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3,00 euro contiene I.P.
Anno LIX | n. 7 | 10 aprile 2015 | www.cittanuova.it
Collana
TESTI
PATRISTICI
ALLE RADICI
DELLA NOSTRA
CULTURA
!GOSTINO'IROLAMO/RIGENE
!MBROGIO"ASILIODI#ESAREA
4EODORETODI#IRRO'IOVANNI
#RISOSTOMOxTRAIL))EIL6))SECOLO
I0ADRIDELLA#HIESAHANNOPOSTOLE
FONDAMENTADELLANOSTRACULTURAATTRAVERSO
UNDIALOGOVIVACEEINTENSOCONLATRADIZIONE
GRECAEBRAICAEROMANAVALORIZZANDO
ILMESSAGGIOEVANGELICOEMETTENDOLOA
DISPOSIZIONEDIUNACOMUNITËVIVA
5NIMMENSOPATRIMONIODIFEDECULTURA
DOTTRINAOGGIDISPONIBILENELLACOLLANA
Testi PatristiciINTRADUZIONEITALIANAOLTRE
TESTICURATIDAIMAGGIORISTUDIOSIDI
LETTERATURACRISTIANAANTICA
.ELMESEDIAPRILEINPROMOZIONE
CONILDISCONTO
VIA0IEVE4ORINAs2/-!sTELsDIFFUSIONE CITTANUOVAITswww.cittanuovaeditrice.it
Il punto
PAPA BERGOGLIO
di Michele Zanzucchi
LA MISERICORDIA
COME MODO DI VIVERE
Queste parole sono una forte sollecitazione per tutti.
Non si tratta di condannare chi ha peccato, chi ha
sbagliato, né di emarginare chi è malato o solo. Si
tratta invece di trasfondere la misericordia di Dio
ovunque il cristiano si trovi a camminare. Il che vuol
dire semplicemente amare.
Un corollario importante di questo “clima di
misericordia” riguarda i pastori della Chiesa, in
particolare i confessori, che da tempo il papa invita
ad evitare di “porre l’asticella troppo alta” per coloro
che nel confessionale cercano il perdono di Dio e
degli uomini, pensando piuttosto a offrire ai penitenti
Ciro Fusco/Ansa
È
passata ormai una dozzina di giorni dalla
visita a Napoli di papa Francesco, visita
che ha segnato un punto di non ritorno non
solo per la città partenopea ma per tutta la
cattolicità. Pochi giorni dopo l’annuncio
dell’anno santo straordinario dedicato alla
misericordia, Bergoglio a Napoli ha dato parole e
gesti alla sua intuizione: il nostro mondo ha bisogno
di una nuova immersione nel gran mistero della
misericordia di Dio. Per suscitare la corrispondente
misericordia degli uomini.
Ho seguito la visita del papa a Napoli con grande
interesse, anche perché ero venuto a conoscenza del
fatto che, nelle settimane che l’avevano preceduta,
Bergoglio aveva sconvolto il programma propostogli,
centrando i propri interventi sulle piaghe della
città e sulle grandi potenzialità dei suoi abitanti. A
Poggioreale, il carcere napoletano, così si è espresso
LOSDSD©$YROWHFDSLWDGLVHQWLUVLGHOXVLVÀGXFLDWL
abbandonati da tutti: ma Dio non si dimentica dei
VXRLÀJOLQRQOLDEEDQGRQDPDL(JOLqVHPSUHDO
QRVWURÀDQFRVSHFLDOPHQWHQHOO·RUDGHOODSURYDqXQ
Padre “ricco di misericordia” che volge sempre su
di noi il suo sguardo sereno e benevolo, ci attende
sempre a braccia aperte. Questa è una certezza che
infonde consolazione e speranza, specialmente nei
PRPHQWLGLIÀFLOLHWULVWL$QFKHVHQHOODYLWDDEELDPR
sbagliato, il Signore non si stanca di indicarci la via
del ritorno e dell’incontro con lui».
un piano inclinato che possa portarli a riemergere dal
SHFFDWRSHUVLQRGDOO·DIÀOLD]LRQHDOODPDODYLWDDQRQ
soccombere al pessimismo, a ritrovare la speranza di
Gesù. Questo piano inclinato è indiscutibilmente la
misericordia del confessore, in primis, ma anche dei
cristiani, che evidenzia quella di Dio.
Ha stupito anche stavolta la condanna papale, senza
se e senza ma, del malaffare, della corruzione, della
PDODYLWDGLWXWWHOHPDÀHHGLWXWWHOHOREE\GHOOD
tendenza troppo diffusa a non tenere in nessun
conto il bene comune e la presenza dei poveri, dei
SLGHEROL(QHOFRQWHPSRKDFROSLWRO·DWWHQ]LRQH
del papa a chi è peccatore ma vuole tirarsi fuori…
L’invito ai confessori ad essere più misericordiosi
verso le debolezze degli uomini e delle donne va
di pari passo con la condanna della corruzione, a
tutti i livelli. Insomma, il prete ha da condannare
GXUDPHQWHTXDQWRYDFRQWURLOEHQHFRPXQHPD
ha nel contempo da accogliere la sofferenza della
singola persona con misericordia. Anche questo ci
ricorda la Pasqua appena trascorsa.
PAGINA
PAGINA
8
18
Primo piano Quale pensione per
i precari? Si prevede una società di
anziani poveri di Carlo Cefaloni
In copertina: Armeni in preghiera.
Il primo genocidio del ‘900 deve
essere riconosciuto (p. 20-22).
Foto di Michele Zanzucchi
Opinioni
3
6
13
51
82
Ebola Fabrizio Pulvirenti, il primo
italiano contagiato e guarito, ci racconta
come si è salvato di Aurelio Molè
Sommario
Attualità
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Solidarietà a cura di Tomaso Comazzi
Guardiamoci attorno
14
Tunisia, popoli fratelli
di Massimo Toschi
60
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La Buona Scuola esiste già
di Patrizia Bertoncello
Nuova legge sul fine vita
di Jean-Michel Merlin
70
Media di Claudia Di Lorenzi
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Disordine mondiale
di Pasquale Ferrara
Ping Pong
di Vittorio Sedini
34
Prendersi cura dell’Italia è possibile
di Roberta Formisano e Maddalena Maltese
Se posso
di Piero Coda
45
50 anni fa su Città Nuova
a cura della Redazione
Invito alla lettura di Elena Cardinali
Il Punto
di Michele Zanzucchi
Editoriali
di Iole Mucciconi,
Paolo Crepaz
e Fabio Ciardi
Penultima fermata
di Elena Granata
Quindicinale di opinione del Movimento dei focolari
fondato nel 1956 da Chiara Lubich
con la collaborazione di Pasquale Foresi
DIRETTORE RESPONSABILE – Michele Zanzucchi
CAPOREDATTORE – Aurelio Molè
REDAZIONE - Sara Fornaro – Maddalena Maltese
Giulio Meazzini - Aurora Nicosia – Oreste Paliotti
EDITORIALISTI – Vera Araújo – Gianni Bianco - Luigino Bruni – Vincenzo
Buonomo – Roberto Catalano – Fabio Ciardi - Piero Coda – Paolo Crepaz
Michele De Beni – Pasquale Ferrara - Alberto Friso – Lucia Fronza Crepaz
Alberto Ferrucci - Anna Granata - Elena Granata - Gennaro Iorio - Alberto
Lo Presti – Paolo Lòriga - Iole Mucciconi - Alessandra Smerilli
52
Lo faccio domani… o forse no
di Aurora Nicosia
Famiglia e società
23
À come pubblicitÀ
di Raffaele Cardarelli
24
Lo sguardo di Gabriele
di Aurelio Molè
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26
Cittadinanza di Carlo Cefaloni
Vita di sposi
di Maria e Raimondo Scotto
COLLABORATORI – Ezio Aceti – Chiara Andreola – Raffaele Arigliani
Paolo Balduzzi – Mariagrazia Baroni – Patrizia Bertoncello - Giovanni
Bettini – Maria Chiara Biagioni – Riccardo Bosi – Raffaele Cardarelli
Elena Cardinali – Cristiano Casagni – Giovanni Casoli – Marco Catapano
Francesco Châtel – Giuseppe Chella – Tomaso Comazzi - Franz Coriasco
Mario Dal Bello – Paolo De Maina – Raffaele Demaria – Maria Pia Di
Giacomo - Claudia Di Lorenzi – Giuseppe Distefano – Costanzo Donegana
Tonino Gandolfo – Annamaria Gatti – Michele Genisio – Letizia Grita
Magri – Benedetto Gui – Annalisa Innocenti – Pasquale Ionata – Pasquale
Lubrano – Andrea F. Luciani – Spartaco Mencaroni - Tanino Minuta – Enzo
Natta – Cristina Orlandi – Maria Rosa Pagliari – Tamara Pastorelli - Vittorio
Pelligra – Lauretta Perassi – Maddalena Petrillo Triggiano – Giovanna
Pieroni – Adriano Pischetola – Daniela Ropelato – Lorenzo Russo – Maria
e Raimondo Scotto – Vittorio Sedini – Lella Siniscalco – Mario Spinelli
Beatrice Tetegan - Edoardo Zaccagnini
CORRISPONDENTI DALL’ESTERO – Alberto Barlocci (Cile)
Michel Bronzwaer (Olanda) – Luigi Butori (Thailandia) - Ed Herkes
(Belgio) – Antonio Faro (Brasile) – Carlo Maria Gentile (Filippine)
Frank Johnson (Gran Bretagna) – Silvano Malini (Uruguay)
Javier Rubio Mercado (Spagna) - Jean–Michel Merlin e Alain Boudre
(Francia) - Liliane Mugombozi (Kenya) – Djuri Ramac (Slovenia)
Joachim Schwind (Germania) - Clare Zanzucchi (Stati Uniti)
CORRISPONDENTI IN ITALIA – Loreta Somma (Campania) – Tobia
Di Giacomo (Piemonte) - Silvano Gianti (Liguria) – Patrizia Labate (Calabria)
Emanuela Megli (Puglia) – Tiziana Nicastro (Emilia–Romagna) - Stefania
Tanesini (Toscana)
PROGETTO GRAFICO – Umberto Paciarelli
GRAFICA E FOTOGRAFIA – Umberto Paciarelli - Giuseppe Distefano
SEGRETERIA DI REDAZIONE – Carlo Cefaloni (responsabile)
Edoardo Mastropasqua – Luigia Coletta – Roberta Ruggeri
ABBONAMENTI – Antonella Di Egidio – Desy Guidotti - Marcello Armati
PROMOZIONE E DIFFUSIONE – Marta Chierico
COLLABORATORI SITO – Elena Cardinali – Paolo Friso – Paolo Monaco
Valentina Raparelli – Franco Fortuna - Antonella Ferrucci
PAGINA
30
Tecnologia L’avvento delle macchine
intelligenti e la profilazione di massa:
privacy a rischio di Giulio Meazzini
26
27
Dal vivo e spiritualità
56
46
Reportage Ho Chi Minh City, in
Vietnam, simbolo di un Paese in
continua crescita di George Ritinsky
A tu per tu con i giovani di Ezio Aceti
Parlami d’amore
di Tamara Pastorelli
PAGINA
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55
58
59
La pista di Pietro di Lorenzo Russo
76
Un’idea per l’ambiente | tratto da “Big”
Buon appetito con… di Cristina Orlandi
Alimentazione di Giuseppe Chella
Educazione sanitaria
di Spartaco Mencaroni
Mai fermarsi alla soglia del dolore
di Mariagrazia Baroni
38
Fanno parte di noi
di Maria Pia Di Giacomo
39
Per continuare a essere padre
a cura di Gianfranco Restelli
62
40
Una goccia di eterno infinito
di Tanino Minuta
Francesco D’Assisi approda
a New York di Egidio Canil
64
41
Ci ha spalancato il cuore
di Jesús Castellano Cervera
Satana: l’avversario di sempre
di Michele Genisio
66
42
Con lo stesso corpo e lo stesso
sangue di Chiara Lubich
La visione del mondo di Einstein
di Marco Bernardoni
68
44
L’amore universale
a cura di Roberto Catalano
Il piacere di leggere
a cura di Gianni Abba
UFFICIO PUBBLICITÀ
via Pieve Torina, 55
00156 ROMA | tel. e fax 06 96522201
uffi[email protected]
UFFICIO ABBONAMENTI
via Pieve Torina, 55 | 00156 ROMA
tel. 06 3216212 - 06 96522200-201 | fax 06 3207185
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Arte e spettacolo
Vita sana
36
DIREZIONE e REDAZIONE
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Hockey La nazionale femminile
italiana punta alla qualificazione alle
Olimpiadi 2016 di Marco Catapano
Cultura e tendenze
69
In libreria a cura di Oreste Paliotti
71
Il Principe dei sogni
di Mario Dal Bello
72
73
Televisione di Eleonora Fornasari
74
Musica leggera di Franz Coriasco
CD e DVD novità
75
Musica classica di Mario Dal Bello
Appuntamenti a cura della Redazione
Cinema di Giovanni Salandra, Cristiano
Casagni e Raffaele Demaria
Teatro di Giuseppe Distefano
In dialogo
78
79
La posta di Città Nuova
Incontriamoci a Città Nuova...
Questo numero è stato chiuso in tipografia
il 24-3-2015. Il numero 6 del 25-3-2015
è stato consegnato alle poste il 24-3-2015
Segnaliamo su www.cittanuova.it
SOCIETÀ
Tutela dei minori davanti alla tv: un fallimento di Claudia Di Lorenzi
POLITICA
Caso Ruby, Berlusconi assolto in Cassazione di Orazio Moscatello
ANNIVERSARI
«Oh! Oh! Mi è semblato di vedele un gatto» di Michele Genisio
E d i tA ot truiaal iltià
Politica italiana
Calcio
di Iole Mucciconi
di Paolo Crepaz
Un nuovo caso di malagestione delle risorse pubbliche ha investito il governo e
costretto alle dimissioni il ministro Lupi.
«Un buco di 218 milioni, un debito sportivo di 74: questo vuol dire aver vissuto
al di sopra delle proprie possibilità. Vivere
Al centro della questione, le modalità di gestione dei lavori pubblici più importanti del Paese, valore miliardi di
HXURDIÀGDWLDXQFLUFRORFKLXVRLPSHQHWUDELOHDPROWH
imprese e in stridente contrasto con i principi di concorUHQ]DHIÀFLHQ]DHGHFRQRPLFLWj
&RUUX]LRQH"$GHÀQLUHODSRUWDWDSHQDOHGHLIDWWLSHQVHUj
OD PDJLVWUDWXUD ,QWDQWR FL VL SXz PLVXUDUH FRQ O·DWWLYLWj
GHOO·DOWDDPPLQLVWUD]LRQHFKHHPHUJHGDOODYLFHQGD,OGLWRqSXQWDWRVRSUDWWXWWRVXOGRWWRU(UFROH,QFDO]D´VXSHU
EXURFUDWHµDOXQJRDFDSRGLXQDFRVLGGHWWD´VWUXWWXUDGL
PLVVLRQHµ 4XHVWH VWUXWWXUH QDVFRQR FRQ DWWL SROLWLFL SHU
SRUWDUHDFRPSLPHQWRXQ·DWWLYLWjEHQGHÀQLWDHDYLWDOLmitata: se ne costituisce una per realizzare un progetto (da
TXLLOQRPHHQWURXQWHPSRGHWHUPLQDWRSHUSRLFKLXGHUH
LEDWWHQWL8QHOHPHQWRGLÁHVVLELOLWjRUJDQL]]DWLYD²DQFKH
VRWWR LO SURÀOR GHOO·DVVXQ]LRQH GHO SHUVRQDOH ² FKH QHOOH
JUDQGL DPPLQLVWUD]LRQL GL FHUWR SXz HVVHUH PROWR XWLOH
(OHPHQWRFKHWURSSRVSHVVRqSHUzXWLOL]]DWRSHUÀQDOLWj
FKHSRFRKDQQRDFKHIDUHFRQO·LQWHUHVVHSXEEOLFR
Nel caso in questione, la struttura fungeva da involucro
SHUXQDJHVWLRQH´GRPHVWLFDµGHJOLDSSDOWL5HD]LRQHVL
JULGDDOORVFDQGDORSHUFKpJOLDOWLEXURFUDWLVRQRLQDPRvibili, nei decenni si impadroniscono di tutti gli spazi e i
PLQLVWULÀQLVFRQRSHUHVVHUQHYLWWLPH3UREOHPDYHFFKLR
e già affrontato con il cosiddetto spoil system (sistema
delle spoglie) per cui spetta a ogni nuovo ministro noPLQDUH L YHUWLFL GHL PLQLVWHUL 0D OD YLFHQGD GHO GRWWRU
,QFDO]DHYLGHQ]LDSURSULROHFRQWUDGGL]LRQLGHOVLVWHPD
egli infatti è stato sempre, governo dopo governo, riFRQIHUPDWRGDWXWWLLPLQLVWULFRQXQDVRODHFFH]LRQH,O
tema quindi non è solo amministrativo, ma riguarda il
FRUUHWWRHVDQRUDSSRUWRWUDSROLWLFDHDPPLQLVWUD]LRQH
7DQW·qFKHRUDVLSHQVDDXQ·DOWUDVROX]LRQHFKHIDSHUQR
VXOO·REEOLJRGLURWD]LRQHGHLGLULJHQWL3DUDGRVVDOPHQWH
XQD OLPLWD]LRQH DO SRWHUH SROLWLFR VSHULDPR VLD VXIÀciente a ripristinare buon governo e nuova autorevolezza
GHOODSROLWLFD
FRQSLXPLOWjQRQYXROGLUHHVVHUHSRYHULPDYHULªKD
scritto il sindaco di Parma, Pizzarotti, commentando il
GLVDVWURÀQDQ]LDULRGHOFOXEFDOFLVWLFRGHOODFLWWj,IDWWL
VRQR QRWL XQ PDQFDWR SDJDPHQWR GHOO·,USHI XQ ULFRUVR
UHVSLQWR LO SUHVLGHQWH *KLUDUGL FKH VL GLPHWWH YRFL GL
cessione della società a un petroliere albanese, poi a un
gioielliere di pari origine, poi a una cordata russo-ciprioWDDOFXQLJLRFDWRULFKHUHVFLQGRQRLOFRQWUDWWR&DVVDQR
in primisTXDWWURSUHVLGHQWLLQWUHPHVLGLFXLO·XOWLPR
*LDPSLHWUR 0DQHQWL DUUHVWDWR SHU ULFLFODJJLR PHQWUH
*KLUDUGL q LQGDJDWR SHU EDQFDURWWD IUDXGROHQWD ULQFRUUHQGRO·XWRSLDGLVFRYDUHXQWDOHQWRDYHYDJLRFDWRUL
DELODQFLRPDFKHGDVHWWHPEUHQRQSDJDYD(PHUJRQR
LQTXLHWDQWLFRQIHUPHGLLQÀOWUD]LRQHPDÀRVDXQIDFFHQGLHUHDVXRWHPSRDUUHVWDWRDVVLHPHD0DVVLPR&LDQFLPLQRXQH[HUJDVWRODQRFKHYDQWDFRQRVFHQ]HDOWRORFDWH
XQDEDQGDGLKDFNHUFKHSURJHWWDXQSLDQRGLVRWWUD]LRQH
HULFLFODJJLRGLGHQDUR
,OWULEXQDOHGLFKLDUDLOIDOOLPHQWRGHOODVRFLHWjFKHLO
PDJJLR YHUUj PHVVD DOO·DVWD VH XQ DFTXLUHQWH YHUVHUj L
74 milioni di debiti, il Club potrà iscriversi alla serie B,
DOWULPHQWLLOIXWXURVDUjLQVHULH'/D/HJD&DOFLRSHU
garantire la regolare conclusione del Campionato, fornisce al Parma 5 milioni di euro e i giocatori onorano il
FDPSRPDVLVFRSUHFKHSURSULROD/HJDQHOKDLQsabbiato tre relazioni, sempre più allarmate, sulla situa]LRQHHFRQRPLFDGHO3DUPDIRUQLWHGDOOD&RYLVRFO·RUJDQLVPRGLFRQWUROORGHOOHVRFLHWjGLFDOFLR,OFUDFN3DUPD
non è fatto isolato, come qualcuno tenta di far apparire,
ma la punta di un iceberg di un intero sistema, quello
GRUDWRGHOSDOORQHFKHVWDYLYHQGRDOGLVRSUDGHOOHSURSULHSRVVLELOLWj3HUFROSDGLGHOLQTXHQWLVFULWHULDWL3DUPDVHGHGDOGHOO·$XWRULWjHXURSHDSHUODVLFXUH]]D
alimentare, non appare oggi, suo malgrado, sede della siFXUH]]DÀQDQ]LDULD&KLVVjVHODSXzDLXWDUHLOPRWWRVXOlo stemma della città, una croce azzurra in campo oro:
©7UHPLQRLQHPLFLSHUFKpOD9HUJLQHSURWHJJH3DUPDª
Spoil system
o rotazione?
6
Città Nuova - n. 7 - 2015
C’è solo
il Parmacotto?
Società
Più che testimoni:
profeti
di Fabio Ciardi
Ercole Incalza
sullo fondo e
Maurizio Lupi
nello studio
di “Porta a
porta”.
Il fallimento
del Parma è
un richiamo a
tutto il mondo
del calcio.
Un fermoimmagine
di un video
dell’Isis.
ANSA
Elisabetta Baracchi/Ansa
q DQGDWD LQFRQWUR 1RQ FRVu L JLRYDQL FKH SURJUDPPDQR DWWDFFKL LQ VLQFURQLD EHQH FRVFLHQWL FKH VDOWHUDQQR LQ DULD $OFXQL DJLVFRQR SHUFKp GLVSHUDWL LJQRUDQWL
VHQ]DIXWXURPD DOWUL KDQQR XQD IRUPD]LRQH VROLGD XQ
addestramento professionale di alto livello, a cominciaUHGDJOLDWWHQWDWRULGHOO·VHWWHPEUHQHJOL6WDWL8QLWL&L
LQTXLHWDVDSHUHFKHPLJOLDLDGLJLRYDQLSDUWRQRGDOO·(XURSD DOFXQL GDOOD QRVWUD ,WDOLD SHU DUUXRODUVL LQ HVHUFLWL FKH IDQQR GHOOH VWUDJL XQD VWUDWHJLD EHOOLFD FDOFRODWD
Alcuni, pur provenienti da famiglie immigrate dal Nord
$IULFDHGDO0HGLR2ULHQWHVRQRQDWLLQ3DHVLHXURSHL
QH VRQR FLWWDGLQL D WXWWL JOL HIIHWWL KDQQR VWXGLDWR QHOOH
QRVWUHVFXROH1RQF·qVWDWRDQFRUDPRGRGLDQDOL]]DUHLO
IHQRPHQRLQSURIRQGLWjGLIDUHULFHUFKHHDQDOLVLVLJQLÀFDWLYHSHUFRPSUHQGHUQHOHUHDOLPRWLYD]LRQL(TXHVWR
ODVFLDDQFRUDSLVJRPHQWL
6RUJH FRPXQTXH OD GRPDQGD FRVD QRQ KD IXQ]LRQDWR
QHO SURFHVVR GL LQWHJUD]LRQH" 3HUFKp TXHVWL JLRYDQL ULÀXWDQR LO PRGHOOR GL VRFLHWj QHO TXDOH VRQR LQVHULWL DO
SXQWRGDFRPEDWWHUORQHOODYRORQWjGLGLVWUXJJHUOR"6RQR
WXWWLVXJJHVWLRQDWLPDQLSRODWLSODJLDWL"2SSXUHVRQRDWWUDWWL GD XQ·XWRSLD DOWD GD XQD SURSRVWD IRUWH WDOPHQWH
convincente da essere pronti a dare la vita (letteralmente,
ÀQRDPRULUHSHUHVVD"
5LSHQVR DOOH SDUROH GL 3DROR 9, ©,O PRQGR DVFROWD SL
YROHQWLHULLWHVWLPRQLFKHLPDHVWULªULSUHVHGD*LRYDQQL
3DROR,,FKHDJJLXQJHYD©2VHDVFROWDLPDHVWULORID
SHUFKp VRQR WHVWLPRQLª 3DUROH VDFURVDQWH PD FKH RJJL
IRUVH QRQ EDVWDQR SL 0DHVWUL H WHVWLPRQL GHYRQR WUDVIRUPDUVLLQSURIHWLSHUDQQXQFLDUHFLzLQFXLFUHGRQR
3HUXQIDOVRULVSHWWRGHOO·DOWURFLVLDVWLHQHHVLLQYLWDDG
astenersi da ogni proposta di ideale; in nome del politically correctVLULQXQFLDDGRIIULUHYDORULHSULRULWjVLKD
SDXUDGLVFKLHUDUVL/DYLDSHUO·RJJLPLVHPEUDTXHOODGL
riscoprire la nostra vocazione profetica, ritrovare la viVLRQHHYDQJHOLFDGLXQPRQGRQXRYRHDYHUHO·DXGDFLDGL
SURSRUOD
Giuseppe Lami/Ansa
La bambina che esplode nel supermercato con il suo carico di tritolo comandato
a distanza è forse ignara del destino a cui
Città Nuova - n. 7 - 2015
7
P r i m Aot t pu ai lai nt ào
PREVIDENZA
di Carlo Cefaloni
N
HOO·XOWLPRÀOPGHOGXRFRPLFR
)LFDUUDH3LFRQHO·XQLFRPRGR
SHUFDPSDUHDO6XGqTXHOORGL
IDUVL GDUH L VROGL GHOOD SHQVLRQH GDL QRQQL 6FKHU]DQR PD
QRQ WDQWR 4XDQGR TXHVWL JLRYDQL
VDUDQQR YHFFKL WURYHUDQQR DQFRUD
DSHUWDODFDVVDGHOO·,VWLWXWRQD]LRQDOH GHOOD SUHYLGHQ]D VRFLDOH IRQGDWR
QHO " /·,QSV KD HURJDWR SUHVWD]LRQL QHO SHU PLOLDUGL GL
HXUR HG q TXLQGL XQ JLJDQWH D OLYHOORPRQGLDOHGDTXDQGRQHOKD
LQFRUSRUDWR O·,VWLWXWR SUHYLGHQ]LDOH
GHL GLSHQGHQWL SXEEOLFL ,QSGDS H
TXHOORGHLODYRUDWRULGHOORVSHWWDFROR
HGHOORVSRUW(QSDOV,OFHQWURVWXGL
´,WLQHUDUL SUHYLGHQ]LDOLµ ODYRUDQGR
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SHQVLRQLVWLFD YHUD H SURSULD DO QHWWRGHOOHLPSRVWH,OFRQIURQWRFRQOH
HQWUDWH FRQWULEXWLYH JHQHUD XQ VDOGR
SRVLWLYRFKHQHOqVWDWRVHFRQGRLO´5DSSRUWRVXOODVSHVDVRFLDOHµ
GL SURVVLPD SXEEOLFD]LRQH FXUDWR
GDOO·XQLYHUVLWj /D 6DSLHQ]D GL 5RPDSDULDPLODUGLGLHXUR
,OEDQFRUHJJH$QFRUDSHUTXDQWR"
90 mila euro al mese?
´/HJJLQHµ GL SUHSHQVLRQDPHQWR
KDQQR VFDULFDWR GDL FRQWL GHOOH LPSUHVHODYRUDWRULDQFRUDDWWLYLPHQWUH
JOL LQWHUYHQWL VWUXWWXUDOL VXOOD SUHYLGHQ]D FRPSRUWHUDQQR O·DOOXQJDPHQWR GHL WHPSL QHFHVVDUL SHU PDWXUDUH
XQD SHQVLRQH FKH VDUj GL LPSRUWR
VHPSUH SL ULGRWWR 8Q GLVFRUVR D
SDUWH PHULWHUHEEHUR OH SHQVLRQL FRVLGGHWWH G·RUR 6HFRQGR )DELR 3DYHVL GH Il Sole 24 ore LQ PLOD
SHUFHSLVFRQR XQ YHUVDPHQWR DQQXR
VXSHULRUHDPLODHXURSHUXQWRWDOHGLPLOLDUGL,OSULPDWRVSHWWDD
XQH[GLULJHQWH7HOHFRPFRQPLOD
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'DO QXRYR SUHVLGHQWH GHOO·,QSV
O·HFRQRPLVWD 7LWR %RHUL PROWL VL
DWWHQGRQR OD SURSRVWD GL WDJOL DJOL
8
Città Nuova - n. 7 - 2015
QUALE PENSIONE
PER I PRECARI?
MOLTEPLICI FATTORI FANNO PREVEDERE
UNA SOCIETÀ DI ANZIANI POVERI. CONTRIBUTI
PER UN DIBATTITO DOVEROSO NELL’INTERVISTA
ALL’ECONOMISTA FELICE ROBERTO PIZZUTI
CESARE ABBATE/ANSA
Anziani di oggi. L’instabilità
del lavoro e il calo demografico
minacciano la condizione futura
dei giovani.
LPSRUWL SL HOHYDWL 6L SRWUDQQR UHFXSHUDUH IRQGL VLJQLÀFDWLYL PD QRQ
qFHUWRODULVSRVWDDTXHOODYRUDJLQH
FRQWULEXWLYD FKH PROWL FRQVLGHUDQR
LPPLQHQWH 6LDPR LQIDWWL ORQWDQL
GDOOD PHGLD GHL ÀJOL SHU GRQQD
FKH JDUDQWLVFH LO ULFDPELR JHQHUD]LRQDOH /D PHGLD LQ GLVFHVD GLFH
´µHGqLQTXHVWRLQYHUQRGHPRJUDÀFRFKHGLYHQWHUjDQ]LDQDODQXPHURVD JHQHUD]LRQH YHQXWD DO PRQGRHQWURODÀQHGHJOLDQQL6HVVDQWD
&KL SDJKHUj OH SHQVLRQL VH L SRFKL
JLRYDQLDWWXDOLVWHQWDQRDWURYDUHXQ
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WUDVIHULWLDOO·HVWHURQHOSHULRGR
VHFRQGROHVWLPHGL*LDQ&DUOR
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Ritorno al futuro
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Città Nuova - n. 7 - 2015
9
Primo piano
QUALE PENSIONE PER I PRECARI?
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Si può parlare di
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10
Città Nuova - n. 7 - 2015
Una scena degli “anziani finanziatori” tratta dal film “Andiamo a quel paese”
con Ficarra e Picone. In alto: assemblea di pensionati che chiedono equità e
diritto alle cure.
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Massimo Percossi/Ansa
Limiti della pensione integrativa
L’introduzione, nel nostro Paese, della previdenza integrativa finanziata a
capitalizzazione è stata favorita dall’illusione, cresciuta negli anni Ottanta e
Novanta, che i mercati finanziari potessero mantenere i rendimenti allora
macroscopici e prestazioni elevate. Le
imprese avevano convenienza a tale tipo
di retribuzione aggiuntiva perché, talvolta, il rendimento degli investimenti già
effettuati era tale da ridurre o annullare la contribuzione aziendale corrente.
I problemi sono insorti quando i mercati
hanno iniziato a oscillare e, tendenzialmente, a scendere col risultato che ad
essere definita non è più la prestazione
ma la contribuzione: si versa comunque
il contributo per la pensione integrativa
anche se l’importo finale non può essere sicuro e dipende dall’oscillazione dei
mercati. Anche per tale motivo, in Itala,
i fondi pensione integrativi non si sono
sviluppati, come i loro sostenitori auspicavano, nonostante le norme incentivanti
(addirittura è stata introdotta la norma
del silenzio assenso per la quale il Tfr
viene versato automaticamente ai fondi
pensione tranne in caso di rifiuto scrit-
to del dipendente, ndr): l’obiettivo era di
arrivare al 40 per cento degli occupati e,
invece, siamo solo al 25 per cento degli
iscritti che, peraltro, non corrisponde
al numero dei paganti, stimato al 18 per
cento, perché molti hanno perso il lavoro.
Sono posizioni silenti.
La figura media di chi ha aderito è un occupato stabile di grandi aziende del Nord.
I giovani sono pochi perché non ce la
fanno a versare i contributi. I fondi chiusi
(gestiti da imprese e sindacati) godono di
un contributo aggiuntivo da parte del datore di lavoro ma nulla vieterebbe di versare questo importo aggiuntivo all’Inps
per incrementare la pensione pubblica
senza pagare anche i costi di gestione dei
fondi privati a capitalizzazione che gestiscono una massa di 120 miliardi di euro.
Facendo una simulazione, conteggiando
i contributi aggiuntivi solo di un terzo di
coloro che oggi non aderiscono ai fondi
integrativi avremmo un’entrata nel bilancio pubblico di 5/6 miliardi all’anno
(l’equivalente dell’Imu) e non dispersi sui
mercati esteri alla ricerca del miglior rendimento come fanno i fondi pensione.
Felice Roberto Pizzuti
L’economista Felice Roberto
Pizzuti. A lato: proiezione sui dati
Istat della popolazione residente
in Italia nel periodo 2011-2065
(Blangilardo).
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11
Primo piano
QUALE PENSIONE PER I PRECARI?
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12
Città Nuova - n. 7 - 2015
Giuseppe Distefano
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VROR RFFDVLRQH SHU OR VFKHU]R VLFXUL
GLQRQSRWHUYLDFFHGHUHª
Quanti giovani sono consapevoli
di come sarà la loro vecchiaia?
Sotto: Ficarra e Picone in una scena
sulla gestione del tesoretto delle
pensioni dei familiari.
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YHUVROHVDEELHPRELOLª
Carlo Cefaloni
ANCHE I SASSI PENSANO
Ping Pong
di Vittorio Sedini
Città Nuova - n. 7 - 2015
13
SOSTENERE
LA DEMOCRAZIA
Tu n is ia
Adel Mhamdi/Ap
Popoli
fratelli
Una folla immensa di tunisini in
Viale Habib Bourguiba manifesta per
portare solidarietà alle vittime del
museo Bardo uccise dai terroristi
dell’Isis. Nei cartelloni, firmate con le
mani simbolicamente insanguinate, è
scritto: «No ai terroristi». Nel ricordare
le persone uccise, nel condividere
il dolore con i parenti, dobbiamo
ancora con maggiore convinzione
sostenere la democrazia tunisina che
nel Mediterraneo del Sud appare oggi
il punto più alto di resistenza politica
al terrore. C’è da dire chiaro, però,
che dalla caduta di Ben Alì ad oggi non
sono stati molti i leader europei che
sono stati a Tunisi.
E sempre in ordine sparso.
Se oggi i terroristi islamici hanno
potuto colpire in modo devastante, è
perché il cammino della Tunisia non
è stato rafforzato da una politica di
cooperazione, visionaria e coraggiosa,
dell’Europa. Non lasciamo ai terroristi
di dare le carte lungo la partita per la
democrazia tunisina.
Siamo tutti coinvolti, siamo tutti
tunisini. È il messaggio che i nostri
connazionali uccisi hanno scritto con
il loro sangue, sigillando per sempre
l’unità, la fraternità, l’amicizia tra due
popoli, sulle due sponde del grande
mare Mediterraneo.
Massimo Toschi
Città Nuova - n. 7 - 2015
15
Attualità
RIFORME
di Patrizia Bertoncello
LA BUONA SCUOLA
ESISTE GIÀ
COME VALUTARE CHI INSEGNA? LA RICCHEZZA
DI UNA PROFESSIONE LONTANA DAI RIFLETTORI,
DI CHI SI SPENDE CON GENEROSITÀ “IMMOTIVATA”
A FIANCO DELLE NUOVE GENERAZIONI
A
ula docenti alle 8.10: siamo
in pochi accanto al registro
delle presenze all’indomani
del Consiglio dei ministri che
KD ÀQDOPHQWH DIIURQWDWR LO WHma della “Buona Scuola”. Assunta
e Barbara, appena arrivate in treno
IDFHQGR NP GDO FDVHUWDQR SUHcarie da una vita, commentano la-
16
Città Nuova - n. 7 - 2015
coniche: «Chi ci ha mai creduto alle
ULIRUPH"ª &·q DQFKH$QWRQLHWWD OD
mia collega di classe ormai prossima alla pensione, e Daniela, l’insegnante di sostegno. Nei pochi minuti
prima che suoni la campanella il dibattito si accende.
6H GD XQD SDUWH F·q FKL YHGH DQFRUD ORQWDQD O·DVVXQ]LRQH GHÀQLWLYD
GRSRXQDYLWDVSHVDQHOODVFXRODF·q
FKLVLLQWHUURJDVXOUDIIRU]DPHQWRGL
educazione ambientale, musica, arte
H LQJOHVH 'D GHQWUR LO QRVWUR HGLÀFLRVFRODVWLFRIDWLVFHQWHVLIDWLFDSRL
e non poco, a sperare nell’attuazione
di una seria politica di edilizia scolastica.
Ciò che ha sorpreso tutti, perché
non annunciata, né discussa in preFHGHQ]D q O·LQWURGX]LRQH GHOOD Àgura dei “presidi-allenatori” – così
OL KD GHÀQLWL LO SUHPLHU ² GLULJHQWL
scolastici che avranno molta più autonomia e più potere. Avranno un
ruolo di “guida” dell’intera comunità scolastica, potranno scegliere liberamente i docenti di cui necessita
la scuola scegliendoli da un albo e
potranno avere maggiori risorse per
tenere aperte le scuole di pomeriggio. Non solo: le modalità con cui
ciascuna scuola premierà i docenti
più meritevoli saranno decise dal
preside.
ANSA
relazionale dell’insegnamento cui allude il
papa, perché insegnare
QRQ q VROR XQ ODYRUR
ma un rapporto, «una
relazione in cui ogni
insegnante deve sentirsi
interamente coinvolto
come persona, per dare
senso al compito educativo verso i propri
DOOLHYLª
No, mi rispondo,
non ci sarà mai un dirigente in grado di valutare appieno e in modo
RJJHWWLYRTXHVWDIRQGDmentale capacità di relazione e di accoglienza
totale, insita nell’essere
LQVHJQDQWL0DqTXHVWD
OD FLIUD FKH YHGR VSHVD GD DQQL GD
decine di colleghi e colleghe che ho
incontrato dentro le nostre scuole, e
FKH KDQQR IRUPDWR DQFKH PH FRPH
docente e come persona. È questa la
ULFFKH]]D GHOOD QRVWUD SURIHVVLRQH
sconosciuta all’opinione pubblica,
ORQWDQDGDLULÁHWWRULHGDOOHFURQDFKH
che spesso denunciano unicamente
episodi raccapriccianti, dimenticando il lavoro umile e quotidiano di
chi si spende con generosità “immoWLYDWDµDÀDQFRGHOOHQXRYHJHQHUDzioni del nostro Paese.
/D ´%XRQD 6FXRODµ JLj F·q H OD
IDQQR WXWWL TXHJOL LQVHJQDQWL ©FDSDFL²FRPHKDDIIHUPDWRDQFRUDSDSD
Francesco – di dare un senso alla scuola, allo studio e alla cultura,
senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze tecniche, ma
puntando a costruire una relazione
educativa con ciascuno studente che
deve sentirsi accolto e amato per
TXHOORFKHqFRQWXWWLLVXRLOLPLWLH
OHVXHSRWHQ]LDOLWjª(GHYRULDSSURpriarmi anche io, insieme ad Antonietta, Daniela e gli altri, di questa
coscienza e di questa opportunità di
essere insegnante.
Il papa nell’Aula Paolo VI davanti a duemila insegnanti lo scorso 14 marzo: «Il
dovere di un buon insegnante è quello di amare con maggiore intensità i suoi
allievi più difficili, deboli, svantaggiati. Gesù direbbe: “Se amate solo quelli che
studiano, che sono ben educati, che merito avete?”».
1HVVXQRWUDLFROOHJKLqFRQWUDULR
all’introduzione del principio del
PHULWR/HIRUWLSHUSOHVVLWjVRQRYHUVR XQ SUREOHPD YDOXWDWLYR GLIÀFLOH
che andrebbe esaminato con magJLRUHSUXGHQ]DFDSDFLWjGLULÁHVVLRne, meno improvvisazione e dilettantismi per evitare discriminazioni
e ingiustizie. Promuovere l’impegno
HLOPHULWRGHLGRFHQWLqVLFXUDPHQWH
condivisibile, ma quali saranno i criWHUL"(FRPHVDUDQQRDORURYROWDYDlutati i dirigenti su cui si accentra un
FRVuJUDYHLPSHJQR"&RPHVLHYLWHranno i rischi d’abuso cui si presta il
FRQFHQWUDUHXQSRWHUH"
Proprio sul più bello del nostro
FRQIURQWR O·RQGDWD GL YLWDOLWj GLrompente dei bambini ci interrompe
e costringe a raggiungere velocemente le nostre aule. Tra un saluto
e l’altro mi ritornano alla mente le
bellissime parole del papa a una recente udienza con un’associazione
GLLQVHJQDQWL©,QVHJQDUHqXQODYR-
ro bellissimo. Peccato che gli insegnanti siano malpagati! È un lavoro
bellissimo perché permette di veder
crescere giorno dopo giorno le perVRQH FKH VRQR DIÀGDWH DOOD QRVWUD
FXUD,QVHJQDUHqXQLPSHJQRVHULR
che solo una personalità matura ed
equilibrata può prendere. Un impegno del genere può incutere timore,
ma occorre ricordare che nessun
LQVHJQDQWH q PDL VROR FRQGLYLGH
sempre il proprio lavoro con gli altri
colleghi e con tutta la comunità eduFDWLYD FXL DSSDUWLHQHª ( GRSR DYHU
incoraggiato i docenti ad impegnarsi
QHOOH SHULIHULH GHOOD VFXROD LO SDSD
ha concluso: «Vi incoraggio a rinnovare la vostra passione per l’uomo
– non si può insegnare senza passioQH²QHOVXRSURFHVVRGLIRUPD]LRne, e ad essere testimoni di vita e di
VSHUDQ]Dª
(QWUR LQ FODVVH FKLHGHQGRPL VH
VDUDQQR PDL IRUPXODWL FULWHUL FDSDci di misurare questa dimensione
Città Nuova - n. 7 - 2015
17
Attualità
VIRUS
di Aurelio Molè
LA MIA BATTAGLIA
CONTRO EBOLA
IL PRIMO ITALIANO CONTAGIATO E GUARITO
CI RACCONTA COME SI È SALVATO, MENTRE
PER I MEDIA L’EPIDEMIA NON FA PIÙ NOTIZIA
M
ra, senza tante parole, per il bene
comune con lo sguardo aperto al
mondo. «La sera – diceva il sindaco di Firenze negli anni Sessanta,
Giorgio La Pira – bisognerebbe
fare l’esame di coscienza davanti
DGXQDFDUWLQDJHRJUDÀFDª/DVXD
mappa, il dottor Fabrizio Pulviren-
Nel 2014 trascorre sei settimane
in Kurdistan, operando come me-
MASSIMO PERCOSSI/Ansa
inuto, con la barba e i capelli bianchi, dall’aspetto
gentile, affabile e alla mano. Catanese di origine,
medico infettivologo nell’ospedale Umberto I di Enna. È uno
dei tanti “sconosciuti” dell’Italia
migliore che, nel silenzio, ope-
ti aveva già cominciato ad intuirla
da giovane studente. Con altri due
amici si era inventato una forma
di volontariato un po’ originale:
DVVLVWHUH L ÀJOL GL FKL DYHYD L JHnitori entrambi detenuti od orfani.
Suonavano un po’ di musica, gli
tenevano compagnia, li aiutavano
a fare i compiti. Con gli anni il desiderio cresce, ma il matrimonio,
GXHÀJOLGDWLUDUVXOHVXHGRPDQde non accolte per prestare all’estero il suo servizio come medico,
OR KDQQR FRQÀQDWR QHOOR VWUHWWR
perimetro della Sicilia. In attesa di
tempi migliori perché le organizzazioni umanitarie cercavano solo
chirurghi. Finché la sua domanda
è accolta da Emergency.
18
Città Nuova - n. 7 - 2015
Abbas Dulleh/AP
A Monrovia, in Liberia, alcuni uomini trasportano il corpo di un deceduto
per Ebola. Nei tre Paesi più colpiti, Sierra Leone, Liberia e Guinea,
i contagiati sono stati, a oggi, 24.350. A fronte: Fabrizio Pulvirenti,
infettivologo all’Umberto I di Enna, da noi intervistato.
dico di base a livello ambulatoriale
per le famiglie di profughi. Da lì si
sposta direttamente in Sierra Leone, dove doveva restare, Ebola permettendo, 11 settimane. Alla sesta
settimana è contagiato. Venerdì 21
novembre i primi sintomi. «Ho avuto – racconta Pulvirenti – un malessere gastroenterico, ma la mattina
dopo alle 6 sono riuscito a vomitare e mi sono rasserenato. Non sono
andato al lavoro nel centro di tratWDPHQWRPHGLFRªËLOSULPRFHQWUR
specializzato per combattere Ebola
organizzato da Emergency in una
struttura con quattro tende.
Dopo un giorno di riposo si sente meglio. «Domenica 23 torno al
lavoro. Il mio turno è dalle 8 alle
17, verso le 11 avverto una strana
intolleranza al caldo. Mi misuro la
temperatura e ho 39,3 di febbre. Ho
la certezza di essere stato contagiato e mi sento come davanti ad uno
VSHFFKLRGRYHYHGRULÁHVVRQRQPH
VWHVVRPDODPLDPRUWHª3XOYLUHQWL
è un infettivologo. Sa perfettamen-
te che Ebola è un virus che uccide
e porta una serie di sintomi di comSURPLVVLRQL G·RUJDQR LQVXIÀFLHQ]D
renale, polmonite, surrenalite, epatite, gastroenterite, meningite. È una
delle più gravi malattie infettive.
Rientra di corsa a Roma, trasportato in una speciale barella ad alto
contenimento biologico. Ricoverato all’ospedale Spallanzani, dopo
due giorni ha un crollo repentino.
«Dopo la prima trasfusione di plasma – ricorda – ho avuto una reazione trasfusionale e lì ho cominciato a perdere la connessione con
OD UHDOWj /H PLH GXH ÀJOLH 1RUPD
e Anastasia, hanno sofferto molto e
abbiamo spesso pianto al telefono.
Con il torpore indotto da Ebola non
sono stato nemmeno più in grado di
ULVSRQGHUHDOWHOHIRQRª
Dopo due settimane di terapia
intensiva in cui si è temuto il peggio, ne esce vivo. «Prima nutrivo
qualche dubbio sulla mia possibilità di sopravvivenza, perché pur-
troppo conosco la malattia. In quel
momento mi sono reso conto che
FHO·DYUHLIDWWDª'RSRJLRUQLGL
ricovero è il primo italiano contagiato e guarito da Ebola. Dimesso,
riprende la sua attività di medico
ospedaliero. «Il frutto più bello che
ho sperimentato è la solidarietà.
Appena 20 minuti dopo il contagio
in Sierra Leone si sono presentati
gli unici tre africani guariti da Ebola per donare il loro sangue con il
mio stesso gruppo sanguigno. È
stato ricevere quella solidarietà che
DQFK·LRDYHYRGDWRª
(ERODÀQRDGRJJLKDFDXVDWRSL
di diecimila morti ma vi è ancora un
GHÀFLW GL LQIRUPD]LRQH QHL PHGLD
occidentali. Le agenzie di stampa
battono la notizia quando sono coinvolti cittadini “bianchi” europei o
americani. «È il provincialismo italiano – spiega Giulio Albanese, direttore di Popoli e missione – per cui
si dà la notizia solo se siamo coinvolti. Eppure Ebola riguarda tutti
perché abbiamo un destino comune e l’informazione è la prima vera
forma di solidarietà perché può dare
YRFHDFKLQRQKDYRFHª
I contagi negli ultimi mesi sono
diminuiti in Guinea, Sierra Leone
e Liberia, mentre la Nigeria non
presenta più da mesi nuovi contagi.
Il picco si è avuto a dicembre con
500 nuovi casi a settimana, ora siamo sotto i 50 casi in Sierra Leone,
ma l’emergenza continua perché
«c’è qualcosa di nuovo – dice Gino
Strada, fondatore di Emergency –,
il virus sta cambiando e diventando
DQFRUD SL FDWWLYRª 'HOOH ROWUH mila persone contagiate, 5 mila sono bambini, mentre sono più di 16
mila i bambini che hanno perso uno
o entrambi i genitori. Anche il Vaticano ha istituito un fondo anti-Ebola di tre milioni di euro per aiutare
le Chiese di Guinea, Liberia e Sierra Leone. L’emergenza continua.
Città Nuova - n. 7 - 2015
19
1915
di Mario Spinelli
Karo Sahakyan/AP
Attualità
IL PRIMO GENOCIDIO
DEL NOVECENTO
CENTO ANNI FA INIZIAVA IL CALVARIO DEGLI
ARMENI. UNO STERMINIO ANCORA NEGATO
L’
olocausto degli armeni ha un
motivo in più per essere ricordato. Diversamente da tedeschi e russi, che non negano i crimini commessi con
Hitler e Stalin, i turchi, principali
responsabili del “primo genocidio
del Novecento”, come lo ha chiamato papa Francesco, a tutt’oggi non si
riconoscono colpevoli e professano
un incrollabile negazionismo di Stato. Perciò ricordare, stavolta, signiÀFDDLXWDUHXQSRSRORDJXDUGDUHLQ
20
Città Nuova - n. 7 - 2015
faccia la verità storica, assumendo le
proprie responsabilità.
Facciamo un po’ di storia, quella sicura, accertata, che tutti, tranne
i negazionisti, riconoscono: almeno 20 Paesi, fra cui Italia, Francia,
Russia e Vaticano, lo hanno fatto
XIÀFLDOPHQWH SHU OHJJH 8Q ´SURORgo” al genocidio armeno si era già
DYXWRDÀQH2WWRFHQWRTXDQGRO·,Ppero ottomano, in declino, cominciò
a tollerare sempre meno le spinte
autonomiste delle sue componenti
etniche, in primis gli armeni che nel
1894 vennero sterminati a migliaia
per essersi ribellati all’aumento delle
tasse.
In questi eccìdi l’esercito ottomano fu aiutato dalle milizie irregolari curde, altra minoranza allora ben
vista da Istanbul che l’avrebbe usata
come arma politica (e non solo!) per
reprimere i vicini armeni.
A tutto ciò si aggiungevano i pogrom, le violenze popolari anti-armene, orchestrate spesso e volentieri
dal governo. In uno di questi tragici
episodi, avvenuto nella capitale, furono ammazzate 50 mila persone.
Era il 1896, il XX secolo si annunciava con brutti auspìci per i sudditi
armeni del gran sultano.
Un bambino armeno non ce la fa
durante “le marce della morte”. A
fronte: folla al mausoleo che ricorda
il genocidio a Erevan, in Armenia.
In effetti la situazione si aggravò,
per le minoranze e più ancora per gli
armeni, con l’avvento al potere del
SDUWLWR GL 8QLRQH H 3URJUHVVR 'LULgenti e militanti di questa fazione, più
noti come i Giovani turchi, erano animati dall’ideologia del panturchismo,
favorevole a una radicale turchizza-
zione del multietnico impero ottoPDQRHÀHUDPHQWHRVWLOHDOOHFRPSRnenti nazionali, culturali e religiose
minoritarie. Specie se vivaci e con
un forte spirito indipendente come
il popolo armeno. Gli effetti politici
perversi di questa ideologia integralista e fondamentalmente totalitaria
Un silenzio lungo 60 anni
Qualche domanda ad Antonia Arslan, scrittrice e
saggista italiana di origini armene
Come è recepito oggi il genocidio in Europa e
Turchia?
«Comincia ad essere più conosciuto, a diffondersi come nozione acquisita sulla quale non c’è più da discutere, anche se a macchia di
leopardo. In Francia (dove la comunità armena è di 600 mila persone),
in Svezia, o in Italia (dove il successo della mia Masseria delle allodole
e del film dei fratelli Taviani ha diffuso la conoscenza del genocidio,
nonostante l’esiguità della comunità) c’è un’opinione ormai formata,
in altre nazioni il discorso procede con maggiore difficoltà. In Turchia
invece negli ultimi anni si è assistito a una maggiore (anche se spesso
sotterranea) presa di coscienza, specie fra intellettuali, giornalisti
e universitari. Sta ampliandosi la questione dei cosiddetti “armeni
nascosti” o “armeni islamizzati”, il cui numero si è scoperto essere maggiore di quanto si credeva: molti bambini furono rapiti dalle
carovane della deportazione e costretti ad una totale perdita della
loro identità. Questo è avvenuto soprattutto dopo il successo del libro Heranush mia nonna di Fethiye Cetin (edizioni Alet), in cui una
nonna racconta alla nipote di non essere turca, ma armena costretta
al silenzio per 60 anni».
si videro subito. Nell’anno della presa
del potere da parte dei Giovani turchi, il 1909, ci fu una prima strage di
almeno 30 mila persone, armeni per
lo più. E non ai margini del dominio
ottomano ma in Cilicia, cioè in piena
Anatolia.
La Grande guerra, frutto dei nazionalismi e delle politiche di potenza degli europei, specie degli Imperi
guglielmino e asburgico, peggiorò le
cose per gli armeni. Anche perché
Russia e Francia, schierate contro
l’Impero turco, gettavano benzina sul
IXRFR GHL VXRL FRQÁLWWL LQWHUHWQLFL
arruolando gli armeni oppure aizzandoli e armandoli contro il governo di
Il patriarca Karekin II, katholikos armeno di Echmiadzin, ha deciso
di canonizzare il 23 aprile le vittime del genocidio...
«È un gesto simbolico, volto a contrastare l’oblio così frequente e
voluto».
I suoi romanzi hanno contribuito a far conoscere gli eventi del
1915. Un’anticipazione sul prossimo?
«Sta per uscire Il rumore delle perle di legno (Rizzoli). Qui c’è ancora
l’Armenia, ma quella della mia infanzia: parenti da tutto il mondo, la
diaspora... e poi i rapporti (molto belli, affettuosi) tra la famiglia di
mia madre, che proveniva dal Basso Polesine, e la famiglia armena.
Mia madre li amava moltissimo, teneva lei tutti i rapporti epistolari,
scriveva a queste zie sparse per il mondo, da Las Vegas a Copacabana, e prima o poi venivano tutti a trovarci a Padova».
Prossimamente sarà conferito a san Gregorio di Narek il titolo di
dottore della Chiesa universale…
«Questa è una bellissima notizia! Il di Gregorio di Narek, il grande mistico della Chiesa armena, è un capolavoro denso e forte, di
altissimo valore poetico (tradotto in parte in italiano anni fa da
Studium, a cura di L.B.Zekiyan). Dei tre grandi mistici armeni è
senz’altro il più grande, e la sua dottrina merita di essere conosciuta insieme ai grandi padri delle Chiese orientali».
a cura di Oreste Paliotti
Città Nuova - n. 7 - 2015
21
At t ualità
IL PRIMO GENOCIDIO DEL NOVECENTO
Alexander Zemlianichenko Jr/Ap
Monastero di Geghard (Armenia).
L’Isis ha distrutto chiese e luoghi
di culto armene in Iraq e Siria.
Sotto: armene ortodosse a Mosca
piangono in ricordo dell’olocausto.
Istanbul. Per indebolire e dare magaULODVSDOODWDÀQDOHDOJLJDQWHRWWRPDno ormai decrepito e moribondo.
A quel punto la miscela esplosiva
– costituita da panturchismo, Giovani
turchi trascinati da tre leader radicali
(Talaat Pascià, Ahmed Gamel e Ismail
Enver), fermenti autonomistici armeni
e paura di perdere la guerra e sparire
come potenza imperiale dall’atlante
europeo e mediorientale – non poteYDFKHFRQÁDJUDUH/DQRWWHIUDLO
e 24 aprile 1915 scattarono, prima a
22
Città Nuova - n. 7 - 2015
Costantinopoli e via via nel Paese, gli
arresti e le repressioni. Centinaia di
migliaia di armeni furono deportati
verso l’interno dell’Anatolia e i deserti
della Mesopotamia. Durante le “marce della morte”, come saranno ricordate, ne morirono tantissimi di fame,
VHWH PDODWWLH R VÀQLPHQWR 2SSXUH
massacrati dalla milizia curda. Il tutto organizzato con la supervisione di
XIÀFLDOL GHOO·HVHUFLWR WHGHVFR DOOHDWR
dei turchi e degli austro-ungarici nella
Triplice alleanza.
Di quest’immane tragedia, proWUDWWDVL ROWUH OD ÀQH GHOOD JXHUUD ÀQR
al crollo dell’Impero ottomano e alla
nascita della repubblica di Ataturk
(1923), ci sono le prove. Testimoni
RFXODULHVRSUDYYLVVXWLIRWRJUDÀHHÀOPDWLUHVRFRQWLHDWWLXIÀFLDOLLQWHUQLH
internazionali di carattere sia politicoamministrativo che militare. Quanto
alle cifre dell’olocausto, la più realistica e generalmente accettata raggiunge
il milione e 200 mila vittime, su una
popolazione originaria che si aggirava
sui tre milioni di sudditi armeni della
Sublime porta, com’era chiamato il regime del gran sultano d’Istanbul.
I turchi continuano a negare tutto,
giudicando addirittura reato parlare
di genocidio armeno (in certi Paesi,
come la Francia, è reato quello opposto, cioè dire che il massacro non
c’è stato). Nel 2005 il premier turco
Erdogan ha fatto però un passo avanti, invitando gli storici turchi, armeni
e internazionali a “rivalutare i fatti del 1915” e aprendo gli archivi di
Ankara. È stata una prova di buona
volontà, anche se dettata da un certo
opportunismo politico, vista la sua
DVSLUD]LRQHDHQWUDUHQHOO·8QLRQHHXropea, schierata in toto per il riconoscimento del genocidio armeno.
Il centenario potrebbe essere l’occasione ideale per un dialogo, un
chiarimento e un lavoro comune.
Ammettendo i propri errori, come
ha fatto la Germania postnazista, i
turchi non perderebbero la faccia:
al contrario, diventerebbero più maturi e rispettabili. Dall’altra parte,
WRFFDD2QX8HJRYHUQLXQLYHUVLWj
studiosi e massmedia del resto del
mondo agevolare questo processo
con pazienza e intelligenza.
Mario Spinelli
À COME PUBBLICITÀ
di Raffaele Cardarelli
Fa m ig l ia e s o c ie t à
Fa m ig l ia e soc ie t à
Il senso della vita
Un italiano su due ha ascoltato Roberto Benigni
e seguito il Festival di Sanremo. Perché?
«L
a Bibbia è il libro più letto del
mondo, perché
è un libro speciale. È l’unico caso in cui l’autore del
libro è anche l’autore dei
lettori...».
(Benigni, “I dieci
comandamenti” – Rai1)
8Q LWDOLDQR VX GXH KD
ascoltato, almeno per
qualche minuto, Roberto Benigni che spiegava
I dieci comandamenti su
Rai1 lo scorso dicembre.
Il suo linguaggio coinvol-
gente è stato apprezzato e
commentato sia negli ambiti religiosi (dal papa sino
alle parrocchie più sperdute), che in quelli istituzionali e culturali. Alcuni
passaggi («Dio scende dal
cielo per andare in un piccolo mondo, in un deserto,
fra le pecore. E si mostra
a un pastore solo, extracomunitario e ricercato. In
un roveto!»), sono ricordati ancora oggi – a distanza di alcuni mesi – perché
KDQQR OHJDWR LO VLJQLÀFDto di episodi lontani nel
tempo, all’esperienza di
vita (“extra-comunitario
e ricercato”) e agli stati
d’animo (“solo, umile, abbandonato”) del pubblico,
rendendo il messaggio
della Bibbia attuale e coinvolgente.
8Q LWDOLDQR VX GXH KD
seguito il Festival di SanremoDOODÀQHGLIHEEUDLRXQ
programma che ha registrato ascolti superiori alla precedente edizione a dispetto
di contenuti banali, se non
LQIDQWLOL OD ÀQWD ´GLUHWWDµ
con l’astronauta italiana è
XQ HVHPSLR VLJQLÀFDWLYR D
mio parere). Come si spie-
gano queste incredibili performance di due programmi così diversi?
L’essenza di ogni essere umano risiede nella
sua sfera emotiva (non nel
suo corpo/materia), dove
sono custoditi i valori che
lo fanno tendere verso la
SHUIH]LRQH O·LQÀnito. Verso l’eternità. Per questo, in
ciascuna persona o
avvenimento che incontriamo nella nostra vita, ricerchiamo quei sentimenti,
quei valori eterni
come l’amore, l’amicizia, la passione
ma anche l’invidia,
il tradimento. Che
sono i fattori fondanti della cultura
popolare. Il Festival
di Sanremo sfrutta la straordinaria
potenza di alcuni
valori (positivi e negativi) per fare spettacolo e audience,
ma senza canalizzarli verso comportamenti positivi, come la
difesa dei più deboli o il
rispetto dell’altro, restando
così una sterile “arma di
distrazione di masse”.
Invece, i grandi comunicatori – come papa Francesco o Roberto Benigni – riescono a collegare i valori
positivi (e non i negativi)
alle esperienze di vita, remote e attuali del loro pubblico, coinvolgendolo nella
ricerca della perfezione e
dell’assoluto. Dove risiede
il senso della nostra vita e
la vera felicità.
[email protected]
Città Nuova - n. 7 - 2015
23
Fa m ig l ia e soc ie t à
STORIE
di Aurelio Molè
Lo sguardo di Gabriele
Illustratore dei cartoni animati della Marvel. Passione, talento,
abnegazione per guardare il mondo da un’altra prospettiva
U
n vero artista. NesVXQR GD QHRÀWD
immaginerebbe che
un fumettista abbia
la sensibilità per il
bello di un pittore, uno
scultore, un fotografo. Eppure accostandosi all’arte
di Gabriele Dell’Otto, si
ha la sensazione di trovarsi nei canoni della ricerca
assoluta della bellezza.
A partire dalla tecnica.
Dalla ricerca dei dettagli.
Dal colore. Le sue opere
– Gabriele Dell’Otto è illustratore per la Marvel e
fumettista – sono dipinte
con il pennello, in acrilico, con una preferenza
SHUOHLQÀQLWHVIXPDWXUHGL
blu e di rosso. I suoi amici
parlano di “rosso Dell’Otto”, come di una sua caratteristica quasi inconscia.
La passione nasce in
famiglia. Il padre è un
accanito lettore di fumetti anche rari come quelli
della produzione francese, belga, americana. Ga-
24
Città Nuova - n. 7 - 2015
Sotto, Gabriele Dell’Otto lavora alle nuove copertine di
“Star Wars” e ad un progetto sulla “Divina commedia”.
Sopra, la sua copertina di Lucca Comics & Games 2014.
briele disegna da sempre,
«da quando ho memoria,
FRPH XQ ELVRJQR ÀVLRORgico, perché mi dava piacere. Ero autodidatta e un
po’ misantropo». Un diletto che s’incanala nella
scelta di studi artistici che
danno forma e sostanza al
suo interesse. Mentre frequenta il terzo anno dell’Istituto europeo del design,
comincia a collaborare per
uno studio di illustrazione
VFLHQWLÀFDGRYH©LOSURIHVsor Gianni Mazzoleni mi
ha insegnato a lavorare,
non solo con la tecnica,
ma curando i rapporti interpersonali».
I suoi primi lavori sono per la Panini, l’azienda
distributrice dei prodotti
Marvel per l’Europa. Da
lì è un crescendo: conosce
David Mack, creatore della supereroina Echo della
Marvel Comics e Brian
Michael Bendis, uno dei
più importanti fumettisti
americani. Attraverso loro entra stabilmente nel
mercato degli Stati Uniti.
Illustra copertine, disegna
IXPHWWL SRVWHU OLWRJUDÀH
L’opera che lo fa conoscere al grande pubblico è la
miniserie Guerra segreta,
su testi di Brian Michael
Bendis. «Riesco meglio
² FRQÀGD *Dbriele Dell’Otto – come
illustratore.
Nei miei esordi conoscere
la pittura di
Caravaggio è
stato come un
fulmine a ciel
CITTADINANZA
di Carlo Cefaloni
sereno. Cercavo di rifare
con le matite, mezzi del
tutto inadatti, i suoi capolavori. Altra fonte d’ispirazione è stato Norman
Rockwell, un illustratore
statunitense di inizio Novecento e pittori come
Williams e Muth».
Il lavoro dell’illustratore richiede abnegazione, i disegni sono fatti a
mano e poi scansionati al
computer, elaborati con
photoshop, prima che
il pennello si sbizzarrisca con le sue variazioni
cromatiche. «Alcuni – ci
spiega – non imparano a
disegnare perché non sanno guardare il mondo da
un’altra prospettiva. Ci
vuole uno sguardo analitico perché ogni nostro
punto di vista non è oggettivo ma è interpretato
dal cervello. Nel lavoro
artistico bisogna guardare
a lungo, soffermarsi sui
dettagli, non avere fretta,
serve un ascolto più profondo. Non mettersi subito a disegnare».
Talento e abnegazione
procedono di pari passo e
«se tu ami quei personaggi
– scrive Rockwell –, quello stesso amore sarà percepito da chi li guarda».
È un tipo di lavoro, il suo,
che va corroborato dalla
passione, per non perdere
il senso della bellezza trovato anche nella fede che
«mi ha fatto mettere nelle
giusta prospettiva tante coVH$QFKH LO ODYRUR ÀQH D
sé stesso, non giova a nulla. Ho ricevuto tanti doni
che, ora capisco, devo ridare a chi incontro».
Un mutuo soccorso
«Segnalo l’iniziativa degli operai di Pomigliano D’Arco a Napoli che
hanno deciso di creare, con la garanzia di Caritas e Libera, un fondo
condiviso con chi sta in cassa integrazione».
Ciro Esposito - Napoli
Non l’elemosina ma la condivisione secondo giustizia. La crisi ha fatto
emergere quel movimento già in atto da tempo nella società italiana con
il proliferare di gruppi di acquisto solidale, “reti fagotto” informali di
scambio gratuito, banche del tempo, ecc. L’esperienza di Pomigliano
degli operai richiamati dalla cassa integrazione, che condividono parte
del salario con chi vive da anni con una retribuzione ridotta, affonda
OHUDGLFLLQTXHOODIRUPDGLVROLGDULHWjWUDSDULGHÀQLWDRULJLQDULDPHQWH
fraterna: il mutuo soccorso tra chi sperimenta la fragilità davanti a
disoccupazione, malattia e infortunio. Mentre si avverte una pressione
politica contro le banche popolari e il mondo istituzionale della
cooperazione, ci si sta interrogando sulla propria identità dopo gli
VFDQGDOLGL0DÀD&DSLWDOHHQRQVRORHPHUJRQRHVSHULHQ]HVLJQLÀFDWLYH
GDOEDVVRFRPHODIDEEULFD´UHFXSHUDWDµ5LPDÁRZGRYHXQJUXSSRGL
H[GLSHQGHQWLOLFHQ]LDWLGDOOD0DÁRZGL7UH]]DQRVXO1DYLJOLRFKLXVD
nel dicembre 2012, ha recuperato la fabbrica, riconvertendola dal settore
automotive al riuso e riciclo di apparecchiature elettroniche.
Un modo per affrontare i tempi duri sono le Mag (mutua autogestione),
VRFLHWjFRRSHUDWLYHÀQDQ]LDULHEDVDWHVXOODUDFFROWDGLGHQDURWUDLVRFL
SHUÀQDQ]LDUHLQL]LDWLYHHFRQRPLFKHDXWRJHVWLWHRIIUHQGRSUHVWLWLDWDVVL
d’interesse a condizioni di rientro vantaggiose. La prima Mag è nata
a Verona nel 1978 in base a una legge del mutuo soccorso del 1886.
Gli ultimi decreti attuativi sulla legge del microcredito potrebbero
sostenere l’estensione di esperienze simili, come quella avviata anche
dal Polo Lionello Bonfanti con Banca etica e Fondazione di comunità di
Messina. La mappa delle Mag italiane su www.microcredito-roma.org.
[email protected]
Famiglia e società
VITA DI SPOSI
di Maria e Raimondo Scotto
In memoria di me
«Durante il corso per
ÀGDQ]DWLLOQRVWURSDUURFR
FLKDLQYLWDWLDGDYYLFLQDUFL VSHVVR DOO·(XFDULVWLD
perché questo ci avrebbe
aiutato nella nostra vita
PDWULPRQLDOH H LQ SDUWLFRODUH QHOOD QRVWUD VHVsualità. Non abbiamo avuWR PRGR GL DSSURIRQGLUH
O·DUJRPHQWR FRQ OXL PD
siamo rimasti un po’ sconFHUWDWL GD TXHVWR DFFRVWDPHQWRGHOO·(XFDULVWLDDOOD
sessualità...».
Luigi e Marianna
Campania
In realtà veramente l’Eucaristia può trasformare
profondamente il nostro
modo di vivere la sessualità; dipende ovviamente da
come la riceviamo. La sessualità non interessa, però,
soltanto la vita sessuale,
ma è alla base della nostra
capacità di relazionarci con
gli altri con tutta la nostra
carica affettiva. Se ci lasciamo plasmare dall’Eucaristia, da un incontro reale
e profondo con Gesù, cominciamo a crescere nella
nostra capacità relazionale,
diventando sempre più capaci di amare e di lasciarci
amare.
Ma non è forse proprio
questo che può aiutare due
A TU PER TU CON I GIOVANI
di Ezio Aceti
Come essere gradito a Dio
©6RQRXQUDJD]]RGLDQQLHYRUUHLIDUHWDQWHFRVHPDVSHVVRPLWURYRDIDUHPROWLVEDJOLHVRQRLQFRHUHQWH DQFKH FRQ OH VFHOWH LGHDOL 6RQR XQ FUHGHQWH H
YRUUHLHVVHUHSLJUDGLWRD'LRª
)HGHULFR
Carissimo, innanzitutto grazie per la lettera e per
quanto mi dici. È molto bello che tu voglia realizzare
FRVHJUDQGLSHUFKpVLJQLÀFDFKHFRQVLGHULODWXDYLWD
come importante e vuoi darle un senso vero e autentico. Ti trovi poi a che fare con i tuoi difetti e i tuoi
sbagli. Ciò è assolutamente normale e ci fa comprendere come siamo fatti, di carne e di fragilità. Sarebbe
sbagliato rinunciare alle cose grandi solo perché siamo deboli e miseri. Anzi! Tutto ciò può essere fonte di
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Città Nuova - n. 7 - 2015
sposi a vivere serenamente la loro vita sessuale?
Quando Gesù, istituendo
l’Eucaristia, dice: «Fate questo in memoria di
me», non è solo un invito a celebrare la messa e
a cibarci di lui, ma anche
a vivere l’Eucaristia nel
quotidiano, imparando ad
essere dono totale di sé.
Questo dono totale si
esprime, per due sposi, in
tante piccole cose. Tutta
slancio e di lotta. L’importante è saper lottare e vivere
con intelligenza.
Sono importanti tre atteggiamenti: 1) non drammatizzare mai ogni volta che sbagli e ti vedi fragile,
ma cerca di imparare dalle cadute per poter prevenire ulteriori errori. 2) Ricomincia sempre dopo ogni
sbaglio e ricordati che la libertà e la maturità sono
una conquista che si realizza con la pazienza e con il
rapporto costante con Dio. 3) Coltiva i tuoi ideali con
tempi appropriati, dedicando ogni giorno uno spazio
alla tua interiorità e alla bellezza del creato e all’amore al fratello.
Per quanto riguarda poi il tuo rapporto con Dio, ricordati che lui ti è più vicino che mai, soprattutto nei
momenti di debolezza. Sai, Dio è un po’ strano, perché
sceglie le persone che sembrano meno idonee alla sua
causa, cioè quelle che peccano e sbagliano... Sembra
che voglia fare di tutto per esercitare il suo amore miVHULFRUGLRVR(WXVDUHVWLVWROWRDQRQDSSURÀWWDUHGHO
VXR LQÀQLWR DPRUH 3HUWDQWR ULFRPLQFLD VHPSUH H ULcordati che Dio, ogni volta che ti rialzerai e cercherai
di vivere per lui, ti amerà come se fossi il più bello di
tutti. Questa è la pazzia di Dio!
[email protected]
PARLAMI D’AMORE
di Tamara Pastorelli
la vita matrimoniale è un
donarsi continuo (andare
al lavoro, cucinare, ascoltarsi, ecc.), ma questo
diviene particolarmente
evidente durante i loro
rapporti coniugali. Però,
se essi non si abituano a
GRQDUVLÀQGDOO·LQL]LRGHOla giornata, certamente
non riusciranno a farlo in
camera da letto. Attraverso il dono dei loro corpi, essi devono riuscire a
esprimersi il dono di tutta
la loro vita.
Si comprende, allora,
il legame profondo che
esiste tra l’Eucaristia e la
vita sessuale degli sposi.
L’Eucarestia è il segno
tangibile, visibile di un
corpo donato; anche nel
matrimonio c’è il dono del
corpo al coniuge, come
segno di un’offerta totale dell’uno all’altro, di un
accogliersi totalmente e
reciprocamente con tutte
le proprie ricchezze, ma
anche con tutte le inevitabili fragilità.
Quando, per vari motivi
ÀVLFL R SVLFRORJLFL YLHQH
il desiderio di chiudersi
LQ Vp VWHVVL H GL ULÀXWDUH
l’intimità con l’altro o di
pensare solo alla propria
JUDWLÀFD]LRQH
SHQVDUH
a Gesù, che ha donato il
suo corpo sulla croce e
continua a donarsi a noi,
oltre che attraverso l’Eucaristia, in tanti altri modi
(attraverso il suo amore
fedele, la sua parola, ecc.),
può essere per gli sposi di
notevole aiuto per riuscire
a donarsi all’altro/a con
tutto sé stessi.
[email protected]
Sentimenti: che paura!
©$DQQLPLULWURYRVRORFRQO·HPRWLYLWjGLXQVHGLFHQQH6WRIUHTXHQWDQGR
XQJUXSSRGLDSSURIRQGLPHQWRSHUVLQJOHFUHGHQWLGRYHFLKDQQRSURSRVWRXQ
SHUFRUVREDVDWRVXOO·DPLFL]LD6RORFKHKRSDXUDGLULPDQHUHSULJLRQLHURGHO
PLRIRUWHVHQWLPHQWDOLVPRª
Carlo - Palermo
La paura è una bestiaccia dotata di grande fantasia e tu hai paura di liberare
il tuo desiderio di dare e ricevere affetto, perché “potresti” diventare troppo
impulsivo e inappropriato nell’espressione dei sentimenti che “potresti” provare
verso una possibile futura corteggiata. Per fare insieme uno sgambetto alla
paura, che ne pensi di cominciare a lavorare sul tuo “oggi”? È oggi che tu puoi
imparare a conoscerti, ad allenarti, a vivere con il tuo desiderio di amore senza
esserne posseduto. C’è una bella preghiera per chiedere di incontrare presto un
compagno e che, ad un certo punto, dice: «Fa’ che non sciupiamo l’amore che
sorge ma che lo possiamo custodire come un tesoro insostituibile. A ognuno
insegna a seguire la propria strada, con generosità, arricchendosi interiormente,
facendo maturare l’amore attraverso l’attenzione agli altri (…). E così saremo
preparati a riconoscerci, a mettere insieme le nostre risorse e a incamminarci
verso il dono totale». Allenati ad amare gli altri, la famiglia, gli amici, anche i
nemici, nella verità di quello che sei. Non ti nascondere, metti in gioco anche
le tue fragilità. Fatti consigliare, cammina insieme a questi nuovi compagni
di viaggio single come te. Nella peggiore delle ipotesi potrà succedere che
l’eventuale corteggiata non gradisca le tue attenzioni. Perderla, in questo caso,
VLJQLÀFKHUjDFFRJOLHUODFRQTXHOORFKHVHQWHHGHVLGHUDOHLQRQWX(SLDQSLDQR
imparerai a non vivere ripiegato su te stesso ma in relazione. Ti rendi conto di
non farcela, anche così? Rivolgiti a un terapeuta che sappia guidarti nella cura
delle tue ferite. Vale la pena tentare tutte le strade per superare le paure che ci
limitano: c’è in gioco la vera libertà.
[email protected]
Politica estera
PER UNA DEMOCRAZIA
INTERNAZIONALE
Disordine
mondiale
28
Città Nuova - n. 7 - 2015
David Goldman/Ap
O
bama immortalato dalle foto della
folla, in marzo, ad Atalanta. La
complessità mondiale insegna
che non può essere né un
solo presidente – per quanto
carismatico e determinato – né un solo
Paese – per quanto economicamente
o militarmente potente – a fare la
differenza e che la via d’uscita dal
disordine mondiale non consiste
nell’affannosa ricerca di un nuovo
egemone o di un nuovo concerto delle
potenze, quanto nell’immaginare
e costruire un ordine condiviso e
pluralista, per sfuggire dal ciclo
dell’egemonia delle iperpotenze ed
entrare in quello della democrazia
internazionale. Ugualmente datata
è la visione di un “ordine mondiale”,
riproposta da Henry Kissinger, basata
sugli assunti vestfaliani della sovranità
assoluta degli Stati. Come ha scritto
Anne-Marie Slaughter oggi la questione
di fondo della politica internazionale
non è l’equilibrio di potere, o una
riedizione su vasta scala del concerto
delle potenze; non ci si può concentrare
solo sulle relazioni interstatali quando
in realtà il disordine colpisce ormai
in gran parte e direttamente popoli
e società. L’Europa, come luogo di
condivisione di sovranità e laboratorio
transnazionale, faccia la sua parte.
Pasquale Ferrara
Attualità
C
i stiamo scivolando dentro piano piano. Piacevolmente. Perché cambiare canale tv con il
telecomando, che magari in
quel momento non si trova?
Molto meglio mormorare al televisore “Vai al canale 8” e quello ci va.
Perché cercare sul cellulare il numero di un amico, mentre hai le mani occupate o c’è poca luce? Molto
più comodo sussurrare al cellulare
“Chiama Giovanni” e quello lo chiama. Semplice, immediato, intuitivo:
tutti lo vogliono.
Voce
Dunque siamo d’accordo: nella tv e nel cellulare un microfono
sempre attivo ti ascolta per eseguire
i tuoi comandi. Dietro il microfono
c’è un software che trasmette le tue
30
Città Nuova - n. 7 - 2015
SCENARI
di Giulio Meazzini
SE IL TELEVISORE
TI ASCOLTA
L’AVVENTO DELLE MACCHINE INTELLIGENTI.
LE TECNICHE DI RICONOSCIMENTO FACCIALE
E LA PROFILAZIONE DI MASSA
parole a un centro di elaborazione
dati, probabilmente in California,
dove la tua voce sarà interpretata e
come risposta verrà inviato alla tua
tv il comando di cambiare canale.
Strano? No, logico. In un mondo
FRQQHVVR GD ÀEUH DG DOWD YHORFLWj
la distanza non è un problema per
messaggi che corrono alla velocità
della luce.
Quindi nel momento in cui istallo in cucina o in salotto la nuova tv
(collegata in Rete), so che ogni mia
parola potrebbe essere ascoltata in
qualche parte del mondo. Mentre
sussurro qualcosa a mia moglie o
strillo perché la mia squadra
ha preso un gol, quando discuto di affari col mio socio
o canto o prego ad alta voce,
quando parlo nel sonno (immagino che nessuno la notte
stacchi la spina della corrente della tv), quando chiacchiero con gli amici davanti
a un caffé. Sempre.
Stessa logica per il microfono del cellulare che ho
in tasca: qualcuno, magari in Giappone, può ascoltare le mie conversazioni personali. Sempre. Prendere o
lasciare. Tanto che un famoso proGXWWRUHGLWHOHYLVRULqÀQLWRVXLJLRUnali per aver, correttamente, inserito
nelle istruzioni dell’apparecchio una
frase che avverte l’utente di fare attenzione perché le sue conversazioni
potrebbero essere registrate e inviate
chissà dove. Già adesso le tv e i cellulari operano così? Non tutti, ma la
tendenza è questa.
Immagine
Cellulari, computer portatili e
nuovi televisori hanno un’altra caratteristica straordinaria: una piccola ma potente telecamera che
permette di fare foto e riprendere
sé stessi o gli altri. Chi non ha il
FHOOXODUHSLHQRGLIRWRHÀOPDWLFKH
poi condivide con gli amici in Rete tramite Facebook o Twitter o
Whatsapp? Facilissimo, divertente, irresistibile. Ma la telecamera è
gestita da un software che “non” è
sotto il nostro controllo, per cui può
riprenderci a nostra insaputa. Anche
quando il cellulare sembra spento
(l’unico modo per essere sicuri è
togliere la batteria, ma negli ultimi
modelli questo non è possibile).
Dunque, la tecnologia “intelligente” è diventata indipendente da
noi, può essere manipolata da remoto, può vederci, ascoltarci e inviare
in Rete quanto registrato. Non co-
L’ultimo nato di Apple: l’orologio
connesso al cellulare. In alto:
manifestazione a Ferguson (Usa).
Oggi si può identificare anche
una sola faccia nella folla.
nosciamo le intenzioni di chi l’ha
FRVWUXLWDGREELDPRÀGDUFLGHOODVXD
parola.
Faccia
Negli ultimi anni, uno sforzo eccezionale è stato fatto per migliorare
le tecniche di riconoscimento facciale (e vocale). Il risultato è sbalorditivo: il software è oggi capace di idenWLÀFDUH XQD SHUVRQD LQ PH]]R DOOD
folla. Prendiamo Deepface di Facebook (Fb): sbaglia solo in due casi
su cento. Se un vostro amico mette
in Rete una foto in cui tra gli altri
ci siete anche voi, Fb gentilmente vi avverte. La potenza di questo piccolo fatto,
apparentemente innocuo, è
incredibile: la tecnologia ci
riconosce in automatico. In
qualsiasi momento è in grado di collegare una faccia
(o una voce) in mezzo a una
folla a nome, studi, professione, umore, amici, preferenze, opinioni, desideri del
proprietario. Tutti dati presi dalla
Rete (specialmente dai social network). Si chiama faceprint (impronta della faccia) e vale molto più delle
impronte digitali o del Dna.
)RUVHVWDSHUVFRPSDULUHGHÀQLWLvamente l’intimità, la riservatezza, la
privacy. Saremo sempre sul palcoscenico, in vista di fronte al mondo:
DFDVDRLQPHWURLQXIÀFLRRDOSDUco, chiunque potrebbe in quel momento ascoltarci o riprenderci. Magari utilizzando il nostro cellulare o
le migliaia di telecamere posizionate
nelle strade delle città, o gli speciali occhiali di Google. Riusciremo
a essere naturali sapendo di essere
osservati? Più probabile la paranoia.
Nessuna legislazione per ora prevede la tutela della nostra faccia e della
nostra voce, e in ogni caso Google
o Fb sono operatori globali: i dati
che corrono nelle Reti digitali non
ULVSHWWDQR FRQÀQL H OHJLVOD]LRQL QDzionali. Un incubo? Forse.
1SPmMB[JPOF
All’algoritmo basta analizzare
150 dei miei “mi piace” in Rete per
WUDFFLDUH XQ SHUIHWWR SURÀOR GHOOD
mia personalità: se sono estroverso, socievole, coscienzioso, stabile
emotivamente, aperto mentalmente e così via. In automatico deduce
i miei tratti psicologici meglio di
amici, genitori o fratelli. Con veULÀFKH VXO FDPSR JOL VWXGLRVL KDQno appurato che solo marito e moCittà Nuova - n. 7 - 2015
31
At t ualità
SE IL TELEVISORE TI ASCOLTA
Nutrire cuore e mente
da gennaio il nuovo
L’astrofisico
Stephen Hawking
lancia l’allarme
sul rischio
di perdere
il controllo
delle macchine.
Sotto: palo di
illuminazione
con telecamere
di sorveglianza.
ORMULA
NUOVA F
va
di narrati
to
Un raccon
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le emozio
re
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t
u
n
r
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p
sperto
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cenza
e la conos
ir
h
c
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rr
a
per
015
ARGOMENTI 2
Si parlerà di:
- anoressia
- lutto
e curano
- relazioni ch
- dipendenze
- anziani
ia
- crisi di copp
Da gennaio 2015
il nuovo Passaparola cambia
la periodicità da mensile
a bimestrale:
ogni due mesi con più pagine
(112 anziche 64)
e un formato più grande.
Per riceverlo non è più necessario
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glie hanno un rapporto così intimo
da battere, per ora, l’algoritmo. È
TXLQGLFRPLQFLDWDODSURÀOD]LRQHGL
massa.
4PTUJUV[JPOF
Nel frattempo la tecnologia ci sostituisce, ci espelle da tanti lavori: le
nuove metropolitane non hanno guidatori umani. Le automobili senza
DXWLVWDVRQRLQFLUFROD]LRQH&KHÀQH
faranno tassisti e autotrasportatori?
Un’altra professione in bilico siamo
noi giornalisti: un numero crescente
di articoli sportivi ed economici sono già scritti da algoritmi, senza che
i lettori se ne siano accorti! Le procedure di gestione contrattazioni in
borsa sono automatiche: troppo lenti gli umani. Anche la pubblicità su
)E R L ÀOP FKH +ROO\ZRRG SURGXFH
sono scelti da algoritmi. Si chiama
automatizzazione dei processi decisionali.
La sostituzione è così veloce che
un gruppo di scienziati, con in teVWD LO IDPRVR DVWURÀVLFR 6WHSKHQ
+DZNLQJ KD ODQFLDWR O·DOODUPH
Questi studiosi non sono “contro”
la tecnologia, semplicemente vogliono “gestire” questa nuova situazione in cui macchine intelligenti
e autonome, in grado di imparare
FL DIÀDQFDQR QHOOD YLWD GL WXWWL
i giorni, con imprevedibili conseguenze sociali, economiche, relazionali, etiche. Alcune domande
come esempio: in caso di errori di
programmazione, le macchine possono inconsapevolmente distruggere
l’umanità? Chi paga per gli errori
delle macchine? Se la badante è un
robot, come viene distorta la capacità relazionale di un anziano o di un
bambino?
Siamo arrivati a un bivio della
VWRULDDXQDQXRYDVÀGDHSRFDOH,Q
confronto alle macchine, noi umani abbiamo lo svantaggio di essere
fragili e litigiosi, ma anche la forza
di un’evoluzione culturale (e morale) che, da quando è nata la famiglia
umana, non si è mai interrotta.
Giulio Meazzini
Attualità
PROGETTI GIOVANI
di Roberta Formisano e Maddalena Maltese
PRENDERSI CURA
DELL’ITALIA È POSSIBILE
A
ssociarli ai Mille di Garibaldi
è il cliché che viene spontaneo
applicare, appena si scorre il
lungo elenco dei partecipanti,
salvo scoprire che sono mille e quattro, e quindi la differenza
c’è e non solo nei numeri. Infatti ad
incuriosire non sono solo le cifre: il
secondo appuntamento nazionale dei
giovani del Movimento dei Focolari
(i Gen2) trasuda novità da tutti i pori,
DSDUWLUHGDOPHWRGRGLODYRURÀQRDOle tematiche e ai progetti su cui questi
under 30 si sono confrontati e su cui
hanno lavorato e continueranno a lavorare anche dopo la kermesse.
Loppiano e le colline toscane
hanno fatto da scenario all’appuntamento: le quinte però non erano
solo sul palcoscenico che ospitava i
momenti pubblici del congresso, si
allargavano sugli alloggi – sacchi a
34
Città Nuova - n. 7 - 2015
MILLE E DI VARIE ETÀ. DAL NORD E DAL SUD.
VIVONO LE FERITE DEL PAESE DECISI A SANARLE.
LA SECONDA GENERAZIONE DEI FOCOLARI C’È
pelo sparsi in tutti gli angoli liberi
della cittadella –, nelle mense autogestite, nei gruppi di lavoro e di dibattito rigorosamente rappresentativi
dell’Italia: Nord e Sud; diciassettenni e trentenni, studenti e lavoratori o
disoccupati. “Prendersi cura dell’Italia – We care for Italy”, il titolo
scelto per questa tre giorni di inizio
PDU]R QRQ SRWHYD HVVHUH FRQÀQDWR
allo slogan, perché «si conosce ciò
che si ama», gli ha spesso ripetuto la
loro leader Chiara Lubich e quindi
amare il proprio Paese parte dal co-
noscere chi lo abita senza le riserve
o i pregiudizi che media, culture diverse e tradizioni molto lontane hanno consolidato negli anni e nei secoli, separando di fatto un territorio
che fatica a ritrovarsi unito, solidale,
partecipe delle vicende nazionali.
Maria Emmaus Voce, presidente
dei Focolari, nel messaggio indirizzato ai 1004 esprime l’apprezzamento per “l’impegno e la creatività”
messe in atto nel meeting e invita
a rendere “concreto e visibile il noVWUR ¶XVFLUH· LQ ULVSRVWD DOOH VÀGH H
alle attese del nostro tempo”, facendo eco a quanto papa Francesco
ha detto incontrando il Movimento
lo scorso settembre. «Non temete
– continua Emmaus –, lanciatevi a
contagiare tanti giovani della vostra
stessa passione, siate vicini a tutti. Il
vostro coraggio mostrerà la bellezza
e i vantaggi di essere costruttori di
unità».
/D FRPSOHVVLWj H OH VÀGH GHO FRstruire non sono teorizzate, ma
vengono gettate nell’arena dalla testimonianza. Elena sceglie di non
assistere passiva a un litigio tra una
mamma musulmana e una veneta
durante la festa della parrocchia: si
mette in mezzo e spinge al dialogo,
all’incontro e alla pace stupendo
persino gli amministratori locali
presenti, paralizzati dagli sputi e dal
velo violentemente strappato. Anna
Chiara denuncia al consiglio di facoltà del suo corso un professore che
costringeva gli studenti ad acquistare il materiale didattico sempre
e solo da un negozio a prezzi esosi. Trova il sostegno della preside,
ma si scontra con le minacce degli
assistenti che mettono in dubbio la
riuscita dell’esame. L’aver fatto rete
con i colleghi e il lottare per amore
della giustizia le vengono però unanimemente riconosciuti, come il bel
voto sul libretto a conclusione della
vicenda.
Il metodo dei piccoli gruppi consente un confronto onesto e autentico su problematiche scottanti: la
VXSHUÀFLDOLWj QHOOH UHOD]LRQL O·RPRsessualità, la strumentalizzazione
del corpo, il rapporto complicato
con i preadolescenti, la fede e la
scienza, l’Eucarestia e la Chiesa. I
laboratori consentono invece di indagare sulle ferite del Paese: l’amELHQWH GHWXUSDWR GD PDÀH H FRUruzioni, la convivenza tra popoli
diversi ancora vissuta tra compassione e razzismo, poco come struttura
sociale dell’Italia, il lavoro dram-
maticamente assente e la capacità di
innovare; il divertimento esasperato
e la dimensione ludica dell’uomo, il
consumismo e una gestione dei beni
comune e responsabile.
In mezzo ci sono tanti, tanti progetti. Spesso messi in atto senza claPRUHFRPHOHGLHFL´2IÀFLQHGLIUDternità” aperte tra Napoli e Caserta,
in contesti drammatici dove la legalità può essere veicolata non tanto da
azioni a tavolino, ma da giovani che
si spendono per il quartiere e dove
persino un musical su Chiara Luce
Badano sa reclutare come attori, ragazzi più avvezzi alla violenza che
alla recitazione.
Paolo e Matteo a Torino, da quasi
due anni assieme a colleghi e amici hanno adottato un dormitorio e i
suoi ospiti: pasti e animazione stringono amicizie tra la strada e la città.
E poi Marco di Torino che ha depositato una riforma di legge della Siae
FKHWXWHOLJOLVSHWWDFROLGLEHQHÀFHQza o Domenico, che a Maddaloni
vuole avviare una scuola di partecipazione politica; o ancora Raffaele
e i giovani di Roma che torneranno
in Sicilia per continuare l’esperienza
con i migranti e minori a rischio avviata la scorsa estate.
Città Nuova si è offerta di raccontare questa Italia giovane ed entusiasta sul sito e sulla rivista e i Gen
vogliono esserne i cronisti, evidenziando risorse e problemi, prospettive e criticità. Come hanno fatto il 12
marzo in una delle aule del Parlamento italiano consegnando ai parlamentari un appello, cinque impegni su
spesa per le armi, lotta alla povertà,
legalità, partecipazione democratica,
istruzione, per continuare a prendersi
cura, sul serio, del Paese.
I giovani dei Focolari presentano
un appello al Parlamento italiano.
In alto e a fianco momenti di dibattito,
laboratori e plenarie.
Se vuoi partecipare al progetto
Città Nuova giovani, scrivi a
[email protected]
Città Nuova - n. 7 - 2015
35
D a l D avl i vvi ov o
IL CORAGGIO DI VIVERE
di Mariagrazia Baroni
Mai fermarsi
alla soglia del dolore
A tu per tu con la sclerosi.
Pino è riuscito a non chiudersi
nei meccanismi della malattia
C
on Pino – 63 anni e affetto da circa 15 da sclerosi
multipla – ho percorso solo pochi metri per
raggiungere il parco adiacente la sua abitazione nel
quartiere Salario di Roma. Ma ci siamo fermati di
nuovo, dopo un saluto gioviale ai passanti, perché
Argo – il bastardino che condivide la quotidianità del
mio amico – tiene alta l’attenzione di tutti. «L’ingresso
di Argo nella mia vita – racconta Pino – è stata una
“rivoluzione”. Mi costringe all’aria aperta: la miglior
cura soprattutto nei giorni in cui sto maggiormente
male».
36
Città Nuova - n. 7 - 2015
Quando nel 2009 Pino si trasferisce nel quartiere per
appropriarsi di una nuova autonomia con l’avanzare
della malattia, fa la scoperta di un abitato ripiegato
su sé stesso e refrattario alle necessità altrui. «Spesso
²FRQÀGD²GRSRXQDEUHYHFKLDFFKLHUDWDSLGLXQD
SHUVRQDPLKDDSHUWRLOFXRUHVXOOHSURSULHGLIÀFROWj
e guarda caso, dopo che avevo parlato con leggerezza
della mia malattia». Racconta: «Sui parabrezza
delle auto che mi ostruivano il passaggio lasciavo
dei bigliettini con il logo della carrozzella». Ma
un giorno la denuncia garbata di Pino incontra «il
proprietario di un fuoristrada: un ragazzone che aveva
Pino Peduto a passeggio in carrozzella
col suo bastardino Argo.
tutta l’aria di voler attaccar briga».
Ne nasce un diverbio e gli animi si
scaldano; alcuni passanti prendono
le parti di Pino e il ragazzo se ne
va. «Per non dar spazio dentro di
me all’acredine e non fomentare
la rabbia del momento – continua
Pino –, mi metto a pregare». Pochi
minuti dopo lo stesso ragazzo gli va
incontro. «Volevo chiederti scusa»,
esordisce, e là per là si apre sulle
SURSULHGLIÀFROWjGHOPRPHQWR
Ma torniamo indietro, a una
data importante per Pino. È il 27
novembre 2006 quando scopre
di non riuscire a camminare. «In
ospedale entro alle 7 per uscire alle
FRQLOUHVSRQVRGHÀQLWLYRª'RSR
dieci anni di sintomi sporadici, la
sclerosi multipla si è palesata in tutta
la sua drammaticità.
Rannicchiato in un angolo del sedile
posteriore del taxi che lo riporta
verso casa, a fargli compagnia c’è
ora un tumulto di pensieri. Tra
le lacrime che sgorgano copiose
ULDIÀRUDLOULFRUGRVHSROWRGLXQD
promessa fatta da giovane a un
incontro con la fondatrice dei Focolari, Chiara
/XELFKHVVHUSURQWRDFRPSLHUHODYRORQWjGL'LR
Allora era rimasta in sospeso la domanda: «Cosa mi
FKLHGHUj"ª©$OULDIÀRUDUHGLTXHOULFRUGR²SURVHJXH
²QRQKRSRWXWRFKHULQQRYDUHD'LRTXHO´Vuµ'D
quel momento, accompagnandomi per lungo tempo,
mi ha pervaso una pace profonda che mi ha permesso
di non chiudermi nei meccanismi della malattia, ma
di continuare ad essere attento alle esigenze altrui».
Lo stesso modo di relazionarsi scoperto negli anni
della giovinezza, quando, dopo aver conosciuto
il brulicante fermento dei giovani appartenenti ai
Focolari, aveva costituito insieme ad altri amici il
gruppo musicale Eureka e, negli anni a seguire, dato
supporto a una seconda formazione: gli Alta quota.
Ricorda il primo ricovero: «Nelle stanze d’ospedale
si erano create delle dinamiche di relazione con
il personale e gli altri pazienti». La notizia della
malattia si era diffusa tra i parenti e gli amici che
si facevano sentire quotidianamente con sms o
telefonate, tanto che era diventata un’affettuosa
abitudine per la neurologa esordire con: «Spenga
´TXHOFRVRµRQLHQWHYLVLWDª'XUDQWHLOSHULRGR
Pino e il suo fedele amico. «L’ingresso di Argo
nella mia vita è stata una “rivoluzione”».
natalizio, tra gli auguri, Pino riceve l’sms di
Giovanni, compagno di stanza e di partite a carte:
«Buon Natale, buon amico. Sto iniziando a non
QRPLQDUHSLLOQRPHGL'LRLQYDQR(VHPDLFL
riuscirò, questo lo dovrò a te. Grazie per i tuoi
continui, timidi, rimproveri». E c’è poi Gabriele al
terzo ricovero per un tumore: «Un giorno – continua
Pino –, la mamma visibilmente commossa mi ha
detto: “Ma che gli avete fatto? Nei precedenti ricoveri
piangeva sempre e mi implorava di riportarlo a
casa. Stavolta è sempre contento e spesso mi dice al
telefono che deve riagganciare perché deve correre
dagli amici”».
È tempo di rientrare dalla passeggiata tra le richieste
GLDWWHQ]LRQHGL$UJRLULFRUGLFKHULDIÀRUDQRHLO
telefono che ancora squilla. Pino ed io ci salutiamo
con un lascito preciso: mai fermarsi alla soglia del
GRORUHVRSUDWWXWWRSHUFKLKDELVRJQRGLÀGXFLD
Città Nuova - n. 7 - 2015
37
Dal vivo
TEMPO PER GLI ALTRI
di Maria Pia Di Giacomo
Fanno parte
di noi
Un piccolo comune svizzero
alle prese con i rifugiati.
L’iniziativa di Brigitta
e delle sue amiche
Q
uando Brigitta è tornata a vivere nella casa
paterna a Eschenbach, non immaginava quali
novità l’attendessero. Le è bastato poco, invece,
per rendersi conto che anche in quel piccolo e
tranquillo comune del Canton San Gallo i rifugiati
rappresentavano una dolorosa realtà che, in quanto
FULVWLDQDQRQSRWHYDIDUÀQWDGLLJQRUDUH$TXHVWR
punto, insieme ad alcune amiche del posto desiderose
di spendersi per gli altri, Brigitta ha preso
FRQWDWWRFRQO·$UFKHODVWUXWWXUDLQFXL
venivano accolti.
«Erano – racconta – persone traumatizzate,
soprattutto le donne. Le loro erano storie
tragiche, di cui non sempre amavano parlare,
anche se condividerle era poi di sollievo (con
un po’ d’inglese riuscivamo ad intenderci).
Una festicciola preparata apposta per loro è
servita a stabilire un rapporto semplice e di
ÀGXFLD%DVWDYDDYROWHLOVHPSOLFHDVFROWR
SHUULVROYHUHXQDGLIÀFROWj3HUHVHPSLR
dopo aver accolto il disagio di una signora
siriana nel trovarsi in quella struttura senza
EDPELQLGRYHVXRÀJOLRQRQDYHYDDPLFLFRQ
cui giocare, le ho fatto scoprire il parco giochi
di una scuola vicina: lì il bambino ha subito
trovato dei compagni e pure lei ha potuto fare
amicizia con altre due signore che parlavano
la sua lingua.
Brigitta Bücher con alcune ospiti
dell’Arche, la struttura di accoglienza
per rifugiati in Svizzera.
38
Città Nuova - n. 7 - 2015
7XWWDYLDLORURSUREOHPLQRQÀQLVFRQRGRSRDYHU
ottenuto il sospirato permesso di soggiorno. Una
YROWDGLPHVVLGDOO·$UFKHGRYHDQGDUHDYLYHUHVHQRQ
trovano lavoro? È vero che ci pensano altri servizi
VRFLDOLDFRSULUHOHVSHVHG·DOORJJLRPDSRFKLVLÀGDQR
GLDIÀWWDUHDLPPLJUDWL1HVRTXDOFRVDLRFKHSHU
DLXWDUHXQDPDPPDDIULFDQDFRQWUHÀJOLHQHOODVXD
ricerca, ho dovuto insistere e garantire per loro prima di
convincere i proprietari di un piccolo appartamento ad
DIÀWWDUJOLHORª
Ora anche altri a Eschenbach hanno preso a cuore i
rifugiati, sull’esempio di Brigitta e delle altre. Dal
sindaco, che contribuisce per certe spese, al diacono
riformato, che ha devoluto le offerte ricevute in
RFFDVLRQHGHOVXRFRPSOHDQQRSHUGRWDUHO·$UFKH
di un campo da calcetto, alla maestra che, dovendo
organizzare una iniziativa ludica nella sua scuola, ha
trovato collaborazione proprio in loro.
L’ultima festa, che ha visto la sala della struttura stipata
di 40 immigrati e 30 svizzeri del posto, ha avuto un
carattere interculturale e interreligioso per la presenza
non solo di cristiani di Chiese diverse, ma anche di
musulmani, buddhisti e di altre fedi. «Ora – conclude
Brigitte – dalla maggior parte dei cittadini non sono
guardati più come un corpo estraneo, ma come persone
FKHIDQQRSDUWHGHOODQRVWUDFRPXQLWjª
I LETTORI CI SCRIVONO
a cura di Gianfranco Restelli
Dal vivo
Per continuare a essere padre
Cosimo, 47 anni, bracciante agricolo di Serra San Bruno in provincia di Vibo
Valentia, ci ha inviato questa testimonianza che pubblichiamo volentieri
A
vevo sempre desiderato farmi una famiglia e
Dio mi aveva esaudito. Dall’amore tra me e
PLDPRJOLHHUDQRQDWLWUHÀJOLFKHIRUPDYDQRLO
mio orgoglio. Una vita normale, senza eccessivi
problemi, come quella di tante altre famiglie.
Ma al decimo anno di matrimonio, per motivi che
sarebbe troppo lungo elencare, iniziava il mio calvario.
Il primo settembre 2009 mia moglie, di nazionalità
tedesca, è partita per la sua città natale in Germania
SRUWDQGRYLDFRQVpLQRVWULÀJOLGXHEDPELQHGLQRYH
e due anni, e un bambino di sette. Da quel giorno non
è più tornata indietro sulla sua decisione. Ho cercato,
con viaggi frequenti in Germania, telefonate e in tutti
modi possibili, di ricomporre il nostro matrimonio, ma
inutilmente: lei voleva la separazione. Unico tramite con
me era il suo avvocato, che mi inviava lettere in tedesco
che dovevo far tradurre.
Un anno dopo la sua partenza ho
saputo che era andata a convivere
con un altro uomo portando con sé
LQRVWULÀJOLVHQ]DFKLHGHUPHQHLO
consenso.
Da allora il mio dolore di padre e
di marito è lacerante. Soprattutto
ODORQWDQDQ]DGDLÀJOLDQFKHVH
cosciente che non sono proprietà
GHLJHQLWRULPDVROWDQWRDIÀGDWL
a loro da Dio, è uno stillicidio
quotidiano. Soffro, sì, ma non
come un disperato. Mi aiuta l’aver
sempre davanti a me come modello
la Madre di Gesù, che sotto la
croce ha perso suo Figlio e Dio, il
suo tutto, ma pur in quell’immenso
dolore, con coraggio e dignità,
ha saputo stare in piedi (stabat è
scritto nel Vangelo).
Maria poi non è rimasta sola:
*HVO·KDDIÀGDWDD*LRYDQQLLO
GLVFHSRORSUHGLOHWWR1HDQFK·LR
sono rimasto solo: tanti mi sono
stati vicini, e non mi riferisco solo
ai parenti, ma alla famiglia spirituale di cui faccio parte,
una famiglia mondiale di cui è parte la comunità che
vive in questa mia terra calabra. Devo ringraziare anche
loro se ho accettato tutto con amore e per amore, se
riesco ad offrire il mio dolore a Dio sapendo quanto esso
VLDSUH]LRVRGDYDQWLDOXL1RQQHJRFKHFDSLWDQRDQFKH
giornate buie, in cui costa di più fare la mia offerta; ma
so che questo è un modo per continuare a essere padre
delle mie creature.
C’è chi si stupisce perché ho rinunciato a un’altra
FRQYLYHQ]D3HUFRHUHQ]DDOPLRFUHGRFULVWLDQRGHVLGHUR
rimanere fedele al sacramento del matrimonio. In ciò
mi sono di grande aiuto il sacramento dell’Eucaristia
e il carisma dell’unità vissuto con altri compagni di
cammino, questo dono speciale di cui ringrazio sempre
Dio. Quando perdi tutto per lui, hai tutto.
Cosimo Primerano
Città Nuova - n. 7 - 2015
39
Dal vivo
PERCORSI
di Tanino Minuta
Una goccia
di eterno
JOmOJUP
«La vita non è quella che appare
– mi disse con un filo di voce
quella creatura in disfacimento –.
Vivi per le cose vere»
A
l tempo del liceo, età di grandi idealità e di
progetti, mi capitò tra le mani un articolo sul
medico missionario Albert Schweitzer. Una frase
mi colpì: «Colui che è stato risparmiato dal dolore
deve sentirsi chiamato a contribuire a lenire il
dolore degli altri. Tutti dobbiamo portare il fardello
di sofferenze che pesa sul mondo». Fu la spinta a
inserirmi, qualche mese dopo, in un gruppo di giovani
che offrivano tempo ed energie andando a visitare
vecchi e malati, portando medicine e cibi, facendo
pulizie, risolvendo pratiche burocratiche. In particolare
ricordo una anziana cieca e povera: sola al mondo,
dipendeva dalla carità degli altri. Un giorno seppi che
s’era fratturata femore e costole in seguito a una caduta.
Corsi in ospedale, immaginando di sentire chissà quali
lamenti, e invece... La pace e la sapienza che scaturivano
da quella creatura in disfacimento mi avvinsero. Con un
ÀORGLYRFHPLGLVVH©)LJOLRPLRODYLWDQRQqTXHOOD
che appare. Vivi per le cose vere». Ebbi l’impressione
del sacro, come davanti a un ostensorio.
0HQWUHOHPLHYLVLWHLQRVSHGDOHV·LQWHQVLÀFDYDQR
divennero frequenti le soste in una chiesa e poi la
partecipazione quotidiana alla Comunione eucaristica.
,QXQDGLTXHOOHÀRUuVSRQWDQHRGDOODPLDERFFD
«Fammi strumento del tuo amore». Da dove una tale
insolita richiesta?
/DULVSRVWDUHFHQWHPHQWHQHOODFRQÀGHQ]DGLXQDDPLFD
sorpresa ma non piegata da una malattia che l’ha ridotta
su una sedia a rotelle: «L’Eucaristia, una goccia di eterno
LQÀQLWRFKHVLWXIIDQHOODPLDDQLPDª6DUjVWDWRTXHVWR
WXIIRGLHWHUQRLQÀQLWRGLYHQXWRDELWXDOHDHGXFDUPL
40
Città Nuova - n. 7 - 2015
al mistero e rendermi capace di corrispondere con
generosità all’amore gratuito di Dio. Del resto, secondo
Gertrud von Le Fort, «non sta a noi farci strada verso
Dio: al contrario è Dio che si fa strada verso di noi».
Nutrirmi di Gesù Eucaristia mi rendeva capace di
perdono e di amore. Si faceva sempre più lontano il tempo
in cui pregare consisteva in una lista di richieste. Ora
quell’incontro era diventato ascolto, colloquio silenzioso
da cui attingere pace, suggerimenti nei momenti di dubbio,
coraggio quando mi sentivo inadatto a un certo compito.
Ma anche il nostro prossimo, in quanto immagine di
Dio, è “sacramento”, presenza di lui. Così ne parla Mat’
Marija Skobcova, una monaca ortodossa laica, grande
WHVWLPRQHGHOODFDULWjÀQRDOODPRUWHQHOODJHU,RO·KR
sperimentato più e più volte. Come quando insegnavo
in un ateneo dell’Ungheria, un po’ appesantito da
attività e occupazioni. Un giorno parlavo con un amico.
Mentre lui mi raccontava di sé, compresi, con la stessa
forza che mi dava l’Eucaristia, come dare priorità alle
varie faccende della mia giornata. Soltanto con la sua
presenza quel “fratello” mi rivelava una differente scala
di valori, facendomi scartare impegni che avevo ritenuto
importanti.
VITA DI COMUNIONE
di Jesús Castellano Cervera
Spiritualità
Ci ha spalancato
il cuore
Nel cap. 17
del suo
Vangelo
Giovanni
mette a fuoco
il senso
profondo
dell’Eucaristia
vissuta
Da qualche tempo mi avvicino a questa preghiera (del cap. 17
del Vangelo di Giovanni) con la consapevolezza che in essa
l’evangelista, con il suo tipico stile, ci ha lasciato la “preghiera
eucaristica di Gesù”; o, per dirla con un linguaggio ancora più
orientale, l’“anafora di Gesù”, vale a dire quella preghiera che dà
senso, insieme all’Eucaristia che Gesù ha istituito come memoriale
GHOODVXDSDVVLRQHDOVDFULÀFLRFKHVWDSHUFRPSLHUHVXOODFURFH
Le espressioni oranti di Cristo sono tanto simili a quelle delle
nostre preghiere eucaristiche che non sembra fuori posto questa
GHÀQL]LRQHO·DQDIRUDGL*HV
Il duplice legame con l’Eucaristia e con la passione redentrice
rendono questo lungo brano di Giovanni di una importanza
decisiva, per cogliere il senso profondo dell’istituzione
dell’Eucaristia e della passione redentrice. È una specie di offerta
DQWLFLSDWDGHOVDFULÀFLRGHOODFURFHPDFRQODVROHQQLWjGLXQD
preghiera sacerdotale, complessa, ricca; in essa Cristo svela a noi
LOVHQVRSURIRQGRGHOVXRGRQDUVLDO3DGUHSHUQRLQHOVDFULÀFLR
della croce. È come la preghiera che il nostro sacerdote, Cristo,
rivolge al Padre per esprimere con una ricchezza inesauribile il
VHQVRGHOVXRVDFULÀFLRDQWLFLSDWRDQFKHFRQLJHVWLGHOO·XOWLPD
Cena.
Anche se l’evangelista non ha incluso nel racconto dell’ultima
Cena l’istituzione dell’Eucaristia, è convinzione di alcuni esegeti
che tutti i cinque capitoli dell’ultima Cena
hanno un carattere tipicamente eucaristico; dalla
lavanda dei piedi alla promulgazione del nuovo
FRPDQGDPHQWRGDOODÀJXUDGHOODYLWHHGHL
tralci alla preghiera dell’unità, tutto ha in questi
capitoli un sapore eucaristico. Infatti, in questi
insegnamenti Giovanni mette a fuoco il senso
profondo dell’Eucaristia vissuta, le conseguenze
di una vita eucaristica, come un necessario
complemento a quanto i Sinottici e Paolo ci hanno
rivelato a proposito dell’Eucaristia.
D’altra parte, nel capitolo 17 di Giovanni troviamo
una risposta a una serie di doverose domande:
con quali sentimenti vive Cristo la sua passione?
Con quali atteggiamenti egli sta per offrire il
VXRVDFULÀFLR"/DSUHJKLHUDGL*HVVSDODQFD
totalmente il suo cuore, rivela dal profondo i suoi
sentimenti, davanti al Padre e davanti ai suoi
discepoli, nell’imminenza della sua passione e morte, che egli vive
non solo con assoluta libertà, ma come un dono libero e totale
GHOODVXDYLWDLQVDFULÀFLR
Città Nuova - n. 7 - 2015
41
P Sa pr iorl iat ud ai l vi ti àt a
IN PROFONDITÀ
di Chiara Lubich
Con lo stesso
corpo e
lo stesso
sangue
Continuiamo a pubblicare testi inediti della fondatrice dei Focolari sul tema dell’Eucaristia.
Quelli qui proposti sono tratti per lo più da sue risposte a domande che membri «dell’Opera»
(così Chiara Lubich chiama i Focolari, il cui altro nome è Opera di Maria) erano soliti
rivolgerle sulla spiritualità e la vita del Movimento.
L
avviene la piena comunione degli uomini con Dio
e degli uomini fra loro. Gesù, prima di chiedere al
Padre «che tutti siano una cosa sola come tu, Padre,
sei in me e io in te» (Gv 17, 21), aveva istituito il
sacramento che rendeva ciò pienamente possibile.
(8 ottobre 1984)
La quasi totalità dei membri cattolici del Movimento
sin dall’inizio, e poi anche i membri di altre
Chiese che ne hanno la possibilità, hanno sentito
spontaneamente di doversi comunicare spesso con
Gesù Eucaristia. Pensiamo che questa sia una delle
principali cause della forte realtà d’unità che s’è
creata nell’Opera stessa. Gesù Eucaristia è infatti
LOYLQFRORG·XQLWjLOSLSRWHQWHFRHIÀFLHQWHSHU
la piena unità. È per essa, per l’Eucaristia, che
Le carni di Cristo sono soltanto carni di Maria e
nell’Eucaristia restano carni di Maria, ovviamente
divinizzate. Perciò, quando per l’Eucaristia
diveniamo – come dicono i Padri della Chiesa
– il Cristo che riceviamo, quindi “concorporei”
e “consanguinei” con lui, queste nostre carni,
misticamente “mescolate” con le sue e trasformate
nelle sue, sono misticamente anche carni di Maria.
(…) Logicamente, ciò non è visibile agli occhi degli
uomini, né in una analisi chimica, ma agli occhi di
a Comunione la vedo soprattutto come
un’“udienza” col Capo dell’Opera, perché
il Capo di ogni Opera di Dio è Gesù.
(…) Io sento che bisogna “sfondare” e
siccome abbiamo addirittura da trattare con
l’Onnipotente, non è il caso di portare piccole cose.
(28 ottobre 1961)
42
Città Nuova - n. 7 - 2015
Giuseppe Distefano
| Siamo uno
ma anche distinti |
Dio sì. Certo che, se nell’Eucaristia c’è la presenza
sacramentale del Corpo e Sangue di Cristo, non può
non esserci in qualche modo anche quella di Maria.
(1995)
Nell’Eucaristia non è che Gesù entra in noi; sembra,
ma siamo noi tutti che entriamo in Gesù. Ora Gesù è
uno solo, quindi Gesù ci fa uno, siamo concorporei
con lui, cioè con lo stesso corpo, in maniera mistica
ma reale. (…) E siamo consanguinei, cioè il suo
sangue si mescola con il nostro in maniera anche
questa misteriosa, mistica ma reale. Per cui più
“uno” di così! Perché Gesù non è mica tre, non è
mica cinque, non è mica dieci; noi entriamo in lui
che è uno.
Allora voi direte: restiamo uno. Restiamo uno, ma
siamo anche ciascuno di noi perché portiamo via
quel “tutto Gesù” che è presente nell’Eucaristia,
quell’uno in ciascuno di noi, perché siamo uno ma
siamo anche distinti.
(15 aprile 1995)
Da: Gesù Eucaristia, a cura di Fabio Ciardi, Città Nuova
Ed., 2014.
Città Nuova - n. 7 - 2015
43
Spiritualità
E ALTRE RELIGIONI
a cura di Roberto Catalano
L’amore
universale
Ecco una delle pagine più belle assegnate dalla tradizione al
Buddha. È la sua indicazione
su come nutrire un vero amore
universale.
Questo sarà fatto da colui che
ha come scopo il bene
avendo ottenuto la condizione
di pace:
Sia capace, retto, e risoluto,
gentile e non presuntuoso,
contenuto e integro,
con pochi doveri, vivendo leggermente,
con facoltà pacate, maturo,
modesto e senza avidità.
Non faccia azioni negative
che i saggi biasimano.
Pensi: Possano
tutti gli esseri essere felici ed in
pace.
Qualsiasi essere,
debole o forte,
lungo, grande,
medio, corto,
sottile, corpulento,
visibile e non visibile,
vicino e lontano,
nato o in procinto di nascere:
Possano tutti gli esseri essere
felici ed in pace.
Che nessuno inganni l’altro
o lo disprezzi,
o attraverso la rabbia o l’odio
desideri la sofferenza per un altro.
Come una madre rischierebbe
la sua vita
per proteggere il suo bambino,
il suo unico bambino
così si dovrebbe coltivare un
cuore illimitato
con riguardo a tutti gli esseri.
44
Città Nuova - n. 7 - 2015
Con buona volontà per il cosmo
intero,
si coltivi un cuore illimitato:
Senza odio,
stando in piedi, camminando
sedendo, o riposando,
sempre con piena presenza
mentale,
pienamente consapevoli.
Questo è detto lo stato sublime
nel qui ed ora.
Non preso da false teorie,
ma virtuoso e completo,
eliminando il desiderio per i
piaceri sensuali,
uno mai più
rinascerà in grembo materno.
SUTTA NIPATA 1.8, Karaniya Metta
Sutta
Da http://www.canonepali.net/snp/snp18.htm
Trad. in inglese dalla versione Pâli di
Thanissaro Bhikkhu PTS: Sn 143-152
Trad. in italiano da Enzo Alfano.
Coltivare
un cuore
illimitato
con riguardo
a tutti gli
esseri
50
ANNI FA SU CITTÀ NUOVA
a cura della Redazione
Spartaco Lucarini ha visitato l’Oasi
di Firenze, una comunità per ex
detenuti nata nel 1956 e gestita dai
padri mercedari. Oggi questa realtà
si è articolata e ampliata in diverse
strutture per il reinserimento di ex
tossicodipendenti, giovani o minori
provenienti dalla strada e minori in stato
di abbandono. Proponiamo un estratto
del suo articolo nel n. 8/1965, quando
questa realtà era in fase di sviluppo.
Liberati dalle sbarre
ma non dal marchio
È il loro primo giorno di libertà: li hanno dimessi dal carcere e fra poco
si ritroveranno in mezzo a un mondo che prima udivano solo aldilà delle
sbarre. «Cosa pensa di fare quando ritornerà nella società?». Non mancarono
risposte atroci: «Io non ritornerò nella società, me ne terrò sempre fuori…
&RVDLQWHQGRIDUH"5XEDUHRVLPLOLVHPSUHFRQPDJJLRUSURÀWWRHPLQRU
rischio». E una che è un grido desolato: «Chi domani ci tenderà una mano
amica per raddrizzarci? Nessuno! Perché siamo degli scarti di società». È
YHURTXHVWR"6WDLOIDWWRFKHJOLHVHPSLGHOULÀXWRRSSRVWRGDOODVRFLHWjDFKL
ha il “marchio” del galeotto sono purtroppo numerosi. Un caso clamoroso:
di uno che ebbe parte in un omicidio nel giugno 1945. Quando esce dopo
DQQLPRJOLHHÀJOLRORHYLWDQR&HUFDXQODYRURD3UDWRPDOHSURPHVVH
naufragano. Allora lo prende il comune di Firenze come fuochista, ma dura
poco, perché quando si accingono a fare l’assunzione, vedono che è un ex
carcerato… Non si può. Sta in vita con le offerte di persone buone, ma lui
chiede lavoro. Un sacerdote gli paga gli esami per la patente, perché un
industriale ha bisogno di un autista. Quando la patente ce l’ha in tasca, torna
fuori dai documenti il suo passato. Non si può!
Sono stato all’Oasi di Firenze (Oasi assistenza scarcerati italiani) per alcune
RUHXQHGLÀFLRULPHVVRDQXRYRDFFRJOLHQWH,´PHUFHGDULµFKHVLSURGLJDQR
nell’opera mi spiegano come avviene l’ingresso degli ospiti: «I cappellani
segnalano i casi, oppure il più delle volte sono gli interessati a scrivere
direttamente». Quando non ci sono posti liberi, vengono lo stesso: a dormire
fuori; e dentro lavorano e mangiano. Quale lavoro? In una stanza ariosissima
ci sono più di dieci uomini affaccendati intorno a lavori di mosaico per
servizi igienici. Piastrelle preparate con quel sistema possono dare un
guadagno dalle 1500 alle 3000 lire al giorno per ciascuno dei circa 40 ospiti.
L’opera svolta dall’Oasi è doppiamente preziosa: primo, perché risponde in
maniera concreta all’appello di tanti fratelli abbandonati; e poi perché colma
un vuoto dello Stato, insegnando a questo anche il cammino da percorrere.
Spartaco Lucarini
INVITO ALLA LETTURA
di Elena Cardinali
Per chi vuole approfondire alcuni
degli argomenti di questo numero
con i libri di Città Nuova
pagg. 30-32
LA FAMIGLIA E I NUOVI MEDIA
Conoscere le nuove tecnologie è fondamentale, in particolare per quanti – genitori, nonni,
insegnanti – operano nel delicato mondo della
formazione. Uno strumento utile per scoprire
potenzialità e limiti dei nuovi media. pp. 176
- € 12,00
pag. 36-37
LA PARABOLA DEL CORPO
Nascita, adolescenza, maturità, vecchiaia,
morte. Alla luce del Vangelo e confrontandosi
con le interpretazioni che le varie culture nel
mondo offrono di questa realtà, Chiara Lubich
propone brevi riflessioni sul significato di questa “parabola del corpo”, in cui il riposo, il
lavoro, la salute e la malattia acquistano valore. pp. 64 - € 4,13
pag. 62-63
I FIORETTI DI SAN FRANCESCO
Nei “fioretti, miracoli ed esempi divoti” di
Francesco d’Assisi e dei suoi frati, la schiettezza della lingua parlata, unita alla semplicità e
al candore hanno reso il testo un classico della
letteratura di ogni tempo, dal fascino irresistibile, universalmente apprezzato. pp. 232 - € 6,50
Per ordinare i volumi: via Pieve Torina, 55
00156 Roma - tel 06.78 02 676
[email protected] - www.cittanuova.it
Reportage
VIETNAM
di George Ritinsky, corrispondente
BUON COMPLEANNO, S
P
rendendo l’aereo da Bangkok
ci si rende conto che il viaggio avrà qualcosa di speciale. I
pannelli luminosi che indicano
i voli in partenza per il Vietnam riportano come destinazione il
nome del vecchio guerriero, simbolo
della rivoluzione contro i colonizzatori francesi e americani: Ho Chi
Minh. Mentre le strisce adesive che
contraddistinguono i bagagli portano ancora la scritta “SGN”, Saigon.
Dopo vent’anni esatti il vostro corrispondente ritorna ad abitare in una
città dalla quale è quasi impossibile
non rimanere affascinati e che nei fatti
46
Città Nuova - n. 7 - 2015
IL NOSTRO COLLABORATORE
DAL SUD-EST ASIATICO RACCONTA
L’ANNIVERSARIO DI QUELLA CHE OGGI
VIENE CHIAMATA HO CHI MINH CITY.
LA CITTÀ È IL SIMBOLO DI UN PAESE
IN CONTINUA CRESCITA, CHE HA SCONFITTO
ORMAI TUTTI I SUOI NEMICI, TRANNE UNO
Tigre
(3) George Ritinsky
A Saigon-Ho Chi Minh City
modernità e tradizione convivono
senza soluzione di continuità,
a testimonianza di un popolo
vivacissimo.
, SAIGON
è la capitale economica del Vietnam,
pur non essendo più la capitale politica
della parte Sud del Paese. Una città che
RVSLWD XIÀFLDOPHQWH SL GL PLOLRQL
di persone e che è in continua crescita, con investimenti possenti, palazzi in
costruzione, strade e ponti nuovi o rinnovati. Un enorme cantiere, insomma;
entro il 2020, con le vicine province di
Tien Giang e Long An, verranno raggiunti i 20 milioni di abitanti.
Il Vietnam è già oggi una delle
nuove “tigri economiche” dell’Asia e si prepara a sferrare i suoi attacchi alle economie più stanche e
ristagnanti della zona ma anche più
lontane. Saigon: in alcune zone la
città appare come una bimba appena
svezzata, mentre in altre sembra una
vecchia signora con tanto di trucco
cadente che cerca di nascondere l’età. E in altre ancora, come nel primo
distretto davanti alla bella cattedrale
coloniale dedicata alla Vergine Maria, sembra fare il verso a Parigi, con
negozi maestosi e prezzi altissimi.
Tutto questo e molto di più è SaiJRQ+R &KL 0LQK &LW\ ,O WUDIÀFR"
Meglio di vent’anni fa, sicuramente,
anche se ha ancora quel qualcosa di
“libero e indisciplinato”, com’è l’indole di questo popolo, ribelle e forte,
anche se sa essere, a tratti, ordinato
e rispettoso degli altri. Insomma,
caratteristiche apparentemente contraddittorie che a questi livelli di
contrasto si possono trovare, a mio
avviso, solo da queste parti del mondo: vecchi palazzi coloniali e nuovi
grattacieli, vecchie strade affollate
e altre grandi, spaziose e con poche
motociclette.
Pattuglie di tre poliziotti alla volta
FRQWUROODQR LO WUDIÀFR H FRPPLQDQR
multe con una certa determinazione;
tutto ciò ha favorito il diminuire di
SHULFRORVH VFRUUHWWH]]H GHO WUDIÀFLR
Città Nuova - n. 7 - 2015
47
Repor tage
BUON COMPLEANNO, SAIGON
Voglia di vivere
Ho Chi Minh City ha una vita che
percepisci ad ogni angolo della città,
che va dal caffè di stile francese alle
signore che raccolgono la spazzatura
e ti sorridono con quei pochi denti
che rimangono loro. Tutto ciò è affascinante, ma noi europei non
ci siamo abituati, perché tali
scene sono assenti dalle nostre strade, rese ormai sterili
e apatiche. Il Sud-Est asiatico è anche questo: voglia di
vivere, di crescere e di avere
contatto con tutto quanto ti
SDVVDDFFDQWRRWLVÀRUDHQRQ
conosci ancora e che trovi lì,
giusto per te, pronto ad aprirsi
alla tua conoscenza. Viaggiano grosse auto importate, addirittura qualche Ferrari nel
primo distretto della città.
Qui tutto è in espansione:
gli stranieri invadono le strade
anche nei distretti più lontani
dal centro cittadino, anche loro, naturalmente, a bordo degli
immancabili motorini; una
nuova metropolitana è in costruzione, con l’aiuto del Giappone, che in questa regione dell’Asia
gioca un ruolo da leone, dato che la
Cina, con i suoi capitali, è percepita
come un nemico, a causa delle dispute
sulle isole (ricche di petrolio naturalmente) di fronte al Vietnam e rivendicate da ben cinque Paesi.
48
Città Nuova - n. 7 - 2015
(3) Pietro Parmense
cittadino e degli incidenti. Così si
viaggia abbastanza sicuri, anche se
i motorini tendono a invadere ogni
angolo pedonale disponibile. La vita
è “sopra un ciclomotore” e non puoi
muoverti senza essere in sella a uno
scooter. Soprattutto, la due ruote
motorizzata rappresenta ancora un
ottimo mezzo di trasporto per la famiglia intera, caricando a sproposito
PRJOLHHÀJOLHPHUFLGLRJQLWLSR
La cattedrale cattolica assediata dal traffico. Sotto: “reperti archeologici”
della guerra che i vietnamiti hanno vinto contro gli Stati Uniti, un conflitto le
cui ferite sono ancora aperte.
Anniversario
Quest’anno si celebra il 40° anniversario della caduta della “vecchia” Saigon: era il 30 aprile del
)X LO JLRUQR GHOO·HQWUDWD GHOOH
truppe comuniste nella capitale del
6XG 9LHWQDP H VHJQz DQFKH OD Àne dell’occupazione da parte delle
truppe statunitensi, ma non certo la
ÀQH GHOOH VRIIHUHQ]H GL TXHVWR SRpolo affascinante. Impossibile non
ricordare i 40 mila fuggiti dopo il
LIDPRVLboat people'LIÀFLOH
descrivere qui la repressione scatenatasi
e le vendette che seguirono la caduta di
Saigon e del Sud.
Tanti sono stati
i martiri che hanno
segnato questa svolta nella guerra. Un
reduce di guerra statunitense mi ha detto
recentemente: «Nessuno saprà mai quanti
vietnamiti abbiamo
ucciso!». E quanti, aggiungo io, furono giustiziati, imprigionati
e maltrattati dopo il
" ,PSRVVLELOH D GLUVL H SUREDELOmente, a credersi! Ancor oggi questi
ricordi vivono nella memoria di tanti
e rappresentano una ferita non guarita del Vietnam: un capitolo ancora da
scrivere della sua storia.
La via al capitalismo del Vietnam
è un tantino caotica, anche se
efficace. In alto, un mercato tessile
e, sotto, le originali reti elettriche
di Saigon.
Sangue
Questa, cioè la storia del Vietnam, è sempre stata segnata da
FRQÁLWWL LO SRSROR YLHWQDPLWD KD
combattuto contro tutti ed ha sempre vinto: khmer, cinesi, francesi,
giapponesi e statunitensi. Possiamo
chiederci cosa sia rimasto di tutto
questo, specialmente della famosa
XOWLPD JXHUUD LQGRFLQHVH ÀQLWD anni fa, nel cuore della gente. L’ho
chiesto a un gruppo di amici: il fatto
GLDYHUVFRQÀWWRLQHmici è un punto d’orgoglio per tutti i vietnamiti, è indubbio.
Ma dalle loro parole emerge che ora
è tempo di andare
avanti, verso un futuro migliore per tutti,
vincitori e vinti. Il
tempo sta sanando
alcune di queste ferite ma all’orizzonte è
apparso un altro nemico, più insidioso di
tutti quelli affrontati
ÀQRUD OD FRUUX]LRQH
che “mangia” letteralmente l’economia
del Paese e distrugge
OD ÀGXFLD GHOOD JHQWH
comune.
Qualcuno mi ha
detto: «Ci troviamo
con questo nemico
dentro il Paese, dentro il cuore di chi dovrebbe servire tutti
per il bene comune:
questa volta il nemico del Vietnam è il
suo stesso popolo,
siamo tutti noi se assecondiamo la corruzione dilagante». Sì,
in effetti la corruzione pervade tutti i livelli della società
e, come ha commentato un amico,
©GRSR DYHU VFRQÀWWR L QHPLFL VWUDnieri, ne rimane un ultimo: la corruzione del sistema stesso».
Parole forti che trovano riscontro
in testimonianze di esperti e professionisti inseriti nella vita economica
del Paese. «Persino per riuscire ad
aprire legalmente una scuola, alcuni
funzionari locali richiedono, anche
se in modo indiretto, delle bustarelOHª FRQÀGD XQ LPSUHQGLWRUH 0ROWL
sono preoccupati e non vedono una
facile via d’uscita a questa “piovra”
Città Nuova - n. 7 - 2015
49
BUON COMPLEANNO, SAIGON
George Ritinsky
HOTEL
GRANADA
Repor tage
Accogliente,
come la terra di Romagna.
Nel cuore dell’isola pedonale,
a pochi passi dal mare, l'Hotel Granada
è l'ideale per le vostre vacanze, per il
divertimento e il riposo
Situato
in un territorio che offre meraviglie
storiche, architettoniche, artistiche e
naturali
Immerso nel verde,
a pochi metri dal grande Parco pubblico
l'hotel offre un servizio creato su misura
per soddisfare ogni esigenza
e per rendere il soggiorno dei suoi
ospiti unico ed indimenticabile.
Camere dotate di ogni confort,
servizio ristorante molto curato con piatti
tipici della cucina romagnola, e prodotti
biologici, buffet di verdure, ricco buffet
prima colazione.Sala
da pranzo
climatizzata, bar, ascensore, soggiorno,
veranda, parcheggio privato. A 35 metri
dal mare, a 200mt dalla Chiesa
Uso gratuito
di biciclette.
La Direzione offre occasioni per
escursioni nel territorio.
Via Ovidio, 37 47814 Igea Marina (RN)
Tel. 0541/331560 Fax 0541/333580
Sito: www.granadahotel.it
e-mail: [email protected]
Bellaria Igea Marina
Albergo consigliato
per l’impegno in
difesa dell’ambiente
Il grande leader vietnamita Ho Chi Minh, colui che ha dato il nuovo
nome a Saigon, appare su centinaia di poster, manifesti e murales
in tutta la città.
che affonda i suoi tentacoli ovunque ci sia possibilità di guadagnare subito e velocemente.
Città digitale
6HJQL SRVLWLYL" &RQ O·DYYHQWR
della rivoluzione digitale (in VieWQDPVLSXzXVXIUXLUHGL:LÀJUDWLV
in moltissimi luoghi) si è tutti più
vicini e la gente vuole andare avanti in questa direzione di prossimità.
C’è anche sete di notizie, di informazione obiettiva e non pilotata: si nota ad esempio un interesse
crescente per le notizie della Chiesa cattolica, tendenza che in precedenza non esisteva, supportata dai
frequenti dialoghi fra la Chiesa
cattolica e il governo negli ultimi
anni: indubbiamente un buon segno che speriamo possa un giorno
portare a riallacciare le relazioni
diplomatiche tra Vaticano e Vietnam completamente: questo passo
segnerebbe un punto fondamentale di fronte alla comunità internazionale per tutto il Paese.
Paese che ha una popolazione
giovanissima che vuole guardare
avanti e non restare ancorata solo al passato, con tanta voglia di
lavorare e di conoscere: ciò è una
ricchezza inestimabile per il Paese. Molte aziende, anche italiane, si stanno trasferendo qui, per
la manodopera a basso costo e il
grande impegno che la gente dimostra nel lavoro.
Insomma, il Vietnam ha una
marcia supplementare che non si
nota nelle altre nazioni del SudEst asiatico: marcia che secondo
non pochi osservatori viene da un
amore viscerale per il loro Paese, per la nazione, per la propria
terra. Nei fatti un vietnamita per
la propria gente e per la propria
patria è disposto a dare persino la
sua vita.
Come non augurare al popolo
vietnamita di trovare la via per un
futuro migliore e capace di polarizzare forze positive anche nel
6XG(VWDVLDWLFR"
George Ritinsky
Se posso
NUOVA RESPONSABILITÀ
di Piero Coda
QUANDO GERMOGLIA
IL NUOVO
C
iò che viviamo, in Italia e nel
mondo, ci chiama a nuova
responsabilità. Il “sistema”
– l’insieme cioè dei principi
ispiratori, delle regole condivise,
delle strutture stabilite e dell’ethos
riconosciuto – è troppo poco, ormai,
dire che è in crisi. Siamo un poco più
in là.
In uno degli ultimi editoriali su Il
Regno, Gianfranco Brunelli scrive,
riferendosi all’Italia: «Astensionismo
elettorale, illegalità diffusa, egoismo
sociale, cinismo individuale sono i
sintomi di un sistema disgregato in
tutti i suoi punti. Non è solo (e non è
poco) questione di crisi economica».
E ciò mentre, a livello mondiale, la tragedia delle
Twin Towers ha ferito al cuore gli Stati Uniti
e quella di Charlie Hebdo ha ferito al cuore
l’Europa mettendo allo scoperto due distruttive
fragilità: quella dell’Europa libertaria e quella
dell’Islam fondamentalista.
&KHIDUH"3DUWRGDOODPLDHVSHULHQ]DDOO·,VWLWXWR
Sophia di Loppiano. In questa comunità
accademica vivono e studiano gomito a gomito
giovani provenienti da oltre 30 Paesi, alcuni
dei quali tragicamente martoriati: Iraq, Libano,
Siria, Ucraina, Zaire e Burundi, Pakistan e India,
Bolivia e Colombia, Venezuela e Cuba; altri,
solo apparentemente più tranquilli, attraversati
GDVEDQGDPHQWLHFRQÁLWWL6WDWL8QLWL%UDVLOHH
Argentina, Francia e Germania, Cina e Giappone.
Ebbene, ciascuno di questi giovani porta incise
nella sua carne le piaghe della sua gente. E
s’interroga sul senso di ciò che sta accadendo,
sul posto che vi abbiamo e sulla direzione da
intraprendere. L’esito non è scontato. Non è
facile. Non è consolatorio. E non è (né può più
esserlo) idealistico.
Ognuno vuol tornare alla sua terra e impegnarsi a
costruire fraternità, giustizia, pace. Non da solo.
All’Istituto universitario Sophia di Loppiano
(Fi) vivono e studiano gomito a gomito giovani
provenienti da oltre 30 Paesi e ciascuno porta incise
nella sua carne le piaghe della sua gente.
Non con lo sguardo ristretto al proprio Paese.
Ma dilatato a misura della famiglia umana. E
impegnato in un patto che concretamente lega in
quest’impresa tutti coloro che – in ogni parte del
mondo – vi sono convintamente impegnati.
Cominciando dall’esperienza di oggi. Fianco a
ÀDQFRJOLXQLGHJOLDOWUL,QXQFDOHLGRVFRSLRGL
etnie, culture, sentimenti, pensieri e aspirazioni
sperimentato sulla propria pelle come chiamata
costosa ma esaltante all’incontro sincero e
arricchente delle libertà e delle diversità.
Tutto ciò fa prendere coscienza della serietà e
del dolore di ciò che viviamo. Al di là di ogni
IURQWLHUD0DGjDQFKHODÀGXFLDHODVSHUDQ]D
che sta germogliando il nuovo. Non è utopia.
Perché vi sono sentieri le cui tracce i giovani
sanno individuare e s’impegnano a percorrere
con slancio generoso e competente. Se su di
essi li accompagniamo con profezia e nuova
responsabilità.
Attualità
LA TENDENZA A RINVIARE
DECISIONI FATICOSE
È PROPRIA A TROPPI
ITALIANI. TANTE LE
POSSIBILI CAUSE, MA
ANCHE I RIMEDI NON
MANCANO. QUALCHE
CONSIGLIO
«“D
omani” è spesso il
giorno più occupato della settimana»,
recita un ironico
proverbio spagnolo.
E un impietoso Seneca sentenziava: «Non è vero che abbiamo poco
tempo: la verità è che ne perdiamo
molto». Qualcuno dei nostri lettori si
sarà già riconosciuto in queste frasi, aumentando il senso di frustrazione che già lo pervade per quella
consolidata tendenza a rinviare al
dopo quello che si potrebbe fare
subito. A chi fa parte di questa categoria – e un po’ tutti ne facciamo
parte – vorremmo però citare una
frase incoraggiante, pronunciata da
un imprenditore americano di grande successo, Michael Althsuler: «La
cattiva notizia è che il tempo vola.
La buona notizia è che sei il pilota».
Partiamo allora da un punto fermo: abbiamo in mano il timone della barca della nostra vita e possiamo
darle la direzione che riteniamo opportuna. Semplice a dirsi. Nella realtà non siamo pochi a confrontarci
TXRWLGLDQDPHQWH FRQ OD GLIÀFROWj GL
prendere decisioni più o meno faticose, soprattutto se queste implicano
un cambiamento al trantran quotidiano: questa dieta la inizio domani,
a breve smetto di fumare, la prossima settimana mi iscrivo in palestra,
quell’esame medico lo prenoto appena posso, la domanda di trasferi-
52
Città Nuova - n. 7 - 2015
SOCIETÀ
di Aurora Nicosia
LO FACCIO
DOMANI…
O FORSE NO
PHQWR OD FRPSLOR HQWUR OD ÀQH GHO
mese… C’è chi parla di “malattia
del dopo” e chi di “rimandite”. E,
come per ogni sindrome, ci sono le
cause ed esistono pure i rimedi.
Partiamo intanto dalle possibili cause. Diverse quelle elencate da
specialisti di vario tipo, psicologi in
testa. Tra le più diffuse risulta il perfezionismo: la cura talora maniacale
dei particolari, che fa perdere di vista il risultato complessivo, fa allon-
tanare l’obiettivo che sembra fuggire
in avanti, sempre più irraggiungibile. C’è poi il timore di mettersi alla
prova con la possibilità di fallire, di
deludere le attese proprie e altrui;
la paura dell’ignoto, di abbandonare
XQDVLWXD]LRQHFKHÀQRDGRUDFLKD
GDWR VLFXUH]]D GL ÀQLUH XQ FRPSLWR
che abbiamo saputo svolgere e assumerne un altro; il timore di commettere errori e così di andare incontro
al giudizio come di assumersi responsabilità; la paura di prendere
la decisione sbagliata, di non essere
accettati, di dover raggiungere standard troppo alti...
Cosa fare? Secondo Joseph Ferrari, docente di psicologia alla De Paul
University di Chicago, che ha affrontato l’argomento nel saggio Stai
ancora rimandando qualcosa? Manuale per non aver rimpianti su ciò
che va fatto, la tendenza a rimandare
sarebbe dura da estirpare. Se quindi
non ci si riesce da soli a superarla,
converrebbe rivolgersi a uno specialista di terapia comportamentale.
Anche perché le occasioni mancate
hanno dei costi in termini personali, relazionali ed anche di produttività, se questo coinvolge l’aspetto
lavorativo. Comunque, c’è anche chi
crede testardamente nelle possibilità dell’essere umano di imporsi una
sorta di autodisciplina, magari con
l’aiuto di una persona amica che dà
ÀGXFLDLQFRUDJJLDVRVWLHQH&RPLQciando dai piccoli passi che ci appaiono accettabili e possibili e avendo
GLPLUDLOULVXOWDWRÀQDOH
Secondo Anna Fata, psicologa, «è
importante riuscire a poter calibrare
i propri tempi di azione con quelli
che ci vengono richiesti dal conte-
Incapaci di decidere, di attivarci?
Superare l’immobilismo è possibile.
sto, in modo da poter raggiungere
JOL RELHWWLYL SUHÀVVDWL FRQ OD GRYXWD
cura, nei tempi previsti, ma anche
rispettando il proprio stato di benesVHUHHOHPLJOLRULFRQGL]LRQLSVLFRÀsiche per conseguirli».
, FRQVLJOL FKH FL GLDPR QRQ ÀQLscono qui. Partire dall’ammissione
GHOODGLIÀFROWjFLVXJJHULVFRQRDOWUL
cercando di capire quali dei tanti timori che ne possono essere la causa
fa al caso nostro; prendere piccole
e non grandi decisioni; porsi degli
obiettivi e stabilire delle scadenze,
magari mettendole per iscritto; condividere la propria decisione in modo che risulti un impegno preso anche in presenza di altri...
Insomma, cerchiamo di vedere il
bicchiere mezzo pieno piuttosto che
mezzo vuoto e quindi considerare il
FDPELDPHQWRFRPHXQDVÀGDGDFRgliere piuttosto che un peso da sopportare, un’opportunità anziché un
problema. Lasciamo da parte i sentimenti negativi e il senso di oppressione, siamo ottimisti, mettiamo in
PRWRWHQDFLDÀGXFLDIRU]DG·DQLPR
e coraggio.
Non guasta in questo percorso
avere con sé stessi una certa elasticità e tolleranza, mettendo in conto la
possibilità (che è quasi una certezza)
di arrendersi momentaneamente, ma
anche di poter ripartire con più decisione di prima.
Ci può aiutare questo raccontino ben noto, frutto di una saggezza
popolare che andrebbe riscoperta.
Dunque, tre persone erano al lavoro
in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro
chiesto quale fosse il loro lavoro,
le risposte furono diverse. «Spacco
pietre», rispose il primo. «Mi guadagno da vivere», rispose il secondo.
«Partecipo alla costruzione di una
cattedrale», disse il terzo. La motivazione, in quello che facciamo, non
è un aspetto secondario.
Città Nuova - n. 7 - 2015
53
Attualità
SOLIDARIETÀ
a cura di Tomaso Comazzi
Chiesa per i poveri
Terre incolte del Kenya
«È necessario trovare i modi perché tutti
SRVVDQREHQHÀFLDUHGHLIUXWWLGHOODWHUUDª
$1DLURELTXHVWHSDUROHSURQXQFLDWHGD
SDSD)UDQFHVFRLQRFFDVLRQHGHOODa
VHVVLRQHGHOOD)DRVRQRVWDWHDFFROWH
FRQJUDQGHHQWXVLDVPR&RPHULVSRVWD
FRQFUHWDLPHPEULGHOOH3RQWLÀFLH2SHUH
0LVVLRQDULHGHO.HQ\DKDQQRGHFLVRGL
PHWWHUHDGLVSRVL]LRQHOHWHUUHLQFROWHGL
GLRFHVLFRQJUHJD]LRQLUHOLJLRVHHVHPLQDULGHO3DHVHSHUSURGXUUHFLERGD
GHVWLQDUVLDLSLSRYHUL)RQWH$JHQ]LD&LVD
Gruppo “La Patrona”
I binari solidali
$QFKHLOJHVWRGLRIIULUHXQSR·GLDFTXDH
GLFLERSXzULVXOWDUHHURLFR/RGLPRVWUD
LOJUXSSR´/D3DWURQDµGL$PDWOiQ
GHORV5H\HVLQ0HVVLFR'DROWUH
DQQLLQIDWWLOHGRQQHFKHQHIDQQR
parte si pongono accanto ai binari che
DWWUDYHUVDQRODORURFLWWjSHUGLVWULEXLUH
OLTXLGLHDOLPHQWLDLWDQWLPLJUDQWLLQ
WUDQVLWRYHUVRXQIXWXURPLJOLRUHQHJOL
8VD$VSLQJHUOHODFRQYLQ]LRQHFKHFRPHKDULFRUGDWRLOYHVFRYRGHOOD
]RQD©LOIDWWRGLSURYHQLUHGDXQSRVWRGRYHODVLWXD]LRQHqGLVSHUDWDQRQ
JLXVWLÀFDLOULPDQHUHVHQ]DPDQJLDUHª)RQWH$JHQ]LD)LGHV
Expo di Milano
Un lavoro per i detenuti
&HQWRGHWHQXWLODYRUHUDQQR
DOO·DFFRJOLHQ]DGHLYLVLWDWRULHFRPH
IDFFKLQLGXUDQWHO·([SR3URGRWWL
FROWLYDWLLQFDUFHUHVDUDQQRLQROWUH
YHQGXWLSUHVVRVWDQGDOOHVWLWLQHOFDUFHUH
GL%ROODWHDSRFKLPLQXWLGDLSDGLJOLRQL
GHOO·([SRPHQWUHO·LVWLWXWRGL´6DQ
9LWWRUHµRVSLWHUjOD/LEHUDVFXRODGL
FXFLQD,QIRZZZH[SRRUJ
54
Città Nuova - n. 7 - 2015
Guardiamoci
attorno
POVERTÀ DIFFUSA
Una situazione frutto del disagio economico e non solo che sempre più pervade
la società. Una povera signora della provincia di Cosenza, malata, con vari problemi di salute, con la sua modesta pensione non riesce a pagare l’affitto e le
altre spese inerenti la casa e ad andare
avanti con dignità, chiede un aiuto.
INVALIDI CIVILI
Sandra e il marito, della provincia di Novara, sono due invalidi civili, lei per una
malattia rara e il marito per un’ischemia
celebrale con infarto cardiaco. Ricevono
una pensione di 500 euro al mese. Hanno accumulato arretrati di affitto, gas e
acqua. A giorni iniziano le procedure per
lo sfratto. L’assistenza sociale non è in
grado di aiutare per mancanza di fondi.
Si richiede un sostegno urgente.
MODESTA PENSIONE
La signora Maria, di 65 anni, abita a Pietralata, una periferia di Roma. Ha un figlio in carcere e un altro disoccupato. È
malata, alcune medicine le deve comprare, riceve 650 euro al mese di pensione,
la reversibilità della pensione del marito
morto due anni fa. Paga di affitto 500
euro al mese. Alcuni amici portano aiuti
in viveri, ma solitamente il frigorifero
è vuoto perché non sa come fare per la
spesa e le bollette da pagare.
Invia il tuo contributo tramite c.c.p. n. 34452003
oppure tramite bonifico bancario: Iban
IT46R0760103200000034452003 intestato a
Città Nuova della P.A.M.O.M. Oppure scrivi a Città
Nuova, via Pieve Torina 55 - 00156 Roma.
Le richieste di aiuto si accettano solo se convalidate da un sacerdote. Potete scrivere all’indirizzo
della redazione o via mail a [email protected].
Verranno pubblicate comunque a nostra discrezione e nei limiti dello spazio disponibile.
AMBIENTE
di Lorenzo Russo
Vita sana
Vita sana
Scarpe usate possono
essere riciclate anche
per la pavimentazione
delle aree gioco dei
bambini.
La pista di Pietro
Anche Roma avvia il riciclo di scarpe da ginnastica per
la realizzazione di piste di atletica, ispirandosi a Mennea
F
RUVH ÀQR D TXDOFKH
DQQR ID HUD LPSHQVDELOH FKH GD XQD
scarpa da ginnastica
potesse nascere una
SLVWD GL DWOHWLFD 0D RUD q
WXWWRYHUR,QWHPDGLULFLFOR DQFKH OH VFDUSH YHFchie ed esauste possono
contribuire ed essere riutiOL]]DWH QHOOD UHDOL]]D]LRQH
GL SLVWH GL DWOHWLFD R SDYLmentazione anticaduta per
OHDUHHJLRFKLGHLEDPELQL
,O SURJHWWR LQ UHDOWj QRQ q
XQD QRYLWj JLj GD TXDOFKH DQQR LQ ,WDOLD q VWDWD
DYYLDWD OD UDFFROWD GHOOH
scarpe da ginnastica per
TXHVWRWLSRGLULXWLOL]]R
%DVWLULFRUGDUHLOSURJHWWR ´,O *LDUGLQR GL %HWW\µ
QHOLQL]LDWLYDODQFLD-
WD GDOOD VRFLHWj (VRVSRUW
LOSULPRSURJHWWRGLULFLFOR
GHOOH VFDUSH VSRUWLYH LQ
,WDOLD6LWUDWWDGLXQSDUFR
JLRFKLODFXLSDYLPHQWD]LR-
ne antitrauma, con una suSHUÀFLH GL PHWUL TXDGUDWLqVWDWDUHDOL]]DWDFRQ
OH JRPPH GL PLJOLDLD GL
VFDUSHGDJLQQDVWLFDXVDWH
2UD DQFKH 5RPD VSRVD O·LGHD FRLQYROJHQGR OH
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FDO]DWXUH VSRUWLYH XVDWH
QHOOH VFXROH GHOOD &DSLWDOH SHU ULGXUUH O·LPSDWWR
DPELHQWDOH H LQFHQWLYDUH
ODFXOWXUDGHOULFLFORWUDOH
UDJD]]HHLUDJD]]L
/·LQL]LDWLYD ´/D SLVWD GL
3LHWURµ LVSLUDWD DO FRUULGRUH3LHWUR0HQQHDKDFRPH
RELHWWLYRTXHOORGLGLPLQXLUH LQ FLWWj O·DFFXPXOR GHL
ULÀXWL LQ GLVFDULFD H PHWWHUOL D GLVSRVL]LRQH SHU OD
SURGX]LRQHGLSLVWHGLDWOHtica e aree giochi a cura di
enti privati, associazioni e
FLWWDGLQL +D DGHULWR DOO·LQL]LDWLYD DQFKH 0DQXHOD
2OLYLHUL 0HQQHD PRJOLH
GHO FDPSLRQH ROLPSLFR GHL
PHWUL SLDQL D 0RVFD
H GHWHQWRUH GHO SULPDWRPRQGLDOHSHUDQQL
0DQXHOD 2OLYLHUL KD LQIDWWL
GRQDWR OH VFDUSH GD FRUVD
GHO FRUULGRUH GD HVVH SURYHUUj XQD SLFFROD SRU]LRQH
GLPDWHULDOHFKHVDUjLPSLHJDWRSHUODSDYLPHQWD]LRQH
GL FLDVFXQD SLVWD GL 3LHWUR
, UDFFRJOLWRUL GHOOH VFDUSH
da ginnastica usate saranQR SRVL]LRQDWL GD DSULOH LQ
FHQWR LVWLWXWL GHOOD &DSLWDOH 3HU O·HVWDWH DSSRVLWL
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saranno presenti anche neJOLVWDELOLPHQWLEDOQHDULGHO
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SRVVLELOH FRQIHULUH FDO]DWXUHHLQIUDGLWRHVWLYHXVDWH
Città Nuova - n. 7 - 2015
55
Vita sana
SPORT
di Marco Catapano
A un passo da Rio
Ambizioso progetto per la nazionale
femminile italiana di hockey, che punta
a una storica qualificazione alle Olimpiadi
C’
è una nostra squadra nazionale che,
lontano dalla luce
GHL ULÁHWWRUL VWD
compiendo passi
da gigante nel tentativo di
colmare il gap che ancora
la distanzia dalle più forti
squadre del mondo. Parliamo dell’Italia dell’hockey prato femminile, per
la quale solo qualche anno
fa sembrava davvero utopistico pensare a una posVLELOH TXDOLÀFD]LRQH SHU
le Olimpiadi. Invece, nel
2012, le ragazze azzurre
andarono molto vicine a
56
Città Nuova - n. 7 - 2015
raggiungere quell’obiettivo (l’hockey prato femminile è presente ai Giochi
dal 1980, ma l’Italia sino
a questo momento non vi
ha mai preso parte). Il sogno, allora, s’infranse solo
quando la nostra squadra,
QHOODVHPLÀQDOHGHOWRUQHR
preolimpico che assegnava un posto in vista dei
Giochi di Londra, fu sconÀWWD GDOOH SDGURQH GL
casa dell’India.
La delusione in quell’occasione fu grande, inutile
negarlo, ma siccome «ogni
fallimento è semplicemen-
te un’opportunità per diventare più intelligenti»,
come amava dire Henry
Ford, il fondatore di una
delle più conosciute società mondiali produttrici di automobili, da quel
momento tutto lo staff
azzurro ha ulteriormente
“aguzzato l’ingegno”! Così, dopo l’ottima World League disputata nel 2013, lo
scorso anno la Federazione
italiana hockey ha varato,
in collaborazione con il
nostro Comitato olimpico,
un programma con pochi
precedenti nel nostro Pae-
se. Ford amava anche dire:
«Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un
progresso, lavorare insieme
è un successo», e queste
parole possono riassumere il senso del “Progetto
Hockey Femminile Olimpico”, ribattezzato anche
“Progetto Residenziale” o
“Road to Rio 2016”.
Di cosa si tratta? Dallo
scorso ottobre un gruppo
formato da 24 giocatrici
è in raduno semipermanente presso il Centro di
preparazione
olimpica
dell’Acqua Acetosa di Roma. Qui, sotto lo sguardo
dello staff tecnico guidato
da Fernando Ferrara, l’allenatore che da giocatore
ha partecipato tra il 1988
e il 1996 a tre edizioni dei
Giochi olimpici con la sua
Argentina, dal lunedì al
giovedì sera viene svolta
un’intensa attività “colleJLDOHµ ÀQDOL]]DWD D OLPDUH
il divario con le migliori
nazionali di questo sport
e a tentare di raggiungeUH OD TXDOLÀFD]LRQH SHU OH
Olimpiadi di Rio del prossimo anno. Le ragazze
hanno così la possibilità di
stare più tempo insieme,
DIÀQDQGR O·LQWHVD SHUVRnale e quella sul campo da
gioco, e disputando anche
di tanto in tanto una serie
di stage all’estero per confrontarsi con alcune delle
formazioni più affermate
del panorama internazionale. Poi, dal venerdì alla
domenica, le atlete godono
di tre giorni di “permesso” per andare a giocare
nei rispettivi club di appartenenza.
Nelle foto,
la nazionale
italiana
di hockey durante
un’amichevole
contro la
nazionale
indiana, lo
scorso dicembre,
al Centro di
preparazione
olimpica
dell’Acqua
Acetosa di Roma.
A quest’avventura partecipano le migliori giocatrici dello scorso campionato
italiano, cui sono state
aggiunte alcune ragazze
oriunde, nate e residenti in
Argentina (nazione dove
l’hockey femminile vanta
una forte tradizione e che
nell’attualità occupa il terzo posto del ranking mondiale), ma dal “sangue italiano” poiché discendenti
da genitori o nonni che a
suo tempo si trasferirono
in Sud America. Inoltre,
alcune forti hockeiste azzurre che lo scorso anno
giocavano all’estero (come
il capitano Chiara Tiddi,
che giocava nel campionato spagnolo) sono state
convinte a partecipare per
un anno a questo progetto,
e nel frattempo sono state
“assegnate” alle società
che militano nel campionato italiano con un meccanismo molto simile al
draft in vigore nell’Nba, il
campionato di basket statunitense.
8Q JUXSSR XQLWR DIÀDtato e proteso al raggiungimento di un obiettivo
comune, è spesso in grado
di fare la differenza, nello
sport come in altri ambiti
della vita. La strada intrapresa, dunque, sembra
proprio essere quella giusta. Un progetto ambizioso, che sicuramente richieGH TXDOFKH VDFULÀFLR PD
in cambio elargisce anche
dei vantaggi a tutte le parti in causa. Pensiamo, ad
esempio, ai club del campionato, che durante la
settimana sono costretti
ad allenarsi senza le loro giocatrici più titolate,
ma che allo stesso tempo
KDQQR EHQHÀFLDWR GHOO·LQnalzamento
d’interesse
sul campionato portato
dall’inserimento nei club
di dieci giocatrici di scuola argentina e di quelle che
lo scorso anno giocavano
all’estero.
Ora non resta che
aspettare
quest’estate,
quando le nostre ragazze affronteranno prima il
Round 3 della World League (in programma a giugno), e poi avranno eventualmente un’altra chance
di approdare alle Olimpiadi in occasione degli
Europei in programma a
Londra nella seconda metà di agosto. Certo, ottenere il pass per i Giochi di
Rio 2016 resta un obiettiYRGLIÀFLOHGDUDJJLXQJHUH
(non va dimenticato che in
questo momento l’Italia
è “solo” la 17a nazionale
del ranking mondiale), ma
anche grazie a questo progetto, e con il contributo
di tutti, partecipare alle
Olimpiadi è un obiettivo
sempre più alla portata.
Città Nuova - n. 7 - 2015
57
BUON APPETITO CON...
di Cristina Orlandi
Crêpe con salsa all’arancia
Ingredienti (4 persone)
Per le crêpe: 250 ml di latte, 2 uova, 125 g farina 00,
80 g zucchero, 10 g di burro, scorza di limone, 1 pizzico sale.
Per la salsa all’arancia:
3 arance, 70 g burro, 100 g
zucchero, 2 cucchiai di Cognac, 2 cucchiai di liquore
all’arancia, q.b. zucchero a
velo.
Preparazione
Ogni giorno fatti, storie, commenti,
rubriche in dialogo con l’attualità
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06.96522.200/201
Per le crêpe: In una ciotola dai bordi alti versare 250
ml di latte, lo zucchero e un
pizzico di sale e poco per
volta la farina setacciata.
Aggiungere 10 gr di burro
fuso e poi fatto raffreddare.
Sbattere a parte le uova e
aggiungerle poi alla pastella,
sempre mescolando con cura. Completare con la scorza
di limone grattugiata. Coprire e lasciare riposare il composto per un’ora circa.
In una padella antiaderente,
a fuoco moderato, far sciogliere una noce di burro,
versare circa mezzo mestolo
del composto, spianandolo
con un cucchiaio di legno
(o con l’apposito attrezzo),
o ruotando velocemente la
padella in modo da ottenere
una sfoglia sottile. Dopo pochi secondi, appena dorata,
dorarla dall’altro lato.
Per la salsa all’arancia:
Ridurre la scorza di un’arancia in piccole e sottili
listarelle che metterete in
acqua bollente per qualche
minuto. Scolarle e ripetere
l’operazione altre due volte. In una padella fare caramellare lo zucchero con
60 grammi di burro e aggiungere il succo ricavato
dalle altre due arance, farlo
consumare e, dopo qualche
minuto, aggiungere le scorzette d’arancia, in ultimo
versarvi il liquore. La salsa
dovrà risultare liquida ma
consistente.
Composizione
Versare la salsa d’arancia
sulle crêpe e ripiegarle a
triangolo. Bagnate con un
po’ di salsa all’arancia anFKHODVXSHUÀFLHHVSROYHUDUH
con zucchero a velo, decorare con fettine di arancia.
ALIMENTAZIONE
di Giuseppe Chella
EDUCAZIONE SANITARIA
di Spartaco Mencaroni
Fra dolore e speranza
L’albedo
Quando mangiamo un’arancia o
un altro agrume, la maggior parte
di noi si preoccupa di togliere
subito la buccia e di separare
scrupolosamente gli spicchi dalla
parte bianca sottostante alla
buccia stessa e la lascia nel piatto
insieme al torsolo. Questa parte
bianca è denominata albedo ed è
ricchissima di sostanze: i cosiddetti
bioflavonoidi, molto benefici
per la nostra salute e di diverse
denominazioni: rutina, esperidina,
citrina, ecc.
Questi bioflavonoidi hanno
soprattutto la proprietà di
rinforzare i capillari sanguigni,
sono antiaggreganti delle piastrine
ed antinfiammatori. Curare la
fragilità dei nostri vasi sanguigni è
molto importante per evitare gravi
malattie cardiovascolari.
Anche la parte esterna degli
agrumi contiene sostanze utili
che hanno, tra l’altro, proprietà
antimicrobiche e antivirali e, in
piccola quantità, è benefica. È vero
che possono essere contaminate
da antiparassitari ma, se siamo
sicuri che non ne contengono o
se sono state lavate bene, non
eliminiamole.
Le bucce delle arance, per esempio,
hanno dimostrato di essere molto
ricche di sostanze antiossidanti,
antiglicemiche ed anticolesterolo
e se non riusciamo a masticarle
aggiungiamole ai nostri frullati: ci
faranno sicuramente bene.
Le tecniche di conservazione dei tessuti biologici e di prelievo a cuore
EDWWHQWHDLÀQLGLWUDSLDQWRG·RUJDQRFRQVHQWRQRGLRIIULUHXQDFRQFUHWD
speranza a chi ne sarebbe altrimenti privo. Ma ciò richiede la necessità
di individuare tempestivamente il momento in cui l’organismo umano
cessa la propria attività cerebrale, conservando, per un certo tempo e
con l’imprescindibile assistenza delle macchine di rianimazione, la
possibilità di mantenere vitali gli altri organi. Ad oggi in Italia ciò avviene
con un iter complesso, della durata di almeno 6 ore, in cui sono previsti
una valutazione neurologica e strumentale continuativa dell’attività
di tutta la corteccia e del tronco encefalici, per accertare se esista «un
danno cerebrale organico, irreparabile, sviluppatosi acutamente, che ha
SURYRFDWRXQRVWDWRGLFRPDLUUHYHUVLELOHGRYHLOVXSSRUWRDUWLÀFLDOHq
avvenuto in tempo a prevenire o trattare l’arresto cardiaco anossico».
Un momento di dolorosa sospensione che, per chi rimane dall’altra
parte del vetro, rischia di diventare l’attesa di un verdetto di condanna.
Tutto ciò richiede ai sanitari la capacità di gestire aspetti che esulano
dalle problematiche cliniche e le trascendono, portando il confronto
con le persone coinvolte nel momento della morte sul piano dell’etica
morale, delle emozioni e della spiritualità. Non sorprende dunque che sia
necessario affrontare questo tema da un punto di vista interdisciplinare
HFRQXQFKLDURULIHULPHQWRHWLFRFRPHqULFKLDPDWRDGHVHPSLRQHO
Parere del Comitato nazionale di bioetica del 24 giugno 2010, da cui
WUDHIRQGDPHQWRJLXULGLFRO·LWHUDWWXDOHHODGHÀQL]LRQHVRSUDULFKLDPDWD
GLPRUWHFHUHEUDOH(GqDQFRUDVXOSLDQRGHOO·HWLFDFKHQHOODPHGLFLQD
delle donazione, si realizza l’intreccio di due percorsi umani, dove
il mistero della morte e il dolore si incontrano con la prospettiva del
dono e della speranza. Realtà che mettono a nudo le radici profonde
dell’agire sanitario, interrogando con forza i professionisti, e domandano
alla scienza di recuperare una visione unitaria di sé stessa, aprendosi
decisamente a tutte le dimensioni della persona umana.
Città Nuova - n. 7 - 2015
59
NON SI TRATTA
DI EUTANASIA
Francia
Nuova legge
sul fine vita
Michel Euler/Ap
S
ullo sfondo della Torre Eiffel una
delle tante manifestazioni contro
l’eutanasia. La legge ClaeysLeonetti sul fine vita è stata
adottata con una forte maggioranza
all’Assemblea nazionale. Non si tratta di
una legge sull’eutanasia, come talvolta
è stato presentato il provvedimento
legislativo, perché questa legge, come
la precedente del 2005, insiste sulla
necessità di cure palliative per evitare
l’accanimento terapeutico. L’eutanasia
e il suicidio assistito rimangono quindi
illegali in Francia. Ma è l’aggiunta nel
testo di poter somministrare una «forte
dose di sedativi» che possa provocare il
decesso a provocare numerosi dibattiti,
al punto che i responsabili delle grandi
religioni in Francia hanno pubblicato una
lettera aperta congiunta sul quotidiano
Le Monde, affermando la loro forte
opposizione all’eutanasia. Sembra quindi
che le garanzie date dai due deputati,
uno di destra, l’altro di sinistra, al
riguardo abbiano soddisfatto l’Assemblea
perché hanno sottolineato con forza che
bisogna rinforzare il diritto dei pazienti
nel fine vita. Come sarà ora applicata
questa legge? I vescovi francesi e molte
altre persone, come numerosi medici,
temono una deriva. Senza contare che i
sostenitori dell’eutanasia accentueranno
ulteriormente la loro battaglia.
Jean-Michel Merlin
Città Nuova - n. 7 - 2015
61
C u l t Cuurlat u er a tee nt ede
nze
ndenze
F
rancesco d’Assisi è
un santo che continua
a stupire! Durante il
secolo scorso i suoi
VFULWWLHELRJUDÀHKDQno continuato ad attirare
l’interesse di studiosi e ricercatori, laici e religiosi
di tutto il mondo. Innumerevoli le pubblicazioni e
gli studi editi sul santo. Un
fenomeno che continua anche ai nostri giorni.
Ed ecco giungere dalla
Francia, il 16 gennaio 2015,
la notizia della scoperta di
una nuova vita del santo!
Un ritrovamento dello scorso anno ma reso pubblico
solo ora da uno studioso
medioevalista francese che
venne a conoscenza della
vendita all’asta negli Usa
di un antico codice del XIII
secolo con nuove notizie
sulla vita di san Francesco.
Interessò la Biblioteca nazionale di Francia che, considerato il valore dell’opera, la acquistò. Avutola fra
le mani, ebbe la conferma
che si trattava di una Vita
nuova ÀQRUD VFRQRVFLXWD
scritta da Tommaso da Celano, autore di altre due già
note: la Vita prima del 1228
e un’altra del 1246. Questa
Vita nuova si pone fra le
due, cioè fra gli anni 1232
e 1239.
La notizia, sia per l’eccezionalità della scoperta,
ma soprattutto perché riguarda il santo di Assisi,
ha fatto ben presto il giro
del mondo. I contenuti sono ancora pressoché sconosciuti, ma già circolano
numerose indiscrezioni.
L’opera metterebbe in risalto nuove sfumature
62
Città Nuova - n. 7 - 2015
STORIA
di Egidio Canil
riguardanti il tema della
´SRYHUWjµ IUDQFHVFDQD Ànalizzata alla compassione e alla condivisione con
i poveri. Poi il tema della
“fraternità”, che Francesco estende non solo agli
esseri umani ma a tutte le
creature, animate e inanimate. L’autore della scoperta, Jacques Dalarun,
infatti precisa: «Non sono
d’accordo quando sento
dire “Francesco amava la
natura”. Questo è un concetto pagano. Francesco
invece amava come suoi
fratelli gli uomini e gli
DQLPDOLSHUFKpÀJOLGLXQR
stesso Creatore!».
Il piccolo prezioso codice scoperto proverrebbe
dal centro Italia. Si tratta
di un manoscritto composto da 122 fogli di piccolo
formato: cm 12 per 8,2.
Contiene, sempre a detta
dello scopritore, oltre alla
vita del santo, anche sei
Sermoni, il testo delle Ammonizioni e un commento
al Padre nostro. Ancora
un testo che esce dal buio
della storia. Ora si attende che il codice, scritto in
latino, venga pubblicato
nella sua interezza.
Francesco d’Assisi
approda a New York
La notizia dell’incredibile ritrovamento di una
nuova “Vita” del santo. La mostra di manoscritti in Usa
La famiglia francescana nata
da san Francesco e santa Chiara
Primo Ordine: Frati
OF Minori
OFM Conventuali
OFM Cappuccini
Terzo ordine
TOT. FRATI:
14.724
4.408
10.953
866
30.951
Secondo Ordine: Clarisse
Clarisse S. Chiara
7.321
Clarisse Urbaniste
1.020
Clarisse Cappuccine
2.162
Clarisse Coletine
633
Clarisse (Altre)
838
TOT. CLARISSE:
11.974
Nel frattempo, Francesco e Assisi, la sua città
natale, continuano a richiamare ogni anno milioni di
pellegrini sia cristiani che
di altre fedi. L’evento della
Preghiera per la pace, ad
esempio, convocato da san
Giovanni Paolo II nel 1986,
ha fatto di Assisi una delle
capitali religiose del mondo
e di Francesco un “fratello
Terz’Ordine: Laici
Le Fraternità OFS sono presenti
in 62 Paesi nei 5 Continenti
Fratelli e Sorelle OFS
TOT. OFS:
450.000
Terz’Ordine:
Congregazioni Religiose
Le Congregazioni francescane
femminili sono
218
Quelle maschili sono
16
TOT. RELIGIOSI:
1.350
TOT. RELIGIOSE:
55.713
Da: La vocazione francescana
oggi nel mondo: sfide e risorse
Paolo Martinelli (EDB)
universale”, amato da tutti. San Giovanni Paolo II
affermava: «Io ho bisogno
di Francesco, ho bisogno
di Assisi!». Durante il suo
SRQWLÀFDWRLQIDWWLVLqUHFDto sei volte in pellegrinaggio alla tomba del santo. E
da allora Francesco e Assisi
hanno continuato a esercitare un fascino particolare e
ad essere fonte di ispirazio-
“La predica agli uccelli”
di Giotto. In alto: un
manoscritto in mostra a
New York. A fronte: ritratto
realizzato da Cimabue nella
basilica di Assisi.
ne e preghiera per la pace.
Papa Benedetto XVI si è
recato infatti per due volte
ad Assisi.
E poi la sorprendente
decisione, avvenuta la sera
del 13 marzo 2013, quando dalla loggia di San Pietro il nuovo papa ha scelto
di chiamarsi “Francesco”.
Non era mai avvenuto nella bimillenaria storia della
Chiesa una tale scelta. È
lo stesso papa a motivarla:
«Nel Conclave – disse ai
giornalisti due giorni dopo
– al momento dell’elezione avevo accanto a me il
francescano Hummes che
mi sussurrò: “Non dimenticare i poveri!”. Ho pensato a Francesco d’Assisi
e alle guerre. Francesco è
l’uomo della pace e così
ho scelto il suo nome. Oh,
come vorrei una Chiesa
povera e per i poveri!».
Negli ultimi mesi del
2014 san Francesco ha fatto
parlare di sé mediante una
mostra di manoscritti del
XIII e XIV secolo, collegati
con le origini del francescanesimo, dal titolo Frate
Francesco: tracce, parole,
immagini. Fra essi il manoscritto 338 che contiene
il noto Cantico delle creature. Allestita a New York,
dapprima nella Sede delle
Nazioni Unite e successivamente a Brooklyn nella
Borought Hall, la mostra ha
suscitato entusiastici e originali commenti sulla stampa internazionale, quasi
fosse san Francesco ad arrivare negli Usa: «San Francesco approda a New York,
al palazzo delle Nazioni
Unite, quale messaggero e
ambasciatore di pace!».
Il poverello di Assisi
non solo continua a essere
fonte di ispirazione per il
magistero, la vita e le linee
pastorali di papa Francesco,
ma contemporaneamente
continua a ispirare nella
Chiesa e nel mondo inviti
alla conversione, iniziative
di custodia del creato e piani di pace fra gli uomini.
Città Nuova - n. 7 - 2015
63
Cultura e tendenze
PARLIAMONE
di Michele Genisio
Satana:
l’avversario
di sempre
Cerca di infilarsi nelle maglie
della storia, di intromettersi
nell’intimità delle coscienze.
Ma è arrabbiato…
V
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64
Città Nuova - n. 7 - 2015
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di Cristo *HV q UDSSUHVHQWDWR VROR VHGXWR VX XQ
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Le tentazioni di Cristo
secondo Kramskoj.
A fronte: la caduta
dell’angelo (Madrid) e
una copertina per “Le
lettere di Berlicche” di
Clive Staples Lewis.
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Città Nuova - n. 7 - 2015
65
Cultura e tendenze
A
lbert Einstein nasce
a Ulm, in Germania,
il 14 marzo 1879,
da genitori ebrei
non praticanti. Nel
1880, in seguito alla crisi
dell’impresa del padre, si
sposta con la famiglia a
Monaco dove frequenta la
scuola. Studia giovanissimo il violino e l’algebra.
Legge libri di divulgazioQH VFLHQWLÀFD H D DQQL
si applica da autodidatta
DO FDOFROR LQÀQLWHVLPDOH
Nella sua precoce maturazione intellettuale svilupSDXQDVROLGDÀGXFLDLQVp
stesso e un atteggiamento
sospettoso e ribelle verso
ogni autorità costituita,
che non perderà mai.
Nel 1896, s’iscrive al
Politecnico di Zurigo, dove
PDWXUDODVXDVFHOWDGHÀQLWLYDGLGHGLFDUVLDOODÀVLFD
Trascorre lunghe ore nel
laboratorio dell’università,
«affascinato dal contatto
diretto con l’esperienza».
Il resto del tempo lo dedica
a studiare a casa le opere
di Boltzmann, Kirchhoff,
Helmholtz, Hertz, maturando una robusta forma]LRQH LQ ÀVLFD WHRULFD H
una chiara cognizione delle grandi questioni aperte
QHLYDULDPELWLGHOODÀVLFD
Sono anche gli anni delle
OHWWXUHÀORVRÀFKHFKHHVHUciteranno su di lui un’inÁXHQ]D GXUDWXUD 6SLQR]D
Hume, Kant e gli scritti di
epistemologia di Mach.
Si laurea nel 1900. Due
anni dopo riceve la cittadinanza svizzera e trova un
lavoro stabile (e modesto)
DOO·8IÀFLREHYHWWLGL%HUQD
66
Città Nuova - n. 7 - 2015
SVOLTE CONCETTUALI
di Marco Bernardoni
La visione
del mondo di Einstein
100 anni fa la teoria della relatività generale
sconvolgeva la fisica e non solo
Nel 1905 un giovane di 26 anni, sconosciuto, pubblica
su una prestigiosa rivista di fisica quattro articoli che
quasi nessuno è in grado di capire. È l’inizio di una
carriera folgorante.
Ma l’anno destinato a passare alla storia è
LO ,Q TXHOO·DQQR
da giovane outsider non
ancora inserito nella comunità accademica, riesce a farsi pubblicare
sulla rivista Annalen der
Physik alcuni articoli che
ULYROX]LRQHUDQQR OD ÀVLFD
H ÀQLUDQQR SHU URYHVFLDre la visione globale del
mondo in cui viviamo.
In uno di questi, Einstein
propone una nuova teoria della relatività basata
VX GXH SULQFLSL OH OHJJL
GHOOD ÀVLFD QRQ FDPELDQR
quando si passa da un riferimento inerziale a un
altro, e la velocità della luce nel vuoto è la stessa per
tutti gli osservatori ed è la
massima raggiungibile. Le
conseguenze sono enormi
e implicano una radicaOH PRGLÀFD GHOOD FRQFHzione comune di spazio
e di tempo, introducendo
l’idea di una struttura geometrica a quattro dimensioni, che verrà chiamata
lo «spazio-tempo».
Negli stessi articoli Einstein offre anche
un’interpretazione dell’effetto fotoelettrico che gli
varrà il Nobel nel 1921.
In un altro, compare la
formula dell’equivalenza
massa-energia, E = mc2,
destinata a diventare l’equazione più celebre della
ÀVLFD
*OL DUWLFROL GHO hanno un impatto decisivo sulla vita e la carriera
di Einstein. Già divenuto
docente all’Università di
Berna, nel 1909 riceve
la nomina come professore associato a Zurigo.
Nel 1914, sollecitato da
Planck e Nerst, accetta
l’offerta di trasferirsi a
Berlino, dove può dedicare le sue energie soltanto
alla ricerca, senza obblighi di insegnamento. Già
dal 1907 coltiva un proJHWWR DPEL]LRVR HVWHQdere la sua teoria della
relatività per comprendere anche la gravitazione.
Un’impresa per la quale
occorrevano
strumenWL PDWHPDWLFL VRÀVWLFDWL
(come le geometrie non
euclidee e il calcolo differenziale assoluto), che
Einstein acquisirà con una
perseveranza e una capacità di lavoro non comuni.
,O QRYHPEUH UHQGH ÀQDOPHQWH SXEEOLche le sue equazioni del
FDPSR JUDYLWD]LRQDOH q
nata la teoria della relatività generale. In essa, lo
“spazio-tempo” è pensato
come una struttura geometrica deformata, incurvata dalla presenza della
materia, dall’energia e
dalla massa. Le equazioni di Einstein offrivano la
relazione esatta fra l’ammontare della curvatura
e la quantità di materia
necessaria a produrla,
Due geni della fisica: Einstein (a sin.) e Bohr.
In alto: l’eclissi di sole del 1909 che confermò
la teoria della relatività di Einstein.
riuscendo a spiegare fenomeni che la meccanica newtoniana non era in
grado di spiegare, come
l’anomalia dell’orbita di
Mercurio. Ma la prova
schiacciante si ebbe nel
1919, quando durante
un’eclissi totale di sole
Eddington riuscì a “foWRJUDIDUHµ OD GHÁHVVLRQH
della luce proveniente
dalle stelle provocata dalla curvatura del campo
gravitazionale intorno al
sole. L’annuncio suscitò
un’impressione fortissiPD ©1HZWRQ HUD VWDWR
scalzato dal suo piedistallo». L’universo divenne «all’improvviso una
struttura viva, mobile ed
elastica, piena di fosse e
cunicoli e pendii scoscesi». Ed Einstein divenne
«l’improvvisamente famoso dottor Einstein».
«La cosa sorprendente
del mondo è che esso è
comprensibile», annotava
QHOOD VXD DXWRELRJUDÀD
«L’esperienza resta naturalmente l’unico criterio
per utilizzare una costruzione matematica per la
ÀVLFDPDqQHOODPDWHPDtica che si trova il principio veramente creatore.
Da un certo punto di vista,
riconosco che il pensiero
puro è capace di afferrare
la realtà, come gli antichi
pensavano».
La sua teoria fu determinante per la nascita
della moderna cosmologia
VFLHQWLÀFDHSHUO·HODERUDzione del modello teorico
del Big Bang. Nel 1933,
con l’avvento al potere
di Hitler, deciderà di non
rientrare in Germania. Otterrà un incarico universitario a Princeton, e qui arricchirà in modo originale
e fruttuoso la sua ricerca.
$ 3ULQFHWRQ UHVWHUj ÀQR
alla morte, il 18 aprile
Città Nuova - n. 7 - 2015
67
Cultura e tendenze
IL PIACERE DI LEGGERE
a cura di Gianni Abba
Pedagogia per classi dirigenti
EDMONDO BERSELLI
Meglio stare a casa
Vita e pensiero
euro 10,00
«Berselli non amava lo
scontro delle civiltà e
delle ideologie: preferiva
farle ibridare, auspicava
forme di cooperazione».
Così Aldo Grasso nella
postfazione di un libretto
che raccoglie sei articoli
scritti da Edmondo Berselli, già direttore editoriale della casa editrice Il
Mulino e più tardi direttore dell’omonoma rivista
culturale. Un’affermazione
che, nella sua semplicità, riassume la poliedrica
personalità dell’uomo di
cultura bolognese. Non ci
si stupirà allora di trovare
LQ TXHVWR WHVWR ULÁHVVLRQL
su politica italiana, cattolicesimo nostrano, viaggi
e turismo, industria culturale e arbitri. Berselli inglobava per empatia. E per
intelligenza cognitiva.
Roberto Righetto, re-
68
Città Nuova - n. 7 - 2015
sponsabile delle pagine
culturali di Avvenire, s’è
cimentato nell’impresa di
questo libro con due amici
di Berselli, il già ministro
Lorenzo Ornaghi e il critico televisivo Aldo Grasso.
Emerge un Berselli uomo
eclettico ma di grande
profondità umana e intellettuale, cosicché «il libro
si rivela un manuale di genuina e sempre più urgente pedagogia per le classi
dirigenti e gli intellettuali di un Paese differente
dall’attuale».
Un uomo che ha avuto la
passione di non chiudere la
“cultura” in un hortus conclusus, optando invece per
cercare di capire quel che
sembra incomprensibile
all’altezzosità razionalista.
Scriveva nel 2004: «Verrebbe anche voglia di ripetere, senza protervia, ma
con una certa convinzione,
che vale la pena di prendere sul serio la produzione
di massa. Ovverosia giocare con i fenomeni popolari,
smontarli per vedere come
funzionano, continuare a
divertirsi con ciò che dicono. Altrimenti teniamoci
la convenzionale distinzione fra cultura alta e bassa,
ma sapendo benissimo che
a voler tenere rigidamente
L FRQÀQL VL UHVWD FRQÀQDti, letteralmente». Tesi da
condividere, per esorcizzare il pericolo della «incapacità di promuovere la
società dal basso».
Pietro Parmense
PETER BENTLY
Re Valdo e il drago
Il Castoro
euro 13,50
Andare a nanna è una faccenda piuttosto complicata per qualche bambino o
bambina particolarmente
cre-attivi che durante la
giornata hanno “capovolto” il mondo. Per i loro
genitori una vera prova
del nove! La cantata di gesta eroiche e di lotta, con
le spade improvvisate ma
capaci, coinvolge la fantasia di Valdo, Teo e Berto,
che ricostruiscono la fortezza difendibile a suon
di materiali che fanno
“casa” come coperte, paletti, cuscini e compagnia.
Sospiriamo di sollievo: è
il segno che il gioco più
avvincente nasce ancora
all’insegna della creatività. Tanta quanta quella
impiegata da Peter Bently, affascinante autore di
libri per bambini, e Helen
Oxenbury, pluripremia-
ta illustratrice inglese di
cui ricordo l’incantevole
A caccia dell’orso o il tenerissimo Dieci dita alle
mani. Due artisti capaci di
abitare l’anima bambina e
svelarla ad adulti frettolosi, ma disposti a lasciarsi
trascinare per conoscerla
meglio. E rallegrarsi della
ritrovata gioia di leggere
insieme, di tornare davvero bambini, provare le
stesse paure, ma ritrovare
il coraggio per combatterOHHÀGDUVLGHOODPDQRWHVD
ad accompagnarti. (traduzione di Anna Sarfatti).
Annamaria Gatti
ROBERTO VECCHIONI
Il mercante di luce
Einaudi
euro 15,00
Un padre, professore di
letteratura greca, «prigioniero di un grande sogno
al di là degli sfumati conÀQL GHOOD UHDOWj UHVD FRVu
ovvia, noiosa, non neces-
saria dagli uomini». Un
JLRYDQH ÀJOLR YLFLQR DOOD
morte a causa di una malattia rara che condanna a
vecchiaia precoce e breve
vita. Il dialogo tra i due,
col padre che cerca di coPXQLFDUHDOÀJOLRPRUHQWH
quello che ha dentro: «Sto
provando a darti la letteratura come cosa: là dove
non puoi avere, cerco di
farti sognare. In fretta, nel
tempo che ho e che abbiamo, ti voglio passare
la bellezza». Aiace, Antigone, Alcesti, Le Troiane.
( LO ÀJOLR ULVSRQGH ©3HU
quanto tempo avrò ancora
la forza di restare come
sono dentro? Stai qui, resta qui papà, riempimi di
parole, continua a raccontare». Ma la vita non è solo
amore per i libri...
Gianni Abba
IN LIBRERIA
ANSELMO PALINI
Marianella Garcia
Villas
Ave Editrice
euro 12
Questo libro, che parla
dell’«avvocata dei poveri, voce dei perseguitati e
degli scomparsi», rimane
impresso nella coscien-
za. Tocca nodi ancora da
sciogliere, come il realismo politico che ha condotto l’Occidente a consegnare l’intero popolo
di El Salvador nelle mani
delle giunte militari e delle élite economiche. Marianella proviene da una
famiglia ricca ma compie
la scelta di difendere gli
oppressi e i deboli. Vive
l’impotenza
dell’impegno politico in un partito.
Viene spesso in Europa a
chiedere, invano, interventi per fermare un genocidio operato da eserciti
FKH VL GHÀQLVFRQR FDWWROLci, ma torturano e uccidono famiglie di contadini
che hanno in casa il testo
“sovversivo” del Vangelo. Marianella si espone
ÀQR D GLYHQWDUH SUHVLGHQte della commissione dei
diritti umani in una terra dove non si conosce il
diritto, ma solo la forza
delle armi sostenuta dagli
Usa. La Villas farà conoscere i bombardamenti al
napalm, le stragi nascoste
e i nomi di uomini e donne altrimenti sconosciuti.
Subisce ella stessa violenza e quando ne parla con
monsignor Oscar Romero
vede quest’uomo, mite
ma intrepido nella scelta evangelica, piangere
come un bambino. Ed è
Marianella a dirgli parole
di coraggio, da donna che
conserva il senso della cura e della difesa della vita, anche quando troverà
anch’essa il martirio. Una
storia che conferma come
il male non riesca mai a
vincere del tutto.
Carlo Cefaloni
a cura di Oreste Paliotti
TESTIMONI
G.M. Bregantini/V.
Salvoldi, “L’eroica
fede di Pietro”,
Ancora, euro 13,50 - Il
vescovo riflette sulla
vicenda di Pietro,
peccatore e santo.
Come convertire
in forza la fragilità
umana.
MAFIA
Rosario Giuè,
“Peccato di mafia”,
Edb, euro 10,00 – Un
prete palermitano
predecessore di don
Puglisi a Brancaccio
riflette su questioni
non sempre chiare tra
comunità ecclesiale e
mentalità mafiosa.
DONNE
Aa.Vv., “Vive come
l’erba...”, La Casa
di Matriona, euro
12,00 – Otto storie di
donne vissute sotto
regimi totalitari
di tipo sovietico.
Testimonianze che
suscitano speranza tra
i venti di crisi.
RAGAZZI
Selene Pittaluga,
“Il lamento del
cavaliere”, Il Canneto,
euro 15,00 – Storie
di maghi, faraoni,
cavalieri e pirati
narrate penetrando
l’interiorità dei
personaggi mitici e
inventati.
BIOGRAFIE
Massimiliano Nuti,
“Costantino il Grande:
un falso mito?”,
Mattioli 1885, euro
18,50 – Alla luce dei
più recenti studi,
viaggio nella biografia
del primo imperatore
cristiano. Tra storia,
mito e leggenda.
SPIRITUALITÀ
G. Magalhães, “Il tuo
volto allo specchio”,
Paoline, euro 14,00 –
Una vita radicalmente
cambiata. Resoconto
di una conversione
nata da una lettura
del Vangelo fatta
inizialmente solo «per
cultura generale».
SPIRITUALITÀ
G. Magalhães, “Il tuo
volto allo specchio”,
Paoline, euro 14,00 –
Una vita radicalmente
cambiata. Una
conversione nata
da una lettura
del Vangelo fatta
inizialmente solo «per
cultura generale».
NARRATIVA
Israel J. Singer, “A
oriente del giardino
dell’Eden”, Bollati
Boringhieri, euro
18,50 – Mattes e il
suo sogno socialista.
Affresco di una
comunità ebraica
polacca, animata
da un fuoco segreto.
Attualità
MEDIA
di Claudia Di Lorenzi
Social network
Facebook contro la violenza
Linea dura di Facebook contro il bullismo in Rete, l’incitamento all’odio
e le violazioni della privacy. Per il prima volta il social network rinnova le
sue regole di comunicazione e rende nota una lista dei contenuti pubblicabili
e di ciò che invece sarà censurato. Il nuovo testo è più dettagliato del
precedente e nasce per trovare un equilibrio tra libertà d’espressione, privacy
e sicurezza. Secondo le norme aggiornate, Facebook si impegna a rimuovere
«ogni minaccia credibile di violenza verso altre persone, e minacce di furto,
YDQGDOLVPRHGDQQLÀQDQ]LDULªHYLHWD©ODSURPR]LRQHGHOO·DXWROHVLRQLVPR
HGHOVXLFLGLRªHL©FRQWHQXWLFKHSUHQGRQRGLPLUDSHUVRQHFKHVLVRQR
VXLFLGDWHRFKHKDQQRSURYDWRDIDUORª&RQWURLOEXOOLVPRLQ5HWH)E
chiarisce che «non sono permesse le pagine che prendono di mira e umiliano
una persona, le immagini alterate per umiliare qualcuno, la diffusione di
informazioni personali per ricattare o molestare qualcuno, l’invio ripetuto
GLULFKLHVWHGLDPLFL]LDHPHVVDJJLª5LJXDUGRODSRUQRJUDÀD²GDVHPSUH
YLHWDWD²)DFHERRNSUHFLVDFKHVDUDQQRULPRVVL©LFRQWHQXWLFKHPLQDFFLDQR
RSURPXRYRQRODYLROHQ]DVHVVXDOHHORVIUXWWDPHQWRªDQFKHGLPLQRUL©OH
PROHVWLHVHVVXDOLª©OHPLQDFFHGLFRQGLYLGHUHLPPDJLQLSULYDWHO·RIIHUWD
GLSUHVWD]LRQLVHVVXDOLª5HVWUL]LRQLDQFKHVXOODSXEEOLFD]LRQHGLLPPDJLQL
di nudo. I gruppi come l’Isis sono vietati da tempo, ma Fb precisa che
sulla piattaforma non c’è posto per le organizzazioni «coinvolte in attività
terroristiche, nella criminalità organizzata, nella promozione dell’odio
YHUVRXQDFHUWDFDWHJRULDGLSHUVRQHª8QJLURGLYLWHVWLPRODWRDQFKH
dalle richieste dei governi che a Fb si rivolgono per rimuovere contenuti
che violano le leggi locali e per acquisire informazioni su utenti e attività
criminali. Nel suo trasparency report semestrale (https://govtrequests.
facebook.com ) Fb pubblica il numero di richieste ricevute da ogni Paese, la
percentuale dei dati rilasciati e il numero di rimozioni.
OPENPARLAMENTO
Per ridurre le distanze
fra politica e cittadini
Come si svolge una giornata-tipo in Parlamento? In che modo deputati e senatori
discutono dei problemi che riguardano
il Paese? E ancora, come si fa un’interpellanza o un’interrogazione al governo
o come si discute un disegno di legge?
Spiegarlo, in poche righe, può rivelarsi impresa ardita, mentre per trovare
risposte è utile collegarsi alle web-tv
della Camera dei Deputati e del Senato,
rispettivamente su http://webtv.camera.
it/home e http://webtv.senato.it/3861,
che trasmettono in diretta e registrano i
lavori d’Aula e delle Commissioni. Mentre
scriviamo, ad esempio, è disponibile l’Ordine del giorno della seduta di domani a
Montecitorio, che comincia alle 9.30 con
una discussione che riguarda le tasse, in
particolare quella sulla casa. Si parlerà
anche dei diritti dei lavoratori nei Paesi
extra Ue ed è previsto un intervento del
premier. A Palazzo Madama invece si parlerà di famiglia, scuola e investimenti. Finestre preziose, aperte a tutti, attraverso
cui vedere, sapere, comprendere e, se si
vuole, in altri luoghi, partecipare.
NUOVE ALLEANZE
Università sempre più digitali
Le università italiane evolvono per dialogare coi nativi digitali. È quanto emerge
da una ricerca del Censis che ha esaminato i siti web di 74 atenei italiani, tra
statali e privati, registrando una crescita dei servizi online e in molti casi l’approdo sui social network. In particolare,
secondo i risultati dello studio, oltre la
metà delle università fornisce entro un
giorno un riscontro alle richieste inoltrate attraverso gli indirizzi email, i forum
e le bacheche su Facebook e Twitter;
il 40,5 per cento dispone di una app, il
64,9 per cento ha una propria web-radio
e il 63,5 per cento un magazine online.
Inoltre, sono le donne la componente
maggioritaria dell’utenza che interagisce con le fan page degli atenei e ne
condivide i contenuti.
70
Città Nuova - n. 7 - 2015
EVENTI
di Mario Dal Bello
I
l presidente Mattarella si è fermato a lungo
² GLFRQR ² QHO YDVWR
6DORQH GHL &RUD]]LHUL
ad ammirare la prima
mostra tenuta nel palazzo
all’inizio del suo settenQDWR &KLVVj TXDOL SHQVLHUL
gli avranno suscitato le 20
storie del racconto biblico
di Giuseppe l’ebreo, venduto dai fratelli, diventato vicerè d’Egitto e
poi riconciliatosi con
ORUR8QDVWRULDGLLQgiustizia e di perdono
di fronte alle gelosie
che distruggono l’armonia fra le persone,
allora come ora.
Ne sapeva qualcosa
&RVLPR , GH· 0HGLFL
granduca di Firenze,
che ha commissionato l’opera a due pittori come Pontormo e
Bronzino, rappresentanti di quella corrente artistica preziosa e
intellettualistica denominata “manierismo”,
tra il 1545 e il 1553,
per la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio e poi tessuti nella
manufatteria granducale. Solo che al granduca i cartoni di Pontormo non piacquero
e così l’impianto fu
DIÀGDWR SRL D %URQzino e al suo amico
Francesco
Salviati.
L’arte era l’ancella
pubblicitaria dei potenti, e
bisognava soddisfarli.
&HUWR FKH O·LQVLHPH GHL
20 arazzi è una gioia per
gli occhi e per la mente. Si
inizia dal Sogno dei manipoli FRQ OH ÀJXUH PRV-
A r t e e s p e t t a c olo
Arte e spettacolo
Il Principe dei sogni
Esposti insieme dopo 150 anni gli arazzi
disegnati da Pontormo e Bronzino.
Da Roma a Firenze e poi all’Expo di Milano
L’arazzo “Giuseppe perdona i fratelli” del Bronzino
(1550-1553).
se in posture eleganti, si
passa al Sogno della luna
e delle stelle, dai colori
trasparenti, ed è un susseguirsi di scene incalzanti
preziose,
drammatiche
² La moglie di Putifarre
² UDIÀQDWH ² Giuseppe
riceve Beniamino ² SDWHWLFKH ² Giuseppe si fa
riconoscere dai fratelli, e via di seguito.
La trama dei colori
limpidi, l’esuberanza
della decorazione, la
teatralità delle scene
d’insieme e il pathos
espresso in forme levigate, rendono la serie un esempio di rafÀQDWH]]D LQWHOOHWWXDOH
unica, di fantasia vibrante nel creare moti, ambienti, vegetali,
corpi e sentimenti.
Su tutto si staglia
OD ÀJXUD GL *LXVHSpe, il cui volto come
XQ&ULVWRUDIIDHOOHVFR
biondo e gentile dà il
tono all’intera narrazione. La sua mitezza
² H TXLQGL TXHOOD GHO
SULQFLSHPHGLFHR²q
beneaugurante per il
popolo, ma anche oggi per noi che l’osserviamo da un arazzo
all’altro muoversi con
la “grazia” di Bronzino, che è la nobiltà
dell’animo.
Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di
Pontormo e Bronzino. Milano, Palazzo Reale, dal 29/4 al
23/8. Firenze, Palazzo Vecchio, dal 15/9 al 15/2/2016.
Città Nuova - n. 7 - 2015
71
Arte e spettacolo
Calimero
Ve lo ricordate Calimero, il pulcino tutto
nero, vittima di ogni ingiustizia? Dimenticatevi
le vecchie pubblicità di
Carosello, molto lontane
dal politically correct dei
nostri giorni. Su Rai Yoyo, canale 43 di Rai Ragazzi, potreste imbattervi
in un Calimero moderno
versione 3D, protagonista
di un’omonima serie di
animazione a lui dedicata,
prodotta da Rai Fiction in
collaborazione con Studio Campedelli, Calidra,
Gaumont, TF1 e Disney
Junior.
Il celebre pulcino delle
pubblicità anni Sessanta, che dopo essere caduto nella fuliggine nera
si sporca e non viene più
riconosciuto dalla madre, è tornato da un anno
a questa parte sul piccolo schermo per far compagnia ai più piccini, in
72
TELEVISIONE
di Eleonora Fornasari
104 episodi da 11 minuti
l’uno. Amicizia, un pizzico di avventura e un personaggio forte nel quale
SRWHUVL LGHQWLÀFDUH VRQR
le chiavi di questa bella
serie animata dedicata a
un target 5-8 anni e che
si avvale, tra l’altro, della collaborazione di MarFR 3DJRW ÀJOLR GL 1LQR H
nipote di Toni Pagot, ideatori, insieme a Ignazio
Colnaghi, del pulcino tutto nero.
Famoso in tutto il monGR&DOLPHURqHQWUDWRÀQ
da subito talmente a fondo nella cultura italiana,
da diventare persino un
neologismo studiato da
Umberto Eco: «Quando
un personaggio genera un
nome comune, ha infranto
la barriera dell’immortalità ed è entrato nel mito:
si è un calimero come si è
un donchisciotte, un casanova, una cenerentola, un
giuda».
Calimero ha, per la
precisione, ben 52 anni,
ma non è mai stato moderno quanto oggi. Gli
sceneggiatori sono infatti
riusciti a dargli una nuova
identità e il suo ben noto
lamento, «è un’ingiustizia», diventa il motore
positivo che lo porta da
un’avventura
all’altra,
accompagnato dai suoi
amici Priscilla, Valeriano
e Piero. Calimero ha un
aspetto unico e inconfondibile che diventa il suo
SXQWR GL IRU]D RJQL VÀGD
diventa l’occasione per
conoscere di più sé stesso
e imparare ad apprezzarsi e ciò richiede una certa
dose di coraggio, ironia
e ottimismo. Calimero si
trasforma in eroe positivo
e proattivo, che non subisce i problemi, ma li affronta in modo intelligente e divertente. Insomma,
tutto l’opposto di un pulcino sfortunato e vittima
delle ingiustizie.
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Città Nuova - n. 7 - 2015
TEATRO
CINEMA
di Giuseppe Distefano
French Connection
Un bel poliziesco, recitato con grande
professionalità, a narrare la storia vera
di Pierre Michel – il “Falcone” di casa
francese – in lotta a Marsiglia nel 1975
FRQWURODPDÀDHLWUDIÀFDQWLGLGURJD
Asciutto, senza sconti, il racconto vede il magistrato imbarcarsi in una crociata
personale contro il male, coinvolgendo il rapporto con la moglie – messo in
crisi dal suo lavoro e poi risolto insieme con notevole verità – e lottando contro
la corruzione anche all’interno della polizia. Le oltre due ore non stancano, ma
ÀODQRJUD]LHDOIDVFLQRGLXQDYLFHQGDDXWHQWLFDGLUHWWDFRQHIÀFDFLDHUHVDGDO
cast in tutta la sua drammatica attualità.
Regia di Cédric Jimenez; con J. Dujardin, G. Lelouche, C. Sallette.
Giovanni Salandra
Blackhat
Blackhat è l’hacker che viola la sicurezza dei
sistemi informatici per tornaconto personale e
Michael Mann ne fa il centro narrativo di un
action movie cibernetico, atipico per varie ragioni,
che ha dalla sua la verosimiglianza superiore alla media hollywoodiana con
FXLVLGHVFULYRQRLFULPLQLLQIRUPDWLFLHORVWLOHVRÀVWLFDWRFRQFXLLOUHJLVWD
di Collateral porta avanti la narrazione di questo gioco a guardie e ladri in
giro per il pianeta. Ma al di là di questi elementi di originalità, non siamo di
fronte alla migliore prova di Mann, penalizzato da una galleria di personaggi
stereotipati e da svariati buchi di sceneggiatura non usuali per lui.
Regia di Michael Mann; con C. Hemsworth, V. Davis, W. Tang, W. Mapother, H. McCallany.
Cristiano Casagni
Cenerentola
Il regista Branagh ha voluto riproporre la favola
classica arricchendola di profondità morale.
Colpiscono, come se si vedessero per la prima
volta, i modi sorridenti della ragazza, la sua
creatività ottimista, la sua prontezza a vedere
il bello. Così come l’ottusità della matrigna,
le sue crudeli decisioni, la sua incapacità di
comprensione. La magia, quando subentra, rappresenta una ricchezza d’anima
giunta a maturazione, che esplode per cambiare le cose. Lo splendore della
VFHQRJUDÀDPRVWUDFLzFKHJLjqSHUFHSLWRLQWHULRUPHQWH/DJLRLDÀQDOHID
dimenticare ogni sospetto di ingenuità e la favola è percepita nell’incanto che le è
SURSULR8QEXRQÀOPSHUSLFFROLHSHUJUDQGLFKHDPDQROHÀDEH
Regia di Kenneth Branagh; con L. James, C. Blanchett, R. Madden, H. Bonham Carter.
Raffaele Demaria
VALUTAZIONE DELLA COMMISSIONE NAZIONALE FILM
French Connection: consigliabile, realistico (prev.).
Blackhat: consigliabile, semplice (prev.).
Cenerentola: consigliabile, poetico (prev.).
Carmen napoletana
Ci sono sonorità multietniche che
l’Orchestra di Piazza Vittorio – dal
vivo e con incursioni in scena – ha
rielaborato dalla partitura originale
di Bizet. Ci sono echi del teatro
di Viviani, della sceneggiata, del
melodramma. E ribaltamenti testuali
che la riscrittura di Enzo Moscato,
su commissione del regista Mario
Martone, ha apportato guardando
all’attualità del femminicidio. Questa
Carmen – dalla novella di Mérimée –
che vive nei Quartieri Spagnoli, non
viene uccisa ma sfregiata agli occhi
da quel brigadiere José (qui col nome
Cosé) travolto dalla passione, non
riamato. Cieca, Carmén con occhiali
scuri racconta in un flashback la sua
storia. Nella scena mobile di Sergio
Tramonti – taverna di malavitosi,
commissariato, strada – si fa largo una
processione da Festa di Piedigrotta
con un’affollata torre di luminarie sulla
quale spicca, al posto del toreador
Escamillo, un divo della canzone
napoletana. Brava Iaia Forte che
recita, canta, balla, mentre Roberto
De Francesco risulta poco adatto,
per fragile presenza passionale, nel
ruolo di Cosé. Si deve soprattutto
alle musiche e alla partecipazione
dell’Orchestra di Piazza Vittorio, se
questa Carmen risulta godibile. Ma
niente di più. Lo sforzo produttivo
e di mezzi avrebbe potuto dare ben
altri risultati considerando altre
indimenticabili prove teatrali di
Martone. Vedi i suoi Edipo.
Produzione Stabile di Torino e Teatro di
Roma. Al teatro Argentina.
Arte e spettacolo
MUSICA LEGGERA
di Franz Coriasco
Il volo de Il Volo
Hanno delle gran voci
anche se l’appellativo di
“tre tenorini”, pare calzante. Possono piacere alla
follia o risultare insopportabili a seconda della prospettiva da cui li si guarda
o li si ascolta. Resta il fatto
che il trio è attualmente
il più appetibile prodotto
da esportazione del “made in Italy” canzonettaro,
ovvero quel mix di possenza interpretativa tipica
del bel canto, melodiosità
zuccherine e carrettate di
sentimentalismo che da
sempre rappresentano lo
stereotipo più apprezzato
da chi s’ostina a pensare
all’Italia come a un Paese
tutto “core, pizza e mandulini”. Un cliché imperituro
che tuttavia ha perso via
via smalto: da Caruso a
Mario Lanza, da Pavarotti
D%RFHOOLÀQRDTXHVWLJLRvanotti che paiono più dei
ragionierini del catasto che
fuoriclasse del nostro tradizionalismo musicale.
74
Città Nuova - n. 7 - 2015
Ma se il chiacchierato
trionfo sanremese ha regalato al trio la legittimità
che ancora gli mancava
(tanto più per un gruppo costruito “a tavolino”
per esigenze strettamente
televisive), tocca aggiun-
gere che il nuovo album
Sanremo grande amore –
di fatto un’ennesima raccolta di classici nostrani,
da Ancora a L’immensità
passando per Vacanze romane – risulta assai meno
pretestuoso di altri; non
foss’altro perché loro – a
GLIIHUHQ]D GHOOD 1DQQLQL
tanto per citare un’altra
che di recente ha deciso
di confrontarsi coi nostri
evergreen – la voce ce
l’hanno, eccome. Il guaio, semmai, è che quando
s’infarcisce il pop d’autore nostrano d’intenzioni
OLULFKHJJLDQWL VL ÀQLVFH
con l’appiattirlo, rendendolo banale, melenso, se
non insopportabilmente
WURQÀR
1RQ D FDVR LO VXFFHVVR
de Il Volo attizza soprattutto i mercati più marginali, o comunque quelli
più affezionati all’Italia
che fu che a quella che è.
Ma che i tre siano, almeno
potenzialmente, una notevole macchina da soldi
non c’è dubbio, e lo prova
anche la recente, feroce
bagarre tra vecchi e nuovi
“gestori”: da una parte Roberto Centi che li assemblò nel 2010 per il talent
Ti lascio una canzone, e
Tony Renis che gli spalancò le porte del musicbusiness americano, e
dall’altra l’astuto manager
Torpedine e il clan Sony
che li contrattualizzarono
più recentemente: beghe e
invidie patetiche che non
impediranno ai tre galletti
dalla uova, o meglio, dalle
ugole d’oro, di rappresentare l’Italia al prossimo
Eurofestival
viennese:
proprio là, dove la madre
di tutti gli stereotipi s’inJUDVVD ÀQJHQGRVL XQD UDgazzina alla moda.
CD e DVD novità
CHARLES-SIMON
CATEL
Les Bayadères.
L’autore
(1733-1830),
scrisse l’opera
in tre atti nel
1810, riproposta
dalle edizioni Palazzetto Bru Zane Opèra
francais, grazie alla direzione scrupolosa e
brillante di Didier Talpain e dei complessi
Solamente Naturali Musica Florea e del
Coro Nazionale Svetloslav Obretenov della
Bulgaria. In concorrenza con La Vestale di
Spontini, l’opera è felicemente sintesi di
classico e di orientalismo. (m.d.b.)
RICKY MARTIN
A quien quiera escuchar
(Sony Music)
Il re del pop latino torna sui
mercati con questo dischetto
dove sfodera tutto il suo
campionario: love songs
patinate e ballabili educati,
ritmi caldi ma ammaestrati
da una produzione di lusso: il
tempo passa per tutti, anche
per questo portoricano dal
faccino d’angelo. (f.c.)
BOB DYLAN
Shadows in the night
(Columbia)
A 74 anni non finisce di
stupirci. Stavolta strizza
addirittura un occhio a
Sinatra, ma senza perdere
di vista la sua mission più
recente: la rilettura del vero
pop americano. Classici
notturni e struggenti per
cambiar pelle senza perdere la
propria anima. (f.c.)
APPUNTAMENTI
MUSICA CLASSICA
a cura della Redazione
di Mario Dal Bello
Filarmonica in concerto
Roma, Accademia Santa Cecilia.
Molto attesa, la Filarmonica
della Scala, gloriosa formazione
fondata da Claudio Abbado
nel 1982 con gli strumentisti
dell’orchestra scaligera, avrebbe
JURIJ TEMIRKANOV
dovuto essere diretta da Chung,
assente per malattia. L’ha sostituito
l’infaticabile Temirkanov, l’inossidabile russo dalla chioma bianca e dal
gesto suadente, affezionato al pubblico romano.
In programma la Sinfonia dal Barbiere rossiniano, la Sinfonia “Italiana”
di Mendelssohn, la Quarta di Ciaikovskij.
Rossini è sceso leggero leggero, guizzante ma non troppo, un pizzico di
verve, che con Gioachino è ultranecessaria, pena fare del male alla sua
musica solare. Quanto al Mendelssohn, il ritmo, la freschezza di una
sinfonia, nata dopo un soggiorno italiano, godibile da una orchestrazione
chiarissima e viva, sono ormai così note che è sempre una gioia risentirla.
Il romanticismo di Felix è ottimista, ma qui il complesso scaligero in
verità è sembrato un poco scuro, nonostante gli sforzi direttoriali.
In Ciaikovskij, le introversioni della Quarta Sinfonia, il diario tormentato,
sono emerse da un suono fattosi più caldo, quasi angoscioso, ben guidato
da Temirkanov, così capace di estrarre da Piotr Ilic i suoni interiori più
profondi.
TWLIGHT TRILOGY
Di Hardwicke, Weitz, Stade.
Con Kristen Stewart, Robert
Pattinson. La trilogia dei
vampiri, campioni mondiali di
successo, amata od odiata,
in versione estesa mai vista.
Per sognare o rabbrividire e
per tutti gli appassionati della
serie di cult. (m.d.b.)
SALVATORE GIULIANO
Di Francesco Rosi. Con Frank
Wolff. La storia del bandito
siciliano, ucciso in circostanze
misteriose, nella ricostruzione
drammatica e avvincente
in bianco e nero. Numerosi
extra, fra cui un commento
dello storico Francesco Renda.
(m.d.b.)
A MIDSUMMER NIGHT’S DREAM
Data 1877 la prima coreografia
della trama shakespeariana su
musica di Mendelsshon, per
mano di Petipa. Edizione del
gennaio 2011, con protagonisti
Roberto Bolle, Alessandra Ferri
e Massimo Murru, coreografia di
Balanchine. Dvd Art Haus Musik
(g.d.)
TAMARA DE LEMPICKA
100 opere in un
percorso tematico
dell’artista polacca
che ha rivoluzionato
l’arte femminile sin
dai primi decenni
del 900, e diventata
famosa come
ritrattista. Torino,
Palazzo Chiablese, fino
al 30/8.
MEDIOEVO IN VIAGGIO
Come si viaggiava
nel Medioevo? Una
rassegna di dipinti,
sculture, oggettistica,
documenti, vestiario,
per scoprire un mondo
in pieno fermento. “Il
Medioevo in viaggio”.
Firenze, Museo del
Bargello, fino al 21/6
(cat. Giunti).
BRASSAÏ E PARIGI
260 foto raccontano
la passione di Gyula
Halász, in arte
Brassaï, per gli angoli
nascosti di Parigi, ma
anche per intellettuali,
artisti, grandi famiglie
e mascalzoni, che
hanno contribuito alla
leggenda di Parigi.
“Brassaï. Pour l’amour
de Paris”, Milano,
Palazzo Morando, fino
al 28/6.
FUTURE FILM FESTIVAL
La XVII edizione
offre uno sguardo
“famelico” sul cibo
nel futuro, tra horror
e fantascienza con
un gruppo di film in
concorso e la rassegna
dei “Corti”. Bologna,
varie sedi, dal 5 al
10/5.
AMPARO SARD
La ricerca dell’artista
spagnola, incentrata
sul tema dell’identità,
si realizza attraverso
mezzi diversificati:
disegno, fotografia,
installazione, video
e scultura. “Limits”,
Roma, Macro, fino al
26/4.
SWEET EUROPA
Fabrizio Arcuri porta
in scena l’Occidente,
la sua storia e la sua
crisi, le sue repressioni
e le sue esplosioni.
Un affresco politico
e umano dell’Europa
che ha lasciato intere
generazioni in balia
di guerre e lotte per
la ricostruzione.
“Sweet home Europa”
di Davide Carnevali,
Produzione Teatro di
Roma, al Teatro India,
dall’8 al 26/4.
V
novità!
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Buon divertimento!
e la car ta pe
t
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Tratto dalla rivista Big n. 7 di settembre 2014
b
tar
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ut
ra !
Disegni di Roberto Milanesio
Se ami la tua città…
In dialogo
@
Né di destra
né di sinistra
«Recentemente mi è capitato di lamentarmi della
linea politica del giornale
e in particolare degli articoli di Iole Mucciconi,
tutti improntati al “tutto
va ben signora la Marchesa”. Mi è stato detto che il
giornale non deve essere
né di destra né di sinistra.
A parte il fatto che abbiamo un papa che, per la
difesa dei poveri e della
dignità del lavoro e per
la denuncia delle storture del capitalismo, viene
tacciato di essere comunista, piuttosto il giornale
dovrebbe essere apartitico
ma non può non prendere posizione. Da cristiani
abbiamo una dottrina sociale della Chiesa da portare avanti e da laici abbiamo una Costituzione,
la più bella del mondo, da
difendere.
«Caro direttore Zanzucchi, a questo punto devo
dire che il giornale non
è di destra né di sinistra
ma comunque di parte
perché governativo. Del
resto il giornale deve essere di parte ma a difesa
dei valori del Vangelo,
della dottrina sociale della Chiesa e della Costituzione».
Gianni Bressi
Grazie della sua lettera,
che ho dovuto accorciare
nella parte in cui cercava
di argomentare la sua convinzione che noi saremmo
“governativi”. Confermo,
non siamo né di destra né
GL VLQLVWUD Qp ÀORJRYHU-
78
Città Nuova - n. 7 - 2015
LA POSTA DI CITTÀ NUOVA
di Michele Zanzucchi
nativi, né antigovernativi:
abbiamo l’ambizione di
essere di tutti e del Vangelo. Non sempre ci riusciamo, ma chi mai può pensare di riuscirci appieno?
Vorrei solo chiederle se
siamo governativi a proposito di gioco d’azzardo,
di previdenza, di politica
verso la Libia, di gender,
di gestione dell’immigrazione, di politiche familiari, di lotta alla povertà...
Le chiederei di risponderci. Certo, non siamo
a priori antigovernativi:
è nel merito delle politiche dichiarate e di quelle
concrete che vogliamo intervenire. Gli “a priori”
negativi non ci piacciono.
Parola di vita
«A proposito della lettera
di Roberta (n. 3/15), mi
permetto di segnalare che
anch’io ero rimasto un
po’ sconcertato dalla decisione di sostituire la Parola di vita di Chiara con
quella di Fabio Ciardi.
Pur riconoscendo che la
persona è senz’altro quaOLÀFDWD H YLFLQD VSLULWXDOmente a Chiara, la scelta
di inserire il suo pensiero
nella rubrica di Chiara mi
sembrava una... nota stonata.
«In verità, a nessuno di
noi, nemmeno a persone
ispirate e di livello altissimo come Chiara, può
essere attribuita un’esclusiva sulla Parola. L’unico
depositario “in esclusiva”
è Gesù. E condivido le
osservazioni della rivista
sull’opportunità di “un’attualizzazione del commento” della Parola di
vita. Forse, per non “sconcertare” i lettori affezionati alla rubrica di Chiara, i commenti di Ciardi
potrebbero essere inseriti
in uno spazio con un nome rinnovato. Nel merito,
trovo che i suoi commenti
sono di ottimo livello, ma
saranno senz’altro più apprezzati se riuscirà a renderli più sintetici».
Sergio Borrelli
@
Grazie per la sua lettera.
Noto solo che lo spazio
dedicato a Chiara Lubich
è stato conservato: due
pagine ogni numero, per
abbeverarsi alla sorgente
del suo carisma.
@
Consigli
«In questi giorni avevo
tra le mani gli ultimi due
numeri del 2015 e insieme
con Angela mia moglie e
FRQ L ÀJOL HQWUDPEL DEERnati abbiamo fatto alcune
considerazioni sul giornale che voglio trasmettere.
«La copertina: molto bella quella del n. 1-2, meno
bella quella del n. 3.
«Del n. 1-2 è piaciuto molto “1000 volte Federer”.
«Dell’educazione sanitaria si vorrebbe ogni volta
un articolo di almeno due
pagine, perché sono problemi molto sentiti.
«Anche sul cinema non bastano tre piccole recensioni,
ma anche un bell’articolo
DPSLRVXTXDOFKHÀOPSRsitivo con eventuali intervi-
Si risponde solo
a lettere brevi, firmate,
con l’indicazione del luogo
di provenienza.
Invia a:
[email protected]
oppure:
via Pieve Torina, 55
00156 Roma
Incontriamoci a “Città Nuova”, la nostra città
CON CITTÀ NUOVA
ALLA FERMATA DEL BUS
Una mattina di settembre, mi trovavo alla fermata
dell’autobus. Preoccupata che l’autobus saltasse la corsa, esprimo questa preoccupazione alla mia vicina di
pensilina. La signora mi indica il tabellone elettronico e
mi fa notare: «È indicata chiaramente l’ora in cui passa
l’autobus. Ormai il servizio che il Ctm offre è migliorato
tantissimo!». È una persona molto positiva. Le do subito
ragione e mi vergogno per non aver pensato a quanto le
cose fossero cambiate in 16 anni... Dopo qualche minuto
di silenzio, la signora comincia a parlare di tutte le cose
brutte che si leggono sui giornali, comincia anche a raccontarmi un po’ della sua vita, spesa interamente nell’a-
ste al regista o ad un attore.
«La stessa cosa per la televisione che è il mondo
che entra nelle nostre case
prevalentemente. Non basta una piccola rubrica.
«Personaggi come Pino
Daniele avrebbero meritato più spazio con qualche
VXDFDQ]RQHVLJQLÀFDWLYD
«Molto condivisa la scelta
di inserire gli inserti come
questo dell’EdC e quello
di Famiglie nuove. Io aggiungerei anche l’Amu.
«Molto apprezzato il dossier sull’Isis.
©, PLHL GXH ÀJOL FKH KDQno poi bimbi tra i due e
dieci anni apprezzano le
rubriche sull’educazione e
sul rapporto educativo, ma
spesso li trovano troppo
concisi e brevi, avrebbero
il desiderio di qualche articolo più ampio.
«Questo in sintesi quanto
abbiamo condiviso».
Pasquale
Evviva! I lettori che leggono a fondo la rivista
sono i nostri migliori collaboratori (e suggeritori).
more per il marito e per la famiglia. Sento che quanto mi
sta dicendo è più grande di me e mentre si commuove,
le chiedo: «Conosce la rivista Città Nuova?». Mi guarda perplessa, ma sorpresa. Così gliene parlo presentandogliela nella forma e nei contenuti che a me piacciono
di più, ma anche in quelli che penso le possa far piacere
approfondire. Sembra molto interessata e le prometto che
gliene avrei fatto avere qualche copia. Metto in borsa per
diversi giorni due copie della rivista, secondo me le più
belle, e lascio a casa quella con la copertina della guerra.
Giorno dopo giorno aspetto alla fermata la mia “amica
di pensilina” che però non si fa vedere. Così, decido di
dare le riviste ad altre due persone che erano presenti alODIHUPDWDGHOO·DXWREXV'RSRTXDOFKHJLRUQRÀQDOPHQWH
la rivedo! Ma non ho la rivista. Questo serve a parlare
fra noi, mi chiede di me e della mia famiglia e dei bambini e così, le quattro o cinque fermate di autobus che
facciamo insieme sono un vero arricchimento reciproco.
Poi ancora, parlando di Città Nuova, le dico che è una
rivista che nasce dai Focolari e mi dice che tanto tempo
fa lei aveva partecipato a qualche incontro, ma poi aveva interrotto per via dei numerosi impegni di famiglia.
Dimentico ancora la rivista “della guerra” a casa, così
continuiamo a parlare delle cose belle che viviamo. Una
PDWWLQDXVFHQGRGLFRUVDGDFDVDLQÀORODULYLVWD´GHOOD
guerra” in borsa. Certo che – penso – cominciare proprio
con la guerra... Dopo qualche giorno mi dice che ha fatto
l’abbonamento online a Città Nuova e che anche uno dei
VXRLÀJOLKDVFHOWRGLIDUORSHUODVXDIDPLJOLD
Nicoletta Sciarrone Cabras - Quartu S. Elena (CA)
[email protected]
@
Mons. Romero
«Scrivo per un errore grave nel commento su mons.
Romero di Victoria Gomez, sul n. 4 di Città Nuova, che ha scritto che Romero “è stato ucciso per la
sua difesa dei poveri contro la violenza della guerriglia rivoluzionaria”. Come
mai prima ha scritto che è
stato “trucidato da un sicario dei militari”? (Giusto!).
Non c’è contraddizione?
«Romero era odiato dai
militari ed è stato ucciso
da loro, perché denunciava soprattutto la violenza
della loro dittatura. Non
che non rimproverasse
anche la violenza della
guerriglia marxista, ma
attaccava soprattutto la
dittatura militare che aveva instaurato un sistema di
violenze, assassini, violazioni dei diritti umani per
sostenere i privilegi dei
ricchi, cui questi non volevano assolutamente rinunciare. La violenza della
guerriglia era, in fondo,
SURYRFDWDHJLXVWLÀFDWDGD
Città Nuova - n. 7 - 2015
79
In dialogo
LA POSTA DI CITTÀ NUOVA
Città Nuova
questa difesa ad oltranza
di quei privilegi. Anche
se era sostenuta dall’ideologia marxista. Romero
è stato ucciso pochi giorni dopo la domenica in
cui ha invitato gli uomini
dell’esercito e della polizia a “non ammazzare i
vostri fratelli contadini...
In nome di Dio, in nome
di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono
al cielo ogni giorno più
tumultuosi, vi supplico, vi
chiedo, vi ordino, in nome
di Dio: cessi la repressione!”. È stata la sua condanna a morte».
Costanzo Donegana
@
Silenzio!
«Sul n. 4 di Città Nuova
nell’emblematico editoriale “Silenzio, per favore” si denuncia l’atteggiamento della società di
oggi di fronte alle emergenze quotidiane della
nostra convivenza, atteggiamento che si potrebbe
riassumere nell’aforisma:
“Si grida ma non si agisce”. Condivido tutto, la
convivenza civile è succube nei confronti soprattutto del potere economico che fagocita non solo
OH ULVRUVH ÀQDQ]LDULH PD
anche la capacità di reagire di fronte alle ingiustizie.
©,OÀORVRIR*LXVHSSH=DQghì, in Nuova Umanità n.
214, citando Piero Bevilacqua, scrive: “Il capitalismo è entrato in un’epoca di distruttività radicale.
Ci trascina in un vortice
80
che dissolve le strutture
della società, decompone
lo Stato, cannibalizza gli
strumenti della rappresentanza politica e della
GHPRFUD]LD GHVHUWLÀFD LO
senso della vita. Al tempo stesso va divorando,
sino al limite del collasso,
le risorse naturali sul cui
sfruttamento ha fondato i
SURSUL WULRQÀ HFRQRPLFL
Ma è una verità che rimane sullo sfondo. La crisi
HFRQRPLFD H ÀQDQ]LDULD
recente, anziché costituire
RFFDVLRQHGLXQDULÁHVVLRne profonda in grado di ripensare gli squilibri insostenibili della gigantesca
macchina economica del
capitale, diventa il terreno del rilancio di un modo
di produzione sempre più
privo di ragioni sociali ed
ambientali”. I politici, a
livello internazionale di
fronte a questo disastro
cosa fanno? È stata ipotizzata una nuova Bretton
Woods...».
Mario D’Astuto
/D ÀQDQ]D JOREDOL]]DWD
come lei la chiama, ha un
difetto congenito: manca
di responsabilità personale, anche perché non ci
sono veri controllori. Il
problema mi sembra che
sia perciò politico: servono autorità mondiali,
indipendenti, che abbiano una reale capacità di
regolazione e di controllo
dei grandi sistemi globalizzati: commercio, reti diJLWDOL ÀQDQ]D SODQHWDULD
delinquenze transcontinentali... Lo ripeto, il problema è politico.
@
Bambini sintetici
«A qualcuno non è piaciuto il termine bambini “sintetici” utilizzato da Dolce
& Gabbana nella loro dichiarazione di sostegno
alla famiglia tradizionale
e contro la fecondazione eterologa con “uteri
LQ DIÀWWRµ 1HO OLQJXDJJLR VFLHQWLÀFR LO WHUPLQH
“sintetico” indica tutto
ciò che viene prodotto
dall’uomo in laboratorio,
cioè che non deriva da un
processo naturale. Ma ciò
QRQ VLJQLÀFD PDQFDQ]D
di rispetto ai bambini nati
con quelle tecniche. Credo che la reazione stizzita
da parte di alcuni gay, più
o meno noti, sia dovuta al
fatto che Dolce & Gabbana sono a loro volta omosessuali e di conseguenza
non possono essere considerati omofobi.
«Invitare al boicottaggio
dei loro prodotti mi sembra ridicolo. Non risulta che ci sia mai stato un
invito a boicottare le canzoni o i concerti di Elton
John. Tutte le opinioni
vanno rispettate».
Vedran Guerrini
C’è molto livore nel dibattito sulla questione
omosessuale e più in particolare sulla ventilata
adozione di bimbi da parte di coppie formate da
persone dello stesso sesso.
Anche su questo argomento sensibile andrebbero
misurate le parole. Nel caso in questione concordo
con lei sulla sostanza del
suo pensiero.
GRUPPO EDITORIALE
DIRETTORE RESPONSABILE
Michele Zanzucchi
DIREZIONE e REDAZIONE
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Penultima fermata
TECNOLOGIA
di Elena Granata
Grattacieli senza ombre?
È possibile
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ew York all’inizio del secolo scorso è un
HQRUPHFDQWLHUH*OLHGLÀFLFUHVFRQRHVL
DIIDVWHOODQRXQRDÀDQFRGHOO·DOWURHQHO
1915 – esattamente un secolo fa – viene
costruito l’Equitable Building.
Non sarebbe degno di nota a distanza di temSRVHQRQSHULOIDWWRFKHFRQODVXDHGLÀFD]LRne l’ombra del grattacielo diventa per la prima
volta una questione
pubblica. Il grattacielo copre con la
sua ombra un’area
sei volte la propria,
privando del sole
HGLÀFL SHU SLDQL
e per almeno quattro isolati. L’ombra mette a nudo
l’interdipendenza
tra i soggetti entro
uno stesso spazio
e le ricadute anche
negative che scelte
individuali possono
avere sulla collettività. In forza di questa consapevolezza nel 1917
viene emanato lo Zoning Resolution, una sorta
di patto collettivo che impone regole comuni da
ULVSHWWDUHDIÀQFKpFLDVFXQRSRVVDDPELUHDJRdere una parte delle sue libertà (non tutte) sapendo che anche gli altri faranno altrettanto.
Lo Zoning è uno strumento che stabilisce le diVWDQ]HWUDXQHGLÀFLRHO·DOWUROHGLDJRQDOLFKH
consentono alla luce di penetrare lungo le strade. La forma di Manhattan è la forma di quel
patto sociale, sancito attraverso distanze, altezze, proporzioni; un patto per il diritto al cielo,
all’aria, alla luce, alla vista che prevale su ogni
libertà assoluta dei singoli.
A distanza di un secolo il progetto No shadow,
pensato dagli architetti inglesi (NBBJ), si misura con la stessa questione: progettare due
grattacieli contigui che non si facciano ombra
ma che rifrangano e disperdano la luce del sole in maniera da cancellare le esternalità neJDWLYHFKHFLDVFXQHGLÀFLRJHQHUD,JUDWWDFLHOL
sono concepiti in modo tale che, quando il primo crea un’ombra,
il secondo – dalla
VXSHUÀFLH FXUYD H
angolata – assume
la funzione di un
grande
specchio
FKH ULÁHWWH OD OXce del sole verso il
basso, sulla strada
sottostante, esattamente sull’ombra
creata
dall’altro
palazzo. «La relazione tra luce e
ombra è la relazioQH WUD L GXH HGLÀci», precisa il progettista Christian Coop.
Se un secolo fa la risposta al problema
dell’ombra (e agli effetti perversi generati dalla vita collettiva) era politica e tecnica, oggi la
soluzione è tecnologica. È evidente che in un
secolo è cambiato il senso dell’azione architettonica.
Questo ci consentirà di archiviare per sempre
regole condivise e discussione politica? Penso
proprio di no. Continuo a pensare che la città
sia il luogo del discorso pubblico, del confronto
tra idee differenti. Le tecnologie rendono possibili cose straordinarie, ma la parola e il pensiero continueranno a servirci.
La leggenda avvolge le vicende di
Enrico VIII Tudor e delle sue sei
mogli, Anna Bolena in particolare.
Una manciata di lettere appassionate
di Enrico ad Anna, ritrovate
negli Archivi Segreti Vaticani,
apre nuovi spiragli su una storia
scandalosa che ha determinato le
sorti di una nazione. Mario Dal
Bello la ripercorre, in un vivo
affresco, indagando la complessità
di un periodo turbolento che vede
coinvolti, tra ragion di Stato e
ambizioni personali, sovrani europei,
ambasciatori, dignitari, clero.
In un racconto
avvincente e
storicamente fondato
una vicenda avvolta
nel mistero: il piano
progettato da Hilter di
deportare
papa Pio XII.
Dal Bello racconta
la fine dei Templari,
dimostrando
l’innocenza
dell’Ordine,
il tentativo del
papa di salvarlo e
il comportamento
aggressivo, per motivi
economici-politici,
del re francese
Filippo IV.
La vera storia
di una famiglia.
Un testo
appassionante come
un romanzo,
ma scientificamente
fondato, solleva
il velo di mistero e
di leggenda che si è
posato sui Borgia e
su Lucrezia.
0ERRICEVEREADOMICILIOILIBRIDI#ITTË.UOVAINVIAREINBUSTACHIUSAILPRESENTE
Nome____________________________________________________________________________
TAGLIANDODEBITAMENTECOMPILATOA
Città Nuova diffusione via Pieve Torina, 55 - 00156 Roma
Cognome__________________________________________________________________
‰Mario Dal Bello
ANNA BOLENA E IL SUO RE Enrico VIII e i Tudor
Indirizzo___________________________________________________________________
ISBN 978-88-311-6453-5, pp. 144, euro 12,00
‰Mario Dal Bello
LA CONGIURA DI HITLER il rapimento di Pio XII
ISBN 978-88-311-6452-8, pp. 160, euro 12,00
‰Mario Dal Bello
GLI ULTIMI GIORNI DEI TEMPLARI
ISBN 978-88-311-6450-4, pp. 152, euro 12,00
‰Mario Dal Bello
LA LEGGENDA NERA i Borgia
ISBN 978-88-311-6450-4, pp. 144, euro 12,00
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s!-%::/0/34!CITTÀ NUOVA DELLA PAMOM, CCP 36429587
PAGAMENTO IN CONTRASSEGNO CON AGGIUNTA DI EURO 8,00 PER LE SPESE DI SPEDIZIONE.
saranno addebitati euro 3,00 per la spedizione
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Vangelo”. Una monografia, riccamente illustrata, in occasione dell’Ostensione
2015. Un viaggio tra spiritualità e devozione, scienza, storia e teologia
attorno al telo che secondo la tradizione ha avvolto il corpo di Cristo.
Firmano lo speciale alcuni dei massimi esperti della Sindone, come
Giuseppe Ghiberti, Gian Maria Zaccone, Bruno Barberis, Roberto Gottardo
oltre ai teologi Anna Maria Canopi e Bruno Forte, lo storico Franco Cardini,
gli storici dell’arte Antonio Paolucci e Timothy Verdon e l’arcivescovo
di Torino Cesare Nosiglia.
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