lettera alle scuole s. giuseppe

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lettera alle scuole s. giuseppe
Messaggio di
Padre gianCarlo Bregantini agli studenti
Per l’anno sColastiCo 2011-12
"VinCi la Paura!"
...in dialogo con san giuseppe
Era quasi mezzanotte ed il treno su cui viaggiava una persona
speciale, improvvisamente, si bloccò per un guasto. Tutti i passeggeri che viaggiavano sul mezzo furono costretti a scendere.
C'era chi per timore e curiosità si fermava lì, a capire se il treno
poteva ancora dare segnali di vita e riprendere il viaggio; altri apparecchiavano con simpatia banchetti, per distrarsi e giocare a carte in
attesa di buone notizie e per affrontare le ore almeno in allegria. Solo
uno decise, in quel momento, di incamminarsi, di proseguire a piedi,
magari fino alla stazione successiva o verso un riparo sicuro, visto
che ormai era a tutti chiaro che la notte si sarebbe passata in bianco.
Era un uomo maturo, vestito di abiti scuri, infreddolito, con uno
sguardo profondo, un tono di voce calmo, dal passo assai veloce. Si
chiamava Giuseppe. Passavano le ore, e Giuseppe ancora non vedeva davanti a sé neanche un'abitazione. Non passava nessuno. Era
troppo tardi. Tutti erano a dormire. Ma da lontano, Giuseppe intravide una piccola luce. Pensava inizialmente che fosse un lampione,
poi una villa in lontananza… Ma, man mano che procedeva, quella
luce diventava sempre più forte. Era una macchina, rosso fiammante! Si capiva dall'andatura che chi la stava guidando non era poi così
tanto esperto, perché la vettura sembrava che ondeggiasse, da destra
a sinistra, poi al centro, in pendenza verso la cunetta. Uno spettacolo insomma poco rassicurante. Giuseppe, preso un po' dalla stanchezza, iniziò allora ad alzare le braccia per farsi notare e per chiedere un passaggio.
Un autostop da dilettante quello di Giuseppe, perché le valigie lo
rendevano impacciato. Ma quella macchina schizzava via, lo superò.
Giuseppe la seguiva con lo sguardo. Improvvisamente gli venne un
dubbio, perché non era riuscito a vedere bene se c'era o no qualcuno
alla guida. Subito, mentre lui si chiedeva questo, sentì una frenata
sbalorditiva. Un rumore assordante. Temeva che si fosse schiantato.
Invece quella macchina stava tornando indietro, proprio da lui…
Alla guida Giuseppe, finalmente, scoprì un ragazzetto. Era
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Leandro, un bel giovanotto esuberante, che, preso di sensibilità, era
tornato a vedere se quell'uomo avesse bisogno di qualcosa. Giuseppe
accetta di salire in macchina e i due prendono a viaggiare insieme.
Leandro, con le cuffie agli orecchi e, masticando nervosamente una
caramella, si rivolge subito all'uomo trovato lungo la strada.
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Leandro: Ma sei un barbone? Che ci fai
a quest'ora in giro? Ma sei matto a stare
sul bordo della strada col buio?...Mancava
poco e rischiavo di metterti sotto…ma
guarda che mi doveva capitare...!
Giuseppe: sono un uomo che ha
affrontato un viaggio molto lungo. il
treno dove viaggiavo si è rotto e ora
eccomi qua. grazie che ti sei fermato.
Ma dimmi un po', piuttosto, che ci fai
in giro tu a quest'ora? Ma che età hai?
Leandro: Ho 15 anni, ma non pensare di andarmi a denunciare
perché ti faccio scendere subito. Io appena si addormentano i miei, la
sera, ogni tanto, mi faccio un giro con la macchina di mio papà. Mi
piace la notte, perché non c'è nessuno che mi rimprovera. E poi amo
le macchine. Le so guidare da quando andavo alla Scuola media. E
tu chi sei? Dove abiti? Quanti anni hai?
Giuseppe: Mi chiamo giuseppe. sono sposato con Maria e
sono un papà anche io. Ho un figlio come te, che si chiama
gesù. io faccio il falegname e abito a nazareth.
Leandro: Ma che bello. Ci sono ancora questi mestieri. Ma parlami un po' della tua storia. Mi piace ascoltarti. Sei in gamba!
Giuseppe: Fermiamoci allora. Prediamoci una cioccolata
calda. ti va?
Leandro: Certo! Ma dove dico io però. Due cioccolate calde, al bar.
Poi ti porto io in un posto bellissimo, così parliamo senza essere
disturbati da quelli che escono dalle discoteche tra un po'.
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Giuseppe: a nazareth, dove vivevo, c'era una
ragazza bellissima, limpida, meravigliosa. nel
cuore mio era nato un affetto bellissimo per lei,
un amore puro e grande. la desideravo, ma non
ero il solo. tanti altri ragazzi come me l'avrebbero
voluta come sposa.
un giorno, fummo tutti convocati dagli anziani del paese
per capire come affrontare questa situazione. ricordo che, in
un luminoso tramonto, a tutti gli aspiranti al matrimonio fu
consegnato un ramo secco, che noi mettemmo nel tempio
affidandolo al signore. Ci comunicarono infatti che Maria di
nazareth avrebbe sposato colui il cui ramo sarebbe rifiorito
la mattina seguente. un germoglio di vita, per dire un
amore immenso. ebbene, tra tutti solamente il mio fiorì e
per questo fui scelto come quello che doveva sposare Maria.
Leandro: Ma dove si fanno queste cose così strane? E
Maria ti volle? E se preferiva qualcun altro, come facevi
a sposarla? Eri così sicuro che andassi bene per lei?
Giuseppe: Maria era molto giovane quando la sposai. Prima
però rimase a lungo presso la nostra casa di nazareth in
galilea, come una fidanzata ufficiale. e proprio lì però un
giorno successe di tutto. Qualcosa di meraviglioso che poi
ha cambiato tutta la mia vita.
Leandro: E che cosa? Ti ha tradito con un altro?E' fuggita con te?
Giuseppe: Fu in quel periodo di scelta che Maria ricevette
l'annuncio da parte di un angelo che avrebbe aspettato un
bambino, il mio gesù, mio figlio.
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Leandro: A Mirabello, dove sto io, ste cose non sono
mai capitate, credimi! Ma come è successo se tu stavi in
un altro posto? Lo vedi che ti ha tradito!
Giuseppe: anche io all'inizio avevo dubitato di
lei. Ma lei non era capace di queste cose. Mi fidavo di lei. era una brava ragazza, di sani principi.
invece era un'altra la verità! l'angelo le aveva
detto che era incinta per intervento diretto di dio.
Leandro: E che significa? Che Dio può fare i figli come mio padre?
Ma dai…ma non scherzare!
Giuseppe: Ci sono cose inspiegabili, ma che accadano veramente. a me è successo proprio così. all'inizio, quando me
lo ha detto, rimasi sconvolto, ero agitato, preoccupato,
avevo pure pensato di lasciarla fuggire segretamente per
non condannarla in pubblico, perché era troppo dolce come
ragazza e non volevo che soffrisse. era indifesa Maria.
invece se la denunciavo per adulterio, per tradimento, la
legge l'avrebbe uccisa a pietrate assieme al figlio che portava in grembo. amavo fortemente la mia fidanzata, ma non
sapevo che fare in quella situazione così misteriosa! Mi sembrava troppo grande l'impegno che mi veniva chiesto. non
era per sospetto che non la volevo, ma per rispetto!
Leandro: Certo che ti è capitata una storia incredibile. Per questo sei
così coraggioso! Ora capisco perché riesci a camminare anche col buio.
Giuseppe: non dormivo più dopo quella notizia. Ma sai perché mi sono convinto alla fine di tenerla con me? Perché
quell'angelo che andò da lei, venne pure da me!
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Leandro: Da te? E che voleva?
Giuseppe: sì, da me per convincermi a prendere
con me Maria, come sposa, perché il bimbo che
c'era in lei era dello spirito santo. non mi aveva
tradito, credimi! tutte le paure mi hanno lasciato stare.
Leandro: E quindi che avete fatto?
Giuseppe: Festeggiammo il nostro matrimonio felicemente, con
tanta gioia per tutto il paese.Perchè ci conoscevano bene tutti e due.
una grande festa. Ma subito dopo ci capitò un'altra avventura.
Leandro: Me lo sarei aspettato…ma quindi tu non sei suo padre?
Giuseppe: il suo padre terreno sono proprio io, perché io
l'ho cresciuto e l'ho educato. Certo non l'ho generato. Ma ho
accolto quel bimbo gesù come figlio, io gli ho dato il nome
e quindi sono suo padre. Ho acquisito anche tutti i diritti e
doveri del papà. l'editto di Cesare augusto ordinava il censimento di tutte le popolazioni dell'immenso impero romano e in quell'occasione io e Maria dovemmo partire da
nazareth, dove abitavamo, verso la nostra città di origine,
Betlemme. il viaggio fu molto faticoso, soprattutto per
Maria che oramai doveva partorire.
Leandro: Ma come avete viaggiato…in treno?
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Giuseppe: da noi ci sono solo gli asini. la cosa più
difficile era il fatto che Betlemme in quei giorni
era molto affollata. Ho girato per tutte le locande per cercare un posto per Maria. alla fine, eravamo stremati. Ci fermammo in una grotta e lì
Maria partorì gesù. e' stato dolce tra la paglia vedere adagiata Maria che teneva stretto il piccolo gesù.
Leandro: Ma eravate soli? Non vi aiutato nessuno?
Giuseppe: siamo stati aiutati da una levatrice del luogo, con
grande gentilezza e per molti giorni siamo rimasti lì. Ci fecero visita molti pastori e contadini del luogo. Ma una sera
arrivarono pure tre sapienti, dei Magi dall'oriente che desideravano conoscere il re dei giudei. Portarono dei doni
molto speciali. solo che quando erode lo seppe, ci cercava
perché voleva ammazzare gesù.
Leandro: Chi era questo Erode?
Giuseppe: era un tiranno, pieno di paura e perciò violento.
uno senza cuore! un uomo crudele e sanguinario.
Leandro: Ah…ho capito. Un mafioso! Uno di quelli che vogliono
comandare e non si fanno problemi ad uccidere.
Giuseppe: Proprio così! eravamo diventati una famiglia al
completo, io e Maria. si era realizzato quello che l'angelo mi
disse in sogno: "giuseppe, figlio di davide, non temere di
prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è
generato, viene dallo spirito santo. ella partorirà un figlio, e
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tu gli porrai nome gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati, al quale tu porrai il nome di emmanuele".
Leandro: E che significa questo nome?
Giuseppe: significa "dio con noi", dio che ci fa
compagnia. Quando passarono infatti gli otto
giorni prescritti dalla circoncisione gli diedi questo nome. e poi lo presentai al tempio.
l'importante ormai per me era metterli in salvo.
Così decisi di scappare. Ma ad indicarmi dove, fu
quell'angelo che mi consigliò di andare in egitto per non
farci trovare da erode.
Leandro: E Maria non era stanca per mettersi in viaggio? E il
bambino? Come facevate a mangiare e dove riposavate?
Giuseppe: la Provvidenza ci ha sempre accompagnato. Ci
fidavamo di dio e dell'angelo che ormai faceva anche egli
parte della nostra vita. non sai quanti chilometri abbiamo
fatto a piedi. e soprattutto nel deserto. abbiamo incontrato
mille pericoli. avevamo paura, tanta paura come oggi la
vivono gli immigrati che approdano in una terra straniera,
nella nostra terra. ah ragazzo mio. non sai quanti imprevisti e quante prove riserva a volte la vita. Però ciò che conta
è credere che c'è Qualcuno che ti ama e ti protegge, che ti
mette in salvo, come l'angelo gabriele. e stare molto uniti
nella prova. l'esilio in egitto ci ha fortificati come coppia.
tra me e Maria si era creato un amore fortissimo, un legame
meraviglioso. la paura era vinta!
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Leandro: Ma fino a quando siete stati in Egitto?
Giuseppe: Fino alla morte di erode. di nuovo ci
apparve l'angelo per dirci che potevamo ritornare nella terra d'israele, in Palestina. Ma quando
poi seppi che il successore di erode era proprio
suo figlio, sempre l'angelo mi avvertì in sogno di
recarci nella galilea e ritornammo ad abitare a nazareth,
perché si doveva avverare quello che era stato profetizzato.
e cioè che gesù si doveva chiamare il nazareno.
Leandro: Che significa questo nome?
Giuseppe: significa " Quello della verità".
Leandro: Certo che tu sai molte cose. E sai pure il significato del mio nome?
Giuseppe: sì, tradotto il tuo nome landro, significa "uomo
delicato, gentile".
Leandro: Se ti sente la mia mamma non ti crede, perché mi dice che
sono semmai il contrario…Forse tuo figlio era così come dovrei essere io.
Giuseppe: Bhe…non sempre! sai, ogni anno a Pasqua, noi
andavamo a gerusalemme, solo che una volta, quando
gesù aveva 12 anni, si smarrì. o meglio lo abbiamo perso.
anzi…lui ha voluto perdersi in città, di nascosto, senza
avvertirci. io e Maria eravamo disperati, angosciati.
Pensavamo che gli fosse successo qualcosa di molto grave.
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Leandro: Perbacco…quindi anche lui te l'ha combinata?!
Giuseppe: eh si! lo abbiamo cercato con tanta
preoccupazione. alla fine lo abbiamo trovato
dopo tre giorni al tempio, che ascoltava i maestri
che insegnavano le sacre scritture.
Leandro: Lo vedi…alla fine siamo tutti uguali!
Giuseppe: gesù però voleva apprendere, studiare. lavorava
spesso con me. Mi aiutava nella bottega. io gli ho insegnato
tutto. e lui si dava sempre da fare per la famiglia. a sera
stava abbracciato a sua madre.
Leandro: Mio padre non ha tempo per me. E' sempre impegnato
con le sue riunioni e quando torna a casa sta davanti al computer.
Mia mamma, quando ero piccolo mi abbracciava pure lei come faceva Maria con Gesù, ma ora, che sto crescendo, non lo fa più. Per
questo la sera esco. Loro sono stanchi. Non possono pensare a me.
Giuseppe: Perché non dici ai tuoi che tu hai bisogno di loro,
delle loro attenzioni? Hanno bisogno di sapere cosa desideri per la tua vita. Ma senza il loro aiuto non pensare che staresti meglio. i tuoi genitori vivono per te, anche se non te lo
dimostrano come vorresti tu. apprezza tutto quello che
fanno perché lo fanno per te, per farti felice. Piuttosto, non
ti sembra ora di rientrare a casa?
Leandro: Eppure ho la sensazione che la tua storia l'ho già sentita
qualche volta…Ma Maria dov'è? E tuo figlio dove lavora ora?
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Giuseppe: Mio figlio gesù è morto. e' stato ucciso.
Ma ora è risorto e non saprà più cos'è la morte.
anche per noi sarà così, vedrai. Maria è con lui,
nel cielo. non lo ha mai abbandonato.
Leandro: Giuseppe,io ora ho bisogno di dirtelo. Io ho paura
del futuro, sai!
Giuseppe: non temere leandro. dio ti custodisce e hai sempre un angelo che veglia su di te. la notte non deve farti
paura se hai la luce del tuo cuore sempre accesa, perché
quella luce è gesù, mio figlio. lui è presente nei nostri cuori.
l'amore ti spinge sempre ad andare oltre la paura e ciò che
non comprendi subito. Fai quello che ti ordina dio. Perché il
suo è un disegno di gioia senza fine e abbi sempre tanta
fiducia in chi ti ama.
Però permettimi di dirti che se tu prendi la macchina senza il
permesso dei tuoi genitori, perché non hai ancora la patente,
puoi andare incontro a seri problemi che ben immagini…!
Hanno ripreso il viaggio e Giuseppe viene accompagnato alla stazione successiva da Leandro. Il tono ora è calmo, profondo. Le parole
di Giuseppe lo hanno sconvolto ed insieme rassicurato. Sente un
grande bisogno di tornare subito a casa. Leandro torna a casa sfinito,
ma tanto contento. Gli luccicano gli occhi, il cuore è gonfio di emozione. Ha bisogno di dirlo a qualcuno che ha fatto un incontro straordinario, meraviglioso. E sulla porta della cucina incontra la sua
nonna, Anna, che lo guarda stupita. Si accorge subito che c'è un
lampo di gioia e di stupore nei suoi occhi giovanili, belli, trasparenti.
Non sono gli occhi dei ragazzi che hanno passato la notte in birreria, assonnati, appassiti e quasi spenti. Ma sono occhi di chi ha
visto qualcosa di grande e di unico.
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Leandro: Sapessi chi ho incontrato?
nonna: Ma chi hai visto? Che t'è successo, figlio mio...?
Leandro: Ho incontrato un certo Giuseppe... un uomo bravo, serio,
autorevole, che mi ha parlato con il cuore. Mi ha raccontato una storia strana, mi ha narrato di Maria di Nazaret e di un ragazzo, intelligente e particolare, che si chiamava Gesù. Credo che tu ne saprai
qualcosa più di me. Ho bisogno di farti mille domande. Ancora, sì,
ci sono cose che non capisco, ma sento che è una storia che già mi
appartiene, mi rende più bello il cuore.
nonna: Certo, figlio mio...ma intanto va a dormire. e' tardi,
molto tardi. Così i tuoi non staranno in pensiero. era agitata ieri sera, tua mamma. Meno male che non ti sei fatto
nulla. Ma devi cambiare. non puoi scappare sempre
così...ed anche se i tuoi non ti danno tutto il tempo che desideri, sono sempre tua mamma e tuo papà.
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Leandro: Certo...ora ho capito molte cose. Ho vissuto
qualcosa che di certo mi aiuterà ad essere più bravo....
Così Leandro si infila nel letto, stanchissimo ma felice. Si addormenta subito, tra sogni di luce e di speranza.
Ed al mattino, molto tardi, quando il sole è già alto, ecco che sul
suo posto, a tavola, trova una lettera, scritta con grafia delicata e
minuta. E' la lettera della nonna, che ha pensato di rispondere così,
con quello scritto, alle mille domande che Leandro, il nipotino terribile, le aveva posto. E a tante altre, che lei intuiva fossero sgorgate
in quel cuore di ragazzo dai riccioli castani, sfuggente all'apparenza, ma penetrante nella realtà. Perché aveva lo sguardo pulito e voleva capire cosa è veramente la vita.
Leandro prende un bel panino con la nutella, immancabile anche
su quella tavola. Rende ancor più dolce quella lettera che stava per
mettersi a leggere con tanto ardore. Quand'ecco entra la nonna…
Leandro: Grazie nonna, della tua bella lettera...la stavo appunto
leggendo. Anzi...perché non me la leggi tu, appena finisco colazione.
Mi piace la tua voce. E' diverso leggerla insieme, con calma. Potrò
così farti altre domande, che ho nel cuore. Come ho fatto questa notte
con Giuseppe. Forse con lui ho esagerato. Ma sapessi come era
attento nelle sue risposte. Lucide e chiare.
nonna: Bene, te la leggo, volentieri. siediti qui,
accanto a me. i tuoi sono usciti, per delle spese.
Purtroppo, come tante altre famiglie, la domenica i
tuoi genitori preferiscono andare al Centro commerciale, invece che starsene qui con te, a chiacchierare, a giocare
con te, con calma e tenerezza...!sapessi come mi fa male, non
trovarli, al mattino...non poter far colazione con loro. Ma
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pazienza. anch'io sono birichino. Più di loro. Ma questa notte
ho capito tante cose. Ma ora, su, nonna, leggimi la lettera, la
tua lettera. sono tutt'orecchi...
(La nonna inizia così a leggere)
nonna: "Caro leandro, prima di tutto lasciami dire
che nulla capita a caso nella vita. tutto ha un senso.
spesso un incontro, che sembra apparentemente
casuale, in realtà ha un significato liberante. atteso.
sembra che sia stato messo lì, quel giuseppe, apposta per
te. Che quel treno si sia fermato per un disegno preciso.
se tu saprai leggere la vita così, sempre così, con il cuore
pieno di accoglienza e i stupore, stai certo che tutto si riempirà di significato. e mi piace raccontarti una storiellina.
Un giorno lessi su una rivista un singolare episodio. Sul famoso tram di Roma, il 64, sempre zeppo di gente, uno schiacciato contro l'altro, salirono in un giorno di festa due sposi. Avevano appena celebrate le loro nozze nella chiesa accanto alla fermata. Tutti
restarono stupiti. Non era di certo una "limousine" quel tram. E
poi era così pieno di gente che quasi non li volevano far salire, per
il grande abito bianco, che occupava tanto posto. Incuriositi, tutti
chiesero agli sposi il perchè di quello strano gesto. E la risposta fu
simpaticissima: "ci siamo conosciuti proprio su questo tram,
diversi anni fa. Per caso. Perché un giorno l'autista dovette fare
una brusca frenata per evitare un cane che gli aveva attraversato
la strada. Così io finii contro Maurizio. Gli pestai un piede, chiedendogli subito scusa dell'incidente. Lui non si arrabbiò; anzi, mi
guardò, con occhi di tenerezza. E dietro quello sguardo, io capii
subito che c'era un cuore grande, tenerissimo. Scendemmo insieme. Ci scambiammo gli indirizzi; nacque un'amicizia fattasi poi
amore. Ed oggi, proprio oggi, nella chiesa di fronte ho avuto la
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gioia di sentir dire dal mio sposo: Iride, ti accolgo come mia sposa!
Ora capisco che non è stata per caso quella brusca frenata!...
Una storia della storia! Curiosa e vera. Perché la vita è fatta così.
Di quello stupore che dà pienezza ai nostri giorni. La vita cambia
non per le cose esterne, ma per il cuore che ci metti. Per la passione che poni nel tuo cuore, carissimo Leandro. Certo, non sempre è
facile leggere gli eventi. Capire cioè che la vita non è un destino
amaro, ma un progetto meraviglioso che ti è affidato, che cresce con
te, che si forma costruendolo giorno per giorno, con pazienza.
E' come la bravura del contadino. Quando pota, in primavera,
non vede ancora il grappolo sul fragile tralcio. Non lo vede, eppure lo
intravede nella gemma che si gonfia di vita. Lui guarda lontano. Vede
in "filigrana". Ecco la bravura di Giuseppe, che ti ha narrato la sua
vita avventurosa. E' la filigrana, che dà valore alla carta moneta.
Senza, è solo carta. Ma con essa, diventa preziosa. Intravederla è allora decisivo, perché rappresenta il senso nascosto delle cose.
Così la vita è come una collana. Con il filo tutte le perline si raccolgono insieme, in una cosa preziosa. Il filo della collana non deve
essere bello. Deve però essere forte, resistente, appunto. E allora,
anche se le perline sono scheggiate o stinte, anche quelle
scure...tutte assumono un significato nuovo, perché insieme, infilate in quel filo robusto, si fanno un'unica collana preziosa. Ma se
non hai il filo, carissimo Leandro, perdi tutto; anche le perline più
costose, quelle più belle che più ti piacciono, anche quelle le perdi,
se non hai il filo…
Leandro: Ma come si fa a intravedere la filigrana?
Come faccio a trovare il filo nella mia vita?
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nonna: e' faticoso. talvolta è anche arduo intravedere la filigrana. e' l'arte indispensabile del discernimento. e' difficile per tutti. spesso si riesce molto
avanti nella vita. Certi fatti restano assurdi e misteriosi per lungo tempo. Ma la bellezza della vita è proprio
qui: intravedere. tutti sanno vedere. Pochi intravedere!
Per questo, ti devi fidare del tuo cuore, fermarti di più, sentire e gustare fino in fondo le emozioni che vivi, perché ti
raccontano il segreto della vita che va scoperta e non sprecata! ad esempio, ragazzo mio, ti suggerisco di scrivere un tuo
diario, di pregare e gustare i tramonti e i fiori. Certo, se le
notti le passi in discoteca, al mattino non potrai mai apprezzare la freschezza dell'alba!
Leandro:
cose?!
Ma allora, nonna, devo cambiare molte
nonna: non molte. solo devi essere più attento, più calmo.
amare un po' di più il silenzio, non star sempre con lo stereo acceso ad alto volume, far pace dentro di te, pregare di
più, gustare la vita.
Leandro: Ma credo che anche Giuseppe abbia fatto fatica a capire
il progetto che Dio gli aveva riservato. Stando a quanto mi ha raccontato questa notte, deve aver versato molte lacrime, amare, in
notti agitate! Ma allora, anche i grandi fanno fatica a capire...? Non
sanno già tutto!
nonna: Certo, figlio mio. tutti facciamo fatica a capire il
progetto di dio su di noi. e' come il gioco della lavagna. la
prima parola magica che la vita scrive sulla lavagna della
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nostra vita è la parola "sogno". la più bella, perchè ogni
ragazzo ed ogni ragazza ha nel cuore un sogno, bello e grande, affascinante, che lo spinge in alto. Ma subito dopo, su
quella lavagna, tocca a noi scrivere, con chiarezza, un altra
parola, quasi uguale: "segno!". sì, perché senza il segno, la
vita diventa astrazione ed utopia. si perde nel nulla. Ma con
il segno, si fa concreta, possibile, bella e piena.
Certo, ci deve essere coerenza tra il sogno ed il segno. l'uno
attrae; l'altro concretizza. l'uno innalza, l'altro innesta.
entrambi però sono necessari, indispensabili. anche
giuseppe è stato l'uomo dei sogni. grandi e luminosi. Ma
poi ha saputo trasformare quei sogni in concretezza, in gesti
precisi. specie davanti a scelte immense ed impegnative.
dio non lo ha mai lasciato solo, perchè gli ha sempre inviato dei segni precisi, come di certo ti avrà raccontato.
Leandro: Sì, uno era il bastone fiorito. Mi spieghi bene
quello che è successo? E perché Dio non lo fa anche con
noi, ora?
nonna: sì, dio ha usato un segno simpaticissimo,
come raccontano le storie antiche. a nazaret, dove
viveva sia giuseppe che Maria, tutti avevano posto
gli occhi su quella bella ragazza, pudica e limpida.
Ma...dio aveva messo giuseppe sul cammino di lei, perché
giuseppe era il prescelto. e dio glielo fa capire, tramite il
racconto del ramo, quel ramo che tutti i ragazzi di nazaret
avevano posto nel tempio., un ramo secco, tagliato. Ma solo
il ramo di giuseppe al mattino fu trovato in fiore, profumato e vivo! dio ci dà ogni giorno segni per capire che lui c'è,
che è lui a guidare la nostra vita. Ma spesso non ce ne accor19
giamo, perché troppo presi da tante faccende, a volte persino inutili.
occorre fare come giuseppe. Fermarsi, cercare di capire fino
in fondo cosa ci abita nel cuore, specie quando non tutto ha
una risposta immediata. dio fa fiorire il deserto come ha
fatto fiorire il bastone di giuseppe. dio fa fiorire anche il tuo
cuore, se tu ami e stai in ascolto! Questo è il significato della
fioritura del bastone. e' la speranza che sboccia e si fa segno
concreto. guarda le colline del nostro Molise, quando cresce
il grano, quando fioriscono i mandorli e biondeggiano le
messi, quando maturano le olive, quando raccogliamo i
frutti saporiti. tutta la vita ha una fioritura se la sai accogliere. l'accoglienza è la fioritura. e la fioritura è accoglienza. il
Creato quando è custodito, si fa giardino. anche il tuo cuore
è un giardino, se tu sai vivere il dono prezioso della gratuità e della castità, che è rispetto, delicatezza verso l'altro.
Leandro: Ma in che cosa consiste questa "castità"?
nonna: leandro, giuseppe ti può essere di aiuto
per capire la castità. essa non è altro che la purezza
del cuore tradotta poi nei gesti del corpo. una purezza che può diventare linguaggio di amore, di amicizia, di affetto profondo verso qualcuno. Ma è quella strada che
ti consente di formarti alla luce delle cose più belle, più ardue
e più alte, perché se c'è castità nei sentimenti c'è sicuramente
un cuore che arde del vero amore. un amore che non si lascia
intrappolare dalla fugacità, dalla superficialità, dalle cose che
passano e non lasciano nulla.
la castità è allora la sorella maggiore dell'amore che ha biso20
gno di ardere con docilità, non con fretta. se tu guardi la
maggior parte dei tuoi coetanei, vedi purtroppo che non
sono mai felici, mai appagati, perché forse si sono fermati
allo strato più superficiale dell'amore. invece, chi è casto,
vive seriamente, coglie proprio in profondità l'amore, perché capisce che l'amore è oltre le semplici emozioni. e' cioè
un progetto di vita insieme, che si costruisce con fatica e
tanta preghiera tra due cuori, l'uno accanto all'altro, come lo
è stato per giuseppe e Maria.
giuseppe ha capito cioè che in Maria si compiva un mistero
d'amore, più grande del suo, indicato e dato da dio stesso.
e l'ha rispettata. amata pienamente, ma nel rispetto pieno
della sua realtà di mamma di gesù. la castità di giuseppe è
stata quella di amare, custodendo. amare, rispettando.
amare, donando. amare difendendo.
Leandro: Ma è possibile tutto questo?...E come faccio
a riconoscere il vero amore?
nonna: guarda i fiori. se li afferri, li soffochi e li
sciupi. rischi di non rispettare il loro profumo.
invece se tu li accarezzi, senti che loro sono un
dono per te, per la loro bellezza. il vero amore è oltre
il sentimento. diventa tenerezza verso il povero, si fa dono di
sé all'altro, accompagna i più piccoli e i più deboli, difendendoli dal male come ha fatto giuseppe con il piccolo gesù.
leandro carissimo pratica il volontariato, dona il sangue
quando potrai farlo a 18 anni, prenditi cura degli anziani
vicini, lava i piatti in casa, tieni in ordine la tua stanza.
Piccole cose, ma che allenano all'amore vero. l'amore va
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oltre un nome, oltre un volto in particolare. Ma sicuramente
è quella sensazione di pace nel cuore quando ti senti amato
e quando anche tu senti il bisogno di farti dono allo stesso
modo, di restituire cioè quella pace e quel perdono che ti
viene donato e trasmesso.
l'amore vero è quello che ti accoglie per quello che sei, che
ti protegge, che ti fa sentire felice, importante. non è il semplice tocco al cuore, ma è quel motivo in più che ti spinge a
ringraziare la vita, a scoprirti parte di un disegno più grande. l'amore vero è quello che cerchiamo tutti. Ma lo si trova
quando il cuore è aperto, è libero, è puro. Come i fiori,
appunto, che hanno bisogno di essere nutriti di luce, di
spazi puliti, non inquinati dall'egoismo.
tutto questo però chiede sacrificio, impegno, rinuncia. e
tanta preghiera. non è facile volare alto, entrare nel cuore dell'altro in purezza. Ma senti che la castità libera il cuore dagli
egoismi e dalle pesantezze. non pensi più a te stesso, ma
all'altro, al bisogno suo. ti sacrifichi, perché ami. Muori a te
stesso, come il chicco, che muore per poi rifiorire. e se non
muore, non cresce. se muore invece nel sacrificio e nell'oblazione, allora vede crescere la vita e la gioia. Con la luce nel
cuore.
giuseppe ha vissuto così, fianco a fianco con una donna,
dolcissima e limpida. Casta come lui. in una simbiosi che li
ha fatti sposi veri ed insieme esempio di amore autentico
l'uno per l'altro. un mistero di dolcezza e di grazia! non
finiremo mai di meditarlo. ripensaci spesso, leandro mio!
Leandro: Ma allora, perché c'è stato bisogno di un angelo
per Giuseppe, perchè potesse accogliere Maria nella sua vita,
senza ripudiarla?
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nonna: siamo tutti fragili, tutti abbiamo paura, quando si presentano situazioni più grandi di noi, difficili da
gestire. anche giuseppe ad un certo punto ha avuto
paura. Paura di non farcela, paura di non essere all'altezza di vivere con una sposa così particolare, accanto ad un figlio
così carico di mistero. Ma in quel momento, dio ci manda sempre un sostegno, per farci capire qual è la cosa giusta da fare,
la via da scegliere. Per vincere cioè la paura. da parte nostra,
in quei momenti, è necessario trovare il coraggio di affidarci
a qualcuno, che sa di che cosa abbiamo realmente bisogno.
Perché è più facile aver paura che avere coraggio!
gli angeli per noi, oggi, sono tutti coloro che cercano di farci
felici, di darci quello che ci manca, quando ci consigliano
per il bene, anche a costo di qualche rinuncia dolorosa, perché come tu sai, leandro, le cose grandi non si possono raggiungere senza sacrificio. l'importante è sapere che c'è un
cuore cui rivolgersi e di cui ci possiamo fidare. un po' per
depositare in esso i nostri affanni, ma anche per trovare
quella forza per spiccare il volo.
ti ricordi la gabbianella ed il gatto? e' quel bel racconto di
sepulveda, letto nelle scuole medie. tutti lo conosciamo. e'
molto bello perché ci insegna come volare, vincendo la paura
del volo. Cioè della vita. Chi ha permesso alla gabbianella di
volare non è stato però il gatto. lui non lo poteva insegnare,
perché il gatto non sa volare. lo ha spiegato in mille modi.
Ma non è bastato. Ci vuole l'esempio diretto, la testimonianza. il gatto però ha trovato l'amico giusto, per lanciare in volo
la gabbianella, un poeta che sapeva far volare non solo con le
mani ma soprattutto con le parole che ti levano in alto. e
mentre la gabbianella si libera finalmente in volo, il romanzo
si chiude con quella famosa frase che riassume anche la vita
stessa di giuseppe: vola solo chi osa farlo!
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Leandro: Nonna, ma allora, perché esistono persone
cattive e senza scrupoli come Erode?
nonna: Quando nel cuore non ci sono sentimenti
buoni verso l'altro, si rischia di diventare come
erode, cioè senza cuore. Chi è cattivo, spesso porta
delle ferite dentro. Certo, non è ammissibile la cattiveria. Però si può guarire da essa. spesso è la solitudine, il
sentirsi potenti, più forti degli altri che inasprisce gli uomini.
erode aveva paura, per questo era cattivo e perseguitava
giuseppe e la sua famiglia. aveva timore che quel bambino,
di nome gesù, fosse più importante di un re come lui. la
paura è la causa di tante divisioni e di tante inimicizie. si è
cattivi, spesso, quando si ha paura di mostrare all'altro anche
le proprie debolezze o quando pensi che l'altro si lì per rubarti quello che hai tu. i tre re Magi avevano, senza volerlo,
innescato nel cuore di erode la paura che stava arrivando un
re fortissimo, atteso da secoli. ecco perché erode fu preso
dalla paura e iniziò a vendicarsi. Con la violenza erode voleva dimostrare a tutti che era lui che comandava. ragazzo
mio, vedi, la peggiore nemica nella vita è proprio la paura
perché fa diventare cieco, duro come una pietra il nostro
cuore.
Leandro: E cosa può sconfiggere la paura?
nonna: non c'è un rimedio alla paura se non il far crescere
e maturare nel proprio cuore la consapevolezza che l'altro
non è una minaccia per me, ma uno come me. Cioè la fiducia, la stima, l'accoglienza. Queste sono le armi contro la
paura, per affrontarla. se guardiamo agli immigrati, infatti,
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possiamo capire che loro quando approdano nella nostra
terra, non vengono a prenderci nulla, non vengono cioè a
toglierci il lavoro. anzi, ci dimostrano che, pur avendo molta
cultura e preparazione, si accontentano di svolgere i lavori
più umili e faticosi, perché hanno fame, hanno cioè necessità
di sopravvivere. loro conoscono bene la paura della persecuzione, l'orrore della guerra, il gelo dell'esilio. Ma affrontano viaggi lunghi e rischiosi pur di mantenersi in vita.
e' sentendo e considerando l'altro amico e fratello che si
vince la paura. e' il coraggio di volersi bene, di essere miti,
di mettere amore dove c'è odio, di non rispondere insomma
al male col male.
in erode, carissimo leandro, possiamo vedere anche un
altro significato: la differenza tra forza e violenza. la forza è
solo di chi ha ragioni. la violenza è invece di chi è perdente. erode diventa così simbolo della violenza della mafia,
perché uccide, ricatta, sottomette, corrompe. la mafia non
ha forza in sé. Ha solo violenza brutale.. la mafia s'ingrandisce non perché sia forte, ma perché noi abbiamo paura.
Perché noi siamo deboli! Perciò è importante camminare a
fronte alta, con dignità, lottando per il bene, perché è il bene
che alla fine vince! alleniamoci a questo, per essere pronti a
combattere "erode" non con le armi, ma con la forza del
cuore lanciato in dio, come giuseppe!
giuseppe davanti ai ricatti di erode, ha difeso il figlio gesù.
si è alzato di notte, ha preso il suo bambino e la sua sposa e
li ha messi in salvo.
Leandro: Quindi anche Giuseppe ha provato quello che
si vede spesso in televisione: è fuggito dalla sua terra,
perché perseguitato?
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nonna: sì, carissimo leandro. tu ormai sei grande, e capisci tante cose, vedi quanta cattiveria ci sia
nel mondo. erode le rappresenta tutte. e costringe
quella famiglia, guidata con mano coraggiosa proprio da giuseppe, a mettersi in salvo, fuggendo. gesù era
come un profugo, un perseguitato politico. Ma la sua famiglia lo ha difeso, è rimasta unita in questa prova difficile.
Chissà quanti sacrifici, quante privazioni ha vissuto. Quante
umiliazioni ha ingoiato, perché sa di sale salire e scendere
l'altrui scale! lo diceva già dante, con il cuore in lacrime. lo
ripetono tanti nostri fratelli, spesso rinchiusi da noi in campi
profughi, come se fossero delinquenti. Come vedi, la storia
di giuseppe e gesù ci è particolarmente vicina, è fatta degli
stessi problemi che abbiamo noi oggi. Ma in tutti i problemi,
la famiglia ha fatto da scudo al piccolo gesù! Perché se c'è
una famiglia unita, tutto è possibile affrontare.
Leandro: Ma Nonna, finito l'esilio, poi come andavano
avanti Giuseppe e Maria col piccolo Gesù?
nonna: giuseppe era un gran lavoratore. una volta arrivato a nazareth e messa al sicuro la sua famiglia, aprì un falegnameria. Certo, nazareth non era una grande metropoli, era
un po' come i nostri paesini del Molise: belli e fioriti, ma
anche poveri e dimenticati. la precarietà era in agguato
anche allora. giuseppe però non si scoraggiava. lavorava con
grande dignità. e gesù gli dava una mano, come fa un bravo
figlio.
nazaret con la bottega piccola ma laboriosa di giuseppe, ci
insegna che oggi dobbiamo recuperare gli antichi mestieri.
non è più possibile stare seduti dietro ad una scrivania, pen26
sando di tenere in mano il mondo. Ma non è così. l'artigianato
è l'arte di chi sa unire l'intelligenza del cuore e l'intelligenza
delle mani. entrambe, per plasmare le cose con amore.
abituarsi al progresso tecnologico, sta significando, ragazzo
mio, non credere più nella bellezza di questi mestieri.
Quanto vorrei che tu crescendo arrivassi a specializzarti in
una di queste arti. Magari anche tu come giuseppe a lavorare il legno o a recuperare la fioritura delle nostre campagne,
come imprenditore agricolo!
Leandro: Ma che cos'è la precarietà?
nonna: e' anzitutto una vita vissuta nella fatica e
nel disagio per il proprio futuro. e' sentirsi sempre
con la coperta a metà, che non copre tutto il corpo
fino ai piedi. la precarietà però ti fa apprezzare tutte
le cose, le più semplici. ti priva di tante cose, è vero. Però ti
rende sobrio, più autentico, più essenziale, più sobrio.
giuseppe, soffriva la precarietà a nazareth, come i nostri giovani di oggi. Ma lui ci ha insegnato ad operare, a non aspettare invano, a fare quanto già possiamo fare con le nostre
mani, senza disperarsi. Purtroppo la Politica, ovvero quelli
che hanno responsabilità sociali, prestano poca attenzione
vera alla precarietà dei giovani: parlano, promettono ma agiscono poco. Chi è chiamato alla vocazione della politica (perché la politica non è una cosa sporca, una vera missione!)
deve aver a cuore soprattutto i problemi dei precari, con azioni efficaci e positive. non è la precarietà che preoccupa, ma la
mancanza di coraggio nell'affrontarla e nel risolverla. Per
questo è importante nella precarietà sentire che c'è qualcuno
che ti sostiene, che è solidale con te, che porta il peso con te.
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a volte, sono proprio le troppe sicurezze dei pochi che li rendono vanitosi e superbi. giuseppe, invece è stato un esempio
di persona fiduciosa anche nel futuro ed è vissuto nella propria semplicità e col suo umile lavoro, rimanendo la persona
buona e di cuore di sempre. Come vedi, leandro caro, non
sono le tante cose che ci fanno grandi, ma i valori.
Leandro: Nonna, che bello! Sono tante le cose che ho
imparato parlando con te e dopo aver conosciuto
Giuseppe. Mi sento davvero felice. E' vero: gli incontri
non avvengono a caso. Io ora comincio a capire cosa voglio
realizzare nella mia vita. Sogno tanta forza. E voglio che anche i miei
amici conoscano la storia di Giuseppe. Ora tocca a me, raccontarla a
loro. Penso di aver compreso tante cose. Alla fine, ciò che conta è
fidarsi di Dio, delle persone che ci amano, degli angeli, del bene e delle
cose che contano veramente nella vita, perché sono quelle che ognuno, fino alla fine, porterà con sé, scritte nel cuore con l'inchiostro
della gratitudine a chi ce le ha insegnate, fatte conoscere e amare.
Io sogno un mondo dove ci abbracciamo tutti felici, dove non c'è la
paura e neanche l'odio. E sento che è possibile tutto questo, se guardiamo alle stelle del cielo, che stanno unite, che brillano tutte, che
non si fanno del male, perché fanno parte di un unico cielo che le
contiene, chiamandole ad una ad una per nome.
Possa Giuseppe, con Maria e Gesù, guidarci tutti sulla via delle stelle che illuminano il mondo di pace. E tu, Nonna, stammi sempre
vicino, perché ho bisogno dei tuoi preziosi consigli. Solo un'ultima
domanda. Ma Giuseppe, alla fine, chi è? Quello che penso io?!
nonna: aspettavo questa domanda, ragazzo mio. si,
giuseppe è san giuseppe!
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Leandro: Nonna cara, porterò sempre con me quello che
san Giuseppe mi ha raccomandato, quella notte:"Leandro,
vinci la Paura!".
La nonna abbraccia con gioia Leandro, con gli occhi lucidi per la
commozione. Leandro si sente pienamente amato. Ringrazia la
nonna perché gli ha spiegato come affrontare tante fatiche nella vita.
Ed in quel mentre, rientrano a casa i genitori di Leandro. Subito si
rendono conto che sul volto del figlio c'era un sorriso mai visto
prima, diverso, limpido e bello. Senza sapere perché, lo abbracciano
e nel dialogo serrato che ne esce, Leandro chiede scusa per tutte le
volte che aveva loro disobbedito. Ma anch'essi, come genitori, si
erano resi conto,finalmente, che forse la domenica era più bello restare a casa, a dialogare e giocare con il loro figlio. Come faceva
Giuseppe e Maria, lungo le stradine di Nazaret, con il fanciullo
Gesù.
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Copertina e disegni interni
sono stati realizzati da
Maddalena spiCCiati
Grafica e impaginazione
laura paLLadino
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