L`analisi della struttura patrimoniale-finanziaria 1/6

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L`analisi della struttura patrimoniale-finanziaria 1/6
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modulo 3
La gestione
lezione 23
Il patrimonio di funzionamento
L’analisi della struttura patrimoniale-finanziaria
L’azienda deve dotarsi di fonti di finanziamento idonee a coprire il fabbisogno finanziario generato dagli investimenti
necessari allo sviluppo della propria attività..
La struttura patrimoniale-finanziaria dell’azienda (cioè la struttura delle fonti e degli impieghi) è equilibrata se
sussiste un’adeguata correlazione temporale tra fonti e impieghi, cioè tra il periodo di permanenza nell’azienda delle fonti di finanziamento e la durata degli investimenti.
L’analisi della struttura patrimoniale-finanziaria dell’impresa presuppone una riclassificazione degli impieghi e delle fonti.
Gli impieghi, nell’ottica finanziaria, esprimono il complesso degli investimenti dell’azienda esistenti in un dato
istante e caratterizzati da differenti tempi di realizzo, mentre le fonti di finanziamento ne costituiscono i relativi
mezzi di copertura, caratterizzati da differenti tempi di restituzione.
Nella Situazione patrimoniale riclassificata secondo criteri finanziari:
gli impieghi vengono ordinati in relazione al loro grado di liquidità decrescente, cioè secondo la loro attitudine a tornare in forma liquida in un periodo di tempo inferiore all’anno (attivo circolante) o superiore
(attivo immobilizzato);
le fonti sono esposte in funzione della loro esigibilità, cioè dell’epoca di rimborso o scadenza, che può verificarsi entro l’anno (passività a breve o correnti), oltre l’anno (passività a medio/lungo o consolidate), o essere indeterminata (capitale di proprietà); ricordiamo che il capitale di proprietà e le passività
consolidate rappresentano il cosiddetto capitale permanente, destinato a rimanere vincolato all’azienda nel
medio-lungo termine.
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L’attivo circolante comprende:
le liquidità immediate, rappresentate principalmente da valori in cassa, c/c bancari attivi, c/c postali;
le liquidità differite, costituite dai crediti con scadenza entro 12 mesi;
le rimanenze finali, che comprendono principalmente le rimanenze di magazzino con esclusione delle rimanenze di difficile vendita (ad esempio, merci fuori moda, prodotti superati, ecc.) e della cosiddetta scorta permanente. La scorta permanente corrisponde alla quantità minima al di sotto della quale le giacenze non
devono mai scendere per evitare il rischio di interruzione delle vendite nelle aziende mercantili e del flusso di
materie prime, sussidiarie, ecc. nel circuito della trasformazione fisico-tecnica attuata dalle aziende industriali.
Pur essendo compresa formalmente nell’attivo circolante, la scorta permanente rappresenta una sorta di immobilizzazione la cui copertura finanziaria deve essere assicurata da fonti di finanziamento durevolmente vincolate all’impresa.
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L’attivo immobilizzato comprende le immobilizzazioni immateriali materiali (inclusa la scorta permanente) e finanziarie.
L’attivo immobilizzato esprime il valore delle Immobilizzazioni nette, in quanto il valore delle immobilizzazioni immateriali e materiali si deve considerare al netto degli ammortamenti effettuati.
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SITUAZIONE PATRIMONIALE-FINANZIARIA
Impieghi
Fonti
Attivo circolante
liquidità immediate
– denaro contante
– assegni
– c/c bancari attivi
liquidità differite
– crediti con scadenza entro 12 mesi
rimanenze
– rimanenze finali di magazzino
(escluse scorta permanente e rimanenze
di difficile vendita)
(Ac)
(Li)
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(Ld)
(Rm)
Attivo immobilizzato
Immobilizzazioni immateriali
– diritti di brevetto, licenze, marchi
– costi d’impianto
– avviamento
Immobilizzazioni materiali
– fabbricati, impianti, arredamento
automezzi, ecc.
– scorta permanente e rimanenze
di difficile vendita
Immobilizzazioni finanziarie
– investimenti finanziari a m/l termine
(titoli, partecipazioni, ecc.)
– crediti con scadenza oltre 12 mesi
(In)
•
Passività correnti
(Pb)
Passività consolidate
(Pc)
Capitale di proprietà
capitale di conferimento
autofinanziamento
(Cp)
con scadenza entro 12 mesi
• debiti
fondi
per
rischi e oneri a breve termine
•
con scadenza oltre 12 mesi
• debiti
fondi
per
e oneri a m/l termine
• debiti per rischi
Tfr
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Lo schema rappresenta la Situazione patrimoniale-finanziaria dell’impresa; tra parentesi figurano le abbreviazioni
che verranno successivamente utilizzate per agevolare il calcolo degli indicatori.
Una prima analisi della struttura patrimoniale-finanziaria dell’impresa (analisi strutturale), sufficiente per esprimere
un giudizio sulla struttura delle fonti e degli impieghi, può essere condotta con il metodo degli indicatori (o
margini).
Gli indicatori rappresentano il risultato del confronto tra gruppi di grandezze dell’attivo e del passivo. I principali
sono:
il margine di struttura secco;
il margine di struttura allargato;
il capitale circolante netto;
il margine di tesoreria.
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Il margine di struttura secco (Mss) è la differenza tra il capitale di proprietà e il totale delle immobilizzazioni
nette:
Mss
= Cp – In
L’indicatore esprime in quale misura i mezzi propri coprono gli investimenti immobilizzati.
Se il margine di struttura secco è positivo significa che il capitale di proprietà copre il fabbisogno finanziario durevole originato dagli investimenti immobilizzati; l’azienda ha, dunque, una struttura patrimoniale solida ed equilibrata, dato che riesce a finanziare il suo apparato tecnico-organizzativo con mezzi propri.
Se, al contrario, il margine di struttura secco è negativo, l’azienda deve soddisfare il fabbisogno finanziario durevole, non coperto dal capitale di proprietà, con il ricorso all’indebitamento a medio-lungo termine (passività
consolidate).
Il margine di struttura allargato (Msa) è la differenza tra il capitale permanente (capitale di proprietà +
passività consolidate) e l’attivo immobilizzato.
Msa
= Cp + Pc – In
L’indicatore esprime in quale misura i finanziamenti di capitale proprio e quelli di capitale di credito che l’impresa non è obbligata a restituire a breve termine (capitale permanente) riescono a soddisfare il fabbisogno finanziario durevole originato dagli investimenti immobilizzati.
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Un margine di struttura allargato positivo denota solidità patrimoniale e segnala l’esistenza di una struttura finanziaria caratterizzata da condizioni di equilibrio di medio-lungo periodo.
Qualora il margine di struttura secco sia negativo, è indispensabile che quello allargato sia positivo; se, infatti,
la copertura dell’attivo immobilizzato non è assicurata dal capitale di proprietà, è evidente che la correlazione
temporale fonti-impieghi può essere assicurata soltanto attraverso il ricorso all’indebitamento con obbligo di
rimborso a medio-lungo termine.
Il capitale (o patrimonio) circolante netto (CCN) è la differenza tra il totale dell’attivo circolante (Ac =
Rm + Ld + Li) e le passività correnti (Pb):
CCN
= Ac – Pb
Tale indicatore evidenzia l’esistenza o la mancanza di equilibrio tra investimenti a breve termine e debiti di corrispondente durata.
La struttura finanziaria risulta equilibrata se il CCN assume un valore positivo.
Se, al contrario, il valore del CCN è negativo, significa che l’impresa non è finanziata in modo corretto: sta utilizzando, infatti, fonti a breve termine per finanziare impieghi di lunga durata e non si realizza, quindi, una corretta correlazione temporale tra le fonti e gli impieghi.
Per far fronte al rimborso delle passività a breve, l’azienda deve smobilizzare fattori produttivi a fecondità ripetuta, smembrando il settore tecnico-produttivo e rischiando di compromettere la sua potenzialità operativa.
In alternativa può, se possibile, aumentare il capitale di proprietà (attraverso nuovi apporti del proprietario o dei
soci) oppure incrementare l’indebitamento consolidato (attraverso la stipulazione di prestiti a medio-lungo termine).
La differenza tra l’attivo circolante, al netto delle scorte di magazzino, e le passività correnti prende il nome di
margine di tesoreria (Mt).
Tale indicatore evidenzia il grado di liquidità dell’azienda, cioè la sua capacità di far fronte agli impegni assunti
utilizzando gli incassi dei crediti a breve termine (Ld) e le liquidità (Li) di cui dispone:
Mt
= (Ac – Rm) – Pb = Ld + Li – Pb
Se l’indicatore assume un valore positivo, l’azienda presenta un buon grado di liquidità che le consente di far
fronte ai pagamenti a breve termine. In caso contrario, il valore negativo esprime una difficoltà più o meno
accentuata di rispettare nel breve termine gli impegni finanziari assunti.
esempio
Analisi della struttura patrimoniale-finanziaria di un’azienda (caso di struttura equilibrata)
La Situazione patrimoniale dell’azienda del signor Marco Rossini di Pesaro, a una certa data, presenta i seguenti
elementi:
SITUAZIONE PATRIMONIALE
Attivo
Passivo
Immobilizzazioni
2.350.000,00
Attivo circolante
Rimanenze di magazzino
Crediti
Disponibilità liquide
Totale Attivo circolante
1.500.000,00
2.150.000,00
200.000,00
3.850.000,00
Totale Attivo
6.200.000,00
Patrimonio netto
Trattamento di fine rapporto
3.500.000,00
480.000,00
Debiti
a medio-lungo termine
a breve termine
Totale debiti
750.000,00
1.470.000,00
2.220.000,00
Totale Passivo e Netto
6.200.000,00
Presentiamo:
1 la Situazione patrimoniale dell’azienda riclassificata secondo il criterio finanziario, tenendo conto che il magazzino
presenta una scorta permanente di E 150.000, fra i crediti è compresa una fattura di E 40.000 scadente oltre i 12
mesi e fra 6 mesi a un dipendente dimissionario verrà liquidato un trattamento di fine rapporto per E 32.000;
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2 l’elaborazione dei margini di struttura, secco e allargato, del capitale circolante netto, del margine di tesoreria e l’analisi della struttura patrimoniale-finanziaria dell’impresa.
1 Situazione patrimoniale riclassificata secondo il criterio finanziario
SITUAZIONE PATRIMONIALE-FINANZIARIA
Impieghi
Li
Ld
Rm
Ac
In
Totale impieghi
Fonti
200.000,00
2.110.000,00
1.350.000,00
3.660.000,00
2.540.000,00
6.200.000,00
Pb
Pc
Totale Passività
1.502.000,00
1.198.000,00
2.700.000,00
Cp
Totale fonti
3.500.000,00
6.200.000,00
Li (liquidità immediate) corrisponde alle disponibilità liquide;
Ld (liquidità differite): i crediti vanno diminuiti della fattura scadente oltre l’anno (2.150.000 – 40.000);
Rm (rimanenze): dalle rimanenze di magazzino va sottratta la scorta permanente (1.500.000 – 150.000);
In (immobilizzazioni nette): l’importo delle immobilizzazioni è al netto dei fondi ammortamento;
Pb (passività correnti o a breve): i debiti a breve vanno aumentati dell’ammontare del Tfr da pagare prima di un anno al dipendente dimissionario (1.470.000 + 32.000);
Pc (passività consolidate): i debiti a lungo sono aumentati del Tfr al netto della quota da pagare a breve (750.000 +
448.000);
Cp (capitale di proprietà): se l’utile compreso nel patrimonio netto non viene prelevato ma viene reinvestito, il capitale
di proprietà coincide con il patrimonio netto (per semplificare supponiamo tale ipotesi).
2 Elaborazione dei margini e analisi della struttura patrimoniale-finanziaria
Il margine di struttura secco (Mss) dell’azienda corrisponde a:
Mss
Capitale di proprietà
Attivo immobilizzato
Margine di struttura secco (Mss)
= Cp – In
3.500.000 –
2.540.000 =
+ 960.000
E
E
F
Il margine di struttura secco risulta positivo: ciò significa che l’impresa riesce a finanziare tutti gli investimenti fissi
con il solo capitale proprio; in tal modo la struttura patrimoniale-finanziaria dell’azienda si presenta solida.
Il margine di struttura allargato (Msa) dell’impresa è uguale a:
Msa
Capitale di proprietà
Passività consolidate
Capitale permanente
Attivo immobilizzato
Margine di struttura allargato (Msa)
E
E
E
E
F +
= Cp + Pc – In
3.500.000
1.198.000
4.698.000
2.540.000
2.158.000
+
=
–
=
Il margine di struttura allargato risulta ancora più positivo del precedente, poiché è evidente che potendo contare anche
sui debiti a lungo, che risultano complementari al capitale proprio per finanziare gli investimenti durevoli (Cp + Pc viene
definito capitale permanente), la copertura delle immobilizzazioni è assicurata maggiormente..
Il capitale circolante netto (CCN) è dato dalla differenza tra l’attivo circolante (Ac) e le passività a breve (Pb), quindi:
CCN
Attivo circolante
Passività correnti
Capitale circolante netto (CCN)
= Ac – Pb
E 3.660.000 –
E 1.502.000 =
F + 2.158.000
Le attività realizzabili a breve, entro un anno, risultano notevolmente superiori ai debiti con la stessa scadenza e ciò risulta decisamente positivo. Da notare che l’eccedenza dell’attivo circolante rispetto alle passività correnti coincide con
l’eccedenza delle fonti di capitale permanente sugli investimenti durevoli: entrambe ammontano a E 2.158.000.
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Il margine di tesoreria (Mt) corrisponde alla differenza fra le liquidità differite e immediate (Ld + Li) e le passività correnti (Pb), per cui:
Mt
= (Ld + Li) – Pb
In pratica, è simile al margine precedente, ma dall’attivo corrente vanno scorporate le rimanenze di magazzino (Rm), infatti si può determinare anche nel seguente modo:
Mt
= (Ac – Rm) – Pb
Avremo quindi:
Liquidità differite + Liquidità immediate
Passività correnti
Margine di tesoreria (Mt)
E
E
F
2.310.000 –
1.502.000 =
+ 808.000
Tale margine di tesoreria, che risulta positivo, indica la capacità dell’azienda di risultare solvibile: infatti, se tutti i creditori
a breve chiedessero di essere pagati, l’impresa sarebbe in grado di farlo con la propria liquidità e le resterebbe ancora
liquidità per E 808.000.
Tutti i risultati calcolati (margini di struttura secco e allargato, capitale circolante netto e margine di tesoreria) sono risultati positivi; si conferma che la struttura patrimoniale-finanziaria dell’impresa evidenzia un buon equilibrio.
esempio
Analisi della struttura patrimoniale-finanziaria di un’azienda (caso di struttura non equilibrata)
La Situazione patrimoniale dell’azienda del signor Sergio Tacchi di Grosseto a una certa data presenta i seguenti
elementi:
SITUAZIONE PATRIMONIALE-FINANZIARIA
Impieghi
Li
Ld
Rm
Ac
In
Totale impieghi
Fonti
100.000,00
935.000,00
1.030.000,00
2.065.000,00
3.150.000,00
5.215.000,00
Pb
Pc
Totale Passività
2.225.000,00
1.270.000,00
3.495.000,00
Cp
Totale fonti
1.720.000,00
5.215.000,00
Presentiamo l’elaborazione dei margini di struttura, secco e allargato, del capitale circolante netto, del margine di tesoreria e l’analisi della struttura patrimoniale-finanziaria dell’impresa.
Il margine di struttura secco (Mss) dell’azienda corrisponde a:
Mss
Capitale di proprietà
Immobilizzazioni nette
Margine di struttura secco (Mss)
= Cp – In
E 1.720.000 –
E 3.150.000 =
F – 1.430.000
Il margine di struttura secco risulta ampiamente negativo: ciò significa che l’impresa non riesce a finanziare gli investimenti fissi con il solo capitale proprio.
Il margine di struttura allargato (Msa) dell’impresa è uguale a:
Msa
= Cp + Pc – In
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da cui:
Capitale di proprietà
Passività consolidate
Capitale permanente
Attivo immobilizzato
Margine di struttura allargato (Msa)
E
E
E
E
F
1.720.000
1.270.000
2.990.000
3.150.000
– 160.000
+
=
–
=
Il margine di struttura allargato risulta anch’esso negativo: contando sui debiti a lungo, il capitale permanente non risulta
sufficiente a coprire le immobilizzazioni: ciò denota uno squilibrio accentuato.
Il capitale circolante netto (CCN) è dato dalla differenza tra l’attivo circolante (Ac) e le passività a breve (Pb), quindi:
CCN
= Ac – Pb
E
E
F
2.065.000 –
2.225.000 =
– 160.000
per cui:
Attivo circolante
Passività correnti
Capitale circolante netto (CCN)
Tutte le attività a breve, realizzabili entro un anno, risultano inferiori ai debiti con la stessa scadenza e ciò risulta decisamente negativo. Da notare che l’eccedenza delle passività correnti rispetto all’attivo circolante coincide con l’eccedenza
delle immobilizzazioni rispetto alle fonti di capitale permanente: entrambe ammontano a E 160.000.
Il margine di tesoreria (Mt) corrisponde alla differenza tra le liquidità differite e immediate (Ld + Li) e le passività correnti (Pb), per cui:
Mt
= (Ld + Li) – Pb
oppure, come abbiamo già avuto modo di vedere, all’attivo corrente diminuito delle rimanenze di magazzino (Rm), infatti si può determinare anche nel seguente modo:
Mt
= (Ac – Rm) – Pb
Avremo quindi:
Liquidità differite + Liquidità immediate
Passività correnti
Margine di tesoreria (Mt)
E 1.035.000 –
E 2.225.000 =
F – 1.190.000
Tale margine di tesoreria, che risulta molto negativo, evidenzia l’assoluta incapacità dell’azienda di essere solvibile: infatti, se tutti i creditori a breve chiedessero di essere pagati, l’impresa con le sue liquidità non sarebbe in grado di soddisfarne neppure la metà.
Tutti i valori calcolati (margine di struttura secco e allargato, capitale circolante netto e margine di tesoreria) sono risultati negativi. Si conferma che la struttura patrimoniale-finanziaria risulta con tutta evidenza squilibrata.
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