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NUOVA EDIFICAZIONE A CAMPALTO
PROPOSTA PER UN SISTEMA
ABITATIVO SOSTENIBILE, ADATTABILE E FLESSIBILE
1.
Introduzione
Pag. 5
2.
Un sistema progettuale basato sul modulo
Pag. 7
3.
Percorso storico-critico
Pag. 8
4.
Dal modulo al progetto
Pag.19
5.
Analisi territoriale
Pag.19
6.
Il progetto del PRG
Pag. 23
7.
Il nostro intervento
Azioni a scala urbana
Eco-sostenibilità:
azioni a scala urbana
Pag. 25
Pag. 34
Azioni a scala residenziale
Eco-sostenibilità:
azioni a scala residenziale
8.
Pag. 36
Pag. 43
Azioni a scala di alloggio
Eco-sostenibilità:
azioni a scala di alloggio
Pag. 44
Pag. 48
Bibliografia
Pag. 50
1
Allegati
1.
Tavole di progetto
•
Tavola 1:
Introduzione
•
Tavola 2:
Percorso storico-critico
•
Tavola 3:
Moduli: suggestioni
•
Tavola 4:
Analisi territoriale
•
Tavola 5:
Sintesi delle proposte del PRG
•
Tavola 6:
Nodi di interesse progettuale
•
Tavola 7:
Proposte di progetto
•
Tavola 8:
Schemi del verde e delle alberature
•
Tavola 9:
Schemi dei percorsi e dei materiali
•
Tavola 10: Permeabilità e flussi nella piazza
•
Tavola 11: Ecosostenibilità-sistemi a scala urbana
•
Tavola 12: Attacco a terra
•
Tavola 13: Sezione longitudinale e schemi
•
Tavola 14: Obiettivo flessibilità ed adattabilità
•
Tavola 15: Sistemi costruttivi e materiali
•
Tavola 16: Tipologia a blocco
•
Tavola 17: Tipologia a blocco: tecnologia
•
Tavola 18: Tipologia a schiera
•
Tavola 19: Tipologia a schiera: tecnologia
•
Tavola 20: Tipologia unifamiliari su lotto
2
•
Tavola 21: Tipologia unifamiliari su lotto: tecnologia
•
Tavola 22: Proposte progettuali
2.
Stima di composizione della popolazione nel nuovo
quartiere di progetto
3.
Criteri seguiti per la scelta delle specie arboree da
piantumare nel nuovo insediamento
4.
Calcolo dei consumi medi di acqua calda sanitaria e
dimensionamento dei collettori solari
3
4
1-INTRODUZIONE
L’area significativa di Campalto si trova nell’entroterra del
Comune di Venezia, sulla fascia di gronda lagunare. Lo strumento
urbanistico che ne regola la trasformazione e riqualificazione è
la Variante al Piano Regolatore Generale per l’Area Significativa
di Campalto. Essa prevede un generale intervento di sviluppo
urbanistico di Campalto, nell’intento “di rendere coerenti in
un’unica proposta insediativa tutti gli agenti di modificazione
fisica, di diversa scala e natura,(…) ordinandoli secondo una
prospettiva di trasformazione integrata” (V.PRG, Relazione A-1,
punto 1.1).
Il progetto complessivo della V.PRG ruota intorno alla previsione
di un nuovo insediamento residenziale, che è l’oggetto del nostro
progetto.
Gli aspetti principali che, secondo la V.PRG, dovranno
caratterizzare il nuovo insediamento sono:
1.
la creazione di un nuovo sistema di spazi pubblici che si
integri con quelli esistenti ponendoli in relazione tra di loro
2.
l’eco-sostenibilità dell’intervento a tutte le scale, da
quella urbana a quella abitativa
3.
la flessibilità progettuale e realizzativa delle unità
residenziali
Il progetto che di seguito viene illustrato, integra l’offerta di
abitazioni private con quella di spazi pubblici, i quali sono stati
collocati in punti facilmente visibili e raggiungibili, in modo da
poter essere fruiti da tutta la popolazione di Campalto. Il nuovo
intervento, infatti, si situa in posizione baricentrica rispetto
all’intero abitato di Campalto, che qui potrà trovare un nuovo
punto di convergenza.
“La presente V.PRG introduce, sia nelle NTA attraverso forme
di incentivazione urbanistica, sia nel disegno dell’assetto del
territorio,concreti elementi per la realizzazione di interventi
eco-sostenibili” (V.PRG, Relazione A-1, punto 3.3).
Tali interventi si realizzano in due fasi, distinte ed integrate:
l’una consiste nell’approntamento di sistemi atti al risparmio
energetico, cioè all’utilizzo passivo delle risorse ambientali;
l’altra nell’utilizzo di fonti energetiche alternative e di materiali
costruttivi eco-sostenibili, che cioè necessitano di poca energia
di produzione e di smaltimento e che non risultano nocivi per
l’ambiente né per le persone.
Con il concetto di flessibilità intendiamo la capacità di
rispondere ad esigenze diverse a partire da pochi elementi
semplici. Sicuramente un sistema progettuale e realizzativo
flessibile è quello modulare. Il modulo è l’unità minima
(corrispondente ad un alloggio o ad una stanza) che viene
ripetuta, sommata, aggregata al fine di formare sistemi più
complessi. Tale metodo si adatta perfettamente ad un sistema
di produzione industrializzato, in quanto anche quest’ultimo
5
si articola in singole fasi, ciascuna delle quali concorre alla
realizzazione del prodotto finito. La produzione in serie di
elementi finiti da assemblare permette così di ottenere una
riduzione dei tempi e dei costi di realizzazione.
In questo progetto, al fine di rispondere all’istanza di flessibilità,
per gli edifici residenziali è stato utilizzato un sistema
progettuale e costruttivo modulare. Si realizzano così tre
tipologie abitative in grado di rispondere alle esigenze di diverse
categorie di fruitori.
Nel complesso, si ottiene un sistema abitativo articolato ma
composto a partire da elementi semplici, il quale si integra al
tessuto degli spazi pubblici ed al sistema ambientale.
6
2-UN SISTEMA PROGETTUALE BASATO SUL MODULO
Nella V.PRG si legge che la “flessibilità progettuale e realizzativa
delle singole unità residenziali (…) consente aggregazioni edilizie
varie ed originali e viene mantenuta anche in funzione della
prevista ampliabilità nel tempo dell’alloggio”. Si parla di “casa
su misura, in un contesto urbanistico fortemente progettato”
(V.PRG, Relazione A-1, punto 3.4).
Noi abbiamo abbracciato con entusiasmo l’idea di progettare
un sistema edilizio caratterizzato da flessibilità e varietà,
ma abbiamo voluto interpretare tali concetti in modo diverso
rispetto a come indicato nella V.PRG.
Qui, infatti, vengono posti dei vicoli, delle “invarianti prescritte
relative alla conformazione degli spazi di uso comune tra
le schiere e degli elementi edilizi di relazione tra lo spazio
pubblico e quello privato”. In aggiunta a questo, viene proposta
“una gamma molto vasta – ma pur limitata! – di possibilità di
scelta della forma e disposizione della casa” (ibidem) ed, in
relazione ad ogni modello, se ne prevede una forma di possibile
ampliamento nel tempo.
Al contrario, noi abbiamo inteso il concetto di flessibilità e
variabilità a partire da quello di modulo. Il modulo è dimensionebase e per noi tale dimensione-base corrisponde alla dimensione
minima, di un alloggio come di una stanza. A partire dal disegno
dell’alloggio più piccolo, quelli di dimensioni maggiori sono stati
ottenuti dalla somma del modulo di partenza.
Fondamentalmente legato alla dimensione del modulo è il
sistema costruttivo, la materia del modulo. E’ stato scelto un
sistema costruttivo prefabbricato in legno e montato a secco.
La tipologia strutturale è stata scelta al fine di poter realizzare
con lo stesso metodo anche gli edifici più alti (i blocchi da 4
piani) senza problemi di natura statica. Si tratta di una struttura
a pannelli in legno massiccio costituiti da strati incrociati di
elementi lamellari incollati tra loro.
Pertanto, le invarianti che noi proponiamo saranno la griglia
costruttiva ed i sistemi distributivi, i quali costituiranno gli
elementi di distinzione tra le 3 tipologie abitative di progetto.
7
3- PERCORSO SORICO CRITICO
L’ Existenzminimum
e la Macchina per
abitare
Il breve excursus storico che proponiamo in merito al tema della
progettazione modulare inizia con le prime esperienze tedesche
del Razionalismo e della Neue Sachlichkeit.
Siamo nel Primo Dopoguerra, in Germania, dove il problema
della crisi degli alloggi aveva assunto dimensioni rilevanti anche
perché aggravato da una precaria situazione economica e da una
inflazione incalzante.
Per ovviare alla gravità della situazione, a livello governativo
e sindacale si puntò su una nuova legislazione atta a favorire
la ripresa dell’attività edilizia. In questo modo, nel periodo
compreso tra il 1925 ed il 1930, vediamo l’intervento pubblico
sostituirsi all’imprenditoria privata.
Molte sono le Siedlungen sperimentali che sorgono in questo
periodo.
In genere, si tratta di quartieri edificati per la classe operaia,
chiusi in se stessi e “proiettati nel territorio in prossimità
dei centri produttivi”. Essi vengono definiti “un singolare
innesto della prassi urbanistica anglosassone ed unwiniana
sul ceppo di un’articolazione formale derivata dalle
avanguardie elementariste” (M. Tafuri, F. Dal Co, Architettura
Contemporanea, Electa Editrice, 1976, vol. 1, p. 153).
Se la struttura urbanistica, infatti, riprende quella delle cittàgiardino inglesi, con edifici bassi immersi nel verde e strade
dall’andamento curvo, il linguaggio degli edifici è qui rigido
e ripetitivo, quasi ascetico. Esso denuncia, piuttosto che
l’idea dell’”unicum”, quella del “tipo” e del suo processo di
aggregazione.
1. Walter Gropius, edifici alla Siemensstadt di Berlino
8
Alcuni esempi di queste esperienze sono rappresentati da:
• Le Siedlungen Praunheim e Roemerstadt a Francoforte,
realizzate tra il 1925 ed il 1930 sotto la direzione
dell’architetto Ernst May, dal cui contesto di ricerche
emerse anche la Cucina di Francoforte, compatta ed
estremamente funzionale, progettata da Grete SchütteLihotzky
• La Siedlung Berlin-Britz, realizzata tra il 1925 ed il 1931
da Bruno Taut e Martin Wagner
• La Gross- Siedlung Siemensstadt di Berlino (1929-1931),
il cui piano fu disegnato da Hans Scharoun ed i cui edifici
furono progettati da vari architetti, tra i quali Walter
Gropius, Otto Bartning, Fred Forbat, Hugo Haering e lo
stesso Scharoun
2. La cucina di Francoforte
La ricerca svolta in questo periodo dagli architetti razionalisti
andava contemporaneamente in due direzioni: da un lato si
cercava di utilizzare metodi di edificazione industrializzati ed in
serie al fine di ridurre tempi e costi di produzione; dall’altro si
svilupparono studi approfonditi sul tema della razionalizzazione
degli spazi, sul cosiddetto Existenzminimum, e sulla qualità
abitativa.
In occasione del II CIAM, tenutosi nel 1929 a Francoforte,
Siegfried Giedion definisce l’ Existenzminimum come “la chiave
di volta di un nuovo modo di porre in termini di produzione
industrializzata il problema della progettazione architettonica”.
L’approccio al progetto era del tutto razionale, nella convinzione
che l’oggettivazione del processo, la sua chiarificazione
e scomposizione nelle varie fasi, lo rendesse valutabile e
trasmissibile.
“ Fu l’attività di questo periodo che chiarì che l’attività
progettuale, il fare disciplinare, non deve basarsi più
sull’intuizione soggettiva, ma su metodologie scientifiche
trasmissibili e controllabili” (A. Rossari, Gli studi di Alexander
Klein ed il movimento razionalista, in A. Klein, Lo studio delle
9
piante e la progettazione degli spazi negli alloggi minimi: scritti
e progetti dal 1906 al 1957, a c. d. M. Baffa e A. Rossari, Milano,
Mazzotta, 1975. P. 35).
Ma quest’attività progettuale, oggettiva e trasmissibile, non
era finalizzata solo all’economia del processo ed alla massima
resa del prodotto. Era infatti profondamente radicata, tra
tutti coloro che operavano nel settore edilizio (progettisti,
economisti, sociologi e politici) una tensione umanistica che
spingeva a concepire i nuovi interventi in modo tale che fossero
qualitativamente buoni, vivibili, anzi appetibili. Era diffuso
un senso dell’abitazione come “rifugio”,come “nido” , che si
associava a precise nozioni di igiene ambientale.
Il concetto di standard era inteso, dunque, non solo come
minimo quantitativo, ma anche qualitativo.
“Il problema dell’alloggio minimo” osserva Walter Gropius
nella relazione tenuta al CIAM di Francoforte del 1929 “è
quello di stabilire il minimo elementare di spazio, aria, luce
e calore necessari all’uomo per essere in grado di sviluppare
completamente le proprie funzioni vitali senza restrizioni
dovute all’alloggio, cioè un modus vivendi minimo, anziché un
modus non moriendi” (A. Rossari, op. cit. p. 37).
Egli stesso, in occasione del III CIAM, tenutosi nel 1930 a
Bruxelles, presentò i propri studi sull’inclinazione della luce ed il
rapporto edificabile.
3. Alexander
Klein, analisi
comparata
di piante di
abitazioni al
variare della
superficie
e della
profondità. Le
caselle vuote
indicano i casi
nei quali non
è possibile
ottenere
soluzioni
soddisfacenti
perché i
soggiorni
avrebbero
una larghezza
inferiore a 3
ml.
10
Tra coloro che si occuparono della ricerca sul tema degli standard
abitativi ricordiamo Alexander Klein, il quale fu Baurat a Berlino
e svolse degli studi approfonditi, i cui risultati vennero pubblicati
nel 1928 col titolo “Grundrissbildung und Raumgestaltung
von Kleinwohnungen und neue Auswertungsmethoden”
(“Elaborazione delle piante e progettazione degli spazi negli
alloggi minimi”).
In questa ricerca egli elaborò un metodo di valutazione delle
piante degli edifici basato sostanzialmente su tre operazioni:
l’esame preliminare per mezzo di un questionario, la riduzione
dei progetti alla medesima scala ed il metodo grafico. Tale
metodo fu proposto non solo come sistema di valutazione
ex post, ma anche e soprattutto come sussidio nelle fasi di
progettazione.
Ciò che, in definitiva, emerse da questo studio fu che, alla
riduzione degli standard dimensionali dell’alloggio, doveva
corrispondere un aumento dell’attrezzatura e delle prestazioni
dello stesso.
Rispetto al tema della produzione industrializzata, vale la
pena di menzionare le ricerche di Walter Gropius, il quale fu
propugnatore della “taylorizzazione” dei processi produttivi in
edilizia e determinò l’orientamento complessivo del Bauhaus.
La sua idea era che si dovesse standardizzare e produrre in serie
non la casa intera, ma le sue parti, in modo da formare, con le
loro combinazioni, vari tipi di abitazione.
Egli sosteneva che “il compito dell’architettura non riguarda
solo la quantità né solo la qualità, ma la mediazione tra l’una
e l’altra. Ogni metodo di lavoro contiene in sé possibilità
quantitative e qualitative: occorre scoprire nella stessa industria
le nuove opportunità qualitative che vanno naturalmente
d’accordo con vantaggi quantitativi.
Con la produzione in serie aumentano infatti anche il tempo
ed il denaro che si possono dedicare alla messa a punto dei
prototipi. Standardizzazione significa quindi moltiplicazione
degli atti esecutivi e concentrazione di quelli ideativi”.
(Fulvia Tinelli, L’involuzione delle tecniche costruttive. Dal
Weissenhofsiedlung (1927) al Schone Aussicht (1980), Franco
Angeli, 1987).
Tra i vari esempi di sperimentazione in tal senso, ricordiamo, di
Fred Forbat, collaboratore dello studio di Gropius, il progetto del
1920 per la Siedlung del Bauhaus. Lì l’idea fondamentale era
quella di partire da pochi elementi, con i quali creare tipi di case
differenti “a seconda del numero e delle necessità degli abitanti
e grazie all’impiego massiccio di coperture piane e praticabili”,
come si legge nella relazione di progetto. L’obiettivo era
quello di ottenere una grande “variabilità dello stesso tipo
fondamentale attraverso l’aggiunta o la costruzione secondo un
piano preciso di cellule spaziali aggregate”.
Questa Siedlung non fu mai realizzata, tuttavia, sul sito
prescelto, nel 1923, in occasione dell’Esposizione del Bauhaus,
venne eretta una “casa sperimentale”. Si tratta del progetto
“Baukasten im Grossen” (“gioco delle costruzioni in grande”,
11
cioè a scala reale) e nel testo di accompagnamento, scritto da
Gropius, si trova anche un riferimento all’idea di Le Corbusier
della casa come macchina per abitare: „Obiettivo dell’edilizia
residenziale. Soluzione delle esigenze opposte di massima
standardizzazione (economicità) e di massima variabilità delle
abitazioni…Gioco delle costruzioni in grande, con cui, a seconda
del numero degli abitanti e delle loro esigenze, si possono
comporre diverse macchine per abitare”.
4. Walter Gropius, Baukasten im Grossen, 1922. Schemi assonometrici.
Un’ulteriore evoluzione dell’idea di tipizzazione iniziata col
“Baukasten im Grossen” è rappresentata dalle case bifamiliari
per i maestri e dalla casa del direttore, presentate nel 1926
in occasione dell’inaugurazione del nuovo Bauhaus. Queste si
componevano di unità elementari cubiche incastrate tra loro.
Ma l’sperimento più importante a proposito del tema della
“taylorizzazione” in architettura è rappresentato senz’altro dalla
Siedlung Dessau-Törten, realizzata tra il 1926 ed il 1928.
Tanto la planimetria dell’insediamento e degli alloggi, quanto il
metodo costruttivo e la scelta dei materiali erano qui subordinati
ad una rigorosa razionalizzazione. L’impianto dell’insediamento
era determinato dalla scelta di ricorrere alla prefabbricazione in
loco, i singoli edifici erano perciò disposti lungo il percorso dei
macchinari di cantiere come in una catena di montaggio.
5. Walter Gropius, Siedlung Törten, Dessau, 1926-1929.
Sede della Cooperativa di Consumo
12
Non si può, poi, non menzionare Le Corbusier, il quale, nel
1923, nell’opera “Vers une architecture”, aveva definito la nuova
abitazione come una “macchina per abitare”, intendendo con
questo una casa le cui funzioni erano state esaminate a partire
dalle questioni più basilari e ridotte agli elementi essenziali.
Come Gropius, anche Le Corbusier era intento, negli stessi anni,
alla ricerca ed all’utilizzo di metodi di produzione in serie al fine
di risolvere la crisi delle abitazioni degli anni del Dopoguerra.
La Maison Citrohan, del ’22, fu il prototipo di ciò a cui portarono
queste speculazioni.
L’edificio era una scatola bianca su pilastri e, per la parte in
pannelli di cemento, avrebbe dovuto essere messa in opera in
cantiere.
6. Le Corbusier, Maison Citrohan, 1922. Vista prospettica
Lo sviluppo interno della Maison Citrohan fu ripreso da Le
Corbusier l’anno medesimo nel disegno degli interni degli
Immeubles Villas, una delle tipologie residenziali proposte nel
progetto per la Ville Contemporaine. Questi consistevano in
blocchi perimetrali disposti attorno a corti e formati da unità
a doppia altezza, ciascuna con una grande terrazza-giardino e
composte fino ad un totale di dodici piani. Evidentemente era
intenzione sfruttare le potenzialità della produzione in serie per
risolvere la questione residenziale a scala amplissima.
7. Le Corbusier, Maison Citrohan, 1922. Sezione
13
Ben presto giunse per Le Corbusier l’occasione di mettere
in pratica le linee-guida espresse nel progetto per la Maison
Citrohan. Nel 1924, infatti, l’industriale Henri Frugès incaricò
l’architetto di realizzare un complesso residenziale per i suoi
lavoratori a Pessac.
Un ulteriore sviluppo dell’idea spaziale e costruttiva della Maison
Citrohan si trova infine nella più piccola delle due abitazioni
realizzate da Le Corbusier nel 1927 nella Siedlung Weissenhof di
Stoccarda.
L’Unité d’Habitation
Già nei piani per la Ville Radieuse e per la Ville Contemporaine
Le Corbusier aveva intrapreso una riflessione sul tema della vita
collettiva nella nuova società industriale.
Questa riflessione si concretizzò nella realizzazione dell’Unité
d’Habitation di Marsiglia, realizzata tra il 1947 ed il 1953.
“ Vi sono 23 tipi di appartamenti diversi, destinati a differenti
fruitori, dal singolo individuo alla famiglia con quattro figli. Gli
elementi di ogni cellula sono standardizzati, mentre le loro
combinazioni variano. Le unità prodotte in serie sono infilate
nel telaio strutturale dell’edificio come se fossero bottiglie di
vino in uno scaffale. Ma il risultato estetico non è ripetitivo né
ridondante; la banalità è evitata e l’unità mantenuta attraverso
un’attenzione calibrata alle proporzioni, al ritmo, alla scala
umana ed al controllo scultoreo della massa” (William J. R.
Curtis, op. cit. p. 437).
Anche qui la sezione degli appartamenti è la rivisitazione di
quella di Maison Citrohan: anche qui ritorna l’idea costante della
produzione in serie finalizzata ad affrontare in modo funzionale
ed economico il problema della scarsità degli alloggi.
Sempre citando il Curtis, “il disegno complessivo dell’Unité è
regolato dall’astrazione numerica del Modulor”. “L’analisi di Le
Corbusier iniziò dal nucleo familiare. Egli cercava di riconciliare
il modello abitativo urbano ad alta densità con l’offerta delle
“gioie essenziali” di luce, spazio e verde. Ciò si rifletteva nel
rapporto 2:1 della sezione-tipo di ogni appartamento” (Wiliam
J. R. Curtis, op. cit. p. 439). Il soggiorno, infatti, si presenta
a doppia altezza ed è affacciato verso il panorama esterno,
mentre le camere da letto ed i servizi sono collocati nella parte
rimanente di ogni unità abitativa.
8. Le Corbusier, Unité d’Habitation,Marsiglia, 1947-1953.
14
In questo sistema di “incastri” dei moduli abitativi, gli spazi
comuni si caricano di valenze architettoniche e sociali.
Il corridoio, che quasi a forza si apre un pertugio tra gli
appartamenti sovrapposti, diventa una rue intérieure, mentre
il tetto-terrazza è il luogo dove gli abitanti dell’Unitè possono
trovarsi, prendere il sole e far giocare i bambini.
Con L’Unitè, Le Corbusier proponeva una soluzione al tema
del nuovo genere di vita possibile per i più in un sistema
industriale,e non vi è dubbio che egli considerasse tale soluzione
come normativa ed universale, tanto da poter essere riproposta
ovunque nel mondo: si può parlare di un modello a-topico.
9. Le Corbusier, Unité d’Habitation, Marsiglia, 1947-1953. Tipologie di
appartamenti
Se già le Corbusier, con l’Unitè d’Habitation, si era staccato
dalla realtà (l’Unitè, infatti, “galleggia” sopra la terra, sospesa
sui suoi pilotis), proponendo un modello atopico di vita e di
spazi per la società dell’era dell’industrializzazione, tra la fine
degli anni ’50 ed i primi anni ’60 si assiste all’esplosione dell’
“internazionale dell’utopia”, come la definiscono Tafuri e Dal Co
in Architettura Contemporanea.
Siamo in un nuovo periodo, post-bellico e di grandissima
crescita economica. La popolazione aumenta a dismisura,
la tecnologia, contemporaneamente, fa passi da gigante
permettendo l’abbassamento dei prezzi di molti beni di
consumo e la conseguente massificazione degli stessi. I mezzi
di comunicazione, infine, inducono nuovi modi di vita sociale:
l’individuo è sempre più un singolo in mezzo ad altri individui
singoli che possono entrare in contatto tra loro, se e quando
vogliono, attraverso la telecomunicazione. Le persone sono
cellule autonome di un organismo in crescita e vivono a loro
volta in cellule, che possono essere “plugged-in” (attaccate,
agganciate ad un sistema di sostegno) fino alla completa
saturazione dello spazio disponibile.
È questa la visione proposta da Peter Cook, membro del gruppo
inglese Archigram, con la sua Plug-in City (1964), una città
15
Plug-in City
mobile e consumabile, in un tempo che va dai 3 anni per gli
elementi minimi a 40 per l’organismo umano.
Emblematiche le parole di un altro degli Archigram, Warren
Chalk: “Noi siamo alla caccia di un’idea, di un nuovo vernacolo,
di qualcosa da collocare al fianco di capsule spaziali, computer
e confezioni usa e getta di un’atomica epoca elettronica” (W.
Chalk, “Architecture as Consumer Product”, in “ The Japan
Architect”, n. 165, 1970, p. 37).
10. Peter Cook, Plug-in City, vista assonometria di un distretto a
“pressione” media.
Altre visioni simili di città sospese e formate da capsule abitative
sono, per esempio:
• Raumstadt di Yona Friedman (1959-1963), che prevedeva
la colonizzazione dello spazio aereo;
• Intrapolis di Walter Jonas (1960-1965);
• River-City Chicago di Bertrand Golberg (1976);
• Le proposte dei Metabolisti giapponesi, tra le quali Marine
City di Kyonori Kikutake (1960-63) e Helix City di Kisho
Kurokawa (1961).
Molto interessanti, sono sicuramente i pur pochi esempi
realizzati di architetture plugged-in. Tra questi citiamo in ordine
cronologico:
• La megastruttura indeterminata di Moshe Safdie: un
sistema di abitazioni modulari realizzato in occasione
dell’Expo ’67 di Montreal;
• La torre di servizi igienici per un ostello per studenti a
Paddington (1967), progettata e realizzata dagli architetti
16
inglesi Farrell e Grimshaw ;
• Il padiglione Takara, di Kisho Kurokawa, realizzato per
l’Expo di Osaka del 1970
• La Torre a capsule Nakagin a Tokyo (1970) e la Torre Sony a
Osaka (1972), entrambe di Kisho Kurokawa 1972.
11. Kisho Kurokawa, Torre a capsule Nakagin. Assemblaggio delle capsule.
Struttura in acciaio parzialmente annegata nel calcestruzzo. Totale
capsule: 140.
17
Conclusioni
Dopo questo veloce viaggio attraverso il XX secolo, secolo
dell’industrializzazione di massa, che vide il mondo trasformarsi
ad altissima velocità sia in senso fisico, sia sociale e morale,
dopo questo viaggio compiuto seguendo, o cercando di seguire,
il filo rosso delle esperienze in architettura all’insegna della
ricerca di una conciliazione tra uomo e macchina, tra produzione
in serie ed umanesimo, vogliamo concludere con queste
riflessioni:
1. La vita di tutti noi, cittadini del mondo del 2000,
è inscindibilmente legata al sistema produttivo
industriale.
2. Oramai, in un’ampia fascia di consumatori, la
domanda quantitativa si è esaurita, sostituita da un
fabbisogno diffuso di qualità.
3. Produrre in serie non significa produrre oggetti
uguali, ma significa lavorare a fondo sul processo
che porta alla realizzazione degli oggetti stessi;
significa scomporre tale processo, dominarlo nelle
sue fasi e ricomporre ogni volta queste fasi in
funzione del prodotto che si vuole ottenere.
4. Il prodotto industriale è neutro: diventa di qualità
se va incontro alle esigenze della maggioranza dei
suoi fruitori.
5. In particolare, il prodotto edilizio industriale può
rispondere alle esigenze della maggioranza dei
fruitori se ha in sé caratteristiche di adattabilità e
flessibilità.
6. Ma non basta: il prodotto edilizio, industriale o
meno che sia, sarà di qualità se e solo se, oltre a
confrontarsi direttamente con le esigenze della
domanda, dialogherà, interagirà con il luogo nel
quale si inserisce. Il luogo è costituito da elementi
ambientali (naturali) ed urbani (antropizzati), nei
quali le persone devono poter vivere con lo stesso
livello di qualità (sempre alto!) offerto dal “nido”
domestico.
Il quesito progettuale che ci si pone è dunque duplice:
controllare la qualità dell’alloggio e garantire quella del
sistema urbano. Non costruire falansteri galleggianti nell’aria,
ma oggetti (che, come tutti gli oggetti, possono essere
prodotti industrialmente) su misura, che siano umanamente ed
ambientalmente sostenibili.
18
4- DAL MODULO AL PROGETTO
Al fine di ottenere la massima qualità abitativa, che è essa
stessa una forma di sostenibilità, abbiamo cercato di inserire nel
territorio il nostro programma edilizio con discrezione e rispetto
per le caratteristiche ambientali, urbane e sociali che esso
presenta.
Quindi, mentre nella progettazione edilizia, l’approccio è
astratto (numerico e dimensionale), la progettazione urbana è
mirata, relazionata al luogo ed imprescindibile da un’attenta
analisi dello stesso.
5- ANALISI TERRITORIALE
Come prima azione c’è stato il prendere coscienza del luogo nel
quale si inserisce il progetto. A tal fine, fondamentale è stata la
visita ripetuta del sito e dei suoi dintorni, la quale è servita, tra
l’altro, a comprendere come le persone vivono in questo luogo,
come vi si muovono e come usano gli spazi.
Innanzitutto è da sottolineare come una visita a piedi di tutta
Campalto sia impresa decisamente lunga. Campalto, infatti, si
presenta come un insieme di vari quartieri distanti tra loro: il
centro di Campalto, Campalto Bagaron, il quartiere vicino al
cimitero, il Villaggio Laguna, Campalto Goggi. Ciascuno di essi è
cresciuto con processi autonomi e presenta una propria struttura
urbana ed una propria morfologia del costruito.
Un aspetto fondamentale che emerge percorrendo via Passo
Campalto dal centro del paese verso Passo Campalto, è la
bipolarità che intercorre tra questi due estremi. Procedendo da
quello a questo, ci si accorge di come il traffico gradualmente
diminuisca, di come aumenti il silenzio e, lentamente, si allarghi
la visuale, di come, infine, diventi sempre più percepibile
l’odore della laguna. Via Passo Campalto costituisce dunque (ed
un’analisi cartografica lo testimonia chiaramente) l’asse lungo il
quale avviene il passaggio dalla città alla laguna, dal costruito al
naturale, dalla densità alla rarefazione.
Il nuovo quartiere andrà a collocarsi proprio a cavallo
di quest’asse, a metà strada tra i suoi due estremi. E’
pertanto automatico pensare che esso si costituirà come
“zona intermedia”, come quartiere costruito ma che,
contemporaneamente, si apre ad accogliere la natura, con i suoi
colori, la sua luce, i suoi suoni.
19
Caratteri urbani e
morfologici
20
Un’altra visita molto utile è stata quella al Villaggio Laguna,
quartiere residenziale ad alta densità che si trova, chiuso in
se stesso, a Sud-Ovest del centro di Campalto. Aldilà delle
osservazioni, tutte negative, sulla morfologia dell’edificato e
degli spazi pubblici interposti, entrambi essenzialmente privi
di qualità, è stato interessante osservare, in una mattina di un
giorno feriale di metà autunno, quante persone (soprattutto
anziani e bambini) fossero riversate all’esterno, nei viali alberati
e presso i luoghi pubblici di ritrovo. Proseguendo la visita,
abbiamo incontrato molte persone anche a Passo Campalto e
molte se n’è potute vedere transitare lungo via Passo Campalto.
In definitiva, si può dire che il nuovo progetto andrà ad inserirsi
in un tessuto urbano sconnesso, ma, contemporaneamente,
in un sistema sociale fitto e ben caratterizzato: qui alla gente
piace incontrarsi e piace farlo all’ aperto, finché il tempo lo
permette. Inoltre abbiamo potuto notare che parecchie persone
si spostavano in bicicletta.
Come evidenziato anche dalla V.PRG, l’approntamento di spazi
pubblici di ritrovo è un aspetto molto importante nel complesso
del progetto e va considerato sia a scala urbana, in relazione con
l’esistente, sia alla scala locale dell’intervento.A questo si lega
stretamente la necessità di approntare una fitta rete di percorsi
che randa facilmente raggiungibili i luoghi pubblici e che, nel
complesso, garantisca la fruibilità di tutto l’intervento.
21
Caratteri sociali
Caratteri ambientali
Dal punto di vista ambientale, gli elementi analizzati sono stati
il soleggiamento, il sistema anemologico, le precipitazioni e la
natura del suolo.
Tale analisi è funzionale all’approntamento delle strategie
energetiche più adatte al sito di intervento.
• Soleggiamento: il Veneto, come tutta l’Italia, gode
di valori di irraggiamento molto elevati. Nella città di
Venezia, la radiazione media giornaliera nel mese di
luglio, misurata su una superficie orizzontale, è pari a 5,31
KW/mq, mentre per il mese di dicembre è pari a 1,24 KW/
mq. L’inclinazione dei raggi solari sull’orizzonte nel giorno
del solstizio estivo è di 68°, mentre nel giorno del solstizio
invernale è di 22°. L’inclinazione media (21 marzo) è di
45°.
• Sistema anemologico: in inverno i venti dominanti sono
la Tramontana e la Bora, provenienti rispettivamente da
Nord e Nord-Est. La Bora soffia con particolare frequenza
e può raggiungere anche velocità elevate (4-5 m/s).
In estate prevalgono il Libeccio (S-O) e lo Scirocco (SE), i quali, pur partendo secchi dal continente africano,
attraverso il Mediterraneo si caricano di umidità. Questi
non raggiungono mai velocità elevate.
• Precipitazioni: dalle informazioni raccolte dalla Società
ARPA Veneto, si denota come negli ultimi anni il regime
delle precipitazioni sia cambiato. Mediamente si assiste ad
inverni piovosi e ad estati molto piovose.
• Natura del suolo: il suolo di Campalto ha una
composizione molto simile a quello di Venezia. Si tratta
infatti di un terreno molto soffice (tipo torba) di recente
formazione, frutto della bonifica dei primi anni del 1900.
La zona di intervento ha un’altezza media sul livello del
mare di 1m.
22
6- IL PROGETTO DEL PRG
L’intento perseguito dalla V.PRG attraverso il nuovo progetto
per Campalto è quello di “costruire un tessuto urbano che
funga da tessuto connettivo tra le diverse parti di Campalto
e che le renda, attraverso un nuovo sistema di relazioni che
colma i vuoti e le distanze che le separano, l’una più prossima
all’altra” (V.PRG, Relazione A-1, punto 1.1).
Esso prevede la complessiva trasformazione della viabilità
di Campalto, con l’introduzione di un by-pass esterno che
permetta di deviare tutto il traffico che ora transita, lungo via
Orlanda, attraverso il centro di Campalto, e che costituisce una
cesura fisica all’interno della compagine urbana di Campalto
stessa. In tal modo, si prevede di poter riqualificare via Orlanda
e, non solo, di creare un “insieme di spazi urbani a scala locale…
orientato verso la laguna”.
Tale insieme si costituisce come un sistema di piazze. Da
Nord a Sud si snoderanno, collegate da via Passo Campalto,
la “strada-piazza”, la quale verrà creata su via Orlanda, nel
tratto compreso tra le due chiese; una “piazza allungata” che
attraverserà il nuovo insediamento e che, analogamente a quella
sopra, è previsto di limitare entro due testate architettoniche,
le quali si costituiranno come “edifici-simbolo della nuova
Campalto” ed, infondo, la “piazza-canale di Passo Campalto”.
Passo Campalto, luogo simbolo di Campalto, dal quale si gode
una vista privilegiata verso Venezia, è infatti oggetto di un
progetto unitario di recupero. E’ stata prevista la dismissione
del cantiere nautico e la conseguente riconquista a funzione
pubblica di un ampia porzione di terreno prospiciente la laguna.
Verranno quindi riorganizzati gli approdi, verranno creati
spazi per attività temporanee legate all’acqua (per esempio il
mercato del pesce) e per attività ricreative. E’ infine prevista
la collocazione, sulla testata del canale, di un edificio-lanterna
che ospiti le funzioni della Porta del Parco della Laguna, in
connessione con l’itinerario lagunare, il quale si snoda, lungo la
linea di gronda, fino al Parco di S. Giuliano.
23
Il sistema delle
piazze
Gli edifici
d’abitazione
Il nuovo insediamento presenta tipologie miste, orientate
tutte, con altezze digradanti, verso Sud. Ciò garantisce a
tutti gli edifici un’esposizione ottimale al soleggiamento e,
contemporaneamente, l’affaccio panoramico verso il paesaggio
d’acqua, caratteristica peculiare e qualificante del luogo.
Sulla nostra area di intervento sono previste tre tipologie
abitative:
• Gli edifici misti, proposti come tipologia in linea che
ospita al piano terra funzioni commerciali ed ai piani
superiori residenze.
• La residenza di tipologia A: case su lotto. Si tratta
della fascia direttamente rivolta verso il parco anfibio e
caratterizzata da lotti lunghi e case basse. Ogni unità è
provvista di giardino privato all’interno del lotto.
• La residenza di tipologia B: case atelier. E’ previsto che
questa fascia, compresa tra gli edifici misti e le case su
lotto, sia costituita da alloggi che possono integrare uno
spazio di lavoro. Essi possono essere aggregati in unità in
linea o mantenere ingresso autonomo.
Gli spazi connettivi
Le tre fasce edificate sono connesse da altrettanti percorsi e spazi
pubblici:
• Tra gli edifici misti e la fascia B è prevista la piazza
allungata;
• A servire le due fasce A e B vi è invece una strada carrabile
trattata a strada-giardino;
• Al di sotto ancora, a lambire il confine Sud della fascia A,vi è
il Parco Anfibio, dotato di percorso ciclo-pedonale.
Questi percorsi vengono a loro volta collegati da una rete più sottile
e capillare di percorsi trasversali, che segnano la separazione fra i
gruppi di lotti all’interno della stessa fascia tipologica.
24
7- IL NOSTRO INTERVENTO
AZIONI A SCALA URBANA
Come già accennato al punto 5, alla scala urbana il progetto
tiene in considerazione principalmente 2 aspetti, entrambi
relativi alla fruizione sociale del luogo: da un lato la creazione
di spazi pubblici per favorire il ritrovo delle persone, dall’altro,
l’approntamento di una fitta rete di percorsi, soprattutto a bassa
velocità, atti a mettere in comunicazione sia le varie parti del
progetto tra di loro sia ognuna di esse con il resto di Campalto.
Il nostro progetto nasce dall’analisi critica di quello del PRG.
Dati per assunti gli altri punti sopra descritti,ci soffermiamo
ora su quelli che per noi sono risultati strategici e che, in vario
modo, abbiamo voluto ripensare. In sintesi, essi sono:
1. il sistema delle piazze e la piazza allungata,
2. il canale come risorsa paesaggistica
3. il settore NE dell’area di intervento (sotto la scuola
esistente ed a ridosso della nuova strada prevista)
4. la rete distributiva interna
5. l’incontro tra il parco esistente ed il nuovo sistema
residenziale
6. il confine a Nord tra il nuovo insediamento e Campalto
Rispetto all’idea del PRG, noi ci troviamo d’accordo nel voler
creare un sistema di piazze che si snodi lungo l’asse di via Passo
Campalto, il quale consideriamo strategico. Ma non condividiamo
l’idea della piazza allungata.
Una piazza è, per propria natura, un luogo nel quale si passa da
una situazione di densità (abitativa, umana) ad una di vuoto,
di dilatazione, nella quale la massa può riversarsi e trovare una
nuova dimensione. Dato che l’intervento edilizio di progetto
è, già nelle intenzioni, a bassa densità, ciò che con la piazza
25
La piazza-mercato
allungata andrebbe a crearsi tra le prime due fasce residenziali
sarebbe un “vuoto nel vuoto”.
In secondo luogo, abbiamo scelto di distinguere in modo netto la
zona residenziale da quella degli spazi pubblici, i quali vengono
collocati alle testate delle fasce abitative, così da garantire
buona fruibilità di questi da parte di tutti i Campaltini e,
contemporaneamente, una situazione di tranquillità e privatezza
nelle aree prettamente residenziali.
In ultima istanza, sappiamo che la Comunità stessa di Campalto
si è fermamente opposta all’edificazione sull’area a Nord-Ovest
dell’ambito di intervento, in quanto si andrebbe a distruggere
parte di un parco esistente, il quale costituisce sito di grande
pregio naturalistico, con esemplari arborei in ottimo stato. Proprio
su quell’area la V.PRG prevede la costruzione di un edificio misto,
con funzioni pubbliche commerciali e terziarie, che definisca una
testata della piazza allungata e, “denso di funzioni”, porti “quella
varietà necessaria a rendere vitale lo spazio della piazza” (V.PRG,
Relazione A-1).
Il nostro progetto, in accordo con le istanze dei Campaltini,
prevede dunque che l’area del parco resti intatta e che le funzioni
pubbliche per essa previste vengano accolte altrove, nella piazza
che prevediamo a cavallo di via Passo Campalto e nel settore NordEst dell’ambito di intervento.
Al posto della piazza allungata, abbiamo voluto enfatizzare il punto
in cui il nuovo intervento incontra via Passo Campalto attraverso
la creazione di una piazza che si sviluppi lungo l’asse Nord-Sud,
anziché in direzione Est-Ovest, a cavallo della via stessa e su di
essa rivolta, in modo da offrirsi immediatamente a tutti i passanti.
Qui si troveranno, a Nord, un edificio destinato a contenere negozi,
eventuali uffici pubblici e bar; a Sud gli spazi all’aperto per il
mercato settimanale.
26
Il canale, che segna il limite Sud dell’area di intervento, è stato
considerato come un elemento di qualificazione paesaggistica.
La sua importanza viene sottolineata anche dalla V.PRG, la
quale prevede che lungo le sue rive si sviluppi il cosiddetto
“Parco Anfibio”, un parco lineare attraversato da un percorso
ciclo-pedonale. Noi abbiamo voluto enfatizzare questo parco,
che si costituisce come affaccio naturalistico per il complesso
residenziale, creando luoghi di sosta panoramici lungo il percorso
del parco e prevedendo che gli edifici si sviluppino con altezze
digradanti da Nord a Sud.
Il canale come
risorsa paesaggistica
Nel settore Nord-Est dell’area di intervento abbiamo optato per
una scelta particolare, che si discosta parecchio da quelle che
sono le previsioni del Piano. Laddove questo, infatti, indica la
costruzione di edifici in linea a funzione mista corredati da verde
pubblico e privato, noi abbiamo deciso di abbassare la fascia
delle residenze per creare, sopra, un elemento di dialogo con
il costruito esistente. Data la vicinanza del polo scolastico, la
scelta funzionale è ricaduta su un servizio didattico e ricreativo
per la comunità. E’ prevista, infatti, la realizzazione di un
complesso di edifici comunicanti tra loro nel quale troveranno
spazio una mediateca ed un asilo nido (quest’ultimo è richiesto
dalla V.PRG). Questo complesso sarà inoltre inserito all’interno
di un parco nel quale sarà possibile ospitare esposizioni
temporanee, sia all’aperto sia all’interno di un padiglione
La mediateca ed il
parco annesso
Per quanto riguarda la fascia di edifici misti a N, l’idea della
V.PRG è stata profondamente ripensata. Innanzitutto, dato che
la funzione dichiarata dell’intero intervento è quella di mettere
in comunicazione le varie parti di Campalto, abbiamo ritenuto
di non voler creare alcun limite, né fisico né visivo, tra le
preesistenze ed il nuovo edificato, cosa che, invece, tenderebbe
a determinarsi con la realizzazione di una cortina continua di
edifici in linea.
Il limite Nord:
la relazione con
l’esistente
27
Le tipologie abitative
Gli edifici a blocco
Pertanto, abbiamo declinato questa tipologia in una serie di
edifici a blocco immersi nel verde, così da garantire, anche da
Nord, scorci visivi attraverso il nuovo quartiere ed in modo da
portare il verde fino al limitare dell’area di progetto, a contatto
diretto con le preesistenze.
Abbiamo poi deciso di dedicare tali edifici alla sola abitazione,
sempre in funzione della scelta di separare la funzione
residenziale dal resto per garantire tranquillità e privatezza agli
abitanti del nuovo quartiere.
Gli edifici a schiera
Quella che la V.PRG definisce fascia di tipologia B è stata
progettata come gruppi di alloggi aggregati a schiera e
raggiungibili attraverso percorsi coperti a due livelli. Il primo
di questi, al piano terra, si inserisce in un percorso pubblico
pedonale che va, nel settore Ovest, dalla piazza del mercato al
parco esistente, nel settore Est, dal parcheggio di fronte alla
mediateca al nuovo by-pass stradale previsto dalla V.PRG.
I due livelli sono messi in comunicazione da un corpo scale
esterno, il quale è collegato ai percorsi tramite ponticelli e serve
due schiere di abitazioni.
Ogni coppia di schiere, inoltre, ha in comune una zona
parcheggio riservata ai soli inquilini degli appartamenti.
Le case singole su
lotto
L’ultima fascia di residenze, quella individuata dalla V.PRG come
fascia di tipologia A, prospiciente il parco anfibio, è costituita da
lotti privati di dimensioni 9m x 30m (la massima consentita dalla
V.PRG e scelta al fine di garantire la densità abitativa più bassa
possibile) separati da siepi ed assemblati in gruppi di massimo 6
unità.
Questi vengono serviti, a Nord, dalla strada giardino, dalla quale
si accede all’ingresso principale, sia pedonale sia carrabile, e, a
Sud, dal percorso ciclo-pedonale del parco anfibio.
Questa tipologia di abitazioni, che potrà elevarsi al massimo due
piani fuori terra, si caratterizza per due aspetti: è, delle tre,
la tipologia più “privata” ed anche quella più “verde”, poiché,
oltre a trovarsi questa fascia di lotti a diretto contatto con
l’ambiente naturale del Parco Anfibio, all’interno di ciascun lotto
è garantita un’ampia estensione della superficie verde.
28
La rete distributiva
Il tessuto connettivo del sistema è stato pensato per assolvere
interna
contemporaneamente a due funzioni: quella di mettere in
comunicazione le parti interne del nuovo quartiere e quella di
mettere questo in comunicazione con il resto di Campalto.
Esso si costituisce essenzialmente come una rete:
longitudinalmente si sviluppano infatti i percorsi paralleli alle
fasce abitative, i quali servono gli edifici uno ad uno e congiungono
gli estremi Est ed Ovest dell’intervento; in senso trasversale, si
trovano invece dei percorsi più brevi, atti essenzialmente a mettere
in comunicazione i primi.
I percorsi longitudinali sono costituiti da:
• la piastra di collegamento tra gli edifici a blocco;
• la strada-giardino, così definita per l’alta presenza di
vegetazione e per la bassa velocità e densità di percorrenza
dei mezzi previste al suo interno, atte a determinare una
situazione nella quale il pedone abbia la priorità e possa
godere dello spazio della strada come di un luogo non solo di
attraversamento, ma anche di sosta e ritrovo;
• il percorso ciclo-pedonale del parco anfibio.
I percorsi trasversali si aprono tra le schiere dei lotti e, onde
ridurre al massimo l’impermeabilizzazione del suolo, verranno
pavimentati il meno possibile e, sul resto della superficie, verranno
piantumati con specie di dimensioni diverse a seconda delle
dimensioni del percorso stesso. Nelle oasi verdi di dimensioni
maggiori troveranno posto anche delle sedute, soprattutto in
prossimità del percorso del parco anfibio, così da creare luoghi di
sosta con vista sul parco.
E’ previsto che, all’interno del quartiere, il traffico veicolare sia
ridotto al minimo: esso verrà portato tutto nella strada-giardino,
dalla quale si potrà accedere contemporaneamente ai parcheggi
per le fasce di tipologia A e B.
Per il resto, nel quartiere ci si sposterà a piedi ed in bicicletta ed i
percorsi ciclabili sono stati disegnati in modo da congiungersi con
quelli, esistenti o di progetto, esterni alla zona di intervento.
29
I campielli tra gli
edifici a blocco
Al posto della piazza allungata, tra gli edifici a blocco, è stato
creato un sistema di spazi pubblici dedicati principalmente agli
abitanti del quartiere.
Data la vicinanza, geografica e culturale, di Campalto a Venezia,
città nella quale la vita “in strada” ha un valore sociale ed
urbano fondamentale, e partendo dalla volontà di creare
un luogo nel quale l’acqua trovi il risalto che merita, quale
elemento determinante per l’assetto morfologico e climatico
dell’intero territorio campaltino, si è deciso di ricreare dei
“campielli”. Si tratta di luoghi che gravitano intorno ad uno
specchio d’acqua e nei quali convergono l’elemento naturale
(prato, alberi e cespugli) e quello artificiale (pavimentazioni di
diverso tipo a segnare i percorsi e le aree di sosta). Attraverso le
vasche d’acqua si vuole riproporre l’idea ma anche la funzione
del pozzo. Qui, infatti, verrà fatta la raccolta sotterranea delle
acque meteoriche, che poi saranno riutilizzate a scopi pubblici.
L’acqua
30
Questo progetto riserva molta importanza agli elementi naturali,
i quali è previsto di mettere in sinergia con il costruito ed i
quali costituiscono dei fattori essenziali nella determinazione
dell’assetto dello stesso.
Gli elementi naturali
Al fine di sfruttare al meglio la luce ed il calore apportati dal
sole, gli edifici sono tutti esposti a Sud e collocati lungo fasce
parallele ad altezze digradanti da Nord a Sud, così da garantire
a tutti un buon soleggiamento. La distanza tra gli edifici, inoltre,
è stata calcolata in modo tale per cui, anche in inverno, nel
momento di massima estensione delle ombre, non sussistano
problemi di ombreggiamento reciproco.
Il sole
La compagine edilizia è stata inoltre pensata in funzione
dell’andamento dei venti principali.
L’altezza digradante degli edifici è funzionale a due scopi. Gli
edifici più alti a Nord, infatti, in sinergia con le cortine di alberi
previste, ripareranno il quartiere dal vento freddo invernale (in
particolare dalla Bora); in estate, poi, tutte le fasce abitative
verranno lambite dai venti provenienti da Sud e godranno quindi
della ventilazione naturale.
I percorsi trasversali in asse Nord-Sud, infine, aiuteranno ad
incanalare il vento estivo ed a farlo penetrare fino all’interno del
quartiere.
Elemento essenziale di questo luogo, presente in forma latente
(la falda acquifera è qui molto alta, tanto da non permettere di
costruire sotto terra, se non pochi spazi atti ad accogliere vani
tecnici) e patente (data la prossimità della laguna ed il diretto
affaccio del nuovo quartiere al canale ridisegnato), essa proposta
a valorizzazione di alcuni luoghi strategici.
Sulla piazza-mercato verranno create vasche d’acqua, alternate
ad altre “vasche” di erba, di cespugli o di alberi.
Nei campielli, invece, si vuole ricreare la funzione del pozzo.
Il vento
31
L’acqua
Trattandosi infatti questa di una zona molto piovosa, ci è
sembrato naturale sfruttare l’acqua piovana come acqua di
accumulo per usi pubblici, quali l’irrigazione del verde pubblico
o la pulizia delle strade.
A Sud-Ovest, infine, è stato creato un affaccio diretto sull’acqua.
Qui è stato modificato il disegno del canale previsto dal Piano
per creare un allargamento sul quale è stato collocato un pontile
in legno collegato al percorso del parco anfibio. Questo vuole
offrirsi come luogo di sosta e di affaccio diretto sull’acqua.
Il sistema del verde
Nelle forme di prato, di formazioni cespugliose ed arboree,
l’elemento vegetale è pervasivo. Esso occupa tutti gli spazi
possibile: invade le strade, intervallandosi continuamente alle
sedi dei percorsi, entra nei lotti, si impossessa dei tetti, che
vengono trattati a tetto-giardino.
Tutti i luoghi pubblici, inoltre, sono caratterizzati dal verde,
presente sotto aspetti diversi. Lo “stare”, l’”incontrarsi” in
questo quartiere saranno tutte forme dello “stare nel verde” ed
i luoghi destinati a tali funzioni sono:
• il parco didattico;
• il parco anfibio, attraversato da un percorso ciclopedonale che, talvolta, si allarga in aree di sosta ed
affaccio panoramico;
• il parco giochi, collocato all’incontro del nuovo parco
anfibio con il parco esistente, lontano dalle auto ma ben
raggiungibile sia dalla strada-giardino, sia dal percorso
che, da via Orlanda, attraversa il parco esistente da Nord
a Sud;
• la piastra-parco, che corrisponde a tutto lo spazio
compreso tra il limite Nord dell’area di progetto e la
fascia abitativa di tipologia B. Essa è stata pensata “per
strati”: immaginando di sovrapporre dei layer, siamo
infatti partiti da quello del parco, su di esso, poi, abbiamo
collocato la piastra pavimentata, che si incunea nel verde
fino a collegarsi alla strada-giardino; la piastra è stata
32
•
•
successivamente “bucata” dai pozzi dei campielli e sopra,
infine, abbiamo collocato gli edifici.
La strada-giardino, nella quale sono previsti larghi spazi per
i pedoni ed aree di sosta all’ombra degli alberi;
la piazza mercato, la quale propone un trattamento
particolare del verde. Qui, infatti, lo spazio viene limitato
entro “vasche”, riempite alternativamente con acqua,
alberi, cespugli, semplice prato o pietra, la quale costituisce
la pavimentazione di un percorso che si snoda tra le vasche
consentendo l’attraversamento della piazza.
La scelta e la disposizione delle essenze arboree è stata eseguita
tenendo in considerazione l’abaco di specie fornito dalla V.PRG al
punto 18.3 delle NTA.
Gli ulteriori criteri adottati sono indicati nell’allegato 3.
33
ECO-SOSTENIBILITA’: AZIONI A SCALA URBANA
Questo obiettivo si può raggiungere sempre e solo percorrendo
contemporaneamente due strade:quella del risparmio energetico
e quella dell’uso di fonti alternative.
Nel primo caso, si tratta di un problema di buona forma e di
scelta accurata dei materiali; nel secondo dell’approntamento di
sistemi tecnologici idonei.
Alla scala urbana sono stati previsti due tipi di impianti atti
all’uso efficiente delle risorse del luogo: i sopraccitati pozzi
per la raccolta e la messa in circolo dell’acqua piovana ed un
impianto di teleriscaldamento alimentato a cippato (rispetto
alla fattibilità ed all’effettiva convenienza di un impianto
del genere,si rimanda al Rapporto di Ricerca “La produzione
potenziale di legno-energia nel territorio del Comune di VeneziaMestre”,realizzato dall’AIEL nel giugno 2002 e patrocinato dal
Comune di Venezia, Direzione Sviluppo del Territorio e Mobilità).
La caldaia verrà collocata, sotto terra, sul lato Sud della piazzamercato, in modo tale da trovarsi in posizione baricentrica e
da poter quindi alimentare al meglio tutti gli edifici. Si prevede
di realizzare un sistema di cogenerazione (motore Stirling) così
da produrre contemporaneamente energia elettrica (ca 10%
della resa) sufficiente a coprire il fabbisogno dell’impianto
di illuminazione pubblica. Prevediamo infine di integrare alla
caldaia una pompa di calore, al fine di produrre, in estate, acqua
fredda per refrigerare gli ambienti.
IL LEGNO FONTE ENERGETICA SOSTENIBILE
Oltre alla economicità, i combustibili legnosi offrono
alcuni vantaggi ambientali che vale la pena di ricordare
brevemente:
• Il legno è una fonte energetica che si rinnova con
tinuamente;
• A differenza dei combustibili fossili, quando il legno
viene bruciato in efficienti apparecchi di combustione
(es. caldaie a fiamma inversa) si ottiene un abbattimento
notevole delle emissioni dei gas serra e delle polveri.
• Da un punto di vista energetico, il legno è 15 volte più
efficiente di gas e gasolio.
• Quando il prelievo periodico di legno è inferiore
all’incremento del sistema arboreo, l’utilizzo del legno
non contribuisce all’incremento in atmosfera di CO2, in
quanto la quantità di CO2 liberata dalla combustione è
pari a quella sottratta dall’atmosfera nella fase di crescita
della pianta. Si dice che i combustibili legnosi sono CO2
neutrali.
34
Raccolta dell’acqua piovana nei campielli
35
Dimensionamento
AZIONI A SCALA RESIDENZIALE
Come spiegato nell’allegato 2, al fine di progettare alloggi di
dimensioni adatte alle esigenze dei futuri abitanti di questo
insediamento ed al fine di quantificare, in relazione alla
dimensione di ogni alloggio, il numero necessario per tipologia
dimensionale, abbiamo proceduto incrociando due dati: la
dimensione dell’alloggio minimo (modulo da sommare per
ottenere gli alloggi di dimensioni maggiori) e la percentuale di
utenza prevedibile per ogni tipologia dimensionale.
Sulla base dei dati ricavati dall’analisi del Censimento 2001
in Comune di Venezia per le Località 65 (Campalto CEP), 66
(Campalto), 69 (Campalto Cimitero), 70 (Campalto Bagaron) e
71 (Campalto Goggi), abbiamo ricavato che, in media, i nuclei
familiari si compongono nel seguente modo:
Famiglie da 1 componente: 18 %
Famiglie da 2 componenti : 30%
Famiglie da 3 componenti : 28%
Famiglie da 4 componenti : 18%
Famiglie da 5 componenti : 5%
Famiglie da 6 componenti : 1%
La dimensione minima di un alloggio è stata prevista di 50 mq
(quella imposta dal Regolamento di Igiene del Comune di Venezia
è di 45 mq), ritenuta sufficiente per ospitare una, al massimo
due persone. Questo modulo minimo è stato sommato per
ottenere gli alloggi maggiori, fino ad un massimo di 3 moduli.
Gli appartamenti così ottenuti sono stati distribuiti in base alla
loro dimensione in numero proporzionale al dato percentuale
riportato sopra.
36
Per la realizzazione degli edifici residenziali, è stato scelto un
sistema costruttivo prefabbricato in legno e montato a secco.
Siamo convinti, infatti, che questo sistema, da un lato, sia
perfettamente calzante con il nostro approccio progettuale e,
dall’altro, vada effettivamente incontro all’esigenza di ecosostenibilità dichiarata dalla V.PRG.
Il legno necessita infatti di poca energia per la sua produzione,
è leggero, quindi facilmente trasportabile, non ha scarti di
lavorazione che non siano riutilizzabili ed il prodotto finito si
presta al riutilizzo fino alla conclusione del suo ciclo biologico.
La tipologia strutturale è stata scelta al fine di poter realizzare
con lo stesso metodo anche gli edifici più alti (i blocchi da 4
piani) senza problemi di natura statica. Si tratta di una struttura
a pannelli in legno massiccio costituiti da strati incrociati di
elementi lamellari incollati tra loro.
Per il dimensionamento degli elementi costruttivi, ci siamo
riferiti al sistema prodotto dalla KLH, ditta austriaca
specializzata in questo genere di strutture in legno.
Gli elementi strutturali si riducono a due: per le pareti sono stati
utilizzati pannelli a tre strati di spessore totale 9,4 cm, per i
solai, pannelli a cinque strati di spessore 14,6 cm.
Per l’isolamento interno è stata scelta la lana di roccia abbinata
a cartongesso (in doppio strato funziona bene come elemento
anti-calpestio); il cappotto esterno viene invece realizzato in
fibra di legno. Questo materiale, infati, ha contemporaneamente
un lambda basso (bassa conduttività) e calore specifico alto
(cioè un alto potere di sfasamento), caratteristiche che rendono
questo materiale adatto sia come isolante in inverno sia come
volano termico in estate.
37
Il sistema strutturale
Gli edifici a blocco
Gli edifici a blocco sono edifici alti al massimo 4 piani fuori
terra e costruiti entro una maglia strutturale di 4,5m x 14m.
Questa dimensione determina il modulo abitativo più piccolo. Gli
appartamenti maggiori nascono dalla somma di più moduli, fino
ad un massimo di 3 (162 mq lordi), progettati per ospitare da 4 a
massimo 6 persone. L’idea è che, all’interno della struttura fissa
dell’edificio, i vari appartamenti si compongano in modo sempre
diverso.
Gli edifici sono affacciati a Sud, mentre a Nord si trova il sistema
distributivo, il quale è costituito da un corpo vetrato che
accoglie l’ascensore, il vano scale ed i ballatoi.
Tra ogni ballatoio e gli appartamenti è stato collocato un vano
destinato ad accogliere l’impianto di circolazione forzata
dell’aria. Tale vano (profondo 1m) determina una distanza tra lo
spazio privato degli alloggi e quello semi-pubblico dei ballatoi,
tale da consentire di aprire finestre sul lato Nord degli alloggi
(funzionale all’illuminazione diretta degli ambienti a Nord ed
alla ventilazione naturale degli stessi) pur garantendone la
privatezza.
Sul fronte Sud, si è previsto di fornire gli appartamenti al piano
terra di un pezzetto di verde privato. In questo modo, si evita
l’introspezione negli alloggi da parte di chi si trova a camminare
lungo il percorso che lambisce a Sud questi edifici.
38
Anche nel caso degli edifici a schiera i diversi appartamenti
sono il risultato della somma di più moduli abitativi base (5,3m x
12m).
I mini sono stati pensati per servire un’utenza di anziani. A
garanzia della massima fruibilità, infatti, questi appartamenti
si trovano tutti al piano terra e si sviluppano su un solo livello;
essi sono completi di tutto il necessario, ma sono anche compatti
ed essenziali. Inoltre, per ciascuno di questi appartamenti, è
previsto un pezzetto di verde privato per piccole colture a orto o
giardino.
Al livello superiore ci sono gli alloggi di dimensioni maggiori, i
quali si sviluppano su uno o due piani. Come sempre, il numero
di appartamenti per ogni dimensione è stato calcolato in base
alla stima di popolazione eseguita, ma la loro composizione è
libera e ciò permette di ottenere variazione nello skyline e nel
profilo di ogni schiera.
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Gli edifici a schiera
Le case-atelier sul
parco
Pianta piano terra
Nella V.PRG è previsto che gli edifici di tipologia B siano “caseatelier”, cioè “alloggi che possono integrare uno spazio di
lavoro” (si veda V.PRG, A1, Relazione, pag. 24).
La possibilità di integrare uno spazio di lavoro all’alloggio
è, secondo il nostro progetto, garantita in tutte le tipologie
abitative (basta prevedere che un modulo, anziché accogliere
abitazione, venga adibito a studio). Nonostante ciò, abbiamo
voluto progettare una variazione della tipologia a schiera, la
quale è rappresentata dalle case-atelier sul parco. Data la
collocazione con vista particolarmente privilegiata di questi
edifici, abbiamo pensato di trattarli in modo diverso dagli altri
e di dedicarli a chiunque debba o voglia stare continuamente
in questo luogo, anche nell’orario di lavoro. Morfologicamente,
queste schiere sono simili alle altre, ma qui vengono a mancare
il sistema di risalita ed il percorso al primo piano, in quanto,
da ogni ingresso al piano terra, si può accedere o allo spazio di
lavoro o, attraverso scale interne, all’abitazione privata.
Pianta piano primo
Pianta piano secondo
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Pianta piano copertura
Le abitazioni singole su lotto si caratterizzano rispetto alle altre
per l’alto grado di privatezza che esse offrono. A tale concetto è
stato collegato quello di libertà: all’interno del lotto, il singolo
abitante può costruirsi la casa che vuole!
Il modo con il quale siamo giunti a garantire questa condizione
è quello di offrire i “mattoncini” con i quali ognuno comporrà
la propria casa. Tali “mattoncini” altro non sono che le varie
stanze, “capsule” prefinite di dimensioni fisse che verranno
composte nello spazio del lotto sulla base delle singole esigenze
di spazio, di funzioni, di gusto.
Data la dimensione fissa dei lotti 9m x 30m, al loro interno
è stata creata una maglia di 3m x 3m (si prevede, in alcuni
casi, anche il sottomultiplo di 1,5m), sulla quale si è costruito
un abaco di stanze modulari, corrispondente ognuna ad una
funzione precisa. Il bagno, per esempio,sarà sempre contenuto
in una capsula di base 3m x 3m; la superficie lorda del soggiorno
sarà invece di 4,5m x 7,5m e così via.
La comunicazione tra le stanze è garantita da un corridoio,
anch’esso modulare, che ha la funzione di “trasportare”
attraverso la casa sia le persone sia gli impianti sia l’aria di
ricircolo. Ulteriore estensione di questo elemento è il corpo scale
vetrato, previsto qualora l’abitazione si sviluppi su due piani.
Dato il sistema costruttivo a scatole chiuse autoportanti, la
possibilità richiesta dalla V.PRG di ampliare l’abitazione è
garantita sia sul piano sia in altezza.
41
Le abitazioni singole
su lotto
Il sistema del verde
Ogni tipologia abitativa è stata provvista di verde privato: negli
edifici a blocco ed in quelli a schiera, questo è riservato agli
abitanti degli appartamenti al piano terra.
In relazione ad ogni tipologia abitativa, inoltre, è stato pensato il
sistema delle piantumazioni esterne ai lotti.
Per la collocazione delle alberature su suolo pubblico di fronte
agli edifici a blocco ed a quelli a schiera, è stato rispettato
l’obbligo, imposto dal Codice Civile, di piantare gli alberi di media
dimensione a non meno di 3m di distanza dal confine privato.
E’ inoltre previsto che in ogni giardino delle schiere e delle case
singole su lotto (quelli dei blocchi sono troppo piccoli) venga
piantato almeno un albero.
Infine, tutte le tipologie abitative sono state dotate di tettogiardino, al fine sia di compensare il verde “rubato” per le nuove
edificazioni, sia di aumentare il benessere ambientale all’interno
degli alloggi, grazie all’azione di volano termico svolta dallo strato
verde.
IL TETTO VERDE
Il tetto piano, se progettato e realizzato a regola d’arte, è sicuro e duraturo come un tetto pendente. Da un
punto di vista ecologico, i tetti verdi
sono consigliabili perchè non sigillano
il terreno,migliorano il microclima e
sono in grado di immagazzinare l’acqua
piovana che, altrimenti, in caso di intense precipitazioni, andrebbe a congestionare i canali di scolo.
COPERTURA VERDE ESTENSIVA
Nel caso di copertura realizzata con
verde estensivo, la vegetazione non necessita di cure particolari, non avendo
bisogno di irrigazione supplementare o
di concimazione.
Per tali tipi di tetti trovano applicazione diverse famiglie di piante, quali
muschi, piante erbacee etc. Generalmente i tetti verdi presentano una
struttura dallo spessore variabile tra
gli 8 ed i 15 cm e rendono possibile
un immagazzinamento di acqua fino a
20l/mq. Il peso del tetto può variare da
80 a 150 kg/mq.
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ECO-SOSTENIBILITA’: AZIONI A SCALA RESIDENZIALE
Alla scala residenziale si individuano tre sistemi tecnologici:
• un impianto di circolazione forzata dell’aria, presente
negli edifici a blocco. Questo funziona con un sistema
di camini, una pompa di circolazione dell’aria ed uno
scambiatore sotterraneo per il pretrattamento dell’aria di
immissione. Tre sono i camini: uno cattura l’aria esterna
e la porta fino sotto terra allo scambiatore di calore con
il terreno; uno trasporta l’aria pretrattata nei singoli
appartamenti ed uno, infine, raccoglie l’aria viziata
dagli appartamenti e la espelle all’esterno. Quest’ultimo
funziona come camino solare, è dotato cioè, in copertura,
di una lamiera che al calore del sole si surriscalda e, per
convezione, “richiama” l’aria in uscita.
• Ogni edificio a blocco ed ogni schiera sono inoltre dotati
di un impianto di raccolta delle acque piovane. A partire
dai tetti-giardino, l’acqua viene filtrata e poi raccolta
in cisterne sotterranee. Da qui viene poi ridistribuita ai
singoli alloggi per gli usi domestici non sanitari, cioè per
alimentare gli sciacquoni dei WC e le pompe dei giardini.
• Infine si prevede che edifici a blocco e case a schiera
siano forniti di collettori solari per la produzione di acqua
calda sanitaria. Questi lavorano in combinazione con il
sistema di teleriscaldamento, il quale, invece, serve per
il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo,
che si prevede di realizzare con impianti radianti a bassa
temperatura. Il dimensionamento dei pannelli è stato
condotto a partire dall’ipotesi di popolazione del nuovo
insediamento ed entro un range di consumo minimo e
massimo di acqua calda sanitaria pro-capite giornaliero (si
veda allegato 4).
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AZIONI A SCALA DI ALLOGGIO
L’alloggio: aspetti
dimensionali e
distributivi
Distributivamente, gli appartamenti degli edifici a blocco e
delle schiere sono concepiti in modo simile: essi si sviluppano
in direzione Nord-Sud, l’ingresso è a Nord, mentre il soggiorno
è sempre rivolto a Sud; la zona servizi, infine, non illuminata da
luce diretta, occupa la parte centrale della pianta.
pianta tipo degli appartamenti
dei blocchi
pianta tipo degli appartamenti
delle schiere
Data la totale libertà compositiva prevista per le case singole su
lotto le piante proposte sono esempi di possibili aggregazioni.
L’altezza interna degli ambienti non è costante: è previsto
che bagni ed ingresso siano alti 2,4m (il minimo consentito dal
Regolamento di Igiene del Comune di Venezia), che le camere,
la cucina e lo studio abbiano luce netta di 2,7m e che, infine, il
soggiorno sia alto internamente 3m.
Le dimensioni date dei volumi modulari sono al lordo e
comprendono la parte strutturale più le finiture interne. In
tal modo, quando vengono affiancate due stanze, la sezione
della parete si “specchia”, presentandosi come quella di una
parete divisoria interna, solo più spessa a causa del raddoppio
della parte portante. Una volta finito il montaggio delle pareti,
all’esterno verrà montato il cappotto.
È prevista una serie di soluzioni, anch’esse modulari, per le
aperture delle pareti. Le porte saranno sempre larghe 1m. Le
finestrehanno le seguenti dimensioni fisse: 0,90m, 1,25m, 2,15m
in larghezza e 0,60m,0,90m, 1,80m o la luce totale in altezza.
Ogni parete sarà progettabile sulla base di questi elementi.
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Benessere termoigrometrico
Gli appartamenti degli edifici a blocco sono provvisti di una
serra rivolta a Sud e comunicante con il soggiorno attraverso
una parete vetrata. Ogni serra è dotata di aperture vetrate
scorrevoli e di brise-soleil, anch’essi scorrevoli che, in estate,
garantiscono ombreggiamento e circolazione di aria nella serra,
in modo tale che questa non si surriscaldi. Qualora non ci sia la
serra, l’affaccio Sud di questi appartamenti è completato con
una loggia anch’essa dotata di brise-soleil.
Gli appartamenti delle schiere non vengono dotati di serra, in
quanto essi sono mediamente meno profondi degli appartamenti
dei blocchi e si è ritenuto che il sole possa penetrare
direttamente negli ambienti svolgendo un’azione efficace di
riscaldamento senza bisogno di un volume atto appositamente
all’accumulo di calore. Questi presentano, invece, spazi aperti,
i quali variano in base alla tipologia di appartamento: i mini a
terra sono provvisti di verde privato, l’appartamento medio su
due piani ha un aggetto ombreggiato su tutti i lati ed anche in
copertura con brise-soleil, il medio su un piano ed il maxi hanno
infine una terrazza, che viene ombreggiata con brise-soleil
orizzontali.
Sezione edificio a blocco
Sezione edificio a schiera
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Nelle case unifamiliari su lotto privato la funzione di
accumulatore di calore è svolta dal corridoio vetrato. Questo,
infatti, è dotato di brise-soleil verticali regolabili, i quali, in
inverno, permettono ai raggi solari di filtrare nel volume vetrato
e, così, di riscaldarlo, mentre in estate, riparano il corridoio ed
evitano che questo si surriscaldi.
Anche le aperture delle stanze saranno dotate di un sistema
che le ripara dall’eventuale eccessivo ingresso di luce e calore.
Il sistema è duplice, ma, sostanzialmente, lavora allo stesso
modo: le aperture rivolte ad Est e a Nord saranno tamponate con
un sistema unico che ingloba in un solo infisso un vetro-camera
e, sempre compreso tra due vetri, un frangisole regolabile ed
impacchettabile; le aperture rivolte a Sud e ad Ovest, quelle che
cioè saranno più esposte ai raggi solari, verranno trattate invece
con il solito sistema d i brise-soleil esterni già utilizzato nelle
altre due tipologie residenziali.
E’ previsto, infine, che tutti i tetti degli appartamenti siano
trattati a tetto-giardino, il quale, come detto sopra, svolge
un’azione di volano termico, aiutando ad evitare le dispersioni
di calore attraverso la copertura. Questi tetti saranno inoltre
praticabili e costituiranno un’ulteriore spazio verde privato a
disposizione di ogni appartamento.
Sezione edificio unifamiliare
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ECO-SOSTENIBILITA’: AZIONI A SCALA DI ALLOGGIO
Come detto sopra, negli edifici a blocco si è voluto integrare
un impianto per la circolazione forzata dell’aria. Il sistema
funzionerà con due camini: uno pesante di captazione ed uno
leggero di espulsione dell’aria. Il primo, rivolto verso Sud,
da dove provengono le brezze estive, sarà conformato in
modo tale da incanalare queste ultime e funzionerà grazie al
raffreddamento notturno della propria massa. Di giorno, infatti,
l’aria calda esterna, entrando in contatto con la massa più
fredda del camino, verrà raffreddata ed aumenterà di densità,
venendo così naturalmente indotta a precipitare e ad arrivare
allo scambiatore di calore sotterraneo. Qui verrà ulteriormente
raffreddata. Per risucchio, poi, la stessa aria verrà attratta verso
l’alto dal secondo camino, quello leggero, il quale, in sommità,
sarà dotato di un elemento di captazione solare formato da
superfici metalliche assorbenti delimitate da vetrate. L’aria così
spinta verso l’alto, entrerà negli appartamenti e sarà immessa,
a pavimento, all’interno del soggiorno e delle camere. La stessa
verrà poi prelevata, a soffitto, da cucina e bagni e reimmessa nel
camino solare, attraverso il quale, poi, uscirà all’esterno.
Ogni abitazione sarà dotata di impianto di riscaldamento
radiante a bassa temperatura che servirà a condizionare gli
ambienti sia in inverno sia in estate.
Per quanto riguarda le abitazioni singole su lotto, queste saranno
autonome e sfrutteranno, per la produzione del calore, la
circolazione forzata dell’aria, con pretrattamento in entrata e
recupero del calore in uscita. Il sistema sarà integrato da una
pompa di calore, che si prevede di alimentare con pannelli
fotovoltaici. Il corridoio vetrato fungerà da serra. Nella stagione
fredda, infatti, l’aria, preriscaldata attraverso una serpentina
sotterranea, verrà immessa nel corridoio vetrato attraverso
delle bocchette grigliate; qui essa assorbirà il calore generato
grazie all’effetto serra e poi, per differenza di pressione, entrerà
nelle stanze sufficientemente calda. Dalle stanze, sempre
attraverso aperture grigliate, l’aria viziata verrà estratta e fatta
passare attraverso lo scambiatore di calore, prima di venire
definitivamente espulsa all’esterno.
Si prevede inoltre che in ogni abitazione si adottino sistemi per
la riduzione dei consumi idrici. Questi sono così riassumibili:
1.
realizzazione di condutture brevi, che riducono il rischio
di eventuali guasti ed evitano dispersioni di calore nella
distribuzione dell’acqua calda
2.
installazione di sciacquoni dotati di tasto interruttore
3.
utilizzo di rubinetti a frangigetto, che permettono di
ridurre il consumo idrico del 30-50%
4.
utilizzo di elettrodomestici, quali lavastoviglie e lavatrici,
a basso consumo idrico.
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49
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