Rassegna stampa completa congresso 15th Interim Meeting of the

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Rassegna stampa completa congresso 15th Interim Meeting of the
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Società di Neurochirurgia. Auguri Lorenzin a nuovo
presidente Servadei
“La nomina di un italiano alla presidenza della Federazione
mondiale delle Società di neurochirurgia è
motivo di grande orgoglio per tutto il sistema sanitario del nostro Paese”.
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha commentato così la nomina di Franco Servadei, direttore
della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento Emergenza-Urgenza e Area
medica generale e Specialistica) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diventato oggi il
primo italiano a presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia.
“Al professore Servadei giungano i miei auguri di buon lavoro per il prestigioso incarico – ha dichiarato il
Ministro Lorenzin con l’auspicio che la sua attività possa essere buona guida per la comunità
scientifica internazionale chiamato a rappresentare e di impulso per tutta la neurochirurgia italiana”.
Epilessia, si può guarire anche con interventi chirurgici
Congresso mondiale neurochirurghi, passi avanti per terapie
(ANSA)
- ROMA, 12 SET - Passi avanti contro l'epilessia, malattia che in Italia colpisce circa
500mila persone: grazie ad innovative metodologie di intervento chirurgico, infatti, oggi si può
arrivare
alla guarigione, per alcune forme, fino nell'80% dei casi. A fare il punto sugli ultimi
progressi sono gli oltre 2.000 neurochirurghi provenienti da 105 Paesi e riuniti a Roma per il XV
Congresso mondiale di neurochirurgia.
''Dall'epilessia si può oggi guarire non solo con i farmaci ma anche con la chirurgia - spiega il
neurologo dell'Università La Sapienza di Roma e primario dell'Unità Operativa Complessa di
Neurochirurgia
dell'Irccs Neuromed-Pozzilli Vincenzo Esposito - e in alcune forme della malattia si
giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti operati''. Ma tante sono le innovazioni nel settore:
emerge
ad esempio, sottolinea il presidente del Congresso Francesco Tomasello, ''un ruolo sempre
più crescente della robotica, anche se questo non significa la sostituzione del chirurgo. La robotica è
infatti guidata dall'uomo". Presentata al Congresso anche una nuova tecnologia, nata in Israele, per il
trattamento
dei gliomi del cervello: ''Sono stati confermati i dati sull'efficacia di questo trattamento e
non è escluso - ha annunciato - che in un futuro non molto lontano possa essere applicata anche in
Italia''.
Tra le iniziative presentate, quella della Federazione mondiale di neurochirurgia che ha
deciso di costituire una task-force di neurochirurghi volontari che andranno ad operare e supportare
colleghi
in aree disagiate. La World Federation, ha affermato Tomasello, ''sta infatti lavorando molto
per portare aiuto in Africa''.
Bisturi contro epilessia, per varie forme 80% guarigioni
Congresso mondiale neurochirurghi, passi avanti terapia Parkinson
(di Manuela Correra) (ANSA) - ROMA, 12 SET - Non solo farmaci sempre più promettenti: oggi
dall'epilessia, malattia che in Italia colpisce circa 500mila persone, si può guarire anche grazie ad
innovativi
interventi chirurgici in un'alta percentuale di casi che, per alcune forme, sfiora l'80%. E'
questo un esempio dei grandi passi avanti fatti dalla Neurochirurgia, le cui tecniche innovative stanno
portando
ad ulteriori avanzamenti anche sul fronte della lotta a patologie come il morbo di Parkinson. A
fare il punto, gli oltre 2.000 specialisti provenienti da 105 Paesi e riuniti a Roma per il XV Congresso
mondiale di Neurochirurgia. Tecniche neurochirurgiche sempre più raffinate, dunque, stanno aprendo la
a terapie promettenti per un gran numero di malattie, a partire proprio dall'epilessia: ''Oggi da
strada
questa patologia si può guarire, non solo con i farmaci ma anche con la chirurgia - spiega Vincenzo
Esposito,
primario dell'Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell'Irccs Neuromed-Pozzilli tanto che in alcune forme si giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti operati''. Ma tante sono le
novità:
''Emerge ad esempio - afferma il presidente del Congresso, Francesco Tomasello - un ruolo
crescente della robotica nella neurochirurgia, anche se questo non significa la sostituzione del chirurgo''.
Riflettori puntati pure su una nuova tecnologia, nata in Israele, per il trattamento dei gliomi del cervello:
stati confermati i dati sull'efficacia di questo trattamento e non è escluso - ha annunciato
''Sono
Tomasello - che in un futuro non molto lontano possa essere applicata anche in Italia''. E nuovi 'successi'
si registrano
anche nella lotta al Parkinson: ''Vi sono nuove prospettive per la terapia e le più immediate
e interessanti - afferma il neurochirurgo Andrea Landi dell'Azienda ospedaliera San Gerardo di Monza riguardano tecniche chirurgiche invasive come la DBS (Deep Brain Stimulation), ma anche la nuova
tecnica FUSS (Focused Ultrasound Steretoactic Surgery), di recente introduzione, che è una metodica
non invasiva che utilizza ultrasuoni. E' attualmente indicata per il solo trattamento del tremore, ma una
verificatane l'efficacia, potrà essere utilizzata nel trattamento di tutti i sintomi della malattia''.
volta
Nuovi studi hanno inoltre rilevato, ha aggiunto, ''come in almeno il 60% dei casi, un episodio depressivo
importante
preceda di mesi l'insorgenza dei sintomi motori del Parkinson''.
Un settore, quello neurochirurgico, nel quale l'Italia si dimostra all'avanguardia, e la conferma arriva
anche dalla recente nomina di Franco Servadei, dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, come
primo italiano a presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia, nomina definita
''motivo di grande orgoglio per tutto il sistema sanitario del nostro Paese'' dal ministro della Salute
Lorenzin. E non solo: l'Italia detiene il primato anche per l'uso dei simulatori per
Beatrice
l'addestramento neurochirurgico, che consentono 'viaggi' tridimensionali nel cervello in preparazione di
interventi
sempre più sicuri.
L'Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano è infatti sede del Besta Neurosim Center, primo centro in
Europa di formazione permanente con simulatori neurochirurgici.
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Neurochirurghi,
in Italia mancano cadaveri per esercitarsi
Ipotesi campagna su donazione corpo fini scientifici e didattici
03 Settembre, 14:31 (ANSA)- ROMA, 3 SET- In Italia mancano cadaveri su cui i neurochirurghi possano esercitarsi. I
cosiddetti preparati anatomici,specifiche parti di cadavere, il nostro Paese deve importarli quindi dall'estero, sostenendo
spesso alti costi. Per una testa, che insieme alla colonna occorre per fare training in questa disciplina medica, occorrono ad
esempio ben 10mila euro, che potrebbero essere risparmiati con la donazione del corpo per fini scientifici e didattici, che
però ancora langue: basti pensare che in una città come Torino la donazione e' in media una l'anno. Per questo la Società
italiana di neurochirurgia (Sinch) sta pensando a una campagna di sensibilizzazione su questo tema. E' quanto emerso oggi
a margine della conferenza stampa di presentazione del 15esimo meeting della Federazione mondiale delle società di
neurochirurgia. "In Italia la donazione del corpo, è ammessa, ma l'acquisizione dei cosiddetti preparati anatomici non è
come in altri paesi europei (ad esempio Austria, Spagna), non c'è la cultura della donazione del corpo per fini scientifici e
didattici, per questo stiamo pensando a una campagna di sensibilizzazione" ha spiegato Roberto Delfini, past president
Sinch e presidente del comitato locale del meeting internazionale. "In totale servirebbero una decina di cadaveri per
ciascuno dei 25 centri di specializzazione diffusi sul territorio italiano" ha spiegato l'esperto. In totale, quindi, sarebbero
250. L'alternativa per i neurochirurghi- ha evidenziato Delfini- è andare all'estero dove però oltre a sostenere i costi di
iscrizione ai corsi devono sostenere anche quelli di soggiorno, o prepararsi con corsi in centri specializzati che sono
obbligati all'acquisto di preparati anatomici. (ANSA). Y09
Neurochirurgia e made in Italy, se ne parla a Roma
Due giorni di confronto tra esperti, aziende e istituzioni
03 Settembre , 15 : 09 (ANSA) - ROMA, 3 SET - Promuovere una filiera tutta italiana della salute nel campo delle
neuroscienze, valorizzando il 'Made in Italy'. Questo l'obiettivo di una due giorni organizzata dal ministero dello Sviluppo
economico, ministero della Salute e ICE Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese, in
collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il cluster ALISEI, Assobiomedica,
la Società italiana di neurochirurgia (Sinch), Fondazione CRUI, che vedrà insieme il 10 e l'11 settembre a Roma,
nell'ambito del 15th Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societies (Wfns), istituzioni, università,
centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, centri clinici, start-up e imprese.
L'iniziativa, che si svolge per la prima volta, vedrà un'agenda densa di appuntamenti e workshop; una Innovation area,
ovvero uno spazio espositivo dedicato a start-up e imprese per promuovere le capacità italiane di offrire prodotti,
innovazioni e servizi ad alto valore tecnologico; nonché uno spazio dedicato agli incontri B2B gestito da ICE.
"Rappresenta un'iniziativa senza precedenti nel panorama nazionale: daremo visibilità mondiale alle eccellenze e alla
capacità di fare innovazione da parte della filiera italiana della salute in questo campo" ha evidenziato oggi nella
conferenza stampa di presentazione dell'evento Francesco Tomasello, Presidente 15th Interim Meeting of WFNS. (ANSA).
Y09
caschetto blocca-tumore a robot, la nuova neurochirurgia
Da
Oltre duemila specialisti in congresso
03 Settembre, 16:27 (ANSA) - ROMA,3 SET - Un sofisticato sistema posto all'esterno del cranio, dalla forma
presumibilmente simile a un caschetto, quindi totalmente non invasivo, che secondo le anticipazioni sfrutta le onde
elettromagnetiche o elettrofisiche per intervenire sulle cellule tumorali, bloccandone la crescita. Questa una delle novità
scientifiche più attese che arriveranno da uno studio israeliano e saranno presentate al Meeting della Federazione Mondiale
di Neurochirurgia (Wfns), per la prima volta in Italia, nell'anno in cui ricorre il sessantesimo anniversario della nascita di
questa Organizzazione, dall'8 al 12 settembre. "E' uno studio randomizzato che sarà presentato in sessione plenaria e che è
stato sospeso per manifesta efficacia della procedura. Si tratta di un sistema costoso" spiega Francesco Tomasello,
Presidente del 15th Interim Meeting of Wfns. Al convegno, che vedrà la partecipazione di duemila specialisti, provenienti
da 105 Paesi del mondo, come aggiunge l'esperto si parlerà, tra gli altri temi, anche di neurochirurgia militare, con un
particolare focus anche sulla robotica, e di medicina rigenerativa. Y09
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SANITA': NEUROCHIRURGHI, TROPPI 140 CENTRI IN ITALIA, NE SERVONO LA META'
"In tempi di spending review siamo pronti a collaborare con il ministro Lorenzin"
Roma, 3 set. (AdnKronos Salute) - In Italia esistono 140 centri di neurochirurgia e sono "troppi, ne
basterebbero infatti la metà". Ad affermarlo è Roberto Delfini, presidente del comitato italiano del 15esimo
Meeting della Federazione mondiale di neurochirurgia che si svolgerà a Roma dall'8 al 12 settembre. "Spesso
ci sono strutture troppo piccole e con volumi di prestazioni molto bassi - aggiunge Delfini - Mentre servirebbe
concentrare in meno centri le tante eccellenze, così da dare al paziente un servizio migliore. Ci sono anche
centri in cui mancano équipe neuroradiologiche, fondamentali per affrontare alcune patologie". La
presentazione questa mattina del congresso al ministero della Salute è stata anche l'occasione per la Società
italiana di neurochirurgia (Sinch) per affrontare il tema dei tagli in sanità.
"Non ci spaventano i limiti a tac o risonanza e siamo pronti a collaborare con il ministro - precisa Alberto
Delitalia, presidente della società scientifica - l'importante è che tutto venga pianificato all'insegna di una
razionalizzazione intelligente. Ad esempio è inutile che i pazienti facciano più esami con risonanze non adatte,
come purtroppo avviene oggi - avverte Delitalia - ne basta uno solo ma con la tecnologia giusta".
(Frm/AdnKronos)
03-SET-15 15:21
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MEDICINA: NEUROCHIRURGHI, FORMAZIONE A RISCHIO SENZA DONAZIONE POST-MORTEM =
Per le 25 scuole di specializzazione servirebbero 10 cadaveri l'anno, al massimo ne abbiamo 1
Roma, 3 set. (AdnKronos Salute) - "In Italia ci sono 25 scuole di specializzazione in neurochirurgia, più o meno ci
sono 4-6 laureati in Medicina che le frequentano e per le loro necessità di formazione sulle parti anatomiche servirebbero
10 cadaveri l'anno. Mentre al massimo nelle strutture di Torino o Roma si arriva ad avere un cadavere. Questo perché
manca la cultura della donazione post-mortem a fini scientifici". E' l'appello lanciato da Roberto Delfini, direttore della
Scuola di specializzazione in Neurochirurgia dell'Università Sapienza di Roma e presidente del comitato italiano del
15esimo Meeting della Federazione mondiale di neurochirurgia, che si svolgerà per la prima volta a Roma dall'8 al 12
settembre.
La Società italiana di neurochirurgia, per sollecitare la popolazione e le istituzione sulla donazione post-mortem per fini
scientifici, lancerà a breve una campagna di informazione. "L'esercitazione su preparati anatomici è fondamentale per
formare un chirurgo – ribadisce Delfini, a margine della presentazione a Roma del congresso - in Italia la situazione delle
donazioni da cadavere è limitata a pochi casi, spesso siamo costretti a importarli con costi elevati o i giovani devono
andare all'estero. In altri Paesi la situazione è assolutamente diversa e ci sono più donazioni. Inoltre - conclude – in Italia
mancano i Centri di anatomia chirurgica che dovrebbero occuparsi proprio di mettere a disposizione degli specialisti il
materiale con cui esercitarsi".
Anche il Comitato nazionale di bioetica ha recentemente sottolineato la mancanza di una legge 'ad hoc' sulla donazione.
Oggi l'unica strada in Italia è l'espressione di una chiara volontà in vita con un atto sottoscritto e consegnato a una
struttura universitaria.
(Frm/AdnKronos)
03-SET-15 17:12
MEDICINA: 2 MILA NEUROCHIRURGHI A ROMA PER CONGRESSO MONDIALE
L'evento vedrà nascere un nuovo modello di sinergia tra centri ricerca, industria e istituzioni
Roma, 3 set. (AdnKronos Salute) - Le frontiere della neuro-oncologia, le malattie neurovascolari cerebrali e
quelle della colonna vertebrale, le nuove metodiche di chirurgia dei traumi chirurgici encefalici gravi. Sono alcuni
dei temi che saranno al centro del 15esimo Meeting della Federazione mondiale di neurochirurgia, che si svolgerà
per la prima volta a Roma dall'8 al 12 settembre. "E' un evento di dimensioni mondiali con 2.000 partecipanti da
105 Paesi e 1.500 contributi scientifici. Ci saranno anteprime di studi sui tumori cerebrali con grandi novità per il
trattamento e saranno illustrate anche nuove metodiche per affrontare i traumi encefalici gravi", afferma
Francesco Tomasello, presidente del congresso presentato oggi al ministero della Salute.
L'evento sarà anche l'occasione, con due giornate dedicate, per lanciare una nuova sinergia tra istituzioni,
università, centri di ricerca, start-up e imprese, con l'intento comune di valorizzare le innovazioni e il 'made in
Italy'. (segue)
MEDICINA: 2 MILA NEUROCHIRURGHI A ROMA PER CONGRESSO MONDIALE (2)
(AdnKronos Salute) - Il valore del 15esimo Meeting della Federazione mondiale di neurochirurgia, che si
svolgerà per la prima volta a Roma, è stato sottolineato anche dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel
messaggio inviato agli organizzatori: "Un evento di importanza internazionale e un'occasione fondamentale - ha
evidenziato - di aggregazione e divulgazione dell'attività scientifica in materia".
La valorizzazione del 'made in Italy', attraverso una sinergia tra centri di ricerca, università, start-up e imprese,
avrà due giorni dedicati all'interno del congresso grazie all'impegno dei ministeri Sviluppo economico e della
Salute, e di Ice (l'Agenzia per la promozione all'estero), Assobiomedica, Società italiana di neurochirurgia (Sinch),
Fondazione Crui e Associazione italiana ospedalità privata (Aiop). Oltre a vari appuntamenti e workshop, ci sarà
uno spazio espositivo dedicato a start-up e imprese per promuovere le capacità italiane di offrire prodotti,
innovazioni e servizi. (segue)
MEDICINA: 2 MILA NEUROCHIRURGHI A ROMA PER CONGRESSO MONDIALE (3)
(AdnKronos Salute) - "Per contribuire alla ripresa del nostro Paese - afferma Luigi Boggio, presidente di
Assobiomedica - sono necessarie iniziative come questa, che mi auguro faccia da apripista per altre simili. Il vero
punto di forza è fare sistema tra tutti i soggetti coinvolti e con le istituzioni impegnate a dare credibilità e vigore a
iniziative come questa. Ci saranno 22 innovazioni tecnologiche, di cui oltre la metà realizzate da star-up e 15
eccellenze cliniche e scientifiche".
Secondo Francesco Tomasello, presidente del 15esimo Meeting della Federazione mondiale di
neurochirurgia "possiamo dire con certezza che il nostro Paese in campo medico-tecnologico-sanitario è in grado
di competere fra i primi nel mondo. E sono sicuro che quanto mostreremo in questi due giorni è soltanto una parte
del 'made in Italy' che andrebbe valorizzato nel nostro settore".
Israele, primo casco hi-tech contro cancro al cervello: "Risultati
sbalorditivi"
Pubblicato
il: 03/09/2015 15:02
I primi risultati di un casco hi-tech contro il cancro al cervello, sviluppato in Israele, hanno costretto i
ricercatori ad interrompere lo studio "per manifesta efficacia dei dati ottenuti nel frenare lo sviluppo
della crescita delle cellule tumorali". A spiegarlo è Francesco Tomasello, presidente del 15esimo
Meeting della Federazione mondiale di neurochirurgia che si svolgerà a Roma dall'8 al 12 settembre: "Il
casco per quanto sappiamo, perché sarà presentato in anteprima al congresso da Zvi Ram dell'Ichilov
Medical Center di Tel Aviv, porta dall'esterno delle onde elettromagnetiche all'intero del cervello, e
queste vanno a interferire con la replicazione delle cellule tumorali".
I primi risultati sono "sbalorditivi. E' un sistema costoso - aggiunge Tomasello, che ha presentato il
meeting al ministero della Salute - e bisognerà capire, come già accaduto con i farmaci anti epatite,
come gestire il trattamento per tutti i pazienti".
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NEUROCHIRURGIA RICOSTRUTTIVA, IL PUNTO SULLE
NUOVE
TERAPIE
Roma, 10 settembre - I tumori cerebrali, le malformazioni vascolari (aneurismi, angiomi e cavernomi), la
neuromodulazione, i traumi cranici, la chirurgia della colonna vertebrale e del midollo spinale sono gli
argomenti al centro del IV Congresso Mondiale dell’International Society of Reconstructive Neurosurgery
(ISRN), Società Scientifica Internazionale di Neurochirurgia ricostruttiva, che si svolgerà dal 12 al 14
settembre a Cerveteri, presso Palazzo Ruspoli. Il Congresso, che si apre il 12 settembre, in parallelo al VII
Scientific Meeting del Neurorehabilitation Committee della World Federation of Neurosurgial Societies
(WFNS), è presieduto da Massimiliano Visocchi, neurochirurgo presso l’Università Cattolica - Policlinico A.
Gemelli di Roma, assieme al prof. Francesco Tomasello, Presidente del Collegio dei professori ordinari di
neurochirurgia d’Italia. “In neurochirurgia - spiega Massimiliano Visocchi - ‘ricostruire’ vuol dire ricomporre
strutture anatomiche del cranio-encefalo e del complesso vertebro-midollare che sono alterate, ristabilirne
una morfologia più prossima possibile alla norma. ‘Riabilitare’ vuol dire porre in essere tutte quelle
procedure chirurgiche che direttamente o indirettamente riattivano una funzione perduta anche senza una
vera e propria ricostruzione morfologica. Questa branca particolare della neurochirurgia – continua Visocchi
- propone qualcosa di più conservativo, meno invasivo e rispettoso della normale fisionomia del sistema
nervoso”. In occasione del congresso Massimiliano Visocchi sarà nominato Presidente dell’International
Society of Reconstructive Neurosurgery.
EVENTO DI PROMOZIONE DELLA FILIERA DELLA
SALUTE IN OCCASIONE DEL XV INTERIM MEETING
OF THE WORLD FEDERATION NEUROSURGICAL
SOCIETIES, ROMA 10-11 SETTEMBRE 2015,
MARRIOTT HOTEL
Roma dal 9 al 12 settembre
In occasione del 15° Interim Meeting of WFNS - Italian Healthcare and Medtech Chain in the
field of Neuroscience, che si svolgerà presso il Marriott Hotel di Roma dal 9 al 12 settembre
l’ICE-Agenzia, in collaborazione con Ministero della Salute, Assobiomedica,
Fondazione Crui, SINch (società italiana di neurochirurgia), Cluster Alisei e con il patrocinio di
MAECI e AIOP, organizza un evento di promozione della filiera italiana della salute nel campo
delle neuroscienze.
L’iniziativa
nasce
e
si
caratterizza
come
progetto
circoscritto
all’occasione
rappresentata dal Meeting WFNS ma rappresenta altresì un “prototipo” a partire dal quale si
immagina possibile sviluppare un’effettiva strategia di lungo periodo finalizzata a promuovere
sul piano internazionale la “Filiera italiana della salute”, idealmente sfruttando ogni occasione
(in Italia e all’estero) che a ciò risultasse adeguata.
L’iniziativa si svolgerà secondo la seguente articolazione:
Sezione espositiva: sarà allestita una sala di circa 1.000 con circa 10 postazioni standard per
le aziende (che si faranno carico dei relativi costi) e con circa 15 desk point per le imprese
start up a cui le postazioni saranno offerte gratuitamente;
Sezione workshop: nel pomeriggio dei giorni 10 e 11 settembre saranno organizzati due
workshop, il primo a cura del Ministero della Salute dal titolo “Italian Excellences in
Neuroscience: the network and the innovative technologies”; il secondo a cura del cluster
Alisei dal titolo “Regenerative Medecine: Italian excellences and scope for international
cooperation”;
Sezione BtoB: sarà ospitata una delegazione di circa 15 operatori esteri che parteciperanno
ad incontri BtoB con le aziende, le start up ed i centri di ricerca italiani presenti. I delegati,
selezionati dagli uffici Ice all’estero proverranno dai seguenti paesi: Arabia Saudita, Austria,
Cina, Iran, Regno Unito, Usa e Turchia.
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Domani innovazioni ed eccellenze della filiera italiana delle
Roma:
neuroscienze
Roma, 9 settembre - domani e venerdì, 10 e 11 settembre, si apre a Roma (Marriott Park Hotel– Via Colonnello
Tommaso Masala, 54) la due giorni Italian Healthcare and Medtech Chain, organizzata dal ministero dello
Sviluppo economico, ministero della Salute e ICE Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione
delle imprese, in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il cluster
ALISEI, Assobiomedica, la Società italiana di neurochirurgia (Sinch), Fondazione CRUI e l’Associazione italiana
ospedalità privata (AIOP).
L’iniziativa, ospitata all’interno del 15th Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societies,
vedrà un’agenda densa di appuntamenti e workshop; una Innovation area, ovvero uno spazio espositivo dedicato a
start-up e imprese per promuovere le capacità italiane di offrire prodotti, innovazioni e servizi ad alto valore
tecnologico; nonché uno spazio dedicato agli incontri B2B gestito da ICE.
Vi ricordo che per la prima volta in assoluto nel nostro Paese viene promossa l’intera filiera italiana della salute,
mettendo insieme istituzioni, università, centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere
scientifico, centri clinici, start-up e imprese con l’obiettivo comune di valorizzare le innovazioni e il made in
Italy nelle neuroscienze attraverso una collaborazione sinergica tra tutti i soggetti.
Società di neurochirurgia, Lorenzin: Auguri al nuovo presidente
Servadei
Roma, 10 set – “La nomina di un italiano alla presidenza della Federazione mondiale delle Società di
neurochirurgia è motivo di grande orgoglio per tutto il sistema sanitario del nostro Paese”.
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha commentato così la nomina di Franco Servadei, direttore
della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento Emergenza-Urgenza e Area
medica generale e Specialistica) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diventato oggi il primo
italiano a presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia.
“Al professore Servadei giungano i miei auguri di buon lavoro per il prestigioso incarico – ha dichiarato il
Ministro Lorenzin –
con l’auspicio che la sua attività possa essere buona guida per la comunità scientifica
LaFiliera italiana delle Neuroscienze
Roma, 4 settembre -“Occorre fare sistema per promuovere le innovazioni e le eccellenze della filiera italiana delle
neuroscienze”. Parola del Professore Francesco Tomasello, presidente del XV Interim Meeting della Federazione
Mondiale delle Società di Neurochirurgia che si svolgerà a Roma dall’8 al 12 settembre, presentato ieri al Ministero
della Salute.
Sarà proprio nel contesto di questo appuntamento internazionale che istituzioni, università, centri di ricerca, cluster
tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, centri clinici, start-up e imprese italiane del settore si
ritroveranno per la prima volta insieme, chiamati a raccolta da Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero della
Salute, ICE e altri enti organizzatori, per “valorizzare il made in Italy anche nel campo delle neuroscienze, attraverso
una collaborazione sinergica, quale esempio virtuoso di un’Italia che fa sistema per diventare motore di sviluppo in
un settore ad alto livello di competitività in tutto il mondo”.
“Iniziative come questa – ha sottolineato Luigi Boggio, presidente di Assobiomedica – che fanno da apripista nel
promuovere la capacità di offerta di prodotto, innovazioni e servizi ad alto valore aggiunto di tutta la filiera italiana
delle neuroscienze, possono contribuire alla ripresa del Paese”. Dal canto suo il Direttore del Coordinamento Servizi
di Promozione del Sistema Italia dell’Agenzia ICE Giovanni Sacchi ha illustrato gli sforzi in atto per “dare nuovo
impulso al processo di internazionalizzazione dell’industria medicale italiana, composta sì da grandi gruppi affermati,
ma anche da moltissime piccole imprese, fortemente innovative e potenzialmente in grado di acquisire rapidamente
posizioni di rilievo sui mercati internazionali”.
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L’allarme
dei neurochirurghi:
“In Italia mancano cadaveri per
esercitarsi”
ROMA, 3 settembre – In Italia mancano cadaveri sui quali i neurochirurghi possano esercitarsi.
Quelli che in gergo scientifico vengono chiamati “preparati anatomici”, ovvero specifiche parti del corpo di un
cadavere, il nostro Paese deve infatti importarli dall’estero, sostenendo spesso alti costi: per una testa, per
esempio, che insieme alla colonna è la parte sulla quale i neurochirurghi lavorano, ci vogliono 10mila
euro. Soldi, questi, che potrebbero essere risparmiati con semplici donazioni del corpo per fini
scientifici o didattici. Ma è proprio la cultura della donazione, in Italia, a mancare: basti pensare che in una
città come Torino, in media, la donazione è una sola l’anno.
Proprio per questo, la Società italiana di Neurochirurgia (SINch) sta pensando ad una campagna di
sensibilizzazione su questo tema. L’appello è stato lanciato oggi a Roma nel corso della conferenza stampa di
presentazione margine della presentazione del XV Meeting della Federazione mondiale delle società di
Neurochirurgia (Wfns), in programma nella Capitale dall’8 al 12 settembre.
“In Italia la donazione del corpo è ammessa- ha spiegato a margine della conferenza il professor Roberto
Delfini, past-president della SINch- ma nel nostro Paese questo tipo di cultura non esiste e non è
diffusa. L’Istituto di anatomia della Sapienza di Roma, per esempio, riceve uno o due corpi l’anno, con i quali
non è possibile però organizzare nessun tipo di corso. Per l’esercitazione dei neurochirurghi italiani,
invece, servirebbero una decina di cadaveri per ciascun centro; così, calcolando che in Italia i centri
di specializzazione sono 25, in totale ne servirebbero 250. Come fa oggi, allora, un neurochirurgo ad
esercitarsi? “Per prepararsi- ha risposto Delfino ai giornalisti- o partecipa a corsi organizzati da centri
specializzati, che sono comunque obbligati ad acquistare i preparati anatomici all’estero, con quote non
trascurabili, oppure se ne va all’estero, dove però deve sostenere, oltre ai costi di iscrizione ai corsi, anche quelli
di permanenza”. Tornando al Congresso mondiale dei neurochirurghi, ha spiegato ancora Delfini, sono stati
organizzati “corsi precongressuali sia teorici sia pratici. Per quanto riguarda i primi, verteranno su patologie di
particolare interesse e ci saranno esperti italiani, ma anche provenienti da altri Paesi del mondo, che
incontreranno i giovani neurochirurghi. Ci sarà quindi un’interazione molto attiva, grazie alla quale i giovani
impareranno dalla diretta esperienza di questi esperti le caratteristiche particolari di una patologia, le chiavi di
un particolare trattamento o i risultati della chirurgia e della terapia medica”.
Ma sono previsti anche i corsi teorico-pratici. “Naturalmente saranno più impegnativi- ha aggiunto il pastpresident della SINch- perché consisteranno nell’esecuzione di interventi chirurgici su preparati anatomici. E
questi sono una parte essenziale del training chirurgico, nel senso che il chirurgo che deve eseguire un
determinato intervento su un paziente, oggi deve averlo fatto su un preparato anatomico, questo è
fondamentale. Il training, infatti, non può più essere fatto semplicemente sui libri o sui video– ha
concluso- ma in maniera pratica, appunto, sui preparati anatomici”.
di Carlotta di Santo
A Roma si apre il meeting di Neurochirurgia. Francaviglia: colorare il tumore
rende più facile l’intervento
ROMA, 9 settembre– A Roma si è aperto il 15esimo ‘Interim Meeting of the World Federation of
Neurosurgical Societes’. Fino al 12 settembre specialisti provenienti da 105 Paesi nel mondo, istituzioni,
università, centri di ricerca e imprese, si confronteranno sulle principali novità relative alle cure e alle
tecnologie a disposizione della medicina. Il Meeting della Federazione Mondiale di Neurochirurgia, il cui
presidente è l’italiano Francesco Tomasello, oltre ad un confronto, mira anche ad aggiornare i medici che
operano in contesti geografici, culturali e socio-economici molto diversi fra loro, offrendo dei veri e propri
corsi di addestramento.
Nel corso del Meeting Natale Francaviglia, direttore di Neurochirurgia Ospedale Civico di Palermo rivela:
“Una nuova metodologia permette di colorare i tumori cerebrali, soprattutto quelli maligni”.
“Per
il chirurgo- sottolinea Francaviglia- è difficile talvolta distinguere durante l’intervento il tessuto
patologico da quello normale trattandosi di sostanza bianca. Grazie a questa nuova tecnica e all’utilizzo di
due sostanze: il 5 ALA (acico levulinico) che dà una colorazione rosa e la vecchia fluoresceina che dà una
colorazione verde è possibile evidenziare meglio il tumore. Con queste nuove tecniche abbiamo allungato il
tempo di recidiva del tumore”, conclude Francaviglia.
(LZ) SANITÀ. ROMA, AL VIA 15ESIMO CONGRESSO
MONDIALE NEUROCHIRURGIA
ANTEPRIMA SU EFFICACIA CAMPI ELETTRICI ALTERNATI
IN CURA TUMORI
Roma, 10 settembre - Con una cerimonia di apertura che ha visto la partecipazione di circa 2000 medici, si è aperto
ieri a Roma, presso l'Hotel Marriott, il 15esimo 'Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societes'.
provenienti da 105 Paesi nel mondo, istituzioni, universitaà, centri di ricerca e imprese,
Fino al 12 settembre specialisti
si confronteranno sulle principali novità relative alle cure e alle tecnologie a disposizione della medicina. Grande è la
rappresentanza della Cina, con 155 partecipanti e quella del Giappone, con 125. Ma di rilievo è la presenza di
neurochirurghi provenienti dal continente africano, dove la densità di questi specialisti è 30 volte inferiore a quella
europea. In Africa, infatti, c'è un neurochirurgo ogni 6 milioni di abitanti. Il Meeting della Federazione Mondiale di
Neurochirurgia, il cui presidente è l'italiano Francesco Tomasello, oltre ad un confronto, mira anche ad aggiornare i
medici che operano in contesti geografici, culturali e socio-economici molto diversi fra loro, offrendo dei veri e propri
corsi di addestramento. Questo perché la Neurochirurgia è stata protagonista negli ultimi anni un significativo sviluppo
tecnico e scientifico. Tra conferenze, seminari e lecture, il Meeting ospiterà due importanti anteprime mondiali: una
sui traumi cranici ed una, a cura del Prof. Zvi Ram, sull'efficacia dei Campi Magnetici Alternati nella cura dei tumori
cerebrali.
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SANITÀ. NEUROCHIRURGO: 6 CASI PARKINSON SU 10
PRECEDUTI
DA DEPRESSIONE
IN
ITALIA GLI AFFETTI SONO CIRCA 300MILA
Roma, 9 set. - "Vi sono evidenze epidemiologiche che almeno nel 60% dei casi, ma forse più spesso, un episodio
depressivo preceda di mesi l'insorgenza dei sintomi motori". Lo dice Andrea Landi, direttore del dipartimento
neurochirurgia dell'Università di Milano - Bicocca - Ospedale San Gerardo, durante il Congresso Mondiale di
Neurochirurgia in corso a Roma. Il morbo colpisce il 2% degli individui sopra i 60 anni. In Italia gli affetti sono
circa 300mila.
SANITA'. TOMASELLO: ATTESA PER NUOVO STUDIO SU
TUMORI
CELEBRALI
Roma, 9 set. - "Domani si parlerà di una nuova terapia per la cura dei tumori cerebrali che da non solo possibilità
di sopravvivenza, ma anche di qualità di vita". A parlare all'agenzia Dire e' Francesco Tomasello, presidente del
15th Interim Meeting della Federazione Mondiale di Neurochirurgia, riferendosi alla ricerca curata dal Prof. Zvi
Ram sull'efficacia dei Campi Magnetici Alternati nella cura dei tumori cerebrali. Il Professor Ram la esporrà
domani ma nell'area del congresso dedicata alle aziende, presso lo stand dell'impresa produttrice della tecnologia, la
Novocure, si possono già raccogliere alcune informazioni: costa circa 20mila euro al mese ma prolunga
notevolmente l'aspettativa di vita del paziente senza produrre effetti collaterali, a parte delle abrasioni nella zona di
applicazione. Insomma, ci si può già domandare quanto ci vorrà ad introdurla nel sistema sanitario italiano. "Da
domani in avanti si porrà il problema di come dovrà essere introdotta- spiega Tomasello- Dal momento che c'è una
evidenza scientifica sulla sua efficacia è chiaro che diventa assolutamente necessario adottarla in tutti i paesi e pure
nel nostro. I costi possono essere gravosi ma di fronte all'utilità che può avere per la popolazione non credo ci possa
essere discussione".
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Servadei
eletto presidente Federazione mondiale neurochirurgia
Roma, 10 set. (askanews) - Franco Servadei entra nella storia della Neurochirurgia mondiale. E' il primo italiano a
presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30 mila neurochirurghi nel
mondo e 127 società articolate in cinque Associazioni Continentali. Franco Servadei è direttore della struttura
complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento Emergenza-Urgenza e Area medica generale e
Specialistica) dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Nato a Forlì nel 1951, si laurea in Medicina e chirurgia
con lode nel 1976 presso l'Università di Bologna, dove consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985
si specializza, con lode, in Neurochirurgia a Modena. Ha iniziato la sua attività professionale all'Ospedale Bellaria di
Bologna (1977-1989), uno dei maggiori centri di neurochirurgia italiani, che tratta tutta la patologia neurochirurgia.
Nel 1989 si è trasferito presso la divisione di Neurochirurgia dell'Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è
diventato responsabile del modulo di Neurotraumatologia, dirigente di II livello, infine direttore del dipartimento di
Emergenza. Ha svolto attività di consulenza neurochirurgica per l'ospedale Maggiore di Bologna e per vari ospedali
della Romagna. Dal marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub and spoke dell'Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma (con attività anche a Reggio Emilia). Dal 2006 è professore a contratto dell'Università di
Padova e dal 2010 insegna anche nelle scuole di specializzazione di Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillofacciale dell'Università di Parma. Ha pubblicato oltre 180 lavori a stampa (34 negli ultimi cinque anni). L'attività sia
di pubblicazione che di partecipazione congressuale è orientata prevalentemente a tematiche concernenti il trauma e
i tumori. Dal 1984 ha iniziato a monitorizzare la pressione intracranica con tecnica innovativa al di fuori di un centro
neurochirurgico (primo esempio in Italia). Nel 1988-1989 ha pubblicato la propria esperienza traumatologica sulle
più importanti riviste internazionali (Neurosurgery, Journal of Trauma, Journal of Neurology, Neurosurgery and
Psichiatry, ActaNeurochirurgica, Brain Injury, Aggressologie ecc). Nell'ambito della sua consulenza con l'Azienda Usl
di Ravenna, ha sviluppato la neurochirurgia oncologica con trattamenti integrati, contribuendo all'avvio del gruppo
neuro-oncologico romagnolo nel 2003. In questo ambito ha iniziato l'attività chirurgica nel rapporto Hub and spoke
all'ospedale di Faenza e di Lugo e ha organizzato nell'area protocolli di trattamento e linee guida per l'invio del
trauma cranico.
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Neurochirurgia
sempre più robotica
Roma, 4 settembre - In occasione del Meeting della Federazione Mondiale di Neurochirurgia (Wfns), per la
prima volta in Italia, nell’anno in cui ricorre il sessantesimo anniversario della nascita di questa Organizzazione, dall’8
al 12 settembre, verranno presentate numerose innovazioni in campo neurochirurgico.
Una tra queste sarà un sofisticato sistema posto all’esterno del cranio, dalla forma presumibilmente simile a
un caschetto, quindi totalmente non invasivo, che secondo le anticipazioni sfrutta le onde elettromagnetiche o
elettrofisiche per intervenire sulle cellule tumorali, bloccandone la crescita.
“Lo studio è randomizzato e sarà presentato in sessione plenaria ed è stato sospeso per manifesta efficacia della
procedura. Si tratta di un sistema costoso”, spiega Francesco Tomasello, Presidente del 15th Interim Meeting
of Wfns. Al convegno, che vedrà la partecipazione di duemila specialisti, provenienti da 105 Paesi del mondo, come
aggiunge l’esperto si parlerà, tra gli altri temi, anche di neurochirurgia militare, con un particolare focus anche
sulla robotica, e di medicina rigenerativa.
Il forlivese Franco Servadei presidente mondiale dei neurochirurghi
Forlì, 11 settembre - Nato a Forlì nel 1951, si laurea in Medicina e chirurgia con lode nel 1976 presso l'Università di
Bologna, dove consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985 si specializza, con lode, in
Neurochirurgia a Modena
„Il medico di origini forlivesi Franco Servadei entra nella storia della Neurochirurgia mondiale. E' il primo italiano a
presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30 mila neurochirurghi
nel mondo e 127 società articolate in cinque Associazioni Continentali. Franco Servadei è direttore di
Neurochirurgia-Neurotraumatologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
Nato a Forlì nel 1951, si laurea in Medicina e chirurgia con lode nel 1976 presso l'Università di Bologna, dove
consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985 si specializza, con lode, in Neurochirurgia a
Modena. Ha iniziato la sua attività professionale all'Ospedale Bellaria di Bologna (1977-1989), uno dei maggiori
centri di neurochirurgia italiani, che tratta tutta la patologia neurochirurgia. Nel 1989 si è trasferito presso la
divisione di Neurochirurgia dell'Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è diventato responsabile del modulo
di Neurotraumatologia, dirigente di II livello, infine direttore del dipartimento di Emergenza. Ha svolto attività di
consulenza neurochirurgica per l'ospedale Maggiore di Bologna e per vari ospedali della Romagna.
marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub and spoke dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma
„Dal
(con attività anche a Reggio Emilia). Dal 2006 è professore a contratto dell'Università di Padova e dal 2010
insegna anche nelle scuole di specializzazione di Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillo-facciale
dell'Università di Parma. Ha pubblicato oltre 180 lavori a stampa (34 negli ultimi cinque anni). L'attività sia di
pubblicazione che di partecipazione congressuale è orientata prevalentemente a tematiche concernenti il trauma e
i tumori. Dal 1984 ha iniziato a monitorizzare la pressione intracranica con tecnica innovativa al di fuori di un centro
neurochirurgico (primo esempio in Italia). Nel 1988-1989 ha pubblicato la propria esperienza traumatologica sulle
più importanti riviste internazionali (Neurosurgery,Journal of Trauma, Journal of Neurology, Neurosurgery and
Psichiatry, ActaNeurochirurgica, Brain Injury, Aggressologie ecc).
Nell'ambito della sua consulenza con l'Azienda Usl di Ravenna, ha sviluppato la neurochirurgia oncologica con
trattamenti integrati, contribuendo all'avvio del gruppo neuro-oncologico romagnolo nel 2003. In questo ambito ha
iniziato l'attività chirurgica nel rapporto Hub and spoke all'ospedale di Faenza e di Lugo e ha organizzato nell'area
protocolli di trattamento e linee guida per l'invio del trauma cranico.
Franco Servadei è il nuovo presidente della Federazione
mondiale di neurochirurgia
E' il primo italiano nella storia a presiedere la Federazione che rappresenta oltre 30 mila
neurochirurghi nel mondo. Lorenzin: "Grande orgoglio per tutto il sistema sanitario del nostro
Paese"
Franco Servadei entra nella storia della neurochirurgia mondiale. E’ il primo italiano a presiedere
la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30 mila
neurochirurghi nel mondo e 127 società articolate in cinque associazioni continentali. Servadei è
direttore della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento
Emergenza-Urgenza e Area medica
generale e Specialistica) dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma. Dal 2010 al 2012 è stato presidente della Società italiana di
neurochirurgia.
“La nomina di un italiano alla presidenza della Federazione mondiale delle Società di
neurochirurgia è motivo di grande orgoglio per tutto il sistema sanitario del nostro Paese – ha
commentato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin – Al professore Servadei giungano i miei
auguri di buon lavoro per il prestigioso incarico
con l’auspicio che la sua attività possa essere
buona guida per la comunità scientifica internazionale chiamato a rappresentare e di impulso
per tutta la neurochirurgia italiana”.
Nato a Forlì nel 1951, si è laureato in Medicina e chirurgia con lode nel 1976 presso l’Università di
Bologna, dove ha conseguito nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985 si specializza,
con lode, in Neurochirurgia a Modena. Ha iniziato la sua attività professionale all’Ospedale
Bellaria di Bologna (1977-1989), uno dei maggiori centri di neurochirurgia italiani. Nel 1989 si è
trasferito presso la divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è
diventato responsabile del modulo di Neurotraumatologia, dirigente di II livello, infine direttore
del dipartimento di Emergenza. Ha svolto attività di consulenza neurochirurgica per l’ospedale
Maggiore di Bologna e per vari ospedali della Romagna. Dal marzo 2007 è direttore della
Neurochirurgia hub and spoke dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma (con attività
anche a Reggio Emilia). Dal 2006 è professore a contratto dell’Università di Padova e dal 2010
insegna anche nelle scuole di specializzazione di Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillofacciale dell’Università di Parma.
Ha pubblicato oltre 180 lavori a stampa (34 negli ultimi cinque anni). Nell’ambito della sua
consulenza con l’Azienda Usl di Ravenna, ha sviluppato la neurochirurgia oncologica con
trattamenti integrati, contribuendo all’avvio del gruppo neuro-oncologico romagnolo nel
2003. Responsabile di varie ricerche cliniche multicentriche sul trauma cranico per tutta l’Italia, è
stato uno dei sei consulenti europei per la formazione delle linee guida americane sul trauma
cranico. Uno dei protocolli di trattamento per l’invio del trauma cranico minore elaborato da
Servadei è stato pubblicato sul Journal of Trauma ed è divenuto (protocollo “Romagna”) la base
per il protocollo italiano pubblicato nel 1996. Servadei è infatti membro del Board of Governors
della International Brain Injury Foundation (Washington, Usa) e fa parte in rappresentanza dell’Italia
del Comitato di neurotraumatologia della Organizzazione mondiale della sanità e del Comitato
esecutivo dell’European Brain Injury Consortium. In ambito nazionale, è inoltre consulente
dell’Istituto superiore di sanità per le ricerche in traumatologia cranica, responsabile clinico del
gruppo di lavoro regionale sulla telemedicina nell’emergenza neurochirurgica e titolare di
progetto finalizzato di ricerca della regione Emilia-Romagna, responsabile del piano traumi della
regione Emilia-Romagna.
Roma capitale mondiale delle neurochirurgia con 2mila
presenze al congresso Wfns per la prima volta in Italia
Nell'ambito
del meeting in programma anche una due giorni di lavori organizzata dai ministeri dello
Sviluppo e della Salute e dall’Ice, in collaborazione con gli Affari esteri, il cluster Alisei, Assobiomedica, la
Sinch, la Fondazione Crui e l’Aiop per la valorizzazione della filiera italiana nel campo delle neuroscienze
Roma capitale mondiale della neurochirurgia. Ma anche punto di partenza per la messa a sistema di
un nuovo modello di sinergia tra centri ricerca, industria e istituzioni con l’obiettivo di promuovere
innovazioni ed eccellenze della filiera italiana delle neuroscienze. Tanto promette il 15esimo Meeting
della Federazione mondiale di neurochirurgia, ospitato per la prima volta a Roma dall’8 al 12
settembre, in coincidenza con il 60° anniversario della fondazione della Wfns. Un evento di dimensioni
mondiali con 2mila partecipanti provenienti da 105 Paesi e 1.500 contributi scientifici. E un’agenda
ricchissima, tra cui spiccano i temi della neuro-oncologia – ad esempio con l’anteprima mondiale degli
studi randomizzati relativi ad una apparecchiatura israeliana rivelatasi efficace nello bloccare la
crescita delle cellule tumorali – le malattie neurovascolari cerebrali e quelle della colonna vertebrale, le
nuove metodiche di chirurgia dei traumi chirurgici encefalici gravi. Ma anche l’occasione per
promuovere una filiera tutta italiana della salute nel campo delle neuroscienze, valorizzando
l’eccellenza nazionale anche in questo settore grazie ad una due giorni di lavori – l’Italian Healthcare
and Medtech Chain in the field of Neuroscience, in programma il 10 e 11 settembre – organizzata
nell’ambito del meeting dai ministeri dello Sviluppo e della Salute e dall’Ice(Agenzia per la promozione
all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese), in collaborazione con il ministero degli Affari esteri, il
cluster Alisei, Assobiomedica, la Società italiana di neurochirurgia (Sinch), la Fondazione Crui e
l’associazione italiana dell’ospedalità privata (Aiop).
L’iniziativa – presentata oggi nel corso di una conferenza stampa a Roma – prevede oltre ad un’agenda
densa di appuntamenti e workshop, anche una Innovation area dedicata a start-up e imprese e uno
spazio dedicato agli incontri B2B gestito da Ice.
“Si tratta di un’iniziativa senza precedenti nel panorama nazionale: daremo visibilità mondiale alle
eccellenze e alla capacità di fare innovazione da parte della filiera italiana della salute in questo
campo” ha sottolineato Francesco Tomasello, presidente del congresso, promettendo “un programma
ricco di primizie grazie alla partecipazione di 250 leader mondiali della neurochirurgia”. Obiettivo
comune “mettere assieme tutti gli attori coinvolti – istituzioni, imprese, star up, cluster tecnologici – per
creare una rete che diventi motore di sviluppo in un settore ad alto livello di competitività internazionale”,
perché – ha concluso Tomasello – “la Sanità è uno dei pilastri mondiali dell’economia e il nostro Paese in
campo medico, tecnologico e sanitario è in grado di competere tra i primi al mondo”.
E l’iniziativa sarà l’occasione – ha spiegato il presidente Assobiomedica, Luigi Boggio – per mandare in
passerella ventidue innovazioni tecnologiche, di cui metà realizzate da start up e 15 eccellenze clinicoscientifiche: “Mi auguro che questo sia il primo di una serie di appuntamenti per la promozione della
filiera italiana – ha detto. – Nel nostro Paese abbiamo difficoltà ad attrarre grandi studi clinici: le istituzioni
devono imparare a fare sistema e a condividere una piattaforma per coordinarsi con le altre realtà del
settore”.
Convinto dell’innovatività dell’iniziativa Giovanni Sacchi, direttore del coordinamento servizi di
promozione del sistema Italia dell’Ice, che ha curerà per l’occasione l’agenda degli incontri B2B con le
delegazioni provenienti da Arabia Saudita, Austria, Cina, Iran, Regno Unito, Turchia e Usa: “La presenza di
centinaia di operatori provenienti da tutto il mondo rappresenta un’occasione importante per le aziende
e i centri di ricerca italiani – ha detto – ed è la prima volta che collaboriamo ad una iniziativa di questo
tipo con il ministero della Salute”.
Neurochirurghi: troppe strutture, ne bastano metà. Immancabile, in coda alla conferenza stampa di oggi,
una parentesi sui temi della spending review che trovano la Società italiana di neurochirurgia (Sinch) più
che pronta a collaborare con le razionalizzazioni in tema d’appropriatezza annunciate dal ministro
Lorenzin appena prima dell’estate: “Non ci spaventano i limiti a tac o risonanza e siamo pronti a
collaborare con il ministro – ha dichiarato il presidente, Alberto Delitalia – l’importante è che tutto venga
pianificato All’insegna di una razionalizzazione intelligente. Ad esempio è inutile che i pazienti facciano
più esami con risonanze non adatte, come purtroppo avviene oggi ne basta uno solo ma con la
tecnologia giusta”.
La razionalizzazione auspicata va anzi ben oltre e coinvolge anche l’assetto delle strutture dedicate. “In
Italia esistono 140 centri di neurochirurgia, quando in realtà – “ne basterebbero metà, ben organizzati e
attrezzati” – ha spiegato Roberto Delfini, direttore della Scuola di specializzazione in Neurochirurgia
dell’Università La Sapienza di Roma e presidente del comitato italiano del meeting. – “Spesso – ha
proseguito – ci sono strutture troppo piccole e con volumi di prestazioni molto bassi per garantire
l’eccellenza della prestazione a vantaggio del paziente: in alcuni centri mancano anche le équipe
neuroradiologiche, fondamentali per affrontare alcune patologie”.
Sempre da Delfini l’appello per la sensibilizzazione alla donazione dei cadaveri a scopo di ricerca su cui
la Sinch lancerà a breve una campagna di sensibilizzazione: “Alle 25 scuole di specializzazione in
neurochirurgia attive in Italia servirebbero 10 cadaveri ciascuna per garantire le necessarie esercitazioni
degli specializzandi. Viceversa nelle strutture di Torino o Roma si arriva ad averne massimo uno l’anno e
mancano i centri di anatomia chirurgica che dovrebbero mettere a disposizione degli specialisti il
materiale su cui esercitarsi, per questo spesso siamo costretti a importarli dall’estero con costi elevati”.
Il chirurgo ora sa navigare
Con l'aiuto di una guida simile a un Gps raggiunge l'area del cervello
Cucchi
Luigi
La neurochirurgia sta cambiando. Fino alla fine degli anni Ottanta era semi pionieristica, i neurochirurghi
operavano a occhio nudo, erano guidati dalla loro esperienza e dall'intuito. Oggi utilizzano microscopi e
microstrumenti che permettono di essere meno invasivi e più precisi. Dei progressi registrati e delle prospettive
si discute da ieri a Roma dove duemila neurochirurghi partecipano al congresso della Federazione Mondiale di
Neurochirurgia. I Paesi rappresentati sono 105, oltre 250 relatori invitati e 1500 i contributi scientifici ricevuti.
Molte le innovazioni. All'Istituto neurologico Besta di Milano è già stato inaugurato il campo d'addestramento
della neurochirurgia: il Besta NeuroSim Center. Monitor, bracci collegati ad aspiratori, occhiali 3D che
permettono di entrare nella testa del malato prima dell'intervento. Nella sala operatoria entrano i primi robot. Ne
parliamo con Francesco DiMeco, direttore del dipartimento di neurochirurgia dell'Istituto neurologico Carlo Besta
di Milano. Nato a Perugia nel 1962, dopo la laurea (1988) e il servizio militare in Marina (1988-89) in qualità di
addetto al Servizio medico di Emergenza con elicotteri nell'ambito del dipartimento Alto Tirreno, si è
specializzato in neurochirurgia ed ha svolto per circa dieci anni l'attività di neurochirurgo. Ha poi rivolto il proprio
interesse verso la neuro-oncologia chirurgica e a tal fine ha ottenuto e portato a termine (1997-2000) una
fellowship di neuro-oncologia chirurgica (sia di ricerca di base che clinica) presso il Dipartimento di
Neurochirurgia della Johns Hopkins Medical School di Baltimore negli Stati Uniti. É co-autore del primo studio a
livello mondiale che ha portato all'identificazione di cellule tumorali staminali nei glioblastomi, un tumore
devastante del cervello, indicando strategie alternative di trattamento. «Gli interventi di neurochirurgia sono il
frutto della collaborazione multidisciplinare. In sala operatoria - ricorda il professor DiMeco - sono presenti dieci,
dodici persone che controllano sul monitor ogni passo dell'operazione. Alla Johns Hopkins incontravi premi
Nobel nei corridoi. In sala operatoria il neurochirurgo è coordinatore di un gruppo di professionisti di pari
dignità». Le nuove conquiste della neurochirurgia poggiano sui progressi ottenuti dalla microchirurgia e della
chirurgia mininvasiva. «Con la neuronavigazione all'interno del cervello si è fornito al chirurgo un aiuto
fondamentale che oggi può essere guidato durante l'intervento da una sorta di Gps, un sistema che si avvale
delle più avanzate tecniche di imaging. In sala operatoria uso l'ecografo da qualche anno e non riesco più a
farne a meno». Tra protocolli da seguire, lavoro d'équipe, strumentazione e pratica, la sala operatoria non è la
parte più complessa della vita di un neurochirurgo. Difficili le relazioni con il paziente e con i familiari, che a volte
non vogliono che il malato sappia. Negli Usa è previsto l'Advanced Care Planning: prima dell'intervento, si
discute. La cultura della sicurezza deve sempre essere una priorità. Al Besta si sta attuando il progetto Inpatient
Safety on Board: si mutuano le procedure aereonautiche con l'analisi e la gestione degli errori dovuti alle
difficoltà di comunicazione. Della safety culture fa parte anche un'altra ambizione del Besta: diventare il primo
Neurosim in Europa, cioè un centro di simulazione neurochirurgica per medici». Nel libro «La mia vita per la
neurochirurgia», di Francesco DiMeco e Daniela Condorelli (Vallardi editore) sono raccontate le passioni e le
frustrazioni che si rincorrono nella vita di un medico che affronta tutti i giorni i tumori del cervello.
La lamentela
dei neurochirurghi: "In Italia scarseggiano i cadaveri “
Senza i "preparati anatomici" non possono
imparare ad usare il bisturi. Un problema non da poco Anita
Sciarra - Gio, 03/09/2015 - 18:27 commenta In Italia scarseggiano i cadaveri. E a lamentarsi sono i
neurochirurghi.
Sembra uno scherzo di cattivo gusto, ma non è così. Il problema risulta piuttosto serio, dal momento che ne
va di mezzo la formazione di molti futuri camici bianchi, che coi bisturi poi dovranno lavorare su persone
vive e vegete. Il nostro Paese è infatti costretto a importare dall'estero i cosiddetti preparati anatomici, ossia
specifiche parti di cadavere, con costi molto elevati. Per una testa, ad esempio, si arriva a spendere anche
10mila euro.
La questione è stata sollevata durante la conferenza stampa di presentazione del 15esimo meeting della
Federazione mondiale delle società di neurochirurgia che si svolgerà a Roma dall'8 al 12 settembre: "In Italia
la donazione del corpo è ammessa, ma l'acquisizione dei cosiddetti preparati anatomici non avviene come in
altri paesi europei (ad esempio Austria, Spagna)", ha spiegato Roberto Delfini, direttore della Scuola di
specializzazione di Neurochirurgia della Sapienza di Roma, past president della Società italiana di
neurochirurgia (Sinch) e presidente del comitato locale del meeting internazionale.
"Se più famiglie decidessero di donare i corpi dei loro cari defunti, ci sarebbero notevoli risparmi, basti
pensare che a Roma e Torino le donazioni sono in media una l'anno. Nel nostro Paese ci sono 25 centri di
specializzazione di neurochirurgia - ha proseguito - servirebbero una decina di cadaveri per ogni centro,
quindi 250 in totale, o l'unica alternativa è andare a studiare all'estero".
"È una questione culturale, non legislativa", ha aggiunto il responsabile della Sinch. Il problema è stato
affrontato anche dal Comitato nazionale di bioetica che ha recentemente sottolineato la mancanza di una
legge ad hoc sulla donazione. Per sollecitare la popolazione e le istituzione sulla donazione post-mortem per
fini scientifici, la Società italiana di neurochirurgia lancerà a breve una campagna di informazione.
Neurochirurghi
mondiali riuniti a Roma
In Europa vi è un neurochirurgo ogni 200mila abitanti
Compleanno con meeting per la Federazione Mondiale di Neurochirurgia che festeggia sessant’anni con un Meeting
di caratura internazionale, per la prima volta in Italia. L'assegnazione all'Italia di questo evento scientifico, dopo
l'ultima occasione in Brasile quattro anni fa, non è solo un riconoscimento della maturità e della valenza raggiunte
dalla Neurochirurgia italiana ma anche una testimonianza del ruolo di primo piano che i neurochirurghi italiani hanno
avuto nel corso della storia della Federazione mondiale. L'attuale Vice-Presidenza ricoperta dal Prof. Francesco
Tomasello è la terza in ordine cronologico acquisita dall'Italia, dopo quelle dei compianti Proff. Albino Bricolo di
Verona e Gian Paolo Cantore di Roma.
MAPPATURA - Nel Congresso è rilevante qualitativamente la presenza di neurochirurghi africani. In Africa vi è un
neurochirurgo ogni 6 milioni di abitanti, mentre in Europa il rapporto è di uno ogni 200 mila abitanti. Grande presenza
anche dall’estremo oriente: dalla Cina arriveranno oltre 155 neurochirurghi e dal Giappone 125. Cospicua anche la
presenza dei neurochirurghi europei: dalla Germania oltre 50 ma non mancheranno i francesi e gli inglesi. La
Federazione mondiale svolge un compito difficile e meritorio, tenendo Corsi di addestramento per giovani
neurochirurghi in propri Centri di riferimento distribuiti in ogni Continente (l'Africa in particolare) e donando
strumentario chirurgico e Microscopi agli ospedali che operano in condizioni disagiate nei Paesi in via di sviluppo. Il
Meeting sarà preceduto, infatti, da Corsi di addestramento sia pratici che teorici, con la partecipazione di docenti
italiani e stranieri di provata esperienza e capacità didattica.
INAUGURAZIONE - La cerimonia di apertura, prevista alle 18.30 di martedì 8 Settembre all’Hotel Marriott, avrà
alcuni momenti significativi nella breve celebrazione del 60^ Anniversario, nel conferimento di Medaglie di onore a
quattro Neurochirurghi del mondo, nella premiazione di cinque giovani neurochirurghi per contributi scientifici di
grande valore e nella prolusione di un Neurochirurgo americano, di origine indiana e di grande cultura umanistica,
che tributa un riconoscimento alle opere degli Anatomici italiani del Rinascimento.
NON SOLO SEMINARI - Alcune presentazioni riguardano lo status dell’organizzazione e delle esperienze
neurochirurgiche in Africa, Medio-Oriente, Asia ed America Latina, con particolare riferimento ai Paesi in via di
sviluppo, consentendo di fare una analisi sui margini di miglioramento degli standard a beneficio di milioni di pazienti.
Di particolare interesse sono alcuni Luncheon Seminars. Uno, caratterizzato da un significativo impatto
sull'insegnamento alla ricerca, è dedicato ai criteri da rispettare per pubblicare con successo i contributi scientifici e
vedrà come relatori gli Editors dei più importanti Giornali scientifici di Neurochirurgia del mondo. Con il rigoroso
processo di revisione fra pari, attuato da queste Riviste, non più del 10-15% dei lavori sottoposti al giudizio viene alla
fine accettato. Un altro Luncheon Seminar, di sicuro interesse nella stagione di EXPO 2015, è dedicato al rapporto
fra dieta mediterranea e rischio cerebro-vascolare. Infine, vi saranno nelle Sessioni Plenarie due relazioni non
neurochirurgiche, certamente di grande impatto per la cronaca di questi giorni e per le celebrazioni del Genio di
Leonardo da Vinci. Una sarà tenuta dall'Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Comandante della Marina Militare Italiana,
sull’ operazione Mare Nostrum e l'altra avrà come protagonista il Prof. Marco GAIANI dell'Università di Bologna sul
disegno dell'Uomo Vitruviano.
Roberta Maresci
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Bisturi
contro l'epilessia: si può guarire nell'80% dei casi
ROMA 13 SETTEMBRE. Non solo farmaci sempre più promettenti: oggi dall'epilessia, malattia che in Italia colpisce
circa 500mila persone, si può guarire anche grazie ad innovativi interventi chirurgici in un'alta percentuale di casi
che, per alcune forme, sfiora l'80%. È questo un esempio dei grandi passi avanti fatti dalla Neurochirurgia, le
cui tecniche innovative stanno portando ad ulteriori avanzamenti anche sul fronte della lotta a patologie
come il morbo di Parkinson. A fare il punto, gli oltre 2.000 specialisti provenienti da 105 Paesi e riuniti a Roma per
il XV Congresso mondiale di Neurochirurgia.
Tecniche neurochirurgiche sempre più raffinate, dunque, stanno aprendo la strada a terapie promettenti per un gran
numero di malattie, a partire proprio dall'epilessia: «Oggi da questa patologia si può guarire, non solo con i farmaci
ma anche con la chirurgia - spiega Vincenzo Esposito, primario dell'Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia
dell'Irccs Neuromed-Pozzilli - tanto che in alcune forme si giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti operati».
Ma tante sono le novità: «Emerge ad esempio - afferma il presidente del Congresso, Francesco Tomasello - un
ruolo crescente della robotica nella neurochirurgia, anche se questo non significa la sostituzione del chirurgo».
Riflettori puntati pure su una nuova tecnologia, nata in Israele, per il
trattamento dei gliomi del cervello: «Sono stati confermati i dati sull'efficacia di questo trattamento e non è escluso ha annunciato Tomasello - che in un futuro non molto lontano possa essere applicata anche in Italia». E nuovi
'successi' si registrano anche nella lotta al Parkinson: «Vi sono nuove prospettive per la terapia e le più immediate e
interessanti - afferma il neurochirurgo Andrea Landi dell'Azienda ospedaliera San Gerardo di Monza - riguardano
tecniche chirurgiche invasive come la DBS (Deep Brain Stimulation), ma anche la nuova tecnica FUSS (Focused
Ultrasound Steretoactic Surgery), di recente introduzione, che è una metodica non invasiva che utilizza ultrasuoni. È
attualmente indicata per il solo trattamento del tremore, ma una volta verificatane l'efficacia, potrà essere utilizzata
nel trattamento di tutti i sintomi della malattia». Nuovi studi hanno inoltre rilevato, ha aggiunto, «come in
almeno il 60% dei casi, un episodio depressivo importante preceda di mesi l'insorgenza dei sintomi motori
del Parkinson».
Un settore, quello neurochirurgico, nel quale l'Italia si dimostra all'avanguardia, e la conferma arriva anche dalla
recente nomina di Franco Servadei, dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, come primo italiano a
presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia, nomina definita «motivo di grande orgoglio per
tutto il sistema sanitario del nostro Paese» dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. E non solo: l'Italia detiene il
primato anche per l'uso dei simulatori per l'addestramento neurochirurgico, che consentono viaggì tridimensionali
nel cervello in preparazione di interventi sempre più sicuri. L'Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano è infatti sede
del Besta Neurosim Center, primo centro in Europa di formazione permanente con simulatori neurochirurgici.
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Bisturi contro l'epilessia:
per
varie forme l'80% di guarigioni
Passi avanti anche nella terapia del Parkinson
12 settembre - Non solo farmaci sempre più promettenti: oggi dall’epilessia, malattia che in Italia colpisce circa
500mila persone, si può guarire anche grazie ad innovativi interventi chirurgici in un’alta percentuale di casi che,
per alcune forme, sfiora l’80%. È questo un esempio dei grandi passi avanti fatti dalla Neurochirurgia, le cui tecniche
innovative stanno portando ad ulteriori avanzamenti anche sul fronte della lotta a patologie come il morbo di Parkinson.
A fare il punto, gli oltre 2.000 specialisti provenienti da 105 Paesi e riuniti a Roma per il «XV Congresso mondiale di
Neurochirurgia».
Tecniche neurochirurgiche sempre più raffinate, dunque, stanno aprendo la strada a terapie promettenti per un gran
numero di malattie, a partire proprio dall’epilessia: «Oggi da questa patologia si può guarire, non solo con i farmaci ma
anche con la chirurgia - spiega Vincenzo Esposito, primario dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’Irccs
Neuromed-Pozzilli - tanto che in alcune forme si giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti operati».
Ma tante sono le novità: «Emerge ad esempio - afferma il presidente del Congresso, Francesco Tomasello - un ruolo
crescente della robotica nella neurochirurgia, anche se questo non significa la sostituzione del chirurgo». Riflettori
puntati pure su una nuova tecnologia, nata in Israele, per il trattamento dei gliomi del cervello: «Sono stati confermati i
dati sull’efficacia di questo trattamento e non è escluso - ha annunciato Tomasello - che in un futuro non molto lontano
possa essere applicata anche in Italia». E nuovi «successi» si registrano anche nella lotta al Parkinson: «Vi sono nuove
prospettive per la terapia e le più immediate e interessanti - afferma il neurochirurgo Andrea Landi dell’Azienda
ospedaliera San Gerardo di Monza - riguardano tecniche chirurgiche invasive come la DBS (Deep Brain Stimulation),
ma anche la nuova tecnica FUSS (Focused Ultrasound Steretoactic Surgery), di recente introduzione, che è una
metodica non invasiva che utilizza ultrasuoni. È attualmente indicata per il solo trattamento del tremore, ma una volta
verificatane l’efficacia, potrà essere utilizzata nel trattamento di tutti i sintomi della malattia».
Nuovi studi hanno inoltre rilevato, ha aggiunto, «come in almeno il 60% dei casi, un episodio depressivo importante
preceda di mesi l’insorgenza dei sintomi motori del Parkinson».
Un settore, quello neurochirurgico, nel quale l’Italia si dimostra all’avanguardia, e la conferma arriva anche dalla
recente nomina di Franco Servadei, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, come primo italiano a
presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia, nomina definita «motivo di grande orgoglio per
tutto il sistema sanitario del nostro Paese» dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. E non solo: l’Italia detiene il
primato anche per l’uso dei simulatori per l’addestramento neurochirurgico, che consentono «viaggi» tridimensionali nel
cervello in preparazione di interventi sempre più sicuri.
L’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano è infatti sede del Besta Neurosim Center, primo centro in Europa di
formazione permanente con simulatori neurochirurgici.
Servadei presidente della Federazione mondiale delle
Società di Neurochirurgia
11 settembre - La struttura complessa di Neurochirurgia-Neurotraumatologia dell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria di Parma ha un direttore del quale andare orgogliosa: Franco Servadei è
stato infatti nominato presidente della Federazione mondiale delle Società di
neurochirurgia, ed è il primo italiano a ricoprire questa carica. A tal proposito si è espressa il
ministro della salute Beatrice Lorenzin: “La nomina di un italiano alla presidenza della Federazione
mondiale delle Società di neurochirurgia è motivo di grande orgoglio per tutto il sistema sanitario del
nostro Paese. Al professore Servadei giungano i miei auguri di buon lavoro per il prestigioso incarico
con l’auspicio che la sua attività possa essere buona guida per la comunità scientifica internazionale
chiamato a rappresentare e di impulso per tutta la neurochirurgia italiana”.
La Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia rappresenta oltre 30 mila neurochirurghi nel
mondo e 127 società articolate in cinque Associazioni Continentali.
BREVE BIOGRAFIA – Nato a Forlì nel 1951, Servadei ha conseguito la laurea con lode in Medicina
e chirurgia a Bologna, dove poi si è specializzato in Neurologia. A Modena ha conseguito la laurea con
lode in Neurochirurgia. Il suo percorso professionale è iniziato all’Ospedale Bellaria di Bologna, uno
dei maggiori centri di neurochirurgia italiani. Nel 1989 si è spostato al reparto di Neurochirurgia
dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è diventato responsabile del modulo di
Neurotraumatologia, dirigente di II livello, infine direttore del dipartimento di Emergenza. Ha svolto
attività di consulenza neurochirurgica per l’ospedale Maggiore di Bologna e per vari ospedali della
Romagna. Da marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub and spoke dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma.
Oltre alle attività ospedaliere, Servadei insegna e pubblica: dal 2006 è professore a contratto
dell’Università di Padova e dal 2010 trasmette il suo sapere anche nelle scuole di specializzazione di
Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillo-facciale dell’Università di Parma. Molti i suoi volumi dati
in stampa, così come numerose le partecipazioni ai congressi e gli interventi sulle riviste internazionali
del settore.
Dal 1984 ha aperto la strada, in Italia, alla monitorizzazione della pressione intracranica
con tecnica innovativa al di fuori di un centro neurochirurgico.
Un riconoscimento mondiale
per il prof Servadei
Da Fabrizio Furlotti
La Federazione rappresenta oltre 30mila neurochirurghi nel mondo
e 127 Società, espressione di tutti i continenti
Franco Servadei, direttore della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento
Emergenza-Urgenza e Area medica generale e Specialistica) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma,
entra nella storia della neurochirurgia mondiale. È infatti il primo italiano a presiedere la Federazione mondiale
delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30 mila neurochirurghi nel mondo e 127 società articolate
in cinque associazioni continentali. Dal 2010 al 2012 è stato presidente della Società italiana di neurochirurgia.
“La nomina di un italiano alla presidenza della Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia è motivo di
grande orgoglio per tutto il sistema sanitario del nostro Paese – ha commentato il Ministro della Salute Beatrice
Lorenzin
– Al professore Servadei giungano i miei auguri di buon lavoro per il prestigioso incarico con l’auspicio
che la sua attività possa essere buona guida per la comunità scientifica internazionale chiamato a rappresentare e di
impulso per tutta la neurochirurgia italiana”.
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Cospicua, poi, la presenza dei neurochirurghi europei, dalla Germania ne sono previsti oltre 50 e non mancheranno i francesi e
gli inglesi. Un vero e proprio simposio della neurochirurgia che vedrà al centro tanto gli aspetti medici delle cure che quelli
legati alle tecnologie che avanzano. «Per contribuire alla ripresa del nostro Paese - ha spiegato Luigi Boggio, Presidente di
Assobiomedica - sono necessarie iniziative come questa che mi auguro faccia da apripista per altre simili. Ventidue innovazioni
tecnologiche, di cui oltre la metà realizzate da start-up; quindici eccellenze cliniche e scientifiche. Si tratta di numeri che
seppure parziali danno comunque la percezione di un made in Italy in questo campo, forse troppo sottovalutato e su cui invece
bisognerebbe investire di più».
Neurochirurghi: mancano i cadaveri per esercitarsi
Italia costretta ad importarli dall'estero
Di Redazione -
3 settembre - In Italia mancano cadaveri su cui i neurochirurghi possano esercitarsi. I cosiddetti preparati anatomici,
specifiche parti di cadavere, il nostro Paese deve importarli quindi dall’estero, sostenendo spesso alti costi. Per una testa,
che insieme alla colonna occorre per fare training in questa disciplina medica, occorrono ad esempio ben 10mila euro, che
potrebbero essere risparmiati con la donazione del corpo per fini scientifici e didattici, che però ancora langue: basti
pensare che in una città come Torino la donazione è in media una l’anno. Per questo la Società italiana di neurochirurgia
(Sinch) sta pensando a una campagna di sensibilizzazione su questo tema. È quanto emerso oggi a margine della
conferenza stampa di presentazione del 15esimo meeting della Federazione mondiale delle società di neurochirurgia.
“In Italia la donazione del corpo, è ammessa, ma l’acquisizione dei cosiddetti preparati anatomici non è come in altri paesi
europei (ad esempio Austria, Spagna), non c’è la cultura della donazione del corpo per fini scientifici e didattici, per
questo stiamo pensando a una campagna di sensibilizzazione” ha spiegato Roberto Delfini, past president Sinch e presidente
del comitato locale del meeting internazionale. “In totale servirebbero una decina di cadaveri per ciascuno dei 25 centri
di specializzazione diffusi sul territorio italiano” ha spiegato l’esperto. In totale, quindi, sarebbero 250. L’alternativa per i
neurochirurghi– ha evidenziato Delfini- è andare all’estero dove però oltre a sostenere i costi di iscrizione ai corsi devono
sostenere anche quelli di soggiorno, o prepararsi con corsi in centri specializzati che sono obbligati all’acquisto di preparati
anatomici.
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12 settembre - Passi avanti contro l’epilessia, malattia che in Italia colpisce circa 500mila persone: grazie ad
innovative metodologie di intervento chirurgico, infatti, oggi si può arrivare alla guarigione, per alcune forme,
fino nell’80% dei casi. A fare il punto sugli ultimi progressi sono gli oltre 2.000 neurochirurghi provenienti da
105 Paesi e riuniti a Roma per il XV Congresso mondiale di neurochirurgia. ”Dall’ epilessia si può oggi guarire
non solo con i farmaci ma anche con la chirurgia – spiega il neurologo dell’Università La Sapienza di Roma e
primario dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’Irccs Neuromed-Pozzilli Vincenzo Esposito – e
in alcune forme della malattia si giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti operati”. Ma tante sono le
innovazioni nel settore: emerge ad esempio per l’epilessia, sottolinea il presidente del Congresso Francesco
Tomasello, un ruolo sempre più crescente della robotica, anche se questo non significa la sostituzione del
chirurgo. La robotica è infatti guidata dall’uomo”. Presentata al Congresso anche una nuova tecnologia,
nata in Israele, per il trattamento dei gliomi del cervello: “Sono stati confermati i dati sull’efficacia di questo
trattamento dell’epilessia e non è escluso – ha annunciato – che in un futuro non molto lontano possa essere
applicata anche in Italia”. Tra le iniziative presentate, quella della Federazione mondiale di neurochirurgia che
ha deciso di costituire una task-force di neurochirurghi volontari che andranno ad operare e supportare colleghi
in aree disagiate. La World Federation, ha affermato Tomasello, sta infatti lavorando molto per portare aiuto in
Africa”.
Povera Italia, importiamo dall’estero
anche i cadaveri a 10mila
euro l’uno
Una notizia paradossale e macabra che la dice lunga. Che in Italia di questi tempi manchi tutto
soprattutto nel settore della ricerca è noto, ma questa le supera tutte: mancano cadaveri su cui
i neurochirurghi possano esercitarsi. I cosiddetti preparati anatomici, specifiche parti di cadavere, il nostro
Paese deve importarli quindi dall’estero, sostenendo spesso alti costi. Ecco il tariffario.
I chirurghi lanciano l’“allarme-cadaveri”
3 settembre - Per una testa, che insieme alla colonna occorre per fare training in questa disciplina medica, occorrono
ad esempio ben 10mila euro, che potrebbero essere risparmiati con la donazione del corpo per fini scientifici e didattici,
che però ancora langue: basti pensare che in una città come Torino la donazione è in media una l’anno. Per questo la
Società italiana di neurochirurgia (Sinch) sta pensando a una campagna di sensibilizzazione su questo tema. È questo
il dato emerso a margine della conferenza stampa di presentazione del 15esimo meeting della Federazione mondiale
delle società di neurochirurgia. «In Italia la donazione del corpo, è ammessa, ma l’acquisizione dei cosiddetti preparati
anatomici non è come in altri paesi europei (ad esempio Austria, Spagna), non c’è la cultura della donazione del corpo
per fini scientifici e didattici, per questo stiamo pensando a una campagna di sensibilizzazione», ha spiegato Roberto
Delfini, past president Sinch e presidente del comitato locale del meeting internazionale. «In totale servirebbero una
decina di cadaveri per ciascuno dei 25 centri di specializzazione diffusi sul territorio italiano», ha spiegato l’esperto. In
totale, quindi, sarebbero 250. L’alternativa per i neurochirurghi- ha evidenziato Delfini- è andare all’estero dove però
oltre a sostenere i costi di iscrizione ai corsi devono sostenere anche quelli di soggiorno, o prepararsi con corsi in centri
specializzati che sono obbligati all’acquisto di preparati anatomici.
AL VIA IL CONGRESSO MONDIALE SULLA
NEUROCHIRURGIA RICOSTRUTTIVA
L'evento si svolgerà a Cerveteri ed è presieduto dal prof. Visocchi del Policlinico Gemelli e dal
prof. Tomasello
12 settembre - I tumori cerebrali, le malformazioni vascolari (aneurismi, angiomi e cavernomi), la
neuromodulazione, i traumi cranici, la chirurgia della colonna vertebrale e del midollo spinale sono gli
argomenti al centro del IV Congresso Mondiale dell’International Society of Reconstructive Neurosurgery
(Isrn), Società Scientifica Internazionale di Neurochirurgia ricostruttiva, che si inizierà oggi a Cerveteri,
presso Palazzo Ruspoli. L’evento si svolge in parallelo al VII Scientific Meeting del Neurorehabilitation
Committee della World Federation of Neurosurgial Societies (Wfns), ed è presieduto dal prof.
Massimiliano Visocchi, neurochirurgo presso l’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma,
assieme al prof. Francesco Tomasello, Presidente del Collegio dei professori ordinari di neurochirurgia
d’Italia.
Il congresso vede la partecipazione di numerosi esperti mondiali del settore, tra cui: Alessandro
Olivi (Baltimora USA), Fred Gentili (Canada), Antonio Bernardo (New York), Concezio Di Rocco
(Hannover Germania), K. Von Wild (Germania), Takamitsu Yamamoto (Giappone), N. Saeki (Giappone),
Wai S. Poon (Hong Kong), Armando Basso (Argentina). In apertura dei lavori interverranno il Preside della
Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, prof. Rocco Bellantone, e il Direttore generale del
Policlinico A. Gemelli, ing. Enrico Zampedri.
“In neurochirurgia – ha spiegato il prof. Massimiliano Visocchi- ricostruire vuol dire ricomporre
strutture anatomiche del cranio-encefalo e del complesso vertebro-midollare che sono alterate, ristabilirne
una morfologia più prossima possibile alla norma. Riabilitare vuol dire porre in essere tutte quelle
procedure chirurgiche che direttamente o indirettamente riattivano una funzione perduta anche senza una
vera e propria ricostruzione morfologica. Questa branca particolare della neurochirurgia propone qualcosa
di più conservativo meno invasivo e rispettoso della normale fisionomia del sistema nervoso”
Franco Servadei primo italiano a presiedere la Federazione mondiale di neurochirurgia
Redazione - 11 Settembre 2015 12:32
Franco Servadei è stato eletto alla presidenza della Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia, che
rappresenta oltre 30 mila neurochirurghi nel mondo e 127 Società articolate in cinque associazioni continentali entra
nella storia della Neurochirurgia mondiale. È il primo italiano a presiedere la Federazione. L'elezione è avvenuta nel
corso del 15° Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societies che si sta svolgendo in questi giorni
a Roma.
Servadei è direttore della struttura complessa di Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento Emergenza-urgenza
e Area medica generale e specialistica) dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Nato a Forlì nel 1951, si laurea
in Medicina con lode nel 1976 all’Università di Bologna, dove consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia.
Nel 1985 si specializza in Neurochirurgia a Modena. Ha iniziato la sua attività professionale all’Ospedale Bellaria di
Bologna (1977-1989). Da marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub and spoke dell’Azienda ospedalierouniversitaria di Parma. Ha pubblicato oltre 180 lavori, di cui 34 negli ultimi cinque anni. Uno dei protocolli di
trattamento per l’invio del trauma cranico minore elaborato da Servadei è stato pubblicato sul Journal of Trauma ed è
divenuto la base per il protocollo italiano pubblicato nel 1996 (“Protocollo Romagna”). È stato uno dei sei consulenti
europei per la formazione delle linee guida americane sul trauma cranico, è membro del Board of
Governors della International Brain Injury Foundation (Washington, Usa) e fa parte in rappresentanza dell’Italia del
Comitato di neurotraumatologia della Organizzazione mondiale della sanità e del Comitato esecutivo dell’European
Brain Injury Consortium. Dal 2010 al 2012 è stato presidente della Società italiana di neurochirurgia.
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BRAINFACTOR
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NEUROCHIRURGIA
A Roma Il Meeting Della Federazione Mondiale Delle Società Di
Neurochirurgia
ROMA 3 settembre – Si è aperta con il ricordo commosso dei Professori Albino Bricolo e Gian Paolo Cantore,
recentemente venuti a mancare, la conferenza stampa di presentazione del XV Interim Meeting della Federazione
Mondiale delle Società di Neurochirurgia, che si svolgerà a Roma dall’8 al 12 settembre.
Per la prima volta in Italia, l’evento annunciato questa mattina nella sede trasteverina del Ministero della Salute “non è solo
un riconoscimento della maturità e della valenza raggiunte dalla neurochirurgia italiana ma anche una testimonianza del
ruolo di primo piano che i neurochirurghi italiani hanno avuto nel corso della storia della federazione mondiale, che proprio
quest’anno celebra il suo sessantesimo anniversario”, hanno sottolineato con orgoglio gli organizzatori, che nel pieno del
meeting mondiale, il 10 e 11 settembre faranno l’appello della filiera italiana della salute nel campo delle
neuroscienze nell’intento di “fare sistema” per promuovere con sempre maggiore efficacia le nostre eccellenze in
neurodiagnostica, neurochirurgia, neuro-oncologia e medicina rigenerativa.
“Si tratta – ha spiegato il Professore Francesco Tomasello, presidente del meeting mondiale di Roma – di una novità
assoluta che vedrà insieme istituzioni, università, centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere
scientifico, centri clinici, start-up e imprese, unite dall’impegno a valorizzare le innovazioni e il made in Italy nelle
neuroscienze attraverso una collaborazione sinergica, quale esempio virtuoso di un’Italia che fa sistema per diventare motore
di sviluppo in un settore ad alto livello di competitività internazionale”.
“Per contribuire alla ripresa del nostro Paese – ha aggiunto il presidente di Assobiomedica Luigi Boggio – sono necessarie
iniziative che facciano da apripista, per promuovere la capacità di offerta di prodotto, innovazioni e servizi ad alto valore
aggiunto di tutta la filiera italiana nel campo delle neuroscienze, dove il vero punto di forza è la necessità di fare sistema tra
tutti i soggetti coinvolti, istituzioni comprese”.
“La nostra agenzia – ha ricordato dal canto suo Giovanni Sacchi dell’ICE – in collaborazione con le associazioni del
comparto sta tentando di dare un nuovo impulso al processo di internazionalizzazione dell’industria medicale italiana,
composta da gruppi grandi e affermati ma anche da moltissime piccole imprese fortemente innovative e potenzialmente in
grado di acquisire rapidamente posizioni di rilievo sui mercati internazionali, realtà per le quali il supporto del sistema Paese
è fondamentale”.
La World Federation of Neurosurgical Societies (WFNS) è un’organizzazione non governativa che rappresenta più di
30.000 neurochirurghi di tutto il mondo: è costituita da 127 società scientifiche e collegata all’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS); presidente è il taiwanese Yong-Kwang Tudel Dipartimento di Neurochirurgia del National Taiwan
University College of Medicine. Con oltre 250 relatori e 1.500 contributi, il programma scientifico del meeting di Roma si
articolerà in 4 sessioni plenarie, 21 sessioni centrali, 39 seminari, 54 “lecture”, 54 sessioni parallele.
BRAINFACTOR
Un Italiano Alla Presidenza Della Federazione Mondiale Delle
Società Di Neurochirurgia
ROMA 13 settembre– È Franco Servadei (nella foto) il nuovo presidente della Federazione Mondiale delle
Società di Neurochirurgia (WFNS). È la prima volta che un italiano assume questa carica prestigiosa. WFNS
rappresenta oltre 30.000 neurochirurghi in tutto il mondo e 127 società scientifiche articolate in cinque
associazioni continentali.
Franco Servadei è direttore della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento
Emergenza-Urgenza e Area medica generale e Specialistica) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di
Parma. Nato a Forlì nel 1951, si laurea in Medicina e chirurgia con lode nel 1976 presso l’Università di
Bologna, dove consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985 si specializza, con lode, in
Neurochirurgia a Modena.
Ha iniziato la sua attività professionale all’Ospedale Bellaria di Bologna (1977-1989). Nel 1989 si è
trasferito presso la divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è
diventato responsabile del modulo di Neurotraumatologia, infine direttore del dipartimento di Emergenza.
Ha svolto attività di consulenza neurochirurgica per l’ospedale Maggiore di Bologna e per vari ospedali
della Romagna. Dal marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub and spoke dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma.
Dal 2006 è professore a contratto dell’Università di Padova e dal 2010 insegna anche nelle scuole di
specializzazione di Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillo-facciale dell’Università di Parma. Ha
pubblicato oltre 180 lavori a stampa: 34 negli ultimi cinque anni. L’attività sia di pubblicazione che di
partecipazione congressuale è orientata prevalentemente a tematiche concernenti il trauma e i tumori.
Responsabile di varie ricerche cliniche multicentriche sul trauma cranico per tutta l’Italia, è stato uno dei
sei consulenti europei per la formazione delle linee guida americane sul trauma cranico.
i riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti, sia da parte di istituzioni e autorità, sia nel
Numerosi
mondo accademico e delle società scientifiche. Servadei è infatti membro del Board of Governors della
International Brain Injury Foundation (Washington, USA) e fa parte in rappresentanza dell’Italia del
Comitato di neurotraumatologia della Organizzazione mondiale della sanità e del Comitato esecutivo
dell’European Brain Injury Consortium. È consulente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per le ricerche
in traumatologia cranica. Dal 2010 al 2012 è stato presidente della Società Italiana di Neurochirurgia.
BRAINFACTOR
Parkinson,
Facciamo Il Punto. Intervista Al Neurochirurgo Andrea
Landi
ROMA 13 settembre – Il Parkinson (PD) è una malattia che colpisce il 2% della popolazione intorno ai 60 anni,
con punte fino al 5% negli over 85. In Italia i malati sono circa 300.000, per lo più maschi. Negli ultimi anni
sono aumentate le “forme giovanili” a insorgenza sotto i 40 anni. Fra i volti noti, l’attore Michael J. Fox (nella
foto), malato di Parkinson, ha da qualche anno istituito una Fondazione per accelerare la ricerca di una cura. Al
Congresso Mondiale delle Società di Neurochirurgia, Andrea Landi, responsabile neurochirurgia funzionale della
Società Italiana di Neurochirurgia, ci ha rilasciato un’intervista per fare il punto su questa malattia difficile.
Professore, quali sono le metodologie più promettenti nel trattamento del Parkinson?
Le prospettive immediate più interessanti riguardano la neuromodulazione: tecniche chirurgiche invasive (DBS e
MCS) e la FUSS. La Deep Brain Stimulation (DBS), già da diversi anni considerata come terapia di scelta nelle
forme di PD scompensato, mediante la stimolazione di nuclei talamici, del subtalamo e del Globo Pallido è in
grado di controllare i maggiori sintomi della malattia. Recentemente la DBS viene indicata anche in pazienti con
storia di malattia non superiore ai sette anni, la cosiddetta “early stim-therapy”: questo nuovo atteggiamento
terapeutico è stato ampiamente accolto in Europa e successivamente, con qualche limite, anche in Italia.
Quali sono le tecniche di intervento più innovative?
Nuove tecnologie applicate alla DBS, come nuovi parametri di stimolazione (interleaving, bursts), nuove
configurazioni di elettrodi (multipolari, direzionali) e nuove “filosofie” di stimolazione come la “adaptive DBS”
che sfrutta feedbacks neuronali per adattare la stimolazione alle diverse fasi di attività dell’encefalo, sicuramente
contribuiranno a migliorare il rendimento, già elevato, di questa terapia. La stimolazione corticale motoria (o
Motor Cortex Stimulation, MCS), un’esperienza nella quale i gruppi italiani sono da sempre pionieri, viene oggi
rivalutata nel trattamento dei disturbi assiali, come i disturbi della marcia o quelli di postura. La FUSS (Focused
Ultrasound Steretoactic Surgery), di recente introduzione, è una metodica non invasiva che utilizza ultrasuoni
altamente focalizzati per generare lesioni tissutali controllate: è attualmente indicata per il solo trattamento del
tremore, ma una volta verificatane l’efficacia, potrà essere utilizzata nel trattamento di tutti i sintomi della
malattia.
Per quanto riguarda i farmaci, a che punto siamo?
Nelle fasi iniziali di malattia i farmaci sono in grado di controllare perfettamente tutti i principali sintomi.
Recentemente si è rivalutata la possibilità di introdurre precocemente la terapia sostitutiva con L-Dopa, in
quanto sembra meno importante la sua responsabilità nella genesi di complicanze tardive come le discinesie.
Nelle fasi più avanzate della malattia la terapia farmacologica perde efficacia, sia per la comparsa di effetti
collaterali sia per la comparsa di sintomi non controllabili con la terapia medica stessa come il freezing della
marcia, i disturbi di equilibrio ed i disturbi disautonomici.
Al congresso di Roma, tra i “segni prodromici” del Parkinson si è parlato anche della depressione…
Le evidenze epidemiologiche suggeriscono che almeno nel 60% dei casi, ma forse più spesso, un episodio
depressivo importante preceda di mesi l’insorgenza dei sintomi motori. Un disturbo frequentemente riportato,
ma che in genere viene valorizzato dopo l’insorgenza dei disturbi motori, è l’ipo-osmia o l’anosmia. Altri segni
prodromici possono essere il disturbi del ciclo sonno-veglia e la comparsa di incubi molto vivaci, oltre alla già
citata depressione, ma anche alterazioni psichiche come moderata compulsività e modifiche del comportamento,
alterazioni della scrittura, in particolare le micrografia; vanno aggiunti disturbi sensitivi vari, in genere dolori
mal definibili e talora migranti (5% dei casi), stipsi. Si tratta comunque di sintomi aspecifici e quasi mai
considerati come un campanello d’allarme fino a che non subentrano i segni più tipici della malattia.
BRAINFACTOR
Neurochirurghi: Di Epilessia Si Può Guarire
ROMA 13 settembre – “Dall’epilessia si può guarire, non solo con i farmaci ma anche con la chirurgia”. Lo
sostiene al Congresso Mondiale di Neuroghirurgia di Roma Vincenzo Esposito, primario dell’Unità Operativa
Complessa di Neurochirurgia dell’I.R.C.C.S.“Neuromed-Pozzilli” e Professore Ordinario di Neurochirurgia al
Dipartimento di Neurologia e Psichiatria dell’Università la Sapienza di Roma.
In Italia circa 500 mila persone soffrono di epilessia: sono in gran parte bambini o giovani adulti. Quali sono le
cause? “Molte delle cause – ci spiega il professore – sono note:vi sono forme genetiche, che determinano un
aumento della irritabilità delle cellule cerebrali; in altri casi l’epilessia è dovuta alla presenza di anomalie
circoscritte del cervello, quali malformazioni dello sviluppo della corteccia cerebrale, tumori, esiti di ischemie,
di traumi o infezioni”.
“L’epilessia – prosegue Esposito – è il sintomo di qualcosa che non va nel cervello, con l’insorgenza di una
scarica elettrica anomala che manda temporaneamente fuori uso una parte o tutto il cervello: nel primo caso di
parla di epilessia focale, nel secondo di epilessia generalizzata. A differenza di altre malattie neurologiche, quali
il Parkinson e la demenza, tipiche dell’età avanzata, l’epilessia colpisce in maniera preponderante persone
giovani: il persistere delle crisi, specie se non controllate dalla terapia medica, impedisce di avere una normale
vita di relazione, con difficoltà negli studi, nella vita sociale, affettiva e lavorativa”.
Secondo Esposito, riuscire a curare precocemente l’epilessia può consentire a molti pazienti di condurre una
vita normale: “il 70 per cento dei pazienti epilettici risponde bene ai farmaci, mentre per i pazienti farmaco
resistenti può essere valutata la possibilità di un trattamento chirurgico; e quando il paziente non risponde ai
farmaci bisogna agire velocemente, con equipe multidisciplinari esperte che includono neurologi,
neuroradiologi, neuropsicologi e neurochirurghi”.
Quali esami sono consigliati? “Gli esami principali – dice il professore – sono la risonanza magnetica, con cui si
studia la conformazione del cervello alla ricerca di possibili anomalie, la registrazione prolungata videoelettroencefalografica, con cui si studiano le crisi epilettiche documentando in video ciò che succede al paziente
contemporaneamente alla registrazione della attività elettrica cerebrale e lo studio neuropsicologico delle
principali funzioni cerebrali. Questi studi, uniti ad altri eventualmente ritenuti necessari caso per caso, aiutano
a definire da quale regione del cervello partono le crisi e se questa può essere rimossa senza provocare danni
importanti al paziente”.
Che tipi di intervento vengono proposti e con quale possibilità di guarigione? “Si possono proporre interventi
curativi di asportazione della regione anomala, o, qualora ciò non sia possibile, interventi alternativi che
possono diminuire la gravità e il numero delle crisi: si tratta di interventi palliativi; gli interventi eseguiti in
centri dedicati e con esperienza nel trattamento dell’epilessia hanno possibilità molto buone di guarire o
migliorare l’epilessia con un tasso bassissimo di complicanze, inferiore al 3%: in alcune forme di epilessia si
giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti operati”.
15th
Interim Meeting of the Wfsn. La filiera delle neuroscienze va in
scena: “Promuovere l’innovazione e le eccellenze italiane”
Istituzioni, università, centri di ricerca, cluster tecnologici, Irccs, centri clinici, start-up e imprese, il 10 e
l’11 settembre a Roma, punteranno i riflettori sulle eccellenze italiane in neurodiagnostica,
neurochirurgia, neuroriabilitazione, neuro-oncologia, medicina rigenerativa per valorizzare un settore ad
alto livello di competitività internazionale
03 SET - Valorizzare le innovazioni e il made in Italy nelle neuroscienze attraverso una collaborazione sinergica tra tutti i
soggetti coinvolti.
Sono queste le parole d’ordine della “Italian healthcare and MedTech Chain in the field of neuroscienze” che si terrà il 10 e
l’11 settembre a Roma, nell’ambito del 15th Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societies, che vede i
neurochirurghi di tutto il mondo riuniti nella Capitale dall’8 al 12 settembre. Un’occasione per promuove, per la prima volta
nel nostro Paese, l’intera filiera italiana della salute nel campo delle neuroscienze.
Una due giorni - presentata oggi al ministero della Salute e organizzata dai ministeri dello Sviluppo economico e della Salute
e ICE Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese, in collaborazione con il ministero degli
Affari esteri e della cooperazione internazionale, il cluster ALISEI, Assobiomedica, la Società italiana di neurochirurgia
(Sinch), Fondazione CRUI e l’Associazione italiana ospedalità privata - nel corso della quale si confronteranno istituzioni,
università, centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, centri clinici, start-up e
imprese per puntare i riflettori sulle eccellenze in neurodiagnostica, neurochirurgia, neuroriabilitazione, neuro-oncologia,
medicina rigenerativa.
“Sono molto orgoglioso di quanto promuoveremo in occasione del WFNS 2015 – ha dichiarato Francesco
Tomasello, Presidente 15th Interim Meeting of WFNS – perché rappresenta un’iniziativa senza precedenti nel panorama
nazionale: daremo visibilità mondiale alle eccellenze e alla capacità di fare innovazione da parte della filiera italiana della
salute in questo campo. All’inizio non avevamo un quadro definito della situazione nazionale, oggi che abbiamo messo
insieme start-up, aziende e centri di ricerca e abbiamo raccolto numerose eccellenze scientifiche e cliniche, oltre a
numerose innovazioni tecnologiche, possiamo dire con certezza che il nostro Paese in campo medico-tecnologico-sanitario
è in grado di competere fra i primi nel mondo. Per di più sono sicuro che quanto mostreremo in quei due giorni – ha
aggiunto – è soltanto una parte del made in Italy che andrebbe valorizzato nel nostro settore. E il ruolo attivo di tutti i
soggetti coinvolti, dalle istituzioni alle imprese, dalle start-up ai cluster tecnologici sono un esempio virtuoso di un’Italia che
fa sistema per diventare motore di sviluppo in un settore ad alto livello di competitività internazionale”.
E l’agenda della kermesse è densa di appuntamenti e workshop. Ci sarà in particolare una Innovation area, ovvero uno
spazio espositivo dedicato a start-up e imprese per promuovere le capacità italiane di offrire prodotti, innovazioni e servizi
ad alto valore tecnologico, e uno spazio dedicato agli incontri B2B gestito da ICE.
“Per noi si tratta di un’iniziativa altamente innovativa – ha sottolineato il Direttore del Coordinamento Servizi di Promozione
del Sistema Italia dell’Agenzia ICE, Giovanni Sacchi – il Congresso scientifico internazionale a Roma e la presenza di
centinaia di operatori provenienti da tutto il mondo, rappresentano un’occasione e un’importante vetrina per aziende, startup e centri di ricerca italiani che possono vantare moltissime eccellenze nel settore”.
Nel corso degli ultimi anni, l’Agenzia ICE, grazie alla collaborazione con Assobiomedica e altre associazioni del comparto,
sta infatti tentando di dare un nuovo impulso al processo di internazionalizzazione dell’Industria medicale italiana, composta
da gruppi grandi e affermati ma anche da moltissime piccole imprese fortemente innovative e potenzialmente in grado di
acquisire rapidamente posizioni di rilievo sui mercati internazionali. “Per queste realtà – prosegue Sacchi – il supporto del
sistema paese è fondamentale, e un’iniziativa come questa può porre le basi per instaurare nuovi e proficui rapporti di
collaborazione con altre istituzioni per la realizzazione di future iniziative di più ampio respiro”.
“Per contribuire alla ripresa del nostro paese – ha aggiunto Luigi Boggio, Presidente di Assobiomedica – sono necessarie
iniziative come questa che mi auguro faccia da apripista per altre simili. Assobiomedica fin dall’inizio ha creduto
nell’importanza di promuovere le capacità di offerta di prodotto, innovazioni e servizi ad alto valore aggiunto di tutta la filiera
italiana nel campo delle neuroscienze, ma il vero punto di forza è la necessità di fare sistema tra tutti i soggetti coinvolti e
con le istituzioni impegnate a dare credibilità e vigore a iniziative come questa. Ventidue innovazioni tecnologiche, di cui
oltre la metà realizzate da start-up; quindici eccellenze cliniche e scientifiche. Si tratta di numeri che seppure parziali danno
comunque la percezione di un made in Italy in questo campo, forse troppo sottovalutato e su cui invece bisognerebbe
investire di più”.
Neurochirurgia.
Meeting mondiale per la prima volta in Italia
La Neurochirurgia
mondiale è stata caratterizzata in questi ultimi anni da un impetuoso
sviluppo tecnico e scientifico e da uno dei più elevati livelli d’ innovazione tecnologica
registrati in tutte le specialità mediche. Prevista anche una due giorni “tutta italiana”.
Appuntamento a Roma dall'8 al 12 settembre.
03 SET - Prenderà il via l’8 settembre per concludersi il 12 il Meeting della Federazione Mondiale di Neurochirurgia,
che si svolge per la prima volta in Italia, nell'anno in cui ricorre il 60° Anniversario della nascita di questa
Organizzazione. La sua missione, quale unica Istituzione Neurochirurgica globale, è quella di migliorare
l'addestramento dei giovani specialisti, la ricerca e la cura delle malattie neurochirurgiche.
L'assegnazione all'Italia di questo evento scientifico, dopo l'ultima occasione in Brasile quattro anni fa, scrivono in
una nota i promotori “non è solo un riconoscimento della maturità e della valenza raggiunte dalla Neurochirurgia
italiana ma anche una testimonianza del ruolo di primo piano che i neurochirurghi italiani hanno avuto nel corso della
storia della Federazione mondiale.
Il Congresso vedrà la partecipazione numerosa (più elevata che in passato) di neurochirurghi (circa duemila
presenze), provenienti da 105 Paesi del mondo. La Neurochirurgia mondiale è stata caratterizzata in questi ultimi
anni da un impetuoso sviluppo tecnico e scientifico e da uno dei più elevati livelli d’ innovazione tecnologica registrati
in tutte le specialità mediche.
Con questo enorme patrimonio, è chiamata a confrontarsi con situazioni geopolitiche, socio-economiche, etiche e
culturali molto diverse nei vari Continenti.
Nel Congresso è rilevante qualitativamente la presenza di neurochirurghi africani. In Africa vi è un
neurochirurgo ogni 6 milioni di abitanti, mentre in Europa il rapporto è di uno ogni 200 mila abitanti. Grande presenza
anche dall’estremo oriente: dalla Cina arriveranno oltre 155 neurochirurghi e dal Giappone 125. Cospicua anche la
presenza dei neurochirurghi europei: dalla Germania oltre 50 ma non mancheranno i francesi e gli inglesi.
In occasione del Congresso si svolgerà anche una due giorni tutta italiana (10 e 11 settembre).Sarà coinvolta
l’intera filiera italiana della salute nel campo delle neuroscienze, ovvero in neurodiagnostica, neurochirurgia,
neuroriabilitazione, neuro-oncologia, medicina rigenerativa.
Si tratta di una novità assoluta che vedrà insieme istituzioni, università, centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di
ricovero e cura a carattere scientifico, centri clinici, start-up e imprese.
L’intento comune – dichiarato dai promotori – “è quello di valorizzare le innovazioni e il made in Italy nelle
neuroscienze attraverso una collaborazione sinergica tra tutti i soggetti coinvolti”.
Questi gli obiettivi della due giorni organizzata dal ministero dello Sviluppo economico, ministero della Salute e ICE
Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese, in collaborazione con il ministero degli
Affari esteri e della cooperazione internazionale, il cluster ALISEI, Assobiomedica, la Società italiana di
neurochirurgia (Sinch), Fondazione CRUI e l’Associazione italiana ospedalità privata (AIOP). L’iniziativa vedrà
un’agenda densa di appuntamenti e workshop; una Innovation area, ovvero uno spazio espositivo dedicato a start-up
e imprese per promuovere le capacità italiane di offrire prodotti, innovazioni e servizi ad alto valore tecnologico;
nonché uno spazio dedicato agli incontri B2B gestito da ICE.
“Sono molto orgoglioso di quanto promuoveremo in occasione del WFNS 2015 – ha dichiarato Francesco
Tomasello, Presidente 15th Interim Meeting of WFNS - perché rappresenta un’iniziativa senza precedenti nel
panorama nazionale: daremo visibilità mondiale alle eccellenze e alla capacità di fare innovazione da parte della
filiera italiana della salute in questo campo. All’inizio non avevamo un quadro definito della situazione nazionale, oggi
che abbiamo messo insieme start-up, aziende e centri di ricerca e abbiamo raccolto numerose eccellenze scientifiche
e cliniche, oltre a numerose innovazioni tecnologiche, possiamo dire con certezza che il nostro Paese in campo
medico-tecnologico-sanitario è in grado di competere fra i primi nel mondo. Per di più sono sicuro che quanto
mostreremo in quei due giorni è soltanto una parte del made in Italy che andrebbe valorizzato nel nostro settore. E il
ruolo attivo di tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni alle imprese, dalle start-up ai cluster tecnologici sono un
esempio virtuoso di un’Italia che fa sistema per diventare motore di sviluppo in un settore ad alto livello di
competitività internazionale”.
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9 settembre - Un attacco di depressione potrebbe essere il primo campanello di allarme della malattia di Parkinson.
«Vi sono evidenze epidemiologiche secondo cui almeno nel 60% dei casi (ma forse più spesso) un episodio depressivo
importante precede di mesi l’insorgenza dei sintomi motori del Parkinson» ha affermato Andrea Landi, responsabile
neurochirurgia funzionale della Società italiana di neurochirurgia, durante il congresso mondiale di neurochirurgia in corso in
questi giorni a Roma.
Gli altri sintomi
Ci sono anche altri segnali che potrebbero anticipare la comparsa della malattia di Parkinson.
«Un disturbo frequentemente riportato» aggiunge l’esperto «ma che in genere viene valorizzato dopo l’insorgenza dei disturbi
motori, sono i disturbi dell’olfatto (iposmia e anosmia).
Altri segni possono essere: disturbi del ciclo sonno-veglia e comparsa di incubi molto vivaci; alterazioni psichiche, come
moderata compulsività e modifiche del comportamento; alterazioni della scrittura (micrografia)».
A questi si possono aggiungere disturbi sensitivi vari, in genere dolori mal definibili e talora migranti (5% dei casi) e stipsi. «Si
tratta comunque di sintomi aspecifici e quasi mai considerati come un campanello d’allarme, fino a che non subentrano i segni
più tipici della malattia» conclude Landi.
Colpisce 300 mila italiani
Il Parkinson è una malattia presente in tutto il mondo e colpisce in media verso i 60 anni circa il 2 per cento della popolazione e
la percentuale sale al 3-5% quando l’età è superiore agli 85. In Italia i malati di Parkinson sono circa 300.000, per lo più maschi
(1,5 volte in più).
Epilessia, la malattia si cura con un intervento chirurgico
Circa 2000 neurochirurghi ne hanno parlato a Roma nel 15° Congresso mondiale di neurochirurgia
di Anna Arena
ROMA 13 settembre – Passi avanti contro l'epilessia, malattia che in Italia colpisce circa 500mila
persone: grazie ad innovative metodologie di intervento chirurgico, infatti, oggi si può arrivare alla
guarigione, per alcune forme, fino nell'80% dei casi. A fare il punto sugli ultimi progressi sono gli oltre
2000 neurochirurghi provenienti da 105 Paesi e riuniti a Roma per il 15° Congresso mondiale di
neurochirurgia.
LA CURA – «Dall'epilessia si può oggi guarire non solo con i farmaci ma anche con la chirurgia spiega il neurologo dell'Università La Sapienza di Roma e primario dell'Unità Operativa Complessa di
Neurochirurgia dell'Irccs Neuromed-Pozzilli Vincenzo Esposito - e in alcune forme della malattia si
giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti operati».
ROBOTICA – Ma tante sono le innovazioni nel settore: emerge ad esempio, sottolinea il presidente del
Congresso Francesco Tomasello, «un ruolo sempre più crescente della robotica, anche se questo non
significa la sostituzione del chirurgo. La robotica è infatti guidata dall'uomo».
Interventi
chirurgici innovativi: epilessia, gliomi, Parkinson
Settembre - Sono cinquecentomila in Italia coloro che sono colpiti da epilessia. Oggi sono disponibili per il malato innovativi
interventi chirurgici. Il risultato, anche a essere cauti, è entusiasmante: la percentuale di guarigioni arriva all’80%.
La neurochirurgia fa passi da gigante, come testimoniano i risultati ottenuti contro il morbo di Parkinson.
Se ne è parlato al quindicesimo congresso mondiale di Neurochirurgia, che si conclude oggi a Roma.
Parliamo di un dialogo tra 2.000 specialisti provenienti da 105 Paesi.
Il presidente del Congresso, Francesco Tomasello, fa riferimento al “ruolo crescente della robotica nella neurochirurgia”; ciò non
porta, tuttavia, alla “sostituzione del chirurgo”
Interventi chirurgici innovativi: passi avanti contro il Parkinson e i gliomi
del cervello
Una nuova tecnologia israeliana riguarda i gliomi del cervello e data l’efficacia del trattamento si attende una sua applicazione
italiana.
Quanto al Parkinson, poi, Andrea Landi, neurochirurgo dell’Azienda ospedaliera San Gerardo di Monza parla di nuove
prospettive. Sono recenti “tecniche chirurgiche invasive come la Dbs (Deep brain stimulation)”, con stimolazione del cervello,
nonché “la nuova tecnica Fuss (Focused ultrasound steretoactic surgery)”. Quest’ultima è una metodica non invasiva, che utilizza
gli ultrasuoni. Posto che a oggi è utilizzata soltanto per il trattamento del tremore, “potrà essere utilizzata nel trattamento di tutti i
sintomi della malattia”. Si è notato “in almeno il 60% dei casi, un episodio depressivo importante preceda di mesi l’insorgenza
dei sintomi motori”.
Interventi chirurgici: Italia all’avanguardia
Molti sono i punti di forza italiani in neurochirurgia.
Franco Servadei, dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, è il primo italiano che abbia mai presieduto la Federazione
mondiale delle società di neurochirurgia. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin parla di una nomina “di grande orgoglio per
tutto il sistema sanitario del nostro Paese”.
C’è di più: sulla Penisola si utilizzano simulatori per l’addestramento neurochirurgico. In preparazione dell’intervento, il
neurochirurgo può in tal modo lavorare su modelli del cervello a tre dimensioni. Ciò aumenta la sicurezza dell’operazione
successiva.
Il primo centro europeo di formazione permanente con questi simulatori è il Besta Neurosim center, che ha sede presso l’Istituto
neurologico Carlo Besta di Milano.
Neurochirurgia.
Meeting mondiale per la prima volta in Italia
è stata caratterizzata in questi ultimi anni da un
La Neurochirurgia mondiale
impetuoso sviluppo tecnico e scientifico e da uno dei più elevati livelli d’
innovazione tecnologica registrati in tutte le specialità mediche. Prevista anche
una due giorni “tutta italiana”. Appuntamento a Roma dall'8 al 12 settembre.
03 SET - Prenderà il via l’8 settembre per concludersi il 12 il Meeting della Federazione
Mondiale di Neurochirurgia, che si svolge per la prima volta in Italia, nell'anno in cui ricorre il
60° Anniversario della nascita di questa Organizzazione. La sua missione, quale unica
Istituzione Neurochirurgica globale, è quella di migliorare l'addestramento dei giovani
specialisti, la ricerca e la cura delle malattie neurochirurgiche.
L'assegnazione all'Italia di questo evento scientifico, dopo l'ultima occasione in Brasile quattro
anni fa, scrivono in una nota i promotori “non è solo un riconoscimento della maturità e della
valenza raggiunte dalla Neurochirurgia italiana ma anche una testimonianza del ruolo di primo
piano che i neurochirurghi italiani hanno avuto nel corso della storia della Federazione
mondiale.
Il Congresso vedrà la partecipazione numerosa (più elevata che in passato) di
neurochirurghi (circa duemila presenze), provenienti da 105 Paesi del mondo. La
Neurochirurgia mondiale è stata caratterizzata in questi ultimi anni da un impetuoso sviluppo
tecnico e scientifico e da uno dei più elevati livelli d’ innovazione tecnologica registrati in tutte le
specialità mediche.
Con questo enorme patrimonio, è chiamata a confrontarsi con situazioni geopolitiche, socioeconomiche, etiche e culturali molto diverse nei vari Continenti.
Nel Congresso è rilevante qualitativamente la presenza di neurochirurghi africani. In
Africa vi è un neurochirurgo ogni 6 milioni di abitanti, mentre in Europa il rapporto è di uno ogni
200 mila abitanti. Grande presenza anche dall’estremo oriente: dalla Cina arriveranno oltre 155
neurochirurghi e dal Giappone 125. Cospicua anche la presenza dei neurochirurghi europei:
dalla Germania oltre 50 ma non mancheranno i francesi e gli inglesi.
In occasione del Congresso si svolgerà anche una due giorni tutta italiana (10 e 11
settembre).Sarà coinvolta l’intera filiera italiana della salute nel campo delle neuroscienze,
ovvero in neurodiagnostica, neurochirurgia, neuroriabilitazione, neuro-oncologia, medicina
rigenerativa.
Si tratta di una novità assoluta che vedrà insieme istituzioni, università, centri di ricerca, cluster
tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, centri clinici, start-up e imprese.
L’intento comune – dichiarato dai promotori – “è quello di valorizzare le innovazioni e il made in
Italy nelle neuroscienze attraverso una collaborazione sinergica tra tutti i soggetti coinvolti”.
Questi gli obiettivi della due giorni organizzata dal ministero dello Sviluppo economico,
ministero della Salute e ICE Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione
delle imprese, in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della cooperazione
internazionale, il cluster ALISEI, Assobiomedica, la Società italiana di neurochirurgia (Sinch),
Fondazione
CRUI e l’Associazione italiana ospedalità privata (AIOP). L’iniziativa vedrà
un’agenda densa di appuntamenti e workshop; una Innovation area, ovvero uno spazio
espositivo dedicato a start-up e imprese per promuovere le capacità italiane di offrire
prodotti, innovazioni e servizi ad alto valore tecnologico; nonché uno spazio dedicato agli
incontri B2B gestito da ICE.
“Sono molto orgoglioso di quanto promuoveremo in occasione del WFNS 2015 – ha
dichiarato Francesco Tomasello, Presidente 15th Interim Meeting of WFNS - perché
rappresenta un’iniziativa senza precedenti nel panorama nazionale: daremo visibilità
mondiale alle eccellenze e alla capacità di fare innovazione da parte della filiera italiana della
salute in questo campo. All’inizio non avevamo un quadro definito della situazione nazionale,
oggi che abbiamo messo insieme start-up, aziende e centri di ricerca e abbiamo raccolto
numerose eccellenze scientifiche e cliniche, oltre a numerose innovazioni tecnologiche,
possiamo dire con certezza che il nostro Paese in campo medico-tecnologico-sanitario è in
grado di competere fra i primi nel mondo. Per di più sono sicuro che quanto mostreremo in
quei due giorni è soltanto una parte del made in Italy che andrebbe valorizzato nel nostro
settore. E il ruolo attivo di tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni alle imprese, dalle start-up
ai cluster tecnologici sono un esempio virtuoso di un’Italia che fa sistema per diventare
motore di sviluppo in un settore ad alto livello di competitività internazionale”.
15t Interim Meeting of the Wfsn. La filiera delle neuroscienze va in
scena: “Promuovere l’innovazione e le eccellenze italiane”
Istituzioni, università, centri di ricerca, cluster tecnologici, Irccs, centri clinici, start-up e
imprese, il 10 e l’11 settembre a Roma, punteranno i riflettori sulle eccellenze italiane in
neurodiagnostica, neurochirurgia, neuroriabilitazione, neuro-oncologia, medicina
rigenerativa per valorizzare un settore ad alto livello di competitività internazionale
03 SET - Valorizzare le innovazioni e il made in Italy nelle neuroscienze attraverso una collaborazione sinergica tra tutti i
soggetti coinvolti.
Sono queste le parole d’ordine della “Italian healthcare and MedTech Chain in the field of neuroscienze” che si terrà il 10 e
l’11 settembre a Roma, nell’ambito del 15th Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societies, che vede i
neurochirurghi di tutto il mondo riuniti nella Capitale dall’8 al 12 settembre. Un’occasione per promuove, per la prima volta
nel nostro Paese, l’intera filiera italiana della salute nel campo delle neuroscienze.
Una due giorni - presentata oggi al ministero della Salute e organizzata dai ministeri dello Sviluppo economico e della
Salute e ICE Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese, in collaborazione con il
ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il cluster ALISEI, Assobiomedica, la Società italiana di
neurochirurgia (Sinch), Fondazione CRUI e l’Associazione italiana ospedalità privata - nel corso della quale si
confronteranno istituzioni, università, centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico,
centri clinici, start-up e imprese per puntare i riflettori sulle eccellenze in neurodiagnostica, neurochirurgia,
neuroriabilitazione, neuro-oncologia, medicina rigenerativa.
Sono molto orgoglioso di quanto promuoveremo in occasione del WFNS 2015 – ha dichiarato Francesco
Tomasello, Presidente 15th Interim Meeting of WFNS – perché rappresenta un’iniziativa senza precedenti nel panorama
nazionale: daremo visibilità mondiale alle eccellenze e alla capacità di fare innovazione da parte della filiera italiana della
salute in questo campo. All’inizio non avevamo un quadro definito della situazione nazionale, oggi che abbiamo messo
insieme start-up, aziende e centri di ricerca e abbiamo raccolto numerose eccellenze scientifiche e cliniche, oltre a
numerose innovazioni tecnologiche, possiamo dire con certezza che il nostro Paese in campo medico-tecnologico-sanitario
è in grado di competere fra i primi nel mondo. Per di più sono sicuro che quanto mostreremo in quei due giorni – ha
aggiunto – è soltanto una parte del made in Italy che andrebbe valorizzato nel nostro settore. E il ruolo attivo di tutti i
soggetti coinvolti, dalle istituzioni alle imprese, dalle start-up ai cluster tecnologici sono un esempio virtuoso di un’Italia che
fa sistema per diventare motore di sviluppo in un settore ad alto livello di competitività internazionale”.
E l’agenda della kermesse è densa di appuntamenti e workshop. Ci sarà in particolare una Innovation area, ovvero uno
spazio espositivo dedicato a start-up e imprese per promuovere le capacità italiane di offrire prodotti, innovazioni e servizi
ad alto valore tecnologico, e uno spazio dedicato agli incontri B2B gestito da ICE.
“Per noi si tratta di un’iniziativa altamente innovativa – ha sottolineato il Direttore del Coordinamento Servizi di Promozione
del Sistema Italia dell’Agenzia ICE, Giovanni Sacchi – il Congresso scientifico internazionale a Roma e la presenza di
centinaia di operatori provenienti da tutto il mondo, rappresentano un’occasione e un’importante vetrina per aziende, startup e centri di ricerca italiani che possono vantare moltissime eccellenze nel settore”.
Nel corso degli ultimi anni, l’Agenzia ICE, grazie alla collaborazione con Assobiomedica e altre associazioni del comparto,
sta infatti tentando di dare un nuovo impulso al processo di internazionalizzazione dell’Industria medicale italiana,
composta da gruppi grandi e affermati ma anche da moltissime piccole imprese fortemente innovative e potenzialmente in
grado di acquisire rapidamente posizioni di rilievo sui mercati internazionali. “Per queste realtà – prosegue Sacchi – il
supporto del sistema paese è fondamentale, e un’iniziativa come questa può porre le basi per instaurare nuovi e proficui
rapporti di collaborazione con altre istituzioni per la realizzazione di future iniziative di più ampio respiro”.
“Per contribuire alla ripresa del nostro paese – ha aggiunto Luigi Boggio, Presidente di Assobiomedica – sono necessarie
iniziative come questa che mi auguro faccia da apripista per altre simili. Assobiomedica fin dall’inizio ha creduto
nell’importanza di promuovere le capacità di offerta di prodotto, innovazioni e servizi ad alto valore aggiunto di tutta la
filiera italiana nel campo delle neuroscienze, ma il vero punto di forza è la necessità di fare sistema tra tutti i soggetti
coinvolti e con le istituzioni impegnate a dare credibilità e vigore a iniziative come questa. Ventidue innovazioni
tecnologiche, di cui oltre la metà realizzate da start-up; quindici eccellenze cliniche e scientifiche. Si tratta di numeri che
seppure parziali danno comunque la percezione di un made in Italy in questo campo, forse troppo sottovalutato e su cui
invece bisognerebbe investire di più”.
Franco Servidei primo italiano a presiedere la Federazione
mondiale delle Società di neurochirurgia
La sua elezione è avvenuta nel corso del Congresso mondiale in svolgimento a Roma. La
Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia rappresenta oltre 30 mila
neurochirurghi nel mondo e 127 società articolate in cinque Associazioni
Continentali. Servadei è direttore della struttura complessa NeurochirurgiaNeurotraumatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
11 settembre - Franco Servadei entra nella storia della Neurochirurgia mondiale. E’ il primo italiano a
presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30 mila
neurochirurghi nel mondo e 127 società articolate in cinque Associazioni Continentali. La sua elezione è
avvenuta nel corso del Congresso mondiale in svolgimento a Roma.
Franco Servadei è direttore della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento
Emergenza-Urgenza e Area medica generale e Specialistica) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di
Parma. Nato a Forlì nel 1951, si laurea in Medicina e chirurgia con lode nel 1976 presso l’Università di
Bologna, dove consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985 si specializza, con lode, in
Neurochirurgia a Modena. Ha iniziato la sua attività professionale all’Ospedale Bellaria di Bologna (19771989), uno dei maggiori centri di neurochirurgia italiani, che tratta tutta la patologia neurochirurgia. Nel
1989 si è trasferito presso la divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è
diventato responsabile del modulo di Neurotraumatologia, dirigente di II livello, infine direttore del
dipartimento di Emergenza. Ha svolto attività di consulenza neurochirurgica per l’ospedale Maggiore di
Bologna e per vari ospedali della Romagna. Dal marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub and
spoke dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma (con attività anche a Reggio Emilia). Dal 2006 è
professore a contratto dell’Università di Padova e dal 2010 insegna anche nelle scuole di specializzazione
di Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillo-facciale dell’Università di Parma.
Ha pubblicato oltre 180 lavori a stampa (34 negli ultimi cinque anni). L’attività sia di pubblicazione che di
partecipazione congressuale è orientata prevalentemente a tematiche concernenti il trauma e i tumori. Dal
1984 ha iniziato a monitorizzare la pressione intracranica con tecnica innovativa al di fuori di un centro
neurochirurgico (primo esempio in Italia). Nel 1988-1989 ha pubblicato la propria esperienza
traumatologica sulle più importanti riviste internazionali (Neurosurgery,Journal of Trauma, Journal of
Neurology, Neurosurgery and Psichiatry, ActaNeurochirurgica, Brain Injury,Aggressologie ecc). Nell’ambito
della sua consulenza con l’Azienda Usl di Ravenna, ha sviluppato la neurochirurgia oncologica con
trattamenti integrati, contribuendo all’avvio del gruppo neuro-oncologico romagnolo nel 2003. In questo
ambito ha iniziato l’attività chirurgica nel rapporto Hub and spoke all’ospedale di Faenza e di Lugo e ha
organizzato nell’area protocolli di trattamento e linee guida per l’invio del trauma cranico.
Uno dei protocolli di trattamento per l’invio del trauma cranico minore elaborato da Servadei è stato
pubblicato sul Journal of Trauma ed è divenuto (protocollo “Romagna”) la base per il protocollo italiano
pubblicato nel 1996. Servadei ha inoltre pubblicato la propria esperienza in Romagna con studi di mortalità
e morbità di area (Neurotraumatology, Acta Neurochirurgica, Lancet, Surgical
Neurology, Neurosurgery,British Journal of Neurosurgery).
Responsabile di varie ricerche cliniche multicentriche sul trauma cranico per tutta l’Italia, è stato uno dei sei
consulenti europei per la formazione delle linee guida americane sul trauma cranico. Numerosi i
riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti, sia da parte di istituzioni e autorità, sia nel mondo
accademico e delle società scientifiche. Servadei è infatti membro del Board of Governors della International
Brain Injury Foundation (Washington, Usa) e fa parte in rappresentanza dell’Italia del Comitato di
neurotraumatologia della Organizzazione mondiale della sanità e del Comitato esecutivo dell’European Brain
Injury Consortium.
In ambito nazionale, è inoltre consulente dell’Istituto superiore di sanità per le ricerche in traumatologia
cranica, responsabile clinico del gruppo di lavoro regionale sulla telemedicina nell’emergenza neurochirurgica
e titolare di progetto finalizzato di ricerca della regione Emilia-Romagna, responsabile del piano traumi della
regione Emilia-Romagna. Dal 2010 al 2012 è stato presidente della Società italiana di neurochirurgia.
Salute H24
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12 settembre - Come trovare terapie mirate verso le aberrazioni molecolari che portano alla
“Fino ad ora i risultati non sono stati soddisfacenti, quindi aspettiamo il
momento in cui queste modalità terapeutiche faranno la differenza. Altre novità – afferma Zvi
Ram, capo del dipartimento di neurochirurgia del Sourasky Medical Center di Tel Aviv, durante
il Congresso Mondiale di Neurochirurgia di Roma - provengono dal campo dell’immunoterapia:
stiamo cercando di creare dei vaccini contro i tumori.
cancerogenesi?
I risultati sono promettenti ma sono ancora preliminari e sarà necessario del tempo per
sperimentare questi farmaci in studi clinici di fase 3 per determinare il loro impatto
terapeutico. Altre modalità - aggiunge - provengono dall’applicazione della tecnologia alla
chirurgia, nel tentativo di aumentare la sopravvivenza dei pazienti attraverso una chirurgia
più radicale possibile, conservando l’integrità del paziente e preservando le sue funzioni
cognitive superiori.
Tra queste tecniche vi sono la craniotomia a paziente sveglio e il mapping delle aree eloquenti
dell’encefalo che aiutano a capire l’organizzazione dei network cerebrali. Di recente ricorda lo
studioso israeliano “un avanzamento pioneristico nel trattamento dei tumori cerebrali è stato
iniziato dalla Novocure. È stato accolto con sorpresa dalla maggior parte delle comunità
scientifiche del mondo, perché si tratta di un terreno ancora sconosciuto.
È
una modalità completamente innovativa non solo nel trattamento dei tumori
cerebrali, ma anche di altre neoplasie. Come medici, siamo abituati a trattare i
pazienti con chemioterapia, radioterapia e chirurgia.
Rispetto a questa nuova tecnologia, questi rappresentano degli strumenti primitivi con cui
interveniamo in modo invasivo sull’encefalo del paziente, danneggiandone il funzionamento in
modo disastroso e con conseguenze anche a livello sistemico. La Novocure- sottolinea Zvi
Ram - ha sviluppato questa modalità di trattamento dei tumori in modo non invasivo e con
effetti collaterali quasi assenti.
È stato condotto uno studio di fase 3 su larga scala in cui si sono dimostrate proprietà curative
che non si erano osservate con nessuna modalità terapeutica negli ultimi 30 anni”. Per il
neurochirurgo israeliano l’unica, l’innovazione negli ultimi 10 ani riguarda l’introduzione di un
farmaco: Temozolomide che permise di aumentare la sopravvivenza dei pazienti di due mesi.
In questo caso - precisa Zvi Ram - si è notato un aumento della sopravvivenza di quattro
mesi e anche oltre in determinati pazienti. Secondo lo studioso è giusto che i medici siano
molto conservativi ed aggiunge: Dovremmo fare riferimento alla medicina basata
sull’evidenza. È necessario del tempo perché il mondo conosca queste nuove tecnologie
eliminando quello scetticismo che naturalmente accompagna le nuove scoperte”.
Il neurochirurgo del Sourasky Medical Center di Tel Aviv precisa che “queste terapie non hanno
effetto curativo, ma si tratta di un approccio per fasi per migliorare la prognosi dei pazienti. Dieci
anni fa, la sopravvivenza dei pazienti affetti da tumori maligni dell’encefalo era di un anno scarso,
mentre ora questa è raddoppiata. Può non sembrare molto ma nell’ultimo decennio la
sopravvivenza è arrivata a due anni, che sembrano un lasso di tempo troppo piccolo ai nostri
occhi, ma che sono tutto per un paziente cui stiamo offrendo un aumento della sopravvivenza,
conservando una buona qualità della vita.
I dati degli studi mostrano l’efficacia della terapia con TTF, afferma Zvi Ram e ricorda che in uno
studio condotto su casi di Glioblastoma Multiforme ricorrente, i risultati hanno mostrato uguale
efficacia della chemioterapia e dei TTF utilizzati come terapie individuali. Quando la terapia con
TTF è stata approvata dalla FDA nel 2011, molti pazienti sono stati trattati con questa modalità in
tutto il mondo, con varie combinazioni terapeutiche. E nei pazienti, trattati al di fuori di quello
studio, si è notato un miglioramento della sopravvivenza ancora maggiore con una terapia di
combinazione, piuttosto che con la sola terapia con TTF. Lo schema di combinazione ottimale non
è conosciuto e sono presenti numerose modalità in studio. Sono speranzoso - conclude lo
scienziato - che questa modalità di trattamento diventi ubiquitaria, nell’ottica di trattare le
patologie tumorali con un approccio minimamente invasivo”.
Congresso Mondiale di Neurochirurgia:
Il Meeting più partecipato negli ultimi 60 anni
Roma, 12 settembre – “Un successo senza precedenti” quello registrato dal 15th Interim Meeting mondiale
di neurochirurgia che ha visto la partecipazione di oltre 2000 neurochirurghi provenienti da 105 Paesi. E’
quanto emerge da questa lunga intervista rilasciata dal presidente del Congresso, Francesco Tomasello che
in questi giorni ha ricevuto la medaglia d’onore di riconoscimento dalla Federazione mondiale di
Neurochirurgia, come uno dei migliori neurochirurghi al mondo.
“È stato il Meeting mondiale più partecipato nella storia degli ultimi 60 anni della neurochirurgia”, ha detto
Francesco Tomasello e ha ricordato che quanto appena affermato è stato riconosciuto anche dal Presidente
della Federazione Mondiale, Yong Kwang Tu. “L’organizzazione e il livello scientifico è stato altissimo - ha
proseguito - grazie anche ai relatori che hanno espresso il meglio della neurochirurgia mondiale”. Secondo il
presidente del Congresso Mondiale, tra le innovazioni presentate, emerge un ruolo sempre più crescente
della robotica nella neurochirurgia. “Questo ha sottolineato - non significa la sostituzione del chirurgo. La
robotica è guidata dall’uomo”. Altro grande tema innovativo affrontato durante i lavori congressuali è stato
quello della presentazione di fare immagine intra-operatoriamente (durante l’intervento chirurgico per
documentare non solo quello che si fa, ma anche un monitoraggio delle strutture nervose del cervello). A tal
proposito, come per la nano medicina e la nano tecnologia – ha spiegato lo studioso – “sono stati fatti passi
da gigante”. Sulle anticipazioni mondiali, presentate in questi giorni durante il 15th Meeting, Francesco
Tomasello ha riconosciuto il grande spessore scientifico della nuova tecnologia, nata in Israele, per il
trattamento dei gliomi del cervello. “Al Congresso sono stati, infatti, confermati i dati sull’efficacia di questo
trattamento e non è escluso - ha detto il presidente del Congresso - che in un futuro non molto lontano possa
essere applicata anche in Italia. Di grande risalto anche le ricerche scientifiche sul trattamento del trauma
cranio cerebrale che purtroppo – ha affermato Francesco Tomasello - sappiamo ha un impatto
epidemiologico molto importante”. Tra le tante iniziative e risultati entusiasmanti di questa edizione
del Meeting non si può tralasciare quella della Federazione mondiale di neurochirurgia che ha deciso di
costituire unataskforce di neurochirurghi volontari che andranno ad operare e supportare, su base volontaria,
colleghi in aree disagiate. “La World Federation - ha, infatti, ribadito il presidente del Congresso - sta
lavorando molto per portare aiuto in Africa”.
Tra le relazioni extra - scientifiche grande impatto hanno avuto quella dell’Ammiraglio Comandante della
Marina Militare italiana, Giuseppe De Giorgi sull’operazione Mare Nostrum, che ha impressionato non solo
per l’emozione delle immagini, ma ha dato una precisa “fotografia” su quella che è stata la straordinaria
organizzazione delle varie Forze guidate dalla Marina militare italiana. L’altra relazione ha avuto come
protagonista il professor Marco Gaiani dell’Università di Bologna sul disegno dell’uomo vitruviano.
“La neurochirurgia italiana – ha concluso Francesco Tomasello – è uscita vincente da questoMeeting.
Ringrazio i componenti e i Presidenti del comitato locale che mi hanno sostenuto in questo Congresso ed
esprimo il più vivo compiacimento per l’elezione di Franco Servadei allaWorld Federation e che presiederà il
prossimo Meeting Mondiale nel 2017”.
Franco Servadei nuovo presidente della Federazione
mondiale di
neurochirurgia
11 settembre - Franco Servadei entra nella storia della Neurochirurgia mondiale. E’ il primo italiano a
presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30 mila
neurochirurghi nel mondo e 127 società articolate in cinque Associazioni Continentali.
Franco
Servadei
è
direttore
della
struttura
complessa
Neurochirurgia-Neurotraumatologia
(Dipartimento Emergenza-Urgenza e Area medica generale e Specialistica) dell’Azienda Ospedaliero-
Universitaria di Parma. Nato a Forlì nel 1951, si laurea in Medicina e chirurgia con lode nel 1976
presso l’Università di Bologna, dove consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985 si
specializza, con lode, in Neurochirurgia a Modena.
Ha iniziato la sua attività professionale all’Ospedale Bellaria di Bologna (1977-1989), uno dei
maggiori centri di neurochirurgia italiani, che tratta tutta la patologia neurochirurgia. Nel 1989 si è
trasferito presso la divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è
diventato responsabile del modulo di Neurotraumatologia, dirigente di II livello, infine direttore del
dipartimento di Emergenza. Ha svolto attività di consulenza neurochirurgica per l’ospedale Maggiore
di Bologna e per vari ospedali della Romagna. Dal marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub
and spoke dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma (con attività anche a Reggio Emilia). Dal
2006 è professore a contratto dell’Università di Padova e dal 2010 insegna anche nelle scuole di
specializzazione di Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillo-facciale dell’Università di Parma.
Ha pubblicato oltre 180 lavori a stampa (34 negli ultimi cinque anni). L’attività sia di pubblicazione
che di partecipazione congressuale è orientata prevalentemente a tematiche concernenti il trauma e i
tumori. Dal 1984 ha iniziato a monitorizzare la pressione intracranica con tecnica innovativa al di
fuori di un centro neurochirurgico (primo esempio in Italia). Nel 1988-1989 ha pubblicato la propria
esperienza traumatologica sulle più importanti riviste internazionali (Neurosurgery,Journal of
Trauma, Journal of Neurology, Neurosurgery and Psichiatry, ActaNeurochirurgica, Brain Injury,
Aggressologie ecc). Nell’ambito della sua consulenza con l’Azienda Usl di Ravenna, ha sviluppato la
neurochirurgia oncologica con trattamenti integrati, contribuendo all’avvio del gruppo neuro-
oncologico romagnolo nel 2003.
In questo ambito ha iniziato l’attività chirurgica nel rapporto Hub and spoke all’ospedale di
Faenza e di Lugo e ha organizzato nell’area protocolli di trattamento e linee guida per l’invio del
trauma cranico.
Uno dei protocolli di trattamento per l’invio del trauma cranico minore elaborato da Servadei è
stato pubblicato sul Journal of Trauma ed è divenuto (protocollo “Romagna”) la base per il
protocollo italiano pubblicato nel 1996. Servadei ha inoltre pubblicato la propria esperienza in
Romagna con studi di mortalità e morbità di area (Neurotraumatology, Acta Neurochirurgica,
Lancet, Surgical Neurology, Neurosurgery, British Journal of Neurosurgery). Responsabile di
varie ricerche cliniche multicentriche sul trauma cranico per tutta l’Italia, è stato uno dei sei
consulenti europei per la formazione delle linee guida americane sul trauma cranico. Numerosi i
riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti, sia da parte di istituzioni e autorità, sia nel
mondo accademico e delle società scientifiche. Servadei è infatti membro del Board of
Governors della International Brain Injury Foundation (Washington, Usa) e fa parte in
rappresentanza dell’Italia del Comitato di neurotraumatologia della Organizzazione mondiale
della sanità e del Comitato esecutivo dell’European Brain Injury Consortium.
In ambito nazionale, è inoltre consulente dell’Istituto superiore di sanità per le ricerche in
traumatologia cranica, responsabile clinico del gruppo di lavoro regionale sulla telemedicina
nell’emergenza neurochirurgica e titolare di progetto finalizzato di ricerca della regione Emilia-
Romagna, responsabile del piano traumi della regione Emilia-Romagna. Dal 2010 al 2012 è
stato presidente della Società italiana di neurochirurgia.
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Neurochirurgia come cura dell’epilessia. Secondo i dati presentati presso il XV Congresso mondiale della disciplina
medica da poco conclusosi a Roma, grazie a degli interventi mirati condotti secondo le tecniche operatorie attualmente
in uso si è in grado di portare alla guarigione per alcune delle sue forme almeno l’80% dei malati
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Roma, 12 settembre 2015 – “Nel 1987, venti Paesi africani non avevamo nessun neurochirurgo, ora il rapporto è cambiato
ma occorre fare ancora tanta formazione”, racconta Kazadi Kalangu, direttore del Dipartimento di Neurochirurgia
dell’Università di Harare in Zimbabwe.
“In Algeria, Marocco, Tunisia e Sudafrica la presenza di neurochirurghi è maggiore, ma ci sono aree come la Sierra
Leone e la Namibia che non ne hanno. La disparità tra il numero dei neurochirurghi e gli ammalati è altissima. In
Zimbawe i nostri neurochirurghi operano tumori cerebrali, aneurismi e chirurgia spinale. Mancano...
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“Avere una prospettiva unica sulla problematica del trauma cranico in Europa nella speranza di individuare le migliori
modalità di gestione”, è quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate da Angelos Kolias, Neurochirurgo e Ricercatore per
NIHR dell’università di Cambridge
Roma, 12 settembre 2015 – “Sono in corso numerosi studi sui pazienti con trauma cranico – ha detto il neurochirurgo
inglese – ma vorrei porre l’attenzione su due in particolare. Il primo è un nuovo studio internazionale coordinato
dall’università di Cambridge (UK) che cerca di individuare la migliore tecnica...
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“Un successo senza precedenti” quello registrato dal 15th Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical
Societies, che ha visto la partecipazione di oltre 2.000 neurochirurghi provenienti da 105 Paesi. È quanto emerge dalle
dichiarazioni rilasciate dal presidente del Congresso, Francesco Tomasello che in questi giorni ha ricevuto la medaglia
d’onore di riconoscimento dalla Federazione mondiale di Neurochirurgia, come uno dei migliori neurochirurghi al
mondo.
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Competenza specifica, esperienza e studi cooperativi possono raggiungere traguardi importanti nella cura delle
patologie del sistema nervoso centrale dei pazienti in età pediatrica. È quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate dal
neurochirurgo Michelangelo Gangemi, Direttore del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università di Napoli Federico
II
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Una cura per il tumore al cervello attraverso l’immunoterapia. E’ su questo che punta Zvi Ram, capo del dipartimento
di neurochirurgia del Sourasky Medical Center di Tel Aviv, presentando i risultati raggiunti dalla sua equipe nel corso
del Congresso Mondiale di Neurochirurgia in atto in questi giorni.
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Zvi Ram, capo del Dipartimento di Neurochirurgia del Sourasky Medical Center di Tel Aviv, durante il Congresso Mondiale
di Neurochirurgia, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulle nuove applicazioni per la cura dei tumori cerebrali
Prof. Zvi Ram – Capo del Dipartimento di Neurochirurgia del Sourasky Medical Center di Tel Aviv
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Prof. Francesco Tomasello – Neurochirurgo; Presidente del Congresso Mondiale di Neurochirurgia
Roma, 11 settembre – Questa mattina, nel corso di svolgimento del Congresso Mondiale di Neurochirurgia, c’è stata
grande attesa per l’intervento sull’operazione “Mare Nostrum” dell’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Comandante...
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Prof. Franco Servadei – Direttore della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma; Presidente della Federazione mondiale di Neurochirurgia
Roma, 10 settembre 2015 – Franco Servadei entra nella storia della Neurochirurgia mondiale. È il primo italiano a
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Aumentano i campi d’interesse della neuroendoscopia. Ne abbiamo parlato con Paolo Cappabianca, Direttore del
dipartimento Neurochirurgia, Università Federico II di Napoli
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Nel
40 per cento dei casi un episodio depressivo può
anticipare i sintomi del Parkinson
10 Settembre - Il Parkinson è una malattia presente in tutto il mondo e colpisce in media verso i
60 anni circa il 2 per cento della popolazione e la percentuale sale al 3-5% quando l'età è
superiore agli 85. In Italia i malati di Parkinson sono circa 300mila, per lo più maschi (1,5 volte
in più). Le cause sono ancora poco note e per saperne qualcosa di più ne abbiamo parlato, al
Congresso Mondiale in corso a Roma all’Hotel Marriott, con Andrea Landi, responsabile
neurochirurgia funzionale della Società italiana di neurochirurgia.
Professore ci sono nuove prospettive per la terapia del Parkinson? “Le prospettive immediate più
interessanti riguardano la neuromodulazione: tecniche chirurgiche invasive (DBS e MCS) e la
FUSS. La DBS (Deep Brain Stimulation), già da diversi anni considerata come terapia di scelta
nelle forme di PD scompensato, mediante la stimolazione di Nuclei talamici, del Subtalamo e del
Globo Pallido è in grado di controllare i maggiori sintomi della malattia. Recentemente la DBS
viene indicata anche in pazienti con storia di malattia non superiore ai sette anni (cosiddetta
“early stim-therapy”): questo nuovo atteggiamento terapeutico è stato ampiamente accolto in
Europa e successivamente, e con qualche limite, anche in Italia. Nuove tecnologie applicate alla
DBS, come nuovi parametri di stimolazione (interleaving, bursts), nuove configurazioni di
elettrodi (multipolari, direzionali) e nuove “filosofie” di stimolazione (la adaptive DBS che sfrutta
feedbacks neuronali per adattare la stimolazione alle diverse fasi di attività dell’encefalo),
sicuramente contribuiranno a migliorare il rendimento, già elevato, di questa terapia. La
Stimolazione Corticale motoria (MCS – Motor Cortex Stimulation), un’esperienza nella quale i
gruppi italiani sono da sempre pionieri, viene oggi rivalutata nel trattamento dei disturbi assiali,
come i disturbi della marcia o quelli di postura. La FUSS (Focused Ultrasound Steretoactic
Surgery), di recente introduzione, è una metodica non invasiva che utilizza ultrasuoni altamente
focalizzati per generare lesioni tissutali controllate. E’ attualmente indicata per il solo trattamento
del tremore, ma una volta verificatane l’efficacia, potrà essere utilizzata nel trattamento di tutti i
sintomi della malattia".
LA PROTESTA DEI NEUROCHIRURGHI: "SCARSEGGIANO" I CADAVERI, LA FORMAZIONE È A
RISCHIO Su 25 scuole di specializzazione in neurochirurgia poche, quasi nessuna, dispone di cadaveri o
preparati anatomici su cui far esercitare gli specializzandi - See more at:
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/medicina-mancano-cadaveri-a-rischio-specializzazione-protestano-ineurochirurghi-3b139d86-7d1c-4d08-bd8f-885efd285fd0.html
Roma 03 settembre 2015 In Italia mancano i cadaveri e i neurochirurghi non possono esercitarsi. Per quanto
macabra possa sembrare la questione, la formazione di molti futuri camici bianchi "con bisturi" è
effettivamente a rischio. Il nostro Paese è infatti costretto a importare dall'estero i cosiddetti preparati
anatomici, ossia specifiche parti di cadavere, che spesso hanno costi notevoli. Per una avere una testa, ad
esempio, si arriva a spendere anche 10mila euro. Il problema è stato sollevato questa mattina, durante la
conferenza stampa di presentazione del 15esimo meeting della Federazione mondiale delle società di
neurochirurgia che si svolgerà a Roma dall'8 al 12 settembre. "In Italia la donazione del corpo è ammessa,
ma l'acquisizione dei cosiddetti preparati anatomici non avviene come in altri paesi europei (ad esempio
Austria, Spagna)", ha spiegato Roberto Delfini, direttore della Scuola di specializzazione di Neurochirurgia
della Sapienza di Roma, past president della Società italiana di neurochirurgia (Sinch) e presidente del
comitato locale del meeting internazionale. "Se più famiglie decidessero di donare i corpi dei loro cari defunti,
ci sarebbero notevoli risparmi, basti pensare che a Roma e Torino le donazioni sono in media una l'anno.
Nel nostro Paese ci sono 25 centri di specializzazione di neurochirurgia - ha aggiunto Delfini - servirebbero
una decina di cadaveri per ogni centro, quindi 250 in totale o l'unica alternativa è andare a studiare
all'estero". Insomma il problema c'è e secondo quanto sostiene il responsabile della Sinch "è una questione
culturale, non legislativa". Ad Aprile di quest'anno anche il prof. Luciano Mastronardi, Direttore UOC
Neurochirurgia dell'Ospedale San Filippo Neri, in occasione del quinto corso internazionale di dissezione
anatomica (hands-on) di microchirurgia cerebrale, tenutosi ad Arezzo aveva portato alla luce il problema
adducendolo agli "accordi secolari" tra Stato e Chiesa, mentre altrove il metodo dei preparati anatomici è
considerato fondamentale per la didattica. "Eppure siamo proprio noi i pionieri dell'utilizzo del corpo umano a
fini di formazione e ricerca - aveva dichiarato Mastronardi - sin dai tempi di Leonardo Da Vinci. Bisogna
pensare se si preferisce farsi operare da un chirurgo che si è già esercitato su un cadavere vero o uno che fa
la sua prima esperienza su un corpo vivo". Del problema si sta occupando anche il Comitato nazionale di
bioetica che ha recentemente sottolineato la mancanza di una legge 'ad hoc' sulla donazione. Oggi l'unica
strada in Italia è l'espressione di una chiara volontà in vita con un atto sottoscritto e consegnato a una
struttura universitaria. La Società italiana di neurochirurgia, per sollecitare la popolazione e le istituzione
sulla donazione post-mortem per fini scientifici, lancerà a breve una campagna di informazione.
NEUROCHIRURGIA SPINALE MAL DI SCHIENA, QUANDO I
FARMACI NON BASTANO
alla colonna, dalla sciatalgia al blocco lombare
10 settembre - 15 milioni di italiani soffrono di problemi
acuto (il colpo della strega). Ma osteoporosi, artrosi, problemi strutturali della spina dorsale possono
portare in sala operatoria, per riprendere una vita normale
Le chiamano chirurgia ricostruttiva spinale e dei nervi periferici, rivascolarizzazione del sistema nervoso
centrale, neuro modulazione, bioingegneria: sono le tecniche che subentrano quando la situazione è
molto compromessa, tanto da provocare stati di dolore cronico ed impossibilità a stare seduti o stesi,
perfino a camminare. Quando antinfiammatori e antidolorifici non funzionano più o non servono a
garantire una accettabile qualità della vita: ricostruire, ristorare le funzioni, riabilitare queste le parole
d’ordine della ISRN, acronimo inglese per Società internazionale di neurochirurgia ricostruttiva. A
Cerveteri, vicino Roma, dal 12 al 14 settembre il IV congresso internazionale organizzato dal prof.
Massimiliano Visocchi, neurochirurgo dell’Università Cattolica di Roma, presidente del Congresso il prof.
Francesco Tomasello. Specialisti provenienti da tutto il mondo si confronteranno sulle tecniche
neurochirurgiche per restituire alla colonna vertebrale la sua doppia essenziale funzione: scheletrica, è
grazie alla sua impalcatura che si mantiene il corpo, e funzionale, attraverso gli anelli che la
compongono, le vertebre, passa il midollo spinale, il fascio di nervi che porta i segnali nervosi dal cervello
al resto del corpo. Una discopatia, un’ernia, ma anche l’osteoporosi che degenera la struttura ossea,
svuotandola, possono provocare problemi seri, sia sul versante della sofferenza fisica, sia su quello della
qualità della vita, dalle parestesie, i formicolii e gli “addormentamenti” di parti del corpo, fino
all’impossibilità di alzarsi, camminare, stare seduti o stesi sulla schiena. All’appuntamento di Cerveteri si
parlerà di tecniche chirurgiche sempre meno invasive, dalle iniezioni di una sorta di cemento per le
fratture osteoporotiche alle applicazione di spessori, tra le vertebre, per eliminare la compressione
cronica nelle persone molto anziane. Anestesia locale, interventi che durano poche ore, in due giorni il
malato è in piedi. Ma si farà il punto anche sull’altissima chirurgia spinale, interventi molto complicati,
impossibili fino a pochi anni addietro: realizzati passando in endoscopia attraverso il naso, evitando
lunghe cicatrici e soprattutto un complicato post operatorio. Ci sarà anche la presentazione di studi sulla
stimolazione del nervo vagale per i casi di epilessia che non rispondano ai farmaci, o la stimolazione
cerebrale profonda, per il Parkinson. E di malformazioni vascolari come aneurismi ed angiomi, che oggi
possono essere esclusi dalla circolazione con apposite microreti (STENT) o embolizzati e quindi occlusi
con microfilamenti che facilitano la trombosi terapeutica. Varie sessioni del meeting saranno dedicate al
nuovo approccio alla chirurgia dei tumori, che consente una maggiore radicalità iniettando durante
l'intervento sostanze fluorescenti che meglio delimitano i bordi della formazione neoplastica, rendendola
meglio aggredibile. E alle tecniche di monitorizzazione da svegli delle funzioni neurologiche visive,
uditive, della parola, della sensibilità e del movimento con cui si possono abbattere i danni collaterali. Da
ultimo l'impiego della radiochirurgia che consente di bruciare in un sol colpo sia tumori sia malformazioni
vascolari. Neurochirurghi di tutto il mondo riuniti a Roma: grande riconoscimento alla
Neurochirurgia italiana
DI INSALUTENEWS · 3 SETTEMBRE 2015
Roma, 3 settembre 2015 – Il Meeting della Federazione Mondiale di Neurochirurgia, per la prima volta in
Italia, nell’anno in cui ricorre il 60^ Anniversario della nascita di questa Organizzazione. La sua missione,
quale unica Istituzione Neurochirurgica globale, è quella di migliorare l’addestramento dei giovani
specialisti, la ricerca e la cura delle malattie neurochirurgiche. L’assegnazione all’Italia di questo evento
scientifico, dopo l’ultima occasione in Brasile quattro anni fa, non è solo un riconoscimento della maturità e
della valenza raggiunte dalla Neurochirurgia italiana ma anche una testimonianza del ruolo di primo piano
che i neurochirurghi italiani hanno avuto nel corso della storia della Federazione mondiale. L’attuale VicePresidenza ricoperta dal prof. Francesco Tomasello è la terza in ordine cronologico acquisita dall’Italia,
dopo quelle dei compianti proff. Albino Bricolo di Verona e Gian Paolo Cantore di Roma. Nel Congresso è
rilevante qualitativamente la presenza di neurochirurghi africani. In Africa vi è un neurochirurgo ogni 6
milioni di abitanti, mentre in Europa il rapporto è di uno ogni 200 mila abitanti. Grande presenza anche
dall’estremo oriente: dalla Cina arriveranno oltre 155 neurochirurghi e dal Giappone 125. Cospicua anche
la presenza dei neurochirurghi europei: dalla Germania oltre 50 ma non mancheranno i francesi e gli
inglesi. La Federazione mondiale svolge un compito difficile e meritorio, tenendo Corsi di addestramento
per giovani neurochirurghi in propri Centri di riferimento distribuiti in ogni Continente (l’Africa in particolare)
e donando strumentario chirurgico e Microscopi agli ospedali che operano in condizioni disagiate nei Paesi
in via di sviluppo. Il Meeting sarà preceduto, infatti, da Corsi di addestramento sia pratici che teorici, con la
partecipazione di docenti italiani e stranieri di provata esperienza e capacità didattica. La cerimonia di
apertura, prevista alle 18.30 di martedì 8 Settembre all’Hotel Marriott, avrà alcuni momenti significativi nella
breve celebrazione del 60^ Anniversario, nel conferimento di Medaglie di onore a quattro Neurochirurghi
del mondo, nella premiazione di cinque giovani neurochirurghi per contributi scientifici di grande valore e
nella prolusione di un Neurochirurgo americano, di origine indiana e di grande cultura umanistica, che
tributa un riconoscimento alle opere degli Anatomici italiani del Rinascimento.
I numeri del Congresso sono di grande rilievo: oltre 250 relatori invitati, leaders riconosciuti nella disciplina,
1.500 contributi scientifici ricevuti, tutte le più importanti innovazioni nella diagnosi e nel trattamento delle
patologie neurochirurgiche saranno presentate e discusse nelle intense giornate di lavoro. Alcuni studi
randomizzati, la più elevata forma di evidenza scientifica, sul trattamento dei tumori gliali cerebrali e dei
gravi traumi cranio-encefalici saranno comunicati in anteprima mondiale.
Alcune presentazioni riguardano lo status dell’organizzazione e delle esperienze neurochirurgiche in Africa,
Medio-Oriente, Asia ed America Latina, con particolare riferimento ai Paesi in via di sviluppo, consentendo
di fare una analisi sui margini di miglioramento degli standard a beneficio di milioni di pazienti
Di particolare interesse sono alcuni Luncheon Seminars. Uno, caratterizzato da un significativo impatto
sull’insegnamento alla ricerca, è dedicato ai criteri da rispettare per pubblicare con successo i contributi
scientifici e vedrà come relatori gli Editors dei più importanti Giornali scientifici di Neurochirurgia del mondo.
Con il rigoroso processo di revisione fra pari, attuato da queste Riviste, non più del 10-15% dei lavori
sottoposti al giudizio viene alla fine accettato.
Un altro Luncheon Seminar, di sicuro interesse nella stagione di EXPO 2015, è dedicato al rapporto fra dieta
mediterranea e rischio cerebro-vascolare.
Infine, vi saranno nelle Sessioni Plenarie due relazioni non neurochirurgiche, certamente di grande impatto
per la cronaca di questi giorni e per le celebrazioni del Genio di Leonardo da Vinci. Una sarà tenuta
dall’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, Comandante della Marina Militare Italiana, sull’ operazione Mare
Nostrum e l’altra avrà come protagonista il Prof. Marco Gaiani dell’Università di Bologna sul disegno
dell’Uomo Vitruviano.
La sfida delle Neuroscienze in Italia
10 Settembre - Oggi vi è una grande richiesta di ampliare le opportunità di comunicazione tra neuroscienziati che si
dedicano ad ambiti diversi di ricerca, al fine di trovare nuove strategie per la ricerca e per la cura dei pazienti. Come
neurochirurgo, mi rendo conto che l’abilità chirurgica e i progressi tecnologici sono molto importanti, ma soltanto la
comprensione delle nuove scoperte in altri ambiti delle Neuroscienze può aprire la strada a modalità di cura innovative e
più efficaci per i pazienti affetti da patologie neurologiche. Il compito impegnativo è quello di formare la prossima
generazione di neuroscienziati per colmare il divario tra le enormi conquiste della scienze di base e le relative
applicazioni cliniche e di rafforzare le collaborazioni tra i giovani ricercatori. In Italia, le Neuroscienze hanno una lunga
storia e una tradizione, unanimemente riconosciuta, di un eccezionale contributo alla ricerca sulle funzioni e sui disturbi
del sistema nervoso.
Al di là dei ben noti studi di anatomisti italiani come il bolognese Mondino de’ Liuzzi, nel XIII secolo, Leonardo da Vinci e
Giovan Battista Morgagni, la descrizione della scissura silviana fatta da Fabrizio di Acquapendente e pubblicata per la
prima volta nel 1600 nelle Tabulae Pictae, rimane una pietra miliare della letteratura scientifica (1, 2).
Nel secolo scorso, alcuni neuroscienziati italiani hanno meritato il premio Nobel per le loro scoperte: Camillo Golgi, in
collaborazione con Ramon y Cajal, nel 1906, è stato il pioniere del metodo di colorazione ai Sali d’argento con il quale è
stato possibile identificare il neurone. Golgi è stato anche autore, prima dell’avvento della microscopia, della scoperta
del cosiddetto apparato di Golgi nelle cellule nervose del gatto (3). Daniel Bovet, neurofarmacologo, è stato insignito del
Nobel nel 1957 per la ricerca sui farmaci che bloccano l’azione di neurotrasmettitori specifici (4). Rita Levi Montalcini è
Premio Nobel nel 1986 per la scoperta del Nerve Growth Factor (NGF) (5).
Un contributo fondamentale alla conoscenza delle funzioni neuro-cognitive è stato recentemente fornito dal fisiologo e
neuroscienziato Giacomo Rizzolatti con il suo gruppo di ricercatori a Parma (6). Nel 1992, Rizzolatti ha scoperto i
neuroni specchio nella corteccia premotoria, l’area motoria supplementare e la corteccia somato sensoriale primaria.
Egli ha dimostrato che i neuroni specchio si attivano durante l’azione e durante l’osservazione della stessa azione
eseguita da un’altra persona. Questa scoperta ha diverse implicazioni importanti non solo nelle arti performative, ma
anche nella cura e nella riabilitazione delle malattie neurologiche.
Attualmente, diversi gruppi di ricercatori sono coinvolti nei campi delle neuroscienze avanzate, come lo studio della
genetica e della biologia molecolare delle malattie neurodegenerative. Risultati eccellenti in questo campo sono stati
ottenuti presso molti centri universitari e del Consiglio Nazionale delle Ricerche distribuiti su tutte le aree geografiche del
Paese.
L’Italia ha anche fornito contributi fondamentali alla storia della neurochirurgia. Francesco Durante, da Letojanni
(Messina), nel 1884 ha eseguito, presso l’Università di Roma, il primo intervento di rimozione di un meningioma
conclusosi con successo (7). Il caso, presentato a Washington presso l’American College of Surgeons, è stato il più
celebre e noto tra gli interventi neurochirurgici pionieristici (8). Nel 1956 Bernasconi e Cassinari identificarono una
caratteristica arteria tentoriale presente nei pazienti affetti da meningioma tentoriale (9) la cui importanza è ancora oggi
sottolineata nella letteratura neurochirurgica (10). Più di recente, nel 1989, Guido Guglielmi, ha contribuito allo sviluppo
delle spirali di platino a rilascio controllato aprendo l’era del trattamento neuro-endovascolare degli aneurismi cerebrali
(11).
Come neurochirurghi, abbiamo il dovere di saper integrare tempestivamente le scoperte nel campo delle neuroscienze
nei nostri trattamenti terapeutici affinché questi siano sempre guidati dall’avanzare della conoscenza. Un modello
perfetto di come le neuroscienze, tra cui le neuroscienze cognitive, vengono applicati alla neurochirurgia è il trattamento
chirurgico dei disturbi del movimento e, più di recente, dei disturbi psichiatrici. Le procedure chirurgiche per l’epilessia
offrono ai neuroscienziati enormi opportunità di migliorare la comprensione delle funzioni cerebrali, consentendo un
accesso prolungato alla corteccia e la registrazione delle attività biologiche del cervello. La cosiddetta “Neurochirurgia
Ricostruttiva”, nell’era delle cellule staminali, garantirà importanti opportunità se neurochirurghi e biologi sapranno
lavorare insieme in un ambiente interdisciplinare.
Appare dunque indispensabile, per sostenere e accrescere il ruolo delle “Neuroscienze Traslazionali”, migliorare la
collaborazione tra scienze di base e scienze cliniche. La riduzione delle risorse finanziarie disponibili per la ricerca in
Italia ha notevolmente incrementato la richiesta di finanziamento su fondi europei. Questa sfida ha incoraggiato lo
sviluppo di nuove collaborazioni tra ricercatori delle scienze di base, clinici, statistici, bioingegneri e scienziati
computazionali, con l’obiettivo di costituire reti europee e internazionali di ricercatori che lavorino per lo sviluppo di
progetti scientifici che possano concorrere ai finanziamenti di Horizon 2020
A tal fine, l’organizzazione di sessioni scientifiche comuni nelle riunioni delle Società Scientifiche di Neurologia,
Neurochirurgia, Neuroradiologia, Neurofarmacologia, Neurofisiologia, Neurobiologia Molecolare, Medicina
Nucleare e Radioterapia si è notevolmente accresciuta. I rapporti interdisciplinari non sono sempre facili a causa
dei diversi interessi scientifici, ma la consapevolezza che da solo nessuno può affrontare i complessi problemi
della comprensione delle funzioni cerebrali e delle basi biologiche delle malattie neurologiche indica
chiaramente che non vi è altra possibilità se non quella di ricercare l’integrazione delle conoscenze .
Un’altra questione importante in Italia è l’integrazione di competenze in un settore specifico ad elevata
tecnologia come la neuro-oncologia. Questa disciplina richiede tecnologie avanzate per il neuroimaging, la
neurofisiologia intraoperatoria, laboratori all’avanguardia dedicati alla individuazione di biomarcatori, allo studio
neuropatologico, alla conservazione dei campioni per la costituzione di banche di tessuto. Sono altresì
indispensabili le collaborazioni e gli approcci multidisciplinari per garantire i più alti standard di cura. Per questo
motivo, diversi centri in Italia hanno recentemente implementato programmi di neuro-oncologia, per fornire i più
avanzati metodi di ricerca, imaging e trattamento (12-15). In tal senso un lavoro di collaborazione è stato portato
avanti negli ultimi dieci anni da parte di endocrinologi e neurochirurghi che oggi nel nostro paese possono
vantare una leadership mondiale nella cura dei tumori ipofisari (16-19).
In conclusione, l’Italia deve affrontare la sfida delle neuroscienze che oggi impegnano molti aspetti delle scienze
umane, tra cui la filosofia, l’etica, la psicologia, così come le scienze della vita e la medicina. Se questa sfida
avrà nel nostro Paese la capacità di incrociare le numerose iniziative di innovazione portate avanti da autentici
talenti desiderosi di produrre tecnologie di avanguardia, si potranno realizzare partnership di grande rilievo.
Certo, questo è un momento complicato per il sistema economico europeo in generale e per quello italiano in
particolare, che deve essere rinnovato più di altri per affrontare la grande sfida della globalizzazione. I ricercatori
italiani hanno il dono del genio individuale e della dedizione. Il sistema della ricerca, tuttavia, richiede una
migliore organizzazione e un approccio più meritocratico. Molte iniziative sono in corso, la maggior parte delle
quali sono di pertinenza del Legislatore. Tuttavia, c’è qualcosa che si può fare per tutti i neuroscienziati italiani:
fornire una piattaforma per il dibattito e la discussione critica dei vari aspetti di questa disciplina.
Per questo motivo, mi auguro che questa iniziativa possa essere accettata con l’entusiasmo che merita.
Congresso
Mondiale di Neurochirurgia: in arrivo 2.000 medici per
la cerimonia di apertura
Roma, 8 settembre 2015 – Si apre oggi a Roma all’Hotel Marriott il Congresso Mondiale di Neurochirurgia.
Più di 2.000 neurochirurghi provenienti da oltre 105 Paesi si confronteranno fino al 12 settembre sulle
principali novità. In attesa della Cerimonia di apertura, prevista per oggi pomeriggio, docenti italiani e
stranieri di provata esperienza e capacità didattica presenteranno in anteprima mondiale gli ultimi studi più
innovativi.
Per quanto concerne le patologie vascolari cerebrali saranno presentate le nuovissime tecniche,
chirurgiche ed endovascolari, per il trattamento di queste malformazioni. L’alto profilo dei relatori ha
permesso di approfondire l’utilizzo dei nuovi stent (gabbiette metalliche) nel trattamento delle
malformazioni vascolari cerebrali più frequenti, gli aneurismi; inoltre, saranno discussi i risultati di recenti
studi internazionali sulle malformazioni artero-venose e sulle fistole artero-venose durali, in cui la
neurochirurgia presenta ancora un ruolo centrale.
Nel Congresso è rilevante qualitativamente la presenza di neurochirurghi africani. In Africa vi è un
neurochirurgo ogni 6 milioni di abitanti, mentre in Europa il rapporto è di uno ogni 200 mila abitanti.
Grande presenza anche dall’estremo oriente: dalla Cina arriveranno oltre 155 neurochirurghi e dal
Giappone 125. Cospicua anche la presenza dei neurochirurghi europei: dalla Germania oltre 50 ma non
mancheranno i francesi e gli inglesi.
fonte: ufficio stampa
Parkinson, nel 40% dei casi un episodio depressivo può anticiparne i
sintomi
9 settembre - Il Parkinson è una malattia presente in tutto il mondo e colpisce in media verso i 60 anni circa il 2%
della popolazione e la percentuale sale al 3-5% quando l’età è superiore agli 85. In Italia i malati di Parkinson sono
circa 300.000, per lo più maschi (1,5 volte in più). Le cause sono ancora poco note e per saperne qualcosa di più ne
abbiamo parlato, nel corso del 15° Congresso Mondiale di Neurochirurgia, con Andrea Landi, Responsabile
neurochirurgia funzionale della Società Italiana di Neurochirurgia
Professore, ci sono nuove prospettive per la terapia del Parkinson?
“Le prospettive immediate più interessanti riguardano la neuromodulazione: tecniche chirurgiche invasive
(DBS e MCS) e la FUSS. La DBS (Deep Brain Stimulation), già da diversi anni considerata come terapia di
scelta nelle forme di PD scompensato, mediante la stimolazione di Nuclei talamici, del Subtalamo e del
Globo Pallido è in grado di controllare i maggiori sintomi della malattia. Recentemente la DBS viene
indicata anche in pazienti con storia di malattia non superiore ai sette anni (cosiddetta “early stim
therapy”): questo nuovo atteggiamento terapeutico è stato ampiamente accolto in Europa e
successivamente, e con qualche limite, anche in Italia. Nuove tecnologie applicate alla DBS, come nuovi
parametri di stimolazione (interleaving, bursts), nuove configurazioni di elettrodi (multipolari, direzionali) e
nuove “filosofie” di stimolazione (la adaptive DBS che sfrutta feedbacks neuronali per adattare la
stimolazione alle diverse fasi di attività dell’encefalo), sicuramente contribuiranno a migliorare il
rendimento, già elevato, di questa terapia. La Stimolazione Corticale Motoria (MCS – Motor Cortex
Stimulation), un’esperienza nella quale i gruppi italiani sono da sempre pionieri, viene oggi rivalutata nel
trattamento dei disturbi assiali, come i disturbi della marcia o quelli di postura. La FUSS (Focused
Ultrasound Steretoactic Surgery), di recente introduzione, è una metodica non invasiva che utilizza
ultrasuoni altamente focalizzati per generare lesioni tissutali controllate.
È attualmente indicata per il solo trattamento del tremore, ma una volta verificatane l’efficacia, potrà essere
utilizzata nel trattamento di tutti i sintomi della malattia”.
I farmaci ora in uso per la terapia della malattia di Parkinson quanto sono in grado di migliorarne i sintomi?
“Nelle fasi iniziali di malattia, i farmaci sono in grado di controllare perfettamente tutti i principali sintomi.
Recentemente si è rivalutata la possibilità di introdurre precocemente la terapia sostitutiva con LDopa, in
quanto sembra meno importante la sua responsabilità nella genesi di complicanze tardive come le discinesie.
Nelle fasi più avanzate di malattia la terapia farmacologica perde efficacia, sia per la comparsa di effetti
collaterali sia per la comparsa di sintomi non controllabili con la terapia medica stessa come il freezing della
marcia, i disturbi di equilibrio e i disturbi disautonomici”.
Quanto l’età è un importante fattore di rischio per la malattia di Parkinson?
“Le fasce di insorgenza del PD primario sono diverse. La maggiore incidenza è in 5/6 decade ma negli ultimi
anni si assiste all’incremento delle forme cosiddette giovanili cioè a insorgenza sotto i 40 anni”.
Professore, è vero che la depressione potrebbe essere uno dei primi sintomi della malattia di Parkinson?
“Vi sono evidenze epidemiologiche suggestive che almeno nel 60% dei casi (ma forse più spesso) un
episodio depressivo importante preceda di mesi l’insorgenza dei sintomi motori”.
Quali sono gli altri segnali che potrebbero diagnosticare la malattia del Parkinson?
“Un disturbo frequentemente riportato, ma che in genere viene valorizzato dopo l’insorgenza dei disturbi
motori, è l’iposmia o l’anosmia. Altri segni prodromici possono essere: disturbi del ciclo sonno-veglia e
comparsa di incubi molto vivaci; oltre alla già citata depressione, alterazioni psichiche, come moderata
compulsività e modifiche del comportamento; alterazioni della scrittura (micrografia): disturbi sensitivi vari, in
genere dolori mal definibili e talora migranti (5% dei casi); stipsi. Si tratta comunque di sintomi aspecifici e
quasi mai considerati come un campanello d’allarme, fino a che non subentrano i segni più tipici della
malattia”.
fonte: ufficio stampa
Nuove
tecniche per evidenziare meglio
i tumori cerebrali
Una nuova metodologia permette di individuare il tessuto patologico dei tumori maligni. Lo racconta Natale
Francaviglia, direttore di Neurochirurgia Ospedale Civico di Palermo
Roma, 9 settembre 2015 – “Una nuova metodologia permette di colorare i tumori cerebrali, soprattutto
quelli maligni. Per il chirurgo – sottolinea Natale Francaviglia – è difficile talvolta distinguere durante
l’intervento il tessuto patologico da quello normale trattandosi di sostanza bianca. Grazie a questa
nuova tecnica e all’utilizzo di due sostanze, il 5 ALA (acido levulinico) che dà una colorazione rosa e la
vecchia fluoresceina che dà una colorazione verde, è possibile evidenziare meglio il tumore. Con
queste nuove tecniche abbiamo allungato il tempo di recidiva del tumore”, conclude Francaviglia.
fonte: ufficio stampa
Congresso
Mondiale di Neurochirurgia: il Santo Padre benedice i
neurochirurghi di tutto il Mondo
Roma, 9 settembre 2015 – Questa mattina una delegazione del Congresso Mondiale di Neurochirurgia, in
corso di svolgimento a Roma, che vede la partecipazione di oltre 2.000 neurochirurghi provenienti da tutto il
Mondo, ha ricevuto una benedizione particolare in occasione dell’udienza papale. Grande emozione tra i
neurochirurghi, in rappresentanza delle 105 Nazioni.
fonte: ufficio stampa
L’endoscopia in neurochirurgia
Aumentano i campi d’interesse della neuroendoscopia. Ne abbiamo parlato con Paolo Cappabianca,
Direttore del dipartimento Neurochirurgia, Università Federico II di Napoli
9 settembre- Professore, ci può spiegare in breve cos’è la neuroendoscopia delle cavità cerebrali?
“La neuroendoscopia rappresenta una tecnica neurochirurgica che si avvale di uno strumento di
visualizzazione, appunto l’endoscopio come strumento di visualizzazione per accedere al bersaglio
chirurgico attraverso cavità naturali o corridoi precostituiti. I maggiori campi di interesse/applicazione
di questa metodica sono l’endoscopia cerebrale – per il trattamento di patologie della dinamica
liquorale e/o delle cavità ventricolari – e l’endoscopia endonasale –per il trattamento di patologie
ipotalamo-ipofisarie e della base cranica”.
Quando è necessario impiegare l’endoscopio?
“L’endoscopio è uno strumento di visualizzazione alternativo e/o complementare al microscopio
operatorio. La tecnica endoscopica può essere adottata quando la visione ravvicinata ed ampia che
l’endoscopio offre, garantisce un vantaggio nella risoluzione della problematica chirurgica”.
Quali sono le tecniche innovative in neuroendoscopia?
“L’endoscopia è una tecnica ormai consolidata, le più recenti innovazioni riguardano la tecnologia degli
strumenti di visualizzazione, le telecamere e i monitor HD e/o 3D”.
Quali sono i limiti dell’endoscopia nella cavità cerebrale? E quali le potenzialità?
“È difficile parlare di limiti e potenzialità. L’importante è lavorare sempre intensamente per l’evoluzione e il
futuro della disciplina alla quale dedichiamo tutti i nostri giorni. Il futuro è una storia ancora da raccontare”.
fonte: ufficio stampa
Congresso Mondiale di Neurochirurgia. Dall’epilessia si può guarire
Dall’epilessia si può guarire, non solo con i farmaci ma anche con la chirurgia. Lo afferma Vincenzo
Esposito, primario dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’I.R.C.S.S. Neuromed-Pozzilli e
Professore Ordinario di Neurochirurgia al Dipartimento di Neurologia e Psichiatria dell’Università la
Sapienza di Roma
10 settembre - L’epilessia colpisce poco meno dell’1% della popolazione dei paesi industrializzati,
secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: in Italia, dunque, vi sono circa 500 mila persone
affette da epilessia, in gran parte bambini o giovani adulti. Negli ultimi anni molto è stato fatto per
migliorarne la cura. Ma quali sono le principali cause?
“Molte delle cause sono note – risponde il primario del Neuromed – Vi sono forme genetiche, che
determinano un aumento della irritabilità delle cellule cerebrali. In altri casi l’epilessia è dovute alla
presenza di anomalie circoscritte del cervello, quali malformazioni dello sviluppo della corteccia cerebrale,
tumori, esiti di ischemie, di traumi o infezioni. L’epilessia – spiega Vincenzo Esposito – è il sintomo di
qualcosa che non va nel cervello, con l’insorgenza di una scarica elettrica anomala che manda
temporaneamente fuori uso una parte (epilessia focale) o tutto (epilessia generalizzata) il cervello stesso.
A differenza di altre malattie neurologiche, quali il Parkinson e la demenza, tipiche dell’età avanzata,
l’epilessia colpisce in maniera preponderante persone giovani: il persistere delle crisi, specie se non
controllate dalla terapia medica, impedisce di avere una normale vita di relazione, con difficoltà negli studi,
nella vita sociale, affettiva e lavorativa”.
Secondo l’esperto riuscire a curare precocemente l’epilessia può consentire a queste persone di condurre
una vita normale. Il 70% dei pazienti epilettici risponde bene ai farmaci, mentre per gli altri pazienti,
farmaco-resistenti, può essere valutata la possibilità di un trattamento chirurgico. Vincenzo Esposito
ribadisce che occorre agire precocemente quando il paziente non risponde ai farmaci. “In Italia – ricorda
l’esperto – abbiamo uno standard di qualità elevato e gli epilettologi italiani sono tra i più quotati al mondo,
con un’ottima produzione scientifica. I pazienti farmaco-resistenti devono essere valutati da equipe
multidisciplinari ed esperte in epilessia, che includono neurologi, neuroradiologi, neuropsicologi e
neurochirurghi. Gli esami principali – continua – sono la Risonanza Magnetica, con cui si studia la
conformazione del cervello alla ricerca di possibili anomalie, la registrazione prolungata videoelettroencefalografica, con cui si studiano le crisi epilettiche documentando in video ciò che succede al
paziente contemporaneamente alla registrazione della attività elettrica cerebrale, e lo studio
neuropsicologico delle principali funzioni cerebrali. Questi studi, uniti ad altri eventualmente ritenuti
necessari caso per caso, aiutano a definire da quale regione del cervello partono le crisi, e se questa può
essere rimossa senza provocare danni importanti al paziente. In questa maniera si può giungere a
proporre un intervento di asportazione della regione anomala (intervento curativo), o, qualora non sia
possibile, interventi alternativi che possono diminuire la gravità ed il numero delle crisi (interventi
palliativi). Questi interventi, eseguiti in centri dedicati e con esperienza nel trattamento dell’epilessia,
hanno possibilità molto buone di guarire o migliorare l’epilessia (in alcune forme di epilessia si giunge alla
guarigione del 70-80% dei pazienti operati) con un tasso bassissimo di complicanze inferiore al 3%”
Congresso
Mondiale di Neurochirurgia. La valorizzazione delle innovazioni e del
made in Italy nelle neuroscienze
Un’Italia che fa sistema per diventare motore di sviluppo in un settore ad alto livello di competitività internazionale
Roma, 10 settembre 2015 – Oggi e domani, nell’ambito del 15th Interim Meeting of the World Federation of
Neurosurgical Societies, istituzioni, università, centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di ricovero e cura a
carattere scientifico, centri clinici, start-up e imprese promuoveranno, per la prima volta nel nostro Paese l’intera
filiera italiana della salute nel campo delle neuroscienze, ovvero le nostre eccellenze in neurodiagnostica,
neurochirurgia, neuroriabilitazione, neuro-oncologia, medicina rigenerativa.
Lo scopo della due giorni,
organizzata dal ministero dello Sviluppo economico, ministero della Salute, ICE Agenzia per la promozione
all’estero in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il cluster ALISEI,
Assobiomedica e la Società italiana di neurochirurgia (Sinch) è quello di valorizzare le innovazioni e il made in Italy
nelle neuroscienze.
“Come neurochirurghi – ha detto il presidente del 15th Interim Meeting, Francesco Tomasello – abbiamo il dovere
di saper integrare tempestivamente le scoperte nel campo delle neuroscienze nei nostri trattamenti terapeutici
affinché questi siano sempre guidati dall’avanzare della conoscenza. Un modello perfetto – ha aggiunto – di come
le neuroscienze, tra cui le neuroscienze cognitive, vengono applicati alla neurochirurgia è il trattamento chirurgico
dei disturbi del movimento e, più di recente, dei disturbi psichiatrici. Le procedure chirurgiche per l’epilessia offrono
ai neuroscienziati enormi opportunità di migliorare la comprensione delle funzioni cerebrali, consentendo un
accesso prolungato alla corteccia e la registrazione delle attività biologiche del cervello”.
Secondo Francesco Tomasello, la cosiddetta Neurochirurgia Ricostruttiva, nell’era delle cellule staminali, garantirà
importanti opportunità se neurochirurghi e biologi sapranno lavorare insieme in un ambiente interdisciplinare e
ritiene indispensabile, per sostenere e accrescere il ruolo delle Neuroscienze Traslazionali, migliorare la
collaborazione tra scienze di base e scienze cliniche.
Chirurgia dei nervi periferici, occorre maggiore
formazione
Nelle scuole di specializzazione neurochirurgica manca una formazione teorica adeguata sulla chirurgia dei nervi
periferici. È il grido di allarme lanciato da Debora Garozzo, neurochirurgo presso l’Ospedale di Rovigo, durante i
lavori del Congresso Mondiale in corso a Roma
Roma, 10 settembre 2015 – “La chirurgia endoscopica nel tunnel carpale sembrerebbe esporre a un maggiore
rischio rispetto a quella aperta. Non ci sono evidenze conclusive che portino ad introdurre la chirurgia endoscopica
nella chirurgia dei nervi periferici – illustra l’esperta – L’open surgery è pertanto ancora la terapia migliore”.
Secondo Debora Garozzo la chirurgia dei nervi periferici spesso viene gestita da chi non ne ha piena conoscenza.
“Nelle nostre scuole di specializzazione non abbiamo una formazione teorica adeguata sulla chirurgia dei nervi
periferici e talvolta viene neanche insegnata. Di grande rilievo – sottolinea Debora Garozzo – lo studio di Mariano
Socolovsky, presidente del comitato di neurochirurgia dei nervi periferici, che verte sul rapporto tra indice di massa
corporea e la possibilità di recupero neurologico. Si tratta di uno studio comparato tra quelli pubblicati dai chirurghi
asiatici e quelli occidentali. Dallo studio emerge effettivamente una correlazione tra la massa corporea e le
capacità di recupero neurologiche quali ad esempio la funzione di recupero della spalla”.
L’esperta evidenzia inoltre un’interessante ricerca circa le relazioni sulla patologia tumorale. “C’è ancora chi ritiene
che per un tumore benigno si debba tagliare un nervo, procurando un deficit funzionale al paziente o effettuare la
biopsia che nel 90% dei casi è inconcludente e in più provoca un deficit al paziente”.
La studiosa si sofferma anche sulla cura per i pazienti affetti da neurofibromatosi (malattia genetica che interessa
tutto il corpo) che devono essere sottoposti ad un monitoraggio sistematico per prevenire la trasformazione
maligna di lesioni pre-esistenti benigne. L’esperta sottolinea che “oggi possiamo asportare una lesione maligna
senza necessariamente sacrificare il nervo, per quest’ultimo siamo in grado di asportare la lesione tumorale e
prevenire la trasformazione maligna e – conclude – non esiste nessuna evidenza scientifica sull’utilizzo favorevole
degli innesti da cadavere nella sperimentazione con gli elettrodi da stimolazione”.
Tra le ultimissime novità, segnala anche l’adroterapia, una terapia complementare alla chirurgia che sembra
essere promettente più della radioterapia convenzionale. Quest’ultima particolare forma di radioterapia viene
effettuata in pochi centri al mondo, tra cui in Italia, e sembra avere dei risultati migliori rispetto alla radioterapia.
fonte: ufficio stampa
Franco Servadei primo italiano nella storia a presiedere la Federazione
mondiale di Neurochirurgia
Roma, 10 settembre 2015 – Franco Servadei entra nella storia della Neurochirurgia mondiale. È il primo
italiano a presiedere la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30
mila neurochirurghi nel mondo e 127 società articolate in cinque Associazioni Continentali.
Franco Servadei è direttore della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia (Dipartimento
Emergenza-Urgenza e Area medica generale e Specialistica) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di
Parma.
Nato a Forlì nel 1951, si laurea in Medicina e Chirurgia con lode nel 1976 presso l’Università di Bologna,
dove consegue nel 1980 la specializzazione in Neurologia. Nel 1985 si specializza, con lode, in
Neurochirurgia a Modena. Ha iniziato la sua attività professionale all’Ospedale Bellaria di Bologna (19771989), uno dei maggiori centri di neurochirurgia italiani, che tratta tutta la patologia neurochirurgia. Nel
1989 si è trasferito presso la divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito
è diventato responsabile del modulo di Neurotraumatologia, dirigente di II livello, infine direttore del
dipartimento di Emergenza.
Ha svolto attività di consulenza neurochirurgica per l’ospedale Maggiore di Bologna e per vari ospedali
della Romagna. Dal marzo 2007 è direttore della Neurochirurgia hub and spoke dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma (con attività anche a Reggio Emilia). Dal 2006 è professore a contratto
dell’Università di Padova e dal 2010 insegna anche nelle scuole di specializzazione di Anestesia e
rianimazione e Chirurgia Maxillo-facciale dell’Università di Parma.
Ha pubblicato oltre 180 lavori a stampa (34 negli ultimi cinque anni). L’attività sia di pubblicazione che di
partecipazione congressuale è orientata prevalentemente a tematiche concernenti il trauma e i tumori.
Dal 1984 ha iniziato a monitorizzare la pressione intracranica con tecnica innovativa al di fuori di un centro
neurochirurgico (primo esempio in Italia). Nel 1988-1989 ha pubblicato la propria esperienza
traumatologica sulle più importanti riviste internazionali (Neurosurgery,Journal of Trauma, Journal of
Neurology, Neurosurgery and Psichiatry, ActaNeurochirurgica, Brain Injury, Aggressologie ecc).
Nell’ambito della sua consulenza con l’Azienda Usl di Ravenna, ha sviluppato la neurochirurgia oncologica
con trattamenti integrati, contribuendo all’avvio del gruppo neuro-oncologico romagnolo nel 2003. In
questo ambito ha iniziato l’attività chirurgica nel rapporto Hub and spoke all’ospedale di Faenza e di Lugo
e ha organizzato nell’area protocolli di trattamento e linee guida per l’invio del trauma cranico. Uno dei
protocolli di trattamento per l’invio del trauma cranico minore elaborato da Servadei è stato pubblicato sul
Journal of Trauma ed è divenuto (protocollo “Romagna”) la base per il protocollo italiano pubblicato nel
1996. Servadei ha inoltre pubblicato la propria esperienza in Romagna con studi di mortalità e morbità di
area (Neurotraumatology, Acta Neurochirurgica, Lancet, Surgical Neurology, Neurosurgery, British Journal
of Neurosurgery).
Responsabile di varie ricerche cliniche multicentriche sul trauma cranico per tutta l’Italia, è stato uno dei
sei consulenti europei per la formazione delle linee guida americane sul trauma cranico. Numerosi i
riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti, sia da parte di istituzioni e autorità, sia nel mondo
accademico e delle società scientifiche. Servadei è infatti membro del Board of Governors della
International Brain Injury Foundation (Washington, Usa) e fa parte in rappresentanza dell’Italia del
Comitato di neurotraumatologia della Organizzazione mondiale della sanità e del Comitato esecutivo
dell’European Brain Injury Consortium. In ambito nazionale, è inoltre consulente dell’Istituto Superiore di
Sanità per le ricerche in traumatologia cranica, responsabile clinico del gruppo di lavoro regionale sulla
telemedicina nell’emergenza neurochirurgica e titolare di progetto finalizzato di ricerca della regione
Emilia-Romagna, responsabile del piano traumi della regione Emilia-Romagna. Dal 2010 al 2012 è stato
presidente della Società italiana di neurochirurgia.
fonte: ufficio stampa
Congresso
Mondiale di Neurochirurgia: il Meeting più partecipato negli ultimi
60 anni
“Un successo senza precedenti” quello registrato dal 15th Interim Meeting of the World Federation of
Neurosurgical Societies, che ha visto la partecipazione di oltre 2.000 neurochirurghi provenienti da 105 Paesi.
È quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate dal presidente del Congresso, Francesco Tomasello che in
questi giorni ha ricevuto la medaglia d’onore di riconoscimento dalla Federazione mondiale di Neurochirurgia,
come uno dei migliori neurochirurghi al mondo.
12 settembre - “È stato il Meeting mondiale più partecipato nella storia degli ultimi 60 anni della
neurochirurgia”, ha detto Francesco Tomasello e ha ricordato che quanto appena affermato è stato
riconosciuto anche dal Presidente della Federazione Mondiale, Yong Kwang Tu.
“L’organizzazione e il livello scientifico è stato altissimo – ha proseguito – grazie anche ai relatori che hanno
espresso il meglio della neurochirurgia mondiale”. Secondo il presidente del Congresso Mondiale, tra le
innovazioni presentate, emerge un ruolo sempre più crescente della robotica nella neurochirurgia. “Questo ha
sottolineato – non significa la sostituzione del chirurgo. La robotica è guidata dall’uomo”.
Altro grande tema innovativo affrontato durante i lavori congressuali è stato quello della presentazione di fare
immagine intra-operatoriamente (durante l’intervento chirurgico per documentare non solo quello che si fa, ma
anche un monitoraggio delle strutture nervose del cervello). A tal proposito, come per la nano medicina e la
nano tecnologia – ha spiegato lo studioso – “sono stati fatti passi da gigante”.
Sulle anticipazioni mondiali, presentate in questi giorni durante il 15th Meeting, Francesco Tomasello ha
riconosciuto il grande spessore scientifico della nuova tecnologia, nata in Israele, per il trattamento dei gliomi
del cervello. “Al Congresso sono stati, infatti, confermati i dati sull’efficacia di questo trattamento e non è
escluso – ha detto il presidente del Congresso – che in un futuro non molto lontano possa essere applicata
anche in Italia. Di grande risalto anche le ricerche scientifiche sul trattamento del trauma cranio cerebrale che
purtroppo – ha affermato Francesco Tomasello – sappiamo ha un impatto epidemiologico molto importante”.
Tra le tante iniziative e risultati entusiasmanti di questa edizione del Meeting non si può tralasciare quella della
Federazione Mondiale di Neurochirurgia che ha deciso di costituire una taskforce di neurochirurghi volontari
che andranno ad operare e supportare, su base volontaria, colleghi in aree disagiate. “La World Federation –
ha, infatti, ribadito il presidente del Congresso – sta lavorando molto per portare aiuto in Africa”.
Tra le relazioni extra-scientifiche, grande impatto hanno avuto quella dell’Ammiraglio Comandante della
Marina Militare italiana, Giuseppe De Giorgi sull’operazione Mare Nostrum, che ha impressionato non solo per
l’emozione delle immagini, ma ha dato una precisa “fotografia” su quella che è stata la straordinaria
organizzazione delle varie Forze guidate dalla Marina militare italiana. L’altra relazione ha avuto come
protagonista il prof. Marco Gaiani dell’Università di Bologna sul disegno dell’uomo vitruviano.
“La neurochirurgia italiana – ha concluso Francesco Tomasello – è uscita vincente da questo Meeting.
Ringrazio i componenti e i Presidenti del comitato locale che mi hanno sostenuto in questo Congresso ed
esprimo il più vivo compiacimento per l’elezione di Franco Servadei alla World Federation e che presiederà il
prossimo Meeting Mondiale nel 2017”.
fonte: ufficio stampa
Congresso
Mondiale di Neurochirurgia. Mancano neurochirurghi in Sierra Leone e
Namibia
Roma, 12 settembre 2015 – “Nel 1987, venti Paesi africani non avevamo nessun neurochirurgo, ora il rapporto è
cambiato ma occorre fare ancora tanta formazione”, racconta Kazadi Kalangu, direttore del Dipartimento di
Neurochirurgia dell’Università di Harare in Zimbabwe.
“In Algeria, Marocco, Tunisia e Sudafrica la presenza di neurochirurghi è maggiore, ma ci sono aree come la Sierra
Leone e la Namibia che non ne hanno. La disparità tra il numero dei neurochirurghi e gli ammalati è altissima. In
Zimbawe i nostri neurochirurghi operano tumori cerebrali, aneurismi e chirurgia spinale. Mancano macchinari
sofisticati come la gammaknife, ma dal punto di vista tecnico riusciamo a fare tutto. Abbiamo – prosegue l’esperto –
Centri d’eccellenza in Sudafrica ma qualche volta mandiamo i pazienti in Europa”.
“Sono certo – afferma Kazadi Kalangu – che la neurochirurgia africana si svilupperà anche con il supporto della
tecnologia, ma vorrei sottolineare che spesso lo sviluppo non è negli strumenti ma nel cervello dell’uomo”.
“In Africa ci sono tanti macchinari nuovi che finiscono nei musei perché è difficile avere il pezzo di ricambio. Molti
africani – rileva lo studioso – pensano che la neurochirurgia sia molto difficile, ma non è vero. Basta essere motivato,
entusiasta e lavorare molto. Si impara sempre, anche dai più giovani”, conclude il docente di Harare”.
fonte: ufficio stampa
Neurochirurgia
pediatrica, occorre potenziare i Centri che se ne occupano
Competenza specifica, esperienza e studi cooperativi possono raggiungere traguardi importanti nella cura delle patologie del
sistema nervoso centrale dei pazienti in età pediatrica. È quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate dal neurochirurgo
Michelangelo Gangemi, Direttore del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università di Napoli Federico II
Roma, 12 settembre 2015 – “La neurochirurgia infantile è una disciplina in continuo sviluppo e deve essere svolta in
centri specializzati per la cura dei pazienti in età pediatrica”, esordisce l’esperto. Secondo Michelangelo Gangemi, il
potenziamento dei Centri già esistenti nel nostro Paese e la creazione dei nuovi Centri che si occupano
esclusivamente della patologia neurochirurgica del bambino rappresentano punti fondamentali per lo sviluppo e il
progresso di questa sub-super disciplina. “I problemi clinici che si incontrano in neurochirurgia pediatrica – spiega il
docente di Neurochirurgia dell’ateneo napoletano – sono diversi da quelli che presenta il paziente adulto, per il
semplice fatto che il cervello dei bambini è un organo in continuo sviluppo e che alcune terapie utilizzate nella
patologie neurochirurgica non possono essere impiegate in pazienti di piccole età come ad esempio la radioterapia
tradizionale”.
È necessario dunque modulare l’utilizzo chirurgico delle terapie complementari in maniera tale da non provocare
danni. “Solo una competenza specifica, l’esperienza e studi cooperativi possono raggiungere traguardi importanti nella
cura delle patologie del sistema nervoso centrale dei pazienti in età pediatrica”, sottolinea Gangemi e racconta che
durante il Congresso sono stati affrontati molti temi sui quali non vi è unanime consenso, ad esempio sul trattamento di
alcuni particolari tumori. “In quest’ultimo – spiega – i biomarkers rappresentano la vera novità per quel che concerne il
trattamento e la prognosi di pazienti affetti da neoplasia celebrale”.
Molto interessanti infine, nel corso dei lavori congressuali, sono state alcune relazioni sulla rimozione di lesioni
neoplastiche localizzate in alcune regioni che fino a poco tempo fa erano inaccessibili alla chirurgia, grazie all’impiego
di nuove tecniche come l’endoscopia e la neuroradiologia funzionale.
fonte: ufficio stampa
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Dalle neuroscienze un esempio di come promuovere le
capacità italiane di Paolo Gazzaniga, direttore centro studi Assobiomedica
9 settembre - Da oggi al 12 settembre si terrà a Roma il 15° Interim Meeting della Federazione mondiale
delle società di neurochirurgia (World Federation of Neurosurgical Societies). Migliaia di neurochirurghi
da oltre cento paesi si ritroveranno in quei giorni in Italia. Ben 144 verranno dalla Cina, risultando essere
la rappresentanza più numerosa; 113 dal Giappone, 55 dall'Egitto, 53 dalla Corea del Sud, 40 dall'India e,
per la prima volta dopo la rimozione dell'embargo, 29 dall'Iran. Da qui l'idea di cogliere tale occasione per
attirare l'attenzione del mondo sulle capacità italiane di offrire prodotti, innovazioni, servizi ad alto valore
aggiunto - quali la progettazione di nuovi dispositivi medici, la loro sperimentazione clinica, la
formazione specialistica e l'aggiornamento professionale - in questo campo. Due giornate, il 10 e l'11
settembre, saranno quindi dedicate a promuovere la filiera italiana della salute nelle neuroscienze, ovvero
le nostre eccellenze in neurodiagnostica, neurochirurgia, neuroriabilitazione, neuro-oncologia, medicina
rigenerativa.
Ebbene, di questo evento ha senso parlarne qui per diversi motivi.
Innanzitutto perché sarà la prima volta in assoluto che si promuoverà un'intera filiera, in questo caso
composta da università, centri di ricerca, cluster tecnologici, istituti di ricovero e cura a carattere
scientifico, centri clinici, start up e imprese. E questo all’insegna del “sistema paese”, ovvero con le
Istituzioni impegnate a dare forza e credibilità all'iniziativa. Fatti questi eccezionali in un paese come
l'Italia così caratterizzato dalla parcellizzazione economica, istituzionale e soprattutto culturale che
solitamente spinge ad affrontare con un approccio individualista anche le questioni che sono per loro
natura “di sistema”. La ripartenza economica del nostro paese ha grande bisogno di iniziative con questo
respiro e l'auspicio, quindi, è che essa sia la prima di una lunga serie.
Un secondo motivo è che le neuroscienze rappresentano un caso paradigmatico di come la moderna
sanità - quella in grado di assicurare oggi qualità e appropriatezza di assistenza e, un domani, continui
progressi - non possa in alcun modo prescindere né dalle tecnologie né dall'essere protagonista, e non
solo consumatrice, dell'innovazione. Ventidue innovazioni tecnologiche, di cui oltre la metà presentate da
start up; quindici eccellenze cliniche e scientifiche. Questi pochi e semplici numeri, da un lato,
rappresentano una misura certamente parziale di quanto esiste e merita di essere valorizzato in questo
campo in Italia; basti pensare, infatti, che - parlando solo di imprese e start up - quelle potenzialmente
coinvolgibili erano complessivamente oltre settanta; dall'altro, danno comunque un segnale forte di un
“made in Italy” al quale non corre immediatamente il pensiero quando si pronunciano queste parole, ma
sul quale dobbiamo puntare e investire di più. Anche da questo punto di vista, quindi, ben venga se dopo
l'evento di settembre, che a tutti gli effetti va considerato un prototipo, si sfrutteranno altre occasioni per
promuovere ulteriori filiere italiane della salute. A questo proposito abbiamo solo l'imbarazzo della scelta.
E veniamo al terzo aspetto importante che merita di essere sottolineato.
Tra gli attori della filiera della salute, le strutture sanitarie hanno evidentemente un ruolo centrale ed è
interesse di tutti potenziarne la capacità di attrarre investimenti sia pubblici sia privati. Concentriamoci su
questi ultimi, e in particolare sugli investimenti in studi clinici. La competizione per attrarre tali
investimenti si gioca a livello mondiale, e a quel livello le competenze non sono sufficienti, serve massa
critica. E più si guarda avanti si vede che più sarà così. Chi l'ha capito si è dato una strategia improntata alla
collaborazione interaziendale e interterritoriale tesa a cogliere sinergie e fare massa critica, in modo da
offrire all'industria servizi di questo genere presentandosi come
un'unica piattaforma o rete specialistica
composta da più centri di eccellenza. Sotto questo aspetto noi italiani siamo un passo indietro perché le
nostre pur numerose eccellenze tendono tuttora ad agire singolarmente, finendo così per competere
maggiormente tra loro nello spartirsi “le briciole” che gli headquarters delle multinazionali destinano
all'Italia piuttosto che insieme competere su scala globale nell'attrarre gli investimenti per i grandi studi
clinici, quelli che fanno la differenza in tutti i sensi.
Ecco che quindi l'evento di metà settembre a Roma avrà successo anche nella misura in cui contribuirà a
diffondere nel nostro paese questa consapevolezza: abbiamo da un lato grandi capacità, ma dall'altro un
assetto frammentato che non le valorizza come meriterebbero. Una strada da percorrere sarebbe quella di
mappare le eccellenze in ciascun campo e creare reti specialistiche di respiro nazionale che le
ricomprendessero; non reti virtuali, bensì reti reali; ciascuna dotata di una propria governance, una propria
funzione di marketing internazionale e del personale dedicato alla gestione degli studi clinici. Queste reti
potrebbero offrire servizi ad alto valore aggiunto per l'industria di tutto il mondo, partecipare con
autorevolezza e peso specifico ai bandi europei, e supportare altresì processi di sviluppo e
internazionalizzazione dell'industria italiana del settore.
Il quarto e ultimo punto su cui si vuole attirare l'attenzione si riferisce alle start up. In base all'articolo 25,
comma 2, del Dl 179/2012, lo status di “start up innovativa” presuppone, oltre ad altri requisiti, che l'attività
sia avviata da non più di quattro anni. Tale limite temporale è, da un lato, ragionevole; tuttavia, non facendo
distinzioni in base al settore, esso finisce, dall'altro, per penalizzare chi si affaccia ai mercati più difficili,
come ad esempio le aspiranti imprese che rientrano nella filiera della salute. A prova di ciò si consideri che
quasi la metà delle quattordici “start up” che saranno protagoniste nell'evento del prossimo settembre ha
un'età compresa tra i 6 e i 10 anni; bene, questa volta, che esse siano state selezionate in base alle
innovazioni che hanno da proporre e non sulla rispettiva età anagrafica.
Roma capitale mondiale delle neurochirurgia con 2mila presenze al
congresso
Wfns per la prima volta in Italia
Nell'ambito del meeting in programma anche una due giorni di lavori organizzata dai ministeri
dello Sviluppo e della Salute e dall’Ice, in collaborazione con gli Affari esteri, il cluster Alisei,
Assobiomedica, la Sinch, la Fondazione Crui e l’Aiop per la valorizzazione della filiera italiana nel
campo delle neuroscienze
6 settembre - Roma capitale mondiale della neurochirurgia. Ma anche punto di partenza per la messa a
sistema di un nuovo modello di sinergia tra centri ricerca, industria e istituzioni con l’obiettivo di
promuovere innovazioni ed eccellenze della filiera italiana delle neuroscienze. Tanto promette il 15esimo
Meeting della Federazione mondiale di neurochirurgia, ospitato per la prima volta a Roma dall’8 al 12
settembre, in coincidenza con il 60° anniversario della fondazione della Wfns. Un evento di dimensioni
mondiali con 2mila partecipanti provenienti da 105 Paesi e 1.500 contributi scientifici. E un’agenda
ricchissima, tra cui spiccano i temi della neuro-oncologia – ad esempio con l’anteprima mondiale degli
studi randomizzati relativi ad una apparecchiatura israeliana rivelatasi efficace nello bloccare la crescita
delle cellule tumorali – le malattie neurovascolari cerebrali e quelle della colonna vertebrale, le nuove
metodiche di chirurgia dei traumi chirurgici encefalici gravi. Ma anche l’occasione per promuovere una
filiera tutta italiana della salute nel campo delle neuroscienze, valorizzando l’eccellenza nazionale anche
in questo settore grazie ad una due giorni di lavori – l’Italian Healthcare and Medtech Chain in the field
of Neuroscience, in programma il 10 e 11 settembre – organizzata nell’ambito del meeting dai ministeri
dello Sviluppo e della Salute e dall’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione
delle imprese), in collaborazione con il ministero degli AFFARI ESTERI , il cluster Alisei, Assobiomedica,
la Società italiana di neurochirurgia (Sinch), la Fondazione Crui e l’associazione italiana dell’ospedalità
privata (Aiop).
L’iniziativa – presentata oggi nel corso di una conferenza stampa a Roma – prevede oltre ad un’agenda
densa di appuntamenti e workshop, anche una Innovation area dedicata a start-up e imprese e uno spazio
dedicato agli incontri B2B gestito da Ice.
“Si tratta di un’iniziativa senza precedenti nel panorama nazionale: daremo visibilità mondiale alle
eccellenze e alla capacità di fare innovazione da parte della filiera italiana della salute in questo campo”
ha sottolineato Francesco Tomasello, presidente del congresso, promettendo “un programma ricco di
primizie grazie alla partecipazione di 250 leader mondiali della neurochirurgia”. Obiettivo comune
“mettere assieme tutti gli attori coinvolti – istituzioni, imprese, star up, cluster tecnologici – per creare
una rete che diventi motore di sviluppo in un settore ad alto livello di competitività internazionale”,
perché – ha concluso Tomasello – “la Sanità è uno dei pilastri mondiali dell’economia e il nostro Paese in
campo medico, tecnologico e sanitario è in grado di competere tra i primi al mondo”.
E l’iniziativa sarà l’occasione – ha spiegato il presidente Assobiomedica, Luigi Boggio – per
mandare in passerella ventidue innovazioni tecnologiche, di cui metà realizzate da start up e 15
eccellenze clinico-scientifiche: “Mi auguro che questo sia il primo di una serie di appuntamenti
per la
– ha detto. – Nel nostro Paese abbiamo difficoltà ad
promozione della filiera italiana
attrarre grandi studi clinici: le istituzioni devono imparare a fare sistema e a condividere una
piattaforma per coordinarsi con le altre realtà del settore”.
Convinto dell’innovatività dell’iniziativa Giovanni Sacchi, direttore del cooordinamento servizi di
promozione del sistema Italia dell’Ice, che ha curerà per l’occasione l’agenda degli incontri B2B
con le delegazioni provenienti da Arabia Saudita, Austria, Cina, Iran, Regno Unito, Turchia e Usa:
“La presenza di centinaia di operatori provenienti da tutto il mondo rappresenta un’occasione
importante per le aziende e i centri di ricerca italiani – ha detto – ed è la prima volta che
collaboriamo ad una iniziativa di questo tipo con il ministero della Salute”.
Neurochirurghi: troppe strutture, ne bastano metà. Immancabile, in coda alla conferenza
stampa di oggi, una parentesi sui temi della spending review che trovano la Società italiana di
neurochirurgia (Sinch) più che pronta a collaborare con le razionalizzazioni in tema
d’appropriatezzaANNUNCIATE dal ministro Lorenzin appena prima dell’estate: “Non ci
spaventano i limiti a tac o risonanza e siamo pronti a collaborare con il ministro – ha dichiarato il
presidente, Alberto Delitalia – l’importante è che tutto venga pianificato All’insegna di una
razionalizzazione intelligente. Ad esempio è inutile che i pazienti facciano più esami con
risonanze non adatte, come purtroppo avviene oggi ne basta uno solo ma con la tecnologia
giusta”.
La razionalizzazione auspicata va anzi ben oltre e coinvolge anche l’assetto delle strutture
dedicate. “In Italia esistono 140 centri di neurochirurgia, quando in realtà – “ne basterebbero
metà, ben organizzati e attrezzati” – ha spiegato Roberto Delfini, direttore della Scuola di
specializzazione in Neurochirurgia dell’Università La Sapienza di Roma e presidente del comitato
italiano del meeting. – “Spesso – ha proseguito – ci sono strutture troppo piccole e con volumi di
prestazioni molto bassi per garantire l’eccellenza della prestazione a vantaggio del paziente: in
alcuni centri mancano anche le équipe neuroradiologiche, fondamentali per affrontare alcune
patologie”.
Sempre da Delfini l’appello per la sensibilizzazione alla donazione dei cadaveri a scopo di ricerca
su cui la Sinch lancerà a breve una campagna di sensibilizzazione: “Alle 25 scuole di
specializzazione in neurochirurgia attive in Italia servirebbero 10 cadaveri ciascuna per garantire
le necessarie esercitazioni degli specializzandi. Viceversa nelle strutture di Torino o Roma si
arriva ad averne massimo uno l’anno e mancano i centri di anatomia chirurgica che dovrebbero
mettere a disposizione degli specialisti il materiale su cui esercitarsi, per questo spesso siamo
costretti a importarli dall’estero con costi elevati”.
Esperti,
nel 40% dei casi depressione può anticipare Parkinson
Dal Congresso mondiale di neurochirurgia di Roma ecco i segnali 'spia'. Confronto su nuove terapie
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Quotidiano di Sicilia
Giovedì 17 Settembre 2015
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In commercio “HemoLink” sostituirà la classica siringa e si applicherà come una ventosa sulla pelle
I rischi di internet
Prelievo, dal 2016 arriva
il dispositivo senza ago fai da te
Cellulari a tavola:
molti i rischi
per la salute
Assicurerà una pratica semplice, indolore e comoda perché alla portata di tutti
CATANIA - Sveglia presto, ore e ore
di convincimento, ansia mattutina e
aghi travestiti da farfallina? È finalmente arrivato il momento di dire
addio al trauma da prelievo, almeno a
partire dal prossimo 2016, quando sarà
messo in commercio un particolare dispositivo medico che renderebbe possibile il prelievo del sangue senza l’uso
della classica siringa.
HemoLink, questo il nome dello
strumento messo a punto dai ricercatori statunitensi della Wisconsin-Madison University e dall’ azienda Tasso
Inc. Con le dimensioni di una pallina
da ping pong e un involucro realizzato
interamente in plastica, HemoLink si
applica facilmente sulla pelle, senza
bucarla, come una vera e propria ven-
Avrà le dimensioni di
una pallina da ping
pong e un involucro
realizzato in plastica
tosa e, grazie ad un effetto simile al
sottovuoto e a principi di tecnologia
microfluidica, riesce ad estrarre, in soli
due minuti, e direttamente dai capillari,
una piccola quantità di sangue sufficiente per analizzare glicemia, colesterolo, infezioni e cellule tumorali e a
farla defluire direttamente nella provetta staccabile collegata, che può essere inviata direttamente in laboratorio
per le analisi.
Pratica semplice, indolore e comoda
perché alla portata di tutti senza bisogno di alcuna specifica formazione
medica e , di conseguenza, attuabile
autonomamente in casa senza la pre-
Realizzato da ricercatori statunitensi
della Wisconsin Madison University
senza di un addetto sanitario, indispensabile, invece, nel caso dei tradizionali prelievi con siringa.
Grazie al finanziamento di 3 milioni
di dollari, che la startup Tasso ha ricevuto per la realizzazione di HemoLink
dalla Defense Advances Research Projects Agency (agenzia del dipartimento
della Difesa degli Usa) sarà possibile,
in un futuro molto prossimo, soffrire di
meno ammortizzando i costi e ottimizzando i tempi. Importante, però, sottolineare come il dispositivo sia
attualmente stato testato per il prelievo
di sangue destinato ai soli esami di
routine, anche se, i ricercatori americani, auspicano presto di poter completare una procedura per il controllo
del virus dell’ Hiv.
Al momento l’ostacolo maggiore del
dispositivo statunitense sembra essere
Al XV Congresso mondiale oltre 2.000 specialisti a Roma
quello del mantenimento della catena
del freddo e la Tasso, in tal senso, sta
lavorando allo sviluppo di uno stabilizzatore da inserire nelle provette, in
maniera tale che il sangue prelevato
possa resistere un’intera settimana fino
alla temperatura di 60 gradi centigradi,
ed essere ancora completamente analizzabile in laboratorio. Grazie a tale
stabilizzatore, la provetta potrebbe essere così consegnata o spedita ai laboratori senza ricorrere a trattamenti
speciali o trasporti refrigerati.
L’università Wisconsin-Madison,
che ha collaborato alla messa a punto
dell’apparecchio, ne prevede la commercializzazione nel 2016, se la Tasso
chiederà l’autorizzazione alla Food
and Drug Administration entro la fine
di quest’anno. Salvo imprevisti, dunque, HemoLink sarà presto a nostra
disposizione anche se, inizialmente, la
vendita sarà riservata ai soli Stati Uniti.
Mariaelena Casaretti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA - La “dipendenza da
Internet” anche a tavola può
portare a disturbi all’alimentazione, come l’obesità, oltreché al peggioramento delle
relazioni interpersonali. A
mettere in guardia sui rischi
dell’utilizzo costante di dispositivi mobili, smartphone su
tutti, anche durante i pasti è
stato Guido Orsi, dell’Ordine
degli Psicologi del Lazio, in
un incontro organizzato dal
Ministero della Salute al
Vivaio Scuole di Palazzo
Italia, a Expo.
“Secondo studi recenti - ha
spiegato Orsi- l’utilizzo a
tavola di smartphone sta condizionando il modo in cui
mangiamo generando cattive
abitudini alimentari e compromettendo la comunicazione
con i genitori”. Tre, secondo,
l’esperto, sono i rischi che si
incorrono usando lo smartphone mentre si mangia: “il
primo è nutritivo perché ci alimentiamo in maniera inconsapevole, favorendo in questo
modo l’obesità; il secondo è
di tipo sociale, perché ci
isoliamo quando invece il
pasto dovrebbe essere un
momento di dialogo; l’ultimo,
infine, è di tipo uno comportamentale, perché aumentiamo
le probabilità di diventare dipendenti da Internet”. Il consiglio di Orsi, dunque, è
tenere il cellulare lontano
dalla tavola e di utilizzarlo in
modo equilibrato durante la
giornata. “Bisognerebbe far
seguire a mezz’ora sui social
network - ha suggerito lo psicologo - almeno due ore di
studio, sport o uscite con gli
amici. Può sembrare difficile,
ma è essenziale per il benessere psicofisico, per un
buon rendimento scolastico e
per le relazioni sociali”.
Il workshop “Microbiota, nutrition and wellness: a system based approach”
Per la neurochirurgia Batteri buoni utili per contrastare
tanti i passi in avanti allergie e intolleranze alimentari
Novità per la cura di Parkinson ed epilessia Si tratta del ceppo “lactobacillus gasseri” con proprietà anti infiammatorie
CATANIA - Non solo farmaci
sempre più promettenti: oggi dall’epilessia, malattia che in Italia colpisce
circa 500mila persone, si può guarire
anche grazie ad innovativi interventi
chirurgici in un’alta percentuale di
casi che, per alcune forme, sfiora
l’80%. È questo un esempio dei
grandi passi avanti fatti dalla Neurochirurgia, le cui tecniche innovative
stanno portando ad ulteriori avanzamenti anche sul fronte della lotta a
patologie come il morbo di Parkinson. A fare il punto, gli oltre 2.000
specialisti provenienti da 105 Paesi e
riuniti a Roma per il XV Congresso
mondiale di Neurochirurgia.
Tecniche neurochirurgiche sempre
più raffinate, dunque, stanno aprendo
la strada a terapie promettenti per un
gran numero di malattie, a partire
proprio dall’epilessia: ‘’Oggi da
questa patologia si può guarire, non
solo con i farmaci ma anche con la
chirurgia - spiega Vincenzo Esposito,
primario dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’Irccs
Neuromed-Pozzilli - tanto che in
alcune forme si giunge alla guarigione del 70-80% dei pazienti
operati’’.
Ma tante sono le novità: ‘’Emerge
ad esempio - afferma il presidente del
Congresso, Francesco Tomasello - un
ruolo crescente della robotica nella
neurochirurgia, anche se questo non
significa la sostituzione del
chirurgo’’. Nuovi studi hanno inoltre
rilevato, ha aggiunto, ‘’come in
almeno il 60% dei casi, un episodio
depressivo importante preceda di
mesi l’insorgenza dei sintomi motori
del Parkinson’’.
Un settore, quello neurochirurgico,
nel quale l’Italia si dimostra all’avanguardia, e la conferma arriva anche
dalla recente nomina di Franco
Servadei, dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Parma, come primo
italiano a presiedere la Federazione
mondiale delle Società di neurochirurgia, nomina definita ‘’motivo di
grande orgoglio per tutto il sistema
sanitario del nostro Paese’’ dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
E non solo: l’Italia detiene il primato
anche per l’uso dei simulatori per
l’addestramento neurochirurgico, che
consentono ‘viaggi’ tridimensionali
nel cervello in preparazione di interventi sempre più sicuri.
MILANO - Prevenire le malattie
attraverso l’alimentazione e lo studio
dei cosiddetti “batteri buoni” dell’intestino. È uno degli aspetti della medicina del futuro che parte dallo
studio del microbiota intestinale.
Di questo si è parlato a Expo, nel
corso del workshop “Microbiota, nutrition and wellness: a system based
approach” coordinato da Mauro
Rossi e Filomena Nazzaro dell’Istituto di scienze dell’alimentazione in collaborazione con Invernizzi. Il Cnr, in particolare, ha
studiato le potenzialità anti infiammatorie di uno specifico ceppo di
“lactobacillus gasseri” che può essere
somministrato con l’alimentazione,
per contrastare allergie o intolleranze
alimentari tra cui la celiachia.
“Il microbiota - ha spiegato Rossi localizzato principalmente nel colon,
riveste un ruolo centrale nel regolare
la tolleranza immunologica, facendo
sì che il nostro organismo non
Altro interessante
progetto riguarda il
ruolo delle diete
vegetariane e vegane
sviluppi risposte avverse verso gli antigeni alimentari che sono continuamente introdotti con la dieta. Ed è
questo l’oggetto di studio dell’Unità
di immunobiologia dell’Isa-Cnr”.
“Nostre recenti ricerche svolte in
collaborazione con l’azienda giapponese Meiji - ha proseguito Rossi hanno dimostrato le notevoli potenzialità antiinfiammatorie di uno specifico ceppo di lactobacillus gasseri,
che può essere somministrato con
l’alimentazione, utili per contrastare
allergie o intolleranze alimentari su
base immune. Un altro interessante
progetto in collaborazione con le
Università di Bari, Bologna, Parma e
Torino riguarda il ruolo che le diete
vegetariane e vegane possono avere
nella composizione del microbiota e,
di conseguenza, sullo stato immunologico finale dell’individuo”.
diffusione:69063
tiratura:107480
20/09/2015
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http://www.dottnet.it/canale/9205/SiNch-Societa-italiana-di-Neurochirurgia-/