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NUOVA EDIFICAZIONE A CAMPALTO PROPOSTA PER UN SISTEMA ABITATIVO SOSTENIBILE, ADATTABILE E FLESSIBILE 1. Introduzione Pag. 5 2. Un sistema progettuale basato sul modulo Pag. 7 3. Percorso storico-critico Pag. 8 4. Dal modulo al progetto Pag.19 5. Analisi territoriale Pag.19 6. Il progetto del PRG Pag. 23 7. Il nostro intervento Azioni a scala urbana Eco-sostenibilità: azioni a scala urbana Pag. 25 Pag. 34 Azioni a scala residenziale Eco-sostenibilità: azioni a scala residenziale 8. Pag. 36 Pag. 43 Azioni a scala di alloggio Eco-sostenibilità: azioni a scala di alloggio Pag. 44 Pag. 48 Bibliografia Pag. 50 1 Allegati 1. Tavole di progetto • Tavola 1: Introduzione • Tavola 2: Percorso storico-critico • Tavola 3: Moduli: suggestioni • Tavola 4: Analisi territoriale • Tavola 5: Sintesi delle proposte del PRG • Tavola 6: Nodi di interesse progettuale • Tavola 7: Proposte di progetto • Tavola 8: Schemi del verde e delle alberature • Tavola 9: Schemi dei percorsi e dei materiali • Tavola 10: Permeabilità e flussi nella piazza • Tavola 11: Ecosostenibilità-sistemi a scala urbana • Tavola 12: Attacco a terra • Tavola 13: Sezione longitudinale e schemi • Tavola 14: Obiettivo flessibilità ed adattabilità • Tavola 15: Sistemi costruttivi e materiali • Tavola 16: Tipologia a blocco • Tavola 17: Tipologia a blocco: tecnologia • Tavola 18: Tipologia a schiera • Tavola 19: Tipologia a schiera: tecnologia • Tavola 20: Tipologia unifamiliari su lotto 2 • Tavola 21: Tipologia unifamiliari su lotto: tecnologia • Tavola 22: Proposte progettuali 2. Stima di composizione della popolazione nel nuovo quartiere di progetto 3. Criteri seguiti per la scelta delle specie arboree da piantumare nel nuovo insediamento 4. Calcolo dei consumi medi di acqua calda sanitaria e dimensionamento dei collettori solari 3 4 1-INTRODUZIONE L’area significativa di Campalto si trova nell’entroterra del Comune di Venezia, sulla fascia di gronda lagunare. Lo strumento urbanistico che ne regola la trasformazione e riqualificazione è la Variante al Piano Regolatore Generale per l’Area Significativa di Campalto. Essa prevede un generale intervento di sviluppo urbanistico di Campalto, nell’intento “di rendere coerenti in un’unica proposta insediativa tutti gli agenti di modificazione fisica, di diversa scala e natura,(…) ordinandoli secondo una prospettiva di trasformazione integrata” (V.PRG, Relazione A-1, punto 1.1). Il progetto complessivo della V.PRG ruota intorno alla previsione di un nuovo insediamento residenziale, che è l’oggetto del nostro progetto. Gli aspetti principali che, secondo la V.PRG, dovranno caratterizzare il nuovo insediamento sono: 1. la creazione di un nuovo sistema di spazi pubblici che si integri con quelli esistenti ponendoli in relazione tra di loro 2. l’eco-sostenibilità dell’intervento a tutte le scale, da quella urbana a quella abitativa 3. la flessibilità progettuale e realizzativa delle unità residenziali Il progetto che di seguito viene illustrato, integra l’offerta di abitazioni private con quella di spazi pubblici, i quali sono stati collocati in punti facilmente visibili e raggiungibili, in modo da poter essere fruiti da tutta la popolazione di Campalto. Il nuovo intervento, infatti, si situa in posizione baricentrica rispetto all’intero abitato di Campalto, che qui potrà trovare un nuovo punto di convergenza. “La presente V.PRG introduce, sia nelle NTA attraverso forme di incentivazione urbanistica, sia nel disegno dell’assetto del territorio,concreti elementi per la realizzazione di interventi eco-sostenibili” (V.PRG, Relazione A-1, punto 3.3). Tali interventi si realizzano in due fasi, distinte ed integrate: l’una consiste nell’approntamento di sistemi atti al risparmio energetico, cioè all’utilizzo passivo delle risorse ambientali; l’altra nell’utilizzo di fonti energetiche alternative e di materiali costruttivi eco-sostenibili, che cioè necessitano di poca energia di produzione e di smaltimento e che non risultano nocivi per l’ambiente né per le persone. Con il concetto di flessibilità intendiamo la capacità di rispondere ad esigenze diverse a partire da pochi elementi semplici. Sicuramente un sistema progettuale e realizzativo flessibile è quello modulare. Il modulo è l’unità minima (corrispondente ad un alloggio o ad una stanza) che viene ripetuta, sommata, aggregata al fine di formare sistemi più complessi. Tale metodo si adatta perfettamente ad un sistema di produzione industrializzato, in quanto anche quest’ultimo 5 si articola in singole fasi, ciascuna delle quali concorre alla realizzazione del prodotto finito. La produzione in serie di elementi finiti da assemblare permette così di ottenere una riduzione dei tempi e dei costi di realizzazione. In questo progetto, al fine di rispondere all’istanza di flessibilità, per gli edifici residenziali è stato utilizzato un sistema progettuale e costruttivo modulare. Si realizzano così tre tipologie abitative in grado di rispondere alle esigenze di diverse categorie di fruitori. Nel complesso, si ottiene un sistema abitativo articolato ma composto a partire da elementi semplici, il quale si integra al tessuto degli spazi pubblici ed al sistema ambientale. 6 2-UN SISTEMA PROGETTUALE BASATO SUL MODULO Nella V.PRG si legge che la “flessibilità progettuale e realizzativa delle singole unità residenziali (…) consente aggregazioni edilizie varie ed originali e viene mantenuta anche in funzione della prevista ampliabilità nel tempo dell’alloggio”. Si parla di “casa su misura, in un contesto urbanistico fortemente progettato” (V.PRG, Relazione A-1, punto 3.4). Noi abbiamo abbracciato con entusiasmo l’idea di progettare un sistema edilizio caratterizzato da flessibilità e varietà, ma abbiamo voluto interpretare tali concetti in modo diverso rispetto a come indicato nella V.PRG. Qui, infatti, vengono posti dei vicoli, delle “invarianti prescritte relative alla conformazione degli spazi di uso comune tra le schiere e degli elementi edilizi di relazione tra lo spazio pubblico e quello privato”. In aggiunta a questo, viene proposta “una gamma molto vasta – ma pur limitata! – di possibilità di scelta della forma e disposizione della casa” (ibidem) ed, in relazione ad ogni modello, se ne prevede una forma di possibile ampliamento nel tempo. Al contrario, noi abbiamo inteso il concetto di flessibilità e variabilità a partire da quello di modulo. Il modulo è dimensionebase e per noi tale dimensione-base corrisponde alla dimensione minima, di un alloggio come di una stanza. A partire dal disegno dell’alloggio più piccolo, quelli di dimensioni maggiori sono stati ottenuti dalla somma del modulo di partenza. Fondamentalmente legato alla dimensione del modulo è il sistema costruttivo, la materia del modulo. E’ stato scelto un sistema costruttivo prefabbricato in legno e montato a secco. La tipologia strutturale è stata scelta al fine di poter realizzare con lo stesso metodo anche gli edifici più alti (i blocchi da 4 piani) senza problemi di natura statica. Si tratta di una struttura a pannelli in legno massiccio costituiti da strati incrociati di elementi lamellari incollati tra loro. Pertanto, le invarianti che noi proponiamo saranno la griglia costruttiva ed i sistemi distributivi, i quali costituiranno gli elementi di distinzione tra le 3 tipologie abitative di progetto. 7 3- PERCORSO SORICO CRITICO L’ Existenzminimum e la Macchina per abitare Il breve excursus storico che proponiamo in merito al tema della progettazione modulare inizia con le prime esperienze tedesche del Razionalismo e della Neue Sachlichkeit. Siamo nel Primo Dopoguerra, in Germania, dove il problema della crisi degli alloggi aveva assunto dimensioni rilevanti anche perché aggravato da una precaria situazione economica e da una inflazione incalzante. Per ovviare alla gravità della situazione, a livello governativo e sindacale si puntò su una nuova legislazione atta a favorire la ripresa dell’attività edilizia. In questo modo, nel periodo compreso tra il 1925 ed il 1930, vediamo l’intervento pubblico sostituirsi all’imprenditoria privata. Molte sono le Siedlungen sperimentali che sorgono in questo periodo. In genere, si tratta di quartieri edificati per la classe operaia, chiusi in se stessi e “proiettati nel territorio in prossimità dei centri produttivi”. Essi vengono definiti “un singolare innesto della prassi urbanistica anglosassone ed unwiniana sul ceppo di un’articolazione formale derivata dalle avanguardie elementariste” (M. Tafuri, F. Dal Co, Architettura Contemporanea, Electa Editrice, 1976, vol. 1, p. 153). Se la struttura urbanistica, infatti, riprende quella delle cittàgiardino inglesi, con edifici bassi immersi nel verde e strade dall’andamento curvo, il linguaggio degli edifici è qui rigido e ripetitivo, quasi ascetico. Esso denuncia, piuttosto che l’idea dell’”unicum”, quella del “tipo” e del suo processo di aggregazione. 1. Walter Gropius, edifici alla Siemensstadt di Berlino 8 Alcuni esempi di queste esperienze sono rappresentati da: • Le Siedlungen Praunheim e Roemerstadt a Francoforte, realizzate tra il 1925 ed il 1930 sotto la direzione dell’architetto Ernst May, dal cui contesto di ricerche emerse anche la Cucina di Francoforte, compatta ed estremamente funzionale, progettata da Grete SchütteLihotzky • La Siedlung Berlin-Britz, realizzata tra il 1925 ed il 1931 da Bruno Taut e Martin Wagner • La Gross- Siedlung Siemensstadt di Berlino (1929-1931), il cui piano fu disegnato da Hans Scharoun ed i cui edifici furono progettati da vari architetti, tra i quali Walter Gropius, Otto Bartning, Fred Forbat, Hugo Haering e lo stesso Scharoun 2. La cucina di Francoforte La ricerca svolta in questo periodo dagli architetti razionalisti andava contemporaneamente in due direzioni: da un lato si cercava di utilizzare metodi di edificazione industrializzati ed in serie al fine di ridurre tempi e costi di produzione; dall’altro si svilupparono studi approfonditi sul tema della razionalizzazione degli spazi, sul cosiddetto Existenzminimum, e sulla qualità abitativa. In occasione del II CIAM, tenutosi nel 1929 a Francoforte, Siegfried Giedion definisce l’ Existenzminimum come “la chiave di volta di un nuovo modo di porre in termini di produzione industrializzata il problema della progettazione architettonica”. L’approccio al progetto era del tutto razionale, nella convinzione che l’oggettivazione del processo, la sua chiarificazione e scomposizione nelle varie fasi, lo rendesse valutabile e trasmissibile. “ Fu l’attività di questo periodo che chiarì che l’attività progettuale, il fare disciplinare, non deve basarsi più sull’intuizione soggettiva, ma su metodologie scientifiche trasmissibili e controllabili” (A. Rossari, Gli studi di Alexander Klein ed il movimento razionalista, in A. Klein, Lo studio delle 9 piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi: scritti e progetti dal 1906 al 1957, a c. d. M. Baffa e A. Rossari, Milano, Mazzotta, 1975. P. 35). Ma quest’attività progettuale, oggettiva e trasmissibile, non era finalizzata solo all’economia del processo ed alla massima resa del prodotto. Era infatti profondamente radicata, tra tutti coloro che operavano nel settore edilizio (progettisti, economisti, sociologi e politici) una tensione umanistica che spingeva a concepire i nuovi interventi in modo tale che fossero qualitativamente buoni, vivibili, anzi appetibili. Era diffuso un senso dell’abitazione come “rifugio”,come “nido” , che si associava a precise nozioni di igiene ambientale. Il concetto di standard era inteso, dunque, non solo come minimo quantitativo, ma anche qualitativo. “Il problema dell’alloggio minimo” osserva Walter Gropius nella relazione tenuta al CIAM di Francoforte del 1929 “è quello di stabilire il minimo elementare di spazio, aria, luce e calore necessari all’uomo per essere in grado di sviluppare completamente le proprie funzioni vitali senza restrizioni dovute all’alloggio, cioè un modus vivendi minimo, anziché un modus non moriendi” (A. Rossari, op. cit. p. 37). Egli stesso, in occasione del III CIAM, tenutosi nel 1930 a Bruxelles, presentò i propri studi sull’inclinazione della luce ed il rapporto edificabile. 3. Alexander Klein, analisi comparata di piante di abitazioni al variare della superficie e della profondità. Le caselle vuote indicano i casi nei quali non è possibile ottenere soluzioni soddisfacenti perché i soggiorni avrebbero una larghezza inferiore a 3 ml. 10 Tra coloro che si occuparono della ricerca sul tema degli standard abitativi ricordiamo Alexander Klein, il quale fu Baurat a Berlino e svolse degli studi approfonditi, i cui risultati vennero pubblicati nel 1928 col titolo “Grundrissbildung und Raumgestaltung von Kleinwohnungen und neue Auswertungsmethoden” (“Elaborazione delle piante e progettazione degli spazi negli alloggi minimi”). In questa ricerca egli elaborò un metodo di valutazione delle piante degli edifici basato sostanzialmente su tre operazioni: l’esame preliminare per mezzo di un questionario, la riduzione dei progetti alla medesima scala ed il metodo grafico. Tale metodo fu proposto non solo come sistema di valutazione ex post, ma anche e soprattutto come sussidio nelle fasi di progettazione. Ciò che, in definitiva, emerse da questo studio fu che, alla riduzione degli standard dimensionali dell’alloggio, doveva corrispondere un aumento dell’attrezzatura e delle prestazioni dello stesso. Rispetto al tema della produzione industrializzata, vale la pena di menzionare le ricerche di Walter Gropius, il quale fu propugnatore della “taylorizzazione” dei processi produttivi in edilizia e determinò l’orientamento complessivo del Bauhaus. La sua idea era che si dovesse standardizzare e produrre in serie non la casa intera, ma le sue parti, in modo da formare, con le loro combinazioni, vari tipi di abitazione. Egli sosteneva che “il compito dell’architettura non riguarda solo la quantità né solo la qualità, ma la mediazione tra l’una e l’altra. Ogni metodo di lavoro contiene in sé possibilità quantitative e qualitative: occorre scoprire nella stessa industria le nuove opportunità qualitative che vanno naturalmente d’accordo con vantaggi quantitativi. Con la produzione in serie aumentano infatti anche il tempo ed il denaro che si possono dedicare alla messa a punto dei prototipi. Standardizzazione significa quindi moltiplicazione degli atti esecutivi e concentrazione di quelli ideativi”. (Fulvia Tinelli, L’involuzione delle tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (1927) al Schone Aussicht (1980), Franco Angeli, 1987). Tra i vari esempi di sperimentazione in tal senso, ricordiamo, di Fred Forbat, collaboratore dello studio di Gropius, il progetto del 1920 per la Siedlung del Bauhaus. Lì l’idea fondamentale era quella di partire da pochi elementi, con i quali creare tipi di case differenti “a seconda del numero e delle necessità degli abitanti e grazie all’impiego massiccio di coperture piane e praticabili”, come si legge nella relazione di progetto. L’obiettivo era quello di ottenere una grande “variabilità dello stesso tipo fondamentale attraverso l’aggiunta o la costruzione secondo un piano preciso di cellule spaziali aggregate”. Questa Siedlung non fu mai realizzata, tuttavia, sul sito prescelto, nel 1923, in occasione dell’Esposizione del Bauhaus, venne eretta una “casa sperimentale”. Si tratta del progetto “Baukasten im Grossen” (“gioco delle costruzioni in grande”, 11 cioè a scala reale) e nel testo di accompagnamento, scritto da Gropius, si trova anche un riferimento all’idea di Le Corbusier della casa come macchina per abitare: „Obiettivo dell’edilizia residenziale. Soluzione delle esigenze opposte di massima standardizzazione (economicità) e di massima variabilità delle abitazioni…Gioco delle costruzioni in grande, con cui, a seconda del numero degli abitanti e delle loro esigenze, si possono comporre diverse macchine per abitare”. 4. Walter Gropius, Baukasten im Grossen, 1922. Schemi assonometrici. Un’ulteriore evoluzione dell’idea di tipizzazione iniziata col “Baukasten im Grossen” è rappresentata dalle case bifamiliari per i maestri e dalla casa del direttore, presentate nel 1926 in occasione dell’inaugurazione del nuovo Bauhaus. Queste si componevano di unità elementari cubiche incastrate tra loro. Ma l’sperimento più importante a proposito del tema della “taylorizzazione” in architettura è rappresentato senz’altro dalla Siedlung Dessau-Törten, realizzata tra il 1926 ed il 1928. Tanto la planimetria dell’insediamento e degli alloggi, quanto il metodo costruttivo e la scelta dei materiali erano qui subordinati ad una rigorosa razionalizzazione. L’impianto dell’insediamento era determinato dalla scelta di ricorrere alla prefabbricazione in loco, i singoli edifici erano perciò disposti lungo il percorso dei macchinari di cantiere come in una catena di montaggio. 5. Walter Gropius, Siedlung Törten, Dessau, 1926-1929. Sede della Cooperativa di Consumo 12 Non si può, poi, non menzionare Le Corbusier, il quale, nel 1923, nell’opera “Vers une architecture”, aveva definito la nuova abitazione come una “macchina per abitare”, intendendo con questo una casa le cui funzioni erano state esaminate a partire dalle questioni più basilari e ridotte agli elementi essenziali. Come Gropius, anche Le Corbusier era intento, negli stessi anni, alla ricerca ed all’utilizzo di metodi di produzione in serie al fine di risolvere la crisi delle abitazioni degli anni del Dopoguerra. La Maison Citrohan, del ’22, fu il prototipo di ciò a cui portarono queste speculazioni. L’edificio era una scatola bianca su pilastri e, per la parte in pannelli di cemento, avrebbe dovuto essere messa in opera in cantiere. 6. Le Corbusier, Maison Citrohan, 1922. Vista prospettica Lo sviluppo interno della Maison Citrohan fu ripreso da Le Corbusier l’anno medesimo nel disegno degli interni degli Immeubles Villas, una delle tipologie residenziali proposte nel progetto per la Ville Contemporaine. Questi consistevano in blocchi perimetrali disposti attorno a corti e formati da unità a doppia altezza, ciascuna con una grande terrazza-giardino e composte fino ad un totale di dodici piani. Evidentemente era intenzione sfruttare le potenzialità della produzione in serie per risolvere la questione residenziale a scala amplissima. 7. Le Corbusier, Maison Citrohan, 1922. Sezione 13 Ben presto giunse per Le Corbusier l’occasione di mettere in pratica le linee-guida espresse nel progetto per la Maison Citrohan. Nel 1924, infatti, l’industriale Henri Frugès incaricò l’architetto di realizzare un complesso residenziale per i suoi lavoratori a Pessac. Un ulteriore sviluppo dell’idea spaziale e costruttiva della Maison Citrohan si trova infine nella più piccola delle due abitazioni realizzate da Le Corbusier nel 1927 nella Siedlung Weissenhof di Stoccarda. L’Unité d’Habitation Già nei piani per la Ville Radieuse e per la Ville Contemporaine Le Corbusier aveva intrapreso una riflessione sul tema della vita collettiva nella nuova società industriale. Questa riflessione si concretizzò nella realizzazione dell’Unité d’Habitation di Marsiglia, realizzata tra il 1947 ed il 1953. “ Vi sono 23 tipi di appartamenti diversi, destinati a differenti fruitori, dal singolo individuo alla famiglia con quattro figli. Gli elementi di ogni cellula sono standardizzati, mentre le loro combinazioni variano. Le unità prodotte in serie sono infilate nel telaio strutturale dell’edificio come se fossero bottiglie di vino in uno scaffale. Ma il risultato estetico non è ripetitivo né ridondante; la banalità è evitata e l’unità mantenuta attraverso un’attenzione calibrata alle proporzioni, al ritmo, alla scala umana ed al controllo scultoreo della massa” (William J. R. Curtis, op. cit. p. 437). Anche qui la sezione degli appartamenti è la rivisitazione di quella di Maison Citrohan: anche qui ritorna l’idea costante della produzione in serie finalizzata ad affrontare in modo funzionale ed economico il problema della scarsità degli alloggi. Sempre citando il Curtis, “il disegno complessivo dell’Unité è regolato dall’astrazione numerica del Modulor”. “L’analisi di Le Corbusier iniziò dal nucleo familiare. Egli cercava di riconciliare il modello abitativo urbano ad alta densità con l’offerta delle “gioie essenziali” di luce, spazio e verde. Ciò si rifletteva nel rapporto 2:1 della sezione-tipo di ogni appartamento” (Wiliam J. R. Curtis, op. cit. p. 439). Il soggiorno, infatti, si presenta a doppia altezza ed è affacciato verso il panorama esterno, mentre le camere da letto ed i servizi sono collocati nella parte rimanente di ogni unità abitativa. 8. Le Corbusier, Unité d’Habitation,Marsiglia, 1947-1953. 14 In questo sistema di “incastri” dei moduli abitativi, gli spazi comuni si caricano di valenze architettoniche e sociali. Il corridoio, che quasi a forza si apre un pertugio tra gli appartamenti sovrapposti, diventa una rue intérieure, mentre il tetto-terrazza è il luogo dove gli abitanti dell’Unitè possono trovarsi, prendere il sole e far giocare i bambini. Con L’Unitè, Le Corbusier proponeva una soluzione al tema del nuovo genere di vita possibile per i più in un sistema industriale,e non vi è dubbio che egli considerasse tale soluzione come normativa ed universale, tanto da poter essere riproposta ovunque nel mondo: si può parlare di un modello a-topico. 9. Le Corbusier, Unité d’Habitation, Marsiglia, 1947-1953. Tipologie di appartamenti Se già le Corbusier, con l’Unitè d’Habitation, si era staccato dalla realtà (l’Unitè, infatti, “galleggia” sopra la terra, sospesa sui suoi pilotis), proponendo un modello atopico di vita e di spazi per la società dell’era dell’industrializzazione, tra la fine degli anni ’50 ed i primi anni ’60 si assiste all’esplosione dell’ “internazionale dell’utopia”, come la definiscono Tafuri e Dal Co in Architettura Contemporanea. Siamo in un nuovo periodo, post-bellico e di grandissima crescita economica. La popolazione aumenta a dismisura, la tecnologia, contemporaneamente, fa passi da gigante permettendo l’abbassamento dei prezzi di molti beni di consumo e la conseguente massificazione degli stessi. I mezzi di comunicazione, infine, inducono nuovi modi di vita sociale: l’individuo è sempre più un singolo in mezzo ad altri individui singoli che possono entrare in contatto tra loro, se e quando vogliono, attraverso la telecomunicazione. Le persone sono cellule autonome di un organismo in crescita e vivono a loro volta in cellule, che possono essere “plugged-in” (attaccate, agganciate ad un sistema di sostegno) fino alla completa saturazione dello spazio disponibile. È questa la visione proposta da Peter Cook, membro del gruppo inglese Archigram, con la sua Plug-in City (1964), una città 15 Plug-in City mobile e consumabile, in un tempo che va dai 3 anni per gli elementi minimi a 40 per l’organismo umano. Emblematiche le parole di un altro degli Archigram, Warren Chalk: “Noi siamo alla caccia di un’idea, di un nuovo vernacolo, di qualcosa da collocare al fianco di capsule spaziali, computer e confezioni usa e getta di un’atomica epoca elettronica” (W. Chalk, “Architecture as Consumer Product”, in “ The Japan Architect”, n. 165, 1970, p. 37). 10. Peter Cook, Plug-in City, vista assonometria di un distretto a “pressione” media. Altre visioni simili di città sospese e formate da capsule abitative sono, per esempio: • Raumstadt di Yona Friedman (1959-1963), che prevedeva la colonizzazione dello spazio aereo; • Intrapolis di Walter Jonas (1960-1965); • River-City Chicago di Bertrand Golberg (1976); • Le proposte dei Metabolisti giapponesi, tra le quali Marine City di Kyonori Kikutake (1960-63) e Helix City di Kisho Kurokawa (1961). Molto interessanti, sono sicuramente i pur pochi esempi realizzati di architetture plugged-in. Tra questi citiamo in ordine cronologico: • La megastruttura indeterminata di Moshe Safdie: un sistema di abitazioni modulari realizzato in occasione dell’Expo ’67 di Montreal; • La torre di servizi igienici per un ostello per studenti a Paddington (1967), progettata e realizzata dagli architetti 16 inglesi Farrell e Grimshaw ; • Il padiglione Takara, di Kisho Kurokawa, realizzato per l’Expo di Osaka del 1970 • La Torre a capsule Nakagin a Tokyo (1970) e la Torre Sony a Osaka (1972), entrambe di Kisho Kurokawa 1972. 11. Kisho Kurokawa, Torre a capsule Nakagin. Assemblaggio delle capsule. Struttura in acciaio parzialmente annegata nel calcestruzzo. Totale capsule: 140. 17 Conclusioni Dopo questo veloce viaggio attraverso il XX secolo, secolo dell’industrializzazione di massa, che vide il mondo trasformarsi ad altissima velocità sia in senso fisico, sia sociale e morale, dopo questo viaggio compiuto seguendo, o cercando di seguire, il filo rosso delle esperienze in architettura all’insegna della ricerca di una conciliazione tra uomo e macchina, tra produzione in serie ed umanesimo, vogliamo concludere con queste riflessioni: 1. La vita di tutti noi, cittadini del mondo del 2000, è inscindibilmente legata al sistema produttivo industriale. 2. Oramai, in un’ampia fascia di consumatori, la domanda quantitativa si è esaurita, sostituita da un fabbisogno diffuso di qualità. 3. Produrre in serie non significa produrre oggetti uguali, ma significa lavorare a fondo sul processo che porta alla realizzazione degli oggetti stessi; significa scomporre tale processo, dominarlo nelle sue fasi e ricomporre ogni volta queste fasi in funzione del prodotto che si vuole ottenere. 4. Il prodotto industriale è neutro: diventa di qualità se va incontro alle esigenze della maggioranza dei suoi fruitori. 5. In particolare, il prodotto edilizio industriale può rispondere alle esigenze della maggioranza dei fruitori se ha in sé caratteristiche di adattabilità e flessibilità. 6. Ma non basta: il prodotto edilizio, industriale o meno che sia, sarà di qualità se e solo se, oltre a confrontarsi direttamente con le esigenze della domanda, dialogherà, interagirà con il luogo nel quale si inserisce. Il luogo è costituito da elementi ambientali (naturali) ed urbani (antropizzati), nei quali le persone devono poter vivere con lo stesso livello di qualità (sempre alto!) offerto dal “nido” domestico. Il quesito progettuale che ci si pone è dunque duplice: controllare la qualità dell’alloggio e garantire quella del sistema urbano. Non costruire falansteri galleggianti nell’aria, ma oggetti (che, come tutti gli oggetti, possono essere prodotti industrialmente) su misura, che siano umanamente ed ambientalmente sostenibili. 18 4- DAL MODULO AL PROGETTO Al fine di ottenere la massima qualità abitativa, che è essa stessa una forma di sostenibilità, abbiamo cercato di inserire nel territorio il nostro programma edilizio con discrezione e rispetto per le caratteristiche ambientali, urbane e sociali che esso presenta. Quindi, mentre nella progettazione edilizia, l’approccio è astratto (numerico e dimensionale), la progettazione urbana è mirata, relazionata al luogo ed imprescindibile da un’attenta analisi dello stesso. 5- ANALISI TERRITORIALE Come prima azione c’è stato il prendere coscienza del luogo nel quale si inserisce il progetto. A tal fine, fondamentale è stata la visita ripetuta del sito e dei suoi dintorni, la quale è servita, tra l’altro, a comprendere come le persone vivono in questo luogo, come vi si muovono e come usano gli spazi. Innanzitutto è da sottolineare come una visita a piedi di tutta Campalto sia impresa decisamente lunga. Campalto, infatti, si presenta come un insieme di vari quartieri distanti tra loro: il centro di Campalto, Campalto Bagaron, il quartiere vicino al cimitero, il Villaggio Laguna, Campalto Goggi. Ciascuno di essi è cresciuto con processi autonomi e presenta una propria struttura urbana ed una propria morfologia del costruito. Un aspetto fondamentale che emerge percorrendo via Passo Campalto dal centro del paese verso Passo Campalto, è la bipolarità che intercorre tra questi due estremi. Procedendo da quello a questo, ci si accorge di come il traffico gradualmente diminuisca, di come aumenti il silenzio e, lentamente, si allarghi la visuale, di come, infine, diventi sempre più percepibile l’odore della laguna. Via Passo Campalto costituisce dunque (ed un’analisi cartografica lo testimonia chiaramente) l’asse lungo il quale avviene il passaggio dalla città alla laguna, dal costruito al naturale, dalla densità alla rarefazione. Il nuovo quartiere andrà a collocarsi proprio a cavallo di quest’asse, a metà strada tra i suoi due estremi. E’ pertanto automatico pensare che esso si costituirà come “zona intermedia”, come quartiere costruito ma che, contemporaneamente, si apre ad accogliere la natura, con i suoi colori, la sua luce, i suoi suoni. 19 Caratteri urbani e morfologici 20 Un’altra visita molto utile è stata quella al Villaggio Laguna, quartiere residenziale ad alta densità che si trova, chiuso in se stesso, a Sud-Ovest del centro di Campalto. Aldilà delle osservazioni, tutte negative, sulla morfologia dell’edificato e degli spazi pubblici interposti, entrambi essenzialmente privi di qualità, è stato interessante osservare, in una mattina di un giorno feriale di metà autunno, quante persone (soprattutto anziani e bambini) fossero riversate all’esterno, nei viali alberati e presso i luoghi pubblici di ritrovo. Proseguendo la visita, abbiamo incontrato molte persone anche a Passo Campalto e molte se n’è potute vedere transitare lungo via Passo Campalto. In definitiva, si può dire che il nuovo progetto andrà ad inserirsi in un tessuto urbano sconnesso, ma, contemporaneamente, in un sistema sociale fitto e ben caratterizzato: qui alla gente piace incontrarsi e piace farlo all’ aperto, finché il tempo lo permette. Inoltre abbiamo potuto notare che parecchie persone si spostavano in bicicletta. Come evidenziato anche dalla V.PRG, l’approntamento di spazi pubblici di ritrovo è un aspetto molto importante nel complesso del progetto e va considerato sia a scala urbana, in relazione con l’esistente, sia alla scala locale dell’intervento.A questo si lega stretamente la necessità di approntare una fitta rete di percorsi che randa facilmente raggiungibili i luoghi pubblici e che, nel complesso, garantisca la fruibilità di tutto l’intervento. 21 Caratteri sociali Caratteri ambientali Dal punto di vista ambientale, gli elementi analizzati sono stati il soleggiamento, il sistema anemologico, le precipitazioni e la natura del suolo. Tale analisi è funzionale all’approntamento delle strategie energetiche più adatte al sito di intervento. • Soleggiamento: il Veneto, come tutta l’Italia, gode di valori di irraggiamento molto elevati. Nella città di Venezia, la radiazione media giornaliera nel mese di luglio, misurata su una superficie orizzontale, è pari a 5,31 KW/mq, mentre per il mese di dicembre è pari a 1,24 KW/ mq. L’inclinazione dei raggi solari sull’orizzonte nel giorno del solstizio estivo è di 68°, mentre nel giorno del solstizio invernale è di 22°. L’inclinazione media (21 marzo) è di 45°. • Sistema anemologico: in inverno i venti dominanti sono la Tramontana e la Bora, provenienti rispettivamente da Nord e Nord-Est. La Bora soffia con particolare frequenza e può raggiungere anche velocità elevate (4-5 m/s). In estate prevalgono il Libeccio (S-O) e lo Scirocco (SE), i quali, pur partendo secchi dal continente africano, attraverso il Mediterraneo si caricano di umidità. Questi non raggiungono mai velocità elevate. • Precipitazioni: dalle informazioni raccolte dalla Società ARPA Veneto, si denota come negli ultimi anni il regime delle precipitazioni sia cambiato. Mediamente si assiste ad inverni piovosi e ad estati molto piovose. • Natura del suolo: il suolo di Campalto ha una composizione molto simile a quello di Venezia. Si tratta infatti di un terreno molto soffice (tipo torba) di recente formazione, frutto della bonifica dei primi anni del 1900. La zona di intervento ha un’altezza media sul livello del mare di 1m. 22 6- IL PROGETTO DEL PRG L’intento perseguito dalla V.PRG attraverso il nuovo progetto per Campalto è quello di “costruire un tessuto urbano che funga da tessuto connettivo tra le diverse parti di Campalto e che le renda, attraverso un nuovo sistema di relazioni che colma i vuoti e le distanze che le separano, l’una più prossima all’altra” (V.PRG, Relazione A-1, punto 1.1). Esso prevede la complessiva trasformazione della viabilità di Campalto, con l’introduzione di un by-pass esterno che permetta di deviare tutto il traffico che ora transita, lungo via Orlanda, attraverso il centro di Campalto, e che costituisce una cesura fisica all’interno della compagine urbana di Campalto stessa. In tal modo, si prevede di poter riqualificare via Orlanda e, non solo, di creare un “insieme di spazi urbani a scala locale… orientato verso la laguna”. Tale insieme si costituisce come un sistema di piazze. Da Nord a Sud si snoderanno, collegate da via Passo Campalto, la “strada-piazza”, la quale verrà creata su via Orlanda, nel tratto compreso tra le due chiese; una “piazza allungata” che attraverserà il nuovo insediamento e che, analogamente a quella sopra, è previsto di limitare entro due testate architettoniche, le quali si costituiranno come “edifici-simbolo della nuova Campalto” ed, infondo, la “piazza-canale di Passo Campalto”. Passo Campalto, luogo simbolo di Campalto, dal quale si gode una vista privilegiata verso Venezia, è infatti oggetto di un progetto unitario di recupero. E’ stata prevista la dismissione del cantiere nautico e la conseguente riconquista a funzione pubblica di un ampia porzione di terreno prospiciente la laguna. Verranno quindi riorganizzati gli approdi, verranno creati spazi per attività temporanee legate all’acqua (per esempio il mercato del pesce) e per attività ricreative. E’ infine prevista la collocazione, sulla testata del canale, di un edificio-lanterna che ospiti le funzioni della Porta del Parco della Laguna, in connessione con l’itinerario lagunare, il quale si snoda, lungo la linea di gronda, fino al Parco di S. Giuliano. 23 Il sistema delle piazze Gli edifici d’abitazione Il nuovo insediamento presenta tipologie miste, orientate tutte, con altezze digradanti, verso Sud. Ciò garantisce a tutti gli edifici un’esposizione ottimale al soleggiamento e, contemporaneamente, l’affaccio panoramico verso il paesaggio d’acqua, caratteristica peculiare e qualificante del luogo. Sulla nostra area di intervento sono previste tre tipologie abitative: • Gli edifici misti, proposti come tipologia in linea che ospita al piano terra funzioni commerciali ed ai piani superiori residenze. • La residenza di tipologia A: case su lotto. Si tratta della fascia direttamente rivolta verso il parco anfibio e caratterizzata da lotti lunghi e case basse. Ogni unità è provvista di giardino privato all’interno del lotto. • La residenza di tipologia B: case atelier. E’ previsto che questa fascia, compresa tra gli edifici misti e le case su lotto, sia costituita da alloggi che possono integrare uno spazio di lavoro. Essi possono essere aggregati in unità in linea o mantenere ingresso autonomo. Gli spazi connettivi Le tre fasce edificate sono connesse da altrettanti percorsi e spazi pubblici: • Tra gli edifici misti e la fascia B è prevista la piazza allungata; • A servire le due fasce A e B vi è invece una strada carrabile trattata a strada-giardino; • Al di sotto ancora, a lambire il confine Sud della fascia A,vi è il Parco Anfibio, dotato di percorso ciclo-pedonale. Questi percorsi vengono a loro volta collegati da una rete più sottile e capillare di percorsi trasversali, che segnano la separazione fra i gruppi di lotti all’interno della stessa fascia tipologica. 24 7- IL NOSTRO INTERVENTO AZIONI A SCALA URBANA Come già accennato al punto 5, alla scala urbana il progetto tiene in considerazione principalmente 2 aspetti, entrambi relativi alla fruizione sociale del luogo: da un lato la creazione di spazi pubblici per favorire il ritrovo delle persone, dall’altro, l’approntamento di una fitta rete di percorsi, soprattutto a bassa velocità, atti a mettere in comunicazione sia le varie parti del progetto tra di loro sia ognuna di esse con il resto di Campalto. Il nostro progetto nasce dall’analisi critica di quello del PRG. Dati per assunti gli altri punti sopra descritti,ci soffermiamo ora su quelli che per noi sono risultati strategici e che, in vario modo, abbiamo voluto ripensare. In sintesi, essi sono: 1. il sistema delle piazze e la piazza allungata, 2. il canale come risorsa paesaggistica 3. il settore NE dell’area di intervento (sotto la scuola esistente ed a ridosso della nuova strada prevista) 4. la rete distributiva interna 5. l’incontro tra il parco esistente ed il nuovo sistema residenziale 6. il confine a Nord tra il nuovo insediamento e Campalto Rispetto all’idea del PRG, noi ci troviamo d’accordo nel voler creare un sistema di piazze che si snodi lungo l’asse di via Passo Campalto, il quale consideriamo strategico. Ma non condividiamo l’idea della piazza allungata. Una piazza è, per propria natura, un luogo nel quale si passa da una situazione di densità (abitativa, umana) ad una di vuoto, di dilatazione, nella quale la massa può riversarsi e trovare una nuova dimensione. Dato che l’intervento edilizio di progetto è, già nelle intenzioni, a bassa densità, ciò che con la piazza 25 La piazza-mercato allungata andrebbe a crearsi tra le prime due fasce residenziali sarebbe un “vuoto nel vuoto”. In secondo luogo, abbiamo scelto di distinguere in modo netto la zona residenziale da quella degli spazi pubblici, i quali vengono collocati alle testate delle fasce abitative, così da garantire buona fruibilità di questi da parte di tutti i Campaltini e, contemporaneamente, una situazione di tranquillità e privatezza nelle aree prettamente residenziali. In ultima istanza, sappiamo che la Comunità stessa di Campalto si è fermamente opposta all’edificazione sull’area a Nord-Ovest dell’ambito di intervento, in quanto si andrebbe a distruggere parte di un parco esistente, il quale costituisce sito di grande pregio naturalistico, con esemplari arborei in ottimo stato. Proprio su quell’area la V.PRG prevede la costruzione di un edificio misto, con funzioni pubbliche commerciali e terziarie, che definisca una testata della piazza allungata e, “denso di funzioni”, porti “quella varietà necessaria a rendere vitale lo spazio della piazza” (V.PRG, Relazione A-1). Il nostro progetto, in accordo con le istanze dei Campaltini, prevede dunque che l’area del parco resti intatta e che le funzioni pubbliche per essa previste vengano accolte altrove, nella piazza che prevediamo a cavallo di via Passo Campalto e nel settore NordEst dell’ambito di intervento. Al posto della piazza allungata, abbiamo voluto enfatizzare il punto in cui il nuovo intervento incontra via Passo Campalto attraverso la creazione di una piazza che si sviluppi lungo l’asse Nord-Sud, anziché in direzione Est-Ovest, a cavallo della via stessa e su di essa rivolta, in modo da offrirsi immediatamente a tutti i passanti. Qui si troveranno, a Nord, un edificio destinato a contenere negozi, eventuali uffici pubblici e bar; a Sud gli spazi all’aperto per il mercato settimanale. 26 Il canale, che segna il limite Sud dell’area di intervento, è stato considerato come un elemento di qualificazione paesaggistica. La sua importanza viene sottolineata anche dalla V.PRG, la quale prevede che lungo le sue rive si sviluppi il cosiddetto “Parco Anfibio”, un parco lineare attraversato da un percorso ciclo-pedonale. Noi abbiamo voluto enfatizzare questo parco, che si costituisce come affaccio naturalistico per il complesso residenziale, creando luoghi di sosta panoramici lungo il percorso del parco e prevedendo che gli edifici si sviluppino con altezze digradanti da Nord a Sud. Il canale come risorsa paesaggistica Nel settore Nord-Est dell’area di intervento abbiamo optato per una scelta particolare, che si discosta parecchio da quelle che sono le previsioni del Piano. Laddove questo, infatti, indica la costruzione di edifici in linea a funzione mista corredati da verde pubblico e privato, noi abbiamo deciso di abbassare la fascia delle residenze per creare, sopra, un elemento di dialogo con il costruito esistente. Data la vicinanza del polo scolastico, la scelta funzionale è ricaduta su un servizio didattico e ricreativo per la comunità. E’ prevista, infatti, la realizzazione di un complesso di edifici comunicanti tra loro nel quale troveranno spazio una mediateca ed un asilo nido (quest’ultimo è richiesto dalla V.PRG). Questo complesso sarà inoltre inserito all’interno di un parco nel quale sarà possibile ospitare esposizioni temporanee, sia all’aperto sia all’interno di un padiglione La mediateca ed il parco annesso Per quanto riguarda la fascia di edifici misti a N, l’idea della V.PRG è stata profondamente ripensata. Innanzitutto, dato che la funzione dichiarata dell’intero intervento è quella di mettere in comunicazione le varie parti di Campalto, abbiamo ritenuto di non voler creare alcun limite, né fisico né visivo, tra le preesistenze ed il nuovo edificato, cosa che, invece, tenderebbe a determinarsi con la realizzazione di una cortina continua di edifici in linea. Il limite Nord: la relazione con l’esistente 27 Le tipologie abitative Gli edifici a blocco Pertanto, abbiamo declinato questa tipologia in una serie di edifici a blocco immersi nel verde, così da garantire, anche da Nord, scorci visivi attraverso il nuovo quartiere ed in modo da portare il verde fino al limitare dell’area di progetto, a contatto diretto con le preesistenze. Abbiamo poi deciso di dedicare tali edifici alla sola abitazione, sempre in funzione della scelta di separare la funzione residenziale dal resto per garantire tranquillità e privatezza agli abitanti del nuovo quartiere. Gli edifici a schiera Quella che la V.PRG definisce fascia di tipologia B è stata progettata come gruppi di alloggi aggregati a schiera e raggiungibili attraverso percorsi coperti a due livelli. Il primo di questi, al piano terra, si inserisce in un percorso pubblico pedonale che va, nel settore Ovest, dalla piazza del mercato al parco esistente, nel settore Est, dal parcheggio di fronte alla mediateca al nuovo by-pass stradale previsto dalla V.PRG. I due livelli sono messi in comunicazione da un corpo scale esterno, il quale è collegato ai percorsi tramite ponticelli e serve due schiere di abitazioni. Ogni coppia di schiere, inoltre, ha in comune una zona parcheggio riservata ai soli inquilini degli appartamenti. Le case singole su lotto L’ultima fascia di residenze, quella individuata dalla V.PRG come fascia di tipologia A, prospiciente il parco anfibio, è costituita da lotti privati di dimensioni 9m x 30m (la massima consentita dalla V.PRG e scelta al fine di garantire la densità abitativa più bassa possibile) separati da siepi ed assemblati in gruppi di massimo 6 unità. Questi vengono serviti, a Nord, dalla strada giardino, dalla quale si accede all’ingresso principale, sia pedonale sia carrabile, e, a Sud, dal percorso ciclo-pedonale del parco anfibio. Questa tipologia di abitazioni, che potrà elevarsi al massimo due piani fuori terra, si caratterizza per due aspetti: è, delle tre, la tipologia più “privata” ed anche quella più “verde”, poiché, oltre a trovarsi questa fascia di lotti a diretto contatto con l’ambiente naturale del Parco Anfibio, all’interno di ciascun lotto è garantita un’ampia estensione della superficie verde. 28 La rete distributiva Il tessuto connettivo del sistema è stato pensato per assolvere interna contemporaneamente a due funzioni: quella di mettere in comunicazione le parti interne del nuovo quartiere e quella di mettere questo in comunicazione con il resto di Campalto. Esso si costituisce essenzialmente come una rete: longitudinalmente si sviluppano infatti i percorsi paralleli alle fasce abitative, i quali servono gli edifici uno ad uno e congiungono gli estremi Est ed Ovest dell’intervento; in senso trasversale, si trovano invece dei percorsi più brevi, atti essenzialmente a mettere in comunicazione i primi. I percorsi longitudinali sono costituiti da: • la piastra di collegamento tra gli edifici a blocco; • la strada-giardino, così definita per l’alta presenza di vegetazione e per la bassa velocità e densità di percorrenza dei mezzi previste al suo interno, atte a determinare una situazione nella quale il pedone abbia la priorità e possa godere dello spazio della strada come di un luogo non solo di attraversamento, ma anche di sosta e ritrovo; • il percorso ciclo-pedonale del parco anfibio. I percorsi trasversali si aprono tra le schiere dei lotti e, onde ridurre al massimo l’impermeabilizzazione del suolo, verranno pavimentati il meno possibile e, sul resto della superficie, verranno piantumati con specie di dimensioni diverse a seconda delle dimensioni del percorso stesso. Nelle oasi verdi di dimensioni maggiori troveranno posto anche delle sedute, soprattutto in prossimità del percorso del parco anfibio, così da creare luoghi di sosta con vista sul parco. E’ previsto che, all’interno del quartiere, il traffico veicolare sia ridotto al minimo: esso verrà portato tutto nella strada-giardino, dalla quale si potrà accedere contemporaneamente ai parcheggi per le fasce di tipologia A e B. Per il resto, nel quartiere ci si sposterà a piedi ed in bicicletta ed i percorsi ciclabili sono stati disegnati in modo da congiungersi con quelli, esistenti o di progetto, esterni alla zona di intervento. 29 I campielli tra gli edifici a blocco Al posto della piazza allungata, tra gli edifici a blocco, è stato creato un sistema di spazi pubblici dedicati principalmente agli abitanti del quartiere. Data la vicinanza, geografica e culturale, di Campalto a Venezia, città nella quale la vita “in strada” ha un valore sociale ed urbano fondamentale, e partendo dalla volontà di creare un luogo nel quale l’acqua trovi il risalto che merita, quale elemento determinante per l’assetto morfologico e climatico dell’intero territorio campaltino, si è deciso di ricreare dei “campielli”. Si tratta di luoghi che gravitano intorno ad uno specchio d’acqua e nei quali convergono l’elemento naturale (prato, alberi e cespugli) e quello artificiale (pavimentazioni di diverso tipo a segnare i percorsi e le aree di sosta). Attraverso le vasche d’acqua si vuole riproporre l’idea ma anche la funzione del pozzo. Qui, infatti, verrà fatta la raccolta sotterranea delle acque meteoriche, che poi saranno riutilizzate a scopi pubblici. L’acqua 30 Questo progetto riserva molta importanza agli elementi naturali, i quali è previsto di mettere in sinergia con il costruito ed i quali costituiscono dei fattori essenziali nella determinazione dell’assetto dello stesso. Gli elementi naturali Al fine di sfruttare al meglio la luce ed il calore apportati dal sole, gli edifici sono tutti esposti a Sud e collocati lungo fasce parallele ad altezze digradanti da Nord a Sud, così da garantire a tutti un buon soleggiamento. La distanza tra gli edifici, inoltre, è stata calcolata in modo tale per cui, anche in inverno, nel momento di massima estensione delle ombre, non sussistano problemi di ombreggiamento reciproco. Il sole La compagine edilizia è stata inoltre pensata in funzione dell’andamento dei venti principali. L’altezza digradante degli edifici è funzionale a due scopi. Gli edifici più alti a Nord, infatti, in sinergia con le cortine di alberi previste, ripareranno il quartiere dal vento freddo invernale (in particolare dalla Bora); in estate, poi, tutte le fasce abitative verranno lambite dai venti provenienti da Sud e godranno quindi della ventilazione naturale. I percorsi trasversali in asse Nord-Sud, infine, aiuteranno ad incanalare il vento estivo ed a farlo penetrare fino all’interno del quartiere. Elemento essenziale di questo luogo, presente in forma latente (la falda acquifera è qui molto alta, tanto da non permettere di costruire sotto terra, se non pochi spazi atti ad accogliere vani tecnici) e patente (data la prossimità della laguna ed il diretto affaccio del nuovo quartiere al canale ridisegnato), essa proposta a valorizzazione di alcuni luoghi strategici. Sulla piazza-mercato verranno create vasche d’acqua, alternate ad altre “vasche” di erba, di cespugli o di alberi. Nei campielli, invece, si vuole ricreare la funzione del pozzo. Il vento 31 L’acqua Trattandosi infatti questa di una zona molto piovosa, ci è sembrato naturale sfruttare l’acqua piovana come acqua di accumulo per usi pubblici, quali l’irrigazione del verde pubblico o la pulizia delle strade. A Sud-Ovest, infine, è stato creato un affaccio diretto sull’acqua. Qui è stato modificato il disegno del canale previsto dal Piano per creare un allargamento sul quale è stato collocato un pontile in legno collegato al percorso del parco anfibio. Questo vuole offrirsi come luogo di sosta e di affaccio diretto sull’acqua. Il sistema del verde Nelle forme di prato, di formazioni cespugliose ed arboree, l’elemento vegetale è pervasivo. Esso occupa tutti gli spazi possibile: invade le strade, intervallandosi continuamente alle sedi dei percorsi, entra nei lotti, si impossessa dei tetti, che vengono trattati a tetto-giardino. Tutti i luoghi pubblici, inoltre, sono caratterizzati dal verde, presente sotto aspetti diversi. Lo “stare”, l’”incontrarsi” in questo quartiere saranno tutte forme dello “stare nel verde” ed i luoghi destinati a tali funzioni sono: • il parco didattico; • il parco anfibio, attraversato da un percorso ciclopedonale che, talvolta, si allarga in aree di sosta ed affaccio panoramico; • il parco giochi, collocato all’incontro del nuovo parco anfibio con il parco esistente, lontano dalle auto ma ben raggiungibile sia dalla strada-giardino, sia dal percorso che, da via Orlanda, attraversa il parco esistente da Nord a Sud; • la piastra-parco, che corrisponde a tutto lo spazio compreso tra il limite Nord dell’area di progetto e la fascia abitativa di tipologia B. Essa è stata pensata “per strati”: immaginando di sovrapporre dei layer, siamo infatti partiti da quello del parco, su di esso, poi, abbiamo collocato la piastra pavimentata, che si incunea nel verde fino a collegarsi alla strada-giardino; la piastra è stata 32 • • successivamente “bucata” dai pozzi dei campielli e sopra, infine, abbiamo collocato gli edifici. La strada-giardino, nella quale sono previsti larghi spazi per i pedoni ed aree di sosta all’ombra degli alberi; la piazza mercato, la quale propone un trattamento particolare del verde. Qui, infatti, lo spazio viene limitato entro “vasche”, riempite alternativamente con acqua, alberi, cespugli, semplice prato o pietra, la quale costituisce la pavimentazione di un percorso che si snoda tra le vasche consentendo l’attraversamento della piazza. La scelta e la disposizione delle essenze arboree è stata eseguita tenendo in considerazione l’abaco di specie fornito dalla V.PRG al punto 18.3 delle NTA. Gli ulteriori criteri adottati sono indicati nell’allegato 3. 33 ECO-SOSTENIBILITA’: AZIONI A SCALA URBANA Questo obiettivo si può raggiungere sempre e solo percorrendo contemporaneamente due strade:quella del risparmio energetico e quella dell’uso di fonti alternative. Nel primo caso, si tratta di un problema di buona forma e di scelta accurata dei materiali; nel secondo dell’approntamento di sistemi tecnologici idonei. Alla scala urbana sono stati previsti due tipi di impianti atti all’uso efficiente delle risorse del luogo: i sopraccitati pozzi per la raccolta e la messa in circolo dell’acqua piovana ed un impianto di teleriscaldamento alimentato a cippato (rispetto alla fattibilità ed all’effettiva convenienza di un impianto del genere,si rimanda al Rapporto di Ricerca “La produzione potenziale di legno-energia nel territorio del Comune di VeneziaMestre”,realizzato dall’AIEL nel giugno 2002 e patrocinato dal Comune di Venezia, Direzione Sviluppo del Territorio e Mobilità). La caldaia verrà collocata, sotto terra, sul lato Sud della piazzamercato, in modo tale da trovarsi in posizione baricentrica e da poter quindi alimentare al meglio tutti gli edifici. Si prevede di realizzare un sistema di cogenerazione (motore Stirling) così da produrre contemporaneamente energia elettrica (ca 10% della resa) sufficiente a coprire il fabbisogno dell’impianto di illuminazione pubblica. Prevediamo infine di integrare alla caldaia una pompa di calore, al fine di produrre, in estate, acqua fredda per refrigerare gli ambienti. IL LEGNO FONTE ENERGETICA SOSTENIBILE Oltre alla economicità, i combustibili legnosi offrono alcuni vantaggi ambientali che vale la pena di ricordare brevemente: • Il legno è una fonte energetica che si rinnova con tinuamente; • A differenza dei combustibili fossili, quando il legno viene bruciato in efficienti apparecchi di combustione (es. caldaie a fiamma inversa) si ottiene un abbattimento notevole delle emissioni dei gas serra e delle polveri. • Da un punto di vista energetico, il legno è 15 volte più efficiente di gas e gasolio. • Quando il prelievo periodico di legno è inferiore all’incremento del sistema arboreo, l’utilizzo del legno non contribuisce all’incremento in atmosfera di CO2, in quanto la quantità di CO2 liberata dalla combustione è pari a quella sottratta dall’atmosfera nella fase di crescita della pianta. Si dice che i combustibili legnosi sono CO2 neutrali. 34 Raccolta dell’acqua piovana nei campielli 35 Dimensionamento AZIONI A SCALA RESIDENZIALE Come spiegato nell’allegato 2, al fine di progettare alloggi di dimensioni adatte alle esigenze dei futuri abitanti di questo insediamento ed al fine di quantificare, in relazione alla dimensione di ogni alloggio, il numero necessario per tipologia dimensionale, abbiamo proceduto incrociando due dati: la dimensione dell’alloggio minimo (modulo da sommare per ottenere gli alloggi di dimensioni maggiori) e la percentuale di utenza prevedibile per ogni tipologia dimensionale. Sulla base dei dati ricavati dall’analisi del Censimento 2001 in Comune di Venezia per le Località 65 (Campalto CEP), 66 (Campalto), 69 (Campalto Cimitero), 70 (Campalto Bagaron) e 71 (Campalto Goggi), abbiamo ricavato che, in media, i nuclei familiari si compongono nel seguente modo: Famiglie da 1 componente: 18 % Famiglie da 2 componenti : 30% Famiglie da 3 componenti : 28% Famiglie da 4 componenti : 18% Famiglie da 5 componenti : 5% Famiglie da 6 componenti : 1% La dimensione minima di un alloggio è stata prevista di 50 mq (quella imposta dal Regolamento di Igiene del Comune di Venezia è di 45 mq), ritenuta sufficiente per ospitare una, al massimo due persone. Questo modulo minimo è stato sommato per ottenere gli alloggi maggiori, fino ad un massimo di 3 moduli. Gli appartamenti così ottenuti sono stati distribuiti in base alla loro dimensione in numero proporzionale al dato percentuale riportato sopra. 36 Per la realizzazione degli edifici residenziali, è stato scelto un sistema costruttivo prefabbricato in legno e montato a secco. Siamo convinti, infatti, che questo sistema, da un lato, sia perfettamente calzante con il nostro approccio progettuale e, dall’altro, vada effettivamente incontro all’esigenza di ecosostenibilità dichiarata dalla V.PRG. Il legno necessita infatti di poca energia per la sua produzione, è leggero, quindi facilmente trasportabile, non ha scarti di lavorazione che non siano riutilizzabili ed il prodotto finito si presta al riutilizzo fino alla conclusione del suo ciclo biologico. La tipologia strutturale è stata scelta al fine di poter realizzare con lo stesso metodo anche gli edifici più alti (i blocchi da 4 piani) senza problemi di natura statica. Si tratta di una struttura a pannelli in legno massiccio costituiti da strati incrociati di elementi lamellari incollati tra loro. Per il dimensionamento degli elementi costruttivi, ci siamo riferiti al sistema prodotto dalla KLH, ditta austriaca specializzata in questo genere di strutture in legno. Gli elementi strutturali si riducono a due: per le pareti sono stati utilizzati pannelli a tre strati di spessore totale 9,4 cm, per i solai, pannelli a cinque strati di spessore 14,6 cm. Per l’isolamento interno è stata scelta la lana di roccia abbinata a cartongesso (in doppio strato funziona bene come elemento anti-calpestio); il cappotto esterno viene invece realizzato in fibra di legno. Questo materiale, infati, ha contemporaneamente un lambda basso (bassa conduttività) e calore specifico alto (cioè un alto potere di sfasamento), caratteristiche che rendono questo materiale adatto sia come isolante in inverno sia come volano termico in estate. 37 Il sistema strutturale Gli edifici a blocco Gli edifici a blocco sono edifici alti al massimo 4 piani fuori terra e costruiti entro una maglia strutturale di 4,5m x 14m. Questa dimensione determina il modulo abitativo più piccolo. Gli appartamenti maggiori nascono dalla somma di più moduli, fino ad un massimo di 3 (162 mq lordi), progettati per ospitare da 4 a massimo 6 persone. L’idea è che, all’interno della struttura fissa dell’edificio, i vari appartamenti si compongano in modo sempre diverso. Gli edifici sono affacciati a Sud, mentre a Nord si trova il sistema distributivo, il quale è costituito da un corpo vetrato che accoglie l’ascensore, il vano scale ed i ballatoi. Tra ogni ballatoio e gli appartamenti è stato collocato un vano destinato ad accogliere l’impianto di circolazione forzata dell’aria. Tale vano (profondo 1m) determina una distanza tra lo spazio privato degli alloggi e quello semi-pubblico dei ballatoi, tale da consentire di aprire finestre sul lato Nord degli alloggi (funzionale all’illuminazione diretta degli ambienti a Nord ed alla ventilazione naturale degli stessi) pur garantendone la privatezza. Sul fronte Sud, si è previsto di fornire gli appartamenti al piano terra di un pezzetto di verde privato. In questo modo, si evita l’introspezione negli alloggi da parte di chi si trova a camminare lungo il percorso che lambisce a Sud questi edifici. 38 Anche nel caso degli edifici a schiera i diversi appartamenti sono il risultato della somma di più moduli abitativi base (5,3m x 12m). I mini sono stati pensati per servire un’utenza di anziani. A garanzia della massima fruibilità, infatti, questi appartamenti si trovano tutti al piano terra e si sviluppano su un solo livello; essi sono completi di tutto il necessario, ma sono anche compatti ed essenziali. Inoltre, per ciascuno di questi appartamenti, è previsto un pezzetto di verde privato per piccole colture a orto o giardino. Al livello superiore ci sono gli alloggi di dimensioni maggiori, i quali si sviluppano su uno o due piani. Come sempre, il numero di appartamenti per ogni dimensione è stato calcolato in base alla stima di popolazione eseguita, ma la loro composizione è libera e ciò permette di ottenere variazione nello skyline e nel profilo di ogni schiera. 39 Gli edifici a schiera Le case-atelier sul parco Pianta piano terra Nella V.PRG è previsto che gli edifici di tipologia B siano “caseatelier”, cioè “alloggi che possono integrare uno spazio di lavoro” (si veda V.PRG, A1, Relazione, pag. 24). La possibilità di integrare uno spazio di lavoro all’alloggio è, secondo il nostro progetto, garantita in tutte le tipologie abitative (basta prevedere che un modulo, anziché accogliere abitazione, venga adibito a studio). Nonostante ciò, abbiamo voluto progettare una variazione della tipologia a schiera, la quale è rappresentata dalle case-atelier sul parco. Data la collocazione con vista particolarmente privilegiata di questi edifici, abbiamo pensato di trattarli in modo diverso dagli altri e di dedicarli a chiunque debba o voglia stare continuamente in questo luogo, anche nell’orario di lavoro. Morfologicamente, queste schiere sono simili alle altre, ma qui vengono a mancare il sistema di risalita ed il percorso al primo piano, in quanto, da ogni ingresso al piano terra, si può accedere o allo spazio di lavoro o, attraverso scale interne, all’abitazione privata. Pianta piano primo Pianta piano secondo 40 Pianta piano copertura Le abitazioni singole su lotto si caratterizzano rispetto alle altre per l’alto grado di privatezza che esse offrono. A tale concetto è stato collegato quello di libertà: all’interno del lotto, il singolo abitante può costruirsi la casa che vuole! Il modo con il quale siamo giunti a garantire questa condizione è quello di offrire i “mattoncini” con i quali ognuno comporrà la propria casa. Tali “mattoncini” altro non sono che le varie stanze, “capsule” prefinite di dimensioni fisse che verranno composte nello spazio del lotto sulla base delle singole esigenze di spazio, di funzioni, di gusto. Data la dimensione fissa dei lotti 9m x 30m, al loro interno è stata creata una maglia di 3m x 3m (si prevede, in alcuni casi, anche il sottomultiplo di 1,5m), sulla quale si è costruito un abaco di stanze modulari, corrispondente ognuna ad una funzione precisa. Il bagno, per esempio,sarà sempre contenuto in una capsula di base 3m x 3m; la superficie lorda del soggiorno sarà invece di 4,5m x 7,5m e così via. La comunicazione tra le stanze è garantita da un corridoio, anch’esso modulare, che ha la funzione di “trasportare” attraverso la casa sia le persone sia gli impianti sia l’aria di ricircolo. Ulteriore estensione di questo elemento è il corpo scale vetrato, previsto qualora l’abitazione si sviluppi su due piani. Dato il sistema costruttivo a scatole chiuse autoportanti, la possibilità richiesta dalla V.PRG di ampliare l’abitazione è garantita sia sul piano sia in altezza. 41 Le abitazioni singole su lotto Il sistema del verde Ogni tipologia abitativa è stata provvista di verde privato: negli edifici a blocco ed in quelli a schiera, questo è riservato agli abitanti degli appartamenti al piano terra. In relazione ad ogni tipologia abitativa, inoltre, è stato pensato il sistema delle piantumazioni esterne ai lotti. Per la collocazione delle alberature su suolo pubblico di fronte agli edifici a blocco ed a quelli a schiera, è stato rispettato l’obbligo, imposto dal Codice Civile, di piantare gli alberi di media dimensione a non meno di 3m di distanza dal confine privato. E’ inoltre previsto che in ogni giardino delle schiere e delle case singole su lotto (quelli dei blocchi sono troppo piccoli) venga piantato almeno un albero. Infine, tutte le tipologie abitative sono state dotate di tettogiardino, al fine sia di compensare il verde “rubato” per le nuove edificazioni, sia di aumentare il benessere ambientale all’interno degli alloggi, grazie all’azione di volano termico svolta dallo strato verde. IL TETTO VERDE Il tetto piano, se progettato e realizzato a regola d’arte, è sicuro e duraturo come un tetto pendente. Da un punto di vista ecologico, i tetti verdi sono consigliabili perchè non sigillano il terreno,migliorano il microclima e sono in grado di immagazzinare l’acqua piovana che, altrimenti, in caso di intense precipitazioni, andrebbe a congestionare i canali di scolo. COPERTURA VERDE ESTENSIVA Nel caso di copertura realizzata con verde estensivo, la vegetazione non necessita di cure particolari, non avendo bisogno di irrigazione supplementare o di concimazione. Per tali tipi di tetti trovano applicazione diverse famiglie di piante, quali muschi, piante erbacee etc. Generalmente i tetti verdi presentano una struttura dallo spessore variabile tra gli 8 ed i 15 cm e rendono possibile un immagazzinamento di acqua fino a 20l/mq. Il peso del tetto può variare da 80 a 150 kg/mq. 42 ECO-SOSTENIBILITA’: AZIONI A SCALA RESIDENZIALE Alla scala residenziale si individuano tre sistemi tecnologici: • un impianto di circolazione forzata dell’aria, presente negli edifici a blocco. Questo funziona con un sistema di camini, una pompa di circolazione dell’aria ed uno scambiatore sotterraneo per il pretrattamento dell’aria di immissione. Tre sono i camini: uno cattura l’aria esterna e la porta fino sotto terra allo scambiatore di calore con il terreno; uno trasporta l’aria pretrattata nei singoli appartamenti ed uno, infine, raccoglie l’aria viziata dagli appartamenti e la espelle all’esterno. Quest’ultimo funziona come camino solare, è dotato cioè, in copertura, di una lamiera che al calore del sole si surriscalda e, per convezione, “richiama” l’aria in uscita. • Ogni edificio a blocco ed ogni schiera sono inoltre dotati di un impianto di raccolta delle acque piovane. A partire dai tetti-giardino, l’acqua viene filtrata e poi raccolta in cisterne sotterranee. Da qui viene poi ridistribuita ai singoli alloggi per gli usi domestici non sanitari, cioè per alimentare gli sciacquoni dei WC e le pompe dei giardini. • Infine si prevede che edifici a blocco e case a schiera siano forniti di collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria. Questi lavorano in combinazione con il sistema di teleriscaldamento, il quale, invece, serve per il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo, che si prevede di realizzare con impianti radianti a bassa temperatura. Il dimensionamento dei pannelli è stato condotto a partire dall’ipotesi di popolazione del nuovo insediamento ed entro un range di consumo minimo e massimo di acqua calda sanitaria pro-capite giornaliero (si veda allegato 4). 43 AZIONI A SCALA DI ALLOGGIO L’alloggio: aspetti dimensionali e distributivi Distributivamente, gli appartamenti degli edifici a blocco e delle schiere sono concepiti in modo simile: essi si sviluppano in direzione Nord-Sud, l’ingresso è a Nord, mentre il soggiorno è sempre rivolto a Sud; la zona servizi, infine, non illuminata da luce diretta, occupa la parte centrale della pianta. pianta tipo degli appartamenti dei blocchi pianta tipo degli appartamenti delle schiere Data la totale libertà compositiva prevista per le case singole su lotto le piante proposte sono esempi di possibili aggregazioni. L’altezza interna degli ambienti non è costante: è previsto che bagni ed ingresso siano alti 2,4m (il minimo consentito dal Regolamento di Igiene del Comune di Venezia), che le camere, la cucina e lo studio abbiano luce netta di 2,7m e che, infine, il soggiorno sia alto internamente 3m. Le dimensioni date dei volumi modulari sono al lordo e comprendono la parte strutturale più le finiture interne. In tal modo, quando vengono affiancate due stanze, la sezione della parete si “specchia”, presentandosi come quella di una parete divisoria interna, solo più spessa a causa del raddoppio della parte portante. Una volta finito il montaggio delle pareti, all’esterno verrà montato il cappotto. È prevista una serie di soluzioni, anch’esse modulari, per le aperture delle pareti. Le porte saranno sempre larghe 1m. Le finestrehanno le seguenti dimensioni fisse: 0,90m, 1,25m, 2,15m in larghezza e 0,60m,0,90m, 1,80m o la luce totale in altezza. Ogni parete sarà progettabile sulla base di questi elementi. 44 45 Benessere termoigrometrico Gli appartamenti degli edifici a blocco sono provvisti di una serra rivolta a Sud e comunicante con il soggiorno attraverso una parete vetrata. Ogni serra è dotata di aperture vetrate scorrevoli e di brise-soleil, anch’essi scorrevoli che, in estate, garantiscono ombreggiamento e circolazione di aria nella serra, in modo tale che questa non si surriscaldi. Qualora non ci sia la serra, l’affaccio Sud di questi appartamenti è completato con una loggia anch’essa dotata di brise-soleil. Gli appartamenti delle schiere non vengono dotati di serra, in quanto essi sono mediamente meno profondi degli appartamenti dei blocchi e si è ritenuto che il sole possa penetrare direttamente negli ambienti svolgendo un’azione efficace di riscaldamento senza bisogno di un volume atto appositamente all’accumulo di calore. Questi presentano, invece, spazi aperti, i quali variano in base alla tipologia di appartamento: i mini a terra sono provvisti di verde privato, l’appartamento medio su due piani ha un aggetto ombreggiato su tutti i lati ed anche in copertura con brise-soleil, il medio su un piano ed il maxi hanno infine una terrazza, che viene ombreggiata con brise-soleil orizzontali. Sezione edificio a blocco Sezione edificio a schiera 46 Nelle case unifamiliari su lotto privato la funzione di accumulatore di calore è svolta dal corridoio vetrato. Questo, infatti, è dotato di brise-soleil verticali regolabili, i quali, in inverno, permettono ai raggi solari di filtrare nel volume vetrato e, così, di riscaldarlo, mentre in estate, riparano il corridoio ed evitano che questo si surriscaldi. Anche le aperture delle stanze saranno dotate di un sistema che le ripara dall’eventuale eccessivo ingresso di luce e calore. Il sistema è duplice, ma, sostanzialmente, lavora allo stesso modo: le aperture rivolte ad Est e a Nord saranno tamponate con un sistema unico che ingloba in un solo infisso un vetro-camera e, sempre compreso tra due vetri, un frangisole regolabile ed impacchettabile; le aperture rivolte a Sud e ad Ovest, quelle che cioè saranno più esposte ai raggi solari, verranno trattate invece con il solito sistema d i brise-soleil esterni già utilizzato nelle altre due tipologie residenziali. E’ previsto, infine, che tutti i tetti degli appartamenti siano trattati a tetto-giardino, il quale, come detto sopra, svolge un’azione di volano termico, aiutando ad evitare le dispersioni di calore attraverso la copertura. Questi tetti saranno inoltre praticabili e costituiranno un’ulteriore spazio verde privato a disposizione di ogni appartamento. Sezione edificio unifamiliare 47 ECO-SOSTENIBILITA’: AZIONI A SCALA DI ALLOGGIO Come detto sopra, negli edifici a blocco si è voluto integrare un impianto per la circolazione forzata dell’aria. Il sistema funzionerà con due camini: uno pesante di captazione ed uno leggero di espulsione dell’aria. Il primo, rivolto verso Sud, da dove provengono le brezze estive, sarà conformato in modo tale da incanalare queste ultime e funzionerà grazie al raffreddamento notturno della propria massa. Di giorno, infatti, l’aria calda esterna, entrando in contatto con la massa più fredda del camino, verrà raffreddata ed aumenterà di densità, venendo così naturalmente indotta a precipitare e ad arrivare allo scambiatore di calore sotterraneo. Qui verrà ulteriormente raffreddata. Per risucchio, poi, la stessa aria verrà attratta verso l’alto dal secondo camino, quello leggero, il quale, in sommità, sarà dotato di un elemento di captazione solare formato da superfici metalliche assorbenti delimitate da vetrate. L’aria così spinta verso l’alto, entrerà negli appartamenti e sarà immessa, a pavimento, all’interno del soggiorno e delle camere. La stessa verrà poi prelevata, a soffitto, da cucina e bagni e reimmessa nel camino solare, attraverso il quale, poi, uscirà all’esterno. Ogni abitazione sarà dotata di impianto di riscaldamento radiante a bassa temperatura che servirà a condizionare gli ambienti sia in inverno sia in estate. Per quanto riguarda le abitazioni singole su lotto, queste saranno autonome e sfrutteranno, per la produzione del calore, la circolazione forzata dell’aria, con pretrattamento in entrata e recupero del calore in uscita. Il sistema sarà integrato da una pompa di calore, che si prevede di alimentare con pannelli fotovoltaici. Il corridoio vetrato fungerà da serra. Nella stagione fredda, infatti, l’aria, preriscaldata attraverso una serpentina sotterranea, verrà immessa nel corridoio vetrato attraverso delle bocchette grigliate; qui essa assorbirà il calore generato grazie all’effetto serra e poi, per differenza di pressione, entrerà nelle stanze sufficientemente calda. Dalle stanze, sempre attraverso aperture grigliate, l’aria viziata verrà estratta e fatta passare attraverso lo scambiatore di calore, prima di venire definitivamente espulsa all’esterno. Si prevede inoltre che in ogni abitazione si adottino sistemi per la riduzione dei consumi idrici. Questi sono così riassumibili: 1. realizzazione di condutture brevi, che riducono il rischio di eventuali guasti ed evitano dispersioni di calore nella distribuzione dell’acqua calda 2. installazione di sciacquoni dotati di tasto interruttore 3. utilizzo di rubinetti a frangigetto, che permettono di ridurre il consumo idrico del 30-50% 4. utilizzo di elettrodomestici, quali lavastoviglie e lavatrici, a basso consumo idrico. 48 49 BIBLIOGRAFIA (svolta in ordine alfabetico) • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • AA. VV., Architecture in Netherlands, Yearbook 2001/02, NAi Publishers Amidon Jane, Radical Landscapes, Reinventing Outdoor Spaces, Thames & Hudson, 2001 Baffa Matilde, Rossari Augusto (a cura di), Lo studio delle piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi: scritti e progetti dal 1906 al 1957, Mazzotta, Milano, 1975 Curtis William J. 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