Guerin Sportivo - La Tele di Penelope

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Guerin Sportivo - La Tele di Penelope
MARTEDÌ 3 GENNAIO 2012
@
SPORT
■ 46
PER SAPERNE DI PIÙ
blog.guerinsportivo.it/
www.repubblica.it
Nato come foglio umoristico,
nel tempo ci hanno scritto
Gianni Brera, Montanelli,
Cederna, Bianciardi, Pasolini.
Ora è un mensile, “che resiste
con la forza della passione”
Dall’Arcimatto al web
compie cent’anni
il “Guerin Sportivo”
È la più antica rivista di calcio del mondo
LUIGI BOLOGNINI
l guerriero ha vinto la guerra
dei cent’anni. A tempo di
sport. Compie un secolo domani il Guerin Sportivo, la più
vecchia rivista sportiva al mondo.
E ormai quasi l’unica, in un panorama editoriale devastato non solo — come tutta la carta stampata
— da Internet e crisi economica,
ma anche dal calcio stiracchiato
lungo la settimana dalle pay-tv,
semolino più che spezzatino. Una
volta era il naturale passo finale
del calciofilo che prima — domenica — si era ascoltato le partite alla radio, poi le aveva intraviste a
90° Minuto e Domenica sportiva
quindi — martedì — se le ritrovava sul settimanale, eternate da foto e disegni o commentate da
Gianni Brera, il nome simbolo della storia del Guerino, ma anche da
Luciano Bianciardi, Camilla Cederna, Giancarlo Fusco, Pier Paolo Pasolini e Indro Montanelli (che
firmava Idro Montatelli).
Ora è tutto cambiato, periodicità compresa: da gennaio 2010 la
rivista è mensile, «ma l’alternativa
— spiega il direttore Matteo Marani — era tra un prodotto serio e degno e il nulla. Non in senso figurato: nel 2011 ha chiuso pure lo spagnolo Don Balon. Noi ce l’abbiamo fatta». Con serietà e dignità,
appunto: gli opinionisti ora sono
Roberto Beccantini, Adalberto
Bortolotti, e — ultimo arrivato ma
non l’ultimo degli arrivati — Gianni Mura. E continuano le inchieste
su tecnica, tattica e politica sportiva, le rievocazioni storiche, i dibattiti (anche sul blog guerinsportivo.
it), le analisi. Con una scrittura mai
corriva, anzi spesso colta ed elegante. Sempre puntando — come
scrive il presidente Napolitano in
un messaggio di saluto per questo
compleanno, alla «passione sportiva come straordinaria occasione
di inclusione e integrazione».
Tutto parte nel 1912 con sei ragazzi torinesi (Giulio Corradino
Corradini, Ermete Della Guardia,
Mario Nicola, Nino Salvaneschi,
Alfredo Cocchi e Giuseppe Ambrosini) che fondano una rivista di
umorismo sullo sport, ispirandosi
nel nome e nel logo (un cavaliere
che lancia una stilografica) al foglio satirico dell’epoca Guerin Meschino. Che ha la carta verde, giusto come il Guerin sportivo fino a
metà anni Settanta. Le prime glorie arrivano presto col vignettista
Carlin (Carlo Bergoglio), caricaturista, inventore di tutti gli stemmi
del calcio italiano (la lupa, la zebra,
il diavolo, il biscione... tutta roba
sua) proprio per il Guerino. Ma il
vero boom è dal secondo dopoguerra e le direzioni prima di Bruno Slawitz (che si firma Don Ciccio), che lo trasforma in foglio di
I
attualità, poi dal 1967 al 1973 di chi
già ne era firma principe e simbolo, Gianni Brera. Che su quelle lenzuola di carta verdolina sfodera
due rubriche memorabili: “L’Arcimatto” dove scrive di quel che
vuole, dalla caccia alla storia e,
ogni tanto, anche di calcio, e la pagina delle lettere “La bocca del leone”. Che poi, con altro titolo (“Così è se vi pare”), gestisce un altro
scrittore, Luciano Bianciardi, che
disquisisce di calcio, politica, letteratura a modo suo, con humour,
amore del paradosso e cultura, fi-
no alla morte, nel 1971 (il tutto è
raccolto nel libro Il fuorigioco mi
sta antipatico, di Stampa alternativa). Contornano Brera e Bianciardi le feroci vignette di Marino,
che per esempio dipinge tranquillamente Rocco e Carosio come alcolizzati. Gli suggerisce le battute
l’editore, altro personaggio da leggenda: Alberto Rognoni, inventore dell’Ufficio inchieste della Federcalcio, fondatore del Cesena
calcio, vero uomo forte del pallone
nostrano per decenni.
A metà anni Settanta il cambio
Le copertine
Alcune storiche copertine del
“Guerin Sportivo”, la più
antica rivista sportiva del
mondo, che domani festeggia
i 100 anni: il primo numero
uscì il 4 gennaio 1912, fondato
da sei ragazzi torinesi come
giornale di umorismo sullo
sport. Col tempo è diventato
un settimanale di critica diretto
tra gli altri da Gianni Brera.
Da due anni è mensile
di sede (Bologna), e formato: con
Italo Cucci la rivista diventa un
magazine che fa scoprire agli italiani che il calcio ha i colori (a differenza che in tv) e che esiste anche all’estero, pubblicando risultati, resoconti e inchieste sui campionati stranieri, Inghilterra
e
Spagna in primis. E prende
posizioni scomode: nel
1982 il Guerino
è il solo giornale a sposare da
subito la contestatissima Nazionale di Bearzot, poi vincitrice del Mundial,
e ne è ripagato
con la massima
vendita di sempre, 302mila copie. Negli anni si
avvicendano collaboratori come
Giorgio Tosatti,
Darwin Pastorin,
Mario
Sconcerti,
Maurizio Crosetti, Stefano
Benni, Michele
Serra e Rino
Tommasi, e direttori come
Filippo Grassia, Andrea Aloi
e Marino Bartoletti. E il Guerino si dedica
anche ai nuovi
talenti: il Trofeo Bravo per il
miglior calciatore europeo
under 23 scova
Butragueño,
Van Basten,
Baggio, Guardiola, Giggs,
Del Piero, Ronaldo, Buffon,
Rooney, Cristiano Ronaldo, Robben,
Fàbregas e
Messi.
Poi negli ultimi anni, man mano che aumenta il calcio in tv, la
crisi. Ma l’editore, il gruppo Amodei (Corriere dello Sport e Tuttosport) decide di non chiudere e
passare invece al mensile. Le vendite resistono: «Miracolo? Ma no
— sorride Marani — il Guerino ha
un nocciolo duro di lettori competenti, ironici, colti, che si riconoscono tra loro, si chiamano “guerinetti”, quasi una tribù». Una tribù
che ora brinda alla vittoria del vecchio guerriero.
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