Prima parte

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Prima parte
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Proe. peno n. 5392/2011 R.G. N.R.
Pro.:. peno n. 4140/2011 R.G. G.I.P.
TRIBUNALE DI TERAMO Ufficio del Giudice per le indagini preliminari Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Teramo; letta la richiesta del Pubblico Ministero in sede, depositata presso la cancelleria di questo Ufficio in data 29.7.2011, nel procedimento penale in oggetto, iscritto nei confronti di PAROLISI SALVATORE, n. Frattamaggiore (NA) il 28.08.1978 - residente in Folignano, Piazza Luigi Dari 51, elettivamente domiciliato in Frattamaggiore, alla via Massimo Stanzione n. 75, presso l'abitazione dei genitori, difeso di fiducia dagli avv. Walter Biscotti e Avv. Nicodemo Gentile del foro di Perugia, con studio in Perugia, Corso Vannucci n. 107 - indagato in relazione ai seguenti fatti di reato: a) delitto p. e p. dagli artt. 61 n. 5), 575 e 577 I comma n. 4) e II comma c.p. perché, colpendola ripetutamente con un'arma da punta e taglio al collo, al dorso ed al tronco e, così, provocandole ventinove ferite da punta e taglio (una in regione mentoniera, tre in regione cervicale, venti al tronco ­
sette delle quali penetranti in cavità toraco-addominale ., cinque agli arti superiori) e sei ferite da taglio (una al ramo mandibolare sinistro, due in regione cervicale anteriore, una al polso destro, una al polso sinistro, una alla mano sinistra), cagionava la morte della moglie REA Carmela (detta "Melania", nata il 24.5.1982), che interveniva dopo un'agonia durata alcune decine dì minuti per anemia emorragica acuta conseguente alle numerose ferite inferte; con le aggravanti di aver commesso il fatto contro il coniuge, profittando di circostanze (pantaloni, collant e slip abbassati al di sotto delle ginocchia) tali da ostacolare la difesa della vittima e con crudeltà consistita nel proseguire nell'azione lesiva anche quando la donna, ancora cosciente, era ormai incapace di difendersi a seguito dei colpi ricevuti da tergo e nell'infierire sul suo corpo con ben trentacinque coltellate. In Civitella del Tronto, il 18.4.20 Il b) delitto p. e p. dagli artt. 61 n. 2), 110,410 comma II c.p. perché - con l'eventuale concorso di altra persona allo stato non identificata ., dopo la morte della moglie infieriva sul suo cadavere incidendo con Richiesta n.2600 del 03/08/2011 12.02.00 - copia semplice
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uno strumento a punta smussa la cute dell'addome inferiore, della zona antero-Iaterale della coscia destra
e della zona laterale della coscia sinistra in modo da provocare "ferite figurate" ovverosia segni la cui
disposizione richiama, rispettivamente, una "X" o "croce di Sant'Andrea" (sull' addome), una "svastica"
(sulla coscia sinistra) ed una "grata a grosse maglie" (sulla coscia destra) ed, inoltre, infiggendo una
siringa usata all'altezza del petto (in corrispondenza della regione mammaria sinistra);
con l'aggravante di aver commesso i predetti atti di vilipendio e deturpamento del cadavere per
conseguire l'impunità dal delitto di omicidio pluriaggravato di cui al capo a), tentando di depistare le
indagini mediante l'inserimento sul luogo del delitto di elementi di confondimento.
In Civitella del Tronto, tra il pomeriggio del 18.4.2011 ed il pomeriggio del 20.4.2011
preso atto che la richiesta ha ad oggetto l'applicazione, nel termine previsto dall'art. 27 c.p.p., della
misura cautelare della custodia in carcere, già emessa ex art. 291 comma 2 c.p.p. nei confronti
dell'indagato, dal Giudice per indagini preliminari presso il Tribunale di Ascoli Piceno, in data
18.7.2011, contestualmente alla declaratoria di incompetenza per territorio, alla indicazione della
Autorità giudiziaria ritenuta competente ed alla trasmissione degli atti al P.M. di Ascoli Piceno affmchè
investisse del procedimento la Procura della Repubblica di Teramo;
letti gli atti del procedimento;
OSSERVA
Questo Ufficio è stato investito dalla Procura della Repubblica in sede di una richiesta di
conferma della ordinanza emessa ai sensi dell'art. 292 c.p.p. dal G.i.p. presso il Tribunale di
Ascoli Piceno in data 18.7.2011 nei confronti di PAROLISI SALVATORE, sopra generalizzato,
indagato dei delitti di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Il giudice "a
quo" ha provveduto in via di urgenza sulla richiesta ex art. 291 c.p.p. della Procura di Ascoli
Piceno, ravvisando le esigenze cautelari previste dall'art. 274 letto a] e c] c.p.p., anche in
relazione al disposto dell'art. 275 comma 3 C.p.p. e, contestualmente alla adozione della misura
cautelare di massimo rigore, ha dichiarato la incompetenza per territorio del A.G. di Ascoli
Piceno in favore di quella di Teramo, disponendo la trasmissione degli atti a quest'ultima per il
tramite dell'Ufficio della Procura della Repubblica.
1. LA QUESTIONE DELLA COMPETENZA PER TERRITORIO
Non vi è dubbio che competente per territorio alla trattazione del procedimento in epigrafe
indicato, e giudice naturale precostituito per legge, ex art. 25 comma 1 Cost., è l'Autorità
giudiziaria di Teramo, ai sensi dell'art. 8 comma 1 c.p.p. [luogo di consumazione del reato, di
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natura istantanea]. E' infatti doveroso anticipare sin d'ora, a questi limitati fini [in applicazione
merito, è giudice della propria competenza: Casso VI, sent. n. 9054 del 13.3.2006, MILZI], che i
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consulenti tecnici-medici legali nominati dal Pubblico Ministero, Prof. T AGLIABRACCI e dotto
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del principio del Kompetenz-kompetenz, per il quale ogni giudice, prima di essere giudice del
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ssa CANESTRARI, nella loro relazione definitiva depositata il 13.7.2011 ed il personale R.I.S.
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dei carabinieri, nella relazione depositata in data 8.7.2011, relativamente agli esiti del cd. B.P.A.
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[Bloodstain Pattern Analysis], hanno univocamente concluso nel senso che il luogo di
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rinvenimento del cadavere di REA CARMELA coincide con quello dove la medesima è stata
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uccisa [frazione RIPE, località Casermette, del comune di CIVITELLA DEL TRONTO,
provincia di TERAMO]. In tal senso depongono la quantità di sangue rinvenuta sul luogo di
ritrovamento del cadavere, con una dinamica omicidiaria avvenuta ed esauritasi in loco e con
morte conseguenza di emorragia acuta dovuta ad un gran numero di colpidicoltello; l'assenza di
segni significativi per trascinamento/afferramento/immobilizzazione della persona; l'assenza di
segni riferibili a trasporto del cadavere; l'epoca della morte, collocabile in orario coincidente
con la scomparsa e collocabile nelle due ore dalla consumazione dell'ultimo pasto, e dunque tra
le 13.30 e le 15.30; i risultati della Bloodstains Pattern Analysis, che depone in modo univoco [e
coerente con i dati medico-legali] per un omicidio avvenuto in loco in base alla analisi degli
schizzi di sangue della vittima repertati sul marciapiede in legno del chiosco schizzi riferibili
univocamente a brandeggio (cast-off) e dunque significativi per una azione di accoltellamento
avvenuta proprio sul posto. Ai dati medico legali, si aggiungono, come vedremo, gli elementi
valutativi forniti dalla analisi dei tabulati telefonici. Quanto alla fase precedente all'arresto
dell'indagato, nella immediatezza il procedimento penale è stato iscritto a modello 44 dalla
Procura di Ascoli Piceno in data 19.4.2011 [n. 712/11], mentre la Procura di Teramo lo iscrive a
modello 21 [da identificare], in data 21.4.2011 [n. 3097/11]. In seguito, gli atti vengono
trasmessi per competenza dal P.M. di Teramo ad Ascoli, sicchè il procedimento, così unificato,
prosegue da quel momento in poi presso l'A.G. di Ascoli Piceno, anche se un rappresentante
della Procura teramana resterà di fatto "agganciato" alle indagini, prendendo parte a molteplici
atti investigativi. Si è fatto evidentemente riferimento all'art. 8 comma 3 c.p.p. per radicare, sia
pur provvisoriamente, la competenza in capo alla A.G. di Ascoli Piceno, sul presupposto che la
vittima fosse stata in un primo tempo sequestrata [reato permanente], e la morte fosse stata una
conseguenza del delitto iniziale. Infatti, il fascicolo n. 712/11 modo 44 è stato iscritto dalla
Procura di Ascoli Piceno dapprima per il delitto di cui all'art. 610 c.p., poi per quello di cui
all'art. 605 C.p., infine, dopo il rinvenimento del cadavere di REA CARMELA, per il delitto di
cui all'art. 575 c.p. Si osserva che detta ricostruzione dei fatti, deve fare i conti con la
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circostanza che la soppressione di REA CARMELA non è stata la conseguenza non voluta del
[preteso] sequestro di persona, così come prospettato dal denunciante, dal momento che sul
cadavere della vittima sono state contate da subito complessive 35 ferite, parte da punta, parte da
taglio. Sicchè venendo meno l'ipotetica fattispecie dell'art. 586 c.p., in favore dell'omicidio
volontario, pur facendo salva la iniziale prospettazione della fattispecie del sequestro di persona,
sarebbe risultato applicabile piuttosto l'art. 16 comma l c.p.p., in tema di determinazione della
competenza territoriale per connessione. Tuttavia, anche in questo caso, non vi era sin
dall'inizio la certezza assoluta che l'omicidio fosse stato consumato nel luogo dove è stato
rinvenuto il cadavere, sicchè si giustifica, quantomeno ai sensi dell'art. 9 comma 2 c.p.p. [non
risultando applicabile con certezza neppure l'art. 9 comma 1], la decisione di investire delle
indagini l'A.G. di Ascoli Piceno. Ed anche laddove si dovesse ritenere che le regole suppletive
stabilite dall'art. 9 c.p.p. non siano applicabili al caso di più reati connessi [Casso I, sent. n.
40825 del 27.10.2010, Confl. comp in proc. DI PERNA], se non in via residua le, quando sia
impossibile individuare il luogo di commissione per tutti i reati commessi [Casso S.D., sent. n.
40537 del 16.7.2009, Confl. comp. in proc. ORLANDELLI], anche in questo caso, stando alle
risultanze
giuridico-fattuali
inizialmente
apprezzabili,
la
competenza
sarebbe
stata
ragionevolmente attribuita alla A.G. di Ascoli Piceno, tenuto conto che il reato gradualmente
meno grave dell'omicidio è pur sempre il sequestro di persona [più grave rispetto al vilipendio e
deturpamento di cadavere], in prima battuta ipotizzato, e certamente consumatosi, in ipotesi, nel
circondario ascolano (PIANORO DI SAN MARCO).
2. PREMESSA METODOLOGICA
Le investigazioni relative al fatto omicidiario per cui è procedimento si sono indirizzate
inizialmente in ogni direzione possibile, alla ricerca, dapprima, di tracce utili al rintraccio REA
CARMELA, denunciata dal marito come scomparsa improvvisamente, dopo essersi recata con il
coniuge e la figlioletta VITTORIA di circa un anno e mezzo, per una scampagnata, in località
colle S. Marco di Ascoli Piceno; quindi, dopo il rinvenimento del cadavere della donna,
raggiunta al corpo da 35 colpi di coltello, awenuto due giorni dopo, in altra, non distante,
località della provincia di Teramo, Ripe di Civitella del Tronto, si sono concentrate
maggiormente sui familiari della vittima, senza tuttavia trascurare alcuna "pista" alternativa, alla
ricerca dell'autore o degli autori dell'omicidio. Sono state quindi impegnate decine di unità
investigative, consulenti tecnici, reparti specializzati dei carabinieri (R.C.I.S.); sono state sentite
e risentite decine di persone; acquisite riprese filmate e rilievi fotografici scattati da privati;
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svolti esperimenti volti a ricostruire gli spostamenti sul territorio dei principali "attori" della
vicenda ed il funzionamento degli apparecchi telefonici cellulari; disposte ed eseguite
intercettazioni telefoniche ed ambientali; disposte ed eseguite perquisizioni domiciliari,
veicolari, seguite dal sequestro di materiale; acquisiti tabulati telefonici delle utenze cellulari in
uso a soggetti a vario titolo coinvolti; validamente sondate e scandagliate ipotesi investigative
diversificate; acquisita quale documentazione gli scambi di mail tra PAROLISI SALVATORE
ed altre persone sul social network "Facebook", previa rogatoria internazionale.
Il risultato, ancora provvisorio ed allo stato degli atti e delle indagini, durate sinora tre mesi, è
l'iscrizione nel registro degli indagati, per il delitto di omicidio pluriaggravato e vilipendio di
cadavere, di PAROLISI SALVATORE, marito della vittima e la successiva applicazione, nei di
lui confronti, della misura cautelare di massimo rigore, che deve ricevere ora, in questa sede,
adeguata conferma ad opera dell' A.G. competente per territorio.
Nella disamina del materiale valutativo acquisito, si è scelto di ripercorrere di regola
diacronicamente gli eventi, così come succedutisi, per poi studiarli criticamente e addivenire ad
un giudizio compiuto sul fatto. Si è derogato a questa regola, ogni volta che la "consecutio"
logica degli eventi lo ha richiesto; in particolare, si è dato prevalenza alla "lettura" logica delle
dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti, a prescindere dal tempo in cui ciascuna di
esse è stata escussa, privilegiandosi in questo caso la identità o la "omogeneità" della "materia"
o dell 'argomento trattati. Alla disamina logico-temporale del materiale di indagine acquisito, si
è fatta seguire l'analisi in punto di diritto, previa applicazione delle regole di valutazione
probatoria stabilite dal legislatore per questa fase del procedimento; infine, si è provveduto a
stendere la statuizione cautelare, conseguente alle premesse formulate in punto di fatto e di
diritto, in relazione alla richiesta di misura formulata dalla Procura della Repubblica di Teramo,
sotto il duplice profilo diagnostico preteso dagli artt. 273, 274, 275 c.p.p., tenuto conto dei
pronunciamenti della giurisprudenza di legittimità e della Corte Costituzionale.
Sebbene, come premesso, in questa prima parte della ordinanza si sia scelto di procedere per
scansioni logico-temporali, ciò non toglie che la redazione del provvedimento giunga all'esito di
una valutazione complessiva del materiale a disposizione. Ne consegue che, ad es., in relazione
alle deposizioni delle persone informate sui fatti, sin d'ora è possibile e doveroso evidenziare i
passaggi di maggiore interesse o di impatto sulle indagini, ovvero maggiormente problematici,
perché successivamente confermati o sconfessati da ulteriori acquisizioni probatorie, della
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medesima o di diversa natura. Questi passaggi verranno evidenziati in neretto. Eventuali
osservazioni ritenute assolutamete indispensabili verranno formulate immediatamente dopo la
indicazione delle fonti di prova. Resta fermo, che la valutazione del compendio indiziario è
globale e unitaria, e tiene conto di ogni contributo utile alle indagini, ritenuto tale, com'è ovvio,
ex post.
3. LA DENUNCIA DI SCOMPARSA DI REA CARMELA.
LE PRIME RICERCHE DEL 18 APRILE
Il giorno 18 aprile 2011, alle ore 16.34, l'operatore della Centrale operativa del Comando
provinciale carabinieri di Ascoli Piceno riceveva sul 112 una telefonata dall'utenza cellulare n.
333/8102277, in uso a PARO LISI SALVATORE, n. Frattamaggiore (NA) il 28.8.1978, reso
Folignano (AP), alla via Luigi Dari n. 51. Il chiamante, che si qualificava per PAROLISI
SALVATORE, intendeva segnalare la scomparsa della moglie, REA CARMELA, detta
MELANIA, n. Napoli il 24.5.1982 [cfr. verbale di trascrizione integrale della registrazione a fo1.
161 in rosso dell'incarto processuale]. In prima battuta, peraltro, l'interlocutore dell'operatore
risultava essere la titolare del bar ristorante all'insegna "IL CACCIATORE", anche conosciuto
come "BAR SEGA"', FLAMMINI GIOVANNA, la quale, dopo avere sommariamente iniziato
a riferire quanto da lei appreso sulla vicenda, quasi subito cedeva il posto a colui il quale diceva
di essere, ed in seguito risulterà effettivamente essere, PAROLISI SALVATORE,
momentaneamente impegnato in bagno. Nel corso della conversazione con l'operatore,
PARO LISI SALVATORE, assai agitato, riferiva di essere un militare in servizio al 235 0 RAV
di Ascoli Piceno; che mentre si trovava con la figlia e la moglie in un parco [dove era già stato
una quindicina di giorni prima in compagnia di una comitiva di amici], nei pressi delle altalene e
degli scivoli, la consorte si allontanava per andare alla toilette, ripromettendosi di portare al
marito, al suo ritorno e come da sua richiesta, un caffè; che egli restava, nel frattempo, a giocare
sul posto insieme alla bambina; che, dopo circa 15/20 minuti, non vedendo la moglie fare
ritorno, provava a contattarla senza esito sul di lei telefono cellulare. In conseguenza
dell'allarme lanciato da PAROLISI, venivano avviate le prime ricerche, che proseguivano
fino a sera, senza risultati. In particolare, il personale della Compagnia C.C. di Ascoli Piceno,
giunto sul posto intorno alle ore 17.15 circa, svolgeva le proprie ricerche dirigendosi verso
località S. GIACOMO, dal momento che il segnale del telefono cellulare in uso a REA
CARMELA "veniva agganciato nel ripetitore più vicino" [cfr. annotazione di P.G. a fo1.
1321, timbro]. Era stata infatti attivata la speciale procedura europea di ricerca delle persone in
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caso di imminente pericolo pericolo di vita, che consente di stabilire il posizionamento
geografico di una utenza mobile [anche se in atto non ricevente o emittente] purchè funzionante,
con una approssimazione che tuttavia risente del luogo dove esso è collocato e che è
maggiormente accentuata quando il telefono cellulare si trovi in luoghi non urbanizzati o
boschivi, come nel caso di specie. Nella circostanza, PAROLISI SALVATORE versava "in
evidente stato di agitazione", siccome "affetto da vari reflussi gastrici", "ruttando" in
continuazione e interrompendo spesso le parole [cfr. annotazione cit.]. Nel corso della
medesima serata del 18 aprile, PAROLISI SALVATORE sporgeva formale denuncia di
scomparsa, nei seguenti termini: "Dopo aver pranzato ed aver sbrigato qualche faccenda
domestica, mia moglie mi proponeva di andare parte a prendere un pò di sole sul pianoro di San
Marco. Così verso le 14:00 circa ci siamo recati verso Colle San Marco dove siamo arrivati
dopo di circa una ventina di minuti. Tutti questi movimenti li effettuavamo utilizzando la mia
Renault Scenic di colore nero, unico mezzo in nostro possesso, che guidavo sempre io in quanto
mia moglie, anche se titolare di patente di guida, accudiva la bambina ....Arrivati al pianoro
sostavamo presso un prato dove ci sono una staccionata e delle altalene; lì facevamo giocare la
bambina all'altalena. Dopo pochi minuti mia moglie mi diceva che aveva bisogno di andare in
bagno; io gli dicevo che potevamo andare tutti e tre insieme, ma poiché la bambina si metteva a
piangere in quanto non voleva smettere di andare sull'altalena, lei decideva di andare da sola a
piedi, percorrendo una stradina che conduce ad un vicino chiosco, dove ci sono dei bagni
pubblici, e più avanti ad un bar. Non ho potuto vedere dove mia moglie si recasse
effettivamente, ma conoscendola penso che si sia recata al bar, siccome preferisce i bagni di un
esercizio commerciale rispetto che a dei bagni pubblici, tant'è che quando si allontanava io le
dicevo di portarmi un caffè. Questa è stata l'ultima volta che l'ho vista; più o meno penso che
erano le 14:45 circa.... .10 nel frattempo proseguivo a giocare con nostra figlia, ma dopo circa
venti minuti, non vedendola più tornare indietro, cominciavo a chiamarla alla sua utenza
cellulare 333/8102280, ma il telefono squillava senza risposta. lo temporeggiavo ancora dieci
minuti circa, sperando che lei mi richiamasse, ma non succedendo niente la richiamavo, penso di
averlo fatto complessivamente tre o quattro volte, quindi prendevo la macchina, mettevo la
bambina sul seggiolino e facevo un giro in zona per cercarla, ma senza esito. Nel frattempo la
chiamavo ancora alcune volte, ma sempre senza ricevere risposta. A quel punto mi fermavo al
bar, dove tra l'altro prendevo un caffè, chiedendo se avevano un bagno e se avevano visto mia
moglie". In sede di denuncia orale, PARO LISI specificava che alla risposta negativa della
titolare dell'esercizio commerciale, compiva personalmente le prime ricerche nella zona,
coadiuvato nella immediatezza da alcuni volontari. A tal punto, dichiarava il denunciante, la
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signora del bar gli consigliava di chiamare i carabinieri. Lui la invitava a farlo al suo posto,
ritenendo che potesse dare indicazioni più precise in ordine alla località dove si trovavano al
momento della scomparsa. La donna, tuttavia, dopo avere contattato il 112, gli riconsegnava il
telefono cellulare affinchè potesse interloquire direttamente con l'operatore. Poco dopo,
giungevano sul posto i carabinieri, per proseguire le ricerche. Nel frattempo, PAROLISI
SALVATORE contattava dapprima il proprio amico, PACIOLLA RAFFAELE, assistente della
polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circ.le di Ascoli Piceno, sulla utenza cellulare di
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DORINZI STEFANIA; e, successivamente, il suocero, REA GENNARO, residente in SOMMA
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VESUVIANA (NA), che chiamava sulla utenza fissa 081/8992978. Effettuava, inrme, un
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questi, n. 331/7351318, il quale giungeva poco dopo sul posto, in compagnia della moglie,
ultimo tentativo di chiamata sul cellulare n. 333/8102280 in uso alla moglie, alle ore 18.42,
che non dava esito. Successivamente, provava a contattare la moglie anche sulla utenza Wind
con n. 320-3878219, utilizzata esclusivamente per comunicare con i familiari, ma anche tale
utenza non era raggiungibile. Riferiva inoltre PAROLISI che la località del pianoro di Colle San
Marco era abbastanza conosciuta sia a lui che alla consorte, in quanto frequentata altre due o tre
volte nell'ultimo mese a farci qualche passeggiata; che l'ultima volta in cui si erano recati sul
posto risaliva a circa dieci giorni prima, allorquando vi erano stati insieme ad alcuni amici, tra
cui VIVIANI Sonia ed il marito SIROCCHI Alfredo e loro familiari; di prestare servizio ad
Ascoli Piceno dal febbraio 2008, e di essere stato raggiunto dalla moglie nel mese di maggio
dello stesso anno, successivamente al matrimonio awenuto il 26 aprile; che la permanenza
prevista ad Ascoli Piceno era di tre anni e di essere, quindi, in attesa del programmato
trasferimento che si sarebbe dovuto perfezionare entro il 2011; di aver effettuato in carriera tre
missioni all'estero e di non possedere armi né in dotazione individuale né di proprietà; di
andare perfettamente d'accordo con la moglie, di non avere nessun litigio in corso con lei
non esistendo alcun motivo di contrasto e che anche i rapporti familiari in genere
risultavano ottimi; che la moglie non esercitava allo stato attività lavorativa e che le sue
condizioni di salute erano ottime, al di là un piccolo problema all'ernia; che recentemente la
moglie aveva sostenuto una dieta dimagrante a seguito della quale perdeva circa dieci chili, che
aveva accumulato durante la gravidanza; che ad Ascoli Piceno le amiche frequentate dalla
moglie erano come detto Stefania, la moglie del suo amico PACIOLLA Raffaele, Sonia, moglie
di SIROCCHI Alfredo e tale FEDERICI Patrizia, moglie di Mauro MANTOV ANI, tutti
residenti nello stesso condominio; di non aver cattivi rapporti con alcuno, né ad Ascoli Piceno,
né a Somma Vesuviana o Frattamaggiore, rispettivamente residenza dei suoceri e dei genitori;
che il suocero REA Gennaro era un militare in congedo dell' Aeronautica Militare mentre il
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padre Pasquale era agricoltore in pensione; che il fratello Rocco e la sorella Lucia prestavano
servizio nella Polizia Penitenziaria, rispettivamente a Rovereto (TN) ed a Verona mentre l'altra
sorella Francesca era casalinga ed abitava a Frattaminore (NA); che il fratello di "Melania",
REA Michele, era sposato senza prole e prestava servizio in Aeronautica Militare a Grazzanise
(CE); di non avere sospetti su alcuno che possa avere avuto intenzione di fargli del male; che la
moglie non gli aveva mai detto di essere stata importunata ad eccezione di una volta, alcuni mesi
prima, quando un dirimpettaio, sposato e con figli, del quale non forniva indicazioni utili alla
sua identificazione, la fissava ripetutamente; tuttavia riteneva che la cosa non fosse proseguita in
quanto la moglie non era più tornata in argomento; che la moglie era alta circa mt. 1,72,
fornendo una descrizione degli altri tratti somatici; che al momento della sua scomparsa vestiva
un paio di jeans azzurro chiaro, una maglietta nera, probabilmente a maniche lunghe ed un
giubbetto di colore blu in ecopelle attillato e corto fino all'altezza della vita; di non ricordare le
marche di tali indumenti né le scarpe da lei indossate; che al momento della sua scomparsa
non aveva con sé nessuna borsa; inCatti le due borse che generalmente utilizzava, una
marca Alviero Martini con Cantasia geografica ed altra tipo Luis Vuitton, le aveva lasciate
a casa; che senz'altro indossava la Cede nuziale con inciso la data 26 aprile 2008 ed il nome
Salvatore, ma di non ricordare se indossasse anche l'anello con diamantino da lui
regalatole; che al collo avrebbe dovuto portare una collanina in oro bianco con un ciondolo a
forma di como e con una piccola medaglietta con la dicitura "con te sarà sempre un nuovo
giorno d'amore", tutti in oro bianco.
4. LE RICERCHE NEI GIORNI 19 E 20 APRILE. LA TELEFONATA ANONIMA.
IL RITROVAMENTO DEL CORPO DI CARMELA REA
Anche il giorno seguente, 19 aprile 2011, le ricerche proseguivano - senza esito - mediante
l'attivazione di tutti gli Enti istituzionali preposti [Protezione Civile, Soccorso Alpino, Vigili del
Fuoco, Corpo Forestale], e con l'utilizzo di mezzi aerei ed unità cinofile molecolari e di
superficie. Veniva battuta l'area del Pianoro partendo dal luogo dell'ultimo avvistamento
localizzabile nella "zona delle altalene" con progressivo allargamento del raggio d'azione.
Veniva allertato anche il personale del Corpo Forestale di Campli, competente per il territorio
confinante con Colle S. Giacomo [a sua volta assai prossimo alla collina di S. Marco], che
precisava che avrebbe svolto ricerche nella zone "isolate" e non, ivi inclusi camping ecc ...Alle
ore 14.48 del 20.04.2011, quindi circa 48 ore dopo la denuncia di scomparsa, perveniva una
segnalazione presso il 113 della Questura di Teramo, nel corso della quale l'anonimo telefonista
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[che si accerterà chiamare da una cabina telefonica sita alla Piazza S. Francesco di Teramo,
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luogo dove insiste una stazione di pullman; la cabina è la sola ivi esistente; l'uomo che chiama
non utilizza una scheda telefonica, ha un chiaro accento teramano ed è accompagnato da altra
persona, probabilmente un uomo, che in sotto fondo lo invita a terminare la chiamata]
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denunciava la presenza di un "corpo per terra " nella zona di Ripe di Civitella, in località t
"chiosco della pineta". La notizia appresa veniva immediatamente girata ai Carabinieri di
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Teramo che provvedevano ad inviare sul posto personale della Stazione di Civitella del Tronto, r
competente per territorio, che constatava la veridicità della segnalazione rilevando la presenza
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del corpo senza vita di una donna.
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S. LO SCENARIO CHE SI E' PROPOSTO A COLORO CHE NELLA
IMMEDIATEZZA SONO GIUNTI PRESO IL CHIOSCO DELLE CASERMETTE. I PRIMI ACCERTAMENTI TECNICI E MEDICO-LEGALI COMPIUTI SUL LUOGO DI RINVENIMENTO DEL CADAVERE. DESCRIZIONE DEI LUOGHI CIRCOSTANTI. ARRIVO DI PARENTI E CONOSCENTI Conseguentemente venivano attivati gli organi operativi competenti, segnatamente il Nucleo
Investigativo del Comando Provinciale di Teramo, che provvedeva ad eseguire i primi
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accertamenti tecnici e che, collegando il rinvenimento del cadavere con la scomparsa di Carmela
REA risalente a quarantotto ore prima, allertava anche il Nucleo Investigativo Carabinieri di
Ascoli Piceno, per il necessario coordinamento. Intorno alle ore 16.00 del 20 aprile, viene
redatto il primo verbale di sopralluogo da personale in servizio presso il Comando provinciale
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Carabinieri di Teramo, in cui si da atto del rinvenimento del cadavere e di altro materiale di
interesse investigativo, primo fra tutti il telefono cellulare marca Samsung IMEI
35855903238131-4, carta sim 33378102280, in uso alla vittima, un laccio emostatico, collocato
sul fianco sinistro della vittima, due cappucci copri ago di siringa, uno sul fianco sinistro del
cadavere, l'altro sul lato destro, accanto alla mano, un pistoncino di siringa del tipo da insulina
rinvenuto sul terreno, tra le cosce della vittima, un accendino in plastica tipo bic di colore bianco
con tracce ematiche, rinvenuto tra il piede destro e quello sinistro della vittima, un capello di
colore nero rinvenuto sopra la scarpa della vittima. Nello stesso verbale, si da atto altresì che
sulla parte in altro a destra rispetto al capo del cadavere, si notano i segni di due
pneumatici di autovettura con una larghezza di metri 1,60; che, sul lato destro del
cadavere in alto rispetto al capo, ad una distanza di circa un metro, vi sono tre salviettine
imbevute di carta con tracce biologiche "verosimilmente riconducibili al cadavere a causa
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11 dello stato di ottima conservazione"; che, sul lato sinistro, in alto rispetto al capo, si nota la
presenza di una carta di caramella piegata in modo preciso f"mo a fomare un involucro
lungo e stretto "tipo sigaretta"; la mano sinistra è parzialmente coperta da aghi di pino "e
si nota la fede nuziale"; dopo aver spostato il cadavere, nei pressi del punto dove vi era il
cadavere veniva rinvenuto un anello con una pietra di metallo bianco" [cfr. verbale di
sopralluogo, fo1. 231-233 in rosso]. Sul posto, nel frattempo, giungevano i magistrati ed il
medico legale Dott.ssa Sabina Canestrari, che effettuava una preliminare ispezione cadaverica,
evidenziando che la donna era evidentemente morta a seguito di plurimi colpi inferti da arma da
taglio in più parti del corpo. Il cadavere veniva rinvenuto disteso in terra sulla schiena, con i
piedi in direzione del chiosco in legno ivi esistente, con pantaloni, collant e slip abbassati
sotto al ginocchio; inoltre risultavano evidenti degli sfregi praticati sul ventre e sulle cosce
ed una siringa del tipo insulina conficcata sotto il seno sinistro. Come già detto, nelle
immediate adiacenze del cadavere venivano altresì rinvenuti il telefonino spento appartenuto
alla vittima [per la estrapolazione dei dati, cfr. verbale di accertamenti tecnici a fo1. 236 in rosso]
ed un laccio emostatico, vecchio e anelastico [cfr. la nota preliminare reparto analisi
criminologiche del R.I.S. C.C. di Roma, datata 29.4.2011]. L'attività di sopralluogo e
repertamento proseguiva per passi successivi, oltre che ad opera del personale in servizio presso
il Comando provinciale Carabinieri di Ascoli Piceno [cfr. il verbale di rilievi tecnici e reperta
mento datato 1.5.2011, completo di rilievi fotografici, relativo al sopralluogo eseguito in località
Casermette intorno alle ore 16.00 del 22 aprile], anche mediante l'intervento del personale
specializzato del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, che redigeva, in
data 26.4.2011, apposito verbale di rilievi tecnici eseguiti dalle ore 19.00 circa del 23.4.2011
alle ore 05.00 circa del mattino del giorno seguente [fo1. 584 e ss. in stampa], individuando
complessivi 110 reperti, consistenti in tracce di natura ematica [rinvenute, oltre che nel luogo
dove erano posizionati il corpo e la testa della vittima, sul piano di camminamento in legno, lato
nord e lato est del chiosco/fabbricato, sulla corteccia dell'albero in prossimità dell'angolo nord­
est del chiosco/fabbricato, sul terreno, su sassi, porzioni di legno, sugli aghi di pino e su gruppi
di foglie, su un tubo di scolo, il tutto rinvenuto in prossimità dell'angolo nord-est del
chiosco/fabbricato], fonnazioni pilifere, un orecchino posto sul terreno sotto aghi di pino e
vegetazione, distante circa 60 cm dalla proiezione della parete nord e 80 cm dalla proiezione
della parete est del chiosco/fabbricato [lo stesso giorno 23 aprile, intorno alle ore 12.15, a circa
quattro metri dal luogo di rinvenimento del corpo, era stata scoperta da personale della G.d.F.
Comagnia di L'Aquila - Stazione Soccorso Alpino la presenza di un altro orecchino, nascosto
sotto gli aghi di pino; cfr. annotazione di p.g. a fo1. 220 in rosso dell'incarto], 72 impronte
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12 riferibili a diversi strumenti da punta e da taglio ed a strumenti contundente di lunghezza
variabile, a seconda dei casi, da 3 mm a 6 cm, rinvenute sulla parete verticale est del chiosco [si
tratta di incisioni esistenti nel legno, che dunque nulla hanno a che vedere, probabilmente, con i
fatti che ci occupano e che sono ad essi preesistenti, sedimentatesi negli anni ad opera di più
persone], due impronte riferite a calzatura [scarpa] per deposito di sostanza verosimilmente
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ematica poste sul camminamento in legno lato est del chiosco/fabbricato, due tracce
biancastre, l'una di forma ovale, l'altra circolare, situate sul piano di camminamento in
legno, lato nord del chiosco/fabbricato. L'impiego del test delluminol nell'area circostante al
luogo di rinvenimento del corpo, ha consentito di accertare le evidente e chiara presenza di
quantitativo ematico, oltre che nel luogo dove il corpo era adagiato all'atto del rintraccio,
sul terreno e sul piano di camminamento in legno in corrispondenza del lato nord-est del
chiosco; minori tracce ematiche sono state rinvenute sul tronco dell' albero lato nord est del
chiosco. L'area di rinvenimento del cadavere denominata "chiosco della pineta" in località
"Casermette" di Ripe di Civitella (TE) [d'ora innanzi, "chiosco della pineta"], insiste nei
pressi di un poligono di tiro a cielo aperto e ad uso esclusivo militare dislocato lungo la S.P.
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stesso "chiosco della pineta" risulta essere luogo ben conosciuto ai militari del 235 0 Reggimento
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Piceno in quanto area di esercitazione ed addestramento nonché luogo ove veniva fissato il
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53, denominata Via Caserma. In detto poligono effettuano attività addestrativa al tiro, tra gli
altri, militari in forza al 123 0 Reggimento "Chieti" ed in forza al 235 0 Reggimento Piceno. Lo
campo base durante le cosiddette "continuative", esercitazioni di durata plurigiornaliera che
prevedevano il pernottamento in tenda sul posto. Oltre agli inquirenti si portavano sul posto
per le attività connesse al riconoscimento, il fratello della vittima, REA MICHELE, e
PACIOLLA RAFFAELE, amico di PAROLISI SALVATORE, che già aveva partecipato
all'attività di ricerca nell'immediatezza della scomparsa. Il riconoscimento aveva esito positivo,
trattandosi effettivamente del cadavere appartenuto in vita a REA CARMELA, detta
MELANIA.
6. LE PRIME DICHIARAZIONI DEL MARITO DELLA VITTIMA
DOPO IL RINVENIMENTO DEL CORPO
Al momento del rinvenimento del cadavere della moglie, PAROLISI SALVATORE si trovava
presso l'abitazione del Sergente Maggiore RAFFAELE LA CAVA, il quale, avvisato dal
proprio Comando dell'avvenuto rinvenimento del cadavere, provvedeva ad accompagnare
PAROLISI presso la Caserma Clementi, sede del 235 0 Reggimento Piceno, dove poco dopo
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13 veniva avvisato telefonicamente dell' accaduto dalla sorella Lucia alla presenza dello stesso LA
CAVA e di altri colleghi. Successivamente PAROLISI veniva prelevato da alcuni parenti
che lo accompagnavano presso la propria abitazione, dove in serata rientravano Michele
REA e Raffaele PACIOLLA e giungevano in visita - tra gli altri - alcuni Ufficiali del 2350
Reggimento tra i quali il Comandante Col. Ciro ANNICHIARICO. In tale contesto
p AROLISI riferiva al citato Col. ANNICHIARICO di avere individuato nel "chiosco della
pineta", il luogo ove circa quindici giorni prima si era recato con la moglie alla ricerca
dell'''albero della cuccagna" [tradizione partenopea che prevede l'addobbo di un ramo con
oggetti raffiguranti simboli pasquali] e presso il quale avrebbe consumato con la stessa un
rapporto sessuale all'aperto. Tale circostanza veniva riferita dallo stesso PAROLISI anche al
cognato Michele REA ed all'amico Raffaele PACIOLLA, il quale era stato il primo a
descrivergli il luogo del rinvenimento. La mattina del 22 aprile 2011, il Pubblico Ministero
invitava PAROLISI SALVATORE a ricostruire direttamente sul pianoro gli ultimi
movimenti di "Melania" prima della scomparsa. La ricostruzione dei fatti, eseguita da
PAROLISI, proseguiva, con videoregistrazione, anche presso il "chiosco della pineta", dove lo
stesso veniva invitato a precisare le fasi dell'asserita visita sul posto compiuta unitamente alla
moglie circa quindici giorni prima. In merito, PAROLISI riferiva di avere riconosciuto il
luogo attraverso una foto mostratagli da PACIOLLA, scattata con il telefonino di
quest'ultimo; di conoscere perfettamente il luogo in quanto utilizzato per esercitazioni militari;
di avere mostrato alla moglie, su sua richiesta, i luoghi in questione, descrivendole le varie
attività militari presso gli stessi compiute e di avere raggiunto il posto alla guida della
propria autovettura Renault Scenic; di avere fatto ritorno con la moglie e la bambina presso il
pianoro di Colle San Marco dove, in quella circostanza, trovavano il ramo da utilizzare come
"albero della cuccagna"; di avere portato la propria consorte presso il "chiosco della pineta"
unicamente in quell'occasione; di essere arrivato sul posto di pomeriggio, senza precisare giorno
ed ora, specificando comunque che fosse una data antecedente al 12 aprile, probabilmente un
venerdì o un sabato; di ricordarsi di essere stato sul posto l'ultima volta proprio in data
12.04.2011 in occasione di un'esercitazione militare notturna con il plotone appena insediatosi;
di avere fatto l'amore con la moglie alle spalle del chiosco, precisamente all'altezza dello
spigolo posteriore sinistro per poter verificare se giungesse qualcuno, atteso che la
bambina era in macchina a dormire; di non avere utilizzato, nella circostanza, proftlattico
e di avere eiaculato all'esterno; di non avere confidalo ad alcuno prima degli ultimi eventi tale
particolare; di avere cognizione che l'unica persona al corrente della gita a Ripe di Civitella era
l'amica di "Melania", VIVIANI SONIA, senza potere confermare che la moglie le avesse
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14 confidato anche le questioni più intime; di ricordare che era una bellissima giornata; di escludere
che la moglie potesse aver avuto qualche corteggiatore a sua insaputa; di non avere in corso né
di avere avuto in precedenza relazioni sentimentali extraconiugali né con allieve né con
persone estranee all'ambito lavorativo; di escludere tassativamente di aver ricevuto
avances da parte di allieve e di aver intrattenuto contatti con taluna di loro su social
network; che gli unici contatti extra lavorativi con le allieve si concretizzavano unicamente
in occasione di rituali cene di ime corso; di avere individuato con certezza la località
"chiosco della pineta" a seguito della descrizione nonché dalla visione di una fotografia
scattata con il telefonino e mostratagli dall'amico fraterno PACIOLLA Raffaele che nella
circostanza gli avrebbe detto testualmente: " .. .Eh, non proprio là, comunque, in quelle zone là.
Guarda, ho fatto pure la foto... H; che del particolare in argomento, compresa la fotografia del
luogo scattata dal PACIOLLA, era al corrente anche il proprio cognato Michele REA; di avere
comunicato la circostanza relativa al luogo del rinvenimento ed al rapporto intimo connesso
unicamente al proprio Comandante di Reggimento Col. ANNICHIARICO; che l'unica persona
a cui la moglie avrebbe potuto confidare un particolare del genere poteva essere l'amica
VIVIANI Sonia; di utilizzare unicamente il servizio di messaggistica istantanea
"Messenger", escludendo l'uso di "Facebook", di "Skype" e di "chat", da lui testualmente
deimite "strane"; che in nessuna occasione la moglie aveva avuto modo di nutrire sospetti su
eventuali relazioni sentimentali intrattenute con allieve specificamente individuate e che mai tale
eventualità gli era stata contestata dalla moglie. Tale audizione, videoregistrata in località
"chiosco della pineta", veniva integrata con apposita verbalizzazione avvenuta nella stessa
serata nei locali del Comando Provinciale Carabinieri di Ascoli Piceno, nel corso della quale
PAROLISI SALVATORE ribadiva: che in data 18 aprile 2011, dopo avere pranzato con la
moglie e la figlia Vittoria presso la loro abitazione di Folignano, la moglie gli proponeva di
andare a Colle San Marco per trascorrere un pò di tempo con la bambina; di avere
pranzato mangiando una piadina con melanzane sott' olio, salame e sottilette, mentre
CARMELA [detta MELANIA], non preparava nulla per sé in quanto al rientro da Colle San
Marco sarebbero dovuti andare a trovare la madre della loro vicina Sonia ed avrebbero
sicuramente mangiato qualcosa in quell'occasione, motivo per cui prendeva solo un bicchiere di
latte freddo; alle ore 14.20 circa si dirigevano verso Colle San Marco a bordo della loro
autovettura Renault Scenic; che, rispetto alla mattinata, in cui erano usciti tutti insieme per
delle visite mediche e dei piccoli acquisti, lui aveva cambiato abbigliamento indossando una
maglietta a maniche corte ed un paio di pantaloncini, a differenza della moglie che era
rimasta con gli stessi indumenti, ovvero un paio di jeans chiari, una maglia di colore nero, un
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15 giubbino attillato blu in ecopelle ed un paio di scarpe da passeggio; che prima di salire al colle
San Marco prendeva un plaid sul quale potersi sdraiare a prendere il sole ed una palla, che poi
ha lasciato nel bagagliaio dell'autovettura in quanto, appena giunti al pianoro, la bambina veniva
subito attratta dalle altalene; che il giorno successivo sarebbero dovuti partire per Somma
Vesuviana e Frattamaggiore per le festività pasquali e "Melania" aveva già preparato la valigia
con gli indumenti di Vittoria mentre i suoi e quelli della moglie erano stati disposti sul letto
pronti per essere messi in valigia; che poco prima di andare al pianoro, precisamente quando
aveva preso il plaid e la palla, aveva prelevato in garage la valigia grande per inserirvi gli
indumenti propri e della moglie; di essere arrivati al Pianoro di San Marco verso le ore 14.45
circa percorrendo la strada che passa davanti al Bar "Sev:à", per poi svoltare a sinistra e
poi ancora a sinistra prendendo una strada sterrata dove vi è una staccionata; di avere
parcheggiato la propria autovettura in un punto che contrassemava con il n. 1 sulla
cartina mostrataW, nello stesso senso di marcia dell'arrivo, per poi scendere e recarsi alle
altalene li presenti; che dopo circa 5 minuti dal loro arrivo, "Melania" gli comunicava la
necessità di andare in bagno, come spesso accadeva ogniqualvolta uscivano, precisando che la
moglie evitava sempre bagni pubblici preferendo servizi all'interno di locali dei quali comunque
era solita verificarne la pulizia; che poiché altre volte erano stati al Pianoro di San Marco ed in
altre circostanze "Melania" aveva usufruito del bagno del Bar "Segà", dava per scontato che si
sarebbe recata lì; che nell'occasione chiedeva alla moglie di portargli un caffè al suo ritorno;
che la donna, nella circostanza era uscita di casa senza portare con sé alcuna borsa, ma
non chiese soldi tanto da far supporre che fosse comunque in possesso del danaro
sufficiente; di aver perso di vista la moglie dopo pochi metri perché il percorso dalla stessa
intrapreso era coperto dalla vegetazione, deducendo che si fosse diretta verso sinistra non
avendola più vista sul lato destro, ben visibile dalla sua posizione; di non essere in grado di
spiegare logicamente il motivo per cui la donna avesse scelto il percorso oggettivamente più
lungo, ritenendo la scelta operata in maniera istintiva; che non vedendola tornare dopo circa
mezz'ora, iniziava a chiamarla sul suo cellulare che risultava squillare invano; ritenendo
che fosse impossibilitata a rispondere dovendo trasportare il caffè, non dava inizialmente
eccessivo peso alla cosa, continuando a giocare con la bambina, pensando anche all'eventualità
di uno scherzo, come già successo in passato al centro Commerciale Oasi; che dopo altri
dieci minuti circa, riprovava a contattarla telefonicamente senza esito; caricava la bambina
in auto ponendosi alla ricerca di "Melani a", facendo retromarcia dirigendosi verso il chiosco di
fronte alle altalene girando subito a sinistra e poi al termine del viale ancora a sinistra per
ritrovarsi sulla via principale del Pianoro che passa davanti al Bar "Segà"; di avere effettuato il
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16 medesimo percorso ancora una volta decidendo a tal punto di fermarsi davanti al bar suddetto;
di essere entrato con la figlia in braccio chiedendo alla barista di fargli un caffè recandosi
contestualmente nei bagni del locale, dove non rilevava la presenza della moglie; di avere
chiesto alla barista informazioni circa la presenza della donna nel locale, ricevendo risposta
negativa; di essersi reso conto in quel momento dell'orario, corrispondente alle ore 1.5:30;
di avere a tal punto effettuato nuovi tentativi di ricerca unitamente alla barista più giovane,
lasciando la bambina alla donna più anziana; che la barista più giovane, individuato il posto
esatto della scomparsa nei pressi della altalene, lo raggiungeva attraverso una scorciatoia sterrata
che PAROLISI asseriva non avere mai percorso in precedenza; effettuato senza esito tale
tentativo, facevano ritorno al bar; non avendo rintracciato la moglie, decideva su consiglio della
medesima barista di avvisare i Carabinieri; di avere fatto chiamare il 112 direttamente alla
barista perché migliore conoscitrice dei luoghi; di avere chiamato, nell'attesa dei Carabinieri
il suo amico Raffaele PACIOLLA, che sopraggiungeva poco dopo; di avere mostrato ai
Carabinieri intervenuti la foto di "Melania" e di averli resi edotti delle circostanze relative al suo
allontanamento; di avere fatto contattare da PACIOLLA l'Ospedale di Ascoli, allo scopo di
verificare eventuali donne ricoverate in quel frangente, rispondenti alla descrizione della moglie;
di essersi fatto prestare una tuta dal gestore del Bar " SEGA"', essendosi nel frattempo
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abbassata la temperatura, indumento che provvedeva a restituire il giorno seguente; a domanda
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specifica ribadiva che, in occasione del rinvenimento del cadavere della moglie, grazie alla
descrizione fattagli dal PACIOLLA nonché alla visione delle immagini fotografiche dallo
stesso PACIOLLA realizzate con il proprio telefono cellulare e mostrategli, riusciva ad
individuare il luogo come quello in cui si era recato con "Melania" una quindicina di
giorni prima e dove aveva consumato un rapporto sessuale.
7. LE DICHIARAZIONI DELLE PERSONE INFORMATE SUI FATTI PRESENTI SUL PIANORO DI S. MARCO E NELLE ZONE ADIACENTI IL POMERIGGIO DEL 18 APRILE. IL CROLLO DELLA RICOSTRUZIONE DEI FATTI PROSPETTATA NELLA IMMEDIATEZZA DA PAROLISI SALVATORE La ricostruzione delle fasi successive all'entrata di PAROLISI all'interno del Bar Ristorante "Il
Cacciatore", veniva sostanzialmente confermata da FLAMMINI Giovanna ed ALESI Diana,
entrambi in atti generalizzate, che, escusse il 23 ed il 26 aprile 2011, dichiaravano di essere
madre e figlia e di gestire il ristorante
Bar "Il Cacciatore", altrimenti noto come bar" SEGA''';
che alle ore 15.40 circa del 18 aprile 2011, si presentava presso il loro Bar un uomo giovane
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con una bambina in braccio, il quale andava prima in bagno e poi consumava un caffè al
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banco; che lo stesso uomo, poi identificato in PAROLISI Salvatore, chiedeva informazioni circa
la presenza nel locale della moglie descrivendola, spiegando che si era allontanata dalla zona
altalene per recarsi presso la toilette del loro locale; di non avere mai visto la donna descritta da
p ARO LISI Salvatore; di avere servito, poco prima, alcuni adolescenti di età compresa tra i 15 ed
i 18 anni che avevano un pallone e che consumarono un gelato; di avere notato che PAROLISI
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tentava di contattare telefonicamente la moglie; di avere consigliato a PAROLISI di verificare i
bagni pubblici del pianoro, offrendosi di accompagnarlo atteso che lo stesso riferiva di non
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conoscere la zona; dopo avere appreso la direzione verso la quale la donna si era allontanata, di
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avere effettuato con l'uomo un percorso a piedi transitando per la scorciatoia brecciata che dal
loro esercizio pubblico conduce alla zona delle altalene; di avere notato PAROLISI sorpreso
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con il quale verificava altre aree della zona a bordo della sua autovettura; di essere poi rientrate
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al bar, dove incontravano PARO LISI ed in quel frangente di aver notato transitare una pattuglia
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in relazione all'esistenza di detta scorciatoia; di avere poi effettuato un giro nella zona con la propria auto, ritenendo che la donna potesse avere avuto un malore lungo il percorso indicato; che nel frattempo PAROLISI rimaneva in compagnia di un loro parente, tale BARBINI Filippo,
dei Carabinieri che però non riuscivano ad allertare; di avere suggerito a PAROLISI, a tal punto,
di chiamare il 112; che PAROLISI inizialmente passava la comunicazione con l'operatore
alla sig.ra FLAMMINI, ritenendo che la stessa potesse dare indicazioni più precise sui
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luoghi; di avere notato, in quel frangente, PARO LISI molto agitato e con respiro
affannoso, tanto da dovere ricorrere frettolosamente e d'urgenza al bagno lasciando la
bambina alle loro cure; che subito dopo PAROLISI tornava per fornire indicazioni sulla
moglie all'operatore del 112; che PAROLISI era vestito con maglietta a maniche corte e
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pantaloncini corti, indumenti che, mostrati loro, riconoscevano in sede di escussione [e che, in
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data Il maggio, verranno consegnati spontaneamente agli inquirenti dallo stesso PAROLISI:
cfr. verbale di acquisizione abiti civili a fo1. 905 e ss. a stampa]; che poco dopo la chiamata al
112 giungeva una pattuglia dei Carabinieri, i quali raccoglievano le informazioni preliminari ed
avviavano le ricerche, aiutati da alcuni motociclisti presenti in zona; di avere prestato a
PARO LISI alcuni indumenti affinchè potesse proteggersi dalla temperatura che, nel frattempo,
si era fatta più rigida, indumenti che lo stesso provvedeva a restituire la mattina successiva non
lavati, scusandosi di ciò; di avere appreso da PAROLISI che lui e la moglie erano già stati altre
volte al pianoro e che, almeno in una occasione, la moglie aveva usufruito dei loro servizi
igienici.
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Ritiene a questo punto il giudice utile prendere in esame, contestualmente alle s.i. t. rese dalle
titolari del bar SEGA' e subito dopo avere esposto il tenore della denuncia di scomparsa
presentata da PAROLISI SALVATORE, le dichiarazioni rese da numerose persone presenti il
pomeriggio del 18 aprile, dalle ore 14.30 in poi, sul pianoro di Colle S. Marco, in quanto la
complessiva valutazione di esse è essenziale per valutare la credibilità della denuncia e, come si
vedrà, per confutare la ricostruzione dei fatti palesata dal denunciante; confutazione che, a
parere del magistrato, impone di stigmatizzare come falso, con ogni conseguenza di legge,
l'alibi che, di fatto, con siffatta ricostruzione degli accadimenti, PAROLISI SALVATORE si è
costruito. Dette dichiarazioni seguono temporalmente altri atti di indagine, se non altro perché la
identificazione delle persone infonnate sui fatti è stata lunga e difficoltosa ed ha richiesto tempo.
E tuttavia, come anticipato, conviene considerarle subito, per le ragioni esposte.
BAHTIJARI Raf"lz, in atti generalizzato, ascoltato in data 28 giugno 2011, riferiva: di essere
stato impegnato, in data 18 aprile, unitamente al padre ed allo zio, in lavori di ristrutturazione
dell'abitazione di proprietà di tale BONOPANE Ignazio, ubicata a Colle San Marco nella zona
soprastante al Monumento dei Caduti; che nessuno dei tre si allontanava, nell' arco della
mattinata, dal cantiere; di avere interrotto i lavori per la pausa pranzo, durata circa 45 minuti,
intorno alle ore 14.00; di essersi recato, qualche minuto prima delle ore 15.00, con la propria
autovettura Fiat Bravo di colore blu, al Bar "Segà" per acquistare tre caffè, percorrendo la
stradina che porta dal cantiere all'incrocio, in zona Monumento ai Caduti per immettersi sulla
strada principale Ascoli - San Marco; di essere stato servito da una donna, mentre all'interno del
bar ricordava la presenza di una persona anziana, probabilmente il padre del gestore; di non
ricordare di aver incontrato nessun mezzo, né di aver notato la presenza di persone a piedi, sia
all'andata che al ritorno.
FERRAIOLI Giuseppe, in atti generalizzato, imbianchino, escusso in data 20 aprile 2011,
riferiva: di essere stato impegnato, in data 18 aprile, in lavori di verniciatura all'esterno della
villa del Dott. ME COZZI Vincenzo, di Ascoli Piceno, situata in via Martiri della Resistenza di
Colle San Marco; di avere iniziato i suddetti lavori la mattina del 18 aprile; di avere effettuato la
pausa pranzo presso la propria abitazione ad Ascoli, e quindi di essere ripartito alla volta del
pianoro verso le ore 14:00; di avere nel frattempo effettuato una sosta al "BRICO" ex Olivieri
per acquistare alcuni attrezzi, precisando che l'esercizio apre alle ore 14.30; di essere arrivato
alla villa MECOZZI intorno alle ore 14:45; di aver parcheggiato il proprio furgone di fronte alla
citata villa lungo la suddetta via Martiri della Resistenza; di avere imboccato la predetta via
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19 direttamente dalla strada principale Ascoli - San Marco, all'altezza del bivio con la colonia del
Sacro Cuore [altezza monumento ai caduti; n.d.r.] senza transitare quindi dal pianoro; di avere
sistemato la varie attrezzature e di essere salito, tramite una scala esterna, sul balcone del primo
piano iniziando a verniciare la ringhiera esterna; che i lavori consistevano nel verniciare detta
ringhiera, una casetta di legno per la rimessa di attrezzi posta all'esterno, una ringhiera in ferro
posta nel retro dell'abitazione; che lavorava voltando le spalle alla suddetta strada per cui non
aveva modo di vedere il passaggio di persone e mezzi anche perché la visuale gli era impedita
da due grossi alberi; che udiva in sottofondo, mentre lavorava, il rumore provocato
probabilmente da una motosega utilizzata da alcune persone all'interno del bosco prospiciente la
villa; di non avere notato nessuno transitare a piedi né di ricordare il passaggio di autovetture
lungo la strada prospiciente la villa o all'altezza del monumento ai caduti al momento del suo
arrivo.
POLI Umberto, in atti generalizzato, escusso in data 29 aprile e 3 maggio 2011, dichiarava di
avere trascorso, come di consueto, unitamente alla moglie ed ai coniugi ROCCHI Sestino e
consorte, il pomeriggio del 18 aprile 2011 al pianoro di San Marco. POLI non riusciva ad essere
preciso circa la presenza di qualcuno alle altalene nella fascia oraria compresa tra le 15.15 e le
15.30, limitandosi a sostenere che, "una bella donna come Melania" l'avrebbe sicuramente
notata. Ricordava di avere visto PAROLISI quando, successivamente, recatosi al chiosco di
RANELLI Alfredo per acquisire informazioni, esclamava testualmente "se la sono presa, se la
sono presa ".
VELLEI Mario e MAOLONI Vincenzo, entrambi in atti generalizzati, escussi rispettivamente
in data 29 aprile e 26 maggio 2011, riferivano di avere effettuato, in data 18.04.2011, alcuni
lavori di potatura sugli alberi della pineta prospiciente il chiosco di RANELLI. In quella
circostanza percorrevano più volte la stradina che costeggia il chiosco e le altalene,
dovendo riversare in quella zona le frasche recise. In particolare, tra le ore 14.40 e le 15.00
circa, effettuavano uno scarico di materiale, ma non ricordavano di avere notato alcuno
nei pressi delle altalene. Nello specifico riferivano che: sin dalla mattina del 18 aprile avevano
potato i rami e pulito il sottobosco della pineta situata alle spalle del chiosco di RANELLI,
nell'area che parte di fronte ai campi da tennis e si estende verso la zona del campeggio e la
colonia del Sacro Cuore; si erano recati a San Marco a bordo di un autocarro, un vecchio FIAT
IVECO 50, avente cabina di colore bianco con banda laterale scura e cassone aperto ribaltabile;
i lavori nell'area suddetta erano iniziati alle ore 08:00 circa e terminati poco dopo le ore 17:00,
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20 con una pausa pranzo presso il Bar-Ristorante "Il Cacciatore", dalle ore 12:00 alle ore 13:00;
dopo pranzo, transitavano a bordo dell'autocarro sicuramente in due occasioni, lungo il viale che
collega la strada principale agli impianti sportivi, dinanzi al parco giochi ed al chiosco di
RANELLI, per provvedere a scaricare il legname raccolto; tali passaggi avvenivano, la prima
volta verso le ore 14:40 e la seconda verso le ore 17:00, impiegando per l'operazione una
decina di minuti circa; per tornare presso la pineta ripercorrevano il medesimo itinerario
in senso inverso; durante il primo passaggio dinanzi al parco giochi, sia all'andata che al
ritorno, non notavano persone presenti nei pressi delle altalene; lungo il tragitto notavano, di
contro, due gruppi di giovani, uno che stazionava nei pressi del chiosco vicino a degli scooter, e
l'altro che occupava la zona del prato con le porte da calcio situata di fronte al parco giochi, i
cui componenti prendevano il sole e giocavano a calcio; nel corso del secondo passaggio
notavano una pattuglia dei carabinieri ferma alla fine del viale, nei pressi dell'incrocio con la
strada principale.
In relazione alle testimonianze rese dagli operai, si procedeva alla visione del filmato
registrato in data 18.04.2011 dal sistema di video sorveglianza del chiosco-bar sito in
località Colle San Marco di Ascoli Piceno, di proprietà di RANELLI Alfredo, per
sincronizzare i passaggi dell'autocarro suddetto con le dichiarazioni medesime. Premesso che
gli orari riportati sono quelli visualizzati dal sistema di video sorveglianza che, da
successivi accertamenti, sono risultati sfalsati, dall'orario reale, di 5 minuti 5 secondi
indietro, motivo per cui l'orario reale dovrà essere traslato di 5 minuti e 5 secondi in avanti e
verrà, per comodità, riportato tra parentesi, si riusciva in questo modo ad accertare che
effettivamente, alle ore 14:33:24 (14:38:29), transitava, provenendo dagli impianti sportivi, un
autocarro con cassone aperto; effettivamente, alle ore 14:41 :40 (14:46:45) transitava, in
direzione opposta, il medesimo autocarro; effettivamente, alle ore 17:08:54 (17:13:59)
transitava, in direzione degli impianti sportivi, il medesimo autocarro con cassone aperto.
Dalla visione del filmato non si rilevavano i passaggi relativi all'andata del secondo scarico e
quello al termine della giornata di lavoro. Atteso che il mezzo, data la sua mole, non poteva
passare inosservato alle telecamere, è logico supporre che i suddetti viaggi siano stati svolti
percorrendo la stradina a senso unico che, proseguendo oltre i campi da tennis, si ricongiunge
alla strada principale Ascoli San Giacomo nella zona a monte del pianoro, anche perché,
altrimenti, non si spiegherebbe l'inquadratura del mezzo in occasione del secondo viaggio di
ritorno [particolare non ricordato dagli stessi testimoni].
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21 SIROCCHI Antonella e STURBA Giorgia, in atti generalizzate, venivano escusse in data 18 e
20 maggio 20 Il. La prima, riferiva di essere giunta al pianoro di San Marco il pomeriggio del
18.04.2011, verso le ore 15.15, insieme ai suoi amici STURBA Giorgia, CICCANTI Mirco,
GRANDI Riccardo e DI GIOSIA Andrea, percorrendo la strada che passa davanti al Bar Segà e
di aver parcheggiato la sua auto, una FIAT Punto Classic nera, poco oltre il chiosco in legno; di
non avere fatto caso, durante il tragitto, a persone o auto lì presenti; di essersi recati in gruppo,
dopo avere parcheggiato, presso una collinetta vicina ai campetti sportivi; di essersi diretta
insieme a Giorgia STURBA, dopo pochi minuti, a piedi, presso il bar "Segà" a prendere un
gelato, percorrendo la strada che passa davanti al chiosco, nella circostanza già aperto; di essere
passata davanti alle altalene ed agli scivoli prospicienti il chiosco e di aver imboccato la
scorciatoia che da lì conduce al Bar Segà; di avere notato, lungo il tragitto, nella zona
prospiciente il chiosco, alcune persone tra cui due signore, una delle quali anziana, in compagnia
di una bambina di circa tre anni che stazionavano sul prato; di non avere visto nessuno nella
zona delle altalene; di essere entrata al Bar "Segà" dove, dopo qualche istante, ordinava un
gelato; che successivamente, uscendo dal locale, notava parcheggiare di fronte allo stesso
un'autovettura dalla quale scendeva un uomo vestito con maglietta a mezze maniche e
pantaloncini corti, con in braccio una bimba appena prelevata dal sedile posteriore e che si
dirigeva verso l'ingresso del bar; di avere percorso, a ritroso, la stessa strada dell' andata e di
non avere notato nessuno vicino le altalene, mentre sulle panchine poco distanti vedeva due
uomini su di una ed una donna sull'altra; di avere raggiunto il gruppo di amici presso i campetti
da tennis e di essere tornate subito dopo al chiosco per prendere due birre; di essere ripartite da
San Marco alle ore 16:10 circa incontrando lo stesso uomo visto prima al bar "Il
Cacciatore" in compagnia della barista che a piedi percorrevano la strada principale
all'altezza della curva che precede lo stesso bar "II Cacciatore"; di aver incontrato, poco
dopo, all'altezza del monumento ai caduti, una pattuglia dei Carabinieri che proveniva nel
senso opposto; di conoscere di vista "Melania", avendola incontrata in un paio di circostanze
precedenti, in quanto residente nello stesso condominio in cui abita il fratello Alfredo; di avere
ricevuto, nel contesto temporale in argomento, un sms da parte del suo amico Mirco
CICCANTI, che nel frattempo era rimasto vicino i campetti da tennis e che la invitava a
prendere delle birre, precisando che tale messaggio era collocabile temporalmente allorquando,
già uscita dal Bar "Segà", stava percorrendo l'itinerario di ritorno per raggiungere i ragazzi.
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22 STURBA Giorgia confennava il dire della sua amica SIROCCHI Antonella, precisando: che
nel giungere al pianoro a bordo dell'auto di SIROCCHI, percorrendo la strada che passa davanti
al Bar "Segà", parcheggiavano l'auto poco dopo il chiosco; che durante tale percorso non faceva
caso a persone presenti nella zona delle altalene, mentre notava un gruppo di ragazzi attestati nel
pratone di fronte all'area giochi; di essere certa che, successivamente, al loro arrivo, nel
transitare nella zona delle altalene, mentre si stava recando con l'amica Antonella al Bar
"Segà", in tale area non vi fosse nessuno; di avere notato la presenza di due donne, una più
giovane ed una più anziana insieme ad una bimba, nel prato di fronte al chiosco; di non avere
mai conosciuto prima i coniugi PAROLISI.
Gli inquirenti, allo scopo di fondare una ricostruzione dei fatti il più aderente possibile, facevano
visionare a SIROCCHI Antonella e STURBA Giorgia, in data 31 maggio 20 Il, il fdmato
tratto dal sistema di video sorveglianza installato presso il chiosco-bar di proprietà di
RANELLI Alfredo, relativamente al periodo di permanenza delle suddette in località Colle San
Marco. In precedenza, il filmato stesso era già stato analiticamente esaminato dalla P.G.
operante, per cui le domande venivano rivolte in base agli orari potenzialmente attribuibili ai
movimenti delle suddette testimoni, desumibili dal passaggio, nei pressi, di soggetti inquadrati
unicamente sotto la cintola. In tale contesto, le due ragazze dichiaravano: di non essere in grado
di affennare con certezza se il veicolo visto transitare alle ore 14:58:35 (15:03.40) fosse
l'autovettura con la quale avevano raggiunto il pianoro, ma di ricordare che alle ore 14:30 si
trovavano al centro commerciale il "Battente"; di ricordare bene tale particolare poiché uscendo
da detto centro commerciale notavano parcheggiata la macchina del ragazzo della SIROCCHI,
che lavora presso l'autolavaggio prospiciente e che inizia di solito la propria attività alle ore
14.45; di essere sicuramente partite di li a poco e che, considerando l'itinerario percorso, ovvero
quello che passa da Folignano, confermavano il loro orario di arrivo al pianoro intorno alle
ore 15:15; di essere con tutta probabilità proprio loro, in virtù della verosimiglianza degli abiti
riconoscibili, le due persone che si intravedono transitare alle ore 15:14:30 (15:19:35) davanti al
chiosco del RANELLI con direzione bar il "Cacciatore"; di avere raggiunto tale esercizio
pubblico trattenendosi all'interno il tempo necessario per l'acquisto di un gelato e di aver notato,
all'atto di uscire, l'uomo poi identificato per PARO LISI SALVATORE scendere dalla macchina
con la figlia in braccio; di non potersi riconoscere con certezza nell'inquadratura visionata delle
ore 15.41:23 (15:46:28), ma di ricordare che, di ritorno dal bar, proprio all'altezza del chiosco,
si introducevano nel prato del campo di calcio per raggiungere i propri amici; che una volta
raggiuntili, facevano immediatamente rotta di nuovo verso il chiosco per comprare delle birre;
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di riconoscersi con assoluta certezza nelle due donne che, alle ore 15.47:05 (15:52:10), si
avvicinano al chiosco, in quanto in questo caso inquadrate a figura intera. Peraltro, gli
inquirenti, dopo avere nuovrnente e con attenzione visionato il filmato, hanno potuto stabilire,
per maggiore esattezza, che le due persone di sesso femminile parzialmente inquadrate alle ore
15: 14:30 (15: 19:35) con ogni probabilità non si identificano nelle due testimoni, tenuto conto
del particolare dei pantaloni indossati dai soggetti immortalati dal video [in particolare, il
pantalone scuro parzialmente inquadrato dalle telecamere indossato da uno dei due passanti
delle ore 15:14:30 (15:19:35) risulta essere di modello più largo di quello nero indossato dalla
STURBA, che è del tipo fuseaux]. Ne consegue che il passaggio delle ragazze davanti al chiosco
non può essere fissato con certezza assoluta nelle ore 15:14:30 (15:19:35), potendo le stesse
essere transitate fuori quadro in orari prospicienti. In ogni caso, le dichiarazioni da esse rese
non permettono di riscontrare la presenza di PAROLISI nell'area antistante i giochi. Altro
dato certo è risultato l'ora di partenza da San Marco fornito dalle ragazze, ovvero le 16:10 circa,
in quanto dal filmato in argomento, alle ore 16:00:26 (16:05:31), si nota il transito dinanzi al
chiosco di un'autovettura scura che, dal frontale, risulta essere una FIAT Punto Classic; poco
dopo, inoltre, alle ore 16:02:48 (16:07:55) si vede il transito dinanzi al chiosco della SUBARU
dei Carabinieri in dotazione al Comando Stazione di Ascoli Piceno, il tutto in stretta aderenza a
quanto dichiarato dalle due testimoni.
Vi sono di poi ulteriori verbali di sommarie informazioni rese da persone informate sui
fatti, fondamentali per la ricostruzione dei fatti. Si tratta delle s.i.t. rese da altro gruppo di
persone, appartenenti ad un nucleo familiare composto da una donna con al seguito il figlio ed
un compagno di classe dello stesso, accompagnata nell'occasione dai genitori, recatisi al pianoro
di San Marco la prima per effettuare delle pulizie presso un appartamento di proprietà situato
all'interno del Residence "Miravalle", i rimanenti per effettuare una passeggiata sul posto. In
particolare, sono stati sentiti a sommarie informazioni le sguenti persone:
BARBIZZI Mario, in atti generalizzato, escusso in data 09 giugno 20 Il, riferiva di essere
giunto a Colle San Marco alle ore 14.45 circa del 18 aprile, unitamente alla figlia Daniela, la
moglie SPRECACE' Emma, il nipote SILVAGGIO Lorenzo di anni 13 e l'amico coetaneo di
questi Edoardo, parcheggiando l'auto della figlia, una Mercedes classe A, all'interno del
Residence Miravalle; che dopo circa lO minuti dal loro arrivo, unitamente alla moglie ed ai
bambini, usciva dal cortile del citato residence passando davanti al Bar "Segà" e, percorrendo un
sentiero sterrato, raggiungeva l'area con le altalene e gli scivoli; di avere percorso l'area dei
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24 giochi camminando tra le altalene e gli scivoli per raggiungere i campi da tennis senza aver
riscontrato la presenza di qualsivoglia persona; di non avere neanche notato la presenza di
autovetture parcheggiate nei pressi.
SPRECACÈ Emma, in atti generalizzata, moglie di BARBIZZI, escussa in data 09 giugno
2011, confermava le dichiarazioni rese dal marito ovvero che, nell'attraversare l'area delle
altalene e degli scivoli poco dopo il loro arrivo al pianoro, inquadrabile alle ore 14.45 circa, non
riscontrava nell'area la presenza di altre persone. Gli stessi riferivano che, durante la loro
permanenza nei pressi degli impianti sportivi, notavano: alcuni ragazzi che si dilettavano a
lanciare delle pietre verso alcune bottiglie di vetro i quali, dopo diversi minuti, salivano a bordo
di un'autovettura di colore nero allontanandosi definitivamente; altri ragazzi presenti nel prato
del campo di calcio; una giovane donna, una più anziana ed una bambina di circa quattro anni
che erano distesi sul prato; un gruppetto di anziani che stavano seduti di fronte al chiosco,
sopraggiunti dopo il loro arrivo a San Marco; prima di abbandonare la zona del pianoro San
Marco, intorno alle ore 17:00, prendevano un gelato presso il chiosco di RANELLI spostandosi
per la consumazione sui tavoli posti nell'area parco giochi, accanto alle altalene. Durante la
permanenza nell'area parco giochi notavano alcune donne dai tratti somatici orientali che
correvano in direzione del chiosco e, successivamente, una macchina dei Carabinieri ferma nel
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VICInO InCroCIO.
I due ragazzi facenti parte del gruppetto, SIL VAGGIO Lorenzo e T ASSI Edoardo,
confermavano pienamente l'itinerario descritto da BARBIZZI e SPRECACE', riferendo di non
avere visto nessuno in prossimità delle altalene al momento del loro passaggio sul posto.
BARBIZZI Daniela, in atti generalizzata, figlia dei coniugi BARBIZZVSPRECACE', escussa
in data lO giugno 2011, pur non avendo partecipato alla passeggiata con i citati parenti dovendo
svolgere alcuni servizi in casa, forniva ugualmente un contributo più che attendibile alla
ricostruzione in atto, confermando con precisione certa l'orario di partenza da Ascoli Piceno, il
che permetteva di individuare con minima approssimazione quello di arrivo al pianoro e,
conseguentemente, di poter collocare il transito dei parenti davanti all'area giochi, in totale
sincronia con l'asserita presenza del PAROLISI e della figlia sul posto. Infatti riferiva di essere
partita alle ore 14:15 dalla sua abitazione insieme al padre Mario, sua madre SPRECACE'
Emma, suo figlio SILVAGGIO Lorenzo e l'amico di quest'ultimo TASSI Edoardo, entrambi di
13 anni, a bordo della vettura Ford Focus di suo padre per recarsi al Residence Miravalle di
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25 Colle San Marco dove possiede un appartamento; di essere assolutamente sicura delPorario di
partenza poiché in quel momento controllava l'orologio analogico in dotazione all'autovettura
per verificare di essere in orario con i tempi previsti; di avere impiegato per raggiungere il
pianoro circa 20-25 minuti, andando piano in quanto a pieno carico, senza fare soste
intermedie; che dopo aver portato in casa alcuni materiali per le pulizia affidava i ragazzi ai suoi
genitori affinché facessero una passeggiata sul pianoro.
Veniva quindi visionato il filmato registrato in data 18.04.2011 dal sistema di video
sorveglianza del chiosco-bar sito in località Colle San Marco di Ascoli Piceno, di proprietà di
RANELLI Alfredo, al fine di individuare gli eventuali passaggi delle persone in esame e
metterli in correlazione temporale con le dichiarazioni rese dai medesimi. Dalla visione del
filmato emergeva che: tra le ore 14:40 (14:45) e le ore 15:10 (15:15) non si nota il passaggio
dinanzi al chiosco di persone a piedi in direzione campi da tennis; in realtà, alle ore 15:10:22
(15:15:27), la telecamera rivolta verso la siepe del viale inquadra un paio di scarpe indicative
del movimento di una persona, che poi non si nota transitare dinanzi la telecamera principale [la
visuale della telecamera principale copre solo metà carreggiata del viale]; alle ore 14:58:35
(15:03:40); alle ore 15:29:34 (15:34:39); alle ore 15:32:56 (15:38:01) e alle ore 15:34:56
(15:40:01) transitano 4 autovetture di colore scuro [tre in direzione campi da tennis ed una in
direzione opposta] una delle quali sicuramente notata dai BARBIZZI; alle ore 16:43:27
(16:48:22) si rileva il passaggio dinanzi al chiosco di una persona che, a piedi, si dirige verso i
campi da tennis. La persona indossa dei jeans stretti; dalla fisionomia potrebbe trattarsi di una
donna ed identificarsi proprio in BARBIZZI Daniela; infatti, pochi minuti dopo, alle ore
16:50: 18 (16:55:23), provenienti dai campi da tennis, giungono al chiosco due donne
riconoscibili in SPRECACE' Emma e la figlia BARBIZZI Daniela. Quest'ultima, appunto,
assomiglia alla persona passata pochi minuti prima a piedi in direzione opposta; in precedenza,
alle ore 16:49:53 (16:54:58); alle ore 16:50:01 (16:55:06) e alle ore 16:50:09 (16:55:14) si nota
l'arrivo al chiosco rispettivamente di un ragazzo in tenuta da calcio con un pallone in mano, di
una persona anziana riconoscibile in BARBIZZI Mario e di un altro ragazzo in tenuta sportiva
scura proveniente, invece, dalla parte laterale del chiosco (zona pineta); tutti i predetti, tra ore
16:51 (16:56) e le ore 16:53 (16:53), vengono ripresi dalla telecamera che inquadra il cortile
mentre acquistano i gelati, per poi dirigersi in direzione parco giochi per consumarli; dai fermo­
immagine inerenti l'arrivo della famiglia BARBIZZI, si desume che alle ore 17:37:09
(17:42:14) ed alle ore 17:37:58 (17:43:03) si nota il ragazzo in tenuta da calcio, nipote dei
BARBIZZI che, provenendo dalla zona parco giochi passa, sia all'andata sia al ritorno, nella
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26 parte retro stante il chiosco. Questo dimostra che la famiglia BARBIZZI alle ore 17:45 (reali) si
trovava ancora in zona parco giochi a San Marco; dai fermo-immagine inerenti i passaggi del
nipote dei BARBIZZI, risulta che effettivamente, dalle ore 16:59:05 (17:04: lO) sino alle ore
17: 10:52 (17:15:57) un gruppetto di giovani di nazionalità cinese (tre uomini e tre donne) hanno
gravitato sempre intorno al chiosco, usufruendo anche del bagno; risulta inoltre vero che, alle
ore 17:29:12 (17:34:17) ed alle ore 17:29:15 (17:34:20), passano di seguito due pattuglie dei
Carabinieri che, dopo circa un minuto ripassano in direzione opposta. Inoltre, le altre persone
anziane sedute di fronte al chiosco, notate dai coniugi BARBIZZI nel corso della loro
passeggiata, possono essere individuate in POLI Umberto e RaCCHI Sestino, con le rispettive
consorti, arrivati sul pianoro alle 15:18 (15 :23) ai quali il RANELLI, vedendo li arrivare, porta le
sedie come ogni giorno. Il tutto a dimostrazione deU'effettiva presenza dei BARBIZZI neUa
zona parco giochi/chiosco negli orari dagli stessi riferiti e deUa genuinità deUa
rappresentazione degli eventi dagli stessi riferiti che, si ricorda, sono transitati davanti aUe
altalene provenienti dal Residence "MiravaUe" intorno aUe ore 15:00 del 18 aprile.
FIORETTI Romina, in atti generalizzata, escussa in data 27 maggio 2011, dichiarava tra l'altro
che verso le ore 14.30 del 18 aprile, dopo avere pranzato presso la propria abitazione ubicata a
Pagliare del Tronto, unitamente alla figlia si era diretta verso casa della suocera, MECKEL
Ursula, per prelevarla e quindi raggiungere Colle San Marco con la propria autovettura FORD
Ka vecchio modello; di avere percorso, senza effettuare soste e senza incontrare intoppi, la
superstrada Ascoli Mare per il tratto Spinetoli - Porta Cartara e successivamente la viabilità
ordinaria che conduce al Colle San Marco; di essere arrivata al pianoro intorno alle 15:00,
parcheggiando la propria autovettura di fronte al chiosco di RANELLI, per poi
posizionarsi nel prato antistante a pochi metri daU'autovettura, sdraiandosi sopra un
plaid; di essere assolutamente certa che, all'atto del loro arrivo sul pianoro, neU'area
prospiciente i giochi per bambini non vi fosse nessuno e che le altalene erano vuote; di
avere avuto modo di guardare in direzione dei giochi anche appena scesa dall' autovettura poiché
la figlia Michelle, vedendoli, manifestava l'intenzione di recarvisi; di ricordarsi la presenza di
due coppie di persone anziane posizionate non lontano da loro nell'area prospiciente il chiosco;
di non ricordare la presenza di autovetture parcheggiate nei pressi deUe altalene; di essersi
diretta successivamente, intorno aUe ore 16.45, unitamente aUa suocera ed aUa figlia presso
il bar "II Cacciatore", attraversando la "scorciatoia" strerrata che unisce detto esercizio
con l'area giochi, dove faceva giocare la bambina aUe altalene; di avere notato, all'atto del
suo ingresso nel bar, PAROLISI SALVATORE parlare al telefono e specificare ripetutamente al
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27 suo interlocutore il nome della moglie, nonché di fare parte dell'esercito; di avere notato, tra
gli altri, uscendo dal locale, la figlia dei gestori che teneva con sé la bambina di
PAROLISI, apprendendo in quel momento la notizia della scomparsa della moglie di
quest'ultimo; di essere assolutamente certa di non avere riscontrato, né presso le altalene né
presso il suo punto di stazionamento, la presenza di alcun bambino, e di non avere
percepito, durante la sua permanenza al pianoro, il classico vocio di altri bambini, atteso
che se avesse individuato altri bimbi ne avrebbe sicuramente approfittato per farci giocare
insieme la figlia.
Il contenuto dei significativi elementi forniti dalla FIORETTI veniva non solo riscontrato, ma,
se possibile, ancor meglio delineato mediante la successiva deposizione della MECKEL Ursula
Agathe, in atti generalizzata, madre del compagno della FIORETTI che, escussa in data 30
maggio 2011, dichiarava di essere partita da Pagliare del Tronto per recarsi a Colle San
Marco, unitamente alla "nuora" FIORETTI Romina e la nipote Michelle, intorno alle ore
14:30 al massimo 14:40 del 18 aprile; di non avere trovato traffico od ostacoli durante il
tragitto; di non avere notato nessuno nel prato antistante le altalene e gli scivoli all'atto del
loro arrivo, individuabile intorno alle ore 15:00/15.05; di ricordare la presenza di sei/sette
ragazzi che giocavano a pallone non lontano dalla panchina di legno da loro occupata, posto
all'altezza del chiosco; che la nuora parcheggiava l'autovettura poco oltre il chiosco sul lato
destro e che davanti allo stesso si trovava ferma un'autovettura con il cofano aperto; che nei
pressi del chiosco, già aperto, all'atto del loro arrivo c'erano due uomini di cui uno all'interno
ed uno anziano all'esterno; di avere notato la presenza ed i movimenti di due giovani ragazze
vestite di nero che prima avevano acquistato un gelato e che poi vedeva con delle bottiglie in
mano, ed erano in compagnia di due ragazzi posizionati su un'altra panchina vicino ai campi da
tennis; di aver notato l'arrivo di un gruppetto di anziani che occupavano un tavolo e 4 sedie,
sedendosi vicino alla loro postazione; di avere notato l'arrivo di una coppia di anziani che per
alcuni minuti si sedevano sul tavolo di legno da loro occupato; di non avere mai notato
durante la permanenza in laeo persone adulte né bambini nell'area prospiciente lo scivolo
e le altalene; che prima di raggiungere, unitamente alla nuora, il bar "Il Cacciatore", attraverso
la "scorciatoia", si intratteneva con la nipote Michelle alle altalene; di avere notato, all'interno
del citato esercizio commerciale, PAROLISI SALVATORE che parlava al telefono riferendo al
suo interlocutore: "mia moglie non risponde".
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28 Anche in questo caso, per controllare con assoluta certezza l'orario di arrivo delle due donne, gli
eventuali transiti della loro autovettura e le dinamiche degli eventi descritti, veniva fatto
visionare alle testimoni il filmato registrato in data 18.04.20 Il dal sistema di video sorveglianza
del chiosco-bar di RANELLI Alfredo. Dalla visione del filmato emergeva che: considerato che
le due donne dichiaravano di avere parcheggiato l'auto poco dopo il chiosco o comunque nelle
immediate vicinanze, in un punto molto vicino alla staccionata che delimita il campo da calcio, è
possibile che tale punto ricada oltre il campo visivo delle due telecamere che riprendono
parzialmente il viale, quindi non esistono immagini che attestino con certezza l'ora di arrivo
delle due donne né della loro auto; tuttavia, alle ore 16:51: 17 (16:56:22) transita, provenendo
dagli impianti sportivi, un'autovettura di colore chiaro il cui frontale corrisponde chiaramente a
quello di una FORD Ka vecchio modello; un attimo precedente, alle ore 16:50:01 (16:55:06), si
intravede la parte bassa della sagoma di un'autovettura che, lentamente, percorre il viale,
accostandosi molto alla staccionata che delimita la strada con il campo di calcio; l'auto, poi, si
sofferma per 47 secondi e quindi, riparte in direzione degli impianti sportivi; in quel preciso
istante arriva al chiosco BARBIZZI Mario, preceduto dal nipote; dopo 29 secondi transita, in
direzione opposta, la suddetta FORD Ka. Quindi, considerato che la telefonata di allarme ai
Carabinieri è stata effettuata da PAROLISI Salvatore alle ore 16:34 e che la stessa è durata circa
8 minuti, fino alle ore 16:42, e tenuto conto del tempo necessario per consumare il gelato e
percorrere a piedi, con la dovuta calma, i circa 250 metri che intercorrono tra il Bar "Il
Cacciatore" ed il chiosco di RANELLI (luogo di parcheggio dell'autovettura), è del tutto
possibile che la FORD Ka inquadrata sia proprio quella appartenente a FIORETTI Romina. Ed
invero, rivisitando i fermo immagine inerenti il passaggio dell'autovettura in questione, emerge
che effettivamente, alle ore 17:29:12 (17:34:17) e alle ore 17:29:15 (17:34:20), quindi dopo
circa mezz'ora dalla partenza da San Marco, passano una di seguito all'altro due pattuglie dei
Carabinieri che, dopo circa un minuto, ripassano in direzione opposta.
In conclusione, stando alla ricostruzione sopra descritta, si potrebbe stabilire che l'arrivo a San
Marco di FIORETTI Romina, MECKEL Ursula Agathe e della piccola Michelle, sia
avvenuto tra le ore 14:46 e le 14:50 (orari effettivi), addirittura in anticipo rispetto ai tempi
dichiarati dalle stesse, coincidenti con i momenti in cui RANELLI è dentro il chiosco ed
ASCENZI è fuori e, comunque, poco prima del passaggio della Citroen C3 di GIORGI Serafino.
Quanto sopra permette di escludere, quindi, che il loro arrivo al pianoro coincida con la presenza
fuori dal chiosco di POLI Umberto, non trovando tale eventualità corrispondenza con le
dichiarazioni di GIORGI Serafino.
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Seppure la loro collocazione fisica nell'area di interesse risulti oggettivamente piuttosto al limite
rispetto al periodo temporale d'interesse, appare ugualmente utile riportare il contenuto delle
dichiarazioni rese da LOLLI Savino e FERRETTI Franco, entrambi in atti generalizzati, in
quanto tale presenza è documentabile a cavallo delle ore 15.26, ovvero l'ora in cui il
tabulato telefonico dell'utenza nr. 333/8102277 in uso al PAROLISI fissa la prima
telefonata di ricerca della moglie effettuata sull'utenza nr. 333/8102280 in uso alla stessa,
orario che funge da ipotetico spartiacque tra il periodo astrattamente riconducibile alla
scomparsa di "Melania" e quello in cui PAROLISI inizia a cercarla, il che permette di collocarlo
logicamente ed oggettivamente, da quel momento, sul pianoro. Non ostante ogni sforzo
compiuto dagli investigatori, tale dato non può essere tecnicamente acclarato, a causa di un
aggiornamento tecnico operato dal gestore sui sistemi di trasmissione dati-fonia, che non
permettono di georeferenziare alcune comunicazioni (c.d. cella intelligente). Tanto premesso, i
citati LOLLI e FERRETTI, escussi in data Il maggio 2011, riferivano essere giunti presso il
Ristorante "Il cacciatore" alle ore 14.30-14.35 del 18.04.2011; di essersi trattenuti all'interno
del locale circa un'ora per il pranzo, al termine del quale salivano a bordo della loro auto
per dirigersi verso la zona tra il chiosco e le altalene, dove si fermavano alle successive ore
15.20~15.30;
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di avere sostato su una panchina nei pressi delle altalene fmo alle successive
16:15/16:20 circa; di avere notato, in quella circostanza, la presenza di alcune persone nei
pressi delle altalene, tra cui un bambino o una bambina non meglio individuati; di
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ricordare la presenza nell'area di una donna non rispondente alle caratteristiche fisiche e
somatiche di "Melania"; di avere successivamente notato la figlia del gestore del Bar "Segà"
che passava davanti le altalene in compagnia di due - tre persone, dirigendosi verso i campi da
tennis e, dopo circa dieci minuti, il passaggio di una pattuglia dei Carabinieri a bordo di un
fuoristrada.
Da ultimo, devono essere attentamente considerate le dichiarazioni rese, in più "tranches", da
RANELLI Alfredo, in atti generalizzato, proprietario e gestore del chiosco (con annessi bagni
pubblici) ubicato sul pianoro di Colle San Marco, ai margini della pineta antistante l'area dei
giochi e davanti al grande prato con le porte da calcio. RANELLI, nel corso della sua prima
verbalizzazione, avvenuta in data 19 aprile, quindi in epoca antecedente al rinvenimento del
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anticipata la sera precedente, ovvero la sera della scomparsa di "Melania", ai militari in forza
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alla Compagnia CC di Ascoli Piceno, impegnati nelle ricerche], risultata in un primo
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cadavere di "Mel ani a", forniva una versione dei fatti [in prima battuta informalmente
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momento fuorviante per le investigazioni, ma successivamente, come vedremo, smentita
attraverso una ricostruzione minuziosa di quanto accaduto, che rappresenta un punto di
forza per l'Accusa, in quanto inattaccabile. In particolare, RANELLI ALFREDO dichiarava
di essere giunto al chiosco, proveniente dalla sua casa di frazione Colle, alle ore 14.40, come di
abitudine; di essere transitato prima davanti al Bar "Segà" per poi imboccare la stradina a
sinistra che dalla strada principale conduce ai campi da tennis, fermandosi in prospicienza
del chiosco di sua proprietà; che nel percorrere tale ultimo tratto di strada notava che
presso il parco giochi non vi era nessuno, mentre dalla parte opposta, verso il campo di calcio,
notava dei ragazzi e degli scooter parcheggiati lungo la via davanti alla staccionata; che, all'atto
dell'apertura del chiosco, scorgeva alcuni operai che lavoravano alla potatura dei pini ed alla
pulizia del parco sotto stante la pineta, all'altezza dei vecchi campi di bocce ubicati dietro al
chiosco stesso e che, recandosi verso di loro per chiedere la pulizia di un'area nei pressi del suo
esercizio, notava in lontananza, tra le fronde, la presenza di un uomo con una tuta da lavoro
bianca, ritenendolo un imbianchino impegnato in lavori presso una delle ville antistanti viale
Martiri della Resistenza; che dopo circa dieci minuti dall'apertura del chiosco, mentre
sistemava all'esterno dei tavolini con delle sedie ad uso dei clienti, ed apriva i bagni
pubblici annessi al chiosco, notava nei pressi delle altalene, la presenza di una famigliola
composta da un papà, una mamma ed un figlio piccolo; che la sua attenzione era stata
attratta dall'uomo poiché indossava dei pantaloncini corti nonostante la giornata non fosse
caldissima; che alle 15.40 circa sopraggiungeva presso il chiosco una macchina scura, con a
bordo un bimbo sul seggiolino posteriore, il cui conducente gli chiedeva informazioni sul
conto di una donna vestita con giubbotto scuro e pantaloni chiari; di riconoscere
posizionato sul sedile passeggeri anteriore il proprio conoscente BARBINI Filippo; che
nell'occasione riconosceva il conducente nell'uomo che in precedenza si trovava al parco
giochi con una donna ed un bambino; che dopo circa un'ora e mezza la stessa persona tornava
a piedi presso il chiosco in compagnia di altro soggetto con l'uniforme della Polizia
Penitenziaria, la quale piangeva e si disperava, per cui gli offriva una camomilla; che
successivamente la zona si popolava di pattuglie delle FF.OO.
I primi dubbi circa la presenza di PAROLISI e dei suoi familiari nell'area delle altalene
nell'orario proposto da RANELLI [subito dopo le 14.50] sono sorti in capo agli inquirenti in
concomitanza con l'analisi dei tabulati del telefono della vittima, che evidenziavano due
chiamate pervenute su tale apparato alle ore 14.53 e 14.56, seguite da due sms recapitati alla
stessa utenza alle ore 15.03 e 15.04, sollecitazioni tutte originate dall'amica VIVIANI Sonia,
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senza alcun esito. Tale dato di fatto imponeva logicamente di ritenere che la stessa, già alle
14.53 fosse quindi, se non già morta, per lo meno impossibilitata a rispondere per cause di
forza maggiore. Alla luce di queste considerazioni, RANELLI ALFREDO veniva
convocato nuovamente dal Pubblico Ministero ed escusso in data 2 maggio. Nell'occasione,
RANELLI inizialmente confennava a grandi linee la versione dei fatti in precedenza resa
aggiungendo il particolare della presenza, all'atto del suo arrivo al chiosco, dell'amico
ASCENZI Michele, senza per altro essere molto preciso circa le circostanze del luogo
dell'incontro con lo stesso, ma soprattutto di avere notato, poco dopo il suo arrivo, la presenza
nella zona altalene di una donna mora con i capelli lunghi, che vestiva con giubbotto scuro
e pantaloni chiari e che, assieme ad un uomo, facevano dondolare un bimbo sull'altalena,
quando nella precedente verbalizzazione affermava di non ricordare come fosse vestita la
donna.
A questo punto, l'escussione di RANELLI proseguiva contestualmente alla visione della
videoripresa estratta dal sistema di video sorveglianza installato presso il chiosco, sempre
relativamente al periodo di interesse del giorno 18.04.2011, al fine di collocare temporalmente
in maniera precisa quanto dallo stesso percepito. Avvalendosi del supporto visivo, il teste
rettificava le proprie affermazioni nei termini che seguono, affennando che: alle ore 14:39
(14:44), arrivava al chiosco dopo aver percorso la via del bar Segà, specificando che ASCENZI
non c'era, ma arrivava subito dopo, non notando da dove provenisse; alle ore 14:40 (14:45),
dopo aver aperto il bar, iniziava a parlare con l'amico di argomenti vari, non avendo allo stato
ancora notato nessuno, anche perché visibilmente stanziai e all'interno del chiosco; alle ore
14:47 (14:52) usciva dal bar e, unitamente ad ASCENZI, si incamminava verso la sua macchina
rimanendo a parlare nei pressi; alle ore 14.50 (14:55) rientrava nel chiosco per prendere un
secchio mentre ASCENZI rimaneva fuori; alle 14:58 (15:03) usciva dal chiosco insieme ad
ASCENZI incamminandosi sulla strada in direzione parco giochi, non ricordando cosa facessero
in quel momento, ma di escludere che potesse essere questo il momento in cui notava una
persona con pantaloncini corti nei pressi del parco giochi, atteso che tale particolare, se
percepito in quel momento, sarebbe stato sicuramente oggetto di commento con l'amico; alle
ore 15:05 (15:10) ASCENZI ripartiva con la sua macchina mentre lui rimaneva nei pressi del
chiosco, non ricordando quale strada l'amico avesse imboccato nell'occasione; di essersi nel
frattempo portato di nuovo presso la propria autovettura per prelevare dei supporti per le
mensole, confennando che a tal punto non aveva ancora notato nessuno nei pressi dei
giochi; alle ore 15:13 (15:18) si avvicinava al chiosco un cliente a lui noto, di nome POLI
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Emidio, e che a talora non aveva ancora notato nessuno nei pressi del solito parco giochi;
alle ore 15:18 (15:23) usciva dal chiosco con delle sedie portandole dalla parte opposta della
strada ai bordi del pratone con le porte da calcio, individuando questo quale il momento in cui
fissava l'immagine della donna con i capelli lunghi neri, dell 'uomo con i pantaloncini corti e di
un bimbo piccolo vicino alle altalene e sulla panchina prospiciente [quindi ben oltre le ore
14.53 ora della prima chiamata effettuata a "Melania" da VIVIANI Sonia e ben oltre le
stesse affermazioni di P AROLISI circa il momento in cui la moglie si sarebbe distaccata da
lui]; alle ore 15:47 (15:52) arrivavano due ragazze alle quali serviva delle birre (STURBA e
SIROCCHI); alle ore 15:50 (15:55) si allontanava a bordo della propria autovettura recandosi
presso la propria abitazione per prelevare delle tavole per le staffe, chiedendo all'amico POLI di
sostituirlo temporaneamente al chiosco; nella circostanza percorreva via Martiri della Resistenza
non notando nessuno neanche lungo il breve percorso della strada Ascoli - San Marco sino al
bivio per la frazione Colle; alle ore 15:55 (16:00), momento in cui Salvatore PAROLISI, con
due persone, ispezionava il bagno attiguo al chiosco, lui non era presente sul posto; faceva
ritorno al chiosco alle ore 16.10 (16: 15) prelevando due tavole dal fuoristrada, da utilizzare
come mensole; alle ore 16:16:50 (16:21:55) si avvicinava al chiosco una macchina, a bordo
della quale riconosceva la stessa persona precedentemente notata nei pressi delle altalene con i
pantaloncini corti, nonché un suo conoscente, a nome BARBINI Filippo, che gli chiedeva, senza
scendere dalla macchina, se avesse visto passare lì davanti una donna vestita con un giubbotto
scuro e pantaloni chiari, rispondendo negativamente; alle ore 17:41 (17:46) arrivavano al
chiosco due persone (P ARO LISI e PACIOLLA) e l'uomo vestito con pantaloncini corti
piangeva disperato, per cui gli offriva una camomilla e lo invitava a rivolgersi ad una pattuglia
dei Carabinieri sopraggiunta nel frattempo.
Quindi, esaurita la visione contestuale del filmato, RANELLI ALFREDO aggiungeva: di
ritenere che "Melania" potesse essere andata al chiosco una o due domeniche prima con
degli amici per acquistare dei gelati, riconoscendola da una foto in possesso dei
Carabinieri da lui visionata nella sera stessa della scomparsa; di avere già riconosciuto gli
indumenti indossati da PAROLISI la sera del 18 aprile in un completo marca Lotto; in relazione
alle differenti versioni rese circa l'abbigliamento della donna [particolare che in data 19 aprile,
nell'immediatezza dei fatti non era in grado di fornire], RANELLI rispondeva di poter essere
stato suggestionato dalle notizie divulgate dai mass-media, che descrivevano la donna
scomparsa appunto come bella, alta, con capelli lunghi e neri, nonché vestita con giubbotto
scuro e pantaloni chiari, precisando che la versione corretta della sua percezione sarebbe quella,
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33 nel momento sopra individuato, di una figura femminile accanto ad un uomo vestito con
maglietta e pantaloncini corti giocare sull'altalena con un bimbo piccolo.
Al fine di puntualizzare ulteriormente le informazioni fomite da RANELLI, attese anche le
reiterate contrastanti esternazioni dallo stesso manifestate attraverso vari canali mediati ci,
veniva nuovamente sentito in data 14 maggio, ed in quest'ultima occasione: confermava di
avere notato una figura femminile accanto all'uomo con i pantaloncini corti, che assieme
facevano dondolare una bimba sull'altalena [specificando di fare riferimento ad una bimba a
seguito delle ormai tambureggianti notizie stampa]; collocava tale scena sull'altalena posta
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più vicina alla strada, ovvero quella priva del cestello di protezione per i più piccoli,
ritenendo illogico tale comportamento in riferimento alle esternazioni di P AROLISI, che
al contrario aveva sempre fatto riferimento, in televisione, alle altalene con il cestello;
riteneva che in ogni caso tale donna non potesse identificarsi in DIANA Alesi [figlia della
titolare del bar "Segà" in quanto da lui ben conosciuta]; ribadiva di essere transitato davanti al
bar "Segà" prima di raggiungere il chiosco alle ore 14.40 circa; ricordava la presenza di alcuni
scooter parcheggiati sulla strada nei pressi del chiosco e dei ragazzi che giocavano a pallone sul
pratone con le porte da calcio; consumava un caffè con l'amico ASCENZI subito dopo aver
aperto il chiosco. Inoltre, sempre procedendo nella ricostruzione dei fatti contestualmente alla
visione delle riprese video, specificava che: alle ore 14.46 (14:51): usciva dal chiosco per
prelevare qualcosa dalla propria autovettura per poi rientrare, prelevava il secchio
dell'immondizia che collocava all'esterno ed effettuava con l'ASCENZI un breve tragitto a
piedi, in direzione del parco giochi, discorrendo della legna tagliata di recente dagli operai
comunali e rimasta a terra nei pressi; in tale frangente (circa 12 minuti) non notava alcuno
nel parco giochi, né tantomeno la persona con i pantaloncini corti vista in seguito,
altrimenti la cosa sarebbe stata commentata con l'ASCENZI; alle ore 15:05 (15: l O): ASCENZI
si allontanava con la propria autovettura, mentre lui prelevava dalla proprio autovettura delle
mensole che sistemava all'interno del chiosco [rimanendovi per tale operazione sino alle ore
15.18 (15.23)]; alle ore 15.13 (15:18): arrivava l'amico POLI Umberto che ordinava un caffè, da
lui servitogli senza uscire; alle ore 15.18 (15:23): usciva dal chiosco trasportando delle sedie di
plastica che collocava sul lato opposto della strada a ridosso del pratone con le porte da calcio,
in modo da far sedere i suoi abituali clienti anziani; alle ore 15.20 (15:25): prelevava alcuni
tavolini collocati sul lato del chiosco rivolto verso il parco giochi per trasportarli,
analogamente alle sedie, presso i clienti di cui sopra, per poi fare rientro nel chiosco,
specificando di individuare questo quale il momento in cui notava la persona con i
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pantaloncini corti in compagnia di una figura femminile ed un bambino nei pressi delle
altalene; alle ore 15.37 (15:42): usciva dal chiosco con una busta bianca in mano, portandosi
nella stessa zona in cui erano i tavolini, rimanendovi per un paio di minuti rivolto verso il parco
giochi; precisava di non ricordare tale circostanza, ma nel rivedere le immagini rammentava di
avere nell' occasione controllato la presenza o meno di formiche, atteso che nella busta vi era
dell'insetticida che subito dopo riponeva in auto; alle ore 15.47 (15:52): giungevano due ragazze
che sapeva essere di Folignano a cui serviva delle birre; alle ore 15.50 (15:55): si allontanava
con la propria autovettura in direzione di casa propria transitando per via Martiri della
Resistenza (strada asseritamente imboccata da "Melani a" prima della scomparsa) non notando
nulla di anomalo; alle ore 16.10 (16:15): faceva ritorno al chiosco prelevando dalla macchina
delle tavole di legno da collocare sulle mensole precedentemente fissate; alle ore 16.16 (16:21):
si fermava dinanzi al chiosco un'autovettura che ripartiva dopo 20 secondi, a bordo della quale
vi erano PAROLISI alla guida ed il suo conoscente
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Filippo sul lato passeggeri che,
senza scendere dall'auto, gli chiedevano se avesse visto passare una donna alta con capelli
lunghi vestita con pantaloni chiari e giubbotto scuro.
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sicuramente inconsapevolmente, influenzate sia dalle continue richieste di dettagli ed
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informazioni formulategli da una moltitudine di operatori sin dai primi momenti delle ricerche,
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Non vi è dubbio che, come notato dagli inquirenti, le dichiarazioni di RANELLI risultino,
nonché dal bombardamento mediatico cui lo stesso è stato sottoposto sin dai primi giorni
successivi all'omicidio. A tacere d'altro, come vedremo, nell'orario in cui il teste afferma di
avere visto una donna simile a "MELANIA", quest'ultima era già deceduta e si trovava in
tutt'altra zona. Inoltre, il teste nota PAROLISI soltanto dopo le 15.25, mentre sino a quel
momento, nella zona altalene, non era presente nessuno. Il che contrasta con le dichiarazioni
dell'indagato, il quale dichiara di essere giunto sul pianoro con la moglie e la bambina intorno
alle ore 14.50.
Ad ulteriore e defmitivo conforto della tesi di accusa, secondo la quale il pomeriggio del 18
aprile 2011 REA CARMELA non è mai giunta sul pianoro di S. Marco, e lo stesso
PAROLISI e la figlioletta VITTORIA vi sono arrivati non prima delle 15.25, sono state
acquisite le dichiarazioni, associate a rilievi fotografici dello stato dei luoghi in quelle ore
del 18 aprile, di un gruppo di studenti che, in data 18.04.2011, si era recato al pianoro di
San Marco in concomitanza di una giornata di autogestione scolastica. Il gruppo era
composto da 14 studenti della 3/\ A dell'Istituto Tecnico per Geometri" Umberto l'' di Ascoli
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35 Piceno e da due studenti frequentanti la 51\ A del medesimo istituto identificati in: ANGELINI
Bruno, BALDASSARRI Andrea, CORRADETTI Jonny, FANESI Giovanni, NERONI Davide,
CANNELLA Beatrice, CUCCIOLONI Maria Chiara, GRILLI Andrea, FRANCO Mattia,
GIARDINI Cecilia, GIORGI Alessio, CELANI Lorenzo, DE SANTIS Simone, MANCINI
Valerio, SPURIO Daniele e TRISCIANI Alessandro. I predetti riferivano concordemente di:
essere giunti al pianoro tra le ore 09.30 e le ore 10.00 circa; di avere parcheggiato i loro scooter
sulla strada che costeggia il chiosco e che conduce ai campi da tennis; di avere sistemato coperte
e plaids a ridosso della porta da calcio esposta a nord sul pratone di fronte il chiosco (quella
verso la strada principale che attraversa il pianoro); di avere trascorso la mattinata a prendere il
sole e giocare a pallone su uno dei campi di calcetto adiacenti ai campi da tennis; di avere
pranzato al sacco tra le 12.30 e le 13.30; di essersi recati, la maggior parte di loro, verso le ore
14.00 circa, presso il Bar Segà per consumare gelati e caffè; di avere percorso per raggiungere il
citato locale la strada principale a bordo dei propri scooter ad eccezione di FANESI Giovanni e
FRANCO Mattia che percorrevano la scorciatoia brecciata delle altalene; di non aver notato
nessuno nei pressi delle altalene tra le 14.30 e le 15.30; di non avere ricevuto alcuna richiesta
di aiuto in ordine alla ricerca di una donna scomparsa. Più nel dettaglio, GIARDINI Cecilia
dichiarava: di avere notato, dopo avere consumato un gelato al Bar Segà, nei pressi della loro
posizione sul pratone, una donna ed una bambina con i capelli lunghi che giocavano a palla; di
ricordare che, mentre alcuni amici facevano dei passaggi col pallone, questo rotolava nei pressi
la bambina che tentò di calciarla indietro senza riuscirvi; BALDASSARRI Andrea dichiarava:
che al rientro dal Bar Segà lui ed i suoi amici si erano sistemati nuovamente presso il luogo
inizialmente scelto come base per fare alcuni passaggi col pallone, che in una circostanza
rotolava nei pressi di una panchina poco distante, dove sostava una signora anziana in
compagnia di una bambina la quale, nel tentativo di restituire la palla con un calcio, cadeva per
poi ridere divertita; di avere continuato a giocare a pallone fino alle ore 15.30 circa quando
lasciava il pianoro per fare rientro ad Ascoli Piceno; di ricordare che, tornando dal Bar Segà
dopo aver consumato il gelato, verificava la presenza di alcune chiamate senza risposta sul
telefono cellulare nr. 340/5330566 al momento nella sua disponibilità e che una di queste
telefonate era stata effettuata dal padre alle ore 14.15, motivo per cui riteneva che la scena del
pallone tirato dalla bambina potesse essere avvenuta tra le 14.20 e le 14.40. CANNELLA
Beatrice riferiva: di non essersi recata al bar "Segà" per consumare il gelato dopo pranzo, ma di
essersi trattenuta sul prato insieme a CUCCIOLONI Maria Chiara; di avere inviato, in quel
frangente, un sms alla madre avente in uso l'utenza 333/6034682; di ricordare la presenza di due
persone con una bambina nei loro pressi stese su un plaid; di ricordare la presenza di altre
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36 persone nel prato posto dall'altra parte della strada dove insistono giochi per bambini, ma di
essere sicura che non vi fossero bambini. CELANI Lorenzo riferiva: che andando con gli amici
a prendere il gelato al Bar "Segà" notava che sul proprio cellulare vi erano alcune chiamate
senza risposta effettuate dalla madre 0001 Cristina; di averla quindi richiamata o sulla sua
utenza 339 - 8686211 oppure in ufficio al nr. 0736 - 259651 tranquillizzandola sulla sua
permanenza al Colle San Marco; di essere tornato dopo circa 15 minuti insieme agli altri al
punto base; di avere notato una donna bionda di circa 60 anni in compagnia di una bimba
bionda; di avere visto un uomo della stessa età della signora che era seduto poco distante da lei
ad un tavolino di fronte al chiosco; di essere ripartito dal pianoro alla volta di Ascoli Piceno alle
ore 15.45, circostanza in cui effettuava una chiamata al padre. FRANCO Mattia riferiva: di
aver percorso la scorciatoia che dalla zona delle altalene conduce al bar "Segà" per raggiungere
il citato locale e consumare un gelato con gli altri amici, che invece nella circostanza
percorrevano la via principale; di avere effettuato il medesimo percorso a ritroso per tornare al
punto di partenza sul pratone; di non avere notato la presenza di adulti o bambini né
all'andata né al ritorno nei pressi delle altalene; di avere notato, nell'area dove sostava con il
resto del gruppo, una signora che giocava a palla con una bambina di circa tre anni; di avere
notato, al di là della porta di calcio rivolta ai campi da tennis e calcetto, una ragazza in
compagnia di tre ragazzi dei quali però non memorizzava alcun particolare; di ricordare la
presenza di alcune persone anziane sedute nei pressi del chiosco. GIORGI Alessio riferiva: di
ricordare la presenza di due coppie di anziani sedute ad un tavolino di fronte al chiosco, sullo
stesso pratone in cui stava giocando con i suoi amici; di ricordare la presenza di una donna di
circa sessant'anni con una bambina di tre-quattro anni; di avere ricevuto, poco prima delle ore
quindici, una telefonata dal padre Serafino che gli riferiva di essere al pianoro ma non di non
riuscire a vederlo; di ricordare che in quel frangente, mentre alcuni amici giocavano a pallone, la
palla andò vicino la signora con la bambina. Ancora, GIORGI Seraimo, padre di Alessio,
riferiva: di essere arrivato sul pianoro alle ore 14.30 circa del 18.04.2011 per verificame la
presenza del figlio Alessio, in gita con alcuni compagni di classe con gli amici; di aver
immediatamente imboccato, una volta giunto al pianoro, la strada che transita davanti al
Sacrario dei Caduti ed alle antenne; di essersi reimmesso sulla strada principale del pianoro,
proveniente dalla strada che serve le villette situate nella zona delle antenne, voltando a destra in
direzione San Giacomo e notando in tale frangente sulla sinistra il gruppo dei ragazzi di cui
avrebbe dovuto far parte il figlio; di avere proseguito l'itinerario con l'intenzione di imboccare,
poco dopo, la stradina che, sulla sinistra, costeggia io campi da tennis e riporta davanti al
chiosco ed al pratone con le porte da calcio; di avere constatato che tale stradina era a senso
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37 unico contrario al suo senso di marcia, per cui faceva inversione percorso, transitando davanti al
bar "Segà" e, oltrepassatolo, svoltando a destra all'altezza di una colonia gestita da un Istituto
religioso; di avere percorso tale stradina lasciandosi il chiosco, ancora chiuso, sulla sinistra
parcheggiando poco oltre, tra il chiosco ed i campi da tennis, sulla sinistra della carreggiata,
dopo avere effettuato inversione di marcia; di essere certo di non avere incontrato alcuno
durante il percorso effettuato; di avere contattato il figlio, non riuscendo a distinguerlo nel
gruppo, sull'utenza 328-2899322 utilizzando il proprio telefono cellulare; di avere parlato con il
figlio per un paio di minuti circa; di avere notato, al termine della telefonata, immediatamente
prima di ripartire alla volta di Ascoli, una signora che teneva un bambino od una bambina di tre­
quattro anni per mano, che si immetteva nel prato in direzione delle porte di calcio provenendo
dai paraggi del chiosco, escludendo che potesse trattarsi di "Melania" REA; di aver percorso al
contrario la medesima stradina che costeggia il chiosco ed alcune ville per far ritorno ad Ascoli;
di non essere stato attratto, nelle due occasioni in cui vi è passato davanti, dalla presenza di
adulti o bambini nel prato antistante gli scivoli e le altalene. Infine, ANGELINI Bruno
dichiarava: di avere notato due donne, una più giovane ed una più anziana insieme ad una
bimba, arrivare più o meno verso le 15.00 circa sistemandosi presso lo stesso prato dove si
trovavano loro; che le due donne e la bambina giungevano al pianoro a bordo di un'utilitaria di
colore grigio che parcheggiavano vicino il chiosco; che mentre faceva alcuni passaggi con il
pallone insieme ad altri amici, la palla rotolava vicino la bambina che la calciò di rimando verso
il loro gruppo; di non ricordare la presenza di altri bambini nell'area dove sostava il suo
gruppo; di non ricordare la presenza di alcuno nei pressi delle altalene.
Nel corso della sua escussione, ANGELINI Bruno autorizzava l'acquisizione di otto
immagini presenti sul proprio proftlo "Facebook", scattate nel corso della gita a San
Marco. Successivamente, lo stesso ANGELINI consegnava spontaneamente i ftle originali
presenti sul proprio P.C., alcuni dei quali ritraevano la "zona delle altalene" nell'orario
tra le 15.13 e le 15.22. Tali scatti, infatti, effettuati alle ore 15.13. 15.21 e 15.22 assumono
notevole. anche se non esclusiva né indispensabile. valenza investigativa, in quanto
ritraggono, in un arco temporale decisivo, sia l'area delle altalene/scivoli dove, come sostenuto
sin dalla prima telefonata al 112, PAROLISI si sarebbe dovuto trovare [non visto da alcuno], sia
la staccionata che corre lungo la stradina sterrata che costeggia il prato con i giochi per bambini,
dietro la quale non compare traccia della Renault Scenic nera di sua proprietà, che lì si
sarebbe dovuta trovare parcheggiata; ogni ipotesi diversa, che pretenda di intravedere da una
o più delle fotografie, qualcosa di simile al "muso" di un'autovettura, allo stato, non può
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38 nemmeno essere presa in considerazione per mancanza di ogni obiettività, ed è comunque
superata da tutte le restanti fonti di prova, come verrà detto ancor meglio in sede di valutazione
finale e complessiva delle emergenze istruttorie. Inoltre, occorrerebbe ulteriormente dimostrare,
ciò che appare escluso dalla visione della fotografia scattata alle ore 15.13: la coincidenza tra il
punto l, tracciato da PAROLISI sulla cartina mostratagli dagli inquirenti e quello dove si
assume essere parcheggiata un'autovettura.
Da ultimo, deve essere aggiunto che il 18 aprile 2011, al pianoro di San Marco, era
presente anche un secondo gruppo di persone, che si erano recate sul posto al termine
dell'orario scolastico per trascorrere un pò di tempo giocando a pallone. Si tratta di KUCI
Marsiano, NESCA Umberto, frequentanti la terza media, D'ANGELO Andrea, COTIILLI
Emanuele ed AGOSTINI Lorenzo, anch'essi studenti, frequentanti l'Istituto Tecnico per
Geometri Umberto I di Ascoli Piceno. Questi ultimi tre (AGOSTINI, COTIILLI e
D'ANGELO), nel corso di apposita ricostruzione dei loro movimenti effettuata sul posto [in
data 16.06.2011, senza la partecipazione dei primi due impegnati in esami scolastici]
dichiaravano: di avere trascorso il pomeriggio del 18 aprile 2011 al pianoro di Colle San Marco,
ove giungevano alle ore 14.40-14.45 circa, provenienti da Ascoli Piceno a bordo dei propri
scooter; di essere transitati davanti al bar Segà per poi imboccare la stradina a sinistra che
conduce ai campi da tennis; di avere parcheggiato sul lato sinistro della medesima stradina,
accanto alla staccionata nei pressi dell'apertura che consente l'accesso al prato sul quale ci sono
le altalene. COTIILLI precisava che, lasciati i motorini, KUCI, NESCA e D'ANGELO
attraversavano la strada immettendosi sul pratone, portandosi sul campo di calcio nei pressi
della porta più prossima ai campi da tennis, mentre lui ed AGOSTINI si dirigevano a piedi verso
il chiosco di RANELLI. Il COTTILLI aggiungeva, inoltre, che al momento del suo transito
davanti al chiosco questo aveva le ante chiuse, ma il proprietario era giunto e si stava
accingendo all'apertura. Interpellati uno alla volta AGOSTINI, COTTILLI e D'ANGELO
specificavano che, al momento del loro arrivo. sul prato delle altalene non c'era
assolutamente nessuno e che la presenza di qualcuno "avrebbe dato nell' occhio" essendo loro a
"non più di dieci metri" di distanza. D'ANGELO Andrea, a questo punto, precisava
spontaneamente di aver visto una donna anziana che spingeva una bambina seduta sull'altalena
soltanto più tardi, al momento di lasciare il pianoro per fare rientro a casa. Tale particolare
veniva confermato subito dopo da AGOSTINI. I ragazzi affermavano anche che, nei pressi al
momento, vi era anche un cane ed aggiungevano di aver giocato sul campo grande per circa una
"mezz'oretta", per poi spostarsi verso i campi da tennis, dopo aver prelevato i propri scooter,
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39 approssimativamente tra le 15.15 e le 15.25. Nell'occasione, durante tale spostamento dal luogo
del parcheggio originario a quello presso i campi da tennis, transitavano davanti al chiosco. In
tale frangente NESCA e KUCI, invece, si avviavano direttamente a piedi verso i campi da
tennis. Conseguentemente, i tre ragazzi (AGOSTINI, COTTILLI e D'ANGELO) affennavano
che, anche aU'atto di riprendere i motorini, non notavano nessuno sul prato antistante le
altalene. AGOSTINI precisava di ricordare che vi erano alcuni anziani, seduti sulle sedie
all' ombra, vicino al chiosco e che nei pressi c'era qualche autovettura parcheggiata senza
ricordame i dettagli. D'ANGELO riferiva, inoltre, di ricordare la presenza di un altro gruppo di
ragazzi intenti a giocare a calcio sul campetto in erba al centro del pianoro.
AUa luce di quanto sopra esposto, si deve certamente concludere, conformemente con
quanto ritenuto dagli inquirenti, che, neU'orario indicato da PAROLISI SALVATORE,
compreso tra le ore 14.45 e le ore 15.20 [da traslare, secondo quanto si dirà, fmo aUe ore
15.30-15.40] dello scorso 18 aprile, nessuno lo ha visto neU'area deUe altalene con la figlia
Vittoria né, tantomeno, esistono tracce del passaggio di "Melania" a San Marco neU'orario
indicato che, peraltro, come si dirà meglio in seguito, coincide con quello della sua morte,
se non è addirittura ad essa successivo.
8. LE DICHIARAZIONI DI PARENTI, AMICI E COMMILITONI CIRCA I RAPPORTI TRA I CONIUGI PAROLISI-REA. AFFIORA LA ESISTENZA DI RELAZIONI EXTRACONIUGALI DI PAROLISI SALVATORE. LE DICHIARAZIONI DI PAROLISI SALVATORE A CASTELLO DI CISTERNA La sera del 22.04.2011, aveva luogo una lunga audizione, durata oltre un'ora e ventiquattro
minuti, nel corso della quale veniva sentito a s.i.t. REA MICHELE, fratello della vittima.
Questi riferiva tra l'altro: che la sorella non era solita recarsi nei bagni pubblici, e certamente
non lo avrebbe mai fatto se, come nel caso di specie, non era in possesso della propria borsa con
tutto il necessario; che la sorella non sarebbe mai uscita di casa senza la propria borsa, dal
momento che era molto attenta ad ogni esigenza sua e della bambina e che lo portava con sé
persino quando era in tuta da ginnastica; che gli parve strano che PAROLISI avesse riposto di
già una valigia di colore scuro nel vano portabagagli della vettura, che lo colmava quasi
interamente, dal momento che la partenza per Somma Vesuviana era prevista per il primo
pomeriggio del giorno successivo e che la valigia della bambina era ancora sul letto
matrimoniale: interpellato sul punto da MICHELE REA, PARaLISI replicava che aveva inteso
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avvantaggiarsi per il giorno seguente; di avere appreso un mese prima, dai propri genitori, che il
cognato Salvatore aveva intrattenuto, circa un anno prima, una relazione con una donna
da lui non conosciuta. Tale relazione, che poteva attingere all' ambito lavorativo, era stata
scoperta da "Melania" quando la stessa, probabilmente insospettitasi di taluni
comportamenti ambigui del marito, lo seguì e lo scoprì mentre era intento a parlare al
telefono con questa donna. L'evento fu dalla stessa "Melania" riferito anche ai genitori che
rimasero molto delusi dalla vicenda. Lo stesso Michele, successivamente venuto a conoscenza
del fatto, affrontava l'argomento con il cognato, richiamandolo alle proprie responsabilità. La
questione alla fine si risolse in quanto "Melania" stessa confermò al germano di aver perdonato
il marito per il suo comportamento, motivo per cui gradiva che non vi fossero strascichi in
famiglia a causa della vicenda. Nel corso della sua escussione REA Michele, in relazione
all' anomalia circa il percorso intrapreso dalla sorella nel recarsi al Bar "Segà", riferiva di avere
appreso dal cognato che "MELANIA" non conosceva la scorciatoia che conduce dalle
altalene al citato esercizio pubblico e tuttavia lo stesso REA ricordava di averla percorsa due o
tre anni prima in compagnia dei propria familiari e dello stesso PAROLISI. REA Michele
veniva nuovamente escusso in data 13.05.2011, ad integrazione di quanto già riferito ed al fine
di chiarire alcuni aspetti emersi successivamente alla sua prima deposizione. In tale occasione lo
stesso riferiva che il giorno del rinvenimento del cadavere di "Melania", al ritorno a Folignano
dopo essere stato al "chiosco della pineta", mentre era intento a spiegare a familiari e vicini
circostanze relative al rinvenimento del cadavere della sorella, fu avvicinato da Raffaele
PACIOLLA il quale gli disse che Salvatore, nell'apprendere il luogo esatto del
rinvenimento, gli aveva comunicato che in quel posto era già stato con Melania e vi aveva
fatto l'amore e che quella zona era a lui nota in quanto abituale luogo di esercitazioni
militari; era incredulo sulla possibilità che la sorella potesse aver avuto un rapporto
sessuale con il marito in quel posto, chiedeva al PACIOLLA dove fosse stata in quel
frangente la piccola Vittoria, ricevendo quale risposta che era con loro in macchina; di non
avere notato, durante la loro permanenza presso il "chiosco della pineta", il PACIOLLA scattare
fotografie e di non essere a conoscenza che lo stesso abbia avuto un confronto in tal senso con
Salvatore. In data 13.5.2011, REA MICHELE veniva uovamente sentito a s.i.t. e, in aggiunta a
quanto già dichiarato, riferiva: che la notte del 18 aprile dormirono tutti insieme, compreso
PARO LISI, a casa della sorella; la mattina del 19 aprile, intorno alle ore 09.00 tutti gli uomini di
recarono a colle S. Marco per la ricerca di "MELANIA", dove restarono fino alle 23.00, mentre
p AROLISI si allontanò alle ore Il per andare in caserma, facendo ritorno a colle S. Marco la in
serata; che la notte dal 19 al 20 aprile nuovamente gli uomini dormivano nella casa di
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41 Folignano, e tra loro vi era PAROLISI; che la mattina del 20 aprile, intorno alle ore 08.30,
saliva insieme con PARO LISI, a bordo della vettura di quest'ultimo, a colle S. Marco; dopo
circa un'ora PAROLISI si allontanava per fare ritorno a casa, dove aveva intenzione di prendere
la figlioletta e portarla con sé in caserma, per farla distrarre; che rivedeva PARO LISI la sera del
20 aprile, dinanzi alla casa di Folignano, quando il corpo di "MELANIA" era stato ormai
ritrovato; che la sorella, secondo quanto narrato gli da VNIANI SONIA, in occasione di una
passeggiata a colle S. Marco, dovendo andare in bagno, pregò l'amica di ricondurla a casa.
Si procedeva quindi ad escutere, in data 11.5.2011, il padre di "Melania", REA Gennaro,
classe 1953, il quale riferiva di essere venuto a conoscenza della relazione extraconiugale
tra Salvatore ed un'altra donna nella pasqua del 2010, per averlo appreso dalla moglie
Vittoria che gli faceva riferimento ad una banale scappatella con una sua allieva durante una
serata di festeggiamenti per fine corso; pur non attribuendo troppa importanza al fatto,
ritenendo lo limitato ad una serata, chiedeva spiegazioni a Salvatore il quale ammetteva il
tradimento nei confronti di "Melania"; che dopo qualche tempo, quando "Melania" e
Salvatore erano a Somma Vesuviana, Salvatore andò a correre da solo e "Melania",
insospettitasi, lo seguì scoprendo che il marito era in possesso di un altro telefono. In quella
circostanza Salvatore si giustificò, dapprima con la moglie e poi con i suoceri, sostenendo di
aver ricevuto quel telefono da una donna che aveva visto piangere in un bar; di non aver creduto
alla versione resa dal PAROLISI, ma di aver comunque evitato ulteriori approfondimenti per
quieto vivere ed anche perché la situazione pareva essersi appianata; che nella mattinata del 19
aprile 2011, mentre era a San Marco, affrontava con Salvatore l'argomento della sua
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"scappatella", invitandolo a riferirne i contenuti agli inquirenti, al che questi gli rispose
che all'epoca dei fatti avevano concordato di non rivelare nulla di tale "scappatella" a
persone estranee; che, pur non condividendo la sua decisione. accettava che in quel momento
non venissero rivelati i particolari di tale relazione. invitandolo comunque a riferire tutto nel
caso in cui Melania non si fosse trovata a breve; di essere convinto del fatto che il genero
l'avesse poi riferito agli inquirenti a seguito del rinvenimento del cadavere della figlia; di
escludere che Salvatore potesse avere intenzione di separarsi da "Melania", ritenendo che il
loro rapporto coniugale fosse ottimale. Nel corso della medesima escussione, poi, REA Gennaro
ricostruiva le giornate del 18, 19 e 20 aprile 2011, riferendo quanto segue: che la sera del
18.04.2011, appena appresa la notizia della scomparsa della figlia, raggiungeva Ascoli Piceno in
compagnia della moglie, del figlio Michele, della nuora REA Tommasina e del fratello REA
Salvatore; che al momento del loro arrivo a San Marco il genero si trovava in caserma dei
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42 Carabinieri per sporgere la denuncia; che la notte tra il 18 ed il 19 aprile 2011, rientravano
alla casa di Folignano verso le ore 03:00 ed il genero dormiva sul divano letto posto nel
soggiorno insieme a suo fratello REA Salvatore; che la mattina successiva faceva ritorno al
pianoro in compagnia del figlio Michele, del fratello Salvatore e del ,enero, il Quale. verso le
ore Il :00 circa. si allontanava alla volta della caserma "Clementi" sede del 2350 R.A. V.,
asserita mente per organizzare una SQuadra di soccorso con i suoi commilitoni. da
impie,are nelle ricerche; che nella circostanza di cui sopra PAROLISI rifiutava di essere
accompapato da altre persone. asserendo potenziali difficoltà di accesso in caserma da
parte di persone "estranee" all'ambiente militare; che il genero faceva rientro al pianoro
nel tardo pomeriggio insieme ad alcuni colleghi, con i quali si trattenne fino alle 22.00 circa,
per poi fare rientro tutti insieme a casa; che la seconda notte, ovvero quella tra il 19 ed il 20
aprile, dormiva con il genero Salvatore nel divano letto posto vicino all'ingresso; che la
mattina seguente si svegliavano alle ore 6:30 circa, e poco dopo tutti tornavano al pianoro
per proseguire le ricerche; che prima di mezzogiorno PAROLISI, con la bimba, andava in
caserma, talchè lo incontrava nuovamente a casa successivamente al rinvenimento del
cadavere di "Melania".
In data 13.05.2011, vemva sentito REA Gennaro, classe 1957, cugino del padre di
"Melania", il quale dichiarava di essere giunto la sera del 20.04.2011 presso l'abitazione di
Salvatore PAROLISI, intrattenendovisi fino alle ore 03.00 circa; di avere avuto l'impressione
che Salvatore non fosse particolarmente affranto tanto che la mattina del sabato 23 aprile.
prima di partire alla volta della Campania, si recava presso la propria caserma per fare gli
auguri paSQuali ad un maresciallo al Quale re,alava una colomba; di avere avuto modo di
parlare con Salvatore, successivamente, in tre occasioni, ritenendo opportuno registrare i
colloqui; che nel corso delle citate conversazioni, in alcun modo da lui sollecitate, il PAROLISI
gli esternava particolari relativi alla sua relazione extraconiugale, cercando di giustificarsi col
fatto che "Melania" lo umiliava tutti i giorni rinfacciandogli questa vicenda generando in
lui una frustrazione che trovava conforto proprio nel rapporto con questa ragazza; che
successivamente il PAROLISI, nel riportarsi a quanto già riferitogli la notte precedente,
aggiungeva che Carmela lo aveva talmente stressato a causa della sua relazione
extraconiugale da farlo ricorrere ad una visita medica per un problema agli occhi ed alla
testa; che Salvatore escludeva che l'assassino di "Melania" potesse essere un maniaco o un
serial killer.
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t
È
43
I
1
GAROFALO Vittoria, madre di "Melania", escussa in data 27.04.2011, ha riferito, per
i
quanto di interesse, che il 14 gennaio 2010, data coincidente con il compleanno della sorella
1
I
ì
GAROFALO Anna Concetta, a casa di quest'ultima, notava "Melania" comunicare con il marito
appartandosi, contrariamente alle sue abitudini, al chiaro fine di tenere riservati i contenuti della
conversazione; di avere potuto constatare che detto atteggiamento fu adottato dalla figlia anche
t
I
i
i
coniugale della figlia, motivi che la stessa non intendeva parteciparle nonostante le sue
,
sollecitazioni in tal senso; che, successivamente al periodo pasquale del 2010, lei ed il marito
I
nei giorni a seguire, in casa propria; di avere percepito la presenza di motivi di crisi del rapporto
Gennaro, padre di "Melania", salirono ad Ascoli per una visita alla figlia e che, in una
l
i
l
circostanza, la stessa, uscita da sola con la madre, le rappresentò di avere la necessità di sfogarsi
e confidarsi con lei, raccontandole di avere scoperto che Salvatore l'aveva tradita con una
allieva e che questo era il motivo alla base del suo malessere; che la stessa "Melania" ebbe
anche modo di contattare telefonicamente questa ragazza esortandola ad interrompere
defmitivamente i contatti con il marito; che la figlia aveva avuto, per lo stesso motivo,
un'ulteriore accesa discussione con il marito proprio nel precedente periodo delle festività
pasquali che trascorsero a Verona, ospiti della sorella e del fratello di Salvatore; di averla
esortata a non rompere il matrimonio, attesa anche la nascita di una bambina; di averla
rassicurata e confortata dicendole che, se la cosa si fosse ripetuta, avrebbero potuto prenderre
anche in considerazione l'ipotesi della separazione, ma che in ogni caso la decisione finale
sarebbe spettata sempre a lei; di avere appreso dalla propria sorella, pur non constatandole
personalmente tale particolare che, nella circostanza appena narrata, questa aveva avuto modo di
r-
parlare con "Melania", la quale le riferiva che Salvatore le avrebbe intimato di tornare a
i
vivere con lui ad Ascoli Piceno, altrimenti sarebbe andato dall'avvocato per la separazione; di
r
ritenere in un primo momento che il periodo di crisi fosse stato superato, ovvero fmo al
Il
mese di luglio 2010, allorquando la figlia scoprì nuovamente il marito intento a
comunicare telefonicamente utilizzando un apparato cellulare a lei non noto; che,
parlare l'aveva gettato vedendo passare la moglie e che tale apparecchio gli era stato regalato da
I
una signora ascolana abitante in Sicilia, casualmente incontrata in un bar, la quale, piangendo, si
ì
nell'occasione, PAROLISI si giustificò sostenendo che quel telefono con cui era stato visto
confidò con lui in merito al tradimento subito del marito, ricevendo dallo stesso Salvatore
conforto, motivo per il quale gli regalava sia il telefono che la sim contenuta, mediante i quali
avrebbero potuto sentirsi ogni tanto per chiacchierare; che in tale occasione anche suo marito
Gennaro venne a conoscenza dei problemi coniugali della figlia; di ritenere che anche in tale
occasione, seppure molto contrariata, la figlia abbia infine perdonato il marito, tanto da
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I
44 ristabilirsi a Folignano. In relazione agli accadimenti del 18 aprile, più specificamente a fatti
direttamente inerenti alla scomparsa della figlia, GAROFALO Vittoria dichiarava che la figlia
non aveva mai sofferto di incontinenza e non era solita andare in bagno fuori casa, se non
altro in quanto molto schizzinosa, aggiungendo di essere spesso costretta ad insistere nei
suoi confronti per convincerla a non trattenere la pipì a lungo, ritenendo che tale abitudine
potesse essere alla lunga pregiudizievole per la cistite ed i reni in genere; di avere telefonato
alla figlia il 18.04.2011 verso le ore 13.30, specificando che rispose il genero il quale le disse
che "Melania" era in bagno, passandogliela subito; che la stessa le riferì che avevano fmito
di pranzare consumando una piadina; di non avere avvertito, da parte della figlia, stati
d'animo particolari, ritenendola tranquilla e serena; che la stessa le disse che si sarebbe
recata a Colle San Marco, di li a poco, con tutta la famiglia; che alle ore 16.00 aveva
appuntamento con l'amica Sonia per far visita al nipotino di quest'ultima, nato da pochi giorni;
di ritenere la figlia molto scrupolosa nel portarsi al seguito tutto il necessario per le
esigenze della bambina; di ricordare che "Melania" le disse che, a seguito di una
passeggiata con Salvatore, aveva trovato un ramo secco che avrebbe utilizzato per fare
"l'albero di pasqua" o "albero della cuccagna"; di presumere che il ramo in questione sia
stato trovato il venerdì o il sabato successivo al rientro della coppia ad Ascoli Piceno, dopo
un periodo trascorso Somma Vesuviana, quindi o il 25 o il 26 marzo; di avere presente tale
circostanza ritenendo di essere giunta, insieme al marito, a Folignano in data 31 marzo per
rimanervi fmo a domenica 3 aprile, potendo constatare che in quel periodo "l'albero della
cuccagna" era già presente in casa addobbato; di ricordare di essere ripartita col marito per
Somma Vesuviana domenica 3 aprile verso le 9 del mattino, mentre "Melania" e Salvatore si
stavano organizzando per trascorrere la giornata al colle San Marco insieme ai loro vicini Sonia
ed Alfredo. In relazione a tali ultime affermazioni, la teste, successivamente sentita in data Il
maggio, alla presenza del magistrato, puntualizzava che quanto riferito in sede di precedente
verbalizzazione relativamente alla visita effettuata alla figlia nel corso della quale aveva
constatato in casa della stessa la presenza "dell'albero della cuccagna", andava traslato
una settimana in avanti, collocando quindi il viaggio di andata con arrivo a Folignano in
data 7 aprile, nel corso del quale incorrevano anche in una contravvenzione per violazione
al codice della strada, ed il ritorno a Somma Vesuviana in data domenica lO aprile. Sentita
nuovamente dagli inquirenti in data lO maggio 20 Il, la madre della vittima aggiungeva alcuni
particolari di interesse investigativo, con riferimento alla fase immediatamente successiva al
ritrovamento del corpo della figlia. Segnatamente, precisava che, giunta alla casa di Folignano
intorno alle ore 22.30 del 18 aprile, immediatamente notava il portafogli di "MELANIA",
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45 completo di documenti e con all'interno una banconota da cinque Euro e alcuni "vecchi"
scontrini, poggiato sul p.c. "nella sala appena si entra nell'appartamento"; di poi rilevava la
presenza della borsa "prima classe" di Alviero Martini, riposta in ordine nella custodia e dentro
l'armadio e riferiva di avere riconosciuto detta borsa come quella che la figlia portava con sé
all'atto dell'ingresso nel supermercato di Ascoli nel filmato trasmesso in televisione; infine,
sempre nell'armadio, a fianco della borsa "prima classe", rinveniva la borsa "che MELANIA
usava tutti i giorni ". Le due borse sono adesso a casa dei genitori a Somma Vesuviana, a
disposizione degli investigatori.
Le indagini, sono state quindi estese a conoscenti/condomini della vittima e dell'indagato e ad
amici, acquisiti o di infanzia, nonché ai commilitoni di PAROLISI SALVATORE, al fine di
approfondire le circostanze riferite nella denuncia di scomparsa.
In particolare, quanto all'orario di uscita da casa della famiglia PAROLISI nel pomeriggio
del 18.04.2011, sono stati escussi a sommarie informazioni: BERNARDINI Stefano, in data
27.04.2011 [e poi nuovamente sentito il giorno 7.5.2011], il quale ha riferito di avere incontrato
i coniugi PAROLISI il 18 aprile 2011 [non ricorda se vi era anche la figlioletta] dapprima
intorno alle ore 12.30-12.40, mentre facevano rientro a casa, parcheggiando l'autovettura
all'interno degli spazi condominiali, e, successivamente, dopo avere pranzato, intorno alle
ore 13.50-14.20, mentre usciva con la moglie [nulla dice della figlia]. A domanda specifica,
sul se avesse osservato l'abbigliamento di PAROLISI e della moglie [e se quest'ultima portasse
con sé una borsa: verbale 7.5.2011], BERNARDINI ha risposto di non ricordare; alle giuste
insistenze dei carabinieri, che gli mostravano anche gli abiti indossati da PAROLISI sul pianoro
di S. Marco al momento della denunciata "scomparsa" [t-shirt di colore nero, con bordi laterali
di colore bianco, pantaloncino corto sportivo di colore nero], il teste rispondeva che PAROLISI
poteva essere effettivamente abbigliato in quel modo il giorno 18, ma precisava che poteva
anche sbagliare e confondersi con altre, precedenti occasioni, in cui ha visto PAROLISI
SALVATORE "all'interno del suo garage"; CORTELLESI Fernando, in data 01.05.2011 [e
poi ancora in data 22.5.2011, essendo emerse taluni contrasti con la versione dei fatti riferita da
PAROLISI SALVATORE], che riferiva di avere, uscendo di casa, visto e salutato Salvatore
PAROLISI tra le ore 14.00 e le 14.15 circa, mentre questi era intento a maneggiare delle buste
di plastica nel garage di propria pertinenza nei pressi della sua autovettura, che aveva il cofano
aperto; in particolare, il teste, anche sollecitato sul punto specifico, ha ribadito di avere visto
p AROLISI da solo, posizionato dietro la propria autovettura parcheggiata parallelamente alla
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46 saracinesca del proprio box, con il cofano posteriore aperto ed il "muso" della vettura rivolto
verso l'interno, precisando di non avere potuto scorgere per questa ragione come era vestito
PAROLISI, siccome "coperto" dalla sagoma della macchina. Da notare che PAROLISI
SALVATORE, sentito sul punto specifico, ribadiva con fennezza di essere sceso in garage
insieme con la moglie e la bambina, che salivano a bordo dell'autovettura, mentre lui restava
all'esterno per caricare alcune cose, avendo posizionato la macchina con il "muso" verso
l'esterno, ovvero verso la discesa che poi immette verso la strada principale. TROBBIANI
GIOVANNI, infine, escusso in data 14.05.2011, riferiva di avere notato, mentre si trovava sul
proprio balcone, tra le ore 14.15 e le 14.20, l'autovettura Renault Scenic [erroneamente indicata
dal teste come Megane] di PARO LISI allontanarsi, proveniente dalla zona garage condominiale,
per immettersi sulla strada principale, transitare davanti l'ufficio postale di Folignano e
proseguire in direzione del centro del paese. Il teste non aveva modo di vedere chi fosse
presente all'interno dell'abitacolo e come fosse vestito.
Di una certa rilevanza per le indagini si sono dimostrate essere le dichiarazioni rese, dopo la
scoperta del cadavere di REA CARMELA, da PACIOLLA Raffaele [agente della polizia
penitenziaria, amico di PAROLISI] e da VIVIANI Sonia [amica della vittima]. PACIOLLA
Raffaele riferiva, tra l'altro, in data 26.04.20 Il, di essere stato contattato telefonicamente verso
le ore 17.00 circa del 18 aprile da PAROLISI Salvatore che, nella circostanza, gli comunicava
testualmente "SE LA SONO PRESA", non specificando in un primo momento a chi intendesse
riferirsi; di aver raggiunto PAROLISI sul pianoro di S. MARCO, in compagnia della moglie
Stefania, apprendendo dallo stesso i particolari della scomparsa di "Melania"; di aver consigliato
Salvatore di avvisare del fatto i genitori di "Melania"; di avere percorso, insieme a PAROLISI,
la scorciatoia che unisce le altalene al Bar "Segà", ritenendo che la stessa fosse conosciuta da
Salvatore in quanto abituale frequentatore del pianoro; di essere stato per la prima volta in
località "chiosco della pineta" in occasione del rinvenimento del cadavere di "Melania", allorché
vi si recò unitamente al di lei fratello Michele REA, in data 20.04.2011; di avere esposto a
PAROLISI, esclusivamente in maniera verbale, una sommaria descrizione di tale luogo al
suo rientro nella tarda serata in Folignano, e di avere appreso dallo stesso, in quella
circostanza, che i coniugi PAROLISI vi si erano recati circa quindici giorni prima
unitamente alla figlia Vittoria, e che in quell'occasione consumarono un rapporto sessuale
sul posto; di avergli esternato la propria perplessità in relazione a quanto appena appreso,
soprattutto in considerazione del fatto che, avendo a disposizione un appartamento, gli sembrava
strano che la coppia potesse avere avuto un rapporto all'aperto in quel luogo, attesa anche la
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47 presenza della bambina; di non avere mai effettuato alcuna fotografia del luogo né di aver mai
utilizzato disegni o mappe per l'individuazione del citato posto; successivamente, presentato si
spontaneamente dai carabinieri in data 30.04.2011, lo stesso PACIOLLA precisava di avere
appreso dalla moglie Stefania che, circa due anni prima, "Melania" le aveva confidato che
il marito Salvatore l'aveva tradita e che si sentiva parzialmente responsabile per averlo
lasciato troppo tempo da solo; di non avere mai avuto cognizione diretta di tradimenti o
relazioni extraconiugali da parte di PARO LISI. Inoltre, il teste confermava interamente le
modalità attraverso le quali PAROLISI individuava il luogo di rinvenimento del cadavere di
"Melania", rimandando integralmente alle dichiarazioni precedentemente rese; infine, ribadiva
di non avere mai scattato né tantomeno mostrato al PAROLISI alcuna fotografia del
medesimo luogo scattata col proprio cellulare. Infine, nel corso della sua ultima escussione,
avvenuta in data 22 giugno 2011, precisava che la sera del 20 aprile, appena associato il luogo
descritto al lui noto "chiosco della pineta", P AROLISI gli riferiva di esserci stato una
quindicina di prima con la moglie, consumando sul posto un rapporto sessuale mentre la
bambina dormiva in macchina; confermava di non avere mai scattato fotografie, con apparati
cellulari in suo uso, nei pressi del "chiosco della pineta" e aggiungeva di avere parlato,
nuovamente, con Salvatore, del luogo del rinvenimento del cadavere, la mattina successiva [21
aprile], commentando alcune fotografie riportate sulla prima pagina del quotidiano "Il
Messaggero", occasione in cui PAROLISI confermava di conoscere il luogo, di averlo
frequentato con la moglie circa quindici giorni prima e di averci consumato, nell'occasione, un
rapporto sessuale; in merito alle dichiarazioni dell'indagato, relative al riconoscimento della
località "chiosco della pineta" in base alle foto scattate col suo apparato cellulare, il teste riferiva
che PAROLISI si era con lui giustificato, affermando che tali dichiarazioni gli erano state
estorte dai carabinieri nel corso della sua audizione a Castello di Cisterna [in realtà, ne aveva già
parlato nel corso della sua escussione condotta dai magistrati, in data 22 aprile, in occasione
della ricostruzione video filmata fatta sul posto]; PACIOLLA concludeva il proprio esame,
ricordando di avere incontrato PAROLISI il precedente 5 giugno, a casa propria, definendo il
clima teso, i rapporti incentrati ad una certa freddezza [soprattutto verso la moglie DORINZI
Stefania] e lo stato d'animo di PAROLISI piuttosto aggressivo ed "accelerato"; di avere notato
che, negli ultimi tempi, "Melania" fumava in maniera molto più continua rispetto al
passato; che, al momento del loro incontro sul pianoro di Colle San Marco, il giorno della
scomparsa di "Melania", PAROLISI si trovava in stato di vistosa agitazione, tremando
vistosamente, "ruttando" in continuazione e esternando comportamenti di vistoso
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48 nervosismo; che tale stato di alterazione tendeva a normalizzarsi con il trascorrere del
tempo.
Per quanto riguarda VIVIANI Sonia, una delle più intime amiche della vittima, trattasi di teste
che, già in occasione delle prime ricerche, riferiva ad una pattuglia dei Carabinieri presente sul
posto che sia la persona scomparsa sia il marito, ben conoscevano la zona del pianoro di Colle
San Marco per esservisi recati più volte in passato, di cui l'ultima riferibile a pochi giorni prima,
in occasione di una scampagnata effettuata insieme alla sua famiglia, e a ciò aggiungeva che, in
quest'ultima occasione, lei stessa si era recata insieme a "Melania" presso il bar "Il
Cacciatore" percorrendo una stradina sterrata che funge da scorciatoia di collegamento
tra il parco giochi e lo stesso locale. La stessa VIVIANI, escussa in data 23.04.2011,
specificava, tra l'altro di avere stretto un sincero rapporto dì amicizia con "Melania" sin dal suo
trasferimento a Folignano; di avere concordato, la sera precedente, un appuntamento informale
con la famiglia PAROLISI, che si sarebbe dovuta recare verso le ore 16.00 del 18.04.2011
presso l'abitazione della propria madre per fare visita al nipote appena nato; di avere contattato
"Melania", senza ricevere risposta, dall'utenza in uso alla madre, sulla sua utenza TIM, alle ore
14.40 circa, sia per avere notizie sull'esito delle visite mediche che l'amica avrebbe dovuto
sostenere in mattinata sia per definire i dettagli del citato appuntamento pomeridiano; di avere
successivamente inoltrato alla stessa un sms con il quale le comunicava la riferibilità di quel
numero (della madre) alla sua persona; di avere riprovato invano a chiamarla con le medesime
modalità, non avendo ricevuto risposta neanche all'sms; di essere stata avvisata della scomparsa
di "Melani a" dall'amica comune Stefania DORINZI, che le chiedeva di raggiungerla sul pianoro
di San Marco; di ritenere improbabile il fatto che "Melania" avesse potuto percorrere da
sola l'itinerario indicato da PAROLISI, anche perché la vittima conosceva bene la
scorciatoia che dalle altalene conduce al Bar "SEGA"', per averla percorsa insieme
durante una gita svolta con le rispettive famiglie il precedente 3 aprile 2011; di ricordare
che durante l'itinerario percorso sul pianoro in data 3 aprile 2011, "Melania" le indicò il punto
esatto in cui aveva trovato un ramo poi utilizzato per fare l'albero della cuccagna specificando
che, proprio a tale scopo, circa dieci giorni prima si era recata sul pianoro di San Marco
unitamente al marito, e precisando che l'individuazione di tale ramo avvenne poco dopo il loro
arrivo al Colle San Marco; di ricordare che "Melania", il 3 aprile 2011, non si era mai recata in
bagno, non potendo, comunque, escludere che avesse potuto farlo in compagnia del marito con
il quale nell'occasione fece una breve passeggiata in zona; di ricordare che tempo prima,
verso la Ime di febbraio - inizi del mese di marzo 2011, "Melania" le confidò di aver fatto
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49 una passeggiata in macchina insieme alla figlia ed al marito e che quest'ultimo l'aveva
portata nei pressi di Ripe di Civitella ove era solito svolgere esercitazioni militari e di
rammentare anche che, in quella circostanza, "Melania" specificò di essere già allora alla
ricerca del ramo per l'albero della cuccagna, ma di aver desistito a causa della presenza
della neve. VIVIANI Sonia veniva nuovamente escussa in data 14.06.2011, e in questa seconda
occasione chiariva di essere incorsa in errore circa la data del picnic effettuato a San Marco con
la famiglia PAROLISI, evento avvenuto in realtà non già il 3 aprile 2011, quanto piuttosto
domenica lO aprile 2011 e che, più in generale, tutti i restanti accadimenti si erano verificati così
come riferiti, ma andavano traslati di una settimana, ovvero dal 3 allO aprile 2011.
DORINZI STEFANIA, moglie di PACIOLLA RAFFAELE, sentita a s.i.t. in data 26.4.2011,
ha detto di avere conosciuto "MELANIA" tre anni prima, quando giunse a vivere nel suo stesso
condominio in Folignano/AP con il marito. La teste, ha precisato di avere notato un
cambiamento di umore in REA CARMELA a partire dal mese di settembre dell'anno 2010: in
particolare, "MELANIA" era diventata molto nervosa, fumava di più ed aspirava la sigaretta in
modo frenetico. In una occasione, le confidò che il marito l'aveva tradita, ma fu molto generica
e la cosa non fu approfondita.
Informazioni assai utili alla genuina valutazione del contesto oggetto d'indagine sono state
fornite dalle amiche di infanzia della vittima. In questo contesto deve essere collocato il
contenuto narrativo, fondamentale, della teste ROSA Immacolata, la sola, va detto, che ha
reso agli inguirenti dichiarazioni nette e schiette ancor prima di venire a conoscenza del
decesso di "Melania", sua amica del cuore [cfr., per una panoramica delle dichiarazioni
iniziali, chiaramente reticenti, da parte di PACIOLLA, DORINZI, VIVIANI, fo1. 15, 17, 20 in
rosso dell'incarto], in relazione, specificamente, ai reali rapporti intercorrenti tra i coniugi
PAROLISI-REA, quando tutti gli altri testi tentavano inizialmente, e sino alla scoperta del
cadavere di "Melania", di descrivere il rapporto matrimoniale come una sorta di "idillio" senza
ombre. In particolare, escussa una prima volta in data 20.04.2011 dai militari della Stazione
carabinieri di Somma Vesuviana, ROSA riferiva di conoscere Carmela REA sin da bambina e di
avere avuto sempre un rapporto confidenziale con la stessa, paragonabile a quello esistente tra
sorelle; di saperla molto innamorata del marito tanto da ritenerla ''pendente dalle sue labbra"; di
avere appreso della scomparsa di "Melania" da suo cugino Giuseppe REA, nella tarda serata del
18.04.2011; di avere sentito la sua amica per l'ultima volta il sabato 16 aprile e di avere
avuto l'impressione che la stessa fosse particolarmente nervosa; di avere appreso da
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50 "Melani a" che, tempo prima, la stessa aveva scoperto un telefono cellulare in uso al marito sul
quale pervenivano messaggi ambigui che facevano presupporre all'intrattenimento di relazioni
extraconiugali e di averlo in seguito perdonato; di ritenere anomalo il fatto che "Melania"
fosse uscita senza borsa al seguito; di escludere "nel modo più assoluto" che potesse essersi
incamminata da sola in una zona non ben conosciuta; di avere ricevuto, alle ore 15.10 del
19.04.2011, una telefonata da parte di Salvatore PAROLISI, nel corso della quale lo stesso
le ripeteva più volte di avere sempre amato la moglie, di avere fatto molte opere buone per
lei, di averle regalato un pensiero per il loro imminente anniversario di matrimonio,
aggiungendo che i Carabinieri gli stavano facendo un sacco di domande; di ritenere
oltremodo anomala la telefonata, atteso che in 13 anni di conoscenza il PAROLISI non
l'aveva mai chiamata prima; di escludere nel modo più assoluto che "Melania" potesse avere
intrapreso una relazione extraconiugale. Sentita nuovamente a s.i.t. in data 11.5.2011 dai
Carabinieri del Comando provinciale di Ascoli Piceno, ROSA IMMACOLATA ha ribadito che
negli ultimi giorni, ed ancora il 16 aprile, l'amica MELANIA era molto nervosa; che in amore
era tradizionali sta, dopo ogni rapporto sessuale aveva necessità di lavarsi e pertanto è da
escludere che potesse fare sesso all'aperto o in macchina con il marito, cosa che se fosse
avvenuta l'amica le avrebbe comunque raccontato; che, negli ultimi tempi, i rapporti sessuali
con il marito erano scarsi, a seguito di un problema ginecologico; che PAROLISI tradiva la
[futura] moglie fin dall'epoca del fidanzamento, per come lei ebbe a sapere dal proprio
fidanzato, amico di infanzia di PAROLISI; che PAROLISI stesso non fu presente neppure
quando la moglie dovette andare in ospedale per partorire [PACIOLLA tentò senza risultato di
rintracciarlo]; che quando PAROLISI l'ha chiamata al telefono il 19 aprile, oltre al resto, le ha
chiesto se aveva sentito al telefono MELANIA il giorno 18, ottenendo riposta negativa; quindi,
le ha riferito di avere acquistato un paio di stivali che avrebbe regalato alla moglie per il loro
anniversario di matrimonio, ricadente il 26 aprile; che, successivamente, PAROLISI è venuto a
conoscenza delle dichiarazioni rese da ROSA IMMACOLATA agli inquirenti, ha chiesto di
parlarle, l'ha incontrata nei pressi dell'abitazione dei genitori di "Melania", dove l'ha invitata a
smentire "la storia della crisi tra loro" e ha rinnovato la domanda se avesse sentito
telefonicamente "MELANIA" il giorno 18 aprile.
Di tenore analogo sono le dichiarazioni rese da Valentina ESPOSITO, altra amica di
"Melania", la quale, escussa in data 27.04.2011 - dopo che IMMACOLATA ROSA contattava il
ten. CONSALES, riferendogli di avere ricevuto alcune confidenze importanti da una amica
comune [a lei e a "Melania"], identificata appunto nella ESPOSITO - dichiarava di conoscere
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51 "Melania" dai tempi delle scuole medie; di escludere che "Melania" potesse avere dato seguito a
relazioni extraconiugali; di avere trascorso con "Melania" e Salvatore un week end, nella prima
decade del luglio 20 l O, presso la propria abitazione di Ravenna; che in tale circostanza aveva
notato in "Melania" un radicale cambiamento caratteriale, notando che si era "incupita e non
aveva più lo stesso sorriso di prima"; di avere notato che "Melania" aveva la necessità di
sfogarsi con qualcuno e che tale esigenza evitava di manifestarla davanti a Salvatore; che
"Melania" riuscì a confidarle che, nel precedente mese di gennaio, aveva scoperto che Salvatore
intratteneva una relazione extraconiugale con una sua allieva, la quale fu contattata ed ammonita
telefonicamente da "Melania"; di conoscere "Melania" come persona timorosa, tanto che da
ragazza era solita farsi accompagnare dalla madre a casa sua, nonostante la vicinanza delle
abitazioni in Somma Vesuviana; che "Melania" le confidò di avere imbarazzo a fare l'amore
con il marito quando la bambina dormiva per timore che potesse svegliarsi e vederli.
Le investigazioni si estendevano, ovviamente, all'ambiente militare, segnatamente al 235°
Reggimento Piceno dove Salvatore PAROLISI presta servizio in qualità di istruttore reclute e
Comandante della 1/\ Squadra del 3° Plotone della 2/\ Compagnia. Si è provveduto quindi ad
escutere i suoi diretti superiori incluso il Comandante di Reggimento, i suoi colleghi ed alcune
delle sue ex allieve. Tra i militari sentiti, rivestono particolare importanza le dichiarazioni rese
da: CATERINO Nicola, Comandante della 3/\ Squadra del 3° Plotone della stessa Compagnia
di PAROLISI, il quale, escusso in data 27.04.2011 e 18.05.2011, riferiva di conoscere
PAROLISI sin dal 2007 epoca in cui frequentarono lo stesso corso a Cassino per divenire
istruttori; di avere notato abitualmente, durante l'orario di servizio, PAROLISI trattenersi
al telefono per 30/40 minuti al giorno, intuendo che l'interlocutore non fosse la moglie; di
ricordare che, per tali conversazioni, utilizzava un secondo telefono differente da quello
"ufficiale"; di essere a conoscenza che, agli inizia del 2009, PAROLISI iniziò a provare un
certo interesse, ricambiato, nei confronti di una volontaria di origine laziale di nome
Ludovica PERRONE, che al termine del corso fu destinata in un reparto di Roma; di
sapere che la relazione tra PAROLISI e PERRONE era continuata anche dopo il
trasferimento di quest'ultima; di sapere che PAROLISI disponeva di una seconda scheda
telefonica, intestata a PERRONE, che tempo addietro gli chiese la cortesia di spedirgliela
in caserma a suo nome per la successiva consegna a Salvatore; di conoscere bene la località
"chiosco della pineta" in quanto zona addestrativa dove, fino a Luglio 2009, si effettuavano le
C.d. "continuative"; di essere a conoscenza che PAROLISI aveva avuto una seconda
relazione di breve durata con un'altra allieva, tale CESARINO Rosa; di ricordare che nel
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52 Natale del 2009 Salvatore ricevette in regalo dalla PERRONE un orologio, del quale "Melania"
trovò lo scontrino relativo all'acquisto, e che Salvatore nell'occasione le aveva raccontato di
averlo ricevuto dalle allieve. In quella circostanza "Melania" verificò che la data di acquisto
dell' orologio non corrispondeva a quella del tennine del corso e pretese spiegazioni;
D'AGOSTINO Libero, Comandante della 2" Squadra del 3° Plotone, sentito in data 3-4
maggio 2011, dichiarava di avere conosciuto PAROLISI nel 1999 durante un breve periodo di
permanenza comune a Fossano; di averlo rincontrato nel 2007, in occasione di un corso per
istruttori svoltosi a Cassino; di essere sicuro che PARO LISI abbia intrattenuto relazioni con
allieve durante la sua permanenza, anche se lo stesso non si era mai confidato direttamente con
lui; di avere notato che PAROLISI effettuava e riceveva telefonate per due - tre ore al
giorno utilizzando un cellulare dedicato e che sicuramente non parlava con la moglie; che
all'interno del reggimento capitava spesso che gli istruttori avessero relazioni con le allieve,
generalmente con quelle della propria squadra o plotone con le quali vi sono più occasioni di
contatto; di ricordare che tempo addietro Salvatore gli chiese di "coprirlo" nel caso in cui
l'avesse cercato la moglie, simulando impegni fittizi, poiché doveva incontrarsi con una
allieva di cui ricordava solo il cognome, tale CESARINO; di avere saputo dal Caporale
CATERINO che PAROLISI aveva avuto una relazione con un'altra allieva di nome
PERRONE; di essere a conoscenza che PAROLISI aveva un profllo sul social network
"Facebook" utilizzando lo pseudonimo "VECIO ALPINO"; di conoscere bene la zona del
"chiosco della pineta" in quanto zona addestrativa usata per le C.d. "continuative",
successivamente sostituite dalle C.d. "marcette", consistenti in attività giornaliere nel corso delle
quali si raggiunge il Colle San Marco a piedi, percorrendo sentieri boschivi, partendo dalla sede
del reggimento; di avere effettuato una "marcetta" insieme a Salvatore e di avere pranzato, nella
circostanza, con colazione al sacco, nella pineta accanto al chiosco in legno di Colle San Marco;
di essere rimasto in compagnia di Salvatore, il 19.04.2011, dalle ore 13.30 alle successive
ore 19.00 all'interno del Reggimento; di avere appreso dallo stesso che i Carabinieri gli
avevano chiesto di sue eventuali relazioni extraconiugali, che lui aveva negato, ritenendo tale
aspetto irrilevante rispetto alla scomparsa della moglie; di avergli detto che, considerata la
gravità del fatto, bisognava essere il più sinceri possibile, perché quello che contava era ritrovare
la moglie e non altro; di essere stato "invitato" da Salvatore a non riferire, nel caso in cui
fosse stato invitato dai Carabinieri, delle sue relazioni extraconiugali aggiungendo che vi
avrebbe provveduto lui stesso; di essersi successivamente recato sul pianoro, insieme a
PAROLISI, dove si tratteneva fino alle ore 01.00; che in quella circostanza Salvatore gli
esternava l'intenzione di voler dormire in caserma, ma che il suocero lo convinse ad
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53 andare a casa in quanto non avevano avuto ancora modo di parlare ed anche perché la
piccola Vittoria era rimasta tutto il giorno con i nonni; di essere tornato la mattina del 20
aprile sul pianoro, non riscontrando sul posto la presenza di Salvatore, che i suoi familiari gli
riferirono essere in caserma; PAGANO Raffaele, sentito il 19 maggio 2011, il quale riferiva di
conoscere Salvatore PAROLISI dal 2005 per aver prestato servizio insieme a Tolmezzo (UD)
nel corpo degli Alpini; di non essere a conoscenza di eventuali relazioni extraconiugali
intrattenute dal PAROLISI con le allieve, ad eccezione della CESARINO; di avere notato il
p AROLISI trattenersi parecchio tempo al telefono, in caserma, appartandosi dietro lo stabile
della Compagnia; di avere appreso della scomparsa di "Melania" la sera del 18 aprile e di essersi
attivato, unitamente ad altri colleghi, per raggiungere il pianoro di colle San Marco e concorrere
nelle ricerche; di avere incontrato il PAROLISI in caserma, alle ore 12.00/12.30 circa del 19
aprile, che in quella circostanza gli disse che "erano stati i Carabinieri a chiedergli di andare
via da San Marco"; di essersi offerto, insieme ad altri colleghi, per concorrere nelle
ricerche, ma di essere stato dissuaso da PAROLISI con la spiegazione che tale iniziativa
avrebbe potuto intralciare il lavoro delle squadre cinorde; di ricordare che nella giornata
del 19 aprile, quando PARO LISI trascorse il pomeriggio in caserma, lo stesso era spesso al
telefono; di essere stato ammonito dallo stesso, in quella circostanza, a non riferire
eventualmente agli inquirenti il particolare che durante l'orario di servizio si intratteneva
sovente al telefono; che PAROLIS I, la sera del 19 aprile, gli chiedeva di poter rimanere a
dormire in caserma, ma che gli fu consigliato di tornare a casa con la scusa che non vi era posto
libero in camerata; di ricordare di avere chiesto a PAROLISI se avesse intrattenuto
rapporti con allieve in quanto, data la gravità del fatto, sarebbe stato in ogni caso al centro
dell'attenzione, e che lo stesso rispose di stare tranquillo in quanto questi rapporti li
intratteneva con un telefono cellulare a lui non intestato, che conservava nel garage; che lo
stesso gli confermava che i rapporti con la moglie erano eccellenti e non esistevano problemi
coniugali; di avere personalmente constatato che PAROLISI, nonostante fossero trascorse
più di 24 ore dalla scomparsa della moglie, non mostrava eccessiva preoccupazione; Ten.
Col. Riccardo STANCA, Comandante del Battaglione, il quale, sentito in data 8 giugno 2011,
riferiva di avere incontrato il caporale PAROLISI domenica 10 aprile 2011, al pianoro di San
Marco nel corso di una gita con i suoi familiari. Il Ten. Col. STANCA consegnava anche alcune
fotografie ed un filmato girato dalla moglie nell'occasione, nel corso del quale si intravede il
p ARO LISI intento a spingere la figlioletta Vittoria sulle altalene, all'interno della medesima
area che diverrà teatro della scomparsa della moglie una settimana più tardi
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54 Dalle dichiarazioni di alcuni colleghi dell'indagato, emergeva con chiarezza la esistenza di una
relazione stabile, sino a quel momento sempre negata con forza da PAROLISI SALVATORE,
tra questi e una sua ex allieva, Ludovica PERRONE, attualmente inquadrata in un reparto
dell'esercito in Roma, relazione sorta intorno al mese di marzo 2009. Gli accertamenti effettuati
sul nominativo di Ludovica PERRONE permettevano di identificarla compiutamente e di
accertare che questa persona è attualmente in servizio col grado di caporale presso il 80
Reggimento Lancieri di Montebello di Roma, e che al momento stava frequentando un corso di
12 settimane presso la Scuola di Cavalleria di Lecce, a far data dal 7 febbraio 20 Il. Sempre nel
corso di siffatti accertamenti, veniva scoperta l'esistenza di una scheda prepagata Vodafone,
a lei intestata, ma con l'indicazione deU'usuario in Salvatore PAROLISI. Diventava a quel
punto ovvio identificare PERRONE Ludovica nella presunta amante dell'indagato, e tale utenza
telefonica in quella cui faceva riferimento il caporale CATERINO Nicola. La donna veniva
escussa presso gli Uffici del Nucleo di Polizia Militare della citata Scuola di Cavalleria di Lecce
in data 5 maggio 2011. Dopo un iniziale tentativo di reticenza, e l'ennesimo ammonimento a
dire la verità, PERRONE dichiarava di essere giunta al 235 0 Reggimento Piceno in data
09.12.2008 e di aver frequentato il corso fino al 03.03.2009, data in cui veniva trasferita presso
l'attuale Reparto; di conoscere PAROLISI Salvatore che, pur non essendo suo diretto superiore,
era uno dei suoi istruttori; di essere uscita insieme al P AROLISI, per la prima volta, in data
02.03.2009 e di aver avuto, nell'occasione, un rapporto sessuale con lui nella sua macchina; di
essere a conoscenza che il PARO LISI fosse coniugato; di essersi sentita di nuovo con lo stesso,
la prima volta dopo l'uscita, circa una settimana più tardi allorquando fu lui a chiamarla; di
sapere che "Melania" era scesa a Napoli, dai suoi parenti, durante la gravidanza; di avere
intrapreso una relazione con il PAROLISI, con cui si incontrava nuovamente il 17 o 18
marzo 2009 ad Ascoli, trascorrendo insieme l'intero weekend presso il Bed & Breakfast
denominato "Dimora di Morgiano", sito nella frazione di Morignano di Ascoli Piceno; di avere
appreso da Salvatore che, in passato, aveva avuto altre due o tre relazioni con altrettante allieve,
delle quali non sapeva indicare i nomi; che Salvatore, da quel momento, attivava l'opzione
"You & Me" della Vodafone riservando la ai contatti con lei, che effettivamente avvenivano
quotidianamente; di essersi incontrata con Salvatore almeno una volta al mese, per due o tre
giorni, sia ad Ascoli presso il citato B & B, sia a Roma ove prendevano in affitto un
appartamento nella zona di Tor di Quinto; di avere inutilmente provato entrambi ad
interrompere la relazione dopo la nascita di sua figlia Vittoria; di essere stata contattata da
"Melania", nel mese di gennaio o febbraio 2010, la quale avendo casualmente scoperto la
relazione tra lei ed il marito, le intimava, con toni decisi, di interromperla; di avere negato
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55 la relazione alla moglie dicendole che si trattava solo di un rapporto di amicizia; di avere
infonnato del fatto Salvatore il quale, per tranquillizzarla, la raggiunse a Roma nel giro di un
paio di ore intrattenendosi con lei per quattro o cinque giorni; che Salvatore, pur essendo
seriamente intenzionato ad interrompere il matrimonio, voleva evitare le conseguenze di una
separazione traumatica al fine di salvaguardare la bambina alla quale era molto legato; di
ricordare che Salvatore, in una circostanza, telefonava a "Melania" in sua presenza,
comunicandole che quella tra loro era qualcosa di più di una semplice amicizia e che nonostante
un alterco iniziale, la moglie fu disponibile a perdonargli il tradimento; che Salvatore la
rassicurò che entro un anno al massimo avrebbe lasciato la moglie; di avere acquistato insieme
a PAROLISI SALVATORE una scheda telefonica (345/1576823) a lei intestata, ma in suo
uso, per potersi contattare tranquillamente utilizzando un secondo telefono che teneva
nascosto alla moglie; di essere stata chiamata da "Melania" in una seconda occasione,
durante le festività pasquali del 2010, allorquando scoprì ulteriori contatti telefonici tra lei
ed il marito, attribuendo all'attualità della relazione in corso tra loro, il fatto che Salvatore
rivolgesse nei suoi confronti scarse attenzioni sessuali; di averla nell'occasione
tranquì1lizzata, assicurandole che Salvatore l'aveva chiamata solo per fonnularle gli auguri di
Pasqua; di avere quindi ribadito a Salvatore che avrebbe dovuto prendere una decisione
definitiva, non essendo la situazione in essere oltremodo sostenibile; di avere saputo che
Melania, successivamente, aveva deciso di stabilirsi definitivamente ad Ascoli Piceno; di avere,
dopo quella discussione, forzatamente attenuato le frequentazioni de visu con Salvatore, non
potendo con lo stesso trascorrere altre notti insieme limitandosi, necessariamente, a fruire di
fugaci incontri giornalieri, sia ad Ascoli sia a Roma, pur continuando a sentirlo quotidianamente
al telefono; di aver incontrato l'ultima volta Salvatore ad Ascoli, verso fine gennaio 2011, prima
di partire per Lecce; che anche nel corso di questo incontro, durante il quale consumarono un
rapporto sessuale nella macchina di Salvatore, lo esortò ancora una volta a prendere una
decisione sul loro futuro, in quanto non era più disponibile a fare "[ 'amante a vita"; che
Salvatore le rispose di attendere che la moglie risolvesse un piccolo problema all'utero, per il
quale era in attesa di un intervento in day hospital, da farsi verso la fine di marzo 2011 e che
comunque aveva già affrontato l'argomento con "Melania"; di avere continuato a sentire
telefonicamente Salvatore con periodicità giornaliera e di avere progettato con lui il loro futuro
insieme; di avere ricevuto la mattina di domenica 17 aprile 2011 una telefonata da parte di
Salvatore in cui la informava del fatto che, dopo qualche giorno, sarebbe andato a Napoli
con la moglie e la figlia; di avere parlato concordato di incontrarsi ad Amalfi durante le
imminenti festività pasquali, in quanto aveva già parlato anche con i suoceri, sancendo di
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56 fatto la volontà di separarsi o consensualmente o, in caso di resistenze da parte della
moglie, anche per via giudiziale; di avere ricevuto una telefonata da parte di Salvatore la
mattina del 19 aprile 2011 in cui la portava a conoscenza della scomparsa di "Melania",
avvenuta il pomeriggio precedente a Colle San Marco, dove si erano recati insieme alla
figlia; che Salvatore riteneva l'allontanamento di "Melania" volontario in quanto, secondo
lui, voleva fargli pagare la sua intenzione di volersi separare; che Salvatore avrebbe fatto
sparire il cellulare a lei dedicato, in quanto i Carabinieri avrebbero potuto perquisire la sua auto,
per cui avrebbe avuto difficoltà a contattarla; che a seguito della puntata televisiva di "Chi l'ha
visto?" del 27 aprile 20 Il, inviava un sms a Salvatore nel quale gli comunicava di essere
addolorata e delusa per il fatto che lui aveva pubblicamente affermato di amare la moglie
rinnegando
in sostanza - l'importanza della relazione con lei; di non avere ricevuto risposta
alcuna a tale sms, ma di essere stata contattata da Salvatore il IO maggio, tramite una cabina
telefonica, e che nell'occasione lo stesso le chiese un numero "pulito" per poterla contattare,
temendo che potessero essere intercettati; di avergli quindi comunicato il numero di una sua
amica, sul quale Salvatore la contattò la sera stessa cercando di tranquillizzarla, smentendo la
veridicità di tutto quanto da lui detto in TV; di averlo risentito il 2 maggio, quando Salvatore le
riferì che erano state rilevate tracce di DNA sulle siringhe trovate vicino al corpo di Melania e
che due di queste appartenevano ad un uomo e ad una donna; di non essere preoccupata del fatto
che Salvatore potesse essere stato il responsabile dell'omicidio della moglie, ma unicamente di
potere conoscere la reale portata dei sentimenti dallo stesso provati nei suoi confronti; di essersi,
in passato, scambiata e-mail con lui, di utilizzare il profilo Facebook a suo nome e di sapere che
Salvatore era registrato al medesimo Social Network con lo pseudonimo di "Vecio Alpino"; di
avere cancellato "l'amicizia" su Facebook di propria iniziativa in quanto, dopo il
rinvenimento del cadavere di "Melania", sul profilo "Vedo Alpino" iniziavano a
comparire messaggi pubblicati in bacheca che non gradiva leggere; che Salvatore, dietro sua
esplicita richiesta, le aveva negato di avere mai fatto l'amore con la moglie presso il "chiosco
della pineta". La teste, sentita nuovamente a Roma in data 21.05.2011, alla presenza del
magistrato, precisava: di aver saputo da Salvatore, nel corso della telefonata del 17.04.2011, che
il giovedì successivo sarebbero stati sicuramente insieme atteso che "la moglie sapeva come
stavano le cose"; che in più di un'occasione Salvatore le aveva promesso che avrebbe lasciato la
moglie, prefissando tale "scadenza" entro la fine del 2010; di averlo rimproverato più di una
volta per non aver mantenuto fede alle promesse, maturando la sensazione che ogni volta
Salvatore inventasse qualche scusa per guadagnare tempo; di avere riferito ai suoi genitori
che il giovedì 21 aprile Salvatore sarebbe venuto a conoscerli ufficialmente a Salerno, avendole
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57 lo stesso testualmente promesso che "cascasse il mondo, io a Pasqua starò con te"; che
Salvatore l'aveva portata a conoscenza del fatto che "Melania" l'aveva pedinato in più
occasioni, evidentemente intuendo come la loro relazione fosse ancora in atto; di conoscere
le credenziali di accesso al profilo "Vecio Alpino" e di aver provveduto a cancellare i
messaggi intercorsi tra di loro ivi contenuti.
Confenne delle frequentazioni di PAROLISI SALVATORE con le proprie allieve [almeno tre]
sono giunte dai titolari di una sorta di Bed & Breakfast, meglio denominato "appartamenti
ammobiliati ad uso turistico", dove era solito incontrarsi con esse per consumare rapporti
sessuali [cfr. s.i.t. rese da LISTRANI GIAN FILIPPO e FEDELI ENRICO, fol. 820 e ss. a
stampa]; costoro, pur non avendo registrato il caporal maggiore, lo ricordavano perfettamente
[in una occasione, si presentò in tuta mimetica], così come ricordavano che costui era
accompagnato, in distinte occasioni, da donne diverse, che non di rado si recavano presso la
DIMORA DI MORGIANO per fare colazione; RICCI PACIFICI TRANQUILLO, titolare del
Bed & Breakfast "DA ROSA", ha invece dichiarato di non avere mai visto PAROLISI
SALVATORE presso i suoi locali, a prescindere dall'atto formale di registrazione [fol. 1358 e
ss. a stampa]. Quanto alla ''Ufficializzazione'' della imminente conoscenza tra Salvatore
PARO LISI ed i genitori di Ludovica, soccorrono le dichiarazioni di quest'ultimi, sentiti a s.i.t. in
data 17.06.2011. Nell'occasione, entrambi confennavano l'esistenza di un appuntamento di
massima con PAROLISI, fissato per il giorno giovedì 21 aprile 2011 ad Amalfi, circostanza per
la quale il padre di Ludovica
Gualtiero PERRONE - aveva effettuato la prenotazione di una
stanza per tre notti, a favore del PAROLISI, presso l 'Hotel Excelsior di Amalfi. Tale particolare
è stato confennato a seguito di mirati accertamenti effettuati presso la struttura recettiva in
argomento, dai quali è emerso che Gualtiero PERRONE aveva effettivamente prenotato per due
notti
dal sabato 23 alla domenica 24 aprile 2011 - una stanza matrimoniale "vista mare",
prenotazione successivamente disdetta telefonicamente in data 20 aprile 2011 (data del
rinvenimento del cadavere).
Peraltro, in data lO e Il maggio 2011, il giorno successivo ad un telefonata "fiume" intercettata
tra l'indagato e PERRONE LUDOVICA, della quale di dirà successivamente, aveva luogo
l'ennesima audizione di PAROLISI SALVATORE ad opera del Pubblico Ministero, nei
locali del Gruppo Carabinieri di Castello di Cisterna. Nell'occasione, PAROLISI
confermava nella sostanza la versione dei fatti già in precedenza fornita, aggiungendo particolari
minimi. Segnatamente, dichiarava; di non ricordare se all'atto della chiamata della suocera
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Vittoria verso le 13.30 del 18 aprile, alla quale lui rispose, "Melania" fosse o meno in bagno; di
non aver avuto con sé il 18 aprile 2011 il telefono cellulare dedicato alle conversazioni con
Ludovica; di non avere più il possesso di tale apparecchio in quanto dettato in un
cassonetto ad Ascoli Piceno; di aver avuto un'altra breve relazione con una sua ex allieva
inquadrata nel corso successivo a quello frequentato dalla PERRONE, di nome Rosa
CESARINO, con la quale da tempo non aveva più contatti; che tempo prima il fidanzato di
quest'ultima gli aveva inviato un messaggio minaccioso su "Facebook" al quale lui non diede
peso; che con la moglie aveva frequentato i colleghi CATERINO, MONGILLO e PEZZERA;
che a San Marco la moglie non indossava gli occhiali da sole avendoli lasciati in macchina
e che la stessa sera della scomparsa, nel corso delle ricerche, li mostrò per farli annusare ai
cani; di non avere mai percorso, in occasione della gita a San Marco di qualche giorno
prima, la scorciatoia che collega l'area delle altalene al bar "Segà" insieme a VIVIANI
Sonia, escludendo che potesse averlo fatto anche "Melania"; di avere promesso a Ludovica
di raggiungerla per Pasqua, ma che se non avesse potuto mantenere tale intento e lei lo
avesse per questo lasciato, non si sarebbe dispiaciuto più di tanto; di essersi baciato spesso
e lungamente il 18 aprile con la moglie anche mentre erano alle altalene; di ricordare, poco
dopo l'allontanamento di "Melania", provenire da quella strada una coppia di anziani; di avere
pensato che la stessa potesse avergli fatto uno scherzo come accaduto tempo addietro in Piazza
Arringo di Ascoli Piceno; di avere riconosciuto il luogo del ritrovamento della moglie
attraverso delle foto mostrategli dall'amico PACIOLLA e scattate sul posto col cellulare, e
di avere comunicato tale fatto al Comandante del Reggimento ed a REA Michele, cugino di
"Melania"; di avere raccolto l'''albero della cuccagna"a Colle San Marco di ritorno dal
"chiosco della pineta" nella stessa occasione in cui sul posto aveva fatto l'amore con
"Melania" e di non avere mai confidato ad alcuno tale particolare; di ricordare, in
proposito, che era una bella giornata, non era buio e c'era ancora il sole senza poter precisare
l'orario; in un primo momento, di essersi sentito con l'ultima volta con Perrone il sabato
prima della scomparsa di "Melania"; in un secondo momento, di averla sentita anche il
giorno dopo la scomparsa per darle la notizia; ed infine, dietro reiterate richieste, di averla
contattata domenica 8 maggio da una cabina telefonica; di avere provveduto ad interrompere
i contatti con PERRONE prima del rinvenimento del cadavere della moglie per tutelare la
propria immagine, ritenendo che si stessero facendo indagini sul suo conto, essendogli state
rivolte domande in sede di denuncia di scomparsa; di avere detto a PERRONE, il giorno
dopo la scomparsa della moglie, di cancellare tutti i contatti ed i messaggi su "Facebook",
ritenendo che sarebbero state fatte indagini sul suo conto per non fare brutte figure con i
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59 parenti, cosa che le raccomandava anche in seguito; di essersi comportato in tal modo solo
per evitare che si pubblicizzasse tale relazione; di non avere avuto intenzione di separarsi
daUa moglie; di avere concordato con i familiari della moglie, prima del rinvenimento del
corpo, di evitare di riverire notizie relative alla sua "scappatella" in precedenza scoperta da
"Melania"; di avere rassicurato Ludovica nel non dare credito aUe notizie emerse dai mass
media, con particolare riguardo a queUe relative al rapporto sessuale consumato con
"Melania" tempo addietro presso il "chiosco deUa pineta"; di incontrarsi con Ludovica, ad
Ascoli, presso un residence nella zona di Venagrande e a Roma in sistemazioni reperite da lei;
di avere effettivamente detto a Ludovica che dopo Pasqua si sarebbe separato da sua
moglie defmendola tuttavia "una delle tante cavolate" che le diceva solo per allungare la
storia; di avere detto a Ludovica che forse "Melania" si era aUontanata per mandargli il
segnale che non voleva lasciarlo ricomprendendo tale affermazione in "tutte stronzate che
;0 le ho detto"; ribadiva di avere cercato di eliminare ogni traccia riconducibile a Ludovica che
potesse rilevare la loro relazione; di non avere mai ipotizzato concretamente di separarsi
daUa moglie ma di avere avuto paura aUorquando scoprì l'esistenza deUa relazione anche
perché in due occasioni la affrontò telefonicamente; di avere continuato ad illudere
Ludovica dicendole falsità; di avere in passato intrattenuto rapporti sessuali in macchina sia
con la moglie che con Ludovica; di non avere udito squilli provenienti dal telefono di
"Melania", prima della sua scomparsa, nei pressi delle altalene; che "Melania" fumava, come
lui, le PalI MalI bianche e che non ricordava se avesse un accendino in tasca; di non avere
chiesto informazioni sulla moglie ai ragazzi che stavano con gli scooter nel prato di fronte al
chiosco recandosi direttamente al bar "Segà".
La verbalizzazione proseguiva il giorno successivo, al fine di chiarire ulteriormente aspetti
contraddittori.
P AROLISI
SALV ATORE,
nuovamente
invitato
a
non
tacere nulla,
nell'occasione riferiva: di non conoscere la strada che collega direttamente Folignano con la
località Ripe di Civitella; di ricordare che nell'estate del 2010 lui e la moglie lasciarono la
bambina alla sorella per fare un picnic a San Marco dove ebbero un rapporto sessuale "en plein
air" nei pressi del Sacrario ai caduti; che in un'altra circostanza d'estate, senza ricordare quando,
si recò con la moglie a San Benedetto del Tronto dove consumarono un rapporto sessuale
completo sulla spiaggia; che anche a Napoli è capitato in più occasioni di aver rapporti sessuali
con la moglie all'interno della sua autovettura; che dal mese di gennaio 20 Il, dopo che
"Melania" subì l'intervento all'utero, ebbe solo in un'occasione un rapporto sessuale con lei in
macchina in una strada isolata di Napoli; che l'unica altra volta in cui si è verificata una
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situazione simile è stata quella presso il "chiosco della pineta"; che nel corso della telefonata
del 17 aprile 2011 con Ludovica, parlarono del loro imminente incontro in occasione di
Pasqua che la stessa aveva posto quale ultimatum per il prosieguo della loro relazione; che,
pur nella consapevolezza di non poterla accontentare, confidava che col tempo si sarebbero
riappacificati; di avere conosciuto nel 2010 ad Ascoli Piceno, una donna siciliana, anche lei
in crisi coniugale con il marito, tale Paola, che gli regalava un telefono cellulare per
comunicare con lei, telefono che gettava dopo averlo usato un paio di volte, per poi
ritrattare tali affermazioni ammettendo di aver mentito ancora una volta; ribadiva ancora
una volta, di essersi baciato in maniera profonda con "Melania" nel parco giochi prima della sua
scomparsa; che, contrariamente a quanto riferito il giorno precedente, il giorno 18 aprile
2011, il telefonino usato per comunicare con Ludovica era nella sua disponibilità, occultato
nel portabagagli della macchina sotto il pianale dentro la custodia del cric; di averlo usato
la domenica precedente e di averlo nascosto dopo averr comunicato con Ludovica come faceva
abitualmente quando doveva usarlo per telefonare al di fuori della casenna; di non avere detto
la verità il giorno precedente circa tale telefonino in quanto "non avevo il cervello
connesso"; che Raffaele PACIOLLA era un abituale frequentatore di casa sua anche in sua
assenza senza che mai avesse avuto dubbi sul suo comportamento; di non avere mai affrontato
il discorso della separazione con "Melania" ma di averne parlato solo con Ludovica; che
con quest'ultima, di tale argomento, aveva cominciato a parlame già dalla fine del 20 l O
accampando in seguito varie scuse per non averlo mai fatto veramente; che con il suo imminente
trasferimento a Sabaudia avrebbe posto tennine alla relazione con Ludovica.
9. LE RISULT ANZE DELLA CONSULENZA AUTOPTICA E MEDICO LEGALE. L'ANALISI DEGLI SCHIZZI DI SANGUE [D.P.A.). LA INDIVIDUAZIONE DEL PUNTO ESATTO DELL'AGGRESSIONE Si è già detto, affrontando il problema della competenza territoriale, che dagli accertamenti
medico-legali e dalla B.P.A. [analisi degli schizzi di sangue], risulta l'assenza di segni
significativi per una lottai trascinamento/ apprensione/ immobilizzazione della persona nelle fasi
immediatamente precedenti l'accoltellamento [cfr. relazione di consulenza tecnica medico
legale datata 13 lulgio 20 Il, a finna del Prof. Tagliabracci e della dott.ssa Canestrari, foi. 15­
24]. Mancano lesioni contusive agli arti o al tronco che siano significative per
afferramento/trascinamento o per una difesa attiva prima dell'accoltellamento; le lesioni da
difesa alle mani sono riferibili alle fasi dell'accoltellamento; vi è soltanto una contusione al capo
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riferibile ad un pugno o ad un meccanismo lesivo analogo, o anche a caduta durante le fasi
omicidiarie ed una ecchimosi alla coscia destra anch'essa riferibile a caduta o movimenti di
difesa durante la dinamica della aggressione. Come evidenziato anche dall'Ufficio del Pubblico
Ministero, altri aspetti significativi della relazione di consulenza sono rappresentati da: assenza
di segni di pianto [trucco intatto); azione omicidiaria esplicatasi mentre la donna aveva
pantaloni, collant, mutandine scesi almeno fm sotto il ginocchio; collant scesi con
attenzione, senza causare strappi/lacerazioni; localizzazione, caratteristiche e numero
lesioni inferte con un coltello monotagliente, le prime quelle da dietro con tentativo di
sgozza mento quindi sulla schiena dall'alto verso il basso e al dorso e infme quelle frontali.
La causa della morte è da rinvenire in una emorragia acuta intervenuta alcune decine di minuti
dopo i primi colpi. Quanto al momento della morte, esso viene identificato, dal punto di vista
medico-legale, nello spazio temporale compreso tra le ore 13.30 e le ore 15.30 del 18.4.2011
[morte avvenuta entro due ore dall'ingestione dell'ultimo pasto; entro un'ora dalla ingestione
di bevanda contenente caffeina]. Si ricordi che alle ore 13,36 Melania parlando con la madre al
telefono diceva di avere già pranzato [un po' di latte, forse una piadina, ma non è chiaro se l'ha
mangiata soltanto il marito o anche lei], mentre PAROLISI SALVATORE riferisce che la
moglie non aveva mangiato praticamente nulla a pranzo, ripromettendosi di farlo nel
pomeriggio. Non si hanno riferimenti certi sull'esatto momento in cui Melania consumò un
caffè o altra bevanda contenente caffeina, ma assai plausibilmente ciò è avvenuto dopo avere
pranzato e subito prima di uscire da casa, come del resto dichiarato da PARO LISI
SALVATORE; tale stima temporale - autonomamente ottenuta sui soli tempi di
metabolizzazione della caffeina riscontrata nel sangue e nel contenuto gastrico della vittima - va
a rafforzare quella ottenuta sulla base dei tempi di svuotamento gastrico: il termine finale dello
spazio temporale in cui è avvenuta la morte, ottenuto secondo i due distinti ordini di valutazioni
tende significativamente a coincidere, come evidenziato dal P.M. L'arma del delitto, come
stabilito dal medico legale, è un coltello con lama monotagliente e con dorso squadrato, di
larghezza pari a circa 2,2 cm e lunghezza compresa tra 8 e lO cm. In ordine ai segni post
mortem, si segnala che il medico legale colloca le varie incisioni effettuate sull'addome e sulle
cosce della donna [svastica, siringa infilzata] dopo la morte di costei, almeno mezz'ora-un'ora
dall'omicidio, secondo la risposta [datata 3 maggio 2011, fo1. l], al quesito del P.M.
immediatamente successivo al deposito della relazione preliminare [28.4.2011], ribadita in sede
di consulenza definitiva. In particolare, gli esperti medico legali hanno così concluso: "La sig.ra
Carmela Rea è deceduta per anemia emorragica acuta insorta a seguito di multiple ferite da
punta e taglio e da taglio a carico di capo, collo, tronco (toraco-addominali e dorsali) ed arti
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superiori; la morte è attribuibile ad un'aggressione di natura omicidi aria con anna bianca
(coltello monotagliente) utilizzato da soggetto destrimane". "La morte della vittima è
avvenuta entro due ore dal suo ultimo pasto (considerazione derivata dai tempi di
svuotamento gastrico). Tale intervallo temporale può essere ulteriormente ristretto ad
un'ora sulla base dei rilievi relativi al metabolismo della caffeina. I dati di natura
tanatocronologica (fenomeni abiotici consecutivi) ed entomologica confermano tale ipotesi".
"L'esame delle tracce ematiche a livello degli indumenti, degli imbrattamenti ematici sul luogo
del ritrovamento, della tipologia di lesioni inferte dall'aggressore, nonché delle condizioni del
trucco e degli abiti della vittima ha permesso di ipotizzare la seguente dinamica: aggressione
della vittima alle spalle con iniziale tentativo infruttuoso di scannamento, reso vano dai
tentativi di fuga della donna; successivo brevissimo inseguimento con ferimento al dorso e
seguente abbattimento a terra della donna; fase finale caratterizzata dallo sferramento di
numerosi colpi in rapida successione alla vittima in posizione supina, con ferite da punta e taglio
in regione mentoniera, al collo, alla regione pettorale sinistra, alla regione sternale e a quella
addominale, con arma impugnata sempre alla stessa maniera; anche tale dinamica è
compatibile con l'azione di soggetto destrimane." "L'esame dei luoghi non ha permesso di
rilevare alterazioni del fogliame circostante che possano indicare che vi è stato trascinamento o
spostamento del corpo." "La vittima è stata uccisa nel luogo in cui è stato rinvenuto il corpo."
"Le condizioni del cadavere al momento del ritrovamento sono compatibili con il soggiorno del
corpo nel luogo del delitto dal momento in cui la Rea è stata uccisa" [cfr., sul punto, i risultati
dei rilevamenti dati climatici nella zona di Ripe di Civitella - STAZIONI DI UMITO E
MOZZANO - nei giorni 18-20 aprile 2011, dai quali risultano temperature variabili tra i 4° e i
21°, fol. 396 ss., 521 ss. a stampa]. Le ferite figurate in regione ipogastrica ed alle coscie
sono state inferte dopo la morte." "Sono presenti batteri soltanto sugli strati superficiali
dei tessuti lesi dopo la morte che fanno propendere che esse non siano state prodotte molte
ore prima del ritrovamento del corpo." "Le lesioni post-mortali sono state inferte da uno
strumento da punta, diverso da quello da punta e taglio che ha prodotto le lesioni vitali."
"La morfologia delle ferite rinvenute sul corpo della Rea risulta compatibile con
l'utilizzazione di un solo coltello, di cui si è detto in precedenza." E' più probabile che le
lesioni da taglio al collo siano state inferte da un aggressore destrimane posto dietro la
vittima". "La quantità di sangue rinvenuta sul terreno è ingente e compatibile con l'uccisione sul
luogo del rinvenimento del cadavere." "La morte è intervenuta dopo un periodo agonico di
alcune decine di minuti." "La lesione contusiva al capo è compatibile con un colpo ricevuto da
parte di corpo contundente privo di grossolani rilievi (ad esempio pugno od altro strumento con
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