I talent che noia! La mia era tutta un`altra musica

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I talent che noia! La mia era tutta un`altra musica
IL DUBBIO
INTERVISTA13
SPETTACOLI
MERCOLEDÌ 27 APRILE 2016
RED RONNIE CON L’AMICO
DI SEMPRE VASCO ROSSI
IN BASSO DA SINISTRA
CLAUDIO VILLA
E JIMI HENDRIX
RED RONNIE
CRITICO MUSICALE,
GIORNALISTA,
AUTORE
DILETTA CAPISSI
R
ed Ronnie, esperto di musica, giornalista, conduttore televisivo, talent scout
di molti artisti e presentatore nelle
prime radio private, dj nella prima
radio libera bolognese, dove ha
esordito nel 1975; autore di programmi musicali di successo quali Bandiera Gialla, vero e proprio
programma cult ed evento televisivo che gli ha fruttato il primo Telegatto (gli oscar italiani della TV).
Subito dopo altri grandi successi
con Be Bop A Lula, Mi Ritorni in
Mente, Help e Roxy Bar. Ha orientato i gusti musicali dei giovani di
ora e dei giovani delle generazioni
passate, soprattutto negli anni ’80.
Nel 2011, Ronnie lancia un nuovo
esperimento con la sua web TV,
Roxy Bar TV, dove mette a disposizione 24 ore su 24 (in rotazione e
anche in modalità on demand) video che riprendono le esperienze
più diverse: dalle interviste ai
grandi personaggi della musica,
dell’arte e della cultura, ai reperti
storici di programmi come Be Bop
A Lula, Help! e Roxy Bar.
Come è cambiata la musica e come sono cambiati i gusti musicali
dei giovani?
La musica è cambiata molto dovendosi adattare ad anni e anni di
vacche magre. Un esempio. Una
volta si chiamavano le case discografiche che erano alla ricerca dell’alta fedeltà. Oggi questa ricerca
non c’è più. L’Mp3 con cui oggi
ascoltano la musica i ragazzi è dieci volte peggiore della qualità con
cui si ascoltava musica negli anni
‘70. Questo ti fa capire come la
tecnologia è migliorata nel tempo
ma l’audio è peggiorato, tutto è
stato delegato alle radio. Lo slogan
delle radio di una volta era «prendo un disco di uno sconosciuto e
ne faccio un successo». Oggi è tutto più rassicurante, si cercano solo
grandi successi, si è persa la curiosità per tutto ciò che è diverso,
nuovo. Oggi niente più direttori
artistici: la ricerca di nuove capacità viene demandata ai “Talent”,
ci pensa la televisione che non
crea musicisti, ma solo dei ragazzi
che sanno cantare bene, che sono
carini, simpatici e che piacciono
tanto ai ragazzini.
I miti musicali esistono ancora?
Quando ho cominciato ad ascoltare musica, i miei genitori amavano Claudio Villa, io invece Jimi
Hendrix. C’era un gap generazionale enorme e la musica diventava anche un motivo di frattura.
Oggi invece questo gap non c’è
perché i brani che piacciono ai genitori piacciono anche ai figli,
tranne la musica da discoteca. Il
problema vero è che oggi manca
totalmente il ricambio e i potenziali artisti del futuro cambiano
mestiere perché non hanno spazio.
Lei è stato un antesignano dell’in-
«I talent che noia!
La mia era tutta
un’altra musica»
novazione musicale, di format e
programmi cult.
Io ho sempre giocato con la comunicazione, ad esempio sono stato
il primo ad interagire con le chat
durante i programmi che facevo
nel 1995 e, invece, di appoggiarmi
mi creavano problemi, dicendomi
che non potevo portare internet in
televisione. Sono stato il primo a
fare un record di ascolto sul web
con due milioni di spettatori in
occasione della Vasco Rossi Night.
SI È PERSA LA CURIOSITÀ PER CIÒ
CHE È DIVERSO E OGGI NON
CI SONO PIÙ I DIRETTORI ARTISTICI,
PENSA A TUTTO LA TV CHE NON
CREA MUSICISTI, MA SOLO RAGAZZI
CARINI E SIMPATICI CHE IMITANO
ALTRI CANTANTI
Ho creduto sin da subito alle potenzialità della rete e oggi interagisco con il mio pubblico attraverso
Periscope o Mentions. Uso tutti i
nuovi media che sono a disposizione, soprattutto oggi che in questo campo c’è un’enorme frammentazione. Però sono contro la
nuvola, metti tutto su icloud, credo invece nel My Cloud WD. Ho
tanti hard disk sparsi dove tengo
la mia memoria e non quella che
diventa collettiva. La memoria è
una cosa intima.
Che tipo di comunicazione c’è in
giro, tutti si appellano alla rete?
Tanta comunicazione fasulla e c’è
bisogno di tanta verità. Non è che
è fasulla perché si appellano alla
rete, semplicemente si tende a sopravvalutare queste cose, come
l’auditel può essere totalmente
falso, basato solo su gente che
guarda la tv. Se tu invece non
guardi la tv non rientri nel questionario, però entri nell’auditel e
la tua scelta condiziona anche chi
non guarda la tv. Si tende dunque
a giocare tutto sui numeri e basta,
accumulare denaro, pil, si gioca
sulla paura. Il messaggio è: dobbiamo avere paura e c’è sempre
una paura in agguato. In America
iniziarono con il Duck and cover,
la paura della bomba atomica, in
Italia per anni c’era la paura delle
stragi del sabato sera, sembrava
che i figli che uscivano si sfracellassero tutti...
Però è un fenomeno vero
Si, infatti è un problema che permane ma non se ne parla più. Poi
si parla di Bin Laden, dell’Isis,
dell’impoverimento
Ma lei pensa che sia solo un modo per spaventare?
L’unico modo per governare è
creare una paura, in modo che la
paura unisca le persone e fa sopportare cose non giuste.
La televisione ha messo da parte i
programmi musicali, come i suoi,
che formavano anche i gusti delle
persone.
Oggi tutto punta ad impedire di
avere curiosità, soprattutto per
una persona che non conosci. C’è
persino uno spot pubblicitario in
cui PIF dice «rivendichiamo la libertà di non dover scegliere», questa è dittatura totale, la libertà di
non poter scegliere. Intanto trovo
allucinante che a pronunciarle sia
proprio PIF che ha fatto un film
come La mafia uccide solo d’estate. Il concetto è questo, ci tolgono
la libertà di scegliere e dunque anche la curiosità per ciò che non
conosciamo. Non proporre musica in televisione ha creato nuove
tipologie di cantanti che imitano,
si vestono e si truccano come le
star famose e cantano canzoni già
famose. In questo Scanu è il numero uno. Ma una canzone nuova
ormai non la puoi fare, a meno
che non ti chiami Vasco Rossi.
Il suo rapporto con Napoli, attualmente sta collaborando con
Optima Italia, un’azienda napoletana molto innovativa.
Ci stiamo annusando, collaboro e
abbiamo in cantiere alcuni progetti futuri. Trovo che Optima sia una
realtà aziendale sorprendente. Da
me viene tanta gente, tante aziende che vogliono conoscermi, ma
quando sono venuti i ragazzi di
Optima sono rimasto stupito per
la vitalità, stupito per il fatto che
diano spazio all’arte, agli studenti
Erasmus, facciano cose alternative
e diverse da quello che è il loro core business, cioè di vendere servizi integrati di telefonia, internet,
elettricità e gas in un’unica bolletta. Insomma la cultura non è una
cosa aleatoria e un evento finanziato da un privato, in questo caso
un’azienda, serve a promuovere e
ad ospitare l’arte. Questo rappresenta un fatto molto significativo,
non un capriccio.
Sta riscoprendo o scoprendo Napoli?
Non devo scoprire nulla, l’ho
sempre amata alla follia, Napoli è
strepitosa. Amando io la musica,
la canzone napoletana, l’arte, la
teatralità, l’improvvisazione, l’invenzione, come si fa a non amarla? Inoltre sono molto felice perché si sta dando molto spazio ai
musicisti di Napoli.
Quali sono i progetti futuri e il
suo sogno nel cassetto?
Vorrei continuare a fare Roxy Bar.
Il sogno che ho nel cassetto è quello di mettere a disposizione il mio
archivio, la mia memoria storica,
da consultare con un minimo di
abbonamento. Come se una persona entrasse nel mio hard disk per
vedere quello che vuole. Dagli anni ‘80 ho mantenuto la proprietà
del materiale che ho girato, da Vasco Rossi ai Duran Duran e agli
Sbandau Ballet, fino agli anni ‘90
con Roxy Bar, al 2000 in cui facevo interviste importanti, come
quella a Fidel Castro, al 2010 con
la nascita di Roxy Bar TV. In tutto
questo mio enorme Archivio c’è
una assoluta verità di comunicazione.