Il tema d`amore nella scuola poetica siciliana

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Il tema d`amore nella scuola poetica siciliana
Il tema d’amore nella scuola poetica siciliana
(estratto dalla tesi SSIS, narrante il tirocinio nel Liceo Pedagogico Laura Bassi di Bologna, a.s. 2000-1 e
avente come oggetto di studio IL TEMA D’AMORE NELA LETTERATURA DEL TRECENTO)
[Illustrazione del tema scelto-tematica amorosa nelle poesie italiane del ‘300, obiettivi, contenuti e
modalità di verifica] Se fosse necessario all’analisi della narrazione, integrerei questa parte.
“La presentazione di ogni brano è stata preceduta da una mia breve introduzione, con la quale cercavo di
volta in volta di attualizzare, di illustrare il contesto socio colturale e di invitare i ragazzi ad intervenire nella
spiegazione.
Al fine di interessare fin da subito la classe, predisponendola all'ascolto e al dialogo1, ho deciso di attivare
un dibattito: ho chiesto loro cosa significasse oggi essere innamorati, quali sentimenti si provassero quando
si ama una persona, come ci si comportasse per farsi notare dall'amato/a, a quali mezzi si ricorresse per
"far colpo"...La discussione si è presto accesa e le risposte date sono state (se ne riportano alcune):
-
«l'amore è un bel sentimento, perché fa essere felici»
-
«non è vero, a volte stai male, soprattutto quando non sei corrisposto»
-
«io glielo faccio sapere tramite una amica, oppure, se lo conosco bene, gli mando un messaggino
sul telefonino»
-
«no, io preferisco non farglielo sapere, se no, quando lo incontro mi vergogno»
-
«quando non mi piace nessuno, mi sento sola»
I ragazzi hanno discusso tra di loro e solo quando il dibattito sembrava esaurirsi, sono intervenuta,
riprendendo alcune affermazioni: ho spiegato loro che i sentimenti, le gioie e i dolori che oggi si provano
quando si è innamorati sono gli stessi che hanno provato tutti gli uomini, gli scrittori e i poeti che ci hanno
preceduti. Le emozioni sono le stesse; quello che è diverso è il contesto storico - culturale e il modo di
esprimerle.
La strategia del dibattito ha permesso di sfruttare le preconoscenze dei ragazzi (chiamati ad interagire tra di
loro e ad esporsi in prima persona) e di facilitare l'apprendimento di nuovi elementi, partendo da quelli già
noti (procedimento "dal noto all'ignoto").
Del particolare clima in cui si colloca la poesia provenzale, punto di partenza del "viaggio" attraverso la lirica
amorosa, si sono sottolineati soprattutto gli elementi di forte differenza con il contesto attuale, secondo un
modello contrastivo del tipo "oggi è così, ma allora era...". In particolare si è fatto notare:
1
Si veda lo schema operativo, allegato C.
-
il sistema di valori cortese (la donna castellana maritata amata segretamente dal vassallo, la
differenza sociale tra gli amanti, l'amore solo sospirato e mai concluso, esclusivo di un animo
nobile...);
-
il forte senso religioso del Medio Evo (crociate, in particolare quella contro l'eresia albigese) e la
conseguente condanna dei rapporti extraconiugali, come di qualsiasi altra deviazione dalla
norma cristiana.
A questo punto si è passati alla presentazione del brano di Ventadorn, adoperando una metodologia che
ho seguito per tutto il lavoro di tirocinio, ovvero anticipare il minimo necessario sugli aspetti contenutistici e
lessicali, lasciando che siano loro, dopo la lettura ad estrapolare quelli più salienti: fornendo solo
l'indispensabile alla comprensione, il testo può comunicare ancora molto ai suoi lettori, non minati da
alcuna linea interpretativa data a priori e dunque liberi di interrogare il brano a loro piacimento. Come non
c'è nessun gusto a parlare con una persona di cui si sa già tutto, così non è motivante la lettura di una
poesia già sezionata in ogni sua parte. I ragazzi hanno subito notato (e non poteva essere altrimenti) il
particolare lessico duecentesco, chiedendomi il significato di alcune espressioni particolari. Avendo stabilito
come obiettivo il riconoscimento del linguaggio amoroso, ho fatto notare gli aggettivi che connotavano la
descrizione della donna (madonna, begli occhi, corpo[…]modellato e colorito, il fresco viso) e il sentimento
provato dall'amante (gioia, muoio dal fantasticare, distrutto dal desìo).
Nella lezione successiva si è proceduto, dopo un breve riepilogo, all'introduzione (contesto e breve
commento) dei sonetti di Giacomo da Lentini. La metodologia seguita è stata la stessa usata in precedenza:
in particolare, letti i testi, si è fatto svolgere ai ragazzi un lavoro di gruppo che prevedeva il confronto tra i
sonetti siciliani e la canzone provenzale appena letti2. Per quanto avessi acquisito durante la fase di
osservazione una certa conoscenza della classe, ho preferito non predefinire i componenti di ciascun
gruppo, onde evitare di creare "gruppi di livello" non proficui o, peggio ancora, favorire relazioni affettive
negative: ho lasciato che gli studenti scegliessero autonomamente i propri compagni, con la sola limitazione
che non fossero più di 3 - 4. Il compito da svolgere consisteva nel compilare una griglia (da me fornita in
fotocopia a tutta la classe) dove si dovevano inserire gli aggettivi che nei tre componimenti qualificavano i
protagonisti del vincolo amoroso e cioè la donna, l'amante e il sentimento d'amore. Tra i dati da
rintracciare nei testi erano stati indicati anche elementi non presenti (ad es. si chiedeva se della donna
fossero cantati il mento, il naso o il seno, oppure se l'amante fosse spregiudicato o corrisposto dall'amata).
Gli obiettivi da me perseguiti con la didattica di gruppo sono stati i seguenti:
1. favorire la socializzazione, ricorrendo alla buona attitudine relazionale della classe;
2. attivare i ragazzi rispetto al testo, invitandoli a scoprire da soli le peculiarità e le differenze
(approccio tecnico - scientifico);
3. fargli individuare gli elementi lessicali tipici e fortemente marcati della poesia siciliana, attraverso
i quali cogliere somiglianze e differenze con la lirica trobadorica (es. blonda testa e claro viso, bel
portamento, bel viso e 'l morbido sguardare, fina, la più avenente, dolzi sembianti, bionda, viso
d'argento).
2
Allegato D.
Gli studenti si sono dimostrati particolarmente attivi, dando, in generale, il proprio contributo alla
compilazione della griglia. Al termine del lavoro, è seguita la "lettura" collettiva della scheda. Le caselle
vuote delimitavano il materiale cantato e cantabile della lirica amorosa della seconda metà del Duecento: la
donna dal viso pallido, dai capelli biondi e dal bel portamento, l'amore come sentimento assoluto e servizio,
l'amante tormentato e non corrisposto.
Sempre allo scopo di stimolare l'attenzione e di focalizzare il quadro storico di riferimento, ho fornito loro
un articolo tratto dalla rivista « Il Medio Evo» sulla condizione femminile3: in esso si tratteggiavano le
differenze di costume esistenti tra donne di diversa estrazione sociali, fornendo indicazioni, anche
abbastanza curiose, sul modo di vestirsi. Purtroppo, dato il carattere integrativo e facoltativo dato alla
lettura, il testo non ha avuto presso la classe il successo sperato (sic!).
Dal momento che la pittura del Due - Trecento è la trasposizione su tela dei grandi temi della lirica
contemporanea, ho deciso di proporre ai ragazzi anche del materiale iconografico4. Il ricorso al codice
visivo, infatti, non può che avere dei risvolti positivi sulla didattica:
1. stimola la capacità immaginativa;
2. insegna un linguaggio diverso da quello scritto;
3. stimola l'apprendimento di alunni sensibili alle suggestioni visive;
4. costituisce un rinforzo per l'assimilazione e la memorizzazione delle nozioni acquisite;
5. favorisce collegamenti con la Storia dell'arte.
Sottoponendo loro tele di Giotto, Cimabue e anche del più tardo Simone Martini, li ho spinti, con domande
mirate, a rintracciare le "somiglianze" tra i dipinti e il contesto - storico culturale, ovvero:
1. la maggior parte delle donne raffigurate sono Madonne (sintomo questo del forte senso religioso
medievale, al quale si deve, anche se in accezione laica, l'appellativo di madonna conferito alle
amate dai poeti);
2. del corpo femminile non sono minimamente messe in risalto le forme, ma solo la chioma bionda
e il viso pallido;
3. la "distanza" tra la Vergine e il fedele è riprodotta nel contesto non religioso della lirica
trobadorico - siciliana nel rapporto tra amante e amata.
Il materiale5 è stato disposto su un cartellone e affisso alla parete.
3
4
Allegato E.
Sarebbe stata sicuramente proficua, a questo punto, la collaborazione dell'insegnante di Storia dell'arte:
purtroppo, la docente non stava trattando ancora il periodo in questione. In caso contrario, sarebbero stati gli studenti
stessi a raccogliere le immagini.
5
Allegato G.
[segue narrazione di illustrazioni di altri autori, ciascuno presentato con modalità e mezzi diversi; anche qui
taglio, ma sono pronta ad integrare qualora potesse essere utile]
A questo punto del percorso, i ragazzi avevano già acquisito una discreta conoscenza del tema in
questione6: essi, dunque, potevano già cominciare a lavorare autonomamente sul materiale in loro
possesso. Come attivarli in tal senso? Ho pensato, allora di partire ancora una volta dalle loro
preconoscenze, dai loro interessi: così, essendo inoltre alle soglie dell'ennesima edizione del Festival di San
Remo, li ho spinti a cercare nelle canzoni d'amore italiane di loro gusto i topoi che avevano imparato ad
individuare nei componimenti poetici: la donna bellissima, dal bel volto e dagli occhi stupendi, l'amante che
si sente quasi indegno, il dolore per un amore non corrisposto...Con questo "espediente" si mirava a far
notare come la nostra tradizione letteraria abbia notevolmente influito sul nostro modo di pensare, ne
abbia conformato le categorie mentali: dagli stilnovisti deriva, ad esempio, il topos dell'amore che passa
attraverso gli occhi o quello della bellezza irraggiungibile dell'amata ed è anche grazie ai poeti toscani che
oggi possiamo dire frasi del tipo «Mi sono innamorata di lui al primo sguardo», «Quando mi guarda, mi
sento morire...», «Lei è troppo bella per mettersi con me» ecc. Anche se la maggior parte dei giovani non è
consapevole di rapporti di filiazione come questo, la tradizione letteraria è molto più presente nei nostri
discorsi e nelle nostre canzoni di quanto non si immagini: studiando la letteratura, si diventa consapevoli
delle proprie origini e si conosce la propria identità culturale. Ho insistito molto su questo concetto con la
classe: come un ragazzo può realizzarsi benissimo nella vita senza aver mai conosciuto i propri genitori
eppure essere profondamente inquieto e alla continua ricerca della propria storia, così oggi si può vivere lo
stesso senza conoscere nulla della nostra tradizione letteraria solo a prezzo di non essere pienamente
consapevoli della nostra peculiarità e individualità, restando intrappolati nella bidimensionalità dell'hic et
nunc, senza altre chiavi di lettura se non quelle dettate dalla contingenza. L'iniziativa è stata ben accolta:
dopo una settimana circa, interrogati sui "risultati" della piccola ricerca, hanno citato, con un certo
divertimento, testi degli 883, di Jovanotti , di Gigi D'Alessio e di altri cantanti.
Tra gli autori stilnovisti, quello che si è dimostrato più difficile da "metabolizzare" (come era anche facile da
prevedere) è stato il "caro e vecchio" Dante. Nonostante l'opportuna introduzione e contestualizzazione
dell'autore e delle opere, la spiritualizzazione estrema dell'amore condotta dal poeta fiorentino è risultata
di non facile comprensione da parte della classe: agli alunni sembrava esagerata l'importanza attribuita a
Beatrice, quale trait d'union addirittura con Dio e l'irremovibile condanna di ogni altra forma d'amore che
non fosse quella cristiana (così mi è capitato di sentir definire Dante come «bigotto» e Íbacchettone»!).
Penso che i ragazzi abbiano elaborato una simile risposta ai testi proposti, perché hanno colto la notevole
distanza di mentalità e di costume che ci separa dall'epoca dantesca: oggi il senso del peccato è
notevolmente assopito e nessuno si sognerebbe mai di condannare, soprattutto apertamente, una
"scappatella"; anzi, la si definisce "normale" e "fisiologica" in qualsiasi rapporto di coppia. La mia
supposizione è stata confermata dopo la lettura del Canto V dell'Inferno: Paolo e Francesca, ai loro occhi di
lettori moderni, «hanno fatto bene, perché si amavano». Non ho mai pensato di censurare o di smentire le
loro convinzioni: dopo aver ribadito che il clima culturale medievale era fortemente pervaso dalla moralità
cristiana e che per peccati come la violazione del vincolo matrimoniale si poteva incorrere in punizioni
corporali e in scomuniche (arrivando in alcuni casi ad essere emarginati e privati del potere sociale), ho
permesso loro di replicare liberamente alla lettura. Anzi, una simile reazione è, a mio parere, da
considerarsi positiva: vuol dire che i ragazzi non si sono disposti passivamente rispetto al testo (con un
6
Verificata tramite le prime interrogazioni e domande dal posto.
atteggiamento del tipo «è bello e giusto, perché lo ha scritto Dante»), ma hanno dialogato con esso,
provando ad estrapolarne il significato attuale, notando, di conseguenza, lo scarto tra concezioni di
pensiero molto diverse e attribuendo ad esso un giudizio di valore. Insegnando letteratura si insegna anche
la democrazia, ovvero il rispetto delle opinioni altrui, anche quando queste appaiono non condivisibili, e il
docente deve essere il primo ad applicare questa fondamentale regola civile.
A queste difficoltà, va, inoltre, aggiunta la complessità del lessico, la numerosità di metafore e similitudini, i
continui riferimenti astronomici tipici dello stile dantesco. In effetti, il Proemio alla Vita Nova non è per
niente un testo facile: per questo, durante la lettura fatta insieme in classe, ho preferito non indugiare sulla
comprensione lessicale (limitandomi a far osservare la terminologia amorosa), bensì su quella
contenutistica e concettuale
[taglio]
1.1
VERIFICHE
Durante lo svolgimento del progetto, si sono attuate verifiche in itinere (orali e scritte) e una verifica
sommativa finale.
Quale che sia la strategia di insegnamento, modulare o no, verificare continuamente la ricezione dei
contenuti da parte della classe è di fondamentale importanza. Verificare, tuttavia, non vuol dire sottoporre
i ragazzi (come è stato purtroppo in passato) a continue e formali interrogazioni alla cattedra o, addirittura,
a compiti scritti a sorpresa (che rischiano di trovare impreparati anche i più assidui agli studi, incidendo
negativamente sulla motivazione): per tastare il polso della situazione, si possono benissimo attuare
verifiche informali, purché sistematiche7. Sollecitando, magari durante la spiegazione, l'intervento di un
ragazzo o con una domanda sull'argomento in questione (es.: «Secondo te, questa rappresentazione della
donna amata può essere messa in relazione con...», «Il verso appena letto ti fa ricordare qualche passo già
conosciuto?», ecc.) oppure chiedendogli di esprimere un giudizio di valore motivato su un brano appena
letto («Che ne pensi?», « Cosa ti suscita questa lettura?», «Ti è piaciuta? Perché?», «Cosa significa per te
quello che hai appena letto?», ecc.), la verifica non viene vissuta dal malcapitato come "un terzo grado",
una roulette russa tra l'insufficienza e il bel voto, ma come momento di crescita, di dialogo e di confronto
con gli altri. La verifica informale, offre, inoltre, altri vantaggi:
1.
rispondendo dal banco e dietro una semplice sollecitazione del docente, l'alunno non si sente al
centro dell'attenzione della classe: instaurandosi un setting più familiare, anche i soggetti più
timidi e introversi sono spinti ad interagire;
2.
strutturando la lezione in modo interdialogico si evita la monotonia, si stimola, l'attenzione e si
verifica la ricezione;
3.
essendo attuate quotidianamente, le verifiche informali permettono di avere un quadro
decisamente più completo dei singoli alunni (capacità ricettive, livello di attenzione, strategie di
apprendimento, disposizione al dialogo e all'interazione, conoscenze e competenze raggiunte):
7
1995.
Maria Lucia Giovannini, La valutazione, ovvero, oltre il giudizio sull'alunno, Giorgio Mondadori Editore,
ciò garantisce al docente un numero elevato di informazioni per esprimere il proprio giudizio e
allo studente la certezza di essere valutato anche al di fuori dei risultati della singola
prestazione.
Durante lo svolgimento del progetto, ho fatto largo ricorso alle verifiche informali, anche perché la classe
era stata già abituata dalla loro insegnante a questa pratica didattica. Ritengo che il buon livello di
attenzione e di partecipazione posseduto sia da considerarsi anche il risultato della sistematica messa in
atto di tale prassi.
Tutte le verifiche, formali o informali, orali o scritte che siano, sono soggette, loro malgrado, all'incursione
dell'elemento soggettivo e impressionistico: abbandonando una volta per tutte l'idea dell'esistenza di una
valutazione oggettiva, postulabile solo a livello teorico, il giudizio espresso deve essere, tuttavia, il meno
soggettivo e il più sistematico possibile. Il docente si deve dotare di un'opportuna griglia di valutazione,
strutturata secondo informazioni, dati, misure attendibili e pertinenti a ciò che vuole valutare, in modo che
ci sia un'utile ricaduta sull'attività didattica.
Per i criteri di valutazione seguiti per le verifiche orali si veda pg. Errore. Il segnalibro non è definito..
A metà percorso, e precisamente dopo lo Stilnovismo, si è ritenuto utile eseguire anche una verifica scritta8:
essa prevedeva l'analisi tematica e tecnica di un sonetto guinizzelliano non noto, Vedut'ho la lucente stella
diana. La verifica mirava a individuare soprattutto la capacità critica, di analisi (domande 1 e 2 ), di
acquisizione di elementi lessicali (domanda 3) e di sintesi (domanda 4); ho deciso di non contemplare uno
spazio per la "libera risposta al testo", così come nella verifica finale, ritenendo l'oralità e la condivisione
con gli altri il contesto migliore per il suo espletamento. La griglia di valutazione adoperata è riportata in
allegato9.
8
Allegato I.
9
Allegato L.
I risultati conseguiti sono rappresentati nel seguente grafico:
6
5
4
numero alunni
3
2
1
0
4
4 1/2
5
5 1/2
6
6 1/2
7
71/2
8
8 1/2
9
9 1/2
10
voti
La verifica finale10è stata strutturata in modo simile: questa volta però il testo da analizzare e dal quale
partire per tracciare un quadro complessivo era il Canto V dell'Inferno.
[taglio: segue analisi risultati parziali e finali, che vi risparmio]
10
Allegato M.