla sorgente inquinante, ma contrariamente al campo E non è schermabile con alcuno dei
materiali di uso comune: quindi tra l'interno e l'esterno di un edificio la sua intensità risulta
praticamente invariata.
La rete elettrica di San Miniato è caratterizzata da linee a media tensione (15-20kV) che
raggiungono i principali nuclei abitativi e da alcune linee di alta tensione (132kV) denominate
Empoli FS-Cascina FS, Ponzano-La Roffia, La Roffia-San Romano e La Roffia-Lamporecchio
(elettrodi n.58-449-469-485) che attraversano il fondovalle dell’Arno e la linea di alta tensione San
Romano-Castelfiorentino n.431 che attraversa la porzione collinare del territorio comunale (vedi
Fig.154); a San Romano è presente anche una stazione di trasformazione da 132kV.
Alte frequenze
L'inquinamento elettromagnetico associato alle alte frequenze è quello generato, per lo più, dagli
impianti per radio telecomunicazione e radio localizzazione. In particolare viene preso in
considerazione il range delle radiofrequenze comprese tra 100 KHz e 300 MHz. Un impianto per
radio telecomunicazione può essere considerato come un sistema la cui funzione è quella di
emettere verso l'esterno, sotto forma di onda elettromagnetica, segnali elettrici contenenti
informazioni.
Le modalità di trasmissione sono di tipo:
x broadcasting: l'antenna diffonde il segnale su una vasta zona, da un punto emittente a molti
punti riceventi. Ne sono un esempio gli impianti di radiodiffusione televisivi e sonori, e le
stazioni radiobase (SRB) per la telefonia cellulare;
x direttiva: l'antenna diffonde il segnale tra due punti generalmente in vista. Tipico è l'esempio
dei ponti radio.
Gli impianti di radiodiffusione televisivi e sonori sono di norma collocati in punti elevati del territorio,
al di fuori dei centri abitati, e coprono bacini di utenza che interessano anche più province; la loro
potenza è spesso superiore al KW. Non mancano però situazioni critiche, nelle quali tali impianti
sono posti in prossimità degli insediamenti.
Le stazioni radio base (SRB) sono installate su appositi tralicci, in modo che il segnale venga
irradiato su una parte del territorio definita cella. La potenza, di alcune decine di Watt, è tale da
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non creare interferenza fra le celle. Essendo poste di norma nei centri abitati, le SRB sono quelle
che generano nella popolazione maggiori preoccupazioni ma, in generale, le basse potenze
utilizzate non creano particolari problemi di inquinamento e il rispetto dei limiti di legge vigenti
viene di solito garantito.
A tale proposito, va ricordato che i limiti vigenti sono quelli stabiliti dal decreto del Ministero
dell'Ambiente n. 381/1998 "Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di
radiofrequenza compatibili con la salute umana".
La trasmissione di segnali via etere ha comunque avuto negli ultimi anni una forte proliferazione
generando un’esposizione a campi elettromagnetici, a volte significativa, per quella parte di
popolazione residente nei pressi dei siti prescelti come postazioni ripetitrici di segnale.
Riportiamo di seguito nella Fig.182 la mappa della localizzazione degli impianti (Stazioni Radio
Base e Impianti di Radiocomunicazione), reperita presso il catasto impianti di radiocomunicazione
del servizio SIRA dell’ARPAT, relativa al Comune di San Miniato aggiornata al 2010.
Fig.182 Distribuzione impianti di radiocomunicazione
18
9
12
17
14 4
1 19
6
16
8
10
1
5
2
2
STAZIONI DI
TELEFONIA CELLULARE
IMPIANTI RADIO TV
Sul territorio sanminiatese risultano presenti due impianti RTV radio televisivi di cui riportiamo di
seguito nella tabella di Fig.183 la descrizione estratta dai dati SIRA aggiornati al 2010:
Fig.183 Impianti RTV radio televisivi
Le stazioni SRB di telefonia cellulare risultano 20 di cui riportiamo la descrizione nella seguente
tabella di Fig.184 estratta dai dati SIRA aggiornati al 2010:
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Fig.184 Stazioni SRB di telefonia cellulare
2.8.2 Monitoraggio e controllo dell’inquinamento elettromagnetico (R)
Per quanto riguarda l’inquinamento elettromagnetico associato alle alte frequenze, nella zona del
comprensorio del cuoio ARPAT e USL stanno svolgendo azioni di controllo sul campo per
verificare, sia quanti siti con stazione radio-base esistono, sia il rispetto dei limiti e per valutare i
livelli di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. Attualmente non risultano dati
disponibili di punti di misura sul territorio sanminiatese, quello noto più vicino risulta essere in loc.
S. Pierino nel Comune di Fucecchio. Per questo punto di misura sono disponibili dei rilievi del
campo elettrico eseguiti dall’ARPAT di Firenze nel periodo 2005-2006 che sono contenuti in
un’apposita scheda che per conoscenza riportiamo nella seguente Fig.185.
Fig.185 Misure ARPAT campo elettrico loc. S.Pierino-Fucecchio
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Le emissioni ad alta frequenza trovano una loro regolamentazione con il D.P.C.M. 8 luglio 2003
che fissa i limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione
della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati da
sorgenti fisse con frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz. Detti valori devono essere mediati
su un'area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti;
per aree intensamente frequentate si intendono anche superfici edificate ovvero attrezzate
permanentemente per il soddisfacimento di bisogni sociali, sanitari e ricreativi. Riportiamo nelle
seguenti tabelle di Fig.186 i valori limite di esposizione, di attenzione e di qualità per le emissioni
ad alta frequenza previsti dalla normativa vigente.
Fig.186 Valori limite emissioni ad alta frequenza
Limiti di esposizione
Intensità di campo
elettrico E (V/m)
Intensità di campo
magnetico H (A/m)
Densità di potenza
(W/m²)
0,1 ‹ f 3 MHz
3 ‹ f 3000 MHz
3 ‹ f 300 GHz
60
20
40
0,2
0,05
0,01
1
4
Valori di attenzione
Intensità di campo
elettrico E (V/m)
Intensità di campo
magnetico H (A/m)
Densità di potenza
(W/m²)
0,1 MHz ‹ f 300 GHz
6
0,016
0,10 (3 MHZ-300 GHZ)
Obiettivi di qualità
Intensità di campo
elettrico E (V/m)
Intensità di campo
magnetico H (A/m)
Densità di potenza
(W/m²)
0,1 MHz ‹ f 300 GHz
6
0,016
0,10 (3 MHZ-300 GHZ)
La normativa prevede inoltre che a tutela dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz, generati da sorgenti non
riconducibili ai sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi, di applicare l'insieme completo
delle restrizioni stabilite nella raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 12 luglio
1999 ovvero che per le sorgenti mobili, anziché il valore generale di attenzione di 6 V/m, valgono,
rispettivamente, i limiti di 20 V/m nel caso della telefonia mobile e dei ripetitori radiofonici in onde
corte e radiotelevisivi, di 40 V/m per i ponti radio e di 60 V/m per i ripetitori radiofonici in onde
medie. Nel caso di esposizioni multiple generate da più impianti, la somma dei relativi contributi
normalizzati deve essere minore di uno; in caso contrario si dovrà attuare la riduzione a
conformità. Nel caso di superamenti con concorso di contributi di emissione dovuti a impianti delle
Forze armate e delle Forze di polizia, la riduzione a conformità dovrà essere effettuata tenendo
conto delle particolari esigenze del servizio espletato.
Per quanto riguarda le basse frequenze negli anni 2004-2005 l’ARPAT di Pisa ha eseguito dei
monitoraggi in continua dell’induzione magnetica a 50 Hz nelle scuole e nelle abitazioni in
prossimità delle linee ENEL ad alta tensione (132kV) presenti sul territorio comunale di San
Miniato. Riportiamo nella seguente tabella di Fig.187 la sintesi dei risultati ottenuti:
Fig.187 Misure ARPAT induzione magnetica linee alta tensione
Linea AT (132 kV)
La Roffia-San Romano
Ponzano-La Roffia
La Roffia-Lamporecchio
San Romano-Castelfiorentino
La Roffia-San Romano
La Roffia-San Romano
Sito di misura
San Donato
Via Arginale Ovest, 59a
La Scala
Via Mezzopiano, 32
La Scala
Via Trento, 112
La Borghigiana
Via Volterrana, 1
San Miniato Basso
Viale Marconi, 105
San Miniato Basso
Viale Marconi, 91
Distanza dall’asse
della linea (m)
Altezza da terra
del recettore (m)
Induzione magnetica
media (μT)
3
4,5
0,10
7
4,5
0,13
16
4,5
0,11
10
4,5
0,27
0
4,5
0,53
5
7,5
0,63
Il D.P.C.M. 8 luglio 2003 prevede per le emissioni a bassa frequenza che:
• nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da
elettrodotti, non deve essere superato il limite di esposizione di 100 μT per l'induzione magnetica e
5 kV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci;
• a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine, eventualmente
connessi con l'esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di rete (50 Hz), nelle aree
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gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze
non inferiori a quattro ore giornaliere, si assume per l'induzione magnetica il valore di attenzione di
10 μT, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di
esercizio;
• nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l'infanzia, di ambienti
abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella
progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimità di linee ed
installazioni elettriche già presenti nel territorio, ai fini della progressiva minimizzazione
dell'esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti operanti alla frequenza di
50 Hz, é fissato l'obiettivo di qualità di 3 μT per il valore dell'induzione magnetica, da intendersi
come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
La grande diffidenza che si riscontra nell'opinione pubblica nei confronti delle sorgenti di campo
magnetico a bassissima frequenza deriva soprattutto dal notevole divario che esiste tra le
prescrizioni degli standard di sicurezza, che ammettono esposizioni continuative fino a livelli di
centinaia di microtesla, e le risultanze degli studi epidemiologici, dai quali sembra emergere una
possibile correlazione tra esposizioni croniche anche a bassi livelli (superiori ad una soglia
indicativa di circa 0,4 μT) e rischio di insorgenza di leucemia infantile.
Un esempio di intervento di mitigazione dei livelli di induzione magnetica a 50 Hz per le abitazioni
in prossimità delle linee ENEL può essere ricondotto all’ottimizzazione delle fasi sulle due linee a
132 kV in doppia terna; la disposizione antisimmetrica delle fasi (vedi Foto 2 di Fig.188) può
consentire di ottenere i livelli minimi di induzione magnetica a parità di correnti circolanti.
Fig.188 Ottimizzazione fasi linee ENEL
Foto 1: disposizione simmetrica delle fasi.
Foto 2: disposizione antisimmetrica delle fasi.
2.8.3 Elementi di criticità
L’analisi delle informazioni disponibili mette in evidenza una discreta diffusione sul territorio di San
Miniato di Elettrodotti e di Stazioni Radio Base ed in particolare un’attiva crescita del settore della
telefonia cellulare. Questa situazione crea un notevole senso di preoccupazione nella popolazione
dovuto anche alla mancanza di un’informazione precisa e di studi scientifici che possano
dimostrare con assoluta certezza l’assenza di rischi per la salute derivati dall’esposizione ai campi
elettromagnetici. E’ auspicabile, pertanto, un’intensificazione dei controlli ambientali e sanitari da
parte della USL e dell’ARPAT ed un’attuazione di quei possibili interventi di mitigazione dei livelli di
induzione magnetica sul territorio sanminiatese.
2.9 MOBILITA’ E TRASPORTI
2.9.1 Infrastrutture di trasporto (P)
Il quadro normativo esistente in materia di traffico e mobilità presenta alcune contraddizioni in
quanto è costituito dal:
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- PUT (Piano Urbano del Traffico) che è uno strumento di breve periodo (2 anni) orientato agli
interventi di miglioramento delle condizioni di circolazione ed inteso come piano di immediata
realizzabilità e quindi essenzialmente di carattere gestionale; è completamente e dettagliatamente
regolamentato ai sensi dell’art 36 del codice della strada e dalle direttive ministeriali del 24.6.1995;
- PUM (Piano Urbano della Mobilità) che è uno strumento di medio-lungo periodo (fino a 10 anni)
orientato alle scelte infrastrutturali strategiche ma denota una carenza normativa di attuazione
essendo solo citato dall’art. 22 della L.340/2000, legge che prevede un rinvio ad un regolamento
ancora da emanare;
- PUMET (Piano Urbano Mobilità e Traffico) che è uno strumento volto ad unificare la visione
strategica con quella gestionale, che si coordina con il Regolamento Urbanistico e con gli altri piani
di settore previsti dalla legge 1/2005 e che definisce contenuti in grado di supportare i vari livelli
decisionali coinvolti in una materia dinamica e variabile come quella della mobilità.
All’interno del distretto conciario le infrastrutture principali sono la S.G.C. Firenze-Pisa-Livorno (FiPi-Li), la linea ferroviaria Pisa-Firenze e la via Tosco Romagnola; nella seguente mappa di Fig.189
sono evidenziate tali infrastrutture principali.
Fig.189 Principali infrastrutture viarie e ferroviarie
N ZE
A -FIRE
VI A P IS
F ER RO
-LI
A F I-PI
ST RA D
SUP ER
VIA TOSCO ROMAG NOLA
Un estratto dal PUMET circa lo schema della rete stradale comunale e della rete di trasporto
pubblico è riportato nelle seguenti Figg.190 e 191.
Fig.190 Rete stradale comunale
FER RO
VIA PIS
SUPERS
ZE
A-FIREN
I-LI
FI-P
TRADA
VIA TOSCO RO MAGNOLA
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Fig.191 Rete del trasporto pubblico
Le infrastrutture di trasporto presenti nel comprensorio del cuoio sono caratterizzate da buoni indici
di accessibilità territoriale e di dotazione infrastrutturale del sistema locale del Valdarno Inferiore in
raffronto alla media regionale. In particolare sia l’accessibilità stradale che quella ferroviaria
presentano livelli di accessibilità superiori alla media dei sistemi locali della Toscana
(rispettivamente +11% e +9% circa), mentre una dotazione infrastrutturale inferiore alla media è
rappresentata dalla dotazione portuale. Gli indici di dotazione aeroportuale e di infrastrutture di
trasporto risultano invece tra i più alti nel panorama dei sistemi locali toscani.
Il Comune di San Miniato presenta una caratteristica peculiare essendo un territorio di
attraversamento posto lungo l’itinerario Pisa-Firenze ed è sempre stato influenzato e
contrassegnato dalla presenza delle grandi viabilità di interesse regionale e dall’asse ferroviario
principale. Il sistema vigente è organizzato secondo una gerarchia che vede al primo posto la SGC
Fi-Pi-Li, che rappresenta una grande direttrice nazionale, elemento della rete principale di
interesse regionale; è l’asse che garantisce il rapido collegamento con i sistemi viari principali, nel
quale si hanno due svincoli nel territorio comunale, uno nei pressi di Ponte a Egola ed uno nei
pressi di San Miniato Basso, che rappresentano le porte di accesso al Comune, ma anche una
delle porte di accesso principali (quella di Ponte a Egola) al comprensorio del cuoio.
Si ha poi una rete di strade intercomunali con una funzione di supporto dei sistemi locali, che ha il
ruolo di connessione tra i vari centri urbani sparsi sul territorio e le aree con funzioni produttive, il
capoluogo e la rete viaria di rango superiore e quella intercomunale. Si qualificano come strutture
che hanno un ruolo funzionale e di efficienza trasportistica, ma anche di integrazione della rete
urbana di pianura con quella della più ampia porzione collinare. Esse possono così riassumersi:
-Strada statale 67 Tosco-Romagnola, che ha la funzione di direttice primaria di accesso e interna
all’ambito metropolitano pisano;
-Strada regionale 436 Francesca;
-Strada provinciale 65 Romanina – Bretella;
-Strada provinciale 6 di Giuncheto;
-Strada provinciale 7 di San Miniato;
-Strada provinciale 39 San Miniato – San Lorenzo;
-Strada provinciale 40 Isola - San Miniato;
-Strada provinciale 44 Santa Croce - Ponte a Egola;
-Strada provinciale 50 di Montaione.
Si ha poi la viabilità di interesse comunale suddivisa nei percorsi di connessione dei poli urbani e
dalla rete minore, con la funzione di connessione tra i centri sparsi e i percorsi del territorio aperto
e del sistema naturale. Infine vi sono le strade urbane d’impianto che si diramano, dopo la prima
fase di crescita e consolidamento dei centri urbani, dalla viabilità matrice di carattere territoriale.
La struttura gerarchica della rete è poi conclusa dai percorsi cicloturistici esistenti, soprattutto
localizzati nella pianura dell’Arno e nel fondovalle dell’Egola.
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La rete ferroviaria è presente con la direttrice trasversale Firenze-Pisa e la stazione di San MiniatoFucecchio (in Piazza della Stazione a San Miniato) che è attualmente servita da 66 treni con una
media giornaliera di 1.100 passeggeri ed uno scalo classificato nella categoria medio-piccolo.
2.9.2 Veicoli circolanti (P)
I dati disponibili riguardano gli anni 2007, 2009, 2011 e sono estratti dalle banche dati ISTAT e
ACI.
Il parco veicolare del comprensorio è stato suddiviso per Comune e per tipologia di automezzo ed i
dati relativi agli ultimi anni disponibili 2009 e 2011 sono riportati nella seguente tabella di Fig.192.
Fig.192 Veicoli circolanti per comune e tipologia di veicolo anni 2009-2011
Castelfranco
2009
Castelfranco
2011
Fucecchio Fucecchio
2009
2011
San
Miniato
2009
San
Miniato
2011
Santa
Croce
2009
Santa
Croce
2011
Autobus
5
5
12
11
29
31
27
27
Autocarri
1.119
1.140
1.567
1.630
2.326
2.362
1.795
1.837
146
158
233
244
414
435
156
159
Autoveicoli speciali
Autovetture
7.906
8.243
14.311
14.731
18.189
18.453
9.270
9.372
Motocarri e quadric.
115
108
127
111
225
209
143
128
Motocicli
966
1.008
1.770
1.838
2.517
2.679
1.334
1.398
Motov./quadr. spec.
14
12
27
23
21
22
22
26
Rimorchi speciali
10
11
14
18
29
19
24
22
Rimorchi trasp. merci
58
62
63
84
162
179
94
102
Trattori o motrici
Totale
31
27
26
47
126
92
52
59
10.370
10.774
18.150
18.737
24.038
24.481
12.917
13.130
Dall’analisi dei dati emerge che il Comune di San Miniato, come del resto anche gli altri, ha visto
aumentare la quantità dei veicoli circolanti dal 2009 al 2011 e che questo aumento ha riguardato
tutte le tipologie di veicoli ad esclusione dei rimorchi speciali che sono invece diminuiti.
San Miniato detiene inoltre il maggior numero di veicoli circolanti (24.500 circa) rappresentando,
nel 2011, circa il 37% dei mezzi dell’intero comprensorio seguito da Fucecchio con il 28%, da
Santa Croce con il 20% e da Castelfranco con il 16%. Volendo confrontare i dati relativi al parco
macchine dei comuni del comprensorio con quelli complessivi della Provincia di Pisa e della
Regione Toscana emerge che all’interno del distretto del cuoio risulta immatricolato circa il 19%
dei mezzi dell’intera Provincia e circa il 2% di quelli della Regione.
Un confronto percentuale tra la composizione del parco veicolare presente nei comuni del
comprensorio nel 2007 e nel 2011 è riportata nella seguente tabella di Fig.193.
Fig.193 Composizione % del parco veicolare per comune e tipologia di veicolo anni 2007-2011
San
Miniato
2007
San
Miniato
2011
Santa
Croce
2007
Santa
Croce
2011
0,06 %
0,11 %
0,13 %
0,22 %
0,21 %
8,61 %
8,70 %
9,92 %
9,65 %
13,89 %
13,99 %
1,31 %
1,30 %
1,55 %
1,78 %
1,14 %
1,21 %
76,51 %
78,1 %
78,62 %
74,9 %
75,38 %
71,2 %
71,38 %
1,00 %
0,76 %
0,59 %
1,00 %
0,85 %
1,20 %
0,97 %
9,03 %
9,36 %
9,16 %
9,81 %
9,88 %
10,94 %
9,61 %
10,65 %
0,07 %
0,11 %
0,11 %
0,12 %
0,06 %
0,09 %
0,09 %
0,20 %
Rimorchi speciali
1,22 %
0,10 %
1,26 %
0,10 %
1,46 %
0,08 %
1,38 %
0,17 %
Rimorchi trasp. merci
0,69 %
0,58 %
0,49 %
0,45 %
0,82 %
0,73 %
0,85 %
0,78 %
Trattori o motrici
0,25 %
0,25 %
0,15 %
0,25 %
0,29 %
0,38 %
0,42 %
0,45 %
Castelfranco
2007
Castelfranco
2011
Autobus
0,06 %
0,05 %
0,06 %
Autocarri
10,33 %
10,58 %
Autoveicoli speciali
1,25 %
1,47 %
Autovetture
76,0 %
Motocarri e quadric.
1,09 %
Motocicli
Motov./quadr. spec.
Fucecchio Fucecchio
2007
2011
Il totale dei mezzi immatricolati nell’intero comprensorio ha subito dal 2007 al 2011 un aumento di
circa il 3,8% (+2.471 mezzi); in particolare risulta in crescita il numero di motocicli (+786 mezzi
immatricolati) e in misura minore il numero di autovetture (incremento di oltre 2.000 unità).
127
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Dall’analisi dei dati si registra inoltre una significativa flessione dell’apporto percentuale dei
rimorchi/semirimorchi speciali che risulta essere omogenea in tutti i comuni del distretto.
Per San Miniato dopo le autovetture che rappresentano il 75% del parco veicolare comunale ci
sono i motocicli (11%), gli autocarri (10%) e gli autoveicoli speciali (1,8%) che qui rappresentano la
percentuale comunale più alta del comprensorio.
I dati disponibile per gli anni 2007 e 2011 relativi al tasso di motorizzazione, inteso come il numero
di autovetture immatricolate per abitante, ed al rapporto tra i mezzi ed il numero di abitanti sono
riportati nella seguente tabella di Fig.194.
Fig.194 Tasso di motorizzazione e rapporto mezzi/abitanti - anni 2007-2011
Dalla tabella si può notare che sia il tasso di motorizzazione che il rapporto mezzi/abitanti hanno
subito un aumento nei comuni di San Miniato e Fucecchio in linea con quello registrato in Provincia
ed in Regione, mentre si sono mantenuti pressoché costanti nel comune di Castelfranco di Sotto.
In controtendenza risultano i dati del comune di Santa Croce dove si registra una netta
diminuzione di entrambi gli indici considerati a causa principalmente del cospicuo aumento della
popolazione (+1.074 abitanti). Il tasso di motorizzazione registrato nei comuni di San Miniato e
Santa Croce, pari a circa il 65%, risulta superiore rispetto alla media distrettuale e ai dati provinciali
e regionali. Santa Croce inoltre rimane il comune con il rapporto mezzi/abitanti più elevato del
comprensorio seguito da San Miniato che si mantiene del tutto in linea con i valori provinciali.
Riportiamo di seguito nelle Figg.195 e 196 i grafici relativi al 2011 per il tasso di motorizzazione ed
il rapporto mezzi/abitanti.
Fig.195 Tasso di motorizzazione 2011
Fig.196 Mezzi/abitanti 2011
Per quanto riguarda i mezzi pesanti immatricolati, il cui totale è dato dalla somma di autocarri,
motocarri e rimorchi trasporto merci, riportiamo i dati ACI relativi agli anni 2007 e 2011 per i
comuni del comprensorio, la Provincia e la Regione nella seguente Fig.197.
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Fig.197 Totale mezzi pesanti - anni 2007-2011
Il totale mezzi pesanti dal 2007 al 2011 è leggermente aumentato per tutti i comuni del distretto, ad
esclusione di San Miniato che è diminuito passando da 2.792 a 2.750 e da una quota veicoli
industriali del 11,74% al 11,23%, in analogia con i valori regionali. Santa Croce si conferma come
comune avente la maggior quota di veicoli industriali pari a circa il 16%.
2.9.3 Elementi di criticità
Per quanto riguarda gli interventi di miglioramento della qualità delle strade devono essere
realizzati con l’obiettivo di garantire la sicurezza degli utenti, la scorrevolezza con l’eventuale
adeguamento dei nodi e delle interconnessioni, l’attenzione per l’inserimento paesaggistico e
ambientale, con particolare riguardo alle tematiche del rumore e dell’inquinamento dell’aria.
In particolare alcuni obiettivi da raggiungere per San Miniato, ripresi dal PUMET, possono essere
individuati nel:
- miglioramento della rete di trasporto pubblico locale;
- miglioramento della rete di trasporto dei servizi scolastici e di quelli prestati dai servizi sociali;
- miglioramento della rete di pedonalità e ciclabilità degli ambiti urbani e della rete cicloturistica
comunale d’itinerari guidati;
- adeguamento e miglioramento della rete esistente capace di rispondere alle molteplici domande
di mobilità presenti sul territorio;
- miglioramento degli accessi alla viabilità di intenso scorrimento;
- organizzazione di attrezzature che favoriscano l’alleggerimento dei volumi di traffico, la mobilità
pedonale e ciclabile e la qualità ambientale per ridurre il rumore e l’inquinamento atmosferico;
- verifica e riordino della sosta con un miglioramento degli spazi esistenti.
2.10 SISTEMA ECONOMICO
2.10.1 Attività produttive (P)
L'attuale economia insediata nel territorio comunale di San Miniato, dai dati disponibili di sintesi
ISTAT, opera in larga misura nel settore del commercio all’ingrosso ed al dettaglio seguito da
quello manifatturiero, con particolare riferimento alla fabbricazione di articoli in pelle e simili. In
prevalenza le imprese sono a carattere artigianale, molte delle quali a conduzione familiare.
Al censimento generale dell'industria, dei servizi e commercio del 2011 si contano a San Miniato
2.791 imprese attive per un numero addetti pari a 8.575; tra le imprese circa il 55% sono iscritte
come ditte individuali ed il 45% registrate come imprese artigiane.
Per il Comune di San Miniato riportiamo nella seguente tabella di Fig.198 i dati ISTAT del
censimento dell'industria, dei servizi e commercio per gli anni 2001 e 2011 relativi al numero delle
imprese locali attive, per categorie ATECO, con il corrispettivo numero di addetti.
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Fig.198 Imprese locali attive e numero addetti - anni 2001-2011
Unità locali delle imprese (totale)
num. unità attive
num. addetti
Anno
2001
2011
2001
2011
Ateco 2007
Totale
agricoltura, silvicoltura e pesca
2.490
28
2.791
18
8.511
53
8.575
24
23
8
47
9
4
1
..
528
24
1
6
10
..
1
456
26
..
8
4
2
..
3.656
116
1
36
15
..
..
3.037
118
..
34
confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in
pelle e pelliccia
41
40
235
207
fabbricazione di articoli in pelle e simili
325
246
2.657
2.116
industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i
mobili), fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio
37
31
155
146
fabbricazione di carta e di prodotti di carta
stampa e riproduzione di supporti registrati
fabbricazione di prodotti chimici
fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
3
7
1
6
4
5
5
8
21
21
8
72
26
16
68
24
fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non
metalliferi
9
6
21
12
metallurgia
..
1
..
..
fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e
attrezzature)
13
12
30
41
fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica,
apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi
1
2
4
3
fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature
per uso domestico non elettriche
2
1
6
1
fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca
fabbricazione di altri mezzi di trasporto
fabbricazione di mobili
altre industrie manifatturiere
7
1
10
8
17
3
9
12
65
14
38
22
103
10
23
20
riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed
apparecchiature
26
20
134
69
fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata
2
3
36
42
fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e
risanamento
9
9
85
52
raccolta, trattamento e fornitura di acqua
gestione delle reti fognarie
2
3
..
3
5
50
..
36
attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti recupero
dei materiali
4
6
30
16
costruzioni
368
380
923
1.052
commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e
motocicli
716
717
1.488
1.649
74
71
245
203
330
312
94
64
48
57
103
235
46
6
59
22
105
342
304
78
114
64
77
201
352
83
7
87
30
114
637
606
403
212
129
477
167
412
162
13
93
31
171
699
747
295
386
161
405
232
529
248
9
175
72
207
coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e
servizi connessi
silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
pesca e acquacoltura
estrazione di minerali da cave e miniere
attività manifatturiere
industrie alimentari
industria delle bevande
industrie tessili
commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli
e motocicli
commercio all'ingrosso (escluso autoveicoli e motocicli)
commercio al dettaglio (escluso autoveicoli e motocicli)
trasporto e magazzinaggio
attività dei servizi di alloggio e di ristorazione
servizi di informazione e comunicazione
attività finanziarie e assicurative
attività immobiliari
attività professionali, scientifiche e tecniche
noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese
istruzione
sanità e assistenza sociale
attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento
altre attività di servizi
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Dall’analisi dei dati 2011 sulle imprese emerge che il settore prevalente è quello del commercio
all’ingrosso (342) ed al dettaglio (304) con un totale di 717 imprese, poi segue l’attività
manifatturiera (456) seguita dalle imprese nel campo delle costruzioni (380), dalle attività
professionali (352), da quelle immobiliari (201) e dei servizi di alloggio e ristorazione (114). Per
l’attività manifatturiera gran parte è rivolta, come detto, alla fabbricazione di articoli in pelle (246)
ed alla loro confezione (40). Da segnalare il significativo numero di imprese nel settore sanitario ed
assistenziale (87) ed invece il basso numero di aziende (18) nel settore agricoltura, silvicoltura e
pesca. Questo potrebbe derivare dal fatto che la maggior parte dei terreni sono condotti non come
attività prevalente, ma a servizio dei consumi familiari.
Rispetto al censimento del 2001 il numero delle imprese a San Miniato è passato da 2.490 a 2.791
nel 2011 registrando un aumento che non ha però portato ad un sostanziale mutamento
dell’assetto generale del settore che rimane in prevalenza costituito da molte piccole imprese
condotte a livello familiare che si insediano, si trasformano, cessano, riaprono, ecc.. Una nota può
essere fatta circa la diminuzione delle imprese nel settore della fabbricazione degli articoli in pelle
passate da 325 a 246 che rimarca la crisi di questi ultimi anni del settore conciario ed invece quasi
il raddoppio del numero di imprese dei servizi di alloggio e di ristorazione (da 64 a 114), dei servizi
immobiliari (da 103 a 201) e dei servizi di noleggio, delle agenzie di viaggio e di supporto alle
imprese (da 46 a 83).
Per quanto riguarda il numero di addetti, in totale sono rimasti pressoché costanti passando dagli
8.511 del 2001 agli 8.575 del 2011.
Il settore con il maggior numero di addetti nel 2011 (ma anche nel 2001) è quello manifatturiero
(3.037), specie per la fabbricazione degli articoli in pelle (2.116), seguito da quello del commercio
all’ingrosso ed al dettaglio (1.649) ed a quello delle costruzioni (1.052).
L’andamento del numero degli addetti a San Miniato, rispetto al censimento del 2001, rispecchia
abbastanza quello sopra descritto concernente il numero delle imprese.
Da segnalare inoltre un interesse negli ultimi anni da parte degli imprenditori ad investire sul
territorio sanminiatese nel settore turistico-ricettivo e la conferma dello svolgimento dei n.3 mercati
settimanali previsti a San Miniato capoluogo (martedì), a San Miniato Basso (giovedì) ed a Ponte a
Egola (sabato).
2.10.2 Elementi di criticità
A livello comunale si verifica un aumento della domanda nel settore turistico ricettivo che dovrà
essere valutata con attenzione nel rispetto della salvaguardia ambientale e delle effettive esigenze.
Oltre alla crisi economica che ha colpito il settore conciario si è registrata una certa difficoltà anche
nel settore del commercio di vicinato, a cui hanno fatto seguito delle misure messe in campo per
ovviare a tale situazione come il progetto dei centri commerciali naturali con la sinergia di artigiani
e commercianti e quello del mercatale, per la valorizzazione dei prodotti artigianali ed agricoli del
territorio sanminiatese.
2.11 SISTEMA SOCIO-INSEDIATIVO
2.11.1 Popolazione (S/P)
I dati relativi alla popolazione dei comuni del comprensorio per il periodo 2009-20013 provengono
dai censimenti ISTAT. Nella seguente tabella di Fig.199 è riportato l’andamento della popolazione
residente nei comuni di San Miniato, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto e Fucecchio
distinta tra maschi e femmine e con indicata la relativa densità abitativa per l’anno 2013.
I dati mostrano una progressiva generale crescita della popolazione residente in ogni comune del
comprensorio dal 2009 al 2011 per poi evidenziare una decrescita nel 2012. In particolare Santa
Croce ha fatto registrare l'aumento più consistente di circa il 5%, seguito da Castelfranco con il 4%
e da San Miniato e Fucecchio che si attestano intorno all'1%. San Miniato quindi passa da 28.011
residenti nel 2009 a 28.257 nel 2011 scendendo però poi a 27.560 nel 2012 ed a 27.527 nel 2013.
La popolazione femminile risulta sempre di poco superiore a quella maschile ad eccezione
dell’anno 2011 per Santa Croce; San Miniato nel 2013 suddivide la popolazione residente in
13.447 maschi e 14.080 femmine.
Il comune che risulta avere la maggior densità abitativa nel 2013 è Santa Croce, seguito da
Fucecchio, da Castelfranco e San Miniato; quest’ultimo risulta avere una densità media piuttosto
costante negli ultimi cinque anni con circa 270 abitanti/kmq.
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Fig.199 Popolazione residente nel comprensorio anni 2009-2013
2009
2010
2011
2012
2013
Superficie
(kmq)
Densità
abitativa 2013
Santa Croce (totale)
13.600
13.991
14.356
14.087
14.245
16,92
841,90
Santa Croce (maschi)
6.748
6.973
7.205
7.024
7.120
102,56
268,40
48,32
273,72
65,13
355,61
Santa Croce (femmine)
6.852
7.018
7.151
7.063
7.125
San Miniato (totale)
28.011
28.124
28.257
27.560
27.527
San Miniato (maschi)
13.772
13.834
13.845
13.443
13.447
San Miniato (femmine)
14.239
14.290
14.412
14.117
14.080
Castelfranco (totale)
12.719
12.900
13.219
12.910
13.226
Castelfranco (maschi)
6.261
6.357
6.522
6.343
6.524
Castelfranco (femmine)
6.458
6.543
6.697
6.567
6.702
Fucecchio (totale)
23.182
23.340
23.496
22.800
23.161
Fucecchio (maschi)
11.463
11.470
11.519
11.132
11.302
Fucecchio (femmine)
11.739
11.870
11.977
11.668
11.859
Nella seguente Fig.200 riportiamo il grafico relativo alla popolazione residente a San Miniato nel
periodo 2002-2013 su dati ISTAT, dove si evince ancora meglio l’inversione del trend di crescita
negli ultimi due anni dopo il picco di 28.257 residenti registrato nel 2011.
Fig.200 Popolazione residente a San Miniato anni 2002-2013
Nella seguente Fig.201 riportiamo invece il grafico relativo alla densità abitativa (abitanti/kmq) del
2013 per i comuni del comprensorio, dove spicca la maggior densità di Santa Croce.
Fig.201 Densità abitativa del comprensorio (ab./kmq) anno 2013
841,90
355,61
268,40
S.Croce
San Miniato
273,72
Castelfranco
Fucecchio
132
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Nella seguente tabella di Fig.202 riportiamo i dati dei residenti di San Miniato suddivisi per età e
relativi al periodo 2009-2012. Le percentuali delle singole fasce di età prese in considerazione
rimangono piuttosto costanti nel quadriennio in esame così come per l’indice di vecchiaia
attestante sul 164% mentre si evidenzia un leggero, ma progressivo, aumento dell’età media dei
residenti che passa da 43,8 nel 2009 a 44,3 nel 2012.
Fig.202 Popolazione per età residente a San Miniato anni 2009-2012
FASCE DI ETA’
2009
2010
2011
2012
0 - 14 (%)
13,3
13,2
13,4
13,5
15 - 64 (%)
65,0
65,1
64,9
64,2
+ 65 (%)
21,7
21,7
21,7
22,3
abitanti
28.011
28.124
28.257
27.560
indice vecchiaia (%)
163,9
164,4
162,2
164,9
età media
43,8
43,9
44,0
44,3
Il bilancio demografico dell’anno 2012 della popolazione residente nel comune di San Miniato è
riportato nella seguente tabella di Fig.203; il numero delle famiglie si attesta a 11.144 con una
media di componenti per famiglia pari a 2,5.
Fig.203 Bilancio demografico San Miniato anno 2012
La generale distribuzione areale della popolazione residente sul territorio comunale di San Miniato
nel 2013, circa 27.500 abitanti, si concentra prevalentemente tra i due poli della zona nord-est:
San Miniato Basso, La Scala, Capoluogo (circa 11.000) e la zona nord-ovest: Ponte a Egola (circa
9.000).
I restanti 7.000 abitanti sono sparsi nelle numerose frazioni e nuclei abitati del comune presenti sia
nelle porzioni di fondovalle che in quelle collinari; nella seguente tabella di Fig.204 riportiamo a
grandi linee i dati comunali sul numero degli abitanti presenti in queste località, con la relativa
altitudine media rispetto al l.m.m., in ordine decrescente al fine di mettere in evidenza come si
distribuisce il restante 25% della popolazione sul territorio.
La tabella rivela che a parte i centri abitati principali più densamente abitati, le frazioni con più di
mille residenti sono San Donato, San Romano e Ponte a Elsa; tra i cinquecento ed i mille abitanti
c’è solo la frazione di Isola e tra i cinquecento ed i cento abitanti c’è La Serra, Corrazzano, Roffia,
Stibbio, Balconevisi e La Dogaia.
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Fig.204 Popolazione residente per località
LOCALITA’
QUOTA
(m su lmm)
ABITANTI
LOCALITA’
QUOTA
(m su lmm)
ABITANTI
San Donato
24
1.838
Casotti di Moriolo
135
40
San Romano
58
1.157
Palazzo Torto
30
38
Ponte A Elsa
30
1.005
Bucciano
191
36
Isola
22
536
Mezzopiano I
24
35
La Serra
45
403
Calenzano II
164
34
Corazzano
54
331
Case Altini
29
34
Roffia
21
232
Ontraino
23
33
Stibbio
92
222
Collebrunacchi
170
32
Balconevisi
136
153
Mezzopiano II
24
30
La Dogaia
28
101
Alberaccio
20
30
Palagio
40
79
Case Nuove di Roffia
24
30
Le Tombe
48
71
Bottega Genovini
55
27
Giovanastra
22
65
Le Colonne
48
26
Sant'angelo
59
56
Gargozzi
75
26
Fornacino
50
56
Calpetardo
32
25
Poggio A Isola
66
52
Montorzo
54
25
Molino Vecchio
24
52
Palagetto
22
22
Cusignano
150
51
Calenzano I
155
18
Guerrazzi
25
46
Piano di Moriolo
133
17
Fondo Scesa Balconevisi
46
44
Borghigiana
50
15
Parrino
50
42
Moriolo
138
10
Le Case
22
41
Tutte le altre trentatre località hanno un numero di residenti inferiore a cento e sono distribuite
nella porzione centrale e meridionale del territorio comunale sia nei fondovalle che sui rilievi
collinari.
2.11.2 Elementi di criticità
Dall’analisi dei dati demografici comunali è emerso che dal 2012 è in corso un’inversione del trend
progressivo di crescita della popolazione residente dovuto probabilmente agli effetti della crisi
economica e delle attività produttive che, come abbiamo descritto nel precedente paragrafo,
risultano diminuite sia nel settore commerciale che in quello manifatturiero. La varietà e qualità
ambientale del territorio sanminiatese, le attività agrituristiche e ricettive, la dinamica delle attività
produttive e la potenzialità di quelle del terziario rimangono comunque una risorsa che si riflette
sulla popolazione residente.
2.12 STATO DI SALUTE
2.12.1 Mortalità (S/P)
I dati relativi allo stato di salute della popolazione provengono dal rapporto congiunto sul Profilo di
Salute 2013 della Società della Salute di Empoli e della Società della Salute del Valdarno Inferiore,
in quest’ultima è compreso il territorio del comune di San Miniato che ha come distretto sanitario
l’Azienda USL11 di Empoli.
Gli indicatori utili a monitorare lo stato di salute di una popolazione possono essere suddivisi, sulla
base di criteri internazionali, nei due grandi gruppi di mortalità e morbosità. La mortalità come
indicatore fornisce informazioni essenziali sulla popolazione di un’area geografica e consente di
operare correttivi e politiche sanitarie, è infatti un utile strumento, sebbene parziale, per analizzare
l’andamento di alcune patologie sul territorio. La parzialità della mortalità come indicatore di
frequenza della morbosità sul territorio è data da un lato dal differenziale di mortalità fra patologie
(letalità), dall’altro dal fatto che la diminuzione dei decessi per una specifica causa può essere
dovuta più ad un miglioramento della diagnosi e/o cura che ad una effettiva diminuzione di
incidenza. Eventuali eccessi di mortalità registrati su un territorio rispetto ad un ambito territoriale
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di riferimento ritenuto omogeneo, possono essere indici della mancanza di efficaci strategie
preventive, della inefficienza o carenza di servizi sanitari sul territorio, dell’inadeguatezza delle
cure offerte.
Nella categoria degli indicatori fanno parte i tassi e gli indici; ad esempio il tasso è un rapporto
avente come numeratore il numero di eventi registrati in una popolazione statistica e come
denominatore il numero totale di elementi di quella stessa popolazione; il tasso standardizzato è
invece un sistema di aggiustamento di un tasso che permette di confrontare tra loro popolazioni
che hanno distribuzione tra loro diverse (ad esempio di età); l’incidenza è una misura di frequenza
che misura quanti nuovi casi di una data malattia o di eventi compaiono in un determinato lasso di
tempo, mentre la prevalenza indica la diffusione in un universo degli eventi ad un tempo
determinato.
Per quanto riguarda la “mortalità generale”, nella seguente tabella di Fig.205 si riportano i valori
degli indicatori del set minino relativi alla mortalità che fanno riferimento ai tassi standardizzati di
mortalità (SMR) nel periodo di osservazione 2006/2008 per le aziende Usl della Toscana, tra cui
l’Usl 11 di Empoli distinta in SdS Empoli e SdS Valdarno inf. (in cui è compreso San Miniato). Il
valore si riferisce al numero di morti ogni 100.000 abitanti e la popolazione di riferimento è quella
toscana dell’anno 2000.
Fig.205 Tassi standardizzati di mortalità 2006/2008 - set minimo
La mortalità generale dell’Azienda Usl 11 è tra le tre più basse in Toscana, inferiore al valore
regionale. Con riferimento alla mortalità per tumore, la ASL riporta il valore in assoluto più basso
rispetto alle altre aziende sanitarie, con un valore inferiore proprio nella SdS Valdarno inf.. Per gli
eventi di morte “cause accidentali…”, “prematura evitabile” e “mortalità infantile” l’Usl 11 si colloca,
ancora una volta, tra le 3 aziende con valori migliori ed ancora la SdS Valdarno inf. mostra il valore
più basso di mortalità infantile. Per i valori del tasso standardizzato dei suicidi e delle malattie
cardiovascolari l’Azienda Usl 11 ha il quarto valore più basso ed ha però un tasso di mortalità da
malattie cardiovascolari superiore a quello regionale, con in particolare la SdS Valdarno inf. che
evidenzia un valore di 431,46 contro il valore regionale di 397,2.
Riportiamo nella seguente Fig.206 il grafico del tasso di mortalità standardizzato per azienda Usl.
Fig.206 Tasso di mortalità generale standardizzato 2006/2008
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Nel seguente diagramma di Fig.207 è invece riportato il tasso standardizzato di mortalità per
sesso, riferito sempre al periodo 2006-2008, in azienda Usl11 e nelle SdS.
Fig.207 Tassi standardizzati di mortalità per sesso 2006/2008
I valori di mortalità totale, espressa con il tasso standardizzato, delle due SdS sono piuttosto simili,
senza differenze reali (differenze non statisticamente significative) tra i tassi standardizzati.
Per i tassi di mortalità standardizzati (2006-2008) si evidenzia un valore inferiore per le donne,
statisticamente significativo per tutte le aggregazioni zonali, informazione nota in letteratura (le
donne hanno una durata di vita maggiore).
Nella SdS Valdarno Inferiore la differenza del valore del tasso tra femmine e maschi è minore: le
femmine del Valdarno hanno valori del tasso un po’ più elevati di quelli regionali, mentre i maschi
della stessa zona evidenziano un tasso inferiore.
Riportiamo di seguito i dati di mortalità per specifica causa in azienda Usl11 e per le SdS, iniziando
dalle malattie cardiovascolari.
L’Azienda Usl 11 presenta un valore del tasso standardizzato di mortalità per malattie
cardiovascolari più elevato rispetto alla media regionale, eccetto che per il raffronto tra SdS
Valdarno Inferiore e Regione Toscana; infatti la SdS Valdarno Inferiore, pur rimanendo
nell’intervallo di valori della Usl 11 (e della SdS di Empoli) mostra un valore del tasso più alto del
livello regionale. Riportiamo nella seguente Fig.208 il relativo grafico per il triennio 2006/2008.
Fig.208 Tasso standardizzato di mortalità per malattie cardiovascolari per sesso 2006/2008
Il tasso di mortalità per “malattia cardiovascolare” ha un valore più elevato nel sesso maschile,
anche se la differenza di genere è meno evidente nella SdS Valdarno: il valore più elevato del
tasso di questa SdS è dovuto all’alto tasso delle femmine del Valdarno.
Il valore del tasso standardizzato di mortalità per “tumore” dell’ultima rilevazione (2006/2008)
nell’Azienda Usl 11 è il più basso in assoluto della Regione Toscana; il confronto tra SdS non fa
rilevare nessuna differenza reale o statisticamente significativa, sebbene il tasso sia più elevato tra
i maschi dell’SdS Empoli rispetto a quelli del Valdarno inferiore. Con riferimento al genere, il tasso
di mortalità per tumore ha un valore quasi doppio nei maschi, evento conosciuto anche dalla
letteratura internazionale. Riportiamo nella seguente Fig.209 il grafico per il triennio 2006/2008
relativo al tasso standardizzato di mortalità per tumori per sesso.
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Fig.209 Tasso standardizzato di mortalità per tumori per sesso 2006/2008
Oltre ai dati sulla mortalità generale per cancro (indicatore minimo), riportiamo alcune informazioni
anche sui dati di alcuni tumori specifici (indicatori del complementare). La mortalità per tumore al
polmone è più elevata tra i maschi infatti in una popolazione con composizione in età simile a
quella italiana, ogni 100.000 abitanti si verificano circa 110 decessi per tumore al polmone nei
maschi e circa 24 tra le femmine. I valori di mortalità per tumore al polmone nell’Usl 11 sono
inferiori a quelli regionali e non ci sono differenze nel confronto tra le due SdS; prendendo in
esame i dati suddivisi per sesso degli ultimi vent’anni si può osservare come ci sia una tendenza
ad un aumento dei tumori al polmone nelle donne, tale trend pare ricollegarsi all’aumento
dell’attitudine a fumare da parte delle stesse. Per quanto riguarda gli altri tipi di tumore il rapporto
2013 sul profilo di salute evidenzia che il tumore al colon-retto nei maschi assume il valore più
elevato, seguono il tumore alla prostata, al colon-retto nelle femmine, la mammella e poi i tumori
allo stomaco per i maschi e poi per le femmine. Per la mortalità per tumore allo stomaco, così
come per il colon-retto, i valori nel territorio dell’Usl 11 di Empoli rivelano una tendenza alla
diminuzione dei tassi standardizzati di mortalità nel tempo.
Per quanto riguarda i tassi standardizzati di mortalità per “cause accidentali o traumatismi” l’Usl 11
si colloca al secondo posto dei valori migliori (o più bassi), anche se le differenze non sono
statisticamente significative. Nella seguente Fig.210 riportiamo il relativo grafico per il triennio
2006/2008.
Fig.210 Tasso standardizzato di mortalità per cause accidentali e traumatismi per sesso 2006/2008
La mortalità per cause accidentali e traumatismi è più frequente tra i maschi, con un tasso
standardizzato di mortalità che è più del doppio rispetto alle femmine; questo rapporto si ritrova
ancora in letteratura.
La mortalità “evitabile” è un indicatore utilizzato per valutare l’efficacia dei sistemi sanitari. In linea
generale, in assenza di qualsiasi intervento dei servizi sanitari, la mortalità sarebbe determinata
esclusivamente da fattori sociali, ambientali e genetici. I servizi sanitari intervengono per
modificare l’influenza di alcuni fattori: la conoscenza medica e le attuali possibilità terapeutiche
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sono sufficientemente avanzate da poter evitare che un soggetto muoia per determinate patologie,
quantomeno in certe fasce di età. L’indicatore misura i decessi per tutte le cause avvenuti in età
inferiore ai 65 anni. Il valore del tasso standardizzato di Mortalità prematura (o evitabile)
dell’Azienda Usl 11 si colloca al 3° posto tra quelli più bassi. Riportiamo di seguito in Fig.211 il
grafico del tasso standardizzato di mortalità prematura e evitabile per il triennio 2006-2008.
Fig.211 Tasso standardizzato di mortalità prematura e evitabile per sesso 2006/2008
In una visione di confronto tra Regione, Asl 11 e SdS si rilevano differenze statisticamente non
significative; solo nel confronto del valore regionale con quello di SdS Valdarno Inferiore esiste una
differenza apprezzabile.
Il valore regionale più elevato del rapporto standardizzato di mortalità per “suicidi” appartiene all’
Asl di Siena, mentre l’azienda di Empoli è al 5° posto tra le aziende con i valori più bassi. In
particolare per l’Usl 11 si rileva una tendenziale diminuzione del valore del rapporto standardizzato
di mortalità nel tempo. Lo stesso vale, ovviamente, anche per il numero assoluto di casi che
evidenziano una diminuzione; riportiamo nella seguente Fig.212 il grafico relativo dell’andamento
dei suicidi nel tempo nell’Usl 11.
Fig.212 Tasso standardizzato di mortalità per suicidi nel tempo 1988/2008
Il valore del tasso di mortalità “infantile” dell’azienda Usl 11 è al di sotto del valore regionale
toscano e si trova al terzo posto tra quelli più bassi; in particolare nella SdS Valdarno Inferiore si
rileva il valore più basso in assoluto, come si evince dal grafico riportato nella seguente Fig.213.
Fig.213 Tasso di mortalità infantile 2006/2008
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2.12.2 Morbosità (S/P)
La morbosità si riflette nell’analisi dell’attività di ricovero che può essere valutata tramite il tasso di
ospedalizzazione (misura il ricorso ai servizi ospedalieri da parte della popolazione residente) ed il
tasso di primo ricovero (stima la reale occorrenza della patologia sul territorio tramite un episodio
di ingresso in ospedale, generale o per specifica causa nosologica).
Il dato regionale per aziende Usl del tasso standardizzato per età di primo ricovero, avvenuto per
la prima volta nell’anno di osservazione 2010, è messo in evidenza dal diagramma riportato nella
seguente Fig.214.
Fig.214 Tasso standardizzato di primo ricovero per aziende Usl - 2010
Il valore del tasso standardizzato di primo ricovero oscilla tra un minimo di 146,8 di Grosseto fino
ad un massimo di 170,3 di Massa Carrara; il valore dell’azienda Usl 11 è inferiore a quello
regionale e si colloca tra i 4 tassi di ospedalizzazione standardizzati più bassi. Con riferimento alle
SdS di Empoli e del Valdarno inferiore, si rileva un valore più elevato per le femmine nel Valdarno
(158,7 contro il valore di 157,6 di Empoli) ma le differenze non sono significative come evidenziato
dal seguente grafico di Fig.215.
Fig.215 Tasso standardizzato di primo ricovero in Usl 11 - 2010
Scendendo nel dettaglio delle cause del primo ricovero possiamo riportare ulteriori informazioni.
I dati regionali indicano che l’Usl 11 ha un valore del tasso di primo ricovero per tumori tra i 3 più
bassi della Toscana; l’andamento dei valori nel tempo, nel confronto tra Usl 11 e Regione Toscana
e poi tra SdS rileva delle diminuzioni, più o meno accentuate.
Nel confronto Usl 11 e Regione si può rilevare un “trend” di diminuzione più rapido nella Usl di
Empoli rispetto alla Regione Toscana. Infatti il valore del tasso, a livello regionale, passa dal 23/24
del 1998 al 21 circa del 2010, mentre nell’Usl 11 si va invece dal 25,5 ad un tendenziale19.
Nella seguente Fig.216 riportiamo i grafici relativi al tasso di primo ricovero per tumore nel tempo
(1998-2010) confronto tra Usl 11 e Regione Toscana e confronto tra SdS Empoli e Valdarno
inferiore.
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Fig.216 Tasso primo ricovero per tumore nel tempo 1998-2010
Il valore del tasso di primo ricovero per malattie dell’apparato circolatorio rientra tra i 6 valori più
bassi del livello regionale, con un andamento dei valori nel tempo, nel confronto tra Usl 11 e
Regione Toscana e poi tra SdS, in diminuzione. Infatti nell’Usl 11 il valore, dal 1998 al 2010, si è
ridotto da circa 23 ad un tendenziale 18. L’andamento del tasso di primo ricovero per malattie
dell’apparato circolatorio nel tempo (1998-2010) confronto tra Usl 11 e Regione Toscana e
confronto tra SdS Empoli e Valdarno inferiore è riportato nel seguente grafico di Fig.217.
Fig.217 Tasso primo ricovero per malattie dell’app. circolatorio nel tempo 1998-2010
Nel 2010, malgrado che il dato complessivo degli ultimi 12 anni confermi una riduzione del ricovero
per malattie dell’apparato digerente, ha fatto rilevare un aumento che pone momentaneamente
l’Usl 11 al di sopra del tasso medio regionale; tale andamento è messo in evidenza dal grafico
riportato nella seguente Fig.218.
Fig.218 Tasso primo ricovero per malattie dell’app. digerente nel tempo 1998-2010
Il valore del tasso di primo ricovero per malattie dell’apparato respiratorio è risultato il più basso in
assoluto, come si evince dal seguente grafico riportato in Fig.219.
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Fig.219 Tasso primo ricovero per malattie dell’app. respiratorio nel tempo 1998-2010
Tra femmine e maschi si rilevano delle differenze statisticamente significative nel valore del tasso
standardizzato per età di primo ricovero per malattie dell’apparato respiratorio, per quello
dell’apparato digerente e del respiratorio. In particolare le donne hanno un valore più basso
rispetto ai maschi rispettivamente ai seguenti tassi:
- Tasso malattie apparato respiratorio (14,5 contro il valore di 23,2)
- Tasso malattie apparato digerente (12,8 contro 20,7)
- Tasso malattie apparato respiratorio (7,7 contro 13,1).
Le Società della Salute si segnalano per tassi di ricovero mediamente inferiori al dato regionale e
di area vasta, in particolare tale scostamento assume significatività statistica per Ie malattie del
sistema circolatorio e i tumori.
La patologia oncologica è meritevole di particolare attenzione, i tumori si configurano come una
malattia ad elevata letalità e rappresentano la seconda causa di morte a livello di popolazione
generale, dopo i decessi per malattie del sistema cardio-circolatorio, e la prima causa di morte,
dato questo estremamente significativo, nelle classi di età giovanili e produttive (15-64 anni). II
monitoraggio della patologia oncologica da parte delle Usl è suggerito dal fatto che i tumori si
configurano come patologia ad elevato "consumo" di risorse sanitarie (specialistica ambulatoriale,
ricovero, farmaceutica).
Nella Fig.220 sono riportate le diagnosi tumorali (maligno) al primo ricovero per ogni comune di
residenza appartenente alla Usl 11 nel periodo 2000-2006.
Fig.220 Distribuzione dei ricoveri di residenti in USL11 per settori anno 2006
Per il comune di San Miniato, al 2006, iI tumore alla mammella si confermava la principale diagnosi
tumorale al primo ricovero seguita dal colon, dai polmoni, dalla vescica, e dalla prostata.
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2.12.3 Elementi di criticità
La popolazione residente nel territorio della Società della Salute del Valdarno Inferiore sembra
godere di una salute relativamente buona. Si parla di relativa buona salute in quanto lo stato di
salute è misurato come raffronto (incidenza e mortalità) con i valori della media regionale.
A livello di popolazione generale nel periodo 2006-2008 non si è registrato alcun eccesso
significativo di mortalità, misurata attraverso i tassi generici e standardizzati, o morbosità, misurata
attraverso il tasso di primo ricovero. Unica eccezione il tasso standardizzato di mortalità per
malattie cardiovascolari che è risultato superiore alla media regionale (410,76 contro 397,27). In
particolare proprio nella SdS del Valdarno inf. si sono registrati, sia per i maschi che per le
femmine, i valori più alti, anche se di poco rispetto alla SdS dell’Empolese.
I dati sulla mortalità generale dell’Usl 11, comunque inferiore al dato regionale (990,28 ogni
100.000 abitanti contro 1008,52 della regione), e l’aspettativa di vita alla nascita (80,1 anni per i
maschi e 85,0 anni per le femmine) più alta del dato regionale, lasciano prevedere un incremento
dei grandi anziani con prevalenza soprattutto di soggetti di sesso femminile che hanno
un’aspettativa di vita mediamente di 5 anni più alta rispetto agli uomini.
Da segnalare che nel territorio del Valdarno inferiore era emersa una criticità, che aveva attirato
l’attenzione degli esperti ed anche dell’opinione pubblica, riguardo una insolita concentrazione di
casi di leucemia (n.5 casi a Montopoli, per lo più nella frazione di San Romano, nel 2008 rispetto
alla media di n.1 caso all’anno). Un recente studio epidemiologico sulle neoplasie del sistema
emolinfopoietico, le leucemie, condotto dall’Usl 11 ed illustrato nel 2012 alla conferenza dei sindaci
del distretto, ha escluso una causa ambientale all’origine delle morti.
I determinanti ambientali hanno comunque un ruolo nell’insorgenza dei tumori, specie nei bambini i
cui casi a livello europeo sono in aumento, sono quindi sempre auspicabili politiche rivolte alla
riduzione dell’inquinamento ambientale.
3 CONDIZIONI DI FRAGILITÀ AMBIENTALE
L’analisi delle condizioni di fragilità ambientale è finalizzata ad individuare le aree o le risorse per
cui i livelli di pressione, il cattivo stato di qualità delle stesse o l’inadeguatezza delle politiche in atto
per la loro tutela, conservazione e risanamento, sono tali da pregiudicarne la conservazione.
In tali aree o per tali risorse sarà quindi indispensabile tendere verso un alleggerimento delle
pressioni e un miglioramento dello stato di qualità ambientale attraverso l’attuazione di adeguate
politiche di controllo, tutela, conservazione e risanamento.
Il P.T.C. ha individuato le condizioni di fragilità scegliendo, per ognuno dei sistemi ambientali, gli
indicatori più significativi e stilando una graduatoria attraverso la definizione di tre livelli di
attenzione in base ai quali sono state fornite le direttive ambientali.
Tali graduatorie sono costruite attraverso un sistema di tipo statistico.
Ognuno degli indicatori utilizzati è stato collocato statisticamente all’interno del valore massimo e
minimo che ogni specifica tipologia di indicatore ha assunto tra i comuni della Provincia di Pisa,
mediante il calcolo dello ‘Z score’ o punteggio di categoria dell’indicatore. In altre parole,
l’attribuzione di un punteggio di categoria per ogni indicatore selezionato, che colloca il valore
dell’indicatore tra il valore massimo e quello minimo misurato tra i comuni della Provincia,
costituisce un metodo di valutazione relativa.
Per rendere immediata la lettura e la percezione interpretativa dei risultati, è stata poi esplicitata la
posizione assunta da ogni punteggio di categoria, espressa come percentuale del totale dei valori
che si trovano al di sotto dello stesso.
Questa operazione è stata effettuata utilizzando la tecnica statistica del rango percentile, che ha
permesso di rappresentare ogni punteggio di categoria attraverso una scala di punteggio variabile
da 0 a 100: il comune con le caratteristiche di fragilità maggiori ha un punteggio corrispondente al
100, mentre quello con le minori condizioni di fragilità ha un punteggio corrispondente allo 0.
In particolare, come anticipato precedentemente, sono stati definiti tre livelli di attenzione in base ai
seguenti intervalli di punteggio:
BASSO se punteggio =< 30
MEDIO se punteggio > 30 e =< 70
ALTO se punteggio > 70.
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Coerentemente con l’articolazione del rapporto provinciale sullo stato dell’ambiente, l’analisi delle
condizioni di fragilità è stata condotta raggruppando gli indicatori ritenuti più significativi per l’analisi
secondo i seguenti sistemi ambientali: acqua, aria, suolo, natura, energia, rifiuti, mobilità e traffico
e socio-insediativo. Ogni indicatore considerato, è stato inoltre definito in base alla categoria
concettuale di appartenenza secondo il modello DPSIR (Determinanti, Pressione, Stato, Impatto e
Risposta). Per ogni sistema ambientale è stato infine individuato un punteggio sintetico, anch’esso
variabile da 0 a 100, come valore medio dei singoli indicatori utilizzati per quel sistema; in
particolare, più alto è tale valore, maggiore è il livello di fragilità ambientale associato al sistema
considerato e viceversa. Il processo di normalizzazione statistica e di sintesi per sistema
ambientale, permette di rappresentare efficacemente i risultati della valutazione per il Comune di
San Miniato. La rappresentazione grafica utilizzata è stato il diagramma radar, che associa ad ogni
sistema ambientale un asse specifico dei valori che si dirama da un punto centrale con una
ampiezza variabile da 0 a 100. Tutti i valori associati ad ogni sistema ambientale sono collegati da
una linea che perimetra una superficie complessiva, che rappresenta visivamente il livello di
fragilità ambientale del comune.
Sistema acqua
Comune
Fragilità
rispetto alla
Densità
carico
inquinante
(Ab e
AbEq_Totale/
Sup) (P)
Fragilità
rispetto al
Carico
inquinante
(Ab e
AbEq_Totale)
(P)
Fragilità
rispetto
alla %
fabbisogno
idrico
industriale
(P)
Fragilità
rispetto
alla %
fabbisogno
idrico
civile (P)
Fragilità
rispetto
alla %
fabbisogno
idrico
agricolo
(P)
Fragilità
rispetto alla
Copertura
del servizio
di
depurazione
(R)
Fragilità
rispetto
all’Acqua
erogata
per usi
domestici
(P)
ALTA
BASSA
ALTA
Giudizio di fragilità
SAN MINIATO
ALTA
ALTA
MEDIA
BASSA
2
Sistema aria
Comune
Fragilità
rispetto
alla
Valutazione
qualità
dell’aria:
CO (S/P)
Fragilità
rispetto
alla
Valutazione
qualità
dell’aria:
NO2 (S/P)
Fragilità
rispetto
alla
Valutazione
qualità
dell’aria:
PM10 (S/P)
Fragilità
rispetto
alla
Valutazione
qualità
dell’aria:
SO2 (S/P)
Fragilità
rispetto
alla
Valutazione
qualità
dell’aria:
Pb (S/P)
Fragilità
rispetto
alla
Valutazione
qualità
dell’aria:
C6H6 (S/P)
Fragilità
rispetto
alla
Valutazione
qualità
dell’aria:
O3 (S/P)
Giudizio di fragilità
SAN MINIATO
BASSA
BASSA
MEDIA
BASSA
BASSA
BASSA
2 - La valutazione delle condizioni di fragilità del sistema aria è stata effettuata secondo la seguente articolazione: -BASSA se la
classificazione dell’inquinante in base a D.Lgs. 351/99 corrisponde alla classe A; -MEDIA se la classificazione dell’inquinante in base a
D.Lgs. 351/99 corrisponde alla classe B; -ALTA se la classificazione dell’inquinante in base a D.Lgs. 351/99 corrisponde alle classi C e
D.
Sistema suolo
Comune
Fragilità
rispetto al
Consumo di
suolo (% sup
urbanizzata/sup
comune) (P)
Fragilità
rispetto alla %
sup.
concimata/SAU
(P/D)
Fragilità
rispetto alla
% sup.
trattata con
erbicidi e
antiparassitar
i/SAU (P/D)
Fragilità
rispetto
alla %
bio/Sau (R)
Fragilità
rispetto al
N. siti da
bonificare
(P/R)
Fragilità
rispetto alla
Superficie
di cava (P)
Giudizio di fragilità
SAN MINIATO
MEDIA
MEDIA
MEDIA
MEDIA
ALTA
BASSA
Sistema natura
Comune
Fragilità rispetto
alla % di aree
protette (R)
Fragilità rispetto a
Indice boscosità
(sup.boscata /
sup.totale) (S)
Giudizio di fragilità
SAN MINIATO
MEDIA
MEDIA
143
Chiaromondo Soc. coop. - 05100 Terni - Via Vittorio Alfieri n. 5 - Tel. 0744 406849 (Fax 0744 407311)
Iscritta alla C.C.I.A.A. di Terni al n. REA 44929/1976 - P IVA 00173850553 - Iscritta all'Albo delle Cooperative al n. A15281
Sistema energia
Comune
Fragilità rispetto ai
Consumi en.
Elettrica (P)
SAN MINIATO
ALTA
Fragilità rispetto ai
Consumi di metano
(P)
Giudizio di fragilità
ALTA
Sistema rifiuti
Comune
Fragilità
rispetto ai RS
per addetto (P)
Rifiuti speciali
SAN MINIATO
ALTA
Fragilità rispetto
alla % RD su RU
totale (R)
Raccolta
differenziata
Fragilità rispetto
ai RU totale pro
capite (P) Rifiuti
Urbani
Giudizio di fragilità
MEDIA
BASSA
Sistema mobilità e traffico
Fragilità rispetto
alla Densità rete
stradale (Km
strade/Kmq
sup.comune) (D)
Comune
Fragilità rispetto
al N. autovetture
/ Km2 (P)
Fragilità rispetto
al N. veicoli
circolanti (P)
Giudizio di fragilità
SAN MINIATO
MEDIA
ALTA
ALTA
Sistema socio-insediativo
Comune
Fragilità
rispetto alla
Densità
popolazione
(ab/Km2) (S/P)
Fragilità
rispetto alle
Abitazioni /
Km2 (S/P)
SAN MINIATO
ALTA
ALTA
Fragilità
rispetto alla %
abitazioni non
occupate su
totale
abitazioni
(S/P)
Fragilità
rispetto alle
Presenze
turistiche
ufficiali (D)
Fragilità rispetto
alle Presenze
turistiche in
seconde case (D)
MEDIA
ALTA
Giudizio di fragilità
BASSA
Sintesi delle condizioni di fragilità a livello comunale
144
Chiaromondo Soc. coop. - 05100 Terni - Via Vittorio Alfieri n. 5 - Tel. 0744 406849 (Fax 0744 407311)
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Punteggi di fragilità per sistema ambientale
Comune
Sistema
acqua
Sistema
aria
Sistema
suolo
Sistema
natura
Sistema
energia
Sistema
rifiuti
Sistema
mobilità
e traffico
Sistema
socio
insediativo
SAN MINIATO
63
25
52
45
83
45
69
61
Per San Miniato è il sistema energia quello a maggiore fragilità ambientale, mentre quello a minore
fragilità è il sistema aria. Per gli altri punteggi tutti di media fragilità ambientale si può precisare,
viste le analisi compiute, come i sistemi natura e rifiuti siano da considerare a medio-bassa fragilità
mentre i sistemi acqua, suolo e sottosuolo, mobilità e traffico e socio insediativo siano da
considerare a fragilità medio-alta.
San Miniato, Novembre 2013
Chiaromondo Soc. coop.
Dott. geol. Fabio Mezzetti
145
Chiaromondo Soc. coop. - 05100 Terni - Via Vittorio Alfieri n. 5 - Tel. 0744 406849 (Fax 0744 407311)
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