CHI GLI SPARò IL COLPO FATALE?

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CHI GLI SPARò IL COLPO FATALE?
COPERTINA
l’ultimo segreto di Rasputin
CHI GLI SPARò
IL COLPO FATALE?
Pavlovich, Purishkevich e Yusupov,
tre uomini per una congiura: uccidere
Rasputin. Eppure le versioni dei tre nobili
russi non coincidono fra loro e soprattutto
non reggono al confronto con l’autopsia
effettuata sul corpo del santone ortodosso
il cui fascicolo è stato riaperto e analizzato
con tecniche d’avanguardia nel 1993.
Chi c’era allora dietro questo delitto?
A rivelarlo il calibro e il tipo di pallottola
utilizzata per il colpo di grazia:
una firma indiscutibilmente inglese,
come racconta un nuovo saggio appena
tradotto in italiano
N
Il corpo di Rasputin ripescato dalle acque
della Neva. Si vede sulla fronte il foro del
colpo di grazia inferto a bruciapelo
di Andrew Cook
el
1993,
una squadra con a
capo il più
qualificato
esperto di
medicina
legale, il
dottor Vladimir Zharov, eseguì una
completa revisione dei materiali
dell’autopsia. Nel loro rapporto, che
non fu mai reso pubblico, [ma messo
a disposizione dell’autore di questo
libro NdR], essi concordano con questo punto di vista: «Le ferite meccaniche (quelle non causate da colpi di
pistola) nell’area della testa furono
causate da una successione di colpi
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inflitti da oggetti pesanti non appuntiti. Queste ferite non potevano
essere causate dallo scontro con i piloni del ponte dal quale fu gettato di
sotto». Inoltre, la squadra di Zharov
elencò altre ferite alle quali non si fa
riferimento nel rapporto dell’autopsia, quali un naso «schiacciato e deformato» e numerosi «graffi di forma
irregolare». Uno di questi era la lettera russa G, la quarta lettera dell’alfabeto cirillico, che fu graffiata sulla
mascella a destra, probabilmente con
una spada o un coltello. La spiegazione più probabile è che Rasputin fu
percosso da un gran numero di assalitori prima di sparargli e che uno
fosse armato di manganello. Zharov
ed i suoi colleghi ipotizzano anche
che «la ferita aperta» sulla schiena a
sinistra può essere stata prodotta da
una spada o un coltello. Se una spada o un coltello fosse stato infilato
nel lato sinistro, Rasputin potrebbe
essere stato lasciato per morto nella
sala da pranzo del seminterrato.
Dopo le percosse, i congiurati si
ritirarono senza dubbio nello studio
al piano di sopra per alleggerire la
tensione della notte e per brindare al
loro successo con una bella bevuta.
Nei loro libri Purishkevich e Yusupov
raccontano che Rasputin si arrampicò sulle scale senza aiuto e fuggì
nel cortile scattando verso il cancello
Giugno 2013
(cioè una corsa di trenta metri sulla
neve, ed in parte nell’ombra dell’edificio). Purishkevich, si suppone, spara
quattro volte e lo colpisce due volte.
Il cortile non è illuminato. Purishkevich è miope. Secondo il rapporto
dell’autopsia, furono sparati due colpi da una distanza di 20 centimetri
ed uno con la pistola premuta sulla
fronte. Possiamo scartare tutta la costruzione di Purishkevich: Rasputin
non fu colpito da proiettili mentre
correva. […] Abbiamo una fotografia
della polizia della scena del crimine
che sembrerebbe mostrare le tracce
di sangue sulla neve, È possibile che
Rasputin in qualche modo sia fuggito, e perdendo sangue, sia crollato
Giugno 2013
nel cortile e che sia stato lasciato lì,
con nessuno abbastanza coraggioso
da sfidare la polizia che lo sorvegliava, e da avvicinarsi a lui. Era questo
sparo, o spari dalla finestra, che causarono la prima visita della polizia. È
a seguito di questo fatto che Yusupov
inventò la storia degli spari al cane.
Secondo Yusupov, lui sapeva che
c’erano macchie di sangue sulla neve
e, per confondere l’analisi medico legale, decise di far sparare a un cane e
trascinarne il corpo sopra le macchie
di sangue. Questo francamente è ridicolo. Il sangue non macchia la neve.
Anche a temperature sotto lo zero, il
sangue sulla neve può essere spalato
a secchiate e buttato nello scarico più
vicino. È molto più probabile che Yusupov stesse creando delle scuse per
la presenza di un’ombra scura vicino
ai mucchi di neve vicino allo steccato.
O così, o era troppo ubriaco per pensare correttamente. Per di più la sua
dichiarazione che su sue istruzioni
un domestico aveva sparato ad un
cane, non ha parimenti senso. Nessuno nelle vicinanze sostiene o ricorda
di aver sentito questo sparo, che secondo il racconto di Yusupov sarebbe
avvenuto ad un certo momento dopo
il colpo o i colpi sentiti alle due e mezzo o le tre, ma un bel po’ di tempo
prima dei colpi sentiti appena dopo le
sei. C’è una lacuna di almeno due ore,
forse tre, fra gli spari o sparo, origina-
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