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PARIS, TEXAS
di Wim Wenders
WIM WENDERS - biografia
Wenders è nato il 14 agosto 1945 a Düsseldorf, in Germania con il nome di Ernst Wilhelm Wenders in una
famiglia di tradizione cattolica. Il padre, Heinrich Wenders, era chirurgo. L'uso del nome olandese "Wim" è
una versione abbreviata del nome di battesimo "Wilhelm / Willem".
“Il primo film che ho visto è stato un disastro – ricorda il regista in un’intervista - avevo 6 o 7 anni e sono andato al cinema
con mia nonna, assolutamente non cinefila. La sua intenzione era di portarmi ad un film con Stanlio ed Ollio; avendo
sbagliato sala, abbiamo visto qualcosa del genere La notte dei morti viventi. Non ho mai scoperto come si chiamava
veramente quel film e mia nonna non ha mai capito il suo errore. Ricordo ogni fotogramma dei cinque minuti che sono
rimasto dentro la sala. Poi non ho resistito più, ho cominciato ad urlare e ad arrampicarmi sulla testa delle persone sedute
accanto. Ho gridato più che potevo e mi sono precipitato verso l’uscita. Poi per anni non sono riuscito a dormire tranquillo,
sognavo spesso quel film horror. È stata una brutta partenza, la mia relazione con il cinema! “
Laureato alla High School a Oberhausen nella regione della Ruhr, Wenders studiò medicina (1963-1964) e
filosofia (1964-1965) a Friburgo e Dusseldorf. Abbandonò poi gli studi universitari e si trasferì a Parigi
nell’ottobre del 1966 per diventare pittore. Wenders fallì il suo test di ingresso alla Scuola Nazionale del
Cinema Francese IDHEC (ora La Fèmis), e proseguì l’apprendistato nello studio del progettista grafico e
incisore Johnny Friedlaender (nel famoso quartiere parigino di Montparnasse); lì passava tutti pomeriggi e
le sere guardando i film alla Cinémathèque Française. Questo "corso accelerato di storia del cinema"
diventerà la fase più importante della sua formazione, e Wenders presto comincerà a pensare al film come
ad un’estensione della pittura con altri mezzi.
Wenders torna in Germania nel 1967 ed entra all’Hochschule für Fernsehen und Film München (L’università
della Televisione e del Film di Monaco di Baviera); completa poi diversi cortometraggi presso l'Hochschule e
si laurea con il lungometraggio Estate nella città (Summer in the City), girato in bianco e nero su pellicola a
16 millimetri. Erano gli anni ‘70, l’inizio della Nuova Era del Cinema Tedesco (che includeva Volker
Schlöndorff, Rainer Werner Fassbinder, Werner Herzog, Margarethe von Trotta, Alexander Kluge, Edgar
Reitz) e Wenders diventa uno dei più rappresentativi cineasti di quel movimento, che segnerà la storia del
cinema degli anni successivi.
Tra i suoi film più premiati ed importanti: Alice nelle cità (1974), L’amico americano (1977), Hammett –
indagine a Chinatown(1982), Lo stato delle cose (1982 – premio Leone d’oro a Venezia), Paris, Texas (1984
– Palme d’or a Cannes), Il cielo sopra il Berlino (1987 – premio dell’European Film Academy), Fino alla fine
del mondo (1991), Così lontano, così vicino (1993) ecc.
Wenders ha diretto anche film-documentari molto acclamati, in particolare Buena Vista Social Club, Pina, Il
sale della Terra – tutti con una nomination per un Academy Award (Oscar) per il miglior film documentario.
È stato sempre affascinato dai film e dalla musica Americani; molti dei suoi film sono ambientati almeno in
parte negli Stati Uniti:
“Nella mia infanzia il mio ingresso in America è avvenuto tramite la letteratura. Quando ho iniziato a leggere, leggevo un
libro al giorno e molto rapidamente; le mie due letture favorite di bambino sono stati Tom Sawyer e Huckleberry Finn di
Mark Twain. Successivamente ho amato i fumetti. Erano sconosciuti in Germania, ma ne sono diventato un collezionista. Ho
collezionato tutti i fumetti che esistevano, da Topolino (Mickey Mouse) a Superman. Poi, quando avevo 10 o 12 anni, è
arrivato il rock’n’roll. Fino a quel momento non mi ero interessato alla musica, perché le canzoni tedesche che mia mamma
sentiva alla radio non m’importavano niente. Ma quando il rock’n’roll è arrivato, ho realizzato che era la più bella musica del
mondo. Quindi, tutto quello che mi piaceva durante l’infanzia e l’adolescenza, era americano. Ho comprato tantissimi dischi,
ma poiché i miei genitori odiavano il rock 'n'roll, ho dovuto tenere i miei dischi a casa di un amico. Ma se devi difendere
qualcosa che ti piace, questo te lo fa piacere ancora di più. E quello che mi piaceva di più era che tutti questi nuovi interessi
erano veramente miei. I miei genitori odiavano i fumetti, odiavano il rock 'n'roll e, quando hanno scoperto che film mi
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di Wim Wenders
piacevano e che li guardavo, sono stati anche contro quelli. Ho dovuto sempre difendere quello che amavo. [...] Quando ho
iniziato a fare film, ho scoperto molto presto che puoi fare un film mentre sei in viaggio. Non c'era bisogno di farlo in uno
studio, potevi prendere la macchina fotografica e portarla con te sulla strada. Ho scoperto che c'era anche un genere
associato a questa idea - anche se il “road movie” (n.r. sono film di un genere cinematografico il cui sviluppo avviene
prevalentemente in viaggio, e solitamente lungo le strade degli Stati Uniti - come ad esempio lungo la Route 66; in alcuni casi questi
viaggi attraversano gli Stati Uniti da est ad ovest o viceversa, i cosiddetti viaggi da costa a costa) era più popolare in America che
non in Europa. Appena ho iniziato a viaggiare con la macchina fotografica, ho scoperto che avevo trovato una forma di
espressione che era veramente adatta a me. I miei film piu amati sono i “road movie”. Forse ciò ha a che fare con la mia
infanzia e con l'atmosfera nella Germania occidentale in cui sono cresciuto. Era uno spazio molto chiuso, in molti sensi:
aveva un sacco di confini intorno, e la gente mi sembrava avere una mentalità piuttosto ristretta. Così, il più grande
desiderio che avevo da bambino, il più grande piacere, era quello di viaggiare. Ho viaggiato da solo per la prima volta in un
treno quando avevo cinque anni ed è stato un giorno glorioso nella mia infanzia, quando mi sono seduto da solo sul treno
con nessuno che mi guardasse. Andavo da mia nonna e la mia mamma era incinta e non mi poteva accompagnare, però mi
ha portato alla stazione e ha cercato qualcuno sul treno che mi sorvegliasse. Non potevo crederci! Ero così arrabbiato con lei
che le ho detto: Non voglio nessuno che mi controlli! Con mio grande sollievo non ha trovato nessuno che fosse disposto ad
occuparsi di me. Ero da solo e mi sono reso conto subito di aver trovato la cosa più grande nella vita, il viaggio da solo.
Oggi Wenders è membro del consiglio di consulenza della Fondazione Mondiale del Cinema (progetto
fondato da Martin Scorsese, George Lucas, Stanley Kubrick, Steven Spielberg e Clint Eastwood). La
Fondazione è un’organizzazione non-profit creata per trovare e ricostruire film a lungo trascurati. Nello
stesso tempo la Fondazione ha realizzato un progetto che s’intitola MAKING MOVIES che presenta film
nelle scuole medie e nei licei attraverso schede e con un manuale del come si costruisce un film partendo
dall’idea, per arrivare alla sceneggiatura e infine alla realizzazione del film.
Oltre a viaggiare (che è la sua grande passione), Wenders è un appassionato di pittura e di fotografia,
insegna alla Università d’Arte di Amburgo e ama scoprire nuovi stili musicali e tutto ciò che è innovativo (è
tra i primi registi ad aver girato sul digitale e a realizzare film in 3D). Nonostante i suoi 72 anni, anche se
recentemente non può più vantare alcun nuovo capolavoro cinematografico, Wim Wenders ha uno spirito
molto giovane; ha una collezione impressionante di CD e dischi in vinile, ha realizzato moltissimi video
musicali per gruppi famosi tra cui gli U2 e i Talking heads e anche spot televisivi – come per esempio UK
spot per Carling Premier Canadian Beer; ama qualsiasi genere musicale: “Mi piace la musica trip-hop, blues,
indie, rock’n’roll, ma anche rock o indie-rock. Io penso che l’ipod sia stato inventato specialmente per me.”
Paris, Texas - regia Wim Wenders
Interessante notare le immagini con le quali inizia il film. Immagini di grande impatto.
Siamo in un’area al confine tra Messico e Texas: aspra, sassosa, essenziale, quasi inospitale, eppure
bellissima. E’ un paesaggio che il protagonista attraversa o piuttosto da cui, in un certo senso, è
attraversato?
Siamo “on the road”, in viaggio forse, ma qual è la strada del protagonista?
Da dove viene? Dove va?
Segue una direzione? Se sì, quale?
I pali del telegrafo, i binari del treno? Il cuore, la coscienza?
Fino all’ultimo fotogramma partecipiamo di questo viaggio.
Proprio gli ultimi fotogrammi ci regalano una splendida inquadratura della città di Houston che sembra un
omaggio al celebre pittore americano Edward Hopper, colui che seppe dipingere la solitudine esistenziale.
Il regista dedica questo film a Lotte Eisner, giornalista, storica e critica cinematografica che muore durante
le riprese del film. Negli anni settanta Lotte Eisner, che dall’ascesa del nazismo aveva lasciato la Germania
per lavorare a Parigi, rappresentò il simbolo della rinascita del cinema tedesco per i nuovi registi come
Werner Herzog, Wim Wenders, Rainer Werner Fassbinder.
PARIS, TEXAS
di Wim Wenders
Nella maggior parte dei film narrativi (in cui la storia è presentata in ordine cronologico) gli elementi relativi
all’immagine – i movimenti della macchina da presa, le inquadrature, i tagli del montaggio – dipendono
dalla cronologia degli eventi rappresentati. Cioè, le riprese e il montaggio servono solo per presentare agli
spettatori gli eventi della storia. Nel panorama cinematografico moderno e postmoderno esiste invece una
relazione più ambigua tra immagine filmica e linearità della sceneggiatura. In altre parole, l'immagine non è
soggetta necessariamente alla narrazione, ma è separata da essa, e tra i diversi momenti del film non c’è
sempre una connessione logica di tipo causa-effetto. Gli episodi possono essere decontestualizzati,
possono essere spiegati a parte e un elemento presente all’inizio del film può trovare il suo fulcro o
significato nel mezzo o alla fine della pellicola. In Paris, Texas, Wenders preferisce il gioco a scapito del
dramma e dell’azione, preferisce non coinvolgere la macchina da presa nella psicologia dei personaggi, ma
mantenerla in una posizione di osservazione – la macchina osserva e racconta le avventure da una
posizione esterna, distaccata – impegnandola piuttosto in un sottile gioco di punti di vista.
Al di là della rottura dei rapporti di causa-effetto tra le sequenze del film, ce ne sono alcune che rafforzano
l'idea del gioco: queste appartengono alla sensazione di inseguimento creata dal regista quando stabilisce
alcune angolazioni, in modo da segnalare un’altra presenza nel quadro (un “qualcuno” che sembra
sorvegliare - in questo caso la macchina da presa - e, tramite lei, lo spettatore), o semplicemente l'inverso
di questa situazione: una volta abituati all'idea che sullo schermo ci sia qualcuno che guarda, il regista
cambia il gioco e dove ci aspettiamo ci sia quella presenza, in realtà appaiono gli occhi di un personaggio.
L’immagine
L’introduzione nel film è composta da 9 piani in cui Travis dialoga visualmente con un’aquila, primo
momento in cui appare il gioco dello scambio dei punti di vista tra i personaggi sullo schermo (includiamo
fra essi anche l’aquila) e la macchina di presa esterna ai personaggi:
-
Quadro panoramico (bird’s eye view) – nel quadro appare un uomo che cammina;
Un’aquila si appoggia sulla scogliera e ci rendiamo conto che stiamo guardando la natura tramite i suoi occhi.
Primo piano con Travis (si sente guardato, sorvegliato)
Travis nota l’aquila
L’aquila guarda Travis (angolazione soggettiva)
Travis beve l’acqua
Travis butta la lattina
Travis guarda l’orizzonte (gli ultimi tre piani vengono riassunti attraverso la macchina da presa - osservatore)
Travis parte (guarda verso l’orizzonte e parte in quella direzione): vediamo la partenza apparentemente in
prima persona, sentiamo i passi di Travis e scorgiamo l’orizzonte appena visto da lui; per accertare
immediatamente che in realtà è ancora la macchina da presa, con gli occhi di Travis, che guarda verso
l’orizzonte e lo segue, andando proprio in quella direzione.
Questa sequenza è composta da 9 piani che, a livello estetico, riassumono ciò che il film poi svilupperà nella
storia, nei rapporti tra i personaggi; ritroveremo questo metodo di procedere più volte durante il film. Il
gioco esistente tra i differenti angoli di vista avrà una eco in 9 momenti di dialogo che esplicitano la
dinamica dei caratteri, e spiega anche la natura illusoria del cinema.
Il primo esempio di questo stile introduce una nuova formula estetica, che ritroveremo poi in tutto il film: la
macchina da presa non segue il dialogo con un attraversamento campo/contracampo, ma imposta il
personaggio del quale si tratta. Nella discussione tra Walter e Travis (i due fratelli) a proposito del figlio di
Travis, quest’ultimo riconosce la propria colpa; il regista non dà giudizi morali, ma rimane un osservatore
delle reazioni del personaggio, in modo che lo spettatore penetri pian piano la sua intimità, avvicinandosi e
avvicinandoci alla sua coscienza.
PARIS, TEXAS
di Wim Wenders
La scenografia
Alcuni dei suoi film di successo e acclamati dal punto di vista della critica – Paris, Texas e Il cielo sopra il
Berlino, ad esempio – sono stati il risultato di una collaborazione produttiva con scenografi d’avanguardia
come Sam Shepard e Peter Handk. Per Paris, Texas la scenografia è stata scritta da Sam. I dialoghi dei
personaggi nella scenografia di Shepard mancano di fioriture e di fascinazione esteriore, ma riguardano la
dura verità, e riecheggiano a lungo nella mente.
La musica
La musica di Paris, Texas è creata da Ry Cooder (con cui collaborerà nuovamente nel documentario sul
gruppo musicale cubano The Buena Vista Social Club) ed è solitaria e piena di distanza. Cooder ha avuto
come punto di partenza il brano Dark Was the Night (Cold was the ground) del cantante blues Blind Willie
Johnson, da cui ha preso la nenia, il lamento della chitarra che si ripeteranno come un “leitmotiv”. Il suo
soundtrack contribuisce considerabilmente alla creazione dell’atmosfera del film (nostalgica, impregnata di
solitudine), prendendo forma perfettamente nelle distese brulle e desolate dell'America di Wenders.
Il compositore ha seguito la stessa linea minimalista per tutta la pellicola, realizzata da una chitarra
acustica, con accenti elettrici o mandolino. Un blues dello spazio aperto, del paesaggio desertico
attraversato da strade senza fine, una musica per un “road movie” come solo Wim Wenders sa fare.
SCHEDA DEL FILM
Paris, Texas
Regia: Wim Wenders, 1984
2h e 27 minuti | Drammatico |Germania & Francia & Gran Bretagna & USA
Attori: Harry Dean Stanton - Travis, Dean Stockwell - Walt, Socorro Valdez - Carmelita, Bernhard
Wicki - Dottor Ulmer, Nastassja Kinski - Jane, Justin Hogg - Hunter a 4 anni, Tom Farrell - Uomo che
urla, Hunter Carson - Hunter, John Lurie - Slater, Aurore Clément - Anne, Sam Berry - Benzinaio
Soggetto: L.M. Kit Carson, Sam Shepard
Sceneggiatura: L.M. Kit Carson, Sam Shepard
Fotografia: Robby Müller
Musiche: Ry Cooder
Montaggio: Peter Przygodda
Scenografia: Kate Altman
Costumi: Birgitta Bjerke
Premi:
Palma d’oro a Cannes e anche il premio Fipresci (premio della giuria) – 1984
Premio Bafta per il miglior regista – Wim Wenders
Premio David di Donatello per Wim Wenders
Fonti:
"Cronache di un motel” (Motel Chronichles) di Sam Shepard
http://www.imdb.com/
http://www.rogerebert.com/
www.wikipedia.it
http://agenda.liternet.ro/articol/10281/Lucian-Maier/Classic-Corner-11-Paris-Texas.html
Scheda realizzata da Daria Pall-Călinescu e Chiara Melli