Grammatica in gioco Italiano
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Grammatica in gioco Italiano
U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI AL grammatica in gioco la la grammatica in gioco Per saperne di piË Per saperne di piuÁ unita'Unita' di apprendimento web Web di Apprendimento TRECENTO 1 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 2 V. D'ESCULAPIO - M. PEVIANI - P. CALVINO - A. LETA la grammatica in gioco l' "altro'' della comunicazione unita' di apprendimento web U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI pagina 1 Bottello AL TRECENTO M. PEVIANI - V. D'ESCULAPIO - P. CALVINO la grammatica in gioco Per saperne di piuÁ Unita' di Apprendimento Web LOFFREDO EDITORE 3 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 4 la grammatica in gioco pagina 2 bianca Copyright # 2009 Loffredo Editore Napoli S.p.A. Via Capri - Casoria (Napoli) htpp://www.loffredo.it - E-mail: [email protected] Marcella Peviani e Enza D'Esculapio hanno ideato e curato la realizzazione dell'apparato didattico relativo al materiale on line: UnitaÁ di Apprendimento Web 1 e 2. Prima edizione: Febbraio 2009 Ristampa 5 4 3 2 1 2014 2013 2012 2010 2009 ISBN 978-88-8096-000-0 Á LETTERARIA RISERVATA PROPRIETA L'editore e le autrici ringraziano i proprietari dei brani riprodotti nel presente volume per la concessione dei diritti di riproduzione e si scusano per eventuali omissioni o errori di citazioni: rimangono, nel contempo, a disposizione degli aventi diritto per quanto eÁ di loro competenza e assicurano di apportare le dovute correzioni nelle prossime ristampe in caso di cortese segnalazione. Copertina e progetto grafico: Cartamediale srl Ricerca iconografica: Servizi Grafici Loffredo Editore Disegni di: Marco Barone Impaginazione, impianti, stampa, allestimento: Cecom snc - Bracigliano (Sa) La Loffredo Editore Napoli S.p.A. eÁ azienda certificata del sistema di qualitaÁ aziendale in conformitaÁ ai canoni delle norme UNI EN ISO 9001. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI pagina 3 frontespizio AL TRECENTO 5 Presentazione ON-LINE la grammatica in gioco Per saperne di piuÁ Secondo quanto richiesto dai Nuovi Programmi, il testo ``la grammatica in gioco'' si completa con materiale didattico scaricabile on line. Tale materiale amplia e approfondisce gli argomenti trattati nel Tomo 2 dell'opera; in particolare concerne la Sezione relativa alla ``Comunicazione e... altro'', in particolare le UnitaÁ di Apprendimento 2 ``La lingua nello spazio e nel tempo'' e 3 ``Tipologie testuali''. Nello specifico, le autrici, per facilitare la consultazione da parte degli alunni, hanno inteso riproporre l'articolazione dei materiali rispettando la struttura dell'opera cartacea. La UdA 1 Web, intitolata ``C'eÁ testo e testo'', presenta e analizza una piuÁ vasta gamma di tipologie testuali, rispetto a quelle giaÁ presentate nell'opera, approfondendone le singole specificitaÁ. La Uda 2 Web, ``Letteratura in pillole'', offre una sintetica ma esaustiva panoramica della evoluzione della lingua italiana attraverso lo sviluppo del pensiero letterario. OBIETTIVI FORMATIVI ^ Impadronirsi di tecniche di comuni- cazione attraverso specifiche tipologie testuali. ^ Riconoscere le varie esperienze culturali nel loro contesto spaziotemporale. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 6 copyright PERCORSO C IL TESTO TEATRALE PERCORSO E I TESTI PRAGMATICI PERCORSO D I TESTI MISTI PERCORSO B IL TESTO NARRATIVO PERCORSO F LʼARTICOLO DI GIORNALE PERCORSO G I TETI REGOLATIVI U.D.A. 1 CʼÈ TESTO E TESTO PERCORSO A IL TESTO IN VERSI PERCORSO H IL TESTO ARGOMENTATIVO PER APPROFONDIRE U.D.A. 2 LETTERATURA IN “PILLOLE” PERCORSO A DALLE ORIGINI AL TRECENTO PERCORSO B DAL QUATTROCENTO AL SEICENTO PERCORSO C IL SETTECENTO PERCORSO D LʼOTTOCENTO PERCORSO E IL NOVECENTO U.D.A. C’È TESTO E TESTO 1 TECNICHE E STRUTTURE Il testo in versi Il testo narravo Il testo teatrale I tes mis I tes pragmaci L’arcolo di giornale I tes regolavi Il testo argomentavo ^ Obiettivo: acquisire conoscenza delle tecniche per analizzare le diverse tipologie testuali. ^ AbilitaÁ: applicare le tecniche di analisi e/o sintesi relative alla tipologia testuale esaminata. ^ Competenze: realizzare un breve testo relativo alla tipologia esaminata. A A1 Percorso ................................................ Il testo in versi La filastrocca La filastrocca ........................................... Come le tante poesie che tu conosci, anche la filastrocca è scritta in versi. I versi delle filastrocche risultano pieni di musicalità; questo dipende dal fatto che ogni verso in generale termina con lo stesso suono, cioè con la stessa successione di lettere. Questa identità di suoni costituisce la RIMA. Proviamo a esaminare insieme una filastrocca; osserva le ultime parole di ogni verso e ti accorgerai che, a eccezione di qualche verso, tutti gli altri presentano la rima. Ninna nanna, ninna oh, che pazienza che ci vuol. Col mimmino non c’è pace, la pappetta non gli piace. Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Lo darò all’uomo nero, che lo tenga un anno intero. Lo darò all’uomo bianco che lo tenga tanto tanto. Lo darò alla Befana, che lo tenga una settimana. Lo darò a un esquimese, che lo tenga mezzo mese. Lo darò al suo papà, quando a casa tornerà. ello, Ninna nanna, bambinello, aspettiamo il tuo papà, che ti porta un giocarello, ello, e un vestito alla mammà U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 2 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A - IL TESTO IN VERSI A2 • I nonsense I nonsense I nonsense presentano una struttura fissa, facilmente individuabile: la maggior parte di essi inizia con l’espressione «C’era» che introduce il personaggio (un vecchio, una signorina, un signore, una ragazza, un giovane...), cui segue l’indicazione della città o del paese di provenienza; il secondo verso descrive azioni o caratteristiche, naturalmente assurde, del personaggio, che vengono ulteriormente chiarite nei due versi successivi con una perfetta «coerenza» rispetto a quanto detto precedentemente. L’ultimo verso, infine, si riferisce sempre al personaggio presentato in apertura che viene ulteriormente caratterizzato, di solito con un aggettivo. Un’altra caratteristica dei nonsense è il numero fisso dei versi (cinque) e la presenza della rima, che si ripete con una determinata successione: il primo verso rima con il secondo e con il quinto, mentre il terzo rima con il quarto. C’era un vecchio di Livorno Che mangiava ragni arrosto con contorno; Li prendeva con tè pane e burro Sulla riva del mare verdazzurro. Quel romantico vecchio di Livorno. C’era un vecchio di Forlì Che aveva un grosso bove e lo smarrì; Ma dissero: «Non vedi ch’è salito Sulla cima di quel fico, O irritante vecchio di Forlì»? 11 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 12 A3 La regola del poetico: testo poetico: Le regole del testo la metricala metrica Mentre i testi in prosa seguono le regole della grammatica e della sintassi, i testi poetici si basano su un insieme di regole che costituiscono la metrica. Gli elementi della metrica sono: le sillabe, i versi, il ritmo, le rime e le strofe. Le regole della metrica, sono state seguite scrupolosamente dai poeti della nostra tradizione letteraria fino all’Ottocento; da allora in avanti gli autori hanno sostituito a queste regole altre tecniche che esamineremo in seguito. • Il verso Il testo poetico possiede delle precise caratteristiche che lo rendono immediatamente identificabile; innanzi tutto la suddivisione in versi ovvero in righi che occupano soltanto una parte della pagina. Nella poesia italiana esistono vari tipi di versi, ognuno dei quali prende il nome dalla sua “lunghezza’’, cioè dal numero di sillabe da cui è formato. Dal verso più breve, di sole due sillabe, si arriva al più “lungo’’, quello di undici sillabe. Va sottolineato che per ogni tipo diverso gli accenti tonici hanno una posizione fissa come ti viene illustrato nella seguente tabella VERSO Bisillabo NUMERO POSIZIONE DEGLI SILLABE ACCENTI 2 Un solo accento sulla prima sillaba ESEMPI Dietro qualche vestro qualche viso bianco (A. Cesareo) Trisillabo (ternario) Quadrisillabo (quaternario) 3 Un solo accento sulla seconda sillaba 4 Due accenti sulla prima e sulla terza sillaba Si tace, non getta più nulla, non s’ode rumore di sorta (A. Palazzeschi) Ecco il mondo vuoto e tondo scende, s’alza gira, balza (Boito) Viva la chiocciola, Quinario 5 Due accenti: uno sulla viva la bestia prima o seconda e uno ch’unisce il merito alla modestia sulla quarta sillaba (G. Pascoli) Calò nel suo regno Senario 6 Due accenti: uno sulla con molto fracasso seconda, l’altro sulla le teste di legno fan sempre del chiasso quinta sillaba (Giusti) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A VERSO Settenario Ottonario NUMERO POSIZIONE DEGLI SILLABE ACCENTI 7 8 Due accenti: uno fisso sulla sesta e l’altro mobile su una delle prime quattro Due accenti: sulla terza e sulla settima - IL TESTO ESEMPI La nebbia agl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; (G. Carducci) Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia di doman non c’è certezza. (Lorenzo il Magnifico) Novenario 9 Tre accenti: sulla seconda, quinta ed ottava Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù veniva una voce dai campi: chiù (G. Pascoli) Decasillabo 10 Tre accenti: sulla terza, sesta e nona Soffermati sull’arida sponda volti i guardi al varcato Ticino tutti assorti nel nuovo destino certi in cor dell’antica virtù (A. Manzoni) Endecasillabo 11 Tre accenti: uno costantemente sulla penultima, la decima; gli altri due possono variare posizione: sulla 4a e sulla 8a, oppure sulla 4a e 7a Ne più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco mar da cui vergine nacque Venere (U. Foscolo) IN VERSI 13 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 14 • L’elisione metrica Come farai a stabilire da quali tipi di versi è formato un testo poetico? Semplice, starai pensando: basta contare il numero delle sillabe. In effetti è così, però non sempre. Prendiamo per esempio questo verso, tratto da un testo di Giacomo Leopardi: Poi quando intorno è spenta ogni altra face Dividiamolo in sillabe, per sapere di che verso si tratta: poi / quan / do / in / tor / no / è / spen / ta / o / gni / al / tra / fa / ce Contiamo le sillabe: ma che succede? Sono quindici! Come si chiama un verso di quindici sillabe? Sicuramente sei andato a consultare l’elenco e non l’hai trovato. Ti sveliamo subito il “mistero’’, non temere. Per determinare con esattezza il numero delle sillabe di un verso, bisogna sapere che esso può essere modificato dalla presenza di un accorgimento chiamato elisione. Essa si può verificare quando, in un verso, una parola che termina per vocale è seguita da una parola che a sua volta inizi con una vocale: le due vocali si fondono fra loro e vengono così a formare una sola sillaba. Nel verso preso come esempio, dunque, grazie all’elisione le quindici sillabe diventano undici, formano cioè un endecasillabo: Poi quando intorno è spenta ogni altra face • Il ritmo Oltre che dalla lunghezza, ogni verso è contraddistinto da un suo particolare “ritmo’’. Il ritmo è determinato dalla collocazione delle parole nei versi, che è attentamente studiata dai poeti. Ogni parola, infatti, ha un suono diverso in base alla posizione dell’accento tonico ovvero della sillaba su cui poggia la nostra voce nella pronuncia di quella parola: àstro, Amèrica, palloncìno, città... Se dunque in una poesia si sostituisce una parola di un verso con un’altra accentata diversamente, si spezza il ritmo creato dall’autore. Per averne la prova, leggi questi versi: ...Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento; squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento. (G. Pascoli) Se sostituiamo una delle parole scelte dall’autore, per esempio “lùcide’’, che ha l’accento tonico sulla prima sillaba, con “lucènti’’, che ha invece l’accento tonico sulla seconda sillaba, si altera il ritmo originario del verso. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A - IL TESTO IN VERSI 15 ••La rima La rima Un testo poetico presenta la rima quando le ultime parole dei versi, a partire dalla sillaba su cui cade l’accento tonico, presentano la stessa successione di lettere: ciò crea un’identità di suono fra versi ora successivi ora alternati e via dicendo. Le principali rime della nostra tradizione poetica sono • la rima baciata, • la rima alternata, • la rima incrociata. Rima baciata: i versi rimano fra loro a due a due: O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna; oh! due parole egli dovè pur dire! E tu capisci, ma non sai ridire. A A B B (G. Pascoli) Rima alternata: il primo verso rima col terzo; il secondo con il quarto: Dov’era la luna? che il cielo notava in un’alba di perla ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla A B A B (G. Pascoli) Rima incrociata: il primo verso rima col quarto, il secondo col terzo: Quando l’anima è stanca e troppo sola e il cuor non basta a farle compagnia si tornerebbe discoli per via, si tornerebbe scolaretti a scuola. A B B A (Marino Moretti) 15 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 16 Rima incatenata o terza rima. È la rima impiegata da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Come dice la parola, è una rima a “catena’’, cioè intrecciata in modo da legare un’insieme di strofe. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensiero rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. A B A B C B C D C (Dante Alighieri, Inferno) Più rara delle rime precedenti è la cosiddetta rima interna: si ottiene quando la parola finale di un verso rima con una parola interna al verso successivo: Passata è la tempesta: odo augelli far festa e la gallina (...) (G. Leopardi) • Le rime imperfette Esistono anche delle rime dette imperfette, in quanto non hanno un suono uguale, ma simile. Sono di due tipi, l’assonanza e la consonanza. L’assonanza si ha quando le sillabe finali di due versi presentano uguali vocali ma consonanti diverse: Il mare è tutto azzurro il mare è tutto calmo. Nel cuore è quasi un urlo di gioia. E tutto è calmo. (S. Penna) La consonanza, al contrario, si ha quando le sillabe finali dei versi presentano consonanti uguali, ma vocali diverse: ... e andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia... (E. Montale) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A - IL TESTO IN • Lo schema metrico Per rappresentare il tipo di rima impiegato in un testo poetico si adopera lo schema metrico, costituito da una serie di lettere maiuscole scritte al lato dei versi che mettono appunto in evidenza la successione delle rime. Come si fa a determinarlo? È molto facile. Per prima cosa bisogna individuare i versi che presentano la stessa rima, magari sottolineandoli con lo stesso colore. Quindi, indicato il primo verso con la A, la prima lettera dell’alfabeto, si contrassegnano i versi che seguono con le successive lettere dell’alfabeto (B, C, D...). Le rime uguali saranno contrassegnate con la stessa lettera dell’alfabeto. Eccone un esempio. Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle le tacite stelle. Nei campi c’è un breve gre gre di ranelle Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! A B A B C D C D (G. Pascoli) • Il verso libero A partire dalla seconda metà dell’800 in poi, i poeti italiani a poco a poco abbandonarono le rigide regole che imponeva la tradizione poetica e cominciarono a scrivere dei testi formati da versi di varia lunghezza, privi del tutto, o in parte, della rima e non più riuniti in strofe dal numero fisso di versi. Nacque, così, la poesia in versi liberi o sciolti, non vincolati, cioè, a rigide leggi di accenti, di numero di sillabe, di rime, di strofe, in cui il ritmo e la musicalità sono raggiunti attraverso un liberissimo gioco di disposizione delle parole e dei suoni. Già la pioggia è con noi, scuote l’aria silenziosa. Le rondini sfiorano le acque spente presso i laghetti lombardi, volano come gabbiani sui piccoli pesci; il fieno odora oltre i recinti degli orti. Ancora un anno è bruciato, senza un lamento, senza un grido levato a vincere d’improvviso un giorno. (S. Quasimodo) VERSI 17 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 18 •Le Lestrofe strofe d Nella nostra tradizione poetica i componimenti erano suddivisi in strofe o gruppi di versi; ecco le principali: • il distico: strofa di due versi in rima baciata: • la terzina: strofa di tre versi: Nella Torre il silenzio era già alto. Sussurravano i pioppi del Rio Salto. (G. Pascoli) C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole anzi d’antico, io vivo altrove e sento che sono intorno nate le viole. Son nate nella selva del convento dei cappuccini, tra le morte foglie che al ceppo delle querce agita il vento. (G. Pascoli) • la quartina: strofa di quattro versi in rima alternata o incrociata: Oh! Valentino vestito di nuovo, come le brocche dei biancospini! Solo ai piedini provati dal rovo porti la pelle dei tuoi piedini (...) • la sestina: strofa di sei versi in varie combinazioni di rima; Signorina Felicita, a quest’ora scende la sera nel giardino antico della tua casa. Nel mio cuore amico scende il ricordo. E ti rivedo ancora e Ivrea rivedo e la cerulea Dorae quel dolce paese che non dico. (G. Pascoli) (G. Gozzano) • l’ottava: strofa di otto versi, i primi sei in rima alternata, gli ultimi in rima baciata: è la strofa tipica dei grandi poemi cavallereschi del Rinascimento italiano. Afflitto e stanco al fin cade ne l’erba e ficca gli occhi al cielo, e non fa motto. Senza cibo e dormir così si serba che ‘l sole esce tre volte e torna sotto. Di crescer non cessò la pena acerba che fuor di senno al fin l’ebbe condotto. Il quarto dì, da gran furor commosso, e maglie e piastre si stracciò di dosso. (L. Ariosto) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A - IL TESTO • Le figure di suono Il poeta, oltre che alla rima, ricorre all’uso di altre tecniche che contribuiscono alla musicalità del testo e che hanno in particolare la funzione di comunicare al lettore delle sensazioni acustiche. Queste tecniche costituiscono le figure di suono. L’onomatopea riproduce il verso di un animale o un suono o un rumore. Il tuo trillo sembra la brina che sgrigiola; il vento che incrina... trr trr trr terit tirit ... (G. Pascoli) Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete chchch... (A. Palazzeschi) Frequente è pure l’uso di parole dette onomatopeiche che, con la loro struttura, imitano un suono o un rumore o il verso di un animale: tintinnio, scricchiolio, scroscio, sussurro, bisbiglio, fragore, schiamazzo, belato, cinguettio, ruggito... Queste parole vengono impiegate per comunicare sensazioni diverse, ora cupe e tetre (singulto, ululato, rimbombo...) ora serene, liete (scampanellio, campanella, argentino...). ...il tuono rimbombò di schianto; rimbombò, rimbalzò, rotolò‚ cupo... (G. Pascoli) L’allitterazione è la ripetizione di una vocale o di una consonante oppure di una sillaba intera in parole di uno stesso verso o di versi consecutivi: Finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte)... (G. Pascoli) IN VERSI 19 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 20 • Le figure retoriche Figure retoriche di ordine Mentre nei testi in prosa la disposizione delle parole e delle idee deve obbedire alle regole della grammatica e della sintassi, i poeti possono capovolgere completamente queste regole e seguire, nell’ordine delle parole e delle frasi, la più assoluta libertà. Che bello, penserete, poter scrivere come si vuole! Ma, come capirete meglio in seguito, scrivere come scrivono i poeti non è affatto facile: il loro “disordine’’ infatti non è un capriccio, ma deriva dalla faticosa ricerca di un linguaggio capace di creare effetti ritmici e comunicare al lettore particolari significati. Questa variazione dell’ordine grammaticale propria dei testi poetici si ottiene attraverso l’uso di tecniche chiamate figure retoriche di ordine. Te ne elenchiamo le più comuni e semplici da riconoscere. Enjambement: il termine, di origine francese, significa letteralmente “scavalcamento’’; si ottiene l’enjambement quando una frase iniziata in un verso termina nel verso successivo. Facciamo un esempio per rendere più chiaro il discorso: Il mare è tutto azzurro, il mare è tutto calmo. Nel cuore è quasi un urlo di gioia. E tutto è calmo. (S. Penna) L’enjambement è costituito in questi versi dalla separazione delle parole “di gioia’’ dalla frase del verso precedente, di cui sono la conclusione. Perché questo stacco? Allo scopo di mettere in evidenza una parola (gioia) su cui il poeta vuole attirare l’attenzione, perché esprime l’intensa sensazione di felicità che gli suscita il paesaggio e che vuole comunicare al lettore; isolando questa parola ci riesce, perché le conferisce un maggior risalto. Inversione: consiste nel variare il normale ordine delle frasi (soggetto, predicato e complementi) che viene realizzato sia per rispettare le rime e il ritmo del testo sia per mettere in rilievo un’immagine, un termine, un concetto, collocandoli in una posizione che li metta in evidenza. Eccone un esempio: Oh! Dolcemente, so ben io, si muore, la sua stringendo fanciullezza al petto (...) (G. Pascoli) Hai senz’altro notato le inversioni presenti in questi versi; per comprenderne l’efficacia, nota la posizione del termine “dolcemente’’ a inizio di verso: in questo modo il poeta vuole sottolineare una propria convinzione: è cosa dolce, confortevole, morire quando si è ancora fanciulli. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A Anafora: è la ripetizione di una parola o di un insieme di parole realizzata all’inizio di versi o di strofe consecutivi; il poeta, in tal modo, vuole mettere in particolare evidenza un concetto, una sensazione. Inoltre, la ripetizione di parole e quindi di suoni identici influisce sul ritmo e la musicalità dei versi: - IL TESTO IN 21 VERSI ...sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu (...) (G. Pascoli) Ripetizione: come l’anafora è una ripetizione di termini o gruppi di parole che però può trovarsi in una qualsiasi posizione del testo. Ha lo stesso scopo dell’anafora e mentre l’anafora può creare degli effetti musicali molto suggestivi, come nei versi che seguono: Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca (...) La neve fiocca lenta, lenta, lenta. (G. Pascoli) Enumerazione: è la successione, più o meno estesa, di parole o di proposizioni collegate fra loro per asindeto (ovvero con la virgola) oppure per polisindeto (ovvero mediante congiunzioni coordinative; e, o, né). Questa tecnica determina effetti suggestivi sia sul piano del significato che su quello ritmico: Mio padre scrive (caratteri minuti), medita, sogna, soffre, parla forte. Climax: è la successione di parole che hanno un significato di intensità crescente o decrescente. Nel primo caso si parla di “climax ascendente’’, nel secondo di “climax discendente’’. Questa tecnica riesce a comunicare con grande efficacia e Ed ecco ondeggia, urta, sbalza, concretezza sentimenti prende il vento... (G. Pascoli) o immagini. Nell’esempio che ti offriamo, per esempio, il poeta riesce a farci realisticamente “vedere’’ i movimenti di un aquilone che, dopo le incertezze iniziali, si alza finalmente in aria. (A. Machado) ...ricordare gli amici e i tempi andati e le speranze e gli amori che ornavano i davanzali! (D.M. Turoldo) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 22 • Figure retoriche di significato In un testo in prosa le parole sono adoperate generalmente nel loro significato letterale, quindi è semplice coglierne il senso. Al contrario, in un testo in poesia le parole sono per lo più usate in senso “simbolico’’ e vanno quindi interpretate, per comprenderne il significato in cui l’autore le ha impiegate. Il linguaggio poetico è quindi un linguaggio particolare, poiché il poeta vi adopera delle espressioni, dei modi di dire che rispecchiano le sue emozioni, le sue sensazioni e che siano capaci di arrivare alla sensibilità del lettore. Queste forme espressive particolari sono dette figure retoriche di significato. Ne esamineremo le più semplici. Similitudine: è un paragone fra due termini o fra due situazioni, realizzato mediante le espressioni “come’’, “quale’’, “quali’’. Nel linguaggio di ogni giorno tutti noi usiamo in continuazione dei paragoni che rendono più chiari e incisivi i nostri discorsi; diciamo “È bella come il sole”, “È sciocca come una gallina” o “È forte come un toro” e così via. I poeti, naturalmente, non usano dei paragoni così comuni e banali; i loro confronti sono per lo più suggestivi, insoliti, talvolta strambi, ma comunque capaci di comunicare ai lettori le originali associazioni di idee da cui sono nati. Come in questi versi: Personificazione: consiste nell’attribuire a elementi della natura aggettivi o verbi che normalmente vengono riferiti agli esseri umani; come la similitudine, anche la personificazione nasce da sensazioni e associazioni d’idee che il poeta intende comunicare al lettore. È una tecnica fra le più suggestive: Metafora: è definita un paragone abbreviato, infatti si presenta come una similitudine priva del “come’’ che la introduce. È un modo di dire che noi tutti impieghiamo con grande frequenza nei nostri discorsi di tutti i giorni. Quante volte diciamo, ad esempio, “Franco è una volpe’’? E tutti comprendono che intendiamo dire “Franco è furbo come una volpe”. Se rifletti un attimo su espressioni del genere, ti accorgerai che, facendo una metafora, si trasferisce il significato di una parola su di un’altra che appartiene a un campo semantico diverso, ma che è legata alla prima da un rapporto di significato: Franco, infatti, è una persona, la volpe è un animale, ma la volpe è sinonimo di furbizia: quindi Franco è furbo. Naturalmente i poeti scelgono delle metafore più suggestive, spesso “allusive’’, non immediatamente comprensibili dai lettori; infatti la metafora serve a esprimere associazioni di idee più o meno immediate del poeta, che facilmente risultano di difficile interpretazione, anche se colpiscono per la suggestione che trasmettono. Nel colmo della notte, a volte, accade che si risvegli, come un bimbo, il vento (Rainer M. Rilke) La neve sulle case come una parrucca bianca (C. Govoni) Il pomeriggio distratto si vestiva di freddo (G. Lorca) Dopo la pioggia la terra è un frutto appena sbucciato. (G. Caproni) Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade. (G. Ungaretti) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A - IL TESTO La metafora può realizzarsi in svariati modi; proviamo ad abbinarne alcune al termine “mare’’. 1) possiamo sostituire il termine con un insieme di parole: l’azzurro amante delle rive; 2) usare la metafora come apposizione:il mare, misterioso scrigno di conchiglie; 3) oppure come nome del predicato:il mare è un prato turchino; 4) possiamo riferire al termine `mare’ verbi o aggettivi metaforici; in questo caso realizzeremo una personificazione che, in effetti, è un particolare tipo di metafora: il mare urla nella tempesta apparve il mare silenzioso e solenne Antitesi - consiste nella contrapposizione di parole o frasi di significato opposto; in questa maniera il poeta vuole mettere in evidenza sensazioni, sentimenti o immagini in contrasto fra loro. tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio. Apostrofe - si adopera quando il poeta nei suoi versi vuole rivolgersi direttamente a qualcuno o a qualcosa; è, in sostanza, un complemento di vocazione. Padre, se anche tu non fossi il mio padre (...) pel tuo cuore fanciullo t’amerei. Ossimoro - è l’accostamento di due termini - generalmente un sostantivo e un aggettivo - di significato diametralmente opposto; è evidente che anche mediante questa tecnica il poeta trasmette sensazioni e associazioni di idee del tutto personali. Sentia nell’inno la dolcezza amara de’ canti uditi da fanciullo (...) Chiasmo: consiste nel disporre in un verso due coppie di parole a incrocio, allo scopo di richiamare su di esse l’attenzione del lettore; nell’esempio che segue nota la disposizione dei due verbi di apertura e chiusura del verso, e delle due determinazioni di luogo al centro; Sinestesia: consiste nell’associazione di termini appartenenti a diverse sfere sensoriali; nei versi portati come esempio, infatti, il primo termine (soffi) rimanda a una sensazione tattile, il secondo (lampi) a una visiva. Questa tecnica, mediante la quale l’autore riesce a comunicare proprie sensazioni, può determinare degli effetti particolarmente suggestivi; (A. Manzoni) (C. Sbarbaro) (G. Giusti) brilla nell’aria e per li campi esulta (G. Leopardi) Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù. (G. Pascoli) IN VERSI 23 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 24 Metonimia: è la sostituzione di un termine con un altro a esso legato per affinità logica o materiale; si relizza in diversi modi: indicando la causa per l’effetto o l’effetto per la causa (vivere del proprio sudore); il contenente per il contenuto (bere un fiasco, scolarsi un bicchiere); l’autore per l’opera (ho visto un Picasso autentico); la materia per l’oggetto di cui è fatto (combattendo con i ferri affilati); Sineddoche: è l’espressione di un concetto attraverso una relazione di quantità: si indica ad esempio una parte per il tutto o viceversa, il singolare per il plurale; è affine alla metonimia. Io gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte (G. Leopardi) Per te sollevi il Povero al ciel, ch’è suo, le ciglia. (G. Pascoli) • I metri I componimenti fissati della nostra produzione poetica prendono il nome di metri. sono testi che presentano una struttura fissa sia nel numero dei versi e delle strofe che nella disposizione delle rime. Il Sonetto Questo componimento ha un’origine molto antica; nacque infatti nel Duecento e diventò il metro più diffuso nella nostra lirica. Lo schema di delle rime di questo testo - formato da quattordici endecasillabi distribuiti in due quartine e due terzine - è molto vario:ABAB ABAB oppure ABBA ABBA o ancora ABAB BAAB nelle quartine; CDC CDC o CDE EDC o CDC DCD nelle terzine. Generalmente le due quartine e le due terzine formano blocchi di versi separati gli uni dagli altri ovvero dei periodi conclusi, ma, soprattutto in epoche più vicine a noi, è frequente ritrovare sonetti in cui i poeti non rispettano questa regola.Ti presentiamo come esempio uno dei sonetti più noti di Francesco Petrarca U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A - IL TESTO IN Solo e pensoso In questo che è uno dei più celebrati sonetti, il Petrarca approfondisce il tema dell’amore inteso come sofferenza e causa di indicibili tormenti. Solo e deserti pensosocampi i piuÁ deserti campi i più vovomesurando lenti, mesurandoaapassi passi tardi tardi ee lenti, occhiporto, porto, per per fuggire fuggire intenti e egligliocchi intenti ovevestigo vestigiouman umanl'arena l’arena stampi. stampi. 4 ove che mi mi scampi scampi 5 Altro Altroschermo schermonon non trovo trovo che dal genti; dalmanifesto manifestoaccorger accorger delle delle genti;  ne perche spenti perché negli gliatti atti d'allegrezza d’allegrezza spenti 8 didifuor avampi: fuorsisilegge legge com'io com’io dentro dentro avampi: sõÁ ch'io mi credo omai che monti e piagge sì ch’io mi credo omai che monti e piagge e fiumi e selve sappian di che tempre 10 e fiumi e selve sappian di che tempre 11 sia altrui. sialalamia miavita, vita, ch'e ch’èÁ celata celata altrui. Ma pur sõÁ aspre vie ne sõÁ selvagge Ma pur sì so, aspre vie né sì selvagge cercar non ch'Amor non venga sempre cercar non so, ch’Amor non venga 14 ragionando con meco, et io co llui.sempre ragionando con meco, et io co llui. (F. Petrarca) (F. Petrarca) La Canzone È il più illustre componimento della nostra tradizione lirica. Adoperata fin dal Duecento dai poeti del Dolce Stil Nuovo, ebbe la sua struttura esemplare nel secolo successivo da Francesco Petrarca. Divisa in strofe o stanze in cui si alternano settenari ed endecasillabi, presentava vari schemi metrici che però si ripetevano identici in tutto il componimento. Generalmente il testo termina con una stanza più breve delle altre chiamata congedo o commiato, nella quale l’autore, appunto, si congedava, rivolgendosi ai lettori oppure alla canzone stessa. A partire dal Cinquecento questa struttura compositiva fu alquanto semplificata, ma solo nell’Ottocento il componimento subì una vera e propria trasformazione grazie a Giacomo Leopardi, che creò quella che fu definita canzone leopardiana: un testo in cui i settenari e gli endecasillabi si alternano liberamente, senza essere legati da un sistema fisso di rime. La successione di versi, ora più brevi ora più lunghi imprime ai versi un ritmo diverso: ora più veloce ora più lento, in corrispondenza al loro significato. VERSI 25 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 26 A4 La del poema epico Lastruttura struttura del poema epico Il componimento epico, di solito ampio e in versi, presenta una struttura fissa. Il proemio o protasi, nel quale si chiarisce l’argomento del poema. Un’invocazione a una divinità che ispiri il poeta e lo assista nella realizzazione della sua opera, ed eventualmente una dedica. Un intreccio (ovvero l’insieme delle vicende cantate); una conclusione. L’Iliade e l’Odissea, i due grandi poemi omerici, hanno una struttura in versi dovuta alla necessità che avevano i cantori di rispettare il ritmo, poiché la loro recitazione era accompagnata dalla musica della cetra. • Le tecniche Scopriamo insieme quali sono le principali tecniche compositive e narrative usate dagli antichi cantori greci: 1) Gli epiteti esornativi: aggettivi che servono a «illustrare, ornare» il nome proprio o comune cui si riferiscono (Achille era definito ad esempio come “piè veloce”; Ettore “elmo lucente’’) - (Iliade, libro VI). 2) Gli epiteti formulari: aggettivi ripetuti tanto spesso e in identiche posizioni del verso da divenire quasi formule fisse, Es: Ulisse è “l’uomo dal multiforme ingegno”. 3) La similitudine: è un paragone, un confronto che al cantore antico serviva a ravvi vare il racconto e a dargli splendore di forma; i paragoni preferiti erano quelli che includevano elementi della natura, come ad esempio per descrivere i guerrieri che attaccavano i nemici venivano paragonati agli spruzzi del mare che agitato si infrange sulla riva. Es.: Qual nei monti sparvier che, de’ volanti il più ratto, si scaglia impetuoso su pavida colomba, ella sera fugge [...] a questa guisa l’ardente Achille di filato vola dietro il trepido Ettore, ... (Iliade, libro XXII) 4) La composizione ad anello: è chiamata così dagli studiosi moderni l’antica tecnica della ripetizione, che serviva a imprimere bene nella mente degli ascoltatori il filo del racconto. 5) La descrizione particolareggiata: il cantore amava dilungarsi nei minimi particolari per consentire all’ascoltatore di ricostruire nella mente le scene descritte. Ma tosto che fu all’isola remota, salendo; allor dagli azzurrini flutti, lungo il lido ei sen gìa, finché vicina s’offerse a lui la spazïosa grotta, 5 soggiorno della Ninfa il crin ricciuta, cui trovò il Nume alla sua grotta in seno. Grande vi splendea foco, e la fragranza del cedro ardente e dell’ardente tio per tutta si spargea l’isola intorno. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A - IL TESTO 10 Ella, cantando con leggiadra voce, fra i tesi fili dell’ordita tela lucida spola d’ôr lanciando andava. Selva ognor verde l’incavato speco cingeva: i pioppi vi cresceano e gli alni, 15 e gli spiranti odor bruni cipressi; e tra i lor rami fabbricato il nido s’aveano augelli dalle lunghe penne, il gufo, lo sparviere e la loquace delle rive del mar cornacchia amica. 20 Giovane vite di purpurei grappi s’ornava, e tutto rivestía lo speco. Volvean quattro bei fonti acque d’argento, tra sé vicini prima, e poi divisi l’un dall’altro e fuggenti; e di vïole 25 ricca si dispiegava in ogni dove de’ molli prati l’immortal verzura. Questa scena era tal, che sino un Nume non potea farsi ad essa, e non sentirsi di maraviglia colmo e di dolcezza. 6) I patronìmici: poiché allora non esistevano i cognomi, si usava accompagnare al nome proprio il nome del padre o di un antenato, usato con la terminazione «de», in forma di aggettivo. Es.: Sono Ulisse Laerziade ... (Odissea, libro IX v 1) Cantami, o Diva, del Pelide Achille (Iliade, libro I v 1) Ulisse, il Laerziade (figlio di Laerte); Achille, il Pelide (figlio di Peleo). • La costruzione diretta e la parafrasi La costruzione diretta Il testo epico, scritto in versi e originariamente in lingua greca o latina, anche nella traduzione italiana spesso risulta di difficile comprensione. È necessario per prima cosa procedere alla costruzione diretta. Le regole per mettere in costruzione sono le seguenti: a) b) c) d) e) leggere un intero periodo; individuare il predicato verbale; individuare il soggetto; individuare l’eventuale complemento oggetto; individuare gli altri complementi. Come puoi procedere? Eccoti un esempio. Immagina che tu debba mettere in costruzione i primi versi dell’Iliade che sono questi che ti riportiamo di seguito. Il lavoro che noi ti esemplifichiamo, se vuoi puoi farlo anche direttamente sul testo indicando l’ordine logico con i numeri da 1 in poi. IN VERSI 27 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 28 Cantami, o Diva, del Pelide Achille l’ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco generose travolse alme d’eroi, e di cani e d’augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giove l’alto consiglio s’adempia), da quando primamente disgiunse aspra contesa il re de’ prodi Atride e il divo Achille. Tu, o Diva, soggetto sottinteso complem. di vocazione cantami l’ira funesta predicato verbale complem. ogg. con attributo di Achille il Pelide complemento di specificazione con attributo (patronimico) che addusse infiniti lutti agli Achei (e) travolse anzitempo all’Orco molte generose alme d’eroi, e abbandonò lor salme orrido pasto di cani e d’augelli (così s’adempia l’alto consiglio di Giove), da quando aspra contesa primamente disgiunse Atride re de’ prodi e il divo Achille. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A • La parafrasi Dopo aver svolto la costruzione diretta del brano in esame, fanne la parafrasi o versione in prosa. Come? a) Sostituendo ai termini poetici espressioni e vocaboli di uso comune. b) Ampliando il testo, se necessario, con congiunzioni, soggetti sottintesi e altre parole che rendano più chiaro e scorrevole il periodare. Per compiere questo esercizio ti saranno utili le note esplicative ai testi, oltre che il dizionario. - IL TESTO IN VERSI O Musa, ispirami affinché io possa cantare la rovinosa ira di Achille, figlio di Peleo, che inflisse infiniti dolori agli Achei e prima del tempo fece precitare nell’ Oltretomba molte vite di eroi valorosi e lasciò sul terreno dei campi di battaglia i loro cadaveri che divennero orrido pasto di cani e di uccelli (in questo modo si realizzava la suprema volontà di Giove), da quando una furibonda contesa aveva messo l’uno contro l’altro Agamennone, figlio di Atreo, condottiero dei valorosi Achei, e Achille, figlio d’una dea. 29 B B1 Percorso ................................................ Il testo narrativo Il testo narrativo Il testo narrativo ....................................... Il testo narrativo ....................................... Ogni testo che racconta qualcosa, come ad esempio la favola, la fiaba, il mito, è un testoOgni narrativo. Perracconta poter analizzare quindi il significato testo è testo che qualcosa,ecome adcomprendere esempio la favola, la fiaba,di il un mito, è un necessario conoscere gli elementi che eloquindi compongono. testo narrativo. Per poter analizzare comprendere il significato di un testo è Innanziconoscere tutto in qualsiasi storia dei personaggi, un tempo e un luogo in necessario gli elementi chevilosono compongono. cui si svolgono i fatti. Ogni storia inizio e una conclusione; questi Innanzi tutto in qualsiasi storiahaviun sono dei personaggi, un tempotra e un luogodue in estremi, la storia si sviluppa attraverso una successione breve o tra lunga di aziocui si svolgono i fatti. Ogni storia ha un inizio e una conclusione; questi due ni che, man mano, si fanno evolvere il raccontouna finosuccessione alla conclusione. estremi, la storia sviluppa attraverso breve o lunga di azioPersonaggi, tempo, e azioni sono glifino elementi fondamentali della struttura ni che, man mano, fannoluogo evolvere il racconto alla conclusione. di unPersonaggi, testo narrativo: quando si svolge con gli fondamentali stessi personaggi, stestempo, luogo eun’azione azioni sono gli elementi dellanello struttura so tempo e nello stessoquando luogo, si dà vita asiuna sequenza; essa cambia nel momento in di un testo narrativo: un’azione svolge con gli stessi personaggi, nello stescui avviene la variazione di uno qualsiasi di questi elementi. so tempo e nello stesso luogo, si dà vita a una sequenza; essa cambia nel momento in In una storia non tutte sequenze hanno la stessa importanza rispetto allo svolcui avviene la variazione di le uno qualsiasi di questi elementi. gimento generale narrazione: alcune sono la secondarie, altre invece sono indispenIn una storia della non tutte le sequenze hanno stessa importanza rispetto allo svolsabili pergenerale la comprensione del racconto. gimento della narrazione: alcune sono secondarie, altre invece sono indispenLeper sequenze possono essere: narrative (se raccontano un fatto, un avvenimento), sabili la comprensione del racconto. descrittive (se contengono descrizioni di luoghi, oggetti, persone) e riflessive (se condescrittive Le sequenze possono essere: narrative (se raccontano un fatto, un avvenimento), tengono una o un giudizio): queste sequenze arricchiscono il racconto descrittive (seconsiderazione contengono descrizioni di luoghi, oggetti, persone) e riflessive (se condi tutta una di particolari che servono queste a far meglio compenetrare il lettore nella tengono una serie considerazione o un giudizio): sequenze arricchiscono il racconto storia narrata. di tutta una serie di particolari che servono a far meglio compenetrare il lettore nella storia narrata. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO A B2 La favola - IL TESTO La favola ........................... La favola è una narrazione in prosa o in versi caratterizzata da un’estrema brevità: la storia che narra, infatti, è costituita per lo più da un’unica o da pochissime azioni e i personaggi che vi agiscono sono due o al massimo, tre. Questi personaggi sono animali o talvolta piante e oggetti inanimati che si comportano come se fossero uomini. Essi rappresentano i vari tipi umani e generalmente simboleggiano dei caratteri fissi: il leone è simbolo di forza e autorità, il lupo di avidità e prepotenza, l’agnello di mansuetudine e ingenuità, l’asino di stupidità e cocciutaggine, la volpe di furbizia e via dicendo. Ma non basta: in ogni favola le caratteristiche dei personaggi sono sempre in contrapposizione fra loro: se uno dei personaggi è astuto, l’altro sarà ingenuo, se invece è coraggioso avrà a che fare con un pavido... Questa contrapposizione di caratteri è fondamentale nelle favole, poiché uno dei due personaggi ha sempre la meglio sull’altro, che soccombe, talvolta anche nel vero senso della parola. Questo dipende dallo scopo che si propongono le favole, quello di fornire una morale ovvero un insegnamento pratico o una riflessione sui rapporti umani e sui casi della vita in cui è racchiuso il messaggio personale dell’autore. La rana e il bue Una rana vide un bue forte e bello vicino a uno stagno. - Se solo fossi così! - esclamò. - Sentitela, - commentò un’altra rana dal canneto non sa far altro che sogni di grandezza. La rana era tanto piccola che il bue non la vedeva neppure. Ma lei vedeva il bue molto bene e ne ammirava le dimensioni al punto che quasi crepava d’invidia. Così si gonfiò quanto poté e chiese alle altre rane se adesso non era più grande del bue. - Non ancora, - risposero quelle. - La rana si gonfiò ancora e richiese: - E adesso,... chi è il più grande fra noi? - Il bue, - risposero le rane. Indignata, la rana si gonfiò ancora di più. Questa volta si gonfiò tanto da farsi scoppiare la pelle. - Vedete, - commentò una delle altre rane, - non c’è modo di farsi più grandi di quel che si è. Esopo La morale può trovarsi chiaramente espressa a volte all’inizio della favola, più spesso nella sua conclusione; può essere però anche «implicita», cioè non citata espressamente, ma facilmente ricavabile dalla conclusione dei fatti. IN VERSI 31 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 32 I proverbi delle favole I proverbi sono modi di dire, frasi fatte di origine molto antica, che si sono tramandati a voce nel corso dei secoli. Contengono espressioni di saggezza popolare, affermazioni nate dall’esperienza, consigli di comportamento. Esistono in tutte le lingue, dunque, e in Italia ve ne sono in tutti i dialetti. Molto spesso i proverbi, per la loro natura di «piccolo insegnamento», sono inseriti nelle favole, in quanto servono a esprimere in poche parole la morale del racconto. Qui di seguito ti forniamo un elenco dei proverbi più noti. «Il mondo è fatto a scale, c’è chi scende e chi sale». «Meglio un uovo oggi che una gallina domani». «Fra i due litiganti il terzo gode». «Ride bene chi ride ultimo». «Le bugie hanno le gambe corte». «La verità viene sempre a galla». «Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare». «Rosso di sera bel tempo si spera». «Chi va piano va sano e va lontano». «Chi si accontenta gode». «Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino». «A buon intenditor poche parole». «Chi troppo vuole nulla stringe». «Il lupo perde il pelo, ma non il vizio». «Chi non risica non rosica». «Chi dorme non piglia pesci». «Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia, ma non sa quel che trova». «Can che abbaia non morde». «A caval donato non si guarda in bocca». «Chi ha tempo non aspetti tempo». «Chi rompe paga e i cocci sono suoi». «Chi fa gli affari suoi campa cent’anni». «Paese che vai usanza che trovi». «Tutto il mondo è paese». U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO 33 Il dialogo La favola in genere si presenta sotto forma di breve narrazione inframezzata da una parte dialogata costituita dalle battute che si scambiano i personaggi. Nella comunicazione scritta il dialogo si avvale di quella forma espressiva che va sotto il nome di discorso diretto, immediatamente riconoscibile perché le battute sono introdotte dai due punti e precedute da lineette, trattini, virgolette che racchiudono e riportano le parole pronunciate dai dialoganti. Gli elementi che costituiscono il dialogo sono: i dialoganti: un emittente (cioè colui che parla) e un destinatario (cioè colui che ascolta) che di volta in volta si scambiano i ruoli; un tema o argomento: il contenuto del dialogo; la situazione in cui il dialogo è inserito: questa situazione sarà esplicita se il dialogo si trova all’interno di una narrazione, per cui si conoscono i fatti precedenti; sarà implicita se bisognerà dedurla dal dialogo stesso; lo scopo del dialogo stesso: convincere, supplicare, rimproverare, litigare, scambiarsi notizie, ecc.; scopo che non è sempre immediatamente comprensibile, ma che bisognerà cercare di cogliere sotto il significato più evidente; il linguaggio: tempi verbali quasi sempre al presente; uso abbondante dei segni di interpunzione quali punto interrogativo, esclamativo, puntini sospensivi; quei segni cioè che cercano di tradurre l’immediatezza del parlato. Il lupo e l’agnello Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello. Il lupo stava a monte, più a valle l’agnello. Come il lupo cattivo lo vide, morso dalla fame, inventò un pretesto per litigare. «Perché mi intorbidi l’acqua che bevo?» E l’agnello sbigottito.«Come posso, scusa, fare ciò di cui ti lamenti, lupo? L’acqua scorre da te alle mie labbra.» Contrariato dalla giusta risposta, gli ribattè il lupo:«Sei mesi fa hai sparlato di me.» «Ma se ancora non ero nato!» rispose l’agnello. «Allora è stato tuo padre, per Ercole, che ha detto male di me.» E così dicendo, lo afferra e lo sbrana ingiustamente. Questa favola è rivolta a quegli uomini che inventano assurdi pretesti per opprimere i deboli. (Fedro) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 34 La fiaba B3 . . . .La . . . fiaba .................................. La struttura della fiaba L’impianto narrativo della fiaba, originariamente, era molto semplice, poi col passar del tempo divenne sempre più articolato e complesso, tanto che alcuni studiosi si sono impegnati ad analizzarne tutti gli aspetti. In tutte le fiabe c’è sempre un protagonista, colui che vince, che trionfa, insomma l’eroe; quest’eroe deve affrontare una serie di prove, prima di giungere alla vittoria e ottenere il premio finale, che solitamente è il matrimonio con una principessa. Prima di giungere alla vittoria l’eroe o protagonista deve necessariamente scontrarsi con un nemico o antagonista, il quale fa di tutto per ostacolare l’eroe nel suo cammino. Per superare questi ostacoli o difficoltà, l’eroe ha il sostegno di qualcuno, un aiutante insomma: una fata, un mago, una persona apparentemente comune, ma dotata di poteri particolari, soccorre l’eroe e gli fornisce un mezzo magico, naturalmente, che gli consente di vincere. Il lieto fine, tipico nelle fiabe di tutti i tempi, ha evidentemente un significato educativo: l’eroe che trionfa sull’antagonista rappresenta la vittoria del Bene sul Male. • I personaggi I personaggi principali delle fiabe di magia sono molto limitati numericamente: sono infatti soltanto sette. Eccone l’elenco con l’indicazione dei ruoli che ricoprono: 1 il protagonista o eroe: è distinto da qualità positive come la bellezza, il coraggio, la generosità o via dicendo;. 34 2 l’antagonista: l’avversario dell’eroe, che può avere sembianze umane o sovrumane, ed è caratterizzato in genere da un aspetto sgradevole, terrificante e da qualità negative come malvagità, invidia, desiderio di potere ecc.;. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - 3 il donatore il personaggio che si schiera dalla parte dell’eroe e può svolgere due funzioni: lo mette alla prova per verificare se è degno di ricevere un mezzo magico che lo porterà a sconfiggere l’antagonista oppure ne diventa lui stesso l’aiutante magico che, con i suoi poteri, determinerà la sua vittoria. 5 la persona ricercata: è l’oggetto della ricerca dell’eroe, la persona ch’egli deve riuscire a ritrovare e a liberare. Generalmente è costituita da una principessa che poi andrà in sposa all’eroe; ma al suo posto può esserci anche una ragazza appartenente ad altre categorie sociali. IL TESTO NARRATIVO 35 4 il mandante: il personaggio che dà all’eroe l’ordine di ricercare una persona o un oggetto che desidera, che ha perduto o che gli è stato sottratto; generalmente è costituito da un re che affida all’eroe di turno una missione, ma può essere anche un uomo di altro ceto (un proprietario terriero, un mercante, un nobile). 6 il falso eroe: il personaggio che tenta di sostituirsi all’eroe, ma alla fine viene sempre smascherato. Accanto a questi personaggi, che svolgono i ruoli fondamentali, possono trovarsi anche personaggi tratti dalla vita reale come nutrici, servitori, contadini, lavoratori di vario genere, soldati, gente comune, insomma; essi costituiscono soltanto delle figure di sfondo che non hanno alcun rilievo particolare nello sviluppo della storia. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 36 • Le funzioni dei personaggi Uno studioso russo, Vladimir Propp, esaminando cento fiabe di magia appartenenti alla tradizione russa, vi ritrovò una struttura costituita da una serie di elementi invariabili che chiamò “funzioni”; esse altro non sono che le azioni compiute dai personaggi e servono, quindi, allo sviluppo della storia. Nelle fiabe da lui esaminate, Propp ricavò un complesso di trentuno funzioni; va precisato che, al di fuori delle funzioni, va considerata la situazione iniziale di ogni fiaba, che logicamente è diversa da storia a storia; per cui costituisce un elemento a sè stante. Elenco completo delle “funzioni” di Propp 1) allontanamento uno dei personaggi si allontana da casa oppure muore; 11) partenza l’eroe parte, questa funzione mette in moto la vicenda; 2) divieto all’eroe viene imposta una proibizione o dato un comando; 12) prima funzione del donatore entra in scena il donatore e mette alla prova in vario modo (lo interroga, lo esamina, lo assale...) l’eroe che dovrà ottenere il mezzo magico; 3) infrazione la proibizione viene infranta o il comando non è eseguito; 4) investigazione l’antagonista cerca di ottenere delle informazioni; 13) reazione dell’eroe l’eroe supera la prova cui è stato sotto posto; 5) delazione l’antagonista ottiene delle informazioni sulla sua vittima; 14) conseguimento del mezzo magico l’eroe entra in possesso del mezzo magico che può essere un oggetto o un animale o un aiutante magico; 6) perfidia o tranello l’antagonista cerca di impadronirsi della sua vittima o dei suoi averi oppure si trasforma in modo che l’eroe non può riconoscerlo; 15) trasferimento dell’eroe l’eroe si reca o viene condotto nel luogo dove si trova l’oggetto delle sue ricerche; 7) connivenza la vittima cade nel tranello favorendo il suo nemico; 16) lotta l’eroe e l’antagonista si scontrano fra loro; 8) danneggiamento o mancanza l’antagonista danneggia un membro della famiglia oppure uno di questi sente il desiderio o la mancanza di qualcosa; 17) marchiatura l’eroe riceve un marchio sul proprio corpo, consistente in una ferita oppure in un segno di riconoscimento (un anello, un fazzoletto, ecc.); 9) mediazione alla notizia del danno l’eroe riceve la richiesta di intervenire; 18) vittoria l’eroe sconfigge l’antagonista; 10) consenso l’eroe acconsente ad agire; 19) rimozione il danno o la mancanza iniziali vengono rimossi; U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO 37 1 allontanamento uno dei personaggi si allontana da casa oppure muore; conseguimento del mezzo magico l’eroe entra in possesso del mezzo magico che può essere un oggetto, un animale o un aiutante magico 14 lotta l’eroe e l’antagonista si scontrano fra loro; 16 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 38 20) ritorno dell’eroe l’eroe ritorna a casa; 24) pretese infondate il falso eroe avanza pretese infondate; 21) persecuzione dell’eroe al ritorno a casa l’eroe deve affrontare una situazione difficile sorta in sua assenza; 25) difficile compito all’eroe viene assegnato un compito arduo; 22) salvezza l’eroe scampa alla persecuzione. 26) soluzione l’eroe assolve il compito; Talvolta le fiabe di magia terminano a questo punto, con la salvezza dell’eroe; altrimenti l’eroe subisce una nuova sciagura, e allora due sono i casi: a) si ripetono nuovamente le funzioni precedenti; b) c’è un’ulteriore successione di funzioni, quelle indicate qui di seguito: 27) riconoscimento l’eroe viene riconosciuto; 28) smascheramento il falso eroe è smascherato; 29) trasfigurazione l’eroe assume un aspetto diverso; 30) punizione l’antagonista viene punito; 23) arrivo in incognito l’eroe arriva a casa o in altro luogo senza essere riconosciuto; 31) nozze l’eroe si unisce in matrimonio. nozze l’eroe si unisce in matrimonio 31 Nei testi esaminati Propp notò che le funzioni si ripetono in modo identico anche nella loro successione: per esempio la lotta fra protagonista e antagonista precede sempre la vittoria del protagonista e questa precede sempre il superamento del danno subito inizialmente e la punizione dell’antagonista. Naturalmente va precisato - e lo ha fatto lo stesso Propp - che non in tutte le fiabe si ritrovano tutte insieme le funzioni da lui individuate e che comunque il suo schema si riferisce solo alle cento fiabe da lui esaminate Se la successione delle funzioni è costante, i personaggi che le compiono possono variare; nel senso che qualsiasi personaggio della fiaba (o il protagonista o l’antagonista o l’aiutante o la persona ricercata) può compierle indifferentemente, tranne, naturalmente, la costante della vittoria del protagonista e della sconfitta dell’antagonista. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO Caratteri della fiaba • Il magico e il meraviglioso Fra le caratteristiche principali delle fiabe vi è la presenza all’interno delle vicende di elementi fantastici, ingredienti indispensabili di un mondo nel quale tutto è possibile. Ecco allora la presenza di oggetti magici, come la classica bacchetta o il tappeto volante, e di esseri dotati di poteri soprannaturali come fate o streghe, orchi, folletti, animali parlanti che agiscono ora a favore ora contro il protagonista ma che, in un caso o nell’altro, non possono mai impedire ch’egli alla fine ottenga la vittoria. La situazione iniziale delle fiabe, invece, è sempre una situazione realistica, ma anche al loro interno, mescolati a quelli meravigliosi, si ritrovano elementi tratti dall’esperienza quotidiana (il matrimonio, la guerra, un dono, un consiglio e così via), che hanno l’unica funzione di fare sviluppare l’azione. Tuttavia non va sottovalutata la loro utilità nel fornire informazioni su culture lontane nel tempo e nello spazio. 39 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 40 • Linguaggio, tempo, spazio, descrizioni Come già detto, le fiabe derivano dalla tradizione orale, alla stessa maniera di tutto il patrimonio letterario dell’umanità; ma, mentre altri generi letterari, nel passare alla forma scritta, hanno perduto gran parte delle caratteristiche legate alla loro origine, le fiabe hanno conservato intatti molti elementi tipici dei racconti orali da cui derivano. Questo è accaduto, molto probabilmente, perché, nel corso del tempo, non hanno perso il loro scopo originario, quello di essere destinate soprattutto all’ascolto.Qui di seguito esamineremo le principali tra queste caratteristiche: SEMPLICITÀ DEL LINGUAGGIO Le fiabe presentano un linguaggio ricco di molte espressioni proprie del parlato e uno stile narrativo estremamente semplice. Le storie sono inframezzate da numerosi dialoghi, espediente con cui i narratori tenevano desta l’attenzione degli ascoltatori. USO DI FORMULE FISSE Questa caratteristica del linguaggio delle fiabe testimonia in modo particolare il legame di questo genere di «C'era narrazione con la tradizione orale. Pensiamo al «c’era una volta» con cui iniziano la maggior parte delle fiabe: È una formula che rende immediatamente riconoscibile il genere del racconto per cui i destinatari, sapendo che si tratterà di una storia fantastica, si predispongono a «credere» a qualsiasi cosa, poiché sanno che nel mondo delle fiabe tutto può accadere. Tutti poi conoscerete altre formule fisse delle fiabe, come il tipico «cammina, cammina cammina» o il classico finale «e vissero felici e contenti». Le forme verbali che si ritrovano nelle fiabe sono sostanzialmente tre: • il presente indicativo, impiegato nei dialoghi; • l’imperfetto, per descrivere ambienti, personaggi, abitudini; • il passato remoto, per narrare lo sviluppo delle vicende. «Cammina, cammina, cammina...» «C’era una volta...» «... e vissero felici e contenti.» TRIPLICAZIONE DI EVENTI È molto frequente trovare nelle fiabe azioni o situazioni che si ripetono per tre volte, come tre prove da superare, tre avversari da affrontare, tre figlie da maritare e così via. Ciò dipende dal valore magico che, in passato, veniva attribuito al numero tre: credenza che si riflette nelle modalità impiegate dagli antichi narratori di fiabe. Queste ripetizioni trovano una loro spiegazione pensando ai tempi in cui le fiabe appartenevano alla tradizione orale: il narratore, nella mancanza di un testo scritto, doveva necessariamente ricapitolare i fatti per rinfrescare la memoria degli ascoltatori o per riempire le pause mentre cercava nuove idee. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - MANCANZA DI DESCRIZIONI I personaggi e gli oggetti nelle fiabe vengono semplicemente nominati e in genere precisati con un unico attributo (un giovane re, un terribile drago, una città di ferro, una principessa bellissima...) così da acquisire dei contorni molto precisi, senza nessuna sfumatura. MANCANZA DI CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI I personaggi non vengono descritti nella loro psicologia o nel loro carattere, tutte le loro azioni o reazioni dipendono unicamente da fatti esterni, come un pericolo, un consiglio, un compito e via dicendo. INDETERMINATEZZA DELLO SPAZIO E DEL TEMPO I personaggi delle fiabe spesso devono coprire distanze immense, valicare monti, superare oceani, persino giungere nei regni ultramondani. Eppure il racconto non si sofferma sul viaggio né sulla fatica degli spostamenti del protagonista se non con formule fisse («cammina, cammina...») che fanno comprendere che lo spostamento è avvenuto e ch’egli è arrivato alla sua meta... La stessa indeterminatezza esiste anche per la dimensione temporale: pensa alla classica formula di apertura (il «c’era una volta») che immediatamente ci trasporta in un tempo indeterminato e favoloso. Nel corso della storia, poi, si verificano spesso grandissimi salti nel tempo - ad esempio un sonno che dura cento anni senza che i protagonisti invecchino o che le cose subiscano cambiamenti o deterioramenti. IL TESTO NARRATIVO Queste caratteristiche derivano direttamente dalla tradizione orale che non poteva basarsi sulle descrizioni ma solo sulla narrazione: se il narratore, infatti, avesse interrotto l’esposizione dei fatti con descrizioni particolareggiate, avrebbe fatto perdere agli ascoltatori il filo del discorso e, probabilmente, l’avrebbe perso lui stesso... Proprio per effetto di questa indeterminatezza, i destinatari della fiaba vengono trasportati fuori dalla prospettiva che regola la vita reale e così, senza nessuna esitazione, riescono ad accettare gli avvenimenti più inverosimili che, in questa dimensione, appaiono perfettamente «logici». 41 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 42 Un modello di analisi situazione iniziale: è sempre realistica divieto: alla protagonista vengono imposte delle proibizioni L’ochetta bianca Un principe aveva sposato una bellissima principessa, non s’era ancora saziato di guardarla, non s’era ancora saziato di parlarle, non s’era ancora saziato d’ascoltarla, che già dovette separarsi da lei, fare un lungo viaggio, e abbandonare la moglie in mano d’estranei. Che fare? Non si può stare abbracciati in eterno. La principessa pianse molto, a lungo il principe l’ammonì raccomandandole di non abbandonare l’alto terem, di non andare a riunioni, di non frequentare gente cattiva, di non ascoltare brutti discorsi. allontanamento: un personaggio si allontana da casa La principessa promise ogni cosa. Il principe partì, lei si chiude nella sua camera, e non ne esce. Passa qualche tempo - molto o poco non so - e venne da lei una donnetta, le pareva così semplice, cordiale! 1a infrazione: infrazione: la principessa la principessa infrange infrange il divieto il divieto - Suvvia! - dice. - T’annoi? Se guardassi un po’ il bel mondo di Dio, se passeggiassi un po’ in giardino, ti passerebbe la tristezza, ti rinfrescheresti la testa. A lungo la principessa rifiutò, non voleva, ma infine pensò: «Passeggiare in giardino non è un male», e andò. Nel giardino scorreva dell’acqua cristallina, di sorgente. - Il giorno è così caldo - dice la donnetta - il sole scotta e l’acqua è fresca: guarda come ondeggia, vogliamo farci il bagno qui? - No, no, non voglio! - ma intanto pensava: «Prendere un bagno, che c’è di male?». Si tolse il vestitino e saltò in acqua trasfigurazione: la protagonista assume un aspetto diverso E la principessa, divenuta ochetta bianca, si mise a nuotare. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO la strega vestì gli abiti di lei, s’adornò, si dipinse e sedette ad aspettare il principe. Non appena il cagnetto abbaiò, il campanello squillò, lei gli corse incontro; si getta al collo del principe, lo bacia, l’accarezza. Lui si rallegrò tutto, le tese le braccia e non s’accorse del cambiamento. Intanto l’ochetta bianca depose delle uova, fece dei figlietti e i suoi figli erano dei bambini: due buoni ma il terzo era un povero sparutello; li allevò, ed essi cominciarono a entrare nel ruscello, a pescare pesciolini d’oro, a raccogliere straccetti, a cucirsi dei cappottini, a saltare sulla riva, ad adocchiare i praticelli. - Oh bambini, non andate lì! - diceva la madre. I bambini non le diedero ascolto; oggi giocano sull’erbetta, domani corrono sulla verzura, sempre più lontano e più lontano e più lontano, finché si ritrovarono nel cortile del principe. La strega li riconobbe subito e digrignò i denti; eccola che chiama i bimbetti, dà loro da mangiare e da bere, li mette a letto; a questo punto diede ordine di accendere un fuoco, di appendere i paioli, d’affilare i coltelli. Si coricano i due fratelli e subito s’addormentarono. Perché non si pigliasse un raffreddore la madre aveva ordinato che lo sparutello lo portassero sempre sul petto, ma lo sparuto, dico, non dorme, sente tutto, vede tutto. A notte la strega s’avvicinò alla porta, e domanda: - Dormite figlioli, o no? Lo sparuto risponde. Dormiamo e non dormiamo, un pensiero pensiamo, che ci voglion tagliare tutti a pezzetti; accendon fuochi di vitalba, appendon paioli d’acqua bollente, affilan per noi un coltello tagliente!«Non dormono!» pensò la strega, e andò via; eccola che si riavvicina, è di nuovo dietro la porta: – Dormite, bambini, o no? - Dormiamo e non dormiamo, un pensiero pensiamo, che ci voglion tagliar tutti a pezzetti; accendon fuochi di legno di vitalba, appendon paioli d’acqua bollente, affilan per noi un coltello tagliente!«Come mai è sempre la stessa voce?» pensò la strega, apre pian piano la porta e vede: entrambi i fratelli dormono d’un sonno profondo; subito disegnò attorno a loro un cerchio con una mano di morto, e quelli morirono. danneggiamento: l’antagonista uccide i figli della principessa 43 tranello: l’antagonista cerca di impadronirsi degli averi dellaprotagonista:il suo sposo,la sua casa... 2º divieto 2a infrazione L’ infrazione Ripetizioni U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 44 danneggiamento: l’antagonista uccide i figli della principessa FILASTROCCA Formula magica Al mattino l’ochetta bianca chiama i figli; ma quelli non vengono. Il suo cuore presentì una disgrazia, ella scosse le ali e volò al palazzo del principe. Nel palazzo del principe – bianchi come la neve, freddi come il marmo – giacevano i fratelli uno accanto all’altro. Lei si gettò su di loro, si lanciò, allargò le ali, abbracciò i bambini e con voce materna cominciò a gettare alte grida:– Moglie, senti che cosa straordinaria? Un’oca canta le litanie.– Tu vaneggi! Date ordine di scacciar l’oca dal cortile!La scacciano; lei svolazza e di nuovo viene a posarsi sui figli: Qua-qua-qua, bambini belli! Qua-qua-qua, miei colombelli! La vecchia strega v’ha rovinato, vecchia strega, serpente spietato un serpente nel tronco imbucato. Essa v’ha tolto il padre adorato, sì, vostro padre, il mio caro marito. Lei m’ha affogato nel lesto ruscello m’ha tramutato in un candido uccello or felice lei si sta e gran lode se ne dà. «Ah, è così!» pensò il principe, e gridò: – Acchiappatemi l’oca bianca! Tutti si slanciarono, ma l’ochetta bianca vola e non si lascia prendere da nessuno; il principe stesso l’inseguì, lei gli cadde tra le mani. Lui la prende per un’aluccia e dice: - Stia dietro a me una bianca betulla, m’appaia innanzi una bella fanciulla! Riconoscimento: la principessa è riconosciuta dal suo sposo Una betulla bianca spuntò alle sue spalle e una bella ragazza apparve dinanzi a lui, e nella bella fanciulla il principe riconobbe la sua giovane principessa. Subito presero una gazza, le legarono addosso due fialette e le ordinarono di riportare nell’una l’acqua della vita, nell’altra l’acqua della parlantina. La gazza volò e riportò le acque. Rimozione: il danno inflitto ai bambini viene rimosso Spruzzarono i bambini con l’acqua della vita, essi sussultarono; li spruzzarono con l’acqua della parlantina, ed essi parlarono. Lieto fine Ed ebbe il principe una gran famiglia, e tutti vissero felici e contenti, il bene rammentando, il male dimenticando. Punizione: l’antagonista viene punito Quanto alla strega, la legarono alla coda d’un cavallo e il suo corpo si disfece in brandelli per i campi: dove cadde una gamba, là trovarono un attizzatoio; dove un braccio, trovarono un rastrello; dove la testa, un arboscello e un tronco d’albero; gli uccelli volarono e beccarono la carne, i venti s’alzarono e dispersero le ossa: non rimase di lei traccia né ricordo! (A. N. Afanasjev, Antiche fiabe russe, Einaudi) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO 45 • La struttura - Lo schema-tipo I testi narrativi (favole, fiabe, miti, leggende, racconti o novelle, romanzi) sono accomunati da una struttura di base nella quale è possibile riconoscere quattro fasi • una situazione iniziale e una situazione finale corrispondenti all’apertura e alla conclusione della vicenda narrata; fra questi due estremi si riscontrano nella maggior parte dei casi tre diversi momenti: ••• lo sviluppo dei fatti, che può essere o favorevole o sfavorevole per il protagonista; in questa fase della narrazione generalmente si ha un variare dei luoghi e l’entrata in scena di altri personaggi che, nei confronti del protagonista, assumono o la posizione di antagonisti o quella di aiutanti; •• un evento che interviene ad alterare la situazione iniziale e che serve, per così dire, a «mettere in moto» gli avvenimenti; •••• la ricomposizione di un equilibrio, che potrà essere negativo oppure positivo per il protagonista e da cui scaturirà la situazione finale. • Le sequenze Tutti i tipi di racconti sono costituiti da un insieme di parti narrative più brevi ognuna delle quali ha una propria autonomia sia dal punto di vista del significato che da quello del costrutto sintattico. Ognuna di queste parti prende il nome di sequenza. Le sequenze - secondo il significato che rivestono nell’ambito del testo - si distinguono in: narrative, descrittive, riflessive. Il prodigio del rajah resuscitato Il signor Fogg e i suoi compagni attesero la notte. Non appena si fece scuro, verso le sei Le sequenze narrative sono quelle che di sera, risolsero di fare una contengono l’insieme delle azioni dei persoricognizione intorno alla pagonaggi e degli eventi attraverso i quali si da. Il parsi, guidando il signor sviluppa la vicenda; si comprende dunque Fogg, sir Francis Cromarty e facilmente che esse sono le sequenze fonPassepartout, si avanzò senza damentali di una narrazione. rumore attraverso la foresta. Dopo aver strisciato sotto i rami per dieci minuti, arrivarono alla sponda di un fiumiciattolo e là, alla luce di torce di ferro sulla cui punta bruciavano delle resine, scorsero un cumulo di legna accatastata (da Il giro del mondo in 80 giorni, A. Mondadori) Algernou Blackwood Si trovavano in un atrio spazioso: a sinistra si apriva la porta di un’ampia sala da pranzo; a destra, l’ingresso si prolungava in un lungo corridoio buio che, sempre restringendosi, portava al pianerottolo della scala di servizio. Davanti a loro il Le sequenze descrittive sono quelle parti grande scalone privo di tappeto saliva con un ampio del racconto nelle quali sono inserite descrisemicerchio, ovunque immerso nell’ombra tranne in un zioni di personaggi, luoghi e ambienti e hanno punto, a mezza rampa, dove la luce lunare, entrando la funzione di caratterizzare e dare concretezdalla finestra, veniva a formare una candida chiazza za agli elementi narrativi. sugli scalini. Questo cono di luce emanava una tenue fosforescenza che conferiva a ogni oggetto all’intorno un profilo incerto, infinitamente più suggestivo e spettrale della oscurità completa. (da Avventura spettrale) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 46 Le sequenze riflessive sono quelle in cui trovano spazio riflessioni, pensieri, giudizi espressi dai personaggi della vicenda oppure dallo stesso autore. Ma la vita è così, gli esseri umani spesso per indifferenza, qualche volta per egoismo non si curano minimamente di guardare cosa c’è oltre il proprio interesse personale, eppure Romolo era stato un uomo buono, onesto, sensibile ai problemi degli altri, ma le virtù non bastano per farsi amare dagli uomini, anzi spesso, incredibilmente, avviene il contrario. (Salvatore Marino da L’alba e il tramonto, Edizioni Liguori) Le sequenze dialogate sono quelle che riportano i discorsi dei personaggi. In base al loro contenuto possono svolgere diverse funzioni: una funzione narrativa, quando, attraverso i dialoghi, viene presentato lo sviluppo degli avvenimenti; oppure una funzione descrittiva, se, appunto, descrivono caratteristiche di ambienti o personaggi; una funzione riflessiva, infine, se esprimono considerazioni, giudizi, stati d’animo dei personaggi dello stesso autore. «Io non lascio Michi», disse Kitti.«A Salisburgo troverai un altro amico», disse la madre.«Cercalo tu un altro amico», disse Kitti.«Ma io amo Otto», gridò sua madre.«E io amo Michi», gridò Kitti.«Ti garantisco che fra un anno non ti ricorderai nemmeno più che esiste il tuo Michi», disse la madre.«Perché non provi a dimenticare tu il tuo Otto?», disse Kitti.«Ne troverai almeno una dozzina di amici come Michi», disse la madre.«Trovali tu una dozzina di altri amici», disse Kitti. (Christine Nostlinger da Proprio un grande amore) È necessario a questo punto fare una precisazione. In ogni racconto le sequenze più importanti riguardo lo sviluppo della storia sono quelle narrative; le sequenze descrittive e riflessive servono, per così dire, da «contorno» a quelle narrative. Questo vuol dire che, nell’esaminare lo sviluppo degli eventi di un racconto, le sequenze descrittive e riflessive vanno naturalmente associate alla sequenza narrativa alla quale si riferiscono. In un racconto una sequenza narrativa, insieme alle eventuali sequenze riflessive e descrittive che vi sono inserite, viene chiamata macrosequenza. All’interno di un testo il passaggio da una sequenza a un’altra si riconosce facilmente in quanto è segnalato dal mutamento di uno degli elementi fondamentali della narrazione: da un cambiamento di personaggi (entrano in scena altri personaggi) oppure di ambiente o di luoghi (l’azione si trasferisce in uno spazio diverso) oppure del tempo (l’azione si sposta in avanti). U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - B4 IL TESTO NARRATIVO Elementi del testo narrativo Elementi del testo narrativo Ogni tipo di narrazione si può definire come la presentazione di una vicenda collocata in un tempo e in un luogo più o meno definiti, nella quale agisce un personaggio o una serie di personaggi; la vicenda si sviluppa attraverso una successione di eventi racchiusi tra una situazione iniziale e una finale. Personaggi, dimensione temporale e spaziale, sviluppo di eventi e di azioni sono dunque gli elementi costitutivi di ogni narrazione; ma tutto ciò esiste perché c’è lo scrittore o l’autore che crea, che dà vita a una storia. • Autore e narratore Quando leggiamo un testo, siamo istintivamente portati a credere che chi racconta i fatti sia anche l’autore del testo. Occorre invece fare una distinzione: l’autore è la persona che ha materialmente scritto il testo, il narratore è la voce cui l’autore ha affidato il compito di narrare i fatti. Fatta questa premessa, esaminiamo adesso la posizione del narratore rispetto alla vicenda che racconta.Se ne è protagonista o testimone è detto narratore interno , e racconterà naturalmente i fatti che ha vissuto o ai quali ha assistito in prima persona. Ma vi chiederete come mai ho detto che sono riuscito a fregare Phil, e perché sono qui a bere tequila in questo piccolo caffè messicano, be’, adesso ve lo spiego. Quella sera, qualche ora dopo, ebbi un guizzo di genio anch’io, e tornai a frugare gli hotel e i motel, stavolta con la descrizione di Lawrence Hill. Quando un impiegato lo riconobbe, gli mostrai il distintivo, gli dissi che stavo “eseguendo un’indagine’’, e lui mi fece entrare nella stanza di Hill. Avevo il sospetto che quelle voci su Hill che aveva perso tutti i soldi a Las Vegas fossero solo voci. Quel sospetto mi ha fruttato parecchio: nella vaschetta del water c’era un pacchetto di tela impermeabile. Capii subito che se avessi agito in Narratore interno fretta non avrei più dovuto preoccuparmi di quegli esami al cuore. Cinquantamila dollari sono un bel gruzzoletto di pensione, vero? (da Meglio ladro che morto, C. Mayes, ) Questo ruolo può essere affidato dall’autore a uno qualsiasi dei personaggi della sua storia: in questo caso - dunque - l’autore del testo non coinciderà con il narratore. Può invece essere lo stesso autore a raccontare una propria esperienza diretta, un avvenimento della propria vita: in tal caso ci troviamo di fronte a un testo autobiografico nel quale, com’è evidente, l’autore e il narratore coincidono. Quando il narratore è invece estraneo ai fatti che racconta, è detto narratore esterno; ovviamente, racconterà la storia usando la terza persona verbale. In un racconto narrato in terza persona diremo, ovviamente, che l’autore e il narratore coincidono, sono, cioè, la stessa persona. 47 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 48 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO Va precisato che in opere narrative particolarmente complesse e ampie possano coesistere sia il narratore onnisciente che il narratore che adotti il punto di vista ora di uno ora di un altro personaggio. E’ quanto si verifica ad esempio nei Promessi Sposi, dove il narratore è onnisciente, perché sa dal principio tutto quanto accadrà e spazia inuna vasta gamma di luoghi, ambienti, situazioni, anticipa eventi, esprime giudizi e commenti personali; ma, di tanto in tanto, assume il punto di vista di uno dei suoi personaggi, riuscendo così a farne condividere ai lettori pensieri, sentimenti e stati d’animo. I personaggi Uno degli elementi più importanti di un testo narrativo è costituito dai personaggi poiché essi, con le loro azioni, sono determinanti per l’evoluzione degli eventi. I personaggi sono distinti dall’importanza più o meno rilevante che ricoprono nell’andamento della vicenda e da un insieme di caratteristiche che servono a delinearli sia fisicamente che nel temperamento e nella psicologia. princ ipale • Il sistema dei personaggi - la gerarchia Non tutti i personaggi di un testo narrativo rivestono la stessa importanza nello sviluppo di una storia. In linea generale essi si distinguono in principali e secondari. Fra i primi, che sono le figure fondamentali per lo svolgimento della storia, si colloca il protagonista, il personaggio su cui si incentra il racconto. Egli è presente nella maggior parte delle sequenze e, anche quando non è in «scena», è comunque sempre il fulcro degli avvenimenti. protagonista Mentre nelle opere narrative dei tempi passati gli autori sceglievano un unico protagonista, in quelle di autori più moderni, soprattutto contemporanei, è frequente trovare più di un protagonista; in tal caso i due o più personaggi che ricoprono questa funzione sono detti comprimari. I personaggi secondari sono quelli che con i loro comportamenti non incidono direttamente sui fatti. princ ipale comprimario se con dari Infine si parla di comparse, con un termine preso dal linguaggio del cinema, per quei personaggi che rivestono semplicemente un ruolo di sfondo, assolutamente ininfluente ai fini dello sviluppo degli avvenimenti, ma utile a rappresentare un determinato ambiente o una particolare situazione: come accade appunto in un film. comparse 49 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 50 • La caratterizzazione Se nelle fiabe i personaggi non hanno una connotazione particolare né uno spessore psicologico, nei testi narrativi come i racconti, le novelle e i romanzi gli autori all’interno della loro storia «costruiscono» man mano i loro personaggi attraverso un insieme di elementi che servono a delinearne una identità ben riconoscibile dai lettori. I personaggi appaiono caratterizzati in svariati modi: esaminiamone i principali: con una caratterizzazione FISICA ovvero con la descrizione di elementi che appartengono all’aspetto esteriore; generalmente questa descrizione non è fine a se stessa, ma rispecchia l’interiorità dei personaggi; Le sorelle Barbitta, Savina, Amalia, Delfina, [...] vestite di stracci con la faccia sparsa di peli e di bitorzoli, gli occhi aggrottati, i capelli più bianchi che grigi e le guance smunte per le privazioni alle quali dovevano sottoporsi, avevano l’aria di tre streghe o di tre diavoli scappati dall’inferno. Savina, sempre con un vecchio cappello polveroso in testa, baffuta e un po’ goffa, era la maggiore. Amalia, gialla di faccia come un limone e col naso camolato, era la seconda. Delfin, dagli occhi storti e dai piedi dolci, sempre in coda alle sorelle nei loro tragitti era la minore d’età ma non di bruttezza. (Piero Chiara, Le avventure di Pierino) con una caratterizzazione PSICOLOGICA che riguarda l’indole dei personaggi, i loro sentimenti e le loro emozioni; questi elementi non vengono semplicemente indicati, ma si deducono dai comportamenti e dalle scelte compiute da questi personaggi nell’ambito della vicenda. È il tipo di caratterizzazione più frequente. con una caratterizzazione SOCIALE da cui si comprende la classe di cui il personaggio fa parte. con una caratterizzazione CULTURALE che può essere compresa attraverso le conoscenze che rivelano i personaggi o i loro ragionamenti o il loro modo di parlare, come l’uso di un linguaggio specifico o elevato oppure di espressioni dialettali o gergali. Questi elementi possono essere definiti esplicitamente dagli scrittori oppure andranno còlti dal lettore attraverso tutto il complesso dei comportamenti, le scelte, le reazioni, i discorsi, i pensieri, le emozioni e i sentimenti dei personaggi. Da tutto questo i lettori riusciranno a ricostruirne e a definirne la personalità. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - B5 IL Laspaziale dimensione spaziale La dimensione e temporale TESTO NARRATIVO 51 e temporale Qualsiasi narrazione è inserita in due dimensioni, quella del tempo e quella dello spazio strettamente intrecciate fra loro; se infatti una storia si sviluppa nei suoi elementi narrativi lungo l’asse del tempo, questi non possono essere avulsi da un luogo in cui si svolgono. • Lo spazio In un testo letterario l’autore «crea» lo spazio mediante la descrizione di ambienti, sia interni che esterni, di oggetti o di fenomeni atmosferici che costituiscono lo sfondo della storia. Le vicende di un racconto o di un romanzo possono essere collocate in uno spazio reale o immaginario. Per spazio reale si intende una località geograficamente ben identificabile, eventualmente segnalata in modo esplicito dall’autore, spesso caratterizzata anche da precisi punti di riferimento identificazioni (vie, piazze, monumenti di una determinata città, elementi del paesaggio come un dato fiume, un lago, un monte di una determinata zona); è ugualmente reale un luogo non localizzabile in una determinata località geografica, ma descritto con delle caratteristiche ben individuabili: un ambiente cittadino con il traffico, lo smog, i rumori assordanti, per esempio, o un bosco con lo stormire delle foglie e il cinguettio degli uccelli o un qualsiasi ambiente interno di cui sono precisati caratteristiche e elementi che ne occupano lo spazio. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 52 Per spazio immaginario si Fuori, l’immenso cielo azzurro di Marte era torrido e intende un luogo inventato dalla immobile come le acque di un mare caldo e profondo. Il fantasia dell’autore che per le sue deserto si stendeva essiccato come un vaso preistorico caratteristiche d’argilla, emanando onde di calura trenon si può identimolanti. C’era una piccola astronave, un Spazio immaginario ficare con nessun razzo un po’ sghembo sulla cima d’un luogo geografico: colle non lontano. Grosse impronte di piedi scendevano sono i luoghi in cui si ambientano dalla vetta del colle alla porta della casa di pietra. i racconti fantastici o fantascientifici o la descrizione di luoghi visti (Ray Bradbury, Vita su Marte) in sogno. Nella rappresentazione dello spazio l’autore sceglie ora ambienti interni ora esterni. Grandissima la varietà degli Le case erano buie, umide e fredde d’inverno. I tavoli ambienti interni: palazzi, castelli, dove mangiavamo avevano spacchi verticali di cui ci ville, chiese, scuole, alberghi, case, accorgevamo soltanto le rare volte che scrivevamo stanze, bugigattoli, negozi, sale da una lettera. Ma pulite ed in ordine, ballo, ristoranti, bettole... le nostre case, curate dalle nostre Ambiente interno Sono spazi ora ricchi e mamme che avevano i capelli grigi lussuosi ora squallidi e e uno scialle buttato sulle spalle. Nella stanza da miserabili, che servono da cornici per pranzo che noi chiamavamo il salotto, c’era un divala più grande varietà di storie e di no con la trina alla spalliera e i mattoni rossi di personaggi, le cui esistenze si riflettocinabrese, le fotografie incastrate ai vestri della creno nello splendore o nella miseria dei denza, una sveglia. luoghi che li circondano. (da Aquilone) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL [...] Dopo pranzo mi affrettai a procurarmi innanzi tutto un’impressione complessiva e, dopo essermi alquanto orintato, m’inoltrai, senza guida, nel labirinto della città, la quale tagliata com’è da canali e canaletti, è riuscita da ponti e ponticelli. Senza vederlo non si può immagiAmbienti nare come tutto, qui, sia ristretto, compresso. Ordinariamente si può misurare, un press’a poco, la larghezza della strada distendendo le braccia. Nei vicoli più stretti se si poggiano le mani sui fianchi, si toccano i lati con i gomiti. Vi sono, è vero, delle vie più larghe e anche delle piazze, ma nell’insieme, tutto si può dire molto angusto. Trovai facilmente il Canal Grande e il ponte principale di Rialto: esso consiste in un solo arco di marmo bianco. Da quel punto elevato la veduta è grandiosa. Il canale è popolato di battelli che apportano dalla terra ferma quanto occorre alla vita, e qui, soprattutto, approdano e scaricano. Fra i battelli si vedono formicolare le gondole. TESTO NARRATIVO 53 Gli ambienti esterni, costituiti da scenari naturali o terrestri o interplanetari, sono in genere lo sfonesterni do dei racconti e dei romanzi di avventura o di fantascienza. Gli ambienti cittadini, invece, nella loro varietà - dalle metropoli ai piccoli centri, (da Viaggio in Italia, Wolfang Goethe) Il mattino dopo prendemmo un carro per raggiungere l’oasi. [...] Tutto in quel posto era grande al limite dell’immaginabile: lo spazio, il silenzio, il cielo, il sole. E anche le palme da datteri. E le angurie, i pomodori. Capii che questi erano i veri tesori della gente del deserto e che anche di questo si poteva avere nostalgia. (da Volevo diventare bianca, Nassera Chohra) La libreria era in centro e le auto procedevano impercettibilmente tra un semaforo e l’altro. Le persone al volante si guardavano con odio dai finestrini. Qualcuno finiva sempre per ostruire la strada. Erano sufficienti un trasloco, uno scippo, una rapina o un incidente. Il tram bloccato da un’automobile parcheggiata sulel rotaie era un classico. Tutti esplodevano bestemmiando paralizzati nel caldo, tra la puzza velenosa dei gas di scarico e il rumore assordante dei clacson, degli stereo, dei motori. (da Aquilone) dai quartieri eleganti a quelli più squallidi, dalle piazze alle strade e ai vicoli - sono lo sfondo più tipico delle storie ambientate nella società contemporanea con i suoi drammi e le sue contraddizioni. Per concludere È necessario sottolineare che lo spazio in cui un autore colloca la vicenda narrata in un testo non è una pura e semplice cornice dei fatti, ma è profondamente legato al loro significato e alle azioni e agli stati d’animo dei personaggi di un racconto. Ad esempio, un luogo che con il suo aspetto incute timore o inquietudine può servire a sottolineare dei momenti particolarmente drammatici, ricchi di suspense, così come un paesaggio sereno e luminoso può servire a rispecchiare momenti o stati d’animo di tranquillità, di profonda pace o di felicità. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 54 • Il tempo È facile rendersi conto che nei testi narrativi la dimensione temporale ha un’importanza fondamentale. Nella scelta del tempo l’autore ha, in linea generale, due possibilità. Può collocare i fatti che narra in un tempo indefinito, imprecisato, come accade ad esempio nelle fiabe (C’era una volta) o nei racconti fantastici in genere (Era l’ora della sigaretta ...). Può altrimenti ambientare la sua storia in un’epoca storica o in un momento storico ben preciso: dunque in un tempo definito (Il 19 giugno 1965, al risveglio mattutino, Radio Algeri diffuse soltanto canti patriottici [...].). Tuttavia, nell’esaminare la dimensione temporale di una narrazione, individuare questa differenza costituisce solo il punto di partenze: per cogliere davvero il significato di un testo, è fondamentale riconoscere altre scelte che l’autore compie rispetto alla dimensione del tempo: a) l’ordine in cui dispone i fatti che narra b) la durata delle varie sequenze all’interno della narrazione L’ordine dei fatti narrati - la fabula e l’intreccio 1 L’autore di un testo narrativo, nel realizzare una storia, ha davanti a sè due soluzioni: 2 raccontare i fatti nella successione temporale o cronologica in cui si sono svolti, cosa che determina naturalmente anche un legame di causa e effetto fra le varie parti della narrazione; raccontarli variandone la successione, presentando ad esempio alcuni fatti prima di altri che si sono verificati anteriormente; In un testo narrativo l’ordine cronologico dei fatti ne costituisce la fabula mentre l’ordine in cui un autore sceglie di narrarli viene detto intreccio. Nel caso dunque che l’autore scelga la prima delle due soluzioni, si dirà che la fabula coincide con l’intreccio; nel secondo caso che la fabula e l’intreccio non coincidono. • L’analessi e la prolessi In una narrazione dove la fabula coincide con l’intreccio, l’autore può interrompere la successione logica e cronologica degli avvenimenti in alcuni punti della storia mediante l’impiego di procedimenti detti rispettivamente analessi e prolessi. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO Analessi o flash-back Con questo termine si intende l’interruzione dello svolgimento dei fatti narrati con l’intromissione del racconto di eventi accaduti in un tempo precedente a quello della storia. Il recupero di questi eventi serve a precisare fatti importanti per la comprensione del significato di tutto il racconto o della personalità di qualche personaggio. Con termine attinto alla cinematografia - nella quale questa tecnica viene largamente impiegata - l’analessi è chiamata anche flash-back (dall’inglese, lampo all’indietro). Partenza da Riccione Da Riccione venimmo via il 10 ottobre, un sabato pomeriggio. Intorno alla metà del mese precedente il baroFlash-back metro si era fissato sul bello stabile. D’allora in sugli avvenimenti poi si erano susseguite giornate splendide, con del mese prececieli senza una nuvola e col mare sempre molto dente e sugli stati calmo. Ma chi aveva più potuto badare a queste d’animo del cose? Ciò che mio padre aveva tanto temuto si narratore era, purtroppo, puntualmente verificato. [...] protagonista Era cominciata di colpo la violenta campagna denigratoria che nel termine di un anno avrebbe portato alla promulgazione delle leggi razziali. Ricordo quei primi giorni come un incubo. Mio padre affranto, che usciva di casa la mattina presto a caccia di carta stampata; gli occhi di mia madre, gonfi sempre di lacrime [...] Da ultimo riprese a piovere, e fu necessario partire. Come sempre mi succedeva ogni qualcolta tornavamo dalla villeggiatura, immediatamente dopo l’arrivo non seppi resistere al desiderio di fare un giro per la città. Chiesi in prestito la bicicletta al portiere di casa e me ne andai a zonzo, senza una meta precisa. La narrazione ci riporta al momento della partenza da Riccione e all’arrivo in città (da Gli occhiali d’oro, G. Bassani, Mondadori) Prolessi È un procedimento inverso all’analessi: consiste nell’interruzione della successione degli eventi con l’anticipazione di un avvenimento che si verificherà successivamente rispetto al momento cui è giunta la storia. Questo avvenimento, di solito soltanto accennato, generalmente viene ripreso in seguito, se risulta importante per l’andamento della vicenda, mentre può capitare che non se ne faccia più cenno qualora sia un fatto soltanto marginale. 55 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 56 • Varietà di intrecci In un testo narrativo sia ampio che breve, in cui l’autore abbia scelto di non far coincidere la fabula con l’intreccio, si possono adottare varie tecniche per alterare l’ordine degli avvenimenti in modo da rendere più complessa e avvincente la narrazione. • Rovesciamento totale dell’ordine dei fatti La narrazione si apre con l’avvenimento conclusivo e si ricongiunge progressivamente all’evento da cui è partita la vicenda. E’ la tecnica tipica dei racconti o romanzi polizieschi, che solitamente si aprono con la scoperta di un delitto di cui man mano si ricostruisce tutto quanto lo precede: movente e azioni. Quest’espediente viene comunque adoperato anche in testi di altro genere, quando lo scopo dell’autore è quello di comunicare al lettore una partcolare tensione che si scioglie solo alla fine del testo, con la “ricucitura” di tutti i suoi elementi La narrazione comincia nel mezzo della vicenda e ricostruisce man mano l’antefatto e gli eventi intermedi, generalmente facendoli emergere dal racconto retrospettivo di uno dei personaggi. Se conosci la trama dell’Odissea, ricorderai che è questo l’espediente usato nel poema, il quale non ha inizio con la partenza di Ulise da Troia e la narrazione delle sue disavventure, ma, appunto, nel mezzo della vicenda, con l’eroe greco che, giunto alla terra dei Feaci, narra le proprie peregrinazioni nel mar Mediterraneo alla ricerca della rotta per la patria. • • • Disordine e casualità nella disposizione dei fatti • • Rovesciamento parziale dell’ordine dei fatti Gli eventi sono completamente slegati da normali legami logici e cronologici e si susseguono in base alle associazioni di idee o alla concatenazione dei ricordi o dei sentimenti dei personaggi. In questo modo il lettore ha l’impressione di una successione completamente casuale dei fatti, di cui riesce a cogliere il senso solo alla conclusione della narrazione. E’ una tecnica narrativa adoperata da alcuni fra i maggiori innovatori della narrativa del Novecento che, in opere del genere vollero rispecchiare il caos della realtà esterna e lo smarrimento degli individui che non riuscivano più a trovare significati all’esistenza umana. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO Il tempo della storia e il tempo del racconto In via preliminare bisogna innanzi tutto distinguere fra tempo della storia (TS) e tempo del racconto (TR): con il primo si intende la durata che hanno i fatti narrati, cioè l’arco di tempo (un’ora, un giorno, un anno, molti anni) in cui l’autore fa svolgere la vicenda che racconta; con il secondo s’intende invece lo “spazio narrativo” (una pagina, più pagine, un capitolo...) che l’autore ha destinato a tutta la narrazione e ai suoi diversi momenti. I due tempi non possono mai coincidere: qualsiasi narrazione ha ovviamente una durata più breve di quella che i fatti narrati avrebbero nella realtà. • Le scene La minore distanza fra tempo della storia e tempo del racconto si determina nelle parti del testo destinate ai dialoghi - dette scene poiché si impiega pressappoco lo stesso tempo a leggere un dialogo e a pronunziarlo. Per questo si dice che le scene dialogate sono quelle in cui il tempo della storia coincide con quello del racconto: TS=TR. L’impiego del dialogo, che si è particolarmente diffuso nella narrativa contemporanea sul modello dei testi teatrali e cinematografici, è una tecnica che contribuisce all’immediatezza e al realismo dei testi. Il cuoco aprì la porta della cucina appena sentì la voce di Nick. «Non voglio nemmeno stare a sentire» disse e sbatté la porta. «Gli hai detto tutto?» chiese a George. «Sicuro, ma sa benissimo di che si tratta». «Cosa fare?». «Niente». «Ma l’uccideranno». «Ci puoi scommettere». «Si deve essere messo in qualche pasticcio a Chicago». «Credo anch’io» disse Nick. (Gli uccisori, E. Hemingway) • Il sommario Può capitare che il tempo del racconto sia estremamente più breve di quello della storia TR>TS: ciò si verifica quando ampi periodi di tempo sono sintetizzati nello spazio di pochi righi o perché si tratta di eventi accessori rispetto alla vicenda principale o perché l’autore intende rappresentare, conquesta scelta, la banalità e l’inconsistenza di un periodo di tempo nell’esistenza dei personaggi del racconto. Le parti di un testo in cui è adottata questa tecnica sono dette sommari. Viaggiò. Conobbe la malinconia dei piroscafi, i freddi risvegli sotto una tenda, l’incanto dei paesaggi [...] Ritornò. Frequentò la società ed ebbe ancora altri amori ... Passarono anni ... Verso la fine di marzo 1867, sul calar del giorno, intanto che era solo nel suo studio, entrò una donna. (Educazione sentimentale, Gustave Flanbert) 57 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 58 • L’ellissi o omissione Può accadere che l’autore decida di omettere completamente la narrazione di fatti avvenuti in un arco di tempo anche abbastanza o molto lungo: la narrazione è sottoposta a un vero e proprio salto in avanti e ciò può accadere in due modi: senza che l’autore lo spieghi e Il tempo passò con una straordinaria rapidista allora al lettore accorgersene, tà e quando, due ore dopo, me ne andai, non quando ritrova, per esempio, i persoprovai alcun rimpianto all’idea di non aver naggi invecchiati o delle situazioni conosciuto i suoi genitori, nè mi sfiorò il completamente cambiate. Oppure è sospetto che avrebbero potuto essere fuori l’autore a segnalare l’omissione con casa. delle precise marche temporali, Un paio di settimane dopo mi invitò nuovacome “dopo tre anni” o “trascorsi mente a casa sua. molti anni”... e via dicendo. Nel caso dell’ellissi il tempo del racconto (da L’amico ritrovato, Fred Uhlman) risulta nullo rispetto al tempo della storia: TR=0. Questa tecnica può essere impiegata per sottacere avvenimenti ritenuti di scarsa rilevanza, come nel sommario, o per mettere in particolare evidenza rispetto ai fatti omessi altri momenti della storia cui è assegnato maggiore spazio narrativo. • Le pause Molto frequenti, nei testi narrativi, sono le cosidette pause: quelle parti del racconto in cui lo sviluppo della narrazione vera e propria si arresta per lasciare spazio a descrizioni di persone o di luoghi e di ambienti; a riflessioni dell’autore; all’analisi dei pensieri e degli stati d’animo di un personaggio. In questo caso il tempo della storia risulta più breve di quello del racconto: TS<TR. Questa tecnica è molto frequente nei testi a carattere introspettivo e ha trovato largo impiego nella narrativa del Novecento. Per concludere L’impiego di ciascuna di queste tecniche non è mai casuale, ma dipende dagli aspetti della vicenda che l’autore intende sottolineare e dagli effetti che vuole ottenere. E’ facile infatti comprendere che l’alternanza di sommari, scene o pause conferisce all’azione un ritmo diverso - ora più rapido ora più lento - e che la scelta dell’una o dell’altra tecnica è strettamente legata al significato che un dato momento della narrazione riveste nell’insieme della vicenda e alle sensazioni che l’autore vuole comunicare al lettore. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO 59 B6 Le tecniche linguistiche Le tecniche linguistiche I discorsi In un testo narrativo risultano determinanti le scelte dell’autore anche riguardo alle modalità con cui riprodurre le parole. Le tecniche adoperate a questo scopo fin dall’antichità sono il discorso diretto e il discorso indiretto. Il discorso diretto riferisce direttamente le parole dei personaggi, facilmente identificabili sulla pagina scritta in quanto racchiuse da virgolette o trattini. E’ il modo più immediato con cui l’autore può far cogliere, attraverso i discorsi, svariate caratteristiche dei personaggi: non solo il modo di essere e di pensare che si coglie dal senso delle loro parole, ma anche le loro condizioni sociali e il loro livello culturale. I discorsi diretti sono di regola introdotti dai verbi dichiarativi (dire, rispondere, chiedere ecc.), ma, soprattutto nella narrativa più recente, possono anche esserne privi; in tal caso i dialoghi si succedono l’uno all’altro imprimendo al testo un ritmo molto veloce. Eccone un esempio: - Dimmi la verità, Ugo: verrai a trovarmi quando partirò? - Non ne sono sicuro, Paola. Verrò solo se sentirai la mia mancanza. - E tu non la sentirai, allora? - Chi sa, magari mi scorderò di te appena il treno sarà uscito dalla stazione! - Non mi piacciono questi discorsi, non riesco a capire se parli sul serio o mi prendi in giro. - Davvero? Eppure dovresti conoscermi bene, ormai... Il discorso indiretto. L’autore , in questo tipo di discorso, anziché trascrivere le parole dei personaggi, le riferisce indirettamente; possiamo dire che le “racconta”, facendole precedere dai verbi dichiarativi. E’ senza dubbio una tecnica meno immediata del discorso diretto che imprime al testo un ritmo più lento e rende più faticosa la letture, perché per trascrivere le parole dei personaggi in modo indiretto è necessario rispettare le regole della subordinazione. Te ne puoi accorgere leggendo la trascrizione del dialogo precedente in forma indiretta: Paola domandò a Ugo se sarebbe andato a farle visita dopo la sua partenza. Lui rispose di non esserne sicuro: sarebbe andato solo se lei avesse sentito la sua mancanza. Lei allora, con un po’ di apprensione, gli chiese se lui non avrebbe sentito la sua , di mancanza, ma Ugo, in tono svagato, ribatté di non saperlo: poteva anche succedere che si scordasse di lei non appena il treno fosse uscito dalla stazione. La ragazza allora sussurrò che quei discorsi non le piacevano, perché non riusciva a capire se parlava sul serio o la prendeva in giro. Ugo ribatté che se ne meravigliava, perché pensava che lei ormai lo conoscesse bene. Paola cominciò a parlare a Ugo: sarebbe andato a farle visita dopo la sua partenza? Ugo si mostrò indeciso: non ne era sicuro, sarebbe andato solo se lei avesse sentito la sua mancanza. Lei si mostrò preoccupata: lui, allora, non avrebbe sentito la sua mancanza? Ugo rispose Esiste poi il discorso indiretto libero, quello in con tono svagato: chi sa, magari cui l’autore riferisce sempre indirettamente i si sarebbe scordato di lei appena discorsi dei personaggi, ma elimina i verbi dichia- il treno usciva dalla stazione! La rativi che li introducono. Ecco un’ulteriore trascri- voce della ragazza diventò un zione del dialogo iniziale mediante questa tecnica: sussuro: non le piacevano quei discorsi, non riusciva a capire se lui parlava sul serio o la stava prendendo in giro. Ugo si mostrò meravigliato: ma come, non lo conosceva ancora bene? U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 60 B7 Il e lo stile Il linguaggio linguaggio e lo stile Il linguaggio varia moltissimo da autore ad autore; può essere scritto sotto forma di discorso diretto, indiretto o misto. L’uso del discorso diretto è molto più frequente, anche perché offre il vantaggio di usare il dialogo, che rende la lettura molto più agevole e piacevole. Un testo narrativo può avere diversi registri linguistici: formale, informale, aulico, popolare, ecc. Anche sotto il profilo sintattico vi possono essere scrittori dallo stile facile o difficile; c’è chi usa costrutti complessi, chi invece preferisce costrutti brevi e immediati. Lo stile di un autore dipende dalla scelta linguistica che egli opera; nell’ambito della lingua italiana è possibile operare una distinzione di livelli espressivi, da cui poi ciascuno sceglie volta per volta il tipo di lingua (o registro) che ritiene più appropriato alle esigenze espressive del momento. • I livelli espressivi 1 Livello formale 2 Livello medio 3 Livello informale livello formale usato per lo più nelle comunicazioni, sia parlate che scritte, di argomento elevato (letterario, scientifico); è caratterizzato da una forma sostenuta, controllata ed accurata; da un lessico preciso e ricercato; da un periodare ricco, ampio ed articolato sintatticamente. livello medio o comune usato per esprimere le esigenze della vita quotidiana (testi divulgativi, articoli di cronaca) nei rapporti con inerlocutori con cui non si ha particolare familiarità (a scuola, in ufficio); esso è caratterizzato da un lessico ricco e vario, ma non ricercato; da un periodare corretto, ma più semplice e meno articolato; dall’assenza di inflessioni regionali. livello informale usato generalmente e prevalentemente nel parlato quotidiano per trattare argomenti non elevati e con interlocutori con cui si hanno rapporti di grande familiarità; esso è caratterizzato dagli stessi elementi della lingua parlata: semplicità di lessico, periodare molto frantimato, presenza dell’italiano regionale e dell’italiano popolare. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO B - IL TESTO NARRATIVO Dei tre livelli espressivi: formale, medio e informale, il parlante o lo scrittore (nel nostro caso) a secondo del contesto situazionale sceglie quello che più si avvicina alle sue esigenze espressive. Le varietà di lingua che scaturiscono dall’uso pratico di questi livelli espressivi sono chiamati registri fondamentali: Per chiarire del tutto questo discorso sulle possibilità che la lingua ci offre, facciamo un esempio: confrontiamo lo stesso messaggio formulato sempre dalla stessa persona (un capo famiglia), ma in tanti registri diversi, perché mutano gli interlocutori e la situazione. 1 2 Registro aulico e solenne «Se la Signoria Vostra potesse concedermi un incontro, Le sarei infinitamente grato» 3 Registro colto «Se è possibile, gradirei incontrarmi con lei» 4 Registro impersonale-burocratico «La S.V. è pregata di presentarsi il giorno 10 marzo c.a. presso codesto ufficio per un incontro decisivo» 5 Registro medio «Venga a trovarmi, ne sarei contento» 6 Registro colloquiale-familiare Registro intimo-confidenziale «Appena puoi, vieni a trovarmi in ufficio, desidero parlarti» «Vuoi venire a trovarmi al più presto? Sì o no?» 61 C C1 Percorso ................................................ Il testo teatrale Gli elementi costitutivi Gli atti sono come le parti in cui si compone il testo stesso; il loro numero varia a seconda del genere drammatico: nelle tragedie e nelle commedia antiche o di ispirazione ``classica'' normalmente gli atti sono cinque, (anticamente non era cosõÁ, ma poi eÁ invalsa questa tradizione in base a interventi fatti successivamente sugli originali testi teatrali greci e latini); nel dramma borghese possiamo avere due o tre atti o anche un atto unico; nel teatro moderno ci si sta orientando ad abolire la suddivisione, tornando cosõÁ al passato, all'antico teatro delle origini. ....................... ......... Un testo teatrale generalmente eÁ diviso in atti e scene. .... ....... ..... Ogni atto eÁ diviso in scene, numerate atto per atto con numeri romani; una scena non cambia fin quando non muta il numero dei personaggi in essa presenti, con l'entrata o l'uscita di scena di uno di essi. Logicamente quante piuÁ scene presenta un testo teatrale, tanto piuÁ esso eÁ dinamico e ``mosso'' da frequenti uscite ed entrate di personaggi; al contrario un testo con poche scene eÁ statico. All'alternanza di atti e scene eÁ affidata dunque la scansione del tempo, sia minima, con l'entrata o l'uscita di scena di un personaggio, sia ``dilatata'' con salti cronologici di un certo rilievo. Dal punto di vista strettamente letterario un testo teatrale scritto (o copione) eÁ composto da alcuni elementi ben identificabili anche visivamente: le battute e le didascalie. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO C - IL TESTO TEATRALE Attraverso le didascalie (dal greco didaskalõÁa = istruzione) l'autore del testo teatrale fornisce indicazioni sul luogo e sul tempo della vicenda, sul modo in cui gli attori devono vestirsi, pronunciare alcune battute, muoversi, entrare o uscire di scena; sono stampate in corsivo e sono tra parentesi se si intervallano alle battute. Possono essere succinte o piuÁ ampie e dettagliate. Ecco un esempio tratto da Lumie di Sicilia, un atto unico pirandelliano La scena rappresenta una camera di passaggio, con scarsa mobilia: un tavolino, alcune sedie. L'angolo a sinistra (dell'attore) eÁ nascosto da una cortina. Usci laterali, a destra e a sinistra. In fondo, l'uscio comune, a vetri, aperto, daÁ in una stanza al buio, attraverso la quale si scorge una bussola che immette in un salone splendidamente illuminato. S'intravede in questo salone, attraverso i vetri della bussola, una sontuosa mensa apparecchiata. Á notte. La camera, al buio. E Qualcuno ronfa dietro la cortina. Poco dopo levata la tela, Ferdinando entra per l'uscio a destra con un lume Á in maniche di camicia, ma in mano. E non ha che da indossare la marsina per essere pronto a servire in tavola. Lo segue Micuccio Bonavino, campagnuolo all'aspetto, col bavero del pastrano ruvido rialzato fin su gli orecchi, stivaloni fino al ginocchio, un sudicio sacchetto in una mano, nell'altra una vecchia valigetta e l'astuccio d'uno strumento musicale, che egli quasi non puoÁ piuÁ reggere, dal freddo e dalla stanchezza. Appena la camera si rischiara, cessa il ronfo dietro la cortina, donde Dorina domanda: DORINA Ð Chi eÁ? FERDINANDO (posando il lume sul tavolino) Ð Ehi, Dorina, su! Vedi che c'eÁ qui il signor Bonvicino. MICUCCIO (scotendo la testa per far saltare dalla punta del naso una gocciolina, corregge) Ð Bonavino, veramente. FERDINANDO Ð Bonavino, Bonavino. DORINA (dalla cortina, in uno sbadiglio) Ð E chi eÁ? FERDINANDO Ð Parente della signora (A Micuccio) Ð Come sarebbe di lei la signora, scusi? Cugina forse? (imbarazzato, esitante) Ð Ecco, veramente no: non c'eÁ parentela. Sono ... Sono Micuccio Bonavino; lei lo sa. MICUCCIO DORINA (incuriosita, sebbene ancor mezzo assonnata, uscendo fuori della cortina) Ð Parente della signora? 63 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 64 ... Le battute sono l'elemento portante del testo teatrale perche attraverso di esse viene ``raccontata'' la vicenda, viene delineato il carattere dei personaggi stessi e lo spettatore viene informato di quanto non accade sotto i suoi occhi. Le battute possono essere di diverso tipo a seconda del numero di persone che le pronunciano e anche del modo stesso in cui sono pronunciate: .................................... 1 Ð il dialogo: rappresenta il tipo di battuta piuÁ frequente, in esso due o piuÁ personaggi si alternano fra loro nel parlare; il concertato: eÁ il dialogo che avviene tra piuÁ di tre personaggi almeno; 2 Ð il monologo: eÁ recitato da un personaggio che non eÁ solo in scena, ma eÁ appartato e nella finzione scenica ``riflette'', ripetendo ad alta voce i suoi pensieri, mentre gli altri personaggi tacciono; 3 Ð il soliloquio: il personaggio eÁ solo in scena e ``pensa'' a voce alta sicche gli spettatori lo ascoltano; 4 Ð la tirata: il personaggio, ottenuto il silenzio, recita, riferendo qualcosa di molto importante riguardo a episodi avvenuti fuori scena oppure commenta particolari avvenimenti o azioni; 5 Ð il duetto a ``botta e risposta'': ripreso dal teatro greco antico, (sticomitõÁa = letterariamente «un verso per ciascuno» dal momento che ogni battuta occupava un verso) eÁ un dialogo serratissimo che si svolge fra due personaggi, per lo piuÁ sostenitori di tesi opposte riguardo a un determinato argomento o episodio; 6 Ð gli ``a parte'' (segnalati sul testo da una didascalia e posti fra parentesi): un personaggio, estraniandosi dal dialogo, pronuncia per conto suo alcune frasi di commento su un certo argomento, quasi rivolgendole direttamente al pubblico, come se gli altri personaggi non potessero sentirle; U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO C 7 - IL TESTO TEATRALE 65 Ð il ``fuori campo'': un personaggio che non partecipa direttamente all'azione scenica pronuncia alcune battute, interloquendo con i personaggi oppure commenta un aspetto particolare della vicenda, intervenendo ``da fuori scena''. In sintesi ...... ...... Il testo teatrale eÁ generalmente cosõÁ strutturato: 1. presenta, in apertura, una tavola o frontespizio con l'elenco dei personaggi; 2. eÁ per lo piuÁ suddiviso in atti, a loro volta scanditi in quadri e scene; 3. si sviluppa in battute di dialogo, precedute dal nome del personaggio che le pronuncia e talvolta illustrate da didascalie ............ .................................... . .... ." La suddivisione in quadri e scene Una prima divisione interna del testo eÁ quella costituita dal prologo (dal greco pro = prima e logos = discorso). Nelle commedie e tragedie antiche un attore, all'inizio dell'azione, esponeva la situazione dalla quale si sarebbe sviluppata la vicenda. In seguito esso fu inserito nel testo e affidato a un personaggio che, dopo aver esposto la situazione iniziale, presenta i vari protagonisti, caratterizzandoli e indirizzando le simpatie dei lettori-spettatori. Non sempre quindi esso si presenta come una parte a seÁ: talvolta apre semplicemente il primo atto; talvolta eÁ distinto dal resto del testo con il titolo di PROLOGO U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 66 Ecco a te un esempio di Prologo inserito dall'autore in apertura del I Atto. Il Misantropo Commedia di Menandro, scrittore greco vissuto tra il 342 e il 290 a.C. Rappresenta la vicenda di Cnemone, un uomo dal pessimo carattere, che vive sfuggendo il prossimo, con la sola compagnia della figlia. Il dio Pan, per aiutare la ragazza, fa innamorare di lei Sostrato, figlio del ricco Callippide. Il giovane, con l'aiuto di un amico e di un servo, riusciraÁ a conquistarsi le simpatie del vecchio misantropo. La commedia, in cinque atti, non presenta suddivisione in scene. Le didascalie non appartengono al testo originale, ma sono state aggiunte in epoca moderna. Personaggi della commedia PAN DAVO, CHEREA, amico di Sostrato SOSTRATO, giovane PIRRIA, servo di Sostrato CNEMONE, vecchio SICONE, LA FIGLIA DI CNEMONE CALLIPPIDE, GORGIA, servo di Gorgia cuoco GETA, servo di Callippide LA MADRE DI SOSTRATO SIMICHE, serva di Cnemone padre di Sostrato giovane ATTO I PAN (entra) Dovete figurarvi che questo luogo sia File nell'Attica; il ninfeo da dove sono uscito eÁ l'illustre santuario dei Filasii, contadini capaci di coltivare anche le pietre. Il podere alla destra eÁ di Cnemone, un misantropo, collerico con tutti, che non ama la gente, ma che dico «la gente»? Da quando eÁ nato non ha mai scambiato volentieri una parola con nessuno, non ha mai rivolto per primo la parola a nessuno, tranne a me quando mi passava davanti, costretto dalla vicinanza. E subito dopo se ne pentiva, lo so benissimo. Con questo carattere ha sposato una vedova, con un figlio ancora piccolo dal primo marito, e con lei litigava non solo tutto il giorno, ma la maggior parte della notte. Una vita da cani. Gli nasce una bambina: peggio ancora. Resasi conto che quella vita era piuÁ che mai dolore, amarezze, dispiaceri, la donna se n'eÁ andata dal figlio del primo letto. Questi possiede un piccolo podere nelle vicinanze, grazie al quale mantiene a stento seÁ, la madre e un Á un ragazzo che ha amico servo, ereditato dal padre, fedelissimo. E Á  piuÁ cervello della sua eta, perche l'esperienza delle difficoltaÁ fa crescere. Il vecchio invece vive con la figlia e una vecchia serva, zappando, raccogliendo legname, faticando sempre, e detestando tutti quanti, a cominciare da sua moglie e dai vicini, per finire ai Colargesi. La ragazza, grazie all'educazione ricevuta, ignora totalmente il male. La cura che si prende delle ninfe, mie compagne, la venerazione e gli onori che rende ad esse, ci hanno persuaso a nostra volta a prenderci cura di lei. Un giovane, figlio di un uomo ricco, che possiede qui terreni per parecchi talenti, ma abita in cittaÁ, trovandosi U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO C - IL TESTO TEATRALE una volta a caccia con un compagno, eÁ capitato per caso in questo luogo, e io l'ho fatto innamorare di lei. Questa eÁ l'azione per sommi capi. I dettagli li saprete tra poco, se vorrete, ma lo vorrete certamente. Ecco: vedo che stanno arrivando l'amoroso e il suo amico e stanno parlando proprio di questo. (da Il Misantropo in Commedie, a c. di G. Paduano, Milano, Mondadori) 67 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 68 C2 Tempo reale e tempo teatrale Con l'espressione «tempo teatrale» si intende sia il tempo cronologico di svolgimento della rappresentazione (ovvero la durata della rappresentazione) sia il tempo di durata dell'azione che Á viene rappresentata in scena (ovvero i fatti che costituiscono l'oggetto stesso della rappresentazione). E logico che la durata effettiva dello spettacolo e la durata dei ``fatti'' rappresentati non possono coincidere realmente; a volte, infatti, una rappresentazione teatrale ``abbraccia'' un vasto arco di tempo, mesi o anni o in qualche caso addirittura secoli. Mentre in un testo letterario l'inconveniente della discordanza dei tempi (quelli reali e quelli ``narrativi'') viene risolto dalla figura del narratore, cui eÁ affidato il compito di ``cucire'' i vari collegamenti, in teatro la coincidenza fra tempo cronologico e tempo teatrale viene ottenuta attraverso alcuni accorgimenti che possono riguardare sia il testo vero e proprio sia la rappresentazione scenica in senso lato. .. .................................. . .. ." .................................. Nel primo caso, viene in aiuto il testo teatrale che attraverso i dialoghi e monologhi, ricalca la durata effettiva del tempo reale, mentre attraverso i soliloqui (momenti in cui il personaggio, rimasto solo sulla scena, esprime a voce alta i suoi pensieri e le sue considerazioni) puoÁ operare ``salti'' o ``tagli'' nel tempo cronologico. Ugualmente efficaci a questo scopo sono gli ``a parte'', in cui un personaggio, mutando intonazione nella voce, si rivolge direttamente al pubblico, senza che gli altri possano sentirlo; eÁ ovvio che si tratta di una convenzione, che comunque in tempi piuÁ recenti eÁ caduta un po' in disuso. Nel secondo caso per rappresentare il trascorrere del tempo ci si puoÁ servire ad esempio delle scene, che, variando nei particolari, possono aiutare lo spettatore a seguire lo svolgimento cronologico (il mutare delle stagioni, il cambiamento degli arredi, la presenza o meno in scena di alcune suppellettili ``datate'' tipo radio, televisione e cosõÁ via...). Anche i costumi indossati dagli attori (la moda ci aiuta a ``datare'' gli eventi) o il loro trucco (capelli imbiancati, barbe posticce, oltre agli accorgimenti del trucco cosmetico vero e proprio) puoÁ suggerirci che nei ``fatti'' rappresentati eÁ passato del tempo; lo stesso puoÁ essere evidenziato da un diverso linguaggio usato dagli attori o dal loro stesso modo di recitare (ad esempio un attore parleraÁ e si muoveraÁ piuÁ agilmente se deve rappresentare un giovane, piuÁ lentamente e stancamente per rappresentare lo stesso personaggio invecchiato). Resta poi all'inventiva del regista o dell'autore trovare altre soluzioni originali che possano facilitare questo lavoro di ``collegamento''. Ad esempio talvolta nel teatro contemporaneo il passare del tempo eÁ segnalato da una voce fuori campo o da alcuni cartelli. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO C C3 - IL TESTO TEATRALE 69 Scrivere un copione (brevi cenni) .................................................................. Per la stesura di un copione teatrale devi procedere per fasi: I FASE a) Scegliere possibilmente un testo che contenga delle sequenze dialogate, in modo da avere il lavoro facilitato; b) leggere il testo ed evidenziare il numero dei personaggi che vi compaiono; c) affidare ad altrettanti compagni la lettura delle battute dei vari personaggi; in piuÁ scegliete un narratore o lettore che leggeraÁ le parti non dialogate; d) procedere alla lettura del testo che verraÁ ripetuta piuÁ volte e ad alta voce. II FASE a) Dividere il testo tenendo presente la successione delle sequenze; b) evidenziare per ogni scena: il luogo in cui si svolge l'azione e i personaggi che vi prendono parte; c) evidenziare tutte le parti del testo giaÁ dialogate; d) abolire la parte del narratore e arricchire i dialoghi inserendovi quelle informazioni che prima venivano fornite dal narratore; e) accanto al nome di ciascun personaggio fornire, tra parentesi, delle indicazioni sui loro movimenti, sul tono della voce, sull'espressione del volto, sui gesti, sulla mimica in genere; f) nel compiere questo lavoro sei libero, se eÁ necessario, di eliminare alcuni elementi che ritieni poco importanti o che possono rendere meno agevole la stesura del copione, oppure puoi inserire nuovi elementi e anche nuovi personaggi. Ricorda che: Ð Nel testo teatrale mancano le descrizioni ampie degli ambienti e dei luoghi, per cui all'inizio di ogni scena necessitano delle brevi annotazioni. Á dialogato rispetto a quello narrativo o Ð Va sottolineato, inoltre, che il testo teatrale eÁ piu cinematografico. Ð Attraverso i dialoghi e la recitazione degli attori si chiariscono, cosõÁ, gli stati d'animo dei personaggi, i loro pensieri e le loro intenzioni. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 70 C4 Scrivere una sceneggiatura (brevi cenni) ............ Sceneggiare significa ridurre un soggetto narrativo in forma adatta per il teatro, il cinema, la televisione. Le tappe obbligate della sceneggiatura sono: . ...... ." 1) 2) 3) 4) la lettura del testo; la sua comprensione letterale; l'approfondimento dei contenuti; la segmentazione e ripartizione del soggetto in vari quadri (scenette) ovvero in unitaÁ di azioni finite e significanti; 5) l'ambientazione spazio-temporale dei vari quadri (scenografia, effetti luce, suoni...). . .... ." Si tratta di operare una trasposizione dal linguaggio scritto a quello mimico-spettacolare. Come? Attraverso un'analisi che tenga conto in primo luogo del numero di unitaÁ di azioni presenti nel testo. Si procederaÁ individuando le parti descrittive e quelle narrative, tenendo presente che le prime riguardano piuÁ che altro l'ambientazione, l'abbigliamento, gli atteggiamenti dei personaggi, mentre le seconde indicano esclusivamente lo sviluppo dell'azione e quindi il procedere degli avvenimenti e della storia in seÁ. Si procederaÁ, poi, abbozzando graficamente, tracciando lo schizzo dei quadri che compongono la sceneggiatura, in modo da visualizzare prima cioÁ che saranno le vere scenette dopo. Procedimento operativo: scaletta dei passaggi 1) Rileggiamo attentamente il testo prescelto. 2) Discutiamo in gruppo per indagare il contenuto e chiarire il messaggio dell'autore. 3) Stabiliamo i criteri di segmentazione, tenendo presente che ogni quadro o scenetta, per essere comprensibile, deve essere contrassegnata da unitaÁ di tempo e luogo (sequenze). 4) Riportiamo il testo in questione, annotando l'ordine che intendiamo dare ai vari quadri. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO C C5 - IL TESTO L'analisi di un testo teatrale 1 La prima operazione da compiere, dopo aver ultimato la lettura di un testo drammatico, eÁ l'individuazione del tema. Poiche non sempre il tema si presenta in maniera evidente ed univoca, puoÁ essere utile chiedersi per quale scopo l'autore ha scritto l'opera, quali sono i suoi significati piuÁ profondi. 2 La seconda operazione da effettuare eÁ la registrazione del numero di atti e di scene in cui eÁ suddiviso il testo. Dal punto di vista pratico bisogna tenere presente che il testo puoÁ non essere suddiviso in atti, ma direttamente in scene; che il passaggio da una scena all'altra coincide con l'entrata in scena di un personaggio o con la sua uscita. Una commedia vivace si caratterizza, di solito, per un alto numero di scene; un dramma psicologico eÁ piuÁ statico e, quindi, necessita di un numero minore di scene. L'individuazione delle scene e dell'ordine con il quale si succedono eÁ importante per cogliere anche le peculiaritaÁ dell'intreccio rispetto alla fabula. In particolare, si tratta di osservare se l'intreccio eÁ lineare e coincidente con la fabula, se presenta anticipazioni oppure analessi (o flashback), se presenta un ordine simmetricamente rovesciato rispetto alla fabula o altro ancora. 3 A questo punto eÁ possibile procedere anche all'individuazione della struttura della drammatizzazione, osservando quali scene corrispondano all'esordio, alla complicazione, alle peripezie, allo spannung, alla catastrofe. In riferimento al sistema dei personaggi vanno compiute alcune valutazioni. Per ciascun personaggio va individuato il ruolo (personaggio principale, secondario influente, secondario ininfluente, comparse). Va poi chiarito se esso si tipizzato oppure presenti una costruzione ricca ed articolata, detta caratterizzazione. In quest'ultimo caso saraÁ bene mettere in evidenza gli elementi fisici, socio-economici, psicologici, culturali, ecc., che concorrono alla caratterizzazione del personaggio (per esigenze di spazio la scheda prevede un solo personaggio per ciascun ruolo, ma, in realtaÁ, eÁ possibile che piuÁ personaggi abbiano uno stesso ruolo). TEATRALE 71 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 72 4 Successivamente si dovraÁ individuare la funzione (protagonista, destinatore, antagonista, aiutante, oppositore) assolta da ciascun personaggio. Si tenga presente che piuÁ personaggi possono assolvere la medesima funzione, ma anche che uno stesso personaggio, nel corso della vicenda, puoÁ assumere funzioni diverse. 5 Bisogna procedere, poi, alla collocazione temporale degli avvenimenti registrando non solo le date eventualmente presenti, ma anche tutti gli indizi che possono favorire in modo indiretto e approssimato la collocazione storica dei fatti narrati. 6 Di fondamentale importanza eÁ l'analisi della scenografia. Raramente la scenografia serve soltanto come sfondo sul quale si collocano le azioni dei personaggi (funzione neutra). PiuÁ spesso i singoli elementi scenografici sono utilizzati come simboli di un concetto astratto (funzione simbolica) oppure l'insieme della scenografia esprime lo stato d'animo del personaggio (funzione narrativa). 7 Vanno osservati anche i tipi di battute utilizzate dall'autore per rappresentare i discorsi e i pensieri dei vari personaggi, indicando quale sia la tipologia prevalentemente adottata. 8 A livello stilistico-espressivo, infine, va osservato se nel testo drammatico predominino periodi complessi e ricchi di proposizioni subordinate (ipotassi) oppure se predominino periodi brevi e ricchi di proposizioni coordinate (paratassi). Vanno osservate le variazioni del registro linguistico (popolare, quotidiano, ricercato, specialistico ecc.) e, in particolare, del registro lessicale in rapporto ai diversi personaggi e alle diverse situazioni al centro della narrazione. Vanno individuate anche le figure retoriche presenti nel testo e la loro funzione. D D1 Percorso ................................................ I testi misti Il fumetto Il linguaggio delle immagini: la vignetta Il fumetto eÁ un mezzo di comunicazione che si serve contemporaneamente di parole e immagini, entrambe indispensabili alla comprensione delle storie di questo genere. Caratteristico del fumetto, dunque, eÁ l'uso di un linguaggio ``misto'' costituito dalla fusione del linguaggio delle immagini e di quello verbale. ........ .... .......... .... . ......" Si dice vignetta ciascuna delle illustrazioni che costituiscono una storia a fumetti; ogni vignetta eÁ circondata da un contorno o riquadro, generalmente quadrato o rettangolare, ma esistono anche vignette di altre forme circolari, triangolari o vignette del tutto prive di contorno. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 74 Nelle illustrazioni delle vignette sono molto importanti le espressioni riprodotte sul volto dei vari personaggi, attraverso le quali essi esprimono visibilmente i propri sentimenti: collera, paura, amore, tenerezza e cosõÁ via. ............. ........... ....... ............. .......... Il riquadro delle vignette puoÁ essere anche ondulato: in questo caso rappresenta il racconto di fatti accaduti in precedenza oppure un sogno o ancora il discorso di un personaggio ``fuori campo'', cioeÁ non presente nella vignetta. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO Elementi particolarmente caratteristici delle illustrazioni dei fumetti sono i cosiddetti simboli iconografici: quei cuoricini, fulmini, punti interrogativi o esclamativi o quelle stelline, nuvolette nere, lampadine e via dicendo, che mettono in evidenza gli stati d'animo dei personaggi, le loro reazioni di fronte a determinate circostanze. D - I TESTI MISTI ........ .... . ......... ." ...... ............ . Tipici sono poi altri simboli grafici che indicano un movimento: per esempio strisce di varia direzione che rappresentano la traiettoria di un pugno, di una caduta, di un aereo, di un'auto oppure nuvolette di polvere che indicano una corsa, una fuga... ..... 75 .. ." U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 76 Altrettanto significativo nelle illustrazioni delle vignette eÁ lo sfondo su cui sono collocati i personaggi e le loro azioni: se il fumetto eÁ opera di un bravo disegnatore, infatti, lo sfondo presenta gli elementi, realistici o fantastici, che danno rilievo ai luoghi e agli ambienti in cui sono ambientate le storie e collegano il fumetto al suo genere di appartenenza. .................... ............................... ..... U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI Il linguaggio verbale: la nuvoletta Si chiama nuvoletta Ð balloon in inglese Ð lo spazio che racchiude le parole dei Á la nuvoletta, personaggi, ai quali eÁ collegata per mezzo di una ``coda'' o appendice. E con il suo aspetto di piccola nuvola di fumo, ad aver originato il termine fumetto. I contorni delle nuvolette sono disegnati in modi diversi in base a quanto vogliono rappresentare: ....... 1 Ð il contorno formato da una linea continua, indica semplicemente le battute pronunciate da uno dei personaggi presenti nella vignetta; ............ 2 Ð il contorno a zig zag racchiude parole provenienti dall'interno di un'auto, da un apparecchio radio o televisivo o telefonico; ............ 3 Ð il contorno tratteggiato contiene parole pronunciate a bassa voce; MISTI 77 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 78 4 Ð il contorno ondulato racchiude parole riferite a una fantasia o a un sogno o anche le parole di una canzone canticchiata da uno dei personaggi; ........ 5 Ð se la coda della nuvoletta eÁ formata da una serie di bollicine, racchiude un pensiero, una riflessione di quel personaggio; ......... 6 Ð se le appendici della nuvoletta sono piuÁ di una e collegate a personaggi diversi, indicano le parole pronunciate contemporaneamente da tutti i personaggi. ........ 7 Particolare significato ha poi il tratto delle parole inserite nelle Á grandi e in nuvolette: se sono scritte in caratteri piu grassetto, indicano esclamazioni o battute pronunciate a voce alta o altissima oppure parole pronunciate con una particolare intonazione di voce, per sottolinearle. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO - I TESTI ............................ Le onomatopee, forse gli elementi piuÁ divertenti dei fumetti, consistono nella riproduzione di suoni, rumori, versi di animali, espressioni ``sonore'' di azioni umane, come il russare, il masticare, il ridere, il piangere, il fischiare e cosõÁ via. Simili alle onomatopee sono i cosiddetti suoni di reazione: quei gridolini, quei bisbiglii, quelle esclamazioni di gioia, di dolore, di paura o di sgomento pronunciate dai personaggi, che servono a far comprendere le loro sensazioni e reazioni di fronte a un evento o alle azioni di un altro personaggio. MISTI 79 . .............." Le onomatopee D . ...." Le didascalie La didascalia eÁ la parte scritta all'interno della vignetta o nello spazio fra le vignette. Consiste in una breve spiegazione che serve da collegamento fra due scene o che commenta il comportamento di qualche personaggio oppure che indica semplicemente un cambiamento di tempo o di luogo. .......... . ............" U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 80 Gli elementi delle storie a fumetti Le storie raccontate in un testo narrativo (favola, fiaba, mito...) partono da una situazione iniziale e, attraverso lo svolgimento dei fatti, arrivano alla loro conclusione. La vicenda nel suo insieme eÁ costituita da una serie di unitaÁ o parti che si definiscono sequenze, in ognuna delle quali possiamo distinguere dei personaggi, le azioni che compiono, il tempo e il luogo in cui tali azioni si svolgono. Una sequenza, come giaÁ sai, cambia quando cambia uno di questi elementi. Naturalmente non tutte le sequenze hanno la stessa importanza rispetto allo svolgimento della storia: alcune sono indispensabili per la comprensione del racconto (sequenze fondamentali), altre sono meno importanti e si definiscono secondarie. Questo schema si ritrova anche nei fumetti, dal momento che anch'essi narrano delle storie, pure se Ð a differenza di una favola o di una fiaba Ð sono composti non solo di ``parole'' ma anche di immagini. ..................... ..................... Per analizzare la struttura di un fumetto, dobbiamo procedere in questo modo: a) leggere il testo; b) numerare in successione le vignette che lo compongono, distinguendo cosõÁ Ð la scena di apertura Ð lo sviluppo della storia Ð la scena di chiusura. ........... ...... .......... ......... U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI MISTI 81 I personaggi Come in ogni testo narrativo, anche nei fumetti i personaggi sono una delle componenti fondamentali del testo. Essi sono definibili attraverso: Ð l'aspetto fisico; Ð le caratteristiche psicologiche. ...... .................. ............ .......... Il ``ritratto'' del personaggio eÁ molto importante in un fumetto; infatti dalle caratteristiche fisiche che l'autore gli ha attribuito possiamo spesso dedurre se si tratta di un personaggio buono, malvagio, violento e cosõÁ via. Il temperamento e gli stati d'animo dei personaggi, invece, si possono cogliere non solo dalle azioni che compiono Ð come in un testo narrativo di altro genere Ð ma dall'espressione del suo volto, dai suoi gesti, insomma da tutto cioÁ che puoÁ essere messo in evidenza graficamente. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 82 Il tempo .............. ...... ............ ................ In un testo narrativo generalmente gli avvenimenti si succedono in ordine di tempo, sequenza per sequenza; i fatti sono esposti cioeÁ con un andamento progressivo: ore, giorni, mesi, anni... Nel fumetto, che eÁ un racconto visivo, oltre a cogliere la successione dei fatti dalla successione delle azioni, se eÁ necessario i disegnatori fanno comprendere l'epoca in cui eÁ ambientata la storia caratterizzando con determinati elementi lo sfondo delle vignette. Lo spazio In un testo narrativo eÁ molto frequente trovare la descrizione dei luoghi in cui sono ambientate le storie; cioÁ si verifica anche nei fumetti in cui, naturalmente, ambienti e luoghi vengono messi in evidenza attraverso il disegno. Se eÁ necessario indicare determinate localitaÁ geografiche, i disegnatori inseriscono sullo sfondo delle vignette delle caratteristiche che rendono facilmente riconoscibili questi luoghi, riprendendoli spesso da vari punti di vista (dal basso, dall'alto...) o utilizzando i colori in modo da ottenere particolari effetti. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D2 D - I TESTI MISTI 83 La pubblicitaÁ La struttura del messaggio pubblicitario Osservando un qualunque messaggio pubblicitario, come un cartellone murale o la pubblicitaÁ su una rivista o su un quotidiano, si possono riconoscere immediatamente tre diversi elementi: ........................ a) l'immagine, visual, che si serve del linguaggio visivo; b) il testo, body copy; ........................ c) lo slogan, head line. Il primo di questi elementi, l'immagine, eÁ ovviamente la foto o il disegno che devono avere la capacitaÁ di catturare immediatamente l'attenzione del pubblico. Lo slogan eÁ la tipica frase pubblicitaria, costituita da una formula sintetica, Il messaggio pubblicitario, dunque, utilizza due linguaggi diversi: molto espressiva, facile da ricordarsi. Il testo eÁ il contenuto del messaggio pubblicitario, che ha lo scopo di spiegare nei particolari le caratteristiche e le funzioni del prodotto reclamizzato. . ......" a) quello verbale scritto b) quello visivo; U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 84 la pubblicitaÁ, pertanto, eÁ una forma di comunicazione mista, tipica espressione dei mezzi di comunicazione attuali come la televisione che fa uso di piuÁ linguaggi contemporaneamente. I due linguaggi usati dalla pubblicitaÁ, il visivo e il verbale, possono rivestire diversa importanza in quei messaggi che appaiono su quotidiani, riviste o manifesti murali; puoÁ prevalere lo spazio e il rilievo dato al linguaggio visivo (ovvero all'immagine) o quello dato al linguaggio verbale. Fino a un certo numero di anni orsono, si dava piuÁ spazio al testo scritto, anche perche la gente non era abituata alla comunicazione per immagini. Attualmente la situazione si eÁ rovesciata: molto spesso eÁ l'immagine a prevalere sulla parte scritta del messaggio. La spiegazione eÁ evidente: siamo ormai abituati dalla televisione al linguaggio delle immagini che, a poco a poco, sta soppiantando quello verbale scritto per la sua capacitaÁ di raggiungere piuÁ rapidamente e piuÁ facilmente l'attenzione e la comprensione del pubblico. Il linguaggio La pubblicitaÁ, eÁ una forma di comunicazione mista, tipica espressione dei mezzi di comunicazione attuali, come ad esempio la televisione, che fa uso contemporaneamente di piuÁ linguaggi. Il messaggio pubblicitario, infatti, utilizza, come altri tipi di linguaggio che hai studiato lo scorso anno (vedi fumetto), due linguaggi diversi: . . .........." 1) dall'immagine (visual) principale del messaggio, ossia quella che deve catturare immediatamente l'attenzione del pubblico; 2) da una seconda immagine del prodotto reclamizzato, Á piccola rispetto al visual. (pack-shot) piu .........." 1) dallo slogan (head line) e cioeÁ dalla tipica frase pubblicitaria, di solito una formula sintetica, molto espressiva, facile da ricordare, scritta solitamente a caratteri piuÁ grandi ed evidenti; 2) dal testo (body copy), che costituisce il contenuto del messaggio pubblicitario e che ha lo scopo di spiegare nei particolari le caratteristiche e le funzioni del prodotto reclamizzato e per questo utilizza un maggior numero di parole, scritte in caratteri piuÁ piccoli; 3) dalla frase conclusiva (payoff o baseline), che completa il messaggio e percioÁ si trova alla fine di questo; eÁ scritta generalmente con caratteri piuÁ grandi rispetto al testo, ma piuÁ piccoli rispetto allo slogan. quello visivo, costituito: quello verbale, costituito: U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI I due linguaggi usati dalla pubblicitaÁ rivestono diversa importanza a seconda del ruolo preponderante che si voglia dare all'uno o all'altro: puoÁ prevalere talvolta lo spazio e il rilievo dato all'immagine o, al contrario, al testo scritto. Fino a qualche anno fa era la «parola» a prevalere sull'immagine; da qualche tempo, invece, la situazione si eÁ rovesciata e nell'attuale societaÁ, in cui la televisione ci ha abituati al linguaggio per immagini, il testo scritto eÁ stato sempre piuÁ soppiantato dall'immagine, che raggiunge piuÁ rapidamente e piuÁ facilmente l'attenzione e la comprensione del pubblico. MISTI 85 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 86 ................................... Chi scrive i testi per la pubblicitaÁ? Si chiama copywriter il professionista incaricato di scrivere i testi della pubblicitaÁ; eÁ un esperto della comunicazione, dal momento che il messaggio pubblicitario deve necessariamente essere breve, ma incisivo e capace di catturare l'attenzione e l'interesse anche del piuÁ distratto fra i lettori delle pagine pubblicitarie, alla cui lettura di solito si riserva solo poco tempo. ................................... d I linguaggi specifici Nell'ambito della comunicazione pubblicitaria i messaggi non vengono affidati a un sistema di normale comunicazione linguistica, ma a un linguaggio particolare che Ð unito alle immagini Ð ha la capacitaÁ di evocare nella mente del pubblico idee e sensazioni tali da persuaderlo all'acquisto. Questa forma di comunicazione usa, dunque, in un modo liberissimo, stravolgente, fantasioso, spesso completamente sgrammaticato, parole e frasi, moltiplicandone i significati e suggerendone di nuovi. Unico requisito indispensabile ad uno slogan ben riuscito eÁ che esso sia originale ma, nello stesso tempo, facile da ricordare. Si eÁ cosõÁ formato un nuovo codice di comunicazione. Il linguaggio pubblicitario, alla continua ricerca di tecniche linguistiche e di artifici retorici che sappiano creare efficaci richiami per i consumatori. d Il linguaggio della letteratura ............ In pubblicitaÁ il linguaggio di poeti e scrittori? Ma no, via eÁ impossibile, starete pensando... Eppure eÁ cosõÁ, molti pubblicitari per far ``colpo'' sull'acquirente attingono al repertorio della letteratura, a volte rielaborando i testi, altre citandone integralmente brevi frasi. . ....... ." U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI MISTI 87 Ma percheÂ? Perche la citazione di un'opera letteraria, ma anche piuÁ semplicemente del titolo di un film o di una canzone, oltre a essere una piacevole sorpresa, crea un'intesa con il lettore in quanto fa appello alle sue conoscenze, al suo bagaglio culturale. Talvolta i pubblicitari creano l'atmosfera del racconto o della fiaba, costruendo microstorie. ............ . ............" d Il linguaggio della quotidianitaÁ Nei messaggi pubblicitari spesso ritroviamo espressioni tipiche del linguaggio quotidiano, con frasi brevi e un lessico non particolarmente ricercato. La sintassi molte volte eÁ un po' approssimativa proprio per ricalcare i modi di dire piuÁ frequenti nella lingua parlata. Ma percheÂ? Perche il linguaggio quotidiano serve a mettere a proprio agio il lettore, facendogli credere che chi gli parla eÁ un amico di cui si puoÁ fidare. I pubblicitari spesso, nel body copy, imitano pagine di diario, lettere, dediche, particolarmente adatte a creare un clima di familiaritaÁ e intesa con il lettore. In queste, con tutta sinceritaÁ e con un linguaggio semplice, si raccontano avvenimenti, si rivelano emozioni e si esprimono sentimenti che appartengono alla vita reale. Viano. ``A dire il vero, volevamo solo andare al mare''. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 88 d Il linguaggio della tecnologia e della scienza Tra i linguaggi specifici ritroviamo anche termini ``difficili'' perche sono ripresi dal mondo scientifico. Ma a cosa servono in una pubblicitaÁ? Non distolgono i lettori? E allora percheÂ? Perche quando in un messaggio pubblicitario sentiamo parlare di «radicali liberi», di «Ph neutro», di «trigliceridi», probabilmente non sappiamo di che cosa si tratti, ma rimaniamo favorevolmente impressionati, perche abbiamo la sensazione di essere di fronte a una grande scoperta scientifica, frutto dei progressi della ricerca. . ....." U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO d D - I TESTI La manipolazione della lingua I pubblicitari utilizzano la lingua in un modo insolito e sorprendente, come? Creando parole nuove: utilizzando prefissi e suffissi, derivando un termine da un altro e mescolando o combinando tra loro parole diverse. Utilizzando l'aggettivo in funzione di avverbio. CosõÁ, per esempio, in «Stira facile» invece di «stira facilmente» o in «Mangia sano» invece che «in maniera sana». Conosci altri esempi di questo tipo? Prova a ricercarli sulle riviste o a reperirli nella pubblicitaÁ televisiva. Frantumando il discorso, costruendo cioeÁ frasi brevi, spesso senza verbo (frasi nominali), semplicemente accostate l'una all'altra, fatte per colpire il lettore e imprimersi nella sua mente. A volte, arrivando a giustapporre una serie di sostantivi, disponendoli in rapida successione. Spesso accostano o frasi costruite in modo identico o in cui si ripetono le medesime parole. Utilizzando parole o espressioni straniere, talora mescolandole all'italiano. . ............" ..... ................. MISTI 89 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 90 Strategie per decodificare le parole Come per qualsiasi altra forma di comunicazione (letteratura, pittura, cinema ecc.) anche gli autori (i pubblicitari) dei messaggi pubblicitari si avvalgono di strategie per comporre al meglio le proprie ``opere''. L'inserzione pubblicitaria ha come scopo primario quello di persuadere, per cui eÁ determinante l'adozione di strategie adeguate al fine di colpire l'attenzione di chi deve comprare. Ecco allora alcune delle piuÁ importanti strategie che vengono utilizzate, a volte anche mescolate sapientemente tra loro. A) Cominciamo da una strategia che utilizza forme linguistiche volte a meravigliare il lettore, attraverso giochi di parole, trovate insolite e divertenti. Abbiamo giaÁ accennato al fatto che la pubblicitaÁ usa tecniche e accorgimenti di cui si SUGGESTIONARE servono poeti e scrittori per abbellire e arricchire i loro testi. Nelle pagine che seguono abbiamo cercato di raggruppare tutti questi "artifici" di suono, di lessico, di costruzione della frase che servono per dare forza ai messaggi pubblicitari. Esempi 1 Uso della rima La bontaÁ non ha l'eguale se il gelato eÁ artigianale Modulo Blu ... E non ci pensi piuÁ! «Sogni belli con espresso Bonomelli» 2 Uso dell'assonanza «Cibalgina... e a posto come prima». 3 Uso di onomatopee «Cin Cin Cinzano» (l'espressione Cin Cin richiama il ticchettio dei bicchieri nel brindisi) «Fine di un ZZZZ: Vape» (reclame di un insetticida; ZZZZZ evoca il ronzio delle zanzare) «Tutta l'Italia fa Slurp» (pubblicitaÁ di una marca di gelati; l'onomatopea evoca il rumore che si produce gustando un gelato) «La apri con un Click, la chiudi con un Clack» (il richiamo eÁ quello di una chiave che gira per aprire o chiudere una portiera, in questo caso di una automobile. 4 Raddoppiamento della parola «Lievito vanigliato Pane degli Angeli. Il lievito-lievito per tutte le forme». «LibertaÁ delle gambe. Nuova libertaÁ con Arwa Pep, la calza-calza». U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO 5 6 7 8 D - I TESTI MISTI 91 Uso di varie figure retoriche Allitterazione: «Cipro. Un amore reciproco». «Chi Neri beve ne ribeve». Anafora: «Perfette le parole, perfette le lettere» (pubblicitaÁ di un personal computer). Metafora: «La Coop sei tu». «Sbuccia la tua oransoda». Á bello camminare in una valleverde». (Valleverde, marca di calzature «E pubblicizzate per la loro comoditaÁ) Similitudine: «Megara parfum, indimenticabile, come te». Uso di forme abbreviate «Deo»: per deodorante; «Budi»: marca di budino; «PomõÁ»: passato di pomodoro; «Sanbitter»: Bitter San Pellegrino; «Oro Pilla brandy»: confidenzialmente O.P. Invenzione di parole (neologismi) «mangiasporco»; «gengiprotettivo»; «digestimola»; «sciacquamorbido»; «sciccosa»; «comodosa»; «risparmiosa». Imitazione di proverbi o modi di dire Á la frase scelta da un gestore telefonico per «Certe cose eÁ meglio dirsele in faccia. Auguri». E pubblicizzare il nuovo modello di video-telefono fisso. «Ho tanta fama che vedo Vismara»: pubblicitaÁ di una marca di salumi, che si ispira al modo di dire «ho tanta fame che vedo doppio». «L'unione fa la gola»: pubblicitaÁ per prodotti alimentari tedeschi, che riprende, modificandolo, il noto proverbio «l'unione fa la forza». U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 92 9 10 11 12 13 Mescolanza di prefissi di eccellenza, uso di suffissi superlativi per aggettivi e nomi Alfasud: superspecial5portextralusso Diorissimo; Insalatissime; Pomodorissimo Uso di espedienti grafici «CafffeÁ»; «frrriabilissimo»; «Ritmo -S-S-S-silenziosa»; «non c'eÁ SSSTRAP con Ace». Uso di giochi di parole A MARE Catania-Salerno» «Autostrada D'& «Belle e posate» (recita una marca di oggettistica da cucina). «Se tuo figlio gioca solo tu ti prendi gioco di lui». Á ora di leggere l'ora». «E «Meno contanti piuÁ contenti». Uso di doppi sensi «Diamoci un mondo di baci». «Concedetevi il lusso di perdere il filo» [pubblicitaÁ per una marca di telefoni senza filo]. Á nostra la prima rete dei Mondiali» [pubblicitaÁ per le aziende italiane realizzatrici della «E rete di telecomunicazioni durante i mondiali di calcio del 90', disputati in Italia]. «Honda concerto eÁ un'altra musica» [pubblicitaÁ per uno dei modelli di auto della casa Honda, chiamata «concerto»]. «Il pinguino piuÁ bello e piuÁ richiesto ha messo su famiglia» [pubblicitaÁ per un condizionatore d'aria, chiamato «pinguino», la cui casa produttrice ha creato nuovi modelli]. Uso di termini ed espressioni straniere «Do you Spic & Span?» (si chiede al compratore di un noto detergente per la casa). «No Martini, no party» (dice ammiccante un noto attore). «Flower generation (pubblicitaÁ di una marca di gioielli che si ispira ai fiori). U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI MISTI 93 B) Tra gli obiettivi della pubblicitaÁ c'eÁ anche quello di fornire agli acquirenti una serie di informazioni. Ma come? Descrivendo il prodotto, illustrandone le caratteristiche, se ne fanno risaltare le qualitaÁ. Spesso, per informare, la pubblicitaÁ utilizza, come abbiamo visto, il linguaggio scientifico e tecnologico. INFORMARE Limitandosi peroÁ a informare, si corre il rischio di annoiare il lettore con argomenti tecnici che non sono in grado di attirare l'attenzione. Infatti abbiamo giaÁ notato che il linguaggio della scienza e della tecnica viene utilizzato piuÁ per offrire un'immagine di competenza e affidabilitaÁ che per fornire una reale informazione. C) Ebbene sõÁ; se il lettore si annoia eÁ la fine... Allora giocando con le parole si puoÁ attirare l'attenzione. Ma come? Attraverso l'uso di parole o espressioni iperboliche. Esagerando nell'esaltare le caratteristiche di un prodotto lo si pone, per cosõÁ dire, su un piedistallo. ESAGERARE Esso viene mostrato come superiore a tutti gli altri prodotti dello stesso tipo. Attenzione.... dunque alle parole!!: «Lava cosõÁ bianco che piuÁ bianco non si puoÁ». «Una pizza eÁ piuÁ pizza con Coca Cola». «L'amarissimo che fa benissimo». U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 94 Strategie per decodificare le immagini Quando ti trovi di fronte a una pubblicitaÁ su carta stampata cosa cattura prima la tua attenzione? Sicuramente l'immagine, grafica o fotografica che sia. I pubblicitari sanno bene che la forza di un messaggio sta prevalentemente nell'impatto visivo e usano l'immagine, come il pescatore usa l'esca per catturare i suoi pesciolini. Il visual, ossia l'immagine, eÁ il perno su cui ruota tutto il messaggio, sia quando c'eÁ un diretto rapporto tra prodotto e immagine sia quando apparentemente ci sembra che siano scollegati. Ma quali sono le strategie piuÁ adottate che fanno da esca? ............... ." Sono davvero tante le pubblicitaÁ in cui vediamo neonati, bambini, cagnolini, uccellini e cosõÁ via. Ma dove sta l'esca vi starete chiedendo. Ebbene quando si legge un'inserzione gli adulti generalmente sono prevenuti o sospettosi, ma se A) Rappresentazione c'eÁ una di queste esche i dubbi si dissolvono perche esse fanno leva suldi bambini o l'istinto di protezione; inteneriscono il lettore e lo dispongono a leggere il cuccioli di animali testo e... infine a comprare il prodotto, anche se eÁ piuÁ costoso rispetto a un altro simile! . .......... ." . U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI MISTI 95 . ........." In molti casi la pubblicitaÁ si avvale dei volti di personaggi importanti del mondo dell'arte o dello spettacolo. Esse servono ad attirare immediatamente il lettore mostrandogli qualcosa che gli eÁ giaÁ familiare, in quanto parte del suo baB) Uso di immagini gaglio culturale. Il riferimento al mondo dell'arte «nobilita» in qualche «illustri» modo il prodotto reclamizzato, mentre le scherzose modifiche apportate all'opera originale (l'inserimento di un romanzo della collana che viene reclamizzata) generano, nel lettore, stupore e divertimento. Nel caso poi di personaggi famosi contemporanei i cosiddetti testimonial (attori, cantanti, calciatori, presentatori ecc.) le loro immagini costituiscono un'esca, in quanto raffigurano modelli con cui la maggir parte delle persone vorrebbe identificarsi. Il prodotto reclamizzato eÁ proposto, a questo punto, come strumento per ottenere cioÁ che quelle persone mostrano di aver raggiunto: soddisfazione umana e professionale, successo, amore, libertaÁ ecc. ............ . .............. ." U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 96 D3 Il cinema Dall'idea alla sceneggiatura «Ogni film nasce da un'idea. Per scrivere un film, dunque, eÁ necessario appropriarsi di un'idea, essere capaci di individuarla e di fissarla. L'idea cinematografica, rispetto al film, alla pellicola impressionata e montata, ha la stessa funzione che ha la testa nel corpo umano». Le parole di Ugo Pirro, uno dei nostri migliori sceneggiatori (Indagine su un cittadino al disopra di ogni sospetto, Il giardino dei Finzi Contini, La classe operaia va in Paradiso, solo per citare alcuni suoi lavori), introducono assai bene il discorso sulla fase iniziale della realizzazione di un film. Gian Maria VolonteÂ, con Florinda Bolkan, in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: «Per scrivere un soggetto» dice Ugo Pirro «ci vuole, innanzitutto, un'idea. Questo film, per esempio, eÁ nato da una banale osservazione. Questo primo momento prende il nome di fase letteraria, e si articola in quattro passaggi, che conducono alla forma scritta finale. La fase letteraria prepara la realizzazione del film delineando l'intreccio della storia e il carattere della narrazione. ................................ Essa prevede: 1) 2) 3) 4) stesura stesura stesura stesura del soggetto; della scaletta; del trattamento; della sceneggiatura. ................................ A operare nella fase letteraria sono: il soggettista (o piuÁ di uno), lo sceneggiatore e, in moltissimi casi, il regista. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI 97 MISTI Analizziamo ora piuÁ da vicino i quattro passaggi. 1 Il soggetto ...... Ora leggerai l'inizio di un racconto scritto da un grande narratore, Cesare Zavattini; il racconto ha costituito l'idea di base, il soggetto originale del film «Umberto D», girato nel 1952 dal regista Vittorio De Sica. Il testo ha dimensioni ridotte, la forma eÁ decisamente letteraria. Lo spunto narrativo, da cui eÁ «partito» lo scrittore, puoÁ facilmente riassumersi in poche parole: momenti drammatici o pateticamente comici della vita di un pensionato, la cui modesta pensione non puoÁ Á questa la prima «tappa» nella proassicurargli una tenore di vita decoroso. E gettazione del film, nella quale mancano indicazioni sull'ambientazione. . .... ." Che cos'eÁ un vecchio? I vecchi puzzano, disse una volta un ragazzo. Io temo che sui vecchi non la pensino diversamente molti che questa frase crudele non hanno mai detto. Esagerato? Io voglio raccontarvi la storia di un vecchio e mi auguro alla fine che non direte che l'ho inventata io. Si chiama Umberto D., ha sessant'anni e una faccia sorridente perche ama la vita, l'ama tanto che protesta con tutte le forze contro il Governo che non vuole aumentare la sua magra pensione. Non meravigliatevi quindi se lo vediamo a un ordinato corteo di vecchi che attraversano la cittaÁ con dei cartelli sui quali eÁ scritto Vogliamo soltanto il necessario per vivere. Ma le guardie hanno avuto l'ordine di proibire ai dimostranti di proseguire e i dimostranti cercano allora di forzare il cordone. Ne nasce un parapiglia. Niente di grave, per fortuna. Il nostro Umberto con le sue gambe un po' arrugginite fugge per una via traversa; quasi pentito, certamente meravigliato, di avere osato tanto. A un angolo della strada incontra altri vecchi che corrono, e con loro si rifugia in un portone. Tenteranno un'altra volta, dicono. La speranza li sorregge. Hanno lavorato trent'anni, quarant'anni fedeli allo Stato, curvando la schiena per il miraggio di una vecchiaia tranquilla. La loro vecchiaia invece eÁ piena di umiliazioni. .......................... Á la storia del film. Tecnicamente parlando, consiste in un E primo abbozzo della vicenda che si vuole narrare nel film, sintetizzato in un racconto di lunghezza variabile (di solito cinque-venti pagine). (da Umberto D. Dal soggetto alla sceneggiatura, Milano-Roma, Bocca 1953) Luchino Visconti eÁ stato uno dei nostri maggiori autori cinematografici e si eÁ spesso ispirato ad opere letterarie (Morte a Venezia, Il Gattopardo, Ossessione, Le notti bianche). Altri registi «modellano» il soggetto secondo la propria visione (anche poetica e favolistica) del mondo della realtaÁ, come Federico Fellini o Cesare Zavattini. ................................ il soggetto puoÁ essere: originale, quando viene pensato e scritto espressamente per il cinema; derivato, quando proviene da opere letterarie (liberamente tratto da... o ispirato a...) oppure da fatti di cronaca, di storia. ................................ U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 98 2 La scaletta Á possibile ora passare alla seconda E tappa, la scaletta ovvero alla descrizione della successione delle scene con l'indicazione sommaria di cioÁ che accade. Leggiamo come si eÁ trasformato, dopo il trattamento, l'inizio del racconto. Una volta approvato il soggetto (dal produttore, per esempio), viene redatta la scaletta: il soggetto viene riÁ schematica, in punti, ordinati scritto in forma piu cronologicamente, seguendo la successione degli avvenimenti cosõÁ come dovranno apparire nel film. ...... . ............. ." 3 Il trattamento Leggiamo ora come il testo narrativo eÁ stato modificato nella terza tappa di scrittura del film; il trattamento. Lo spunto narrativo eÁ stato sviluppato e approfondito; sono stati precisati i luoghi dell'azione e la cittaÁ (ambientazione); vengono definite meglio le situazioni e il tutto risulta piuÁ funzionale a descrivere le varie scene in cui si articola la vicenda. Diverso eÁ quindi il «registro» di scrittura; ad esempio il corteo di protesta dei pensionati eÁ diventato un corteo di protesta per la tassa sui cani e in tal modo il protagonista viene presentato in una condizione di solitudine e di disagio economico, con l'aggiunta di qualche particolare comico. ... . ............ ." Corteo dei vecchi pensionati in via Nazionale. Presentazione di Umberto e del suo cane. La Celere scioglie il corteo perche fatto senza permesso: nei pressi del Viminale. Umberto si rifugia durante il fuggi-fuggi in un portone con un altro vecchio: il vecchio, uditi i suoi guai, gli consiglia un posto dove si ottengono piccoli prestiti. [...] (op. cit.) Á una fase intermedia: i punti ordinati nella scaletta E vengono raggruppati in blocchi narrativi; il film viene descritto per esteso, capitolo per capitolo. C'eÁ uno sviluppo del racconto cinematografico in forma letteraria, per evidenziare meglio scene e personaggi. Una bella mattina d'autunno uno strano corteo percorre le vie di Roma. Sono cinque o seicento persone, forse di piuÁ, ciascuna delle quali porta al guinzaglio un cane, persone di tutte le etaÁ e di tutte le condizioni sociali. Il corteo eÁ serio e disciplinato e i cani si comportano bene come i loro padroni. Il corteo si dirige tra la curiositaÁ dei cittadini verso piazza Venezia. Non riusciamo a capire di che cosa si tratta. Pensiamo, vedendo apparire in fondo l'Altare della Patria, che il corteo si diriga laÁ per un omaggio, ma invece svolta a destra e sale la scalinata del Campidoglio. Ma sul sommo della scalinata ecco apparire un folto nugolo di guardie che avanza deciso verso il corteo. Il corteo si ferma. Il capo delle guardie dice che il corteo non puoÁ salire nella piazza del Campidoglio. Molti del corteo protestano, gridano, spingono, vogliono proseguire. Allora le guardie sono costrette a fermarli con la forza. Un tale sale sul piedistallo di una statua e si mette ad arringare la folla mentre le guardie si ritirano sull'alto della scalinata in attesa degli eventi. L'oratore ci fa sapere con parole patetiche che queste persone rappresentano i padroni di cani di tutta Roma venuti qui per protestare contro una nuova tassa sui cani [...]. (op. cit.) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO Vediamo ora come venga elaborato in fase di trattamento un altro spunto del «soggetto». Prendiamo ad esempio la frase «ha una faccia sorridente perche ama la vita, l'ama tanto che protesta ecc.» che viene trasformata nella seguente scenetta. D - I TESTI MISTI 99 ............................. Umberto D. esce dalla mensa con un altro vecchio molto malvestito. ``Che bel sole'' dicono appena in strada. Umberto dice che il mondo eÁ bello e che a lui basterebbe che aumentassero di poco la pensione per essere felice. ............................. ................. . ........." E ancora vediamo come la decisione del vecchio di chiedere l'elemosina, mentre nel testo eÁ descritta come un maldestro tentativo malriuscito per l'arrivo di una persona conosciuta, nel trattamento si trasforma in una scenetta comica (gag) che saraÁ mentenuta nel film. (op.cit.) Il vecchio si appoggia al muro e resta lõÁ fermo per un minuto. Poi allunga una mano. Passa un uomo frettoloso. Umberto si vergogna e fa finta di avere allungato la mano per vedere se piove. Allora anche l'uomo frettoloso guarda in alto, scruta il cielo, poi prosegue. (op. cit.) Dal trattamento, utilissimo per avere idee piuÁ precise sul film che si deve realizzare, si passa alla sceneggiatura (in alcuni casi alla pre-sceneggiatura). U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 100 4 La sceneggiatura Dalle schematiche indicazioni della scaletta possiamo passare alla quarta tappa di scrittura, la sceneggiatura vera e propria, che eÁ il punto di riferimento per la messa a punto di tutte le procedure sia tecniche che organizzative della realizzazione di un film. Leggiamo come ancora una volta si eÁ trasformato il testo originale che eÁ diventato un bozzetto fra il comico e il patetico in cui si mette in luce la mancanza di solidarietaÁ nei confronti dei vecchi. Nella sceneggiatura il trattamento viene sviluppato e tutto cioÁ che deve essere narrato nel film viene descritto minuziosamente. Ogni azione, ogni passaggio e ogni stato d'animo sono quasi visualizzati. La sceneggiatura eÁ in pratica il film scritto. Un corteo ordinato e pacifico percorre una strada centrale. Il corteo eÁ composto soprattutto di vecchi e vecchissimi. Ce ne sono dei curvi, degli zoppicanti, di quelli che faticano a seguire il corteo e fanno delle brevi corsettine per stare a fianco degli altri. Quelli di testa hanno dei grandi cartelli sui quali eÁ scritto: Abbiamo lavorato tutta la vita. Anche i vecchi devono mangiare. Giustizia per i pensionati. Siamo i paria della Nazione. Aumentate le pensioni. La gente ai lati della strada guarda indifferente questo corteo. Qualcuno sorride. Qualche guardia segue e sorveglia con discrezione i dimostranti. Un autobus sopraggiunge da Piazza Venezia con un grande strombettio obbliga il corteo a un rapido scompaginamento STROMBETTIO DELL'AUTOBUS. L'autobus prosegue portandosi dietro una scia di proteste del corteo che si ricompone in fretta. IMPRECAZIONI, GRIDA DI DIMOSTRANTI ................. . .........." Il corteo svolta per una via laterale. Via laterale - Esterno, giorno Il corteo sta dirigendosi verso una piazzetta. LaÁ in fondo appare un nugolo di guardie su camionette che sbarrano la strada. Il corteo prosegue in silenzio. ABBASSAMENTO DEL BAMBINO. Un bambino dal marciapiede abbaia verso un cane che un vecchio sui sessant'anni Ð Umberto D. Ð (un vecchietto molto simpatico, sempre un po' imbarazzato, vestito modestamente ma con dignitaÁ) tiene al guinzaglio. Il cane risponde abbaiando e cercando di svingolarsi dal guinzaglio per correre contro il bambino. ABBAIAMENTO DEL CANE. Il bambino sul marciapiede gli cammina a fianco continuando ad aizzarlo con abbaiamenti. Il vecchio a disagio per l'abbaiamento del cane, guarda i suoi vicini di corteo con l'aria di chi vuole domandare scusa: poiche il cane continua ad abbaiare, Umberto D. minaccia di inseguire il bambino, batte i piedi. Il bambino scappa via mentre ... ... tutti i dimostranti cominciano a scandire in coro le proteste. CORO PROTESTE: Au - men - to! Au - men - to! Au - men - to! Au men - to! Pen - sio - ni! Pen - sio - ni! Il vecchio si associa anche lui al coro dei dimostranti dopo un attimo di esitazione come a prendere coraggio, mostrando cosõÁ la sua timidezza. (op. cit) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI MISTI 101 Dalla sceneggiatura al film ... La sceneggiatura si differenzia dal trattamento perche invece di essere scritta per esteso su tutte le righe viene redatta su due colonne affiancate, come se ciascun foglio fosse diviso per metaÁ nel senso dell'altezza. La colonna di sinistra eÁ detta parte visiva, quella di destra parte sonora. 1 .......................... Nella parte visiva si riscontra: Ð la numerazione progressiva delle inquadrature nell'ordine in cui devono essere montate nel film; Ð le indicazioni tecniche per l'operatore; Ð gli attori che compaiono nell'inquadratura, i loro movimenti, le azioni da svolgere. .......................... 2 Nella parte sonora sono riportati i dialoghi ed eventualmente le indicazioni di rumori ritenuti indispensabili e della musica. Altra caratteristica della sceneggiatura eÁ che ogni ambiente ha inizio su pagina nuova anche se nella pagina precedente c'eÁ spazio libero; cioÁ per facilitare l'estrazione dal copione della pagina o delle pagine relative a un dato ambiente. La sceneggiatura eÁ scritta da scrittori specializzati, gli sceneggiatori; tuttavia eÁ importante che alla sua stesura partecipino, anche in forma saltuaria: ................................ Ð il regista, che dovendo realizzare tecnicamente e artisticamente il racconto, ha necessitaÁ di discutere lo svolgimento della trama; Ð il produttore, per evitare che la sceneggiatura preveda la realizzazioni troppo costosa o non rispondenti agli scopi commerciali che egli si prefigge; ................................ Ð l'operatore e il montatore per opportuni consigli o suggerimenti tecnici. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 102 Le tappe obbligate della sceneggiatura sono: .. ." . . .. ." Le principali indicazioni tecniche riportate nella parte visiva della sceneggiatura sono: i campi di ripresa; i piani di ripresa; i passaggi di inquadratura; le posizioni della macchina da presa (mdp); d i movimenti della macchina da presa; d l'illuminazione. d d d d la lettura del testo; la sua comprensione letterale; l'approfondimento dei contenuti; la segmentazione e ripartizione del soggetto in vari quadri (scenette) ovvero in unitaÁ di azioni finite e significanti; d l'ambientazione spazio-temporale dei vari quadri (scenografia, effetti luce, suoni...). d d d d La grammatica e la sintassi del film Nel linguaggio cinematografico: .... ... d il film eÁ una successione di sequenze; ..... ........ d la sequenza eÁ una successione di scene; ....... ....... d la scena eÁ una successione di piani; d ...... ... ......... il piano eÁ una successione di fotografie; d la fotografia eÁ un'immagine. ................................................. 2 3 4 5 L'immagine fotografica eÁ la realtaÁ registrata sulla pellicola. - I TESTI MISTI 103 L'immagine cinematografica eÁ una pura astrazione; non va vista a se stante ma solo in funzione del movimento. Il piano eÁ il primo frammento cinematografico; l'insieme di diversi piani crea il linguaggio cinematografico. Quando l'azione diviene piuÁ intensamente interessante la macchina da presa si avvicina progressivamente al soggetto e viceversa. Le sequenze sono veri e propri atti, come quelli convenzionali del teatro, e si possono sviluppare in scenari diversi. Il montaggio eÁ il legame tra le sequenze e le scene ed eÁ il mezzo principale per raccontare cinematograficamente. Per raccontare visivamente una scena il regista cerca i piani piuÁ adatti, come lo scrittore per le sue frasi cerca le parole piuÁ appropriate. Il vocabolario cinematografico eÁ fatto di piani, di punti di vista, di movimenti di macchina e dei modi tecnici che legano tra loro le varie inquadrature. Come le parole della lingua parlata, questi diversi mezzi d'espressione non possono essere usati a caso ma secondo regole precise contenute in una grammatica cinematografica ideale. Un'inquadratura acquista significato solo in rapporto con quella che la precede e con quella che la segue. La grammatica deve essere completata dalla sintassi cinematografica, che studia i modi di regolare la successione delle inquadrature e delle scene. I modi espressivi indicati nella sceneggiatura costituiscono la grammatica del film, quelli derivanti dal montaggio la sua sintassi. Il direttore della fotografia deve poter contare su un rapporto di particolare sintonia con un laboratorio di sviluppo e stampa. «Non mi sarebbe stato possibile giocare con i colori com'eÁ accaduto con E la neve va, se non avessi potuto lavorare in costante collaborazione con il mio stampatore» spiega, in questo senso, Giuseppe Rotunno che, come dimostra la foto, ha sottoposto ad un viraggio che eÁ un vero e proprio invecchiamento d'epoca le immagini della prima parte del film. ...................................................................... 1 D ................. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO .......................................................... U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 104 d Il linguaggio cinematografico e i codici specifici Come abbiamo visto, il linguaggio cinematografico prende forma e assume una struttura ben precisa attraverso la complementarietaÁ e l'integrazione di vari linguaggi. Non eÁ il risultato di una somma di linguaggi diversi e autonomi, piuttosto un linguaggio specifico, unico, che si avvale di altri linguaggi. Schematizzazione dei campi di ripresa e dei piani di ripresa Questi ultimi concorrono, insieme, al risultato finale: un prodotto audio visivo - cinetico composto da immagini, che proiettate su di uno schermo bianco ricreano una realtaÁ illusoria (ha somiglianza con la realtaÁ, ma non eÁ la realtaÁ). Anche il tempo e lo spazio non sono tempi e spazi reali, ma tempi e spazi cinematografici: un anno puoÁ essere ridotto nello spazio di pochi minuti di film, un ambiente ristretto puoÁ invece apparire molto piuÁ grande; tempo e spazio, inoltre, possono essere annullati e fusi in un'ulteriore entitaÁ cinematografica, i sogni, i ricordi, infine, possono essere visualizzati dai flash-back. Il linguaggio cinematografico, proprio in quanto linguaggio, ha nella sua struttura codici e sotto-codici, che lo sostanziano dando vita a meccanismi simili alla sintassi e alla grammatica del linguaggio verbale. Come la lingua italiana, anche quella filmica ha una sintassi, una grammatica e una punteggiatura. Data la complessitaÁ della materia, che per altro non puoÁ assoggettarsi a rigide regole, abbiamo preferito riassumere questi nuovi elementi in uno schema sufficientemente lineare che puoi leggere alla pagina seguente: U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI MISTI 105 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 106 Riprese e inquadrature Le riprese possono avvenire attraverso varie angolazioni: orizzontale, verticale, oblique, dall'alto, dal basso, di fronte. In particolare 1 2 la ripresa dall'alto: eÁ utile per variare nel racconto la continuitaÁ delle sequenze; comunica un senso di schiacciamento e inferioritaÁ; la ripresa orizzontale e centrale: equilibra perfettamente il soggetto nell'inquadratura; 3 la ripresa da rasoterra: crea effetti e sensazioni carichi di mistero; 4 la ripresa dal basso: crea effetti di slancio e imponenza; 5 la ripresa angolare: accentua lo slancio, il movimento e la prospettiva della scena; crea dinamismo e tensione. L'inquadratura eÁ la porzione di spazio che la cinepresa ci pone davanti agli occhi. Si distingue in piani e campi. d I piani Immaginiamo un fotogramma ripreso da una cinepresa o da una telecamera oppure scattato da una macchina fotografica. Esaminiamo le posizioni dei personaggi: essi possono presentarsi piuÁ o meno vicini all'obiettivo; in base a cioÁ si definiscono i diversi «piani»: ... ..... ............ ... ...... dettaglio: eÁ l'inquadratura di un piccolo particolare del corpo umano o di un oggetto che occupa completamente l'immagine, cui si vuole dare particolare risalto; primissimo piano (P.P.P.): viene inquadrato solo il viso, che copre interamente l'immagine; mette in evidenza, attraverso gli occhi, i sentimenti, gli atteggiamenti e i muscoli facciali; ...... primo piano (P.P.): la figura umana viene inquadrata dalle spalle in su; eÁ usato con gli stessi scopi del primissimo piano; serve per evidenziare le battute e le parole decisive pronunciate dal soggetto; U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO ............. ............... D - I TESTI 107 piano medio (P.M.): la figura umana eÁ inquadrata dalla cintura in su, a mezzo busto; viene usato nei dialoghi per accentuare i contrasti verbali o evidenziare gli scontri di carattere; piano americano (P.A.): la figura umana viene inquadrata dalla testa alle ginocchia; evidenzia i movimenti degli arti superiori. .......... figura intera (F.I.): il soggetto eÁ inquadrato da capo a piedi; serve sia per le situazioni statiche che per le azioni dinamiche. ... Un caso a parte eÁ il piano sequenza, una lunga inquadratura in movimento di un'intera sequenza che si ottiene senza staccare la macchina da presa; la narrazione procede, in questo modo, con un ritmo piuÁ lento, e nel contempo lo spettatore riceve una maggiore impressione di realtaÁ poiche la durata degli eventi nel film e nella vita reale coincide. MISTI U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 108 d I campi Á importante del campo; occupa mezza inquadratura e d campo medio: il soggetto eÁ l'elemento piu lascia spazio all'ambiente; Á lontano e occupa uno spazio limitato, mentre all'ambiente eÁ d campo lungo: il soggetto eÁ piu riservato uno spazio maggiore; Á ampio d campo lunghissimo: le figure eventuali appaiono lontanissime; viene inquadrato il piu spazio possibile; eÁ molto importante per l'ambientazione. Il montaggio Il momento finale della costruzione di un film, quello in cui esso assume la sua Á in questa fase che fisionomia definitiva rispetto alla sceneggiatura, eÁ il montaggio. E una serie di inquadrature, girate in tempi e luoghi diversi, vengono collocate in successione logica ed il racconto cinematografico prende materialmente vita. Il montaggio eÁ il risultato di due operazioni contestuali, quella del tagliare e quella dell'incollare; il taglio avviene giaÁ in fase di sceneggiatura e continua giornalmente fino alla fase conclusiva delle riprese, selezionando, in tal modo, le scene e le inquadrature piuÁ significative dal punto di vista narrativo e visivo. Dopo aver selezionato i vari spezzoni di pellicola, eÁ necessario incollarli scegliendo i raccordi piuÁ idonei a potenziare l'impressione di continuitaÁ spazio-temporale di ogni singola scena che eÁ stata precedentemente tagliata. Tra i raccordi ampiamente collaudati usati dal montatore ci sono: .. ........................ ..... la prima di un'altra; eÁ molto frequente nella cinematografia contemporanea perche conferisce un ritmo incalzante e veloce al racconto filmico. Un particolare tipo di raccordo per stacco, usato con molta cautela per non provocare un brusco salto visivo, eÁ il campo/ controcampo, usato soprattutto nelle conversazioni faccia a faccia tra due personaggi; si tratta di inquadrature che riprendono una volta un personaggio e subito dopo l'altro dal punto di vista opposto. ......... ........... d lo stacco: affiancamento dell'ultima inquadratura di una scena con d la dissolvenza: progressiva scomparsa di un'immagine fino al buio .......... ..... completo (in chiusura), o di definizione dell'immagine dal nero all'esposizione normale (in apertura). La prima serve a concludere un argomento, come la fine di un capitolo in un romanzo o di un atto in un dramma, la seconda a iniziarne uno nuovo. Generalmente la dissolvenza in chiusura si usa insieme a quella in apertura allo scopo di segnalare il passare del tempo tra due scene che si svolgono nello stesso luogo oppure per evidenziare il cambiamento di luogo tra due scene che si svolgono in ambienti diversi. d la dissolvenza incrociata: eÁ una dissolvenza in chiusura sovrimpressa a una in apertura: mentre il quadro svanisce, il quadro successivo prende forma dal buio fino alla luce normale. Viene impiegata per i titoli, o per l'ingresso e l'uscita da flash back (ritorno indietro della narrazione, per ricordare, ad esempio, una vicenda passata. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI Come il testo letterario, anche il cinema puoÁ manipolare il tempo e lo spazio. Un'intera vita puoÁ essere condensata in circa due ore di proiezione, grazie alla selezione del montaggio, che isola i momenti piuÁ significativi, ricorrendo a elissi temporali; si possono, inoltre, effettuare spostamenti all'indietro nel passato, mediante i flash back o nel futuro, mediante i flashforward (anticipazioni). Nel manipolare lo spazio, infine, il cinema, grazie al montaggio, puoÁ presentare nella stessa unitaÁ di tempo avvenimenti che si realizzano in luoghi diversi; nella stessa inquadratura, ad esempio, si possono vedere affiancate due persone che si stanno parlando al telefono, una in un interno, una in un esterno. Dall'avvento del sonoro in poi un ruolo importantissimo nel montaggio del film lo svolge la colonna sonora, costituita da parole, rumori e musica. Anche per essa si deve effettuare un'operazione di selezione e combinazione degli elementi sonori contestuale a quella degli elementi visivi (missaggio); musica e rumori sottolineano con efficacia le vicende narrate, esaltando per analogia o per contrasto le scene, le azioni e gli stati d'animo dei personaggi. Negli ultimi decenni, grazie soprattutto ai film di Spielberg e Coppola, si sono moltiplicati nel cinema gli effetti speciali che possono essere visivi, sonori, meccanici ed elettronici; con essi si intende l'uso di trucchi per creare realtaÁ che non esistono (dialogo tra un uomo ed un cartone animato; sdoppiamento di immagini; trasformazioni di uomini ecc.) o per simulare fenomeni naturali (la neve a Ferragosto). Le nuove tecnologie del computer e del cinema elettronico consentono alla cinematografia contemporanea di raggiungere risultati che sembravano impossibili con i trucchi tradizionali, al punto che sembra ormai prossimo un futuro in cui il computer simuleraÁ ogni parte di un film, dai personaggi, allo sfondo, all'azione. Qui sopra bozzetti originali di Rambaldi per E.T.. A destra il progetto relativo ai punti di movimenti di E.T. MISTI 109 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 110 L'analisi di un film d Leggere ... un film. Come? Quando, al termine del film, le immagini sono sparite dallo schermo, allo spettatore, che ha seguito la narrazione di una storia spesso con forte coinvolgimento emotivo, cioÁ che rimane eÁ una sensazione globale (un insieme di emozioni, suggestioni, stati d'animo diversi) che generalmente viene immediatamente sintetizzata in poche parole di giudizio. Ogni persona, peroÁ, reagisce in maniera assai diversa allo stesso «prodotto»: innumerevoli sono le varianti e gli elementi che confluiscono nel momento in cui viene espresso un giudizio. Quando in sala si riaccendono le luci, il film eÁ finito; la comunicazione eÁ terminata. Il processo comunicativo, arrivato dall'emittente (in questo caso chi ha realizzato il film) ha smesso di funzionare: il prodotto (e quindi il messaggio, l'informazione) eÁ giunto a destinazione, cioeÁ eÁ arrivato al destinatario, al fruitore della comunicazione: lo spettatore. Questo processo comunicazionale, come abbiamo giaÁ detto, eÁ unidirezionale: arriva al ricevente (lo spettatore) e lõÁ si ferma e il ricevente non puoÁ rispondere direttamente all'emittente (il regista). Questi, d'altra parte, ha innumerevoli possibilitaÁ di tradurre in immagini e suoni un'idea, sviluppata in un racconto, sostenuta da una precisa tesi ideologica e ricondotta alla funzione prescelta (film di pura evasione, di denuncia sociale, di fantasia e via dicendo). Il modo di comunicarla agli altri (il modo di raccontare una storia agli altri) rientra nella sfera intellettiva e creativa propria dell'autore e dei suoi piuÁ stretti collaboratori. Ma come possiamo essere sicuri di aver «letto» bene un film se non abbiamo la possibilitaÁ di confrontarci con chi ha pensato e realizzato il «messaggio»? E cosa significa precisamente «leggere» un film? d ................................ Significa compierne un'analisi tematica ed estetica, analizzarne cioeÁ le tematiche e la forma attraverso cui esse sono state presentate dal regista. ................................ L'analisi tematica o contenutistica L'analisi tematica ricerca cosa ha «detto» il regista con il film, cosa ha comunicato (o voleva comunicare) allo spettatore. Ma come puoÁ avvenire questa ricerca? .............. Rielaborando tutto cioÁ che eÁ stato visto e udito (il memorizzato); ripensando alla storia, al dialogo e all'atteggiamento ideologico dell'autore nei confronti del tema trattato; discutendo con altre persone e confrontando le rispettive posizioni critiche. .................... U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI Ora, con gli elementi offerti dal film siamo in grado di capire il messaggio ultimo? SõÁ, certo. Occorre, peroÁ, andare oltre il primo giudizio epidermico ed emotivo, espresso subito dopo la proiezione. Occorre «lavorare» sui dialoghi piuÁ significativi, sulle scenechiave, sul ritmo impresso alla narrazione (il montaggio), sugli effetti speciali utilizzati, sul tipo di recitazione degli attori. In poche parole, bisogna seguire il processo inverso a quello usato dal regista per realizzare il film. Egli ha codificato la sua idea (espressa in una storia descritta per immagini) utilizzando il linguaggio espressivo cinematografico in modo personale, facendo delle scelte tecnico-espressive; noi spettatori per giungere all'idea e al tema originario dobbiamo decodificare il film (fare il processo opposto), partendo dalle scelte tecnicoespressive e risalendo ai significati di quanto vediamo. Oggi questo lavoro eÁ facilitato dalla possibilitaÁ di usare il videoregistratore, grazie al quale possiamo rivedere tutte le sequenze che maggiormente ci interessano (bloccando persino le immagini piuÁ significative). In un certo qual modo cosõÁ facendo, il processo comunicativo continua. Fisicamente termina con la percezione (sensoriale e intellettiva) delle immagini proiettate sullo schermo. Ma continua, naturalmente, nella fase di rielaborazione, che puoÁ essere ripresa a distanza di tempo, in modo occasionale o volutamente, individualmente o in gruppo. Questa fase rielaborativa rientra in una sorta di comunicazione di ritorno (feed-back, la risposta del ricevente). Lo spettatore, insomma, se non si ferma al primo giudizio epidermico, ma elabora tutti gli elementi che puoÁ avere a disposizione al fine di giungere al significato ultimo del film (per poter quindi esprimere un giudizio), riapre alcuni processi di comunicazione: spettatore-spettatore, spettatore-autore. d L'analisi estetica L'analisi estetica ha come oggetto l'aspetto formale del film, come viene presentata la storia. L'insieme narrativo del film (l'architettura del film) riguarda il modo in cui viene sviluppata la storia, il ritmo col quale si susseguono le scene e le soluzioni che collegano le varie parti. La struttura di un film dipende sempre dal tipo di montaggio ed eÁ evidenziata dalle soluzioni artistiche privilegiate dal regista: uso del flashback, degli stacchi rapidi o delle dissolvenze incrociate, delle sequenze brevissime, dei dettagli, dei primissimi piani, ecc. Il visivo del film (la fotografia, le immagini) eÁ il segno comunicativo (o meglio una pluralitaÁ di segni) in grado di trasmettere un messaggio, cioeÁ di sostituirsi al dialogo, e capace di entrare con un suo specifico ruolo nell'insieme del linguaggio e della grammatica filmica. L'uso del colore o del bianco e nero (e le eventuali modifiche del colore), dell'illuminazione, il taglio dell'inquadratura, le angolazioni di ripresa, sono solo alcuni esempi di tutto cioÁ che dobbiamo riconoscere (i codici visivi). Gli accorgimenti tecnici (il supporto spettacolare del film) sono le soluzioni personali, artistiche, estetiche scelte dal regista fra le tante a sua disposizione. L'ambientazione (scenografia), i trucchi visivi e sonori (effetti speciali), la musica (colonna musicale), l'audio (colonna sonora), il ritmo (montaggio), i piani di ripresa, e via dicendo, sono alcuni degli elementi che legano il visivo e il contenuto in un insieme spettacolare, composito e finito. Ogni soluzione estetica scelta da un regista ha un preciso significato contenutistico. Il problema eÁ chiedersi se queste soluzioni ci hanno (o non ci hanno) comunicato qualcosa. MISTI 111 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 112 ................................ L'analisi estetica di un film deve rispondere a tre quesiti: 1) Come il regista ha realizzato la sua opera? Á riuscito con questa forma a comunicare quanto era nelle sue 2) E intenzioni? 3) Questa forma, infine eÁ risultata leggibile (chiara) per lo spettatore? ................................ A questo punto, dopo un'analisi estetica e un'analisi tematica, potremmo essere in grado di formulare un giudizio sul film visionato. Abbiamo compiuto, dunque, un lavoro di decodificazione ovvero di interpretazione dei codici usati dall'autore; questo tipo di lavoro, inverso da quello svolto dall'autore (codificazione), viene rappresentato nella scheda che segue. d L'analisi di un film CODIFICAZIONE: Composizione del linguaggio filmico Idea iniziale: I II III IV V Dall'idea all'immagine Soggetto tema di fondo e problematiche collaterali o secondarie. Sceneggiatura racconto cinematografico. Realizzazione fotografia, illuminazione, piani-campi, movimenti di macchina, recitazione, effetti, ambienti, scenografia, ecc. Realizzazione montaggio, doppiaggio, musica, suoni, rumori. DECODIFICAZIONE: smontaggio del linguaggio filmico. V IV III II I si giunge alla critica personalizzata; accettazione convinta; contestazione dell'idea; rifiuto. si analizza l'idea del regista, si discutono le soluzioni date dal film. ci si chiede se la storia raccontata eÁ stata capita interamente, e quali invece siano le parti poco chiare e di difficile comprensione. ci si chiede come il regista ha presentato la storia e le problematiche che ha scelto. primo giudizio emotivo (film bello o brutto?). Valutazione estetica: parlare di come eÁ fatto il film. Film prodotto finito. Dall'immagine all'idea Visione film. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO d D - I TESTI MISTI 113 Come si legge un film ........ Ti schematizziamo nella scheda che segue quanto hai appreso nelle pagine precedenti per aiutarti nella «lettura» di un film. Un film altro non eÁ se non una narrazione; un buon lettore di film, dunque, oltre a provare emozioni e «partecipare» a eventi, deve saper comprendere il messaggio dell'autore. Procediamo, quindi, come se dovessimo analizzare un testo narrativo e quindi procediamo alla lettura globale: ...... A) Individua il titolo e i dati principali (regista, attori principali, genere, anno di produzione). B) Individua i personaggi principali, i luoghi, il tempo in cui si svolgono gli eventi narrati. C) scrivi una breve trama (in due o tre righi). D) stacca in sequenze fondamentali o macro-sequenze (principali unitaÁ narrative e fatti centrali). U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 114 d Analisi del film Titolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Luogo di produzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Regista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Attori protagonisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ Personaggi principali e ruoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ Epoca e luogo in cui eÁ ambientata la vicenda e sua durata complessiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ Genere del film . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ Breve riassunto della trama . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ Argomento generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ Tema centrale e altri temi presentati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ Messaggio trasmesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ Tecniche utilizzate (riprese, campi piani, colori, effetti particolari, elementi grafici) . . . . . . . . . . . . . ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ Colonna sonora e sue caratteristiche ................................................................................ ................................................................................ ................................................................................ U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO D - I TESTI MISTI 115 Suggerimenti pratici Per una lettura approfondita (eventualmente munisciti di video-registratore per rivedere tutto il film o solo alcune parti) da fare anche in gruppo: 1) analizza il protagonista o i personaggi principali, facendone una breve descrizione fisica; mettine in luce le caratteristiche fisiche e psicologiche, le idee i valori in cui credono e che trasmettono agli altri, i loro comportamenti; i sentimenti; i cambiamenti nel corso della storia; cerca di cogliere anche le varie espressioni o stati d'animo; i loro rapporti con i tempi e i luoghi. 2) individua gli altri personaggi e il loro rapporto con il protagonista (amici, antagonisti, aiutanti...) 3) riconosci il tema principale, anche attraverso l'individuazione di azioni, descrizioni.... 4) descrivi brevemente i luoghi delle azioni 5) individua il tempo o l'arco di tempo in cui si svolge la vicenda; fai caso al rapporto fra il tempo della storia e il tempo del racconto filmico e cioeÁ tra l'ordine cronologico dei fatti e l'ordine che viene assegnato nel film anche attraverso la tecnica del flashback (ritorno immediato al passato e cioeÁ il racconto di eventi accaduti prima rispetto al momento della storia narrata in cui «ci troviamo») 6) riconosci l'intenzione comunicativa, analizzando in che modo l'autore ha voluto comunicare il suo messaggio (esempio attraverso l'uso del colore, della musica o di rumori vari, o al rilievo particolare dato a personaggi, oggetti, luoghi. Ricordati di fare caso alle varie inquadrature, come hai appreso studiando il fumetto e le tecniche di ripresa) Tieni presente, comunque, che di un film puoi analizzare approfonditamente anche solo un aspetto. E E1 Percorso ................................................ I testi pragmatici La lettera Scrivere agli altri Nella prima sezione relativa a questa tipologia testuale abbiamo detto che varie sono le modalitaÁ e gli scopi per cui si scrive una lettera. Ora, in questa unitaÁ esamineremo le caratteristiche e gli elementi costitutivi delle tipologie piuÁ note: la lettera personale e ufficiale; la lettera commerciale; la lettera d'autore; la lettera aperta e infine quella piuÁ ``moderna'' l'e-mail. La lettera eÁ un messaggio che intercorre tra un emittente e un destinatario, per cui la prima cosa da fare, quando si deve inviare una lettera eÁ compilare correttamente la busta, osservando delle precise regole, dettate da ragioni postali. ................................ Chi eÁ l'emittente o il mittente? Colui che scrive, per cui se vuole ricevere una risposta non deve dimenticare di apporre sul retro della busta il proprio indirizzo completo: Nome, Cognome, Via, numero civico, codice di avviamento postale. Questa precisione consentiraÁ anche al servizio postale di riconsegnare la lettera a chi l'ha spedita nel caso il destinatario non fosse reperibile per un qualsivoglia motivo. .. ................................ .... Chi eÁ il destinatario? ... ................................ ................................ Colui che deve ricevere la lettera. E allora non bisogna trascurare nessun elemento affinche essa giunga a destinazione. Nome Cognome Indirizzo completo Codice di avv. postale - CittaÁ Nazione (nel caso sia inviata all'estero) Ricorda che tutto, se scritto a mano, deve essere in bella calligrafia ossia chiara e leggibile. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E - I TESTI PRAGMATICI 117 La lettera personale STRUTTURA DELLA LETTERA CARATTERISTICHE Roma, 10 aprile 2005 Carissimo Luigi, ho pensato di scriverti perche eÁ un sacco di tempo che non ci sentiamo ... Ti abbraccio caramente il tuo affezionatissimo Fabio (variano col mutare del destinatario e dello scopo della lettera) In alto a destra: la data e localitaÁ di partenza A sinistra sotto la data: formula d'avvio La formula d'avvio eÁ confidenziale, affettuosa, personale; nel rigo sotto la formula d'avvio, comincia il testo vero e proprio, detto `corpo' della lettera II tono del testo eÁ informale, molto vicino al linguaggio parlato La formula di chiusura ha un tono personale, amichevole, intimo e si posiziona in fondo a destra, sotto va la firma che eÁ costituita dal solo nome di battesimo o anche da un soprannome o un vezzeggiativo U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 118 Lettera ufficiale o formale STRUTTURA DELLA LETTERA CARATTERISTICHE Roma, 25 maggio 2005 In alto a destra: data e localitaÁ di partenza Al Preside del Liceo Statale Sanazzaro via Lepanto, n. 270 00100 ROMA A sinistra sotto la data: il destinatario con indirizzo completo di codice postale Oggetto: richiesta di certificato di diploma a sinistra, sotto il destinatario, l'oggetto L'oggetto indica in linguaggio molto sintetico l'argomento della lettera La sottoscritta Carla Ricci, nata a Roma il 12/5/ 1982, avendo conseguito il diploma di maturitaÁ classica presso Codesto Liceo il 20/7/2000 chiede alla S.V. che le venga rilasciato un certificato (nel rigo sottostante l'oggetto inizia il `corpo' della lettera) II tono del testo eÁ formale; ci si rivolge al destinatario con formule fisse di cortesia (S.V. = Signoria Vostra; S.V.Ill.ma = Signoria Vostra Illustrissima; ecc.) In attesa, ringrazia e porge distinti ossequi Alla fine del corpo della lettera, la formula di chiusura. La formula di chiusura ha un tono formale, ufficiale ed eÁ estremamente concisa Carla Ricci La firma eÁ completa di nome e cognome e va apposta a mano anche se la lettera eÁ scritta a computer; va posizionata a destra, sotto la formula di chiusura. Carla Ricci via D. Fontana, n. 135 00100 ROMA La firma va ripetuta, scritta a macchina o al computer; nello stesso modo va scritto l'indirizzo A sinistra, in basso, l'indirizzo completo del mittente. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E - I TESTI PRAGMATICI Lettera commerciale SEMENTI FRIULANE s.r.l. Via Trieste, 43 Udine Tel. 0432/278901 - Fax 0432/278900 P.I. 03680310483 - C.C.I.A.A. n. 19835 Iscr. Trib. di Udine n. 5429 Udine, 18 aprile 20.... Vostro rif. 3/4/20../LP/sg Spett. Ditta Il Giardino Moderno s.n.c. Via Virgilio Zavarise, 56 37125 VERONA VR Oggetto: invio campioni e catalogo Come da Vostro ordine n. 515 del 23 aprile 20.., siamo lieti di informarVi che il catalogo e i campioni da Voi richiesti sono stati prontamente inviati a mezzo pacco postale. Unitamente ad essi sono stati acclusi la documentazione tecnica e il nominativo del nostro nuovo concessionario di Verona al quale preghiamo di rivolgerVi, a partire dal 1ë giugno p.v., per ogni necessitaÁ e tipologia di ordinativo. Il pagamento dovraÁ essere effettuato, come d'uso, a mezzo bonifico bancario sul c/c n. 16359/3 della Cassa Friulana di Udine entro 15 giorni dall'avvenuta consegna. Molti cordiali saluti. SEMENTI FRIULANE s.r.l. Il Responsabile vendite (Dott. Marcello Zontin) 119 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 120 Lettera d'autore Pisa, 12 novembre 1827 Paolina mia, ricevetti a Firenze la tua del 2, la quale puoi figurarti quanto mi fosse cara: io ti aveva scritto giaÁ poco prima, stando in grande impazienza di aver le nuove di casa. Ti dissi che sarei andato a Massa; ma i miei amici di Firenze mi hanno fatto determinare per Pisa, cittaÁ tanto migliore e di clima tanto accreditato. Partii da Firenze la mattina del 9 in posta, e arrivai la sera a Pisa, viaggio di 50 miglia. Ieri notte, per la prima volta, dopo piuÁ di sei mesi e mezzo, dormii fuori di locanda, in una casa dove mi sono collocato in pensione, a patti molti discreti. Sono rimasto incantato di Pisa per il clima: se dura cosõÁ, saraÁ una beatitudine. Ho lasciato a Firenze il freddo di un grado sopra gelo; qui ho trovato tanto caldo, che ho dovuto gettare il ferraiuolo e alleggerirmi di panni. L'aspetto di Pisa mi piace assai piuÁ di quel di Firenze; questo lungo Arno eÁ uno spettacolo cosõÁ bello, cosõÁ ampio, cosõÁ magnifico, cosõÁ gaio, cosõÁ ridente che innamora: non ho veduto niente di simile ne a Firenze ne a Milano ne a Roma: e veramente non so se in tutta l'Europa si trovino molte vedute di questa sorta. Vi si passeggia poi nell'inverno con gran piacere, perche v'eÁ quasi sempre un'aria di primavera; sicche in certe ore del giorno quella contrada eÁ piena di mondo, piena di carrozze e di pedoni: vi si sentono parlare dieci o venti lingue, vi brilla un sole bellissimo tra le dorature dei caffeÁ, delle botteghe piene di galanterie, e nelle invetriate dei palazzi e delle case, tutte di bella architettura. [...]. Salutami tutti, dammi le nuove di tutti: bacia le mani per me a babbo e a mamma: e scrivimi, ma scrivimi presto, e dammi tutte le nuove che sai, prima di casa, poi di Recanati, poi della Marca. Di' a Carlo se mi vuol sempre bene. Aspetto qualche notizia da Bunsen quando egli ripasseraÁ per Bologna questo decembre. CosõÁ siamo rimasti d'accordo. Egli passeraÁ pure per Recanati. Addio. (G. Leopardi, Epistolario) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E - I TESTI PRAGMATICI 121 Lettera aperta Dalla rubrica «Lettere» risponde PIETRO GARGANO Auto sulle strisce gialle inutile chiamare i vigili da Il Mattino 9/10/2004 Sono un'insegnante alle superiori, in una di quelle scuole frequentate da una platea che viene definita «difficile». Cerco di educare i miei alunni alla legalitaÁ, a cominciare dalle piccole cose. Ma poi, quando cerco di applicare quelle nozioni alla vita quotidiana, urto con pigrizie del tipo «ma di fronte alle cose gravi che accadono in questa cittaÁ, lei si impunta su certe piccolezze». Eppure credo che se tutti, nel nostro piccolo, ci comportassimo con civiltaÁ, si farebbero tanti passi in avanti. Da giorni ad esempio, a voce, segnalo ai vigili urbani del Vomero che, all'inizio di via Bonito, zona San Martino, i soliti furbi hanno Il linguaggio di chi scrive, come puoi notare, eÁ semplice, con espressioni talvolta d'uso quotidiano. In alcuni casi (dipende anche dal grado di cultura e dall'etaÁ dello scrivente), possiamo rintracciare uno stile piuÁ elaborato. Quasi sempre manca la formula di apertura; la firma riportata sul giornale spesso eÁ puntata, per motivi di privacy; alcuni usano firmare con uno pseudonimo o solo con il nome o con giochi di parole. spostato due contenitori dell'immondizia per parcheggiare, forse piuÁ vicino a casa, la propria auto (una Clio grigia). Risultato: l'auto eÁ da tempo sulle strisce gialle riservate ai contenitori e le strisce blu sono occupate dall'immondizia. I verificatori dicono che non compete loro, i vigili che provvederanno. Ma nessuno si eÁ visto. PuoÁ sembrare una questione irrisoria, ma eÁ da queste che si comincia per educare i piuÁ piccoli al rispetto delle regole. O sbaglio? Lettera firmata - Napoli No, ha ragione. Tenga duro, professoressa. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 122 E-mail L'E-mail, la lettera della posta elettronica, trasmessa attraverso un personal computer collegato a Internet oggi eÁ sicuramente uno dei mezzi piuÁ diffusi per comunicare a distanza. Ma anche per questo tipo di messaggio bisogna rispettare delle regole di fondo: La schermata con cui si apre la pagina per comporre il nuovo messaggio riporta: ...... ....... .......................... ............................... ................................. ................................. .................. . ................ .................... Ð una riga per l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica del destinatario; Ð una riga se si invia il messaggio ad una terza persona per sua conoscenza; Ð una riga chiamata subject (oggetto), dove in poche parole bisogna condensare il contenuto della lettera, in modo accattivante, con un linguaggio chiaro e significativo. Il subject ha la stessa funzione dell'occhiello in un articolo giornalistico, deve incuriosire il destinatario e spingerlo a cliccare sull'icona della bustina chiusa, che sta ad indicare ``posta in arrivo'', per leggere la nostra lettera. Ð lo spazio per la stesura del testo, che deve essere scritto con lo stile giornalistico sintetizzato nella formula inglese delle 5 W: who (chi?), what (che cosa?), where (dove?), when (quando?), why? (percheÂ?). ... U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E - I TESTI PRAGMATICI Á opportuno far rientrare il messaggio in una sola schermata, circa 20 righi, per E evitare che non venga letto; se eÁ proprio necessario scrivere di piuÁ, conviene sottoparagrafare il testo con una sua numerazione e titolazione, in modo che il destinatario possa leggere solo la parte che gli interessa. Spesso si ricorre agli allegati e si affida allo spazio della schermata solo qualche sintetica informazione. Riguardo al linguaggio, l'E-mail ha abbandonato le formule di apertura e di chiusura della vecchia lettera, ma continua a dosare lo stile in base al destinatario, prediligendo comunque un linguaggio semplice, scarno e colloquiale. Circa l'impaginazione, essa richiede un accurato controllo, dal momento che una pagina troppo densa e troppo compressa non eÁ facilmente leggibile. Bisogna utilizzare tutte le risorse disponibili, facendo un'operazione di editing, in modo che il nostro messaggio abbia una veste grafica che valorizzi il contenuto, proprio perche la posta elettronica, anche se privilegia l'essenzialitaÁ, costituisce un nuovo tipo di testo, che affonda le sue radici negli ambiti del sapere. Infine dopo aver rivisto quanto scritto nel suo insieme, destinatario, testo e allegati, si clicca sul pulsante ``Invio''. Un accenno a SMS e MMS, ecc.??? 123 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 124 E2 Il diario Scrivere per seÁ Nella prima sezione relativa a questa tipologia testuale, hai appreso che ci sono varie modalitaÁ di esprimere le proprie idee, emozioni, riflessioni, fatti e cosõÁ via, attraverso il diario sia esso personale, d'autore o di viaggio eTc. Ora invece, esamineremo insieme le caratteristiche o gli elementi costitutivi di questa forma di comunicazione, a partire dal diario intimo, i cui elementi base sono: la data e la formula di apertura. Caro diario, 10 ottobre oggi sono andata male a scuola; ero impreparata e matematica mi ha messo insufficiente. La prof. si eÁ anche innervosita perche ha detto che io posso essere la piuÁ brava di tutti, ma sono troppo pigra. Poi si eÁ messo anche Luca, non mi ha proprio filato oggi... UffaÁ! Tutto storto. Formula di apertura: non sempre presente. Data: unica vera regola che accomuna tutte le tipologie. Narrazione: prima persona: «io» Tempo: presente, fatti accaduti da poco. Lingua informale: ± lessico quotidiano ± espressione libera ± abbreviazioni Assoluta soggettivitaÁ Lunghezza: variabile da poche righe a pagine intere U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E - I TESTI PRAGMATICI 125 Diario d'autore Ecco ora un esempio di una pagina d'autore, in cui sono evidenti i caratteri base di quest'altra modalitaÁ di scrittura. 17 agosto I suicidi sono omicidi timidi. Masochismo invece che sadismo. Il piacere di farmi la barba dopo due mesi di carcere ± di farmela da me, davanti a uno specchio, in una stanza d'albergo, e fuori era il mare. EÁ la prima volta che faccio il consuntivo di un anno non ancor finito. Nel mio mestiere dunque sono re. In dieci anni ho fatto tutto. Se penso alle esitazioni di allora. Nella mia vita sono piuÁ disperato e perduto di allora. Che cosa ho messo insieme? Niente. Ho ignorato per qualche anno le mie tare, ho vissuto come se non esistessero. Sono stato stoico. Era eroismo? No, non ho fatto fatica. E poi, al primo assalto dell'«inquieta angosciosa», sono ricaduto nella sabbia mobile. Da marzo mi ci dibatto. Non importano i nomi. Sono altro che nomi di fortuna, nomi casuali ± se non quelli, altri? Resta che ora so qual eÁ il mio piuÁ alto trionfo ± e a questo trionfo manca la carne, manca il sangue, manca la vita. Non ho piuÁ nulla da desiderare su questa terra. [...] Questo il consuntivo dell'anno non finito, che non finiroÁ. (da C. PAVESE, Il mestiere di vivere, Einaudi, 1968) Data Narrazione: prima sona per- tempo: presente Linguaggio: ± formale ± elevato, colto (inquieta angosciosa), (manca la carne ecc.) (stoico ± cura del periodare Assoluta soggettivitaÁ Lunghezza: variabile U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 126 Diario di bordo Come si scrive un diario di bordo? Quali sono le tecniche di base? Data Narrazione Tempo: uso del presente Lingua: ± piuÁ formale ± precisione di dati Carattere piuÁ oggettivo ................................ ................................ Facciamocelo dire direttamente dalla pagina di un vero e importante viaggiatore: Y. Cousteau. LunedõÁ 15 luglio Questa mattina due squadre con attrezzatura subacquea completa si apprestano a esplorare il banco. Dalla ``Calypso'' possiamo scorgere in lontananza le masse coralline, che alternano il loro color malva al verde bluastro delle acque profonde. Uno dei gruppi, guidato da de Haenen, si dirigeraÁ verso nord con la lancia. Questa squadra tenteraÁ di scoprire se ci sia o no uno scoglio emergente dall'acqua che possa essere servito ai marinai spagnoli per accamparsi in attesa di soccorsi la zona che questi uomini esploreranno eÁ nella posizione indicata da Philips, cioeÁ 20o4314 nord. Alle undici e mezzo la squadra di ReÂmy ritorna alla ``Calypso'' e riferisce di non aver trovato nulla, quantunque abbiano cercato attentamente tra il corallo. (da JACQUES Y. COUSTEAU, A bordo della Calypso) U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E E3 - I TESTI PRAGMATICI 127 Il memoriale Un'altra forma di scrittura similare, che per alcune analogie richiama il diario, eÁ il memoriale. In esso l'autore raccoglie una serie d'appunti che, generalmente, in seguito gli serviranno per ricostruire il fatto in una trattazione piuÁ ampia. Il carattere documentale del memoriale richiede che i riferimenti cronologici, le citazioni, i luoghi e i personaggi vengano definiti con la massima precisione. In molti casi i memoriali sono risultati utili documenti e testimonianze durature su eventi di particolare rilevanza politica e storica. Ti forniamo un esempio tratto da un Diario che racconta della spedizione dei Mille redatto da un importante scrittore dell'Ottocento, Ippolito Nievo. All'alba partenza da Genova; in mare tutto il giorno. Il Generale sul ``Piemonte'' col capitano in 1 a 4, Castiglia, siciliano, e Schiaffino in 2 a, di Camogli, sul Genovesato. Il colonnello Bixio sul ``Lombardo'' col capitano Elia. Gl'imbarcati non sanno ove si vada, se in Sicilia, in Calabria, o altrove. Malessere generale prodotto il primo giorno dal mal di mare, e dall'eccessivo stivamento. [...] Partenza da Talamone alle 4 antimeridiane. Alle 7 gettiamo l'ancora a San Stefano a provvederci di carbone ad un deposito colaÁ esistente pel vapor toscano, il ``Giglio''. Regali e curiositaÁ dei dabbenuomini di San Stefano. Bixio imbarca una gran quantitaÁ di carbone e dice: ``esser molto contento per averne abbastanza da andar in Sicilia ed occorrendo anche all'inferno''. Applausi generali a queste parole. Alle 3 pomeridiane partenza, indirizzandoci al sud-ovest tra la Sardegna e la Sicilia. 10- ± Distribuzione delle armi. Perfetta rassegnazione di tutti ai voleri del Generale. Verso sera un uomo pazzo si getta in mare dal ``Lombardo'': questo perde per salvarlo una mezz'ora di tempo, ed a notte il ``Piemonte'' non eÁ piuÁ in vista. Essendosi questo rimesso sulle tracce del compagno vien creduto due ore dopo un legno napoletano. Buonissime disposizioni dell'equipaggio e del comandante per questo caso. Si dispone il tutto per l'abbordaggio. Io dormii sempre saporitamente, e me lo raccontarono l'indomani. (da I. NIEVO, Diario della spedizione dei Mille) A differenza delle altre tipologie precedenti qui si puoÁ notare una forma viva, efficace ma rapida e frammentata, viene privilegiato nel parlare lo stile nominale (es. partenza da Genova, applausi generali, distribuzione delle armi). U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 128 E4 L'autobiografia Piacerebbe anche a te scrivere la tua autobiografia? ................................ Eccoti alcune strategie per ottenere ottimi risultati, proprio come accade ai grandi scrittori; sõÁ perche sappi che anch'essi adottano delle tecniche ben precise e hanno i loro segreti. Cerchiamo di focalizzarne alcuni attraverso botta e risposta tra te e un ipotetico scrittore. ................................ Qual eÁ il punto di partenza per raccontare di seÁ? Ordinare la tua narrazione; come? Sicuramente scegliere i fatti piuÁ significativi; per esempio, il mondo della scuola in cui vivi puoÁ essere il motivo ispiratore attorno cui far ruotare la tua narrazione. Altri avvenimenti significativi possono essere: un compleanno importante, una gita scolastica indimenticabile, ecc. ecc. a) Scegli se partire dal passato o dal presente; b) dopo aver introdotto il fatto puoi spiegare se ci sono degli antefatti; c) seleziona i fatti piuÁ significativi, non fare una cronaca (che eÁ un altro tipo di narrazione); d) descrivi cose, ambiente, personaggi e stati d'animo. In che modo stendere la narrazione? Scegli il discorso diretto, usando se vuoi anche i dialoghi: ma ricorda l'«Io» eÁ il soggetto narrante. E lo stile? PiuÁ formale ma vivace, non aulico; periodi alquanto brevi e... tanta creativitaÁ! U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E E5 - I TESTI PRAGMATICI 129 Il curriculum Come scrivere un curriculum vitae. Le regole generali da osservare nella compilazione del curriculum, sono le seguenti, ma va da se che alcune delle informazioni richieste sono riferite a chi ha giaÁ completato il corso di studi superiore. d Il contenuto: d d d La forma: d d focalizzarsi sulle informazioni veramente significative per la candidatura, omettendo eventualmente quelle che non hanno collegamento con la posizione richiesta; nell'evidenziare le proprie capacitaÁ, sostenere i risultati con esempi concreti, mettendo in rilievo i risultati ottenuti. il curriculum deve essere scritto a macchina o con un Personal Computer su normale carta da lettere formato usuale (tipo A4); puoÁ essere scritto a mano solo su esplicita richiesta. le voci del curriculum devono essere ben distinte dai dati personali, per dare piuÁ schematicitaÁ e leggibilitaÁ al foglio. il curriculum non deve mai superare le 2 pagine; nel caso di neodiplomati o neolaureati eÁ sufficiente una sola pagina. al curriculum deve essere allegata una lettera di accompagnamento. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 130 Affinche un curriculum risulti ben articolato e non manchino le informazioni necessarie eÁ utile organizzarlo in quattro sezioni: Prima sezione Dati anagrafici: cognome e nome, cittadinanza, indirizzo, telefono, stato civile, etaÁ; posizione nei confronti degli obblighi militari. Seconda sezione Formazione culturale: Ð diploma di scuola superiore, anno in cui eÁ stato conseguito e votazione; Ð laurea, con anno di conseguimento, titolo, argomento della tesi e punteggio; Ð indicare il grado di conoscenza delle lingue straniere, sia parlate che scritte; Ð pratica di sistemi informatici; Ð eventuali corsi di specializzazione postuniversitari; Ð corsi di lingue, di informatica, tecniche di vendita e altro. Terza sezione Esperienze professionali: Ð precisare in quali aziende o enti si eÁ lavorato o collaborato, in quali anni e con quali mansioni; Ð precisare la partecipazione a seminari e convegni, indicando la data e il luogo (gli attestati vanno inviati solo se richiesti). Quarta sezione Precisare interessi personali, notizie utili (hobby, volontariato, altre attivitaÁ). U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO E E6 - I TESTI 131 PRAGMATICI Il verbale Cos'eÁ un verbale? ................................ .... Á un resoconto preciso di quanto eÁ stato detto e deciso in una determinata E riunione da un insieme di persone: condominio di un palazzo, consiglio di classe, collegio dei docenti, assemblea d'Istituto, assemblea di classe (negli istituti superiori ecc.). ................................ Gli elementi fondamentali di un verbale ..... ............. Ð La data in cui viene redatto (giorno - mese - anno). Ð L'ora di inizio della seduta. Ð L'oggetto cioeÁ le motivazioni (o gli argomenti) per cui eÁ stata convocata la riunione. Es.: (in un'assemblea condominiale) ristrutturazione delle facciate di un edificio, nomina di un nuovo amministratore Es.: (nell'ambito scolastico) andamento didattico; disciplinare; scrutini periodici; varie. Ð L'ora di chiusura della seduta. Ð Il nome dei partecipanti e degli assenti. Ð Le firme di chi presiede (il presidente) e di chi redige il verbale (il segretario). Le modalitaÁ per la stesura Ð Durante il dibattito il verbalizzatore prenderaÁ appunti. Ð Fondamentale nella stesura d'un verbale eÁ l'uso di un linguaggio chiaro, semplice ma fedele ed efficace. A tal fine eÁ importante che il verbalizzatore, ossia il segretario, abbia buone capacitaÁ: di ascolto e di comprensione, di sintesi, nonche di obiettivitaÁ. Va ricordato che in una discussione bisogna rispettare tutte le posizioni dei partecipanti, cercando di coglierne il senso profondo; d'altro canto chi verbalizza elimineraÁ nella stesura del verbale tutti gli elementi superflui o secondari, che emergono in genere nelle discussioni. Qui di seguito ti riportiamo un ipotetico verbale che riguarda un'assemblea di condominio redatto su un registro prestampato. Percorso ................................................ F L'articolo di giornale F1 L'articolo di cronaca Un altro modo di raccontare: la cronaca L'articolo di cronaca eÁ caratterizzato da una struttura narrativa: si racconta un fatto, se ne seguono gli sviluppi, si giunge a un epilogo. Il tutto eÁ costruito come un piccolo racconto, con una trama e dei personaggi, diretto a intrattenere ed emozionare il lettore. Si parte da: A una situazione iniziale (es.: l'automobilista che percorre una strada). B interviene un fattore di mutamento (scoppio di uno pneumatico, slittamento delle gomme sul bagnato) C si giunge alla conclusione (l'automobilista esce di strada, eÁ soccorso e portato all'ospedale). Sebbene il primo scopo sia quello di informare, riportando quanto piuÁ oggettivamente possibile un fatto realmente accaduto, talvolta chi scrive cerca di stimolare delle riflessioni nel lettore, esprimendo anche delle proprie opinioni o emozioni; in tal caso la cronaca non eÁ piuÁ oggettiva, ma diviene soggettiva. La regola delle 5 W Per redigere una buona cronaca bisogna attenersi ad alcune semplici regole: ..... .............. ...................................... ......... a) individuare il protagonista o i protagonisti (CHI?) degli avvenimenti; b) esporre lo svolgimento dei fatti (CHE COSA?); c) indicare i tempi (QUANDO?) e i luoghi (DOVE?); in cui avvengono i fatti narrati;  ?), degli avvenimenti, d) riferire le cause (PERCHE cercando di non far trapelare sensazioni o impressioni personali. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO F - L'ARTICOLO DI GIORNALE 133 I punti su cui basare una cronaca (tempo, luogo, protagonisti, fatti e cause) sono comunemente indicati come le cinque W dall'iniziale che i termini hanno in lingua inglese: WHO? (chi), WHAT? (che cosa), WHEN? (quando), WHERE? (dove?), WHY? (percheÂ?). Per quanto riguarda lo stile, bisogna tener presente che il linguaggio deve essere semplice e facilmente comprensibile, il periodare agile (sono da evitare periodi troppo lunghi e complessi), la narrazione deve svolgersi in terza persona (singolare o plurale). Le cronache piuÁ note sono quelle dei giornali e quelle in diretta delle trasmissioni radiotelevisive. Un articolo di cronaca puoÁ essere organizzato secondo due modalitaÁ espositive: 1 cronologica, con cui i fatti sono narrati nel preciso ordine in cui si sono verificati; 2 a piramide, per cui chi scrive sceglie l'informazione di maggiore interesse, ne anticipa la narrazione e poi prosegue con le altre informazioni. A scuola si puoÁ fare una cronaca di una partita di calcio, di una rappresentazione teatrale, oppure una cronaca di avvenimenti da inserire nel giornalino scolastico. Suggerimenti pratici Per scrivere una buona cronaca: 1 osserva attentamente la vicenda e, se eÁ possibile, seguila da vicino, magari prendendo appunti; 2 focalizza i fatti essenziali e osserva quanto piuÁ eÁ possibile l'ordine cronologico; 3 annota i personaggi (chi?), i fatti (che cosa?), il luogo dell'azione (dove?), i tempi e le circostanze (quando?), le cause (percheÂ); 4 prepara la scaletta: inserisci nel primo capoverso le informazioni essenziali, e poi analizzale nei capoversi successivi; 5 usa un linguaggio chiaro ed efficace; 6 verifica che il testo sia sintetico ma completo ed esauriente, senza ripetizioni inutili. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 134 Eccoti un esempio di un fatto di cronaca; immaginiamo di essere lõÁ sul posto e come giornalisti ci stiamo preparando il nostro pezzo. Come? Rispettando la regola delle 5 W. Venezia, scontro tra motoscafi .... ..... Where? Luogo (da La Repubblica, 13/9/2004) Why? Perche Who? Chi? ... .... ............................... When? Tempo ... ..... ...... ..... immettersi nel rio della Scomenzera e Á stato a dirigersi a Piazzale Roma. E questo punto che, dalla direzione opposta, eÁ sopraggiunto un lancione granturismo della cooperativa «Santa Lucia», guidato da una donna, Lucia C., che portava a Piazza San Marco una comitiva di 80 turisti coreani prelevati al terminal del Tronchetto. Il lancione, che andava a velocitaÁ sostenuta, ha centrato in pieno, con la sua prua, il motoscafo di linea nella parte sinistra, al centro dello scafo, all'altezza del barcarizzo, il portellone d'imbarco dei passeggeri. Jacopo Z., il capitano che guidava il motoscafo, non ha dubbi: «Io stavo andando tranquillo, diritto per la mia strada, quando ho visto arrivare verso di noi il lancione. Pensavo che si fermasse, che deviasse dalla nostra rotta, anche perche noi avevamo la precedenza come mezzo pubblico, invece ci eÁ venuto addosso». I passeggeri del motoscafo di linea sono Á stata colpa del lancione, concordi: «E correva forte, non ha nemmeno tentato di evitare lo scontro, forse non ci ha neanche visto. Fortuna che alcuni di noi si sono accorti del pericolo e si sono spostati dal lato opposto a quello dov'eÁ avvenuto l'urto, appena in tempo per evitare conseguenze peggiori». Sul fatto sono state aperte due inchieste, una penale della Procura della Repubblica, una amministrativa della Capitaneria di porto. L'azienda dei trasporti, che parla di «speronamento», ha annunciato azioni legali contro la cooperativa proprietaria del lancione. .... ......... ............ What? Il fatto «Il lancione eÁ arrivato sparato, a forte velocitaÁ, e ci ha presi in pieno, come se non ci avesse neanche visti. Siamo stati sbattuti contro le pareti, i vetri della cabina sono andati in frantumi, e siamo stati investiti da una tempesta di schegge di vetro, come se fosse scoppiata una bomba. Poteva andare peggio». Uno dei dieci feriti, cinque dei quali sono stati ricoverati all'ospedale dei Santi Giovanni e Paolo, e poi dimessi con contusioni e ferite da taglio al viso, al corpo e alle mani, racconta cosõÁ l'ennesimo, drammatico incidente nautico nelle acque della laguna. Lo scontro, violento, tra un lancione gran turismo e un motoscafo di linea, alle 8.45 di ieri mattina nel canale della Giudecca, in una giornata festiva e a un'ora di traffico ridotto, senza nebbia ne vento, ha riacceso le polemiche sull'urgenza della lotta al traffico impazzito. Il Sindaco Paolo Costa, che eÁ anche commissario al moto ondoso, annuncia «entro un mese» un pacchetto di provvedimenti restrittivi che limiteranno i movimenti, sia per fasce orarie che per zone, di tutte le categorie interessate, dagli autotrasportatori ai gondolieri, e dai taxi ai vaporetti «che fanno dei servizi di tipo turistico». Previste anche due velocitaÁ in bacino San Marco (saraÁ piuÁ bassa vicino alle rive), e un punto di interscambio delle merci al Tronchetto. Anche ieri infatti si eÁ sfiorata la tragedia. Il motoscafo della linea 42 dell'Actv, l'azienda pubblica dei trasporti, con 30 passeggeri, aveva appena lasciato l'imbarcadero di Sacca Fisola e, giunto a metaÁ del canale della Giudecca, stava svoltando a destra per ........... U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO F - L'ARTICOLO DI GIORNALE 135 Come si titola un pezzo Per «passare», cioeÁ mandare in tipografia una notizia, a meno che essa non sia «breve», cioeÁ composta da poche righe (sono in genere notizie spicciole d'agenzia, passate nella stessa forma in cui giungono in redazione direttamente alla tipografia), eÁ necessario titolarla. Preparare un titolo non eÁ un'operazione semplice, soprattutto perche il titolo eÁ il classico specchietto per le allodole, che spinge il lettore a scegliere di leggere un articolo piuttosto che un altro. Un titolo di prima pagina, poi, deve essere particolarmente curato: si tratta di proporre nel modo migliore un «oggetto» nella «vetrina» del giornale. occhiello .............. .............. Il titolo eÁ composto da: (posto sopra il titolo, di un corpo inferiore a esso), introduce il fatto con precisazioni riguardanti il luogo e il momento dell'accaduto; vero e proprio (presentazione del pezzo), riguarda i protagonisti e la sintesi dell'accaduto; titolo sommario (posto sotto il titolo), serve a indicare le cause dell'avvenimento; catenaccio (posto sotto il sommario), fornisce ulteriori particolari. Nel giornalismo moderno di stampo anglosassone vengono solitamente aboliti sia l'occhiello, sia il sommario, sia il catenaccio, mentre da noi vengono abilmente utilizzati, da molta stampa di provincia e da quotidiani nazionali. Occhiello ...... Genova, il parroco con la donna e la nonna: se l'arrestano scendiamo in piazza. Esame psichiatrico, il perito saraÁ lo stesso di Bilancia ......... Á come se Christian fosse morto una ``E seconda volta. Un incubo, l'ho ripetuto mille volte ai carabinieri...'' Il bimbo soffriva di encefalopatia ``Gli volevo bene, come possono pensare che sia stata io? .... Accusata di avere soffocato il figlio disabile. Ma il quartiere la difende Titolo Sommario ............ ....... ``Non l'ho ucciso, eÁ morto per la febbre''...... Catenaccio U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 136 d Un buon titolo eÁ come una calamita! Un buon titolo eÁ quello che ci vuole per catturare l'attenzione anche del piuÁ distratto e superficiale dei lettori. Specie, poi, se siamo in ambito sportivo! 1 Il parere del critico Saliri, Muti e l'«Europa Riconosciuta» NON SPARATE SUI MAESTRI! Ampi recitativi,virtuosismi e tradizioni nobilitaÁ e misierie di Salieri che il direttore Scaligero ripropone con coraggio. 2 Con uno smacht fulminante si aggiudica il set decisivo VITTORIA DEL CAMPIONE DI CASA SULL'ERBA A WIMBLEDON PiuÁ vicina la coppa Davis 3 Il rapace sta per nascere e saraÁ addestrato dallo stesso deltaplanista catanese nell'esercizio del volo. ``Lo accudiroÁ come un genitore fa con un figlio'' ``Io e un condor in volo sulla Ande'' Il pulcino saraÁ fatto crescere sull'Etna dove impareraÁ a sfruttare le correnti ascensionali 4 Si apre un attacco e la campionessa cade, ferendosi alla testa Bloccata per piuÁ di un'ora la gara di slalom 5 Eleganza e charme per una donna che gioca a fare la diva e non rinuncia ai particolari che la mettono in mostra Alta seduzione: mini, spacchi e tacchi La femminilitaÁ in passerella, da Prada a Emporio Armani a Borbonese 6 Tour europeo. Rossi infila dodici strike consecutivi REALIZZATA LA PARTITA PERFETTA 7 C'eÁ l'ipotesi che alcune scuderie debbano schierare al via una terza vettura CRISI FINANZIARIA IN F.1 Entro lunedõÁ l'iscrizione al Mondiale. Due team senza sponsor e motori. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO F - L'ARTICOLO DI GIORNALE 137 Gli indicatori temporali Nella cronaca eÁ necessario definire con precisione la successione degli avvenimenti nel tempo. Per segnalare il succedersi nel tempo degli avvenimenti della mattinata, Perec ha indicato per ciascuno l'ora, ha fatto ricorso, cioeÁ, a un indicatore temporale. ..................... Gli indicatori temporali piuÁ usati sono: ..................... d ora, allora, adesso, subito, prima, poi, dopo, spesso, ancora, giaÁ, mai, presto, tardi, ieri oggi, domani, successivamente, subito, tra poco, di tanto in tanto, poco fa, nel frattempo, mentre, quando... I tempi verbali della cronaca ...... In una cronaca si usano come tempi principali i tempi commentativi: presente, passato prossimo, futuro. Chi li usa scrive per registrare fatti ed eventualmente spiegarli e commentarli. Ecco un esempio di cronaca in cui eÁ stato usato il presente come tempo principale Terza tappa: Paraggi S. Sebastiano - Portofino Sul sentiero per S. Sebastiano, splendida chiesetta verde prima di scendere al mare, uno scoiattolo ci taglia la strada. Mariolino tira fuori la macchina fotografica, ma non fa in tempo a fare click che lo scoiattolo sparisce senza degnarci di uno sguardo. Pazienza! Ecco Portofino. Scendo sul sentiero e arrivo fino al faro. (da M. V  ENE in ``Airone Junior'', n. 32, gennaio 1993) L'editoriale La struttura dell'editoriale risponde alle esigenze di un testo argomentativo, per cui l'impostazione del discorso assomiglia piuÁ ad un saggio che ad un articolo di cronaca. Esso eÁ suddiviso in paragrafi che corrispondono alle varie argomentazioni; il lessico puoÁ essere semplice e piano, oppure articolato con effetti retorici di vario tipo a seconda dello stile dell'autore e della strategia persuasiva che si intende adottare. Nell'interno del giornale hanno la stessa natura dell'editoriale gli articoli di commento, che a volte accompagnano una notizia e sono firmati dai giornalisti che di solito si occupano di quel filone di cronaca, altre volte, invece, occupano uno spazio fisso, una sorta di rubrca, e sono affidati a famosi opinionisti, come Giampaolo Pansa, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Eugenio Scalfari, e ad intellettuali in generale. Il tema politico eÁ quello prevalente, ma spesso vengono trattati alcuni aspetti del costume e della societaÁ. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 138 L'intervista Tra i metodi particolarmente usati dai mass-media per conoscere le opinioni sia di personaggi noti che di persone comuni eÁ molto diffusa l'intervista. Sicuramente avrete letto o visto in televisione interviste rivolte a personaggi famosi, soprattutto del mondo dello sport, dello spettacolo e della politica; ma questo strumento di indagine viene usato anche per conoscere le opinioni delle persone comuni sui piuÁ svariati argomenti, da quelli piuÁ seri e vitali a quelli di evasione. L'intervista viene utilizzata anche nelle indagini di mercato dalle grandi ditte produttrici per conoscere l'opinione dei consumatori circa l'utilitaÁ di un determinato prodotto. ..................... ..................... Gli scopi, dunque, per cui si conducono interviste sono fondamentalmente due: 1) cercare informazioni che riguardano fatti reali (quindi cioÁ che il soggetto, ossia l'intervistato, sa) 2) oppure cercare informazioni su atteggiamenti, opinioni e condizioni (quindi cioÁ che il soggetto eÁ). Negli ultimi anni anche nella scuola si eÁ diffuso questo strumento di lavoro con lo scopo di abituare gli alunni a comunicare con il mondo esterno, e dalle esperienze fatte sembra che ai ragazzi piaccia svolgere questo tipo di indagine sia all'interno che all'esterno dell'ambito scolastico. Questa tecnica di raccolta di informazioni ha un grande vantaggio, la flessibilitaÁ di approccio che essa permette; infatti l'intervistatore puoÁ spiegare a voce lo scopo dello studio e puoÁ assicurarsi che l'intervistato abbia capito completamente cosa gli viene richiesto. Se l'intervistato eÁ restio a rispondere a qualche domanda, l'intervistatore puoÁ suscitare in lui la giusta motivazione. All'interno della scuola le interviste si rivelano utili per conoscere le opinioni di altre classi circa decisioni da prendere come gite scolastiche, gare sportive, giornalino d'istituto. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO F - L'ARTICOLO La tecnica dell'intervista 139 GIORNALE ............................... ............. d DI Proprio per la diffusione di questo strumento d'indagine, ci sembra opportuno che siate informati delle fasi fondamentali per la corretta realizzazione di un'intervista. A La prima fase eÁ senz'altro la scelta dell'argomento e dei campioni da sottoporre all'indagine cui si affiancheraÁ la preparazione di una scaletta di domande scritte utili a realizzare gli obiettivi che si intendono raggiungere con questa attivitaÁ. Va sottolineato che la preparazione delle domande presuppone una buona conoscenza dell'argomento sia nei suoi nuclei fondamentali che nelle sue connessioni con altri argomenti. Questo significa che, se scegliete come tema un argomento o un problema di attualitaÁ, dovrete giaÁ averlo esaminato a scuola attraverso letture, conversazioni, approfondimenti di vario genere. Inoltre, dovrete sempre orientarvi su argomenti di notevole rilevanza: poiche infatti eÁ probabile che sceglierete come campioni dell'intervista dei compagni di altre classi, essi ne saranno a conoscenza, per averli come voi esaminati a scuola. Bisogna poi ricordare di porre le domande con il massimo garbo e rispetto per la persona intervistata; in caso di questionario scritto, il loro numero varieraÁ a seconda se sono previste risposte chiuse o aperte; in quest'ultimo caso saranno ovviamente piuÁ ridotte. ............ ...... ... .... C B La seconda fase consiste nella raccolta e nella catalogazione delle risposte. Dopo aver stabilito il numero delle persone da intervistare, deciderete se servirvi del registratore o di un questionario da distribuire a ognuno dei «campioni» e da ritirare in un momento stabilito. Se adopererete il registratore, una volta terminato il lavoro dovrete sbobinare piuÁ volte la cassetta e, con la traccia del questionario davanti, prendere nota delle diverse risposte ricevute. La «traduzione» dal linguaggio parlato richiederaÁ una buona dose di abilitaÁ e fatica, ma saraÁ anche un'attivitaÁ molto divertente. Se invece avrete distribuito un questionario, il lavoro saraÁ forse piuÁ lungo, ma piuÁ semplice. Per catalogare le risposte vi suggeriamo di esaminare quelle fornite totalmente dagli intervistati domanda per domanda (es.: tutte le risposte alla prima domanda, poi tutte le risposte alla seconda domanda e cosõÁ via), annotandovi con precisione i risultati via via ottenuti. .... ........ La terza fase eÁ la rappresentazione grafica dei risultati dell'intervista, da realizzare allo scopo di fornire una lettura immediata dei dati. La visualizzazione di dati eÁ da vari anni un sistema molto diffuso dai mezzi di comunicazione come quotidiani e giornali ed eÁ anche adoperato ampiamente nei libri di testo. Esso agevola, con la visualizzazione, l'immediata comprensione di fenomeni e problemi poiche ne rende piuÁ facile la lettura anche da parte dei piuÁ giovani. D .... L'ultima fase. Non resta, infine, che realizzare una breve relazione che indicheraÁ il criterio seguito nella scelta dei campioni e il loro numero, gli scopi e gli esiti dell'intervista e le eventuali modifiche da apportare alla organizzazione di un lavoro di questo genere. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 140 d Spunti per un'intervista Per mettere in pratica le informazioni fornite sulla tecnica dell'intervista, vi suggeriamo un percorso di lavoro che potrete eventualmente seguire. A Scelta dell'argomento - Scaletta di domande Come tema dell'intervista abbiamo scelto il problema della «diversitaÁ» e dell'emarginazione purtroppo tanto diffusa nella societaÁ. Ci sembra innanzi tutto un argomento di grande importanza e, in secondo luogo, uno di quelli che sono generalmente alla portata degli interessi e delle cognizioni di ragazzi della vostra etaÁ. Vi suggeriamo una scaletta di quesiti attinenti all'argomento scelto, ai quali naturalmente siete liberi di apportare tutte le modifiche che riteniate opportune. d d d d Quali tra questi problemi ritieni piuÁ gravi? & razzismo & droga & povertaÁ & AIDS & fame nel mondo & emigrazione & disoccupazione & microcriminalitaÁ & altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Come ne sei venuto a conoscenza? & attraverso la scuola & attraverso la famiglia & dalla televisione & dai quotidiani & altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quali tipi di «diversi» ti sembra che siano particolarmente discriminati dalla societaÁ? & gente di altre razze & drogati & poveri & omesessuali & disabili & malati di AIDS & altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In che modo pensi che si potrebbe modificare l'atteggiamento discriminatorio cosõÁ diffuso verso queste categorie umane? & con l'informazione fornita fin dalla prima infanzia & con un'adeguata educazione familiare & con un'apposita formazione scolastica & con la collaborazione di scuola e famiglia nell'esame di tali questioni & con l'organizzazione di incontri specifici con persone emarginate d d d d d Ritieni importante che la scuola avvicini i giovanissimi a questi problemi? & sõÁ & no percheÂ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . & per avviare alla formazione di uno spirito di tolleranza e fraternitaÁ & per eliminare l'ignoranza da cui scaturisce la discriminazione & per evitare episodi di crudeltaÁ e di violenza & per favorire l'inserimento nella societaÁ di persone generalmente emarginate a scuola ti ha educato alla tolleranza e al rispetto degli altri? & sõÁ & no In che modo? & attraverso letture adeguate & attraverso discussioni di confronto & attraverso la visione e il commento di film e documentari & attraverso specifici corsi di informazione & altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Qual eÁ il tuo atteggiamento personale verso queste categorie di persone? & indifferenza & rispetto & intolleranza & disprezzo & senso di solidarietaÁ & compassione & sopportazione Quale ti sembra invece l'atteggiamento piuÁ diffuso nei tuoi coetanei? & rispetto & intolleranza U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO F - L'ARTICOLO DI GIORNALE 141 B Raccolta e catalogazione delle risposte Ecco un esempio di come procedere. Immaginiamo di aver sottoposto all'intervista centocinquanta persone e cominciamo con l'esaminare le risposte ottenute alla prima domanda; ipotizziamo che questi siano i risultati ottenuti: . ..... ." 40 30 25 25 15 10 5 campioni il razzismo campioni l'AIDS campioni la droga campioni la fame nel mondo campioni la povertaÁ campioni l'emigrazione campioni altre risposte tot. 150 campioni Si procederaÁ allo stesso modo per il calcolo di tutte le altre risposte. C Rappresentazione grafica Sicuramente sarete giaÁ in grado di realizzare dei grafici; qui, ad ogni modo, vi suggeriamo un esempio fra i piuÁ semplici. Naturalmente per brevitaÁ anche questa volta ci riferiremo soltanto alle risposte fornite al primo quesito. Su un cartellone realizzate un grosso rettangolo diviso in quindici quadrati per dieci. Tenendo presenti i risultati ottenuti, colorerete nello stesso colore il numero di quadrati corrispondenti al numero delle differenti risposte (es.: 40 in rosso, 30 in verde, 25 in azzurro, 25 in arancio, 15 in viola, 10 in rosa, 5 in giallo). Non va dimenticato di titolare il grafico e di apporvi in basso, ben leggibile, la legenda, per permetterne la interpretazione. Ecco il nostro grafico. 141 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 142 La recensione Di solito le recensioni sono scritte da giornalisti esperti del genere culturale di cui trattano e spesso capita che il testo presenti e valuti contemporaneamente, mettendo in risalto gli aspetti peculiari. Ad esempio, il giornalista che recensisce un'opera lirica dovraÁ fornire informazioni ed esprimere valutazioni sull'allestimento della scenografia, sull'esecuzione dei cantanti e sull'accompagnamento musicale dell'orchestra, piuttosto che sull'opera lirica in seÁ, che giaÁ eÁ un prodotto culturale considerato di alto livello. Le recensioni trovano posto nelle pagine dei quotidiani che si occupano di cultura e spettacolo oppure nelle riviste specializzate come quelle che si occupano di libri, di musica o cinematografia. AL BLUE NOTE Giovanni Allevi a New York Debutto nel tempio del jazz Successo al Blue Note di New York per il pianista Giovanni Allevi. col doppio concerto di domenica (biglietti esauriti per entrambi) nel tempio del jazz. Allevi ha dato l'avvio a un tour internazionale che lo porteraÁ in Europa e Cina. In primavera usciraÁ il nuovo cd «No concept». ............ ................. ...... ..... NEW YORK Un omaggio a Pupi Avati ROMA - «Stories of men ad women: Pupi Avati». Suona cosõÁ il tiolo della rassegna che CinecittaÁ Holding e BAM-CineÂmatek organizzano a New York da giovedõÁ al 20 marzo, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura. EÁ un omaggio all'autore di ``Il cuore altrove'' che per l'occasione interromperaÁ le riprese del nuovo film ``La seconda notte di nozze'' per tre giorni. Film d'apertura della rassegna, l'unico in lingua inglese, eÁ ``Bix'', biografia di Leon Bismarck Beiderbecke, geniale jazzman bianco morto nel 1931 a soli 28 anni. Ricorda Una recensione per essere completa deve contenere: a) informazioni sull'autore, sul titolo, sul luogo e la data del prodotto o dell'evento culturale (quando si tratta di libri va inserito anche il nome della casa editrice ed il numero di pagine, per i film e gli spettacoli teatrali anche il nome del regista e degli attori principali); b) il sottogenere a cui appartiene il prodotto culturale all'interno del genere (ad esempio romanzo, poesie, commedia, operetta, mostra antologica ecc.); c) l'argomento fondamentale, cioeÁ la trama o il tema, presentato in modo chiaro e conciso; d) la descrizione delle parti dalle quali il prodotto eÁ composto; e) un commento sull'impostazione e sullo stile; f) un giudizio complessivo (positivo o negativo) sul prodotto; g) un eventuale confronto con altri prodotti che appartengono allo stesso genere o che trattano lo stesso tema. I punti sopra elencati non devono necessariamente costituire una scaletta, ma possono essere presenti nel testo con un'articolazione diversa, determinata anche dallo stile dell'autore. G G1 Percorso ................................................ I testi regolativi I giochi Tra i vari tipi di testo che stai imparando a conoscere (narrativo, descrittivo, poetico ecc.), forse quello che conosci direttamente eÁ proprio il testo regolativo. SõÁ, perche sicuramente ti sarai trovato piuÁ volte a dettare o ad ascoltare o a leggere le regole di un gioco! Á questo l'esempio piuÁ facile per comprendere la funzione di questa tipologia E testuale. ..... CORSA AGLI ANGOLI Formula di apertura 2 giocatori, 9 pedine bianche + 9 pedine nere Istruzioni Le pedine possono muoversi sia in avanti che di fianco, occupando quindi anche le caselle bianche, ma non tornare indietro. Quando viene saltata una pedina avversaria, la si lascia al suo posto senza mangiarla; eÁ peroÁ proibito scavalcare le proprie pedine. Vince chi riesce per primo a insediare la sua compagine di pedine nell'angolo dell'avversario. .......... ....... .................. Prescrizione: mettete la scacchiera per traverso, in modo che ciascun giocatore abbia davanti a se un angolo con la casella nera. Le pedine vengono disposte su file di 1, 3 e 5 caselle .................. Scopo del gioco eÁ quello di portare le proprie pedine nell'angolo dell'avversario e di occupare le sue posizioni di partenza. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 144 Dalla lettura della pagina precedente emerge chiaramente la struttura del testo regolativo: la formula di apertura che definisce il numero dei giocatori e delle pedine da usare. Questo testo eÁ finalizzato ad uno scopo ben preciso: fornire ai giocatori delle regole. Dunque ci sono delle prescrizioni e/o istruzioni. Si possono avere forme meno complesse di testi regolativi come le istruzioni per il montaggio di un giocattolo, o la ricetta di una torta o la posologia di un farmaco; forme piuÁ complesse di testi regolativi sono le leggi, le circolari e le ordinanze ministeriali, che sviluppandosi in articoli e commi con un linguaggio tecnico regolano tutti gli aspetti della vita civile, amministrativa e giudiziaria di uno stato. Per costruire un testo regolativo bisogna, dunque, definire la natura e la successione delle regole o delle istruzioni. Allora ricorda che se si tratta di regole bisogna formularle in modo chiaro e comprensibile, secondo un ordine che sottolinei la giustificazione interna; se si tratta di istruzioni bisogna presentarle seguendo il percorso logico delle azioni che hanno come esito la realizzazione o l'uso di qualcosa. G2 Le ricette .................................... Ti piace sbizzarrirti in cucina? Conosci qualche ricetta? .................................... Magari appetitosa e stuzzicante come questa? Crostata di carote speziate ....... Cottura: 45 minuti DifficoltaÁ: ** . .............." ...... Preparazione: 30 minuti INGREDIENTI per 8 persone 300 g di pasta briseÂ, 500 g di carote, 60 g di creÁme fraõÃche, la scorza di un'arancia non trattata, 1 rametto di rosmarino, 1 uovo, 2 semi di cardamomo, semi di finocchio, noce moscata, pepe, sale, curry. Per la pasta di accompagnamento: 1 tazza di maionese, curry. ......... U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO G d - I TESTI REGOLATIVI 145 La preparazione 1 Pulisci le carote, lavale, tagliale a pezzi e lessale in acqua salata aromatizzata con il cardamomo. Nel frattempo stendi la pasta in uno stampo rettangolare (30 cm x 11 cm circa), punzecchia il fondo con la forchetta e cuocila in forno caldo a 180o per 10 minuti. 2 Sgocciola le carote, schiacciale grossolanamente con la forchetta e poi passale velocemente sul fuoco medio per farle asciugare. Trasferiscile in una ciotola, aggiungi la scorza di arancia tritata fine, la creÁme e una macinata di pepe. 3 Mescola bene e regola di sale. Incorpora una spolverizzata di semi di finocchio e di aghi di rosmarino tagliuzzati, l'uovo, una grattugiata di noce moscata e due pizzichi di curry. 4 Versa il composto di carote nel guscio di pasta precotta, livella la superficie e prosegui la cottura per 35 minuti circa. Profuma la maionese con un cucchiaino di buon curry mescolando energicamente. Servi la crostata tiepida o a temperatura ambiente e accompagnala con la maionese al curry. ......................... ....... Nota la tecnica linguistica: in questo caso vengono usati verbi in funzione di imperativi: pulisci, lava, mescola ecc. altre volte vengono preferiti i verbi.... Sei di fronte ad un'altra forma di testo regolativo. SõÁ perche in questo caso ci sono delle vere e proprie prescrizioni, di cui bisogna tener conto se si vuole ottenere il risultato atteso. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 146 G3 Le prescrizioni Probabilmente anche nella tua scuola si svolgono corsi di Educazione stradale... cosa c'entra, starai pensando, con questo discorso sui testi regolativi? ............... ........ Leggi un po' qui. Á vietato al conducente di far uso durante la marcia E di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore [...] (art. 173 del Codice della strada). .... Durante la marcia ai conducenti e agli eventuali passeggeri di ciclomotori e motoveicoli eÁ fatto obbligo di indossare e tenere regolarmente allacciato un casco [...] (art. 171 del Codice della strada). Gli articoli che hai letto non sono altro che testi regolativi, perche dettano regole ben precise che se violate sono punibili. In essi avrai notato che si ripetono alcune formule prescrittive: eÁ vietato; eÁ fatto obbligo. Possiamo, dunque, dire che anche in questa tipologia testuale eÁ necessario un linguaggio specifico, caratterizzato dall'uso di formule prescrittive o di divieto («eÁ fatto divieto di...», «vietato...», «eÁ fatto obbligo di...») e di infiniti in funzione di imperativi («lavare a secco», «somministrare prima dei pasti» ecc.) e dalla atemporalitaÁ, cioeÁ da una dimensione universale nello spazio e nel tempo, perche la regola eÁ valevole per tutti e, teoricamente, per sempre. Il linguaggio dei testi regolativi eÁ molto specifico; esso attinge dal lessico burocratico, per quanto riguarda le leggi, le ordinanze e i codici, mentre dal lessico tecnico-scientifico, per quanto riguarda le istruzioni d'uso di elettrodomestici e macchinari in generale oppure la posologia dei farmaci. Percorso ................................................ H Il testo argomentativo H1 La relazione ........ Nella pratica scolastica la relazione, quando non sia di carattere strettamente espositivo e informativo, puoÁ rientrare tra i testi argomentativi (commento, di cui abbiamo trattato nell'UnitaÁ dedicata al testo in versi, tema di cui trattareremo piuÁ avanti. A tal fine tieni presente che nella maggior parte dei casi il testo argomentativo contiene le seguenti parti: d d d d d Impostazione: presentazione del problema, della questione o del tema sul quale si argomenta; Tesi: l'opinione principale che si vuole sostenere, espressa ad apertura di testo o a fine testo come sintesi conclusiva; Argomentazione: dati, documenti e prove logiche pertinenti alla tesi, presentati a sostegno di essa; Obiezioni: tesi diverse o opposte (antitesi) alla tesi sostenuta, ribattute punto per punto (confutazioni); Conclusioni: sintesi del percorso seguito e rafforzamento della tesi e o esplicitazione della tesi, se rinviata alla fine. Relazionare, oralmente o per iscritto, su un qualsivoglia argomento significa riferire, ragguagliare, riportare informazioni precise e chiare. Nella societaÁ odierna la relazione eÁ Ð tra i documenti ufficiali del nostro paese Ð quello piuÁ diffuso per illustrare disegni di legge, progetti tecnici di opere pubbliche, bilanci delle grandi societaÁ, nonche per illustrare imprese notevoli o scoperte scientifiche di grande importanza ecc. Ci sembra opportuno, dunque, fare una ricognizione sulle tecniche basilari che sono indispensabili per svolgere una buona relazione. ................... Questo genere di componimento richiede delle tecniche specifiche che vanno organizzate in due momenti distinti: ................... 1) operazioni preliminari; 2) esecuzione. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 148 Operazioni preliminari Abbiamo detto che ci sono delle operazioni preliminari da svolgere, esse sono: ............................. A) definizione dell'argomento: ad esempio: «I rischi dell'inquinamento»; B) ricerca del materiale da esaminare (nel caso in questione potrebbero essere articoli di giornali, brani di letture antologiche, dossier di esperti nel settore, interviste a scienziati riportate in riviste o in testi specializzati, ecc...); ............................. C) lettura e selezione del materiale. Esecuzione Essa deve essere chiara e organica. Per la stesura di una buona relazione devi seguire la seguente scaletta: .............................. A) una breve introduzione: serve a chiarire l'ambito nel quale ti muoverai (perche di un argomento si potrebbe parlare all'infinito e si rischierebbe di confondere e confondersi), lo scopo della relazione, il destinatario o i destinatari (un'autoritaÁ, i compagni, le famiglie); B) il nucleo: consisteraÁ nell'esposizione rigorosa del materiale raccolto; fai attenzione a curare in modo particolare il linguaggio, in modo che non risulti incomprensibile o confuso. In questa parte della relazione potrai evidenziare anche quali metodi hai adottato per eseguire il lavoro (potresti per esempio spiegare se sei partito da ipotesi che poi hai potuto verificare; oppure se ti sei servito di dati giaÁ esistenti per cui hai solo approfondito l'argomento con ulteriori spiegazioni); di quali strumenti ti sei servito (grafici, schede scientifiche, schizzi, materiale fotografico, tabelle statistiche ecc...). Sarebbe anche utile, qualora possibile, allegare alla relazione alcuni dei sussidi di cui ti sei servito (il che renderebbe la tua relazione piuÁ vivace ed interessante); C) la conclusione: dovraÁ racchiudere i punti chiave trattati e delle brevi considerazioni sull'argomento. Considerazioni che, se sono personali, vanno precedute da formule quali «a mio avviso; secondo me; a mio giudizio» ecc...: queste formule servono a chiarire che tutto cioÁ che eÁ stato esposto eÁ frutto di ricerca e non di posizioni personali. .............................. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO H - IL TESTO H1 ARGOMENTATIVO 149 Il tema Nel corso dei primi due anni di scuola tu hai trovato nell'antologia molti esercizi di produzione finalizzati ad avviarti alla composizione guidata, ricordi? Ora che sei arrivato in terza, dovresti essere in grado di lavorare piuÁ autonomamente, per cui ci sembra opportuno indicarti le tecniche adatte per migliorare e consolidare questo tipo di produzione scritta: il tema. Va sottolineato che quanto ti indichiamo di seguito non vuole fornirti il metodo in assoluto, ma piuttosto un metodo serio e rigoroso per affrontare questo tipo di composizione. .................. .................. Ci sembra che lo schema possa essere articolato in 5 punti fondamentali o fasi: 1) comprensione della traccia (o enunciato) 2) ricerca del materiale 3) piano di lavoro 4) esposizione 5) accurata rilettura dell'elaborato Ora procediamo ad analizzare ciascuna di queste fasi, nell'ordine elencato. 1 Per svolgere una composizione corretta il punto di partenza consiste nel comprendere la traccia o l'enunciato del tema; spesso gli alunni si apprestano a svolgere il compito di italiano senza nemmeno rileggere la traccia: questo eÁ il primo errore. Á volte, prestando la massima attenzione alle A) La traccia (o enunciato) va riletta piu singole parole e avendo cura di avere a portata di mano un buon vocabolario; esso serviraÁ non solo per chiarire il significato di parole a te poco note, ma anche quello di parole che includono concetti che tu non hai ancora approfondito. B) In genere l'enunciato di un tema presuppone una serie di risposte da parte dell'allievo a domande esplicite o implicite, per cui eÁ necessario mettere bene a fuoco le parole chiave della traccia e cioÁ potresti farlo sottolineandole. C) Dalla individuazione delle domande potrai dedurre se il tema che devi svolgere eÁ di carattere descrittivo, riflessivo, sociale, epistolare o di cronaca. D) Successivamente devi annotare sul foglio personale tutto cioÁ che ti suggerisce la traccia; potresti fare una scaletta che comprenda i seguenti punti: Ð quali sono le domande a cui devi rispondere Ð gli eventuali collegamenti con argomenti affini Ð le osservazioni che ti vengono in mente. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 150 2 Passiamo ora ad analizzare il secondo punto: ricerca del materiale. La ricerca del materiale, se svolto a casa, puoÁ essere fatta seguendo sia la scaletta precedente che le tradizionali domande: Chi? Dove? Quando? Come? PercheÂ? Inoltre potranno esserti di aiuto altri testi scolastici, enciclopedie, giornali, libri della biblioteca; se devi trattare argomenti basati su esperienze dirette puoi rivolgerti ai tuoi genitori, ad amici, ai nonni ... Quando il tema viene svolto in classe il materiale saraÁ frutto delle tue conoscenze, esperienze, emozioni e sensazioni, a seconda di quanto richiesto dalla traccia. Per tutti i chiarimenti eÁ sottinteso che l'insegnante saraÁ disponibile a rispondere ai tuoi percheÂ. 3 Esaminiamo ora il terzo punto: piano di lavoro. Questo eÁ il momento in cui devi organizzare tutto il materiale a tua disposizione. La struttura di un tema richiede che le sue parti (introduzione, corpo e conclusione) non solo siano in equilibrio tra loro, ma che tra esse vi sia una coerenza interna. L'introduzione serve per inquadrare l'argomento o catturare l'attenzione del lettore; il corpo consiste nell'esposizione vera e propria dell'argomento o catturare l'attenzione del lettore; il corpo consiste nell'esposizione vera e propria dell'argomento; la conclusione puoÁ riprendere la parte iniziale o puoÁ contenere riflessioni o considerazioni personali. Un buon lavoro richiede sempre che il materiale sia organizzato in modo logico; l'assenza o l'insufficienza di una struttura logica eÁ messa in evidenza in uno svolgimento da particolari segnali. Tra i piuÁ frequenti troviamo le ripetizioni, che sono inutili ed appesantiscono l'esposizione rendendola disordinata, le divagazioni o i passaggi rapidi e illogici (quando si passa da un'osservazione all'altra). 4 Al quarto punto troviamo da esaminare: l'esposizione in lingua; questo aspetto non va sottovalutato, in quanto tutto il materiale rischia di perdere valore se esposto in maniera scorretta o inadeguata. Innanzitutto la scelta del linguaggio da usare eÁ in stretto rapporto al tipo di composizione; un argomento di cronaca richiederaÁ un lessico diverso da quello usato per un lavoro di tipo espositivo, cosõÁ come un lavoro epistolare non richiederaÁ lo stesso linguaggio di un lavoro espositivo e cosõÁ via. Non usare mai paroloni, neÁ vocaboli di cui non conosci bene il significato, rischieresti solo di alterare il senso della frase. Per la buona riuscita di un lavoro scritto ricorda che sono fondamentali questi aspetti. . .... ." a) L'ORTOGRAFIA: ricorri al vocabolario per risolvere le tue incertezze. b) La PUNTEGGIATURA: non dimenticare l'uso delle virgole, dei punti e virgole ecc. c) Le REGOLE GRAMMATICALI E SINTATTICHE: uso dei verbi, formazioni dei plurali, aggettivi ecc.; coerenza, tra soggetto e predicato, nessi sintattici tra principali e subordinate. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E PERCORSO H - IL TESTO ARGOMENTATIVO 151 5 Siamo giunti cosõÁ alla fase ultima del lavoro, ovvero la rilettura. Questa fase va eseguita con estrema cura, perche ti consente di rivedere tutto il lavoro nel suo insieme e di controllare se il materiale rispecchia la scaletta che avevi organizzato. Dopo questa rilettura potrai precisare, se necessario, ulteriormente il tuo pensiero oppure tagliare parti superflue o trasferire periodi. Infine dovrai copiare il lavoro con ordine e bella grafia, in modo da rendere piacevole la lettura all'insegnante o a chiunque altro lo debba leggere. Lavora con rigore e serietaÁ e vedrai che non eÁ impossibile saper scrivere! U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d T I P O L O G I E T E S T U A L I - T E C N I C H E E S T R U T T U R E 152 U.D.A. 2 LETTERATURA IN “PILLOLE” DALLE ORIGINI AL NOVECENTO Dalle origini al Trecento Dal Quarocento al Seicento Il Seecento L’Ottocento Il Novecento Percorso La preposizione B FUNZIONE ¥ etdinasubor FORMA ¥ priao ¥ opriam ¥ aeposivlcuzn˚r ^ Obiettivo: individuare i mutamenti della lingua nel tempo attraverso i movimenti letterari. ^ AbilitaÁ: ripercorrere le tappe fondamentali dell'evoluzione del nostro sistema letterario. ^ Competenze: produrre un breve testo argomentativo relativo a una corrente letteraria esaminata. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 154 V. D'ESCULAPIO - M. PEVIANI - P. CALVINO - A. LETA la grammatica in gioco l' "altro'' della comunicazione unita' di apprendimento web 154 A A1 Percorso ................................................ Dalle origini al Trecento Il latino volgare L a storia delle origini della nostra lingua eÁ lunga e complessa, come quella di ogni lingua. Proviamo a ripercorrere per grandi linee le fasi principali di questa. Come giaÁ saprai, l'italiano deriva dal latino, la lingua degli antichi romani, che Roma diffuse insieme alla sua espansione. La lingua latina Ð come tutte le altre Ð presentava notevoli differenze tra lingua parlata e lingua scritta. Quest'ultima era il latino letterario, di cui ci resta l'esempio nelle opere in prosa e in poesia giunte fino a noi; come tutte le lingue scritte, aveva regole precise da rispettare, per cui fu poco soggetta a mutamenti. Diversa invece fu la situazione per la lingua parlata, il latino «volgare» (volgo = popolo), che subõÁ continue trasformazioni nel tempo e nello spazio. Roma estese a tutte le regioni dell'Impero la sua lingua: non peroÁ la lingua degli scrittori, bensõÁ quella volgare. Anche se il latino sostituõÁ, con il passare del tempo, le diverse parlate dei popoli conquistati, dovette tut- La massima espansione territoriale dell'Impero Romano. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 156 tavia subire inevitabilmente dei mutamenti di pronuncia e assimilare vocaboli delle lingue preesistenti. In breve, eÁ logico pensare che il latino volgare fu soggetto ad alterazioni, che furono peroÁ lente e poco evidenti finche duroÁ l'unitaÁ dell'Impero. A2 Le nuove lingue D opo la caduta dell'Impero Romano (476 d.C.) l'unitaÁ culturale e linguistica dell'occidente si frantumoÁ; molteplici le cause, ma le piuÁ incisive furono le invasioni barbariche e il conseguente spopolamento delle cittaÁ che erano le sedi della vita culturale. Il dilagare dell'analfabetismo fu grande in tutta l'Europa e bisognoÁ attendere l'XI secolo con la rinascita delle cittaÁ per riportare alla luce anche la voce dei poeti e degli scrittori. Nel frattempo anche l'unitaÁ linguistica si andava disgregando e il latino, che era stata la lingua ufficiale dell'Impero, subõÁ notevoli trasformazioni, dando luogo cosõÁ ad una varietaÁ di lingue. Fra le lingue europee che allora si formarono eÁ possibile distinguere due grandi gruppi: 1 le lingue neolatine (o romanze, vale a dire romane) che si svilupparono direttamente dal latino in quei territori dove i Romani maggiormente avevano inciso con la loro presenza: per esempio in Italia, Spagna, Francia. 2 le lingue germaniche che si formarono per lo piuÁ al di fuori dell'area latina, nei luoghi dove l'Impero Romano aveva lasciato tracce piuÁ deboli, ad esempio come in Germania. Ezon uccide il dragone, dalla ``Raccolta di Annali illustrati di IvaÁn il Terribile'', sec. XVI. Mosca, Museo Storico di Stato. Fu proprio in queste lingue, denominate «volgari», che inizialmente fiorõÁ una letteratura orale, costituita da inni religiosi, ballate e racconti; in un secondo tempo, invece, grazie alla rinascita della vita culturale ed economica, che avvenne a partire dall'anno Mille, la cultura ritrovoÁ la sua vitalitaÁ e i cantori e i poeti ripresero a scrivere. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI AL TRECENTO 157 Quale poteva essere l'oggetto privilegiato del loro canto? Certamente quel mondo feudale che li accoglieva nelle proprie corti affinche essi allietassero i tornei cavallereschi e le innumerevoli feste cui partecipavano i piuÁ famosi cavalieri. Svariate furono le produzioni letterarie che cantarono le gesta dei cavalieri; i poeti attraverso la potenza della fantasia trasfigurarono in modo favoloso ed eroico vicende e personaggi della storia; nomi come Sigfrido, Rolando, El Cid, Lancillotto, Ivano, sono entrati a far parte di quel mondo epico che ancora oggi affascina lettori di tutte le etaÁ; ma altri eroi, a noi meno noti, appartengono alla tradizione dei popoli nordici, come Beowulf, Gudrum, Igor e tanti altri che dovremmo imparare a conoscere per avvicinarci alla loro storia e alle loro tradizioni. A3 Le prime scuole poetiche L a nostra letteratura medioevale segue due temi principali: quello religioso e quello sentimentale-amoroso. Al primo appartengono gli scritti di San Francesco e le laudi di Jacopone da Todi, mentre il tema amoroso viene sviluppato dalla scuola siciliana e continuato dalla scuola toscana e dal «Dolce Stil Novo». Una scuola o un movimento letterario eÁ individuabile nella storia della letteratura quando un gruppo di poeti o in generale di letterati che appartengono allo stesso contesto storico elaborano temi comuni e uno stile proprio che li caratterizza. ) ) ) ) ) ) ) ) ) Appunti ) Primi documenti in volgare A ffinche la lingua italiana diventasse una lingua letteraria bisognoÁ arrivare al periodo fra il XIII e il XIV secolo; ma giaÁ parecchi secoli prima in Italia come nelle altre zone dell'Impero Romano d'Occidente era sorta, dall'evoluzione del latino parlato, una lingua volgare. Il piuÁ antico documento scritto in questa lingua, che non eÁ piuÁ latino, ma non eÁ ancora italiano, risale al IX secolo: eÁ il cosiddetto «indovinello veronese», un indovinello, appunto, che allude all'arte dello scrivano: «Se pareba boves, alba pratalia araba et albo versorio teneba et negro semen seminaba». La traduzione di questo breve testo, nel quale eÁ possibile notare accanto a parole in latino, altri termini piuÁ vicini ad una lingua volgare («pareba», «araba», «teneba», «seminaba»), eÁ la seguente: «Spingeva innanzi i buoi (= le dita) arava bianchi prati (= la carta) teneva un bianco aratro (= la penna) seminava nero seme (= l'inchiostro)». A far notare piuÁ chiaramente la trasformazione della lingua eÁ un documento del 960, il «placito cassinense»: si tratta del verbale della sentenza di un processo, riguardante la contesa sorta per la proprietaÁ di alcune terre fra il monastero di Montecassino e un certo Rodelgrimo d'Aquino. Nel documento, redatto in latino, sono riportate le parole di un testimone, un contadino, trascritte nella lingua da lui usata: non latino, ma volgare. «Sao Ko Kelle terre per Kelle fini que Ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti». La traduzione non dovrebbe sembrarvi difficile, in quanto sono molto evidenti le espressioni «volgari»: «So che quelle terre, entro i confini che sono qui indicati, le possedette per trent'anni la parte di San Benedetto (ovvero il monastero di Montecassino)». U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 158 La prima scuola poetica italiana eÁ la scuola siciliana che appartiene alla prima metaÁ del Duecento e si sviluppa alla corte Federico II di Svevia. I poeti siciliani risentono dell'influsso della poesia provenzale e sviluppano il tema amoroso cortese usando il dialetto siciliano illustre. Questa scuola eÁ aristocratica sia perche si sviluppa all'interno di una corte raffinata, come eÁ quella siciliana, sia perche eÁ rivolta a un ristretto numero di persone. La morte di Federico II, alla metaÁ del Duecento, metteraÁ fine a questa esperienza letteraria, che troveraÁ la sua continuazione nella scuola toscana in un contesto sociale molto diverso. A4 La scuola toscana non si sviluppa all'interno di una corte, ma nel contesto sociale e politico del comune. Pertanto, accanto ai temi amorosi propri dei siciliani, la scuola elabora anche temi sociali e politici che rispecchiano la realtaÁ comunale del tempo. Il capostipite della scuola eÁ Guittone d'Arezzo, la lingua usata eÁ il toscano illustre. Anche le poesie dei siciliani vengono ``tradotte'' in toscano e in gran parte ci sono pervenute oggi in questa forma. Lo Stilnovismo Q uasi contemporaneamente alla scuola toscana, e anche come sua continuazione, nasce lo Stilnovismo o Dolce Stil Nuovo, i cui principali esponenti furono Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri che inizioÁ la sua attivitaÁ letteraria proprio nell'ambito di questa scuola. Le composizioni poetiche degli Stilnovisti ruotano intorno a un unico tema, quello dell'amore, sentimento da loro completamente spiritualizzato. La donna cantata da quei poeti eÁ infatti una donna-angelo, una «donna gentile» ovvero infusa di nobiltaÁ d'animo e di perfezione interiore; la sua vista fa nascere un ardente desiderio di elevazione morale per cui essa diventa tramite fra l'uomo e il divino. Fanciulle coronate di fiori. Sono soavi figure che ricordano le immagini, delicate e gentili, delle donne cantate dagli Stilnovisti. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI AL TRECENTO 159 Data l'unicitaÁ del tema, nelle produzioni dei vari poeti immagini e situazioni sono molto limitate e si ripetono pressocche identiche nei diversi autori e anche nelle liriche di uno stesso autore: l'apparire della donna ``gentile'', gli effetti che essa suscita in chi la vede, il bisogno di lodarla e farla lodare. Anche i termini si riecheggiano in maniera ripetitiva da un poeta all'altro e da testo a testo di un medesimo poeta. Dal punto di vista storico e sociale un elemento di particolare importanza eÁ costituito dal concetto di nobiltaÁ che fu proprio degli stilnovisti, la gentilezza d'animo; infatti, la «nobiltaÁ» che costituisce la base programmatica della scuola, non eÁ piuÁ la nobiltaÁ di nascita, ma la perfezione interiore che si identifica con l'amore e la capacitaÁ di amare: la nobiltaÁ che si eredita dalla famiglia non eÁ piuÁ considerata una condizione capace di per se di elevare gli uomini, capacitaÁ che invece si acquisisce se si eÁ in grado di sentire e di interiorizzare l'amore della donna gentile e, tramite esso, di elevarsi spiritualmente. Anche se in campo puramente letterario, dunque, gli Stilnovisti segnano una distanza con il mondo feudale aprendo uno spiraglio ai nuovi valori della civiltaÁ comunale. Panorama di Firenze, visto da un miniaturista dell'epoca. La cittaÁ, ricca di chiese e di campanili e attraversata dall'Arno, eÁ cinta dalle alte mura che inalberano orgogliosamente sulle torri l'emblema del giglio. Era questa la Firenze ove Dante e Guido Cavalcanti si scambiavano sonetti e tenzoni. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 160 A5 La poesia comico-realistica C ontemporaneamente allo stilnovismo, nella stessa Toscana si sviluppoÁ un'altra scuola di poesia, detta poesia comico-realistica che, alla spiritualitaÁ degli stilnovisti, contrapposero situazioni del tutto materiali e terrene che mettevano a nudo i sentimenti piuÁ comuni e meno ``nobili'' Ð ma tuttavia realissimi Ð degli esseri umani: l'aviditaÁ, l'egoismo, il cinismo e cosõÁ via. Questi temi furono esposti in un linguaggio volutamente ``comico'' ovvero basso, vicino a quello del popolo: un linguaggio il piuÁ aderente possibile agli argomenti trattati. Il maggior rappresentante di questa corrente poetica fu Cecco Angiolieri, che condusse una vita ribelle e dissipata, riducendosi in miseria, e che non ebbe altri ideali che la taverna, il gioco e le donne. ) ) ) I grandi trecentisti L ) ) ) ) Rappresentazione allegorica del 1300. ) ) Appunti ) a nostra produzione letteraria del Trecento ha i suoi maggiori esponenti in Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Dante nel suo poema rappresenta pienamente i caratteri della cultura medievale; egli guarda ancora con fiducia al Papato e all'Impero, le forme piuÁ alte del potere dell'etaÁ feudale, anche se queste si andavano ormai avviando alla dissoluzione. Francesco Petrarca, invece, rappresenta la crisi della societaÁ medievale in piena trasformazione. Nella sua opera principale, il Canzoniere, il poeta rivela infatti il contrasto fra sentimento religioso e sentimento amoroso: Laura, la donna da lui cantata, non eÁ piuÁ la donna-angelo degli Stilnovisti, ma rappresenta la forza di una passione e di un amore totalmente umano, pure se tormentato dal dubbio che questo sentimento possa allontanarlo dai valori spirituali. La lacerazione interna del Petrarca saraÁ del tutto superata da Giovanni Boccaccio che, nelle novelle del suo Decamerone, sposta completamente l'interesse all'uomo e alle Francesco Petrarca, con il cuore trafitto dal dardo d'Amore, riceve da Laura il serto d'alloro che lo incorona poeta. L'amore per Laura saraÁ per lui un sue vicende terrene. I tanti personaggi dolce-amaro tormento; ma questo dolore, in cui confluiscono le sofferenze che popolano il Decamerone rispec- e le malinconie di un animo perpetuamente inquieto, espresso in versi chiano un'umanitaÁ piena di vita, libera dolcissimi e perfetti, saraÁ la fonte della sua piuÁ ispirata poesia. da vincoli moralistici e da scrupoli di carattere religioso: un'umanitaÁ che testimonia il tramonto dei valori del Medio evo, con la quale entra nella letteratura la vivacitaÁ della societaÁ comunale, la nuova realtaÁ dell'epoca. B B1 Percorso ................................................ Dal Quattrocento al Seicento La cultura umanistica L a cultura medievale Ð basata sulla totale sottomissione dell'uomo ai dogmi della chiesa Ð assegnava agli esseri umani un ruolo di semplici pedine sulla scacchiera dell'universo, mortificando la libertaÁ e le capacitaÁ degli individui. Verso la fine del Trecento, grazie anche all'attenzione per la cultura classica manifestata dal Petrarca, nasceva un nuovo movimento di pensiero, l'Umanesimo che prese il nome dalle cosiddette ``umane lettere'', gli antichi testi degli autori greci e latini, banditi durante il medio evo perche pagani. La riscoperta della cultura classica avrebbe determinato il tramonto delle concezioni medioevali, spostando l'interesse dal cielo alla terra, ai valori propri del mondo dell'uomo. Il mondo classico, infatti, offriva un modello di uomo consapevole della forza del proprio pensiero e arbitro del proprio destino. Per tali ragioni l'arte e la filosofia greca, il diritto e la politica romana affascinano e conquistano gli umanisti. Si puoÁ dire che l'Umanesimo inizia alla fine del Trecento come ricerca dei testi antichi conservati nelle abbazie e nei monasteri che si erano salvati dalle distruzioni delle invasioni barbariche. Una schiera sempre piuÁ numerosa di studiosi e «ricercatori», non solo riscoprono opere antiche, ma le diffondono e le commentano. La riscoperta della cultura classica diede origine a una nuova scienza, la filologia, che tendeva alla ricostruzione dei testi attraverso l'analisi linguistica e il confronto, quando possibile, tra piuÁ versioni di una stessa opera. Lo slancio appassionato che animoÁ gli umanisti verso il mondo classico ebbe inoltre un'altra conseguenza che segnoÁ quest'epoca: essi, appropriatisi dei meccanismi della lingua latina, cominciarono a usarlo nei propri scritti, specialmente nella prima fase dell'Umanesimo, quando fu piuÁ vivo il desiderio di emulazione dell'antica cultura. Questo non significa che il latino soppiantasse la produzione letteraria in volgare che anzi, nel Quattrocento, ebbe un notevole impulso; basterebbe ricordare Leon Frontespizio dell'Etica Nicomachea, trattato di filosofia di Battista Alberti, Poliziano, Boiardo, SanAristotele. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 162 nazzaro, Lorenzo dei Medici, che con le loro opere sostennero la dignitaÁ del volgare fiorentino. Tutto cioÁ determinoÁ la fioritura di molteplici generi letterari: dalle favole mitologiche ai canti popolareschi che animavano le sfilate dei carri di Carnevale, fino al poema cavalleresco che, attraverso le opere del Boiardo e del Pulci, trattoÁ il tema dell'amore nell'ambito dei canoni della cavalleria: fedeltaÁ, eroismo, difesa dei deboli, il tutto immerso in atmosfere fantastiche e a volta grottesche. Ma, la piuÁ grande novitaÁ e originalitaÁ dell'Umanesimo fu l'apertura a una nuova concezione dell'uomo e dell'esistenza: gli umanisti giunsero a sostituire alla centralitaÁ che la religione aveva avuto nell'epoca precedente la centralitaÁ dell'uomo. E cosõÁ l'antica visione trascendente si sgretoloÁ e fu l'uomo a essere posto al centro dell'universo: l'uomo visto nella sua libertaÁ, capace di costruire il proprio destino. Tutto l'Umanesimo fu percorso da questa elettrizzante concezione di un uomo «nuovo», riscoperto nelle sue infinite possibilitaÁ, concezione che apriraÁ la strada ai futuri rivoluzionari cambiamenti che si prospettavano per l'umanitaÁ. B2 Diffusione della cultura I n questo periodo i poeti, gli scrittori, gli artisti, gli scienziati, i maestri e tutti coloro che producevano e trasmettevano cultura sentano il bisogno di incontrarsi e far circolare le loro esperienze culturali. La nascita delle accademie, lo sviluppo delle biblioteche e l'invenzione della stampa vennero incontro a queste esigenze. Le accademie erano costituite da gruppi di intellettuali che si riunivano sotto la protezione di un principe per discutere argomenti legati alla nuova cultura e alle nuove concezioni nate dalla riscoperta del mondo classico; una delle piuÁ importanti fu l'Accademia fiorentina di Marsilio Ficino. Il Quattrocento vide uno sviluppo notevole di biblioteche grandi e importanti, che ancora oggi fanno parte del patrimonio culturale del nostro paese, tra le quali la biblioteca voluta da Lorenzo il Magnifico, detta Laurenziana. Infine l'invenzione della stampa non poteva cadere in un momento piuÁ opportuno della storia culturale europea. Johann Gutenberg inventoÁ i caratteri mobili e pubblicoÁ nel 1455 a Magonza, in Germania, il primo libro a stampa, la Bibbia. Naturalmente la stampa fu uno strumento eccezionale per la diffusione e lo sviluppo della cultura. Va poi ricordato che l'Umanesimo allargoÁ il suo campo d'indagine a tutti i settori della cultura: le Miniatura dei secoli XII-XIII con la rappresenta- arti visive, l'urbanistica, l'architettura, la scienza zione dell'Universo; la Terra eÁ posta al centro. risentirono di questo prorompente rinnovamento Milano, Biblioteca Ambrosiana. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI AL TRECENTO 163 culturale che dall'Italia si diffuse in tutta Europa e preparoÁ lo splendido Rinascimento italiano che si sarebbe sviluppato nella prima metaÁ del Cinquecento. Il legame tra gli intellettuali e il potere, nel Quattrocento, fu molto piuÁ stretto rispetto al Trecento perche il mecenatismo Ð ovvero la protezione accordata ad artisti e letterati dai signori del tempo Ð costringeva gli intellettuali a una vita di corte che accrebbe la loro dipendenza dai principi. B3 Il Rinascimento I l Rinascimento italiano eÁ l'erede naturale dell'Umanesimo: l'ideale di bellezza in senso classico, la concezione della centralitaÁ dell'Uomo e della sua supremazia sulla natura, la libertaÁ di pensiero e di espressione artistica arrivano a una maturazione mai raggiunta prima. L'arte visiva eÁ la forma culturale in cui meglio si esprime la grandezza del Rinascimento; l'architettura, la pittura e la scultura rinnovano forme, spazi e dimensioni e affermano la grandezza dell'ingegno umano. Innumerevoli gli artisti protagonisti di questa grande stagione culturale: Brunelleschi, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Tiziano, Tintoretto faranno di Firenze, Roma, Venezia il centro della cultura europea. La letteratura della prima metaÁ del Cinquecento sviluppa in poesia e in prosa due tendenze diverse e sostanzialmente contrastanti. In poesia la produzione di Ludovico Ariosto prosegue e sviluppa il genere cavalleresco, che nel Quattrocento, con il Pulci e il Boiardo, aveva giaÁ ottenuto grande successo presso le corti italiane ed europee. Leonardo da Vinci: L'ultima cena. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 164 Il poema dell'Ariosto rappresenta l'idealizzazione di valori morali e amorosi che trascinano cavalieri e dame in un mondo senza tempo, magico e privo di affanni materiali. Il pubblico a cui l'Ariosto si rivolgeva era costituito dagli uomini e dalle donne che facevano parte delle corti del tempo. E il cosmo dell'Orlando furioso, regolato dalla purezza dell'animo, dal coraggio, dalla fedeltaÁ e dall'amore affascinoÁ e conquistoÁ questo pubblico, in Italia e in Europa. Negli stessi anni la produzione in prosa si orientoÁ su temi fortemente realistici, del tutto opposti, dunque, a quelli dominanti in poesia. Nella prima metaÁ del Cinquecento, infatti, fiorirono opere di storiografia e trattati politici, i cui autori piuÁ illustri furono Francesco Guicciardini e NiccoloÁ Machiavelli. Di grande importanza storica fu il Principe del Machiavelli, testo da cui avrebbe avuto origine il concetto di politica moderna; l'autore, infatti, separoÁ completamente l'arte di governare e di conservare il potere dalla morale: la ``virtuÁ''delprincipeconsistenelsapervolgereapropriovantaggiolesituazioniin cuisitrovaadagire,sentendosiliberodaqualsiasicondizionamentodicarattere morale pur di mantenere il potere e salvaguardare la propria immagine pubblica. Teorie del tutto nuovo che, diffuse e approfondite in altre nazioni europee, avrebbero modificato profondamente i principi della politica, servendo anche a giustificarne abusi e degenerazioni in nome della ragion di stato. Raffaello: Lo sposalizio della Vergine. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI B4 AL TRECENTO 165 Il Manierismo C ol termine «Manierismo» si definisce la stagione culturale della seconda metaÁ del Cinquecento. La chiesa cattolica, preoccupata di contrastare la pericolosa diffusione del Protestantesimo, impone regole e precetti sia sul piano culturale che su quello della produzione letteraria. E il Manierismo rappresenta questa esigenza e stabilisce canoni ben precisi cui attenersi: l'imitazione dei modelli classici, l'allontanamento dal mondo del reale, la tendenza all'eroico, il ritorno a funzione moralistica dell'arte e della letteratura, che hanno ora il compito di indicare ideali e modelli morali e religiosi. Il maggiore esponente di quest'epoca eÁ Torquato Tasso che attraverso la sua poesia, esprime tutta l'inquietudine del suo tempo e testimonia come, ormai, il genere cavalleresco non sia piuÁ considerato letteratura d'evasione, ma un vero e proprio genere epico-religioso, che all'importanza del contenuto fa corrispondere una forma elegante e solenne. Giambologna: Il ratto delle Sabine. Opera scultorea del periodo manierista. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 166 B5 Il Barocco M olti motivi del Manierismo furono ripresi e sviluppati dal Barocco, il movimento artistico e letterario che ne raccolse l'ereditaÁ, pur se si differenzioÁ per alcuni atteggiamenti, come ad esempio la riscoperta e l'attenzione che il Barocco pose al mondo dei sensi. Proprio quest'elemento, anzi, caratterizzoÁ la cultura barocca e legoÁ l'attivitaÁ letteraria e artistica alla nascita del pensiero scientifico moderno, basato sull'osservazione e la sperimentazione. Punto di riferimento di questo periodo eÁ la Spagna, la nazione che guida le vicende storiche e culturali del Seicento e che conosce in questo periodo il secolo d'oro della sua espressione artistica: il teatro di Lope de Vega; la pittura di El Greco; il primo romanzo moderno col «Don Chisciotte» di Miguel de Cervantes. Il gusto del magnifico e del magniloquente, dello sfarzo e della ricchezza si diffonde man mano in tutt'Europa, spesso in stridente contrasto con le condizioni economiche delle masse popolari; nel contempo il disseminarsi ovunque di chiese barocche testimonia la riaffermata potenza della chiesa cattolica. Il poeta piuÁ rappresentativo della letteratura barocca in Italia fu il poeta Giambattista Marino, che compose una fiaba mitologica, Bernini: Colonnato della Basilica di San Pietro, Roma. L'Adone, in cui raccontava l'innamoramento tra Adone e Venere, intendendo anche esaltare il valore della conoscenza che avviene attraverso l'esperienza. Rainaldi: Tribuna di Santa Maria Maggiore, Roma. 166 C C1 Percorso ................................................ Il Settecento Principi di portata rivoluzionaria N ella seconda metaÁ del Settecento si diffondono in Italia i principi dell'Illuminismo, il movimento culturale che Ð nato in Francia fra il 1730 e il 1740 Ð si era subito caratterizzato per il suo carattere profondamente innovativo. L'Illuminismo infatti sottopose alla critica della Ragione le conoscenze tradizionali, i dogmi della religione e i rapporti sociali, sostituendo ai valori del passato concezioni di carattere veramente rivoluzionario. La lotta all'ignoranza, alla superstizione, al fanatismo religioso e la fiducia nelle capacitaÁ dell'uomo di raggiungere con i mezzi della ragione la tolleranza e la fratellanza universale furono le basi della battaglia degli illuministi contro il potere ecclesiastico. Sul piano politico e sociale va diffondendosi la convinzione che tutti gli uomini nascano ``liberi e uguali'', l'Illuminismo, infatti, attaccoÁ il potere aristocratico che fino ad allora si era basato sui privilegi della nascita e sul diritto divino, sostenendo, invece, il principio che nessuno puoÁ governare sugli altri se non ne viene direttamente investito, un principio di portata rivoluzionaria che eÁ diventato la base delle moderne democrazie. All'abbattimento dei privilegi della nobiltaÁ si unisce la concezione di uno stato basato sulla sovranitaÁ del popolo, sulla divisione dei poteri e su leggi uguali per tutti. Questi principi di libertaÁ e uguaglianza sarebbero stati le ``parole d'ordine'' della Rivoluzione Francese. Colazione a base di ostriche. Francesco de Troy fu il pittore che seppe cogliere il senso del dolce vivere della nobiltaÁ fin dai tempi del regno di Luigi XIV (1661-1715). U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 168 C2 Caratteri dell'Illuminismo italiano L a diffusione delle idee illuministe in Italia fece nascere in tanti intellettuali la speranza di poter vedere realizzati dei reali cambiamenti, grazie all'atteggiamento delle nuove famiglie regnanti di molti stati della penisola, che si mostravano simpatizzanti di quelle idee e aperte a riforme in campo sociale e amministrativo (i cosiddetti «sovrani illuminati»). I maggiori centri dell'elaborazione del nostro illuminismo furono Milano e Napoli. Nel regno di Napoli vari intellettuali (Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Gaetano Filangieri), denunciando le condizioni della societaÁ ancora dominata da privilegi di tipo feudale e da una vastissima ignoranza delle classi subalterne, affermarono che, per realizzare un vero mutamento, bisognava partire dalla diffusione dell'istruzione, per ``illuminare'' le masse contadine e renderle cosõÁ protagoniste di riforme sociali. Una teoria giustissima, ma del tutto utopistica per i tempi. A Milano fu fondato il periodico «Il CaffeÁ», che si dedicoÁ alla diffusione delle nuove idee per spingere la nascente borghesia a formarsi una coscienza civile e politica Illustrazione raffigurante una scena settecentesca di societaÁ tratta dalle «Rimm milanes de Meneghin Balealla luce dei principi dell'Illuminismo. Di strieri». - Milano, Donae Ghisolfi, 1744. grande modernitaÁ fu l'opera del milanese Cesare Beccaria («Dei delitti e delle pene»), che espresse la condanna della tortura e della pena di morte e Ð con posizioni molto avanzate Ð affermoÁ che la detenzione doveva servire non a punire, ma a recuperare socialmente gli individui che avevano deviato. ) ) ) ) ) ) ) Il valore dell'opera del Parini e dell'Alfieri L ) ) Appunti ) ontano da posizioni estremiste e dall'idea di una vera e propria rivoluzione politica e sociale, Giuseppe Parini (1729-1799) dell'Illuminismo accolse soprattutto lo spirito di tolleranza e il principio della fondamentale uguaglianza degli uomini. Nella sua opera principale, il poemetto in versi Il Giorno, ritrasse con leggera ma evidente ironia la nobiltaÁ dei suoi tempi, bollandone la vita oziosa, insulsa e fondamentalmente priva di valori morali. Vittorio Alfieri (1740-1830), poeta dal temperamento irrequieto e passionale, fu autore di numerose tragedie che traevano spunto dalla storia antica e moderna. Nelle cosiddette tragedie politiche, attraverso le lotte dell'eroe protagonista contro il tiranno feroce e vile, l'autore esaltoÁ l'amore della libertaÁ che si conquista mediante il coraggio e il sacrificio. Per queste caratteristiche, durante il Romanticismo ottocentesco l'Alfieri venne interpretato in Italia come un precursore degli ideali del Risorgimento. D D1 Percorso ................................................ L'Ottocento Il Neoclassicismo F ra la fine della Rivoluzione francese e il tramonto dell'etaÁ napoleonica si sviluppoÁ il Neoclassicismo, movimento caratterizzato dal formarsi del mito dell'arte e della grande poesia antica, specialmente quella del mondo greco, al quale si guardoÁ come un mondo perfetto in cui l'animo aveva raggiunto la serenitaÁ, il completo equilibrio interiore. Questo entusiasmo per l'etaÁ classica fu senza dubbio originato dagli scavi archeologici dell'epoca (a Pompei, Ercolano, Roma) che fecero risorgere il desiderio di conoscere e approfondire le epoche antiche. Fu appunto un archeologo, il tedesco Gioacchino Winckelmann, ad affermare la superioritaÁ dell'arte greca, in particolare delle opere di Fidia, sull'arte di ogni tempo, convinto che essa rappresentasse il Bello assoluto e universale, l'idea stessa della bellezza perfetta. Questa perfezione derivava dal dominio delle passioni espresso dalle sculture di Fidia, che manifestavano nobiltaÁ e semplicitaÁ, grandezza e pacatezza nello stesso tempo e riuscivano cosõÁ a infondere in chi le ammirasse una grande serenitaÁ, una profonda consolazione della durezza della realtaÁ. Quest'arte Winckelmann indicava come modello insuperabile e le sue idee determinarono la Jacques-Louis David: Le Sabine. - Parigi, Museo del Louvre. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 170 nascita di vere e proprie correnti di pittura, scultura e architettura neoclassiche. Queste concezioni si diffusero anche in letteratura soprattutto in poesia; vari autori si proposero di educare gli spiriti al gusto del bello, componendo opere ispirate al mondo fantastico della mitologia classica e alla sua serenitaÁ, che permettessero di evadere dalle brutture dei tempi e dalle ansie della vita. Tematiche alle quali si unõÁ uno stile tenue, pacato ed estremamente raffinato. Antonio Canova: Ercole e Lica. - Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna. D2 Il Romanticismo N ei primi anni dell'Ottocento, dopo il fallimento degli ideali illuministi rappresentati dall'esito della rivoluzione francese, nasceva in Germania un nuovo movimento culturale che doveva diffondersi nei Figurina Liebig, inizio sec. XX. - Milano, Civica Raccolta Stampe Bertarelli. principali paesi europei, il Romanticismo. In opposizione all'Illuminismo, che in nome della ragione aveva sacrificato gli elementi irrazionali che sono al fondo dell'animo umano, il Romanticismo intese recuperare i sentimenti fondamentali che regolano la vita degli individui: la religiositaÁ, gli affetti familiari, l'amore, il patriottismo, la fantasia. Al suo interno il Romanticismo manifestoÁ due tendenze: una intimistica, soggettiva e una realistica, oggettiva. La prima privilegioÁ i temi della riflessione individuale, il ripiegamento sul mondo interiore, sulle vicende autobiografiche, e trovoÁ particolare rispondenza in poesia (in Italia si pensi a Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi). L'altra tendenza fu caratterizzato dall'indagine della realtaÁ e della societaÁ, e, nei paesi che iniziavano allora le lotte per l'indipendenza e l'unificazione Ð come l'Italia Ð dai U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO A - DALLE ORIGINI AL TRECENTO 171 temi del patriottismo e del nazionalismo. Mentre l'Illuminismo intendeva fare piazza pulita del passato, nel Romanticismo risorse l'interesse per la storia e per le epoche trascorse; il Medio evo, in particolare, fu riscoperto e celebrato come l'etaÁ in cui si era andata formando nei popoli una coscienza nazionale e come epoca in cui erano sorte le basi della cultura e della civiltaÁ moderna. Tommaso De Vivo: Zingara che predice a Felice Peretti l'ascesa al pontificato. - Caserta, Palazzo Reale. ) ) ) ) ) Opere di ispirazione patriottica T ) ) ) ) Appunti ) rattati, epistolari, memorie, romanzi e poesie di ispirazione patriottica costituirono la parte piuÁ consistente della produzione romantica italiana, i cui esponenti in molti casi parteciparono in prima persona alle lotte risorgimentali. Importanti sono i contributi di Silvio Pellico (1789-1854) con «Le mie prigioni»; di Giuseppe Mazzini (1805-1872) con «I doveri dell'uomo»; di Massimo D'Azeglio (1789-1866) con «I miei ricordi»; di Vincenzo Gioberti (1801-1852) con «Il primato morale e civile degli italiani»; di Carlo Cattaneo (1801-1869) con «Notizie naturali e sociali su la Lombardia»; di Giovanni Berchet (1783-1851) con le «Romanze» e le «Fantasie»; di Luigi Settembrini (1813-1879) con «Le ricordanze della mia vita»; di Carlo Pisacane (1818-1857) con «La rivoluzione» e il «Testamento politico»; di Giuseppe Giusti (1809-1850) con gli «Scherzi», raccolta di versi dal tono satirico; di Ippolito Nievo (1831-1861) con «Le confessioni di un italiano»; di NiccoloÁ Tommaseo (1802-1874) con le «Poesie»; di Giovanni Prati (1814-1884) con i «Canti politici». Un rapido sguardo alle date ci fa notare subito che tutti vissero e produssero in gran parte nella prima metaÁ del secolo alimentando cosõÁ la spinta ideale del Risorgimento. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 172 Ugo Foscolo: tra Neoclassicismo e Romanticismo D3 Ritratto scolo del Fo- D4 Ritratto del Manzoni D5 Ritratto??????? Ugo Foscolo (1778-1827), che visse a cavallo fra l'etaÁ napoleonica, la restaurazione e la nascita dei sentimenti risorgimentali, rifletteÁ nelle sue opere i mutamenti di quegli anni in cui caddero le certezze illuministiche e si andarono affermando nuovi valori e nuovi miti. La produzione lirica dell'autore Ð le odi e i sonetti Ð vengono considerati l'espressione piuÁ originale del Neoclassicismo italiano, ma nei sonetti si ritrovano anche sentimenti tipicamente romantici, come il patriottismo, la caduta delle illusioni, la malinconia, il senso della morte. Nel carme I Sepolcri il Foscolo esaltoÁ il valore dei cimiteri e delle sepolture che consentono di mantenere vivo un legame con i cari defunti; un alto valore morale hanno poi le tombe dei grandi che eternano il ricordo delle loro imprese e costituiscono un alto esempio di virtuÁ e di valore per i posteri. Alessandro Manzoni: la maturitaÁ del Romanticismo italiano Il poeta della piena maturitaÁ del Romanticismo italiano eÁ Alessandro Manzoni (1785-1873). I «Promessi Sposi» eÁ il romanzo per eccellenza della nostra letteratura. Il senso della Storia, la Fede che si rivela attraverso la Provvidenza sono i temi principali del romanzo. Le tragedie «Il conte di Carmagnola» e in particolare «L'Adelchi», esprimono sentimenti di patriottismo e spronano gli italiani a prendere coscienza dell'avvilimento della schiavituÁ della patria e ad abbandonare la vana speranza di poter conquistare la libertaÁ con l'aiuto altrui. Giacomo Leopardi: la lirica del cuore Giacomo Leopardi (1798-1837) eÁ il poeta romantico dell'esistenza; nella sua produzione non troviamo inni patriottici o messaggi religiosi, ma una profonda riflessione sul significato della vita. Tutta l'esistenza, senza un fine ultimo, sembra un insensato cammino a cui l'uomo eÁ predestinato, illuso dalla speranza, mentre una Natura malvagia e indifferente assiste, nello scorrere del tempo, al tramonto delle sue illusioni. Questa concezione del dolore, questa consapevolezza di un'infelicitaÁ irrimediabile trova espressione sia nelle composizioni liriche che nelle opere in prosa dell'autore. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO B - DAL QUATTROCENTO D6 AL SEICENTO 173 Il Verismo N ella seconda metaÁ dell'Ottocento, di fronte ai problemi sociali, i letterati si resero conto che nuove realtaÁ venivano alla luce ed essi erano chiamati a un impegno diverso da quello del periodo del romanticismo. Nacque negli scrittori l'esigenza di indagare nella realtaÁ per portare all'attenzione dei lettori i problemi che affliggevano le classi sociali subalterne. Questo movimento ebbe le sue radici in Francia, dove assunse il nome di Naturalismo: il suo maggiore esponente fu Emile Zola, che attraverso i suoi romanzi mise in risalto le misere condizioni di vita degli operai parigini. Zola si propone di applicare il metodo della scienza alla letteratura: come lo scienziato che basa il suo lavoro sull'osservazione, il romanziere doveva trasformarsi in un osservatore obiettivo della societaÁ, per mettere in luce come il mondo si fosse trasformato in un ingranaggio disumano che schiacciava i piuÁ deboli. Dalla descrizione di questi fenomeni secondo Zola si potevano ricavare i rimedi per cambiare questa situazione che finiva per trascinare alla rovina le classi sociali piuÁ misere. Questa letteratura si proponeva, dunque, di descrivere e denunciare una drammatica realtaÁ sociale nella fiduciosa speranza che cioÁ servisse a modificarla e a migliorarla. Sulla scia del naturalismo francese, anche la letteratura italiana si avvicinoÁ alle nuove problematiche; ma, nel nostro paese, l'industrializzazione era ancora lontana, mentre gravi erano i problemi che affliggevano i contadini e le umili classi del Meridione. Portavoce di questa realtaÁ fu Giovanni Verga, che rivolse la sua attenzione agli umili della sua terra: la Sicilia. Nella sua produzione letteraria compaiono braccianti, contadini, pesca- Giuseppe Pellizza da Volpedo: Speranze deluse. - Roma, Collezione privata. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 174 tori, visti nella loro quotidianitaÁ, in tutta la crudezza e drammaticitaÁ della loro lotta per l'esistenza. Nasce cosõÁ il movimento che prenderaÁ il nome di Verismo; gli autori veristi si proposero di raccontare, appunto, il vero, cosõÁ com'era, senza abbellirlo, senza distorcerlo, senza lasciarvisi coinvolgere. Per raccontare la realtaÁ anche il linguaggio subõÁ delle modifiche. Gli scrittori abbandonarono il lessico ricercato, colto e prezioso proprio delle classi sociali piuÁ elevate e adottarono espressioni tipiche delle parlate regionali, piuÁ vicine e comprensibili alla gente semplice, per non tradire la genuina espressivitaÁ dei loro protagonisti. Á questa la letteratura verista. I suoi canoni (o regole) si possono cosõÁ E sintetizzare: Ð fotografia della realtaÁ: non aggiungere, ne togliere alcuncheÂ; Ð impersonalitaÁ dell'autore: chi scrive deve escludere la propria partecipazione o commozione per quanto racconta; il suo compito eÁ di fornire documenti oggettivi; Ð linguaggio semplice: deve rispecchiare e rispettare il mondo che rappresenta. D7 Il Classicismo di GiosueÁ Carducci C ome reazione al Verismo e agli scrittori del tardo romanticismo si pose GiosueÁ Carducci (1835-1907) che Ð con la sua opera Ð costituõÁ un ritorno al classicismo. Considerando il Verismo come decadenza della letteratura nei temi e nello stile e disprezzando le opere degli autori che avevano fatto scadere il ``sentimento'' romantico in un sentimentalismo eccessivo e sdolcinato, il Carducci si propose di ritornare con la sua poesia alla razionalitaÁ classica. Il che voleva dire la ricerca di un equilibrio sia dei sentimenti espressi che del linguaggio e dello stile. Ammiratore della civiltaÁ romana, credette in una cultura che celebrasse gli ideali di libertaÁ e di giustizia per indicare all'Italia dei tempi, considerata poco degna delle aspirazioni del Risorgimento, la strada della dignitaÁ. Premio Nobel per la letteratura, fu considerato dai contemporanei la voce piuÁ alta della poesia italiana di quegli anni. Bolgheri: la chiesetta di San Guido. La piccola chiesa e il duplice filare di cipressi ``alti e schietti'' che fiancheggiano il lungo viale che conduce a Bolgheri, accolgono il poeta che ritorna nei luoghi della sua infanzia e suscitano in lui sentimenti di rimpianto evocando la presenza viva di persone care e ormai perdute. E E1 Percorso ................................................ Il Novecento Il Decadentismo: inquietudine e individualismo I l realismo che era stato alla base del Naturalismo e del Verismo fu messo in crisi sul finire dell'Ottocento quando gli scrittori e gli artisti in generale spostarono la loro attenzione dall'analisi della societaÁ all'individuo. Nasce cosõÁ un modo diverso di sentire l'arte, che viene sentita come un rifugio dalla solitudine e dall'incomprensione che regna nel mondo; questa concezione eÁ alla base di un nuovo movimento, il Decadentismo che si sarebbe protratto lungo il corso del primo trentennio del Novecento. Il termine Ð inizialmente usato dai critici in senso negativo Ð venne poi usato semplicemente per designare quei poeti e narratori che nelle loro opere diedero voce al proprio individualismo, all'interesse per cioÁ che nella vita e nella realtaÁ c'eÁ di profondo e misterioso, all'inquietudine e allo smarrimento dell'uomo moderno che sente di non avere piuÁ certezze. Anche il linguaggio di questi autori, specialmente dei poeti, diventoÁ sempre piuÁ individuale e personalizzato e incurante di essere compreso dal grande pubblico. E2 Il Decadentismo in Italia I n Italia i principali esponenti del Decadentismo saranno Giovanni Pascoli, Gabriele D'Annunzio e Luigi Pirandello, autori che avrebbero contribuito ciascuno con la propria personalitaÁ e originalitaÁ a vivificare la nostra cultura del tempo. Giovanni Pascoli (1855-1912) usoÁ la parola in maniera nuova e originale, capace di suggerire analogie e legami inconsueti fra le cose, alla ricerca di penetrare il significato di cioÁ che si nasconde dietro l'apparenza. Gabriele D'Annunzio (1863-1938), fu autore di liriche, romanzi e opere teatrali. PersonalitaÁ esuberante ed egocentrica, trasportoÁ nelle sue opere le proprie aspirazioni a un'esistenza sganciata dalle regole della morale comune, un'esistenza che si distinguesse dalla banalitaÁ e dalla mediocritaÁ, tesa alla conquista del piacere e all'eroismo. Questi ideali si ritrovano nei protagonisti dei suoi romanzi, mentre nella sua poesia si manifestano attraverso la ricerca di parole di grande musicalitaÁ, capaci di evocare emozioni profonde e sensuali. La solitudine della condizione umana fu al centro della proPaul Gauguin: Autoritratto (diduzione di Italo Svevo (1861-1928) e di Luigi Pirandello (1867pinto sull'anta di un armadio). 1936). Nei suoi romanzi («SenilitaÁ», «Una vita», «La coscienza di - Washington D.C., National Zeno») Svevo ci presenta personaggi caratterizzati da un proGallery of Art, Chester Dale fondo disagio di vivere con se stessi: personaggi che si analizzano Collection. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 176 senza sosta, ma non riescono a conoscersi ne a fare delle previsioni sui propri comportamenti e sugli esiti della propria esistenza. Luigi Pirandello nelle sue novelle e nel suo teatro esprime l'incapacitaÁ dell'uomo di comprendere la realtaÁ in maniera oggettiva: ognuno la interpreta a suo modo e ognuno interpreta a suo modo gli altri, cosõÁ che non eÁ possibile distinguere il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto e tra gli uomini regna un'assoluta incomunicabilitaÁ: dunque un'assoluta solitudine. E3 Crepuscolarismo e Futurismo L a critica letteraria individuoÁ agli inizi del Novecento un gruppo di poeti che furono definiti «crepuscolari» perche la loro poesia, dopo i grandi poeti romantici della prima metaÁ dell'Ottocento e dopo Carducci, Pascoli e D'Annunzio, sembrava che fosse orientata, per i suoi toni dimessi e gli argomenti umili, verso un crepuscolo o un tramonto della poesia italiana. I crepuscolari, lontani dai grandi ideali dell'Ottocento, sentendosi estranei ai ritmi della realtaÁ contemporanea, si rifugiarono in un mondo poetico in cui cantarono il vivere quotidiano tranquillo e mediocre, un mondo fatto di piccole cose «brutte ma buone» che essi espressero in toni malinconici e in un linguaggio alla buona, molto piuÁ vicino alla prosa che alla lirica. I principali esponenti di questa corrente furono Marino Moretti (18851979), Sergio Corazzini (1886-1907) e Guido Gozzano (1883-1916). Uberto Dell'Orto (1848-1895): «In giardino», dipinto con dedica «al suo Maestro di Puglia). - Milano, Galleria d'Arte Moderna. Uno dei rifugi a cui piuÁ frequentemente ricorrevano i poeti crepuscolari era il mondo delle piccole cose casalinghe, e delle persone di provincia, tradizionali e tranquille. 176 U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO B - DAL QUATTROCENTO AL SEICENTO 177 Il Futurismo sorse in Italia nei primi decenni del Novecento e lascioÁ varie tracce non solo nel campo letterario, ma anche in quello della pittura e dell'architettura. Gli intellettuali che aderirono al futurismo guardavano al «futuro» come meta da raggiungere: il progresso apriva le porte a una nuova epoca: la macchina, il cinema, il telegrafo, il telefono costituivano le basi di lancio per una societaÁ diversa, che rompeva gli schemi del passato. L'inizio ufficiale di questo movimento porta la data del 1909, quando fu pubblicato a Parigi il primo «Manifesto» programmatico dello scrittore e poeta Tommaso Marinetti (1876-1944): documento contenente i principi della sua concezione dell'arte e della vita, fondate sul dinamismo come base della moderna civiltaÁ delle macchine. Da questa concezione di vita derivano i temi e le caratteristiche di questo movimento: celebrazione della scienza e del futuro visto come sua piena realizzazione, rifiuto del passato in quanto espressione di ignoranza e superstizione; esasperazione dell'ideale dell'uomo forte; concezione della guerra come «sola igiene del Mondo». Sul piano stilistico e del linguaggio i poeti e gli scrittori futuristi, tra cui Aldo Palazzeschi, Ardengo Soffici, Corrado Govoni e lo stesso Marinetti, si pongono in una posizione d'avanguardia rompendo decisamente con la tradizione classica. Essi difatti nelle loro opere adottarono una vera e propria rivoluzione: l'abolizione della punteggiatura, della sintassi, l'uso del verbo all'infinito, le parole in libertaÁ, l'uso continuo dell'analogia, dell'onomatopea e di una stretta rete di immagini. Questo movimento ebbe il merito di non estranearsi dalla societaÁ, anzi l'intento dei futuristi fu quello di incidere sulla realtaÁ sociale e sui costumi, anche se questo significoÁ un appoggio a posizioni politiche reazionarie e piuÁ tardi apertamente fasciste. Giacolo Balla: La bambina che corre sul balcone. - Milano, Galleria d'Arte Moderna, Raccolta Grassi. Umberto Boccioni: Volumi orizzontali. - Milano, Collezione privata. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 178 E4 L'Ermetismo N el primo dopoguerra sorse un'altra corrente letteraria, l'Ermetismo, che si sarebbe protratta per gran parte del Novecento. I suoi maggiori esponenti, Eugenio Montale (1896-1981), Giuseppe Ungaretti (1888-1970) e Salvatore Quasimodo (19011968) espressero ognuno a suo modo il disagio e la crisi spirituale dell'uomo contemporaneo, il suo smarrimento di fronte a una realtaÁ incomprensibile, la sua fondamentale solitudine. Questo movimento fu definito «ermetico» da un critico letterario che intendeva sottolineare la particolare difficoltaÁ di comprensione della poesia degli autori aderenti a questa corrente: ai poeti ermetici, infatti, non interessava comunicare con un vasto pubblico, nella convinzione che la parola poetica conteneva un messaggio riservato a pochi eletti. Nella loro concezione, infatti, la poesia Bernard Perlin: Ragazzi ortodossi. - Londra, Tate Gallery. nasceva da una intuizione, da fugaci attimi di rivelazione del mistero dell'esistenza, che poteva essere comunicato soltanto attraverso allusioni a simboli. Di conseguenza essi adottarono uno stile essenziale, fatto di parole incisive come bisturi, eliminando nelle loro liriche ogni descrizione realistica, ogni trama narrativa e logica. La ricerca di vocaboli scarni e crudi, la musicalitaÁ stridente dei loro versi vogliono rendere il senso della sofferenza intima dell'uomo moderno, che, travagliato da grandi dolori (basti pensare alle due guerre mondiali), non riesce a trovare una propria dimensione di vita. E5 Dal Neorealismo al secondo Novecento N el periodo tra le due guerre, e in particolare negli anni Trenta, un gruppo di poeti e prosatori daÁ vita al cosiddetto Neorealismo con cui si ritorna alla descrizione della realtaÁ umana, con angolazioni e intenzionalitaÁ che variano in base alla personalitaÁ dell'autore. Tra gli autori piuÁ emblematici ricordiamo A. Moravia ed Elio Vittorini. In Moravia (1907-1990) prevale la descrizione distaccata di una realtaÁ mediocre e corrotta, di un'umanitaÁ priva di volontaÁ e di possibilitaÁ di cambiamento. Le sue opere: «Agostino», «Il conformista», «La ciociara», «La noia», «La romana», «Io e lui» sono una descrizione realistica dell'apatia e dello scadimento dei valori morali della societaÁ borghese. Elio Vittorini (1908-1966) rivela un maggiore coinvolgimento rispetto alla realtaÁ di miseria e di oppressione che descrive; la mancanza di distacco eÁ dovuta alla convinzione che l'uomo del nostro tempo eÁ chiamato a «nuovi U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O PERCORSO D - L'OTTOCENTO 179 e piuÁ alti doveri» e prima di tutti a quello di abbattere l'ingiustizia e l'oppressione; nel romanzo «Uomini e no» l'umanitaÁ eÁ divisa tra oppressi ed oppressori e sono questi ultimi che per l'autore hanno perso ogni dignitaÁ e connotazione umana. La fine della guerra diede un nuovo impulso all'attivitaÁ culturale. Sul piano letterario il neorealismo si arricchõÁ di molti contributi: Carlo Levi (1902-1975) con «Cristo si eÁ fermato ad Eboli»; Primo Levi (1919-1987) con un'analisi lucida della vita dei lager in «Se questo eÁ un uomo»; Beppe Fenoglio (1922-1963) con i vivi ricordi della guerra partigiana ne «I ventitreÁ giorni della cittaÁ di Alba»; Carlo Cassola (1917) con «La ragazza di Bube»; Italo Calvino (1923-1985) con «Il sentiero dei nidi di ragno» e Leonardo Sciascia (1921-1989) con «Il giorno della civetta», «A ciascuno il suo», e «Todo modo» dove troviamo una lucida analisi della connivenza tra mafia e politica. Nel 1958 ebbe un notevole successo editoriale per la freschezza delle immagini e la luciditaÁ dell'analisi politica, il «Gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957) dove viene descritta una nobiltaÁ siciliana che si adegua alle nuove condizioni create dall'unitaÁ d'Italia per conservare i propri privilegi. Nella seconda metaÁ degli anni Cinquanta lo sviluppo economico e sociale dell'Italia del tempo, con gli inevitabili squilibri portati dall'industrializzazione, che acuiva le differenze sociali ed economiche, richiedeva una letteratura piuÁ vicina e corrispondente alle esigenze della societaÁ. Pier Paolo Pasolini (1922-1975) sembroÁ essere la coscienza critica del suo Otto Dix: Venditrice di fiammiferi. - Stoccarda, Staatsgalerie. U N I T AÁ D I A P P R E N D I M E N T O 1 d P E R C O R S I L E T T E R A R I D I A P P R O F O N D I M E N T O 180 Caricatura di U. Eco. La ricostruzione di un edificio (la Biblioteca) per il film tratto da Il nome della rosa (1986). tempo; i suoi romanzi «Ragazzi di vita» e «Una vita violenta» descrivono la degradazione delle borgate romane che rappresentano la realtaÁ suburbana di tutta le cittaÁ moderne; in un linguaggio letterario e anche cinematografico sempre immediato, ma allo stesso tempo simbolico, Pasolini descrive un mondo pericoloso e violento, estraneo al perbenismo e all'ipocrisia della societaÁ borghese e per questo visto come un mondo ancora ``innocente''. I problemi della societaÁ di massa, dell'industrializzazione e della trasformazione di valori e comportamenti del nostro tempo condizionarono gli orientamenti della cultura letteraria. Agli inizi degli anni Sessanta il «Gruppo 63» costituito da Edoardo Sanguineti, Umberto Eco e altri si rivolse contro le ingiustizie e le costrizioni della societaÁ neocapitalista troppo attenta al profitto e al consumismo. I toni aspri del gruppo si andarono man mano attenuando anche in relazione alla crescita del benessere generale della nostra societaÁ. Un successo letterario di critica e di pubblico dei nostri tempi eÁ «Il nome della Rosa» (1980) di Umberto Eco (1932), romanzo in cui si intrecciano motivi del racconto d'azione, ambientazione storica e accurata ricerca filologica.