I N D I C E - Radio Vaticana

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I N D I C E - Radio Vaticana
Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa
dei vescovi della Costa d’Avorio
Città del Vaticano, 29 marzo - 5 aprile 2006
A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana
INDICE
La Repubblica della Costa d’Avorio
Cenni storici
La Chiesa in Costa d’Avorio
La vita della Chiesa e il suo impegno per il paese
Le visite ad limina
Giovanni Paolo II e la Costa d’Avorio
P.2
P.2
P.5
P.
P.
P.
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LA REPUBBLICA DELLA COSTA D‟AVORIO
La Costa d’Avorio forma un quadrilatero di 322.462 km2 limitati
dall’oceano Atlantico, con il Golfo di Guinea, per circa 550 km di costa,
e confinante con Liberia, Guinea, Mali, Burkina Faso e Ghana.
Il paese è composto da circa 123 gruppi etnici di origini differenti. Le
principali città oltre a Yamoussoukro e Abidjan, sono Bonoua, Bouaké,
Dagbego, Grande-Bassam, Korhogo, San Pedro.
In totale 17.298.040 abitanti (2005), con lingua ufficiale il francese,
ma accompagnato da molte lingue locali quali: Dioula, bamara, akyé,
baoulé, bété, sénoufo, yacouba…
Forma di governo:
Repubblica presidenziale
Capitale: Yamoussoukro (120.000 ab.), Abidjan (2.793.000 ab.) sede
del governo
Religioni: animista 60%, musulmana 25%,
cristiana 15%
CENNI STORICI
Per rimanere alla storia recente, la Costa d'Avorio è stata ufficialmente
una colonia francese dal 10 marzo 1893, venendo poi inclusa dal 1904
al 1958 nella Federazione dell'Ovest Africano Francese, chiamato
Africa Occidentale francese (AOF). Rimase colonia e territorio
d’Oltremare anche durante la Terza Repubblica, ma fino al periodo
dopo la Seconda Guerra Mondiale gli abitanti delle colonie erano
cittadini francesi senza diritti di rappresentanza. La capitale, fino in
1933, fu Bingerville, passando poi ad Abidjan.
La conferenza di Brazzaville nel 1944 e la prima Assemblea
Costituente nel 1946, con la gratitudine della Francia per la lealtà degli
africani durante il conflitto mondiale, favorì una serie di riforme. La
cittadinanza francese venne accordata agli africani, con il diritto di
organizzarsi politicamente e l’abolizione del lavoro forzato, con la
legge del 11 aprile 1946, promossa da Félix Houphouët-Boigny (foto),
destinato a diventare il primo Presidente della Costa d’Avorio. Dieci
anni più tardi infatti, nel 1956, il Governo francese decide il
trasferimento di molte prerogative statali verso le autorità locali,
giungendo nel maggio 1957, ad un vero Consiglio di Governo che
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portò poi, il 4 dicembre 1958, alla proclamazione della Repubblica, di
cui Félix Houphouet-Boigny divenne il primo ministro. Il 7 agosto 1960
viene proclamata l'indipendenza del paese ed è eletto presidente Félix
Houphouet-Boigny che rimarrà al potere per circa 30 anni, ma favorirà
anche negli anni Sessanta-Settanta un notevole sviluppo economico.
Nel 1990 si sono svolte le prime elezioni legislative multipartitiche, a
cui segue purtroppo un lungo periodo di instabilità politica,
aggravatasi dopo la morte di Houphouët-Boigny, alla fine del 1993.
Nell’ottobre 1995 si svolgono le prime elezioni presidenziali, vinte da
H. Konan Bédié in un clima di forte tensione. Bédié impone un regime
autoritario e dichiara fuori legge il Raggruppamento dei repubblicani, il
maggior partito d'opposizione. Lo scontento popolare, accentuato dalla
crisi economica, dà il via a disordini e proteste che sfociano in un colpo
di Stato militare (1999). Il generale R. Guei, ex capo di Stato
Maggiore, destituisce Konan-Bédié e si autoproclama Presidente di un
Comitato nazionale di salute pubblica, sospendendo la Costituzione e il
Parlamento. Cionostante nel 2000 hanno luogo le elezioni
presidenziali, vinte da L. Gbagbo su Guei, alle quali seguono violenti
scontri tra le opposte fazioni. (fonte Sapere.it)
Una guerra civile strisciante caratterizza ormai lo scenario
socio-politico del paese, con tentativi da varie parti di aizzare
le divisioni etnico-religiose fra il nord del paese con una forte
presenza musulmana e il sud a maggioranza animista e
cristiana. I vescovi cattolici con i leaders musulmani e delle
altre Chiese cristiane sono intervenuti più volte per ripetere
che non si tratta di una guerra di religione e insieme hanno
invitato al dialogo fra le parti ed alla riconciliazione.
Ottobre 2000: Dopo le elezioni presidenziali il generale Guei si
proclama vincitore, ma un'insurrezione popolare lo caccia. Gbagbo,
ritenuto il vero vincitore, diventa Presidente, ma il candidato
musulmano Outtara chiede nuove elezioni. Inizia lo scontro fra i
sostenitori di Gbagbo e di Outtara.
2001: Gbagbo e Outtara intavolano negoziati per la riconciliazione.
Quest'ultimo vince le elezioni amministrative e chiede nuove
presidenziali, ma è esule fra Francia e Gabon.
19 settembre 2002 - Soldati dissidenti attaccano Abidjan per cercare
di rovesciare il presidente Laurent Gbagbo. Il tentativo fallisce, ma i
ribelli conquistano il nord del paese.
25 gennaio 2003 - Seydou Diarra viene nominato primo ministro a
seguito di un accordo di pace firmato a Marcoussis, in Francia, dopo
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che Gbagbo si è accordato per dividere il potere con i ribelli e i suoi
rivali politici. Seguono rivolte ad Abidjan.
3 maggio 2003 - I ribelli e l'esercito firmano il cessate il fuoco
ponendo fine a mesi di combattimenti nelle regioni occidentali. Truppe
francesi e dell'Africa occidentale vigilano sul cessate il fuoco a partire
dal 24 maggio.
4 luglio 2003 - L'esercito e i ribelli dichiarano che la guerra
formalmente è finita. Il paese è diviso tra una parte, il nord, retta dai
ribelli, e il sud controllato dal governo.
27 marzo 2004 - Grande marcia di protesta contro il Presidente
Gbagbo, che provoca violenti scontri nei quali secondo le Nazioni Unite
rimangono uccise almeno 120 persone. I ribelli e il partito
d'opposizione escono dal governo.
30 luglio 2004 - Le parti firmano un accordo dopo i colloqui avvenuti
in Ghana, stabilendo un programma per le riforme e per il disarmo dei
ribelli.
4-6 novembre 2004 - Il governo bombarda la roccaforte dei ribelli, a
Bouake, nel tentativo di riprendersi il nord del paese. Nove caschi blu
francesi vengono uccisi. In risposta, la Francia distrugge gran parte
dell'aviazione del governo della Costa d'Avorio. Seguono rivolte antifrancesi ad Abidjan.
6 aprile 2005 - I ribelli e il Presidente Gbagbo trovano un accordo nei
colloqui a Pretoria per porre fine alla guerra.
2 giugno 2005 - Nuovi attacchi intorno alla città occidentale di
Duekoue, con più di cento morti.
25 agosto 2005 - I rivoltosi dicono che non permetteranno lo
svolgimento delle elezioni presidenziali di ottobre nel nord del paese
sotto il loro controllo.
30 ottobre 2005 - Le previste elezioni presidenziali sono rinviate.
Una risoluzione dell'Onu permette a Gbagbo di rimanere al potere per
un altro anno, mentre è nominato un nuovo primo ministro.
4 dicembre 2005 - Charles Konan Banny, governatore della Banca
Centrale dell'Africa occidentale, è nominato Primo Ministro ad interim.
La sua nomina è stata proposta dai mediatori dell'Unione africana.
16 dicembre 2005 - Le autorità costituzionali consentono al
Parlamento di proseguire la sua attività, nonostante il suo mandato sia
scaduto.
15 gennaio 2006 - I mediatori stranieri ritengono che il Parlamento
non dovrebbe riunirsi, ma secondo i sostenitori del Presidente Gbagbo
il Gruppo di lavoro internazionale non dovrebbe fare tali
raccomandazioni.
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16 gennaio 2006- I sostenitori del Presidente Gbagbo inscenano
proteste -che continuano fino ad oggi- contro le Nazioni Unite ad
Abidjan e in altre città.
(Ansa-Reuters)
Il prossimo 6 aprile 2006 - I Vescovi della Costa d’Avorio, al
termine della visita ad limina a Roma, celebreranno una Messa per la
pace nel paese, promossa dall’Ambasciata della Costa d’Avorio presso
la Santa Sede, alla presenza del Corpo Diplomatico e degli amici del
paese. La celebrazione si svolgerà nella Chiesa di San Luigi dei
Francesi alle ore 18.00.
LA CHIESA IN COSTA D‟AVORIO
Le prime Missioni cattoliche nel paese, fondate nel XVII secolo, non
ebbero futuro. Quando il paese nel 1893 divenne una colonia francese,
il primo governatore Binger, sebbene protestante, fece chiamare
alcuni missionari cattolici, i Padri delle Missioni africane di Lione che
giunsero a Grande-Bassam il 28 ottobre 1895.
In poco meno di cento anni la Chiesa ha conosciuto un notevole
sviluppo, piantando radici solide nel paese, consolidando una comunità
ecclesiale organizzata oggi in 4 Circoscrizioni ecclesiastiche con 13
diocesi.
La struttura
Presidente della Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio,
mons. Laurent MANDJO AKRAN, vescovo di Yopougon
Circoscrizioni ecclesiastiche
ABIDJAN
Arcidiocesi di Abidjan - Card. Bernard AGRÉ
Diocesi di Grande Bassam - Mons. Paul DACOURY-TABLEY
Diocesi di Yopougon - Mons. Laurent MANDJO AKRAN
BOUAKE
Arcidiocesi di Bouaké - Mons. Vitale KOMENAN YAO
Diocesi di Bondoukou - Mons. Félix KOUADIO
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Diocesi di Yamousoukro - vacante
GAGNOA
Arcidiocesi di Gagnoa - Mons. Jean-Pierre KUTWA
Diocesi di Daloa - Mons. Maurice KONAN KOUASSI
Diocesi di Man - Mons. Joseph TEKY NIANGORAN
Diocesi di San Pedro-in-Coté-d'Ivoire -Mons. Barthélémy DJABLA
KORHOGO
Arcidiocesi di Korhogo - Mons. Marie-Daniel DADIET
Diocesi di Katiola - Mons. Ignace BESSI DOGBO
Diocesi di Odienné - Mons. Salomon LEZOUTIÉ
NUNZIO APOSTOLICO: Mons. Mario Roberto CASSARI (Arc. tit. di
Tronto)
LA VITA DELLA CHIESA E IL SUO IMPEGNO PER IL PAESE
(dalle notizie della Radio Vaticana)
LA CHIESA CELEBRA IL CENTENARIO DELL‟EVANGELIZZAZIONE
DEL PAESE
ABIDJAN, 13 giu 95 - La Chiesa della Costa d'Avorio si sta preparando a
festeggiare,
il
prossimo
settembre,
il
primo
centenario
dell'evangelizzazione del Paese. La fondazione della Chiesa in Costa
D'Avorio risale infatti al 1895, quando vi si installarono i sacerdoti delle
Missioni Africane di Lione. I precedenti tentativi di evangelizzare le
popolazioni locali, compiuti prima dai Cappuccini, poi dai Domenicani e
infine dei Padri Spiritani, erano falliti. Le celebrazioni del centenario, per
le quali l'Episcopato ha mobilitato tutte le parrocchie del Paese, avranno
luogo dall'8 al 10 settembre a Grand-Bassam. per l'occasione è prevista
l'ordinazione di cinquanta sacerdoti.
(Programma Francese Africa)
LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI PER IL CENTENARIO
DELL‟EVANGELIZZAZIONE
ABIDJAN, 31 ago ’95 - In occasione delle celebrazioni del primo
centenario dell'evangelizzazione della Costa d’Avorio, i vescovi ivoriani
hanno pubblicato una lettera pastorale in cui riflettono sul passato, il
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presente ed il futuro della Chiesa del Paese. "Nel passato - si legge nel
documento - la nostra azione pastorale era rivolta al mondo scolastico e
a quello rurale. Oggi essa deve affrontare nuove realtà sociali: quella
delle persone non qualificate e dei quadri". Le persone con un basso
livello di istruzione sono in grande maggioranza giovani che non hanno
potuto finire i propri studi e che non riescono a trovare lavoro. "Questi
giovani - commentano i vescovi - sono un mondo sofferente e un motivo
di grande inquietudine per la nostra società" e la Chiesa della Costa
d'Avorio ha il dovere di mobilitarsi per dare una risposta a questo
problema. Un altro settore al quale la Chiesa ivoriana intende dedicare
un'attenzione particolare sono i quadri. Dalla classe dirigente, scrivono i
vescovi, "dipende il destino della Nazione" ed è per questo che la Chiesa
ivoriana "intende aiutarli a sviluppare il loro spirito di servizio".
(Programma Francese Africa)
APPELLO DEI LEADER RELIGIOSI CATTOLICI, PROTESTANTI E
MUSULMANI IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 22 OTTOBRE 1995
ABIDJAN, 20 ott 95 - In vista delle elezioni presidenziali in Costa
d'Avorio, previste per domenica prossima 22 ottobre, esponenti religiosi
cattolici, protestanti e musulmani hanno lanciato un appello alla
riconciliazione, per evitare che il Paese vada incontro alla guerra civile,
con "tutte le sue tristi conseguenze". L'appello è contenuto in un
messaggio congiunto che è stato letto ieri in televisione dall'arcivescovo
di Abidjan, mons. Bernard Agrè. "Ogni giorno che passa - si legge nel
messaggio - sembra che ci avviciniamo inesorabilmente ad una prova
fatale. (...) i segni premonitori si moltiplicano: la violenza sta pian piano
crescendo. Ogni individuo, famiglia, la nazione intera ha il fiato
sospeso". Dall'inizio del mese le violenze politiche hanno provocato
almeno otto vittime in costa d'avorio, dove i principali partiti di
opposizione hanno invitato i propri aderenti a boicottare le elezioni, che
vedono tra i favoriti il presidente uscente Henri Konan Bedie.
(Afp)
I RESPONSABILI DEI MOVIMENTI LAICALI RIFLETTONO SULLE
CAUSE DELLE RECENTI VIOLENZE NEL PAESE
ABIDJAN, 7 nov ’95 - I responsabili nazionali e diocesani dell'Azione
Cattolica e dei movimenti laicali in Costa d'Avorio si sono incontrati
recentemente a Yopougon per analizzare le radici della violenza che ha
scosso il paese in concomitanza con l'elezione presidenziale. Di fronte
agli egoismi e alle chiusure ad ogni dialogo, i laici della Costa d'Avorio
hanno esortato tutta la comunità cattolica alla riflessione e al perdono
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reciproco. In un loro documento avvertono che "altre crisi potrebbero
prodursi in futuro", perciò è necessario che i laici impegnati nei vari
movimenti si abituino a "discernere i valori minacciati, a rispettare la
loro gerarchia, ad agire con i mezzi più pacifici per ottenere il consenso".
(Programma Francese Africa).
I VESCOVI EVIDENZIANO LA NECESSITA‟ DI UNA MIGLIORE
FORMAZIONE DEI LAICI ALLA LUCE DELLE RECENTI VIOLENZE
NEL PAESE
ABIDJAN, 24 gen 96 - Offrire ai laici una formazione che permetta loro
di discernere le loro attitudini nell'ambito politico è un dovere pastorale
dei vescovi. È l'opinione dei pastori emersa nel corso della assemblea
della Conferenza episcopale, conclusasi a Bouakè domenica scorsa.
Un’adeguata formazione permetterà ai laici di occupare bene il proprio
posto nell’amministrazione e nel governo. Tale formazione, secondo
l'indicazione espressa dai vescovi ivoriani, deve avere lo scopo di aiutare
i laici a dare un giudizio obiettivo e sereno sugli avvenimenti in modo da
essere artefici della vera pace sociale. Il giudizio dei vescovi della Costa
d'Avorio giunge in un momento quanto mai opportuno, dopo le recenti
elezioni politiche precedute da una campagna elettorale in cui sono
accaduti gravi incidenti con vittime e danni. Tra gli autori delle violenze
vi sono stati anche dei cattolici. Da qui l'evidenza che la formazione
impartita ai laici aveva lacune da colmare subito. L'opera educativa,
hanno evidenziato i vescovi, dovrà svolgersi nelle omelie domenicali, con
opportune lettere pastorali, mediante conferenze ed incontri riservati ai
cattolici già impegnati in politica. Ogni vescovo, ben conoscendo la
propria diocesi, sarà in grado di fissare una adeguata linea pastorale.
(Programma Francese Africa)
INSEGNANTI CATTOLICI DISCUTONO
PROSPETTIVE DELL‟INSEGNAMENTO CATTOLICO IN COSTA
D‟AVORIO
ABIDJAN, 10 lug ’97 - L’insegnamento cattolico in Costa d’Avorio ha
buone prospettive per il futuro, almeno a giudicare dai risultati ottenuti
finora, sia sul piano quantitativo che soprattutto qualitativo, anche se
non mancano problemi. È quanto emerso da una conferenza che ha
visto riuniti nei giorni scorsi ad Abidjan 300 insegnanti cattolici e
dedicata appunto al futuro dell’insegnamento cattolico nel Paese
africano. Alla conferenza sono stati evidenziati anche i problemi con cui
devono fare i conti le scuole cattoliche in Costa d’Avorio. Il più
preoccupante è quello finanziario, a causa alla drastica riduzione delle
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sovvenzioni statali, ma anche della tendenza delle famiglie a vedere
nelle scuole cattoliche un’opera caritativa quasi gratuita. A ciò si
aggiunge la cattiva gestione finanziaria di molte scuole cattoliche. Questi
problemi, è stato evidenziato, incidono sul buon funzionamento degli
istituti cattolici, e rischiano quindi di allontanare nel lungo termine gli
studenti.
(Programma Francese Africa)
LA CHIESA PIANGE LA SCOMPARSA DEL CARD. YAGO, ARCIVESCOVO
EMERITO DI ABIDJAN
ABIDJAN/ROMA, 27 ott ’97 - Si sono svolte, venerdì scorso, ad Abidjan
in Costa d'Avorio le esequie del cardinale Bernard Yago (foto),
arcivescovo emerito, morto il 5 ottobre, all'età di 81 anni. In coincidenza
con la cerimonia esequiale di Abidjan, il cardinale Francis Arinze,
Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso, ha
celebrato una Santa Messa solenne di requiem a Roma, nella chiesa di
San Crisogono in Trastevere, della quale il card. Yago era titolare. "Della
prima generazione dei vescovi africani sub-sahariani nei tempi moderni ha detto all'omelia il card. Arinze riferendosi al card. Yago -, egli, con
fedeltà e con capacità promosse la graduale transizione da una chiesa
missionaria ad una chiesa autoctona. ebbe la gioia e l'onore di
partecipare a tutte e quattro le sessioni dello storico Concilio Vaticano II.
Molto abilmente portò la responsabilità di introdurre gli insegnamenti,
decreti e direttive e lo spirito del concilio ai cristiani ai diversi livelli di
diocesi, parrocchia e stazione". "il cardinale Yago - ha aggiunto il card.
Arinze - fu chiamato dal signore ad essere pastore in un periodo di
grandi cambiamenti nel continente africano: politici, economici e sociali""
perciò "la vita di un prelato come il cardinale Yago è una esortazione a
ciascuno di noi a vivere con fedeltà e con generosità la nostra vocazione
e missione nella chiesa e nel mondo. Noi - ha aggiunto il cardinale
Arinze - preti e vescovi africani dobbiamo applicare questo a noi stessi. I
religiosi e i laici devono, anch'essi, interrogarsi sulla autenticità della loro
testimonianza a cristo secondo i differenti vocazioni ed apostolati".
(Testo omelia)
APPELLO DEI VESCOVI ALLA PACE IN VISTA DELLE ELEZIONI
DEL 2000
ABIDJAN, 26 mag ’98 – I vescovi della Costa d’Avorio si sono riuniti nei
giorni scorsi ad Abidjan per la loro 69ª assemblea ordinaria. Al termine
dei lavori hanno diffuso un messaggio per esortare i fedeli alla speranza
e alla pace in vista delle prossime elezioni politiche nel 2000.
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L’avvicinarsi della scadenza elettorale sta infatti già creando un
minaccioso clima di tensione in Costa d’Avorio, le cui attuali difficoltà
rischiano di esacerbare ulteriormente gli animi. Tra queste, i vescovi
ivoriani segnalano l’aumento della disoccupazione, come anche le
tensioni provocate dall’irrisolta questione agraria nel Paese. Di qui il loro
appello alla ragione: “Siamo tutti sulla stessa barca – scrivono – e
nessuno ha interesse che questa barca si impantani nelle temibili acque
della violenza e della guerra civile. Le ondate di violenza - aggiungono –
il vandalismo, gli atti incendiari, non risolvono nulla, ma creano solo
nuovi
problemi”.
Il
messaggio
conclude
quindi
con
una
raccomandazione: “Mettiamo da parte le nostre rivalità interne, e
alziamoci come un solo uomo per costruire insieme una Costa d’Avorio
benedetta da Dio, dove fa bene vivere nella pace, nell’unità e nella
speranza con tutti coloro che perseguono realmente il benessere del
Paese”.
(Programma Francese Africa)
INTERVENTO DI MONS. TEKY SUL CELIBATO DEI SACERDOTI E
SULLA POLIGAMIA
MAN, 2 feb 99 - I sacerdoti che, contravvenendo all'obbligo del celibato,
diventano genitori devono assumersi le loro responsabilità prendendosi
cura dei figli nati da una relazione. Lo ha detto Mons. Joseph Niangoran
Teky (foto), vescovo di Man, in Costa d'Avorio, in una lunga intervista
rilasciata nei giorni scorsi all'AIP, l'Agenzia di Stampa Ivoriana, in cui
affronta anche lo scottante tema della poligamia, ancora molto diffusa
nel paese, anche tra i fedeli. Parlando dei sacerdoti con figli, Mons. Teky,
ha ricordato l'assoluta obbligatorietà del celibato ecclesiastico nella
Chiesa cattolica che lo considera come uno stato di totale disponibilità
nei confronti del servizio divino. Nel caso in cui un sacerdote,
contravvenendo a questo obbligo, si trovi ad avere un figlio, ha
aggiunto, egli deve essere rimosso dalle sue funzioni ed essere
assegnato ad un altro compito, ma "è obbligato dalla Chiesa a trovare in
qualche modo una soluzione umana per crescere il bambino". È
comunque assolutamente fuori discussione, ha ammonito, che egli "lo
abbandoni" al suo destino e non si occupi più di lui. Quanto al problema
delle coppie poligame - una realtà molto diffusa in Costa d'Avorio, come
in molti altri Paesi del continente africano - Mons. Teky ha ricordato che
la Chiesa cattolica non tollera questa pratica in quanto contraria alla
legge naturale e vietata da Dio. Riferendosi in particolare alla complessa
situazione delle coppie poligame convertite al cattolicesimo, ha
ammesso che per loro "non esiste una soluzione definita per integrarli"
nella Chiesa, ma che sono state comunque proposte aperture pastorali
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per venire loro incontro. In pratica, ha spiegato, agli uomini poligami
desiderosi di convertirsi al cristianesimo viene chiesto di scegliere una
delle loro attuali mogli quale legittima consorte e di impegnarsi a
mantenere economicamente l'altra o le altre mogli con le quali dovranno
avere solo rapporti di amicizia.
(Apic)
APPELLO ALLA CALMA DI MONS. AGRÈ CONTRO IL RISCHIO DI
GUERRA CIVILE
ABIDJAN, 26 ott. 00. - La Costa d’Avorio sembra marciare verso la
guerra civile. È l’opinione diffusa dopo l’odierna proclamazione della
vittoria elettorale dI Laurent Gbagbo alle elezioni presidenziali di
domenica
22
ottobre.
La
proclamazione
è
avvenuta
contemporaneamente alla messa in stato d’accusa del generale Robert
Guei, capo della giunta militare al governo ed avversario politico di
Gbagbo. In questo clima, oggi stesso l’arcivescovo di Abidjan, mons.
Bernard Agré (foto), ha lanciato un appello “a tutti i compatrioti”
ivoriani, perché vogliano smettere le aggressioni contro i luoghi di culto
cristiani e musulmani. Mons. Agré ha ribadito che il cristianesimo e il
l’Islam sono “tolleranti” in Costa d’Avorio e che, quindi, non bisogna
paventare, come si è detto e scritto, alcuna caccia al musulmano. Sia
ieri che oggi molte chiese e moschee in Costa d’Avorio sono state
incendiate e saccheggiate da rispettivi gruppi di sostenitori di Gbagbo e
di Guei. “Non bisogna accrescere la confusione – ha detto l’arcivescovo
di Abidjan -, perché essa sfocia in guerre di religione anacronistiche”.
Mons. Agré ha aggiunto che tutte le personalità religiose sono di questo
avviso. Intanto, il presidente del Consiglio islamico della Costa d’Avorio,
Idriss Idriss Kuduss, ha accusato gendarmi e polizia di copertura verso
gli aggressori delle chiese e delle moschee.
(Apic, Afp, Reuter)
DURANTE SCONTRI SEGUITI ALLE DISCUSSE ELEZIONI DEL 22
OTTOBRE PRESE DI MIRA ANCHE CHIESE E MISSIONI
CATTOLICHE
ABIDJAN, 30 ott 00 - "È tornata la calma in tutto il paese, c'è stata
una fiammata di violenza, ma ora bisogna far lavorare il nuovo
presidente". È quanto ha riferito a Fides don Aldo Viti, missionario
della Piccola Opera della Divina Provvidenza, maestro dei novizi della
casa di Bonoua, una delle tre - le altre sono quelle di Anyama e di
Korhogo – che 30 orionini gestiscono nella Costa d’Avorio. Qui, gli
scontri seguiti alle discusse elezioni del 22 ottobre hanno fatto 153
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morti e oltre 400 feriti. Tra mercoledì e venerdì scorsi, alcune chiese e
missioni cattoliche sono state saccheggiate e in parte date alle fiamme
nell'entroterra. I raid – come riferiscono fonti dell’agenzia Misna - sono
stati effettuati da estremisti musulmani aderenti e non all'Rdr, la
Coalizione dei repubblicani, dopo che si era diffusa la notizia di un
assalto ad una moschea di Abidjan. Tra le chiese prese di mira c'è la
cattedrale di Odienné, dov'è stato appiccato il fuoco ma senza gravi
conseguenze, mentre tra le missioni saccheggiate e più o meno
gravemente danneggiate vi sono quelle di Kani, dove tutto ciò che vi
era di sacro è stato dato alle fiamme, e una nei pressi di Bouakè.
Secondo le informazioni sinora pervenute, il personale della chiesa
cattolica è incolume. L'Rdr ha richiesto l'annullamento delle elezioni
presidenziali di domenica 22 ottobre, vinte dall'attuale presidente
Laurent Gbagbo, in quanto il suo leader, Alassane Dramane Ouattara,
ne era stato escluso perché di origini non "puramente ivoriane". Come
è noto, Laurent Gbagbo ha formato, il 27 ottobre, il nuovo esecutivo
composto da 23 ministri, tra cui 5 donne. Sono 17 i ministri
appartenenti al suo partito, il Fronte Popolare Ivoriano.
(Fides; Misna)
APPELLO ALLA PACE DEL NUNZIO APOSTOLICO, MONS. ZENARI
ABIDJAN, 25 ott 00 - "Scongiuro le parti di adoperarsi per far vivere al
paese un Natale di pace, con la riacquistata unità, fraternità e
tolleranza”. L’appello è del Nunzio apostolico in Costa d’Avorio, mons.
Mario Zenari, di fronte alla crisi istituzionale e sociale che, in queste
ore, sta vivendo la Costa d’Avorio. “Abbiamo già vissuto un Natale col
coprifuoco – aggiunge l’arcivescovo facendo riferimento al Natale del
1999 quando il generale Guei fece il golpe -, il più triste che ho mai
visto, con la gente tappata in casa per paura. Il prossimo deve essere
diverso. C'è qualcosa di positivo in quest'esperienza: il popolo non
vuole accettare il trionfo dell'arbitrio, ma cerca l'affermazione dello
stato di diritto e delle libertà fondamentali. La Costa d'Avorio ha grandi
tradizioni di democrazia."
Già ieri mattina l'arcivescovo di Abidjan, mons. Bernard Agré, assieme
ad altri vescovi e rappresentanti di denominazioni protestanti, riceveva
in arcivescovado il generale Robert Guei e lo sfidante Laurent Gbagbo,
ambedue autoproclamatisi vincitori delle elezioni presidenziali di
domenica scorsa. Mons. Agré e gli altri rappresentanti religiosi hanno
invitato i due a riconoscere oggettivamente il responso delle urne
favorevole, sembra, a Laurent Gbagbo.
(Fides, Afp)
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NESSUNA DIVISIONE TRA CRISTIANI E MUSULMANI DIETRO
LA CRISI POLITICA: INTERVISTA DI FIDES A MONS. TABLEY
GRAND BASSAM, 12 dicembre 2000
Crisi politica, boicottaggio e assenza di osservatori internazionali
rendono difficile una valutazione delle elezioni parlamentari tenutesi
Costa d’Avorio, il 10 dicembre, sotto il coprifuoco e in stato di
emergenza. L'esclusione dalla competizione elettorale di Alassane
Ouattara, leader
politico
del
partito
di
opposizione RDR
(Rassemblement des Républicains), con forte sostegno nel nord
musulmano, ha portato nei mesi scorsi a scontri e violenze che hanno
prodotto più di 200 morti, oltre a feriti e distruzioni.
Le elezioni si sono svolte nello stesso giorno in tutto il paese, meno
che in 29 circoscrizioni del nord, dove i seguaci di Ouattara avevano
distrutto i seggi. In queste circoscrizioni il governo di Yamoussoukro
ha stabilito che le elezioni si terranno nei prossimi giorni. La situazione
politica e sociale del paese rimane critica: alcuni parlano pure di
guerra di religione, di frattura fra il nord musulmano e il sud cristiano.
L’agenzia Fides ha intervistato il vescovo di Grand Bassam, mons. Paul
Dacoury Tabley (foto), 66 anni, membro della "Grande Mediazione",
l’organismo nato dopo le elezioni presidenziali del 22 ottobre. Egli è
anche stato membro della Commissione per la revisione della Nuova
Costituzione della Costa d’Avorio:
Eccellenza, le elezioni si sono svolte con spirito democratico,
senza scontri e nella trasparenza?
Il fatto positivo è che si sono svolte, eccetto che nella parte nord del
paese. Ma nei prossimi giorni avverranno anche là.
È possibile qualificare queste elezioni come "democratiche,
vista l'esclusione di Alassane Ouattara?
Non capisco perché i media stranieri si fissano sul caso di Ouattara.
Egli non è il solo candidato ad essere stato escluso (su 1008 nominati,
sono stati scelti solo 776 candidati - ndr). Egli non è l'unico candidato
musulmano delle elezioni. E del resto, anche candidati cristiani sono
stati rifiutati. Vorrei dire agli occidentali che si mescolano nei nostri
affari: come mai voi venite in casa nostra a verificare le campagne
elettorali e nessuno di noi viene da voi, in Italia, Francia, Stati Uniti?
13
Ci sarebbe piaciuto mandare due rappresentanti a verificare le elezioni
negli stati Uniti! Bene, anche qui da noi l'ultima parola ce l'ha la Corte
Suprema, che ha escluso la candidatura di Ouattara, che l'occidente,
difende per partito preso.
Alcuni affermano che a causa della politica il paese è diviso in
un nord musulmano e in un sud cristiano
È assolutamente falso. Il nord del paese non è a maggioranza
musulmana, come spesso si dice. Gli abitanti di questa regione sono
piuttosto animisti, cioè seguono le religioni tradizionali africane,. E non
vi è scissione fra nord e sud, né tantomeno fra cristiani e musulmani.
Nei giorni scorsi abbiamo perfino elaborato un documento comune per
invitare tutti alla calma e alla pace.
Il nuovo governo ha lanciato un processo di riconciliazione. Lei
ha accettato di farne parte. Perché?
Per me servire Dio significa anche servire il mio paese. Così, quando
mi hanno chiesto di lavorare per la riconciliazione del paese, non mi
sono tirato indietro.
A proposito di riconciliazione, cosa pensa della prigione per i
due generali Palenfo e Coulibaly (rispettivamente numero 2 e
numero 3 del regime di Guei), mentre il generale Robert Guei è
in libertà?
Voglio proprio far visita a questi due generali. Il Comitato per la
Riconciliazione dovrà lavorare fino a mettere in luce la verità su queste
situazioni. Occorre andare a fondo per conoscere l'origine di tutte le
violenze che il paese ha subito nei mesi scorsi.
(Fides)
ANCORA ATTACCHI CONTRO MISSIONI E PERSONALE
CATTOLICO
MAN, 13 dic 00 – Nella Costa d'Avorio, la diocesi di Man vive nella
paura, dopo la notizia dell'ennesimo attacco contro il personale
religioso della comunità. Solo lunedì scorso infatti la stampa locale ha
reso nota la brutale aggressione subita, il 12 ottobre, dal vescovo di
Man, monsignor Joseph Niangoran Teky. L'anziano presule è stato
picchiato violentemente da un gruppo di ignoti tanto da perdere
conoscenza e dover essere ricoverato in ospedale. Le indagini
14
condotte dalla polizia non hanno portato all'identificazione dei
colpevoli. È la seconda volta che monsignor Teky subisce aggressioni
fisiche, ad opera di persone che sembrano conoscere bene la propria
vittima. Pochi giorni dopo, anche le Soeurs des Coeurs de Jésus et
Marie di Biankouma, nella stessa diocesi, hanno subito l'assalto a
scopo di rapina di un gruppo di uomini che ha sottratto molte cose al
convento. Anche in questo caso la polizia non ha perseguito i
colpevoli. L'escalation di violenza a Man è sfociata il 10 novembre
scorso nell'attacco alla missione dei Fratelli del Sacro Cuore dove ha
trovato la morte il 57enne missionario francese Régis Grange. Anche
in quell'occasione un gruppo di giovani armati ha fatto irruzione nella
missione chiedendo denaro; non avendo trovato nulla, prima di
fuggire gli uomini hanno sparato al missionario, che è morto poco
dopo. (Misna)
LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II AI CATTOLICI PER IL
PROSSIMO CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DEL PAESE
AFRICANO
(14 aprile 2001) I cristiani prendano parte in modo attivo e fruttuoso
all'azione liturgica, specialmente all'Eucaristia, attingano forza
spirituale da questo Sacramento e dall'assidua meditazione della
Parola di Dio, e si sforzino seriamente di progredire nella via della
carità. È l'esortazione che Giovanni Paolo II rivolge ai fedeli della
Costa d'Avorio, in una lettera in latino al cardinale Paul Poupard (foto),
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, suo Inviato speciale
alle celebrazioni conclusive del primo Congresso eucaristico nazionale
del Paese africano, che si svolgeranno ad Abidjan il prossimo 29
aprile. I cattolici in Costa d'Avorio sono quasi il 21 per cento della
popolazione, costituita da oltre 14 milioni di abitanti, di cui circa il 39
per cento musulmani e il 17 per cento animisti. Nella lettera, resa nota
stamani, il Papa si rammarica di non aver potuto accogliere l'invito
rivoltogli dall'arcivescovo di Bouaké, presidente della Conferenza
episcopale del Paese, a celebrare la Messa conclusiva del Congresso
eucaristico nazionale, ed incarica il cardinale Poupard di presiedere il
rito a suo nome.
Giovanni Paolo II dice al porporato francese di rendersi interprete del
suo affetto presso tutti i partecipanti, invitando tutti i fedeli ivoriani ad
una “vera conversione del cuore” e ad uno zelante progresso spirituale
nel culto eucaristico.
(Radio Giornale internazionale in lingua italiana ore 14- RV)
15
IL NUNZIO ZENARI SUL CESSATE IL FUOCO
YAMOUSSOUKRO, 19 ott 02 - “Il cessate il fuoco firmato giovedì è uno
sviluppo certamente molto positivo. Speriamo che ora si possa
rafforzare e si dia sollecitamente avvio a un vero dialogo”. A parlare è
il nunzio apostolico in Costa d’Avorio, monsignor Mario Zenari, che ha
espresso in particolare la speranza che gli ultimi sviluppi politici
possano consentire di portare aiuto alle migliaia di sfollati che ha
prodotto un mese di conflitto fra ribelli e forze governative. “Sono
stato in questi giorni a Yamoussoukro – ha spiegato il rappresentante
della Santa Sede – e ho visto con i miei occhi la gente che arriva a
piedi da Bouaké e dalle altre zone toccate dai combattimenti. Alcuni di
loro mi hanno raccontato la situazione terribile che si sono lasciati alle
spalle, con la gente esposta alla fame e alle malattie. Adesso – ha
aggiunto monsignor Zenari – si parla della creazione di corridoi
umanitari per portare cibo e medicinali in zone che sono rimaste
troppo a lungo isolate". Almeno in questa prima fase dovrebbero
essere le truppe francesi presenti in Costa d'Avorio a garantire il
transito degli aiuti. Se le cose procederanno per il verso migliore, poi,
molto presto le agenzie internazionali potranno ricominciare a svolgere
la propria opera e anche il materiale umanitario che giace in deposito
presso il porto di Abidjan, capitale economica del Paese, potrà essere
sbloccato. Il nunzio ha concluso facendo ricorso a considerazioni
improntate a un cauto ottimismo. "La mediazione condotta dall'Ecowas
(Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, ndr) è stata
fin qui molto importante ma ci sono ancora tante nuvole all'orizzonte e
si richiede grande buona volontà da parte di tutti. Soprattutto – ha
osservato – bisognerà vedere se reggerà il cessate il fuoco". Fonti
della Misna hanno riferito che ieri sera, fino a pochi minuti prima che
entrasse in vigore la tregua, scontri armati sono stati segnalati ad
esempio nei pressi di Mbahiakro, una ottantina di chilometri a est di
Bouaké, e circa un migliaio di sfollati è giunto nel piccolo centro.
Questa mattina, peraltro, la situazione è tornata calma.
(Misna)
IL CONFLITTO NON È UNA GUERRA DI RELIGIONE: COSÌ IL
SEGRETARIO GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
ABIDJAN, 15 nov 02 - “L’attuale conflitto in Costa d’Avorio non è una
guerra di religione”. Lo conferma padre Blaise Amian, Segretario
generale della locale Conferenza Episcopale. “Quando nella notte tra il
18 e il 19 settembre il paese si è svegliato sotto i colpi delle armi da
fuoco, si è parlato, in un primo momento di un ammutinamento, poi di
16
un tentativo di colpo di stato – annota padre Amian -. Non riuscendo a
conquistare il potere, questo tentativo si è trasformato in una
ribellione armata che ha sconvolto il nord e il centro del paese,
rovinando l’economia e paralizzando le attività pastorali delle diocesi di
Odienné, Korhogo, Katiola e Bouaké. Certi media stranieri –
commenta il Segretario dei vescovi ivoriani - hanno subito parlato di
opposizione tra nord e sud, di guerra aperta tra musulmani e cristiani.
Non è vero niente. Altrimenti la parte sud del paese, dove si trova il
75 per cento della popolazione del paese - musulmani e cristiani,
ivoriani e stranieri – sarebbe da tempo piombata nella guerra”. Sul
conflitto attuale in Costa d’Avorio i vescovi della Provincia ecclesiastica
di Abidjan hanno redatto, insieme ai responsabili della Chiesa
metodista della Costa d’Avorio, una Dichiarazione con la quale invitano
il popolo alla speranza e alla calma. “Non lasciatevi inquietare dalle
voci infondate e dalle campagne di intossicazione che seminano la
confusione negli animi – esortano i vescovi -. Che i vostri cuori non
siano turbati, perché Dio è con noi e veglia sempre su di noi. Non
abbiate paura e non spaventatevi l’un l’altro”. Il 17 ottobre la
Conferenza Episcopale ha chiesto alle parti in conflitto di dialogare. “La
pace e la concordia ci hanno permesso di costruire il nostro Paese
durante gli ultimi 30 anni – hanno scritto i pastori -. Non possiamo
negare che abbiamo problemi, ma abbiamo il nostro metodo per
affrontarli: il dialogo. Abbiamo raccomandato questo metodo ai fratelli
in conflitto. Calmiamo i nostri animi e percorriamo la via del dialogo
per trovare un accordo. La guerra, qualunque siano i motivi o le
ragioni che si possono avanzare per giustificarla, fa più male che
bene”.
Anche il Forum delle confessioni religiose (cristiani, musulmani e
religioni tradizionale), il 16 ottobre, ha reso pubblica una
dichiarazione, invitando i religiosi del paese a lavorare per la pace:
Quali che siano le nostre origine etniche, la nostra condizione sociale,
la nostra appartenenza religiosa e la nostra sensibilità politica,
operiamo uniti alla ricerca e alla salvaguardia della pace, per la
stabilità del nostro caro paese, la Costa d’Avorio”. (Fides)
VISITA DEL CARDINALE GANTIN PER SOSTENERE I FEDELI
DEL PAESE IN PIENA CRISI POLITICA
PORTO-NOVO, 28 feb 03 - – “Gli ivoriani erano emozionati e contenti
della mia iniziativa. Non ero il legato del Papa. È il cuore che mi ha
ispirato quel gesto. Sono andato a far visita ai miei fratelli e alle mie
sorelle ivoriani, i quali pensano che vi sia un complotto internazionale
organizzato contro di loro, che tutti siano contro di loro”. È il
17
commento del cardinale beninese Bernardin Gantin (foto) alla sua
visita in Costa d’Avorio, dal 18 al 21 febbraio. Il porporato, che si è
ritirato nel proprio paese d’origine nel dicembre del 2002 dopo essere
stato per più di trent’anni al servizio della Santa Sede, aveva voluto
prendere personalmente l’iniziativa di andare in Costa d’Avorio per
sostenere i fedeli del paese in piena crisi politica e sociale. Il cardinale
Gantin nella cattedrale di Abidjan ha celebrato, il 18 febbraio, la Santa
Messa per la pace. L’iniziativa del porporato è stata sostenuta
direttamente dal Papa, che gli ha fatto pervenire un telegramma dove
invita i fedeli ivoriani “a lavorare con i loro fratelli per la riconciliazione
e per il consolidamento dell’unità nazionale, per costruire una società
sempre più fraterna e pacifica”. Accompagnato dal presidente della
Conferenza episcopale del Benin, mons. Nestor Assorba, il cardinale
Gantin ha rassicurato i fedeli presenti in cattedrale “che un immensa
rete di solidarietà umana e cristiana continua a tessersi nel mondo,
specialmente nella Chiesa universale”.
(Apic)
MISSIONARI ITALIANI RESTANO NONOSTANTE LA
DEGENERAZIONE VIOLENZE
ABIDJAN, 1 feb 03 - - I missionari italiani, per ora, non hanno intenzione
di lasciare la Costa d'Avorio. Nonostante la fuga di centinaia di francesi,
che in queste ore stanno prendendo letteralmente d'assalto l'aeroporto
della capitale Abidjan in cerca di un biglietto per Parigi a causa delle
violenze esplose inseguito all'accordo di pace sottoscritto in Francia, i
religiosi e le religiose di nazionalità italiana per ora hanno deciso di
restare.
"Per ora i missionari hanno scelto di rimanere accanto alla popolazione spiega alla Misna Fratel Fabio Mussi, assistente generale del Pime
(Pontificio istituto missioni estere di Milano) - anche se ciascuno sarà
libero di valutare autonomamente e partire in qualsiasi momento". Ma di
fronte alla possibilità di un rimpatrio immediato, fino a questo momento
prevale la linea di continuità. "Abbiamo chiesto ai nostri confratelli di
valutare la situazione - fanno sapere dalla casa generalizia della Società
missioni africane (Sma) di Genova - ma tutti i 14 missionari italiani
hanno optato per non abbandonare la Costa d'Avorio". La maggior parte
dei religiosi e delle suore missionarie, circa una cinquantina, si trova
nelle zone centro-settentrionali controllate dai ribelli che lo scorso 19
settembre sono insorti contro il presidente Laurent Gbagbo.
Appartengono a diverse congregazioni, tra cui gli stessi Pime e Sma,
missionari della Consolata, frati cappuccini della Lombardia, missionari
della congregazione di Don Orione, numerosi sacerdoti diocesani
18
provenienti da diverse città, tra cui Gorizia e Belluno, stimmatini. Vi sono
anche le suore della Congregazione della provvidenza, le missionarie
'Nostra regina degli apostoli', le francescane di Maria, le suore
clarettiane dell'Istituto di Maria Immacolata. Il 24 gennaio, è stato
sottoscritto un accordo di pace a Marcoussis, presso Parigi, accettato da
tutte le parti coinvolte nella grave impasse politico-militare che da oltre
4 mesi e mezzo paralizza l'ex colonia francese. Ma l'ipotesi che i ribelli
possano ottenere due ministeri del nuovo governo di riconciliazione
nazionale (difesa e interni) ha scatenato la rabbia dei 'giovani patrioti' i
facinorosi sostenitori di Gbagbo che nella capitale hanno assaltato uffici
e strutture francesi e da alcuni giorni hanno scatenato una sorta di
'caccia al bianco' nella capitale. La Costa d'Avorio resta sospesa in una
situazione di estrema tensione e inquietudine, che potrebbe degenerare
ulteriormente.
(Misna)
LA PLENARIA DEI VESCOVI DEDICATA ALLA CRISI POLITICA
DEL PAESE
ABIDJAN, 14 giu 03. – È in corso ad Abidjan la plenaria della Conferenza
episcopale della Costa d'Avorio. I lavori sono iniziati, mercoledì scorso, e
si chiuderanno, domenica 15 giugno. In questa 76.ma assemblea si
riflettono i segni della crisi che sta scuotendo da quasi un anno la Costa
d'Avorio. Lo rileva, nell'edizione dell'11 giugno, il quotidiano Fraternité
Matin. I vescovi ivoriani stanno conducendo, dunque, una riflessione
"profonda ed attuale" sulla situazione socio politica. "La crisi – ha detto
mons. Vital Kobenan Yao, presidente della Conferenza episcopale, in
apertura dei lavori – ci obbliga all'ascolto reciproco, ad unirci, a
ritrovarci". Più volte, ha ricordato mons. Yao, i vescovi hanno avuto
l'occasione di intervenire per invitare le diverse parti in conflitto al
dialogo, alla ponderazione e a sacrifici di conciliazione in vista di un
risultato felice ed accettabile. Da parte sua mons. Laurent Mandjo,
vicepresidente della Conferenza episcopale, ha ricordato ai confratelli il
fallimento del cosiddetto Forum della riconciliazione, che si tenne a fine
2002. "Contrariamente a quello che si attendeva il popolo – ha detto
mons. Mandjo – è stato servito su un piatto d'oro il placebo della
menzogna, dell'ipocrisia e della doppiezza sottilmente ammantato di
buone intenzioni e di voci pie". (Apic)
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I RAPPORTI INTERRELIGIOSI SONO BUONI: LO CONFERMA AL
QUOTIDIANO “FRATERNITÉ MATIN” IL CARD. AGRÈ
ABIDJAN, 29 lug 03 - La situazione dei rapporti interreligiosi in Costa
d’Avorio è molto buona, sono i politici del Paese che cercano di creare
artificiosamente situazioni conflittuali per i loro fini. Lo conferma il
Cardinale Bernard Agré, arcivescovo di Abijdjan, in una lunga
intervista rilasciata al quotidiano ivoriano “Fraternité Matin” in
occasione del suo 50° di sacerdozio.
Nell'intervista l'arcivescovo, nominato cardinale al Concistoro del 21
febbraio 2001, sottoscrive in pieno l'opinione espressa recentemente
dal Presidente del Consiglio Superiore Islamico, l'Imam Cissé Djiguiba
(foto), secondo cui "in Costa d'Avorio non ci sono guerre di religione
tra musulmani e cristiani".
"Abbiamo creato un forum di confessioni religiose, ci incontriamo
molto spesso, come ci incontriamo quando c'è qualcosa di molto
importante da discutere", spiega l'arcivescovo. "Non abbiamo alcun
interesse ad avere dei conflitti interreligiosi, perché nelle nostre
famiglie vi è una tale 'compenetrazione' che abbiamo interesse
piuttosto ad intenderci e a vivere in comunione per unire i nostri sforzi
in vista di uno sviluppo integrale dell'uomo" in una società che sta
perdendo i suoi riferimenti morali, ha aggiunto.
Secondo il Cardinale Agré, il vero problema in Costa d'Avorio sono i
suoi politici che hanno "voluto manipolare" i religiosi per creare una
guerra di religioni nel Paese. Riferendosi in particolare all'attuale
processo di riconciliazione nazionale a quasi un anno dall'inizio della
crisi politico-militare scatenata dall'insurrezione del settembre 2002
contro il Presidente Laurent Gbagbo, egli denuncia la loro ambiguità:
"Dicono sì, ma fanno il contrario. Dicono di volere la pace, mentre il
loro cuore fa la guerra. Questi uomini nuocciono al processo di pace".
Non meno duro è il giudizio sulla comunità internazionale: "Se i Paesi
che vogliono aiutarci giocassero pulito, invece di difendere unicamente
il loro interesse, se gli ivoriani non adorassero troppo 'il dio denaro',
forse potremmo uscirne". L'arcivescovo quindi conclude con un fermo
richiamo all'ordine ai giovani facinorosi che spesso scendono per le
strade per protestare, compiendo atti di vandalismo contro beni
pubblici: "La ricreazione - dice – è finita". (Apic)
I LEADER RELIGIOSI CHIEDONO LA COSTITUZIONE DI UNA
PIATTAFORMA COMUNE DI DIALOGO
ABIDJAN, 9 ott 03 - I leader religiosi cristiani, musulmani e dei culti
animisti della Costa d’Avorio chiedono la costituzione di una
20
piattaforma comune di dialogo, concertazione e mediazione con gli
uomini politici del Paese. La richiesta è stata avanzata la settimana
scorsa ad Abidjan, durante un incontro organizzato dal Ministero
ivoriano dei culti con il patrocinio del Pnud, il Programma delle Nazioni
Unite per lo Sviluppo. Durante l'incontro, i partecipanti hanno
sottolineato "l'attivo impegno delle autorità religiose del Paese
nell'attuale processo di riconciliazione nazionale". Gli esponenti
religiosi ivoriani hanno quindi proposto l'organizzazione di un colloquio
per ridefinire il concetto di laicità, valutando i suoi vari aspetti ed
implicazioni. In particolare, essi chiedono l'uguale trattamento
giuridico di tutte le confessioni religiose, il riconoscimento
dell'inviolabilità dei luoghi di culto e il rispetto dell'integrità fisica e
morale delle autorità religiose. Dall'inizio della crisi politico-militare
scatenata un anno fa in Costa d'Avorio dall'insurrezione contro il
Presidente Laurent Gbagbo, numerosi esponenti musulmani e cristiani
hanno infatti subito aggressioni, mentre diverse moschee e chiese
sono state saccheggiate. (Apic)
NUOVO APPELLO ALLA PACE DEL CARD. AGRÈ
ABIDJAN, 21 feb 04 - Il cardinale arcivescovo di Abidjan, Bernard
Agré, ha lanciato un nuovo appello per il ritorno della pace in Costa
d'Avorio, dove il processo di riconciliazione nazionale avviato un anno
fa con la mediazione della Francia avanza ancora con difficoltà. Lo ha
fatto ricevendo per la prima volta nei giorni scorsi i capi delle "Forze
Nuove", l'ex guerriglia armata sollevatasi nel settembre 2002 contro il
Presiedente Laurent Gbagbo. Il cardinale ha esortato a ricostruire la
Costa d'Avorio con il contributo di tutte le parti "ciascuna con il suo
peso specifico". "Sta a voi – ha detto ai capi dei ribelli - farvi un esame
di coscienza davanti a Dio e fare la buona scelta per oggi e domani".
"Prego per voi, come per tutti i compatrioti, perché prendiate Dio sul
serio e aderiate sinceramente e definitivamente al processo nazionale
di pace in corso", ha proseguito il porporato, che ha concluso dicendosi
convinto che i leader dei ribelli sono "capaci vivere nella trasparenza e
nella verità".
(Apic)
I VESCOVI DELLA COSTA D‟AVORIO E DEL BURKINA FASO
RIVOLGONO UN APPELLO CONGIUNTO AI RISPETTIVI GOVERNI
A DIALOGARE
ABIDJAN, 24 apr 04 - I vescovi ivoriani e burkinabè hanno rivolto un
pressante appello ai rispettivi governi, invitandoli a “incontrarsi e
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dialogare” per il bene delle popolazioni africane. L’appello è contenuto
nel comunicato conclusivo dell’incontro tra i due episcopati svoltosi dal
22 al 25 aprile ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Nel documento i presuli
chiedono ai due governi di “combattere l’ingiustizia e la povertà”, gestire
le risorse economiche “in modo trasparente” e “non lasciarsi manipolare
dalle potenze economiche straniere”. Riferendosi poi alla sollevazione
armata del settembre 2002, causa di una grave crisi socio-politica
ancora aperta in Costa d’Avorio, i vescovi hanno sottolineato che gli
abitanti di questa nazione e del Burkina Faso, “un tempo fratelli, adesso
coltivano la diffidenza”. Le relazioni fra i due Paesi sono infatti
degenerate dopo che Yamoussoukro ha accusato Ouagadougou di
sostenere la ribellione. La proposta dell’incontro era stata lanciata nel
corso dell’ultima della Conferenza episcopale del Burkina e del Niger
(Cebn), con l’obiettivo appunto di riannodare i contatti e “trovare la via
di una vera riconciliazione tra i due Paesi”. Dopo essersi riuniti venerdì e
sabato in conclave, i presuli autori del documento hanno celebrato
domenica una messa nella Cattedrale Saint-Paul di Abidjan, alla quale
hanno partecipato il Presidente ivoriano Laurent Gbagbo e il Primo
Ministro del Governo di riconciliazione nazionale, Seydou Diarra.
(Apic; Misna)
I VESCOVI INDICONO UN TRIDUO DI PREGHIERE E DIGIUNO
PER IMPLORARE LA PACE
ABIDJAN, 25 giu 04 - I vescovi della Costa d'Avorio hanno indetto per
metà luglio un triduo di preghiere e di digiuno per implorare da Dio il
ritorno della pace nel paese. Al termine della loro plenaria ad Abidjan,
domenica scorsa, i vescovi ivoriani hanno tracciato in un documento
diffuso il quadro della situazione e parlano, senza mezzi termini di
"vera catastrofe umanitaria". Infatti "il Consiglio di governo e quello
dei ministri non si riuniscono, le istituzioni repubblicane sono sotto
tensione, il dibattito pubblico è senza esito. La situazione economica rilevano ancora i vescovi - diventa sempre più disastrosa,
impoverendo la popolazione e portando miseria, sofferenza, pianto e
desolazione". Da qui l'appello degli stessi vescovi ivoriani alle parti
politiche "di riprendere con coraggio e senza ritardi le attività di
governo. Perché il governo di riconciliazione nazionale è il solo ed
unico luogo di dialogo e di concertazione per uscire dalla crisi. Che
ciascuno si metta davanti a Dio per fare l'esame di coscienza". (Fides)
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I VESCOVI ESORTANO I POLITICI DEL PAESE A RISCOPRIRE
L‟AMORE DI PATRIA
ABIDJAN, 28 ott 04. - Gli arcivescovi e i vescovi della Costa d'Avorio,
di fronte alle grave crisi del Paese, hanno esortato i politici a riscoprire
l'amore di patria. Lo hanno fatto con una dichiarazione, pubblicata ad
Abidjan, nella quale ribadiscono che la soluzione della crisi non può
venire dall'esterno, perché "appartiene al popolo ivoriano di unirsi per
poter analizzare e per poter decidere ciò che gli è utile e necessario
per ritrovare la propria unità e la pace". "Nella situazione attuale ammoniscono i vescovi - la ripresa della guerra sarebbe un disastro
per il paese. Un colpo di Stato non offrirebbe alcuna soluzione
durevole: tale alternativa è da respingere". L'ammonimento è realista,
perché viene dopo una analisi di ciò che sta accadendo in Costa
d'Avorio sul piano politico e su quello sociale. "La situazione è
certamente complessa e difficile - rileva la dichiarazione -, ma con Dio
tutto è possibile. Sforziamoci - è l'appello - a mettere da parte le
nostre divergenze, accettiamo di unire le nostre forze per il bene del
nostro Paese e Dio ci sosterrà: ci aiuterà ad uscire dalla nostra crisi".
(Documento)
I VESCOVI ESORTANO IVORIANI E FRANCESI A
RECUPERARE UN CLIMA DI PACE
ABIDJAN, 11 nov 04 – Da sabato scorso, la Costa d’Avorio vive una
delle situazioni “più drammatiche e tragiche della sua storia” scrivono i
vescovi ivoriani in una lettera pastorale diffusa martedì. Un clima di
odio antifrancese si distende su tutto il piccolo paese africano
provocando vittime e danni. I vescovi perciò, memori degli stretti
legami tra la Costa d’Avorio e la Francia, invitano ivoriani e francesi,
uniti anche dall’unica fede cristiana, a recuperare un clima di pace in
Costa d’Avorio. In una dichiarazione letta in precedenza alla radio
panafricana francofona Africa Numero 1 mons. Joseph Aké, ausiliare di
Abidjan, aveva detto che “francesi ed ivoriani” sono tutti fratelli. Il
pastore invocava altresì lo Spirito di Dio, perché “indicasse il cammino
da intraprendere per arrivare alla pace, qui in Costa d’Avorio, e per
rafforzare i nostri legami di fratellanza con la Francia, chiamata
primogenita della Chiesa e nostra madre nella fede”. Nel loro
messaggio i vescovi ivoriani non mancano però di ribadire che sono
inquieti “per il ruolo ambiguo, barcamenante e confuso delle autorità
francesi “ e si domandano perciò se i francesi sono in Costa d’Avorio
per difendere i propri interessi o quelli delle multinazionali. Le
dichiarazioni dei vescovi ivoriani hanno suscitato polemiche, ma essi
23
hanno confermato di aver visto giusto di fronte “alla reazione di tale
portata e così sproporzionata da parte della Francia”. E i vescovi citano
la distruzione di tutti gli aerei dell’aeronautica ivoriana, l’occupazione
degli aeroporti di Aidjan e di Yamoussoukro, il bombardamento del
palazzo presidenziale in quest’ultima città, i carri armati dispiegati ad
Aidjan, gli spari contro giovani e donne a mani nude. Dalla Francia una
risposta ai vescovi ivoriani veniva dai confratelli riuniti in plenaria a
Lourdes. “Ci appelliamo – dichiaravano i vescovi francesi – alla ripresa
del dialogo e all’impegno dei responsabili per poter offrire una pace
durevole al popolo ivoriano”. (Apic)
LA RADIO NAZIONALE CATTOLICA FESTEGGIA IL SUO QUINTO
ANNO
YOPOUGON, 11 gen. 06 - In Costa d'Avorio, la Radio Nazionale
Cattolica (RNC) "La Voce del Vangelo" si appresta a festeggiare il
quinto anno di trasmissioni. Giovedì scorso,nella sede di Yopougon, il
direttore della Radio Nazionale Cattolica, padre Camille Non Drin, ha
riunito i giornalisti preavvertendoli che l'emittente vuole tenere, il
prossimo 2 febbraio, una cerimonia particolare. "Abbiamo seminato
nelle lacrime, nel dolore e nell'umiliazione - ha detto Non Drin -. Oggi
il Signore ci fa raccogliere nella gioia". La radio Nazionale Cattolica, ha
spiegato il direttore, ha privilegiato in questi anni la formazione dei
fedeli e degli ascoltatori in genere. Oggi l'emittente continua ad
insistere in particolare sulla promozione della donna in Costa d'Avorio,
del bambino e dei giovani. In pratica i festeggiamenti per i 5 anni di
vita della radio cattolica sono iniziati nel giorno dell'Epifania con il
personale dell'emittente riunito nel santuario di Maria. Altre iniziative
sono già in corso per pubblicizzare le trasmissioni della Radio
Nazionale cattolica. Un torneo di calcio vede di fronte la
rappresentativa dell'emittente contro quelle di due altre radio
confessionali, "Frequenza Vita" e "Radio Al Bayane". Per il futuro,
padre Non Drin auspica in Costa d'Avorio una rete di tutte le emittenti
cristiane. (Le Patriote)
L‟ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CERAO AD ABIDJAN (1)
ABIDJAN, 31 gen 06 - Si sono aperti questa mattina ad Abidjan i lavori
dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale regionale
dell’Africa dell’ovest francofona, la Cerao. Alla seduta inaugurale hanno
partecipato una delegazione del governo, guidata dal primo ministro
Charles Konnan Banny, i cardinali Bernard Agré, arcivescovo di
Abidjan, Peter Turkson, arcivescovo di Cape Coast nel Ghana, il nunzio
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apostolico e decano del Corpo Diplomatico ad Abidjan, mons. Mario
Cassari, una sessantina di arcivescovi e vescovi, membri della Cerao e
rappresentanti di organizzazioni internazionali. I lavori sono iniziati con
la lettura, da parte del nunzio apostolico, di un messaggio inviato a
nome del Santo Padre dal cardinale Angelo Sodano, segretario di
Stato. Benedetto XVI invita i partecipanti ai lavori ad essere attenti
alla presenza e all’azione di Cristo nella vita dei loro popoli, provati da
numerose divisioni. Il Santo Padre li incoraggia vivamente a guidare i
cristiani sulla strada di un’autentica comunione con Cristo e tra di loro
per poter diventare artefici di riconciliazione. La situazione di grave
crisi che attraversa la Costa d’Avorio è stata presente in tutti gli
interventi di questa seduta di apertura. Il cardinale Bernard Agré ha
sottolineato come nonostante il momento difficile che sta
attraversando il Paese, i vescovi della CERAO hanno avuto il coraggio
di venire a manifestare la loro solidarietà con il popolo della Costa
d’Avorio. Il ministro dell’Interno Joseph Djabli ha fatto osservare che,
nonostante le difficoltà, la Costa d’Avorio rimane una terra di
accoglienza e di speranza ed ha augurato che la Chiesa contribuisca a
formare un nuovo tipo di cittadino ivoriano. Durante la seduta è stato
anche letto il messaggio di saluto del prefetto della Congregazione per
l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe.
(Radiogiornale – Programma Francese Africa)
L‟ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CERAO AD ABIDJAN (2)
ABIDJAN, 2 feb 06 - Prosegue ad Abidjan l’Assemblea della conferenza
episcopale regionale dell’Africa occidentale francofona. Durante i lavori
di ieri, le conferenze episcopali nazionali, insieme ad alcuni esperti,
hanno esaminato il Secondo piano di azione pastorale 2003-2009,
intitolato “Pedagogia della santità”, un vero e proprio programma di
vita per ogni battezzato africano. Dopo l’ultima assemblea plenaria,
tenutasi a Bamako, nel Mali, le Conferenze episcopali della regione
hanno organizzato seminari di formazione per permettere ai vescovi
stessi, ai loro collaboratori, sacerdoti e laici, di apprendere le
metodologie di pianificazione e di elaborare un proprio piano operativo
che tenga conto delle concrete situazioni locali. E proprio grazie a tali
incontri, i vescovi della Costa d’Avorio hanno potuto stabilire un piano
che riflette la situazione di crisi del Paese: un piano che insiste sulla
persona di Cristo salvatore, fonte di autonomia e cammino di
comunione, riconciliazione, pace e santità. Ma il documento insiste
anche sulla famiglia di Dio da costruire perchè luogo e sacramento di
verità, di giustizia, di perdono, di riconciliazione e di solidarietà. Per un
Paese come la Costa d’Avorio, martoriato da una grave crisi
25
socio-politica, le nozioni di amore, di verità e di unità sono fortemente
sottolineate e considerate come risultati-chiave dell’obiettivo
strategico da raggiungere. Le Conferenze episcopali hanno anche
condiviso, con le conferenze sorelle, gli avvenimenti di gioia e di
sofferenza che hanno segnato, oppure continuano a segnare, la vita
delle Chiese nei loro rispettivi Paesi.
(Radiogiornale – Programma Francese Africa)
L‟ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CERAO AD ABIDJAN (3)
ABIDJAN, 3 feb 06. - Ieri pomeriggio, i vescovi riuniti ad Abidjan, in
Costa d’Avorio, per l’incontro della Conferenza episcopale regionale
dell’Africa occidentale francofona (Cerao), si sono recati in visita dal
presidente, Laurent Gbagbo, il quale, parlando a braccio, ha
ringraziato i presuli per aver scelto la città come sede della loro
riunione.
Gbagbo ha riconosciuto che la situazione del paese non è certo
positiva, ma che la crisi non è di natura religiosa, di lotta tra cristiani e
musulmani. Per il presidente, il male risiede nel fatto che alcune
persone hanno voluto risolvere con le armi i problemi che 45 anni di
sviluppo hanno necessariamente accumulato, mentre la via della
democrazia, nella quale si era fortunatamente avviato il Paese,
avrebbe favorito la via della pace.
Gbagbo ha anche sottolineato che la Costa d’Avorio, come molti altri
Paesi dell’Africa, è vittima delle sue stesse ricchezze naturali, di cui ci
si vuole appropriare con la forza e la destabilizzazione, invece che con
i negoziati. Il presidente Gbagbo ha dunque chiesto ai vescovi di
pregare per la pace, non solo nel suo Paese, ma in tutta l’Africa,
perché il problema della Costa d’Avorio è tipico dei problemi del
continente. Il presidente della Cerao, mons. Theodore-Adrien Sarr
(foto), ha esortato il capo di Stato a continuare a lottare con forza per
il ritorno della pace, impegnandosi per il dialogo e la comprensione
reciproca.
(Radiogionale – Programma Francese Africa)
IL SOSTEGNO DEI VESCOVI AL PRIMO MINISTRO BANNY
ABIDJAN, 21 feb. 06 - La Costa d'Avorio continua a vivere nella
confusione e nella tensione il periodo della transizione fino al prossimo
ottobre. Il paese è spaccato in due, dopo il fallito colpo di stato del
settembre 2002. L'Onu vi mantiene un contingente di 7 mila caschi
blu, che lavorano a fianco di 4 mila soldati francesi. Il movimento dei
Giovani Patrioti fedele al presidente Laurent Gbagbo chiede la partenze
26
di queste forze, mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha
chiesto, ai primi di febbraio, che tre esponenti politici, accusati di
contrastare gli sforzi per la pace nel paese, vengano impediti nei loro
movimenti e che vengano congelati i loro beni. In questa intricata e
delicata situazione i vescovi della Costa d'Avorio hanno ribadito la loro
posizione: niente disordini. Lo ha detto a chiare note, domenica 11 di
febbraio, il vescovo di Man, mons. Joseph Niangoran Teky, nell'omelia
della Messa per la pace celebrata nella Basilica di Nostra Signora della
Pace. La celebrazione di questa Messa era stata chiesta dai fedeli di
Yamoussoukro per implorare da Dio sostegno ed aiuto al primo
ministro Charles Konan Banny, 63 anni, governatore della Banca
Centrale degli Stati dell'Africa Occidentale (BCEAO). Banny è primo
ministro della repubblica della Costa d'Avorio dal 4 dicembre del 2005
incaricato di condurre proprio il periodo di transizione fino al prossimo
ottobre. Il primo ministro ed altri esponenti di governo hanno
partecipato alla Santa Messa a Yamoussoukro concelebrata
dall'arcivescovo Paul Siméon Ahouana e dal vescovo di Man. "Vi è
troppo disordine nel paese - ha detto mons. Teky. Per delle
sciocchezze, una fetta della popolazione fa la fame, al soldo del
potere, perde tempo per le strade". Da qui l'invito a sostenere il primo
ministro Banny e ad essere più seri nei rapporti sociali.
(Le Patriote)
LA SVOLTA POSITIVA DELLA CRISI IVORIANA
Abidjan, 17/3/2006 - “Una svolta importante che va incoraggiata dalla
comunità internazionale”. Così fonti della Chiesa locale definiscono la
riunione del Consiglio dei Ministri della Costa d’Avorio di mercoledì
scorso, 15 marzo, alla quale ha partecipato Guillaume Soro, uno dei
leader principali della “Forze Nuove”, un gruppo ribelle che controlla il
nord-ovest del Paese dal settembre 2002. “Il fatto che Soro dopo anni
si sia recato ad Abidjan, la capitale economica della Costa d’Avorio, è
una dimostrazione del consolidamento di una maggiore fiducia tra le
parti ivoriane. Molto spesso è stata proprio la mancanza di fiducia a far
fallire accordi faticosamente raggiunti” aggiungono le nostre fonti. In
base alle intese di Marcoussis (Francia) del gennaio 2003, è stato
creato un governo di unità nazionale al quale partecipano anche i
leader dell’opposizione politica e della ribellione militare. L’attuale
esecutivo di unione nazionale, guidato da Charles Konan Banny, è
stato formato nel dicembre dello scorso anno, per superare
un’impasse del precedente gabinetto. Soro, il numero due del
governo, non si recava ad Abidjan dall’ottobre 2004, alla vigilia dei
gravi scontri tra l’esercito governativo e le forze ribelli. Mentre il
27
Presidente Gbagbo ha salutato la partecipazione di Soro al Consiglio
dei Ministri, come “un’evoluzione positiva della crisi del Paese”, il
leader delle “Forze Nuove” ha ribadito la necessità di creare un
esercito unificato come premessa per la pacificazione del Paese.
(Fides)
LE VISITE AD LIMINA
I vescovi della Costa d’Avorio si sono recati in visita ad limina a
Roma quattro volte sotto il pontificato di Giovanni Paolo II
(1981, 1987, 1993 e 1999)
Discorso del 19 Novembre 1981
Cari fratelli nell'Episcopato,
accogliendovi oggi in Vaticano, come non ricordare l'ospitalità calorosa
che mi avete riservato in occasione della mia visita nel vostro Paese? E
intorno a voi erano radunati non solamente una moltitudine di fedeli,
ma anche un gran numero di vostri compatrioti di tutti gli orizzonti
spirituali. Lasciate che io li ringrazi ancora una volta per vostro
tramite: la mia gratitudine si rivolge in particolare alle Autorità
pubbliche e agli organizzatori.
Una Chiesa ben radicata nel paese
Un tale entusiasmo spontaneo attorno al successore di Pietro
testimonia ciò che, presso di voi, rappresenta la Chiesa, strettamente
unita alla Cattedra di Roma e percepita come una realtà africana ben
al di là delle comunità cristiane. In questo riconosco un motivo di
incoraggiamento a non lasciarvi impressionare da coloro che, col
pretesto di conservare e di favorire le tradizioni culturali africane,
vorrebbero accusare le Chiese locali di essere infeudate ad una tutela
straniera. Il carattere di gioia popolare della vostra accoglienza, le
relazioni libere e permanenti che voi intrattenete tanto con Roma che
con le Chiese di altri continenti in un clima di scambi e, forse più
ancora, l'opera che viene compiuta col vostro incoraggiamento presso
l'Istituto cattolico dell'Africa occidentale - che ho avuto la gioia di
visitare - negano queste insinuazioni.
Il servizio alla Chiesa universale
Aggiungerò che senza dubbio non è lontano il giorno in cui le giovani
Chiese d'Africa renderanno un prezioso servizio a quelle dell'antica
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cristianità che hanno fatto conoscere loro il Vangelo che avevano esse
stesse ricevuto e che continuano a mettere a vostra disposizione
sacerdoti, religiose e laici il cui impegno disinteressato è totale. Non
vediamo già i felici inizi di questo scambio apostolico nella
testimonianza resa in Europa dai lavoratori cristiani d'Africa e
nell'aiuto arrecato dal ministero dei sacerdoti delle vostre diocesi
durante i loro studi sul continente europeo? E su questa strada d'aiuto
fraterno autenticamente ecclesiale che bisogna progredire, senza
alcun complesso. (...)
Discorso del 20 Febbraio 1987
Il centenario della Chiesa ivoriana
(...) Volete incominciare con il rendere grazie a Dio per tutto ciò che
ha realizzato nel vostro paese? Tra otto anni sarà il centenario
dell'arrivo dei primi missionari della Società delle Missioni Africane. Ed
ecco che, in meno di un secolo, la Chiesa si è solidamente impiantata
con le sue strutture essenziali, con dei pastori della Costa d'Avorio.
Essa si prepara, come la nuova Cattedrale di Abidjan, che ho avuto la
gioia di consacrare, ad affrontare l'avvenire. Essa ha un ruolo
importante nella nazione, a fianco degli altri gruppi di religione
musulmana o tradizionale. Lo Spirito Santo ha segnato le anime e i
costumi di molti dei vostri compatrioti, e il cristianesimo fa ormai parte
del tessuto culturale degli Ivoriani.
L‟evangelizzazione del paese
(...) Questo compito esige evidentemente una presenza il più possibile
frequente alle comunità disperse nelle vostre diocesi, e un'attenzione
paterna alle loro condizioni di vita umane e religiose. I vostri preti
hanno particolarmente bisogno di essere visitati o ricevuti, ascoltati,
orientati, incoraggiati, loro che portano nella città o nella savana il
peso della fatica quotidiana.
Con loro, avete un compito immenso da compiere, in cooperazione
con lo Spirito Santo che opera nei vostri cuori. Se l'albero della vostra
Chiesa deve piantare le sue radici più in profondità, deve anche
estendere i suoi rami per portare frutti più abbondanti. Parlo qui
dell'evangelizzazione da proseguire. In alcune diocesi essa sembra
aver meno progredito. Più della metà degli Ivoriani non ha ancora
conosciuto né ricevuto veramente la prima evangelizzazione. So che
gli ostacoli sono complessi, che l'accoglienza e la germinazione
sfuggono al nostro potere poiché ciò dipende dalla libertà delle
persone e dalla grazia. Almeno l'annuncio missionario deve conservare
29
la priorità, e quelli che hanno la grazia di essere cristiani sanno che
devono preoccuparsi di parteciparvi.
Al tempo stesso è importante approfondire la fede dei catecumeni e
dei battezzati per tutti i mezzi di cui potete disporre: catechesi dei
giovani e degli adulti, liturgia; riunioni, movimenti, con l'inculturazione
che si impone. Senza questa formazione in profondità, la fede e la
pratica religiosa resterebbero superficiali e fragili, l'assorbimento
cristiano dei costumi ancestrali non potrebbe realizzarsi, gli spiriti
sarebbero sbattuti al vento di ogni dottrina, i gruppi settari
attirerebbero i fedeli distogliendoli dalla Chiesa, il dialogo rispettoso
con le altre religioni sarebbe seminato di insidie e di rischi.
Le sfide nuove e il ruolo dei laici
Soprattutto i battezzati non saprebbero resistere all'indifferenza
religiosa, al materialismo e al neopaganesimo che alcune mentalità
moderne trascinano con loro, in particolare nelle società di consumo
che nascono anche da voi. Una fede profonda impegnata non cesserà
di cercare di rinnovare il comportamento delle persone nella vita
professionale e sociale, e anche il tessuto della società. I cristiani
portano il loro contributo per combattere le ingiustizie, elevare il livello
di vita delle persone o dei gruppi svantaggiati, educare all'onestà, al
disinteresse, alla pace, alla tolleranza, alla carità, alla rettitudine dei
costumi. Si tratta di un'opera etica di primaria importanza, che
corrisponde al bene della patria. Come pastori dovete ispirarla e
sostenerla, conservando sempre la vostra libertà che è quella della
Chiesa nel suo ruolo profetico, mantenendo bene la distinzione tra
questo ruolo pastorale e la mira dei programmi e dei poteri politici.
(...) In quest'anno del Sinodo dei vescovi sul laicato, come non
sottolineare l'apporto dei vostri laici all'evangelizzazione e nel
sostegno delle comunità cristiane? Già da lungo tempo i diversi settori
dell'Azione Cattolica si dedicano nelle vostre diocesi a una attività
lodevole, i cui frutti dipendono anche dalla formazione dei suoi membri
e del loro accompagnamento da parte di assistenti ecclesiastici ben
preparati. Altre associazioni più recenti, meno legate alle strutture
della parrocchia ma che offrono un dinamismo nuovo e un impatto ben
adatto ad alcune sensibilità e a certi bisogni, potranno senza dubbio
apportare un felice contributo al rinnovamento spirituale dei fedeli, a
condizione che essi accettino il ruolo di discernimento e di
coordinazione che spetta ai pastori. (...)
30
Discorso del 27 Marzo 1993
L‟impegno della Chiesa per e con i giovani
(...) In Costa d'Avorio, i giovani rappresentano circa il settanta per
cento della popolazione, e le difficoltà che incontrano, specialmente in
campo scolastico e universitario, sono aumentate nel corso di questi
ultimi anni, in seguito alla crisi economica. La disoccupazione è
aumentata; i villaggi hanno poco lavoro da offrire, il che comporta
l'esodo dalle campagne con le sue inevitabili conseguenze negative. So
che la Chiesa è presente in questo mondo dei giovani, in particolare
attraverso i suoi sacerdoti. Continuate ad essere portatori di speranza
presso le nuove generazioni. Esortateli ad accogliere la Parola di Dioe
a elaborare il oro progetto di vita sul fondamento incrollabile di Cristo
«Io sono la vita, la verità e la vita» (Gv 14,6). aiutateli a sviluppare
una vera coscienza personale e il senso del dovere. Rafforzate in loro i
valori morali della rettitudine, della lealtà, del rispetto per gli altri e del
dono di sè. Affiancateli nella lotta contro ciò che minaccia il loro
equilibrio personale, come l'eccessiva libertà sessuale, l'aborto o la
droga. Esortatlei a impegnarsi, individualmente o in gruppo, a
migliorare la sorte di coloro che li circondano e a compiere dei gesti
concreti di aiuto reciproco. (...)
Discorso del 28 agosto 1999
Consolidare la presenza della Chiesa
(...) La Chiesa in Costa d'Avorio ha vissuto nel corso della sua storia
diverse fasi di radicamento e di crescita. Oggi dà prova di una bella
vitalità che permette di guardare al futuro con fiducia. Le adesioni alla
fede in Gesù Cristo e le richieste dei sacramenti dell'iniziazione
cristiana sono numerose. Le Celebrazioni liturgiche sono molto vive e
seguite. Attraverso il loro spirito conviviale e gioioso, le vostre
comunità esprimono l'amore fraterno che Gesù ha insegnato ai suoi
discepoli.
(...) Dopo il Sinodo, nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, io
stesso ho voluto presentare le decisioni e gli orientamenti che
permetteranno alla Chiesa di assicurare la sua missione in modo
efficace e insieme fattibile. Si tratta in un certo senso della carta
missionaria della Chiesa Famiglia di Dio in Africa, che tutti sono invitati
a rendere effettiva nella loro vita personale e nelle loro situazioni
particolari. Auspico vivamente che in questo tempo privilegiato, che
31
vedrà la celebrazione del bimillenario dell'Incarnazione, tutto miri
«all'obiettivo prioritario del Giubileo che è il rinvigorimento della fede e
della testimonianza dei cristiani» (Lettera Apostolica Tertio Millennio
adveniente, n. 42).
(...) Da qualche anno il numero dei sacerdoti sta crescendo
regolarmente, il che suscita speranza e ottimismo per il futuro.
Rinnovando il mio cordiale saluto a tutti i vostri sacerdoti, li incoraggio
a essere nel loro ministero autentici servitori di Cristo, che li ha
mandati, e del popolo che è stato affidato loro, in una comunione
sempre più viva con il loro Vescovo e con tutta la Chiesa. La vocazione
al sacerdozio in effetti induce i sacerdoti ad assumere con decisione
l'atteggiamento stesso di Gesù, servo casto e fedele, che ha dato la
propria vita senza riserve per realizzare la missione che gli era stata
affidata dal Padre. Li invito dunque a impegnarsi con ardore nella
sequela del Signore, alla maniera degli Apostoli, vivendo il loro
sacerdozio come un cammino specifico di santità. In tal modo
saranno, in ogni circostanza, testimoni veridici e credibili della Parola
che annunciano e dei sacramenti di cui sono i ministri. Esercitando
questo servizio, in uno spirito di distacco evangelico rispetto alla
ricerca smodata di beni materiali e di vantaggi personali, saranno
segni della generosità di Dio, che offre gratuitamente i suoi doni agli
uomini.
Il contributo dei missionari
(...) Permettetemi di esprimere qui la riconoscenza della Chiesa per il
lavoro realizzato nel vostro Paese, da oltre un secolo, da tanti
missionari, uomini e donne, che hanno lasciato il proprio Paese di
origine perché il Vangelo fosse annunciato nella vostra terra. La loro
testimonianza, a volte eroica, è ancora oggi un modello di vita
totalmente dedita a Dio e agli altri e una fonte di dinamismo per
numerosi religiosi, religiose, sacerdoti Fidei donum, laici, che si sono
generosamente impegnati a seguire il loro esempio.
Comunità educative unite e fraterne
(...) Con l'esempio di comunità educative unite e fraterne che offrono
un'immagine concreta di comunione ecclesiale, i seminaristi
impareranno a diventare essi stessi uomini di fede, fedeli alla Chiesa e
agli impegni che saranno chiamati a prendere. È pertanto necessario
scegliere, preparare e seguire quei sacerdoti di vita esemplare che
possiedono le qualità umane, intellettuali, pastorali e spirituali
adeguate al compito di formatori del clero. In un contesto in cui è
spesso difficile proporre ai giovani una vita di ascesi e una disciplina
interiore, si ricercheranno i mezzi atti a presentare loro con chiarezza
32
le esigenze della vita sacerdotale, evitando qualsiasi ambiguità e
qualsiasi compromesso, nefasti per la loro vita personale e per la
Chiesa.
(...) La formazione dei fedeli laici occupa quindi un posto di
prim'ordine negli orientamenti pastorali, al fine di aiutarli a condurre
una vita pienamente coerente e di renderne testimonianza ai propri
fratelli. Questa formazione deve permettere ai laici di conoscere
chiaramente le verità della fede e le loro esigenze, al fine di non
lasciarsi portare «qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo
l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre
nell'errore» (Ef 4, 14). Essa contribuirà a guidarli affinché si assumano
le proprie responsabilità nella Chiesa e nella società, includendo
l'ambito socio-politico ed economico, alla luce del Vangelo e
dell'insegnamento della Chiesa. «I cristiani devono essere formati a
vivere le implicazioni sociali del Vangelo in modo che la loro
testimonianza divenga una sfida profetica nei confronti di tutto ciò che
nuoce al vero bene degli uomini e delle donne dell'Africa, come di ogni
altro continente» (Ecclesia in Africa, n. 54).
La famiglia
(...) Nella cultura e nella tradizione africane, la famiglia svolge un
ruolo fondamentale, in quanto costituisce il primo pilastro dell'edificio
sociale e la prima cellula della comunità ecclesiale. Per questo motivo
il Sinodo africano ha considerato l'evangelizzazione della famiglia una
priorità. Vi incoraggio vivamente a rafforzare senza posa una pastorale
appropriata per seguire le famiglie nelle diverse fasi della loro
formazione e del loro sviluppo. In particolare, è indispensabile
preparare i giovani al matrimonio e alla vita familiare.
Legame fede-cultura e dialogo interreligioso
(...) La nuova evangelizzazione alla quale la Chiesa è chiamata deve
tener conto, con rinnovato interesse, del legame intimo esistente fra le
culture umane e la fede cristiana. La religione tradizionale africana,
dalla quale provengono molti cristiani, ha segnato profondamente la
cultura del vostro popolo ed esercita ancora una grande influenza sulla
comprensione della fede da parte dei fedeli e sul loro modo di viverla,
generando a volte delle incoerenze. Come ho scritto nella Ecclesia in
Africa, un dialogo sereno e prudente con gli adepti di questa religione
«potrà, da una parte, garantire da influssi negativi che condizionano il
modo di vivere di molti cattolici e, dall'altra, assicurare l'assimilazione
di valori positivi quali la credenza in un essere Supremo, Eterno,
Creatore, Provvidente e giusto Giudice che s'armonizzano col
contenuto della fede». (n. 67). È tuttavia fondamentale aiutare i
33
battezzati a instaurare un rapporto autentico e profondo con Cristo,
che deve diventare il centro effettivo della loro esistenza. Un simile
incontro, in cui l'uomo scopre il mistero della propria vita, implica una
conversione radicale della persona e una purificazione di tutte le
pratiche religiose anteriori a tale incontro.
D'altro canto, un dialogo di vita fraterno con i musulmani è a sua volta
necessario per costruire pacificamente il futuro. Nonostante gli ostacoli
e le difficoltà, è urgente che tutti gli uomini di buona volontà che
condividono con essi valori fondamentali, uniscano i loro sforzi per
edificare la civiltà dell'amore, fondata sui valori universali di pace,
solidarietà, fraternità, giustizia e libertà. È quindi opportuno lavorare
insieme allo sviluppo armonioso della società, affinché tutti i figli della
nazione possano vivere nel riconoscimento dei loro diritti e dei loro
doveri reciproci e sia concessa a tutti la libertà di praticare la propria
religione, con le relative esigenze, nel rispetto gli uni degli altri.
Sono lieto della presenza nel vostro Paese di diverse istituzioni
cattoliche internazionali, soprattutto dell'Istituto cattolico dell'Africa
Occidentale, volte a favorire il dialogo fra fede e cultura. Esse sono un
segno della crescita della Chiesa in quanto integrano nella loro ricerca
le verità e le esperienze della fede, contribuendo a interiorizzarle (cfr
Ecclesia in Africa, n. 103). Numerosi giovani ricevono anche una
formazione umana e intellettuale negli istituti educativi che dipendono
dalla Chiesa o dallo Stato e che sono luoghi privilegiati di trasmissione
della cultura. Vi esorto dunque a rivolgere un'attenzione particolare
alla pastorale del mondo scolastico e universitario, e più in generale
del mondo della cultura, per un reale radicamento del Vangelo nel
vostro Paese. (…)
**********
UDIENZA AL PRESIDENTE HOUPHOUET-BOIGNY
Città del Vaticano, 18 Giugno 1982
Signor Presidente,
Signore e Signori,
Con un gesto di grande cortesia al quale sono estremamente sensibile,
avete voluto rendermi la visita che avevo avuto la fortuna di poter
compiere, appena un po' più di due anni fa, fra i cattolici e la
popolazione della Costa d'Avorio. Siate tutti cordialmente ringraziati e
siate tutti i benvenuti in questa dimora!
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(...) La casa del Papa, come quella dei pastori della Chiesa, che siano
alla testa di una diocesi o di una comunità parrocchiale, deve essere
una dimora sempre aperta. Il Cristo, l'Unico Pastore, non era forse
totalmente disponibile alle persone e alle folle? Il vostro paese stesso
offre un magnifico esempio d'accoglienza. Che resti sempre un luogo
di veri incontri, d'ascolto reciproco, di dialogo costruttivo, di
concentrazione perseverante, in vista del bene dell'umanità sempre
alla ricerca di giustizia, fraternità e pace!
(...) Lo sappiamo tutti: nessun popolo al mondo può progredire lungo
il cammino di una civiltà che rispetta tutte le dimensioni dell'uomo,
senza attenersi liberamente alle norme dettate dalla coscienza e agli
imperativi della vita sociale. Che il caro popolo della Costa d'Avorio
continui a sviluppare il meglio delle sue tradizioni e della sua cultura penso in particolare alla sua azione moderatrice fra le giovani nazioni
africane -, e che conservi allo stesso tempo il coraggio unanime e
perseverante di porre rimedio a tutto ciò che è suscettibile di
indebolirlo moralmente e socialmente! (...)
AI PELLEGRINI DELLA COSTA D'AVORIO
AL SEGUITO DEL NEO-CARDINALE YAGO
Città del Vaticano, 4 Febbraio 1983
Permettetemi di dirvi quanto mi è gradito ricevervi nella mia casa, voi
che siete venuti numerosi ad accompagnare il caro Cardinale Yago,
per testimoniargli la vostra venerazione e il vostro affetto. Sapete
quanto mi sia caro il ricordo del troppo breve soggiorno che ho potuto
fare, grazie a Dio, tra voi e che mi ha permesso di comprendere quale
sia l'anima della Costa d'Avorio. Così, chiamando il Cardinale Yago ad
entrare nel Sacro Collegio dei Cardinali, ho pensato non solo alle sue
grandi qualità personali di pastore interamente votato al suo popolo e
alla Chiesa, ma anche alla sua ricca esperienza, che poggia sulla
profonda saggezza della vostra Nazione, il cui apporto sarà pregevole
per il servizio alla Chiesa universale. Nelle vostre persone, sono
ugualmente felice di salutare tutti gli Ivoriani. (...)
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GIOVANNI PAOLO II E LA COSTA D‟AVORIO
I° Viaggio apostolico in Costa d‟Avorio
10-12 maggio 1990
Nel corso del 5° Viaggio Apostolico in
Zaire, Congo, Kenya, Ghana, Alto Volta (Burkina Faso), Costa
d'Avorio
(2-12 maggio 1980)
ARRIVO IN COSTA D'AVORIO
Abidjan, 10 maggio 1980
(…) Non posso che fermarmi due giorni, e, al di fuori della capitale, i
miei incontri saranno rari e brevi. Vorrei però assicurare sin d’ora tutti
gli abitanti delle città e dei villaggi della mia stima, del mio affetto, dei
miei auguri più cordiali.
(…)Saluto gli altri cristiani e gli altri credenti: sanno come noi che il
senso di Dio è inseparabile dal cuore umano.(...)
DISCORSO AL PRESIDENTE DELLA COSTA
D'AVORIO E ALLA NAZIONE
Abidjan, 10 maggio 1980
Un nuovo ordine, senza tradire il passato
(...) Vostra eccellenza mi permetterà di dirgli la mia ammirazione per
questo popolo che, alle soglie del terzo millennio è capace di assumere
lui stesso il proprio destino, si sforza di unire in una sintesi felice e
adatta le possibilità di cui è stato fornito dalla provvidenza, il genio
tradizionale ereditato dagli antenati e la cura del bene comune. Il
compito, al quale si adoperano con tenacia i dirigenti della repubblica,
non è facile. Si tratta di creare un insieme ordinato ove non si rinneghi
nulla di quanto di meglio ha saputo produrre il passato, traendo
pienamente nella modernità ciò che può contribuire a elevare l'uomo,
la sua dignità, il suo onore. Al di fuori di questo, non c'è vero sviluppo
né vero progresso umano o sociale. Non c'è maggiore giustizia. Si
rischierebbe di costruire una facciata, perciò, qualcosa di fragile, dove
si verificherebbero molte ineguaglianze, senza parlare di quella
ineguaglianza all'interno stesso dell'uomo, che accorderebbe più
valore alla ricerca del superficiale che si vede, che a quella
dell'essenziale che ha la sua forza nascosta. Infatti grande è il pericolo
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di voler semplicemente copiare o importare quello che si fa fuori, per
la sola ragione che giunge dai paesi cosiddetti "avanzati": ma avanzati
verso che cosa? A che titolo sono avanzati? L'Africa non ha anch'essa
forse più di altri continenti un tempo suoi tutori, il senso delle cose
interiori chiamate a determinare la vita dell'uomo? Quanto vorrei
contribuire a difenderla da invasioni di ogni genere, da visioni
dell'uomo e della società parziali o materialiste e che minacciano il
cammino dell'Africa verso uno sviluppo veramente umano e africano!
Il primato dei valori spirituali e morali
(...) È un argomento che considero capitale e ho voluto trattarne
lungamente a New York, davanti alla XXXIV assemblea generale
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Lo si può riassumere in una
formula lapidaria: il primato dei valori spirituali e morali in rapporto ai
valori materiali o economici. "Il primato dei valori dello spirito - dicevo
allora - definisce il significato dei beni terrestri e materiali così come il
modo di servirsene...". Esso contribuisce, d'altra parte, "a fare che lo
sviluppo materiale, lo sviluppo tecnico e lo sviluppo della civilizzazione
siano al servizio di ciò che costituisce l'uomo, o, detto altrimenti, che
gli permettano di accedere pienamente alla verità, allo sviluppo
morale, alla possibilità di godere totalmente dei beni della cultura che
ereditiamo e alla moltiplicazione di questi beni tramite la nostra
creatività" (Giovanni Paolo II, Allocutio ad Nationum Unitarum
Legatos, 14, die 2 oct. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II,2
[1979] 532-533).
Bisogna dunque continuare a riflettere e ad operare su questa linea se
vogliamo rispondere ai veri bisogni dell’umanità, e in particolare ai veri
bisogni dell’Africa, che sta per acquistare la dimensione dovutale
nell’ordine planetario. L’Africa si cerca ancora un po’. Essa ha in mano
le chiavi del suo avvenire. Le auguro di approfondire questo tema
fondamentale perché i valori spiriturali e morali le imprimano un
carattere indelebile, il solo degno di lei.
La Chiesa, da parte sua, non ha competenza diretta nell’ambito
politico o economico. Essa intende restare fedele alla propria missione
spirituale, e rispettare pienamente le specifiche responsabilità dei
governanti. L’appoggio morale che può offrire a quanti hanno in carico
la città terrestre, si esplica e si giustifica, con la volontà di servire
l’uomo, ricordandogli ciò che fa la sua grandezza o risvegliandolo alle
realtà che trascendono il mondo. Mi felicito particolarmente qui del
concorso che la Chiesa offre in Costa d’Avorio, per la sua presenza
nelle istituzioni scolastiche e negli ambienti intellettuali, alla grande
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impresa nazionale di educazione e di formazione, che già ha saputo
assicurare alla popolazione un livello culturale, per tanti titoli,
invidiabile. Ma il suo concorso vorrebbe riferirsi specialmente alla
coscienza dell’uomo e della donna avoriani, per mostrar loro la loro
dignità ed aiutarli a farne buon uso. Il suo concorso vorrebbe
ugualmente facilitare una giustizia effettiva, con una cura più grande
dei poveri, degli emarginati, dei piccoli, dei migranti e in una parola di
coloro che spesso sono abbandonati. (…)
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Abidjan, 10 maggio 1980
Cari fratelli e sorelle,
rendiamo grazie a Dio, che ci ha chiamati a formare una sola Chiesa,
nel suo figlio Gesù Cristo!
L‟unità della comunità ecclesiale
(...) Questa unità profonda, attraverso la varietà multiforme dei popoli
e delle razze, fa la nostra gioia e la nostra forza. Essa è un dono di
Dio, ma noi dobbiamo anche apportarvi il nostro contributo cosciente e
generoso, al fine di realizzare, in maturità, la pienezza di Cristo.
Così io vi invito, cari fratelli e sorelle, a percorrere con me i diversi
cerchi concentrici di questa unità: prima a livello di Cristo, a livello
della Chiesa universale e del suo pastore, a livello della Chiesa che è in
Costa d’Avorio e della vostra diocesi, a livello di ciascuna delle vostre
comunità parrocchiali, con l’irradiazione che ci circondano.
Sì, la nostra unità non è solo, né primariamente, un’unità esteriore,
come quella d’un corpo sociale con le sue strutture di organizzazione.
Essa è un mistero, come l’ha sottolineato il Concilio Vaticano II
all’inizio della costituzione “Lumen Gentium” (cf. Lumen Gentium, 4).
Noi formiamo “un popolo che trae la sua unità dall’unità del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo”.
(...) Io vengo ora alle vostre comunità diocesane di Abidjan o delle
altre diocesi. Anche qui i vostri Vescovi conoscono la necessità
d'intensificare l'unità che li unisce tra di loro, a livello per esempio
della collaborazione pastorale per tutto il paese. E in ciascuna diocesi,
che si può chiamare la "Chiesa particolare", una grande unità deve
farsi attorno al Vescovo, che ne è il capo secondo il Vangelo, vale a
dire il pastore e il padre. Unità della fede, certamente; unità della
preghiera; unità di sentimenti fraterni; unità degli sforzi pastorali. E
questo in una grande diversità di funzioni indispensabili e
complementari.
38
(...)Ma come conservare l'unità della preghiera, l'unità della carità,
l'unità pastorale fra tutti? È il ruolo privilegiato della parrocchia, con la
sua chiesa e il suo gruppo di pastori in unione con i responsabili
religiosi e laici. La parrocchia deve essere accogliente verso tutti: non
ci sono dei veri "estranei" in una famiglia di cristiani! Io penso in
particolare ai lavoratori migranti o ai tecnici d'altri paesi che devono
ricevere e dare la loro parte di vita cristiana. Un solo corpo, un solo
spirito, come diceva san Paolo.
Cari amici, l’unità non si ferma ancora a questo punto. Noi
desideriamo ancora promuoverla con tutti coloro che, senza professare
integralmente la nostra fede cattolica o senza conservare la
comunione sotto il successore di Pietro, sono stati battezzati e portano
il bel nome di cristiani: lo Spirito Santo suscita in tutti i discepoli di
Cristo il desiderio e l’azione che tendono all’unità come il Cristo l’ha
voluta, nella verità e nella carità (cf. Lumen Gentium, 15). E il disegno
di salvezza abbraccia con noi anche coloro che senza ben conoscerlo
nelle ombre o sotto delle immagini cercano Dio con cuore sincero (cf.
Ivi, 16). Così testimoniando pienamente la nostra fede, siamo animati
verso tutti di sentimenti di stima e di dialogo fraterno.
Infine, i discepoli di Cristo, le comunità cristiane devono essere
fermenti di unità, artefici di riavvicinamento fraterno per tutti gli
abitanti di questo paese, africani o non africani. La Costa d’Avorio e la
sua capitale conoscono un’evoluzione sociale rapida, in cui la
concentrazione urbana, lo sradicamento familiare, la ricerca della casa
e del lavoro, ma anche, per certi, le possibilità insospettate di riuscita
tecnica, di arricchimento rapido, con le tentazioni del profitto
personale e alle volte investito altrove, di sfruttamento dell’uomo, del
piccolo, del lavoratore avoriano o migrante, sì, tutto questo rischia,
come purtroppo in altri paesi detti “avanzati”, di mettere alla prova la
solidarietà, la giustizia, la speranza degli umili, la pace ed anche il
sentimento religioso.
BENEDIZIONE DELLA PRIMA PIETRA DELLA
CATTEDRALE DI SAN PAOLO AD ABIDJAN
11 maggio 1980
(…) Sto per benedire le prime pietre della futura cattedrale d’Abidjan e
di una chiesa che sarà dedicata a Nostra Signora d’Africa. La Chiesa è
la casa di Dio. Tutta la vita cristiana si fonda su questa realtà
sovrannaturale meravigliosa, sempre da approfondire, sempre da
meditare, che San Giovanni ha espresso in questa semplice frase: “E il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Sì, il
Signore è nato, ha sofferto, è morto ed è resuscitato affinché il
39
cristiano sia veramente figlio di Dio. Questa realtà sovrannaturale
deve determinare la vita del cristiano sempre ed ovunque. Come?
Riprendo qui ancora l’insegnamento della prima lettera di San Pietro:
“Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un
edificio spirituale” (1Pt 2,5). La Chiesa, la nuova Gerusalemme di cui
parlano le Scritture e la liturgia, si costruisce nelle nostre vite, dentro
di noi!
Tuttavia, la Chiesa, la casa di Dio, non è solo spirituale. Le radici
umane delle nostre comunità cattoliche, che si esprimono e si
manifestano nella costruzione di chiese, ed in particolare di questa
cattedrale, dipendono strettamente dall’Incarnazione, dalla venuta di
Dio nella nostra umanità, dal fatto che Dio si è fatto simile a noi e che
ha voluto incontrarci attraverso il nostro modo concreto di vivere! (…)
DISCORSO AI VESCOVI
Abidjan, 11 maggio 1980
(...) Non dimentico che le vostre nove diocesi sono molto diverse per
quanto riguarda la situazione della Chiesa. Io parlerò per l'insieme.
Prima di tutto, mi rallegro con voi della vitalità della Chiesa in Costa
d’Avorio, e ne rendo grazie a Dio.
La presenza della Chiesa nei nuovi ambienti
(...) Io mi permetto di sottolineare alcuni di questi problemi non per
apportarvi delle soluzioni che sono l'oggetto della vostra riflessione e
del vostro studio, ma per manifestarvi l'interesse che io nutro per il
vostro ministero episcopale.
Io penso per esempio alle grandi città di Abidjan, di Bouaké, dove
converge un numero considerevole di nuovi venuti dalla campagna e
anche d’immigrati di paesi vicini: come rendere la Chiesa ben presente
in questi nuovi quartieri e in questi nuovi ambienti? Ci sono poveri di
ogni sorta, degli sradicati, dei piccoli ai quali noi dobbiamo una
presenza e una sollecitudine particolari, come Cristo. C’è anche
un’élite di dirigenti, che hanno bisogno di una riflessione cristiana più
approfondita al livello della loro cultura e delle loro responsabilità,
prima per non restare a margine della Chiesa ed anche per partecipare
ad uno sviluppo più armonioso del paese. Poiché infatti c’è una
giustizia sociale da promuovere di fronte a privilegi di fortuna o di
potere, d’ineguaglianze troppo forti, di tentazioni di arricchimenti
eccessivi, talvolta di corruzione, come voi stessi affermate. La Chiesa
deve aiutare i responsabili a non trasferire presso di voi certi modelli
di vita occidentale, che hanno tendenza a radicare le persone e le
40
famiglie nel materialismo, nell’individualismo e nell’ateismo pratico, e
ad abbandonare a se stessi molti emarginati.
Famiglia
La pastorale familiare è particolarmente importante; io non ignoro i
difficili problemi che essa solleva. Ne ho parlato a Kinshasa. Tocca a
voi Vescovi di risolvere in modo concorde conservando la convinzione
che, a partire dal Vangelo, secondo l’esperienza secolare della Chiesa
espressa dal magistero universale e grazie a una formazione paziente
dei futuri sposi, è possibile alle coppie africane vivere, con una
particolare intensità, il mistero dell’alleanza, di cui l’alleanza di Dio con
il suo popolo, l’alleanza di Gesù Cristo con la sua Chiesa restano
l’origine e il simbolo. Da queste famiglie cristiane discenderanno dei
beni profondi e durevoli, ivi compresi la fede dei giovani e le vocazioni.
Le vostre comunità cattoliche devono anche trovare i rapporti adeguati
con le altre comunità cristiane, con i musulmani, con gli altri gruppi
religiosi. Ma soprattutto voi avete ancora davanti a voi un immenso
campo di evangelizzazione: coloro che restano disponibili per
l’annuncio del Vangelo, nei villaggi e nelle città. Lì c’è un apostolato
propriamente missionario da proseguire.
Ruolo dei Vescovi
San Paolo ci ha avvertiti che essere ministri di Cristo, gli occhi fissi sul
Vangelo, è esporsi a delle incomprensioni e a delle tribolazioni. Come
dice uno dei vostri proverbi: “L’albero situato ai margini del sentiero
riceve colpi da tutti quelli che passano”. Ma io vi auguro anche delle
grandi consolazioni spirituali. Restate capi spirituali che siano nello
stesso tempo dei padri per il loro popolo, nella maniera di Cristo, che
serve. Restate liberi di fronte a ogni potere profano riconoscendo
pienamente ad esso la sua competenza e la sua responsabilità
specifica. Continuate a suscitare una larga collaborazione dei vostri
sacerdoti e dei vostri laici, per esaminare i problemi e associarli alle
vostre decisioni. Al di sopra di tutto, conservate tra voi una stretta
coesione e una vera collaborazione come d’altra parte con i Vescovi
dell’Africa dell’ovest. Ah sì, vivete molto uniti, in una solidarietà senza
incrinature, tra voi e con la santa Sede: è la vostra forza.
Insisto specialmente sui vostri sacerdoti, vostri collaboratori nati,
siano essi avoriani o venuti da lontano. Essi formano un medesimo
presbiterio, una medesima famiglia. Essi sono talvolta dispersi, in un
apostolato difficile. Essi hanno un bisogno particolare di sentire il
vostro sostegno, la vostra vicinanza, la vostra amichevole presenza, il
vostro apprezzamento del loro lavoro, il vostro incoraggiamento per
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una vita sacerdotale degna e generosa. E questo favorirà anche le
vocazioni.
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Yamoussoukro, 11 maggio 1980
Cari studenti e studentesse,
(...) I vostri Vescovi hanno dunque recentemente indirizzato, a voi,
ma anche ai vostri genitori e ai vostri responsabili, una lettera che
voleva diagnosticare i pericoli che minacciano la gioventù e provocare
in questo ceto come tra gli adulti un generoso risveglio spirituale.
L‟appello ai giovani ivoriani
Parecchi di voi sono molto coscienti delle difficoltà e delle miserie che
raggiungono gli ambienti dei giovani. Senza generalizzare, essi non
hanno paura di chiamare le cose col loro nome e d’interrogare i più
anziani riferendosi alle celebri parole del profeta Ezechiele: “I padri
hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati” (Ez
18,2).
Oggi, da parte mia, vorrei convincervi di una verità di buon senso ma
fondamentale che vale per ogni uomo e ogni società che soffrono
fisicamente o moralmente: e cioè che il malato non può guarire se non
prende lui stesso i rimedi che sono necessari. È quanto l’apostolo san
Giacomo voleva far comprendere ai primi cristiani (cf. Gc 1,23-26). A
che pro’ diagnosticare il male nello specchio della coscienza individuale
e collettiva, se subito lo si dimentica o se si rifiuta di curarlo?
(...) Giovani avoriani, ritrovate insieme il coraggio di vivere! Gli uomini
che fanno avanzare la storia, ai livelli più umili o più elevati, sono
proprio coloro che restano convinti della vocazione dell'uomo;
vocazione di cercatore, di lottatore e di costruttore. Qual è la vostra
concezione dell'uomo? È una questione fondamentale, perché la
risposta sarà determinante per il vostro avvenire e l'avvenire del
vostro paese, perché voi avete il dovere di realizzare la vostra vita.
Voi avete, di fatto, degli obblighi di fronte alla comunità nazionale. Le
generazioni passate vi portano invisibilmente. Sono esse che vi hanno
permesso di accedere agli studi e a una cultura destinata a fare di voi i
quadri dirigenti di una nazione giovane. Il popolo conta su di voi.
Perdonategli di considerarvi come dei privilegiati. Voi lo siete
realmente, almeno sul piano della ripartizione dei beni culturali. Quanti
giovani della vostra età - nel vostro paese e nel mondo - sono al
lavoro e contribuiscono già, come operai o agricoltori, alla produzione
e al successo economico del loro paese! Altri, purtroppo, sono senza
lavoro, senza mestiere, e talvolta senza speranza. Altri ancora non
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hanno e non avranno la fortuna di accedere ad una scolarizzazione di
qualità. Voi avete verso tutti un dovere di solidarietà. Ed essi hanno
verso di voi il diritto di essere esigenti.
(...) Lasciatemi ancora sottolineare un aspetto molto importante della
vostra preparazione umana, intellettuale, tecnica, per i vostri compiti
futuri. Anche questo fa parte dei vostri doveri. Custodite bene le
vostre radici africane. Salvaguardate i valori della vostra cultura. Voi li
conoscete e ne siete fieri: il rispetto della vita, la solidarietà familiare e
il sostegno ai genitori, la deferenza nei confronti degli anziani, il senso
dell'ospitalità, la saggia conservazione delle tradizioni, il gusto della
festa e del simbolo, l'attaccamento al dialogo e alla conversazione per
regolare le divergenze. Tutto questo costituisce un vero tesoro da cui
voi potete e dovete trarre del nuovo per l'edificazione del vostro
paese, su un modello originale e tipicamente africano, fatto di armonia
tra i valori del suo passato culturale e i dati più accettabili della civiltà
moderna. Su questo piano preciso, restate molto vigilanti di fronte ai
modelli della società che sono fondati sulla ricerca egoistica del
benessere individuale e sul dio-danaro, o sulla lotta di classe e la
violenza dei mezzi. Ogni materialismo è una sorgente di degradazione
per l'uomo e di asservimento della vita in società.
Far „crescere‟ la fede
(...) Allora, cessate di pensare in silenzio o di dire ad alta voce che la
fede cristiana è buona solamente per i bambini e per la gente
semplice. Se ella appare ancora così è perché degli adolescenti e degli
adulti hanno gravemente trascurato di far crescere la loro fede sul
ritmo del loro sviluppo umano. La fede non è un grazioso vestito per il
tempo dell'infanzia. La fede è un dono di Dio, una corrente di luce e di
forza che viene da lui e deve illuminare e dinamizzare tutti i settori
della vita, a mano a mano che essa si radica nelle responsabilità.
Decidetevi, fate decidere i vostri amici e i vostri compagni studenti ad
assumere i mezzi di una formazione religiosa personale, degna di
questo nome. Profittate degli assistenti spirituali e degli animatori
messi a vostra disposizione.
(...) Giovani della Costa d'Avorio, oggi, il Cristo vi chiama attraverso il
suo rappresentante sulla terra. Egli vi chiama esattamente come ha
chiamato Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni e gli altri apostoli. Vi
chiama a edificare la sua Chiesa, a costruire una società nuova. Venite
in massa!
Prendete posto nelle vostre comunità cristiane! Offrite regalmente il
vostro tempo e i vostri talenti, il vostro cuore e la vostra fede per
animare le celebrazioni liturgiche, per prendere parte all’immenso
lavoro catechetico presso i bambini, gli adolescenti e anche gli adulti,
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per inserirvi nei numerosi servizi a beneficio dei più poveri, degli
analfabeti, degli handicappati, degli isolati, dei rifugiati e dei migranti,
per animare i vostri movimenti di studenti, per operare nelle istanze di
difesa e di promozione della persona umana. In verità il cantiere è
immenso ed entusiasmante per dei giovani che si sentono traboccanti
di vita. (…)
VISITA AL LEBBROSARIO DI ADZOPÉ
Adzopé, 12 maggio 1980
Cari amici,
Vengo a rendervi visita e, in primo luogo, a salutarvi tutti con rispetto
ed affetto.
(...) Ma non vengo solo per darvi questo incoraggiamento umano.
Vengo per confermare quello che sacerdoti, suore, laici cristiani vi
hanno sicuramente già detto: nella vostra miseria, Dio vi ama.
Questo male non corrisponde al suo disegno d’amore. E nemmeno voi
ne avete colpa. Non consideratelo una fatalità. Vedetelo solo come una
prova. Il Cristo che adoriamo ha subito lui stesso una prova, quella
della Croce, una prova che l’ha sfigurato, e tutto questo senza che lui
ne avesse colpa. Si è rimesso a Dio, suo Padre. Si è rivolto a Lui per
chiedergli di risparmiarlo, ma ha accettato, ha sofferto. E la sua
sofferenza è divenuta per innumerevoli uomini, per voi, per me, causa
di salvezza, di perdono, di grazia, di vita. È un grande mistero questa
solidarietà nella miseria.
È il cuore della nostra religione. I cristiani capiscono il mio linguaggio.
La vostra sofferenza, accolta, sopportata con pazienza, amore per gli
altri, offerta a Dio, diventa fonte di grazia, per voi ai quali Dio riserva
il suo paradiso, e per molti altri. Potete anche pregare per me, e per
tutti quelli che mi affidano la loro miseria.
Che Dio vi aiuti! Che Dio vi doni la pace. (…)
DISCORSO ALLA PARTENZA DALL'AFRICA
Abidjan, 12 maggio 1980
(...) Ringrazio le autorità per l'onore che mi hanno fatto dando il mio
nome ad una via della città di Abidjan e alla grande piazza di
Yamoussoukro.
È un gesto delicato che spero contribuirà a tener vivo non solo il
ricordo della mia visita, ma soprattutto il mio affetto e la mia stima
per tutto il popolo ivoriano.
Sono felice d’aver avuto l’occasione di benedire la prima pietra della
cattedrale di Abidjan e della chiesa di Nostra Signora d’Africa.. Un
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legame personale è stato così stabilito fra il Papa e queste due chiese.
Oso sperare che tutti quelli che ci pregheranno, non dimentichino di
pregare anche per la Chiesa universale... e per me!
Il saluto all‟Africa
(...) Addio ora, Africa, continente già così amato e che desideravo,
dalla mia elezione al Seggio di Pietro, scoprire e percorrere. Addio
popoli che mi avete ricevuto, e tutti gli altri ai quali amerei un giorno,
se la Provvidenza me lo permette, portare personalmente il mio
affetto. Ho appreso molte cose durante questo periplo. Non potete
sapere quanto sia stato istruttivo. A mia volta, vorrei lasciare agli
africani un messaggio che sgorga dal cuore, meditato davanti a Dio,
esigente perché viene da un amico per i suoi amici.
L‟Africa, un grande cantiere
L’Africa mi è parsa un grande cantiere, da tutti i punti di vista, con le
sue promesse e anche, forse, i suoi rischi. Ovunque si vada, si ammira
un’impresa considerevole in favore dello sviluppo e dell’innalzamento
del tenore di vita, in favore del progresso dell’uomo e della società. Il
cammino da percorrere è lungo. I metodi possono essere diversi e
rivelarsi più o meno adatti, ma il desiderio di andare avanti è
innegabile. Risultati sensibili sono stati già ottenuti. L’istruzione si
diffonde, malattie una volta mortali sono sconfitte, tecniche nuove
sono sperimentate, si comincia a sapere come lottare contro certi
ostacoli naturali. Si sentono sempre più anche i valori propri delle
ricchezze dell’anima africana, e ciò suscita fierezza. Parallelamente,
l’ascesa alla sovranità nazionale ed il suo rispetto sembrano oggetto
delle aspirazioni di tutti.
C’è un patrimonio naturale che bisogna assolutamente salvaguardare
e promuovere armoniosamente. Non è facile amministrare un tale
ribollimento, fare in modo che le vive forze servano all’autentico
sviluppo. La tentazione è forte di demolire invece di costruire, di
procurarsi a caro prezzo armi per popolazioni che hanno bisogno di
pane, di voler appropriarsi del potere - coinvolgendo un’etnia contro
un’altra in sanguinose lotte fratricide - mentre i poveri desiderano la
pace, o ancora di soccombere all’ebbrezza del profitto a beneficio di
una classe privilegiata.
Non cadete, cari fratelli e sorelle africani, in questo ingranaggio
distruttivo che non ha niente a che fare con la vostra dignità di
creature di Dio, né con quello di cui voi siete capaci. Non dovete
imitare alcuni modelli stranieri basati sul disprezzo dell’uomo o
sull’interesse. Non dovete rincorrere bisogni artificiali che vi darebbero
una libertà illusoria o che vi condurrebbero all’individualismo, quando
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l’aspirazione comunitaria è così fortemente radicata presso di voi. Non
dovete nemmeno lasciarvi ingannare dalle virtù di ideologie che vi
fanno intravedere un benessere completo sempre rimandato al
domani.
Siate voi stessi.
(...) Sono in Africa, in particolare, per commemorare il centenario
dell'evangelizzazione di molti paesi. Sono anniversari carichi di
speranza, la speranza di una nuova energia per intraprendere una
nuova tappa. Questo vale per tutti i paese visitati. Voi siete la Chiesa
in Africa. Quale onore, e quale responsabilità!
(...) Credo veramente e professo che egli è venuto per gli africani, per
elevare e salvare l'anima africana, in attesa anch'essa della salvezza,
per mostrarle la sua bellezza, ma arricchirla anche all'interno,
predicarle la vita eterna con Dio. È venuto per gli africani come per
tutti gli uomini, e non è estraneo ad alcun sentimento nazionale, a
nessuna mentalità, invitando i suoi discepoli di qualunque continente a
vivere fra di essi l'ammirevole scambio della fede e della carità. (...)
II° Viaggio apostolico in Costa d‟Avorio
10 agosto 1985
Nel corso del 27° viaggio apostolico in
Togo, Costa d'Avorio, Camerun, Repubblica Centro-Africana, Zaire,
Kenya, Marocco.
(8–19 agosto 1985)
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
Aeroporto di Abidjan - 10 agosto 1985
(...) La mia presenza tra voi, oggi, riveste il carattere pastorale di
tutto il mio pellegrinaggio in terra d'Africa; ed è un atto
specificamente religioso che mi induce a fare una tappa ad Abidjan.
Ma vorrei cogliere questa occasione per ripetere ai nostri fratelli di
altre confessioni cristiane, la nostra disponibilità a ricercare l'unità e la
cooperazione fraterna, e per esprimere a tutti coloro che si
riconoscono in altre tradizioni religiose al di fuori del cristianesimo, il
mio rispetto e il desiderio della Chiesa cattolica d'intrattenere con tutti
delle relazioni imperniate sulla fiducia. So che la Costa d'Avorio è un
Paese accogliente e che la tolleranza è reale tra gruppi di tradizioni e
origini differenti. Nell'ambito dello Stato, è importante che tutti
mettano in comune i loro sforzi leali per far fronte ai compiti necessari,
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affinché l'avvenire di un giovane popolo possa essere previsto con
sicurezza e perché domani le inquietudini e i dubbi di oggi siano
superati. (...)
OMELIA PER LA CONSACRAZIONE
DELLA CATTEDRALE DI SAN PAOLO AD ABIDJAN
10 agosto 1985
“I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4, 23).
La costruzione della Chiesa continua
(...) Cinque anni fa, l'11 maggio 1980, sono stato da voi invitato a
benedire la prima pietra della vostra cattedrale. E ora mi è dato di
consacrare la casa che voi avete costruita per Dio. Rendo grazie per
questo raro privilegio. Rendo grazie specialmente per tutto ciò che
questa impressionante realizzazione rappresenta nella vostra nazione,
che ha celebrato il 25° anniversario della sua indipendenza.
Incoraggiati da tutto un popolo, gli architetti e i numerosi costruttori
hanno portato a termine un'opera meravigliosa, perché è segno
eloquente di fede, ed è testimonianza della maturità e della vitalità di
una Chiesa.
(...) La Chiesa di Abidjan, la Chiesa in Costa d'Avorio, manifesta con
questa costruzione materiale che essa stessa è in verità una
costruzione spirituale. Senza il dinamismo interiore della fede, senza la
speranza fondata sul Cristo vivente, un tempio di pietra resterebbe
vuoto di senso, per quanto grandioso esso sia. La ragion d'essere di
un tempio di pietra è il tempio interiore della comunità dei discepoli
del Signore.
(...) Voi portate a termine un edificio, ma sapete che la costruzione
della Chiesa continua. È un compito di tutti i giorni e di tutte le
generazioni. Per adempierlo fedelmente occorre che gli uomini siano
purificati e rinnovati incessantemente, che siano convertiti dalla grazia
di Dio e distolti dal peccato che è opera di morte.
(...) Il Cristo ha detto alla samaritana: "È giunto il momento in cui i
veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre
cerca tali adoratori". Questo momento viene in questo Paese, dopo
una storia già lunga; diversi gruppi di evangelizzatori hanno cercato di
stabilire qui la Chiesa dal XVII al XIX secolo, e non hanno potuto
rimanervi; delle prove, nelle quali molti hanno offerto la loro vita,
hanno interrotto la loro opera. Il momento è giunto in modo decisivo
nel 1895, quando la fondazione della Chiesa nel vostro Paese ha
potuto essere intrapresa su una base duratura dai Padri delle Missioni
Africane e dal primo prefetto apostolico di Abidjan, ai quali presto si
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sono associate le suore di Nostra Signora degli apostoli. È giusto, in
questo giorno, richiamare la memoria di tutti gli evangelizzatori che
hanno speso qui la loro salute, e talvolta la loro vita, per stabilire grazie alla loro carità eroica - una Chiesa che ha ora le sue radici e che
sviluppa da sola i suoi rami, che porta essa stessa i frutti della
semente che viene da Dio. Penso alle diocesi che hanno potuto essere
erette sotto la responsabilità dei vescovi africani.
Al presente, il “momento” di Dio è venuto in modo nuovo. La
cattedrale che la Chiesa in Costa d’Avorio dedica a San Paolo con la
consacrazione di oggi, officiata dal Vescovo di Roma, è un segno di
maturità nell’opera di evangelizzazione che rimane sempre da
continuare. Il Vangelo del Cristo è indirizzato a tutti gli uomini, e su
coloro che lo hanno ricevuto fino ad oggi incombe la responsabilità di
farlo giungere ai loro fratelli. Si è parlato, giustamente, di seconda
evangelizzazione. È, in verità, il confronto dei valori cristiani con il
retaggio, le aspirazioni, le scoperte e i poteri degli uomini. In tutti i
campi, il rispetto della vita, il senso della giustizia, la ricerca dell’unità
traducano concretamente l’impegno dei cristiani a imitare Cristo nella
loro partecipazione alle diverse attività della società! (…)
III° Viaggio apostolico in Costa d‟Avorio
10 settembre 1990
Nel corso del 49° Viaggio Apostolico in
Tanzania, Burundi, Rwanda, Yamoussoukro (Costa d'Avorio )
(1-10 settembre 1990)
Omelia alla consacrazione della Basilica di
Nostra Signora della Pace
Yamassoukro, 10 Settembre 1990
«Voi siete tempio di Dio. Lo Spirito di Dio abita in voi» (1Cor 3,16).
Fratelli e Sorelle, queste parole dell' Apostolo Paolo sono al centro di
questa solenne liturgia per la consacrazione della Basilica di Nostra
Signora della Pace. Questo santuario è dedicato a Maria. Maria di
Nazareth, Maria che accoglie nella fede l'annuncio della salvezza, la
Serva del Signore in cui dimora lo Spirito di Dio affinché il Verbo
divenisse carne e rimanesse fra noi. Maria, l'arco della nuova Alleanza
di Dio con gli uomini!
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La consegna ai cristiani africani
(...) Alle soglie del terzo millennio, tutta la Chiesa, la Chiesa del vostro
continente scopre in modo nuovo la necessità e il dinamismo
dell'evangelizzazione fra voi. Ciascuno è chiamato ad essere testimone
della Buona Novella della salvezza. Di fronte alle numerose sfide
dell'Africa, i cristiani africani devono approfondire la loro adesione a
Cristo, lasciarsi coinvolgere dal suo amore, aprendo le ricchezze ai loro
fratelli.
Sostenuta dalla preghiera e dalla riflessione di ogni Chiesa
particolare, l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo studierà il
modo di assolvere alle soglie del terzo millennio ai compiti
dell'evangelizzazione in un modo realmente africano e nella
comunione universale della Chiesa di Cristo. A molti vostri fratelli e
sorelle la Buona Novella della salvezza non è ancora giunta! Bisogna
trovare il linguaggio che diffonda realmente la fede in Africa. In un
continente provato dalle divisioni e dall'angoscia ma animato al tempo
stesso da una crescente speranza, il dialogo nel mutuo rispetto
s'impone a tutti. La Chiesa conosce le grandi sfide della giustizia e
della pace, i suoi figli e le sue figlie devono rispondere ad esse con
coraggio e generosità. (…)
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