«Giovani, non andate in pensione a 25 anni»
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«Giovani, non andate in pensione a 25 anni»
6 ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA PRIMO PIANO Domenica 10 Aprile 2016 Il segno LA CRONACA Su una camionetta della polizia da Milano fino nella Capitale per realizzare il loro sogno: consegnare a Francesco tre ceste di particole realizzate dietro le sbarre. Donato anche un galiardetto in legno della squadra del San Lorenzo Bergoglio abbraccia un gruppo di transessuali ed ex prostitute Erano oltre 50mila i presenti ieri in piazza San Pietro. Sei le diocesi che alla fine dell’udienza Bergoglio ha citato, salutandone i fedeli e i pastori giunti a Roma in pellegrinaggio: Genova, Torino, Amalfi-Cava de’ Tirreni, MateraIrsina, Brescia e Nocera Inferiore-Sarno. I saluti sono andati anche ai partecipanti dei pellegrinaggi dell’Università Cattolica, della Caritas di Casale Monferrato, della Fisc e alle Figlie del Santissimo Redentore e della Beata Vergine Addolorata – che festeggiano 200 anni di apostolato – così come ai fedeli di Ancona, Mede Lomellina e Andria. Il Papa ha anche abbracciato un gruppo di 50 donne e transessuali, provenienti da 10 Paesi, che hanno vissuto la tragedia della prostituzione, vittime della tratta. A sostenerle nel loro sforzo di ritrovare una vita libera è l’associazione “Rabbunì” di Reggio Emilia, diretta da don Daniele Simonazzi. «In questi anni – ha detto don Daniele – abbiamo incontrato tantissime ragazze: una parte di loro sta continuando il proprio cammino con noi o lo ha concluso ottenendo la propria autonomia e, in qualche caso, tornando in patria. Abbiamo incontrato anche le loro famiglie». «Cari giovani – ha detto quindi nelle parole finali – specialmente voi ragazzi della professione di fede della diocesi di Tivoli, siate sempre fedeli al vostro Battesimo con la coerente testimonianza di vita». Il Papa benedice le ostie portate dai tre carcerati di Opera (Osservatore Romano) Al Papa le ostie dei detenuti di Opera In piazza San Pietro la gioia e il pianto di tre carcerati che a Natale avevano scritto al Pontefice «È proprio vero che Gesù non abbandona nessuno, basta cercarlo e noi ne siamo la prova» LUCIA BELLASPIGA dente Emanuele Vai gli ha menzionato l’altro progetto della Fondazione tanto amato dal Papa, quella Croce di Lampedusa costruita con i legni dei barconi e benedetta due anni fa. Da allora gira l’Italia ono partiti da Milano l’altroieri a bordo di per testimoniare il dramma dei migranti ma anche un cellulare della Polizia penitenziaria, chiula forza della solidarietà che muove gli uomini. «Osi ognuno in una gabbia di due metri, poi la ra siamo anche spacciatori di ostie in tutto il monnotte hanno dormito ospiti a Rebibbia, il carcere do», ha scherzato Vai e Francesco ha riso di cuore. romano. Eppure sanno bene di essere privilegiati Sono ormai 400mila le ostie uscite infatti da Opee se piangono è soltanto perché la gioia ora sciora e regalate alle parrocchie che ne fanno richiesta glie un nodo antico di anni... È sabato mattina e il ([email protected]), dalla Basilica del Papa li ha appena abbracciati in piazza San Pietro, Santo Sepolcro di Gerusalemme al Libano in guerdavanti a 50mila fedeli. Così Cristiano, 29 anni, 10 ra, dalle carceri di massima sicurezza in Sri Lanka passati in cella e 14 ancora da scontare, gli passa e in Burkina Faso al Kurdistan iracheno, dal Nicaun biglietto sgualcito, lì dentro c’è tutto se stesso: ragua a Cuba. E poi giù fino in Oceania. «E natu«Ringrazio Dio di avere questa possibilità che miralmente in tutta Italia, in parlioni di persone vorrebbero, di rocchie, monasteri, ospedali – poterla incontrare. Il mio desisottolinea Giuseppe –. Dal carderio più grande è che lei in ucere di Velletri sono stati prona sua preghiera metta me e prio i detenuti a scriverci per atutte le persone che ho nel cuoverle». Come gli ex bambini di re sotto la protezione del manstrada di Nairobi, che in camto verginale di Maria. È proprio bio «hanno inviato 5 cent, 10 vero che Gesù non abbandona cent, una penna... ciò che avenessuno, basta cercarlo con il vano: il nulla che diventa sacro cuore e io ne sono la prova». in questo contagio eucaristico». Ha ucciso, Cristiano, come hanno più volte ucciso Giu- L’incontro con i detenuti (Osservatore) «Il pane è vita e speranza e a breve nel carcere di Opera oltre seppe e Ciro, ergastolani, i suoi alle ostie realizzeremo anche una produzione di compagni in questa avventura dello spirito, partipane», annuncia infine Santi Consolo, capo del Diti insieme dal carcere di Opera – con la scorta departimento Amministrazione Penitenziaria. gli agenti – grazie al supporto del direttore GiacinÈ già tempo di rientrare, di lasciare Roma. Ma in ulto Siciliano, che in questa speciale udienza del satimo Francesco accetta anche di dedicare un salubato è qui con loro e da sempre li affianca. to sul libro delle visite che i tre si sono portati da Il tutto è partito da un sogno, ideato da Arnoldo casa. Ride cercando in tasca gli occhiali, poi scrive Mosca Mondadori e dalla sua fondazione Casa delper i detenuti e i poliziotti: «A tutti che sono o lalo Spirito e delle Arti. «Con queste mani un tempo vorano nel carcere di Opera, con la mia benedisporche di sangue oggi produciamo 8.000 ostie al zione. E, per favore, Vi chiedo di pregare per me». giorno, che regaliamo alle parrocchie di tutto il (Il video dell’incontro nel sito di Avvenire) mondo. Così possiamo fare arrivare il frutto della nostra redenzione ai cuori delle persone...», ave© RIPRODUZIONE RISERVATA vano scritto i tre detenuti prima di Natale in una lettera a Francesco, che Avvenire aveva pubblicato facendo conoscere la loro storia. «Santo Padre, il nostro sogno è un giorno poterle consegnare nelle vostre mani benedette, nel Giubileo della misericordia...». Un sogno che si è realizzato ieri mattina. Ciro, Cristiano e Giuseppe (l’autore di quella lettera) hanno deposto ai piedi di Francesco tre ceste colme di dodicimila ostie, insieme a una preghiera. «Vorremmo che un giorno lei celebrasse una Messa speciale – gli hanno detto – e nella stessa daENRICO LENZI ta lo faranno tutte le parrocchie che hanno le nostre ostie. Formeremo così una rete di preghiera che avvolgerà la Terra e porterà Gesù in ogni analuto i pellegrini dell’Unigolo». «Datele alle suore», ha annuito subito Franversità Cattolica». Le parocesco rivolto ai suoi collaboratori. Poi si è fermato le del Papa nei saluti finali con i tre, ha ascoltato le loro storie sussurrate, li ha dell’udienza giubilare sono accolte da abbracciati a lungo e con forza, come con amici che un caloroso applauso dei duemila parsi aspettavano da molto tempo. tecipanti al pellegrinaggio giubilare Si è anche entusiasmato quando Ciro gli ha conpromosso dall’ateneo dei cattolici. Per segnato il gagliardetto del San Lorenzo, la sua squaottocento di loro il cammino era inidra del cuore, intagliato nel legno: «Questi sono i ziato la sera precedente. Visi stanchi, più grandi». È tornato pensoso quando il presima contenti di esserci per questo perLa Cattolica saluta il Papa (Siciliani) ROMA S «Giovani, non andate in pensione a 25 anni» L’invito di Francesco agli studenti dell’Università Cattolica pellegrini a Roma «S In Basilica la Messa presieduta dal vescovo Giuliodori. «Nel nostro ateneo non manchino gesti concreti di misericordia» Il «grazie» di Torino per la visita dello scorso giugno MARINA LOMUNNNO ROMA arcidiocesi di Torino a Roma per “restituire” a Francesco la visita apostolica del 21 giugno scorso in occasione del bicentenario della nascita di don Giovanni Bosco e dell’ostensione della Sindone e per vivere uno dei momenti centrali dell’Anno Santo della misericordia. Oltre duemila fedeli, guidati dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, hanno partecipato ieri all’udienza del Papa in piazza San Pietro. Era presente anche il sindaco di Torino, Piero Fassino. Arcivescovo e primo cittadino sono stati salutati perso- L’ nalmente dal Pontefice al termine della catechesi. Ampia la partecipazione di parrocchie e unità pastorali dell’arcidiocesi subalpina che si sono iscritte tramite l’Opera diocesana pellegrinaggi alla “due giorni” romana con cinquanta malati e disabili, con i propri accompagnatori, coordinati dalla Pastorale della salute. E poi più di 250 i giovani che, con la Pastorale giovanile diocesana, hanno compiuto il loro pellegrinaggio come tappa verso la Giornata mondiale della gioventù in programma a Cracovia a luglio con il Papa. Per i ragazzi e le ragazze torinesi l’incontro di ieri con Bergoglio è stato un passag- Con Nosiglia l’arcidiocesi all’udienza per ringraziare il Papa del viaggio in occasione dell’ostensione della Sindone e dei 200 anni di Don Bosco gio importante che «ricorda i giorni dell’“Amore più grande”, motto dell’ostensione della Sindone 2015 quando a Torino – dice don Luca Ramello, direttore dell’Ufficio diocesano giovani – sono stati accolti oltre 60mila giovani». «Un duplice motivo ci ha guidato – spiega monsignor Valter Danna, vicario generale dell’arcidiocesi –. Il primo, dire il nostro sincero grazie al Santo Padre per la sua recentissima visita pastorale a Torino; e poi, compiere il nostro passaggio alla Porta Santa della Basilica di San Pietro nell’Anno Santo della misericordia. La visita di Francesco è stata già un’occasione di misericordia per le sue salde parole di fede e d’insegnamento e per i gesti semplici e profondi da lui compiuti. La celebrazione del Giubileo straordinario anche nella Città eterna è altresì un momento di piena comunione nella fede e nell’amore con il successore di Pietro e con la Chiesa universale che cammina nella storia e nel tempo». Dopo l’udienza i pellegrini torinesi si sono ritrovati per la Messa presieduta da Nosiglia con i numerosi sacerdoti della diocesi nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Oggi alle 7 i pellegrini torinesi passano la Porta Santa della Basilica di San Pietro: al termine l’arcivescovo presiederà l’Eucaristia all’Altare Maggiore della Basilica Vaticana. Alle 12 tutti ancora in piazza San Pietro per la preghiera del Regina Coeli guidata dal Papa. © RIPRODUZIONE RISERVATA corso che ha vissuto anche il passaggio attraverso la Porta Santa nella Basilica di San Pietro e la Messa celebrata all’Altare della Cattedra. A presiedere la celebrazione eucaristica l’assistente ecclesiastico generale, il vescovo Claudio Giuliodori, che poco prima al termine dell’udienza giubilare aveva salutato il Papa, assieme al rettore dell’ateneo Franco Anelli e ai presidi delle facoltà della Cattolica che sono presenti nelle quattro sedi nazionali (Milano, Roma, Brescia, Piacenza-Cremona). «Dite ai vostri studenti di non andare "in pensione" a 25 anni, ma di continuare a impegnarsi con cuore misericordioso» ha detto il Papa salutando Giuliodori, consegnandogli il messaggio per gli universitari della Cattolica. «Come comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ha detto nella sua omelia il vescovo Giuliodori – ci sentiamo dei pellegrini sulle strade dell’educazione e della cultura, bisognosi i essere continuamente purificati e rinnovati dall’abbraccio rigenerante della misericordia divina». Insomma un Giubileo da vivere e calare nella realtà accademica in cui non solo i 1.500 pellegrini presenti in Basilica, operano quotidianamente, come studenti, docenti e personale tecnicoamministrativo. Ecco allora che tra i doni che questo pellegrinaggio «ci lascia, vi è anche quello di rinnovare la nostra missione. Parlo della missione dell’Università Cattolica. Questo Anno della misericordia – ha aggiunto l’assistente ecclesiastico generale – possa e debba incidere positivamente anche sul rafforzamento della specifica missione dell’ateneo dei cattolici italiana. In primo luogo perché il servizio educativo offerto dalla Cattolica è una delle forme più qualificate attraverso cui si manifesta il volto misericordioso del Padre, che proprio perché è Padre è anche educatore». Per questo motivo, sottolinea ancora il vescovo Giuliodori, «il nostro ateneo è, e deve esserlo sempre di più, un luogo dove non mancano segni concreti di misericordia», a partire dalla realtà del Policlinico Gemelli. Obiettivi e impegni che ritroviamo anche nell’odierna Giornata nazionale dell’Università Cattolica che la Chiesa italiana celebra ogni anno. «Nell’Italia di domani io ci sarò» non è soltanto lo slogan scelto per l’edizione di quest’anno, ma è anche un concreto impegno che la Conferenza episcopale italiana e l’ateneo fondato da padre Agostino Gemelli si assumo nei confronti delle nuove generazioni. «La formazione delle nuove generazioni è il più importante investimento che un paese possa fare per il suo futuro» scandisce il messaggio che la Cei ha inviato per la 92ª Giornata. «Coerente con la sua storia e con la sua missione, ma anche capace di innovazione e di rinnovamento», la Cattolica, prosegue il messaggio della Cei, «è chiamata a farsi sempre più interprete delle domande dei giovani e a dare risposte concrete affinché possano essere artefici di un futuro che realizzi il bene del Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA