Vivere Marghera 3 10

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Vivere Marghera 3 10
Vivere
Marghera
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10
PERIODICO DI MARGHERA E DINTORNI Anno 1 Numero 3 Giugno-Luglio 2010 “dalla città più inquinata alla città più ecologica”
Una strana attesa
EDITORIALE
Finalmente la campagna elettorale è terminata e gli esiti hanno decretato vittorie e sconfitte.
Ora resta da affrontare il presente e il futuro, senza alibi e discorsi di propaganda.
Resta la ricerca di lavoro, la difficoltà per molti di quadrare i bilanci, ma anche la solitudine, la difficoltà di avere speranza per il
futuro.
Marghera ha necessità di avere un orizzonte chiaro, pulito, condiviso. Non è più il tempo di ricevere dall’alto le scelte non modificabili.
A volte ci lasciano brontolare tanto per farci sfogare e poi tutto resta fermo, immobile, abbandonato.
E se per caso questa volta decidessimo di muoverci, discutendo, rifiutando il degrado e l’abbandono delle attività produttive?
Sulle enormi aree di Porto Marghera qualcuno di quelli “in alto” parlano di logistica, porto passeggeri, fiera, centri di ricerca, centri
direzionali con grattacieli, parco divertimenti.
Parole grandi e grosse, TROPPO grandi e AMBIGUE.
Una casa, una famiglia, una comunità si fortifica passo dopo passo e non con le “ciacoee”.
Perciò è necessario discutere tra chi non ha interessi immobiliari, per disegnare che cosa fare delle aree dismesse, chiuse, di fatto
abbandonate.
Perché accettare che gli spazi abbandonati e non disinquinati siano imposti come una logica immodificabile? Perché chi ha inquinato
non deve pulire con i propri soldi? Facile è essere imprenditori lasciando il lerciume alla popolazione tutta senza distinzione di fede
politica.
La questione dell’inquinamento non ripulito è di ordine sanitario! Quindi esiste la possibilità legale da parte delle autorità pubbliche di
imporre e mettere sotto sequestro le aree, fino alla requisizione.
Facciamo come il dopo guerra: rimbocchiamoci le maniche, puliamo la nostra città, lavoriamo per dare vita, lavoro, dignità, futuro.
Corrado Gasparri
VIVERE MARGHERA ADERISCE ALLA CAMPAGNA ONU PIANTIAMO PER IL PIANETA
Lettere al direttore
Con piacere accogliamo e pubblichiamo le lettere dei nostri lettori
Mi ha fatto molto piacere ricevere il vostro giornale ne ho letto circa la metà e mi piacerebbe riceverlo
o comperarlo quando esce.
Con calma vediamo se io e mio marito riusciamo a scrivere qualche cosa e inviarvela, non so se
lo sapete, ma io con amici facciamo per hobby spettacoli di burattini e un pò di teatro, se vi può
interessare siamo qui. Mi è piaciuto molto l’articolo pubblicato nel numero due “Mi sento di
Marghera” perchè in qualche modo rispecchia anche la mia storia: io abitavo in via Benvenuto e ora
abito a Villabona. Un saluto, ci sentiamo.
Caterina
PICCOLI GESTI
“Agire locale, pensare globale” dice Vandana Shiva. In altri termini vuol dire che ognuno di
noi può compiere ogni giorno azioni che possono influenzare positivamente l’intero pianeta.
Un po’ come voler dire “solo se tieni pulita la strada davanti a casa tua tutta la città sarà
pulita”.
Vi invitiamo a scriverci e a dirci quali possono essere dei piccoli grandi gesti.
Vado a scuola a Pedibus
Al capolinea del pedibus questa mattina nevica pur essendo marzo inoltrato e i bambini con la
pettorina gialla aspettano di partire riparandosi dietro l’ingresso degli uffici della Municipalità.
Quando poi si parte un colpo di vento più forte sembra voler fermare i piccoli, ma loro continuano
ed attraversando via Beccaria raggiungono così la prima fermata dove altri bambini attendono l’arrivo dei compagni, qui si aggiungono al gruppo per puntare verso la scuola. In pochi minuti sono
davanti al cancello dell’edificio scolastico dove incontrano molti altri ragazzi e con loro si confondono nel correre verso le classi, non si distinguono più dagli altri perché rapidamente si sono sfilati la
pettorina gialla per infilarla negli zaini ed altrettanto rapidamente hanno salutato il conduttore del
pedibus. Ma forse no, qualcosa li distingue ancora: non sono scesi dal bus o dall’auto, il conduttore
che hanno salutato da poco non riparte guidando, i loro piedi poi sono forse, solo per oggi, un po’
bagnati dalla neve, salvo quelli di una bimba con una grande sciarpa che indossava un paio di doposci. Per fortuna non tutti i giorni sono così terribili ed inclementi metereologicamente, altrimenti
il pedibus avrebbe vita corta, non per problemi di motore sia chiaro perché quello funziona con
qualunque tempo, ma certamente per i raffreddori: il motore va sempre perché è fatto dai piccoli
piedi che due volte alla settimana si muovono rapidamente lungo le strade di Marghera per portare
a scuola qualche decina di bambini delle scuole elementari.
Questo è il pedibus, se non l’avete mai visto girando per le strade del quartiere alle otto del mattino,
è costituito da una rete di percorsi con un capolinea e delle fermate e naturalmente dagli alunni con
la pettorina gialla accompagnati da due conduttori che raggiungono le scuole elementari “Grimani”
e “Visentini”.
Questa iniziativa è nata da circa due anni, sull’esperienza di analoghe iniziative diffuse in varie città,
ed è organizzata dagli insegnanti e dai genitori che la animano e l’hanno portata in varie scuole primarie di Mestre e Marghera, creando un importante momento di aggregazione per i bambini che si
ritrovano lungo i percorsi avendo così occasione di recarsi a scuola a piedi. Una occasione importate
per condividere il tempo e lo spazio dei percorsi, per imparare a conoscere altri bambini, semplicemente per camminare e conoscere il proprio quartiere. I genitori a turno garantiscono l’accompagnamento con il ruolo di conduttori e così per due giorni alla settimana i percorsi colorati di giallo,
rosso e verde si animano di un modo diverso dalle solite auto per raggiungere l’ingresso delle scuole
di via Canal e piazzale Tommaseo.
Manuel Basso
Qui non c’è mai stato Hemingway
le buone notizie
A dire il vero si fa sempre fatica a trovare una buona notizia, ma una molto importante e positiva l’abbiamo trovata:
Ebbene sì, Venezia, città d’acqua, aderisce alla campagna sui tre referendum per far sì che l’acqua torni ad essere
un “bene comune dell’Umanità” e quindi non possa essere privatizzata.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua in questi mesi sta facendo un grande sforzo allestendo banchetti per
la raccolta delle firme “L’ACQUA NON SI VENDE”.
Moltissime le adesioni e ancor di più le persone che decidono di firmare. E’ una campagna referendaria che
tocca beni vitali: come a dire che l’aria, l’acqua, il cibo non si toccano!
Stanno firmando davvero in tanti, indipendentemente dagli schieramenti politici.
Siamo felici che il Comune di Venezia abbia deciso di stare dalla parte dei cittadini e dei consumatori e che abbia
deciso di sostenere chi chiede di mantenere pubblica la gestione del servizio idrico integrato.
Nei comuni che hanno invece scelto la privatizzazione si sta già assistendo ad un forte aumento delle tariffe
(anche del 30% in un solo anno) poiché le bollette devono pagare anche i costi di remunerazione del capitale
investito, senza che in cambio ci sia alcun miglioramento del servizio.
La valigia con lo spago
Vivere Marghera ha anche un’inviata speciale. Anita, partita per il Canada, ci racconta impressioni, aneddoti, speranze con lo sguardo di un giovane in una nuova città, Vancouver.
A VANCOUVER SI MANGIA CON
LE BACCHETTE
Cerchiamo una cena tipica, di cucina locale, per assaggiare le prelibatezze di questa meravigliosa e
piovosa città.
Canada uguale orsi, salmoni e sciroppo d’acero. Troveremo dunque un ristorante con menù a base
di bistecche di grizzly e salmone affumicato?
Non esattamente e la cucina ci spiega cosa significhi “essere canadesi”.
A Vancouver tutti sono in grado di mangiare regolarmente con le bacchette, oltre che con forchetta
e coltello.
Lo sciroppo d’acero è destinato ai negozi di souvenir, mentre per strada non mancano ristoranti
con cucina da ogni parte del mondo, soprattutto di quei paesi in cui i due bastoncini rimpiazzano le
nostre forchette: Cina, Giappone, Corea, Vietnam, Cambogia, Malesia, Thailandia...
In Canada, o per lo meno a Vancouver, non esiste una cucina tradizionale, così bistecche di grizzly
e sciroppo d’acero sono sostituiti da gusti provenienti da paesi lontani.
Per noi, con la nostra cucina italiana fatta di ricette vecchie ormai secoli e prodotti che variano da
regione e regione, è un po’ difficile da “digerire”.
Vancouver però, e più in generale anche il Canada, è un gran “missiotto” di persone e culture:
ci sono canadesi biondi con gli occhi azzurri, canadesi con la pelle scura e canadesi con gli occhi
a mandorla. Vancouver ospita una tra le più grandi China Town di tutto il Nord America, anzi è
stata edificata dai cinesi, arrivati qui nel 1800 per costruire la ferrovia che collega l’est e l’ovest di
questo immenso paese.
Al supermercato, tra salmone e spaghetti, non mancano mai i noodle, i vermicelli di soia, riso o
grano tenero che di solito mangiamo al ristorante cinese. Ci sono anche nella versione “fresca”
all’uovo, non molto diversi dalle nostre tagliatelle.
Così per le nostre cene è capitato più di qualche volta di cucinare dei meravigliosi noodle freschi,
conditi con ragù fatto in casa.
In fondo, gli spaghetti non sono stati portati in Italia da Marco Polo con il suo viaggio in Cina?
Anita
SCRIVI LA TUA RECENSIONE
Ti è piaciuto un libro che hai letto? Hai una segnalazione da fare? Scrivi a Vivere Marghera!
In un momento in cui l’editoria riceve dal governo un colpo d’accetta mortale (con la nuova legge sui tagli alle tariffe ridotte per le spedizioni) come lettrice e scrittrice voglio raccontarvi di una piccola realtà nostrana che merita luce: Amos edizioni di Michele Toniolo.
Esempio di ricerca cura e resistenza culturale. Nasce a Mestre nel 1999 e i suoi libri si caratterizzano per copertine avorio con titoli
azzurri: corpi delicati che risaltano tra gli scaffali.
In questi anni ha pubblicato opere importanti tra cui ricordo Memoria della neve di Julio Llamazares, Le vie della città di Emilio Cecchi,
Abel Sanchez di Miguel de Unamuno, Casa occupata della misteriosa Alice Novac... Riservando grande attenzione anche ad autori
locali di talento come Tiziano Scarpa, Roberto Lamantea, Renzo di Renzo, Roberto Ferrucci...
Spesso il potere dei grandi gruppi e i costi di distribuzione penalizzano la visibilità di chi lavora sodo e non ha sufficienti risorse per
comprare spazi e pubblicità.
Le letture però sono come gli incontri, a volte vanno cercate. Quando in librerie e biblioteche si domandano dei titoli, allora comincia il
tam tam più forte del mercato: quello dell’appassionato lettore. Per saperne di più, di questa produzione che nasce nel nostro territorio,
www.amosedizioni.it
A Mestre le collane di Amos edizioni si possono trovare alla Libreria Don Chisciotte di via Brenta Vecchia.
Monique Pistolato
APPELLO DEI PEDIATRI
“Apprendiamo con preoccupazione la notizia della decisione della Regione Veneto di autorizzare il potenziamento dell’inceneritore SG31 nella zona industriale di Marghera.
Come pediatri ci permettiamo di porre in evidenza come i bambini siano, per la durata di
esposizione, le caratteristiche somatiche, le peculiarità metabolico-nutrizionali, i soggetti che
in modo più marcato e duraturo sono esposti agli effetti dannosi dell’inquinamento, sin dal
concepimento nel grembo materno.
ANCORA INCENERITORI A
MARGHERA?
Non voio più fumar!
Grassie
Tenendo conto dei numerosi studi scientifici che indagano il possibile collegamento tra l’esposizione ai prodotti dell’incenerimento di rifiuti e lo sviluppo di gravi patologie, sentiamo il dovere
di chiedere ai nostri Amministratori di porre in atto una approfondita valutazione scientifica sui
rischi che il potenziamento di tale impianto può comportare per la salute della nostra popolazione prima di avviarne la definitiva messa in funzione.”
Sono stato dal medico perché dovevo farmi vedere, avendo una tosse e un “raspeghin in gola”.
Avevo fatto le “lastre” e tutto quello che mi aveva prescritto.
Il medico era da poco residente a Marghera, aveva deciso di trasferirsi dalla montagna perchè si era
sposato con una veneziana.
Mi riceve e dopo avere analizzato le lastre e avermi ancora una volta visitato, con tono di rimprovero
benevolo, ma non troppo (fanno così i medici), inizia a dirmi che devo smettere di fumare.
Lo interrompo “ dotor, mi….”, ma subito sono ripreso “ non ci sono scuse, fumare fa male e qui le
radiografie lo dicono chiaramente”.
Ancora io tento di dirgli “ ma dotor, mi…”
“Senta lei faccia quello che vuole ma è chiaro che quello che si vede non è per niente bello, intesi?!”
Prendo la rincorsa e deciso a non farmi interrompere gli spiattello come un siton “Mi non go mai
fumà dotor. Gho lavorà in fabrica e visuo a Marghera. Adesso l’aria è migliore di quella di una volta,
si riescono anche, qualche volta, a sentire i profumi, se gha piovesto forte. Mi voria che se podese aver
sempre una aria cusì, come xe adesso, e non come ‘na volta.”
Proprio no come una volta.
El dotor me gha scoltà e non gha dito niente, non saveva cossa gera Marghera una volta.
Son pien de fumo nei polmoni e non gho mai fumà.
Mi hanno detto che vogliono avviare un inceneritore a Marghera, SG31 me par che se ciama.
Dovrebbe bruciare tutti i prodotti industriali di Italia e anche dell’estero.
Mi non gho mai fumà, e non voio fumar da nessuna ciminiera nova che fà i schei a siori de altre città,
cittadine venete, padane, estere.
NON VOIO PIÙ FUMAR! GRASSIE
Alvise Domandon
Gli inceneritori sono un buon affare
Tra qualche anno potremmo vedere arrivare camion su camion che risalita tutta la penisola, o attraversata l’Europa, si fermeranno a Marghera, in via dell’Elettricità, a qualche centinaio di metri da
Piazza del Mercato per scaricare nei vari inceneritori quattrocentomila ton­nellate di sostanze velenose da stoccare, bruciare e trattare. Tale è il quantitativo di liquami tossici, fanghi pericolosi, residui
di produzio­ne, scarti industriali e catrami acidi che potranno essere bruciate nei vari inceneritori già
presenti nella zona industriale e che la Regione Veneto ha autorizzato a potenziare.
Quando si parla di riconversione di Marghera non vorremmo si intendesse abbandonare la chimica
per trasformare uno dei più grandi poli industriali d’Europa in una enorme area per lo stoccaggio dei
rifiuti industriali speciali e nocivi. Non si tratta del potenziamento di un solo inceneritore ma si sta
creando un mosaico più ampio.
L’inceneritore più noto è SG31, attivo dal 1983 può già trattare 100.000 tonnellate all’anno di fanghi
e rifiuti industriali. La Regione Veneto ha autorizzato l’ampliamento dell’impianto: accanto ai dodici
esistenti, si possono costruire cinque nuovi silos di stoccaggio per poter trattare fino a 300.000 tonnellate all’anno provenienti non solo da Marghera ma anche da aziende esterne.
Ma abbiamo anche CS28, funzionante dal 1972 e necessario per il ciclo del Cloro-Soda di Syndial,
per 20.000 t/a di peci clorurate.
E ancora E79 di Ineos ora Vinyls Italia, brucia 360.000 tonnellate all’anno di gas ricchi di cloro. Non
è un inceneritore in senso stretto perché brucia gas clorurati in aria e non rifiuti liquidi o solidi.
La scelta di smaltire solo i rifiuti prodotti dalle industrie di Marghera risale agli anni ottanta, tornare
indietro e accettare anche quelli provenienti da altre parti d’Italia significa massacrare ancora un
territorio che sta faticosamente cercando di trovare delle alternative e accanirsi pesantemente sulla
salute delle persone. Si ricorda che l’indice locale della mortalità per tumori per esposizione a polveri
sottili e diossina è tra i più alti d’Italia.
Tanti i no che si stanno levando in modo netto e preciso. Da qualche mese sulla facciata della Municipalità di Marghera è stato appeso un grandissimo manifesto che grida il rifiuto a incenerire il
futuro, diecimila firme sono state raccolte in brevissimo tempo e consegnate alla regione. Anche
alcuni medici e un buon numero di pediatri a marzo scorso hanno rivolto un accorato appello per
la salvaguardia della salute dei bambini. L’Assemblea permanente contro il rischio chimico infine è
mobilitata per contrastare il potenziamento degli inceneritori.
É ovvio pensare che gli interessi in gioco siano alti, tanto che il Comune sta istituendo un Osservatorio
permanente sulle ecomafie e sugli eco illeciti.
Un altro fatto allarmante sono le pesanti intimidazioni subite a metà giugno da Paolo Dalla Vecchia,
assessore provinciale all'Ambiente. Due persone lo hanno avvicinato dicendogli che ”il suo comportamento non va bene e che deve cambiare il modo di gestire i rifiuti, per il bene di tutti”.
TUTTI CHI?
una parola al giorno
Ci sono sigle e parole misteriose. Ma cosa vogliono dire? Proviamo a decifrarne qualcuna.
La parola di oggi è inceneritore industriale
Che cos’è un inceneritore industriale?
Porsi queste domande non è da professori, ma da persone intelligenti che si chiedono cosa succede sulle loro teste.
Questa volta ci interroghiamo sull’incenerimento di prodotti industriali, rimandando al prossimo numero di parlare di quelli dei rifiuti domestici.
E se l’inceneritore si chiama SG 31, cambia qualche cosa? In meglio o in peggio?
Un inceneritore trasforma con il calore una sostanza in un’altra. Meglio dire che fa un gioco di prestigio: trasforma un solido o un liquido principalmente
in un gas e i gas non si vedono a occhio nudo.
Tutto normale? Si potrebbe anche dire occhio non vede MA CUORE DUOLE.
Infatti i gas della combustione di rifiuti industriali sono una delle cose più difficili da trattare.
Il calore trasforma MA NON RISANA.
Le sostanze pericolose e nocive non diventano sane e salubri, diventano un’altra cosa e spesso altrettanto nociva, come quelle di partenza. MA NON
SI VEDONO.
Abbiamo prodotti che si chiamano polveri e particolati solidi che hanno il vizio di ricadere dopo che iniziano a raffreddarsi quando sono usciti dal
camino.
Le troviamo sulla terra, nel mangiare, nei nostri corpi, nei polmoni e … il cuore duole.
Lo dice la parola stessa: “processi industriali” che significa che nulla si crea ma tutto si trasforma. L’inceneritore industriale quindi trasforma solidi e
liquidi in gas, inquinando l’aria e le nostre vite.
É la antica tecnica di mandare nel giardino del vicino lo sporco che si produce nella propria casa.
SG31 non deve funzionare nella nostra città con i rifiuti degli altri, anche se uno degli azionisti è la Regione Veneto: chi produce deve anche smaltire
e non “regalare”.
MA PERCHÈ TI INTERESSI DI MARGHERA?
Ho distribuito sempre Vivere Marghera ad abitanti di Mestre e, ad eccezione di una sola volta, mi è stato chiesto: “Ma perché ti interessi
di Marghera?”
Abitiamo nello stesso comune, non c’è famiglia che non abbia avuto parenti e conoscenti lavoratori a Porto Marghera, con incarichi e
responsabilità varie (i pochi fortunati che ancora ci lavorano).
Porto Marghera è stato uno dei motori, nel bene e nel male, dello sviluppo e del nostro benessere, non rinneghiamolo!
Forse è il caso di riflettere: siamo così sicuri di essere diversi e lontani Marghera, Mestre e Venezia?
Ora si inizia a parlare di città bipolare e si intende Venezia con Mestre. Bene, e dove mettiamo Marghera?
Siamo uniti nel bene e nel male sia negli anni del boom economico e sia nella crisi grave che ci sta coinvolgendo e che si ripercuote su
tutti, sullo sviluppo, sull’occupazione e nel commercio.
Uniti possiamo farcela.
Erica
CITTÀ GIARDINO: VIA RIZZARDI
Per le strade di Marghera
via Teresa Casati
Questa è la storia della povera Teresa
Teresa Casati, nata nel 1787, sposa, nel 1806, il conte Federico Confalonieri.
Confalonieri, filo austriaco, è a capo della rivolta antifrancese di Milano del 1814 e della delegazione che chiede all’Imperatore austriaco di prendere il potere a Milano illudendosi di averne la gestione. Al contrario, l’Austria stronca ben presto le sue iniziative editoriali,
scolastiche, industriali e penalizza i suoi interessi di grande agrario volti verso il territorio piemontese.
Confalonieri fonda allora una società segreta connessa alla Carboneria, non già per l’unità d’Italia (perché questa idea si divulgasse
dovranno passare altri dieci anni) ma soltanto per l’unione della Lombardia al Piemonte. Pare che Teresa, sempre d’accordo con le
iniziative del marito, abbia fatto parte della cospirazione come “giardiniera” (così venivano chiamate in clandestinità le donne affiliate
alla Carboneria). Organizzata malissimo, la congiura viene presto scoperta e, nel 1821, tutti i suoi componenti vengono arrestati. Cominciano per Teresa nove anni di pellegrinaggio a Vienna per implorare clemenza per il marito. Tutti gli arrestati confessano perciò la
condanna è certa: Confalonieri e molti altri sono condannati a morte. Teresa supplica la grazia dell’Imperatore che dopo un po’ muta la
condanna in quella dell’ergastolo nel carcere cecoslovacco dello Spielberg. Confalonieri vi resterà una quindicina d’anni. Sopravviverà.
Teresa cercherà di organizzare un’impossibile fuga del marito, ma morì nel 1830.
Francesco Moisio
Betty è nata a Marghera, nella piccola stanza della casa che diventerà, poi, uno dei ricordi più belli.
In quel periodo, negli anni ‘60 a Marghera, c’era la piena convinzione di cambiare e iniziavano i
grandi ed efficaci scioperi in via Fratelli Bandiera.
Betty ha assistito con terrore ma anche con curiosità agli scontri tra gli operai delle fabbriche vicine
e la polizia che lanciava fumogeni.
Betty pensava con paura, “lì nel mezzo c’è anche mio fratello”.
La mamma di Betty chiudeva le finestre e tappava le fessure con le pezze perché il fumo pungente
poteva entrare anche in casa.
Betty poteva vedere tutto dalla finestra della sala che di sera, aprendo il cosiddetto mobile a letto,
diventava “la cameretta”.
Betty aveva anche un giardino dove il suo papà le aveva costruito, tutto da solo, il gazebo dove lei
d’estate faceva i compiti. C’era anche l’orticello, c’erano i fiori e tutto ciò curato sempre dal suo
papà. Bellissimi anni. Amava Marghera, la sua via e la sua gente.
Oggi Betty ,oramai grande, da Marghera se ne vorrebbe andare, non riesce più a trovare il piacere
di rimanerci. Qualche cosa è cambiato nella sua città.
Hanno fatto qualche sottopassaggio (incustodito e puzzolente), hanno messo le rotaie per il nuovo
tram (sono anni che rompono strade, le ricostruiscono e le rirompono), quando esce alla sera non
c’è quasi anima viva (perché?), le luci del negoziante che vende frutta e verdura, del panettiere, del
lattaio, della merciaia, non ci sono più.
Betty sente che la sua città è malinconica, arrendevole e se ne vuole andare.
Che tutto in te sia gioia, questa e la tua meta (Aurobindo) Betty la dedica a Marghera.
Marilena De Faci
Sempre la solita torta, ovvero
“Le caccole di Troll”
Eccomi qua con una ricetta veloce, facile e che si presta come base a moltissime varianti: è la solita
torta fatta con i vasetti di yogurt che è deliziosa e si conserva bene qualche giorno…sempre che non
venga mangiata!
Ingredienti:
Un vasetto di yogurt
Due vasetti di zucchero (usare quello dello yogurt)
Tre vasetti di farina (usare sempre lo stesso vasetto dello yogurt)
Due uova
Una bustina di lievito
Mezzo vasetto di olio di girasole (usare il vasetto dello yogurt)
Preparazione
Mescolare tutti gli ingredienti (io uso il robot), non è importante l’ordine con cui si aggiungono.
Riempire uno stampo per torte imburrato e infarinato e infornare a 180° per trenta/trentacinque
minuti circa; per conferma fare la prova dello stecchino (si punge la torta e se lo stecchino risulterà
asciutto sarà cotta).
Questa ricetta base la trasformo in una torta di mele aggiungendo uvetta, fettine sottili di una mela
e un po’ di pinoli.
Viene buonissima aggiungendo frutta secca di tutti i tipi che avete in casa.
I miei figli la adorano quando ci metto le gocce di cioccolato!
Per Halloween aggiungo una bustina di colorante verde e invece di usare una tortiera prendo i
pirottini di carta (che riempirò per 2/3) e Dario offre agli amici che invita le “Caccole di Troll”.
Si può anche dividere in due l’impasto e a una metà aggiungo due cucchiai di cacao in polvere:
metto insieme nella tortiera senza mescolare e l’effetto sarà bellissimo.
Vi ho dato un po’ di idee? Alla prossima!
Daniela Vianello
E’ con piacere che raccogliamo i vostri scritti e li
pubblichiamo. Vi invitiamo a scriverci ancora e,
spazio consentendo, un poco alla volta mettiamo
volentieri a disposizione di tutti una memoria che
diventa collettiva.
Le sensazioni di Betty
Registrazione del Tribunale di Venezia – Num. 2 del 27/1/2010
Redazione: Aldo Bastasi, Giorgio Comastri, Anita Costanzo, Marilena De Faci, Marco Donà, Corrado
Gasparri, Alessandra Orsolato
Direttore responsabile: Francesco Moisio
Direttore: Francesca Lamon
A questo numero hanno collaborato: Manuel Basso, Monique Pistolato, Daniela Vianello
Stampato in proprio: Via del Rigo 22/C – 30170 Mestre Venezia
e-mail: [email protected]
tel: +39.3311030819
INTERVISTA
Prosegue il racconto di Sergio Barizza sulla nascita e lo sviluppo di Marghera e della sua Città Giardino.
OTIZIARIO
Marghera:
un nuovo sestriere di Venezia?
Dunque dicevamo che il Consiglio comunale nel 1911 fa sua la relazione del capo
ufficio tecnico del comune e decide di espellere dalla città storica di Venezia almeno
30.000 abitanti e creare così una “corona” intorno a Venezia: Sant’Elena, la città
giardino del Lido e finalmente una città giardino in terraferma in modo da formare
intorno a Venezia una serie di città satelliti…
Storicamente il legame di Marghera con Venezia è molto stretto, molto più diretto che non con
Mestre.
L’ingegner Emmer riceve precise indicazioni per la nascita del quartiere urbano e lo disegna
pensando a un quartiere da vivere come poi saranno il Lido e Sant’Elena.
Le sue letture e conoscenze l’hanno portato ad adottare il modello inglese. Così disegna il grande
asse centrale destinato a giardino (Cita, Rossi, Legnami Scarpa) e sullo sfondo tutti i servizi (Piazzale
Concordia) e tutte le strade vanno a intersecarsi: una dentro l’altra.
Poi ci sono le norme sulle case che non potevano essere alte più di due piani e dovevano avere una
parte adibta a orto-giardino.
Anche questo spazio andava rapportato alla cubatura della casa, per cui più grande era l’abitazione
proporzionalmente più ampio doveva essere lo spazio esterno.
Molto interessante anche l’aspetto sociale: l’orto-giardino doveva essere recintato non da muri alti
ma da una base in muratura di 80 centimetri sopra alla quale porre una cancellata o una rete in
modo da garantire la visibilità. Niente muri dunque in città, sono riservati a circondare le fabbriche
così non si sa niente di quello che c’è dentro!
Se girate per Marghera potete trovare ancora esempi di quanto dico, come nel caso delle ochette di
via Rizzardi.
Le ochette, come si vede dalla foto nell’inserto, sono un vezzo per abbellire il basamento della
recinzione di una casa storica di Città Giardino.
Francesca Lamon
2-l’intervista segue dal numero precedente e prosegue nel prossimo numero
ORTI IN CITTÀ
Raccogliamo testimonianze, diari, riflessioni, consigli, notizie che ci vorrete fare avere dagli orti urbani. Anche a Marghera ce ne sono tanti. Giorgio, una vita spesa
in mare e ora scultore di opere d’arte di legno e coltivatore di città, è il nostro corrispondente dalle zolle di Marghera.
L’orto di Michelle
Ciao Francesca eccome qua tuto suà!
L’euro si salverà o no? Cosa faranno i PIGS? E Marghera?
Tutti questi problemi finanziari e no degli ultimi giorni mi hanno molto impegnato distogliendomi, in parte, dalla cura dell’orto.
Invece di parlar di fagioli con Michelle (Obama) siamo finiti sul dollaro, sulla crisi dell’euro sui derivati. Ma se pol viver cussì?
Questi sono mesi impegnativi per l’orto: insalate, piselli, fagioli, pomodori e tutto ciò che la stagione offre sono in costante e veloce
crescita. Le piante infestanti si danno molto da fare, crescono velocemente – ovunque – le trovi nascoste tra i gambi delle tue piantine,
toglierle è una impresa quotidiana fatta di pazienza e zappa.
Il risultato è un filo verde che unisce in vario modo molte persone di diversa mentalità, lingua e nazionalità. Parlare di zucchine o di
pomodori datterini con Michelle Obama è cosa ovvia e naturale. Posso sperare di averla presto qui a Marghera per uno scambio ortoculturale a livello internazionale sui pregi dea “suca baruca” o sulla lunghezza media delle “tegoline”?
La graziosa Tina, che molti conoscono, mi ha regalato dei semi di fagiolo e di zucchina cinese – vengono proprio dalla Cina –.
É stato un gesto spontaneo a dimostrazione dell’universalità e generosità che nasce dagli orti.
Ciao Direttore
Giorgio Comastri