NEI NOSTRI CUORI EMILIO ROSSI e SANDRO CURZI

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NEI NOSTRI CUORI EMILIO ROSSI e SANDRO CURZI
Periodico bimestrale anno XXIV Gennaio-Febbraio
nuovarmonia 1/2009
dal 1953
NEI NOSTRI CUORI
EMILIO ROSSI e SANDRO CURZI
UOMINI CHE HANNO FATTO LA STORIA RAI
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NUOVAARMONIA 1/2009
EVVIVA LA RAI …
SEMPRE AL CENTRO RESTERAI
di Antonio Calajò
La Rai vince l’anno Auditel 2008, confermandosi leader nel prime time e nell’intera giornata. In prima serata le tre Reti Rai
battono in buona misura il confronto con le
Reti dell’ emittenza commerciale con una
media del 44,05% di share.
In particolare Rai uno risulta ancora una
volta leader con il 22,67% di share, Raidue
ottiene il 10,70%, Raitre si mantiene al
10,06 %.
La Rai risulta sempre prima anche nelle
ventiquattro ore con il 42,29 % di share.
Con riferimento alle ventiquattro ore, Rai
uno è sempre la più seguita dai telespettatori con il 21,80% di share, Raidue cresce
nell’anno dello 0,20 % passando al 10, 60%,
rimane invece stabile l’ascolto di Raitre al
9,07%.
Sono semplicemente dati, ma forniscono
bene l’immagine di una Rai sempre vincente nell’ampio e articolato panorama
dell’emittenza televisiva, anche se da numerosi mesi nella plancia di comando si
registra un immobilismo.
E’ un dato confortante: l’Azienda seppur
immobilizzata al Vertice reagisce bene, il
grande e glorioso popolo dei dipendenti,
tutti nessun escluso, continua a lavorare, a
lavorare sodo, senza farsi ipnotizzare dalle
dispute del Parlamento e dei Gruppi politici impegnati a sciogliere la matassa della
Commissione bicamerale che è per legge
l’Organo istituzionale del controllo e sorveglianza dell’Ente radiotelevisivo. Un organo
importante e indispensabile per il rinnovo
del CdA Rai scaduto da circa nove mesi.
Si conferma ancora una volta che il prezioso patrimonio delle risorse professionali, compresi il grande bacino dei collaboratori esterni, è inaffondabile, intatto,
inattaccabile dai vari germi esterni, cresce
per la forza e qualità delle prestazioni. Si
dice sempre: un tirocinio o un’esperienza
di lavoro consumata in Rai ti apre le porte
dell’avvenire, ti apre le porte per inserirti
agevolmente nel grande e variegato mondo dell’audiovisivo.
Altra considerazione. I dati auditel fanno
piazza pulita sulla qualità dei programmi e
sull’annoso problema del canone.
Il consenso all’ascolto televisivo è legato
alla qualità della programmazione nel suo
complesso: i telespettatori aumentano
quando il prodotto è di qualità e viceversa.
Qui s’innesta l’altra variabile, il canone, un
altro balzello tanto odioso da pagare. E’ il
prezzo da pagare per assicurare una Rai,
Azienda concessionaria del servizio pubblico, un’Azienda che pone al centro della sua
programmazione la corretta informazione,
la qualità dello spettacolo e del prodotto
culturale. Una Rai che vuole dare e servire
la platea degli utenti considerati cittadini,
con pieni diritti, con rispetto di tutti i valori
così ben evidenziati nella Carta Costituzionale.
La disputa se avere un servizio pubblico
radiotelevisivo, alimentato dal canone e
dalla pubblicità, è una discussione fuorviante, antistorica, contro il tempo e - aggiungiamo - illiberale. La vera libertà sta nel
dare a tutti – ripeto a tutti – la possibilità di
ascoltare, vedere e criticare. Considerare i
cittadini, uomini liberi di scegliere, di formarsi delle idee, e di ragionare. Non meri
consumatori, numeri senza anima, utili al
calcolo e ai bisogni della pubblicità commerciale, che ha l’ambizione di governare
tutti senza regole.
AL SERVIZIO DEI LETTORI
Il presente numero, appare a prima vista un numero atipico, particolare.
Infatti, ampi spazi vengono dedicati al “corpone” centrale della corrispondenza delle Sedi e più pagine finali alla vetrina libri.
In breve, pochi sono i “generi”: numerosi sono i ricordi di colleghi che ci hanno lasciato, tanti sono i libri recensiti, numerosa la cronaca
locale. Un’impaginazione che ha posto allo staff di direzione del giornale numerosi interrogativi: accantonare alcuni articoli, spostandoli
e spalmandoli nei vari numeri; oppure rispettare e fare la volontà dei lettori che numerosi hanno voluto collaborare inviando articoli?
Abbiamo dato la risposta senza esitazione: abbiamo preferito rimanere coerenti con l’impostazione avviata fin dal primo numero. Nel
primo editoriale si leggeva: “Dai lettori ai lettori”, un impegno a caratterizzare nuova armonia il giornale dei soci – lettori; un magazine
sociale letto e scritto dai lettori stessi. In sede di direttivo e di assemblea generale talvolta ci si interroga: perché non costituiamo un
gruppo redazionale? Nella realtà il gruppo redazionale esiste, è “aperto verso il basso”, strutturato al massimo della democrazia partecipativa. Nuova Armonia si alimenta prevalentemente della collaborazione dei lettori, attraverso la corrispondenza delle sedi, la richiesta
di recensione libri e lettere al direttore che in realtà sono formulati come articoli. Nel tempo alcuni collaboratori operano con continuità:
sono le preziose firme degli approfondimenti e riflessioni delle prime pagine e, a rotazione, dirigenti e altri responsabili di settore della
Rai, colleghi che si prestano a raccontarci spaccati professionali della nostra Azienda. Aggiornando i lettori con una corretta e ampia
informazione sulle strategie tecnologiche e il mercato audiovisivo; i “dietro le quinte” ricchi di analisi e riflessione sui vari generi, sulla
diverse formule produttive, unite sempre all’esaltazione del grande e prezioso patrimonio delle risorse umane.
Siamo contenti della scelta fatta: il presente numero accoglie pienamente la volontà dei lettori, seppur con una scarsa varietà degli
argomenti trattati.
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IL SEGRETO DELLA RAI?
L’ETICA DEL LAVORO
DEI SUOI QUADRI PROFESSIONALI
di Gianpiero Gamaleri
A chi, come me, ha lavorato tanti anni in Rai,
anche con responsabilità di vertice, capita
anche a distanza di anni di ricevere questa
domanda: “come fa la Rai a salvarsi dalle
bufere della politica?”. In effetti non siamo
in presenza di un’azienda normale. Per parlare solo del presente, abbiamo un Consiglio
di Amministrazione con due consiglieri in
meno, molte importanti nomine bloccate,
nuovi indirizzi e ristrutturazioni che debbono procedere con esasperante lentezza per
mancanza di quell’indispensabile interlocutore politico che è la Commissione Parlamentare.
Speriamo che quando uscirà questo articolo, le cose si siano messe a posto. Resta comunque il fatto che si sono persi molti mesi
rispetto alla scadenza naturale degli organi e che si è confermata ancora una volta
l’impossibilità della Rai di “provvedere a se
stessa”, come può fare la Fiat o, nel campo
editoriale, Mediaset o il gruppo L’Espresso.
Dieci e più ore di lavoro al giorno
Eppure… la barca va, mantiene gli ascolti,
chiude decorosamente il bilancio, non raramente offre produzioni di qualità dall’informazione allo spettacolo, alla cultura.
Dove sta dunque la capacità di resistenza
della Rai? La risposta è semplice: nella preparazione e nella tenacia dei suoi quadri
professionali: dai dirigenti ai giornalisti, dagli amministrativi ai tecnici, dai programmisti al personale artistico. Ricordo un’espressione di una mia collaboratrice di segreteria
quando ero dirigente dell’azienda: dopo le
sette di sera incominciano le telefonate più
importanti, perché tutti sono ancora in ufficio e, dopo una giornata di routine finalmente ci si può confrontare sulle strategie
di sviluppo dell’azienda. Non solo c’era e
c’è gente che specie ai livelli di maggiore
responsabilità lavora dieci e più ore al giorno, ma c’è anche un’etica del lavoro che fa
sentire il proprio operato come importante
e forse decisivo per il funzionamento e il
successo dell’impresa. Se ci aggiungiamo la
tipicità di molte funzioni che obbligano ad
alzarsi alle 5.00 per i primi GR o i programmi
del mattino o ad lasciare la sede dopo i TG
di mezzanotte anche da parte di personale
femminile che deve attraversare il parcheggio di Saxa Rubra a quelle ore per riprendere
l’auto, capiamo a quale somma di dedizioni
si devono i programmi che vediamo in salotto afflosciati nelle nostre poltrone. E come
la politica probabilmente non si renda conto
dell’attenzione che è dovuta a questo insieme di sforzi individuali e collettivi.
Anche la Rai ha i suoi padri fondatori
Non è questo un richiamo patetico, ma un
richiamo realistico a un senso di responsabilità. Quel senso di responsabilità che
hanno onorato fino in fondo due direttori
dell’azienda – Sandro Curzi ed Emilio Rossi
– che questo numero ricorda con doverosa
riconoscenza. Qui non aggiungiamo necrologi o ulteriori ricordi ai testi di esemplare
chiarezza che vendono pubblicati. Vogliamo
solo dire che Curzi e Rossi sono stati la punta di diamante di un’etica della professione che in notevole misura è appartenuta e
Gianpiero Gamaleri
Ordinario di “Sociologia dei processi culturali e comunicativi”
all’Università degli Studi Roma Tre
ex consigliere di amministrazione Rai
appartiene a tutta l’azienda. E lo sono stati
con un temperamento quasi opposto e un
orientamento politico, culturale e religioso
profondamente diverso ma ugualmente
attento al dovere di alimentare un servizio
pubblico che doveva e deve misurarsi con
una società pluralista, in cui si deve cercare ciò che ci unisce anche attraverso le diversità. Qui non ci sono “coccodrilli”, ma un
orgoglio di appartenenza che – per dirla con
l’espressione di Obama - si irrobustisce al ricordo dei “padri fondatori”. Anche la Rai ha
i suoi padri fondatori.
Elogio della silenziosa tenacia
Rossi, ad esempio, è stato uno dei dirigenti più schivi della Rai, mai una parola sopra
le righe. Eppure le BR l’hanno individuato
come nemico da colpire proprio per quella
sua silenziosa tenacia che ogni giorno aggiungeva un tassello alla nostra convivenza
democratica. In Rai c’è anche gente che fa
chiasso, ma la maggioranza degli addetti
ai lavori possiede proprio quella silenziosa
tenacia che consente all’azienda di passare
indenne tra le tempeste e di collaborare in
misura significativa alla crescita della nostra
società civile.
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LE DONNE? UN VIAGGIO APPASSIONANTE
FRA DOCUMENTI E STORIE ESEMPLARI
“DONNE & DONNE”, UN PROGRAMMA
DI ITALO MOSCATI IN QUATTRO PUNTATE
PER “LA STORIA SIAMO NOI”
di Italo Moscati
Dedico questo articolo alle nostre lettrici e
al pubblico femminile della Rai e della tv in
genere. Ma farebbero bene a leggerlo anche
i nostri lettori, insomma i maschi. C’è sempre da imparare dalla storia delle donne. A
me è capitato e ho pensato di raccontarlo
in quattro puntate per “La Storia siamo noi”
prodotta e trasmessa da RaiEdu a febbraio
2009. E’ stato un viaggio appassionante,
prima di tutto,e istruttivo. Saper guardare le
donne e alle donne significa anche guardare
noi stessi, maschi, e costruire, anzi ricostruire la storia che per secoli è stata una storia a senso unico, senza tanti complimenti.
La premessa è questa. Fare una storia delle
donne che sia storia vera, completa, nel senso di sforzo per tentare un percorso nuovo e
sperimentare ancora una volta una indagine
fra documenti e testimonianze.
Dunque, una storia delle donne valida per
tutti. Da dove ho cominciato? Dalle donne
che hanno contato nel mondo e nella storia
(le donne politiche, le scrittrici, le artiste, le
sportive, le giornaliste della carta stampata
e delle televisioni) ma anche e soprattutto
dalle donne che hanno avuto altre vite, altre
carriere, altri destini più anonimi e nascosti
(le operaie, le casalinghe, le contadine, le
mondine, le ragazze che hanno indossato
la divisa, le ragazze che hanno occupato le
cronache rosa e nere). Vittorie, sconfitte,
amore e disamore, sogni e desideri, lotte e
sacrifici, il rapporto con gli uomini, i rapporti
fra le stesse donne in ogni campo della esistenza e del sapere.Una storia dai primi del
Novecento ai primi anni del Duemila. Donne raccontate dal cinema e dalla televisione,
dalla fotografia e dal documentarismo. Una
grande vicenda fatta da tante vicende, un
grande romanzo, un grande film doc di “La
storia siamo noi”. Uno spettacolo su cui meditare, da pensare, con leggerezza, ironia,
partecipazione. Uno spettacolo nelle bufere
della storia.
Nella prima puntata, le donne dell’inizio del
Novecento. La loro storia ruota ancora intorno alla figura dell’uomo Pigmalione (come
nella celebre commedia omonima di G.B.
Shaw) ma non solo sul piano della “rieducazione” di una semplice ragazza londinese
che sarà trasformata in una “lady”. Le donne
della puntata iniziale sono quelle che hanno
sempre avuto un uomo ispiratore che spesso diventa un padrone e che cominciano a
volersi sottrarre a questa figura di protettore che in realtà tende ad essere un dominatore assoluto, esercitando una seduzione,
grazie al divismo maschile, che soprattutto
nel cinema e nel teatro trova la sua spinta.
Tra i personaggi: la Bella Otero, Maria Montessori, Matilde Serao, Andreas Lou Salome,
Eleonora Duse e tante altre. Tante altre senza nome, nelle campagne, nelle fabbriche,
nelle famiglie.
Nella seconda puntata, le donne delle guerre e del periodo delle dittature. Ma anche
del musical e delle commedie sofisticate e
romantiche. Fred Astaire e Ginger Rogers,
la scrittrice Gertrude Stein, Clara Calamai,
Marlene Dietrich, Mafalda di Savoia, le ausiliarie, le partigiane, Rita Hayworth, Eva Peron. E gli uomini: Curzio Malaparte ed Ernest
Hemingway, le loro relazioni con le donne, le
loro idee sulle donne. Fino all’approdo al dopoguerra quando si affacciano nei cinegiornali dell’epoca, nei grandi e piccoli schermi
Marilyn Monroe, le “maggiorate”italiane
Sophia Loren e Gina Lollobrigida, i playboy
come Baby Pignatari, e poi James Dean. Infine, naturalmente, le donne giovani e non
giovani che vivono silenziosamente la loro
vita e si battono per ottenere i loro diritti a
lungo negati.
La terza puntata comincia con una celebre
battuta del film “Via col vento”, “Domani è
un altro giorno”, che diventa il punto di partenza per ripercorrere le storie delle donne
famose e delle donne ignorate o sconosciute. E’ un inizio che parte da una celebre finzione del cinema per verificare le speranze,
le illusioni, i destini, le disillusioni e di nuovo
le speranze che le storie delle donne hanno incontrato negli anni più vicini a noi,
dagli anni Sessanta in poi. C’è il rimando a
scrittrici che vengono riscoperte e trovano
o ritrovano un grande successo come Virginia Woolf e Vita Sackville West, ai grandi
amori rivoluzionari come quello fra il poeta
Majakowskij e Lili Brik, o all’amore di Cesare
Pavese per l’attrice Constance Bowling. E’ la
sponda su cui si appoggiano confronti con le
nuove realtà delle donne: le ragazze di playboy, ad esempio; e le ragazze che vogliono
lasciare la casa per costruirsi un loro domani
o che non vogliono soggiacere a vecchi abusi: come fu il caso di Franca Viola che rifiutò
di sposare l’uomo che l’aveva rapita.
Nella quarta e conclusiva puntata sono indicate le aspettative, le attese, le speranze
delle nuove donne che si sono affacciate al
Duemila con l’inizio del nuovo millennio.
Le donne in divisa nei luoghi di tensione
del mondo, le stravaganze di Paris Hilton,
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la triste avventura umana di Anne Nicole
Smith,le giornaliste che finalmente conquistano posizioni di rilievo nella carta stampata e nelle televisione, le donne che fanno
politica e assumono ruoli decisivi nei loro
paesi e nelle organizzazioni internazionali,
le cantanti e le beniamine dello spettacolo,
artiste straordinarie come Pina Bausch, poetesse come Ada Merini, donne di religione
e di carità come Maria Teresa di Calcutta.
Infine, le donne del terzo mondo, note o
sconosciute che avanzano tra mille difficoltà, diffidenze, feroci riti rimasti che vengono
da un lontano passato; e poi le ragazze che
vengono dall’Est e fanno le badanti. Un’ultima puntata che fa senza presunzione e con
molta cura il bilancio di esperienze- quali
quelle delle donne- che aiutano davvero a
capire la realtà in cui viviamo.
* Nella foto La Bella Otero
Zomm eventi
LA “SQUADRA CORSE” DI VIA TEULADA
intervista di Anna Nicoletti
lentemente siamo impegnati è RAISPORT
( Giro d’Italia, finale di Champion League,
Mondiali di Nuoto Roma 2009, una impegnativa personalizzazione per i Mondiali di
atletica a Berlino).
In pratica noi siamo “ trasversali”, e tutte le
strutture aziendali possono essere i nostri
interlocutori come lo saranno le Relazioni
Istituzionali, nel caso del prossimo G8 alla
Maddalena, e le testate giornalistiche nei
Viaggi del Santo Padre all’estero.
Alla Struttura vengono affidati compiti che
richiedono alta professionalità e specializzazione con un impiego di risorse umane e
tecnologiche che solo una grande azienda
come la RAI può mettere in campo,
Centro di produzione TV, si entra e a sinistra c’è la palazzina uffici delle Direzioni.
Al primo piano, la Direzione Produzione
TV, la più grande e importante “macchina”
aziendale.
Al timone manager di provata capacità e
esperienza.
Maurizio Ciarnò è Vice Direttore, Responsabile dei Grandi Eventi e della Attività produttive Estere; in RAI ha ricoperto il ruolo
di Responsabile della Fiction TV lunga serialità, di Assistente del Direttore Generale
per I Grandi Eventi TV e poi delle riprese
esterne della Produzione TV.
Tra le sue esperienze precedenti vanta competenze nella produzione cinematografica,
pubblicitaria e televisiva nella Videotime
del gruppo Mediaset L’anno 2009 è l’anno
dei Grandi Eventi televisivi, chiediamo al
dirigente responsabile un anticipazione e
una fotografia della struttura.
Qual’ è il lavoro del responsabile dei Grandi Eventi e della Attività produttive estere
della Direzione Produzione TV?
La Struttura studia, propone, coordina e
gestisce i progetti che le linee produttive
realizzano per la produzione tecnica di un
programma o di un evento, in particolare
modo negli avvenimenti nei quali RAI riveste il ruolo di host broadcaster.
Gli interlocutori principali?
La Struttura Editoriale con la quale preva-
Quindi un lavoro molto impegnativo, quali le difficoltà maggiori ?
Impegnativo ma affascinante. Le difficoltà sono prevalentemente dovute ai tempi
ridotti e alla gestione degli elevati costi di
produzione; in questo senso posso dire
che l’evento più gravoso di quest’anno è
senz’altro rappresentato dai Mondiali di
nuoto di Roma 2009.
Si tratta di un evento che vede impegnato
un gruppo di lavoro da quasi due anni in
collaborazione con RAISPORT, in cui RAI è
host broadcaster ed in continuo contatto
con il Comitato Organizzatore, l’EBU e la
FINA.
E i punti di forza della Struttura?
I miei collaboratori, veri professionisti, or-
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ganizzatori ed ingegneri in grado di “mettere in pista“ macchine produttive importanti e vincenti; questa è una metafora che
mi piace usare per spiegare che la Direzione Produzione TV è come la fabbrica delle
auto da competizione. Belle, perfette, ma
che per vincere hanno bisogno di un eccellente team, hanno bisogno di una eccellente squadra corse… ecco noi siamo il
team, noi siamo la squadra corse senza la
quale anche la Ferrari, ancorché perfetta
nella costruzione, non sarebbe vincente.
Noi siamo la struttura che agisce in modo
che il progetto risulti efficace e in linea
con i budget assegnati, soprattutto quando siamo host broadcaster,
vale a dire responsabili della produzione del segnale
internazionale inviato a
tutte le televisioni che, nel
mondo, acquistano i diritti
di trasmissione.
Una seria responsabilità
che io quotidianamente
posso affrontare perché
posso contare su una squadra di altissima preparazione e professionalità che si sono formate
all’interno dell’azienda.
Parlando di rapporti interpersonali quale
modello cerca di seguire: quello gerarchico a piramide o quello a cerchio basato
sulla cooperazione?
Io prediligo un modulo intermedio nel
senso che i miei collaboratori hanno tutte le deleghe necessarie per svolgere efficientemente il proprio lavoro; si discute
e si ragiona sui problemi e sulle loro possibili soluzioni ma poi alla fine le decisioni
devono essere presa da colui che ha la responsabilità di decidere.
Io lavoro per la squadra e per il raggiungimento degli obiettivi e credo fermamente che questa sia la sola ed unica formula
vincente.
Perché il servizio pubblico deve partecipare a questi eventi?
Finché ci sarà il canone il servizio pubblico
non potrà sottrarsi dal partecipare a questo tipo di attività, perché essa è collegata
alla grande fruizione del prodotto che ha
grande consenso di pubblico.
In uno scenario in cui bisogna tener conto
dell’invadenza della televisione a pagamento, in particolare per quel che riguarda gli eventi sportivi, se la RAI dovesse sottrarsi a questi obblighi lascerebbe campo
libero agli avversari.
Bisogna rispettare il nostro azionista di
maggioranza, il teleutente, che deve avere
la possibilità di scegliere tra un’offerta pubblica e una a pagamento.
Il teleutente può essere abbonato a SKY,
ma la RAI ha il dovere, finché i costi saranno sostenibili, di partecipare a questi
appuntamenti proprio per la sua natura di
servizio pubblico.
Argomento mercato televisivo: crede che
RAI stia investendo adeguatamente sulle
altre piattaforme di trasmissione, sui nuovi media ?
Io credo che ad oggi RAI sia al passo con
quelle che sono le proprie possibilità rispetto a soluzioni alternative alla tv generalista.
Credo che l’azienda abbia stanziato un congruo e coerente budget per questo tipo di
sperimentazione.
La RAI non ha ancora nel proprio core business la televisione via internet ma nonostante tutto sta investendo nei nuovi media
e lo sta facendo in maniera oculata, senza
lasciarsi trascinare dalle mode, dagli entusiasmi del momento che poi potrebbero
facilmente condurre ad elaborare delle valutazioni non sempre corrette.
La RAI è sulla strada giusta, sta investendo
tecnicamente e produttivamente tenendo
conto del periodo economicamente così
difficile, complesso e delicato.
Per lo standard HD RAI sta facendo un percorso molto ragionato, molto ponderato
rispetto sempre a quelle situazioni che riguardano il proprio conto economico.
Le grandi professionalità rappresentano
ancora oggi tesoretto aziendale?
Credo che un patrimonio professionale di
così alto livello e così prezioso poche altre
aziende in Italia lo possiedano. In special
modo coloro che lavorano in produzione
non possono essere persone di incerta
professionalità perché come ho già detto in
un’altra delle mie rarissime interviste in cui
mi veniva chiesto di sintetizzare il concetto
del lavoro che svolgiamo : “noi facciamo
quello che accade per la TV, se non lo facciamo per la TV non accade”.
L’orgoglio RAI, l’appartenenza e la fedeltà
sono un valore riscontrabile anche nelle
nuove generazioni?
Assolutamente si, ne sono certo perché
questo lavoro mi permette di stare a contatto con molte realtà e con varie situazioni e la cosa che mi colpisce di più è sempre
la grande partecipazione, il grande orgoglio e soprattutto il senso di appartenenza
ad una Azienda che, anche nelle condizioni più difficile, riesce
ad essere all’altezza della
situazione.
Rispetto al passato, prevale l’individualismo del
singolo?
In quei rari casi in cui l’individualismo del singolo
emerge, esso viene trasformato in energia per il
lavoro di squadra che riesce a massimizzare e ad
ottimizzare anche questo come un nuovo
valore aggiunto.
Nella sua carriera c’è qualcosa che rimpiange o della quale si è pentito ?
Il pentimento è un sentimento nobile, tutti, prima o poi ci pentiamo di qualcosa e
io non faccio eccezioni; della professione
non rimpiango invece nulla, ho dato e avuto molto, forse avrei dovuto perfezionare
di più il mio inglese, cosa che mi avrebbe
enormemente avvantaggiato nel mio lavoro e nella vita
E…. il sogno nel cassetto?
Realizzato! Da ragazzo sognavo già di fare
questo lavoro dal quale ho avuto grandi
soddisfazioni e riconoscimenti ben oltre
ogni mio desiderio; insomma, ho aperto
il mio cassetto e dentro ho trovato la mia
meravigliosa famiglia e il mio lavoro; penso di reputarmi una persona soddisfatta e
fortunata.
nella foto Maurizio Ciarnò
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ANCONA
il ricordo dei colleghi
CARLO MENGHINI
Un anno è trascorso dalla notte di Natale in cui ci hai lasciato ma come si fa a dimenticare chi
ha vissuto per tanti anni con noi la quotidianità del lavoro e della vita?
Una sola parola riassume il tuo ricordo: “AMORE”…. con “amore” hai vissuto in famiglia, con
“amore” ti sei dedicato al lavoro, agli amici, ai colleghi… con “amore” hai dispensato il tuo ottimismo, la tua gioia di vivere, lo sguardo sempre sorridente che infondeva nel cuore di chi ti
era accanto serenità, semplicità, protezione.
Porteremo sempre nel cuore quel sorriso che non ti abbandonava mai e che hai regalato ai tuoi
cari anche nell’ultimo istante della tua breve vita. Con tanto “amore” ti ricordano i tuoi figli,
Fabrizio e Stefano, la tua adorata moglie Daniela e tutti i colleghi della Sede Rai di Ancona.
EUROSPORT
TITOLO EUROPEO DI TENNIS ALL’ ITALIA VETERANI
Baden (Vienna). Conclusione a sorpresa
dei Campionati Europei Eurovision (le
mini-olimpiadi riservate alle squadre nazionali dei dipendenti delle tv pubbliche
europee che aderiscono all’ Eurovisione)
organizzate quest’anno a Baden (Austria)
proprio ad un passo da Vienna e sede del
ritiro dei nostri calciatori prima dei Campionati Europei. L’Italia , con la squadra
nazionale Rai per il Tennis Veterani (over
50), composta da Massimo Vecchi (numero 1- Roma) Giancarlo Trapanese (numero
2 - Ancona), si è imposta conquistando il
Trofeo, battendo per 2-1 la Francia che deteneva il titolo da diversi anni.
La formula della “ Competizione veterani”
prevede due singolari maschili ed il doppio
misto. Infortunatasi la Leotta (Roma) poco
prima della partenza, gli italiani sono stati costretti dunque ad iniziare i confronti
BARI
sempre dall’1-0 a favore degli avversari.
Nonostante questo, la squadra italiana
della Rai ha eliminato ( sempre per 2-1 ),
nell’ordine, Francia2, Austria e, in finale, la
Francia1.
Nella Finalissima, il numero uno italiano
Massimo Vecchi ha battuto 6-4 / 3-6 / 6-3
il numero uno francese Jean Oudart e, nel
singolare, decisivo il marchigiano Giancarlo Trapanese ( numero due italiano) ha superato 6-1 / 6-3 il numero 2 francese Jean
Cloude Urvoy. Il successo italiano è stato
completato dal primo posto, nel tabellone
open di Singolo, del romano Gianni Maggi.
In questa edizione 2008 dell’Eurosport,
sono state 11 le nazioni partecipanti, per
un totale di 500 atleti nelle varie discipline.
Dopo le passate edizioni in Portogallo, Spagna e Austria, la prossima edizione 2009
sarà a Ostuni (Italia).
Nella foto Trapanese e Vecchi alla premiazione a Baden (Vienna)
red. di sede
Il vicedirettore della testata giornalistica
RaiSport Giampiero Bellardi, ha ricevuto a
Bari il Premio “Lo sport dei Cittadini-Uisp
sport per tutti”, giunto alla 20^ edizione.
Bellardi, 59 anni, nato a Bari lavora in rai
dal 1972 prima come informatore dal capoluogo e poi come giornalista. Successivamente è diventato caposervizio e poi
caporedattore dall’ 88 della sede regionale
Rai Tv per la Puglia. Nel 1994 si è trasferito
a Roma dopo essere stato nominato vicedirettore della Tgr. Nel 1995 divenne vicedirettore dell’allora testata giornalistica
sportiva TGS oggi RaiSport, con sede prima
a Milano e poi a Roma, dove risiede oggi.
Articolata e ricca di umanità la motivazio-
ne del premio: Raccontare la società attraverso lo sport: questo è lo sforzo dichiarato della redazione di Rai Sport che con la
direzione di Massimo De Luca si è distinta
dalle altre testate sportive per la continua
ricerca di uno stile giornalistico sobrio e
autorevole dove lo sport sociale e per tutti
non viene relegato ai confini dei cosiddetti
sport minori ma viene vissuto come fonte
in grado di offrire spunti narrativi originali
e inediti. La redazione nel suo insieme si è
misurata con questo tipo di impostazione,
nello sforzo di fornire al telespettatore una
lettura spesso inedita del mondo sportivo,
dei suoi protagonisti, del loro impegno volontario e anonimo. Il materiale narrativo,
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pur rimanendo dominato dal calcio, cerca
di raccontare anche le potenzialità multimediali offerte dai canali Rai e interpretandone le finalità di servizio pubblico. Menzione speciale merita il video “60 anni di
Uisp”prodotto da Rai Sport e realizzato dal
giornalista Sandro Fioravanti che, grazie ad
una paziente ricerca d’archivio, è riuscito
a raccontare la storia dello sport sociale e
per tutti - un pezzo importante e poco noto
dello sport italiano e della stessa storia del
nostro Paese - attraverso la storia dell’Uisp. Gianpiero Bellardi, vicedirettore di Rai
Sport, è la persona giusta per ricevere il
premio “Lo sport dei cittadini” per conto
della direzione e dell’intera redazione: un
professionista stimato, apprezzato e sensibile ai temi sociali, al diritto allo sport e
al pluralismo di voci che è alla base di ogni
sistema democratico di informazione.
(e.d.)
Staglieno.
La tumulazione è avvenuta il giorno 9 Dicembre u.s. alla presenza dei parenti e di
numerosi colleghi che lo hanno conosciuto
personalmente. La salma è stata benedetta
da Mons. Giulio Venturini.
Ha preso la parola, poi, il Direttore della
Sede dott. Victor Balestreri, che ci ha aggiornati sulla vita dell’azienda e in particolar modo sul nuovo contenitore “Buongiorno Regione” che a partire dal 19 Gennaio
2009, dal lunedì al venerdì con orario 7.30
– 8.00, aggiornerà i cittadini della Liguria
(come di tutte le altre regioni) con rubriche
giornalistiche e TG. Di seguito il fiduciario
Fabio Cavallo ha relazionato sull’attività
svolta nel corso del 2008 e ha illustrato le
iniziative future di Raisenior.
L’incontro è proseguito con la consegna di
un gadget natalizio a tutti i presenti, come
segno augurale della nostra sezione. L’iniziativa ha avuto il gradimento di tutti i presenti.
La numerosa partecipazione è stata arricchita dalla presenza di alcuni colleghi che
da tempo non vedevamo alle nostre feste.
Particolarmente calorosa la manifestazione d’affetto riservata ai nostri due decani
Andreina Certini e Renzo Delfrate.
La festa è proseguita tra ricordi, brindisi e
pasticcini, come nella migliore tradizione
natalizia… sino ai saluti finali.
Nella foto, un gruppo di partecipanti: Renzo
Del Frate, Carla Bassano, il direttore dott.
Victor Balestreri, Matilde Gazzo, Andreina
Certini, Fabio Cavallo
GENOVA
AUGURI DI NATALE
di Fabio Cavallo
E’ consuetudine, per la nostra Sede, che
nei giorni che precedono il Natale si tenga
l’incontro tra i soci in pensione e quelli in
servizio.
Quest’anno ci siamo rivisti il 15 Dicembre.
Abbiamo iniziato con i primi scambi di
saluti ai quali è seguita la S. Messa, celebrata da Monsignor Luigi Molinari, nostro
cappellano, per coloro che hanno voluto
festeggiare seppur con un breve anticipo il
Santo Natale.
Durante la celebrazione liturgica abbiamo
ricordato i colleghi deceduti nel corso del
2008: Anerio Barbieri, Ebe Puppo, Adriana
Stagno, Ezio Tomenotti.
Terminata la Messa il vice fiduciario Sig.
ra Carla Bassano ha porto il benvenuto e
il ringraziamento di Raisenior a tutti i partecipanti.
Ha inoltre ricordato la recente scomparsa del Dott. Emilio Rossi, già capo servizio
della nostra redazione, passato a Roma
come segretario di redazione e poi Direttore del TG1 e infine Vice Direttore Generale
dell’azienda.
Genovese di nascita, ha voluto ritornare da
morto nella sua città e riposare nella tomba di famiglia al cimitero monumentale di
ROMA
il ricordo di Fernanda Salvatori
DONATELLA PUCCI
Il 10 ottobre 2008 è venuta a mancare la nostra collega Donatella Pucci in Aduani, lasciando
in me e penso anche in tantissime altre persone, un vuoto che sarà duro riempire. Mi manca
la sua grandissima intelligenza, il suo modo di commentare e porgere le cose, il suo sorriso e il
suo essere pronta a dare una mano a tutti.
Cara Dona, resterai sempre nei nostri cuori, ma soprattutto nel mio.
Riposa in pace, la tua amica.
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IL DIARIO DI …BORDO.
di Sergio Scalisi
Nel “Tour Magazine” a bordo della M/n
“ARMONIA” della Soc. Amatoriale MSC, il
nostro itinerario inizia da qui.
AMSTERDAM (Olanda – Paesi Bassi) – definita la Venezia del nord con il suo sistema
di canali, Capitale del divertimento e del
proibito. Città turistica famosa molto gettonata, ricca di architetture moderne ed attività culturali; è vivace in tutte le stagioni
dell’anno, semplice ma completa; ricca di
colori e svariati fiori che le fanno assumere
anche un pro……”FUMO” particolare. I più
grandi artisti e pittori vi hanno lasciato una
fetta …..dolce ed nota della loro vita. Qui
VAN GOGH ha realizzato i suoi più grandi
capolavori ed ANNA FRANK, durante la II^
Guerra mondiale, nel suo rifugio, scrisse il
suo “DIARIO”, reso famoso a livello mondiale che è ora esposto nel museo per non
dimenticare…..
BREMERHAVEN, seconda tappa del viaggio
che, insieme a Brema ed Amburgo, ci hanno accompagnato in meravigliose passeggiate nel verde e nei centri città dove, tra
svariate bellezze abbiamo assaporato i colori e le prelibateze di ristoranti e bistrots,
offrendoci dolcezze e gradevoli profumi,
sviluppando in tutti la voglia di permanere,
per navigare in un grande angolo di pace.
“LA CORUNA”
Ci dirigiamo ora verso la CORUNA (Galizia
spagnola), uno dei maggiori scali marittimi
spagnoli dell’Atlantico.
Città di probabile origine celtica passata
poi sotto il dominio romano, conservando
ancora vestigia, ha visto dal suo porto salpare l’invincibile Armata destinata ad una
cocente disfatta.
Da qui, in pulman verso Santiago di Campostela, capoluogo della Galizia, dichiarato dall’UNESCO patrimonio mondiale
dell’umanità.
La città deve il suo nome all’apostolo San
Giacomo (Santiago), i cui resti, narra la leggenda, vennero ritrovati nell’anno 814 dal
vescovo TEODOMIRO.
Di antica fondazione, deve la sua fortuna
alla costruzione della Cattedrale, divenuta
col tempo, luogo di fede cristiana, dando
vita al celebre “Camino dè Santiago”.
“LISBONA”
Quarta tappa: LISBONA, capitale del Portogallo, famosa per il suo fascino e dove,
lungo le sponde del fiume Tago, sulle cui
rive sorge la città, si respira un’aria dolce
dovuta alla brezza che giunge dall’oceano,
rendendo il cielo particolarmente limpido
e donando un’atmosfera particolare al fiume ed alle case.
Secondo la leggenda, le sue origini sarebbero legate ad Ulisse, ma gli storici attribuiscono la sua fondazione
ai Fenici, che la chiamarono
“RADA SERENA”. Con la visita a Fatima, meta di pellegrinaggi sin da quando tre
pastorelli ebbero la visione
della Vergine nel maggio del
1017, per i componenti del
nostro gruppo è stata una
occasione per rinsaldare la
propria fede.
“GIBILTERRA”
Territorio britannico, geograficamente appartenente
alla Spagna meridionale è
collegata alla terraferma
tramite un istmo sabbioso.
L’importanza di Gibilterra era un tempo
soprattutto strategica ma oggi, con l’abbandono da pare della Gran Bretagna
dalle altre basi del Mediterraneo, è molto
diminuita per la Madrepatria.
Oggi vive di commercio e turismo in attesa
della possibilità di trasformarsi in un piccolo paradiso fiscale.
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Sul braccio di mare (Stretto) che unisce
l’Oceano Atlantico al Mar Mediterraneo si
affacciano i porti europei di Algeciras e Tarife e quelli africani di Centa e Tangeri.
“MALAGA”
Il nostro percorso continua verso “MALAGA”, definita dal poeta Vicente Aleixandre,
la “città del paradiso” dove, diverse culture
e diversi popoli hanno lasciato l’impronta
di un ricco patrimonio culturale e storico
rendendo Malaga una delle città più attraenti della Spagna. Vigneti, agrumeti, uliveti, mandorli ed incantevoli spiagge completano la sua delizia.
Via : in partenza verso l’ALHAMBRA, sogno
arabo del medio-evo-spagnolo della città
di GRANADA. Giardini, fortezze e terrazzi,
uniti a getti d’acqua ci ricordano giardini e
ville rinascimentali della nostra Italia.
“VALENCIA”
Terza città della Spagna ricca di industrie
ed artigianato. Colorati ed artistici merletti,
insieme a scuole di musica e canto rendo
tutto magico e poetico.
In gastronomia, la “PAELLA”, piatto storico, povero, ma complicato da preparare,
ha reso Valencia città simbolica.
Passeggiando nel suo centro storico, tra resti di vestigia romane e la Cattedrale gotica
verso la “Borsa della Seta”, dopo aver sognato ed esserci sollazzati fra tutte queste
meraviglie, si riprende la navigazione: “tutti a bordo”verso la Francia.
“MARSIGLIA”
Città dove splende il sole oltre 300 giorni
l’anno, dove gli inverni sono miti e le estati
torride. Il forte vento caccia via dalla città
l’inquinamento e le conferisce una luminosità così pura che ha attratto, nel tempo,
pittori famosi come Cezanne, Breque, De-
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rain, etc.,che hanno lasciato grandi opere
conservate nei musei cittadini.
Tutta questa bellezza da vita alla nostra immaginazione e…..che sogni in quei castelli.
E…..AVIGNONE, città di Papi, dove il palazzo (simbolo della Chiesa) regala una grandiosa espressione architettonica, magnifica
negli arredi e nelle decorazioni dove regna
sovrano lo splendore.
Siamo giunti alla fine di questa splendida crociera dove ancora, le nostre vacanze,
hanno lasciato un marcato romanticismo
nei nostri cuori creando, fra divertimenti
ed allegre compagnie avute in viaggio, una
ricompensa al nostro spirito e voglia di conoscere.
Il nostro “diario di….bordo” termina
qui…..per ora!!!!!!!, ma riprenderà il prossimo anno sulla rotta verso CAPO NORD.
(ha collaborato Simonetta Proietti)
il ricordo di Tullio Picone
GIUSEPPE TATARELLA
Caro Pino,
dal 1955 le nostre strade, partite dall’istituto A. Volta di Napoli, hanno spesso viaggiato insieme, altre volte si sono separate per poi ricongiungersi sotto l’ala protettiva di mamma Rai. Sei
stato, caro Pino, prima l’eterno fidanzato di Brunella, poi il marito affettuoso, il padre protettivo e tenero, ed infine il nonno delizioso.
Compare di anello al tuo matrimonio, ci ha visti sempre molto legati anche se il destino ha
voluto riservarci beffardamente, due strade separate ma parallele. Ci ritroviamo in RAI nel
1962,tu a Milano, io a Roma. Poco dopo ti trasferisci a Roma. Case vicine a Torreveccbia. Io in
Radio tu, in Televisione; io due figli maschi tu due femmine; tu seduto da una parte del tavolo
Sindacale, io dall’altra.
La notizia della tua scomparsa mi è arrivata come una doccia freddissima nell’ ufficio Rai Senior, presenti altri amici che ti conoscevano.
il ricordo di Pia Fiacchi, Sandra Battaglini e Laura Molinari
MARIO CARPITELLA
è deceduto a Roma il 19 settembre 2008
“Buongiorno ragazze si fa per dire… un secolo in due”.
Cosi’ ci salutava il Dr. Mario Carpitella ogni mattina. La Sandra ed io eravamo ancora lontane
dal nobile traguardo dei 50 anni e sorridevamo alla sua inevitabile battuta mattutina. Poi arrivò Laura e il saluto finì. Nel tempo avevamo imparato a “rintuzzare” le battutacce del Capo
e così facendo avevamo scalfito il suo carattere schivo ed introverso. Ne era nata una sorta di
complicità, un “capirsi al volo” che ci ha portato ad una amicizia che è durata fino alla fine.
Noi lo abbiamo molto amato ed ammirato come d’altronde tutta la sua struttura di programmazione. Abbiamo ammirato la sua vastissima cultura per la quale non si sentiva al di sopra
degli altri ma al servizio dei suoi collaboratori.. Abbiamo amato ed ammirato il suo rigore
morale, la sua onestà, la capacità di confronto e di sperimentazione che lo spingeva a cercare nuovi talenti e nel tempo stesso
a difendere soprattutto la qualità e la dignità del prodotto da offrire al telespettatore. Il “principe” dell’offerta televisiva era il
telespettatore che andava capito, protetto e difeso. Un nuovo programma spesso veniva “sperimentato” in terza serata prima
di avere l’onore della prima.
Come non ricordare i programmi di Falqui e Sacerdote, le varie Canzonissime, le operette e commedie musicali, il primo western musicale “Non cantare,spara”. Tantissimo ci sarebbe da scrivere sulla felice stagione televisiva che lo vide pioniere nella
nascente Seconda Rete di Massimo Fichera. Carpitella è stato il “papa’” dell’Altra Domenica, di Giochi senza Frontiere, delle
edizioni preserali dei Muppet Show, Caro Papà, Ufo Robot etc. Di Portobello e di tante riviste di successo.
Da Johnny Dorelli a Montesano, Arbone, Benigni, tanti nomi illustri dell’odierno spettacolo devono a lui i primi passi in televisione.
Noi piangiamo il nostro capostruttura che ci prendeva in giro ma si preoccupava e continuò a preoccuparsi nel tempo dei
nostri problemi e della nostra salute
Addio Capo.
Piotta cento lire, Battagliotti e Laurotta (come scherzosamente ci chiamava)
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Pizza-party VIII° edizione
I ragazzi di via Teulada anni ‘60
Ormai è una tradizione ben consolidata. Il
18 dicembre si è svolto il simpatico e festoso raduno dei pionieri del centro produzione Tv di via Teulada. Con una novità: ora di
pranzo a ristorante “Giardino del gatto e la
volpe” in zona centrale quartiere Prati, una
delle traverse di via della Giuliana.
Ormai quasi tutti con più di settanta anni e
alcuni con ottanta Natali.
I volti sono quelli che hanno fatto la storia
della Rai in bianco e nero, i pionieri che
hanno dato vita ai primi programmi tutti in
diretta, con i filmati in pellicola e colonne
separate, una per il video e l’altra per l’audio.
Tra i ricordi e i personaggi passati in rassegna quello mitico dell’aprile 1962. Chi scrive era in servizio da pochi mesi, ancora nel
periodo “borsa di studio”. Una mattina con
sole splendido, ma denso di nervosismo: è
prevista la visione di un documentario molto importante nella sala di Sincronizzazione
1, alla presenza del Direttore Generale Bernabei, il Direttore Centrale Servizi Giornalistici (all’epoca c’era un solo Direttore per
tutte le testate tv e radio) e altri dirigenti
di viale Mazzini. Logicamente c’erano i dirigenti del Centro Produzione TV, in prima
fila l’ing. Aldo Riccomi, Capo Complesso
Tecnico.
Inizia la proiezione: si spinge il bottone
dell’apparecchiatura Rotosin (è l’apparecchiatura che fa partire in modo sincrono
tutti i lettori audio della colonna parlata
16mm con il proiettore video): tutto fermo,
niente si muove.
L’ing. Riccomi cambia volto: non riusciva a
spiegare al Direttore generale l’improvvisa
anomalia.
Ma prova e riprova, tocca qua e tocca là .. .
alla fine riprende a funzionare. La visione si
avvia in modo regolare.
Un poco di ritardo – forse una quindicina di
minuti - e una grande figuraccia davanti al
Direttore Generale.
Un racconto vero che serve a ricordare
come le prime apparecchiature erano delle
novità, dove si sperimentava giorno dopo
giorno. Apparecchiature instabili, valvole
e circuiti realizzati con cavi e fili saldati a
mano, uno per uno.
Si imparava e si sperimentava, l’esperienza
accumulata dagli anziani si trasmetteva ai
giovani assunti.
Questa era la tv, questa era la Rai, noi eravamo quelli, oggi – solamente alcuni - siamo nella foto.
Prossimo incontro: il secondo giovedì dicembre 2009, stessa ora (ore 13.00) stesso
ristorante.
um. cas.
AOSTA
il ricordo di Giorgio Zigiotti
LETIZIA, DI NOME E DI FATTO
Letizia Travasa è mancata di mattina, alle otto. Il suo corpo avvelenato dal cancro non è riuscito ad alzarsi, a preparare la colazione per suo figlio Lorenzo, a vederlo andare a scuola,
a vestirsi ed indossare la maglia comprata da poco, per l’inverno imminente, a pensare che
in ufficio l’aspettava il suo amato lavoro. Il suo corpo si è arreso, stanco, il suo spirito no. Da
sempre, anche nei suoi ultimi giorni di lavoro, quando la incontravi, Letizia ti regalava un sorriso sincero al quale era impossibile non rispondere con egual moneta. La sua forza le veniva
da un carattere dolce ma fermo, dall’amore per suo figlio, che, ormai da cinque anni, vedeva
crescere troppo in fretta a causa della sua malattia, dalla stima dei colleghi di lavoro che, indistintamente, le riconoscevano competenze e impegno. Competenze, impegno e gentilezza
che ha fortemente voluto regalarci fino a due settimane dal crollo fisico, destando in noi una
profonda ammirazione. A chi, negli ultimi tempi la accompagnava a casa o la andava a prendere al mattino diceva: “ siete il
mio mondo”. In quella frase non c’era traccia di materia. Non vedeva in quel suo mondo dei corpi, degli ambienti, delle scrivanie, delle macchine. Soltanto persone, forse spiriti, forse anime.
Un bel modo per non mollare, per continuare ad esserci.
Anima gentile fra le sue amate anime.
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TORINO
Festa di Natale
Come da qualche anno a questa parte, a
Natale il Cardinale Poletto ci gratifica con
l’officiare la Santa Messa in casa nostra. Il
ritrovarci in un ambiente raccolto ed allietato dal nutrito coro dei nostri coristi ci fa
sentire orgogliosi d’aver fatto parte della
grande famiglia Rai. A maggior ragione in
questa solenne occasione, quando l’atmosfera induce gli animi a sentimenti fraterni.
Ma, a spingerci ad una profonda presa di
coscienza dell’ agire umano e dell’ essere
cristiani è stato il Cardinale durante l’omelia. Assorbiti dalle cose materiali, dalla velocità e dalla tecnologia i contemporanei
stanno scivolando verso un progressivo abbandono spirituale. Oggi l’umanità si comporta “etsi Deus non daretur”, come se Dio
non esistesse, e per colmare il vuoto egoismo esistenziale si affida a cose futili. Ma il
denaro, le cose materiali non sono eterne,
sono idoli, a cui è pericoloso attaccarsi. Il
Signore ci ha indicato la strada diritta, ha
manifestato grande compassione verso di
noi, mandando suo Figlio. Anche noi dobbiamo dimostrarla verso i nostri fratelli,
dobbiamo capire che c’è più gioia nel dare
che nel ricevere. Dobbiamo confidare nel
Signore, accendere la speranza. Egli ha
cura di noi. È accanto a noi. È dentro di noi.
Il rito s’è concluso con il Gloria di Vivaldi;
saluti e calorosi auguri per l’Anno Nuovo.
Vittorio Rizzo
VENEZIA
il ricordo di Alviero Ben Mohamed
LUCIO CHICCO
Con questa lettera, il 31 maggio del 1994 festeggiammo assieme ai colleghi d’ufficio il tuo ultimo giorno di lavoro in Rai.
“Caro Lucio,
con doverosa onestà, in questo momento di commiato ci viene spontaneo ripensare ad una lettera che scrivemmo i primi giorni
del 1991, timorosi che la tua presenza avrebbe in qualche modo spezzato quel clima sereno e proficuo che esisteva all’interno del
nostro settore.
Bene! Sono trascorsi tre anni da allora, ci siamo trasferiti a Mestre, abbiamo messo su una Funzione Commerciale distaccata dalla
Sede, rendendoci autonomi e funzionali, raggiungendo notevoli traguardi nel campo del lavoro come mai prima; non che tutto sia
sempre filato liscio come l’olio, perché qualche volta ci siamo “scontrati”, ma sempre e solo per
motivi di lavoro e mai sul piano personale.
Stando assieme abbiamo poi imparato a conoscerci meglio; tu hai capito di poterti fidare di noi,
mentre dal canto nostro abbiamo compreso come, nonostante il carattere focoso, tu fossi una persona che riesce comunque, anche nei momenti di maggior tensione, a mantenere integro il senso
della giustizia.
Ora è arrivato il momento di salutarci e noi siamo consapevoli di essere cresciuti e più maturi, ed
è forse anche per questo che, senza retorica, riconosciamo di averti accolto contestandoti e di
lasciarti rimpiangendoti.”
Nel tempo il tuo pensionamento ci ha consentito di consolidare la nostra amicizia.
“Tanti cari auguri e infiniti bei ricordi.”
Così mi scrivesti lo scorso anno a Natale.
Poi hai lasciato tutti, silenziosamente, inaspettatamente, per sempre.
Qualcuno ha scritto…”Un amico è come una nevicata natalizia, ti scaccia la tristezza, ti riempie di gioia…”.
Questo sei stato, e questo continuerai ad essere per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerti.
Grazie Lucio, grazie di tutto.
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NUOVAARMONIA 1/2009
D ietro le quinte
PALLA AL… CENTRO
minuto per minuto dal Centro Produzione di Milano
di Massimiliano Mazzon
Ogni volta che si rivede Di Natale che sbaglia il calcio di rigore e spiana la strada alla
Spagna per la conquista dell’Europeo, per
quanto risalente a qualche mese fa, le immagini suscitano ancora rammarico e delusione; immagini che oltre al contenuto
emotivo, per noi del Centro di Produzione
di Milano hanno avuto anche un significato
extra-sportivo importante, professionale.
In quei giorni, infatti, il Centro di Produzione di Milano ospitava lo studio centrale di
Raisport per Euro 2008, riproducendo un
modello già sperimentato dalla struttura Grandi Eventi su molte manifestazioni,
comprese le ultime Olimpiadi di Pechino:
Studio destinato alle trasmissioni, Redazioni e Montaggi dedicati, Super tv che controlla e smista i segnali provenienti dai siti
dell’Evento. La differenza nel fatto che per
la prima volta un Centro di Produzione Rai
ha ospitato e organizzato direttamente la
trasmissione degli europei di calcio.
Nel 2006, per la verità, il Centro di Produzione di Torino era stato scelto quale sito
per il racconto dell’Olimpiade invernale,
ma allora il lavoro di organizzazione complessivo fu a carico dei Grandi Eventi della
Rai, che si occuparono anche del reperimento del personale, integrandolo con le
valide professionalità presenti in Via Verdi.
Si trattò, cioè, di riprodurre lo stesso schema delle spedizioni all’estero per le quali si
edifica un piccolo centro di produzione in
grado di assicurare autosufficienza operativa (macchina del caffè compresa!).
L’Olimpiade torinese fu un esempio di come
fosse possibile cominciare a pensare ad un
diverso modo di intendere la presenza della Rai in virtù della coincidenza dell’Evento
sul suolo italiano.
Il Mondiale di Germania, qualche mese
dopo, grazie al non trascurabile sviluppo
tecnologico, permise di avere a disposizione dei Broadcasters segnali indipendenti
(ISO FEED) non solo sul posto, ma anche
a grande distanza: in questa maniera si
rendeva possibile una “personalizzazione”
remota attraverso la disponibilità non solo
della partita, ma anche dei segnali permanenti dei replay, di quello delle telecamere fisse sulle panchine e gli allenatori,
di quello sui giocatori più rappresentativi
(ricorderete la testata
di Zidane a Materazzi
vista proprio grazie a
una “dedicata”).
L’occasione successiva si è presentata appunto con gli Europei
di calcio di Austria e
Svizzera, prodotti in
Alta Definizione (e in
questo standard diffuso da Rai che per le
partite della Nazionale ha messo a disposizione un OB Van HD e
reso visibile in alcuni
bacini di utenza), e
resi disponibili anche
in SDI 16:9.
La posizione geografica favorevole di Milano, unitamente alla tradizione nella confezione di format sportivi di livello quali la
Domenica Sportiva, hanno offerto la chance di poter ospitare appunto il “cuore”
editoriale dell’Europeo – studi, redazioni
e montaggi -, pur mantenendo gli altri
insediamenti attivi sul territorio austrosvizzero.
L’operazione presentava, a fianco agli
aspetti indubbiamente positivi, delle criticità non trascurabili.
Innanzitutto, realizzare le strutture e recuperare le risorse necessarie con una
programmazione ancora in corso era abbastanza complicato; si trattava, oltre alla
disponibilità degli spazi di studio e di impiego vario, di procedere all’adeguamento tecnologico del Tv rendendolo digitale.
Stessa cosa per il super tv, dotato di una
nuova matrice in grado di ricevere e gestire i molti segnali prodotti.
Un lavoro, questo, realizzato a tempo di record grazie alla disponibilità di Ingegneria
nel supportare la creazione del progetto e
nel reperire parte delle apparecchiature
necessarie – in particolare una Matrice Digitale per il Super TV-, e in virtù dell’impegno di tutto il personale tecnico del Centro
(dei Servizi Tecnici ma anche dei Tecnici di
Produzione) che ha realizzato gli impianti
necessari. In particolare, molto compressi
i tempi di digitalizzazione dello Studio Tv2
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– una settimana effettiva a causa della programmazione già prevista-, con particolari
problematiche per la parte Audio nella gestione dei segnali SDI audio embedded per
la loro distribuzione indipendente a reparti
diversi.
Il modello produttivo prevedeva, infatti, oltre ai Feed prodotti dall’Host-Broadcaster
e riferibili alle singole partite, altri segnali
stabili generati per la personalizzazione Rai
dell’evento:
- uno studio nello spazio Rai all’ International Broadcasting Center di Vienna;
- uno studio e una postazione per interviste
a Casa Azzurri – ovvero dal luogo del ritiro
della Nazionale;
- collegamenti dai ritiri delle squadre realizzati con stazioni satelliti Rai;
- un pullman per le riprese esterne utilizzato per “personalizzare” le partite dell’Italia
con tanto di telecamere e replay dedicati
e quattro tra postazioni cronaca e di commento vario.
L’insieme dei segnali Audio-Video, inoltrati
attraverso il Centro IBC di Vienna da una
nostra super-regia tecnica via satellite o via
fibra – ce n’erano otto –, venivano ricevuti
appunto al CPTV di Milano e qui resi disponibili per essere utilizzati durante le trasmissioni in diretta o per le riproposizioni
realizzate grazie alla Teca. Questo reparto,
dotato di hard-disk e già funzionante durante la normale stagione sportiva televisiva e opportunamente implementato per
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l’occasione, aveva il
compito di selezionare, registrare e riproporre “slomo” e
contributi vari prodotti in Svizzera e Austria, arricchendo
notevolmente le trasmissioni
messe in onda dal Tv2.
Nel dettaglio, questo studio ha
ospitato tutte le trasmissioni
di Raisport – sei in totale – a
partire dalle nove del mattino
(Euromattina) per finire alla
una di notte (Notti Europee).
In mezzo, Dribbling alle ore
13,30, i transiti delle partite
commentati (La partita in diretta) e la rubrica delle ore
20,00 (Euro in diretta), mentre completavano il panorama degli impegni, i collegamenti da realizzare per i Tg nazionali, spesso in contemporanea con l’attività dello
studio principale e perciò realizzati in altri
spazi, da altre squadre tecniche.
Tutta questa attività necessitava di una
forte presenza redazionale, circa 20 giornalisti, alloggiati in uffici appositamente
recuperati, attrezzati con monitor, postazioni informatiche,
beta per visionare il materiale
e naturalmente, di una rinnovata disponibilità di risorse di
montaggio.
Quattro sale AVID alimentati
da un server in comune, macchine dedicate per registrazioni e riversamenti a completare
l’articolata catena produttiva
degli Europei 2008.
E così siamo tornati al momento dell’errore che ci costò
l’eliminazione, all’ingrato e
inevitabile compito toccatoci
trasmettendo un’amara delusione, in tutti gli standard, a tutta l’Italia
calcistica. Per noi fu un momento, c’erano
le semifinali, la Spagna campione. Palla al
Centro.
LA GESTIONE DEI SEGNALI
CLIP COMPILATION CHANNEL/canale separato di riproposizione
TACTICAL CAMERA/camera tattica utilizzabile come segnale separato
LIVE STADIUM FEED, ovvero L’USCITA DELL’OB VAN presente allo STADIO, comunque in transito dall’ IBC.
BENCH A-B/ telecamere fisse sulle panchine e allenatori
BEAUTY CAMERA from the STADIUM/totale panoramico dello stadio
PITCH SIDE, disponibile su base BOOKING/postazione per interventi dal Campo.
Nei nostri cuori
EMILIO ROSSI e SANDRO CURZI
UOMINI CHE HANNO FATTO LA STORIA RAI
Uno dopo l’altro, pilastri storici dell’informazione radiotelevisiva, ci hanno lasciato.
Numerosi sono i ricordi e le testimonianze che abbiamo ricevuto in redazione.
Pubblichiamo i più significativi, quelli
che certamente i lettori si attendono.
EMILIO ROSSI, IL MAESTRO DELL’INFORMAZIONE RAI
il ricordo di Ettore Bernabei
Caro Emilio,
Ora che tu sei tornato alla casa del Padre,
permetti ai tuoi amici di esprimerti quei
sentimenti che la tua riservatezza, gentile
e schietta, non ci ha mai permesso di manifestarti. Ora vogliamo dirti tutta la nostra
ammirazione: per la tua umanità semplice,
buona, sapiente;
per la tua cultura vasta, profonda, ispirata
ad un umanesimo cristiano, che tu aggiornavi - anche in tarda età - con studi rigorosi e con la curiosità giovanile con la quale
scrivesti un saggio su Maritain; per la tua
professionalità di vero giornalista, con la
quale hai fatto comunicazione televisiva e
scritta, sempre come servizio ai telespettatori e ai lettori, con un particolare riguardo
ai meno colti, ai meno informati.
Fino agli ultimi giorni della tua esistenza
terrena ci hai insegnato a pensare ed ad
operare per il bene comune. Anche per
questo sentiamo il bisogno di unire all’ammirazione una fraterna riconoscenza.
Quando si ricorda con apprezzamenti positivi la televisione italiana degli anni Sessanta e Settanta, quei riconoscimenti, per
la maggior parte, devono andare a te e a
Pier Emilio Gennarini, che in quegli anni
avete pilotato il Comitato programmi, cioè
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la centrale ideativa e direzionale di tutta la
programmazione radiotelevisiva della RAI
di quel momento.
Nella direzione del telegiornale impegnasti
tutte le tue capacità per dare al pubblico
una informazione completa, rispettosa anche della volontà del principe, ma ancorata
sempre alla verità, alla giustizia, alla convivenza pacifica. Anche per questo la follia
omicida degli ispiratori - lontani - dei brigatisti cercò di farti tacere, con un proiettile
che passò ad un millimetro da una arteria
vitale. Gli altri proiettili ti devastarono tibia, perone e bacino. Cominciasti allora a
percorrere la via dolorosa di decine di interventi chirurgici, senza mai lamentarti,
mantenendo quel tuo sorriso fanciullesco
con il quale nascondevi il tuo procedere
claudicante.
Quante ore hai trascorso, in tanti anni, al
Gemelli per le cure riabilitanti, mettendoti
in fila dietro ai frequentatori quotidiani degli ambulatori. E se qualche medico, vedendoti in fila, ti invitava a seguirlo nelle sale
di riabilitazione, rifiutavi quella attenzione
appoggiandoti al tuo bastone. Eppure ti
aspettavano collaboratori negli uffici della
presidenza del Centro televisivo vaticano, o
del Comitato TV per i minori.
Anche da vecchio non hai voluto privilegi.
Che Dio te ne renda merito.
EMILIO ROSSI, LASCIA UNA BELLA EREDITÀ
il ricordo di Padre Federico Lombardi
Il Santo Padre, Benedetto XVI, si unisce
alla nostra preghiera di suffragio, manifestando anch’egli grande stima e gratitudine
per l’esempio, il servizio e la testimonianza
cristiana di Emilio Rossi. Dò lettura del telegramma che mi è stato fatto pervenire per
questa circostanza:
“Informato scomparsa dottor Emilio Rossi,
Presidente del Consiglio di Amministrazione Centro Televisivo Vaticano, il Sommo
Pontefice desidera far pervenire ai familiari
e colleghi l’espressione della sua spirituale
vicinanza, e ricordandone la feconda attività giornalistica, il generoso impegno in
favore dell’Unione Cattolica della Stampa,
come pure la puntuale attenzione con cui
seguiva gli eventi della Santa Sede e della
Chiesa, eleva fervide preghiere in suo suffragio e invia a quanti ne piangono la dipartita la confortatrice Benedizione Apostolica. Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario
di Stato di Sua Santità”.
Accompagniamo dunque con la nostra
preghiera e la nostra solidarietà umana
e spirituale il nostro carissimo Emilio alla
presenza di Dio.
Momento grande e misterioso, di fronte a
cui ci sentiamo chiamati a profonda umiltà,
perché è il momento di un incontro in cui
tutta la vita si manifesta in piena verità per
quello che è stata, nel bene e nel male, agli
occhi di colui che ci conosce fino in fondo,
nelle ultime pieghe della mente e del cuore. Momento in cui speriamo e attendiamo
con tutta l’anima di incontrare un giudice
giusto, ma che ci guardi soprattutto con occhi di misericordia e di perdono.
Dell’umiltà e dell’attesa di perdono, Emilio
ci ha dato egli stesso una singolare e luminosa testimonianza nella conclusione di
una sua breve e rara testimonianza sull’attentato subito dalle Brigate Rosse. Egli ricorda il suo incontro con l’attentatore, al
termine di un dibattito: “Al termine della
presentazione mi capitò di accostarlo. Morucci mi riconobbe. Mi venne spontaneo
dirgli che, se gli faceva piacere, anche sul
mio viso poteva leggere quella piega di
sorriso che aveva ritenuto di cogliere a suo
tempo sul volto di Teodoli (un’altra sua vittima) e che lo aveva rinfrancato. “Mi vuol
mettere nell’imbarazzo” fu la battuta sua, e
subito l’incontro finì. Ho raccontato questo
epilogo – continua Emilio – non per esibire un gesto magnanimo. Ad essere sinceri
siamo un po’ tutti dei poveracci. Vedete:
la stessa signorilità – se così si può definire – che mi è capitato di manifestare nei
confronti del Morucci non credo di averla
saputa praticare nella mia lunga vita con
chi mi ha fatto torti (se torti erano) infinitamente minori, che però mi hanno ferito,
indispettito o turbato di più. Davvero è impresa difficile governare il proprio cuore. Il
Signore ci perdoni tutti quanti”.
Il Signore ci perdoni tutti quanti. Sì il Signore ci perdona. A questo incontro certamente di grande perdono Emilio si è preparato
a lungo, possiamo ben dire per tutta la vita,
ma in particolare negli ultimi cinque mesi
di infermità, quando la sua energia inesauribile aveva dovuto piegarsi e accettare la
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immobilità nel letto dell’ospedale e, nelle
ultime due settimane, di casa.
Naturalmente ha sofferto, nel fisico ma anche nello spirito, in un cammino non privo
di prove e di oscurità, ma nella consapevole accettazione, io direi della obbedienza e della unione nella fede cristiana alla
passione di Cristo, passione a cui ha desiderato partecipare frequentemente con i
sacramenti.
Perciò noi siamo sereni e sicuri che il Signore lo accoglie con le parole che abbiamo
ascoltato nel Vangelo: “Bene, servo buono
e fedele, entra nella gioia del tuo Signore!”.
Perciò in questi giorni – come è apparso
chiaro dalle innumerevoli testimonianze
delle persone di ogni condizione che lo
hanno potuto conoscere – noi diciamo con
sincerità e spontaneità la nostra gratitudine per averlo avuto compagno di un tratto
della nostra strada.
Sarà stato nei lunghi anni di servizio in RAI
con altissime responsabilità, sarà stato al
Centro Televisivo Vaticano o all’Unione
Cattolica della Stampa Italiana, o infine al
Comitato per l’applicazione del Codice di
autoregolamentazione TV e minori…sarà
stato in altri luoghi e circostanze.
Quanta stima ed ammirazione, giustamente, per lui! Qui davanti a Dio ricordiamo non
solo la sua eminente qualità professionale
- di cui altri parlano con più competenza -,
ma soprattutto la sua rettitudine morale,
la sua sensibilità umana e cristiana, la sua
squisita e discreta attenzione per le persone, per i problemi e le difficoltà personali
o familiari dei suoi collaboratori, la finezza
della sua spiritualità, la generosità totalmente disinteressata della sua dedizione.
Perciò la parola che ho sentito più spesso
quando si parlava di lui era: “E’ stato per
noi un maestro!”. Perché non solo sapeva
bene indicarci che cosa dovevamo fare,
ma ancor più come lo dovevamo fare, con
quale spirito e quale atteggiamento. Ed
egli stesso ce ne dava per primo l’esempio.
Per noi cristiani risuona sempre la parola:
“Unus est magister vester! Uno solo è il vostro maestro, il Cristo!”. Ma per fortuna c’è
anche chi sa imitarlo ed esserne un poco
un’immagine. Emilio lo è stato per tanti
versi, come uomo e come cristiano. Chiamiamolo pure “maestro”, è una buona definizione.
Ora, su questa terra, ci ha lasciato, ma ci
ha lasciato anche una bella eredità. Penso
al mondo delle comunicazioni sociali e della Televisione, ai suoi problemi e alle sue
responsabilità, al bene immenso che può
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passare attraverso le sue immagini e ai
danni terribili che può provocare.
Non per nulla l’ultima grande causa, l’ultima battaglia per cui Emilio ha speso le sue
forze - possiamo ben dire senza misura e
forse anche aldilà della misura -, è stata
quella del Comitato Televisione e minori. Ho pensato spesso che quella di Rossi
come Presidente di quel Comitato era stata
una scelta straordinariamente azzeccata.
Chi altri vi si sarebbe dedicato con tanta
generosità e convinzione, e soprattutto
con altrettanta autorità morale? Con molto
realismo sapeva che cosa poteva sperare di
raggiungere e cosa no. Ma tutto quello che
poteva fare lo ha fatto. E’ stata una bella
lezione, la sua ultima grande lezione pubblica per la società italiana.
Abbiamo tanto bisogno di impegno e rigore
morale se vogliamo che le comunicazioni
sociali e la televisione producano più bene
che danni. Emilio ha fatto la sua parte. Facciamola anche noi.
Ora, per un uomo che ha lavorato tutta la
vita perché le immagini caduche servano al
bene, gli occhi si aprono sulle immagini che
non tramontano. Abbiamo ascoltato San
Paolo: “Noi non fissiamo lo sguardo sulle
cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose
visibili sono d’un momento, quelle invisibili
sono eterne”.
Il corpo di Rossi, segnato a lungo dalle conseguenze di un odio cieco, è diventato per
noi e per tutti segno quotidiano di pazienza e di amore. Ora questo corpo, sua abitazione sulla terra, viene disfatto, ma per
riceverne un’abitazione da Dio, una dimora
eterna, nei cieli.
Con piena fiducia affidiamo a Dio questo
collega, amico, maestro. Che Dio lo tenga
per sempre nelle Sue mani e nel Suo amore
dove speriamo di ritrovarci anche noi insieme in una comunione di amore senza fine.
*Direttore Generale del Centro Televisivo
Vaticano, della Radio Vaticana e della Sala
Stampa della Santa Sede.
Omelia pronunciata in occasione della Cerimonia funebre il 6 dicembre 2008.
Era imprevedibile, allora, che Sandro Curzi
in Rai sarebbe tornato, nel maggio 2005,
seppure non da giornalista ma da editore,
seduto nel cda, facente funzioni di presidente per i primi mesi. Il cda del quale ancora fino ad oggi ha fatto parte, continuando, anche quando le forze erano esaurite e
la voce appena un filo, a chiedere, a voler
essere aggiornato su quanto accadeva in
Commissione di Vigilanza, leggendo ogni
mattina sul cellulare gli ascolti del giorno
precedente.
Ma si era buttato nella vita, dalla resistenza armata al nazifascismo alla politica ed al
giornalismo, con un anticipo che, alla fine,
gli faceva dire di aver più dei 78 anni anagrafici, almeno cinque-sei anni di più che
si facevano sentire, ma convinto ne fosse
valsa comunque la pena perché così aveva
“potuto vivere la storia del ‘900 quasi interamente’’. Studente del liceo Tasso, era
diventato amico fraterno di Citto Maselli,
un legame mai interrotto in oltre mezzo secolo, ed aveva iniziato a frequentare le case
di intellettuali antifascisti, come i Maselli,
gli Scalfari, i Pirandello, poi, negli anni del
liceo, Alfredo Reichlin, Luciana Castellina...
E’ del ‘44 il suo primo articolo sull’uccisione
per mano delle Brigate Nere di uno studente, Massimo Gizzi, per L’Unità clandestina
che già distribuivano nella scuola con la
complicità di un bidello. Sandro è studente ma già anche nella fila della resistenza
armata. Da allora l’impegno politico ed il
giornalismo sono stati la sua vita. A volte
intrecciati strettamente, come negli anni di
Nuova Generazione, di Oggi in Italia - prima radio libera che trasmetteva da Praga
- o quando, chiamato ad occuparsi della
stampa e propaganda di via delle Botteghe
Oscure si inventò la prima “velina” politica,
Parcomit. Ma all’Unità, a Paese Sera, negli
anni più recenti a Liberazione, nel dirigere
quotidiani di partito e non, è stato soprattutto un giornalista. E il Tg3, Telekabul, è
stata la creatura che ha amato di più e che
ha creato un legame tra lui e la gente - il
popolo dei tempi della tv- così forte che
ancora oggi a distanza di quasi vent’anni
da quando il Cda dei professori pose fine
all’avventura, tanti lo fermavano per strada
chiedendogli “Direttore, quando ritorni?”.
A battezzare il Tg3 Telekabul fu un Giuliano Ferrara irritato dal corsivetto mandato
in onda a conclusione del servizio sul congresso socialista dell’Ansaldo, che ironizzava sulla collocazione negli scantinati della
postazione data al TG dei cattivi.
Un nomignolo che finì sulle prime pagine
dei grandi giornali e gli regalò sette punti
di share. Fu il TG che per primo raccontò
quel nuovo partito nato al nord, la Lega,
che a sorpresa aveva preso il 15 per cento
dei voti a Sondrio; fu il TG che un sondaggio rivelò essere il preferito dai ragazzi del
Fronte della Gioventù e ancora quello cui,
durante la guerra del Golfo, si arrese un
gruppo sbandato di iracheni incappato in
una troupe che si era addentrata nel deserto. Fu il TG3 di Curzi che, all’indomani delle
stragi mafiose del ‘92, trasferì la redazione
per una settimana a Palermo. Poi c’é stato
il TG di Telemontecarlo, Liberazione e il Cda
Rai fino ad oggi e insieme, sempre, la passione politica e civile.
Con le amarezze, in queste ultime settimane, di quanto accade in Commissione di Vigilanza, e l’allarme per le sorti dell’azienda.
Ancora curioso di quel che accadeva anche
quando non aveva più forza per camminare, ma aveva voluto essere alla manifestazione del Pd che sfilava ai fori imperiali e
l’aveva salutato scandendo lo slogan “Sandro sei uno di noi”. Guardando, con speranza, gli studenti dell’onda.
L’ultimo sguardo professionale all’America
di Obama e insieme il rimpianto: “vorrei
due anni ancora per vedere come se la
cava”.
SANDRO CURZI, PADRE E MAESTRO, TRA
KOJAK E COMPAGNO SCOMODO
il ricordo della figlia Candida
Kojak, per via della pelata, o “il compagno
scomodo”, dal titolo del libricino scritto nel
‘96 per raccontare quella che sembrava la
fine dell’avventura in Rai, quando il Cda dei
‘professori’ decise la fine della sua direzione del Tg3.
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FasiRai
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C’ERA UNA VOLTA
UN’ASSICURAZIONE SANITARIA…
di Anna D’Amici
Quando il 2008, anno bisestile ci ha lasciato, i
più scaramantici di noi pensionati e pre-pensionati (come ci classifica Mamma Rai) hanno tirato un sospiro di sollievo: sicuramente
l’anno che bussava alle porte sarebbe stato
migliore di quello appena terminato! E con
questa certezza, quando si sono visti recapitare per posta ordinaria una comunicazione
dell’Assitalia, non potevano certo immaginare
cosa li aspettava. Ma, come recita un vecchio
proverbio, il peggio non è mai morto.
E si! Perché, appena aperta la busta ed hanno
cominciato a leggere la missiva a loro indirizzata, un’amara sorpresa gli dava il “Buon Anno
Nuovo”. La lettera della Società assicuratrice
li informava che: “…l’andamento tecnico negativo dei contratti FASI RAI Prepensionati e
Pensionati ha portato, dopo intense trattative,
a definire i correttivi da applicare alle garanzie
di polizza, al fine di proseguire il rapporto assicurativo. I due contratti sono stati unificati,
riviste le garanzie ma rinnovati per una durata
di tre anni …e ridotto il costo”. Ridotto il costo?! Quando mai abbiamo sentito una cosa
del genere?! E invece era vero: la nuova polizza sanitaria prevede il pagamento di 590 euro
per ogni persona assicurata, dall’assicurato
principale ad ogni membro della famiglia. In
sintesi coloro che hanno un nucleo familiare
composto da quattro membri pagavano fino
allo scorso anno 3.000 euro di premio, d’ora
in poi per lo stesso nucleo familiare avrebbero
pagato 2.360 euro. Ma, come si diceva prima,
non essendo assolutamente abituati a riduzioni di costi che non riservino sorprese, é scattato il campanello d’allarme e sono andati a
leggere che copertura offriva la nuova polizza.
Praticamente le due polizze sono state unificate, non cercando almeno di salvare e portare
la copertura per tutti al livello più basso, cioè
a quello riservato sino ad allora ai pensionati,
ma le prestazioni a copertura sono state tagliate con la mannaia per tutti. Niente più visite
specialistiche, niente più analisi, niente più
diagnostica, niente più lenti, uno scoperto di
ben 2.000, dicasi duemila euro, per intervento o una franchigia del 20%, l’istituzione di un
tetto di copertura per i ticket sanitari di “ben”
500 euro a nucleo familiare. Si, avete capito
bene: se ti assicuri da solo hai 500 euro di copertura per i ticket sanitari, se assicuri tutto
il nucleo familiare che per assurdo potrebbe
essere composto anche da dieci persone che
pagherebbero di premio € 590x10= € 5.900,
sempre gli stessi massimali hai, compresi i 500
euro di ticket. In allegato un bollettino per il
versamento del premio intestato all’ Agente
Insurances s.r.l. Ina Assitalia. Che dire?! Proprio
una bella polizza!!! Da non lasciarsela scappare! Dopo esserci ripresi, abbiamo cominciato a
riflettere. Innanzi tutto non si capisce perché ci
abbia scritto l’Ina Assitalia e non il Fasi, Fondo
al quale siamo iscritti e del quale siamo soci;
non si capisce perché il Fasi non abbia sentito
l’esigenza di inviare ai propri soci e diretti interessati una comunicazione prima della scadenza della polizza che li informasse di cosa
stava avvenendo; non si capisce perché siamo
stati di fatto buttati fuori dal Fondo visto che
da oggi in poi dobbiamo inviare i versamenti direttamente all’Ina Assitalia e non al Fasi
come era in passato, non si capisce perché in
luogo di un aumento di premio che ognuno di
noi già paventava, si è ricorsi alla stipula di una
polizza capestro, penalizzante e vincolante per
tre anni.
Con tutti questi interrogativi che ci assillavano,
ci siamo rivolti al Presidente del Fasi ovverosia
al Sig. Bruno Fusco. La cosa più sconcertante
sono state le risposte che abbiamo ricevuto:
La polizza pensionati e prepensionati era in
perdita (ma no?!) e quindi l’Assitalia non aveva
intenzione di rinnovarla. La trattativa è stata
lunga e difficile e (testuali parole) “…siamo
stati presi per il collo e costretti ad accettare
quanto proposto dall’Assitalia” e inoltre “...siamo arrivati ad un accordo solo a fine anno”. “
Non siete stati avvertiti da una comunicazione
del Fasi?…non ci abbiamo pensato”. Di fronte
a tanto ci coglie lo sconforto ed allora partono
le riflessioni. Il Fasi è nato con un nobile spirito
che, come recita l’art. 3 del suo Statuto “…ha
lo scopo di erogare agli aventi titolo, nell’ambito di un sistema di mutualità, prestazioni
sanitarie…Il Fondo, inoltre, sempre ispirandosi
a rigorosi criteri di indipendenza, autonomia,
giustizia ed equità, studia ed attua varie forme
di intervento in materia assistenziale utili alla
migliore tutela sociale e psico-fisica del socio.”
Ed inoltre all’articolo 6: “ La qualità di socio
per i pensionati si perde per radiazione”. Cosa
dobbiamo pensare a fronte di quanto accadu-
to? Siamo stati radiati e nessuno ci ha informato? E perché? Perché il pensionato è solo
di intralcio e non serve più? La polizza è così
penalizzante che ci si vuole indurre a toglierci dai piedi? Forse qualcuno dimentica che
noi pensionati Rai abbiamo contribuito con il
nostro lavoro di una vita a far grande questa
Azienda che ora non sente neanche la necessità di sostituire il proprio membro, deceduto
da oltre un anno, all’interno del consiglio di
Amministrazione del Fasi, così come prevede
lo Statuto. E che dire di coloro che dovrebbero rappresentarci e tutelarci, ovverosia gli altri
quattro membri del Consiglio di Amministrazione che sono designati dalle sigle sindacali?
Lo Statuto è stato disatteso e non rispettato, le
elezioni dei delegati dovrebbero essere indette ogni quattro anni ed invece se ne perdono
le tracce nella memoria. Non si comprende
perché si sia fatto uno spezzatino delle polizze
diversificandole tra dipendenti, pre-pensionati e pensionati al di là del contributo aziendale.
Un pre-pensionato è colui che lascia il posto di
lavoro prima dei 65 anni e va in pensione per
raggiunta anzianità contributiva ed è incomprensibile che abbia una polizza sanitaria più
esosa (costa il triplo di quella di un dipendente) e con minor copertura di colui che resta al
lavoro fino a 65 anni, quando le polizze sanitarie, come tutti sanno, sono legate all’età anagrafica di un individuo. Probabilmente la resistenza dell’Assitalia al rinnovo delle polizze dei
pensionati poteva essere superata se si fosse
minacciato di disdettare la polizza dipendenti
che, scadendo a fine 2009, dava tutto il tempo
di potersi rivolgere al libero mercato assicurativo che offre oggi un panorama così variegato garantendo un miglior servizio a minor
costo. L’entità economica non indifferente di
tale polizza, visto che sono 7.500 i dipendenti iscritti al Fasi, avrebbe sicuramente trovato
interesse da parte di altre Compagnie. Resta
incomprensibile questo legame a doppio filo
con l’Assitalia che gode di fatto dell’esclusiva
sulle polizze sanitarie del Fasi. Vogliamo augurarci che tutta la vicenda venga rimessa in
discussione affinché si recuperi il rapporto Fasi
ed Associati impostandolo su un clima di reciproca fiducia, e soprattutto vengano rispettati
i valori fondamentali dello Statuto del Fondo.
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Ritratto
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Luciano Ravello
il pensionato astrovideo
Narrare la storia professionale di Ravello è
come descrivere l’evoluzione della televisione in Italia.
La passione per la radio inizia a 16 anni nel
1946, con la costruzione della radio a galena, del ricevitore a reazione a tre valvole,
della supereterodina delle scatole di montaggio Geloso, dei trasmettitori amatoriali
con le famose e gloriose 807.
Esercita l’ apprendistato presso i laboratori
di radio riparazione durante il periodo delle vacanze estive e
nel 1949, acquisisce il diploma di perito
radiotecnico a Torino, (in quell’anno si diplomarono altri colleghi Rai, come Ciocca,
Magnone, Bianco, Sgarra, Rapizzi, Rossi,
Natta, Monti)
Nel 1952 inizia a costruire un televisore
con un tubo oscillografico, quindi nel 1954
televisori con le scatole di montaggio Geloso ed in seguito un modello con il telaio
verticale inserito in un mobile tutto tubo
progettato con moduli Geloso.
Durante questo periodo, grazie all’ esperienza acquisita, è assunto come tecnico
televisivo presso le agenzie torinesi del Piemonte e della Liguria dell’Autovox e della
Telefunken.
Nel 1958 entra in Rai, presso il Laboratorio
Ricerche Rai di Torino, come tecnico addet-
to alla assistenza Tv, alla riparazione delle
apparecchiature professionali e dei strumenti di misura.
Nel primi anni del 1960 ha l’opportunità di
appartenere al gruppo tecnico per la scelta del sistema a colore fra NTSC, PAL e SECAM; il compito era quello di trasformare
i primi televisori a colori RCA dal sistema
americano a quello europeo.
Le prove tecniche, con la partecipazione
dei tecnici francesi, tedeschi, ed i tecnici
del Laboratorio Ricerche si svolsero a Roma
presso lo studio P1 in via Asiago, assieme a
Leuti, Loli, Chiappini e l’ing. Massimiliano
Agresti in Piemonte e Valle d’Aosta.
Nel 1969, in occasione dell’allunaggio, la
Rai predispone nelle sedi di Torino, Milano,
Roma e Napoli la ricezione pubblica televisiva dell’evento; a Ravello il compito di
organizzare quello di Napoli.
Nel 1972, in occasione dei campionati di
calcio, egli collabora all’ installazione in alcune “abitazioni campione” i televisori con
l’impiego di tecnici ed antennisti, nella la
zona dell’Italia settentrionale, Venezia, Milano, Torino.
L’anno 1979 è l’anno della Terza Rete,
….come sempre non poteva mancare
all’appuntamento: è trasferito ad Aosta
per organizzare l’installazione ed il funzio-
namento delle apparecchiature radio televisive della nascente Sede Rai della Valle
d’Aosta.
Risolve il rapporto di lavoro con la Rai nel
1990, all’età di sessanta anni.
Altra passione è l’astronomia, installa nel
balcone (si possono osservare le immagini
nella sua pagina web http://xoomer.virgilio.it/astrovideo ) un telescopio riflettore
Meade 25 cm e con l’ausilio della macchina
fotografica digitale Canon EOS 20 Da 20 ed
il sensore ccd HX916 della Stairlight Xpress
riprende le immagini celesti.
Altra attività che lo appassiona molto è
insegnare l’astronomia presso l’Università
della Terza Età di Aosta ed all’Osservatorio
Regionale St.Barthelemy. Questa attività
formativa gli da lo stimolo per scrivere e
pubblicare tre libri e precisamente:
“Tecnica video” anno 1992, dove sono
elencate le apparecchiature video utilizzate in astronomia ed il loro funzionamento.
“Il cielo di Papà Marcel” anno1995
“La radioastronomia” anno 1997
LE PUBBLICAZIONI:
IL CIELO DI PAPÀ MARCEL
recensione di Antonietta Guerrieri *
Il testo di Luciano Ravello “ Il cielo di papà Marcel”, così come dice il sottotitolo, è un delizioso manuale per astrofili
principianti. Il testo ripercorre, come in un racconto, le varie tappe della conoscenza di un giovane, Mario, che, attraverso l’amicizia con Marcel, un anziano un po’ stravagante “amante della natura e della solitudine”, rimane incuriosito
prima e affascinato poi dall’Astronomia. Marcel insegnerà al giovane tutti i segreti di questa bellissima disciplina: il
cammino fatto insieme, sera dopo sera, sarà un arricchimento per entrambi.
Il taglio dialogico ha il pregio di rendere
leggera e divertente la lettura del testo senza togliere nulla alla precisione, correttezza e serietà della trattazione.
Dal
punto di vista scientifico il libro affronta in maniera corretta e completa tutti i vari aspetti dell’astronomia: dall’astronomia classica, all’astrofisica, all’osservazione in differenti lunghezze d’onda, alle moderne tecniche di osservazione
ed acquisizione dei dati (telecamere, ccd...). Il libro è corredato da un buon numero di foto e da schemi e disegni
molto chiari.
Per la chiarezza espositiva, la completezza ed il rigore della trattazione il libro può essere adottato come
testo in corsi di astronomia di base e letto da tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questa disciplina.
Il
modo accattivante in cui è scritto lo rende particolarmente adatto per i ragazzi.
(* Responsabile della didattica dell’UAI)
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NUOVAARMONIA 1/2009
RADIOASTRONOMIA
LA TECNICA RADIO AL SERVIZIO DELL’ASTRONOMIA
recensione di Flavio Falcinelli*
Il volume, edito dalla Tipografia Valdostana nel 2007 e reperibile direttamente presso l’autore al prezzo di copertina di 10,00 euro, si aggiunge
ai pochi testi in lingua italiana che trattano di radioastronomia, in particolare amatoriale. Questo libro è molto utile,
oltre che interessante, per chi desidera accostarsi alla radioastronomia senza avere una “cultura radiotecnica” alle
spalle: sono presentate in modo semplice e diretto tutte quelle nozioni di base sulla radiotecnica che rappresentano
il fondamento teorico-pratico per qualsiasi astrofilo o radioamatore che desidera muovere i primi passi verso la radioastronomia. L’autore, tecnico elettronico di professione, valente ed esperto radioamatore, oltre che astrofilo, ha
saputo coniugare gli aspetti ed i linguaggi peculiari di queste discipline apparentemente distanti fra loro, fornendo
uno strumento utilissimo di collegamento per chi desideri acquisire rapidamente i fondamenti della tecnica radioastronomica.
La lettura è molto piacevole e scorrevole, con un prezzo molto contenuto: questo testo non dovrebbe
mancare sulla biblioteca di qualsiasi radioamatore, astrofilo, radioastronomo dilettante ed appassionato di scienza in
genere.
E’ allegato al volume un interessante CD contenente filmati inerenti all’attività radioastronomia dilettantistica
pratica.
(* ingegnere, RadioAstrolab)
RAI TRENTO
QUARANTA ANNI E NON LI DIMOSTRA
di Alberto Folgheraiter*
Quel 1 agosto di 33 anni fa
Trento è diventata sede regionale, autonoma da Bolzano, il 1 agosto 1976. Vale
a dire dieci anni dopo che da Trento aveva preso il via (in una stanzetta) il primo
studio radiofonico (con Gianni Faustini, Antonio Rossi e Manlio Morelli) destinato
ad alimentare con notizie e servizi il “Gazzettino delle Dolomiti” che era irradiato
sulla regione dagli storici studi di Bolzano. In redazione sarebbero poi approdati
Giacomo Santini, Adriano Morelli e Giampaolo Pretti.
Primo direttore della sede di Trento fu il dott. Giuseppe d’Amato il quale contribuì
alla partenza della Terza Rete TV e rimase a Trento sino al 1990 quando gli subentrò il caporedattore Mario Rigoni. Dal 1994 direttore della sede è il dott. Giovanni
Battista Puppo.
A fine 2009 saranno trent’anni di Terza rete
TV della RAI (il primo TG3, seguito dai TG
regionali, fu irradiato la sera del 15 dicembre 1979).
La sede di Trento, sia pure dipendente da
Bolzano sino al 1976, fu aperta in via Perini nel 1968. Quarant’anni fa, appunto.
L’anno seguente furono mandati in onda,
su Radio2, i primi programmi regionali.
Tra questi “Sfogliando un vecchio album”,
brani di storia e di floklore sulle vallate del
Trentino.
Il pezzo forte della programmazione radio
regionale era il “Rododendro”, irradiato
da Bolzano sin dal 23 ottobre 1949 come
“Belvedere alpino”, poi diventato “Dalle
Dolomiti al Garda”, quindi “Settimana nelle
Dolomiti” e, per finire, “Subito sabato”. Era
un varietà a carattere regionale che andava in onda la domenica. Tra i redattori di
quel programma ci furono Ivo Butturini,
Chicco Tabarelli, Ettore Frangipane e Sergio
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Eventi e testimonianze
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Modesto. Da Trento c’era il “trio Bob” che
interpretava parodie musicali. Negli anni
Sessanta arrivò il “Checco della Portèla”, al
secolo il maestro Ottavio Odorizzi, il quale
amava prendere in giro la politica e le scelte bizzarre dei personaggi pubblici. Una
sorta di “colonna infame” della settimana.
Il “Checco della Portèla” (la Portèla era un
rione di Trento che fu bombardato nel corso della seconda guerra mondiale) diventò
un personaggio tanto conosciuto e amato
che ogni settimana arrivavano al suo indirizzo centinaia di lettere e di cartoline. Visto il successo di ascolto fu poi spostato di
sabato pomeriggio.
Al suo posto fu trasmesso “Sette giorni nelle Dolomiti”, rotocalco giornalistico scritto
e condotto, a Bolzano, da Ezio Zermiani il
quale, noblesse oblige, aveva già sulla groppa “microfono in piazza”, altra bella iniziativa di Radiorai regionale condotta, a due
voci, con il compianto Adriano Morelli.
Storia dell’altro ieri ricordata, con un pizzico di nostalgia, da coloro che hanno superato la soglia degli “anta”. A quel tempo
non c’erano le emittenti commerciali (arriveranno solo nel dicembre del 1975) e Radiorai aveva davvero il monopolio dell’etere e... dell’ascolto.
Per il quarantennale di Radiorai dal e sul
Trentino, la struttura programmi della sede
di Trento ha prodotto un impegnativo sceneggiato radiofonico. “Tita Piaz, il diavolo
delle Dolomiti”, in onda ogni martedì, dal
6 gennaio 2009, alle 15 su Radio2. Tredici
puntate da 45 minuti ciascuna, 180 personaggi, 33 attori, 5 musicisti per i 32 brani
della colonna sonora originale, mille differenti effetti sonori e 4 lingue diverse (italiano, ladino, tedesco e francese). Autori
del testo Giacomo Anderle e Alessandra
Henke; la musica è di Marina Giovannini.
La regia di Maria Serena Tait.
Racconta la vita e le imprese del grande
alpinista fassano Giovanni Battista Piaz,
detto “Tita”, vissuto a cavallo tra Ottocento
e Novecento. Passato, pertanto, attraverso
due guerre mondiali e grandi rivolgimenti
politici.
I 40 anni di Radiorai “trentina” saranno rievocati in autunno con un opportuno programma che proporrà, in sintesi, i brani e
gli interventi più significativi registrati dal
1969 ad oggi.
Già nei mesi scorsi sono state trasmesse alcune delle commedie dialettali (registrate
nel 1978-79) e che hanno trovato interessamento e consenso tra gli ascoltatori, soprattutto anziani. Anche perché, nell’omologazione culturale in atto, molti giovani
faticano ormai a parlare correntemente il
dialetto trentino.
Gli anniversari però offrono spunto anche
per altre riflessioni, per una sorta di “amarcord” di chi eravamo e di quanti siamo rimasti.
In trent’anni sono passati dalla Redazione
di Trento decine di giornalisti, molti dei
quali oggi impegnati in altre testate e redazioni della Rai: Sabrina Baldetti, Giuseppe
“Pucci” Bonavolontà, Michela Bellenzier,
Oliviero Bergamini, Lara Boccalon, Eleonora di Lauro, Maria Concetta Mattei, Maurizio Crovato, Francesco Fantasia, Matilde
Germani, Marco Madinelli, Alessandra
Mancuso, Simonetta Marcoccia, Roberto
Milone, Paolo Giani, Achille Rinieri, Lorenzo Roata, Rina Rossetti, Sergio Tazzer.
Altri colleghi sono andati in pensione: Carlo
Andreotti, Giampaolo Pretti, Mario Rigoni,
Giacomo Santini, Maurizio Struffi, Alberto
Tafner, Marco Zeni.
Tra i programmisti-registi hanno lasciato la
Rai: Paola Arrigoni, Antonio de Castel Terlago, Andrea Castelli, Luciano Happacher,
Enzo Merz, Renato Morelli, Luigi “Gino”
Valentini.
Inoltre, hanno terminato il loro servizio decine di tecnici e di impiegati.
Nel 1979, al via della Terza Rete, la sede di
Trento contava 125 dipendenti. Oggi siamo in 83, compresi gli 11 dipendenti di Rai
Way.
Nelle foto: Attori impegnati nella registrazione di Tita Piaz; Paganella, dove ci sono i
ripetitori Rai; la Sede con la neve
(*Alla RAI dal 1979, già vicecaporedattore;
dal 2007 capostruttura programmi della
sede di Trento)
Aderisci all’associazione
se non hai rinnovato l’iscrizione a Raisenior sei ancora in tempo
l’importo annuale per i pensionati è di €13,00
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Autori e libri
Un libro contro
l’indifferenza.
I drammi dell’infanzia negata, calpestata, in Africa
come in Italia, nei
Paesi dell’Est, dagli orfanotrofi di
Chernobyl, della
Bielorussia di Bucarest, ai boskettari. Da una parte
l’indifferenza del mondo, incapace ormai
persino di indignarsi, dall’altra, prevalente,
luminosa, la speranza. Di questo parla “Da
quanto tempo”, il libro di Giancarlo Trapanese, scrittore, giornalista (vicecaporedattore
della sede Rai per le Marche) che tanto successo sta ottenendo. Finalista al prestigiosissimo premio “Narrativa Recanati”, vincitore
del premio Lettori, presentato a Francoforte alla buchmesse nel programma ufficiale
2007, poi alla fiera di Torino.
E’ stato presentato in due grandi occasioni:
ad Ancona in anteprima nazionale, nel Teatro Sperimentale gremito da 450 persone,
con gli interventi di Tito Stagno e del compianto Don Oreste Benzi pochi giorni prima
della sua improvvisa scomparsa e poi, più
recentemente, a Roma, al Pio Sodalizio dei
Piceni, in una memorabile serata davanti a
300 intervenuti, con la partecipazione del direttore dei giornali Radio Antonio Caprarica,
del grande Umberto Broccoli, del giornalista
sociologo Francesco Giorgino, dell’inviato
del tg1 Pino Scaccia e la partecipazione di
Gigi Marzullo, Sebastiano Somma, Ernesto
Mahieux e Carla Cassola .
Giancarlo Trapanese tiene moltissimo a
quanto hanno scritto Lucio Felici ( Milano,
uno dei più grandi studiosi e critici) e Alessandro Moscè (critico letterario) del suo libro.
Un buon rapporto con la critica, dunque, gli
chiediamo?
“Credo che tutti e due abbiano centrato
aspetti molto importanti del mio libro e
questo mi consola e mi incoraggia, in un
mondo dove è difficile emergere a livello
nazionale per chi scrive in una piccola casa
editrice. Del resto anche grandi personaggi
NUOVAARMONIA 1/2009
DA QUANTO TEMPO
di Giancarlo Trapanese
Neftasia editore
come Gigi Avanti e PierPaolo Serino hanno
avuto lusinghiere parole ma soprattutto tanti lettori che mi scrivono anche attraverso il
mio sito www.giancarlotrapanese.it”.
Insomma un libro che è piaciuto: ce lo puoi
riassumere?
“E’ un libro che parla di speranza, una via
per continuare a credere che l’amore e la
solidarietà, l’attenzione per l’altro, siano
ancora, in questo difficile mondo, una strada percorribile in grado di dare, almeno in
alcuni casi, una risposta umana e riscattare
situazioni di infanzia negata o, peggio ancora, perseguitata. E’ un romanzo-inchiesta
che parte dalla cronaca, da fatti realmente
accaduti, per sviluppare considerazioni e riflessioni sul valore dei sentimenti, sull’incapacità dell’opinione pubblica di indignarsi di
fronte anche alle più feroci vessazioni che i
più deboli, i più indifesi
(i bambini, i ragazzi e le ragazze), subiscono senza poter replicare. Un libro, come
disse Don Oreste Benzi presentandolo, che
dà voce agli ultimi, quelli ultimi cui nessuno pensa e quando ci pensa ... pensa male.
Così, dai bambini delle fogne di Bucarest
(salvati da un clown francese) ai bimbi soldato africani, alle adolescenti dell’est costrette
a prostituirsi, ai tanti drammi dell’indifferenza e dell’ ingiustizia causata dai processi
mediatici a casa nostra, il libro offre percorsi
comunque di riscatto, vissuti e commentati
da un giornalista, diciamo un po’ il mio alterego e da un sacerdote impegnato nel sociale
che, all’amico, chiede di raccontare questa
nuova speranza in un libro-verità. Quindi un
romanzo (l’incontro tra due persone molto
diverse che imparano a confrontarsi anche
attraverso dialoghi sanguigni e qualche volta divertenti) all’interno del quale ci sono
quattro storie vere, autentiche, i cui personaggi ho trovato, conosciuto e incontrato”.
Dicevi dei riconoscimenti, delle soddisfazioni e delle difficoltà…“Sì, dei miei tre libri questo è forse quello
che mi ha dato più soddisfazioni anche se gli
altri due, “Se son Fiori” e “Luna Traversa”,
sono piaciuti molto. Solo che in Italia non
basta scrivere un libro che piace o che dice
qualcosa. L’ingresso alla distribuzione capillare è filtrato da sistemi cui piccole case
editrici non accedono, i libri si vendono solo
se provengono da personaggi già famosi e
adeguatamente supportati dalla televisione
e dalla radio e per accedere a quei canali…
bisogna provenire da una grande casa editrice.Tranne rarissime eccezioni. E i premi
letterari sono quasi tutti controllati, diciamo
consigliati, dalle grandi case…”
- Ma tu ne hai vinto uno importante, importantissimo: mi dicevi che il premio Narrativa Recanati ha un montepremi superiore al
Campiello ed allo Strega “Vero. Ma intanto non l’ho vinto. Sono stato nei finalisti e vinto il “Premio lettori”. Ma
non puoi immaginare, nonostante questo,
le polemiche e la sorpresa di chi si aspettava
tutt’altro esito. Tieni presente che ero nella
cinquina, con due finalisti dello Strega e con
uno degli autori emergenti più in gamba,
Bajani. Devo dire che la giuria recanatese ha
dimostrato che non tutto è… sotto controllo
e i lettori mi hanno voluto sostenere , ma
è un’eccezione che conferma le regola. Per
tua curiosità, sfoglia le Case Editrici dei libri
che hanno vinto Strega e Campiello negli ultimi 10 anni”.
- A chi consiglieresti il tuo libro? “E’ un libro per tutti, per chi ama emozionarsi, per chi vuol riflettere su alcuni aspetti
della vita che ci scorre attorno ma credo (e
lo vedo nei miei incontri con le scuole) particolarmente adatto soprattutto ai giovani
che molte di quelle cose non le sanno”.
- Dicevamo la tua Casa editrice…“ Giovane e coraggiosa, quasi tutta al femminile. La Neftasia di Pesaro ha intrapreso una
serie di pubblicazioni sui diritti umani, sui
bambini, sulla lotta al crimine organizzato e
contro l’arroganza del potere in genere.
Scelte importanti che meriterebbero sostegno e attenzione”.
( a cura di Beatrice Santarelli)
UOMINI E DONNE …sempre più soli
di Gianfranco Gremo
Continua l’escursione dell’autore nel mondo emotivo degli uomini e delle donne.
Un mondo affascinante, nonostante quel “sempre più” che tende a colorarlo di pessimismo.
Questa volta il suggerimento è di ricavare forza dalle difficoltà relazionali che si incontrano nella vita.
Affrontarle per vincerle è il compito di tutti noi.
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Autori e libri
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Il Petruzzelli
Storia di una città
di Antonio Rossano
editore Progedit
recensione di Salvatore Strippoli
IL LIBRO
L’ AUTORE
Antonio Rossano è giornalista (premio SaintVIncent ‘75) è autore di numerosi libri; autore di atti unici per lo voce solista di Giorgio
Aldini. Tre suoi radiodrammi sono stati trasmessi dalle reti nazionali RAI; Docente per
oltre un quindicennio presso la Facoltà di
Economia e Commercio di Bari. Attualmente dirige il Master di giornalismo promosso
dall’ordine di Puglia in collaborazione con
l’Università di Bari.
Si potrebbe definire un libro “denuncia”,
quest’opera di Antonio Rossano; un volume che ripercorre tutte le tappe del glorioso “Teatro Petruzzelli” dal febbraio 1903 ad
oggi, trascorsi nell’indifferenza di una città
“Bari”, della sua classe dirigente e l’intreccio
fra imprenditoria, cultura e politica.
Rossano, passa al setaccio oltre cento anni di
storia barese nel mondo della musica: le varie stagione liriche, gli interpreti altisonanti;
“tutti sono venuti a Bari” dice l’autore e visto
che ci siamo, solo tre voci mitiche non hanno
calcato il palcoscenico del Petruzzelli: Antonio Tamagno, Enrico Caruso e Maria Callas.
L’autore porta alla ribalta una città che cresce, si espande al di là della “ferrovia” inventa nuovi quartieri, potenzia la zona industriale e sviluppa la Fiera del Levante importante
volano di progresso della città anche per la
partecipazione delle Nazioni che si affacciano sul mediterraneo. Oltre cento anni vengono setacciati dall’autore; in questo contesto
emergono due guerre, il periodo fascista e la
ripresa democratica: da Benito Mussollnl ad
Araldo di Crollalanza ad Aldo Moro.
L’autore cita l’EIAR: Radio Bari, un’avventura
che crescerà fino a diventare una delle pagine più gloriose della storia cittadina.
Rossano conclude questo cavalcata con un
Teatro Petruzzelli distrutto dall’incendio
dell’ottobre 1991. Oggi restaurato , rinnovato, ma conteso da continui colpi di scena, da
antiche e nuove vertenze tra pubblico e privato. Quello che conta -scrive l’autore- è ridare a Bari un Teatro degno di questo nome,
nel solco di una tradizione prestigiosa.
Il libro è edito dalla Progedit di Bari ed è corredato da interessante materiale iconografico.
LA RAI CHE NON VEDRAI
di Elio Matarazzo
recensione di Enrico Menduni
Questo nuovo libro che Elio Matarazzo ci
consegna è una fotografia ad alta risoluzione
su una serie di progetti e di idee, del presente e del passato, che potrebbero trasformare
(o avrebbero potuto farlo) il servizio pubblico
radiotelevisivo in Italia. Ci sono le proposte
fatte nel 1996 quando il centro sinistra vinse
le elezioni e cominciò delineare il cosiddetto “disegno di legge Maccanico”, che poi fu
sdoppiato (i famosi “1021” e “1138”, dal numero d’ordine dei rispettivi testi depositati in
Parlamento) e solo per metà realizzato; e ci
sono le proposte del 2006, cresciute attorno
alle linee guida e alle proposte di legge del
nuovo ministro Paolo Gentiloni, esponente
di un centrosinistra nuovamente vittorioso,
sia pure per un’incollatura.
E’ una fotografia preziosa, in un’epoca in cui
la grande disponibilità di testi e documenti
digitali si accompagna al totale oblio di quelli
che furono prodotti appena cinque anni fa,
travolti da altre tonnellate di proposte e di
polemiche. E che ci permette di descrivere
il sistema televisivo italiano di questi anni in
un modo forse diverso dal consueto.
La neotelevisione nella sua forma italiana –
ossia la convivenza collusiva e competitiva
tra il servizio pubblico e un’unica grande televisione privata, ciascuna con le sue radicate
affiliazioni politiche – finisce irreversibilmente nel 1994. Ciò avviene perché la “discesa
in campo” del principale imprenditore della
televisione privata distrugge l’asserita e populistica apolicità della tv commerciale; ma
anche perché il presidente della Rai nominato per iniziativa di quell’imprenditore, che
è diventato presidente del Consiglio, chiude
traumaticamente la principale officina di
nuovi linguaggi televisivi del servizio pubblico: parliamo di Letizia Moratti e del congedo di Angelo Guglielmi e della sua squadra,
della “tv realtà” e di un riuscito tentativo di
intarsio fra un neorealismo televisivo, i nuovi
linguaggi della diretta e la missione di servizio pubblico.
Per completezza d’informazione dobbiamo
anche dire che la tv realtà, deprivata della
sua componente di servizio pubblico e diventata reality, funziona egregiamente e diventa la cifra distintiva della tv commerciale,
o dell’omologazione complessiva alla tv commerciale. Dopo il 1994 non avremo più un
sistema televisivo duopolistico a dominanza
Rai, ma a dominanza Fininvest-Mediaset.
La parte del libro di Matarazzo che riprende
gli scritti del 1996 descrive bene gli scenari
che sarebbero stati allora possibili: la televisione satellitare era agli inizi, Telecom Italia
era un gigante (il sesto gestore di telecomunicazioni nel mondo per fatturato), la larga
banda praticamente non c’era e la televisione sul cellulare non esisteva, Internet era
agli inizi della sua corsa. C’era una finestra
aperta da cui la Rai avrebbe potuto uscire in
forma rinnovata, come un soggetto motore
della convergenza, come una componente di
servizio pubblico nella multimedialità e così
non è stato, soprattutto per un deficit di motivazione e di visione strategica dell’intera
classe dirigente, non solo di quella arroccata
ad esclusiva difesa degli interessi del fondatore di Forza Italia.
Del resto anche il quinquennio successivo,
quello della legge Gasparri, è stato efficace
soprattutto nel tamponare la “degradazione”
satellitare proposta dalla Corte Costituzionale per una delle reti generaliste di Mediaset
(e, a tratti, anche per la terza Rete della Rai).
La previsione di una vendita della Rai è rimasta – per fortuna – lettera morta anche se è
aumentata la fragilità aziendale, il turnover
dei dirigenti, la insufficienza finanziaria rispetto ai volumi richiesti dalla convergenza
a un player internazionale.
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