Promesse e bugie Gli effetti collaterali di una

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Promesse e bugie Gli effetti collaterali di una
mensile di informazione in distribuzione gratuita
n. 54 • maggio 2009
Promesse
e bugie
pag. 8
Gli effetti
collaterali di una
elezione pag. 18
Shopping
card
pag. 24
sommario
maggio 2009
3
The Code
6
Recessione a Teramo
7
Luce sulla città
8
Promesse e bugie
10
L’Istituto d’Arte “Francesco Grue”
12
La corsa dei soliti noti
16
Un territorio tra due fiumi
15
L’oggetto del desiderio
18
Gli effetti collaterali di una elezione
20
Dura Lex sed lex
22
Il Parco della Scienza
24
La Shopping Card
26
L’oggetto del desiderio
27
Coldiretti informa
28
Lettere dai Caraibi
29
Note linguistiche
32
Cinema
34
Basket
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pag
bufale
The Code
03
di
Mimmo Attanasii
ad uso e consumo dei gonzi
D
an Brown ha costruito le proprie fortune letterarie sulla simbologia religiosa, sui segni e la loro
interpretazione. Con il suo celebre romanzo, Il codice da Vinci, intriso d’alchimie storiche e
allucinazioni mentali, di vedute acrobatiche e funamboliche dei fatti, fulminanti dal punto di vista narrativo, ma
scientificamente attendibili quanto le illusioni ottiche di quelle figurine bidimensionali nascoste nelle confezioni
di detersivo, che se le muovi cambiano aspetto… ha impensierito, e non poco, le menti millenarie della
Chiesa di Roma. Prima ancora, lo scrittore americano, con Angeli e demoni, ci ha condotti per le vie della Città
Eterna, in un’estenuante caccia all’antimateria; alla ricerca di mistiche testimonianze
suggestive e raccattare, sparsi qua e là, i cadaveri di alti prelati successori
più probabili al soglio pontificio, vittime della setta segreta degli
Illuminati. Sarà per desiderio d’emulazione, o chissà per quale altra
ragione, che da qualche tempo, un novello Dan Brownino de noartri
si diverte a raccontare in città, a mettere in giro voci imbarazzanti,
d’apparizioni papaline, dal sapore squisitamente soprannaturale.
Quello che vedete raffigurato sulla prima immagine, e che
probabilmente avrete già avuto modo di consultare su alcuni
quotidiani locali, dovrebbe essere il volto tratteggiato di Karol Wojtyla.
Può darsi. Adesso, invece, vogliamo risparmiarvi la fatica di girare il
giornale, riproducendo ancora la stessa fotografia, però capovolta. Osservate con
attenzione: non vi sembra di scorgere le sottili fattezze del viso affascinante di
Monica Bellucci?! Cari cittadini, fate vobis!
Per concludere, un po’ di cronaca. È di queste ore la notizia che,
a casa di un povero cristo, sulla parete umida del soggiorno
comprato tutto da Ikea, pare sia apparso, dall’oggi al domani, il
ghigno strafottente di un direttore di banca. Un segno divino per
alcuni, una precisa indicazione terrena per altri, comunque pronta a
ricordare a tutti che, alla fine del mese, con la pioggia e con il vento,
con la neve o con il sole, c’è sempre l’ineluttabilità di un mutuo da
pagare. E qui sì che servono miracoli per trovare i soldi…
“Signo’ pruteggi gli ricc, ca gli pover s’arangia da sul.” (Proverbio ferentinate) u
Committente responsabile: Massimo Gramenzi
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06
recessione a Teramo
All’inizio
erano i
subprime
la povertà creativa
N
on voglio deprimere: parlo della povertà normale col
mezzo sorriso rigato in volto, che più ad un sorriso somigli ad una smorfia, o viceversa, quello che può far accadere le cose anche se poi non accadono, quello che domani è
un altro giorno e oggi è già domani. Parlo della povertà di tutte
l’ore, anche di quella che non appare perché troppo lacerante,
perché svela il lato oscuro della luna, perché ad ora di pranzo
i tg non possono trasmettere queste storie così tristi e perché
può bastare la mia, la nostra, di povertà. Ma non voglio
deprimervi. E perciò su con la vita in questi giorni
andanti di crisi economica, di recessione stabile
al meno 4,4, con Tremonti Giulio che afferma di
scorgere a mesi un happy end per la bestia e con
gli economisti di mezzo mondo che fanno a gara
per rivendicare la primogenitura del caos: “L’avevo previsto io, no io” sussultano, mentre
solo qualche tempo prima facevano
girare la storia a forza di subprime, derivati e tossicità varie, col clic di mouse in
mano da cui partiva il creativo milione di dollari in
combutta con molte banche meretrici di una filosofia
senz’occhi. Su dai. Non arrestiamoci dinanzi al drago
dalle narici infiammate. Anche perché – tanto per tornare
alla nostra città - il teramano Mario B. la crisi proprio non l’ha
mai percepita: “Non peregrinavo pe’ bar e ristoranti prima, non
lo faccio ora”; risultato: crisi questa sconosciuta.
A Fabio B. che piova o che nevichi poco importa; mette mano
al motto che furoreggiava ai tempi d’austerity, quasi 30 anni
fa, quando i petrolieri arabi in tunica bianca dettavano le
condizioni: “Che me ne frega se la benzina aumenta, tanto
io metto sempre 10 mila lire”. Ma in tutta verità, per cogliere
l’attuale stato di recessione a Teramo, è opportuno riportare
tra le viuzze del centro storico i rituali che, come i tg, non si
vogliono vedere: ogni sabato mattina, ad esempio, lungo Via
Irelli, un anziano posa la sua mercanzia di due bici semi nuove,
su cartoncini rigati e sbiaditi appesi ai raggi scrive a mano 50
e 70 euro. “Questa crisi aguzza l’ingegno - dichiara Giancarlo
A. – e si diventa più virtuosi, si cambiano meno scarpe e vestiti”.
D’altronde i cartoncini di cartone sono espliciti, indicano la
voglia di ricominciare tra una tragedia e l’altra o meglio tra le
maggio 2009
di Maurizio Di Biagio
due diverse e cicliche opportunità della vita. L’altra metafora
della crisi teramanizzata ce la descrive Sandro M. che tirando in
ballo pure la filmografia evocatrice di Chaplin, scorge nel corpo
abbandonato sulle mura bianche del Provveditorato, lungo il
corso di Benedetto M. con la scatola di cartone ai piedi il dolore
dei nostri tempi. “Gli dissi un giorno: Domenico che stai facendo
lì? Allargo il suo faccione e mi rispose: mica posso andare a
rubare”. Basta: “Che le banche riaprano i rubinetti” e si riparta
come prima, fa intendere il commerciante D.D. “Le banche,
quelle sono terrorizzate, ma le vere banche siamo noi”. Luigi M.
dice a chiare lettere che bisogna ritornare all’economia reale e
senza tanti voli pindarici, bisogna tornare alle cose concrete di
una volta, alla gente, al suo lavoro.
Anche alla libretta della Posta come asserisce l’operaio single
Franco: “Non si guadagnerà un granché ma è più sicura” rumina chewing amaro. Lui ora va per outlet, non fa più vacanze,
e dice di indebitarsi “ma questa volta solo per cose essenziali”.
Enrico B. invece è un professore divenuto precario ad una certa
età ma serba sotto una lanugine bianca un sorriso a dir poco
stupefatto: dice di essere un jazzista e quello che salva il suo
divenire è il “fatto di essere appunto un artista”. Rimane incantato per un attimo e parla dei suoi figli. Nel frattempo, un po’ più
là, i teramani atterriti rifuggono dalle tentazioni di televisori a
300 euro: “E’ importante non farsi sedurre ora” sottolinea
Gino M., che è molto preoccupato della piega che sta
prendendo questa maledetta depressione soprattutto quando accenna ai suoi figli: “E’ una crisi
che durerà 4-5 anni”, alla faccia delle profezie
di Tremonti, della Bce, e dei vati della finanza
che continuano “a sbagliare; però i teramani
continuano ad andare per ristoranti: sono
pieni!”. Dino DF. tira la cinghia su abbigliamento,
moto, computer e progetti futuri, e ricorda come il
momentaccio sia iniziato proprio un anno fa quando
la benzina saliva alle stelle. I sacrifici si fanno per le
stesse bollette, aggiunge Bruno C., e in tanti contraggono mutui solo per pagarle.
Solo un anno fa, Ezio perdeva il posto di lavoro: già in tempi
di busta paga ogni fine mese il ristorante non lo vedeva mai, ora
con le 840 euro mensili a malapena riesce a pagare telefono,
gas, luce ed acqua, più il condominio. Ma ciò che lo rattrista non
è tanto la sua storia da disoccupato, quanto piuttosto conoscere
che tutti quei diritti dei lavoratori “acquisiti dagli anni ’60 ai ’90
siano svaniti del tutto. Mese dopo mese li ho visti scomparire in fabbrica: maternità, fogli bianchi con il licenziamento
già firmato, mobbing, e tante angherie ancora, senza che i
sindacati abbiano mosso una foglia. E gli operai? Stronzi più di
tutti”. Eppure malgrado i soprusi, i pochi soldi in tasca, Ezio si
sente liberato da un enorme peso, “liberato dall’inferno della
produzione, dalle prepotenze cui dovevo sottostare tutti i giorni
e dalle pressioni ricattatorie del datore di lavoro. Non vi va bene
così?, ci diceva.
Ok, allora mo’ chiudo! minacciava. In questi tempi di scarpe e
pullover dell’anno passato è giunto davvero il giorno della liberazione da fardelli sempre sopportati. Ci voleva una crisi. u
pag
dalla Redazione
Una luce
sulla città
MANDATARIO ELETTORALE: IN PROPRIO
P
er un mero errore di trascrizione, nell’articolo
di pagina 13 di “Teramani” di Aprile, abbiamo
omesso di indicare alcuni dei componenti
degli Uffici Comunali che hanno
fattivamente collaborato nella gestione
dell’Assistenza a quanti hanno ricevuto
danni di varia natura ed entità dal
terremoto.
Ci scusiamo con loro e vogliamo citarli
tutti con grande piacere.
Essi sono: ing. Giuseppe Di
Bonaventura; geom. Giuseppe Ciprietti;
geom. Gustavo Giordano; geom.
Adriano Di Michele; geom. Divinangelo
Terribile; geom. Patrizia Ponziani;
geom. Paolo Boraschini; geom. Ennio
Battistelli; geom. Aladino Testa. u
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07
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AL COMUNE DI TERAMO CON MAURIZIO BRUCCHI
pag
08
l’assalto dei 500
Promesse
e Bugie:
maggio 2009
“mi ricorderò
di te!”
Chiediamo
una cauzione ai politici
A
lcuni vivono per la politica, molti della politica. Sicuramente non la stragrande maggioranza dei circa 500 candidati
teramani che il 6 e 7 giugno subiranno il giudizio dei
propri concittadini: geometri, impiegati, commercianti, per lo più
dilettanti dell’”arte del possibile” che vedono nell’appuntamento
di fine primavera forse davvero un servizio da offrire al cittadino e
non un business da cui trarre solo vantaggi personali.
di Maurizio Di Biagio
C’è chi ovviamente fa gavetta per ordine di partito, chi si vuol
mettere in luce, chi disturba e basta, chi pompa il proprio io e chi
resta idealista perfino ballando sul Titanic alla fine delle ideologie.
E c’è anche chi invece ci crede davvero e pensa di cambiare il
mondo con due massime roboanti ma senza esercito. La politica
peraltro non è una scienza esatta ma un’arte: quindi chi più di noi
italioti è suscettibile a queste forme di strambe alchimie magiche,
di visioni magnificenti, di coltellate alla schiena, di strategie arzigogolate? Chi più di noi si crogiola nel catartico “fine che giustifica
i mezzi”, nelle “promesse che si possono anche non mantenere,
ma bisogna saperle fare”, nel lodare uno ed un attimo dopo disprezzarlo? D’altronde è l’unica professione per la quale non si ritiene necessaria alcuna preparazione, e i risultati si vedono pure.
A Teramo, come del resto in tutto lo stivale, le tornate elettorali
sono subite con santa rassegnazione, capita sempre qualcuno
di nostra stretta conoscenza a cui un voto diviene pure difficile
negarlo, un geometra utile per le ultime lesioni post terremoto,
un ragioniere che ci sbriga la tortuosa dichiarazione dei redditi,
nostro marito o nostra moglie. Conosco casi dove un candidato
non fu votato nemmeno dalla propria consorte.
Allora che fare? Infatti i teramani, che appartengono ad una
genia quieta e mansueta, dopo una prima e malcelata insofferenza, tengono sempre in serbo i legami stretti: “Vado a votare
perché c’è un amico – rende noto il tecnico Andrea Ricci - ma in
definitiva penso che comunque sia importante andare a votare,
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indipendentemente dai colori politici,
visto che Teramo è davvero ridotta male.
Ogni mattina, quando mi reco sul posto di
lavoro, vedo cose che non vorrei vedere
nella mia città”.
Il commerciante Flavio Franchi ha pure lui
un amico da ricompensare, perché in tempi di amministrative può capitare anche
questo, che ad esempio un geometra “si
comporti nei suoi lavori in maniera onesta,
disinteressata e franca” e che poi venga
indennizzato nella semioscurità delle
cabine elettorali sotto forma di voto.
Anche se per la verità i teramani sono
stanchi di santini, di sei per sei, di appuntamenti elettorali in genere: “In un anno
siamo alla terza votazione – dichiara il sociologo Gianni Di Giacomantonio - la gente
è spossata, in un periodo poi caratterizzato
dai disastri del sisma”.
Il teramano azzarda una previsione: “Si
recherà alle urne il 75% degli aventi diritto,
e questo perché si presentano più di 500
candidati: ci sono parenti, amici, amici
degli amici, una partecipazione che non
si vede invece per le regionali”. “Sì vado a
votare – ribadisce il professore Lorenzo
Di Giuseppe -. Sinceramente non sapevo
nemmeno che si votasse, però mi hanno
chiesto il voto per un progetto sportivo da
condividere e io sono della partita”. A volte
anche un calcio al pallone o una maratona
sono sufficienti per un proficuo e sano
scambio di voti: il do ut des è vecchio
quanto il mondo. Il critico d’arte Giovanni
Corrieri appartiene alla folta schiera dei
delusi: “Sono dieci anni che non vado a
votare; dapprima non sono d’accordo sulla
legge elettorale, poi mi sono disamorato
verso la politica”. Un disamore che aleggia
greve sulla città, un sentimento che i
politici si sono facilmente conquistati nel
tempo per le loro troppe leggerezze.
L’operaio Bruno Calisti è caustico: “A
Teramo non chiedono consensi, li comprano, e una volta eletti non sono più soggetti
09
al controllo dell’elettorato”. E per concludere, sentite questa: “Ho la tentazione
di non andare a votare o di annullare la
scheda elettorale – ammonisce l’imprenditore Gabriele Verni - perché da sempre
Teramo da quei due-tre poteri forti non ne
esce mai.
Ma cosa hanno fatto per noi cittadini? Un
bel niente, si fanno i cavoli propri. Non
esiste più la politica, semmai ci fosse mai
stata prima, non esiste quell’orgoglio di
mettersi al servizio della comunità, non
c’è. Io con la mia ditta nelle gare d’appalto
sono costretto a versare delle cauzioni
anche gravose. Ebbene, farei lo stesso con
i politici: a quei candidati sindaci che non
attuano almeno il 75% del loro programma dichiarato in campagna elettorale,
farei sganciare la moneta scintillante
della cauzione. Vediamo chi andrà a fare il
sindaco!”. u
pag
10
eccellenze didattiche
maggio 2009
L’Istituto
Statale d’Arte
“Francesco
Grue”
Una scuola
che guarda al futuro
N
el lontano 1906, nel piccolo borgo di Castelli ai piedi del
massiccio del Gran Sasso, immerso nel verde, in
Provincia di Teramo, venne istituita la “ Regia Scuola
d’Arte Ceramica “ F.A.Grue”, allo scopo di dare continuità,
affinare ed impreziosire quella che
era - ed è ancora oggi- la cultura
artistica e artigianale della ceramica
castellana,
conosciuta in tutto il mondo.
La “ Scuola”, con la riforma del 1961,
diventò Istituto Statale D’Arte per la
Ceramica “ F.A.Grue” , sviluppando
nuove proposte formative mirate
alla sfera dell’arte e preparando
tanti giovani ad una vita di professionisti ed operatori dell’arte.
L’Istituto , attualmente diretto da
Carla Marotta, avvalendosi di un
corpo docente altamente
qualificato e ricco di esperienza,
si è particolarmente distinto per
innumerevoli iniziative culturali e
didattiche e per il conseguimento di prestigiosi riconoscimenti in
concorsi italiani e internazionali:
• 1° Premio Concorso Nazionale “ Contenitore con coperchio” ,
Faenza (Ravenna), giugno 2007;
• 1° Premio Concorso Internazionale di Grafica “ L’Arte in
Bottiglia”, Agliano T. (Asti), giugno 2008;
• 1° Premio –Borsa di studio- Concorso Istituti d’Arte d’Abruzzo, Guardiagrele (Chieti), giugno 2008
• 1° Premio” Concorso “ Pasquale Celommi”,Roseto degli
Abruzzi (Teramo), giugno 2008
Recentissimi sono i riconoscimenti ottenuti nei seguenti concorsi:
• 1° premio, Concorso Nazionale “ Versatoio senza manico” ,
Faenza (Ravenna), maggio 2009
• 1° Premio, Concorso “ Un gioiello per il Mediterraneo” Pescara 2009- Ente Mostra di Guardiagrele, (Ch);
di Antonella Gaita
• 1° Premio, “Concorso di idee sulla legalità”per la Provincia di
Teramo , ediz. 2009
• 2° Premio, Concorso “ Pasquale Celommi”, Roseto degli
Abruzzi (Teramo), maggio 2009
L’istituto è, a sua volta, promotore di iniziative culturali di ampio
respiro, che arricchiscono la sua offerta formativa e la
collegano al circuito internazionale dell’arte.
Si tratta delle
• “Giornate Internazionali nell’Istituto d’arte”, iniziativa che ha
consentito, a maggio 2008, a studenti e docenti dell’ Istituto
di Castelli di vivere un’ esperienza artistica con studenti della Scuola d’Arte di Spalato e con l’artista Statunitense Regis
Brodie dello Skidmore Institute di Saratoga;
• “Natale a Castelli”, realizzazione di installazioni artistiche
in ceramica che ogni anno l’Istituto propone per l’arredo
natalizio del borgo.
Insomma, chi più ne ha più ne metta! Ma non è finita qui.
Sì, perché l’Istituto ha bandito per le Scuole Medie della Provincia
di Teramo il Concorso “Letteratura in ceramica”, con lo scopo di
offrire agli studenti del teramano l’opportunità di scoprire una realtà formativa spesso sottaciuta. E’ stata proposta la realizzazione
di un piatto decorato o modellato sul quale trasferire liberamente
la rappresentazione pittorica di un
episodio della “ Divina Commedia”.
Il Concorso tende a ribadire il
profondo ed imprescindibile legame
fra formazione umanistica ed
espressione artistica, ad impostare
un percorso culturale allargando il
dibattito a tutto il consiglio di classe,
a programmare un’esperienza consistente e duratura nel tempo che
negli anni, potrà interessare diversi
periodi letterari e perciò, costituire
una vera e propria carrellata nella
letteratura italiana e internazionale.
Il Concorso vuole anche essere l’occasione per indurre nei ragazzi la
consapevolezza del proprio territorio, per aiutarli a scoprire attitudini
nascoste e a coltivare giuste aspettative, per ospitare almeno una
volta, studenti e docenti delle scuole medie in un Istituto che da
più di un secolo contribuisce a scrivere la storia della formazione
artistica della Provincia di Teramo.
Gli elaborati realizzati sono moltissimi. Una Commissione di artisti, artigiani e docenti individuerà i vincitori che verranno premiati
nei primi giorni di ottobre 2009 presso l’Aula Magna dell’Istituto,
alla presenza delle famiglie, di autorità locali e provinciali.
Seguirà una Mostra nelle strade di Castelli e negli spazi espositivi
dell’Istituto, meta continua di visitatori .
L’intera iniziativa verrà documentata attraverso un catalogo di
tutti gli elaborati proposti.
Insomma, una scuola che da un lontano passato, fatto di tradizione ed esperienze sul campo, sa guardare all’oggi e al futuro dei
nostri ragazzi. u
pag
12
accade a Teramo
La corsa dei
soliti noti
I nuovi… vecchi
“C
ari teramani, badate bene: le
zaffate di benzina combusta già
riammorbano dannunzievolmente le narici. Addio ora di sosta a discorrere
tranquilli con gli amici, ad ammirare senza
patemi la bella vetrina, l’unica che c’è… Ed io,
se Teramo avesse avuto e rispettato un vero
piano regolatore, e se si fosse preoccupata
in tempo d’approntar piazze e parcheggi
nell’immediata periferia, avrei già preteso l’isola pedonale per
tutto il centro storico, da Porta San Giorgio a Porta Reale, da Porta
Romana a Porta Melatina, così limitato com’è, così aduso da
secoli a servi con due passi il piede dell’uomo!”
Scriveva così, nel suo stile inarrivabile, l’amico Giammario Sgattoni nell’ormai lontano 1969.
E mai scritto fu così attuale quarant’anni dopo.
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Chiuso il Martedì
maggio 2009
di Sergio Scacchia
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Ormai si è perpetrato definitivamente lo scempio di una città che
ha perso la sua identità, il suo umile ma omogeneo tessuto urbanistico dentro il quale, la voce e la bellezza di monumenti secolari,
porticati trecenteschi, palazzi stile barocco, vecchie fontane,
avevano piena cittadinanza.
Una Teramo in cui, intorno al suo Duomo, sono scomparse le
inutili bancarelle terribilmente paesane, elegantemente sostituite
da improvvidi parcheggi a pagamento e lavori
infiniti, che arrivano fino al quartiere Castello
del “visionario” Della Monica, soffocandolo
irrimediabilmente.
Ormai si può dire distrutta anche la cerchia
delle colline fin sopra Colle Izzone, tra ville di
primari ospedalieri, politici e benestanti. Quelle stesse colline che erano il grande amore
di un certo sindaco, forse l’ultimo vero che
Teramo ha annoverato storicamente, il Carino
popolare, Gambacorta.
Agli scempi del dopoguerra con la scomparsa del Parco del Delfico, della casa degli Antonelli, dell’interramento del «Ponte degli
Impiccati», uno dei rari archi del tempo romano sopravvissuti in
Abruzzo, oggi i moderni Nerone, vista la penuria di monumenti
rimasti, distruggono l’ambiente. Ecco l’erezione di manieri di
cemento, privi del respiro urbano, che opprimono le necessità del
traffico. Già, il traffico!
Cavallo di battaglia degli odierni candidati sindaci che di colpo si
pag
riscoprono ambientalisti. Hanno in mano
la giusta ricetta per le annose incompiute
stradali che non hanno risolto, nonostante
suggerimenti e progetti di ogni tipo, il problema delle auto e delle polveri sottili.
Anzi, mentre gli infiniti cantieri distruggono verde e reperti archeologici, Teramo
continua a non vedere un solo edile
denunciare le cospicue e talora preziosissime scoperte archeologiche distrutte
durante ogni sterro in città.
Così qualcuno, tra tanta indifferenza
complice e tanto vergognoso silenzio, si
scopre sgomento alla notizia che Teramo
sprofonda nella graduatoria nazionale
sulla vivibilità stilata dal “Sole 24 ore”, dal
15 posto del 2001 all’attuale 87 posto tra le
103 città capoluogo di provincia italiane.
I candidati sindaci continuano a dirci che
loro la ricetta ce l’hanno.
Ha la giusta prescrizione per curare il paziente, il Dottor Brucchi del PdL, che non
l’ha cacciata fuori quando c’era Chiodi e
aveva l’assessorato ai lavori pubblici, forse
perché aspira ad essere oggi il protagonista del cambiamento.
Dice di averla anche il dottor Albi che giura
di essere il nuovo che avanza. Dimentica di essere ex Udc, ex maggioranza
Chiodi e amico dell’anfitrione della politica
teramana, Lino Silvino. Il terzo incomodo è
l’uomo senza speranza, tal Sandro Santacroce di Rifondazione.
La verità, forse, ve la dice un umile
scribacchino che fa un mestiere non suo:
quello del grillo parlante. Lo sviluppo
urbano di Teramo è avvenuto senza un
progetto complessivo coerente delle
amministrazioni comunali di oltre trenta
anni che hanno preferito, affidarsi di volta
in volta alle opportunità offerte dal settore
privato. Tutto questo, è stato fatto abdicando a giuste decisioni in materia urbanistica
e ambientale e svolgendo una funzione
tecnica strumentale ai limitati obiettivi di
alcuni e non all’interesse generale.
Se oggi la situazione è degenerata, la
responsabilità è in gran parte della scarsa
attenzione al futuro da parte dei nostri
politici, che hanno sempre guardato alla
crescita immediata.
Peccato che, scorrendo le liste dei due
schieramenti, ritrovi gran parte dei nomi
che hanno contribuito alla degenerazione
della nostra città. Gli stessi che oggi ci
chiedono il voto.
Nell’ascoltarli non sento l’aria di una
politica che guardi al futuro e che si ponga
il problema di salvaguardare e ampliare
il verde, recuperare piazze, giardini e,
13
soprattutto, garantire una buona qualità
della vita a chi abita in città e a coloro che
la scelgono come meta turistica.
Non sento nelle loro elucubrazioni, la necessità della creazione di un piano verde,
con un serio censimento delle presenze
arboree in città. Non sento la vera voglia di
creare una Teramo a misura di cittadino.
Non percepisco niente di buono.
E allora, non resta altro che chiudere
ancora con le parole forbite dell’amico
Giammario nel 1969, quando Brucchi aveva i calzoni corti e nove anni di vita e Paolo
Albi era poco più di un giovanotto.
“Stasera debbo essere triste, cari colleghi,
perché m’andrebbe di continuare; ma a
chi li facciamo questi discorsi, per chi ci
ostiniamo a sprecare la nostra logorrea?
L’epicedio per Teramo e l’epicedio per noi
stessi, per quel poco di umano e di intatto
che ancora ci resta, e che ci strugge di
sopravvivere: mentre attorno impazza
ogni giorno di più la mostruosa tregenda
plutocratica che ciascuno di noi - senza
discriminazione o alibi di sorta, per vigliaccheria, pigrizia ed egoismo qualunquismo ha contribuito purtroppo ad alimentare”. u
pag
artigianato
14
maggio 2009
Uno Sportello
Italia sulle
Vie della Seta
Gloriano Lanciotti in Cina
I
l 4 aprile 2009, una delegazione composta da Orazio Di
Marcello Assessore Prov.le alle Attività Produttive, Carlo
Pirozzolo Segr. Gen. della Provincia ed il Direttore CNA Gloriano Lanciotti in rappresentanza della Camera di Commercio, é
partita alla volta della Cina per incontrare gli Organi di governo di
due importanti Città della Repubblica popolare cinese, Cangzhou
e Tianjin, per definire e
sottoscrivere un Accordo
di amicizia e cooperazione
per promuovere scambi
culturali, commerciali, imprenditoriali e
scientifici. La Cina, negli
ultimi 10 anni, è diventata
protagonista nei processi
di internazionalizzazione
delle imprese con investimenti da tutto il mondo, attratti dai costi
bassi di produzione e dalle potenzialità
espresse dal mercato Cinese.
Per far cogliere questa opportunità
alle imprese abruzzesi e teramane in
particolare, l’Amministrazione provinciale ha messo in cantiere l’apertura a
Tianjin di uno SPORTELLO ITALIA atto
a garantire supporto e consulenza alle
imprese e implementare gli scambi commerciali, generando
opportunità per la nostra economia
Tianjin, provincia autonoma con 13 milioni di abitanti, è una città
strategica per la sua posizione, con un management e centri
scientifici e di ricerca di eccellenza in molti settori.
L’obiettivo è promuovere “canali permanenti e strutturali di
scambi di esperienze, relazioni economiche, culturali e politiche
con alcune realtà di Cina” allo scopo di giungere ad una proficua
cooperazione basata sul “Made in Italy”, sui marchi teramani e
sulla qualità dei nostri prodotti artigianali, agroalimentari, industriali, molto apprezzati dai consumatori cinesi.
Quello del sostegno all’internazionalizzazione delle nostre imprese, in presenza dei limiti del mercato interno, è uno degli obiettivi
del programma dell’attuale Amministrazione provinciale.
Da tempo infatti sono stati avviati contatti con le Autorità di
Cangzhou e Tianjin al fine di stringere intese volte a sviluppare
strette relazioni, sulla base di programmi di collaborazione condi-
visi. In questa direzione si è lavorato cercando contatti e predisponendo intese che, nella fase preparatoria, hanno visto anche la
partecipazione della Regione Abruzzo e del Governo nazionale.
I questi tre giorni si sono susseguiti incontri istituzionali con
omologhe delegazioni che hanno manifestato grande attenzione e
interesse per l’iniziativa di cooperazione, riservando alla delegazione teramana una premurosa ospitalità.
Nei colloqui intercorsi sono emerse numerose disponibilità e
tanta attenzione per i nostri prodotti, le nostre eccellenze e verso
le imprese teramane che volessero entrare nel mercato cinese.
Queste disponibilità sono state manifestate sia dalle autorità di
Cangzhou che di Tianjin.
Per quanto riguarda la prima città di Cangzhou che conta oltre
sette milioni di abitanti, le Autorità locali, condividendo l’iniziativa
e il progetto, hanno espresso la volontà di venire in Italia, nella
nostra Provincia, entro il mese di maggio o giugno prossimo per
sottoscrivere l’intesa di amicizia e cooperazione.
Cangzhou è in fase di ricostruzione e ammodernamento, tanto da
apparire tutta un cantiere, con molte opportunità di investimento
sostenute da agevolazioni e contributi del Governo cinese; inoltre
ha in costruzione una struttura portuale per lo sfruttamento
delle risorse energetiche
presenti in loco, in enormi
quantità, che la vedono
candidata a diventare leader del settore energetico
e portuale della Cina. La
delegazione cinese si è
dichiarata favorevole e
disponibile ad accogliere
imprenditori teramani
che volessero intervenire
nella ricostruzione o investire in loco per avviare proprie attività,
assicurando supporto e collaborazione.
Fruttuoso è stato anche l’incontro con il Governo di Tianjin che
in una cerimonia ufficiale ha sottoscritto la proposta di accordo
trasmessa in precedenza dalla Provincia di Teramo.
La cerimonia si è svolta in una cornice di alto profilo istituzionale,
con la partecipazione delle autorità del Comitato Amministrativo
della Zona Industriale per le Tecnologie di Tianjin: Vice Presidente
dell’Ufficio degli Affari della Comunità cinese del Comune di Tianjin
Sig. Liu Zhiyong e Vice Direttore del Comitato di Gestione della
Zona Industriale per le Nuove Tecnologie di Tianjin Sig. Li u jinyuan.
A conclusione degli interventi le Parti hanno sottoscritto, in forma
ufficiale, l’Accordo di cooperazione tra la Provincia di Teramo e
la Cina. u
MANDATARIO ELETTORALE: IN PROPRIO
ELEZIONI COMUNALI
TERAMO
6-7 GIUGNO
2009
Doriano
S
“Costruiamo insieme una città
più bella, più umana e più grande”
ono Doriano Panichi e per la prima volta mi accingo ad
affrontare questa impegnativa esperienza politica.
Nella mia vita ho fatto sempre tutto con grande entusiasmo: gli
anni di scuola e quelli ancora più importanti della scuola della vita che
ho la fortuna di “frequentare”
con la mia famiglia con la quale condivido una intensa
attività lavorativa.
Ogni giorno tempro il mio carattere e maturo la mia formazione
umana e professionale anche per via del quotidiano carico di
incombenze e di responsabilità
che richiede la gestione della nostra azienda famigliare.
Credo sia superfluo dire cosa comporta essere di fatto un
riferimento per l’azienda e riuscire sempre a rispondere a tutte
le richieste della variegata clientela!
Significa cercare le soluzioni a tutte le necessità che si
presentano e fare in modo che nulla sia lasciato al caso e
tutto funzioni al meglio.
Svariate sono le mansioni che fanno capo a me.
Sono il “jolly” della società, pronto ad affrontare ogni
problema nel modo in cui mi hanno insegnato i miei
genitori: sempre con serietà ed impegno.
Vorrei mettere al servizio della nostra Città tutta
l’esperienza acquisita in questi anni nell’amministrare
la nostra società, perché credo che tutti dobbiamo dare
il nostro contributo. Teramo ha davvero bisogno
dell’impegno e della partecipazione di uomini
capaci e fattivi che vogliono fare della politica
uno strumento al servizio del bene comune.
Care Elettrici e cari Elettori sono qui a
chiedere il Vostro aiuto per essere eletto e
per consentirmi di poter essere un futuro
componente della nuova amministrazione
di Teramo, nella certezza che massimo sarà
il mio impegno per rappresentare nel modo
migliore possibile le Vostre istanze.
Con il Vostro voto possiamo vincere! Possiamo
vedere realizzate le nostre idee sulla città di
Teramo che partono dalle intuizioni lungimiranti della
Giunta Chiodi!
Uniti con il nostro candidato a Sindaco, Maurizio Brucchi
possiamo costruire una città più grande, più umana e più bella.
Panichi
con Maurizio Brucchi sindaco
pag
Teramo
16
Un
territorio
tra due
fiumi
I
la chiamavano
Intermnia Urbs
n ogni caso varrà la pena parlarne. Alla fine
dovrò farlo, buttare fuori in uno sfogo tutto di
un botto la rabbia che mi rode dentro da tanto
tempo. Probabilmente servirà a ben poco mettere
in fila queste parole, ma se non le sbatto in faccia
a qualcuno, rischio un’emorragia idrofoba. La
scuola e poi il lavoro e il lavoro che arriva tardi
che già hai un figlio da campare. Nelle grandi città
si sa che c’è la mafia, e anche la malavita da organizzare, a renderti la vita difficile; ma da qualche
altra parte, per quanto piccolo possa essere un agglomerato
urbano, non ci manca mai niente, e la consorteria di potenti &
notabili vari, tutti quanti insieme, la chiamiamo affettuosamente:
“La mafia bianca.” Da un semplice certificato, agli esami del
sangue; da una concessione edilizia, alla pensione d’invalidità,
quello che conta è se puoi affidarti al santo, che con un voto
comprato si è ritrovato fresco fresco in paradiso. E qui di santi
ne abbiamo eletti davvero tanti, democraticamente, dopo l’arrivo
degli americani.
A giugno si nominerà il nuovo Sindaco: cittadini in svendita e
candidati bene accomodati a ricevere suppliche nelle loro lussuose sedi elettorali.
Hai l’imbarazzo della scelta, durante le peripezie quotidiane, dinanzi agli sportelli degli uffici pubblici, che assomigliano sempre
di più ad ospizi per impiegati molesti. A chi mi rivolgo adesso per
questo servizio?! Al signorotto delle Industrie Arrangiate S.p.A.
del Centro Sud, che da un secolo si va comprando interi pezzi di
città messi in saldo dagli amici degli amici oppure vado a piangere dall’Onorevole di serie B, che in Parlamento non conta un
c…zo, ma qui da noi si muove come Abraham Lincoln? Mi fischia
un orecchio. Avverto sempre più forte la sensazione di essere di
troppo per qualcuno. Ciò che mi consola è che non esistono solo
le libertà “positive”, cioè la libertà di esprimere le proprie idee,
di manifestare il proprio dissenso… insomma, tutte quelle libertà inscritte a lettere maiuscole nelle Costituzioni di tutti i grandi
paesi civili; ma ci sono anche le libertà “negative”, vale a dire
le “libertà di non”: non associarsi, non affiliarsi, non iscriversi
a lobby di potere per cercare di sopravvivere in qualche modo
maggio 2009
di Mimmo Attanasii
alle prepotenze quotidiane. Ma dove vivo? Me lo chiedo spesso
durante la giornata. Soprattutto quando vedo strade appena
costruite franare per la piena di un torrente; quando cammino
per il vicolo del centro storico e sento puzza di pisciate contro i
muri dei palazzi. Gli sputi espettorati con impeto e fiotto finale
sul selciato, nella piena incuranza di farlo quando intorno non
c’è nessuno; sorci morti e cartacce a terra perché non c’è un
cestino dei rifiuti lì pronto sotto il naso e la cattiva educazione
è sempre colpa degli altri. Sarebbero assai necessarie norme
determinate e condivise, lo sguardo incombente e giudicatore
sulle piccole forme d’illegalità d’ogni giorno, tanto diffuse quanto depenalizzate nelle coscienze
di chi le commette. Comunque sia, io amo molto
la mia terra. In questi luoghi leggendari, lungo il
corso di fiumi detti del paradiso, nominati nella
Bibbia, nei poemi sumerici e accadici, nei testi
degli storici greci e romani, da Erodoto a Polibio
a Tacito, negli scritti dei Padri della Chiesa, e
nei racconti di letterati e viaggiatori, il Tigri e
l’Eufrate sono stati tra i testimoni della nascita
della civiltà. Un territorio tra due fiumi. Mesopotamia (en mésos potamós): questa è la mia terra.
Per dirla alla maniera dei latini, una Interamnia
Urbs. Come il nome di una prestigiosa Coppa per
un torneo di pallamano, che si disputa di là, da
qualche parte, in Occidente, divenuta ormai la
World Cup International exhibition full optional
edition on the road in joy together. Praticamente una festa
paesana, che mia madre ricorda con affetto perché da giovane
vi ha partecipato come pivot, nella squadra di handball della
nostra cittadina. Mi racconta anche che durante l’intervallo della
partita, le si è avvicinato un giovane con i capelli ricci e la barba
corta a chiederle, in un improbabile inglese, un autografo sul
gesso del braccio: “ …a causa di quella frattura non poteva più
fare niente per quell’anno”.
Le fece uno scarabocchio di nascosto del suo allenatore baffuto
e, arrossendo in un timido sorriso, lo salutò per sempre.
Ancora oggi, quando è in vena di nostalgie, pensa a quel ragazzo
di un’Europa ancora lontana. Pochi capelli, la barba bianca e
labbra sottili, che scrive c…zate su qualche giornale di provincia.
“Simul stabant, simul cadent” u
I
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pag
18
Manifesti e slogan…ordinari
maggio 2009
Gli effetti
collaterali
di una elezione
meglio i writer che i santini
N
eppure questa volta i “nostri bravi candidati” ci hanno voluto
risparmiare la sequela di slogan partoriti dalla fantasia di
chissà quali pseudo-improvvisati-consulenti-fattiincasacomunicatori politici. Noi non li possiamo citare perché ci troveremmo a fare pubblicità a chi crede di poter impunemente giurare e
spergiurare che, votando loro, assieme a loro ci saremo guadagnati
il Paradiso. “Io ne ho sentite promesse che voi umani non potreste
immaginarvi…” si diceva nel film Blade Runner. Promesse che non
si potranno mai mantenere e scenari che non potremo mai raccontare, semplicemente perché utopistici ed irrealizzabili. Eppure tutto
ciò, nella testa di chi ha coniato tali insulsità, sembra debba pagare,
anche perché alla fine nessuno gliene renderà veramente conto.
Quella che riportiamo è semplicemente una vetrina di quelli più
scherzosi, che ci fanno sorridere e ci fanno sentire un po’ meno
tristi di fronte alle cose serie del mondo.
Ma la politica oggi cos’è veramente?
Paolo Albi (foto 1)
Mai visto un Paolo Albi con questo cipiglio e con questa luce crepuscolare da Cinemascope dei film di un tempo. E’ un Albi che ha i
tratti del Mosè solenne de “La Bibbia” di John Huston, la pellicola
del 1966 a base di Arca di Noè e Torre di Babele. Non sorride, è severo, lo spazio è riservato tutto per il suo volto contrito. Il Sindaco –
dicono – è vero. Motto che vorrebbe far presumere altre cineserie?
Comunque lui conserva la sua aria bonaria e soprattutto sorniona:
basta osservare i gatti stampati sulla sua cravatta. Come i felini lui
ama il formaggio svizzero, quello senza i brucchi però.
Maurizio Brucchi (foto 2)
E’ un candidato sindaco che prepara la sfida alla maniera di un
boxeur, incrociando i suo pugni. Tende a sporgersi un po’ alla Lilli
Gruber ma intende dare un senso di quiete e sicurezza, con la sua
fede in primo piano (la famiglia ed il suo alveo) e con i termini che
suscitano altrettanta armonia, come “La città che sorride”, “sicurezza”, per una città che sa tendere la mano.
Valter Catarra (foto 3)
“Vieni con me in Provincia”, un invito terribilmente pericoloso in
questi giorni per le note vicende della chiacchierata inagibilità della
sede della Provincia di Via Milli. Faccia paciosa da manager dell’Asl,
in un non-sorriso forzato: un non luogo per lui che ride o che s’intristisce. Grafica roboante e piena da circo appena oggi giunto in città.
Ha anche la parvenza di un cantante degli anni ’60 in una copertina
di dischi 45 giri: il fenomeno dell’estate o del Cantagiro. Gli occhiali
alla Al Bano lo ringalluzziscono. Senza dubbio il primo manifesto
di Maria Grazia Frattaruolo
[email protected]
Pdl fuori dagli schemi dell’estetica di partito: poco azzurro rilassante, qualche inconfessato rosso, più un arancione che sa di eretico
nella visione camomillizzante del Berlusca. Lo slogan “Vota Valter
Catarra” è stato rispolverato da qualche manifesto Dc di un tempo.
Ernino D’Agostino (foto 4)
Il roteare della sua mano sinistra, evidenziato dalla virgola verde
a lato (genialità del grafico!!) sta lì a indicare: Eh vai, ve l’ho fatta
ancora! A passo di marcia, l’ex presidente s’accinge a riconquistare
la sua poltrona (lo assicura perfino il motivo: “D’Agostino la Tua
Provincia”). “Sappiamo crescere”, dicono: certo, dal secondo piano
della sede di Via Milli, al terzo della nuova sede di Via Carducci, davvero un bel salto in avanti! “Sappiamo riformare”: pensate al titolo
V, dopo i tre al multisala Smeraldo, ora i due in via Carducci: “Ernino
e i suoi fratelli” e “Profondo Rosso” (due titoli intramontabili). “Sappiamo innovare”: da Ernino D’Agostino I a Ernino D’Agostino II.
Verticelli (foto 5)
In un’orgia di bandiere, non si sa se la foto è stata fatta in curva sud
a Berlino nel 2006 davanti a Zidane e Materazzi oppure nei pressi
dell’Eurotower di Bruxelles. il suo ghigno è quello edulcorato dei
migliori sorrisi stampati made in Psi anni ’80: raggiante e proteso verso un futuro della “nave che va”. Ha la faccia terribilmente
ascetica del mega direttore fantozziano ma ti riserva un motivetto
da “paura”, fin troppo in linea con il tema delle europee. Scontato.
Ma lui se la ride lo stesso: nella giornata burrascosa e ventilata (vedi
la foto), i suoi capelli non fanno una grinza! Unto dal signore e dalla
Gilette.
Manola Di Pasquale (foto 6)
Il manifesto richiama più una copertina patinata dai color pastello
anni ’50 di “Elle” quando nominata donna dell’anno sfoggia il suo
sorriso acquiescente e maternamente risoluto, del tipo: “Lo so che
mi voterete, beccatevi ‘sta Manola Di Paquale, che tanto vale”. Tutti
ora abbiamo “un’amica in Comune”, quindi alzate la cornetta e chiedetele un posto da usciere, a meno che non sia un posto in comune,
allora sarete in 10 mila (quasi gli stessi numeri di un concorso pubblico). Togliete immediatamente la licenza alla sua parrucchiera.
Taroccata. Nel senso arancione dei prelibati tarocchi siciliani (che
cospargono la sua mise).
Anna Marcozzi (foto 7)
Appena tornata dal Kenya, stretta nella sua sahariana e nella camicia bianca alla Meryl Streep, non si sa se aspetta un taxi a Mozambico o a Miramare di Rimini. E poi con quella vegetazione lussureggiante alle spalle: ma dov’era? Alla Villa di Teramo o ai giardini di
Naxos? Non è sicuramente una turista fai da te, ma sicuramente un
Pidiessina fai da te, e senza il kit del boss. Si appropria di un gingle
abusato e riabusato ormai in disuso: quella formula del TE sventagliata come fosse una trovata geniale: davvero non se ne può più!
Luca Boschi (Al Centro per Teramo) (foto 8)
Il suo santino riecheggia vagamente un biglietto da visita di un
brioso agente di vendita di qualche nota marca di aspirapolvere o se
vogliamo proprio insistere richiama una card di un rampante guru
di qualche chiesa battista negli Stati Uniti, con tanto di cellulare e
fax, di quelli che vanno in giro in fiammanti Bmw e spennano gli
adepti.
Verdecchia John (Idv) (foto 9)
Non si sa se il santino sia una vecchia locandina di qualche film
californiano anni ’70 con qualche autore emergente (tipo uno
pag
Schwarzenegger ante litteram, John gli è sosia) o solo un mediocre
fotomontaggio di quelli che si fanno negli apparecchi delle foto in
tre minuti con la tua faccia sul corpo di un giocatore di football. I
caratteri del nome sono affascinanti, old fashion, magica la sventagliata dei colori che vuole riprendere il volatile dell’Idv : un iride che
va dall’arancio al giallo verde-oro brasileiro, fino al celeste Savoia!
Volto da collegiale americano, pulito ed innocente.
Mauro Di Dalmazio (Al Centro per Teramo) (foto 10)
Lui che è un bell’uomo si riduce virtuosamente ad icona per far spazio ad una massima di un documentario del 1955 che ha fatto epoca
introducendo neologismi da fantascienza: “The future is now”. La
grafica (pare un Sudoku) è da saggio che tratta materie tecnologiche, chips e kappabaits. Come per la Terribile si sta spandendo
il fenomeno dei manifesti elettorali trattati come copertine di libri.
Sorriso da lusingatore come se volesse far capire: “Vi ho purgato
ancora”, firmato Francesco Totti.
Raffaele Battistella (UDC) (foto 11)
Il sapore è quello vago e pirotecnico di un Pirata dei Caraibi alla
Johnny Depp calato all’improvviso tra i flutti impetuosi della tera-
Con quell’affermazione imperiosa e territoriale uno si aspettava al
massimo il Guerriero di Capestrano. E poi non si capisce se si debba
votare Lega Nord Abruzzo, cioè per S.Egidio alla Vibrata, per Ancarano, per Martinsicuro, ecc. (città stato che volevano migrare sotto il
cappello protettivo di Ascoli), oppure Lega Nord e basta in Abruzzo.
Il verde è un pugno in un occhio ma tant’è, siamo già abituati alle
sgargianti cravatte e orribili pochette nel Transatlantico. Facciamocene una ragione.
Guido Campana (Al Centro per Teramo) (foto 14)
A vederlo meglio “il consigliere di tutti i teramani” ha preso le sembianze bonarie di Marcello Olivieri nella noche pescarese. Mitico
duomo alle spalle dai contorni imprecisati che gli rammenta anche
la sua provenienza di papaboys. Sorriso fin troppo indeciso, studiato
dinanzi ad un fotografo che speciosamente gli ha richiesto un mezzo
ghigno serioso, decisamente contro natura per i suoi costumi, per
uno come lui abituato dappertutto ad elargire euforia e a sgambettare in fretta lungo l’asse Piazza Martiri-Corso nuovo e vecchio.
Doriano Panichi (Pdl) (foto 15)
Decisamente il Bruce Willis della politica teramana. I suoi tratti sono
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manità. Il candidato, nella sua posa affettata, divide alla Mosè la
folla in due, folla che nei visi degli astanti pare attendersi qualcosa
di importante dal candidato. Un D’Artagnan dei nostri tempi su un
set cinematografico virtuale: a quanto pare il manifesto elettorale è
opera di svariati fotomontaggi, nei visi di ciascuno infatti domina una
luce diversa. Muy Barocco.
Sinistra e Liberta’ (foto 12)
Unica cosa viva nel manifesto che esprime una certa congruenza
estetica resta il logo di Sinistra e Libertà. La gente ai bordi e quella
specie di arena danno l’impressione di assistere alla solita rabbiosa
puntata di Anno Zero, con la partecipazione popolare che si fa
sentire. La gente: un elemento imprescindibile per la vera sinistra.
Il giallo paglierino che si è voluto conferire al manifesto svilisce però
gli intenti rivoluzionari di un tempo, quelli puri e rossi.
Lega Nord (foto 13)
Inchiniamoci al genio lumbàrd. Unire il guerriero di Giussano al
locale detto popolare “Mo avaste” è stato quantomeno innovativo.
Come unire il riso alla milanese con le verdure delle virtù teramane.
inconfondibili, e ricordano quelli hollywoodiani del noto attore alle
prese di inseguimenti, meteoriti e assalti. A proposito di meteore:
non è che Panichi appare e scompare come del resto la maggior
parte dei candidati? Bah, saranno gli elettori a deciderlo. Sfondo
psichedelico alla stessa stregua dei primi video dei Pink Floyd ed
in genere in quelli dei primi anni ’70. Maglietta a “V” bianca un po’
troppo desueta per i canoni estetici del Berlusca: se lo vede il boss
lo potrebbe scambiare per un comunista di quelli che…(rileggetevi
le sue ultime dichiarazioni in merito!).
Marco Tancredi (Pdl) (foto 16)
Viso da boxeur francese, camicia celeste, braccia buttata da una
parte, Marco Tancredi si autoproclama l’anima casual dell’ingessato
Popolo delle Libertà. Quando non si sa come riempire un santino in
genere si ricorre a TE, al panorama cittadino per delimitare il territorio politico con coordinate fotografiche, per ribadire il concetto di
teramanità, della presenza, della vicinanza ai problemi di tutti i giorni.
“Un cuore teramano”, il suo adagio, appare un po’ scontato e più
consono ad una campagna pro Aido. Certo poteva sforzarsi di più.
20
a cura di
dura lex sed lex
maggio 2009
Sia fatta
la volontà
del…
malato!
C
on la vicenda Englaro il Governo ha presentato un disegno
di legge sul testamento biologico che, approvato velocemente in Senato, si è poi arenato alla Camera, sicché
sembrerebbe ora impossibile esprimere anticipatamente la
proprie volontà di rifiuto a qualsiasi trattamento medico nell’ipotesi
di futura incapacità di intendere e di volere.
Ma la giurisprudenza è di contrario avviso, quanto meno quella del
Tribunale di Modena, che il 5 novembre 2008 ha emesso un decreto
che, di fatto, consegue i medesimi effetti giuridici del “testamento
biologico”. Tale decisione basa la propria motivazione giuridica su
alcune norme del codice civile, che disciplinano l’amministrazione
Committente responsabile: il candidato
pag
Amilcare Laurìa ed Elvio Fortuna
avvocati associati
di sostegno, istituita dalla L n. 6 del 9 gennaio 2004, con il fine di
tutelare al meglio gli incapaci, rispetto a vecchi strumenti quali: la
inabilitazione e l’interdizione, reputati, non a torto, infamanti per
l’individuo. Le norme sull’amministrazione di sostegno, contenute
nel codice civile dagli artt. 404 – 413, prevedono la possibilità per
una persona affetta da infermità fisica e psichica e che si trovi
nella impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere
ai propri interessi, di essere assistita da un amministratore di sostegno nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha la
residenza o il domicilio. La funzione dell’istituto non è solo quella
di tutelare l’interessato dal punto di vista patrimoniale, bensì di
porre al centro dell’attenzione la persona, o, come tecnicamente
si chiama, il sostituito, salvaguardandolo con uno strumento agile
e variegato che non incide in maniera radicale sulla sua capacità
di agire. In effetti, con il decreto di nomina dell’amministratore
di sostegno, il giudice commisura di volta in volta i relativi poteri
di amministrazione, adattandoli alle concrete esigenze del
sostituito.
Ciò premesso, il decreto del Giudice tutelare di Modena non passa
inosservato data la sua indubbia originalità. Il provvedimento
è stato richiesto da un soggetto che aveva precedentemente
depositato da un notaio una scrittura privata ove aveva espresso,
in caso di malattia invalidante o lesione cerebrale irreversibile,
da una parte il rifiuto a qualsivoglia trattamento terapeutico, ivi
compresa l’alimentazione forzata e artificiale, e, dall’altra parte,
Elezioni al Comune di Teramo
6 - 7 giugno 2009
Anch’io
scendo in campo
per la città
Franco
CHIONCHIO
con MAURIZIO BRUCCHI Sindaco
pag
la richiesta di vedersi somministrati tutti i
farmaci idonei a lenire le proprie sofferenze, compresi gli oppiacei, anche nella
eventualità che essi dovessero anticipare il decesso. Nel ricorso l’interessato
aveva chiesto al giudice la nomina di un
amministratore di sostegno, designando
all’uopo la moglie, con il preciso incarico
di eseguire le disposizioni contenute nella
scrittura depositata dal notaio. Il giudice
ha accolto il ricorso, osservando che l’art.
32 della Costituzione, tutelando la salute
come fondamentale diritto dell’individuo,
impedisce di fatto al medico l’esecuzione
di trattamenti terapeutici in difetto del
consenso libero e informato del malato.
Il giudice ha poi escluso che la questione
a lui sottoposta fosse eutanasia, giacché nella fattispecie non c’è richiesta di
somministrare un farmaco in grado di cagionare la morte, ma, più semplicemente
di rispettare il naturale percorso biologico
di un individuo senza interferire con il suo
decorso. Da ciò il giudice, con l’art. 408
del cc, come sostituito dalla L. 6 del 2004,
ai sensi del quale l’amministratore di sostegno può essere designato dallo stesso
interessato con atto pubblico o scrittura
privata autenticata, anche in previsione
della propria eventuale e futura incapacità,
ha individuato lo strumento idoneo a tutelare il ricorrente perché potesse anticipa-
tamente esprimere le proprie volontà sui
trattamenti sanitari.
Si potrebbe, a questo punto, muovere
verso tale provvedimento l’obiezione
secondo cui, la scienza medica, nel
21
periodo intercorrente tra il deposito
della scrittura contenente le disposizione
terapeutiche e l’evento invalidante che le
renderebbe operative, potrebbe progredire a segno tale da poter consentire
un domani la guarigione di malattie
che all’atto della scrittura erano state
reputate irreversibili. Questo argomento,
se fosse corretto, renderebbe paradossale un provvedimento che, incentrato
sul rispetto della persona, si ritorcerebbe
contro la medesima. Ma l’obiezione sopra
illustrata è stata contemplata dal giudice
che l’ha ritenuta infondata, dal momento
che il presupposto della disposizione
notarile è la sussistenza di una malattia
irreversibile. Dunque, è tale condizione a
dover sussistere perché le disposizioni
di volontà del ricorrente diventino efficaci;
sicché un progresso medico idoneo a
rendere reversibile il decorso di una malattia, che all’epoca della scrittura notarile
era stata considerata come irreversibile,
eliminerebbe il presupposto oggettivo di
operatività del provvedimento. u
pag
22
aspettando “Godot”
Il Parco della
Scienza
(in)esatta
…la città perde
una importante
occasione di crescita
D
oveva essere uno dei fiori all’occhiello della rinascita di
Teramo, della sua nuova vocazione tecnologico-scientifica, rischia invece di rimanere, chi sa ancora per quanto,
un’eterna incompiuta. Ormai parlare del Parco della Scienza e
del suo Auditorium inagibile non fa più nemmeno notizia visto
il continuo susseguirsi di intoppi e problematiche varie. La
struttura, inaugurata in pompa magna la scorsa primavera, ha
avuto una vita intensa…ma breve. Infatti già in settembre venne
dichiarata inagibile e quindi immediatamente chiusa dopo che un
sopralluogo della Commissione provinciale di vigilanza riscontrò
delle carenze a livello strutturale, burocratico e nel rispetto delle
di Federico Ioannoni
maggio 2009
nuove normative in materia di sicurezza. Si disse che si trattava di
interventi di modesta entità e che, al massimo entro la primavera,
tutto sarebbe stato risolto, ma purtroppo così non è stato e alcune
aree della struttura restano ancora chiuse al pubblico. Infatti,
a seguito di un nuovo sopralluogo, è arrivata l’ennesima doccia
fredda: l’Auditorium non potrà riaprire nei tempi e nei modi previsti perché necessita di nuovi interventi per la messa in sicurezza.
Per carità, piccole cose che riguardano solo alcuni padiglioni, ma
che rischiano di tenere questo importante pezzo della città chiuso
chi sa ancora per quanto. Per prima cosa si dovranno spostare
alcuni “pezzi” della Ludoteca tecnico-scientifica dell’Università di
Teramo, inizialmente posizionati lungo i corridoi, perché possono
creare intralcio alle uscite di sicurezza in caso di evacuazione. Poi
si dovrà procedere a nuovi lavori sulla più volte citata scalinata
che, nella zona dell’Auditorium, porta al secondo piano dell’edificio; malgrado le prescrizioni ricevute infatti risulta ancora non
completamente a norma. Ultimo, ma non ultimo, si dovrà rifare
daccapo la pavimentazione nell’ala che dovrà ospitare il Museo
dell’Astrofisica gestito dall’Infn che, per la seconda volta, ha ceduto lasciando diverse crepe. In tutto si stimano interventi per oltre
50.000 euro con buona pace di quanto già investito e del tempo
finora perso. Così diverse iniziative programmate in primavera
all’interno dell’Auditorium sono saltate, con evidenti ripercussioni
per una struttura che, appena un anno fa, si candidava a diventare
il cuore del nuovo polo tecnico-scientifico regionale e che invece
oggi appare sempre più un’eterna incompiuta. u
a l C o m u n e di Te r a m o
c o n PA O L O A L B I S i n d a c o
Esperienza
e Progetti
per il futuro
della città
Carlo
GAITA
pag
ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI
ED ESPERTI CONTABILI DI TERAMO
VIA Melchiorre Delfico n. 6 - 64100 TERAMO
Tel 0861 - 245541 • FAX 0861 - 245651
A cura della FONDAZIONE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E
DEGLI ESPERTI CONTABILI DI TERAMO, con sede in Teramo,
alla via Melchiorre Delfico n. 6, si comunicano:
LE PRINCIPALI SCADENZE RELATIVE AL
MESE DI GIUGNO 2009
LUNEDI’ 1
• Presentazione ad un CAF o ad un professionista abilitato
del 730 / 2009 2009 modello base per l’assistenza fiscale,
e del modello 730-1.
LUNEDI’ 15
• IVA fatturazione differita - relativa a beni consegnati o spediti nel mese precedente.
• Consegna del modello 730 / 2009 e del prospetto di liquidazione modello 730-3 al contribuente da parte del CAF o
professionista abilitato che presta assistenza fiscale.
MARTEDI’ 16
• UNICO 2009 – versamento del saldo 2008 e/o del 1° acconto delle imposte risultanti dalla dichiarazione dei redditi
(per le persone fisiche, le società di persone e i soggetti
IRES con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare) o della prima rata delle stesse in caso di rateizzazione,
senza l’applicazione della maggiorazione. Entro oggi deve
essere versato l’acconto, in unica soluzione o la prima rata,
dell’addizionale comunale Irpef senza maggiorazione.
• IVA liquidazione e versamento dovuto dai contribuenti
mensili relativo al mese di maggio.
• IVA versamento della quarta rata dovuta sulla base della
dichiarazione annuale.
• IVA, Versamento delle ritenute sui redditi di lavoro autonomo, dipendente e su provvigioni.
• INPS – versamento contributi artigiani e commercianti
IVS dovuti sul reddito eccedente il minimale a saldo per il
2008 e del 1° acconto per il 2009, senza maggiorazione.
• INPS – versamento contributi lavoro dipendente.
• INPS – versamento contributi gestione separata.
• ICI – versamento della prima rata ( o unica ) dovuta per
l’anno 2009.
• DIRITTO ANNUALE CCIAA – versamento dovuto da tutte
le imprese già iscritte al Registro delle Imprese (sezione
ordinaria e speciale) senza maggiorazione dello 0,40 %.
MERCOLEDI’ 17
• IVA / ritenute – ravvedimento relativo al versamento periodico del 18 maggio.
SABATO 20
• Presentazione modello INTRASTAT per operatori intracomunitari con obbligo mensile.
MARTEDI’ 30
• Presentazione cartacea dei modelli di dichiarazione Mod.
UNICO 2009 per le persone fisiche in Posta.
Elezioni al Comune di Teramo 6 - 7 giugno 2009
Committente responsabile: il candidato
un amico
in comune
Bruno
CIPOLLONE
Medico Psichiatra Psicoterapeuta
23
pag
24
shopping card
di Ivan Di Nino
maggio 2009
Sentimento
Armato
Il mio nome è nessuno
“È
un aiuto anche per le famiglie che hanno qualche problema per arrivare alla fine del mese!”.
Segue sentito applauso del pubblico.
Così Jerry Scotti chiosava la spiegazione di un concorso a premi
con in palio una shopping card deliziosamente offerta da Mediaset.
Il gioco consiste in questo: bisogna mandare un SMS o telefonare
da rete fissa a pagamento rispondendo ad una domanda, di solito
piuttosto semplice, dopodiché si viene messi in un grande calderone
e si “pesca” informaticamente quel fortunato/a signore/a che vince
questa carta di credito spendibile nei punti vendita convenzionati Visa
electron. Tutto giusto: è un concorso, si partecipa ma non si sa se si
vince! Sul sito internet del programma “ Chi vuol essere milionario?”
tale competizione è presentata come “servizi SMS”, dove ogni giorno
si possono vincere: una shopping card da mille euro; ogni domenica
una da diecimila euro; un giorno jolly stabilito dalla produzione in cui se
ne vince una da tremila euro. Se si vuol partecipare, bisogna cliccare
per ricevere “maggiori informazioni”. Tutto sacrosanto: è una gara!
Il punto è proprio questo: se uno ti aiuta è perché lo vuol fare, come
dice Rocky al cognato nel terzo film della saga, ma dov’è l’assistenza
onesta e sincera se il servizio è oneroso?
Certo, per partecipare basta una manciata di spiccioli, ma provate a
sommare un tot di partecipanti a fronte di mille o anche diecimila euro
in palio: Mediaset guadagna una vagonata di soldi sborsando una somma modestissima. Inoltre, qualcuno può tranquillamente affermare
che l’aiuto è piccolissimo: telefonano in milioni, vince uno solo!Ogni
tanto su internet girano vicende ridicole: ti arriva una e-mail in cui è
scritto “ho urgente bisogno di denaro, datemi centomila euro e tra due
mesi ne renderò cinquecentomila”. Dammene tu cinquantamila subito
e la chiudiamo! Da queste sciocchezze è poi nato il “Raggiro World
championship” di Striscia la notizia.
Niente a che vedere con queste truffe, per carità, tuttavia se quello presentato da Jerry è un concorso a premi tale deve restare, ma non può
passare per beneficienza ciò che non lo è e nemmeno vuole esserlo.
Qualcuno ricorderà la storiella di Terence Hill nel famosissimo film “Il
mio nome è nessuno”: un pulcino è intirizzito per il freddo ed emette
alcuni gemiti di dolore; passa una mucca che pare guardarlo con
disprezzo e…patapam! Lo sommerge di letame. Il piccolo pian piano si
riscalda, comincia a sentirsi meglio e torna a pigolare di felicità: “Pio,
pioooo!!!”. Un coyote, allertato dal rumore, si avvicina, toglie il pulcino
dalla cacca, lo pulisce per bene e… lo mangia in un boccone! Alla fine
del film, il grande Henry Fonda trova la spiegazione: “Non tutti quelli
che ti buttano della merda addosso lo fanno per farti del male. Non
tutti quelli che ti tirano fuori dalla merda lo fanno per farti del bene”
Nessuno regala niente, figuriamoci i soldi. No, Jerry, quella frase non
dovevi dirla. Pazienza. Tuttavia gl’italiani non sono stupidi (eh…)e capiranno che eri in buona fede. Meditate gente, meditate. u
SERA
EMOZIONI D’ARREDO
Vendita Promozionale
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l’oggetto del desiderio
di Carmine Goderecci
maggio 2009
La Regina
dei Carpazi
come Renoir
S
e qualcuno di voi l’ha vista partire,
racconti com’era vestita. Quanta
fretta aveva nei capelli, ae era triste
o era felice. Il giorno che Alina prese la corriera salutò il granaio del mondo e via lontano sfidando d’azzardo il suo destino. Da
qualche parte ci sarà una casa più grande
pensò, probabilmente esiste un uomo migliore. Da allora la Regina dei Carpazi, così
la chiamava suo padre quand’era sbronzo,
cambiò passo. Lo specchio tornò a sorridere e il Bel Paese
che l’aveva accolta le ruotava intorno. Alina realizzò presto il
sogno di vestire la sua mano con un prezioso crisoprasio.
Un crisoprasio verde come la speranza e come quello che
indossava la Regina dei Carpazi.
Il nostro Oggetto del Desiderio è il Crisoprasio
Il Crisoprasio è una bella varietà di calcedonio verde mela con
di Oro e Argento
una durezza che varia da 6,5 a 7. appartiene al gruppo del
quarzo ed è relativamente raro. Nei secoli scorsi era usato
per decorazioni nelle cattedrali e nei xastelli e nei gioielli
cretai per le famiglie reali. Si può trovare in Brasile, India,
Russia, Sud Africa e Usa. Metafisicamente il Crisoprasio è
una pietra che porta pace al cuore e benessere agli stati
emotivi, mentali e fisici. Permette di centrare facilmente il
chakra del cuore e incoraggia un processo
di crescita interiore equilibrato e ordinato.
I medium riferiscono che il Crisoprasio
instilla uno stato di grazia interiore facilitando stati meditativi profondi, la pietà e il
perdono. Si dice che sia una finestra verso
la perfezione interiore e che incoraggi
l’adattabilità, l’accettazione di sé e il rilassamento. Si crede che sia curativa per le
emozioni, in modo particolare per il crepacuore, e che permetta di vedere opportunità
di crescita anche nella sfortuna. Il suo uso
è raccomandato per coloro che desiderano sollevarsi dallo
stress. Può essere calmante per l’ira e anche per la paura.
Il Crisoprasio combina armoniosamente con tutti i membri
della famiglia del quarzo così come con la Moldavite, la Fenacite, la Tanzanite, la Danburite, l’Azeztulite, la Labradorite dorata, la Ciaroite, la Serafinite, la Morganite, il Quarzo
blu siberiano, lo smeraldo e molte altre gemme. u
Elezioni al Comune di Teramo
6 - 7 giugno 2009
...la mia
esperienza
al vostro servizio.
Marcello
www.marcelloolivieri.it
OLIVIERI
con MAURIZIO BRUCCHI Sindaco
Committente responsabile: il candidato
pag
coldiretti informa
Due anni di
congedo retribuito
ai figli di soggetti
portatori
di handicap
U
na sentenza della Corte Costituzionale rivoluziona le norme della legge
104 a favore dei figli di soggetti che
sono stati riconosciuti portatori di handicap.
Fino ad ora i lavoratori dipendenti, che
assistevano i genitori con handicap grave,
potevano beneficiare di 3 giorni al mese di
permesso retribuito. Grazie a questa recente
sentenza avranno una ulteriore possibilità:
richiedere la concessione di due anni di
congedo retribuito. In precedenza il congedo
straordinario veniva concesso solo ai genitori
di figli con grave disabilità. La sentenza in
questione ha sancito l’iniquità della norma in
questione, che viola gli articoli 2,3 e 32 della
Costituzione che riguardano i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale della collettività per garantire la tutela
la cura della persona. L’INPS si sta attrezzan-
maggio 2009
di Nicola Lucci
Coldiretti Teramo
do per recepire questo nuovo orientamento
adeguando la modulistica per la presentazione della domanda. Ovviamente la concessione
di questo importante beneficio è subordinata
alla sussistenza di determinate condizioni.
Per prima cosa è indispensabile che i genitori
per cui si chiede il congedo siano in possesso
del verbale ASL che attesti il riconoscimento
di uno stato di disabilità di tipo grave ai sensi
della legge 104 (ricordiamo che non è sufficiente aver ottenuto l’accompagnamento).
Inoltre il richiedente deve provare l’effettiva
convivenza con il genitore da assistere e
l’assenza nel nucleo familiare di altre persone
“idonee” a prendersi cura del portatore di
handicap. Per esempio: il genitore portatore
di handicap grave non deve essere coniugato
oppure, in presenza di coniuge, lo stesso non
deve prestare attività lavorativa dipendente (è ammessa solo attività autonoma, ad
esempio coltivatore diretto ecc…). E’ possibile
usufruire dei benefici se ci sono altri figli nello
stesso stato di famiglia, ma a condizione che
svolgano attività autonoma (coltivatore diretto
ecc…) oppure che non svolgano alcuna attività. In caso contrario gli altri figli dovranno
rinunciare espressamente al congedo per il
genitore nello stesso periodo attraverso una
apposita dichiarazione.
INVALIDI CIVILI
Nuovi importi e limiti di reddito
per ottenerli
L’Inps sta provvedendo all’invio della
dichiarazione di responsabilità, per i titolari
di indennità di accompagnamento, relativa
alla sussistenza o meno della condizione di
ricovero gratuito e per i titolari di assegno
mensile, relativa allo svolgimento o meno di
un’attività lavorativa. Gli invalidi civili in base
alla percentuale di invalidità riconosciuta
dalle commissioni mediche ASL hanno diritto a specifiche prestazioni economiche, oltre
che di tipo sanitario. A partire da un riconoscimento del 34%, l’invalido civile ha diritto
a protesi e ausili sanitari. Con il riconoscimento di un grado di invalidità, almeno pari
al 46% è prevista la possibilità di iscriversi
nelle liste speciali del collocamento obbligatorio. Dal 67% in poi si può usufruire anche
dell’esenzione del ticket sanitario. Il diritto
alle prestazioni economiche previste dalla
Legge è anche condizionato dal rispetto dei
limiti di reddito rivalutati annualmente, oltre
che dal requisito di età anagrafica. In sintesi,
l’invalido civile di età compresa tra i 18 e i
64 anni nei cui confronti sia accertata una
invalidità.
pag
27
pag
28
lettere dai Caraibi
La
Televisione
cubana
C
redo che la maggioranza degli abitanti di ciascun paese vorrebbe
migliorarla a proprio uso e consumo e secondo i propri gusti. Così in
Italia, quando c’era solamente la rai, la televisione era forse meno
criticata che dopo l’avvento delle reti Mediaset che ha portato certamente una
scelta o almeno una concorrenza che prima non esisteva. Che poi l’offerta sia
migliorata o meno non sta a me dirlo ma certamente ora c’è una scelta maggiore rispetto a qualche decennio fa’. L’offerta televisiva qui a Cuba invece si evolve
molto lentamente. Rispetto alla situazione italiana questa cubana è davvero preoccupante e non parlo soltanto per la pluralità delle voci (in Italia non mi sembra
una situazione idilliaca a proposito) quanto alla qualità e varietà dei programmi
offerti. Se c’è una cosa su cui tutti i cubani sono d’accordo è la dubbia qualità dei
programmi dell’ICRT. Questa sigla è la corrispondente alla nostra RAI, cioè la
televisione rigorosamente statale i cui programmi vengono irradiati dalle varie
sedi del Vedado avanero. Fino a otto anni fa’ c’erano solo due canali: l’ammiraglia Cubavision e il canale d’intrattenimento Tele Rebelde. Poi negli anni si sono
aggiunti due canali che in Italia chiameremmo Educational (Canal Educativo 1 e
2) e infine tre anni e mezzo fa’ è giunta una quinta (e per il momento ultima) rete
prettamente regionale che nella capitale si chiama Canal Habana. I palinsesti,
come dicevo, lasciano un po’ a desiderare: telenovele, partite di baseball cubano,
lezioni d’idraulica la fanno da padrona. I telegiornali sono a reti unificate (tranne
maggio 2009
di Francesco Pellecchia
[email protected]
che su Tele Rebelde che alle otto di sera trasmette sport), poi c’è la versione
cubana del “Porta a Porta” di Vespa che qui si chiama “Mesa Redonda
Informativa” che tratta dei temi (di solito politici) che riguardano Cuba e/o i
suoi alleati nella regione (Venezuela, Bolivia ecc.) o i nemici storici statunitensi. Da qualche stagione però sono arrivati i telefilm americani come CSI o
Doctor House che hanno spopolato soprattutto nelle fasce più giovani della
popolazione. Questa tendenza è una novità assoluta a Cuba poiché ciò che
proveniva dagli Stati Uniti era sempre o quasi da evitare. Dico quasi perché i
film, come ovvio, sono in gran maggioranza made in Usa e sono trasmessi tutti
i giorni. Il sabato è però il giorno dei film per eccellenza: dalle 22,00 in poi ben
quattro in rapida successione interrotti solo da un breve notiziario di tre minuti
tra il primo e il secondo. Personalmente non sono mai stato uno spettatore
assiduo della tv e a Cuba ancora meno considerando anche che le antenne
paraboliche sono proibite nelle case private. Questa strana proibizione è
sempre stata in vigore per ragioni che cambiano secondo i due punti di vista
correnti (pro o contro il governo). I primi difendono la scelta giustificandola con
l’evitare l’assedio mediatico che i canali del sud della Florida esercitano contro
la politica governativa. I secondi invece asseriscono che tale proibizione sta nel
fatto che il governo non vuol tenere informato il popolo se non con l’informazione di Stato. Come sempre non voglio pronunciarmi sui guelfi e ghibellini
anche se qualche partita di calcio internazionale dal mio sofà non guasterebbe
le mie giornate e invece sono costretto ad andare in qualche hotel o ristorante
dove le immagini satellitari sono permesse (al servizio dei turisti). Strano vero?
Sono tentato a scrivere un articolo su altre singolari proibizioni in vigore qui a
Cuba, a volte quando le racconto agli italiani che vengono per turismo non mi
credono ma ci sono situazioni davvero grottesche che però vanno lette sempre
nel contesto in cui ci si trova. Ora vi lascio: ho la ripetizione della replica della
telenovela cubana del 2000 che mi attende su Cubavision. Hasta la proxima. u
note linguistiche
L’origine
della parola
“quiz”
G
entile Professoressa Di Flaviano, seguo
sempre con molta attenzione la Sua rubrica
e voglio chiederLe di darmi delucidazioni
sull’origine della parola “quiz”.
Cordiali saluti
Un Suo affezionato lettore
Gentile lettore, la parola chiave per arrivare a “quiz” è quesito,
parola che viene dal verbo latino quaero-is-quaesivi, quaesitum,
quaerere e che in origine significò “cercare, ricercare”, successivamente “fare una inchiesta, informarsi” e infine “chiedere per
sapere, domandare”.
maggio 2009
di Maria Gabriella Di Flaviano
Derivano proprio da questo verbo le parole questione (= interrogazione, argomenti di discussione); questionario (= serie di questioni,
di quesiti su un dato argomento); quesito (= domanda, questione
da risolvere); questore (= funzionario che ha l’incarico di indagare, di investigare); questura (= organo amministrativo che ha il
compito di indagare sui reati); questurino (= addetto alla questura,
investigatore); questua (= il chiedere l’elemosina);
questuante (= chi chiede l’elemosina).
Quiz sembra derivare dalla stessa radice, essendo
l’abbreviazione dell’inglese “inqusition” (= quesito, domanda, interrogatorio). C’è però chi sostiene
trattarsi di una parola di pura invenzione, uscita dalla
fantasia di un impresario teatrale di Dublino, un certo
Daly il quale aveva scommesso di introdurre, nel
breve giro di un giorno, una nuova parola tra i suoi
concittadini. Per attuare il suo piano, il Daly cominciò a scrivere
su tutti i muri della città le prime quattro lettere che gli vennero
in mente: quiz. In breve tempo questo vocabolo, scritto a caratteri
cubitali in vernice rossa, suscitò la curiosità di tutti che si domandavano: che cosa vuol dire? Che cosa significa? E siccome la
risposta non venne mai, quiz acquistò il significato di “?, domanda”
con cui è passato alla storia della lingua. u
Vota
pag
29
L’AZIENDA E LA SUA MISSION
La Julia Servizi Più è una società, con capitale pubblico, specializzata nella fornitura di gas metano ad uso civile e industriale, con
10.000 clienti già serviti e 14 milioni di metri cubi annui erogati nella provincia di Teramo.
La società è nata nel 2004, a seguito della liberalizzazione del mercato del gas naturale, disposta dal Decreto Legislativo 23 maggio 2000 n. 164.
L’obiettivo primario della Julia Servizi Più è rispondere alle esigenze di gas metano nel territorio, garantendo un servizio efficiente e
qualificato a costi convenienti.
Si tratta di una società di proprietà del Comune di Giulianova che svolge, in collaborazione con l’amministrazione comunale, anche
un importante ruolo in ambito sociale, attraverso una serie di agevolazioni agli utenti che vivono in condizioni economicamente
disagiate.
L’attività di Julia Servizi Più si basa su:
• rapporto diretto con la clientela;
• sconti tariffari sul costo del gas;
• fatturazione mensile o bimestrale;
• fatturazione costante dei consumi con conguaglio di fine anno;
• rateizzazione dei pagamenti;
• pagamento tramite domiciliazione bancaria o postale;
• pagamento tramite sportelli provinciali della SOGET Spa senza costi aggiuntivi,
e altre soluzioni personalizzate per favorire e agevolare le famiglie e le imprese clienti.
JULIA SERVIZI PIÙ ARRIVA A TERAMO
Con lo stesso spirito e i medesimi obiettivi aziendali e sociali, Julia Servizi Più si affaccia sul mercato della città di Teramo,
proponendo le proprie offerte commerciali a privati, imprese ed enti, con servizi innovativi e personalizzati, in grado di soddisfare
le esigenze di tutti.
L’offerta di Julia Servizi Più agli utenti di Teramo porterà RISPARMIO e QUALITÀ nei servizi; sarà sempre possibile il contatto
diretto con il personale dell’azienda, nonchè concordare tempi e modalità di pagamento delle bollette, per rispondere al meglio alle
esigenze di ognuno.
I clienti di Julia Servizi Più hanno a disposizione un sito internet per ricevere informazioni specifiche, richiedere un appuntamento o
contattare l’azienda, proporre variazioni al contratto o alla gestione dell’utenza, richiedere ulteriori preventivi, segnalare inefficienze
o proporre iniziative utili al miglioramento del servizio, ecc. Ciò nell’ottica del CONTATTO DIRETTO e quotidiano tra l’azienda di
erogazione e l’utente.
Per essere CLIENTI di Julia Servizi Più è sufficiente sottoscrivere un contratto, senza apportare alcuna modifica al proprio impianto
in casa o in azienda. L’erogazione del gas metano continuerà come sempre, ma avverrà a opera di un altro fornitore, Julia Servizi Più,
con un significativo risparmio e migliori servizi.
Julia Servizi Più
Corso Garibaldi, 65 - 64021 Giulianova (Teramo)
Tel. 085 8001111 - 085 8007651 • Fax 085 8025783
[email protected]
www.juliaservizi.it
pag
il cinema segreto
32
La Jerusalem
liberata
Il film liberatorio di
Masharawi
I
Nel mondo arabo i programmi culturali
hanno sempre rincorso i progetti politici.
Jibril Awad
metafilm, cioè le pellicole che parlano del cinema (per
mezzo del cinema), facendo finta di parlar d’altro e, inevitabilmente, parlando d’altro, andrebbero divisi almeno
in tre categorie: quelli che semplicemente citano altri testi (i
vari Scream) o, al limite, ne sono una parafrasi o una perifrasi
(ancora Scream), sguaiata (Scary Movie) o sofisticata (De Palma
su Hitchcock, Woody Allen su Fellini o Bergman); le opere che
hanno per soggetto la settima arte, esplorata, narrativamente,
nelle fasi produttiva (Hollywood Ending; Hollywood, Vermont), distributiva
o fruitiva (Nuovo Cinema
Paradiso); infine, i più
radicali e sofisticati che
si prendono la briga di
spiegare e smontare il
funzionamento del dispositivo cinematografico (da
Godard a Kiarostami).
Ticket to Jerusalem,
uscito e non considerato
nel 2002, appartiene a
tutte e tre le categorie,
ma nel contempo le
trascende tutte. Il film,
dal soma costruito con
logica attenuante e dotato
di racontants, eventi ed
esistenti chiarissimi, ha
attitudini alla linearità ingenua: si vede solo quello che c’è. Per
questo è apparentemente incompatibile con le dense tessiture
della percezione attiva e inattesa del metatesto. Ma le sue cellule germinali, il germen, mettono in funzione una molteplicità di
immagini invisibili e dinamitarde che traggono il loro significato
dal contesto politico del contenente, dalla cui direzione origina,
in creativo e splendente crossing over, il contenuto.
E’ probabile che il regista Rashid Masharawi, nato in un campo
profughi nei pressi di Gaza, abbia girato nel rispetto di quei
vecchi principi che, secondo il parere di Hassan Abu Ghanima
maggio 2009
di Leonardo Persia
dell’Associazione del cinema palestinese, definiscono rivoluzionario il cinema: “ispirazione giusta” (invito a ricombinare
l’esistente, non soltanto fiction) e “serietà del trattamento”
(rinuncia ai deja-vu non soltanto hollywoodiani), ma combinati,
attenzione, con “chiarezza d’espressione” (nessuna stravaganza
o piroetta art pour l’art) e “centralità” dei problemi local (la
propria realtà culturale in tutte le sue forme, comprese quelle
mediatiche). Ecco perché manca ogni possibile manierismo calligrafico iraniano (non si è sciiti o sunniti a caso) e il rivestimento
formale digital tanto di moda azzera non solo i confini tra docu
e fiction, ma pure i “dogmatismi” alla Lars von Trier. E’ fin
troppo ovvio che cinefili-massa e critici-massa siano disturbati
proprio dalla mancanza dell’evidente intelligenza del cinema
d’autore e, forse, dall’antisistematicità del messaggio politico,
che si preferirebbe condensato in un bel comizio
finale che non aggirasse,
come si disse all’uscita,
“l’ambiguità del reale”,
cioè il problema del conflitto arabo-sionista.
Certo, restituire dignità
all’atto di vedere (il
cinema non solo come
› Urashid masharawi
complemento del pop
corn) risulta senz’altro indigesto a quei critici che cadono dalle
nuvole se qualcuno accosta, per esempio, il mediocrissimo
Le due torri di Peter Jackson alla jihad di Bush, jr. Ma tant’è.
Sono proprio essi a non capire, mortificandola, l’esaltante
carica libertaria e rivoluzionaria dell’immaginario pop, del puro
entertainment, di quella hegeliana profondità della superficie
stigmatizzata da un altro film tutto d’un pezzo come Ricordati di
me (tanto per citare un altro film chiacchierato del periodo). Che
dire allora della vecchia sophisticated comedy, del meraviglioso Oliveira de La lettera e, anche, del sottovalutato Malena di
Tornatore (partire da un’effige femminile piuttosto porno per
arrivare all’autentica comprensione della donna)?
Di fatto, anche qui, come nel film più famoso del regista
siciliano, si racconta di un proiezionista missionario mosso da
magnifica ossessione. Perennemente on the road, l’uomo,
che si chiama Jaber e vive nel campo di Qalandia, alle porte di
Ramallah, dopo essere stato un rifugiato in Libano, si ostina,
con determinazione kamikaze, a spendere gran parte delle sue
giornate tra le lunghe file dei check point israeliani, risoluto
com’è a portare il suo cinema mobile nelle scuole dei campi
profughi. Latitano però le trappole della memoria cinefila (la
pastosa nostalgia tornatoriana) e della narrativa che esibisce la
propria logica organizzativa, per non parlare, si è detto, dei vezzi
snob dell’autoreferenzialità. Tuttavia sono in agguato clamorosi
quanto intangibili scambi d’identità tra medium e fine, tra spettacolo e realtà, proiettati (in tutti i sensi) in un futuro necessariamente diverso.
Si guardi la scena in cui Jaber, con la moglie, si reca per una
proiezione a Ramallah nel mezzo di un bombardamento.
pag
Ovviamente black-out e paura hanno
fatto disertare la sala e il morale del
proiezionista va in pezzi. Parte la musica,
mesta ed extradiegetica, ma, sorpresa,
essa proviene dalla sala, dove c’è un
musicante che fa la sua performance tra
le candele, dando corpo, come in Godard
o Jarman, al commento musicale. Quelle
note, che il fuoricampo aveva suggerito
come semplice sound track, diventano
così elemento narrativo, personaggio,
diegesi, attestando l’assoluta corrispondenza, in questo film, tra virtuale ed
effettuale. Da quel momento, l’interscambio e la metamorforsi (anche
la mediamorfosi: cinema/musica…)
saranno continui. Sono le stesse note del
musico, infatti, a raccordare la sequenza successiva, col tenace proiezionista
bloccato dai militari mentre cerca di far
ritorno al campo di Qalandia col furgone.
E mentre Jaber, con infinita pazienza, è
costretto a caricare il proiettore su una
carriola e mettersi in fila pedestre al
posto di blocco, uno stacco di montaggio
ci mostra, in perfida antitesi ma senza
banali sottolineature, un bravo telegior-
nalista made in Italy che fa il suo bel
pezzo dal medio Oriente. C’è medium e
medium certo, o, meglio, soltanto i differenti sguardi su di essi (lo si diceva anche
sopra), e Masharawi sa farli combaciare
e sovrimprimerli per poter poi meglio
destrutturarli e differenziarli.
Il suo film, tautologicamente, svela
la propria eversività occultandola in
una forma che si mostra dentro e
si nasconde fuori. Sembra (solo) un
réportage, come il precedente Radio
Palestina (altro film politico sui media,
che in originale si chiama, non a caso,
Live from Palestine), perché la realtà
palestinese è assurdamente definita solo
come spettacolo e quindi il suo realismo
è piuttosto una finzione. Ma la finzione è
vera, perché essa non costituisce altro
che “il regno autocratico dell’economia mercantile elevato a uno statuto di
sovranità irresponsabile” (Guy Debord),
a cui Jaber non può che oppure il suo
altrettanto vero spettacolo. Quello del
massacro di Sabra e Chatila che mostra
alla moglie sotto forma di film (diretto nel
1983 dall’iracheno Qasim Hawal) o quello
33
del percorso compiuto quotidianamente,
con le sue proiezioni, per ri-occupare
virtualmente i territori blindati di Gaza e
della West Bank, fino al punto d’arrivo
di Gerusalemme (est), top dei confini
tracciati dall’Intifada per designare il
“proprio” stato indipendente.
D’altronde, la struttura del cinema mobile è divenuta già da parecchio una magnifica sfida alla de-territorializzazione
culturale prima che spaziale del popolo
palestinese e costituisce il naturale
approdo di un cinema nato già politico
e in conflitto, e a cui si attribuisce, da
realizzatori e fruitori, un’ importanza
“tanto grande quanto quella dell’esito di
un’operazione militare” (ancora Hassan
Abu Ghanima). Qui il “nazionale” non ha
il significato ideologicamente ristretto,
mai autenticamente “popolare”, della
nostra Italia provincialmente “di casta”
(e di casta provinciale). A vedere Ticket
to Jerusalem Antonio Gramsci avrebbe
esultato. u
pag
34
basket
Banca
Tercas
Teramo
è
d’obbligo iniziare, nel commentare, dalla 15ª ed ultima
giornata del campionato regolare della serie A, di questa
stagione ”straordinaria” della BancaTercas Teramo
perché la gara in oggetto contro la Gmac Bologna ha racchiuso un’importanza emotiva e una drammaticità tali, da lasciare
nel dopo gara e durante la settimana, polemiche e strascichi
consistenti in reclami, contro reclami in seno alla FerderBasket,
con tanto di legali in difesa delle due società, per discutere la non
regolarità dell’incontro preannunciata dalla società bolognese.
Dopo attenta valutazione del primo e del secondo ricorso, la
commissione ha respinto le istanze, confermando il risultato
acquisito sul campo. Teramo, ai play off scudetto dovrà giocare la prima delle cinque partite a fasi alterne, contro l’Armani
jeans Milano, piazzatasi al sesto posto della graduatoria. L’inizio
di questa bella e nuova avventura al PalaScapriano lunedì 18
maggio con inizio alle ore 20.30. Tornando alla gara giocata, le
due formazioni si sono affrontate con diversi destini e con diverse
motivazioni. La Gmac Bologna doveva giocare la partita della vita;
vincendo a Teramo avrebbe evitato la retrocessione, Salsonica
Rieti permettendo e BancaTercas doveva vincere per consolidare la terza posizione, importante ai fini dei playoff scudetto per
non incontrare il Montepaschi Siena in un eventuale passaggio
alla semifinale. Motivazioni che hanno reso l’appuntamento
incandescente, giocato a ritmi vertiginosi e senza esclusione di
colpi. Teramo con le sue punte di diamante ha giocato a tratti una
pallacanestro entusiasmante. Amoroso, Carrol, Poeta, Brawn,
l’onnipresente Moss, capitan Lulli, Piazza e Cerella ribattevano
colpo su colpo agli avversari, sfortunati nel perdere Gordon
nei minuti iniziali ma sostenuti dal sempre valido Fucka e dalla
sapiente regia di Huertas, ben supportati dal teatino Mancinelli,
dagli ex Malaventura e Cittadini, da Slokar e da Papadopoulos. La
parte finale della gara è stata quella che ha riservato le maggiori
emozioni, Teramo, che quest’anno ha sette vite, reagiva come
un leone ferito al vantaggio dei bolognesi e nell’ultimo assalto si
riportava avanti. Un solo punto divideva le due contendenti quando il canestro del bolognese Scales, a norma di regolamento (la
sirena ha iniziato a suonare quando il pallone era ancora in mano
al bolognese) non veniva convalidato con estrema decisione
dall’arbitro internazionale Cerebuch. La partita si concludeva
con BancaTercas sugli scudi per i suoi 73 punti segnati e con la
Gmac ferma a 72 punti. In definitiva, stagione da incorniciare per
Teramo che oltre a questo ottimo campionato, ha avuto attenzioni e riconoscimenti importanti dalla Lega Basket: Capobianco
miglior allenatore, Moss secondo miglior giocatore e Carlo
maggio 2009
di Bebè Martorelli
Antonetti secondo miglior dirigente.
Nel rivisitare le giornate precedenti, per la 13ª di ritorno, BancaTercas dopo circa un mese torna a giocare davanti ai suoi tifosi
dopo la bella e convincente affermazione di Avellino che ha dato
la certezza dei play off scudetto. Al PalaScapriano ha fatto visita
la Premiata Montegranaro con atmosfera da derby, ritmo molto
sostenuto, contatti duri e frequenti, predominio gialloblu sotto i
tabelloni, buono il taglia fuori dei vari Hunter, Ivanov, Helliwell e
Chiaramello. La difesa tesa a chiudere tutti gli spazi, in attacco i
bravi Garris, Minard e Taylor traducevano in punti preziosi le loro
giocate. Teramo si è trovata a dover rincorrere nella prima parte
dell’incontro, Iaacks (ottima la sua partita), Brown, Amoroso e
Moss si battevano con caparbietà per limitare i danni sotto le
plance, Poeta, Carrol, Hoover e Lulli (in non buone condizioni)
bravi nel fare l’elastico tra difesa ed attacco pur di cercare quei
collegamenti necessari per finalizzare le loro azioni e poter
vincere questa importante gara. Risultato finale 86 a 83 con
Amoroso e Carroll sugli scudi, per le loro conclusioni dai 6,25.
Veniamo al recupero dell’11ª giornata di ritorno, partita rinviata
per il terremoto, meglio di quanto ci si potesse aspettare da
parte di tutto l’ambiente biancorosso, da una squadra in salute e
desiderosa di raggiungere altre soddisfazioni. BancaTercas ha
dominato l’incontro che la vedeva opposta alla Virtus Bologna (le
”V nere”), ambedue terze in classifica generale con gli stessi 34
punti. Vittoria costruita in difesa, capace di sacrifici nell’aiutarsi
nei raddoppi Brown. Amoroso, Jaacks, Moss e Lulli protagonisti
sotto le plance, Poeta e Carrol intercettavano palloni da meraviglia, bravi poi nel leggere e sfruttare le ripartenze per l’uno
contro uno, blocchi e scarichi per far eseguire tiri comodi ai
compagni e poi tanta concentrazione per non perdere di vista i
virtussini e limitarne le prestazioni. Però nell’ultima parte di gara
i bolognesi, da -19 tornano a -4 per effetto di una rimonta condotta da Langford e Giovannoni ma respinta autorevolmente da
Moss, poi da Poeta e Carrol che con le loro triplone, mettevano al
sicuro una vittoria legittima con il risultato 80 a 70. Da segnalare
anche un momento di commozione, all’arrivo dei tifosi virtussini
che a partita iniziata mostravano uno striscione con su scritto
”tanta solidarietà al popolo Aquilano e a tutto l’Abruzzo”. Tutti
gli spettatori in piedi a tributare un applauso! Nella penultima
(14ª) giornata di ritorno giocata al Palaverde di Treviso, la Banca
Tercas si vede sfuggire l’ennesimo risultato clamoroso; a pochi
secondi dalla fine, per un tiro dalla lunga distanza effettuato
dall’estroso Bulleri, nel giro della Nazionale, ma che quest’anno,
per vari problemi fisici e alcuni trasferimenti da Treviso a Milano
e viceversa, sembrava non trovare la giusta collocazione e la
giusta caratura. Invece è stato il trionfatore della serata insieme
al compagno di squadra Nicevic fresco di passaporto italiano,
32 punti segnati. BancaTercas ha giocato la sua solita partita.
A Treviso, i ragazzi di Capobianco non sono riusciti a limitare la
prestazione del croato della Benetton e, nell’ultima parte di gara,
deleteria è stata l’uscita anzitempo, per raggiunto limite di falli,
di Amoroso e Moss, che ha determinato la sconfitta di misura
per 85 a 82, immeritata per quanto i teramani hanno prodotto
in campo. u