FERGUSON, CAPITALE NERA D`AMERICA E L`IMBARAZZO DI

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FERGUSON, CAPITALE NERA D`AMERICA E L`IMBARAZZO DI
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ALTRI MONDI
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014
Pianeta terra
USA SALVATE I TACCHINI MAC E CHEESE
A Washington l’annuale cerimonia della grazia al
tacchino, in cui il presidente evita che due esemplari siano uccisi e finiscano in tavola per la festa
del Ringraziamento. Concorso su Twitter: si può
scegliere a chi assegnare fra Mac e Cheese il titolo
di “tacchino nazionale del Ringraziamento”. LaPresse
EBOLA STABILE MEDICO ITALIANO. AFRICA, 16 MILA MALATI
Le condizioni del “paziente zero” italiano, il medico di Emergency
contagiato, sono stabili; ieri aveva ancora la febbre ma è “autonomo,
forte e cammina”. Quasi 16 mila i casi in Africa con 5689 morti secondo il bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità. LaPresse
FERGUSON, CAPITALE NERA D’AMERICA
E L’IMBARAZZO DI BARACK OBAMA
SECONDO GIORNO DI MANIFESTAZIONI IN TUTTI GLI USA: IL PRESIDENTE FORSE IN VISITA
di Angela Vitaliano
I
New York
l Gateway Arch, l’arco
simbolo della città di St.
Louis, spezzato in cima,
con un lato della città
che si colora di bianco e uno di
nero. È Bob Staak, illustratore
del settimanale New Yorker, a
regalare con la sua copertina
l’immagine più simbolica della
tragedia che si sta consumando
in Missouri, dopo la decisione
del Grand Jury di non incriminare Darren Wilson per l’omicidio di Michael Brown. Quella
di una città spezzata in due, ma
non semplicemente fra bianchi
e neri come sarebbe fin troppo
facile immaginare, ma fra dimostranti pacifici e violenti, fra
chi ne fa solo una questione di
razza e chi ne fa una questione
di razza e di impunità, quella
dietro la quale troppo spesso si
nascondono, proteggendosi
fra loro, i poliziotti.
PER QUESTO, da due giorni si
sfila a Los Angeles, si marcia a
New York, si dimostra a Boston, a Cleveland (dove la polizia ha rilasciato il video che
mostra l’uccisione, sabato, del
12enne nero Tamir Rice che
imbraccia una pistola, risultata
finta, e viene ucciso da due
A CLEVELAND
La polizia rilascia
il video dell’uccisione
del 12enne che
brandiva un’arma finta.
La Casa Bianca cerca
di placare gli animi
il Fatto Quotidiano
MESSICO “I 43 studenti
vivi e ostaggi di militari”
è un'Italia che non chiude gli occhi dinanzi al
C’
dramma che si consuma dall'altra parte del
globo. Sapendo che il Messico non è poi così lontano, per la natura internazionale della sua criminalità e per le collusioni interne alle sue istituzioni. In migliaia si sono mobilitati ieri su
iniziativa di Libera e della Rete
della Conoscenza per i 43 studenti prelevati dalla polizia
esattamente due mesi fa a
Iguala e scomparsi nel nulla.
Presidi davanti all'Ambasciata
messicana a Roma a al Consolato a Milano, nonché presso
diverse prefetture. Con una convinzione. Che siano
vivi. Le cruente indiscrezioni sul loro destino sarebbero smentite da nuove testimonianze locali. Non
un'esecuzione di massa perpetrata dalle mafie locali
su ordine del sindaco (agli arresti con la moglie) ma
una verità ancor più ostica per le autorità. Che siano
a tutt'oggi nelle mani dell'esercito. Sempre ieri, e
senza batter ciglio, il Senato ha ratificato il Trattato
di assistenza giudiziaria penale con il Messico.
Alessandro Cisilin
In piedi sopra un’auto della polizia davanti al municipio di Ferguson. Sotto, Darren Wilson LaPresse
L’agente: Ho sparato
per non essere ucciso
APPARE UN PO’ IMPACCIATO l’agente Darren Wilson nella sua prima apparizione pubblica. Ma le sue risposte al
giornalista George Stephanopoulos sono precise. Dopo la
decisione del Grand Jury di non processarlo, il poliziotto
28enne che ha ucciso l'adolescente nero Micheal Brown
negli scontri di Ferguson il 9 agosto, rompe il silenzio. Lo fa
andando in tv, concedendo un'intervista esclusiva all’Abc
News. La voce a momento gli trema. Ma la sua versione dei
fatti è molto dettagliata. Sembra avere chiara cognizione di
quello che è successo e di quello che ha fatto, anche a mesi
di distanza. Dopo una breve colluttazione ”mi ha colpito con
un pugno in faccia”, accusa Wilson. “Quando Brown ha afferrato la mano con cui impugnavo la pistola, allora ho temuto per la mia vita”. E continua ancora “ho sparato la prima
volta, lui si è arrabbiato e ha iniziato a correre”. Il poliziotto
corregge anche le inesattezze di Stephanopoulos: “Ma Brown aveva alzato le mani in alto”, “Sbagliato.” ribatte l’agente.
E alla domanda del giornalista “perché non si è fermato,
perché lo ha inseguito?”, lui abbassando la voce risponde
“perché era il mio dovere, per questo ci addestrano”. Non c’è
pentimento nelle parole di Darren Wilson, che conclude “Mi
dispiace molto, ma ho fatto solo il mio lavoro”.
AL PARCO
L’uccisione
ripresa dalle telecamere
agenti): perché è tutta l’America a chiedere che storie come
questa, o come quella del ragazzino di 12 anni ucciso a Cleveland solo perché aveva fra le
mani una pistola giocattolo, o
quella di Trayvon Martin, possano avere giustizia.
Per questo, i genitori di Michael
Brown, ora hanno una battaglia
importante da combattere, che
non è più solo quella per la me-
moria del loro ragazzo ma per
aiutare altri genitori a non subire quest’incubo: ottenere che
tutti i poliziotti, in tutte le città
americane, indossino, durante
il loro orario di servizio, una telecamera frontale che possa riprendere nel dettaglio lo svolgersi degli eventi. Mai più testimoni che si contraddicono o
buchi nelle indagini, ma fatti
inoppugnabili. E la sensazione
generale è che la loro proposta
presto diventerà una realtà.
Intanto a St. Louis la presenza
della guardia nazionale, passata
da 700 a 2.200 unità, ha consentito che la seconda notte trascorresse in maniera più serena
nonostante alcuni focolai di
violenza e il tentativo di linciaggio di un benzinaio bianco salvato proprio da componenti
della comunità afroamericana
del quartiere, che sono intervenuti prontamente a difenderlo.
Obama ha parlato di nuovo ieri
sera per placare gli animi, e
pensa a una visita “riparatrice”
nel quartiere di Brown, dove finora non è stato.
Intanto, i social, in particolare
Twitter, continuano a veicolare
la profonda indignazione circa
la decisione del Grand Jury:
Chris Rock, Rihanna, Kate Perry, Spike Lee e molti altri personaggi del mondo dello spettacolo, hanno espresso il proprio dolore per i fatti di Ferguson.
Madrid e la querela-boomerang agli indipendentisti
IL PARTITO POPOLARE ACCUSA IL PRESIDENTE CATALANO MAS D’USURPAZIONE E MALVERSAZIONE PER LA CONSULTAZIONE AUTONOMISTA
di Elena Amrisol Brandolini
Barcellona
ubito dopo la celebrazione del processo parS
tecipativo in Catalogna, il 9 novembre, la presidente del PP catalano, Alicia Camacho, annun-
scolastici ove erano i seggi elettorali. Delitti difficilmente ascrivibili al caso in esame, secondo
Joan Botella, preside della facoltà di Scienze Politiche e Sociologia all’Universitat Autònoma de Barcelona. Il delitto di prevaricazione significa “aver
dettato una risoluzione manifestamente ingiusta”, ma non c’è stata nessuna risoluzione; usurpazione è l’attribuirsi di funzioni proprie di un
altro organo, di cui però non vi è riscontro; ci sarebbe un delitto di disobbedienza se la Corte Co-
ciava, in barba alla separazione dei poteri, la presentazione di una querela alla procura generale
dello Stato contro il presidente della Generalitat
Artur Mas, per il mancato rispetto della sospensione decisa dalla Corte costituzionale. Il procuratore generale
dello Stato, Eduardo TorRADICALIZZAZIONE
res-Dulce, ha confermato gli
annunci della prima ora: veniva
Così facendo il potere
così presentata una querela per i
reati di prevaricazione, usurpacentrale fa del leader di
zione, disobbedienza e malverBarcellona un martire. Si
sazione contro il presidente
Mas, la vicepresidente catalana
studia una “terza via”per
Joana Ortega, responsabile logistica del 9 novembre e la conriformare la Costituzione
sigliera dell’istruzione Irene Riin senso federale
gau, responsabile degli edifici
Artur Mas LaPresse
stituzionale avesse ordinato alla Generalitat di fermare ogni azione, cosa che non ha fatto, nonostante il governo spagnolo glielo avesse richiesto;
semmai, l’unico punto un po’ più solido sarebbe
quello dell’utilizzazione di fondi pubblici per la
campagna pubblicitaria dell’iniziativa.
L’AVER SPINTO per una soluzione di questo tipo,
da parte del governo “è poco intelligente, perché
non lascia la possibilità di uscirne bene”, sostiene
Botella: se la querela avrà seguito, questo farà di
Mas una sorta di martire, se non dovesse prosperare, il governo cadrà nel ridicolo, “comunque, il
governo centrale sarà perdente, politicamente”.
Una soluzione che i socialisti catalani e spagnoli
accolgono preoccupati per il restringersi delle
possibilità di successo della cosiddetta “terza via”,
quella della riforma della Costituzione spagnola in
senso federale e per l’alimentarsi del sentimento
indipendenstista tra la popolazione catalana.
Ma la scelta del governo è coerente con l’ossessione di Mariano Rajoy: quella di dare una risposta
alla parte più conservatrice del suo elettorato che
ha mal digerito il voto catalano, mostrandogli il
tratto più autoritario. Come gli era capitato già di
fare in un’altra circostanza e in tutt’altro campo,
quando ha provato a cancellare il diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza, salvo
essere poi costretto a fare marcia indietro.
Rajoy sostiene che è stato un fallimento di partecipazione, perché in Catalogna “ci sono più catalani che indipendentisti”. Ma quello che lì si è
prodotto non ha precedenti: “Stiamo in un territorio senza mappe – riflette Botella - fuori dello
spazio regolato dallo stato di diritto. Senza drammatizzare, siamo in un clima d’insurrezione istituzionale, seria, senza violenza. La Generalitat nega autorità morale alle istituzioni dello Stato e il
governo centrale nega che possa esserci una soluzione popolare democratica”.
Il prossimo anno ci saranno elezioni generali in
Spagna e, forse anticipiate in Catalogna. È ciò che
ha promesso martedì Mas, se ci saranno le condizioni per comporre una lista unica, con i partiti
indipendentisti disponibili, con rappresentanti di
società civile e politica e un mandato limitato nel
tempo, che costruisca le condizioni per uno Stato
catalano.