I N D I C E - Radio Vaticana
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Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi della Costa d’Avorio Città del Vaticano, 29 marzo - 5 aprile 2006 A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE La Repubblica della Costa d’Avorio Cenni storici La Chiesa in Costa d’Avorio La vita della Chiesa e il suo impegno per il paese Le visite ad limina Giovanni Paolo II e la Costa d’Avorio P.2 P.2 P.5 P. P. P. 1 LA REPUBBLICA DELLA COSTA D‟AVORIO La Costa d’Avorio forma un quadrilatero di 322.462 km2 limitati dall’oceano Atlantico, con il Golfo di Guinea, per circa 550 km di costa, e confinante con Liberia, Guinea, Mali, Burkina Faso e Ghana. Il paese è composto da circa 123 gruppi etnici di origini differenti. Le principali città oltre a Yamoussoukro e Abidjan, sono Bonoua, Bouaké, Dagbego, Grande-Bassam, Korhogo, San Pedro. In totale 17.298.040 abitanti (2005), con lingua ufficiale il francese, ma accompagnato da molte lingue locali quali: Dioula, bamara, akyé, baoulé, bété, sénoufo, yacouba… Forma di governo: Repubblica presidenziale Capitale: Yamoussoukro (120.000 ab.), Abidjan (2.793.000 ab.) sede del governo Religioni: animista 60%, musulmana 25%, cristiana 15% CENNI STORICI Per rimanere alla storia recente, la Costa d'Avorio è stata ufficialmente una colonia francese dal 10 marzo 1893, venendo poi inclusa dal 1904 al 1958 nella Federazione dell'Ovest Africano Francese, chiamato Africa Occidentale francese (AOF). Rimase colonia e territorio d’Oltremare anche durante la Terza Repubblica, ma fino al periodo dopo la Seconda Guerra Mondiale gli abitanti delle colonie erano cittadini francesi senza diritti di rappresentanza. La capitale, fino in 1933, fu Bingerville, passando poi ad Abidjan. La conferenza di Brazzaville nel 1944 e la prima Assemblea Costituente nel 1946, con la gratitudine della Francia per la lealtà degli africani durante il conflitto mondiale, favorì una serie di riforme. La cittadinanza francese venne accordata agli africani, con il diritto di organizzarsi politicamente e l’abolizione del lavoro forzato, con la legge del 11 aprile 1946, promossa da Félix Houphouët-Boigny (foto), destinato a diventare il primo Presidente della Costa d’Avorio. Dieci anni più tardi infatti, nel 1956, il Governo francese decide il trasferimento di molte prerogative statali verso le autorità locali, giungendo nel maggio 1957, ad un vero Consiglio di Governo che 2 portò poi, il 4 dicembre 1958, alla proclamazione della Repubblica, di cui Félix Houphouet-Boigny divenne il primo ministro. Il 7 agosto 1960 viene proclamata l'indipendenza del paese ed è eletto presidente Félix Houphouet-Boigny che rimarrà al potere per circa 30 anni, ma favorirà anche negli anni Sessanta-Settanta un notevole sviluppo economico. Nel 1990 si sono svolte le prime elezioni legislative multipartitiche, a cui segue purtroppo un lungo periodo di instabilità politica, aggravatasi dopo la morte di Houphouët-Boigny, alla fine del 1993. Nell’ottobre 1995 si svolgono le prime elezioni presidenziali, vinte da H. Konan Bédié in un clima di forte tensione. Bédié impone un regime autoritario e dichiara fuori legge il Raggruppamento dei repubblicani, il maggior partito d'opposizione. Lo scontento popolare, accentuato dalla crisi economica, dà il via a disordini e proteste che sfociano in un colpo di Stato militare (1999). Il generale R. Guei, ex capo di Stato Maggiore, destituisce Konan-Bédié e si autoproclama Presidente di un Comitato nazionale di salute pubblica, sospendendo la Costituzione e il Parlamento. Cionostante nel 2000 hanno luogo le elezioni presidenziali, vinte da L. Gbagbo su Guei, alle quali seguono violenti scontri tra le opposte fazioni. (fonte Sapere.it) Una guerra civile strisciante caratterizza ormai lo scenario socio-politico del paese, con tentativi da varie parti di aizzare le divisioni etnico-religiose fra il nord del paese con una forte presenza musulmana e il sud a maggioranza animista e cristiana. I vescovi cattolici con i leaders musulmani e delle altre Chiese cristiane sono intervenuti più volte per ripetere che non si tratta di una guerra di religione e insieme hanno invitato al dialogo fra le parti ed alla riconciliazione. Ottobre 2000: Dopo le elezioni presidenziali il generale Guei si proclama vincitore, ma un'insurrezione popolare lo caccia. Gbagbo, ritenuto il vero vincitore, diventa Presidente, ma il candidato musulmano Outtara chiede nuove elezioni. Inizia lo scontro fra i sostenitori di Gbagbo e di Outtara. 2001: Gbagbo e Outtara intavolano negoziati per la riconciliazione. Quest'ultimo vince le elezioni amministrative e chiede nuove presidenziali, ma è esule fra Francia e Gabon. 19 settembre 2002 - Soldati dissidenti attaccano Abidjan per cercare di rovesciare il presidente Laurent Gbagbo. Il tentativo fallisce, ma i ribelli conquistano il nord del paese. 25 gennaio 2003 - Seydou Diarra viene nominato primo ministro a seguito di un accordo di pace firmato a Marcoussis, in Francia, dopo 3 che Gbagbo si è accordato per dividere il potere con i ribelli e i suoi rivali politici. Seguono rivolte ad Abidjan. 3 maggio 2003 - I ribelli e l'esercito firmano il cessate il fuoco ponendo fine a mesi di combattimenti nelle regioni occidentali. Truppe francesi e dell'Africa occidentale vigilano sul cessate il fuoco a partire dal 24 maggio. 4 luglio 2003 - L'esercito e i ribelli dichiarano che la guerra formalmente è finita. Il paese è diviso tra una parte, il nord, retta dai ribelli, e il sud controllato dal governo. 27 marzo 2004 - Grande marcia di protesta contro il Presidente Gbagbo, che provoca violenti scontri nei quali secondo le Nazioni Unite rimangono uccise almeno 120 persone. I ribelli e il partito d'opposizione escono dal governo. 30 luglio 2004 - Le parti firmano un accordo dopo i colloqui avvenuti in Ghana, stabilendo un programma per le riforme e per il disarmo dei ribelli. 4-6 novembre 2004 - Il governo bombarda la roccaforte dei ribelli, a Bouake, nel tentativo di riprendersi il nord del paese. Nove caschi blu francesi vengono uccisi. In risposta, la Francia distrugge gran parte dell'aviazione del governo della Costa d'Avorio. Seguono rivolte antifrancesi ad Abidjan. 6 aprile 2005 - I ribelli e il Presidente Gbagbo trovano un accordo nei colloqui a Pretoria per porre fine alla guerra. 2 giugno 2005 - Nuovi attacchi intorno alla città occidentale di Duekoue, con più di cento morti. 25 agosto 2005 - I rivoltosi dicono che non permetteranno lo svolgimento delle elezioni presidenziali di ottobre nel nord del paese sotto il loro controllo. 30 ottobre 2005 - Le previste elezioni presidenziali sono rinviate. Una risoluzione dell'Onu permette a Gbagbo di rimanere al potere per un altro anno, mentre è nominato un nuovo primo ministro. 4 dicembre 2005 - Charles Konan Banny, governatore della Banca Centrale dell'Africa occidentale, è nominato Primo Ministro ad interim. La sua nomina è stata proposta dai mediatori dell'Unione africana. 16 dicembre 2005 - Le autorità costituzionali consentono al Parlamento di proseguire la sua attività, nonostante il suo mandato sia scaduto. 15 gennaio 2006 - I mediatori stranieri ritengono che il Parlamento non dovrebbe riunirsi, ma secondo i sostenitori del Presidente Gbagbo il Gruppo di lavoro internazionale non dovrebbe fare tali raccomandazioni. 4 16 gennaio 2006- I sostenitori del Presidente Gbagbo inscenano proteste -che continuano fino ad oggi- contro le Nazioni Unite ad Abidjan e in altre città. (Ansa-Reuters) Il prossimo 6 aprile 2006 - I Vescovi della Costa d’Avorio, al termine della visita ad limina a Roma, celebreranno una Messa per la pace nel paese, promossa dall’Ambasciata della Costa d’Avorio presso la Santa Sede, alla presenza del Corpo Diplomatico e degli amici del paese. La celebrazione si svolgerà nella Chiesa di San Luigi dei Francesi alle ore 18.00. LA CHIESA IN COSTA D‟AVORIO Le prime Missioni cattoliche nel paese, fondate nel XVII secolo, non ebbero futuro. Quando il paese nel 1893 divenne una colonia francese, il primo governatore Binger, sebbene protestante, fece chiamare alcuni missionari cattolici, i Padri delle Missioni africane di Lione che giunsero a Grande-Bassam il 28 ottobre 1895. In poco meno di cento anni la Chiesa ha conosciuto un notevole sviluppo, piantando radici solide nel paese, consolidando una comunità ecclesiale organizzata oggi in 4 Circoscrizioni ecclesiastiche con 13 diocesi. La struttura Presidente della Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio, mons. Laurent MANDJO AKRAN, vescovo di Yopougon Circoscrizioni ecclesiastiche ABIDJAN Arcidiocesi di Abidjan - Card. Bernard AGRÉ Diocesi di Grande Bassam - Mons. Paul DACOURY-TABLEY Diocesi di Yopougon - Mons. Laurent MANDJO AKRAN BOUAKE Arcidiocesi di Bouaké - Mons. Vitale KOMENAN YAO Diocesi di Bondoukou - Mons. Félix KOUADIO 5 Diocesi di Yamousoukro - vacante GAGNOA Arcidiocesi di Gagnoa - Mons. Jean-Pierre KUTWA Diocesi di Daloa - Mons. Maurice KONAN KOUASSI Diocesi di Man - Mons. Joseph TEKY NIANGORAN Diocesi di San Pedro-in-Coté-d'Ivoire -Mons. Barthélémy DJABLA KORHOGO Arcidiocesi di Korhogo - Mons. Marie-Daniel DADIET Diocesi di Katiola - Mons. Ignace BESSI DOGBO Diocesi di Odienné - Mons. Salomon LEZOUTIÉ NUNZIO APOSTOLICO: Mons. Mario Roberto CASSARI (Arc. tit. di Tronto) LA VITA DELLA CHIESA E IL SUO IMPEGNO PER IL PAESE (dalle notizie della Radio Vaticana) LA CHIESA CELEBRA IL CENTENARIO DELL‟EVANGELIZZAZIONE DEL PAESE ABIDJAN, 13 giu 95 - La Chiesa della Costa d'Avorio si sta preparando a festeggiare, il prossimo settembre, il primo centenario dell'evangelizzazione del Paese. La fondazione della Chiesa in Costa D'Avorio risale infatti al 1895, quando vi si installarono i sacerdoti delle Missioni Africane di Lione. I precedenti tentativi di evangelizzare le popolazioni locali, compiuti prima dai Cappuccini, poi dai Domenicani e infine dei Padri Spiritani, erano falliti. Le celebrazioni del centenario, per le quali l'Episcopato ha mobilitato tutte le parrocchie del Paese, avranno luogo dall'8 al 10 settembre a Grand-Bassam. per l'occasione è prevista l'ordinazione di cinquanta sacerdoti. (Programma Francese Africa) LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI PER IL CENTENARIO DELL‟EVANGELIZZAZIONE ABIDJAN, 31 ago ’95 - In occasione delle celebrazioni del primo centenario dell'evangelizzazione della Costa d’Avorio, i vescovi ivoriani hanno pubblicato una lettera pastorale in cui riflettono sul passato, il 6 presente ed il futuro della Chiesa del Paese. "Nel passato - si legge nel documento - la nostra azione pastorale era rivolta al mondo scolastico e a quello rurale. Oggi essa deve affrontare nuove realtà sociali: quella delle persone non qualificate e dei quadri". Le persone con un basso livello di istruzione sono in grande maggioranza giovani che non hanno potuto finire i propri studi e che non riescono a trovare lavoro. "Questi giovani - commentano i vescovi - sono un mondo sofferente e un motivo di grande inquietudine per la nostra società" e la Chiesa della Costa d'Avorio ha il dovere di mobilitarsi per dare una risposta a questo problema. Un altro settore al quale la Chiesa ivoriana intende dedicare un'attenzione particolare sono i quadri. Dalla classe dirigente, scrivono i vescovi, "dipende il destino della Nazione" ed è per questo che la Chiesa ivoriana "intende aiutarli a sviluppare il loro spirito di servizio". (Programma Francese Africa) APPELLO DEI LEADER RELIGIOSI CATTOLICI, PROTESTANTI E MUSULMANI IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 22 OTTOBRE 1995 ABIDJAN, 20 ott 95 - In vista delle elezioni presidenziali in Costa d'Avorio, previste per domenica prossima 22 ottobre, esponenti religiosi cattolici, protestanti e musulmani hanno lanciato un appello alla riconciliazione, per evitare che il Paese vada incontro alla guerra civile, con "tutte le sue tristi conseguenze". L'appello è contenuto in un messaggio congiunto che è stato letto ieri in televisione dall'arcivescovo di Abidjan, mons. Bernard Agrè. "Ogni giorno che passa - si legge nel messaggio - sembra che ci avviciniamo inesorabilmente ad una prova fatale. (...) i segni premonitori si moltiplicano: la violenza sta pian piano crescendo. Ogni individuo, famiglia, la nazione intera ha il fiato sospeso". Dall'inizio del mese le violenze politiche hanno provocato almeno otto vittime in costa d'avorio, dove i principali partiti di opposizione hanno invitato i propri aderenti a boicottare le elezioni, che vedono tra i favoriti il presidente uscente Henri Konan Bedie. (Afp) I RESPONSABILI DEI MOVIMENTI LAICALI RIFLETTONO SULLE CAUSE DELLE RECENTI VIOLENZE NEL PAESE ABIDJAN, 7 nov ’95 - I responsabili nazionali e diocesani dell'Azione Cattolica e dei movimenti laicali in Costa d'Avorio si sono incontrati recentemente a Yopougon per analizzare le radici della violenza che ha scosso il paese in concomitanza con l'elezione presidenziale. Di fronte agli egoismi e alle chiusure ad ogni dialogo, i laici della Costa d'Avorio hanno esortato tutta la comunità cattolica alla riflessione e al perdono 7 reciproco. In un loro documento avvertono che "altre crisi potrebbero prodursi in futuro", perciò è necessario che i laici impegnati nei vari movimenti si abituino a "discernere i valori minacciati, a rispettare la loro gerarchia, ad agire con i mezzi più pacifici per ottenere il consenso". (Programma Francese Africa). I VESCOVI EVIDENZIANO LA NECESSITA‟ DI UNA MIGLIORE FORMAZIONE DEI LAICI ALLA LUCE DELLE RECENTI VIOLENZE NEL PAESE ABIDJAN, 24 gen 96 - Offrire ai laici una formazione che permetta loro di discernere le loro attitudini nell'ambito politico è un dovere pastorale dei vescovi. È l'opinione dei pastori emersa nel corso della assemblea della Conferenza episcopale, conclusasi a Bouakè domenica scorsa. Un’adeguata formazione permetterà ai laici di occupare bene il proprio posto nell’amministrazione e nel governo. Tale formazione, secondo l'indicazione espressa dai vescovi ivoriani, deve avere lo scopo di aiutare i laici a dare un giudizio obiettivo e sereno sugli avvenimenti in modo da essere artefici della vera pace sociale. Il giudizio dei vescovi della Costa d'Avorio giunge in un momento quanto mai opportuno, dopo le recenti elezioni politiche precedute da una campagna elettorale in cui sono accaduti gravi incidenti con vittime e danni. Tra gli autori delle violenze vi sono stati anche dei cattolici. Da qui l'evidenza che la formazione impartita ai laici aveva lacune da colmare subito. L'opera educativa, hanno evidenziato i vescovi, dovrà svolgersi nelle omelie domenicali, con opportune lettere pastorali, mediante conferenze ed incontri riservati ai cattolici già impegnati in politica. Ogni vescovo, ben conoscendo la propria diocesi, sarà in grado di fissare una adeguata linea pastorale. (Programma Francese Africa) INSEGNANTI CATTOLICI DISCUTONO PROSPETTIVE DELL‟INSEGNAMENTO CATTOLICO IN COSTA D‟AVORIO ABIDJAN, 10 lug ’97 - L’insegnamento cattolico in Costa d’Avorio ha buone prospettive per il futuro, almeno a giudicare dai risultati ottenuti finora, sia sul piano quantitativo che soprattutto qualitativo, anche se non mancano problemi. È quanto emerso da una conferenza che ha visto riuniti nei giorni scorsi ad Abidjan 300 insegnanti cattolici e dedicata appunto al futuro dell’insegnamento cattolico nel Paese africano. Alla conferenza sono stati evidenziati anche i problemi con cui devono fare i conti le scuole cattoliche in Costa d’Avorio. Il più preoccupante è quello finanziario, a causa alla drastica riduzione delle 8 sovvenzioni statali, ma anche della tendenza delle famiglie a vedere nelle scuole cattoliche un’opera caritativa quasi gratuita. A ciò si aggiunge la cattiva gestione finanziaria di molte scuole cattoliche. Questi problemi, è stato evidenziato, incidono sul buon funzionamento degli istituti cattolici, e rischiano quindi di allontanare nel lungo termine gli studenti. (Programma Francese Africa) LA CHIESA PIANGE LA SCOMPARSA DEL CARD. YAGO, ARCIVESCOVO EMERITO DI ABIDJAN ABIDJAN/ROMA, 27 ott ’97 - Si sono svolte, venerdì scorso, ad Abidjan in Costa d'Avorio le esequie del cardinale Bernard Yago (foto), arcivescovo emerito, morto il 5 ottobre, all'età di 81 anni. In coincidenza con la cerimonia esequiale di Abidjan, il cardinale Francis Arinze, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso, ha celebrato una Santa Messa solenne di requiem a Roma, nella chiesa di San Crisogono in Trastevere, della quale il card. Yago era titolare. "Della prima generazione dei vescovi africani sub-sahariani nei tempi moderni ha detto all'omelia il card. Arinze riferendosi al card. Yago -, egli, con fedeltà e con capacità promosse la graduale transizione da una chiesa missionaria ad una chiesa autoctona. ebbe la gioia e l'onore di partecipare a tutte e quattro le sessioni dello storico Concilio Vaticano II. Molto abilmente portò la responsabilità di introdurre gli insegnamenti, decreti e direttive e lo spirito del concilio ai cristiani ai diversi livelli di diocesi, parrocchia e stazione". "il cardinale Yago - ha aggiunto il card. Arinze - fu chiamato dal signore ad essere pastore in un periodo di grandi cambiamenti nel continente africano: politici, economici e sociali"" perciò "la vita di un prelato come il cardinale Yago è una esortazione a ciascuno di noi a vivere con fedeltà e con generosità la nostra vocazione e missione nella chiesa e nel mondo. Noi - ha aggiunto il cardinale Arinze - preti e vescovi africani dobbiamo applicare questo a noi stessi. I religiosi e i laici devono, anch'essi, interrogarsi sulla autenticità della loro testimonianza a cristo secondo i differenti vocazioni ed apostolati". (Testo omelia) APPELLO DEI VESCOVI ALLA PACE IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 2000 ABIDJAN, 26 mag ’98 – I vescovi della Costa d’Avorio si sono riuniti nei giorni scorsi ad Abidjan per la loro 69ª assemblea ordinaria. Al termine dei lavori hanno diffuso un messaggio per esortare i fedeli alla speranza e alla pace in vista delle prossime elezioni politiche nel 2000. 9 L’avvicinarsi della scadenza elettorale sta infatti già creando un minaccioso clima di tensione in Costa d’Avorio, le cui attuali difficoltà rischiano di esacerbare ulteriormente gli animi. Tra queste, i vescovi ivoriani segnalano l’aumento della disoccupazione, come anche le tensioni provocate dall’irrisolta questione agraria nel Paese. Di qui il loro appello alla ragione: “Siamo tutti sulla stessa barca – scrivono – e nessuno ha interesse che questa barca si impantani nelle temibili acque della violenza e della guerra civile. Le ondate di violenza - aggiungono – il vandalismo, gli atti incendiari, non risolvono nulla, ma creano solo nuovi problemi”. Il messaggio conclude quindi con una raccomandazione: “Mettiamo da parte le nostre rivalità interne, e alziamoci come un solo uomo per costruire insieme una Costa d’Avorio benedetta da Dio, dove fa bene vivere nella pace, nell’unità e nella speranza con tutti coloro che perseguono realmente il benessere del Paese”. (Programma Francese Africa) INTERVENTO DI MONS. TEKY SUL CELIBATO DEI SACERDOTI E SULLA POLIGAMIA MAN, 2 feb 99 - I sacerdoti che, contravvenendo all'obbligo del celibato, diventano genitori devono assumersi le loro responsabilità prendendosi cura dei figli nati da una relazione. Lo ha detto Mons. Joseph Niangoran Teky (foto), vescovo di Man, in Costa d'Avorio, in una lunga intervista rilasciata nei giorni scorsi all'AIP, l'Agenzia di Stampa Ivoriana, in cui affronta anche lo scottante tema della poligamia, ancora molto diffusa nel paese, anche tra i fedeli. Parlando dei sacerdoti con figli, Mons. Teky, ha ricordato l'assoluta obbligatorietà del celibato ecclesiastico nella Chiesa cattolica che lo considera come uno stato di totale disponibilità nei confronti del servizio divino. Nel caso in cui un sacerdote, contravvenendo a questo obbligo, si trovi ad avere un figlio, ha aggiunto, egli deve essere rimosso dalle sue funzioni ed essere assegnato ad un altro compito, ma "è obbligato dalla Chiesa a trovare in qualche modo una soluzione umana per crescere il bambino". È comunque assolutamente fuori discussione, ha ammonito, che egli "lo abbandoni" al suo destino e non si occupi più di lui. Quanto al problema delle coppie poligame - una realtà molto diffusa in Costa d'Avorio, come in molti altri Paesi del continente africano - Mons. Teky ha ricordato che la Chiesa cattolica non tollera questa pratica in quanto contraria alla legge naturale e vietata da Dio. Riferendosi in particolare alla complessa situazione delle coppie poligame convertite al cattolicesimo, ha ammesso che per loro "non esiste una soluzione definita per integrarli" nella Chiesa, ma che sono state comunque proposte aperture pastorali 10 per venire loro incontro. In pratica, ha spiegato, agli uomini poligami desiderosi di convertirsi al cristianesimo viene chiesto di scegliere una delle loro attuali mogli quale legittima consorte e di impegnarsi a mantenere economicamente l'altra o le altre mogli con le quali dovranno avere solo rapporti di amicizia. (Apic) APPELLO ALLA CALMA DI MONS. AGRÈ CONTRO IL RISCHIO DI GUERRA CIVILE ABIDJAN, 26 ott. 00. - La Costa d’Avorio sembra marciare verso la guerra civile. È l’opinione diffusa dopo l’odierna proclamazione della vittoria elettorale dI Laurent Gbagbo alle elezioni presidenziali di domenica 22 ottobre. La proclamazione è avvenuta contemporaneamente alla messa in stato d’accusa del generale Robert Guei, capo della giunta militare al governo ed avversario politico di Gbagbo. In questo clima, oggi stesso l’arcivescovo di Abidjan, mons. Bernard Agré (foto), ha lanciato un appello “a tutti i compatrioti” ivoriani, perché vogliano smettere le aggressioni contro i luoghi di culto cristiani e musulmani. Mons. Agré ha ribadito che il cristianesimo e il l’Islam sono “tolleranti” in Costa d’Avorio e che, quindi, non bisogna paventare, come si è detto e scritto, alcuna caccia al musulmano. Sia ieri che oggi molte chiese e moschee in Costa d’Avorio sono state incendiate e saccheggiate da rispettivi gruppi di sostenitori di Gbagbo e di Guei. “Non bisogna accrescere la confusione – ha detto l’arcivescovo di Abidjan -, perché essa sfocia in guerre di religione anacronistiche”. Mons. Agré ha aggiunto che tutte le personalità religiose sono di questo avviso. Intanto, il presidente del Consiglio islamico della Costa d’Avorio, Idriss Idriss Kuduss, ha accusato gendarmi e polizia di copertura verso gli aggressori delle chiese e delle moschee. (Apic, Afp, Reuter) DURANTE SCONTRI SEGUITI ALLE DISCUSSE ELEZIONI DEL 22 OTTOBRE PRESE DI MIRA ANCHE CHIESE E MISSIONI CATTOLICHE ABIDJAN, 30 ott 00 - "È tornata la calma in tutto il paese, c'è stata una fiammata di violenza, ma ora bisogna far lavorare il nuovo presidente". È quanto ha riferito a Fides don Aldo Viti, missionario della Piccola Opera della Divina Provvidenza, maestro dei novizi della casa di Bonoua, una delle tre - le altre sono quelle di Anyama e di Korhogo – che 30 orionini gestiscono nella Costa d’Avorio. Qui, gli scontri seguiti alle discusse elezioni del 22 ottobre hanno fatto 153 11 morti e oltre 400 feriti. Tra mercoledì e venerdì scorsi, alcune chiese e missioni cattoliche sono state saccheggiate e in parte date alle fiamme nell'entroterra. I raid – come riferiscono fonti dell’agenzia Misna - sono stati effettuati da estremisti musulmani aderenti e non all'Rdr, la Coalizione dei repubblicani, dopo che si era diffusa la notizia di un assalto ad una moschea di Abidjan. Tra le chiese prese di mira c'è la cattedrale di Odienné, dov'è stato appiccato il fuoco ma senza gravi conseguenze, mentre tra le missioni saccheggiate e più o meno gravemente danneggiate vi sono quelle di Kani, dove tutto ciò che vi era di sacro è stato dato alle fiamme, e una nei pressi di Bouakè. Secondo le informazioni sinora pervenute, il personale della chiesa cattolica è incolume. L'Rdr ha richiesto l'annullamento delle elezioni presidenziali di domenica 22 ottobre, vinte dall'attuale presidente Laurent Gbagbo, in quanto il suo leader, Alassane Dramane Ouattara, ne era stato escluso perché di origini non "puramente ivoriane". Come è noto, Laurent Gbagbo ha formato, il 27 ottobre, il nuovo esecutivo composto da 23 ministri, tra cui 5 donne. Sono 17 i ministri appartenenti al suo partito, il Fronte Popolare Ivoriano. (Fides; Misna) APPELLO ALLA PACE DEL NUNZIO APOSTOLICO, MONS. ZENARI ABIDJAN, 25 ott 00 - "Scongiuro le parti di adoperarsi per far vivere al paese un Natale di pace, con la riacquistata unità, fraternità e tolleranza”. L’appello è del Nunzio apostolico in Costa d’Avorio, mons. Mario Zenari, di fronte alla crisi istituzionale e sociale che, in queste ore, sta vivendo la Costa d’Avorio. “Abbiamo già vissuto un Natale col coprifuoco – aggiunge l’arcivescovo facendo riferimento al Natale del 1999 quando il generale Guei fece il golpe -, il più triste che ho mai visto, con la gente tappata in casa per paura. Il prossimo deve essere diverso. C'è qualcosa di positivo in quest'esperienza: il popolo non vuole accettare il trionfo dell'arbitrio, ma cerca l'affermazione dello stato di diritto e delle libertà fondamentali. La Costa d'Avorio ha grandi tradizioni di democrazia." Già ieri mattina l'arcivescovo di Abidjan, mons. Bernard Agré, assieme ad altri vescovi e rappresentanti di denominazioni protestanti, riceveva in arcivescovado il generale Robert Guei e lo sfidante Laurent Gbagbo, ambedue autoproclamatisi vincitori delle elezioni presidenziali di domenica scorsa. Mons. Agré e gli altri rappresentanti religiosi hanno invitato i due a riconoscere oggettivamente il responso delle urne favorevole, sembra, a Laurent Gbagbo. (Fides, Afp) 12 NESSUNA DIVISIONE TRA CRISTIANI E MUSULMANI DIETRO LA CRISI POLITICA: INTERVISTA DI FIDES A MONS. TABLEY GRAND BASSAM, 12 dicembre 2000 Crisi politica, boicottaggio e assenza di osservatori internazionali rendono difficile una valutazione delle elezioni parlamentari tenutesi Costa d’Avorio, il 10 dicembre, sotto il coprifuoco e in stato di emergenza. L'esclusione dalla competizione elettorale di Alassane Ouattara, leader politico del partito di opposizione RDR (Rassemblement des Républicains), con forte sostegno nel nord musulmano, ha portato nei mesi scorsi a scontri e violenze che hanno prodotto più di 200 morti, oltre a feriti e distruzioni. Le elezioni si sono svolte nello stesso giorno in tutto il paese, meno che in 29 circoscrizioni del nord, dove i seguaci di Ouattara avevano distrutto i seggi. In queste circoscrizioni il governo di Yamoussoukro ha stabilito che le elezioni si terranno nei prossimi giorni. La situazione politica e sociale del paese rimane critica: alcuni parlano pure di guerra di religione, di frattura fra il nord musulmano e il sud cristiano. L’agenzia Fides ha intervistato il vescovo di Grand Bassam, mons. Paul Dacoury Tabley (foto), 66 anni, membro della "Grande Mediazione", l’organismo nato dopo le elezioni presidenziali del 22 ottobre. Egli è anche stato membro della Commissione per la revisione della Nuova Costituzione della Costa d’Avorio: Eccellenza, le elezioni si sono svolte con spirito democratico, senza scontri e nella trasparenza? Il fatto positivo è che si sono svolte, eccetto che nella parte nord del paese. Ma nei prossimi giorni avverranno anche là. È possibile qualificare queste elezioni come "democratiche, vista l'esclusione di Alassane Ouattara? Non capisco perché i media stranieri si fissano sul caso di Ouattara. Egli non è il solo candidato ad essere stato escluso (su 1008 nominati, sono stati scelti solo 776 candidati - ndr). Egli non è l'unico candidato musulmano delle elezioni. E del resto, anche candidati cristiani sono stati rifiutati. Vorrei dire agli occidentali che si mescolano nei nostri affari: come mai voi venite in casa nostra a verificare le campagne elettorali e nessuno di noi viene da voi, in Italia, Francia, Stati Uniti? 13 Ci sarebbe piaciuto mandare due rappresentanti a verificare le elezioni negli stati Uniti! Bene, anche qui da noi l'ultima parola ce l'ha la Corte Suprema, che ha escluso la candidatura di Ouattara, che l'occidente, difende per partito preso. Alcuni affermano che a causa della politica il paese è diviso in un nord musulmano e in un sud cristiano È assolutamente falso. Il nord del paese non è a maggioranza musulmana, come spesso si dice. Gli abitanti di questa regione sono piuttosto animisti, cioè seguono le religioni tradizionali africane,. E non vi è scissione fra nord e sud, né tantomeno fra cristiani e musulmani. Nei giorni scorsi abbiamo perfino elaborato un documento comune per invitare tutti alla calma e alla pace. Il nuovo governo ha lanciato un processo di riconciliazione. Lei ha accettato di farne parte. Perché? Per me servire Dio significa anche servire il mio paese. Così, quando mi hanno chiesto di lavorare per la riconciliazione del paese, non mi sono tirato indietro. A proposito di riconciliazione, cosa pensa della prigione per i due generali Palenfo e Coulibaly (rispettivamente numero 2 e numero 3 del regime di Guei), mentre il generale Robert Guei è in libertà? Voglio proprio far visita a questi due generali. Il Comitato per la Riconciliazione dovrà lavorare fino a mettere in luce la verità su queste situazioni. Occorre andare a fondo per conoscere l'origine di tutte le violenze che il paese ha subito nei mesi scorsi. (Fides) ANCORA ATTACCHI CONTRO MISSIONI E PERSONALE CATTOLICO MAN, 13 dic 00 – Nella Costa d'Avorio, la diocesi di Man vive nella paura, dopo la notizia dell'ennesimo attacco contro il personale religioso della comunità. Solo lunedì scorso infatti la stampa locale ha reso nota la brutale aggressione subita, il 12 ottobre, dal vescovo di Man, monsignor Joseph Niangoran Teky. L'anziano presule è stato picchiato violentemente da un gruppo di ignoti tanto da perdere conoscenza e dover essere ricoverato in ospedale. Le indagini 14 condotte dalla polizia non hanno portato all'identificazione dei colpevoli. È la seconda volta che monsignor Teky subisce aggressioni fisiche, ad opera di persone che sembrano conoscere bene la propria vittima. Pochi giorni dopo, anche le Soeurs des Coeurs de Jésus et Marie di Biankouma, nella stessa diocesi, hanno subito l'assalto a scopo di rapina di un gruppo di uomini che ha sottratto molte cose al convento. Anche in questo caso la polizia non ha perseguito i colpevoli. L'escalation di violenza a Man è sfociata il 10 novembre scorso nell'attacco alla missione dei Fratelli del Sacro Cuore dove ha trovato la morte il 57enne missionario francese Régis Grange. Anche in quell'occasione un gruppo di giovani armati ha fatto irruzione nella missione chiedendo denaro; non avendo trovato nulla, prima di fuggire gli uomini hanno sparato al missionario, che è morto poco dopo. (Misna) LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II AI CATTOLICI PER IL PROSSIMO CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL PAESE AFRICANO (14 aprile 2001) I cristiani prendano parte in modo attivo e fruttuoso all'azione liturgica, specialmente all'Eucaristia, attingano forza spirituale da questo Sacramento e dall'assidua meditazione della Parola di Dio, e si sforzino seriamente di progredire nella via della carità. È l'esortazione che Giovanni Paolo II rivolge ai fedeli della Costa d'Avorio, in una lettera in latino al cardinale Paul Poupard (foto), presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, suo Inviato speciale alle celebrazioni conclusive del primo Congresso eucaristico nazionale del Paese africano, che si svolgeranno ad Abidjan il prossimo 29 aprile. I cattolici in Costa d'Avorio sono quasi il 21 per cento della popolazione, costituita da oltre 14 milioni di abitanti, di cui circa il 39 per cento musulmani e il 17 per cento animisti. Nella lettera, resa nota stamani, il Papa si rammarica di non aver potuto accogliere l'invito rivoltogli dall'arcivescovo di Bouaké, presidente della Conferenza episcopale del Paese, a celebrare la Messa conclusiva del Congresso eucaristico nazionale, ed incarica il cardinale Poupard di presiedere il rito a suo nome. Giovanni Paolo II dice al porporato francese di rendersi interprete del suo affetto presso tutti i partecipanti, invitando tutti i fedeli ivoriani ad una “vera conversione del cuore” e ad uno zelante progresso spirituale nel culto eucaristico. (Radio Giornale internazionale in lingua italiana ore 14- RV) 15 IL NUNZIO ZENARI SUL CESSATE IL FUOCO YAMOUSSOUKRO, 19 ott 02 - “Il cessate il fuoco firmato giovedì è uno sviluppo certamente molto positivo. Speriamo che ora si possa rafforzare e si dia sollecitamente avvio a un vero dialogo”. A parlare è il nunzio apostolico in Costa d’Avorio, monsignor Mario Zenari, che ha espresso in particolare la speranza che gli ultimi sviluppi politici possano consentire di portare aiuto alle migliaia di sfollati che ha prodotto un mese di conflitto fra ribelli e forze governative. “Sono stato in questi giorni a Yamoussoukro – ha spiegato il rappresentante della Santa Sede – e ho visto con i miei occhi la gente che arriva a piedi da Bouaké e dalle altre zone toccate dai combattimenti. Alcuni di loro mi hanno raccontato la situazione terribile che si sono lasciati alle spalle, con la gente esposta alla fame e alle malattie. Adesso – ha aggiunto monsignor Zenari – si parla della creazione di corridoi umanitari per portare cibo e medicinali in zone che sono rimaste troppo a lungo isolate". Almeno in questa prima fase dovrebbero essere le truppe francesi presenti in Costa d'Avorio a garantire il transito degli aiuti. Se le cose procederanno per il verso migliore, poi, molto presto le agenzie internazionali potranno ricominciare a svolgere la propria opera e anche il materiale umanitario che giace in deposito presso il porto di Abidjan, capitale economica del Paese, potrà essere sbloccato. Il nunzio ha concluso facendo ricorso a considerazioni improntate a un cauto ottimismo. "La mediazione condotta dall'Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, ndr) è stata fin qui molto importante ma ci sono ancora tante nuvole all'orizzonte e si richiede grande buona volontà da parte di tutti. Soprattutto – ha osservato – bisognerà vedere se reggerà il cessate il fuoco". Fonti della Misna hanno riferito che ieri sera, fino a pochi minuti prima che entrasse in vigore la tregua, scontri armati sono stati segnalati ad esempio nei pressi di Mbahiakro, una ottantina di chilometri a est di Bouaké, e circa un migliaio di sfollati è giunto nel piccolo centro. Questa mattina, peraltro, la situazione è tornata calma. (Misna) IL CONFLITTO NON È UNA GUERRA DI RELIGIONE: COSÌ IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ABIDJAN, 15 nov 02 - “L’attuale conflitto in Costa d’Avorio non è una guerra di religione”. Lo conferma padre Blaise Amian, Segretario generale della locale Conferenza Episcopale. “Quando nella notte tra il 18 e il 19 settembre il paese si è svegliato sotto i colpi delle armi da fuoco, si è parlato, in un primo momento di un ammutinamento, poi di 16 un tentativo di colpo di stato – annota padre Amian -. Non riuscendo a conquistare il potere, questo tentativo si è trasformato in una ribellione armata che ha sconvolto il nord e il centro del paese, rovinando l’economia e paralizzando le attività pastorali delle diocesi di Odienné, Korhogo, Katiola e Bouaké. Certi media stranieri – commenta il Segretario dei vescovi ivoriani - hanno subito parlato di opposizione tra nord e sud, di guerra aperta tra musulmani e cristiani. Non è vero niente. Altrimenti la parte sud del paese, dove si trova il 75 per cento della popolazione del paese - musulmani e cristiani, ivoriani e stranieri – sarebbe da tempo piombata nella guerra”. Sul conflitto attuale in Costa d’Avorio i vescovi della Provincia ecclesiastica di Abidjan hanno redatto, insieme ai responsabili della Chiesa metodista della Costa d’Avorio, una Dichiarazione con la quale invitano il popolo alla speranza e alla calma. “Non lasciatevi inquietare dalle voci infondate e dalle campagne di intossicazione che seminano la confusione negli animi – esortano i vescovi -. Che i vostri cuori non siano turbati, perché Dio è con noi e veglia sempre su di noi. Non abbiate paura e non spaventatevi l’un l’altro”. Il 17 ottobre la Conferenza Episcopale ha chiesto alle parti in conflitto di dialogare. “La pace e la concordia ci hanno permesso di costruire il nostro Paese durante gli ultimi 30 anni – hanno scritto i pastori -. Non possiamo negare che abbiamo problemi, ma abbiamo il nostro metodo per affrontarli: il dialogo. Abbiamo raccomandato questo metodo ai fratelli in conflitto. Calmiamo i nostri animi e percorriamo la via del dialogo per trovare un accordo. La guerra, qualunque siano i motivi o le ragioni che si possono avanzare per giustificarla, fa più male che bene”. Anche il Forum delle confessioni religiose (cristiani, musulmani e religioni tradizionale), il 16 ottobre, ha reso pubblica una dichiarazione, invitando i religiosi del paese a lavorare per la pace: Quali che siano le nostre origine etniche, la nostra condizione sociale, la nostra appartenenza religiosa e la nostra sensibilità politica, operiamo uniti alla ricerca e alla salvaguardia della pace, per la stabilità del nostro caro paese, la Costa d’Avorio”. (Fides) VISITA DEL CARDINALE GANTIN PER SOSTENERE I FEDELI DEL PAESE IN PIENA CRISI POLITICA PORTO-NOVO, 28 feb 03 - – “Gli ivoriani erano emozionati e contenti della mia iniziativa. Non ero il legato del Papa. È il cuore che mi ha ispirato quel gesto. Sono andato a far visita ai miei fratelli e alle mie sorelle ivoriani, i quali pensano che vi sia un complotto internazionale organizzato contro di loro, che tutti siano contro di loro”. È il 17 commento del cardinale beninese Bernardin Gantin (foto) alla sua visita in Costa d’Avorio, dal 18 al 21 febbraio. Il porporato, che si è ritirato nel proprio paese d’origine nel dicembre del 2002 dopo essere stato per più di trent’anni al servizio della Santa Sede, aveva voluto prendere personalmente l’iniziativa di andare in Costa d’Avorio per sostenere i fedeli del paese in piena crisi politica e sociale. Il cardinale Gantin nella cattedrale di Abidjan ha celebrato, il 18 febbraio, la Santa Messa per la pace. L’iniziativa del porporato è stata sostenuta direttamente dal Papa, che gli ha fatto pervenire un telegramma dove invita i fedeli ivoriani “a lavorare con i loro fratelli per la riconciliazione e per il consolidamento dell’unità nazionale, per costruire una società sempre più fraterna e pacifica”. Accompagnato dal presidente della Conferenza episcopale del Benin, mons. Nestor Assorba, il cardinale Gantin ha rassicurato i fedeli presenti in cattedrale “che un immensa rete di solidarietà umana e cristiana continua a tessersi nel mondo, specialmente nella Chiesa universale”. (Apic) MISSIONARI ITALIANI RESTANO NONOSTANTE LA DEGENERAZIONE VIOLENZE ABIDJAN, 1 feb 03 - - I missionari italiani, per ora, non hanno intenzione di lasciare la Costa d'Avorio. Nonostante la fuga di centinaia di francesi, che in queste ore stanno prendendo letteralmente d'assalto l'aeroporto della capitale Abidjan in cerca di un biglietto per Parigi a causa delle violenze esplose inseguito all'accordo di pace sottoscritto in Francia, i religiosi e le religiose di nazionalità italiana per ora hanno deciso di restare. "Per ora i missionari hanno scelto di rimanere accanto alla popolazione spiega alla Misna Fratel Fabio Mussi, assistente generale del Pime (Pontificio istituto missioni estere di Milano) - anche se ciascuno sarà libero di valutare autonomamente e partire in qualsiasi momento". Ma di fronte alla possibilità di un rimpatrio immediato, fino a questo momento prevale la linea di continuità. "Abbiamo chiesto ai nostri confratelli di valutare la situazione - fanno sapere dalla casa generalizia della Società missioni africane (Sma) di Genova - ma tutti i 14 missionari italiani hanno optato per non abbandonare la Costa d'Avorio". La maggior parte dei religiosi e delle suore missionarie, circa una cinquantina, si trova nelle zone centro-settentrionali controllate dai ribelli che lo scorso 19 settembre sono insorti contro il presidente Laurent Gbagbo. Appartengono a diverse congregazioni, tra cui gli stessi Pime e Sma, missionari della Consolata, frati cappuccini della Lombardia, missionari della congregazione di Don Orione, numerosi sacerdoti diocesani 18 provenienti da diverse città, tra cui Gorizia e Belluno, stimmatini. Vi sono anche le suore della Congregazione della provvidenza, le missionarie 'Nostra regina degli apostoli', le francescane di Maria, le suore clarettiane dell'Istituto di Maria Immacolata. Il 24 gennaio, è stato sottoscritto un accordo di pace a Marcoussis, presso Parigi, accettato da tutte le parti coinvolte nella grave impasse politico-militare che da oltre 4 mesi e mezzo paralizza l'ex colonia francese. Ma l'ipotesi che i ribelli possano ottenere due ministeri del nuovo governo di riconciliazione nazionale (difesa e interni) ha scatenato la rabbia dei 'giovani patrioti' i facinorosi sostenitori di Gbagbo che nella capitale hanno assaltato uffici e strutture francesi e da alcuni giorni hanno scatenato una sorta di 'caccia al bianco' nella capitale. La Costa d'Avorio resta sospesa in una situazione di estrema tensione e inquietudine, che potrebbe degenerare ulteriormente. (Misna) LA PLENARIA DEI VESCOVI DEDICATA ALLA CRISI POLITICA DEL PAESE ABIDJAN, 14 giu 03. – È in corso ad Abidjan la plenaria della Conferenza episcopale della Costa d'Avorio. I lavori sono iniziati, mercoledì scorso, e si chiuderanno, domenica 15 giugno. In questa 76.ma assemblea si riflettono i segni della crisi che sta scuotendo da quasi un anno la Costa d'Avorio. Lo rileva, nell'edizione dell'11 giugno, il quotidiano Fraternité Matin. I vescovi ivoriani stanno conducendo, dunque, una riflessione "profonda ed attuale" sulla situazione socio politica. "La crisi – ha detto mons. Vital Kobenan Yao, presidente della Conferenza episcopale, in apertura dei lavori – ci obbliga all'ascolto reciproco, ad unirci, a ritrovarci". Più volte, ha ricordato mons. Yao, i vescovi hanno avuto l'occasione di intervenire per invitare le diverse parti in conflitto al dialogo, alla ponderazione e a sacrifici di conciliazione in vista di un risultato felice ed accettabile. Da parte sua mons. Laurent Mandjo, vicepresidente della Conferenza episcopale, ha ricordato ai confratelli il fallimento del cosiddetto Forum della riconciliazione, che si tenne a fine 2002. "Contrariamente a quello che si attendeva il popolo – ha detto mons. Mandjo – è stato servito su un piatto d'oro il placebo della menzogna, dell'ipocrisia e della doppiezza sottilmente ammantato di buone intenzioni e di voci pie". (Apic) 19 I RAPPORTI INTERRELIGIOSI SONO BUONI: LO CONFERMA AL QUOTIDIANO “FRATERNITÉ MATIN” IL CARD. AGRÈ ABIDJAN, 29 lug 03 - La situazione dei rapporti interreligiosi in Costa d’Avorio è molto buona, sono i politici del Paese che cercano di creare artificiosamente situazioni conflittuali per i loro fini. Lo conferma il Cardinale Bernard Agré, arcivescovo di Abijdjan, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano ivoriano “Fraternité Matin” in occasione del suo 50° di sacerdozio. Nell'intervista l'arcivescovo, nominato cardinale al Concistoro del 21 febbraio 2001, sottoscrive in pieno l'opinione espressa recentemente dal Presidente del Consiglio Superiore Islamico, l'Imam Cissé Djiguiba (foto), secondo cui "in Costa d'Avorio non ci sono guerre di religione tra musulmani e cristiani". "Abbiamo creato un forum di confessioni religiose, ci incontriamo molto spesso, come ci incontriamo quando c'è qualcosa di molto importante da discutere", spiega l'arcivescovo. "Non abbiamo alcun interesse ad avere dei conflitti interreligiosi, perché nelle nostre famiglie vi è una tale 'compenetrazione' che abbiamo interesse piuttosto ad intenderci e a vivere in comunione per unire i nostri sforzi in vista di uno sviluppo integrale dell'uomo" in una società che sta perdendo i suoi riferimenti morali, ha aggiunto. Secondo il Cardinale Agré, il vero problema in Costa d'Avorio sono i suoi politici che hanno "voluto manipolare" i religiosi per creare una guerra di religioni nel Paese. Riferendosi in particolare all'attuale processo di riconciliazione nazionale a quasi un anno dall'inizio della crisi politico-militare scatenata dall'insurrezione del settembre 2002 contro il Presidente Laurent Gbagbo, egli denuncia la loro ambiguità: "Dicono sì, ma fanno il contrario. Dicono di volere la pace, mentre il loro cuore fa la guerra. Questi uomini nuocciono al processo di pace". Non meno duro è il giudizio sulla comunità internazionale: "Se i Paesi che vogliono aiutarci giocassero pulito, invece di difendere unicamente il loro interesse, se gli ivoriani non adorassero troppo 'il dio denaro', forse potremmo uscirne". L'arcivescovo quindi conclude con un fermo richiamo all'ordine ai giovani facinorosi che spesso scendono per le strade per protestare, compiendo atti di vandalismo contro beni pubblici: "La ricreazione - dice – è finita". (Apic) I LEADER RELIGIOSI CHIEDONO LA COSTITUZIONE DI UNA PIATTAFORMA COMUNE DI DIALOGO ABIDJAN, 9 ott 03 - I leader religiosi cristiani, musulmani e dei culti animisti della Costa d’Avorio chiedono la costituzione di una 20 piattaforma comune di dialogo, concertazione e mediazione con gli uomini politici del Paese. La richiesta è stata avanzata la settimana scorsa ad Abidjan, durante un incontro organizzato dal Ministero ivoriano dei culti con il patrocinio del Pnud, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Durante l'incontro, i partecipanti hanno sottolineato "l'attivo impegno delle autorità religiose del Paese nell'attuale processo di riconciliazione nazionale". Gli esponenti religiosi ivoriani hanno quindi proposto l'organizzazione di un colloquio per ridefinire il concetto di laicità, valutando i suoi vari aspetti ed implicazioni. In particolare, essi chiedono l'uguale trattamento giuridico di tutte le confessioni religiose, il riconoscimento dell'inviolabilità dei luoghi di culto e il rispetto dell'integrità fisica e morale delle autorità religiose. Dall'inizio della crisi politico-militare scatenata un anno fa in Costa d'Avorio dall'insurrezione contro il Presidente Laurent Gbagbo, numerosi esponenti musulmani e cristiani hanno infatti subito aggressioni, mentre diverse moschee e chiese sono state saccheggiate. (Apic) NUOVO APPELLO ALLA PACE DEL CARD. AGRÈ ABIDJAN, 21 feb 04 - Il cardinale arcivescovo di Abidjan, Bernard Agré, ha lanciato un nuovo appello per il ritorno della pace in Costa d'Avorio, dove il processo di riconciliazione nazionale avviato un anno fa con la mediazione della Francia avanza ancora con difficoltà. Lo ha fatto ricevendo per la prima volta nei giorni scorsi i capi delle "Forze Nuove", l'ex guerriglia armata sollevatasi nel settembre 2002 contro il Presiedente Laurent Gbagbo. Il cardinale ha esortato a ricostruire la Costa d'Avorio con il contributo di tutte le parti "ciascuna con il suo peso specifico". "Sta a voi – ha detto ai capi dei ribelli - farvi un esame di coscienza davanti a Dio e fare la buona scelta per oggi e domani". "Prego per voi, come per tutti i compatrioti, perché prendiate Dio sul serio e aderiate sinceramente e definitivamente al processo nazionale di pace in corso", ha proseguito il porporato, che ha concluso dicendosi convinto che i leader dei ribelli sono "capaci vivere nella trasparenza e nella verità". (Apic) I VESCOVI DELLA COSTA D‟AVORIO E DEL BURKINA FASO RIVOLGONO UN APPELLO CONGIUNTO AI RISPETTIVI GOVERNI A DIALOGARE ABIDJAN, 24 apr 04 - I vescovi ivoriani e burkinabè hanno rivolto un pressante appello ai rispettivi governi, invitandoli a “incontrarsi e 21 dialogare” per il bene delle popolazioni africane. L’appello è contenuto nel comunicato conclusivo dell’incontro tra i due episcopati svoltosi dal 22 al 25 aprile ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Nel documento i presuli chiedono ai due governi di “combattere l’ingiustizia e la povertà”, gestire le risorse economiche “in modo trasparente” e “non lasciarsi manipolare dalle potenze economiche straniere”. Riferendosi poi alla sollevazione armata del settembre 2002, causa di una grave crisi socio-politica ancora aperta in Costa d’Avorio, i vescovi hanno sottolineato che gli abitanti di questa nazione e del Burkina Faso, “un tempo fratelli, adesso coltivano la diffidenza”. Le relazioni fra i due Paesi sono infatti degenerate dopo che Yamoussoukro ha accusato Ouagadougou di sostenere la ribellione. La proposta dell’incontro era stata lanciata nel corso dell’ultima della Conferenza episcopale del Burkina e del Niger (Cebn), con l’obiettivo appunto di riannodare i contatti e “trovare la via di una vera riconciliazione tra i due Paesi”. Dopo essersi riuniti venerdì e sabato in conclave, i presuli autori del documento hanno celebrato domenica una messa nella Cattedrale Saint-Paul di Abidjan, alla quale hanno partecipato il Presidente ivoriano Laurent Gbagbo e il Primo Ministro del Governo di riconciliazione nazionale, Seydou Diarra. (Apic; Misna) I VESCOVI INDICONO UN TRIDUO DI PREGHIERE E DIGIUNO PER IMPLORARE LA PACE ABIDJAN, 25 giu 04 - I vescovi della Costa d'Avorio hanno indetto per metà luglio un triduo di preghiere e di digiuno per implorare da Dio il ritorno della pace nel paese. Al termine della loro plenaria ad Abidjan, domenica scorsa, i vescovi ivoriani hanno tracciato in un documento diffuso il quadro della situazione e parlano, senza mezzi termini di "vera catastrofe umanitaria". Infatti "il Consiglio di governo e quello dei ministri non si riuniscono, le istituzioni repubblicane sono sotto tensione, il dibattito pubblico è senza esito. La situazione economica rilevano ancora i vescovi - diventa sempre più disastrosa, impoverendo la popolazione e portando miseria, sofferenza, pianto e desolazione". Da qui l'appello degli stessi vescovi ivoriani alle parti politiche "di riprendere con coraggio e senza ritardi le attività di governo. Perché il governo di riconciliazione nazionale è il solo ed unico luogo di dialogo e di concertazione per uscire dalla crisi. Che ciascuno si metta davanti a Dio per fare l'esame di coscienza". (Fides) 22 I VESCOVI ESORTANO I POLITICI DEL PAESE A RISCOPRIRE L‟AMORE DI PATRIA ABIDJAN, 28 ott 04. - Gli arcivescovi e i vescovi della Costa d'Avorio, di fronte alle grave crisi del Paese, hanno esortato i politici a riscoprire l'amore di patria. Lo hanno fatto con una dichiarazione, pubblicata ad Abidjan, nella quale ribadiscono che la soluzione della crisi non può venire dall'esterno, perché "appartiene al popolo ivoriano di unirsi per poter analizzare e per poter decidere ciò che gli è utile e necessario per ritrovare la propria unità e la pace". "Nella situazione attuale ammoniscono i vescovi - la ripresa della guerra sarebbe un disastro per il paese. Un colpo di Stato non offrirebbe alcuna soluzione durevole: tale alternativa è da respingere". L'ammonimento è realista, perché viene dopo una analisi di ciò che sta accadendo in Costa d'Avorio sul piano politico e su quello sociale. "La situazione è certamente complessa e difficile - rileva la dichiarazione -, ma con Dio tutto è possibile. Sforziamoci - è l'appello - a mettere da parte le nostre divergenze, accettiamo di unire le nostre forze per il bene del nostro Paese e Dio ci sosterrà: ci aiuterà ad uscire dalla nostra crisi". (Documento) I VESCOVI ESORTANO IVORIANI E FRANCESI A RECUPERARE UN CLIMA DI PACE ABIDJAN, 11 nov 04 – Da sabato scorso, la Costa d’Avorio vive una delle situazioni “più drammatiche e tragiche della sua storia” scrivono i vescovi ivoriani in una lettera pastorale diffusa martedì. Un clima di odio antifrancese si distende su tutto il piccolo paese africano provocando vittime e danni. I vescovi perciò, memori degli stretti legami tra la Costa d’Avorio e la Francia, invitano ivoriani e francesi, uniti anche dall’unica fede cristiana, a recuperare un clima di pace in Costa d’Avorio. In una dichiarazione letta in precedenza alla radio panafricana francofona Africa Numero 1 mons. Joseph Aké, ausiliare di Abidjan, aveva detto che “francesi ed ivoriani” sono tutti fratelli. Il pastore invocava altresì lo Spirito di Dio, perché “indicasse il cammino da intraprendere per arrivare alla pace, qui in Costa d’Avorio, e per rafforzare i nostri legami di fratellanza con la Francia, chiamata primogenita della Chiesa e nostra madre nella fede”. Nel loro messaggio i vescovi ivoriani non mancano però di ribadire che sono inquieti “per il ruolo ambiguo, barcamenante e confuso delle autorità francesi “ e si domandano perciò se i francesi sono in Costa d’Avorio per difendere i propri interessi o quelli delle multinazionali. Le dichiarazioni dei vescovi ivoriani hanno suscitato polemiche, ma essi 23 hanno confermato di aver visto giusto di fronte “alla reazione di tale portata e così sproporzionata da parte della Francia”. E i vescovi citano la distruzione di tutti gli aerei dell’aeronautica ivoriana, l’occupazione degli aeroporti di Aidjan e di Yamoussoukro, il bombardamento del palazzo presidenziale in quest’ultima città, i carri armati dispiegati ad Aidjan, gli spari contro giovani e donne a mani nude. Dalla Francia una risposta ai vescovi ivoriani veniva dai confratelli riuniti in plenaria a Lourdes. “Ci appelliamo – dichiaravano i vescovi francesi – alla ripresa del dialogo e all’impegno dei responsabili per poter offrire una pace durevole al popolo ivoriano”. (Apic) LA RADIO NAZIONALE CATTOLICA FESTEGGIA IL SUO QUINTO ANNO YOPOUGON, 11 gen. 06 - In Costa d'Avorio, la Radio Nazionale Cattolica (RNC) "La Voce del Vangelo" si appresta a festeggiare il quinto anno di trasmissioni. Giovedì scorso,nella sede di Yopougon, il direttore della Radio Nazionale Cattolica, padre Camille Non Drin, ha riunito i giornalisti preavvertendoli che l'emittente vuole tenere, il prossimo 2 febbraio, una cerimonia particolare. "Abbiamo seminato nelle lacrime, nel dolore e nell'umiliazione - ha detto Non Drin -. Oggi il Signore ci fa raccogliere nella gioia". La radio Nazionale Cattolica, ha spiegato il direttore, ha privilegiato in questi anni la formazione dei fedeli e degli ascoltatori in genere. Oggi l'emittente continua ad insistere in particolare sulla promozione della donna in Costa d'Avorio, del bambino e dei giovani. In pratica i festeggiamenti per i 5 anni di vita della radio cattolica sono iniziati nel giorno dell'Epifania con il personale dell'emittente riunito nel santuario di Maria. Altre iniziative sono già in corso per pubblicizzare le trasmissioni della Radio Nazionale cattolica. Un torneo di calcio vede di fronte la rappresentativa dell'emittente contro quelle di due altre radio confessionali, "Frequenza Vita" e "Radio Al Bayane". Per il futuro, padre Non Drin auspica in Costa d'Avorio una rete di tutte le emittenti cristiane. (Le Patriote) L‟ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CERAO AD ABIDJAN (1) ABIDJAN, 31 gen 06 - Si sono aperti questa mattina ad Abidjan i lavori dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale regionale dell’Africa dell’ovest francofona, la Cerao. Alla seduta inaugurale hanno partecipato una delegazione del governo, guidata dal primo ministro Charles Konnan Banny, i cardinali Bernard Agré, arcivescovo di Abidjan, Peter Turkson, arcivescovo di Cape Coast nel Ghana, il nunzio 24 apostolico e decano del Corpo Diplomatico ad Abidjan, mons. Mario Cassari, una sessantina di arcivescovi e vescovi, membri della Cerao e rappresentanti di organizzazioni internazionali. I lavori sono iniziati con la lettura, da parte del nunzio apostolico, di un messaggio inviato a nome del Santo Padre dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Benedetto XVI invita i partecipanti ai lavori ad essere attenti alla presenza e all’azione di Cristo nella vita dei loro popoli, provati da numerose divisioni. Il Santo Padre li incoraggia vivamente a guidare i cristiani sulla strada di un’autentica comunione con Cristo e tra di loro per poter diventare artefici di riconciliazione. La situazione di grave crisi che attraversa la Costa d’Avorio è stata presente in tutti gli interventi di questa seduta di apertura. Il cardinale Bernard Agré ha sottolineato come nonostante il momento difficile che sta attraversando il Paese, i vescovi della CERAO hanno avuto il coraggio di venire a manifestare la loro solidarietà con il popolo della Costa d’Avorio. Il ministro dell’Interno Joseph Djabli ha fatto osservare che, nonostante le difficoltà, la Costa d’Avorio rimane una terra di accoglienza e di speranza ed ha augurato che la Chiesa contribuisca a formare un nuovo tipo di cittadino ivoriano. Durante la seduta è stato anche letto il messaggio di saluto del prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe. (Radiogiornale – Programma Francese Africa) L‟ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CERAO AD ABIDJAN (2) ABIDJAN, 2 feb 06 - Prosegue ad Abidjan l’Assemblea della conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale francofona. Durante i lavori di ieri, le conferenze episcopali nazionali, insieme ad alcuni esperti, hanno esaminato il Secondo piano di azione pastorale 2003-2009, intitolato “Pedagogia della santità”, un vero e proprio programma di vita per ogni battezzato africano. Dopo l’ultima assemblea plenaria, tenutasi a Bamako, nel Mali, le Conferenze episcopali della regione hanno organizzato seminari di formazione per permettere ai vescovi stessi, ai loro collaboratori, sacerdoti e laici, di apprendere le metodologie di pianificazione e di elaborare un proprio piano operativo che tenga conto delle concrete situazioni locali. E proprio grazie a tali incontri, i vescovi della Costa d’Avorio hanno potuto stabilire un piano che riflette la situazione di crisi del Paese: un piano che insiste sulla persona di Cristo salvatore, fonte di autonomia e cammino di comunione, riconciliazione, pace e santità. Ma il documento insiste anche sulla famiglia di Dio da costruire perchè luogo e sacramento di verità, di giustizia, di perdono, di riconciliazione e di solidarietà. Per un Paese come la Costa d’Avorio, martoriato da una grave crisi 25 socio-politica, le nozioni di amore, di verità e di unità sono fortemente sottolineate e considerate come risultati-chiave dell’obiettivo strategico da raggiungere. Le Conferenze episcopali hanno anche condiviso, con le conferenze sorelle, gli avvenimenti di gioia e di sofferenza che hanno segnato, oppure continuano a segnare, la vita delle Chiese nei loro rispettivi Paesi. (Radiogiornale – Programma Francese Africa) L‟ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CERAO AD ABIDJAN (3) ABIDJAN, 3 feb 06. - Ieri pomeriggio, i vescovi riuniti ad Abidjan, in Costa d’Avorio, per l’incontro della Conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale francofona (Cerao), si sono recati in visita dal presidente, Laurent Gbagbo, il quale, parlando a braccio, ha ringraziato i presuli per aver scelto la città come sede della loro riunione. Gbagbo ha riconosciuto che la situazione del paese non è certo positiva, ma che la crisi non è di natura religiosa, di lotta tra cristiani e musulmani. Per il presidente, il male risiede nel fatto che alcune persone hanno voluto risolvere con le armi i problemi che 45 anni di sviluppo hanno necessariamente accumulato, mentre la via della democrazia, nella quale si era fortunatamente avviato il Paese, avrebbe favorito la via della pace. Gbagbo ha anche sottolineato che la Costa d’Avorio, come molti altri Paesi dell’Africa, è vittima delle sue stesse ricchezze naturali, di cui ci si vuole appropriare con la forza e la destabilizzazione, invece che con i negoziati. Il presidente Gbagbo ha dunque chiesto ai vescovi di pregare per la pace, non solo nel suo Paese, ma in tutta l’Africa, perché il problema della Costa d’Avorio è tipico dei problemi del continente. Il presidente della Cerao, mons. Theodore-Adrien Sarr (foto), ha esortato il capo di Stato a continuare a lottare con forza per il ritorno della pace, impegnandosi per il dialogo e la comprensione reciproca. (Radiogionale – Programma Francese Africa) IL SOSTEGNO DEI VESCOVI AL PRIMO MINISTRO BANNY ABIDJAN, 21 feb. 06 - La Costa d'Avorio continua a vivere nella confusione e nella tensione il periodo della transizione fino al prossimo ottobre. Il paese è spaccato in due, dopo il fallito colpo di stato del settembre 2002. L'Onu vi mantiene un contingente di 7 mila caschi blu, che lavorano a fianco di 4 mila soldati francesi. Il movimento dei Giovani Patrioti fedele al presidente Laurent Gbagbo chiede la partenze 26 di queste forze, mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto, ai primi di febbraio, che tre esponenti politici, accusati di contrastare gli sforzi per la pace nel paese, vengano impediti nei loro movimenti e che vengano congelati i loro beni. In questa intricata e delicata situazione i vescovi della Costa d'Avorio hanno ribadito la loro posizione: niente disordini. Lo ha detto a chiare note, domenica 11 di febbraio, il vescovo di Man, mons. Joseph Niangoran Teky, nell'omelia della Messa per la pace celebrata nella Basilica di Nostra Signora della Pace. La celebrazione di questa Messa era stata chiesta dai fedeli di Yamoussoukro per implorare da Dio sostegno ed aiuto al primo ministro Charles Konan Banny, 63 anni, governatore della Banca Centrale degli Stati dell'Africa Occidentale (BCEAO). Banny è primo ministro della repubblica della Costa d'Avorio dal 4 dicembre del 2005 incaricato di condurre proprio il periodo di transizione fino al prossimo ottobre. Il primo ministro ed altri esponenti di governo hanno partecipato alla Santa Messa a Yamoussoukro concelebrata dall'arcivescovo Paul Siméon Ahouana e dal vescovo di Man. "Vi è troppo disordine nel paese - ha detto mons. Teky. Per delle sciocchezze, una fetta della popolazione fa la fame, al soldo del potere, perde tempo per le strade". Da qui l'invito a sostenere il primo ministro Banny e ad essere più seri nei rapporti sociali. (Le Patriote) LA SVOLTA POSITIVA DELLA CRISI IVORIANA Abidjan, 17/3/2006 - “Una svolta importante che va incoraggiata dalla comunità internazionale”. Così fonti della Chiesa locale definiscono la riunione del Consiglio dei Ministri della Costa d’Avorio di mercoledì scorso, 15 marzo, alla quale ha partecipato Guillaume Soro, uno dei leader principali della “Forze Nuove”, un gruppo ribelle che controlla il nord-ovest del Paese dal settembre 2002. “Il fatto che Soro dopo anni si sia recato ad Abidjan, la capitale economica della Costa d’Avorio, è una dimostrazione del consolidamento di una maggiore fiducia tra le parti ivoriane. Molto spesso è stata proprio la mancanza di fiducia a far fallire accordi faticosamente raggiunti” aggiungono le nostre fonti. In base alle intese di Marcoussis (Francia) del gennaio 2003, è stato creato un governo di unità nazionale al quale partecipano anche i leader dell’opposizione politica e della ribellione militare. L’attuale esecutivo di unione nazionale, guidato da Charles Konan Banny, è stato formato nel dicembre dello scorso anno, per superare un’impasse del precedente gabinetto. Soro, il numero due del governo, non si recava ad Abidjan dall’ottobre 2004, alla vigilia dei gravi scontri tra l’esercito governativo e le forze ribelli. Mentre il 27 Presidente Gbagbo ha salutato la partecipazione di Soro al Consiglio dei Ministri, come “un’evoluzione positiva della crisi del Paese”, il leader delle “Forze Nuove” ha ribadito la necessità di creare un esercito unificato come premessa per la pacificazione del Paese. (Fides) LE VISITE AD LIMINA I vescovi della Costa d’Avorio si sono recati in visita ad limina a Roma quattro volte sotto il pontificato di Giovanni Paolo II (1981, 1987, 1993 e 1999) Discorso del 19 Novembre 1981 Cari fratelli nell'Episcopato, accogliendovi oggi in Vaticano, come non ricordare l'ospitalità calorosa che mi avete riservato in occasione della mia visita nel vostro Paese? E intorno a voi erano radunati non solamente una moltitudine di fedeli, ma anche un gran numero di vostri compatrioti di tutti gli orizzonti spirituali. Lasciate che io li ringrazi ancora una volta per vostro tramite: la mia gratitudine si rivolge in particolare alle Autorità pubbliche e agli organizzatori. Una Chiesa ben radicata nel paese Un tale entusiasmo spontaneo attorno al successore di Pietro testimonia ciò che, presso di voi, rappresenta la Chiesa, strettamente unita alla Cattedra di Roma e percepita come una realtà africana ben al di là delle comunità cristiane. In questo riconosco un motivo di incoraggiamento a non lasciarvi impressionare da coloro che, col pretesto di conservare e di favorire le tradizioni culturali africane, vorrebbero accusare le Chiese locali di essere infeudate ad una tutela straniera. Il carattere di gioia popolare della vostra accoglienza, le relazioni libere e permanenti che voi intrattenete tanto con Roma che con le Chiese di altri continenti in un clima di scambi e, forse più ancora, l'opera che viene compiuta col vostro incoraggiamento presso l'Istituto cattolico dell'Africa occidentale - che ho avuto la gioia di visitare - negano queste insinuazioni. Il servizio alla Chiesa universale Aggiungerò che senza dubbio non è lontano il giorno in cui le giovani Chiese d'Africa renderanno un prezioso servizio a quelle dell'antica 28 cristianità che hanno fatto conoscere loro il Vangelo che avevano esse stesse ricevuto e che continuano a mettere a vostra disposizione sacerdoti, religiose e laici il cui impegno disinteressato è totale. Non vediamo già i felici inizi di questo scambio apostolico nella testimonianza resa in Europa dai lavoratori cristiani d'Africa e nell'aiuto arrecato dal ministero dei sacerdoti delle vostre diocesi durante i loro studi sul continente europeo? E su questa strada d'aiuto fraterno autenticamente ecclesiale che bisogna progredire, senza alcun complesso. (...) Discorso del 20 Febbraio 1987 Il centenario della Chiesa ivoriana (...) Volete incominciare con il rendere grazie a Dio per tutto ciò che ha realizzato nel vostro paese? Tra otto anni sarà il centenario dell'arrivo dei primi missionari della Società delle Missioni Africane. Ed ecco che, in meno di un secolo, la Chiesa si è solidamente impiantata con le sue strutture essenziali, con dei pastori della Costa d'Avorio. Essa si prepara, come la nuova Cattedrale di Abidjan, che ho avuto la gioia di consacrare, ad affrontare l'avvenire. Essa ha un ruolo importante nella nazione, a fianco degli altri gruppi di religione musulmana o tradizionale. Lo Spirito Santo ha segnato le anime e i costumi di molti dei vostri compatrioti, e il cristianesimo fa ormai parte del tessuto culturale degli Ivoriani. L‟evangelizzazione del paese (...) Questo compito esige evidentemente una presenza il più possibile frequente alle comunità disperse nelle vostre diocesi, e un'attenzione paterna alle loro condizioni di vita umane e religiose. I vostri preti hanno particolarmente bisogno di essere visitati o ricevuti, ascoltati, orientati, incoraggiati, loro che portano nella città o nella savana il peso della fatica quotidiana. Con loro, avete un compito immenso da compiere, in cooperazione con lo Spirito Santo che opera nei vostri cuori. Se l'albero della vostra Chiesa deve piantare le sue radici più in profondità, deve anche estendere i suoi rami per portare frutti più abbondanti. Parlo qui dell'evangelizzazione da proseguire. In alcune diocesi essa sembra aver meno progredito. Più della metà degli Ivoriani non ha ancora conosciuto né ricevuto veramente la prima evangelizzazione. So che gli ostacoli sono complessi, che l'accoglienza e la germinazione sfuggono al nostro potere poiché ciò dipende dalla libertà delle persone e dalla grazia. Almeno l'annuncio missionario deve conservare 29 la priorità, e quelli che hanno la grazia di essere cristiani sanno che devono preoccuparsi di parteciparvi. Al tempo stesso è importante approfondire la fede dei catecumeni e dei battezzati per tutti i mezzi di cui potete disporre: catechesi dei giovani e degli adulti, liturgia; riunioni, movimenti, con l'inculturazione che si impone. Senza questa formazione in profondità, la fede e la pratica religiosa resterebbero superficiali e fragili, l'assorbimento cristiano dei costumi ancestrali non potrebbe realizzarsi, gli spiriti sarebbero sbattuti al vento di ogni dottrina, i gruppi settari attirerebbero i fedeli distogliendoli dalla Chiesa, il dialogo rispettoso con le altre religioni sarebbe seminato di insidie e di rischi. Le sfide nuove e il ruolo dei laici Soprattutto i battezzati non saprebbero resistere all'indifferenza religiosa, al materialismo e al neopaganesimo che alcune mentalità moderne trascinano con loro, in particolare nelle società di consumo che nascono anche da voi. Una fede profonda impegnata non cesserà di cercare di rinnovare il comportamento delle persone nella vita professionale e sociale, e anche il tessuto della società. I cristiani portano il loro contributo per combattere le ingiustizie, elevare il livello di vita delle persone o dei gruppi svantaggiati, educare all'onestà, al disinteresse, alla pace, alla tolleranza, alla carità, alla rettitudine dei costumi. Si tratta di un'opera etica di primaria importanza, che corrisponde al bene della patria. Come pastori dovete ispirarla e sostenerla, conservando sempre la vostra libertà che è quella della Chiesa nel suo ruolo profetico, mantenendo bene la distinzione tra questo ruolo pastorale e la mira dei programmi e dei poteri politici. (...) In quest'anno del Sinodo dei vescovi sul laicato, come non sottolineare l'apporto dei vostri laici all'evangelizzazione e nel sostegno delle comunità cristiane? Già da lungo tempo i diversi settori dell'Azione Cattolica si dedicano nelle vostre diocesi a una attività lodevole, i cui frutti dipendono anche dalla formazione dei suoi membri e del loro accompagnamento da parte di assistenti ecclesiastici ben preparati. Altre associazioni più recenti, meno legate alle strutture della parrocchia ma che offrono un dinamismo nuovo e un impatto ben adatto ad alcune sensibilità e a certi bisogni, potranno senza dubbio apportare un felice contributo al rinnovamento spirituale dei fedeli, a condizione che essi accettino il ruolo di discernimento e di coordinazione che spetta ai pastori. (...) 30 Discorso del 27 Marzo 1993 L‟impegno della Chiesa per e con i giovani (...) In Costa d'Avorio, i giovani rappresentano circa il settanta per cento della popolazione, e le difficoltà che incontrano, specialmente in campo scolastico e universitario, sono aumentate nel corso di questi ultimi anni, in seguito alla crisi economica. La disoccupazione è aumentata; i villaggi hanno poco lavoro da offrire, il che comporta l'esodo dalle campagne con le sue inevitabili conseguenze negative. So che la Chiesa è presente in questo mondo dei giovani, in particolare attraverso i suoi sacerdoti. Continuate ad essere portatori di speranza presso le nuove generazioni. Esortateli ad accogliere la Parola di Dioe a elaborare il oro progetto di vita sul fondamento incrollabile di Cristo «Io sono la vita, la verità e la vita» (Gv 14,6). aiutateli a sviluppare una vera coscienza personale e il senso del dovere. Rafforzate in loro i valori morali della rettitudine, della lealtà, del rispetto per gli altri e del dono di sè. Affiancateli nella lotta contro ciò che minaccia il loro equilibrio personale, come l'eccessiva libertà sessuale, l'aborto o la droga. Esortatlei a impegnarsi, individualmente o in gruppo, a migliorare la sorte di coloro che li circondano e a compiere dei gesti concreti di aiuto reciproco. (...) Discorso del 28 agosto 1999 Consolidare la presenza della Chiesa (...) La Chiesa in Costa d'Avorio ha vissuto nel corso della sua storia diverse fasi di radicamento e di crescita. Oggi dà prova di una bella vitalità che permette di guardare al futuro con fiducia. Le adesioni alla fede in Gesù Cristo e le richieste dei sacramenti dell'iniziazione cristiana sono numerose. Le Celebrazioni liturgiche sono molto vive e seguite. Attraverso il loro spirito conviviale e gioioso, le vostre comunità esprimono l'amore fraterno che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli. (...) Dopo il Sinodo, nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, io stesso ho voluto presentare le decisioni e gli orientamenti che permetteranno alla Chiesa di assicurare la sua missione in modo efficace e insieme fattibile. Si tratta in un certo senso della carta missionaria della Chiesa Famiglia di Dio in Africa, che tutti sono invitati a rendere effettiva nella loro vita personale e nelle loro situazioni particolari. Auspico vivamente che in questo tempo privilegiato, che 31 vedrà la celebrazione del bimillenario dell'Incarnazione, tutto miri «all'obiettivo prioritario del Giubileo che è il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani» (Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, n. 42). (...) Da qualche anno il numero dei sacerdoti sta crescendo regolarmente, il che suscita speranza e ottimismo per il futuro. Rinnovando il mio cordiale saluto a tutti i vostri sacerdoti, li incoraggio a essere nel loro ministero autentici servitori di Cristo, che li ha mandati, e del popolo che è stato affidato loro, in una comunione sempre più viva con il loro Vescovo e con tutta la Chiesa. La vocazione al sacerdozio in effetti induce i sacerdoti ad assumere con decisione l'atteggiamento stesso di Gesù, servo casto e fedele, che ha dato la propria vita senza riserve per realizzare la missione che gli era stata affidata dal Padre. Li invito dunque a impegnarsi con ardore nella sequela del Signore, alla maniera degli Apostoli, vivendo il loro sacerdozio come un cammino specifico di santità. In tal modo saranno, in ogni circostanza, testimoni veridici e credibili della Parola che annunciano e dei sacramenti di cui sono i ministri. Esercitando questo servizio, in uno spirito di distacco evangelico rispetto alla ricerca smodata di beni materiali e di vantaggi personali, saranno segni della generosità di Dio, che offre gratuitamente i suoi doni agli uomini. Il contributo dei missionari (...) Permettetemi di esprimere qui la riconoscenza della Chiesa per il lavoro realizzato nel vostro Paese, da oltre un secolo, da tanti missionari, uomini e donne, che hanno lasciato il proprio Paese di origine perché il Vangelo fosse annunciato nella vostra terra. La loro testimonianza, a volte eroica, è ancora oggi un modello di vita totalmente dedita a Dio e agli altri e una fonte di dinamismo per numerosi religiosi, religiose, sacerdoti Fidei donum, laici, che si sono generosamente impegnati a seguire il loro esempio. Comunità educative unite e fraterne (...) Con l'esempio di comunità educative unite e fraterne che offrono un'immagine concreta di comunione ecclesiale, i seminaristi impareranno a diventare essi stessi uomini di fede, fedeli alla Chiesa e agli impegni che saranno chiamati a prendere. È pertanto necessario scegliere, preparare e seguire quei sacerdoti di vita esemplare che possiedono le qualità umane, intellettuali, pastorali e spirituali adeguate al compito di formatori del clero. In un contesto in cui è spesso difficile proporre ai giovani una vita di ascesi e una disciplina interiore, si ricercheranno i mezzi atti a presentare loro con chiarezza 32 le esigenze della vita sacerdotale, evitando qualsiasi ambiguità e qualsiasi compromesso, nefasti per la loro vita personale e per la Chiesa. (...) La formazione dei fedeli laici occupa quindi un posto di prim'ordine negli orientamenti pastorali, al fine di aiutarli a condurre una vita pienamente coerente e di renderne testimonianza ai propri fratelli. Questa formazione deve permettere ai laici di conoscere chiaramente le verità della fede e le loro esigenze, al fine di non lasciarsi portare «qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore» (Ef 4, 14). Essa contribuirà a guidarli affinché si assumano le proprie responsabilità nella Chiesa e nella società, includendo l'ambito socio-politico ed economico, alla luce del Vangelo e dell'insegnamento della Chiesa. «I cristiani devono essere formati a vivere le implicazioni sociali del Vangelo in modo che la loro testimonianza divenga una sfida profetica nei confronti di tutto ciò che nuoce al vero bene degli uomini e delle donne dell'Africa, come di ogni altro continente» (Ecclesia in Africa, n. 54). La famiglia (...) Nella cultura e nella tradizione africane, la famiglia svolge un ruolo fondamentale, in quanto costituisce il primo pilastro dell'edificio sociale e la prima cellula della comunità ecclesiale. Per questo motivo il Sinodo africano ha considerato l'evangelizzazione della famiglia una priorità. Vi incoraggio vivamente a rafforzare senza posa una pastorale appropriata per seguire le famiglie nelle diverse fasi della loro formazione e del loro sviluppo. In particolare, è indispensabile preparare i giovani al matrimonio e alla vita familiare. Legame fede-cultura e dialogo interreligioso (...) La nuova evangelizzazione alla quale la Chiesa è chiamata deve tener conto, con rinnovato interesse, del legame intimo esistente fra le culture umane e la fede cristiana. La religione tradizionale africana, dalla quale provengono molti cristiani, ha segnato profondamente la cultura del vostro popolo ed esercita ancora una grande influenza sulla comprensione della fede da parte dei fedeli e sul loro modo di viverla, generando a volte delle incoerenze. Come ho scritto nella Ecclesia in Africa, un dialogo sereno e prudente con gli adepti di questa religione «potrà, da una parte, garantire da influssi negativi che condizionano il modo di vivere di molti cattolici e, dall'altra, assicurare l'assimilazione di valori positivi quali la credenza in un essere Supremo, Eterno, Creatore, Provvidente e giusto Giudice che s'armonizzano col contenuto della fede». (n. 67). È tuttavia fondamentale aiutare i 33 battezzati a instaurare un rapporto autentico e profondo con Cristo, che deve diventare il centro effettivo della loro esistenza. Un simile incontro, in cui l'uomo scopre il mistero della propria vita, implica una conversione radicale della persona e una purificazione di tutte le pratiche religiose anteriori a tale incontro. D'altro canto, un dialogo di vita fraterno con i musulmani è a sua volta necessario per costruire pacificamente il futuro. Nonostante gli ostacoli e le difficoltà, è urgente che tutti gli uomini di buona volontà che condividono con essi valori fondamentali, uniscano i loro sforzi per edificare la civiltà dell'amore, fondata sui valori universali di pace, solidarietà, fraternità, giustizia e libertà. È quindi opportuno lavorare insieme allo sviluppo armonioso della società, affinché tutti i figli della nazione possano vivere nel riconoscimento dei loro diritti e dei loro doveri reciproci e sia concessa a tutti la libertà di praticare la propria religione, con le relative esigenze, nel rispetto gli uni degli altri. Sono lieto della presenza nel vostro Paese di diverse istituzioni cattoliche internazionali, soprattutto dell'Istituto cattolico dell'Africa Occidentale, volte a favorire il dialogo fra fede e cultura. Esse sono un segno della crescita della Chiesa in quanto integrano nella loro ricerca le verità e le esperienze della fede, contribuendo a interiorizzarle (cfr Ecclesia in Africa, n. 103). Numerosi giovani ricevono anche una formazione umana e intellettuale negli istituti educativi che dipendono dalla Chiesa o dallo Stato e che sono luoghi privilegiati di trasmissione della cultura. Vi esorto dunque a rivolgere un'attenzione particolare alla pastorale del mondo scolastico e universitario, e più in generale del mondo della cultura, per un reale radicamento del Vangelo nel vostro Paese. (…) ********** UDIENZA AL PRESIDENTE HOUPHOUET-BOIGNY Città del Vaticano, 18 Giugno 1982 Signor Presidente, Signore e Signori, Con un gesto di grande cortesia al quale sono estremamente sensibile, avete voluto rendermi la visita che avevo avuto la fortuna di poter compiere, appena un po' più di due anni fa, fra i cattolici e la popolazione della Costa d'Avorio. Siate tutti cordialmente ringraziati e siate tutti i benvenuti in questa dimora! 34 (...) La casa del Papa, come quella dei pastori della Chiesa, che siano alla testa di una diocesi o di una comunità parrocchiale, deve essere una dimora sempre aperta. Il Cristo, l'Unico Pastore, non era forse totalmente disponibile alle persone e alle folle? Il vostro paese stesso offre un magnifico esempio d'accoglienza. Che resti sempre un luogo di veri incontri, d'ascolto reciproco, di dialogo costruttivo, di concentrazione perseverante, in vista del bene dell'umanità sempre alla ricerca di giustizia, fraternità e pace! (...) Lo sappiamo tutti: nessun popolo al mondo può progredire lungo il cammino di una civiltà che rispetta tutte le dimensioni dell'uomo, senza attenersi liberamente alle norme dettate dalla coscienza e agli imperativi della vita sociale. Che il caro popolo della Costa d'Avorio continui a sviluppare il meglio delle sue tradizioni e della sua cultura penso in particolare alla sua azione moderatrice fra le giovani nazioni africane -, e che conservi allo stesso tempo il coraggio unanime e perseverante di porre rimedio a tutto ciò che è suscettibile di indebolirlo moralmente e socialmente! (...) AI PELLEGRINI DELLA COSTA D'AVORIO AL SEGUITO DEL NEO-CARDINALE YAGO Città del Vaticano, 4 Febbraio 1983 Permettetemi di dirvi quanto mi è gradito ricevervi nella mia casa, voi che siete venuti numerosi ad accompagnare il caro Cardinale Yago, per testimoniargli la vostra venerazione e il vostro affetto. Sapete quanto mi sia caro il ricordo del troppo breve soggiorno che ho potuto fare, grazie a Dio, tra voi e che mi ha permesso di comprendere quale sia l'anima della Costa d'Avorio. Così, chiamando il Cardinale Yago ad entrare nel Sacro Collegio dei Cardinali, ho pensato non solo alle sue grandi qualità personali di pastore interamente votato al suo popolo e alla Chiesa, ma anche alla sua ricca esperienza, che poggia sulla profonda saggezza della vostra Nazione, il cui apporto sarà pregevole per il servizio alla Chiesa universale. Nelle vostre persone, sono ugualmente felice di salutare tutti gli Ivoriani. (...) 35 GIOVANNI PAOLO II E LA COSTA D‟AVORIO I° Viaggio apostolico in Costa d‟Avorio 10-12 maggio 1990 Nel corso del 5° Viaggio Apostolico in Zaire, Congo, Kenya, Ghana, Alto Volta (Burkina Faso), Costa d'Avorio (2-12 maggio 1980) ARRIVO IN COSTA D'AVORIO Abidjan, 10 maggio 1980 (…) Non posso che fermarmi due giorni, e, al di fuori della capitale, i miei incontri saranno rari e brevi. Vorrei però assicurare sin d’ora tutti gli abitanti delle città e dei villaggi della mia stima, del mio affetto, dei miei auguri più cordiali. (…)Saluto gli altri cristiani e gli altri credenti: sanno come noi che il senso di Dio è inseparabile dal cuore umano.(...) DISCORSO AL PRESIDENTE DELLA COSTA D'AVORIO E ALLA NAZIONE Abidjan, 10 maggio 1980 Un nuovo ordine, senza tradire il passato (...) Vostra eccellenza mi permetterà di dirgli la mia ammirazione per questo popolo che, alle soglie del terzo millennio è capace di assumere lui stesso il proprio destino, si sforza di unire in una sintesi felice e adatta le possibilità di cui è stato fornito dalla provvidenza, il genio tradizionale ereditato dagli antenati e la cura del bene comune. Il compito, al quale si adoperano con tenacia i dirigenti della repubblica, non è facile. Si tratta di creare un insieme ordinato ove non si rinneghi nulla di quanto di meglio ha saputo produrre il passato, traendo pienamente nella modernità ciò che può contribuire a elevare l'uomo, la sua dignità, il suo onore. Al di fuori di questo, non c'è vero sviluppo né vero progresso umano o sociale. Non c'è maggiore giustizia. Si rischierebbe di costruire una facciata, perciò, qualcosa di fragile, dove si verificherebbero molte ineguaglianze, senza parlare di quella ineguaglianza all'interno stesso dell'uomo, che accorderebbe più valore alla ricerca del superficiale che si vede, che a quella dell'essenziale che ha la sua forza nascosta. Infatti grande è il pericolo 36 di voler semplicemente copiare o importare quello che si fa fuori, per la sola ragione che giunge dai paesi cosiddetti "avanzati": ma avanzati verso che cosa? A che titolo sono avanzati? L'Africa non ha anch'essa forse più di altri continenti un tempo suoi tutori, il senso delle cose interiori chiamate a determinare la vita dell'uomo? Quanto vorrei contribuire a difenderla da invasioni di ogni genere, da visioni dell'uomo e della società parziali o materialiste e che minacciano il cammino dell'Africa verso uno sviluppo veramente umano e africano! Il primato dei valori spirituali e morali (...) È un argomento che considero capitale e ho voluto trattarne lungamente a New York, davanti alla XXXIV assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Lo si può riassumere in una formula lapidaria: il primato dei valori spirituali e morali in rapporto ai valori materiali o economici. "Il primato dei valori dello spirito - dicevo allora - definisce il significato dei beni terrestri e materiali così come il modo di servirsene...". Esso contribuisce, d'altra parte, "a fare che lo sviluppo materiale, lo sviluppo tecnico e lo sviluppo della civilizzazione siano al servizio di ciò che costituisce l'uomo, o, detto altrimenti, che gli permettano di accedere pienamente alla verità, allo sviluppo morale, alla possibilità di godere totalmente dei beni della cultura che ereditiamo e alla moltiplicazione di questi beni tramite la nostra creatività" (Giovanni Paolo II, Allocutio ad Nationum Unitarum Legatos, 14, die 2 oct. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II,2 [1979] 532-533). Bisogna dunque continuare a riflettere e ad operare su questa linea se vogliamo rispondere ai veri bisogni dell’umanità, e in particolare ai veri bisogni dell’Africa, che sta per acquistare la dimensione dovutale nell’ordine planetario. L’Africa si cerca ancora un po’. Essa ha in mano le chiavi del suo avvenire. Le auguro di approfondire questo tema fondamentale perché i valori spiriturali e morali le imprimano un carattere indelebile, il solo degno di lei. La Chiesa, da parte sua, non ha competenza diretta nell’ambito politico o economico. Essa intende restare fedele alla propria missione spirituale, e rispettare pienamente le specifiche responsabilità dei governanti. L’appoggio morale che può offrire a quanti hanno in carico la città terrestre, si esplica e si giustifica, con la volontà di servire l’uomo, ricordandogli ciò che fa la sua grandezza o risvegliandolo alle realtà che trascendono il mondo. Mi felicito particolarmente qui del concorso che la Chiesa offre in Costa d’Avorio, per la sua presenza nelle istituzioni scolastiche e negli ambienti intellettuali, alla grande 37 impresa nazionale di educazione e di formazione, che già ha saputo assicurare alla popolazione un livello culturale, per tanti titoli, invidiabile. Ma il suo concorso vorrebbe riferirsi specialmente alla coscienza dell’uomo e della donna avoriani, per mostrar loro la loro dignità ed aiutarli a farne buon uso. Il suo concorso vorrebbe ugualmente facilitare una giustizia effettiva, con una cura più grande dei poveri, degli emarginati, dei piccoli, dei migranti e in una parola di coloro che spesso sono abbandonati. (…) OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II Abidjan, 10 maggio 1980 Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie a Dio, che ci ha chiamati a formare una sola Chiesa, nel suo figlio Gesù Cristo! L‟unità della comunità ecclesiale (...) Questa unità profonda, attraverso la varietà multiforme dei popoli e delle razze, fa la nostra gioia e la nostra forza. Essa è un dono di Dio, ma noi dobbiamo anche apportarvi il nostro contributo cosciente e generoso, al fine di realizzare, in maturità, la pienezza di Cristo. Così io vi invito, cari fratelli e sorelle, a percorrere con me i diversi cerchi concentrici di questa unità: prima a livello di Cristo, a livello della Chiesa universale e del suo pastore, a livello della Chiesa che è in Costa d’Avorio e della vostra diocesi, a livello di ciascuna delle vostre comunità parrocchiali, con l’irradiazione che ci circondano. Sì, la nostra unità non è solo, né primariamente, un’unità esteriore, come quella d’un corpo sociale con le sue strutture di organizzazione. Essa è un mistero, come l’ha sottolineato il Concilio Vaticano II all’inizio della costituzione “Lumen Gentium” (cf. Lumen Gentium, 4). Noi formiamo “un popolo che trae la sua unità dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. (...) Io vengo ora alle vostre comunità diocesane di Abidjan o delle altre diocesi. Anche qui i vostri Vescovi conoscono la necessità d'intensificare l'unità che li unisce tra di loro, a livello per esempio della collaborazione pastorale per tutto il paese. E in ciascuna diocesi, che si può chiamare la "Chiesa particolare", una grande unità deve farsi attorno al Vescovo, che ne è il capo secondo il Vangelo, vale a dire il pastore e il padre. Unità della fede, certamente; unità della preghiera; unità di sentimenti fraterni; unità degli sforzi pastorali. E questo in una grande diversità di funzioni indispensabili e complementari. 38 (...)Ma come conservare l'unità della preghiera, l'unità della carità, l'unità pastorale fra tutti? È il ruolo privilegiato della parrocchia, con la sua chiesa e il suo gruppo di pastori in unione con i responsabili religiosi e laici. La parrocchia deve essere accogliente verso tutti: non ci sono dei veri "estranei" in una famiglia di cristiani! Io penso in particolare ai lavoratori migranti o ai tecnici d'altri paesi che devono ricevere e dare la loro parte di vita cristiana. Un solo corpo, un solo spirito, come diceva san Paolo. Cari amici, l’unità non si ferma ancora a questo punto. Noi desideriamo ancora promuoverla con tutti coloro che, senza professare integralmente la nostra fede cattolica o senza conservare la comunione sotto il successore di Pietro, sono stati battezzati e portano il bel nome di cristiani: lo Spirito Santo suscita in tutti i discepoli di Cristo il desiderio e l’azione che tendono all’unità come il Cristo l’ha voluta, nella verità e nella carità (cf. Lumen Gentium, 15). E il disegno di salvezza abbraccia con noi anche coloro che senza ben conoscerlo nelle ombre o sotto delle immagini cercano Dio con cuore sincero (cf. Ivi, 16). Così testimoniando pienamente la nostra fede, siamo animati verso tutti di sentimenti di stima e di dialogo fraterno. Infine, i discepoli di Cristo, le comunità cristiane devono essere fermenti di unità, artefici di riavvicinamento fraterno per tutti gli abitanti di questo paese, africani o non africani. La Costa d’Avorio e la sua capitale conoscono un’evoluzione sociale rapida, in cui la concentrazione urbana, lo sradicamento familiare, la ricerca della casa e del lavoro, ma anche, per certi, le possibilità insospettate di riuscita tecnica, di arricchimento rapido, con le tentazioni del profitto personale e alle volte investito altrove, di sfruttamento dell’uomo, del piccolo, del lavoratore avoriano o migrante, sì, tutto questo rischia, come purtroppo in altri paesi detti “avanzati”, di mettere alla prova la solidarietà, la giustizia, la speranza degli umili, la pace ed anche il sentimento religioso. BENEDIZIONE DELLA PRIMA PIETRA DELLA CATTEDRALE DI SAN PAOLO AD ABIDJAN 11 maggio 1980 (…) Sto per benedire le prime pietre della futura cattedrale d’Abidjan e di una chiesa che sarà dedicata a Nostra Signora d’Africa. La Chiesa è la casa di Dio. Tutta la vita cristiana si fonda su questa realtà sovrannaturale meravigliosa, sempre da approfondire, sempre da meditare, che San Giovanni ha espresso in questa semplice frase: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Sì, il Signore è nato, ha sofferto, è morto ed è resuscitato affinché il 39 cristiano sia veramente figlio di Dio. Questa realtà sovrannaturale deve determinare la vita del cristiano sempre ed ovunque. Come? Riprendo qui ancora l’insegnamento della prima lettera di San Pietro: “Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1Pt 2,5). La Chiesa, la nuova Gerusalemme di cui parlano le Scritture e la liturgia, si costruisce nelle nostre vite, dentro di noi! Tuttavia, la Chiesa, la casa di Dio, non è solo spirituale. Le radici umane delle nostre comunità cattoliche, che si esprimono e si manifestano nella costruzione di chiese, ed in particolare di questa cattedrale, dipendono strettamente dall’Incarnazione, dalla venuta di Dio nella nostra umanità, dal fatto che Dio si è fatto simile a noi e che ha voluto incontrarci attraverso il nostro modo concreto di vivere! (…) DISCORSO AI VESCOVI Abidjan, 11 maggio 1980 (...) Non dimentico che le vostre nove diocesi sono molto diverse per quanto riguarda la situazione della Chiesa. Io parlerò per l'insieme. Prima di tutto, mi rallegro con voi della vitalità della Chiesa in Costa d’Avorio, e ne rendo grazie a Dio. La presenza della Chiesa nei nuovi ambienti (...) Io mi permetto di sottolineare alcuni di questi problemi non per apportarvi delle soluzioni che sono l'oggetto della vostra riflessione e del vostro studio, ma per manifestarvi l'interesse che io nutro per il vostro ministero episcopale. Io penso per esempio alle grandi città di Abidjan, di Bouaké, dove converge un numero considerevole di nuovi venuti dalla campagna e anche d’immigrati di paesi vicini: come rendere la Chiesa ben presente in questi nuovi quartieri e in questi nuovi ambienti? Ci sono poveri di ogni sorta, degli sradicati, dei piccoli ai quali noi dobbiamo una presenza e una sollecitudine particolari, come Cristo. C’è anche un’élite di dirigenti, che hanno bisogno di una riflessione cristiana più approfondita al livello della loro cultura e delle loro responsabilità, prima per non restare a margine della Chiesa ed anche per partecipare ad uno sviluppo più armonioso del paese. Poiché infatti c’è una giustizia sociale da promuovere di fronte a privilegi di fortuna o di potere, d’ineguaglianze troppo forti, di tentazioni di arricchimenti eccessivi, talvolta di corruzione, come voi stessi affermate. La Chiesa deve aiutare i responsabili a non trasferire presso di voi certi modelli di vita occidentale, che hanno tendenza a radicare le persone e le 40 famiglie nel materialismo, nell’individualismo e nell’ateismo pratico, e ad abbandonare a se stessi molti emarginati. Famiglia La pastorale familiare è particolarmente importante; io non ignoro i difficili problemi che essa solleva. Ne ho parlato a Kinshasa. Tocca a voi Vescovi di risolvere in modo concorde conservando la convinzione che, a partire dal Vangelo, secondo l’esperienza secolare della Chiesa espressa dal magistero universale e grazie a una formazione paziente dei futuri sposi, è possibile alle coppie africane vivere, con una particolare intensità, il mistero dell’alleanza, di cui l’alleanza di Dio con il suo popolo, l’alleanza di Gesù Cristo con la sua Chiesa restano l’origine e il simbolo. Da queste famiglie cristiane discenderanno dei beni profondi e durevoli, ivi compresi la fede dei giovani e le vocazioni. Le vostre comunità cattoliche devono anche trovare i rapporti adeguati con le altre comunità cristiane, con i musulmani, con gli altri gruppi religiosi. Ma soprattutto voi avete ancora davanti a voi un immenso campo di evangelizzazione: coloro che restano disponibili per l’annuncio del Vangelo, nei villaggi e nelle città. Lì c’è un apostolato propriamente missionario da proseguire. Ruolo dei Vescovi San Paolo ci ha avvertiti che essere ministri di Cristo, gli occhi fissi sul Vangelo, è esporsi a delle incomprensioni e a delle tribolazioni. Come dice uno dei vostri proverbi: “L’albero situato ai margini del sentiero riceve colpi da tutti quelli che passano”. Ma io vi auguro anche delle grandi consolazioni spirituali. Restate capi spirituali che siano nello stesso tempo dei padri per il loro popolo, nella maniera di Cristo, che serve. Restate liberi di fronte a ogni potere profano riconoscendo pienamente ad esso la sua competenza e la sua responsabilità specifica. Continuate a suscitare una larga collaborazione dei vostri sacerdoti e dei vostri laici, per esaminare i problemi e associarli alle vostre decisioni. Al di sopra di tutto, conservate tra voi una stretta coesione e una vera collaborazione come d’altra parte con i Vescovi dell’Africa dell’ovest. Ah sì, vivete molto uniti, in una solidarietà senza incrinature, tra voi e con la santa Sede: è la vostra forza. Insisto specialmente sui vostri sacerdoti, vostri collaboratori nati, siano essi avoriani o venuti da lontano. Essi formano un medesimo presbiterio, una medesima famiglia. Essi sono talvolta dispersi, in un apostolato difficile. Essi hanno un bisogno particolare di sentire il vostro sostegno, la vostra vicinanza, la vostra amichevole presenza, il vostro apprezzamento del loro lavoro, il vostro incoraggiamento per 41 una vita sacerdotale degna e generosa. E questo favorirà anche le vocazioni. OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II Yamoussoukro, 11 maggio 1980 Cari studenti e studentesse, (...) I vostri Vescovi hanno dunque recentemente indirizzato, a voi, ma anche ai vostri genitori e ai vostri responsabili, una lettera che voleva diagnosticare i pericoli che minacciano la gioventù e provocare in questo ceto come tra gli adulti un generoso risveglio spirituale. L‟appello ai giovani ivoriani Parecchi di voi sono molto coscienti delle difficoltà e delle miserie che raggiungono gli ambienti dei giovani. Senza generalizzare, essi non hanno paura di chiamare le cose col loro nome e d’interrogare i più anziani riferendosi alle celebri parole del profeta Ezechiele: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati” (Ez 18,2). Oggi, da parte mia, vorrei convincervi di una verità di buon senso ma fondamentale che vale per ogni uomo e ogni società che soffrono fisicamente o moralmente: e cioè che il malato non può guarire se non prende lui stesso i rimedi che sono necessari. È quanto l’apostolo san Giacomo voleva far comprendere ai primi cristiani (cf. Gc 1,23-26). A che pro’ diagnosticare il male nello specchio della coscienza individuale e collettiva, se subito lo si dimentica o se si rifiuta di curarlo? (...) Giovani avoriani, ritrovate insieme il coraggio di vivere! Gli uomini che fanno avanzare la storia, ai livelli più umili o più elevati, sono proprio coloro che restano convinti della vocazione dell'uomo; vocazione di cercatore, di lottatore e di costruttore. Qual è la vostra concezione dell'uomo? È una questione fondamentale, perché la risposta sarà determinante per il vostro avvenire e l'avvenire del vostro paese, perché voi avete il dovere di realizzare la vostra vita. Voi avete, di fatto, degli obblighi di fronte alla comunità nazionale. Le generazioni passate vi portano invisibilmente. Sono esse che vi hanno permesso di accedere agli studi e a una cultura destinata a fare di voi i quadri dirigenti di una nazione giovane. Il popolo conta su di voi. Perdonategli di considerarvi come dei privilegiati. Voi lo siete realmente, almeno sul piano della ripartizione dei beni culturali. Quanti giovani della vostra età - nel vostro paese e nel mondo - sono al lavoro e contribuiscono già, come operai o agricoltori, alla produzione e al successo economico del loro paese! Altri, purtroppo, sono senza lavoro, senza mestiere, e talvolta senza speranza. Altri ancora non 42 hanno e non avranno la fortuna di accedere ad una scolarizzazione di qualità. Voi avete verso tutti un dovere di solidarietà. Ed essi hanno verso di voi il diritto di essere esigenti. (...) Lasciatemi ancora sottolineare un aspetto molto importante della vostra preparazione umana, intellettuale, tecnica, per i vostri compiti futuri. Anche questo fa parte dei vostri doveri. Custodite bene le vostre radici africane. Salvaguardate i valori della vostra cultura. Voi li conoscete e ne siete fieri: il rispetto della vita, la solidarietà familiare e il sostegno ai genitori, la deferenza nei confronti degli anziani, il senso dell'ospitalità, la saggia conservazione delle tradizioni, il gusto della festa e del simbolo, l'attaccamento al dialogo e alla conversazione per regolare le divergenze. Tutto questo costituisce un vero tesoro da cui voi potete e dovete trarre del nuovo per l'edificazione del vostro paese, su un modello originale e tipicamente africano, fatto di armonia tra i valori del suo passato culturale e i dati più accettabili della civiltà moderna. Su questo piano preciso, restate molto vigilanti di fronte ai modelli della società che sono fondati sulla ricerca egoistica del benessere individuale e sul dio-danaro, o sulla lotta di classe e la violenza dei mezzi. Ogni materialismo è una sorgente di degradazione per l'uomo e di asservimento della vita in società. Far „crescere‟ la fede (...) Allora, cessate di pensare in silenzio o di dire ad alta voce che la fede cristiana è buona solamente per i bambini e per la gente semplice. Se ella appare ancora così è perché degli adolescenti e degli adulti hanno gravemente trascurato di far crescere la loro fede sul ritmo del loro sviluppo umano. La fede non è un grazioso vestito per il tempo dell'infanzia. La fede è un dono di Dio, una corrente di luce e di forza che viene da lui e deve illuminare e dinamizzare tutti i settori della vita, a mano a mano che essa si radica nelle responsabilità. Decidetevi, fate decidere i vostri amici e i vostri compagni studenti ad assumere i mezzi di una formazione religiosa personale, degna di questo nome. Profittate degli assistenti spirituali e degli animatori messi a vostra disposizione. (...) Giovani della Costa d'Avorio, oggi, il Cristo vi chiama attraverso il suo rappresentante sulla terra. Egli vi chiama esattamente come ha chiamato Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni e gli altri apostoli. Vi chiama a edificare la sua Chiesa, a costruire una società nuova. Venite in massa! Prendete posto nelle vostre comunità cristiane! Offrite regalmente il vostro tempo e i vostri talenti, il vostro cuore e la vostra fede per animare le celebrazioni liturgiche, per prendere parte all’immenso lavoro catechetico presso i bambini, gli adolescenti e anche gli adulti, 43 per inserirvi nei numerosi servizi a beneficio dei più poveri, degli analfabeti, degli handicappati, degli isolati, dei rifugiati e dei migranti, per animare i vostri movimenti di studenti, per operare nelle istanze di difesa e di promozione della persona umana. In verità il cantiere è immenso ed entusiasmante per dei giovani che si sentono traboccanti di vita. (…) VISITA AL LEBBROSARIO DI ADZOPÉ Adzopé, 12 maggio 1980 Cari amici, Vengo a rendervi visita e, in primo luogo, a salutarvi tutti con rispetto ed affetto. (...) Ma non vengo solo per darvi questo incoraggiamento umano. Vengo per confermare quello che sacerdoti, suore, laici cristiani vi hanno sicuramente già detto: nella vostra miseria, Dio vi ama. Questo male non corrisponde al suo disegno d’amore. E nemmeno voi ne avete colpa. Non consideratelo una fatalità. Vedetelo solo come una prova. Il Cristo che adoriamo ha subito lui stesso una prova, quella della Croce, una prova che l’ha sfigurato, e tutto questo senza che lui ne avesse colpa. Si è rimesso a Dio, suo Padre. Si è rivolto a Lui per chiedergli di risparmiarlo, ma ha accettato, ha sofferto. E la sua sofferenza è divenuta per innumerevoli uomini, per voi, per me, causa di salvezza, di perdono, di grazia, di vita. È un grande mistero questa solidarietà nella miseria. È il cuore della nostra religione. I cristiani capiscono il mio linguaggio. La vostra sofferenza, accolta, sopportata con pazienza, amore per gli altri, offerta a Dio, diventa fonte di grazia, per voi ai quali Dio riserva il suo paradiso, e per molti altri. Potete anche pregare per me, e per tutti quelli che mi affidano la loro miseria. Che Dio vi aiuti! Che Dio vi doni la pace. (…) DISCORSO ALLA PARTENZA DALL'AFRICA Abidjan, 12 maggio 1980 (...) Ringrazio le autorità per l'onore che mi hanno fatto dando il mio nome ad una via della città di Abidjan e alla grande piazza di Yamoussoukro. È un gesto delicato che spero contribuirà a tener vivo non solo il ricordo della mia visita, ma soprattutto il mio affetto e la mia stima per tutto il popolo ivoriano. Sono felice d’aver avuto l’occasione di benedire la prima pietra della cattedrale di Abidjan e della chiesa di Nostra Signora d’Africa.. Un 44 legame personale è stato così stabilito fra il Papa e queste due chiese. Oso sperare che tutti quelli che ci pregheranno, non dimentichino di pregare anche per la Chiesa universale... e per me! Il saluto all‟Africa (...) Addio ora, Africa, continente già così amato e che desideravo, dalla mia elezione al Seggio di Pietro, scoprire e percorrere. Addio popoli che mi avete ricevuto, e tutti gli altri ai quali amerei un giorno, se la Provvidenza me lo permette, portare personalmente il mio affetto. Ho appreso molte cose durante questo periplo. Non potete sapere quanto sia stato istruttivo. A mia volta, vorrei lasciare agli africani un messaggio che sgorga dal cuore, meditato davanti a Dio, esigente perché viene da un amico per i suoi amici. L‟Africa, un grande cantiere L’Africa mi è parsa un grande cantiere, da tutti i punti di vista, con le sue promesse e anche, forse, i suoi rischi. Ovunque si vada, si ammira un’impresa considerevole in favore dello sviluppo e dell’innalzamento del tenore di vita, in favore del progresso dell’uomo e della società. Il cammino da percorrere è lungo. I metodi possono essere diversi e rivelarsi più o meno adatti, ma il desiderio di andare avanti è innegabile. Risultati sensibili sono stati già ottenuti. L’istruzione si diffonde, malattie una volta mortali sono sconfitte, tecniche nuove sono sperimentate, si comincia a sapere come lottare contro certi ostacoli naturali. Si sentono sempre più anche i valori propri delle ricchezze dell’anima africana, e ciò suscita fierezza. Parallelamente, l’ascesa alla sovranità nazionale ed il suo rispetto sembrano oggetto delle aspirazioni di tutti. C’è un patrimonio naturale che bisogna assolutamente salvaguardare e promuovere armoniosamente. Non è facile amministrare un tale ribollimento, fare in modo che le vive forze servano all’autentico sviluppo. La tentazione è forte di demolire invece di costruire, di procurarsi a caro prezzo armi per popolazioni che hanno bisogno di pane, di voler appropriarsi del potere - coinvolgendo un’etnia contro un’altra in sanguinose lotte fratricide - mentre i poveri desiderano la pace, o ancora di soccombere all’ebbrezza del profitto a beneficio di una classe privilegiata. Non cadete, cari fratelli e sorelle africani, in questo ingranaggio distruttivo che non ha niente a che fare con la vostra dignità di creature di Dio, né con quello di cui voi siete capaci. Non dovete imitare alcuni modelli stranieri basati sul disprezzo dell’uomo o sull’interesse. Non dovete rincorrere bisogni artificiali che vi darebbero una libertà illusoria o che vi condurrebbero all’individualismo, quando 45 l’aspirazione comunitaria è così fortemente radicata presso di voi. Non dovete nemmeno lasciarvi ingannare dalle virtù di ideologie che vi fanno intravedere un benessere completo sempre rimandato al domani. Siate voi stessi. (...) Sono in Africa, in particolare, per commemorare il centenario dell'evangelizzazione di molti paesi. Sono anniversari carichi di speranza, la speranza di una nuova energia per intraprendere una nuova tappa. Questo vale per tutti i paese visitati. Voi siete la Chiesa in Africa. Quale onore, e quale responsabilità! (...) Credo veramente e professo che egli è venuto per gli africani, per elevare e salvare l'anima africana, in attesa anch'essa della salvezza, per mostrarle la sua bellezza, ma arricchirla anche all'interno, predicarle la vita eterna con Dio. È venuto per gli africani come per tutti gli uomini, e non è estraneo ad alcun sentimento nazionale, a nessuna mentalità, invitando i suoi discepoli di qualunque continente a vivere fra di essi l'ammirevole scambio della fede e della carità. (...) II° Viaggio apostolico in Costa d‟Avorio 10 agosto 1985 Nel corso del 27° viaggio apostolico in Togo, Costa d'Avorio, Camerun, Repubblica Centro-Africana, Zaire, Kenya, Marocco. (8–19 agosto 1985) DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II Aeroporto di Abidjan - 10 agosto 1985 (...) La mia presenza tra voi, oggi, riveste il carattere pastorale di tutto il mio pellegrinaggio in terra d'Africa; ed è un atto specificamente religioso che mi induce a fare una tappa ad Abidjan. Ma vorrei cogliere questa occasione per ripetere ai nostri fratelli di altre confessioni cristiane, la nostra disponibilità a ricercare l'unità e la cooperazione fraterna, e per esprimere a tutti coloro che si riconoscono in altre tradizioni religiose al di fuori del cristianesimo, il mio rispetto e il desiderio della Chiesa cattolica d'intrattenere con tutti delle relazioni imperniate sulla fiducia. So che la Costa d'Avorio è un Paese accogliente e che la tolleranza è reale tra gruppi di tradizioni e origini differenti. Nell'ambito dello Stato, è importante che tutti mettano in comune i loro sforzi leali per far fronte ai compiti necessari, 46 affinché l'avvenire di un giovane popolo possa essere previsto con sicurezza e perché domani le inquietudini e i dubbi di oggi siano superati. (...) OMELIA PER LA CONSACRAZIONE DELLA CATTEDRALE DI SAN PAOLO AD ABIDJAN 10 agosto 1985 “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4, 23). La costruzione della Chiesa continua (...) Cinque anni fa, l'11 maggio 1980, sono stato da voi invitato a benedire la prima pietra della vostra cattedrale. E ora mi è dato di consacrare la casa che voi avete costruita per Dio. Rendo grazie per questo raro privilegio. Rendo grazie specialmente per tutto ciò che questa impressionante realizzazione rappresenta nella vostra nazione, che ha celebrato il 25° anniversario della sua indipendenza. Incoraggiati da tutto un popolo, gli architetti e i numerosi costruttori hanno portato a termine un'opera meravigliosa, perché è segno eloquente di fede, ed è testimonianza della maturità e della vitalità di una Chiesa. (...) La Chiesa di Abidjan, la Chiesa in Costa d'Avorio, manifesta con questa costruzione materiale che essa stessa è in verità una costruzione spirituale. Senza il dinamismo interiore della fede, senza la speranza fondata sul Cristo vivente, un tempio di pietra resterebbe vuoto di senso, per quanto grandioso esso sia. La ragion d'essere di un tempio di pietra è il tempio interiore della comunità dei discepoli del Signore. (...) Voi portate a termine un edificio, ma sapete che la costruzione della Chiesa continua. È un compito di tutti i giorni e di tutte le generazioni. Per adempierlo fedelmente occorre che gli uomini siano purificati e rinnovati incessantemente, che siano convertiti dalla grazia di Dio e distolti dal peccato che è opera di morte. (...) Il Cristo ha detto alla samaritana: "È giunto il momento in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori". Questo momento viene in questo Paese, dopo una storia già lunga; diversi gruppi di evangelizzatori hanno cercato di stabilire qui la Chiesa dal XVII al XIX secolo, e non hanno potuto rimanervi; delle prove, nelle quali molti hanno offerto la loro vita, hanno interrotto la loro opera. Il momento è giunto in modo decisivo nel 1895, quando la fondazione della Chiesa nel vostro Paese ha potuto essere intrapresa su una base duratura dai Padri delle Missioni Africane e dal primo prefetto apostolico di Abidjan, ai quali presto si 47 sono associate le suore di Nostra Signora degli apostoli. È giusto, in questo giorno, richiamare la memoria di tutti gli evangelizzatori che hanno speso qui la loro salute, e talvolta la loro vita, per stabilire grazie alla loro carità eroica - una Chiesa che ha ora le sue radici e che sviluppa da sola i suoi rami, che porta essa stessa i frutti della semente che viene da Dio. Penso alle diocesi che hanno potuto essere erette sotto la responsabilità dei vescovi africani. Al presente, il “momento” di Dio è venuto in modo nuovo. La cattedrale che la Chiesa in Costa d’Avorio dedica a San Paolo con la consacrazione di oggi, officiata dal Vescovo di Roma, è un segno di maturità nell’opera di evangelizzazione che rimane sempre da continuare. Il Vangelo del Cristo è indirizzato a tutti gli uomini, e su coloro che lo hanno ricevuto fino ad oggi incombe la responsabilità di farlo giungere ai loro fratelli. Si è parlato, giustamente, di seconda evangelizzazione. È, in verità, il confronto dei valori cristiani con il retaggio, le aspirazioni, le scoperte e i poteri degli uomini. In tutti i campi, il rispetto della vita, il senso della giustizia, la ricerca dell’unità traducano concretamente l’impegno dei cristiani a imitare Cristo nella loro partecipazione alle diverse attività della società! (…) III° Viaggio apostolico in Costa d‟Avorio 10 settembre 1990 Nel corso del 49° Viaggio Apostolico in Tanzania, Burundi, Rwanda, Yamoussoukro (Costa d'Avorio ) (1-10 settembre 1990) Omelia alla consacrazione della Basilica di Nostra Signora della Pace Yamassoukro, 10 Settembre 1990 «Voi siete tempio di Dio. Lo Spirito di Dio abita in voi» (1Cor 3,16). Fratelli e Sorelle, queste parole dell' Apostolo Paolo sono al centro di questa solenne liturgia per la consacrazione della Basilica di Nostra Signora della Pace. Questo santuario è dedicato a Maria. Maria di Nazareth, Maria che accoglie nella fede l'annuncio della salvezza, la Serva del Signore in cui dimora lo Spirito di Dio affinché il Verbo divenisse carne e rimanesse fra noi. Maria, l'arco della nuova Alleanza di Dio con gli uomini! 48 La consegna ai cristiani africani (...) Alle soglie del terzo millennio, tutta la Chiesa, la Chiesa del vostro continente scopre in modo nuovo la necessità e il dinamismo dell'evangelizzazione fra voi. Ciascuno è chiamato ad essere testimone della Buona Novella della salvezza. Di fronte alle numerose sfide dell'Africa, i cristiani africani devono approfondire la loro adesione a Cristo, lasciarsi coinvolgere dal suo amore, aprendo le ricchezze ai loro fratelli. Sostenuta dalla preghiera e dalla riflessione di ogni Chiesa particolare, l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo studierà il modo di assolvere alle soglie del terzo millennio ai compiti dell'evangelizzazione in un modo realmente africano e nella comunione universale della Chiesa di Cristo. A molti vostri fratelli e sorelle la Buona Novella della salvezza non è ancora giunta! Bisogna trovare il linguaggio che diffonda realmente la fede in Africa. In un continente provato dalle divisioni e dall'angoscia ma animato al tempo stesso da una crescente speranza, il dialogo nel mutuo rispetto s'impone a tutti. La Chiesa conosce le grandi sfide della giustizia e della pace, i suoi figli e le sue figlie devono rispondere ad esse con coraggio e generosità. (…) 49