anno 2008

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anno 2008
Anno V - n. 5 agosto - novembre 2008
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
1
pag
periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionale
Il Centro di
Eccellenza
ANTONIO GIOIELLO
A giorni verrà inaugurato il Centro di Eccellenza a Corigliano. Dopo
alcuni anni necessari per la ristrutturazione e l’adeguamento della vecchia struttura (ex-mercato coperto),
si dà avvio ad un’esperienza nuova
ed avanzata nei servizi sociali.
Nuova per le attività che vi saranno svolte e per i servizi che vi
saranno erogati. Sono, infatti, previsti un Internet Social Point; una
Sala Musicale; una sala per riunioni,
incontri, progettazione; una sala per
convegni, dibattiti, iniziative culturali. Inoltre è previsto la costituzione
di gruppi di lavoro per la progettazione partecipata e la ricerca in ambito sociale.
PH. GAIA REALE
Questo numero di
mondiversi esce con una
nuova grafica, che ci auguriamo gradita ai lettori. La
testata riporta uno spicchio
della fotografia di Cosimo
Reale “La tortora e il
melograno”, diventata il
logo dell’associazione.
Il sacchetto
dove lo metto
LUISA SANGREGORIO
Quando ci si occupa di immondizia spesso è per parlare di
un’emergenza. Così è anche nel
caso di Corigliano, che è da poco
uscita da una crisi riguardante i
rifiuti. Colpa della morosità del
comune, insolvente verso la Sibaritide. Così ha spiegato anche Tonino Caracciolo, presidente della
società che si occupa della raccolta
dell’immondizia. E, quest’estate,
mentre in una lunga successione di
riunioni si incontravano rappresentanti del comune, politici, prefetto
ed esponenti della Sibaritide; gli
operai della società scioperavano
continua a pag. 7
continua a pag. 8
Violenza sessuale
sulle donne:
alcune considerazioni
criminologiche
RAFFAELLA AMATO
Il reato di violenza sessuale
viene spesso associato a stereotipi: l’immagine che viene subito
in mente è quella di una vittima
minacciata e assalita brutalmente
da uno sconosciuto. In realtà indipendentemente dall’immaginario
continua a pag. 6
C’era una volta
il rappresentante
d’istituto...
WITCH
Ogni anno, in ottobre, nelle
scuole superiori, avviene il rinnovo
dei rappresentanti degli studenti al
consiglio d’istituto e alla consulta
regionale.
Negli anni questo “evento” è
degenerato e il compito del rappresentante d’istituto è cambiato,
riducendo notevolmente l’operato
continua a pag. 8
Viaggio tra le band
Coriglianesi
MARICA MARZULLO
PRIMA PARTE
l’idea di tentare di esplorare il
mondo delle band coriglianesi, non
solo rock ma anche gruppi che fanno musica in genere, mi è venuta
chiacchierando a scuola durante la
ricreazione con alcuni amici. Noi
amanti della musica, tutta, ed in
particolare del punk ci siamo chiesti se fosse il caso di occuparci di
continua a pag. 7
Decoro urbano...
e altro!
FRANCESCO SANGREGORIO
Chiunque si appresti nella prossima tornata elettorale a prepararsi
a governare il territorio del Comune
di Corigliano, dovrà convincersi,
una volta per tutte, che il problema
del decoro urbano va affrontato in
modo serio con programmi prima
ponderati, poi illustrati ai cittadini
durante la campagna elettorale e
continua a pag. 2
CONTRATTO DI
QUARTIERE: oltre
8 milioni e mezzo di
euro a Schiavonea
PINO LE FOSSE
Il Consiglio Regionale della Calabria ha approvato la legge per il
sostegno all’edilizia sociale. La legge servirà a riqualificare le aree degradate, a migliorare la qualità delle
nostre città e ad aumentare il numero
di case per le famiglie con basso reddito in particolare per giovani coppie, anziani, studenti fuori sede, ragazze madri ed immigrati. Le risorse
impegnate sono considerevoli oltre
(250 milioni di euro) e nei prossimi
mesi partiranno alcuni dei relativi
bandi a cui i soggetti destinatari potranno partecipare sia per l’acquisto
che per la locazione. In questi interventi è previsto anche il rifinanziamentodellostrumentodeicosiddetti
Contratti di Quartiere II dei comuni
con più di 30.000 abitanti che nel
D.M. n. 176/A del 12.02.2007 erano
rimasti esclusi. Sono stati così “recuperati”, attraverso una procedura
automatica che accelera notevolmente la spesa e la realizzazione di
queste importanti opere, i contratti
di: Reggio Calabria, Cosenza, Vibo
Valentia, Lamezia T., Crotone, Corigliano Calabro e Catanzaro.
continua a pag. 2
pag
2
Attualità
DALLA PRIMA PAGINA
CONTRATTO DI
QUARTIERE: oltre
8 milioni e mezzo di
euro a Schiavonea
PINO LE FOSSE
Il finanziamento previsto per la
nostra città è di 8.650.956 euro (circa
17 miliardi di vecchie lire). Le opere
finanziateriguardanoSchiavoneaindividuata a suo tempo come territorio idoneo per gli interventi previsti
dai Contratti di Quartiere. Territori,
cioè, a più forte disagio abitativo ed
occupazionale su cui intervenire per
aumentare la dotazione infrastrutturale dei quartieri degradati.
Fin qui le informazioni e i dettagli. Alcune considerazioni però sono
d’obbligo.
1) Malgrado la stasi amministrativa e la giustificata sfiducia che
serpeggia in tutta la città, Corigliano riesce a conquistare l’attenzione
delle istituzioni regionali. Ciò grazie al ruolo e al peso che ha saputo
conquistare negli anni e che, quando
adeguatamentesupportato,gliviene
giustamentericonosciuto. Su questo
credo la città dovrà fare leva per riconquistare la fiducia necessaria a
riprendere un cammino di rinascita
amministrativa.
Su conconcessione di:
Ing. Francesco Castiglione, Ing. Francesco Amica e l’Arch. Francesco Piccoli
2) Anche sulla preziosa funzione e sul ruolo dei nostri rappresentanti istituzionali la città deve riflettere come opportunità ed occasione
per un suo adeguato e forte rilancio.
Dobbiamo riconoscere, con oggettività, per esempio, l’ottimo lavoro
svolto dal Consigliere Regionale
Franco Pacenza per questo risultato
che non è certo il primo per Corigliano. Ricordiamo qui soltanto il
finanziamento di circa 8 miliardi di
vecchie lire per il centro storico ed
il castello.
3) Dato che ora, entro 45 giorni,
andrà firmata la convenzione con
la Regione Calabria, bisogna che
già da subito i tecnici comunali e la
struttura si mettano all’opera. Non
solo perché non ci sia alcun rischio di
revoca dei finanziamenti, come pure
è previsto, ma soprattutto perché la
progettazione definitiva, che non
potrà stravolgere quella prelimina-
re, tenga conto degli attuali bisogni
delle opere interessate e di quanto
nel frattempo è stato già realizzato e
progettato.PensosoprattuttoalQuadrato, sul quale è in corso un ulteriore intervento, e al lungomare che
occorre salvaguardare come opera
strategica per l’inserimento di Schiavonea nei migliori circuiti turistici.
Una qualunque sottovalutazione o
errore in questa fase, rischierebbe di
compromettere la bontà di un inve-
DALLA PRIMA PAGINA
Decoro urbano...
e altro!
FRANCESCO SANGREGORIO
infine realizzati. Solo così, secondo il mio modesto parere, si potrà
ottenere, nel prosieguo del tempo,
una classe dirigente politico-amministrativa che curi la cosa pubblica secondo dettami logici e soddisfacenti per tutti.
E’ evidente che la situazione
architettonica e strutturale della
città si è gradualmente degradata
al punto che ripristinare una parvenza di stato vivibile del sociale
sembrerebbe un’impresa ardua e di
fatto irrealizzabile.
Tale dissesto che riguarda strutture abitative, strade, marciapiedi,
traffico, igiene pubblica è, ormai
da anni, sotto gli occhi di tutti.
Stradeperennementedissestate
(buche e avvallamenti delle stesse
ad ogni piè sospinto, zone sterrate
e poi malamente rappezzate sotto
gli occhi incuranti di tutti); marciapiedi quasi tutti in malora anche
se in buona parte realizzati di recente ma, purtroppo, mal costruiti
e quindi “nati vecchi”; cassonetti
della spazzatura che regolarmente diventano discariche abusive.
In quest’ultimo caso non mi riferisco al triste fenomeno che si sta
verificando in questi ultimi tempi
ma a quello ben più avvilente che
riguarda l’abbandono giornaliero
di materiale di risulta di maggiori
proporzioni dalle singole abitazioni (frigoriferi, televisori, materassi, etc.), fenomeno atavico che si
protrae nel tempo.
Fabbricati interi, che gravitano
su strade principali, aspettano da
stimento che invece può cambiare il
volto di Schiavonea. Per questo occorre massima attenzione per l’integrità e la coerenza dell’intero nuovo
progetto. Il tratto Madonnina–Porto
è già realizzato; per quello Palmeto–
Coriglianeto è in fase di ultimazione
la progettazione da parte degli uffici
comunali. A questo punto non sarebbe da escludere, pur nei tempi ristretti in cui si dovrà operare, il ricorso
di qualche strumento di raccordo e di
valutazione progettuale da parte del
Commissario.
4) Per tutto questo ritengo che
nelle prossime settimane bisognerà
alzare il livello di attenzione dell’intera città e delle sue rappresentanze
istituzionali, politiche e sociali sul
percorso di questa decisiva e importante opera. La gestione commissariale per le delicate decisioni che dovrà assumere potrà così giovarsi di
una vasta collaborazione ed aiuto di
quanti davvero mostrano attenzione
e interesse al proprio territorio.
anni di essere alcuni demoliti, altri ristrutturati per ridare alle zone
circostanti un decoro ormai perduto da decenni.
Che dire poi di tutta la zona
circostante la cosiddetta “piazza
salotto”, dove la decadenza strutturale delle case ha raggiunto il
massimo dell’indecenza?
E infine voglio ricordare un’altra assurdità tutta coriglianese:
l’assenza totale di una qualsiasi
segnaletica orizzontale in tutta la
città che consenta ai cittadini di
attraversare la strada senza metter
a rischio la propria incolumità fisica.
Tale realtà inconfutabile non
dovrà costituire alibi per la “solita” politica passiva e rassegnata
per quanti saranno chiamati ad
amministrare la cosa pubblica.
La raccolta regolare e giornaliera dei rifiuti urbani, la rimozione dai bordi stradali delle erbacce
infestanti, la pulizia delle strade
che noi “solerti” cittadini imbrattiamoquotidianamenteconcartacce e plastiche di ogni genere, la regolarizzazione del traffico sempre
più caotico, la bonifica definitiva
di interi quartieri fatiscenti, amici amministratori, sono questi gli
imperativi amministrativi da realizzare, alcuni subito, altri, i più
complessi, nel prosieguo del tempo, per rendere vivibile la città e
dare così un grosso contributo al
decoro della stessa.
Solo così si eviterà, ogni volta
che ci si affacci nella vicina Rossano, di provare una cocente e
mortificante vergogna prima verso
se stessi e poi verso i propri cittadini, considerando quanto si riesce a realizzare continuamente in
quella città.
Dal mondo
Nel mese di agosto ho accompagnato mia nipote che sta facendo una ricerca sul Cedro, frutto
che caratterizza da secoli il Tirreno
cosentino, la cui costa veniva chiamata Riviera dei Cedri. Oggi nella Riviera dei Cedri, per trovarne
uno bisogna conoscere il posto e
addentrarsi nel territorio. Di quello che era il tipico albero, insieme
agli olivi, è rimasto ben poco. La
speculazione edilizia, la costruzione di mega alberghi e villaggi
turistici, incoraggiata da contributi
a fondo perduto, hanno privilegiato il verde decorativo delle palme,
degli oleandri e dei ficus a scapito
della tipica vegetazione locale. Per
arrivare alla nostra meta ci siamo
avvalsi della preziosa collaborazione del prof. Franco Galiano,
scrittore, poeta, ricercatore e grande conoscitore del Cedro, che ci ha
fatto da guida e da tramite con un
gruppo di Rabbini impegnato nella
raccolta.
Cedro, Citrus medica, è una
pianta di origine asiatica, richiede
un clima mite ed è diffusa nel bacino mediterraneo. Coltivare il Cedro è una grande fatica, le piante
sono basse, spinose e devono essere zappate e lavorate in ginocchio
con la testa tra le spine. La fatica
della coltivazione, la difficoltà di
vendere a prezzi remunerativi il
prodotto, una volta quotato in borsa, la mancanza di qualsiasi legge
di tutela del Cedro hanno portato
ad un continuo abbandono di questa attività. Noi siamo stati in una
delle poche cedriere rimaste, gestita direttamente dal proprietario,
laureato in agraria, che ha reso la
coltivazione meno faticosa.
Franco Galiano nel suo saggio
“Alla ricerca del Cedro perduto”
scrive che, secondo autorevoli fon-
LE RADICI ANTICHE
DEL CEDRO
ISACCO NUNA
ti, la coltura del Cedro fu introdotta e diffusa in Italia tra il III e il II
secolo a.C., presso le città italiote e
le colonie della Magna Grecia quali Metaponto, Sibari, Laos, Posidonia, Cuma, Paestum, soprattutto
dagli ebrei ellenizzati. Durante la
loro immigrazione e soprattutto
dopo la caduta di Gerusalemme
nel 70 d. C. ad opera dei romani,
nella diaspora ebraica fiorì una
delle maggiori coltivazioni, tuttora
viva, il cui prodotto è il “liscio diamante” così chiamato per la brillantezza della buccia. Gli ebrei con
l’”etrog” liturgico introdussero fin
nel cuore del mondo romano il suo
simbolismo, come attesterebbero
graffiti ed iscrizioni in greco ed in
latino rinvenibili nelle catacombe
ebraiche di via Nomentana e dell’Appia e nella Sinagoga di Ostia
Antica risalente al I secolo a. C.
Il Cedro è di particolare significato nella tradizione ebraica, nella
Bibbia è ricordato ben 70 volte ed
è il frutto simbolo della festa del
Sukkòth, o delle capanne, chiamata
anche festa del raccolto. La Bibbia
prescrive che il quindici del settimo mese (nel calendario ebraico,
Tishrè, inizio dell’autunno), si raccolgano i frutti della terra, specialmente dagli alberi più belli, rami di
palma, rami densi di foglie, salice
di torrente e infine Cedro e si dimori in capanne per gioire davanti
al Signore Dio per sette giorni all’anno. Il Sukkòth, quest’anno si
festeggia il 14 di ottobre, richiama
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il legame antico con il mondo rurale, il consuntivo dell’anno agricolo, la vendemmia e la preghiera per
le prime piogge.
Gli elementi che caratterizzano
la festività del Sukkòth sono: la
Sukkàh e il lulàv.
La Sukkàh, capanna fatta di
rami e foglie, adornata con frutti,
disegni e fiori è costruita per ricevere amici, consumare pasti, gioire
e pregare.
Il lulàv, simbolo ricco di valori
spirituali, è un fascio composto di
un ramo di palma, due di salice di
torrente, tre di mirto e da un cedro;
rappresenta la fertilità della terra,
la conclusione del raccolto.
Secondo la tradizione ebraica il
Cedro della Riviera dei Cedri assume una particolare importanza
in quanto durante i secoli non ha
subito alcuna manipolazione, selezione o innesto. Ancora oggi la
pianta viene propagata per talea
conservandosi, come era all’origine, in purezza. Questo modo di
coltivazione è probabilmente dovuto anche alla rilevante presenza
ebraica dal III secolo a. C. fino all’inizio del XVI secolo. I dati riportati da diversi studiosi mostrano come prima del 1510 circa, data
d’arrivo dell’inquisizione, il 40%
circa della popolazione totale in
Calabria e in Sicilia fosse di origine ebraica come mostrano ancora
toponimi e cognomi.
Per la particolarità della coltivazione di questo frutto, in un piccolissimo e nascosto angolo della
Calabria, da secoli, nei mesi di luglio ed agosto, arrivano rabbini da
varie parti del mondo a raccogliere
religiosamente con le loro mani,
uno ad uno, il “Cedro di Diamante” rinnovando le comuni radici
delle culture mediterranee.
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Cultura
4
L’angolo della poesia
PERCORSI
Borgo antico, tra memoria e innovazione
Resoconto dell’estate coriglianese
GIULIA SPANO’
Mi accarezzo
l’anima con
consueti gesti,
sostituendo
ad occhi l’oggi...
Accumulo
libri,
spiego vestiti sul letto,
riponendo
sogni lucidi,
altrove...
Distese di tetti
traccian percorsi.
Galli zampettano,
mostrando probabili
vie d’uscita.
Giulia Spanò
ECHI
Echi di voci
in sottofondo,
diapositive di passato
ai nostri piedi.
Di che colore
saranno le dita delle
nubi?
Mi chiedo, scrutando
esistenze altrui!
Osservo
le pieghe delle mia
gonna,
cercando certezze
aldila da venire.
Dalla
finestra
della mia casa gli
stessi rumori di vita
quotidiana irrompono scandendo, da
sempre, con regolarità i ritmi di vita del
nostro borgo antico
e della sua gente...
Tutto sembra avere
un senso, una strana
armonia tra passato e
futuro, che, nel bene
e nel male, pervade
i luoghi rendendoli
unici.
Il desiderio di non
abbandonare luoghi
e di non rinnegare
tradizioni, ha caratterizzato le iniziative
culturali dell’estate coriglianese 2008.
In un momento delicatissimo per la nostra
città, a causa delle note vicende politico-amministrative, sono stati i cittadini a diverso titolo
a rendersi protagonisti nell’organizazzione di
eventi culturali e a promuovere momenti di aggregazione. La festa della Via Nova, organizzata dalla Pro-Loco in collaborazione con l’Ufficio
Cultura del comune di Corigliano, giunta ormai
alla decima edizione, ha voluto per un giorno, far
rivivere via Roma, luogo simbolo della nostra comunità cittadina, i suoi antichi mestieri; i profumi
e i riti di una società a vocazione prevalentemente rurale da riscoprire e valorizzare. Importante
segno è stato dato dai giovani dell’associazione
Framundo, da tempo operativi nel centro storico,
che hanno offerto alla cittadina quattro splendide
serate, non solo all’interno del Castello Ducale,
ma anche nelle sue vicinanze. Gli spettacoli, organizzati in collaborazione con altri gruppi culturali
Giulia Spanò
PARADOSSI MODERNI?...
In questa
benestante società
c’è chi ritorna a fare
l’arrotino
a riparare ombrelli
cucine, stufe a gas ...
Paradossi moderni
o consumismo in crisi?
Pasquale Bennardo
Interno Caffè letterario Dulcamara,
o singoli artisti, avevano come fine quello di mescolare abilmente generi musicali diversi tra loro,
parole, atmosfere, dando la possibilità a grandi
e piccini di sognare, rimanendo profondamente
legati ai luoghi. Particolare attenzione merita, a
mio avviso, Vinella Jazz, concerto di musica jazz,
inserita nelle serate organizzate dalla Framundo,
giunta alla sua quarta edizione, che ha voluto far
esibire, nel suggestivo scenario di piazza Diaz, la
nota band del maestro Conforti che ormai ha acquistato popolarità, anche grazie all’iniziativa di
Alba Jazz.
L’azione di quanti abbiano deciso di vivere in
Centro Storico, e di intraprendere attività culturali
ed economiche a vario livello, all’ombra del castello ducale, deve essere incoraggiata, sostenuta
e deve collocarsi in un contesto più ampio in
cui memoria e innovazione rappresentino la parte di un tutto inscindibile per la rivalutazione del
borgo antico e per lo sviluppo del territorio. Non
avrebbe invece senso alcuno, parlare di sviluppo
in generale, senza avere memoria storica del nostro passato. In questo momento, la riapertura dei
locali dell’ex Casino d’Unione, ora caffè letterario “Dulcamara” di Luisa Sangregorio e Andrea
Romio, dimostra quanto sia possibile rigenerare
un luogo del passato, con energie nuove dove è
possibile leggere un buon libro, navigare in internet, sorseggiare un aperitivo o fare colazione discorrendo gradevolmente. Rileggendo, proprio in
questi giorni, uno scritto di Italo Dragosei, contenuto nel volume “Corigliano di una volta”, a cura
di Enzo Viteritti, edito da “Il Serratore”, <...mi
soffermo ad osservare le vecchie case che resistono, contenitori di affetti e di ricordi gelosamente
serrati, in contrapposizione alle nuove case pulite
degli anni sessanta...>.
I’attualità delle parole dell’autore mi hanno
profondamente colpito, come mi ha colpito il paragonare le case antiche a resistenti tenaci donne
anziane vestite di nero, le stesse che animavano i
vicinati, ormai rinnegati, del mio quartiere, nella
mia infanzia.
Un popolo senza anziani, senza memoria, non
ha gambe, non ha futuro e non va da nessuna parte.
Cultura
Quando Cosimo Budetta mi consegnò, nel 1999, alcuni suoi disegni,
fui attratto da quello che ritraeva
Luigi De Luca a passeggio sulle nuvole con un quadro raffigurante Corigliano, il paese dove era nato il 10
gennaio del ‘34, dove aveva deciso
di vivere e lavorare, e da dove, l’11
settembre del 1998, era andato via,
senza far rumore.
Come avrebbe giudicato, lui,
uomo di scuola, di lettere, di storia,
questi ultimi anni della sua città, è
cosa che non oso pensare. So, con
certezza, che i suoi familiari hanno
perso un affetto grande, mentre la
comunità uno studioso intransigente.
Docente prima, preside di scuola media dopo, è autore di preziosi
testi che hanno arricchito il patrimonio culturale della città. E non
solo. I suoi lavori non sono passati
inosservati ad esponenti del mondo
accademico (Università di Bologna,
di Roma, di Napoli, della Calabria)
e di Istituti culturali. Tuttavia, il suo
valore non è stato apprezzato adeguatamente. E quello che ha lasciato
merita di essere ripreso e posto nella
giusta luce.
Corigliano deve molto a Luigi
(Gigino per tutti) De Luca. Non è andato via dal suo paese per approdare
a posizioni di prestigio in ambito nazionale, pur avendone avuto la possibilità. È giusto, credo, manifestare
una testimonianza d’affetto verso
chi ha preferito restare, pagando, a
volte, di persona questa scelta, cercando, sia pure con limiti, di dare il
proprio contributo al riscatto di una
terra che di sollevarsi, in alcuni momenti, non ne vuole proprio sapere.
Mi pare giusto citare alcuni testi
che De Luca ha lasciato: attestati
d’amore per il paese, gli studi, il sapere. Tra il 1985 e il 1989 pubblica il
Tesoretto calabrese, tre ottimi volumi: un lavoro unico in Italia, un modello per altre regioni, così definisce
l’opera Tullio De Mauro.
De Luca è storico nel senso
più ampio. Il quadro di riferimento complessivo che sta a monte dei
suoi lavori è robusto. Quando, nel
1985, affida alla stampa Corigliano
medievale, scrive di avvenimenti
che hanno caratterizzato il medioevo coriglianese ma, in effetti, il suo
sguardo è quello dello storico che
ha come orizzonte i grandi eventi.
La lettura di questo testo, essenziale
per chi voglia approfondire le tematiche attorno alle origini del paese, è
anche un viaggio semplice e geniale
nella grande storia. Grazie a questo
studio si riconosce a De Luca di aver
individuato la datazione della nascita di Corigliano come centro urbano
nel 977; che questo è stato possibile
grazie al ripopolamento dei profughi Mauresi fuggiti dai loro luoghi
d’origine; che nel 1073, ad opera di
Roberto Guiscardo, è stato edificato
il castello... e si potrebbe continuare.
E furono proprio queste notizie che,
quando uscì il libro, attrassero l’at-
Nel decennale della scomparsa
Luigi De Luca:
nella parola la storia
GIOVANNI PISTOIA
5
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l’origine. Un primo approccio al testo è quello di chi consulta un elenco
telefonico. È un atteggiamento previsto dall’autore e lo stesso lettore,
superata la prima fase caratterizzata
dalla curiosità, si rende conto che si
tratta di un’opera che contiene notizie storiche, di costume; stimola riflessioni antropologiche; abbonda di
riferimenti linguistici.
Testi, questi citati, essenziali,
fondamentali. Meritano di essere
ripresi e divulgati per un pubblico
più vasto che non sia quello ristretto degli addetti ai lavori. Esistono,
ancora, articoli, saggi, relazioni che
De Luca ha pubblicato su giornali
e riviste: “il Serratore”, “Calabria
Letteraria”, “Riforma della Scuola”,
“Insegnare”, “Scuola di base”. Scritti che attendono di essere recuperati
e pubblicati, in maniera organica.
Lo merita l’autore, la sua vita per
gli studi. E perché questi possano
contribuire a incoraggiare nuove ricerche.
tenzione dei più. Una specie di sfogo liberatorio: finalmente sappiamo
qualcosa di più, e di più concreto,
su chi siamo, da dove veniamo. In
ogni modo, anche se gli studi, sudatissimi, di De Luca hanno contribuito in modo determinante a far luce
su un ampio periodo della storia di
Corigliano, non va sottaciuto che
il risultato più prezioso sta proprio
nell’intelligente uso degli strumenti
e dei metodi della ricerca. Se non si
pone attenzione a ciò si rischia di banalizzare il suo lavoro.
La predilezione per gli studi linguistici e l’amore per il suo antico
paese fanno di De Luca uno studioso attento all’evoluzione della
parola, del lessico. La lingua della
sua comunità diviene un settore nel
quale impegna anni ed anni di studi.
Cerca, utilizzando tutti i mezzi della
scienza, di pervenire a risultati seri
nei settori che predilige. Gli studi
linguistici, filologici, etimologici
necessitano di quadri teorici e di conoscenze approfondite per carpire
i segreti, i misteri, il fascino della
parola. Egli ha fiducia nella potenza
della parola.
Nel 1987 dà alle stampe il libro
Lessico calabrese (dialetto di Corigliano Calabro). Con la mente alle
lezioni di Wittgenstein, De Luca
affronta questa ennesima, importantissima, fatica che non può essere
sintetizzata in poche parole.
Sul finire del 1995 esce il volume
Nomi di famiglia in Calabria. Appena in libreria suscita grande curiosità. Ognuno vuole vedere se c’è il
proprio cognome e conoscerne, così,
È quello che ha cominciato a fare
Francesca, figlia di Luigi, con la pubblicazione del volume Breve storia
illustrata di Corigliano. Da dicembre
del 1988 a giugno del 1990, De Luca
pubblica uno studio “a puntate” su
“il serratore”. Lo spazio temporale
tra un numero e l’altro della rivista
rende frammentario il lavoro, anche
se è letto e apprezzato. Ottima, quindi, l’idea di riprenderlo in un unico
testo, e sotto lo stesso titolo.
De Luca etichetta questa sua fatica una “modesta cronologia o cronistoria essenziale illustrata” dal carattere “fortemente divulgativo”. Lo
scritto, però, è un saggio ben articolato, dove i fatti e i personaggi sono
esposti con la mirabile semplicità di
chi è profondo conoscitore della storia, quella locale e quella di “lunga
durata”. La narrazione è fluida, gli
eventi salienti e significativi vi sono
tutti, lo scopo didattico è ben riuscito. Ed è proprio pensando allo scopo
didattico che De Luca ha voluto, accanto ai testi, i disegni della brava
Claudia Pedace, da non considerare
un qualcosa in più, un corollario: i
disegni, invece, come linguaggio altro rispetto alla scrittura. Un mezzo
di comunicazione con pari dignità
della parola. Il risultato è eccellente.
Bene ha fatto Francesca a ristampare il testo del padre senza apportare
aggiustamenti e a mantenere l’apparato iconografico, arricchito, oggi,
dalle numerose e significative foto
di Nicodemo Misiti.
È stato detto dell’amore che Luigi
De Luca ha nutrito per il suo paese.
Questo amore si è manifestato con
atti,ricerche,progettipedagogicitesi
a stimolare gli studi, ad ampliare gli
orizzonti delle nostre conoscenze, a
dare una dimensione alta ai saperi, a
restituire dignità alle idee ascoltando
le emozioni della parola. Anche alla
luce di tutto ciò, il suo insegnamento, oggi, è più prezioso di ieri.
pag
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DALLA PRIMA PAGINA
Violenza sessuale
sulle donne:
alcune considerazioni
criminologiche
RAFFAELLA AMATO
collettivo, già dalla fine degli anni
‘60 la ricerca scientifica in campo
criminologico ha dimostrato che in
numerosi casi vittima ed aggressore al momento del fatto hanno un
rapporto di conoscenza. Le ricerche
svolte quindi vanno a minare una
delle più radicate convinzioni in materia di violenze sessuali. Allo stesso
modo, si è in parte incrinata anche la
concezione popolare che considera
l’autore di violenza sessuale come
un malato, un disadattato, una persona comunque non bene integrata
nel contesto sociale. In realtà, non si
possono fare generalizzazioni sia per
quanto concerne le caratteristiche
degli autori sia per quanto riguarda
le circostanze in cui si consuma la
violenza sessuale sulla donna.
Una ricerca americana nei confronti di più di cinquecento soggetti condannati per reati sessuali ha
evidenziato alcune tipologie di aggressori e ha sottolineato come in
ogni caso siano sempre presenti tre
elementi: rabbia, potere, sadismo.
Sebbene ciascuno di questi fattori non possa rappresentare la causa
unica per la commissione di un simile reato, tutti sono importanti per
comprendere perché esso abbia avuto luogo.
Nei racconti fatti dagli intervistati
emerge come:
1)
alcuni episodi di violenza
sessuale scaturiscono da esplosioni
incondizionate di rabbia provocate
da eventi esterni. Attraverso l’atto
sessuale la rabbia viene agita da parte dell’aggressore, anzi per meglio
dire, l’atto sessuale spesso diventa lo
strumento che permette di esternarla; simili azioni sono sempre caratterizzate da un eccesso di aggressività e di brutalità finalizzate a ferire
e umiliare la vittima. Dal punto di
vista della psicologia analitica junghiana si tratta in tal caso di soggetti
caratterizzati dal c.d. atteggiamento
alloplastico, cioè soggetti che tendono a riversare la tensione che deriva
da una frustrazione dell’ambiente
esterno o da un conflitto vissuto a
livello intrapsichico proiettandola
nell’ambiente stesso, riversandola
su un soggetto esterno.
2)
Le violenze sessuali più comuni derivano invece, dalla necessità o dal desiderio dell’individuo di
dimostrare potere, autorità, controllo nei confronti della donna. Il reato, in tali circostanze, serve quindi a
Sociale
compensare sentimenti profondi di
inadeguatezza e di insicurezza.
3)
Vi sono, infine, episodi
dettati dal sadismo, caratterizzati
sempre da un sentimento di inferiorità nell’autore, al quale si associa un’estrema volontà di potenza,
che, secondo la psicologia adleriana
rappresental’impulsofondamentale
che muove l’uomo. Dal punto di vista della psicoanalisi classica il sadismo corrisponde ad una aggressività
di tipo anale, volta al possesso assoluto e prevaricante dell’oggetto desiderato. Fase anale che, ricordiamo è
una delle fasi intermedie di sviluppo
sessuale dell’individuo identificate
da Freud che precede la c.d. fase
genitale caratteristica di una sessualità adulta e matura. Per cui, secondo questa impostazione, è come se
l’autore della violenza sessuale sia
rimasto fissato a tale fase immatura
dello sviluppo sessuale in cui domina l’eterna contrapposizione tra una
pulsione e il suo contrario (Eros o
istinto vitale e Thanatos o istinto di
morte, ad esempio) ed è questa che
determina la violenza. In questi casi
l’aggressione viene erotizzata e la
gratificazione deriva dal tormentare
la vittima e dal vederla soffrire per
vendicare tutte le umiliazioni che
si ritiene di aver precedentemente
subito. Sempre dal punto di vista
psicoanalitico c’è alla base in questi casi un conflitto edipico irrisolto
che genera una aggressività maligna
in grado di dare origine a comportamenti sadici o masochistici. Ricordiamo che per complesso edipico ci
si riferisce come è noto al fatto che
il bambino sperimenta desideri sessuali e amorosi verso il genitore di
sesso opposto e sentimenti di gelosia
e aggressività verso il genitore dello
stesso sesso.
In realtà, anche servendosi di strumenti psicoanalitici, non è possibile
giungere ad alcuna generalizzazione
dei tratti caratteristici a tutti gli autori di reati sessuali, dal momento
che non si può dimenticare come sia
sempre relativa e mai data una volta
per tutte la definizione di soggetto
perverso. Non è possibile infatti valutare la natura patologica dell’istinto e del comportamento sessuale di
un individuo senza procedere ad una
analisi del significato che questi gli
attribuisce e delle sue modalità relazionali.
Tuttavia c’è da dire che negli
ultimi decenni la ricerca in ambito
psicodinamico e criminologico ha
compiuto importanti passi avanti
studiando acquaintance rape, ossia
episodi di violenza sessuale verificatisi tra semplici conoscenti, e date
rape cioè episodi di violenza sessuale tra soggetti legati da una relazione
interpersonale più definita. Benché
anche numerosi date rape siano originati da rabbia, potere e sadismo
come le violenze commesse da sconosciuti, essi presentano tuttavia
caratteristiche diverse e peculiari,
quali per esempio il fatto che vengono impiegate tecniche coercitive e
manipolatorie tra cui, per esempio il
fatto di minacciare la donna di interrompere la relazione sentimentale in
corso o il far leva sulle sue debolezze. Nelle ipotesi di violenze tra conoscentiintervengono,inoltre,anche
fattori sociali e culturali che possono
portare ad erronee codificazioni dei
messaggi, verbali e non, utilizzati
da entrambi i soggetti coinvolti. Tra
uomini e donne esistono, infatti, regole e copioni di comportamento in
tema di sessualità ed atteggiamenti
consentiti o meno nelle relazioni
personali, per cui gli atteggiamenti
nei confronti dell’altro sesso avvengono spesso in base a stereotipi. In
generale, tutti possiamo constatare
quanto sia diffuso lo stereotipo volto
a incoraggiare la sessualità maschile
e a stigmatizzare quella femminile;
stereotipi, che, sebbene ci sia stata
una innegabile evoluzione dei costumi sessuali, possono condurre a
sempre più frequenti fraintendimenti ed incomprensioni tra i due sessi e
sfociare nella violenza sessuale.
Educazione dei giovani e
prevenzione della devianza minorile
MARIAROSA NOVELLIS*
La fase della giovinezza è si una delle più belle della vita ma al
contempo è quella più difficile e delicata dell’esistenza umana.
Nella società di oggi , quella dell’opulenza , l’ uomo è alla ricerca
continua del benessere e dell’agiatezza ad ogni costo, e pensa soprattutto
a soddisfare le sue esigenze e ad accumulare ricchezze, trascurando
così i valori umani e le regole del vivere civile , a discapito dei principi
morali, facendo crescere i giovani di oggi in un mondo sempre più
corrotto ed arido.
Di fronte a tale situazione diventa sempre più incessante il bisogno
di dare metodi ed informazioni ai giovani; a tal proposito trovo giusto
segnalare la lodevole e alquanto nobile iniziativa dell’ex Pm di Milano
Gherardo Colombo, noto a tutti essendo stato alla ribalta per importanti
inchieste giudiziarie, ad es. quella su mani pulite, che lasciata la magistratura nella primavera dell’anno corrente ha intrapreso un percorso
volto ai giovani, per diffondere loro l’idea della legalità partendo dalla
considerazione di base che “la giustizia non può funzionare senza che
esiste prima una condivisione del fatto che debba funzionare !”.
Importante è questo concetto chiave in base al quale è necessario far
capire ai giovani il significato delle regole, del loro rispetto e le fondamenta della Costituzione italiana, il riconoscimento e la tutela dei diritti
fondamentali e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge .
Spesso si assiste al fatto che l’amministrazione reale della giustizia è
carente e che chi delinque circola liberamente e nocivamente, rendendo
quasi l’arroganza e la prepotenza un modello da seguire per i giovani
che rischiano di essere attratti da quelle che possono sembrargli facili
scappatoie; occorre per ciò intervenire impartendo un maggior senso
della legalità.
La devianza minorile infatti consiste proprio nell’allontanamento
dalle regole.
In questi casi lo Stato interviene e davanti al minore trova applicazione il diritto minorile (DPR N 448/1988)con i suoi istituti particolari
come l’irrilevanza del fatto, l’istituto della messa in prova ai servizi sociali ed il perdono giudiziale.
Per prevenire la devianza è fondamentale il ruolo della famiglia che
deve essere stabile e trasmettere al giovane quei principi e valori fondamentali in primo luogo attraverso l’esempio ed anche attraverso la
negoziazione (se il bambino non vuol far giocare il compagno con la
sua macchinina gli si dice che se si comporta da egoista non avrà ciò
che vuole; di fargli altresì capire che se fa giocare l’amichetto con la
macchinina in cambio lui potrà a sua volta usare e divertirsi con il trenino del compagno). Purtroppo accade spesso di assecondare invece i
ragazzi trascurando una cosa fondamentale quale il dialogo. Occorre
perciò preparare i giovani ad affrontare la vita e le insidie che ci sono
educandoli a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
La strada dell’educazione deve essere svolta anche dalla scuola ma
iniziare ad essere percorsa ed inculcata da ogni famiglia.
Famiglia e scuola sono istituzioni fondamentali per l’educazione dei
giovani e per fornire loro un adeguata preparazione alla vita .
*esperta in diritto penale e civile minorile
Sociale
DALLA PRIMA PAGINA
Viaggio tra le band
Coriglianesi
MARICA MARZULLO
altri giovani come noi, musicisti coriglianesi, che operano in altrettante band in abito locale. L’idea ci è
sembrata interessante, in primo luogo perché non capita spesso di dare
voce ai giovani come noi soprattutto
poi non ci capita spesso avere la possibilità di fare ciò in ambito locale e
utilizzando la carta stampata.
Sono partita immediatamente con
la prima intervista al batterista degli
Antivirus(Gabriele Sposato) dandomi l’obbiettivo di continuare questo
percorso anche insieme a quanti vogliano condividere questo percorso
con noi, per eventuali contatti questa
è l’email alla quale potete contattarci: billinajoegreendaypunk@hotmai
l.it
Intervista a Gabriele Sposato
degli Antivirus
Vuoi presentarti?
Ciao, mi chiamo Gabriele Sposato,
ho sedici anni, sono un batterista e
canto, suono la chitarra e il basso.
Infatti, questi sono infatti gli strumenti principali per fare il mio genere di musica, IL ROCK, e tutte le
sue sfumature. Poi sono anche un
compositore, infatti, scrivo la mia
musica.
A che età hai iniziato a suonare ed
esibirti live?
- Ho iniziato a suonare la batteria
all’età di dieci anni e non pensavo
DALLA PRIMA PAGINA
Il sacchetto
dove lo metto
LUISA SANGREGORIO
e le strade si riempivano di rifiuti.
Abbiamo assistito ad un lento, ma
inarrestabile processo di degrado:
cassonetti straripanti e straripati.
Inevitabilmente venivano suscitate
in noi le immagini della devastazione napoletana. Paventavamo quel
pericolo. Per fortuna la ditta di raccolta dei rifiuti e il nostro comune
hanno raggiunto un accordo, ma si
resta in emergenza. E il nuovo caso
di inciviltà, che come cittadini abbiamo subito, evidenzia la mancanza
di una soluzione strutturale del problema rifiuti, che si trascina da anni.
Tra l’altro risulta difficile, anche alla
ripresa del servizio, smaltire l’immondizia accumulatasi. Inspiegabilmente, visto che lo sciopero è finito,
ci sono ancora oggi delle situazioni
critiche: non serve indirizzo, basta
fare un giro per il paese. Troverete
frigoriferi, bauli, divani, ferri vecchi, ovunque, Centro storico, Scalo,
Schiavonea, Piana Caruso.
di arrivare a questo punto da autodidatta, cioè ho imparato da solo,
quindi sono un batterista Groove,
cioè vado ad orecchio senza seguire tecniche specifiche, anche se col
tempo penso di averle assimilate lo
stesso. La prima esibizione l’ho fatta a circa undici anni, nell’occasione
dell’inaugurazione nel negozio di
strumenti musicali di proprietà della mia famiglia in una jam session,
cioè improvvisazione tra musicisti.
Cosa provi quando ti esibisci live?
Il mio genere è un genere piuttosto
energico, di conseguenza chi lo suona, ha lo scopo principale di scatenarsi e parlare anche di argomenti
(nelle canzoni) sia fastidiosi che
piacevoli, personali e riguardanti la
società.
Quando suoni o scrivi ti ispiri a
qualcuno in particolare?
I miti del rock sono moltissimi, e
non solo i miti, ma anche le band
contemporanee. Il genere che preferisco e la mia musica si orientano ai
grandi dell’Hard Rock come i Led
Zeppelin, AC/DC, Guns’n’Roses
e i Deep Purple ai classici come i
Pink Floyd, the Dors, Jimmy Hendrix, ai gruppi Punk come i Sex Pistols, i Clash e i Rasone, gruppi di
successo degli anni 90 fino ai giorni
Certo, la materia è complessa; e a
tutti i livelli, locale, nazionale, mondiale, ci si trova a doversi confrontare con le difficoltà dello smaltimento
dei rifiuti. Ancora non è matura una
consapevolezza sociale e politica
che porti a guardare alla tanto vituperata spazzatura con lungimiranza
ed efficienza.
È vero, siamo in perfetta sintonia con le tendenze contemporanee.
Tutto il mondo si chiede come sarà
possibile continuare a mantenere
vivibile questa terra, date le numerose scorie che il sistema consumistico genera. E c’è chi escogita sistemi diabolici. A Crotone ci sono
dei brillanti imprenditori che hanno
pensato di smaltire i rifiuti pericolosi
di una fabbrica del gruppo Eni che
produceva zinco, acido solforico e
cadmio come materiale per costruzioni. Sono dovuti intervenire i magistrati per attribuire la paternità di
questa scellerata sperimentazione ai
reali artefici. Anzi, le autorità sono
ancora al lavoro, perché il campo
di applicazione di questo metodo
di riciclaggio pare sia molto più vasto di quanto si sia immaginato in
un primo momento e non si ferma
ad alcune strutture crotonesi, tra le
quali una scuola, ma (notizia del 20
7
pag
nostri come i Red Hot Chili Pepper,
Green Day, Nirvana, e il Rock italiano, come Vasco Rossi, i Litfiba e
i Negrita.
Come pensi che venga vissuta la
musica nel tuo paese?
- Purtroppo la musica a Corigliano
non naviga in buone acque a mio
parere, le band soprattutto del mio
genere non vengono sostenute in
alcun modo dalle politiche che ci
amministrano anche perché fino ad
ora non esiste nessun tipo di politica
giovanile in ambito di promozione
musicale. Purtroppo va a finire che
le band emergenti nella nostra città
“non emergono”, vengono sostenute
la musica leggera e classica, anche
durante feste di piazza per eventi musicali e concerti il comune e i
vari comitati cittadini preferiscono
artisti la cui fama li ha abbandonati.
Io mi ritengo fortunato perché nella
mia famiglia ci si occupa di musica
quindi le conoscenze in questo campo non mi sono mai mancate anche
ad alti livelli, sono riuscito a suonare
molte volte, sia in Italia che all’estero.
Come ti vedi nel futuro?
Musicalmente, come batterista, ho
avuto la possibilità di esibirmi a
Londra, ultimamente a New York e
in numerose città italiane tipo Bologna, Rimini, Milano e altre grandi città. Questo per me, considerato
la mia giovane età rappresenta un
traguardo piuttosto importante. Ho
partecipato al concorso per batteristi
nazionale “Il batterista del futuro”
direttamente collegato al concorso
nazionale “The drummer of tomorrow”, e sono riuscito ad arrivare
secondo nella categoria under 18,
inoltre rappresentando nella mia
categoria il Meridione d’Italia, essendo l’unico batterista del Centro
e del Sud. Ho avuto la possibilità di
suonare anche con musicisti fuori
dall’ambito di Corigliano, e di calibro abbastanza elevato, tra i quali
Danny Rojo ( bassista cubano che
ha suonato con artisti come Aretha
Franklyn, Tito Puente e Carlos Santana con il quale ha registrato“Super
Natural live”) poi Frank J. Perry e
Terri Hamilton, chitarrista e bassista
della Toxic Twins band, cover band
ufficiale europea degli Aerosmith.
Poi ho suonato con Cosmo Furiati,
di Manchester, chitarrista e cantante dei P-38, ultimamente (settembre
2008) ho suonato con Piero Oriolo di
Colts Neck (New Jersey, USA), chitarrista proprietario di un noto locale
del New Jersey. Un’altra occasione
bellissima è stata quando mi sono
esibito con una famosissima big
band di 11 elementi, Bononia Sound
Machine, questo è il loro nome e ci
siamo esibiti in uno dei più importanti locali di Bologna, il Giostrà
Cafè. Non so cosa mi riservi il futuro, ma sono certo che la mia passione musicale non finirà mai. Prossimamente uscirà il mio primo album,
i brani sono già pronti. Ultimamente
a New York ho avuto modo di visitare e di suonare in un vero studio
di registrazione. Penso proprio che
il master di questo album lo andrò
a fare lì, anche per una questione di
soldi. Registrare un album in America costa meno della metà che farlo
in Italia, con qualità migliori. Ciao a
tutti, grazie di avermi ospitato sulle
ottobre) arriva fino all’aeroporto di
Reggio Calabria.
Dove andremo a finire? Qualcuno ha provato a immaginarlo. Si
chiama Andrew Stanton ed è il regista di Wall-E, film di animazione
Disney-Pixar campione di incassi.
La favola ecologica, ambientata nel
2800, presenta una terra abbandonata dagli esseri umani, che, a causa
dell’inquinamento si sono dovuti
trasferire su un altro pianeta. Sulla
terra è rimasto solo un piccolo robot assemblatore di rifiuti, che, per
una dimenticanza, rimane sulla terra
a fare il lavoro per il quale è stato
costruito.
Ma tornando al nostro sacchetto
quotidiano, è certo che in tantissime
città italiane da anni ormai la raccolta differenziata inizia a casa. Così si
dà inizio a un circolo virtuoso, che
attraverso il riciclo, porta al riuso
di preziose materie prime, con una
conseguente riduzione anche del costo, troppo alto, che occorre pagare
per lo smaltimento dei rifiuti.
Da qui si deve partire, per guardare il nostro sacchetto non più come
una minaccia per il nostro futuro,
ma come un’occasione di risparmio
economico e un esempio di sviluppo
sostenibile.
Autorizz. Tribunale di Rossano - Reg. Periodici N. 02/03 - 25 marzo 2003
Sede: Via Sicilia, 1 - Tel. 0983.885582 - CORIGLIANO SCALO (Cs)
www.mondiversi.it — e-mail: [email protected]
Direttore Responsabile: CARMINE CALABRESE
Direttore Editoriale: ANTONIO GIOIELLO
Caporedattore: FABIO PISTOIA
Redazione: MARIA CALOROSO, ISACCO NUNA, GIOVANNI PISTOIA,
LUCA POLICASTRI, GAIA REALE, ADALGISA REDA, MARIO REDA,
LUISA SANGREGORIO
Stampa: TECNOSTAMPA - Largo Deledda - Tel. 0983.885307 - Corigliano Scalo
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8
DALLA PRIMA PAGINA
Il Centro di
Eccellenza
ANTONIO GIOIELLO
Nuova per l’utenza a cui è rivolta. Hanno, infatti, accesso alla struttura tutti i cittadini e non è riservata
a categorie specifiche e particolari.
E’ per gli adolescenti, per i giovani,
per gli adulti.
L’accesso è libero e gratuito per
i giorni feriali e nelle ore dalle 9,00
alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00.
Non serviranno particolare richieste
né sarà dovuto il pagamento di nessun onere. E’ solo necessario, per un
ordinato e funzionale utilizzo, rispettare i regolamenti ed iscriversi tra gli
utenti del Centro e prenotare di volta
in volta per l’uso delle sale. Solo per
richieste fuori da questi orari o per
servizi aggiuntivi è previsto un contributo a sostegno delle spese.
E’ una esperienza avanzata per
gli obiettivi che si pone. Si ha l’ambizione di favorire la progettazione
partecipata, la partecipazione dei
cittadini e delle nuove generazioni
ai processi decisionali.
E’ una esperienza avanzata perché anticipa l’applicazione dei Piani di Zona per un sistema integrato
degli interventi e dei servizi sociali.
Sono, infatti, coinvolti 18 organizzazioni del terzo settore, si sono impegnati a collaborare 75 volontari.
E’ una esperienza avanzata per-
DALLA PRIMA PAGINA
C’era una volta
il rappresentante
d’istituto...
WITCH
di questo “personaggio”, aumentandone il prestigio ma, contemporaneamente, ridicolizzandone il
ruolo. Quest’anno si è raggiunto
il massimo del ridicolo nel liceo
scientifico “F. Bruno”. Infatti, a
differenza degli anni precedenti,
vi sono ben 11 liste, i cui candidati
si sono presentati tutti nel medesimo modo. Hanno affermato che
non faranno promesse impossibili
da mantenere, ma che sosterranno
gli studenti della suddetta scuola aiutandoli a superare eventuali
problemi con i docenti. Le cause
principali di queste candidature di
massa sono,a mio avviso, il malcontento del popolo studentesco,
evidentemente contrario alle ultime riforme scolastiche, per non
parlare della stessa scuola dove
studiano. Come tutti dovrebbero
PH. LUCA POLICASTRI
ché vuole sperimentare la condivisione di un luogo di integrazione e
di condivisione di professionalità e
culture diverse.
La nostra associazione ha la responsabilità della gestione di questa
progettualità e della struttura, dopo
esserci aggiudicati la gara avvenuta
nei mesi scorsi. Per noi è un impegno gravoso, difficile e che sappiamo potrà avere successo solo se avrà
la collaborazioni di istituzioni, organizzazioni sociali e culturali, mondo
del lavoro. Se al nostro impegno si
unirà quello dei cittadini.
Vogliamo che sia una struttura
per tutti, di tutti. Che ognuno la senta propria, che gli appartenga. Così
potrà diventare uno di quei luoghi
comuni che caratterizzano una comunità, che le danno identità. E’
questo l’obiettivo principale che ci
siamo posti.
Il periodo che stiamo vivendo è
connotato da instabilità ed incertezza. Ad una ricchezza esposta, evidenziata attraverso le televisioni, le
pubblicità, le vetrine si contrappongono difficoltà oggettive nel mantenimento del proprio tenore di vita
e nell’assicurarsi quei beni irrinunciabili che negli anni passati sono
stati conquistati: istruzione per sé ed
i propri figli, garanzia di assistenza
sanitaria pubblica, sistema di protezione delle fasce deboli.
Inoltre si sta diffondendo un cli-
ormai ben sapere, il liceo “scientifico” di Corigliano è sprovvisto
di laboratori di chimica e fisica,di
un’efficiente aula multimediale,di
un’aula magna e di una palestra. Allora perché si chiama “scientifico”,
se le scienze si studiano solamente
in teoria? E ancora di più, come mai
ogni anno gli iscritti aumentano?
Semplicemente perché questa struttura, seppur con più difetti che pregi, è il meglio che il territorio possa
offrire.
Un’altra ragione che ha spinto
moltissimi studenti a candidarsi è
stato il “buonsenso”; infatti ogni
candidato, in sede di assemblea
d’istituto, ha dichiarato di essersi
proposto solo perché quest’anno
non c’era nessuno all’altezza. Credo
fermamente che se anche nel governo italiano i politici si comportassero in questo modo, l’Italia sarebbe
un Paese perso nell’anarchia e invaso da politici.
A mio avviso, pochi di questi candidati sono realmente a conoscenza
di cosa significhi ricoprire un ruolo
di tale importanza.
Prima di tutto occorre chiarire
meglio il ruolo del rappresentante
d’istituto che negli anni è andato
perduto,trasformandosi nel leader
rivoluzionario che aiuta gli studenti poco interessati ai programmi scolastici, a trovare una scusa
plausibile (per genitori e docenti) ai
fini di perdere un giorno di scuola.
Questo ruolo,come da definizione,
consiste nel rappresentare la voce
degli alunni nel consiglio d’istituto,
cercando di abbattere il muro millenario tra insegnanti e alunni. Ma
perché questo arduo compito è stato lentamente trasformato nell’esagerato esibizionismo di chi ha già
un nome all’interno della scuola?
Semplicemente perché quei pochi
giovani volenterosi che si proponevano sfide impossibili,che inseguivano utopie come la realizzazione
di un liceo degno di questo nome, si
sono scontrati con l’ostilità del dirigente scolastico. Infatti più di una
volta,negli anni scorsi, le richieste
continuediinfrastrutture,presentate
dai rappresentanti degli studenti al
preside,affinché egli le presentasse
alla provincia o alla regione o ad un
altro organo amministrativo superiore in grado di esaudire le richieste
degli studenti, venivano apparen-
ma sociale di insicurezza e gli episodi
di intolleranza purtroppo si verificano
sempre più spesso.
Non passa giorno
che non venga data
notizia di pestaggi,
aggressioni, violenze, atti di teppismo.
Effettuati spesso da
gruppi il più delle
volte di adolescenti
e giovanissimi.
Le risposte politico-istituzionali
che si stanno dando
a questa situazione,
identificata ormai
dall’opinione pubblica come Stato di
Insicurezza, sono
sempre di più orientate all’accentuazione di norme proibizionistiche e
repressive. Nella speranza che norme maggiormente punitive possano
essere da sufficiente deterrente per
prevenire questi atti.
Ma è evidente che se assieme
alla emanazione di norme rigorose
non si promuovono iniziative socioculturali, i fenomeni di intolleranza
e di violenza non si fermeranno e
diventeranno sempre più frequenti
e minacciosi. Il Centro di Eccellenza è una risposta di questo tipo. E’
il tentativo di creare luoghi, spazi,
contesti, ambienti di condivisione e
di socializzazione sicuri. E’ una risposta orientata all’accoglienza, alla
condivisione, alla coesione sociale.
temente accettate con promesse
fallaci. A ciò spesso seguivano
azioni di protesta,completamente
ignorate dalla scuola,dal Comune
e dai media locali. Così nel tempo i
nostri rappresentanti hanno realizzato che erano battaglie perse, e si
sono resi conto dell’evidente notorietà che questa mansione garantiva sia a livello scolastico che nella
nascente società coriglianese.
Ma perché il preside si rifiutava, e continua tutt’ora a farlo, di
ascoltare le richieste degli alunni?
Forse non avevano abbastanza importanza o erano giudicate futili,
forse è per questo che gli studenti
non hanno più voglia di creare o
lavorare per migliorare un luogo
dove trascorrono gran parte del
loro tempo. Se solo gli adulti prestassero più attenzione alle parole
dei giovani potrebbero capire che
in fondo non sono interessati solo
a perdere tempo, ma molti desiderano veramente di poter migliorare
un luogo che,come la scuola,gli
appartiene perché credono ancora
nell’importanza dell’istruzione e
dell’istituzione che essa rappre-