La pratica del vero amore

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La pratica del vero amore
La pratica del vero amore
Discorso di Dharma di Thich Nhat Hanh del 10 giugno 2009
(ritiro dei 21 giorni: “Il cammino del Buddha”)
…Questo è un vero Sangha perché c’è consapevolezza e concentrazione e visione profonda.
Questo è un vero Sangha perché c’è armonia, c’è fratellanza, c’è gioia, c’è pace. Io so che un
Sangha dovrebbe essere un vero Sangha. Un vero Sangha è un Sangha che ha le qualità di
consapevolezza, concentrazione, visione profonda, pace armonia, fratellanza, sorellanza. E se il
mio Sangha è un vero Sangha, lì c’è anche il Buddha. Così quando espiro saluto il Buddha nel
Sangha: “caro Buddha, so che tu sei qui, perché il vero Sangha è qui”.
E il Buddha non è qualcosa di astratto: è incorporato dalla pratica del Sangha. Se un Sangha è
un vero Sangha, allora lì c’è sempre il Buddha, e anche il Dharma. Così il Buddha, il Dharma e
il Sangha non sono qualcosa che è lontano: è proprio qui, proprio ora, in ognuno di noi e nel
nostro Sangha. Inspirando sono consapevole che il vero Sangha è qui, espirando sorrido al
Buddha e al Sangha.
Buon giorno caro Sangha, oggi è il 10 giugno dell’anno 2009 e siamo nel New Hamlet di Plum
Village, durante il nostro ritiro dei 21 giorni.
L’insegnamento sull’amore nella tradizione buddhista è molto chiaro. Tutti noi abbiamo bisogno
di amore e l’amore ci rende felici; e se l’amore non ci rende felici, non è amore, è qualcos’altro.
Ma la parola amore ha così tanti significati. Abbiamo abusato della parola amore. Quando
diciamo “amo gli hamburger”, la parola amore non significa niente, significa che mi piace
mangiare. Dunque dobbiamo guarire la parola, perché le parole si possono ammalare, possono
perdere il loro significato, ed è per questo che di tanto in tanto dobbiamo curare, guarire le
parole, disintossicare le parole e riportarle in buona salute.
Così l’amore è una cosa meravigliosa. Nell’insegnamento buddhista amare è essere capaci di
portare felicità, offrire felicità, alleviare la sofferenza, offrire gioia e trascendere ogni tipo di
separazione, di barriera.
Maitri, Maitri (Metta) è il primo elemento dell’amore. Maitri ha connessione con Mitra, e
Mitra significa amico. Quindi amore è amicizia, e l’amicizia dovrebbe generare felicità,
altrimenti quale è lo scopo dell’avere amicizia. Essere un amico vuol dire offrire felicità. Quindi
se l’amore non produce felicità, se l’amore non offre felicità, se fa piangere l’altra persona tutto
il tempo, quello non è amore, quello non è Maitri, è l’opposto. Maitri è stato tradotto in inglese
come “gentilezza amorevole”. La gentilezza amorevole dovrebbe essere capace di offrire
felicità. Dunque il vero amore deve avere questo elemento.
E voi non soltanto amate un’altra persona, dovete amare voi stessi, perché l’amore per se
stessi è il fondamento dell’amore per un’altra persona. Se non sapete come amare voi stessi,
come offrire felicità a voi stessi, come potete essere capaci di amare un’altra persona, offrire
felicità a lui o a lei? Se non sapete niente della felicità, come potete offrire felicità? Quindi
vivete in un modo che porti a voi gioia e felicità, e allora sarete in grado di offrire ad un’altra
persona gioia e felicità.
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Abbiamo già imparato che la felicità ha qualcosa a che fare con la sofferenza. Se non
comprendete la sofferenza, non sapete nemmeno cosa sia la felicità. E quindi comprendere la
sofferenza è proprio la base per avere felicità. Abbiamo già parlato molto di questo durante la
scorsa settimana. Abbiamo appreso che un buon praticante sa come agire con la sofferenza
interiore. Un buon praticante sa come riconoscere un’emozione dolorosa, come abbracciarla
teneramente, come portare sollievo: questo è già amore. Se non sapete come trattare una
emozione dolorosa, una sensazione dolorosa in voi stessi, come potete aiutare un’altra persona
a farlo?
Quindi l’amore per se stessi è cruciale per l’amore di un’altra persona. Quindi un buon
praticante sempre impara come riconoscere le sensazioni e le emozioni dolorose in lui o in lei,
come non combatterle, ma ad accettarle, abbracciarle e trasformarle per ottenere un sollievo.
Questo è già amore ed è il secondo elemento dell’amore che è “Karuna”. Karuna è stato
tradotto come compassione. Karuna è la capacità di dare sollievo alla sofferenza, di rimuovere
la sofferenza, di trasformare la sofferenza. Voi amate qualcuno, lo vedete soffrire così tanto e
siete motivati a fare qualcosa in modo che quella persona smetta di soffrire. Ma se non sapete
come trattare la sofferenza in voi, come potete aiutare l’altra persona a trattare la sofferenza
in lui o in lei? E’ per questo che un buon praticante impara sempre come trattare la sofferenza
in se stesso, o se stessa.
E l’insegnamento del Buddha è molto chiaro: tutte le volte che c’è una sensazione dolorosa,
una emozione come disperazione, come rabbia, che viene su, dovreste essere capaci di essere
lì per essa, non per combattere, ma per riconoscere che esiste, ed imparate come abbracciarla,
accettarla, e usate consapevolezza e visione profonda in modo da comprendere la sua natura,
e allora potete ottenere un sollievo e finalmente potete liberare voi stessi dal vostro dolore,
dalla vostra pena. Questo è quello che dovete apprendere come praticanti. E il Buddha è molto
chiaro su questo. Il suo insegnamento è molto chiaro, molto concreto. Egli non si limita a dire
“dovete amare”, ma indica come amare. Non si limita a dire “trasformate la vostra sofferenza”,
egli ci dice esattamente quali passi fare per trasformare la sofferenza. E se dovete fare un
Discorso di Dharma, dovete fare il tipo di Discorso di Dharma che può aiutare la gente a
vedere passi concreti per portare amore e rimuovere la sofferenza.
Dunque un buon praticante pratica Karuna per se stesso. Egli deve essere compassionevole
verso se stesso. Egli deve riconoscere la sofferenza, il dolore, le difficoltà dentro se stesso e
dedicare tempo ad occuparsi di questo, e trasformarlo. E poiché sa come fare questo per se
stesso, saprà come fare questo per aiutare un’altra persona. Quindi amare se stessi è davvero
cruciale per amare un’altra persona. Se non sapete come prendervi cura di voi stessi, se non
sapete come amare voi stessi, come potete aver cura di un’altra persona, amare un’altra
persona?
Un buon praticante che pratica maitri sa come offrire a se stesso, a se stessa, gioia, felicità,
sensazioni piacevoli, sensazioni gioiose. Durante uno dei nostri discorsi di Dharma, la scorsa
settimana, abbiamo appreso che il Buddha nel Sutra sulla consapevolezza del respiro, ci
insegna come generare una sensazione di gioia, una sensazione di felicità. Usando la
consapevolezza e la concentrazione potete sempre generare in voi una sensazione di gioia e di
felicità. Non avete bisogno di usare del denaro, non avete bisogno di andare al centro
commerciale. Se conoscete l’arte del lasciar andare, l’arte della consapevolezza, l’arte della
concentrazione, l’arte della visione profonda, allora potete far nascere dentro una sensazione di
gioia e di felicità in ogni momento.
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Gioia, mudita, è il terzo elemento del vero amore. Se l’amore non porta gioia, perché amare?
Se l’amore porta solo lacrime perché dovremmo amare? Quindi è molto chiaro che il vero
amore debba avere gioia, e voi dovete fornire gioia a voi stessi. E ci devono essere modi per
portare gioia a voi stessi. E se sapete come portare gioia a voi stessi, allora sapete come
portare gioia a lui, a lei e al mondo. E’ così semplice!
Mudita è stato tradotto con gioia, o “gioia simpatetica”, o “gioia altruistica”:a me non piace!
Perché se non avete gioia, come potete offrire gioia? Quindi la gioia è per voi, ma anche per
me. Allora un vero praticante sa come portare gioia a se stesso o a se stessa. Quindi non
parlate di gioia altruistica: gioia è semplicemente gioia! (20’)
Se siete veramente gioiosi, la vostra gioia è salutare e questo porta beneficio ad altre persone.
Se non siete gioiosi, non siete freschi, non siete sorridenti.. questo non ci porta beneficio.
Mentre se siete abitati dalla gioia e dalla freschezza, anche se non avete fatto niente, noi
traiamo beneficio da voi. Quindi gioia è semplicemente gioia.
Così il Buddha ci raccomanda di generare l’energia della gioia, della felicità, della compassione
verso noi stessi.
E la prima raccomandazione data dal Buddha è di “rilasciare”. Ci sono cose che potete
rilasciare, ci sono cose che potete lasciar andare e questo da solo può portare gioia e felicità.
E questa è un’arte! Questa è la gioia e la felicità che nascono dal rilasciare, dal lasciar andare.
Ci sono cose dentro di noi, ci sono cose fuori di noi che volete afferrare. Ma se abbiamo
sufficiente visione profonda possiamo lasciarle andare, e improvvisamente avete un sacco di
gioia!
Quindi la prima tattica adottata dai veri praticanti è imparare come rilasciare, come lasciar
andare.
Uno degli esempi che ci piace usare in Plum Village è quello di qualcuno che lascia la grande
città nel week-end per andare in campagna. La città è rumorosa, inquinata, e siamo stanchi. La
città non ha un buon odore, c’è un sacco di fumo, l’aria non è così buona e così venerdì
pomeriggio, dopo il lavoro, volete uscir fuori. Vi ci possono volere 45 minuti o un’ora per uscir
fuori dalla città, dopo di che cominciate a guidare fra dolci colline, cominciate a vedere il cielo,
gli alberi, e cominciate a sentire gli uccelli, e respirate l’aria fresca e vi sentite così felici, vi
sentite liberati. Se non avete lasciato dietro di voi la città, come potete avere quella gioia?
Quindi lasciarsi dietro la città è una condizione di felicità.
Se siete catturati da qualcosa, specialmente quando pensate che qualcosa è così cruciale per
voi, allora continuate ad essere presi in quel qualcosa e continuate a soffrire e ancora credete
che ne avete bisogno. Ma di fatto quello può essere un ostacolo per la vostra felicità. Allora, se
avete sufficiente visione profonda, avrete sufficiente coraggio per lasciarlo andare, dopo di che
vi sentite liberi. Vi sentite liberi.
Un altro esempio: la vostra idea di felicità. Questa non è una cosa materiale, questa è una
cosa mentale. Ognuno di noi ha un’idea sulla felicità. Pensiamo di dover ottenere questo per
poter essere veramente felici . Pensiamo di dover ottenere quello per poter essere felici.
Pensiamo che dobbiamo liberarci di questo per poter essere felici. Abbiamo molte idee: voglio
quel diploma, voglio quella posizione, voglio questo e quello, avete un’idea su come essere
felici. E un’intera nazione può fare la stessa cosa. L’intera nazione può pensare che questo
corso politico, questa ideologia, è il solo modo per essere felici. Supponete di essere un
comunista e pensate che il marxismo sia, che il marxismo-comunismo sia la sola strada per la
felicità, e non accettate nessun altra ideologia. E quindi avete un’idea fissa, avete la
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convinzione che il marxismo sia la sola strada. Oppure se siete un buddhista e pensate che il
buddhismo sia la sola strada, siete catturati nell’idea del buddhismo. Ma fortunatamente
Buddha vi dice che il buddhismo è fatto solo di elementi non buddhisti. E durante la scorsa
settimana abbiamo parlato di una cosa sola: di lasciar andare ogni genere di idee, di nozioni, di
visioni, anche la visione del buddhismo.
Quindi voi avete un’idea sulla felicità, e può darsi che non siete stati capaci di essere felici a
causa di quell’idea: lasciate andare quell’idea e la felicità può arrivare più facilmente.
Supponete che ci siano molte porte aperte alla felicità. Se aprite ogni porta allora la felicità ha
molti modi per arrivare da voi. Ma la situazione è che voi avete chiuso tutte le porte tranne
una. Ed è per questo che la felicità non può arrivare, a causa di quella porta la felicità non può
passare. Quindi non chiudete le porte, aprite tutte le porte. Non impegnatevi su una sola idea
di felicità: mettete da parte l’idea di felicità che avete e la felicità potrà arrivare questo
pomeriggio.
Quindi qui il lasciar andare è lasciar andare un’idea, e molti di noi sono catturati nella propria
idea di come possiamo essere veramente felici.
Allora se siete un buon praticante, vi mettete seduti ed esaminate, riesaminate, la vostra idea
di felicità. Siamo attaccati a molte cose che pensiamo siano cruciali per il nostro benessere,
benché avete sofferto molto a causa loro; ma non abbiamo il coraggio di lasciarle andare.
Abbiamo pensato che non sarebbe stato prudente per noi lasciare andare una cosa; ma di fatto
la verità può essere che abbiamo continuato a soffrire a causa, proprio a causa di essa. Può
essere una persona, può essere una cosa materiale, può essere una posizione nella società,
può essere qualunque cosa. Abbiamo pensato che senza di essa non saremmo stati al sicuro.
Ed ecco perché siamo stati catturati da essa. Abbiamo bisogno di una vera visione profonda e
quella intuizione ci darà coraggio. E solo con quel coraggio potremo lasciar andare e finalmente
ci sentiamo liberi, ci sentiamo liberi. E la felicità è possibile.
Così ognuno deve decidere per se stesso o se stessa. Questo è l’insegnamento del Buddha.
Molti di noi vengono catturati da cose che pensiamo cruciali per noi. A causa di questo non
siamo una persona libera.
Ecco perché gioia e felicità possono nascere dal rilasciare, dal lasciar andare.
C’è una storia che ho trovato nei Sutra. Un giorno il Buddha stava seduto con i suoi monaci.
Avevano appena finito il loro pranzo insieme in consapevolezza. Improvvisamente un contadino
arrivò lì, soffriva così tanto, disse: “cari fratelli, avete visto le mie mucche passare da questa
strada? Avevo cinque mucche ma non so perché questa mattina sono tutte scappate via. E ho
due acri di semi di sesamo, e quest’anno gli insetti hanno mangiato tutto il sesamo! Non c’è
rimasto niente… Penso che mi ucciderò, non mi è rimasto niente!” Il Buddha con compassione
lo guardò e disse: “caro amico, siamo stati seduti qui per più di un’ora, non abbiamo visto
nessuna mucca passare da questa parte e quindi ti prego cercale nell’altra direzione.” Così il
contadino se ne andò e il Buddha si girò intorno, guardò verso i suoi monaci, poche dozzine di
monaci che sedevano con lui. Sorrise e disse: “miei cari amici, voi siete molto fortunati perché
non avete nessuna mucca.”
Queste mucche rappresentano quello in cui siete catturati. Quindi la pratica è imparare a
rilasciare le mucche. Quindi sedetevi e inspirate ed espirate in consapevolezza e
concentrazione e cercate davvero di trovare le vostre mucche, chiamate le vostre mucche con i
loro veri nomi, e vedete se avete la capacità di lasciarne andare qualcuna. Più ne lasciate
andare, più felici diventate. Se ci sono mucche.
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Dunque “rilasciare le mucche” è un’arte, è una pratica. E quell’idea di felicità che avete è una
forte mucca, e occorrono grandi visione profonda e coraggio per lasciarla andare. E con la
libertà, la felicità può arrivare molto facilmente.
Supponete che volete proprio molto qualcosa e pensate che se non avrete quella cosa la felicità
non sarà possibile: siete catturati da quella idea. Ma in realtà ci sono quelli che non hanno
quella cosa e sono perfettamente felici. Perché non voi? Quindi ci deve essere visione
profonda. Così è la visione profonda, la retta visione che ci salva. Nella tradizione buddhista
parliamo di salvezza, di emancipazione attraverso la visione profonda, non attraverso la grazia.
Così lasciar andare, rilasciare è una tecnica che può generare gioia e felicità.
La consapevolezza è un altro metodo che genera gioia e felicità. Supponete di essere una
persona giovane: potete praticare l’escursionismo, potete saltare, potete correre, potete fare
molte cose, siete pieni di energia. Quindi essere giovani è una cosa meravigliosa. Ci sono molti
di noi che possono più fare a quel modo, siamo troppo vecchi per farlo. Quindi voi inspirate e vi
sentite pieni di energia, giovani: “Inspirando so che sono ancora giovane”, e questo porta
felicità! Consapevolezza: “Inspirando sono consapevole dei miei occhi, espirando sorrido ai
miei occhi”. Per un non praticante può sembrare una cosa sciocca, ma è questo che può
portare visione profonda e felicità. Quando inspiro focalizzo la mia attenzione sui miei occhi, e
arriva l’intuizione profonda che i miei occhi sono ancora abbastanza buoni, i miei occhi sono
ancora in buone condizioni. E’ meraviglioso avere gli occhi ancora in buone condizioni, perché
avete bisogno soltanto di aprire i vostri occhi per entrare in un paradiso di forme e colori. La
primavera è qui, c’è un paradiso qui, e siccome avete occhi in buone condizioni potete entrare
facilmente nel paradiso, non avete bisogno di fare nessuno sforzo, semplicemente aprire i
vostri occhi. Per quelli di noi che hanno perduto la vista il paradiso non è più disponibile, e il
nostro desiderio più profondo è di recuperare la nostra vista per vedere di nuovo il paradiso.
Ma ora avete ancora occhi in buone condizioni! Quindi inspirando sono consapevole dei miei
occhi: essi sono in buone condizioni e così viene la visione profonda che avete una condizione
di felicità. Essa è qui e voi avete solo bisogno di aprire i vostri occhi per rendere il paradiso di
forme e colori disponibile!
E questa è consapevolezza. La consapevolezza porta gioia, la consapevolezza porta felicità, la
consapevolezza vi dice che siete ancora giovani, la consapevolezza vi dice che i vostri occhi
sono ancora in buone condizioni.
“Inspirando sono consapevole del mio cuore”. Riconoscete il vostro cuore e sapete che il vostro
cuore funziona ancora normalmente. E’ molto cruciale, è molto meraviglioso avere un cuore
che funziona ancora normalmente. Ci sono quelli fra noi che non hanno il cuore così. Sono
pieni di paura, possono avere un attacco di cuore in ogni momento, vivono nella paura. Voi non
avete questo. Quindi ogni volta che siete consapevoli del cuore, un cuore che funziona
normalmente, vi sentite felici, e la felicità arriva proprio così, in un secondo, con la
consapevolezza.
Quindi la consapevolezza ci aiuta a riconoscere le molte condizioni di felicità che sono dentro di
noi e intorno a noi, ed è per questo che dobbiamo riconoscere che la consapevolezza è una
fonte di felicità, è una fonte di felicità. Non avete bisogno di denaro, non dovete andare nel
centro commerciale, avete solo bisogno di consapevolezza.
Avete la capacità di lasciar andare, ora avete la capacità di essere consapevoli, ed essendo
consapevoli entrate in contatto con le molte condizioni di felicità che sono già disponibili. Ci
sono quelli di noi che hanno così tante condizioni per essere felici, ma non siamo felici! Altre
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persone ci invidiano, ci vedono come persone felici, ma noi non siamo felici. Abbiamo così
tante condizioni di felicità, ma non le riconosciamo, non ne facciamo tesoro. Per questo motivo
mettetevi seduti, usate un foglio di carta e scrivete le condizioni di felicità che avete. Avete
bisogno di una pagina, ma dopo aver riempito una pagina, avete bisogno di un’altra pagina, e
dopo due pagine pensate che avete ancora altre condizioni di felicità… continuate… avete
bisogno di molte, molte pagine per scrivere questo! Così riconoscete le condizioni di felicità che
avete. E se occorre potete chiedere a un amico: “caro amico, quali condizioni di felicità ho
adesso? Ti prego dimmelo, le ho dimenticate.” E’ come un gioco, ma questa è meditazione.
Ritornate alle vostre condizioni e riconoscete ogni condizione di felicità che avete: i miei occhi
in buone condizioni, il mio cuore funziona ancora normalmente, e migliaia, ancora decine di
migliaia di condizioni come queste. Eppure non siamo felici se non le riconosciamo.
Così la consapevolezza è ricongiungere la vostra mente al vostro corpo, è essere pienamente
presenti nel qui ed ora, e riconoscere che è meraviglioso questo mondo, è meraviglioso…. Le
meraviglie della vita. “Io sono qui. Questo è il regno di Dio, questa è la Terra Pura del Buddha,
io posso starci ogni secondo e gioirne”, e la felicità può essere più di quanta potete prenderne.
La felicità può essere più di quanta potete prenderne. E’ come una pasticceria… entrate in una
pasticceria e siete liberi di mangiare… siete in imbarazzo, non sapete come cominciare.
Quindi vi prego di ricordare: la consapevolezza è una sorgente di felicità. Se avete
consapevolezza riconoscete le molte condizioni di felicità che già avete. Non dovete correre e
procurarvi più condizioni. Smettete di correre, avete sufficienti condizioni di felicità. I francesi
hanno una canzone su questo: perché dovete aspettare, perché non essere felici proprio ora,
“che cosa state aspettando, potete essere felici proprio ora”...“Qu’est ce qu’on attend pour etre
hereux”... “Qu’est ce qu’on attend pour etre hereux” ...Potete cantare la canzone? Andate pure
avanti... Dovete cantarla più spesso!...
Non dovete aspettare, potete celebrare proprio ora, celebrare la vita e la felicità, ed ogni
passo, ogni inspiro, può essere una celebrazione della felicità se c’è la consapevolezza. Ed è
per questo che in un centro di pratica quello che facciamo ogni giorno è coltivare la
consapevolezza.
E poi abbiamo altre sorgenti di felicità, come la concentrazione. Se siamo consapevoli di
qualcosa e poi cominciamo ad essere concentrati su di essa, la concentrazione aumenta la
qualità della felicità. Supponete di avere una buona tazza di tè, o supponete che state
contemplando un meraviglioso sorgere del sole, e supponete di essere consapevoli e
concentrati. Quando siete consapevoli, quando siete concentrati, voi siete veramente lì: vi
concentrate sul vostro tè e il vostro tè diventa qualcosa di veramente reale, e il tempo in cui
bevete il tè vi rende così felici, perché non siete distratti, la vostra mente non è nel passato o
nel futuro, la vostra mente non è nei vostri progetti: la vostra mente è focalizzata interamente
sul tè, questa è concentrazione! Il tè è l’oggetto della vostra concentrazione. E’ per questo che
bere il tè in quel momento può rendervi molto felici, e più siete concentrati, più diventate felici.
Ecco perché la concentrazione è anche una sorgente di felicità.
E quando contemplate il meraviglioso sorgere del sole, ….non siete distratti dal pensare al
passato o al futuro, siete pienamente presenti, …siete concentrati, e più diventate concentrati,
più la bellezza del sorgere del sole è disponibile per voi.
Così la concentrazione è una sorgente di felicità.
Siamo abituati a pensare al denaro come una sorgente di felicità, siamo abituati a pensare al
potere come una sorgente di felicità, ma ci dimentichiamo che abbiamo in noi molte vere
sorgenti di felicità che non sappiamo come usare.
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Ed anche l’intuizione profonda, la comprensione, la visione profonda. Quando realizzate una
visione profonda potete essere molto felici, perché la visione profonda vi libera sempre.
Se siete abitati da paura, non potete essere felici, non potete essere gioiosi. Se siete abitati da
preoccupazioni, o desiderio, brama, non siete in pace, non potete essere felici. Ma quando
realizzate la visione profonda, viene rimossa la paura, viene rimossa la bramosia, siete liberi e
arriva la vera felicità, la vera gioia.
Ecco perché la pratica della meditazione, del lasciar andare, della consapevolezza, della
concentrazione e della visione profonda, è la pratica che può portare gioia e felicità, e questa è
la pratica dell’amore. La pratica del lasciar andare è la pratica dell’amore, la pratica della
consapevolezza è la pratica dell’amore, del vero amore.
La parola compassione non riflette molto bene karuna. Se analizziamo vediamo che il prefisso
“com” significa insieme, e “passione” qui significa sofferenza. Essere compassionevoli vuol dire
soffrire insieme con l’altra persona. Ma karuna non significa che dovete soffrire. Karuna
significa la capacità di alleviare la sofferenza. Forse l’opposto: alleviare la sofferenza in voi,
alleviare la sofferenza nell’altra persona. E voi l’avete quel genere di capacità, il potere di
alleviare la sofferenza.
Se non conoscete la pratica del respiro consapevole, se non conoscete la pratica di accogliere
teneramente la vostra pena, la vostra tristezza, se non sapete come guardare profondamente
la natura della sofferenza, allora non potete trasformare, non potete portare sollievo. E se lo
fate non per questo dovete soffrire, non dovete soffrire con lui o con lei. Di fatti sia voi che
l’altra persona, entrambi praticate per rimuovere e trasformare la sofferenza.
Supponete di essere un medico, un dottore. E un dottore dovrebbe avere compassione, lo si
spera. E quando arriva un paziente che si lamenta per il dolore o la paura, anche se siete un
buon dottore, dovreste forse soffrire con quella persona per essere gentile con lui o con lei?
Non dovete soffrire con lui o con lei perché conoscete il modo di aiutare lui o lei a non soffrire.
Quindi se state praticando l’amore, il vero amore, non dovete soffrire con lui o con lei e sapete
come aiutarla, come aiutarlo, a soffrire meno. Quindi “compassione” non è realmente la parola
che può tradurre “karuna”. Karuna è la capacità di rimuovere la sofferenza, di trasformare la
sofferenza, di portare un sollievo alla sofferenza. E facendo questo non è necessario che
soffriate: in effetti soffrite di meno e portate lui o lei a soffrire di meno.
Dobbiamo distinguere fra la volontà di amare e la capacità di amare. Potete essere motivati
dalla volontà di amare, ma più amate e più fate soffrire lui o lei. Quindi la volontà di amare non
è ancora amore. Molti padri amano i figli e le figlie e impongono un sacco di cose ai figli e alle
figlie e fanno soffrire molto i loro figli in nome dell’amore, perché non sono capaci di
comprendere i figli e le figlie, sono incapaci di comprendere la sofferenza e le difficoltà dei loro
figli: più li ami più fai loro del male! Ed è per questo che devi porti la domanda se veramente li
ami. Amare significa avere il tempo di guardare in profondità, di comprendere la sofferenza,
l’angoscia, le difficoltà, e quando c’è la comprensione l’amore sarà vero amore. Quello che dici,
quello che farai per lui o per lei sarà vero amore.
Quindi amore qui non significa l’intenzione, la volontà di rendere felici, ma la capacità ed è la
capacità di amare che devi imparare , che devi coltivare.
Rivolgiti verso te stesso, riconosci la sofferenza in té, riconoscila, abbracciala, trasformala ed
amerai te stesso. E sulla base di questa esperienza riuscirai ad aiutare un’altra persona a fare
la stessa cosa: riconoscere la sofferenza, trasformare la sofferenza e poi portare una
sensazione di gioia, di felicità. Tutte queste cose sono molto concrete, non sono solo discorsi.
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Il quarto elemento del vero amore è “upeksa”, e questo è il fondamento del vero amore: nel
vero amore non c’è più alcuna discriminazione. Nel vero amore la felicità non è più una
questione individuale. Tu e lui siete la stessa persona. La sua sofferenza è la tua propria
sofferenza, la sua felicità è la tua felicità, la tua gioia è la sua gioia; non c’è più alcuna
barriera, alcuna frontiera tra colui che ama e colui che è amato.
Il vero amore ha questo tipo di elemento: l’abolizione del “sé”, non c’è più alcun “sé”. Amante e
amato sono uno. Quando amate voi stessi l’amante siete voi e voi stessi siete voi. E quando
amate lui voi siete lui e lui è voi. E la felicità non è più una questione individuale. La felicità è la
felicità per entrambi, per ognuno. E la sofferenza pure: la sofferenza non è più una questione
individuale. Non c’è più distinzione fra chi ama e chi è amato.
E’ stata usata la parola equanimità per tradurre upeksa, ma io preferirei usare la parola
inclusività. Nel vero amore non escludi nessuno. E se il tuo amore è vero amore esso porterà
beneficio a chiunque, non soltanto umani, ma anche animali, minerali e vegetali, se è
realmente vero amore. Amare una persona è per te una opportunità per amare ognuno ed ogni
specie vivente, e sei nella buona direzione, questo è vero amore. Ma se ami qualcuno e ne
vieni catturato, allora vieni tagliato fuori e quello non è vero amore.
C’è una canzone che dice “Ti amo, ho bisogno di té”, “ti amo ho bisogno di té”. Così sembra
che amare in quel contesto è giusto per soddisfare il tuo bisogno. L’altra persona serve ad
appagare il tuo bisogno. Tu hai bisogno dell’altra persona, senza l’altra persona non puoi
sopravvivere. Pensi che questo sia il linguaggio dell’amore: “Cara, caro, non posso vivere
senza di te, … ho bisogno di te”. E questo ha a che fare con il nostro bisogno originario, il
nostro desiderio originario.
Il nostro desiderio originario è sopravvivere. Come un tenero bambino appena nato sei
impotente, sei impotente. Hai braccia e piedi ma non puoi muoverti, non puoi andare da
nessuna parte, non puoi fare nulla da solo. In specie hai attraversato momenti di pericolo, il
momento della tua nascita. Hanno tagliato il cordone ombelicale, e sei arrivato da un posto
molto confortevole in un posto difficile, e devi espellere il liquido nei tuoi polmoni per poter
inspirare il primo respiro: così pericoloso! Non sai di cosa stanno parlando, non conosci ancora
il linguaggio degli uomini, hai solo pochissimi giorni. Ma ogni volta che senti i passi, il suono
dei passi che cresce, tu sei felice perché qualcuno ti sta portando del latte, ti nutrirà, ti porterà
calore … e quindi hai bisogno di qualcuno, non puoi sopravvivere senza qualcuno. E quello è il
bisogno originario, il bisogno originario, il tuo amore originario. Hai braccia e piedi ma non puoi
andare da nessuna parte, non puoi fare nulla per te stesso, sei del tutto impotente, hai bisogno
di un’altra persona, che può essere la mamma o il papà. Tuttavia cominci a distinguere, puoi
identificare la mamma dall’odore, puoi riconoscere il suono dei suoi passi. E tu giaci lì sperando
di sentire i passi, il suono dei passi. Quella è la tua speranza! E quando sei vicino vicino alla
tua mamma, l’odore di quella persona è così familiare, e tu ti innamori di quell’odore, ti
innamori di quel suono, ti innamori di quella forma, di quel viso. Quello è il primo, originario
amore. E quell’amore nasce dal tuo bisogno, il tuo bisogno.
E quindi quando dico “ti amo, ho bisogno di té” questo è molto naturale. E ora stai cercando un
giovane uomo da maritare, stai cercando una giovane donna da maritare: è una continuazione
di quell’amore originario. Ancora quella convinzione è viva in te: “senza qualcuno non posso
vivere!”. Quel bambino, quella sensazione infantile è una vera sensazione, e quella sensazione
è ancora viva fino ad oggi. Tu stai cercando un partner, ma il bambino in te sta cercando la
mamma, il bambino in te sta cercando papà.
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Così quando siete insieme come una coppia, come una giovane coppia, allora ti senti molto
rilassato, senti che “sono OK adesso, perché ho qualcuno da amare, che mi sostiene”, ma il
bambino in te dice “bene, mi posso rilassare, mamma è qui, papà è qui”. E quindi quella
sensazione di rilassamento, di gioia, non è esattamente per la presenza dell’altra persona, ma
a causa del fatto che puoi rilassarti: questo ti porta pace. Perché più avanti, quando la tua
relazione con l’altra persona diventa difficile, non puoi più rilassarti, e quella felicità non c’è
più.
Dunque l’essenziale è che puoi rilassarti, che puoi essere sereno e non la presenza dell’altra
persona.
Ed io penso che baciare… , è interessante notare che in Asia, quando le persone si baciano,
esse usano il naso più che la bocca, non è così? Usando il naso possiamo riconoscere la
persona, è così piacevole… Quando eravate un bambino l’odore di mamma era l’odore più
meraviglioso del mondo, perché ho bisogno di lei. Così in Asia, quando si baciano per lo più
usano il naso per gioire dell’odore dell’altra persona. E quella è la continuazione del desiderio
originario, il desiderio di avere quella persona vicinissima a noi, il desiderio di sentire quei passi
diventare sempre più vicini; e tutto il giorno, tutta la notte, come bambino speri solo di sentire
il suono dei passi e di essere capace di sentire quell’odore. E penso anche che baciare con la
bocca sia la continuazione del succhiare il seno. E’ solo una continuazione. Gli occidentali non
usano …. non so bene… il naso così tanto come gli asiatici…
E c’è una connessione tra paura e desiderio. In effetti paura e desiderio fanno un tutt’uno.
La paura originaria e il desiderio originario hanno un tale potere , lasciano un tale segno nella
nostra vita! Sappiamo che la paura originaria è che nessuno sarà lì a prendersi cura di noi. Io
sono impotente, non ho mezzi per prendermi cura di me stesso, sono vulnerabile, ho bisogno
di qualcuno altrimenti morirò. Questa è la sensazione del bambino, e questo continua a vivere
fino ad oggi. Noi siamo pieni di paura, continuiamo a preoccuparci. Se oggi, come adulto,
continui ad essere pieno di paura, sentirti insicuro, in pericolo, continui a preoccuparti ….
questa è la continuazione della paura originaria. E insieme a quella paura c’è il desiderio, il
desiderio di avere qualcuno che può prendersi cura di noi, prendersi cura di me, qualcuno che
può assicurare il mio benessere, che può rendere sicura la mia sopravvivenza.
Quindi oggi come un adulto, quando amiamo qualcuno, guarda profondamente nella natura
dell’amore. Noi continuiamo ad avere quel tipo di desiderio: avere qualcuno in modo che
possiamo sentirci al sicuro. E quello è solo il desiderio. Ma il vero amore non è così. Il vero
amore può essere generato dall’interno, e con il vero amore puoi sentirti completo in te stesso,
non hai bisogno di qualcosa al di fuori.
E il vero amore è fatto con i quattro elementi che abbiamo appena discusso. Il vero amore è
come il sole, è come una lampada che risplende. La lampada ha il cherosene, la lampada ha
vita, la lampada è autosufficiente. Così essa offre luce, ed offre luce per chiunque. Non dice:
“no, voglio offrire luce solo a questa persona”.
Quando guardate la lampadina elettrica vedete che la luce dentro è completa, e la luce
elettrica, la lampadina risplende su di noi con equanimità, inclusività: non esclude nessuno, e
quella è la forza delle quattro condizioni, gli elementi del vero amore. C’è l’equanimità, non più
alcuna discriminazione, quello è l’amore del Buddha.
Il sesso non è amore. Il sesso è un istinto di preservazione. Ogni cosa che vive vuole
continuare nel futuro. Non solo gli umani, ma anche gli animali vogliono continuare nel futuro.
E anche il mondo vegetale, le piante. Le piante producono semi in modo da continuare nel
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futuro. Perciò avere il desiderio di auto-riprodursi è una cosa molto naturale. E l’amore è
un’altra cosa, l’amore non è sesso. Sesso è un mezzo per riprodursi, per continuare, è qualcosa
di naturale per gli uomini, per gli animali, e non dovremmo mescolarli. Non siamo contro, non
dovremmo essere contro il sesso, ma non dovremmo confonderlo con l’amore. Il vero amore
non ha a che fare con il sesso. Potete amare perfettamente senza sesso.
Quindi l’insegnamento del Buddha sul vero amore è molto chiaro. Ed è possibile per noi
coltivare questi quattro elementi del vero amore, con la pratica del portare gioia e pace e
alleviare la sofferenza. La pratica del lasciar andare, la pratica dell’essere consapevoli, la
pratica dell’essere concentrati, la pratica dell’avere la visione profonda, noi possiamo gestire la
sofferenza dentro, possiamo trasformare la sofferenza dentro, possiamo portare gioia e pace.
Questo è amore. Non avete bisogno di un’altra persona per praticare l’amore. Praticate l’amore
su voi stessi e quando ci riuscite, allora amare un’altra persona è qualcosa di molto naturale:
come la lampadina diventate luminosi, rendete felici molte molte persone, e siete come un
Buddha, amate ogni persona, amate ogni specie, e la vostra presenza nel mondo è molto
importante, perché la vostra presenza è la presenza dell’amore.
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