l`angelo della solitudine

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l`angelo della solitudine
L'ANGELO DELLA SOLITUDINE
“la rugiada copriva il prato risplendendo dei deboli raggi della luna, mentre
una figura nera nella notte se ne andava lasciando dietro di se la sua quarta
vittima. Era di nuovo lui, la polizia lo chiamava Mike, perché era cosi che si
presentava alla sue vittime, o almeno era quello che dicevano i testimoni che
il Sergente Donovan Mikael aveva ascoltato negli ultimi mesi...”
Roger era alla macchina da scrivere in preda ai suoi usuali raptus creativi, quando
all'improvviso qualcuno bussò alla vecchia porta di casa sua; si alzò di scatto e con il
pensiero di chi mai potesse essere a quell'ora della sera andò ad aprire; “chi è?” disse
con voce calma ma preoccupata aspettando la risposta del visitatore, la risposta fu
breve “Polizia! Apra la porta signor Mcnamara!”. Sorpreso apri la porta e i tre agenti
fuori mostrarono un mandato di arresto nei suoi confronti.
“perché mi arrestate?” chiese il giovane, e il più vecchio dei tre rispose guardandolo
negli occhi “lei è accusato di quattro omicidi signor Mcnamara...” quelle parole
furono come una coltellata che gli trafisse il cuore lasciandogli solo il tempo di dire
poche parole “non sono stato io...”
Fu portato in questura dalla polizia, venne rinchiuso in una stanza aspettando che il
procuratore andasse ad interrogarlo. Non sa con precisione quanto tempo passò ma
gli facevano male i polsi a causa delle manette troppo strette. La porta finalmente si
apri ed una donna dall'aspetto severo e professionale entrò “buon giorno signor
Mcnamara sono il Procuratore che si occupa delle indagini sul caso del serial Killer
chiamato MIKE, lo conosce?” Gli sembrava tutto cosi irreale, lui incolpato di un
crimine atroce che non aveva commesso e in più il serial Killer aveva lo stesso nome
del suo personaggio inventato... Mike il serial Killer.... che cosa stava succedendo? I
suoi pensieri si stavano inseguendo e lo facevano estraniare dalla realtà, quando
all'improvviso una voce lo portò di nuovo in quella stanza piccola con quella donna
che non poteva avere al massimo più di trent' anni... “allora signor Mcnamara
risponda alla mia domanda... conosce Mike il serial Killer?” la risposta fu facile e
precisa “certo che lo conosco, l'ho inventato io!” la donna annui vistosamente
facendo brillare di riflessi quei suoi capelli rossastri alla poca luce della stanza; poi
riprese a parlare “ una settimana fa lei ha mandato un manoscritto di un romanzo
scritto da lei, dico bene?” lui la guardava con gli occhi di chi non ha la più pallida
idea di cosa possa succedere da quel momento in poi, e mentre tentava di mettere
insieme i pezzi dei suoi pensieri la donna lo guardava con quei suoi occhi color cielo
in attesa della risposta; “si certo, l'ho spedito io ad una casa editoriale di Roma
esattamente una settimana fa... perché me lo chiede? Ma soprattutto perché sono in
manette?” sembrava tutto cosi irreale che lui quasi stentava a crederci; la donna fece
un giro del tavolo e poi si mise seduta sulla sedia opposta a quella del giovane
scrittore, “quel manoscritto lo ha scritto lei signor Mcnamara?” la domanda lo fece
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sorridere, ci aveva messo un mese a scriverlo, era uno dei quattro che aveva scritto,
era iniziato tutto un anno prima; a quell'epoca stava lavorando all'idea ma poi come al
solito i suoi raptus letterari prendevano il sopravvento e la fantasia guidava la sua
mano, cosi nascevano i suoi libri, non c'era studio o programmazione, scriveva a
ruota libera, il più delle volte non doveva neanche ricontrollare se ci fossero errori e
puntualmente si sorprendeva con se stesso per la velocità con cui finiva il lavoro; “si
l'ho scritto io, ma mi vuole spiegare che cosa sta succedendo?” la donna si alzò,
respirò profondamente e iniziò a parlare “ l'editore della casa a cui ha spedito il
manoscritto ci ha chiamato appena ha notato delle similitudini tra l'omicidio descritto
sul suo manoscritto e su quello della ragazza trovata morta nelle campagne fuori
Frascati la scorsa notte; bene ho letto personalmente il manoscritto e trovo che non
solo ci sono delle similitudini ma molti dettagli della scena del crimine non sono stati
resi noti alla stampa, però compaiono su quel testo, dettagli che solo l'assassino
poteva sapere...” fece una pausa mentre guardava il suo colpevole prendere coscienza
di quello che gli stava dicendo, poi continuò “ lei ha ucciso Amanda Borsi signor
Mcnamara?” quelle parole lo fecero sobbalzare “che cosa avrei fatto? Non sono un
assassino! Mike è un personaggio del mio libro nulla di più... io non ho ucciso
nessuno... mi ha sentito... nessuno... voglio parlare con il mio avvocato...” il
Procuratore annui “certo è un suo diritto… però prima di chiamarlo vorrei solo sapere
dove si trovava la notte del 15 di questo mese?”
Roger pensò, e ripensò a quella notte…che cosa fece di particolare, sapeva che la
donna voleva controllare il suo alibi, poi gli torno in mente… aveva un alibi di
ferro… il 15 notte era stato a casa con degli amici fino a tarda notte, poi si mise a
scrivere fino al mattino… ecco cosa aveva fatto… prese un bel respiro e guardò negli
occhi la donna che lo fissava con lo sguardo gelido di chi nella vita era disposta a
tutto per la carriera personale “ sono stato a casa mia con degli amici fino a tarda
notte, poi quando se ne sono andati mi sono messo a scrivere quel manoscritto che lei
stessa ha letto…” il Procuratore lo guardò fisso in cerca di segni di colpevolezza
“questi suoi amici hanno un nome?” la donna era convinta che la storia della serata
con gli amici fosse tutta una menzogna “certo che ce l’hanno… sono Piero Zampati, e
Andrea Corrosi…loro le diranno che io non centro nulla con questa storia.” La donna
annui e si alzò “bene controlleremo nel frattempo potrà chiamare il suo avvocato.
Arrivederci signor Mcnamara ci incontreremo presto per continuare questa nostra
chiacchierata, buona notte…”apri la porta e se ne andò richiudendola dietro di se
lasciando solo un presunto omicida, impaurito e confuso.
Dopo qualche minuto entrò un poliziotto con un telefono cordless “può telefonare al
suo avvocato da qui, le tolgo le manette non tenti strani trucchi signore qui fuori c’è
un mio collega pronto ad intervenire…” prese le chiavi delle manette e le apri
liberando il giovane che si toccò i polsi doloranti “grazie agente e non si preoccupi
non faccio trucchetti, chi è innocente non li fa…” il poliziotto lo guardò di sottecchi e
poi usci; compose il numero di un suo amico avvocato con la speranza che avrebbe
risposto in fretta; il telefono dall’altra parte squillava, ma al primo tentativo non ci fu
risposta; provò di nuovo ma questa volta una voce insonnolita rispose “pronto?”
Roger sobbalzò “ Giovanni sono io… sono nei guai!”.
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Dopo un ora Giovanni si presentò in questura, chiedendo di voler vedere il suo cliente;
ci volle un po’ riuscì anche ad ottenere il fascicolo che riguardava il caso; entro nella
piccola stanza dove era stato rinchiuso il suo amico; appena lo vide Roger si alzò e i
due si abbracciarono “è tutto un malinteso Giovanni… non ho ucciso quella
ragazza!!!” l’altro annui e invitò il suo amico a sedersi “lo so non ti preoccupare,
risolveremo tutto stai tranquillo… ora dimmi come stai hai bisogno di qualcosa? Vuoi
dell’acqua o un caffè forse?” il ragazzo fece cadere le braccia lungo i fianchi “forse
dell’acqua ma prima spiegami la situazione?” Giovanni si passò la grossa mano sulla
testa rasata a zero e poi disse “beh la situazione sembra quella di un brutto film
poliziesco… Allora partiamo dall’inizio; sei accusato di omicidio di primo grado e
stanno cercando di accusarti anche degli omicidi delle altre vittime, in tutto sono
quattro. Il giudice ha firmato il mandato di perquisizione per la tua casa, stanno
cercando le prove per inchiodarti… la situazione in cui ti trovi adesso fa veramente
schifo lo sai!!! Allora per prima cosa devo farti una domanda che giuro non vorrei
farti ma devo… hai ucciso tu quelle ragazze?” Roger lo guardò storto e poi rispose
“ no… certo che no… non avrei mai potuto… io ho solamente scritto il mio romanzo
che guarda caso sembra la copia sputata della scena del crimine… ma ti giuro su la
cosa che ho di più cara al mondo che ho inventato tutto… sono uno scrittore è il mio
lavoro dannazione!!!” l’Avvocato lo guardò negli occhi “ti credo però non può essere
un caso… c’è qualcosa sotto…non so cosa… ma fidati che si risolverà tutto…”; i due
parlarono per quasi due ore, ormai era quasi mattino quando un poliziotto bussò ed
entrò dicendo che il Procuratore voleva parlare con l’avvocato, che annui e si alzò
“ non ci metterò molto, tu stai tranquillo, e fidati di me; sarai fuori entro l’ora di
pranzo non ti preoccupare!” e uscì dalla stanza lasciando solo il suo amico che ormai
aveva la testa piena di assurdi pensieri; che cosa stava succedendo, possibile che il
suo personaggio esistesse per davvero? No impossibile, era qualcosa di impossibile
da immaginare… allora come poteva essere, che una scena del crimine potesse
assomigliare vagamente a quella che lui aveva immaginato.
Il tempo scorreva lento in quella stanza vuota; mentre fissava la porta gli venne
voglia di scrivere, prese il blocco degli appunti del suo amico e una penna dalla sua
valigia e iniziò, prendendo un bel respiro a mettere su carta quello che la sua fantasia
gli imponeva di scrivere, sembrava quasi in estasi quando scriveva, quello era il suo
mondo, l’unico che conosceva bene, l’unico che lo facesse stare bene… il foglio
bianco, una penna e la libertà di scrivere ciò che voleva, una libertà che lui adorava;
“il bar odorava di fumo di sigaretta e birra, non era molto affollato ma andava
bene cosi, quando andava a caccia non voleva avere molte prede, perché
altrimenti non avrebbe saputo quale cacciare… ormai aveva imparato a
riconoscere quelle che avrebbe abbordato più facilmente, ma questa volta
voleva cambiare le carte in tavola; sapeva che la polizia lo stava braccando
quindi voleva fare qualcosa di nuovo qualcosa che lo avrebbe emozionato di
più…
Quella voce cosi calda e armoniosa che gli sussurrava cosa fare, quella voce
che somigliava ad una coscienza era sempre li, pronta a fare la mossa
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definitiva… gli diceva che doveva farlo, gli diceva che era giusto… lui poteva
fare quello che voleva… e poi in fin dei conti gli piaceva davvero… fece un
rapido giro del bar con lo sguardo per vedere se c’era un’eventuale preda,
una qualsiasi purché avesse quella luce negli occhi che lo eccitava… nulla…
nessuna donna che lo attraesse particolarmente… decise di aspettare, si
sedette al bancone e ordinò al barista una chiara media che non tardò molto
ad arrivare; passarono 15 minuti buoni quando il barista da dietro il bancone
esclamò “ehi Shelly!!! Qual buon vento ti porta qui? Non eri andata a vivere
su al nord o sbaglio?” la ragazza che entrò, era bellissima con i suoi capelli
castano chiari e gli occhi… quegli occhi che a lui piacevano tanto…”
La porta si apri di nuovo, e lo scrittore alzò la testa, quasi infastidito per essere stato
disturbato, e con sorpresa vide Giovanni accompagnato dal bel Procuratore che
richiuse la porta dietro di se “bene signor Mcnamara, ora che ha il suo avvocato
possiamo iniziare l’interrogatorio; come prima cosa devo avvisarla che registrerò
tutto, capito?” Roger guardò il suo amico che fece un cenno di consenso che lui girò
alla donna.
L’interrogatorio durò due ore o forse più, ma andò bene perché il Procuratore alla fine
disse che nella sua casa non avevano trovato nulla, e che i suoi amici gli avevano
fornito l’alibi per la sera dell’omicidio, quindi sbrigate le pratiche burocratiche
sarebbe uscito a patto di non lasciare la città.
Il tempo quella mattina era bellissimo, il sole splendeva già alto quando i due
uscirono dalla questura “ehi Roger vuoi qualcosa al bar?” l’altro sospirò “si mi ci
vuole un caffè di quello forte però… che storia assurda!!” l’altro non disse nulla e si
diresse al bar di fronte alla questura.
Il bar era arredato in modo che appena entrati, sembrava quasi aver cambiato paese;
era come tele-portarsi in una grande nazione lontana, o almeno Roger voleva fosse
cosi, tutta quella storia era davvero impossibile, il Killer, il suo arresto, sembrava
tutto davvero troppo surreale per essere vero. I due si avvicinarono al bancone dove
vennero accolti da un caloroso sorriso di una giovane ragazza che non doveva avere
più di vent’ anni; “buongiorno signori! Che cosa prendete?” la sua voce era delicata,
come un arpa suonata da un angelo. “per me un succo al mirtillo!” rispose l’avvocato,
con quel suo modo di fare troppo serio per quell’ambiente. Roger che se ne stava lì a
guardare quell’enorme quadro di Marilyn Monroe dietro al bancone, “per me un caffè
al vetro, macchiato freddo per favore…”.
Si sedettero ad un tavolo libero in fondo al bar, vicino ad un jukebox che ricordava
tanto gli anni ’70, “ Giovanni secondo te cosa sta succedendo?” esordì lo scrittore
mentre girava il suo caffè; l’altro lo guardò cercando una risposta il più possibile
coerente con la domanda, ma sospirando scosse la testa, “non lo so, però immagino
che come unico sospettato, tu ora sei al centro delle indagini, quindi la polizia molto
probabilmente metterà sotto controllo il tuo telefono, la tua casa i tuoi conti correnti e
tutto quello che ti riguarda, starai con il fiato sul collo finchè…” la voce
dell’avvocato si fermò, come se quello che stava per dire fosse un tabù; “finché cosa
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Giovanni? Non tenermi sulle spine sai che lo odio!” l’altro sorseggiò ancora un po’ di
quel mirtillo dal colore del sangue “ finché non ci sarà un'altra vittima… solo se il
Killer colpirà di nuovo ti lasceranno in pace; odio dirlo ma è cosi…” ; i due si
guardarono per qualche istante, poi furono interrotti da una voce delicata che esclamò
alle loro spalle un allegro ‘buongiorno’… Roger si voltò di scatto e rimase sbalordito
da ciò che aveva visto, in quel momento il tempo si era fermato e tutto sembrava
concentrarsi su quella ragazza, che oltre alla sua bellezza, a quei morbidi capelli
castani e a quella luce negli occhi, aveva anche un nome particolare… Giovanni fissò
il suo amico cercando di capire perché fosse impallidito cosi all’improvviso “ehi, ti
senti bene, qualcosa non va?” l’altro non rispose subito, non poteva, in quel momento
non riusciva a pensare a nulla, tranne al fatto che lui conosceva già quella ragazza
anzi, lui l’aveva creata, sul blocco degli appunti del suo amico poco prima…
“Shelly…” sospirò in un filo di fiato smorzato a metà bocca per paura… “la conosci?”
chiese il suo amico che cominciava a preoccuparsi; il silenzio che calò subito dopo
tra i due sembrava eterno… “Giovanni prendi il tuo blocco degli appunti, prima stavo
scrivendo una cosa… leggila!” l’altro sorpreso prese il blocco e iniziò a leggere, poi
appena ebbe finito guardò il suo amico “e allora! Che c’è che non va, sembra essere
l’inizio di un tuo libro…” Roger si voltò di scatto “ quando scrivevo prima stavo
immaginando… immaginavo lei…” Giovanni continuava a non capire, allora l’altro
continuò “ che diamine sta succedendo? E impossibile… inimmaginabile!!! Giovanni
io ho visto quella ragazza nella mia testa, l’ho immaginata, e ho visto che quel Killer
le stava alle costole… era stata scelta per essere la quinta vittima… capisci… se
davvero quello che scrivo assomiglia alla verità allora, lei è la quinta…” l’avvocato
guardava perplesso Roger che non riusciva più a controllare quei pensieri sempre più
strani che si rincorrevano nella sua testa, senza che lui potesse fermarli “ma dai…
sarà solo una coincidenza… sai che quello che mi hai appena detto non può essere
vero, anzi potrebbe addirittura darmi la possibilità di farti dare l’infermità… dai
calmati!” lo scrittore riprese fiato e si calmò “forse hai ragione, ma ti giuro che per un
attimo ci ho creduto… wow la mia mente a volte mi fa davvero dei brutti scherzi…
pensa che stavo pensando che Mike per portare fuori strada la polizia vorrebbe fare
qualcosa di più eclatante, tipo uccidere la sua vittima in pubblico, sarebbe un gran
colpo di scena per il mio libro… tu che ne pensi?” l’altro sospirò “ secondo me
potrebbe funzionare ma renderebbe la storia piatta non trovi?” Roger sorrise, quando
all’improvviso un colpo assordante alle sue spalle lo fece sobbalzare, le urla delle
persone nel bar crearono il caos in brevissimo tempo; si voltò di scatto e vide la
giovane donna cadere a terra priva di vita… l’uomo che sparò se ne andò subito in
sella ad una moto, lasciando tutti immobili come statue, a fissare quel corpo senza
vita immerso in una pozza di sangue su cui si rifletteva quel sorriso dietro al bancone,
di quel manifesto ora macchiato di sangue…la Polizia arrivò immediatamente
iniziando ad interrogare tutti, e a prelevare tutte le prove, mentre alcune pattuglie
tornavano dall’inseguimento che non portò a nulla… l’assassino era fuggito… Roger
e Giovanni aspettavano di essere interrogati, e mentre rimanevano in silenzio
osservavano tutto e tutti… i volti delle persone erano pieni di paura e tristezza…
perché uccidere una cosi bella e brava ragazza? E perché davanti alla questura, con
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tutta questa sfacciatagine poi… un colpo in testa, una morte che era priva di onore…
lo scrittore uscendo dal bar aveva visto gli occhi della ragazza che erano rimasti
aperti,la luce era scomparsa, e lui era sicuro che al killer quella cosa faceva eccitare,
ecco perché uccideva… quei pensieri allora lo riportarono alla sua idea di prima…
tutto quello che lui immaginava, allora accadeva veramente…anche se era
impossibile le prove erano reali…
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